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Report "G20"   30 marzo  – 1 aprile   2009


Indice degli articoli

Sezione principale: G20

Da Washington uno staff di 500 persone venti aerei e un ospedale mobile ( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: praticamente pari al costo totale del G20. Mister presidente porterà al suo seguito uno staff di 500 persone, caricati, insieme all'attrezzatura, su una ventina di aerei. Nel gruppo duecento agenti dei servizi segreti, diplomatici, alti funzionari, militari e l'unità medica che ha il compito di vegliare sulla salute del capo della Casa Bianca 24 ore su 24,

Obama l'europeo si gioca tutto in una settimana ( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Affronterà G20, vertici con la Nato e la Ue, i primi faccia a faccia con Russia e Cina. Ma le premesse non sembrano incoraggianti: su crisi economica e Afghanistan rischia di tornare a mani vuote Quando arrivò in Europa nel luglio scorso, Barack Obama venne accolto da una folla oceanica a Berlino, mentre i leader dei grandi Paesi sgomitavano per farsi ritrarre al suo fianco.

le super-banche sono il vero virus - alessandro penati ( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina LE SUPER-BANCHE SONO IL VERO VIRUS ALESSANDRO PENATI Obiettivo del prossimo G20 è ridefinire l´architettura del sistema finanziario mondiale. Un problema complesso, ma sintetizzabile in tre parole: troppa leva finanziaria. SEGUE A PAGINA 13

Manager Paghino gli errori Ma niente... ( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Questa settimana si apre il G20 e Londra è in allarme. Sono annunciate manifestazioni di no global e anarchici, si temono incidenti. Si torna a respirare lo spirito del G8 di Genova. L'altro giorno a Roma un corteo di estremisti di sinistra è finito con l'assalto alle banche.

gli elettori col portafoglio vuoto ( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: il mondo in occasione della riunione del G20. E´ ingenuo aspettarsi che il premier britannico Gordon Brown e i suoi diciannove invitati, tra cui il presidente Obama al primo viaggio in Europa, riescano in un vertice di poche ore a risolvere la crisi. Sarebbe già qualcosa se presteranno ascolto alle proteste dell´opinione pubblica, che vanno ben oltre le manifestazioni di piazza:

la cifra del maxi-bonus - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Al G20 di Londra i governi cercheranno di fronteggiare la spregiudicatezza finanziaria ponendo limiti d´accesso ai paradisi fiscali e al segreto bancario. Non è detto che vi riescano. Più facile per loro, e di sicuro effetto, sarà fissare tetti retributivi ai manager delle aziende che godono di sostegno pubblico.

g20: senza protezionismo ripresa nel 2010 ( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20: senza protezionismo ripresa nel 2010 Pronto il documento finale. Più poteri a Draghi: frenerà i bonus. Duello Londra-Berlino Il vertice DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA - La recessione mondiale finirà entro la fine del 2010, il protezionismo sarà respinto, i paradisi fiscali saranno messi sotto controllo e un´età delle regole e della crescita sostenibile rimpiazzerà quella del

"asse stato-mercato per battere la crisi - enrico franceschini ( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: opinione pubblica mondiale vuole vedere azioni efficaci ENRICO FRANCESCHINI dal nostro corrispondente LONDRA - «Il summit del G20 deve riuscire a fondere Stato e mercato. Il capitalismo ne uscirà trasformato, non sarà mai più quello di prima. E la crisi finirà per favorire i partiti che proteggono la gente ma respingono il protezionismo, ossia le forze progressiste».

a tre giorni dal vertice di londra del g20, parla il ministro delle attività produttive inglesi, peter mandelson ( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Pagina 4 - Economia A tre giorni dal vertice di Londra del G20, parla il ministro delle Attività Produttive inglesi, Peter Mandelson

Vincente saper decidere in fretta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: alla vigilia di un G20 in cui diversi Governi, compreso quello Usae il nostro, presenteranno soluzioni alla crisi incentrate su nuove regole di funzionamento dei mercati, è importante sentire l'opinione di chi nel mercato ci vive ogni giorno. Il favore verso un più incisivo intervento dei Governi si manifesta soprattutto se questo prende la forma di sostegno all'

LONDRA - Fosse stata una mazzetta non avrebbe fatto così scalpore. Invece si tratta di ... ( da "Messaggero, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: facendo più o meno l'ombra del premier Gordon Brown, il quale, a pochi giorni dal G20 non sarà certamente felice di questo ulteriore imbarazzo. La Smith ha subito cercato di riparare: «Mi scuso per la svista, naturalmente restituirò tutto», ha dichiarato, spiegando di aver erroneamente inserito la pay per view nella nota spese.

Ocse: . Ma Sacconi invita alla cautela ( da "Corriere della Sera" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: verso le cifre è troppo forte e anche la bozza del documento finale del prossimo G20, che si apre a Londra giovedì e che il Financial Times ha pubblicato in esclusiva, si affida a loro: «Tutte le misure messe in atto dai governi faranno tornare l'economia globale a crescere non prima del 2010, quando il Pil aumenterà del 2% con la creazione di oltre 20 milioni di posti di lavoro».

I manager paghino gli errori ma... ( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Questa settimana si apre il G20 e Londra è in allarme. Sono annunciate manifestazioni di no global e anarchici, si temono incidenti. Si torna a respirare lo spirito del G8 di Genova. L?altro giorno a Roma un corteo di estremisti di sinistra è finito con l?assalto alle banche.

I manager paghino gli errori ma niente... ( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Questa settimana si apre il G20 e Londra è in allarme. Sono annunciate manifestazioni di no global e anarchici, si temono incidenti. Si torna a respirare lo spirito del G8 di Genova. L?altro giorno a Roma un corteo di estremisti di sinistra è finito con l?assalto alle banche.

Obama l'europeo si gioca tutto in una settimana/di Marcello Foa ( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Affronterà G20, vertici con la Nato e la Ue, i primi faccia a faccia con Russia e Cina. Ma le premesse non sembrano incoraggianti: su crisi economica e Afghanistan rischia di tornare a mani vuote Quando arrivò in Europa nel luglio scorso, Barack Obama venne accolto da una folla oceanica a Berlino, mentre i leader dei grandi Paesi sgomitavano per farsi ritrarre al suo fianco.

old-style europeo ( da "Corriere Economia" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: c'è la preparazione del vertice G20 del 2 aprile a Londra, una preparazione cui i sindacati europei hanno voluto partecipare. Una loro dichiarazione verrà infatti presentata quel giorno a Obama e agli altri leader. Monks ne ha anticipato i contenuti al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso.

UsaCina, un G2 contro la crisi ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: le aspettative sul vertice del G20 di Londra restano elevate. La ragione principale è che si tratta del primo summit internazionale antirecessione a cui partecipa la nuova Amministrazione Obama dopo aver messo a punto gli elementichiave della sua strategia .Al precedente vertice di quel livello, a Washington, Obama aveva vinto le elezioni ma alla Casa Bianca c'

Masera: "Ora l'Europa deve lanciare i suoi bond" ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Europa si presenterà al G20. «Al G20 i documenti non mancheranno. Oltre a quello della Commissione De Larosière ci saranno le proposte elaborate da Lord Turner, il presidente della Financial Stability Authority britannica, quello del Financial Stability Forum e probabilmente anche un documento del Fondo Monetario Internazionale sulla sorveglianza macroprudenziale»

Times square Obama e l'Europa gli screzi di una luna di miele ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: tra cui la sosta a Londra il 2 aprile per il summit del G20 sulla crisi finanziaria, gli entusiasmi europei sembrano raffreddarsi di colpo. La ragione? Scontrandosi contro il populismo strumentale dei repubblicani e contro buona parte degli stessi contribuenti americani, chiamati a pagare per gli eccessi di Wall Street, il neopresidente ha varato in due mesi una strategia organica:

Yamani: "Sul petrolio mai più tempeste se si dialoga con l'Opec" ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: porteranno al G20 che si apre giovedì proprio qui a Londra come contributo alla stabilizzazione globale». Basterà a controllare le ondate speculative che periodicamente si abbattono sul greggio? «Diciamo che potrebbe dare un contributo importante. La situazione è diversa da quella del 198586, quando ci fu il precedente scivolone con il greggio che scese da 35 a 8 dollari al barile.

Dominique de Villepin : "Le chef de l'Etat doit faire preuve non de banane mais de sagesse" ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: est le grand enjeu du G20. Que faut-il en attendre ? Sur les paradis fiscaux, les normes comptables, nous devons arriver à un accord. Au-delà, il y a tout le chantier de la gouvernance mondiale. Il faut créer un conseil de sécurité économique au niveau des Nations unies, renforcer la coordination entre le FMI, qui serait chargé de mieux réguler le système international,

Fort décrochage des places boursières ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: prudence avant la réunion très attendue jeudi du G20 à Londres, et à l'orée d'une semaine qui sera très riche en statistiques économiques. Toutes les valeurs du CAC 40 étaient dans le rouge, les financières occupant le bas de la cote. Les valeurs liées à l'automobile sont sous pression avant la présentation du plan de soutien à l'automobile aux Etats-Unis par le président Barack Obama.

Londra, il ministro è nei guai per i film porno del marito ( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: il ministro è nei guai per i film porno del marito di Erica Orsini Polemiche a Londra a soli quattro giorni dal G20. Il marito di Jacqui Smith, titolare dell'Interno, comprava video a luci rosse e li metteva in nota spese. Scuse ufficiali dal governo. Ma l'opposizione vuole le dimissioni Londra - Il ministro degli Interni britannico messa nei guai dal vizietto del marito.

Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? ( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3%

G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy LE MONDE | 30.03.09 | 14h14 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Nicolas Sarkozy compte encaisser les dividendes de sa politique étrangère, à l'occasion du sommet du G20 à Londres, mercredi 1er et jeudi 2 avril, puis du soixantième anniversaire de l'OTAN,

Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Jeudi Sommet du G20 à Londres. Vendredi Arrivée à Strasbourg ; rencontre avec Nicolas Sarkozy. Vol pour Baden-Baden en hélicoptère ; rencontre avec la chancelière allemande, Angela Merkel. Samedi Discussions avec des dirigeants de l'OTAN en Allemagne et en France.

In piazza il 4 aprile ( da "AprileOnline.info" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Lì si sta per aprire il G20 e noi sabato manifesteremo quando il summit si sarà appena chiuso». Parliamo del 4, ma poco si sa ancora sul primo maggio. «La manifestazione unitaria la terremo con gli altri sindacati a Siracusa, città che è un grande polo edile, ed essendo in Sicilia sarà legata non solo alla crisi ma anche al tema della legalità e dei diritti.

Un sergent américain reconnu coupable du meurtre de 4 Irakiens ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: être russe Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy "Je pensais que c'était dans le meilleur intérêt de mes hommes" de tuer ce prisonnier, avait déclaré le sergent-chef Joseph P. Mayo, 27 ans. Il a indiqué à la cour que les quatre prisonniers, menottés et aveuglés par un bandeau, avaient été tués d'une balle dans la tête,

La colère des retraités, symptôme du mal-être russe ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: être russe Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Chaque jeudi, avec une trentaine d'autres retraités, ils se retrouvent à la rédaction du journal Dien pour élaborer leur stratégie de lutte : manifestations, lettres au président russe, plaintes à la Cour européenne des droits de l'homme (CEDH) à Strasbourg.

Stock-options : "Il faut empêcher les dérapages dans toutes les entreprises" ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Streiff Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Entretien Stock-options : "Il faut empêcher les dérapages dans toutes les entreprises" J'ai toujours été hostile au fait de légiférer sur ce sujet. Mais après plusieurs scandales, notamment celui provoqué par l'annonce de la distribution de trois cent vingt mille stock-options à quatre dirigeants de la Société générale le 18 mars,

Le G20 au secours du capitalisme ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20 Rééquilibrer la croissance de l'économie mondiale Sur le même sujet Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Spécial G20 Construire une véritable régulation internationale Spécial G20 Imposer la transparence aux marchés financiers Spécial G20 Rééquilibrer la croissance de l'économie mondiale Entretien "Les banques centrales doivent avoir une mission de surveillance des risques

Le PDG des chemins de fer allemands démissionne après un scandale d'espionnage ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: la famille Peugeot congédie Christian Streiff Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Entretien Stock-options : "Il faut empêcher les dérapages dans toutes les entreprises" L'entreprise est secouée depuis plusieurs mois par des révélations de la presse sur des pratiques de surveillance des salariés.

"Les banques centrales doivent avoir une mission de surveillance des risques systémiques" ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: perspective du G20. Sur le même sujet Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Spécial G20 Imposer la transparence aux marchés financiers Entretien "Les banques centrales doivent avoir une mission de surveillance des risques systémiques" Spécial G20 Construire une véritable régulation internationale Entretien "Le recours aux prêts du FMI ne doit pas être synonyme de stigmatisation"

Rôle du dollar : "Une question géostratégique et monétaire" ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: au G20 Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Point de vue Au-delà de la récession, nous sommes face à une crise de civilisation, par Luiz Inácio Lula da Silva Entretien Rôle du dollar : "Une question géostratégique et monétaire" Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Eclairage Des relations américano-

Quelle tenue de camouflage pour les banquiers de la City ? ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: au G20 Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Point de vue Au-delà de la récession, nous sommes face à une crise de civilisation, par Luiz Inácio Lula da Silva Entretien Rôle du dollar : "Une question géostratégique et monétaire" Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Eclairage Des relations américano-

Fillon détaille les mesures pour encadrer les bonus des patrons ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: symptôme du mal-être russe Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Le décret en question sera publié au Journal officiel dès mardi matin et entrera aussitôt en vigueur. Ces "règles de temps de crise" s'appliqueront au moins jusque fin 2010.

green, Silvio sposa l'economia sociale">Politica green, Silvio sposa l'economia sociale ( da "Affari Italiani (Online)" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20, quanto sono consapevoli i Grandi che devono rifarsi a un altro paradigma che non sia più quello del libero mercato? "Ne sono consapevoli, ma bisogna fare attenzione a Cina e India". L'INTERVISTA E' d'accordo con quanti sostengono che ormai il paradigma economico dominante sia il modello dell'economia sociale di mercato che ha definitivamente soppiantato quello del libero mercato?

green, Silvio sposa l'economia sociale">Politica green, Silvio sposa l'economia sociale pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 2009 17:34 Siamo alle porte del prossimo G20 di Londra che inizierà la prossima settimana. Quanto sono consapevoli i Grandi che devono rifarsi a un altro paradigma che non sia più quello del libero mercato? "La consapevolezza c'è, anche se ci sono degli ostacoli al definitivo consolidarsi di questo modello".

Un sergent américain condamné à 35 ans de prison pour le meurtre de 4 Irakiens ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Les faits Un sergent américain condamné à 35 ans de prison pour le meurtre de 4 Irakiens Cadrage Les obstacles s'accumulent avant un nouvel élargissement de l'UE Reportage Visite guidée en "Otanistan" Les faits Le Japon en état d'alerte avant le lancement d'une fusée nord-

Les syndicats appellent à l'unité avant le 1er mai ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Lundi matin, les leaders des cinq confédérations représentatives (CGT, CFDT, FO, CFTC, CFE-CGC) ont été reçus par Nicolas Sarkozy à l'Elysée dans le cadre d'une rencontre prévue de longue date pour préparer la rencontre du G20 jeudi à Londres.

Le rôle du dollar est "une question géostratégique et monétaire" ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Point de vue Au-delà de la récession, nous sommes face à une crise de civilisation, par Luiz Inácio Lula da Silva Entretien Le rôle du dollar est "une question géostratégique et monétaire" Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Eclairage Des relations américano-

Les syndicats appellent à manifester ensemble le 1er mai ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ont été reçus par Nicolas Sarkozy dans le cadre d'une rencontre prévue de longue date pour préparer la rencontre du G20 jeudi à Londres. Au terme de deux heures de réunion à l'Elysée, le secrétaire général de la CFDT, François Chérèque, s'est plaint que "des annonces qui ont été faites le 18 février au sommet social, il n'y ait quasiment rien de mis en ?uvre".

Obama veut sauver l'industrie automobile mais il faudra faire "des choix difficiles" ( da "Monde, Le" del 30-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: France pour les céréaliers Sur le même sujet Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Les faits Un sergent américain condamné à 35 ans de prison pour le meurtre de 4 Irakiens Cadrage Les obstacles s'accumulent avant un nouvel élargissement de l'UE Reportage Visite guidée en "Otanistan" Les faits Le Japon en état d'alerte avant le lancement d'une fusée nord-

Michelle Obama debutta in Europa, tè con la regina e sfida d'eleganza con la Bruni ( da "Corriere.it" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Alle prese con un G20 restio ad adottare le sue ricette finanziarie, il presidente rischia di ricevere un'accoglienza meno calorosa di quella della estate scorsa a Berlino. Il successo di Michelle invece è assicurato: la first lady è il simbolo del lato migliore dell'America, come lo fu Jacqueline, attirerà ovunque folle entusiaste.

obama: sì alla fiat per chrysler ( da "Repubblica, La" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Brown alla vigilia del G20: giusta la rabbia contro i banchieri Obama: sì alla Fiat per Chrysler L´azienda Usa: accordo fatto. La Casa Bianca boccia i big dell´auto ROMA - Il presidente Barack Obama benedice l´intesa tra Fiat e Chrysler, presenta il piano per il salvataggio dell´auto nel quale boccia i big del mercato e non esclude un fallimento assistito in vista del rilancio.

l'orgoglio del lingotto "salveremo posti anche negli usa" - (segue dalla prima pagina) salvatore tropea ( da "Repubblica, La" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: potrebbe approdare anche al G20 di Londra (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) SALVATORE TROPEA «Il riconoscimento delle nostre capacità» dicono altri. Per tutti a Torino è il semaforo verde da parte della Casa Bianca verso l´accordo annunciato il 19 gennaio e che tra un mese potrebbe trasformarsi definitivamente nella nascita di un colosso dell´auto italo-americano da 4 milioni di vetture all´

obama, il g20 e l'europa che non c'è - timothy garton ash ( da "Repubblica, La" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: il G20 e l´EUROPA che non c´è TIMOTHY GARTON ASH Questa settimana Barack Obama sarà a Londra e scoprirà che al tavolo del G20 una grande potenza è assente: l´Europa. Dei venti leader del vertice mondiale cinque saranno europei, in rappresentanza di Francia, Germania, Gran Bretagna e Ue, ma il tutto sarà minore della somma delle sue parti.

almunia: "ancora rischi dal credito ma forse la primavera sta arrivando" - andrea bonanni ( da "Repubblica, La" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: qualche modo istituzionalizzare il Financial Stability Forum allargandone la partecipazione dal G8 al G20 più la Commissione. Mi sembra che siano risultati molto positivi». Chi parlerà a nome dell´Europa? «Parlerà la presidenza, che sarà presente. Parlerà la Commissione. Parleranno i paesi europei che fanno parte del G20 e che hanno una posizione comune su tutti i punti in discussione.

"rabbia giustificata contro i bonus" brown congela gli stipendi ai ministri - enrico franceschini elena polidori ( da "Repubblica, La" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: stipendi ai ministri Allarme G20, 5 arresti in Inghilterra. Possibile secondo vertice in Sardegna G20, in Inghilterra 5 arresti. Possibile secondo vertice in Sardegna "Rabbia giustificata per i bonus dei manager" Gordon Brown blocca gli aumenti ai ministri Trichet: la ripresa sarà più lenta del previsto e arriverà a metà del prossimo anno ENRICO FRANCESCHINI ELENA POLIDORI LONDRA -

Guernsey, Jersey e Isola di Man: ok agli scambi ( da "Italia Oggi" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: In attesa della riunione del G20 in programma giovedì prossimo a Londra, Guernsey, Jersey e Isle of Man hanno deciso di imboccare la via dello scambio di informazioni finalizzato al rispetto delle norme internazionali in materia finanziaria, anti-riciclaggio e lotta al finanziamento del terrorismo.

G-8 lavoro. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sudafrica ed Egitto) organizzato dalla presidenza italiana, in vista del G20 di Londra che si occuperà della stabilità finanziaria. L'appello degli otto ministri del Lavoro è a seguire il principio "people first": «L'early warning,utile ad anticipare eventuali fenomeni – ha detto il ministro italiano Maurizio Sacconi –

LA CRISI E LA VIA STRETTA DEL G20 ( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Martedì 31 Marzo 2009 Chiudi I grandi, le emergenze, le divisioni LA CRISI E LA VIA STRETTA DEL G20

IL SUMMIT dei capi di Stato e di governo del G20 che si terrà a Londra il 2 aprile è sta... ( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: governo del G20 che si terrà a Londra il 2 aprile è stato preceduto da un gran numero di riunioni, soprattutto a livello europeo, ma anche mondiale. L'aumento del turismo politico e diplomatico significa sempre due cose. Intanto, che gli sherpa non sono giunti a conclusioni condivise e che non hanno le idee chiare sulle soluzioni e forse neppure sui problemi da discutere nel vertice.

ROMA La ripresa passa per le politiche sociali. Anzi, le politiche sociali sono il motore s... ( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20 di Londra». La crisi è di dimensioni globali: investe tutti i Paesi, uomini e donne. Ma i più danneggiati sono i lavoratori adulti o anziani. Sono i lavoratori che hanno ancora un'aspettativa di vita di almeno 30 anni. «Condannarli così presto - ha lamentato il titolare del nostro dicastero del Welfare - significa anche un impoverimento di molte famiglie perchè spesso hanno ancora

Molti di loro sono persuasi che la crisi sia stata causata dagli squilibri strutturali esist... ( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: nella riunione del G20, si svolgeranno interessanti discussioni fra gli Usa che vogliono che gli europei stimolino maggiormente l'economia e questi ultimi che non ne vogliono sapere. Come scusa, sosterranno che nei loro stimoli andrebbero considerate le loro maggiori provvidenze sociali, proprie del capitalismo renano.

TUTTO il pianeta guarda con il fiato sospeso al vertice dei capi di governo di Londra del 2 apri... ( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ma è il G20 l'istituzione adatta per affrontarli? Sotto il profilo della legittimità, il G20 non ne ha alcuna. Si tratta una istituzione che non ha neppure un impiegato, non ha una sede e tanto meno uno statuto. E, nonostante il nome, non ha neppure 20 Stati membri: ne ha solamente 19, a cui si aggiunge di rinforzo il rappresentante dell'

LA CRISI mondiale ha colpito inizialmente le banche, le Borse e il risparmio trasferendo... ( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: attenzione del G20. Lo scorso gennaio l'International labour organization, nel suo ultimo "Global employment trends", ha formulato alcuni scenari di crescita del numero dei disoccupati nel mondo. Nel 2007 i senza lavoro erano 179 milioni; lo scenario base prevede un loro incremento di 31 milioni entro il 2009, quando potrebbero raggiungere i 210 milioni;

Dahrendorf: il G20 fallirà ( da "Corriere della Sera" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-03-31 num: - pag: 1 autore: di DANILO TAINO categoria: REDAZIONALE L'intervista Il grande sociologo Dahrendorf: il G20 fallirà \\ Il sociologo Ralf Dahrendorf è sicuro: il vertice del G20 di Londra fallirà. A PAGINA

( da "Corriere della Sera" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ma c'è un contenuto di nazionalismo economico» «Il G20 fallirà, non ci sono soluzioni globali» Dahrendorf: la crisi? Torneremo agli stili di vita degli anni Cinquanta e Sessanta DAL NOSTRO INVIATO COLONIA — Ralf Dahrendorf è sicuro che il vertice del G20 di Londra, il prossimo 2 aprile, fallirà.

L'Ocse taglia le stime mondiali: Pil in calo del 4,3% Trichet pronto a ridurre ancora il costo del denaro ( da "Corriere della Sera" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Numeri per il summit dei Grandi. Mentre le anticipazioni sul comunicato finale del prossimo G20 spiega che i piani di stimolo già varati aumenteranno il pil globale del 2%, creando 20 milioni di nuovi posti di lavoro. Entro quando, non è ancora dato sapere. Marika de Feo

Nuovo contratto, sul referendum sfida tra Cgil e Cisl ( da "Corriere della Sera" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: E mentre si chiude il G8 del Lavoro, con un nuovo appello del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, a mettere al centro dell'azione politica la «stabilità sociale». Sacconi e il G8-Lavoro «Al G20 ricordiamo: la stabilità sociale è elemento portante dell'economia» R. Ba.

Londra, la polizia usa i lacrimogeni in Parlamento ( da "Corriere della Sera" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: alla vigilia del G20 e nonostante Londra sia pattugliata e controllata in ogni suo metro quadrato, tre persone, pare invitate al party dei conservatori, ma prive del necessario pass sono riuscite a entrare. Erano con ogni probabilità già abbastanza cariche di alcol così quando gli agenti hanno chiesto loro conto della ragione per cui si trovavano lì hanno risposto alzando la voce,

G20, Sarkzoy minaccia: "Misure concrete oppure io me ne vado" ( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Il capo di stato francese alza il tono e minaccia di far saltare in aria il vertice G20 di Londra del 2 aprile se non saranno adottate misure concrete per rilanciare l?economia globale: "Non ci sarebbe niente di peggio di un G20 di basso profilo, preferisco una rottura a un consenso minimalista". Quando mancano meno di 48 ore all?

E Parigi sospende i bonus ( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: prima del vertice del G20 in calendario per il 2 aprile a Londra. Così il primo ministro Fillon ha avuto il compito di annunciare ieri il testo del decreto, che molti osservatori considerano piuttosto restrittivo rispetto alle grandi promesse della vigilia. In realtà Sarkozy e Fillon evitano di affondare il bisturi nel complicato sottobosco dei bonus e delle stock-

Borse Ue positive. Fiat traina Piazza Affari ( da "Affari Italiani (Online)" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: con gli investitori che iniziano a rivolgere l'attenzione all'avvicinarsi del vertice G20 a fine settimana. A Londra l'indice Ftse 100 sale dello 0,53% a 3.782,90 punti. A Milano il Mibtel segna un rialzo dello 0,66% a 12.502 punti. Cresce dello 0,56% il Cac 40 di Parigi a 2.734,69 punti e a Francoforte il Dax guadagna lo 0,46% a 4.

Povertà, appello al G20: servono misure urgenti ( da "Affari Italiani (Online)" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Economia Povertà/ Appello al G20: misure per i più vulnerabili Martedí 31.03.2009 09:21 Misure ad hoc per i più vulnerabili, in primis i bambini e le madri che vivono nei paesi a basso reddito. Perché non si può prescindere da loro, che più di tutti pagano il prezzo della crisi globale.

Michelin, Elf et Adidas dans le collimateur du fisc ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: un sommet du G20 qui doit prendre des initiatives pour lutter contre les paradis fiscaux. Sur le même sujet Compte rendu Michelin, Elf et Adidas dans le collimateur du fisc Edition abonnés Archive : Haro sur les paradis fiscaux Sur le même sujet Les faits Selon l'OCDE, la Chine se redresse, mais les économies industrialisées plongent Compte rendu Michelin,

Afghanistan, la Nato batte cassa ( da "Avvenire" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: europeo del presidente americano nei vertici del G20 giovedì a Londra e della Nato venerdì e sabato alla frontiera francotedesca, il segretario generale dell'alleanza atlantica Jaap de Hoop Scheffer ha annunciato che i Paesi della coalizione impegnata in Afghanistan devono rendersi conto della insufficienza degli attuali 25 milioni di dollari per finanziare le forze armate afgane,

Parte da Londra il tour de force di Obama ( da "Avvenire" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: al G20 di Londra e al vertice Nato di Strasburgo-Kehl) sarà uno dei fili conduttori di questa visita. Al G20, sotto l'unità di facciata, resta infatti la differenza della ricetta Usa (centrata su massicci pacchetti di stimolo) con quella dei Paesi europei basata su robuste riforme delle regole e delle istituzioni finanziarie.

Torna il buio sulle Borse: in fumo 127 miliardi ( da "Avvenire" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: «Le previsioni sono incerte » come ha confermato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. I mercati aspettano di capire cosa succederà, concentrati sui due appuntamenti di giovedì: la decisione della Bce in materia di tassi di interesse ed il vertice G20 a Londra.

Un tête-à-tête Sarkozy-Obama aura lieu à Strasbourg ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Revue de web Internet, outil privilégié des anti-OTAN Portfolio Strasbourg transformée en bunker pour le sommet de l'OTAN Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Eclairage Des relations américano-européennes placées sous le signe du pragmatisme les faits La police évacue les étudiants grévistes de l'

Allarme sulla disoccupazione: l'Ocse la vede a due cifre ( da "Panorama.it" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: invocano un cambiamento di rotta già al G20 di Londra e poi al [6] G8 della Maddalena, chiedendo, per bocca del segretario generale della Uil Luigi Angeletti, di parteciparvi con un proprio rappresentante. Risposta immediatamente positiva da parte del governo: "il governo incontrerà i sindacati alla vigilia del G8 alla Maddalena, così come fece a Genova",

A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: économie mondiale lors de ce G20 londonien du jeudi 2 avril. Telle est la carte postale qu'il veut léguer à son pays. Le G8, dix pays émergents, l'Australie et l'UE Le G20 (90 % du produit intérieur brut mondial) rassemble les pays du G8 (Etats-Unis, Japon, Allemagne, France, Royaume-Uni, Italie, Canada, Russie) ainsi que dix pays émergents : l'Afrique du Sud,

Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Lors du G20 du jeudi 2 avril, les Etats-Unis et le Royaume-Uni n'auront pas à affronter les pays d'Europe continentale quant à l'opportunité de nouvelles mesures de relance publique. Le projet de communiqué évoque la détermination des Etats à mettre en oeuvre tout ce qui pourra contribuer au retour de la croissance ou assurer des finances publiques responsables sur le long terme.

Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: unité affichées par les Européens du G20 risquent cependant d'être soumises à rude épreuve, pour des raisons de fond, comme de forme. Le risque de cacophonie européenne est réel, tant le Vieux Continent est surreprésenté au G20 : pas moins de six pays de l'UE participent à ce forum informel - l'Allemagne, la France, l'Italie, le Royaume-Uni,

Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: avant le nouveau sommet du G20, jeudi à Londres. Sur le même sujet Décryptage A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire Compte rendu Avant même le sommet, de multiples points d'accord Cadrage Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale Les faits En 2008, l'aide au développement a atteint 119,

Avant même le sommet, de multiples points d'accord ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Le G20 réaffirmera les vertus de la mondialisation et de la fin des barrières tarifaires et des subventions à l'exportation. Mieux réglementer la finance. Le G20 souligne la responsabilité des marchés financiers dans l'éclatement de la crise et prévoit un cadre réglementaire plus fort pour tous les acteurs (hedge funds,

En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: accord Cadrage Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale Les faits En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars Décryptage Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama Les faits Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux Chronique "Breakingviews"

Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale LE MONDE | 31.03.09 | 14h07 * Mis à jour le 31.03.09 | 14h07 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : SHANGHAÏ CORRESPONDANT Rôle du dollar comme monnaie de réserve, questions de gouvernance des institutions internationales, défense du libre-échange : à l'approche du G20,

G20, Sarkozy: misure concrete ( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Il capo di stato francese alza il tono e minaccia di far saltare in aria il vertice G20 di Londra del 2 aprile se non saranno adottate misure concrete per rilanciare l?economia globale: "Non ci sarebbe niente di peggio di un G20 di basso profilo, preferisco una rottura a un consenso minimalista". Quando mancano meno di 48 ore all?

A deux jours du G20, Paris multiplie les menaces ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: A deux jours du G20, Paris multiplie les menaces LEMONDE.FR avec AFP | 31.03.09 | 16h32 * Mis à jour le 31.03.09 | 16h45 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Alors que le sommet du G20 doit s'ouvrir à Londres, jeudi 2 avril, le gouvernement français a réitéré ses menaces de quitter la table de négociations si les résultats sont trop mous,

"Siamo pronti ad aumentare il deficit"">Disoccupazione, allarme di Berlusconi "Siamo pronti ad aumentare il deficit" pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ai governi che parteciperanno al G20 e a quelli che poi a La Maddalena parteciperanno al G8. Un "patto globale che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia, la fiducia e trasformare la paura in speranza". INCENTIVI ALLE IMPRESE. Il Governo sta pensando ad incentivi anche per chi vuole diventare imprenditore, ha annunciato Berlusconi.

Dai No Global ghiaccio per scioglierlo ">Un Obama senza scettro in Europa Dai No Global ghiaccio per scioglierlo ( da "Affari Italiani (Online)" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: No Global all'assalto del G20. Mappa Martedí 31.03.2009 17:00 Il G20, il vertice Nato e Ue. Gran Bretagna, Francia, Repubblica Ceca e Turchia. Grand'esordio di Obama in Europa, in poco più di una settimana il presidente Usa incontrerà praticamente tutto l'establishment mondiale.

Berlusconi: ( da "Corriere.it" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ai governi che parteciperanno al G20 e a quelli che poi a La Maddalena parteciperanno al G8. Un «patto globale che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia, la fiducia e trasformare la paura in speranza». SUSSIDI - «Interverremo sulla cassa integrazione guadagni, che darà l'80% cento e fino al 100% con diverse forme di sussidi compensantivi per l'

E' allarme a Londra: un pacco sospetto alla Banca d'Inghilterra ( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Giovedì a Londra inizia il G20 con tutti i principali leader mondiali Londra - Allarme nella City. Pacco sospetto alla Banca d?Inghilterra. La polizia di Londra ha fatto sapere che sta investigando su un pacco sospetto trovato fuori dall?istituto centrale nel cuore della capitale britannica dove da giovedì si riunisce il G20.

G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. ( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3%

G8, Berlusconi: "La crisi sarà globale Nel 2010 a rischio 20 milioni di posti" ( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Proprio per questo è pronto a proporre un social pact ai governi che parteciperanno al G20: "Un patto globale che possa sostituire al pessimismo l?ottimismo, alla sfiducia la fiducia e trasformare la paura in speranza". Secondo Berlusconi, serve inoltre "una regola precisa", che a partire dalla prossima Commissione Europea "possa parlare solo il presidente ed il suo portavoce".

Ora è crisi anche per lui ( da "AprileOnline.info" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: offre dati catastrofici in vista del G20, in programma a Londra tra due giorni. Cominciamo dall'Italia: quest'anno, già inquadrato da tutti gli attori del sistema (istituti economici e associazioni sindacali e imprenditoriali), come il più duro della crisi, vedrà il Prodotto interno lordo calare addirittura del 4,3%.

Vivre à Strasbourg pendant le sommet de l'OTAN ( da "Monde, Le" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ceux du G20 à Londres, jeudi 2 avril, puis de l'OTAN à Strasbourg, vendredi 3 et samedi 4 avril, seront les exceptions qui confirment la règle. En France, le dernier sommet d'ampleur ayant mobilisé un important dispositif de sécurité est celui du G8 à Evian, en 2003, une configuration bien différente de celle de Strasbourg.

Berlusconi avverte: "La crisi è globale" Nel 2010 a rischio 20 milioni di posti" ( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Proprio per questo è pronto a proporre un social pact ai governi che parteciperanno al G20: "Un patto globale che possa sostituire al pessimismo l?ottimismo, alla sfiducia la fiducia e trasformare la paura in speranza". Secondo Berlusconi, serve inoltre "una regola precisa", che a partire dalla prossima Commissione Europea "possa parlare solo il presidente ed il suo portavoce".

G20, il Papa scrive a Brown: "Sforzo congiunto" ( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 77 del 2009-03-31 pagina 0 G20, il Papa scrive a Brown: "Sforzo congiunto" di Redazione Il papa invita i leader al G20 a coordinare gli sforzi "tra governi e organizzazioni internazionali" per uscire dalla "crisi globale" "evitando soluzioni segnate da nazionalismi e protezionismo".

Evacuata la Banca d'Inghilterra Pacco sospetto nella sede di Londra ( da "Corriere.it" del 31-03-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20. «È tutto finito» ha detto un portavoce della polizia. Sono stati già rimossi i cordoni di sicurezza che isolavano la zona e le vie circostanti sono state riaperte al traffico. La polizia non ha dato dettagli sul contenuto del pacco, sospetto perchè trovato vicino alla sede centrale della banca che potrebbe essere al centro delle proteste annunciate in concomitanza con la riunione

obama, prima volta in europa: - mario calabresi ( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Se fino a ieri la priorità era il G20, il vertice voluto per frenare la recessione mondiale e costruire un nuovo quadro di regole per i mercati finanziari, adesso che un successo delle tesi della Casa Bianca sembra da escludere l´attenzione americana si è spostata sui faccia a faccia con il presidente cinese Hu Jintao e con quello russo Medvedev.

i grandi al capezzale del mondo tensione a londra per il g20 - enrico franceschini ( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: con il ricevimento a Buckingham Palace offerto dalla regina Elisabetta ai capi di stato e di governo del G20, seguito da una cena a Downing street? Il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, sdrammatizza l´ultimatum di Parigi: «L´importante è andare al G20 per ottenere dei risultati tangibili, ed è questo anche lo spirito di Sarkozy.

parigi, dimostranti contro pinault il re del lusso ostaggio per un'ora - giampiero martinotti ( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Alla vigilia del G20, le tensioni crescono. E lo stesso avviene anche sull´altra sponda della Manica: oggi a Londra ci saranno ben tre manifestazioni e ieri si è temuto per un allarme bomba di fronte alla Banca d´Inghilterra. Oltralpe - com´era già successo nei giorni scorsi alla Sony e alla 3M - sono le ristrutturazioni,

sarko e la merkel alla prova obama - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: i leaders del Vecchio Continente presenti al G20 possono difficilmente pretendere di più. E´ un interlocutore americano diverso dai suoi predecessori: è più aperto e al tempo stesso ha lo sguardo che sorvola l´Europa. Barack Obama, eletto nel pieno della crisi, con il preciso compito di affrontarla, non ha soltanto l´autorità conferitagli dal paese che rappresenta.

le richieste russe a barack - dimitri medvedev ( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: principi e spero di iniziare già da oggi al nostro incontro al G20 di Londra. La situazione dell´economia globale costituisce una grande preoccupazione per tutti. Possiamo garantire la stabilità del sistema finanziario mondiale soltanto rendendone l´architettura reciprocamente complementare e basata su di un sistema diversificato di valute di riserva e di centri finanziari locali.

le regole per uscire dalla crisi - josé manuel barroso ( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: L´Ue ha deciso di presentarsi al G20 di Londra con un messaggio comune. Continueremo ad indicare la via da seguire, dando noi stessi il buon esempio. Coinvolgeremo i nostri partner internazionali e ci impegneremo per raggiungere un accordo su quattro elementi determinanti: 1.

NEO - DEM La terza via dei democratici di centro ( da "Italia Oggi" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Italia debba partecipare da protagonista alla guida del G8 allargato e nel G20, alla ridefinizione delle nuove regole della governance economica internazionale. L'insistenza di Tremonti sui legal standard è positiva, anche al netto dei suoi precedenti entusiasmi per la ?finanza creativa?, ed è comprensibile la collaborazione in tal senso offerta da esponenti del centrosinistra.

Anche San Marino rinuncia al segreto bancario ( da "Italia Oggi" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: data stabilita dal G20 per la definizione della lista nera dei paesi non collaborativi sul fronte dello scambio di informazioni fiscali. E parlando degli impegni futuri, San Marino ha rassicurato l'Ocse sull'adozione degli standard 2005 sulle convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali.

Il Toro si rinforza ( da "Italia Oggi" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Gli investitori restano in attesa di quanto emergerà dal G20 che inizierà domani. A Piazza Affari l'S&P/Mib ha guadagnato il 3,97%, il Mibtel il 3,49%, il Midex il 2,78%, l'All Stars il 2,85%. In rialzo anche il Dax (+2,39%), il Cac 40 (+3,24%) e il Ftse 100 (+4,34%). A metà seduta, a Wall Street, il Dow Jones segnava un +1,05%, l'S&P500 un +1,09% e il Nasdaq Composite un +1,

Hanno sequestrato anche il re del lusso ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: marito di Salma Hayek E Berlusconi rilancia: «Proporrò al G20 un patto sociale per l'occupazione. In Italia gli aiuti saliranno a 40 miliardi» Il clima è pesante. Continua la caccia al manager. Il re del lusso Pinault bloccato in un taxi, per un'ora, dai suoi dipendenti. Sequestrati a Grenoble anche 4 manager della Caterpillar.

Continua la caccia ai manager:... ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: guerra trasversale nella capitale britannica che domani accoglierà i leader del G20, ha registrato momenti ad alta tensione con scontri e manifestazioni durissime che sono state definite «senza precedenti» dagli uomini di Scotland Yard. Storie di dissennata umanità che, come ha ricordato ieri il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, mettono «a rischio la coesione sociale»,

Dai vescovi 500 euro mensili alle famiglie ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: E in vista del G20, in programma oggi a Londra, il Cavaliere annuncia: sono pronto a proporre un «social pact». Cioè, un «patto globale», dinanzi a una crisi globale, «che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia la fiducia e trasformare la paura in speranza».

Creatività britannica: cravatte nel pacco dono anche per le donne ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: cravatte nel pacco dono anche per le donne di Erica Orsini LondraEcco tutto quello che dovete sapere sul G20 che si apre nella capitale inglese: PERCHÉ G20 Già perché? Tutto sommato chiamare «G e qualcosa» qualsiasi vertice economico internazionale è diventato più una moda che altro. G è semplicemente l'abbreviazione inglese di Group, 20 indica il numero dei Paesi partecipanti.

Sarkozy ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Non ci sarebbe niente di peggio di un G20 di basso profilo, preferisco una rottura a un consenso minimalista», avrebbe detto l'inquilino dell'Eliseo secondo quanto pubblicato dal quotidiano «Le Figaro». Anche prima di arrivare di là della Manica, il vulcanico Nicolas cerca dunque un ruolo da protagonista: «La crisi finanziaria - ha detto il Presidente francese in un discorso ieri -

dal boom alla grande crisi in declino la città più cool - enrico franceschini londra ( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: mentre la metropoli ospita il G20 della crisi, è la stessa stampa britannica a decretare la fine del sogno Dal boom alla grande crisi in declino la città più cool "C´era Blair, oggi Brown. Principessa era Diana, oggi un´ex cattiva del Grande Fratello" ENRICO FRANCESCHINI LONDRA dal nostro corrispondente èuna copertina che ha fatto storia,

ocse: in italia disoccupati al 9% berlusconi pensa di allargare il deficit - elena polidori ( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Alla vigilia del G20 di Londra, il premier italiano annuncia che proporrà ai partner internazionali un «social pact» per combattere la crisi «e trasformare il pessimismo in ottimismo, la paura in speranza». Ma soprattutto, prima fa capire che i cordoni della spesa si possono allargare per fronteggiare gli effetti della recessione,

l'argentina tradisce il dollaro accordo valutario con la cina - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: la Cina Swap da 70 miliardi di yuan per il commercio tra i due paesi Il rilancio del Fmi in agenda al G20 diventerà oggetto di negoziato tra i cinesi e il mondo FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente pechino - L´Argentina volta le spalle al dollaro per entrare nella «zona yuan»? Non è fantapolitica, è la lettura che i mercati finanziari hanno dato ieri di un accordo clamoroso.

rai, berlusconi accelera sulle nomine - goffredo de marchis ( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Prima di partire per il G20 Silvio Berlusconi riunisce le anime del centrodestra: i ministro Maroni (Lega) e Ronchi (Pdl ma in veste An ancora per un giorno) i capigruppo del Pdl Cicchitto e Gasparri, il vice del Senato Quagliariello e il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani.

Il deficit può salire se salva lavoro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: In vista del G20 londinese il documento finale del summit romano del G8 propone un « social pact » per mettere al centro delle politiche il lavoro:«Proponiamo che l'Fmi negli early warning – ha spiegato il ministro Sacconi – incorpori gli elementi della sostenibilitÁ sociale accanto a quelli di stabilità economica,

ROMA Silvio Berlusconi chiederà nei prossimi appuntamenti internazionali, G20 e G8, un Patto s... ( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20 e G8, un Patto sociale globale contro la crisi che, secondo il premier, nel 2010, metterà a rischio 20 milioni di posti di lavoro. «Siamo preoccupati e comunque non abbandoneremo nessuno», ha affermato. Berlusconi ha confermato lo stanziamento di 36 milioni, che potrebbero diventare 40, per il sostegno alle famiglie e si è detto pronto a sforare il deficit per affrontare le necessità

RALPH Dahrendorf, una della menti più lucide d'Europa, prevede che il G20 che ... ( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: prevede che il G20 che si sta aprendo a Londra sia destinato al fallimento. In una intervista dai toni estremamente pessimisti tratteggia un quadro oscuro e immagina per l'Europa il ritorno agli schemi di vita e di consumo degli anni Cinquanta-Sessanta. Il G20 è stato convocato per trovare una via di uscita dalla crisi economica che attanaglia non solo l'

Il premier: pronto a proporre un "social pact" ai governi del G20 e poi al vertice della Maddalena ( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Mercoledì 01 Aprile 2009 Chiudi Il premier: pronto a proporre un "social pact" ai governi del G20 e poi al vertice della Maddalena

Londra, si apre il G20 ma c'è il rischio spaccatura ( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Mercoledì 01 Aprile 2009 Chiudi Londra, si apre il G20 ma c'è il rischio spaccatura Sarkozy: senza risultati concreti me ne vado. Obama vede Medvedev e Hu Jintao

dal nostro inviato LONDRA - Cresce la tensione nelle principa... ( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: concluda con una spaccatura il vertice dei G20 che si apre domani nell'"Excel Centre" all'estrema periferia est di Londra. La possibilità che si arrivi ad un'intesa in grado di dare una risposta efficace e globale alla crisi, è ridotta. Al tempo stesso è anche però difficile che l'ultimo e decisivo appuntamento internazionale, che chiude una lunghissima serie di summit iniziata nell'

ROMA I numeri sono numeri. Difficilmente interpretabili. Drammatici comunque quando sono ri... ( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: attraverso un Patto Sociale Globale che proporremo ai governi che parteciperanno al G20 e poi al G8 di luglio alla Maddalena». Traguardo finale: «Sostituire l'ottimismo al pessimismo, la fiducia alla sfiducia con cui trasformare la paura in speranza». Il Cavaliere, affiancato dal ministro del Lavoro Sacconi, insiste ripetutamente sul concetto che lo Stato non abbandonerà nessuno.

Crisi, asse Brown-Obama ( da "Corriere.it" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Stati Uniti Barack Obama è arrivato a Londra per il G20, ma già emergono le prime divergenze al vertice «anticrisi». Gli Stati Uniti si aspettano che il G20 si concluda con un «ampio accordo» sulle misure che devono essere prese per combattere la crisi finanziaria. Ma il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha dichiarato che le attuali proposte non soddisfano Francia e Germania.

Michelle: ( da "Corriere.it" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Prima di partire con il marito per Londra in occasione del G20, la first lady ha messo a tacere le voci nate dalle foto che mostravano un leggero rigonfiamento al suo addome. «Sembra che sia incinta? Anche se lavoro così tanto? - ha chiesto ai giornalisti - Vi do uno scoop: non sono incinta. E non ho in programma una gravidanza».

General Motors envisagerait de se scinder en deux ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 Les faits Benyamin Nétanyahou présente un gouvernement élargi mais fragile Les faits Les talibans pakistanais revendiquent l'attaque de Lahore Blog Eradication factice des paradis fiscaux Sur le même sujet Compte-rendu Obama veut sauver l'industrie automobile mais il faudra faire "des choix difficiles" Revue de presse Le PDG de General Motors,

Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: pression avant le G20 Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Compte rendu Le risque de déflation menace la sortie de crise, indique Dominique Strauss-Kahn Chat Un G20 pour quoi faire ? Compte rendu G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 M.>

Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20 Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Compte rendu Le risque de déflation menace la sortie de crise, indique Dominique Strauss-Kahn Chat Un G20 pour quoi faire ? Compte rendu G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 Sur le même sujet

G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20 Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Compte rendu Le risque de déflation menace la sortie de crise, indique Dominique Strauss-Kahn Chat Un G20 pour quoi faire ? Compte rendu G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 Nicolas Sarkozy

Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: pression avant le G20 Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Compte rendu Le risque de déflation menace la sortie de crise, indique Dominique Strauss-Kahn Chat Un G20 pour quoi faire ? Compte rendu G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 "

Francia, operai liberano manager della Caterpillar ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: in partenza per il G20 di Londra, ha annunciato che avrebbe ricevuto gli operai della Caterpillar e promesso di salvare lo stabilimento, che dà lavoro complessivamente a Grenoble a 2.800 persone. Il presidente ha anche osservato che in Francia ci sono "organizzazioni sindacali perfettamente responsabili".

Obama sbarca a Londra per il G20 Ma la prima è con Medvedev ( da "Avvenire" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: AGENDA Obama sbarca a Londra per il G20 Ma la prima «sfida» è con Medvedev DA NEW YORK ELENA MOLINARI L' anno scorso era sbarcato in Europa come il candidato della speranza. Oggi arriva come il leader di una potenza in affanno e sotto accusa. Barack Obama è atterrato ieri sera a Londra, prima tappa di un tour di otto giorni che si concluderà in Turchia,

Intesa tra Regioni Stretta finale sul piano casa ( da "Avvenire" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 30 di oggi, prima che Berlusconi parta per il G20 di Londra. Secondo i presidenti regionali (che ritengono così pienamente tutelati i loro programmi urbanistici), gli aumenti di volume riguarderanno esclusivamente l'edilizia residenziale, escludendo in modo netto i centri storici e tutte le aree protette.

Anche la Cina avrà il suo Nasdaq">Un'indice per le start-up tecnologiche Anche la Cina avrà il suo Nasdaq ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: in risposta alla crisi ed in prossimità del G20 tanto atteso. Un ulteriore segnale è quello che a breve avrà anche il suo NASDAQ. Si chiamerà GEM (Growth Enterprise Market) e ha come funzione quella di supportare le startup e le piccole imprese a grande potenziale di crescita. E' la prova dello sfalsamento spazio temporale nel quale vivono i due sistemi economici e finanziari,

A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Kahn Chat Un G20 pour quoi faire ? Compte rendu G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts Portfolio Londres : début de la rencontre entre Obama et Brown M. Obama a reconnu que "les pays du G20 suivent comme il se doit leur approche propre", ajoutant : "Nous n'allons pas nous entendre sur tous les points"

G20, Obama: "Servono azioni urgenti" Brown assicura: "Sarkozy sarà con noi" ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 78 del 2009-04-01 pagina 0 G20, Obama: "Servono azioni urgenti" Brown assicura: "Sarkozy sarà con noi" di Redazione "Il G20 deve dare risposte globali a problemi globali" lo ha dichiarato Gordon Brown durante l'incontro con il presidente degli Stati Uniti. Obama: "Occore agire con senso d'urgenza".

Londra assediata: migliaia di no global nella City ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 6 arresti Londra - G20 e proteste. Vertice che vai, disturbatori e contestatori che trovi. Il summit inglese non fa eccezione. E, già dai giorni scorsi, la City è stata presa d'assalto da no global e ambientalisti. Migliaia di dimostranti stanno convergendo, in quattro diversi cortei, verso la sede principale della Banca d?

Londra blindata: scontri nel cuore della City ( da "Corriere.it" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20 nel cuore della City No global e altri manifestanti diretti verso la Banca d'Inghilterra. Tre arresti e una carica a Cannon Street (Ap) LONDRA - Attivisti anti-guerra, ambientalisti, no global anti-capitalisti: per 48 ore, fino a giovedì, giorno del G20, Londra rischia di essere messa a ferro e fuoco dalle diverse manifestazioni in programma.

Paris rassure Pékin sur le Tibet ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: à la veille du sommet du G20. Les deux pays affirment avoir décidé "de tenir, au moment opportun, des contacts de haut niveau ainsi que de nouvelles sessions du dialogue stratégique entre les deux pays, en vue de promouvoir la coopération bilatérale dans les différents domaines et d'assurer un développement harmonieux et stable de la relation franco-

Zone euro : le chômage s'est aggravé plus que prévu en février ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: neiges et de glaces Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 Les faits Benyamin Nétanyahou présente un gouvernement élargi mais fragile Les faits Les talibans pakistanais revendiquent l'attaque de Lahore Blog Eradication factice des paradis fiscaux "Le taux de chômage dans la zone euro a augmenté pour le onzième mois consécutif en février", de manière "préoccupante",

Frappée par la récession, la Corée du Sud veut maintenir la cohésion sociale ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: C'est le pays du G20 dont PIB a le plus fortement reculé : 5,6 % au quatrième trimestre 2008 (21 % en base annuelle). Certes, l'économie locale est solide. Les grands groupes ne sont plus affaiblis par un surendettement structurel ; les banques n'ont pas été renflouées par l'Etat ;

Un ouvrage nationaliste fait polémique en Chine ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: la Chine arrive en position de force au sommet du G20 du 2 avril à Londres, aspirant à un nouveau rôle dans l'ordre mondial. Il est temps, car "la Chine n'est pas satisfaite", clament les auteurs du livre Zhongghuo bu gaoxing, sous-titré en anglais Unhappy China, un brûlot nationaliste paru en mars, dont la rhétorique agressive vis-à-vis de l'Occident,

"L'important n'est pas de réguler les entités juridiques, mais les fonctions qu'elles occupent dans le système" ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE)

La Banque mondiale prédit un recul du PIB mondial de 1,7 % en 2009 ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE)

Paradis fiscal "à l'ancienne", Jersey estime ne pas avoir de comptes à rendre ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE)

Le premier ministre britannique, Gordon Brown, s'est entouré de banquiers compétents mais compromis ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Mercredi 1er avril à la veille du G20, des manifestations étaient prévues - un "poisson d'avril financier", disent les organisateurs - aux alentours de la Banque d'Angleterre pour incarner cette exaspération montante. Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres,

Barack Obama se présente à Londres avec une popularité à peine écornée ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE)

Les fonds spéculatifs se mobilisent pour modérer les ardeurs du G20 ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE)

Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE)

Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE)

Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE)

Protection rapprochée pour les dirigeants des grandes banques de la City ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE)

Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE)

FOTO">Londra a ferro e fuoco, scontri nella City. FOTO ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20/ Scontri a Londra. Menù low cost per i Grandi Mercoledí 01.04.2009 12:51 Attivisti anti-guerra, ambientalisti, no global anti-capitalisti. Londra a ferro e fuoco. Si infiamma la protesta anti-G20: i manifestanti si sono scontrati con la polizia e hanno infranto numerose vetrine.

FOTO">Londra a ferro e fuoco, scontri nella City. FOTO pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20/ Scontri a Londra. Menù low cost per i Grandi Mercoledí 01.04.2009 12:51 GLI OSPITI. Fra le ospiti, anche se si attende ancora conferma, la moglie del presidente russo, Svetlana Medvedeva, amante della vita mondana, delle belle arti e della moda nazionale.

FOTO">Londra a ferro e fuoco, scontri nella City. FOTO pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20/ Scontri a Londra. Menù low cost per i Grandi Mercoledí 01.04.2009 12:51 Per i vegetariani polpette di patata accompagnate con sedano di montagna. Il menù è stato organizzato da Jamie Oliver, chef molto noto nel Regno Unito per aver rivoluzionato i pasti che servono agli alunni delle scuole, sottolineando la necessità di evitare cibi precotti e sceglie ingredienti naturali

FOTO">Insanguinate per le foche. FOTO ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 2009 13:48 La protesta della Peta alla Canada House di Rrafalgar Square per chiedere la fine della strage delle foche in Canada per la partecipazione del primo ministro canadese Stephen Harper al summit del G20. Saranno uccise oltre 338mila foche durante la stagione di caccia. tags: foche protesta peta

G8 sul Welfare, Berlusconi: "A rischio 20 milioni di posti. Pronti 40 mld" ( da "Panorama.it" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ai governi che parteciperanno al G20. Un "patto globale che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia la fiducia e trasformare la paura in speranza". "Garantiremo a tutti" spiega ancora una volta il premier "che usciremo dalla crisi senza lasciare nessuno indietro e" aggiunge "lavoreremo insieme per uscirne".

Londra, la City assediata dai no global: tafferugli, vetrine rotte, arresti e feriti ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: interno Londra - G20 e proteste. Vertice che vai, disturbatori e contestatori che trovi. Il summit inglese non fa eccezione. E, già dai giorni scorsi, la City è stata presa d'assalto da no global e ambientalisti. Migliaia di dimostranti stanno convergendo, in quattro diversi cortei, verso la sede principale della Banca d?

G20, asse Obama-Brown: servono azioni urgenti ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 78 del 2009-04-01 pagina 0 G20, asse Obama-Brown: servono azioni urgenti di Redazione "Il G20 deve dare risposte globali a problemi globali" lo ha dichiarato Gordon Brown durante l'incontro con il presidente degli Stati Uniti. Obama: "Occore agire con senso d'urgenza".

Obama. Agire senza mezze misure per riprendersi dalla crisi ( da "AmericaOggi Online" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ha espresso fiducia sulla capacità dei leader del G20 di coordinare una risposta comune alla crisi economica. Il presidente Usa ha esortato a concentrarsi sui punti comuni piuttosto che sulle differenze. "Non possiamo trovarci d'accordo su ogni cosa", ha detto alla vigilia del vertice. "Sono venuto qui non solo per proporre idee ma anche per ascoltare",

G20. Obama: la crisi è grave. Occorre agire subito ( da "AmericaOggi Online" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: lavoro condotto dagli sherpa in questi mesi il documento finale del G20 é ben lontano dall'aver trovato consenso unanime. "Le bozze del comunicato finale del G20 non piacciono né alla Germania né alla Francia", ha detto oggi Sarkozy gelando gli umori della Gran Bretagna, il Paese che ha la presidenza del G20 e che più di ogni altro aveva caricato di aspettative questo appuntamento.

Des clowns paradent contre le "cirque sécuritaire" à Strasbourg ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Obama aura lieu à Strasbourg Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Revue de web Internet, outil privilégié des anti-OTAN Portfolio Strasbourg transformée en bunker pour le sommet de l'OTAN Pendant que certains entonnent L'Internationale, d'autres simulent des combats avec des armes factices, sous l'?

"Mettre en place de nouvelles règles du jeu est compliqué mais pas impossible" ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Télézapping L'éco fait sa mue, Sarko fait la moue Portfolio G20 : des milliers de personnes manifestent à la City Sur le même sujet Portfolio La voiture la moins chère du monde séduit les Indiens Les faits Un ouvrage nationaliste fait polémique en Chine Les faits EDF soupçonné d'

G20 : "Mettre en place de nouvelles règles du jeu est compliqué mais pas impossible" ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: le G20, plus que çà ? Tous les pays de la planète ne sont pas représentés au G20, mais ceux qui y participent représentent par leur poids l'essentiel de l'économie mondiale. Les régions les plus pauvres sont effectivement laissées de côté. Cela ne signifie pas nécessairement qu'elles soient totalement oubliées.

Londra, no global assaltano le banche: 24 arresti ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ambientalisti e anarchici nel distretto finanziario londinese contro il G20. Scontri con la polizia davanti alla Banca d'Inghilterra (guarda le immagini - guarda il video): 24 arresti. Distrutte le vetrine della Rbs: dimostranti all'interno. Cariche dei poliziotti Londra - G20 e proteste. Vertice che vai, disturbatori e contestatori che trovi.

G20, Obama-Brown: "Azioni urgenti" Merkel-Sarkozy: "Varare nuove regole" ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 01 pagina 0 G20, Obama-Brown: "Azioni urgenti" Merkel-Sarkozy: "Varare nuove regole" di Redazione In vista del summit che inizierà domani accordo tra Obama e Brown: "Il G20 deve dare risposte globali a problemi globali". Sarkozy boccia le bozze del comunicato finale, ma trova l'intesa con la Merkel per un fronte unico: "Delineare le nuove regole per il ventunesimo secolo è nell'

La strategia anti-crisi di Berlusconi. Dalla paura alla speranza ( da "AmericaOggi Online" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: occupazione e di lanciare al prossimo G20 un "social pact", un patto globale dei paesi più industrializzati per sostenere l'economia e chi è più in difficoltà. Resta il fatto che, a dispetto del secco invito a tacere rivolto ai burocrati europei e all'Ocse, Berlusconi non può che condividere, per sua stessa ammissione, le preoccupazioni dell'Eurogruppo sulla tenuta della coesione sociale.

Obama contro tutti. Una settimana di fuoco per il presidente Americano ( da "AmericaOggi Online" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: di allora nella capitale britannica dove si terrà il G20 di domani così come nella francese Strasburgo e nella tedesca Kehl che ospiteranno il successivo summit per i 60 anni della Nato. Il punto vero è che Obama dovrà vedersela con un sacco di alleati "storici" - Francia e Germania in testa - che guardano a come uscire dalla crisi mondiale con degli occhiali ben diversi dai suoi.

Crisi, Brown e Obama: Sarkozy-Merkel frenano sulla bozza ( da "Corriere.it" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Alla vigilia del G20, in una Londra presa d'assalto da pacifisti e ambientalisti, la partita si gioca a quattro, tra le assi Brown-Obama e Merkel-Sarkozy. Il premier inglese e il presidente americano hanno tracciato le linee del vertice durante un incontro a Downing Street: agire subito contro la crisi che non ha precedenti concordando «

Les principaux enjeux du G20 ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Les principaux enjeux du G20 LEMONDE.FR | 01.04.09 | 19h17 * Mis à jour le 01.04.09 | 19h42 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Les enjeux du G20, qui se tient jeudi 2 avril à Londres, sont nombreux. La plupart ont déjà été discutés entre les participants : si certains points font d'ores et déjà l'objet d'un accord,

Anglosassoni Vs latini, Brown media">G20, si prepara l'asse Sarkozy-Merkel Anglosassoni Vs latini, Brown media ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20/ Sarkò e Merkel alzano la voce. Obama pronto al compromesso Mercoledí 01.04.2009 10:35 Sono partiti i vertici bilaterali a Londra prima dell'inizio del G20 di domani. Mentre il presidente Usa Barack Obama è arrivato a Downing Street, dove lo attendeva il premier britannico Gordon Brown, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha fatto sapere che "

Anglosassoni Vs latini, Brown media">G20, si prepara l'asse Sarkozy-Merkel Anglosassoni Vs latini, Brown media pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20/ Sarkò e Merkel alzano la voce. Obama pronto al compromesso Mercoledí 01.04.2009 10:35 In vista del G20 intanto il distretto finanziario di Londra si è blindato per il timore delle manifestazioni di gruppi violenti previste per oggi, alla vigilia del vertice.

Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown. ( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale.

G20 : Sarkozy veut réguler, Obama tente de rassurer ( da "Monde, Le" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sur le même sujet Portfolio G20 : les banquiers, cibles des manifestants à Londres Compte rendu G20 : Sarkozy veut réguler, Obama tente de rassurer Compte rendu G20 : "Mettre en place de nouvelles règles du jeu est compliqué mais pas impossible" Portfolio G20 : les négociations avancent plus vite que ne le laissent entendre Sarkozy et Merkel Entretien "

Argentina, è morto Alfonsin con lui il ritorno alla democrazia ( da "Repubblica.it" del 01-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ha riconosciuto la presidente argentina Cristina Kirchner da Londra dove si trova per partecipare al G20 - è legata alla riconquista della democrazia dopo la dittatura militare più tragica che abbiamo subìto", mentre il suo vicepresidente, Julio Cobos, che ha raggiunto l'abitazione di Alfonsin appena conosciuta la notizia ha detto: "Abbiamo perso un grande uomo di bene.


Articoli

Da Washington uno staff di 500 persone venti aerei e un ospedale mobile (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 13 del 2009-03-30 pagina 16 Da Washington uno staff di 500 persone venti aerei e un ospedale mobile di Redazione Sulla carovana del nuovo inquilino della casa Bianca è già polemica. La trasferta europea di Obama non è ancora cominciata che il presidente americano è già nell'occhio del ciclone per la spesa faraonica del suo viaggio: oltre 21 milioni di euro, praticamente pari al costo totale del G20. Mister presidente porterà al suo seguito uno staff di 500 persone, caricati, insieme all'attrezzatura, su una ventina di aerei. Nel gruppo duecento agenti dei servizi segreti, diplomatici, alti funzionari, militari e l'unità medica che ha il compito di vegliare sulla salute del capo della Casa Bianca 24 ore su 24, portando sempre al proprio seguito una scorta di sangue del gruppo AB, quello di Obama. E ancora gli autisti di "The Beast", la limousine blindata costruita per proteggere il presidente da ogni tipo di attacco e perché possa avere un ufficio mobile in grado di consentirgli di assolvere i propri doveri di comandante in capo delle Forze armate. Anche la first lady Michelle non si farà mancare nulla. Otto i fedelissimi al suo seguito, tra cui segretaria, addetto stampa e guardia del corpo. Chissà se il premier Gordon Brown, che agli ospiti del G20 regalerà una cravatta, una simbolica candela e una scatola di cioccolatini, potrà ricevere una riparazione per il passo falso dell'amministrazione americana in occasione del suo recente viaggio a Washington. Barack e Michelle avevano pensato di fargli una cosa gradita regalandogli 45 dvd di film americani. Il presente erà stato subito considerato poco di rappresentanza dal severo protocollo del Foreign Office. Il giudizio è stato ancora più severo quando si è scoperto che erano in una codifica tecnica visibile solo dai lettori dvd americani e risultavano quindi del tutto inutilizzabili dal premier britannico. Ancora peggiore i commenti dei giornali inglesi che non hanno avuto remore nell'accusare la coppia presidenziale di cattivo gusto e scarsa eleganza. Non ha contribuito l'altro regalo offerto a Brown: il modellino giocattolo di un elicottero Marine One. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Obama l'europeo si gioca tutto in una settimana (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 13 del 2009-03-30 pagina 16 Obama l'europeo si gioca tutto in una settimana di Marcello Foa Il presidente americano sbarca domani nel Vecchio Continente. Affronterà G20, vertici con la Nato e la Ue, i primi faccia a faccia con Russia e Cina. Ma le premesse non sembrano incoraggianti: su crisi economica e Afghanistan rischia di tornare a mani vuote Quando arrivò in Europa nel luglio scorso, Barack Obama venne accolto da una folla oceanica a Berlino, mentre i leader dei grandi Paesi sgomitavano per farsi ritrarre al suo fianco. Era l'uomo della speranza, della fiducia, di un'America che, nonostante la presidenza Bush, era ancora considerata la potenza di riferimento. Ma Wall Street non era ancora crollata. Domani Obama tornerà in Europa con un programma molto intenso: sbarcherà a Londra per il G20 e per l'incontro con il presidente russo Medvedev, giovedì sarà a Strasburgo al vertice della Nato e al summit con la Merkel e Sarkozy, venerdì andrà a Praga dove è in programma la riunione euro-americana, sabato effettuerà la prima visita in un grande Paese musulmano, ovvero la Turchia. La sua popolarità è ancora altissima e tutti i leader, non solo europei, lo accoglieranno festosi. Il successo di immagine è assicurato e sarà amplificato da un incontro a Praga con i giovani della Repubblica ceca e in collegamento video con i giovani di tutto il mondo. Eppure politicamente il viaggio di Obama rischia di passare alla storia come uno dei più grandi insuccessi della diplomazia o, più probabilmente, come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Un'America che, svanita l'arroganza dei neoconservatori, «viene ad ascoltare», come ha riconosciuto il portavoce presidenziale Robert Gibbs e che non potendo più di dar lezioni conta «di continuare a guidare attraverso l'esempio». Un'America contrita, umile, quasi supplicante, che dà l'impressione di essere disposta a far la pace con chiunque in cambio del riconoscimento della sua importanza. Il nodo è rappresentato dalla crisi finanziaria. Europa, Cina e Russia non hanno ormai dubbi: la responsabilità della crisi mondiale è degli Stati Uniti e di un modello economico che, attraverso la globalizzazione, ha contagiato il mondo, liberando da ogni controllo banche e gruppi finanziari, che hanno assunto un potere enorme, spropositato. E ora devono essere gli Usa a uscire dai guai. Da soli. Il messaggio più forte che verosimilmente emergerà da questo intenso viaggio di Obama è proprio questo. L'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto. Sabato i consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé. Anche sull'altro dossier importante, l'Afghanistan, Obama tornerà a Washington, quasi certamente, a mani vuote. Il copione è identico. Un paio di mesi fa il presidente Usa ha deciso una nuova offensiva contro i talebani, che comporta l'invio di altri 30mila marines, e per settimane ha sollecitato gli alleati europei a fare altrettanto. Un mese fa ha inviato a Bruxelles il suo vice Joe Biden che, in un summit della Nato, ha usato toni assai bruschi per convincere i Paesi «riottosi». Invano: l'opinione pubblica europea non accetta di mandare altre truppe e, in tempi di crisi, sono pochi i governi disposti a sfidare le piazze. La tendenza, semmai, è al ritiro da Kabul. Ovunque Obama si volti, c'è un problema. Vedrà Medvedev, ma il disgelo con la Russia rischia di essere lento, finché non verrà risolto il problema dello scudo spaziale. Neanche il presidente russo gli darà conforto, perché dire «niet» o «no» o «nein» agli Usa non è più un tabù. http://blog.ilgiornale.it/foa © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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le super-banche sono il vero virus - alessandro penati (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 1 - Prima Pagina LE SUPER-BANCHE SONO IL VERO VIRUS ALESSANDRO PENATI Obiettivo del prossimo G20 è ridefinire l´architettura del sistema finanziario mondiale. Un problema complesso, ma sintetizzabile in tre parole: troppa leva finanziaria. SEGUE A PAGINA 13

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Manager Paghino gli errori Ma niente... (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 13 del 2009-03-30 pagina 1 Manager Paghino gli errori Ma niente caccia all'untore di Nicola Porro C'è un momento in cui occorre fermarsi. I lettori del Giornale ricorderanno le inchieste, gli articoli e le posizioni molto critiche che abbiamo assunto nei confronti del sistema bancario italiano. Abbiamo denunciato i costi eccessivi dei nostri conti correnti, la scarsa competizione, che nei fatti, ha contraddistinto il mercato del credito. Abbiamo sottolineato l'incongruenza di un'impresa che ha prestato ai più grandi e ha rarefatto le risorse per i più piccoli. E non abbiamo fatto sconti a quei manager che hanno sottovalutato la crisi propria e del settore, come Alessandro Profumo. O che hanno ipocritamente difeso l'etica dei comportamenti (evidentemente altrui) e poi concentrato le risorse della propria banca a favore di speculatori di Borsa, come è il caso Zalesky per Gianni Bazoli. Ma, dicevamo, occorre fermarsi. Non smettere di vigilare, certo. Ma capire quando si supera il confine. Quando si rischiano le monetine in piazza, gli insulti alla Raphael, la ricerca dell'untore e l'individuazione del colpevole assoluto. È ciò che sta avvenendo in questi giorni. Questa settimana si apre il G20 e Londra è in allarme. Sono annunciate manifestazioni di no global e anarchici, si temono incidenti. Si torna a respirare lo spirito del G8 di Genova. L'altro giorno a Roma un corteo di estremisti di sinistra è finito con l'assalto alle banche. Abbiamo assistito, nelle ultime ore, a scene incredibili di manager assediati nei loro uffici e di dirgenti minacciati. Per giovedì, primo giorno del G20, è stato preparato uno schieramento di polizia senza precedenti. E chi frequenta la City è stato vivamente sconsigliato di indossare la grisaglia d'ordinanza: potrebbe attirare violenze. Sta vincendo il populismo, insomma. Ed è sempre un male. Anche se, è chiaro, i manager hanno sbagliato, le banche pure. E tanto. Specialmente quelle americane che hanno assunto rischi, con i soldi dei risparmiatori, e oggi i propri errori li stanno facendo pagare ai contribuenti. Hanno mangiato per anni nei migliori ristoranti di New York e oggi ci fanno pagare il check. Ne deriva una doppia mortificazione per i diritti dei singoli. Da una parte soffrono i morsi di una recessione che non hanno generato, e dall'altra i rischi di un inasprimento fiscale che domani arriverà per pagare i salvataggi proprio del sistema finanziario. A ciò si aggiunga un profilo, questo sì davvero etico. Salvando le istituzioni che hanno sbagliato, non si gettano le premesse affinché ciò non avvenga nel futuro. Azzardare paga, poiché i costi dei possibili errori vengono spalmati sulla collettività e i benefici, anche se temporanei, dell'azzardo ricadono su pochi. Le nostre banche hanno avuto un atteggiamento più conservativo. Ma erano e restano fondamentalmente arretrate. Non sono la causa della crisi. Semmai sono state un ingrediente tra i tanti che ha contribuito a mantenere la crescita economica italiana su livelli bassi. Ahinoi se oggi esiste un motivo di critica nei confronti del sistema bancario italiano è il medesimo di ieri. Il fatto che le banche richiedano sempre e comunque garanzie reali alle piccole imprese per aprire loro una linea di credito, è forse circostanza nuova? L'attenzione maniacale dei nostri istituti di credito a concedere mutui sulla casa, è forse prerogativa del momento? L'accondiscendenza al prestito alla grande impresa di sistema è forse procedura degli ultimi mesi? Ma va' là. Il mestiere delle banche, banalmente, è quello di raccogliere quattrini dai risparmiatori e venderli alle imprese (o alle famiglie) sotto forma di prestiti. Una banca che raccoglie 10 può più o meno prestare 150. La fragilità dei suoi affari risiede in questa funzione. Se tutti i risparmiatori dovessero chiedere all'istante, cosa a loro permessa, i 10 depositati, la banca si troverebbe in gravi difficoltà, avendo impiegato quei soldi e molti di più nel tessuto produttivo. Occorre riflettere su questa funzione. Una banca presta quattrini per lucrare un margine. Non prestarli è economicamente folle. Non tanto per un motivo etico, quanto perché proprio nell'impiego si ricavano gli utili dell'impresa bancaria. È come un fornaio che dovesse comprare la farina, ma se la tenesse in casa, invece di panificare. Temporaneamente potrebbe anche farlo, magari perché impaurito da clienti che non lo pagano, ma nel medio periodo sarebbe insensato. E quel fornaio fallirebbe. Non si vuole qua negare che ci sia una rarefazione del credito da parte delle banche. Si vuole solo sottolineare che si tratta di una condizione, che se c'è, è per definizione temporanea. Per un'impresa che si vede rifiutato o, peggio, cancellato un prestito, ciò può diventare fatale. Appunto occorre valutare, mettere in fila una dietro l'altra le situazioni. Raccontare i singoli casi, denunciare le singole circostanze. Purtroppo i 500mila nuovi disoccupati italiani non dipendono dall'avidità dei nostri banchieri, ma da una crisi economica planetaria. Individuare un capro espiatorio per una situazione di disagio sociale è una vecchia tradizione. Non calma però gli animi. E soprattutto non risolve la situazione. Una banca che si mettesse a fare cattivo credito farebbe al contrario un doppio danno. A coloro che hanno versato i depositi nei suoi forzieri, perché vedrebbero messa in discussione la certezza del proprio risparmio. E al sistema economico nel suo complesso. Poiché prestare a tutti vuol dire non prestare a sufficienza a chi si merita. Quando nelle piazze volano le monetine, occorre fermarsi un attimo e ragionare. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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gli elettori col portafoglio vuoto (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina III - Bologna Gli elettori col portafoglio vuoto LONDRA - Gli elettori, afferma un noto detto, votano col portafoglio: nel senso che nel scegliere il partito da sostenere valutano, più di tutto, quanti soldi hanno in tasca. Ebbene il portafoglio, nell´annus horribilis della recessione globale, è vuoto: non solo per i meno abbienti, ma si è assottigliato pure per la classe media. Perfino i ricchi, come diceva una vecchia telenovela, piangono. La rabbia popolare esplode in questi giorni nelle strade di Londra, su cui convergono decine di migliaia di dimostranti da tutto il mondo in occasione della riunione del G20. E´ ingenuo aspettarsi che il premier britannico Gordon Brown e i suoi diciannove invitati, tra cui il presidente Obama al primo viaggio in Europa, riescano in un vertice di poche ore a risolvere la crisi. Sarebbe già qualcosa se presteranno ascolto alle proteste dell´opinione pubblica, che vanno ben oltre le manifestazioni di piazza: coloro che marciano sono un´esigua minoranza, ma disagio e indignazione sembrano oggi sentimenti di massa. «La gente ha ragione a essere arrabbiata», ho sentito dire a un sindacalista alla dimostrazione dello scorso week-end per le vie di Londra, «perché non c´era nulla di inevitabile in questa recessione. E´ stata provocata da leader politici che per decenni predicavano che il mercato dev´essere lasciato libero di fare ciò che vuole, che il capitalismo si regola da solo, che il profitto è l´unico motore della storia». Difficile non essere d´accordo. Nascerà da questa crisi una svolta, un movimento che «put people first», come chiede lo slogan della manifestazione londinese, che dia la precedenza alla gente anziché al profitto? Se non ora, viene da chiedersi, quando?

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la cifra del maxi-bonus - (segue dalla prima pagina) (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 18 - Cronaca LA CIFRA DEL MAXI-BONUS (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Dovevano pensarci prima? O i profitti conseguiti negli anni delle "vacche grasse" giustificavano i loro redditi stratosferici? Ora che manager e banchieri sono guardati in cagnesco dall´opinione pubblica, è prevedibile un effetto a cascata di autoriduzioni che coinvolgerà centinaia di quadri. A godere di bonus milionari, infatti, non sono stati solo i dirigenti con responsabilità strategiche. L´elasticità delle retribuzioni variabili ha incentivato al rischio e all´aggressività pure una vasta leva di giovani finanzieri, trasformandoli in spacciatori di asset tossici. Sarebbe un peccato liquidare come invidia sociale o – come si dice ora - "rabbia populista", una riflessione sulla forbice delle retribuzioni divaricata ormai fino al rischio di spezzarsi. Anche perché la caccia al ricco, se orchestrata demagogicamente da una politica plutocratica come quella italiana, al cui vertice siede il più ricco di tutti, è il modo peggiore per affrontare l´ingiustizia sociale venuta allo scoperto. Sarà pure vero che i "manager stockoptionisti" hanno messo a segno un "colpo di Stato mondiale" (Giulio Sapelli); o che "il trionfo dell´élite manageriale" ha dilatato immeritatamente il rapporto fra le retribuzioni dell´alta dirigenza e quelle dei dipendenti, portandola da 45:1 nel 1980 fino a 500:1 nel 2000 (Alessandro Casiccia). Ma dietro ai tecnocrati si nascondono azionisti – una volta si diceva padroni - che hanno ingigantito nel frattempo i loro patrimoni. La recessione mondiale pone una domanda ben più radicale sulla destinazione dei profitti d´impresa. Troppo comodo minimizzare tale crisi come "virus americano" che toccherebbe solo di striscio la nostra società (lo ha sostenuto ieri – guarda caso - Silvio Berlusconi, divenuto per l´occasione antiamericano). Senza speculazione finanziaria non esisterebbe l´industria così come oggi la conosciamo e la crisi è esplosa anche perché nel sistema attuale i profitti d´impresa sono troppo bassi se confrontati ai rischi. Bisognerebbe riconoscere, allora, che è miseramente fallita l´idea che dare libero corso ai profitti di pochi avrebbe beneficiato a cascata l´intera società circostante: a furia di legittimare la disuguaglianza si è infine penalizzato anche il ceto medio, oltre che i poveri. Fa impressione ascoltare Francesco Greco, il pm del caso Parmalat: "L´unica cosa etica è accettare di tornare a profitti normali. I profitti degli ultimi 20 anni non sono stati normali, sono profitti drogati che possono provenire solo da attività illecite". Ma cosa significa tornare a "profitti normali", dopo un lungo ciclo economico che li ha visti crescere a scapito del lavoro dipendente? Al G20 di Londra i governi cercheranno di fronteggiare la spregiudicatezza finanziaria ponendo limiti d´accesso ai paradisi fiscali e al segreto bancario. Non è detto che vi riescano. Più facile per loro, e di sicuro effetto, sarà fissare tetti retributivi ai manager delle aziende che godono di sostegno pubblico. Ammesso e non concesso che il governo di destra italiano sia disposto a seguire quest´esempio il risultato discutibile è che si assegni a un manager l´ingrato compito di guidare una grande azienda in difficoltà per un compenso inferiore a quello percepito da un avvocato o un notaio. Si placherà, forse, il malcontento, ma senza fare ancora un passo in direzione di un´efficace redistribuzione del reddito. Ben oltre la caccia al banchiere, lo sterco nel ristorante di lusso, la ghigliottina per lo speculatore (ma non per il suo complice ministro) è sulla necessità di un´opera di redistribuzione del reddito fra profitti e lavoro che la politica tornerà a dividersi. Restituendo significato alle categorie di destra e sinistra secondo la definizione di Bobbio: il filosofo aveva sottolineato l´attualità "di sinistra" del valore dell´uguaglianza. Dopo avere cavalcato vittoriosamente l´offensiva del popolo contro l´élite, ora la destra è destinata a mostrare il suo vero volto al cospetto dell´ingiustizia sociale. Quale politica fiscale, quale regolamentazione degli utili, quale antidoto all´arricchimento di pochissimi e all´impoverimento degli altri? Non è un caso se oggi si levano tante voci frettolose a dire che "il peggio è passato". Sperano di cavarsela uscendo dalla crisi senza correggere le dinamiche della disuguaglianza. Ma la loro è una pia illusione. La sinistra oggi ne è travolta insieme alle categorie sociali che ha rappresentato. Ma ha dalla sua i valori per rigenerarsi, promuovendo un moto di equità: politica dei redditi, giusta distribuzione della ricchezza, rientro dei benestanti in parametri di sobrietà.

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g20: senza protezionismo ripresa nel 2010 (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 4 - Economia G20: senza protezionismo ripresa nel 2010 Pronto il documento finale. Più poteri a Draghi: frenerà i bonus. Duello Londra-Berlino Il vertice DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA - La recessione mondiale finirà entro la fine del 2010, il protezionismo sarà respinto, i paradisi fiscali saranno messi sotto controllo e un´età delle regole e della crescita sostenibile rimpiazzerà quella del rischio e dell´avidità. Sono queste le indicazioni che verranno dal summit del G20, in programma giovedì a Londra, secondo la bozza dell´accordo finale, del cui testo si è procurato una copia il Financial Times, anticipandola immediatamente sul suo sito Internet in un articolo datato Roma (forse la «talpa» era lì). L´espansione delle politiche fiscali già in atto, afferma il comunicato, aumenteranno la produzione mondiale di 2 punti percentuali, creando oltre venti milioni di nuovi posti di lavoro. «Siamo determinati a far ripartire la crescita ora, a resistere al protezionismo e a riformare i nostri mercati e le nostre istituzioni per il futuro, siamo determinati a garantire che questa crisi non si ripeta», dichiarano i leader del Gruppo dei 20 nella bozza d´accordo, esprimendo il loro appoggio a «un´economia mondiale aperta, fondata su principi di mercato, su controlli efficaci e su istituzioni globali forti», per conseguire «una globalizzazione sostenibile con crescente prosperità per tutti». Il comunicato promette inoltre sanzioni contro i paradisi fiscali e una diversa politica di bonus e retribuzioni per i top manager, che premi «le prestazioni effettive». Il compito è affidato al Financial Stability Forum, guidato dal governatore della Banca d´Italia Mario Draghi, che sarà allargato a tutti i membri del G20, rinominandolo Financial Stability Board e affidandogli la supervisione degli hedge fund. I portavoce del primo ministro Gordon Brown, padrone di casa del summit che inizia di fatto mercoledì sera non commentano lo scoop del quotidiano della City. E non è detto che tutti i giochi siano già fatti. Altre voci che circolano a Londra parlano infatti di tensioni persistenti tra la Gran Bretagna e la Germania, accusando il governo di Angela Merkel di fare resistenza a certi aspetti del piano proposto da Brown. Fonti britanniche accusano i tedeschi di avere passato informazioni confidenziali al settimanale Der Spiegel, secondo le quali il G20 si prepara ad approvare un nuovo pacchetto di aiuti all´economia per un trilione di dollari, soltanto per imbarazzare Downing street, che smentisce seccamente la notizia. Sul summit permangono poi incertezze d´altro tipo, legate alle intenzioni del movimenti dei no global di attaccare mercoledì o giovedì qualche obiettivo spettacolare: come la banca d´Inghilterra, la Borsa, le banche della City, considerate il simbolo di un capitalismo avido e sfruttatore. (e. f.)

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"asse stato-mercato per battere la crisi - enrico franceschini (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 4 - Economia Il capitalismo Le contestazioni "Asse Stato-mercato per battere la crisi Il capitalismo non sarà mai più quello di prima E la crisi finirà per favorire i partiti che proteggono la gente Le proteste sono comprensibili L´opinione pubblica mondiale vuole vedere azioni efficaci ENRICO FRANCESCHINI dal nostro corrispondente LONDRA - «Il summit del G20 deve riuscire a fondere Stato e mercato. Il capitalismo ne uscirà trasformato, non sarà mai più quello di prima. E la crisi finirà per favorire i partiti che proteggono la gente ma respingono il protezionismo, ossia le forze progressiste». Peter Mandelson è stato per un decennio l´ispiratore della "nuova sinistra" occidentale e il braccio destro di Tony Blair, prima di andare a fare il commissario al Commercio alla Commissione Europea a Bruxelles. Da sei mesi è tornato a Londra, come ministro delle Attività Produttive (e membro della Camera dei Lord), per aiutare il primo ministro Gordon Brown a riguadagnare consensi e vincere le elezioni dell´anno prossimo. Questa settimana sarà uno dei registi del summit del G20. Lord Mandelson, cosa deve accadere affinché il summit sia considerato un successo? «Due cose: il vertice deve porre le basi per ricostruire l´economia globale e deve raggiungere un´intesa a livello internazionale sul fatto che gli unici strumenti con le risorse e il potere per farlo sono i governi. Questa è la chiave da cui ripartire. Poi bisogna respingere le minacce che mettono in pericolo la ricostruzione economica, rifiutando in primo luogo gli appelli al protezionismo. E in generale bisogna lanciare un messaggio che non deluda le aspettative della gente. Tutto ciò, naturalmente, non si può fare in un giorno, ma il summit deve perlomeno stabilire un agenda, fissare la direzione di marcia. Il test per determinare se sarà stato veramente un successo verrà dopo, al momento di verificare se l´agenda è stata mantenuta e se la direzione è quella giusta». Come giudica le manifestazioni di protesta a Londra e altrove? «Sono legittime, comprensibili e direi necessarie. L´opinione pubblica mondiale vuole vedere azioni efficaci e coordinate da parte dei propri leader e dei propri governi. E´ un richiamo che dobbiamo ascoltare». Si parla di nuovi, ingenti pacchetti di infusioni di denaro pubblico a sostegno delle economie in crisi. Ma i contribuenti accetteranno di pagare più tasse per salvare banche ed aziende? «In ballo ci sono non solo aziende e banche, ma ciò che esse rappresentano in concreto: posti di lavoro e case comprate a rate, da molti lavoratori in molti paesi del mondo. Per risolvere la crisi dobbiamo riparare innanzitutto i danni fatti. Ma proprio perché si chiede un sacrificio ai contribuenti occorre che i governi varino misure chiare ed efficienti, perché solo così l´opinione pubblica potrà approvarle». Alle dimostrazioni di piazza di questi giorni risuona lo slogan "tassate i banchieri, fate pagare a loro il prezzo della crisi". Sono i banchieri i veri colpevoli? «Il problema non è il comportamento più o meno scorretto di singoli banchieri: truffe ed errori ci sono sempre stati. Il problema è che la cornice all´interno della quale operano le banche è diventata troppo poco trasparente, troppo complessa e con troppa poca supervisione. Ora abbiamo bisogno di mettere a punto una nuova cornice di regole, e quando l´avremo fatto, le banche avranno bisogno di tempo e spazio per funzionare di nuovo nel modo giusto. La regola principale è che le banche non possono governarsi da sole». Si avverte in giro una gran rabbia, una richiesta di eguaglianza e di giustizia. Dove porterà? Al ritorno dello Stato a danno del libero mercato? «E´ necessario comprendere che non possiamo permetterci il lusso di scegliere tra lo Stato e il mercato: abbiamo bisogno di tutti e due. Con uno solo, non possiamo funzionare bene. E la combinazione di mercati aperti, opportunamente regolati, con uno stato che si batte per programmi di giustizia sociale e di opportunità per tutti, è a mio avviso la combinazione giusta». E che favorisce le forze politiche progressiste... «Quando tutto va bene, è facile spendere, investire, consumare. E´ quando i tempi si fanno difficili che ci vuole coraggio a investire di più. Non sono decisioni facili. Ebbene io credo che le forze progressiste, i governi e i partiti di centro-sinistra, siano nelle condizioni migliori per mostrare questo coraggio, il coraggio necessario per uscire dalla crisi e costruire un mondo nuovo, migliore del precedente». Sulle ali dell´ascesa al potere in Gran Bretagna di Tony Blair, a cui lei diede un fondamentale contributo, i partiti di centro- sinistra conquistarono il governo quasi ovunque in Europa, un decennio fa. Oggi sono quasi ovunque all´opposizione. Pensa che la crisi potrà rafforzarli e riportarli al potere? «La lezione che inevitabilmente molta gente trarrà da questa crisi è che è saggio e sensato affidarsi a governi che regolano l´economia, non a forze che propongono un indiscriminato laissez faire. I partiti progressisti sono meglio posizionati per questo compito. E c´è un altro fattore che li dovrebbe favorire. I partiti di centro-sinistra non sono protezionisti, e il protezionismo è oggi la tentazione più pericolosa: se non riusciremo a respingerla, temo che la recessione diventerà una lunga e grande depressione. Bisogna proteggere la gente, ma non è la stessa cosa che essere protezionisti. Ecco la differenza: i partiti di centro-sinistra proteggono la gente, i partiti di centro-destra proteggono il protezionismo».

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a tre giorni dal vertice di londra del g20, parla il ministro delle attività produttive inglesi, peter mandelson (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 4 - Economia A tre giorni dal vertice di Londra del G20, parla il ministro delle Attività Produttive inglesi, Peter Mandelson

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Vincente saper decidere in fretta (sezione: G20)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-03-29 - pag: 16 autore: Intervento Vincente saper decidere in fretta di Barbara Zucchi Frua* L a crisi è in pieno svolgimento e durerà fino a fino anno. Lo Stato farà bene a intervenire, anche se con cautela, e le imprese stanno reagendo ridisegnando le proprie strutture e investendo sui prodotti. Questa in sintesi la visione degli appartenenti al panel di Alumni Istud, che hanno risposto al primo sondaggio dell'Osservatorio Istud- Il Sole 24 Ore. Rispetto allo stesso periodo del 2008 i manager interpellati vedono la situazione economica peggiorata e pensano che non migliorerà, se non dopo la fine del 2009. Qui devono entrare in partita sia lo Stato sia le imprese, entrambi chiamati in causa dal sondaggio. Quale ruolo gioca lo Stato in questa situazione? Nel dibattito, alla vigilia di un G20 in cui diversi Governi, compreso quello Usae il nostro, presenteranno soluzioni alla crisi incentrate su nuove regole di funzionamento dei mercati, è importante sentire l'opinione di chi nel mercato ci vive ogni giorno. Il favore verso un più incisivo intervento dei Governi si manifesta soprattutto se questo prende la forma di sostegno all'economia e ai piccoli operatori. Perplessità suscitano gli interventi di assistenza mirata verso banche e grande industria. Il ruolo atteso dallo Stato è quello di vigilanza e regolazione, soprattutto con riferimento all'erogazione del credito e ai comportamenti delle agenzie di rating. Sulle Pmi puntano i manager per il rilancio dell'economia: è a loro favore che dovrebbero essere rivolti gli interventi statali, anziché verso grandi imprese e banche. E hanno ragione, come ci dicono le recenti ricerche di Mediobanca e Unioncamere sulle medie imprese. L'establishment finanziario che ha sostenuto lo sviluppo economico italiano dal dopoguerra in poi sembra in deficit di legittimazione, almeno agli occhi di chi, come la maggioranza dei rispondenti, proviene proprio dal mondo delle grandi società. E le imprese? La "vita vissuta" dei manager ci offre uno spaccato ambiguo. Si manifesta una decisa tendenza al ridimensionamento del personale e delle attività poco profittevoli. Se si tratti di opportunistica razionalizzazione o di disinvestimenti strutturali è difficile dirlo, anche perché allo stesso tempo si avverte movimento, vivacità, azione nello spazio dell'innovazione, per fortuna non ancora chiuso. In un terzo dei casi si stanno introducendo prodotti per guadagnare quote di mercato e si stanno sperimentando nuove opzioni competitive. Solo in un caso su dieci si inserisce nuovo personale qualificato. Non sono infatti le skill tecniche che mancano. La crisi sta chiedendo ai manager di uscire dalle "camere" tecnico-specialistiche per allargare la visuale e adottare prospettive diverse. La capacità di gestire situazioni complesse e incerte è oggi considerata chiave. La "capacità negativa" per dirla con il poeta John Keats, che nel 1817 definì capacità negativa il saper «stare nelle incertezze, (&), senza essere impaziente di pervenire a fatti e a ragioni ». La multidisciplinarità, la contaminazione con i saperi umanistici, così tipici della tradizione europea, diventano essenziali alla sopravvivenza ( dell'impresa e dello stesso manager, lavorativamente parlando). Così come la capacità di capire l'evoluzione dei tempi e di farsi parte attiva nella proposta e sperimentazione di nuovi modelli di azione. Allo stesso tempo – sì, sembra una contraddizione – le imprese chiedono ai manager capacità decisionali: bisogna decidere, e decidere in fretta. Non c'è tempo per la riflessione. La crisi corre, e le imprese con lei. Di questi tempi il management affronta decisioni difficili che lo pongono di fronte a dilemmi etici impervi, che lo costringono a guardarsi dentro, con maturità e senso critico, e a guardarsi fuori, alla ricerca di nuovi significati e valori per un mestiere, quello del manager che, per la prima volta dopo decenni, rischia di precipitare nella scala della desiderabilità e della legittimazione sociale. *Presidente Fondazione Istud MODELLI DA RIVEDERE Per la prima volta dopo decenni i manager rischiano di precipitare nella classifica del prestigio professionale e della legittimazione sociale

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LONDRA - Fosse stata una mazzetta non avrebbe fatto così scalpore. Invece si tratta di ... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Lunedì 30 Marzo 2009 Chiudi di DEBORAH AMERI LONDRA - Fosse stata una mazzetta non avrebbe fatto così scalpore. Invece si tratta di un argomento assai più scottante: film porno pagati dai contribuenti per i quali il ministro dell'Interno britannico Jacqui Smith ha chiesto il rimborso al Parlamento. In tutto dieci sterline, una cifra ridicola, ma in Gran Bretagna vale il principio. A visionare le pellicole a luci rosse, inoltre, non è stata lei ma il marito, Richard Timney, ex ingegnere civile che ha lasciato il lavoro per diventare il suo assistente. Il primo e il 6 aprile 2008 il signor Timney si annoiava nella sua casa di campagna di Redditch (Inghilterra centrale) e mentre la moglie era a Londra a governare il Paese lui ha acquistato in pay per view due film hard. Che poi sono finiti «erroneamente» nel rimborso spese della ministra insieme alla connessione internet. Lo hanno svelato ieri il Sunday Express e il Mail on Sunday e lo scandalo è diventato di dominio pubblico nel giro di poche ore. Tanto che con la faccia scura e imbarazzata Timney è dovuto uscire di casa a scusarsi di fronte ai cronisti: «Mi dispiace per l'imbarazzo che ho provocato a Jacqui, posso immaginare anche che molta gente si arrabbierà». Troppo tardi. La Smith ha perso la faccia (politica). Proprio a lei, prima donna al Home Office nella storia britannica, che si è sempre battuta contro l'industria del porno, la prostituzione e i locali per soli adulti, tocca subire la peggiore delle umiliazioni. «Dire che è furibonda è un eufemismo - racconta un amico all'Express - vorrebbe nascondersi sottoterra». Tra le file dell'opposizione già si parla di dimissioni e di una carriera ormai verso il tramonto, visto che la ministra è già coinvolta in un'altra controversia che riguarda le spese della sua casa di Londra. Del resto finora non ha brillato per originalità e iniziativa, facendo più o meno l'ombra del premier Gordon Brown, il quale, a pochi giorni dal G20 non sarà certamente felice di questo ulteriore imbarazzo. La Smith ha subito cercato di riparare: «Mi scuso per la svista, naturalmente restituirò tutto», ha dichiarato, spiegando di aver erroneamente inserito la pay per view nella nota spese. Downing Street la difende ma potrebbe diventare il punto debole per attaccare Brown. «Di solito non chiedo le dimissioni di un ministro e non lo faccio nemmeno adesso - ha dichiarato ieri David Davids, ex titolare ombra dell'Interno - ma, in questo caso, non si può dire che la collega finora abbia fatto un lavoro brillante».

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Ocse: . Ma Sacconi invita alla cautela (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-30 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE Il summit Oggi la prima sessione del G8 dedicato ai problemi del lavoro. «La ripresa? Arriverà soltanto nel 2010» Ocse: «Disoccupazione al 10%». Ma Sacconi invita alla cautela ROMA — L'Ocse lancia l'allarme occupazione. Anticipando i dati che il segretario generale dell'organizzazione dei 30 Paesi più industrializzati del mondo Anguel Gurria illustrerà oggi alla prima sessione del G8 Social Summit, «la ripresa arriverà solo nel 2010 e sarà sottotono, i tassi dei senza lavoro torneranno a due cifre». Cioè almeno al 10%. Una stima che non piace al ministro del Welfare Maurizio Sacconi il quale, come ospite del summit, in apertura invita a essere «cauti con le diverse previsioni che continuano ad essere prodotte perché spesso le stesse organizzazioni che le fanno sono costrette a correggerle ». Ma l'attrazione verso le cifre è troppo forte e anche la bozza del documento finale del prossimo G20, che si apre a Londra giovedì e che il Financial Times ha pubblicato in esclusiva, si affida a loro: «Tutte le misure messe in atto dai governi faranno tornare l'economia globale a crescere non prima del 2010, quando il Pil aumenterà del 2% con la creazione di oltre 20 milioni di posti di lavoro». Il documento conferma la volontà politica dei Grandi a contrastare il protezionismo e a portare a termine i negoziati del Doha Round sul commercio internazionale bloccati da due anni. In previsione degli incontri di Londra, Sacconi in questi giorni cercherà di vincolare — con un documento condiviso — gli interventi fiscali e finanziari del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale ai Paesi che rispettino la dignità dell'uomo e i diritti del lavoro e non solo i parametri liberisti. Insomma, va bene il «legal standard» per isolare l'economia «tossica», ma occorre puntare sulla centralità dell'uomo, «People First». «Il clima della fiducia — ha ripetuto il ministro — deve partire dalle persone e per questo chiederò a tutti di mantenere redditi e posti di lavoro perché se non c'è coesione sociale non può esserci stabilità economica». Anche John Evans, il segretario generale dell'organizzazione che raggruppa tutti i sindacati del mondo (Tuac), si è augurato che i governi «dopo aver stanziato ingenti risorse per salvare le banche ora sostengano i posti di lavoro». «è una situazione pericolosa — ha avvertito — con la crisi in corso sono i lavoratori a pagare il prezzo più alto e la rabbia scoppierà». Come intervenire e quali ricette suggerire ai Paesi del G8 e del G20 è compito degli esperti tra politici, sindacalisti e imprenditori, riuniti a Roma fino a domani. Sacconi ed Evans hanno individuato entrambi nei contratti di solidarietà una formula in grado di alleggerire i conti delle aziende e garantire il posto di lavoro. Lo slogan «lavorare meno lavorare tutti» potrebbe essere incentivato da risorse pubbliche come antidoto per arrivare alla fine del tunnel. E ieri il leader della Cisl Raffaele Bonanni ha annunciato che il governo italiano adotterà un emendamento per assegnare 35 milioni di euro per potenziare il fondo di solidarietà ridotto a 5 milioni di euro. La proposta verrà inserita nel decreto incentivi e dovrebbe andare in votazione alla Camera mercoledì. Per Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria, «è proprio in momenti come questi che bisogna avere il coraggio di fare quelle riforme difficili e complicate che normalmente non si ha la forza di fare». E rispondendo a Sacconi — che criticando le previsioni facili si è indirettamente rivolto anche alla Confindustria che nei giorni scorsi aveva annunciato 500 mila disoccupati in due anni— ha affermato che «il ministro fa il ministro e fa il suo lavoro ma il nostro ufficio studi non può che fare le cose con realismo ». Roberto Bagnoli Noalprotezionismo Il documento che anticipa le conclusioni del G20 ribadisce il no dei governi al protezionismo Contratti Raffaele Bonanni (Cisl): il governo stanzierà altri 35 milioni per il fondo dei contratti di solidarietà Maurizio Sacconi Il ministro del Welfare invita a una «maggiore cautela» sulle previsioni economiche

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I manager paghino gli errori ma... (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 13 del 2009-03-30 pagina 1 I manager paghino gli errori ma niente caccia all’untore di Nicola Porro C’è un momento in cui occorre fermarsi. I lettori del Giornale ricorderanno le inchieste, gli articoli e le posizioni molto critiche che abbiamo assunto nei confronti del sistema bancario italiano. Abbiamo denunciato i costi eccessivi dei nostri conti correnti, la scarsa competizione, che nei fatti, ha contraddistinto il mercato del credito. Abbiamo sottolineato l’incongruenza di un’impresa che ha prestato ai più grandi e ha rarefatto le risorse per i più piccoli. E non abbiamo fatto sconti a quei manager che hanno sottovalutato la crisi propria e del settore, come Alessandro Profumo. O che hanno ipocritamente difeso l’etica dei comportamenti (evidentemente altrui) e poi concentrato le risorse della propria banca a favore di speculatori di Borsa, come è il caso Zalesky per Gianni Bazoli. Ma, dicevamo, occorre fermarsi. Non smettere di vigilare, certo. Ma capire quando si supera il confine. Quando si rischiano le monetine in piazza, gli insulti alla Raphael, la ricerca dell’untore e l’individuazione del colpevole assoluto. è ciò che sta avvenendo in questi giorni. Questa settimana si apre il G20 e Londra è in allarme. Sono annunciate manifestazioni di no global e anarchici, si temono incidenti. Si torna a respirare lo spirito del G8 di Genova. L’altro giorno a Roma un corteo di estremisti di sinistra è finito con l’assalto alle banche. Abbiamo assistito, nelle ultime ore, a scene incredibili di manager assediati nei loro uffici e di dirgenti minacciati. Per giovedì, primo giorno del G20, è stato preparato uno schieramento di polizia senza precedenti. E chi frequenta la City è stato vivamente sconsigliato di indossare la grisaglia d’ordinanza: potrebbe attirare violenze. Sta vincendo il populismo, insomma. Ed è sempre un male. Anche se, è chiaro, i manager hanno sbagliato, le banche pure. E tanto. Specialmente quelle americane che hanno assunto rischi, con i soldi dei risparmiatori, e oggi i propri errori li stanno facendo pagare ai contribuenti. Hanno mangiato per anni nei migliori ristoranti di New York e oggi ci fanno pagare il check. Ne deriva una doppia mortificazione per i diritti dei singoli. Da una parte soffrono i morsi di una recessione che non hanno generato, e dall’altra i rischi di un inasprimento fiscale che domani arriverà per pagare i salvataggi proprio del sistema finanziario. A ciò si aggiunga un profilo, questo sì davvero etico. Salvando le istituzioni che hanno sbagliato, non si gettano le premesse affinché ciò non avvenga nel futuro. Azzardare paga, poiché i costi dei possibili errori vengono spalmati sulla collettività e i benefici, anche se temporanei, dell’azzardo ricadono su pochi. Le nostre banche hanno avuto un atteggiamento più conservativo. Ma erano e restano fondamentalmente arretrate. Non sono la causa della crisi. Semmai sono state un ingrediente tra i tanti che ha contribuito a mantenere la crescita economica italiana su livelli bassi. Ahinoi se oggi esiste un motivo di critica nei confronti del sistema bancario italiano è il medesimo di ieri. Il fatto che le banche richiedano sempre e comunque garanzie reali alle piccole imprese per aprire loro una linea di credito, è forse circostanza nuova? L’attenzione maniacale dei nostri istituti di credito a concedere mutui sulla casa, è forse prerogativa del momento? L’accondiscendenza al prestito alla grande impresa di sistema è forse procedura degli ultimi mesi? Ma va’ là. Il mestiere delle banche, banalmente, è quello di raccogliere quattrini dai risparmiatori e venderli alle imprese (o alle famiglie) sotto forma di prestiti. Una banca che raccoglie 10 può più o meno prestare 150. La fragilità dei suoi affari risiede in questa funzione. Se tutti i risparmiatori dovessero chiedere all’istante, cosa a loro permessa, i 10 depositati, la banca si troverebbe in gravi difficoltà, avendo impiegato quei soldi e molti di più nel tessuto produttivo. Occorre riflettere su questa funzione. Una banca presta quattrini per lucrare un margine. Non prestarli è economicamente folle. Non tanto per un motivo etico, quanto perché proprio nell’impiego si ricavano gli utili dell’impresa bancaria. è come un fornaio che dovesse comprare la farina, ma se la tenesse in casa, invece di panificare. Temporaneamente potrebbe anche farlo, magari perché impaurito da clienti che non lo pagano, ma nel medio periodo sarebbe insensato. E quel fornaio fallirebbe. Non si vuole qua negare che ci sia una rarefazione del credito da parte delle banche. Si vuole solo sottolineare che si tratta di una condizione, che se c’è, è per definizione temporanea. Per un’impresa che si vede rifiutato o, peggio, cancellato un prestito, ciò può diventare fatale. Appunto occorre valutare, mettere in fila una dietro l’altra le situazioni. Raccontare i singoli casi, denunciare le singole circostanze. Purtroppo i 500mila nuovi disoccupati italiani non dipendono dall’avidità dei nostri banchieri, ma da una crisi economica planetaria. Individuare un capro espiatorio per una situazione di disagio sociale è una vecchia tradizione. Non calma però gli animi. E soprattutto non risolve la situazione. Una banca che si mettesse a fare cattivo credito farebbe al contrario un doppio danno. A coloro che hanno versato i depositi nei suoi forzieri, perché vedrebbero messa in discussione la certezza del proprio risparmio. E al sistema economico nel suo complesso. Poiché prestare a tutti vuol dire non prestare a sufficienza a chi si merita. Quando nelle piazze volano le monetine, occorre fermarsi un attimo e ragionare. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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I manager paghino gli errori ma niente... (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 13 del 2009-03-30 pagina 0 I manager paghino gli errori ma niente caccia all’untore di Nicola Porro C’è un momento in cui occorre fermarsi. I lettori del Giornale ricorderanno le inchieste, gli articoli e le posizioni molto critiche che abbiamo assunto nei confronti del sistema bancario italiano. Abbiamo denunciato i costi eccessivi dei nostri conti correnti, la scarsa competizione, che nei fatti, ha contraddistinto il mercato del credito. Abbiamo sottolineato l’incongruenza di un’impresa che ha prestato ai più grandi e ha rarefatto le risorse per i più piccoli. E non abbiamo fatto sconti a quei manager che hanno sottovalutato la crisi propria e del settore, come Alessandro Profumo. O che hanno ipocritamente difeso l’etica dei comportamenti (evidentemente altrui) e poi concentrato le risorse della propria banca a favore di speculatori di Borsa, come è il caso Zalesky per Gianni Bazoli. Ma, dicevamo, occorre fermarsi. Non smettere di vigilare, certo. Ma capire quando si supera il confine. Quando si rischiano le monetine in piazza, gli insulti alla Raphael, la ricerca dell’untore e l’individuazione del colpevole assoluto. è ciò che sta avvenendo in questi giorni. Questa settimana si apre il G20 e Londra è in allarme. Sono annunciate manifestazioni di no global e anarchici, si temono incidenti. Si torna a respirare lo spirito del G8 di Genova. L’altro giorno a Roma un corteo di estremisti di sinistra è finito con l’assalto alle banche. Abbiamo assistito, nelle ultime ore, a scene incredibili di manager assediati nei loro uffici e di dirgenti minacciati. Per giovedì, primo giorno del G20, è stato preparato uno schieramento di polizia senza precedenti. E chi frequenta la City è stato vivamente sconsigliato di indossare la grisaglia d’ordinanza: potrebbe attirare violenze. Sta vincendo il populismo, insomma. Ed è sempre un male. Anche se, è chiaro, i manager hanno sbagliato, le banche pure. E tanto. Specialmente quelle americane che hanno assunto rischi, con i soldi dei risparmiatori, e oggi i propri errori li stanno facendo pagare ai contribuenti. Hanno mangiato per anni nei migliori ristoranti di New York e oggi ci fanno pagare il check. Ne deriva una doppia mortificazione per i diritti dei singoli. Da una parte soffrono i morsi di una recessione che non hanno generato, e dall’altra i rischi di un inasprimento fiscale che domani arriverà per pagare i salvataggi proprio del sistema finanziario. A ciò si aggiunga un profilo, questo sì davvero etico. Salvando le istituzioni che hanno sbagliato, non si gettano le premesse affinché ciò non avvenga nel futuro. Azzardare paga, poiché i costi dei possibili errori vengono spalmati sulla collettività e i benefici, anche se temporanei, dell’azzardo ricadono su pochi. Le nostre banche hanno avuto un atteggiamento più conservativo. Ma erano e restano fondamentalmente arretrate. Non sono la causa della crisi. Semmai sono state un ingrediente tra i tanti che ha contribuito a mantenere la crescita economica italiana su livelli bassi. Ahinoi se oggi esiste un motivo di critica nei confronti del sistema bancario italiano è il medesimo di ieri. Il fatto che le banche richiedano sempre e comunque garanzie reali alle piccole imprese per aprire loro una linea di credito, è forse circostanza nuova? L’attenzione maniacale dei nostri istituti di credito a concedere mutui sulla casa, è forse prerogativa del momento? L’accondiscendenza al prestito alla grande impresa di sistema è forse procedura degli ultimi mesi? Ma va’ là. Il mestiere delle banche, banalmente, è quello di raccogliere quattrini dai risparmiatori e venderli alle imprese (o alle famiglie) sotto forma di prestiti. Una banca che raccoglie 10 può più o meno prestare 150. La fragilità dei suoi affari risiede in questa funzione. Se tutti i risparmiatori dovessero chiedere all’istante, cosa a loro permessa, i 10 depositati, la banca si troverebbe in gravi difficoltà, avendo impiegato quei soldi e molti di più nel tessuto produttivo. Occorre riflettere su questa funzione. Una banca presta quattrini per lucrare un margine. Non prestarli è economicamente folle. Non tanto per un motivo etico, quanto perché proprio nell’impiego si ricavano gli utili dell’impresa bancaria. è come un fornaio che dovesse comprare la farina, ma se la tenesse in casa, invece di panificare. Temporaneamente potrebbe anche farlo, magari perché impaurito da clienti che non lo pagano, ma nel medio periodo sarebbe insensato. E quel fornaio fallirebbe. Non si vuole qua negare che ci sia una rarefazione del credito da parte delle banche. Si vuole solo sottolineare che si tratta di una condizione, che se c’è, è per definizione temporanea. Per un’impresa che si vede rifiutato o, peggio, cancellato un prestito, ciò può diventare fatale. Appunto occorre valutare, mettere in fila una dietro l’altra le situazioni. Raccontare i singoli casi, denunciare le singole circostanze. Purtroppo i 500mila nuovi disoccupati italiani non dipendono dall’avidità dei nostri banchieri, ma da una crisi economica planetaria. Individuare un capro espiatorio per una situazione di disagio sociale è una vecchia tradizione. Non calma però gli animi. E soprattutto non risolve la situazione. Una banca che si mettesse a fare cattivo credito farebbe al contrario un doppio danno. A coloro che hanno versato i depositi nei suoi forzieri, perché vedrebbero messa in discussione la certezza del proprio risparmio. E al sistema economico nel suo complesso. Poiché prestare a tutti vuol dire non prestare a sufficienza a chi si merita. Quando nelle piazze volano le monetine, occorre fermarsi un attimo e ragionare. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Obama l'europeo si gioca tutto in una settimana/di Marcello Foa (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 13 del 2009-03-30 pagina 16 Obama l’europeo si gioca tutto in una settimana di Marcello Foa Il presidente americano sbarca domani nel Vecchio Continente. Affronterà G20, vertici con la Nato e la Ue, i primi faccia a faccia con Russia e Cina. Ma le premesse non sembrano incoraggianti: su crisi economica e Afghanistan rischia di tornare a mani vuote Quando arrivò in Europa nel luglio scorso, Barack Obama venne accolto da una folla oceanica a Berlino, mentre i leader dei grandi Paesi sgomitavano per farsi ritrarre al suo fianco. Era l'uomo della speranza, della fiducia, di un'America che, nonostante la presidenza Bush, era ancora considerata la potenza di riferimento. Ma Wall Street non era ancora crollata. Domani Obama tornerà in Europa con un programma molto intenso: sbarcherà a Londra per il G20 e per l'incontro con il presidente russo Medvedev, giovedì sarà a Strasburgo al vertice della Nato e al summit con la Merkel e Sarkozy, venerdì andrà a Praga dove è in programma la riunione euro-americana, sabato effettuerà la prima visita in un grande Paese musulmano, ovvero la Turchia. La sua popolarità è ancora altissima e tutti i leader, non solo europei, lo accoglieranno festosi. Il successo di immagine è assicurato e sarà amplificato da un incontro a Praga con i giovani della Repubblica ceca e in collegamento video con i giovani di tutto il mondo. Eppure politicamente il viaggio di Obama rischia di passare alla storia come uno dei più grandi insuccessi della diplomazia o, più probabilmente, come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Un'America che, svanita l'arroganza dei neoconservatori, «viene ad ascoltare», come ha riconosciuto il portavoce presidenziale Robert Gibbs e che non potendo più di dar lezioni conta «di continuare a guidare attraverso l'esempio». Un'America contrita, umile, quasi supplicante, che dà l'impressione di essere disposta a far la pace con chiunque in cambio del riconoscimento della sua importanza. Il nodo è rappresentato dalla crisi finanziaria. Europa, Cina e Russia non hanno ormai dubbi: la responsabilità della crisi mondiale è degli Stati Uniti e di un modello economico che, attraverso la globalizzazione, ha contagiato il mondo, liberando da ogni controllo banche e gruppi finanziari, che hanno assunto un potere enorme, spropositato. E ora devono essere gli Usa a uscire dai guai. Da soli. Il messaggio più forte che verosimilmente emergerà da questo intenso viaggio di Obama è proprio questo. L'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l’amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto. Sabato i consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé. Anche sull'altro dossier importante, l'Afghanistan, Obama tornerà a Washington, quasi certamente, a mani vuote. Il copione è identico. Un paio di mesi fa il presidente Usa ha deciso una nuova offensiva contro i talebani, che comporta l'invio di altri 30mila marines, e per settimane ha sollecitato gli alleati europei a fare altrettanto. Un mese fa ha inviato a Bruxelles il suo vice Joe Biden che, in un summit della Nato, ha usato toni assai bruschi per convincere i Paesi «riottosi». Invano: l'opinione pubblica europea non accetta di mandare altre truppe e, in tempi di crisi, sono pochi i governi disposti a sfidare le piazze. La tendenza, semmai, è al ritiro da Kabul. Ovunque Obama si volti, c'è un problema. Vedrà Medvedev, ma il disgelo con la Russia rischia di essere lento, finché non verrà risolto il problema dello scudo spaziale. Neanche il presidente russo gli darà conforto, perché dire «niet» o «no» o «nein» agli Usa non è più un tabù. http://blog.ilgiornale.it/foa © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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old-style europeo (sezione: G20)

( da "Corriere Economia" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Corriere Economia - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-30 num: - pag: 5 categoria: BREVI old-style europeo dio, la casa, la scuola dei figli? «Noi, i sindacati», risponde o spera di rispondere Monks. «Spera», perché nessuno ha certezze, oggi. Ma pur nel dubbio, a 64 anni e dopo sei anni di guida del-l'Etuc, eccolo chiamare a raccolta i suoi, con un'agenda piena di appelli. Parte infatti ora un mese e mezzo di mobilitazione, che culminerà con tre giornate di manifestazioni in quattro città: il 14 maggio a Madrid, il 15 a Bruxelles, il 16 a Praga (capitale di turno della Ue) e a Berlino. Ma già oggi, con gli operai che picchettano le fabbriche in Francia o in Lettonia, c'è la preparazione del vertice G20 del 2 aprile a Londra, una preparazione cui i sindacati europei hanno voluto partecipare. Una loro dichiarazione verrà infatti presentata quel giorno a Obama e agli altri leader. Monks ne ha anticipato i contenuti al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. «è venuto il tempo di passare all'azione. Non possiamo più accontentarci delle posizioni attendiste. Ci spiace molto che il vertice europeo di marzo non abbia espresso la volontà politica di trovare una risposta ambiziosa e coordinata alla crisi. Dobbiamo ricordarci che il mercato non si autoregola. I movimenti di protesta sociale si moltiplicano, riflettendo l'ansia che si diffonde fra i cittadini europei. I leader non possono più ignorare i fatti. Non possiamo lasciare i lavoratori allo sbando». Dietro le parole, le richieste concrete: «Un New Deal sociale, che assegni la priorità ai lavoratori e ai cittadini e si concentri sulle loro maggiori preoccupazioni: il posto di lavoro, il potere d'acquisto, i diritti fondamentali». Per uno come Monks, cresciuto sindacalmente nella fornace politica dell'Inghilterra di Margaret Thatcher, è un ritorno alla gioventù: chi lo conosce bene, infatti, dice che l'uomo non si è mai trovato molto a proprio agio nel clima vagamente «inciucista» dell'ultimo quindicennio, con le sirene liberiste che sembravano stregare anche i più coriacei difensori dell'intervento pubblico. Anche nella vita privata, del resto, è apparso sempre allergico ai compromessi più di moda: sposato da quasi 40 anni, padre di tre figli, è uno dei pochi personaggi pubblici ad aver mantenuto un'unica famiglia per tutta la vita. E «da quando portavo i calzoni corti» ha un unico altro amore dichiarato, oltre alla famiglia: quello per la squadra di calcio del Manchester United. Forse anche per questo, Monks ha lanciato ora all'attacco i suoi sindacati: perché teme che una partita importante sia alla fine, e che la crisi abbia scacciato dal campo d'Europa tutti gli arbitri. LUIGI OFFEDDU

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UsaCina, un G2 contro la crisi (sezione: G20)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

COPERTINA pag. 1 UsaCina, un G2 contro la crisi Al prossimo vertice dei venti Grandi a Londra conterà solo il confronto a due fra Hu Jintao e Barack Obama Pesa la mossa di Pechino su una moneta che sostituisca il dollaro. Europa irrilevante dopo il caso Topolanek FEDERICO RAMPINI L'espressione "Bretton Woods 2", che evocava una completa riforma delle regole dell'economia globale, è stata prudentemente accantonata da tutti. Ciononostante, le aspettative sul vertice del G20 di Londra restano elevate. La ragione principale è che si tratta del primo summit internazionale antirecessione a cui partecipa la nuova Amministrazione Obama dopo aver messo a punto gli elementichiave della sua strategia .Al precedente vertice di quel livello, a Washington, Obama aveva vinto le elezioni ma alla Casa Bianca c'era ancora George Bush e il segretario al Tesoro era Henry Paulson. A Londra la nazione più ricca del mondo sarà rappresentata da un esecutivo nella pienezza dei poteri e già al lavoro da settimane per rimettere in moto la crescita. Ma basterà questo a fare del G20 un vertice proficuo? Le previsioni sull'esito del summit sono complicate dal susseguirsi di colpi di scena negli ultimi giorni. Fino a poco tempo fa gli schieramenti in campo erano chiari e stabili. Da una parte l'America dava la priorità alle manovre di spesa pubblica per rilanciare la crescita, accusava l'Europa di non fare abbastanza, e puntava all'incontro di Londra per ottenere di più su questo fronte. L'Unione europea era abbastanza allineata sulla Germania: priorità a una riforma dei mercati finanziari per stabilire regole più efficaci ed evitare futuri disastri tipo subprime. I paesi emergenti erano concentrati soprattutto sulla necessità di arginare il protezionismo. Con queste premesse la sceneggiatura di Londra sembrava già scritta, e le parti in commedia erano assegnate. Ma la settimana scorsa si sono accavallate tre novità rilevanti. L'ultima in data ha migliorato la forza contrattuale degli Stati Uniti verso l'Europa. Giovedì a Washington il segretario al Tesoro Tim Geithner ha presentato il suo progetto di riforma della regolazione dei mercati finanziari. Le novità sono consistenti e vengono incontro a molte richieste europee. Tutta la finanza "creativa" dagli hedge fund ai titoli derivati dovrà essere sottoposta a poteri di vigilanza analoghi a quelli che si applicano al sistema bancario tradizionale. I compiti di controllo sui mercati saranno concentrati dentro un'unica authority. E questo Superpoliziotto potrà intervenire con poteri estesi (fino alla nazionalizzazione) anche su soggetti molto diversi dalle banche: compagnie assicurative (vedi Aig), filiali finanziarie di holding industriali (come la General Electric). I dettagli del piano Geithner verranno definiti successivamente, e il Congresso potrà apportarvi modifiche anche sostanziali. Ma le grandi linee indicano una volontà di riforma delle regole genuina e coraggiosa. Agli europei è stato sottratto un argomento: non possono più accusare l'Amministrazione Obama di affrontare la recessione solo a colpi di deficit e di disinteressarsi delle riforme sistemiche. A sua volta Obama potrà dire: ecco quel che stiamo facendo per fare pulizia in casa nostra, e voi? Nel frattempo la credibilità europea ha ricevuto un colpo micidiale dal tragicomico comportamento della Repubblica cèca. Proprio nel semestre in cui Praga ricopre la presidenza di turno dell'Unione, il governo cèco è caduto vittima di una crisi politica interna. Non contento di gestire la presidenza europea da premier dimissionario, l'ineffabile Mirek Topolanek è andato all'Europarlamento a pronunciare un discorso infarcito dai toni insultanti verso l'Amministrazione Obama. Ha definito la manovra di rilancio della crescita varata dal Congresso di Washington "la strada verso l'inferno, che distruggerà la stabilità dei mercati finanziari globali". Il presidente degli europarlamentari socialisti, il tedesco Martin Schulz, si è prodigato per limitare i danni. Ha accusato Topolanek di "non aver capito il ruolo della presidenza europea" e di avere pronunciato commenti "indegni del rapporto tra Europa e Stati Uniti". Ma ormai il danno era fatto. Per quanto lo si possa trattare come un politico da operetta, il premier cèco sarà a Londra a rappresentare l'Unione europea. La percezione che si ha nel resto del mondo è ben riassunta da un editoriale di Timothy Garton Ash sul Los Angeles Times: "Quando il presidente Obama andrà a Londra, una grande potenza sarà assente da quel summit: l'Europa. Cinque leader a quel vertice saranno europei, i rappresentanti di Inghilterra Francia Germania Italia e della Commissione, ma il totale sarà inferiore alla somma delle parti. Ci saranno molti europei ma non l'Europa. La risposta europea alla più grave crisi degli ultimi 50 anni è stata debole e divisa. La Cina e gli Usa hanno lanciato massicce manovre di rilancio della crescita. Al confronto l'Europa porta al tavolo del G20 delle noccioline". Se prima del piano Geithner e dell'infortunio cèco gli europei potevano mascherare le proprie carenze facendo la predica agli americani sui mali della finanza tossica, ora tutto quel che resta sono le noccioline. Aumenta così il rischio di ritorsioni protezioniste. Obama lo ha detto chiaramente la settimana scorsa: non è ammissibile che alcuni paesi "stiano a guardare, aspettando di essere trainati fuori dalla recessione grazie alle manovre di rilancio varate da altri". Se l'Europa non fa la sua parte, si moltiplicheranno le clausole protezioniste stile Buy American, per garantire al contribuente americano che i suoi soldi servano a rilanciare la crescita in casa propria. L'altra grande novità emersa questa settimana viene da Pechino. È la proposta cinese di una "valuta globale" che gradualmente sostituisca il dollaro come strumento di riserva delle banche centrali e per i regolamenti dei pagamenti nell'interscambio mondiale. L'iniziativa cinese apre un nuovo fronte, proprio mentre è in corso il delicato dibattito tra Obama e il Congresso sulla legge di bilancio e l'aumento del deficit. È la prima volta nella storia che un presidente americano nel definire la sua politica fiscale è costretto a tener conto di un "vincolo esterno" che sta a Pechino, fornendo promesse alla Cina sulla solvibilità di lungo periodo del Tesoro americano. L'idea cinese è stata espressa dal governatore della banca centrale Zhou Xiaochuan. Zhou sostiene che l'attuale recessione mondiale "riflette vulnerabilità e rischi sistemici nel sistema monetario internazionale". A suo avviso, uno dei modi per evitare in futuro il ripetersi di turbolenze finanziarie gravi è la creazione di una moneta di riserva "slegata da nazioni individuali e capace di rimanere stabile nel lungo periodo, eliminando così i difetti inevitabili delle monete nazionali". Pechino teme che l'America stia creando le premesse per un rilancio dell'inflazione e una svalutazione della propria moneta, in modo da "smaltire" i debiti accumulati verso l'estero, Cina in testa. La sostituzione del dollaro come moneta di riserva è un progetto di lungo periodo, ma Pechino lo usa come un ballon d'essai anche per aumentare il suo potere contrattuale su dossier più immediati. I leader della Repubblica Popolare vogliono un maggiore accesso a investimenti azionari negli Stati Uniti (comprese le tecnologie sensibili, finora vietate per ragioni strategicomilitari), e garanzie contro misure protezioniste anticinesi. Sono disposti a partecipare all'urgente rifinanziamento del Fondo monetario internazionale, solo se gli si riconosce un potere decisionale adeguato. Di certo il dialogo a due fra Hu Jintao e Barack Obama sarà il più importante, prefigurando il futuro G2 che governerà le sorti del pianeta. In quanto agli europei, per essere irrilevanti non hanno davvero lesinato gli sforzi. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Masera: "Ora l'Europa deve lanciare i suoi bond" (sezione: G20)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

PRIMO PIANO pag. 2 Masera: "Ora l’Europa deve lanciare i suoi bond" Intervista all’economista e banchiere che è stato membro della Commissione De Larosière: "La Germania si trova nella condizione unica di prendere davvero la leadership europea" MARCO PANARA «La Germania si trova nella condizione unica di prendere davvero la leadership dell’Europa, ma ci vorrebbero degli Adenauer...». Rainer Masera, economista e banchiere, è stato membro della Commissione De Larosière, creata dal presidente dell’Unione Josè Manuel Barroso per elaborare uno schema di riforma delle regole per le banche e la finanza. «Abbiamo elaborato un documento che è stato letto dal Consiglio Europeo che a sua volta lo ha trasmesso ai vari gruppi di lavoro. Non è il testo di una riforma, è la base della discussione che si sta avviando sulla definizione della regolamentazione europea». Sarà con quel documento che lEuropa si presenterà al G20. «Al G20 i documenti non mancheranno. Oltre a quello della Commissione De Larosière ci saranno le proposte elaborate da Lord Turner, il presidente della Financial Stability Authority britannica, quello del Financial Stability Forum e probabilmente anche un documento del Fondo Monetario Internazionale sulla sorveglianza macroprudenziale». All’ordine del giorno ci saranno le nuove regole? «Non solo. A Londra si parlerà di interventi di stabilizzazione della crisi e di nuove regole, con Barak Obama che spingerà perché l’Europa faccia interventi aggiuntivi per stimolare la domanda e l’Europa che risponderà di aver fatto già abbastanza». Chi ha ragione? «La crisi non è finita. I consumi diminuiscono e gli investimenti sono fermi, e in una situazione come questa una spinta alla domanda per stabilizzare la situazione è più che opportuna. Bisogna farlo scegliendo di investire in progetti che diano un doppio dividendo, uno nel breve stimolando la domanda e l’altro nel medio periodo aumentando la competitività europea». Che tipo di progetti? «Le reti transeuropee da una parte e l’energia e la ricerca e sviluppo dall’altra. Sono le strade indicate dalla carta di Lisbona». E con quali soldi dovrebbero essere finanziati? «Con l’emissione di bond europei, che potremmo chiamare Euro Investment Bond o Euro Project Bond. Le risorse raccolte in questo modo potrebbero essere convogliate verso progetti approvati dalla Bei e cofinanziati insieme alla Bei stessa». Chi blocca questa operazione? «Ci sono delle resistenze, anche se non del tutto esplicite, soprattutto da parte della Germania. Il problema è che se questi interventi non si fanno i paesi che hanno più risorse riusciranno a sostenere la domanda interna e forse aumenteranno anche la propria competitività, quelli che non le hanno soffriranno di più durante la crisi e ne usciranno peggio, accentuando quel disallineamento tra le economie che il progetto europeo vuole invece correggere. Alla fine, temo, ci perderebbero però tutti, perché anche un paese come la Germania è più forte se ha intorno a sé paesi forti nei quali esportare i suoi prodotti». Per questo dice che Berlino potrebbe prendere, se lo volesse, la leadership europea? «Questo è il momento nel quale la Germania, che ha l’economia più forte e grande del continente, dovrebbe sostenere e guidare un processo che andrà a vantaggio di tutti, tenendo conto anche del fatto che, se non lo fa, oltre all’accentuarsi del disallineamento, condannerebbe l’Europa ad una crisi più lunga e dolorosa degli altri». Perché? «Perché gli Stati Uniti, la Cina, anche l’India si stanno muovendo rapidamente con politiche fiscali più aggressive delle nostre, che li faranno uscire dalla crisi prima e in migliori condizioni». L’Europa di cosa avrebbe bisogno per mettersi al passo? «Accettare il fatto che la crisi è ancora lì ed è profonda, adottare politiche fiscali più coraggiose, investire di più sul progetto europeo e sull’integrazione, riformare rapidamente le regole». Non lo farà? «Sulle politiche fiscali più aggressive ci sono le resistenze che le ho detto; le critiche di scarsa ambizione al progetto di riforma elaborato dalla Commissione De Larosière potrebbero nascondere l’intenzione di vari paesi, visti gli interessi in gioco, di non muoversi e rinviare tutto; la Gran Bretagna e taluni paesi dell’Est vanno avanti con una visione ancorata ai sistemi finanziari nazionali e non vedono l’esigenza di arrivare ad una europeizzazione del sistema». Filosofie a parte, sulle nuove regole quale sono i punti chiave sui quali il G20 dovrà dare i suoi indirizzi? «In Europa il punto centrale è se siamo in grado oggi di creare un sistema di sorveglianza sovranazionale per i 4045 maggiori gruppi bancari. E’ una questione rilevante perché i primi 45 gruppi hanno il 75 per cento di tutti gli asset bancari europei. All’interno della Bce Papademos e Bini Smaghi ritengono che la Banca Centrale Europea possa e debba assumersi questo compito, la maggioranza invece è contraria per almeno due ragioni: la prima è che la sorveglianza sulla stabilità finanziaria potrebbe entrare in conflitto con il compito istituzionale della Bce che è la stabilità monetaria; la seconda, più solida a mio parere, è che se la sorveglianza microprudenziale include anche la gestione delle crisi, non essendoci un fondo europeo al quale attingere solo i governi nazionali possono intervenire utilizzando il denaro dei contribuenti. Avremmo cioè una vigilanza europea che dovrebbe intervenire con risorse nazionali, il che non è coerente con la governance attuale». E allora? «La Commissione De Larosière propone di centrare sulla Bce la sorveglianza macroprudenziale e affidare alle istituzioni nazionali quella microprudenziale sui singoli gruppi bancari». Non sarebbe più efficace creare un soggetto europeo nuovo con la responsabilità della vigilanza microprudenziale sui grandi gruppi che spesso operano in diversi paesi? «E’ una ipotesi che ripercorrerebbe il modello della Fsa inglese e della Bafin tedesca, che però sono quelle che questa crisi ha dimostrato essere meno efficaci. In Italia e Spagna, dove è la banca centrale ad avere la responsabilità della vigilanza, gli istituti bancari si sono rivelati più solidi di quelli britannici e anche di quelli tedeschi, e la ragione a mio parere è che la banca centrale conosce i punti di forza e di debolezza dei suoi vigilati molto più intimamente. L’architettura che io riterrei più adatta farebbe perno sulla Bce, che avrebbe due divisioni, una per la politica monetaria e l’altra per la sorveglianza, sul modello della Cob francese che coniuga la profonda conoscenza delle banche che ha l’istituto centrale con la possibilità di coinvolgere i governi nei casi di crisi». Non sarà comunque questa la soluzione. «No, come le dicevo la proposta è di affidare la sorveglianza macroprudenziale ad un nuovo organismo, l’European Systemic Risk Council centrato sulla Bce e con la partecipazione dei presidenti del Cesr (Committee of European Securities Regulators), del Cebs (Committeee of European Banking Supervisors) e del Ceiops (Committe of European Insurance and Occupational Pensions Supervisors) nonché un rappresentante della Commissione Europea. Il secondo passo dovrebbe essere la trasformazione dei tre comitati di regolatori e supervisori in vere e proprie autorità, indipendenti e rafforzate. La sorveglianza sui singoli attori rimarrebbe alle rispettive istituzioni nazionali con meccanismi collegiali per i gruppi che operano in più paesi». Da dove arriva la maggiore opposizione? «Le resistenze sono molte, ma in maniera aperta è la Gran Bretagna ad avere, come abbiamo detto, una impostazione radicalmente diversa». Rainer Masera, 65 anni, è stato direttore centrale per la ricerca economica della Banca d’Italia, e tra i numerosi incarichi ricoperti è stato presidente dell’Imi e, tra il 1995 e il 96, ministro del Bilancio. Attualmente è consigliere della Bei e docente alla Luiss. Ha pubblicato numerosi volumi sulla innovazione finanziaria e bancaria e sul controllo del rischio. Di questi giorni è la pubblicazione da Bancaria Editrice dell’ultimo lavoro da lui curato: "The Great Financial crisis Economics, Regulation and Risk". Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Times square Obama e l'Europa gli screzi di una luna di miele (sezione: G20)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

PRIMO PIANO pag. 10 Times square Obama e l’Europa gli screzi di una luna di miele DI ARTURO ZAMPAGLIONE Di fronte a milioni di americani che seguivano la conferenza stampa di Barack Obama, un bravo giornalista della rete di Murdoch ha messo il dito nella piaga. "Come si sente – ha chiesto Major Garrett al presidente – proprio lei che ha promesso di rilanciare l’immagine degli Stati Uniti nel mondo, di fronte alla protesta di tanti governi europei, anche di centrosinistra o socialisti, per la sua richiesta di una spesa, considerata eccessiva, per stimolare l’economia?". Obama ha risposto impacciato: non si tratta di una richiesta, ha detto, ma di un suggerimento. E si deve evitare "che alcuni paesi approvino sforzi straordinari, mentre altri, sperando che tali sforzi bastino per un rilancio globale, facciano ben poco". Non c’è dubbio che questo "tradimento europeo" (perché così comincia a essere percepito alla Casa Bianca) evidenzi la prima incrinatura nella "love story" tra Obama e il Vecchio Continente. Stufa di otto anni di unilateralismo di Bush l’Europa aveva tifato per lui nelle elezioni e aveva plaudito ad ogni svolta politica, a cominciare dalla chiusura di Guantanamo. Ma proprio adesso che Obama è in arrivo per il suo primo viaggio ufficiale, tra cui la sosta a Londra il 2 aprile per il summit del G20 sulla crisi finanziaria, gli entusiasmi europei sembrano raffreddarsi di colpo. La ragione? Scontrandosi contro il populismo strumentale dei repubblicani e contro buona parte degli stessi contribuenti americani, chiamati a pagare per gli eccessi di Wall Street, il neopresidente ha varato in due mesi una strategia organica: intende frenare la disoccupazione attraverso spese pubbliche massicce (787 miliardi di dollari), purgare i titoli tossici dai bilanci delle banche con una partnership tra pubblici e privati, favorire il credito, dare al governo più poteri nei confronti di hedge funds, assicurazioni e altri grandi responsabili della crisi. Il premier ceco Mirek Topolanek ha bollato questa strategia come "la via dell’inferno": una definizione grossolana, quasi offensiva, che però nasconde i timori di tutta l’Ue per i rischi e gli effetti inflazionistici di manovre così ampie. Ma c’è forse un’altra strada? chiedono gli Stati Uniti a una Europa divisa e titubante, che insiste su nuove regole internazionali, ma dove gli effetti della recessione sono, almeno per ora, meno vistosi e drammatici che negli States. Intendiamoci: i leaders del G20 e i loro diplomatici saranno capaci giovedì a Londra di mascherare queste divisioni dietro ai comunicati, ai sorrisi, alle strette di mano. Come sempre il summit verrà definito un successo della cooperazione economica internazionale. Ma non bisognerà sottovalutare le nuove divergenze con l’America di Obama, che non sono solo economiche ma emergeranno presto anche sul dossier afghano. Il pericolo? Che le incomprensioni ritardino la soluzione della crisi globale, favoriscano il protezionismo e scoraggino le sinergie politiche. a.zampaglione@repubblica.it Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Yamani: "Sul petrolio mai più tempeste se si dialoga con l'Opec" (sezione: G20)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

PERSONAGGIO pag. 9 Yamani: "Sul petrolio mai più tempeste se si dialoga con l’Opec" L’INTERVISTA/ Le previsioni dello sceicco che era il signore del greggio ai tempi della crisi del ’73 ed è rimasto il più carismatico guru del settore: "Si resterà sui 50 dollari a lungo" EUGENIO OCCORSIO Zaki Yamani è nato alla Mecca nel 1930. E’ stato ministro del petrolio saudita nonché presidente dell’Opec dal 1962 all’86, quando fu estromesso per una faida di palazzo. Si trasferì a Londra e fondò il Cges, il più prestigioso thinktank di analisi petrolifere del mondo. Nel 1973, dopo una fornitura di armi inviata da Nixon ad Israele in guerra contro l’Egitto, annunciò l’embargo del petrolio Opec (allora l’85% del mondo). I prezzi quadruplicarono in poche settimane da 2 ad 8 dollari. Nel ’75, su input iracheno, decise la nazionalizzazione delle riserve dei paesi Opec, e il prezzo subì una nuova impennata. Nello stesso anno, era a fianco di Re Feisal quando questi fu ucciso a colpi di pistola. Nel dicembre sempre del ’75, fu preso in ostaggio dal terrorista Carlos che ne ordinò l’esecuzione ma riuscì a liberarsi. «I prezzi del petrolio non saliranno più per molto tempo. Resteranno intorno ai 50 dollari per tutto l’anno. I contraccolpi della recessione continueranno a pesare, ma sicuramente avrà un effetto importantissimo l’iniziativa diplomatica ad ampio raggio che il nuovo presidente americano ha intrapreso». È la prima volta che sentiamo lo sceicco Zaki Yamani, l’uomo che da presidente dell’Opec inventò nell’ottobre 1973 l’embargo petrolifero come ritorsione contro l’intervento americano a fianco di Israele nella guerra del Kippur, oggi ascoltatissimo consulente da Londra, parlar bene degli Stati Uniti. In un precedente incontro dopo l’11 settembre 2001, nella straordinaria biblioteca islamica che possiede a Wimbledon, ci aveva detto: «L’Fbi ha tirato fuori subito la lista dei dirottatori, ed erano in maggioranza sauditi. Allora mi sono messo a cercarli e li ho ritrovati quasi tutti, uno abitava addirittura nell’Oklahoma». Poi, altra intervista durante la guerra del Golfo: «Pensate che ci sia qualche motivo diverso dal petrolio?» Oggi ha quasi 80 anni e l’aria ieratica di sempre. Circondato dall’affetto dei suoi collaboratori che lo chiamano His Excellency, i polsi della camicia ricamati d’oro con motivi arabi e i gemelli tempestati di brillanti, trasuda carisma. Sentirlo, in una saletta dell’albergo di Cadogan Square dove si tiene il simposio annuale del suo Center for Global Energy Studies, è come immergersi nelle trame più oscure della geopolitica globale dell’ultimo mezzo secolo. Si ha la certezza che non dice mai una parola a caso, e per questo bisogna stare attenti a riportare con assoluta precisione ogni virgola, che spesso nasconde un scoop. Per esempio quando racconta: «Nel 1977 Henry Kissinger convocò in un’isola al largo della Scandinavia in gran segreto lo Scià di Persia. Obiettivo: l’America voleva indurre, con la complicità dell’Iran, un rialzo innaturale e macroscopico dei prezzi del petrolio arabo per indurre i clienti occidentali a cambiare fornitori». Come dice, eccellenza, ma è sicuro? «Certo che sono sicuro. Ho i documenti che provano tutto. Era una vendetta per quello che era accaduto nel 1973. Ma il tentativo fallì, nel peggiore dei modi: di lì a pochi mesi lo Scià venne travolto dalla rivoluzione khomeinista». Oggi si torna a parlare di Usa e Iran in tutt’altra chiave. Nel videomessaggio del 19 marzo, Obama ha chiesto un "nuovo inizio" nelle relazioni fra i due paesi, altro che le minacce di Bush... «L’America ha la necessità di venire a patti con l’Iran. Dall’invasione del Kuwait del 1990 e dalla successiva guerra che hanno combattuto per liberarlo, per non parlare delle operazioni in Afghanistan e Iraq, gli Usa hanno una fortissima presenza militare nell’area, che assicura un cordone di protezione a tutti gli stati arabi che si affacciano sul Golfo. Ma anche l’Iran ha un forte esercito e una solida marina, e non è possibile che questi due schieramenti si fronteggino a lungo. Quella di Obama è un’operazione diplomatica preventiva per evitare che la tensione scoppi. Ha il merito storico di aver avviato un negoziato per la normalizzazione cancellando otto anni di tremendi errori. Obama non pensa solo al petrolio, ma il petrolio è e resterà centrale negli equilibri dell’area. Ora il negoziato proseguirà, è appena cominciato». Però l’imam Ali Khamenei, suprema guida religiosa, ha subito risposto: "Voi siete sempre gli stessi", e il presidente del parlamento di Teheran, Ali Larijani, ha aggiunto che "sono solo belle parole". «È naturale. Non mi stupisce, anch’io avrei fatto così. Cos’altro dovevano rispondere? Si fa sempre così quando comincia una trattativa. Mi creda: gli iraniani sono i migliori negoziatori del mondo. C’è da risolvere la questione del nucleare, con gli israeliani che stanno sempre lì attentissimi a monitorare ogni mossa, ma nulla è impossibile quando c’è la volontà, lasciate che la diplomazia faccia il suo corso». Questo nuovo approccio di Obama, che parla con tutti, con i palestinesi di Hamas, con gli iraniani appunto, addirittura con i talebani, almeno parte di essi, avrà effetti positivi sui mercati del greggio? «Sicuramente. Il petrolio è la maggior posta in palio. Per lo stretto di Hormutz, che è guardato a vista dalle marine degli Usa e dell’Iran, passa oltre la metà del greggio del mondo. I paesi produttori e quelli consumatori potranno non avere le stesse vedute sul prezzo, ma l’obiettivo di fondo è comune: la stabilità. Per pianificare gli investimenti, per redigere bilanci pluriennali. Perfino l’Arabia Saudita, il più grande produttore del pianeta, ha sì la possibilità di mettere da parte ingenti scorte di riserva da immettere sul mercato in caso di necessità, insomma una certa elasticità a seconda del prezzo, ma questa pratica non ha più di cinque anni di autonomia. Viceversa, ha tutto l’interesse a favorire la stabilità, e ha convinto ad una maggior regolatezza l’Opec, che dopo aver tagliato di tre milioni di barili al giorno la produzione negli ultimi sei mesi (da 31 a 28, ndr), ha rinunciato la settimana scorsa a Vienna a restringerla ancora per far risalire i prezzi. Di più: si è impegnata a far sì che tutti gli stati membri rispettino esattamente le quote fissate per non turbare l’attuale situazione di equilibrio. Questo risultato i sauditi lo porteranno al G20 che si apre giovedì proprio qui a Londra come contributo alla stabilizzazione globale». Basterà a controllare le ondate speculative che periodicamente si abbattono sul greggio? «Diciamo che potrebbe dare un contributo importante. La situazione è diversa da quella del 198586, quando ci fu il precedente scivolone con il greggio che scese da 35 a 8 dollari al barile. Allora il motivo fu il cambiamento del regime di fissazione dei prezzi, che non venivano più controllati direttamente dall’Opec ma lasciati al mercato libero. Eppure dopo di allora il prezzo risalì intorno ai 20 dollari e lì rimase per più di dieci anni. Dopodiché è intervenuta la speculazione finanziaria del tutto slegata dalle logiche industriali, a partire dalla golden rule della domanda e dell’offerta, sono cominciate le bufere di questi anni e quelle degli ultimi dodici mesi sono state le più spaventose. Di petrolio al mondo ce n’è tanto, e con le nuove tecnologie se ne scopre sempre di nuovo, dalle sabbie bituminose del Canada alle acque profonde oltre 3mila metri dell’Angola e del Brasile. Il problema non è sottoterra, ma sopra. L’Opec ha perso il potere assoluto ma rimane la forza più importante, e deve fare il possibile per tenere sotto controllo il mercato. Non giovano alla sua unità le pretese di paesi come il Venezuela che chiede un greggio a 100 dollari, o lo stesso Iran che pretende 90 dollari. Altrimenti, dicono, non potranno sostenere i programmi di investimenti interni. Serve realismo, e diplomazia: i sauditi dicono che il greggio deve costare 75 dollari, ma è ancora troppo». Allora quali sono le sue previsioni sui prezzi? «Un punto di equilibrio sarà trovato intorno alle quotazioni attuali, sui 5055 dollari, e il prezzo resterà su questi livelli per tutto l’anno, con una lieve ascesa da 51 a 53 verso l’autunno. Sempre che non intervengano fattori traumatici, quale una rottura con l’Iran, che però si sta facendo di tutto per evitare. Se il petrolio resta a questi livelli, si può gradualmente uscire dalla recessione, se torna a salire bruscamente diventa esso stesso causa di recessione, e allora la domanda crolla e il prezzo ripiomba ancora più giù. Ma per ora l’Opec sta cercando di evitarlo, per quello che può fare». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Dominique de Villepin : "Le chef de l'Etat doit faire preuve non de banane mais de sagesse" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Dominique de Villepin : "Le chef de l'Etat doit faire preuve non de banane mais de sagesse" LE MONDE | 30.03.09 | 08h06 * Mis à jour le 30.03.09 | 09h33 Réagissez (14) Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Dominique de Villepin, ancien premier ministre, était l'invité de Dimanche soir politique, dimanche 29 mars, une émission France Inter, i-TÉLÉ, Le Monde. Faut-il une loi pour encadrer le salaire des patrons ? Sur le même sujet Les faits Le "show" de Nicolas Sarkozy devant les députés UMP Compte-rendu Devant les députés UMP, Sarkozy se livre à un exercice d'autosatisfaction Décryptage Nicolas Sarkozy ne veut pas se laisser enfermer dans la gestion de crise Le livre du jour "Les Réformes ratées du président Sarkozy", de Pierre Cahuc et André Zylberberg Edition abonnés Archive : Angela Merkel et Nicolas Sarkozy pour un conseil européen de crise Il faut à l'évidence agir. Peu importe que ce soit sous forme de loi, de décret ou de convention. L'essentiel est de dire qu'on ne peut pas faire confiance aux seuls mécanismes du marché. Il faut corriger une certaine forme de voracité des mieux placés vis-à-vis des indemnités de départ et des stock-options. Faute de quoi nous irons vers de graves problèmes sociaux. Il ne faut pas agir sous le simple coup de l'émotion, mais partir de deux principes : s'il y a rémunération complémentaire, elle doit être assise sur d'autres facteurs plus rationnels que les cours de Bourse. Par exemple, la création d'emplois, un comportement vertueux sur le plan environnemental. Il faut en outre que cette possibilité soit offerte à l'ensemble des salariés. En Allemagne, le syndicat IG Metal se bat pour que les salariés puissent devenir actionnaires de leur entreprise en contrepartie des efforts qu'on leur demande. Cela fait partie des idées nouvelles à explorer. Vous êtes l'inventeur du bouclier fiscal. Faut-il aujourd'hui y renoncer au nom de la justice sociale ? La période impose un effort de solidarité. Lorsque j'ai créé le bouclier fiscal, son taux était de 60% . Nicolas Sarkozy a fait descendre la barre effective à 39 % en ramenant le taux du bouclier à 50 % et en y incluant la CSG et la CDRS. Aujourd'hui, il serait bon de ramener le bouclier fiscal à ce qu'il était précédemment. Le consensus social est relativement faible dans notre pays. Si nous voulons éviter la montée de la colère, il faut en rajouter dans le sens de la justice sociale. Nicolas Sarkozy s'expose-t-il trop dans cette crise ? On perçoit un assez grand désarroi des ministres, qui ont le sentiment de ne plus savoir dans quel sens ils doivent aller. Il faut retrouver un équilibre institutionnel. Mais, l'autre jour, le président de la République a dit : "J'ai la banane." Le chef de l'Etat doit faire preuve non de banane, mais de sagesse. On n'attend pas de lui qu'il soit survitaminé, mais qu'il soit sage. Aujourd'hui, on a le sentiment que le gouvernement et le président passent plus de temps à se parler et à se disputer qu'à répondre aux besoins des Français. Le discours de Saint-Quentin , c'était l'UMP parle à l'UMP. Quand c'est le président qui parle à l'UMP, il y a un problème de démocratie, de crédibilité de la parole politique. Dominique Strauss-Kahn, directeur général du Fonds monétaire international, évoque une possible sortie de crise en 2010. Etes-vous d'accord avec cette prévision ? On peut espérer que 2010 marquera une inflexion, mais cette crise est si profonde que ce n'est probablement qu'en 2011, au prix d'une mobilisation générale, qu'on pourra voir les premiers signes d'une amélioration. L'urgence est de régler la crise bancaire. Il faut ensuite remettre de l'argent sur la table pour recréer la confiance. Enfin, il faut parvenir à réguler le système. C'est le grand enjeu du G20. Que faut-il en attendre ? Sur les paradis fiscaux, les normes comptables, nous devons arriver à un accord. Au-delà, il y a tout le chantier de la gouvernance mondiale. Il faut créer un conseil de sécurité économique au niveau des Nations unies, renforcer la coordination entre le FMI, qui serait chargé de mieux réguler le système international, la Banque mondiale, la Banque des règlements internationaux. La voix de la France peut-elle porter au G20 ? Oui, à condition qu'elle n'oublie pas son originalité. Vous êtes inquiet ? Il ne faudrait pas qu'une fois revenue dans le système intégré de l'OTAN, la France fasse aveuglément confiance à des alliés qui n'ont pas forcément les mêmes préoccupations qu'elle. Attention à ne pas banaliser notre diplomatie, rétrécir notre pays.   Propos recueillis par Jean-François Achilli, Michel Dumoret et Françoise Fressoz

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Fort décrochage des places boursières (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Fort décrochage des places boursières LEMONDE.FR avec AFP | 30.03.09 | 09h52 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : La Bourse de Paris creusait nettement ses pertes, lundi 30 mars, dans les premiers échanges, le CAC 40 perdant 3,32 % à 2 746,19 euros, après Wall Street et Tokyo, dans un marché plombé notamment par la chute des valeurs financières. Les investisseurs poursuivaient leurs prises de bénéfices, faisant preuve de prudence avant la réunion très attendue jeudi du G20 à Londres, et à l'orée d'une semaine qui sera très riche en statistiques économiques. Toutes les valeurs du CAC 40 étaient dans le rouge, les financières occupant le bas de la cote. Les valeurs liées à l'automobile sont sous pression avant la présentation du plan de soutien à l'automobile aux Etats-Unis par le président Barack Obama. Le Footsie 100, l'indice vedette de la Bourse de Londres, perdait jusqu'à 2,72 %, lundi, au cours des premiers échanges. L'indice DAX de la Bourse de Francfort perdait 3,89 % à 4 040,24 points. L'indice Nikkei de la Bourse de Tokyo a perdu 4,53 % lundi à la clôture, cédant 390,89 points à 8 236,08 points, à cause de la nervosité des investisseurs avant l'annonce du plan gouvernemental pour la filière automobile aux Etats-Unis. Les intervenants sur le marché, déjà peu enclins à acheter en début de journée, sont devenus de plus en plus nerveux au fil de la séance, en raison de rumeurs sur les mesures envisagées par l'Etat américain pour les constructeurs General Motors et Chrysler, au bord de la faillite. Les donneurs d'ordres à Tokyo ont préféré se mettre à l'abri, encaisser des bénéfices et se défaire de titres de firmes exportatrices à cause aussi d'un regain du yen, selon des courtiers. L'indice élargi Topix de tous les titres du premier tableau a subi les mêmes effets : il a abandonné 34,99 points pour s'afficher en clôture sous la barre des 800 points à 789,54 points, soit un repli de 4,24 % par rapport à vendredi.

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Londra, il ministro è nei guai per i film porno del marito (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 13 del 2009-03-30 pagina 0 Londra, il ministro è nei guai per i film porno del marito di Erica Orsini Polemiche a Londra a soli quattro giorni dal G20. Il marito di Jacqui Smith, titolare dell'Interno, comprava video a luci rosse e li metteva in nota spese. Scuse ufficiali dal governo. Ma l'opposizione vuole le dimissioni Londra - Il ministro degli Interni britannico messa nei guai dal vizietto del marito. Il quale, hanno scoperto i giornali, non solo guarda qualche film per soli adulti mentre lei non è in casa, ma li mette pure sul conto spese dei contribuenti. Ovviamente si è trattato di pura ingenuità, un errore che però non è sfuggito ai terribili reporter inglesi sempre a caccia di notizie imbarazzanti. Così ieri il povero consorte del ministro agli Interni Jacqui Smith ha dovuto chiedere scusa in pubblico di fronte a uno stuolo di giornalisti. Che amarezza. E del resto la storia era troppo carina per non essere raccontata e troppo piccante per non richiedere delle scuse pubbliche. Che è successo? è successo che il marito della signora, Richard Timney, che peraltro è anche il suo assistente, ha acquistato un pacchetto di cinque film, due dei quali decisamente hard, che ha caricato sulla nota spese della consorte insieme alla connessione Internet. Poi si è gustato le pellicole nella casa coniugale di Reddicht, mentre la moglie si trovava a Londra. Si può immaginare la reazione della Smith quando il Sunday Express ha scoperto il fattaccio. «è furiosa e mortificata», ha raccontato un amico della coppia. Immediatamente il ministro ha diffuso una nota stampa in cui si è detta «dispiaciuta» per quanto era accaduto. «Erroneamente, chiedendo il rimborso della mia connessione a Internet - ha spiegato - ho allegato anche il rimborso per il pacchetto dei film». Non una gran cifra, a dir la verità, soltanto cinque sterline a film che verranno comunque immediatamente restituite. Il comunicato stampa ad ogni modo non è bastato. Sembra che la stessa Smith abbia preteso dal marito un mea culpa pubblico che ieri è puntualmente arrivato. Un imbarazzatissimo e contrito mister Timney è apparso ieri ai giornalisti sulla porta di casa della coppia chiedendo perdono per «l'imbarazzo causato a Jacqui». «Posso comprendere che la gente possa sentirsi offesa e arrabbiata per tutto ciò - ha detto il consorte del ministro -, è ovvio che non doveva venir fatta alcuna richiesta di rimborso e come sapete il denaro verrà totalmente restituito». Subito dopo essere stata messa al corrente dell'accaduto il ministro ha avviato le procedure per mettersi in contatto con le autorità competenti e rimediare alla situazione. Quasi sicuramente l'opinione pubblica perdonerà l'errore archiviando il tutto con una risatina maliziosa. Per il marito della Smith forse non sarà altrettanto facile farsi perdonare dalla moglie. «Dire che Jacqui è arrabbiata con il marito è un eufemismo» ha infatti fatto sapere un amico della coppia ai giornalisti. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 47 ) » (2 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.2 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 71 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza; perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo, francia, immigrazione, islam Commenti ( 179 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali, uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 88 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 47 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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I no global ed i... 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G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy LE MONDE | 30.03.09 | 14h14 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Nicolas Sarkozy compte encaisser les dividendes de sa politique étrangère, à l'occasion du sommet du G20 à Londres, mercredi 1er et jeudi 2 avril, puis du soixantième anniversaire de l'OTAN, vendredi 3 et samedi 4, à Strasbourg et Baden-Baden en Allemagne. Ces réunions sont censées couronner une stratégie construite en deux étapes. Le président de la République a cherché à remettre la France au coeur du système occidental pour mieux l'influencer. A rompre, dès son élection, avec "l'antiaméricanisme, ce cancer culturel qui empêche la diplomatie française de se déployer", selon l'expression de M. Sarkozy, en annonçant notamment le retour complet de la France dans l'OTAN. De Giscard à Obama, la semaine chargée de M. Sarkozy Lundi 30 mars Nicolas Sarkozy reçoit les syndicats pour préparer le G20. Visite à son prédécesseur Valéry Giscard d'Estaing. Mercredi 1er avril Déjeuner à l'Elysée avec le président brésilien Lula Da Silva. Dans l'après-midi, rencontre puis conférence de presse à Londres avec la chancelière allemande Angela Merkel. Dîner au 10, Downing Street avec les dirigeants du G20. Au menu : relance de l'économie. Jeudi 2 avril Sommet du G20. Matinée consacrée à la régulation et au commerce ; déjeuner aux institutions financières internationales. Conférences de presse. Vendredi 3 avril Entretien de M. Sarkozy avec Barack Obama à Strasbourg, conférence de presse conjointe vers 12 h 30. Dîner de l'OTAN à Baden-Baden ; concert d'Anne-Sophie Mutter. Samedi 4 avril M. Sarkozy accueille à Strasbourg Mme Merkel et les dirigeants de l'Alliance, qui traverseront le Rhin par la passerelle des Deux-Rives. Sommet de l'OTAN. Sur le même sujet Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Eclairage Des relations américano-européennes placées sous le signe du pragmatisme Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy les faits La police évacue les étudiants grévistes de l'université de Strasbourg Les faits La ville de Strasbourg transformée en bunker pour le sommet de l'OTAN Portfolio Un camp retranché pour accueillir le sommet de l'OTAN Zoom L'OTAN noue des contacts avec l'Iran La seconde phase, plus récente, a consisté à s'allier avec la chancelière allemande Angela Merkel. Après deux années de méfiance mutuelle, le chef de l'Etat a constaté, une fois les fastes de la présidence française de l'Union européenne (UE) éloignés, qu'il ne pouvait exercer une influence que de concert avec l'Allemagne. Certes, la vedette sera Barack Obama, qui effectue sa première tournée internationale. Mais le président français, qui se contentera d'une heure d'entretien à Strasbourg avec son homologue américain, entend peser sur les débats avec Mme Merkel. Le sommet du G20, qui réunit les dirigeants des vingt premières puissances de la planète au chevet du capitalisme, est un peu son enfant. C'est lui qui en a lancé l'idée aux Nations unies le 23 septembre 2008, avec le seul soutien de Mme Merkel. Quant au sommet de l'OTAN, il se tient pour la première fois depuis 1957 en France. Il est organisé par Paris et Berlin, unis sur un sujet, la défense, qui les a souvent divisés, l'Allemagne refusant de choisir entre la France et l'Amérique. Mais la semaine est à risques parce que M. Sarkozy a fait mouvement sans avoir de certitudes sur les contreparties escomptées. L'OTAN fera une déclaration favorable à l'Europe de la défense, mais le projet reste dans les limbes, ne serait-ce que faute de marges de manoeuvres budgétaires. Surtout, les conclusions du G20 ne sont pas bouclées. "Je ne m'associerai pas à un sommet mondial qui déciderait de ne rien décider", a affirmé M. Sarkozy, mardi 24 mars. "Le président est très lucide. Il sait que rien n'est acquis. Il pense que les forces de la pesanteur sont plus fortes que celles du mouvement", précise le ministre des affaires sociales Brice Hortefeux. La France et l'Allemagne ont scellé un accord en amont, avant de les présenter au premier ministre britannique Gordon Brown. Pour faire pression sur leurs pairs, Mme Merkel et M. Sarkozy tiendront une conférence de presse à Londres, mercredi à l'ouverture du sommet. "Si nous n'avions pas montré patte blanche sur certains sujets comme la défense, notre position sur le G20 aurait été perçue comme agressive", estime Bruno Le Maire, secrétaire d'Etat aux affaires européennes. Les deux capitales sont sur la même ligne. Dès l'été 2007, elles avaient plaidé pour une réglementation des fonds spéculatifs. "La crise confirme nos thèses anciennes. Nous n'avons pas de mal à les défendre, car elles ne constituent pas pour nous une rupture idéologique", explique un conseiller de M. Sarkozy. L'Elysée et la chancellerie sont plus optimistes qu'en février. L'administration Obama était aux abonnés absents et Gordon Brown soupçonné de vouloir préserver la City. La pression des opinions publiques et l'approche des élections britanniques ont fait bouger les lignes, estime-t-on à Paris. La crainte d'un affrontement entre partisans de la relance économique et adeptes de la régulation s'estompe. M. Sarkozy et Mme Merkel se sont entretenu par visioconférence avec M. Obama. Tous deux lui ont expliqué qu'ils avaient accompli des efforts de relance budgétaire importants, compte tenu du poids de l'Etat providence en Europe, qui accroît mécaniquement les dépenses sociales en cas de récession : "M. Obama l'a reconnu", juge Ulrich Wilhelm, porte parole de Mme Merkel, qui s'inquiète du retour de l'inflation et rejette tout plan de relance avant que ne soit mesuré l'effet des mesures déjà prises. Sur la régulation, les Français espèrent des décisions, c'est-à-dire un processus détaillé avec des dates butoir. Paris et Berlin ont fait pression sur leurs petits voisins (Andorre, Liechtenstein, Monaco, Suisse, Luxembourg, Autriche et Belgique) pour qu'ils soient plus transparents. Ils espèrent établir une liste des paradis fiscaux et la possibilité de sanctions, ainsi que la surveillance des agences de notations et des fonds spéculatifs. Ils escomptent aussi obtenir un encadrement des bonus des traders, qui ne doivent pas conduire à menacer le système financier. Aucune décision n'est attendue sur le plafonnement des rémunérations ou les stock-options. Les moyens financiers du FMI et les pouvoirs de régulation du forum de stabilité financière (FSF) seront élargis. "On a avancé plus vite en six mois qu'en vingt ans", estime un négociateur français. La présence de Français à la tête des institutions internationales (Jean-Claude Trichet à la Banque centrale européenne, Hervé Hannoun à la Banque des règlements internationaux, Dominique Strauss-Kahn au FMI, Pascal Lamy à l'OMC) a favorisé les idées françaises. Pour renforcer cette stratégie, M. Sarkozy souhaite que le président de l'autorité des marchés financiers, Jean-Pierre Jouyet, et le médiateur du crédit, René Ricol, prennent la tête de l'association internationale des gendarmes de la bourse (Iosco) et des régulateurs comptables (IASC). En réalité, sur la comptabilité, le dossier est bloqué. Les Français sont accusés de vouloir faire de la politique en voulant trop intervenir sur les comptes des entreprises. Par ailleurs, la thématique des changes n'est pas au menu du G20. Une réelle déception pour Nicolas Sarkozy qui avait appelé à un "nouveau Bretton Woods". Arnaud Leparmentier Article paru dans l'édition du 31.03.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Barack Obama fait de son voyage en Europe le test du nouveau leadership des Etats-Unis LE MONDE | 30.03.09 | 14h14 * Mis à jour le 30.03.09 | 14h14 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : WASHINGTON CORRESPONDANTE Barack Obama commence, mardi 31 mars, à Londres, un voyage de huit jours en Europe. C'est, soixante-dix jours après son arrivée à la Maison Blanche, sa première rencontre avec les dirigeants du monde. A Washington, la visite est vue comme un test important du leadership américain que le nouveau président entend restaurer sur les affaires internationales. M. Obama n'a pas d'affinités particulières avec l'Europe, mais il a choisi, dans la crise, de renforcer le rôle de l'Etat. Il est plus proche des Européens que ses prédécesseurs, par ses idées sur le système de santé ou le réchauffement climatique. Mais il entend continuer à forcer l'allure, au risque de presser ses partenaires. Marathon de huit jours en Europe Mardi soir Arrivée de Barack Obama à l'aéroport Stansded, au nord de Londres. Trajet en hélicoptère pour rejoindre la résidence de l'ambassadeur à Winfield House. Mercredi Petit déjeuner avec le premier ministre britannique, Gordon Brown, à Downing Street. Entretiens bilatéraux avec les présidents russe, Dmitri Medvedev, et chinois, Hu Jintao. Rencontre privée avec la reine Elizabeth II. Jeudi Sommet du G20 à Londres. Vendredi Arrivée à Strasbourg ; rencontre avec Nicolas Sarkozy. Vol pour Baden-Baden en hélicoptère ; rencontre avec la chancelière allemande, Angela Merkel. Samedi Discussions avec des dirigeants de l'OTAN en Allemagne et en France. Dans la soirée, départ pour Prague. Dimanche Sommet Etats-Unis - Union européenne. Entretien avec le président tchèque, Vaclav Klaus. Discours sur la prolifération nucléaire. Envol pour Ankara. Lundi Rencontres prévues avec le président, Abdullah Gül, et le premier ministre, Recep Tayyip Erdogan. Mardi A Istanbul, table ronde avec des étudiants. Sur le même sujet Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Eclairage Des relations américano-européennes placées sous le signe du pragmatisme Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy les faits La police évacue les étudiants grévistes de l'université de Strasbourg Les faits La ville de Strasbourg transformée en bunker pour le sommet de l'OTAN Portfolio Un camp retranché pour accueillir le sommet de l'OTAN Zoom L'OTAN noue des contacts avec l'Iran Il estime qu'il n'a pas le temps de s'attaquer aux problèmes l'un après l'autre, "traiter l'Afghanistan maintenant et reporter de trois mois la crise bancaire", comme il l'a répété dimanche 29 mars. Pendant son voyage, il va "continuer à la même allure", ont indiqué ses conseillers, à la veille du départ. "Le président et l'Amérique vont écouter aussi bien que prendre la tête", a dit Robert Gibbs, le porte-parole de la Maison Blanche. Sur l'économie comme sur la sécurité collective, les Etats-Unis entendent "mener par l'exemple". Les étapes du voyage reflètent les priorités de M. Obama. L'économie mondiale (au G20, le 2 avril), l'Afghanistan (au sommet de l'OTAN, le 4 avril), la non-prolifération (au sommet avec les Vingt-Sept, le 5 avril, à Prague), la Turquie et le monde musulman (les 6 et 7 avril). L'entourage a réservé peu de place pour les mondanités, même si le président, accompagné de son épouse Michelle, doit rencontrer la reine Elizabeth, mercredi 1er avril, à Buckingham Palace. Malgré l'insistance de Nicolas Sarkozy, Barack Obama n'ira pas en Normandie. Il passera deux nuits en Turquie mais ne consacrera qu'une heure à ses entretiens bilatéraux avec ses partenaires français et allemand (avec lesquels il a eu de multiples conversations préparatoires). Mais Michelle Obama visitera la cathédrale de Strasbourg avec les autres épouses. Et la partie française a obtenu la promesse d'un déplacement du président américain pour l'anniversaire du débarquement le 6 juin - qui n'a pas encore été confirmé officiellement par Washington. A la veille du sommet des vingt-deux pays du G20, qui représentent 85 % de l'économie mondiale, les responsables américains minimisent les divergences qui ont pu apparaître entre l'Europe - essentiellement la France et l'Allemagne - sur les priorités, et sur l'ampleur de la relance ou l'importance de la régulation. Publiquement en tout cas, ils se sont ralliés à l'argument que les efforts allaient dans le même sens. Depuis la première réunion en novembre 2008, "il y a eu un effort commun sans précédent pour stimuler l'économie mondiale - 1,8 % du produit intérieur brut pour l'ensemble du G20", a souligné Mike Froman, le chargé de l'économie au Conseil national de sécurité. "Personne n'a demandé et personne ne demande à aucun pays de venir à Londres pour s'engager à faire plus dans l'immédiat", a-t-il ajouté. Sur la régulation, l'administration Obama a été longtemps tiraillée entre les exigences des Européens, qui voulaient une harmonisation globale, et celles du Congrès, qui voyait une démarche inverse : d'abord nationale puis coordonnée avec les alliés. Avec le plan de régulation présenté il y a une semaine par le secrétaire au Trésor, Tim Geithner, elle estime avoir fait des "pas significatifs", a dit Mike Froman. Sur les paradis fiscaux, les pays du G20 sont d'accord sur l'essentiel, à savoir un "encouragement" à les voir revenir aux normes internationales, même si, côté sanctions, les Européens préfèrent voir établie une liste des "mauvais" acteurs, alors que les Américains préféreraient mettre en avant les "bons". Avec le chef de l'Etat russe, Dmitri Medvedev, que M. Obama doit rencontrer en marge du sommet, le président américain a l'intention de signer un document de principe, annonçant la reprise des négociations sur le traité de désarmement START qui vient à échéance en décembre. Dennis McDonough, l'un des adjoints du Conseil national de sécurité, s'est félicité d'une "amélioration spectaculaire" du climat avec la Russie. A Prague, M. Obama a prévu de prononcer un "discours important" sur la prolifération nucléaire. Le président, qui travaille depuis des années sur la question, plaide pour une adaptation "au XXIe siècle" du système international de lutte contre la prolifération, ce qui permettrait d'approcher la crise du nucléaire d'une manière globale. Devant les Européens, M. Obama compte aussi parler de changement climatique, alors qu'il vient de lancer des invitations pour un sommet des principales économies visant à préparer le sommet de Copenhague, en décembre, qui doit donner une suite au protocole de Kyoto. Ce projet avait été lancé par George Bush, mais il avait été vu comme une manière de contourner l'ONU par les Européens réticents. L'étape turque est un signe de l'importance que M. Obama attache à revigorer les relations avec Ankara. "Il voulait montrer dès ce premier voyage que la Turquie est un allié vital, un membre vital de l'OTAN et un partenaire vital des Etats-Unis", a dit M. McDonough en citant la médiation turque entre Israël et la Syrie. Comme il le fait sur le plan intérieur, le président va tenter de contourner les institutions pour s'adresser directement à la société civile. A Strasbourg, avec des jeunes Européens, il compte parler de l'alliance transatlantique. A Istanbul, une rencontre avec les jeunes est prévue, qui fera intervenir par vidéoconférence "des jeunes d'Asie du Sud-Ouest", pour un pont avec le monde musulman. "Le monde islamique tout entier va regarder pour voir quel message il délivre", assure Bulent Aliriza, du Center for Strategic and International Studies (CSIS), un cercle de recherches de Washington. Corine Lesnes Article paru dans l'édition du 31.03.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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In piazza il 4 aprile (sezione: G20)

( da "AprileOnline.info" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

In piazza il 4 aprile , 30 marzo 2009, 14:23 Mobilitazione Nella crisi servono più tutele, non meno. Partecipa anche tu alla grande manifestazione nazionale CGIL, la sfida del Circo Massimo. Sul palco precari e medici Le divisioni sindacali e le strategie del governo. I rapporti con il Pd e il ruolo del lavoro nella politica. Ma soprattutto le scelte della CGIL che sabato prossimo sarà in piazza, al Circo Massimo, per una grande manifestazione. Lo slogan «Futuro sì, indietro no». Il segretario Guglielmo Epifani, ospite de L'Unità, risponde alle domande della redazione e dei lettoriIl segretario generale della CGIL parla della manifestazione del 4 aprile, dei rapporti con gli altri sindacati e l'attacco del governo. L'attore Favino leggerà brani di Di Vittorio. La «regia» della giornata di Massimo Wertmuller che nello sceneggiato era Togliatti. La CGIL è sotto attacco, è accusata di essere una forza politica, di non partecipare alle trattative ma di godere poi dei risultati. Accuse ripetute dal ministro Renato Brunetta. La risposta? «Non si considerano mai le posizioni della CGIL per quelle che sono e si usano altri argomenti: si dice che facciamo opposizione di tipo politico, che seguiamo vecchie ideologie, ci accusano di conservatorismo. Luoghi comuni. E quasi sempre si rifugge dal merito. Ieri (venerdì, ndr) Sacconi ha detto che la CGIL muoveva critiche al nuovo Testo unico sulla sicurezza senza averlo letto. La cosa buffa è che tutti si sono espressi subito, la Confindustria ha fatto una nota di tre pagine ma, guarda caso, Sacconi ha parlato solo di noi. Eppure avevamo detto, già in passato, che è un errore cambiare un testo che neanche è in vigore e che conveniva applicarlo e fare una verifica dopo due anni per eventuali correzioni». A prescindere dal merito, dice. Come può essere? «Mi sto convincendo che in realtà dia fastidio l'autonomia di giudizio della CGIL, che dia fastidio tutto quello che non corrisponde ai modi di dire e di fare del governo. Un governo che ha una grande capacità di comunicazione e fa passare posizioni che spesso non corrispondono al vero. Sacconi ha detto che sono aumentate le sanzioni rispetto alla legge 626, dimenticando di dire che sono diminuite rispetto all'ultima legge. E fa così per tutto il resto. Le accuse non sono solo per noi: quando Emma Marcegaglia ha reclamato soldi veri che fino a quel momento avevano visto solo le banche, o quando Confindustria ha fatto previsioni fosche sul Pil, sono piovute accuse di catastrofismo. è un governo che dà una rappresentazione non veritiera della realtà e su di essa costruisce risposte per coloro che hanno punto di vista diversi. Questa è la nostra battaglia democratica: tenere aperta la possibilità di avere un punto di vista diverso». Il governo ha la capacità di attrarre a sé Cisl e Uil e di isolare la CGIL, segue la strategia della divisione. Quali pericoli porta questo isolamento? «Riguardano l'efficacia dell'azione sindacale, il sindacato unitario è più efficace. Se sul Testo unico avessimo tutti detto le stesse cose, oppure sul fisco, il governo avrebbe avuto più difficoltà. Il governo punta sistematicamente a dividere, e Cisl e Uil hanno un po' perso la capacità di tenere il filo della coerenza con le rivendicazioni unitarie. Questo comporta la frantumazione dell'azione con il rischio che il sindacato produca meno risultati». Si può recuperare, e come, un rapporto unitario? «è complicato perché i dissensi sono veri. E, dove non ci sono, noi sosteniamo le proposte unitarie e gli altri non sempre lo fanno. Siamo sempre stati d'accordo nel chiedere meno fisco per il lavoro dipendente o la lotta all'evasione, eppure non diventano campagne unitarie». Perché si è arrivati a questo punto? «è come se Cisl e Uil avvertissero - e capisco anche il ragionamento - che questo è un governo forte, da non sfidare a una battaglia a fronte aperto ma soltanto condizionare di volta in volta. A mio avviso dobbiamo invece tenere ferme le nostre linee e, come fa un sindacato fare negoziati, compromessi, arrivare o meno agli accordi. Ma questo oggi manca: il governo non apre mai tavoli di confronto. Non lo fa con le Regioni e i Comuni se non è costretto, e non lo fa con noi, non ha aperto una sola discussione. Neanche sulla crisi. Quando Fini propone gli stati generali sull'economia, riconosce che una sede di confronto sulla crisi non c'è mai stata. Il governo di volta in volta si sceglie gli interlocutori e non dialoga, cerca di convincerli della bontà delle sue scelte». Come sono i rapporti con il Pd? Qualcuno ha detto che il Pd soffriva dell'azione politica più netta della CGIL e che questa sofferenza si sia tradotta in qualche attrito. La nuova fase le sembra diversa? «Il Pd a mio avviso è ancora in divenire. Formalmente è un partito ma nella sostanza è ancora un cantiere aperto, lo dimostrano i problemi nel tesseramento e che a livello locale le radici sono molto differenziate. Le stesse regole con cui è stato costruito andrebbero semplificate». Un esempio? «L'uso delle primarie. Se servono a far correre un assessore contro il sindaco -al primo mandato- che l'ha nominato, non sono più uno strumento democratico per far pesare la società civile, ma servono alla nomenclatura se divisa. è un assurdo. Dopo la sconfitta elettorale il Pd era diviso tra il bisogno, logico, di dialogo sulle grandi riforme, e quello di fare un'opposizione più netta. Da qui una fase di indeterminazione e, di fronte a una CGIL che ha fatto scelte di merito e dato battaglia, qualche problema si è creato». Anche oggi o è cambiato qualcosa? «Oggi vedo più sintonia sul merito, talvolta le posizioni sembrano coordinate ma non è così. Noi poniamo il problema della casa e degli affitti e lo stesso fa Pd, ci si arriva autonomamente, ma su tante questioni si fanno battaglie comuni. Ho visto il giudizio sul Testo unico, le comuni preoccupazioni sul piano casa, comune è la critica al governo che affronta la crisi senza una politica industriale. L'opposizione che sta facendo il Pd nel Paese e nel Parlamento è a tratti molto simile all'iniziativa della CGIL. è un bene, perché su grandi questioni come queste la CGIL non può stare in campo da sola, la CGIL non può che restare un soggetto sindacale e le battaglie politiche spetta alla politica farle». Lei ha origini socialiste, oggi ci sono socialisti che rivendicano un po' dappertutto la loro origine. Ieri Berlusconi ha parlato lungamente dell'amico Craxi. Qual è stato il suo percorso?. «Mi sono iscritto alla federazione dei giovani socialisti a venti anni, ho fatto due, tre anni, di attività e sono passato in CGIL. Coglievo troppa differenza tra la concretezza del lavoro sindacale e il modo di far politica. Allora in CGIL c'erano le correnti, ho lavorato in quella socialista, poi le abbiamo superate, ma mantengo l'ispirazione che viene dalla mia storia: la laicità, un'idea riformistica dell'acquisizione dei risultati, il rispetto dell'avversario, sempre. E se vedo che c'è chi continua a professarsi socialista e si schiera nel centrodestra penso che c'è qualcosa che non va. Penso a Brunetta che non celebra il 25 aprile perché è "dei comunisti". Come fa un socialista a dirlo? Penso a cosa significava il 25 aprile per Pietro Nenni, Carlo Lombardi, Sandro Pertini, per lo stesso Craxi il cui padre è stato prefetto della liberazione a Como. I socialisti si rivoltano nella tomba». Gli altri sono tutti precipitati nel gorgo degli anni 80? «Sì ma questo non giustifica il tornare indietro da scelte di valore fondamentali: la democrazia, l'antifascismo, la Costituzione. Sono valori che appartengono alla grande tradizione socialista, comunista, democristiana, e sono i valori della Repubblica». Ma in quegli anni si sono radicati anche rancori personali che poi si sono fatti politica. Si sente parlare con tanta acrimonia di anticomunismo da persone che erano adulte negli anno Settanta o Ottanta. «Siamo l'unico Paese in cui ancora si parla, l'ha fatto ancora il premier, di anticomunismo. Non ne parla più nessuno, non c'è più il tema. Si evoca il fantasma dell'anticomunismo quando non c'è il comunismo e si ipotizza l'idea di un comunismo sopravvissuto a se stesso. è un'idea molto materialistica della storia». Ma perché? Cosa vuole suscitare? «Nella sua idea c'è la rinascita di una grande democrazia cristiana "moderna", quindi è come se se rievocasse lo schema del ‘48. Ma la Dc aveva voluto la Costituzione, poi c'è stata una battaglia politica, ma è stato un partito della Repubblica». Torniamo al lavoro, riportato drammaticamente al centro dalla crisi. Negli ultimi anni la sinistra, il centrosinistra, il Pd non lo hanno un po' dimenticato? Si pensi alla candidatura di molti imprenditori... «Si è passati da un estremo all'altro. Fino a 20, 25 anni fa i partiti erano molto presenti nei luoghi di lavoro, avevano radici, orientavano, sentivano. Poi l'opposto, non si sono più occupati, se non indirettamente, delle questioni del lavoro. Anche se non vale per tutti: la Lega nord è molto attenta, quando ha fatto cadere il primo governo Berlusconi sulle pensioni pensava alla propria base. E quando oggi Bossi sulle pensioni dice di andarci cauti, ha in mente l'operaio del Nord. C'è questo bisogno, anche per il Pd. Naturalmente non si può più immaginare che solo l'identità del lavoro fondi una forza politica, ma neanche che fondino un'identità tutti i soggetti e al mondo del lavoro non viene riconosciuto il suo ruolo. Credo che questo sia stato il figlio della sbornia che Tremonti chiama "mercatista", cioè dell'idea che il mercato era fine e strumento. Ma oggi, dopo gli eccessi della speculazione, il lavoro dovrebbe tornare ad essere un riferimento nel Pd. Non può essere solo la CGIL a fare rappresentanza sociale, c'è bisogno di sponde nelle istituzioni. Se con le elezioni dovesse esserci un arretramento del centrosinistra nelle amministrazioni, verrebbe a mancare al sindacato un importante interlocutore». Per la CGIL l'obiettivo resta il lavoro stabile o si accontenta della flessibilità senza precarietà come dato strutturale di un'economia moderna? «In un sistema di mercato aperto a una competizione fatta di produzione di qualità è evidente che una stabilità della prospettiva del lavoro è condizione necessaria. Poi è vero che ci sono esigenze di flessibilità che vanno riconosciute. Quello che non si può fare è scaricare tutto sul precario e va fatta attenzione a non creare un mercato di lavoro doppio, con chi ha garanzie e chi non le ha». Continuerete a difendere il contratto nazionale sfidando l'accusa di conservatorismo? «Lo facciamo perché è quello che garantisce un riferimento universale sul salario e sulle norme. Resto dell'opinione che siccome la flessibilità interna ai settori è oggi più forte che nel passato, si possono avere griglie normative via via più ampie, da riempire. Ma nel modello che non abbiamo condiviso non c'è questo: c'è meno contrattazione in entrambi i livelli. Perché si pensa che il sindacato, che contratta, sia un intralcio». Rapporto con il Pd. Alberto da Brescia le dice: "Credimi, nelle fabbriche i rapporti sono difficili". «Lo so. Il problema non è avvicinare i vertici, ma avvicinare le basi. Bisogna rovesciare lo schema, è dal basso che devi ricostruire una modalità di ascolto nella società e nel mondo del lavoro. Io lo dico sempre anche per la CGIL: partire dal basso, tanto più con una crisi come questa, ricostruire le radici dal basso perché la forza della CGIL è sempre stata questa, non la legittimazione che altri ti hanno dato. Se tu rappresenti, se tu capisci il nuovo, i cambiamenti produttivi, se con la fatica ti sporchi le mani, se sei presenti tra le persone che hanno problemi, allora sì che acquisti autorevolezza». Mimmo da Salerno: "Bisogna che si modifichino le regole delle elezioni delle Rsu e allora sai quanti delegati?. Ma la Cisl blocca le elezioni". «è la nostra sfida. Noi vogliamo più democrazia. La Piaggio dell'altro giorno è un esempio: due posizioni diverse, i lavoratori hanno deciso. Così bisogna fare per gli accordi inter-confederali e per i grandi accordi. Ma non lo dico per usare la leva democratica contro gli altri perché, come si è visto, puoi vincere e puoi anche perdere. L'unica cosa che non va bene e che voti solo quando sei sicuro di vincere, non va bene come idea democratica». Ritorno al Circo Massimo. Qual è la differenza con il 2002? Lì c'era la difesa dell'articolo 18 ora sembra che manchi uno slogan unificante. «Nel 2002 le tre differenze con oggi erano che il governo ci attaccò sull'articolo 18 e anche sul "Patto per l'Italia" firmato da tutti tranne che da noi. L'articolo 18 fu il simbolo, l'idea unificante. La seconda differenza è che il quadro politico è cambiato: lì c'era un governo in difficoltà e un'opposizione molto forte che immaginava di poter concorrere a governare di nuovo. La terza differenza è che non c'erano le fabbriche chiuse, non c'era la paura del futuro. Questo era il 2002. Oggi siamo in una situazione in cui il governo è molto forte e l'opposizione è molto debole, c'è una crisi che riguarda i lavoratori delle fabbriche e le decine di migliaia di precari dalla Pubblica amministrazione che andranno a casa a giugno e quelli della scuola che non saranno confermati a settembre. In più il governo ti attacca in maniera più intelligente, non toccando i temi apparentemente più simbolici (non a caso dice: sulle pensioni non faccio niente), ma poi ti attacca sul Testo unico sulla sicurezza, sul fatto che non dà più restituzione fiscale ai lavoratori, sulla cassa integrazione, sulla politica industriale. Quindi abbiamo più di una questione e per questo abbiamo fatto lo slogan "Futuro sì, indietro no", perché la CGIL vuole guardare avanti, su come ricostruire un paese dopo la crisi. "Indietro no" vuole dire tante cose: indietro no sui temi della Costituzione, sul tema dei diritti, sul tema di pensare ai lavoratori per ultimi. Vogliamo guardare avanti, ma per portare in questa idea di paese quei valori essenziali dei diritti e della coesione sociale. Questa è la sfida vera del 4 aprile». Quale partecipazione si aspetta? «Devo dire che girando il paese il sentimento di dire "Ci vediamo a Roma" sta diventando molto molto serio. La gente vuole partecipare in prima persona a far capire che bisogna contrastare la crisi in un altro modo. Ci sono valori come quelli della partecipazione democratica che vanno consegnati al paese che verrà. Se usi la crisi per ridurre i diritti, c'è una regressione e i diritti rischi di non riconquistarli più. La cosa che ci colpisce è che questo avviene solo in Italia: in tutto il resto d'Europa questa crisi viene utilizzata per rimettere al centro politiche industriali, idee di coesione, sostegno ai ceti più deboli. Quando dico che il governo non ha speso nulla, e poi il governo si arrabbia, dico la verità perché fino ad oggi per il triennio il governo ha messo 16 miliardi di spese aggiuntive di cui 12 destinati alle banche, quindi tutto il resto sono 4 miliardi. Quindi poi tutto il resto dei numeri (opere pubbliche, eccetera) sono tutti già stanziati, sono una rimodulazione di cifre, quella roba lì già c'era. La verità è che tutta questa crisi fino ad oggi viene affrontata con 4 miliardi in cui ci sta il mezzo miliardo per l'industria dell'auto, un po' per la social card, un po' di politiche per le famiglie, per altro neanche partite. è un governo che ha affrontato la crisi con l'occhio al bilancio e se tu guardi solo al bilancio il paese esce peggio dalla crisi». Daniele, lavoratore dei call center: "Come mai il sindacato ha deciso in maniera improvvisa che i lavoratori dei 4 più grandi gestori di telefonia non potranno essere al Circo Massimo?". «Nei luoghi di lavoro c'è una spinta forte a partecipare. C'è più voglia di manifestare nei lavoratori che nei quadri intermedi. Questi sono portati sempre a pensare: "Cosa si fa dopo?". Il problema è che il 4 aprile non è sciopero, abbiamo deciso di fare una manifestazione nazionale. Poi alcune categorie o articolazioni territoriali, come la CGIL Lazio, hanno deciso autonomamente di scioperare per garantire di esserci anche a chi di sabato normalmente lavora. Ma io voglio che sia chiaro, soprattutto in questo periodo di crisi, che l'uso dello sciopero deve essere un uso molto attento. Perché non è facile chiedere ad una famiglia di un lavoratore in cassa integrazione a 700 euro di perdere una parte importante del proprio salario: ci sono casi in cui scioperare può costare, con i computi dei ratei su permessi e ferie, anche come tre giorni di lavoro. Devi capire che la gente vuole scioperare, ma proprio non ce la fa e rispettarla». Un nonno da Torino si preoccupa della nipote perché è una precaria e non sa dove mettersi nel corteo. «I precari sabato saranno tanti e li faremo parlare. Dopo una parte musicale, sul palco parlerà una giovane precaria, un delegato Fiat di Pomigliano, un medico per la questione dell'autodenuncia, un immigrato e un'anziana pensionata. Parleranno quindi tutti i segmenti sociali più esposti alla crisi. Posso poi anticiparvi che l'attore che ha interpretato Di Vittorio, Pierfrancesco Favino, leggerà un passo di un suo discorso e che a gestire tutto ci sarà Massimo Wertmuller, che nello sceneggiato su Di Vittorio interpretava Togliatti. Ci sarà una presenza importante. Una grande presenza da tutt'Italia. Certo, dalla Sicilia è più difficile quando non ci sono più treni a disposizione. Ma sono convinto che sarà una straordinaria manifestazione. Sul fatto di tornare al Circo Massimo: prima o poi dovevamo farlo e questo è il momento giusto. Anche perché siamo in tempo di crisi e ci sono grandissime manifestazione in tutta Europa: in Francia ci sono stati due scioperi generali grandissimi, oggi c'è una manifestazione a Londra. Lì si sta per aprire il G20 e noi sabato manifesteremo quando il summit si sarà appena chiuso». Parliamo del 4, ma poco si sa ancora sul primo maggio. «La manifestazione unitaria la terremo con gli altri sindacati a Siracusa, città che è un grande polo edile, ed essendo in Sicilia sarà legata non solo alla crisi ma anche al tema della legalità e dei diritti. Quella zona del Paese ci chiede di stare assieme e noi lo faremo. Con Cisl e Uil noi possiamo litigare su tutto, e lo facciamo, ma quando c'è da evitare di chiudere una fabbrica ci impegniamo tutti insieme». In Francia ci sono stati episodi di rabbia. C'è questo rischio anche da noi? «In Francia ci sono state grandi iniziative nonostante Sarkozy abbia fatto molto contro la crisi. La crisi può produrre due reazioni: da una parte la rassegnazione e dall'altra l'esasperazione. Probabilmente le due condizioni convivono in molti. E qui c'è l'importanza della CGIL: cerchiamo di evitare le forme di esasperazione di pochi e la rassegnazione degli altri. Proviamo ad evitare che nella crisi ognuno pensi a sè, come vorrebbe Berlusconi». Qual è il termometro della crisi? «La crisi è pesante ed è la ragione per cui stiamo disperatamente strappando accordi aziendali, come ieri sera all'Eurallumina di Portovesme in Sardegna (dove Berlusconi è arrivato, ha promesso e poi è sparito). Più difficile è nelle piccole e piccolissime imprese: guardando al numero dei fallimenti ad esempio a Treviso si coglie una realtà impressionante, le sofferenze sono altissime. Solo che per vederlo devi avere attenzione all'economia reale e il governo non l'ha». Chiudiamo con la stampa: è in difficoltà soprattutto nei grandi gruppi. Le sembra un'emergenza? «Sì, perché la carta stampata è in difficoltà in tutto il mondo. Un po' a causa dei nuovi mezzi, un po' per il calo della pubblicità. Poi c'è un problema di conformismo della stampa, c'è un uso di questo conformismo da parte di questo governo, ancor di più se anche i tg pubblici e i grandi giornali cambieranno direttori. Il rischio è di avere una stampa che ricostruisce un'immagine del Paese che non è. In più è stato firmato il contratto: so che c'è malumore, ma resto dell'opinione che per fortuna si è riconquistato il contratto. Perché fino all'ultimo il rischio è stato non solo di non averlo adesso, ma di non averlo più. Una parte degli editori ha cercato fino all'ultimo di non firmare nè ora nè mai, per arrivare ad un modello di contratto ad hoc per ogni giornale. Il contratto invece garantisce più diritti a tutti».

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Un sergent américain reconnu coupable du meurtre de 4 Irakiens (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Un sergent américain reconnu coupable du meurtre de 4 Irakiens LEMONDE.FR avec AFP | 30.03.09 | 15h39 * Mis à jour le 30.03.09 | 15h39 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Un sergent-chef américain jugé par une cour martiale américaine en Allemagne a été reconnu coupable, lundi 30 mars, de l'exécution de quatre prisonniers à Bagdad en 2007. L'officier, qui comparaissait pour meurtres avec préméditation, avait plaidé coupable pour l'un de ces meurtres, à l'ouverture du procès devant la cour martiale de Vilseck (sud-est de l'Allemagne). Il encourt la prison à perpétuité. Sur le même sujet Les faits Un sergent américain reconnu coupable du meurtre de 4 Irakiens Vidéo Les touristes occidentaux reviennent en Irak Mur de vidéos Ils filment leur guerre en Irak Fiche pays Turquie Fiche pays Irak Edition abonnés Thématique : L'Irak, six ans de "democracy-building" Sur le même sujet Les faits Un sergent américain reconnu coupable du meurtre de 4 Irakiens Zoom Trente mille Américains menacés par les inondations Les faits Tsahal classe l'enquête sur les témoignages de soldats à Gaza Reportage La colère des retraités, symptôme du mal-être russe Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy "Je pensais que c'était dans le meilleur intérêt de mes hommes" de tuer ce prisonnier, avait déclaré le sergent-chef Joseph P. Mayo, 27 ans. Il a indiqué à la cour que les quatre prisonniers, menottés et aveuglés par un bandeau, avaient été tués d'une balle dans la tête, avant que leurs cadavres ne soient jetés dans un canal de la capitale irakienne. Un acte de revanche présumé, après la mort de deux Américains lors de l'attaque d'une patrouille américaine.  Au total, sept militaires américains sont impliqués dans cette affaire.

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La colère des retraités, symptôme du mal-être russe (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Reportage A Ijevsk, en Russie, les retraités, jadis travailleurs privilégiés, mènent la contestation LE MONDE | 30.03.09 | 15h19 * Mis à jour le 30.03.09 | 15h19 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : IJEVSK (OUDMOURTIE, FÉDÉRATION DE RUSSIE) ENVOYÉE SPÉCIALE A 74 et 75 ans, Guerold Issoupov et Viktor Choutov, anciens cadres de l'usine Ijmach, qui fabrique les fusils Kalachnikov à Ijevsk, se décrivent comme les "militants les plus actifs de l'opposition". Sur le même sujet Reportage La colère des retraités, symptôme du mal-être russe Les faits Bruits de bottes russes dans l'Arctique Edition abonnés Fiche pays : Russie Sur le même sujet Les faits Un sergent américain reconnu coupable du meurtre de 4 Irakiens Zoom Trente mille Américains menacés par les inondations Reportage La colère des retraités, symptôme du mal-être russe Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Chaque jeudi, avec une trentaine d'autres retraités, ils se retrouvent à la rédaction du journal Dien pour élaborer leur stratégie de lutte : manifestations, lettres au président russe, plaintes à la Cour européenne des droits de l'homme (CEDH) à Strasbourg. Les retraités sont en colère. Ils se sentent "trahis", abandonnés par l'Etat. Comment vivre décemment avec leurs maigres retraites (110 à 150 euros par mois), alors qu'en cette période de crise les prix des produits de base et ceux des médicaments ne cessent d'augmenter ? "Nous sommes issus de l'ancienne classe moyenne soviétique, mais, aujourd'hui, nous vivons très mal. Une fois les charges payées, il reste tout juste de quoi nous nourrir", dit Viktor Choutov, ancien chef d'atelier à Ijmach. Son ex-collègue, Guérold, a eu un choc il y a quelques années en voyant à la télévision un reportage sur les retraités français : "Quand j'ai appris qu'ils touchaient 75 % de leur salaire et que j'ai vu comment ils vivaient, je me suis demandé pourquoi nous sommes aussi mal lotis." Jadis travailleurs privilégiés des secteurs de l'armement ou du pétrole dans cette ville fermée de l'URSS, les retraités d'Ijevsk ont cru au mythe de l'avenir radieux. Avec la chute du communisme en 1991, Ijevsk est devenue le terrain d'expérimentation de la conversion de l'industrie militaire au civil. Viktor n'en avait cure. Après quarante ans passés à Ijmach, son titre de "vétéran du travail" en poche, il pensait achever sa vie confortablement. Selon les normes soviétiques, il aurait du toucher une retraite équivalente à 50 % de son salaire : il se retrouve aujourd'hui avec 110 euros par mois (soit 24 %)... "Je ne peux même pas aller chez le dentiste pour des prothèses. Il y a longtemps, j'ai fait la mâchoire du haut, mais je n'ai pas assez pour celle du bas", déplore-t-il. Le 20 février, lui et plusieurs centaines de retraités sont allés crier leur mécontentement sous les fenêtres du palais du gouverneur, Alexandre Volkov. En place depuis seize ans, ce baron local est un adepte du beau et de l'ordre. Les façades des immeubles situés en face de son palais ont été rénovées "à l'européenne", mais, côté cour, aucune réfection n'a eu lieu depuis plus de cinquante ans. La manifestation a déplu au gouverneur, qui a appelé les forces anti-émeutes à la rescousse. Les retraités ont été roués de coups, jetés à terre, interpellés. L'un d'eux a été hospitalisé avec un traumatisme crânien. Mécontents de leur niveau de vie, les retraités d'Ijevsk préparent-ils une nouvelle révolution d'Octobre ? "Avec une population aussi passive que la nôtre, ça ne risque pas", explique Alevtina, ancienne cadre de l'armement. Elle aussi peine à boucler ses fins de mois. Elle aurait besoin d'une opération de la cataracte, n'a plus que quatre dents en bouche, mais ne peut assumer les soins médicaux nécessaires. "Pour la cataracte, il me faudrait débourser 40 000 roubles (888 euros). Comment faire avec une retraite (105 euros) comme la mienne ?", s'insurge-t-elle. Elle a placé ses espoirs dans la plainte qu'elle a déposée à la Cour européenne des droits de l'homme à Strasbourg. Elle est ulcérée par l'existence en Russie d'un système de deux poids, deux mesures, quand certaines catégories de fonctionnaires touchent, une fois retraités, 75 % de leurs salaires alors que tous les autres n'ont droit qu'à 24 %. "C'est comme si nous vivions dans deux pays différents", déplore-t-elle. Comme Alevtina, la plupart des retraités russes - 40 millions de personnes sur une population totale de 141 millions - appartiennent à la deuxième catégorie. "Les gens qui sont actifs aujourd'hui ne sont pas mieux lotis que nous", se console Raïssa, sa voisine. Elle cite le cas de son fils, jeune médecin traumatologue, qui touche 4 700 roubles (104 euros) de salaire mensuel : "Comment voulez-vous qu'il ne demande pas aux patients un supplément à chaque consultation ? On dit que la médecine est gratuite ; c'est faux, celui qui peut payer est bien soigné et tant pis pour celui qui ne peut pas." Pour que leurs voix portent, les retraités d'Ijevsk ont créé leur mouvement, le Conseil social des retraités. Avec les autres laissés pour compte - les propriétaires de potagers ou de garages menacés d'expropriation, les mal-logés, les ouvriers contestataires - ils se sont regroupés sous la bannière des Patriotes de Russie, un courant du Parti communiste très actif dans la défense des droits civiques. En 2005, les retraités d'Ijevsk ont été à la pointe du combat contre la remise en question des "avantages sociaux" (transport, énergie, médicaments gratuits) que le gouvernement voulait abolir. Ce dernier a dû faire marche arrière et préserver certains avantages. En cette période de crise, qui touche de plein fouet cette région de 1,6 million d'habitants, et alors que l'inflation grimpe, ils sont prêts à recommencer. "La situation est tendue", confirme Andreï Konoval, député de la douma ("conseil") municipale, rédacteur au journal Dien et coordinateur de l'opposition. Dans l'industrie et le commerce, 40 000 personnes ont une semaine de travail réduite, 20 000 autres ont été mises à pied. Des entreprises, telles l'usine de constructions mécaniques ou celle d'automobiles, très endettées, sont au bord de la faillite. Même Ijmach, où est fabriquée la Kalachnikov, a des difficultés. Depuis des mois, les ouvriers de ce fleuron de l'Oudmourtie ne sont plus payés. Le 18 mars, l'usine a reçu la visite de Sergueï Stepachine, le président de la Cour des comptes. Les ouvriers ont menacé de se plaindre auprès de lui, voire de bloquer les axes routiers. Pour éviter un scandale, la direction de l'usine a aussitôt réglé une partie des arriérés de salaire. Marie Jégo Article paru dans l'édition du 31.03.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Stock-options : "Il faut empêcher les dérapages dans toutes les entreprises" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

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Fabrice Rémon, associé de Deminor, société de conseil aux actionnaires Rémunérations des patrons : "Il faut empêcher les dérapages dans toutes les entreprises" LEMONDE.FR | 30.03.09 | 15h00 * Mis à jour le 30.03.09 | 15h31 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Pour Fabrice Rémon, de la société de conseil aux actionnaires Deminor, le gouvernement doit aller plus loin que le décret encadrant les rémunérations exceptionnelles dans les entreprises qu'il aide. Etait-il nécessaire, selon vous, de réglementer les rémunérations exceptionnelles des dirigeants d'entreprise, comme le gouvernement s'apprête à le faire ? Sur le même sujet Entretien Stock-options : "Il faut empêcher les dérapages dans toutes les entreprises" Les faits Les rémunérations des patrons encadrées a minima Réactions Le débat fait rage sur les méthodes pour mettre fin aux abus Cadrage Entreprises aidées par l'Etat : un décret pour encadrer les bonus Portfolio Parachutes dorés : des scandales à répétition Les faits Bonus : Guéant propose d'amender le budget, Hirsch veut des "job-options" Edition abonnés Archive : Salaires des patrons : l'Etat va intervenir là où il aide Sur le même sujet Reportage La colère des retraités, symptôme du mal-être russe Chronique "Breakingviews" L'embellie boursière risque fort de n'être qu'un feu de paille Les faits Après des mois de rumeurs, la famille Peugeot congédie Christian Streiff Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Entretien Stock-options : "Il faut empêcher les dérapages dans toutes les entreprises" J'ai toujours été hostile au fait de légiférer sur ce sujet. Mais après plusieurs scandales, notamment celui provoqué par l'annonce de la distribution de trois cent vingt mille stock-options à quatre dirigeants de la Société générale le 18 mars, il est devenu nécessaire de fixer des règles. On voit bien que les incitations douces ne servent à rien. Le Medef et l'AFEP [Association françaises des entreprises privées] se sont battus des années pour empêcher que l'Etat ne s'en mêle. Ils ont renforcé au fil des années leur code éthique. Mais celui-ci n'a rien d'impératif : les entreprises l'adoptent, et font ce qu'elles veulent ensuite. La loi TEPA [travail, emploi et pouvoir d'achat, qui englobe l'exonération de charges sociales sur les heures supplémentaires et le bouclier fical] a de son côté donné des pouvoirs aux conseils d'administration pour s'opposer au versement de certains types de rémunérations si les critères fixés au départ ne sont pas respectés. Mais le problème fondamental est que, trop souvent, les conseils d'administration ne font pas leur travail. On ne dira jamais assez que les récents scandales sont la conséquence de l'irresponsabilité de certains d'entre eux. Le périmètre des rémunérations variables, qui seront interdites par le décret, n'est pas encore très clair. Que préconisez-vous ? Ce qui est important, c'est que toutes ces rémunérations soient concernées : les stock-options, les bonus, les actions gratuites, les parachutes dorés, et aussi les retraites complémentaires. Sinon, tout sera reporté sur ce que le décret n'aura pas pris en compte... Selon certaines sources, le décret interdira de telles rémunérations seulement jusqu'à fin 2010... 2010, c'est l'année prochaine ! Il ne faudrait pas qu'un délai aussi court donne lieu à un "rattrapage" inadmissible dès 2011, une fois la pression de l'opinion publique retombée. Une politique de rémunérations doit s'inscrire dans la durée si elle se veut efficace et compréhensible et être un outil de management et de motivation efficace. Seules les entreprises aidées par l'Etat seront concernées. Cela vous semble-t-il juste ? Le décret s'appliquera à un très petit nombre d'entreprises – des banques et des constructeurs automobiles. Mais il n'y a pas de raison de "moraliser" seulement celles qui ont reçu des aides publiques. Pourquoi les petits actionnaires qui apportent leurs propres deniers, et prennent ainsi des risques, ne pourraient pas bénéficier de la même protection et de la même éthique que l'Etat ? Le gouvernement s'est attaqué au plus facile. Maintenant, il faudrait un réglement ou une loi qui empêche les dérapages dans toutes les entreprises qui connaissent des résultats catastrophiques. Mais il est vrai qu'il est très compliqué d'imposer des règles générales à des cas particuliers. Ainsi, il ne faut pas systématiquement supprimer les bonus au sein d'une filiale qui n'a pas démérité, au prétexte que les dirigeants de la maison mère ont échoué. Les parachutes dorés ne sont pas acceptables pour les dirigeants évincés parce qu'ils n'ont pas été à la hauteur, mais peuvent l'être pour un dirigeant qui a bien développé l'entreprise, au point de susciter son rachat... Il faut aussi faire attention à l'arme fiscale : si l'Etat augmente la taxation des rétributions exceptionnelles, les dirigeants d'entreprises risquent d'en demander plus, afin de toucher, après impôts, autant qu'auparavant ! Les grands perdants seraient les actionnaires. Dans un premier temps, on pourrait imaginer que les comités de rémunérations, composés de quelques administrateurs, ne se contentent plus de donner un avis au reste du conseil d'administration, mais étayent et justifient publiquement et dans les détails pourquoi ils préconisent d'accorder des rémunérations exceptionnelles. Il est impératif de les mettre devant leurs responsabilités. Propos recueillis par Claire Ané

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Le G20 au secours du capitalisme (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Le G20 au secours du capitalisme LE MONDE ECONOMIE | 30.03.09 | 15h07 * Mis à jour le 30.03.09 | 15h47 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : D'habitude, les grandes rencontres entre chefs d'Etat suscitent l'indifférence, le scepticisme, voire l'ironie des populations. Le sommet du Groupe des 20 - qui rassemblera le 2 avril à Londres les chefs d'Etat et de gouvernement de vingt Etats de la planète - fait exception. Car les dérives des banquiers et des dirigeants des grandes entreprises ont réussi l'extraordinaire exploit de rendre, aux yeux de l'opinion, les hommes politiques porteurs de l'espoir d'une sortie de crise. Sur le même sujet Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Spécial G20 Imposer la transparence aux marchés financiers Entretien "Les banques centrales doivent avoir une mission de surveillance des risques systémiques" Spécial G20 Construire une véritable régulation internationale Entretien "Le recours aux prêts du FMI ne doit pas être synonyme de stigmatisation" Entretien "Le New Deal de Roosevelt a modernisé l'appareil industriel et permis une extraordinaire expansion" Spécial G20 Rééquilibrer la croissance de l'économie mondiale Sur le même sujet Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Spécial G20 Construire une véritable régulation internationale Spécial G20 Imposer la transparence aux marchés financiers Spécial G20 Rééquilibrer la croissance de l'économie mondiale Entretien "Les banques centrales doivent avoir une mission de surveillance des risques systémiques" Entretien "Le recours aux prêts du FMI ne doit pas être synonyme de stigmatisation" Entretien "Le New Deal de Roosevelt a modernisé l'appareil industriel et permis une extraordinaire expansion" Sur le même sujet Reportage La colère des retraités, symptôme du mal-être russe Chronique "Breakingviews" L'embellie boursière risque fort de n'être qu'un feu de paille Les faits Après des mois de rumeurs, la famille Peugeot congédie Christian Streiff Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Entretien Stock-options : "Il faut empêcher les dérapages dans toutes les entreprises" Le retour des Etats a jusqu'ici pris la forme de milliards d'argent public injectés dans des banques et des industries en péril, du creusement des déficits budgétaires à coups de plans de relance, et de nationalisations. Ne pourrait-il pas maintenant prendre la forme d'une véritable proposition politique, d'un programme mondial de construction d'un nouveau modèle économique apte à remplacer celui qui est parti à la dérive ? Ce serait sans doute mettre la barre un peu haut par rapport à l'ordre du jour officiel... C'est pourtant ce que l'ampleur de la crise et des attentes des populations réclament. Ces dernières semaines, le débat préparatoire au sommet avait semblé opposer d'un côté les pays d'Europe continentale, Allemagne et France en tête, chantre d'une forte régulation du système financier mondial, à un axe transatlantique et anglo-saxon, plutôt partisan d'un renforcement des dépenses publiques pour relancer la croissance de plus en plus anémique. La plupart des Européens se drapaient dans la vertu budgétaire, soupçonnant les Anglo-Saxons de chercher avant tout à sauver la position dominante de leurs places financières conquise à la faveur de la déréglementation. Les Américains suspectaient les Européens de ne pas prendre la mesure de l'ampleur de la crise. Le risque était alors grand que "l'événement historique" du G20 n'aboutisse à l'un de ces tièdes communiqués dont les diplomates ont le secret... et ne laisse aucune trace dans l'histoire. Mais, ces derniers jours, les positions se sont semble-t-il rapprochées : les détails de la refonte du système de régulation financière américain exposée le 26 mars au Congrès américain par Timothy Geithner, le secrétaire d'Etat au Trésor, n'ont rien à envier aux propositions les plus "régulatrices" du couple franco-allemand. De leur côté, dirigeants et hauts fonctionnaires européens, surtout à Bruxelles, reconnaissent mezza voce que, si la situation économique continuait à s'aggraver au cours des six prochains mois, il faudrait envisager de nouvelles mesures.   COUP DE BAGUETTE MAGIQUE   Le consensus sur la nécessité de surveiller et contrôler les acteurs financiers qui se sont développés aux marges du système, mais qui ont fini par en constituer sinon le coeur, au moins des composants essentiels - fonds spéculatifs, paradis fiscaux, marchés des produits dérivés et titrisés - est maintenant établi (lire ici). Certaines décisions ont même été prises avant le G20. De même, l'unanimité paraît acquise sur la nécessité de renforcer les grandes institutions internationales chargées de surveiller les grands équilibres macroéconomiques mondiaux, mais aussi d'aider les Etats à sortir de situations critiques. En laissant plus de place aux pays du Sud à la tête de ces institutions, celles-ci pourraient retrouver le rôle d'instruments de développement économique que leurs créateurs leur avaient assigné après la seconde guerre mondiale (lire ici). En revanche, le débat sur les plans de relance sera plus complexe (lire ici). Car il ne s'agit pas seulement de discuter de leur ampleur, mais de savoir si l'occasion n'est pas offerte de modifier durablement le modèle économique en vigueur. Ici, la position américaine, sous l'influence de Barack Obama, est sans doute plus avant-gardiste que celle des Européens, qui se contenteraient bien d'un sauvetage de l'économie telle qu'elle est. Car changer de modèle exigerait de s'affranchir, dans les pays riches, d'un mode de consommation à coups de traites tirées sur l'environnement et le futur, et, dans les pays émergents, d'un mode de production tourné vers l'exportation plutôt que vers la satisfaction des besoins de la population. Ce n'est certes pas un coup de baguette donné depuis Londres qui fera tout cela. Mais pourquoi ne pas en tracer le cadre ? Antoine Reverchon Article paru dans l'édition du 31.03.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Le PDG des chemins de fer allemands démissionne après un scandale d'espionnage (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

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Le PDG des chemins de fer allemands démissionne après un scandale d'espionnage LEMONDE.FR avec AFP | 30.03.09 | 13h23 * Mis à jour le 30.03.09 | 15h19 Réagissez (2) Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : "J'ai proposé ma démission au président du conseil de surveillance," a déclaré Hartmut Mehdorn, le patron de la compagnie publique de chemins de fer allemande, Deutsche Bahn. Cette annonce intervient après une série de scandales d'espionnage des salariés. "Je pars du principe qu'un successeur sera nommé avant les vacances d'été", a-t-il ajouté. Hartmut Mehdorn a toutefois assuré qu'il n'avait "rien à se reprocher" et s'est dit victime d'une "campagne visant à changer la direction de Deutsche Bahn." Sur le même sujet Les faits Le PDG des chemins de fer allemands démissionne après un scandale d'espionnage Sur le même sujet Reportage La colère des retraités, symptôme du mal-être russe Chronique "Breakingviews" L'embellie boursière risque fort de n'être qu'un feu de paille Les faits Après des mois de rumeurs, la famille Peugeot congédie Christian Streiff Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Entretien Stock-options : "Il faut empêcher les dérapages dans toutes les entreprises" L'entreprise est secouée depuis plusieurs mois par des révélations de la presse sur des pratiques de surveillance des salariés. La pression sur Hartmut Mehdorn était devenue intenable depuis des révélations en fin de semaine dernière sur un possible contrôle des courriers électroniques échangés entre des salariés et des journalistes, ce d'autant plus que ce scandale survenait après une série de polémiques (bonus annuels pour la direction, promesses de prime énorme en cas de réussite d'une introduction en Bourse...).

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"Les banques centrales doivent avoir une mission de surveillance des risques systémiques" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

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Jacques de Larosière, ancien directeur général du FMI "Les banques centrales doivent avoir une mission de surveillance des risques systémiques" LE MONDE ECONOMIE | 30.03.09 | 15h14 * Mis à jour le 30.03.09 | 15h45 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Vous avez dirigé le Fonds monétaire international (FMI) de 1978 à 1987, puis la Banque européenne pour la reconstruction et le développement (BERD), et avez remis fin février à la Commission européenne un rapport remarqué sur la réforme de la régulation des banques, des assurances et des marchés. Votre rapport sera-t-il à l'ordre du jour du G20 ? Parcours 1974 Enarque de la promotion 1958, il est directeur du Trésor jusqu'en 1978. 1978 Directeur général du Fonds monétaire international (FMI). 1987 Gouverneur de la Banque de France. 1993 Président de la Banque européenne pour la reconstruction et le développement. 2009 Depuis 1998, il est conseiller auprès du président de BNP Paribas. Février 2009 Remise à la Commission européenne d'un rapport sur la régulation financière, dans la perspective du G20. Sur le même sujet Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Spécial G20 Imposer la transparence aux marchés financiers Entretien "Les banques centrales doivent avoir une mission de surveillance des risques systémiques" Spécial G20 Construire une véritable régulation internationale Entretien "Le recours aux prêts du FMI ne doit pas être synonyme de stigmatisation" Entretien "Le New Deal de Roosevelt a modernisé l'appareil industriel et permis une extraordinaire expansion" Spécial G20 Rééquilibrer la croissance de l'économie mondiale Sur le même sujet Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Spécial G20 Construire une véritable régulation internationale Spécial G20 Imposer la transparence aux marchés financiers Spécial G20 Rééquilibrer la croissance de l'économie mondiale Entretien "Les banques centrales doivent avoir une mission de surveillance des risques systémiques" Entretien "Le recours aux prêts du FMI ne doit pas être synonyme de stigmatisation" Entretien "Le New Deal de Roosevelt a modernisé l'appareil industriel et permis une extraordinaire expansion" La régulation financière devrait être l'un des sujets majeurs du sommet de Londres. La fragmentation du système actuel de régulation, les différences existant d'un pays à l'autre, nuisent à l'efficacité du contrôle. Elles ne favorisent pas des conditions de concurrence normales. En effet, on assiste à des phénomènes d'arbitrage réglementaire, qui permettent aux institutions d'aller là où la réglementation est la plus tolérante. Par ailleurs, certaines sociétés, comme par exemple les fonds spéculatifs (hedge funds), échappent, dans nombre de pays, à tout contrôle. Si l'on veut éviter le retour aux dérives que nous avons connues, il faut plus de cohérence entre les réglementations mondiales, et plus de surveillance des établissements. Quelle est l'urgence ? Que faut-il commencer par réformer ? L'urgence est grande. Pour les Etats-Unis, où Barack Obama vient d'annoncer une grande réforme de la régulation financière. Mais aussi pour l'Europe, qui est un vaste marché intégré, régi par des règles et des méthodes de contrôle disparates. Les directives européennes ne sont pas transposées de la même façon sur le plan national. Des exceptions nationales autorisent des comportements très différents d'un Etat à l'autre, les banques qui interviennent dans plusieurs pays obéissent à des règles différentes. Il faut donc, rapidement, que l'Europe se dote, d'une part, d'un corps de règles harmonisé, et, d'autre part, d'un système de surveillance "macro-prudentiel" des marchés, c'est-à-dire de suivi des risques systémiques. On n'a pas su prévenir la crise financière parce qu'on n'avait pas suffisamment analysé les dérives qui se produisaient, ni recommandé les actions correctrices nécessaires. Serait-ce le rôle du "conseil de surveillance des risques systémiques" dont vous prônez la création Oui, ce nouveau conseil regrouperait tous les banquiers centraux d'une Union européenne comprenant aussi la Grande-Bretagne et les pays nordiques, ainsi que les comités européens qui coordonnent le contrôle des banques, des assurances et des marchés. Il aurait pour mission de repérer les risques et d'adresser des recommandations aux autorités de contrôle nationales. Il pourrait aussi, si ces recommandations n'étaient pas suivies d'effets, faire remonter l'information au niveau politique, en saisissant du problème le Conseil des ministres européens. Concrètement, quels types de risques faut-il surveiller ? Tous les risques qui se sont matérialisés depuis quelques années doivent faire l'objet d'une surveillance précise. Il faut éviter que le système financier ne soit trop endetté. Il faut aussi éviter, comme cela s'est produit dans cette crise, que les institutions, poussées par des taux d'intérêt très bas, ne développent des formes de crédit risquées, plus rémunératrices, mais aussi plus opaques, en revendant ces nouveaux risques auprès d'investisseurs dans le marché. Est-ce compliqué à mettre en place ? Que préconisez-vous encore ? Cela suppose que les gouverneurs qui composent le système européen de banques centrales (SEBC) acceptent de s'occuper de ces problèmes de macro-surveillance et veillent à la stabilité financière en plus de leur mission monétaire centrale de maintien de la stabilité des prix. Certains vous reprochent de ne pas aller plus loin, notamment en proposant une autorité unique de contrôle des marchés... J'ai conscience de leur déception, mais il m'a semblé pragmatique de rester dans un schéma décentralisé, où le contrôle reste exercé au niveau des Etats, au plus proche du terrain. Un tel schéma est aussi, en outre, susceptible d'être acceptable par tous. Avant de créer éventuellement, un jour, un contrôleur unique, faisons en sorte de renforcer les comités européens de surveillance des marchés, des banques et des assureurs, et donnons-leur des pouvoirs de décision limités, mais indispensables. Il faudrait, par exemple, que le comité chargé des banques puisse dire quelle règle s'applique pour les établissements présents dans plusieurs pays en cas de divergence entre superviseurs, et qu'une définition commune des fonds propres soit établie. Il conviendrait aussi, toujours à titre d'exemple, que le comité responsable des marchés puisse accorder les licences aux agences de notation. Maintenant que les Etats-Unis ont précisé leur plan de rachat des actifs toxiques des banques, maintenant que s'engage, sous l'impulsion du G20, la refondation du système financier mondial, pensez-vous qu'on entrevoit la sortie de la crise financière ? Il est difficile de faire des prédictions. Mais je pense qu'il est possible et nécessaire de redonner confiance, maintenant que les Etats-Unis se sont saisis concrètement du problème des actifs toxiques immobilisés dans les bilans de leurs banques. Si les plans de relance des économies s'avèrent à la hauteur des enjeux, si l'on renforce les moyens d'action du FMI et qu'on décide d'une réglementation financière cohérente au plan mondial, si l'Europe est unie et parle d'une seule voix, alors on devrait voir une nette amélioration de la situation. Propos recueillis par Anne Michel Article paru dans l'édition du 31.03.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Rôle du dollar : "Une question géostratégique et monétaire" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Entretien Rôle du dollar : "Une question géostratégique et monétaire" LE MONDE | 30.03.09 | 14h40 * Mis à jour le 30.03.09 | 14h40 Réagissez (1) Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : NEW YORK CORRESPONDANT Ancien économiste à la division new-yorkaise de la Réserve fédérale américaine (Fed), Adam Posen, spécialiste des questions monétaires, est directeur adjoint du Peterson Institute for International Economics, à Washington. Il revient sur la proposition chinoise d'instaurer une devise unique pour le commerce international, fondée sur un panier de devises-clés. Sur le même sujet Portfolio Des milliers de manifestants demandent "plus de justice" au G20 Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Point de vue Au-delà de la récession, nous sommes face à une crise de civilisation, par Luiz Inácio Lula da Silva Entretien Rôle du dollar : "Une question géostratégique et monétaire" Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Eclairage Des relations américano-européennes placées sous le signe du pragmatisme Les faits Quelle tenue de camouflage pour les banquiers de la City ? Pourquoi cette proposition chinoise d'une devise unique à la veille du G20 ? Les Chinois ont voulu exprimer une vraie préoccupation sur le risque de déstabilisation des cours de change, qui les préoccupe beaucoup. Par ailleurs, faire cette proposition est un moyen de manifester leur impatience pour une réforme sérieuse du Fonds monétaire international (FMI), qui est l'un de leurs principaux objectifs au G20. Ils ont voulu faire passer un message : voilà ce qui pourrait advenir au dollar si les Etats-Unis ne tiennent pas suffisamment compte de nos exigences. C'est une menace ? Le terme est trop fort. Ce n'est pas une menace, parce que la proposition n'est pas crédible : personne ne considère sérieusement l'instauration d'une devise commune au commerce international comme une perspective réaliste. Mais c'est un signal, une façon de dire à Washington : "A l'issue du G20, vous ne pourrez pas dire "tout va bien", si vous ne nous avez pas écoutés, nous et les autres économies émergentes." Le secrétaire américain au Trésor, Tim Geithner, a jugé que la proposition chinoise "méritait considération", puis il s'est ravisé : le dollar "restera encore très longtemps la devise de référence mondiale". Entre-temps, le président Obama avait vigoureusement réagi par la négative. Pourquoi Washington refuse-t-il même de discuter la proposition chinoise ? Le gouvernement américain a toutes les raisons de croire que le dollar doit rester la devise de référence du commerce international. C'est une question géostratégique autant que monétaire. Il offre la meilleure sécurité possible aux Etats-Unis dans l'économie mondiale. La réaction américaine tient au fait que l'administration a perçu l'idée chinoise comme une attaque contre le dollar. Je regrette la forme qu'elle a prise. Pourquoi ? Il y a aussi des aspects positifs dans cette proposition. Dans une période de baisse de la demande mondiale, se préoccuper de limiter les fluctuations monétaires est légitime, surtout lorsqu'on prétend que Pékin "manipule" sa devise et doit la réévaluer. Que la Chine pousse à la réforme du FMI devrait être perçu comme positif. Cela signifie que les Chinois sont disposés à jouer un rôle accru dans la stabilisation de l'économie mondiale. C'est constructif. Bien entendu, la contrepartie consiste à leur donner plus de pouvoir au FMI. Avec la crise, et les réserves en dollars dont dispose Pékin, Américains et Européens ont tort de ne pas comprendre qu'une montée en puissance de la Chine y est inéluctable et qu'il faut lui donner sa place. Modifier les règles du FMI est dans l'intérêt de l'économie mondiale, donc de l'économie américaine. Beaucoup d'économistes américains jugent qu'un "Bretton Woods-III", une refonte du système monétaire international, est devenu une urgence. Or ce sujet est exclu de l'ordre du jour du G20. Pourquoi ? Avec tout le respect que j'ai pour Joseph Stiglitz (Prix Nobel d'économie, partisan d'une refonte du système monétaire), ni lui ni personne ne présente une alternative claire au système actuel. Pour débattre, il faudrait un projet réaliste. Il y a une autre raison, plus prosaïque : ni les Américains ni les Européens ne sont disposés à abandonner une part quelconque du contrôle qu'ils ont sur les institutions financières internationales. Propos recueillis par Sylvain Cypel Article paru dans l'édition du 31.03.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Quelle tenue de camouflage pour les banquiers de la City ? (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Quelle tenue de camouflage pour les banquiers de la City ? LE MONDE | 30.03.09 | 14h33 * Mis à jour le 30.03.09 | 14h33 Réagissez (1) Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : LONDRES CORRESPONDANTE "Comment ne pas avoir l'air d'un banquier" : sur deux pages, le Guardian donne des conseils, dans son édition du vendredi 27 mars, pour ne surtout pas avoir l'air de travailler à la City. Les hommes devraient choisir le look de Mark Ronson, un jeune DJ et producteur de musique britannique. Un cardigan boutonné sur une chemise blanche et une cravate sombre avec un slim feront l'affaire, pense le quotidien britannique. Quant aux femmes, qu'elles s'inspirent de la présentatrice de télévision Fern Britton : bottes plates, jupe et tee-shirt vert kaki, chic et sobre. Sur le même sujet Portfolio Des milliers de manifestants demandent "plus de justice" au G20 Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Point de vue Au-delà de la récession, nous sommes face à une crise de civilisation, par Luiz Inácio Lula da Silva Entretien Rôle du dollar : "Une question géostratégique et monétaire" Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Eclairage Des relations américano-européennes placées sous le signe du pragmatisme Les faits Quelle tenue de camouflage pour les banquiers de la City ? Aujourd'hui, le banquier londonien doit se cacher. Pas question d'étaler sa profession et son argent. Si le Royaume-Uni s'enfonce dans la récession, c'est de sa faute. Si le pays compte plus de 2 millions de chômeurs, c'est de sa faute, lui qui s'est "engraissé" de bonus pendant des années sans mesurer les risques qu'il faisait courir à l'économie. C'est en tout cas ce que pense une partie de la population, alors que les hommes politiques, au premier rang desquels Gordon Brown, les livrent régulièrement à la vindicte populaire. "La colère du public (à leur égard) est également la mienne", déclarait récemment le premier ministre britannique. Les "fat cats", comme les appelle la presse populaire britannique, doivent payer. A quelques jours du G20 qui doit se tenir à Londres jeudi 2 avril, la police a prévenu les institutions financières. Des manifestations sont prévues mercredi et jeudi dans la City et devant la Banque d'Angleterre. Entre les altermondialistes, les anarchistes, les syndicalistes, qui prévoient de manifester leur hostilité au capitalisme, l'ennemi à abattre est le financier de la City en costume gris, avec une serviette au logo de son employeur. Dans ces conditions, juge Scotland Yard, mieux vaut qu'il se terre chez lui, au moins mercredi et jeudi. Et qu'il se fasse le plus discret possible si jamais il doit sortir ou aller à son bureau. GARDES DU CORPS Dans ces conditions, les banquiers les plus élevés dans la hiérarchie se payent des gardes du corps. Les autres se font tout petits. JP Morgan a accordé trois jours de repos à ses salariés lors de la semaine du G20. D'autres institutions, comme le conseiller financier Bluefin, qui emploie 500 personnes à Londres, leur ont demandé de travailler de chez eux dans la mesure du possible. Et toutes leur ont recommandé une tenue vestimentaire neutre. Car le banker bashing ("cogner du banquier") a déjà commencé. Sir Fred Goodwin, l'ancien patron de Royal Bank of Scotland (RBS) qui symbolise plus que tout autre les abus de la profession ayant mené à la crise actuelle, a vu sa maison d'Edimbourg et sa Mercedes vandalisées mercredi. Alors que RBS, qui a perdu 24,1 milliards de livres en 2008 (25,9 milliards d'euros), ne doit sa survie qu'à une injection massive de 20 milliards de livres d'argent public, l'ancien banquier est parti avec une retraite de 700 000 livres par an. "Les patrons des banques devraient aller en prison", a justifié le groupuscule Bank bosses are criminals ("Les patrons de banque sont des criminels") qui a revendiqué l'attaque de la demeure de M. Goodwin, avant d'ajouter : "Ce n'est que le début." Virginie Malingre Article paru dans l'édition du 31.03.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Fillon détaille les mesures pour encadrer les bonus des patrons (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Fillon détaille les mesures pour encadrer les bonus des patrons LEMONDE.FR avec AFP et Reuters | 30.03.09 | 16h39 * Mis à jour le 30.03.09 | 18h00 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Le premier ministre, François Fillon, a présenté, lundi 30 mars, le décret préparé par le gouvernement pour encadrer la rémunération des dirigeants. Après avoir dénoncé le "comportement irresponsable de quelques" patrons, il a affirmé qu'il s'agissait pour le gouvernement "de faire pression sur ceux qui sont récalcitrants". Sur le même sujet Entretien Stock-options : "Il faut empêcher les dérapages dans toutes les entreprises" Les faits Les rémunérations des patrons encadrées a minima Réactions Le débat fait rage sur les méthodes pour mettre fin aux abus Cadrage Entreprises aidées par l'Etat : un décret pour encadrer les bonus Portfolio Parachutes dorés : des scandales à répétition Les faits Bonus : Guéant propose d'amender le budget, Hirsch veut des "job-options" Edition abonnés Archive : Salaires des patrons : l'Etat va intervenir là où il aide Sur le même sujet Son "A PSA, on espère un infléchissement des politiques" Reportage La colère des retraités, symptôme du mal-être russe Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Le décret en question sera publié au Journal officiel dès mardi matin et entrera aussitôt en vigueur. Ces "règles de temps de crise" s'appliqueront au moins jusque fin 2010. M. Fillon a évoqué trois cas de figure : grandes banques et constructeurs automobiles aidés par l'Etat, entreprises publiques et les autres, notamment celles où est entré le Fonds stratégique d'investissement (FSI) de l'Etat. Pour les banques et constructeurs automobiles aidés, "leurs dirigeants devront renoncer aux stock-options et aux actions gratuites, et accepter que les parts variables et exceptionnelles [les bonus] de leur rémunération soient stricement encadrées, de même que les éventuelles indemnités de départ", a déclaré M. Fillon. Les bonus seront également interdits en cas "d'importants licenciements". "ON ENTRE DANS UN AUTRE MODÈLE ÉCONOMIQUE" Les autres entreprises doivent se conformer au code de bonne conduite édicté par le Medef et l'Association française des entreprises privées (AFEP). M. Fillon a également demandé au patronat de mettre en place un "comité de sages" chargé de veiller à ce que les dirigeants "des entreprises mettant en œuvre un plan social ou recourant au chômage partiel reconsidèrent l'ensemble de leurs rémunérations". "La France est la première place financière importante en Europe à se doter d'un texte réglementaire qui s'applique de manière stricte à l'ensemble des entreprises bénéficiant d'un soutien public exceptionnel dans le cadre de la crise financière," s'est-il ensuite félicité. Le premier ministre a toutefois exclu d'encadrer de façon globale les rémunérations patronales, estimant qu'une telle initiative n'aurait "aucune réalité technique, économique, sauf à vouloir naturellement réglementer toutes les rémunérations (...) mais on entre dans un autre modèle économique". A la suite de ce discours, les députés PCF ont dénoncé un décret qui "prend les Français pour des imbéciles", destiné à "faire croire qu'ils [le président Sarkozy et son gouvernement] ne restent pas inactifs face aux scandales répétés des stock-options et autres parachutes dorés." Quant à Roger Karoutchi, secrétaire d'Etat chargé des relations avec le Parlement, il s'est félicité de la décision de François Fillon."En choisissant la voie du décret, le gouvernement montre ainsi sa volonté de réagir avec le maximum de rapidité et d'efficacité", a-t-il déclaré.

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green, Silvio sposa l'economia sociale">Politica green, Silvio sposa l'economia sociale (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Politica green/ Silvio sposa l'economia sociale Lunedí 30.03.2009 17:34 "Il paradigma economico dominante è il modello dell'economia sociale di mercato che ha definitivamente soppiantato quello del libero mercato. E la Destra, in Italia, lo ha già fatto proprio". Lo spiega ad Affari l'economista Giorgio Fiorentini (Università Bocconi), intervistato il giorno dopo la chiusura del congresso del PdL. E nel G20, quanto sono consapevoli i Grandi che devono rifarsi a un altro paradigma che non sia più quello del libero mercato? "Ne sono consapevoli, ma bisogna fare attenzione a Cina e India". L'INTERVISTA E' d'accordo con quanti sostengono che ormai il paradigma economico dominante sia il modello dell'economia sociale di mercato che ha definitivamente soppiantato quello del libero mercato? "Sì. E' evidente che il libero mercato non ha dato risultati totalmente soddisfacenti nel regolare il funzionamento del sistema economico. Un sistema che non è mai stato in equilibrio". Cosa si intende esattamente per economia sociale di mercato? "E' un paradigma che incorpora il concetto di pubblica utilità. Un fine che deve esser fatto proprio sia dagli operatori pubblici sia da quelli privati. Un sistema in grado di tenere in equilibrio l'economico con il sociale e viceversa, intendendo il sociale come welfare allargato". E quindi? "Il mercato deve essere calmierato rispetto a un concetto di welfare allargato e distribuito, perché non esistono opportunità di mercato se non esiste uno standing di socialità per poter sviluppare l'economia in un certo modo". pagina successiva >>

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green, Silvio sposa l'economia sociale">Politica green, Silvio sposa l'economia sociale pag.2 (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Politica green/ Silvio sposa l'economia sociale Lunedí 30.03.2009 17:34 Siamo alle porte del prossimo G20 di Londra che inizierà la prossima settimana. Quanto sono consapevoli i Grandi che devono rifarsi a un altro paradigma che non sia più quello del libero mercato? "La consapevolezza c'è, anche se ci sono degli ostacoli al definitivo consolidarsi di questo modello". Quali? "Bisogna capire cosa fanno la Cina e l'India. Se vogliono, cioè, far andare a picco certe nazioni o mantenere il sistema. Tutto di penderà dal potere negoziale che noi Paesi occidentali manterremo". In Italia sembra che la Destra abbia già fatto proprio questo nuovo paradigma dell'economia sociale mentre la Sinistra ha appena cominciato ad accettare i dettami del libero mercato... "Sì, anche se ci sono dei meccanismi in entrambi gli schieramenti politici che però devono essere attivati". Può spiegare? "La Destra deve dare dei segnali reali e di consistenza operativa di aver aderito a questa nuova dottrina economica. Mentre la Sinistra deve aprirsi a un nuovo dibattito molto più serrato. Dinamismo che, però, potrebbe venir meno per la vicinanza delle elezioni europee". < < pagina precedente

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Un sergent américain condamné à 35 ans de prison pour le meurtre de 4 Irakiens (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

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Un sergent américain condamné à 35 ans de prison pour le meurtre de 4 Irakiens LEMONDE.FR avec AFP | 30.03.09 | 15h39 * Mis à jour le 30.03.09 | 18h48 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Un sergent-chef américain jugé par une cour martiale américaine en Allemagne a été condamné, lundi 30 mars, à une peine de prison de trente-cinq ans pour le meurtre de quatre prisonniers irakiens à Bagdad, en 2007. L'officier, qui comparaissait pour meurtres avec préméditation, avait plaidé coupable pour l'un de ces meurtres, à l'ouverture du procès devant la cour martiale de Vilseck (sud-est de l'Allemagne). Il passera au minimum dix ans en prison avant de pouvoir éventuellement bénéficier d'une remise de peine. Sur le même sujet Les faits Un sergent américain condamné à 35 ans de prison pour le meurtre de 4 Irakiens Vidéo Les touristes occidentaux reviennent en Irak Mur de vidéos Ils filment leur guerre en Irak Fiche pays Turquie Fiche pays Irak Edition abonnés Thématique : L'Irak, six ans de "democracy-building" Sur le même sujet Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Les faits Un sergent américain condamné à 35 ans de prison pour le meurtre de 4 Irakiens Cadrage Les obstacles s'accumulent avant un nouvel élargissement de l'UE Reportage Visite guidée en "Otanistan" Les faits Le Japon en état d'alerte avant le lancement d'une fusée nord-coréenne "Je pensais que c'était dans le meilleur intérêt de mes hommes" de tuer ce prisonnier, avait déclaré le sergent-chef Joseph P. Mayo, 27 ans. Il a indiqué à la cour que les quatre prisonniers, menottés et aveuglés par un bandeau, avaient été tués d'une balle dans la tête, avant que leurs cadavres ne soient jetés dans un canal de la capitale irakienne. Un acte de revanche présumé, après la mort de deux Américains lors de l'attaque d'une patrouille américaine. Au total, sept militaires américains sont impliqués dans cette affaire. Un troisième sergent doit être jugé à partir du 13 avril.  

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Les syndicats appellent à l'unité avant le 1er mai (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

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Les syndicats appellent à l'unité avant le 1er mai LEMONDE.FR avec AFP | 30.03.09 | 19h12 * Mis à jour le 30.03.09 | 19h16 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : REUTERS/Benoit Tessier Les syndicats s'étaient réunis pour discuter des suites à donner à leur journée de mobilisation du 19 mars qui avait rassemblé entre 1,2 et 3 millions de manifestants. Les huit centrales syndicales françaises (CGT, CFDT, FO, CFTC, CFE-CGC, FSU, Solidaires, UNSA) s'apprêtent à lancer, lundi 30 mai, un appel à manifester ensemble le 1er mai, selon l'un des participants à une réunion intersyndicale dont le butb était de discuter des suites à donner à la journée de mobilisation du 19 mars. Sur le même sujet Enquête Six Français sur dix pour la poursuite du mouvement social Son Les syndicats en panne de relance Carte des manifestations Entre 1,2 et 3 millions de manifestants dans toute la France Portfolio Les dirigeants syndicaux : "On continue" Vidéo Colères de cadres dans le cortège parisien Portfolio Vos photos des manifestations du 19 mars Edition abonnés Thématique : Quinze ans de mobilisation sociale Ce serait la première fois que les huit centrales se rassemblent pour défiler sur des revendications communes à l'occasion de la Fête du travail. Cela n'avait même pas été le cas lors de l'élection présidentielle de 2002, contre la présence de Jean-Marie Le Pen. Lundi matin, les leaders des cinq confédérations représentatives (CGT, CFDT, FO, CFTC, CFE-CGC) ont été reçus par Nicolas Sarkozy à l'Elysée dans le cadre d'une rencontre prévue de longue date pour préparer la rencontre du G20 jeudi à Londres.

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Le rôle du dollar est "une question géostratégique et monétaire" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

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Adam Posen, ancien économiste à la Fed Le rôle du dollar est "une question géostratégique et monétaire" LE MONDE | 30.03.09 | 14h40 * Mis à jour le 30.03.09 | 19h08 Réagissez (1) Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : NEW YORK CORRESPONDANT Ancien économiste à la division new-yorkaise de la Réserve fédérale américaine (Fed), Adam Posen, spécialiste des questions monétaires, est directeur adjoint du Peterson Institute for International Economics, à Washington. Il revient sur la proposition chinoise d'instaurer une devise unique pour le commerce international, fondée sur un panier de devises-clés. Sur le même sujet Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Point de vue Au-delà de la récession, nous sommes face à une crise de civilisation, par Luiz Inácio Lula da Silva Entretien Le rôle du dollar est "une question géostratégique et monétaire" Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Eclairage Des relations américano-européennes placées sous le signe du pragmatisme Les faits Quelle tenue de camouflage pour les banquiers de la City ? Eclairage "Put people first", une coalition hétéroclite Pourquoi cette proposition chinoise d'une devise unique à la veille du G20 ? Les Chinois ont voulu exprimer une vraie préoccupation sur le risque de déstabilisation des cours de change, qui les préoccupe beaucoup. Par ailleurs, faire cette proposition est un moyen de manifester leur impatience pour une réforme sérieuse du Fonds monétaire international (FMI), qui est l'un de leurs principaux objectifs au G20. Ils ont voulu faire passer un message : voilà ce qui pourrait advenir au dollar si les Etats-Unis ne tiennent pas suffisamment compte de nos exigences. C'est une menace ? Le terme est trop fort. Ce n'est pas une menace, parce que la proposition n'est pas crédible : personne ne considère sérieusement l'instauration d'une devise commune au commerce international comme une perspective réaliste. Mais c'est un signal, une façon de dire à Washington : "A l'issue du G20, vous ne pourrez pas dire "tout va bien", si vous ne nous avez pas écoutés, nous et les autres économies émergentes." Le secrétaire américain au Trésor, Tim Geithner, a jugé que la proposition chinoise "méritait considération", puis il s'est ravisé : le dollar "restera encore très longtemps la devise de référence mondiale". Entre-temps, le président Obama avait vigoureusement réagi par la négative. Pourquoi Washington refuse-t-il même de discuter la proposition chinoise ? Le gouvernement américain a toutes les raisons de croire que le dollar doit rester la devise de référence du commerce international. C'est une question géostratégique autant que monétaire. Il offre la meilleure sécurité possible aux Etats-Unis dans l'économie mondiale. La réaction américaine tient au fait que l'administration a perçu l'idée chinoise comme une attaque contre le dollar. Je regrette la forme qu'elle a prise. Pourquoi ? Il y a aussi des aspects positifs dans cette proposition. Dans une période de baisse de la demande mondiale, se préoccuper de limiter les fluctuations monétaires est légitime, surtout lorsqu'on prétend que Pékin "manipule" sa devise et doit la réévaluer. Que la Chine pousse à la réforme du FMI devrait être perçu comme positif. Cela signifie que les Chinois sont disposés à jouer un rôle accru dans la stabilisation de l'économie mondiale. C'est constructif. Bien entendu, la contrepartie consiste à leur donner plus de pouvoir au FMI. Avec la crise, et les réserves en dollars dont dispose Pékin, Américains et Européens ont tort de ne pas comprendre qu'une montée en puissance de la Chine y est inéluctable et qu'il faut lui donner sa place. Modifier les règles du FMI est dans l'intérêt de l'économie mondiale, donc de l'économie américaine Beaucoup d'économistes américains jugent qu'un "Bretton Woods-III", une refonte du système monétaire international, est devenu une urgence. Or ce sujet est exclu de l'ordre du jour du G20. Pourquoi ? Avec tout le respect que j'ai pour Joseph Stiglitz (Prix Nobel d'économie, partisan d'une refonte du système monétaire), ni lui ni personne ne présente une alternative claire au système actuel. Pour débattre, il faudrait un projet réaliste. Il y a une autre raison, plus prosaïque : ni les Américains ni les Européens ne sont disposés à abandonner une part quelconque du contrôle qu'ils ont sur les institutions financières internationales. Propos recueillis par Sylvain Cypel Article paru dans l'édition du 31.03.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Les syndicats appellent à manifester ensemble le 1er mai (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

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Les syndicats appellent à manifester ensemble le 1er mai LEMONDE.FR avec AFP | 30.03.09 | 19h12 * Mis à jour le 30.03.09 | 20h51 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : REUTERS/Benoit Tessier Les syndicats s'étaient réunis pour discuter des suites à donner à leur journée de mobilisation du 19 mars qui avait rassemblé entre 1,2 et 3 millions de manifestants. Les huit centrales syndicales françaises (CGT, CFDT, FO, CFTC, CFE-CGC, FSU, Solidaires, UNSA) ont lancé, lundi 30 mars, un appel à manifester ensemble le 1er mai, après une réunion intersyndicale dont le but était de discuter des suites à donner à la journée de mobilisation du 19 mars. Ce sera la première fois que les huit centrales se rassemblent pour défiler sur des revendications communes à l'occasion de la Fête du travail. Cela n'avait même pas été le cas lors de l'élection présidentielle de 2002, contre la présence de Jean-Marie Le Pen au deuxième tour. Sur le même sujet Enquête Six Français sur dix pour la poursuite du mouvement social Son Les syndicats en panne de relance Carte des manifestations Entre 1,2 et 3 millions de manifestants dans toute la France Portfolio Les dirigeants syndicaux : "On continue" Vidéo Colères de cadres dans le cortège parisien Portfolio Vos photos des manifestations du 19 mars Edition abonnés Thématique : Quinze ans de mobilisation sociale Sur le même sujet Vidéo Des Africains manifestent leur soutien au pape au Vatican Les faits Le président comorien demande au monde arabe de rejeter le nouveau statut de Mayotte Enquête Plus d'un Français sur deux ne partira pas en vacances cet été Les faits Ne dites plus "cantine" mais "restaurant scolaire" Compte rendu La consommation de drogues chez les adolescents européens a tendance à se stabiliser Sur le même sujet Les faits Continental embauche, mais en Roumanie Les faits Les syndicats appellent à manifester ensemble le 1er mai Les faits 170 millions d'euros vont être débloqués en France pour les céréaliers Les faits Les Bourses européennes clôturent en forte baisse Les huit confédérations sont également convenues de faire du mois d'avril "un mois de mobilisations" et de se rencontrer à nouveau le 27 avril pour faire le point. "En fonction des réponses du gouvernement et du patronat, les organisations syndicales débattront lors de leur prochaine rencontre des nouvelles initiatives (grève interprofessionnelle, manifestations, mobilisations)", précise un communiqué publié sur le site de la CFDT. Forts du succès des deux journées d'action – les manifestations du 29 janvier avaient rassemblé entre un et 2,5 millions de personnes selon les sources – les syndicats restent unis sur leurs revendications et l'objectif est d'obtenir de nouvelles mesures sociales face à la crise. Lundi matin, les leaders des cinq confédérations représentatives (CGT, CFDT, FO, CFTC, CFE-CGC) ont été reçus par Nicolas Sarkozy dans le cadre d'une rencontre prévue de longue date pour préparer la rencontre du G20 jeudi à Londres. Au terme de deux heures de réunion à l'Elysée, le secrétaire général de la CFDT, François Chérèque, s'est plaint que "des annonces qui ont été faites le 18 février au sommet social, il n'y ait quasiment rien de mis en œuvre". Le chef de l'Etat a précisé qu'il installerait "dans les prochains jours le fonds d'intervention sociale", dont il avait annoncé ce jour-là la création. "Il faut que sur les revendications sociales, ça avance beaucoup plus vite", a insisté Jean-Claude Mailly.

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Obama veut sauver l'industrie automobile mais il faudra faire "des choix difficiles" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 30-03-2009)

Argomenti: G 20

Obama veut sauver l'industrie automobile mais il faudra faire "des choix difficiles" LEMONDE.FR avec AFP | 30.03.09 | 17h38 * Mis à jour le 30.03.09 | 22h53 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : "Nous ne pouvons pas, nous ne devons pas et nous ne laisserons pas disparaître notre industrie automobile", a promis, lundi 30 mars, Barack Obama, en présentant à la Maison Blanche son plan de sauvetage de ce secteur particulièrement touché par la crise. Sur le même sujet Compte-rendu Obama veut sauver l'industrie automobile mais il faudra faire "des choix difficiles" Revue de presse Le PDG de General Motors, un "bouc émissaire" pour la presse américaine Les faits Obama accentue la pression sur l'industrie automobile américaine Zoom L'Etat envisage d'avoir recours à la loi des faillites pour GM et Chrysler Les faits Le PDG de GM débarqué, Chrysler pressé de s'associer avec Fiat Infographie Les plans de restructuration de GM et Chrysler présentés au Trésor américain Edition abonnés Archive : 7 500 départs volontaires chez General Motors Sur le même sujet Les faits Les Bourses mondiales clôturent en forte baisse Blog Rémunérations des patrons : une occasion ratée ? Les faits Continental embauche, mais en Roumanie Les faits Les syndicats appellent à manifester ensemble le 1er mai Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Les faits 170 millions d'euros vont être débloqués en France pour les céréaliers Sur le même sujet Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Les faits Un sergent américain condamné à 35 ans de prison pour le meurtre de 4 Irakiens Cadrage Les obstacles s'accumulent avant un nouvel élargissement de l'UE Reportage Visite guidée en "Otanistan" Les faits Le Japon en état d'alerte avant le lancement d'une fusée nord-coréenne Le président américain a recalé les plans de restructuration élaborés par General Motors et Chrysler et sommé les deux constructeurs automobiles de présenter des solutions "viables", laissant ouvertement planer la menace d'une faillite. Le chef de l'Etat a estimé que les plans "ne vont pas suffisamment loin pour justifier les nouveaux investissements substantiels que réclament ces entreprises" auprès des contribuables. "Il y a des emplois qui ne pourront être sauvés et des usines qui ne rouvriront pas" et "des choix difficiles" devront être faits par les deux groupes, soutenus par les deniers de l'Etat, a prévenu M. Obama. "Ce secteur est comme aucun autre un emblème de l'esprit américain et un symbole du passé comme de l'avenir de la réussite de l'Amérique", a estimé M. Obama. "C'est un pilier de notre économie", a-t-il ajouté. ULTIMATUM Pour venir en aide au secteur, M. Obama a répété, comme l'avait annoncé dans la journée le groupe de travail mis en place à la Maison Blanche, qu'il n'excluait pas que les constructeurs automobiles General Motors et Chrysler déposent leur bilan afin de se restructurer, comme le permet le chapitre 11 de la loi américaine sur les faillites. Dans l'heure suivant le discours de M. Obama, General Motors a annoncé qu'il intégrait désormais dans ses plans la possibilité d'un dépôt de bilan, ce qu'il récusait jusqu'alors pour son impact prévisible sur ses ventes aux Etats-Unis. Au bord de la faillite, GM et Chrysler ont été secourus fin décembre par l'Etat fédéral, qui leur a alloué 17,4 milliards de dollars. Dans leurs plans de restructuration présentés mi-février, GM a demandé une rallonge de 16,6 milliards de dollars et Chrysler, de 5 milliards. Mais M. Obama a estimé qu'aucun des deux groupes n'avait présenté de plan de restructuration suffisant pour pouvoir prétendre à une nouvelle aide fédérale. Il a donné un ultimatum de soixante jours au premier constructeur américain pour présenter une stratégie "viable". Son concurrent Chrysler a, lui, trente jours pour conclure un accord définitif avec l'italien Fiat, qui doit lui apporter la technologie et les modèles dont il a cruellement besoin. Chrysler a indiqué se rapprocher de la conclusion de son alliance avec Fiat, les deux groupes ayant bouclé un accord cadre. Le titre Fiat a perdu près de 10 % à la Bourse de Milan, qui juge l'alliance italo-américaine plus risquée que prévu. Le patron de Fiat, Sergio Marchionne, a souhaité "remercier publiquement le président Barack Obama (...) pour son encouragement à finaliser une alliance solide entre Chrysler et Fiat".

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Michelle Obama debutta in Europa, tè con la regina e sfida d'eleganza con la Bruni (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

con lei rivive il mito di jacqueline kennedy Michelle Obama debutta in Europa, tè con la regina e sfida d'eleganza con la Bruni La first lady Usa per la prima volta a Londra e a Parigi: ma terrà anche dei discorsi pubblici WASHINGTON (USA) - Michelle Obama arriva oggi a Londra, per il suo debutto sulla scena politica e mondana internazionale. E' la first lady americana più attesa dai tempi di Jacqueline Kennedy quasi 50 anni fa. E alla John Kennedy, Barack Obama, che ne è consapevole, potrebbe presentarsi come «il marito di Michelle». Sarebbe saggio. Alle prese con un G20 restio ad adottare le sue ricette finanziarie, il presidente rischia di ricevere un'accoglienza meno calorosa di quella della estate scorsa a Berlino. Il successo di Michelle invece è assicurato: la first lady è il simbolo del lato migliore dell'America, come lo fu Jacqueline, attirerà ovunque folle entusiaste. DEBUTTO - La prima volta di Michelle in Europa non sarà facile. A Londra, l'attende il severo esame della regina Elisabetta, giudice delle belle maniere un tè a Palazzo Buckingham e a Parigi quello di Carla Bruni, la più affascinante first lady del momento: quello tra Michelle e Carla, prevedono i media Usa, sarà il vertice dell'avvenenza e l'eleganza, una gara tra il nuovo e il vecchio mondo. Ma la signora Obama, come già Hillary Clinton quando risiedeva alla Casa Bianca, non intende incagliarsi nella mondanità: ha chiesto a Sarah Brown, la moglie del premier inglese, di accompagnarla in visita a una scuola e un ospedale. Per l'America, la first lady è una «top model». La rivista Vogue le ha dedicato una copertina, l'associazione degli stilisti ha annunciato che a luglio le darà un premio e l'editrice di fumetti Bluewater ne ha fatto l'eroina di un suo libro. Ma in Europa, Michelle si porterà dietro ben otto consiglieri, a sottolineare che la sua partnership con il presidente è altresì politica. Indosserà sì abiti alla moda, ma terrà anche discorsi, discostandosi da Jacqueline Kennedy. I temi più probabili: le minoranze, le disparità sociali, soprattutto la sanità e l'istruzione pubbliche, per cui combatté come avvocato. Come il presidente, per la first lady verranno prese misure di sicurezza straordinarie: la coppia avrà 200 agenti segreti di scorta, girerà su auto blindate "La bestia", la Cadillac dell'inaugurazione in testa e più elicotteri Marine one. In America gli Obama hanno ricevuto minacce, e nel loro seguito figura una equipe medica di 6 persone. Secondo i media Usa su di loro incombe lo spettro non del terrorismo bensì del razzismo: i «magic mulatto», li chiamano con sarcasmo gli estremisti bianchi americani. Per fortuna, per la maggioranza dell'Europa il colore della loro pelle non toglie nulla al loro fascino. Ennio Caretto stampa |

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obama: sì alla fiat per chrysler (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 1 - Prima Pagina Il presidente: 60 giorni a Gm per non fallire. Crollano le Borse, Milano -5,3%. Brown alla vigilia del G20: giusta la rabbia contro i banchieri Obama: sì alla Fiat per Chrysler L´azienda Usa: accordo fatto. La Casa Bianca boccia i big dell´auto ROMA - Il presidente Barack Obama benedice l´intesa tra Fiat e Chrysler, presenta il piano per il salvataggio dell´auto nel quale boccia i big del mercato e non esclude un fallimento assistito in vista del rilancio. La casa di Detroit: «Accordo fatto». Concessi 60 giorni a General Motors. Intanto crollano le Borse, Milano -5,3%. In vista del G20 Gordon Brown giustifica la rabbia contro i banchieri. BENNEWITZ, GRISERI, MARTINOTTI, POLIDORI, E ZAMPAGLIONE ALLE PAGINE 2, 3, 4, 6 E 7

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l'orgoglio del lingotto "salveremo posti anche negli usa" - (segue dalla prima pagina) salvatore tropea (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 3 - Economia L´orgoglio del Lingotto "Salveremo posti anche negli Usa" E vanno avanti le trattative per un partner europeo "Questa alleanza accelererà il rimborso dei fondi ai contribuenti americani" La crisi del settore auto potrebbe approdare anche al G20 di Londra (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) SALVATORE TROPEA «Il riconoscimento delle nostre capacità» dicono altri. Per tutti a Torino è il semaforo verde da parte della Casa Bianca verso l´accordo annunciato il 19 gennaio e che tra un mese potrebbe trasformarsi definitivamente nella nascita di un colosso dell´auto italo-americano da 4 milioni di vetture all´anno. La notizia della svolta, destinata a rivoluzionare l´industria mondiale dell´auto devastata dalla crisi, arriva in Italia intorno alle 12, ora americana, di ieri. Per il Lingotto è una sorpresa, non tanto per i contenuti riferiti all´alleanza quanto per il riconoscimento dei risultati eccezionali degli ultimi cinque anni. Parole di apprezzamento e di incoraggiamento a finalizzare una solida alleanza con Chrysler alle quali Sergio Marchionne risponde, ringraziando pubblicamente il presidente Obama a nome di tutto il management del Gruppo Fiat. «Siamo fermamente convinti» dice l´ad del Lingotto «che le tecnologie ecologiche e le piattaforme per vetture medio-piccole sviluppate da Fiat giocheranno un ruolo fondamentale nel ricostruire uno stretto rapporto tra i marchi del Gruppo Chrysler e i consumatori americani». Marchionne immaginava questa carta a suo favore giocata da Obama? Forse. Si limita a far presente questa alleanza oltre che a rafforzare la solidità finanziaria dell´azienda americana e salvaguardare posti di lavoro negli Stati Uniti «riuscirà ad accelerare in modo significativo gli sforzi per produrre veicoli a basso consumo, portando quindi a un più rapido rimborso dei fondi pubblici messi a disposizione dalla società americana». Dopo di che restituisce la cortesia alla Casa Bianca ricordando che «i colloqui con la task force del presidente Obama sono stati serrati ma leali». E aggiunge un messaggio: «Siamo convinti di poter conseguire un risultato che, assegnando la giusta priorità alla restituzione dei fondi dei contribuenti, darà un futuro credibile a questo settore industriale che è cruciale per l´economia». «Siamo davvero felici che Fiat possa giocare un ruolo chiave in questo importante sforzo». Si conclude così la dichiarazione di Marchionne che viene affidata alle agenzie intorno alle 19 di ieri, al termine di un pomeriggio che lo ha visto impegnato in colloqui con i collaboratori che seguono il capitolo Chrysler e telefonate con il presidente Luca di Montezemolo e il vice, John Elkann, attualmente in America. A quell´ora ha chiuso anche la Borsa che non sembra aver recepito il messaggio dagli Usa avendo "punito" il titolo Fiat con un calo di oltre un 9 per cento e una chiusura a quota 4,77. Ma in quella che al Lingotto ricorderanno come una giornata memorabile l´attenzione più che su Piazza Affari è concentrata su Washington. Adesso in casa Fiat hanno trenta giorni per chiudere con la Chrysler e sessanta per capire che cosa succederà in GM e come sarà ridisegnata l´industria dell´auto negli Usa e nel mondo. Marchionne lo aveva anticipato all´assemblea degli azionisti di venerdì scorso quando, anche se a Torino non lo ammettono, aveva già qualche sentore su come sarebbero andate le cose in America. Ora ha la certezza nel senso che sa che l´epicentro della grande risacca dell´auto sono gli Stati Uniti. E certo ai vertici Fiat non dispiace di essere su questa scena. A Torino sanno che la mossa di Obama è importante per affrontare il nodo della sovraccapacità produttiva che imporrà presto un ridimensionamento del numero dei players. E anche per i colloqui con altri interlocutori che continuano ad andare avanti, con particolare attenzione al versante francese dove i contatti con la Peugeot proseguono. E forse ora possono prendere una direzione diversa e meno problematica per i torinesi . Nel mondo si producono 94 milioni di vetture: ce ne sono almeno 30 in più, come risultato di una capacità produttiva di un terzo superiore alla domanda del mercato. Questo vuol dire che o si riduce drasticamente il numero dei competitor o si procede a fusioni e ristrutturazioni. Con una novità: il delicato processo vedrà sulla scena attori nuovi, ovvero i governi che hanno un ruolo importante nel finanziare la lotta alla crisi. Questo vale per gli Stati Uniti ma anche per l´Europa dove già qualche governo ha preso decisioni autonome, come ha fatto Sarkozy. E´ uno squilibrio che la Fiat continua a sottolineare indipendentemente dalla partita americana. Quando i vertici del Lingotto ripetono che gli aiuti devono essere dati in modo da non creare ingiuste posizioni di favore di fatto chiamano in causa il governo italiano. Anche se lo fanno indicando come decisiva una politica mirata a livello europeo. Che però sinora non si è vista. E che potrebbe riproporsi se, come dice qualcuno a Torino, la crisi dell´auto sarà portata al tavolo del G20.

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obama, il g20 e l'europa che non c'è - timothy garton ash (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 33 - Commenti OBAMA, il G20 e l´EUROPA che non c´è TIMOTHY GARTON ASH Questa settimana Barack Obama sarà a Londra e scoprirà che al tavolo del G20 una grande potenza è assente: l´Europa. Dei venti leader del vertice mondiale cinque saranno europei, in rappresentanza di Francia, Germania, Gran Bretagna e Ue, ma il tutto sarà minore della somma delle sue parti. Ci saranno tanti europei ma nessuna Europa. Il premier britannico Gordon Brown parlando al Parlamento europeo la scorsa settimana ha detto che l´Europa ha un ruolo straordinario nel guidare il mondo ad affrontare le sfide della globalizzazione. Sarà, ma al momento fa impressione come non riesca ad assumere quel ruolo. La risposta europea alla crisi finanziaria ed economica più grave mai verificatasi dall´avvio del processo di integrazione europea più di cinquant´anni orsono è stata una risposta debole e frammentaria. Sia la Cina che gli Usa hanno varato massicci interventi di stimolo all´economia. A confronto finora l´Europa ha messo sul tavolo solo bruscolini. Secondo le stime recenti dell´economista francese Nicolas Baverez i pacchetti di stimolo europei ammontano complessivamente al 1,5 per cento circa del Pil, negli Usa al 12 per cento. Gli europei fanno quindi relativamente poco ma sono dediti ad altre due loro caratteristiche attività: si litigano i bruscolini, e trovano da ridire sugli americani. L´economista Christoph Schmidt, uno dei cosiddetti cinque "saggi" consulenti del governo tedesco, rimprovera aspramente agli Stati Uniti di gonfiare il debito nazionale e di rischiare l´inflazione stampando moneta. Non ha torto, ma al contempo la Germania aspetta ancora una volta che i consumatori americani risollevino l´export tedesco spendendo quei dollari. è un po´ come sputare nel piatto dove si mangia. La solidarietà europea non si estende neppure agli altri europei. La settimana scorsa i governi della Ue ancora litigavano a Bruxelles sulla ripartizione di un fondo per le infrastrutture del valore di 5 miliardi di euro. Un´inezia. La Francia non è l´unica ad aver introdotto misure nazionali di stimolo che di fatto limitano la concorrenza leale sancita nell´ambito del mercato unico europeo. Quanto ai cugini poveri dell´Europa dell´Est, sono in gran parte lasciati a badare a se stessi � anche se i ricchi europei dell´Ovest intercederanno graziosamente presso l´Fmi perché sia più generoso. La visita di Obama in Europa, che lo vedrà dopo il G20 al vertice Nato e a Praga per un incontro Ue-Usa, avrà come oggetto anche la politica estera e di sicurezza. Ad essere onesti gli europei hanno dato vita ad una azione comune in campo diplomatico con l´Iran, anche se resta da vedere se questa unità d´intenti sopravvivrà ad una richiesta americana di inasprire le sanzioni economiche contro Teheran. Su gran parte degli altri grandi temi dell´agenda di Obama � Afghanistan, Pakistan, i rapporti con Russia e Cina, la proliferazione nucleare � l´Europa è assente. Ci sono i singoli paesi europei. Diversamente da George W. Bush agli esordi del primo mandato il presidente Obama ha l´attitudine, sia sotto il profilo ideologico che pratico, a collaborare con un´Europa più forte e più unita. Ma neppure Obama può operare assieme a qualcosa che non esiste. Guardando al passato si comincia a capire che da un decennio l´Europa tenta di sviluppare un´azione unica senza riuscirci. Un decennio iniziato con il progetto ambizioso di una Costituzione europea che si conclude con quello che sarà il destino del trattato di Lisbona, obiettivo assai più modesto, appeso al tentativo di persuadere gli irlandesi a trasformare il loro no in un sì con metodi di dubbio carattere democratico. Se avessimo speso metà del tempo sprecato nel dibattito costituzionale semplicemente a coordinare meglio il nostro operato in base ai trattati esistenti, ci troveremmo oggi in una posizione migliore. L´Europa non fa seguire i fatti alle parole. Ciascuno stato membro dell´Ue ha una qualche responsabilità in questo caos, al pari della leadership istituzionale a Bruxelles. Ma la colpa è da attribuire soprattutto ai tre stati membri più grandi. è stato il "no" francese ad uccidere il trattato costituzionale originale. Il governo del New Labour è andato al potere in Gran Bretagna nel 1997 promettendo un´era del tutto nuova nei rapporti di questo paese con l´Europa. Invece la Gran Bretagna è tornata al suo comportamento usuale, preferisce fare da spalla a Washington piuttosto che essere tra i primi attori sul palcoscenico europeo. Il primo ministro britannico davanti al Parlamento europeo ha detto che la Gran Bretagna «non si considera un´isola staccata dall´Europa, ma un paese al centro dell´Europa». Beh, parli per lui. Dubito che questo valga per la maggior parte dei britannici. In realtà, ispirato da Brown, invito i sondaggisti britannici a porre ad un campione rappresentativo dell´opinione pubblica del mio paese questa precisa domanda: «Considera la Gran Bretagna un paese al centro dell´Europa?». Ammesso che sia vero che la Gran Bretagna si "vede" così, non è certo come ci vedono gli altri, in Europa o oltre i confini europei. L´impegno europeo della Gran Bretagna scemerà ulteriormente sotto i conservatori, se vinceranno le prossime elezioni. Senza la Gran Bretagna non può esistere una politica estera europea seria. Ma il maggior cambiamento si è avuto in Germania. Dieci anni fa Helmut Kohl aveva appena lasciato l´incarico di cancelliere. La Germania era ancora il principale paese europeo, quello più impegnato nel processo di unificazione. Si levavano però voci, da destra e da sinistra, che invitavano la Germania a uscire dall´ombra e a diventare un paese "normale", intendendo più simile alla Francia e alla Gran Bretagna. A dieci anni di distanza queste voci hanno trionfato. L´odierna repubblica di Berlino non si fa scrupoli ad anteporre i propri interessi nazionali a breve termine. Magari non è quello che personalmente preferisce Angela Merkel, ma nell´anno del voto la competizione elettorale è intensa e a vincere non saranno i politici che propongono di sacrificare anche un solo posto di lavoro, un solo euro o un solo soldato tedesco ai più ampi interessi europei o dell´Occidente. «Che cosa? Salvarli a nostre spese?», è il grido populista degli alleati della Merkel, quei politici della Csu che lottano per sopravvivere in Baviera. I socialdemocratici, alle prese con la sfida populista lanciata da un partito che si chiama La Sinistra, non se la passano meglio. Non è una novità che Francia e Gran Bretagna abbiano un comportamento da Francia e Gran Bretagna. Plus ca change, plus c´est la meme chose. La novità è che la Germania oggi ha un comportamento da Francia e Gran Bretagna. Così come stanno le cose né gli americani né i cinesi vedono l´Europa come partner unitario, coeso. Pare che il G20 sia sempre più accettato come nuovo contesto istituzionale finalizzato all´azione collettiva globale, quanto meno nell´ambito della politica finanziaria e economica, ma niente più che un contesto. Perché questi contesti funzionino è imprescindibile, dietro le quinte, una coalizione strategica dei principali attori. A Pechino, da dove scrivo, come a Washington, sempre più spesso si sente parlare di un "G2" all´interno del G20. G2 significa Usa e Cina. Ma è l´Ue, non la Cina ad avere un´economia pari in dimensioni a quella statunitense. In particolare in politica economica la coalizione strategica dovrebbe essere il G3. Ma l´Europa dov´è? Se l´Europa si tira indietro e rinuncia al ruolo ancora disponibile che sia gli Usa che la Cina tutto sommato vorrebbero che interpretasse, non si tratta di una scelta consapevole. Ma anche quella di non scegliere è una scelta. Se andiamo avanti così noi europei avremo scelto di non restare uniti e finiremo per andare ognuno per conto suo. www. timothygartonash.com Traduzione di Emilia Benghi

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almunia: "ancora rischi dal credito ma forse la primavera sta arrivando" - andrea bonanni (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 6 - Economia Pericolo default Idee comuni Il commissario all´Economia alla vigilia del G20: l´Europa parlerà con una voce sola Almunia: "Ancora rischi dal credito ma forse la primavera sta arrivando" I paesi dell´euro devono fare di tutto per evitare di trovarsi in situazione di rischio, noi non possiamo intervenire Tra Ue e Usa punti di intesa molto importanti, due anni fa un tale grado di consenso sarebbe stato inimmaginabile ANDREA BONANNI DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES - Si aspetta una serie di decisioni concrete e importanti contro la crisi dal vertice del G20 a cui parteciperà dopodomani a Londra, e allo stesso tempo comincia a sperare che si possa intravedere la fine del tunnel della recessione. Pur con tutta la sua abituale prudenza, il commissario europeo agli affari economici, Joaquin Almunia, appare quasi ottimista. «Forse sta davvero arrivando la primavera», commenta ricevendo nel suo ufficio un ristretto gruppo di giornalisti. Commissario, i britannici, che lo ospitano, sembrano voler abbassare le aspettative sui risultati del G20. Sarà l´ennesima delusione? «E perché mai? Io credo invece che ci saranno conclusioni importanti su almeno cinque temi molto concreti. Primo: c´è un forte grado di consenso sulle politiche macroeconomiche da adottare per superare la crisi, sia in campo monetario sia in campo di politiche di bilancio. Secondo: ci sarà un chiaro impegno a combattere il protezionismo e a rilanciare il commercio mondiale. Terzo: ci saranno risultati concreti per rafforzare il Fmi e le altre istituzioni finanziarie internazionali. Quarto: c´è accordo su una lunga lista di azioni per migliorare la regolamentazione e la supervisione dei mercati finanziari. Quinto: si deciderà di rafforzare e in qualche modo istituzionalizzare il Financial Stability Forum allargandone la partecipazione dal G8 al G20 più la Commissione. Mi sembra che siano risultati molto positivi». Chi parlerà a nome dell´Europa? «Parlerà la presidenza, che sarà presente. Parlerà la Commissione. Parleranno i paesi europei che fanno parte del G20 e che hanno una posizione comune su tutti i punti in discussione. L´Europa parlerà con una voce unica, come risulta dagli incontri preparatori da cui è emerso un alto grado di consenso». Secondo lei esiste davvero un diverso approccio filosofico tra americani ed europei? «Non direi proprio. Quando discutiamo di regolamentazione, i punti di accordo sono molto importanti. Lo stesso vale per l´approccio macroeconomico. Se pensiamo solo a due, tre anni fa, prima della crisi, un simile grado di consenso e di coordinamento tra Europa e Stati Uniti sarebbe stato del tutto inimmaginabile». La crisi ha cambiato tutto, allora? «Solo due anni fa, il Fmi non aveva richieste di intervento e stava studiando una riduzione del personale. Ora ha una lista di domande per soddisfare le quali potrà più che raddoppiare i propri fondi. Due anni fa l´idea corrente era che la regolamentazione finanziaria fosse pericolosa e che occorresse lasciar fare al mercato. Ora tutti sono a favore di una regolamentazione del mercato, dei prodotti finanziari e delle istituzioni comuni. Due anni fa nessuno voleva utilizzare le politiche di bilancio per intervenire sull´economia. Ora si discute solo della misura in cui le politiche di bilancio devono intervenire. Un sacco di cose sono cambiate con la crisi». Che cosa pensa della proposta cinese di creare una nuova valuta di riferimento basata sui diritti di prelievo del Fmi? «E´ una vecchia idea di Keynes che può e deve essere presa in considerazione. Ma sul breve e medio periodo occorre essere realisti e sapere che il dollaro continuerà ad essere la valuta internazionale di riferimento». Esiste ancora un rischio di default per i paesi europei dentro e fuori dall´area euro? «Fuori dall´euro ci sono tre paesi che hanno beneficiato dell´aiuto del Fmi e dell´Unione europea e che, grazie a questi interventi, hanno evitato il rischio default. Spero che non si presentino altri casi, anche se evidentemente non posso escluderlo. Per i paesi dell´Unione monetaria, invece, non possiamo intervenire direttamente, perché il Trattato vieta sia sostegni diretti dell´Unione al loro indebitamento sia che la Bce compri sul mercato primario i loro titoli di debito. Quindi il messaggio è che i paesi dell´euro devono fare tutto il necessario per evitare di trovarsi in situazione di rischio. Per ora lo stanno facendo e noi rafforzeremo la sorveglianza in questo senso». L´Ocse presenterà una previsione catastrofica che vede in Europa una recessione del 4,2%. Conferma queste cifre? «Analizziamo tutte le previsioni, che in questa fase sono piuttosto divergenti. Ma non le commento. Io ho presentato le stime della Commissione a metà gennaio, due mesi e mezzo fa. Prevedevamo un calo dell´1,9%. Da allora, purtroppo, tutti i fattori di rischio sono andati peggiorando. Ma fino al 4 maggio, quando presenteremo le nuove previsioni, non intendo dare cifre». Non ci sono segnali positivi dunque? «A dire il vero, negli ultimi dieci giorni hanno cominciato ad arrivare segnali che fanno pensare che si sia ormai raggiunto il fondo del precipizio. Le vendite immobiliari negli Usa, l´indice delle previsioni di acquisti delle imprese, le aspettative dei consumatori che hanno rallentato il ritmo di discesa: si tratta naturalmente si indicazioni parziali da cui non si possono trarre conclusioni definitive. Ma forse davvero sta arrivando la primavera. Il problema resta il mercato del credito. E´ quello il vero collo di bottiglia che strozza ogni possibilità di ripresa. In questo campo è urgente fare di più: aumentare la trasparenza, rendere note le perdite. Se non si risolve il problema degli asset tossici e di quelli dubbi, sarà difficile uscire dalla crisi».

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"rabbia giustificata contro i bonus" brown congela gli stipendi ai ministri - enrico franceschini elena polidori (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 7 - Economia "Rabbia giustificata contro i bonus" Brown congela gli stipendi ai ministri Allarme G20, 5 arresti in Inghilterra. Possibile secondo vertice in Sardegna G20, in Inghilterra 5 arresti. Possibile secondo vertice in Sardegna "Rabbia giustificata per i bonus dei manager" Gordon Brown blocca gli aumenti ai ministri Trichet: la ripresa sarà più lenta del previsto e arriverà a metà del prossimo anno ENRICO FRANCESCHINI ELENA POLIDORI LONDRA - Anche Gordon Brown, come Obama, giudica «giustificata» la rabbia contro i banchieri, accusati globalmente di aver contribuito alla crisi economica. Il premier inglese sostiene di «condivere la collera» anti-manager, dimostrando così una certa comprensione per le tesi dei no-global che di nuovo scenderanno in piazza in coincidenza con il G20 anche per protestare contro i banchieri e i loro superbonus milionari: cinque di loro sono già stati arrestati ieri per «complotto terroristico». Per dare il buon esempio, alla vigilia del vertice che si apre giovedì a Londra, preceduto domani da un brindisi a Buckingham Palace e da una cena a Downing Street, Brown annuncia il congelamento degli stipendi di tutti i ministri del suo governo, compreso il suo: non ci saranno gli scatti previsti per inflazione e anzianità di servizio. A casa dei cinque manifestanti finiti in prigione, tutti giovanissimi di Plymouth, la polizia ha trovato armi: fonti di Scotland Yard dicono che volevano attaccare il summit. Migliaia di agenti sono in stato d´allerta, ancor più perché Londra potrebbe essere costretta a spegnere le telecamere del centro per motivi tecnico-burocratici. Toccherà a Mario Draghi, presidente del Financial Stability Forum, cercare di bloccare questi superbonus, secondo la bozza del comunicato finale del G20, già in circolazione. Naturalmente, il suo Fsf dovrà anche porre nuovi paletti alla finanza, in modo da evitare altre crisi come quella in corso, certificata ancora una volta ieri dall´Ocse con due dati e dal presidente della Bce, Jean Claude Tirchet. Il primo numero: quest´anno il Pil dell´area subirà un crollo del 4,3%. Il secondo: nel 2010 rischiano di esserci 25 milioni di disoccupati in più. Trichet aggiunge che la situazione «è peggiorata» e che ci sarà forse «una lenta ripresa» dalla metà dell´anno prossimo. Nella sua analisi bisogna che i governi accelerino l´attuazione dei piani anti-crisi, senza dimenticare i vincoli di bilancio. Ed ecco il punto al centro del G20. Bisogna dare meno soldi all´economia e mettere più regole ai mercati, come chiedono gli europei oppure servono più denari e meno paletti, come vorrebbero gli States? Brown mette le regole alla finanza al top dell´agenda, ma lui stesso non esclude un altro vertice a 20, da tenersi entro l´anno, forse a margine del G7 della Maddalena, come ventilato dallo stesso Berlusconi. Il vista del summit, le organizzazioni no profit chiedono di non dimenticare il sud del mondo.

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Guernsey, Jersey e Isola di Man: ok agli scambi (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 31/03/2009 - pag: 31 autore: Gabriele Frontoni ex paradisi fiscali, accordo con la francia Guernsey, Jersey e Isola di Man: ok agli scambi Continua senza sosta la corsa alla sottoscrizione di accordi fiscali da parte degli ex paradisi fiscali. In attesa della riunione del G20 in programma giovedì prossimo a Londra, Guernsey, Jersey e Isle of Man hanno deciso di imboccare la via dello scambio di informazioni finalizzato al rispetto delle norme internazionali in materia finanziaria, anti-riciclaggio e lotta al finanziamento del terrorismo. Nei giorni scorsi, i vertici finanziari di Isle of Man hanno raggiunto un accordo con la Francia che permetterà alle autorità transalpine di ottenere informazioni sensibili ai fini degli accertamenti fiscali su tutti i detentori di un conte corrente nel paese. Si tratta del 14esimo accordo raggiunto in pochi giorni, 12 dei quali siglati con paesi Oecd. Stessa situazione per quanto riguarda Jersey che ha stipulato un accordo con Francia e Irlanda, mentre il Guernsey ha raggiunto un'intensa sugli standard Oecd con Francia, Germania e Irlanda, portando a 13 il numero delle intese sottoscritte negli ultimi mesi per evitare di finire sulla lista nera dell'Ocse. «Mi compiaccio che in un periodo in cui molti paesi stanno facendo promesse sulla modifica del segreto bancario, Guernsey, Jersey e Isle of Man hanno preso effettivamente iniziative concrete», ha dichiarato Jeffrey Owens, direttore del dipartimento fiscale dell'Oecd.

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G-8 lavoro. (sezione: G20)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-31 - pag: 7 autore: G-8 lavoro. Sacconi: l'«early warning» non può basarsi solo su indicatori finanziari «L'Fmi sorvegli anche il rischio sociale» Giorgio Pogliotti ROMA Ripensare il ruolo del Fondo monetario internazionale incorporando anche gli indicatori sociali, perché «sono strettamente legati la sostenibilità sociale e la stabilità finanziaria». è il messaggio che arriva dal documento conclusivo del G8 Lavoro (allargato ieri a India, Cina, Messico, Brasile, Sudafrica ed Egitto) organizzato dalla presidenza italiana, in vista del G20 di Londra che si occuperà della stabilità finanziaria. L'appello degli otto ministri del Lavoro è a seguire il principio "people first": «L'early warning,utile ad anticipare eventuali fenomeni – ha detto il ministro italiano Maurizio Sacconi – deve esserefatto con indicatori sia di carattere finanziario che sociale. Bisogna tenere conto non solo dell'impatto delle spese di Welfare sui bilanci pubblici, ma anche dell'equilibrio e della coesione sociale». Il documento contiene l'invito diretto alle organizzazioni internazionali «Fmi, Ocse e Ilo a prendere in considerazione il mercato del lavoro e gli impatti sociali nelle loro attività di consulenza e collaborazione con i governi», affinché «un'efficace occupazione e politiche di protezione sociale riescano a mitigare gli impatti della crisi, assicurando una ripresa sostenibile». Del resto la crisi sembra destinata ad appesantirsi: per il 2009 l'Ocse prevede un calo del 4,3% del Pil nei 30 Paesi dell'area, con un 2010 «prevalentemente piatto». Le previsioni sono «un po' più pessimistiche di quelle di poche settimane fa» ha spiegato il segretario generale, Anguel Gurria, anticipando al G8 l'economic outlook che sarà pubblicato oggi. La disoccupazione «potrebbe avvicinare il 10%» – ha aggiunto Gurria – nella maggior parte dei Paesi nel 2010, «praticamente senza eccezione», e «questo significa 25 milioni di persone in più solo nell'area» dei 30 membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Di fronte a questo scenario, per Gurria è necessaria «un'azione decisiva eveloce da parte dei governi per evitare che la crisi finanziaria si espanda e diventi una crisi sociale», con «effetti che lasciano il segno sui lavoratori più vulnerabili e sulle famiglie a più basso reddito». Ma nonostante da tempo ormai i principali osservatori internazionali e nazionali concordino nel tracciare lo stesso quadro a tinte fosche, il Governo italiano continua ad invitare alla cautela. Secondo il ministro degli Affari esteri, Franco Frattini, «alcuni indicatori sull'andamento della disoccupazione preoccupano », ma «è necessaria la massima cautela per quanto riguarda le stime», perché «le cifre spesso appaiono non coordinate e danno messaggi non coincidenti ». Intanto, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali internazionali si sono incontrati nel pomeriggio con una delegazione del Pd guidata dal segretario Dario Franceschini che ha assicurato il sostegno delle loro proposte, anche in sede parlamentare. © RIPRODUZIONE RISERVATA OCSE Gurria anticipa le ultime stime: -4,3% il Pil dell'area nel 2009, piatto nel 2010 Disoccupazione verso quota 10 per cento

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LA CRISI E LA VIA STRETTA DEL G20 (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)

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Martedì 31 Marzo 2009 Chiudi I grandi, le emergenze, le divisioni LA CRISI E LA VIA STRETTA DEL G20

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IL SUMMIT dei capi di Stato e di governo del G20 che si terrà a Londra il 2 aprile è sta... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)

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Martedì 31 Marzo 2009 Chiudi IL SUMMIT dei capi di Stato e di governo del G20 che si terrà a Londra il 2 aprile è stato preceduto da un gran numero di riunioni, soprattutto a livello europeo, ma anche mondiale. L'aumento del turismo politico e diplomatico significa sempre due cose. Intanto, che gli sherpa non sono giunti a conclusioni condivise e che non hanno le idee chiare sulle soluzioni e forse neppure sui problemi da discutere nel vertice. Poi, esso serve a mascherare sia l'incapacità di prendere decisioni nazionali che la volontà di nascondersi dietro la foglia di fico del vincolo esterno, per giustificare le scelte fatte. Di fatto, nella riunione di Londra si scontreranno due tesi opposte. Da un lato, i dottrinari, apostoli dei "massimi sistemi", che pretendono che il G20 definisca un nuovo ordine economico mondiale. Dall'altro, i pragmatici-realisti puri e duri. Essi cercano soprattutto di indurre gli altri Paesi a prendere provvedimenti corrispondenti ai propri interessi e preferenze. I primi si porranno l'interrogativo se la crisi attuale segni la fine della globalizzazione e del capitalismo. Affermeranno che sono inadeguate le regole attuali ed inefficaci i controlli. Proporranno regole ed istituzioni più o meno messianiche per creare un nuovo ordine economico mondiale, "trasparente, stabile e giusto". Fino a poco tempo fa parlavano di una seconda Bretton Woods. Oggi l'espressione è scomparsa, ma l'intenzione di farla rimane. È un'utopia. L'Ue non è riuscita a gestire unitariamente la crisi. È un mistero come si possa pensare di trovare un accordo nel G20, fra Paesi con interessi e percezioni tanto differenti. Il rischio è che, correndo dietro alle chimere, non solo non venga fatto il poco di buono che è possibile, ma che si creino ulteriori guai. In realtà tale rischio non è molto elevato. Ci penseranno Obama e Hu Jintao ad evitarlo. Forse, le cose serie verranno decise in quello che Fred Bergsten ha denominato G2, cioè da Chimerica (China and America). Contrapposti ai benintenzionati fautori dell'ordine nuovo, sono i pragmatici-minimalisti. Essi non indulgeranno ad uno scontro ideologico globale. Non perderanno tempo a discutere di Stato e mercato, di liberismo, di "mercatismo" e di liberalismo, di ritorno di Keynes o di validità della globalizzazione. Cercheranno invece di individuare il massimo comun denominatore per coordinare, nel limite del possibile, le scelte fatte dai singoli Paesi. Si propongono obiettivi più modesti: la stabilità, la crescita e la creazione dei posti di lavoro. Essi non credono nelle crociate morali per purificare l'economia e la finanza. Sono contrari alle discussioni accademiche se sia fallito il mercato o lo Stato od entrambi. Molti di loro sono persuasi che la crisi sia stata causata dagli squilibri strutturali esistenti nell'economia mondiale ad esempio, dal fatto che gli Usa, al contrario dei cinesi, consumino più di quanto producano. Tali squilibri non possono essere modificati da nuove regole, per quanto buone esse siano. Per questo, anziché ricercare il meglio, si limitano ad evitare il peggio e di fare guai. Beninteso, nella riunione del G20, si svolgeranno interessanti discussioni fra gli Usa che vogliono che gli europei stimolino maggiormente l'economia e questi ultimi che non ne vogliono sapere. Come scusa, sosterranno che nei loro stimoli andrebbero considerate le loro maggiori provvidenze sociali, proprie del capitalismo renano. Le discussioni saranno però inutili. Non indurranno gli Stati a modificare le loro decisioni. Tutti, poi, concorderanno sul fatto che, essendo la finanza globale, anche la vigilanza dovrebbe esserlo. Ma nessuno accetterà di cedere la propria vigilanza nazionale. Non siamo riusciti a farlo neppure in Eurolandia! Alla fine tutti si dichiareranno d'accordo su due concetti, sostenuti sin dall'inizio dai realisti. Il primo è che causa, sviluppo e portata della crisi sono ancora sconosciuti. Sono influenzate dall'"economia della paura". Ciò impone una grande cautela, per evitare rimedi che possano aggravare il male. Perciò non vanno modificate regole, che bene o male hanno funzionato, almeno fino al primo shock petrolifero. Verranno però costituiti vari gruppi di lavoro per modificarle, accontentando così i sostenitori del nuovo ordine economico mondiale. Il secondo concetto che dominerà la riunione è quello del "prius vivere, deinde philosophari". Taluni provvedimenti urgenti verranno presi, come l'aumento delle disponibilità finanziarie del Fondo monetario internazionale, una maggiore rappresentatività dei Paesi emergenti negli organismi decisionali, forse un rilancio del Doha Round e aiuti per l'Est europeo, e così via. Per il resto, ci si limiterà a condannare il protezionismo, ad esaltare i meriti del commercio e del libero mercato ed a censurare gli stipendi eccessivi dei banchieri e la loro eccessiva propensione al rischio. Insomma, le aspettative riposte nel G20 verranno deluse. Modifiche delle regole si faranno "a bocce ferme", quando la crisi sarà finita. Solo allora se ne potranno valutare gli impatti sugli assetti geoeconomici e geopolitici globali. Il nuovo ordine mondiale, come quello attuale, non sarà fondato solo su regole e principi etici, ma sui rapporti di potenza. Per ora non si sa quali questi ultimi saranno dopo la crisi.

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ROMA La ripresa passa per le politiche sociali. Anzi, le politiche sociali sono il motore s... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)

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Martedì 31 Marzo 2009 Chiudi di LUCIANO COSTANTINI ROMA La ripresa passa per le politiche sociali. Anzi, le politiche sociali sono il motore stesso della ripresa. L'uomo è al centro della società ed è la fiducia il carburante essenziale per far camminare la società. In questo caso per farla ripartire. E' stata la sfiducia ad innescare il circolo vizioso della crisi ed ora va invertito il ciclo. Un impegno che rientra nelle prerogative degli organismi internazionali e delle parti sociali, ma devono essere poi i governi a pianificare interventi e traguardi. E' questo, nella sostanza, il messaggio di chiusura del G8 dei ministri del Lavoro del Social Summit che oggi si trasforma in G14 attraverso un allargamento del tavolo ai membri di Cina, India, Brasile, Messico, Sud Africa ed Egitto. Il documento finale invita «gli organismi internazionali, in particolare il Fondo monetario internazionale, l'Ocse e l'Ilo a prendere in considerazione l'impatto sociale nelle loro attività a fianco dei governi». Perchè la crisi morderà ancora. Anzi. Secondo le stime del segretario, Angel Gurria, quest'anno il Pil dell'area Ocse viaggia verso il meno 4,3% e il prossimo anno la crescita sarà prevalentemente piatta. Nere anche le previsioni sul tasso di disoccupazione che nel 2010 potrebbe avvicinarsi al 10%, senza salvare quasi nessun Paese. In definitiva, la crisi potrebbe produrre 25 milioni di disoccupati in più. «Certo - ha commentato il ministro degli Esteri, Franco Frattini - alcuni dati sull'occupazione preoccupano, ma anche io come il collega Sacconi, invito alla massima cautela su dati statistici che in alcuni casi appaiono non coordinati da istituto e istituto e spesso impongono correzioni a breve distanza dalla loro pubblicazione». Certo per il futuro servirà più attenzione. «Perchè - ha puntualizzato il ministro Sacconi - le organizzazioni internazionali non hanno saputo nè prevenire nè prevedere nè provvedere alla crisi. E questo non può più accadere. Siamo entrati nella crisi finanziaria ed economica senza rendercene conto e senza che nessuno ci avesse minimamente avvisato. Non possiamo scoprire che l'Argentina salta dopo che è già saltata nè venire a sapere che siamo pieni di titoli tossici dopo che hanno già invaso il mercato». Però la crisi può cambiare il nostro futuro. Sacconi ne è convinto: «Si tratta di agire sul rapporto di fiducia dove ha cominciato ad intaccarsi, ossia sui mercati finanziari coniugando la stabilità finanziaria con la sostenibilità sociale. Una visione che verrà girata al G20 di Londra». La crisi è di dimensioni globali: investe tutti i Paesi, uomini e donne. Ma i più danneggiati sono i lavoratori adulti o anziani. Sono i lavoratori che hanno ancora un'aspettativa di vita di almeno 30 anni. «Condannarli così presto - ha lamentato il titolare del nostro dicastero del Welfare - significa anche un impoverimento di molte famiglie perchè spesso hanno ancora figli piccoli». E poi la condizione delle donne «già condannate a percorsi discontinui e ora doppiamente colpite». Ovviamente, particolare attenzione va rivolta anche ai giovani «che rischiano di rimanere intrappolati ai margini di un mercato del lavoro di scarsa qualità». Questi giovani lavoratori vanno riqualificati attraverso nuove opportunità come quelle offerte da impieghi nel settore dell'ambiente e del sociale. Invito, quasi una esortazione, del direttore generale dell'Ilo, Juan Somavia: «In giro per il mondo ci sono circa 90 milioni di nuovi entranti nel mondo del lavoro ogni anno che cercano un impiego decente. Rischiamo di deludere la maggior parte di loro quest'anno e forse anche nei successivi. Serve un Patto globale».

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Molti di loro sono persuasi che la crisi sia stata causata dagli squilibri strutturali esist... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)

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Martedì 31 Marzo 2009 Chiudi di CARLO JEAN Molti di loro sono persuasi che la crisi sia stata causata dagli squilibri strutturali esistenti nell'economia mondiale ad esempio, dal fatto che gli Usa, al contrario dei cinesi, consumino più di quanto producano. Tali squilibri non possono essere modificati da nuove regole, per quanto buone esse siano. Per questo, anziché ricercare il meglio, si limitano ad evitare il peggio e di fare guai. Beninteso, nella riunione del G20, si svolgeranno interessanti discussioni fra gli Usa che vogliono che gli europei stimolino maggiormente l'economia e questi ultimi che non ne vogliono sapere. Come scusa, sosterranno che nei loro stimoli andrebbero considerate le loro maggiori provvidenze sociali, proprie del capitalismo renano. Le discussioni però non indurranno gli Stati a modificare le loro decisioni. Tutti, poi, concorderanno sul fatto che, essendo la finanza globale, anche la vigilanza dovrebbe esserlo. Ma nessuno accetterà di cedere la propria vigilanza nazionale. Non siamo riusciti a farlo neppure in Eurolandia! Alla fine tutti si dichiareranno d'accordo su due concetti, sostenuti sin dall'inizio dai realisti. Il primo è che causa, sviluppo e portata della crisi sono ancora sconosciuti. Sono influenzate dall'"economia della paura". Ciò impone una grande cautela, per evitare rimedi che possano aggravare il male. Il secondo concetto che dominerà la riunione è quello del "prius vivere, deinde philosophari". Taluni provvedimenti urgenti verranno presi, come l'aumento delle disponibilità finanziarie del Fondo monetario internazionale, una maggiore rappresentatività dei Paesi emergenti negli organismi decisionali, forse un rilancio del Doha Round e aiuti per l'Est europeo, e così via. Per il resto, ci si limiterà a condannare il protezionismo, ad esaltare i meriti del commercio e del libero mercato ed a censurare gli stipendi eccessivi dei banchieri e la loro eccessiva propensione al rischio. Insomma, le aspettative riposte nel G20 verranno deluse. Le modifiche delle regole si faranno "a bocce ferme", quando la crisi sarà finita. Solo allora se ne potranno valutare gli impatti sugli assetti geoeconomici e geopolitici globali. Il nuovo ordine mondiale, come quello attuale, non sarà fondato solo su regole e principi etici, ma sui rapporti di potenza. Per ora non si sa quali questi ultimi saranno dopo la crisi.

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TUTTO il pianeta guarda con il fiato sospeso al vertice dei capi di governo di Londra del 2 apri... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)

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Martedì 31 Marzo 2009 Chiudi di DANIELE ARCHIBUGI TUTTO il pianeta guarda con il fiato sospeso al vertice dei capi di governo di Londra del 2 aprile prossimo. Da quanto verrà annunciato dal G20 potrebbero dipendere la possibilità di trovare un posto di lavoro, di rifinanziare un mutuo, di accedere ad un credito per una piccola impresa e, nelle parti più povere del mondo, addirittura mandare a letto i propri figli con la pancia piena. Tante speranze e tanti timori, ma è il G20 l'istituzione adatta per affrontarli? Sotto il profilo della legittimità, il G20 non ne ha alcuna. Si tratta una istituzione che non ha neppure un impiegato, non ha una sede e tanto meno uno statuto. E, nonostante il nome, non ha neppure 20 Stati membri: ne ha solamente 19, a cui si aggiunge di rinforzo il rappresentante dell'Unione Europea. I governi membri non sono certamente dei pesi piuma: rappresentano, come loro stessi spesso ci rammentano, l'85 per cento della produzione mondiale, l'80 per cento del commercio e due terzi della popolazione. Ma questi sono titoli meramente quantitativi, e ci dicono ben poco sulla legittimità. Al Bangladesh non basta avere una popolazione sei volte maggiore a quella dell'Arabia Saudita per far parte del gruppo. Il continente africano è rappresentato solo dal Sudafrica. Ma il G20 difetta di logica anche per quanto riguarda il reddito: Spagna, Iran, Taiwan, Olanda e Polonia hanno un Prodotto interno lordo superiore a quello di Arabia Saudita, Argentina e Sudafrica ma non sono tra gli invitati. Come si deve sentire quel terzo della popolazione del mondo i cui rappresentanti statali non sono stati neppure invitati al Vertice? Ci sono ben 173 Stati del mondo che sono rimasti fuori dalla porta e che non possono far altro che aspettare il responso di quello che verrà deciso a Londra. Si tratta di un terzo della popolazione mondiale che ha tutti i problemi degli altri due terzi, e spesso molti altri ancora, ma in questa occasione non hanno voce in capitolo. Sempre meglio del G8, si potrà obiettare, che raggruppa i governi di solo il 14 per cento della popolazione mondiale e tutti nel Nord del mondo. Si può sostenere che allargare la riunione e farne un G192, una sorta di Assemblea Generale dell'Onu in gita scolastica, renderebbe l'incontro più rappresentativo ma anche inconcludente perché non ci sarebbe la possibilità di prendere decisioni effettive. La crisi dei mercati finanziari ha bisogno di messaggi forti, e questi possono provenire solo da quei governi che hanno le risorse per darli. Pensato inizialmente per essere una camera di compensazione rispetto al G8 dando una tribuna anche ai Paesi del Sud, il G20 è rimasto da una parte intrappolato in una logica inter-governativa e dall'altra nel rappresentare interessi troppo divergenti per raggiungere un consenso. Il Documento preparatorio del padrone di casa, il governo inglese, richiede di scongiurare il protezionismo e di chiudere quanto prima il Doha Round, senza tuttavia indicare quali concessioni dovrebbero fare i Paesi più ricchi a quelli più poveri. Supplica di riaffermare gli obiettivi in termini di Assistenza Ufficiale allo Sviluppo, senza però indicare come. L'unico punto qualificante, a testimonianza che l'arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca ha qualche effetto nell'arido linguaggio dei Vertici internazionali, è il riferimento ad una "low-carbon recovery"; una ripresa economica non inquinante. Per quanto vago sugli strumenti, oggi il G20 ha finalmente inscritto sulla propria Agenda la necessità di aumentare la regolazione sui mercati, mentre per anni e anni ha dibattuto della trinità liberalizzazioni-privatizzazioni-deregolamentazioni. Riconosce finalmente che i mercati sono fallibili e che è necessario un maggiore intervento pubblico. Richiede di riformare il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, aumentando le risorse disponibili e modificando le quote. Rivendica la necessità di aumentare l'assistenza ufficiale allo sviluppo anche come strategia di sostegno della domanda. Tutte cose che non parranno affatto originali ai veri esclusi delle passate edizioni come di quella attuale del G20. Contestatori sotto le finestre dei vertici hanno avanzato le stesse proposte da anni e anni. Ma la crisi ha reso tutti più umili. I governi dentro sembrano oggi essere più disposti ad ascoltare le idee degli eretici. I contestatori sentono una accresciuta responsabilità di fornire risposte concrete e percepiscono che il pericolo maggiore è che al timone dell'economia mondiale non ci sia proprio nessuno capace di correggere la rotta. Ma rimane il sospetto che sia proprio il formato del vertice G20 ad essere poco adatto ad ascoltare i bisogni dei sei miliardi di cittadini che sono rimasti a casa.

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LA CRISI mondiale ha colpito inizialmente le banche, le Borse e il risparmio trasferendo... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 31-03-2009)

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Martedì 31 Marzo 2009 Chiudi di MARCO FORTIS LA CRISI mondiale ha colpito inizialmente le banche, le Borse e il risparmio trasferendosi poi, attraverso il crollo dei consumi e degli investimenti, ai settori produttivi. Ed ora si sta abbattendo pesantemente sul mercato del lavoro, al centro in questi giorni dell'attenzione del G20. Lo scorso gennaio l'International labour organization, nel suo ultimo "Global employment trends", ha formulato alcuni scenari di crescita del numero dei disoccupati nel mondo. Nel 2007 i senza lavoro erano 179 milioni; lo scenario base prevede un loro incremento di 31 milioni entro il 2009, quando potrebbero raggiungere i 210 milioni; lo scenario più pessimistico prevede invece un aumento del numero di disoccupati di ben 51 milioni sino a 230 milioni. Una cifra gigantesca, ma che potrebbe rivelarsi non troppo lontana dalla realtà considerando che solo in Cina sarebbero già più di 20 milioni gli operai delle fabbriche tornati nelle campagne senza lavoro e che negli Stati Uniti in un solo anno il numero di disoccupati è già cresciuto di oltre 4 milioni. Naturalmente occorre distinguere tra la disoccupazione permanente e quella che sarà solo "temporanea". Tuttavia, occorre non farsi troppe illusioni. Come ha affermato ieri Lorenzo Bini Smaghi, è assai probabile che «non torneremo ai livelli precedenti la crisi». Nel senso che occorrerà del tempo per uscire da una recessione che appare strutturale più che congiunturale e che vede due settori di grande rilievo economico diretto ed indotto come l'edilizia e l'auto in profonda crisi di sovracapacità a livello mondiale. Un dato su tutti: secondo l'Ufficio del budget del Congresso Usa bisognerà attendere fino al secondo trimestre del 2010 per veder tornare il numero di nuovi cantieri per la costruzione di abitazioni residenziali in America non a livelli "medi" bensì soltanto ai minimi storici toccati nei precedenti cicli negativi, come il 1982 o il 1991. La crisi cominciata nel 2008 ha cambiato profondamente il mercato mondiale del lavoro, anche qualitativamente. Inizialmente ha fatto strage di top manager ed impiegati delle banche e dei servizi finanziari, specie nei Paesi anglosassoni. Poi si è abbattuta sull'industria manifatturiera e le multinazionali hanno già tagliato centinaia di migliaia di posti di lavoro in pochi mesi. La crisi ha colpito profondamente anche le economie emergenti. Come teme l'Ilo, potrebbe minacciare in misura sensibile anche i flussi internazionali delle rimesse degli emigrati andando a colpire le famiglie riceventi dei Paesi più poveri. La recessione peserà probabilmente in modo significativo sul lavoro precario un po' in tutti i Paesi. E sta già incidendo anche sulle disparità sociali tra i diversi gruppi etnici all'interno delle nazioni. Ad esempio, come ha sottolineato il New York Times, negli Stati Uniti la recessione sta toccando più i latino-ispanici che i "bianchi". Un anno fa i lavoratori latino-ispanici erano molto superiori per numero ai "bianchi", mentre ora è l'esatto contrario. La piaga dei mutui sub-prime, dei pignoramenti delle case, delle insolvenze dei nuclei familiari, della crisi bancaria e dell'inevitabile recessione manifatturiera sta producendo negli Stati Uniti effetti devastanti. In Stati importanti come la California o il Michigan il tasso di disoccupazione è ormai già arrivato a percentuali non distanti da quella media del Mezzogiorno d'Italia (pur tenendo conto del nostro ben più basso tasso di partecipazione alla forza lavoro). L'Italia fin qui ha sorpreso per le sue doti di "resistenza". Gli ordinativi dell'industria negli ultimi 4 mesi sono diminuiti meno in Italia che negli altri 3 maggiori Paesi dell'area euro (Germania, Francia e Spagna). Persino i "confidence indicator" diffusi ieri dalla Commissione europea, anche se interpretati in modo confuso dai media che hanno impropriamente parlato di un'Italia "pecora nera", mostrano che anche a marzo il saldo tra ottimisti e pessimisti, pur in flessione rispetto a febbraio, è stato meno negativo nel nostro Paese che negli altri 3 maggiori Paesi Ue in ben 4 settori (industria, costruzioni, commercio e consumatori) e peggiore solo in uno (i servizi). Il tasso di disoccupazione reale Istat, in media d'anno, nel 2008 è stato clamorosamente migliore rispetto a quanto previsto dalla Ires-Cgil soltanto poche settimane fa: 6,7% contro 7,4%. I disoccupati, cioè, sono risultati 162.000 in meno rispetto alle previsioni del sindacato. Ma nei primi due mesi del 2009, avverte la Cgil, in rapporto alla crescita della Cassa integrazione ed alle ore perse di lavoro, è come se l'occupazione si fosse ridotta di oltre 212.000 lavoratori. La preoccupazione dunque è forte. Naturalmente non è detto che i cassaintegrati si trasformino automaticamente in disoccupati. La Cig e i contratti di solidarietà (in crescente aumento) stanno consentendo all'Italia di non deindustrializzarsi: è questo il pericolo maggiore da combattere, come hanno sottolineato Enrico Letta e Maurizio Lupi in occasione di un incontro sulla crisi economica organizzato dal gruppo interparlamentare per la sussidiarietà giovedì scorso alla Camera dei Deputati. La scommessa del Governo italiano è che l'imponente ammontare di risorse destinate agli ammortizzatori sociali (9 miliardi di euro) possa bastare per dissetare tutte le bocche durante la traversata di questo lungo deserto della domanda, in attesa che essa torni a riapparire, magari non ai livelli precedenti ma in misura sufficiente per consentire alle nostre imprese di riprendere accettabili livelli di attività.

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Dahrendorf: il G20 fallirà (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 31-03-2009)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-03-31 num: - pag: 1 autore: di DANILO TAINO categoria: REDAZIONALE L'intervista Il grande sociologo Dahrendorf: il G20 fallirà \\ Il sociologo Ralf Dahrendorf è sicuro: il vertice del G20 di Londra fallirà. A PAGINA 2

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(sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 31-03-2009)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-31 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE L'intervista «Avanzano le scelte dei singoli Stati, ma c'è un contenuto di nazionalismo economico» «Il G20 fallirà, non ci sono soluzioni globali» Dahrendorf: la crisi? Torneremo agli stili di vita degli anni Cinquanta e Sessanta DAL NOSTRO INVIATO COLONIA — Ralf Dahrendorf è sicuro che il vertice del G20 di Londra, il prossimo 2 aprile, fallirà. «Fallirà, non raggiungerà gli obiettivi che gli erano stati dati originariamente, cioè essere il momento decisivo per uscire dalla crisi e ridisegnare l'ordine economico internazionale — sostiene —. Per molti motivi, ma soprattutto perché quello che stiamo vivendo non è un Bretton Woods moment ». Il sociologo forse più autorevole d'Europa — ma anche politico, politologo, filosofo, educatore e membro della Camera dei Lord britannica nonostante sia di origine tedesca — non ha praticamente parlato in pubblico della crisi mondiale. Lo fa con questa intervista. Lord Dahrendorf, perché non siamo in un «momento Bretton Woods» ? «Quando Keynes entrò alla conferenza di Bretton Woods, nel 1944, credeva di andare a salvare la sterlina. In breve tempo si accorse che era morta, che il ruolo dominante era passato al dollaro e agli Stati Uniti. Ora, la situazione è diversa, questa è una fase confusa, dove non ci sono vincitori. E non sono nemmeno certo che l'America voglia caricarsi sulle spalle da sola il peso dell'uscita dalla crisi. Ma non è l'unica ragione per cui il vertice non sarà un successo». Quali altre ragioni? «Io stimo Barack Obama e Gordon Brown, ma in questo caso sbagliano. Ritengono che questa sia una crisi globale, mentre la possiamo definire mondiale ma non globale. Globale è il cambiamento climatico, che non può avere risposte nazionali. Ma la crisi riguarda sì tutti, cioè è mondiale, ma ha risposte nazionali, e queste contengono un nazionalismo economico. Io li vedo come globalisti, al contrario di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che sono mondialisti. Questa è l'origine del conflitto che sta alla radice del G20 del 2 aprile: è sbagliato credere che ci siano soluzioni globali». Cosa intende per fallimento del vertice? «Non ci sarà accordo su un pacchetto di stimolo "globale". Ci saranno dichiarazioni generiche sulle nuove regole da scrivere. Forse verrà un po' rafforzato il Fondo monetario internazionale. E si identificheranno alcuni capri espiatori, in particolare i paradisi fiscali. Niente di davvero importante, tanto che tutti sono impegnati ad abbassare le aspettative, il padrone di casa Brown in testa, dopo che le avevano alzate moltissimo». Quali sono le conseguenze della crisi, nel lungo periodo? «Alla fine tutti avremo ridotto gli standard di vita di almeno un 20%. Torneremo circa ai livelli precedenti a quelli di Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Per alcuni aspetti, a un modo di vivere che somiglierà un po' agli anni Cinquanta e Sessanta, con molta più tecnologia ma senza l'ottimismo di quei decenni». Anche quando inizierà la ripresa? «La ripresa sarà lunga e lenta. E non basterà a servire gli interessi sul debito che nel frattempo gli Stati stanno accumulando. Ragione per cui sarà un periodo di tasse alte e alta inflazione. Niente di bello. Alcuni economisti parlano di "inflazione controllata", sostengono cioè che qualche anno di inflazione tra il 6 e il 10% basterà a ridimensionare i debiti pubblici. Il problema è che un'inflazione del genere sarà pagata soprattutto dai poveri e dai pensionati». Visione nera. «Se vogliamo metterle un po' di belletto, possiamo forse prevedere che la crisi porterà un cambio di attitudine, con più attenzione all'economia reale e un distacco dalla cultura del debito e dal capitalismo del debito. Il ricorso alle carte di credito sarà mitigato, sarà forse un clima più piacevole». Cultura del debito? «Sì, la cultura diffusa, ma molto diffusa, per la quale mettevi lì cinquanta euro e ti pareva normale che ti dessero un'automobile o una casa. Può non piacere a molti, che preferiscono dare ogni responsabilità ai banchieri e ai paradisi fiscali, ma credo che questa sia la ragione principale della crisi». Prima responsabile non è dunque la deregulation degli anni di Reagan e Thatcher? «Ci sono alcuni aspetti di quella deregulation che entrano tra le ragioni della crisi. Ma non andrei troppo avanti su questa strada. Perché alla base della crisi c'è soprattutto la cultura del debito e la bolla conseguente. Un mio conoscente mi raccontava l'altro giorno che ha uno chalet da vendere a Chamonix e che, all'improvviso, si è accorto che a nessuno al mondo serve uno chalet a Chamonix. Non più, perché il mondo sta riducendo di quel 20% le sue esigenze. Ma questo non c'entra niente con la signora Thatcher, la quale, di base vittoriana, aveva anzi orrore del debito ». Pericoli di violenza a causa della crisi? «Non vedo un ritorno del terrorismo domestico. Ma c'è una grande rabbia diffusa, la voglia di trovare colpevoli. Per ora non ha sbocchi politici, è individuale, come abbiamo visto negli attacchi alle case di banchieri, o si incanala in manifestazioni di massa tradizionali come quelle delle tifoserie del calcio ». La democrazia potrebbe correre dei rischi? «La democrazia direttamente no, anche se ci saranno spostamenti politici. Diverso è il discorso per la società aperta, perché la crisi non favorisce le libertà. Le scelte dei governi di nazionalizzare banche e forse anche certe industrie riducono le libertà. Non saranno tempi belli». C'è chi dice che il vero potere non starà nel G20 ma nel G2, cioè Washington più Pechino. «Forse, anche se non vedo fino in fondo come Stati Uniti e Cina, che non si piacciono, possano andare davvero d'accordo. Credo però che quasi certamente l'Europa non ci sarà alla guida del mondo: i leader europei vanno per strade diverse e soprattutto chiedono a Bruxelles di ridurre, allentare il mercato unico ». Il sociologo Ralf Dahrendorf Danilo Taino

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L'Ocse taglia le stime mondiali: Pil in calo del 4,3% Trichet pronto a ridurre ancora il costo del denaro (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-31 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Crescita e tassi L'Ocse taglia le stime mondiali: Pil in calo del 4,3% Trichet pronto a ridurre ancora il costo del denaro FRANCOFORTE — A quando la ripresa? «Nel corso del 2010, ma le previsioni sono circondate da incertezza e la ripresa dipende da noi, dalla nostra capacità di ripristinare la fiducia e dall'applicazione urgente degli stimoli governativi», ha spiegato ieri al Parlamento europeo il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ( foto). Per il momento le notizie sono negative: la situazione nel primo trimestre si è deteriorata, il 2009 sarà «molto brutto», con una domanda «molto debole». Mentre l'inflazione rimarrà ben al di sotto dell'obiettivo del 2%, senza tuttavia trasformarsi in deflazione. A tre giorni dalla riunione del Consiglio, Trichet non lancia segnali espliciti di politica monetaria. Ma secondo i mercati il quadro dipinto non lascia spazio a dubbi. La Bce si appresta a tagliare di nuovo i tassi, verso il record storico dell'1%. E se Trichet ha ammesso che «stiamo rivedendo le nostre previsioni», l'Ocse ieri l'ha già fatto. Stimando ormai un calo del Pil del 4,3% per i Paesi dell'area, mentre per il prossimo anno prevede un andamento piatto. Numeri per il summit dei Grandi. Mentre le anticipazioni sul comunicato finale del prossimo G20 spiega che i piani di stimolo già varati aumenteranno il pil globale del 2%, creando 20 milioni di nuovi posti di lavoro. Entro quando, non è ancora dato sapere. Marika de Feo

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Nuovo contratto, sul referendum sfida tra Cgil e Cisl (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-31 num: - pag: 30 categoria: REDAZIONALE Il caso Epifani: 3,4 milioni hanno detto no Nuovo contratto, sul referendum sfida tra Cgil e Cisl ROMA - Il popolo della Cgil boccia il nuovo modello contrattuale secondo l'intesa firmata da Cisl e Uil del 22 gennaio scorso e scoppia la rissa nel sindacato. «Il 96,27% dei lavoratori che hanno partecipato al referendum, vale a dire 3,4 milioni - ha annunciato il segretario della Cgil Guglielmo Epifani ha respinto l'accordo separato ». «Sono dati assolutamente straordinari - ha commentato perché ha partecipato molta più gente di quella iscritta alla Cgil, è un dato che ha un peso politico alto». Secca e dura la risposta del segretario Cisl Raffaele Bonanni: «Ci meraviglia che una organizzazione seria come la Cgil possa ricorrere a una panzana così clamorosa solo per fare propaganda alla vigilia della propria manifestazione». Per Bonanni «non è un vero referendum quello indetto da un solo sindacato, questi sono metodi che esistono laddove non c'è democrazia». «La Cgil dovrebbe avere più umiltà - continua il leader della Cisl - e rassegnarsi all'evidenza dei fatti: in Italia esiste il pluralismo sindacale come l'ultimo caso della Piaggio ha dimostrato». Così la Uil, con il segretario confederale Paolo Pirani, ha respinto al mittente l'esito della consultazione. «Un risultato bulgaro - ha detto - per un referendum bulgaro ed unilaterale, quindi difficilmente verificabile ». Pacata ma ferma la risposta della Cgil affidata in serata a un comunicato stampa: «Cisl e Uil dovrebbero accettare in tutte le circostanze la sfida del voto dei lavoratori. La Cgil infatti ha proposto sia alla Cisl che alla Uil di tenere insieme in tutti i luoghi di lavoro un referendum sull'accordo separato del 22 gennaio con le stesse regole trasparenti adottate durante la consultazione unitaria sul protocollo per il welfare del 2007». Ma Cisl e Uil - prosegue la nota - non sono state d'accordo, consultare i lavoratori per la Cgil è importante e Cisl e Uil dovrebbero avere rispetto». Ora il dialogo tra le maggiori organizzazioni sindacali è fortemente compromesso, a pochi giorni dalla manifestazione promossa dalla sola Cgil e a un mese da quella unitaria del Primo maggio. E mentre si chiude il G8 del Lavoro, con un nuovo appello del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, a mettere al centro dell'azione politica la «stabilità sociale». Sacconi e il G8-Lavoro «Al G20 ricordiamo: la stabilità sociale è elemento portante dell'economia» R. Ba.

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Londra, la polizia usa i lacrimogeni in Parlamento (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-31 num: - pag: 17 categoria: REDAZIONALE La rissa Londra, la polizia usa i lacrimogeni in Parlamento DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Qualche birra di troppo. E il party è stata turbato da una rissa da saloon. Roba da spaghetti-western. Peccato che la scena non fosse ambientata nelle praterie del lontano Far West ma più nei corridoi della Casa dei Comuni a Westminster. E che anziché pistoleros e bounty killer a occupare la scena del set vi fossero gli elegantissimi ospiti di un ricevimento organizzato dal gruppo Tory e dal suo presidente Eric Pickles. Con la polizia nelle parti dello sceriffo che preso alla sprovvista alla fine si vede costretto a usare le maniere forti. Una nottata movimentata, visto che gli agenti a un certo punto, data la malparata, hanno sparato un candelotto lacrimogeno. Facendo andare di traverso ad alcune decine di invitati, parlamentari con signore e ospiti, le libagioni appena gustate. Il fatto è che, nonostante le mille precauzione prese alla vigilia del G20 e nonostante Londra sia pattugliata e controllata in ogni suo metro quadrato, tre persone, pare invitate al party dei conservatori, ma prive del necessario pass sono riuscite a entrare. Erano con ogni probabilità già abbastanza cariche di alcol così quando gli agenti hanno chiesto loro conto della ragione per cui si trovavano lì hanno risposto alzando la voce, coinvolgendo altri ospiti, prendendosela con la sicurezza. Uno dei tre «ospiti» senza documento è stato fermato, gli altri due sono spariti. Terroristi? Niente paura. Solo il loro fantasma. Ma a Westminster sembra che entrare sia davvero facile. F.Cav.

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G20, Sarkzoy minaccia: "Misure concrete oppure io me ne vado" (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 77 del 2009-03-31 pagina 0 G20, Sarkzoy minaccia: "Misure concrete oppure io me ne vado" di Redazione Giovedì a Londra l'appuntamento tra i leader mondiali. L'Eliseo: "Regolamentazione finanziaria internazionale e stop ai paradisi fiscali". E la minaccia: "Meglio una rottura che il consenso minimo" Londra - Il guanto di sfida di Sarkozy. Il capo di stato francese alza il tono e minaccia di far saltare in aria il vertice G20 di Londra del 2 aprile se non saranno adottate misure concrete per rilanciare l’economia globale: "Non ci sarebbe niente di peggio di un G20 di basso profilo, preferisco una rottura a un consenso minimalista". Quando mancano meno di 48 ore all’incontro Nicolas Sarkozy è più che mai deciso ad esercitare tutta la pressione possibile sul G20: "Se a Londra non ci saranno progressi, ci sarà una sedia vuota! Mi alzerò e me ne andrò!" aveva minacciato il capo stato, in una conversazione appartata, alla fine del consiglio dei ministri del 18 marzo. Paradisi fiscali Pur se i membri del G20 non sono più in contrasto più sul tema dell’ampiezza delle misure di stimolo - gli americani ammettono ormai che queste possano essere diverse a seconda delle aree economiche - il punto focale è il dossier della regolamentazione finanziaria e dei paradisi fiscali, due temi sui quali Sarkozy intende agire concretamente. La linea dell’Eliseo è stata confermata ieri da Xavier Musca, nuovo segretario generale della presidenza francese: "Tutti comprendono l’importanza di questo vertice per i mercati e per l’opinione pubblica. Stiamo per costruire un nuovo mondo" ha dichiarato Musca, aggiungendo: "La Francia non accetterà un G20 che produca un falso successo con un linguaggio dalle note dolci, ma dai contenuti vuoti". No a un regolatore Sono pochi i paesi che concordano sulla creazione di un regolatore internazionale globale. Gli anglosassoni si oppongono con forza a questa ipotesi, mentre l’idea di compromesso sarebbe quella di assicurare un maggiore e migliore coordinamento fra gli organi di controllo nazionali. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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E Parigi sospende i bonus (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 77 del 2009-03-31 pagina 7 E Parigi sospende i bonus di Alberto Toscano Parigi «Le componenti variabile ed eccezionale delle remunerazioni saranno proibite nel caso di imprese che ricevano aiuti pubblici e che siano costrette a varare piani di licenziamenti», dice il primo ministro francese François Fillon nel presentare l'attesissimo decreto anti-stock-option. Il presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy ha esitato a lungo tra l'idea del disegno di legge e quella del decreto legge. Poi ha optato per questa seconda soluzione, che è certamente più rapida e che evita di esporre il governo a polemiche in ambito parlamentare. Sarkozy voleva assolutamente lanciare un segnale di «moralizzazione del capitalismo» prima del vertice del G20 in calendario per il 2 aprile a Londra. Così il primo ministro Fillon ha avuto il compito di annunciare ieri il testo del decreto, che molti osservatori considerano piuttosto restrittivo rispetto alle grandi promesse della vigilia. In realtà Sarkozy e Fillon evitano di affondare il bisturi nel complicato sottobosco dei bonus e delle stock-option di cui beneficiano da lungo tempo i manager transalpini. Quella strada avrebbe esposto il governo a una valanga di polemiche e avrebbe avvelenato le relazioni col Medef, la Confindustria francese. Sarkozy e Fillon hanno dunque deciso di mettere sotto controllo le retribuzioni «variabili ed eccezionali» dei manager delle sole società in crisi, che beneficiano oggi di consistenti aiuti pubblici. Si tratta di otto aziende: sei grandi banche (Société générale, Bnp Paribas, Crédit Agricole, Banques populaires, Caisses d'Epargne, Crédit Mutuel) più i due costruttori automobilistici nazionali Renault e Psa (ossia il gruppo Peugeot-Citroën, che proprio ieri ha cambiato presidente). Inoltre la validità del decreto è limitata a quest'anno e al prossimo. Dopo il 2010 tutto tornerà come prima, anche se Fillon non esclude il prolungamento di queste disposizioni nell'improbabile ipotesi che la crisi economica attuale si protragga al di là del prossimo anno. Fillon ha detto che il governo rifiuta di mettersi in una logica punitiva nei confronti dei dirigenti aziendali e ha precisato la vera intenzione di Sarkozy: mettere fine a quelli che - in un contesto di crisi economica e in presenza di pesanti piani di ristrutturazione aziendale - possono essere considerati come «veri e propri abusi». Il decreto anti-bonus viene pubblicato dal Journal Officiel, la Gazzetta Ufficiale d'Oltralpe, nella giornata di oggi 31 marzo ed entra immediatamente in vigore. I partiti dell'opposizione criticano aspramente il governo, chiedendo un piano molto più duro per colpire l'insieme degli incentivi di cui beneficiano i dirigenti delle imprese d'ogni genere. In particolare di quelle quotate al Cac 40, il listino principale della Borsa parigina. Socialisti e comunisti parlano dell'iniziativa di Sarkozy e Fillon come di «una presa in giro». Critiche vengono anche dalle confederazioni sindacali più vicine ai partiti d'opposizione. Per contro il Medef tira un sospiro di sollievo e approfitta dell'occasione per rilanciare il suo codice di comportamento interno, che impone trasparenza nei bilanci delle aziende e nelle retribuzioni dei manager. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Borse Ue positive. Fiat traina Piazza Affari (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Economia Mercati/ Borse Ue positive. Ancora giù Tokyo Martedí 31.03.2009 09:02 Avvio in rialzo per le borse europee che ritracciano parte delle pesanti perdite di ieri, con gli investitori che iniziano a rivolgere l'attenzione all'avvicinarsi del vertice G20 a fine settimana. A Londra l'indice Ftse 100 sale dello 0,53% a 3.782,90 punti. A Milano il Mibtel segna un rialzo dello 0,66% a 12.502 punti. Cresce dello 0,56% il Cac 40 di Parigi a 2.734,69 punti e a Francoforte il Dax guadagna lo 0,46% a 4.007,66 punti. Intanto, il presidente americano Barack Obama arriverà oggi in Europa con un'agenda pesante da affrontare. La prima tappa sarà a Londra per partecipare al summit di giovedì delle 20 maggiori economie mondiali. Chiusra ancora in calo, invece per la piazza nipponica in una seduta caratterizzata da volumi sottili in vista dei dettagli di un nuovo piano di stimolo all'economia predisposto dal governo che dovrebbe creare, secondo i media, 2 milioni di posti di lavoro. L'indice Nikkei ha terminato la seduta lasciando sul terreno l'1,54% a 8109,53 punti. In Asia il primo ministro giapponese Taro Aso dovrebbe rivelare un nuovo piano di stimolo per contrastare il crescente tasso di disoccupazione e il calo dei consumi di quella che si presenta come la peggiore recessione che abbia colpito il paese negli ultimi sessanta anni. Wall Street ha chiuso in forte calo spinta al ribasso dalla bocciature dei piani Gm e Chrysler e dal timore che i due colossi dell'auto Usa siano a un passo dalla bancarotta. Il Dow Jones ha ceduto il 3,27% chiudendo a quota 7.522,02 punti. Meglio ha fatto il Nasdaq che ha perso il 2,81% finendo a 1.501,80 punti. tags: borsa piazza affari g20 tokyo nikkei

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Povertà, appello al G20: servono misure urgenti (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Economia Povertà/ Appello al G20: misure per i più vulnerabili Martedí 31.03.2009 09:21 Misure ad hoc per i più vulnerabili, in primis i bambini e le madri che vivono nei paesi a basso reddito. Perché non si può prescindere da loro, che più di tutti pagano il prezzo della crisi globale. L'appello è di World vision Italia organizzazione fondata nel 1950 dal missionario americano Bob Pierce, continuamente impegnata nell'emergenza, nella promozione dello sviluppo, dei diritti umani e della giustizia economica e sociale, con una particolare attenzione alla difesa dei diritti dell'infanzia e si rivolge ai governi del G20 che il 2 aprile si incontreranno a Londra. "La crisi globale va guardata in faccia. Ha un volto umano insiste l'organizzazione -, quello dei 46 milioni di poveri che si aggiungono ai 100 milioni già previsti entro il prossimo anno dalla Banca Mondiale". World Vision Italia chiede a tutti i governi del G20, in particolare a quello italiano, di mettere le popolazioni più vulnerabili al centro delle loro decisioni. "A pagare maggiormente per questa crisi saranno le popolazioni del Sud del mondo, quelle che già negli anni scorsi soffrivano per il rincaro dei generi alimentari, per l'assenza di servizi sociali di base e per gli effetti del cambiamento del clima. Le economie dei Paesi in via di sviluppo e i loro cittadini, spiega World vision Italia, risentiranno della riduzione dei consumi del mondo industrializzato e quindi delle esportazioni, del calo degli investimenti esteri diretti e del turismo. Per la prima volta diminuiranno anche le rimesse degli immigrati, che per molte famiglie nei paesi del Sud costituiscono la principale fonte di reddito. Come affermato dal Ministro della Cooperazione allo Sviluppo inglese, Douglas Alexander, se qui la gente rischia di perdere il posto di lavoro, nei Pvs la gente rischia di perdere la vita. Per questo l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo nei prossimi anni sarà ancora più necessario. La recessione avrà un impatto sociale a tutte le latitudini, molto più pesante sulle popolazioni che già oggi vivono in un grave stato di povertà. Riforme del sistema economico e finanziario internazionale sono necessarie per affrontare questo preoccupante momento storico. Affinché risultino efficaci però, devono essere formulate con l'obiettivo di migliorare la vita delle persone, prendendo atto e riducendo le forti disuguaglianze che spaccano l'umanità. Word Vision Italia crede che la crisi vada affrontata investendo nel capitale umano che abita il pianeta: "Invitiamo il G20 a concentrare la sua attenzione sulle singole persone e sulle comunità. E' dai bisogni degli individui che bisogna ripartire per costruire un assetto internazionale post-crisi più equo e giusto". Il passo più urgente da compiere è investire nell'assistenza sanitaria preventiva e di base, un modo per garantire il diritto alla salute ai bambini dei paesi poveri, ma anche un modo per uscire dalla crisi. E' ormai assodato, ma ancora ignorato nella pratica, che cittadini più sani costituiscono un motore di crescita economica (rapporto "Chi tiene il conto?" http://www.worldvision.it/news_pubblicazioni_chi-tiene-il-conto-.php) Infine, "questa crisi ci insegna che la povertà non è arginabile: gli effetti della miseria non si fermano alla frontiera, ma dilagano in un mondo sempre più interconnesso. La precarietà della vita che caratterizza i tanti Sud del mondo non può continuare a essere ignorata. Siamo di fronte a una crisi globale, ed è solo assumendo responsabilità globali che va affrontata". tags: povertà world vision g20 sud del mondo

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Michelin, Elf et Adidas dans le collimateur du fisc (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Evasion fiscale au Liechtenstein : Michelin, Elf et Adidas visés par une enquête LEMONDE.FR | 31.03.09 | 07h56 * Mis à jour le 31.03.09 | 10h42 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Le parquet de Paris s'apprête à ouvrir "dans les tout prochains jours" une enquête préliminaire pour "blanchiment de fraude fiscale", qui vise des fondations liées aux groupes Michelin, Elf et Adidas, annonce Le Parisien/Aujourd'hui en France du mardi 31 mars. Et ce, à deux jours d'un sommet du G20 qui doit prendre des initiatives pour lutter contre les paradis fiscaux. Sur le même sujet Compte rendu Michelin, Elf et Adidas dans le collimateur du fisc Edition abonnés Archive : Haro sur les paradis fiscaux Sur le même sujet Les faits Selon l'OCDE, la Chine se redresse, mais les économies industrialisées plongent Compte rendu Michelin, Elf et Adidas dans le collimateur du fisc Les faits Logements : les mises en chantier diminuent, les ventes frémissent Compte rendu Les conditions d'entrée de Fiat dans Chrysler se précisent Réactions Le décret encadrant les rémunérations des patrons jugé "insuffisant" C'est le ministère des finances qui a transmis en décembre ces dossiers à la justice, dans l'affaire des comptes frauduleux au Liechtenstein, lancée début 2008 par les révélations d'un informaticien allemand travaillant dans une banque de ce paradis fiscal. Bercy, qui s'était vu transmettre par Berlin une liste de 200 citoyens français soupçonnés d'évasion fiscale, a depuis enquêté dans le plus grand secret. Seize des 64 groupes familiaux français suspectés se sont depuis mis en règle en payant leur dû au fisc, majoré des intérêts de retard et de pénalités, selon le ministère du budget, et les négociations continueraient sur d'autres. Interrogé mardi matin sur LCI, le ministre du budget, Eric Woerth, a confirmé avoir transmis à la justice "trois dossiers qui dépassaient la compétence du fisc", mais refusé de confirmer ou d'infirmer les noms des groupes cités par Le Parisien. "TRÈS SURPRIS" Les trois dossiers transmis au parquet de Paris représenteraient "une part importante du milliard d'euros" de la fraude fiscale imputée aux Français au Liechtenstein, selon des sources à Bercy citées par Le Parisien. Celles-ci précisent que les faits n'auraient rien à voir avec une banale évasion fiscale, mais seraient "susceptibles de recevoir une autre qualification pénale". Ce sont des fondations domiciliées au Liechenstein qui auraient bénéficié des comptes suspects. Le Parisien cite la Fondation Copa, qui serait liée à Michelin, la Fondation Elf Trading SA, dépendant désormais de Total, et six autres liées à Adidas. Des représentants des trois groupes mis en cause, interrogés par le quotidien, se sont dits "très surpris", les deux premiers déclarant ne pas avoir connaissance des fondations qui dépendraient d'eux. Mardi matin, le groupe Michelin a "démenti formellement les informations" du Parisien, affirmant notamment qu'il "ne possède aucun compte au Liechtenstein dans la banque LGT", a déclaré le porte-parole. Pour sa part, Total "dément formellement" avoir une fondation Elf Trading au Liechtenstein. Le Monde.fr, avec AFP et Reuters

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Afghanistan, la Nato batte cassa (sezione: G20)

( da "Avvenire" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

MONDO 31-03-2009 l'Alleanza Chiesti altri due miliardi di dollari l'anno per la nuova strategia indicata da Obama Afghanistan, la Nato batte cassa DA BRUXELLES FRANCO SERRA L a Nato mette le carte in tavola e alla vigilia delle conferenza internazionale dell'Aja sul futuro dell'Afghanistan chiede altri due miliardi di dollari l'anno, circa 1,54 miliardi di euro, per la nuova strategia indicata da Barack Obama per debellare i taleban. A 24 ore del- la riunione dei ministri degli Esteri, patrocinata dall'Onu nella capitale olandese, e in vista del debutto europeo del presidente americano nei vertici del G20 giovedì a Londra e della Nato venerdì e sabato alla frontiera francotedesca, il segretario generale dell'alleanza atlantica Jaap de Hoop Scheffer ha annunciato che i Paesi della coalizione impegnata in Afghanistan devono rendersi conto della insufficienza degli attuali 25 milioni di dollari per finanziare le forze armate afgane, da portare al più presto a 134.000 uomini, e della necessità di nuovi fondi: per due miliardi di dollari annui, appunto, da spendere in buona parte per l'esercito di Kabul fino a metterlo in grado di soddisfare il grosso delle esigenze di sicurezza. I nuovi fondi sono attesi soprattutto ha detto Scheffer dai «Paesi donatori che hanno grandi possibilità economiche, come il Giappone, l'Arabia Saudita e gli Stati del Golfo» e non solo ai Paesi dell'Alleanza atlantica ai quali «riesce difficile chiedere ulteriori fondi, alla luce dell'enorme sforzo economico che essi già compiono per mantenere le proprie truppe in Afghanistan » . La conferenza del-- l'Aja, ha insistito Scheffer, deve dimostrare che «sono impegnate non solo Nato, Onu e Ue ma una comunità ancora più ampia » . Per l'Ue, Bruxelles ha annunciato ieri che sul bilancio comunitario verranno destinati per l'Afghanistan 60 milioni di euro, da aggiungere ai 700 milioni già stanziati per il 2007- 2010. «Penso che nel futuro prevedibile dovremo rimanere in Afghanistan» , ha avvertito Scheffer e ha espresso il sostegno della Nato alla nuova strategia degli Usa osservando che in proposito ha raccolto solo «reazioni positive» . Nei giorni scorsi Barack O- bama ha annunciato un nuovo approccio per risolvere la crisi in Afghanistan, mentre i taleban intensificano gli attacchi. Nei vertici dei prossimi giorni O- bama potrà spiegare la sua strategia che mette in primo piano la stabilizzazione del Pakistan e rispetto alla retorica dell'amministrazione Bush di «edificare la democrazia in Afghanistan » sposta l'accento sulla sconfitta di al- Qaeda e la formazione di un solido esercito agli ordini di Kabul. «Gli obiettivi del piano O- bama sono realistici ha osservato Scheffer perché è ovvio che nel giro di qualche anno non potremmo fare dell'Afghanistan una specie di Svizzera » . Jaap de Hoop Scheffer (Epa)

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Parte da Londra il tour de force di Obama (sezione: G20)

( da "Avvenire" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

MONDO 31-03-2009 la sfida Al debutto sulla scena mondiale, in otto giorni il presidente Usa si recherà in cinque Paesi. L'obiettivo è di trovare soluzioni per la crisi e rinvigorire l'immagine dell'America Parte da Londra il tour de force di Obama DA WASHINGTON S alvare l'economia mondiale e ripristinare l'immagine dell'A- merica. Nessuno potrà accusare Barack Obama di carenza di ambizioni nella sua prima visita oltreoceano da quando è alla Casa Bianca, un viaggio di otto giorni in cinque Paesi che segnerà da stasera a Londra il suo debutto sulla scena internazionale. Un debutto insolito che vedrà il popolare ma ancora inesperto presidente americano affrontare tutti i maggiori problemi del pianeta in un'agenda affollata di appuntamenti. È un'agenda che prevede tre vertici in cinque giorni (G20, Nato e Usa-Ue), due importanti discorsi di politica estera (in Francia sui rapporti transatlantici e nella Repubblica Ceca sulla proliferazione nucleare), incontri con oltre 40 leader mondiali (col primo faccia a faccia col presidente russo Dmitry Medvedev e quello cinese Hu Jintao) e una sosta finale nella Turchia musulmana vista come ponte tra Asia ed Europa. Per Obama si tratta non solo del debutto sulla scena mondiale ma anche del suo primo test di leadership internazionale: la sua promessa elettorale di ripristinare l'immagine dell'America e di cambiare le relazioni con gli alleati (ascoltando anche il punto di vista altrui) è messa adesso alla prova dei fatti. Il contrasto tra la popolarità personale di Obama (che nel suo tour europeo di un anno fa ricevette accoglienze da rockstar) e l'impopolarità di alcune delle sue richieste agli alleati (al G20 di Londra e al vertice Nato di Strasburgo-Kehl) sarà uno dei fili conduttori di questa visita. Al G20, sotto l'unità di facciata, resta infatti la differenza della ricetta Usa (centrata su massicci pacchetti di stimolo) con quella dei Paesi europei basata su robuste riforme delle regole e delle istituzioni finanziarie. Al vertice Nato, la guerra in Afghanistan divide inevitabilmente gli Usa dagli alleati: la nuova strategia di Obama prevede un massiccio incremento delle forze militari americane ma i Paesi europei sono disposti solo ad offrire contributi sull'addestramento e sulla ricostruzione civile. A Praga, oltre al vertice Usa- Ue, è prevista un'approfondita discussione tra Obama e i leader della Repubblica Ceca sullo Scudo Spaziale: un programma per il quale il nuovo inquilino della Casa Bianca ha mostrato visibilmente meno entusiasmo del suo predecessore George W. Bush. Il Big Ben (Londra)

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Torna il buio sulle Borse: in fumo 127 miliardi (sezione: G20)

( da "Avvenire" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

ECONOMIA 31-03-2009 ECONOMIA E MERCATI Torna il buio sulle Borse: in fumo 127 miliardi A picco banche e settore auto. Ai minimi in Europa la fiducia di imprese e consumatori lunedì nero Dopo due settimane di recuperi ieri sono tornate le vendite A pesare, l'incertezza sui salvataggi dei colossi Usa delle quattro ruote (Gm -20%) e di una cassa di risparmio spagnola. Milano peggiore in Europa: giù del 6,6% DA MILANO PIETRO SACCÒ L a fiducia che nelle ultime settimane aveva trascinato il recupero dei mercati finanziari è stata sepolta ieri da una pioggia di cattive notizie. La peggiore è stata il «no» della Casa Bianca ai piani di General Motors e Chrysler. Ma ce ne sono state anche altre: il primo salvataggio di una banca spagnola, le incertezze di Ocse e Bce sulle possibilità di ripresa nel 2010, la fiducia di imprese e consumatori europei, ai minimi storici. Travolti da un rinnovato pessimismo i mercati europei hanno bruciato 127 miliardi di capitalizzazione. La piazza peggiore a causa del peso delle banche sul listino è stata Milano, che ha perso il 6,6%. La migliore, Londra, ha chiuso con un - 3,5%. Giù del 4,3% Parigi, -5,1% a Francoforte. La giornata di tonfi era stata aperta da Tokyo, che quando in Italia erano le otto del mattino aveva già chiuso la peggiore seduta degli ultimi due mesi e mezzo: - 4,5%. Mentre Wall Street ha perso il 3,2%. Un terremoto partito da Washington. La bocciatura dei piani di Chrysler e Gm da parte di Barack Obama ha lanciato due segnali negativi ai mercati. Il primo è che l'aiuto dei governi per le grandi aziende in crisi non è scontato. Il secondo è che quando lo Stato interviene per evitare il fallimento di un'impresa come nel caso di Gm, in cui è stato allontanato l'amministratore delegato Rick Wagoner vuole anche prendere decisioni importanti sulla gestione dell'azienda. Segnali che ai mercati non sono piaciuti, e che si aggiungono all'ipotesi, non scartata dalla Casa Bianca, del fallimento dei due gruppi di Detroit. La paura generalizzata ha affondato tutti i titoli delle quattro ruote. L'indice Dj Stoxx di settore è caduto di otto punti percentuali. In Italia Fiat ha lasciato il 9,3%, in Germania Daimler ha perso il 9,3%, in Francia Renault ha lasciato il 10,6% e Peugeot (dopo il licenziamento del presidente, deciso dal cda) ha chiuso con un -9,2%. Nel frattempo a Wall Street le azioni di General Motors precipitavano (oltre il -20%) e quelle di Chrysler cedevano l'8,45%, recuperando qualcosa dopo l'annuncio dell'accordo con Fiat. La spinta ribassista arrivata dall'auto è stata accompagnata da quella delle banche. La ripresa dei mercati era stata guidata proprio dal settore del credito, che sembrava avere ritrovato una prima stabilità. Le prospettive sono però peggiorate bruscamente dopo che la Banca di Spagna ha salvato con 9 miliardi di euro la Caja Castilla, aggiungendo Madrid alla lista dei governi che hanno dovuto salvare una banca. A minare l'ottimismo si sono aggiunte le indiscrezioni su altri 2 miliardi di svalutazioni di titoli tossici al vaglio della svizzera Ubs e l'annuncio di Barclays, che sarà esclusa dal piano di protezione degli asset inglese. L'indice europeo delle banche è caduto del 7%, con cali generalizzati su tutti i mercati. A New York Citigroup ha perso quasi il 10%, Bank of America oltre il 12%. Sullo sfondo l'aumentare dell'incertezza sulla ripresa economica. A marzo gli indici che misurano la fiducia di aziende e consumatori europei (l'Esi e il Bci) sono crollati al livello più basso dalla loro introduzione, nel 1985, ha annunciato la Commissione Ue. Mentre l'Ocse ha corretto al ribasso le sue stime sul Pil 2009 e 2010: quest'anno il calo degli stati membri sarà del 4,3%, e l'anno prossimo si va verso una crescita zero. «Le previsioni sono incerte » come ha confermato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. I mercati aspettano di capire cosa succederà, concentrati sui due appuntamenti di giovedì: la decisione della Bce in materia di tassi di interesse ed il vertice G20 a Londra.

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Un tête-à-tête Sarkozy-Obama aura lieu à Strasbourg (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Un tête-à-tête Sarkozy Obama aura lieu à Strasbourg LEMONDE.FR | 31.03.09 | 13h28 * Mis à jour le 31.03.09 | 13h49 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Au sommet de l'OTAN à Strasbourg, les 4 et 5 avril, la présence de Barack Obama attise les convoitises des chefs d'Etat et de gouvernement, tous désireux de s'afficher avec lui. Depuis l'élection américaine, l'Elysée avait laissé entendre plusieurs fois que les présidents français et américain allaient se rencontrer, mais aucun tête-à-tête ne s'était jamais confirmé. Sur le même sujet Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Revue de web Internet, outil privilégié des anti-OTAN Portfolio Strasbourg transformée en bunker pour le sommet de l'OTAN Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Eclairage Des relations américano-européennes placées sous le signe du pragmatisme les faits La police évacue les étudiants grévistes de l'université de Strasbourg Les faits La ville de Strasbourg transformée en bunker pour le sommet de l'OTAN Sur le même sujet Portfolio Marathon œcuménique pour le dalaï-lama Portfolio Fargo, d'eaux, de neiges et de glaces Les faits Un mouvement de jeunesse néonazi interdit en Allemagne Cette fois-ci, l'Elysée ne compte pas se faire devancer par Angela Merkel : Nicolas Sarkozy devrait avoir la primeur de la rencontre, la première entre les deux hommes depuis l'élection d'Obama. Le président américain devrait d'abord venir à Strasbourg avant de participer à la première partie du sommet de l'OTAN. Son arrivée dans la capitale alsacienne est prévue vers 11 heures pour un déjeuner avec Nicolas Sarkozy au palais des Rohan. Obama doit ensuite participer à une rencontre avec de jeunes Strasbourgeois sur le modèle du "Town hall" américain, soit un discours suivi de questions ouvertes émanant de la salle.

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Allarme sulla disoccupazione: l'Ocse la vede a due cifre (sezione: G20)

( da "Panorama.it" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

- Economia - http://blog.panorama.it/economia - Allarme sulla disoccupazione: l'Ocse la vede a due cifre Posted By redazione On 30/3/2009 @ 12:07 In Headlines, NotiziaHome | No Comments Mettere le persone al centro. È questo il senso del [1] G8 del Lavoro, il Social Summit, che fino a martedì 31 marzo discuterà a Roma delle politiche sociali, di tutela e di sostegno, necessarie per tutelare i lavoratori colpiti in tutto il mondo dalle conseguenze della crisi economica internazionale. Conseguenze che, secondo un allarme lanciato dall'[2] Ocse, potrebbero portare dall'anno prossimo tassi di disoccupazione "a due cifre". Dopo i mercati finanziari e le banche è quindi ora la volta del mondo del lavoro e della sostenibilità sociale, componente fondamentale, secondo [3] il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, della stabilità economica. "Occorre ricostruire il circolo della fiducia, partendo dalla protezione sociale, dalle persone. Siamo qui per affrontare insieme la dimensione umana della crisi" ha sottolineato il ministro inaugurando la tre giorni del vertice "contro la quale servono misure tempestive e mirate, anche temporanee per proteggere il reddito. Misure che salvaguardino la base produttiva e l'occupazione consentendo così di affrontare anche la formazione dei lavoratori". Le conseguenze della crisi sono del resto già evidenti nelle stime degli istituti internazionali. Secondo l'[4] Ilo il numero di disoccupati potrebbe aumentare di 50 milioni di persone nel 2009, dopo gli 11 milioni in più registrati nel 2008, e la recessione del mercato del lavoro potrebbe essere "prolungata" per 4-5 anni dopo la ripresa economica. E secondo l'Ocse le prospettive non sono rosee: la ripresa arriverà nel 2010, dopo un ulteriore rallentamento quest'anno, e sarà "sottotono", comunque sotto il potenziale dell'area. In più il tasso di disoccupazione entro l'anno prossimo si avvicinerà - in tutti i Paesi del G8 e anche in quelli membri dell'organizzazione - a tassi "a due cifre", cioè almeno al 10%. I sindacati mondiali temono inoltre 200 milioni di lavoratori a rischio povertà. Come già di fronte alle previsioni di Confindustria, che "realisticamente" secondo il vicepresidente [5] Alberto Bombassei indicavano una perdita di 500.000 posti in Italia in 2 anni, Sacconi invita però ad andarci piano con le stime: "Andrei cauto con le diverse previsioni che continuano ad essere prodotte", ha detto "perchè spesso le stesse organizzazioni che le fanno sono costrette a correggerle. Non aiuta il continuo prodursi di previsioni in sequenza l'una con l'altra". Di fronte ai "deficit della politica" sulle tutele sociali, i sindacati mondiali, anche loro seduti al tavolo del summit, invocano un cambiamento di rotta già al G20 di Londra e poi al [6] G8 della Maddalena, chiedendo, per bocca del segretario generale della Uil Luigi Angeletti, di parteciparvi con un proprio rappresentante. Risposta immediatamente positiva da parte del governo: "il governo incontrerà i sindacati alla vigilia del G8 alla Maddalena, così come fece a Genova", ha assicurato Sacconi. "Questa è una testimonianza dell'importanza attribuita dal premier Silvio Berlusconi al dialogo sociale".

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A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

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A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire LE MONDE | 31.03.09 | 14h07 * Mis à jour le 31.03.09 | 14h07 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Londres Correspondante Il espère que la photo restera dans l'histoire, comme celle de Winston Churchill entouré de Joseph Staline et de Franklin D. Roosevelt lors de la conférence de Yalta en 1945, qui dessina le monde d'après-guerre. On le verra entre Barack Obama, le président américain, et Hu Jintao, son homologue chinois. Lui, Gordon Brown, le premier ministre britannique qui s'est tant battu pour arriver au 10 Downing Street. Le leader de l'Europe qui aura su rassembler les deux piliers de l'économie mondiale lors de ce G20 londonien du jeudi 2 avril. Telle est la carte postale qu'il veut léguer à son pays. Le G8, dix pays émergents, l'Australie et l'UE Le G20 (90 % du produit intérieur brut mondial) rassemble les pays du G8 (Etats-Unis, Japon, Allemagne, France, Royaume-Uni, Italie, Canada, Russie) ainsi que dix pays émergents : l'Afrique du Sud, l'Arabie saoudite, l'Argentine, le Brésil, la Chine, la Corée du Sud, l'Inde, l'Indonésie, le Mexique et la Turquie. Sont également présents l'Australie et l'Union européenne. Les pays du G20 seront représentés par leurs chefs d'Etat et de gouvernement. Le G20 s'est réuni pour la première fois en 1999, à Berlin, pour lutter contre les crises financières, en tenant compte du poids grandissant de pays émergents. De nombreux enjeux Refonder la surveillance du système financier. Le G20 devrait s'attaquer en priorité aux fonds spéculatifs et aux agences de notation, qui échappent aujourd'hui à la surveillance des autorités de marché. Il devrait aussi se pencher sur les paradis fiscaux, "zones grises" de l'économie. Relancer la croissance. Le G20 devra s'entendre sur les mesures à prendre pour redresser l'économie de la planète. Renforcer le FMI. La dotation actuelle du Fonds, 250 milliards de dollars, devrait être doublée. Le FMI devrait aussi être chargé d'alerter sur les déséquilibres macro-économiques. Moraliser le capitalisme. Le G20 pourrait énoncer les principes d'un meilleur système de rémunération pour décourager les prises de risque excessives. Redonner confiance. Les chefs d'Etat devront assurer de leur mobilisation contre la crise et faire taire les divergences entre la Chine, les Etats-Unis et l'Europe. Sur le même sujet Décryptage A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire Compte rendu Avant même le sommet, de multiples points d'accord Cadrage Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale Les faits En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars Décryptage Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama Les faits Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux Chronique "Breakingviews" Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse Alors que le Royaume-Uni s'enfonce dans la récession et que les sondages le donnent perdant aux élections législatives qui doivent avoir lieu d'ici à la mi-2010, M. Brown a mis toute son énergie et consacré pas moins de 20 millions de livres sterling (21,6 millions d'euros) dans la préparation de ce sommet qui doit incarner la réponse mondiale à la crise. A tel point que l'un de ses conseillers lui a récemment lancé : "Il n'y a pas de vote sur le G20." Qu'importe, M. Brown - qui a "sauvé" les banques britanniques en les nationalisant, et les banques du monde entier, en inspirant les Etats-Unis, la France et les autres puissances mondiales - veut désormais "sauver" le monde. Et remonter dans l'estime de ses concitoyens, avant qu'ils se rendent aux urnes. L'événement sera grandiose, veut croire M. Brown. A la hauteur du casting. Vingt chefs d'Etat pesant très lourd : 90 % du produit intérieur brut mondial, 80 % du commerce mondial, 64 % de la population mondiale. Auxquels il faut ajouter une armada de journalistes - plus de 3 000 accréditations - et un millier de gardes du corps et de traducteurs. Tous arriveront entre mardi et mercredi. Les sherpas, eux, sont en ville depuis lundi pour les derniers calages. Certains chefs d'Etat prendront plus de place que d'autres. M. Obama battra tous les records. Le président américain viendra accompagné de quelque 500 personnes, auxquelles il faut ajouter 300 journalistes. Michelle, sa femme, sera là. Le mercredi, le président américain ira prendre le thé à Buckingham avec la reine. BOUCHONS ET MANIFESTATIONS Nicolas Sarkozy - "d'abord célèbre pour sa femme, Carla Bruni", explique le Times, qui regrettera sans doute qu'elle ne soit pas de la partie - sera plus modeste : dans sa suite, on devrait compter une dizaine de ses plus proches collaborateurs et une petite centaine de journalistes. Le soir, toutes ces têtes non couronnées iront dîner au 10 Downing Street où le chef Jamie Oliver leur aura concocté un bon dîner. On espère que le premier ministre australien, Kevin Rudd, qui s'était illustré ivre dans un club de strip-tease new-yorkais à l'été 2007 ou plus récemment en train de se récurer les oreilles en direct à la télé, se tiendra bien. Tradition oblige, dans ce pays où les hommes sont souvent séparés des femmes, les épouses, elles, se retrouveront autour de Sarah Brown. Les choses sérieuses commenceront le lendemain. Rendez-vous à l'ExCeL Centre, entre le quartier financier de Canary Wharf et l'aéroport London City, dans l'ancienne zone des docks. Au programme, quatre heures et demie de réunion. Heureusement, les choses ont pour l'essentiel été calées ces derniers jours. Les grands hommes ne sont pas là pour négocier mais pour rendre compte au monde entier du fruit de leur travail. Soutenir l'économie, réguler le système financier, notamment les fonds spéculatifs (hedge funds) et les paradis fiscaux, lutter contre le protectionnisme, réformer les institutions comme le Fonds monétaire international (FMI) qui ont supervisé l'économie mondiale ces soixante-cinq dernières années, assurer aux pays les plus pauvres qu'ils ne seront pas oubliés dans cette récession mondiale : telles sont les grandes lignes de leurs engagements dont il reste encore, pour certains, à expliquer le comment. Londres sera quadrillée pour l'occasion. Entre les bouchons traditionnels et les manifestations prévues mercredi et jeudi, les 10 500 policiers à qui il incombera de faire régner le calme seront débordés. Jeudi soir, le spectacle sera terminé. Et l'ExCeL Centre se préparera à son prochain sommet, moins "glamour" : la conférence de la British Pest Control Association, l'association britannique de lutte antiparasitaire, les 22 et 23 avril. Virginie Malingre Article paru dans l'édition du 01.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

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Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse LE MONDE | 31.03.09 | 14h12 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Il faut savoir apprécier les plus menues satisfactions. Lors du G20 du jeudi 2 avril, les Etats-Unis et le Royaume-Uni n'auront pas à affronter les pays d'Europe continentale quant à l'opportunité de nouvelles mesures de relance publique. Le projet de communiqué évoque la détermination des Etats à mettre en oeuvre tout ce qui pourra contribuer au retour de la croissance ou assurer des finances publiques responsables sur le long terme. En revanche, pas un mot sur un quelconque effort de relance keynésien. Sur le même sujet Décryptage A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire Compte rendu Avant même le sommet, de multiples points d'accord Cadrage Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale Les faits En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars Décryptage Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama Les faits Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux Chronique "Breakingviews" Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse Ces formulations un peu vagues sont dictées par le sens des réalités. Les plans de relance déjà mis en oeuvre, notamment par les Etats-Unis et la Chine, étaient certainement nécessaires pour éviter à l'économie mondiale de sombrer dans des profondeurs abyssales. Mais aujourd'hui, le président américain Barack Obama lui-même ne croit pas possible de convaincre le Congrès de voter un nouveau dispositif de relance encore plus ambitieux. En tout cas pas dans l'immédiat. Le 25 mars, Gordon Brown s'est vu rappeler que les Etats ne peuvent pas emprunter indéfiniment. Les équipes du premier ministre britannique prétendent que l'échec subi par une récente émission de bons d'Etat n'était qu'un incident technique. Mais M. Brown a bien retenu la leçon : le gouvernement ne peut plus considérer la confiance des investisseurs comme acquise d'office. MM. Obama, Brown et consorts peuvent bien avoir envie de doper leurs économies respectives en y injectant une nouvelle dose de dépense publique financée par emprunt. Mais si les marchés ne suivent pas, ils seront contraints d'opérer une marche arrière immédiate, en augmentant brutalement impôts et taux d'intérêt pour rester à flot. Une telle volte-face déclencherait ce que certains appellent le scénario de l'Apocalypse. Une des solutions pour éviter l'Apocalypse consiste à veiller à avoir des finances de l'Etat tenables sur le long terme, pour reprendre les propos du projet de communiqué du G20. C'est sûrement ce que l'on peut espérer de mieux d'un communiqué, mais il n'y a aucune chance de dérider les investisseurs avec ce genre de platitudes. Ce qu'ils attendent, ce sont des plans d'action crédibles qui garantissent à moyen terme le retour à l'équilibre des finances publiques. A défaut d'obtenir satisfaction, ils penseront que les gouvernements vont se rabattre sur la création monétaire pour financer leurs dépenses, et risquer ainsi de provoquer une forte poussée inflationniste. Si la crainte de l'inflation l'emporte sur tout le reste, lesdits gouvernements auront encore plus de difficultés à lever les montagnes de capitaux qu'ils ont besoin d'aligner en face de leurs déficits. (Traduction de Christine Lahuec.) Pour plus de commentaires, connectez-vous sur . Hugo Dixon Article paru dans l'édition du 01.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

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Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama LE MONDE | 31.03.09 | 14h07 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Bruxelles Bureau européen Un premier face-à-face avec Barack Obama aux allures de test grandeur nature pour leur cohésion : les Européens se targuent d'aborder le sommet du G20 en rangs serrés, pour espérer peser face au nouveau président américain. "Il existe au sein de l'Union européenne (UE) un degré très élevé de convergence, sur les questions de régulation comme sur les politiques macroéconomiques", explique au Monde Joaquin Almunia, à deux jours du sommet. Pour le commissaire en charge des affaires économiques et monétaires, il ne faut surtout "pas opposer" relance et régulation. Sur le même sujet Décryptage A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire Compte rendu Avant même le sommet, de multiples points d'accord Cadrage Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale Les faits En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars Décryptage Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama Les faits Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux Chronique "Breakingviews" Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse La priorité des priorités sera, à Bruxelles comme à Paris, Londres et Berlin, d'éviter que la rencontre tant attendue ne se transforme en terrain d'affrontements ouverts avec les Etats-Unis, alors que les pays européens du G20 retrouveront coup sur coup le président américain à deux reprises cette semaine : lors du sommet de l'OTAN, à Strasbourg-Kehl, les 3 et 4 avril, puis à vingt-sept à Prague, le 5 avril. "Nous ne voulons pas avoir de conflit avec le président Obama", dit un des "sherpas" associés aux travaux préparatoires : "Cela n'aurait pas de sens, le monde n'a pas besoin de cela." Les bonnes intentions et l'unité affichées par les Européens du G20 risquent cependant d'être soumises à rude épreuve, pour des raisons de fond, comme de forme. Le risque de cacophonie européenne est réel, tant le Vieux Continent est surreprésenté au G20 : pas moins de six pays de l'UE participent à ce forum informel - l'Allemagne, la France, l'Italie, le Royaume-Uni, l'Espagne et les Pays-Bas -, auxquels s'ajoutent la Commission et la présidence européennes. Or, à quelques jours du sommet, les Vingt-Sept sont fragilisés par les déboires de la présidence en exercice de l'Union : le gouvernement tchèque de Mirek Topolanek vient d'être renversé par une motion de censure, à Prague, et son entregent sur les questions financières est faible. Peu audible face aux grands pays européens, la République tchèque est secondée par une Commission européenne elle-même en fin de mandat. Résultat : les Européens peinent à imposer leur agenda aux Américains. "L'Obamania joue contre les intérêts offensifs des Européens ; c'est vrai au G20, comme en Afghanistan ou sur le climat", se plaint un diplomate de haut rang, tandis que l'on s'agace à Bruxelles "du récent enthousiasme des Américains à prendre le leadership du sommet de Londres". A Washington, en novembre 2008, Nicolas Sarkozy avait mis l'accent sur la régulation, face à un Georges Bush sur le point de passer la main. Cette fois, c'est la nouvelle administration Obama qui a donné le ton, en insistant sur les efforts de relance, alors que les dirigeants européens prétendent avoir fait le nécessaire à ce stade. Berlin, Londres ou Paris entendent faire bloc à ce sujet, mais des différences d'approche sont perceptibles : Angela Merkel refuse tout investissement supplémentaire, tandis que les Britanniques, voire les Français, veulent agir de nouveau si les circonstances l'exigeaient d'ici à l'automne. Les Européens ont aussi le plus grand mal à convaincre les Etats-Unis de l'opportunité de soutenir les échanges commerciaux - qui s'écroulent sous l'effet de la crise - par le biais d'une relance du cycle de Doha au sein de l'Organisation mondiale du commerce (OMC). Le nouveau président et la majorité démocrate au Congrès avancent à pas de loup dans ce domaine. A l'instar de la France, et de l'Allemagne, les Européens du G20 se veulent, enfin, exemplaires en matière de réforme de la finance mondiale. Mais là aussi, leur volontarisme contraste avec la difficulté qu'ils ont à tenir chez eux leur agenda régulateur. "Nous avons vécu une longue période où l'excès de confiance dans l'autorégulation a produit de multiples déséquilibres", observe M. Almunia, en estimant que les esprits ont beaucoup évolué dans ce domaine, aux Etats-Unis comme en Europe. Après avoir traîné les pieds, le Royaume-Uni est désormais plus enclin à suivre l'Allemagne et la France. "Sur les paradis fiscaux, rien en Europe n'aurait été possible sans la pression contre la Suisse venue de... Washington", juge cependant un expert. Longtemps adepte du "moins légiférer", la Commission européenne a pris tardivement le taureau par les cornes. Elle entend faire des propositions en avril sur l'encadrement des fonds spéculatifs, de capital investissement, et la rémunération des patrons. M. Barroso a repris à son compte les suggestions récentes d'un groupe d'experts présidé par le Français Jacques de Larosière. Il s'agit en particulier de créer des autorités européennes en charge de la banque, de l'assurance et des Bourses. Des sujets qui ont suscité, et promettent encore de longues tractations entre les Vingt-Sept, bien au-delà du rendez-vous de Londres. Philippe Ricard Article paru dans l'édition du 01.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

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Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux LE MONDE | 31.03.09 | 14h07 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Lundi matin 30 mars, Nicolas Sarkozy est allé s'entretenir à son domicile avec son lointain prédécesseur, Valéry Giscard d'Estaing, avant le nouveau sommet du G20, jeudi à Londres. Sur le même sujet Décryptage A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire Compte rendu Avant même le sommet, de multiples points d'accord Cadrage Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale Les faits En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars Décryptage Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama Les faits Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux Chronique "Breakingviews" Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse Puis, en fin de matinée, le chef de l'Etat a reçu, durant près de deux heures, les dirigeants des cinq organisations syndicales "représentatives" (CFDT, CFE-CGC, CFTC, CGT et FO). Ceux-ci ont plaidé pour une relance économique conjuguée à une politique sociale juste. "Une chose est de réguler la finance internationale, une autre est de dessiner une économie qui intègre les droits sociaux", a expliqué Bernard Thibault, le secrétaire général de la CGT. Pour François Chérèque, le secrétaire général de la CFDT, "il n'est pas normal que le FMI, l'OMC et la Banque mondiale assistent au G20 et que l'Organisation internationale du travail (OIT) en soit exclue". M. Sarkozy leur a redit, selon le communiqué de l'Elysée, "les objectifs spécifiques portés par la France pour réguler et surveiller la finance internationale, qui est une des conditions pour rétablir la croissance sur des bases saines et durables". Cette priorité ne doit pas empêcher la prise en compte des objectifs sociaux, leur a-t-il assuré. La situation française et le mouvement social ont aussi été évoqués lors de cet entretien. Les responsables syndicaux ont fait part du mécontentement grandissant. "Il y aura des initiatives plus dures comme les séquestrations de patron que nous voyons aujourd'hui, si les salariés ne voient pas rapidement les effets des mesures annoncées", s'est inquiété M. Chérèque. Pour M. Thibault, "le chef de l'Etat se veut pragmatique et ne semble pas insensible à la pression sociale". Il a annoncé aux dirigeants syndicaux qu'il les reverrait en juin. "AVANCÉES DÉCISIVES" A l'heure du déjeuner, enfin, M. Sarkozy a reçu les membres du groupe de travail sur la crise financière constitué par les commissions des finances de l'Assemblée nationale et du Sénat. Le chef de l'Etat leur a assuré vouloir que, "cette fois-ci", il y ait "des avancées décisives". Il s'est ainsi dit déterminé à obtenir que le G20 publie une liste des paradis fiscaux, ou au moins qu'il donne mandat aux organismes qualifiés de la publier. Sur ce point, les Etats-Unis et la Chine apparaissent les plus réticents, "au niveau des administrations". "Il pense que les Anglais devraient aider à convaincre les Etats-Unis", note Gilles Carrez (UMP), rapporteur de la commission des finances de l'Assemblée. Le chef de l'Etat estime avoir "fait ce qu'il fallait du côté de Monaco et d'Andorre", selon le président de la commission, Didier Migaud (PS), pour "faire bouger les lignes". Rémi Barroux et Patrick Roger Article paru dans l'édition du 01.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Avant même le sommet, de multiples points d'accord (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

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Compte rendu Avant même le sommet, de multiples points d'accord LE MONDE | 31.03.09 | 14h07 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Le sommet du G20 n'a pas encore eu lieu que déjà une version préparatoire du communiqué final a fuité, dimanche 29 mars dans la soirée, sur le site Internet du Financial Times. Le texte en vingt-trois points est susceptible d'aménagements à la marge, mais il ne devrait toutefois pas varier sur le fond. Sur le même sujet Décryptage A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire Compte rendu Avant même le sommet, de multiples points d'accord Cadrage Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale Les faits En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars Décryptage Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama Les faits Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux Chronique "Breakingviews" Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse Les 20 pays réunis à Londres n'entendent pas régler tous les problèmes d'un seul coup, mais s'engagent sur un "processus" destiné à définir une mondialisation qui se développera selon les "règles du marché, une réglementation efficace et des institutions internationales fortes". Des réunions ultérieures nourriront ces principes. Voici les principaux points d'accord du pré-communiqué, à l'issue duquel les membres du G20 se donnent à nouveau rendez-vous en 2009 pour faire le point. La création de 20 millions d'emplois. Le cumul des aides et réductions d'impôts mises en place par chacun des pays représente une injection de 6 000 milliards de dollars (4 530 milliards d'euros) qui devrait aboutir à deux points de croissance et 20 millions d'emplois au moins. Aucun objectif supplémentaire n'est fixé par les pays membres. Le retour de la croissance. L'ensemble des mesures de relance devrait enrayer la récession avant la fin de l'année 2010. De nouveaux fonds pour le FMI. Le Fonds monétaire international pourra accroître ses capitaux à hauteur de 500 milliards de dollars et faire appel au marché des capitaux. Aider les pays en développement. Les aides à la constitution d'outils de protection sociale (assurance-maladie, assurance-vieillesse...) et l'aide alimentaire ont pour but d'éviter les migrations massives de populations en détresse. Soutenir le libre-échange. Pour la première fois depuis vingt-cinq ans, le commerce mondial décroît. Le G20 réaffirmera les vertus de la mondialisation et de la fin des barrières tarifaires et des subventions à l'exportation. Mieux réglementer la finance. Le G20 souligne la responsabilité des marchés financiers dans l'éclatement de la crise et prévoit un cadre réglementaire plus fort pour tous les acteurs (hedge funds, agences de notation...). Les organismes de régulation fixeront des règles communes pour les rémunérations (salaires, bonus...) du secteur financier, de manière à permettre la croissance tout en évitant les risques excessifs. Sanctionner les paradis fiscaux. Le G20 s'engage à identifier les paradis fiscaux refusant de coopérer avec les administrations fiscales et à prendre des sanctions contre les récalcitrants. Yves Mamou Article paru dans l'édition du 01.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars LE MONDE | 31.03.09 | 14h07 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Au moment où les pays en développement affrontent à leur tour la crise mondiale qui raréfie leurs exportations, les investissements et les envois de fonds de leurs émigrés, le fait que l'aide publique au développement (APD) ait atteint, en 2008, le niveau record de 119,8 milliards de dollars (90,5 milliards d'euros) est une bonne nouvelle. Les chiffres publiés lundi 30 mars à Londres par le Comité d'aide au développement (CAD) de l'Organisation de coopération et de développement économiques (OCDE), qui regroupe vingt-trois pays donateurs, font apparaître une hausse de 10,2 % par rapport à 2007, où 103,4 milliards - net des remboursements de prêts - avaient été versés aux pays pauvres. Sur le même sujet Décryptage A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire Compte rendu Avant même le sommet, de multiples points d'accord Cadrage Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale Les faits En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars Décryptage Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama Les faits Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux Chronique "Breakingviews" Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse Trois classements permettent d'apprécier cet effort. En chiffres absolus, les Etats-Unis demeurent les plus grands contributeurs (26 milliards de dollars) devant l'Allemagne (13,9 milliards), le Royaume-Uni (11,4 milliards), la France (10,9 milliards) et le Japon (9,3 milliards). Ceux qui ont le plus accru leur contribution sont la Grèce (+ 26,9 %), le Royaume-Uni (+ 24,1 %), le Portugal (+ 21,1 %), l'Espagne (+ 19,4 %) et les Etats-Unis (+ 16,8 %). Comme les années précédentes, les plus généreux, c'est-à-dire les pays qui ont le plus apporté par rapport à leur revenu national brut, sont les pays nordiques : Suède (0,98 %), Luxembourg (0,92 %), Norvège (0,88 %), Danemark (0,82 %) et Pays-Bas (0,80 %). La France se classe à la onzième place avec 0,39 %. "L'augmentation globale de l'aide est l'arbre qui cache la forêt, déclare Sébastien Fourmy, d'Oxfam France. Elle ne permet pas de rattraper le retard pris ces dernières années. D'autre part, l'aide de la France est moins prévisible que jamais : aucun engagement ferme sur plusieurs années n'a été pris, aucune orientation sectorielle ou géographique n'a été validée." Et Sébastien Fourmy ne manque pas d'ironiser sur le fait qu'un des territoires les plus aidés par la France est l'île de Mayotte qui est en train de devenir l'un de ses départements d'outre-mer... C'est le long terme qui inquiète le CAD, car il n'est pas sûr que la promesse faite en 2005 à Gleneagles (Royaume-Uni) par les pays du G8 de doubler l'aide à l'Afrique soit tenue afin d'atteindre les Objectifs du millénaire de diviser la pauvreté mondiale par deux. "Il s'agissait de porter l'aide de 80 milliards de dollars en 2004 à 130 milliards en 2010 en prix constants", écrit le CAD. "D'après les perspectives actuelles, il faudra que les donneurs mobilisent encore entre 10 et 15 milliards de dollars supplémentaires par rapport à (leurs) plans de dépenses prévisionnelles, s'ils veulent honorer leurs engagements à l'horizon 2010." La hausse des prix alimentaires et énergétiques a malmené les budgets de nombreux pays en développement qui se trouvent en mauvaise posture pour affronter la chute vertigineuse de leurs recettes d'exportation comme des investissements directs étrangers. "Alors qu'on sait encore mal quels seront les réels effets de la crise financière et combien de temps elle durera, il importe que l'aide puisse jouer un rôle anticyclique afin de compenser, au moins en partie, le vif retournement des apports globaux destinés aux pays en développement", conclut le CAD. A titre de comparaison, les 15 milliards de dollars espérés représentent le douzième des fonds octroyés par Washington à l'assureur américain AIG. Alain Faujas Article paru dans l'édition du 01.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale LE MONDE | 31.03.09 | 14h07 * Mis à jour le 31.03.09 | 14h07 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : SHANGHAÏ CORRESPONDANT Rôle du dollar comme monnaie de réserve, questions de gouvernance des institutions internationales, défense du libre-échange : à l'approche du G20, Pékin a voulu démontrer qu'il fallait désormais compter sur la voix de la Chine : "Ce sera la première fois que la Chine décide de ne pas jouer le rôle d'un auditeur passif. Le monde entier souhaite à vrai dire entendre cette "voix chinoise" plus forte, et espère que Pékin ait un rôle plus actif dans le sauvetage de l'économie globale", pouvait-on lire dans un éditorial de l'Economie Observer Online. Sur le même sujet Décryptage A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire Compte rendu Avant même le sommet, de multiples points d'accord Cadrage Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale Les faits En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars Décryptage Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama Les faits Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux Chronique "Breakingviews" Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse Déjà, certaines propositions suscitent des débats. Reprise par Zhou Xiaochuan, le gouverneur de la banque centrale chinoise, celle, ancienne, de substituer au dollar une monnaie universelle, sous la forme des droits de tirage spéciaux (ou DTS) du Fonds monétaire international (FMI) - leur valeur est déterminée à partir d'un panier de monnaies -, fait son chemin. Elle a reçu le soutien de la Russie et du Prix Nobel d'économie, Joseph Stiglitz, qui préside une commission d'experts chargée par les Nations unies de réfléchir à une refonte du système monétaire international. Elle a aussi conduit le président américain Barack Obama à défendre le rôle du dollar. JOUER UN PLUS GRAND RÔLE Sollicitée pour participer au tour de table destiné à refinancer le FMI, sur lequel un accord est attendu lors du G20, Pékin compte bien saisir cette occasion de jouer un plus grand rôle au sein de l'institution internationale, à condition de "trouver un bon équilibre entre les droits et les obligations des pays contributeurs", a déclaré le vice-premier ministre chinois Wang Qishan, dans un entretien au Financial Times, tout en expliquant "qu'il n'était ni réaliste, ni juste de fixer le niveau de contribution (d'un pays) uniquement par la taille de ses réserves de change". La Chine, qui, avec un quota de moins de 4 %, a le même poids que la Belgique au conseil du FMI, soutient au côté des autres puissances émergentes du groupe BRIC (Brésil, Russie, Inde et Chine) une réforme des droits de vote. "La plus grande priorité doit être donnée à une augmentation des quotas", a poursuivi M. Wang qui se fait toutefois l'avocat d'une approche conciliante et pragmatique : la Chine est prête à souscrire des obligations émises par le FMI en cas d'urgence et étudiera la proposition américaine d'élargir le dispositif des "new arrangements to borrow" (NBA) qui permet de facilité l'emprunt. Face à un modèle américain en pleine déconfiture, Pékin veille à se présenter comme le "bon élève" de l'économie mondiale et met en avant ses efforts en matière de relance - le plan chinois est l'un des plus élevés au monde - ou de promotion des échanges : Pékin envoie dans les pays riches des délégations d'acheteurs, et s'efforce de soutenir les pays émergents qui seraient tentés par le protectionnisme, en leur offrant des garanties en cas de crise monétaire. Depuis fin 2008, la Chine a ainsi signé des accords "swap", c'est-à-dire d'échange de devises, avec une série de partenaires (en Asie, mais aussi avec l'Argentine et la Biélorussie), pour plus de 600 milliards de yuans (66 milliards d'euros). Un accord signé avec Hongkong pour autoriser l'usage du yuan comme mode de règlement entre la Région administrative spéciale et la ville de Shenzhen doit préfigurer une régionalisation du rôle de cette devise. Tous ces efforts servent des intérêts bien compris. Ils n'empêchent pas la Chine, détentrice de 739 milliards de dollars (560 milliards d'euros) en bons du Trésor américain, d'être pragmatique : l'appréciation du yuan par rapport au dollar depuis 2005 s'est faite grâce à une diversification des réserves du panier de référence de la banque centrale, et tout porte à croire qu'elle a réindexé le renminbi sur le billet vert aux dépens notamment de l'euro, révèle un rapport récent de Morgan Stanley. Brice Pedroletti Article paru dans l'édition du 01.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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G20, Sarkozy: misure concrete (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 77 del 2009-03-31 pagina 0 G20, Sarkzoy minaccia: "Misure concrete oppure io me ne vado" di Redazione Giovedì a Londra l'appuntamento tra i leader mondiali. L'Eliseo: "Stop ai paradisi fiscali". E Brown rilancia: "Creare 20 milioni di posti di lavoro". Il presidente dell'Europgruppo Juncker: "A rischio la coesione sociale" Londra - Il guanto di sfida di Sarkozy. Il capo di stato francese alza il tono e minaccia di far saltare in aria il vertice G20 di Londra del 2 aprile se non saranno adottate misure concrete per rilanciare l’economia globale: "Non ci sarebbe niente di peggio di un G20 di basso profilo, preferisco una rottura a un consenso minimalista". Quando mancano meno di 48 ore all’incontro Nicolas Sarkozy è più che mai deciso ad esercitare tutta la pressione possibile sul G20: "Se a Londra non ci saranno progressi, ci sarà una sedia vuota! Mi alzerò e me ne andrò!" aveva minacciato il capo stato, in una conversazione appartata, alla fine del consiglio dei ministri del 18 marzo. Paradisi fiscali Pur se i membri del G20 non sono più in contrasto più sul tema dell’ampiezza delle misure di stimolo - gli americani ammettono ormai che queste possano essere diverse a seconda delle aree economiche - il punto focale è il dossier della regolamentazione finanziaria e dei paradisi fiscali, due temi sui quali Sarkozy intende agire concretamente. La linea dell’Eliseo è stata confermata ieri da Xavier Musca, nuovo segretario generale della presidenza francese: "Tutti comprendono l’importanza di questo vertice per i mercati e per l’opinione pubblica. Stiamo per costruire un nuovo mondo" ha dichiarato Musca, aggiungendo: "La Francia non accetterà un G20 che produca un falso successo con un linguaggio dalle note dolci, ma dai contenuti vuoti". No a un regolatore Sono pochi i paesi che concordano sulla creazione di un regolatore internazionale globale. Gli anglosassoni si oppongono con forza a questa ipotesi, mentre l’idea di compromesso sarebbe quella di assicurare un maggiore e migliore coordinamento fra gli organi di controllo nazionali. Misure contro la disoccupazione Il G20 dovrebbe adottare le misure necessarie per creare 20 milioni di nuovi posti di lavoro come soluzione per trarre l’economia mondiale fuori dalla recessione. è l’appello lanciato dal primo ministro britannico Gordon Brown. "Dobbiamo fare gli interventi necessari per evitare le conseguenze negative della disoccupazione di massa di lungo periodo e salvare e creare 20 milioni di posti di lavoro", ha detto Brown in un discorso a Londra alla vigilia del vertice dei 20 grandi del mondo. Juncker: a rischio coesione sociale Per il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker "la crisi dell’occupazione è drammatica" e in prospettiva ci potrebbero essere anche rischi di rottura della coesione sociale. "La crisi dell’occupazione - ha detto Juncker intervenendo al parlamento europeo - avrà conseguenze estremamente negative anche sul fronte delle finanze pubbliche ed effetti negativi sulla crescita potenziale dell’economia della zona euro che inevitabilmente diminuirà". "Le notizie sono sempre più negative. La situazione economica nella zona euro - ha rilevato Juncker - continua a degradarsi e quella sui mercati finanziari resta fragile". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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A deux jours du G20, Paris multiplie les menaces (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

A deux jours du G20, Paris multiplie les menaces LEMONDE.FR avec AFP | 31.03.09 | 16h32 * Mis à jour le 31.03.09 | 16h45 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Alors que le sommet du G20 doit s'ouvrir à Londres, jeudi 2 avril, le gouvernement français a réitéré ses menaces de quitter la table de négociations si les résultats sont trop mous, notamment sur la régulation internationale et les paradis fiscaux. Lors d'un déplacement dans la Vienne, mardi, Nicolas Sarkozy a estimé que la "crise est trop grave pour qu'on se permette de faire un sommet pour rien". Sur le même sujet Décryptage A Londres, le gotha mondial rêve d'entrer dans l'histoire Compte rendu Avant même le sommet, de multiples points d'accord Cadrage Pékin veut se présenter au sommet du G20 comme le "bon élève" de l'économie mondiale Les faits En 2008, l'aide au développement a atteint 119,8 milliards de dollars Décryptage Les Européens s'efforcent de présenter un front uni face au président Obama Les faits Les syndicats réclament une meilleure prise en compte des droits sociaux Chronique "Breakingviews" Veiller aux finances publiques ou déclencher l'Apocalypse La ministre des finances, Christine Lagarde, s'est chargée de traduire : le président quittera la table s'il n'est pas satisfait, notamment s'il n'obtient pas "l'éradication" des paradis fiscaux. "Le président a été très clair sur ce plan, il dit 'si les résultats escomptés ne sont pas là, je ne signerai pas le communiqué', a-t-elle déclaré sur la BBC. Cela signifie quitter [le sommet], je crois qu'il est très déterminé". Des propos qui confirment des informations du quotidien Le Figaro, selon lequel le président français serait prêt à un "clash" au sommet de Londres. "Si ça n'avance pas à Londres, ce sera la chaise vide ! Je me lèverai et je partirai", avait-t-il affirmé il y a quelques jours. Selon Mme Lagarde, la chancelière allemande Angela Merkel "est tout à fait sur la même ligne", tout comme "Gordon Brown [qui] a dit que les anciens paradis fiscaux n'avaient plus rien à voir avec ce nouveau monde".

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"Siamo pronti ad aumentare il deficit"">Disoccupazione, allarme di Berlusconi "Siamo pronti ad aumentare il deficit" pag.1 (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Crisi/ Berlusconi: 20 milioni di posti di lavoro in meno nel 2010 Martedí 31.03.2009 16:46 DEFICIT. "Non sono spaventato e l'ho detto anche al ministro dell'Economia se dovessimo sfondare il tetto del deficit e del debito per affrontare spese importanti" per fronteggiare la crisi, "lo faremo". ha assicurato il premier. "Abbiamo già stanziato 12 miliardi di euro e nell'ultimo Cipe ne abbiamo stanziati altri 8. In tutto sono 36 miliardi, che però possono arrivare a 40 perchè gli italiani hanno di fronte uno Stato che li sosterrà", ha aggiunto. SOCIAL PACT. Il presidente del Consiglio si è poi detto pronto a proporre un "social pact" ai governi che parteciperanno al G20 e a quelli che poi a La Maddalena parteciperanno al G8. Un "patto globale che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia, la fiducia e trasformare la paura in speranza". INCENTIVI ALLE IMPRESE. Il Governo sta pensando ad incentivi anche per chi vuole diventare imprenditore, ha annunciato Berlusconi. "Ci sara' anche un aiuto importante per chi vuole diventare imprenditore - ha affermato Berlusconi - un'esclusione dalla tassazione per i primi tre anni. Un incoraggiamento che non e' stato ancora tradotto in aiuti precisi". Ma il Governo sta pensando ad incentivi "per chi venisse colpito dalla perdita del lavoro - ha concluso il premier - per dedicarsi ad un'altra forma come l'impresa personale". COESIONE SOCIALE. "I governi debbono far sì che sia mantenuta la coesione sociale. È questo il fattore più importante" ha aggiunto Berlusconi. Il premier ha ricordato quanto detto durante il congresso del Pdl e ha ribadito: "Non lasceremo nessuno indietro e porteremo il Paese fuori dalla crisi". Berlusconi ha poi sottolineato come lo Stato «non può disinteressarsi del bene dei lavoratori". DA UE E OCSE BASTA PREDICHE. "Prima non sono stati capaci di prevedere la crisi e poi fanno previsioni negative... Ma state zitti...". Cosi' il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, risponde ad una domanda sulle previsioni dell'Ocse secondo cui il Pil italiano sara' in frenata del 4,3%, nel 2009. "La stessa cosa avviene per i Commissari europei, che continuano, invece di lavorare, a fare prediche ai governi. Io - ha aggiunto - faro' una proposta: a prendere la parola pubblicamente potra' essere soltanto il presidente della Commissione o il suo portavoce, non i Commissari". < < pagina precedente

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Dai No Global ghiaccio per scioglierlo ">Un Obama senza scettro in Europa Dai No Global ghiaccio per scioglierlo (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Politica Un Obama senza scettro in Europa. No Global all'assalto del G20. Mappa Martedí 31.03.2009 17:00 Il G20, il vertice Nato e Ue. Gran Bretagna, Francia, Repubblica Ceca e Turchia. Grand'esordio di Obama in Europa, in poco più di una settimana il presidente Usa incontrerà praticamente tutto l'establishment mondiale. Bilaterali con il presidene russo Medvedev, con il cinese Hu Jintao, con Sarkozy, Merkel, Zapatero, con il presidente della Commissione europea, Barroso. Oltre 500 persone al seguito della coppia presidenziale. Otto consiglieri solo per Michelle Obama, prima visita ufficiale all'estero per la first lady. Sarà una nuova Jacqueline Kennedy o dovrà consolarsi di fronte alla bellezza di madame Carla Bruni? Un viaggio all'altezza dei colossal di Hollywood. L'Air Force One che può sfondare le difese radar del nemico e "The Beast", la bestia, la Cadillac nera del presidente rinforzata in titanio. Secondo il Mirror spenderà qualcosa come 20 milioni di sterline: la stessa cifra che è servita per organizzare il G20. Ma questa volta per Obama non sarà una marcia trionfale. L'euforia di Berlino, quando centinaia di migliaia di persone gli diedero un benvenuto imperiale, è ormai lontana. I leader europei non apprezzano lo "stimolo" per l'economia Usa, il presidente ceco dell'Ue non si fida più degli americani, i francesi sono rientrati a pieno titolo nella Nato e Sarkozy si sente già protagonista, sui rinforzi in Afghanistan gli alleati si mostrano reticenti. Insomma altro che "leadership Usa globale". Ma in fondo non è questo l'obiettivo di Obama. La profonda crisi economica in cui versa il paese ha ribaltato le priorità del presidente Usa. In cima all'agenda ci sono ora gli interessi nazionali. Sarkozy intanto gongola, per lui si aprono le porte della leadership mondiale dopo quella europea come presidente di turno. Gli Usa quindi fanno un passo indietro. Anche perché come afferma Il New York Times, che si è schierato con i declinisti, l'America di oggi non può imporre la sua linea a nessuno - meno che mai in economia. Ma Obama ha un disperato bisogno dell'Europa, se non altro perché è da qui che passano importanti decisioni sul futuro del pianeta: crisi, pace in Medio Oriente, nuclerare iraniano. Re Obama ha perso lo scettro. tags: Obama Europa Usa

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Berlusconi: (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

«se dovessimo sfondare il tetto del deficit per affrontare spese importanti lo faremo» «Il lavoro comincia a venir meno» Berlusconi: «C'è stato un incontro sui temi del lavoro che comincia a venire meno per la crisi mondiale» ROMA - Per la prima volta anche il premier ha fatto trasparire un poco di preoccupazione davanti alla crisi. «Il lavoro comincia a venire meno in maniera preoccupante» ha detto Silvio Berlusconi nel corso del social summit G8 di Roma dedicato al lavoro. 20 MILIONI DI POSTI DI LAVORO IN MENO - «C'è stato un incontro molto approfondito sui temi del lavoro che comincia a venire meno a seguito di una crisi che investe tutto il mondo. Le previsioni sono negative e si parla di 20 milioni di posti di lavoro in meno entro il 2010. C'è una grande preoccupazione» ha dichiarato Berlusconi. L'economia mondiale e quella italiana dovranno affrontare «ancora almeno due anni, due anni e mezzo di difficoltà», a seguito della crisi ha detto il presidente del Consiglio, ribadendo che «la crisi sarà più o meno lunga a seconda se riusciremo a vincere o meno la paura». COESIONE SOCIALE - «I governi debbono far sì che sia mantenuta la coesione sociale. È questo il fattore più importante» ha aggiunto Berlusconi. Il premier ha ricordato quanto detto durante il congresso del Pdl e ha ribadito: «Non lasceremo nessuno indietro e porteremo il Paese fuori dalla crisi». Berlusconi ha poi sottolineato come lo Stato «non può disinteressarsi del bene dei lavoratori». DEFICIT - «Non sono spaventato e l'ho detto anche al ministro dell'Economia se dovessimo sfondare il tetto del deficit e del debito per affrontare spese importanti» per fronteggiare la crisi, «lo faremo» ha spiegato ancora il premier, che poi ha aggiunto: «Abbiamo già stanziato 12 miliardi di euro e nell'ultimo Cipe ne abbiamo stanziati altri 8. In tutto sono 36 miliardi, che però possono arrivare a 40 perchè gli italiani hanno di fronte uno Stato che li sosterrà». PATTO GLOBALE - Il presidente del Consiglio si è poi detto pronto a proporre un «social pact» ai governi che parteciperanno al G20 e a quelli che poi a La Maddalena parteciperanno al G8. Un «patto globale che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia, la fiducia e trasformare la paura in speranza». SUSSIDI - «Interverremo sulla cassa integrazione guadagni, che darà l'80% cento e fino al 100% con diverse forme di sussidi compensantivi per l'apprendimento di altre specialità, per un arricchimento dei lavoratori» ha spiegato Berlusconi. NO A TASSE PER NUOVE IMPRESE - «Come ho già detto non lasceremo solo nessuno ed oltre ad una cassa integrazione allargata ai precari abbiamo previsto aiuti per chi vuole diventare imprenditore fondare un'impresa. Come ho già detto se io stessi in cassa integrazione non starei in casa a guardare la televisione e girarmi i pollici. Ci saranno quindi incentivi nei confronti di nuove forme di imprenditoria. Ci sarà un aiuto importante per chi vuole diventare imprenditore un'esclusione dalla tassazione per i primi tre anni. Un incoraggiamento che però non è stato ancora tradotto in aiuti precisi. Intendiamo attivare forme di incoraggiamento all'imprenditorialità e all'autoimpiego. Anche questo significa non restare con le mani in mano: daremo incentivi a chi, nel caso restasse senza lavoro, decidesse di dedicarsi a forme di intrapresa personale»» ha precisato Berlusconi. FIAT - Berlusconi è poi intervenuto sulle parole del presidente Usa, Barack Obama, rispetto all'intesa Fiat-Chrysler: «E' certamente per tutti gli italiani un riconoscimento della modernità e dell'eccellenza di una nostra importante impresa, spero che questo rapporto si concluda positivamente, anche con i finanziamenti necessari da parte dello stato statunitense e che quindi noi si possa essere coprotagonisti del salvataggio di una grande impresa automobilistica la cui sparizione porterebbe alla perdita di troppi posti di lavoro che nemmeno una grande democrazia e economia come quella usa può permettersi». stampa |

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E' allarme a Londra: un pacco sospetto alla Banca d'Inghilterra (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 77 del 2009-03-31 pagina 0 E' allarme a Londra: un pacco sospetto alla Banca d'Inghilterra di Redazione Davanti alla sede della banca centrale inglese allarme per un pacco sconosciuto: sprangate tutte le uscite. Udita esplosione controllata. Allerta nella City. Giovedì a Londra inizia il G20 con tutti i principali leader mondiali Londra - Allarme nella City. Pacco sospetto alla Banca d’Inghilterra. La polizia di Londra ha fatto sapere che sta investigando su un pacco sospetto trovato fuori dall’istituto centrale nel cuore della capitale britannica dove da giovedì si riunisce il G20. Un portavoce di Scotland Yard ha spiegato che la banca è stata circondata da cordoni di sicurezza e le strade sono state chiuse. Intanto dalla banca centrale hanno fatto sapere che le porte dell’edificio sono state chiuse a chiave, ma che nessun altra misura è stata presa. Esplosione controllata è stata udita una esplosione controllata subito dopo l’allarme per il ritrovamento di un pacco sospetto vicino alla Banca d’Inghilterra. A riferirlo è la Cnn, spiegando di aver interpellato un portavoce dell’istituto che ha smentito l’evacuazione del palazzo. Sull’episodio che avviene a due giorni dal G20 di Londra stanno indagando le autorità. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 4 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 72 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza; perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo, francia, immigrazione, islam Commenti ( 179 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali, uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 88 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 47 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (9) blog (1) capitalismo (9) cina (19) comunicazione (1) crisi (10) democrazia (61) economia (31) era obama (15) europa (11) francia (23) germania (4) giornalismo (50) giustizia (2) gli usa e il mondo (62) globalizzazione (44) immigrazione (40) islam (20) israele (2) Italia (151) manipolazione (5) medio oriente (13) notizie nascoste (46) partito democratico (2) pdl (1) politica (1) presidenziali usa (23) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (22) spin (5) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa? - 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails Attenti, Londra tollera la Shaaria... - 3 Emails Usa, la tragica ripicca di un popolo a lungo raggirato - 3 Emails Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere - 3 Emails In una lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla Svizzera una lezione (anche per il centrodestra italiano) - 2 Emails Milva e quei sette milioni nascosti... per la vecchiaia - 2 Emails Ultime discussioni Marina: 400.000.000.000 di dollari sono circa 800 mila miliardi di euro? DamyEku: Salve tutti! mesi fa su questo blog,scrissi ke è ora ke l'america si aggrega all'europa ke con... bo.mario: La difficoltà che questi incontri producano qualcosa di reale è sempre esistita. Che Obama dica che USA... Dekebalos: Salve, Sarà un bel dibattito su questo argomento, dott. Foa ! La aspettavo con questo argomento, non... Franco Parpaiola: Salve. Marina sei semplicemente fantastica, non combiare mai,rimani così come sei, la Veranda non... Ultime news G8, Berlusconi: "La crisi sarà globale Nel 2010 a rischio 20 milioni di posti"Clandestini, strage in acque libiche: ancora 213 dispersiCasa, accordo tra Regioni: sì aumenti, no decretoUsa, risarcimento record 145 milioni di dollari a vedova di un fumatoreCei, fondo da 300 milioni di euro per i poveriTrapattoni: "Cassano? Credo sia da nazionale"Afghanistan, ora i mariti possono stuprare le mogli Yemen, rapiti due turisti olandesiEsce Vittorio, surfista romano e il Gf perde il suo intrattenitoreAncelotti è tentato: nuova vita al Chelsea Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog di Marista Urru il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. 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Ai politici non interessa più - 18 Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? - 16 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Recent Posts G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Il piano Geithner? Un'altra beffa. Non chiedete a Obama di essere spontaneo Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Libertà di stampa? 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G8, Berlusconi: "La crisi sarà globale Nel 2010 a rischio 20 milioni di posti" (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 77 del 2009-03-31 pagina 0 G8, Berlusconi: "La crisi sarà globale Nel 2010 a rischio 20 milioni di posti" di Redazione Europa in allarme per gli effetti della crisi sull'occupazione: nel 2010 saranno bruciati 20 milioni di posti di lavoro. Berlusconi: "Previsioni negative, ma non lasceremo nessuno indietro". Palazzo Chigi ha già stanziato 36 miliardi contro la crisi, ma potrebbe arrivare fino a 40. E il premier lancia il "social pact". Ocse: nel 2009 pil giù del 4,3% Roma - L'Europa guarda agli effetti della crisi sull'economia reale e sul lavoro. E si preoccupa. I numeri sull’occupazione sono, infatti, "preoccupanti" e "le previsioni negative". Durante la conferenza stampa finale del G8 del lavoro, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha sottolineato che "ci saranno, secondo le previsioni, 20 milioni di posti di lavoro in meno nel 2010 e questo crea una grande preoccupazione in tutti i governi". E, per far fronte a questo, il premier lancia il social pact. "Il concetto di non lasciare nessuno da solo applica la dottrina sociale della Chiesa - ha spiegato Berlusconi - abbiamo tradotto nell’economia la dottrina della Chiesa cattolica". Garantire la coesione sociale "I governi debbono far sì che sia mantenuta la coesione sociale. è questo il fattore più importante". Berlusconi ha ricordato quanto detto durante il congresso del Pdl e ha ribadito: "Non lasceremo nessuno indietro e porteremo il Paese fuori dalla crisi". Berlusconi ha sottolineato come lo Stato "non può disinteressarsi del bene dei lavoratori". Proprio per questo è pronto a proporre un social pact ai governi che parteciperanno al G20: "Un patto globale che possa sostituire al pessimismo l’ottimismo, alla sfiducia la fiducia e trasformare la paura in speranza". Secondo Berlusconi, serve inoltre "una regola precisa", che a partire dalla prossima Commissione Europea "possa parlare solo il presidente ed il suo portavoce". Il premier ha, infatti, spiegato di non condividere quanto avviene in Europa "con i commissari europei che si mettono a fare prediche". Generare fiducia Berlusconi è tornato a sottolineare la necessità di un clima di fiducia per fare uscire il paese dalla crisi, clima non aiutato da alcune stime "diramate da certuni che fanno opposizione non tanto al governo ma ai cittadini". Questo, ha detto il premier in occasione della conferenza conclusiva del G8 lavoro contribuisce alla costruzione di "un clima di paura che attanaglia". Per il premier, invece, "dobbiamo insistere e fare di tutto affinchè gli italiani non cambino stile di vita" ed ha ricordato che nonostante i previsti risparmi sulle bollette e della benzina ancora il 50% dei lavoratori che avevano deciso di cambiare auto hanno preferito rinviare questo momento. "Sono stato il primo a predicare che questa crisi sarà più o meno lunga a seconda della fiducia che hanno nel futuro i cittadini". No al protezionismo Il premier ha ribadito "un 'no' assoluto al protezionismo che porta solo danni". Il protezionismo, ha aggiunto Berlusconi, porta "massimamente danni a noi". il presidente del Consiglio ha, poi, approfittato dell'occasione per ricordare le proteste sorte in Inghilterra contro i lavoratori italiani e ha ringraziato "il governo inglese per aver bloccato quella iniziativa". Le misure del governo italiano Palazzo Chigi ha già stanziato 12 miliardi di euro e nell’ultimo Cipe ne abbiamo stanziati altri 8. In tutto sono 36 miliardi, che però possono arrivare a 40 perché gli italiani hanno di fronte uno Stato che li sosterrà. "Ci troveremo davanti due anni di difficoltà in cui dovremo rinunciare ad alcuni interventi - ha puntualizzato Berlusconi - non sono spaventato se ci sarà un aumento del debito pubblico per affrontare una spesa provvisoria che è la prima necessità". "Nessuno - ha aggiunto il Cavaliere - può dire e dice di avere la ricetta giusta, ma il governo italiano ha agito con saggezza, tempestività e rigore usando il buon senso". Oltre a una cassa integrazione allargata ai precari, Palazzo Chigi ha infatti previsto aiuti per chi vuole diventare imprenditore fondare un’impresa. "Come ho già detto se io stessi in cassa integrazione non starei in casa a guardare la televisione e girarmi i pollici - ha spiegato il premier - ci saranno, quindi, incentivi nei confronti di nuove forme di imprenditoria". Un applauso alla Fiat L’incoraggiamento del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, alla sigla dell’accordo tra Fiat e Chrysler è stata salutata da Berlusconi come "una soddisfazione per tutti gli italiani". è il riconoscimento dell’eccellenza di una nostra grande impresa", ha detto il presidente del Consiglio augurandosi che "l’accordo si concluda con il finanziamento da parte dello Stato americano". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Ora è crisi anche per lui (sezione: G20)

( da "AprileOnline.info" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

Ora è crisi anche per lui Francesco Scommi , 31 marzo 2009, 18:45 L'Ocse offre un quadro sconfortante della situazione economica italiana. Il Pil italiano, in linea con la tendenza di tutti i paesi industrializzati, scende pesantemente nel 2009: meno 4,3 per cento, nel 2010 ripresa che non basterà a far uscire il Paese dalla recessione. Confermano la cupezza della crisi Confindustria, la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale. Berlusconi preoccupato per i disoccupati, ma assicura: "Non lasceremo nessuno indietro". Sinora, rivendica il premier, è stato fatto tutto bene Europa, cresce la protesta Juncker: "La crisi occupazionale mette a rischio la coesione sociale". In Francia i lavoratori "sequestrano" i dirigenti della Caterpillar. Alta tensione in Grecia in vista dello sciopero generale giovedì prossimo Crisi, la Chiesa scende in campo Accordo tra Cei e Abi: i vescovi garantiscono un fondo di 30 milioni da raccogliere con una colletta nelle parrocchie, mentre gli istituti di credito si impegnano ad erogare un sussidio da 500 euro al mese per le coppie sposate prive di reddito da lavoro, con tre figli o malati a carico L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, meglio nota come Ocse (riunisce i 31 paesi più industrializzati del mondo), offre dati catastrofici in vista del G20, in programma a Londra tra due giorni. Cominciamo dall'Italia: quest'anno, già inquadrato da tutti gli attori del sistema (istituti economici e associazioni sindacali e imprenditoriali), come il più duro della crisi, vedrà il Prodotto interno lordo calare addirittura del 4,3%. Per l'anno prossimo è prevista una risalita, che tuttavia non basterà a tirare fuori il Paese dalla recessione: meno 0,4%. Anche il Fondo monetario internazionale si prepara a rivedere al ribasso le stime sul Pil italiano, previsto a gennaio in calo del 2,1% nel 2009. Le nuove proiezioni, ha spiegato una fonte all'agenzia di stampa Reuters, saranno molto più basse della vecchia previsione ma comunque "leggermente migliori" rispetto al calo del 4,3% contenuto nell'Outlook dell'Ocse. La recessione, si legge nell'Economic Outlook dell'Ocse, è destinata a diventare "più profonda nel 2009 a causa della forte caduta degli investimenti, della contrazione dei mercati dell'export e dell'incertezza che colpirà la spesa al consumo". La ripresa "sarà lenta e la disoccupazione crescerà profondamente quest'anno e nel 2010", attestandosi rispettivamente al 9,2% e al 10,7%. Il deficit si amplierà raggiungendo quasi il 5% del Pil nel 2009 e il 6% nel 2010. I brutti dati italiani sono in linea con quelli dell'area Ocse e dei cugini della moneta unica . Il Pil dei Paesi Ocse, dice l'Outlook, va verso una contrazione del 4,3% nel 2009 per poi rimanere sostanzialmente piatto nel 2010, quando dovrebbe scendere dello 0,1%. Nell'area euro, invece, il Pil dovrebbe registrare una flessione del 4,1% quest'anno e dello 0,3% il prossimo. La previsione è che la seconda parte del prossimo anno riservi all'Occidente, trainato dagli Usa, una ripresa che attenuerà il rigore del lungo inverno economico. L'economia che non cresce ha effetti anche sull'inflazione. Nella zona euro, fa sapere Eurostat (l'Ufficio di statistica europeo), ha fatto registrare a marzo un crollo record, fermandosi allo 0,6% contro l'1,2% di febbraio. E' il livello piu' basso mai registrato dalla creazione dell'attuale indice Eurostat per i prezzi al consumo nel 1996 e da quando, nel 1999, è nata la zona euro. Analoghe le stime italiane, diffuse dall'Istat: l'inflazione nel nostro Paese a marzo è scesa all'1,2%, dall'1,6% di febbraio. I prezzi, su base mensile, sono aumentati dello 0,1%. A livello tendenziale, il tasso è il più basso dal 1969. Il nostro Paese sta male come il resto del cosiddetto mondo industrializzato e, per rendersene conto, oltre al citato Ocse, basta fare riferimento ai dati diffusi da una terza istuzione, la Banca Mondiale, che aveva già preannunciato in gennaio che il globo sarebbe entrato in recessione quest'anno, ma è la prima volta che fornisce i dati precisi del peggioramento. Per i Paesi industrializzati la stima della Banca Mondiale è di una recessione del 2,9% quest'anno (- 0,1% la stima di dicembre), mentre per i Paesi in via di sviluppo la stima è ancora di una crescita del 2,1%, in netto rallentamento tuttavia dal 4,5% previsto in dicembre e dal +5,8% del 2008. Sempre negativi i numeri "aggregati" forniti dalla Banca mondiale: quest'anno il Pil globale dovrebbe scendere dell'1,7% e quello di Eurolandia del 2,7%. Inevitabile che la contrazione globale si rifletta sulle imprese. In questo senso è impietosa Confindustria che stima un crollo della produzione industriale italiana: a marzo scende del 20,1% su base tendenziale, dopo il crollo del 20% segnato a febbraio. Su base mensile la contrazione è del 2,7% e segue il -3,7% di febbraio. La contrazione della domanda si traduce in una riduzione significativa delle commesse alle imprese: i nuovi ordini diminuiscono a marzo 2009 sia su febbraio (- 6,6%, dati destagionalizzati) sia su marzo 2008 (-12,1%, dati grezzi). A febbraio erano scesi del 6,6% su gennaio e del 10,3% su base annua. I consumatori lanciano l'allarme sulla spesa alimentare: quest'anno ogni famiglia potrebbe spendere fino a 560 euro in più per mangiare. Davanti all'apocalisse previsionale il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è preoccupato soprattutto del fronte occupazionale. L'ha detto alla conferenza stampa del social summit del G8: "Ci saranno, secondo le stime, 20 milioni di posti di lavoro in meno nel 2010" e ha messo in guardia: "L'economia mondiale e quella italiana dovranno affrontare ancora almeno due anni, due anni e mezzo di difficoltà" a causa della crisi. E' la prima volta che è così esplicito sulla portata della recessione, è sempre oscillato tra ottimismo di maniera e minimizzazioni di opportunità. A un certo punto è parso perfino sfidare il rigore tremontiano: "Io dico anche, oso dire, ma non ne ho mai parlato con gli altri ministri, neanche con il ministro dell'Economia, che non sono neppure spaventato se dovessimo aumentare il nostro deficit, il nostro debito pubblico, per affrontare una spesa comunque provvisoria, di assoluta primaria importanza. Una spesa - ha concluso il premier - che viene prima di qualunque altra necessità". Ma Berlusconi ha rivendicato: "Abbiamo fatto quanto dovevamo fare, abbiamo agito bene, tempestivamente, con rigore e buon senso", perfino indicando ad altri la strada: "Dopo il mio incontro con Paulson e Bush", gli Usa "hanno messo sul piatto 700 miliardi di dollari per salvare gli istituti di credito". Il Cavaliere continua a promettere: "Al congresso del Pdl l'ho detto: non lasceremo nessuno indietro. Non ci si può disinteressare dei lavoratori, noi abbiamo garantito ai nostri cittadini che nessuno sarà lasciato indietro. Interverremo con la Cig che darà l'80 per cento ma anche arrivando al 100 per cento grazie a sussidi". Il governo poi, ha detto il premier, intende aiutare "chi vuol diventare imprenditore" e lo sviluppo di nuove imprese e pensa di escludere "da qualsiasi tassazione per i primi tre anni" le nuove iniziative imprenditoriali. "Intendiamo - ha concluso il presidente del Consiglio - attivare forme di incoraggiamento all'imprenditorialità e all'autoimpiego. Anche questo significa non restare con le mani in mano: daremo incentivi a chi, nel caso restasse senza lavoro, decidesse di dedicarsi a forme di intrapresa personale". Secco no, invece, a ogni forma di protezionismo, che fa "male" all'economia. "Grazie", in questo senso, al primo ministro inglese Gordon Brown che non si è fatto intimidire dalla protesta dei lavoratori inglesi che volevano cacciare gli italiani, la cui azienda aveva vinto, qualche settimana fa, una gara d'appalto per la realizzazione di un nuovo impianto della Total. Chiusura con suggestione in vista del G20: "Credo che dovremo lavorare insieme a tutti gli altri colleghi per uscire da questa crisi con un patto globale, capace di trasformare il pessimismo in ottimismo, la sfiducia in fiducia e la paura in speranza".

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Vivre à Strasbourg pendant le sommet de l'OTAN (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 31-03-2009)

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Vivre à Strasbourg pendant le sommet de l'OTAN LEMONDE.FR | 31.03.09 | 20h05 * Mis à jour le 31.03.09 | 20h22 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Peu de grands sommets internationaux se sont déroulés au cœur de grandes villes, ceux du G20 à Londres, jeudi 2 avril, puis de l'OTAN à Strasbourg, vendredi 3 et samedi 4 avril, seront les exceptions qui confirment la règle. En France, le dernier sommet d'ampleur ayant mobilisé un important dispositif de sécurité est celui du G8 à Evian, en 2003, une configuration bien différente de celle de Strasbourg. Cette année-là, 15 000 policiers et gendarmes avaient été mobilisés, mais le sommet se déroulait bien loin du centre-ville. Sur le même sujet Vidéo Sommet de l'OTAN : Alliot-Marie défend le dispositif de sécurité Les faits Un tête-à-tête Sarkozy-Obama aura lieu à Strasbourg Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Les faits Vivre à Strasbourg pendant le sommet de l'OTAN Revue de web Internet, outil privilégié des anti-OTAN Portfolio Strasbourg transformée en bunker pour le sommet de l'OTAN Décryptage Barack Obama résolu à établir un nouveau leadership Ce week-end, ils seront 9 000 dans la capitale alsacienne et 15 000 du côté allemand, à Kehl et Baden-Baden. En plus des mesures policières, Strasbourg vivra de nombreuses restrictions qui font que beaucoup d'habitants choisiront sans doute de ne pas sortir de chez eux pendant le sommet. La mairie de Strasbourg n'a pas vraiment eu son mot à dire face au déploiement sécuritaire dans la ville. Ce sont les gouvernements français et allemands, en lien avec l'OTAN et les Etats-Unis, qui ont décidé et mis en place les mesures de sécurité. Roland Ries, maire de Strasbourg (PS), n'a pu que se contenter de faciliter le travail des organisateurs. Il salue le "symbole de retour à la paix" que constitue le choix de sa ville et se satisfait de voir la dimension européenne de Strasbourg renforcée. "CERTAINS TROUVENT QUE LES MESURES SONT EXCESSIVES" "Strasbourg ne sera pas une ville morte, explique Roland Ries, mais forcément une ville qui ne fonctionnera pas sur des règles habituelles." Les habitants de Strasbourg, eux, ont plutôt l'impression d'assister au siège de leur ville : parkings interdits, habitants invités à se déplacer à vélo, bus détournés et services publics momentanément fermés. De nombreuses voix se sont aussi élevées lorsque des fonctionnaires de police sont entrés chez des habitants pour leur faire retirer leurs drapeaux anti-OTAN. Les contrôles d'identité se multiplient aussi aux abords des différents lieux où se déroulera le sommet. On ne pourra bientôt plus y entrer qu'en possession d'un badge "résident" et ces derniers devront garer leur voiture dans des parkings situés ailleurs dans la ville. De nombreuses écoles seront fermées. Le campus universitaire, occupé jusque-là, a lui été évacué. Autour de Strasbourg, certaines autoroutes seront bloquées. La libre circulation, prévue par la convention de Schengen, sera suspendue et les contrôles temporairement remis en vigueur à la frontière allemande. "Evitons de tomber malade",  ironise le quotidien L'Alsace devant la complexité des dispositifs de santé mis en œuvre : des pharmaciens pourront ne plus être livrés, des infirmières interdites de voiture et des hôpitaux séparés pour les membres des délégations, les forces de l'ordre et les manifestants. Les femmes enceintes sont invitées à se faire accompagner par des policiers plutôt que par leur mari pour accoucher. Des lecteurs énervés ont également écrit au quotidien régional Les Dernières nouvelles d'Alsace qu'ils en ont assez de voir les "entreprises paralysées […] pour que puissent parader 27 présidents". De nombreux commerçants envisagent en effet de ne pas travailler, sans pour autant avoir beaucoup d'informations sur le déroulement des événements. "Il faut s'attendre à tout avec une situation aussi exceptionnelle, explique Eddie Kuhn, patron d'un pub situé à l'orée de la zone la plus sécurisée. Beaucoup de clients ne pourront pas venir, pour les autres, on verra s'ils sortent de chez eux." "Certains trouvent que les mesures sont excessives, reconnaît de son côté le maire Roland Ries. Elles le seront s'il ne se passe rien. Mais s'il se passe quelque chose on aura l'impression qu'elle ne sont pas suffisantes, et ça on ne peut pas le savoir à l'avance." Antonin Sabot

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Berlusconi avverte: "La crisi è globale" Nel 2010 a rischio 20 milioni di posti" (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)

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n. 77 del 2009-03-31 pagina 0 Berlusconi avverte: "La crisi è globale" Nel 2010 a rischio 20 milioni di posti" di Redazione Europa in allarme per gli effetti della crisi sull'occupazione: nel 2010 saranno bruciati 20 milioni di posti di lavoro. Berlusconi: "Previsioni negative, ma non lasceremo nessuno indietro". Palazzo Chigi ha già stanziato 36 miliardi contro la crisi, ma potrebbe arrivare fino a 40. E il premier lancia il "social pact". Ocse: nel 2009 pil giù del 4,3% Roma - L'Europa guarda agli effetti della crisi sull'economia reale e sul lavoro. E si preoccupa. I numeri sull’occupazione sono, infatti, "preoccupanti" e "le previsioni negative". Durante la conferenza stampa finale del G8 del lavoro, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha sottolineato che "ci saranno, secondo le previsioni, 20 milioni di posti di lavoro in meno nel 2010 e questo crea una grande preoccupazione in tutti i governi". E, per far fronte a questo, il premier lancia il social pact. "Il concetto di non lasciare nessuno da solo applica la dottrina sociale della Chiesa - ha spiegato Berlusconi - abbiamo tradotto nell’economia la dottrina della Chiesa cattolica". Garantire la coesione sociale "I governi debbono far sì che sia mantenuta la coesione sociale. è questo il fattore più importante". Berlusconi ha ricordato quanto detto durante il congresso del Pdl e ha ribadito: "Non lasceremo nessuno indietro e porteremo il Paese fuori dalla crisi". Berlusconi ha sottolineato come lo Stato "non può disinteressarsi del bene dei lavoratori". Proprio per questo è pronto a proporre un social pact ai governi che parteciperanno al G20: "Un patto globale che possa sostituire al pessimismo l’ottimismo, alla sfiducia la fiducia e trasformare la paura in speranza". Secondo Berlusconi, serve inoltre "una regola precisa", che a partire dalla prossima Commissione Europea "possa parlare solo il presidente ed il suo portavoce". Il premier ha, infatti, spiegato di non condividere quanto avviene in Europa "con i commissari europei che si mettono a fare prediche". Generare fiducia Berlusconi è tornato a sottolineare la necessità di un clima di fiducia per fare uscire il paese dalla crisi, clima non aiutato da alcune stime "diramate da certuni che fanno opposizione non tanto al governo ma ai cittadini". Questo, ha detto il premier in occasione della conferenza conclusiva del G8 lavoro contribuisce alla costruzione di "un clima di paura che attanaglia". Per il premier, invece, "dobbiamo insistere e fare di tutto affinchè gli italiani non cambino stile di vita" ed ha ricordato che nonostante i previsti risparmi sulle bollette e della benzina ancora il 50% dei lavoratori che avevano deciso di cambiare auto hanno preferito rinviare questo momento. "Sono stato il primo a predicare che questa crisi sarà più o meno lunga a seconda della fiducia che hanno nel futuro i cittadini". No al protezionismo Il premier ha ribadito "un 'no' assoluto al protezionismo che porta solo danni". Il protezionismo, ha aggiunto Berlusconi, porta "massimamente danni a noi". il presidente del Consiglio ha, poi, approfittato dell'occasione per ricordare le proteste sorte in Inghilterra contro i lavoratori italiani e ha ringraziato "il governo inglese per aver bloccato quella iniziativa". Le misure del governo italiano Palazzo Chigi ha già stanziato 12 miliardi di euro e nell’ultimo Cipe ne abbiamo stanziati altri 8. In tutto sono 36 miliardi, che però possono arrivare a 40 perché gli italiani hanno di fronte uno Stato che li sosterrà. "Ci troveremo davanti due anni di difficoltà in cui dovremo rinunciare ad alcuni interventi - ha puntualizzato Berlusconi - non sono spaventato se ci sarà un aumento del debito pubblico per affrontare una spesa provvisoria che è la prima necessità". "Nessuno - ha aggiunto il Cavaliere - può dire e dice di avere la ricetta giusta, ma il governo italiano ha agito con saggezza, tempestività e rigore usando il buon senso". Oltre a una cassa integrazione allargata ai precari, Palazzo Chigi ha infatti previsto aiuti per chi vuole diventare imprenditore fondare unimpresa. "Come ho già detto se io stessi in cassa integrazione non starei in casa a guardare la televisione e girarmi i pollici - ha spiegato il premier - ci saranno, quindi, incentivi nei confronti di nuove forme di imprenditoria". Un applauso alla Fiat L’incoraggiamento del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, alla sigla dell’accordo tra Fiat e Chrysler è stata salutata da Berlusconi come "una soddisfazione per tutti gli italiani". è il riconoscimento dell’eccellenza di una nostra grande impresa", ha detto il presidente del Consiglio augurandosi che "l’accordo si concluda con il finanziamento da parte dello Stato americano". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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G20, il Papa scrive a Brown: "Sforzo congiunto" (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

n. 77 del 2009-03-31 pagina 0 G20, il Papa scrive a Brown: "Sforzo congiunto" di Redazione Il papa invita i leader al G20 a coordinare gli sforzi "tra governi e organizzazioni internazionali" per uscire dalla "crisi globale" "evitando soluzioni segnate da nazionalismi e protezionismo". In Italia la Cei stanzia un fondo da 300 milioni di euro per le famiglie Londra - Il papa invita i leader al G20 a coordinare gli sforzi "tra governi e organizzazioni internazionali" per uscire dalla "crisi globale" "evitando soluzioni segnate da nazionalismi e protezionismo". Benedetto XVI lo scrive in un messaggio al premier britannico Gordon Brown, alla vigilia del G20. Papa Ratzinger ricordando l’Africa che ha appena visitato cita quanti "soffrono di più per gli effetti della crisi", chiede che il multilateralismo dell’Onu tuteli "tutti paesi", e chiede il rispetto degli obiettivi del millennio per "eliminare l’estrama povertà entro il 2015". Garantire famiglia e lavoratori Le crisi finanziarie "scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in se stesse la radice del loro fallimento". "L’unico fondamento vero e solido è la fiducia nell’uomo", aggiunge Benedetto XVI. "Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l’etica nelle finanze". Africa poco rappresentata Da poco tornato da Camerun e Angola, il Papa scrive a Gordon Brown, in occasione del vertice G20, e sottolinea che l’Africa e i paesi poveri sono troppo poco rappresentati nei consessi internazionali. Il summit di Londra, come i precedenti, "per ragioni pratiche e pressanti è limitato alla convocazione di quegli Stati che rappresentano il 90% del pil mondiale e l’80% del commercio mondiale", rileva Benedetto XVI. "In questo contesto l’Africa sub-sahariana è rappresentata solo da un paese e da alcune organizzazioni regionali. Questa situazione deve promuovere una profonda riflessione tra i partecipanti al summit, poiché coloro la cui voce ha meno forza nella scena politica sono proprio quelli che soffrono di più gli effetti negativi di una crisi per la quale non hanno responsabilità". è "necessario", per il Papa, rivedere i meccanismi delle Nazioni Unite "per ascoltare le voci di tutti i paesi e assicurare che le misure e i passi compiuti agli incontri del G20 siano sostenuti da tutti". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Evacuata la Banca d'Inghilterra Pacco sospetto nella sede di Londra (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 31-03-2009)

Argomenti: G 20

allarme terrorismo Londra: cessato allarme alla Banca d'Inghilterra per un pacco sospetto Il ritrovamento del pacco aveva fatto temere che potesse trattarsi di un ordigno LONDRA (Gran Bretagna) - È cessato l'allarme per il pacco sospetto trovato nei pressi della Banca d'Inghilterra nella City di Londra, che si appresta ad ospitare giovedì i leader mondiali del G20. «È tutto finito» ha detto un portavoce della polizia. Sono stati già rimossi i cordoni di sicurezza che isolavano la zona e le vie circostanti sono state riaperte al traffico. La polizia non ha dato dettagli sul contenuto del pacco, sospetto perchè trovato vicino alla sede centrale della banca che potrebbe essere al centro delle proteste annunciate in concomitanza con la riunione del G20. stampa |

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obama, prima volta in europa: - mario calabresi (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 2 - Economia ma pensa ai vertici con Russia e Cina Obama, prima volta in Europa: Obama, prima volta in Europa Dalla Ue nessun nuovo piano di stimolo: "Vedremo che fare se non riparte la crescita" MARIO CALABRESI DAL NOSTRO INVIATO LONDRA - L´Air Force One con Barack Obama a bordo non aveva ancora toccato terra all´aeroporto londinese di Stansted che già la Casa Bianca si preoccupava di abbassare le aspettative sul primo viaggio oltreoceano del presidente americano. Sarà difficile dire tra otto giorni se la missione europea di Obama sarà stata un successo, ma di certo sarà impossibile definirla un insuccesso: l´agenda messa a punto dalla nuova Amministrazione democratica è talmente vasta e piena di impegni che ognuno la potrà leggere come vuole. Se fino a ieri la priorità era il G20, il vertice voluto per frenare la recessione mondiale e costruire un nuovo quadro di regole per i mercati finanziari, adesso che un successo delle tesi della Casa Bianca sembra da escludere l´attenzione americana si è spostata sui faccia a faccia con il presidente cinese Hu Jintao e con quello russo Medvedev. A Washington hanno realizzato che non ci sarà nessun nuovo piano europeo di stimolo all´economia, che Germania e Francia resteranno ferme sulle loro posizioni e che se Obama insistesse nel chiedere al Vecchio Continente di seguire la sua linea di politica economica porterebbe a casa una sconfitta. Tanto che, dopo aver sottolineato nei documenti preparatori del summit che «l´obiettivo chiave» americano è quello «di adottare qualunque azione necessaria per rilanciare la crescita e spingere occupazione e consumi» ieri hanno cambiato rotta. «Non ci aspettiamo che i partner europei annuncino nuovi piani di stimolo di uno o due punti di Pil in più, non è su questo - ha sottolineato Mike Froman, vice consigliere per la sicurezza nazionale e gli affari economici della Casa Bianca - che ci concentriamo. Guardiamo invece al futuro per capire come si potrà agire se non ripartirà la crescita». Insomma, l´America che ha iniettato 787 miliardi di dollari nella sua economia, che sottolinea come la Cina abbia annunciato un piano di sostegni pari la 2 per cento del suo Pil e l´Arabia Saudita addirittura al 3,3 per cento, si accontenterà dell´impegno europeo a rivedere le attuali strategie se l´economia mondiale non ripartirà in fretta. Per questo i successi vanno cercati da altre parti. Obama punta soprattutto sull´incontro con Medvedev per dare il via ad una nuova stagione di disgelo, con la possibilità di far partire i negoziati per un nuovo trattato Start sulla riduzione degli armamenti nucleari, visto che quello firmato nel 1991 scadrà alla fine dell´anno. In cambio di un abbandono soft del programma anti-missile voluto da George Bush e odiato da Putin, Obama vorrebbe incassare una collaborazione russa nel frenare il programma nucleare iraniano e nella politica di stabilizzazione dell´Afghanistan. Anche nel colloquio con i cinesi, il presidente americano vorrebbe ampliare il dialogo dalla sfera quasi esclusivamente economica a temi come il clima, l´energia e la Corea del Nord, che proprio questa settimana potrebbe lanciare nello spazio un suo nuovo missile. Obama sa che l´opinione pubblica europea è sensibile ai temi ambientali e per cambiare l´immagine dell´America, alla vigilia della partenza, si è inventato il G17 per l´ambiente che si terrà a Washington alla fine di aprile. Un nuovo vertice che vuole coinvolgere più paesi possibile nella lotta al cambiamento climatico e che dimostra che nella nuova visione americana del mondo la formula del G8, delle riunioni riservate solo alle prime sette potenze economiche e alla Russia, è superato da un´idea multilaterale più in sintonia con le nuove realtà geopolitiche. «Ogni G - ha scherzato Mike Froman - ha il suo valore e il suo significato, ma è chiaro che di fronte a queste crisi è necessario allargare i tavoli». Il vero colpo di immagine però Obama lo tiene per la fine del suo viaggio, quando si fermerà due giorni sul Bosforo. A Istanbul farà il turista alla Moschea Blu e alla Basilica di Santa Sofia, per la gioia dei network americani, ma soprattutto si siederà a discutere con un gruppo di studenti che dovrebbero rappresentare un ponte tra l´Europa e l´Asia. Non potrà mancare il grande colpo d´immagine, un messaggio forte e simbolico al mondo musulmano, almeno così la pensano i corrispondenti che hanno affollato l´"Air Presse One", il Boeing 777 che la Casa Bianca organizza per portare i giornalisti al seguito del presidente. Ieri sull´aereo partito dalla base militare di Andrews in Maryland c´erano più di 150 persone, il doppio di quelle che viaggiavano negli ultimi anni con George W. Bush. E per la prima volta c´erano anche i giornalisti di Al-Jazeera, di tre televisioni turche e del Chicago Tribune (il giornale della città del presidente) che pure è in bancarotta, ma che non voleva assolutamente mancare.

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i grandi al capezzale del mondo tensione a londra per il g20 - enrico franceschini (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 2 - Economia I Grandi al capezzale del mondo tensione a Londra per il G20 Sarkozy: fatti o me ne vado. Il Papa: etica nella finanza Il vertice ENRICO FRANCESCHINI dal nostro corrispondente LONDRA - Ai timori che le manifestazioni di protesta dei no-global preparino qualche clamoroso incidente al summit, si aggiunge quello di un colpo di scena ancora più eclatante: la possibilità che il presidente francese Nicolas Sarkozy abbandoni la riunione del G20 sbattendo la porta. Il capo dell´Eliseo «non firmerà il documento finale e lascerà il vertice, se non sarà soddisfatto dei risultati», dice il suo ministro dell´Economia, Christine Lagarde, alla Bbc. Un messaggio diretto implicitamente al presidente americano Obama, e in seconda battuta al "padrone di casa" del summit, il premier britannico Gordon Brown, che media per un accordo a tutti i costi tra un´Europa che vuole più "regulation" ma non è disposta a varare un costoso piano di aiuti all´economia globale e gli Stati Uniti, che vorrebbero nuove iniezioni di denaro pubblico nel sistema ma non vogliono un´eccessiva "regulation". Come andrà a finire, nel vertice che inizia oggi a Londra, con una ragnatela di colloqui bilaterali e, sul piano formale, con il ricevimento a Buckingham Palace offerto dalla regina Elisabetta ai capi di stato e di governo del G20, seguito da una cena a Downing street? Il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, sdrammatizza l´ultimatum di Parigi: «L´importante è andare al G20 per ottenere dei risultati tangibili, ed è questo anche lo spirito di Sarkozy. Questa del resto è anche la posizione europea. E´ ora o mai più, si deve arrivare a un accordo sulla supervisione del sistema finanziario internazionale e sul rafforzamento delle istituzioni finanziarie». Tradotto in parole povere: il summit deve portare più regole e controlli. Barroso non esclude che possa esserci, entro fine anno, un altro vertice dopo questo di Londra: «Non ci si aspetta un miracolo in un giorno il 2 aprile». Anche il primo ministro Brown - che ha avuto uno scambio epistolare con il Papa nel quale il Santo Padre ha chiesto al G20 di garantire contro la crisi famiglie e lavoratori, ripristinando l´etica nella finanza - appare fiducioso di poter compiere perlomeno un passo avanti, e dunque di soddisfare le attese di Sarkozy accontentando nel contempo le esigenze dell´America: «I problemi sono gli stessi per tutti, se agiamo tutti insieme avremo un effetto doppio rispetto a un´azione individuale di ogni singolo paese». Tradotto in concreto sembra un richiamo ad approvare un pacchetto di aiuti globale, non lasciando la scelta ai singoli governi. Ma Brown auspica pure un accordo su misure che "ripuliscano" il sistema bancario mondiale, creino «20 milioni di nuovi posti di lavoro», facciano ripartire il commercio, combattano il protezionismo e stabiliscano «per la prima volta» norme internazionali sulla retribuzione e sui bonus dei banchieri: e questo dovrebbe significare più "regulation", compiacendo Sarkozy e la Ue, della quale la Gran Bretagna, è doveroso sottolinearlo, fa parte, anche se non sempre lo sembra. Tra sommozzatori nel Tamigi, cabine telefoniche sigillate e altre eccezionali misure di sicurezza, la più grande riunione di leader mondiali che Londra abbia mai visto inizia anche con l´augurio del presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi: «Dobbiamo lavorare insieme per uscire dalla crisi attraverso un patto globale e faremo di tutto per arrivare al G20 con un Social Global Pact. Un patto globale con cui sostituire l´ottimismo al pessimismo, la fiducia alla sfiducia e con cui trasformare la paura in speranza».

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parigi, dimostranti contro pinault il re del lusso ostaggio per un'ora - giampiero martinotti (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 3 - Economia Parigi, dimostranti contro Pinault il re del lusso ostaggio per un´ora Assedio alla City, allarme bomba alla Bank of England Nuovo sequestro di manager in Francia cinque ostaggi alla Caterpillar di Grenoble GIAMPIERO MARTINOTTI dal nostro corrispondente PARIGI - Cinque dirigenti sequestrati vicino a Grenoble, FranÇois-Henri Pinault bloccato in taxi per un´ora da una cinquantina di suoi dipendenti, manifestanti che lanciano uova contro le forze dell´ordine per protestare contro Nicolas Sarkozy in visita nel Poitou-Charentes: i conflitti sociali francesi si radicalizzano, le azioni di protesta diventano sempre più violente con l´approfondirsi della crisi. Gli episodi non sono numerosi, ma vengono presi molto sul serio dagli esperti e dai sindacati, che non riescono a canalizzare il malcontento sociale. Alla vigilia del G20, le tensioni crescono. E lo stesso avviene anche sull´altra sponda della Manica: oggi a Londra ci saranno ben tre manifestazioni e ieri si è temuto per un allarme bomba di fronte alla Banca d´Inghilterra. Oltralpe - com´era già successo nei giorni scorsi alla Sony e alla 3M - sono le ristrutturazioni, i licenziamenti, la chiusura di impianti a scatenare l´ira dei lavoratori. A Grenoble sono stati sequestrati l´amministratore delegato della filiale dell´americana Caterpillar e altro quattro manager. L´obiettivo è di ottenere indennità di licenziamento più alte e garanzie sul mantenimento dei siti produttivi. Niente violenze (i giornalisti hanno potuto incontrare i dirigenti e uno dei manager è stato rilasciato perché malato), ma una tensione forte, anche perché i lavoratori non intendono mollare prima di aver avuto alcune assicurazioni. Una disavventura molto simile è accaduta a Pinault, numero uno e principale azionista del colosso del lusso Ppr (Gucci, Yves Saint Laurent, Balenciaga tra i marchi, ma nella galassia dei marchi del gruppo c´è anche Puma), nonché marito della stella del cinema Salma Hayek e proprietario di Palazzo Grassi a Venezia. Usciva da una riunione del Comitato europeo del gruppo, che si è svolta nella capitale, quando il taxi in cui si trovava è stato bloccato da una cinquantina di lavoratori della Fnac e di Conforama, due aziende in cui sono previste ristrutturazioni e soppressioni di posti di lavoro. L´uomo-simbolo del lusso mondiale è rimasto "in ostaggio" per un´ora, poi le forze dell´ordine sono arrivate e hanno permesso al taxi di partire, senza che ci siano stati incidenti. Tutto ciò mentre a Londra un pacco sospetto, abbandonato da ignoti vicino alla Banca d´Inghilterra, nel cuore della City, scatena il panico. E´ un falso allarme, ma per quasi un´ora si diffonde la paura che i black bloc, i "cavalieri dell´apocalisse" o qualche altra sigla estrema della galassia no-global abbiano lanciato un attacco al cuore del capitalismo: tra voci di evacuazione della banca centrale e di altri edifici adiacenti, la polizia sgombera le strade. Tanta paura per nulla, e ben presto i lucchetti messi al portone della Banca d´Inghilterra vengono tolti: ma c´è il timore che sia un presagio di quello che potrebbe accadere stamane. Per la giornata d´inizio del summit, infatti, mentre Gordon Brown, Barack Obama e gli altri leader del G20 andranno a un cocktail dalla regina e poi a cena tutti insieme a Downing street, sono indette ben tre manifestazioni di protesta che hanno effettivamente il sapore di un assalto. Una comincia alle undici di questa mattina: dimostranti "anti-capitalisti" convergeranno sulla City e sulla Bank of England, dove ieri è stato ritrovato il pacco sospetto. Una seconda manifestazione, organizzata dal movimento ambientalista, andrà ad "accamparsi" poco dopo mezzogiorno di fronte all´European Climate Exchange. La terza, promossa dalla coalizione contro la guerra in Iraq e in Afghanistan, marcerà dalle due verso l´ambasciata americana di Grosvenor Square, la piazza su cui si affaccia anche l´ambasciata d´Italia.

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sarko e la merkel alla prova obama - (segue dalla prima pagina) (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 32 - Commenti SARKO E LA MERKEL ALLA PROVA OBAMA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) E, ancora, Angela Merkel non ha nascosto la speranza che Barack Obama mantenga la parola ed eviti un ulteriore squilibrio appesantendo l´indebitamento americano con i suoi generosi piani di rilancio. Da queste posizioni del presidente e della cancelliera si deduce che l´intesa franco-tedesca si è rianimata per l´occasione. Dopo i reciproci dispetti, per mesi all´origine di una disintesa formalmente cordiale tra Parigi e Berlino, ecco rinato, almeno per il momento, il famoso «asse» tra le due sponde del Reno, tanto detestato dai partner europei se funziona quanto rimpianto dagli stessi partner se entra in crisi. A rianimarlo è stata la (quasi) comune posizione dei due principali paesi della zona euro, i quali respingono o appaiono riluttanti ad accettare le esortazioni americane a intensificare le misure di rilancio, e puntano invece a stabilire regole tese «a moralizzare il capitalismo finanziario». All´inizio dell´anno Nicolas Sarkozy usava, per la verità, termini più solenni: chiedeva «una nuova Bretton Woods», o addirittura «la creazione del capitalismo del XXI secolo». Adesso mette l´accento su una più realistica campagna di moralizzazione, con l´obiettivo, tra l´altro, di colpire i paradisi fiscali. Il tema è significativo e popolare, persino l´Inghilterra sembra condividerlo. Alle critiche degli americani, che, basandosi sul piano Obama ammontante al 4,8 % del Pil, giudicano insufficienti i più modesti rilanci degli europei, quest´ultimi rispondono che Oltreatlantico non si tiene conto degli ammortizzatori sociali, o stabilizzatori automatici, già esistenti, per tradizione, nel Vecchio Continente, sia pure in diversa misura se si passa da un paese all´altro. Ma comunque robusti in Francia e Germania. Benché comprensibili le posizioni europee, espresse con toni non proprio identici ma simili dal presidente francese e dalla cancelliera tedesca, sembrano destinate a diluirsi nella inevitabile approssimazione del comunicato finale. Nel documento, di cui si conosce già una stesura, forse non definitiva, si difende l´idea che «i futuri» strumenti di regulation e di supervisione dovranno assicurare la trasparenza, prevenire i rischi sistematici, appianare più che amplificare i cicli finanziari ed economici. E cosi via. Nella promessa di un imprecisato futuro riparatore non affogheranno ma cercheranno di restare a galla i fermi propositi europei. Davanti al presidente americano, sbarcato a Londra settanta giorni dopo l´insediamento alla Casa bianca, i leaders del Vecchio Continente presenti al G20 possono difficilmente pretendere di più. E´ un interlocutore americano diverso dai suoi predecessori: è più aperto e al tempo stesso ha lo sguardo che sorvola l´Europa. Barack Obama, eletto nel pieno della crisi, con il preciso compito di affrontarla, non ha soltanto l´autorità conferitagli dal paese che rappresenta. Se fossero consentiti termini religiosi, si direbbe che è immune da ogni peccato. Egli non ha la responsabilità, le colpe, di chi ha gestito il potere nell´era neoliberista, della deregulation, avviata da Reagan e dalla Thatcher. Non ha dovuto riconvertirsi e diventare un campione dell´interventismo statale, come è capitato ai dirigenti europei, eletti quali campioni (questo vale soprattutto per Sarkozy e Berlusconi) del proto-americanismo seppellito insieme a Bush jr. Per cui la fondata accusa rivolta agli Stati Uniti, in quanto all´origine della crisi attuale, non lo riguarda personalmente. La popolarità di Obama spegne le punte anti-americane europee. Egli è infatti più popolare da noi che nella sua America. Ma il suo sguardo rivolto all´Europa è diverso da quello di un Kennedy o di un Clinton, entrambi impregnati di cultura europea, se non altro per avere studiato uno a Londra e l´altro a Oxford. Delle sue tappe a Londra, Parigi, Roma, Barcellona, visitate nel viaggio che aveva come meta il Kenya paterno, Obama ha scritto: «Non è che l´Europa non fosse bella. Tutto era esattamente come l´avevo immaginato. Il fatto è che non ero io. Avevo l´impressione di trovarmi nella storia d´amore di qualcun altro». Un intellettuale come lui sa senz´altro afferrare le situazioni, e capisce bene cosa rappresenta l´Europa, ma la sua visione delle priorità del mondo è probabilmente più ampia, più vasta. Reginald Dale (del Center of Strategic and International Studies) parla di un presidente «più globale». E aggiunge che l´Europa è più innamorata di Obama di quanto Obama lo sia dell´Europa. è difficile immaginare Nicolas Sarkozy che abbandona bruscamente la tavola del G20, come ha promesso di fare nel caso si dovesse arrivare a «un consenso molle». Anche perché poche ore dopo l´appuntamento londinese il presidente francese dovrà accogliere Barack Obama a Strasburgo, per il vertice dell´Alleanza Atlantica, dove si festeggerà, tra l´altro, il rientro della Francia nel comando integrato della Nato. Entrambi (Sarkozy frustrato da una sofferta impopolarità in patria e Angela Merkel a pochi mesi dalle elezioni politiche d´autunno) non possono correre il rischio di apparire semplici comparse agli occhi dei loro rispettivi compatrioti. Faranno di tutto per non apparite tali, anche se nessuno dei due avrà il ruolo di protagonista alla grande messa, e alla fine dovranno accontentarsi di buoni propositi. Qualcosa di simile al deprecato «consenso molle». L´Europa rappresentata da Sarkozy e da Merkel è in definitiva quella che conta, ma non può pretendere di più. Nella sua settimana europea, che si concluderà in Turchia, Obama vedrà separatamente i principali partecipanti al G20, e tra questi il primo ministro Zapatero, eccezionalmente ammesso alla riunione. Il presidente del consiglio italiano non risulta, almeno per ora, nel programma. Il fatto di essere il presidente di turno del G8, previsto per luglio in Sardegna, sembra non dargli l´opportunità di avere un incontro bilaterale con l´indaffarato Obama. In effetti il G8 appare una formula superata, nonostante gli ospiti accaparrati per tenerlo in vita. Il mondo che conta ha altre dimensioni. Di fronte a Barack Obama, a Londra, ci sarà Hu Jintao. Il presidente cinese sarà l´altro grande protagonista. Sarà il rappresentante del paese che proprio alla vigilia del vertice presenta, secondo l´OCSE, «segni di ripresa economica». I riflettori saranno puntati su Obama e su Hu Jintao.

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le richieste russe a barack - dimitri medvedev (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 33 - Commenti LE RICHIESTE RUSSE A BARACK DIMITRI MEDVEDEV è difficile contestare il giudizio pessimistico che ha prevalso nel corso dell´anno appena trascorso circa le relazioni russo-americane. Sfortunatamente, i rapporti si sono inaspriti a causa dei piani della precedente amministrazione americana: in particolare, l´installazione del sistema globale di difesa missilistica in Europa Orientale, le iniziative per spingere verso Est i confini della Nato e il rifiuto di ratificare il Trattato sulle Forze armate convenzionali in Europa. Tutte quelle posizioni minavano alla base gli interessi russi e, se messe in atto, richiederebbero inevitabilmente una risposta da parte nostra. Sono convinto che eliminare questi ostacoli che si frappongono alle buone relazioni avrebbe un effetto positivo per i nostri Paesi e per il mondo. Ciò esige un´iniziativa congiunta. Lo scambio di lettere tra me e il presidente Obama ha dimostrato la reciproca disponibilità alla creazione di maturi rapporti bilaterali, pragmatici ed efficienti. Per andare in questa direzione, disponiamo di una "road map": la Strategic framework declaration firmata dai nostri Paesi a Sochi nel 2008. è fondamentale dare attuazione alle idee positive contenute in quella dichiarazione. Noi siamo pronti a farlo. Le possibili aree di cooperazione sono numerose. Ad esempio, concordo con il presidente Obama che la ripresa del processo di disarmo debba diventare una nostra priorità immediata. Il desiderio di garantire l´assoluta sicurezza in modo unilaterale è una pericolosa illusione. Sono convinto che i nostri nuovi partner di Washington se ne rendono conto. Nei loro rapporti, né la Russia né gli Stati Uniti possono indulgere all´immobilismo e all´indifferenza. Lo scorso novembre, a Washington, ho parlato della necessità di porre fine alla crisi di fiducia. Per cominciare, dobbiamo convenire che è possibile superare la nostra comune eredità negativa soltanto garantendo uguaglianza e vantaggi reciproci e tenendo in conto i reciproci interessi. Sono pronto a lavorare con il presidente Obama sulla base di tali principi e spero di iniziare già da oggi al nostro incontro al G20 di Londra. La situazione dell´economia globale costituisce una grande preoccupazione per tutti. Possiamo garantire la stabilità del sistema finanziario mondiale soltanto rendendone l´architettura reciprocamente complementare e basata su di un sistema diversificato di valute di riserva e di centri finanziari locali. Al summit, Russia e Stati Uniti potranno contribuire a guidare l´iniziativa per istituire norme e sanzioni universali, da applicare a tutte le parti in causa senza eccezioni. Dovremmo anche valutare insieme se sia conveniente introdurre una valuta di riserva sovranazionale, potenzialmente sotto l´egida del Fondo monetario internazionale. Sono convinto che Russia e Stati Uniti possano offrire molto al mondo, conservando allo stesso tempo la propria responsabilità individuale nella politica estera. Tali opportunità sono più evidenti circa i temi della stabilità strategica e della sicurezza nucleare. La natura delle relazioni russo-americane, in larga misura, determina la politica transatlantica, che potrebbe usare come proprio pilastro la cooperazione trilaterale tra Unione europea, Russia e Stati Uniti. Nel suo discorso inaugurale, il presidente Obama ha espresso in modo esplicito l´opinione che gli Stati Uniti debbano cambiare assieme al resto del mondo. Il suo discorso mi ha colpito profondamente per la imparziale valutazione dei problemi dell´America. Concordo che la grandezza non è mai scontata. è necessario guadagnarla. Molto tempo fa, Alexis de Tocqueville predisse alle nostre due nazioni un grande futuro. Finora, entrambi i Paesi, agendo ciascuno per proprio conto, hanno cercato di dimostrare a se stessi e al mondo la veridicità di quelle parole. Sono fermamente convinto che a questo punto della storia sia necessario lavorare insieme. Il mondo si aspetta che la Russia e gli Stati Uniti prendano iniziative efficaci per stabilire nella politica mondiale un clima di fiducia e amicizia e non che languiscano nell´inerzia e nel disimpegno. Non possiamo deludere quelle aspettative. L´autore è il presidente della Federazione Russa Copyright Washington Post (Traduzione di Antonella Cesarini)

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le regole per uscire dalla crisi - josé manuel barroso (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 33 - Commenti Le regole per uscire dalla crisi JOSé MANUEL BARROSO Quella attuale è la prima grande crisi dell´epoca della globalizzazione, ma la via per uscirne non è la «de-globalizzazione». Il protezionismo e il nazionalismo sul piano economico sono solo in apparenza strumenti utili e alimentano invece povertà e conflitti, come abbiamo sperimentato negli anni Trenta. Per uscire dalla situazione attuale occorre «riplasmare la globalizzazione». è necessario stabilire una serie di regole su scala mondiale che consentano di gestirla. Solo collaborando a livello internazionale potremo porre il potenziale dei mercati al servizio dei cittadini e affrontare sfide planetarie quali i cambiamenti climatici, la sicurezza energetica e la lotta alla povertà. Queste regole devono fondarsi su valori e principi etici, associare libertà, responsabilità e solidarietà e garantire che i mercati ricompensino il duro lavoro e lo spirito di iniziativa e non la mera speculazione. Oggi l´Unione europea dispone di caratteristiche particolari che le consentono di assumere il ruolo di motore di una globalizzazione fondata su valori e regole. L´Ue ha deciso di presentarsi al G20 di Londra con un messaggio comune. Continueremo ad indicare la via da seguire, dando noi stessi il buon esempio. Coinvolgeremo i nostri partner internazionali e ci impegneremo per raggiungere un accordo su quattro elementi determinanti: 1. incentivi economici consistenti, coordinati e sostenibili, per limitare le ripercussioni della crisi sui cittadini e far ripartire l´economia reale; 2. il ripristino della fiducia nel sistema finanziario, non nell´interesse delle banche, bensì degli imprenditori e dei lavoratori che hanno bisogno di credito. Dobbiamo presentare rapidamente proposte per indurre le banche a ricominciare ad erogare prestiti, come concordato in Europa e come stanno facendo gli Usa. Ciò significa porre fine all´incertezza sull´entità delle perdite subite dalle banche eliminando le attività «deteriorate» dai loro bilanci. Contemporaneamente, dobbiamo rafforzare la vigilanza a livello mondiale e colmare le lacune - anche imponendo restrizioni ai paradisi fiscali. Per fare ciò è necessaria una riforma degli istituti finanziari internazionali; 3. un messaggio forte contro tutte le forme di protezionismo e a favore dell´apertura degli scambi, proseguendo sulla via tracciata dai negoziati di Doha; 4. da ultimo, ma non per importanza, un mondo più giusto, rafforzando i nostri impegni a favore dei paesi in via di sviluppo - che non devono pagare per una crisi nata nei paesi avanzati - e di una maggiore rappresentatività del Fmi. Già ora registriamo una significativa convergenza globale di idee, in particolare con gli Usa. è altrettanto degno di nota che tale consenso si sia in larga misura concretizzato attorno alle idee e al modello economico propri dell´Europa. Il piano di ripresa statunitense, ad esempio, pone l´accento su misure volte a migliorare l´assistenza sanitaria e a tutelare i più deboli, nonché su investimenti a più lungo termine, in particolare nel settore delle infrastrutture. Si tratta di misure che la maggior parte dei paesi dell´Unione europea ha già adottato. Sulle questioni di regolamentazione rileviamo la stessa tendenza alla convergenza. Nell´ambito del G20 possiamo dunque constatare un clima di ampio consenso. Si tratta di trasformarlo in provvedimenti concreti che risolvano la situazione. L´Europa è pronta ad affrontare la sfida. Siamo sicuri che i nostri partner faranno altrettanto. Desidero che i cittadini europei sappiano che le loro preoccupazioni saranno al centro del nostro dibattito e delle nostre decisioni. Sono consapevole che molte persone temono per il loro posto di lavoro, il loro mutuo o i loro risparmi. In questa fase la mia preoccupazione principale è garantire che qualsiasi nostra iniziativa vada a favore dell´occupazione. Trasformando i nostri buoni propositi in una strategia comune, domani a Londra risponderemo alle loro legittime aspettative e riusciremo a contribuire a mettere fine alla crisi economica e ad evitare che se ne verifichino altre in futuro. L´autore è il presidente della Commissione europea

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NEO - DEM La terza via dei democratici di centro (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 01/04/2009 - pag: 6 autore: di Pierluigi Mantini NEO - DEM La terza via dei democratici di centro Si apre a Roma, nei prossimi giorni, il cantiere della Costituente dei Democratici di Centro. Con l'Udc di Casini, ma anche altre forze nuove, e con ambizioni per il futuro. In effetti vi è bisogno di proposte nuove. Un Pd più di sinistra, filoleghista e giustizialista, e significativamente ridimensionato nel consenso elettorale, non è in grado di rappresentare l'alternativa di governo secondo una logica bipolare. Un Pdl che incornicia il popolo ai piedi del Capo, e sotto lo spadone padano di Bossi, è alla lunga inadeguato. Occorre una terza via. La crisi economica e dei paradigmi della globalizzazione spingono verso la maggiore unità e coesione del paese verso una fase di “politiche di centro”, inteso come “centro delle politiche” luogo di ricerca del confronto utile agli interessi della maggioranza degli italiani. Anche l'assetto politico e istituzionale deve essere coerente. Per questo da tempo riteniamo utile il modello elettorale tedesco e la valorizzazione del parlamento e delle assemblee elettive rispetto alle pulsioni e alle distorsioni del leaderismo, che sono molte. Occorre prendere atto che il sistema politico italiano può giovarsi, in termini di governabilità, di una consistente forza di centro, di ispirazione riformatrice, liberaldemocratica e di cultura cristiana, aperta alla collaborazione di governo con un partito socialdemocratico o con le altre forze moderate che si rendano disponibili nell'evoluzione dei processi politici. Siamo convinti che l'Italia debba partecipare da protagonista alla guida del G8 allargato e nel G20, alla ridefinizione delle nuove regole della governance economica internazionale. L'insistenza di Tremonti sui legal standard è positiva, anche al netto dei suoi precedenti entusiasmi per la “finanza creativa”, ed è comprensibile la collaborazione in tal senso offerta da esponenti del centrosinistra. In prospettiva non sono sufficienti le pur ingenti misure pubblico-privato, che il segretario al tesoro Usa Geithner sta approntando per riacquistare i titoli tossici in circolazione e garantire mutui e credito. Occorre di più, occorre guardare oltre la crisi, facendo emergere nuovi paradigmi e nuove regole, a partire dal controllo dei “paradisi fiscali”, in grado di prevenire nuove crisi. Se non è possibile uno Stato internazionale di diritto è almeno necessario un nuovo livello di regole, dopo quelle di Bretton Woods, per disciplinare la finanza e gli scambi internazionali sulla base della concezione che la democrazia e le istituzioni sono più grandi del mercato e che la persona, nella ricchezza delle sue implicazioni, è il punto di riferimento imprescindibile. Occorre ovviamente un giusto mix tra nuove regole, istituzioni di governance più aperte ai paesi emergenti, e mercato, senza eccedere in protezionismi statalisti e nella presenza del capitale pubblico nei settori imprenditoriali. Vale per i fondi sovrani e il mercato globale ma anche per l'eccesso di società pubbliche locali in Italia. La gravità della crisi economica, non del tutto esplorata, necessita di risposte più forti e chiare di quelle messe in campo dal governo ancora molto basate su effetto-annunci.Qualcosa è stato fatto dal governo ed è apprezzabile la prudenza sulla tenuta dei conti pubblici e sugli spread dei titoli di Stato. Ma era necessario un maggior coraggio a sostegno delle imprese, delle famiglie, dei lavoratori che perdono il posto di lavoro, del ceto medio in difficoltà. Occorrono misure emergenziali e misure strutturali più che partite di giro. Tra le misure riteniamo condivisibili le richieste formulate da Emma Marcegaglia e da Morandini, per le pmi, di fondi reali statali a garanzia dei crediti delle imprese con la pa e dell'accesso al credito presso le banche. E anche la proposta di allungare la Cig a 24 mesi deve essere presa in considerazione. Se si vuole tentare di mantenere il più possibile inalterata la base produttiva, queste misure sono assai migliori perché più dirette e liquide della sorveglianza dei prefetti sulle banche. Naturalmente è possibile fare molto di più con interventi articolati sui settori produttivi, dal turismo, all'edilizia alla green economy da sostenere e incentivare. Ed è possibile dare un segnale di solidarietà sociale, una tantum, come proposto dal segretario del Pd Franceschini. Per le misure strutturali occorre però il coraggio delle riforme. È proprio in un momento di crisi che è possibile lanciare un grande patto generazionale che consenta a chi ha il lavoro e una vita fortunatamente più lunga, di lavorare qualche anno in più, secondo la media Ue, per avere le risorse per i giovani e il loro futuro previdenziale. La riforma delle pensioni non deve avere una valenza punitiva ma essere l'occasione, con regole certe e concordate con le parti sociali e politiche, per un vasto programma di giustizia sociale. E ciò può valere anche per le donne che potrebbero adeguarsi alle richieste europee con l'opportunità di detrarre però un anno per ogni figlio avuto, per il “doppio lavoro” svolto in una realtà di scarsi servizi alla famiglia. E si dovrebbe ancora avere il coraggio di trasformare le province, secondo un modello governance, non più un ente strutturale con 17 miliardi di spesa corrente annui, ma sede stabile di intese e accordi tra comuni per la programmazione di area vasta, secondo il principio di sussidiarietà verticale. Lo abbiamo proposto durante l'esame del federalismo fiscale, ma inutilmente. Dobbiamo farne oggetto di una grande riforma del potere locale che coinvolga l'ingiustificata presenza delle circa 6.000 società pubbliche locali.

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Anche San Marino rinuncia al segreto bancario (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 01/04/2009 - pag: 28 autore: Anche San Marino rinuncia al segreto bancario Anche San Marino dice no al segreto bancario. In una lettera inviata al segretario generale dell'Oecd, Angel Gurría, il governo di sammarinese ha ribadito l'intenzione di uniformarsi quanto prima agli standard internazionali sul contrasto alle frodi fiscali. Entro la fine di settembre 2009, il Consiglio Grande e Generale, il parlamento del Titano, dovrebbe votare gli emendamenti necessari per includere la nuova legislazione sul segreto bancario all'interno del sistema legislativo del Paese, rendendo così effettive le pratiche internazionali per lo scambio di informazioni sensibili ai fini degli accertamenti fiscali. Negli anni passati San Marino ha istituito formalmente un ufficio centrale di collegamento per la collaborazione amministrativa con gli altri Stati, che diventerà pienamente operativo, guarda caso, proprio il 2 aprile prossimo, data stabilita dal G20 per la definizione della lista nera dei paesi non collaborativi sul fronte dello scambio di informazioni fiscali. E parlando degli impegni futuri, San Marino ha rassicurato l'Ocse sull'adozione degli standard 2005 sulle convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali. Senza dimenticare la firma attesa per gli accordi di cooperazione economica e di collaborazione finanziaria con l'Italia, oltre all'intenzione di rinegoziare, in tempi brevi, l'accordo in materia di doppie imposizioni fiscali con il Belpaese. Se San Marino fa il mea culpa, in Svizzera sono in molti a non voler fare alcuna concessione sul segreto bancario. È così che la Lega dei Ticinesi ha lanciato un referendum per ancorare il segreto bancario alla Costituzione. Per chiamare il popolo alle urne, il partito dovrà raccogliere 100mila firme entro il 1? ottobre 2010.

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Il Toro si rinforza (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Mercati e Finanza data: 01/04/2009 - pag: 40 autore: Mibtel a +3,49%. Su anche l'euro a quota 1,3285 Il Toro si rinforza Grazie ai rimbalzi tecnici Ue e Usa Ultima seduta del trimestre all'insegna degli acquisti per le principali piazze europee, complice un rimbalzo tecnico alla luce dei cali registrati lunedì e grazie alla buona performance dei bancari. Poco hanno inciso i dati macroeconomici Usa, deludenti rispetto alle attese. Gli investitori restano in attesa di quanto emergerà dal G20 che inizierà domani. A Piazza Affari l'S&P/Mib ha guadagnato il 3,97%, il Mibtel il 3,49%, il Midex il 2,78%, l'All Stars il 2,85%. In rialzo anche il Dax (+2,39%), il Cac 40 (+3,24%) e il Ftse 100 (+4,34%). A metà seduta, a Wall Street, il Dow Jones segnava un +1,05%, l'S&P500 un +1,09% e il Nasdaq Composite un +1,32%.A Milano si è vista una giornata di forti acquisti su Fiat (+10,31% a 5,27 euro) in attesa della decisione in merito all'accordo con Chrysler. Il titolo ha peraltro beneficiato di quanto dichiarato lunedì dal presidente Usa Barack Obama, che ha manifestato apprezzamento per il recente percorso del Lingotto. Ancora tra i titoli della galassia Agnelli si è messa in luce Exor (+9,13%). In evidenza il comparto bancario in scia alle buone notizie giunte da Barclays, che ha annunciato di non partecipare allo schema di protezione degli asset elaborato dal governo britannico, e grazie ad un report di Deutsche bank, secondo il quale alla fine del primo trimestre 2009 dovrebbero uscire buone notizie dalla maggior parte degli istituti di credito europei. Unicredit e Banco popolare hanno guadagnato rispettivamente l'8,28% e il 12,16%. Bene anche Intesa Sanpaolo (+5,2%) e Banca Mps (+4,99%) e Banca popolare di Milano (+2,74%). Denaro sul Credem (+9,35%), nel giorno dei conti. Tra le altre blue chip, bene Atlantia (+5,96%), e Parmalat (+4,51%), sostenuta da un nuovo accordo transattivo raggiunto con Banca Mps. Sul resto del listino, focus su Tiscali (+12,3%) all'indomani della precisazione della società sul fatto di non prevedere un aumento di capitale di mercato. A detta di gran parte degli analisti però, un aumento di capitale sembra necessario. Volatilità estrema infine per Seat pagine gialle (+15,82%), di cui è passato di mano oltre il 32% del capitale con un massimo e un minimo intraday rispettivamente a 0,77 e a 0,472 euro. Alcuni operatori hanno notato che diversi punti del prospetto sull'aumento di capitale sono poco chiari e «non si capisce come mai non si preferisce acquistare i diritti ma si stia puntando sulle azioni». Sul fronte delle valute, l'euro ha chiuso in rialzo a 1,3285 dollari, sostenuto dai guadagni delle borse e dalla maggiore propensione al rischio degli investitori. Penalizzato dal clima rialzista è stato invece lo yen, che è sceso a quota 131,44 sull'euro e a 98,94 sul dollaro. Infine il petrolio, che si è mantenuto abbondantemente sotto i 50 dollari al barile per poi risalire in chiusura a 49,66 dollari al barile.

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Hanno sequestrato anche il re del lusso (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 1 Hanno sequestrato anche il re del lusso di Redazione Continua la caccia ai manager. In Francia gli operai bloccano il miliardario Henri Pinault, marito di Salma Hayek E Berlusconi rilancia: «Proporrò al G20 un patto sociale per l'occupazione. In Italia gli aiuti saliranno a 40 miliardi» Il clima è pesante. Continua la caccia al manager. Il re del lusso Pinault bloccato in un taxi, per un'ora, dai suoi dipendenti. Sequestrati a Grenoble anche 4 manager della Caterpillar. Berlusconi, al forum del G20, lancia un patto sociale sul lavoro. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Continua la caccia ai manager:... (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 2 Continua la caccia ai manager: sequestrato pure il re del lusso di Gabriele Villa Pinault ostaggio per un'ora. Violenze anche alla Caterpillar. L'allarme del presidente dell'Eurogruppo Juncker: «Convivenza civile a rischio» Nelle mani di operai inferociti che non sanno reagire altrimenti davanti allo spettro del licenziamento. Sequestrati sulla spinta dell'inquietante «caccia al manager» che sembra esser diventata una sorta di parola d'ordine. È accaduto a Grenoble, nella sede francese del gruppo americano Caterpillar, dove ieri l'amministratore delegato Nicolas Polutnick, e altri tre dirigenti, il direttore delle risorse umane, un responsabile del personale e il coordinatore del prodotto europeo, sono stati presi in ostaggio da un manipolo di dipendenti della nota azienda produttrice di macchine per la movimentazione di terra e le costruzioni, che ha varato un piano di soppressione di 733 posti di lavoro nelle due fabbriche di Grenoble ed Echirolles. Ed è accaduto anche a Parigi, poche ore più tardi, a François-Henri Pinault, 47 anni, il patron del lusso che controlla il marchio Puma e gestisce l'immenso impero Ppr, fondato dal padre, François. Pinault, è stato bloccato nella capitale da un centinaio di dipendenti dei magazzini Fnac e Conforama, che fanno parte del gruppo, mentre in taxi stava lasciando un vertice del gruppo in cui si erano appena affrontati problemi di riassetto aziendali in ambito europeo. Così Pinault ha passato probabilmente una delle ore più terribili della sua vita, sballottato come un pallone da calcio, dentro quell'auto fino a quando, non senza difficoltà, la polizia è riuscita a liberarlo. Sono solo gli ultimi gesti, eclatanti quanto violenti, messi in atto nel tentativo di sbloccare una situazione che, almeno a Grenoble, non sembra avere via d'uscita dopo che i negoziati erano stati interrotti e gli operai avevano proclamato una serie di scioperi. L'apice di una reazione che, Oltralpe, rischia di diventare una odiosa formula di guerriglia sindacale, considerato che quelli di ieri seguono altri due episodi simili. Il primo a venir sequestrato nelle passate settimane è stato infatti il patron della Sony France, tenuto in ostaggio per un giorno, mentre successivamente la stessa sorte è toccata al direttore dell'azienda farmaceutica 3M, bloccato dagli operai per una trentina d'ore. Tutti, almeno in Francia, sembrano arrabbiati, e «pronti a tutto». Perfino, come è accaduto alla Continental, a impiccare i manichini di due dirigenti, quelli del capo della fabbrica e della società, con tanto di rogo di decine di pneumatici, di cui la multinazionale è il quarto produttore mondiale. Se non è l'Afghanistan poco ci manca. Perché la protesta generalizzata contro «i signori che hanno provocato la crisi» si è scatenata trasversalmente da Roma a Francoforte, da Berlino a Londra non solo con i sequestri "dirigenziali" ma anche con il lancio di uova o di bombe-carta contro le sedi delle banche, delle finanziarie e delle immobiliari. Anche se curiosamente, nei disordini dell'altro giorno a Roma, la prima agenzia a venire colpita da dimostranti è stata quella dell'Unipol Banca di via Cavour, istituto di credito legato al mondo delle cooperative e della finanza di sinistra. Di fatto quello che si scorre quotidianamente è oramai un bollettino di guerra. E questa guerra trasversale nella capitale britannica che domani accoglierà i leader del G20, ha registrato momenti ad alta tensione con scontri e manifestazioni durissime che sono state definite «senza precedenti» dagli uomini di Scotland Yard. Storie di dissennata umanità che, come ha ricordato ieri il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, mettono «a rischio la coesione sociale», l'unica credibile arma per far fronte ad una crisi senza precedenti e alla quale ha fatto riferimento ieri anche il premier Berlusconi. Tutto ciò mentre i segnali arrivati ieri dall'Ocse non hanno certo contribuito a rasserenare il clima. Se solo a metà marzo l'Ocse aveva stimato un Pil italiano in calo del 4,2% nel 2009, ieri l'Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica ha pubblicato nuove previsioni annunciando una flessione del nostro prodotto interno lordo che toccherà il 4,3%. E l'Ocse vede piuttosto nero anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione che nel 2009 passerà dal 6,8 al 9,2%, per arrivare al 10,7% nel 2010. Non è ancora tutto perché cifre poco rassicuranti giungono anche dalla Confindustria, secondo cui la produzione industriale in marzo è diminuita del 20,1% rispetto allo stesso mese del 2008 e del 2,7 per cento, rispetto a febbraio. Di fatto, sostengono gli industriali nel primo trimestre 2009 l'attività è scesa del 7,2% se confrontata all'ultimo trimestre 2008. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Dai vescovi 500 euro mensili alle famiglie (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 3 Dai vescovi 500 euro mensili alle famiglie di Vincenzo La Manna RomaC'è «preoccupazione» da parte di tutti i governi. Il lavoro «comincia a venire meno» e le «previsioni sono negative». Tanto che nel 2010 si pronosticano «20 milioni di posti» in meno. La premessa di Silvio Berlusconi sembra non lasciare spazio all'ottimismo. Ma in realtà il premier, pur non nascondendo la grave crisi economica, guarda avanti. Le difficoltà, riconosce, «dureranno due anni, magari due anni e mezzo», ma alla fine ne usciremo anche «più forti di prima». Così, in conferenza stampa congiunta con il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi - al termine del Summit sociale del G8 - punta l'attenzione sul «fattore più importante: la coesione sociale». Uno Stato moderno, ripete più volte, «che ha come filosofia l'economia sociale di mercato, la stessa cosa rispetto alla dottrina sociale della Chiesa, non può disinteressarsi del bene dei lavoratori». Ecco perché, «come ho già detto, noi non lasceremo nessuno indietro e porteremo il Paese fuori dalla crisi». L'obiettivo, assicura, è alla nostra portata. E il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, riferisce, «è convinto che quello che abbiamo fatto basta e avanza». In ogni caso, dinanzi a un eventuale scenario ancora più negativo, il presidente del Consiglio garantisce di non avere dubbi sulla strada da seguire. «Se ci fosse la necessità», ipotizza, «daremo la precedenza - mi sembra una cosa così logica - a interventi in favore delle classi povere». E ancora. «Oso dire, pur non avendone ancora parlato con Tremonti, che non sono neppure spaventato, per paradosso, ad aumentare il deficit o a sforare il debito, a favore di una spesa sociale provvisoria e primaria, che viene prima di ogni altra cosa». Insomma, People first, come recita non a caso il messaggio centrale del G8 del lavoro tenutosi nella Capitale. E in vista del G20, in programma oggi a Londra, il Cavaliere annuncia: sono pronto a proporre un «social pact». Cioè, un «patto globale», dinanzi a una crisi globale, «che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia la fiducia e trasformare la paura in speranza». Certo, «nessuno ha la ricetta» in mano, ma noi, rivendica Berlusconi, «abbiamo già stanziato 12 miliardi di euro e, nell'ultimo Cipe, ne abbiamo messi altri 8. In tutto sono 36 miliardi, che però possono arrivare a 40». «Interverremo», ricorda, «sulla cassa integrazione guadagni, che darà l'80% cento e fino al 100% con diverse forme di sussidi compensativi per l'apprendimento di altre specialità, per un arricchimento dei lavoratori». Ma «usciremo dalla crisi», ribadisce, anche «mantenendo il contatto tra il lavoratore e l'impresa, perché l'eventuale sospensione sia solo temporanea». E a chi ha già perso il posto di lavoro, il consiglio è sempre lo stesso: «Come ho già detto, se io stessi in cassa integrazione, non starei in casa a guardare la televisione e a girarmi i pollici». Intanto, «ci sarà anche un aiuto importante per chi vuole diventare imprenditore», spiega Berlusconi, che pensa ad un «incoraggiamento»: una «esclusione dalla tassazione per i primi tre anni». In ogni caso, «gli imprenditori devono lavorare di più, credere in se stessi, cercare nuovi sbocchi di mercato e investire risorse personali nelle proprie aziende, sapendo che è un momento passeggero». A seguire, dopo aver ribadito il suo «no» al protezionismo, che «porta solo danni», il premier ne approfitta per commentare così i dati negativi sulla crescita del Pil, annunciati dall'Ocse: «Prima non sono stati capaci di prevedere la crisi, poi fanno previsioni negative un giorno sì e uno no. Ma statevi zitti...». E la stessa cosa «avviene per i commissari europei, che continuano, invece di lavorare, a fare prediche ai governi». «Io - aggiunge - farò una proposta: a prendere la parola pubblicamente potrà essere soltanto il presidente della Commissione o il suo portavoce, non i commissari». Sempre in tema economico, il Cavaliere si sofferma sull'accordo tra Fiat e Chrysler. L'incoraggiamento del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è «una soddisfazione per tutti gli italiani - sottolinea - È il riconoscimento dell'eccellenza di una nostra grande impresa». Passando al piano casa, il premier rimarca come, a prescindere dallo strumento (decreto sì o no), «l'importante è che si faccia», perché «è molto utile e molte persone lo vogliono». Crisi, dunque, ma anche politica interna. E Berlusconi dice la sua pure sul nodo referendum: «Ci sono argomenti che non fanno parte del programma elettorale - risponde il capo del governo - e quindi sarà la prima riunione della direzione del Pdl, che avrà come ordine del giorno il referendum elettorale, a decidere quale sarà l'atteggiamento. Ci sarà una decisione a maggioranza, perché siamo un grande partito democratico». Democratico e non, come accusa una sinistra «scandalizzata», guidato da «un decisore unico». A proposito di Lega, invece, che da sempre si oppone ai quesiti referendari in questione, rilanciati da Gianfranco Fini, il Cavaliere riferisce che le decisioni prese lunedì sera, ad Arcore, per definire le candidature per le amministrative, «soddisfano il Pdl e me». «Abbiamo chiuso un accordo che porta un nostro rappresentante a correre per Torino - aggiunge - così come noi abbiamo accettato un candidato della Lega a Brescia». Dulcis in fundo una «frecciatina», pur se indiretta, al leader del Pd, Dario Franceschini, convinto che l'inquilino di Palazzo Chigi sia «vecchio dentro». «Per fortuna», sorride Berlusconi, «sono giovane, anche e soprattutto dentro». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Creatività britannica: cravatte nel pacco dono anche per le donne (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 12 Creatività britannica: cravatte nel pacco dono anche per le donne di Erica Orsini LondraEcco tutto quello che dovete sapere sul G20 che si apre nella capitale inglese: PERCHÉ G20 Già perché? Tutto sommato chiamare «G e qualcosa» qualsiasi vertice economico internazionale è diventato più una moda che altro. G è semplicemente l'abbreviazione inglese di Group, 20 indica il numero dei Paesi partecipanti. Questa volta si tratta di un versione supersize del G8, il vertice dei sette Paesi più ricchi più la Russia, che fino alla metà degli Anni '80 era soltanto un G5. Ma il numero, badate, non dev'essere poi così accurato. G77 per esempio, rappresenta il summit delle nazioni sviluppate, ma di partecipanti ne ha 130. E inoltre non si capisce con quale criterio vengano invitati i singoli stati. Per esempio in quest'ultimo G20 la Spagna c'entra come i cavoli a merenda, ma fa niente. IL PROTAGONISTA Barack Obama e chi se no? Il protagonista di questo vertice è senza dubbio lui e del resto l'aveva già anticipato. «We're ready to lead», «Siamo pronti a condurre» ha dichiarato qualche giorno fa e adesso bisogna vedere se gli altri sono pronti a seguirlo. Già dal suo arrivo all'aeroporto low-cost di Stansted ha sorpreso tutti. Si porta dietro uno staff di 500 persone e alloggerà nella residenza dell'ambasciatore americano che per l'occasione si è trasformata nell'edificio più sorvegliato del Paese, anche più di Buckingham Palace. LE PROTESTE La prima «Put People First», già avvenuta, era soltanto un assaggio. Oggi partono le proteste vere, quelle organizzate dai gruppi no global e anarchici, i più disubbidienti, i più pericolosi, i più incontrollabili. La più importante parte questa mattina da Moorgate e si conclude di fronte alla Banca d'Inghilterra. La coalizione di «Stop the War» marcerà verso l'ambasciata americana in Grosvenor Square e nel pomeriggio ritrovo previsto a Trafalgar. Giovedì tutti i manifestanti convergeranno verso la sede del summit nei Docklands. Due giornatine da non perdere... IL PRANZO Lo chef è Jamie Oliver, un ragazzo diventato famoso nel giro di pochi mesi per la sua abilità nel propinare agli inglesi le ricette della migliore cucina mediterranea opportunamente riadattate. Fino alla fine la sua presenza è in forse perché il giorno del pranzo di gala coincide con la data fissata per l'arrivo del suo ultimogenito, il terzo. A differenza delle altre volte, il menu questa volta dovrebbe essere all'insegna dell'austerity. Soltanto sei portate cucinate come potrebbe fare una buona casalinga, evitando ingredienti pretenziosi. I REGALI Dopo il cibo, i regali di rappresentanza. Hanno già suscitato feroci critiche gli omaggi scelti dal premier Brown tutti nel segno della «creatività britannica»: una cravatta disegnata da tre sarti di grido, una tovaglietta da tè in lino, candele firmate e cioccolata finissima. Ma ai ministri donna che non indossano cravatte ci avete pensato? Hanno chiesto i giornalisti, ma stanno ancora aspettando la risposta. THE BAD BOY C'è sempre il discolo della situazione, quello a cui a un certo punto il gioco sfugge di mano. L'ultimo è stato il primo ministro australiano Kevin Rudd, costretto a scusarsi con la moglie un paio d'anni fa quando fu ritrovato completamente sbronzo in uno strip club di New York. Vedremo a chi tocca stavolta. MARITI A CASA Non solo uomini al vertice dei Grandi di Londra. Tra i venti capi di Stato e di governo presenti ci saranno anche due donne: il capo di Stato argentino, Cristina Fernandez de Kirchner e la cancelliera tedesca Angela Merkel. I loro rispettivi consorti non ci saranno. Il primo, Nestor Kirchner, ha lasciato la sua poltrona alla moglie dopo aver deciso di uscire dalla scena politica. E chissà se rimpiangerà di non essere nella capitale britannica nei prossimi giorni. Sembra invece che non sia un'amante della mondanità Joachim Sauer, il professore di Chimica dell'università Humboldt di Berlino, che è sempre stato infastidito dagli incontri ufficiali o dai gala in cui dovrebbe fare da contorno. Così ha avvisato che non ci sarà per impegni fissati in precedenza. Fosse anche una partita in tv sul divano... © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Sarkozy (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 12 Sarkozy «Via dal summit se non vedrò risultati concreti» di Matteo Buffolo Il vertice non è ancora iniziato, ma sono già scoppiate le polemiche. A innescarle, prima dell'incontro che si terrà domani a Londra, è stato il Presidente francese Nicolas Sarkozy che ha minacciato di abbandonare il summit in assenza di risultati concreti: «Non ci sarebbe niente di peggio di un G20 di basso profilo, preferisco una rottura a un consenso minimalista», avrebbe detto l'inquilino dell'Eliseo secondo quanto pubblicato dal quotidiano «Le Figaro». Anche prima di arrivare di là della Manica, il vulcanico Nicolas cerca dunque un ruolo da protagonista: «La crisi finanziaria - ha detto il Presidente francese in un discorso ieri - è troppo grave perché ci si possa permettere di fare un vertice per niente». Una posizione che riprende quella tenuta, a porte chiuse, a margine di una riunione del Governo di Parigi la settimana scorsa, quando Sarkò avrebbe minacciato, secondo quanto riferito da un collaboratore rimasto anonimo, di «alzarsi e andarsene». Nel mirino, oltre a una regolamentazione più stretta sulla finanza, ci sono i paradisi fiscali: il Presidente francese vorrebbe usare proprio questi due temi, che dividono i Paesi che arriveranno per il vertice di domani, per dare una sferzata al G20. Ma sulla creazione di un unico regolatore internazionale sono pochi, secondo il «Times», i Paesi che concordano: di sicuro sono contrari gli inglesi e anche gli americani sarebbero dubbiosi e spingerebbero verso un compromesso cercando un coordinamento fra gli organi di controllo nazionali. Difficilmente Sarkozy lascerà davvero il vertice, ma di certo sono in molti a premere perché da Londra si esca con delle posizioni decise: Austria, Lussemburgo e Belgio, ma anche Liechtenstein e Svizzera, dovranno mantenere gli impegni presi sull'ammorbidimento del segreto bancario e «anche se non determinerà la fine della crisi, il G20 deve marcare un punto di svolta», come ha detto il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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dal boom alla grande crisi in declino la città più cool - enrico franceschini londra (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 39 - Esteri Nel 1996 una storica copertina di "Newsweek" celebrava la capitale inglese come la più trendy al mondo Oggi, mentre la metropoli ospita il G20 della crisi, è la stessa stampa britannica a decretare la fine del sogno Dal boom alla grande crisi in declino la città più cool "C´era Blair, oggi Brown. Principessa era Diana, oggi un´ex cattiva del Grande Fratello" ENRICO FRANCESCHINI LONDRA dal nostro corrispondente èuna copertina che ha fatto storia, o che perlomeno l´ha anticipata e fotografata come non capita spesso ai media. "London rules", Londra comanda, annunciava la cover-story del settimanale americano Newsweek, sopra l´immagine di una fotomodella con un copricapo dai colori della bandiera britannica; e il sottotitolo definiva la metropoli sul Tamigi "the coolest city in earth", la città più cool, ossia più hot come si era detto fino ad allora, più alla moda, trendy, vibrante del pianeta. Era il 1996. L´anno seguente un laburista di 42 anni, Tony Blair, diventò primo ministro ed entrò a Downing street annunciando una nuova era; e quell´aggettivo, "cool", fu applicato ben presto a tutta la nazione, Cool Britannia, un paese che sembrava destinato a conquistare il mondo, non più con la forza militare come all´epoca del British Empire ma con quella della sua lingua, della sua musica, della sua (multi)cultura, della sua capacità di rinnovare e inventare. Da allora è trascorso poco più di un decennio e stamane gli occhi del mondo sono di nuovo puntati su Londra, sede del summit del G20, ma per le ragioni sbagliate: la capitale britannica, con le sue banche e la City, è diventata il simbolo di un paese e di un mondo che non ne fanno più una giusta, travolti dalla peggiore crisi economica in quasi un secolo. Un giornale londinese, l´Observer, ne approfitta per ristampare la vecchia copertina di Newsweek, con un "doesn´t" aggiunto in stampatello sul titolo, che dunque diventa "Londra non comanda", e l´autore dell´articolo del 1996, il giornalista Striker McGuire, un americano trapiantato in Inghilterra, dichiara morta e sepolta la "Cool Britannia". Cosa è successo? Come hanno fatto, Londra e il Regno Unito, a perdere la loro "pizzazz", come scrive l´Observer usando un termine preso dall´italiano che significa "vitalità, energia"? Ed è proprio vero? Il cambiamento in peggio più evidente dipende dalla recessione: la Gran Bretagna è stata per un decennio l´economia più forte d´Europa, ora il Fondo Monetario Internazionale la giudica la più debole, quella che uscirà per ultima dalla crisi. Il "Big Bang", la riforma introdotta dalla Thatcher che rivoluzionò la City, creando una nuova classe di "Master of the Universe", Padroni dell´Universo, come li aveva battezzatti Tom Wolfe nel romanzo Il falò delle vanità (ambientato nella Wall Street anni �80, ma valeva anche per la Londra anni ´90), ora viene vista come il seme di molti mali odierni: proprio ieri il Wall Street Journal ne criticava in prima pagina gli eccessi, se non anche la sostanza. Certo, quando un paese si ritrova in recessione con due milioni di disoccupati dopo un decennio di boom, è giocoforza sostenere che ha perso vitalità e fascino. Gli immigrati, beninteso, qui continuano ad arrivare a frotte da ogni parte del mondo, ma in tempi di crisi il multiculturalismo appare inevitabilmente a molti come una minaccia, anziché un bonus: la paura che gli "stranieri" portino via lavoro agli indigeni. Altre ragioni per cui Londra non è più "cool" come al tempo del blairismo: beh, non ha più Tony Blair, per cominciare. Invece di un premier giovane, diverso, che riempì Downing street di bambini piccoli (quattro, l´ultimo fatto sul posto), ora ha Gordon Brown, legnoso, vecchio stampo, già visto. «Tanto Obama sembra 21esimo secolo», osserva McGuire, «quanto Brown sembra 20esimo secolo». Poi uno confronta chi era negli anni Novanta la "principessa del popolo" (la geniale espressione coniata da Blair al suo funerale), lady D, e chi l´ha rimpiazzata oggi secondo i tabloid, cioè Jade Goody, ex-"cattiva" del Grande Fratello britannico, deceduta di cancro nei giorni scorsi dopo aver venduto ai paparazzi anche la propria agonia, e il declino appare innegabile. Qualcuno sostiene che è in calo anche la cultura: romanzi, film, musica, arte "made in Britain", non sarebbero più brillanti come un decennio fa. Ma a consolare i londinesi contribuisce il parere della giuria di esperti consultati dall´Observer per cercare delle alternative, le nuove città "più cool" del pianeta: Shangai, Mumbai, Berlino, Washington. Londra non sarà più quella del ´96-�97, ma non abbiamo visto molti suoi abitanti fare le valige per simili destinazioni.

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ocse: in italia disoccupati al 9% berlusconi pensa di allargare il deficit - elena polidori (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 6 - Economia Ocse: in Italia disoccupati al 9% Berlusconi pensa di allargare il deficit Juncker: crisi drammatica del lavoro, coesione sociale a rischio La congiuntura Confindustria: la produzione a marzo è scesa del 20,1% e del 2,7% su febbraio ELENA POLIDORI ROMA - Ci aspettano due anni e mezzo di difficoltà economiche e un mare di disoccupati. "Venti milioni di posti in meno nel 2010 nel mondo", calcola Silvio Berlusconi riprendendo le ultime, allarmanti stime dell´Ocse. «Una crisi occupazionale drammatica», nella valutazione di Jean-Claude Juncker, presidente dell´Eurogruppo, capace di procurare possibili rischi «per la coesione sociale». Alla vigilia del G20 di Londra, il premier italiano annuncia che proporrà ai partner internazionali un «social pact» per combattere la crisi «e trasformare il pessimismo in ottimismo, la paura in speranza». Ma soprattutto, prima fa capire che i cordoni della spesa si possono allargare per fronteggiare gli effetti della recessione, poi si fa più cauto. E dunque, all´inizio spiega: «Non sono spaventato se ci sarà un aumento del debito pubblico per affrontare una spesa provvisoria che è la prima necessità». Vuole allora uno sforamento del deficit? «Per ora i fondi sono abbondanti. Tremonti mi ha detto di stare tranquillo che quanto messo in campo è sufficiente. Ma se anche quanto detto da lui non fosse vero, noi non privilegeremo la spesa pubblica rispetto alla necessità di difendere il lavoro». Per la cronaca: premier e ministro saranno da oggi nella capitale britannica per partecipare al vertice del G20 tutto dedicato alla crisi. Sempre per la cronaca: l´Ocse consiglia al governo di sostenere di più i disoccupati e le loro famiglie rispetto all´industria e alle banche. Assegna all´Italia un Pil in calo del 4,3% quest´anno, un tasso di disoccupazione del 9,2% a fine 2009 e del 10,7 nel 2010, un deficit-Pil destinato a salire a quota 5% quest´anno e del 6 l´anno venturo. Dati che fanno irritare il premier: «Prima non hanno previsto nulla. Poi fanno le previsioni un giorno sì e uno no. Ma statevi zitti». E certo le stime in circolazione non sono lusinghiere per nessuno. Quelle dell´Ocse, ma anche quelle di Juncker che ricorda il continuo deteriorarsi dell´economia, la fragilità dei mercati, i rischi per la coesione sociale dovuti appunto ai troppi senza-lavoro: nonostante tutto, a suo avviso, nessun paese dell´Eurozona ha bisogno di salvataggi. Poi c´è la Confindustria che pure diffonde un dato nero: la produzione a marzo, rispetto allo stesso mese del 2008, è scesa del 20,1% e del 2,7% su febbraio. Berlusconi: «Gli imprenditori devono lavorare di più, investire su se stessi, cercare nuovi sbocchi di mercato e investire risorse personali nelle proprie aziende sapendo che questo è un momento passeggero». Gli industriali «veri» lo stanno già facendo. Quindi la proposta: «Non lasceremo solo nessuno ed oltre ad una cassa integrazione allargata ai precari abbiamo previsto aiuti per chi vuole diventare imprenditore, fondare un´impresa. Come ho già detto, se io stessi in cassa integrazione non starei in casa a guardare la televisione e girarmi i pollici. Ci saranno quindi incentivi nei confronti di nuove forme di imprenditoria». Ai disoccupati, nei giorni scorsi, il presidente aveva consigliato di «non stare lì a piangere», bensì di «darsi da fare per cercare un nuovo lavoro».

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l'argentina tradisce il dollaro accordo valutario con la cina - federico rampini (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 28 - Economia L´Argentina tradisce il dollaro accordo valutario con la Cina Swap da 70 miliardi di yuan per il commercio tra i due paesi Il rilancio del Fmi in agenda al G20 diventerà oggetto di negoziato tra i cinesi e il mondo FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente pechino - L´Argentina volta le spalle al dollaro per entrare nella «zona yuan»? Non è fantapolitica, è la lettura che i mercati finanziari hanno dato ieri di un accordo clamoroso. In gergo tecnico si chiama currency swap: è un´intesa bilaterale fra le due banche centrali di Pechino e Buenos Aires per i regolamenti valutari dell´interscambio tra le due nazioni. In partenza l´accordo-swap vale 70 miliardi di yuan (la valuta cinese) ma potrà essere aumentato a seconda della crescita dell´import-export bilaterale. La novità storica è che le transazioni commerciali tra i due paesi potranno essere regolate in valuta cinese, anziché in dollari Usa come accadeva. Il cambiamento ha una portata notevole: è un altro pezzo della leadership mondiale del dollaro che se ne va, sgretolato sotto la paziente ma implacabile offensiva cinese. E stavolta la penetrazione avviene addirittura nel «cortile di casa» degli Stati Uniti, quell´America latina dove fino a un´epoca recente l´influenza economico-finanziaria di Washington era dominante. L´accordo firmato con l´Argentina è l´ultimo episodio nell´escalation di mosse con cui la Cina alza il suo profilo nella governance globale. La recessione internazionale diventa per Pechino un´opportunità: accelera i tempi del declino dell´Occidente e quindi dell´assunzione di un ruolo più importante della Repubblica Popolare. Appena una settimana fa il governatore della banca centrale di Pechino ha fatto scalpore chiedendo che al G20 sia messo in agenda proprio il superamento del dollaro come moneta universale. Il governatore Zhou Xiaochuan ha proposto che nelle riserve ufficiali delle banche centrali e nei pagamenti internazionali subentrino gradualmente i "Diritti speciali di prelievo", una moneta-paniere (composta da dollaro, euro, yen e sterlina) oggi usata come unità di conto dal Fmi. Zhou ha motivato la proposta con la necessità di stabilizzare l´economia globale, sottraendola agli choc provocati dal dollaro. La moneta americana oggi è la più usata dalle banche centrali e nel commercio mondiale (anche di materie prime), ma è condannata a riflettere le fragilità dell´economia Usa e del suo deficit. La proposta cinese è stata accolta in Occidente come un ballon d´essai, non concretamente praticabile nel breve. Intanto però Pechino procede su altri tavoli per dimostrare che la leadership del dollaro non può durare all´infinito. L´accordo con l´Argentina tuttavia non è una novità assoluta. Simili scambi valutari per sostituire lo yuan al dollaro nell´interscambio con la Cina sono stati firmati da dicembre a oggi con Corea del Sud, Bielorussia, Indonesia, Malesia, e con la piazza di Hong Kong (fatto significativo, perché malgrado il ritorno sotto la Repubblica Popolare dal 1997, Hong Kong ha conservato la propria valuta, agganciata al dollaro Usa). In soli tre mesi dunque Pechino ha sfoderato una formidabile capacità di seduzione a scapito del dollaro. Gli accordi-swap che promuovono l´uso dello yuan nel commercio mondiale sono un «cavallo di Troia» per indebolire la supremazia valutaria americana: i leader cinesi fanno leva sul ruolo di partner commerciale per accompagnare alla penetrazione dell´export quella della loro moneta. La nuova grinta esibita da Pechino sarà messa alla prova giovedì al G20. Uno dei test riguarderà il ruolo del Fondo monetario, istituzione che sembrava condannata a un declino inesorabile mentre è tornata di colpo in primo piano per effetto della recessione. Di fronte al rischio di bancarotta che ha colpito una schiera di Stati sovrani (dall´Islanda alla Romania), il Fmi è l´unica istituzione addestrata a intervenire velocemente con aiuti finanziari alle nazioni in difficoltà. L´Amministrazione Obama ha riscoperto l´utilità del Fondo: di fronte a un´Europa che rifiuta di varare manovre di spesa pubblica più sostanziose, gli aiuti del Fmi ai paesi emergenti possono essere una scorciatoia per sostenere la loro domanda, quindi la crescita mondiale. Ma anni di marginalità hanno dissanguato le casse del Fondo. Il segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner, ha proposto una ricapitalizzazione di 500 miliardi di dollari. Stati Uniti, Europa e Giappone al massimo riusciranno a offrire 300 miliardi. Per andare oltre tutti guardano alla Cina. Che però è determinata a negoziare duramente il proprio aiuto finanziario. In seno al Fmi l´influenza europea e americana è condannata a diminuire per fare spazio al nuovo azionista-Cina, deciso a pesare quanto la propria economia.

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rai, berlusconi accelera sulle nomine - goffredo de marchis (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 13 - Interni Rai, Berlusconi accelera sulle nomine Vertice Pdl-Lega. Il Cavaliere insiste per il Tg1 e cresce la candidatura Belpietro Aperto il nodo dei vicedirettori da affiancare a Masi Ruffini e Di Bella: probabile conferma GOFFREDO DE MARCHIS ROMA - Un vertice a Palazzo Grazioli per definire le nomine Rai. Prima di partire per il G20 Silvio Berlusconi riunisce le anime del centrodestra: i ministro Maroni (Lega) e Ronchi (Pdl ma in veste An ancora per un giorno) i capigruppo del Pdl Cicchitto e Gasparri, il vice del Senato Quagliariello e il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani. Due ore di riunione con un paio di dati acquisiti: la nomina di Mauro Masi alla direzione generale condivisa da tutti e le quotazioni sempre più in crescita per Maurizio Belpietro. Il direttore di Panorama dovrebbe trasferirsi sulla poltrona più ambita di Viale Mazzini, quella del Tg1. ««è chiaro che l´ultima parola per quella posizione spetta a me», ha avvertito il Cavaliere. La partita delle prossime ore si costruisce su questa base. E da tempo si dice che il primo nome in cima alla lista di Berlusconi sia Belpietro. Più difficile ora la corsa di Mario Orfeo e Mauro Mazza, il nome indicato da Fini sul quale si era ipotizzata una possibile battaglia. Ma Alleanza nazionale chiede soprattutto un avanzamento di grado, cioè un salto di qualità, per il suo uomo di punta rispetto alla guida del Tg2. Per Mazza, dunque, si avvicina la direzione di RaiUno (e su questo ieri si sarebbe raggiunta un´intesa di massima) e Orfeo potrebbe sostituirlo al notiziario della seconda rete. Ieri al vertice (alla fine si è affacciato a Palazzo Grazioli anche Carlo Rossella, ex direttore del Tg5 e del Tg1) è circolata anche una lista di nomi, una griglia già definita. Ma l´accordo complessivo va ancora trovato. Oggi si riunisce il nuovo consiglio di amministrazione guidato da Paolo Garimberti su questioni di bilancio. Subito dopo potrebbe essere convocato un cda straordinario per discutere del nuovo direttore generale. L´unico candidato è Mauro Masi, oggi segretario generale a Palazzo Chigi. Il suo nome verrà poi sottoposto all´azionista, il ministero dell´Economia che entro la prossima settimana potrebbe definire l´assetto dei vertici Rai nominando Masi. Ma già questo pomeriggio la Rai potrebbe avere un vertice sostanzialmente al completo dando il via al valzer delle nomine. L´opposizione sta alla finestra perché le poltrone più ambite non spettano a lei. Però si organizza. L´Udc ha tre caselle importanti: la vicedirezione generale di Giancarlo Leone, i Tgr di Angela Buttiglione e la Radio di Sergio Valzania. Leone punta alla riconferma e in questi mesi si è intestato i galloni sostanziali di numero due dell´azienda. Così però è troppo forte per Masi, un dg che punta ai pieni poteri e già ai vertici della Siae ha dimostrato di sapere gestire in prima persona situazioni delicate. Ecco perché, se proprio ci fossero dei vice si fanno anche i nomi della cattolica Lorenza Lei, del leghista Antonio Marano e di Guido Paglia, vicino ad An. Ma Alleanza nazionale, al vertice, ha fatto sapere di non aspirare a vicedirezioni: soprattutto per tenere alte le quotazioni le azioni di Mazza. Il Pd sembra sempre orientato a confermare gli uscenti, almeno sulle poltrone che contano maggiormente. Ossia, Paolo Ruffini a Raitre e Antonio Di Bella al Tg3.

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Il deficit può salire se salva lavoro (sezione: G20)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-01 - pag: 3 autore: «Il deficit può salire se salva lavoro» Berlusconi: priorità ai posti, social pact al G-20 - Nuove imprese: triennio senza tasse Giorgio Pogliotti ROMA «Ci aspettano due anni di difficoltà, ma non lasceremo nessuno indietro. Non ho parlato con il ministro dell'Economia, ma posso dire che non sono spaventato se dovessimo aumentare il deficit o il debito pubblico per far fronte ad una spesa provvisoria che è la prima necessità ». Chiudendo il G-8 Lavoro, il premier Silvio Berlusconi ha voluto lanciare un messaggio coerente con il titolo del summit " people first", ieri pomeriggio nella conferenza stampa insieme al ministro Maurizio Sacconi (Lavoro). Del resto proprio ieri il Fondo monetario internazionale ha raccomandato «misure di stimolo fiscale per l'economia nei Paesi del G-20», pari al «2% del Pil nel 2009 e nel 2010», per «salvare 20 milioni» di posti di lavoro. «Numeri preoccupanti », commenta il presidente del Consiglio, che però di fronte al nuovo grido d'allarme dell'Ocse sul calo del 4,3% del Pil italiano nel 2009, replica stizzito: «Prima non sono stati capaci di prevedere la crisi e poi fanno previsioni negative un giorno sì e uno no. Ma state zitti». Le critiche non risparmiano i commissari europei «capaci solo di fare prediche per attaccare questo o quel governo anzichè pensare a lavorare». Berlusconi è convinto che vi sia «un'abbondanza» di risorse per gli ammortizzatori sociali, e cita gli 8 miliardi del biennio 2009-2010 concordati con le Regioni, in aggiunta ai 12 miliardi dei lavoratori e delle imprese per gli ammortizzatori ordinari depositati presso l'Inps: «Ho visto Tremonti e mi ha detto di stare tranquillo perché quanto previsto è sufficiente – ha spiegato il premier – ma anche se non fosse vero, dico che non è possibile privilegiare i bilanci pubblici lasciando le persone nella disperazione». Dalla Commissione europea, peraltro, è arrivato il via libera per l'impiego delle risorse del Fondo sociale europeo individuate con le Regioni anche per il sostegno del reddito, oltreché per attività formative: «Siamo pronti a sottoscrivere gli accordi finali con le Regioni – ha spiegato Sacconi – per rendere operative le risorse». A sostegno di lavoratori e imprese è previsto, inoltre, un pacchetto di misure anticicliche, a partire dal sostegno fiscale per favorire lo startup di nuove imprese promosse da disoccupati: «Il Governo- ha detto Berlusconi - sta pensando a incentivi per chi é colpito dalla perdita, speriamo temporanea, del posto di lavoro e volesse avviare un'impresa anche piccola. Stiamo studiando un aiuto per chi intraprende una nuova attività imprenditoriale che sarà escluso dalla tassazione per i primi tre anni». Inoltre il sussidio della cassa integrazione – che copre fino all'80% dello stipendio con il tetto di 1.031 euro – «potrà arrivare al 100% dello stipendio» con «diverse forme di sussidi compensantivi » destinati a quanti si dedicano ad attività di formazione. Un'altra misura allo studio è l'incremento del limite per il possesso delle azioni proprie per le societÁ quotate. Il tetto del buyback verrà innalzato dal 3 al 5-6% per le persone fisiche e dal 10% al 20% per le aziende. Berlusconi ha precisato di averne parlato con il presidente della Consob che «si è detto d'accordo su questa direzione di marcia». Gli annunci del premier sono stati accolti da critiche dall'opposizione: «Sono mesi che diciamo che bisogna fare una manovra per avere soldi freschi veri – ha detto Pier Luigi Bersani (Pd) –. Ora apprendiamo che Berlusconi non è spaventato dal deficit. Si decidano perchè sono 6-7 mesi che continuiamo a sentire parole, ma se chiediamo a precari e imprese se hanno visto soldi veri la risposta è che non hanno visto nulla». In vista del G20 londinese il documento finale del summit romano del G8 propone un « social pact » per mettere al centro delle politiche il lavoro:«Proponiamo che l'Fmi negli early warning – ha spiegato il ministro Sacconi – incorpori gli elementi della sostenibilitÁ sociale accanto a quelli di stabilità economica, per valutare un Paese». E a sollecitare che il G20 si occupi soprattutto di persone e non solo di banche e finanza sono anche Cgil, Cisl e Uil –insieme alle associazioni dei sindacati internazionali – ieri a colloquio con il premier britannico Gordon Brown. «Abbiamo chiesto una cosa fondamentale- ha spiegato Guglielmo Epifani (Cgil) all'uscita da Downing Street che il tema del lavoro sia più centrale nel documento finale». Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha chiesto che i leader delle maggiori economie si impegnino per dare alle persone «lavoro pulito, lavoro verde» con «maggiore sostegno al credito per chi perde il lavoro». © RIPRODUZIONE RISERVATA Sì UE AGLI AMMORTIZZATORI Sacconi: «Via libera dall'Unione all'uso del fondo sociale europeo, pronti alle intese con le Regioni per lo sblocco delle risorse» «L'OCSE?STATE ZITTI» Il premier: «Prima non hanno previsto nulla, poi fanno le previsioni un giorno sì e un giorno no. Ma statevi zitti»

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ROMA Silvio Berlusconi chiederà nei prossimi appuntamenti internazionali, G20 e G8, un Patto s... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Mercoledì 01 Aprile 2009 Chiudi ROMA Silvio Berlusconi chiederà nei prossimi appuntamenti internazionali, G20 e G8, un Patto sociale globale contro la crisi che, secondo il premier, nel 2010, metterà a rischio 20 milioni di posti di lavoro. «Siamo preoccupati e comunque non abbandoneremo nessuno», ha affermato. Berlusconi ha confermato lo stanziamento di 36 milioni, che potrebbero diventare 40, per il sostegno alle famiglie e si è detto pronto a sforare il deficit per affrontare le necessità del momento. I vescovi intanto vanno in aiuto delle famiglie più povere: accordo con l'Abi per erogare prestiti di 500 euro al mese per chi ha perso il posto di lavoro.

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RALPH Dahrendorf, una della menti più lucide d'Europa, prevede che il G20 che ... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Mercoledì 01 Aprile 2009 Chiudi di GIUSEPPE MAMMARELLA RALPH Dahrendorf, una della menti più lucide d'Europa, prevede che il G20 che si sta aprendo a Londra sia destinato al fallimento. In una intervista dai toni estremamente pessimisti tratteggia un quadro oscuro e immagina per l'Europa il ritorno agli schemi di vita e di consumo degli anni Cinquanta-Sessanta. Il G20 è stato convocato per trovare una via di uscita dalla crisi economica che attanaglia non solo l'America e l'Europa ma il mondo intero; poiché nessuno dei partecipanti ha la bacchetta magica è probabile che il grande consulto che vede riuniti i Paesi di antica e di nuova industrializzazione si concluda con qualche misura palliativa. È lo stesso Dahrendorf a suggerirle: un'aumento delle capacità di intervento del Fondo monetario internazionale e qualche impegno a disciplinare i paradisi fiscali, ma niente di più. Coloro che guardano al G20 londinese come ad una occasione per la riforma del sistema di Bretton Woods resteranno delusi. Promesse per la creazione di un nuovo ordine internazionale che regoli scambi e monete verranno certamente fatte, ma una nuova finanza per una nuova economia non potrà nascere da una conferenza internazionale di qualche giorno. Il sistema di Bretton Woods, nato nell'estate del '44, richiese varie settimane di discussione ma soprattutto al tavolo della conferenza c'era una grande potenza, gli Stati Uniti, da cui dipendevano i destini della guerra che si stava concludendo e soprattutto quelli di una ricostruzione che per l'Europa devastata si prospettava lunga e difficile. Bretton Woods nacque grazie ad un'America che seppe imporre le sue soluzioni anche al suo più fedele alleato, oggi a Londra non c'è nessuno che abbia quel peso, quella volontà e soprattutto le idee necessarie per creare un sistema nuovo. In realtà l'obiettivo più importante della Conferenza è per l'America che la Cina continui a comprare i bonds americani e che resista alla tentazione di scaricare il dollaro e per la Cina l'impegno dell'America a mantenerne una limitata svalutazione. Le altre voci resteranno nello sfondo e dovranno attendere nuove occasioni ma soprattutto un dibattito che necessariamente sarà lungo e dovrà precedere un complesso negoziato che non è detto possa approdare a risoluzioni più appropriate a garantire al mondo un altro mezzo secolo di crescita. Fin qui Dahrendorf ha ragione. Dove la sua analisi è contestabile è che l'Europa debba ritornare alle condizioni di mezzo secolo fa. A Londra l'Europa non ha una voce sua, come del resto era stato ampiamente previsto. Il presidente dell'Ue è questo semestre un politico sconosciuto fino a ieri, tiepido sull'Europa e che per di più proprio alla vigilia del G20 ha perso la sua maggioranza parlamentare ed è dimissionario come capo di governo. Inoltre, nonostante le attese, la Repubblica Ceca non ha ancora ratificato il trattato di Lisbona perché il suo presidente dalla Repubblica minaccia di non controfirmarlo. La Commissione, il maggiore organo esecutivo dell'Unione Europea, è debole e alcuni dei principali governi contestano la rielezione dell'attuale presidente. Pertanto a Londra sentiremo le voci di Sarkozy e della Merkel che parleranno anche a nome dell'Europa ma inevitabilmente difenderanno anche i particolari interessi e le linee dei rispettivi governi che non sempre coincidono con quelle dell'Ue, semplicemente perché gli interessi comunitari non si sono tradotti in una linea comune che al momento non c'è. Davanti agli americani e ai cinesi che hanno mobilitato centinaia di miliardi di dollari i Paesi europei hanno elaborato pacchetti anticrisi molto più modesti: circa l'1,5% del Pil contro il 12% delle misure varate da Obama, secondo i calcoli dell'economista francese Bavarez. Ma c'è da chiedersi cosa succederà nell'economia americana al momento della ripresa, che essa sia lenta e graduale come probabile o improvvisa e impetuosa, quando il valore di tutti quei dollari dovrà essere riassorbito nei bilanci dello Stato. E come riuscirà la Cina del 6% di crescita annuale a garantire i venti milioni e passa di nuovi posti di lavoro alle nuove generazioni che escono dalle università o che potrebbero rientrare nelle città dalle campagne dove sono rientrate per la crisi, una volta consumati i magri risparmi degli anni d'oro. Contro questa crisi l'Europa ha scelto una diversa strategia, quella della risposta graduale, via via che i problemi si presentano, e quella del "caso per caso" come di fronte alle difficoltà dei Paesi dell'Europa orientale è impegnata ad agire la Merkel. Nel tempo questa strategia potrebbe pagare dividendi molto più sicuri rispetto a quello di altri Paesi che puntando tutto su di una massiccia offensiva iniziale potrebbero poi restare senza munizioni per arginare una crisi che si estenderà anche all'indomani di una episodica ripresa. Nei confronti degli Stati Uniti e della Cina l'Europa ha inoltre un grande vantaggio: quello di un sistema di Welfare che non copre tutto e dappertutto, ma che è abbastanza capace a garantire ai cittadini dell'Unione Europea una relativa protezione dai rigori della crisi. Alcuni giorni fa l'Economist una voce generalmente non tenera verso l'Europa e l'europeismo, osservava davanti alle prime manifestazioni di protesta popolare che l'Europa di oggi è molto diversa da quella degli anni '30 dove è a tutti noto come finì la crisi e la protesta da essa prodotta. La democrazia liberale e multipartitica, scrive l'Economist, è oggi in buona forma in tutta l'Europa e lo spirito europeo lega una generazione di leader politici in un patto a favore del libero commercio, dell'internazionalismo e della democrazia. Il più importante punto di riferimento di questo patto è il mercato comune. Se adesso si aggiungeranno le istituzioni previste dal trattato di Lisbona l'Europa potrà meglio di altri affrontare le tempeste che scuotono il mondo, quella attuale e quelle future.

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Il premier: pronto a proporre un "social pact" ai governi del G20 e poi al vertice della Maddalena (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Mercoledì 01 Aprile 2009 Chiudi Il premier: pronto a proporre un "social pact" ai governi del G20 e poi al vertice della Maddalena

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Londra, si apre il G20 ma c'è il rischio spaccatura (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Mercoledì 01 Aprile 2009 Chiudi Londra, si apre il G20 ma c'è il rischio spaccatura Sarkozy: senza risultati concreti me ne vado. Obama vede Medvedev e Hu Jintao

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dal nostro inviato LONDRA - Cresce la tensione nelle principa... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Mercoledì 01 Aprile 2009 Chiudi MARCO CONTIdal nostro inviato LONDRA - Cresce la tensione nelle principali capitali europee e sale il rischio che si concluda con una spaccatura il vertice dei G20 che si apre domani nell'"Excel Centre" all'estrema periferia est di Londra. La possibilità che si arrivi ad un'intesa in grado di dare una risposta efficace e globale alla crisi, è ridotta. Al tempo stesso è anche però difficile che l'ultimo e decisivo appuntamento internazionale, che chiude una lunghissima serie di summit iniziata nell'autunno scorso, possa concludersi con una generica dichiarazione di intenti o con un ulteriore rinvio, magari al G8 della Maddalena previsto a luglio. Non reggono la pressione dell'opinione pubblica molti dei leader che questa sera arriveranno nella capitale britannica. Ne sa qualcosa il presidente francese Sarkozy che, tra manager sequestrati e sedi di imprese assediate da dimostranti, è arrivato ieri a minacciare l'abbandono del tavolo: «Se a Londra non ci saranno risultati concreti - ha sostenuto Sarkozy - ci sarà una sedia vuota: mi alzerò e me ne andrò. Preferisco la rottura a un consenso fiacco». La valanga di miliardi di euro e di dollari utilizzata per sostenere il sistema finanziario non salva dal tracollo il sistema industriale di molti paesi e una valanga di disoccupati sta inondando le piazze di mezza Europa. Anche oggi a Londra sono previste ben quattro manifestazioni nel centro della città e tutte convergeranno verso la sede della Banca d'Inghilterra. Anche ieri il premier britannico Gordon Brown, ha invitato i leader delle nazioni che parteciperanno al summit a lavorare insieme per battere la crisi globale, evitando azioni individuali di singoli paesi che farebbero precipitare nel protezionismo l'intero sistema economico globale. Ieri sera Londra ha accolto il presidente americano Barack Obama, atteso alla prima impegnativa prova internazionale. L'agenda del presidente Usa è fittissima, e in attesa della cena di questa sera che aprirà il summit, avrà oggi il primo faccia a faccia col presidente russo Dimitry Medvedev e col presidente cinese Hu Jintao. Resta comunque da vedere se il nuovo presidente Usa avrà la forza e la voglia di avallare quella riforma dei meccanismi finanziari mondiali che la Francia e l'Europa continentale chiedono a gran voce prima di immettere nel sistema altre risorse e altri stimoli fiscali come invece chiede l'amministrazione americana per sostenere la domanda. Assediato ormai quasi quotidianamente da operai, disoccupati e studenti, Sarkozy anche ieri ha ripetuto che da Londra deve uscire una «rifondazione del capitalismo» e che quindi occorrono nuove regole per la finanza, mentre i «paradisi fiscali devono essere sradicati», come ha poi sostenuto il ministro dell'economia Christine Lagarde. Difficilmente però Usa e Gran Bretagna potranno accettare una linea così radicale. Per mettere sotto controllo i "trader" e i fondi speculativi, come chiede la Francia, non basterà però assegnare nuovi fondi e compiti al Fondo Monetario Internazione o cambiare il nome al Financial Stability Forum.

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ROMA I numeri sono numeri. Difficilmente interpretabili. Drammatici comunque quando sono ri... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Mercoledì 01 Aprile 2009 Chiudi di LUCIANO COSTANTINI ROMA I numeri sono numeri. Difficilmente interpretabili. Drammatici comunque quando sono riferiti a persone che perdono l'impiego, travolte da una crisi che è globale. «Numeri preoccupanti perchè dicono che nel 2010 saranno venti milioni i posti di lavoro in meno». Questa volta non sono stime Ocse, sindacali o confindustriali, ma di Silvio Berlusconi che apre la conferenza stampa a villa Madama e chiude il G8 Social Summit di Roma che un risultato sicuramente ha raggiunto, quello di sintetizzare strumenti e obiettivi per i governi e le varie organizzazioni mondiali. «Dobbiamo lavorare tutti insieme per uscire dalla crisi, che durerà due anni o due anni e mezzo, attraverso un Patto Sociale Globale che proporremo ai governi che parteciperanno al G20 e poi al G8 di luglio alla Maddalena». Traguardo finale: «Sostituire l'ottimismo al pessimismo, la fiducia alla sfiducia con cui trasformare la paura in speranza». Il Cavaliere, affiancato dal ministro del Lavoro Sacconi, insiste ripetutamente sul concetto che lo Stato non abbandonerà nessuno. «Saremo vicini ai lavoratori...nessuno sarà lasciato indietro...lo Stato non può disinteressarsi del bene delle persone...porteremo il Paese fuori dalla crisi». Le parole ruotano sullo stesso cardine e per evitare che suonino come vaghe promesse, il presidente del Consiglio, sottolinea come l'esecutivo abbia già destinato 36 miliardi, che potranno diventare 40, per lavoro e infrastrutture. La cassa integrazione guadagni coprirà l'80% degli stipendi con interventi che potranno arrivare anche al 100%. E ancora, una cassa che sarà allargata ai precari. Aiuti, infine, a chi vuole diventare imprenditore: il governo starebbe pensando a incentivi per chi volesse intraprendere una propria attività: quindi esenzione fiscale sul risultato dei primi tre anni dell'azienda. Vada come vada. Anche se l'idea, il premier, la accompagna con un invito che è anche una chiara sferzata per gli imprenditori che in campo già sono: «Lavorino di più, investano su se stessi, cerchino nuovi sbocchi di mercato, utilizzino le risorse personali nelle proprie aziende sapendo che questo è un momento passeggero». Si concede, Berlusconi, una precisazione: «Quando dicevo che chi è senza lavoro si deve dar da fare, era questo il concetto». Interventi che, ovviamente, richiedono anche risorse. «E io - sottolinea - non sono spaventato se si dovesse aumentare il deficit o il debito pubblico per affrontare le necessità del momento. Non voglio privilegiare la spesa pubblica rispetto a chi perde il lavoro». Insomma, i posti e i redditi delle famiglie valgono lo sforamento dei parametri europei. «I governi devono far sì che sia mantenuta la coesione sociale. E' questo il fattore più importante». Anche a dispetto di chi rema contro o, almeno non collabora ad uscire dalla crisi. E qui, il premier, abbandona per un attimo i toni distesi, mantenuti per tutta la conferenza stampa: «Non aiutano le stime diramate da certuni che fanno opposizione non tanto al governo, ma ai cittadini. Contribuiscono solo a costruire un clima di paura». Stoccate ad uso interno. Però arrivano anche per i funzionari dell'Ocse, uso esterno: «Prima non sono stati capaci di prevedere la crisi e poi fanno previsioni negative un giorno sì e uno no. Ma state zitti». Ce n'è anche per i commissari europei: «Invece di lavorare, continuano a fare prediche ai governi. Per questo presenterò una proposta: a prendere la parola pubblicamente potrà essere soltanto il presidente della Commissione o il suo portavoce, non i commissari. Se questo non accadrà, potrei far ricorso al mio diritto di veto».

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Crisi, asse Brown-Obama (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

severe misure di sicurezza nella capitale britannica G20: Usa si aspettano «ampio accordo»Francia e Germania: «Così non va» Obama giunto a Londra per il vertice anticrisi: obiettivo giungere a più severe regole finanziarie mondiali LONDRA (GRAN BRETAGNA) - Tutto è pronto per giovedì e anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è arrivato a Londra per il G20, ma già emergono le prime divergenze al vertice «anticrisi». Gli Stati Uniti si aspettano che il G20 si concluda con un «ampio accordo» sulle misure che devono essere prese per combattere la crisi finanziaria. Ma il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha dichiarato che le attuali proposte non soddisfano Francia e Germania. INSODDISFATTI - Ma la bozza del documento finale del G20 non soddisfa ancora Francia e Germania, ha riferito Sarkozy. La Francia ha chiesto regole più severe per la regolamentazione della finanza globale e, in particolare, contro i paradisi fiscali. «Non darò il mio assenso a un meeting falso», ha detto il presidente francese, «che porti a decisioni inutili e che non affronti veramente i problemi che abbiamo». REGOLE SEVERE - Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs, parlando con i giornalisti durante il volo dell'Air Force One che ha portato il presidente Obama nella capitale inglese, aveva detto di aspettarsi che il G20 «crei un ampio consenso per giungere alle più severe regole finanziarie necessarie per garantire che quello che è successo all'economia mondiale non possa ripetersi». Gibbs ha detto che gli Stati Uniti «sono stati molto chiari sul fatto che il dollaro continuerà a essere la valuta di riserva: la forza e le dimensioni della nostra economia non possono essere raggiunte da nessun altro Paese». L'AGENDA - Fitta l'agenda del presidente Usa che tra imponenti misure di sicurezza attraverserà un Londra blindata. Obama vedrà a colazione il premier britannico Gordon Brown a Downing Street e poi incontrerà in giornata per la prima volta gli omologhi russo, Dmitry Medvedev, e cinese, Hu Jintao. In serata è previsto un incontro con la regina. Giovedì il summit del G20. Il giorno dopo partirà per il vertice Nato a Starsburgo e Khel. Sabato sarà a Praga e infine domenica ad Ankara in Turchia per un incontro con il premier Recep Tay. SICUREZZA - Imponenti le misure di sicurezza nella capitale britannica, «blindata» per l'evento. Martedì l'allarme è scattato presso il palazzo della Bank of England. La polizia, infatti, aveva rinvenuto un pacco sospetto vicino alla Banca d'Inghilterra, che si trova nel cuore della capitale britannica. La zona del ritrovamento è stata isolata e la strade d'accesso sono state chiuse. L'allarme si è poi concluso con un nulla di fatto. «È tutto finito», ha detto in serata un portavoce della polizia. Da registrare la rottura dello scanner che regola l'ingresso alla residenza del primo ministro britannico a Downing Street. Perquisizioni di persone e bagagli vengono effettuate al momento a mano. stampa |

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Michelle: (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

LE DICHIARAZIONI RILASCIATE DALLA MOGLIE DEL PRESIDENTE USA PRIMA DI PARTIRE PER LONDRA Michelle: «Non sono incinta. Faccio palestra anche all'alba» La first lady americana ai giornalisti: «Ecco lo scoop: nessuna gravidanza in programma» WASHINGTON - Michelle Obama non è incinta. Anzi, per mantenersi in forma, la moglie del presidente americano Barack fa palestra anche all'alba. A smentire le voci di una possibile gravidanza della first lady, ci ha pensato Michelle in persona. Prima di partire con il marito per Londra in occasione del G20, la first lady ha messo a tacere le voci nate dalle foto che mostravano un leggero rigonfiamento al suo addome. «Sembra che sia incinta? Anche se lavoro così tanto? - ha chiesto ai giornalisti - Vi do uno scoop: non sono incinta. E non ho in programma una gravidanza». «FACCIO ANCHE SALTO CON LA CORDA» - Intervistata da una rivista, Michelle ha confermato invece che fa regolarmente attività fisica, anche per essere da esempio alle due figlie, Malia e Sasha. «Faccio anche un po' di salto con la corda, un po' di kickboxing, mi piace Pilates, se c'è tempo». E poi la "ricetta" del suo benessere: «Dopo la nascita di Malia, ho cominciato a dare la priorità all'attività fisica, perché ho capito che la mia felicità era collegata a come mi sento con me stessa. Voglio che le mie figlie abbiano come esempio una donna che si prende cura di se stessa, anche se questo significa che mi devo alzare alle 04:30 di mattina». stampa |

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General Motors envisagerait de se scinder en deux (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

General Motors envisagerait de se scinder en deux LEMONDE.FR avec AFP et Reuters | 01.04.09 | 11h30 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Reuters/Rebecca Cook Fritz Henderson remplace à la tête de GM Rick Wagoner, débarqué dimanche par l'administration Obama. A peine nommé à la tête de General Motors, Fritz Henderson prend le taureau par les cornes. Dans un entretien au Wall Street Journal, mercredi 1er avril, il indique qu'il est prêt à tout pour sortir le constructeur automobile de l'ornière, y compris à déposer le bilan. Il dit aussi qu'il est de plus en plus probable que le groupe dépose son bilan avant juin, malgré de nouvelles fermetures de sites aux Etats-Unis. Sur le même sujet Portfolio Fargo, d'eaux, de neiges et de glaces Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 Les faits Benyamin Nétanyahou présente un gouvernement élargi mais fragile Les faits Les talibans pakistanais revendiquent l'attaque de Lahore Blog Eradication factice des paradis fiscaux Sur le même sujet Compte-rendu Obama veut sauver l'industrie automobile mais il faudra faire "des choix difficiles" Revue de presse Le PDG de General Motors, un "bouc émissaire" pour la presse américaine Les faits Obama accentue la pression sur l'industrie automobile américaine Zoom L'Etat envisage d'avoir recours à la loi des faillites pour GM et Chrysler Les faits Le PDG de GM débarqué, Chrysler pressé de s'associer avec Fiat Infographie Les plans de restructuration de GM et Chrysler présentés au Trésor américain Edition abonnés Archive : 7 500 départs volontaires chez General Motors Sur le même sujet Cadrage Les nouvelles règles d'indemnisation des chômeurs entrent en vigueur le 1er avril Compte rendu General Motors envisagerait de se scinder en deux Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Pour sa part, l'administration Obama se dit prête à aménager le plan de redressement du constructeur. Selon le New York Times, l'administration envisage un dépôt de bilan "encadré" permettant à GM de former rapidement une nouvelle société regroupant les actifs les plus rentables, comme Chevrolet et Cadillac. Les actifs "pourris" – comme les marques Saturn et Hummer – resteraient sous le régime des faillites sur une période plus longue pour être vendus ou peu à peu liquidés. Selon l'agence Bloomberg, Barack Obama estime néanmoins qu'un dépôt de bilan serait la meilleure solution pour le constructeur de se restructurer et de redevenir compétitif. Le président Obama serait aussi prêt à laisser Chrysler se déclarer en cessation de paiement pour une vente "par appartements" si le numéro trois américain de l'automobile ne parvient pas à faire affaire avec Fiat, selon Bloomberg. Un membre de l'équipe Obama a démenti ces rumeurs. Le Financial Times, citant une source syndicale, écrit que GM a contacté Londres pour discuter d'une aide de 600 millions de livres (653 millions d'euros) qui serait destinée à la marque locale Vauxhall. GM, par la voix du porte-parole Denis Chick, confirme le contact, mais dément avoir soumis une requête particulière.

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Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 LE MONDE | 01.04.09 | 11h22 * Mis à jour le 01.04.09 | 12h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Nicolas Sarkozy a fait monter la pression à l'approche du sommet du G20, qui s'ouvrait, mercredi 1er avril dans la soirée à Londres, par une réunion avec le Prince Charles sur la préservation des forêts, suivi d'un dîner de travail au 10 Downing Street consacré à la relance de l'économie. "En l'état actuel des choses, les projets [de conclusion du G20] ne conviennent ni à l'Allemagne ni à la France", a expliqué, dans la matinée, le président de la République sur Europe 1, qui a estimé qu'il faudra "se battre jusqu'à la dernière minute". Sur le même sujet Portfolio Londres : début de la rencontre entre Obama et Brown Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Compte rendu Le risque de déflation menace la sortie de crise, indique Dominique Strauss-Kahn Chat Un G20 pour quoi faire ? Compte rendu G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 M. Sarkozy comptait occuper le terrain toute la journée, avec deux points presse, l'un à l'Elysée à l'issue d'un déjeuner avec le président brésilien Lula, le second à Londres avec la chancelière allemande Merkel. Le chef de l'Etat a tempéré ses menaces de quitter un sommet, pour lequel il s'est battu pendant des semaines et qui réunira les dirigeants des principales puissances et organisations internationales de la planète. "La politique de la chaise vide marquerait un échec qui serait celui du sommet. Je ne veux pas croire qu'on arrivera à cela", a expliqué M. Sarkozy. Un tel clash trancherait avec sa stratégie habituelle, qui consiste à être de tous les forums pour mieux les influencer – c'est ce qui justifie le retour complet de la France dans l'OTAN –, et à ne jamais rompre. A Moscou, en septembre 2008 sur la crise géorgienne, M. Sarkozy avait fait mine de quitter la table des négociations avec le président russe Dimitri Medvedev, avant de se raviser. Le ton martial du président fait sourire l'opposition. "Le président de la République joue un peu des muscles, c'est assez sarkozyste, ça ne me paraît pas totalement inutile", a déclaré, mardi, Benoît Hamon, porte-parole du Parti socialiste sur Public Sénat. "On verra s'il y a beaucoup de portes claquées ou de portes qui font du vent", a-t-il poursuivi. M. Sarkozy a fait un préalable de la lutte contre les paradis fiscaux – dont il veut établir une liste et contre lesquels il veut une procédure de sanctions – et du contrôle des fonds spéculatifs. Il s'est inquiété de l'attitude de la Chine – "Il y a derrière les intérêts de Hongkong, Macao et même de Singapour" – mais a dû reconnaître des mouvements chez ses partenaires anglo-saxons. Il a utilisé l'imparfait pour juger que "la position traditionnelle anglo-saxonne était une position de relative tolérance" et reconnu que "le texte de Barack Obama stigmatise les paradis fiscaux". "Maintenant, il faut des faits", a exigé M. Sarkozy. Les Américains proposent une grille d'évaluation des places financières plutôt que l'établissement d'une liste noire de pays n'ayant pris aucun engagement de transparence. Il n'empêche, M. Sarkozy a évoqué les sujets sur lesquels ses conseillers sont plutôt optimistes. C'est ce qui inquiète le Luxembourg, qui a dû prendre des engagements de transparence avec d'autres petits pays européens, sous la pression de Paris et Berlin. "Le G20 est une entreprise sans crédibilité aucune si sur la liste dite noire [des paradis fiscaux], il n'y a pas le Delaware, il n'y a pas le Wyoming, il n'y a pas le Nevada, plus des îles plus éloignées des Etats Unis que les Etats que je viens de citer", a protesté mardi, le premier ministre luxembourgeois, Jean-Claude Juncker, amer de ne pas être convié à Londres. "Je n'entends aucun premier ministre à part moi évoquer ce problème", s'est-il étonné. Sur la rémunération des traders, M. Sarkozy a aussi demandé des mouvements. Il peut en parler avec une relative assurance car, mardi soir, les sherpas des dirigeants du G20 ont repris à leur compte des propositions du Forum de stabilité financière (FSF), qui réunit les autorités de supervisions bancaires. Selon un négociateur, le G20 veut "s'assurer que la structure de rémunération [des traders] récompense la performance actuelle [et non pas une promesse de gain futur], soutienne une croissance durable et évite toute prise de risques excessive". Un tel accord signifierait que les bonus des traders devraient être approuvés par le Conseil d'administration des banques. Arnaud Leparmentier et Anne Michel

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Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains LEMONDE.FR | 01.04.09 | 10h53 * Mis à jour le 01.04.09 | 11h01 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Bruxelles, correspondant Jean-Claude Juncker, premier ministre chrétien démocrate du Luxembourg et président de l'Eurogroupe – qui regroupe les ministre des finances de la zone euro - a décidé d'exprimer à haute voix la mauvaise humeur qui est la sienne depuis que son pays a été décrit comme un paradis fiscal et invité à faire des concessions en matière de secret bancaire. Sur le même sujet Blog Eradication factice des paradis fiscaux Infographie Les paradis fiscaux en Europe selon l'OCDE Edition abonnés Archive : Haro sur les paradis fiscaux Sur le même sujet Portfolio Londres : début de la rencontre entre Obama et Brown Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Compte rendu Le risque de déflation menace la sortie de crise, indique Dominique Strauss-Kahn Chat Un G20 pour quoi faire ? Compte rendu G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 Sur le même sujet Cadrage Les nouvelles règles d'indemnisation des chômeurs entrent en vigueur le 1er avril Compte rendu General Motors envisagerait de se scinder en deux Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Mardi 31 mars, lors d'une audition devant la commission des affaires économiques du Parlement européen, il a invité "des courageux en Europe, ceux qui ont beaucoup insisté pour que les trois pays membres de l'UE pratiquant le secret bancaire l'abandonnent, fassent preuve du même courage à l'égard des Etats-Unis". Les trois pays en question sont le sien, l'Autriche et la Belgique. En évoquant les "courageux", il vise notamment Paris, Berlin et Londres, qui avaient évoqué le projet d'inscrire le Luxembourg sur une "liste noire". M. Juncker avait déjà estimé que son pays était victime d'un mauvais procès et affirmé qu'il n'a jamais compris le lien établi entre la crise financière et le secret bancaire. Il avait, en outre, accusé le Royaume-Uni de "protéger les plus grandes fortunes d'Europe" à Jersey, Guernesey ou dans l'île de Man. "Ces îles, nous dit-on, collaborent avec le Trésor britannique. C'est une très mauvaise blague !", affirme au Monde Jean-Jacques Rommes, président de l'Association des banquiers grand-ducaux. Luc Frieden, le ministre luxembourgeois du Trésor, surenchérit : "Certains pays européens répondent bel et bien à la définition de paradis fiscal et nous pouvons en fournir la liste". "ARROGANCE ET CONDESCENDANCE PERTURBANTES" Critiquant "la surenchère" à laquelle se livraient, selon lui, les "grands", M. Juncker avait donc stigmatisé leur "exagération" et "une arrogance et condescendance perturbantes". Il avait finalement, comme ses partenaires communautaires, mais aussi la Suisse et le Liechtenstein, lâché du lest et promis de respecter les critères de l'OCDE ainsi qu'une véritable coopération en cas de soupçon de fraude par un pays. M. Juncker n'en garde pas moins une solide rancune, qu'il s'était promis d'exprimer avant l'ouverture du G20 – où il ne sera pas présent. Mardi, il a estimé que les Etats du Delaware, du Wyoming et du Nevada, ainsi que "des îles plus éloignées", étaient des paradis fiscaux américains. Le Delaware abrite des grosses fortunes et des sociétés cotées à New York. M. Juncker a dès lors demandé à Gordon Brown, premier ministre britannique, d'évoquer cette situation avec le président américain. M. Juncker n'en est pas à son premier commentaire critique. Il y a quelques jours, il avait indiqué que l'Europe n'augmenterait pas le montant de ses plans de relance, comme l'avait demandé implicitement Barack Obama. A propos du sommet du G 20, le président de l'Eurogroupe plaidait pour une vraie réforme de l'architecture financière et estimait que cette réunion ne devrait pas "accoucher d'une souris". Enfin, M. Juncker était de ceux qui – avec la France et l'Allemagne entre autres – ont exprimé récemment des doutes quant au projet de la présidence tchèque – soutenue notamment par les syndicats – d'organiser un sommet européen pour l'emploi, en mai. Cette réunion se limitera à une "troïka" - la Tchéquie et les deux Etats qui lui succèderont, à savoir la Suède et l'Espagne. "Il est très difficile de mettre les Européens d'accord entre eux, même sur les bonnes politiques de l'emploi", avait raillé le chef du gouvernement luxembourgeois. Jean-Pierre Stroobants

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G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts LEMONDE.FR avec AFP et Reuters | 01.04.09 | 09h32 * Mis à jour le 01.04.09 | 11h09 Réagissez (10) Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Après une tribune publiée dans les grands titres de la presse mondiale, Nicolas Sarkozy a détaillé sur Europe 1 ses priorités pour le sommet du G20, la crise en France, la relation avec les Etats-Unis et l'OTAN. LE SOMMET DU G20 Sur le même sujet Cadrage Les nouvelles règles d'indemnisation des chômeurs entrent en vigueur le 1er avril Compte rendu General Motors envisagerait de se scinder en deux Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Sur le même sujet Portfolio Londres : début de la rencontre entre Obama et Brown Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Compte rendu Le risque de déflation menace la sortie de crise, indique Dominique Strauss-Kahn Chat Un G20 pour quoi faire ? Compte rendu G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 Nicolas Sarkozy a déclaré sur Europe 1, mercredi 1er avril, que le projet de communiqué final du sommet de G20 ne convenait en l'état actuel ni à la France ni à l'Allemagne. "Nos sherpas économiques ont travaillé toute la nuit" à l'élaboration du communiqué final, a dit le président français dans une interview accordée du palais de l'Elysée à Europe 1, à quelques heures du début du sommet de Londres. "Aujourd'hui, aucun accord n'est stabilisé (...). Je sais d'expérience qu'il va falloir se battre jusqu'à la dernière minute", indique-t-il. "Je dis que la conversation avance, qu'il y a des projets sur la table. En l'état actuel des choses, ces projets ne conviennent ni à l'Allemagne ni à la France." Nicolas Sarkozy, qui a insisté sur le fait que "la priorité" du G20 devait être la régulation parce ce que "la crise économique est née d'une crise financière", a fait le point mardi soir à 23 heures avec la chancelière allemande, Angela Merkel. "Nous avons convenu qu'en l'état actuel du texte, en tout cas tel qu'il était hier soir, le compte n'y était pas", a ajouté le président de la République. FACE À LA CRISE Le président de la République va intervenir en faveur des salariés de Caterpillar. "Caterpillar, c'est une entreprise qui fabrique des engins de terrassement et qui travaille notamment pour les Etats-Unis, la chute de la demande est de 80 %", a dit M. Sarkozy. "Je vais sauver le site, je recevrai [l']intersyndicale puisqu'ils m'ont appelé au secours d'après ce que je comprends, et on ne les laissera pas tomber", a-t-il affirmé. Le site isérois du constructeur américain est menacé de 733 suppressions de postes. Quatre membres de la direction de l'usine sont retenus depuis mardi dans leur bureau par des dizaines de salariés. L'AFGHANISTAN "Il n'y aura pas de renforts militaires" français en Afghanistan, a affirmé M. Sarkozy. Mais selon lui, "on ne peut pas partir d'Afghanistan comme ça ! D'abord, parce qu'il y a un combat qui se mène contre Al-Qaida et on ne va pas laisser ce malheureux pays martyrisé [entre ses] mains". "En même temps, nous ne sommes pas une force d'occupation d'Afghanistan. Il faut donc afghaniser. C'est la raison pour laquelle nous aiderons à la construction d'une gendarmerie afghane, mais s'agissant des renforts militaires, la France a fait son devoir. Nous n'enverrons pas d'autres renforts", a-t-il insisté. Interrogé sur le renfort de 150 gendarmes français en Afghanistan, annoncé mardi par Bernard Kouchner, ministre des affaires étrangères, le chef de l'Etat n'a fait aucun commentaire. LA RELATION AVEC LES ÉTATS-UNIS "Je suis un ami des Etats-Unis, mais un ami debout", a lancé le président français. "Je suis pour une alliance avec les Etats-Unis. Ils sont venus nous aider au XXe siècle par deux fois dans des conditions extraordinairement difficiles", a-t-il observé. "Il y a une dizaine de pays en Europe qui n'écoutaient plus la France parce qu'ils avaient le sentiment que la France était en opposition systématique avec les Etats-Unis", a poursuivi le chef de l'Etat. "Réglez ce problème d'opposition systématique qui n'a pas lieu d'être, et cette dizaine de pays, notamment en Europe de l'Est, se retrouvent dans le discours de la France". "Si la France veut fédérer autour d'elle en Europe, elle doit se poser, comme elle l'est naturellement dans son histoire, général de Gaulle compris, comme un allié et un ami des Etats-Unis", insiste-t-il. "Le combat que je mène pour le sommet du G20 montre bien qu'on peut être un ami, mais un ami indépendant", dit M. Sarkozy. LES RELATIONS AVEC L'OTAN La France "ne participera pas [au comité de l'OTAN] qui concerne [les plans] nucléaires" après son retour dans le commandement intégré de l'Alliance atlantique, a déclaré le président Nicolas Sarkozy sur Europe 1. "Il y a 40 comités à l'OTAN. La France était membre de 38 comités. Avec la décision que nous prenons, nous remontons dans le 39e, nous ne participerons pas au 40e qui concerne le nucléaire", a souligné M. Sarkozy à trois jours du sommet le l'Alliance à Strasbourg-Kehl-Baden Baden, où la France doit concrétiser son retour dans le commandement intégré. L'exécutif a toujours souligné que le retour dans le commandement intégré ne remettait pas en cause l'indépendance de la force de dissuasion française, mais n'avait pas encore explicitement indiqué que la France resterait en dehors du Groupe des plans nucléaires (GPN). La France n'a jamais fait partie du GPN, créé après son retrait de 1966 du commandement intégré.

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Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 LEMONDE.FR avec AFP et Reuters | 01.04.09 | 06h44 * Mis à jour le 01.04.09 | 07h36 Réagissez (15) Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : AFP/GERARD CERLES "Ce dont je suis certain, c'est que nous devons obtenir des résultats concrets dès ce jeudi à Londres", estime le président français. A la veille de l'ouverture du sommet du G20 à Londres, le président Nicolas Sarkozy joue la dramatisation. Dans une tribune publiée, mercredi 1er avril, dans la presse internationale – Washington Post, International Herald Tribune, El Pais ou Yomiuri Shimbun –,  il répète que le sommet du G20 doit "obtenir des résultats concrets", notamment en matière de régulation financière, et estime que son échec est "interdit". Sur le même sujet Portfolio Fargo, d'eaux, de neiges et de glaces Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 Les faits Benyamin Nétanyahou présente un gouvernement élargi mais fragile Les faits Les talibans pakistanais revendiquent l'attaque de Lahore Blog Eradication factice des paradis fiscaux Sur le même sujet Portfolio Londres : début de la rencontre entre Obama et Brown Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Compte rendu Le risque de déflation menace la sortie de crise, indique Dominique Strauss-Kahn Chat Un G20 pour quoi faire ? Compte rendu G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 "J'ai bien conscience qu'on ne peut pas tout changer en un jour, que nous ne sommes pas au bout du chemin et qu'il faudra peut-être d'autres rencontres après celle de Londres pour achever les réformes engagées. Mais ce dont je suis certain, c'est que nous devons obtenir des résultats concrets dès ce jeudi à Londres", estime le président français. "L'échec nous est interdit, le monde ne le comprendrait pas, l'histoire ne nous le pardonnerait pas", ajoute-t-il dans cette tribune. "Ce que le monde attend de nous, c'est que nous accélérions la réforme du système financier international. Ce que le monde attend de nous, c'est que nous reconstruisions, ensemble, un capitalisme rénové, mieux régulé, plus moral et plus solidaire", y insiste Nicolas Sarkozy. Le G20 doit notamment s'atteler à "avancer sur la question de la régulation des marchés financiers" avec "la même priorité et le même sentiment d'urgence" que pour soutenir la croissance, ajoute le chef de l'Etat français. Il souhaite ainsi que le principe du contrôle de tous les acteurs, institutions et produits financiers, notamment des hedge funds (fonds spéculatifs), soit "maintenant mis en œuvre concrètement". Sur la question des paradis fiscaux, Nicolas Sarkozy demande que le G20 adopte un document qui les "désigne précisément", ainsi que "les changements que nous attendons d'eux et les conséquences qu'emporterait leur refus de s'y conformer". Moins précis sur la réforme des normes comptables et des règles prudentielles, il regrette que ce débat ne soit "pas mûr dans un grand nombre de pays" et se contente de souhaiter que la "réflexion collective progresse". Le G20 doit également "aller plus loin" dans la réforme de la gouvernance économique mondiale, en faisant "une place beaucoup plus importante" aux pays émergents, estime Nicolas Sarkozy, constatant toutefois que ce "grand chantier" devra se poursuivre "au-delà du sommet de Londres". A propos des plans de relance, il estime que les grandes économies du monde ont déjà fourni des efforts "comparables et gigantesques" pour faire face à la crise et réitère qu'elles ne devraient faire plus que "si les circonstances l'exigent". Le président de la République se prononce enfin pour l'augmentation des moyens mis à la disposition du Fonds monétaire international pour "soutenir les pays les plus en difficulté", notamment les pays les plus pauvres.  

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Francia, operai liberano manager della Caterpillar (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

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n. 78 del 2009-04-01 pagina 0 Francia, operai liberano manager della Caterpillar di Redazione Riparte la trattativa tra lavoratori e azienda sui 733 licenziamenti dello stabilimento di Grenoble. Decisivo l'intervento di Sarkozy che appoggia l'azione sindacale e decide di partecipare al tavolo come mediatore. Esulatno i dipendenti Grenoble - Liberati i cinque manager. Gli operai della Caterpillar hanno accettato di "rilasciare" i dirigenti dell’azienda, sequestrati da più 24 ore, per consentire la ripresa di negoziati sul piano di ristrutturazione. Lo hanno riferito fonti sindacali. Cruciale il ruolo giocato dal presidente Sarkozy cheha accettato disedersi al tavolo insiemen a lavoratori e imprese. Sarkozy decisivo Dopo aver passato la scorsa notte in fabbrica, dormendo sulla moquette di un ufficio della direzione, i manager sono stati liberati alle 11, per consentire la ripresa dei negoziati sul piano di ristrutturazione aziendale che prevede 733 licenziamenti. A sbloccare la situazione ha contribuito l’annuncio del presidente Nicolas Sarkzoy, che, in partenza per il G20 di Londra, ha annunciato che avrebbe ricevuto gli operai della Caterpillar e promesso di salvare lo stabilimento, che dà lavoro complessivamente a Grenoble a 2.800 persone. Il presidente ha anche osservato che in Francia ci sono "organizzazioni sindacali perfettamente responsabili". "Salverò lo stabilimento" ha promesso Sarkozy, sottolineando che "Caterpillar è un impresa che produce macchine per cantieri, lavora in particolare per gli Stati Uniti, e ha una caduta della domanda dell’80%". La trattativa I negoziati sul piano di ristrutturazione della Caterpillar si terranno al dipartimento del lavoro di Grenoble. All’incontro con i sindacati parteciperanno dirigenti della sede europea del gruppo, a Basilea, e della sede americana, e rappresentanti dello Stato francese. "La direzione ha accettato di pagarci i tre giorni di sciopero, è un fatto storico" ha detto Pierre Piccarreta, delegata Cgt. Inoltre, la direzione di Caterpillar "ha accettato il ritorno immediato dei negoziati sull’indennità di disoccupazione parziale e in cambio ha chiesto la sospensione dello sciopero". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Obama sbarca a Londra per il G20 Ma la prima è con Medvedev (sezione: G20)

( da "Avvenire" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

MONDO 01-04-2009 L'AGENDA Obama sbarca a Londra per il G20 Ma la prima «sfida» è con Medvedev DA NEW YORK ELENA MOLINARI L' anno scorso era sbarcato in Europa come il candidato della speranza. Oggi arriva come il leader di una potenza in affanno e sotto accusa. Barack Obama è atterrato ieri sera a Londra, prima tappa di un tour di otto giorni che si concluderà in Turchia, e sede oggi del vertice del G20. Alla vigilia del summit economico, la Casa Bianca ha giocato al ribasso delle aspettative, consapevole che per il presidente della nazione che ha dato il via all'effetto domino della crisi sarà difficile imporre ricette finanziarie al resto del mondo. Ma più che dai tre vertici in agenda (G20, Nato e Usa-Ue) Washington si aspetta risultati dai colloqui bilaterali a margine delle riunioni. Il primo sarà stamane con il premier britannico Gordon Brown. Nel pomeriggio è in programma uno dei due tete-a-tete più attesi, quello con il presidente russo Dmitrij Medvedev. Entrambi i leader hanno promesso di voler dare un nuovo avvio alle relazioni Usa- Russia, esacerbate negli ultimi mesi di Amministrazione Bush dalla guerra in Georgia e dagli accordi sull'espansione ad Est della Nato e sullo Scudo spaziale Usa in Europa. Ieri Medvedev ha sottolineato la sua disponibilità a mettere da parte le tensioni rivelando, in un articolo sul "Washington Post", che lui e Obama si sono scambiati missive «che mostrano le buone intenzioni di entrambi di costituire relazioni bilaterali mature in modo pragmatico e efficiente». Ha però poi sottolineato che la buona volontà russa è condizionata al «rispetto dei reciproci interessi». «Io sono pronto ha scritto Medvedev a lavorare con Obama sulla base di questi principi». Tra quelle che il presidente del Cremlino ha definito le «immediate priorità«, quella del disarmo. Ma anche l'Afghanistan su cui il presidente russo si è augurato che si arrivi a «soluzioni collettive». Nel settore finanziario inoltre, ha concluso Medvedev, «la Russia e gli Usa devono spingere per regole universali e una maggiore disciplina». Il richiamo a trovare soluzioni «collettive» e a maggiori regole sarà uno dei fili conduttori negli incontri di Obama con i leader europei, non più disposti ad accettare l'indiscussa autorità Usa in tema di finanze e difesa. Come scriveva ieri il "New York Times", «in molte capitali si ritiene che gli Stati Uniti non siano più nelle condizioni di imporre quale tipo di politiche economiche devono seguire, né di imporre in generale la loro volontà mentre intensificano la guerra in Afghanistan ed avviano il disimpegno dall'Iraq». Oggi faccia a faccia con il leader russo Mosca: vogliamo relazioni bilaterali pragmatiche Barack Obama (Ap)

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Intesa tra Regioni Stretta finale sul piano casa (sezione: G20)

( da "Avvenire" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

CRONACA 01-04-2009 MISURE ANTICRISI La mediazione del ministro Fitto sembra aver riavvicinato le parti e Berlusconi si dice disponibile: l'importante è che si proceda Intesa tra Regioni Stretta finale sul piano casa DA ROMA EUGENIO FATIGANTE L e Regioni affossano il decreto-legge sul piano casa, ma la trattativa con il governo è alle strette finali. Salvaguardando comunque il principio (da realizzare però attraverso leggi regionali) di poter aumentare del 20% - e fino a mille metri cubi - le volumetrie delle case mono e bifamiliari e del 35% in caso di demolizione e ricostruzione con tecniche di bioedilizia e di risparmio energetico. Le Regioni hanno trovato ieri un accordo fra di loro e sembrano più vicine a una soluzione condivisa con il governo, che punta su queste misure per rilanciare l'edilizia e, con ciò, dare una bella spinta in funzione anti-crisi all'economia nel suo complesso. «L'importante è che si faccia, lo strumento ha poca importanza», ha commentato il premier Silvio Berlusconi dopo che il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, era andato a riferirgli dell'esito dell'incontro pomeridiano fra il governo e le Regioni. Al tirar delle somme, la parola 'fine' sui nuovi provvedimenti per la casa ancora non c'è, ma sembra più corta la via verso un'intesa di reciproca soddisfazione. Il punto è stato fatto dal ministro Fitto: «Ho illustrato al presidente il lavoro che stiamo facendo e lui ci ha invitato a proseguire il confronto per trovare una soluzione comune». Nel momento in cui dovesse essere formalizzata un'intesa su tutti i punti (per questo alle 20 e 30 è tornata a riunirsi la conferenza delle Regioni), per ratificarla nel giro di qualche ora potrebbe essere convocata una Conferenza unificata Stato- Regioni e un Consiglio dei ministri. Un Consiglio, peraltro, è già convocato per le 9,30 di oggi, prima che Berlusconi parta per il G20 di Londra. Secondo i presidenti regionali (che ritengono così pienamente tutelati i loro programmi urbanistici), gli aumenti di volume riguarderanno esclusivamente l'edilizia residenziale, escludendo in modo netto i centri storici e tutte le aree protette. Berlusconi stesso ha ripetuto poi che «i condomini non c'entrano niente». Inoltre non ci sarà nessun cambio di destinazione d'uso, né una compravendita di cubature fra privati, come pure era stato ipotizzato in un primo tempo. Secondo il documento (approvato dai governatori all'unanimità) che, suddiviso in tre parti, ha messo nero su bianco i termini dell'eventuale intesa, le Regioni avrebbero 90 giorni di tempo per mettere a punto leggi regionali su come regolare gli incrementi volumetrici; con la possibilità di spingersi anche oltre, purché in coerenza con gli strumenti urbanistici di quella singola regione. «Finalmente abbiamo rimesso la materia sui giusti binari», ha commentato un soddisfatto Vasco Errani, presidente della conferenza regionale. Al governo sarebbe affidato poi un decreto più leggero, che si limiterebbe a semplificare una serie di norme amministrative che sono di competenza dello Stato (conferenza dei servizi, Dia, Vas, ecc.). Resta invece da definire nel dettaglio la norma che riguarda i poteri di surroga e d'intervento dello Stato qualora una Regione restasse immobile, senza fare alcuna legge (ma finora non si parla dell'ipotesi di commissari ad acta). Nella visione degli enti locali, infine, il vero e proprio piano casa dovrebbe consistere in un programma di edilizia residenziale pubblica a favore delle fasce più deboli di cittadini, da finanziare con fondi aggiuntivi ai 550 milioni già stanziati, a esempio anche con i ricavi del maggior gettito Iva procurato dagli interventi di aumento di cubatura. Durante la convulsa giornata di ieri sono rientrate pure le tensioni sorte dopo una frase pronunciata da Berlusconi, che era tornato a criticare «la sinistra» perché nel 2001 «con 4 voti di maggioranza ha cambiato la Costituzione» facendo diventare la materia edilizia «concorrente», cioè con competenze divise fra lo Stato e le Regioni. «Il presidente del Consiglio fa quello che può», si era lamentato il Cavaliere. Affermazioni che erano state definite «singolari e incomprensibili» da Errani. Poi, grazie alla mediazione di Fitto, il chiarimento. L'argomento aveva tuttavia stuzzicato il leader de La Destra, Francesco Storace: «Berlusconi è smemorato. Perché quando ci ha provato lui, con la riforma poi bocciata dagli italiani, si scordò di far tornare allo Stato le norme sulla casa». Affossato il decreto legge, sì dei governatori ad aumenti di volume solo nell'edilizia residenziale

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Anche la Cina avrà il suo Nasdaq">Un'indice per le start-up tecnologiche Anche la Cina avrà il suo Nasdaq (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Gem/ Anche la Cina avrà il suo Nasdaq Mercoledí 01.04.2009 10:31 Caro Angelo, la Cina continua a sfornare innovazioni ed azioni, in risposta alla crisi ed in prossimità del G20 tanto atteso. Un ulteriore segnale è quello che a breve avrà anche il suo NASDAQ. Si chiamerà GEM (Growth Enterprise Market) e ha come funzione quella di supportare le startup e le piccole imprese a grande potenziale di crescita. E' la prova dello sfalsamento spazio temporale nel quale vivono i due sistemi economici e finanziari, quello americano europeo totalmente recessivo e quello cinese asiatico che sta lanciando già le basi per il rilancio e la crescita. E' ovvio che non tarderanno ad arrivare risultati tangibili a breve, ma quando saranno visibili in Italia, sarà, come nel caso della comprensione del fenomeno Berlusconi da parte dei Vertici dell'opposizione di allora (Violante docet), troppo tardi !!! A presto. Alberto Ormai è evidente come Usa e Cina stiano "marcandosi" strettamente su qualsiasi questione, così come la crisi finanziaria stia aprendo ampi spazi, nei quali i cinesi si stanno inserendo con sempre maggiore frequenza. Non sorprende quindi che ora, la Cina voglia replicare anche uno dei successi storici della finanza americana: il Nasdaq. GEM, IL NASDAQ CINESE - Si chiamerà GEM (Growth Enterprise Market), un nome che evoca l'approccio che i cinesi vogliono avere sulla questione, una piattaforma finanziaria dedicata a supportare start-up innovative e tecnologiche. In realtà il progetto non è nuovo, visto che fu pensato ben già 10 anni fa, ma dopo l'esplosione della bolla finanziaria legata alla new economy e alle dot.com, il progetto della creazione del GEM cinese, fu temporaneamente sospeso, fino ad oggi. Basata ovviamente a Shenzhen, l'area con il più alto tasso tecnologico della Cina, il GEM cinese sarà fortemente focalizzato sulle piccole imprese a grande potenziale di crescita, con l'obbiettivo di diventare lo spazio per trovare finanziamenti e supportarne la crescita. I REQUISITI PER LA QUOTAZIONE - Le potenziali aspiranti di questo nuovo listino tecnologico cinese, dovranno però rispettare rigorosamente alcuni parametri, quali: un capitale sociale superiore ai 30 Milioni di Yuan (oltre 3 Milioni di Euro); avere conseguito utili per due anni consecutivi e redditività combinata di almeno 10 Milioni di Yuan (oltre 1 Milione di Euro); fatturato di almeno 50 Milioni di Yuan (oltre 5 milioni di Euro); utili di almeno 5 milioni di Yuan (oltre 500.000 Euro) nell'ultimo anno fiscale; LA TRASPARENZA DEI DATI - Ma l'aspetto fondamentale che sta a cuore ai cinesi, è la trasparenza nella diffusione dei dati e dei risultati aziendali da parte delle imprese, così come l'efficienza dei controlli e la vigilanza che la piattaforma GEM dovrà garantire, così da evitare criticità simili a quelle di questi mesi, su quasi tutti i mercati finanziari. Questa iniziativa, intende essere un concreto supporto alle imprese innovative cinesi ma anche il punto di partenza per la crescita di un mercato di capitali cinesi, in grado di finanziare in maniera sistematica una nuova generazione d'imprese ad alto potenziale di crescita e tecnologiche. pagina successiva >>

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A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 LEMONDE.FR avec AFP | 01.04.09 | 13h05 * Mis à jour le 01.04.09 | 13h13 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : "Nous avons la responsabilité de coordonner nos actions et de nous concentrer sur les points communs et non les divergences épisodiques", a déclaré le président américain, Barack Obama, à l'issue d'un entretien avec le premier ministre britannique, Gordon Brown, à son bureau du 10, Downing Street. M. Obama a affirmé que "les divergences entre les différentes parties [au G20] ont été très exagérées". Quelques heures auparavant, le président français, Nicolas Sarkozy, avait une nouvelle fois brandi la menace de claquer la porte du sommet si le résultat n'était pas assez ambitieux à ses yeux. Les projets de communiqué final "ne conviennent ni à l'Allemagne ni à la France", a déclaré M. Sarkozy sur Europe 1. "La politique de la chaise vide marquerait un échec qui serait celui du sommet, je ne veux pas croire qu'on arriverait à ça", a-t-il fait valoir, demandant une nouvelle fois un renforcement de la réglementation des paradis fiscaux et des fonds spéculatifs. Sur le même sujet Portfolio Le G20, source d'inspiration pour un artiste chinois Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Compte rendu Le risque de déflation menace la sortie de crise, indique Dominique Strauss-Kahn Chat Un G20 pour quoi faire ? Compte rendu G20, Caterpillar, Afghanistan, OTAN : Nicolas Sarkozy sur tous les fronts Portfolio Londres : début de la rencontre entre Obama et Brown M. Obama a reconnu que "les pays du G20 suivent comme il se doit leur approche propre", ajoutant : "Nous n'allons pas nous entendre sur tous les points". Le président américain a cependant estimé que le sommet ne pouvait pas se permettre des "demi-mesures". Des progrès "réels et sans précédent" seront obtenus, a-t-il assuré, soulignant que les Etats-Unis ne pouvaient "être le seul moteur de la croissance" mondiale, et que "tout le monde devait suivre le rythme". Gordon Brown a reconnu s'attendre à des "négociations dures", mais s'est dit persuadé que Nicolas Sarkozy ne mettrait pas à exécution sa menace de claquer la porte. "Je suis persuadé que le président Sarkozy assistera au début du dîner et qu'il restera jusqu'à la fin", a assuré M. Brown. Paris et Berlin ont à plusieurs reprises fait part de leurs réticences quant à de nouvelles mesures de relance budgétaire, soutenues par Londres et Washington. A Berlin, la chancelière a répété que l'Allemagne "avait déjà apporté une contribution énorme" mais reconnu qu'elle "ne pouvait exclure" un débat sur de nouveaux plans de relance lors du G20 où elle a dit se rendre "avec un mélange de confiance et de préoccupation". M. Sarkozy et Mme Merkel s'entretiendront à Londres avant une conférence de presse commune dans l'après-midi. M. Obama devait quant à lui rencontrer pour la première fois face à face ses homologues russe, Dmitri Medvedev, et chinois, Hu Jintao.

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G20, Obama: "Servono azioni urgenti" Brown assicura: "Sarkozy sarà con noi" (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 0 G20, Obama: "Servono azioni urgenti" Brown assicura: "Sarkozy sarà con noi" di Redazione "Il G20 deve dare risposte globali a problemi globali" lo ha dichiarato Gordon Brown durante l'incontro con il presidente degli Stati Uniti. Obama: "Occore agire con senso d'urgenza". Tutto pronto per il G20 di domani. Città blindata, paura per i blitz dei gruppi anarchici. Sarkozy boccia le bozze del comunicato finale Roma - "Il G20 deve dare risposte globali a problemi globali". Lo ha detto il primo ministro britannico Gordon Brown durante la conferenza stampa tenuta insieme al presidente americano Barack Obama a Downing Street. "Non possiamo accettare una soluzione sul minimo comune denominatore - ha aggiunto Brown - non sarà facile ma il mondo chiede delle risposte. Usa e gran bretagna hanno da sempre un rapporto speciale e questo rapporto ha ora nuovi obiettivi, quelli di trovare soluzioni concrete alla crisi in atto". Brown: "Ripulire le banche" Il primo ministro Gordon Brown ha detto non si uscirà dalla crisi se non verranno "ripulite" le banche. "è uno dei test per misurare il successo di questo vertice - ha detto Brown, dopo aver salutato Obama - gli altri sono il ’no al protezionismo, la creazione delle basi per un’economia a basse emissioni, il sostegno ai più bisognosi". "Io e il presidente Obama siamo consapevoli che ci sono negoziati difficili che ci aspettano, e che non sarà facile. Ma sappiamo che questo vertice è molto importante, perchè il mondo si riunisce per agire di fronte a questo momento senza precedenti della finanza globale", ha affermato il premier. "Se non accettiamo che questa crisi è nata da un problema di regole, non arriveremo a una soluzione", ha proseguito Brown. Obama: "Agire con urgenza" "Occorre agire con un forte senso di urgenza per la crisi in atto, ma è improbabile che al g20 ci possa essere consenso su tutti i punti", ha ammonito il presidente degli Stati Uniti Domani il vertice Tutto pronto per il G20 di domani. Oggi è il giorno di Obama, per la prima volta in Europa da quandoè stato eletto. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è stato ricevuto questa mattina a Londra dal primo ministro britannico Gordon Brown, in preparazione del vertice. Il colloquio, ancora in corso, sarà seguito da una conferenza stampa congiunta fissata per le 10 locali, le 11 in Italia. Obama e la first lady Michelle sono arrivati ieri sera all’aeroporto Stansted a bordo dell’Air Force One. Per il presidente degli Stati Uniti si tratta del suo primo viaggio in Europa. Dopo l’incontro con Brown, Obama avrà un bilaterale anche con il presidente russo Dmitri Medvedev (alle 12.45 italiane) e con il cinese Hu Jintao (alle 15). Nel pomeriggio, l’inquilino della Casa Bianca e la moglie si recheranno a Buckingham Palace per un’udienza privata con la regina Elisabetta. Sarkozy boccia le bozze del G20 Le bozze del comunicato finale del G20 non piacciono nè alla Germania nè alla Francia, afferma il presidente francese Sarkozy. Il presidente francese precisa che, al termine delle ultime discussioni fra consiglieri sul comunicato finale, "non si è giunti ad alcun accordo". Sarkozy oggi ha in programma un incontro bilaterale a Londra con il cancelliere tedesca Angela Merkel. Il vertice dei G20 si svolgerà domani e sarà preceduto stasera da una cena a Downing Street. Londra blindata Tutto pronto per il G20 anche dall'altra parte della barricata. Attivisti anti-guerra, ambientalisti, no global anti-capitalisti: per 48 ore Londra rischia di essere messa a ferro e fuoco da una pletora di manifestazioni; un sottofondo variopinto, rumoroso e forse violento al summit dei 20 più potenti leader del mondo che tentano di trovare una via d’uscita alla crisi economica. Cecchini sui tetti e tombini piombati Cecchini sopra i tetti, tombini bullonati, quasi 3.000 telecamere di sicurezza ad ogni angolo delle strade: tutto è pronto nella capitale britannica per un’operazione-sicurezza che non ha precedenti (costo previsto 7,5 milioni di sterline, circa 8,4 milioni di euro). Oggi il centro della protesta sarà la City di Londra, vista da molti come l’ombelico dell’attuale crisi. Domani le manifestazioni si concentreranno all’ExCel Centre a Docklands, nella parte orientale della città, dove avverrà il vertice. Le marce di protesta Oggi quattro marce di protesta dai nomi altisonanti e le tematiche classiche. "I Cavalieri dell’Apocalisse", usciranno da altrettante stazioni del metro e convergeranno verso le sedi della Bank of England e l’ambasciata Usa: da Moorgate il rosso, che rappresenta gli orrori della guerra; da Liverpool Street, il verde, che simboleggia i cambiamenti climatici; da London Bridge, l’argento, simbolo dei guai creati dai finanzieri; e da Cannon Street, il nero, che ricorda quanti hanno perso il lavoro per la crisi. Catastrofismo nucleare I gruppi della coalizione "G20 Meltdown" (in riferimento alla catastrofe che risulterebbe dalla fusione di un reattore nucleare) si sono dati appuntamento dinanzi alla Bank of England, trasformata in fortezza, "il ventre della bestia". Nel primo pomeriggio, invece, la Coalizione contro la Guerra manifesterà dinanzi all’ambasciata statunitense a Londra per chiedere il ritiro delle truppe da Iraq e Afghanistan e il disarmo nucleare. La cosiddetta "Campagna per il Cambiamento climatico", programmata a Square Mile, dovrebbe infine portare nel pomeriggio un blocco di ghiaccio fino al recinto di Ex-Cel. La polizia dovrà tenere il passo con l’evoluzione delle tattiche dei manifestanti: gli organizzatori hanno detto ai loro accoliti di muoversi in continuazione, rimanere in piccoli gruppi ed essere pronti ad "obbedire" agli sms che indicheranno gli "obiettivi". Paura dei gruppi anarchici Il timore è che i gruppi anarchici -che nelle chat della blogosfera hanno annunciato attacchi a banche, a negozi e agli impiegati della City- cercheranno anche scontri diretti con la polizia. è noto per esempio che, nell’ultima settimana, gruppi come Whitechapel Anarchist Group, Class War e Wombles, hanno avuto riunione carbonare per coordinare le tattiche. La polizia comunque ha chiesto ai lavoratori della City di andare in ufficio in abiti informali o -ancora meglio- tentare di lavorare da casa. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Londra assediata: migliaia di no global nella City (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 0 Londra assediata: migliaia di no global nella City di Redazione Migliaia di no global, ambientalisti e anarchici nel distretto finanziario londinese stanno protestando contro il summit economico mondiale. "Aboliamo i soldi" lo slogan. Scontri con la polizia davanti alla Banca d'Inghilterra: 6 arresti Londra - G20 e proteste. Vertice che vai, disturbatori e contestatori che trovi. Il summit inglese non fa eccezione. E, già dai giorni scorsi, la City è stata presa d'assalto da no global e ambientalisti. Migliaia di dimostranti stanno convergendo, in quattro diversi cortei, verso la sede principale della Banca d’Inghilterra, al centro della City londinese, per una manifestazione di protesta contro il vertice in programma domani. Finora sono sei gli arresti tra i manifestanti. Scontri a Cannon street C’è stata una carica della polizia contro la manifestazione anti-G20 a Cannon Street, nella City, dove si sono concentrati i gruppi anarchici: gli agenti, schierati in massa, hanno usato manganelli per evitare che la marcia raggiungesse la sede della Banca d’Inghilterra. Al grido di "Aboliamo i soldi" i manifestani premono con forza contro i cordoni delle forze dell’ordine impegnate a respingere indietro la folla. Da questa mattina elicotteri sorvolano la capitale britannica. Numerosi edifici del distretto finanziario di Londra sono stati circondati mentre diverse strade sono chiuse al traffico. Cambio di abitudini I londinesi, intanto, hanno lasciato la città, deserta nella mattinata, e le autorità hanno invitato chi si vuole recare al lavoro nella City a vestirsi in modo "casual" per non dare nell’occhio. Gli uomini dispiegati dalle sei forze di polizia presenti nell’area metropolitana londinese sono circa 5mila con un costo totale di 7,5 milioni di sterline. Molte le banche e i negozi sbarrati e protetti nel centro della citta. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Londra blindata: scontri nel cuore della City (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 01-04-2009)

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IL VERTICE ANTI-CRISI Londra blindata e migliaia in corteo Proteste anti-G20 nel cuore della City No global e altri manifestanti diretti verso la Banca d'Inghilterra. Tre arresti e una carica a Cannon Street (Ap) LONDRA - Attivisti anti-guerra, ambientalisti, no global anti-capitalisti: per 48 ore, fino a giovedì, giorno del G20, Londra rischia di essere messa a ferro e fuoco dalle diverse manifestazioni in programma. Cecchini sopra i tetti, tombini bullonati, quasi 3.000 telecamere di sicurezza ad ogni angolo delle strade: tutto è pronto nella capitale britannica per un'operazione-sicurezza che non ha precedenti. Già in queste ore, migliaia di dimostranti stanno convergendo, in quattro diversi cortei, verso la sede principale della Banca d'Inghilterra, al centro della city londinese, per una manifestazione di protesta contro il vertice. Al grido di "Aboliamo i soldi" e di altri slogan, i manifestanti premono con forza contro i cordoni delle forze dell'ordine impegnate a respingere indietro la folla. CARICHE E ARRESTI - Carica della polizia a Cannon Street, dove si sono concentrati i gruppi anarchici: gli agenti, massicciamente schierati, hanno usato manganelli per evitare che la marcia raggiungesse la sede della Banca d'Inghilterra. E tre persone, secondo quanto riferito da Sky News, sono state arrestate a una delle manifestazioni: due erano in possesso di coltelli, una è stata fermata per aver aggredito un agente di polizia. Lo riferisce Sky News. CITTÀ DESERTA E BLINDATA - I londinesi, intanto, hanno lasciato la città e le autorità hanno invitato chi si vuole recare al lavoro nella city a vestirsi in modo 'casual' per non dare nell'occhio. Gli uomini dispiegati nell'area metropolitana londinese sono circa 5mila. stampa |

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Paris rassure Pékin sur le Tibet (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

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Paris rassure Pékin sur le Tibet LEMONDE.FR avec AFP | 01.04.09 | 14h47 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : "La France mesure pleinement l'importance et la sensibilité de la question du Tibet et réaffirme qu'elle s'en tient à la politique d'une seule Chine et à sa position selon laquelle le Tibet fait partie intégrante du territoire chinois, conformément à la décision prise par le général de Gaulle qui n'a pas changé et ne changera pas", déclarent la France et la Chine dans un communiqué commun. "Dans cet esprit et dans le respect du principe de non-ingérence, la France récuse tout soutien à l'indépendance du Tibet sous quelque forme que ce soit", précise le texte. Sur le même sujet Portfolio Des manifestants soutiennent la cause tibétaine à travers le monde Vidéo Anniversaire de la rébellion tibétaine : la Chine sur ses gardes Portfolio Les Tibétains marquent les cinquante ans du soulèvement manqué Vidéo Discours du dalaï-lama à l'occasion du 50e anniversaire du soulèvement antichinois Edition abonnés Archive : Une centaine de moines tibétains arrêtés en Chine Les présidents français et chinois, Nicolas Sarkozy et Hu Jintao, auront un entretien, mercredi 1er avril, à Londres, à la veille du sommet du G20. Les deux pays affirment avoir décidé "de tenir, au moment opportun, des contacts de haut niveau ainsi que de nouvelles sessions du dialogue stratégique entre les deux pays, en vue de promouvoir la coopération bilatérale dans les différents domaines et d'assurer un développement harmonieux et stable de la relation franco-chinoise". "La France et la Chine réitèrent leur attachement au principe de non-ingérence tel que consacré par la Charte des Nations unies, et conviennent de renforcer leur concertation sur les dossiers mettant en jeu les intérêts fondamentaux des deux pays dans un esprit de confiance mutuelle", ajoute le communiqué.

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Zone euro : le chômage s'est aggravé plus que prévu en février (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

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Zone euro : le chômage s'est aggravé plus que prévu en février LEMONDE.FR | 01.04.09 | 13h49 * Mis à jour le 01.04.09 | 13h57 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Le taux de chômage dans la zone euro a encore augmenté en février pour atteindre 8,5 %, du jamais vu depuis près de trois ans. Cela représente 319 000 chômeurs supplémentaires en un mois, a indiqué, mercredi 1er avril, l'office européen des statistiques Eurostat. Au total, 13,486 millions de personnes étaient au chômage en février dans les seize pays de la zone euro, précise l'office. C'est le plus haut niveau de chômage dans la zone euro depuis mai 2006, où il avait atteint 8,5 %. Il faut remonter à mars 2006 pour trouver un taux plus élevé, de 8,7 %. Sur le même sujet Les faits La BCE n'exclut pas un recul des prix temporaire en zone euro Infographie Les prévisions de déficits dans l'UE Son Les Européens entrouvrent la porte à un effort de relance supplémentaire Infographie L'évolution des taux directeurs de la Fed et de la BCE Edition abonnés Archive : UE : procédure pour déficit excessif contre plusieurs pays, dont la France Sur le même sujet Cadrage Les nouvelles règles d'indemnisation des chômeurs entrent en vigueur le 1er avril Compte rendu General Motors envisagerait de se scinder en deux Les faits Juncker presse Merkel, Sarkozy et Brown de s'attaquer aux paradis fiscaux américains Sur le même sujet Portfolio Fargo, d'eaux, de neiges et de glaces Les faits Les ambitions de Nicolas Sarkozy pour le G20 Les faits Benyamin Nétanyahou présente un gouvernement élargi mais fragile Les faits Les talibans pakistanais revendiquent l'attaque de Lahore Blog Eradication factice des paradis fiscaux "Le taux de chômage dans la zone euro a augmenté pour le onzième mois consécutif en février", de manière "préoccupante", a commenté l'économiste Howard Archer, de l'institut Global Insight. "La contraction étendue et maintenant profonde de l'activité économique, la confiance très faible des entreprises et la détérioration de la rentabilité pèsent toujours plus fortement sur les marchés de l'emploi à travers la zone euro", a-t-il ajouté, estimant que "le chômage qui augmente de manière persistante et plus rapide va peser sur la consommation dans la zone euro". Le chômage est en augmentation régulière depuis l'été, quand la situation économique a commencé à se dégrader. Cette tendance risque de durer, alors que les plans de suppressions d'emplois se multiplient sur fond de récession. Parmi les principales économies de la zone euro, le taux de chômage le plus élevé a été enregistré en février en Espagne (15,5 % après 14,8 % en janvier). Le taux est passé de 7,3 % à 7,4 % en Allemagne, et de 8,5 % à 8,6 % en France. Le taux de chômage a également explosé en Irlande. Il était de 10 % en février, il est passé à 11 % au  mois de mars, alors qu'il n'avait pas dépassé 6,4% en moyenne en 2008, et 4,6 % en 2007, selon les chiffres communiqués mercredi par l'office central des statistiques. Dans l'ensemble des 27 pays de l'Union européenne, le chômage a atteint 7,9 % en février, avec 19,156 millions de chômeurs, contre 7,7 % en janvier, soit 478 000 chômeurs supplémentaires en un mois. Il faut remonter à septembre 2006 pour trouver un taux de chômage plus élevé dans l'UE, de 8 %, a précisé Eurostat.

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Frappée par la récession, la Corée du Sud veut maintenir la cohésion sociale (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

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Reportage Frappée par la récession, la Corée du Sud veut maintenir la cohésion sociale LE MONDE | 01.04.09 | 14h15 * Mis à jour le 01.04.09 | 14h15 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : SÉOUL ENVOYÉ SPÉCIAL Selon l'Institut pour le développement de la Corée, organisme gouvernemental, la treizième économie de la planète a touché le fond de la récession. Mais les économistes sont partagés sur la reprise dans un pays où les exportations représentent 70 % du produit intérieur brut (PIB) frappé de plein fouet par la contraction de la demande mondiale. S'agit-il d'une crise en "V" avec un redressement aussi rapide que fut la chute, en "U" supposant une période de stagnation, ou en "L" si celle-ci se prolonge ? Sur le même sujet Reportage Frappée par la récession, la Corée du Sud veut maintenir la cohésion sociale Edition abonnés Fiche pays : Corée du Sud Ce flottement chez les experts n'apaise guère l'opinion. Le coût social n'a fait que commencer à se faire sentir. Et beaucoup cherchent un espoir ailleurs. Une des rares activités commerciales à profiter de la crise est celle des Cafés des Quatre Axes. Atmosphère feutrée et musique planante, ces cafés sont les "salons" où des devins (hommes ou femmes) en costume traditionnel prédisent l'avenir à partir de la date de naissance, de la forme du visage ou des lignes de la main. Plus de 300 000 personnes exercent dans ce pays à longue tradition chamaniste où les pratiques magiques ont conservé leur place en dépit de la modernisation. Pendant la crise asiatique de 1997-1998, ils n'avaient pas chômé. La Corée est à nouveau durement touchée. C'est le pays du G20 dont PIB a le plus fortement reculé : 5,6 % au quatrième trimestre 2008 (21 % en base annuelle). Certes, l'économie locale est solide. Les grands groupes ne sont plus affaiblis par un surendettement structurel ; les banques n'ont pas été renflouées par l'Etat ; le pays est plus riche (avec un revenu par tête de 20 000 dollars). Comme Séoul a renoncé à défendre sa monnaie, ses réserves de changes, substantielles, s'élèvent à 200 milliards de dollars (150 milliards d'euros). Chantre du libre-échangisme, la Corée ne peut espérer une sortie de crise que grâce aux exportations. Elle pourrait profiter de la faiblesse de sa monnaie (depuis l'été 2008, le won a perdu 35 % de sa valeur par rapport au dollar et à l'euro) pour pénétrer des secteurs haut de gamme de marchés - tel que l'automobile -, où elle n'a pas encore fait de percée. "LA GRANDE INCONNUE" S'il y a encore peu de signes visibles de crise sociale, celle-ci n'en est pas moins anticipée par le gouvernement. Il vient de faire adopter un budget supplémentaire de 28 000 milliards de wons (15,4 milliards d'euros) destiné à créer des emplois et à apporter une aide aux plus défavorisés. C'est la première fois que la Corée met en place des transferts sociaux d'un tel montant. Et les inégalités sont désormais profondes. "La grande inconnue des mois à venir est la manière dont les gens vont réagir", juge le sociologue Kim Yong-hak. L'effondrement de la production affecte durement les salariés en contrat à durée déterminée et les précaires - plus de la moitié du salariat -, mal ou non protégés par les "filets sociaux". Depuis l'été 2008, près d'un million d'emplois ont disparu. En février, 142 000 personnes ont été "remerciées". "Des risques de tension sociale se profilent dans la seconde partie de l'année, estime l'économiste Kim Chong-in. C'est pourquoi le gouvernement ne procède pas aux restructurations qui s'imposeraient par exemple dans l'automobile." Pour l'instant, les Coréens serrent les rangs. A la suite d'un "sommet social" en janvier, Séoul a imposé le principe d'un partage du travail en diminuant les salaires et les heures supplémentaires pour conserver des emplois. Pour la Confédération coréenne des syndicats (KCTU), la plus combative, les entreprises profitent de la crise pour réduire les salaires. "Le partage du travail est un palliatif, estime Jung Gab-deuk, président de la Fédération des métallurgistes, membre de la KCTU. Il faudrait enrayer l'extension du travail précaire en réduisant la durée annuelle du travail : 2 261 heures, soit plus de 200 heures de plus que la moyenne dans les pays de l'organisation de coopération et de développement économiques (OCDE). Le taux de chômage officiel (3,9 %) ne signifie rien. Plus de 3 millions de personnes sont sans travail ou en situation de sous-emploi." En dépit de la fermeté du discours, la KCTU reste circonspecte : des mouvements de grève risquant en effet d'être perçus par l'opinion comme des facteurs aggravant la crise. Philippe Pons Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Un ouvrage nationaliste fait polémique en Chine (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Compte rendu Un ouvrage nationaliste fait polémique en Chine LE MONDE | 01.04.09 | 14h48 * Mis à jour le 01.04.09 | 14h48 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : SHANGHAÏ CORRESPONDANT Affermie par son rôle de bailleur de fonds des Etats-Unis, la Chine arrive en position de force au sommet du G20 du 2 avril à Londres, aspirant à un nouveau rôle dans l'ordre mondial. Il est temps, car "la Chine n'est pas satisfaite", clament les auteurs du livre Zhongghuo bu gaoxing, sous-titré en anglais Unhappy China, un brûlot nationaliste paru en mars, dont la rhétorique agressive vis-à-vis de l'Occident, et envers tous ceux qui, à l'intérieur du pays, font preuve de "défaitisme", provoque de vives débats. Sur le même sujet Chronique "Breakingviews" La Chine veut imposer son industrie automobile Editorial du "Monde" Chine nouvelle Les faits Selon l'OCDE, la Chine se redresse, mais les économies industrialisées plongent Vidéo Les travailleurs migrants chinois tentent leur chance à Pékin Portfolio Chine : les ouvriers migrants frappés de plein fouet par la crise Vidéo En Chine, le désespoir gagne les travailleurs désœuvrés Edition abonnés Fiche pays : Chine "Alors que la puissance nationale chinoise connaît une expansion sans précédent, la Chine doit arrêter de se dénigrer et reconnaître qu'elle a la capacité de guider le monde, et la nécessité de se soustraire à l'influence occidentale", expliquent les auteurs : Song Qiang, Huang Jisu, Song Xiaojun, Wang Xiaodong et Liu Yang. Tous appartiennent au monde des médias ou de l'édition. L'un d'eux, Song Qiang, avait contribué à un autre ouvrage collectif dans une veine similaire, La Chine qui peut dire non, publié en 1996, critiquant l'hégémonie américaine. Unhappy China établit un diagnostique des maux qui rongent la Chine. Y est dénoncée toute une élite chinoise surmédiatisée dont les opinions seraient néfastes pour "la sauvegarde de l'esprit chinois". Sur le plan diplomatique, le mouvement de protestation au Tibet de mars 2008 serait "la preuve de la stratégie d'encerclement de la Chine par le monde occidental". Les auteurs proposent "d'incorporer dans nos stratégies diplomatiques le principe de punition, spécialement pour les relations franco-chinoises". Ces arguments émergent régulièrement sur l'Internet chinois, sous la plume d'une partie des fen qing, les "jeunes en colère". Prêts à se mobiliser pour défendre l'honneur de la Chine, ils reflètent, pour certains, la ligne dure au sein du parti communiste. Pourtant, Unhappy China, qui s'est déjà vendu à plus de 100 000 exemplaires, est loin de faire l'unanimité. La presse officielle a contre-attaqué, mercredi, dénonçant les "vues extrémistes" du livre. "Au plus haut niveau, on veut signaler qu'on n'a rien à voir avec ces gens, que ce n'est pas l'image à donner de la Chine", décrypte un diplomate occidental. EXCÈS RÉVOLUTIONNAIRES Les auteurs s'opposent à un courant libéral qui tel le mouvement de protestation de la Charte 08 critique l'archaïsme chinois en matière de droits de l'homme et de démocratie. Les auteurs "font tout ce foin pour vendre et attirer l'attention, il y a beaucoup d'imposture dans le nationalisme en Chine qui a toujours été manipulé", nous dit l'écrivain et dissident Yu Jie, signataire de la Chartre 08. Unhappy China s'attaque ainsi au "mythe hypocrite et hideux" de l'écrivain culte Wang Xiaobo, mort en 1997, pourfendeur des excès de la Révolution culturelle. "L'opinion publique chinoise reste plutôt favorable au cosmopolitisme qui s'est épanoui dans les années 1980, estime Sebastian Veg, du Centre d'étude sur la Chine contemporaine, à Hongkong. Wang Xiaobo est un symbole de cette ouverture enthousiaste au monde après la fermeture durant la Révolution culturelle. C'est pour ça qu'ils s'en prennent à lui." Brice Pedroletti Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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"L'important n'est pas de réguler les entités juridiques, mais les fonctions qu'elles occupent dans le système" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

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Entretien "L'important n'est pas de réguler les entités juridiques, mais les fonctions qu'elles occupent dans le système" LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : NEW YORK CORRESPONDANT Rama Cont est professeur à l'université Columbia, à New York, où il dirige le laboratoire d'ingénierie financière. Il a travaillé avec Marco Avallaneda, de la New York University, à l'élaboration d'une chambre de compensation bancaire, créée le 9 mars, pour résorber le risque systémique des opérations sur les produits financiers de dette dit "CDS". Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Comment avance l'idée de régulation du système financier international ? Il y a deux ans, le débat portait sur : "faut-il ou non réguler ?". Aujourd'hui, le seul débat est : "Comment réguler ?" Ainsi les banques d'affaires sont soumises à Bâle 2, un accord de régulation dite micro-prudentielle. Chaque banque doit disposer d'un capital minimal réglementaire. Initialement, il était proportionnel au volume de ses engagements. Depuis 2003, il dépend du risque pris par son portefeuille sur dix jours. Plus on prend de risque, plus on doit augmenter sa capitalisation. Or, cette règle est très insuffisante. Bear Stearns, la première banque d'affaires en cessation de paiement, était capitalisée au-dessus du montant nécessaire. Bâle 2 n'a rien empêché. La question est de savoir si une institution fait défaut, quel serait l'impact sur tout le système ? Or on ne sait pas le dire. Jusqu'à la défaillance de l'assureur AIG, les régulateurs n'avaient aucune conscience du montant de ses engagements vis-à-vis des banques. Pourquoi ? Un régulateur demande à ses banques nationales de lui fournir une estimation agrégée de leurs risques. Mais elles ne fournissent pas la liste des établissements avec lesquels elles contractent. Quels enseignements peut-on tirer de la crise ? Bear Stearns, bien capitalisée, s'est effondrée parce que sa surveillance ne tenait pas compte du risque qu'elle impliquait pour ses contreparties en cas de défaut. Les leçons de l'effondrement du fonds spéculatif (hedge fund) LTCM, en 1998, n'avaient pas été tirées. Ce fonds de 4 milliards de dollars, au moment de son défaut, avait des pertes journalières de 400 millions. Une somme a priori ridicule pour menacer tout le système. Pourtant, la Réserve fédérale américaine a dû sauver LTCM parce que ce fonds avait pour contrepartie un ensemble d'établissements internationaux. Son effondrement se répercutait sur des centaines de milliards de dollars. Qu'en concluez-vous ? Pour savoir si un établissement fait peser un risque systémique, il faut être capable de connaître son rôle exact. Il est impossible de réfléchir à une architecture financière stable si le régulateur n'a aucune prise sur une société comme AIG ou sur certains hedge funds qui jouent un rôle de contrepartie énorme dans le système. Il faut cesser de penser en termes d'entités juridiques - banques, fonds d'investissement, assureurs - pour réguler les fonctions financières. Pourquoi Washington accorde-t-il peu d'importance à une meilleure régulation des hedge funds ? Le terme hedge fund couvre des activités très différentes. En 2006, le fonds Amaranth a fait défaut sur son portefeuille de produits dérivés sur le gaz. Avec 9 milliards de dollars, il était deux fois plus gros que LTCM. Or, sa chute n'a eu aucune conséquence systémique. Parce qu'Amaranth occupait une niche. L'important n'est pas de réguler les entités juridiques, mais les fonctions qu'elles occupent dans le système. Les hedge funds jouent un rôle important : ils prennent les risques que les autres investisseurs ne prennent pas, ce qui peut être utile. Quand la bulle des subprimes éclate, certains fonds ont joué un rôle d'absorbeur du choc. Mais le défaut d'autres pouvait infliger des pertes à tout le système. Quand une banque a une exposition importante à un tel fonds, il faut le savoir. Et réglementer. Peut-on parvenir à un "gouvernement mondial" du système financier ? Le système est par essence global et sans frontières. Or, les régulateurs sont nationaux. Cette supervision ne sert à rien. Aucune institution internationale n'a le pouvoir exécutif de rassembler les données nécessaires pour créer un pôle de surveillance efficace, a fortiori avec un pouvoir coercitif. Que faire ? Il faut distinguer deux niveaux : la centralisation mondiale des informations et le contrôle effectif. Les Etats-Unis s'opposeront à tout pouvoir coercitif extérieur sur leurs banques. Il faut installer une autorité internationale qui édicte des indicateurs de risque sur la stabilité financière mondiale. Regroupant les régulateurs nationaux, elle serait chargée de la surveillance, dotée d'un appareil régulateur strict mais sans juridiction. Une structure un peu analogue à Interpol qui coordonne les polices sans arrêter personne. Mais lorsqu'Interpol lance un mandat d'arrêt, les polices des pays adhérents doivent obtempérer. Propos recueillis par Sylvain Cypel Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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La Banque mondiale prédit un recul du PIB mondial de 1,7 % en 2009 (sezione: G20)

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La Banque mondiale prédit un recul du PIB mondial de 1,7 % en 2009 LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Le produit intérieur brut (PIB) de la planète reculera de 1,7 % en 2009, selon les prévisions de la Banque mondiale publiées mardi 31 mars. C'est la première fois qu'un recul est constaté depuis 1945. La chute atteindra - 2,9 % dans les pays riches, mais les pays en développement résisteront de leur côté, avec une croissance de + 2,1 %. L'Europe orientale et l'Asie centrale régresseront de - 2 % (- 4,5 % pour la Russie), l'Amérique latine et les Antilles de - 0,6 % (- 2 % pour le Mexique), l'Asie orientale et méridionale ainsi que le Pacifique demeurant positifs notamment grâce à la Chine (+ 6,5 %) et à l'Inde (+ 4 %). La Banque prédit une reprise de + 2,3 % en 2010. La Banque, qui est plus optimiste que l'Organisation de coopération et de développement économiques (OCDE), mais moins que le Fonds monétaire international (FMI), redoute, selon son économiste en chef, Justin Lin, que "les niveaux de chômage continuent d'augmenter dans la quasi-totalité des pays pendant une bonne partie de 2011". Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Alain Faujas Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Paradis fiscal "à l'ancienne", Jersey estime ne pas avoir de comptes à rendre (sezione: G20)

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Reportage Paradis fiscal "à l'ancienne", Jersey estime ne pas avoir de comptes à rendre LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : SAINT-HÉLIER ENVOYÉ SPÉCIAL Karl Marx aimait se promener sur les plages et falaises de Jersey pour oublier, disait-il, la misère avilissante de la classe ouvrière londonienne. Robert Kirby, directeur technique de Jersey Finance, porte-parole du secteur financier jersiais, aime rappeler cette anecdote face à la tempête que provoque le G20 dans ce centre offshore posé à quelques encablures de Cherbourg (Manche). Placés sous l'autorité du suzerain anglais, ces fiers insulaires ont été choqués par les attaques du premier ministre Gordon Brown contre les "paradis fiscaux à l'ancienne qui n'ont pas de place dans le monde d'aujourd'hui". Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Jersey n'a de leçons à recevoir de personne, souligne M. Kirby en dénonçant "la rhétorique aveugle de l'économie de la rage". A écouter cette vigie du libéralisme, en ces temps de crise financière, les 47 succursales de banques, britanniques comme étrangères, installées à Saint-Hélier collectent des dépôts acheminés ensuite vers leur maison mère. En clair, les fonds collectés finissent dans les coffres de New York, Londres ou Paris, pas dans les boyaux de l'ancien hôpital souterrain creusés dans la roche par des déportés russes lors de l'occupation allemande de l'île anglo-normande. Nulle onction dans l'éloquence de Stephen Platt : les aigus de sa voix ne le lui pardonnent pas. Le président du cabinet d'avocats Bakerplatt en appelle le doigt pointé à la conscience morale du tribunal du G20 comme du jury de l'opinion internationale : "Nous vivons dans une économie mondialisée et libre dont l'un des fondements est la concurrence fiscale légitime entre Etats." Mais pourquoi les riches choisissent-ils de mettre leur argent dans ces îles anglo-normandes où tout n'est qu'ordre, beauté, calme et volupté ? "Aux yeux de mes clients, la fiscalité importe moins que la tranquillité d'esprit. La confidentialité protège les grandes fortunes des kidnappeurs et des cambrioleurs", insiste un gestionnaire de patrimoine ayant pignon sur rue. PRATIQUES OPAQUES Ces pratiques opaques sont fustigées par le réseau de recherche fiscale Tax Justice Network (TJN) qui a organisé une manifestation, le 13 mars, devant plusieurs banques de Saint-Hélier. Ce bras de fer entre seigneurs de l'argent et militants se double d'une aimable comédie de Clochemerle. Car l'homme par qui le scandale arrive, le directeur du TJN, John Christensen, est un enfant du pays, ancien régulateur de la Jersey Financial Commission. Son frère, Robert, est un financier respecté, spécialiste du montage de trusts. "John est motivé par le sentiment de revanche. Il rêvait de diriger le régulateur, mais n'avait pas les compétences nécessaires. C'est un traître à la nation", proclame, courroucé, un professionnel lui aussi natif de l'île. Reste que dans le contexte du G20, la campagne de John Christensen, touche un nerf sensible. Le croisé de la transparence remet en question le poids écrasant de la finance dans l'économie locale - la moitié du produit intérieur brut. Sans parler de l'avenir des liens séculaires et jusque-là harmonieux entre Jersey et Londres. Marc Roche Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Le premier ministre britannique, Gordon Brown, s'est entouré de banquiers compétents mais compromis (sezione: G20)

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Le premier ministre britannique, Gordon Brown, s'est entouré de banquiers compétents mais compromis LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : LONDRES CORRESPONDANTE Alors que la Grande-Bretagne s'enfonce dans la récession, les Britanniques accusent les banquiers, leur irresponsabilité et leur âpreté au gain de tous les maux. Mercredi 1er avril à la veille du G20, des manifestations étaient prévues - un "poisson d'avril financier", disent les organisateurs - aux alentours de la Banque d'Angleterre pour incarner cette exaspération montante. Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Sans doute à cette occasion, des stars déchues de la City seront vilipendées. Sans doute, dans le lot, il y en aura certaines qui sont devenues aujourd'hui... de proches conseillers de Gordon Brown. Car, pour l'aider à gérer la crise financière, le premier ministre britannique s'est entouré d'anciens banquiers. Plus que quiconque, ils connaissent les arcanes du métier. Et celui qui fut le chancelier de l'Echiquier de Tony Blair entre 1997 et 2007 les a suffisamment fréquentés pour savoir lesquels peuvent lui servir. Mais politiquement, l'exercice s'avère périlleux. Car ces ex-banquiers souvent anoblis par le Parti travailliste ont participé à la décennie folle, qui a vu les bonus exploser en même temps que les risques, et s'est soldée par une quasi-faillite du système. Ils en ont été, eux aussi, les acteurs. Tout comme M. Brown, qui s'est refusé à réguler davantage une City qu'il voulait voir devenir la première place financière mondiale devant Wall Street. SIÈGES ÉJECTABLES Sir James Crosby, qui a dû quitter le 11 février la vice-présidence de la Financial Services Authority (FSA), l'autorité de régulation de la City, sait à quel point il est aujourd'hui difficile de concilier une responsabilité publique et un passé de financier. Celui qui fut jusqu'en 2006 directeur général de Halifax Bank of Scotland (HBOS), l'une des trois banques que l'Etat a dû nationaliser, a été brusquement rattrapé par son passé : un de ses anciens cadres a déclaré s'être fait licencier parce qu'il avait jugé que HBOS prenait trop de risques. Qu'importe que ces allégations ne fussent que partiellement véridiques, le lendemain, Sir Crosby se retirait. Glen Moreno, qui a travaillé pour Citigroup pendant dix-huit ans, a pour l'heure échappé à la sanction. Alors qu'il a été nommé le 16 janvier à la tête de UK Financial Investments - l'organisme public gérant les participations de l'Etat dans les banques -, le Trésor affirme qu'il n'occupera pas ce poste indéfiniment. L'homme était en effet, jusqu'en avril 2008, administrateur de Liechtenstein Global Trust, une banque privée suspectée d'avoir aidé des centaines de contribuables américains, allemands ou britanniques à échapper au fisc. Pour un gouvernement qui veut lutter contre les paradis fiscaux, cela fait mauvais genre. Lord Paul Myners, secrétaire d'Etat à la City depuis octobre 2008, est aussi sur un siège éjectable. Cet ex-banquier devenu millionnaire, passé chez Bank of New York et NatWest, est au coeur de la polémique sur la retraite de Sir Fred Goodwin, le président déchu de la Royal Bank of Scotland, plombée par des déficits historiques et sauvée in extremis par l'Etat. Bien qu'il démente, il semble qu'il ait été avisé des 700 000 livres (760 000 euros) par an qui ont été accordées au banquier écossais. L'énumération pourrait se poursuivre... Et M. Brown aura beau dénoncer "l'avidité" et "l'irresponsabilité" des banquiers, il ne parviendra pas à exonérer ses conseillers de critiques. Ni à faire oublier à ses concitoyens qu'il ne s'est toujours pas excusé, alors que le chancelier de l'Echiquier qu'il fut a aussi participé au désastre. Virginie Malingre Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Barack Obama se présente à Londres avec une popularité à peine écornée (sezione: G20)

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Barack Obama se présente à Londres avec une popularité à peine écornée LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : LONDRES ENVOYÉE SPÉCIALE Barack Obama est arrivé à Londres avec une popularité à peine écornée par la crise. Et contrairement à plusieurs autres dirigeants du G20, qui s'approchent d'élections décisives, il est en début de mandat. Mais s'il est plutôt en position de force sur le plan personnel, il n'en va pas de même pour le leadership économique américain, sérieusement contesté. Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Selon un sondage publié par le Washington Post, 66 % des Américains approuvent l'action de leur président, et 60 % la manière dont il conduit l'économie, cela malgré certains "couacs", dont l'affaire des bonus de l'assureur AIG. Mieux, la confiance s'est remise à augmenter : depuis l'élection de novembre, le nombre de ceux qui pensent que le pays "va dans la bonne direction" a triplé (à 42 %). Le public est en revanche partagé sur le budget présenté par M. Obama et le lourd déficit qui l'accompagne. Celui-ci pourrait s'élever à 1 845 milliards de dollars (1 398 milliards d'euros), soit 13,1 % du produit intérieur brut (PIB). L'administration Obama est consciente que l'économie américaine est sur la sellette, mais contrairement au sommet en novembre, elle ne conteste pas les responsabilités. "Nous ne sommes pas là pour être sur la défensive", a indiqué Mike Froman, chargé de l'économie internationale au Conseil national de sécurité. Il a encore assuré que les Etats-Unis n'attendaient pas des autres dirigeants qu'ils annoncent de nouveaux plans de relance : l'Amérique se contentera de leur engagement à faire "tout ce qu'il faudra". "Ce n'est pas une conférence de prise d'engagements", a-t-il dit. La position américaine est de s'en remettre au FMI, qui devra évaluer les relances nationales et faire rapport aux pays concernés. Si les Américains ont fait des concessions sur ce point, ils en attendent de leurs partenaires sur la régulation. Le même système devrait être mis en oeuvre qui verrait le Forum de stabilité financière superviser les efforts faits dans chaque pays. M. Froman n'a pas commenté directement les menaces de Nicolas Sarkozy, se bornant à affirmer que la réglementation envisagée était "robuste". Washington continue de minimiser les attentes. Le conseiller de la Maison Blanche a rappelé qu'en 1933, le sommet réuni à Londres et auquel le président américain ne participait pas, s'était conclu sur un échec : "En temps de crise, il est rare que des sommets soient parvenus à des gains significatifs en termes de coopération internationale." Corine Lesnes Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Les fonds spéculatifs se mobilisent pour modérer les ardeurs du G20 (sezione: G20)

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Les fonds spéculatifs se mobilisent pour modérer les ardeurs du G20 LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Pour Antonio Borges, il n'est pas question d'être absent de Londres, jeudi 2 avril. Le président du Hedge Funds Standard Board (HFSB) veut "suivre de très près les décisions du G20 sur les fonds spéculatifs". Son organisation se revendique "gardien des bonnes pratiques de (cette) industrie". Comprenez : association de défense desdits fonds, dont le bureau est composé des plus gros acteurs du marché en Europe tels le britannique GLG, ou le suisse Man. Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" M. Borges sait que le G20 prendra des décisions radicales à l'encontre de ces investisseurs. Considérés comme les bêtes noires du capitalisme, en partie responsables de la crise, ils ont échappé jusqu'ici à la surveillance des autorités de régulation, du fait, notamment, de leur domiciliation dans les paradis fiscaux. Le G20 veut changer les choses et les réguler comme les autres acteurs du marché. "L'industrie a débuté dans une extrême liberté. Aujourd'hui, elle est obligée d'accepter un cadre", reconnaît M. Borges. Mais si réglementation il y a, le patron du HFSB préférait que ce soit la sienne, "un système idéal, acceptable par tous". Sans doute aussi moins coercitif que ce qu'envisage le G20. En étant force de proposition, l'organisation espère ainsi éviter une loi. "Nous ne sommes pas des défenseurs de l'autorégulation mais une loi ne serait pas efficace, assure M. Borges. Cela impliquerait une lourde bureaucratie face à une industrie qui évolue très vite." Dans le détail, le HFSB propose que les gérants de fonds s'enregistrent auprès d'une autorité de régulation comme c'est déjà le cas en Angleterre et qu'ils s'engagent, ensuite, de façon volontaire, à respecter les standards du HFSB. Ces principes, qui sont "une synthèse des différents codes de bonne conduite émis jusqu'ici", visent notamment à renforcer la transparence des fonds. Les gérants devront mettre en garde les épargnants des éventuels dangers de leurs stratégies. Le HFSB n'interdit toutefois pas la prise de risque ni le recours à l'endettement massif (effet de levier). DISCIPLINE Car selon M. Borges, contrairement aux idées reçues, les fonds ne sont pas dangereux pour le système financier. "Ils représentent 1 % de tout le système financier et leur effet de levier est aujourd'hui modéré", martèle-t-il. Le code HFSB impose aussi une séparation des fonctions d'administration de gestion pour éviter les conflits d'intérêt. " Si ce principe avait été suivi, le scandale de l'affaire Madoff n'aurait pas eu lieu", assure M. Borges. Enfin l'organisation entend discipliner l'activisme de certains fonds, qui ont réussi à évincer des patrons d'entreprise, en rendant plus strict l'octroi de droit de vote en assemblées générales. Le HFSB a bon espoir d'être écouté. Plus de 45 managers dont le célèbre patron activiste de TCI ont signé ses standards. "Ces principes ne sont pas facultatifs. Lorsqu'un manager signataire ne les respecte pas, il encourt des sanctions", insiste M. Borges. Néanmoins, ce qui ressemble malgré tout à un énième code de bonne conduite pourrait ne pas suffire. Claire Gatinois Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" (sezione: G20)

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Jean-Claude Trichet, président de la Banque centrale européenne (BCE) "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : "Ce dont nous avons le plus besoin, c'est de retrouver la confiance. Celle-ci s'est évaporée mi septembre 2008 avec l'occurrence d'un phénomène gravissime qui était jugé extrêmement improbable (la faillite de Lehman Brothers). Cela passe par la manifestation de l'unité entre les deux côtés du Pacifique, les deux côtés de l'Atlantique, le Nord et le Sud, les pays industrialisés et les émergents. Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" On reconnaît des deux côtés de l'Atlantique que l'on ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses et les déficits : au lieu d'augmenter le niveau de confiance des ménages et des entreprises, on perdrait leur confiance, et l'économie irait plus mal au lieu d'aller mieux. S'agissant du soutien aux banques et aux institutions financières, c'est la même chose. Ce qui a été décidé est déjà tout à fait considérable : les possibles recapitalisations, les garanties et autres soutiens représentent dans la zone euro 23 % du PIB et environ 29 % aux Etats-Unis. Il faut mettre en oeuvre le plus rapidement possible et le plus efficacement ce qui a déjà été décidé. C'est vrai pour le soutien budgétaire aussi bien que financier. Il y a maintenant une finance mondiale et une économie mondiale. Le passage du G7-G8 au G20 illustre le fait que la gouvernance mondiale doit maintenant incorporer pleinement les pays émergents "systémiques". Tous les partenaires, sans exception, doivent participer à la décision et prendre leurs responsabilités. Il faudra aussi renforcer la surveillance des politiques macroéconomiques menées par les économies influentes au niveau mondial, les Etats-Unis, la Chine, l'Europe, l'Inde, etc. Le FMI doit être soutenu pour ce faire par le G20 qui doit organiser en son sein une réelle "surveillance des pairs"". Propos recueillis par Arnaud Leparmentier Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

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Pascal Lamy, directeur général de l'Organisation mondiale du commerce (OMC) "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : "Je me vois dans le rôle du chien de garde. Je dis faites attention au protectionnisme, car le protectionnisme ne protège pas. Je ne pense pas qu'il y ait des risques de protectionnisme de haute intensité comme dans les années 1930, car il y a des disciplines. Mais le risque, c'est d'avoir un protectionnisme de basse intensité, qui utilise les flexibilités permises par l'Organisation mondiale du commerce. C'est pour cela que j'ai fait rédiger deux rapports, en janvier et en mars, sur les distorsions apportées au commerce. Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Je compte utiliser le G20 comme une réserve d'énergie politique. Si le G20 dit qu'il ne faut pas utiliser ces flexibilités, cela me permet de pousser pour la conclusion du cycle de Doha (nouveau cycle de libéralisation du commerce mondial engagé au lendemain des attentats du 11 septembre 2001), qui les réduira à 80 %." "Il faut imaginer Sisyphe heureux", lâche-t-il, même s'il reconnaît que la position américaine reste énigmatique. Le directeur général de l'OMC appelle les Etats à assurer le financement du commerce. "C'est le seul espoir pour les pays en voie de développement de sortir de la crise. Ils n'ont pas des milliards à investir dans leurs banques ou leur industrie. L'Afrique réalise 90 % de son commerce avec le reste du monde. Ils sont paniqués depuis que le marché des exportations s'effondre. Pour les pays émergents, pour la Chine aussi, le spectre du protectionnisme est une hantise." M. Lamy veut s'assurer que l'aide aux pays pauvres n'est pas menacée, ce qui entraverait leurs programmes de rattrapage économique. Propos recueillis par Arnaud Leparmentier Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" (sezione: G20)

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Dominique Strauss-Kahn, directeur général du Fonds monétaire international (FMI) "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : "Mon message est le suivant : ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile et les Américains mettent plus l'accent sur le stimulus budgétaire et les Européens plus sur la régulation. Pour assainir le secteur financier, nous sommes agnostiques sur la méthode. Cela ne sert à rien de rentrer dans un débat sur les vertus de tel ou tel système. Il y a des pays ou le mot nationalisation est très mal perçu, d'autres pas. J'étais hier en Espagne, ils ont nationalisé un petit établissement. C'était la bonne solution. Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Nous avons été ceux qui ont initié l'idée d'un stimulus budgétaire. Maintenant, certains essaient de dire que les Américains sont du côté du stimulus et les Européens de la régulation, avec le FMI du côté américain. Ceci n'a pas de sens. Bien sûr, je demanderai au G20 de s'engager, si nécessaire, à faire plus en 2010. Mais la régulation est absolument nécessaire aussi. La perception du rôle du FMI a été multipliée par cent. Quand on n'est pas malade, le rôle du médecin qu'est le FMI est difficilement visible. Cette crise a mis en exergue son rôle car c'est la première crise globale et la première crise qui lie secteur financier et le secteur réel. A une crise globale, il faut des solutions et des institutions globales. C'est le revers de la pièce de la mondialisation. J'attends du G20 qu'il renforce le rôle du FMI dans sa mission de surveillance. J'attends qu'il augmente ses ressources et ce qui est nécessaire pour le moment est de l'ordre du doublement." Propos recueillis par Arnaud Leparmentier Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Protection rapprochée pour les dirigeants des grandes banques de la City (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

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Reportage Protection rapprochée pour les dirigeants des grandes banques de la City LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : LONDRES CORRESPONDANT Face à l'adversité, la City, dit-on, a la mobilité du navire qui laisse de l'écume, mais pas de sillon. La menace de perturbations à l'occasion du G20 ne devrait pas émouvoir outre mesure le square mile qui en a vu d'autres : le grand incendie de 1666, le Blitz de 1940 ou les attentats de l'IRA en 1992-1993. Et pourtant, sous le flegme de la rigueur, on les sent un tantinet nerveux, les opérateurs. La première place boursière européenne est, en effet, une cible idéale pour qui veut s'attaquer au symbole même de la haute finance. Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Au milieu de la foule pressée qui sort de la station de métro Bank, le coeur de ce sanctuaire de l'argent, il est impossible de pointer du doigt le banquier accusé de nos jours de tous les maux de la planète. Les jeunes gens élancés ont délaissé le costume cravate et l'attaché-case réglementaires pour la chemise ouverte et le petit sac à dos sur l'épaule. Ceux qui restent reconnaissables traînent une valise à roulettes, destination... le bout du monde. Et peu portent le laissez-passer autour du cou. A l'entrée de banques, contrôle de sécurité et vérification d'identité ont été renforcés. Des magasins et des restaurants jouxtant la Banque d'Angleterre ont érigé des panneaux de bois. Casqués comme des centaures, flanqués de chiens, les bobbies sont plus visibles que d'habitude. Ils guettent le labyrinthe de banques, de boutiques et d'Escalator où l'on peut se perdre cent fois. Dans l'atrium de la Bourse d'échanges, Neil, gestionnaire de patrimoine, est philosophe : "Depuis le début de la semaine, tout le monde arrive plus tôt au travail. Dans la rue, je porte jeans et tee-shirt, mais j'enfile une veste au bureau pour recevoir les clients." A la sortie, le professionnel n'accorde pas un regard au happening organisé par une poignée d'altermondialistes devant les murs sans fenêtres de l'institut d'émission. TRIPLE STRATÉGIE "Montrés du doigt par la presse et certains politiciens, les banquiers sont le visage le plus criant de la crise financière. Le G20 permettra de jauger la profondeur de ce ressentiment", souligne Eden Mendel, l'une des responsables du Kroll Security Consulting Group. La filiale britannique de la célèbre agence de sécurité a été chargée de la protection rapprochée de dirigeants de grandes banques. Mais aujourd'hui les cadres moyens sont également menacés de représailles. Kroll adopte une triple stratégie. Premièrement, l'équipe de Mme Mendel passe au crible les informations disponibles sur le net, en particulier les blogs, sur l'entreprise, ses administrateurs et directeurs, son siège et ses filiales. Ensuite, les bâtiments sont "sanctuarisés", en particulier l'accès à la direction générale. Le fonctionnement des caméras de vidéosurveillance est vérifié. Notre interlocutrice se soucie aussi du renforcement des contrôles dans les parkings et de la réduction du nombre d'entrées pour permettre aux agents de sécurité de surveiller celles qui restent autorisées. Enfin, le personnel doit être assuré de pouvoir rentrer chez lui, d'où l'attention prêtée aux points chauds, en l'occurrence les gares ferroviaires et le métro fréquentés par les banlieusards. S'il le faut, Kroll fait escorter les employés qui le demandent par des vigiles spécialement entraînés. Pour Patrick Grayson, associé principal du groupe GPW, l'important est de ne pas céder à l'émotion de l'instant. Les solutions de rechange mises en place dans le cadre de la lutte contre le terrorisme (travail à domicile, locations de bureaux hors de la City) doivent être activées. A l'écouter, l'arsenal de protection est là, prêt, testé dans d'autres occasions : limiter les visites à l'extérieur, sortir par les portes de service, éviter la provocation. Marc Roche Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle LE MONDE | 01.04.09 | 14h02 * Mis à jour le 01.04.09 | 14h02 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : C'est la revanche des Français et des institutions internationales. Ces dernières étaient décriées à l'ère de la dérégulation et de l'unilatéralisme, qui atteignit son apogée sous l'administration de George W. Bush. Elles font leur retour avec la crise financière : le Fonds monétaire international (FMI) et l'Organisation mondiale du commerce (OMC) sont appelés à jouer un rôle décisif dans la sortie de crise, tandis que la Banque centrale européenne (BCE) a jusque-là réalisé un sans-faute. Sur le même sujet Portfolio G20 : début des manifestations à Londres, transformée en "forteresse" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Décryptage Les dirigeants français des grandes institutions internationales remis en selle Zoom Jean-Claude Trichet (BCE) : "On ne peut pas indéfiniment augmenter les dépenses" Zoom Pascal Lamy (OMC) : "Le risque d'un protectionnisme de basse intensité qui utilise les flexibilités permises par l'OMC" Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Le Monde a interrogé les dirigeants de ces institutions, Dominique Strauss-Kahn du Fonds monétaire international (FMI) et Pascal Lamy de l'Organisation mondiale du commerce (OMC), tous deux invités à la réunion du G20 à Londres, et Jean-Claude Trichet de la BCE, dont la parole fait autorité sur la planète finance. Tous français. Tous issus des grandes écoles : le plus souvent énarques, inspecteurs des finances. Trop libéraux pour être vraiment acceptés en France, suffisamment régulateurs, pour s'imposer à la tête d'institutions multinationales dans un monde dominé par le laisser-faire anglo-saxon. On pourrait ajouter au trio médiatique l'ancien directeur général du FMI, Jacques de Larosière, qui a remis un rapport sur la supervision financière en Europe, et Hervé Hannoun, "le muet des muets", selon M. Lamy. M. Hannoun, ancien directeur de cabinet de Pierre Bérégovoy, a piloté pendant la crise la Banque des règlements internationaux (BRI), la banque centrale des banques centrales. "LA REVANCHE DE COLBERT" Ces hommes ne sont pas là par hasard. Par intérêt pour la chose multilatérale, ils ont continué à accaparer des postes jugés par leurs partenaires peu stratégiques. Les Français sont conceptuels et cartésiens. Leur formation tranche avec le pragmatisme anglo-saxon, qui sied mal à ces grandes organisations. "C'est la revanche de Colbert, de l'ENA et de l'inspection des finances réunis", assure Jean-Pierre Jouyet, président de l'Autorité des marchés financiers. "La France a été étatiste pendant une génération de plus que les autres pays. Ailleurs, les gens de ce calibre sont dans le privé", poursuit M. Lamy. Mais Trichet, Lamy, Strauss-Kahn réfutent l'idée qu'ils agiraient en Français. "Commes ils incarnent cette idée de gouvernance, ils se sentent à l'aise là où ils sont", explique l'économiste Jean Pisani-Ferry. Le FMI revient de loin. Beaucoup s'interrogeaient sur son rôle lorsque M. Strauss-Kahn en prit la direction fin 2007. Il était alors sans objet, sans client, tant l'argent était facile à trouver. Depuis, les pays en faillite se pressent à sa porte. L'institution en a profité pour gauchir son image : le FMI ne veut plus être synonyme de cure d'austérité et M. Strauss-Kahn a tenu un discours très keynésien en faveur de la relance. "Il pourra toujours dire qu'on n'en a pas fait assez", juge un de ses pairs. Sa priorité est désormais l'assainissement des banques. L'institution sera la grande gagnante du G20 : elle va voir ses moyens financiers doublés et jouera un rôle croissant dans la supervision mondiale. En revanche, rien n'est joué à l'OMC, paralysée par son système de gouvernance - un pays, une voix. M. Lamy profitera du G20 pour demander une conclusion rapide du cycle de Doha, c'est-à-dire une nouvelle vague de libéralisation du commerce mondial. A ses yeux, c'est la seule manière de tuer dans l'oeuf toute résurgence protectionniste. Nul n'y croit vraiment : les Etats-Unis sont réticents. M. Lamy attend le renouvellement de son mandat en septembre. Théoricien de la régulation, il met en avant le commerce comme seul moyen d'aider les pays émergents, alors que l'OMC, depuis Seattle en 1999, avait une image ultralibérale chez les altermondialistes. M. Trichet est le grand "gagnant" de la crise. Longtemps responsable d'une politique monétaire plus que laxiste, la Réserve fédérale américaine (Fed) porte une part de responsabilité dans le déclenchement de cette crise. "Celui qui passera devant le tribunal de l'histoire, c'est Alan Greenspan (ex-patron de la Fed), pas Trichet", tranche M. Lamy. Dès 2007, la BCE joue les pompiers alors qu'éclate la crise des subprimes. Arnaud Leparmentier Article paru dans l'édition du 02.04.09. Abonnez-vous au Monde à 16€/mois

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FOTO">Londra a ferro e fuoco, scontri nella City. FOTO (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

G20/ Scontri a Londra. Menù low cost per i Grandi Mercoledí 01.04.2009 12:51 Attivisti anti-guerra, ambientalisti, no global anti-capitalisti. Londra a ferro e fuoco. Si infiamma la protesta anti-G20: i manifestanti si sono scontrati con la polizia e hanno infranto numerose vetrine. all'esterno della bank of England, un poliziotto è stato colpito con una grossa sbarra. Undici arresti. I manifestanti hanno fatto irruzione negli uffici londinesi della Royal Bank of Scotland. Secondo testimoni, sfondate le vetrine dell'edificio, si sono riversati all'interno. Fino a poco tempo fa fiore all'occhiello del sistema creditizio britannico, è uno degli istituti più colpiti dalla crisi. LONDRA BLINDATA. Cecchini sopra i tetti, tombini bullonati, quasi 3.000 telecamere di sicurezza ad ogni angolo delle strade (costo previsto 7,5 milioni di sterline, circa 8,4 milioni di euro). LA PROTESTA. Al centro della protesta c'è la City di Londra, vista da molti come l'ombelico dell'attuale crisi. Quattro marce di protesta, "I Cavalieri dell'Apocalisse' convergono verso le sedi della Bank of England e l'ambasciata Usa: da Moorgate il rosso, che rappresenta gli orrori della guerra; da Liverpool Street, il verde, che simboleggia i cambiamenti climatici; da London Bridge, l'argento, simbolo dei guai creati dai finanzieri; e da Cannon Street, il nero, che ricorda quanti hanno perso il lavoro per la crisi. Undici arresti tra i manifestanti. Giovedì le manifestazioni si concentreranno all'ExCel Centre a Docklands, nella parte orientale della città, dove avverrà il vertice. Manifestazione a Londra contro il G20, le immagini degli scontri GUARDA LA GALLERY I gruppi della coalizione "G20 Meltdown" (in riferimento alla catastrofe che risulterebbe dalla fusione di un reattore nucleare) si sono dati appuntamento dinanzi alla Bank of England, trasformata in fortezza, "il ventre della bestia". Nel primo pomeriggio, invece, la Coalizione contro la Guerra manifesterà dinanzi all'ambasciata statunitense a Londra per chiedere il ritiro delle truppe da Iraq e Afghanistan e il disarmo nucleare. La cosiddetta "Campagna per il Cambiamento climatico", programmata a Square Mile, dovrebbe infine portare nel pomeriggio un blocco di ghiaccio fino al recinto di Ex-Cel. La polizia dovrà tenere il passo con l'evoluzione delle tattiche dei manifestanti: gli organizzatori hanno detto ai loro accoliti di muoversi in continuazione, rimanere in piccoli gruppi ed essere pronti ad "obbedire" agli sms che indicheranno gli "obiettivi". Il timore è che i gruppi anarchici -che nelle chat della blogosfera hanno annunciato attacchi a banche, a negozi e agli impiegati della City- cercheranno anche scontri diretti con la polizia. E' noto per esempio che, nell'ultima settimana, gruppi come Whitechapel Anarchist Group, Class War e Wombles, hanno avuto riunione carbonare per coordinare le tattiche. La polizia comunque ha chiesto ai lavoratori della City di andare in ufficio in abiti informali o -ancora meglio- tentare di lavorare da casa. La gente prima di tutto. Londra, Berlino, Francoforte: manifestazioni contro il G20 GUARDA LA GALLERY GIORNATA FITTA PER OBAMA. Dopo i colloqui con Gordon Brown a Downing Street, in vista del summit del G20 che si aprirà giovedì a Londra, il presidente statunitense incontra a margine del summit anche il collega cinese Hu Jintao e l'omologo russo Dmitry Medvedev. Poi il leader americano e consorte saranno ricevuti a Buckingam Palace dalla Regina Elisabetta II. Infine parteciperanno alla cena di apertura del G20 dove sono attesi i leader mondiali che cercheranno di trovare una soluzione coordinata alla crisi economica. CENA A DOWNING STREET. I diecimilia poliziotti schierati a Londra saranno messi a dura prova. Le autorità infatti devono garantire protezione a 40 delegazioni dei leader mondiali e nel frattempo gestire le manifestazioni di protesta organizzate in tutta la città. In serata i leader mondiali e le first lady saranno a cena a Downing Street. Cene separate, da una parte Brown con i Grandi, dall'altra Sarah Brown che farà da anfitriona alle mogli. La grande assente sarà Carla Bruni che non accompagnerà il marito al G20. Il Times non lascia cadere la vicenda nel vuoto e parla di un "grave affronto". La premier dame solitamente accompagna il marito nei suoi spostamenti all'estero e la sua assenza al G20 verrà "inevitabilmente considerata come un affronto a Londra". Segue/ Gli ospiti, il menù e i regali. Le curiosità pagina successiva >>

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FOTO">Londra a ferro e fuoco, scontri nella City. FOTO pag.1 (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

G20/ Scontri a Londra. Menù low cost per i Grandi Mercoledí 01.04.2009 12:51 GLI OSPITI. Fra le ospiti, anche se si attende ancora conferma, la moglie del presidente russo, Svetlana Medvedeva, amante della vita mondana, delle belle arti e della moda nazionale. Spicca di meno, invece, l'assenza di due consorti maschi, Joachim Sauer, marito del cancelliere tedesco Angela Merkel, e l'ex capo di stato argentino, marito dell'attuale presidente, Nestor Kirchner. La First Lady statunitense, Michelle Obama, avrà occasione di conoscere Jk Rowling, l'autrice di Harry Potter. Tra gli ospiti anche l'atleta britannica Kelly Holmes, medaglia d'oro ai Giochi olimpici di Atene nel 2004, Naomi Campbell, Martha Lane Fox, la geniale fondatrice di lastminute.com (il sito che consente l'acquisto all'ultimo minuto di vacanze a prezzi stracciati) e rappresentanti del mondo della moda, dello sport, delle aziende e delle arti. IL MENU'. Antipasco: salmone scozzese servito con cavolo marinato e una selezione di verdure provenienti dal Sussex e dal Surrey. Piatto principale: costolette di agnello della valle di Elwy nel Galles del nord, contorno patate reali della Jerse e funghi selvatici in salsa di menta. Infine torta con la crema. < < pagina precedente pagina successiva >>

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FOTO">Londra a ferro e fuoco, scontri nella City. FOTO pag.2 (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

G20/ Scontri a Londra. Menù low cost per i Grandi Mercoledí 01.04.2009 12:51 Per i vegetariani polpette di patata accompagnate con sedano di montagna. Il menù è stato organizzato da Jamie Oliver, chef molto noto nel Regno Unito per aver rivoluzionato i pasti che servono agli alunni delle scuole, sottolineando la necessità di evitare cibi precotti e sceglie ingredienti naturali a prezzi accessibili. A differenza delle altre volte, il menù questa volta sarà all'insegna dell'austerity. Soltanto sei portate cucinate come potrebbe fare una buona casalinga, evitando ingredienti pretenziosi. Bandito il maiale per non offendere la sensibilità dei musulmani come il premier turco Erdogan. I REGALI. E' un momento particolarmente delicato questo soprattutto dopo la geffe di Brown. Quando era andato a trovarlo a Washington qualche settimana fa, il premier inglese aveva regalato a Obama un prezioso portapenne ricavato dalla scafo della "Gannet", una celebre nave antischiavista della marina britannica. In cambio, Obama se n'era uscito con "il meglio del cinema americano" in 25 Dvd. Mancanza di tatto o di rispetto hanno detto in molto. FoxNews non si è lasciata scappare la gaffe ci ha ricamato sopra un'agguerrita campagna stampa convincendo centinaia di americani a spedire una lettera di scuse a Brown. Il portavoce della Casa Bianca Gibbs, finora, ha mantenuto il più stretto riserbo sul dono che verrà fatto. Brown invece ha già scoperto le sue carte. Gli omaggi scelti sono tutti nel segno della "creatività britannica": una cravatta disegnata da tre sarti di grido, una tovaglietta da tè in lino, candele firmate e cioccolata finissima. < < pagina precedente

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FOTO">Insanguinate per le foche. FOTO (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Cronache Peta insanguinata per difendere le foche Mercoledí 01.04.2009 13:48 La protesta della Peta alla Canada House di Rrafalgar Square per chiedere la fine della strage delle foche in Canada per la partecipazione del primo ministro canadese Stephen Harper al summit del G20. Saranno uccise oltre 338mila foche durante la stagione di caccia. tags: foche protesta peta

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G8 sul Welfare, Berlusconi: "A rischio 20 milioni di posti. Pronti 40 mld" (sezione: G20)

( da "Panorama.it" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

- Italia - http://blog.panorama.it/italia - G8 sul Welfare, Berlusconi: "A rischio 20 milioni di posti. Pronti 40 mld" Posted By redazione On 31/3/2009 @ 18:54 In Headlines, NotiziaHome | No Comments "Siamo alla fine di un incontro molto approfondito sul tema del lavoro, un lavoro che comincia a venir meno con numeri preoccupanti. Venti milioni di posti di lavoro in meno per il 2010 sono una grande preoccupazione per tutti i governi". Così il premier Silvio Berlusconi, durante la conferenza di chiusura del [1] G8 sul lavoro di Roma, allargato ai ministri del Welfare dei Paesi emergenti. Ma, ha aggiunto il premier: "Il Governo non lascerà nessuno da solo. Lo stato sarà vicino ai lavoratori". Il Cavaliere ha poi invitato "i governi a far sì che sia mantenuta la coesione sociale. È questo il fattore più importante". Cioè, il presidente del Consiglio è pronto a proporre un "social pact" ai governi che parteciperanno al G20. Un "patto globale che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia la fiducia e trasformare la paura in speranza". "Garantiremo a tutti" spiega ancora una volta il premier "che usciremo dalla crisi senza lasciare nessuno indietro e" aggiunge "lavoreremo insieme per uscirne". Il Cavaliere ha tenuto anche a sottolineare come non vi sia alcuna contraddizione tra quello che egli stesso e il suo governo considerano un "imperativo categorico", vale a dire l'economia sociale di mercato, e [2] la dottrina sociale della Chiesa. È proprio in base a questo imperativo che, ha spiegato il capo del governo, "gli Stati devono impegnarsi a sostenere i lavoratori che perdono il posto di lavoro fintanto che durerà la crisi". Quanto al suo di impegno, Berlusconi assicura che in tempo di crisi "gli italiani si troveranno di fronte a uno Stato che li sosterrà". "Non sono spaventato di aumentare il deficit" dice "se dovessimo affrontare una spesa di primaria importanza. Garantiremo che lo Stato sarà vicino ai lavoratori". E comunque "i fondi previsti sono abbondanti rispetto ai costi che l'Italia sta sostenendo. Tremonti mi ha detto che quanto è previsto è sufficiente ma io voglio sottolineare che nel caso in cui sia necessario non possiamo privilegiare il bilancio pubblico lasciando le persone da sole nella fame". Poi Berlusconi entra nel dettaglio delle misure prese dal suo esecutivo: Palazzo Chigi ha già stanziato 12 miliardi di euro e nell'ultimo Cipe ne abbiamo stanziati altri 8. In tutto sono 36 miliardi, che però possono arrivare a 40 perché gli italiani hanno di fronte uno Stato che li sosterrà. "Nessuno" ha aggiunto il Cavaliere "può dire e dice di avere la ricetta giusta, ma il governo italiano ha agito con saggezza, tempestività e rigore usando il buon senso". Oltre a una cassa integrazione allargata ai precari, Palazzo Chigi ha infatti previsto aiuti per chi vuole diventare imprenditore fondare un'impresa. "Come ho già detto se io stessi in cassa integrazione non starei in casa a guardare la televisione e girarmi i pollici" ha spiegato il premier "ci saranno, quindi, incentivi nei confronti di nuove forme di imprenditoria". Secco no, invece, alle ipotesi di politiche protezionistiche che fanno "male" all'economia. In particolare a paesi come il nostro che sono grandi esportatori. "Non dimentico quanto successo in Inghilterra ai nostri lavoratori che avevano partecipato ad una gara d'appalto" conclude il premier rifendosi alla rivolta dei lavoratori inglesi contro l'arrivo di nostri connazionali. Quello che serve, invece, è un patto tra tutti i paesi del G8: "Faremo di tutto per arrivare al G20 e a La Maddalena per firmare un patto globale per cercare di sconfiggere la crisi". Un social pact che "possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia la fiducia e trasformare la paura in speranza". Infine un applauso alla Fiat. L'ncoraggiamento del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, alla sigla dell'accordo tra [3] Fiat e Chrysler è stata salutata da Berlusconi come "una soddisfazione per tutti gli italiani". È il riconoscimento dell'eccellenza di una nostra grande impresa", ha detto il presidente del Consiglio augurandosi che "l'accordo si concluda con il finanziamento da parte dello Stato americano". Il VIDEO servizio: LEGGI ANCHE: [4] 10 motivi per essere ottimisti

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Londra, la City assediata dai no global: tafferugli, vetrine rotte, arresti e feriti (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 0 Londra, la City assediata dai no global: tafferugli, vetrine rotte, arresti e feriti di Redazione Migliaia di no global, ambientalisti e anarchici nel distretto finanziario londinese stanno protestando contro il summit economico mondiale. Scontri con la polizia davanti alla Banca d'Inghilterra (guarda le immagini - guarda il video): 11 arresti. Numerosi feriti: un poliziotto colpito da una sbarra di ferro. Distrutte le vetrine della Rbs: dimostranti all'interno Londra - G20 e proteste. Vertice che vai, disturbatori e contestatori che trovi. Il summit inglese non fa eccezione. E, già dai giorni scorsi, la City è stata presa d'assalto da no global e ambientalisti. Migliaia di dimostranti stanno convergendo, in quattro diversi cortei, verso la sede principale della Banca d’Inghilterra, al centro della City londinese, per una manifestazione di protesta contro il vertice in programma domani. Finora sono 11 gli arresti tra i manifestanti. Tafferugli e vetrine rotte Nel pomeriggio si infiamma la protesta anti-G20 nel cuore di Londra: i manifestanti si sono scontrati con la polizia e hanno infranto numerose vetrine. Secondo Sky News, all’esterno della Bank of England, un poliziotto è stato colpito con una grossa sbarra. I manifestanti hanno fatto irruzione negli uffici londinesi della Royal Bank of Scotland. Secondo testimoni, sfondate le vetrine dell’edificio, si sono riversati all’interno. Fino a poco tempo fa fiore all’occhiello del sistema creditizio britannico, è uno degli istituti più colpiti dalla crisi. Tensione nella City Confusione di fronte alla Banca d’Inghilterra dove si stanno scontrando due flussi di manifestanti e si registrano i primi feriti: circa 500 persone stanno infatti cercando di raggiungere la destinazione finale dei quattro cortei partiti questa mattina da altrettante stazioni ferroviarie di Londra. I poliziotti di Scotland Yard hanno circondato l’area di fronte la banca, bloccando circa 2mila manifestanti che ora non si possono muovere dalla piazza. Si registrano, intanto, alcuni feriti tra i dimostranti più esagitati che vogliono attraversare il cordone steso dai poliziotti. Scontri a Cannon street A fine mattinata c'è stata una carica della polizia contro la manifestazione anti-G20 a Cannon Street, nella City, dove si sono concentrati i gruppi anarchici: gli agenti, schierati in massa, hanno usato manganelli per evitare che la marcia raggiungesse la sede della Banca d’Inghilterra. Al grido di "Aboliamo i soldi" i manifestani premono con forza contro i cordoni delle forze dell’ordine impegnate a respingere indietro la folla. Da questa mattina elicotteri sorvolano la capitale britannica. Numerosi edifici del distretto finanziario di Londra sono stati circondati mentre diverse strade sono chiuse al traffico. Gli arresti Undici persone sono già state fermate a Londra, nelle prime fasi dei cortei organizzati alla vigilia del summit del G20. Secondo fonti locali, tre persone sono state arrestate per possesso di coltelli, un'altra per aggressione a pubblico ufficiale, altre ancora per offese alle forze dell’ordine. La rabbia per il ruolo giocato dai banchieri nella crisi economico-finanziaria, ma anche la frustrazione per gli scarsi progressi raggiunti in fatto di lotta al surriscaldamento climatico hanno indotto migliaia di persone a scendere in strada. Quattro cortei, partiti da altrettante stazioni della metropolitana e che hanno seguito percorsi diversi, si sono raccolti dinanzi alla Bank of England. Lungo il tragitto, decine di impiegati della City, affacciati alle finestre, lanciavano biglietti da 10 sterline, mentre la folla sottostante reagiva con urla e invettive. Seconda carica Gli agenti di Scotland Yard, non in assetto anti-sommossa, hanno caricato nuovamente i manifestanti che assediano la filiale di Rbs vicino alla Banca d’Inghilterra. Un’altra carica della polizia era scattata prima di pranzo a Cannon Street. Gli 11 arresti sono scattati dopo che gli agenti hanno fermato un veicolo blindato parcheggiato in Bishopsgate, una via che si estende presso la stazione ferroviaria di Liverpool Street. Pare che il veicolo sia stato fermato dopo aver infranto le regole di viabilità stradale. Gli agenti hanno poi scoperto al suo interno delle divise false della polizia. Cambio di abitudini I londinesi, intanto, hanno lasciato la città, deserta nella mattinata, e le autorità hanno invitato chi si vuole recare al lavoro nella City a vestirsi in modo "casual" per non dare nell’occhio. Gli uomini dispiegati dalle sei forze di polizia presenti nell’area metropolitana londinese sono circa 5mila con un costo totale di 7,5 milioni di sterline. Molte le banche e i negozi sbarrati e protetti nel centro della citta. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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G20, asse Obama-Brown: servono azioni urgenti (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 0 G20, asse Obama-Brown: servono azioni urgenti di Redazione "Il G20 deve dare risposte globali a problemi globali" lo ha dichiarato Gordon Brown durante l'incontro con il presidente degli Stati Uniti. Obama: "Occore agire con senso d'urgenza". Sarkozy boccia le bozze del comunicato finale Roma - "Il G20 deve dare risposte globali a problemi globali". Lo ha detto il primo ministro britannico Gordon Brown durante la conferenza stampa tenuta insieme al presidente americano Barack Obama a Downing Street. "Non possiamo accettare una soluzione sul minimo comune denominatore - ha aggiunto Brown - non sarà facile ma il mondo chiede delle risposte. Usa e gran bretagna hanno da sempre un rapporto speciale e questo rapporto ha ora nuovi obiettivi, quelli di trovare soluzioni concrete alla crisi in atto". Brown: "Ripulire le banche" Il primo ministro Gordon Brown ha detto non si uscirà dalla crisi se non verranno "ripulite" le banche. "è uno dei test per misurare il successo di questo vertice - ha detto Brown, dopo aver salutato Obama - gli altri sono il ’no al protezionismo, la creazione delle basi per un’economia a basse emissioni, il sostegno ai più bisognosi". "Io e il presidente Obama siamo consapevoli che ci sono negoziati difficili che ci aspettano, e che non sarà facile. Ma sappiamo che questo vertice è molto importante, perchè il mondo si riunisce per agire di fronte a questo momento senza precedenti della finanza globale", ha affermato il premier. "Se non accettiamo che questa crisi è nata da un problema di regole, non arriveremo a una soluzione", ha proseguito Brown. Obama: "Agire con urgenza" "Occorre agire con un forte senso di urgenza per la crisi in atto, ma è improbabile che al g20 ci possa essere consenso su tutti i punti", ha ammonito il presidente degli Stati Uniti Domani il vertice Tutto pronto per il G20 di domani. Oggi è il giorno di Obama, per la prima volta in Europa da quandoè stato eletto. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è stato ricevuto questa mattina a Londra dal primo ministro britannico Gordon Brown, in preparazione del vertice. Il colloquio, ancora in corso, sarà seguito da una conferenza stampa congiunta fissata per le 10 locali, le 11 in Italia. Obama e la first lady Michelle sono arrivati ieri sera all’aeroporto Stansted a bordo dell’Air Force One. Per il presidente degli Stati Uniti si tratta del suo primo viaggio in Europa. Dopo l’incontro con Brown, Obama avrà un bilaterale anche con il presidente russo Dmitri Medvedev (alle 12.45 italiane) e con il cinese Hu Jintao (alle 15). Nel pomeriggio, l’inquilino della Casa Bianca e la moglie si recheranno a Buckingham Palace per un’udienza privata con la regina Elisabetta. Sarkozy boccia le bozze del G20 Le bozze del comunicato finale del G20 non piacciono nè alla Germania nè alla Francia, afferma il presidente francese Sarkozy. Il presidente francese precisa che, al termine delle ultime discussioni fra consiglieri sul comunicato finale, "non si è giunti ad alcun accordo". Sarkozy oggi ha in programma un incontro bilaterale a Londra con il cancelliere tedesca Angela Merkel. Il vertice dei G20 si svolgerà domani e sarà preceduto stasera da una cena a Downing Street. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Obama. Agire senza mezze misure per riprendersi dalla crisi (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Obama. Agire senza mezze misure per riprendersi dalla crisi di Cristiano Del Riccio 01-04-2009 Il presidente americano Barack Obama, al suo esordio oggi a Londra sulla scena politica internazionale, ha espresso fiducia sulla capacità dei leader del G20 di coordinare una risposta comune alla crisi economica. Il presidente Usa ha esortato a concentrarsi sui punti comuni piuttosto che sulle differenze. "Non possiamo trovarci d'accordo su ogni cosa", ha detto alla vigilia del vertice. "Sono venuto qui non solo per proporre idee ma anche per ascoltare", ha detto Obama sottolineando comunque la necessità di "agire senza mezze misure" per far scattare la ripresa della economia mondiale. La sua prima intensa giornata di incontri comprende oggi anche il primo faccia a faccia col presidente russo Dmitri Medvedev e col collega cinese Hu Jintao. Obama, al suo primo viaggio oltreoceano da quando è alla Casa Bianca, aveva cominciato la sua prima giornata di attività (in una visita che lo porterà in cinque paesi in una settimana) recandosi a Downing Street per discutere col premier britannico Gordon Brown come fronteggiare la crisi economica mondiale. Il presidente Obama, giunto in Europa con l'obiettivo dichiarato di ripristinare il prestigio dell'America nel mondo dopo gli otto anni di amministrazione Bush, ha scelto Londra come sede del suo primo incontro col presidente russo Medvedev, un incontro che mira a far scattare il reset nei rapporti tra Washington e Mosca dopo il gelo dei rapporti sviluppatosi nel periodo finale delle presidenza Bush, alimentato dalla controversia sullo scudo anti-missile e sull'ingresso di Georgia ed Ucraina nella Nato. Obama ha assunto un atteggiamento più morbido che dovrebbe far scattare l'annuncio dell'inizio dei negoziati per il rinnovo dell'accordo 'Start' sulla riduzione degli armamenti strategici che scadrà a dicembre. "Sarebbe questa una buona partenza", ha detto oggi Obama. Ma al centro della visita di Obama a Londra resta la crisi economica mondiale. La ricetta messa a punto dagli Stati Uniti, con enfasi sulle misure di stimolo, hanno provocato la reazione negativa di Francia e Germania che non desiderano aprire ancora di più il portafoglio e preferiscono invece mettere l'accento sulle regole più severe per il mercato finanziario. La intensa giornata di Obama a Londra prevede anche colloqui col leader dell'opposizione britannica David Cameron e un té a Buckingham Palace con la Regina Elisabetta II.

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G20. Obama: la crisi è grave. Occorre agire subito (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

G20. Obama: la crisi è grave. Occorre agire subito 01-04-2009 LONDRA. La crisi è "grave" e bisogna quindi "agire con urgenza". E' il presidente americano Barack Obama a lanciare l'allarme a poche ore dall'inizio formale del vertice G20. Atterrato a Londra ieri sera Obama ha già fatto capire che la Casa Bianca si aspetta un accordo pieno da questo decisivo G20 pur sapendo che le difficoltà negoziali sono ancora tutte aperte. Per cui bisogna puntare a trovare l'accordo su pochi punti precisi lasciando ancora da parte i nodi che dividono e che non sono pochi. Ma la vigilia del vertice si conferma agitata: anche oggi il presidente francese Nicolas Sarkozy non ha nascosto il proprio nervosismo confermando che nonostante il faticoso lavoro condotto dagli sherpa in questi mesi il documento finale del G20 é ben lontano dall'aver trovato consenso unanime. "Le bozze del comunicato finale del G20 non piacciono né alla Germania né alla Francia", ha detto oggi Sarkozy gelando gli umori della Gran Bretagna, il Paese che ha la presidenza del G20 e che più di ogni altro aveva caricato di aspettative questo appuntamento. In questa atmosfera sembra sempre più probabile che ai leader non basterà questa riunione di Londra per varare un serio pacchetto anticrisi e, tantomeno, una riforma delle regole dei mercati internazionali. Regole che continuano a chiedere tutti, dallo stesso primo ministro britannico Gordon Brown (che ha già incontrato Barack Obama) al presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso. Ma con tutta probabilità qui a Londra vincerà la linea più pragmatica degli Stati Uniti che chiedono, in questa fase, impegni forti e precisi per il breve termine, soldi e misure per depotenziare la crisi. Intanto Londra, se da un lato ospita in queste ore una girandola di colloqui bilaterali tra i tanti leader che sono arrivati o stanno arrivando - per l'Italia il premier Silvio Berlusconi vedrà nel pomeriggio il primo ministro giapponese Taro Aso -, dall'altro la città sarà ostaggio di diverse manifestazioni di gruppi ambientalisti e no-global. La giornata é iniziata con una carica della polizia ed alcuni arresti nella City.

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Des clowns paradent contre le "cirque sécuritaire" à Strasbourg (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Des clowns paradent contre le "cirque sécuritaire" à Strasbourg LEMONDE.FR avec AFP | 01.04.09 | 17h41 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : AFP/PATRICK HERTZOG Le cortège se rend dans les rues de Strasbourg pour une "action d'agit-prop" afin de rencontrer les Strasbourgeois et échanger avec eux autour des questions de sécurité. Une centaine de militants anti-OTAN, dont une quarantaine grimés en clowns, ont mené, mercredi 1er avril, à Strasbourg une parade festive et bigarrée contre le "cirque sécuritaire", à l'avant-veille du sommet de l'OTAN qui se tient vendredi et samedi dans la capitale alsacienne. Coiffés de perruques rouges, vertes ou violettes et arborant les traditionnels faux nez rouges, les "clowns" se sont rassemblés vers 13h30 dans le quartier de l'Esplanade, dans l'est de Strasbourg. Sur le même sujet Vidéo Sommet de l'OTAN : Alliot-Marie défend le dispositif de sécurité Les faits Vivre à Strasbourg pendant le sommet de l'OTAN Les faits Incidents à Strasbourg entre policiers et manifestants anti-OTAN Les faits Un tête-à-tête Sarkozy-Obama aura lieu à Strasbourg Décryptage G20, OTAN : le pari diplomatique de Nicolas Sarkozy Revue de web Internet, outil privilégié des anti-OTAN Portfolio Strasbourg transformée en bunker pour le sommet de l'OTAN Pendant que certains entonnent L'Internationale, d'autres simulent des combats avec des armes factices, sous l'œil attentif d'une trentaine de policiers en civil. "On fait ça contre le cirque sécuritaire. On est solidaires des Strasbourgeois qui ont subi maintes et maintes restrictions depuis plusieurs jours", explique Nadé, du réseau Dissent.

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"Mettre en place de nouvelles règles du jeu est compliqué mais pas impossible" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Chat "Mettre en place de nouvelles règles du jeu est compliqué mais pas impossible" LEMONDE.FR | 30.03.09 | 15h42 * Mis à jour le 01.04.09 | 18h13 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Dans un chat sur LeMonde.fr, Anton Brender, professeur associé à l'université Paris-Dauphine, directeur des études économiques chez Dexia Asset Management et co-auteur de "La crise de la finance globalisée" (Ed. La Découverte), estime que les mesures qui feront débat au G20 "porteront sur le degré de re-régulation" et de "coordination effective de la stimulation fiscale". Emile B : Y a-t-il des chances que des mesures concrètes résultent de ce sommet du G20 ? Anton Brender : Oui, mais cette réunion est une réunion de chefs d'Etat, ils ne sont pas là pour débattre effectivement de mesures à prendre, mais pour valider un ensemble de mesures dont certaines seront sûrement concrètes, préparées depuis plusieurs mois par des groupes de travail. Les seules décisions qui donneront vraiment lieu à débat sont les plus "politiques". Elles porteront sur le degré de re-régulation et aussi sur le degré de coordination effective de la stimulation fiscale. Sur le même sujet Portfolio G20 : les banquiers, cibles des manifestants à Londres Chat "Mettre en place de nouvelles règles du jeu est compliqué mais pas impossible" Entretien "Obama et Medvedev veulent surmonter l'héritage des années Bush" Compte rendu A Londres, Barack Obama minimise les divergences du G20 Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Télézapping L'éco fait sa mue, Sarko fait la moue Portfolio G20 : des milliers de personnes manifestent à la City Sur le même sujet Portfolio La voiture la moins chère du monde séduit les Indiens Les faits Un ouvrage nationaliste fait polémique en Chine Les faits EDF soupçonné d'avoir espionné Greenpeace Compte rendu Immobilier : la baisse des prix fait repartir le marché Entretien Eric Le Douaron : "Les effets de la crise doivent être pris en compte dans les problèmes de sécurité" lb : Le débat entre la priorité à la régulation (Sarkozy) ou à la relance (Obama) a-t-il un sens? Les deux ne vont-ils pas de pair ? Bien sûr. On a besoin d'une part de consolider le système financier international, de l'autre, de mettre en place un dispositif qui permette, en attendant, de réparer les dégâts pour l'économie réelle du choc qui vient de se produire et assure petit à petit une reprise de la croissance. Cela suppose donc un soutien fiscal pendant sans doute plusieurs années. jericho_kane : Taper sur les paradis fiscaux, limiter les salaires des banquiers : est-ce qu'on ne s'attaque pas à des questions marginales, alors que la crise est systémique ? Vous avez raison, la crise est systémique et certains symptômes peuvent être considérés comme marginaux. Il n'empêche qu'une partie des problèmes du système financier mondial sont liés à l'existence de zones d'ombre en matière de régulation. Dans la mesure où les paradis fiscaux se trouvent dans ces zones d'ombre, il est important de veiller à faire que ceux qui opèrent comme les produits qui s'y fabriquent soient soumis aux mêmes normes et aux mêmes règles de prudence que dans le reste du système. jericho_kane : On parle de nouveau "Bretton Woods" : Bretton Woods, en 1944, avait laissé place à une économie mondiale fortement régulée, grâce au poids d'un leader, les Etats-Unis. Pensez-vous que les Etats-Unis peuvent reprendre ce rôle ? Ne sont-ils pas décrédibilisés ? Vous avez raison. Aujourd'hui, un des problèmes de l'économie mondiale est que la suprématie financière américaine a disparu : depuis l'été 2007, on a compris que les Etats-Unis pouvaient être source de problèmes financiers auxquels ils n'étaient pas forcément capables d'apporter des solutions. Leur suprématie en la matière est clairement remise en cause. Mais aucune autre région de la planète ne semble capable de les remplacer. Mettre en place dans ces conditions de nouvelles règles du jeu internationales en sera nettement compliqué. Mais cela n'est pas impossible pour autant, pourvu justement qu'on considère que c'est par la coopération qu'on peut y arriver, plus que par la simple domination. koyuncu : Que va t-il se passer au niveau de la monnaie, risques de dévaluation ou non ? Du côté américain, à l'horizon des années qui viennent, il va y avoir un besoin de faire baisser le cours du dollar. Une des questions est de savoir contre quelle monnaie cette baisse pourra se faire. Le problème est d'autant plus compliqué qu'on peut penser que l'Angleterre a également besoin de voir sa monnaie se déprécier. Petit à petit, les pays d'Asie, la Chine en particulier, devraient pouvoir accepter de laisser leur monnaie s'apprécier progressivement. On peut douter toutefois que cela suffise. Le risque de voir un bras de fer entre les Etats-Unis et la zone euro se dérouler sur les marchés des changes n'est donc pas nul. pincopallo : Monsieur Brender, dès le début de cette crise, elle a été qualifiée de très grave, la plus grave depuis 1929. Maintenant, on nous parle de reprise possible en 2010. Où est la "vérité"? La crise actuelle est effectivement la plus grave que les pays occidentaux aient connue depuis 1929. La grande différence est que les leçons de la crise de 1929 ont été tirées, partout des mesures ont été prises pour essayer de réduire le choc le plus vite possible. Les taux d'intérêt ont été baissés beaucoup plus rapidement qu'en 1929. Des mesures de soutien du système financier ont été prises, et par ailleurs, des plans de stimulation importants, visant précisément à soutenir, en attendant, la demande, ce qui n'avait jamais été fait avant Roosevelt, ont eux aussi été mis en place. Grâce à ces mesures, on devrait pouvoir éviter de voir se reproduire la Grande Dépression. juldel007 : Le G20 constitue t-il une véritable réunion permettant d'envisager des sorties de crise ? Une simple rencontre d'Etats puissants cherchant à satisfaire leurs propres intérêts nationaux ? Ou alors une mise de côté une fois de plus des pays en voie de développement ? Romain_Mielcarek : Bonjour, quels sont les pays dont la participation est indispensable pour assurer le succès d'un sauvetage de l'économie ? Sont-ce quelques pays/groupes de pays particuliers, le G20, plus que çà ? Tous les pays de la planète ne sont pas représentés au G20, mais ceux qui y participent représentent par leur poids l'essentiel de l'économie mondiale. Les régions les plus pauvres sont effectivement laissées de côté. Cela ne signifie pas nécessairement qu'elles soient totalement oubliées. Parmi les pays représentés au G20, plusieurs pays, dont les Européens, défendent l'idée que des mesures doivent être prises pour aider les pays les plus pauvres à faire face à cette crise. Par ailleurs, si effectivement des décisions de meilleure régulation et de stimulation de l'activité sont prises, elles bénéficieront aussi aux régions les plus pauvres : ce sont elles qui souffrent le plus lorsque la croissance s'affaisse dans les régions les plus riches. Jean-Jacques : Est-ce que le format d'une réunion de chefs d'Etats est à la mesure de la refondation nécessaire? Où sont les syndicats, les ONG, la société civile ? 1 | 2 | suivant Antoine Reverchon

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G20 : "Mettre en place de nouvelles règles du jeu est compliqué mais pas impossible" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

G20 : "Mettre en place de nouvelles règles du jeu est compliqué mais pas impossible" LEMONDE.FR | 01.04.09 | 16h57 * Mis à jour le 01.04.09 | 18h34 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Emile B : Y a-t-il des chances que des mesures concrètes résultent de ce sommet du G20 ? Anton Brender : Oui, mais cette réunion est une réunion de chefs d'Etat, ils ne sont pas là pour débattre effectivement de mesures à prendre, mais pour valider un ensemble de mesures dont certaines seront sûrement concrètes, préparées depuis plusieurs mois par des groupes de travail. Les seules décisions qui donneront vraiment lieu à débat sont les plus "politiques". Elles porteront sur le degré de re-régulation et aussi sur le degré de coordination effective de la stimulation fiscale. lb : Le débat entre la priorité à la régulation (Sarkozy) ou à la relance (Obama) a-t-il un sens? Les deux ne vont-ils pas de pair ? Bien sûr. On a besoin d'une part de consolider le système financier international, de l'autre, de mettre en place un dispositif qui permette, en attendant, de réparer les dégâts pour l'économie réelle du choc qui vient de se produire et assure petit à petit une reprise de la croissance. Cela suppose donc un soutien fiscal pendant sans doute plusieurs années. jericho_kane : Taper sur les paradis fiscaux, limiter les salaires des banquiers : est-ce qu'on ne s'attaque pas à des questions marginales, alors que la crise est systémique ? Vous avez raison, la crise est systémique et certains symptômes peuvent être considérés comme marginaux. Il n'empêche qu'une partie des problèmes du système financier mondial sont liés à l'existence de zones d'ombre en matière de régulation. Dans la mesure où les paradis fiscaux se trouvent dans ces zones d'ombre, il est important de veiller à faire que ceux qui opèrent comme les produits qui s'y fabriquent soient soumis aux mêmes normes et aux mêmes règles de prudence que dans le reste du système. jericho_kane : On parle de nouveau "Bretton Woods" : Bretton Woods, en 1944, avait laissé place à une économie mondiale fortement régulée, grâce au poids d'un leader, les Etats-Unis. Pensez-vous que les Etats-Unis peuvent reprendre ce rôle ? Ne sont-ils pas décrédibilisés ? Vous avez raison. Aujourd'hui, un des problèmes de l'économie mondiale est que la suprématie financière américaine a disparu : depuis l'été 2007, on a compris que les Etats-Unis pouvaient être source de problèmes financiers auxquels ils n'étaient pas forcément capables d'apporter des solutions. Leur suprématie en la matière est clairement remise en cause. Mais aucune autre région de la planète ne semble capable de les remplacer. Mettre en place dans ces conditions de nouvelles règles du jeu internationales en sera nettement compliqué. Mais cela n'est pas impossible pour autant, pourvu justement qu'on considère que c'est par la coopération qu'on peut y arriver, plus que par la simple domination. koyuncu : Que va t-il se passer au niveau de la monnaie, risques de dévaluation ou non ? Du côté américain, à l'horizon des années qui viennent, il va y avoir un besoin de faire baisser le cours du dollar. Une des questions est de savoir contre quelle monnaie cette baisse pourra se faire. Le problème est d'autant plus compliqué qu'on peut penser que l'Angleterre a également besoin de voir sa monnaie se déprécier. Petit à petit, les pays d'Asie, la Chine en particulier, devraient pouvoir accepter de laisser leur monnaie s'apprécier progressivement. On peut douter toutefois que cela suffise. Le risque de voir un bras de fer entre les Etats-Unis et la zone euro se dérouler sur les marchés des changes n'est donc pas nul. pincopallo : Monsieur Brender, dès le début de cette crise, elle a été qualifiée de très grave, la plus grave depuis 1929. Maintenant, on nous parle de reprise possible en 2010. Où est la "vérité"? La crise actuelle est effectivement la plus grave que les pays occidentaux aient connue depuis 1929. La grande différence est que les leçons de la crise de 1929 ont été tirées, partout des mesures ont été prises pour essayer de réduire le choc le plus vite possible. Les taux d'intérêt ont été baissés beaucoup plus rapidement qu'en 1929. Des mesures de soutien du système financier ont été prises, et par ailleurs, des plans de stimulation importants, visant précisément à soutenir, en attendant, la demande, ce qui n'avait jamais été fait avant Roosevelt, ont eux aussi été mis en place. Grâce à ces mesures, on devrait pouvoir éviter de voir se reproduire la Grande Dépression. juldel007 : Le G20 constitue t-il une véritable réunion permettant d'envisager des sorties de crise ? Une simple rencontre d'Etats puissants cherchant à satisfaire leurs propres intérêts nationaux ? Ou alors une mise de côté une fois de plus des pays en voie de développement ? Romain_Mielcarek : Bonjour, quels sont les pays dont la participation est indispensable pour assurer le succès d'un sauvetage de l'économie ? Sont-ce quelques pays/groupes de pays particuliers, le G20, plus que çà ? Tous les pays de la planète ne sont pas représentés au G20, mais ceux qui y participent représentent par leur poids l'essentiel de l'économie mondiale. Les régions les plus pauvres sont effectivement laissées de côté. Cela ne signifie pas nécessairement qu'elles soient totalement oubliées. Parmi les pays représentés au G20, plusieurs pays, dont les Européens, défendent l'idée que des mesures doivent être prises pour aider les pays les plus pauvres à faire face à cette crise. Par ailleurs, si effectivement des décisions de meilleure régulation et de stimulation de l'activité sont prises, elles bénéficieront aussi aux régions les plus pauvres : ce sont elles qui souffrent le plus lorsque la croissance s'affaisse dans les régions les plus riches. Jean-Jacques : Est-ce que le format d'une réunion de chefs d'Etats est à la mesure de la refondation nécessaire? Où sont les syndicats, les ONG, la société civile ? 1 | 2 | suivant Antoine Reverchon

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Londra, no global assaltano le banche: 24 arresti (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 0 Londra, no global assaltano le banche: 24 arresti di Redazione Migliaia di no global, ambientalisti e anarchici nel distretto finanziario londinese contro il G20. Scontri con la polizia davanti alla Banca d'Inghilterra (guarda le immagini - guarda il video): 24 arresti. Distrutte le vetrine della Rbs: dimostranti all'interno. Cariche dei poliziotti Londra - G20 e proteste. Vertice che vai, disturbatori e contestatori che trovi. Il summit inglese non fa eccezione. E, già dai giorni scorsi, la City è stata presa d'assalto da no global e ambientalisti. Migliaia di dimostranti stanno convergendo, in quattro diversi cortei, verso la sede principale della Banca d’Inghilterra, al centro della City londinese, per una manifestazione di protesta contro il vertice in programma domani. Finora sono 24 gli arresti tra i manifestanti. Tafferugli e vetrine rotte Nel pomeriggio si infiamma la protesta anti-G20 nel cuore di Londra: i manifestanti si sono scontrati con la polizia e hanno infranto numerose vetrine. Secondo Sky News, all’esterno della Bank of England, un poliziotto è stato colpito con una grossa sbarra. I manifestanti hanno fatto irruzione negli uffici londinesi della Royal Bank of Scotland. Secondo testimoni, sfondate le vetrine dell’edificio, si sono riversati all’interno. Fino a poco tempo fa fiore all’occhiello del sistema creditizio britannico, è uno degli istituti più colpiti dalla crisi. Tensione nella City Confusione di fronte alla Banca d’Inghilterra dove si stanno scontrando due flussi di manifestanti e si registrano i primi feriti: circa 500 persone stanno infatti cercando di raggiungere la destinazione finale dei quattro cortei partiti questa mattina da altrettante stazioni ferroviarie di Londra. I poliziotti di Scotland Yard hanno circondato l’area di fronte la banca, bloccando circa 2mila manifestanti che ora non si possono muovere dalla piazza. Si registrano, intanto, alcuni feriti tra i dimostranti più esagitati che vogliono attraversare il cordone steso dai poliziotti. Scontri a Cannon street A fine mattinata c'è stata una carica della polizia contro la manifestazione anti-G20 a Cannon Street, nella City, dove si sono concentrati i gruppi anarchici: gli agenti, schierati in massa, hanno usato manganelli per evitare che la marcia raggiungesse la sede della Banca d’Inghilterra. Al grido di "Aboliamo i soldi" i manifestani premono con forza contro i cordoni delle forze dell’ordine impegnate a respingere indietro la folla. Da questa mattina elicotteri sorvolano la capitale britannica. Numerosi edifici del distretto finanziario di Londra sono stati circondati mentre diverse strade sono chiuse al traffico. Gli arresti Sono 24 le persone già fermate a Londra. Secondo fonti locali, tre persone sono state arrestate per possesso di coltelli, un'altra per aggressione a pubblico ufficiale, altre ancora per offese alle forze dell’ordine. La rabbia per il ruolo giocato dai banchieri nella crisi economico-finanziaria, ma anche la frustrazione per gli scarsi progressi raggiunti in fatto di lotta al surriscaldamento climatico hanno indotto migliaia di persone a scendere in strada. Quattro cortei, partiti da altrettante stazioni della metropolitana e che hanno seguito percorsi diversi, si sono raccolti dinanzi alla Bank of England. Lungo il tragitto, decine di impiegati della City, affacciati alle finestre, lanciavano biglietti da 10 sterline, mentre la folla sottostante reagiva con urla e invettive. Seconda carica alla Rbs Disordini anche quando alcuni manifestanti hanno fatto irruzione nella sede della Royal Bank of Scotland, rompendo i vetri. Sul posto è stata inviata la polizia anti-sommossa, intervenuta con gas lacrimogeni. Precedentemente i manifestanti avevano tentato di introdursi nella sede della Banca d’Inghilterra a colpi di lanci di uova e frutta contro gli agenti. Le mura esterne dell’edificio sono state imbrattate con le scritte: "Guerra di classe" e "ladri". Si registrano alcuni feriti (nessuno sarebbe grave) e 24 arresti. Circa 4mila - tra anarchici, ambientalisti, anticapitalisti - i manifestanti scesi in strada nel "Financial Fool’s Day". Dopo alcune ore la polizia ha fatto irruzione nella filiale della Rbs: i dimostranti hanno iniziato a tirare mobili e suppellettili dalle finestre dell’ufficio. La strada, Threadneedle street, è stata isolata, insieme a quelle adiacente. Cambio di abitudini I londinesi, intanto, hanno lasciato la città, deserta nella mattinata, e le autorità hanno invitato chi si vuole recare al lavoro nella City a vestirsi in modo "casual" per non dare nell’occhio. Gli uomini dispiegati dalle sei forze di polizia presenti nell’area metropolitana londinese sono circa 5mila con un costo totale di 7,5 milioni di sterline. Molte le banche e i negozi sbarrati e protetti nel centro della citta. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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G20, Obama-Brown: "Azioni urgenti" Merkel-Sarkozy: "Varare nuove regole" (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 78 del 2009-04-01 pagina 0 G20, Obama-Brown: "Azioni urgenti" Merkel-Sarkozy: "Varare nuove regole" di Redazione In vista del summit che inizierà domani accordo tra Obama e Brown: "Il G20 deve dare risposte globali a problemi globali". Sarkozy boccia le bozze del comunicato finale, ma trova l'intesa con la Merkel per un fronte unico: "Delineare le nuove regole per il ventunesimo secolo è nell'interesse di tutti". Berlusconi: "Al G8 fisseremo le regole" Roma - In vista del summit che inizierà domani accordo tra il presidente americano, Barack Obama, e il premier inglese Gordon Brown: "Il G20 deve dare risposte globali a problemi globali". Intanto il presidente francese Nicolas Sarkozy boccia le bozze del comunicato finale, ma trova l'intesa con la cancelliera tedesca Angela Merkel: "Varare subito nuove regole per la finanza". "Il G20 adotterà qualche decisione immediata - ha puntualizzato poi il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - ma sarà solo un inizio visto che è al G8 che si pensa che verrà redatto il nuovo codice dei comportamenti finanziari ed economici mondiali". Brown: "Ripulire le banche" "Non possiamo accettare una soluzione sul minimo comune denominatore. Non sarà facile ma il mondo chiede delle risposte. Usa e gran bretagna hanno da sempre un rapporto speciale e questo rapporto ha ora nuovi obiettivi, quelli di trovare soluzioni concrete alla crisi in atto". Il primo ministro Gordon Brown ha detto non si uscirà dalla crisi se non verranno "ripulite" le banche. "è uno dei test per misurare il successo di questo vertice - ha detto Brown - gli altri sono il ’no al protezionismo, la creazione delle basi per un’economia a basse emissioni, il sostegno ai più bisognosi". "Se non accettiamo che questa crisi è nata da un problema di regole, non arriveremo a una soluzione", ha proseguito Brown. "Occorre agire con un forte senso di urgenza per la crisi in atto, ma è improbabile che al g20 ci possa essere consenso su tutti i punti", ha invece ammonito il presidente degli Stati Uniti. L'asse Sarkozy-Merkel "Parleremo a una voce sola". Fianco a fianco in conferenza stampa all’hotel Berkeley di Londra, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno ribadito che Germania e Francia presenteranno un fronte unico domani ai lavori del G20, con la richiesta di "risultati concreti" e alcuni "obbiettivi non negoziabili". Fra queste nuove regole per il settore finanziario, stop ai paradisi fiscali. Ma fra la lista degli "obbiettivi concreti" brilla per la sua assenza proprio quello che per Washington e Londra è cruciale: un programma di finanziamenti pubblici per stimolare l’economia. Aveva un tono minaccioso il messaggio che Sarkozy ha lanciato prima di partire per Londra: "Non accetterò falsi compromessi"; ma neppure imposizioni dagli Stati Uniti di Obama". Berlusconi: "Regole al G8" "Per questo vertice i nostri uomini hanno lavorato molto bene e credo che qualche decisione opportuna immediata verrà presa", ha esordito Berlusconi ricordando che "al G8 noi porteremo come nostra proposta il Global Standard e cioè una legislazione internazionale per il mondo della finanza e dell’economia". "Quindi - ha proseguito il premier italiano - il G20 qualche cosa la comincerà a fare ma è al G8 che si pensa che verrà redatto il nuovo codice dei comportamenti finanziari ed economici del mondo". Berlusconi ha, quindi, confermato di voler proporre un social pact alla riunione di domani dei Venti grandi: "Sì, certamente porterò il risultato del G8 sociale e, quindi, people first". Domani il vertice Tutto pronto per il G20 di domani. Oggi è il giorno di Obama, per la prima volta in Europa da quandoè stato eletto. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è stato ricevuto questa mattina a Londra dal primo ministro britannico Gordon Brown, in preparazione del vertice. Il colloquio, ancora in corso, sarà seguito da una conferenza stampa congiunta fissata per le 10 locali, le 11 in Italia. Obama e la first lady Michelle sono arrivati ieri sera all’aeroporto Stansted a bordo dell’Air Force One. Per il presidente degli Stati Uniti si tratta del suo primo viaggio in Europa. Dopo l’incontro con Brown, Obama avrà un bilaterale anche con il presidente russo Dmitri Medvedev (alle 12.45 italiane) e con il cinese Hu Jintao (alle 15). Nel pomeriggio, l’inquilino della Casa Bianca e la moglie si recheranno a Buckingham Palace per un’udienza privata con la regina Elisabetta. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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La strategia anti-crisi di Berlusconi. Dalla paura alla speranza (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

La strategia anti-crisi di Berlusconi. Dalla paura alla speranza di Pierfrancesco Freré 01-04-2009 Silvio Berlusconi per la prima volta non esclude lo sforamento dei vincoli di bilancio per sostenere l'occupazione: gli ultimi dati diffusi da Ue e Ocse, assai preoccupanti, parlano addirittura di una coesione sociale a rischio, come denuncia il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker. I sequestri dei top manager in Francia, gli assalti alle banche in Grecia sono i sintomi di un malessere globale che confina pericolosamente con l'esplosione di un ricorso sistematico alla violenza. Il presidente del Consiglio ritiene tuttavia che certe denunce, certe prediche da parte di chi non aveva previsto per tempo la gravità della crisi, alimentino la paura collettiva e nuocciano ai cittadini più di ogni altra cosa. La sua strategia é diversa, punta a stimolare lo spirito della collettività "per trasformare la paura in speranza", dal momento che nell'attuale recessione l'aspetto psicologico gioca un ruolo decisivo. Ecco dunque la promessa di mettere sul piatto altri 4 miliardi "freschi" a difesa dell'occupazione e di lanciare al prossimo G20 un "social pact", un patto globale dei paesi più industrializzati per sostenere l'economia e chi è più in difficoltà. Resta il fatto che, a dispetto del secco invito a tacere rivolto ai burocrati europei e all'Ocse, Berlusconi non può che condividere, per sua stessa ammissione, le preoccupazioni dell'Eurogruppo sulla tenuta della coesione sociale. Nelle parole del premier si può anche cogliere un'ombra di incertezza sul come il suo invito a non spaventarsi dell'aumento del debito pubblico sarà accolto da Giulio Tremonti, il custode della stabilità del deficit italiano: la realtà è che finora le ricette anticrisi degli Stati Uniti e della Ue si sono rivelate semifallimentari e, come dice il sociologo Ralf Dahrendorf, ciò autorizza a temere che anche il prossimo G20 si possa risolvere in un fiasco. Su questo sfondo l'opposizione accoglie con un misto di scetticismo e di sollievo l'ammissione da parte del premier della necessità di interventi straordinari a tutela di chi perde il lavoro. Pier Luigi Bersani invita per esempio Berlusconi a decidersi una buona volta ad autorizzare lo sforamento del deficit per sostenere l'occupazione, Italia dei Valori ed Udc sollecitano un nuovo piano straordinario. Pd, Udc ed Idv ritengono di aver segnato un altro punto a proprio favore con lo stop al decreto sulle quote latte, caldeggiato invece dalla Lega. Di fronte all'ipotesi di farlo decadere per tradurne il testo in un altro decreto, quello sugli incentivi, l'opposizione invita il governo a fermarsi per non determinare uno strappo che avrebbe riflessi anche su altri piani. Il Carroccio invece è deciso, come dice Umberto Bossi, a non lasciare soli gli allevatori che rischiano di perdere casa e stalla e l'impressione è che i leghisti non si fermeranno nonostante la battuta d'arresto. La partita è complessa perché riguarda più in generale i rapporti tra maggioranza e opposizione e la possibilità di riavviare il dialogo sulle riforme (terreno sul quale il Pd insiste perché si riparta dalla bozza Violante) e sul piano casa (qui è stato raggiunto un primo accordo con le Regioni). I Democratici intanto insistono perché Berlusconi non si candidi alle europee, ma non tutti sono d'accordo. Come scrive il Riformista, Dario Franceschini potrebbe avere commesso un doppio errore: ha tradito una certa apprensione per il voto, nel quale il Cavaliere svolge un ruolo trainante per il suo schieramento, e non risponde a questa potenza di fuoco del Pdl con le sue cartucce migliori, cioé i propri leader. L'Italia nel panorama europeo è un caso a sé, argomenta il Riformista, ma il segretario democratico non sembra essersene accorto. pierfrancesco.frere@ansa.it

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Obama contro tutti. Una settimana di fuoco per il presidente Americano (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Obama contro tutti. Una settimana di fuoco per il presidente Americano di Pino Agnetti 01-04-2009 Da qui a domenica, saranno cinque giorni alla "uno contro tutti". Con il presidente Usa, sbarcato ieri a Londra con un seguito di almeno 500 persone, nei panni della star solitaria al centro del palco che cerca di tenere a bada la platea non sempre osannante. I tempi in cui, meno di un anno fa, il "candidato Obama" mandava in visibilio gli oltre 200.000 fan assiepati intorno alla Colonna della Vittoria a Berlino, sembrano infatti già lontani. E non tanto per i cortei di protesta dei "no-global che attendono stavolta il "wonder boy" di allora nella capitale britannica dove si terrà il G20 di domani così come nella francese Strasburgo e nella tedesca Kehl che ospiteranno il successivo summit per i 60 anni della Nato. Il punto vero è che Obama dovrà vedersela con un sacco di alleati "storici" - Francia e Germania in testa - che guardano a come uscire dalla crisi mondiale con degli occhiali ben diversi dai suoi. E con un ex-nemico come Mosca ancora indeciso se schiacciare fino in fondo il bottone del "reset" delle relazioni con l'America. Sarà dunque assai difficile che i vertici in agenda in questi giorni (il 4 a Praga Obama incontrerà tutti i leader Ue prima di concludere il proprio tour domenica 5 in Turchia) riescano a spazzare via l'ombra di un "G2", di fatto, già in atto fra Washington e Pechino. Molti, anzi, sono convinti che il vero clou del G20 sarà rappresentato dal faccia a faccia fra Obama e il presidente cinese Hu Jintao. Allorché i due si vedranno per scambiarsi reciproche garanzie circa la reale intenzione del colosso asiatico di continuare a investire in buoni del Tesoro Usa e dell'amministrazione Usa di non calcare troppo la mano con una politica di spesa tale dagli effetti alla lunga inflativi che potrebbe portare alla svalutazione degli oltre mille miliardi di bond in dollari sottoscritti da Pechino. Un'America spendacciona e neo-protezionista è anche l'incubo del fronte europeo. O, almeno, del duo Sarkozy-Merkel. Con quest'ultima che non vuole assolutamente sentir parlare di nuovi stimoli fiscali e sostegni diretti all'economia. E con il primo, più che mai intenzionato a vestire i panni del "gran rifondatore" del capitalismo, che proprio alla vigilia del G20 ha addirittura minacciato di andarsene sbattendo la porta se dal vertice non usciranno nuove misure concrete su regole finanziarie e lotta ai paradisi fiscali. Una ricetta, per altro, sostanzialmente lontana da quella che il premier britannico e padrone di casa, Gordon Brown, ha pensato invece di inserire nella bozza finale del summit. Là dove si parla, in sintonia pressoché perfetta con la filosofia dell'amministrazione Obama, di almeno altri 2.000 miliardi di dollari di nuovi stimoli necessari per creare 19 milioni di nuovi posti di lavoro. Dunque, grandi sorrisi e generiche dichiarazioni finali a parte, è assai probabile che il presidente degli Stati Uniti se ne riparta da Londra senza avere convinto del tutto la famiglia europea. Con la quale si ritroverà però, appena 24 ore dopo, per celebrare i 60 anni dell'Alleanza atlantica. E qui, Obama tornerà a chiedere agli alleati (incluso quel Sarkozy che ha appena riportato la Francia in seno al comando militare della Nato) due cose molto semplici. Sostenere non a parole ma coi fatti - più truppe da schierare sul campo e più risorse economiche - la nuova strategia per l'Afghanistan. E poi, un appoggio altrettanto franco e determinato sia nel pressing sull'Iran che nel rapporto con Mosca. La voglia di un "serrate i ranghi" fra Europa e Stati Uniti ci sarebbe pure. Ma se anche in questo caso Obama si ritrovasse a interpretare il ruolo dell''"uno contro tutti" sul palcoscenico del Vecchio Continente, allora prepariamoci a ricordare questa settimana come quella in cui l'asse degli equilibri mondali si spostò definitivamente dall'Atlantico al Pacifico.

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Crisi, Brown e Obama: Sarkozy-Merkel frenano sulla bozza (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

berlusconi: «le decisioni saranno prese al g8» Crisi, asse Brown-Obama: agire subito Ma Francia e Germania frenano Il premier britannico: «Ripulire le banche». Sarkozy e Merkel vogliono provvedimenti contro i paradisi fiscali LONDRA - Alla vigilia del G20, in una Londra presa d'assalto da pacifisti e ambientalisti, la partita si gioca a quattro, tra le assi Brown-Obama e Merkel-Sarkozy. Il premier inglese e il presidente americano hanno tracciato le linee del vertice durante un incontro a Downing Street: agire subito contro la crisi che non ha precedenti concordando «misure per il ripulire il sistema bancario globale». E se Francia e Germania pongono dei paletti («L'attuale bozza di risoluzione non ci soddisfa», ha detto Sarkozy), Brown si sente «fiducioso» e assicura che ci saranno interventi decisi sui paradisi fiscali. Questo è uno dei grossi punti di distanza tra le due parti in causa. Merkel e Sarkozy hanno convocato una conferenza congiunta all'hotel Berkeley («Parleremo a una voce sola»), chiedendo al G20 «risultati concreti» e «obiettivi non negoziabili»: ovvero nuove regole per il settore finanziario e la fine dei paradisi fiscali. Tra le priorità di Parigi e Berlino spicca (per la sua assenza) quello che per Washington e Londra è un punto cruciale: un programma di finanziamenti pubblici per stimolare l'economia. La Merkel si è schierata decisamente contro un programma di stimoli fiscali, che sarebbe il terzo per Berlino in meno di sei mesi. Il governo tedesco preferisce attendere gli effetti del secondo piano di rilancio, avviato a gennaio. «NULLA È DECISO» - «È assolutamente essenziale arrivare a una nuova architettura del sistema finanziario internazionale - ha detto il cancelliere -. Non ci accontenteremo di impegni generali». «Senza nuove regole non ci sarà fiducia e senza fiducia non ci sarà ripresa economica» ha aggiunto il presidente francese. Ma Sarkozy chiarisce che la strada è lunga: «Nulla è ancora deciso sul documento finale. Solo nella giornata di oggi ho visto quattro o cinque testi successivi. Sembrava che il documento fosse stato adottato prima ancora che i capi di Stato si riunissero». Il presidente francese lo aveva detto prima di partire per Londra: «Non accetterò falsi compromessi». BERLUSCONI - Sulla querelle circa il ruolo del G20 è intervenuto anche il presidente del Consiglio Berlusconi, sottolineando il ruolo del summit italiano di luglio: «Credo adotterà qualche decisione opportuna e immediata, ma è al G8 che si pensa che verrà redatto il nuovo codice dei comportamenti finanziari ed economici mondiali». Lasciando il Claridge's Hotel per una serie di appuntamenti ufficiali dal principe Carlo, dalla regina e dal premier Brown, Berlusconi ha detto di non avere in agenda un incontro bilaterale con Obama: «Non ci sono argomenti nuovi su cui intrattenerci: abbiamo tutto chiaro». BROWN E LE BANCHE - L'accordo tra i grandi sembra limitarsi alla necessità di predisporre subito interventi incisivi. «Questa crisi peggiorerà se non agiremo. In questa situazione non c'è l'opzione di non fare nulla - ha detto Gordon Brown -. Il G20 deve dare risposte globali a problemi globali. Non possiamo accettare una soluzione sul minimo comune denominatore. Usa e Gran Bretagna hanno da sempre un rapporto speciale e questo rapporto ha ora nuovi obiettivi, quelli di trovare soluzioni concrete alla crisi in atto». A tal proposito il primo ministro ha elencato una serie di test cui sarà necessario fare fronte: un sistema di controllo delle banche, prendere le misure necessarie per far ripartire la crescita, sostenere la cooperazione economica internazionale e la crescita dei Paesi in via di sviluppo, respingendo il protezionismo. Come misure di stimolo, Brown ha auspicato almeno 100 milioni di dollari di finanziamento agli interscambi commerciali. OBAMA - Un richiamo a un «terreno comune» che superi le divergenze è arrivato dal presidente americano. Obama ha promesso misure «aggressive» contro la crisi. Il 2009, ha spiegato, sarà un anno difficile, soprattutto se si guarda al volto umano della crisi economica e finanziaria mondiale, ma le persone non dovrebbero «sacrificare il futuro per paura del presente». Secondo il presidente Usa il mondo deve respingere il protezionismo e i leader del G20 devono «concentrarsi sui punti in comune», piuttosto che sulle loro divergenze. Dal canto loro gli Stati Uniti sono pronti a fare qualsiasi cosa per stimolare la crescita e la domanda e assicurare che crisi come questa non si ripetano. INSODDISFATTI - Ma la bozza del documento finale del G20 non soddisfa Francia e Germania. In una telefonata al capo dell'Eliseo, Brown ha «riaffermato la volontà di una maggiore regolamentazione finanziaria e una posizione molto ferma nei confronti dei paradisi fiscali». «Non darò il mio assenso a un meeting falso - ha ribadito il presidente francese - che porti a decisioni inutili e che non affronti veramente i problemi che abbiamo», minacciando anche di lasciare il G20. La minaccia del ritiro non è piaciuta ad Angela Merkel: «Non è l'idea migliore», fa dire seccamente a un portavoce. In serata Sarkozy stempera i toni: «Ho fiducia in Obama - ha detto -. Sono certo che ci aiuterà e che ci capirà». Nel corso della giornata il presidente Usa aveva più volte parlato di «enorme consenso» tra i leader. Alla sua prima visita ufficiale in Europa, ha affermato che il summit non arriverà a un accordo su ogni singolo punto in discussione ma ha respinto l'idea che l'incontro possa concludersi con un nulla di fatto a causa delle divergenze fra i Paesi che puntano sull'importanza della regolamentazione e quelli che spingono per nuovi pacchetti di stimolo. «L'idea principale è che il governo debba fare dei passi per affrontare un mercato globale in contrazione e che noi dovremmo sostenere la crescita - ha detto Obama -. Questo non è in discussione». L'AGENDA - Fitta l'agenda del presidente americano che, tra imponenti misure di sicurezza, ha attraversato un Londra blindata. Dopo l'incontro con Brown a Downing Street, Obama ha visto in giornata per la prima volta gli omologhi russo, Dmitry Medvedev, e cinese, Hu Jintao. In serata incontro con la regina Elisabetta II. Giovedì inizia il summit del G20 e la partita è tutta da giocare. Il giorno dopo l'inquilino della Casa Bianca partirà per il vertice Nato a Strasburgo e Khel, in Germania. Sabato sarà a Praga e domenica ad Ankara in Turchia per un incontro con il premier Tayyip Erdogan. stampa |

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Les principaux enjeux du G20 (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Les principaux enjeux du G20 LEMONDE.FR | 01.04.09 | 19h17 * Mis à jour le 01.04.09 | 19h42 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Les enjeux du G20, qui se tient jeudi 2 avril à Londres, sont nombreux. La plupart ont déjà été discutés entre les participants : si certains points font d'ores et déjà l'objet d'un accord, ce n'est pas le cas pour tous. Entre relance, régulation et assainissement du système financier, les options sont multiples. Sur le même sujet Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Cadrage Imposer la transparence aux marchés financiers Spécial G20 Construire une véritable régulation internationale Spécial G20 Rééquilibrer la croissance de l'économie mondiale ASSAINIR LES MARCHÉS FINANCIERS Hedge funds Les fonds spéculatifs sont considérés quasi unanimement comme des menaces pour la stabilité financière, accentuant à la fois les baisses et les hausses des cours. Pour le moment domiciliés dans des centres offshore, ils pourraient être contraints à se déclarer auprès des autorités des marchés financiers où ils opèrent. Européens et Américains discutent encore du niveau de régulation à leur imposer. Paradis fiscaux Le sujet fait l'objet d'un relatif consensus depuis quelque temps déjà. Les principaux acteurs du G20 ont fait pression sur nombre de paradis fiscaux pour les forcer à lever leur secret bancaire. L'Europe voudrait la publication d'une "liste noire" des paradis fiscaux, mais les Anglo-Saxons n'y sont pas favorables. Barack Obama devrait en revanche présenter une grille d'évaluation de la conformité aux règles internationales en matière de fiscalité. Agences de notation Elles ont été montrées du doigt à de nombreuses reprises, notamment par Nicolas Sarkozy. Elles ne sont pour l'instant soumises à aucune surveillance si ce n'est un code de bonne conduite interne. Europe et Etats-Unis veulent les obliger à s'inscrire auprès d'une autorité de régulation, qui resterait à créer. Salaires des banquiers Le salaire des patrons n'est pas un débat franco-français. Gordon Brown s'est dit favorable "à des règles internationales de rémunération des banquiers" et assure que le G20 prendra des disposition en la matière. Certains pays veulent aussi limiter les bonus des traders, mais les Etats-Unis ne souhaitent pas aller aussi loin en matière de régulation. RÉFORMER LES INSTITUTIONS INTERNATIONALES Réforme du FMI et de la Banque mondiale Le G20 entend doubler le financement du FMI (250 milliards de dollars aujourd'hui, soit près de 190 milliards d'euros). Les Etats-Unis voudraient le tripler. Les membres du G20 veulent en faire un superviseur mondial aux compétences accrues, associé au Forum de stabilité financière créé en 1999. Ces deux organismes devront élaborer et faire appliquer de nouvelles règles pour les établissements financiers. Les pays en développement demandent à être plus présents au sein du FMI et de la Banque mondiale. Ils voudraient notamment pouvoir présider ces deux organes alors qu'ils sont pour le moment tacitement réservés aux Américains et Européens. Le G20 est aussi appelé par la Banque mondiale à augmenter les aides aux banques de développement. Rôle des banques centrales Elles devraient participer, avec le FMI, au contrôle des système financiers. Les Européens y sont moins favorables que les Américains, car les banquiers centraux sont des acteurs indépendants qui ne rendent souvent de comptes à personne. Les banques centrales vont aussi être encouragées à maintenir des taux d'intérêt les plus bas possible pour soutenir la demande. NOUVEAU PLAN DE RELANCE DE LA CROISSANCE Avant le sommet, Barack Obama s'est beaucoup investi pour inciter ses partenaires à prendre de nouvelles mesures de relance économique. Mais les Européens estiment en avoir fait assez pour le moment. Le G20 devrait se contenter de saluer les plans déjà engagés et encourager ceux à venir, sans en promettre directement. Protectionnisme Le G20 devrait réaffirmer la nécessité de la lutte contre le protectionnisme et les nécessités d'une économie ouverte pour surmonter la crise. Pourtant, la Banque mondiale a récemment affirmé que dix-sept des membres du G20 avaient pris des mesures protectionnistes depuis le début de la crise. Rôle du dollar La prise de position de la Chine pour l'abandon du dollar comme monnaie principale des réserves nationales n'est pas officiellement au programme du sommet, mais elle a le soutien de plusieurs pays. Ce sujet pourrait donc faire l'objet de discussions informelles. Antonin Sabot

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Anglosassoni Vs latini, Brown media">G20, si prepara l'asse Sarkozy-Merkel Anglosassoni Vs latini, Brown media (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

G20/ Sarkò e Merkel alzano la voce. Obama pronto al compromesso Mercoledí 01.04.2009 10:35 Sono partiti i vertici bilaterali a Londra prima dell'inizio del G20 di domani. Mentre il presidente Usa Barack Obama è arrivato a Downing Street, dove lo attendeva il premier britannico Gordon Brown, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha fatto sapere che "Francia e Germania non sono ancora soddisfatte della bozza di documento redatta in vista della riunione". Parlando senza mezzi termini, Sarkò ha spiegato che la Francia ha chiesto regole più severe per la regolamentazione della finanza globale e, in particolare, contro i paradisi fiscali. "Non darò il mio assenso a un meeting falso - ha detto il presidente francese - che porti a decisioni inutili e che non affronti veramente i problemi che abbiamo. Nel chiedere al G20 risultati concreti, il premier tedesco Angela Merkel ha appoggiato le richieste del numero uno dell'Eliseo, ma ha condannato la minaccia di Sarkozy di alzarsi e abbandonare il summit qualora si raggiungano "compromessi deboli". I due leader, in una conferenza congiunta, hanno preso una decisa posizione comune e hanno chiesto una nuova regolamentazione dei mercati finanziari. "Germania e Francia - ha detto Sarkozy - parlano con un'unica lingua. Abbiamo gli stessi obiettivi. Da questo G20 vogliamo dei risultati". E ha chiesto una nuova regolamentazione dei mercati a partire dall'abolizione dei paradisi fiscali e dalla regolamentazione degli Hedge found e delle agenzie di rating. Sulla stessa linea d'onda la Merkel: "Quello su cui siamo d'accordo e' che servono degli standard unici e vanno definiti subito, non domani. Domani abbiamo la chance di raggiungere questo obiettivo". Fiducioso il presidente del Configlio, Silvio Berlusconi: "Credo che qualche decisione opportuna e immediata verra' presa". "Ci saranno nuove regole", spiega il premier. Berlusconi pero' fa capire di guardare all'appuntamento della Maddalena: "Il G20 qualche cosa lo comincera' a fare - osserva - ma e' al G8 che si pensa verra' redatto il nuovo codice dei comportamenti finanziari ed economici nel mondo". "I nostri uomini hanno lavorato molto bene". La delegazione italiana sta concludendo il suo lavoro insieme agli altri 'sherpa' prima del vertice del G20 di domani. Silvio Berlusconi premette che si arrivera' alla decisione di "nuove regole", ma ricorda anche che "al G8 l'Italia portera' come progetto il 'Global standard', cioe' una legislazione internazionale per il mondo della finanza e dell'economia". Il premier poi si sofferma anche sul risultato del Summit di ieri sul lavoro: "Presentero' - dice - la proposta del 'Social pact' e quindi - conclude il premier - 'people first'". A Londra, intanto, il presidente americano Barack Obama ha incontrato il primo ministro britannico Gordon Brown. Obama e la moglie Michelle, arrivati nella capitale britannica ieri sera, sono stati accolti calorosamente da Brown e dalla moglie Sarah, con i quali hanno posato per le consuete foto (vedi sotto) davanti all'Ufficio del primo ministro. Il presidente statunitense incontrerà a margine del summit anche il collega cinese Hu Jintao e l'omologo russo Dmitry Medvedev. Oggi inoltre i coniugi Obama saranno ricevuti a Buckingam Palace dalla Regina Elisabetta II. Al termine del faccia a faccia con il premier britannico, Obama ha sottolineato la gravità della crisi e la necessità di soluzioni radicali e concordate tra tutti i Paesi: "Non possiamo permetterci mezze misure". Il presidente Usa ha anche posto l'accento sul "lato umano della crisi", ribadendo, come Brown, la necessità di affrontare il momento attuale con una strategia comune: "Ci troviamo di fronte alla crisi finanziaria peggiore dalla seconda guerra mondiale, le nostre economie sono interconnesse e dobbiamo trovare una soluzione insieme". Obama ha anche sottolineato l'esigenza di respingere le tentazioni protezionistiche, e di sostenere i mercati emergenti. Il premier Gordon Brown ha inviato un messaggio al presidente francese Nicolas Sarkozy che ha minacciato di lasciare la riunione in assenza di risultati. "Sono fiducioso che Sarkozy sara' alla cena e che vi rimarrà fino alla fine". I leader di Stati Uniti e Gran Bretagna, infine, hanno anche ribadito l'impegno comune a risolvere la crisi sul nucleare iraniano usando strumenti diplomatici. "Siamo entrambi impegnati sul fronte diplomatico" ha detto il presidente americano, "per offrire alla repubblica islamica l'opportunità di un futuro migliore a condizione che abbandoni l'ambizione di entrare in possesso di armi atomiche". Secondo gli osservatori il documento finale del G20 sarà incentrato sulle posizioni europee. Gli Stati Uniti, con molta probabilità, dovranno rinunciare a veder messo in campo un nuovo costoso piano di aiuti all'economia globale e dovranno accettare la maggiore regulation sui mercati finanziari chiesta dall'Unione Europea. UE e Usa si incontreranno solo sulla maggiore lotta ai paradisi fiscali. Punto che sta a cuore sia a Washington che a Parigi che vuole individuare una lista di Paesi non cooperativi da condannare e perseguire pubblicamente. pagina successiva >>

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Anglosassoni Vs latini, Brown media">G20, si prepara l'asse Sarkozy-Merkel Anglosassoni Vs latini, Brown media pag.1 (sezione: G20)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

G20/ Sarkò e Merkel alzano la voce. Obama pronto al compromesso Mercoledí 01.04.2009 10:35 In vista del G20 intanto il distretto finanziario di Londra si è blindato per il timore delle manifestazioni di gruppi violenti previste per oggi, alla vigilia del vertice. Mentre ai bancari della City è stato suggerito di andare a lavorare senza il completo scuro di ordinanza, i diversi istituti di credito hanno rivisto i loro sistemi di sicurezza. Per oggi la polizia non esclude violente azioni di disturbo ad opera di commando di anarchici. "Si tratta di gruppi che non vediamo all'opera da molti anni", ha detto Simon O'Brien, responsabile operativo di Scotland Yard. "Gruppi molto violenti - ha aggiunto- che si sono ricreati di recente, negli ultimi mesi, attraverso messaggi di posta elettronica e forum sociali". Andrea Deugeni < < pagina precedente

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Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown. (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 20 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 120 ) » (11 votes, average: 4.36 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 108 ) » (12 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 42 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo caso mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e poi soprattutto oggi ha letto il passaggio del discorso del Papa ai politici angolani dedicato all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto XVI dalla parte del vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e rimasta incinta di due gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha parlato assolutamente di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere rifiutato sempre: il Papa è contro il concetto di salute riproduttiva che rintroduce largamente l'aborto come mezzo di controllo delle nascite». Scritto in Varie Commenti ( 58 ) » (5 votes, average: 4.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Mar 09 Luanda, calore umano e resistenza fisica di Benedetto Cari amici, alle 12.37 siamo atterrati all'aeroporto di Luanda, in Angola. La vista dall'aereo è impressionante: una distesa a perdita d'occhio di case e casupole per lo più diroccate, che lambivano quasi i bordi della pista dove il Boeing 777-200 dell'Alitalia ha toccato terra. Se in Camerun faceva caldo, qui fa caldissimo. Un clima torrido, l'asfalto quasi liquefatto. Sono bastati pochi minuti di attesa davanti al padiglione dell'aeroporto per stenderci tutti. Avevamo sinceramente paura per il Papa, che ha dovuto ascoltare gli inni e stringere le mani dei notabili per molti minuti. Poi, sotto uno striminzito palchetto, Ratzinger ha ascoltato stando in piedi il discorso del presidente Dos Santos. Infine ha preso la parola, e ha pronunciato il suo discorso, peraltro non breve, al quale ha aggiunto un paragrafo dedicato alle vittime delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno sconvolto alcune zone dell'Angola. Nonostante la giornata veramente faticosa di ieri a Yaoundé, e il caldo che avrebbe steso chiunque, Benedetto XVI ha portato a termine il suo saluto in portoghese, prima di "imbarcarsi" sulla papamobile. Anche qui, come in camerun, accoglienza festosissima, con la gente accalcata sulle strade per salutare il passaggio del corteo papale. Scritto in Varie Commenti ( 17 ) » (7 votes, average: 4.86 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Mar 09 Chi fa la lezione al Papa sull'Africa Oggi divampa la polemica per le parole di Benedetto XVI sui preservativi. Si stracciano le vesti ministri francesi, tedeschi e belgi; interviene l'Unione europea. Dal sito del settimanale "Vita", vi propongo questa riflessione di Riccardo Bonacina: «A salire in cattedra, oggi, sono stati gli stessi responsabili di aver fatto carta straccia di tutti gli impegni internazionali da qualche decennio in qua. A parlare sono gli stessi rappresentanti di quei Governi che non arrossiscono neppure per aver fallito e tradito l'obiettivo fissato alla conferenza di Barcellona del 2002 di destinare agli aiuti internazionali lo 0,33 per cento del PIL entro il 2006. Di aver tradito e fallito un ulteriore impegno, quello preso nel 2004 sugli Obiettivi del Millennio, quando firmarono e controfirmarono con inchiostro invisibile l'impegno di innalzare la quota per la cooperazione allo sviluppo sino allo 0,7% del Pil entro il 2015. E ancora la promessa del G8 2005 che disse di voler raddoppiare l'aiuto all'Africa.Come stiano le cose l'ha spiegato poche settimane fa l'Ocse."I Paesi donatori avevano promesso di aumentare i loro finanziamenti di circa 50 miliardi di dollari l'anno entro il 2015, a partire dai livelli del 2004 - si legge nel Development Co-operation Report pubblicato in questi giorni - ma le proiezioni dell'OCSE rispetto alla destinazione di questi fondi registrano una caduta complessiva di circa 30 miliardi ciascun anno. I numeri sono abbastanza eloquenti: tra 2006 e 2007 i Paesi di area Ocse hanno diminuito il loro impegno dell'8,5% a livello internazionale, con punte del 29,6% per il Regno unito, del 29,8% del Giappone, del 16,4% della Francia e dell'11,2% del Belgio. Anche l'Italia perde terreno: meno 2,6% nel 2007". Scritto in Varie Commenti ( 243 ) » (9 votes, average: 4.33 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 L'abbraccio di Yaoundé a Papa Benedetto Cari amici, sul Giornale di domani potrete leggere la cronaca della prima giornata africana del Papa. Ciò che ci ha detto sull'aereo, il suo primo discorso a Yaoundé. Scrivo queste righe un po' in fretta, per comunicarvi ciò che è avvenuto al nostro arrivo: una folla di decine di migliaia di persone ha salutato il Papa lungo tutto il percorso dall'aeroporto alla città. Un'accoglienza bella, spontanea, festosissima. Uno spettacolo davvero unico di sorrisi, balli, entusiasmo, simpatia. Non solo verso il Papa, ma anche verso di noi giornalisti, che chiudevamo il lungo corteo, e che non abbiamo mai smesso di salutare persone di tutte le età che si sbracciavano per darci il benvenuto, perché avevamo viaggiato con Benedetto XVI. Mi ha colpito la povertà di alcuni quartieri che abbiamo oltrepassato e non dimenticherò facilmente i tantissimi volti di bambini sorridenti che hanno reso davvero speciale il nostro arrivo. Scritto in Varie Commenti ( 63 ) » (8 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Mar 09 Lo sguardo del Papa Sul Giornale di oggi ho pubblicato un commento sulla vicenda della lettera di Benedetto XVI. Ve lo propongo: è la chiave di lettura che mi sento di dare dopo giorni di paginate sulle divisioni nella Chiesa. Martedì mattina parto con il Papa per l'Africa che visiterà Camerun e Angola. Non so quanto potrò aggiornare il blog. Scritto in Varie Commenti ( 92 ) » (7 votes, average: 4.86 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 Parole di misericordia sulla bimba brasiliana che ha abortito L'Osservatore Romano di questo pomeriggio pubblica un articolo bellissimo dell'arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita, sul caso di Carmen, la bambina brasiliana ripetutamente violentata, che ha abortito due gemelli. Il vescovo di Recife - spiace dirlo, dimenticando che i pastori devono essere innanzitutto padri misericordiosi e non legulei secondini - ha detto all'universo mondo che i medici e tutti coloro che che hanno concorso l'aborto sono scomunicati. A parte il fatto che per l'aborto la scomunica è latae sententiae, dunque automatica, e non c'è bisogno che il vescovo la commini: in questo caso ci sarebbe aspettati innanzitutto parole di pietà e di comprensione per la bambina, che versava in difficili condizioni di salute. Leggete Fisichella. E forse capirete uno dei problemi "di comunicazione" della Chiesa di oggi. Il link all'articolo dell'Osservatore è quello che prendo dal sempre ottimo e informatissimo "paparatzinger blog". Ecco un passaggio dell'articolo: "Prima di pensare alla scomunica era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri. Così non è stato e, purtroppo, ne risente la credibilità del nostro insegnamento che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia". Scritto in Varie Commenti ( 97 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (336) Ultime discussioni Artefice1: Gladiator .capisco la tua Laica PER-Suasione. Visto che dici: """Ho parlato di giustizia... Cherubino: si rassegni Gladiator, Giovanin Paolo II, sarà santo e forse con il titolo di Magno. Alla faccia di chi... Gladiator: bruno il card.sviderkoski si deve mettere l'anima in pace ; non c'è fretta a fare santo... bruno volpe: su www.pontifex.roma.it segnalo quello che dice il card dziwisz bv bruno volpe: cari amici segnalo su www.pontifex.roma.it intervista a cossiga e su giovanni paolo II pareri di fede e... 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G20 : Sarkozy veut réguler, Obama tente de rassurer (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

G20 : Sarkozy veut réguler, Obama tente de rassurer LEMONDE.FR avec AFP | 01.04.09 | 13h05 * Mis à jour le 01.04.09 | 22h02 Réagissez (17) Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : A la veille du sommet du G20 à Londres, le président américain, Barack Obama, a appelé l'ensemble des participants à "coordonner [leurs] actions et à [se] concentrer sur les points communs et non les divergences épisodiques". Après un entretien avec le premier ministre britannique, Gordon Brown, M. Obama a estimé que "les divergences entre les différentes parties [au G20] ont été très exagérées". Une façon de réagir aux déclarations de Nicolas Sarkozy, qui menacait de quitter le sommet si des mesures concrètes n'étaient pas prises. La pique de Villepin sur Sarkozy Revenant sur les menaces de Nicolas Sarkozy de quitter le sommet du G20 faute d'un accord suffisamment ambitieux, l'ancien premier ministre Dominique de Villepin ne s'est pas privé de quelques attaques contre son ancien rival. "Je ne crois pas qu'on puisse, à quelques jours d'intervalle, dire 'je reviens dans le commandement intégré de l'OTAN parce que les absents ont toujours tort' et, à la veille de participer à la réunion du G20, dire qu'on envisage de s'absenter. Je crois qu'un certain nombre de grands responsables du G20 ont rappelé que Nicolas Sarkozy serait présent des hors-d'œuvre au dessert. Je crois que la feuille de route est clairement fixée", a-t-il déclaré devant les députés villepinistes à l'Assemblée. –(Avec AFP) Sur le même sujet Portfolio G20 : les banquiers, cibles des manifestants à Londres Compte rendu G20 : Sarkozy veut réguler, Obama tente de rassurer Compte rendu G20 : "Mettre en place de nouvelles règles du jeu est compliqué mais pas impossible" Portfolio G20 : les négociations avancent plus vite que ne le laissent entendre Sarkozy et Merkel Entretien "Obama et Medvedev veulent surmonter l'héritage des années Bush" Infographie G20 : les pays qui participent au sommet Décryptage Nicolas Sarkozy fait monter la pression avant le G20 Sur le même sujet Portfolio La voiture la moins chère du monde séduit les Indiens Les faits Un ouvrage nationaliste fait polémique en Chine Les faits EDF soupçonné d'avoir espionné Greenpeace Compte rendu Immobilier : la baisse des prix fait repartir le marché Entretien Eric Le Douaron : "Les effets de la crise doivent être pris en compte dans les problèmes de sécurité" Si M. Obama a reconnu que "les pays du G20 suivent comme il se doit leur approche propre" et qu'ils ne vont "pas s'entendre sur tous les points", il a aussi affirmé que le sommet ne pouvait pas se permettre des "demi-mesures". Des progrès "réels et sans précédent" seront obtenus, a-t-il assuré, soulignant que les Etats-Unis ne pouvaient "être le seul moteur de la croissance" mondiale, et que "tout le monde devait suivre le rythme". Mercredi, M. Sarkozy n'a, pour sa part, pas changé d'attitude. Après une réunion avec la chancelière allemande, Angela Merkel, il a annoncé que l'objectif d'une "nouvelle régulation" du système financier est "majeur" et "non négociable" aux yeux de la France et l'Allemagne. "Nous exigeons des résultats (...) à Londres on veut du concret, des résultats", a-t-il poursuivi. Auparavant, il avait déjà estimé que les projets de communiqué final qui circulaient "ne conviennent ni à l'Allemagne ni à la France". Dans le viseur franco-allemand, les paradis fiscaux, les fonds spéculatifs, la titrisation, les agences de notation et la rémunération des opérateurs de marché, décrits comme des "lignes rouges" par le président français. "NOUS, ON NE SE CONTENTE PAS D'EN PARLER, ON LA FAIT" "L'Allemagne et la France ont pris toute leur part dans la relance, il faut mettre du carburant et nous l'avons fait", a-t-il ensuite ajouté à propos des demandes répétées des Etats-Unis pour un nouvel effort budgétaire des Européens afin de relancer l'économie. Paris et Berlin ont à plusieurs reprises fait part de leurs réticences quant à de nouvelles mesures de relance budgétaire, soutenues par Washington mais également par Londres. "Je comprends parfaitement que certains veuillent parler de la relance, nous aussi. Mais, a lancé le président français à son arrivée à Londres. En fin de soirée, l'Elysée a confirmé qu'il rencontrerait son homologue chinois, Hu Jintao, dans un entretien bilatéral. Pour remettre les relations des deux pays sur de bons rails, l'Elysée a publié un communiqué assurant que "la France récuse tout soutien à l'indépendance du Tibet". Gordon Brown a reconnu s'attendre à des "négociations dures" lors du sommet, mais s'est dit malgré tout persuadé que M. Sarkozy ne mettrait pas à exécution sa menace de claquer la porte. Les deux hommes se sont d'ailleurs entretenus au téléphone, mercredi, et sont tombés d'accord pour "plus de régulation financière", assure l'Elysée. MM. Obama et Sarkozy doivent quant à eux se retrouver au sommet de l'OTAN, vendredi et samedi. A son sujet, M. Sarkozy a expliqué qu'il lui faisait "confiance". "Je suis sûr qu'il nous comprend, mais après demain il sera trop tard, les décisions on les prend aujourd'hui et demain", a-t-il noté. Entre temps, les chefs d'Etat et de gouvernement réunis à Londres ont été reçus à Buckingham Palace par la reine Elizabeth II, avant un dîner à Downing Street en présence de tous les participants au sommet.

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Argentina, è morto Alfonsin con lui il ritorno alla democrazia (sezione: G20)

( da "Repubblica.it" del 01-04-2009)

Argomenti: G 20

Se n'è andato in Argentina l'uomo che all'inizio degli anni Ottanta divenne il simbolo del ritorno alla democrazia. Raul Alfonsin, 82 anni e sei figli, è morto ieri notte nella sua casa di Avenida Santa Fè a Buenos Aires per un cancro ai polmoni. Avvocato, leader dell'Unione civica radicale, il centrosinistra repubblicano avversario dei peronisti, Alfonsin fu il primo presidente eletto, nel 1983, dopo la lunga e brutale stagione delle dittature militari e il breve, e tragico, ritorno al potere del vecchio Peron. Grazie a lui l'Argentina riconquistò la democrazia e processò gli assassini in divisa, indagò sui crimini contro i diritti umani (il famoso "Nunca màs" di Ernesto Sabato) e si risollevò dall'assurda guerra contro la Gran Bretagna della Thatcher per il controllo delle Falklands-Malvinas. I quella Argentina fu un raro esempio di uomo moralmente integro e sinceramente democratico, Alfonsin nella sua epoca da presidente (1983-89) alla Casa Rosada non ebbe molta fortuna. Stretto tra la crisi economica (l'inflazione a quattro zeri, un debito estero da capogiro) e le rivolte delle Forze armate (i "carapintadas" che pretendevano l'amnistia per i delitti commessi), riuscì a processare i capi della giunta (Videla, Viola e Massera; poi indultati da Menem) ma dovette firmare la legge "di obbedienza dovuta", che in pratica assolveva tutti i militari responsabili della "guerra sporca" contro l'opposizione politica e di oltre 30 mila desaparecidos. Nonostante ciò traghettò il paese dalla dittatura alla democrazia riconsegnandolo, prima della scandenza del mandato, ai peronisti guidati da Carlos Menem. OAS_RICH('Middle'); E' forse per questo che, dopo averlo quasi dimenticato, oggi l'Argentina piange la sua morte e gli rende omaggio come padre della democrazia. A migliaia, da quando nella notte fra martedì e mercoledì è stata resa nota la notizia del decesso, si sono recati, con un fiore o un suo ritratto tra le mani, nel palazzo del Parlamento per l'ultimo saluto. Il governo ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale mentre i funerali si svolgeranno nella giornata di giovedì al cimitero della Recoleta, lo stesso che ospita i resti di un altro mito nazionale: Eva Peron. "La sua figura - ha riconosciuto la presidente argentina Cristina Kirchner da Londra dove si trova per partecipare al G20 - è legata alla riconquista della democrazia dopo la dittatura militare più tragica che abbiamo subìto", mentre il suo vicepresidente, Julio Cobos, che ha raggiunto l'abitazione di Alfonsin appena conosciuta la notizia ha detto: "Abbiamo perso un grande uomo di bene. Se n'è andato in pace il grande difensore dei valori democratici, delle istituzioni e del popolo argentino". Tra luci ed ombre, Alfonsin lasciò la presidenza nell'89 con l'inflazione al 5000% e in seguito venne molto criticato per il "Patto di Olivos" che permise la rielezione di Memen nel '94, verrà comunque ricordato come il politico più onesto e austero d'Argentina e il suo nome, oltre al ritorno delle istituzioni democratiche, rimarrà legato alla fondazione del Mercosur (il mercato comune sudamericano) e al trattato di pace con il Cile che mise fine al conflitto territoriale sulla Patagonia e il canale di Beagle. (1 aprile 2009

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