CENACOLO  DEI COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

Report "Diritti umani"   18 febbraio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

Guantanamo/ Frattini: Spirito positivo su questione ex ( da "Virgilio Notizie" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: I commenti di Fini, insomma, "si riferiscono a un caso diverso, che evidentemente non è quello che ci interessa": "Non è una questione di tipo giuridico - ha concluso Frattini - è una questione di solidarietà verso gli Stati Uniti d'America nella lotta al terrorismo nel rispetto dei diritti umani".

20:48 GUANTANAMO: FRATTINI, DA GOVERNO SPIRITO POSITIVO VERSO USA ( da "Agi" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ma custodite e protette perche' nel loro Paese correrebbero il rischio di condanna a morte", oppure di tortura. "Quindi", ha concluso il ministro degli Esteri italiano, "non e' una questione di tipo giuridico ma di solidarieta' verso gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo, rispettosa dei diritti umani".

Guantanamo: Frattini, da governo spirito positivo con Usa ( da "KataWeb News" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ma custodite e protette perché nel loro Paese correrebbero il rischio di condanna a morte", oppure di tortura. "Quindi", ha concluso il ministro degli Esteri italiano, "non è una questione di tipo giuridico ma di solidarietà verso gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo, rispettosa dei diritti umani". AGI

Khmer Rossi, al via il processo per genocidio ( da "Cittadino, Il" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il più terribile centro di detenzione e tortura del regime dei Khmer Rossi a Phnom Penh. Dal 1975 al 1979 sono stati 1,7 milioni i cambogiani giustiziati, torturati o morti di fame e di stenti. Ex insegnante di matematica, il 66enne "Duch" si è convertito al cristianesimo ed è stato arrestato nel 1999;

Un tribunale ibrido per gli ultimi Khmer Rouge ( da "Manifesto, Il" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Molte organizzazioni internazionali per i diritti umani vorrebbero vedere indagini nella catena delle responsabilità che ampli il quadro. Il pubblico ministero cambogiano ha tagliato corto: ulteriori incriminazioni, ha detto, sono inopportune considerata «la passata instabilità della Cambogia e la necessità di riconciliazione nazionale».

Siamo stati noi ad uccidere otto indigeni Awa ( da "Manifesto, Il" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 000 indios, i cui diritti umani sono costantemente violati - secondo quanto denunciato dall'Agenzia per i rifugiati dell'Onu. Lo stato di Narino, stato chiave per la produzione e esportazione di cocaina, è anche teatro di scontro tra le gangs di narcos e i gruppi ribelli.

Vienna, le colombe resistono aspettando Obama ( da "Manifesto, Il" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: insufficiente la denuncia della violazione del diritto alla salute dei consumatori come di altri diritti umani (cfr. Zuffa, il manifesto del 7 gennaio). Il 12 febbraio è la volta del direttore dell'agenzia per l'Aids (Unaids) a manifestare il suo sconcerto. La riduzione del danno è già stata sancita fra gli impegni assunti dall'Assemblea generale sull'Aids del 2001,

di MILENA MONTEFIORI SI COMINCIA dai pensieri del biologo Jean Hamburger per c... ( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Tutte le sfaccettature della dura e complessa battaglia per i diritti umani avvenuta nel secolo scorso sono contenute nel libro Voci contro le barbarie. La battaglia per i diritti umani attraverso i suoi protagonisti' che il giurista Antonio Cassese presenterà oggi alle 17 all'auditorium Cariromagna di via Flavio Biondo 16.

Sessant'anni di diritti umani: Studenti ascolani al Senato ( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: promuovere nelle nuove generazioni le tematiche legate ai diritti umani e ha attribuito ai partecipanti il ruolo di testimoni dei diritti umani', consegnando simbolicamente alla più giovane e al più grande dei ragazzi presenti la spilla di testimoni della Dichiarazione. Dodici studenti hanno preso la parola in aula, illustrando i contenuti di dodici dei trenta articoli del documento.

Lavoro minorile: da Ugl via a campagna Scream ( da "Denaro, Il" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sicurezza e dignità umana per uomini e donne. I suoi principali obiettivi sono: promuovere i diritti dei lavoratori, incoraggiare l'occupazione in condizioni dignitose, migliorare la protezione sociale e rafforzare il dialogo sulle problematiche del lavoro. La campagna di sensibilizzazione è attuata attraverso il programma Scream e l'Iniziativa "

Francesco Régis Clet, martire ( da "Avvenire" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Nel 1818 un cristiano rinnegato lo denuncia per soldi. Davanti al carcere e alla tortura padre Régis non cede. Per questo verrà ucciso. Gli altri santi. Letture. chiaramente ogni cosa»). Ambrosiano. Sapienza 13, 1-9; Salmo 52; Marco 11, 12-14. 20-25.

Terrorismo/ Gb, approvata estradizione Abu Qatada in... -2- ( da "Virgilio Notizie" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: poiché prove suscettibili di essere state ottenute sotto tortura potrebbero essere utilizzati contro di lui in un futuro processo. Il ministro degli Interni Jacqui Smith si è dichiarata "felice" per la decisione dei Law Lords. Abu Qatada era in carcere da dicembre, per avere violato i termini della sua libertà condizionale ottenuta nel maggio 2008.

Il caso del giornalista Parwiz Kambakhsh e l'impegno italiano ( da "Articolo21.com" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ma a seguito di una grande mobilitazione internazionale - di personalità politiche, media, organizzazioni dei diritti umani -, il 3 febbraio 2008, il Senato afghano ritira la conferma della condanna a morte del giornalista. In un comunicato la Camera alta afghana definisce un "errore tecnico" la sua precedente decisione di approvare la condanna a morte.

Birmania: servono aiuti veri, non buone intenzioni ( da "Articolo21.com" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: è il silenzio sulle violazioni dei diritti umani, sulla pena di morte, sui traffici d?armi e sulle mine antiuomo. E sappiamo quanto la violazione di questi diritti sia diffusa nel pianeta. Ma, torniamo alla mozione sul Myanmar (ex-Birmania per l?appunto). In questo caso, tutti abbiamo sufficiente conoscenza della drammatica e sistematica violazione dei diritti fondamentali dell?

Kosovo indipendente: dai serbi ancora un no ( da "Gazzettino, Il" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: rispetto dei diritti umani, la libertà di movimento, il diritto di rientrare e la restituzione delle proprietà non porta nella direzione che serbi e non albanesi vorrebbero», ha dichiarato il ministro serbo per il Kosovo, Goran Bogdanovic. A Pristina, l'attuale premier kosovaro ed ex capo della guerriglia indipendentista dell'Uck nella lotta contro i serbi alla fine degli anni 90,

Militari coinvolti nel delitto Dink ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: critiche da vari ambienti europei e da non pochi gruppi per i diritti umani. In particolare, come ha precisato la Dogan, il colonnello (in pensione) Albay Oz e gli altri cinque militari sono accusati di «negligenza in servizio» perché avrebbero mancato di dare la protezione al giornalista. Nelle settimane precedenti la sua uccisione, Dink, 52 anni, aveva ricevuto minacce di morte.

Il forum per il diritto alla salute: i medici devono curare gli immigrati ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: È una norma in palese violazione della carta dei diritti umani - ha scritto Francesco Carta, medico del forum della salute - ed è incompatibile col codice deontologico dei medici. Inoltre il nostro compito è curare chiunque lo richieda, compresi gli immigrati che in questo modo vengono allontanati dalle strutture sanitarie».

La guerra al terrore erode i diritti umani ( da "AprileOnline.info" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: in guardia dal rischio di danni permanenti al prezioso impianto dei diritti umani e chiede una rapida azione correttiva La "guerra al terrorismo" ha gravemente danneggiato le norme internazionali per i diritti umani e del diritto umanitario. è il tragico risultato di una ricerca svolta da un gruppo di otto eminenti giuristi internazionali e presentata qualche giorno fa a Ginevra.

L'assessore Stamboulis incontra la vedova di Omar Venturelli, ucciso in Cile dal regime Pinochet ( da "Sestopotere.com" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tesi sostenuta da numerose associazioni di diritti umani cilene e mapuche, essendo stata la popolazione indigena particolarmente colpita dalla rete criminale del "Condor". Durante la conferenza stampa che si è svolta questa mattina in Municipio, l'assessore Elettra Stamboulis ha dichiarato di aver accolto con grande favore la proposta di sostenere la causa della vedova Venturelli.

Immigrati/ Calipari: A Lampedusa emergenza ignorata dal ( da "Virgilio Notizie" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la quale aggiunge che "la gestione del centro dimostra il fallimento di tutta la politica del Governo in materia di emigrazione. L'incapacità del centrodestra di gestire i flussi migratori - conclude - ha trasformato Lampedusa in un lager per migranti costretti a vivere in condizioni disumane e con evidenti violazioni dei diritti umani".

## Hillary Clinton attesa in Cina tra nuove sfide e vecchi ( da "Virgilio Notizie" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ai diritti umani, argomento personalmente a cuore alla Clinton. Gli Stati Uniti intendono premere per una maggiore partecipazione della Cina ai temi globali, primo fra tutti quello ambientale. "Cercheremo maniere per collaborare su questioni che vanno al di là del semplice interesse reciproco, per rivolgerci a problemi veramente globali"

Cina-Usa/ A Pechino alto apprezzamento per Hillary Clinton ( da "Virgilio Notizie" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: contente una feroce accusa alle violazioni dei diritti umani da parte del governo cinese. "E' una violazione dei diritti umani quando un bambino viene privato del cibo, o soffocato, o annegato, o le sue ossa sono spezzate solo perché nasce femmina" disse l'allora first lady, aggiungendo che "la libertà è il diritto delle persone a riunirsi, organizzarsi e parlare apertamente"

Se l'alunno pugnala il professore la colpa primaria è della famiglia ( da "EUROPA ON-LINE" del 18-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura scientifica imposti a Eluana. Ma, nell?interesse dello stesso ragazzo che nasce alla vita, e di chi gli sta attorno, non sarebbe necessario fare qualcosa, anche se non è maggiorenne? DORA SALVINI, VENEZIA Cara signora, del tristissimo episodio di Mestre, cioè del tredicenne che pianta un coltello nella schiena del professore di musica perché costretto a suonare il violino


Articoli

Guantanamo/ Frattini: Spirito positivo su questione ex (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 17 feb. (Apcom) - Il ministro degli Esteri Franco Frattini conferma che il governo valuterà "con spirito positivo" l'ipotesi del trasferimento di alcuni ex detenuti di Guantanamo in Italia. "Abbiamo ricevuto una lista di nomi, di richieste da parte dell'amministrazione americana che stiamo verificando" ha ribadito il capo della diplomazia, a margine di un incontro a Roma con la presidente della Camera dei Rappresentanti Usa Nancy Pelosi. "Confermo che noi valuteremo queste richieste con spirito positivo" ha dichiarato Frattini, osservando che "giustamente il presidente Pelosi ha detto 'noi non imponiamo', ma evidentemente è una richiesta di indicazioni: tutti i Paesi d'Europa lo stanno facendo, la maggioranza di loro si è detta non disponibile l'Italia si è detta disponibile a valutare con spirito positivo". Il presidente della Camera Gianfranco Fini aveva dichiarato ieri che l'Italia non può accogliere detenuti nelle proprie carceri se non dopo una sentenza della magistratura o dopo accordi bilaterali tra due paesi. Oggi Frattini ha fatto notare che "non c'è stata - da parte degli Usa - una richiesta di considerare persone che non sono state processate né sono processabili" perché questo "sarebbe contrario alla nostra Costituzione". "Le richieste - ha proseguito il titolare della Farnesina - si riferiscono a persone che non solo non saranno processate e che si richiede di tenere in Italia non in galera ma custodite e protette, perché nel loro Paese correrebbero il rischio di condanne a morte". I commenti di Fini, insomma, "si riferiscono a un caso diverso, che evidentemente non è quello che ci interessa": "Non è una questione di tipo giuridico - ha concluso Frattini - è una questione di solidarietà verso gli Stati Uniti d'America nella lotta al terrorismo nel rispetto dei diritti umani".

Torna all'inizio


20:48 GUANTANAMO: FRATTINI, DA GOVERNO SPIRITO POSITIVO VERSO USA (sezione: Diritti umani)

( da "Agi" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

GUANTANAMO: FRATTINI, DA GOVERNO SPIRITO POSITIVO VERSO USA (AGI) - Roma, 17 feb. - Franco Frattini ha confermato che il governo italiano valutera' "con spirito positivo" le richieste dell'amministrazione di Barack Obama di accogliere ex detenuti nella prigione di Guantanamo. "Noi abbiamo ricevuto da parte dell'amministrazione statunitense una lista di richieste, che stiamo verificando", ha spiegato il ministro degli Esteri ai giornalisti, prima di un incontro a Roma con la presidente della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi. Frattini ha osservato come si riferissero "a un caso diverso, che evidentemente non e' quello che ci interessa", le dichiarazioni del numero della Camera, Gianfranco Fini, il quale ieri aveva frenato sull'eventualita' che l'Italia potesse accogliere gli ex prigionieri del super-carcere americano a Cuba. "Noi", ha chiarito il titolare della Farnesina, "non immaginiamo la detenzione in Italia di persone non processate e non processabili: questo sarebbe contrario alla nostra Costituzione". Le richieste statunitensi, ha continuato, si "riferiscono a persone che non sono e non saranno processabili, e che si richiede di tenere non in galera, ma custodite e protette perche' nel loro Paese correrebbero il rischio di condanna a morte", oppure di tortura. "Quindi", ha concluso il ministro degli Esteri italiano, "non e' una questione di tipo giuridico ma di solidarieta' verso gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo, rispettosa dei diritti umani".

Torna all'inizio


Guantanamo: Frattini, da governo spirito positivo con Usa (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Guantanamo: Frattini, da governo spirito positivo con Usa 17 febbraio 2009 alle 21:34 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Franco Frattini ha confermato che il governo italiano valuterà "con spirito positivo" le richieste dell'amministrazione di Barack Obama di accogliere ex detenuti nella prigione di Guantanamo. "Noi abbiamo ricevuto da parte dell'amministrazione statunitense una lista di richieste, che stiamo verificando", ha spiegato il ministro degli Esteri ai giornalisti, prima di un incontro a Roma con la presidente della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi. Frattini ha osservato come si riferissero "a un caso diverso, che evidentemente non è quello che ci interessa", le dichiarazioni del numero della Camera, Gianfranco Fini, il quale ieri aveva frenato sull'eventualità che l'Italia potesse accogliere gli ex prigionieri del super-carcere americano a Cuba. "Noi", ha chiarito il titolare della Farnesina, "non immaginiamo la detenzione in Italia di persone non processate e non processabili: questo sarebbe contrario alla nostra Costituzione". Le richieste statunitensi, ha continuato, si "riferiscono a persone che non sono e non saranno processabili, e che si richiede di tenere non in galera, ma custodite e protette perché nel loro Paese correrebbero il rischio di condanna a morte", oppure di tortura. "Quindi", ha concluso il ministro degli Esteri italiano, "non è una questione di tipo giuridico ma di solidarietà verso gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo, rispettosa dei diritti umani". AGI

Torna all'inizio


Khmer Rossi, al via il processo per genocidio (sezione: Diritti umani)

( da "Cittadino, Il" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Khmer Rossi, al via il processo per genocidio n Ha preso il via in Cambogia il processo davanti a un tribunale internazionale per genocidio e crimini contro l'umanità a carico di Kaing Guek Eav, detto "Duch", il responsabile dell'S-21, il più terribile centro di detenzione e tortura del regime dei Khmer Rossi a Phnom Penh. Dal 1975 al 1979 sono stati 1,7 milioni i cambogiani giustiziati, torturati o morti di fame e di stenti. Ex insegnante di matematica, il 66enne "Duch" si è convertito al cristianesimo ed è stato arrestato nel 1999; è l'unico dei cinque leader dei Khmer Rossi in carcere ad aver espresso rimorso e aver deciso di collaborare con la corte istituita nel 2006.

Torna all'inizio


Un tribunale ibrido per gli ultimi Khmer Rouge (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

CAMBOGIA Cominciato ieri un processo che nessuno davvero vuole Un tribunale ibrido per gli ultimi Khmer Rouge Marina Forti È destinato a far discutere il processo che si è aperto ieri nella capitale cambogiana Phnom Penh - anzi, nell'aula allestita in una ex caserma circa mezz'ora fuori città. Si tratta del primo processo ai massimi leader dei Khmer Rouge, il partito comunista che ha preso il potere in Cambogia tra 1975 e il '79, alla fine della guerra americana in Indocina, instaurando un regime estremamente duro: l'utopia di una società agraria si è tradotto nell'evacuazione forzata degli abitanti delle città, galera per i «nemici interni» e una società ridotta a grande campo di lavoro. Secondo le stime più correnti, 1,7 o forse 2 milioni di persone sono morte in quei tre anni, su una popolazione allora di 8 milioni. Trent'anni dopo, alcuni leader Khmer Rouge approdano in tribunale. Il primo imputato comparso ieri davanti ai giudici è Kaing Guek Eav, 66 anni, meglio noto come Duch: è stato il comandante della prigione di Tuol Sleng, nota con la sigla S-21, tristemente famosa come luogo di tortura e di esecuzioni (vi sono state uccise tra 12mila e 17mila persone). Quando è stato arrestato, nove anni fa, Duch aveva ammesso torture ed esecuzioni dicendo che stava eseguendo gli ordini. Altri quattro imputati dovranno in futuro comparire in questo processo: Nuon Chea, ormai 82enne, considerato il principale ideologo del partito; Khieu Samphan, 76 anni, già capo dello stato; Ieng Sary, 82 anni, già ministro degli esteri, e sua moglie Ieng Thirith, 75 anni, membro del comitato centrale. Ieri decine di persone erano in fila davanti alla ex caserma per assistere alla prima udienza, in realtà dedicata a questioni procedurali: solo in marzo il processo entrarà nel vivo ascoltando testimoni. Sembra che decine di vittime si siano registrate come parte civile. Quell'aula di giustizia però è circondata di polemiche. Il tribunale, chiamato «Camera straordinaria della corte di Cambogia» (Eccc, nell'acronimo in inglese), è un ibrido istituito tre anni fa con il sostegno delle Nazioni unite; tribunale misto, comprende giudici in larga parte cambogiani accanto a magistrati stranieri, un co-pubblico ministero e un co-giudice investigatore cambogiani. E questo, protestano organizzazioni come Human Rights Watch, nonostante rapporti della stessa Onu giudicassero il sistema giudiziario cambogiano corrotto, vulnerabile a pressioni politiche e inefficente. Tre anni di «istruttoria» hanno portato a incriminare 5 imputati - quello più illustre, l'allora capo del partito Pol Pot, è morto nel 1998. Molte organizzazioni internazionali per i diritti umani vorrebbero vedere indagini nella catena delle responsabilità che ampli il quadro. Il pubblico ministero cambogiano ha tagliato corto: ulteriori incriminazioni, ha detto, sono inopportune considerata «la passata instabilità della Cambogia e la necessità di riconciliazione nazionale». Sul tribunale speciale aleggiano anche storie di ordinaria corruzione. Le sue spese (circa 50 milioni di dollari finora) sono sostenute dalla comunità internazionale, con Giappone, Francia, Stati uniti e Australia in testa: ma sono state avanzate accuse di gestione fraudolenta di questi fondi. Come accade con simili tribunali, la «Camera straordinaria» istituita in Cambogia è un risultato della storia: anche se in questo caso non vediamo potenze vincitrici ansiose di giudicare il perdente. Anzi, è chiara la riluttanza sia dell'attuale governo di Phnom Penh, sia di Stati uniti e Cina, a indagare troppo su cosa avvenne in Cambogia in quei tre anni. Le ragioni sono strettamente geopolitiche. Il regime dei Khmer Rouge fu rovesciato nel gennaio 1979 dalle truppe vietnamite che avevano invaso il paese; i Khmer Rouge si ritirarono allora nella regione al confine thailandese, sostenuti da Thailandia, Cina (da sempre alleata), Stati uniti e altri. Di là hanno condotto una guerra interna contro il governo nazionalista (sostenuto da Hanoi) durata ancora 12 anni. Su insistenza della Cina, i Khmer Rouge sono stati parte degli accordi di Parigi che nel 1991 hanno messo fine al conflitto, con un massiccio intervento dell'Onu - anche se la ribellione è finita davvero solo tra il '96 e il '98. Nel 1997 il premier Hun Sen aveva chiesto all'Onu di istituire un tribunale internazionale sulle atrocità dei Khmer Rouge (la Cina minacciò il veto). Ma poi lo stesso Hun Sen (un ex Khmer Rouge, rientrato nel paese con i vietnamiti che lo misero a capo di un loro governo) ha offerto l'amnistia ai leader del vecchio regime e fatto appello a «seppellire il passato». Gli equilibri geopolitici erano cambiati. Del resto, nella Cambogia attuale decine di oppositori, giornalisti, attivisti sindacali e per i diritti umani sono stati uccisi. E la gran parte dei cambogiani, rivela un sondaggio citato dal New York Times, non è neppure al corrente del processo che si è aperto ieri.

Torna all'inizio


Siamo stati noi ad uccidere otto indigeni Awa (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

COLOMBIA, IL COMUNICATO DELLE FARC «Siamo stati noi ad uccidere otto indigeni Awa» Le Farc (forze armate rivoluzionarie della Colombia) hanno ammesso ieri con un comunicato web di essere responsabili dell'uccisione di 8 indigeni Awa nei pressi di Barbacoa, nello Stato di Narino. Secondo l'organizzazione ribelle, le vittime avrebbero fornito informazioni spionistiche all'esercito colombiano, da anni impegnato in una battaglia contro i guerriglieri. Il generale colombiano Freddy Padilla ha negato che le vittime lavorassero come informatori per l'esercito. Nella guerra tra governo Uribe e Farc è presa la popolazione indigena Awa, una comunità di circa 21.000 indios, i cui diritti umani sono costantemente violati - secondo quanto denunciato dall'Agenzia per i rifugiati dell'Onu. Lo stato di Narino, stato chiave per la produzione e esportazione di cocaina, è anche teatro di scontro tra le gangs di narcos e i gruppi ribelli. Il nove febbraio era stato reso noto il massacro di 27 indigeni Awa, ma le Farc non hanno menzionato le altre 19 vittime.

Torna all'inizio


Vienna, le colombe resistono aspettando Obama (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

FUORILUOGO Vienna, le colombe resistono aspettando Obama Grazia Zuffa All'Onu è in corso una partita decisiva sulla droga, con le colombe europee decise a contrastare i falchi americani (che ancora imperversano nelle more di nuove direttive esplicite dalla presidenza Obama). L'occasione è la stesura della dichiarazione politica che sarà approvata l'11 e 12 marzo, quando i ministri e i capi di governo di tutto il mondo si riuniranno a Vienna per decidere le politiche globali della droga. E' un evento chiave, come lo fu il precedente, l'Assemblea generale delle Nazioni unite del 1998 (Ungass): allora vinsero i falchi e fu stabilito l'obiettivo di «eliminare o ridurre significativamente» le principali sostanze illegali in dieci anni. Fu sancita così la priorità della repressione, in nome di un mondo «libero dalla droga». I paesi politicamente forti, Europa, Canada, Australia, hanno potuto esercitare a casa propria una certa autonomia dai vincoli internazionali. Non così i paesi produttori, più deboli, costretti a subire alla lettera la «guerra alla droga»: pagando il prezzo dei territori avvelenati dalle fumigazioni, dell'impoverimento e dell'esodo forzato di migliaia di contadini. Per non dire che la linea dura ha portato a pene sproporzionate per i reati di droga (perfino la pena di morte in diversi paesi) e alla violazione di molti diritti umani. A distanza di dieci anni, il re è nudo. Secondo le stime della stessa agenzia Onu sulla droga (Unodc), dal 1998 la produzione globale di oppio è raddoppiata e la produzione di cocaina è aumentata del 20 per cento. Non solo le droghe non sono state eliminate, ma in tutto il mondo è facile trovare sostanze a un prezzo più basso di dieci anni fa. L'appuntamento di Vienna 2009 potrebbe rappresentare una svolta, o almeno una correzione di tiro. Passerà stavolta la linea «mite» dell'Unione europea? Con l'obiettivo principale di tutelare la salute, prendendo atto con realismo che eliminare le droghe è impresa impossibile, oltre che dai costi umani insopportabili. E'ancora difficile fare previsioni, per la durezza dello scontro in atto. Il dissidio si concentra sulla riduzione del danno, fra chi vorrebbe menzionarla come strategia cardine nella lotta alle infezioni come l'Hiv, e chi invece si oppone ritenendola un cedimento nella «lotta alla droga». La partita è anche interna alle Nazioni unite: in dicembre il Rapporteur sulla tortura scriveva una lettera ufficiale alla presidenza di Vienna 2009 dichiarando la sua insoddisfazione per la bozza proposta: insufficiente la denuncia della violazione del diritto alla salute dei consumatori come di altri diritti umani (cfr. Zuffa, il manifesto del 7 gennaio). Il 12 febbraio è la volta del direttore dell'agenzia per l'Aids (Unaids) a manifestare il suo sconcerto. La riduzione del danno è già stata sancita fra gli impegni assunti dall'Assemblea generale sull'Aids del 2001, solennemente ribadita alla successiva Assemblea del 2006: occorre dunque «ricercare una più ampia coerenza di sistema nell'ambito delle Nazioni unite», scrive il direttore Michel Sidibé. Un modo gentile per dire che l'attuale schizofrenia non porta da nessuna parte. Senza precedenti è la determinazione dell'Unione europea a sostenere le proprie posizioni. Alla fine di gennaio, il rappresentante ceco a nome della Ue ribadiva «la sua delusione per il fatto che un numero limitato di paesi non accettassero il compromesso raggiunto» sulla riduzione del danno (il riferimento è alla pattuglia di stati autoritari guidata dagli Stati uniti). Non abbiamo altra scelta che insistere - aggiungeva il diplomatico ceco. Non è finita. Pochi giorni fa un editoriale del New York Times lamentava che i negoziatori di Vienna ignorassero le correzioni di Obama: il presidente ha ribadito il suo impegno a togliere il veto federale ai programmi di scambio siringhe. Dal canto suo il fronte dei «duri» si è dato da fare per sfondare l'unità del fronte europeo. Trovando orecchi sensibili - guarda caso- dalle parti di casa nostra. E così nei giorni scorsi il sottosegretario, zar antidroga, Carlo Giovanardi avrebbe impartito l'ordine di dietro front e voltato la faccia all'Unione europea. Complimenti sottosegretario, davvero un bel viatico per la prossima conferenza nazionale sulla droga di Trieste! (Il dossier Vienna 2009 su www.fuoriluogo.it)

Torna all'inizio


di MILENA MONTEFIORI SI COMINCIA dai pensieri del biologo Jean Hamburger per c... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

VETRINA GIORNO & NOTTE pag. 9 di MILENA MONTEFIORI SI COMINCIA dai pensieri del biologo Jean Hamburger per c... di MILENA MONTEFIORI SI COMINCIA dai pensieri del biologo Jean Hamburger per continuare con alcune grandi vergogne della storia e finire con le prospettive future. Tutte le sfaccettature della dura e complessa battaglia per i diritti umani avvenuta nel secolo scorso sono contenute nel libro Voci contro le barbarie. La battaglia per i diritti umani attraverso i suoi protagonisti' che il giurista Antonio Cassese presenterà oggi alle 17 all'auditorium Cariromagna di via Flavio Biondo 16. Oltre a parlare di questa raccolta antologica che contiene le voci più significative dei difensori' dei diritti umani, durante l'appuntamento che inaugura la XIV edizione degli Incontri con l'Autore' organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e curata dal professor Giovanni Tesio è previsto uno dei fuori programma della rassegna con letture di brani sul tema dei diritti umani interpretate dagli attori forlivesi Daniela Piccari e Giampiero Bartolini. IL PROTAGONISTA di questo incontro, Antonio Cassese, è uno dei massimi esperti di diritto a livello internazionale con una vastissima serie di esperienze. A cominciare dall'insegnamento presso prestigiosi atenei come l'Università di Firenze dove tutt'ora è ordinario di Diritto internazionale, all'Istituto universitario europeo dal 1987 al 1993 e ad Oxford. Membro dell'Institut de Droit International e dottore honoris causa all'Università Erasmus a Rotterdam, Parigi-X e Ginevra (2000), Cassese è membro del Comitato di direzione dell'European Journal of International Law. Quanto agli impegni istituzionali, il giurista campano ha ricoperto diversi ruoli significativi come presidente del Comitato del Consiglio d'Europa per la prevenzione della tortura dal 1989 al 1993 e presidente al Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia dal 1993 al 1997. L'ingresso è libero. A tutti i partecipanti sarà consegnata in omaggio una copia del libro presentato.

Torna all'inizio


Sessant'anni di diritti umani: Studenti ascolani al Senato (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

AGENDA E LETTERE pag. 7 Sessant'anni di diritti umani: Studenti ascolani al Senato IL LICEO CLASSICO STABILI-TREBBIANI RICEVUTO DA SCHIFANI IL LICEO classico Stabili-Trebbiani di Ascoli, insieme ad altre dodici scuole, ha preso parte venerdì 30 gennaio alla seduta straordinaria nell'aula del Senato a Roma, dedicata ai diritti umani nel 60° anniversario della proclamazione della Dichiarazione universale da parte dell'assemblea generale dell'Onu. In rappresentanza dell'istituto ascolano la classe 5°C, accompagnata dal dirigente scolastico professoressa Marisa Salvatori e dal docente professor Sergio Spurio. Il presidente del Senato Renato Schifani ha aperto i lavori della sessione volta a promuovere nelle nuove generazioni le tematiche legate ai diritti umani e ha attribuito ai partecipanti il ruolo di testimoni dei diritti umani', consegnando simbolicamente alla più giovane e al più grande dei ragazzi presenti la spilla di testimoni della Dichiarazione. Dodici studenti hanno preso la parola in aula, illustrando i contenuti di dodici dei trenta articoli del documento. Una trattazione scelta dagli stessi ragazzi nell'ambito di un percorso di approfondimento realizzato nelle scuole partecipanti all'iniziativa Promuoviamo la Dichiarazione universale'. Per il liceo Stabili- Trebbiani ha preso la parola la studentessa Elisa Zuppini, che ha presentato il lavoro realizzato dalla classe 5°C sull'articolo 9: «Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato». Al termine del dibattito gli studenti hanno proposto un documento volto a impegnare l'Assemblea a farsi promotrice dei diritti umani: il documento è stato votato da tutta l'Assemblea per alzata di mano. Image: 20090218/foto/718.jpg

Torna all'inizio


Lavoro minorile: da Ugl via a campagna Scream (sezione: Diritti umani)

( da "Denaro, Il" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Avellino politiche sociali Lavoro minorile: da Ugl via a campagna Scream Marina D'Apice L'Ugl Costruzioni di Avellino ha aderito alla Campagna Globale di sensibilizzazione e informazione sullo sfruttamento del lavoro minorile lanciata in tutto il mondo dal programma internazionale dell'Ilo per l'eliminazione del lavoro minorile (Ipec International programme for the elimination of child labour). L'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) è l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne. I suoi principali obiettivi sono: promuovere i diritti dei lavoratori, incoraggiare l'occupazione in condizioni dignitose, migliorare la protezione sociale e rafforzare il dialogo sulle problematiche del lavoro. La campagna di sensibilizzazione è attuata attraverso il programma Scream e l'Iniziativa "12 to 12" nelle quali si afferma che ogni bambino ha diritto a giocare, andare a scuola, e sognare. Gli adulti, in quanto custodi dell'infanzia, hanno la responsabilità di rendere tutto ciò possibile. Il programma Scream offre l'occasione unica di coinvolgere un ampio spettro di soggetti e organizzazioni nella promozione della giustizia sociale e dei diritti umani e del lavoro universalmente riconosciuti. Il programma contribuisce inoltre a rafforzare il lavoro dell'Ilo/Ipec, dando corso ad attività di cooperazione a diversi livelli, ivi compresa la costruzione e il consolidamento di partenariati con altre agenzie delle Nazioni Unite, governi, organizzazioni rappresentative degli imprenditori e dei lavoratori, organizzazioni non governative amministrazioni comunali e sindaci, istituzioni accademiche, comunità artistiche e altri soggetti, in un lavoro comune di lotta contro il lavoro minorile e nella prospettiva più ampia di una globalizzazione giusta fondata sui diritti umani e sul lavoro produttivo e dignitoso. e istituzioni accademiche, nell'ambito del movimento mondiale contro il lavoro minorile. "Siamo molto contenti -afferma il segretario provinciale dell'Ugl Costruzioni Gerardo Santoli - di aderire ad un'iniziativa a carattere mondiale e di poter dare il nostro piccolo contributo affinché la piaga del lavoro minorile venga sanata in Italia e nel mondo. Quello delle Costruzioni è un settore dove in passato si è abusato e non poco del lavoro minorile, questo non è più accettabile e come sempre noi saremo in campo oltre che per tenere alta l'attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro anche per segnalare casi di lavoro minorile in edilizia e negli altri settori". Ma. D'Ap. del 18-02-2009 num.

Torna all'inizio


Francesco Régis Clet, martire (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

ECONOMIA 18-02-2009 IL SANTO DEL GIORNO Francesco Régis Clet, martire Nato a Grenoble, in Francia, viene ordinato sacerdote nel 1773, a 25 anni. Appartiene alla congregazione della Missione, fondata a Parigi nel 1625 da san Vincenzo de' Paoli. Francesco Régis diventa insegnante e verso i 40 anni è chiamato a guidare il Seminario vincenziano di Parigi, dove vive la prima fase della Rivoluzione francese. Nel 1791 chiede di andare missionario in Cina. Arriva nella portoghese Macao, dove agli inizi del XVIII secolo i cattolici erano 300 mila, grazie ai primi imperatori manciù della dinastia Ching che avevano consentito le missioni. Ma quando padre Régis vi giunge si è diffusa la diffidenza verso l'Occidente e, tra il 1805 e il 1811, la diffidenza diventa persecuzione che colpisce anche padre Francesco. Nel 1818 un cristiano rinnegato lo denuncia per soldi. Davanti al carcere e alla tortura padre Régis non cede. Per questo verrà ucciso. Gli altri santi. Letture. chiaramente ogni cosa»). Ambrosiano. Sapienza 13, 1-9; Salmo 52; Marco 11, 12-14. 20-25.

Torna all'inizio


Terrorismo/ Gb, approvata estradizione Abu Qatada in... -2- (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Londra, 18 feb. (Ap) - La sentenza dei "Law Lords" (giudici) ha fatto seguito all'appello del ministero degli Interni britannico su una decisione della Corte d'appello nell'aprile 2008. La Corte aveva respinto l'estradizione dell'estremista religioso in Giordania, dove è stato condannato per terrorismo, poiché prove suscettibili di essere state ottenute sotto tortura potrebbero essere utilizzati contro di lui in un futuro processo. Il ministro degli Interni Jacqui Smith si è dichiarata "felice" per la decisione dei Law Lords. Abu Qatada era in carcere da dicembre, per avere violato i termini della sua libertà condizionale ottenuta nel maggio 2008. Arrivato nel Regno Unito nel 1993 dove ha ottenuto lo status di rifugiato un anno più tardi, Abu Qatada è stato arrestato una prima volta nel 2002, quindi recluso nel 2005. E' stato condannato due volte in Giordania, nel 1998 e 2000, a 15 anni di lavori forzati per attività terroristiche e "legami con al Qaida".

Torna all'inizio


Il caso del giornalista Parwiz Kambakhsh e l'impegno italiano (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il caso del giornalista Parwiz Kambakhsh e l'impegno italiano di CISDA* Nell?ottobre del 2007 è stato incarcerato, nella provincia di Balkh (nel nord dell?Afghanistan), il giovane giornalista Parwiz Kambakhsh. Parwiz è stato accusato di blasfemia per aver distribuito un articolo, stampato da Internet, nel quale si parlava dei diritti delle donne nell?Islam. Inizialmente condannato a morte dall?oscurantista consiglio dei religiosi di Balkh, Parwiz ha aspettato per un anno, in galera, la sentenza della corte d?appello e ora la sua esecuzione è stata trasformata in 20 anni di reclusione. I suoi avvocati vogliono ricorrere alla corte suprema, ma senza una mobilitazione internazionale a favore di Parwiz la condanna sarà probabilmente confermata. Le infamanti accuse nei confronti di Parwiz da parte dei tribunali afghani dimostrano come in Afghanistan, a sette anni dall?invasione militare americana, la libertà di stampa sia totalmente negata e come non sia in vigore una giustizia che possa definirsi tale. Un altro esempio è quello di Naseer Fayyaz, un altro coraggioso giornalista, che per aver criticato il governo è stato minacciato di morte e perseguitato dai servizi segreti afghani (KHAD), finché si è trovato costretto a lasciare il Paese. In Afghanistan quella in vigore è solo la legge del più forte, e chiunque osi opporsi ai fondamentalisti al potere e alle autorità religiose viene punito con condanne esemplari, minacciato, costretto ad allontanarsi dal paese, ucciso, indagato dai servizi segreti. Durante la legislatura di centrodestra (2005-2006), il governo italiano - secondo le direttive varate dopo le conferenze di Bonn (2001) e di Londra (2006) - ha messo in piedi un costosissimo programma giustizia (71 milioni di euro, spesi dai contribuenti italiani) al quale hanno lavorato centinaia di esperti italiani, e con cui si sarebbe dovuto ricostruire il sistema giuridico afghano. L?assurda condanna di Parwiz Kambakhsh dimostra quanto il programma giustizia promosso dal nostro governo sia stato fallimentare, soprattutto a fronte dell?enorme spesa sostenuta. è anche un?ulteriore disfatta per Karzai e per i governi occidentali che hanno vestito dei noti criminali di guerra in giacca e cravatta definendoli democratici e portandoli al potere. Chiediamo che tutti i sinceri democratici, coloro che credono che non esista una giustizia di serie A, per gli occidentali, e una di serie B, per tutti gli altri, alzino la loro voce mobilitandosi in tutti i modi possibili e a tutti i livelli, per assicurare la libertà a Parwiz Kambakhsh e la libertà di espressione e la legalità a tutti i giornalisti e democratici afghani. Cosa possiamo fare? - Informare sulla situazione - Sollecitare la stampa affinchè non abbandoni Parwiz al suo destino continuando a denunciare il caso e a informare l'opinione pubblica - Chiedere al rappresentante del Governo italiano che si impegni a fare rispettare la giustizia in Afghanistan - Inviare la seguente lettera di protesta alle istituzioni afgane e alle organizzazioni internazionali impegnate nel paese. Testo in inglese da inviare: Release Parwiz Kambakhsh Parwiz Kambakhsh, a young afghan journalist, is imprisoned since October 2007. He was sentenced to death by the obscurantist Council of the Elders from Balkh province- Northern Afghanistan. After that, Parwiz spent a year in jail waiting for the court of appeal to attend his sentence. Now, his sentence to death has been turned into 20 years? imprisonment. The accusations are ridiculous and injudicious. In a country where for the last six years there are many claims regarding “democracy”, “human rights”, and “freedom of press”, fundamentalists control the justice system and try every possible way to mute anyone who criticizes or comments about the Northern Alliance criminals. Imprisonment of Parwiz Kambakhsh is not only for his enlightening articles in a local newspaper, “Jahan-e-Now” (The New World), but also because of his brother Yaqub Ibrahimi, who is a well-known, brave and realistic reporter and exposed many criminal faces from Jehadi mafia in Northern Afghanistan to the world public. We think that because Ibrahimi could not be silenced, the judges want to pursue their agenda by unlawfully imprisoning his brother in order to hush him. The Religious Scholars Council of Balkh province who have never condemned the criminal acts of the fundamentalist warlords in the north, now issued a verdict for the execution of Parwiz Kambakhsh. The detention of Mr. Kambakhsh is a demonstration that the Karzai government and his Western patrons have decorated the notorious criminals in pants and ties and brought them in power under the guise of “democrats”. For those reasons we ask the immediate release of Parwiz Kambakhsh. Per protestare vi invitiamo a inviare la lettera a: Ufficio di presidenza: president@afghanistangov.org UNAMA (Missione delle Nazioni Unite in Afghanistan) spokesman-unama@un.org Corte suprema dell?Afghanistan aquddus@supremecourt.gov.af Ambasciata d?Italia in Afghanistan ambasciata.kabul@esteri.it Per ulteriori informazioni: - CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane): cisda@tiscali.it - ISF (Information Safety and Freedom) Kambakhsh, una vicenda incredibile Il 21 ottobre 2008 una corte d'appello afghana ha annullato la sentenza di condanna a morte contro Sayed Parwez Kambakhsh condannandolo però a 20 anni di reclusione. Sayed era stato in primo grado destinato alle mani del boia. In realtà, tutto quello che il giovane reporter di 'Jahan e Now' (Il nuovo mondo) e studente di giornalismo ha fatto è stato scaricare da Internet del materiale sui diritti civili delle donne e diffonderlo fra gli studenti. Ma anche nell?Afghanistan odierno, non più sotto il pugno dei talebani ma nelle mani del presidente Hamid Karzai, un simile gesto può essere considerato reato, “blasfemia e distribuzione di testi diffamatori dell?Islam”, nonostante la Costituzione di Kabul garantisca, da un punto di vista formale, la libertà di espressione. «Un processo ridicolo quanto terribile», così le associazioni internazionali che lottano per la libertà di stampa nel mondo avevano definito il primo grado di giudizio a cui Sayed era stato sottoposto nella sua regione di origine. Un procedimento durato non più di dieci minuti dopo i quali era già stato condannato a morte: a Sayed non era stata data alcuna possibilità di difendersi in quel primo procedimento tenutosi sotto l?influenza del Consiglio dei Mullah nella corte di Mazar-i-Sharif. E anche il secondo processo quello che il 21 ottobre scorso ha “ridotto” la condanna a 20 anni, è stato definito «una farsa» dall?avvocato che ha difeso Sayed davanti alla Corte di Appello di Kabul. Afzal Nuristani ha infatti riferito che nel secondo processo la difesa «non è stata in grado di chiamare i suoi testimoni. La corte si è limitata ad ascoltare quelli dell?accusa, le cui deposizioni non avevano nulla a che fare con il caso». L?avvocato, inoltre, ha fatto appello direttamente al presidente Karzai perché interceda in questo caso, assicurando il rispetto della Costituzione e la legalità del sistema giudiziario, visto che, secondo Nuristani, «Sayed è stato condannato per un?accusa che non esiste in base alle nostre leggi». Tutto comincia... Nord dell?Afghanistan, ottobre 2007 Sayed Parwez Kambakhsh, 23 anni, studente dell?Università di Balhk, redattore di 'Jahan e Now' (Il nuovo mondo), un giornale della città di Mazar-i-Sharif, viene arrestato con l?accusa di essere un «ehaant be Islam», il termine usato dalla «Sharia» (la legge religiosa) per i blasfemi. Lui, studente di giornalismo, in realtà aveva solo mandato via e-mail ai compagni un articolo di un intellettuale iraniano dove si sosteneva che le donne dovrebbero avere gli stessi diritti degli uomini, anche in materia di matrimonio e in cui si chiedeva perché la fede islamica non si modernizza per dare più diritti alle donne. Sayed è fratello di Yaqub Ibrahimi, giornalista afghano molto noto per le sue inchieste contro droga e corruzione, che danno un mucchio di fastidio ai signori della guerra e mafiosi locali. Il 22 gennaio 2008 il tribunale di primo grado di Mazar-i-Sharif, riunito a porte chiuse senza la presenza dell'imputato e di un supporto legale, emette nei confronti del giovane giornalista la sentenza di condanna capitale. Il giorno dopo la missione Onu in Afghanistan (Unama) esprime profonda preoccupazione per la condanna a morte del giornalista, accusato di blasfemia e empietà, chiedendo un riesame del procedimento. In un comunicato l'Unama sottolinea che i procedimenti giudiziari legati alla libertà di religione o espressione ci sono in molti paesi e richiedono una particolare attenzione. ''Le pressioni per le sentenze di colpevolezza, gli avvertimenti ai giornalisti, o come in questo caso, tenere un processo a porte chiuse senza che l?imputato abbia avuto un legale, indicano possibili abusi nei processi'', dichiara la missione Onu. ''Questo non aiuta la causa della giustizia'', si legge ancora nel documento. L'Unama quindi chiede un riesame completo del caso e un processo d'appello. A mobilitarsi immediatamente per salvare la vita di Kambaksh si adoperano l'Associazione dei giornalisti indipendenti dell'Afghanistan (Aija), Reporters sans frontières, e l'associazione italiana Information Safety and Freedom. Quest'ultima il 25 gennaio dichiara in un comunicato stampa a cui aderiranno molte associazioni italiane che: “La condanna a morte di uno studente di giornalismo di 23 anni da parte di un Tribunale afgano, per blasfemia rappresenta una sconfitta dell?impegno internazionale per la costruzione della democrazia e un?oggettiva vittoria dei principi affermati dai Talebani. Salvare Kambakhsh dal patibolo non è solo un dovere morale per le associazioni dei giornalisti, quelle umanitarie e per le istituzioni internazionali, ma anche un preciso impegno politico per quei Governi e quella Comunità Internazionale che da anni si sono impegnati in una guerra che ha come obiettivo la costruzione di una effettiva democrazia in Afghanistan. Se un Tribunale del nuovo Stato afghano condanna a morte uno studente per un reato di opinione, vuol dire che si è molto lontani dal raggiungere gli obiettivi di quella missione. Rappresenta un vero e proprio, tragico, fallimento". Pochi giorni dopo la condanna, decine di manifestanti scendono in piazza a Kabul contro la sentenza. «Continueremo a protestare fin quando le nostre voci non saranno ascoltate», dice una donna tra i manifestanti. «Il procedimento di questo processo e l'imputazione a carico di Kambakhsh sono paragonabili ai processi e alle inquisizioni del periodo talebano» riesce a dichiarare un altro manifestante, prima che la polizia intervenga duramente per sciogliere la protesta. Il Senato afghano, chiamato a decidere sul caso, conferma la sentenza, ma a seguito di una grande mobilitazione internazionale - di personalità politiche, media, organizzazioni dei diritti umani -, il 3 febbraio 2008, il Senato afghano ritira la conferma della condanna a morte del giornalista. In un comunicato la Camera alta afghana definisce un "errore tecnico" la sua precedente decisione di approvare la condanna a morte. Ma ciò non significa che il giovane giornalista sarà rimesso in libertà, poiché la Meshrano Jirga (la Camera degli anziani) non ha nessun potere giudiziario, e la sua opinione ha una valenza solo politica. La legge prevede infatti due appelli sulla sentenza e l'eventuale condanna a morte dell'imputato, prevista dalla Costituzione per i reati di blasfemia, deve essere approvata dal capo dello Stato, Hamid Karzai. In un'intervista a Radio Free Afghanistan, il procuratore generale della provincia di Balkh Hafizullah Khaliqyar difende la sentenza, affermando che il processo è stato condotto in modo "molto islamico" e non c'è stata nessuna violazione dei diritti umani o della libertà di stampa. "Non ha fatto un errore giornalistico, ha insultato la nostra religione", dice Khaliqyar, il quale si spinge oltre nella conferenza stampa minacciando l'arresto per tutti i giornalisti afghani che si volessero levare a difesa di Kambakhsh. Il 17 aprile 2008, a Kabul, si apre il processo di appello nel quale il giornalista, finalmente assistito da un avvocato difensore, ribadisce la sua innocenza e rivela di aver subito delle torture volte a rendere una falsa confessione. Il capo d?accusa resta lo stesso: aver sostenuto la parità delle donne. Ma il processo viene subito sospeso. Il 2 settembre Me Afzal Nuristani, avvocato del giovane giornalista, dichiara: "Il tribunale di appello ha, per legge, due mesi di tempo per giudicare un imputato, ma dal 15 giugno scorso il processo è sospeso. Si attendono alcuni testimoni dalla città di Mazar-i-Sharif, ma essi non arrivano mai. La loro testimonianza non è importante poiché non sono testimoni diretti ma, seppure siano stati convocati tre volte, non si sono mai presentati. La sospensione quindi è da considerare illegale. Purtroppo questo problema non riguarda solo Pervez Kambakhsh, ma è diventata un'abitudine per la giustizia afghana e gli accusati innocenti come il mio assistito passano troppo tempo inutilmente in carcere. Nonostante un rapporto medico abbia confermato che Sayed Perwiz Kambakhsh sia stato più volte torturato durante la detenzione, i giudici non hanno ordinato la sua scarcerazione per motivi di salute". Il caso del giovane giornalista afghano è emblematico nella sua capacità di ricordare due elementi che hanno grande difficoltà a convivere sia nella situazione afghana sia, più in generale, in quella di tutta l'area mediorientale. L'impasse in cui si trovano i diritti all'espressione e alla parità di ogni cittadino. A sei anni dalla cacciata dei talebani questo è il paradosso in Afghanistan: nonostante siano tutelate dalla nuova Costituzione varata nel 2004, le donne - e chi le difende - versano in un clima di paura e di intimidazione. Il caso del giovane Sayed svela come le donne in Afghanistan vivano tutt?ora in un clima diffuso di paura e di intimidazione. “Molte di loro cominciano – rileva la deputata italiana Souad Sbai in un suo accorato appello diffuso all'inizio di settembre - a discutere di matrimoni forzati, lapidazioni e stupri compiuti durante il regime talebano e alcune associazioni di diritti umani hanno iniziato a documentare le atrocità”, ma “il dilagare dell'impunità” “sta alimentando un clima di sfiducia tra la popolazione, mentre il sistema giudiziario appare sempre più condizionato da forze conservatrici e fondamentaliste”. Se a partire dal 2002 hanno aperto nel Paese nuovi quotidiani, siti internet ed emittenti radiotelevisive, i reporter afghani hanno dovuto fronteggiare le minacce per le critiche mosse ai leader del nuovo Governo, ai ?signori della guerra? e ai rappresentanti religiosi. Ad oggi i Talebani controllano ancora alcuni territori a Sud e nel 2007 hanno organizzato circa 140 attacchi suicidi. Da ricordare che durante la loro dittatura, alle donne era proibito il lavoro, negata l?istruzione ed imposto il burqa. L?Afghanistan, ad oggi tra i Paesi più poveri al mondo, resta il primo produttore di papaveri da oppio. E' pur vero che dalla fine del regime talebano l'Afghanistan ha registrato cambiamenti rilevanti in campo scolastico e nelle infrastrutture: sei milioni di bambini sono andati a scuola per la prima volta e chilometri di strade sono stati costruiti. Ma circa tre quarti della popolazione è ancora analfabeta e la capitale dispone di energia elettrica solo per alcune ore al giorno. In questo scenario dove l'inflazione, la disoccupazione e la corruzione rappresentano le questioni più urgenti da affrontare per il Governo di Kabul, la condizione della donna resta immutata, laddove non è peggiorata, denunciano le organizzazioni umanitarie. “L'Italia non può restare a guardare” – sottolinea la deputata Souad Sbai – “sulla base delle responsabilità che esercita per il ritorno alla democrazia in Afghanistan, può scongiurare attraverso un'azione diplomatica la pena di morte richiesta per il giovane Sayed, reo di combattere per la difesa dei diritti umani e per l'emancipazione delle donne”. Come è stato verificato in molti casi, la mobilitazione internazionale (compresi i premi internazionali) esercitano, in quanto momento di attenzione e di discussione, una forte pressione nei confronti di quei governi che fanno della desolante assenza del diritto la loro arma più forte. 20 FEBBRAIO 2009 – h. 18,00 - Circolo della Stampa – Corso Venezia 16 – Sala Montanelli Incontro organizzato dal Circolo della Stampa con la collaborazione del CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane) e dell'ISF (Information Safety and Freedom) “Giustizia e informazione in Afghanistan" Said Yaqub – giornalista afgano dell?IWPR Alfredo Mantica – Sottosegretario agli Esteri Andrea Nicastro – Inviato Speciale in Afghanistan per il Corriere della Sera Presenta l?incontro: Giovanni Negri – Presidente del Circolo della Stampa Moderatore: Gianni Barbacetto – giornalista 23 FEBBRAIO 2009 – h. 20.30 - Sala Guicciardini di via Macedonio Melloni, n° 3 Incontro Pubblico "Quale giustizia in Afghanistan?" Said Yaqub – giornalista afgano dell?IWPR Vittorio Agnoletto – Parlamento Europeo Stefano Neri – Information Safety Freedom E questi sono gli incontri organizzati con Yaqub fuori Milano e fuori Italia: 18 FEBBRAIO 2009 - BRUXELLES Incontro al Parlamento Europeo: Hearing organizzato dal gruppo GUE/NGL e da Hidden Theatre (Annet Henneman) 23 FEBBRAIO 2009 - BOLOGNA Incontro organizzato da Stefano Neri – Information Safety Freedom 25 e 26 FEBBRAIO 2009 - BARCELLONA Incontri organizzati dal Pen Club di Barcellona * Coordinamento italiano sostegno donne afghane www.italiarawa.it

Torna all'inizio


Birmania: servono aiuti veri, non buone intenzioni (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Birmania: servono aiuti veri, non buone intenzioni di Fabio Evangelisti* Solidarietà e diritti umani d?accordo, ma non sempre e non a tutti i costi. E? sembrato questo l?approccio di alcuni fra i miei colleghi che ieri, nell?Aula di Montecitorio, hanno discusso e approvato, con un consenso amplissimo, una mozione di condanna del regime militare birmano e per il ripristino dei diritti umani in quel Paese. Una bella pagina di politica, per davvero. Forse, perché di mezzo c?erano né gas né petrolio! Perché, ormai lo sappiamo, quando in discussione ci sono i nostri approvvigionamenti energetici, allora anche il nostro Paese è disponibile a pagare in quella valuta pregiata che è il silenzio sulle violazioni dei diritti umani, sulla pena di morte, sui traffici d?armi e sulle mine antiuomo. E sappiamo quanto la violazione di questi diritti sia diffusa nel pianeta. Ma, torniamo alla mozione sul Myanmar (ex-Birmania per l?appunto). In questo caso, tutti abbiamo sufficiente conoscenza della drammatica e sistematica violazione dei diritti fondamentali dell?uomo in quella realtà. Soprattutto, sappiamo Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, è agli arresti domiciliari da oltre 13 anni per la sua determinata opposizione al regime militare. Il gruppo de l?Italia dei Valori, ovviamente, ha votato a favore della mozione. Pur tuttavia, chi scrive ha voluto evidenziare alcune contraddizioni contenute in quel documento, soprattutto là dove si fa cenno a iniziative non solo di aiuto umanitario ma anche di sostegno alle organizzazioni democratiche in esilio attraverso lo strumento della cooperazione allo sviluppo. Ma, come si può fare fronte a tali impegni dopo che l?ultima finanziaria ha ridotto a 320 milioni di euro il contributo alla Cooperazione rispetto ai circa 732 previsti dalla manovra precedente, con una riduzione di oltre il 56%? Come? Dopo che è stata aggiunta una decurtazione di 490 milioni di euro alla cosiddetta “cooperazione a dono”. Un fatto, questo, che allontana ulteriormente l?Italia dai suoi impegni verso la comunità internazionale. Come? Dopo che l'Italia aveva assunto, a livello internazionale, impegni vincolanti per stanziare entro il 2010 lo 0,51% del PIL, per poi raggiungere lo 0,7% entro per il 2015 (considerato come Obiettivo del Millennio) e invece siamo a uno stringato 0,19%! E allora: di cosa stiamo parlando? Una dichiarazione di buone intenzioni si fa presto a scriverla e a votarla perché inserita in un contesto condivisibile. Ma, poi, resta da chiedersi, come la si trasforma in azione concreta, sapendo che le attività della cooperazione italiana in Myanmar hanno subito un brusco arresto dopo la grave crisi interna verificatasi in quel Paese nell?autunno del 1988, a seguito della quale l?Italia ha sospeso i propri aiuti a partire dal 1994? Sapendo in più che, in Birmania, al momento, è in corso un unico intervento italiano che consiste in corsi di formazione per il miglioramento delle cure neo-natali per la stratosferica cifra di 400.000,00 euro. Insomma, bene la mozione. Ma le sole buone intenzioni non aiutano né i rifugiati né l?affermazione dei diritti e della democrazia. *Vicepresidente Gruppo Idv alla Camera dei Deputati

Torna all'inizio


Kosovo indipendente: dai serbi ancora un no (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Kosovo indipendente: dai serbi ancora un no Si invoca la riannessione a Belgrado Mercoledì 18 Febbraio 2009, Pristina «Il 17 febbraio 2008, un anno fa, i rappresentanti del popolo del Kosovo hanno proclamato l'indipendenza: un momento storico, dopo tanto lavoro, sacrificio e determinazione di tante generazioni». Così il presidente kosovaro albanese Fatmir Sejdiu si è rivolto ai parlamentari a Pristina nella sessione straordinaria indetta èer l'anniversario dell'indipendenza. I parlamentari della minoranza serba del Kosovo erano assenti: hanno preferito partecipare alla riunione delle loro municipalità, a Zvecan, nel nord del Kosovo, per denunciare la secessione dalla Serbia, respingere all'unanimità l'indipendenza proclamata unilateralmente e ribadire l'appartenenza alla Serbia. Ai serbi kosovari si sono uniti - facendo gridare alla provocazione - anche parlamentari e altri politici dei partiti serbi di opposizione, provenienti da Belgrado. «L'indipendenza ha accresciuto le tensioni. Il rispetto dei diritti umani, la libertà di movimento, il diritto di rientrare e la restituzione delle proprietà non porta nella direzione che serbi e non albanesi vorrebbero», ha dichiarato il ministro serbo per il Kosovo, Goran Bogdanovic. A Pristina, l'attuale premier kosovaro ed ex capo della guerriglia indipendentista dell'Uck nella lotta contro i serbi alla fine degli anni 90, Hashim Thaci, si è invece detto certo che tutti i Paesi del mondo riconosceranno l'indipendenza del Kosovo, grazie alla quale Pristina è entrata nella comunità mondiale degli Stati liberi e democratici. Finora 54 paesi sul totale di circa 180, hanno riconosciuto il Kosovo indipendente, compresi gli Usa e 22 dei 27 Paesi dell'Ue fra cui l'Italia. Resta contraria la Serbia appoggiata dalla Russia suo alleato storico, che continua a considerare il Kosovo una sua provincia meridionale. Il Kosovo entro quest'anno dovrebbe essere accolto nella Banca mondiale e nel Fondo monetario internazionale (Fmi).

Torna all'inizio


Militari coinvolti nel delitto Dink (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Esteri Pagina 133 Militari coinvolti nel delitto Dink --> Ankara Continua ad allungarsi la lista delle oltre 20 persone già coinvolte nelle indagini sull'assassinio del giornalista turco-armeno Hrant Dink avvenuto ad Istanbul il 19 gennaio 2007. Ieri è stata la volta di un colonnello dell'esercito e cinque soldati che il giudice di un tribunale di Trebzon ha deciso debbano essere processati in relazione a quel caso di omicidio, capace di attirare sul governo di Ankara dure critiche da vari ambienti europei e da non pochi gruppi per i diritti umani. In particolare, come ha precisato la Dogan, il colonnello (in pensione) Albay Oz e gli altri cinque militari sono accusati di «negligenza in servizio» perché avrebbero mancato di dare la protezione al giornalista. Nelle settimane precedenti la sua uccisione, Dink, 52 anni, aveva ricevuto minacce di morte.

Torna all'inizio


Il forum per il diritto alla salute: i medici devono curare gli immigrati (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Oristano e Provincia Pagina 4048 Marmilla Il forum per il diritto alla salute: i medici devono curare gli immigrati Marmilla --> «I medici non possono e non devono denunciare gli immigrati irregolari». È un pensiero condiviso dal Forum per il diritto alla salute di Oristano e dal circolo di Rifondazione comunista dell'Alta Marmilla che in due documenti hanno criticato l'emendamento contenuto nel decreto sulla sicurezza del Governo che obbliga i medici a denunciare i clandestini che si rivolgono a loro per farsi curare. Ma hanno anche invitato le associazioni, i sindacati ed i parlamentari sardi perché questo stesso emendamento venga respinto. «È una norma in palese violazione della carta dei diritti umani - ha scritto Francesco Carta, medico del forum della salute - ed è incompatibile col codice deontologico dei medici. Inoltre il nostro compito è curare chiunque lo richieda, compresi gli immigrati che in questo modo vengono allontanati dalle strutture sanitarie». «Il governo, nel suo insieme, dimostra come Giano, dio manicheo per eccellenza, la sua ambivalenza», ha aggiunto Palmiro Pilloni, segretario del circolo di Rifondazione dell'Alta Marmilla, «da un lato la strumentalizzazione del diritto alla vita per il caso Englaro, dall'altra disconoscimento delle regole di convivenza civile contro gli immigrati». ( an. pin. )

Torna all'inizio


La guerra al terrore erode i diritti umani (sezione: Diritti umani)

( da "AprileOnline.info" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

La guerra al terrore erode i diritti umani Leonardo Carletti, 18 febbraio 2009, 13:40 La notizia In un rapporto senza precedenti sulle misure adottate nel mondo per lottare contro il terrorismo dopo gli attentati del 2001, il panel di otto esperti nominati dalla Commissioni internazionale di giuristi (Icj) mette in guardia dal rischio di danni permanenti al prezioso impianto dei diritti umani e chiede una rapida azione correttiva La "guerra al terrorismo" ha gravemente danneggiato le norme internazionali per i diritti umani e del diritto umanitario. è il tragico risultato di una ricerca svolta da un gruppo di otto eminenti giuristi internazionali e presentata qualche giorno fa a Ginevra. Il rapporto di 200 pagine, frutto di tre anni di lavoro e di indagini condotte in più di 40 Paesi, cita anche il caso italiano di Abu Omar, catturato a Milano e trasferito in Egitto come indiziato di terrorismo. "Il rapimento è stato presumibilmente organizzato dalla Cia con l'assistenza dei Servizi segreti militari italiani, ma gli sforzi in Italia di intentare un'azione sul caso sono stati ostacolati", si legge nel capitolo dello studio dedicato al ruolo dei servizi di intelligence. Il governo italiano - scrive tra l'altro il rapporto - ha sottoposto il caso alla Corte Costituzionale affermando che l'indagine violava le leggi sul segreto di stato. "Molte misure introdotte per lottare contro il terrorismo sono illegali e controproducenti; i danni causati alle fondamenta dei diritti umani sono più gravi del previsto", afferma il Comitato di giuristi, tra i quali l'ex presidente irlandese ed Alto commissario dell'Onu per i diritti umani Mary Robinson. "Durante i lavori siamo rimasti sconvolti dall'entità dei danni causati negli ultimi sette anni dall'uso eccessivo o l'abuso di misure anti-terrorismo in molti Paesi del mondo", ha detto Arthur Chaskalson, presidente del Panel e primo presidente della Corte costituzionale sudafricana. "Molti governi si sono precipitati su risposte affrettate al terrorismo che hanno eroso valori preziosi e violato i diritti umani", ha aggiunto esprimendo stupore per quanto poco i governi abbiamo tratto insegnamento dalle esperienze passate di lotta al terrore. Il rapporto illustra le conseguenze di pratiche quali la tortura, le scomparse, la detenzione arbitraria e segreta, l'impunità delle violazioni ed il loro impatto sull'opinione pubblica. Lo studio denuncia inoltre lo strapotere dei servizi di intelligence e boccia il paradigma della guerra al terrorismo. "Il segreto sta diventando una caratteristica dilagante", ha detto Hina Jilani, legale della Corte suprema del Pakistan. Il rapporto riconosce e sottolinea la gravità della minaccia posta dai terroristi, ma critica il ricorso eccessivo a misure "eccezionali" ed afferma che il diritto penale deve "essere il primo strumento della lotta al terrorismo". Inoltre, le norme giuridiche esistenti prima degli attentati dell'11 settembre 2001 "sono estremamente solide, efficaci e adatte alle minacce attuali". E' assolutamente necessaria un'azione correttiva e "le Nazioni Unite dovranno svolgere un ruolo di leadership", ha detto Mary Robinson. "Se non si agisce adesso, i danni al diritto internazionale potrebbe essere permanenti", ha aggiunto. Il nostro rapporto giunge in un momento opportuno "poiché la nuova amministrazione statunitense prende coscienza dei danni", ha concluso. Una presentazione dello studio è prevista nei prossimi giorni a Londra e a Washington.

Torna all'inizio


L'assessore Stamboulis incontra la vedova di Omar Venturelli, ucciso in Cile dal regime Pinochet (sezione: Diritti umani)

( da "Sestopotere.com" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'assessore Stamboulis incontra la vedova di Omar Venturelli, ucciso in Cile dal regime Pinochet (18/2/2009 17:54) | (Sesto Potere) - Ravenna - 18 febbraio 2009 - La Regione Emilia Romagna si è costituita parte civile nel processo contro Alfonso Podlech Michaud, l'ex procuratore militare di Temuco accusato di essere stato uno dei più feroci torturatori all'epoca della dittatura di Pinochet in Cile. Podlech, 74 anni, è uno dei 140 indagati per cui la Procura di Roma ha emesso un provvedimento di custodia cautelare per la sparizione di 25 desaparecidos di origine italiana. Implicato nell'inchiesta "Piano Condor" sul sequestro e l'uccisione di cittadini di origine italiana, Podlech, che in patria ha sempre goduto dell'immunità arrivando addirittura ad insegnare all'Università Mayor di Temuco, è stato arrestato lo scorso 27 luglio a Madrid, dove aveva fatto scalo diretto a Praga con la moglie e i nipoti. In Spagna, infatti, non vale l'immunità e il giudice Baltasar Garzòn ha subito autorizzato la consegna dell'imputato alle autorità italiane, che l'anno tradotto al carcere di Rebibbia. Tra le numerose vittime di Podlech c'era Omar Venturelli, ex sacerdote originario di Verica nel modenese, professore di Pedagogia all'Università di Temuco, scomparso pochi giorni dopo il golpe di Pinochet dell'11 settembre 1973. Giocando d'anticipo sul giudizio del tribunale del Riesame sulla scarcerazione, l'Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna ha adottato una risoluzione, presentata dai gruppi PD e SD, primo firmatario Gianluca Borghi, che impegna la Giunta regionale a costituirsi parte civile a sostegno della famiglia di Omar Venturelli. A torturare e uccidere il giovane modenese sarebbe stato, secondo l'accusa del pm romano Giancarlo Capaldo, lo stesso Podlech: tesi sostenuta da numerose associazioni di diritti umani cilene e mapuche, essendo stata la popolazione indigena particolarmente colpita dalla rete criminale del "Condor". Durante la conferenza stampa che si è svolta questa mattina in Municipio, l'assessore Elettra Stamboulis ha dichiarato di aver accolto con grande favore la proposta di sostenere la causa della vedova Venturelli. "Non possiamo avere un ruolo attivo nella vicenda giudiziaria ma sarà un'occasione per testimoniare la nostra volontà per affermare il nostro no all'impunità per i delitti contro l'umanità commessi da Podlech. Solo così, infatti, si possono definire le sue feroci persecuzioni soprattutto nei confronti dei mapuche, gli indigeni della regione dell'Araucania del Cile". Dal toccante racconto di Fresia Margherita Venturelli è emerso come anche dopo la caduta di Pinochet siano rimasti impuniti i crimini commessi durante la sua dittatura. La sua in Cile è l'unica denuncia avanzata contro Podlech, detto per la sua ferocia il Condor: il silenzio delle vittime e dei sopravvissuti testimonia da solo la paura che ancora vige. Oggi, dopo 35 anni di lotte e vicissitudini, sostenuta anche da associazioni per i diritti umani e tra queste, in particolare, dalla Rete internazionale Radiè Resch, Fresia Venturelli chiede alla Regione Emilia Romagna di recuperare la memoria storica di suo marito, di cui è stata fatta sparire ogni minima traccia, e degli altri desaparecidos della sua regione. "Vorrei inoltre che - ha aggiunto - Omar fosse ricordato e riconosciuto nei suoi luoghi di nascita: la provincia di Modena e il Comune di Pavullo, paese d'origine della sua famiglia". Recentemente l'Anpi di Roma ha riconosciuto Omar Venturelli come partigiano caduto fuori dall'Italia. "Ci faremo carico della richiesta della vedova Venturelli - ha affermato l'assessora Stamboulis al termine della conferenza stampa-. Spero che l'iter giudiziario in corso a Roma possa concludersi in modo giusto. Ciò rappresenterà una garanzia anche per noi che viviamo in un paese democratico ma che ha conosciuto per vent'anni la dittatura fascista."

Torna all'inizio


Immigrati/ Calipari: A Lampedusa emergenza ignorata dal (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 18 feb. (Apcom) - "Quello che è accaduto oggi a Lampedusa era prevedibile e perciò evitabile: troppi sono stati gli allarmi sulla situazione del centro di identificazione ed espulsione lanciati dal sindaco De Rubeis, dal responsabile del centro, dalle Ong e dalle Forze dell'ordine sistematicamente ignorati dal Governo". Lo dice in una nota la capogruppo del Pd in commissione Difesa della Camera, Rosa Villecco Calipari, la quale aggiunge che "la gestione del centro dimostra il fallimento di tutta la politica del Governo in materia di emigrazione. L'incapacità del centrodestra di gestire i flussi migratori - conclude - ha trasformato Lampedusa in un lager per migranti costretti a vivere in condizioni disumane e con evidenti violazioni dei diritti umani".

Torna all'inizio


## Hillary Clinton attesa in Cina tra nuove sfide e vecchi (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pechino, 18 feb. (Apcom) - La tappa finale in Cina del primo viaggio asiatico del nuovo Segretario di Stato americano Hillary Clinton, dopo Giappone, Indonesia e Corea del Sud, sarà anche la più importante per le relazioni bilaterali della presidenza Obama alla luce della congiuntura internazionale corrente. L'agenda delle relazioni bilaterali spazierà dagli ambiti tradizionali alle priorità della nuova amministrazione americana, dalle questioni diplomatiche più tecniche (come la nomina di un nuovo ambasciatore USA a Pechino) ai diritti umani, argomento personalmente a cuore alla Clinton. Gli Stati Uniti intendono premere per una maggiore partecipazione della Cina ai temi globali, primo fra tutti quello ambientale. "Cercheremo maniere per collaborare su questioni che vanno al di là del semplice interesse reciproco, per rivolgerci a problemi veramente globali" ha detto Hillary Clinton alla vigilia della partenza per la missione in Asia. Pechino e Washington sono i principali responsabili delle emissioni di anidride carbonica e i più restii all'osservanza dei trattati internazionali in materia. Ma la collaborazione, che vuol dire anche e soprattutto cooperazione scientifica, può essere vantaggiosa ad ambo le parti: per la Cina significherebbe nuova immissione di conoscenze scientifiche, per gli USA sarebbe una spinta all'esportazione di prodotti con alto valore aggiunto, in una fase in cui le due economie soffrono particolarmente. Proprio l'economia e il superamento della crisi internazionale sono l'altro tema maggiore che gli Usa intendono mettere subito in chiaro. Per i due paesi che da soli producono la metà del Pil del mondo intero, secondo un modello estremamente interconnesso, le discussioni sull'argomento non saranno indolore. Appena qualche giorno fa il Segretario al Tesoro Tim Geithner ha avviato il suo mandato con una critica alla Cina e alla manipolazione dello yuan da parte di Pechino. Dal canto suo il dragone ha risposto con l'accusa di protezionismo a Washington, gettando subito le relazioni nel gelo. Un gelo dal quale Hillary Clinton trarrà difficilmente l'ardore di puntare il dito contro la situazione dei diritti umani nel paese. Con le questioni commerciali delicate sulla bilancia, la possibilità di una cooperazione ambientale e militare, anche con la partecipazione dell'esercito cinese alle forze di pace internazionali, sembrano lontani oggi i tempi come il 1995. All'epoca, l'allora first lady Clinton, pronunciò un discorso alla Conferenza Mondiale delle Donne in corso a Pechino, che la Cina ricorda ancora oggi, nel timore che un attacco alla repressione dei dissidenti, agli arresti arbitrari e alla limitazione della libertà di espressione possa segnare anche questa prima visita della Clinton in veste di capo della diplomazia americana. Oggi da molti viene la richiesta ad Hillary per un intervento presso il governo cinese a favore di Liu Xiaobo, l'ideatore della Carta 08 in prigione da dicembre, ma resta da vedere che peso avranno i diritti umani nell'agenda dei prossimi giorni. La Cina, invece, "spera di poter avere discussioni approfondite sulle relazioni sino-americane, sulla crisi finanziaria internazionale e altri argomenti di interesse comune" ha detto la portavoce del Ministero degli Esteri Jiang Yu in conferenza stampa. Wu Xinbo, professore di relazioni internazionali all'Università Fudan di Shanghai, scrive sul quotidiano di politica estera Global Times che "se negli ultimi 30 anni le relazioni fra Cina e Usa sono servite a mantenere la stabilità internazionale, per i prossimi 30 devono farsi carico di innovare la diplomazia globale". Hillary Cinton arriverà a Pechino nella serata di venerdì e incontrerà il presidente Hu Jintao, il Primo Ministro Wen Jiabao, e il Ministro degli Esteri Yang Jiechi. Prima di ripartire per Washington domenica visiterà anche una centrale termica sino-americana nei dintorni di Pechino.

Torna all'inizio


Cina-Usa/ A Pechino alto apprezzamento per Hillary Clinton (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pechino, 18 feb. (Apcom) - In Cina la conoscono con il solo nome Hillary, un segno che il nuovo Segretario di Stato Americano non è affatto sconosciuto alla popolazione del paese più grande del mondo. Sebbene la maggior parte la ricordi come "la moglie di Bill Clinton", Hillary ha a lungo primeggiato nelle preferenze dei cinesi durante l'ultima campagna elettorale. "Io preferisco Hillary ad Obama, perché è una donna e le donne hanno tutte le qualità per ricoprire degli incarichi politici di alto livello, come la nostra vice premier Wu Yi" diceva Chen Xi, redattrice in una rivista cinese. "Ha più esperienza, ha imparato dal marito e capisce come funziona la politica" secondo Dou Jun, professore presso un liceo si Pechino. Più difficile da richiamare alla memoria è, invece, lo storico discorso che Hillary Clinton tenne nella capitale cinese nel 1995, in occasione della Conferenza Mondiale sulle Donne, contente una feroce accusa alle violazioni dei diritti umani da parte del governo cinese. "E' una violazione dei diritti umani quando un bambino viene privato del cibo, o soffocato, o annegato, o le sue ossa sono spezzate solo perché nasce femmina" disse l'allora first lady, aggiungendo che "la libertà è il diritto delle persone a riunirsi, organizzarsi e parlare apertamente" per rendere chiaro il concetto alle autorità locali. Ed è quello che oggi Ding Zilin, la fondatrice del gruppo delle Madri di Tiananmen, ricorda con più gratitudine di Hillary Clinton. Proprio grazie all'intermediazione della Clinton, Ding fu rimessa in libertà nel 1995, quando la polizia l'aveva detenuta preventivamente per impedirle l'accesso alla Conferenza. "Il nome di Hillary Clinton è molto familiare ai cinesi" ha detto Ding Zilin a Voice of America. "Spero che questa volta possa parlare con il governo cinese per Liu Xiaobo", l'ideatore della Carta 08, in detenzione dallo scorso dicembre, nella speranza che la pressione funzioni così come 13 anni fa. Tante lodi non riescono però a salvare il nuovo Segretario di Stato dalle critiche dei nazionalisti più accesi, i quali non dimenticano gli accenti anti-cinesi della campagna elettorale della lady di ferro a stelle e strisce. Fu proprio la Clinton a chiedere a George W. Bush di rinunciare alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino 2008 in segno di protesta contro la politica cinese in Sudan e per sostenere la libertà del Tibet. Ancora fu Hillary ad accusare l'amministrazione Bush di aver fallito nel proteggere i lavoratori americani contro l'invasione cinese, i consumatori contro gli scandali del Made in China e l'economia nazionale contro la manipolazione della valuta operata da Pechino. Ora che è a capo della diplomazia della prima potenza mondiale, probabilmente Hillary Clinton si attirerà molte più critiche e catalizzerà molte più speranze di quanto fatto fin qui. Per ora una delle rare presenze femminili dell'apparato cinese, il portavoce del Ministero degli Esteri Jiang Yu, ripete che "la Cina aspetta con ansia di dare il benvenuto al Segretario di Stato americano Hillary Clinton a Pechino".

Torna all'inizio


Se l'alunno pugnala il professore la colpa primaria è della famiglia (sezione: Diritti umani)

( da "EUROPA ON-LINE" del 18-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Se l?alunno pugnala il professore la colpa primaria è della famiglia FEDERICO ORLANDO RISPONDE Cara Europa, il governo che, sotto spinte autorevolissime e forse ?convincenti?, s?era affrettato a fare un decreto d?urgenza per impedire la morte legale di una persona già morta in natura, non farebbe meglio a riunirsi d?urgenza per sapere cosa debba fare la società, cioè lo stato, cioè il sistema educazione-castigo-riabilitazione, quando un ragazzo di 13 anni pugnala il suo professore di musica per vendetta? Per fortuna non viviamo in uno di quegli stati islamici che, quando un ragazzino di 13 anni compie un delitto punito con la morte, lo condannano e, al compimento della maggiore età, eseguono la sentenza. Noi abbiamo altri tipi di crudeltà, vedi appunto i 17 anni di tortura scientifica imposti a Eluana. Ma, nell?interesse dello stesso ragazzo che nasce alla vita, e di chi gli sta attorno, non sarebbe necessario fare qualcosa, anche se non è maggiorenne? DORA SALVINI, VENEZIA Cara signora, del tristissimo episodio di Mestre, cioè del tredicenne che pianta un coltello nella schiena del professore di musica perché costretto a suonare il violino mentre a lui sarebbe piaciuta la chitarra, so quel che ho letto sui giornali: che aveva 9 in condotta, che suonava il violino non benissimo, che era tendenzialmente chiuso, o, come dice lo zio, «un introverso, ma un angelo». Naturalmente. Spesso i ragazzi di quell?età sono introversi, ma angeli. Occorrerebbe che padri e madri, zii e nonni, prima ancora che professori e presidi, medici e psicologi, cercassero di distinguere il comportamento angelico dalla natura introversa, magari cominciando col sapere essi stessi che l?introversione può anche essere sintomo di depressione: malattia gravissima, diffusa, che ci portiamo addosso, in modo altalenante, per tutta la vita. C?è da tenerla sotto controllo, almeno fino al raggiungimento di un?avanzata maturità intellettuale e morale. Se invece di torturare Eluana, come lei dice, bioetici e governanti affamati di voti devoti se ne occupassero, ci risparmieremmo (forse) di dover leggere affermazioni come questa dei compagni dell?accoltellatore: «Chi non ci ha mai pensato? Chi non ci ha mai pensato a farla pagare a certi insegnanti severi? Ma poi, come si fa». Sono stato studente e non ci ho mai pensato. Nessuno dei miei compagni ci ha mai pensato (tranne uno, che sfogò la sua rabbia a parolacce sulla bara di un nostro professore e per questo fu espulso da tutte le scuole del regno, o repubblica che già fosse). Lei ci ha mai pensato? Credo di no. Il problema resta dunque individuare la depressione nascosta nel singolo alunno, come nel singolo adulto. Di questo dovrebbero preoccuparsi medici e ministri del welfare-sanità, invece di recitare giaculatorie di false devozioni. Ma altri ministri e altri apparati debbono pensare a quella che lei chiama educazione-castigo-riabilitazione. Ai tempi miei, di cui non sono un laudator, c?erano i correzionali, i cosiddetti riformatòri o case di correzione per ragazzi. Ogni volta che sgarravo, mio padre mi minacciava: «Ti mando al correzionale». Mai più sentito nell?ultimo mezzo secolo pronunciare quella minaccia dai genitori ai figli: non solo perché i correzionali sono stati soppressi, credo, salvo per qualche cane sciolto; ma perché i genitori hanno paura di guastare il falso idillio coi figli, che consente loro di viveri liberi da quelle rogne. L?intero rapporto famiglia-scuola, insegnamento-educazione si fonda su questo problema: oggi irrisolvibile, perché la famiglia non ne vuol sapere di dedicarsi di più ai ragazzi e perché la scuola riesce solo a segnalare ? se c?è qualche insegnante idoneo ? l?esistenza del demone nascosto. Meno nascosto, peraltro, e dunque più scopribile, «se il bambino non vive da bambino, non ha amici, tende a isolarsi», come dice lo psicologo. Se esistono ancora organi collegiali della scuola, consigli dei genitori, tavoli genitori-docenti, ecco un ?bel? tema per loro. Non le sembra, ministro Gelmini?

Torna all'inizio