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Report "Diritti umani"   20-21 febbraio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

Testamento biologico, Englaro attacca: <La legge allo studio è una barbarie> ( da "Corriere.it" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura di Stato" Testamento biologico, Englaro attacca: «La legge allo studio è una barbarie» Il padre di Eluana: «Norma assurda e incostituzionale». Gasparri-Quagliariello: vuole l'eutanasia Dopo la morte della figlia Eluana, Beppino Englaro è determinato a continuare la sua battaglia: «La legge sul testamento biologico che il parlamento si appresta ad approvare è una vera e propria

Sindacati: no al pacchetto immigrati ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Sono misure che oltre a contraddire norme internazionali sui diritti umani fondamentali sono in contrasto con la Costituzione». Nel mirino finiscono diversi punti del disegno di legge, come «il permesso a punti e una tassa fino a 200 euro per ogni pratica di rilascio e di rinnovo, l'introduzione del reato di clandestinità, gli ostacoli al ricongiungimento familiare,

Moni Ovadia battezza il comitato trentino per la pace ( da "Trentino" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: stata promossa dal Forum trentino per la pace e i diritti umani "che ha risposto in tempi rapidi - spiega il consigliere Roberto Bombarda - all'appello lanciato dalla Tavola della pace tenutasi ad Assisi il 17 gennaio scorso. Siamo tra i primi in Italia ad aver aderito all'iniziativa". «In Trentino - prosegue Bombarda, - grazie anche alla collaborazione della Provincia e del Comune,

Stupri, la Lega raccoglie firme per la castrazione chimica ( da "Gazzetta di Modena,La" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: proposta di legge che farà discutere e che per qualcuno rasenta il limite dei diritti umani. Ma la castrazione chimica per gli stupratori è un progetto sul tavolo del Governo sostenuto dall'onorevole leghista Carolina Lussana. E il Carroccio, domani, dalle 10 alle 19 in via Emilia Centro (Portico del Collegio) sarà presente con un gazebo per raccogliere firme a sostegno della proposta.

La giornalista russa Anna Politkovskaya fu uccisa a Mosca nell'ottobre del 2006 nell'ascen... ( da "Leggo" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: La donna era nota per le sue posizioni critiche nei confronti del Cremlino, in particolar modo per il conflitto in Cecenia. Proprio per questa sua lunga attività di paladina dei diritti umani nella piccola repubblica caucasica, la Politkovskaia si era fatta molti nemici.

Le bandiere colorano la pace ( da "Settegiorni (Bollate)" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: della Costituzione e dei diritti umani. Tra le classi 5ª G e 5ª F dell'indirizzo grafico sono stati scelti due progetti - quello di Melissa Bergamaschi e di Debora Zanzarelli - fusi poi in uno. Il grande murale realizzato nella zona bar rappresenta una grande bandiera con il simbolo della pace contenente le principali bandiere del mondo e il tema del puzzle.

Educazione alla legalità Coinvolta la media Poet ( da "Stampa, La" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: creare una maggior cultura dei diritti umani, sviluppare un'educazione alla legalità. Su questi presupposti si basa il progetto regionale «Cittadinanza attiva» che sarà illustrato questa mattina alle 9,30 presso il convitto nazionale «Umberto I» di Torino e che vede fra le scuole la presenza delle medie Lidia Poet di Pinerolo.

Si parte dal ddl Calabrò Democratici divisi, Englaro: È barbarie ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato». Tredici i sì della maggioranza, mentre il Pd si è diviso, con 6 senatori che hanno votato no e 3 astenuti, tra cui il capogruppo Pd Dorina Bianchi. «È un primo passo e sono molto contento che sia questo il testo sul quale lavorare con gli emendamenti» ha invece commentato Raffaele Calabrò (Pdl),

Politkovskaia, i giudici assolvono tutti ( da "Arena, L'" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti dei ceceni MOSCA Tutti assolti, a sorpresa, gli imputati per l'omicidio della giornalista Anna Politkovskaia, che denunciava le violazioni russe dei diritti umani in Cecenia. I giurati della corte militare di Mosca, dopo tre mesi di processo, hanno impiegato meno di tre ore per pronunciare all'unanimità un verdetto di non colpevolezza che pesa come un macigno sulla credibilità

una serata a casarsa sui diritti dei migranti ( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Diritti umani, diritti dei migranti" e relatore sarà Paola Tessitori, esperta in materia. Una iniziative che si colloca nell'ambito di un progetto finanziato dalla Regione. Ai presenti saranno illustrate le norme nazionali e regionali sull'immigrazione, la disciplina dei permessi di soggiorno diritti e doveri del migrante,

i giornalisti nel mirino - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: alla questione dei diritti umani in Russia, Putin s´è rivoltato traboccante di collera, asserendo che siamo noi, in Europa e nel resto dell´Occidente, a violare i diritti umani: non la Russia. Va detto tuttavia che un segnale, un barlume incoraggiante è venuto non molti giorni fa, quando il presidente Medvedev ha ricevuto al Cremlino il direttore della Novaya Gazeta,

Englaro:testamentobiologicolegge barbara ( da "Secolo XIX, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Englaro:testamentobiologicolegge barbara l'appello Il padre di Eluana invita a manifestare domani a Roma "per la vita, contro la tortura di Stato". Il Pdl: «Offende il Parlamento» 20/02/2009

harry wu, la drammatica storia di un dissidente cinese ( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: affinché il mondo conosca la pesante negazione dei diritti umani che si perpetra in Cina. Nei primi anni Novanta Harry Wu è ritornato in Cina sotto copertura (atto che peraltro gli è costata nuovamente l'incarcerazione, durata fortunatamente poco più di due mesi grazie alle pressioni politiche e mediatiche statunitensi), per raccogliere prove e testimonianze di questa barbarie.

Nessun colpevole per la morte di Anna Assolti i 4 indagati ( da "Riformista, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: estero per le inchieste realizzate sulla violazione dei diritti umani in Cecenia e per rappresentare una spietata voce critica dell'operato del Cremlino. Già quando ad essere presidente era l'attuale premier, Vladimir Putin, Anna era solita denunciare le atrocità perpetrate dalle truppe federali durante la guerra in Cecenia.

I cristiani perseguitati <L'Italia si muove lentamente> ( da "Eco di Bergamo, L'" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: della nostra politica estera in materia di diritti umani», ricordando che l'Italia è stata tra i promotori della risoluzione contro l'intolleranza religiosa presentata dall'Unione europea all'assemblea dell'Onu e approvata il 18 dicembre scorso. Cimadoro ha replicato dicendo che «l'azione dell'Italia appare lenta ed affidata in pratica alle sole organizzazioni della società civile:

In trincea a difesa dei diritti umani ( da "Eco di Bergamo, L'" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: In trincea a difesa dei diritti umani --> Venerdì 20 Febbraio 2009 GENERALI, pagina 9 e-mail print La giornalista russa Anna Politkovskaia, uccisa a 48 anni a Mosca nell'ottobre del 2006 in un agguato nell'ascensore di casa, era nota per le sue posizioni critiche nei confronti del Cremlino.

Social Watch: povertà in crescita 2/Il ritorno del giovane Arpe che si compra la Banca Profilo ( da "Riformista, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani rischia di passare in secondo piano. Ed è proprio «l'impatto sociale delle crisi globale»" il tema del tredicesimo rapporto di Social Watch, la rete internazionale di organizzazioni della società civile, creata nel 1995 e presente in oltre 60 paesi, che monitora il raggiungimento degli obiettivi che si pone la comunità internazionale in materia di sradicamento della

Contro Berlusconi pesanti critiche <Mi hanno frainteso> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani intitolata a Martino Mastinu e Mario Bonarino Marras, con sede a Tresnuraghes, paese di origine dei due sardi uccisi dai militari argentini. «La buona coscienza dei sardi non può accettare che il capo del governo irrida pubblicamente e che agisca per tirare la risata dei suoi uditori sulla morte terribile e ingiusta inferta agli oppositori politici dalla dittatura militare

Ad Agrigento scattano le manette per 20 africani ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani Ad Agrigento scattano le manette per 20 africani Sono accusati di avere dato fuoco al dormitorio. Tunisi chiede l'arrivo del comitato dei diritti umani Il questore: strage evitata grazie all'intervento delle forze dell'ordine --> Il questore: strage evitata grazie all'intervento delle forze dell'ordine Per i circa 550 immigrati che restano nella struttura di Lampedusa,

I radicali si mobilitano per protestaredomani la manifestazione a roma ( da "Secolo XIX, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di stato», in programma a Roma, piazza Farnese, domani alle 15. Il disegno di legge sul testamento biologico, che ha come primo firmatario Raffaele Calabrò (Pdl), «sostenuto dalla maggioranza di Governo - si legge in una nota congiunta di radicali e Associazione Coscioni - sarà imposto ai cittadini italiani,

dove sono i diritti dell'uomo? - roberto riu ( da "Tirreno, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: umanità ed i cui principali responsabili furono giudicati e condannati nel processo di Norimberga. Sono passati oltre sessant'anni da quella spaventosa tragedia, ma ancora oggi la questione dei diritti umani rimane aperta. Ed è proprio sul tema "I diritti umani nel XX e XXI secolo, contraddizioni ed aspettative" che si terrà domani alle 10 un convegno ospitato presso Villa Carmignani,

Lampedusa, svuotato il Cie ( da "Manifesto, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: essere usati per favorire le violazione dei diritti umani, in particolare delle categorie vulnerabili, minori e richiedenti asilo». Dopo un lungo silenzio, anche il governo tunisino ha fatto intendere, sia pur timidamente, la propria voce. Tunisi ha chiesto all'Italia di accogliere a Lampedusa una delegazione del Comitato Superiore dei diritti dell'Uomo e delle Libertà Superiori -

Politkovskaja, nessun colpevole ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: gli abusi dei diritti umani compiuti in Cecenia. Quando venne uccisa sulle scale di casa, il 7 ottobre 2006, Vladimir Putin - allora presidente - disse che il suo lavoro non era influente per i russi, non quanto voleva credere l'Occidente. E anche oggi è soprattutto all'estero che si leva la protesta: l'ennesimo omicidio politico irrisolto.

Droga, sgominato il clan degli africani ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: inchiesta sono emersi anche episodi inquietanti come una sequenza di torture, in particolare quella «della tomba». In alcune intercettazioni, infatti, si ricostruisce, la tortura a cui viene sottoposto, nel paese di origine, il fratello di un corriere ivoriano, sospettato di essersi impossessato di un ingente quantitativo di droga.

Tutti innocenti. Assolti all'unanimita da una giuria militare che in meno di tre ore ha... ( da "Messaggero, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: hanno commentato ieri alcuni colleghi e sostenitori dei diritti umani. I due fratelli ceceni, Ibragim e Dzabrail Makhmudov, e l'ex investigatore della polizia Sergei Khadzhikubranov sono così liberi. Del resto nessuno di loro era stato accusato di aver ucciso la giornalista, piantandole in corpo alcune pallottole di una pistola Makarov, lasciata poi sul luogo del delitto,

Diritti umani, tre secoli di lotte E la Bramante vince la gara ( da "Giorno, Il (Lodi)" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 13 Diritti umani, tre secoli di lotte E la Bramante vince la gara L'inchiesta trionfa sulla pagina «ecologica» di Castiglione LODI UN TEMA «INSOLITO» e importante, quello del 60esimo compleanno della Dichiarazione universale dei diritti umani, firmata nell'ormai lontano 1948.

<Nessuno saprà mai le legge della vita> ( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: morte e oggi è incapace di difendere il diritto alla vita, è ipocrita e non è più degno dell'eroismo di chi si è immolato per portarlo a firmare nel '48 a Parigi la carta dei diritti umani. E se quanto detto vale per ciascuno di noi, vale in maniera molto più pressante per chi si dice cristiano e oggi, come Caino, si vergogna nascondendosi nel silenzio dopo il delitto consumato.

delitto politkovskaya: tutti assolti ( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Sdegno tra colleghi e associazioni per i diritti umani Dietro l'assassinio l'ombra dell'entourage del presidente Yeltsin Delitto Politkovskaya: tutti assolti Resta senza colpevoli l'omicidio della giornalista russa, assassinata nel 2006 SENTENZA SCANDALO Secondo il tribunale i quattro imputati «non hanno commesso il fatto» Il processo era soltanto per favoreggiamento.

Il Teatro di Sacco, in collaborazione con il Comune di Perugia, Emergency Umbria e l'Istituto Pascal... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: in nome della Carta dei Diritti dell'Umanità, sensibilizzando le giovani generazioni alle tematiche della pace, della difesa dei diritti umani, della cooperazione internazionale, e valorizzando quel messaggio di solidarietà verso le popolazioni vittime di guerre di cui da sempre Emergency è portavoce.

E' SOTTO GLI OCCHI di tutti ciò che ultimamente si sta verificando nel ... ( da "Nazione, La (Siena)" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: che è quello della solidarietà e del rispetto della dignità umana e della vita, il cui valore non deve avere distinzione di razza, di religione o di cultura. Questo è quanto ci chiedono oggi, a sessant'anni dalla loro stesura, la nostra Costituzione e la Carta dei Diritti Umani. Solo così ne sarà veramente onorato lo spirito.

Giustizia o guerra civile: la mia India a un bivio ( da "Corriere della Sera" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: indiano Suketu Metha contiene un passo in cui lo scrittore osserva le torture della polizia. «Mi ha disturbato la facilità con cui l'autore è andato in una stanza per le torture con un poliziotto amico e ha descritto quello che accadeva. Guardare la tortura non è un atto neutrale. Non si può essere spettatori, si diventa complici».

Una farsa, l'Europa non può tacere ( da "Corriere della Sera" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: avvocato e attivista del movimento per i diritti umani Stanislav Markelov assassinato nel centro di Mosca assieme alla giornalista Anastassia Baburova (che lavorava nello stesso giornale della Politkovskaja) ; il dissidente ceceno Israilov raggiunto e ucciso a Vienna; il colonnello Budanov, reo confesso di aver strangolato una ragazza diciottenne dalle parti di Grozny,

testamento biologico, englaro attacca ( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: assurda e incostituzionale contro la quale è assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare». Lo afferma Beppino Englaro, che aderisce alla manifestazione "Sì alla vita, no alla tortura di Stato", che si svolgerà a Roma sabato. Immediata la reazione del Pdl: «Vuole l'eutanasia e offende il Parlamento». I SERVIZI A PAGINA

Il caso Argentina La vera storia... ( da "Giornale.it, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la tortura e non una prigione finalmente per un assassino. Si può continuare, elencando situazioni artificiose e polemiche speculazioni, innescate da articoli fasulli di qualche giornale italiano in crisi terminale di identità, vedi l'Unità, magari ripescate con gran clamore da corrispondenti esteri che non sanno come trovare notizie o che si sono abituati a prenderle dagli amici,

Al via il progetto "Diritti fuori campo" ( da "Caserta News" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: alla pace I diritti umani Gestione dei conflitti Dinamiche di gruppo Nord- Sud ?Attori e problematiche Saranno inoltre organizzati dei campi di lavoro per formare i ragazzi ai temi della cooperazione internazionale, durante i quali saranno realizzate attività audio visive di promozione dei Diritti Umani (laboratorio residenziale di educazione informale della durata di 15 giorni)

Beppino Englaro: "Legge su testamento biologico è una barbarie" ( da "RomagnaOggi.it" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato", che si svolgera' a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Quagliariello (PDl): da Englaro offesa al Parlamento. "Rattristano le parole di Beppino Englaro, che ha definito una barbarie il disegno di legge sul testamento biologico ancora in discussione al Senato e ha cosi' offeso gratuitamente il Parlamento"

Anche Englaro scende in piazza: "Questa legge è una vera barbarie" ( da "Quotidiano.net" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura di Stato' e spiega: "I cittadini devono tutelare i loro diritti fondamentali". Replica di Quagliarello e Gasparri (Pdl)</p>" /> Leggi il giornale Nome utente: Password: Prova GRATUITA Politica TV FOTO E VIDEO MOTORI BLOG SERVIZI LAVORO ANNUNCI Stop al bullismo Cronaca Politica Esteri New York Libri Arte Musica Spettacolo Gossip Pazzo Mondo Salute Tecnologia Meteo Scommesse

Russia, giornalisti nel mirino ( da "Repubblica.it" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: alla questione dei diritti umani in Russia, Putin s'è rivoltato traboccante di collera, asserendo che siamo noi, in Europa e nel resto dell'Occidente, a violare i diritti umani: non la Russia. Va detto tuttavia che un segnale, un barlume incoraggiante è venuto non molti giorni fa, quando il presidente Medvedev ha ricevuto al Cremlino il direttore della Novaya Gazeta,

Messico/ Calderon: narcos usano donne e bambini contro ( da "Virgilio Notizie" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: nel giorno dedicato alle forze armate, Calderon ha difeso la decisione di impiegare 45mila truppe nella lotta ai cartelli della droga e ha chiesto ai messicani di "appoggiare l'esercito contro il nemico comune". Tuttavia, diversi attivisti per la difesa dei diritti umani hanno denunciato abusi da parte di militari.

Arundhati Roy: <Giustizia o guerra civile: India al bivio> ( da "Corriere.it" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: indiano Suketu Metha contiene un passo in cui lo scrittore osserva le torture della polizia. «Mi ha disturbato la facilità con cui l'autore è andato in una stanza per le torture con un poliziotto amico e ha descritto quello che accadeva. Guardare la tortura non è un atto neutrale. Non si può essere spettatori, si diventa complici».

Citazioni: una poesia dei Vogon ( da "Blogosfere" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: fisici e mentali giacché i Vogon la usano come strumento di tortura applicando al corpo dei malcapitati dispositivi elettronici atti a "dare risalto maggiore all'esperienza poetica" Non mi prendo quindi responsabilità per i danni che può provocare la lettura della citazione che vi propongo oggi: "Oh, acciacciato grugnosco, le tue minzioni mi appaiono Come ciance di sebi su luride api.

Assassinio Politkovskaja: tutti assolti ( da "Avvenire" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: critici sulla politica del Cremlino in Cecenia e sulla violazione dei diritti umani in Russia, era stata uccisa a colpi d'arma da fuoco il 7 ottobre 2006 all'ingresso della sua casa in via Lesnaja a Mosca. Secondo l'accusa, l'ex poliziotto Sergej Khadzhikurbanov, pregiudicato e scarcerato dalla prigione moscovita di Butyrki due settimane prima dall'assassinio della Politkovskaja,

Da oggi a domenica convegnosu <La Famiglia Salesiana> ( da "Sicilia, La" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Dopo cena, Nico Leotta, vicepresidente nazionale del Volontariato internazionale dello sviluppo parlerà del convegno mondiale tenutosi di recente a Roma su «Sistema preventivo e diritti umani». Il convegno si concluderà nella tarda mattinata di domenica. A.B.

Processo beffa a Mosca, tutti assolti per l'assassinio di Anna Politkovskaja ( da "Gazzettino, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Le investigazioni, compiute dagli specialisti della polizia russa, presentano non pochi buchi neri. C'è ancora molto da fare per scoprire la verità. «Sono passati più di due anni dall'omicidio», ha dichiarato Tatjana Lokshina, vicecapo dell'ufficio moscovita di Human Rights Watch: «Tante sono state le promesse fatte alla famiglia.

CUAMM & ESU ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dall'altra la fiducia in un futuro in cui vi sia attenzione per i diritti umani, soprattutto per quello alla salute: pane e acqua per i poveri, i naufraghi dei viaggi della speranza, i clandestini che rischiano la denuncia se accedono al pronto soccorso, i milioni di bambini destinati a morire per denutrizione».

Storia di un immigrato senegalese all'interno delle prigioni italiane, raccontata con le movenz... ( da "Gazzettino, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: organizzazione non governativa che si occupa di diritti umani. Ed è proprio grazie a questi tre personaggi, diversamente coinvolti, che si sviluppa e prende piede l'intera storia tra emarginazione, volontà di integrazione, ma anche tragedia e thrilling, un omicidio e un amore gay. L'autore è giornalista professionista e si dedica spesso alla letteratura colta,

GIUSEPPE D'AMATO MOSCA. TUTTI ASSOLTI. QUESTO IL CLAMOROSO VERDETTO AL PROCESSO SULL'OM... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Compatto appare il fronte delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Le indagini compiute dagli specialisti della polizia russa presentano non pochi buchi neri. C'è ancora molto da fare per scoprire la verità. «Sono passati più di due anni dall'omicidio» ha dichiarato Tatjana Lokshina, vice capo dell'ufficio moscovita dell'associazione Human rights watch.

- FEDERAZIONE RUSSA: LE INDAGINI SULL'OMICIDIO DI ( da "WindPress.it" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ambasciata russa Katja Thj"Le indagini sull'omicidio della giornalista e attivista per i diritti umani Anna Politkovskaya devono continuare con rinnovato vigore", ha dichiarato ieri Amnesty International dopo che la giuria di un tribunale militare distrettuale di Mosca ha assolto tutti gli imputati sotto processo perch coinvolti nell'omicidio.

TESTAMENTO BIOLOGICO: DOMANI MANIFESTAZIONE A ROMA CONTRO ( da "Virgilio Notizie" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la tortura di Stato'', cioe' il Ddl Calabro' allo studio del Senato. Alla manifestazione, come si sa, partecipera' anche il papa' di Eluana, Beppino Englaro che e' tornato a criticare i provvedimenti allo studio della maggioranza sul fine vita. Promossa dalla rivista ''Micromega'', la manifestazione di domani vedra' insieme realta'

ONU: PACCHETTI ANTI-CRISI INCLUDANO AIUTI A LAVORATORI IMMIGRATI ( da "Wall Street Italia" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Alto Commissario dell'Onu per i Diritti Umani Navi Pillay. Pillay sostiene che la crisi mondiale a livello finanziario, economico e industriale avrà un impatto amplificato sulla capacità di sostentamento dei gruppi più vulnerabili e già emarginati. Per donne, bambini, disabili, rifugiati e immigrati sarà veramente difficile trovare lavoro,

Politkovskaya/ Pittella (Pd): Indignati per sentenza ( da "Virgilio Notizie" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la libertà di espressione e il rispetto dei diritti umani in cima alle relazioni con la Russia. "Al termine di un'indagine carente e di un processo che ha evitato di mettere in luce tutti i legami tra servizi segreti e criminalità cecena, è arrivata la peggiore delle sentenze possibili: nessun colpevole e tutti gli imputati liberi.

Rimpatri illegali, Amnesty in Piazza ad Ancona ( da "gomarche.it" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani, in linea con gli obblighi dell'Italia in quanto stato parte della Convenzione 1951 sui Rifugiati e della Convenzione contro la tortura". Tutti i migranti detenuti sull'isola sono infatti a rischio di rimpatrio forzato senza la possibilità di opporsi nell'ambito di procedure effettive di controllo giudiziario e con il rischio di un mancato accesso alla procedura d'

USA: CLINTON, DIRITTI UMANI NON POSSONO BLOCCARE COOPERAZIONE CON CINA ( da "Adnkronos" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: USA: CLINTON, DIRITTI UMANI NON POSSONO BLOCCARE COOPERAZIONE CON CINA commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI ultimo aggiornamento: 20 febbraio, ore 18:13

Povia a Sanremo. E come nei migliori copioni "all'italiana" scende in campo il tribunale. ( da "KataWeb News" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: organizzazione per i diritti umani, ha presentato oggi un esposto alla Procura della Repubblica di San Remo nel quale si chiede di accertare se nel testo della canzone ?Luca era gay? di Povia siano ravvisabili estremi di fattispecie penalmente rilevanti e, in caso affermativo, se la Procura voglia adottare provvedimenti idonei “

Mosca; riaperte le indagini sull'omicidio di Anna Politkovskaia ( da "Cittàdellaspezia.com" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il quotidiano "Kommersant" ha parlato di "totale fallimento" dell'inchiesta. Per il rappresentante dell'Osce per la difesa della stampa, Mikols Haraszti, in Russia c'e' "un'impunita' di fatto per chi uccide o aggredisce quanti si occupano di corruzione e diritti umani".

Guantanamo: Pentagono, pronto il rapporto per Obama ( da "KataWeb News" del 20-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: umane e legali, anche se i gruppi che si battono per i diritti umani hanno più volte espresso preoccupazione per le condizioni dei detenuti nella base navale in territorio cubano. Le regole della convenzione di Ginevra sono basate sulla premessa che un prigioniero di guerra non è un criminale, ma semplicemente un avversario che non si vuole veder tornare al fronte e richiede quindi

I pacifisti ringraziano i medici ( da "Trentino" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ricordiamo che il diritto alla salute ed alla libertà di culto sono diritti umani fondamentali riconosciuti dalla nostra Costituzione. Vogliamo ringraziare pubblicamente quei medici di base di Rovereto che hanno pronunciato parole chiare in proposito, dichiarando la propria fedeltà al giuramento d'Ippocrate: "Giuro di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato,

La non violenza può essere esplosiva ( da "Trentino" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: riportando il pensiero del filosofo del diritto Giuseppe Capograssi, l'autore osserva che «amicizia, speranza, sorriso sono i diritti umani fondamentali. Diritti non previsti nelle Dichiarazioni. Diritti inesigibili, essenzialmente separati dalla forza, come invece vengono in genere pensati i diritti.

Vaticano: un colpo allo Stato di diritto ( da "Giornale di Brescia" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il diritto ad emigrare» - sottolinea Marchetto - ricordando come questo sia invece tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla dottrina della Chiesa. Convinzioni che invitano ad una maggiore «moderazione» spiega il presidente del Pontificio consiglio per i migranti, che plaude comunque alle parole pronunciate dal presidente della Camera Gianfranco Fini contro l'

Dopo l'assoluzione dei quattro imputati per l'omicidio della giornalista russa ( da "Cittadino, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione di alcune capitali (Washington, Parigi), è diventata infatti l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato.

Hillary Clinton a Pechino: prima la crisi, poi i diritti umani ( da "Giornale di Brescia" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: poi i diritti umani PECHINOLa crisi economica internazionale è al centro della visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, arrivata ieri in Cina, ultima tappa del viaggio che l'ha portata in Giappone, Indonesia e in Corea del Sud. Un problema comune, quello della crisi, su cui è necessaria una cooperazione fra i due Paesi,

in piazza contro la tortura di stato - adriano sofri ( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina La polemica In piazza contro la tortura di Stato ADRIANO SOFRI Ci sono due importanti appuntamenti romani, oggi. Cominciamo dalla manifestazione indetta da Micromega con la parola d´ordine: "Sì alla vita, no alla tortura di Stato". Se fossi un uomo libero, parteciperei con convinzione.

il vaticano: muore lo stato di diritto il futuro del paese sarà l'apartheid - orazio la rocca ( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla Chiesa». «Purtroppo con decreti simili stiamo scivolando verso l´apartheid», denunzia don Vinicio Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca). «Siamo solo capaci a mostrare i muscoli e ad affrontare il fenomeno migratorio in termini razziali,

nel segno della trasparenza ( da "Tirreno, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: signori attempati al convegno sulla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo organizzato dalle logge massoniche di Pistoia e Montecatini nella Sala maggiore di palazzo comunale. Affrontare un tema assolutamente rilevante come quello del rispetto dei diritti umani con un atteggiamento nuovo e non, come consuetudine in questi tempi, con espressioni vuote e del tutto retoriche.

Omicidio Politkovskaia: fra mille polemiche subito le nuove indagini ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. CRITICHE La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione di alcune capitali (Washington, Parigi), è diventata l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato.

sinistra in piazza: no alla tortura di stato ( da "Nuova Venezia, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato Manifestazione e collegamento telefonico col papà di Eluana ROMA. «Sì alla vita, no alla tortura di Stato»: questo lo slogan che oggi alle 15 accompagnerà la manifestazione promossa da Micromega in piazza Farnese a Roma a cui parteciperà anche Beppino Englaro attraverso un collegamento telefonico.

caso politkovskaia, l'inchiesta riparte ( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione di alcune capitali (Washington, Parigi), è diventata l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato.

benè berith, domani l'inaugurazione ( da "Tirreno, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: che si batte contro il razzismo e per la difesa dei diritti umani - ha sezioni a Roma e Milano, la nascente sede livornese è presieduta dall'imprenditore Piero Cassuto, ex presidente della comunità ebraica (vicepresidente Roberto Menasci, tesoriere Paolo Toaff, segretario Gadi Polacco, responsabile femminile Ariela Cassuto).

nuova inchiesta sul delitto politkovskaja - leonardo coen ( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani in Russia («Il popolo russo ha diritto alla verità»), e così pure il Consiglio d´Europa, sino allo stesso Vaticano («Un macigno sulla credibilità della giustizia russa», ha scritto l´Osservatore Romano). Non parliamo poi delle associazioni come Amnesty International o i vari "osservatori" della stampa i quali hanno ricordato come negli ultimi quindici anni sono stati

cina, amnesty contro hillary "delude sui diritti umani" e bill in tv incalza obama ( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sui diritti umani" E Bill in tv incalza Obama SEUL - Il braccio di ferro sui diritti umani non deve fermare i progressi che Cina e Stati Uniti possono fare insieme per uscire dalla crisi economica. Prima del suo arrivo a Pechino, Hillary Clinton ha "scavalcato" la questione che rende più profondo il divario tra i due Paesi e ha posto come priorità la lotta al cambiamento climatico,

in piazza contro la tortura di stato - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Cronaca IN PIAZZA CONTRO LA TORTURA DI STATO La legge proposta dal governo sul fine vita espropria la libertà personale dei cittadini (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) La dilapidazione di parole grosse e grossolane da cui siamo appena usciti, nel corso della vicissitudine della famiglia Englaro, e che ha lasciato la sua risacca di rancori e dannazioni,

Lampedusa, condanna dell'Europa all'Italia ( da "Secolo XIX, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Italia dopo la rivolta degli immigrati Il commissario ai diritti umani Hammarberg: «L'isola era un modello, ma ora il governo ha cambiato direzione» 21/02/2009 LAMPEDUSA (AGRIGENTO). La ribellione dei migranti nel Centro d'identificazione ed espulsione di Lampedusa dei giorni scorsi scatena adesso una polemica diplomatica del commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa,

Hillary Clinton: obbligatoria la collaborazione tra Cina e Usa ( da "Rai News 24" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani non verranno discussi...dobbiamo continuare a pressarli ma la nostra pressione non puo' interferire con la crisi economica globale, i cambiamenti del clima, le crisi legate alla sicurezza". Queste parole del segretario di Stato vengono riportate oggi con grande rilievo dai mezzi d'informazione cinesi ma sono state aspramente criticate dai gruppi umanitari internazionali.

Oggi a Roma anche Englaro in piazza ( da "Stampa, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato» comincia o alle 15 a piazza Farnese, a Roma. Verso le 17, 17.30 interverrà in collegamento telefonico Beppino Englaro. Sul palco ci saranno Mina Welby, il decano della facoltà teologica valdese, Daniele Garrone, don Giovanni Franzoni per le comunità cristiane di base, Dacia Maraini, Lidia Ravera,

"La gerarchia sta sostenendo delle crociate fanatiche" ( da "Stampa, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: lei è uno dei 21 sacerdoti che oggi sfilano a Roma con Peppino Englaro contro la «tortura di Stato». Non teme di dividere la Chiesa? «Sono prete da 50 anni, la Chiesa è la mia casa: a dividere non siamo noi ma i "diktat" delle gerarchie ecclesiastiche che sostengono crociate fanatiche. Per Eluana è finito l'inferno, Peppino ha agito bene verso la figlia e la legalità.

Il Vaticano: così muore lo Stato di diritto ( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ricordando come questo sia invece tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla dottrina della Chiesa. Convinzioni che invitano ad una maggiore «moderazione» spiega il presidente del Pontificio consiglio per i migranti, che plaude comunque alle parole pronunciate ieri dal presidente della Camera Gianfranco Fini contro l'equazione «immigrati-criminali».

consiglio d'europa all'attacco su lampedusa ( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: polemica diplomatica del commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, il quale da Bruxelles attacca il governo italiano sulla gestione degli immigrati che arrivano a Lampedusa. Parla di «cambio di rotta in materia di immigrazione». E dal Viminale risponde il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento per le libertà civili e immigrazione del ministero dell'

Delitto Politkovskaia, l'inchiesta riparte da zero tra le polemiche ( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. la sentenza e le proteste La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione di alcune capitali (Washington, Parigi), è diventata l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato.

Il segretario di Stato Usa ( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: su cui è necessaria una cooperazione fra i due Paesi e sul quale anche i problemi in sospeso del rispetto dei diritti umani, di Taiwan e del Tibet - per cui Washington continuerà a fare pressione su Pechino - «non devono interferire», si è premurata di dire prima di imbarcarsi per la capitale cinese. 21/02/2009 nascosto--> ANNUNCI DI GOOGLE

Hillary <choc> in Cina, i diritti umani meno importanti della recessione ( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Hillary «choc» in Cina, i diritti umani meno importanti della recessione --> Sabato 21 Febbraio 2009 SOCIETA, pagina 13 e-mail print nascosto-->

I crimini di Hamas L'altra faccia della guerra a Gaza Amnesty: Un maestro ucciso perché fan di Abu Mazen Dopo un processo farsa giustiziato il "Sacharov"palestinese ( da "Unita, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 46enne palestinese attivista dei diritti umani in rapporti con l'organizzazione israeliana per il diritti umani B'Tselem, giustiziato da Hamas con l'accusa d'aver collaborato con Israele. Ghanem era considerato il «Sacharov» palestinese. Ghanem è stato costretto ad autoaccusarsi dinanzi agli altoparlanti collegati con l'esterno;

tra diritti e menzogne ( da "Corriere Alto Adige" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani, poiché rivendicavano posizioni singole di libertà nei confronti dei privilegi economici e giuridici dei sovrani e delle classi di potere, ma che, provocando come conseguenza diretta le prime trascrizioni dei diritti umani in apposite «dichiarazioni», portarono proprio all'affermazione di un novero irrinunciabile di diritti cui volle garantirsi passaporto universale.

Oggi a Roma, piazza Farnese, ore 15, si tiene la manifestazione Sì al testamento biol... ( da "Unita, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato» promossa dalla rivista «Micromega» con l'adesione dei Radicali italiani e dell'Associazione Luca Coscioni. Il disegno di legge sul testamento biologico «sostenuto dalla maggioranza di Governo - si legge in una nota congiunta - sarà imposto ai cittadini italiani senza, visti i numeri,

Le differenze sui diritti umani non devono fermare il dialogo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Le differenze sui diritti umani non devono fermare il dialogo» Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La questione dei diritti umani non può compromettere il dialogo tra Cina e Stati Uniti. Appena sbarcata a Pechino, quarta e ultima tappa della sua prima missione in Asia, Hillary Clinton mostra subito una buona dose di pragmatismo.

Giuliano Giuliani Obama e i tetti per i compensi Obama ha fissato in 400mila euro il te... ( da "Unita, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Bigalli Siamo dalla parte di Pasquale Un giovane attivista dei diritti umani, Pasquale Pedace che è stato arrestato il 24 agosto scorso a Siracusa solo per aver chiesto di tenere un'attitudine umana verso degli immigrati durante un'operazione di polizia alla stazione ferroviaria è oggi processato dal tribunale di Siracusa con l'accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

Le misure per l'immigrazione. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ieri il commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, si è detto «preoccupato per le leggi in discussione perché vanno contro gli standard europei». Si tratta di misure, dice il commissario Ue, che «contribuiscono a dare vita a un'atmosfera negativa che porta a considerare criminali tutti quelli che vorrebbero ottenere asilo»

<Guantánamo Ecco chi prenderemo> ( da "Corriere della Sera" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: I diritti umani in Russia? «Quando Berlusconi sente Putin — racconta il ministro degli Esteri— gli parla come a un amico sincero ed esprime preoccupazione. Non vogliamo creare un antagonismo pubblico, il clamore è dannoso». A PAGINA 17

Hillary Clinton: <Sì ai diritti umani Ma non pregiudichino i rapporti> ( da "Corriere della Sera" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Sì ai diritti umani Ma non pregiudichino i rapporti» PECHINO — La questione dei diritti umani in Cina non può bloccare l'«importante cooperazione» tra Washington e Pechino sulla crisi globale, il clima e la minaccia del nucleare nordcoreano. Lo ha detto Hillary Clinton (foto), ieri in Cina, sottolineando la necessità di essere realisti:

<Diritti umani, Berlusconi preme con Putin Un'opera di persuasione. Senza clamore> ( da "Corriere della Sera" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Diritti umani, Berlusconi preme con Putin Un'opera di persuasione. Senza clamore» Frattini: «Accoglieremo ex detenuti di GuantÁnamo assolti o non processati» ROMA — Ministro Frattini, la cronaca di queste ore ci ricorda che in Russia le violazioni dei diritti umani e civili si vanno moltiplicando: l'assassinio di Anna Politkovskaya resta senza colpevoli,

Testamento biologico, il primo sì finisce in piazza ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: LA TORTURA DI STATO» di DONATELLA BARBETTA ROMA «TUTTA la vicenda Englaro ormai da molti anni era diventata un fatto politico. Che il signor Englaro lo volesse o no. Questa impostazione era nei fatti». Eugenio Roccella, sottosegretario al Welfare, commenta così, senza mostrare sorpresa, l'uscita del padre di Eluana che ha bollato come «

PERSICETO UNA MATTINA per ricordare l'orrore delle Foibe. S... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: gli studenti sui temi dei diritti umani e della pacifica convivenza tra i popoli. In tal senso abbiamo celebrato una giornata in commemorazione dei tremendi fatti storici accaduti alla fine della seconda guerra mondiale in Istria». In particolare i temi affrontati sono stati sviluppati da un convegno nell'auditorium del polo scolastico che ha visto come relatore Luciano Monzali,

No alla legge tortura Ma senza i democratici ( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: No alla legge tortura» Ma senza i democratici Eleonora Martini ROMA ROMA Qualcuno nel Pd è ancora combattuto tra la paura di schierarsi troppo e la voglia di scendere in piazza oggi a Roma - alle 15 in Piazza Farnese - insieme a quella "società civile" convocata da otto intellettuali tramite un appello lanciato da Micromega per la manifestazione «

Rimpatri? Solo se condannati in terzo grado ( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Le Ong, che accusano il governo del loro paese di non aver assunto un atteggiamento duro nei confronti dell'Italia, accusano il nostro paese di violazione della legislazione europea in materia di diritti umani e sulla lotta alla xenofobia e al razzismo.

LA CAMBOGIA PROCESSA IL SUO PASSATO ( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ALLA SBARRA LA CAMBOGIA PROCESSA IL SUO PASSATO Il torturatore Duch, oggi cristiano rinato, è stato il primo di cinque dirigenti dei khmer rossi a comparire davanti al Tribunale speciale che a Phnom Penh processa la sanguinosa utopia che in meno di 4 anni sterminò due milioni di cambogiani. Nell'indifferenza della popolazione, che è in realtà nuova paura Gianpasquale Polloni*

Oggi a piazza Farnese per un'elementare libertà di decidere ( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: elementare libertà di decidere Paolo Flores d'Arcais Definire «tortura di Stato» la legge sul fine-vita che il governo Berlusconi vuole far approvare in pochi giorni alle camere non è un'esagerazione retorica. Purtroppo è solo la sobria - ma drammatica - descrizione dell'effetto che tale legge avrà su moltissimi malati terminali.

Politkovskaia, l'inchiesta riparte da zero ( da "Giorno, Il (Milano)" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione di alcune capitali (Washington, Parigi), è diventata l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato.

Giustizia \nPolitkovskaja, sentenza indegna ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: E' un bene che i legami tra Unione Europea e Russia si vadano consolidando ma non è accettabile che la Commissione e l'Alto rappresentante per la politica estera non siano riusciti a mettere la legalità, la libertà di espressione e il rispetto dei diritti umani al vertice di queste relazioni. *Eurodeputato Pd

Il viaggio in Cina La Clinton: <La crisi ha la precedenza sui diritti umani> ( da "Giornale.it, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 21 pagina 16 Il viaggio in Cina La Clinton: «La crisi ha la precedenza sui diritti umani» di Redazione La crisi economica internazionale è al centro della visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, arrivata ieri in Cina, ultima tappa del viaggio che l'ha portata in Giappone, Indonesia e in Corea del Sud.

Papararo (Pdl) su Equitalia Polis ( da "Caserta News" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dove abbiamo già assistito i cittadini vessati da questa ingiusta ed illegittima richiesta del Consorzio di Bonifica, terremo un incontro pubblico con i cittadini ed i nostri esperti tributaristi per illustrare la strategia di risposta a questo ennesimo tentativo di violazione dei diritti del contribuente".

Sì al testamento biologico Oggi manifestazione a Roma ( da "Repubblica.it" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la manifestazione "Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato". Un'iniziativa che nasce sull'onda di un appello firmato da Andrea Camilleri, Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi e Stefano Rodotà. E a cui hanno aderito Italia dei valori, Rifondazione comunista, Sinistra democratica, Partito radicale.

In piazza contro la tortura di Stato ( da "Repubblica.it" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato". Se fossi un uomo libero, parteciperei con convinzione. La dilapidazione di parole grosse e grossolane da cui siamo appena usciti, nel corso della vicissitudine della famiglia Englaro, e che ha lasciato la sua risacca di rancori e dannazioni, non ha a che fare con quel titolo.

Cina e Usa possono guidare la ripresa, dice Clinton ( da "Reuters Italia" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: in cui aveva criticato la situazione dei diritti umani nel paese. In una conferenza stampa insieme al ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, Clinton ha detto che i due paesi dovrebbero avere "una franca discussione sulle questioni sulle quali c'è un disaccordo, tra cui i diritti umani, il Tibet, la libertà di culto e di espressione".

Hillary in Cina: "Uniti contro la crisi" ( da "Stampaweb, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Hillary ha scelto di mettere in secondo piano i problemi di Taiwan, del Tibet e dei diritti umani, suscitando la reazione dei gruppi umanitari. Un portavoce di Amnesty International ha affermato che con questa scelta il segretario ha «danneggiato le future iniziative degli Usa sui diritti umani». Su questi problemi, hanno detto all?

Obama, trenta giorni di corsa per rimettere in pista il Paese ( da "Avvenire" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: annuncio di voler chiudere Guantanamo e di non tollerare la tortura nei confronti dei sospetti terroristi. In 30 giorni il capo di Stato americano ha anche mantenuto la promessa elettorale di inviare rinforzi in Afghanistan mentre precisa il piano di disimpegno dall'Iraq. Ma il decisionismo del primo mese ha spinto il nuovo presidente anche in direzioni arrischiate.

Clinton in Cina scorda i diritti umani: prima la crisi ( da "Avvenire" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: piuttosto che colmare le ormai datate lacune riguardanti i diritti umani, incluso il comportamento della Cina nei confronti della questione Tibet. Secondo quanto dichiarato dal segretario di Stato, l'Amministrazione Usa e il governo cinese devono continuare a impegnarsi sul tema dei diritti umani ma questo «non deve interferire sullo stato di crisi che coinvolge l'economia globale,

IL PAPA: INCOMBE RISCHIO DI EUTANASIA GENETICA ( da "Wall Street Italia" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il Papa: incombe rischio di eutanasia genetica -->Il monito di Ratzinger: «Così si indebolisce il rispetto che è dovuto a ogni essere umano». Oggi a Roma manifestazione con Beppino Englaro contro la legge: no alla tortura di Stato.

Prima beffa cinese per Hillary ( da "KataWeb News" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: aveva detto che i diritti umani non sarebbero stati un ostacolo al dialogo tra le due potenze (facendo infuriare i liberal in America e le ong umanitarie). I dirigenti cinesi l' hanno subito presa in parola: hanno detenuto o messo agli arresti domiciliari i dissidenti più noti ancora in libertà, onde evitare che i giornalisti americani al seguito di Hillary cercassero di contattarli.

Sì AL TESTAMENTO BIOLOGICO, NO ALLA TORTURA DI STATO : QUESTO IL TITOLO DELLA MANIFE... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato»: questo il titolo della manifestazione che si svolgerà oggi pomeriggio a Roma, in piazza Farnese. Interverrà in collegamento telefonico Beppino Englaro, il padre di Eluana. Parteciperanno, tra gli altri, Mina Welby, il valdese Daniele Garrone, don Giovanni Franzoni per le comunità cristiane di base,

RAFFAELE INDOLFI È LA MORTE DELLO STATO DI DIRITTO . ALTOLà DEL VATICANO AL ... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: rileva ancora monsignor Marchetto che ricorda come questo diritto sia, invece, tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla dottrina della Chiesa. Il presidente del pontificio consiglio per i migranti invita ad una maggiore «moderazione» e plaude alle parole pronunciate dal presidente della Camera Gianfranco Fini contro l'equazione «immigrati uguale criminali».

LA CAMPANIA, DOPO 37 ANNI, HA IL NUOVO STATUTO, APPROVATO IERI DAL CONSIGLIO REGIONALE IN SECONDA LE... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Nella parte relativa ai principi spiccano la lotta contro la pena di morte, la tortura, il terrorismo, la schiavitù ma anche la tutela della vita umana. Si riconosce il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio. Non c'è il riferimento alle coppie di fatto ma il più generico "unioni familiari". Sì, invece, alle radici cristiane.

Va fermata questa spirale autoritaria ( da "Gazzettino, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Unione Camere Penali, una «grave violazione dei diritti dell'uomo», mentre l'esclusione di misure alternative al carcere per i condannati per violenza sessuale «rischia di togliere alla pena ogni funzione rieducativa». Quindi, «per il carattere illiberale del suo contenuto il decreto si colloca fuori dalla Costituzione.

"Giustizia venduta": riaperto il dossier sulla morte della giornalista ( da "Gazzettino, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione a Parigi e Washington, è diventata l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato.

Bio-Testamento: P.Zza Farnese gremita "Contro tortura di Stato" ( da "KataWeb News" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Contro tortura di Stato" 21 febbraio 2009 alle 16:05 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Si è riempita Piazza Farnese, in pieno centro di Roma: sono in tanti, rigorosamente senza bandiere di partito come richiesto dagli organizzatori, ad aver risposto all'appello di Micromega contro il ddl sul testamento biologico in discussione al Senato.

Testamento biologico/ Sit-in a Roma, interviene Beppino ( da "Virgilio Notizie" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato' promossa dalla rivista 'MicroMega'. Poco dopo le 17 interverrà per collegamento telefonico il padre di Eluana, Beppino Englaro. Dal palco interverranno Mina Welby, il decano della facoltà teologica valdese Daniele Garrone, don Giovanni Franzoni per le comunità cristiane di base, Dacia Maraini,

In piazza contro la "tortura di Stato" In migliaia rispondono all'appello di Micromega ( da "Repubblica.it" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato", seguito dalla frase: "si al rispetto della Costituzione, no alla dittatura oscurantista". "La vita appartiene a noi - sintetizza il direttore di Micromega Paolo Flores d'Arcais - non al governo nè alla Chiesa. Noi siamo per la libera scelta, c'è chi vorrà che gli le siano staccate le macchine come Welby,

21/02/2009 15:14 IRAQ: RIAPRE ABU GHRAIB, RIBATTEZZATO CARCERE CENTRALE DI BAGHDAD ( da "ITnews.it" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: (Adnkronos/Xin) - E' stata riaperta oggi dalle autorita' irachene la prigione di Abu Ghraib, diventata tristemente nota in tutto il mondo per gli abusi sui prigionieri compiuti dai soldati americani, dopo essere stata un centro di tortura durante il regime di Saddam Hussein.

Iraq/ Abu Ghraib, il carcere delle torture, riapre con ( da "Virgilio Notizie" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: interno vi sono aree per attività ricreative, per cucire o usare il computer, una palestra, una biblioteca e una serra. I vertici del penitenziario hanno assicurato di non voler venire meno alle richieste dei gruppi che lottano per i diritti umani. Il carcere può ospitare fino a tremila prigionieri, al momento 400 persone vi sono detenute.

Amnistia a Myanmar ma Aung San Suu Kyi resta ai domiciliari ( da "Rai News 24" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il 14 febbraio scorso, del relatore speciale dell'Onu per i diritti umani in Birmania Tomas Ojea Quintana. La sua missione di sei giorni era finalizzata a persuadere la giunta militare a rilasciare circa 2.100 prigionieri politici, inclusa la premio Nobel Suu Kyi, prima delle elezioni previste l'anno prossimo.

In piazza per il testamento biologico "Sì alla Costituzione, no alla tortura" ( da "Stampaweb, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: che campeggia sopra il palco: «si al testamento biologico, no alla tortura di Stato», seguito dalla frase: «si al rispetto della Costituzione, no alla dittatura oscurantista». «La vita appartiene a noi - sintetizza il direttore di Micromega Paolo Flores d?Arcais - non al governo nè alla Chiesa. Noi siamo per la libera scelta, c?

<No alla legge tortura> Ma senza i democratici ( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: No alla legge tortura» Ma senza i democratici Manifestazione a Roma Eleonora Martini ROMA Qualcuno nel Pd è ancora combattuto tra la paura di schierarsi troppo e la voglia di scendere in piazza oggi a Roma - alle 15 in Piazza Farnese - insieme a quella "società civile" convocata da otto intellettuali tramite un appello lanciato da Micromega per la manifestazione «

I <Rouge> ALLA SBARRA - LA CAMBOGIA PROCESSA IL SUO PASSATO ( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: LA CAMBOGIA PROCESSA IL SUO PASSATO Il torturatore Duch, oggi cristiano rinato, è stato il primo di cinque dirigenti dei khmer rossi a comparire davanti al Tribunale speciale che a Phnom Penh processa la sanguinosa utopia che in meno di 4 anni sterminò due milioni di cambogiani. Nell'indifferenza della popolazione, che è in realtà nuova paura Gianpasquale Polloni*

Afghanistan: Obama come Bush, no a ricorsi per detenuti ( da "KataWeb News" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: La scelta di continuità fatta da Obama è stata criticata dagli avvocati e dalle organizzazioni per i diritti umani. Barbara Olshansky, che rappresenta quattro detenuti di Bagram, ha parlato di "enorme delusione". "Speravamo che Obama ci guidasse su una strada diversa, ma ha deluso queste aspettative", ha affermato Tina Monshipour Foster, avvocato di un altro detenuto.

Cina: Dissidenti fermati per tenerli lontani da hillary. ( da "KataWeb News" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: le accuse di Amnesty International di aver tradito la causa dei diritti umani. "Ho detto che la promozione dei diritti umani è un aspetto essenziale della politica estera statunitense" ha detto il segretario dei Stato al termine di un incontro con il ministro degli Esteri cinese, Yang Jechi, "ho sollevato al questione in ogni tappa del mio viaggio e lo stesso ho fatto con Yang".

TESTAMENTO BIOLOGICO, INTELLETTUALI IN PIAZZA "SÌ ALLA COSTITUZIONE, NO ALLA TORTURA DI STATO" ( da "Wall Street Italia" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Testamento biologico, intellettuali in piazza "Sì alla Costituzione, no alla tortura di Stato" -->Roma, manifestazione senza bandiere contro il ddl in discussione al Senato: «Noi siamo per la libera scelta e per la tutela della vita». In collegamento anche il papà di Eluana.

Testamento biologico, manifestazione a Roma, interviene Englaro ( da "Reuters Italia" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di stato", è lo slogan che ha riempito di dimostranti piazza Farnese, in un evento organizzato da Micromega e da politici contrari al disegno di legge del governo sul testamento biologico. "Sono convinto che gli italiani non si lasceranno imporre una legge del genere", ha detto alla folla il papà di Eluana Englaro,

A Roma in piazza per il testamento biologico. Beppino Englaro: "No a una legge che è una barbarie" ( da "Adnkronos" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il costituzionalista Rodotà: " Il 75% degli italiani ritiene che a decidere sulle cure debba essere la famiglia". Il leader di Rifondazione Comunista, Ferrero: "E' una tortura di Stato" commenta 0 vota 1 tutte le notizie di CRONACA ultimo aggiornamento: 21 febbraio, ore 18:07

Esclusivo: il testo della lettera di Battisti, tra sproloqui e richieste di perdono ( da "Panorama.it" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: le torture ai militanti comunisti, quegli stessi militanti che nonostante gli errori hanno sacrificato le loro vite per contribuire a fare dell'Italia un paese all'altezza dell'Europa e che oggi, 35 anni dopo, sono trattati come terroristi e alcuni di loro marciscono ancora nelle "prigioni speciali".

Testamento biologico/ Marino (Pd): Da Franceschini linea ( da "Virgilio Notizie" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura di Stato', Marino ha sottolineato che per Franceschini "il legislatore deve ragionare con mentalità laica e che non si può mettere in discussione la libertà dei cittadini di scegliere sulle terapie". Ai cronisti presenti Marino ha preannunciato che il Pd ha messo a punto un emendamento per abolire l'articolo 2 del disegno di legge di maggioranza sul testamento biologico (

Anche 21 preti con la piazza per il testamento biologico: no alle crociate ( da "Rai News 24" del 21-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: hanno aderito oggi alla manifestazione "Sì alla vita no alla tortura di Stato", organizzata da Micromega contro il disegno di legge della maggioranza sul testamento biologico. Don Vitaliano della Sala, uno dei firmatari dell'iniziativa di piazza Farnese, noto prete anti-camorra, oggi non è in piazza ma fa sapere che "condivide in pieno" la manifestazione.


Articoli

Testamento biologico, Englaro attacca: <La legge allo studio è una barbarie> (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere.it" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sabato a Roma la manifestazione Sì alla vita, no alla tortura di Stato" Testamento biologico, Englaro attacca: «La legge allo studio è una barbarie» Il padre di Eluana: «Norma assurda e incostituzionale». Gasparri-Quagliariello: vuole l'eutanasia Dopo la morte della figlia Eluana, Beppino Englaro è determinato a continuare la sua battaglia: «La legge sul testamento biologico che il parlamento si appresta ad approvare è una vera e propria barbarie» ha detto in un intervento su Micromega. «Una legge assurda e incostituzionale - ha aggiunto Englaro - contro la quale è assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare». MANIFESTAZIONE - Beppino Englaro ha aderito alla manifestazione "Sì alla vita, no alla tortura di Stato", prevista a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Beppino Englaro parteciperà alla manifestazione attraverso un collegamento telefonico perché «i cittadini, che hanno le idee molto più chiare dei nostri parlamentari, devono tutelare i propri diritti fondamentali che questa legge mette in discussione preparando il terreno per un vero e proprio Stato etico». Se la legge in discussione in parlamento dovesse essere approvata, Englaro si augura una rapida abrogazione da parte della Corte costituzionale oppure quella del referendum sarà una via obbligata, vista quella che definisce la "manifesta anticostituzionalità" di una legge che nega le libertà fondamentali dei cittadinì. «La decisione sulla propria vita deve essere affidata a chi la vive» ha concluso Beppino Englaro. GASPARRI-QUAGLIARIELLO - Immediata la replica ad Englaro da parte del Pdl. «Rattristano le parole di Beppino Englaro, che ha definito una barbarie il disegno di legge sul testamento biologico ancora in discussione al Senato e ha così offeso gratuitamente il Parlamento» si legge in una nota congiunta Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vicecapogruppo vicario del PdL al Senato. «Anche perchè - continua la nota - il ddl Calabrò ha raccolto fino ad ora consensi e aperture di credito che vanno ben oltre la maggioranza che sostiene il governo. Un dramma personale, come certamente è stato quello di Eluana Englaro, non può essere usato per coprire un disegno politico. L'impressione, invece - concludono Gasparri e Quagliariello - è che il polverone che si sta sollevando contro il disegno di legge serva ad impedire un dibattito sui contenuti nella chiarezza delle rispettive posizioni, per non dire apertamente cos'è che si vuole in realtà: l'introduzione dell'eutanasia nel nostro Paese». stampa |

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Sindacati: no al pacchetto immigrati (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Mantova, La" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Presidio in prefettura Sindacati: no al pacchetto immigrati Presidio davanti alla prefettura, domani mattina dalle 10 alle 12, contro il pacchetto sicurezza approvato dal Senato. Ad organizzarlo sono Cgil, Cisl e Uil (assieme alle organizzazioni sindacali rivolte agli immigrati) e Caritas, che consegneranno un documento sottoscritto da organizzazioni di volontariato e amministrazioni comunali (oltre che dalla Provincia) al prefetto. Il documento sostiene che i provvedimenti presi dal governo e il disegno di legge sulla sicurezza «rendono l'integrazione un percorso ad ostacoli. Sono misure che oltre a contraddire norme internazionali sui diritti umani fondamentali sono in contrasto con la Costituzione». Nel mirino finiscono diversi punti del disegno di legge, come «il permesso a punti e una tassa fino a 200 euro per ogni pratica di rilascio e di rinnovo, l'introduzione del reato di clandestinità, gli ostacoli al ricongiungimento familiare, la riduzione delle tutele dei rifugiati e dei minori, i tagli delle risorse per i corsi d'italiano e l'introduzione della facoltà di segnalazione alle forze dell'ordine, da parte del personale medico, dei pazienti privi di permesso». Il documento chiede «una seria rivisitazione della politica dei flussi migratori - a partire dalla programmazione locale dei flussi 2009 - perché risulti più aderente alle dinamiche del mercato del lavoro». Sindacati e Caritas chiedono nuove adesioni al documento.

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Moni Ovadia battezza il comitato trentino per la pace (sezione: Diritti umani)

( da "Trentino" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'EVENTO PER IL MEDIO ORIENTE Moni Ovadia «battezza» il comitato trentino per la pace TRENTO. Moni Ovadia e Alì Rashid insieme per promuovere la pace in Medio Oriente. L'appuntamento è per domani nella sala Spazio Ridotto del teatro Sociale alle 17, dove si terrà l'incontro "La questione morale del nostro tempo", un dibattito sul tema della guerra israeliano-palestinese, una guerra che da decenni insanguina la regione. L'incontro, a ingresso libero, sarà anche un'occasione per presentare ufficialmente la nascita del Comitato trentino per la pace in Medio Oriente. La nascita del Comitato è stata promossa dal Forum trentino per la pace e i diritti umani "che ha risposto in tempi rapidi - spiega il consigliere Roberto Bombarda - all'appello lanciato dalla Tavola della pace tenutasi ad Assisi il 17 gennaio scorso. Siamo tra i primi in Italia ad aver aderito all'iniziativa". «In Trentino - prosegue Bombarda, - grazie anche alla collaborazione della Provincia e del Comune, è stato possibile creare il Comitato, al quale aderiscono già associazioni, enti locali, comuni del Trentino, confederazioni sindacali, comunità religiose». Al Comitato hanno aderito anche la Diocesi di Trento, la comunità islamica e la comunità ebraica regionale. Significative a questo proposito le parole dell'Imam Breigheche: «Oggi siamo insieme e non possiamo stare zitti. Dove ci sono iniziative in favore della pace noi ci saremo sempre». (s.mar.)

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Stupri, la Lega raccoglie firme per la castrazione chimica (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Modena,La" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Stupri, la Lega raccoglie firme per la castrazione chimica Una proposta di legge che farà discutere e che per qualcuno rasenta il limite dei diritti umani. Ma la castrazione chimica per gli stupratori è un progetto sul tavolo del Governo sostenuto dall'onorevole leghista Carolina Lussana. E il Carroccio, domani, dalle 10 alle 19 in via Emilia Centro (Portico del Collegio) sarà presente con un gazebo per raccogliere firme a sostegno della proposta. La mobilitazione avverrà comunque in tutta la regione visto che i fazzoletti verdi si troveranno anche a Piacenza, Ferrara, Reggio, Parma e Bologna. L'idea della castrazione chimica non è una novità assoluta. La stessa Modena venne coinvolta in una discussione al riguardo quando uno stupratore chiese di essere sottoposto a tale intervento per la paura di reiterare la violenza.

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La giornalista russa Anna Politkovskaya fu uccisa a Mosca nell'ottobre del 2006 nell'ascen... (sezione: Diritti umani)

( da "Leggo" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

La giornalista russa Anna Politkovskaya fu uccisa a Mosca nell'ottobre del 2006 nell'ascensore di casa. La donna era nota per le sue posizioni critiche nei confronti del Cremlino, in particolar modo per il conflitto in Cecenia. Proprio per questa sua lunga attività di paladina dei diritti umani nella piccola repubblica caucasica, la Politkovskaia si era fatta molti nemici.

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Le bandiere colorano la pace (sezione: Diritti umani)

( da "Settegiorni (Bollate)" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

ERASMO DA ROTTERDAM Un grande murale realizzato nella zona bar dell'istituto LE BANDIERE COLORANO LA PACE Il disegno nasce dalla fusione dei progetti di Melissa Bergamaschi e Debora Zanella richiedi la foto IN CONCORSO Bollate - Un altro grande murale sta per arricchire i muri dell'Itcs Erasmo da Rotterdam che con i suoi disegni testimonia 35 anni di storia della scuola. L'istituto ha infatti deciso di partecipare al progetto «Coloriamo la partecipazione» promosso dalla Provincia di Milano. L'iniziativa prevede la realizzazione di graffiti e murales su uno spazio dedicato nella scuola sui temi della pace, della Costituzione e dei diritti umani. Tra le classi 5ª G e 5ª F dell'indirizzo grafico sono stati scelti due progetti - quello di Melissa Bergamaschi e di Debora Zanzarelli - fusi poi in uno. Il grande murale realizzato nella zona bar rappresenta una grande bandiera con il simbolo della pace contenente le principali bandiere del mondo e il tema del puzzle. La realizzazione è stata organizzata dalle professoresse Lucia Palma e Giuliana Giussani. Una fotografia del graffito (una vera e propria opera d'arte) sarà inviata a una giuria che giudicherà le 28 scuole che partecipano al concorso. In palio ci sono premi in denaro che gli istituti premiati dovranno utilizzare necessariamente per fini scolastici: nel caso dell'Erasmo da Rotterdam il progetto sarebbe di utilizzare il premio in corsi di aerografia e altre attività artistiche. Articolo pubblicato il 20/02/09

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Educazione alla legalità Coinvolta la media Poet (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

SCUOLA Educazione alla legalità Coinvolta la media Poet Diventare cittadini europei, creare una maggior cultura dei diritti umani, sviluppare un'educazione alla legalità. Su questi presupposti si basa il progetto regionale «Cittadinanza attiva» che sarà illustrato questa mattina alle 9,30 presso il convitto nazionale «Umberto I» di Torino e che vede fra le scuole la presenza delle medie Lidia Poet di Pinerolo. «Siamo la scuola di riferimento di tutto il Pinerolese - spiega il dirigente scolastico Ezio Michelis - in un'iniziativa che vede la scuola non solo come il luogo dove si viene per studiare ma come polo formativo che ha il compito di aiutare gli adolescenti in un percorso di crescita basato sulla legalità, sulla capacità di integrazione razziale alla conoscenza di culture diverse». E per raggiungere questi obiettivi, la scuola media ha ottenuto un finanziamento di 2 mila euro, da destinare all'organizzazione d'iniziative che servano a sviluppare il progetto. Sottolinea il dirigente: «Potranno intervenire esperti del settore, magistrati, psicologi, o associazioni come ad esempio Libera, per spiegare ai giovani i rischi collegati al traffico della droga». La media Lidia Poet ha anche il ruolo di polo di coordinamento per tutti i dirigenti scolastici del Pinerolese. \

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Si parte dal ddl Calabrò Democratici divisi, Englaro: È barbarie (sezione: Diritti umani)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

nazionale pag. 2 Si parte dal ddl Calabrò Democratici divisi, Englaro: «È barbarie» Il disegno di legge Calabrò sul testamento biologico, ovvero il testo della maggioranza, ha raccolto il suo primo voto: la commmissione Sanità del Senato lo ha scelto come testo base per arrivare a una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (dat). Un testo che non prevede la possibilità per il soggetto di decidere sui trattamenti di nutrizione e idratazione artificiale e che raccoglie varie critiche, a partire da quelle di Beppino Englaro, che ha definito il ddl «una vera e propria barbarie, legge assurda, incostituzionale» e ha aderito alla manifestazione di domani a Roma «Sì alla vita, no alla tortura di Stato». Tredici i sì della maggioranza, mentre il Pd si è diviso, con 6 senatori che hanno votato no e 3 astenuti, tra cui il capogruppo Pd Dorina Bianchi. «È un primo passo e sono molto contento che sia questo il testo sul quale lavorare con gli emendamenti» ha invece commentato Raffaele Calabrò (Pdl), relatore del ddl, «fatti salvi il no ad eutanasia, accanimento terapeutico e suicidio assistito, credo che si possa migliorare tutto». Per Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, «il voto premia il nostro sforzo di sintesi e boccia le posizioni estremiste». Sul fronte Pd la giornata è stata più intensa. Dopo una riunione nel pomeriggio sembra trovato un accordo, con Ignazio Marino e Daniele Bosone che lavoreranno agli emendamenti del gruppo, il cui termine di presentazione scade lunedì. Tra questi la nutrizione e idratazione artificiale, la durata della dat, la sua vincolatività, l'uso del notaio e l'obiezione di coscienza del medico.

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Politkovskaia, i giudici assolvono tutti (sezione: Diritti umani)

( da "Arena, L'" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 20 Febbraio 2009 NAZIONALE Pagina 6 MOSCA. Gli imputati erano figure «secondarie», il mandante non è mai stato individuato. Nel mirino l'approssimazione dell'inchiesta. Sdegnati familiari e colleghi Politkovskaia, i giudici assolvono tutti Nessun colpevole per l'omicidio della cronista che denunciò le violazioni russe ai diritti dei ceceni MOSCA Tutti assolti, a sorpresa, gli imputati per l'omicidio della giornalista Anna Politkovskaia, che denunciava le violazioni russe dei diritti umani in Cecenia. I giurati della corte militare di Mosca, dopo tre mesi di processo, hanno impiegato meno di tre ore per pronunciare all'unanimità un verdetto di non colpevolezza che pesa come un macigno sulla credibilità del sistema giudiziario russo. Gli accusati, già liberi, chiederanno il risarcimento dei danni per l'ingiusta detenzione, anche se dovranno fare i conti prima con l'appello di rito dell'accusa. Sdegnati e delusi i familiari della Politkovskaia e i suoi colleghi, che però concordano su un punto: la colpa è delle carenze degli inquirenti, che non sono riusciti a dare al caso solide basi. In questo processo monco, privo del mandante e del sicario che il 7 ottobre 2006 freddò a Mosca la giornalista nell'ascensore di casa, erano imputati solo tre comprimari, tutti ceceni: l'ex dirigente della polizia moscovita Serghei Khadzhikurbanov, accusato di essere l'organizzatore logistico del delitto, e i fratelli Dzhabrail e Ibragim Makhmudov, presunti pedinatori della vittima. Un terzo fratello è ricercato all'estero come presunto killer. A un quinto imputato, l'ex colonnello dei servizi segreti Pavel Riaguzov, erano contestati reati minori (abuso d'ufficio e estorsione) per aver passato l'indirizzo della giornalista al gruppo. Il processo, come l'inchiesta, avvelenata da depistaggi e fughe di notizie, era partito subito male: il presidente aveva tentato di tenerlo a porte chiuse nascondendosi dietro una inesistente richiesta dei giurati per motivi di sicurezza. Ma la prosecuzione non era stata incoraggiante: valzer di giurati, incongruenze e contraddizioni investigative, sparizioni di prove, varie udienze senza stampa per la citazione di presunti documenti segreti. Opacità rilevate anche da Reporters sans Frontieres. Per il presidente dell'Unione dei giornalisti Vsevolod Bogdanov, «è una vera vergogna».  

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una serata a casarsa sui diritti dei migranti (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 7 - Pordenone Una serata a Casarsa sui diritti dei migranti Prosegue l'iniziativa "Sotto Sopra: esperienze di volontariato internazionale", promossa dall'associazione Solidarmondo Pn-Aganis di Arzene, in collaborazione con diverse realtà della provincia che operano nel sociale, che, nel mese di febbraio, ha promosso una serie di incontri sul volontariato internazionale. All'appuntamento di questa sera alle 20.45 a palazzo Brinis a Casarsa della Delizia, sono stati invitati principalmente i cittadini stranieri che vivono in provincia. Tema dell'incontro informativo sarà "Diritti umani, diritti dei migranti" e relatore sarà Paola Tessitori, esperta in materia. Una iniziative che si colloca nell'ambito di un progetto finanziato dalla Regione. Ai presenti saranno illustrate le norme nazionali e regionali sull'immigrazione, la disciplina dei permessi di soggiorno diritti e doveri del migrante, e fornite informazioni relative a lavoro, salute, assistenza e su tutto ciò che è indispensabile nella vita quotidiana. La serie di incontri si concluderà venerdì 27 febbraio alle 20.45 all'ex asilo di Arzene con il racconto di due esperienze di servizio civile in Messico e di volontariato in Argentina. (d.s.)

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i giornalisti nel mirino - (segue dalla prima pagina) (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 38 - Commenti I GIORNALISTI NEL MIRINO (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Due anni e mezzo dopo l´assassinio, un colpo di rivoltella alla nuca mentre la giornalista usciva dall´ascensore della sua abitazione, la giustizia russa ha quindi sentenziato che il caso Politkovskaja è chiuso. Chi fossero i mandanti, dove si trovi l´assassino (forse il terzo dei fratelli Makmudov), perché la giornalista sia stata uccisa: a queste domande il tribunale di Mosca non ha neppure tentato di dare risposta. Gli imputati sono già tutti a casa per non aver commesso il fatto, il mistero Politkvoskaja resta quello che era: il più fitto, il più torbido, il più indecente tra i molti misteri della Russia di Vladimir Putin. Sul periodico Novaja Gazeta, uno dei due o tre mozziconi di stampa libera rimasti a Mosca, Anna Politkovskaja era stata per anni la più strenua e documentata accusatrice delle ferocie commesse dall´esercito russo in Cecenia. E non si trattava d´accuse lanciate al vento, bensì direttamente mirate al Cremlino. Le stragi, gli stupri di massa, l´incendio di abitazioni, i campi di concentramento in Cecenia, tutto questo discendeva dall´assenso che il potere aveva dato a quella ferocia. Senza l´assenso di Putin, il macello ceceno non avrebbe potuto proseguire per cinque lunghi anni, dall´ascesa al Cremlino dell´ex ufficiale del Kgb sino agli inizi del 2006. Questo sosteneva Anna Politkovskaja, che sul computer aveva già, non ancora finito, un nuovo articolo e una nuova denuncia dei misfatti del regime. Certo, noi non sappiamo se furono queste, le accuse contro il potere, che portarono alla condanna a morte della giornalista in una giornata piovosa d´ottobre, nell´androne d´uno squallido palazzo di Mosca. Abbiamo dei sospetti, questo sì, largamente condivisi in tutto l´Occidente: sospetti di trame delle polizie segrete in un paese dove la maggioranza dei settanta-ottanta uomini più potenti della Russia d´oggi si sono formati nelle scuole del Kgb. E i quali, a differenza del personale politico nelle democrazie, hanno studiato lungamente come ordinare - e insieme mantenerla nel mistero - l´eliminazione fisica d´un avversario. Ma, vale la pena ripeterlo, certezze non ne abbiamo. Quel che sappiamo, è soltanto che in Russia i giornalisti "scomodi", come li definiamo approssimativamente sui nostri giornali, quelli cioè che osano alzare la voce contro il regime, vengono di quando in quando presi a pistolettate. Pensiamo al 16 gennaio scorso. Mosca coperta di neve, i festoni natalizi, le vetrine sfolgoranti dei negozi. In pieno centro, le cupole del Cremlino già in vista, un giovane avvocato che da anni porta nei tribunali molte denuncie per violazione dei diritti umani, di nome Stanislav Markerov, sta camminando in direzione del Maneggio. Con lui c´è una bella ragazza di 22 anni, Anastasia Barburova. Proprio come la Politkovskaja, anche la giovanissima Barburova scrive sul giornale d´opposizione Novaya Gazeta. I due procedono parlando tra loro, quando un uomo li avvicina, sfodera una pistola e spara al petto dell´avvocato Markerov. Poi, quando Stanislav Markerov crolla sul marciapiedi, l´assassino si gira e cerca d´allontanarsi. Ma non ha fatto i conti col coraggio della ragazza. Anastasia Barburova non solo si mette a gridare, ma insegue l´assassino. Trenta, quaranta metri d´inseguimento, poi l´uomo con la pistola si gira e spara in pieno viso alla giornalista. Inutile dirlo, i passanti abbassano lo sguardo e fanno finta di non vedere. La storia russa sconsiglia infatti le testimonianze. Anastasia Barburova diventa così il quattordicesimo giornalista ammazzato negli anni di Putin da sicari mai scoperti. Senza che polizia e magistratura riescano a cavare dagli incartamenti una traccia, un sospetto, sui mandanti e gli esecutori. Senza che dalla società russa salga un grido, un´invocazione, perché sui giornalisti morti ammazzati sia detta la verità e sia fatta giustizia. Il fatto è che noi continuiamo a parlare della Russia quasi fosse un paese come gli altri: i prezzi del petrolio e del gas che continuano a calare, la crisi finanziaria, la marea dei disoccupati, i piccoli segnali d´un possibile miglioramento dei rapporti con l´Occidente. Ma la Russia non è un paese come gli altri. Negli "altri" paesi i giornalisti non vengono sparati al cuore o alla nuca. E se domani ne venisse ammazzato uno, il presidente della Repubblica di quel paese dove è stato commesso l´omicidio non direbbe, come disse Putin dopo la morte della Politkovskaja, che si trattava di «persona senza vero ascolto nella società». Non direbbe questo, e poi si farebbe rappresentare da un ministro o da un sottosegretario ai funerali del giornalista. Una sensibilità che all´ufficio del Protocollo al Cremlino non s´è mai manifestata negli otto anni della presidenza Putin. Del resto, un episodio di due settimane fa certifica l´indifferenza del regime di fronte al dovere d´amministrare la giustizia. Un colonnello dei paracadutisti che in Cecenia aveva violentato e poi ucciso una ragazza meno che ventenne, condannato a dieci anni dopo che l´istruzione del processo aveva a lungo stentato prima di mettersi in moto, è stato fatto uscire di prigione dopo soli cinque anni. E quando il presidente della Commissione europea, José Barroso, ha osato accennare l´altro giorno in una conferenza stampa congiunta, lui e Putin, alla questione dei diritti umani in Russia, Putin s´è rivoltato traboccante di collera, asserendo che siamo noi, in Europa e nel resto dell´Occidente, a violare i diritti umani: non la Russia. Va detto tuttavia che un segnale, un barlume incoraggiante è venuto non molti giorni fa, quando il presidente Medvedev ha ricevuto al Cremlino il direttore della Novaya Gazeta, Dmitrij Muratov, per esprimergli la sua partecipazione dopo l´assassinio della giornalista Barburova. Si tratta d´un altro scricchiolìo nel tandem Medvedev-Putin? Gli osservatori a Mosca lo interpretano così. In ogni caso, come s´è detto, un barlume. Il segno che forse qualcuno, nel regime, comincia a capire che il troppo è troppo.

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Englaro:testamentobiologicolegge barbara (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Englaro:testamentobiologicolegge barbara l'appello Il padre di Eluana invita a manifestare domani a Roma "per la vita, contro la tortura di Stato". Il Pdl: «Offende il Parlamento» 20/02/2009

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harry wu, la drammatica storia di un dissidente cinese (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 4 - Gorizia Harry Wu, la drammatica storia di un dissidente cinese In Provincia ha presentato il suo libro sui campi di lavoro in cui fu rinchiuso e dove morirono milioni di persone Un racconto di lucida battaglia, strutturato in un'intervista, che ripercorre gli ultimi 60 anni della storia cinese: "Laogai. L'orrore cinese" (Spirali 2008) è l'ultima fatica di Harry Wu, con la quale l'autore riporta nuovamente l'attenzione sui campi di lavoro (Laogai), luoghi in cui vengono rinchiusi i "nemici di classe" e in cui si stima possano essere morte più di 15 milioni di persone. Il teatro in cui si consuma la tragedia è la Cina, la più grande potenza economica mondiale, dove tuttavia la logica di mercato non sembra assolutamente coniugarsi con la democrazia sostanziale. La presentazione del volume si è svolta l'altra sera nella sala del consiglio provinciale, su iniziativa congiunta delle associazioni Èstoria di Gorizia e La cifra di Pordenone. A introdurre l'ospite sono stati l'assessore provinciale Marco Marincic e i rappresentanti degli enti promotori. «Laogai è una parola composta da due lettere, di cui gli stessi cinesi non conoscono il significato - ha dichiarato Harry Wu -. Viene utilizzata per definire genericamente il carcere, e questo a causa della censura governativa che ne ha taciuto la vera natura». Harry Wu, figlio di un banchiere e discendente di una famiglia di ricchi proprietari terrieri, era uno studente di geologia quando nel 1956 venne arrestato una prima volta. «All'epoca non ero un attivita, anzi ero completamente disinterassato alla politica - ha raccontato l'autore -, ma alcuni esponenti del partito comunista mi hanno interrogato insistentemente finché ho espresso un parere negativo sulla politica repressiva del governo». In seguito a questo episodio Harry Wu venne imprigionato senza che gli fosse nemmeno garantito un processo: una volta rilasciato venne imprigionato una seconda volta con l'accusa di essere un "controrivoluzionario". «L'unica ragione per cui venni rinchiuso in un laogai era la classe a cui appartenevo, la borghesia, invisa al partito comunista». Dopo aver trascorso 19 anni recluso nei campi di prigionia, fu scarcerato nel 1979 grazie alla politica di liberalizzazione seguita alla morte di Mao e poté lasciare la Cina trasferendosi negli Stati Uniti, dove tuttora risiede e combatte, in veste di presidente della Laogai research foundation, affinché il mondo conosca la pesante negazione dei diritti umani che si perpetra in Cina. Nei primi anni Novanta Harry Wu è ritornato in Cina sotto copertura (atto che peraltro gli è costata nuovamente l'incarcerazione, durata fortunatamente poco più di due mesi grazie alle pressioni politiche e mediatiche statunitensi), per raccogliere prove e testimonianze di questa barbarie. «Voglio far entrare la parola "laogai" nell'Oxford english dictionary e voglio che il mondo conosca il regime oppressivo che vige in Cina, che si occupa di tutti gli aspetti della vita sociale degli individui, come a esempio il controllo delle nascite». Harry Wu ammette che, purtroppo, non si fa ancora abbastanza per impedire che tutto ciò avvenga. La campagna di sensibilizzazione che lo vede protagonista da ormai dieci anni (e che ha consentito l'allestimento del primo museo permanente al mondo sui laogai cinesi) lo ha portato diverse volte a Ginevra, alla Commissione dei diritti umani, in seno alla quale non si è adottata alcuna risoluzione o espressa una condanna decisa, come egli stesso ha affermato. «Sembrerebbe ci siano ancora 1.000 laogai in cui lavorano milioni di persone - ha concluso l'autore -. Il mio impegno è fermare il commercio dei prodotti fabbricati nei campi di lavoro, chiuderli definitivamente e riabilitare tutte le persone che vi sono state chiuse ingiustamente come me, senza nemmeno essere processate». Eleonora Sartori

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Nessun colpevole per la morte di Anna Assolti i 4 indagati (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Nessun colpevole per la morte di Anna Assolti i 4 indagati politkovskaja. Polemiche in Russia per la sentenza che scarcera i sospettati per l'omicidio della giornalista. Famosa per le sue inchieste-denuncia sulle violazioni dei diritti civili in Cecenia, fu freddata da un killer nel 2006. di Franz Ochmann Mosca. Finchè la Novaya Gazeta avrà la forza di uscire gli assassini non potranno dormire sonni tranquilli. Questa dichiarazione, fatta subito dopo l'assassinio di Anna Politkovskaja dal direttore del giornale su cui scriveva la giornalista, fa il paio con quanto dichiarato ieri dall'avvocato della famiglia di Anna. «Noi ci siamo, li vogliamo trovare e ci riusciremo» ha ribadito alla radio Echo di Mosca Karina Moskalenko, subito dopo la sentenza che ha prosciolto tutte e quattro gli imputati, alla sbarra perchè indagati per l'omicidio della giornalista. Per ora dunque non ha un nome colui che ha pagato l'uomo dal berretto nero che il 7 ottobre 2006 ha abbattuto davanti alla porta dell'ascensore di casa la giornalista russa, nota anche all'estero per le inchieste realizzate sulla violazione dei diritti umani in Cecenia e per rappresentare una spietata voce critica dell'operato del Cremlino. Già quando ad essere presidente era l'attuale premier, Vladimir Putin, Anna era solita denunciare le atrocità perpetrate dalle truppe federali durante la guerra in Cecenia. Lo faceva con coraggio, attaverso i suoi libri-inchiesta e, soprattutto, con gli oltre 500 articoli apparsi sulla Novaya. Vista la sua prolifica attività, Anna Politkovskaja aveva, dunque, collezionato una lunga serie di nemici. Una volta era stata persino dichiarata «nemica della Russia». Diverse liste nere pubblicate da organizzazioni nazionaliste, la indicavano come il nemico numero 1 del paese slavo e ortodosso alla ricerca della sua antica grandezza. Persino un agente di polizia la minacciava di morte attraverso delle mail. Il misterioso «cadetto», cosi firmava l'uomo le sue lettere, era stato poi scoperto. Sergej Lapine, condannato a undici anni di prigione per degli orribili massacri in Cecenia. «Uno dei rari esempi dello Stato di diritto in Russia». Questa paradossale dichiarazione fatta ieri dall' avvocato della giornalista freddata in pieno centro a Mosca, la dice lunga sulla credibilità del procedimento giudiziario appena conclusosi con un nulla di fatto. Un processo iniziato a due anni dalla morte della donna diventata famosa in Russia e in tutto il mondo per la sua attività giornalistica. Fu uccisa quando aveva 48 anni e due figli. Ed era in grado di unire all'analisi dei fatti anche una incredibile capacità di leggere gli eventi in un'ottica umana e umanitaria. Il procedimento, che ha preso il via il 2 ottobre dello scorso anno con un dossier trasmesso a un tribunale militare della capitale russa, era stato subito contraddistinto da una estrema confusione. Prima la volontà, poi venuta meno, di tenere il processo a porte chiuse. Poi le dichiarazioni di Mourad Moussajev, uno dei difensori degli accusati. Secondo l'avvocato, dagli atti dell'accusa si poteva capire come il mandante dell'assassinio fosse un uomo politico russo. «Secondo il procuratore generale si tratta di un uomo grande e potente che ora si trova all'estero. In tribunale noi invece ci stiamo rendendo conto che non c'è nessuno di così grande e potente. In realtà abbiamo a che fare con un politico che vive nel nostro paese». Insomma, tutto lasciava intendere che il processo rischiava di allontanarsi dai veri esecutori e mandanti. E ora il proscioglimento degli imputati conferma queste sensazioni. Sul banco degli accusati si trovavano Djabral e Ibragim Makmoudov, due fratelli ceceni sospettati di aver organizzato il pedinamento della vittima e di aver portato un altro loro fratello, il presunto assassino, sul luogo del crimine il giorno dell'agguato. Un ex poliziotto, Serhej Khadijkourbanov, era invece sospettato della logistica dell'attentato. Tutti rilasciati. Insieme a loro anche un ex agente del Fsb, i servizi segreti interni federali, Pavel Riagouzov. Il tribunale militare di Mosca non è stato in grado di fare luce sulle contraddizioni dell'indagine. I motivi del crimine e quelli dei mandanti non sono stati chiariti. Nel corso delle udienze, i difensori dei sospettati hanno ribadito il fatto che le impronte dei loro clienti non sono state ritrovate sull'arma del delitto e che la registrazione delle conversazioni telefoniche non permette di concludere che i tre uomini si trovavano sul luogo del crimine al momento dell'omicidio. Tutto da rifare dunque. «La durezza della giustizia russa è compensata dal'imprevedibilità del suo comportamento». A centocinquant'anni dalla sua formulazione, questo giudizio dello scrittore russo Saltykov- Schtschedrin continua ad essere purtroppo pienamente valido. 20/02/2009

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I cristiani perseguitati <L'Italia si muove lentamente> (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

I cristiani perseguitati «L'Italia si muove lentamente» --> Venerdì 20 Febbraio 2009 GENERALI, pagina 7 e-mail print «La sua risposta non può soddisfare. Sembra evidente che il governo non colga l'effettiva gravità del fenomeno». Lo afferma il deputato bergamasco dell'Italia dei valori, Gabriele Cimadoro, in risposta al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, dopo un'interrogazione di Sergio Piffari, anche lui deputato bergamasco dipietrista, sulla costante crescita di fenomeni d'intolleranza religiosa verso i cristiani: dall'Iraq allo Sri Lanka, dalle Filippine al Nepal e soprattutto in India. «Non si tratta - afferma Piffari - di casi isolati, ma di atteggiamenti di discriminazione e d'intolleranza, che a volte paiono giustificati, se non addirittura alimentati, dagli stessi governi di quei Paesi». Alla richiesta di sapere quali provvedimenti concreti abbia adottato o intenda adottare il governo italiano per un'adeguata azione di contrasto alle persecuzioni religiose nei confronti delle minoranze cristiane, il ministro Vito ha ricordato in particolare che la «tutela della libertà religiosa rappresenta una delle priorità della nostra politica estera in materia di diritti umani», ricordando che l'Italia è stata tra i promotori della risoluzione contro l'intolleranza religiosa presentata dall'Unione europea all'assemblea dell'Onu e approvata il 18 dicembre scorso. Cimadoro ha replicato dicendo che «l'azione dell'Italia appare lenta ed affidata in pratica alle sole organizzazioni della società civile: «La questione che avremmo voluto vedere affrontare con maggiore incisività - conclude il parlamentare bergamasco - è quella della bilateralità dei rapporti. Se gli Stati europei s'impegnano a garantire l'applicazione della Dichiarazione dei diritti umani - quindi la libertà di pensiero e di culto - sui propri territori, lo stesso rispetto deve essere assicurato anche in tutti i Paesi con i quali si hanno rapporti politico-economici». 20/02/2009 nascosto-->

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In trincea a difesa dei diritti umani (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

In trincea a difesa dei diritti umani --> Venerdì 20 Febbraio 2009 GENERALI, pagina 9 e-mail print La giornalista russa Anna Politkovskaia, uccisa a 48 anni a Mosca nell'ottobre del 2006 in un agguato nell'ascensore di casa, era nota per le sue posizioni critiche nei confronti del Cremlino. Politkovskaia, nella sua lunga attività di paladina dei diritti umani nella Cecenia, si era fatta molti nemici, sia fra le forze russe che fra i guerriglieri. Lavorava al quotidiano «Novaia Gazeta», una delle voci più critiche verso il potere. Nel 2000 aveva ricevuto il premio «Penna d'oro» equivalente russo del Pulitzer. Il pubblico l'aveva conosciuta per il libro di forte impatto emotivo sulla guerra in Cecenia, «Viaggio all'inferno. Diario ceceno», dove aveva ricostruito gli abusi commessi dalle forze russe e dai loro alleati locali ai danni della popolazione civile. Nemici se ne era fatti anche nella guerriglia separatista per la denuncia del terrorismo e delle sofferenze di un popolo preso in ostaggio dalle ambizioni sia di Mosca che dei secessionisti. Ma sono molte le inchieste scottanti che aveva portato avanti: la corruzione nelle alte sfere del ministero della Difesa e la controversa operazione, nel 2002, delle forze russe nel teatro di Dubrovka (almeno 129 morti fra gli ostaggi per l'annientamento dell'intero commando terrorista). Figlia di diplomatici, Anna Politkovskaia era nata nel 1958 a New York e aveva due figli. 20/02/2009 nascosto-->

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Social Watch: povertà in crescita 2/Il ritorno del giovane Arpe che si compra la Banca Profilo (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Le notizie Social Watch: povertà in crescita 2/Il ritorno del giovane Arpe che si compra la Banca Profilo Crisi finanziaria, aumento del costo delle risorse alimentari e cambiamento climatico creano un'incredibile emergenza globale in cui il rispetto dei diritti umani rischia di passare in secondo piano. Ed è proprio «l'impatto sociale delle crisi globale»" il tema del tredicesimo rapporto di Social Watch, la rete internazionale di organizzazioni della società civile, creata nel 1995 e presente in oltre 60 paesi, che monitora il raggiungimento degli obiettivi che si pone la comunità internazionale in materia di sradicamento della povertà, rispetto dei diritti sociali e parità tra i sessi. Nel suo rapporto il Social Watch confuta le stime della Banca Mondiale, secondo cui la povertà globale sarebbe in rapida diminuzione. Al contrario, con la crisi attuale la situazione rischia di peggiorare: continuando su questa strada non saranno raggiunti per il 2015 gli obiettivi del Millennio stabiliti dalle Nazioni Unite. Polemica Ubs. Con un comunicato diffuso nel cuore della notte, il gruppo bancario elvetico Ubs ha riferito di un' articolata intesa con le autorità statunitensi, per chiudere una lunga indagine in merito al suo coinvolgimento in episodi di presunta evasione fiscale. Tra i punti dell'accordo, quello di fornire al fisco americano i dati bancari di diversi clienti, particolare che nella madre patria ha innescato una bomba mediatica per il venir meno del segreto bancario. Il Governo è intervenuto per smentire questo scenario, anche ripescando cavilli normativi nazionali. Usa, giù vendite auto. Mentre i big di Detroit (Gm e Chrysler) aspettano con il fiato sospeso il verdetto dell'amministrazione Obama sul piano di salvataggio, sul fronte delle vendite di auto nuove negli Usa si registra una nuova caduta a febbraio. Gli analisti stimano un calo del tasso annuo di vendite sotto i 9 milioni, tra vetture, Suv e trucks. Già gennaio era stato un mese da dimenticare con il tasso annuo di nuovi veicoli venduti attestatosi sui 9,6 milioni, e cioè il peggior risultato registrato dall'agosto del 1982. La PA crede nel web. La Pubblica amministrazione mostra più fiducia nel web delle aziende private: nell'ultimo anno, infatti, crescono del 17 per cento gli enti pubblici e le istituzioni che investono online, mentre l'incremento è dell'11 per le aziende. Sono alcuni dei dati più significativi che figurano nel rapporto dell'Osservatorio Multicanalità 2008, presentato ieri. 20/02/2009

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Contro Berlusconi pesanti critiche <Mi hanno frainteso> (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Esteri Pagina 110 Polemiche. Desaparecidos Contro Berlusconi pesanti critiche «Mi hanno frainteso» Polemiche.. Desaparecidos --> BUENOS AIRES L'infelice battuta di Berlusconi durante un comizio a Cagliari sui desaparecidos in Argentina ha suscitato un'ondata di dure reazioni, dall'Italia all'Argentina. E anche in Sardegna. Associazioni di madri e familiari dei 30 mila scomparsi, uccisi dalla giunta militare di Videla, autorità politiche e intellettuali, hanno manifestato critiche al premier che aveva raccontato una macabra barzelletta con protagonisti i desaparecidos gettati nel vuoto dagli aerei militari. «Una cosa allucinante, la realtà è stata totalmente distorta»: Così Berlusconi ha risposto ieri a chi gli chiedeva un commento sulle polemiche: «Io ho semplicemente detto che non mi si poteva paragonare a Hitler a Mussolini o a Videla. Ho visto che qualcuno rideva ed io ho detto che non si doveva ridere perché quella è stata una cosa drammatica, una tragedia». Il gruppo dell'Unione civica radicale (Ucr), principale forza di opposizione a Buenos Aires hachiesto al parlamento argentino di «ripudiare» il premier italiano a causa della sua dichiarazione sui desaparecidos. Si è trattato di «una offesa al popolo argentino», afferma in una nota l'Ucr, il partito degli ex presidenti Raul Alfonsin e Fernando de la Rua. MARRAS E MASTINU Dalla Sardegna arriva un documento dell'associazione culturale per i diritti umani intitolata a Martino Mastinu e Mario Bonarino Marras, con sede a Tresnuraghes, paese di origine dei due sardi uccisi dai militari argentini. «La buona coscienza dei sardi non può accettare che il capo del governo irrida pubblicamente e che agisca per tirare la risata dei suoi uditori sulla morte terribile e ingiusta inferta agli oppositori politici dalla dittatura militare argentina» afferma il presidente dell'associazione Luigi Cogodi che al processo di Roma contro i generali argentini fu il legale delle famiglie dei desaparecidos sardi. «Questo modo miserevole di fare politica induce alla barbarie dei rapporti umani ed all'imperdonabile insulto dei più profondi sentimenti delle persone, e innanzitutto dei familiari delle vittime, delle comunità e del popolo di appartenenza. Non si può discutere dell'assassinio degli innocenti con le barzellette. E non si tratta di gaffes, ma di insulti alla memoria. La Sardegna ha pianto e ha onorato i suoi figli desaparecidos, torturati e uccisi dalla dittatura: giovani emigrati in Argentina, capaci e combattivi, autentici paladini dei valori universali di democrazia e di libertà». «La Sardegna - aggiunge Cogodi - ha difeso la memoria dei suoi eroi anche nei Tribunali della Repubblica italiana, contribuendo a far comminare la pena dell'ergastolo a carico dei feroci assassini e dei loro mandanti politici».

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Ad Agrigento scattano le manette per 20 africani (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Cagliari e Provincia Pagina 1015 Sono accusati di avere dato fuoco al dormitorio. Tunisi chiede l'arrivo del comitato dei diritti umani Ad Agrigento scattano le manette per 20 africani Sono accusati di avere dato fuoco al dormitorio. Tunisi chiede l'arrivo del comitato dei diritti umani Il questore: strage evitata grazie all'intervento delle forze dell'ordine --> Il questore: strage evitata grazie all'intervento delle forze dell'ordine Per i circa 550 immigrati che restano nella struttura di Lampedusa, il dormitorio sventrato dall'incendio raffigura il simbolo della disubbidienza di chi non vuole essere rimpatriato. Il gruppo di ?irriducibili? tunisini che ha provocato questi incidenti è stato allontanato dall'isola con i vari ponti aerei che hanno portato via dalla struttura 300 persone, tra cui i 98 uomini sbarcati a Cagliari, tutti gli altri negli aeroporti di Gorizia, Bari e Crotone. Gli autori delle aggressioni, invece, sono stati arrestati e portati in carcere ad Agrigento. Sono venti tunisini accusati di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento di strutture pubbliche. Il loro arresto è avvenuto in flagranza di reato. Gli autori della rivolta sono stati identificati grazie alle immagini registrate dalle telecamere della polizia, da cui emerge chiaramente la dinamica dei fatti. «Solo grazie all'intervento delle forze dell'ordine non ci sono state vittime all'interno del Cie di Lampedusa - dice il questore di Agrigento, Girolamo Di Fazio - I migranti, dopo gli scontri si sono barricati dentro il capannone centrale del centro e lì hanno appiccato il fuoco. Poi, a causa del fumo, non sono più riusciti a trovare la via di uscita». Di Fazio rivela che gli immigrati sono stati salvati «grazie all'intervento coraggioso e tempestivo della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza che hanno sfondato la porta e hanno soccorso i tunisini, tirandoli materialmente fuori dal capannone». Nel pomeriggio sull'isola è arrivato anche il vice console della Tunisia per collaborare con le autorità italiane. Le autorità di Tunisi chiedono all'Italia di accogliere a Lampedusa una delegazione del Comitato superiore dei diritti dell'uomo e delle libertà superiori per rendersi conto di persona della situazione. Mentre il sindaco Dino De Rubeis chiede ancora che la struttura venga trasformata in centro di accoglienza, sottolineando che in queste condizioni, dopo l'incendio, si sono «aggravate» le condizioni igieniche-sanitarie. La popolazione vive con grande tensione questi fatti, ed è «preoccupata che qualcosa di più grave possa accadere in futuro». Per il fatto che da mesi gli immigrati non vengono trasferiti nei centri di accoglienza di altre regioni, si registra sull'isola un fatto nuovo: a Lampedusa arrivano persone da diverse città italiane e anche dall'estero per incontrare i familiari che si trovano nel centro di identificazione ed espulsione (Cie). Sono tunisini, con regolare permesso di soggiorno, che sbarcano sull'isola, ma da un aereo, per tentare di portare via legalmente i propri cari. È il caso di un giovane che dal 2002 lavora a Milano, e da un paio di giorni è arrivato a Lampedusa per riabbracciare il fratello che si trova nel centro. Mercoledì pomeriggio è riuscito a incontrarlo, dopo la rivolta nella struttura che ospita gli extracomunitari. Lo ha potuto fare grazie ad alcune autorizzazioni rilasciate dalle organizzazioni umanitarie che si occupano dell'assistenza dei migranti.

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I radicali si mobilitano per protestaredomani la manifestazione a roma (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

I radicali si mobilitano per protestaredomani la manifestazione a roma «no a leggi clericali» Roma. I Radicali italiani e l'Associazione Luca Coscioni aderiscono alla manifestazione promossa da MicroMega «Sì al testamento biologico, no alla tortura di stato», in programma a Roma, piazza Farnese, domani alle 15. Il disegno di legge sul testamento biologico, che ha come primo firmatario Raffaele Calabrò (Pdl), «sostenuto dalla maggioranza di Governo - si legge in una nota congiunta di radicali e Associazione Coscioni - sarà imposto ai cittadini italiani, visti i numeri, senza grandi discussioni parlamentari. È per questo urgente che tutti i cittadini si mobilitino, per rendere pubblico e manifestato il loro "no" a chi vuole imporre leggi clericali, sul corpo delle persone. Aderiamo anche per questo alla manifestazione di sabato prossimo, invitando tutti i cittadini a una mobilitazione preventiva». 20/02/2009

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dove sono i diritti dell'uomo? - roberto riu (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 10 - Livorno Dove sono i diritti dell'uomo? Convegno a Collesalvetti a 60 anni dalla Dichiarazione ROBERTO RIU LIVORNO. Sono trascorsi sessant'anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo promossa dall'ONU e firmata a Parigi il 10 dicembre 1948: una dichiarazione fortemente voluta all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. Sei anni diconflitto che avevano insanguinato il pianeta e che avevano visto catastrofici bombardamenti aerei sulle città (Coventry, Dresda, Amburgo, Tokio,) con ordigni convenzionali e, da ultimo, con armi atomiche (Hiroshima e Nagasaki). Una guerra che aveva provocato milioni di morti fra militari e civili. Un conflitto che aveva vissuto il più tremendo degli orrori con la Shoah, ovvero l'eliminazione sistematica degli ebrei nei campi di sterminio: una vera "cospirazione" perpetrata nei confronti di un popolo dai nazisti macchiandosi di crimini contro l'umanità ed i cui principali responsabili furono giudicati e condannati nel processo di Norimberga. Sono passati oltre sessant'anni da quella spaventosa tragedia, ma ancora oggi la questione dei diritti umani rimane aperta. Ed è proprio sul tema "I diritti umani nel XX e XXI secolo, contraddizioni ed aspettative" che si terrà domani alle 10 un convegno ospitato presso Villa Carmignani, a Collesalvetti. Promosso dalla Fondazione Nazionale di Alta Specializzazione Forense "Giuliana Carmignani, il convegno rientra nel ciclo di formazione continua in campo giuridico. A porgere i saluti sarà l'avvocato Andrea Ghezzani (vice-presidente della Fondazione), mentre all'avvocato Ippolito Musetti (comitato scientifico della Fondazione) è affidata l'introduzione dell'argomento che vedrà come relatore il professor Marcello Flores d'Arcais, ordinario di storia comparata presso l'università di Siena ed autore di saggi come: "Storia dei diritti umani", "Il genocidio degli Armeni" e "Tutta la violenza di un secolo". Si partirà dal concetto di "diritto naturale" affermato dal giusnaturalismo: un pensiero antichissimo, ma poi riformulato nel '700 da autori come Hobbes e Locke per cui gli uomini sono titolari di diritti naturali inalienabili (vita, proprietà, etc.) pur in presenza di un contratto sociale che porti a configurare uno stato. Un concetto che vede il suo opposto nel giuspositivismo laddove il diritto positivo vige in un determinato contesto politico-territoriale. Saranno poi ripercorsi i punti salienti del tormentato percorso dei diritti umani attraverso l'abolizione dello schiavismo, la Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti e quella dei diritti dell'uomo e del cittadino, il colonialismo, le prime lotte per l'affermazione socio-politica delle donne, la tutela dei prigionieri di guerra e dei feriti, i processi contro i crimini di guerra e contro l'umanità, sino alla situazione odierna alla luce del diritto internazionale.

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Lampedusa, svuotato il Cie (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

POVERI MA RIBELLI 300 immigrati trattenuti nella struttura bruciata ieri sono stati trasportati, a bordo di voli charter, in altri centri in giro per l'Italia. Il Viminale minimizza: «Abbiamo anticipato quanto già deciso». Venti tunisini arrestati per la rivolta e l'incendio di mercoledì Lampedusa, svuotato il Cie Stefano Liberti Dopo l'incendio che ha devastato il Centro di identificazione e di espulsione (Cie) di Lampedusa, sono partiti i trasferimenti. Tra l'altroieri notte e ieri una serie di voli charter hanno trasportato circa 300 immigrati in altri centri sparsi per la penisola, da Torino a Gradisca in Friuli, da Cagliari a Crotone, dove è stato aperto ad hoc un centro di espulsione in una parte del centro di prima accoglienza di Sant'Anna. Nel Cie dell'isola Pelagia rimangono ancora 600 immigrati, tutti tunisini, raggruppati negli edifici risparmiati dalle fiamme di mercoledì. Un altro centinaiospostati oggi, con altri voli, mentre si vocifera che altri potrebbero essere trasferiti nella ex base Loran,dall'altra parte dell'isola, dove al momento stanno 33 donne e minori. Intanto, una ventina di tunisini accusati di essere responsabili della rivolta dlel'altroieri sono stati arrestati e portati in carcere ad Agrigento. Il Viminale ha detto di aver provveduto ad «anticipare il trasferimento di una parte degli immigrati già destinati ad essere rimpatriati in base al piano di respingimento già predisposto dal ministero». Ma in realtà, lo svuotamento forzoso del centro di Lampedusa mostra in modo lampante il fallimento delle politiche del governo, che aveva annunciato a più riprese di voler provvedere ai rimpatri direttamente dall'isola. Ieri a Lampedusa regnava una calma sospesa:il dispositivo delle forze dell'ordine risultava rafforzato, diversi check point impedivano ai «non autorizzati» di avvicinarsi al centro di Contrada Imbriacola. Il sindaco Dino De Rubeis, in un comizio in piazza nel tardo pomeriggio, ha cercato di smorzare i toni, invitando alla calma e ripetendo a più riprese che «la popolazione di Lampedusa è pacifica». Nel chiedere un tavolo di concertazione con il governo Berlusconi, il primo cittadino dell'isola ha messo da parte alcune delle istanze più radicali del suo discorso abituale, come la richiesta di dimissioni del ministro degli interni Roberto Maroni. La sensazione è che l'incendio scoppiato l'altroieri abbia paradossalmente permesso di superare l'impasse in cui si era cacciato il Viminale: trasferendo gli immigrati sul continente, il ministero degli interni non ha fatto altro che accogliere le richieste provenienti dai lampedusani; il che spiegherebbe anche i toni più distesi del sindaco De Rubeis. La tensione resta comunque alta e potrebbe esplodere da un momento all'altro se si dovessero verificare in questo momento arrivo di imbarcazioni cariche di immigrati dalle coste libiche. Il mare si è calmato e le migliorate condizioni atmosferiche potrebbero spingere a organizzare nuovi viaggi, soprattutto in momento in cui i famosi pattugliamenti congiunti italo-libici non sono ancora partiti. Se ha portato un po' di respiro, lo svuotamento del centro non risolve però i gravi problemi sorti nei giorni scorsi: ieri la delegazione di euro-parlamentari che ha visitato il Cie la settimana scorsa ha incontrato il commissario Ue alla giustizia, sicurezza e libertà, Jacques Barrot e gli ha consegnato un dossier scritto sulla situazione nel Cie. La delegazione ha chiesto a Barrot di «vigilare sull'utilizzo dei fondi europei in particolare sulle risorse per i rimpatri e per la protezione delle frontiere esterne, che rischiano di essere usati per favorire le violazione dei diritti umani, in particolare delle categorie vulnerabili, minori e richiedenti asilo». Dopo un lungo silenzio, anche il governo tunisino ha fatto intendere, sia pur timidamente, la propria voce. Tunisi ha chiesto all'Italia di accogliere a Lampedusa una delegazione del Comitato Superiore dei diritti dell'Uomo e delle Libertà Superiori - un organismo statale - per rendersi conto di persona della situazione dei tunisini che si trovano nel Cie. Foto: IL CIE DI LAMPEDUSA PRIMA DELL'INCENDIO /FOTO STEFANO LIBERTI

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Politkovskaja, nessun colpevole (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-02-20 - pag: 11 autore: Russia. Verdetto unanime dei giudici al procedimento per l'omicidio della giornalista della Novaja Gazeta assassinata nel 2006 Politkovskaja, nessun colpevole Assolti i quattro imputati - Il killer fuggito all'estero, mistero sul mandante Antonella Scott MOSCA Nessuno è colpevole. I due fratelli ceceni Dzhabrail e Ibragim Makhmudov, Serghej Khadzhikurbanov e Pavel Rjaguzov sono potuti uscire dalla gabbia dell'aula di tribunale, sono liberi. I 12 giurati della Corte militare di Mosca, chiamati a pronunciarsi sull'omicidio di Anna Politkovskaja, li hanno assolti all'unanimità. Non erano accusati di essere gli esecutori o i mandanti dell'assassinio della giornalista 48enne che non aveva mai avuto paura di denunciare la corruzione dei servizi segreti russi, gli abusi dei diritti umani compiuti in Cecenia. Quando venne uccisa sulle scale di casa, il 7 ottobre 2006, Vladimir Putin - allora presidente - disse che il suo lavoro non era influente per i russi, non quanto voleva credere l'Occidente. E anche oggi è soprattutto all'estero che si leva la protesta: l'ennesimo omicidio politico irrisolto. Ancora una giornalista uccisa senza poter conoscere i nomi dei responsabili. «Questo fallimento - ha detto ieri Miklos Haraszti, rappresentante per i media dell'Osce,l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa - ha il peso di una crisi di diritti umani». «Allah è grande!», ha esclamato Ibragim Makhmudov quando il giudice ha pronunciato la sentenza. I due fratelli e Khadzhikurbanov, ex funzionario di polizia, erano sospettati di aver aiutato gli esecutori del de-litto, mentre Rjaguzov, ex agente dell'Fsb, il servizio di controspionaggio russo, doveva rispondere a un'accusa di abuso d'ufficio per aver fornito l'indirizzo della giornalista. Un terzo fratello Makhmudov, Rustam, è sospettato di aver premuto il grilletto, ma si è dato alla fuga. Secondo la famiglia di Anna Po-litkovskaja, il vero problema non è il verdetto di ieri, quanto il fatto che le indagini non abbiamo potuto essere rigorose, e che l'accusa non sia stata messa in grado di presentare ai giurati elementi di prova convincenti. «è una vergognaprotesta il presidente dell'Unione dei giornalisti russi Vsevolod Bogdanov - che razza di inchiesta hanno condotto se i giurati sono arrivati al verdetto all'unanimità? ». Durante il processo, in particolare, gli avvocati della famiglia Politkovskaja hanno contestato gli inquirenti per non aver interrogato Ramzan Kadyrov, il leader ceceno installato a Grozny dal Cremlino, obiettivo insieme a Putin dei durissimi attacchi di Anna Politkovskaja. Kadyrov si è sempre detto estraneo al delitto. In un caso altamente politicizzato come questo, pochi sperano che si possa arrivare alla verità anche se i colleghi di Anna alla Novaja Gazeta si dicono decisi a continuare una propria inchiesta. Nelle scorse settimane la Procura generale della Federazione russa aveva puntato il dito contro qualcuno che si nasconde all'estero, alludendo a personaggi come l'ex oligarca Boris Berezovskij, che vive in esilio a Londra e, secondo il Cremlino, manovra per screditare la Russia di Putin. Secondo il Comitato di New York per la protezione dei giornalisti, la Russia è il terzo Paese al mondo più pericoloso per un reporter, dopo l'Iraq e l'Algeria. Dal 1992, i giornalisti uccisi sono stati 49: quasi nessun caso è stato risolto. antonella.scott@ilsole24ore.com LE ACCUSE DEI PARENTI Secondo i familiari della cronista, che aveva denunciato la corruzione dei servizi e gli abusi in Cecenia, le indagini sono state ostacolate In libertà. Dzhabrail Makhmudov (a sinistra) si allontana con il suo avvocato dal tribunale di Mosca dopo il verdetto di assoluzione AFP

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Droga, sgominato il clan degli africani (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: CASERTA - data: 2009-02-20 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Castel Volturno Arrestati trentadue extracomunitari e due italiani. Rifornivano varie piazze italiane Droga, sgominato il clan degli africani «Roba» dal Continente Nero nel Casertano attraverso Parigi e Madrid A capo dell'organizzazione, Bamba Kassoum, già arrestato dai carabinieri lo scorso anno CASTEL VOLTURNO — è stata battezzata «Uomo Rosso» (dal nome in codice usato dai narcotrafficanti per indicare l'eroina, o «Uomo Bianco» per indicare la cocaina) l'operazione dei carabinieri di Caserta, agli ordini del colonnello Carmelo Burgio, sfociata in 32 ordinanze cautelari chieste ed ottenute dalla Dda nei confronti di altrettante persone ritenute appartenenti a due distinte associazioni per delinquere finalizzate al traffico internazionale ed allo spaccio di stupefacenti. Destinatari, sono extracomunitari originari del Mali e della Costa d'Avorio. I trafficanti importavano lo stupefacente dall'Africa attraverso la rotta parigina o spagnola poi, dalla base di Castel Volturno, veniva gestito lo smercio su diverse piazze italiane come Firenze, Prato, Bergamo, Caserta ed il basso Lazio mentre gli arresti sono stati eseguiti in varie città italiane. L'inchiesta ha avuto il via con l'arresto di un latitante dei Casalesi, poi pentitosi, catturato nell'agosto del 2006: si tratta di Antonio Corvino (condannato anche per l'omicidio del sindacalista Federico Del Prete) il quale ha immediatamente svelato, tra l'altro, l'identità degli africani che gestivano a Castel Volturno i traffici di sostanze stupefacenti ed i canali attraverso i quali i vari gruppi criminosi africani si approvvigionavano di droga. Le intercettazioni telefoniche, hanno consentito di individuare e successivamente identificare un gran numero di cittadini extracomunitari di origine africana, provenienti in larga misura dalla Costa d'Avorio, dal Mali, dalla Nigeria, dalla Guinea, dalla Liberia e dal Burkina Faso, dediti professionalmente al traffico di sostanze stupefacenti in forma associata, con predisposizione, cioè, di una stabile ed efficace struttura organizzativa, il cui nucleo e centro di direzione era il litorale domizio. I due cartelli del narcotraffico, ai quali si appoggiavano anche due fratelli di Marano di Napoli - Raffaele e Mario Carputo, ritenuti vicino al clan dei casalesi - non solo cedevano la droga, ma si occupavano anche di reperire mezzi ed acquisire liquidità finanziaria per l'acquisto della sostanza. Dall'inchiesta sono emersi anche episodi inquietanti come una sequenza di torture, in particolare quella «della tomba». In alcune intercettazioni, infatti, si ricostruisce, la tortura a cui viene sottoposto, nel paese di origine, il fratello di un corriere ivoriano, sospettato di essersi impossessato di un ingente quantitativo di droga. La vittima viene sostanzialmente sepolta viva fino alla testa ed alzata con un cappio al collo su di un albero sino a portarla quasi al soffocamento, al fine di farle rivelare informazioni utili al rintraccio del fratello infedele che, invece, come emergerà in seguito, era stato tratto in arresto in Marocco per detenzione di un ingente quantitativo di droga. La droga, contenuta in ovuli ed ingerita anche da occasionali corrieri invitati presso i luoghi di villeggiatura in Spagna o Francia, giungeva sul territorio nazionale sfruttando i minori controlli alla frontiera comunitaria con il mezzo ferroviario o aereo. A capo dell'organizzazione, c'era Bamba Kassoum, già arrestato dai carabinieri lo scorso anno. Giorgio Santamaria Il fratello di un corriere, sospettato di aver rubato della droga, sepolto vivo e poi tirato con un cappio al collo su un albero per strappargli informazioni utili a rintracciare il «traditore» Le torture In manette Da sopra: Toure Adama, Soumahoro Sidiki e Traore Modibo

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Tutti innocenti. Assolti all'unanimita da una giuria militare che in meno di tre ore ha... (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 20 Febbraio 2009 Chiudi di ROBERTO LIVI Tutti innocenti. Assolti all'unanimita da una giuria militare che in meno di tre ore ha deciso ieri a Mosca che i tre imputati alla sbarra non sono colpevoli dell'omicidio di Anna Politkovskaja avvenuto il 7 ottobre 2006. La più famosa giornalista di opposizione all'allora presidente Putin è come se fosse stata uccisa un'altra volta. E con lei le speranze che il nuovo inquilino del Cremlino si fosse impegnato a incrementare la credibilità del sistema giudiziario russo. «In Russia non vi è giustizia», hanno commentato ieri alcuni colleghi e sostenitori dei diritti umani. I due fratelli ceceni, Ibragim e Dzabrail Makhmudov, e l'ex investigatore della polizia Sergei Khadzhikubranov sono così liberi. Del resto nessuno di loro era stato accusato di aver ucciso la giornalista, piantandole in corpo alcune pallottole di una pistola Makarov, lasciata poi sul luogo del delitto, l'atrio della casa della Politkovskaja, come se il killer già fosse certo di farla franca. I due fratelli erano accusati uno di aver fatto il "palo", l'altro l'autista di un terzo fratello, Rustan, il supposto assassino, mai arrestato e tuttora uccel di bosco all'estero. Il terzo imputato era accusato di essere l'organizzatore logistico dell'omicidio della giornalista. Tutti assolti dai giudici militari, anche da questi capi di accusa marginali. In questo modo, mai si avrà risposta alla domanda principale: chi ha ordinato l'uccisione della Politkovskaja? Chi ha voluto far tacere una delle poche voci che denunciavano la violenza inaudita della guerra e del dopoguerra in Cecenia? L'assoluzione sembra confermare la convinzione più volte espressa dal direttore della Novaya Gazeta, il bisettimanale per cui lavorava Anna, di molti intellettuali e oppositori: che l'ordine sia giunto dalle stanze del potere. Ovvero dal Cremlino. Un'accusa questa, sempre sdegnosamente rifiutata da Vladimir Putin, il quale affermò che comunque «il livello di influenza (della giornalista) sulla vita politica russa era totalmente insignificante». Una tesi sposata fin dall'inizio dal procuratore Yuri Chaika: in una conferenza stampa nell'agosto 2007, aveva affermato che il mandante era all'estero, tra «i nemici dell'attuale governo» con lo scopo «di creare una crisi e ritornare al vecchio sistema, quando gli oligarchi decidevano tutto». Insignificante, dunque, è anche la sua morte. «Il fatto che nessuno sia stato riconosciuto colpevole di quell'assassinio invia un messaggio assai chiaro ai killer: potete farlo e andarvene liberi» ha dichiarato Tatyana Lokshina, vicedirettrice dell'ufficio moscovita di Human Rights Watch. Del resto, ha proseguito, «simili assassini sono diventati routine in Russia». Esattamente un mese fa, infatti, un uomo mascherato ha ucciso Stanislav Markelov, un noto avvocato difensore dei diritti umani, appena uscito da una conferenza stampa a un tiro di schioppo dal Cremlino. Subito dopo il killer ha sparato a Anastasia Baburova, venticinquenne reporter di Novaya Gazeta. Un cocente smacco per l'accusa, che ha comunque annunciato un appello. «Come prima del processo, quando avevo letto gli atti, anche ora ritengo i quattro imputati in un modo o nell'altro complici nell'uccisione di mia madre», ha commentato Ilia, il figlio della Politkovskaja, precisando di rispettare però il verdetto «perché l'accusa non è stata in grado di provare la colpevolezza». Appena rimesso in libertà, il supposto pedinatore Ibragim ha esclamato «Allahu Akhbar» (Dio è grande) e ha annunciato che avrebbe celebrato la liberazione raccogliendosi in preghiera. «Queste accuse infamanti ora peseranno sulla coscienza degli investigatori», ha sottolineato la madre dei due fratelli ceceni. Questa sentenza fa tremare anche un altro oppositore eccellente, Mikhail Khodorkovski l'ex boss del gigante petrolifero Yukos, arrestato nel 2003 e due anni dopo condannato a nove anni di prigione «per aver frodato il fisco». Il suo fu giudicato un «processo politico», in quanto Khodorkovski era sceso nell'agone politico finanziando gli oppositori di Putin. L'ex finanziere è stato trasferito dal campo di prigionia (in Siberia) a Mosca per subire un processo bis. Gli avvocati difensori hanno denunciato l'illegalità del nuovo processo, visto che il fascicolo di accusa è a disposizione solo del giudice.

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Diritti umani, tre secoli di lotte E la Bramante vince la gara (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Lodi)" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

LE NOSTRE INIZIATIVE pag. 13 Diritti umani, tre secoli di lotte E la Bramante vince la gara L'inchiesta trionfa sulla pagina «ecologica» di Castiglione LODI UN TEMA «INSOLITO» e importante, quello del 60esimo compleanno della Dichiarazione universale dei diritti umani, firmata nell'ormai lontano 1948. I cronisti in erba della scuola media Bramante di Vigevano l'hanno scelto per la sfida finale ai colleghi del «Romeno Fusari» di Castiglione d'Adda. Ed è stata una scelta vincente, perché i pavesi hanno vinto 7,2 a 7. I giovani giornalisti della Bramante hanno raccontato in presa diretta la loro partecipazione a una fiaccolata («al gelo», come recitava il titolo del loro articolo) per sessant'anni di diritti umani. Un racconto emozionante, profondo, del corteo che sfilava nelle strade di Vigevano per una assai nobile causa. Il gustoso articolo di apertura (con tanto di foto "fresca" dei ragazzi alla manifestazione) era «condito» da un approfondimento sulle battaglie sostenute per ottenere la Dichiarazione universale, e da un altro articolo che conteneva gli articoli più importanti del documento. DALL'ALTRA PARTE, ottima ma sfortunata la prova dei talenti di Castiglione d'Adda, che hanno proposto una pagina sull'ambiente ricca di proposte («salviamo il mondo con una casa», era non a caso il titolo dell'articolo principale) e riferimenti al territorio, come il "pezzo" sul lifting ecologico dell'edificio della scuola media Fusari. L'accuratezza dei ragazzi lodigiana non è bastata a conquistare la palma dei vincitori: potranno consolarsi con il buon piazzamento in classifica, che li proietta (nonostante la sconfitta) davanti ai bravissimi colleghi della Bramante nella classifica generale del Campionato di giornalismo.

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<Nessuno saprà mai le legge della vita> (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

PESARO PRIMO PIANO pag. 2 «Nessuno saprà mai le legge della vita» L'INTERVENTO FRANCESCO GRIANTI «AL TEMPO di Tangentopoli scrive Francesco Grianti mi vergonavo di essere figlio di una Italia corrotta, oggi non mi sento più figlio di una Italia assassina, dove ministri sedicenti cristiani prima non si dimettono di fronte alla firma per la legge sull'aborto referendario ed oggi giudicano "un fatto personale" la questione Eluana; una Italia presidenziale che indietreggia di fronte ad una carta rinunciando a difendere la vita, mi fa sentire la patria matrigna. Se questo paese prima vuole la ratifica all'Onu per l'abolizione della pena di morte e oggi è incapace di difendere il diritto alla vita, è ipocrita e non è più degno dell'eroismo di chi si è immolato per portarlo a firmare nel '48 a Parigi la carta dei diritti umani. E se quanto detto vale per ciascuno di noi, vale in maniera molto più pressante per chi si dice cristiano e oggi, come Caino, si vergogna nascondendosi nel silenzio dopo il delitto consumato. La legge della Morte è conosciuta dalla Scienza, l'ha scoperta Ludwig Boltzmann che l'ha fatta incidere sulla sua lapide, S=KlnP, e i fisici la conoscono bene, ma nessuno, dico e ripeto nessuno, conosce e mai conoscerà la legge della Vita, perchè l'immortalità non è di questo universo. La legge della Vita, come tutte le leggi fisiche di questo mondo preesistono al Big Bang, non nasce durante l'evoluzione nel tempo, appartengono quindi al Mistero. Questo oggi sappiamo all'inizio del terzo millennio, credenti e non credenti, e questo lo deve sapere chi ricopre posti di potere, perchè ogni volta che ci si trova di fronte al Mistero occorre porsi con grande umiltà, perchè le sue porte, precluse ad ogni forma di scienza umana, si apriranno solo in quell'ultimo giorno anche per lui». Francesco Grianti

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delitto politkovskaya: tutti assolti (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sdegno tra colleghi e associazioni per i diritti umani Dietro l'assassinio l'ombra dell'entourage del presidente Yeltsin Delitto Politkovskaya: tutti assolti Resta senza colpevoli l'omicidio della giornalista russa, assassinata nel 2006 SENTENZA SCANDALO Secondo il tribunale i quattro imputati «non hanno commesso il fatto» Il processo era soltanto per favoreggiamento. Ignoti killer e mandante MOSCA. Un delitto senza colpevoli. Si sciolgono come neve le accuse ai quattro imputati nel processo per l'omicidio di Anna Politkovskaya, la giornalista russa del quotidiano di opposizione "Novaya Gazeta", uccisa il 7 ottobre del 2006. E il delitto, che ha scosso la nuova Russia di Wladimir Putin e Dimitri Medvedev, suscitando indignazione nella comunità internazionale, rischia di restare impunito. Le responsabilità sono naufragate nel mare tempestoso della giustizia russa, fra rimandi politici, depistaggi, scarsa trasparenza, corruzione. Una intricata matassa che il Tribunale militare di Mosca - anch'esso molto screditato agli occhi dell'opinione pubblica - non ha saputo o voluto sbrogliare. Le battaglie della Politkovskaya, nota nel mondo per i suoi reportage sulla guerra in Cecenia e gli abusi compiuti dalle truppe federali, hanno lasciato un segno nella storia del giornalismo russo dell'era post-sovietica. Non si sono trovati, però, inquirenti e giudici capaci di spiegare chi e perchè ha eliminato la giornalista. Una macchia nella Russia del nuovo corso, prova di un cammino ancora incompiuto verso la piena democrazia e la tutela dei diritti individuali. I giurati, dopo circa tre ore di camera di consiglio, hanno ritenuto insufficienti le prove presentate a carico dei quattro imputati. Secondo il Tribunale, l'ex dirigente della polizia moscovita Serghei Khadzhikurbanov (accusato di essere l'organizzatore del delitto), i fratelli ceceni Dzhabrail e Ibragim Makhmudov (che avrebbero pedinato la giornalista), l'ex colonnello dei servizi segreti Pavel Riaguzov (la talpa nell'amministrazione pubblica), «non hanno commesso il fatto» e sono liberi. Non ci sono fra loro né il mandante, né il killer. Gli imputati del processo erano comunque accusati solo di "favoreggiamento", di aver cioè contribuito a organizzare il delitto. L'omicidio resta dunque tuttora avvolto nel mistero. Una pista conduce al terzo dei fratelli Makhmudov, Rustam, resosi da tempo irreperibile all'estero, che potrebbe essere il presunto killer. E durante il processo, fra le ipotesi sul mandante, si era fatto riferimento a «un uomo potente residente all'estero» (probabilmente miliardario eltsisiano Boris Berezovsky, nemico di Putin) o a un «uomo politico dell'establishment russo». Forte sdegno fra i colleghi, i cittadini, le associazioni che, in tutta Europa, difendono i diritti umani. Dmitri Muratov, direttore di "Novaya Gazeta", ha chiesto la prosecuzione dell'inchiesta, per individuare i veri responsabili.

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Il Teatro di Sacco, in collaborazione con il Comune di Perugia, Emergency Umbria e l'Istituto Pascal... (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 20 Febbraio 2009 Chiudi Il Teatro di Sacco, in collaborazione con il Comune di Perugia, Emergency Umbria e l'Istituto Pascal - Di Cambio presenteranno alla Rocca Paolina uno spettacolo dal titolo "Emergenza!". Il progetto mira a sollecitare l'attenzione del pubblico attraverso una simbolica testimonianza contro ogni guerra, in nome della Carta dei Diritti dell'Umanità, sensibilizzando le giovani generazioni alle tematiche della pace, della difesa dei diritti umani, della cooperazione internazionale, e valorizzando quel messaggio di solidarietà verso le popolazioni vittime di guerre di cui da sempre Emergency è portavoce. Lo spettacolo "Emergenza!" sarà presentato presso la Sala Cannoniera della Rocca Paolina e vedrà coinvolti un gruppo di studenti dell'Istituto Pascal - Di Cambio, insieme agli allievi attori del laboratorio teatrale Tre Atti, a cura del Teatro di Sacco. Alle ore 10.30 di sabato 21 febbraio, l'evento si aprirà con un incontro di presentazione del progetto, per un approfondimento sulle scottanti tematiche delle violazioni dei diritti umani nel mondo. all'incontro prenderanno parte l'assessore Wladimiro Boccali ed il presidente del Gruppo Regionale di Emergency, Franco Passalacqua. Lo spettacolo "Emergenza!" sarà presentato sabato alle 21 e domenica alle 17,30, mentre lunedì le repliche saranno dedicate agli alunni delle scuole superiori (ore 9.30, 10.45 e 12). Info, segreteria del Teatro di Sacco ai numeri: 075-5847731 o 331-6672992.

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E' SOTTO GLI OCCHI di tutti ciò che ultimamente si sta verificando nel ... (sezione: Diritti umani)

( da "Nazione, La (Siena)" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

CAMPIONATO GIORNALISMO pag. 10 E' SOTTO GLI OCCHI di tutti ciò che ultimamente si sta verificando nel ... E' SOTTO GLI OCCHI di tutti ciò che ultimamente si sta verificando nel nostro paese: violenze da parte di stranieri clandestini, reazioni xenofobe verso extracomunitari. In questo clima di malessere è stato approvato, il 5 febbraio 2009, al Senato il "Pacchetto sicurezza", rispetto al quale non sono mancate reazioni nell'opinione pubblica in relazione ad alcune norme riferite al reato di clandestinità, alla legalizzazione delle "ronde" dei cittadini e alla possibilità da parte dei medici di denunciare i clandestini che richiedano cure sanitarie. Alle critiche già anticipate dal Commissario per i Diritti Umani presso il Consiglio d'Europa ("la Repubblica", 15 gennaio 2009), si sono aggiunte, le voci di personaggi politici, di religiosi e di medici. DA UN LATO, c'è nello spirito di chi ha presentato il "Pacchetto sicurezza" l'idea che per contrastare l'immigrazione clandestina e le violenze «bisogna essere determinati e affermare il rigore della legge» (Corriere della Sera, 3 febbraio 2009). Dall'altro lato si levano le critiche e le preoccupazioni di molti, comprese quelle del segretario della Conferenza episcopale, secondo il quale «bisogna riconoscere e difendere i diritti fondamentali, la vita, la salute» degli immigrati (Corriere della Sera, 6 febbraio 2009). Una cosa è certa, negli ultimi tempi, insieme al senso di insicurezza economica e sociale, è andata crescendo nel nostro paese la "paura" verso lo "straniero" e il timore di vedersi sottratti il lavoro, la tranquillità e persino l'identità. E i 37 mila stranieri sbarcati nell'ultimo anno sulle coste italiane hanno sicuramente alimentato queste "paure". Eppure gli italiani sono stati un popolo di emigranti: fra il 1861 ed il 1970, ben 26 milioni di connazionali sono emigrati in altri paesi. Ma la memoria di questo passato sembra quasi essersi persa. E con la memoria, in molti casi, sembra essere venuto meno anche il senso di solidarietà e di rispetto della dignità degli immigrati. CERTAMENTE, ogni cittadino ha il sacrosanto diritto di sentirsi "sicuro" nel proprio paese, ma non bisogna dimenticare che, fra quegli immigrati che giungono da noi, ci sono molte persone oneste che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalle dittature. Nei loro confronti abbiamo un "dovere" che è quello della solidarietà e del rispetto della dignità umana e della vita, il cui valore non deve avere distinzione di razza, di religione o di cultura. Questo è quanto ci chiedono oggi, a sessant'anni dalla loro stesura, la nostra Costituzione e la Carta dei Diritti Umani. Solo così ne sarà veramente onorato lo spirito.

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Giustizia o guerra civile: la mia India a un bivio (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cultura - data: 2009-02-20 num: - pag: 45 categoria: REDAZIONALE Intervista La scrittrice del «Dio delle piccole cose» divisa tra letteratura e impegno. «Gli attivisti non si stancano, e io sono stanca» Giustizia o guerra civile: la mia India a un bivio Arundhati Roy: «Lavoro a un nuovo romanzo, ma oggi non è facile» di ALESSANDRA MUGLIA «I l romanzo e il saggio sono come la sinistra e la destra del mio corpo. E io sto provando a essere ambidestra ». Quasi un tormento per Arundhati Roy che ha messo il rapporto tra potere e impotenza al centro di ogni forma di scrittura. Il dio delle piccole cose, bestseller internazionale e Booker Prize nel 1997 da lei definito «un romanzo politico», è rimasto la sua prima e unica opera di narrativa. Da allora la scrittrice indiana è diventata la voce dei senza voce. Cortei, sit-in, scioperi della fame e tanti saggi. Ha così incanalato la sua energia creativa in impegno militante, denunciando soprusi e ingiustizie: dalle grandi dighe sul fiume Narmada, che hanno lasciato senza terra milioni di contadini, alle persecuzioni dei musulmani per la «deriva fascista» dei fondamentalisti indù. Per anni è stata una scelta: «Nel mio caso la narrativa scaturisce senza sforzo. Il saggio invece nasce con fatica dal mondo dolente e spezzato in cui mi sveglio ogni mattina» scriveva nel 2002 in Settembre alle porte. Oggi però le cose sono cambiate: «Sto cercando di scrivere il mio secondo romanzo, ma non è facile», ammette dalla sua casa di New Delhi. Una frase che rivela la fatica che sta facendo a indossare di nuovo i panni della narratrice. Già due anni fa aveva confessato al Guardian: «Ho detto tutto quello che potevo sulla globalizzazione, come scrittrice devo andare in un posto diverso». Ma il «trasloco» non è ancora riuscito. Da qualche tempo va ripetendo: «Non sono un'attivista. Gli attivisti non si stancano mai, mentre io sono esausta». Eppure fino alla scorsa settimana, per San Valentino, era in prima linea al fianco di studenti e docenti universitari a una manifestazione contro le ronde moralizzatrici dei fondamentalisti indù che a gennaio hanno aggredito alcune ragazze in un discopub di Mangalore, accusandole di «comportamenti osceni », atti contro le tradizioni indiane, segnali indecenti della contaminazione occidentale. «Una guerra di classe combattuta sul corpo delle donne » l'ha definita Roy. La scrittrice, un'infanzia di esclusione sociale alle spalle (è cresciuta nel Kerala con la madre divorziata), ha preso la parola leggendo un brano del Dio delle piccole cose, saga familiare che la passione di una donna per un intoccabile trasforma in tragedia. «Sono fuggita da casa a 16 anni perché era intollerabile l'idea di crescere in un piccolo villaggio — ha ricordato alla folla con il microfono in mano, il corpo minuto e aggraziato che sprigiona carisma, qualche filo grigio ad accennare ai suoi 47 anni portati da ragazzina —. Sono fuggita per essere felice, libera, loro vogliono toglierci l'aria e impedirci di respirare. Dobbiamo reclamare l'aria, dobbiamo farlo ogni giorno». E lei continua a farlo. «Scrivere saggi è soltanto un altro modo di capire la società in cui viviamo. Più diretto, pressante, a volte molto importante, soprattutto se vivi in una parte del mondo che sta sbandando verso il fascismo sotto i tuoi occhi». Ma Roy non considera la lotta per i diritti umani una prerogativa degli intellettuali. «Non prescriverei mai un ruolo prefissato agli scrittori: come gli idraulici o i meccanici, non sono un gruppo omogeneo con un unico orientamento culturale. Alcuni lavorano stando dalla parte dei governanti, altri dalla parte dei governati. Così pure per attori, giornalisti, sportivi, musicisti e tutti gli altri». Poi sembra distinguere tra sostenitori di una causa e testimonial: «Non credo che intervenire in una situazione politica come scrittore equivalga a sfruttare la propria fama per sostenere qualche particolare tipo di rivoluzione. Non si tratta di usare la propria celebrità ma di fare il proprio lavoro: guardarsi intorno. Vedere. Pensare. Scrivere». Ma lei stessa ammette che non tutti gli sguardi sono innocenti. Per esempio Maximum City dell'indiano Suketu Metha contiene un passo in cui lo scrittore osserva le torture della polizia. «Mi ha disturbato la facilità con cui l'autore è andato in una stanza per le torture con un poliziotto amico e ha descritto quello che accadeva. Guardare la tortura non è un atto neutrale. Non si può essere spettatori, si diventa complici». Apprezza invece La tigre bianca di Aravind Adiga, Booker Prize l'anno scorso, che racconta il lato meno scintillante della rivoluzione indiana: «Il romanzo è stato accolto in India con molta rabbia. La cosa buona è che fa sentire a disagio chi deve essere messo a disagio». Giudizio più sfumato per The Millionaire dello scozzese Danny Boyle, tra i favoriti agli Oscar: «Ho visto il film, mi è sembrato girato in modo splendido, ha un grande impatto. Per il resto è stato come percorrere una strada accidentata. C'erano enormi buche culturali in cui il film continuamente inciampava. I dialoghi erano imbarazzanti, cosa che mi ha sorpreso perché invece ho apprezzato The Full Monty», dello stesso sceneggiatore, Simon Beaufoy. Poi racconta una di queste buche: «Il giovane protagonista, il "cane dello slum" di Mumbai (lo "Slumdog" del titolo inglese, il pezzente, è un neologismo coniato, pare, dallo stesso Beaufoy, ndr), è chiaramente britannico. E la sua sicurezza culturale intimidiva il poliziotto, chiaramente indiano, che lo stava torturando. La pelle scura che li accomuna è troppo sottile per nascondere la forma di quello che li separa. Era come guardare i bambini neri di uno slum di Chicago parlare con l'accento di Yale». Roy ha provato sentimenti ambivalenti: «Felice che il film sgonfi il mito dell'"India scintillante", delusa che non lo faccia con il brio e la coscienza politica che il regista e lo sceneggiatore hanno mostrato in altri lavori. Ma ovviamente l'audience internazionale trangugia il film come melassa... ». Diventare milionari vincendo a un quiz non è una forma di riscatto esemplare. Ma lei stessa ha riconosciuto che pure il tipo di protesta non violenta a cui ha aderito per oltre un decennio IL MAHATMA GANDHI (AP) è fallita. E ora non se la sente più di condannare del tutto le persone che imbracciano le armi per far valere i propri diritti. La battaglia resta da combattere; come, non è chiaro. «C'è un grande dibattito in India su questo, la strada è ancora da trovare». Una cosa è certa: la sua India è a un bivio: «Da una parte la freccia indica Giustizia, dall'altra Guerra civile». Speranze per le prossime elezioni, ad aprile? «Le elezioni qui sono come un festival — dice —. Vanno e vengono senza portare molti cambiamenti. L'unico modo per evitare che la nostra società scivoli nel caos è che il governo garantisca un livello minimo di trasparenza. Oggi certe persone sanno che possono permettersi tutto: stupri, omicidi di massa, frodi pesanti, espropriazioni, la distruzione di foreste e fiumi ». E pure le cause dell'attentato di Mumbai sono soprattutto indiane, ribadisce. Anche dopo l'ammissione del Pakistan che l'attacco è stato in parte pianificato sul suo territorio con l'appoggio di una rete globale. «Non mi stupisco. Identificare la provenienza di un attentato terroristico è come identificare la provenienza del capitale. Del resto, la stessa polizia di Mumbai ha ammesso che gli attentatori hanno avuto un appoggio logistico in India. Gli attacchi sono nati da una particolare storia e sono stati gli ultimi di una serie, di cui molti, secondo i servizi segreti, pianificati ed eseguiti qui in India. Presentarli come una sorta di attacco al Paese buono da parte del Paese cattivo è banale». Lei, che definisce il terrorismo come «la privatizzazione della guerra», e ha chiamato George Bush e la sua risposta al Terrore come «l'incarnazione di un incubo mondiale», ora spera in Obama. «Il suo compito non è diverso da quello del pilota che pochi giorni fa ha dovuto fare un atterraggio di emergenza nell'Hudson a New York— dice —. Anche l'impero americano ha bisogno di un atterraggio d'emergenza morbido. La sua politica estera dovrà cambiare e molti dei suoi cambiamenti saranno dettati dalla sua economia debole. Obama sembra avere il garbo e l'intelligenza per fare un buon lavoro. Però sono stata delusa perché non ha avuto il coraggio di condannare la recente violenza di Israele a Gaza».

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Una farsa, l'Europa non può tacere (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-02-20 num: - pag: 42 autore: di FRANCO VENTURINI categoria: REDAZIONALE IL PROCESSO PER L'ASSASSINIO DI ANNA POLITKOVSKAYA Una farsa, l'Europa non può tacere SEGUE DALLA PRIMA Testi che denunciano di essere stati invitati a mentire, e alla sbarra tre supposti «complici» del delitto con mandanti ed esecutori mai catturati. Cos'altro serve, per parlare di una tragica farsa? Tragica è il termine giusto, perché Anna Politkovskaja, con le sue denunce sugli abusi dei militari in Cecenia e sulla corruzione imperante nel potere post-sovietico, era diventata una delle ultime trincee della libertà di stampa e di critica in Russia. Fino a quei colpi di pistola in testa che il 7 ottobre 2006 l'hanno fatta tacere per sempre. Vendetta dei servizi russi, delitto di Stato tacitamente benedetto dal Cremlino, complotto di segno contrario per screditare Putin? Anche questo resterà un mistero. Ma è molto meno misterioso quel che in Russia è continuato e continua ad accadere. L'avvocato e attivista del movimento per i diritti umani Stanislav Markelov assassinato nel centro di Mosca assieme alla giornalista Anastassia Baburova (che lavorava nello stesso giornale della Politkovskaja) ; il dissidente ceceno Israilov raggiunto e ucciso a Vienna; il colonnello Budanov, reo confesso di aver strangolato una ragazza diciottenne dalle parti di Grozny, liberato in anticipo dal carcere; l'ex magnate del petrolio Khodorkovski portato invece a Mosca dopo quattro anni di carcere siberiano per subire un secondo processo politico quanto il primo. E da Putin come da Medvedev un assordante silenzio, non una parola per i morti, non un impegno a far luce. Fino al recentissimo scontro verbale tra Putin e Barroso soltanto perché il presidente della Commissione europea si era permesso di sollevare la questione dei diritti umani. Quanto basta e avanza per porre una questione che riguarda tutto l'Occidente e il governo italiano in particolare. Con l'arrivo di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti, e potendo far leva sull'antica comprensione di qualche grande capitale europea, la Russia pare avviata ad ottenere il riconoscimento delle sue principali doglianze politico-strategiche. Difficilmente Georgia e Ucraina otterranno a breve il biglietto d'ingresso nella Nato, i tempi dello scudo antibalistico si allungheranno e il progetto coinvolgerà Mosca, non avrà luogo, insomma, la temuta «nuova guerra fredda» tra est e ovest. Ma se il dialogo politico con il Cremlino marcia verso un auspicato e auspicabile rilancio, e se l'Europa continua ad essere pesantemente condizionata dalle forniture energetiche provenienti da Mosca, l'Occidente può per questo rinunciare ai suoi valori e chiudere gli occhi davanti alla degenerazione delle libertà civili e legali in Russia? Non dovrebbero al contrario farsi sentire proprio i governi occidentali che hanno con Mosca i migliori rapporti, come quello italiano? L'episodio capitato a Barroso ci anticipa quale sarebbe la reazione del potere russo. Ma rinunciare a provarci significherebbe rinunciare alle propria identità democratica, e anche mostrare scarso coraggio politico.

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testamento biologico, englaro attacca (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il testo del progetto di legge approvato in commissione Sanità al Senato. Domani a Roma la manifestazione organizzata da Micromega Testamento biologico, Englaro attacca L'appello del papà di Eluana: «Tutti in piazza contro una norma assurda e incostituzionale» La reazione del Pdl: «Vuole l'eutanasia e offende gratuitamente il Parlamento» ROMA. La legge sul testamento biologico che il Parlamento si appresta ad approvare «è una vera e propria barbarie. Una legge assurda e incostituzionale contro la quale è assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare». Lo afferma Beppino Englaro, che aderisce alla manifestazione "Sì alla vita, no alla tortura di Stato", che si svolgerà a Roma sabato. Immediata la reazione del Pdl: «Vuole l'eutanasia e offende il Parlamento». I SERVIZI A PAGINA 2

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Il caso Argentina La vera storia... (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale.it, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

n. 44 del 2009-02-20 pagina 1 Il caso Argentina La vera storia della «gaffe» (che non c'è stata) di Maria Giovanna Maglie Lezioni dall'Argentina, dove sono sparite trentamila persone e nessuno ha fatto un fiato per anni, proprio no. Non dall'Inghilterra che può vantare il sindacato più razzista del mondo, non dal Brasile che si tiene Battisti come se da noi ci fosse la tortura e non una prigione finalmente per un assassino. Si può continuare, elencando situazioni artificiose e polemiche speculazioni, innescate da articoli fasulli di qualche giornale italiano in crisi terminale di identità, vedi l'Unità, magari ripescate con gran clamore da corrispondenti esteri che non sanno come trovare notizie o che si sono abituati a prenderle dagli amici, anzi dai compagnucci della parrocchietta, infine consacrate dalla protesta d'ordinanza del ministro offeso che convoca l'ambasciatore del Paese offensore. L'incidente diplomatico tra Roma a Buenos Aires sarebbe stato provocato da una battuta di Silvio Berlusconi sui voli della morte, pratica sommaria e diffusa per far sparire i sequestrati durante la dittatura argentina. La stampa argentina è insorta, il video è su You Tube, e tutto il web ne parla, a sproposito, perché evidentemente nessuno lo ha visto e ascoltato, oppure perché la malafede impazza. Ora, il senso dell'umorismo del presidente del Consiglio non è necessariamente apprezzabile, le sue formule espressive possono essere una scelta condivisibile o no di stile, ma è certo che il suo consenso in Italia è alto e ascendente, e soprattutto che stavolta i suoi avversari gli hanno attribuito intenzioni, tono, logica del tutto manipolati, solo per costruire l'ennesima storiella del presidente gaffeur e insensibile, che tanto piace ai giornali della sinistra al caviale nel mondo. Il fattaccio. Sabato scorso il cronista dell'Unità racconta il comizio di chiusura di Berlusconi in Sardegna, riferendo questa frase: «Berlusconi scherza sui desaparecidos. Dice che "erano belle giornate, li facevano scendere dall'aereo per giocare a pallone"». Cronaca scialba e imbarazzata, si capisce che il giornale di Soru, candidato a governatore alla vigilia della disfatta, è in imbarazzo. «Berlusconi macabro sui desaparecidos» titola due giorni dopo però anche il Clarin, quotidiano di Buenos Aires, tutti gli altri giornali argentini riprendono sdegnati, Perfil pubblica un'intervista allo scrittore italiano Massimo Carlotto: «Berlusconi ha offeso il popolo argentino», puntuale arriva la protesta delle «Nonne di Plaza de Mayo». Il governo argentino convoca l'ambasciatore italiano, con la perentoria richiesta di scuse. In Italia l'Unità ci specula montando anche ieri due pagine, al grido di «Berlusconi scherza sui voli della morte». Qualcuno ha ascoltato per intero la frase incriminata? Eccola: «Di me hanno detto di tutto, mi hanno paragonato a quel dittatore argentino che faceva fuori i suoi oppositori portandoli in aereo con un pallone, poi apriva lo sportello e diceva: c'è una bella giornata, andate fuori a giocare. Lo so che fa ridere, ma è drammatico». Tutto qui. Di questa frase, alfine svegliatosi, Piero Fassino, ministro degli Esteri ombra del Pd, lo chiamano proprio così, sostiene che è «una gaffe indecente, che suona gravissima offesa alle migliaia di ragazze e ragazzi rapiti, torturati e uccisi negli anni di una delle più sanguinose dittature dell'America Latina»: che «raccontare barzellette e fare il guascone è ormai lo sport preferito dall'onorevole Berlusconi che, anche in questo caso, rivela una totale mancanza di sensibilità per la storia e per il valore della democrazia in nome della quale, in Argentina come in tutto il mondo, tantissimi sono giunti a sacrificare la propria vita». Forse a Fassino è il caso di spiegare una volta per tutte che sono gli italiani a decidere da chi farsi governare. Può sperare che Berlusconi sparisca, come ha fatto il loro mito, Benigni, dal palco di Sanremo. Forse al governo e al popolo argentino è il caso di spiegare ancora una volta che ce ne vuole per costruire una democrazia compiuta, tanto tempo e tutta la verità, non solo retorica, su una tragedia che fu possibile perché ampiamente condivisa dal popolo. A proposito, che avremmo dovuto fare noi dopo i bond? © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Al via il progetto "Diritti fuori campo" (sezione: Diritti umani)

( da "Caserta News" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 20 Febbraio 2009 Al via il progetto "Diritti fuori campo" SOCIALE | S.Giorgio a C. L'Assessorato alle Politiche Giovanili e Partecipazione guidato da Renato Carcatella, insieme all'Informagiovani e allo YAP promuove il progetto "Diritti Fuori campo". Il progetto si prefigge gli obiettivi di formare e sensibilizzare i giovani sangiorgesi sui temi della pace, della solidarietà e della cooperazione internazionale oltre che di fornire gli strumenti di carattere teorico e metodologico per approfondire e studiare i problemi locali, stimolare riflessioni, con una visione globale, favorendo la presa di coscienza delle cause delle situazioni di crisi e non solo delle conseguenze Saranno organizzati numerosi laboratori: Capire ed esprimersi in inglese (laboratorio di educazione informale) durata: 32 ore suddivise in incontri di 4 ore ciascuno, una volta a settimana requisiti d'ingresso: conoscenza di base dell'inglese modalità di partecipazione: selezione attraverso test d'ingresso Pprogramma: lettura e comprensione di testi in lingua inglese conversazione in inglese redazione di documenti in inglese docenti madrelingua prova finale: test di valutazione dell'apprendimento qualifica rilasciata: attestato di partecipazione da metà aprile a metà giugno Volontariato internazionale e cooperazione (laboratorio di educazione informale) durata: 30 ore di incontri frontali più 30 ore di partecipazione attiva alle attività durante il campo di volontariato internazionale. requisiti d'ingresso: partecipazione con profitto al primo laboratorio Programma: Educazione alla comunicazione interculturale Educazione alla pace I diritti umani Gestione dei conflitti Dinamiche di gruppo Nord- Sud ?Attori e problematiche Saranno inoltre organizzati dei campi di lavoro per formare i ragazzi ai temi della cooperazione internazionale, durante i quali saranno realizzate attività audio visive di promozione dei Diritti Umani (laboratorio residenziale di educazione informale della durata di 15 giorni). L'attività laboratoriale è destinata sia ai volontari internazionali sia ai giovani che hanno partecipato alle prima fase del progetto, in un clima di stretta collaborazione e scambio di esperienze interculturali; A settembre sarà realizzato uno scambio giovanile all'estero per la condivisione dell'esperienza e la diffusione dei risultati, per tutti coloro che avranno completato con successo il percorso formativo. La richiesta di partecipazione può essere inviata all'indirizzo: informagiovani@e-cremano.it Oggetto: Diritti fuori campo. Nella richiesta di partecipazione bisogna indicare i propri dati personali i recapiti telefonici ed il percorso di studi compiuto. L'età dei partecipanti deve essere compresa tra i 17 ed i 29 anni.

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Beppino Englaro: "Legge su testamento biologico è una barbarie" (sezione: Diritti umani)

( da "RomagnaOggi.it" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

20 febbraio 2009 - 8.12 (Ultima Modifica: 20 febbraio 2009) "La legge sul testamento biologico che il parlamento si appresta ad approvare e' una vera e propria barbarie. Una legge assurda e incostituzionale contro la quale e' assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare". Con queste parole Beppino Englaro, intervistato da Paolo Flores d'Arcais, aderisce alla manifestazione "Si' alla vita, no alla tortura di Stato", che si svolgera' a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Quagliariello (PDl): da Englaro offesa al Parlamento. "Rattristano le parole di Beppino Englaro, che ha definito una barbarie il disegno di legge sul testamento biologico ancora in discussione al Senato e ha cosi' offeso gratuitamente il Parlamento". ". Lo dichiarano in una nota congiunta Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vicecapogruppo vicario del PdL al Senato. "Anche perche' il ddl Calabro' ha raccolto fino ad ora consensi e aperture di credito che vanno ben oltre la maggioranza che sostiene il governo - osservano i due esponenti di centrodestra -. Un dramma personale, come certamente e' stato quello di Eluana Englaro, non puo' essere usato per coprire un disegno politico. L'impressione, invece, e' che il polverone che si sta sollevando contro il disegno di legge serva ad impedire un dibattito sui contenuti nella chiarezza delle rispettive posizioni, per non dire apertamente cos'e' che si vuole in realta': l'introduzione dell'eutanasia nel nostro Paese".

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Anche Englaro scende in piazza: "Questa legge è una vera barbarie" (sezione: Diritti umani)

( da "Quotidiano.net" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il padre di Eluana aderisce alla manifestazione del 21 a Roma 'Sì alla vita, no alla tortura di Stato' e spiega: "I cittadini devono tutelare i loro diritti fondamentali". Replica di Quagliarello e Gasparri (Pdl)

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Con queste parole Beppino Englaro aderisce alla manifestazione ?Sì alla vita, no alla tortura di Statò, che si svolgerà a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Beppino Englaro parteciperà alla manifestazione attraverso un collegamento telefonico perchè «i cittadini, che hanno le idee molto più chiare dei nostri parlamentari, devono tutelare i propri diritti fondamentali che questa legge mette in discussione preparando il terreno per un vero e proprio Stato etico". Se la legge in discussione in parlamento dovesse essere approvata, Englaro si augura una rapida abrogazione da parte della Corte costituzionale oppure quella del referendum sarà una via obbligata, vista la ?manifesta anticostituzionalità di una legge che nega le libertà fondamentali dei cittadinì. "La decisione sulla propria vita deve essere affidata a chi la vive", ha concluso Beppino Englaro. L?intervento di Beppino Englaro si può ascoltare integralmente su www.micromega.net. Immediata le reazioni del capogruppo e vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello: “Rattristano le parole di Beppino Englaro, che ha definito una barbarie il disegno di legge sul testamento biologico ancora in discussione al Senato e ha così offeso gratuitamente il Parlamento”. ”Il ddl Calabrò ha raccolto fino ad ora consensi e aperture di credito che vanno ben oltre la maggioranza che sostiene il governo - spiegano i due senatori del Pdl -. Un dramma personale, come certamente è stato quello di Eluana Englaro, non può essere usato per coprire un disegno politico. L?impressione, invece, è che il polverone che si sta sollevando contro il disegno di legge serva ad impedire un dibattito sui contenuti nella chiarezza delle rispettive posizioni, per non dire apertamente cos?è che si vuole in realtà: l?introduzione dell?eutanasia nel nostro Paese”. FOTOSTORY Eluana, diario di uno strazioTestamento biologico, che ne pensi? - E' davvero una priorità? Segnala ad un amico Tuo nome: Tua email: Nome amico: Email amico: Testo dell'email: Invia una copia anche al tuo indirizzo di posta Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro Cerca su Quotidiano.Net nel Web Più commentati Commenti Sondaggi Addio a Bulgarelli: lascia il tuo ricordo del grande campione (268 commenti) Il premier invincibile (46 commenti) Punire chi stupra, missione impossibile (43 commenti) Gli insegnanti: "10 non politico ma pedagogico" Sit in in piazza per solidarietà alle maestre (31 commenti) Accendiamo una candela alle finestre E' per dire 'mai più alla violenza' (25 commenti) Il giudice sportivo grazia Adriano Nessuna sanzione per il gol di mano (15 commenti) Gianfranco Pasquino al Resto del Carlino Le vostre domande al candidato sindaco (12 commenti) "Mia moglie rischia la vita per colpa di una buca" (11 commenti) 10:48:15 - Ho visto la partita in streaming, con il commento inglese. Ad un certo punto il commentatore ha dich[...] Tsonga mette ko Bolelli10:28:37 - Sono d'accordo sul fatto che sopportare il ritmo alto sia una forma di evoluzione tecnica, è vero. P[...] Il tennis e la sua evoluzione10:23:05 - questi sono i risultati della nostra federazione che ha anche il coraggio di vanatarsi del successo [...] Gli italiani non vincono più10:07:06 - Ormai le federazioni, tutte, tranne quella francese che resiste con affanno, sono confinate alla per[...] Tsonga mette ko Bolelli10:06:11 - Sono buon amico di Pistolesi, e dunque sta a voi considerare queste mie righe di parte, o meno. Non [...] Tsonga mette ko Bolelli09:58:20 - la federazione avrà le sue buone colpe però dobbiamo obiettivamente riconoscere che i nostri tennist[...] Gli italiani non vincono più09:57:49 - Era difficile, ma Pistolesi con le sue dichiarazioni è riuscito ad essere più pietoso di Bolelli in [...] Tsonga mette ko Bolelli Manchester il forma stellare, l'Inter può batterlo?Giusto il carcere fino a tre anni per chi pubblica le intercettazioni?Dove arriverà la premiata in Coppa Italia?Volete Mongardini all'Ascoli?Sei d'accordo con il restauro del dipinto?Chi vorresti come segretario del Pd?Adriano assolto per il gol di mano nel derby: sentenza giusta?E' Veltroni il problema del Pd?Il crocifisso deve rimanere nei luoghi pubblici?Inter a +9 punti dalla Juve e a +11 dal Milan: il campionato è finito?Cassano sarebbe una buona scelta per la Juve?Vuole un figlio dal marito in coma, giusto prelevare il seme?Beckham resterà al Milan?Beppino Englaro ha rifiutato di far fotografare Eluana morente da Oliviero Toscani: una decisioneBronzi di Riace al G8 della Maddalena, sei d'accordo? 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Russia, giornalisti nel mirino (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica.it" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

NESSUNA sorpresa. Dopo tre mesi di udienze, il processo per l'assassinio di Anna Politkovskaja s'è concluso ieri così come avevano previsto sin dall'inizio i suoi familiari, gli amici e i corrispondenti della stampa occidentale in Russia. È terminato cioè con la piena assoluzione dei quattro imputati: i due fratelli ceceni Ibragim e Dzharbail Makmudov, il poliziotto Sergheij Khadzikurbanov, e l'ufficiale dei servizi segreti Pavel Riaguzov. Due anni e mezzo dopo l'assassinio, un colpo di rivoltella alla nuca mentre la giornalista usciva dall'ascensore della sua abitazione, la giustizia russa ha quindi sentenziato che il caso Politkovskaja è chiuso. Chi fossero i mandanti, dove si trovi l'assassino (forse il terzo dei fratelli Makmudov), perché la giornalista sia stata uccisa: a queste domande il tribunale di Mosca non ha neppure tentato di dare risposta. Gli imputati sono già tutti a casa per non aver commesso il fatto, il mistero Politkvoskaja resta quello che era: il più fitto, il più torbido, il più indecente tra i molti misteri della Russia di Vladimir Putin. Sul periodico Novaja Gazeta, uno dei due o tre mozziconi di stampa libera rimasti a Mosca, Anna Politkovskaja era stata per anni la più strenua e documentata accusatrice delle ferocie commesse dall'esercito russo in Cecenia. E non si trattava d'accuse lanciate al vento, bensì direttamente mirate al Cremlino. Le stragi, gli stupri di massa, l'incendio di abitazioni, i campi di concentramento in Cecenia, tutto questo discendeva dall'assenso che il potere aveva dato a quella ferocia. Senza l'assenso di Putin, il macello ceceno non avrebbe potuto proseguire per cinque lunghi anni, dall'ascesa al Cremlino dell'ex ufficiale del Kgb sino agli inizi del 2006. Questo sosteneva Anna Politkovskaja, che sul computer aveva già, non ancora finito, un nuovo articolo e una nuova denuncia dei misfatti del regime. OAS_RICH('Middle'); Certo, noi non sappiamo se furono queste, le accuse contro il potere, che portarono alla condanna a morte della giornalista in una giornata piovosa d'ottobre, nell'androne d'uno squallido palazzo di Mosca. Abbiamo dei sospetti, questo sì, largamente condivisi in tutto l'Occidente: sospetti di trame delle polizie segrete in un paese dove la maggioranza dei settanta-ottanta uomini più potenti della Russia d'oggi si sono formati nelle scuole del Kgb. E i quali, a differenza del personale politico nelle democrazie, hanno studiato lungamente come ordinare - e insieme mantenerla nel mistero - l'eliminazione fisica d'un avversario. Ma, vale la pena ripeterlo, certezze non ne abbiamo. Quel che sappiamo, è soltanto che in Russia i giornalisti "scomodi", come li definiamo approssimativamente sui nostri giornali, quelli cioè che osano alzare la voce contro il regime, vengono di quando in quando presi a pistolettate. Pensiamo al 16 gennaio scorso. Mosca coperta di neve, i festoni natalizi, le vetrine sfolgoranti dei negozi. In pieno centro, le cupole del Cremlino già in vista, un giovane avvocato che da anni porta nei tribunali molte denuncie per violazione dei diritti umani, di nome Stanislav Markerov, sta camminando in direzione del Maneggio. Con lui c'è una bella ragazza di 22 anni, Anastasia Barburova. Proprio come la Politkovskaja, anche la giovanissima Barburova scrive sul giornale d'opposizione Novaya Gazeta. I due procedono parlando tra loro, quando un uomo li avvicina, sfodera una pistola e spara al petto dell'avvocato Markerov. Poi, quando Stanislav Markerov crolla sul marciapiedi, l'assassino si gira e cerca d'allontanarsi. Ma non ha fatto i conti col coraggio della ragazza. Anastasia Barburova non solo si mette a gridare, ma insegue l'assassino. Trenta, quaranta metri d'inseguimento, poi l'uomo con la pistola si gira e spara in pieno viso alla giornalista. Inutile dirlo, i passanti abbassano lo sguardo e fanno finta di non vedere. La storia russa sconsiglia infatti le testimonianze. Anastasia Barburova diventa così il quattordicesimo giornalista ammazzato negli anni di Putin da sicari mai scoperti. Senza che polizia e magistratura riescano a cavare dagli incartamenti una traccia, un sospetto, sui mandanti e gli esecutori. Senza che dalla società russa salga un grido, un'invocazione, perché sui giornalisti morti ammazzati sia detta la verità e sia fatta giustizia. Il fatto è che noi continuiamo a parlare della Russia quasi fosse un paese come gli altri: i prezzi del petrolio e del gas che continuano a calare, la crisi finanziaria, la marea dei disoccupati, i piccoli segnali d'un possibile miglioramento dei rapporti con l'Occidente. Ma la Russia non è un paese come gli altri. Negli "altri" paesi i giornalisti non vengono sparati al cuore o alla nuca. E se domani ne venisse ammazzato uno, il presidente della Repubblica di quel paese dove è stato commesso l'omicidio non direbbe, come disse Putin dopo la morte della Politkovskaja, che si trattava di "persona senza vero ascolto nella società". Non direbbe questo, e poi si farebbe rappresentare da un ministro o da un sottosegretario ai funerali del giornalista. Una sensibilità che all'ufficio del Protocollo al Cremlino non s'è mai manifestata negli otto anni della presidenza Putin. Del resto, un episodio di due settimane fa certifica l'indifferenza del regime di fronte al dovere d'amministrare la giustizia. Un colonnello dei paracadutisti che in Cecenia aveva violentato e poi ucciso una ragazza meno che ventenne, condannato a dieci anni dopo che l'istruzione del processo aveva a lungo stentato prima di mettersi in moto, è stato fatto uscire di prigione dopo soli cinque anni. E quando il presidente della Commissione europea, José Barroso, ha osato accennare l'altro giorno in una conferenza stampa congiunta, lui e Putin, alla questione dei diritti umani in Russia, Putin s'è rivoltato traboccante di collera, asserendo che siamo noi, in Europa e nel resto dell'Occidente, a violare i diritti umani: non la Russia. Va detto tuttavia che un segnale, un barlume incoraggiante è venuto non molti giorni fa, quando il presidente Medvedev ha ricevuto al Cremlino il direttore della Novaya Gazeta, Dmitrij Muratov, per esprimergli la sua partecipazione dopo l'assassinio della giornalista Barburova. Si tratta d'un altro scricchiolìo nel tandem Medvedev-Putin? Gli osservatori a Mosca lo interpretano così. In ogni caso, come s'è detto, un barlume. Il segno che forse qualcuno, nel regime, comincia a capire che il troppo è troppo. (20 febbraio 2009

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Messico/ Calderon: narcos usano donne e bambini contro (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 20 feb. (Apcom) - Il presidente messicano Felipe Calderon non si fa intimidire dalla recenti proteste di piazza contro la presenza dell'esercito in città in cui dominano i cartelli della droga e avverte: i soldati contribuiranno alla lotta al narcotraffico finché non sarà "recuperato lo Stato di diritto nelle zone affette da delinquenza" e dalla corruzione politica. Calderon è inoltre convinto che la gente, che martedì scorso ha manifestato in diverse località, sia finanziata dai narcos che non si fanno scrupoli nell'assoldare anche donne e bambini nella loro lotta contro le forze dello Stato. Un arrestato appartenente al gruppo Los Zetas, scrive El Pais, ha raccontato infatti che minori e donne vengono reclutati dai narcotrafficanti con denaro e regali. Parlando all'esercito nella città settentrionale di Monterrey, una di quelle in cui si sono tenute le proteste, nel giorno dedicato alle forze armate, Calderon ha difeso la decisione di impiegare 45mila truppe nella lotta ai cartelli della droga e ha chiesto ai messicani di "appoggiare l'esercito contro il nemico comune". Tuttavia, diversi attivisti per la difesa dei diritti umani hanno denunciato abusi da parte di militari.

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Arundhati Roy: <Giustizia o guerra civile: India al bivio> (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere.it" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Intervista La scrittrice del «Dio delle piccole cose» divisa tra letteratura e impegno Arundhati Roy: «Giustizia o guerra civile: la mia India a un bivio» «Gli attivisti non si stancano, e io sono stanca» «Il romanzo e il saggio sono come la sinistra e la destra del miocorpo. E io sto provando a essere ambidestra». Quasi un tormento per Arundhati Roy che ha messo il rapporto tra potere e impotenza al centro di ogni forma di scrittura. Il dio delle piccole cose, bestseller internazionale e Booker Prize nel 1997 da lei definito «un romanzo politico», è rimasto la sua prima e unica opera di narrativa. Da allora la scrittrice indiana è diventata la voce dei senza voce. Cortei, sit-in, scioperi della fame e tanti saggi. Ha così incanalato la sua energia creativa in impegno militante, denunciando soprusi e ingiustizie: dalle grandi dighe sul fiume Narmada, che hanno lasciato senza terra milioni di contadini, alle persecuzioni dei musulmani per la «deriva fascista» dei fondamentalisti indù. Per anni è stata una scelta: «Nel mio caso la narrativa scaturisce senza sforzo. Il saggio invece nasce con fatica dal mondo dolente e spezzato in cui mi sveglio ogni mattina» scriveva nel 2002 in Settembre alle porte. Oggi però le cose sono cambiate: «Sto cercando di scrivere il mio secondo romanzo, ma non è facile», ammette dalla sua casa di New Delhi. Una frase che rivela la fatica che sta facendo a indossare di nuovo i panni della narratrice. Già due anni fa aveva confessato al Guardian: «Ho detto tutto quello che potevo sulla globalizzazione, come scrittrice devo andare in un posto diverso». Ma il «trasloco» non è ancora riuscito. Da qualche tempo va ripetendo: «Non sono un'attivista. Gli attivisti non si stancano mai, mentre io sono esausta». Eppure fino alla scorsa settimana, per San Valentino, era in prima linea al fianco di studenti e docenti universitari a una manifestazione contro le ronde moralizzatrici dei fondamentalisti indù che a gennaio hanno aggredito alcune ragazze in un discopub di Mangalore, accusandole di «comportamenti osceni», atti contro le tradizioni indiane, segnali indecenti della contaminazione occidentale. «Una guerra di classe combattuta sul corpo delle donne» l'ha definita Roy. La scrittrice, un'infanzia di esclusione sociale alle spalle (è cresciuta nel Kerala con la madre divorziata), ha preso la parola leggendo un brano del Dio delle piccole cose, saga familiare che la passione di una donna per un intoccabile trasforma in tragedia. «Sono fuggita da casa a 16 anni perché era intollerabile l'idea di crescere in un piccolo villaggio ha ricordato alla folla con il microfono in mano, il corpo minuto e aggraziato che sprigiona carisma, qualche filo grigio ad accennare ai suoi 47 anni portati da ragazzina . Sono fuggita per essere felice, libera, loro vogliono toglierci l'aria e impedirci di respirare. Dobbiamo reclamare l'aria, dobbiamo farlo ogni giorno». E lei continua a farlo. «Scrivere saggi è soltanto un altro modo di capire la società in cui viviamo. Più diretto, pressante, a volte molto importante, soprattutto se vivi in una parte del mondo che sta sbandando verso il fascismo sotto i tuoi occhi». Ma Roy non considera la lotta per i diritti umani una prerogativa degli intellettuali. «Non prescriverei mai un ruolo prefissato agli scrittori: come gli idraulici o i meccanici, non sono un gruppo omogeneo con un unico orientamento culturale. Alcuni lavorano stando dalla parte dei governanti, altri dalla parte dei governati. Così pure per attori, giornalisti, sportivi, musicisti e tutti gli altri». Poi sembra distinguere tra sostenitori di una causa e testimonial: «Non credo che intervenire in una situazione politica come scrittore equivalga a sfruttare la propria fama per sostenere qualche particolare tipo di rivoluzione. Non si tratta di usare la propria celebrità ma di fare il proprio lavoro: guardarsi intorno. Vedere. Pensare. Scrivere». Ma lei stessa ammette che non tutti gli sguardi sono innocenti. Per esempio Maximum City dell'indiano Suketu Metha contiene un passo in cui lo scrittore osserva le torture della polizia. «Mi ha disturbato la facilità con cui l'autore è andato in una stanza per le torture con un poliziotto amico e ha descritto quello che accadeva. Guardare la tortura non è un atto neutrale. Non si può essere spettatori, si diventa complici». Apprezza invece La tigre bianca di Aravind Adiga, Booker Prize l'anno scorso, che racconta il lato meno scintillante della rivoluzione indiana: «Il romanzo è stato accolto in India con molta rabbia. La cosa buona è che fa sentire a disagio chi deve essere messo a disagio». Giudizio più sfumato per The Millionaire dello scozzese Danny Boyle, tra i favoriti agli Oscar: «Ho visto il film, mi è sembrato girato in modo splendido, ha un grande impatto. Per il resto è stato come percorrere una strada accidentata. C'erano enormi buche culturali in cui il film continuamente inciampava. I dialoghi erano imbarazzanti, cosa che mi ha sorpreso perché invece ho apprezzato The Full Monty», dello stesso sceneggiatore, Simon Beaufoy. Poi racconta una di queste buche: «Il giovane protagonista, il "cane dello slum" di Mumbai (lo "Slumdog" del titolo inglese, il pezzente, è un neologismo coniato, pare, dallo stesso Beaufoy, ndr), è chiaramente britannico. E la sua sicurezza culturale intimidiva il poliziotto, chiaramente indiano, che lo stava torturando. La pelle scura che li accomuna è troppo sottile per nascondere la forma di quello che li separa. Era come guardare i bambini neri di uno slum di Chicago parlare con l'accento di Yale». Roy ha provato sentimenti ambivalenti: «Felice che il film sgonfi il mito dell'"India scintillante", delusa che non lo faccia con il brio e la coscienza politica che il regista e lo sceneggiatore hanno mostrato in altri lavori. Ma ovviamente l'audience internazionale trangugia il film come melassa...». Diventare milionari vincendo a un quiz non è una forma di riscatto esemplare. Ma lei stessa ha riconosciuto che pure il tipo di protesta non violenta a cui ha aderito per oltre un decennio è fallita. E ora non se la sente più di condannare del tutto le persone che imbracciano le armi per far valere i propri diritti. La battaglia resta da combattere; come, non è chiaro. «C'è un grande dibattito in India su questo, la strada è ancora da trovare». Una cosa è certa: la sua India è a un bivio: «Da una parte la freccia indica Giustizia, dall'altra Guerra civile». Speranze per le prossime elezioni, ad aprile? «Le elezioni qui sono come un festival dice . Vanno e vengono senza portare molti cambiamenti. L'unico modo per evitare che la nostra società scivoli nel caos è che il governo garantisca un livello minimo di trasparenza. Oggi certe persone sanno che possono permettersi tutto: stupri, omicidi di massa, frodi pesanti, espropriazioni, la distruzione di foreste e fiumi». E pure le cause dell'attentato di Mumbai sono soprattutto indiane, ribadisce. Anche dopo l'ammissione del Pakistan che l'attacco è stato in parte pianificato sul suo territorio con l'appoggio di una rete globale. «Non mi stupisco. Identificare la provenienza di un attentato terroristico è come identificare la provenienza del capitale. Del resto, la stessa polizia di Mumbai ha ammesso che gli attentatori hanno avuto un appoggio logistico in India. Gli attacchi sono nati da una particolare storia e sono stati gli ultimi di una serie, di cui molti, secondo i servizi segreti, pianificati ed eseguiti qui in India. Presentarli come una sorta di attacco al Paese buono da parte del Paese cattivo è banale». Lei, che definisce il terrorismo come «la privatizzazione della guerra», e ha chiamato George Bush e la sua risposta al Terrore come «l'incarnazione di un incubo mondiale», ora spera in Obama. «Il suo compito non è diverso da quello del pilota che pochi giorni fa ha dovuto fare un atterraggio di emergenza nell'Hudson a New York dice . Anche l'impero americano ha bisogno di un atterraggio d'emergenza morbido. La sua politica estera dovrà cambiare e molti dei suoi cambiamenti saranno dettati dalla sua economia debole. Obama sembra avere il garbo e l'intelligenza per fare un buon lavoro. Però sono stata delusa perché non ha avuto il coraggio di condannare la recente violenza di Israele a Gaza». Alessandra Muglia stampa |

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Citazioni: una poesia dei Vogon (sezione: Diritti umani)

( da "Blogosfere" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Feb 0920 Citazioni: una poesia dei Vogon Pubblicato da Stefano Landenna alle 10:01 in Citazioni I Vogon, la specie aliena inventata dallo scrittore di fantascienza Douglas Adams per i romanzi della serie Guida galattica per gli autostoppisti, sono dei pessimi poeti. In particolare la loro poesia è al terzo posto tra quelle peggiori dell'Universo, e il suo ascolto può provocare gravi danni fisici e mentali giacché i Vogon la usano come strumento di tortura applicando al corpo dei malcapitati dispositivi elettronici atti a "dare risalto maggiore all'esperienza poetica" Non mi prendo quindi responsabilità per i danni che può provocare la lettura della citazione che vi propongo oggi: "Oh, acciacciato grugnosco, le tue minzioni mi appaiono Come ciance di sebi su luride api. Deh! Impiacciami, imploroti, sgabazzone rampante Sciasciami, sprusciami, sprusciami coi crespi tentachili O ti strapperò gli sputtoni coi miei scassagangli, CAPITO?"

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Assassinio Politkovskaja: tutti assolti (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 20-02-2009 GIUSTIZIA & POTERE il verdetto Dopo appena due ore di camera di consiglio la giuria ha prosciolto i quattro imputati. Il pubblico ministero: ricorreremo in appello. Il presidente dell'Unione della stampa insorge: è una vergogna Assassinio Politkovskaja: tutti assolti Sentenza a Mosca nel «processo farsa» per la morte della giornalista DI GIOVANNI BENSI T utto come da programma. Il collegio dei giudici popolari del tribunale militare distrettuale di Mosca ha assolto tutti gli accusati per l'assassinio di Anna Politkovskaja, giornalista della Novaja Gazeta. Tutti gli imputati sono stati rimessi in libertà. Per emettere la sentenza ai giurati sono bastate solo circa due ore di camera di consiglio. Il presidente del tribunale, Evgenij Zubov non ha potuto che ratificare la decisione della giuria: «Il tribunale ha annunciato ha deciso di liberare immediatamente Sergej Khadzhikurbanov, Ibragim e Dzhabrail Makhmudov». Le sue parole sono state accolte da grida di «bravo» da parte del pubblico. È stato assolto e liberato anche il quarto imputato, il tenentecolonnello dell'Fsb Pavel Rjaguzov, che veniva giudicato per un episodio collaterale, indirettamente connesso con l'assassinio della giornalista. Era accusato di concussione e aggressione all'imprenditore Eduard Polikarpov, fatti nei quali era implicato anche Khadzhikurbanov. Il presunto e- secutore materiale del delitto, il terzo fratello Makhmudov, Rustam, è latitante. Il problema dei mandanti non è stato sollevato. Il giudice ha riconvocato gli ex imputati per oggi al fine di definire le conseguenze civili del verdetto. Tutti gli assolti hanno detto di voler chiedere un risarcimento per l'ingiusta persecuzione giudiziaria. Il pubblico ministero Julija Safina ha dichiarato: «Naturalmente ricorreremo contro la sentenza a causa delle violazioni commesse nel corso del dibattimento». E l'avvocato Murad Musaev, difensore di uno dei fratelli Makhmudov, ha espresso l'opinione che in cassazione il verdetto verrà ribaltato, aggiungendo: «Noi speriamo che ciò non avvenga, ma ci prepariamo già alla seconda tornata». Anna Politkovskaja, nota per i suoi articoli critici sulla politica del Cremlino in Cecenia e sulla violazione dei diritti umani in Russia, era stata uccisa a colpi d'arma da fuoco il 7 ottobre 2006 all'ingresso della sua casa in via Lesnaja a Mosca. Secondo l'accusa, l'ex poliziotto Sergej Khadzhikurbanov, pregiudicato e scarcerato dalla prigione moscovita di Butyrki due settimane prima dall'assassinio della Politkovskaja, avrebbe organizzato un'associazione a delinquere con i due fratelli Makhmudov finalizzata all'uccisione della giornalista. I due fratelli Makjmudov, originari della Cecenia, secondo l'accusa avrebbero organizzato il pedinamento di Anna Politkovskaja. In particolare Dzhabrail avrebbe condotto in via Lesnaja il proprio fratello, ora latitante, Rustam, incaricato, non si sa da chi, di uccidere la giornalista. L'avvocato Anatolij Kucerena, membro della Camera civica, organo introdotto da Vladimir Putin quando era ancora presidente, è dell'opinione che «il fatto stesso della sentenza di assoluzione prova che, evidentemente, gli argomenti dell'accusa non erano convincenti». Per contro Vsevolod Bogdanov, da poco presidente dell'Unione dei giornalisti, ha affermato: «Ho una sensazione di incredibile vergogna». E Tatjana Lokshina, rappresentante in Russia di Human Rights Watch ha dichiarato: «Ci troviamo di fronte a una situazione in cui dopo lunghe indagini e un processo penale nessuna delle persone coinvolte è stata punita. Ciò è assolutamente inaccettabile. Si tratta dell'assoluta mancanza di giustizia in una causa che ha scosso il mondo». Gli imputati per l'omicidio di Anna Politkovskaja (Ap) A sinistra, la giornalista (Ansa) I due figli della cronista uccisa (Ap)

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Da oggi a domenica convegnosu <La Famiglia Salesiana> (sezione: Diritti umani)

( da "Sicilia, La" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Zafferana Da oggi a domenica convegno su «La Famiglia Salesiana» Da oggi a domenica, all'hotel Emmaus dei Salesiani di Zafferana, si terrà il convegno su «La Famiglia Salesiana: un vasto movimento di persone per la salvezza dei giovani in Sicilia». I lavori inizieranno nel pomeriggio di oggi, con la presentazione da parte di Mimmi Monaco e Marco Pappalardo, cui seguiranno gli interventi, tra gli altri, di don Gianni Mazzali, ispettore dei Salesiani di Sicilia, e di suor Giuseppina Barbanti, ispettrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice; celebrazione dei vespri e proiezione di video. Domani, dopo la celebrazione eucaristica e lodi, sarà don Giuseppe Buccellato, direttore del Centro di Spiritualità di Casa Tabor a Fornazzo, a relazionare su «Comunione tra salesiani e laici al tempo di Don Bosco», per conoscere il passato al fine di illuminare il presente. Seguiranno la presentazione dell'esperienza dell'Opera salesiana di Vietri sul mare da parte dell'ex allieva Concetta Zecchino e l'intervento di suor Gina Sanfilippo, direttrice dell'Opera salesiana di Pietraperzia, su «Comunione tra Figlie di Maria Ausiliatrice e laici nella missione educativa delle origini», nonché quelli del cooperatore Vincenzo Cammarata e della direttrice suor Rosalia Machi sull'esperienza dell'Opera salesiana di Cammarata. Dopo cena, Nico Leotta, vicepresidente nazionale del Volontariato internazionale dello sviluppo parlerà del convegno mondiale tenutosi di recente a Roma su «Sistema preventivo e diritti umani». Il convegno si concluderà nella tarda mattinata di domenica. A.B.

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Processo beffa a Mosca, tutti assolti per l'assassinio di Anna Politkovskaja (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Processo beffa a Mosca, tutti assolti per l'assassinio di Anna Politkovskaja Venerdì 20 Febbraio 2009, Mosca NOSTRO SERVIZIO Al processo sull'omicidio di Anna Politkovskaja, la giornalista "scomoda", critica della passata amministrazione Putin, tutti gli imputati sono stati assolti per mancanza di prove e chiederanno i danni per l'ingiusta reclusione. La Procura generale ha già annunciato che farà appello, ma è evidente che servirà un supplemento di indagini. «Abbiamo bisogno del vero killer e noi questo non l'abbiamo ancora ottenuto», ha commentato amaramente l'avvocato Karina Moskalenko, rappresentante della famiglia Politkovskaja. I quattro indagati erano stati accusati per aver organizzato l'assassinio, ma non erano stati incriminati per l'esecuzione materiale. Il mandante resta ancora sconosciuto. «Qui non finisce alcunché. L'indagine più importante deve ancora iniziare», ha osservato il direttore di "Novaja Gazeta", la testata per cui lavorava la giornalista, Dmitrij Muratov. Compatto appare il fronte delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Le investigazioni, compiute dagli specialisti della polizia russa, presentano non pochi buchi neri. C'è ancora molto da fare per scoprire la verità. «Sono passati più di due anni dall'omicidio», ha dichiarato Tatjana Lokshina, vicecapo dell'ufficio moscovita di Human Rights Watch: «Tante sono state le promesse fatte alla famiglia. Nell'ultimo periodo si era capito che in questa aula giudiziaria non si trovavano né l'esecutore materiale del delitto né il suo mandante». Il verdetto è stato accettato di buon grado anche da vari politici democratici del periodo eltsiniano come Lev Ponomariov. Profonda delusione è stata, invece, espressa dal presidente dell'Unione dei giornalisti russi, Vsevolod Bogdanov. Le indagini sull'omicidio di Anna Politkovskaja, avvenuto il 7 ottobre 2006 - giorno del compleanno dell'ex presidente Putin -, si sono subito presentate come assai complesse. Il delitto è avvenuto senza testimoni sul pianerottolo dello stabile dove la giornalista aveva affittato un appartamento. L'arma non è mai stata ritrovata. Per le sue inchieste la Politkovskaja aveva nemici ovunque nel mondo politico federale, tra i militari, in Cecenia. Aveva denunciato violazioni dei diritti umani in Caucaso e loschi traffici con le autorità conniventi o parte in causa. In diverse occasioni, durante la sua vita professionale, la reporter era stata costretta a lunghi soggiorni all'estero. L'ex poliziotto moscovita Serghej Khadzhikurbanov era accusato di essere l'organizzatore del delitto per conto di un mandante non ancora identificato; i fratelli ceceni Makhmudov (Dzhabrail e Ibragim) di essere i pedinatori della giornalista - un terzo fratello, Rustan, è ricercato all'estero come presunto killer. All'ex colonnello dei servizi segreti, Pavel Rjaguzov, erano contestati reati minori. Sarebbe stato lui a fornire al gruppo di fuoco ceceno l'indirizzo della Politkovskaja. Grida di giubilo si sono levate fra i parenti degli indagati alla lettura del verdetto. I quattro torneranno presto in libertà dietro il pagamento di una cauzione. Nel recente passato Vladimir Putin ha sottolineato che l'omicidio della reporter è «un crimine inaccettabile che non può restare impunito». A livello internazionale questa vicenda ha provocato un grosso danno all'immagine del Paese. Il Cremlino ha messo a disposizione degli inquirenti i migliori specialisti, ma anche questo non è per il momento servito a nulla. La verità è ancora lontana. Giuseppe D'Amato

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CUAMM & ESU (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

CUAMM & ESU Venerdì 20 Febbraio 2009, Per ridurre la distanza tra noi e »la madre di tutti i popoli", Medici con l'Africa Cuamm lancia la proposta culturale «Mio fratello è africano»: cinque serate di musica e teatro, che si terranno dal 26 febbraio al 21 maggio al cinema Torresino alle 21.00, ad ingresso gratuito. Don Dante Carraro, direttore di Medici con l'Africa Cuamm, ha fatto presente che l'iniziativa «è rivolta ai giovani e agli studenti universitari e ha un valore di civiltà: da una parte la paura, dall'altra la fiducia in un futuro in cui vi sia attenzione per i diritti umani, soprattutto per quello alla salute: pane e acqua per i poveri, i naufraghi dei viaggi della speranza, i clandestini che rischiano la denuncia se accedono al pronto soccorso, i milioni di bambini destinati a morire per denutrizione». ll dottor Flavio Rodeghiero ha spiegato che l'Esu di Padova, di cui è commissario straordinario, aderisce all'iniziativa per l'importanza di educare i giovani alla convivenza, alla condivisione, alla riflessione etica, mentre Patrick Grassi di Radio Bue, la radio web degli studenti dell'università, ha assicurato che registrerà i concerti e li trasmetterà il giorno successivo, inoltre, a conclusione degli spettacoli teatrali, raccoglierà dagli spettatori le frasi che li hanno maggiormente colpiti e le inserirà sul sito. «Mio fratello africano», realizzato con il contributo di Esu, Banca Etica, Cassa di Risparmio del Veneto, in collaborazione con il Circolo The last Tycoon, Collegi universitari cattolici di Padova e Rete senza frontiere, prende avvio giovedì 26 febbraio con un concerto della Piccola Bottega Baltazar e prosegue il 10 marzo con lo spettacolo «Kilimajaro» a cura del teatro de Linutile, un percorso ispirato ai romanzi di Ernest Hemingway. Il 31 marzo è la volta degli Hotel Rif e Patrizia Liquidara: un'immersione nelle musiche popolari mediterranee, il 23 aprile il teatro de Linutile propone «Decadence Lounge» una sorta di diario di viaggio alla scoperta dell'essere umano, seguirà, il 21 maggio, «Vita con l'Africa» con Nicoletta Maragno, la Piccola Bottega Baltazar e il duo africano Falou e Kalifa. Chi desidera sviluppare il tema «Mio fratello è africano», può inviare immagini, racconti, foto, video a www.miofratelloafricano.it. L'autore del contributo più significativo visiterà sul campo uno dei progetti di Medici con l'Africa Cuamm. Maria Pia Codato

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Storia di un immigrato senegalese all'interno delle prigioni italiane, raccontata con le movenz... (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 20 Febbraio 2009, Storia di un immigrato senegalese all'interno delle prigioni italiane, raccontata con le movenze di un giallo realista. Il protagonista è Ndeye Fall, tipico "vu cumprà" che viene sospettato di aver stuprato una quindicenne. Una vicenda ricca di colpi di scena con Fall che viene aiutato dal cugino pienamente integrato in Italia e da un giornalista argentino che milita in un'organizzazione non governativa che si occupa di diritti umani. Ed è proprio grazie a questi tre personaggi, diversamente coinvolti, che si sviluppa e prende piede l'intera storia tra emarginazione, volontà di integrazione, ma anche tragedia e thrilling, un omicidio e un amore gay. L'autore è giornalista professionista e si dedica spesso alla letteratura colta, ma senza dimenticare la passione per il genere poliziesco e la fantascienza.

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GIUSEPPE D'AMATO MOSCA. TUTTI ASSOLTI. QUESTO IL CLAMOROSO VERDETTO AL PROCESSO SULL'OM... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

GIUSEPPE D'AMATO Mosca. Tutti assolti. Questo il clamoroso verdetto al processo sull'omicidio di Anna Politkovskaja, la giornalista d'opposizione, voce critica e spina nel fianco della passata amministrazione Putinm giustiziata sulla soglia di casa il 7 ottobre del 2006. Dopo un po' più di due ore di camera di consiglio i dodici giurati hanno ritenuto «non provate» le accuse contro i fratelli ceceni Dzhabrail e Ibragim Makhmudov, l'ex ufficiale della polizia capitolina Serghej Khadzhikurbanov e l'ex agente dell'Fsb (ex Kgb) Pavel Rjaguzov. I congiunti della Politkovskaja ed alcuni suoi colleghi di lavoro hanno ascoltato in silenzio la lettura della sentenza, mentre si levavano grida di giubilo tra i parenti degli indagati. La Procura generale ha annunciato che presenterà appello. «Abbiamo bisogno del vero killer e noi questo non l'abbiamo ancora ottenuto», ha commentato amaramente l'avvocato Karina Moskalenko, rappresentante della famiglia della giornalista scomparsa. I quattro erano stati accusati di aver organizzato l'assassinio, ma non erano stati incriminati per l'esecuzione materiale. Il mandante resta, per il momento, sconosciuto. «Qui non finisce alcunché. L'indagine più importante deve ancora iniziare» ha osservato il direttore di Novaja Gazeta, la testata per cui lavorava la Politkovskaja, Dmitrij Muratov. Compatto appare il fronte delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Le indagini compiute dagli specialisti della polizia russa presentano non pochi buchi neri. C'è ancora molto da fare per scoprire la verità. «Sono passati più di due anni dall'omicidio» ha dichiarato Tatjana Lokshina, vice capo dell'ufficio moscovita dell'associazione Human rights watch. «Tante - ha accusato - sono state le promesse fatte alla famiglia. Nell'ultimo periodo si era capito che in questa aula giudiziaria non si trovavano né l'esecutore materiale del delitto né il suo mandante». Il verdetto è stato accettato di buon grado anche da vari politici democratici del periodo eltsiniano come Lev Ponomariov. Profonda delusione è stata, invece, espressa dal presidente dell'Unione dei giornalisti russi, Vsevolod Bogdanov. Le indagini sull'omicidio di Anna Politkovskaja, avvenuto il 7 ottobre 2006 - giorno del compleanno dell'ex presidente Putin - si sono subito presentate come assai complesse. Il delitto è avvenuto senza testimoni sul pianerotto dello stabile dove la giornalista abitava. L'arma non è mai stata ritrovata. Per le sue inchieste la Politkovskaja aveva nemici ovunque nel mondo politico federale, tra i militari, in Cecenia. Aveva denunciato violazioni dei diritti umani in Caucaso e loschi traffici con le autorità conniventi o parte in causa. In diverse occasioni, durante la sua vita professionale, la reporter era stata costretta a lunghi soggiorni all'estero. I quattro prosciolti hanno comunicato che chiederanno i danni per la detenzione subita. Khadzhikurbanov era accusato di essere l'organizzatore del delitto per conto di un mandante non ancora identificato; i fratelli ceceni Makhmudov di essere i pedinatori della giornalista - un terzo fratello, Rustan, è ricercato all'estero come presunto killer. All'ex colonnello dei servizi segreti Rjaguzov erano contestati reati minori. Sarebbe stato lui a fornire al gruppo di fuoco ceceno l'indirizzo della Politkovskaja.

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- FEDERAZIONE RUSSA: LE INDAGINI SULL'OMICIDIO DI (sezione: Diritti umani)

( da "WindPress.it" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

20-02-2009 Sei in: Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Febbraio > Federazione russa: le indagini sull'omicidio di Anna Politkovskaya devono proseguireContenuto della paginaFederazione russa: Amnesty International, le indagini sull'omicidio di Anna Politkovskaya devono proseguireCS024: 20/02/2009Finlandia, veglia in occasione dell'uccisione di Anna Politkovskaya, davanti all'ambasciata russa Katja Thj"Le indagini sull'omicidio della giornalista e attivista per i diritti umani Anna Politkovskaya devono continuare con rinnovato vigore", ha dichiarato ieri Amnesty International dopo che la giuria di un tribunale militare distrettuale di Mosca ha assolto tutti gli imputati sotto processo perch coinvolti nell'omicidio. "Sollecitiamo le autorit russe a non fermarsi qui ma a continuare le indagini sull'assassinio e a portare di fronte alla giustizia tutti coloro che sono coinvolti, compresi l'esecutore materiale e i mandanti" - ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. La giuria ha dichiarato di non aver trovato elementi di colpevolezza nelle prove fornite dalle indagini. Al termine del processo Anna Stavitskaia, una dei rappresentanti dei figli di Anna Politkovskaya, ha sottolineato che le indagini sono state deboli e che l'impianto difensivo degli imputati stato molto pi forte. "La fine del processo non solleva le autorit dal dovere di trovare l'assassino e coloro lo difendono" - ha continuato Nicola Duckworth. "Facendo giustizia per l'assassinio di Anna Politkovskaya, le autorit russe mostreranno la volont politica di porre fine alla repressione nei confronti dei difensori dei diritti umani". Rivolgendosi alla giuria pochi giorni prima della sentenza, l'avvocato Karinna Moskalenko, altra rappresentante dei figli di Anna Politkovskaya, aveva detto: "Anna avversava l'impunit e l'illegalit, non avrebbe mai voluto vedere in libert qualcuno che avesse commesso un grave crimine. Allo stesso modo, non avrebbe voluto vedere affatto qualcuno condannato per un crimine non commesso". Ulteriori informazioni Anna Politkovskaya, giornalista e attivista per i diritti umani, stata uccisa il 7 ottobre 2006 a Mosca. Aveva pi volte subito intimidazioni e vessazioni dalle autorit russe, comprese quelle cecene, per aver apertamente criticato la politica e le azioni del governo. Dopo aver iniziato, nel 1999, a scrivere sul conflitto armato in Cecenia e nel Caucaso del nord, era stata arrestata e minacciata di gravi rappresaglie, nonch di morte, in molte occasioni. Dalla fine dell'agosto 2007, almeno 12 persone sono state arrestate per l'assassinio ma molte di esse sono state successivamente rilasciate. Tra gli indiziati figuravano funzionari del ministero dell'Interno, dei servizi di sicurezza federali e un ex dirigente di un'amministrazione locale in Cecenia.Durante il processo, iniziato nel novembre 2008, i membri della giuria si erano fatti la convinzione della colpevolezza, per aver partecipato all'omicidio di Anna Politkovskaya, di Dzhabrail e Ibragim Makhmudov e di Sergei Khadzhikurbanov. Quest'ultimo, un ex dirigente di polizia, era stato accusato anche di aver arrestato e maltrattato l'uomo d'affari Eduard Ponikarov, insieme all'ufficiale dei servizi di sicurezza federali, Pavel Riaguzov. Amnesty International ha seguito gran parte delle udienze. FINE DEL COMUNICATO Roma, 20 febbraio 2009 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg

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TESTAMENTO BIOLOGICO: DOMANI MANIFESTAZIONE A ROMA CONTRO (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

(ASCA) - Roma, 20 feb - I primi firmatari sono Andrea Camilleri, Furio Colombo, Umberto Eco, Paolo Flores D'Arcais, Margherita Hack, Pancho Pardi, Stefano Rodota'. L'appello, che fara' da base ideale alla manifestazione nazionale di domani pomeriggio a Roma in piazza Farnese, ribadisce il ''si' al testamento biologico'' e il ''no'' a quella che viene definita ''la tortura di Stato'', cioe' il Ddl Calabro' allo studio del Senato. Alla manifestazione, come si sa, partecipera' anche il papa' di Eluana, Beppino Englaro che e' tornato a criticare i provvedimenti allo studio della maggioranza sul fine vita. Promossa dalla rivista ''Micromega'', la manifestazione di domani vedra' insieme realta' della societa' civile e sigle politiche come i Radicali e le forze della Sinistra. ''La vita di ciascuno non appartiene al governo e non appartiene alla Chiesa. La vita appartiene solo a chi la vive - si legge nel documento predisposto da Micromega -. Il decreto legge di Berlusconi, trasformato in disegno di legge dopo che il presidente Napolitano, da custode della Costituzione, ha rifiutato di firmarlo, vuole sottrarre al cittadino il diritto sulla propria vita e consegnarlo alla volonta' totalitaria dello Stato e della Chiesa. Rendendo coatta l'alimentazione e l'idratazione anche contro la volonta' del paziente, impone per legge la tortura ad ogni malato terminale''.

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ONU: PACCHETTI ANTI-CRISI INCLUDANO AIUTI A LAVORATORI IMMIGRATI (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Onu: pacchetti anti-crisi includano aiuti a lavoratori immigrati -->di Laura MacInnis GINEVRA (Reuters) - I pacchetti governativi di stimolo economico devono includere aiuti ai lavoratori immigrati, che affrontano le maggiori difficoltà in tempi di crisi economica. Lo ha detto oggi l'Alto Commissario dell'Onu per i Diritti Umani Navi Pillay. Pillay sostiene che la crisi mondiale a livello finanziario, economico e industriale avrà un impatto amplificato sulla capacità di sostentamento dei gruppi più vulnerabili e già emarginati. Per donne, bambini, disabili, rifugiati e immigrati sarà veramente difficile trovare lavoro, potersi permettere il cibo, l'accesso al sistema sanitario e all'istruzione, ha continuato Pillay parlando ad una sessione speciale del Consiglio dell'Onu per i Diritti Umani. "Queste persone si trovano in prima linea nei tempi difficili e sono più soggetti a perdere il lavoro e l'accesso ai servizi sicurezza sociale". Molti governi dei paesi sviluppati hanno annunciato pacchetti multimiliardari di soccorso per aiutare le industrie in difficoltà e stimolare l'occupazione in un periodo di recessione globale innescata dal collasso del mercato americano dei mutui. I lavoratori immigrati sono soggetti particolarmente vulnerabili quando il lavoro scarseggia, secondo l'ex giudice della Corte Suprema del Sudafrica, dove l'elevato tasso di disoccupazione ha innescato l'anno scorso un'ondata d'odio contro gli stranieri che ha causato più di 60 morti. "Con la diminuzione delle opportunità di lavoro regolare per gli immigrati, queste persone tendono a cercare di lavorare senza autorizzazione, cosa che le rende ancora più vulnerabili", ha detto.

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Politkovskaya/ Pittella (Pd): Indignati per sentenza (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Bruxelles, 20 feb. (Apcom - Nuova Europa) - La sentenza sul caso Politkovskaya è "inaccettabile", secondo il capodelegazione del Pd nel gruppo Pse all'Europarlamento, Gianni Pittella, che critica la Commissione europea e l'Alto rappresentante Ue per la Politica estera e di sicurezza comune, Javier Solana, di non aver posto la legalità, la libertà di espressione e il rispetto dei diritti umani in cima alle relazioni con la Russia. "Al termine di un'indagine carente e di un processo che ha evitato di mettere in luce tutti i legami tra servizi segreti e criminalità cecena, è arrivata la peggiore delle sentenze possibili: nessun colpevole e tutti gli imputati liberi. Siamo profondamente delusi e indignati per come non si è riusciti, prima, a salvare la vita di una giornalista che era stata minacciata molte volte e perfino avvelenata e, poi, a fare piena luce sulla sua eliminazione", scrive l'europarlamentare del Pd in una nota. "Il Parlamento europeo - ricorda Pittella - ha dedicato la propria sala stampa di Bruxelles ad Anna Politkovskaja per ricordare a tutti quelli che ospita, siano esponenti politici, giornalisti o semplici cittadini, che non c'è democrazia senza libertà di stampa, di espressione e di critica". Per l'eurodeputato del Pd "è un bene che i legami tra Unione Europea e Russia si vadano consolidando progressivamente ma non è accettabile che la Commissione e l'Alto rappresentante per la politica estera non siano riusciti a mettere la legalità, la libertà di espressione e il rispetto dei diritti umani al vertice di queste relazioni".

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Rimpatri illegali, Amnesty in Piazza ad Ancona (sezione: Diritti umani)

( da "gomarche.it" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

navigazione: Home > Attualità > Rimpatri illegali, Amnesty in Piazza ad Ancona Nella foto: Immagine da http://www.flickr.com/photos/vitomanzari/1223221696/ Venerdì 20 Febbraio 2009 14:57 Rimpatri illegali, Amnesty in Piazza ad Ancona Sabato 21 e domenica 22 febbraio ad Ancona gli attivisti di Amnesty distribuiranno materiale informativo e raccoglieranno firme per l'appello mondiale lanciato dal Movimento per denunciare il rischio di rimpatrio illegale per i migranti attualmente detenuti a Lampedusa. ANCONA - Sabato 21 e domenica 22 febbraio il gruppo di Ancona di Amnesty International sarà in piazza per denunciare il rischio di rimpatrio illegale per i migranti attualmente detenuti a Lampedusa e per invitare i cittadini a firmare l'appello mondiale indirizzato al governo italiano. Un banchetto raccolta firme sarà allestito nel pomeriggio di sabato e nella mattina di domenica in piazza Roma. L'appello, lanciato dal Segretariato internazionale del Movimento, chiede che "i migranti attualmente detenuti a Lampedusa non vengano rimpatriati forzatamente in un paese in cui possano rischiare di subire gravi violazioni dei diritti umani, in linea con gli obblighi dell'Italia in quanto stato parte della Convenzione 1951 sui Rifugiati e della Convenzione contro la tortura". Tutti i migranti detenuti sull'isola sono infatti a rischio di rimpatrio forzato senza la possibilità di opporsi nell'ambito di procedure effettive di controllo giudiziario e con il rischio di un mancato accesso alla procedura d'asilo. Qualora rimpatriati in assenza di queste garanzie, potrebbero trovarsi a rischio di subire torture e altre gravi violazioni dei diritti umani. È possibile firmare l'appello anche attraverso il sito web dell'associazione, dove sono disponibili ulteriori informazioni. Vedi anche... Nella rete Vai al sito di Amnesty

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USA: CLINTON, DIRITTI UMANI NON POSSONO BLOCCARE COOPERAZIONE CON CINA (sezione: Diritti umani)

( da "Adnkronos" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

USA: CLINTON, DIRITTI UMANI NON POSSONO BLOCCARE COOPERAZIONE CON CINA commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI ultimo aggiornamento: 20 febbraio, ore 18:13

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Povia a Sanremo. E come nei migliori copioni "all'italiana" scende in campo il tribunale. (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Povia a Sanremo. E come nei migliori copioni "all'italiana" scende in campo il tribunale. 20 febbraio 2009 alle 11:27 — Autore: allnews — 0 commenti Presentato esposto a Procura Sanremo contro brano Povia. Il Gruppo Everyone annuncia anche petizione per boicottarlo. Il Gruppo EveryOne, organizzazione per i diritti umani, ha presentato oggi un esposto alla Procura della Repubblica di San Remo nel quale si chiede di accertare se nel testo della canzone ?Luca era gay? di Povia siano ravvisabili estremi di fattispecie penalmente rilevanti e, in caso affermativo, se la Procura voglia adottare provvedimenti idonei “a scongiurare l?ulteriore messa in onda, e la successiva messa ...

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Mosca; riaperte le indagini sull'omicidio di Anna Politkovskaia (sezione: Diritti umani)

( da "Cittàdellaspezia.com" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mosca; riaperte le indagini sull'omicidio di Anna Politkovskaia Ripartono da capo le indagini per l'omicidio di Anna Politkovskaia, la giornalista russa assassinata nell'ottobre 2006. Nel pronunciare la sentenza di assoluzione per i quattro presunti complici del killer all'indomani del verdetto di non colpevolezza delle giuria, il tribunale militare di Mosca ha comunicato la restituzione al comitato investigativo presso la procura generale del fascicolo dell'inchiesta, affinche' possano essere "individuati i colpevoli". La decisione e' stata annunciata dal presidente della Corte militare, Evgheny Zubov.Ma intanto in Russia e' polemica per come sono state condotte le indagini. Il quotidiano "Kommersant" ha parlato di "totale fallimento" dell'inchiesta. Per il rappresentante dell'Osce per la difesa della stampa, Mikols Haraszti, in Russia c'e' "un'impunita' di fatto per chi uccide o aggredisce quanti si occupano di corruzione e diritti umani".

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Guantanamo: Pentagono, pronto il rapporto per Obama (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 20-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Guantanamo: Pentagono, pronto il rapporto per Obama 20 febbraio 2009 alle 22:19 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Il Pentagono ha completato il rapporto sulle condizioni dei detenuti nel carcere di Guantanamo. La preparazione del documento era stata chiesta dal presidente americano, Barack Obama, per assicurarsi che i prigionieri venissero trattati secondo i principi della Convenzione di Ginevra e delle leggi americane. "Il rapporto è stato completato e spedito alla Casa Bianca", ha affermato il portavoce del ministero della Difesa, Jeffrey Gordon. Oltre ad annunciare la volontà di chiudere il centro, il presidente americano aveva richiesto al Pentagono di consegnare entro trenta giorni un rapporto dettagliato sulla controversa prigione voluta da George W. Bush per i "nemici combattenti". Il ministero della Difesa ha sempre sostenuto che i detenuti fossero trattati in condizioni umane e legali, anche se i gruppi che si battono per i diritti umani hanno più volte espresso preoccupazione per le condizioni dei detenuti nella base navale in territorio cubano. Le regole della convenzione di Ginevra sono basate sulla premessa che un prigioniero di guerra non è un criminale, ma semplicemente un avversario che non si vuole veder tornare al fronte e richiede quindi che i detenuti siano trattati umanamente e rilasciati una volta terminato il conflitto. AGI

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I pacifisti ringraziano i medici (sezione: Diritti umani)

( da "Trentino" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Decreto sicurezza I pacifisti ringraziano i medici ROVERETO. Il comitato delle associazioni per la pace si schiera contro il decreto sicurezza approvato in Senato, e ringrazia i medici roveretani che hanno fatto sentire la loro voce contro scelte non condivise a tutela della salute di chiunque. «Il Senato ha appena approvato il "decreto sicurezza" che fissa nuove norme per gli immigrati: tra le altre, una tassa per il permesso di soggiorno, la possibilità per i medici di denunziare i pazienti clandestini che a loro si rivolgono per essere curati, l'istituzionalizzazione delle "ronde di cittadini", norma quest'ultima che gli stessi sindacati di polizia di centro destra definiscono "pericolosa, sbagliata e da incompetenti". In Trentino proseguono i proclami irrazionali e anticostituzionali della Lega contro la comunità islamica, criminalizzata solo perché cerca da tempo un luogo in cui potersi incontrare e pregare. Ricordiamo che il diritto alla salute ed alla libertà di culto sono diritti umani fondamentali riconosciuti dalla nostra Costituzione. Vogliamo ringraziare pubblicamente quei medici di base di Rovereto che hanno pronunciato parole chiare in proposito, dichiarando la propria fedeltà al giuramento d'Ippocrate: "Giuro di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato"».

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La non violenza può essere esplosiva (sezione: Diritti umani)

( da "Trentino" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

«La non violenza può essere esplosiva» Monsignor Bettazzi sui casi più scottanti, da Eluana al perdono dei lefebvriani I valori di uguaglianza libertà e fratellanza quando sono presi singolarmente possono diventare «ideologie» al servizio di pochi STEFANO FAIT E' probabile che i principi di dignità, rispetto incondizionato per la persona, diritti inalienabili, sacralità della vita e nonviolenza non necessitino di alcuna giustificazione razionale o consuetudinaria, pena il rischio di essere snaturati. Ne «Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza» (Il Margine, 2009), una collezione di aforismi e riflessioni lucide, sagge e compassionevoli di un pensatore profondo come Enrico Peyretti, da tempo impegnato nel movimento per la nonviolenza e la pace, è chiara l'impronta di questa fondamentale intuizione. In un passo dell'introduzione, ad esempio, l'autore dichiara che non uccidere non è soltanto «un dovere fortissimo, di ciascuno verso tutti, personale e politico, ma anche (o di più?) un diritto. Non dare la morte ad altri, non esservi obbligato o indotto, direttamente o indirettamente, è la dignità di chi vive, è segno dell'essere davvero vivi, del pensare e dell'agire autenticamente umano. E' la soglia minima di tutti i frutti e sviluppi della nostra umanità, nei rapporti reciproci. Non è solo una proibizione o inibizione, tanto meno una impotenza, ma una affermazione della vita, della nostra comune umanità, del suo valore in tutti, e dunque in ciascuno di noi». Anche quando, riportando il pensiero del filosofo del diritto Giuseppe Capograssi, l'autore osserva che «amicizia, speranza, sorriso sono i diritti umani fondamentali. Diritti non previsti nelle Dichiarazioni. Diritti inesigibili, essenzialmente separati dalla forza, come invece vengono in genere pensati i diritti. Doni, eppure diritti. Diritti, eppure doni». Ieri sera Peyretti, assieme a monsignor Luigi Bettazzi, presidente emerito di Pax Christi e figura centrale del cattolicesimo progressista italiano, ha presentato l'opera alla Sala Polifunzionale dell'Oratorio Sant'Antonio a Trento. Questo pomeriggio, dalle 14.30, nella Haus der Familie di Stella di Renon, Peyretti e Bettazzi saranno affiancati da Albert Mayr, figlio di Josef Mayr-Nusser, il martire sudtirolese ucciso dai nazisti e da Franz Thaler, internato a Dachau dai nazisti per la sua obiezione di coscienza. Abbiamo chiesto a monsignore Bettazzi di esprimere il suo punto di vista su alcune tematiche attuali. Oggi chi parla di giustizia, fratellanza, compassione, pace e amore è considerato ingenuo o in malafede se non-credente, noioso se credente. Che fine farebbe Gesù nell'Italia degli atei devoti e dei novelli bigotti? Gesù, che si trovava con dei facsimili di atei devoti (i sadducei? gli erodiani?) e di novelli bigotti (i farisei?), annuncerebbe anche oggi il Vangelo dell'amore, contestando chi ipocritamente si copre con principi religiosi che poi in pratica non osserva. Gesù, che denunciava come antitesi a Dio la "mammona" (cioè l'idolatria del danaro e del potere), ci metterebbe soprattutto in guardia da questa, che è la vera idolatria del nostro mondo occidentale. "Libertà, uguaglianza, fratellanza" sono valori laici e cristiani. Perché questa paura del mondo laico? Forse perché, quando questi valori vengono assolutizzati singolarmente (libertà senza uguaglianza, o uguaglianza senza libertà), diventano "ideologie", al servizio di alcuni e oppressione per altri (in genere per la maggioranza). Nella lettera ai Galati Paolo scrive: "Non c'è più né Giudeo né Greco... ché tutti sono uno in Cristo". Però il Vaticano si oppone alla depenalizzazione internazionale dell'omosessualità ed accoglie i negazionisti. Pare che la preoccupazione del Vaticano fosse che la formula proposta preludesse al matrimonio (e non solo alla convivenza) fra i gay, e che il negazionismo del vescovo lefebvriano non fosse stato precedentemente dichiarato. Dignità, rispetto, diritti, sacralità della vita: hanno significato perché usiamo il linguaggio della ragione e della tradizione o perché usiamo quello dell'amore? E chi usava quest'ultimo nel caso Englaro? Il caso è molto complesso. Rispetto gli esperti (confermati, a dir il vero, da casi a me molto vicini) che dichiaravano trattarsi di azione medica invasiva. Ma se fosse vero che il crollo definitivo di Eluana è stato determinato dal trasferimento ambientale, questo confermerebbe la convinzione che Eluana avrebbe potuto essere lasciata tra le Suore di Lecco, che l'accudivano con amore. Perché la voce della mia coscienza vale meno della "legge naturale" stabilita dalla Chiesa? La legge naturale non è stabilita bensì interpretata dalla Chiesa, e corrisponde alle esigenze fondamentali oggettive della struttura umana, a cui le coscienze soggettive dovrebbero cercare di orientarsi, pur restando esse le vere garanti della moralità personale. Il messaggio di Gesù era antropologicamente ottimista, quello della Chiesa è pessimista. Perché? In realtà il messaggio di Gesù è finalisticamente ottimista (il trionfo dell'amore), anche se implica rinunce e sacrifici. Quello della Chiesa non può essere diverso, anche se le modalità del perseguimento possono alle volte insistere su queste necessità di ridimensionamento e quindi risultare pessimistiche. Questione di tattiche di comunicazione più o meno efficaci. Alcuni anni fa in Francia l'attuale Dalai Lama dichiarò che se, armato di pistola, avesse potuto liberare i prigionieri di Auschwitz l'avrebbe probabilmente fatto. Lo stesso Gandhi ammetteva la violenza per difendere una donna da uno stupro e giudicava fatalismo, codardia e ingiustizia mali peggiori della violenza. La nonviolenza può realisticamente essere un valore assoluto? Il valore fondamentale della nonviolenza è che sia nonviolenza attiva, cioè ricerca efficace dei mezzi che possano bloccare la violenza. Si tratta di una convinzione che può portare talora a gesti singoli di violenza difensiva, purché questi siano davvero sentiti come momenti straordinari, da limitare il più possibile nel numero e nella durata, e sempre dopo avere effettivamente messo in opera quanto può prevenire la violenza: perché la violenza alimenta sempre altra violenza. A parte che certe nonviolenze, se professate apertamente, possono diventare esplosive; come quella di Gesù: lo stesso centurione romano, sul Calvario, ne deduceva che "questo davvero è un figlio di Dio!"

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Vaticano: un colpo allo Stato di diritto (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale di Brescia" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Edizione: 21/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Vaticano: un colpo allo Stato di diritto «La tutela della sicurezza spetta alle autorità». «Non si possono criminalizzare i migranti» Mons. Marchetto, segretario pontificio per i Migranti CITTÀ DEL VATICANO Il Vaticano boccia l'ultimo decreto del Governo sulla sicurezza, e in particolare l'idea delle ronde di volontari riproposte in funzione antistrupro, e anche il prolungamento dei tempi di permanenza degli irregolari nei Centri di identificazione (Cie). Appena due giorni fa il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva sottolineato l'«identità di vedute» con il Vaticano, riferendosi soprattutto alla politica internazionale, ma anche, implicitamente, alla bioetica. Su sicurezza e immigrazione, però, la distanza sembra aumentare. L'istituzione delle ronde di volontari a tutela della sicurezza nelle città «rappresenta una abdicazione dello Stato di diritto», ha commentato il segretario del pontificio consiglio dei Migranti, mons. Agostino Marchetto, aggiungendo che «quella dei volontari civili non è la strada da percorrere» nella tutela della sicurezza che, per il Vaticano, «spetta sempre alle autorità costituite». Il pericolo che le ronde scatenino una incontrollabile caccia al clandestino e alimentino un clima di intolleranza preoccupa profondamente il Vaticano, secondo il quale - dice Marchetto - «è bene dare ai cittadini la possibilità di dare un contributo ad aumentare la sicurezza delle loro città, ma se questo serve ad alimentare un clima di criminalizzazione dei migranti, certamente questo non trova il consenso della Chiesa». E il fatto che il decreto legge introduca un «ruolo prevalente» per ex appartenenti alle forze dell'ordine ed escluda l'uso di armi, non cambia la posizione dell'esponente della Santa Sede. «Cercano così di far passare una norma che aveva già sollevato critiche, anche da parte del capo dello Stato». Ronde a parte, il Vaticano ribadisce le critiche nei confronti dell'invito rivolto da Governo a medici e ospedali affinchè denuncino i clandestini, e guarda con allarme al prolungamento dei tempi di permanenza nei Cie. «Criminalizzare le migrazioni irregolari e trattarle come reati comuni significa non riconoscere il diritto ad emigrare» - sottolinea Marchetto - ricordando come questo sia invece tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla dottrina della Chiesa. Convinzioni che invitano ad una maggiore «moderazione» spiega il presidente del Pontificio consiglio per i migranti, che plaude comunque alle parole pronunciate dal presidente della Camera Gianfranco Fini contro l'equazione immigrati-criminali. «Il clima che si respira nel nostro Paese - denuncia il servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia - è sempre più teso. Crescono gli episodi di intolleranza e xenofobia, ma soprattutto le frasi fatte, gli insulti sugli autobus, l'insofferenza verso il diverso», confortate - rimproverano - dalle «dichiarazioni ad effetto di alcuni politici».

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Dopo l'assoluzione dei quattro imputati per l'omicidio della giornalista russa (sezione: Diritti umani)

( da "Cittadino, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Processo Politkovskaia al palo Ora le indagini ripartono da zero MOSCA Riparte da zero tra polemiche e pessimismo l'inchiesta sull'uccisione della giornalista di opposizione Anna Politkovskaia, la più feroce voce critica della Russia putiniana, dopo il verdetto di non colpevolezza pronunciato giovedì a Mosca all'unanimità dalla giuria nei confronti di tutti e quattro gli imputati. Ieri il tribunale militare, emessa la sentenza assolutoria, ha ritrasmesso il fascicolo alla procura perché avvii nuove indagini. Ha inoltre riconosciuto il diritto degli accusati a chiedere un risarcimento per il processo. Ma ora, sul banco degli imputati, sono finiti gli inquirenti e tutto il sistema giudiziario del Paese, come emerge anche dalla stampa russa singolarmente concorde nel criticare «il fallimento totale» dell'inchiesta.Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione di alcune capitali (Washington, Parigi), è diventata infatti l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato.Il primo problema è che il potere giudiziario russo non gode di alcuna reale indipendenza e autonomia dal potere esecutivo e legislativo.Il secondo problema è culturale, una sorta di eredità sovietica: per troppo tempo i magistrati sono stati addomesticati dal Cremlino (il famoso "diritto telefonico"), tanto che in un recente sondaggio una grande parte dei cittadini intervistati (dal 39% al 44% a secondo del grado di istruzione) non considera i tribunali come un potere indipendente. E certo non aiutano certe uscite, come quella cinica di Putin sulla marginalità della Politkovskaia, poco dopo il delitto.C'è poi il problema della corruzione e dei conflitti di potere, come quello tra la procura e il comitato d'indagine istituito nell'estate del 2007, che ha poi raccolto le prove del processo Politkovskaia. A dirigerlo è Aleksander Bastrikin, un uomo di fiducia di Vladimir Putin. Lo scorso luglio un deputato giornalista denunciò in modo documentato che faceva affari all'estero con un'impresa immobiliare nella Repubblica Ceca contravvenendo alle leggi. È bastata una smentita e Bastrikin é rimasto lì.In compenso uno dei suoi collaboratori, Dmitri Dovghi, che aveva denunciato come inchieste importanti siano state aperte su pressione delle autorità, è finito indagato per una tangente da 750 mila euro. Ha creato un caso anche la vicepresidente della suprema corte di arbitrato, Ielena Valiavina, rivelando che Valery Boiev, ex dirigente del Cremlino con Putin, l'aveva minacciata nel 2005 di rovinarle la carriera, se non avesse ribaltato una sentenza contro il servizio dei beni federali. Proprio oggi invece la presidente della stessa corte, Valentina Maikova, è stata destituita dai suoi colleghi per una vicenda da «affittopoli».Passando al caso Politkovskaia, non ci si deve quindi stupire se uno degli imputati ha sostenuto di avere ricevuto dagli investigatori la promessa di una pena ridotta se avesse coinvolto l'oligarca in esilio Boris Berezovski, nemico numero uno di Putin. Intanto altri difensori dei diritti umani ed altri giornalisti continuano ad essere uccisi, come l'avvocato Stanislav Markelov e la reporter Anastasia Baburova. Ma la giustizia russa sa anche colpire due volte lo stesso imputato, se vuole: per ironia della sorte, nel giorno dell'assoluzione nel processo Politkovskaia, è stato annunciato il processo bis a Mikhail Kodorkhovski, un altro nemico giurato di Putin.Claudio Salvalaggio

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Hillary Clinton a Pechino: prima la crisi, poi i diritti umani (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale di Brescia" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Edizione: 21/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Hillary Clinton a Pechino: prima la crisi, poi i diritti umani PECHINOLa crisi economica internazionale è al centro della visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, arrivata ieri in Cina, ultima tappa del viaggio che l'ha portata in Giappone, Indonesia e in Corea del Sud. Un problema comune, quello della crisi, su cui è necessaria una cooperazione fra i due Paesi, che anche i problemi in sospeso del rispetto dei diritti umani, di Taiwan e del Tibet, sui quali Washington continuerà a fare pressione su Pechino, «non devono interferire», si è premurata di dire prima di imbarcarsi per la capitale cinese da Seul. La crisi ha messo in evidenza la forte relazione di interdipendenza che esiste oggi tra Pechino e Washington: milioni di operai cinesi - 20 milioni secondo stime ufficiali, probabilmente sottostimate - hanno perso il lavoro per la mancanza di ordini di acquisto dagli Usa e Pechino possiede titoli del Tesoro americano per 700 miliardi di dollari. L'anno scorso, quando ancora era in corsa per la presidenza americana, la Clinton disse che quella con la Cina era per il suo Paese «la relazione bilaterale più importante di questo secolo». Nel fine settimana scorso, prima di partire per l'Asia, ha sostenuto che la Cina emergente non deve essere considerata un avversario. «Al contrario noi pensiamo che Usa e Cina possano contribuire gli uni al successo dell'altra e trarne beneficio». Oggi Clinton incontrerà i responsabili della politica estera di Pechino, il premier Wen Jiabao e il presidente Hu Jintao. Centrale sarà anche il problema dei cambiamenti climatici, dato che Cina e Usa sono in testa alla lista dei Paesi che emettono gas inquinanti. Todd Stern, inviato speciale di Obama per il clima, fa parte della delegazione guidata dalla Clinton.

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in piazza contro la tortura di stato - adriano sofri (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 1 - Prima Pagina La polemica In piazza contro la tortura di Stato ADRIANO SOFRI Ci sono due importanti appuntamenti romani, oggi. Cominciamo dalla manifestazione indetta da Micromega con la parola d´ordine: "Sì alla vita, no alla tortura di Stato". Se fossi un uomo libero, parteciperei con convinzione. SEGUE A PAGINA 16 BOMPANO A PAGINA 8

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il vaticano: muore lo stato di diritto il futuro del paese sarà l'apartheid - orazio la rocca (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 3 - Cronaca Monsignor Marchetto, responsabile della Santa sede per i migranti: attenti a non criminalizzarli Il Vaticano: muore lo stato di diritto il futuro del paese sarà l´apartheid Don Vinicio Albanesi, capo delle comunità di accoglienza: stranieri sempre più discriminati ORAZIO LA ROCCA CITTà DEL VATICANO - «Così si va verso l´apartheid». «E´ l´abdicazione dello Stato di diritto e si criminalizza l´immigrazione». E´ senza appello la bocciatura del Vaticano e dei rappresentanti delle comunità di accoglienza sul decreto sicurezza. In particolare, alla Chiesa preoccupano i due capisaldi del decreto, le ronde antistupro e il prolungamento dei tempi di permanenza degli irregolari nei centri di identificazione (Cie). Analoghe critiche nei giorni scorsi erano state fatte da ambienti cattolici anche per il disegno di legge che obbliga i medici a denunziare i malati clandestini ora al vaglio del Parlamento. Critiche completamente ignorate dal premier Berlusconi alla ricorrenza dei Patti Lateranensi del 18 febbraio, quando aveva assicurato che «tra governo e Vaticano c´è piena identità di vedute». Ieri la doccia fredda. Varare le ronde «rappresenta una abdicazione dello Stato di diritto e non è una strada da percorrere perché la tutela della sicurezza spetta sempre alle autorità», lamenta il vescovo Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio dei Migranti. Per il monsignore, c´è il fondato pericolo che il decreto possa «alimentare un clima di criminalizzazione dei migranti», causando una incontrollabile caccia al clandestino e un clima di intolleranza verso gli stranieri. Per cui il decreto «certamente non trova il consenso della Chiesa». Analoghe riserve anche per il prolungamento della permanenza nei Cie e per l´obbligo dei medici a denunziare i clandestini. «Se gli irregolari si fanno prendere dalla paura - ragiona il vescovo - perderanno la fiducia e, non conoscendo i propri diritti, potrebbero preferire non curarsi, o favorire la creazione di strutture illegali. Criminalizzare le migrazioni irregolari significa non riconoscere il diritto ad emigrare, un diritto - conclude Marchetto - tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla Chiesa». «Purtroppo con decreti simili stiamo scivolando verso l´apartheid», denunzia don Vinicio Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca). «Siamo solo capaci a mostrare i muscoli e ad affrontare il fenomeno migratorio in termini razziali, senza però - accusa ancora Albanesi - disdegnare di sfruttare clandestini e badanti in quei lavori che gli italiani non vogliono fare più, come l´edilizia e l´agricoltura e l´assistenza agli anziani». Anche per il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, «nel paese c´è un clima di intolleranza e xenofobia» provocato anche dalle «dichiarazioni ad effetto di alcuni politici».

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nel segno della trasparenza (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 8 - Montecatini Nel segno della trasparenza Tanti giovani al convegno organizzato dalla massoneria PISTOIA. Tanti giovani, non solo signori attempati al convegno sulla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo organizzato dalle logge massoniche di Pistoia e Montecatini nella Sala maggiore di palazzo comunale. Affrontare un tema assolutamente rilevante come quello del rispetto dei diritti umani con un atteggiamento nuovo e non, come consuetudine in questi tempi, con espressioni vuote e del tutto retoriche. Scegliere Pistoia, e proporsi alla luce del sole, con trasparenza e onestà, per cancellare equivoci e allusioni, nella Sala che da sempre rappresenta il luogo di discussione e di confronto delle idee. Proprio a Pistoia, in una realtà molto sensibile, per ragioni ovvie, al giudizio critico su questi dispositivi, in apparenza elitari, occulti, criptici, avvolti da un'aura di mistero che ha generato un dibattito anche acceso sui complessi ingranaggi legati alla massoneria e ai suoi rituali. E riconoscere il valore etico di una operazione volta a sgombrare il campo da incomprensioni e dietrologie di sorta che spesso incrociano pericolosamente i percorsi amministrativi e politici. Sono questi i principi ispiratori del breve intervento che il sindaco Renzo Berti ha svolto introducendo i lavori. «E' il momento giusto - ha detto Berti -, per parlare di diritti umani, di Costituzione, di lavoro, di casa, di salute, temi le cui soluzioni sono purtroppo disattese rispetto a quanto sarebbe necessario».

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Omicidio Politkovskaia: fra mille polemiche subito le nuove indagini (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Esteri Pagina 109 Russia. Procura militare Omicidio Politkovskaia: fra mille polemiche subito le nuove indagini Russia.. Procura militare --> MOSCA Riparte da zero tra polemiche e pessimismo l'inchiesta sull'uccisione della giornalista di opposizione Anna Politkovskaia, la più feroce critica della Russia putiniana, dopo il verdetto di non colpevolezza pronunciato giovedì a Mosca all'unanimità dalla giuria nei confronti di tutti e quattro gli imputati. INCHIESTA BIS Ieri il tribunale militare, emessa la sentenza assolutoria, ha ritrasmesso il fascicolo alla procura perché avvii nuove indagini e riconosciuto il diritto degli accusati a chiedere un risarcimento per l'ingiusto processo. Ma ora, sul banco degli imputati, sono finiti gli inquirenti e tutto il sistema giudiziario del Paese, come emerge anche dalla stampa russa singolarmente concorde nel criticare «il fallimento totale» dell'inchiesta. Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. CRITICHE La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione di alcune capitali (Washington, Parigi), è diventata l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato. Il primo problema è che il potere giudiziario russo non gode di alcuna reale indipendenza e autonomia dal potere esecutivo e legislativo. Il secondo problema è culturale, una sorta di eredità sovietica: per troppo tempo i magistrati sono stati addomesticati dal Cremlino (il famoso 'diritto telefonicò), tanto che in un recente sondaggio la maggioranza dei cittadini intervistati, dal 39 per cento al 44 per cento a secondo del grado di istruzione, non considera i tribunali come un potere indipendente. E certo non aiutano certe uscite, come quella cinica di Putin sulla marginalità della Politkovskaia, poco dopo il delitto. CORRUZIONE C'è poi il problema della corruzione e dei conflitti di potere, come quello tra la procura e il comitato d'indagine istituito nell'estate del 2007, che ha poi raccolto le prove del processo Politkovskaia. A dirigerlo è Aleksander Bastrikin, un uomo di fiducia di Vladimir Putin. Lo scorso luglio un deputato giornalista denunciò in modo documentato che faceva affari all'estero con un'impresa immobiliare nella Repubblica Ceca contravvenendo alle leggi. È bastata una smentita e Bastrikin è rimasto lì.In compenso uno dei suoi collaboratori, Dmitri Dovghi, che aveva denunciato come inchieste importanti siano state aperte su pressione delle autorità, è finito indagato per una tangente da 750 mila euro.

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sinistra in piazza: no alla tortura di stato (sezione: Diritti umani)

( da "Nuova Venezia, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 6 - Attualità Sinistra in piazza: no alla tortura di Stato Manifestazione e collegamento telefonico col papà di Eluana ROMA. «Sì alla vita, no alla tortura di Stato»: questo lo slogan che oggi alle 15 accompagnerà la manifestazione promossa da Micromega in piazza Farnese a Roma a cui parteciperà anche Beppino Englaro attraverso un collegamento telefonico. Il papà di Eluana sarà poi in serata ospite di Fabio Fazio a "Che tempo che fa" in onda su Raitre. Intanto ieri sono aumentate le adesioni alla manifestazione. «L'Italia dei valori - ha dichiarato Antonio Di Pietro - sarà in piazza senza bandiere perché è una battaglia che non ha colore. Riteniamo che su questo tema non debba esistere una distinzione tra cattolici e laici, il diritto ad una vita dignitosa appartiene a tutti, così come il diritto ad avere una morte dignitosa». A manifestare ci saranno anche Sinistra democratica e Rifondazione comunista. «Ringrazio Englaro per il suo coraggio e per le sue parole - ha detto il segretario del Prc, Paolo Ferrero - bisogna manifestare contro una proposta di legge che corrisponde a una vera barbarie». Anche l'Associazione Luca Coscioni e i Radicali italiani parteciperanno alla protesta anche per ricordare Luca Coscioni, morto il 20 febbraio del 2006 di sclerosi laterale amiotrofica. Sul fronte opposto intanto la maggioranza polemizza sulla partecipazione di Englaro alla manifestazione e sul suo attacco («è una barbarie») al testamento biologico approvato dalla commissione Sanità del Senato. «La sua è stata fin dall'inizio una scelta politica» per il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella che ricorda: «Aveva detto che dopo la morte della figlia si sarebbe ritirato in composto silenzio». Anche per il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, le parole di Englaro contro il disegno di legge dimostrano «che non eravamo soltanto di fronte ad un dramma umano e familiare, ma ad una precisa iniziativa politica» e lo accusa di aver offeso il Parlamento. In difesa del papà di Eluana scende invece in campo la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro che definisce inaccettabili «accuse e offese» contro di lui «dopo le strumentalizzazioni fatte nelle scorse settimane». (m.v.)

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caso politkovskaia, l'inchiesta riparte (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'annuncio dopo l'assoluzione dei 4 imputati di omicidio Caso Politkovskaia, l'inchiesta riparte Il tribunale manda il fascicolo al pm MOSCA MOSCA. Riparte da zero tra polemiche e pessimismo l'inchiesta sull'uccisione della giornalista di opposizione Anna Politkovskaia, la più feroce critica della Russia putiniana, dopo il verdetto di non colpevolezza pronunciato giovedì a Mosca dalla giuria nei confronti di tutti e quattro gli imputati. Ieri il tribunale militare, emessa la sentenza assolutoria, ha ritrasmesso il fascicolo alla procura perchè avvii nuove indagini e riconosciuto il diritto degli accusati a chiedere un risarcimento per l'ingiusto processo. Ma ora, sul banco degli imputati, sono finiti gli inquirenti e tutto il sistema giudiziario del Paese, come emerge anche dalla stampa russa singolarmente concorde nel criticare «il fallimento totale» dell'inchiesta. Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione di alcune capitali (Washington, Parigi), è diventata l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato. Il primo problema è che il potere giudiziario russo non gode di alcuna reale indipendenza e autonomia dal potere esecutivo e legislativo. Il secondo problema è culturale, una sorta di eredità sovietica: per troppo tempo i magistrati sono stati addomesticati dal Cremlino (il famoso "diritto telefonico"), tanto che in un recente sondaggio la maggioranza dei cittadini intervistati, dal 39% al 44% a secondo del grado di istruzione, non considera i tribunali come un potere indipendente. E certo non aiutano certe uscite, come quella cinica di Putin sulla marginalità della Politkovskaia, poco dopo il delitto. C'è poi il problema della corruzione e dei conflitti di potere, come quello tra la procura e il comitato d'indagine istituito nell'estate del 2007, che ha poi raccolto le prove del processo Politkovskaia. A dirigerlo è Aleksander Bastrikin, un uomo di fiducia di Vladimir Putin. In luglio un deputato giornalista denunciò in modo documentato che faceva affari all'estero con un'impresa immobiliare nella Repubblica Ceca contravvenendo alle leggi. È bastata una smentita e Bastrikin è rimasto lì. In compenso uno dei suoi collaboratori, Dmitri Dovghi, che aveva denunciato come inchieste importanti siano state aperte su pressione delle autorità, è finito indagato per una tangente da 750 mila euro. Ha creato un caso anche la vicepresidente della suprema corte di arbitrato, Ielena Valiavina, rivelando che Valery Boiev, ex dirigente del Cremlino con Putin, l'aveva minacciata nel 2005 di rovinarle la carriera, se non avesse ribaltato una sentenza contro il servizio dei beni federali. Proprio oggi invece la presidente della stessa corte, Valentina Maikova, è stata destituita dai suoi colleghi per una vicenda da "affittopoli". Passando al caso Politkovskaia, non ci si deve quindi stupire se uno degli imputati ha sostenuto di aver ricevuto dagli investigatori la promessa di una pena ridotta se avesse coinvolto l'oligarca in esilio Boris Berezovski, nemico numero uno di Putin. Intanto altri difensori dei diritti umani e altri giornalisti continuano ad essere uccisi, come l'avvocato Stanislav Markelov e la reporter Anastasia Baburova. Ma la giustizia russa sa anche colpire due volte lo stesso imputato, se vuole: per ironia della sorte, nel giorno dell'assoluzione nel processo Politkovskaia, è stato annunciato il processo bis a Mikhail Kodorkhovski, un altro nemico giurato di Putin.

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benè berith, domani l'inaugurazione (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

EBREI: CON LARAS Benè Berith, domani l'inaugurazione LIVORNO. Domani alle 10,45 nella sala degli affreschi del Grand Hotel Palazzo il Benè Berith, una delle più importanti ed antiche associazioni ebraiche del mondo, inaugura la propria sezione livornese intitolata al rabbino Isidoro Kahn scomparso nel 2004. Lo fa con una conferenza del rabbino Giuseppe Laras, presidente dell'assemblea rabbinica italiana, che per più di dieci anni è stato la guida spirituale della comunità labronica. Il Benè Berith - che si batte contro il razzismo e per la difesa dei diritti umani - ha sezioni a Roma e Milano, la nascente sede livornese è presieduta dall'imprenditore Piero Cassuto, ex presidente della comunità ebraica (vicepresidente Roberto Menasci, tesoriere Paolo Toaff, segretario Gadi Polacco, responsabile femminile Ariela Cassuto).

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nuova inchiesta sul delitto politkovskaja - leonardo coen (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 15 - Esteri Nuova inchiesta sul delitto Politkovskaja Mosca, dopo l´assoluzione degli imputati il giudice riapre le indagini Per il 71,2% dei russi il verdetto danneggia l´immagine del Paese LEONARDO COEN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA - Alt. Tutto da rifare. Il giudice Evgenij Zubov della corte militare di Mosca che l´altro ieri, dopo il verdetto della giuria popolare, ha emesso la sentenza di assoluzione nei confronti dei quattro imputati, presunti complici del killer di Anna Politkovaskaja, ha restituito al Comitato d´Indagine della Procura generale russa il fascicolo dell´inchiesta, con lo scopo di «individuare le persone coinvolte nel delitto». Come dire: avete fallito, ricominciate ad indagare, perché sinora il vostro lavoro è stato un vergognoso fallimento. Non solo. Poco dopo, la stessa Procura Generale dalla quale dipende (sia pure in autonomia) il Comitato d´Indagine ha annunciato di voler ricorrere in Cassazione, impugnando la sentenza perché � questo il pretesto giuridico � gli avvocati degli imputati avrebbero violato il codice di procedura penale. E questo, in un clima incandescente, perché stavolta l´ennesima scandalosa sentenza ha scatenato l´indignazione pressoché unanime di tutta la stampa, fatto inusitato nella Russia di questi ultimi anni: titoli ferocissimi, accuse contro gli «organi investigativi ai quali è stato inferto un altro colpo gravissimo», e via così, sino al sondaggio di Radio Eko di Mosca in cui il 71,2 per cento degli intervistati online (il dato preso alle 21) ammette che la sentenza abbia danneggiato l´immagine della Russia mentre un altro 9,2 per cento dice di essere «sconcertato». Una rivolta la cui ampiezza deve aver preoccupato non poco il Cremlino. Tanto che nella capitale russa circola questa battuta: «Giovedì è stata la giornata di Putin, venerdì quella di Medvedev». Perché ieri, il capo del Cremlino ha fustigato il governo, dichiarando «inaccettabile» il fatto che abbia agito «troppo lentamente per affrontare la crisi economica». E perché c´è stata la plateale sconfessione dell´inchiesta farsa sul caso Politkovskaja. Al contrario, l´ex presidente Putin ha sempre avuto un atteggiamento di assoluta freddezza ed indifferenza verso la giornalista ammazzata, mentre il suo successore ha più volte detto che crede nello Stato di diritto, nella supremazia della giustizia. E poi, a cominciare da Washington, tutto il mondo ha pesantemente criticato Mosca e il sistema giudiziario russo. L´ambasciata Usa a Mosca ha infatti subito auspicato che le autorità russe si diano da fare seriamente per risolvere il caso Politkovskaja; Parigi ha espresso grande preoccupazione per lo stato della libertà e dei diritti umani in Russia («Il popolo russo ha diritto alla verità»), e così pure il Consiglio d´Europa, sino allo stesso Vaticano («Un macigno sulla credibilità della giustizia russa», ha scritto l´Osservatore Romano). Non parliamo poi delle associazioni come Amnesty International o i vari "osservatori" della stampa i quali hanno ricordato come negli ultimi quindici anni sono stati ammazzati in Russia 200 giornalisti senza che si potesse o volesse scoprirne i killer e i loro mandanti. Per questo, ieri, Mosca ha cercato di salvare la faccia con la ritrasmissione del fascicolo Politkovskaja al Comitato d´Indagine (guidato, peraltro, da un putiniano di ferro�). Per questo, la Procura Generale ha detto che ricorrerà alla Cassazione. Ma nessuno si illude su come andrà a finire. Il procuratore generale Jurij Chaika venne nominato da Putin. Fu proprio Chaika che nell´agosto del 2007 dichiarò: «L´assassinio della giornalista è stato organizzato all´estero dai nemici della Russia per screditare Vladimir Putin», alludendo all´oligarca dissidente Boris Berezovskij.

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cina, amnesty contro hillary "delude sui diritti umani" e bill in tv incalza obama (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 15 - Esteri Cina, Amnesty contro Hillary "Delude sui diritti umani" E Bill in tv incalza Obama SEUL - Il braccio di ferro sui diritti umani non deve fermare i progressi che Cina e Stati Uniti possono fare insieme per uscire dalla crisi economica. Prima del suo arrivo a Pechino, Hillary Clinton ha "scavalcato" la questione che rende più profondo il divario tra i due Paesi e ha posto come priorità la lotta al cambiamento climatico, la sconfitta della crisi e la sfida sul fronte della sicurezza. Washington e Pechino, ha detto il segretario di Stato Usa, hanno a portata di mano un´occasione unica per affrontare i dossier internazionali scottanti mettendo da parte la questione dei diritti umani e quella tibetana su tutte. «Si sono susseguite le amministrazioni americane e i governi cinesi», ha detto la Clinton a Seul prima di partire per la Cina, «tutti hanno fatto passi avanti e indietro sul fronte dei diritti umani e bisogna continuare a premere, ma queste pressioni non possono interferire sulla crisi mondiale, il cambiamento climatico e la sicurezza». Affermazione che ha provocato subito la reazione di Amnesty International che si è detta «scioccata e delusa» dalle dichiarazioni del segretario di Stato Usa. A Pechino la Clinton incontrerà oggi il presidente Hu Jintao, il premier Wen Jiabao e il ministro degli Esteri, Yang Jiechi. Dalla famiglia Clinton è venuta una velata critica, assieme a molti elogi, al presidente Barack Obama. Secondo Bill Clinton dovrebbe essere più «ottimista» sull´economia e dare «più speranze» agli americani. In una breve intervista alla rete "Abc" l´ex presidente ha comunque dato il massimo dei voti al nuovo capo della Casa Bianca per essere riuscito a far approvare il piano di stimolo per l´economia.

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in piazza contro la tortura di stato - (segue dalla prima pagina) (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 16 - Cronaca IN PIAZZA CONTRO LA TORTURA DI STATO La legge proposta dal governo sul fine vita espropria la libertà personale dei cittadini (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) La dilapidazione di parole grosse e grossolane da cui siamo appena usciti, nel corso della vicissitudine della famiglia Englaro, e che ha lasciato la sua risacca di rancori e dannazioni, non ha a che fare con quel titolo. La legge che la maggioranza vuole votare introduce davvero una tortura di Stato nel modo in cui ciascun cittadino, ciascun essere umano in questo paese potrà trovarsi a concludere la propria vita. Si tratta di un tema così cruciale, e di una tale enormità giuridica e morale, che lo sforzo di spiegarla e di denunciarla merita il più schietto impegno. Siamo in tanti, credo, a dissentire radicalmente dalla fiducia che Micromega ripone nel partito di Di Pietro, vedendo un´intransigenza onesta dove noi vediamo uno spregiudicato caudillismo. E a dissentire dunque dal proposito di associare la presunta opposizione della società civile a un accordo elettorale con quel partito. Questo dissenso non è affatto una ragione per non augurarsi il massimo di forza e chiarezza alla mobilitazione contro la legge che contraffà l´intenzione del testamento biologico e sostituisce a una condizione di vaghezza una di esatta e vendicativa espropriazione della libertà personale da parte dello Stato. Nello stesso giorno, si svolge l´assemblea del Pd. Può venirne un finale disastro. I fautori della soluzione "ragionevole" � che ha il nome più probabile di Dario Franceschini - hanno dalla loro la necessità di salvare il salvabile, l´imminenza delle scadenze elettorali e della formazione delle liste (cioè della notte dei lunghi coltelli, ma da cucina) e il cosiddetto senso di responsabilità. I fautori di una svolta radicale e pronta, dunque delle primarie subito, con o senza congresso, hanno dalla loro il ripudio del senso di responsabilità, che può diventare l´alibi alla conservazione quando non c´è più quasi niente da conservare, e un´insofferenza popolare che ha superato la soglia della delega e dell´autocontrollo. Quella che con un termine anacronistico si chiama "base" del Pd, e con un vezzeggiativo si chiama "popolo delle primarie", insomma le persone che hanno ancora un amore per la propria parte, o almeno un´angoscia per la parte che tiene euforicamente il potere, è disperata o esasperata, o le due cose insieme. Può indursi ad andarsene, o restare per dare fuoco ai locali, e allora l´assemblea farà assomigliare il Pd a un centro insulare di mancata identificazione e di reciproca espulsione. A occhio, direi che i notabili del Pd sottovalutino ancora questo furore. Suggerirei loro di riflettere ad alcuni argomenti retorici troppo abituali, che si sono rovesciati in realtà nel significato contrario. «In un grande partito si sta insieme nonostante le divergenze su alcuni temi». Al contrario: nel Pd si sta insieme oggi solo per le divergenze su alcuni temi. I cattolici integralisti e clericali stanno nel Pd solo perché questo consente loro di sabotare o fiaccare una linea chiara e coerentemente perseguita sugli unici temi che stanno loro a cuore, come ha ennesimamente � e oltre la decenza - dimostrato l´avvicendamento alla presidenza della commissione sanità, e l´astensione della senatrice Bianchi e due altri sul disegno Calabrò che prevede quella tortura di Stato, contro la quale, mentre si tiene l´assemblea del Pd, stiamo marciando per Roma. La scissione tanto paventata, e che il leale e laico cattolico Franceschini dovrebbe arginare, non avviene ancora non perché ci siano tanti altri contenuti a unire, ma perché c´è questo a dividere e paralizzare. Sugli altri contenuti, ammesso che uniscano davvero, si può allearsi una volta che ciascuno prenda la propria strada: questo della discordia serve, all´opposto, a non far prendere una strada. Non invidio chi oggi dovrà scegliere che cosa fare all´assemblea. Ho l´impressione che la contrapposizione fra i ragionevoli e responsabili continuatori con riserva, e i giustamente esasperati e risoluti rivendicatori di un "nome nuovo" � di persona e di cose, "vorrei trovare parole nuove", anche perché diluvia sul nostro amor - non servirà, chiunque ufficialmente vinca, a scansare il disastro. Non so se le fantasia politica indarno attribuita agli italiani � l´"esprit florentin", l´abbiamo appena visto... - possa suggerire ai duemila dell´assemblea (il doppio, dopotutto, dei ragazzi che fecero l´unità d´Italia) una soluzione che tenga aperto il doppio registro: investa un´ordinaria amministrazione, sia pure nell´avviata procedura di fallimento, capace di affrontare col minor danno scadenze elettorali e organizzative, e insieme apra, anzi spalanchi, a un consesso di giovani e molto giovani che si impegni a un processo congressuale dal quale, quando si arrivi al calendario del congresso vero, siano state definite delle buone idee, e siano state stanate e promosse e dunque candidate qualità personali oggi invisibili. Tanti auguri.

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Lampedusa, condanna dell'Europa all'Italia (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Lampedusa, condanna dell'Europa all'Italia dopo la rivolta degli immigrati Il commissario ai diritti umani Hammarberg: «L'isola era un modello, ma ora il governo ha cambiato direzione» 21/02/2009 LAMPEDUSA (AGRIGENTO). La ribellione dei migranti nel Centro d'identificazione ed espulsione di Lampedusa dei giorni scorsi scatena adesso una polemica diplomatica del commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, il quale da Bruxelles attacca il governo italiano sulla gestione degli immigrati che arrivano a Lampedusa. Parla di «cambio di rotta in materia di immigrazione». E dal Viminale risponde il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento per le libertà civili e immigrazione del ministero dell'Interno. «Mai a Lampedusa - dice Morcone - sono state interrotte le procedure di asilo; sempre, coloro che hanno richiesto la protezione internazionale sono stati immediatamente trasferiti dal Centro di identificazione ed espulsione dell'isola e a loro viene garantito uno degli standard più trasparenti ed elevati tra i Paesi dell'Unione Europea. Lo stesso vale per i minori e per le persone vulnerabili». Il commissario Hammarberg aveva detto che «l'Italia dovrebbe tornare indietro, a quando Lampedusa era un modello di accoglienza per gli immigrati, prima che Maroni annunciasse il cambio di rotta in materia di immigrazione». «Prima degli ultimi eventi - dice - Lampedusa era un modello di accoglienza: le procedure di asilo erano giuste e più del 50 per cento dei richiedenti asilo lo ottenevano e quindi si spostavano dall'isola». Secondo Hammerberg le tensioni a Lampedusa sono nate quando «la popolazione locale, assieme agli immigrati, ha chiesto a Roma di trovare una soluzione», perché secondo il Commissario «Maroni ha annunciato che la politica sarebbe cambiata, che sarebbero state interrotte le procedure di asilo e rimandate indietro le persone». Morcone replica sostenendo: «Comprendo, e mi astengo da ogni interferenza sulle ragioni e la legittimità di un dibattito politico anche forte sulle misure assunte dal governo e dal ministro dell'Interno in materia di immigrazione, ma - aggiunge il prefetto - trovo sgradevole che, chi ricopre posizioni istituzionali, peraltro di altissimo rilievo, possa dire nei confronti del mio Paese cose non vere e del tutto infondate». Il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, in visita a Palermo, non ha certamente contribuito a rasserenare gli animi: «A scatenare la rivolta degli immigrati a Lampedusa è stata la consapevolezza che chi è clandestino sarà restituito al Paese d'origine. Chi ha visitato la struttura ha gettato benzina sul fuoco», ha sentenziato l'esponente governativo. Nel centro, intanto, sono rimasti 550 migranti e una decina di loro ha deciso di aderire al rimpatrio volontario, per il quale viene versata a ogni migrante che torna a casa, la somma di 1.500 euro. Dopo la ribellione dei giorni scorsi e l'incendio che ha distrutto un padiglione della struttura, la calma sembra comunque essere tornata fra gli «ospiti» del Cie, ai quali nella giornata di ieri non è stata comunicata l'estensione, decretata dal Governo nell'ambito del dl Sicurezza, da due a sei mesi del tempo di permanenza nei Centri di identificazione e espulsione. I volontari che si occupano della loro assistenza legale lo faranno oggi. Intanto, nella serata di ieri, è stata scoperta una scritta blasfema anti islamica («Allah m...») su uno dei muri perimetrali del Cie. La frase, che poteva far salire nuovamente la tensione nel Centro, è stata subito coperta dai volontari, ma prima è stata fotografata dalla polizia scientifica. 21/02/2009

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Hillary Clinton: obbligatoria la collaborazione tra Cina e Usa (sezione: Diritti umani)

( da "Rai News 24" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma | 21 febbraio 2009 Hillary Clinton: obbligatoria la collaborazione tra Cina e Usa Hillary Clinton La collaborazione tra Usa e Cina nel combattere la crisi economica e i cambiamenti del clima e' "obbligatoria": lo ha detto il segretario di Stato americano Hillary Clinton incontrando oggi a Pechino il ministro degli esteri cinese Yang Jiechi. I due Paesi, ha aggiunto, hanno posto le loro relazioni "su solide basi" ma "c'e' ancora molto lavoro da fare". Hillary Clinton e' arrivata ieri sera a Pechino e oggi, dopo Yang, incontrera' il premier Wen Jiabao ed il presidente Hu Jintao. Prima di partire per Pechino da Seul, ultima tappa del viaggio che l'ha portata anche in Giappone ed in Indonesia, Clinton ha sottolineato che economia, clima e problemi della sicurezza come quello legato al programma nucleare della Corea del Nord saranno i temi principali della sua visita. "Questo non significa - ha proseguito - che i problemi di Taiwan, del Tibet e dei diritti umani non verranno discussi...dobbiamo continuare a pressarli ma la nostra pressione non puo' interferire con la crisi economica globale, i cambiamenti del clima, le crisi legate alla sicurezza". Queste parole del segretario di Stato vengono riportate oggi con grande rilievo dai mezzi d'informazione cinesi ma sono state aspramente criticate dai gruppi umanitari internazionali. Secondo T.Kumar di Amnesty International con le sue dichiarazioni il segretario di Stato "ha danneggiato le future iniziative degli USA per proteggere i diritti umani in Cina". Tenzin Dorjee, di Students for e Free Tibet, ha sostenuto che i leader stranieri "devono rafforzare la pressione sulla Cina...la differenza puo' non vedersi in un giorno o in un mese ma sara' visibile dopo qualche anno".

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Oggi a Roma anche Englaro in piazza (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

DDL SUL FINE VITA Oggi a Roma anche Englaro in piazza La manifestazione «Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato» comincia o alle 15 a piazza Farnese, a Roma. Verso le 17, 17.30 interverrà in collegamento telefonico Beppino Englaro. Sul palco ci saranno Mina Welby, il decano della facoltà teologica valdese, Daniele Garrone, don Giovanni Franzoni per le comunità cristiane di base, Dacia Maraini, Lidia Ravera, il direttore del «Manifesto», Gabriele Polo, un medico impegnato nelle cure palliative per i malati terminali, Emma Bonino, e alcuni dei promotori dell'appello che tra cui Andrea Camilleri.

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"La gerarchia sta sostenendo delle crociate fanatiche" (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Don Andrea Gallo "La gerarchia sta sostenendo delle crociate fanatiche" Don Andrea Gallo, fondatore della comunità San Benedetto di Genova, lei è uno dei 21 sacerdoti che oggi sfilano a Roma con Peppino Englaro contro la «tortura di Stato». Non teme di dividere la Chiesa? «Sono prete da 50 anni, la Chiesa è la mia casa: a dividere non siamo noi ma i "diktat" delle gerarchie ecclesiastiche che sostengono crociate fanatiche. Per Eluana è finito l'inferno, Peppino ha agito bene verso la figlia e la legalità. Invece di ascolto e comprensione, ha ricevuto aggressività e chiusura da una Chiesa che pretende a tutti i costi un atto di fede dai non credenti». Si riferisce al disegno di legge Calabrò? «Sì. E' un'aberrazione trasformare in legge una convinzione religiosa. La Repubblica non è una teocrazia e deve restare laica. Mi appello al mio vescovo Bagnasco per riportare la Chiesa al servizio dell'uomo e della società invece di imporre convinzioni dogmatiche alla politica. I toni da Inquisizione azzerano il messaggio cristiano». Ma la Cei è in prima linea... «La democrazia non può fondarsi sulla fede ma su libertà, giustizia e diritti individuali. La legge del Pdl e dei vescovi è una violenza, un'offesa alla memoria di Eluana. Nella Chiesa il primato della coscienza personale è la base della dottrina e chi lo nega è un eretico».\

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Il Vaticano: così muore lo Stato di diritto (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Vaticano: così muore lo Stato di diritto --> Monsignor Marchetto: quella delle ronde non è la strada giusta, la sicurezza spetta alle autorità costituite Critiche anche al prolungamento dei tempi di permanenza nei centri per gli immigrati previsto nel decreto Sabato 21 Febbraio 2009 GENERALI, pagina 2 e-mail print CITTÀ DEL VATICANOIl Vaticano boccia l'ultimo decreto del governo sulla sicurezza, e in particolare l'idea delle ronde di volontari riproposte in funzione antistrupro, e anche il prolungamento dei tempi di permanenza degli irregolari nei centri di identificazione (Cie). Appena due giorni fa il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva sottolineato l'«identità di vedute» con il Vaticano, riferendosi soprattutto alla politica internazionale ma anche, implicitamente, alla bioetica. Su sicurezza e immigrazione, però, la distanza sembra aumentare. «Non è questa la strada da percorrere» L'istituzione delle ronde di volontari a tutela della sicurezza nelle città «rappresenta una abdicazione dello Stato di diritto», ha commentato il segretario del pontificio consiglio dei Migranti, monsignor Agostino Marchetto, aggiungendo che «quella dei volontari civili non è la strada da percorrere» nella tutela della sicurezza che, per il Vaticano, «spetta sempre alle autorità costituite». Il pericolo che le ronde scatenino una incontrollabile caccia al clandestino e alimentino un clima di intolleranza preoccupa profondamente il Vaticano, secondo il quale - dice Marchetto - «è bene dare ai cittadini la possibilità di dare un contributo ad aumentare la sicurezza delle loro città, ma se questo serve ad alimentare un clima di criminalizzazione dei migranti, certamente questo non trova il consenso della Chiesa». E il fatto che il decreto legge introduca un «ruolo prevalente» per ex appartenenti alle forze dell'ordine ed escluda l'uso di armi, non cambia la posizione dell'esponente della Santa Sede. «Cercano così di far passare una norma che aveva già sollevato critiche, anche da parte del capo dello Stato». Plauso alle parole di Fini Ronde a parte, il Vaticano ribadisce le critiche nei confronti dell'invito rivolto da governo a medici e ospedali affinché denuncino i clandestini, e guarda con allarme al prolungamento dei tempi di permanenza nei Cie. «Se gli irregolari si fanno prendere dalla paura - avverte - perderanno la fiducia e, non conoscendo i propri diritti, potrebbero preferire non curarsi, o favorire la creazione di strutture illegali». E, più in generale, «criminalizzare le migrazioni irregolari e trattarle come reati comuni significa non riconoscere il diritto ad emigrare» - sottolinea Marchetto - ricordando come questo sia invece tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla dottrina della Chiesa. Convinzioni che invitano ad una maggiore «moderazione» spiega il presidente del Pontificio consiglio per i migranti, che plaude comunque alle parole pronunciate ieri dal presidente della Camera Gianfranco Fini contro l'equazione «immigrati-criminali». Che non bastano, però, a bilanciare l'effetto di provvedimenti che rischiano, secondo la Chiesa, di esacerbare paure e intolleranze. «Il clima che si respira nel nostro Paese - denuncia il servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia - è sempre più teso. Crescono gli episodi di intolleranza e xenofobia, ma soprattutto le frasi fatte, gli insulti sugli autobus, l'insofferenza verso il diverso», confortate - rimproverano - dalle «dichiarazioni ad effetto di alcuni politici». 21/02/2009 nascosto-->

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consiglio d'europa all'attacco su lampedusa (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

consiglio d'europa all'attacco su lampedusa --> Sabato 21 Febbraio 2009 GENERALI, pagina 2 e-mail print La ribellione dei migranti nel Cie di Lampedusa dei giorni scorsi scatena adesso una polemica diplomatica del commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, il quale da Bruxelles attacca il governo italiano sulla gestione degli immigrati che arrivano a Lampedusa. Parla di «cambio di rotta in materia di immigrazione». E dal Viminale risponde il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento per le libertà civili e immigrazione del ministero dell'Interno. «Mai a Lampedusa - dice Morcone - sono state interrotte le procedure di asilo; sempre, coloro che hanno richiesto la protezione internazionale sono stati immediatamente trasferiti dal Centro di identificazione ed espulsione dell'isola e a loro viene garantito uno degli standard più trasparenti ed elevati tra i Paesi dell'Unione Europea». 21/02/2009 nascosto-->

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Delitto Politkovskaia, l'inchiesta riparte da zero tra le polemiche (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Delitto Politkovskaia, l'inchiesta riparte da zero tra le polemiche --> Ai quattro imputati assolti riconosciuto il diritto di chiedere un risarcimento Il fascicolo riassegnato alla procura per nuove indagini. Sconcerto nel Paese Sabato 21 Febbraio 2009 SOCIETA, pagina 13 e-mail print MOSCARiparte da zero tra polemiche e pessimismo l'inchiesta sull'uccisione della giornalista di opposizione Anna Politkovskaia, la più feroce critica della Russia putiniana, dopo il verdetto di non colpevolezza pronunciato giovedì a Mosca all'unanimità dalla giuria nei confronti di tutti e quattro gli imputati. Ieri il tribunale militare, emessa la sentenza assolutoria, ha ritrasmesso il fascicolo alla procura perché avvii nuove indagini e riconosciuto il diritto degli accusati a chiedere un risarcimento per l'ingiusto processo. Ma ora, sul banco degli imputati, sono finiti gli inquirenti e tutto il sistema giudiziario del Paese, come emerge anche dalla stampa russa singolarmente concorde nel criticare «il fallimento totale» dell'inchiesta. Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. la sentenza e le proteste La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione di alcune capitali (Washington, Parigi), è diventata l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato. Il primo problema è che il potere giudiziario russo non gode di alcuna reale indipendenza e autonomia dal potere esecutivo e legislativo. il vero imputato: la giustizia Il secondo problema è culturale, una sorta di eredità sovietica: per troppo tempo i magistrati sono stati addomesticati dal Cremlino (il famoso «diritto telefonico»), tanto che in un recente sondaggio la maggioranza dei cittadini intervistati, dal 39% al 44% a secondo del grado di istruzione, non considera i tribunali come un potere indipendente. E certo non aiutano certe uscite, come quella cinica di Putin sulla marginalità della Politkovskaia, poco dopo il delitto. C'è poi il problema della corruzione e dei conflitti di potere, come quello tra la procura e il comitato d'indagine istituito nell'estate del 2007, che ha poi raccolto le prove del processo Politkovskaia. A dirigerlo è Aleksander Bastrikin, un uomo di fiducia di Vladimir Putin. Lo scorso luglio un deputato giornalista denunciò in modo documentato che faceva affari all'estero con un'impresa immobiliare nella Repubblica Ceca contravvenendo alle leggi. È bastata una smentita e Bastrikin è rimasto lì. In compenso uno dei suoi collaboratori, Dmitri Dovghi, che aveva denunciato come inchieste importanti siano state aperte su pressione delle autorità, è finito indagato per una tangente da 750 mila euro. altri giornalisti uccisi Passando al caso Politkovskaia, non ci si deve quindi stupire se uno degli imputati ha sostenuto di aver ricevuto dagli investigatori la promessa di una pena ridotta se avesse coinvolto l'oligarca in esilio Boris Berezovski, nemico numero uno di Putin. Intanto altri difensori dei diritti umani ed altri giornalisti continuano ad essere uccisi, come l'avvocato Stanislav Markelov e la reporter Anastasia Baburova. Claudio Salvalaggio 21/02/2009 nascosto-->

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Il segretario di Stato Usa (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il segretario di Stato Usa --> Sabato 21 Febbraio 2009 SOCIETA, pagina 13 e-mail print La crisi economica internazionale è al centro della visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, arrivata ieri in Cina (foto LaPresse), ultima tappa del viaggio che l'ha portata in Giappone, Indonesia e in Corea del Sud. Un problema comune, quello della crisi, su cui è necessaria una cooperazione fra i due Paesi e sul quale anche i problemi in sospeso del rispetto dei diritti umani, di Taiwan e del Tibet - per cui Washington continuerà a fare pressione su Pechino - «non devono interferire», si è premurata di dire prima di imbarcarsi per la capitale cinese. 21/02/2009 nascosto--> ANNUNCI DI GOOGLE

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Hillary <choc> in Cina, i diritti umani meno importanti della recessione (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Hillary «choc» in Cina, i diritti umani meno importanti della recessione --> Sabato 21 Febbraio 2009 SOCIETA, pagina 13 e-mail print nascosto-->

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I crimini di Hamas L'altra faccia della guerra a Gaza Amnesty: Un maestro ucciso perché fan di Abu Mazen Dopo un processo farsa giustiziato il "Sacharov"palestinese (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

I crimini di Hamas L'altra faccia della guerra a Gaza Amnesty: «Un maestro ucciso perché fan di Abu Mazen Dopo un processo farsa giustiziato il "Sacharov"palestinese» U.D.G È l'altra faccia della guerra di Gaza. Quella meno indagata, raccontata, denunciata. Ma non per questo meno drammatica. È la storia di esecuzioni sommarie, di gambizzazioni, di persone prelevate con la forza dalle proprie abitazioni e torturate. Dalla fine dello scorso dicembre, durante e dopo le tre settimane dell'offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza ( che ha causato la morte di oltre 1300 palestinesi, in gran parte civili), le forze e le milizie di Hamas hanno portato avanti una campagna di rapimenti, uccisioni deliberate e illegali, torture e minacce di morte contro persone accusate di aver «collaborato» con Israele, così come contro critici e oppositori. A denunciarlo è Amnesty International, in un nuovo documento diffuso nei giorni scorsi e redatto sulla base delle proprie ricerche effettuate nella Striscia di Gaza. L'organizzazione per i diritti umani ha verificato che almeno due dozzine di persone sono state uccise da uomini armati di Hamas e decine di altre sono state gambizzate o ferite in modo da causare disabilità permanente, sottoposte a brutali pestaggi che hanno provocato fratture, a maltrattamenti e a torture. Molte delle persone prese di mira da Hamas sono state rapite in casa e poi abbandonate, gravemente ferite o uccise, in zone isolate. Altre sono state ritrovate nelle camere mortuarie degli ospedali di Gaza, altre ancora sono state finite negli stessi ospedali dove erano state ricoverate. I delegati di Amnesty International hanno ottenuto informazioni dettagliate da molte vittime, dal personale medico e da testimoni oculari. Molte altre persone hanno preferito non parlare in pubblico per evitare punizioni da parte di Hamas. Storie di esecuzioni brutali. Come quella di Usama Atalla, 40 anni, maestro elementare. Le sue colpe erano di aver criticato pubblicamente Hamas e di essere un simpatizzante di Al-Fatah, il movimento guidato dal presidente dell'Autorità palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen). Uomini col volto coperto e armati di kalashnikov l'hanno prelevato dalla sua abitazione. E ucciso a sangue freddo. Storie di una violenza brutale, di vendette sanguinose. Come quella perpetrata contro Haidar Ghanem, 46enne palestinese attivista dei diritti umani in rapporti con l'organizzazione israeliana per il diritti umani B'Tselem, giustiziato da Hamas con l'accusa d'aver collaborato con Israele. Ghanem era considerato il «Sacharov» palestinese. Ghanem è stato costretto ad autoaccusarsi dinanzi agli altoparlanti collegati con l'esterno; poi, trasferito in un campo, è stato crivellato di proiettili. Ghanem aveva raccolto testimonianze da abitanti di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, per dieci mesi sui crimini delle fazioni palestinesi. A chiedere di fare luce su questi atti di violenza perpetrati dalle milizie di Hamas sono anche la Fondazione della Coscienza dei diritti umani, il Centro al Mizan, la Fondazione al Haq (Giustizia) e il Progetto Gaza per la salute psichica, quattro Ong indipendenti palestinesi che in un comunicato congiunto hanno denunciato «il ripetersi di omicidi e di aggressioni e violenze subite da decine di cittadini» palestinesi, tra cui alcuni che sarebbero stati «colpiti da arma da fuoco alle loro gambe e ai loro piedi». Le quattro 4 organizzazioni denunciano inoltre «l'uccisione di 27 palestinesi, avvenuti durante l'aggressione israeliana». Altre 131 persone sono state rapite, torturate o gli hanno sparato alle gambe. Le Ong, rivelano come «in tutti i casi citati, l'identità degli aggressori è rimasta ignota, nonostante che molti voci si sono alzate assieme al movimento al Fatah che accusano Hamas di esserne responsabile». Il Dossier

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tra diritti e menzogne (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere Alto Adige" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - sezione: 1ACULTURA - data: 2009-02-21 num: - pag: 13 categoria: REDAZIONALE Cultura &Tempo libero La guerra tra diritti e menzogne La denuncia di Enrico Peyretti parte da Gerico e giunge a Hiroshima In mezzo, l'ambiguità delle religioni di ALESSANDRO DE BERTOLINI Si chiama Il diritto di non uccidere, esce per i tipi de Il Margine a firma di Enrico Peyretti, è stato presentato a Trento ieri sera e non c'entra nulla con il caso di Eluana Englaro e con il diritto a essere «amministratore » unico della propria vita e della propria morte. Qui, ciò che è in discussione è la guerra. Le guerre. Il conflitto violento e organizzato come elemento connaturale all'uomo, che anzi fino all'8000 avanti Cristo sarebbe vissuto senza conoscere guerra alcuna. All'incontro con il pubblico partecipavano l'autore, monsignore Luigi Bettazzi (vescovo e presidente emerito di Pax Christi) e Michele Dossi (docente di filosofia). All'ordine del giorno, e sarebbe meglio dire al banco degli imputati, c'era la guerra — appunto — con gli interrogativi sul fatto che sia o meno sempre esistita e, soprattutto, sul fatto che debba o meno continuare a esserci. «La guerra — spiega Enrico Peyretti — non è inevitabile. Come istituzione violenta e organizzata, ha una sua precisa tradizione, un'origine nella storia e potrebbe avere una fine». Ma cosa significa? «Secondo gli studi dei paleoantropologi — continua — la violenza inevitabile è una menzogna moderna. Le neuroscienze hanno acquisto che la violenza distruttiva non può essere congenita, ma queste acquisizioni scientifiche non passano nell'opinione comune. Il grande pubblico non sa che gli esseri umani avrebbero vissuto 90mila anni senza violenza e senza guerra, per cominciare a opprimesi e a uccidersi circa 8mila anni fa». Per capire meglio dobbiamo fare un grosso salto indietro. Fino a Gerico. La città che, situata nella Cisgiordania vicino alla confluenza del Giordano nel mar Morto, è legata alle vicende bibliche e la cui prima occupazione risale al 7800 a.C.. «La guerra — dice Peyretti — nascerebbe come tale con le città cintate, come Gerico, la prima città "murata" di cui si abbia notizia». Peyretti, torinese, classe 1935, ha insegnato storia e filosofia nei licei. Sul tema della non-violenza ha pubblicato diversi volumi e dirige il mensile torinese Il foglio. Il diritto di non uccidere — 14 euro, 147 pagine — raccoglie una quindicina di suoi articoli già pubblicati. «Pezzi brevi, note, osservazioni semplici ma serie e approfondite — spiega — che sono apparsi sulla rivista di Assisi, Rocca, e che nel titolo trovano un filo conduttore». Il comune denominatore è quel «diritto di non uccidere» che negli interventi di Peyretti trova due strade possibili da percorrere. La prima, come grido di condanna alla guerra e ai signori della guerra. La seconda, come richiamo esplicito al fatto che non uccidere è sì un dovere delle persone, ma è anche un diritto che queste hanno nel non volerlo fare. E se è da lontano che eravamo partiti, con Gerico, qui ci accorgiamo di incrociare la via dei diritti umani e dalla storia della loro conquista nelle epoche moderna e contemporanea. La rivoluzione inglese, prima. E poi quelle americana e francese. Rivoluzioni, tutte e tre, che non sono certo nate con la pretesa chiara di affermare universalmente i diritti umani, poiché rivendicavano posizioni singole di libertà nei confronti dei privilegi economici e giuridici dei sovrani e delle classi di potere, ma che, provocando come conseguenza diretta le prime trascrizioni dei diritti umani in apposite «dichiarazioni», portarono proprio all'affermazione di un novero irrinunciabile di diritti cui volle garantirsi passaporto universale. Il cammino, poi, fu lungo e sempre posto in discussione. Basti pensare a Franklin Delano Roosevelt. Che il 6 gennaio 1941, nel discorso che rivolge al congresso americano, guarda al futuro del mondo come «fondato su quattro libertà umane» — la libertà «di parola », la libertà religiosa, la libertà «dal bisogno» e la libertà «dalla paura » — salvo non sapere che 11 mesi dopo, il 7 dicembre, l'attacco giapponese a Pearl Harbor avrebbe spinto gli Stati Uniti a combattere la seconda guerra mondiale e che quattro anni più tardi, dopo la sua morte, il fungo atomico sopra Hiroshima si sarebbe levato per oltre un decina di chilometri. In mezzo, le leggi razziali. I campi di concentramento e i gulag sovietici. La sconfitta del pacifismo. E dopo i trattati di pace. La Società delle nazioni e la guerra fredda fino al nuovo paradigma dei conflitti etnici verso la fine della seconda metà del 900. Questo, ovviamente, soltanto fermandoci alla storia europea e per di più senza contare i conflitti religiosi. Avanti così, insomma, con un gioco di ombre e luci che non ha portato alla superamento della guerra e sul quale Peyretti fa un bilancio. «Da una parte — dice — dobbiamo essere orgogliosi delle grandi rivoluzioni e delle dichiarazioni universali dei diritti raggiunte attraverso l'uso della politica. Ma dall'altra, è proprio nel corso del '900 che registriamo le più terribili violazioni di questi diritti, da Auschwitz a Hiroshima ». Per non ripetere gli errori del passato, e giungere a una affermazione dei diritti sopra la guerra, Peyretti fa alcune considerazioni. «Figure come Gandhi ma non solo — aggiunge — hanno sottolineato l'importanza di integrare i diritti con i doveri rapportandoci alla presenza dell'altro. Recuperando, quindi, il precetto evangelico di amare il prossimo come te stesso». In questo senso la religione può servire al superamento storico della guerra, ma bisogna fare attenzione. «Le religioni — precisa Peyretti — sono caratterizzate da una forte ambiguità. Esse, per un verso producono non-violenza ma per un altro verso producono violenza. Sono, cioè, un grande strumento per contribuire alla pace, ma nello stesso tempo, laddove credano di possedere la verità anziché percorrere un cammino verso la verità, rischiano di sacralizzare la violenza». Con ciò, non va dimenticato che anche la ragione umana deve impegnarsi per un «superamento storico della guerra» e che la guerra violenta, ne è convinto Peyretti, non fa meno male delle violenze di tipo economico e dovute alle scelte di politica economica. «Nel senso che oggi — conclude l'autore — l'11 per cento della popolazione mondiale possiede e consuma l'88 per cento delle risorse del pianeta. Sarebbe come dire che a un tavolo di dieci persone ce ne sono nove che si dividono un piatto e una che mangia nove piatti. Ecco, questa è la tavola da pranzo del mondo di oggi, mostruosa almeno quando le guerre violente». Il libro Presentato ieri l'ultimo volume a firma di Enrico Peyretti per Il Margine: Il diritto di non uccidere. Con lui, nel dibattito che replica oggi alle 14.30 alla Haus der Familie di Bolzano, monsignor Bettazzi e il docente Michele Dossi

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Oggi a Roma, piazza Farnese, ore 15, si tiene la manifestazione Sì al testamento biol... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Oggi a Roma, piazza Farnese, ore 15, si tiene la manifestazione «Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato» promossa dalla rivista «Micromega» con l'adesione dei Radicali italiani e dell'Associazione Luca Coscioni. Il disegno di legge sul testamento biologico «sostenuto dalla maggioranza di Governo - si legge in una nota congiunta - sarà imposto ai cittadini italiani senza, visti i numeri, grandi discussioni parlamentari. È per questo urgente che tutti i cittadini si mobilitino, per rendere pubblico e manifestato il loro "no" a chi vuole imporre leggi clericali, sul corpo delle persone. Aderiamo anche per questo alla manifestazione di sabato prossimo, invitando tutti i cittadini a una mobilitazione "preventiva"». In piazza ci saranno Italia dei Valori (senza bandiere di partito), il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero e Claudio Fava di Sinistra democratica. In collegamento telefonico, Beppino Englaro, padre di Eluana, che ha definito il nuovo disegno di legge «una barbarie». Stasera Englaro, per la prima volta dopo la morte della famiglia, parlerà in tv (a "Che tempo che fa" di Fabio Fazio).

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Le differenze sui diritti umani non devono fermare il dialogo (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-02-21 - pag: 9 autore: La Clinton a Pechino. Il ministro Usa rilancia la cooperazione «Le differenze sui diritti umani non devono fermare il dialogo» Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La questione dei diritti umani non può compromettere il dialogo tra Cina e Stati Uniti. Appena sbarcata a Pechino, quarta e ultima tappa della sua prima missione in Asia, Hillary Clinton mostra subito una buona dose di pragmatismo. Il Tibet, i dissidenti, le minoranze etniche e religiose sono problemi seri che figurano nell'agenda della trasferta pechinese del segretario di Stato americano. «Ma su questi temi sappiamo già cosa ci risponderanno i cinesi», ha detto la Clinton, ieri sera al suo arrivo a Pechino dove durante il fine settimana incontrerà il premier, Wen Jiabao, e il presidente, Hu Jintao. Un pragmatismo imposto dai fatti. Il mondo intero, Cina compresa, è alle prese con una terribile crisi economico-finanziaria e di questo oggi i vertici delle due superpotenze hanno il dovere di discutere. Sicuramente, come sulla questione dei diritti umani, partendo da posizioni divergenti. Il contenzioso economicocommerciale tra Pechino e Washington è sconfinato. Il principale argomento di frizione diplomatica tra i due Paesi è lo yuan, che la Casa Bianca ritiene sottovalutato. Secondo gli Stati Uniti, per anni la Cina è stata una concorrente sleale, facendo leva su una valutazione artificiosa e irrealistica dello yuan. I cinesi hanno puntualmente rinviato le accuse al mittente, sostenendo che il cambio è una questione sovrana di stretta competenza di Pechino. Nell'ultima parte dell'Amministrazione Bush, grazie alla politica conciliante del segretario al Tesoro, Henry Paulson, e alla rivalutazione dello yuan sul dollaro, la diatriba si era un po' sgonfiata. Ma nelle ultime settimane, sulla scia della campagna protezionistica «Buy American » sostenuta dall'Amministrazione Obama, è tornata di attualità. Ma i cinesi opporranno un muro di gomma alle critiche americane. E questa volta, rispetto al passato, da una posizione di forza. A dicembre la Cina ha sottoscritto altri 14 miliardi di dollari di Treasury Bonds, portando a 696 miliardi il suo stock di titoli del Tesoro Usa e consolidando la sua posizione di principale finanziatrice degli Stati Uniti. Circa un terzo del totale delle riserve valutarie cinesi oggi sono impiegate in debito americano. Questa esposizione inizia però a sollevare qualche perplessità nel Governo cinese. Pechino teme che la raffica di piani di salvataggio lanciati da Washington spingano fuori controllo i conti pubblici americani, riaccendendo l'inflazione e innescando un deprezzamento del dollaro. In questo caso, l'investimento cinese finirebbe per svalutarsi. Il messaggio per il nuovo segretario di Stato statunitense sembra chiaro: prima di discutere quale sia il giusto valore dello yuan, come chiedono da anni gli americani, oggi forse sarebbe meglio discutere quale sia il giusto valore del dollaro. ganawar@gmail.com PRIORITà I dossier economici, a partire da quello sul corretto valore dello yuan, hanno la precedenza sulle libertà politiche Missione asiatica. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ANSA

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Giuliano Giuliani Obama e i tetti per i compensi Obama ha fissato in 400mila euro il te... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Giuliano Giuliani Obama e i tetti per i compensi Obama ha fissato in 400mila euro il tetto massimo dello stipendio annuo dei grandi manager. Da noi, per cinque serate di Sanremo si elargisce al conduttore un milione di euro. MICHELA PIOPPI No alle ronde Vi scrivo la mia indignazione per il varo del decreto che dà il via alle ronde da parte di cittadini. Poiché pago le tasse fino all'ultimo euro, non voglio che queste sostengano questa infamia. Mi ricordo bene che durante il fascismo ci si è avvalsi di uno strumento simile per far fuori ogni opposizione. Chi decide chi è "per bene" e chi non lo è? Abbiamo anche troppi corpi di polizia, debbono essere finanziati questi, per essere controllati in modo che agiscano correttamente. Le donne non hanno bisogno delle ronde per essere sicure. Questo è solo un pretesto per fare quanto di meno democratico ci sia. Vi prego prendete posizione contro! Sono anziana e sono queste le cose che mi fanno tanta paura. Fulvio Vassallo, Padre Carlo D'Antoni, Don Andrea Bigalli Siamo dalla parte di Pasquale Un giovane attivista dei diritti umani, Pasquale Pedace che è stato arrestato il 24 agosto scorso a Siracusa solo per aver chiesto di tenere un'attitudine umana verso degli immigrati durante un'operazione di polizia alla stazione ferroviaria è oggi processato dal tribunale di Siracusa con l'accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. La pesantezza delle accuse è grave, quando questa persona semplicemente non ha accettato di veder maltrattare altre persone sotto i propri occhi, mentre purtroppo i maltrattamenti diffusi e la problematicità della situazione nei Centri istituiti per l'immigrazione è ormai agli onori della cronaca quotidiana. Esprimiamo perciò la nostra solidarietà e vicinanza a Pasquale e a tutte le persone di buona volontà che si adoperano onestamente per aiutare il prossimo. Enza Plotino Il berlusconismo Il berlusconismo, una corrente culturale e sociale basata sulla volgarità, sulla sessualità spinta e incontenibile, su un individualismo spudorato ha conquistato, soprattutto attraverso la televisione e l'immagine dirompente del suo ispiratore, i cuori e le menti di una parte consistente degli italiani. La violenza che si registra in questi ultimi tempi, feroce e senza scrupolo, è figlia anche lei però di questa immagine continua e amplificata dei "valori" della pornografia, del sesso a qualunque costo, della volgarità che la televisione ha veicolato e veicola in ogni casa. E' una rivoluzione culturale di cui non si vede la fine e che promette danni irreparabili. Miroslava Ferrara La tv italiana vista da Praga Vivo a Praga, insegno la lingua italiana all'Università di Economia e Commercio, alla Facoltà di Relazioni internazionali. Da due settimane ho il satellite con i canali televisivi italiani (RAI, Mediaset) e sono disgustata. Conosco da 15 anni la televisione ceca che più o meno soddisfa ogni tipo di spettatore, dall'intellettuale al tifoso di calcio, quella italiana mi sembra soddisfi soltanto spettatori amanti della cronaca rosa e nera. In un periodo di crisi non solo economico-finanziaria ma anche politica, pochi sono i programmi, da Santoro al piacevole Punto Donna di Rai Tre, che aprono menti e coscienze. Insegno lingua italiana ma nella lingua è compresa la cultura, la scienza, il Made in Italy in generale, non posso presentare ai miei studenti questo tipo di italianità e me ne rattristo. Roberto Ghisotti Il Compagno più grande Sono storicamente sempre stato vicino alla sinistra, mi chiesero quando ero molto giovane il perché. La mia risposta fu ''perché voglio un mondo che sia equo'' (non tutti uguali, capivo che sarebbe stato utopistico) volevo come cattolico stare vicino a chi aveva più bisogno. Gesù a mio parere è stato il più grande Compagno della storia. Oggi i cattolici politici e le alte gerarchie ecclesiastiche si professano tali per convenienza e per far carriera. Tutti sottomessi a Ruini e al Papa.

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Le misure per l'immigrazione. (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-02-21 - pag: 19 autore: Le misure per l'immigrazione. Non bastano i centri esistenti e i veti bloccano la costruzione dei nuovi Nei Cie sei mesi ma mancano i posti ROMA I clandestini nei Cie (i centri di identificazione ed espulsione) potranno essere trattenuti fino a sei mesi: quattro in più rispetto agli attuali 60 giorni. La norma, prevista dal decreto antistupri, consente di gestire intanto le diverse centinaia di tunisini presenti a Lampedusa: potranno essere smistati negli altri centri in Italia senza l'obbligo di rilasciarli per decorrenza nei termini. Non potranno comunque essere riportati in massa nello stato nordafricano, visto che lo impedisce il trattato di riammissione con l'Italia. I Cie sul territorio sono 10, con 1.160 posti disponibili in tutto. Oggi sono presenti circa un migliaio di clandestini,destinatari anch'essi della norma sul prolungamento. Le strutture rischiano di finire presto in saturazione, perché è certo che continueranno gli arrivi dei clandestini mentre le uscite saranno previste innanzittutto per i rimpatri, operazioni peraltro per nulla semplici. Il ministro dell'Interno,Roberto Maroni, annuncia che «non saranno tollerati disordini»: il pericolo di rivolta contro la permanenza allungatasi d'improvviso è forte e a questo punto non riguarda solo Lampedusa. Ma la stradaè stata ormai imboccata, nonostante la bocciatura al Senato di una norma analoga – prevedeva l'allungamento della permanenza fino a 18 mesi – ed è improbabile che sia stravolta in sede di conversione in legge del decreto. Il problema pratico più urgente è dunque quello che i centri finiscano presto per scoppiare. Maroni a Palazzo Chigi ha ricordato che è pronta la lista di altri dieci Cie, localizzati in Regioni adesso sprovviste di queste strutture: sorgeranno in siti lontani dai centri urbani. è evidente, però, che i nuovi centri non saranno pronti in un giorno. Non mancano, poi, le resistenze più o meno emerse in sede locale contro la loro istituzione. Il Viminale ha comunque piena facoltà di costruirli e il tema sarà affrontato la prossima settimana, ha spiegato Maroni, nel corso della prima riunione dei ministri che fanno parte del comitato diverifica dell'attuazione della legge Bossi- Fini. «Mai il comitato si era riunito prima di questa volta» ha aggiunto il responsabile del Viminale. La materia resta comunque incandescente: ieri il commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, si è detto «preoccupato per le leggi in discussione perché vanno contro gli standard europei». Si tratta di misure, dice il commissario Ue, che «contribuiscono a dare vita a un'atmosfera negativa che porta a considerare criminali tutti quelli che vorrebbero ottenere asilo». Per Hammarberg«l'Italia dovrebbe tornare indietro, a quando Lampedusa era un modello di accoglienza per gli immigrati, prima che Maroni annunciasse il cambio di rotta in materia di immigrazione ». Replica il prefetto Mario Morcone, responsabile del Dipartimento libertà civili del Viminale: «Mai a Lampedusa sono state interrotte le procedure di asilo. E sempre, coloro che hanno richiesto la protezione internazionale, sono stati immediatamente trasferiti dal Centro di identificazione ed espulsione dell'isola. A loro viene garantito uno degli standard più trasparenti ed elevati tra i Paesi dell'Unione Europea». M. Lud. REVISIONISMI Il Viminale avvia una verifica della Bossi-Fini Il Consiglio d'Europa critica le misure italiane, il ministero assicura: diritto d'asilo tutelato

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<Guantánamo Ecco chi prenderemo> (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-02-21 num: - pag: 1 autore: di FRANCO VENTURINI categoria: REDAZIONALE L'intervista Franco Frattini «GuantÁnamo Ecco chi prenderemo» ROMA — In Italia verranno ex prigionieri di GuantÁnamo «assolti oppure non processati perché su di loro non esistono indizi di colpevolezza e che non possono essere inviati nei rispettivi Paesi di origine per i rischi altissimi che ciò comporterebbe per la loro sicurezza» dice al Corriere Franco Frattini. I diritti umani in Russia? «Quando Berlusconi sente Putin — racconta il ministro degli Esteri— gli parla come a un amico sincero ed esprime preoccupazione. Non vogliamo creare un antagonismo pubblico, il clamore è dannoso». A PAGINA 17

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Hillary Clinton: <Sì ai diritti umani Ma non pregiudichino i rapporti> (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-02-21 num: - pag: 15 categoria: REDAZIONALE Il segretario di Stato Usa in Cina Hillary Clinton: «Sì ai diritti umani Ma non pregiudichino i rapporti» PECHINO — La questione dei diritti umani in Cina non può bloccare l'«importante cooperazione» tra Washington e Pechino sulla crisi globale, il clima e la minaccia del nucleare nordcoreano. Lo ha detto Hillary Clinton (foto), ieri in Cina, sottolineando la necessità di essere realisti: «dobbiamo continuare a fare pressioni, ma senza interferenze» con il dialogo sulle questioni cruciali. Amnesty International si è detta «scioccata» e «estremamente delusa»: gli Usa «sono uno dei pochi Paesi che può tenere testa alla Cina in materia di diritti umani».

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<Diritti umani, Berlusconi preme con Putin Un'opera di persuasione. Senza clamore> (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-02-21 num: - pag: 17 categoria: REDAZIONALE L'intervista Il ministro degli Esteri: «I nostri soldati in Afghanistan potrebbero andare nelle zone calde» «Diritti umani, Berlusconi preme con Putin Un'opera di persuasione. Senza clamore» Frattini: «Accoglieremo ex detenuti di GuantÁnamo assolti o non processati» ROMA — Ministro Frattini, la cronaca di queste ore ci ricorda che in Russia le violazioni dei diritti umani e civili si vanno moltiplicando: l'assassinio di Anna Politkovskaya resta senza colpevoli, avvocati e giornalisti vengono uccisi per strada, è imminente un secondo processo politico a Khodorkovski. Un governo molto amico della Russia come quello italiano, non dovrebbe farsi sentire? «Questo — risponde il titolare della Farnesina — è un principio che noi seguiamo. Nel caso specifico della Politkovskaya è stata concordata una dichiarazione europea che esprime rispetto per la giustizia russa e auspica un processo di appello. Ma esiste in effetti un problema più generale, che ben conosco essendo stato per tre anni e mezzo il responsabile della giustizia nella Commissione europea. Gli interlocutori russi fanno un ragionamento formalmente corretto sull'autonomia dei loro tribunali, e a questo è difficile replicare. Resta, però, la questione politica. Quando Berlusconi sente Putin gli parla come ad un amico sincero, e quindi gli esprime la sua preoccupazione. Io l'ho sentito personalmente. La differenza è che noi non vogliamo creare un antagonismo pubblico, non è mettendo pubblicamente all'indice la Russia che il problema si risolve. Noi continueremo a svolgere un'azione di persuasione e di convincimento, ma senza clamore perché questo otterrebbe un effetto contrario a quello desiderato». Ministro, c'è qualcosa che non va con l'amministrazione Obama? Osservo che Hillary Clinton ha visto i colleghi inglese, tedesco, francese, e martedì vedrà lo spagnolo, prima di lei... «La vedrò il 27, pochi giorni dopo. Io privilegio la sostanza rispetto alla corsa ad ostacoli per arrivare prima a Washington. Ho avuto con i responsabili Usa molti e utili contatti, con Holbrooke ho appena discusso di Afghanistan e Pakistan, l'idea di lavorare sull'impegno dell'Iran nella questione afghana è un'idea italiana che l'America incoraggia, insomma non direi che con Obama qualcosa non funzioni. Semmai potrei dire che nessuno in Europa ha ancora ricevuto la visita della terza carica dello Stato, la signora Pelosi». A proposito di Afghanistan, ci sono state nel governo voci diverse sulla disponibilità italiana a fare di più... «Posso chiarire. Il numero dei nostri soldati crescerà fino a 2.800 dagli attuali 2.300, e per il periodo elettorale, circa quattro mesi, c'è una nostra disponibilità di massima a fornire un contingente supplementare di 200-250 uomini. Inoltre siamo disponibili a valutare una ulteriore libertà di movimento del nostro contingente, e ho potuto constatare di persona che ci stiamo preparando a una maggiore presenza nella regione di Farah, dove peraltro vengono già svolte azioni di pattugliamento di un certo rilievo». Ciò significa che i nostri soldati potrebbero andare anche nelle zone più calde, nella provincia di Helmand? «A richiesta e non in via permanente». Noi arriveremo a 2.800, ma questo a Nato e Usa basterà? «Altri Paesi europei sono in ritardo, non noi». Chi, per esempio? «Basta guardare le cifre, potrei citare la Spagna, o la Polonia». Ministro, anche sulla eventuale accoglienza di ex detenuti di GuantÁnamo in Italia si sono levate voci diverse. Può chiarire anche questo? «Certo. è una questione tecnica. Fini ha parlato di un caso che nessuno ci ha chiesto di affrontare: tenere in una prigione speciale persone che stavano in prigione a GuantÁnamo. Si tratta, invece, di persone assolte, oppure non processate perché su di loro non esistono indizi di colpevolezza, e che non possono essere inviate nei rispettivi Paesi di origine per i rischi altissimi che ciò comporterebbe per la loro sicurezza. A noi viene chiesto di custodire in Italia, ed eventualmente di controllare, persone con queste caratteristiche. Senza ovviamente violare alcun divieto costituzionale. è un po' quello che accadde con i palestinesi di Betlemme nel 2002, che accogliemmo con un decreto ad hoc e che oggi vivono con scorta al seguito: liberi ma accompagnati, e non possono lasciare l'Italia perché non hanno un visto di uscita. La preoccupazione di Maroni è data proprio dal fatto che accoglienze di questo genere richiedono misure di protezione e sicurezza molto impegnative, ricordiamo per esempio il caso Ocalan. Comunque l'Italia resta disponibile a esaminare in modo positivo, caso per caso e previa definizione di una cornice europea, le indicazioni che ci sono già state fornite». Parliamo di Iran. Lei approva le aperture di Obama? E se Teheran le accettasse, ma non rinunciasse al nucleare? «Io credo che Obama faccia bene e che si debba tentare. Il dialogo con l'Iran va però inserito in un pacchetto complessivo, non si può dialogare su una cosa sì e su un'altra no. E qui penso al ruolo iraniano in Medio Oriente. Lo scopo è di fare dell'Iran un Paese accettato, rispettato e non temuto. Teheran deve comprendere che questo è nel suo interesse, perché così potrà esserle riconosciuto il ruolo di potenza regionale». Scusi, e se l'Iran non rinuncia al nucleare? «Allora noi dovremmo esigere il rispetto quantomeno delle regole di monitoraggio internazionali. Teniamo presente che nessuno contesta il diritto dell'Iran ad avere il nucleare civile, e che la crisi è nata quando Teheran ha rifiutato un certo tipo di ispezioni ». Caso Battisti. Qualcuno ha detto che la diplomazia italiana si è mossa in ritardo... «è una critica infondata perché non sapevamo del trasferimento di Battisti in Brasile. E nemmeno sapevamo che il ministro della Giustizia brasiliano avrebbe deciso come ha deciso, perché nell'apposito comitato interministeriale la scelta era stata favorevole a noi. Così quando Lula è venuto a Roma non abbiamo sollevato il problema, anzi ci siamo congratulati di quella scelta iniziale. Il resto è poi arrivato come un fulmine a ciel sereno. Io resto fiducioso sullo sblocco positivo della vicenda. Se così non sarà ci vedremo costretti a trovare una strada stretta che salvi l'amicizia con il Brasile ma esprima anche il dissenso e l'indignazione della nostra opinione pubblica. Oltretutto Battisti non si aiuta con le accuse assurde contenute nella sua lettera dal carcere ». La crisi economica finirà per disgregare la costruzione europea? «L'Europa può essere demolita sia dal protezionismo sia dalla distruzione del mercato interno. Vanno combattuti i sintomi, che esistono, di entrambi i fenomeni. Ma non dobbiamo nemmeno meravigliarci troppo, se è vero come è vero che l'America prima crea il problema finanziario e poi sostiene il buy american. Serve un messaggio di coesione europea davanti ai due rischi citati, e a questo si sta lavorando». Il G-8 italiano avrà luogo all'apice della crisi... «Infatti. Parleremo di Africa, di ambiente, di agricoltura, la nostra strategia sarà inclusiva e rappresentativa. Ma è chiaro che su tutto prevarrà un interrogativo: come depurarci da alcuni trilioni di titoli drogati che potrebbero rappresentare fino a dieci volte il Pil del mondo». Franco Venturini

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Testamento biologico, il primo sì finisce in piazza (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

PRIMO PIANO pag. 8 Testamento biologico, il primo sì finisce in piazza LA PROTESTA PASSO AVANTI DELLA NUOVA LEGGE, OGGI A ROMA MANIFESTAZIONE CONTRO «LA TORTURA DI STATO» di DONATELLA BARBETTA ROMA «TUTTA la vicenda Englaro ormai da molti anni era diventata un fatto politico. Che il signor Englaro lo volesse o no. Questa impostazione era nei fatti». Eugenio Roccella, sottosegretario al Welfare, commenta così, senza mostrare sorpresa, l'uscita del padre di Eluana che ha bollato come «una vera e propria barbarie» la legge sul testamento biologico che il Parlamento si appresta ad approvare. E così i riflettori si accendono ancora una volta su Beppino che oggi interverrà, con un collegamento telefonico, alla manifestazione di Roma promossa da Paolo Flores d'Arcais, direttore di MicroMega e da altri intellettuali, tra cui Umberto Eco, Andrea Camilleri, Stefano Rodotà e Margherita Hack. L'appuntamento con «Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato» è alle 15, in piazza Farnese. Il ventaglio delle presenze va dai Radicali alla Sinistra democratica, fino all'Idv di Antonio Di Pietro e a Rifondazione, «ma senza bandiere di partito», come hanno chiesto gli organizzatori. Sul palco anche Mina Welby e Dacia Maraini. Intanto ieri è sceso in campo anche il Vaticano. Il primo voto favorevole, giunto dalla commissione Sanità di Palazzo Madama sul ddl Calabrò che non prevede per il malato di decidere sui trattamenti di nutrizione e idratazione artificiale «è certamente un buon passo», secondo il presidente della Pontificia accademia per la Vita, monsignor Rino Fisichella. Per il patriarca di Venezia, Angelo Scola, «il popolo è sovrano e con i suoi delegati potrà fare scelte secondo i diritti fondamentali e non su presunti diritti». SUL TESTAMENTO biologico frena, invece, il cardinale Javier Lozano Barragan, ministro della Salute della Santa Sede: «La Conferenza episcopale italiana non accetta il testamento biologico per il pericolo che nasconda un'intenzione eutanasica». Tornando alle posizioni dei parlamentari, l'intervento di Beppino Englaro viene condannato da Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl: «Le sue parole dimostrano che non eravamo solo di fronte a un dramma umano e familiare, ma a una precisa iniziativa politica» in favore «dell'eutanasia». Difende il padre di Eluana Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, che trova «inaccettabili» le «accuse e le offese» a Beppino. Il ddl resta «un obbrobrio giuridico», per Umberto Veronesi, senatore del Pd. E tra i democratici Massimo D'Alema è ancora più duro: «L'idea che nutrizione e idratazione non siano una cura', è assurda e antiscientifica», mentre secondo Ignazio Marino gli emendamenti al testo di legge dovranno partire dal presupposto «che le indicazioni di un paziente o di una famiglia sulle terapie da fare o da non fare debbano essere prevalenti».

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PERSICETO UNA MATTINA per ricordare l'orrore delle Foibe. S... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

VETRINA SAN GIOVANNI IN PERSICETO pag. 22 PERSICETO UNA MATTINA per ricordare l'orrore delle Foibe. S... PERSICETO UNA MATTINA per ricordare l'orrore delle Foibe. Si è tenuta ieri nell'istituto scolastico Archimede di Persiceto. «Gli insegnanti spiega il docente, Giovanni Bencivenni hanno raccolto l'invito del preside Giuseppe Riccardi mirato a sensibilizzare gli studenti sui temi dei diritti umani e della pacifica convivenza tra i popoli. In tal senso abbiamo celebrato una giornata in commemorazione dei tremendi fatti storici accaduti alla fine della seconda guerra mondiale in Istria». In particolare i temi affrontati sono stati sviluppati da un convegno nell'auditorium del polo scolastico che ha visto come relatore Luciano Monzali, docente di Storia delle relazioni internazionali della facoltà di Scienze politiche di Bari. MONZALI ha anche presentato il suo ultimo libro: Antonio Tacconi e la comunità italiana di Spalato'. Nell'atrio della scuola è stata allestita una mostra di articoli di giornale sulle Foibe e sull'esodo. Esposizione che comprende una rappresentazione in cartapesta. «Nella scenografia aggiunge Bencivenni è stata rappresentata la tragedia dell'Istria. E all'allestimento hanno contribuito in particolare gli alunni Elisabetta Casari, Federica Trudu e Davide Baraldi». p. l. t.

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No alla legge tortura Ma senza i democratici (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

TESTAMENTO BIOLOGICO Manifestazione a Roma «No alla legge tortura» Ma senza i democratici Eleonora Martini ROMA ROMA Qualcuno nel Pd è ancora combattuto tra la paura di schierarsi troppo e la voglia di scendere in piazza oggi a Roma - alle 15 in Piazza Farnese - insieme a quella "società civile" convocata da otto intellettuali tramite un appello lanciato da Micromega per la manifestazione «Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato». Ragione per cui oggi, sotto il palazzo dell'Ambasciata di Francia, potrebbero esserci delle sorprese e oltre ai (pochi) politici che hanno già assicurato la loro presenza - ma rigorosamente tra il pubblico e senza bandiere di partito, come hanno chiesto gli organizzatori - forse vedremo anche qualche big democratico riuscito a non soccombere all'assemblea nazionale. Dal palco invece interverranno in tanti: da Mina Welby a Daniele Garrone, decano della facoltà teologica valdese, da Lidia Ravera a Dacia Maraini, da don Giovanni Franzoni, per le comunità cristiane di base, a Gabriele Polo, direttore del manifesto il cui collettivo ha aderito all'iniziativa. E poi alcuni degli otto promotori dell'appello: Andrea Camilleri, Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi e Stefano Rodotà (non ce la fanno Umberto Eco, Margherita Hack e Lorenza Carlassare). Unica politica a cui sarà concesso di prendere la parola, la vicepresidente del Senato Emma Bonino. Ma l'intervento senz'altro più atteso sarà quello di Beppino Englaro che alle 17 circa si collegherà telefonicamente con i manifestanti, ben consapevole di tirarsi addosso ancora una volta le ingiurie di mezzo centrodestra che ancora ieri lo accusava di aver «offeso il Parlamento» e di aver fatto «fin dall'inizio una battaglia politica per l'eutanasia» (parole di Eugenia Roccella). Per fortuna questa volta il Pd non ha avuto bisogno di contare le coscienze e ha subito risposto - meglio, lo ha fatto Anna Finocchiaro - in difesa del padre di Eluana. Quattro invece i partiti che hanno invitato esplicitamente i loro militanti a partecipare alla manifestazione: Radicali, Rifondazione comunista, Sinistra Democratica e Italia dei Valori. Ma la formazione di Antonio Di Pietro ha fatto qualcosa di più: «L'Idv ha messo a disposizione le sue strutture tecniche e tutte le sue risorse per la realizzazione del palco e i problemi logistici e organizzativi, e Antonio Di Pietro sarà presente ma ha chiesto di non prendere la parola, proprio in nome dello spirito di servizio verso una iniziativa autonoma della società civile con cui il suo partito ha fornito il suo apporto», spiegano in una nota gli organizzatori della manifestazione che sarà seguita in diretta radiofonica dal network di Radio Popolare e da Radio Radicale. Tra gli obiettivi dell'iniziativa - nata ben prima della scelta del ddl Calabrò come testo base per la nuova legge sul testamento biologico compiuta giovedì dalla Commissione Sanità di Palazzo Madama con l'astensione di tre senatori Pd tra cui la capogruppo Dorina Bianchi - c'è l'opposizione forte e chiara a quella che Umberto Veronesi ieri ha definito «non una legge ma un obbrobrio giuridico». Perché, per usare la parole dello scrittore Antonio Tabucchi che ha aderito all'iniziativa, è «profondamente illiberale e antidemocratica, fondata sul sequestro del nostro corpo, ciò che ci appartiene di più al mondo». Una legge «antiscientifica e antideontologica», secondo i 150 medici che hanno firmato un appello contro il ddl Calabrò al quale si sono opposti anche i malati di Sclerosi laterale amiotrofica dell'associazione «Viva la vita»: «Prima di fare una legge ascoltate chi vive tutti i giorni sulla propria pelle la nutrizione e l'idratazione artificiali». Nell'opposizione però c'è chi non riposerà questo fine settimana per mettere a punto gli emendamenti al ddl Calabrò da presentare in Commissione Sanità entro il termine ultimo previsto per lunedì mattina alle 11. Sono al lavoro i radicali (che ne preparano in quantità industriali) e l'Idv. Mentre per il Pd, i senatori Ignazio Marino e Daniele Bosone hanno ricevuto il compito di selezionare gli emendamenti attenendosi all'«orientamento prevalente» nel partito espresso nei 15 punti della mozione bocciata dal Senato il giorno dopo la morte di Eluana Englaro. Il loro non sarà un lavoro facile - seppure coordinato da Finocchiaro, Zanda, Latorre e Dorina Bianchi - visto che l'unico punto su cui probabilmente sono tutti d'accordo è quello delle cure palliative. E infatti sicuramente sarà presentato il maxiemendamento che contiene 13 articoli del ddl Marino sulla terapia del dolore. Sul resto, sull'articolo 2 e l'articolo 5, il cuore della legge, quelli che impediscono di fatto la libertà di cura, siamo purtroppo solo nelle mani di coscienze altrui.

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Rimpatri? Solo se condannati in terzo grado (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROMANIA «Rimpatri? Solo se condannati in terzo grado» La Romania non accetterà il rimpatrio dei propri cittadini, a meno che non siano stati condannati con sentenza definitiva. Che vuol dire, con le lentezze della giustizia italiana, dopo anni. A farlo sapere ci ha pensato ieri il ministro degli esteri romeno Cristian Diaconescu, secondo il quale Bucarest non ha nessun problema ad applicare l'accordo bilaterale del 2003 sul rimpatrio delle persone condannate in via definitiva in Italia. Ma appunto in via definitiva. «L'accordo viene applicato singolarmente di caso in caso, secondo le procedure convenute con la parte italiana», ha detto il ministro. Nel frattempo le ong romene denunciano «l'atteggiamento e l'aggressione xenofoba italiana nei confronti degli immigrati romeni» e chiedono alle autorità di Bucarest di sollevare la questione al prossimo riunione dei ministri degli Esteri della Ue del 23 febbraio. Le Ong, che accusano il governo del loro paese di non aver assunto un atteggiamento duro nei confronti dell'Italia, accusano il nostro paese di violazione della legislazione europea in materia di diritti umani e sulla lotta alla xenofobia e al razzismo.

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LA CAMBOGIA PROCESSA IL SUO PASSATO (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

I «Rouge» ALLA SBARRA LA CAMBOGIA PROCESSA IL SUO PASSATO Il torturatore Duch, oggi cristiano rinato, è stato il primo di cinque dirigenti dei khmer rossi a comparire davanti al Tribunale speciale che a Phnom Penh processa la sanguinosa utopia che in meno di 4 anni sterminò due milioni di cambogiani. Nell'indifferenza della popolazione, che è in realtà nuova paura Gianpasquale Polloni* Magro, emaciato, occhi spiritati... Kaing Eak Euv nom de guerre Duch, responsabile della morte e della tortura di 16,000 persone, ora born again christian e sostenuto dalla fede nella rinascita in grazia divina, è il primo di cinque imputati a comparire davanti al tribunale specialmente istituito a Phnom Penh per giudicare i dirigenti dei Khmer Rouge, il partito comunista che prese il potere in Cambogia tra il 1975 e il '79. Duch era il comandante della prigione di Tuol Sleng, tristemente nota come luogo di torture e di esecuzioni: come tutti i boia, è probabile che rivendichi la sua posizione di semplice esecutore di ordini superiori. Se a guidare il processo penale ai dirigenti Khmer Rouge fosse il puro senso di giustizia, centinaia di migliaia di cittadini cambogiani dovrebbero sedere fra le parti civili, vittime del regime che in soli 3 anni, 8 mesi e 17 giorni, riuscí a stravolgere il paese con una folle utopia agraria, svuotare le città e mandare tutti nei campi: quasi due milioni di persone morirono di fame, stenti e bruitalità di un regime che vedeva nemici ovunque. Invece i cittadini cambogiani che hanno deciso di costituirsi come parti lese sono appena un migliaio: pochi in questo paese si sentono al sicuro, quando si tratta di rivendicare un proprio diritto o di chiedere che venga fatta giustizia. Quella che sembra indifferenza, scarsa attenzione da parte della società cambogiana verso il processo in corso, è invece il risultato delle dinamiche che ancora reggono la società cambogiana, su cui è costruita l'impalcatura del Tribunale Straordinario della Corte di Cambogia. In primo luogo la scelta di ridurre gli imputati a soli cinque alti dirigenti Khmer Rouge, che assurgono cosí al ruolo di figure astratte: chi ha fisicamente ucciso, terrorizzato, torturato, non siede nelle assisi cambogiane, anzi spesso vive a contatto di coloro che ha vittimizzato. Inoltre, le procedure non incoraggiano chi avesse voluto costituirsi parte civile e testimoniare: fino a poco tempo era previsto che le vittime intervenissero solo tramite i propri rappresentanti legali, senza partecipare al dibattimento. Chi ha accettato di presentarsi come parte civile è stato convinto a farlo da una campagna di informazione capillare portata avanti nelle campagne dal «Centro di documentazione sul genocidio cambogiano». Contribuisce a questo distacco anche una concezione del potere e della relazione fra stato e cittadino fondata su rapporti di forza brutali, per i quali il dissenso rappresenta una sfida all'autorità, e ogni protesta una ribellione pericolosa. Per l'attuale governo cambogiano non era certo una priorità portare più dirigenti Khmer Rouge in tribunale. Non tanto perché alcuni attuali dirigenti appartenevano al regime (i dirigenti di spicco hanno il merito storico di essere gli unici cambogiani ad aver combattuto contro i Khmer Rouge e averli sconfitti), quanto perché la dinamica sociale di un processo popolare, con le vittime finalmente protagoniste che mettono in luce e testimoniano sul sistema di potere e i meccanismi di questo, sarebbe un evento sociale destabilizzante per il potere stesso, un precedente rischioso. Ma c'è forse anche altro sotto questa scarsa partecipazione. Spesso la cronaca e la storia di quegli anni sono state dominate dalle voci di chi aveva potere, per educazione o per censo, ma la Cambogia di allora (e di oggi) è fatta all'80% di contadini, le cui esperienze di rado sono riportate. Fra di loro c'era, negli anni in cui i Khmer Rouge hanno preso il potere, un'incredibile aspettativa di una vita migliore. Un'anziana immigrata cinese, contadina della provincia di Battambang, abitante in un villaggio che ha preso il nome, campo di cavoli, dagli sforzi di questo gruppo di immigrati alla fine degli anni '40, spiegava : «Mio marito era comunista, era scappato dalla provincia cinese per via della guerra. Mi disse - non ti preoccupare, perché i comunisti non ce l'hanno con i poveri contadini come noi, solo con i ricchi possidenti, io li conosco. Cosí restammo nel villaggio, e fu una catastrofe. Ci salvammo alla fine dalla morte per fame attraversando il confine con la Thailandia, sui campi minati, dove non ci poteva neanche allontanare dal gruppo per fare i propri bisogni». Lo stesso vale per migliaia di famiglie contadine, che videro nei Khmer Rouge la fine dei soprusi, la corruzione, il dominio dei funzionari governativi e le loro gabelle predatorie. Non fu così. Forse il processo penale ai Khmer Rouge aiuterà a capire come andò, e forse confermerà quello che si intuisce dai racconti e dalle testimonianze, e cioè che furono eliminati e uccisi soprattutto gli uomini e le donne che non si adeguavano, reagivano, cercarono di organizzarsi e di rispondere alla violenza di un regime demente che organizzava loro la vita senza lasciare possibilità di sopravvivenza, né mezzi di sussistenza, obbligati a corvée infinite nelle risaie, puniti ferocemente per qualsiasi strappo alle regole. Tra loro anche le minoranze etniche come i Cham, musulmani, protagonisti di vere a proprie sollevazioni armate contro il regime, decimati da una repressione spaventosa. O i gruppi indigeni del nord est, attratti in un primo tempo dell'idea di una società egualitaria ma subito respinti dai piani di pulizia etnica attuati dai Khmer Rouge. Oggi, se la pace e lo sviluppo economico hanno portato benessere e migliorato la vita di molti, in Cambogia ineguaglianze e ingiustizia sociale sono ogni giorno più profonde. Servirebbe una controparte sociale, ma l'azione sociale qui è appannaggio di pochi coraggiosi. Il retaggio del passato si percepisce nella paura e nella preoccupazione di chi rivendica i propri diritti e si trova a sfidare le autorità, rischiando la prigione e in certi casi la vita. O nel conformismo profondo che spinge la popolazione a un'omologazione accanita, o la precauzione estrema con cui la gente accetta, sussurrando, di commentare i fatti politici, solo fra quattro mura e con interlocutori fidati. In contrasto con l'impressione di libertá che offre la capitale Phnom Penh, in cui sfrecciano giovani vestiti alla moda, su motorette dalle luci psichedeliche, e si moltiplicano le nuove costruzioni, i negozi di moda, i centri benessere, i bar e i ritrovi: il modello politico attuale, ultraliberista e autoritario, sfrutta a pieno il conformismo generato dal retaggio di terrore e violenza del passato. * Lettera 22 Foto: TURISTI OCCIDENTALI AL MUSEO DEL GENOCIDIO DI PHNOM PENH /FOTO AP

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Oggi a piazza Farnese per un'elementare libertà di decidere (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

COMMENTO Oggi a piazza Farnese per un'elementare libertà di decidere Paolo Flores d'Arcais Definire «tortura di Stato» la legge sul fine-vita che il governo Berlusconi vuole far approvare in pochi giorni alle camere non è un'esagerazione retorica. Purtroppo è solo la sobria - ma drammatica - descrizione dell'effetto che tale legge avrà su moltissimi malati terminali. Anche per questo, soprattutto per questo, oggi manifestano a piazza Farnese a Roma, alle 15, tutti i cittadini nei quali un elementare «senso di umanità» non è stato ancora soffocato da fanatismi ideologici di stampo medioevale, né dalla volontà prevaricatoria della Chiesa gerarchica i cui toni su questo tema si fanno sempre più komeinisti. «Chiesa gerarchica» abbiamo detto, e non Chiesa tout court, perché c'è una Chiesa di sacerdoti (sono già decine quelli che hanno aderito pubblicamente, da tutte le regioni d'Italia) e di fedeli che sarà in piazza, in nome non solo della libertà di scelta - che per ogni democratico non può essere messa in discussione - ma anche del Vangelo e della carità cristiana. I medici e gli infermieri che curano coloro che stanno morendo per un cancro ormai non più trattabile sono riuniti nella «Società italiana cure palliative» (Sicp). Tutti i gruppi di volontari che assistono questi malati (62 associazioni onlus, soprattutto al nord) sono riuniti nella «Federazione cure palliative» (Fcp). In un accorato documento-appello di quasi due settimane fa, intitolato «Attenzione all'imposizione di idratazione e alimentazione per tutti i malati. Non la si può imporre a chi sta morendo», Sicp-Fcp hanno scritto: «Un grave rischio ci impone di intervenire nel difficile e delicato dibattito su idratazione e alimentazione: la veloce approvazione di una legge sulle direttive anticipate (...) potrebbe causare una situazione clinica e assistenziale le cui conseguenze non sembrano chiare a tutti (...). Se dovesse essere approvata una legge che esplicitamente e indiscriminatamente impone l'idratazione e l'alimentazione per tutti i pazienti, ci troveremmo di fronte a tale obbligo anche per coloro che vivono una fase di inevitabile e prossima terminalità (...). È incontrovertibile che, nell'accompagnamento del processo di morte naturale (...) è il corpo stesso della persona che sta vivendo gli ultimi giorni della sua vita che non sente più il bisogno di mangiare e bere, come sa chiunque abbia assistito alla fine di una persona cara. Per non andare contro questa possibile legge cosa dovremmo fare allora? Dovremmo mettere in atto un trattamento clinicamente inappropriato aumentando la probabilità di un peggioramento di quei sintomi, di quella sofferenza, che noi stessi siamo chiamati a curare? Questo disegno di legge imporrebbe di attuare delle pratiche contrarie al bene dei pazienti (...). Chiediamo alla politica di ripensare il suo ruolo e di fermarsi di fronte a una decisione che potrebbe avere delle ricadute concrete e dolorose sulla fine, naturale e faticosa, di tante persone». Due di questi medici, uno dei quali cattolico praticante, sul sito www.micromega.net hanno spiegato senza mezzi termini che nutrizione e idratazione nel malato terminale moltiplicano le sofferenze: non solo le prolungano ma le intensificano. Si rendono conto i parlamentari che voteranno questa legge di quale mostruosità stanno per rendersi agenti? Condannare a nuove, più lunghe e più dolorose sofferenze persone che stanno morendo, condannate a morte senza alcuna colpa! Aggiungere a una condanna a morte anche la condanna a una tortura indotta da un intervento coatto (nutrizione e idratazione artificiale) che nella fase terminale i protocolli delle cure palliative oggi escludono. Il cardinal Bagnasco nella sua più recente intervista al Corriere della sera ha detto: «niente ideologie, la vita va difesa». Difendere la vita significa torturare i malati terminali con interventi artificiali e prolungati? Questa sì che è ideologia, e raccapricciante. Al cardinal Bagnasco, portatore di un'ideologia oscurantista, bisogna rispondere più che mai «niente ideologie: la vita appartiene a chi la vive». Solo chi vive la sua vita ha titolo per decidere se prolungare artificialmente un'esistenza ormai terminale e che sempre di più è sofferenza. Solo chi vive la sua vita può decidere se accettare o rifiutare il sondino e il respiratore che la tecnica gli mettono a disposizione, ma che nessuna tecnica e nessun cardinale possono imporgli. Solo uno Stato totalitario può infatti arrivare a tanto. Totalitaria è perciò la legge che la maggioranza berlusconiana, ormai in preda a komeinismo, vuole imporre agli italiani. Con questa legge Welby sarebbe ancora torturato in quella che denunciava come una condizione di sepolto vivo, e nessuno di noi, cosciente come Welby o in stato vegetativo come Eluana, potrà mai più decidere sul proprio corpo e sulla propria vita. Per questa elementare libertà oggi saremo a piazza Farnese.

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Politkovskaia, l'inchiesta riparte da zero (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

ESTERI pag. 23 Politkovskaia, l'inchiesta riparte da zero ASSOLTI GLI IMPUTATI, NUOVE INDAGINI SULL'OMICIDIO DELLA GIORNALISTA MOSCA RIPARTE da zero tra polemiche e pessimismo l'inchiesta sull'uccisione della giornalista di opposizione Anna Politkovskaia (foto Ansa), la più feroce critica della Russia putiniana, dopo il verdetto di non colpevolezza pronunciato giovedì a Mosca dalla giuria nei confronti di tutti e quattro gli imputati. Ieri il tribunale militare, emessa la sentenza assolutoria, ha ritrasmesso il fascicolo alla procura perché avvii nuove indagini e riconosciuto il diritto degli accusati a chiedere un risarcimento per l'ingiusto processo. Ma ora, sul banco degli imputati, sono finiti gli inquirenti e tutto il sistema giudiziario del Paese, come emerge anche dalla stampa russa singolarmente concorde nel criticare «il fallimento totale» dell'inchiesta. Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione di alcune capitali (Washington, Parigi), è diventata l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato. Il primo problema è che il potere giudiziario russo non gode di alcuna reale indipendenza e autonomia dal potere esecutivo e legislativo. Il secondo problema è culturale, una sorta di eredità sovietica: per troppo tempo i magistrati sono stati addomesticati dal Cremlino, tanto che in un recente sondaggio la maggioranza dei cittadini intervistati, dal 39% al 44% a seconda del grado di istruzione, non considera i tribunali come un potere indipendente.

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Giustizia \nPolitkovskaja, sentenza indegna (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: OPINIONI - data: 2009-02-21 num: - pag: 17 categoria: BREVI Giustizia Politkovskaja, sentenza indegna di GIANNI PITTELLA* Al termine di un'indagine carente e di un processo che ha evitato di mettere in luce tutti i legami tra servizi segreti e criminalità cecena è arrivata la peggiore delle sentenze possibili: nessun colpevole. Siamo profondamente delusi per come non si è riusciti, prima, a salvare la vita di una giornalista che era stata minacciata molte volte e perfino avvelenata e, poi, a fare piena luce sulla sua eliminazione. Il Parlamento europeo ha dedicato la propria sala stampa di Bruxelles ad Anna Politkovskaja per ricordare a tutti quelli che ospita che non c'è democrazia senza libertà di stampa e di critica. E' un bene che i legami tra Unione Europea e Russia si vadano consolidando ma non è accettabile che la Commissione e l'Alto rappresentante per la politica estera non siano riusciti a mettere la legalità, la libertà di espressione e il rispetto dei diritti umani al vertice di queste relazioni. *Eurodeputato Pd

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Il viaggio in Cina La Clinton: <La crisi ha la precedenza sui diritti umani> (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale.it, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

n. 45 del 2009-02-21 pagina 16 Il viaggio in Cina La Clinton: «La crisi ha la precedenza sui diritti umani» di Redazione La crisi economica internazionale è al centro della visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, arrivata ieri in Cina, ultima tappa del viaggio che l'ha portata in Giappone, Indonesia e in Corea del Sud. Un problema comune, quello della crisi, su cui è necessaria una cooperazione fra i due Paesi, e anche i problemi in sospeso del rispetto dei diritti umani, di Taiwan e del Tibet, sui quali Washington continuerà a fare pressione su Pechino, «non devono interferire», si è premurata di dire prima di imbarcarsi per la capitale cinese da Seul. Qui ieri mattina il capo della diplomazia americana ha ammonito la Corea del Nord perché torni a trattare sul dossier nucleare e ponga fine alle sue «provocazioni». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Papararo (Pdl) su Equitalia Polis (sezione: Diritti umani)

( da "Caserta News" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sabato 21 Febbraio 2009 Papararo (Pdl) su Equitalia Polis POLITICA | Castel Volturno "L'EQUITALIA POLIS Spa sta recapitando a numerosissimi contribuenti, a mezzo di raccomandata con ricevuta di ritorno, "Lettere di preavviso di iscrizione del fermo amministrativo" e precisamente l'avvio della procedura di fermo sui veicoli di proprietà degli intestatari delle cartelle di pagamento riguardanti il Tributo di Bonifica che i contribuenti hanno impugnato e che per le quali sono in attesa di Giudizio della Commissione Tributaria Provinciale di Caserta. La illegittimità di detto tributo è confermato dall'accoglimento dei ricorsi esaminati dalla Commissione Tributaria Provinciale di Caserta che sta ritenendo illegittima la richiesta del contributo di bonifica, in quanto richiesta per servizi mai resi e per fabbricati esenti dal tributo. Ciò nonostante l' L'EQUITALIA POLIS Spa sta avviando nei confronti dei contribuenti la procedura del "Fermo Amministrativo" , finalizzata ad ottenere il pagamento immediato del tributo non pagato quintuplicato rispetto all'importo originario, motivato con la seguente dicitura: Es.: 1.214,34 per interessi di mora e spese di procedure sino ad oggi maturati. L' L'EQUITALIA POLIS Spa, per conto del Consorzio Generale del Bacino Inferiore del Volturno, sta tentando di impedire al contribuente il suo esercizio del diritto di difesa . Lunedì pomeriggio alle 18,00 presso la nostra sede, dove abbiamo già assistito i cittadini vessati da questa ingiusta ed illegittima richiesta del Consorzio di Bonifica, terremo un incontro pubblico con i cittadini ed i nostri esperti tributaristi per illustrare la strategia di risposta a questo ennesimo tentativo di violazione dei diritti del contribuente".

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Sì al testamento biologico Oggi manifestazione a Roma (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica.it" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROMA - Si tiene oggi alle 15 nella capitale, in piazza Farnese, la manifestazione "Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato". Un'iniziativa che nasce sull'onda di un appello firmato da Andrea Camilleri, Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi e Stefano Rodotà. E a cui hanno aderito Italia dei valori, Rifondazione comunista, Sinistra democratica, Partito radicale. Anche se i militanti partecipano senza bandiere di partito. Per sottolineare che si tratta di una battaglia per i diritti civili. Tra le 17 e le 17,30, previsto anche un collegamento telefonico con Beppino Englaro, il papà di Eluana. Dal palco invece intervergono Mina Welby, il decano della facoltà teologica valdese Daniele Garrone, dom Giovanni Franzoni per le comunità cristiane di base, Dacia Maraini, Lidia Ravera, il direttore del Manifesto Gabriele Polo, un medico impegnato nelle cure palliative per i malati terminali, Emma Bonino, e alcuni dei promotori dell'appello. Presente anche Antonio Di Pietro, che però ha già annunciato di non voler prendere la parola. Del resto è l'Italia dei valori ad aver messo a disposizione della manifestazione le sue strutture tecniche e le sue risorse per la realizzazione del palco. (21 febbraio 2009

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In piazza contro la tortura di Stato (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica.it" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

CI sono due importanti appuntamenti romani, oggi. Cominciamo dalla manifestazione indetta da Micromega con la parola d'ordine: "Sì alla vita, no alla tortura di Stato". Se fossi un uomo libero, parteciperei con convinzione. La dilapidazione di parole grosse e grossolane da cui siamo appena usciti, nel corso della vicissitudine della famiglia Englaro, e che ha lasciato la sua risacca di rancori e dannazioni, non ha a che fare con quel titolo. La legge che la maggioranza vuole votare introduce davvero una tortura di Stato nel modo in cui ciascun cittadino, ciascun essere umano in questo paese potrà trovarsi a concludere la propria vita. Si tratta di un tema così cruciale, e di una tale enormità giuridica e morale, che lo sforzo di spiegarla e di denunciarla merita il più schietto impegno. Siamo in tanti, credo, a dissentire radicalmente dalla fiducia che Micromega ripone nel partito di Di Pietro, vedendo un'intransigenza onesta dove noi vediamo uno spregiudicato caudillismo. E a dissentire dunque dal proposito di associare la presunta opposizione della società civile a un accordo elettorale con quel partito. Questo dissenso non è affatto una ragione per non augurarsi il massimo di forza e chiarezza alla mobilitazione contro la legge che contraffà l'intenzione del testamento biologico e sostituisce a una condizione di vaghezza una di esatta e vendicativa espropriazione della libertà personale da parte dello Stato. Nello stesso giorno, si svolge l'assemblea del Pd. Può venirne un finale disastro. I fautori della soluzione "ragionevole" - che ha il nome più probabile di Dario Franceschini - hanno dalla loro la necessità di salvare il salvabile, l'imminenza delle scadenze elettorali e della formazione delle liste (cioè della notte dei lunghi coltelli, ma da cucina) e il cosiddetto senso di responsabilità. I fautori di una svolta radicale e pronta, dunque delle primarie subito, con o senza congresso, hanno dalla loro il ripudio del senso di responsabilità, che può diventare l'alibi alla conservazione quando non c'è più quasi niente da conservare, e un'insofferenza popolare che ha superato la soglia della delega e dell'autocontrollo. OAS_RICH('Middle'); Quella che con un termine anacronistico si chiama "base" del Pd, e con un vezzeggiativo si chiama "popolo delle primarie", insomma le persone che hanno ancora un amore per la propria parte, o almeno un'angoscia per la parte che tiene euforicamente il potere, è disperata o esasperata, o le due cose insieme. Può indursi ad andarsene, o restare per dare fuoco ai locali, e allora l'assemblea farà assomigliare il Pd a un centro insulare di mancata identificazione e di reciproca espulsione. A occhio, direi che i notabili del Pd sottovalutino ancora questo furore. Suggerirei loro di riflettere ad alcuni argomenti retorici troppo abituali, che si sono rovesciati in realtà nel significato contrario. "In un grande partito si sta insieme nonostante le divergenze su alcuni temi". Al contrario: nel Pd si sta insieme oggi solo per le divergenze su alcuni temi. I cattolici integralisti e clericali stanno nel Pd solo perché questo consente loro di sabotare o fiaccare una linea chiara e coerentemente perseguita sugli unici temi che stanno loro a cuore, come ha ennesimamente - e oltre la decenza - dimostrato l'avvicendamento alla presidenza della commissione sanità, e l'astensione della senatrice Bianchi e due altri sul disegno Calabrò che prevede quella tortura di Stato, contro la quale, mentre si tiene l'assemblea del Pd, stiamo marciando per Roma. La scissione tanto paventata, e che il leale e laico cattolico Franceschini dovrebbe arginare, non avviene ancora non perché ci siano tanti altri contenuti a unire, ma perché c'è questo a dividere e paralizzare. Sugli altri contenuti, ammesso che uniscano davvero, si può allearsi una volta che ciascuno prenda la propria strada: questo della discordia serve, all'opposto, a non far prendere una strada. Non invidio chi oggi dovrà scegliere che cosa fare all'assemblea. Ho l'impressione che la contrapposizione fra i ragionevoli e responsabili continuatori con riserva, e i giustamente esasperati e risoluti rivendicatori di un "nome nuovo" - di persona e di cose, "vorrei trovare parole nuove", anche perché diluvia sul nostro amor - non servirà, chiunque ufficialmente vinca, a scansare il disastro. Non so se le fantasia politica indarno attribuita agli italiani - l'"esprit florentin", l'abbiamo appena visto... - possa suggerire ai duemila dell'assemblea (il doppio, dopotutto, dei ragazzi che fecero l'unità d'Italia) una soluzione che tenga aperto il doppio registro: investa un'ordinaria amministrazione, sia pure nell'avviata procedura di fallimento, capace di affrontare col minor danno scadenze elettorali e organizzative, e insieme apra, anzi spalanchi, a un consesso di giovani e molto giovani che si impegni a un processo congressuale dal quale, quando si arrivi al calendario del congresso vero, siano state definite delle buone idee, e siano state stanate e promosse e dunque candidate qualità personali oggi invisibili. Tanti auguri. (21 febbraio 2009

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Cina e Usa possono guidare la ripresa, dice Clinton (sezione: Diritti umani)

( da "Reuters Italia" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

PECHINO (Reuters) - Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha detto oggi che gli Stati Uniti e la Cina possono risollevare il mondo dalla crisi economica lavorando insieme e ha precisato che questa è una priorità, mentre in secondo piano viene la questione dei diritti umani in Cina. Nella sua prima visita in Cina da segretario di Stato, la Clinton ha scelto una linea più morbida sul tema delle libertà politiche e religioni di quanto non avesse fatto nel 1995 nel suo discorso a Pechino, in cui aveva criticato la situazione dei diritti umani nel paese. In una conferenza stampa insieme al ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, Clinton ha detto che i due paesi dovrebbero avere "una franca discussione sulle questioni sulle quali c'è un disaccordo, tra cui i diritti umani, il Tibet, la libertà di culto e di espressione". Tuttavia, ha suggerito che prima di tutto vengono gli sforzi congiunti per rilanciare la crescita di fronte alla crisi finanziaria globale, per contrastare il cambiamento climatico e per risolvere le sfide alla sicurezza come il programma nucleare nordcoreano. Nella sua ultima tappa del viaggio di una settimana in Asia che l'ha portata a Tokyo, Giacarta e Seoul, Clinton ha sottolineato quanto intrecciate siano le economie di Cina e Stati Uniti. Gli Usa sono uno dei principali sbocchi dell'export cinese, mentre la Cina, che ha circa 2000 miliardi di dollari di riserve in valuta straniera, è il primo detentore al mondo di quote del debito pubblico statunitense.

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Hillary in Cina: "Uniti contro la crisi" (sezione: Diritti umani)

( da "Stampaweb, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

PECHINO Gli Usa aspirano a relazioni «positive e di collaborazione» con la Cina, che permettano ai due Paesi di far fronte ai «formidabili problemi» che sono sul tappeto come la crisi economica ed i cambiamenti climatici. Lo ha detto oggi il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, da ieri in Cina a conclusione della sua prima missione all?estero nel corso della quale ha visitato anche Giappone, Corea del Sud ed Indonesia. Lavorando insieme, ha detto il segretario di Stato in una conferenza stampa al termine del suo incontro col ministero degli esteri cinese Yang Jiechi, Usa e Cina possono «portare il mondo fuori dalla crisi». Yang ha ricambiato, riaffermando la fiducia della Cina nei titoli di Stato americani, nei quali ha già investito 700 miliardi di dollari. Nella sua prima visita in Cina da segretario di Stato, Hillary ha scelto di mettere in secondo piano i problemi di Taiwan, del Tibet e dei diritti umani, suscitando la reazione dei gruppi umanitari. Un portavoce di Amnesty International ha affermato che con questa scelta il segretario ha «danneggiato le future iniziative degli Usa sui diritti umani». Su questi problemi, hanno detto all?unisono Clinton e Yang, i due Paesi «si sono trovati d?accordo nell?essere in disaccordo». Dissidenti, come la blogger Zeng Jinyan e lo scrittore Yu Jie, hanno affermato di essere stati messi stamattina agli arresti domiciliari, per impedirgli di incontrare il segretario di Stato. Hillary Clinton è stata poi ricevuta dal premier Wen Jiabao e dal presidente Hu Jintao che, ha annunciato il ministro Yang, avrà in aprile a Londra il suo primo incontro bilaterale col presidente americano Barack Obama.

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Obama, trenta giorni di corsa per rimettere in pista il Paese (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 21-02-2009 LA NUOVA CASA BIANCA Obama, trenta giorni di corsa per rimettere in pista il Paese DA NEW YORK ELENA MOLINARI P robabilmente non batterà il record di Franklin Roosevelt, che nei primi 100 giorni di governo pose il suo sigillo su 15 leggi e trasformò radicalmente l'apparato federale americano. Ma il primo mese di Barack Obama alla Casa Bianca è stato un vortice di attivismo. Arrivato al potere nel bel mezzo (e non alla fine, come il più fortunato Roosevelt) di una recessione, Obama è stato costretto a dedicare l'80 per cento delle sue energie all'economia. Dal 20 gennaio ha fatto approvare dal Congresso un piano di stimolo da oltre 780 miliardi di dollari che è stato definito il pu' grande e complesso pacchetto legislativo della storia americana. La stessa settimana ha proposto un intervento da 275 miliardi per permettere a nove milioni di famiglie di non perdere la loro casa. Nel frattempo siglava una legge sull'equità dei salari fra uomini e donne ed espandeva la copertura sanitaria gratuita a quattro milioni in più di bambini. Infine il suo ministro al Tesoro presentava un piano bis (dopo quello di Bush) per ridare fiducia al sistema finanziario. Nonostante l'economia abbia occupato con prepotenza il proscenio, O- bama ha cercato anche di imprimere una direzione chiara alla sua politica estera. Ha riservato la sua prima telefonata al leader palestinese Abu Mazen e la sua prima intervista alla televisione araba al-Arabiya. I messaggi che ha mandato in entrambi i casi («gli Usa sono pronti ad aprire un nuovo capitolo di rispetto e collaborazione con il mondo islamico») gli hanno attratto critiche in casa («sminuisce il lavoro umanitario e diplomatico di almeno due presidenti»), ma gli sono valse l'apprezzamento del mondo arabo. Lodi sono arrivate, soprattutto dall'estero, anche in seguito all'annuncio di voler chiudere Guantanamo e di non tollerare la tortura nei confronti dei sospetti terroristi. In 30 giorni il capo di Stato americano ha anche mantenuto la promessa elettorale di inviare rinforzi in Afghanistan mentre precisa il piano di disimpegno dall'Iraq. Ma il decisionismo del primo mese ha spinto il nuovo presidente anche in direzioni arrischiate. Uno dei suoi primi atti alla Casa Bianca è stata la riapertura dei fondi federali per le Ong che offrono l'aborto come strumento di pianificazione familiare. E il decreto che riautorizzerà il finanziamento pubblico alla ricerca sulle staminali embrionali è già pronto. La fretta di presentare risultati ai suoi elettori ha portato Obama anche a compiere passi falsi. Il piano di aiuto alle istituzioni finanziarie del Tesoro è stato condannato come troppo indulgente nei confronti delle banche e troppo vago. Un giudizio condiviso dai mercati che sono crollati il giorno in cui è' stato presentato ( Wall Street è' stato finora il giudice più severo di Obama, perdendo punti ogni volta che annuncia un invervento anti-crisi). L'errore più clamoroso è stata la serie di nomine di membri della sua squadra che sono stati poi costretti a farsi da parte. Dall'opposizione si sono levate anche accuse di incoerenza: nonostante la promessa di chiudere Guantanamo, la prigione potrebbe rimanere aperta per un anno. E la dichiarazione anti-tortura fa il paio con l'ammissione della Cia di voler utilizzare ancora le sue prigioni segrete. Perché tanta fretta allora? Perché i primi mesi di un'amministrazione sono sempre i più produttivi, grazie alla "luna di miele" con l'opinione pubblica di cui gode ogni presidente. E il compito che Obama ha di fronte è fra i più colossali mai affrontati da un presidente americano. Obama continuerà dunque a sfornare iniziative a raffica e a forzare la mano del Congresso finché il suo capitale politico glielo permetterà. Nei prossimi 47 mesi si capirà se lo ha speso con saggezza o lo ha sperperato. gli analisti Il dibattito al Congresso sulla crisi economica ha messo in evidenza la differenza fra repubblicani e democratici che mette a dura prova le ambizioni bipartisan del leader Il neo presidente ha ereditato una situazione difficile. Gli americani ora vogliono che il governo si faccia carico dei problemi Secondo Joe Loconte, «in un'altra situazione un pacchetto di spese così ingente mai sarebbe stato approvato» Tom Daschle ha dovuto rinunciare all'incarico di segretario alla Sanità (Ap) Sotto, il presidente Barack Obama (Reuters)

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Clinton in Cina scorda i diritti umani: prima la crisi (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 21-02-2009 Clinton in Cina scorda i diritti umani: prima la crisi PECHINO. Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Hillary Clinton, è arrivato ieri a Pechino ultima tappa del suo tour asiatico. Prima però di approdare in Cina, da Seul, il capo della diplomazia Usa ha nuovamente ammonito la Corea del Nord perché ponga fine alle provocazioni e torni al tavolo delle trattative sul dossier nucleare, avvertendo che i rapporti con Washington non miglioreranno se Pyongyang continuerà ad insultare la Corea del Sud. Il segretario di Stato ha anche annunciato la nomina di Stephen Bosworth ad inviato Usa per i negoziati sul disarmo nucleare coreano. Pyongyang ha inasprito i toni bellicosi contro Seul, minacciando attacchi missilistici. Il governo del Sud ha risposto con la minaccia di colpire i siti di lancio. «La Corea del Nord non otterrà rapporti diversi con gli Stati Uniti insultando e rifiutando il dialogo», ha detto la Clinton, che ha aggiunto che «i risultati della Corea del Sud in fatto di democrazia e prosperità sono in netto contrasto con la tirannia e la povertà oltre il confine con il Nord». Il segretario di Stato ha toccato il tasto dell'incertezza legata alla successione a Kim Jong-Il: «Quando si considerano le relazioni future con un governo che non ha stabilito una successione chiara ha detto la Clinton c'è di che interrogarsi». Quindi la partenza per Pechino. Hillary Clinton è dell'opinione che Stati Uniti e Cina avranno buone opportunità di affrontare i temi urgenti del momento come il cambiamento climatico piuttosto che colmare le ormai datate lacune riguardanti i diritti umani, incluso il comportamento della Cina nei confronti della questione Tibet. Secondo quanto dichiarato dal segretario di Stato, l'Amministrazione Usa e il governo cinese devono continuare a impegnarsi sul tema dei diritti umani ma questo «non deve interferire sullo stato di crisi che coinvolge l'economia globale, il clima e la sicurezza». Cina e America devono «intavolare delle discussioni che conducano alla comprensione e alla cooperazione su ognuno di questi» temi, ha affermato l'ex first lady prima di incontrare la controparte Yang Jiechi, il presidente Hu Jintao e il premier cinese Wen Jiabao. Il segretario di Stato: cooperiamo. Da Seul aveva lanciato un monito anche a Pyongyang: basta minacce Hillary Clinton a Seul (Reuters)

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IL PAPA: INCOMBE RISCHIO DI EUTANASIA GENETICA (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Papa: incombe rischio di eutanasia genetica -->Il monito di Ratzinger: «Così si indebolisce il rispetto che è dovuto a ogni essere umano». Oggi a Roma manifestazione con Beppino Englaro contro la legge: no alla tortura di Stato.

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Prima beffa cinese per Hillary (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Prima beffa cinese per Hillary 21 febbraio 2009 alle 12:16 — Fonte: rampini.blogautore.repubblica.it — 0 commenti Al suo arrivo a Pechino la Clinton aveva detto che i diritti umani non sarebbero stati un ostacolo al dialogo tra le due potenze (facendo infuriare i liberal in America e le ong umanitarie). I dirigenti cinesi l' hanno subito presa in parola: hanno detenuto o messo agli arresti domiciliari i dissidenti più noti ancora in libertà, onde evitare che i giornalisti americani al seguito di Hillary cercassero di contattarli. rampini

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Sì AL TESTAMENTO BIOLOGICO, NO ALLA TORTURA DI STATO : QUESTO IL TITOLO DELLA MANIFE... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato»: questo il titolo della manifestazione che si svolgerà oggi pomeriggio a Roma, in piazza Farnese. Interverrà in collegamento telefonico Beppino Englaro, il padre di Eluana. Parteciperanno, tra gli altri, Mina Welby, il valdese Daniele Garrone, don Giovanni Franzoni per le comunità cristiane di base, Dacia Maraini, Lidia Ravera, Emma Bonino, Andrea Camilleri, Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi e Stefano Rodotà. Hanno aderito Idv, Rifondazione comunista, Sinistra democratica e Partito radicale.

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RAFFAELE INDOLFI È LA MORTE DELLO STATO DI DIRITTO . ALTOLà DEL VATICANO AL ... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

RAFFAELE INDOLFI È «la morte dello Stato di diritto». Altolà del Vaticano al decreto sulla sicurezza varato dal governo che legalizza le ronde. Per monsignor Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio dei migranti, «l'istituzione delle ronde rappresenta una abdicazione dello Stato di diritto». E non è, quindi, «la strada da percorrere». Su sicurezza e immigrazione tra governo e Vaticano non c'è affatto quell'«identità di vedute» che appena due giorni fa il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva sottolineato esservi con la Santa Sede, riferendosi soprattutto alla politica internazionale ma anche, implicitamente, alla bioetica. Dopo aver ricordato le perplessità del capo dello Stato e criticato l'ostinazione del governo, monsignor Marchetto, a proposito delle ronde, osserva che «è giusto che i cittadini si sentano al servizio del bene comune, purchè questo serva a difendere i deboli». Ma, sostiene, che la repressione dei reati, «spetta alle autorità costituite». Il fatto, poi, che il decreto legge introduca un «ruolo prevalente» per ex appartenenti alle forze dell'ordine ed escluda l'uso di armi, non cambia la posizione dell'esponente della Santa Sede. «Cercano così di far passare - rileva monsignor Marchetto - una norma che aveva già sollevato critiche, anche da parte del capo dello Stato». E ribadisce: «È bene dare ai cittadini la possibilità di contribuire ad aumentare la sicurezza delle loro città, ma se questo serve ad alimentare un clima di criminalizzazione dei migranti, certamente questo non trova il consenso della Chiesa». Ronde a parte, il Vaticano ribadisce le critiche nei confronti dell'invito rivolto da governo a medici e ospedali affinchè denuncino gli immigrati clandestini, e guarda con allarme al prolungamento dei tempi di permanenza nei Cie, i centri di identificazione e espulsione. «Se gli irregolari si fanno prendere dalla paura - avverte monsignor Marchetto - perderanno la fiducia e, non conoscendo i propri diritti, potrebbero preferire non curarsi, o favorire la creazione di strutture illegali». E, più in generale, «criminalizzare le migrazioni irregolari e trattarle come reati comuni significa non riconoscere il diritto ad emigrare», rileva ancora monsignor Marchetto che ricorda come questo diritto sia, invece, tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla dottrina della Chiesa. Il presidente del pontificio consiglio per i migranti invita ad una maggiore «moderazione» e plaude alle parole pronunciate dal presidente della Camera Gianfranco Fini contro l'equazione «immigrati uguale criminali». Che non bastano, però, a bilanciare l'effetto di provvedimenti che rischiano, secondo la Chiesa, di esacerbare paure e intolleranze. «Il clima che si respira nel nostro Paese - denuncia inoltre il servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia - è sempre più teso. Crescono gli episodi di intolleranza e xenofobia, ma soprattutto le frasi fatte, gli insulti sugli autobus, l'insofferenza verso il diverso. Le dichiarazioni ad effetto di alcuni politici - sottolineano i gesuiti - e le strumentalizzazioni di fatti di cronaca troppo enfatizzati dai media concorrono a far passare un messaggio pericoloso: i confini di quel che è lecito dire (e fare) dipendono dall'origine, dallo status o addirittura dal colore della pelle di chi ci troviamo davanti». Al Vaticano replica il vicepresidente dei deputati del Pdl Italo Bocchino. «Il Vaticano - dice - fa benissimo il suo mestiere, di tutelare i più deboli, quelli che considera gli emarginati. Il nostro compito come governo è però un altro: quello di garantire la sicurezza dei cittadini. Le ronde vengono male interpretate». Mentre Jole Santelli, responsabile Sicurezza Fi e vicepresidente della commissione Affari Costituzionali, dice che quella del Vaticano sulle ronde «è una interpretazione forzata».

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LA CAMPANIA, DOPO 37 ANNI, HA IL NUOVO STATUTO, APPROVATO IERI DAL CONSIGLIO REGIONALE IN SECONDA LE... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

La Campania, dopo 37 anni, ha il nuovo Statuto, approvato ieri dal consiglio regionale in seconda lettura. Nella parte relativa ai principi spiccano la lotta contro la pena di morte, la tortura, il terrorismo, la schiavitù ma anche la tutela della vita umana. Si riconosce il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio. Non c'è il riferimento alle coppie di fatto ma il più generico "unioni familiari". Sì, invece, alle radici cristiane. Lo Statuto sancisce il principio costituzionale delle pari opportunità e del riequilibrio della rappresentanza tra uomini e donne. Tra gli obiettivi, le politiche a favore degli immigrati. Il consiglio regionale passa da sessanta a sessantuno consiglieri (il presidente della giunta è l'unità in più) e i gruppi dovranno essere composti da almeno cinque componenti. Inserita una norma anti-trasformismo: chi cambia casacca perde i benefici. Confermata l'elezione diretta del presidente della giunta. MAINIERO A PAGINA 31

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Va fermata questa spirale autoritaria (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Va fermata questa spirale autoritaria» Sabato 21 Febbraio 2009, Le forze politiche di governo e di opposizione ispirate ai valori del liberalismo democratico «fermino questa spirale autoritaria»: a chiederlo è l'Unione delle Camere Penali Italiane, che dicono di ritenere «al di fuori della Costituzione» i provvedimenti contenuti nel decreto legge sulla sicurezza. Gli avvocati penalisti considerano «inutile» la norma sulle ronde, e giudicano la custodia cautelare per gli indiziati di violenza sessuale in «contrasto con i principi di presunta innocenza». L'introduzione della pericolosità sociale è infatti, per l'Unione Camere Penali, una «grave violazione dei diritti dell'uomo», mentre l'esclusione di misure alternative al carcere per i condannati per violenza sessuale «rischia di togliere alla pena ogni funzione rieducativa». Quindi, «per il carattere illiberale del suo contenuto il decreto si colloca fuori dalla Costituzione. Una non costituzionalità dovuta anche alla mancanza del presupposto della straordinaria necessità ed urgenza», conclude l'Ucpi, visto che i dati segnalano una riduzione dei reati di violenza sessuale.

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"Giustizia venduta": riaperto il dossier sulla morte della giornalista (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

"Giustizia venduta": riaperto il dossier sulla morte della giornalista Sabato 21 Febbraio 2009, Mosca All'indomani dell'unanime verdetto di non colpevolezza pronunciato giovedì a Mosca dalla giuria nei confronti di tutti e quattro gli imputati, riparte da zero tra polemiche e pessimismo l'inchiesta sull'uccisione della giornalista di opposizione Anna Politkovskaja, la voce ferocemente più critica della Russia putiniana. Ieri il tribunale militare, emessa la sentenza assolutoria, ha ritrasmesso il fascicolo alla procura perché avvii nuove indagini e ha pure riconosciuto il diritto degli accusati a chiedere un risarcimento per l'ingiusto processo. Ma ora, sul banco degli imputati, sono finiti gli inquirenti e tutto il sistema giudiziario del Paese, come emerge anche dalla stampa russa singolarmente concorde nel criticare «il fallimento totale» dell'inchiesta. Un naufragio giudiziario che ai difensori dei diritti umani non lascia molto ottimismo sulle prospettive di una nuova indagine. La sentenza, che ha sollevato sconcerto in tutto il mondo e prese di posizione a Parigi e Washington, è diventata l'ennesima cartina di tornasole di uno Stato di diritto tanto proclamato quanto quotidianamente sconfessato. Il primo problema è che il potere giudiziario russo non gode di alcuna reale indipendenza e autonomia dal potere esecutivo e legislativo. Il secondo problema è culturale, una sorta di eredità sovietica: per troppo tempo i magistrati sono stati addomesticati dal Cremlino (il famoso "diritto telefonico"), tanto che in un recente sondaggio la maggioranza dei cittadini intervistati, dal 39% al 44% a secondo del grado di istruzione, non considera i tribunali come un potere indipendente. E certo non aiutano certe uscite, come quella cinica di Putin sulla marginalità della Politkovskaja, poco dopo il delitto. C'è poi il problema della corruzione e dei conflitti di potere, come quello tra la procura e il comitato d'indagine istituito nell'estate del 2007, che ha poi raccolto le prove del processo Politkovskaja. A dirigerlo è Aleksander Bastrikin, un uomo di fiducia di Vladimir Putin. Lo scorso luglio un deputato giornalista denunciò in modo documentato che faceva affari all'estero con un'impresa immobiliare nella Repubblica Ceca contravvenendo alle leggi. È bastata una smentita e Bastrikin è rimasto lì. In compenso uno dei suoi collaboratori, Dmitri Dovghi, che aveva denunciato come inchieste importanti siano state aperte su pressione delle autorità, è finito indagato per una tangente da 750mila euro. Ha creato un caso anche la vicepresidente della suprema corte di arbitrato, Ielena Valiavina, rivelando che Valery Boiev, ex dirigente del Cremlino con Putin, l'aveva minacciata nel 2005 di rovinarle la carriera, se non avesse ribaltato una sentenza contro il servizio dei beni federali. E giusto ieri, la presidente della stessa corte, Valentina Maikova, è stata destituita dai suoi colleghi per una vicenda da "affittopoli". Tornando al caso Politkovskaja, non ci si deve quindi stupire se uno degli imputati ha sostenuto di aver ricevuto dagli investigatori la promessa di una pena ridotta se avesse coinvolto l'oligarca in esilio Boris Berezovski, nemico numero uno di Putin. Intanto altri difensori dei diritti umani ed altri giornalisti continuano ad essere uccisi, come l'avvocato Stanislav Markelov e la reporter Anastasia Baburova. Ma la giustizia russa sa anche colpire due volte lo stesso imputato, se vuole: per ironia della sorte, nel giorno dell'assoluzione nel processo Politkovskaja, è stato annunciato il processo bis a Mikhail Kodorkhovski, un altro nemico giurato di Putin.

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Bio-Testamento: P.Zza Farnese gremita "Contro tortura di Stato" (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Bio-Testamento: P.Zza Farnese gremita "Contro tortura di Stato" 21 febbraio 2009 alle 16:05 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Si è riempita Piazza Farnese, in pieno centro di Roma: sono in tanti, rigorosamente senza bandiere di partito come richiesto dagli organizzatori, ad aver risposto all'appello di Micromega contro il ddl sul testamento biologico in discussione al Senato. Emblematico lo slogan, che campeggia sopra il palco: "si al testamento biologico, no alla tortura di Stato", seguito dalla frase: "si al rispetto della Costituzione, no alla dittatura oscurantista". "La vita appartiene a noi -- sintetizza il direttore di Micromega Paolo Flores d'Arcais -- non al governo né alla Chiesa. Noi siamo per la libera scelta, c'è chi vorrà che gli le siano staccate le macchine come Welby, e chi no. In ogni caso è mostruoso che decida una maggioranza". Se la legge passerà nel testo attuale, che vieta lo stop di alimentazione e idratazione forzate, i promotori sono pronti al referendum: "ne va della nostra vita". "Il centrodestra -- aggiunge Pancho Pardi dell'IdV -- dice di essere il partito della vita perché vuole impedire a un paziente di esprimere le sue volontà, e chiamano noi partito della morte. Ma siamo noi a tutelare la vita, la volontà del paziente e il libero intendimento di tutti i cittadini". Nel corso della manifestazione sono previsti diversi interventi dal palco, tra cui Don Giovanni Franzoni, Dacia Maraini e Livia Ravera, ed è atteso per le 17-17.30 un collegamento telefonico con Peppino Englaro. All'iniziativa hanno aderito Idv, Rifondazione comunista, Sinistra democratica e Partito Radicale. AGI

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Testamento biologico/ Sit-in a Roma, interviene Beppino (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 21 feb. (Apcom) - Inizia alle 15 a piazza Farnese, a Roma, la manifestazione 'Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato' promossa dalla rivista 'MicroMega'. Poco dopo le 17 interverrà per collegamento telefonico il padre di Eluana, Beppino Englaro. Dal palco interverranno Mina Welby, il decano della facoltà teologica valdese Daniele Garrone, don Giovanni Franzoni per le comunità cristiane di base, Dacia Maraini, Lidia Ravera, il direttore del 'manifesto' Gabriele Polo, un medico impegnato nelle cure palliative per i malati terminali, Emma Bonino, e alcuni dei promotori dell'appello che è all'origine della manifestazione: Andrea Camilleri, Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi e Stefano Rodotà. Italia dei valori, Rifondazione comunista, Sinistra democratica, Partito radicale, hanno aderito alla manifestazione invitando i loro militanti a partecipare, ma senza bandiere di partito, come chiesto dagli organizzatori. "L'Italia dei valori - si legge in una nota - ha messo a disposizione le sue strutture tecniche e tutte le sue risorse per la realizzazione del palco e i problemi logistici e organizzativi, e Antonio Di Pietro sarà presente ma ha chiesto di non prendere la parola, proprio in nome dello spirito di servizio verso una iniziativa autonoma della società civile con cui il suo partito ha fornito il suo apporto".

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In piazza contro la "tortura di Stato" In migliaia rispondono all'appello di Micromega (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica.it" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROMA - Si è riempita Piazza Farnese, in pieno centro di Roma: sono in tanti, rigorosamente senza bandiere di partito come richiesto dagli organizzatori, ad aver risposto all'appello di Micromega contro il ddl sul testamento biologico in discussione al Senato. Emblematico lo slogan, che campeggia sopra il palco: "si al testamento biologico, no alla tortura di Stato", seguito dalla frase: "si al rispetto della Costituzione, no alla dittatura oscurantista". "La vita appartiene a noi - sintetizza il direttore di Micromega Paolo Flores d'Arcais - non al governo nè alla Chiesa. Noi siamo per la libera scelta, c'è chi vorrà che gli le siano staccate le macchine come Welby, e chi no. In ogni caso è mostruoso che decida una maggioranza". Se la legge passerà nel testo attuale, che vieta lo stop di alimentazione e idratazione forzate, i promotori sono pronti al referendum: "Ne va della nostra vita". "Il centrodestra - aggiunge Pancho Pardi dell'IdV - dice di essere il partito della vita perchè vuole impedire a un paziente di esprimere le sue volontà, e chiamano noi partito della morte. Ma siamo noi a tutelare la vita, la volontà del paziente e il libero intendimento di tutti i cittadini". Nel corso della manifestazione sono previsti diversi interventi dal palco, tra cui Don Giovanni Franzoni, Dacia Maraini e Livia Ravera, ed è atteso per le 17-17.30 un collegamento telefonico con Peppino Englaro. All'iniziativa, che nasce sull'onda di un appello firmato da Andrea Camilleri, Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi e Stefano Rodotà, hanno aderito Idv, Rifondazione comunista, Sinistra democratica e Partito Radicale. (21 febbraio 2009

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21/02/2009 15:14 IRAQ: RIAPRE ABU GHRAIB, RIBATTEZZATO CARCERE CENTRALE DI BAGHDAD (sezione: Diritti umani)

( da "ITnews.it" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Baghdad, 21 feb. (Adnkronos/Xin) - E' stata riaperta oggi dalle autorita' irachene la prigione di Abu Ghraib, diventata tristemente nota in tutto il mondo per gli abusi sui prigionieri compiuti dai soldati americani, dopo essere stata un centro di tortura durante il regime di Saddam Hussein.

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Iraq/ Abu Ghraib, il carcere delle torture, riapre con (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Baghdad, 21 feb. (Ap) - Riapre i suoi cancelli oggi il famigerato carcere di Baghdad Abu Ghraib, teatro di torture e violenze perpetrate da militari Usa sui detenuti durante la guerra in Iraq, le cui fotografie shock hanno fatto il giro del mondo. Il carcere si trova nella zona ovest della capitale e ora si chiama "Prigione centrale di Baghdad". All'interno vi sono aree per attività ricreative, per cucire o usare il computer, una palestra, una biblioteca e una serra. I vertici del penitenziario hanno assicurato di non voler venire meno alle richieste dei gruppi che lottano per i diritti umani. Il carcere può ospitare fino a tremila prigionieri, al momento 400 persone vi sono detenute.

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Amnistia a Myanmar ma Aung San Suu Kyi resta ai domiciliari (sezione: Diritti umani)

( da "Rai News 24" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma | 21 febbraio 2009 Amnistia a Myanmar ma Aung San Suu Kyi resta ai domiciliari Aung San Suu Kyi Le autorità del Myanmar hanno inziato a rilasciare i detenuti del carcere Insein di Yangon, tra i quali numerosi prigionieri politici, nel quadro dell'amnistia per 6.313 persone decisa dalla giunta militare che governa la ex Birmania. Tra i rilasciati, secondo testimoni oculari, ci sono Thet Wai, esponente della Lega nazionale per la Democrazia (Nld), e altri 5 membri dell'opposizione. Esclusi dall'amnistia sono la leader del partito Nld, Aung San Suu Kyi e il suo vice, Tin Oo, agli arresti domiciliari da metà 2003. La detenzione di Tin Oo è stata prolungata di un anno proprio alla vigilia dell'arrivo in Myanmar, il 14 febbraio scorso, del relatore speciale dell'Onu per i diritti umani in Birmania Tomas Ojea Quintana. La sua missione di sei giorni era finalizzata a persuadere la giunta militare a rilasciare circa 2.100 prigionieri politici, inclusa la premio Nobel Suu Kyi, prima delle elezioni previste l'anno prossimo. Al termine della visita, giovedì scorso, Quintana aveva sottolineato che "la situazione dei diritti umani in Myanmar è ancora una sfida".

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In piazza per il testamento biologico "Sì alla Costituzione, no alla tortura" (sezione: Diritti umani)

( da "Stampaweb, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROMA Si è riempita Piazza Farnese, in pieno centro di Roma: sono in tanti, rigorosamente senza bandiere di partito come richiesto dagli organizzatori, ad aver risposto all?appello della rivista Micromega contro il ddl sul testamento biologico in discussione al Senato. Emblematico lo slogan, che campeggia sopra il palco: «si al testamento biologico, no alla tortura di Stato», seguito dalla frase: «si al rispetto della Costituzione, no alla dittatura oscurantista». «La vita appartiene a noi - sintetizza il direttore di Micromega Paolo Flores d?Arcais - non al governo nè alla Chiesa. Noi siamo per la libera scelta, c?è chi vorrà che gli le siano staccate le macchine come Welby, e chi no. In ogni caso è mostruoso che decida una maggioranza». Se la legge passerà nel testo attuale, che vieta lo stop di alimentazione e idratazione forzate, i promotori sono pronti al referendum: «ne va della nostra vita». «Il centrodestra - aggiunge Pancho Pardi dell?IdV - dice di essere il partito della vita perchè vuole impedire a un paziente di esprimere le sue volontà, e chiamano noi partito della morte. Ma siamo noi a tutelare la vita, la volontà del paziente e il libero intendimento di tutti i cittadini». Nel corso della manifestazione sono previsti diversi interventi dal palco, tra cui Don Giovanni Franzoni, Dacia Maraini e Livia Ravera, ed è atteso per le 17-17.30 un collegamento telefonico con Peppino Englaro. All?iniziativa hanno aderito Idv, Rifondazione comunista, Sinistra democratica e Partito Radicale.

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<No alla legge tortura> Ma senza i democratici (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

TESTAMENTO BIOLOGICO «No alla legge tortura» Ma senza i democratici Manifestazione a Roma Eleonora Martini ROMA Qualcuno nel Pd è ancora combattuto tra la paura di schierarsi troppo e la voglia di scendere in piazza oggi a Roma - alle 15 in Piazza Farnese - insieme a quella "società civile" convocata da otto intellettuali tramite un appello lanciato da Micromega per la manifestazione «Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato». Ragione per cui oggi, sotto il palazzo dell'Ambasciata di Francia, potrebbero esserci delle sorprese e oltre ai (pochi) politici che hanno già assicurato la loro presenza - ma rigorosamente tra il pubblico e senza bandiere di partito, come hanno chiesto gli organizzatori - forse vedremo anche qualche big democratico riuscito a non soccombere all'assemblea nazionale. Dal palco invece interverranno in tanti: da Mina Welby a Daniele Garrone, decano della facoltà teologica valdese, da Lidia Ravera a Dacia Maraini, da don Giovanni Franzoni, per le comunità cristiane di base, a Gabriele Polo, direttore del manifesto il cui collettivo ha aderito all'iniziativa. E poi alcuni degli otto promotori dell'appello: Andrea Camilleri, Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi e Stefano Rodotà (non ce la fanno Umberto Eco, Margherita Hack e Lorenza Carlassare). Unica politica a cui sarà concesso di prendere la parola, la vicepresidente del Senato Emma Bonino. Ma l'intervento senz'altro più atteso sarà quello di Beppino Englaro che alle 17 circa si collegherà telefonicamente con i manifestanti, ben consapevole di tirarsi addosso ancora una volta le ingiurie di mezzo centrodestra che ancora ieri lo accusava di aver «offeso il Parlamento» e di aver fatto «fin dall'inizio una battaglia politica per l'eutanasia» (parole di Eugenia Roccella). Per fortuna questa volta il Pd non ha avuto bisogno di contare le coscienze e ha subito risposto - meglio, lo ha fatto Anna Finocchiaro - in difesa del padre di Eluana. Quattro invece i partiti che hanno invitato esplicitamente i loro militanti a partecipare alla manifestazione: Radicali, Rifondazione comunista, Sinistra Democratica e Italia dei Valori. Ma la formazione di Antonio Di Pietro ha fatto qualcosa di più: «L'Idv ha messo a disposizione le sue strutture tecniche e tutte le sue risorse per la realizzazione del palco e i problemi logistici e organizzativi, e Antonio Di Pietro sarà presente ma ha chiesto di non prendere la parola, proprio in nome dello spirito di servizio verso una iniziativa autonoma della società civile con cui il suo partito ha fornito il suo apporto», spiegano in una nota gli organizzatori della manifestazione che sarà seguita in diretta radiofonica dal network di Radio Popolare e da Radio Radicale. Tra gli obiettivi dell'iniziativa - nata ben prima della scelta del ddl Calabrò come testo base per la nuova legge sul testamento biologico compiuta giovedì dalla Commissione Sanità di Palazzo Madama con l'astensione di tre senatori Pd tra cui la capogruppo Dorina Bianchi - c'è l'opposizione forte e chiara a quella che Umberto Veronesi ieri ha definito «non una legge ma un obbrobrio giuridico». Perché, per usare la parole dello scrittore Antonio Tabucchi che ha aderito all'iniziativa, è «profondamente illiberale e antidemocratica, fondata sul sequestro del nostro corpo, ciò che ci appartiene di più al mondo». Una legge «antiscientifica e antideontologica», secondo i 150 medici che hanno firmato un appello contro il ddl Calabrò al quale si sono opposti anche i malati di Sclerosi laterale amiotrofica dell'associazione «Viva la vita»: «Prima di fare una legge ascoltate chi vive tutti i giorni sulla propria pelle la nutrizione e l'idratazione artificiali». Nell'opposizione però c'è chi non riposerà questo fine settimana per mettere a punto gli emendamenti al ddl Calabrò da presentare in Commissione Sanità entro il termine ultimo previsto per lunedì mattina alle 11. Sono al lavoro i radicali (che ne preparano in quantità industriali) e l'Idv. Mentre per il Pd, i senatori Ignazio Marino e Daniele Bosone hanno ricevuto il compito di selezionare gli emendamenti attenendosi all'«orientamento prevalente» nel partito espresso nei 15 punti della mozione bocciata dal Senato il giorno dopo la morte di Eluana Englaro. Il loro non sarà un lavoro facile - seppure coordinato da Finocchiaro, Zanda, Latorre e Dorina Bianchi - visto che l'unico punto su cui probabilmente sono tutti d'accordo è quello delle cure palliative. E infatti sicuramente sarà presentato il maxiemendamento che contiene 13 articoli del ddl Marino sulla terapia del dolore. Sul resto, sull'articolo 2 e l'articolo 5, il cuore della legge, quelli che impediscono di fatto la libertà di cura, siamo purtroppo solo nelle mani di coscienze altrui.

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I <Rouge> ALLA SBARRA - LA CAMBOGIA PROCESSA IL SUO PASSATO (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

I «Rouge» ALLA SBARRA - LA CAMBOGIA PROCESSA IL SUO PASSATO Il torturatore Duch, oggi cristiano rinato, è stato il primo di cinque dirigenti dei khmer rossi a comparire davanti al Tribunale speciale che a Phnom Penh processa la sanguinosa utopia che in meno di 4 anni sterminò due milioni di cambogiani. Nell'indifferenza della popolazione, che è in realtà nuova paura Gianpasquale Polloni* Magro, emaciato, occhi spiritati... Kaing Eak Euv nom de guerre Duch, responsabile della morte e della tortura di 16,000 persone, ora born again christian e sostenuto dalla fede nella rinascita in grazia divina, è il primo di cinque imputati a comparire davanti al tribunale specialmente istituito a Phnom Penh per giudicare i dirigenti dei Khmer Rouge, il partito comunista che prese il potere in Cambogia tra il 1975 e il '79. Duch era il comandante della prigione di Tuol Sleng, tristemente nota come luogo di torture e di esecuzioni: come tutti i boia, è probabile che rivendichi la sua posizione di semplice esecutore di ordini superiori. Se a guidare il processo penale ai dirigenti Khmer Rouge fosse il puro senso di giustizia, centinaia di migliaia di cittadini cambogiani dovrebbero sedere fra le parti civili, vittime del regime che in soli 3 anni, 8 mesi e 17 giorni, riuscí a stravolgere il paese con una folle utopia agraria, svuotare le città e mandare tutti nei campi: quasi due milioni di persone morirono di fame, stenti e bruitalità di un regime che vedeva nemici ovunque. Invece i cittadini cambogiani che hanno deciso di costituirsi come parti lese sono appena un migliaio: pochi in questo paese si sentono al sicuro, quando si tratta di rivendicare un proprio diritto o di chiedere che venga fatta giustizia. Quella che sembra indifferenza, scarsa attenzione da parte della società cambogiana verso il processo in corso, è invece il risultato delle dinamiche che ancora reggono la società cambogiana, su cui è costruita l'impalcatura del Tribunale Straordinario della Corte di Cambogia. In primo luogo la scelta di ridurre gli imputati a soli cinque alti dirigenti Khmer Rouge, che assurgono cosí al ruolo di figure astratte: chi ha fisicamente ucciso, terrorizzato, torturato, non siede nelle assisi cambogiane, anzi spesso vive a contatto di coloro che ha vittimizzato. Inoltre, le procedure non incoraggiano chi avesse voluto costituirsi parte civile e testimoniare: fino a poco tempo era previsto che le vittime intervenissero solo tramite i propri rappresentanti legali, senza partecipare al dibattimento. Chi ha accettato di presentarsi come parte civile è stato convinto a farlo da una campagna di informazione capillare portata avanti nelle campagne dal «Centro di documentazione sul genocidio cambogiano». Contribuisce a questo distacco anche una concezione del potere e della relazione fra stato e cittadino fondata su rapporti di forza brutali, per i quali il dissenso rappresenta una sfida all'autorità, e ogni protesta una ribellione pericolosa. Per l'attuale governo cambogiano non era certo una priorità portare più dirigenti Khmer Rouge in tribunale. Non tanto perché alcuni attuali dirigenti appartenevano al regime (i dirigenti di spicco hanno il merito storico di essere gli unici cambogiani ad aver combattuto contro i Khmer Rouge e averli sconfitti), quanto perché la dinamica sociale di un processo popolare, con le vittime finalmente protagoniste che mettono in luce e testimoniano sul sistema di potere e i meccanismi di questo, sarebbe un evento sociale destabilizzante per il potere stesso, un precedente rischioso. Ma c'è forse anche altro sotto questa scarsa partecipazione. Spesso la cronaca e la storia di quegli anni sono state dominate dalle voci di chi aveva potere, per educazione o per censo, ma la Cambogia di allora (e di oggi) è fatta all'80% di contadini, le cui esperienze di rado sono riportate. Fra di loro c'era, negli anni in cui i Khmer Rouge hanno preso il potere, un'incredibile aspettativa di una vita migliore. Un'anziana immigrata cinese, contadina della provincia di Battambang, abitante in un villaggio che ha preso il nome, campo di cavoli, dagli sforzi di questo gruppo di immigrati alla fine degli anni '40, spiegava : «Mio marito era comunista, era scappato dalla provincia cinese per via della guerra. Mi disse - non ti preoccupare, perché i comunisti non ce l'hanno con i poveri contadini come noi, solo con i ricchi possidenti, io li conosco. Cosí restammo nel villaggio, e fu una catastrofe. Ci salvammo alla fine dalla morte per fame attraversando il confine con la Thailandia, sui campi minati, dove non ci poteva neanche allontanare dal gruppo per fare i propri bisogni». Lo stesso vale per migliaia di famiglie contadine, che videro nei Khmer Rouge la fine dei soprusi, la corruzione, il dominio dei funzionari governativi e le loro gabelle predatorie. Non fu così. Forse il processo penale ai Khmer Rouge aiuterà a capire come andò, e forse confermerà quello che si intuisce dai racconti e dalle testimonianze, e cioè che furono eliminati e uccisi soprattutto gli uomini e le donne che non si adeguavano, reagivano, cercarono di organizzarsi e di rispondere alla violenza di un regime demente che organizzava loro la vita senza lasciare possibilità di sopravvivenza, né mezzi di sussistenza, obbligati a corvée infinite nelle risaie, puniti ferocemente per qualsiasi strappo alle regole. Tra loro anche le minoranze etniche come i Cham, musulmani, protagonisti di vere a proprie sollevazioni armate contro il regime, decimati da una repressione spaventosa. O i gruppi indigeni del nord est, attratti in un primo tempo dell'idea di una società egualitaria ma subito respinti dai piani di pulizia etnica attuati dai Khmer Rouge. Oggi, se la pace e lo sviluppo economico hanno portato benessere e migliorato la vita di molti, in Cambogia ineguaglianze e ingiustizia sociale sono ogni giorno più profonde. Servirebbe una controparte sociale, ma l'azione sociale qui è appannaggio di pochi coraggiosi. Il retaggio del passato si percepisce nella paura e nella preoccupazione di chi rivendica i propri diritti e si trova a sfidare le autorità, rischiando la prigione e in certi casi la vita. O nel conformismo profondo che spinge la popolazione a un'omologazione accanita, o la precauzione estrema con cui la gente accetta, sussurrando, di commentare i fatti politici, solo fra quattro mura e con interlocutori fidati. In contrasto con l'impressione di libertá che offre la capitale Phnom Penh, in cui sfrecciano giovani vestiti alla moda, su motorette dalle luci psichedeliche, e si moltiplicano le nuove costruzioni, i negozi di moda, i centri benessere, i bar e i ritrovi: il modello politico attuale, ultraliberista e autoritario, sfrutta a pieno il conformismo generato dal retaggio di terrore e violenza del passato. * Lettera 22

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Afghanistan: Obama come Bush, no a ricorsi per detenuti (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Afghanistan: Obama come Bush, no a ricorsi per detenuti 21 febbraio 2009 alle 13:19 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti L'Amministrazione Obama mantiene la linea di George W. Bush sui prigionieri in Afghanistan. In una nota il Dipartimento della Giustizia Usa ha confermato che i 600 "combattenti nemici" rinchiusi nella base di Bagram, vicino a Kabul, non hanno diritti costituzionali e quindi non possono ricorrere alle Corti americane per contestare la loro detenzione. I prigionieri sono per lo più accusati di partecipare a una guerra terroristica contro gli Stati Uniti. La scelta di continuità fatta da Obama è stata criticata dagli avvocati e dalle organizzazioni per i diritti umani. Barbara Olshansky, che rappresenta quattro detenuti di Bagram, ha parlato di "enorme delusione". "Speravamo che Obama ci guidasse su una strada diversa, ma ha deluso queste aspettative", ha affermato Tina Monshipour Foster, avvocato di un altro detenuto. Lo scorso anno la Corte suprema aveva riconosciuto ai prigionieri di Guantanamo il diritto a ricorrere nei tribunali federali contro la loro detenzione. In seguito a quella sentenza era stata presentata un'istanza a una corte distrettuale di Washington per conto di quattro detenuti di Bagram. Il magistrato ha trasmesso l'istanza al Dipartimento di giustizia, per chiedere se ci fosse un cambiamento di linea sui prigionieri in Afghanistan. Ma Obama, ancora alle prese con i tanti problemi giuridici legati alla chiusura del penitenziario nella base navale a Cuba, ha preferito adottare una linea di cautela sui prigionieri all'estero. Il Dipartimento della Giustizia sostiene che la situazione a Bagram è diversa da quella di Guantanamo, in quanto si tratta di una zona di guerra dove è in corso un'azione militare e quindi i "combattenti nemici" vi possono essere trattenuti fino a quando siano ritenuti una minaccia alla sicurezza nazionale afghana. Washington ha tra l'altro in programma la costruzione in Afghanistan di un nuovo penitenziario in grado di accogliere 1.100 detenuti per un costo di 60 milioni di dollari, pari a oltre 46 milioni di euro. AGI

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Cina: Dissidenti fermati per tenerli lontani da hillary. (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Cina: Dissidenti fermati per tenerli lontani da hillary. 21 febbraio 2009 alle 15:19 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Minacce, vessazioni, arresti domiciliari: gli attivisti cinesi per i diritti umani hanno denunciato le manovre del governo di Pechino per impedire ogni contatto con Hillary Clinton. Il segretario di Stato americano, impegnato in una visita di 40 ore in Cina, si è già attirata le critiche delle Ong per aver avvertito che la tutela dei diritti umani non deve ostacolate la lotta che vede Cina e Stati Uniti fianco a fianco contro la crisi. "Sono agli arresti domiciliari per via della visita della Clinton" è riuscita a scrivere sul suo blog Zeng Jinyan, moglie di Hu Jia, uno dei leader della dissidenza cinese. La Zeng avrebbe dovuto incontrare Gao Yaojie, protagonista nella campagna di denuncia della latitanza del governo centrale nella lotta contro l'Aids, per poi andare insieme dalla Clinton. Ma le autorità hanno fermato oltre lei anche altri leader, come Jiang Qisheng, già protagonista di Tienanmen e i firmatari dell'ormai celebre 'Carta 08', un documento in cui si fa appello alla riforma politica in Cina e che ha fatto infuriare il Partito. La Clinton, da parte sua, ha gia' respinto le accuse di Amnesty International di aver tradito la causa dei diritti umani. "Ho detto che la promozione dei diritti umani è un aspetto essenziale della politica estera statunitense" ha detto il segretario dei Stato al termine di un incontro con il ministro degli Esteri cinese, Yang Jechi, "ho sollevato al questione in ogni tappa del mio viaggio e lo stesso ho fatto con Yang". AGI

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TESTAMENTO BIOLOGICO, INTELLETTUALI IN PIAZZA "SÌ ALLA COSTITUZIONE, NO ALLA TORTURA DI STATO" (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Testamento biologico, intellettuali in piazza "Sì alla Costituzione, no alla tortura di Stato" -->Roma, manifestazione senza bandiere contro il ddl in discussione al Senato: «Noi siamo per la libera scelta e per la tutela della vita». In collegamento anche il papà di Eluana.

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Testamento biologico, manifestazione a Roma, interviene Englaro (sezione: Diritti umani)

( da "Reuters Italia" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROMA (Reuters) - Contro una legge che vieta di interrompere l'alimentazione ai malati in stato vegetativo e contro l'ingerenza della chiesa cattolica si è tenuta oggi nel centro di Roma una manifestazione, indetta da intellettuali e politici, a cui ha partecipato con un discorso via telefono Peppino Englaro. "Sì al testamento biologico, no alla tortura di stato", è lo slogan che ha riempito di dimostranti piazza Farnese, in un evento organizzato da Micromega e da politici contrari al disegno di legge del governo sul testamento biologico. "Sono convinto che gli italiani non si lasceranno imporre una legge del genere", ha detto alla folla il papà di Eluana Englaro, la donna morta dopo 17 anni di stato vegetativo perché le è stata tolta l'alimentazione via sondino e diventata il simbolo di una battaglia contro l'accanimento terapeutico e per l'eutanasia. Se approvato, il ddl sul testamento biologico, che impedirebbe una morte come quella di Eluana, sarebbe "una barbarie", si legge in un appello firmato da politici e scrittori, come Andrea Camilleri e Lidia Ravera. "Sul mio corpo e la mia morte decido io", era uno slogan che capeggiava in piazza, accanto a scritte contro la chiesa cattolica, che sul caso di Eluana si è schierato con chi voleva farla vivere a tutti i costi. Alla manifestazione hanno aderito l'Italia dei Valori, i radicali e i partiti della sinistra radicale, ma non il Pd che sulla questione è diviso. I manifestanti, secondo cui il testamento biologico dovrebbe consentire ad una persona di disporre il distacco del sondino dell'alimentazione nel caso in cui finisse in stato vegetativo, si sono dichiarati pronti a raccogliere firme per un referendum, se la legge del centrodestra sarà approvata.

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A Roma in piazza per il testamento biologico. Beppino Englaro: "No a una legge che è una barbarie" (sezione: Diritti umani)

( da "Adnkronos" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

A Roma in piazza per il testamento biologico. Beppino Englaro: "No a una legge che è una barbarie" La manifestazione oggi nella capitale nella capitale "contro il ddl della maggioranza" . Il costituzionalista Rodotà: " Il 75% degli italiani ritiene che a decidere sulle cure debba essere la famiglia". Il leader di Rifondazione Comunista, Ferrero: "E' una tortura di Stato" commenta 0 vota 1 tutte le notizie di CRONACA ultimo aggiornamento: 21 febbraio, ore 18:07

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Esclusivo: il testo della lettera di Battisti, tra sproloqui e richieste di perdono (sezione: Diritti umani)

( da "Panorama.it" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

- Italia - http://blog.panorama.it/italia - Esclusivo: il testo della lettera di Battisti, tra sproloqui e richieste di perdono Posted By paolo.manzo On 20/2/2009 @ 11:03 In Headlines, NotiziaHome | 2 Comments Torna a [1] parlare dal carcere di Papuda, in Brasile, Cesare Battisti. E lo fa [2] con una lettera scritta a mano, di 8 pagine, (qui il [3] TESTO originale e integrale), intitolata "Perché io" e consegnata ai senatori [4] Eduardo Matarazzo Suplicy, del [5] PT del presidente Lula e [6] José Nery del [7] Psol che l'ha letta ieri nel Senato verde-oro. Panorama.it l'ha tradotta integralmente e la propone in esclusiva per dare una più corretta idea del personaggio. Brasilia: 18-02-2009 Perché io? Anche se non ho mai creduto, come disse Voltaire, che noi stiamo in un mondo dove si vive o si muore "con le armi in mano", l'ironia del destino ha fatto sì che oggi io mi trovi condannato per 4 omicidi. La mia situazione è terribile. Sono terrorizzato, disarmato di fronte all'ostilità e all'odio rancoroso che manifestano i miei avversari. So che dovrei lottare contro la valanga di menzogne, di falsificazioni storiche, ma ciò che mi manca per lanciarmi nella lotta è la voglia di vincere. Vincere che cosa? I miei avversari, contrariamente a me, sembra che abbiano qualcosa da difendere. Forse la loro miseria, o ricchezza, o, forse, come nel caso di alcuni attuali ministri del Governo italiano, continuare a nascondere il loro passato. Un passato di attivisti di estrema destra (fascista) responsabili direttamente o indirettamente di massacri con bombe. Non so esattamente ciò che motiva i miei avversari ad entrare in questa battaglia, ma di certo non è la sete di Giustizia. Da parte mia non pretendo di erigermi a difensore di tutto ciò che è accaduto nei sanguinosi anni Settanta. Siamo in pieno secolo XXI, non ho più verità assolute sulla società ideale, né sono importante al punto da difendere ciò che c'era di buono nei sogni di quegli anni. Non posso entrare in una guerra di questo tipo. Aggiungo che non sono neanche molto intelligente, se sono riuscito a farmi tanti nemici, se ho dato fastidio a tante persone importanti, questo è stato senza dubbio il risultato della mia incoscienza. La verità è che non ho fatto nulla per evitare tanti problemi, ma ancora devo capire come sono stato capace di raggiungere risultati così disastrosi. Rimane, comunque, la domanda: perché tanto odio? Non è per esimermi che mi dichiaro incompetente e lascio la risposta a questa domanda a persone più intelligenti, a coloro i quali non sono soliti assumere il ruolo di "angeli vendicatori". Questa persecuzione interminabile e tutta la vicenda degli anni Settanta italiani è una lunga agonia, un grido di vergogna gettato sulla carta ingiallita dei giustizieri. Ecco cos'è, l'espressione di un volto corroso da una malattia nervosa, come un peccato originale che colpisce il corpo politico italiano. Povera l'Italia di Dante, di Beccaria, di Bobbio e di Umberto Eco. Povera la patria svuotata dal vento dell'orgoglio, del cinismo e della vanità che le impedisce di riconoscere i propri errori, i propri peccati, che non vuole abbassarsi al livello di questi paesi latinoamericani, ammettendo coraggiosamente che anche loro (gli italiani, ndr) nella stessa epoca sono passati attraverso una guerra civile a bassa intensità (leggere le dichiarazioni dell'ex Presidente della Repubblica il senatore Francesco Cossiga) e che per combatterla hanno fatto ricorso ad ogni tipo di illegalità. Oltre a decine di prigionieri politici sotterrati vivi nelle carceri italiane, ci sono centinaia di rifugiati italiani nel mondo intero. Qui in Brasile c'è il caso di un estraditando italiano appartenente ad un'organizzazione nazi-fascista ([8] Pierluigi Bragaglia, esponente dei Nuclei Armati Rivoluzionari, ndr) e coinvolto nell'attentato di Bologna, 82 morti (questa è una novità assoluta. Bragaglia, in Italia condannato a 12 anni per sovversione e banda armata in Italia - lo scorso settembre il governo Berlusconi ha chiesto l'estradizione - non è stato condannato per la strage di Bologna, ndr). Stranamente l'Italia non fa cenno a questo caso, né protesta né ricatta il popolo brasiliano per lui. Perché? Perché l'Italia non ha agito allo stesso modo quando Sarkozi ha negato l'estradizione di [9] Marina Petrella dalla Francia, la cui situazione penale supera di gran lunga la mia (al di là dei curriculum, alla Petrella, seriamente ammalata, la Francia ha concesso l'asilo per ragioni umanitarie e non il rifugio politico, ndr)? Perché questa ostinazione feroce contro di me mentre non si protesta per l'estradizione negata di altri quattro italiani condannati anche loro per omicidio (il riferimento è ad Achille Lollo, Pietro Mancini, Luciano Pessina e Pasquale Valitutti, i quattro ex terroristi di cui l'Italia aveva chiesto in passato l'estradizione al Brasile senza successo ma ai quali, a differenza di Battisti, non è stato concesso il rifugio politico da Brasilia, ndr)? Forse perché la mia attività di scrittore e giornalista può essere un pericolo per la manipolazione storica di quell'italia governata dalla mafia. Non so. Ciò che è certo è che, nonostante tutti gli sforzi, io non riesco ad agire di fronte a questi attacchi virulenti contro la mia persona. Non posso identificarmi nell'immagine di me che loro mi restituiscono ed associare questo riflesso censurabile alla mia identità sociale! Possono andare avanti a dire che io sono un "terrorista", un "assassino", ecc, in ogni caso io non riesco a pensare a me come qualcuno capace neanche della centesima parte di tutto ciò che mi attribuiscono. È curioso osservare la reazione delle persone che per qualche ragione sono arrivate ad avere un contatto con me: agenti penitenziari, altri detenuti, visite e persino i miei avvocati. Già nei primi minuti di dialogo leggo nelle loro espressioni un "non so che" di delusione ed è come se stessero pensando: "allora è questo qui il pericoloso terrorista?!". È proprio questo che le persone dicono quando mi trovo in situazioni simili, di fronte a quelli che non sono riusciti ad evitare il bombardamento mediatico, soprattutto della "stampa spazzatura", che fa di tutto per cercare di influire negativamente sulle decisioni giudiziarie. Rimango perplesso, sorpreso e a disagio per tutto ciò che sto causando e, senza dubbio, devo sembrare un po' stupido, con l'aria distratta e persino incredulo nel vedere che il soggetto in questione di cui si scrive sono io. Questo perché io non ho mai voluto, quando si trattava di rispondere alle accuse, agire per la mia propria difesa. Resto ancora dell'idea che ristabilendo la verità storica, i fatti, non faccio altra cosa se non compiere un dovere civico. Mi piacerebbe gridare la verità al popolo italiano e Brasiliano ma come posso fare dal momento che la moltitudine manipolata è pronta a linciarmi ed è stata convinta del nostro (plurale maiestatis?, ndr) disonore? La fiera che si nasconde dietro la massa, dietro un sorriso di circostanza, dietro parole vuote e che aspetta solo la prima opportunità per rivelarsi io la conosco bene. Già prima che mi mettessero nel mirino, soprattutto, io sapevo che prima o poi sarebbe arrivata la mia ora. E io ho lasciato parlare. Ho permesso che mi trattassero da assassino, ladro, stupratore e molte altre cose. Ho permesso che si facesse tutto ciò ma non per negligenza o senso di superiorità, o perché mi credessi invulnerabile a tali insulti o perché mi piaceva che parlassero di me, bene o male che fosse. No, se io non ho protestato vigorosamente contro tali oscenità è solo perché, in qualche modo, io continuo ad essere un ottimista. Inutile avere la coscienza che quando la moltitudine si riunisce, lo fa sempre contro qualcuno, lo stesso che li ha messi d'accordo sin dall'inizio. Questo qualcuno è la repulsione di una molecola di questa moltitudine che, generalmente, un tempo lo aveva idolatrato. Anche se nei miei pensieri io mi ribello, a ragione, contro i bassi istinti della moltitudine manipolata, non ho ancora perso la speranza che una piccola luce possa accendersi all'improvviso nel mezzo di questa gente per riportarla indietro nel mondo degli esseri pensanti e degli spiriti liberi. Il mio atteggiamento può sembrare suicida o almeno contradditorio ma questa è una parte integrante dell'idea che ho dei motivi che mi hanno lanciato nell'avventura di scrivere. Perché è ben vero che prima di esser trasformato in mostro io ero uno scrittore. Comunque le autorità italiane di oggi mi perseguitano. Come spiegare ciò, come spiegare quest'Italia, la stessa che un tempo mi ha trasmesso l'amore delle parole scritte, questo sogno di libertà e di giustizia sociale, che ha fatto di me un uomo e adesso un appestato? Come spiegare quest'Italia che ha dimenticato la sua recente povertà, i suoi immigrati trattati come dei cani che morivano nelle miniere Belghe, Tedesche e Francesi. Che ha dimenticato i suoi fascismi, mai sotterrati, i suoi tentativi di colpi di Stato, la mafia al potere, la strategia della tensione, Gladio, le bombe dei servizi segreti nelle pubbliche piazze, le torture ai militanti comunisti, quegli stessi militanti che nonostante gli errori hanno sacrificato le loro vite per contribuire a fare dell'Italia un paese all'altezza dell'Europa e che oggi, 35 anni dopo, sono trattati come terroristi e alcuni di loro marciscono ancora nelle "prigioni speciali". Sarebbe questa l'Italia, il cui capo del Governo è stato un importante membro della celebre LOGGIA P2, e che oggi decreta leggi razziste. È questa l'Italia che si rifiuta di lavare i suoi panni sporchi in pubblico? Ad ogni modo la storia non si giudica nei tribunali, i nostri giudici possono solo essere quelli che ancora verranno, lottando per una società giusta. Solo loro ci giudicheranno in modo imparziale. La verità fa male, ma illumina. La nostra storia recente ci ha mostrato l'errore e l'inganno dell'inquisizione facendo sì che cicatrici mai dimenticate fossero rimarginate e così riconoscessero gli eccessi commessi davanti alla verità imposta ai singoli. Non serve a nulla ramazzare la sporcizia sotto il tappeto perché prima o poi la sporcizia riapparirà. Riconosco di aver fatto parte di una pagina di storia scritta con sangue, sudore e lacrime, e spero che oggi i miei avversari riconoscano che mai i boia sono rimasti senza la loro paga, la storia si è sempre dimostrata implacabile con chi ha tentato nascondere i suoi errori. Viviamo in un'epoca democratica, barriere e muri sono stati abbattuti, concetti sono stati rivisti, non è forse arrivata l'ora che l'Italia mostri il suo lato cristiano? Perché il perdono è un atto di nobiltà e se sono considerato un nemico dell'Italia, persino i nemici sanciscono tregue e si perdonano. La storia ha fatto la sua parte e ha concesso all'Italia un'era di sviluppo e prosperità, si spera che a chi ha fatto dell'Italia l'Italia di tutti sia riconosciuta la sua importanza e il ruolo fondamentale che ha avuto nel ristabilimento dello Stato democratico di diritto. Anche se non compresi sono stati essenziali. Italia, Italia che uccidi il sogno dei tuoi figli e chiudi gli occhi di fronte a quelli che ti hanno difesa, non è mai tardi per un gesto di nobiltà sull'esempio del Vaticano che ha riconosciuto le sue attività durante l'inquisizione. La caccia alle streghe è finita, "si faccia giustizia non dopo la fine del mondo ma, con giustizia, proprio perché non finisca!" La società soffre molto di più con la prigione di un innocente che con l'assoluzione di un colpevole. CESARE BATTISTI Il VIDEO servizio: Guarda il [10] TESTO originale e integrale. LEGGI ANCHE: [11] Battisti: "Il Pm Spataro ha sconfitto il terrorismo con la tortura" - [12] Il fratello di Battisti: "Chiedo a Napolitano la grazia per Cesare" - [13] La vera storia di Cesare: perseguitato sì, ma dai reati

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Testamento biologico/ Marino (Pd): Da Franceschini linea (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 21 feb. (Apcom) - Dario Franceschini ha espresso "una posizione molto chiara" sul testamento biologico, secondo il senatore del Pd Ignazio Marino. In piazza Farnese, a Roma, per partecipare da semplice cittadino alla manifestazione 'Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato', Marino ha sottolineato che per Franceschini "il legislatore deve ragionare con mentalità laica e che non si può mettere in discussione la libertà dei cittadini di scegliere sulle terapie". Ai cronisti presenti Marino ha preannunciato che il Pd ha messo a punto un emendamento per abolire l'articolo 2 del disegno di legge di maggioranza sul testamento biologico (intitolato 'Divieto di eutanasia e di suicidio assistito') e non ha escluso che riesca a presentare un emendamento del gruppo parlamentare per modificare l'articolo 5 su alimentazione e idratazione. Con un altro emendamento Marino ripresenterà, poi, la questione delle cure palliative, degli hospice e del sostegno pubblico per le disabilità gravi. La scadenza per la presentazione degli emendamenti al ddl sulle 'dichiarazioni anticipate di trattamento' è lunedì prossimo a mezzogiorno e il Pd ha dato mandato a Marino e al collega Daniele Bosone di elaborare gli emendamenti a nome del gruppo parlamentare.

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Anche 21 preti con la piazza per il testamento biologico: no alle crociate (sezione: Diritti umani)

( da "Rai News 24" del 21-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma | 21 febbraio 2009 Anche 21 preti con la piazza per il testamento biologico: no alle crociate Piazza Navona gremita Chiedono "un dibattito all'interno della Chiesa che rimetta al centro la persona", una riflessione che tenga conto dei cristiani "come fedeli ma anche come cittadini rispettosi della Costituzione" così come di mettere da parte "inutili crociate". Sono i 21 preti che, in una posizione di dissenso dalle gerarchie ecclesiastiche, hanno aderito oggi alla manifestazione "Sì alla vita no alla tortura di Stato", organizzata da Micromega contro il disegno di legge della maggioranza sul testamento biologico. Don Vitaliano della Sala, uno dei firmatari dell'iniziativa di piazza Farnese, noto prete anti-camorra, oggi non è in piazza ma fa sapere che "condivide in pieno" la manifestazione. Al sacerdote non è piaciuta la posizione tenuta dalla Chiesa nella vicenda Englaro. "Condivido ovviamente il sostegno alla vita - precisa all'ANSA - ma non mi è piaciuto il modo sguaiato in cui la Chiesa ha posto il problema, imponendo e giudicando mentre dovrebbe proporre i propri valori e testimoniarli senza entrare nell'agone politico, senza fare ingerenza. Il Vangelo - osserva - è una proposta, non si impone a nessuno mentre questa è una inutile crociata". Sul caso Eluana il sacerdote ricorda che "il principio generale della vita va applicato caso per caso" e non deve essere "una ossessione" con cui si arriva a "torturare". Anche per don Angelo Cassano la firma di adesione alla manifestazione significa un appello "ad aprire un dibattito all'interno della Chiesa", dibattito che "è mancato negli ultimi tempi". "Abbiamo assistito, infatti, a prese di posizione univoche nella Chiesa ma non è stata fatta crescere una coscienza su questi temi". E poi, sottolinea don Cassano, "un cristiano deve essere fedele anche alla Costituzione". Al momento, aggiunge in merito al disegno di legge del senatore Calabrò, il provvedimento "lascia forti dubbi sulla possibilità delle persone e delle famiglie di essere coinvolte nelle decisioni che le riguardano" e "non vedo tanto la libertà" per cui "mi auguro che si trovi un equilibrio". Nella vicenda Englaro, osserva don Cassano come Chiesa "siamo stati costretti dentro a un dibattito politico che ci ha amareggiato" e "non sono state delle belle scene quelle dei movimenti per la vita che hanno parlato di omicidio, di boia di fronte alla sofferenza delle persone". "L'atteggiamento giusto - conclude - sarebbe piuttosto quello di ascoltare prima e cercare di capire la sofferenza proprio come faceva Gesù Cristo"..

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