CENACOLO DEI COGITANTI |
Lavoriamo insieme, Dario
( da "EUROPA ON-LINE"
del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Ci riferiamo in particolare alla
lotta per i diritti umani, per la promozione della democrazia nel mondo, per la
creazione di condizioni strutturali di una politica di pace. Su questo terreno
è difficile negare il contributo che i radicali hanno assicurato nel corso
degli anni, con iniziative e lotte che hanno consentito di conseguire
importanti successi (l?
Il dopo Abu Grahib. Il
carcere della tortura, degli abusi e delle umiliazioni inflitte ai prigionieri
( da "Articolo21.com"
del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: nelle nostre carceri la convenzione
di Ginevra sui diritti umani è rispettata, il detenuto è trattato con dignità e
rispetto, c'è assistenza medica sette giorni su sette e sono dati tre pasti al
giorno. Mi occupo di prigionieri iracheni innocenti". Già perché, secondo
le attuali normative, possono trascorrere da un minimo di 1 mese al massimo di
5 anni prima che venga determinata l'
Guantanamo/ Binyam
Mohamed: MI5 hanno avuto ruolo in torture
( da "Virgilio Notizie"
del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: I servizi segreti britannici hanno
avuto un ruolo nelle torture "medievali" subite in Marocco da Binyam
Mohamed, che ha passato sette anni nelle prigioni militari americane, prima a
Bagram, in Afghanistan, e poi a Guantanamo, a Cuba. Lo ha affermato lo stesso
Mohamed, cittadino etiope con residenza nel Regno Unito, in un'intervista al Mail
on Sunday.
OTTO MARZO/1
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: testimoniano nei processi contro i
responsabili di violazioni dei diritti umani, lanciano campagne per
l'uguaglianza, fondano movimenti per i diritti umani. Proprio a seguito di
tutte queste attività, moltissime donne vanno incontro a violazioni dei diritti
umani e corrono rischi spesso superiori a quelli affrontati dagli uomini.
tutti senza alcuna
distinzione. In questa terra più che mai un vescovo è chiamato ...
( da "Alto Adige" del
08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Karl Golser sa che nulla è più
scontato: non la tolleranza, non i diritti umani, non la stessa possibilità di
sopravvivenza del genere umano. La vera sfida è e rimane la pace. Una pace
intesa come pienezza di umanità, come dignità riconosciuta per tutti, come
giustizia e armonia, pur nelle differenti situazioni e culture.
Donne, ancora luci e ombre
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ma spesso dei più elementari
diritti umani. Sarebbe infinitamente piacevole poter scrivere che le donne del pianeta
terra in festa per l'8 marzo, Festa internazionale della donna, vedono
finalmente realizzato il grande sogno dell'emancipazione. Dopo secoli di
sottomissione hanno chiaramente compreso che la loro emancipazione dipende,
<Il mio 8 marzo? Sola e
reclusa in casa> ( da "Giornale.it,
Il" del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: La Cina dichiara di rispettare i
diritti umani. «Sicuramente non quelli di mio marito o i miei. Chen è cieco ed
ora pure malato, per legge non dovrebbe stare in prigione. Ho chiesto la
scarcerazione e mi hanno risposto che per lui questo diritto non vale. Ho
chiesto una visita medica e non mi hanno risposto.
concretezza e mistero
nelle vicende umane ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: umiliazione della dignità e dei
diritti umani delle persone. È molto importante vivere esperienze di
trasfigurazione per contribuire a trasfigurare la realtà in modo che le figure
siano sempre più figure umane. È fondamentale che la ricchezza di queste
esperienze di luce e profondità si depositano nel patrimonio interiore, a cui
poter attingere nei momenti di particolare fatica,
violenza contro le donne
la provincia ha un piano ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ordine e di un programma di
educazione sui diritti umani, oltre a un preciso impegno per il progetto
"Una casa per ricominciare": sono queste le richieste contenute
nell'ordine del giorno approvato, ieri mattina, all'unanimità dal consiglio
provinciale, nell'ambito della seduta pubblica tematica promossa alla vigilia
della Giornata internazionale della donna.
Don Giuseppe Monticelli Il
ricordo di un sacerdote eccezionale Spettabile redazione, questa lettera è per
ringraziare pubblicamente una persona speciale che è venuta a mancare prop
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: e del diritto. Dopo un trimestre
«speso» a far capire l'articolo 2 della Costituzione sui Diritti Umani,
l'attualità della Dichiarazione universale diritti umani e a dare ad ognuno un
lavoro da fare sulla violazione della stessa, che gioia sentirli parlare dei
bambini-soldato, degli squadroni della morte, della figura di Gandhi,
E adesso la gara riparte
nel segno dell'altruismo ( da "Giorno,
Il (Brianza)" del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: emancipazione femminile ai diritti
umani. Sono alcuni dei temi su cui gli studenti sestesi hanno riflettuto e si
sono confrontati da quando, nel 1987, è nato il concorso «Sesto e i suoi
studenti». Ormai un appuntamento tradizionale, con oltre 400 lavori che
arrivano ogni anno dalle scuole primarie e secondarie non solo di Sesto,
LIBERTA' DI SOPRUSO
( da "Corriere della Sera"
del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Dal che si ricava che uno sciopero
dei servizi o dei trasporti è una patente violazione dei diritti di libertà di
tutti. Lo sciopero nasce, nell'800, nelle fabbriche, e in quel contesto il
danno è tra le parti in causa, tra un prestatore d'opera e il suo datore di
lavoro. Invece nell'odierno andazzo italico il cittadino diventa ostaggio,
Gli appunti segreti: così
Reagan tentò di convertire Gorbaciov
( da "Corriere della Sera"
del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Dopo aver parlato di coesistenza
pacifica e diritti umani, la conversazione prese una piega inattesa. Secondo i
resoconti, Reagan disse a Gorbaciov che quanto stava per dirgli doveva rimanere
assolutamente segreto e che se mai qualcosa fosse trapelato, lui avrebbe negato
tutto. Poi il presidente cominciò a parlare in favore della tolleranza
religiosa in Urss,
Genova e Milano, celle
piene Turni per stare in piedi ( da "Corriere
della Sera" del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: REDAZIONALE Allarme carceri Grechi
(Corte d'appello) su San Vittore: così si pratica la tortura Genova e Milano,
celle piene Turni per stare in piedi Crisi anche a Regina Coeli e Poggioreale:
letti a castello con tre brande A Milano sono stati tolti i tavolini per fare
spazio e per mangiare si usa un pezzo di cartone appoggiato a un secchio ROMA —
8 marzo- Un ramo di mimosa
per non dimenticare ( da "Cittàdellaspezia.com"
del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diventando così il simbolo del
sacrificio per la libertà e per i diritti umani. Questa vicenda sembra prendere
spunto da un disastro simile realmente avvenuto nel 1911 alla Triangle
Shirtwaist Company di New York, in cui morirono oltre 140 persone, tra cui
molte donne, che si erano rese protagoniste tempo prima di importanti
mobilitazioni.
Bra: eutanasia,dibattito
con l'europarlamentare Carlo Casini
( da "Targatocn.it" del
08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: attualmente insegna diritto
internazionale, diritti umani e bioetica presso il Pontificio Ateneo Regina
Apostolorum di Roma. E? autore di numerose pubblicazioni su argomenti giuridici
e bioetici. Parlamentare europeo, eletto nell?UDC, fa parte della Commissione
giuridica e della Commissione diritti umani.
Medico in pronto soccorso
e due volte sindaco a Fratta ( da "Gazzettino,
Il (Rovigo)" del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: alla Pace e ai Diritti umani. A
conferma di un impegno quotidiano davvero totale, è l'unico assessore
provinciale a non aver sospeso il suo incarico professionale in favore della
carica pubblica che ricopre quale professione. Virgili, infatti, è medico di
primo intervento al pronto soccorso dell'ospedale di viale Tre martiri a
Rovigo.
Amici di Gheddafi?
( da "AmericaOggi Online"
del 08-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: problema del razzismo e la
prevaricazione dei diritti umani nel mondo avesse come principale imputato lo
Stato di Israele. Cioè paesi che hanno gravissime mancanze in tema di diritti
umani, diventano giudici dell'unica vera democrazia esistente in Medio Oriente.
Ora, che Israele nei confronti dell'occupazione dei territori palestinesi abbia
commesso e continui a commettere gravi errori,
( da "EUROPA ON-LINE" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Lavoriamo insieme,
Dario GIANFRANCO SPADACCIA GIANFRANCO SPADACCIA Caro Franceschini, abbiamo
valutato positivamente, dopo la tua elezione, i primi segni di una ripresa di
iniziativa politica del Pd, che sembra porre fine a un lungo periodo di
incertezza. E anche di paralisi, che il continuo innalzamento dei toni della
contrapposizione e della polemica non solo non riusciva a nascondere ma rendeva
più evidente. Questo ci fa sperare (e per quanto ci riguarda ci impegna) nella
possibilità di una ripresa del dialogo anche fra Pd e radicali, un dialogo e
una collaborazione fino ad ora risultati impossibili nonostante la comune
appartenenza ai gruppi parlamentari. L?atteggiamento nei nostri confronti era
oscillato infatti tra una solo apparentemente tollerante indifferenza e una
esplicita volontà di esclusione e di annullamento delle nostre posizioni e
della nostra stessa presenza. Noi guardiamo con preoccupazione alla possibilità
di una crisi e di una implosione del Pd e riteniamo che essa si ripercuoterebbe
negativamente sulla situazione politica italiana e sull?intero centrosinistra.
E pur essendo profondi i nostri dissensi rispetto alle scelte fino ad oggi
prevalenti del Pd, non siamo una forza politica settaria, non ispiriamo la
nostra politica al ?tanto peggio tanto meglio? e crediamo di aver dato prova,
nei rapporti politici, di lealtà e di capacità di lavoro comune sia nel governo
Prodi sia all?interno dei gruppi parlamentari del Pd. Proprio per questo noi
riteniamo che sia urgente una iniziativa comune sulle questioni e sui temi sui
quali almeno apparentemente non esistono elementi di dissenso e al contrario
potrebbe esistere una proficua collaborazione e sinergia. Da tempo, avvertendo
i segni premonitori della cosiddetta questione morale, avevamo proposto l?istituzione
di una Anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati per introdurre criteri di
trasparenza nella gestione della cosa pubblica ad ogni livello della vita
politica e amministrativa. Ci siamo rivolti a tutte le istituzioni interessate
e a tutte le forze politiche e, fra queste, naturalmente in primo luogo al Pd.
Se si escludono la disponibilità dimostrata dal compagno Fontanelli e alcune
risposte positive da parte di alcune amministrazioni locali, è stata finora
impossibile una iniziativa nazionale che facesse di questa proposta una
questione centrale, una scelta prioritaria, che avrebbe dovuto essere ritenuta
tanto più necessaria ed urgente in vista degli appuntamenti elettorali in due
importanti regioni come l?Abruzzo e la Sardegna e ora alla vigilia di una
diffusa prova amministrativa in coincidenza con le elezioni europee. Abbiamo
avuto su questo un successo importante nel Parlamento europeo, che ha adottato
le nostre proposte, e un segno di attenzione da parte del presidente Fini nel
dibattito sul bilancio interno della camera. Dal Pd abbiamo avuto invece
soltanto dichiarazioni di intenzioni a cui non sono seguiti iniziative e
impegni conseguenti. Si è ancora in tempo alla vigilia di una importante
campagna elettorale per rimediare a questa inerzia e a questa disattenzione.
Noi siamo disponibili a metterci a disposizione per una vera campagna comune ma
solo se si vuole fare di questo un obiettivo da conseguire con la lotta
politica e non uno dei tanti punti programmatici destinati poi a restare lettera
morta. La questione morale non può essere solo una questione giudiziaria, è una
questione di legalità, di trasparenza e di buon governo, che ha bisogno di
risposte politiche e legislative. Ed è innanzitutto una questione di volontà
politica. Noi non vogliamo naturalmente sottovalutare gli elementi di dissenso
che pure esistono a cominciare dalla nostra analisi delle degenerazioni
partitocratriche della nostra democrazia che ci spingono a denunciare un caso
Italia e a parlare di una situazione ormai di ?non democrazia? anche se
pensiamo che alle reazioni indignate e alla irritazione sarebbe preferibile e
forse opportuna pure su questo una discussione priva di pregiudiziali. E
tuttavia esiste o dovrebbe esistere un ampio spazio di condivisione ideale e politica
su cui sarebbe urgente e auspicabile un confronto in vista di una azione
comune. Ci riferiamo in particolare alla lotta per i diritti umani,
per la promozione della democrazia nel mondo, per la creazione di condizioni
strutturali di una politica di pace. Su questo terreno è difficile negare il
contributo che i radicali hanno assicurato nel corso degli anni, con iniziative
e lotte che hanno consentito di conseguire importanti successi (l?istituzione
del tribunale penale per i crimini di guerra nell?ex Jugoslavia, il trattato
per la corte penale internazionale per i crimini contro l?umanità,
la moratoria per la pena di morte), che sono stati per altro fra i pochi
successi dell?Italia nella politica internazionale. Ugualmente necessaria
dovrebbe essere una azione comune per la ripresa del processo di integrazione
politica dell?Unione europea, che sta pericolosamente retrocedendo verso forme
di coordinamento intergovernativo. Ed è singolare che, proprio su questi
problemi, nonostante le convergenze con alcuni parlamentari e dirigenti, sia
mancata invece una azione comune. Non nascondiamo di trovarci in una
preoccupante situazione di imbarazzo e di insofferenza. La scelta che ci avete
a suo tempo imposto di entrare nelle vostre liste (così diversa dal privilegio
elargito all?Italia dei Valori), alla luce dell?esperienza di questo primo anno
di legislatura rischia di rivelarsi come un tentativo di inglobarci, non per
utilizzare la nostra peculiarità e il nostro contributo, ma per annullare ?
anche con la complicità del partito Raiset ? la nostra presenza e la nostra
capacità di iniziativa. Se fosse così sarebbe difficile non trarne le
conseguenze. Se invece non è questo il vostro obiettivo allora è urgente
riprendere nei nostri rapporti un cammino positivo.
( da "Articolo21.com" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il dopo Abu Grahib.
Il carcere della tortura, degli abusi e delle umiliazioni inflitte ai
prigionieri di Elisabetta Reguitti Kholud Al Bassam è nata in Iraq. Nel 1984 è
diventata cittadina americana. Si dice "orgogliosa di lavorare per la
democrazia in Iraq". Ha iniziato come mediatrice culturale e oggi questa
signora dallo sguardo pacioso e rassicurante - che immagino intenta a curare il
giardino di una casa "american style" insieme al marito e ai quattro
figli - è la consulente dell'amministrazione Usa per la gestione dei detenuti
politici. Inutile cercare su Google qualcosa che la riguardi: il suo nome è
protetto da segreto militare. Kholud Al Bassam è stata invitata in Italia e a
Brescia ha partecipato ad una serie di incontri sul tema della "tutela dei
diritti dell'uomo". Incontri promossi, tra gli altri, anche
dall'associazione "Carcere e territorio" presieduta da Carlo Alberto
Romano e che da anni opera nelle strutture carcerarie della città lombarda.
Manco a farlo apposta quindi nello stesso giorno in cui Obama annuncia che
entro il 2010 finirà la guerra in Iraq, Al Bassam parla delle carceri irachene
(gestite dagli americani) di Cropper, Taji, Buca camp (il più grande
penitenziario al mondo che verrà chiuso entro giugno) ma soprattutto parla di
Bagdad Central Prison che ha riaperto il 21 febbraio scorso: il dopo Abu
Grahib. Il carcere della tortura, degli abusi e delle umiliazioni inflitte ai
prigionieri. Un capitolo nero della storia e che gli americani hanno voluto
lasciarsi alle spalle. Kholud Al Bassam non lo dice chiaramente. Lo lascia
piuttosto intendere. Quando afferma ad esempio che "nelle
nostre carceri la convenzione di Ginevra sui diritti umani è
rispettata, il detenuto è trattato con dignità e rispetto, c'è assistenza
medica sette giorni su sette e sono dati tre pasti al giorno. Mi occupo di
prigionieri iracheni innocenti". Già perché, secondo le attuali normative,
possono trascorrere da un minimo di 1 mese al massimo di 5 anni prima che venga
determinata l'eventuale "colpevolezza, una minaccia per la
sicurezza". Kholud Al Bassam dice che il numero dei detenuti (che nel 2005
erano circa 25 mila) starebbe diminuendo drasticamente. "Ogni mese vengono
rilasciate 1500 persone e ogni volta viene organizzata una festa". Poi fa
scorrere su uno schermo le immagini che documentano come oggi viene gestita
questa struttura che può accogliere fino al 14mila detenuti (il doppio dei
detenuti della Lombardia tanto per intenderci); un carcere nel quale si
alternano militari americani e iracheni. Afferma con orgoglio: "L'America
mi ha insegnato la libertà di pensiero e di vivere - dice -. Sono orgogliosa
del lavoro che stiamo svolgendo. Attualmente Bagdad Central Prison è gestito in
accordo con il ministero degli Interni iracheno. Oggi con soldi del Governo
americano. "Domani?" domandano dal pubblico. Al Bassam apre le
braccia senza dare una risposta. In ogni caso oggi si organizzano corsi con
programmi scolastici locali (in un Paese in cui il 60% della popolazione è analfabeta)
riconosciuti dal sistema scolastico iracheno. Corsi di falegnameria,
agricoltura, lettura, lingua inglese ma anche per l'utilizzo di personal
computer. "Abbiamo istituito percorsi educativi per i ragazzi che
prevedono anche lo studio e la conoscenza della cultura islamica con insegnanti
volontari iracheni". Approfondimenti del tutto necessari in un Paese nel
quale, secondo Al Bassam, il fanatismo religioso può spingere a comportamenti
efferati: come nel caso di un giovane che, condizionato da Al Quaeda, era in
attesa di uscire dal carcere per ammazzare la madre. Solo in quel modo,
infatti, si sarebbe potuto guadagnare un posto in Paradiso. Così racconta la
rappresentante del Governo americano felice per il risultato contrario ottenuto
grazie alla conoscenza del "vero sapere dell'Islam" che il ragazzo ha
potuto acquisire proprio tra le mura del carcere. Insieme a volontari suoi
connazionali. Kholud Al Bassam è sopravvissuta all'esplosione di un razzo, alle
pallottole dei cecchini, alle schegge di una bomba. "Credo che il lavoro
che svolgo insieme a tutto il mio staff sia una possibilità di cambiamento e
che possa fare la differenza". Anche per le donne irachene. "Mi sento
vicina a tutte le donne che vengono trattenute dagli americani; non rispettate
dalla società irachena - afferma -. A Bagdad Central Prison è stata abolita la
promiscuità (anche rispetto ai 38 ragazzi detenuti per omicidio) e le detenute
sono custodite da soldati donne" assicura il funzionario Al Bassam che
spiega i programmi di reinserimento realizzati in collaborazione con il
ministero iracheno delle Politiche femminili. "Molte donne si sono
avvicinate al suicidio come kamikaze. Scelte indotte purtroppo dalla povertà
più che per convincimento religioso". Bagdad Central Prison dunque oggi
rappresenta un "sistema alternativo di gestione di un carcere" nel
quale l?età media di quanti entrano oscilla tra i 18 e i 29 anni. "In Iraq
stiamo costruendo la democrazia mattone dopo mattone" ribadisce la
consulente americana con sangue iracheno. reguitti@articolo21.com
( da "Virgilio Notizie" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Londra, 8 mar.
(Apcom) - I servizi segreti britannici hanno avuto un ruolo
nelle torture "medievali" subite in Marocco da Binyam Mohamed, che ha
passato sette anni nelle prigioni militari americane, prima a Bagram, in
Afghanistan, e poi a Guantanamo, a Cuba. Lo ha affermato lo stesso Mohamed,
cittadino etiope con residenza nel Regno Unito, in un'intervista al Mail on
Sunday. Secondo l'ex detenuto di Guantanamo, 30 anni, rientrato lo
scorso 23 febbraio in Gran Bretagna, MI5 hanno fornito informazioni e dati ai
marocchini. "Quando ho capito che i britannici cooperavano con le persone
che mi torturavano, mi sono sentito perso", ha raccontato Mohamed.
"Quando hanno cominciato a farmi domande su questioni segnalate dai
britannici la mia situazione è peggiorata. I britannici mi hanno venduto",
ha attaccato il cittadino etiope. In un comunicato il Foreign Office ha
affermato di "detestare la tortura e di non averla mai ordinato o
tollerata". Arrestato nell'aprile del 2002 durante un viaggio in Pakistan,
Mohamed ha accettato di parlare della sua esperienza al settimanale britannico,
senza ricevere alcun compenso, a condizione che la sua intervista fosse messa a
disposizione degli altri media.
( da "Gazzetta di Mantova, La" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
OTTO MARZO/1 OTTO
MARZO/1 La provocazione sulle pensioni Come regalo per l'8 marzo, in maniera
quasi provocatoria e in tutta fretta, il Governo Berlusconi si appresta ad
aumentare l'età pensionabile delle donne a 65 anni: si parte con le lavoratrici
statali e degli enti pubblici, del resto le prime a subire gli indegni attacchi
da parte del ministro della funzione pubblica, ma appare già chiaro che
l'intenbto dell'attacco persecutorio diretto a tutte le lavoratrici. Il
pretesto sarebbe di dare corso ad una sentenza della Corte di Giustizia Europea
riguardante la parità di trattamento economico fra i sessi, ma dietro le
ipocrite dichiarazioni sulla parità provenienti da un governo che per tutto il
resto toglie diritti alle donne tentando di cancellare decenni di conquiste
raggiunte grazie le lotte del movimento delle donne e dei lavoratori, resta la
cruda realtà del taglio rilevante alla spesa pensionistica sempre a danno dei
lavoratori e in particolare delle donne. La condizione femminile in Italia, del
resto, è la peggiore d'Europa sia per disoccupazione che per salario, carriera,
anni di lavoro e pensioni. Il ministro Brunetta non dice che oggi più che mai
la maggioranza delle donne non arriva alla pensione nemmeno a 60 anni di età
perchè svolge lavori precari oppure perchè viene licenziata per prima,
soprattutto nei momenti di crisi come quello che stiamo attraversando:
figurarsi a 65! Brunetta poi nasconde che le donne, da sempre, lavorano di più,
arrivando anche a lavorare complessivamente 60/65 ore settimanali tra attività
sui posti di lavoro e lavoro in casa, ovvimente, non pagato. Perché Brunetta e
il suo governo non rendono nota la quantificazione della enorme ricchezza
prodotta dalle donne nell' economia del paese con i lavori domestici, di cura e
il lavoro riproduttivo che dovrebbero essere sommati a quello produttivo, visto
che permettono allo Stato di risparmiare sulla spesa sociale e in particolare
sui servizi socio - assistenziali, sanitari, scolastici, educativi che da anni
proprio lo Stato e gli enti locali non garantiscono più in base a quei principi
di eguaglianza ed esigibilità che la nostra Costitutzione prevedeva. A causa
dell'effettivo svuotamento della praticabilità dei principi costituzionali non
rinunciabili, attrraverso la riforma dell'art 117 e la normativa che ne è
seguita, anche e soprattutto a livello regionale (la Lombardia è stata
l'apripista della esternalizzazione dei servizi ed ora lo è della loro
eliminazione), si è istituzionalizzata l'assegnazione e quindi l' affidamento
della gestione dei servizi stessi, a soggetti privati in base alla logica del
mercato, ovviamente antitetica alle esigenze di tutelare adeguatamente e senza
diseguaglianze i diritti delle classi lavoratrici ed in particolare delle
donne. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il livello di subordinazione
oggettiva e sociale delle donne, la mercificazione dei corpi, la banalizzazione
delle relazioni fra i sessi, il maschilismo eclatante e la diffusione degli
atteggiamenti comportamentali aggressivi e violenti verso le donne, l'attacco
alle condizioni di lavoro e di vita delle donne, rappresentano la logica
conseguenza della politica che questo governo e la sua espansione culturale
tendono ad affermare in tutti i modi con una compiacenza politica troppo spesso
trasversale. Il movimento delle donne tuttavia non si è fermato, ha reagito e
reagisce alla violenza di ogni tipo e oggi è in prima fila nella lotta per il
lavoro e i diritti. Monica Perugini Proletari Comunicazione militante OTTO
MARZO/2 Un omaggio alle attiviste In occasione della Giornata internazionale
delle donne, Amnesty International rende omaggio alle attiviste per i diritti umani che, in ogni parte del mondo, tra difficoltà e
repressione spesso crescenti, svolgono un ruolo di primo piano per migliorare
la situazione dei diritti umani. In quanto madri,
sorelle, figlie, mogli, partner e, prima ancora, cittadine e attiviste, le
donne sono in prima fila nella difesa dei propri diritti umani
e di quelli dellintera società in cui vivono. Contrastano l'impunità che troppo
spesso circonda i casi di violenza sulle donne, danno aiuto alle vittime che
chiedono giustizia, dirigono progetti per la protezione delle sopravvissute
alla violenza sessuale, testimoniano nei processi contro i
responsabili di violazioni dei diritti umani, lanciano
campagne per l'uguaglianza, fondano movimenti per i diritti umani. Proprio a seguito di tutte queste attività, moltissime donne
vanno incontro a violazioni dei diritti umani e corrono
rischi spesso superiori a quelli affrontati dagli uomini. La credibilità
e la legittimità della loro azione viene sovente messa in dubbio quando
simpegnano su temi, come i diritti sessuali e riproduttivi o la libertà
despressione, considerati una minaccia ai valori dominanti, culturali e
religiosi, dei contesti in cui agiscono. Quando le donne sfidano queste regole
sociali, si trovano marginalizzate, colpite da pregiudizi, ostracismo e
violenza anche da parte delle comunità di cui fanno parte. Questo raccontano le
parole di Shahla, un'attivista afgana che dirige una casa rifugio per donne a
rischio di violenza domestica, sessuale e matrimoni forzati: 'Sto ricevendo
minacce di morte e hanno tentato di rapire mio figlio di nove anni. Le persone
che mi minacciano mi stanno dicendo chiaramente che dovrei chiudere la casa
rifugio e che se non lo faccio ne pagherò le conseguenze'. Nonostante qualche
miglioramento nel rispetto dei diritti delle donne, le coraggiose attiviste
afgane che osano sfidare la discriminazione subiscono di frequente
intimidazioni e attacchi dai leader locali, alcuni dei quali membri del governo
centrale, dai talebani e da altre forze anti-governative e, a volte, dalle loro
stesse famiglie. Simile è la situazione delle attiviste iraniane della Campagna
per l'eguaglianza che, a causa della loro lotta per porre fine alla
discriminazione legale contro le donne, sono perseguitate dalle autorità. Oltre
50 di esse sono state imprigionate a causa del loro impegno. Amnesty
International lancia nove azioni per il rispetto dei diritti umani
delle donne in altrettanti paesi: Afghanistan, Grecia, Haiti, Iran, Iraq
Liberia, Nepal, Sudafrica e Venezuela. Il gruppo mantovano di Amnesty prende
parte all'azione globale e invita a sottoscrivere gli appelli sul sito
www.amnesty.it. Gruppo Mantovano di Amnesty International APAM Quanti disagi
con le nuove linee Oggi pomeriggio, diretti in centro, alla fermata dell'Apam
in viale Vaschi-piazza D'Acquisto costatiamo che l'autobus, invece di arrivare
all'orario stabilito, sul display è previsto in arrivo dopo 11 minuti. Non
faccio in tempo a commentare il mio disappunto, che vedo spuntare il pulmino
della nuova circolare CC, da lì a un minuto, (che senso hanno allora gli 11
minuti segnalati?) siamo tutti in viaggio. Oggi, penso, è un giorno fortunato.
Dopo un paio d'ore, in via Verdi ci apprestiamo a riprendere la stessa
circolare che sul pannello è indicata in arrivo. Invece, non si vede e anzi, da
lì a pochi minuti il tabellone annulla la scritta precedente e annuncia
un'attesa di 11 minuti. Accidenti, questa volta non mi sento fortunato. Il
pannello segna 8 minuti all'arrivo, quando pensiamo, anziché stare fermi sotto
l'ombrello, di avere tutto il tempo per recarci alla fermata successiva, quella
accanto alla chiesa di S. Lorenzo: ma non facciamo in tempo ad arrivare che
l'autobus ci supera, una lieve corsa ci permette comunque di poter salire
esattamente alle 17,45. Arrivati in viale Risorgimento, mi sorprendo nel
costatare che il mezzo fa un giro intono all'isolato dei Vigili del Fuoco per
ritornare poi sullo stesso viale Risorgimento. A questo punto mi viene il
dubbio di poter mai tornare a casa mia; chiedo se avrò la possibilità di
arrivare in viale Vaschi e l'autista mi assicura che, dopo essere passato da
corso della Libertà, proseguirà lungo Pradella ricalcando il vecchio percorso
della ex Circolare Tre. Purtroppo dopo la lunga fermata effettuata in corso
della Libertà, anche se il tabellone luminoso all'interno della vettura
indicava la fermata in corso Vitorio Emanuele
( da "Alto Adige" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
tutti senza alcuna
distinzione. In questa terra più che mai un vescovo è chiamato ... tutti senza
alcuna distinzione. In questa terra più che mai un vescovo è chiamato ad essere
riferimento non solo di chi si riconosce nella chiesa cattolica, ma anche di tutti
coloro che lavorano per il bene comune. Joseph Gargiter (che fu vescovo di
Bressanone dal 1952 e di Bolzano-Bressanone dal 1964 al 1986) si spese
totalmente per dare all'Alto Adige un contributo di pacificazione in anni
tutt'altro che facili. Era il dopoguerra, tempo di ricostruzione più morale che
non materiale. La chiesa locale e la popolazione apparivano percorse da
divisioni, incomprensioni e rancori. Gargitter intuì che andava ricercata una
via concreta per dire che al di là delle differenze di lingua, di idee e di
scelta, c'è qualcosa che impone agli uomini di agire nel senso della reciproca
appartenenza. C'è un'unità che viene prima delle divisioni, c'è una comunanza
di valori che precede le differenze culturali. Egli si profilò come un pastore
capace - pur tra le incomprensioni - di rivolgersi con coraggio a tutti i
gruppi linguistici e lavorò per la creazione di una diocesi il cui territorio
coincidesse con quello della provincia. Solo così si sarebbe potuto dare
risposta ai problemi comuni partendo da una guida pastorale unitaria. Il suo
successore Wilhelm Egger (vescovo dal 1986 fino allo scorso agosto) raccolse
l'eredità di Gargitter sforzandosi di consolidare la via dell'unità. Il suo
motto - "syn" - lo dice chiaramente. "Insieme" significa che
anche le differenze hanno senso se vissute come contributo originale che ognuno
apporta ad un contesto di comune appartenenza. Si trattava ora di dare
contenuto pratico e quotidiano ad una unità che rischia sempre di rimanere nel
campo delle buone intenzioni se non viene tradotta in scelte, comportamenti e
atteggiamenti. Egger operò in un periodo storico in cui, conclusa la vertenza
internazionale attorno al "caso altoatesino", sembrava che si potesse
finalmente "parlare d'altro". Tuttavia una realtà di confine non
cessa mai di far emergere contraddizioni e di lanciare sfide. Non è mai
opportuno abbassare la guardia. Così proprio nel momento della pacificazione
emergevano nuovi "disagi" a dire che il modello adottato, per quanto
buono, è sempre lontano dall'essere perfetto. Da quei tardi anni'80 il mondo è
cambiato completamente. In Italia il terremoto ha sconquassato una realtà
politica producendo nuovi precari equilibri; l'Europa prosegue con costanza (e
con fatica) il suo cammino di unificazione; le tensioni Est-Ovest hanno
lasciato il posto alle cosiddette "guerre di civiltà"; i nazionalismi
hanno insanguinato i Balcani e gli interessi economici hanno spinto a guerre in
Africa e in Medio Oriente. La globalizzazione pervade ogni settore, dall'economia,
all'ambiente alla comunicazione. E si diffonde la sfiducia nel futuro, il
pessimismo globale. In questa realtà un poco inquietante mons. Karl Golser sa che nulla è più scontato: non la tolleranza, non i
diritti umani, non la stessa possibilità di sopravvivenza del genere umano. La
vera sfida è e rimane la pace. Una pace intesa come pienezza di umanità, come dignità riconosciuta per tutti, come giustizia e
armonia, pur nelle differenti situazioni e culture. E poiché questa
"pace" sembra oggi davvero una chimera ecco che Golser, uomo di
chiesa, suggerisce di ancorarla, per così dire, al di fuori dell'uomo stesso,
in un "luogo" sicuro. Ecco perché egli mette Cristo a fondamento
della pace. Ciò non significa rivendicare una "pace cristiana".
Infatti la pace riguarda tutti indistintamente. Però i cristiani possono
riconoscere in Cristo il fondamento della pace. Questo darà loro fiducia quando
si troveranno di fronte ad un fallimento e d'altra parte li carica di
responsabilità: è come dire che coloro che lavorano contro la pace operano
contro Cristo stesso. Un'idea questa, non senza conseguenze. Mons. Golser è un
esperto di etica, cioè di valori. In questo tempo in cui prevalgono un
pragmatismo amorale ed una sfiducia che conduce all'individualismo e al
privato, è quanto mai opportuno che ci sia qualcuno in grado di dare
concretezza alle idee, di suggerire comportamenti coerenti e di offrire
indicazioni su come perseguire la pace con mezzi adeguati. Questa terra, l'Alto
Adige Sudtirolo, si attende molto dal suo nuovo vescovo. Ma è meglio non
dimenticare che la pace autentica si raggiunge solamente con il contributo di
tutti, di ogni singolo cittadino ed in particolare di coloro che formano la
classe dirigente. Paolo Valente
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
FESTA DELL'8 MARZO
Donne, ancora luci e ombre Caro direttore, si dice comunemente che la donna è
l'altra metà del cielo, ma purtroppo questo cielo non splende ancora di luce
propizia per gran parte delle donne del pianeta. Sono molti e drammatici i
motivi che impediscono una vita dignitosa, il realizzarsi non solo di pari
opportunità, utilizzo di risorse ed autodeterminazione, ma
spesso dei più elementari diritti umani. Sarebbe
infinitamente piacevole poter scrivere che le donne del pianeta terra in festa
per l'8 marzo, Festa internazionale della donna, vedono finalmente realizzato
il grande sogno dell'emancipazione. Dopo secoli di sottomissione hanno
chiaramente compreso che la loro emancipazione dipende, in primo luogo,
dal grado di istruzione e consapevolezza raggiunto, dalla capacità di lotta,
dalla partecipazione attiva nel processo politico in corso, dai risultati che
unitamente saprano raggiungere. Questa premessa ha la propria radice nella
storia dell'evoluzione femminile, così com'è andata precisandosi e
configurandosi nel corso dei secoli e si connota come l'elemento decisivo che
ha profondamente mutato la condizione della donna. Ciò non significa che le
tappe raggiunte sono uguali e definitive su tutto il fronte, al contrario
l'evoluzione del rapporto con l'altro sesso è caratterizzata da «luci e ombre»:
molto è stato fatto, ma ancora molto resta da fare. Oltre 14 milioni di donne
italiane vittime di stupri, violenza fisica o psicologica, nella maggior parte
dei casi ad opera dei propri partners; circa 1.100.000 hanno subìto
comportamenti persecutori. In larghissima parte (oltre il 90%) le violenze non vengono
denunciate. È l'inquietante risultato emerso da una indagine realizzata
dall'Istat. Sul piano dell'uguaglianza vi sono ancora ragguardevoli ostacoli da
superare, ad iniziare dalla discriminazione, ma anche il superamento di questa
condizione avanza sui binari dello sviluppo economico, sociale e culturale, col
superamento della povertà. Nel delineare, sia pure sommessamente, una
strategia, occorre tenere conto delle diverse sfaccettature che il problema
della parità presenta, avendo riguardo del peso politico elettorale delle masse
femminili e della pressione che può essere esercitata per fare avanzare le loro
legittime rivendicazioni. Se consideriamo la Costituzione repubblicana, ad essa
dobbiamo riferirci sul piano nazionale; così come dobbiamo riferirci sul piano
internazionale agli obiettivi prefigurati dalle Nazioni Unite, che indicano
nell'uguaglianza, nello sviluppo e nella pace i traguardi che le donne devono
raggiungere. È nel contesto storico politico presente che occorre reclamare con
forza, realisticamente, è nelle diverse articolazioni dello Stato, Regioni,
Province e Comuni che si deve particolare riguardo alla questione femminile e
segnatamente: che i parlamentari siano sollecitati ad operare sul piano
legislativo, ad uniformarsi alle richieste delle Nazioni Unite; che i Governi
promuovano più opportunità educative, di impiego, di remunerazione, di
formazione, di accesso alle strutture sanitarie, culturali e ricreative; che le
Regioni istituiscano osservatori aperti al volontariato per vigilare,
promuovere, sollecitare interventi, garantire le condizioni di pari dignità a
tutti i livelli, divulgando informazioni riguardanti i diritti comuni. Non
saremo certo noi ad insegnare alle donne le strade che devono percorrere per
liberarsi dall'apartheid, per conquistare una Patria libera, per la pace, per
riemergere dalle profonde solitudini, dallo sconforto, per liberarsi
dall'indigenza, dall'emigrazione forzata, dalla violenza, dalla prostituzione
coatta. La priorità assoluta nella difesa della dignità va alle donne che
vivono in stato di schiavitù. Perciò, viva l'8 marzo, Festa delle donne di
tutto il mondo. Ma con uno sguardo vigile in difesa delle conquiste, di quelle
che ancora aspettano di essere realizzate. Avendo presente, come disse la donna
che veniva dal Kosovo, madre Teresa di Calcutta, che «se realizzi i tuoi
obiettivi troverai falsi amici e nemici veri. Non importa, realizzali!». Renato
Bettinzioli
( da "Giornale.it, Il" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
n. 58 del 2009-03-08
pagina 13 «Il mio 8 marzo? Sola e reclusa in casa» di Gian Micalessin La moglie
di Chen Guangcheng, un dissidente incarcerato dal regime comunista cinese per
aver denunciato la politica degli aborti forzati sulle donne, racconta i
soprusi a cui è stata sottoposta in questi anni dalla polizia «L'ho rivisto a
dicembre, era la prima volta da quando nel
( da "Messaggero Veneto, Il" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 19 -
Pordenone Concretezza e mistero nelle vicende umane Le nostre vicende umane si
svolgono quotidianamente concentrando concretezza e mistero; possiamo leggere
gli atteggiamenti, i comportamenti, i fatti fenomeno logicamente, per come si
realizzano. Nello stesso tempo siamo rinviati alle dimensioni più profonde,
percepibili con minore evidenza rispetto alle quali le nostre interpretazioni
ed espressioni risultano inadeguate: possono ugualmente riguardare i
sentimenti, l'amore, l'amicizia, le delusioni, la malattia, il dolore, la
morte, la fede. Ci stupiamo infatti di noi stessi per vissuti e situazioni
inedite positive e negative, lo stesso nei confronti degli altri. Dato che
nella vita sono decisive le relazioni è riguardo a esse che le sorprese e le
smentite sono maggiormente significative. Di noi stessi e degli altri spesso
viviamo una concezione fatta da pregiudizi, da giudizi, da schemi
interpretativi scontati che possono occultare dimensioni interiori presenti, ma
ancora sconosciute o appena intuite. Ugualmente si può essere suggeriti e
coinvolti talmente da una determinata e strumentale interpretazione della
realtà da prestare a essa credito, anche se di fatto la realtà è diversa e come
tale va scoperta con l'attenzione, l'osservazione, lo studio, la rilevazione, i
contributi, i confronti veritieri. Il Vangelo di questa domenica (Marco 9,
2-10) ci racconta l'esperienza della trasfigurazione; cioè dell'intuizione e
della percezione che i tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni hanno vissuto
riguardo alla profondità umano-divina della persona di Gesù, oltre la sua
figura fino a quel momento da loro conosciuta. L'esperienza è avvenuta su un
alto monte, luogo della solitudine, della riflessione, della contemplazione e
della preghiera. Per narrarla l'autore del Vangelo utilizza il linguaggio e i
simboli propri della cultura e delle religione di quel tempo: gli abiti di Gesù
diventano splendidi e bianchissimi; la nube, segno nella Bibbia della presenza
di Dio, avvolge le persone presenti e una voce da essa si fa sentire: «Questo è
il figlio unico, che io amo. Ascoltatelo!»; lo stato di beatitudine dei
discepoli: «Maestro, è bello per noi stare qui! Prepareremo tre tende: una per
te, una per Mosè e una per Elia». Infatti sono presenti a far emergere la memoria
storica anche Elia, il profeta della fede autentica, per questo perseguitato e
costretto a fuggire e Mosè, leader del cammino di liberazione del popolo dalla
schiavitù dell'Egitto. L'esperienza è illuminante e coinvolgente proprio la
profondità dell'essere: ha un conclusione nel tempo cronologico e i discepoli
vedono di nuovo Gesù solo. Mentre scendono dal monte il Maestro ordina di non
raccontare a nessuno quell'evento prima che il Figlio dell'uomo sia risorto dai
morti. I discepoli ubbidiscono a quest'ordine, ma discutono fra loro che cosa
Gesù voglia dire con le parole "risorgere dai morti". Come quel
giorno su quel monte hanno sperimentato i tre discepoli, anche noi abbiamo
vissuto e possiamo vivere esperienze profonde di trasfigurazione: cioè dell'andar
oltre le situazioni considerate normali, abituali, scontate, già conosciute;
possono essere il silenzio la contemplazione, la preghiera, la rivelazione
profonda dell'anima nell'amore e nell'amicizia, la percezione della dedizione
gratuita, della fedeltà perseverante. Anche la corporeità che esprime la
profondità dell'anima nei momenti belli e positivi, e nelle situazioni di
malattia, di sofferenza, di morte. La trasfigurazione conduce all'essenzialità,
alle dimensioni che veramente valgono, che resistono, che permangono e ci
rivela tutte le situazioni di ingiustizia, di violenza, di guerra, di umiliazione della dignità e dei diritti umani delle
persone. È molto importante vivere esperienze di trasfigurazione per
contribuire a trasfigurare la realtà in modo che le figure siano sempre più
figure umane. È fondamentale che la ricchezza di queste esperienze di luce e
profondità si depositano nel patrimonio interiore, a cui poter attingere nei
momenti di particolare fatica, oscurità e dolore.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
La festa dell'8
marzo. Osservatorio con i Servizi sociali, l'Ass e le forze dell'ordine
Documento unitario approvato nel corso di un consiglio straordinario Violenza
contro le donne la Provincia ha un piano La promozione di campagne di
informazione contro la violenza sulle donne, di un osservatorio in sinergia con
servizi sociali, Ass e forze dell'ordine e di un programma
di educazione sui diritti umani, oltre a un preciso impegno
per il progetto "Una casa per ricominciare": sono queste le richieste
contenute nell'ordine del giorno approvato, ieri mattina, all'unanimità dal
consiglio provinciale, nell'ambito della seduta pubblica tematica promossa alla
vigilia della Giornata internazionale della donna. Promotrici
dell'ordine del giorno, che impegna sia la giunta che il presidente, sono state
le consigliere provinciali Angela Giorgione e Silvia Altran. Il testo prende le
mosse dalla considerazione che i fenomeni di violenza sulle donne sono sempre
più frequenti e che nel 95 per cento dei casi i maltrattamenti avvengono tra le
mura di casa, per fare poi riferimento alla Costituzione, alla Dichiarazione
sull'eliminazione della violenza contro le donne del 1994, alla Carta dei
diritti fondamentali dell'Unione europea e alla legge 154 del 2001 contenente
le misure contro la violenza nelle relazioni familiari. L'ordine del giorno
intende porre rimedio alle violenze attraverso quella che è definita una vera e
propria mobilitazione istituzionale, comprendente quattro punti. Il primo è la
promozione di iniziative di sensibilizzazione e di campagne contro le violenze
sulle donne e sui minori e ogni forma di discriminazione, in collaborazione con
la commissione Pari opportunità della Provincia. Si richiede poi l'istituzione
di un osservatorio, in accordo con i servizi sociali, con l'Ass e con le forze
dell'ordine: con il compito di coordinamento e di monitoraggio delle azioni di
contrasto alla violenza sulle donne. Terzo punto è la promozione di un
programma di educazione e di formazione sui diritti umani
per le scuole, come nella campagna di Amnesty international "Mai più violenza
sulle donne". Infine il presidente e l'assessore competente sono impegnati
a essere portavoce nei confronti della Regione per accertarsi che siano
aumentati gli stanziamenti per "Una casa per ricominciare". Agli
altri tre consigli provinciali del Friuli Venezia Giulia sarà chiesto di
approvare l'ordine del giorno, inoltre tutti i componenti del tavolo tecnico
provinciale saranno contattati per il rinnovo del protocollo d'intesa per il
coordinamento delle azioni. I lavori sono stati introdotti dal presidente del
consiglio provinciale, Alessandro Fabbro: «Quando le consigliere Giorgione e
Altran mi hanno proposto un consiglio provinciale tematico alla vigilia della
Giornata internazionale della donna, ho acconsentito immediatamente, perché
hanno voluto fortemente scrivere un documento da cui nessuna forza politica si
sentisse esclusa. Con questo spirito è nato un documento condiviso, di principi
e contenuti, di idee e impegni, che vincolerà l'amministrazione ad azioni che
manterranno questa Provincia nelle posizioni più avanzate su questi temi».
Francesca Santoro
( da "Eco di Bergamo, L'" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Don Giuseppe
Monticelli Il ricordo di un sacerdote eccezionale Spettabile redazione, questa
lettera è per ringraziare pubblicamente una persona speciale che è venuta a
mancare proprio in questi giorni --> Domenica 08 Marzo 2009 LETTERE, pagina
29 e-mail print Don Giuseppe Monticelli Il ricordo di un sacerdote eccezionale
Spettabile redazione, questa lettera è per ringraziare pubblicamente una
persona speciale che è venuta a mancare proprio in questi giorni. Don Giuseppe
Monticelli non c'è più, ma il suo ricordo rimarrà sempre vivo. Sincero e
disinteressato è stato il suo contributo pastorale alla nostra comunità
parrocchiale di Gandosso. Diversi anni fa abbiamo avuto l'opportunità e la
fortuna di condividere con lui il nostro cammino di fede e ci ha arricchito di umanità, di sensibilità e di apertura verso i più deboli e i
più bisognosi. Ha sempre accolto tutti con il suo grande sorriso aperto e
cordiale. La sua intelligenza insieme alla grande ricchezza d'animo fanno di
lui una persona veramente indimenticabile. Grazie don Giuseppe. Lettera firmata
Spot sull'ateismo Una provocazione che ci costringe a riflettere Spettabile
redazione, ho appreso la tremenda notizia dalla televisione e dai giornali:
«Dio probabilmente non esiste, goditi la vita». E adesso come facciamo?
L'Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti ha lanciato la campagna
pubblicitaria per l'ateismo con queste scritte comparse a caratteri cubitali
sugli autobus di alcune importanti città del mondo occidentale. Per fortuna
che, in omaggio al razionalismo, è stato utilizzato il calcolo delle
probabilità: «probabilmente» non significa «sicuramente», quindi abbiamo ancora
qualche speranza. Speriamo che rifacciano i calcoli. Rifate i calcoli, amici
atei, rifateli a mano però, senza la calcolatrice. Grazie anche per avermi
detto che posso godermi la vita, da solo non sarei mai riuscito a capirlo. Naturalmente,
a parte gli scherzi, dipende da cosa si intende per «godersi la vita». Per
troppe persone oggi godersi la vita significa fregare il prossimo, egoismo,
individualismo. Per altri significa estraniarsi dalla realtà. Ma non è
certamente questo il caso dell'Associazione atei, loro hanno una tradizione
culturale e filosofica di tutto rispetto. Mi piace quindi pensare che anche un
ateo possa essere d'accordo con Sant'Agostino. Egli, in una lettera indirizzata
ad una signora romana e commentata dal Papa nel capitolo 11 dell'enciclica Spe
Salvi, scrisse: «In fondo vogliamo una sola cosa, la vita beata, la vita che è
semplicemente vita, semplicemente felicità». Ecco dunque, amici, la domanda che
è scritta nel cuore di ogni uomo, il desiderio di ciascuno di noi: la vita
beata. Una notizia interessante è che nemmeno gli atei mettono più in
discussione l'esistenza storica di Gesù Cristo. Come nessuno può
ragionevolmente dubitare che siano esistiti Giulio Cesare, Carlo Magno,
Napoleone, Garibaldi, così nessuno, neppure un ateo, può ragionevolmente
dubitare dell'esistenza storica di Gesù. È già un buon punto di partenza, e
«probabilmente» anche di arrivo. Mi dispiace non essere un bravo cristiano. Mi
dispiace per il Signore, per la Chiesa, per la mia famiglia e la mia comunità,
per la gente che incontro. Mi dispiace essere un cristiano part-time, tuttavia
non posso tacere il presentimento soave che la vita beata c'entri qualcosa con
Gesù, con Cristo che era, è e sarà. Di più non so dire, ognuno è libero. Libero
di scommettere e puntare, qualcosa o tutto, su chi vuole. Comunque è doveroso
ringraziare gli amici atei perché la loro provocazione ci costringe ad
un'autocritica: se il mondo ci vede come persone che non sanno godersi la vita
significa che dobbiamo cambiare qualcosa. Dobbiamo ritrovare l'essenziale,
lasciar perdere i formalismi, la presunzione che spesso abbiamo di essere
migliori degli altri, l'ossequio forse a volte un po' eccessivo verso i ricchi
e i potenti. L'essenziale non ha involucri, né vesti preziose. L'essenziale è
un bambino, quel Bambino che da oltre duemila anni ci chiede di essere
riconosciuto e accolto e che troppo spesso trova porte chiuse proprio in noi
cristiani. L'altro motivo per il quale dobbiamo ringraziare gli atei è che essi
hanno fatto da tramite, anche senza saperlo, alla Provvidenza. È straordinario
vedere quali strumenti sa usare la Provvidenza, quale fantasia, quale astuzia.
Stavolta ha utilizzato degli autobus per proporci un viaggio spirituale, la
meta non è una località turistica ma un luogo dell'anima. Autobus che ci
riconsegnano a noi stessi, il viaggio della vita, il viaggio alla ricerca di
Colui che ci ha già trovato. E tutto a costo zero! Le spese infatti sono state
gentilmente pagate (è il colmo!) da un'associazione di atei. Questo sì che è
godersi la vita! Carlo Vallenzasca Seriate lazec@libero.it Dopo la riforma
Gelmini L'amarezza di una prof di Diritto Spettabile redazione, quanta
disillusione? Ore otto, sala professori di un liceo di scienze umane. Sono
arrivata, come al solito in anticipo sul mio orario, è un mio difetto, sì,
nonostante ciò che dice l'on. Brunetta e parte dell'opinione pubblica, anche
gli insegnanti a volte vanno a lavorare, nonostante il clima intorno induca
alla fuga. Sto pensando all'argomento da fare oggi in classe, affinché i miei
ragazzi, sempre attenti e riflessivi e non atti al bullismo, capiscano la
bellezza della Costituzione, risultato di un lungo cammino, e del diritto. Dopo un trimestre «speso» a far capire l'articolo
2 della Costituzione sui Diritti Umani, l'attualità della Dichiarazione universale diritti umani e a dare ad ognuno un lavoro da fare sulla violazione della
stessa, che gioia sentirli parlare dei bambini-soldato, degli squadroni della
morte, della figura di Gandhi, che tenerezza vedere l'incontro dei
saperi, e che gioia trasmetterla. Ed oggi «toccherà» all'articolo 3 della
Costituzione sull'uguaglianza, e sarà entusiasmante vedere l'incontro tra le
idee dei «miei» ragazzi, scardinare gli eventuali pregiudizi, considerare il
lavoro dei Padri costituenti, far vedere i filmati dell'istituto Luce. E così
creare futuri cittadini consapevoli, non pilotando le loro idee, la coscienza e
la professionalità non lo consentirebbe, ma cercando di farli crescere e capire
la realtà che attraversano per essere poi in grado di creare un mondo diverso
da quello che abbiamo creato noi adulti. Si, perché nel mio cuore di docente
con tanti anni di insegnamento alle spalle, ma ancora con tanto entusiasmo,
alberga la tristezza che tutto ciò avrà una fine. Riforma Gelmini, applicazione
2010, poche fredde parole (anche se nella lettura degli obiettivi ridondanti di
paroloni), e prospetti orari che determinano l'abolizione del diritto da tante
scuole e l'insegnamento della Costituzione effettuato dai docenti di lettere,
storia? e noi della AO19? Ma che importanza vuoi che abbia per chi ha raggiunto
i vertici del potere, legiferare che una materia, anziché un'altra sarà
insegnata da una classe di concorso anziché un'altra. La politica è così, vero?
Certamente i saperi si possono incrociare, completarsi, ma le reali competenze
appartengono a chi ha approfondito, studiato per tanti anni alcune tematiche
che lo hanno appassionato, coinvolto, ma a chi dirlo in un clima di finta
democrazia? Chi ascolterà le parole di un docente, uno dei tanti, che,
comunque, nonostante tutto, continuerà a credere fermamente della delicatezza
del proprio compito e nell'educazione alla legalità! Rosanna Lioveri Bergamo
«Casta» e disoccupazione I politici assumano personale Spettabile redazione, mi
si conceda, sulle orme di altri lettori, un piccolo sfogo contro certe vergogne
di questo governo. In primo luogo, anche se l'argomento è già stato trattato
fin quasi alla nausea (ma purtroppo mai recepito), sugli emolumenti dei vari
onorevoli, senatori, assessori, segretari e via dicendo, che suonano come uno
schiaffo al povero operaio, pensionato, cassaintegrato, ecc. Non è sicuramente
con lo stomaco pieno che si possono affrontare nel modo migliore certe crisi:
chi ha fame si arrabatta per un tozzo di pane e questo dovrebbero provarlo
anche loro. Perché allora, con certi stipendi, non li si obbliga ad assumere,
di tasca loro e senza ovviamente scaricarlo come spese di rappresentanza o
quant'altro, un cameriere in più, o un autista, un giardiniere, un factotum od
una segretaria? Si risolverebbe almeno parzialmente il problema della
disoccupazione e loro non ne risentirebbero più di tanto. Oltretutto il governo
ha ammesso, con molto ritardo, la gravità della crisi, questo a dimostrazione
che da quelle parti non si sente più di tanto. E visto che attualmente si parla
molto della legge Brunetta su sfaticati, lavativi, lazzaroni ed assenteisti,
l'argomento che avete trattato non molto tempo fa sugli europarlamentari, non
certo assidui frequentatori anche per questioni importanti che ci riguardano
personalmente (vedi Cesare Battisti), capita a fagiolo: perché il dipendente
pubblico viene punito da questa legge e loro no, senza ovviamente dimenticare i
vari onorevoli e senatori? Non hanno forse gli stessi diritti-doveri? Anzi, per
la posizione che si trovano ad occupare dovrebbero essere l'esempio. E i
«pianisti»? Nelle aziende un dipendente che timbra il cartellino al posto di un
collega viene licenziato. Questo e tanto altro ancora mi spinge a pensare che
il governo ami rivisitare il vecchio adagio che dice: «Armiamoci e partite!». E
qui mi fermo per rispetto al vostro giornale sulla brevità degli articoli, ma
ci sarebbero molte colonne da riempire. Gianni Nosari Treviolo Endocrinologia
Grazie Gianni bravo volontario in ospedale Egregio direttore, volevo attraverso
il suo giornale ringraziare il signor Gianni, volontario nel reparto di
Endocrinologia degli Ospedali Riuniti, per come amorevolmente si è preso cura
di mia madre e di come ha risolto il problema burocratico che ci avrebbe
costretto a ritornare di nuovo in ospedale, visto che non sono di Bergamo. Ho
sempre dubitato, per esperienza vissuta in prima persona, sui servizi di
volontario, ma dall'assistenza ricevuta dal signor Gianni mi sono ricreduta,
ricreduta dal fatto che queste persone, che se pur non conosciamo, fanno il
possibile per aiutare gli altri. Rinnovo i miei ringraziamenti al gentile
signor Gianni. Con ammirazione. Laura Piscopo 08/03/2009 nascosto-->
( da "Giorno, Il (Brianza)" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
SESTO pag. 20 E
adesso la gara riparte nel segno dell'altruismo LA NUOVA EDIZIONE SESTO SAN
GIOVANNI DALL'EUROPA unita al razzismo, dall'emancipazione
femminile ai diritti umani. Sono alcuni dei temi su cui gli studenti sestesi hanno
riflettuto e si sono confrontati da quando, nel 1987, è nato il concorso «Sesto
e i suoi studenti». Ormai un appuntamento tradizionale, con oltre 400 lavori
che arrivano ogni anno dalle scuole primarie e secondarie non solo di Sesto,
ma anche di Cologno e Cinisello. «Volontari: un mondo di altruismo e
solidarietà» sarà il tema della prossima edizione. Entro fine marzo gli
elaborati dovranno pervenire al Comitato promotore, in vista della premiazione
di maggio. V.B.D.
( da "Corriere della Sera" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-03-08 num: - pag: 1 autore: di
GIOVANNI SARTORI categoria: REDAZIONALE SCIOPERI E REGOLE LIBERTA' DI SOPRUSO Q
uasi da sempre il diritto di sciopero è stato abusato dagli scioperanti e tollerato
oltre ogni misura da tutti i nostri governi. Ora il governo Berlusconi si
propone di disciplinarlo. è una decisione tempestiva e più che mai necessaria,
visto che ci aspettano tempi durissimi di dilagante disoccupazione e, di
riflesso, di esasperato «ribellismo» con blocchi di strade, ferrovie, aeroporti
e anche di servizi pubblici: blocchi che saranno «cattivi», carichi di rabbia e
infiammati dalla disperazione. Come qualsiasi indovino avrebbe indovinato, a
Epifani, e con lui alla Cgil, la cosa non piace per niente. Tra le sue tante
obiezioni emerge la tesi che il diritto di sciopero è una «libertà
fondamentale». Sì, nei limiti; ma assolutamente no fuori limiti. La regola
fondante di tutte le libertà è che la mia libertà non deve danneggiare né ostacolare
la libertà di nessun altro. Cioè, la mia libertà è delimitata dalla libertà
degli altri (e viceversa). Dal che si ricava che uno
sciopero dei servizi o dei trasporti è una patente violazione dei diritti di libertà di tutti. Lo sciopero nasce, nell'800, nelle
fabbriche, e in quel contesto il danno è tra le parti in causa, tra un
prestatore d'opera e il suo datore di lavoro. Invece nell'odierno andazzo
italico il cittadino diventa ostaggio, e anche vittima, di un conflitto
che non lo riguarda. Libertà o sopruso? A me sembra libertà di sopruso.
Tantovero che negli Stati Uniti lo sciopero dei servizi (ivi inclusi i
trasporti) è quasi sempre vietato, e che i conflitti di questo tipo sono
sottoposti ad arbitrato obbligatorio. Ricordo due casi. Nel 1981 i controllori
del traffico aereo, forti della loro insostituibilità (così credevano),
sfidarono il divieto di sciopero. Il presidente Reagan li licenziò tutti in
tronco, e non mi risulta che furono mai reintegrati. Certo è che da allora
nessuno si è riprovato. L'altro caso, quello della City Transit Authority di
New York che ogni giorno fa entrare e uscire da Manhattan 7,5 milioni di
passeggeri, è del 20 dicembre 2005. Quello sciopero, che era appunto illegale,
non durò nemmeno due giorni. Il pomeriggio del 20 il giudice competente
(proprio non siamo in Italia) impose al sindacato una multa di un milione di
dollari al giorno. Il sindacato capitolò subito. Invece il nostro legislatore
prevede multe individuali. Campa cavallo. Tornando in patria, sulla proposta che
uno sciopero debba essere proclamato da un sindacato rappresentativo del 51 per
cento della categoria in agitazione, Epifani obietta così: «Ma perché può
scioperare il 51 per cento e il 49 no? Che senso ha?». La risposta è facile: ha
esattamente lo stesso senso di tutte le decisioni prese a maggioranza. Quando
poi votiamo con il principio maggioritario in collegi uninominali, può persino
accadere che il primo, il più votato, prenda tutto (il seggio) con meno del 40
per cento dei voti. è la regola maggioritaria, bellezza. Sono tutte cose che
Epifani sa benissimo. Proprio per questo mi sconcerta che qui il Nostro si
atteggi a difensore dei suoi «nanetti», del pulviscolo dei micidiali sindacati
autonomi (spesso di quattro gatti) che ci affliggono. E mi sembra un pessimo
segno, perché gli scioperi selvaggi e le occupazioni non aiuteranno in alcun
modo la crisi economica, ma anzi la aggraveranno. Essendo noi già malati gravi.
( da "Corriere della Sera" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-08 num: - pag: 12 categoria:
REDAZIONALE Fede e politica Il leader sovietico sviò il discorso Gli appunti
segreti: così Reagan tentò di convertire Gorbaciov Durante i colloqui a tu per
tu del
( da "Corriere della Sera" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-08 num: - pag: 19 categoria:
REDAZIONALE Allarme carceri Grechi (Corte d'appello) su San Vittore: così si
pratica la tortura Genova e Milano, celle piene Turni per stare in piedi Crisi
anche a Regina Coeli e Poggioreale: letti a castello con tre brande A Milano
sono stati tolti i tavolini per fare spazio e per mangiare si usa un pezzo di
cartone appoggiato a un secchio ROMA — Nelle celle da
( da "Cittàdellaspezia.com" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
8 marzo- Un ramo di
mimosa per non dimenticare Come spesso accade nella società attuale,
estremamente consumistica e modaiola, il più delle volte si perde il senso
reale ed intrinseco delle ricorrenze. Un esempio calzante è la celebrazione
dell'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, conosciuta più comunemente
come la festa della donna. Se si pensa all'8 marzo, viene subito in mente
mimosa (mai così lontana come in questo inverno, così freddo ed acquoso) e
bande di donne urlanti e festanti che si radunano in improbabili gruppi in
ristoranti e pizzerie, riappropriandosi della loro libertà e personalità,
troppo spesso alienate tra mura domestiche, mariti, figli e panni da stirare.
Serate divertenti, festose, tra fiori gialli e cotillons, in cui s'incontra in
giro dalla ragazzina alla donna matura, tutte accomunate dalla voglia di
dimenticare, almeno per qualche ora, i problemi e le responsabilità della vita
quotidiana. A volte lo spettacolo offerto non è dei più edificanti,
specialmente quando la serata prosegue in locali dove si può trovare il
belloccio o il tronista di turno che si esibisce in spettacolini di dubbio
gusto; ed ecco la signora di mezz'età, sempre impeccabile nell'aspetto e nel
comportamento, offrire un'immagine di se che mai avremmo voluto vedere Ma è
veramente questa la parità che le donne vogliono? Comunque, a parte l'ironia e
la rivisitazione in chiave un po' grottesca di quella che è oggi per molti la
festa della donna, credo sia importante ricordare il vero significato di questa
data, per far sì che le ragazze di oggi, che saranno donne domani, non
dimentichino il senso di questo giorno. Stabilire con precisione l'origine di
questa ricorrenza non è semplice. Una versione, per alcuni leggenda
metropolitana, in effetti mai documentata, risale al 1908, e narra che a New
York alcune lavoratrici di un'azienda tessile, la Cotton, iniziarono uno
sciopero per protestare contro le terribili condizioni di lavoro a cui erano
costrette. Diversi giorni dopo, proprio l'8 marzo, il proprietario della
fabbrica, tale Johnson, bloccò alle operaie qualsiasi via d'uscita, e diede
fuoco al cotonificio. Le 129 operaie furono tutte bruciate vive, diventando così il simbolo del sacrificio per la libertà e per i
diritti umani. Questa vicenda sembra prendere spunto da un disastro simile
realmente avvenuto nel 1911 alla Triangle Shirtwaist Company di New York, in
cui morirono oltre 140 persone, tra cui molte donne, che si erano rese
protagoniste tempo prima di importanti mobilitazioni. Questo fatto è
sicuramente tra quelli ricordati nella giornata della donna, anche se in realtà
è successivo alla data in cui si celebrò per la prima volta tale ricorrenza, il
28 febbraio 1909 negli Stati Uniti, su istituzione del Partito Socialista
americano. L'anno successivo si tenne la prima conferenza internazionale delle
donne nell'ambito della seconda internazionale socialista a Copenaghen, dove
più di 100 donne rappresentanti di 17 paesi scelsero d'istituire una festa per
onorare la lotta femminile per l'ottenimento dell'uguaglianza sociale. Un altro
momento storico importante si ebbe in Russia il 23 febbraio del 1917 (8 marzo
del nostro calendario), quando le donne russe si ritrovarono unite a
manifestare contro la morte di 2 milioni di soldati in guerra, e le loro
proteste continuarono fintanto vennero loro riconosciuti importanti diritti,
tra i quali quello di voto. Nel
( da "Targatocn.it" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Bra:
eutanasia,dibattito con l'europarlamentare Carlo Casini Le recente vicenda di
Eluana Englaro ha posto al centro del dibattito pubblico la questione relativa
al testamento biologico. Come è noto, è in discussione in parlamento una legge
sul fine vita che dovrebbe regolare la questione. Ma le domande sono tante e
l?incertezza è molta. Che cosa vuol dire esattamente accanimento terapeutico?
L?idratazione e la nutrizione sono una necessità imprescindibile per la persona
vivente o possono essere considerate una terapia di cui si può fare a meno?
Quale deve essere il compito del medico nelle fasi che precedono la fine della
vita umana? Infine, che cosa si intende propriamente per morte? Per fare
chiarezza su questi problemi - ma anche per ribadire la frema opposizione a
qualsiasi disegno di legge che introduca forme larvate di eutanasia - il
Movimento per la Vita, insieme al Centro Culturale Pier Giorgio Frassati e in
collaborazione organizzano a Bra, sabato 14 marzo alle 21, presso la Sala
Conferenze del Centro Culturale Arpino, un incontro al quale parteciperà il
presidente del Movimento on. Carlo Casini. Al dibattito -che sarà moderato da
Paolo Bulgarini- interverranno anche Ferdinando Cancelli, medico della 'Fondazione
F.A.R.O.' e Luigi Ferraro, Presidente Associazione 'Amici di Daniela'. L?on.
Carlo Casini è stato tra i fondatori del Movimento per la Vita. Già componente
del Comitato Nazionale di bioetica e del direttivo di 'Scienza e Vita', è
membro della Pontificia Accademia per la vita. Dopo una lunga carriera in
magistratura, attualmente insegna diritto internazionale, diritti umani e bioetica presso il Pontificio Ateneo Regina
Apostolorum di Roma. E? autore di numerose pubblicazioni su argomenti giuridici
e bioetici. Parlamentare europeo, eletto nell?UDC, fa parte della Commissione
giuridica e della Commissione diritti umani. .
( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Medico in pronto
soccorso e due volte sindaco a Fratta Domenica 8 Marzo 2009, Debutta
giovanissima Tiziana Virgili sulla scena amministrativa locale. Nel
( da "AmericaOggi Online" del 08-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Amici di Gheddafi?
di Stefano Vaccara 08-03-2009 Di questi l'attenzione delle prime pagine è solo
sulla crisi economica, ormai non più solo forte recessione ma sempre più
somigliante ad una terrificante "great depression". Eppure Obama,
presidente da solo sei settimane, non può occuparsene di più di quello che sta
già facendo. I risultati del suo tanto frenetico quanto "cool"
interventismo si potranno giudicare tra mesi, quindi un po' di calma sarebbe
opportuna anche da parte di chi già punta il dito contro la Casa Bianca. Con
Bush, che non faceva nulla, mostrare di aver calma era sì da irresponsabili,
concedere ora ad Obama un decimo della pazienza accordata al suo predecessore
sarebbe da virtuosi. Vogliamo quindi occuparci di diritti umani,
perché le borse in picchiata e la disoccupazione in salita non dovrebbero
comunque distrarre dai crimini che solo la specie degli esseri umani riesce a infliggere sui propri simili. Non è qui
nostro compito tessere lodi, ma semmai sottolineare ipocrisie e difetti di chi
ha il potere di intervenire e non fa abbastanza. Sul rispetto dei diritti umani, lo abbiamo già sottolineato in passato, il grave
difetto dei governi che si autodefiniscono con troppa enfasi
"paladini", resta la coerenza. Cioè una presa di posizione giusta e
coraggiosa di un governo democratico rispetto ai diritti umani,
troppo spesso viene mortificata da un altro atto dettato dalla convenienza, o
come si dice nel gergo delle relazioni internazionali, dall'"interesse
nazionale". C'è soddisfazione nel constatare che il governo italiano, in
Europa, sia stato il primo a cogliere il messaggio proveniente dagli Usa e dal
Canada, cioè dei due paesi che recentemente avevano annunciato che non
avrebbero partecipato ai lavori della conferenza Onu sul razzismo che si terrà
a fine aprile nella sede di Ginevra. Conferenza chiamata anche "Durban
II". Infatti, in quella precedente riunione internazionale che si tenne in
Sud Africa nel 2001, grazie all'influenza sui lavori esercitata da paesi come
l'Iran e soprattutto la Libia, apparve che il problema del
razzismo e la prevaricazione dei diritti umani nel mondo
avesse come principale imputato lo Stato di Israele. Cioè paesi che hanno
gravissime mancanze in tema di diritti umani, diventano
giudici dell'unica vera democrazia esistente in Medio Oriente. Ora, che Israele
nei confronti dell'occupazione dei territori palestinesi abbia commesso e
continui a commettere gravi errori, illegalità e persino, come i
bombardamenti recenti su Gaza, crimini, nessuno vuole sminuirlo. Israele ha le
sue colpe, e la comunità internazionale, soprattutto quella che tiene alla
sicurezza e al futuro di questo Stato, non deve aver titubanze nel criticare
certe azioni. Come avviene nei rapporti personali, anche nelle relazioni tra
stati un vero amico è anche quello che non ha paura di dirti che sbagli. Ma che
sotto le bandiere delle Nazioni Unite si organizzi una messa in scena dove a
regimi tra i più illiberali e dispotici del mondo, che nei loro anni al potere
hanno commesso i più gravi crimini sui diritti umani
dei loro stessi popoli, ecco venga data l'opportunità di ergersi a giudici
morali di altri paesi molto più democratici e responsabili, è ridicolo oltre
che irresponsabile. Quindi ottimo il ministro degli Esteri italiano Frattini a
indicare agli altri paesi europei la decisione da prendere riguardo a questa
"Durban II". Speriamo adesso che il governo Berlusconi non ci ripensi
dopo la sbandierata dichiarazione del Vaticano, che a questi lavori si dovrebbe
invece partecipare, perché così si potranno "migliorare" certe
dichiarazioni... Si può migliore l'antisemitismo? Così pure ha deciso la
Francia. Ma soprattutto, riguardo al discorso della coerenza sui diritti umani, speriamo che il governo Berlusconi sia in futuro più
prudente nel perseguire i suoi "interessi nazionali" con certi stati,
perché le imbarazzanti genuflessioni, "scuse" e "perdono"
recitati davanti a Gheddafi, qualsiasi sia lo scopo dell'"affare" da
raggiungere, rende poi ridicole e vuote certe posizioni come sulla conferenza
Onu di Ginevra. In questi giorni, mentre finalmente si reagisce e si porta
all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale le responsabilità del
leader sudanese Bashir per i crimini commessi in Darfur (un genocidio), senza
alcuna sorpresa è la Libia di Gheddafi quella che all'interno del Consiglio di
Sicurezza dell'Onu si impegna di più a rendere vano il mandato di cattura
spiccato dal Tribunale internazionale. E allora, con un paese come la Libia,
finché ci sarà al potere un regime come quello di Gheddafi, si potrà convivere,
ma perché esserne "amici"? Quale cittadino italiano vuole essere
"amico" del regime che ordinava le bombe sugli aerei civili?