CENACOLO  DEI  COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

CRONOLOGICA

 

 


Report "Diritti umani"   7-9 aprile 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

L'informazione, libera, online ( da "Punto Informatico" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: prima tra tante tecnologie di protezione dei diritti umani in rete. Nel momento in cui l'informatica ha smesso di essere una conoscenza di una minoranza, ma del popolo che l'ha integrata nel proprio processo formativo come scuola, televisione e giornale, merita un livello di attenzione pari alle possibilità, positive e negative, che Internet ha portato con sé.

Le tolgono la figlia Un corteo ( da "Gazzetta di Modena,La" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: organizzazione Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani che annuncia per sabato una manifestazione a Castelfranco con corteo. «La mamma disperata è in attesa che il sindaco e gli assistenti sociali le spieghino per quale motivo - dice il Comitato - Abbiamo anche deciso di avviare una raccolta firme su facebook, oltre ad organizzare una manifestazione per aiutare questa madre.

Merkel in Afghanistan evita Karzai e critica norma che legalizza stupri ( da "Tribuna di Treviso, La" del 07-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Diritti umani

Abstract: matrimonio proprio non va e che non è compatibile con i valori e i diritti umani. La visita della cancelliera all'accampamento di Kunduz, dove sono dispiegati 700 soldati tedeschi - e dove ne morirono 3 l'anno corso - è stata tenuta segreta fino all'ultimo momento, per ragioni di sicurezza. E a Kunduz poco dopo il decollo dell'aereo della cancelleria tedesca sono stati lanciati due razzi.

il premio amnesty italia 2009 a capossela per "lettere di soldati" ( da "Repubblica, La" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: indetto nel 2003 dalla Sezione Italiana di Amnesty International e dall´Associazione culturale Voci per la libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nell´anno precedente. Il premio sarà consegnato a Villadose (Rovigo) a luglio. «Ho iniziato a scrivere questa canzone al tempo della prima guerra del Golfo», ha spiegato Vinicio.

si chiamava gholam, cercava un futuro ( da "Nuova Venezia, La" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: un suo amico che ha lasciato l'Afghanistan vent'anni fa e ora in Svezia si occupa di diritti umani. «Gholam era un contadino. Viveva a Oruzgan. Al loro arrivo i talebani lo hanno arrestato senza motivo. E' rimasto in carcere cinque anni. E' uscito con seri problemi psichici dovuti alle torture. Appena liberato ha chiesto aiuto al governo di Karzai.

merkel in afghanistan evita karzai e critica norma che legalizza stupri ( da "Mattino di Padova, Il" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: matrimonio proprio non va e che non è compatibile con i valori e i diritti umani. La visita della cancelliera all'accampamento di Kunduz, dove sono dispiegati 700 soldati tedeschi - e dove ne morirono 3 l'anno corso - è stata tenuta segreta fino all'ultimo momento, per ragioni di sicurezza. E a Kunduz poco dopo il decollo dell'aereo della cancelleria tedesca sono stati lanciati due razzi.

costruire l'europa , corso unicef dedicato agli studenti universitari ( da "Nuova Sardegna, La" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: con particolare riferimento ai diritti umani e ai valori sui quali si fonda la costruzione dell'Europa dei popoli. Inaugurato a fine febbraio, alla presenza del rettore Maida, il corso fa il punto sui traguardi raggiunti nella tutela dei diritti della persona e su alcuni problemi aperti, come la discriminazione delle minoranze, la xenofobia,

merkel in afghanistan evita karzai e critica norma che legalizza stupri ( da "Nuova Venezia, La" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: matrimonio proprio non va e che non è compatibile con i valori e i diritti umani. La visita della cancelliera all'accampamento di Kunduz, dove sono dispiegati 700 soldati tedeschi - e dove ne morirono 3 l'anno corso - è stata tenuta segreta fino all'ultimo momento, per ragioni di sicurezza. E a Kunduz poco dopo il decollo dell'aereo della cancelleria tedesca sono stati lanciati due razzi.

bambini con la polizia ( da "Messaggero Veneto, Il" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: favorire lo sviluppo di una cultura della legalità e del rispetto dei diritti umani, quest'anno intende sottolineare l'importanza dei diritti riconosciuti all'infanzia, ricorrendo, nel 2009, il ventennale dell'approvazione della Convenzione sui diritti dell'infanzia da parte delle Nazioni unite. Per questo si è scelto come titolo del concorso "Per crescere sicuri abbiamo diritto a.

- emanuela giampaoli ( da "Repubblica, La" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: delle tecniche di tortura dell´esercito statunitense e già premio Oscar come miglior documentario, aggiunge al suo ormai lungo palmarès la vittoria al festival Human Rights Nights conclusosi domenica. Menzione speciale a «Humillados y ofendidos», documentario di César Brie (applaudito ospite del festival) che denuncia il pestaggio dei contadini boliviani accorsi per acclamare l´

Testamento biologico, riflessioni di un filosofo ( da "Provincia Pavese, La" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ove viola principi basilari dei diritti umani». In che senso? «Impone trattamenti sanitari obbligatori contro la volontà del paziente. Il professor Borasio, consulente della "Cei" tedesca, ha detto che non s'era mai vista una legge per cui i diritti di un sondino sono superiori ai diritti della persona».

merkel a kabul non incontra karzai no alla legge che autorizza lo stupro ( da "Tirreno, Il" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: matrimonio proprio non va e che non è compatibile con i valori e i diritti umani. La visita della cancelliera all'accampamento di Kunduz, dove sono dispiegati 700 soldati tedeschi - e dove ne morirono 3 l'anno corso - è stata tenuta segreta fino all'ultimo momento, per ragioni di sicurezza. E a Kunduz poco dopo il decollo dell'aereo della cancelleria tedesca sono stati lanciati due razzi.

CLES - Un viaggio per conoscere da vicino le bellezze architettoniche ed artistiche di Parigi ( da "Adige, L'" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il 22 maggio a Cles si parlerà invece dei Diritti umani, dalla Rivoluzione francese ai nostri giorni e infine il 26 a Tuenno è prevista la presentazione del viaggio. È possibile preiscriversi al viaggio nei Comuni di residenza o allo Spazio Giovani di Cles. 07/04/2009

Sgorlon, campione di premi letterari e anticonformismo ( da "Riformista, Il" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: avvenire che vedeva luminoso popoli interi si sarebbero votati a torturarne altri; che uomini pieni di cultura e di musica, esemplari nell'amore familiare e rispettosi degli animali, avrebbero distrutto milioni di altri esseri umani: con implacabile metodo, con efferata scienza della tortura». Per non dire delle dolenti prefigurazioni disseminate nei libri successivi,

Via Fiordespina Lauri, che corre a fianco di palazzo Mauri a Spoleto, non è intitol... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: con una pietosa confessione liberò il marito dalla tortura, e per quella campò la vita". Nella sua novella il Fortini racconta come Fiordespina scagionasse il marito confessando di aver ucciso lei stessa, con una lancia, un suo pretendentedopo che costui, invaghitosi di lei, si era appostato durante la notte nel vicolo dove abitava, per eliminare il consorte al suo ritorno a casa.

E' un programma che sarebbe piaciuto a Erode, questo "Ti lascio una canzone". Invece ... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 07-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sottile ma terribile tortura. I poveri piccoli sono costretti a scimmiottare pateticamente atteggiamenti squisitamente adulti, come quel minorenne obbligato a parodiare Andrea Bocelli, o quell'altro sciagurato mini-balletto di aspiranti soubrette in miniatura. L'Osservatorio dei minori o il Moige sono pronti a intervenire appena a qualcuno scende una spallina o si alza la gonna,

Kurdistan, il saluto di Fidenza a Leyla Zana ( da "Corriere del Veneto" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ma come lei lottano pacificamente contro la violazione dei diritti». Leyla Zana attende ora la ratifica di una condanna a 12 anni di carcere per le parole pronunciate durante il Newroz del 2008, ma su questo non si è soffermata «riportando l'attenzione sulla generale situazione dei kurdi» ha riferito Nelly.

Kurdistan, il saluto di Fidenza a Leyla Zana ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ma come lei lottano pacificamente contro la violazione dei diritti». Leyla Zana attende ora la ratifica di una condanna a 12 anni di carcere per le parole pronunciate durante il Newroz del 2008, ma su questo non si è soffermata «riportando l'attenzione sulla generale situazione dei kurdi» ha riferito Nelly.

L'ASSONAUTICA Provinciale della Spezia coinvolta nell'iniziativa "... ( da "Nazione, La (La Spezia)" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: stessa che in questi ultimi anni ha viaggiato intorno al mondo sotto gli occhi delle telecamere della medesima trasmissione di Patrizio Roversi e Susy Blady. Alla Spezia saranno attivate varie iniziative organizzate dalle realtà locali del Commercio Equo e Solidale, con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul diritto al cibo e in generale sul rispetto dei diritti umani.

FARAH FAWCETT IN FIN DI VITA Farah Fawcett è ricoverata da giovedì scorso in condiz... ( da "Unita, L'" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: documentario di Alex Gibney Taxi to the dark side vince la 9ª edizione di Human Rights Nights: spietato resoconto delle tecniche di tortura dell'esercito Usa, a partire dall'omicidio di un tassista afgano nel 2002 picchiato a morte dai soldati americani, fino a quelle usate in Afghanistan, Iraq e Guantanamo. Il documentario ha già vinto l'Oscar come miglior lungometraggio documentario.

PARLAMENTO EUROPEO - UE/RUSSIA: LE RACCOMANDAZIONI DEL PE SUL NUOVO ACCORDO ( da "marketpress.info" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: presidente Medvedev a rafforzare lo Stato di diritto in Russia. A fronte di tale situazione, il Parlamento chiede a Consiglio e Commissione di insistere su un accordo giuridicamente vincolante basato sull?impegno condiviso nei confronti dei diritti umani. Dovrebbero inoltre sollevare di fronte al governo russo le preoccupazioni sullo spazio sempre più limitato della società civile,

IL PARLAMENTO EUROPEO CONDANNA TUTTI I TOTALITARISMI ( da "marketpress.info" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: umanità e le massicce violazioni dei diritti umani commesse da tutti i regimi totalitari e autoritari». Rilevando «l´unicità dell´Olocausto», osserva infatti che, in Europa, nel corso del Xx secolo, «milioni di persone sono state deportate, incarcerate, torturate e assassinate da regimi totalitari e autoritari».

Savona: poliziotto un amico in più, edizione numero nove ( da "Savona news" del 07-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: del rispetto dei diritti umani, della tolleranza, della solidarietà e di quei valori in genere sui quali si fonda una società civile, e quest'anno rende onore al ventennale della convenzione Onu sui diritti dell'infanzia". Per questo motivo il tema del 2009 recita: "Per crescere sicuri abbiamo diritto a ?

La corrida è una vergogna per l'Europa. Una minoranza di spagnoli e una maggioranza di turisti,... ( da "Stampa, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: assistono alla tortura rendendosi complici della speculazione sulla sofferenza». Lo afferma a piena voce Claudia Sgarzi, responsabile di Una, associazione «Uomo, natura, animali». Per contribuire a far conoscere l'orrore delle feste sanguinarie («Combattiamo l'ignoranza e l'indifferenza della gente», aggiunge) il sodalizio ha organizzato,

"Complici del Silenzio" di Stefano Incer ( da "superEva notizie" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura per estorcere informazioni e sparizioni di massa, contando che tra il 1976 e il 1982 scomparvero circa trentamila persone. «Questa terribile vicenda è stata già raccontata, ma ho fatto questo film per il motivo più ovvio, ossia per non dimenticare», ha spiegato Incerti, che ha firmato la sceneggiatura insieme a Rocco Oppedisano.

Il cinema dei diritti ( da "Trentino" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Allo Spazio Off stasera Il cinema dei diritti TRENTO. Con «Z - L'orgia del potere», allo Spazio Off prosegue oggi la rassegna di film consacrati al tema dei diritti umani (in collaborazione con Amnesty international). Premio Oscar come miglior film straniero nel 1970, «Z - L'orgia del potere» è firmato da un maestro del cinema politico quale Costantin Costa-

L'ex presidente peruviano Fujimori condannato a 25 anni di carcere ( da "Corriere.it" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Corte Suprema di Giustizia di Lima per violazione dei diritti umani. Il giudice ha dichiarato che le accuse contro l'ex presidente sono state provate «al di là di ogni ragionevole dubbio». Soddisfatta per la sentenza Human Rights Watch: «Dopo esser sfuggito alla giustizia per tanti anni, alla fine Fujimori dovrà pagare per alcuni dei suoi crimini» ha dichiarato un portavoce dell'

20:41 PERU': 25 ANNI A FUJIMORI PER VIOLAZIONE DIRITTI UMANI ( da "Agi" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 25 ANNI A FUJIMORI PER VIOLAZIONE DIRITTI UMANI Lima - L'ex presidente peruviano Alberto Fujimori e' stato riconosciuto colpevole di crimini contro l'umanita' e condannato a 25 anni di reclusione. Il giudice ha detto che le accuse contro l'ex-presidente sono state provate "ben oltre ogni ragionevole dubbio", ma Fujimori ha preannunciato che presentera' appello.

"Anche medici coinvolti nelle torture Cia" ( da "Corriere.it" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: torture Cia" Rapporto riservato Croce Rossa: personale sanitario ha partecipato agli interrogatori svolti a Guantanamo MILANO - C'era anche del personale medico ad assistere alle torture inflitte dalla Cia ai prigionieri di Guantanamo. La denuncia arriva dalla Croce Rossa, che dopo avere ascoltato il racconto di 14 prigionieri spostati dal carcere di massima sicurezza per i sospetti

La Croce rossa: ( da "Cittadino, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: complici delle torture» WASHINGTON Agli interrogatori condotti dalla Cia nei confronti di prigionieri sospettati di avere legami con il terrorismo parteciparono anche medici. Avevano il compito di verificare che il "waterboarding" (la tecnica di interrogatorio che porta l'interrogato alle soglie dell'annegamento) o altre pratiche estreme non portassero alla morte del prigioniero.

Mentre nel mondo si diffondevano le immagini della guerra e degli attentati trasmesse in tv, u... ( da "Unita, L'" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: che difendiamo i diritti umani, assistiamo i detenuti, promuoviamo il ruolo della donna, e arriviamo a garantire servizi scolastici e sanitari primari laddove lo Stato è assente». Così Abdullah Khalid, giornalista e membro di Almesalla, un'associazione curdo-irachena che promuove la cultura del dialogo e della non-violenza,

L'altro Iraq tra volontariato matrimoni misti e quote rosa ( da "Unita, L'" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: che difendiamo i diritti umani, assistiamo i detenuti, promuoviamo il ruolo della donna, e arriviamo a garantire servizi scolastici e sanitari primari laddove lo Stato è assente». Così Abdullah Khalid, giornalista e membro di Almesalla, un'associazione curdo-irachena che promuove la cultura del dialogo e della non-violenza,

A Guantanamo medici coinvolti nelle torture ( da "Unita, L'" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: A Guantanamo medici coinvolti nelle torture» Torture calibrate con lo stetoscopio. Waterboarding medicalmente guidati per sfiorare il peggio senza precipitare nell'irreparabile. Che nel lager di Guantanamo i detenuti fossero regolarmente sottoposti a torture per fiaccarne la resistenza durante gli interrogatori condotti dalla Cia era un fatto noto.

croce rossa: anche medici presenti agli interrogatori cia a guantanamo ( da "Nuova Venezia, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: pratiche di interrogatorio della Cia considerate tortura. Il rapporto è stato redatto in base alle affermazioni di 14 prigionieri aderenti ad al Qaida e detenuti a Guantanamo dal 2006. Uno dei prigionieri sottoposti a queste pratiche di interrogatorio, Khalid Shalikh Mohammed, considerato tra gli ideatori degli attentati dell'11 settembre, ha rivelato che quando veniva sottoposto a'

croce rossa: anche medici presenti agli interrogatori cia a guantanamo ( da "Mattino di Padova, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: pratiche di interrogatorio della Cia considerate tortura. Il rapporto è stato redatto in base alle affermazioni di 14 prigionieri aderenti ad al Qaida e detenuti a Guantanamo dal 2006. Uno dei prigionieri sottoposti a queste pratiche di interrogatorio, Khalid Shalikh Mohammed, considerato tra gli ideatori degli attentati dell'11 settembre, ha rivelato che quando veniva sottoposto a'

Convegno al Baraccano sulla tutela dei diritti umani a sessant'anni dalla Carta costituzionale ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 15 Convegno al Baraccano sulla tutela dei diritti umani a sessant'anni dalla Carta costituzionale UNIVERSITA' PRIMO LEVI Affollato convegno ieri nella sala conferenze del Baraccano organizzato dall'Università Primo Levi sul tema della tutela dei diritti umani, in particolare dei soggetti più deboli, a sessant'anni dalla Costituzione e dalla Dichiarazione dei diritti dell'

Perù, condannato l'ex presidente Fujimori ( da "Nazione, La (Firenze)" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: EX PRESIDENTE peruviano Alberto Fujimori è stato riconosciuto colpevole di violazione dei diritti umani, primo caso di un presidente latino-americano democraticamente eletto ritenuto responsabile di abusi ai diritti umani nel suo Paese. Il giudice ha detto che le accuse contro l'ex-presidente sono state provate «ben oltre ogni ragionevole dubbio».

emozione cenare con la kennedy ( da "Tirreno, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: che sta cercando di inserire nei programmi di studio scolastici l'educazione ai diritti umani, diffondendo così la cultura della pace. La pausa del fine settimana in Maremma - prosegue - la Kennedy se l'è concessa dopo i colloqui avuti con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con il presidente della Camera, on.

Croce Rossa: anche medici presenti agli interrogatori Cia a Guantanamo ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 08-04-2009) + 4 altre fonti
Argomenti: Diritti umani

Abstract: pratiche di interrogatorio della Cia considerate tortura. Il rapporto è stato redatto in base alle affermazioni di 14 prigionieri aderenti ad al Qaida e detenuti a Guantanamo dal 2006. Uno dei prigionieri sottoposti a queste pratiche di interrogatorio, Khalid Shalikh Mohammed, considerato tra gli ideatori degli attentati dell'11 settembre, ha rivelato che quando veniva sottoposto a'

secondo marco una passione di larghe vedute ( da "Repubblica, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: passione possiede anche un altro significato, quello di interesse, di quel desiderio che ti consuma, di impegno concentrato e assoluto... Restringere il campo della passione di Gesù alle sue ultime dodici ore, all´arresto, al processo, alla tortura e alla crocifissione significa ignorare il collegamento tra la sua vita e la sua morte".

no alla paura del diverso scout cittadini del mondo ( da "Tirreno, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: di crescita umana e sociale, di arricchimento spirituale. La condivisione fra tutti gli uomini dei principi di giustizia, pace e diritti umani è irrinunciabile in un mondo che si fa ogni giorno più piccolo e globale. Certamente la legalità è una condizione imprescindibile per uno stato di diritto, tuttavia occorre avere sempre presente la Dichiarazione universale dei diritti dell'

rinviata la festa di "amici" ( da "Repubblica, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ieri il Mudu, il movimento italiano per i diritti umani, aveva rivolto un appello alle istituzioni leccesi, agli organizzatori e alla giovane cantante leccese perché il concerto fosse rinviato in quanto la manifestazione riguardava soprattutto i giovani «proprio quei giovani studenti che sono scomparsi».

Anche i medici aiutarono i torturatori della Cia ( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: complici di ripetute violazioni dei diritti umani sanciti dalla Convenzione di Ginevra. Mark Mansfield, un portavoce della Cia, ha dichiarato che «nessuno degli uomini che hanno preso parte agli interrogatori sarà perseguito o lasciato solo» in quanto, all'epoca del tandem repubblicano Bush-Cheney, tali metodi erano stati dichiarati legali dal dipartimento di giustizia americano.

25 anni a Fujimori: una gran prima volta ( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: di giustizia a 25 anni di carcere per crimini contro i diritti umani. In specifico per essere il mandante, nella sua (vittoriosa) guerra sporca contro la sovversione di Sendero luminoso, di una squadra della morte dell'esercito - il gruppo Colina - responsabile per due massacri di oppositori nel '91 (15 morti) e '92 (10 morti) nel Barrios Altos e all'università La Cantuta di Lima.

Il sindacato mondiale all'Italia: Non va ridotto il diritto di sciopero ( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: una grave violazione dei diritti fondamentali del lavoro». Altro dato sull'Italia che merita attenzione è quello sul pay gap, il divario salariale tra donne e uomini che oggi si attesta a una media del 16%, stando ai dati Istat. La discriminazione di genere avviene soprattutto tra le categorie professionali più elevate e,

Johannesburg: lo stupro correttivo ( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: anche se le organizzazioni di diritti umani protestarono per diverse anomalie procedurali nel processo) e la donna fu costretta ad abbandonare il paese per la quantità di minacce ricevute, per lo più da gente comune: aveva osato far rischiare la galera al lider maximo. Che un personaggio simile sia a un passo dalla presidenza la dice lunga sulla subcultura che serpeggia nel paese,

Umiliati e offesi dal branco della libertà ( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: un film statunitense di denuncia delle «torture», disumanamente istigate da Euroamerica, purché nessuno tocchi i nostri porcissimi interessi, che un bel giro di festival se l'è fatto (era anche a Roma). Un premio che la giuria ha con giusta perfidia utilizzato per chiedere una prossima incriminazione dell'ex presidente Usa Bush jr.

Per non essere mai più Complici del silenzio ( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tiene lontana dalla politica è costretto a vivere in prima persona la tortura e le sparizioni. «Sono passati tanti anni, ma i processi hanno riportato questo periodo all'attualità, dice Incerti. All'inizio avevo un po' di pudore. Mi era successo anche con L'uomo di vetro, nel raccontare la mafia già messa in scena tante volte, in questo caso c'erano i film di Bechis come riferimento.

La priorità della diplomazia nella nuova era americana ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: a costo di apparire reticente sui diritti umani. In futuro il nuovo presidente non mancherà certo di sollecitare e promuovere il rispetto delle libertà fondamentali. Ma il loro radicamento non sarà più affidato all'interferenza anche militare nella sovranità altrui, alla diffusione aggressiva della democrazia.

Squadroni della morte in Perù: 25 anni all'ex presidente Fujimori ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: peruviano Alberto Fujimori è stato riconosciuto colpevole di violazione dei diritti umanie condannato a 25 anni di carcere. è il primo caso di un presidente latinoamericano, democraticamente eletto, ritenuto responsabile di abusi ai diritti umani nel suo Paese. Il Tribunale supremo di giustizia a Lima ha espresso la condanna all'unanimità: come ha precisato il presidente della Corte,

Interrogatori-tortura della cia, c'erano anche dei medici ( da "Eco di Bergamo, L'" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Interrogatori-tortura della cia, c'erano anche dei medici --> Mercoledì 08 Aprile 2009 SOCIETA, pagina 13 e-mail print Agli interrogatori condotti dalla Cia nei confronti di prigionieri sospettati di avere legami con il terrorismo parteciparono anche medici.

UE: INTENSIFICARE LA LOTTA CONTRO LA TRATTA DI ESSERI UMANI E L'ABUSO SESSUALE DI MINORI ( da "marketpress.info" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: suddetti reati costituiscono violazioni gravi dei diritti umani, i cui autori approfittano della vulnerabilità delle vittime. La tratta di esseri umani può essere considerata una nuova forma di schiavitù, in cui una persona è obbligata con le minacce o con la forza alla servitù domestica, alla prostituzione, alla manodopera a basso costo, all´accattonaggio o ad attività illecite.

ELEZIONI IN MOLDAVIA, IL PAESE PIÙ POVERO D'EUROPA ( da "marketpress.info" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ulteriori passi sono necessari per rinforzare la democrazia e lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e le libertà fondamentali, inclusa la libertà di stampa, e per migliorare la lotta alla corruzione e la trasparenza del quadro regolamentare´. Partiti politici: nel 2005 il Partito comunista ha vinto 55 seggi su 101.

Diritti umani: gli alunni in scena ( da "Corriere del Veneto" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Diritti umani: gli alunni in scena NOCETO II «Una coperta per Linus» è il titolo della rassegna teatrale promossa dalla Provincia per le scuole primarie del territorio alla quale ha aderito anche Noceto. Giunta alla 9» edizione, la rassegna ha voluto far riflettere gli scolari sulla Costituzione italiana e sulla Dichiarazione universale dei diritti umani.

Diritti umani: gli alunni in scena ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Diritti umani: gli alunni in scena NOCETO II «Una coperta per Linus» è il titolo della rassegna teatrale promossa dalla Provincia per le scuole primarie del territorio alla quale ha aderito anche Noceto. Giunta alla 9» edizione, la rassegna ha voluto far riflettere gli scolari sulla Costituzione italiana e sulla Dichiarazione universale dei diritti umani.

il caso bashir e i limiti delle nazioni unite - joaquín navarro-valls ( da "Repubblica, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Sembra più che necessario trovare una strada per rivitalizzare le istituzioni sovranazionali sul piano politico, proprio partendo dalla tutela dei diritti umani. Perché senza autorità mondiali dotate di mezzi sufficienti per imporre il diritto, forse non si potrà mai sperare in un concreto miglioramento delle condizioni di vita di tantissime persone in larghe parti del pianeta.

"Complici del silenzio", per non dimenticare ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: un giornalista sportivo italiano inviato a seguire i Mondiali, convinto con il suo fotoreporter Ugo (Giuseppe Battiston) di andare a spassarsela e che invece conoscendo Ana (Florencia Raggi), guerrigliera clandestina, si ritrova coinvolto in una cruda storia di violazione dei diritti umani della giunta militare di Jorge Videla.

dal branco della libertà ( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: un film statunitense di denuncia delle «torture», disumanamente istigate da Euroamerica, purché nessuno tocchi i nostri porcissimi interessi, che un bel giro di festival se l'è fatto (era anche a Roma). Un premio che la giuria ha con giusta perfidia utilizzato per chiedere una prossima incriminazione dell'ex presidente Usa Bush jr.

Il sindacato mondiale all'Italia: ( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: una grave violazione dei diritti fondamentali del lavoro». Altro dato sull'Italia che merita attenzione è quello sul pay gap, il divario salariale tra donne e uomini che oggi si attesta a una media del 16%, stando ai dati Istat. La discriminazione di genere avviene soprattutto tra le categorie professionali più elevate e,

Matrimoni gay, negli USA anche il Vermont dice sì ( da "Rai News 24" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: eguaglianza e i diritti umani per le coppie gay, perché cade nello stesso giorno in cui il Vermont è diventato il quarto stato americano (dopo Massachusetts, Connecticut e Iowa) che ha legalizzato le nozze tra omosessuali. Vermont: superato il veto del governatore Senatori e deputati del parlamento di Montpelier hanno superato il veto che era stato imposto dal governatore Jim Douglas,

Tunisino espulso ( da "Giorno, Il (Sondrio)" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Strasburgo di SUSANNA ZAMBON TALAMONA NON È STATO VIOLATO alcun articolo della Convenzione per la protezione dei diritti umani nell'espulsione dal territorio nazionale di Foued Ben Fitouri Cherif, cittadino tunisino, classe 1970, sulla cui «scomparsa» si era tanto parlato nel 2007 in Valtellina, dove viveva con la moglie, una donna di Talamona con la quale si era trasferito a Dazio.

Guantanamo, la Croce Rossa: medici tra i torturatori ( da "Avvenire" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: medici tra i torturatori WASHINGTON. Agli interrogatori condotti dalla Cia nei confronti di prigionieri sospettati di avere legami con il terrorismo parteciparono anche medici. Avevano il compito di verificare che il 'waterboarding' (la tecnica di interrogatorio che porta l'interrogato alle soglie dell'annegamento) o altre pratiche estreme non portassero alla morte del prigioniero.

Sri Lanka, l'Onu: fermate il massacro di civili ( da "Avvenire" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: secondo l'alto commissario dell'Onu per i diritti umani. Il governo di Colombo ha rigettato tutti gli appelli, anche internazionali, per una tregua, chiedendo solo la resa e il disarmo da parte dei Tamil. Sfollati tamil nel Nord (Ap) «Almeno centomila persone, da tempo intrappolate nella zona di sicurezza, rischiano la vita»

Perù, condannato l'ex presidente Fujimori ( da "Giorno, Il (Milano)" del 08-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Diritti umani

Abstract: EX PRESIDENTE peruviano Alberto Fujimori è stato riconosciuto colpevole di violazione dei diritti umani, primo caso di un presidente latino-americano democraticamente eletto ritenuto responsabile di abusi ai diritti umani nel suo Paese. Il giudice ha detto che le accuse contro l'ex-presidente sono state provate «ben oltre ogni ragionevole dubbio».

Perù, l'ex presidente Fujimori condannato a 25 anni di carcere ( da "Panorama.it" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: oggi per delitti contro i diritti umani, a 25 anni di carcere. "Delitti provati al di là di ogni dubbio ragionevole", così ha commentato la sentenza il giudice della Corte suprema Cesar San Martin. Fujimori, 70 anni, era accusato per le stragi di Barrios Altos e La Canuta, che causarono 25 morti tra il 1991 e il 1992, e per il sequestro di un giornalista e di un imprenditore nel '

Global Day for Darfur: al Colosseo il 19 aprile per non dimenticare ( da "Articolo21.com" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: piazza antistante il monumento simbolo dei diritti umani, i cui proventi saranno destinati al progetto. L?opera è nata proprio per sensibilizzare l?opnione pubblica sulla crisi sudanese per troppo tempo ignorata e ancora oggi, nonostante il grande scalpore suscitato dal mandato di arresto per il presidente del Sudan Omar Al Bashir, stenta a trovare spazio sugli organi di informazione.

L'Eritrea contro i diritti umani ( da "Articolo21.com" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Issayas Afwerki è sempre più totalitaria e oppressiva e ogni diritto politico e parlamentare è negato. Diritti Civili e Diritti Umani vengono calpestati quotidianamente in quel Paese dalla dittatura del suo presidente. Migliaia, forse decine di migliaia, di persone, di cittadini, sono reclusi – non si sa di essi quanti siano ancora in vita o in quali condizioni di salute –

Se la Ue apre alla Turchia senza ascoltare i cittadini ( da "Gazzettino, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: non sembra impegnarsi molto sul fronte del rispetto dei diritti umani, dei diritti dei popoli e del pluralismo culturale e religioso. Quattro anni fa, rispondendo a un sondaggio promosso dal Gazzettino, meno del 40 per cento dei veneti e dei friulani intervistati si dichiarava favorevole all'ingresso della Turchia in Europa, mentre ben 45 su 100 si pronunciarono con un netto no.

Saet Group tra i membri italiani dell'United Nations Global Compact ( da "FullPress.it" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ambiente e tutelando diritti umani e standard lavorativi. Pubblicato il: 08/04/2009 --> Leinì (TO) ? Saet Group, tra le prime aziende al mondo nella produzione di tecnologia e soluzioni per impianti di trattamento termico a induzione, è entrata a far parte di United Nations Global Compact, il più autorevole e vasto programma globale in tema di innovazione,

Il 2009 anno danese dello sport ( da "GuidaViaggi.it" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Inoltre dal 25 di luglio al 2 agosto, Copenaghen ospiterà la seconda edizione dei World Outgames, la più grande manifestazione sportivo-culturale mai organizzata in Danimarca e con un numero di partecipanti superiore a quello delle Olimpiadi. Prima dell?inizio si terrà anche un congresso sul tema dei diritti umani.

Camilleri come Montalbano: ha amato una Livia genovese ( da "Sicilia, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Azioni per la difesa dei diritti umani», (promosso da Alternativa Giovani Onlus, finanziato dal Ministero delle Politiche sociali, in collaborazione con Amnesty International e l'Istituto Onnicomprensivo Pirandello), che prevede attraverso diverse fasi distinte in attività multidisciplinari rivolte agli studenti delle scuole dell'isola,

Asti, in Sala Pastrone a "Scuola di legalità" ( da "Stampa, La" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dal Segretariato per i Diritti Umani e dall'Ufficio Istruzione del Comune. Il ciclo di film rivolto alle scuole Superiori che hanno affrontato il tema della legalità attraverso il film «Cemento Armato». Nel dibattito è intervenuto lo scrittore e attore Giorgio Faletti, interprete del film, che ha risposto alle domande dei ragazzi approfondendo alcuni aspetti legati ai contenuti.

No al caccia da 14 miliardi ( da "Trentino" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Comitato delle associazioni per la Pace e i Diritti Umani di Rovereto, Comunità e associazione Murialdo, Yaku, Tam Tam, Gruppo Tea, Uspid, Unione scienziati per il disarmo, progetto Maracha. Tra i politici hanno aderito Michele Nardelli, Giorgio Lunelli, Roberto Bombarda, Bruno Dorigatti, Mauro Ottobre, Giovanni Kessler, Bruno Firmiani, Luigi Chiocchetti,

E l'Urss cercò di bloccare la Biennale ( da "Trentino" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: interno che si faceva forte del ritardo con il quale Paese teneva fede agli impegni presi in sede internazionale in merito ai diritti umani ed alla libera circolazione di scienziati, intellettuali ed artisti. L'ex eurodeputato ambientalista ha ricordato come proprio allora "si intensificarono le voci di chi domandava che il sistema fosse riformato e che si uscisse dalla menzogna".

Jiménez, satisfecha por recibir la Ley de Dependencia ( da "Pais, El" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Pero al día siguiente empieza la tortura. Una tortura larga", relató. "Luego llega la muerte, que es cuando te comunican el cese; y, por último, la resurrección, al cabo de apenas unos minutos". Resurrección que le ha llegado, contó, con las llamadas de su familia y las palabras de apoyo de todos los consejeros de Sanidad, incluidos los de Valencia y Andalucía,

El juez Moreno quiere interrogar a los policías que viajaron a Guantánamo ( da "Pais, El" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: operaciones Los agentes que viajaron al centro de tortura pertenecían a la Unidad Central de Información Exterior (UCIE) de la policía y, entre ellos, en alguna de las expediciones se encontraba uno de sus principales responsables de entonces, el comisario Rafael Gómez Menor. También participó en algunos de esos viajes el que fue número dos de la Embajada de España en Washington,

Crisi nera per logistica e facchinaggio ( da "Gazzetta di Reggio" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: imprese della logistica che operano in violazione dei diritti dei lavoratori; un'analoga azione di controllo e di regolarizzazione delle situazioni in cui la committenza incentiva la pratica del lavoro irregolare, del dumping contrattuale e si rende responsabile dell'inosservanza delle tariffe minime da riconoscere alle imprese affinché il loro lavoro possa avvenire nella correttezza»

Algeria oggi al voto: il risultato è scontato ma si temono attentati ( da "Giornale di Brescia" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: fondatore della Lega dei Diritti umani e del partitino nazionalista AHD 54), Djahid Younsi (El-Islah), Mussa Touati (Front National Algerien), Mohamed Said (Parti de la Liberté et de la Justice) e la pasionaria trotskista Louisa Hanoune (Parti des Travailleurs, incarcerata a più riprese negli Anni '80 per manifesta ostilità al sistema).

Stupro coniugale una legge contro la Costituzione ( da "Unita, L'" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sciiti in Afghanistan fino ad epoca recente non era consentito di esercitare i diritti loro inerenti come gruppo. Per la prima volta la Costituzione del 2004 glieli ha concessi. Ma questo non può essere usato da alcuni per negare una parte dei diritti fondamentali che ciascuno ha in quanto essere umano. E in particolare non vuol dire che si possano limitare i diritti delle donne».

Il Parlamento di Kabul ha approvato una legge per la minoranza sciita, che consente di fatto lo stup... ( da "Unita, L'" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sciiti in Afghanistan fino ad epoca recente non era consentito di esercitare i diritti loro inerenti come gruppo. Per la prima volta la Costituzione del 2004 glieli ha concessi. Ma questo non può essere usato da alcuni per negare una parte dei diritti fondamentali che ciascuno ha in quanto essere umano. E in particolare non vuol dire che si possano limitare i diritti delle donne».

Abrogare quella norma che autorizza la violenza ( da "Unita, L'" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: La legge sulla famiglia per gli sciiti firmata dal presidente Karzai rappresenta un gigantesco passo indietro per i diritti umani delle donne afghane». Così inizia l'appello che centinaia di personalità politiche, intellettuali, attivisti per i diritti umani, imprenditori di numerosi paesi rivolgono alle autorità afghane affinché la legge sia abrogata e revocata.

contro le spese militari ( da "Adige, L'" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: export delle armi anche in Paesi dove i diritti umani sono violati. La denuncia mira inoltre alla scomparsa dell'elenco delle «banche armate», i finanziatori delle armi, dalla relazione del Presidente del Consiglio. I promotori dell'iniziativa sono: Acli, associazione PartecipAzione-Cittadini Rovereto, Comitato per le associazioni per la pace e i diritti umani di Rovereto,

La linea dura di Sarkozy contro il Buon Samaritano ( da "Stampa, La" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: nel diritto del paese che si vanta e stravanta ad ogni convegno riunione vertice di aver allargato l'orizzonte giuridico con l'indispensabile concetto di diritti umani si intrufola, cheto cheto, un deforme «reato di solidarietà». Può succedere in qualsiasi città della République di farsi prendere da compassione per un poveraccio gualcito dalla fame,

L'America bacchetta ( da "Italia Oggi (La Legge)" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Dipartimento di stato sui diritti umani in Italia Custodia cautelare e processi lumaca Eccessiva lunghezza delle custodie cautelari in carcere e dei procedimenti giudiziari, violenze contro le donne e i rom, traffico di esseri umani: questi sono gli elementi di maggiore preoccupazione presente nel Rapporto annuale degli Stati Uniti sui diritti umani in Italia pubblicato nei giorni [

Aiutare gli ultimi ( da "Salute (La Repubblica)" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Come "Medici per i Diritti Umani" un'associazione internazionale nata grazie all'inziativa di un gruppo di camici bianchi, ostetrici e volontari, che si occupa di portare assistenza sanitaria alle popolazioni più vulnerabili nelle situazioni di crisi, in Italia come nel resto del mondo.

Aiutateci A FERMARE ISRAELE ( da "Manifesto, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Insegno diritti umani e i miei studenti sono sia arabi sia ebrei. Israeliani e palestinesi, religiosi e laici, erano tutti depressi, spaventati e arrabbiati. Ma abbiamo continuato a lavorare, come sempre. Ormai siamo così abituati alle guerre che non ci siamo fermati nemmeno in questo caso.

L'America bacchetta ( da "Italia Oggi" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani in Italia L'America bacchetta Custodia cautelare e processi lumaca Eccessiva lunghezza delle custodie cautelari in carcere e dei procedimenti giudiziari, violenze contro le donne e i rom, traffico di esseri umani: questi sono gli elementi di maggiore preoccupazione presente nel Rapporto annuale degli Stati Uniti sui diritti umani in Italia pubblicato nei giorni scorsi

TORINO: LA STORIA IN SCENA DA APRILE A GIUGNO, VISITE TEATRALI AL CASTELLO DI RIVARA, CASTELLO DI MAZZÈ CASTELLO DI IVREA, CASTELLO CAVOUR DI SANTENA, CASTELLO MALGRÀ DI RIVAROLO E ( da "marketpress.info" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: E quello grande ricostruito nel secolo scorso al cui interno viene ospitato il Museo Sotterraneo della Tortura con una vasta collezione di oggetti e strumenti provenienti dalla Spagna e da tutta l´Europa. Animazione a cura del gruppo storico ?Ensembleprincipio di Virtù?. Il Castello di Ivrea, accoglie i suoi visitatori domenica 10 maggio con il gruppo storico ?

Havel e il testo antirusso ( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 1 Vertice Usa-Ue Diritti umani Havel e il testo antirusso «censurato» di MARIA SERENA NATALE E' un documento che avrebbe dovuto sancire un nuovo impegno di Usa e Ue nella difesa dei diritti umani nel mondo, da pubblicare dopo il vertice di Praga. Scritto da Václav Havel, il primo presidente della Cecoslovacchia libera,

VENERDI' 17 e sabato 18, nella sala convegni Caponnetto in piazzale Rovigno, si svolgerà i... ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: si svolgerà il secondo appuntamento del progetto Dug - Diritti Umani di Genere, finanziato dal Ministero delle Pari Opportunità. Il titolo del seminario, al quale interverranno Cècile Kashetu Kyenge (medica, coordinatrice Diaspora Africana Nord Italia) e Samia Kouider (sociologa, esperta di diritti umani e diritti delle donne), è: Donne Migranti: Nominare le Differenze'.

Segnalazione al numero verde Il sindaco: ( da "Giorno, Il (Como)" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: interno di un sistema produttivo inconcepibile sia da un punto di vista economico che umano. Questo tipo di sfruttamento, oltre a essere una gravissima violazione dei diritti umani, consente a un mondo lavorativo sommerso di proliferare riuscendo persino a fare concorrenza alle aziende che invece lavorano in regola, e questo è doppiamente inaccettabile».

Vertice Usa-Ue, il testo di Havel ( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il presidente americano ha incontrato il simbolo della «Rivoluzione di Velluto» e della lotta per i diritti dell'uomo, Václav Havel. A pochi giorni da quel summit spunta un documento che doveva sancire un nuovo impegno di Stati Uniti e Unione Europea nella difesa dei diritti umani nel mondo. Il testo era firmato da Havel in persona. Non è stato mai pubblicato.

Ecco le nuove materie, dal pronto soccorso al teatro. Alla Camera ed al Senato, tra i diversi te... ( da "Arena, L'" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dalla storia locale all'educazione civica e ambientale, dai diritti umani all'attività teatrale e intelligenza emotiva all'educazione alimentare. Non si dimentichi, infatti, che il Bel Paese è in Europa ai primi posti per numero di bambini ed adolescenti in sovrappeso, conseguenza di un'alimentazione troppo spesso non corretta.

le donne del mondo di danilo de marco ( da "Mattino di Padova, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Spesso si presentano le conseguenze della violazione dei diritti o della dignità femminile ma si analizzano troppo poco le cause che generano queste situazioni. Le donne sono attrici attivi e propositive per lo sviluppo: culturale, sociale ed economico di un paese e come tali debbono essere considerate ed ascoltate.

Il muro di Rio: protezione della foresta o ghetto per i poveri? ( da "Blogosfere" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Alcuni gruppi di attivisti per i diritti umani ritengono che non si vogliono tanto proteggere gli alberi, ma tutelare i ricchi, che vivono poco distante nei quartieri presso il mare. E' l'inizio di un'apartheid economica? I ricchi stanno iniziando a sentirsi minacciati dai poveri colpiti dalla crisi?

Le illusioni americane sono rinchiuse a Evin ( da "Foglio, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: negli anni Ottanta, migliaia di prigionieri politici furono torturati e giustiziati. Da quella prigione sono passati, e spesso mai usciti, centinaia fra accademici, giornalisti e dissidenti iraniani. I redattori del rapporto delle Nazioni Unite del 2003 sulle condizioni di detenzione iraniane la definirono “

Domenica a Roma il Global day for Darfur ( da "Cittàdellaspezia.com" del 09-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: antistante il monumento simbolo dei diritti umani, i cui proventi saranno destinati al progetto. L'opera è nata proprio per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla crisi sudanese per troppo tempo ignorata e che ancora oggi, nonostante il grande scalpore suscitato dal mandato di arresto per il presidente del Sudan Omar Al Bashir, stenta a trovare spazio sugli organi di informazione.


Articoli

L'informazione, libera, online (sezione: Diritti umani)

( da "Punto Informatico" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma - Negli ultimi 15 anni la nostra vita quotidiana può non essere cambiata in modo evidente, ma alcune sfumature, come il potersi telefonare quando si è in strada o seguire un blog anziché aspettare il telegiornale, hanno cambiato la quantità e la velocità con la quale accediamo all'informazione. Le informazioni sono quelle che regolano il nostro comportamento. Se qualcuno potesse metterci all'interno di una campana di vetro, mostrandoci una realtà artificiosa, diverremmo alla sua mercé. La libertà di parola è la garanzia che questo sia impossibile, perché è diritto di ogni cittadino poter esprimere le sue visioni e diritto di altri ascoltarlo o ignorarlo. Questa garanzia è essenziale per vivere in pace e democrazia. Con l'avvento delle reti digitali alcuni aspetti che si davano per scontati, riguardo le garanzie che dobbiamo avere quando apprendiamo un'informazione, non sono più scontati. ad esempio la riservatezza del contenuto, l'anonimato del fruitore, l'imparzialità con la quale l'abbiamo ricevuta. Ognuna di queste garanzie, in passato, erano sia assicurate in modo istituzionale, sia percepite materialmente dalla persona. Ora non è più così per diversi aspetti: quello che prima era mediato dalla voce ora lo è tra software e reti telematiche, quello che era statale ora è privato, quello che era istituzionale ora è distribuito sul globo, e quindi soggetto a giurisdizioni differenti. Quindi da una parte si ottiene la possibilità di fruire di qualunque informazione, di essere in contatto con persone che non avremmo mai potuto conoscere, senza uscire dalla nostra stanza. Dall'altro non si conosce dove i nostri dati personali risiedono con certezza, quali usi se ne fanno, se la fonte di un'informazione è autorevole o meno, e se una risposta che reperiamo online sia realmente la migliore o solo quella che più ha pagato il marketing. Le violazioni che ne possono derivare sono disparate: disinformazione, perdita di dati personali da parte di terzi ai quali non abbiamo mai dato autorizzazione al trattamento, violazioni della riservatezza, furto di identità. Questi problemi sono destinati a prendere diverse forme e gravità: un accumulo di potere informativo mai visto in mano alle poche società di riferimento globalmente importanti (Google, Microsoft, Yahoo!, Facebook, MySpace), e un aumento delle violazioni, che toccano direttamente i privati, proporzionale all'aumentare della tecnologia informatica. Non é tutto perduto, c'è la possibilità di mantenere i vantaggi della rete e di limitare gli svantaggi. È necessario sviluppare una visione critica delle informazioni e un'attenzione ai servizi Internet ai quali affidiamo le nostre informazioni. Questi passi sono necessari per porsi, percepire e capire il problema; per risolverlo invece è necessario affidarsi a strumenti tecnologici più sicuri di quelli convenzionalmente diffusi sui computer, software che si basino la loro sicurezza sulla crittografia. La crittografia è l'unico mezzo tecnologico che ci può assicurare il rispetto dei nostri diritti di riservatezza, libertà di parola e di informazione. Non è necessario che gli utenti imparino le complicate regole matematiche che la fanno funzionare: è sufficiente utilizzino software che ne fa uso, questo è un uso consapevole dell'informatica e dovrebbe diventare parte della cultura comune, come del resto lo è diventato l'uso di Internet. Qui si inizia a vedere la prima divergenza: pubbliche amministrazioni e banche hanno diffuso strumenti di protezione perché era nel loro interesse che i clienti si sentissero protetti ad operare virtualmente tramite loro. Sistemi di email gratuita, di chat, di blog e portali d'informazione invece non si sono protetti, ignari delle insidie tecnologiche. Poiché anche i cittadini hanno il diritto di proteggere le loro comunicazioni personali, e il diritto di comunicare liberamente, sono stati sviluppati dei software che garantiscono loro questi diritti tramite tecniche crittografiche. Tra gli addetti ai lavori questi strumenti sono ampiamente diffusi, nonostante i diritti non siano settoriali. Purtroppo incontrano una certa resistenza ad essere utilizzati dagli utenti perché sembrano un eccesso di sicurezza, del tutto superfluo. L'informatica e l'informazione sono per loro natura virtuali, pertanto i problemi che conseguono dal tecnocontrollo e dalla disinformazione è molto meno percepibile rispetto alla violazione di altri diritti. Per questo motivo è necessario fare uno sforzo di comprensione: l'uso di questi strumenti è l'unica garanzia che i nostri diritti siano preservati, ogni inadempienza ci espone alla serie di società private proprietarie della rete e dei servizi, e della rete e dei servizi del destinatario dei nostri dati! In passato queste precauzioni non erano sentite come necessarie né come possibili, sia perché la rete era di proprietà statale, e come tale, lo stato può, in quanto entità super partes, violare la nostra riservatezza in cambio di una maggiore sicurezza. Ora non è più così: la sicurezza è garantita dalle capacità investigative e non dalla possibilità di intercettare una connessione, la non protezione di una connessione è un'inadempienza da parte del comunicatore e la violazione della privacy è realizzabile dalla catena di entità private alle quali ci affidiamo. PeaceReporter, sensibile a queste tematiche, ha rilevato come la censura, la limitazione dell'informazione, il controllo del comportamento degli utenti online si stia diffondendo in svariati stati, siano essi regimi e siano esse democrazie. Queste forme di controllo dell'informazione possono apparire in modo esplicito (Iran, Cina...) o in modo più discreto, come succede in Francia e in Italia. PeaceReporter ha avviato un'iniziativa di promozione della tecnologia TOR, prima tra tante tecnologie di protezione dei diritti umani in rete. Nel momento in cui l'informatica ha smesso di essere una conoscenza di una minoranza, ma del popolo che l'ha integrata nel proprio processo formativo come scuola, televisione e giornale, merita un livello di attenzione pari alle possibilità, positive e negative, che Internet ha portato con sé. Winston Smith Progetto Winston Smith

Torna all'inizio


Le tolgono la figlia Un corteo (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Modena,La" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

A Castelfranco Le tolgono la figlia Un corteo CASTELFRANCO. Non smette di far discutere il caso della signora di Castelfranco cui il tribunae dei minori, sulla base della relazione dei servizi sociali, ha tolto la figlia di 5 anni collocandola in una comunità. Dopo l'annuncio del Pdl di una interpellanza parlamentare e la richiesta di convocazione della commissione consiliare dei capigruppo avanzata dalla Lega Nord, interviene l'organizzazione Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani che annuncia per sabato una manifestazione a Castelfranco con corteo. «La mamma disperata è in attesa che il sindaco e gli assistenti sociali le spieghino per quale motivo - dice il Comitato - Abbiamo anche deciso di avviare una raccolta firme su facebook, oltre ad organizzare una manifestazione per aiutare questa madre. Sabato alle ore 10.30 partirà una marcia da corso Martiri (zona ospedale) che si concluderà davanti al Comune di Castelfranco, faremo sentire la nostra voce in rappresentanza di migliaia di genitori ai quali il tribunale e i servizi hanno sottratto i figli. Occorre la massima partecipazione per sensibilizzare la popolazione e i politici affinché si occupino di un problema così rilevante fino ad oggi ignorato. Un appello a sindaco, assistenti sociali, psicologi e tribunale dei minorenni: restituite la figlia che avete portato via».

Torna all'inizio


Merkel in Afghanistan evita Karzai e critica norma che legalizza stupri (sezione: Diritti umani)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 07-04-2009)
Pubblicato anche in: (Gazzetta di Mantova, La)

Argomenti: Diritti umani

Merkel in Afghanistan evita Karzai e critica norma che legalizza stupri BERLINO. Angela Merkel, in Afghanistan per una visita a sorpresa ai soldati tedeschi stanziati a Kunduz, non dovrebbe incontrare Hamid Karzai - non è previsto al momento alcun appuntamento - ma la cancelliera tedesca ha sentito ieri al telefono il presidente afghano, esprimendogli forte disappunto per la legge sul matrimonio che legalizza gli stupri'coniugali' nelle famiglie sciite. La controversa normativa, che ha suscitato una valanga di critiche, è stata firmata a marzo da Karzai ma ancora non è stata pubblicata ed è ora oggetto di un'attenta revisione. Sulle emittenti televisive tedesche ci si chiede se il mancato incontro con Karzai vada interpretato come un segnale di critica al governo afgano, e si sottolinea che ovviamente la cancelliera non si è espressa a riguardo. Merkel ha sentito ieri al telefono il presidente afghano e gli ha detto chiaramente che la legge sul matrimonio proprio non va e che non è compatibile con i valori e i diritti umani. La visita della cancelliera all'accampamento di Kunduz, dove sono dispiegati 700 soldati tedeschi - e dove ne morirono 3 l'anno corso - è stata tenuta segreta fino all'ultimo momento, per ragioni di sicurezza. E a Kunduz poco dopo il decollo dell'aereo della cancelleria tedesca sono stati lanciati due razzi. L'attacco è stato rivendicato dai talebani, ma un esponente dell'esercito tedesco ha negato che l'obiettivo del lancio fosse la cancelliera: «E' una totale sciocchezza», ha detto il portavoce.

Torna all'inizio


il premio amnesty italia 2009 a capossela per "lettere di soldati" (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 47 - Spettacoli Il riconoscimento Il premio Amnesty Italia 2009 a Capossela per "Lettere di soldati" ROMA - Vinicio Capossela, con "Lettere di soldati", è il vincitore della settima edizione del Premio Amnesty Italia, indetto nel 2003 dalla Sezione Italiana di Amnesty International e dall´Associazione culturale Voci per la libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nell´anno precedente. Il premio sarà consegnato a Villadose (Rovigo) a luglio. «Ho iniziato a scrivere questa canzone al tempo della prima guerra del Golfo», ha spiegato Vinicio.

Torna all'inizio


si chiamava gholam, cercava un futuro (sezione: Diritti umani)

( da "Nuova Venezia, La" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Identificato il clandestino trovato morto a Marghera in un tir bulgaro Si chiamava Gholam, cercava un futuro L'amico accusa: «Venezia lo aveva già respinto una volta, illegalmente» MARGHERA. Gholam Alì Evas, aveva 29 anni, era un afghano di etnia azarà. Era padre di cinque bambini, il più grande dei quali ha sei anni. Loro e la moglie non sanno ancora che Gholam è morto dentro a un camion, schiacciato da una balla di carta mentre tentava di raggiungere da clandestino l'«Europa dei diritti». E' suo il cadavere trovato nel tir bulgaro al porto di Marghera dieci giorni fa. Era stato respinto una prima volta dalla polizia al porto di Venezia un mese fa. Ieri un fratello che vive in Svezia lo ha riconosciuto ufficialmente all'obitorio del cimitero di Marghera. Scendono le lacrime agli amici di Gholam quando raccontano la storia di questo ragazzo. Piangono al pensiero dei suoi cinque figli in Pakistan, della moglie che non può avere un lavoro in quanto donna. Dovranno vivere di carità. A raccontare la storia del giovane è Hossain Sharq. E' un suo amico che ha lasciato l'Afghanistan vent'anni fa e ora in Svezia si occupa di diritti umani. «Gholam era un contadino. Viveva a Oruzgan. Al loro arrivo i talebani lo hanno arrestato senza motivo. E' rimasto in carcere cinque anni. E' uscito con seri problemi psichici dovuti alle torture. Appena liberato ha chiesto aiuto al governo di Karzai. Per tutta risposta lo hanno accusato di essere un collaborazionista dei talebani. E' tornato al suo villaggio, ritornato zona a controllo talebano, ed è stato nuovamente minacciato. Si è depresso ancora di più, ha portato quindi la famiglia in Pakistan. Ma non riusciva a garantire un futuro alla sua famiglia ed è partito per l'Europa». Continua Hossain: «Tre mesi fa è arrivato a Patrasso e un mese fa è riuscito a raggiungere Venezia dove è stato respinto. Ora è morto. E' stato un respingimento illegale. Non è stato interrogato, gli è stato messo un pezzo di carta in mano da firmare e basta senza spiegazioni; era malato. Mi chiedo perché l'Italia firma delle leggi sull'accoglienza umanitaria e poi non le applica. Noi afghani abbiamo combattuto l'Urss contribuendo a far finire la Guerra Fredda e a dare pace a voi europei. Noi chiediamo a tutti voi tolleranza, aiuto. Voi italiani per la fame e dopo la guerra siete andati in America, in Brasile avete fatto fortuna. Molti sono tornati in Italia. Noi in questo momento non possiamo tornare nel nostro Paese. Noi afghani dobbiamo molto a voi italiani. Un nostro re ottant'anni fa è venuto in Italia e quando è tornato ha abolito la schiavitù. Chiediamo una possibilità per il futuro». La comunità afghana svedese si sta interessando per organizzare il viaggio in Afghanistan della salma. La Rete Tuttiidirittiumanipertutti sostiene: «Appare evidente ancora una volta la pesante responsabilità dei respingimenti indiscriminati in frontiera. Una prassi che anche il sindaco Massimo Cacciari ha definito "fuori controllo e lesiva dei diritti fondamentali"». (Carlo Mion)

Torna all'inizio


merkel in afghanistan evita karzai e critica norma che legalizza stupri (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino di Padova, Il" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 9 - Attualità Merkel in Afghanistan evita Karzai e critica norma che legalizza stupri BERLINO. Angela Merkel, in Afghanistan per una visita a sorpresa ai soldati tedeschi stanziati a Kunduz, non dovrebbe incontrare Hamid Karzai - non è previsto al momento alcun appuntamento - ma la cancelliera tedesca ha sentito ieri al telefono il presidente afghano, esprimendogli forte disappunto per la legge sul matrimonio che legalizza gli stupri'coniugali' nelle famiglie sciite. La controversa normativa, che ha suscitato una valanga di critiche, è stata firmata a marzo da Karzai ma ancora non è stata pubblicata ed è ora oggetto di un'attenta revisione. Sulle emittenti televisive tedesche ci si chiede se il mancato incontro con Karzai vada interpretato come un segnale di critica al governo afgano, e si sottolinea che ovviamente la cancelliera non si è espressa a riguardo. Merkel ha sentito ieri al telefono il presidente afghano e gli ha detto chiaramente che la legge sul matrimonio proprio non va e che non è compatibile con i valori e i diritti umani. La visita della cancelliera all'accampamento di Kunduz, dove sono dispiegati 700 soldati tedeschi - e dove ne morirono 3 l'anno corso - è stata tenuta segreta fino all'ultimo momento, per ragioni di sicurezza. E a Kunduz poco dopo il decollo dell'aereo della cancelleria tedesca sono stati lanciati due razzi. L'attacco è stato rivendicato dai talebani, ma un esponente dell'esercito tedesco ha negato che l'obiettivo del lancio fosse la cancelliera: «E' una totale sciocchezza», ha detto il portavoce.

Torna all'inizio


costruire l'europa , corso unicef dedicato agli studenti universitari (sezione: Diritti umani)

( da "Nuova Sardegna, La" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 22 - Sassari «Costruire l'Europa», corso Unicef dedicato agli studenti universitari SASSARI. Gli effetti della globalizzazione, le misure per lo sviluppo delle regioni svantaggiate, i rapporti con l'area euromediterranea, le politiche europee per la ricerca e l'innovazione come strumenti per favorire la crescita, l'occupazione e lo sviluppo dei diritti civili e delle persona. Questi gli argomenti che trattati nel 16º Corso multidisciplinare universitario di educazione allo sviluppo organizzato e proposto dall'Unicef assieme all'università di Sassari. Il corso 2009, rivolto agli studenti universitari neolaureati e laureandi e ad altri giovani del mondo dell'associazionismo e del volontariato, ha come titolo specifico «Costruire l'Europa dei Popoli». Ai corsisti è stato proposto un percorso di conoscenza delle istituzioni dell'Unione Europea e di analisi del processo di integrazione e coesione sociale, con particolare riferimento ai diritti umani e ai valori sui quali si fonda la costruzione dell'Europa dei popoli. Inaugurato a fine febbraio, alla presenza del rettore Maida, il corso fa il punto sui traguardi raggiunti nella tutela dei diritti della persona e su alcuni problemi aperti, come la discriminazione delle minoranze, la xenofobia, l'intolleranza, la recessione economica, la sostenibilità ambientale, la tratta degli esseri umani e la violenza nei confronti dei bambini. Problemi per i quali urge trovare soluzioni condivise a livello planetario su un sistema di tutela dei diritti. Il programma di questo corso universitario multidisciplinare, che si svolge nell'aula Germania del Quadrilatero di viale Mancini negli orari dalle 15,30 alle 18,30 (le iscrizioni si ricevono al Punto d'Incontro Unicef in via Duca degli Abruzzi 3, di fronte alla facoltà di Lettere, 079.278981), si articola secondo un calendario prestabilito e ripartito in tre diversi moduli. Alla conclusione del corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione che può essere utilizzato anche come credito formativo. Già iniziato e concluso il primo modulo che ha visto le relazioni di Armando Savignano, dell'università di Trieste, su «Discriminazione e valorizzazione delle differenze: come si diventa cittadini europei» e di Luca Contini (Sardegna Ricerche) su «Ricerca e innovazione nell'Unione Europea» e poi son seguite le relazioni su «Come rispondere alla crisi attuale in materia di recessione» del docente di Scienze Politiche, Antonello Paba, e del suo collega di Medicina, Andrea Montella, su «L'Università italiana in Europa». Il secondo modulo, iniziato ieri, verterà su «Globalizzazione, cooperazione e solidarietà». Il terzo modulo, previsto a maggio, sarà su «Costruire l'Europa con i bambini» e si concluderà con le tesine degli studenti, il 18 maggio. Le iscrizioni, e eventuali informazioni, anche on line sul sito dedicato: www.unicef.it. Roberto Spezzigu

Torna all'inizio


merkel in afghanistan evita karzai e critica norma che legalizza stupri (sezione: Diritti umani)

( da "Nuova Venezia, La" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 10 - Attualità Merkel in Afghanistan evita Karzai e critica norma che legalizza stupri BERLINO. Angela Merkel, in Afghanistan per una visita a sorpresa ai soldati tedeschi stanziati a Kunduz, non dovrebbe incontrare Hamid Karzai - non è previsto al momento alcun appuntamento - ma la cancelliera tedesca ha sentito ieri al telefono il presidente afghano, esprimendogli forte disappunto per la legge sul matrimonio che legalizza gli stupri'coniugali' nelle famiglie sciite. La controversa normativa, che ha suscitato una valanga di critiche, è stata firmata a marzo da Karzai ma ancora non è stata pubblicata ed è ora oggetto di un'attenta revisione. Sulle emittenti televisive tedesche ci si chiede se il mancato incontro con Karzai vada interpretato come un segnale di critica al governo afgano, e si sottolinea che ovviamente la cancelliera non si è espressa a riguardo. Merkel ha sentito ieri al telefono il presidente afghano e gli ha detto chiaramente che la legge sul matrimonio proprio non va e che non è compatibile con i valori e i diritti umani. La visita della cancelliera all'accampamento di Kunduz, dove sono dispiegati 700 soldati tedeschi - e dove ne morirono 3 l'anno corso - è stata tenuta segreta fino all'ultimo momento, per ragioni di sicurezza. E a Kunduz poco dopo il decollo dell'aereo della cancelleria tedesca sono stati lanciati due razzi. L'attacco è stato rivendicato dai talebani, ma un esponente dell'esercito tedesco ha negato che l'obiettivo del lancio fosse la cancelliera: «E' una totale sciocchezza», ha detto il portavoce.

Torna all'inizio


bambini con la polizia (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il lavoro rappresenta Gorizia L'obiettivo è quello di stimolare i minori a riflettere sui diritti di cui sono titolari, come la sicurezza Bambini con la Polizia Realizzato un puzzle dai piccoli delle materne IL PROGETTO Si svolgerà domani, alle 10.15, nella sala bianca del palazzo municipale, la conferenza stampa di premiazione del progetto nazionale "Il poliziotto un amico in più", giunto alla IX edizione e promosso dalla Polizia di Stato in collaborazione con il ministero dell'Istruzione, dell'Università e della ricerca e l'Unicef. L'iniziativa, il cui scopo è quello di favorire lo sviluppo di una cultura della legalità e del rispetto dei diritti umani, quest'anno intende sottolineare l'importanza dei diritti riconosciuti all'infanzia, ricorrendo, nel 2009, il ventennale dell'approvazione della Convenzione sui diritti dell'infanzia da parte delle Nazioni unite. Per questo si è scelto come titolo del concorso "Per crescere sicuri abbiamo diritto a...", con l'obiettivo di stimolare i minori a riflettere, in maniera creativa attraverso le arti grafiche, gli elaborati e gli strumenti multimediali, sui diritti di cui sono titolari, e in particolare quelli legati alla sicurezza. A Gorizia sono i bambini delle scuole d'infanzia a partecipare al progetto: gli alunni dell'ultimo anno delle quattro materne cittadine (Furlani di via Gramsci, Clemente di via Marconi, Il bosco incantato di via Romagna, Il pettirosso di via Brigata Avellino) sono stati impegnati nelle scorse settimane nella realizzazione di un plastico-puzzle raffiguranti strutture ed edifici dei quartieri in cui sorgono gli istituti, visti attraverso gli occhi dei bambini. I quattro pannelli vanno a comporre un elaborato di due metri per due metri che riproduce parte della città di Gorizia. Nel corso dell'incontro, al quale parteciperanno i rappresentanti della Polizia di Stato, dell'Unicef, dei Servizi educativi comunali, una delegazione di insegnanti e bambini protagonisti dell'iniziativa e l'assessore all'Istruzione, Silvana Romano, saranno inoltre consegnati dei pensierini formulati dai bambini sul tema "La città secondo me". Una città in cui «le macchine vanno piano piano, così non prendono sotto i bambini, e dal tubo di scappamento uscirebbero fiori e stelle e farfalle» e un mondo in cui, secondo quanto immaginano i piccoli protagonisti del progetto, «i poliziotti giocano con noi, ci comprano il gelato, ci danno i palloncini, perché se il mondo lo facciamo noi, possiamo fare sparire i ladri e gli assassini». Il plastico parteciperà alla selezione provinciale con tutti i lavori preparati dai bambini e dai ragazzi delle scuole dell'infanzia, delle scuole primarie e secondarie di primo grado. In caso di affermazione in questa fase, l'elaborato approderebbe alla selezione nazionale di Roma. «È stato un impegno eccezionale - dice l'assessore Silvana Romano - nel senso che non era stato previsto dal piano di offerta formativa di quest'anno. L'attività ha entusiasmato i bambini e gli insegnanti coinvolgendoli nei giorni scorsi in una visita alla caserma Massarelli, durante la quale sono stati ricevuti dagli operatori di Polizia che hanno illustrato modalità di lavoro e mezzi ai piccoli visitatori».

Torna all'inizio


- emanuela giampaoli (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina XVIII - Bologna EMANUELA GIAMPAOLI «Taxi to the Dark Side» di Alex Gibney, lucido resoconto delle tecniche di tortura dell´esercito statunitense e già premio Oscar come miglior documentario, aggiunge al suo ormai lungo palmarès la vittoria al festival Human Rights Nights conclusosi domenica. Menzione speciale a «Humillados y ofendidos», documentario di César Brie (applaudito ospite del festival) che denuncia il pestaggio dei contadini boliviani accorsi per acclamare l´elezione di Evo Morales, primo presidente indigeno dai tempi della conquista spagnola. Il dramma dell´immigrazione clandestina dei minori, raccontato da Inés Enciso nel suo «Mofetas», vince invece il concorso dedicato ai corti che, riserva le menzioni speciali, a «Vida loca» di Stefania Andreotti sulle bande giovanili in Sudamerica e «Viko» di Larisa Kondracki sulla rete del traffico sessuale nel conflitto dell´ex- Jugoslavia. Infine il premio assegnato dai detenuti del carcere della Dozza di Bologna è andato a «Una vida mejor» di Luiz Fernandez Reneo, storia di tre bambini messicani che cercano di varcare il confine con gli Usa.

Torna all'inizio


Testamento biologico, riflessioni di un filosofo (sezione: Diritti umani)

( da "Provincia Pavese, La" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Testamento biologico, riflessioni di un filosofo Paolo Flores d'Arcais firma "A chi appartiene la tua vita?" (Ponte alle Grazie) Una strenua difesa dell'autodeterminazione e della laicità delle leggi PAVIA. "A chi appartiene la tua vita?" chiede il filosofo Paolo Flores d'Arcais in un libro nel quale riflette sulla morte, le malattie e le ingerenze politiche. L'autore non si nasconde dietro mezzi termini e sottotitola: "Una riflessione filosofica su etica, testamento biologico, eutanasia e diritti civili nell'epoca oscurantista di Ratzinger e Berlusconi". Dunque un libro anticattolico, anticlericale? Spiega l'autore: «Se per cattolici si intendono il cardinal Bagnasco, l'onorevole Formigoni, l'onorevole Roccella o il sttosegretario Sacconi, sì, lo è. Ma il cattolicesimo è anche quello delle decine di parroci che hanno aderito alle manifestazioni contro questa legge e dei medici cattolici che fanno lo stesso in tutto il mondo. La vita appartiene a chi la vive, non al governo e neppure alla Chiesa delle gerarchie». Lei dedica questo libro al signor Englaro, "cittadino e padre esemplare". Perché? «Cittadino esemplare è colui che non mette mai i suoi interessi privati prima degli interessi pubblici. Beppino Englaro voleva fare in modo che fosse rispettata la volontà di sua figlia. Avrebbe potuto farlo nel silenzio, aggirando la legge, all'italiana. Ha preferito una via crucis di 17 anni per far sì che un nobilissimo interesse privato non entrasse in conflitto con il dovere pubblico di rispettare la costituzione». Questo saggio parte dalla politica... «Dalle vicende della legge sul testamento biologico approvata al Senato e da tutta la vicenda Englaro: ne ricostruisco le contraddizioni, i punti in cui è anticostituzionale e va contro i trattati europei, ove viola principi basilari dei diritti umani». In che senso? «Impone trattamenti sanitari obbligatori contro la volontà del paziente. Il professor Borasio, consulente della "Cei" tedesca, ha detto che non s'era mai vista una legge per cui i diritti di un sondino sono superiori ai diritti della persona». Qual è l'urgenza del tema? «Con i progressi della medicina viviamo più a lungo: prolungare la parte finale della vita può diventare drammatico. E la maggior parte dei mass media crea confusione tra i termini. Eutanasia è abbreviare un'agonia con intervento medico. Il rifiuto dell'accanimento terapeutico è non fare nulla nè per accorciare nè per prolungare l'agonia. Questa legge pretende di prolungare artificialmente l'agonia con interventi medici che un paziente rifiuta». (a.ghez.)

Torna all'inizio


merkel a kabul non incontra karzai no alla legge che autorizza lo stupro (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 7 - Attualità Merkel a Kabul non incontra Karzai «No alla legge che autorizza lo stupro» BERLINO. Angela Merkel, in Afghanistan per una visita a sorpresa ai soldati tedeschi stanziati a Kunduz, non dovrebbe incontrare Hamid Karzai - non è previsto al momento alcun appuntamento - ma la cancelliera tedesca ha sentito ieri al telefono il presidente afghano, esprimendogli forte disappunto per la legge sul matrimonio che legalizza gli stupri'coniugali' nelle famiglie sciite. La controversa normativa, che ha suscitato una valanga di critiche, è stata firmata a marzo da Karzai ma ancora non è stata pubblicata ed è ora oggetto di un'attenta revisione. Sulle emittenti televisive tedesche ci si chiede se il mancato incontro con Karzai vada interpretato come un segnale di critica al governo afgano, e si sottolinea che ovviamente la cancelliera non si è espressa a riguardo. Merkel ha sentito ieri al telefono il presidente afghano e gli ha detto chiaramente che la legge sul matrimonio proprio non va e che non è compatibile con i valori e i diritti umani. La visita della cancelliera all'accampamento di Kunduz, dove sono dispiegati 700 soldati tedeschi - e dove ne morirono 3 l'anno corso - è stata tenuta segreta fino all'ultimo momento, per ragioni di sicurezza. E a Kunduz poco dopo il decollo dell'aereo della cancelleria tedesca sono stati lanciati due razzi. L'attacco è stato rivendicato dai talebani, ma un esponente dell'esercito tedesco ha negato che l'obiettivo del lancio fosse la cancelliera: «E' una totale sciocchezza», ha detto il portavoce.

Torna all'inizio


CLES - Un viaggio per conoscere da vicino le bellezze architettoniche ed artistiche di Parigi (sezione: Diritti umani)

( da "Adige, L'" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

CLES - Un viaggio per conoscere da vicino le bellezze architettoniche ed artistiche di Parigi CLES - Un viaggio per conoscere da vicino le bellezze architettoniche ed artistiche di Parigi. Lo propone il Piano Giovani di zona dei Comuni di Cles, Bresimo, Cis, Livo, Nanno, Rumo, Tassullo e Tuenno, per i giovani di questi paesi interessati ad un viaggio di cinque giorni, precisamente dal 29 maggio al 2 giugno prossimi. Per aderire all'iniziativa è necessario anche partecipare ad almeno tre serate illustrative, in calendario da stasera al cinema parrocchiale di Cles con la proiezione del film «La Classe-Entre les murs» ad ore 20.45. Seguiranno il 17 aprile al cinema di Tuenno l'incontro su «Le rivolte del 2005 nelle benlieus (periferie) francesi: Immigrazioni a confronto»; l'8 maggio l'incontro con il critico d'arte Fiorenzo Degasperi sull'arte nei musei parigini previsto a Tassullo; il 22 maggio a Cles si parlerà invece dei Diritti umani, dalla Rivoluzione francese ai nostri giorni e infine il 26 a Tuenno è prevista la presentazione del viaggio. È possibile preiscriversi al viaggio nei Comuni di residenza o allo Spazio Giovani di Cles. 07/04/2009

Torna all'inizio


Sgorlon, campione di premi letterari e anticonformismo (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

rivisitazioni Sgorlon, campione di premi letterari e anticonformismo Alcuni giorni addietro, rovistando nell'archivio on-line del Corriere della Sera (cercavo certi pezzi su Sciascia), mi sono imbattuto - complice la parola-chiave "Leonardo Sciascia" - in un articolo di Giorgio De Rienzo sull'ultimo libro di Carlo Sgorlon, uno degli scrittori italiani più premiati (Strega, Campiello, Flaiano…) e che ha conosciuto un gran successo di pubblico: da La conchiglia di Anataj a Il trono di legno. Quello Sgorlon che dei miti e delle leggende del suo Friuli ha alimentato i temi più fortunati: il fantastico, il mito, il sacro. Questo il libro: La penna d'oro (Morganti), singolare e polemica (a cominciare dalla netta presa di posizione contro la Storia, da Sgorlon considerata «una sintesi di crudeltà, sopraffazioni, astuzie, volontà di potenza, ideologie più o meno iperboliche e deformi») autobiografia letteraria di un autore che si definisce anticonformista. De Rienzo ne commentava alcuni lacerti, citati in una limpida recensione dello stesso libro appena scritta da Dario Fertilio sempre sul Corriere. Da qui altri articoli correlati, a dar vita ad un vero e proprio caso Sgorlon: un'aspra polemica - divampata sulle pagine del Giornale, del Secolo d'Italia e di Avvenire - spesso fuori luogo rispetto alle questioni sollevate da De Rienzo, al punto tale che lo stesso Sgorlon era costretto a respingere fin troppo prevedibili strumentalizzazioni sulla propria appartenenza ad una certa area politica; ma metteva anche l'accento sul fatto che tanti scrittori - anche conterranei come Magris, Zanzotto, Camon - e critici - per esempio Ferroni, che non lo aveva incluso nella sua Letteratura italiana contemporanea - lo avevano ignorato, quasi esiliandolo. Scriveva Fertilio: «Eppure, non rinuncia mai [Sgorlon] all'anticonformismo, che lo porta a respingere il "razionalismo illuministico" (inclusi gli intoccabili Calvino, Gadda e Sciascia), […] , i mostri sacri Vittorini e Pasolini». E su tali convinzioni ritornava anche Giuseppe Conte sul Giornale, in un articolo dove - pur prendendo posizione contro l'esilio di Sgorlon - non ne condivideva certe perplessità sull'inventiva «fredda, di sapore geometrizzante» di Calvino, e sulla «cattiva musa» di Sciascia, ovvero l'illuminismo. Restavo sorpreso dai giudizi dello scrittore friulano sui colleghi sopra citati, in particolare su Calvino e Sciascia. È davvero «fredda» un'inventiva che si dipana libera e felice entro le tante storie calviniane, che corre lungo le nostre inquietudini, che si ritorce e si biforca tra i cocci del presente, che s'affaccia sul futuro? E che dire delle Lezioni americane, soprattutto della Leggerezza, ove dalle innumerevoli "fiabe" sparse nel tempo si rapprende e cristallizza la «leggerezza come reazione al peso di vivere»? Quanto a Sciascia, alla sua «cattiva musa», ricordo queste righe de Il consiglio d'Egitto (1963): «"Questo non deve accadere a un uomo" pensò: e che non sarebbe più accaduto nel mondo illuminato della ragione. E la disperazione avrebbe accompagnato le sue ultime ore di vita se soltanto avesse avuto il presentimento che in quell'avvenire che vedeva luminoso popoli interi si sarebbero votati a torturarne altri; che uomini pieni di cultura e di musica, esemplari nell'amore familiare e rispettosi degli animali, avrebbero distrutto milioni di altri esseri umani: con implacabile metodo, con efferata scienza della tortura». Per non dire delle dolenti prefigurazioni disseminate nei libri successivi, fino a Il cavaliere e la morte (1988). E a proposito di Sciascia, ancora un cortocircuito della memoria: presso la Fondazione Sciascia, a Racalmuto, due anni fa vidi - tra i tanti libri esposti - una copia de L'armata dei fiumi perduti, di Carlo Sgorlon. C'era una dedica autografa dell'autore, e faceva così: «A Leonardo Sciascia, con grande stima». di Giuseppe Giglio 07/04/2009

Torna all'inizio


Via Fiordespina Lauri, che corre a fianco di palazzo Mauri a Spoleto, non è intitol... (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Martedì 07 Aprile 2009 Chiudi di ANTONELLA MANNI Via Fiordespina Lauri, che corre a fianco di palazzo Mauri a Spoleto, non è intitolata ad un personaggio di rilievo storico nazionale, ma ad una figura significativa della vita cittadina del Sedicesimo secolo che in ogni caso, a suo tempo, suscitò un interesse tale da divenire protagonista di opere letterarie. La sua vicenda è, in sostanza, quella di un'eroina popolare. Vissuta nella Spoleto del Sedicesimo secolo, Fiordespina è ricordata da Pietro Fortini, novelliere italiano nato a Siena intorno al 1500 e morto nella stessa città nel 1562. La nobildonna spoletina fu, secondo l'autore, "valorosa e onesta giovine" che "con una pietosa confessione liberò il marito dalla tortura, e per quella campò la vita". Nella sua novella il Fortini racconta come Fiordespina scagionasse il marito confessando di aver ucciso lei stessa, con una lancia, un suo pretendentedopo che costui, invaghitosi di lei, si era appostato durante la notte nel vicolo dove abitava, per eliminare il consorte al suo ritorno a casa. La donna venne arrestata e condannata a morte per omicidio ma, a furor di popolo, fu liberata per aver ucciso in difesa del proprio onore. Fiordespina Lauri divenne, da allora, esempio e simbolo di fedeltà coniugale.

Torna all'inizio


E' un programma che sarebbe piaciuto a Erode, questo "Ti lascio una canzone". Invece ... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 07-04-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione, La (Firenze)) (Giorno, Il (Milano))

Argomenti: Diritti umani

OGGI IN TV pag. 39 E' un programma che sarebbe piaciuto a Erode, questo "Ti lascio una canzone". Invece ... E' un programma che sarebbe piaciuto a Erode, questo "Ti lascio una canzone". Invece di farli fuori direttamente, come il famoso re, Antonella Clerici (Prisma) preferisce esercitare sui bambini una sottile ma terribile tortura. I poveri piccoli sono costretti a scimmiottare pateticamente atteggiamenti squisitamente adulti, come quel minorenne obbligato a parodiare Andrea Bocelli, o quell'altro sciagurato mini-balletto di aspiranti soubrette in miniatura. L'Osservatorio dei minori o il Moige sono pronti a intervenire appena a qualcuno scende una spallina o si alza la gonna, mentre pare non abbiano niente da dire su questa violenza mascherata da intrattenimento giocoso. I bambini dovrebbero essere liberi di esprimere la loro gioia, la loro fantasia, la loro innocenza in modo spontaneo, e non costretti dentro strutture abnormi che su di loro diventano grottesche. Purtroppo molti dimenticano che siamo noi a dover imparare da loro, e non viceversa. Qualcuno parecchi anni fa disse "Lasciate che vengano a me", oggi al contrario pretendiamo che, prima di venire, si mettano educatamente in fila e recitino la parola d'ordine. Per favore schiacciate un altro tasto del telecomando.

Torna all'inizio


Kurdistan, il saluto di Fidenza a Leyla Zana (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere del Veneto" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

FIDENZA SALSO 07-04-2009 DELEGAZIONE MARCO GAIBAZZI E NELLY BOCCHI Kurdistan, il saluto di Fidenza a Leyla Zana FIDENZA L'abbraccio all'ex deputata turca e cittadina onoraria di «Borgo San Donnino» Mariachiara Illica Magrini II Hanno attraversato una regione che da anni lotta per la conquista dei diritti fondamentali; hanno incontrato associazioni, incontrato i famigliari delle vittime e dei prigionieri politici solo per portare nuova speranza e solidarietà. Ma l'ormai consueto viaggio nel Kurdistan turco dei fidentini Marco Gaibazzi e Nelly Bocchi - che insieme al parmigiano Alberto Marzucchi sono partiti al seguito della delegazione umanitaria organizzata dall'associazione Uiki onlus - quest'anno ha significato anche un piccolo gesto da parte di tutta la città. I fidentini, infatti, non solo hanno partecipato al Newroz (l'unica festa tradizionale che ai curdi è concesso celebrare), ma hanno anche incontrato l'ex deputata al parlamento turco e premio Sakharov del Parlamento europeo per la libertà di opinione Leyla Zana, da qualche mese cittadina onoraria di Fidenza. Alle spalle 10 anni di carcere per reati di opinione dovuti alla lunga lotta per i diritti del suo popolo, questa donna coraggiosa ha accolto i tre osservatori umanitari nel suo studio di Diyarbakir, la più importante città curda della Turchia orientale. «E' stato molto toccante - racconta Nelly, che ha consegnato nelle sue mani una lettera siglata dall'ex sindaco Giuseppe Cerri -: abbiamo incontrato una donna che considero tra le più coraggiose dei nostri tempi, e che con la sua vita si è fatta portavoce reale di un'idea di giustizia». E riguardo la cittadinanza onoraria: «Si è detta felice - ha continuato - di aver ricevuto questo importante riconoscimento da parte di Fidenza e intende considerarlo valido per tutte le donne kurde che nessuno conosce, ma come lei lottano pacificamente contro la violazione dei diritti». Leyla Zana attende ora la ratifica di una condanna a 12 anni di carcere per le parole pronunciate durante il Newroz del 2008, ma su questo non si è soffermata «riportando l'attenzione sulla generale situazione dei kurdi» ha riferito Nelly. «Purtroppo - ha concluso - sebbene il clima non fosse particolarmente teso, nell'area persistono ingiustizie e violazioni di libertà anche ai danni di minori. Lo stesso interprete che ci ha accompagnati lo scorso anno, Aladin, si trova ora nel carcere di Mardin e ancora non sono chiari i capi di imputazione». Incontro La delegazione fidentina in Kurdistan turco. Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

Torna all'inizio


Kurdistan, il saluto di Fidenza a Leyla Zana (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

FIDENZA SALSO 07-04-2009 DELEGAZIONE MARCO GAIBAZZI E NELLY BOCCHI Kurdistan, il saluto di Fidenza a Leyla Zana FIDENZA L'abbraccio all'ex deputata turca e cittadina onoraria di «Borgo San Donnino» Mariachiara Illica Magrini II Hanno attraversato una regione che da anni lotta per la conquista dei diritti fondamentali; hanno incontrato associazioni, incontrato i famigliari delle vittime e dei prigionieri politici solo per portare nuova speranza e solidarietà. Ma l'ormai consueto viaggio nel Kurdistan turco dei fidentini Marco Gaibazzi e Nelly Bocchi - che insieme al parmigiano Alberto Marzucchi sono partiti al seguito della delegazione umanitaria organizzata dall'associazione Uiki onlus - quest'anno ha significato anche un piccolo gesto da parte di tutta la città. I fidentini, infatti, non solo hanno partecipato al Newroz (l'unica festa tradizionale che ai curdi è concesso celebrare), ma hanno anche incontrato l'ex deputata al parlamento turco e premio Sakharov del Parlamento europeo per la libertà di opinione Leyla Zana, da qualche mese cittadina onoraria di Fidenza. Alle spalle 10 anni di carcere per reati di opinione dovuti alla lunga lotta per i diritti del suo popolo, questa donna coraggiosa ha accolto i tre osservatori umanitari nel suo studio di Diyarbakir, la più importante città curda della Turchia orientale. «E' stato molto toccante - racconta Nelly, che ha consegnato nelle sue mani una lettera siglata dall'ex sindaco Giuseppe Cerri -: abbiamo incontrato una donna che considero tra le più coraggiose dei nostri tempi, e che con la sua vita si è fatta portavoce reale di un'idea di giustizia». E riguardo la cittadinanza onoraria: «Si è detta felice - ha continuato - di aver ricevuto questo importante riconoscimento da parte di Fidenza e intende considerarlo valido per tutte le donne kurde che nessuno conosce, ma come lei lottano pacificamente contro la violazione dei diritti». Leyla Zana attende ora la ratifica di una condanna a 12 anni di carcere per le parole pronunciate durante il Newroz del 2008, ma su questo non si è soffermata «riportando l'attenzione sulla generale situazione dei kurdi» ha riferito Nelly. «Purtroppo - ha concluso - sebbene il clima non fosse particolarmente teso, nell'area persistono ingiustizie e violazioni di libertà anche ai danni di minori. Lo stesso interprete che ci ha accompagnati lo scorso anno, Aladin, si trova ora nel carcere di Mardin e ancora non sono chiari i capi di imputazione». Incontro La delegazione fidentina in Kurdistan turco.

Torna all'inizio


L'ASSONAUTICA Provinciale della Spezia coinvolta nell'iniziativa "... (sezione: Diritti umani)

( da "Nazione, La (La Spezia)" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

PORTOVENERE / CINQUE TERRE / RIVIERA pag. 10 L'ASSONAUTICA Provinciale della Spezia coinvolta nell'iniziativa "... L'ASSONAUTICA Provinciale della Spezia coinvolta nell'iniziativa "Velisti per caso equi per scelta" promossa da Equodiliguria, coordinamento ligure del commercio equo e solidale con il patrocinio della Regione Liguria. Oggi attraccherà al Porticciolo De Benedetti la barca a vela "Adriatica" (che era partita il 2 aprile da Sanremo), la stessa che in questi ultimi anni ha viaggiato intorno al mondo sotto gli occhi delle telecamere della medesima trasmissione di Patrizio Roversi e Susy Blady. Alla Spezia saranno attivate varie iniziative organizzate dalle realtà locali del Commercio Equo e Solidale, con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul diritto al cibo e in generale sul rispetto dei diritti umani.

Torna all'inizio


FARAH FAWCETT IN FIN DI VITA Farah Fawcett è ricoverata da giovedì scorso in condiz... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

FARAH FAWCETT IN FIN DI VITA Farah Fawcett è ricoverata da giovedì scorso in condizioni critiche in un ospedale di Los Angeles per un aggravamento legato al tumore al colon che le è stato diagnosticato nel 2006. La 62enne attrice americana era appena rientrata dalla Germania dove si era sottoposta ad alcune cure sperimentali. Il dramma familiare della Fawcett è aggravato dalla notizia che il figlio 24enne Redmond, nato dalle relazione con l'attore Ryan O'Neal, è stato arrestato e rilasciato su cauzione dopo esser stato sorpreso mentre portava sostanze stupefacenti in un carcere a un amico detenuto. IL FESTIVAL HUMAN RIGHTS Il documentario di Alex Gibney Taxi to the dark side vince la 9ª edizione di Human Rights Nights: spietato resoconto delle tecniche di tortura dell'esercito Usa, a partire dall'omicidio di un tassista afgano nel 2002 picchiato a morte dai soldati americani, fino a quelle usate in Afghanistan, Iraq e Guantanamo. Il documentario ha già vinto l'Oscar come miglior lungometraggio documentario. Le speranze e la paura di due clandestini raccontate da Enciso nel suo Mofetas vincono invece il concorso dedicato ai cortometraggi.

Torna all'inizio


PARLAMENTO EUROPEO - UE/RUSSIA: LE RACCOMANDAZIONI DEL PE SUL NUOVO ACCORDO (sezione: Diritti umani)

( da "marketpress.info" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Martedì 07 Aprile 2009 PARLAMENTO EUROPEO - UE/RUSSIA: LE RACCOMANDAZIONI DEL PE SUL NUOVO ACCORDO Bruxelles, 7 aprile 2009 - I negoziati per un nuovo accordo di cooperazione non legittimano lo status quo in Georgia. E´ quanto sostiene il Parlamento raccomandando a Consiglio e Commissione di insistere con la Russia affinché rispetti gli impegni sulle province secessioniste. Dovrebbero anche sollecitare un accordo vincolante sui diritti umani ed esprimere preoccupazione su libertà d´associazione e d´espressione nel paese. La Russia deve garantire i diritti degli investitori stranieri e aderire alla Carta sull´energia. «Il contrattacco sproporzionato della Russia, provocato dall´entrata di truppe georgiane nell´Ossezia meridionale . E il riconoscimento delle enclavi secessioniste dell´Ossezia meridionale e dell´Abkhazia mette in dubbio la disponibilità della Russia a costruire, con l´Ue, uno spazio comune di sicurezza in Europa». E´ quanto sostiene il Parlamento con la relazione di Janusz Onyszkiewicz (Alde/adle, Pl) adottata con 416 voti favorevoli, 80 contrari e 147 astensioni. Sottolinea inoltre che i negoziati «non legittimano in alcun modo lo status quo vigente in Georgia», mentre il rispetto da parte della Russia degli accordi relativi al conflitto nell´Ossezia meridionale e in Abkhazia «è condizione sine qua non per il completamento dei colloqui», in cui dev´essere inclusa la rinuncia di tutte le parti all´uso della forza contro i paesi vicini. La relazione raccomanda quindi al Consiglio e alla Commissione di insistere sul fatto che la violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Georgia da parte della Russia e il ruolo assunto da quest’ultima nella controversia del gas all’inizio del 2009, «hanno messo seriamente a repentaglio le relazioni con l’Ue e i negoziati per un nuovo accordo» volto a approfondire la cooperazione con tale paese. Dovrebbero inoltre manifestare preoccupazione nei confronti della decisione del governo russo di riconoscere come Stati sovrani «queste due province georgiane», nonché invitare la Russia a «ritornare sulla sua decisione», a garantire il pieno accesso degli osservatori dell´Ue a tutte le zone colpite dal conflitto e a fornire garanzie concrete che «non ricorrerà all’uso della forza contro i nessuno dei suoi vicini». Il Parlamento sollecita inoltre Consiglio e Commissione a introdurre un preciso codice di condotta che disciplini le relazioni tra l’Ue, la Russia e i paesi vicini, che preveda disposizioni relative al rispetto della sovrana indipendenza di tutti gli Stati europei, l’impegno alla risoluzione pacifica delle controversie e la determinazione a risolvere i conflitti congelati. Dovrebbero inoltre esprimere una profonda preoccupazione e sollecitare una soluzione «autenticamente politica» per la situazione in Cecenia, «dove il regime di Kadirov non è riuscito a portare pace e riconciliazione e ha invece imposto il timore e l´oppressione che hanno minato la società civile e soppresso ogni voce aperta e democratica». La Russia garantisca il rispetto dei diritti umani - Il Parlamento nota che le ultime elezioni parlamentari e presidenziali russe si sono svolte «in condizioni nettamente inferiori agli standard europei», quanto all´accesso degli osservatori internazionali, alla capacità dei partiti dell’opposizione di schierare i candidati, all’equità e indipendenza dei media. Osserva poi che la persistente incarcerazione dei prigionieri politici, il trattamento riservato ai difensori dei diritti umani e l´adozione di misure che erodono la libertà di espressione, «sono in contrasto con l´impegno (della Russia) a rafforzare lo Stato di diritto. Inoltre, la mancanza d´indipendenza della magistratura, la negazione del giusto processo a imputati coinvolti in cause politiche controverse, l´impunità nei confronti di chi perpetra azioni criminose, pongono seri dubbi sul sistema di giustizia ai deputati che, al riguardo, ricordano l´impegno assunto pubblicamente dal presidente Medvedev a rafforzare lo Stato di diritto in Russia. A fronte di tale situazione, il Parlamento chiede a Consiglio e Commissione di insistere su un accordo giuridicamente vincolante basato sull’impegno condiviso nei confronti dei diritti umani. Dovrebbero inoltre sollevare di fronte al governo russo le preoccupazioni sullo spazio sempre più limitato della società civile, sollecitandolo a porre fine a intimidazioni e vessazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani e a mantenere la libertà di espressione e di associazione, facendo sì che la legislazione che regola la società civile si allinei agli impegni internazionali. Le istituzioni Ue dovrebbero anche chiedere alla Russia di fermare le continue violenze e persecuzioni nei confronti dei giornalisti, rispettare la libertà dei mezzi di comunicazione e garantire che «i media indipendenti, beneficino di condizione politiche ed economiche che consentano loro di funzionare normalmente». Garantire gli investimenti Ue in Russia e la sicurezza energetica - Il Parlamento ritiene che il Consiglio e la Commissione dovrebbero continuare ad sostenere l’accesso della Russia all’Omc e l’ulteriore apertura della sua economia, insistendo affinché la relazione Ue-russia «si basi sui principi dei mercati aperti e liberalizzati e sulla reciprocità dei diritti di investimento tra i partner». Dovrebbero inoltre esigere che il governo russo, in cambio di legami economici stretti e vantaggiosi, garantisca i diritti di proprietà degli investitori stranieri e riveda la legge relativa ai settori strategici del 2008, che permette allo Stato russo di esercitare una discriminazione nei confronti degli investitori esteri. Nell´ambito degli attuali negoziati di adesione all’Omc, sono sollecitati a invitare le autorità russe a eliminare gli oneri discriminatori, in particolare per il cargo ferroviario, ad abolire i dazi all’esportazione sul legname non trattato, nonché a mantenere il suo impegno all´eliminazione graduale dei pagamenti per il sorvolo della Siberia. Il Consiglio e la Commissione sono invitati a chiedere alla Russia di introdurre nuovi miglioramenti nella legislazione e nell´applicazione in materia di protezione dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale, e a garantirne la piena attuazione in modo da lottare efficacemente contro la contraffazione e la pirateria. Esprimendo preoccupazione riguardo «all´affidabilità dell´approvvigionamento energetico russo», il Parlamento rileva che una relazione sicura nel campo dell’energia tra l’Ue e la Russia, poggia anche «sulla trasparenza degli scambi nei paesi di transito». Consiglio e Commissione dovrebbero quindi insistere affinché il trattato Tce (Carta europea dell´energia), costituisca la base delle relazioni in campo energetico e affinché i suoi principi e il suo protocollo di transito siano incorporati nel nuovo accordo. Dovrebbero inoltre invitare a «potenziare l’efficienza e la capacità di risposta alle situazioni di crisi del dialogo Ue-russia in materia di energia, aumentare la trasparenza, la reciprocità, la sicurezza degli investimenti e, di conseguenza, dell´approvvigionamento energetico». Infine, sono invitati a sottolineare la necessità di creare un sistema basato su regole trasparenti e un meccanismo di risoluzione delle controversie in campo energetico». . . . . <<BACK

Torna all'inizio


IL PARLAMENTO EUROPEO CONDANNA TUTTI I TOTALITARISMI (sezione: Diritti umani)

( da "marketpress.info" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Martedì 07 Aprile 2009 IL PARLAMENTO EUROPEO CONDANNA TUTTI I TOTALITARISMI Bruxelles, 7 aprile 2009 - Nel condannare i crimini commessi da tutti regimi totalitari, il Parlamento sottolinea il successo dell´integrazione europea e l´esigenza di evidenziarne le conquiste, anche con una visione comune della Storia. Chiedendo di mantenere vive le memorie del passato, senza però imporre un´interpretazione politica dei fatti, sollecita l´apertura completa degli archivi segreti, specie in Russia. Auspica poi la proclamazione di una "Giornata europea del ricordo" delle vittime del totalitarismo. Adottando con 553 voti favorevoli, 44 contrari e 33 astensioni una risoluzione sostenuta da Ppe/de, Alde, Uen e Vedi /Ale, il Parlamento esprime anzitutto il proprio «rispetto per tutte le vittime dei regimi totalitari e antidemocratici dell´Europa e rende omaggio a coloro i quali hanno combattuto contro la tirannia e l´oppressione». Inoltre, riconfermando «la sua posizione unanime contro ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia», «condanna fermamente e inequivocabilmente tutti i crimini contro lumanità e le massicce violazioni dei diritti umani commesse da tutti i regimi totalitari e autoritari». Rilevando «l´unicità dell´Olocausto», osserva infatti che, in Europa, nel corso del Xx secolo, «milioni di persone sono state deportate, incarcerate, torturate e assassinate da regimi totalitari e autoritari». Rileva poi che l´Unione europea «ha una responsabilità particolare nel promuovere e salvaguardare la democrazia e il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, sia all´interno che all´esterno del suo territorio». In proposito, il Parlamento osserva che, fin dall’inizio, l’integrazione europea «è stata una risposta alle sofferenze inflitte da due guerre mondiali e dalla tirannia nazista, che ha comportato l’Olocausto, e all’espansione dei regimi comunisti totalitari e non democratici nell’Europa centrale e orientale». D´altra parte, il processo di integrazione europea ha avuto successo e «ha ormai portato a un’Unione europea comprendente paesi dell’Europa centrale e orientale che hanno vissuto sotto regimi comunisti dalla fine della Seconda guerra mondiale ai primi anni ’90», mentre le precedenti adesioni di Grecia, Spagna e Portogallo, hanno contribuito a garantire la democrazia nel Sud dell’Europa. Un emendamento del Pse approvato a larga maggioranza dall´Aula precisa che questi tre paesi sono stati «oppressi per lungo tempo da regimi fascisti». Il Parlamento invita quindi la Commissione e gli Stati membri a impegnarsi ulteriormente per rafforzare l´insegnamento della storia europea ed «evidenziare la conquista storica dell´integrazione europea e il forte contrasto tra il tragico passato e l´ordine sociale pacifico e democratico che caratterizza oggi l´Unione europea». Anche perché «l’Europa non sarà unita fino a quando non sarà in grado di conseguire una visione comune della propria storia, non riconoscerà il nazismo, lo stalinismo e i regimi fascisti e comunisti come retaggio comune e non avvierà un dibattito onesto e approfondito sui i crimini da essi perpetrati nel secolo scorso». In tale contesto, il Parlamento si dice inoltre convinto che «un´opportuna conservazione della memoria storica, una rivalutazione globale della storia europea e il riconoscimento a livello europeo di tutti gli aspetti storici dell´Europa moderna rafforzeranno l´integrazione europea». Sottolinea quindi l´importanza di mantenere vive le memorie del passato, «perché non può esservi riconciliazione senza verità memoria», e di rafforzare la consapevolezza europea dei crimini commessi dai regimi totalitari e non democratici promuovendo una documentazione e resoconti che testimonino del «tragico passato europeo». Osservando che «nessun organo o partito politico detiene il monopolio sull´interpretazione della storia e che tali organi e partiti non possono proclamare di essere oggettivi», il Parlamento nota che «le interpretazioni politiche ufficiali dei fatti storici non dovrebbero essere imposte attraverso decisioni a maggioranza dei parlamenti e che un parlamento non può legiferare sul passato». D´altra parte rileva che «le interpretazioni distorte della storia possono alimentare politiche esclusiviste fomentando quindi l´odio e il razzismo». Al riguardo, il Parlamento deplora che, vent´anni dopo il crollo delle dittature comuniste nell’Europa centrale e orientale, «in alcuni Stati membri sia ancora indebitamente limitato l’accesso a documenti di importanza personale o necessari per la ricerca scientifica». Chiede quindi «un autentico sforzo per l’apertura completa degli archivi», compresi quelli degli ex servizi di sicurezza interni, della polizia segreta e delle agenzie di intelligence, adottando al contempo provvedimenti volti a garantire che tale processo «non sia strumentalizzato a fini politici». Si dice infatti convinto che l’obiettivo finale della divulgazione e della valutazione dei crimini commessi dai regimi comunisti totalitari sia la riconciliazione, «che può essere raggiunta attraverso l´ammissione di responsabilità, la richiesta di perdono e il rafforzamento della rinascita morale». Invita inoltre il Consiglio e la Commissione a sostenere le attività di Ong come “Memorial” nella Federazione russa, attivamente impegnate nella ricerca e raccolta di documenti relativi ai crimini commessi durante il periodo stalinista. Il Parlamento chiede inoltre l’istituzione di «una piattaforma della memoria e della coscienza europee» e di un centro/memoriale paneuropeo di documentazione per le vittime di tutti i regimi totalitari. Rileva anche l´importanza di ricordare coloro che si sono attivamente opposti allo Stato totalitario e che «dovrebbero essere scolpiti nella coscienza degli europei come eroi dell´epoca totalitaria, per la loro dedizione, la fedeltà agli ideali, l´onore e il coraggio». Auspicando il rafforzamento degli attuali strumenti finanziari pertinenti, al fine di sostenere la ricerca storico-scientifica sulle questioni sopra delineate, chiede che il 23 agosto sia proclamata "Giornata europea del ricordo" delle vittime di tutti i regimi totalitari e autoritari, «da commemorare con dignità e imparzialità». L´aula ha infine respinto un altro emendamento dell´Uen che invitava la Commissione e il Consiglio ad estendere il campo di applicazione della decisione quadro sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia, ai crimini commessi da tutti i regimi totalitari, «poiché attualmente esso si limita ai reati commessi dal regime nazista», con lo scopo di applicare criteri simili ai crimini commessi da entrambi i principali regimi totalitari e riservare un trattamento analogo all´apologia, alla negazione o alla minimizzazione grossolana di tali crimini. Ha anche bocciato la proposta dello stesso gruppo che invitava il Consiglio e la Commissione a compiere i passi necessari per introdurre l´opportuna denominazione dei campi di concentramento e di sterminio tedeschi e sovietici «al fine di evitare che la colpa del genocidio sia addossata alle vittime anziché ai perpetratori». . . . . <<BACK

Torna all'inizio


Savona: poliziotto un amico in più, edizione numero nove (sezione: Diritti umani)

( da "Savona news" del 07-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Savona: poliziotto un amico in più, edizione numero nove Per il nono anno consecutivo torna a Savona il progetto di educazione alla legalità "Il Poliziotto: un amico in più". L'iniziativa, organizzata fin dal 2001 dalla polizia di stato in collaborazione con il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con l'Unicef, quest'anno interessa oltre a Savona altre 25 province italiane (Agrigento, Ancona, Aosta, Bari, Bologna, Bolzano, Caltanissetta, Caserta, Catania, Catanzaro, Chieti, Cuneo, Firenze, Foggia, Forli', Gorizia, Grosseto, Isernia, Latina, Lecce, Livorno, Lodi, Napoli, Novara, Nuoro, Oristano, Parma, Perugia, Pesaro Urbino, Pistoia, Potenza, Reggio Calabria, Rimini, Vicenza e Roma). "Il progetto, che si inserisce nell'ambito degli interventi volti a favorire il concetto di "polizia di prossimità" è finalizzato - spiegano in questura - allo sviluppo di una cultura della legalità, del rispetto dei diritti umani, della tolleranza, della solidarietà e di quei valori in genere sui quali si fonda una società civile, e quest'anno rende onore al ventennale della convenzione Onu sui diritti dell'infanzia". Per questo motivo il tema del 2009 recita: "Per crescere sicuri abbiamo diritto a …" ed è proprio su questo argomento che gli studenti di varie scuole italiane sono stati invitati a riflettere e ad offrire il loro contributo. Al concorso hanno potuto partecipare i ragazzi delle scuole dell'infanzia, della scuola primaria e secondaria di primo grado di molte scuole italiane con lavori, singoli e di gruppi, risultato di un percorso educativo e formativo svolto insieme ad insegnanti e familiari, con il supporto dei poliziotti di quartiere.

Torna all'inizio


La corrida è una vergogna per l'Europa. Una minoranza di spagnoli e una maggioranza di turisti,... (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

La corrida è una vergogna per l'Europa. Una minoranza di spagnoli e una maggioranza di turisti, assistono alla tortura rendendosi complici della speculazione sulla sofferenza». Lo afferma a piena voce Claudia Sgarzi, responsabile di Una, associazione «Uomo, natura, animali». Per contribuire a far conoscere l'orrore delle feste sanguinarie («Combattiamo l'ignoranza e l'indifferenza della gente», aggiunge) il sodalizio ha organizzato, ad Asti, un convegno che si svolgerà sabato 18 aprile alle 21 al Centro culturale san Secondo, via Carducci. Ospite d'onore sarà il conduttore televisivo Paolo Limiti. Vi parteciperanno anche numerose personalità, tra le quali Anna Maria Manzoni, psicologa e psicoterapeuta, Enrico Moriconi, presidente dei veterinari che si battono per i diritti degli animali e il docente universitario Renato Bordone. La sezione Una di Asti è nata una quindicina di anni fa, conta 10 iscritti, tutti operatori e guardie zoologiche. La sede è in frazione Sessant e risponde al numero telefonico 0141/294.427. La quota di adesione è facoltativa. Ad affiancare Claudia Sgarzi, presidente, ci sono Valentina Cerigo, vice, e Gloria Grosso, segretaria. Il motto è: «L'uomo, la natura e gli animali o si salvano o si perdono insieme». L'attività è cospicua: mostre fotografiche, proiezioni di filmati, manifestazioni e incontri di vario genere; opera di sensibilizzazione, interventi contro i maltrattamenti di animali e vigilanza sull'ambiente. «Partecipiamo alle manifestazioni che si svolgono non solo in Italia - spiega Sgarzi - Lo scorso anno siamo stati ad Arles, in Provenza, a contestare la corrida, con animalisti giunti da tutta Europa. Ma ci battiamo contro ogni forma di crudeltà o di mancanza di rispetto nei confronti degli animali. Siamo sul fronte di una ragionevole contestazione anche per quanto riguarda la "Giostra del pitu" che si svolge a Tonco. Ci battiamo contro la caccia e per convinzione e coerenza siamo vegetariani. Una cosa che consideriamo indegna è l'abbattimento selettivo di alcune specie come i caprioli o i cinghiali. Lo scorso anno abbiamo partecipato a una protesta a Ovada». I volontari di «Una» sono presenti nelle scuole, per parlare ai ragazzi dei diritti degli animali, della necessità di proteggere l'ambiente e della pace nel mondo, come bene primario e occasione di progresso dell'umanità. «Aiutiamo anche chi possiede animali - spiega la presidente - e non è in grado, per ragioni economiche, di provvedere adeguatamente al loro mantenimento. Ovviamente siamo contrari anche alle pellicce e alla vivisezione». A proposito della corrida («Parte delle tasse pagate dai cittadini europei vengono date come contributi agli allevamenti dei tori da corrida», informa la presidente), chi vuole documentarsi, può chiedere all'associazione un opuscolo che contiene la storia e testimonia le sevizie compiute sul toro ancora prima del tragico spettacolo, di quella che anche molti spagnoli definiscono una «verguenza nacional» (vergogna nazionale), affermando che «tortura no es arte ni cultura».

Torna all'inizio


"Complici del Silenzio" di Stefano Incer (sezione: Diritti umani)

( da "superEva notizie" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

"Complici del Silenzio" di Stefano Incerti al Il dramma dei desaparecidos argentini torna protagonista al cinema con Complici del silenzio di Stefano Incerti, in sala dal 17 aprile con Mediaplex, che sulle orme di Garage Olimpo di Marco Bechis[...] al Il dramma dei desaparecidos argentini torna protagonista al cinema con Complici del silenzio di Stefano Incerti, in sala dal 17 aprile con Mediaplex, che sulle orme di Garage Olimpo di Marco Bechis (1999) affronta la violenza e i soprusi compiuti negli anni dalla dittatura militare di Jorge Rafael Videla nei confronti di chi si opponeva al regime, dai rivoluzionari agli studenti e agli intellettuali. Il film, interpretato, tra gli altri, da Alessio Boni, Giuseppe Battiston e Florencia Raggi e prodotto dalla Surf Film di Massimo Vigliar (con Argentina e Spagna), è ambientato a Buenos Aires durante i Mondiali di calcio del 1978, sui quali sono puntati i riflettori di tutto il mondo mentre nell'ombra si perpetrano gravissime violazioni dei diritti umani, tra sequestri di attivisti politici e guerriglieri, proibizione di sindacati e giornali, tortura per estorcere informazioni e sparizioni di massa, contando che tra il 1976 e il 1982 scomparvero circa trentamila persone. «Questa terribile vicenda è stata già raccontata, ma ho fatto questo film per il motivo più ovvio, ossia per non dimenticare», ha spiegato Incerti, che ha firmato la sceneggiatura insieme a Rocco Oppedisano. «Ho voluto rivolgermi soprattutto ai giovani che non ne sanno nulla, ma anche agli argentini che ancora non hanno fatto i conti col proprio passato. Alcuni sono lacerati, ma ancora convinti che tutto ciò è stato giusto e meritato». Sullo schermo, la storia si svela attraverso lo sguardo del giornalista sportivo italiano Maurizio Gallo (Boni) che con il suo fotoreporter (Battiston) arriva in Argentina per seguire i Mondiali ma si ritroverà subito coinvolto in un'intricata vicenda politico-militare dopo l'incontro con la giovane guerrigliera Ana (Florencia Raggi), di cui si innamora, scoprendo sulla sua pelle una sanguinosa realtà fatta di carceri segrete e disperazione delle famiglie degli scomparsi. «La novità della pellicola è nel mostrare il cortocircuito tra la gioia del calcio, in superficie, e il dolore delle sevizie a pochi passi dai festeggiamenti», ha affermato Incerti ricordando poi che proprio a febbraio la Corte di Cassazione ha confermato la condanna all'ergastolo di cinque militari che torturarono e uccisero tre italoargentini nella Scuola tecnica della Marina, ora diventata il 'Museo della Memoria'. «Credo che il film sia un monito per il futuro», ha detto ancora, «perché quello che è avvenuto in Argentina, un paese ricco, colto e solido prima della dittatura, non si ripeta più, da nessuna parte». L'augurio del regista, che non ha «voluto dare soluzioni né scoprire intrighi», è che «il film coinvolga gli spettatori e per questo l'ho realizzato in chiave popolare. E' stato scritto e montato con ritmo e una tensione quasi da thriller», per trasmettere emozioni al pubblico che, ha aggiunto, «oggi è un po' distratto. Mi sono ispirato a Rosi che spettacolarizzava gli argomenti più difficili per renderli affascinanti». Quanto al finale, in cui Maurizio Gallo incontra vent'anni dopo la figlia avuta da Ana, ha sottolineato: «Volutamente ho voluto che non fosse punitivo, perché c'è una parte buona che va difesa e resiste la speranza di un futuro migliore». La parola è poi passata al protagonista, Alessio Boni, che ha detto di non essersi «preparato prima delle riprese, per arrivare vergine e lasciarmi plasmare dall'idea del film che aveva Stefano. Sul set si respirava un'atmosfera cupa e tetra, sono stato 4 giorni chiuso nel posto dove si svolgevano le torture, sono entrato dentro la follia, è stato pazzesco». Una follia di cui ancora si conosce poco e c'è molto da svelare, ha infine dichiarato il giornalista della Rai Italo Moretti, che è intervenuto alla conferenza stampa: «Il governo italiano sapeva come agiva Videla ma tacque per difendere gli interessi in Argentina di Fiat e Pirelli - ha denunciato - Ed è assurdo che su 3mila giornalisti sportivi che seguirono i Mondiali solo due olandesi parlarono di quegli orrori». PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 8 aprile 2009 in: News » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

Torna all'inizio


Il cinema dei diritti (sezione: Diritti umani)

( da "Trentino" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Allo Spazio Off stasera Il cinema dei diritti TRENTO. Con «Z - L'orgia del potere», allo Spazio Off prosegue oggi la rassegna di film consacrati al tema dei diritti umani (in collaborazione con Amnesty international). Premio Oscar come miglior film straniero nel 1970, «Z - L'orgia del potere» è firmato da un maestro del cinema politico quale Costantin Costa-Gavras. L'opera è ambientata nella Grecia nel 1963: un giovane magistrato indaga sulla morte di un deputato pacifista e scopre una cospirazione ordita dalla polizia. La proiezione inizia alle 21, biglietto d'ingresso a 2 euro.

Torna all'inizio


L'ex presidente peruviano Fujimori condannato a 25 anni di carcere (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere.it" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

oggi la sentenza dopo un processo durato 15 mesi L'ex presidente peruviano Fujimori condannato a 25 anni di carcere E' stato riconosciuto come il mandante delle stragi commesse dagli «squadroni della morte» MILANO - Alberto Fujimori è stato condannato a 25 anni di prigione dalla Corte Suprema di Giustizia di Lima per violazione dei diritti umani. Il giudice ha dichiarato che le accuse contro l'ex presidente sono state provate «al di là di ogni ragionevole dubbio». Soddisfatta per la sentenza Human Rights Watch: «Dopo esser sfuggito alla giustizia per tanti anni, alla fine Fujimori dovrà pagare per alcuni dei suoi crimini» ha dichiarato un portavoce dell'organizzazione. LA SENTENZA - Fujimori , 70 anni, è stato riconosciuto come il mandante delle stragi dei Quartieri Alti e dell'Università La Cantuta che fecero 25 vittime tra il 1991 e il 1993. Le mattanze furono commesse dallo «squadrone della morte» paramilitare «La Colina», controllato dallo stesso Fujimori durante il suo mandato. Il processo che si è tenuto in una base delle Forze speciali peruviane alla periferia della capitale Lima, è stato il primo che ha visto un presidente democraticamente eletto condannato per violazione dei diritti umani nel suo stesso paese. Fuori dalla base, attivisti anti-Fujimori e suoi sostenitori si sono affrontati con slogan, pugni e lanci di sassi prima di essere separati da agenti anti sommossa. Figlio di immigrati giapponesi, Fujimori godette di enorme popolarità durante gran parte del suo mandato (1990-2000) per aver stabilizzato l'economia del paese e soprattutto per la lotta condotta contro la guerriglia maoista «Sendero Luminoso» e contro il Movimento rivoluzionario Tupac Amaru. Durante gli anni '80 e '90 , i due gruppi gettarono il paese nel caos con una serie di attentati e attacchi a infrastrutture. Nel novembre 2000 però, in seguito allo scoppio di uno scandalo di corruzione, Fujimori fuggì in Giappone, dove rimase fino al 2005, quando si recò in Cile dove venne infine arrestato. La sentenza di martedì arriva dopo un processo durato 15 mesi. LA POSSIBILE EREDE - La figlia di Fujimori, Keiko, è una parlamentare molto popolare in Perù -la più votata del 2006- e alcuni ritengono che potrebbe usare la condanna del padre per attrarre simpatizzanti in vista delle elezioni presidenziali del 2011, che la vedono come una delle favorite. stampa |

Torna all'inizio


20:41 PERU': 25 ANNI A FUJIMORI PER VIOLAZIONE DIRITTI UMANI (sezione: Diritti umani)

( da "Agi" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

PERU': 25 ANNI A FUJIMORI PER VIOLAZIONE DIRITTI UMANI Lima - L'ex presidente peruviano Alberto Fujimori e' stato riconosciuto colpevole di crimini contro l'umanita' e condannato a 25 anni di reclusione. Il giudice ha detto che le accuse contro l'ex-presidente sono state provate "ben oltre ogni ragionevole dubbio", ma Fujimori ha preannunciato che presentera' appello. L'ex presidente di origine giapponese era accusato delle mattanze di Quartieri Alti e dell'Universita' La Cantuta, commessi a Lima nel 1992 e nel 1993 dallo squadrone della morte "La Colina" che causarono 25 vittime tra il 1991 e il 1992 e del sequestro di un giornalista, Gustavo Gorriti, e un imprenditore, Sauel Dyer, nel 1992. All'esterno dell'aula del processo, seguaci di Fujimori e un gruppo di sindacalisti si sono scontrati: gli uni gridavano "terroristi", gli altri !"assassini", e ci sono stati tafferugli. Un simpatizzante di Fujimori e' rimasto ferito alla testa dal lancio di una pietra. La figlia di Fujimori, Keiko -affermata avvocatessa e parlamentare, che sarebbe addirittura il candidato favorito se decidesse di presentarsi candidata alle prossime presidenziali- ha detto che la condanna di suo padre "e' un'aberrazione, che istiga odio e vendetta". E ha preannunciato, che i fujimoristi "scenderanno in strada pacificamente per appoggiare" il padre, "il migliore presidente che ha avuto il Paese, che ha vinto il terrorismo". Fujimori, che aveva goduto di grande popolarita' durante gli anni del suo mandato soprattutto per la repressione 'manu militari' di Sendero Luminoso, nel novembre del 2000 si era rifugiato in Giappone, suo Paese d'origine, inseguito dagli scandali e dalle accuse di corruzione. Soddisfatta per la condanna Human Rights Watch: "Dopo esser sfuggito alla giustizia per tanti anni, alla fine Fujimori dovra' pagare per alcuni dei suoi crimini".

Torna all'inizio


"Anche medici coinvolti nelle torture Cia" (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere.it" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il documento doveva restare confidenziale. L'intelligence Usa: con Obama linea cambiata "Anche medici coinvolti nelle torture Cia" Rapporto riservato Croce Rossa: personale sanitario ha partecipato agli interrogatori svolti a Guantanamo MILANO - C'era anche del personale medico ad assistere alle torture inflitte dalla Cia ai prigionieri di Guantanamo. La denuncia arriva dalla Croce Rossa, che dopo avere ascoltato il racconto di 14 prigionieri spostati dal carcere di massima sicurezza per i sospetti terroristi, che gli Usa avevano allestito in un'area sotto il loro controllo nel territorio di Cuba. La loro presenza, secondo il rapporto diffuso oggi dal New York Times, serviva per assicurare che i detenuti non morissero durante le pratiche coercitive adottate nel tentativo di farli confessare. Il ruolo dei medici, in estrema sintesi, sarebbe dunque stato quello di verificare che non si superasse il punto di non ritorno, controllando in tempo reale le condizioni di salute dei reclusi. PRATICHE DI TORTURA - Come è stato più volte denunciato, i detenuti di Guantanamo erano sottoposti a pratiche di tortura quali il (una tecnica che consiste nell'inondare il volto di acqua fino quasi all'annegamento) o la reclusione in piccole gabbie che venivano poi appese al soffitto. I prigionieri venivano anche sbattuti ripetutamente contro le pareti del carcere. I sanitari, in questi casi, secondo la denuncia della Croce Rossa, dovevano affiancare gli agenti dell'intelligence per consigliare loro quando fermarsi ed evitare così indesiderate morti per annegamento o per percosse. Un comportamento, questo, considerato inaccettabile per chi dovrebbe fare della tutela delle vite e della salute umana la propria missione di vita. «STRICTLY CONFIDENTIAL» - Il rapporto, realizzato nel 2007, non era destinato ad essere diffuso e non a caso riporta nel frontespizio l'indicazione di «strictly confidential», strettamente riservato. Ma lunedì notte era stato pubblicato dal giornalista Mark Danner sulla . Il comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc) tende a mantenere confidenziali questi rapporti che riserva agli organismi ufficiali, per evitare che le autorità, per evitare la diffusione di notizie evidentemente compromettenti, inizino a negare alla stessa Croce Rossa i contatti con i detenuti. Anche per questo i portavoce dell'Icrc a Washington hanno scelto di non commentare. NUOVA POLITICA - Un portavoce della Cia, citato dal Nytimes, ha declinato ogni commento sul rapporto, trincerandosi dietro al no comment e alla policy di riservatezza opposta anche dalla Croce Rossa. Ma ha ricordato che il presidente Obama ha dichiarato pubblicamente di volere che gli interrogatori siano condotti solo secondo tecniche non coercitive e che lo stesso neo-direttore della Cia, Leon Panetta, «ha assicurato che l'agenzia di atterrà agli ordini del presidente». Nessuna mano libera, insomma, come forse era stato possibile avere negli anni del tandem Bush-Cheney. I metodi di interrogatorio della Cia erano stati dichiarati legali dal dipartimento della Giustizia americano sotto la presidenza repubblicana. ACCUSE A BUSH - Il rapporto della Croce Rossa, che si sviluppa in 40 pagine, critica in ogni caso le politiche di detenzione di Guantanamo, non solo per le torture ma anche per l'isolamento totale dei prigionieri e per il fatto che nulla sulle loro condizioni sia stato fatto sapere ai governi degli Stati di provenienza e ai loro famigliari. Una pratica, questa, in contrasto con le leggi e le prassi umanitarie internazionali. Nel testo si punta poi il dito contro l'amministrazione Bush, colpevole di non avere voluto mai collaborare con la Croce Rossa, negando informazioni e possibilità di contatto con i detenuti. Una politica che ha subito una netta inversione di tendenza lo scorso gennaio, con l'indediamento di Obama: il neo presidente ha infatti interrotto il programma di detenzione segreta avviato dal suo predecessore come forma di difesa dal terrorismo e ha disposto che alla Croce Rossa fossero immediatamente messe a disposizione tutte le informazioni circa persone detenute dalla Cia o da qualunque altra agenzia Usa. «NESSUNA GIUSTIFICAZIONE» - Il caso del coinvolgimento dei medici, nel frattempo, fa discutere. Maxwell Gregg Bloche, professore di legge alla Georgetown University e psichiatra, ha parlato di «fastidiosa conferma delle nostre peggiori paure» circa il ruolo attivo avuto da personale sanitario in pratiche di tortura. E non basta la giustificazione addotta da più parti secondo cui proprio la presenza di medici avrebbe consentito di evitare ulteriori decessi: «E' un argomento - fa notare Bloche -, che ho già sentito. E' la stessa cosa che dicevano i dittatori della giunta militare uruguayana». Al. S. stampa |

Torna all'inizio


La Croce rossa: (sezione: Diritti umani)

( da "Cittadino, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Guantanamo, medici complici delle torture» WASHINGTON Agli interrogatori condotti dalla Cia nei confronti di prigionieri sospettati di avere legami con il terrorismo parteciparono anche medici. Avevano il compito di verificare che il "waterboarding" (la tecnica di interrogatorio che porta l'interrogato alle soglie dell'annegamento) o altre pratiche estreme non portassero alla morte del prigioniero. Lo denuncia un rapporto confidenziale del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr), di cui dà notizia il «New York Times». In base al rapporto, personale medico è stato «profondamente» coinvolto nelle pratiche di interrogatorio della Cia considerate tortura. Il rapporto è stato redatto in base alle affermazioni di 14 prigionieri aderenti ad al Qaeda detenuti a Guantanamo dal 2006. Uno dei prigionieri sottoposti a queste pratiche di interrogatorio, Khalid Shalikh Mohammed, considerato tra gli ideatori degli attentati dell'11 settembre, ha rivelato che quando veniva sottoposto a '"waterboarding" c'era sempre qualcuno che gli controllava il battito del polso e il livello di ossigeno. Non solo: in diverse occasioni il medico presente ordinò che la seduta in corso fosse interrotta.Il Comitato Internazionale della Croce Rossa - rivela il «New York Times» - nel suo rapporto precisa che il compito del personale medico e paramedico presente agli interrogatori era, in sostanza, quello di garantire che i prigionieri non morissero.Il CICR, che parla esplicitamente di tortura, sottolinea che la presenza di medici e di personale medico ad interrogatori di questo tipo rappresenta di per sé «una volgare violazione dell'etica medica». Tanto più se, come scritto nel rapporto, questo «personale medico» era presente anche in altre occasioni speciali: quando i prigionieri venivano messi in isolamento in celle strettissime, o gelate, quando venivano incatenati con le braccia al soffitto, quando erano costretti a stare in piedi per ore.Un portavoce della Cia, interpellato al riguardo, si è limitato a dire che il presidente Barack Obama ha proibito di utilizzare negli interrogatori tecniche del genere e che il nuovo direttore della Cia, Leon Panetta, «si è mosso in modo decisivo per essere certo che gli ordini del presidente siano eseguiti». Luciano Clerico

Torna all'inizio


Mentre nel mondo si diffondevano le immagini della guerra e degli attentati trasmesse in tv, u... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Mentre nel mondo si diffondevano le immagini della guerra e degli attentati trasmesse in tv, un altro Iraq nasceva a poco a poco, invisibile sugli schermi. Era quello che cercavamo e cerchiamo di costruire noi delle associazioni civili, che difendiamo i diritti umani, assistiamo i detenuti, promuoviamo il ruolo della donna, e arriviamo a garantire servizi scolastici e sanitari primari laddove lo Stato è assente». Così Abdullah Khalid, giornalista e membro di Almesalla, un'associazione curdo-irachena che promuove la cultura del dialogo e della non-violenza, descrive il fiorire delle organizzazioni non governative (Ong), un fenomeno nuovo per l'Iraq. Segno dei tempi che cambiano, e dei progressi che maturano nonostante mille difficoltà. «Stiamo costruendo sulle rovine di decenni di dittatura», afferma Kifah Al Jawaheri, ingegnere, co-fondatore di «Alamal», che gestisce progetti di formazione professionale e fornisce assistenza legale a donne e giovani. Il giovane Abdullah e l'anziano Kifah sono fra i circa 40 rappresentanti di Ong irachene che su invito di «Un Ponte per ...» hanno partecipato ad un forum svoltosi a Velletri e dedicato proprio alle sfide che affrontano coloro che cercano di ricostruire l'Iraq partendo dal basso, anziché dalle strutture di potere. Comune a tutti è la convinzione che la tragedia delle divisioni interetniche, tanto enfatizzata dalla stampa internazionale, appartenga più alla logica delle lotte tra fazioni politiche di quanto non sia radicato nella cultura nazionale irachena. «Gli scontri interetnici non sono movimenti spontanei, ma frutto di manipolazioni dei centri di comando», afferma Kifah. «Nel pieno delle faide tra milizie a Baghdad, ho dovuto per sicurezza abbandonare la mia casa e fuggire. Sa chi ha preso cura delle mie cose, e mi ha avvertito quando era il momento di tornare? I miei vicini, che appartengono ad un gruppo etnico diverso, e avrebbero potuto profittare della situazione». Kifah si rifiuta di dire se sia sciita o sunnita. «Sono iracheno e basta -insiste-. Il mio impegno è che si affermi nella vita associata un unico principio, quello di cittadinanza». Secondo i partecipanti alla conferenza, quel principio sta prendendo corpo nella vita reale del Paese. Tutti concordano nel descrivere una Baghdad rappacificata, dove le famiglie scappate per paura di rappresaglie sono rientrate nelle loro abitazioni. Qualcuno nota come le artificiali campagne d'odio non abbiano affatto diminuito il numero dei matrimoni misti, fra cristiani e musulmani, sciiti e sunniti, arabi e curdi. Il pericolo viene piuttosto dall'alto, dalle scelte di legislatori che considerano i loro connazionali, o vogliono farli diventare, meno socialmente liberi e mentalmente aperti di quanto essi non siano. L'esempio più citato è il nefasto articolo 41 della Costituzione, che sostituisce il codice di famiglia laico vigente dal 1959 con una sorta di anarchia giuridica di stampo confessionale. Anziché fissare regole valide per tutti i cittadini, si concede a ciascuno la facoltà di scegliersi, in base al proprio orientamento religioso, l'insieme di norme preferite in materia di diritti coniugali, divorzio, educazione dei figli, eredità. Con il pretesto di rispettare le singole identità culturali, si favorisce un guazzabuglio di competenze conflittuali. «Quale tribunale deciderà e quali leggi saranno applicate, se i coniugi sono di fedi diverse», rileva la signora Afyan Raheem, di Tammuz, organizzazione per lo sviluppo sociale con sede a Erbil. «La ricostruzione dell'Iraq non può avvenire senza il concorso della società civile, che è la spina dorsale del Paese», afferma Ali Hachem, diplomatico dell'ambasciata di Baghdad in Italia, che interviene al raduno lamentandosi però di non essere stato invitato. In margine al convegno, qualcuno commenta che se il governo iracheno ha tanta stima per le Ong, non si capisce perché prepari una legge che le ingabbia. Ad esempio, afferma Paola Gasparoli, di "Un Ponte per..." «imponendo controlli esageratamente rigidi sui rapporti con i soggetti donatori». «Comunque il fatto stesso che siamo potuti venire tutti in Italia e discutiamo liberamente tra noi, è una dimostrazione della maggiore libertà che si respira oggi in Iraq, e della vivacità della società irachena», commenta Kifah. Altri sottolineano il successo della pressione dal basso per imporre le «quote rosa» nelle candidature elettorali, anche se, rileva Afyan, «la soglia minima del 25% (il 30% in Kurdistan) non è sempre rispettata nei fatti, e con mille trucchi si cerca di vanificarla, ad esempio relegando le donne in fondo alle liste». Luci ed ombre. Hassan Awad Sdawi è un operaio della South Oil Company, l'azienda petrolifera di Stato dell'Iraq meridionale. Presiede un sindacato che ufficialmente non esiste, perché la legge 151 in vigore dal 1987 vieta ogni attività organizzata in difesa dei lavoratori nelle aziende pubbliche. Poiché Hassan è un fuorilegge, contro di lui hanno spiccato un ordine di arresto. Poiché a Bassora e dintorni Hassan è molto popolare, i militari incaricati di eseguirlo si sono rifiutati di obbedire. «Siamo costantemente esposti alle minacce ed alle pressioni dei potentati politici iracheni», afferma il sindacalista. «Stiamo dandoci da fare perché sia abolita la 151 e sia varata al suo posto una legge-quadro sulle attività sindacali. Nel frattempo chi si impegna nei luoghi di lavoro in difesa dei diritti propri e dei compagni rischia il licenziamento». Oltre alla lotta per la propria stessa sopravvivenza, il sindacato è impegnato in una battaglia che riguarda le scelte economiche di fondo. «Siamo contrari agli accordi che il governo vuole fare con le aziende straniere per lo sfruttamento delle risorse naturali -dice Hassan-. Il progetto prevede in sostanza la svendita delle nostre ricchezze in gas e petrolio, nonostante la Costituzione dica che gli idrocarburi sono proprietà del popolo iracheno». Secondo Hassan con il sistema del "Production sharing agreement" l'Iraq consegnerebbe quasi metà del suo patrimonio in mani straniere. «Noi siamo consapevoli che la tecnologia estera è importante, visto il ritardo accumulato per le guerre e l'embargo internazionale. Ma possiamo ottenerla attraverso contratti di servizio. Finora la nostra opposizione ha ritardato il varo della legge voluta dal governo. Vedremo come finirà».

Torna all'inizio


L'altro Iraq tra volontariato matrimoni misti e quote rosa (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'altro Iraq tra volontariato matrimoni misti e quote rosa Nel Paese c'è ancora violenza ma sta rinascendo la società civile. Crescono le ong e tra le rovine dell'ex regno di Saddam prende forza il sindacato GABRIEL BERTINETTO «Mentre nel mondo si diffondevano le immagini della guerra e degli attentati trasmesse in tv, un altro Iraq nasceva a poco a poco, invisibile sugli schermi. Era quello che cercavamo e cerchiamo di costruire noi delle associazioni civili, che difendiamo i diritti umani, assistiamo i detenuti, promuoviamo il ruolo della donna, e arriviamo a garantire servizi scolastici e sanitari primari laddove lo Stato è assente». Così Abdullah Khalid, giornalista e membro di Almesalla, un'associazione curdo-irachena che promuove la cultura del dialogo e della non-violenza, descrive il fiorire delle organizzazioni non governative (Ong), un fenomeno nuovo per l'Iraq. Segno dei tempi che cambiano, e dei progressi che maturano nonostante mille difficoltà. «Stiamo costruendo sulle rovine di decenni di dittatura», afferma Kifah Al Jawaheri, ingegnere, co-fondatore di «Alamal», che gestisce progetti di formazione professionale e fornisce assistenza legale a donne e giovani. Il giovane Abdullah e l'anziano Kifah sono fra i circa 40 rappresentanti di Ong irachene che su invito di «Un Ponte per ...» hanno partecipato ad un forum svoltosi a Velletri e dedicato proprio alle sfide che affrontano coloro che cercano di ricostruire l'Iraq partendo dal basso, anziché dalle strutture di potere. Comune a tutti è la convinzione che la tragedia delle divisioni interetniche, tanto enfatizzata dalla stampa internazionale, appartenga più alla logica delle lotte tra fazioni politiche di quanto non sia radicato nella cultura nazionale irachena. «Gli scontri interetnici non sono movimenti spontanei, ma frutto di manipolazioni dei centri di comando», afferma Kifah. «Nel pieno delle faide tra milizie a Baghdad, ho dovuto per sicurezza abbandonare la mia casa e fuggire. Sa chi ha preso cura delle mie cose, e mi ha avvertito quando era il momento di tornare? I miei vicini, che appartengono ad un gruppo etnico diverso, e avrebbero potuto profittare della situazione». Kifah si rifiuta di dire se sia sciita o sunnita. «Sono iracheno e basta -insiste-. Il mio impegno è che si affermi nella vita associata un unico principio, quello di cittadinanza». Secondo i partecipanti alla conferenza, quel principio sta prendendo corpo nella vita reale del Paese. Tutti concordano nel descrivere una Baghdad rappacificata, dove le famiglie scappate per paura di rappresaglie sono rientrate nelle loro abitazioni. Qualcuno nota come le artificiali campagne d'odio non abbiano affatto diminuito il numero dei matrimoni misti, fra cristiani e musulmani, sciiti e sunniti, arabi e curdi. Il pericolo viene piuttosto dall'alto, dalle scelte di legislatori che considerano i loro connazionali, o vogliono farli diventare, meno socialmente liberi e mentalmente aperti di quanto essi non siano. L'esempio più citato è il nefasto articolo 41 della Costituzione, che sostituisce il codice di famiglia laico vigente dal 1959 con una sorta di anarchia giuridica di stampo confessionale. Anziché fissare regole valide per tutti i cittadini, si concede a ciascuno la facoltà di scegliersi, in base al proprio orientamento religioso, l'insieme di norme preferite in materia di diritti coniugali, divorzio, educazione dei figli, eredità. Con il pretesto di rispettare le singole identità culturali, si favorisce un guazzabuglio di competenze conflittuali. «Quale tribunale deciderà e quali leggi saranno applicate, se i coniugi sono di fedi diverse», rileva la signora Afyan Raheem, di Tammuz, organizzazione per lo sviluppo sociale con sede a Erbil. «La ricostruzione dell'Iraq non può avvenire senza il concorso della società civile, che è la spina dorsale del Paese», afferma Ali Hachem, diplomatico dell'ambasciata di Baghdad in Italia, che interviene al raduno lamentandosi però di non essere stato invitato. In margine al convegno, qualcuno commenta che se il governo iracheno ha tanta stima per le Ong, non si capisce perché prepari una legge che le ingabbia. Ad esempio, afferma Paola Gasparoli, di "Un Ponte per..." «imponendo controlli esageratamente rigidi sui rapporti con i soggetti donatori». «Comunque il fatto stesso che siamo potuti venire tutti in Italia e discutiamo liberamente tra noi, è una dimostrazione della maggiore libertà che si respira oggi in Iraq, e della vivacità della società irachena», commenta Kifah. Altri sottolineano il successo della pressione dal basso per imporre le «quote rosa» nelle candidature elettorali, anche se, rileva Afyan, «la soglia minima del 25% (il 30% in Kurdistan) non è sempre rispettata nei fatti, e con mille trucchi si cerca di vanificarla, ad esempio relegando le donne in fondo alle liste». Luci ed ombre. Hassan Awad Sdawi è un operaio della South Oil Company, l'azienda petrolifera di Stato dell'Iraq meridionale. Presiede un sindacato che ufficialmente non esiste, perché la legge 151 in vigore dal 1987 vieta ogni attività organizzata in difesa dei lavoratori nelle aziende pubbliche. Poiché Hassan è un fuorilegge, contro di lui hanno spiccato un ordine di arresto. Poiché a Bassora e dintorni Hassan è molto popolare, i militari incaricati di eseguirlo si sono rifiutati di obbedire. «Siamo costantemente esposti alle minacce ed alle pressioni dei potentati politici iracheni», afferma il sindacalista. «Stiamo dandoci da fare perché sia abolita la 151 e sia varata al suo posto una legge-quadro sulle attività sindacali. Nel frattempo chi si impegna nei luoghi di lavoro in difesa dei diritti propri e dei compagni rischia il licenziamento». Oltre alla lotta per la propria stessa sopravvivenza, il sindacato è impegnato in una battaglia che riguarda le scelte economiche di fondo. «Siamo contrari agli accordi che il governo vuole fare con le aziende straniere per lo sfruttamento delle risorse naturali -dice Hassan-. Il progetto prevede in sostanza la svendita delle nostre ricchezze in gas e petrolio, nonostante la Costituzione dica che gli idrocarburi sono proprietà del popolo iracheno». Secondo Hassan con il sistema del "Production sharing agreement" l'Iraq consegnerebbe quasi metà del suo patrimonio in mani straniere. «Noi siamo consapevoli che la tecnologia estera è importante, visto il ritardo accumulato per le guerre e l'embargo internazionale. Ma possiamo ottenerla attraverso contratti di servizio. Finora la nostra opposizione ha ritardato il varo della legge voluta dal governo. Vedremo come finirà». L'Inchiesta

Torna all'inizio


A Guantanamo medici coinvolti nelle torture (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

«A Guantanamo medici coinvolti nelle torture» Torture calibrate con lo stetoscopio. Waterboarding medicalmente guidati per sfiorare il peggio senza precipitare nell'irreparabile. Che nel lager di Guantanamo i detenuti fossero regolarmente sottoposti a torture per fiaccarne la resistenza durante gli interrogatori condotti dalla Cia era un fatto noto. Ma non che ci fosse una regìa medica della violenza, per evitare che i prigionieri morissero sotto interrogatorio. Lo denuncia un rapporto confidenziale del Comitato internazionale della Croce rossa che risale al 2007, ma che solo ora viene svelato sul sito del The New York Review of Books da Mark Danner, un giornalista che si è spesso occupato di tortura. A Guantanamo non solo si ricorreva alla tortura ma ci si serviva di personale medico per indirizzare gli interrogatori. IL CASO

Torna all'inizio


croce rossa: anche medici presenti agli interrogatori cia a guantanamo (sezione: Diritti umani)

( da "Nuova Venezia, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 10 - Altre Croce Rossa: anche medici presenti agli interrogatori Cia a Guantanamo WASHINGTON. Agli interrogatori condotti dalla Cia nei confronti di prigionieri sospettati di avere legami con il terrorismo parteciparono anche medici. Avevano il compito di verificare che il «waterboarding» (la tecnica di interrogatorio che porta l'interrogato alle soglie dell'annegamento) o altre pratiche estreme non portassero alla morte del prigioniero. Lo denuncia un rapporto confidenziale del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr), di cui dà notizia il New York Times. In base al rapporto, personale medico è stato «profondamente» coinvolto nelle pratiche di interrogatorio della Cia considerate tortura. Il rapporto è stato redatto in base alle affermazioni di 14 prigionieri aderenti ad al Qaida e detenuti a Guantanamo dal 2006. Uno dei prigionieri sottoposti a queste pratiche di interrogatorio, Khalid Shalikh Mohammed, considerato tra gli ideatori degli attentati dell'11 settembre, ha rivelato che quando veniva sottoposto a'waterboarding' c'era sempre qualcuno che gli controllava il battito del polso e il livello di ossigeno. Non solo: in diverse occasioni il medico presente ordinò che la seduta in corso fosse interrotta. Il Comitato della Croce Rossa - rivela il New York Times - nel suo rapporto precisa che il compito del personale medico e paramedico presente agli interrogatori era, in sostanza, quello di garantire che i prigionieri non morissero.

Torna all'inizio


croce rossa: anche medici presenti agli interrogatori cia a guantanamo (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino di Padova, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 9 - Attualità Croce Rossa: anche medici presenti agli interrogatori Cia a Guantanamo WASHINGTON. Agli interrogatori condotti dalla Cia nei confronti di prigionieri sospettati di avere legami con il terrorismo parteciparono anche medici. Avevano il compito di verificare che il «waterboarding» (la tecnica di interrogatorio che porta l'interrogato alle soglie dell'annegamento) o altre pratiche estreme non portassero alla morte del prigioniero. Lo denuncia un rapporto confidenziale del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr), di cui dà notizia il New York Times. In base al rapporto, personale medico è stato «profondamente» coinvolto nelle pratiche di interrogatorio della Cia considerate tortura. Il rapporto è stato redatto in base alle affermazioni di 14 prigionieri aderenti ad al Qaida e detenuti a Guantanamo dal 2006. Uno dei prigionieri sottoposti a queste pratiche di interrogatorio, Khalid Shalikh Mohammed, considerato tra gli ideatori degli attentati dell'11 settembre, ha rivelato che quando veniva sottoposto a'waterboarding' c'era sempre qualcuno che gli controllava il battito del polso e il livello di ossigeno. Non solo: in diverse occasioni il medico presente ordinò che la seduta in corso fosse interrotta. Il Comitato della Croce Rossa - rivela il New York Times - nel suo rapporto precisa che il compito del personale medico e paramedico presente agli interrogatori era, in sostanza, quello di garantire che i prigionieri non morissero.

Torna all'inizio


Convegno al Baraccano sulla tutela dei diritti umani a sessant'anni dalla Carta costituzionale (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

IN BREVE pag. 15 Convegno al Baraccano sulla tutela dei diritti umani a sessant'anni dalla Carta costituzionale UNIVERSITA' PRIMO LEVI Affollato convegno ieri nella sala conferenze del Baraccano organizzato dall'Università Primo Levi sul tema della tutela dei diritti umani, in particolare dei soggetti più deboli, a sessant'anni dalla Costituzione e dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo. All'incontro sono intervenuti, tra gli altri, Paola De Donato, presidente della Primo Levi, il professor Gino Fadiga, docente di Diritto minorile all'università Lumsa di Roma, e l'avvocato Rosetta Mazzone. Nella foto: da sinistra il professor Fadiga, Paola De Donato e Rosetta Mazzone

Torna all'inizio


Perù, condannato l'ex presidente Fujimori (sezione: Diritti umani)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

ESTERI pag. 26 Perù, condannato l'ex presidente Fujimori L'EX PRESIDENTE peruviano Alberto Fujimori è stato riconosciuto colpevole di violazione dei diritti umani, primo caso di un presidente latino-americano democraticamente eletto ritenuto responsabile di abusi ai diritti umani nel suo Paese. Il giudice ha detto che le accuse contro l'ex-presidente sono state provate «ben oltre ogni ragionevole dubbio». L'ex presidente, di origine giapponese, era accusato delle mattanze di Quartieri Alti e dell'Università La Cantuta, commessi a Lima nel 1992 e nel 1993 dallo squadrone della morte «La Colina» che causarono 25 vittime tra il 1991 e il 1992 e del sequestro di un giornalista, Gustavo Gorriti, e un imprenditore, Sauel Dyer, nel 1992.

Torna all'inizio


emozione cenare con la kennedy (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il presidente Pettini «Emozione cenare con la Kennedy» ORBETELLO. Non se la dimenticherà mai, il presidente del consiglio comunale di Orbetello, Luciano Pettini, la cena di sabato scorso al ristorante Aurora di Magliano. Non la dimenticherà perché la commensale più illustre era nientemeno che la signora Kerry Kennedy, figlia di Robert, che ha voluto fare una tappa nell'amata Maremma nell'ambito della missione che sta compiendo in Italia e che proseguirà nella maggiori capitali europee. «Sono stato chiamato - racconta ancora emozionato Pettini - sia per il ruolo istituzionale che ricopro nel Comune di Orbetello, sia per la mia conoscenza della lingua inglese». E, grazie all'ottima dialettica anglosassone, il presidente del consiglio lagunare ha potuto dialogare con Kerry Kennedy in modo da apprendere direttamente i suoi nobili programmi di lavoro. Perché, come accennavamo, la rappresentante della più nota stirpe Usa non si trova in viaggio di piacere. «E' una donna meravigliosa - dice Pettini - che sta cercando di inserire nei programmi di studio scolastici l'educazione ai diritti umani, diffondendo così la cultura della pace. La pausa del fine settimana in Maremma - prosegue - la Kennedy se l'è concessa dopo i colloqui avuti con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con il presidente della Camera, on. Fini e con il ministro Gelmini». P.T.

Torna all'inizio


Croce Rossa: anche medici presenti agli interrogatori Cia a Guantanamo (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Mantova, La" del 08-04-2009)
Pubblicato anche in: (Alto Adige) (Tribuna di Treviso, La) (Trentino) (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Diritti umani

Croce Rossa: anche medici presenti agli interrogatori Cia a Guantanamo WASHINGTON. Agli interrogatori condotti dalla Cia nei confronti di prigionieri sospettati di avere legami con il terrorismo parteciparono anche medici. Avevano il compito di verificare che il «waterboarding» (la tecnica di interrogatorio che porta l'interrogato alle soglie dell'annegamento) o altre pratiche estreme non portassero alla morte del prigioniero. Lo denuncia un rapporto confidenziale del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr), di cui dà notizia il New York Times. In base al rapporto, personale medico è stato «profondamente» coinvolto nelle pratiche di interrogatorio della Cia considerate tortura. Il rapporto è stato redatto in base alle affermazioni di 14 prigionieri aderenti ad al Qaida e detenuti a Guantanamo dal 2006. Uno dei prigionieri sottoposti a queste pratiche di interrogatorio, Khalid Shalikh Mohammed, considerato tra gli ideatori degli attentati dell'11 settembre, ha rivelato che quando veniva sottoposto a'waterboarding' c'era sempre qualcuno che gli controllava il battito del polso e il livello di ossigeno. Non solo: in diverse occasioni il medico presente ordinò che la seduta in corso fosse interrotta. Il Comitato della Croce Rossa - rivela il New York Times - nel suo rapporto precisa che il compito del personale medico e paramedico presente agli interrogatori era, in sostanza, quello di garantire che i prigionieri non morissero.

Torna all'inizio


secondo marco una passione di larghe vedute (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina IX - Genova Il saggio Secondo Marco Una Passione di larghe vedute Per rimanere in tema, L´ultima settimana di Gesù di Giampiero Gambaro (De Ferrari editore, 200 pagine 15). Un saggio sul Vangelo di Marco cui l´autore, frate cappuccino, premette una considerazione fondamentale. Riferendosi al film di Mel Gibson The Passion, ispirato a La dolorosa passione di Nostro Signore Gesù Cristo di Anna Caterina Emmerich: "entrambi intesero il termine passione nell´accezione latina di passio, sofferenza. Ma... passione possiede anche un altro significato, quello di interesse, di quel desiderio che ti consuma, di impegno concentrato e assoluto... Restringere il campo della passione di Gesù alle sue ultime dodici ore, all´arresto, al processo, alla tortura e alla crocifissione significa ignorare il collegamento tra la sua vita e la sua morte".

Torna all'inizio


no alla paura del diverso scout cittadini del mondo (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 4 - Pistoia No alla paura del diverso Scout cittadini del mondo Alla luce della nostra identità scout vogliamo esprimere il nostro disagio a fronte di quello che sta accadendo intorno a noi, con particolare riferimento al mondo degli stranieri che vivono nel nostro paese e alle recenti norme varate dal governo per garantire la sicurezza dei cittadini italiani. L'immigrazione non può essere presentata solo come un problema; a nostro avviso è invece una grande opportunità di incontro di popoli e culture, di crescita umana e sociale, di arricchimento spirituale. La condivisione fra tutti gli uomini dei principi di giustizia, pace e diritti umani è irrinunciabile in un mondo che si fa ogni giorno più piccolo e globale. Certamente la legalità è una condizione imprescindibile per uno stato di diritto, tuttavia occorre avere sempre presente la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e il testo della nostra Costituzione repubblicana. "La responsabilità penale è personale" ed in tale prospettiva i comportamenti del singolo non possono fare esprimere giudizi negativi su un intero gruppo o popolo. La paura del diverso, spesso cavalcata per convenienza politica, non deve farci perdere il senso del rapporto umano e del diritto: la dignità dell'uomo va posta al di sopra di qualsiasi calcolo di convenienza. Per questo e per altro ancora ci appaiono non condivisibili le decisioni del governo italiano che hanno già previsto un inasprimento delle sanzioni relative alla clandestinità, e gli orientamenti del 'pacchetto sicurezza' che prevedono per i medici la possibilità di denunciare gli immigrati clandestini, violando il segreto professionale. Noi capi Agesci continueremo a investire la nostra intelligenza e la nostra passione per l'educazione dei ragazzi convinti che il metodo scout non sia il nostalgico ripetersi di formule centenarie, ma un attualissimo modo di educare che con le attività dei gruppi, le route e i campi estivi, il servizio sempre gioioso e gratuito, contribuisce a formare "...cittadini del mondo e operatori di pace affinché il dialogo e il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale". Questo documento è stato elaborato e condiviso dopo un confronto che ha coinvolto le comunità capi dei nove gruppi Agesci della zona di Pistoia (circa 120 capi suddivisi in 5 gruppi della città, un gruppo di Quarrata, uno di Massa Cozzile, uno di Uzzano e uno di Chiesina Uzzanese). Capi Scout Agesci della zona di Pistoia

Torna all'inizio


rinviata la festa di "amici" (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina IV - Bari Lecce Rinviata la festa di "Amici" LECCE - I GIORNI del terremoto in Abruzzo mal si conciliano con una grande festa di piazza. Pertanto il Comune di Lecce, in accordo con Mediaset, ha deciso di rinviare a data da destinarsi lo speciale «Amici» con il concerto di Alessandra Amoroso. L´evento, programmato per stasera nello spazio dell´ex Carlo Pranzo a Lecce per festeggiare la vittoria della Amoroso al programma condotto da Maria De Filippi, non si terrà come fa sapere il Comune, «per rispetto al dolore dei familiari delle tante vittime». Ieri il Mudu, il movimento italiano per i diritti umani, aveva rivolto un appello alle istituzioni leccesi, agli organizzatori e alla giovane cantante leccese perché il concerto fosse rinviato in quanto la manifestazione riguardava soprattutto i giovani «proprio quei giovani studenti che sono scomparsi». Nei giorni precedenti infine c´erano state altre polemiche perché l´evento si scontrava con i riti della settimana santa ma poi era stato lo stesso arcivescovo Ruppi a "benedire" lo spettacolo.

Torna all'inizio


Anche i medici aiutarono i torturatori della Cia (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

GUANTANAMO L'accusa della Croce Rossa, in un rapporto confidenziale rivelato dal New York Times Anche i medici aiutarono i torturatori della Cia Mario Croce Personale medico è stato «profondamente coinvolto» negli interrogatori del famigerato carcere di Guantanamo. E' quanto denuncia un rapporto della Comitato internazionale della Croce Rossa in base alle testimonianze di 14 prigionieri appartenenti ad al Qaeda e portati nel carcere degli Stati uniti in territorio cubano alla fine del 2006. Completato nel 2007 e etichettato come «strettamente confidenziale», è stato invece pubblicato ieri dal New York Times, alzando subito un polverone. Sotto gli occhi dei medici, i prigionieri sospettati di terrorismo venivano confinati in minuscole scatole, ammanettati al soffitto con le mani dietro la schiena, rinchiusi in celle frigorifere, sottoposti al famigerato waterboarding (la tecnica che simula l'annegamento, coprendo il volto con asciugamani bagnati che impediscono la respirazione) o sbattuti ripetutamente contro un muro sotto le percosse dei loro carcerieri. Il compito dei medici, da quanto emerge dal rapporto, era di evitare che queste pratiche coercitive conducessero alla morte dei prigionieri. In pratica dovevano avvisare quando si stava raggiungendo il cosiddetto «punto di non ritorno». Khalid Shaikh Mohammed, una delle menti dell'11 settembre, ha detto agli investigatori che mentre veniva sottoposto «all'asciugamano», personale medico ha dovuto far interrompere «l'interrogatorio» diverse volte, scrive il NYT. «Nonostante le intenzioni del personale medico fossero di evitare la morte o eventuali invalidità permanenti dei prigionieri, la loro presenza costituisce una chiara violazione dell'etica professionale», denuncia la Croce Rossa. Il ruolo principale dei medici era infatti, secondo il documento, quello di sostenere gli interrogatori, non di proteggere i detenuti. In pratica, si sono resi anch'essi complici di ripetute violazioni dei diritti umani sanciti dalla Convenzione di Ginevra. Mark Mansfield, un portavoce della Cia, ha dichiarato che «nessuno degli uomini che hanno preso parte agli interrogatori sarà perseguito o lasciato solo» in quanto, all'epoca del tandem repubblicano Bush-Cheney, tali metodi erano stati dichiarati legali dal dipartimento di giustizia americano. Secondo quest'ottica dunque, la responsabilità dei terribili metodi di interrogatorio ricadrebbe ancora una volta sulle spalle del presidente uscente George W. Bush. Una delle prime decisioni del neo presidente Obama è stata infatti proprio quella di chiudere il carcere di Guantanamo. La promessa fatta in campagna elettorale è stata mantenuta già il 22 gennaio con le parole: «La sicurezza e lo stato di diritto non sono tra loro incompatibili, mai più torture negli Usa». Ma nessuno potrà negare che i medici avrebbero potuto rifiutarsi di offrire il loro sostegno a delle pratiche tanto barbare quanto avulse da qualsiasi concetto di democrazia.

Torna all'inizio


25 anni a Fujimori: una gran prima volta (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

PERÚ Crimini contro l'umanità 25 anni a Fujimori: una gran prima volta Maurizio Matteuzzi Una sentenza storica e questa volta storica davvero. Alberto Fujimori, l'ex-presidente della repubblica del Perú fra il 1990 e il 2000, è stato condannato ieri a Lima dalla sezione penale della Corte suprema di giustizia a 25 anni di carcere per crimini contro i diritti umani. In specifico per essere il mandante, nella sua (vittoriosa) guerra sporca contro la sovversione di Sendero luminoso, di una squadra della morte dell'esercito - il gruppo Colina - responsabile per due massacri di oppositori nel '91 (15 morti) e '92 (10 morti) nel Barrios Altos e all'università La Cantuta di Lima. In America latina, un continente difficile per fare i conti con il proprio passato, è la prima volta che un (ex) presidente se non democratico almeno democraticamente eletto è finito sotto processo e condannato nel suo stesso paese per violazione dei diritti umani. In Cile Pinochet non è stato mai processato e condannato; in Argentina, prima che l'arrivo di Nestor Kirchner nel 2003 riaprisse i giochi, i capi delle giunte militari golpiste furono processati nell'85 ma solo perché il loro regime era crollato su se stesso e loro erano degli sconfitti; in Uruguay l'impunità ha cominciato a scalfirsi solo adesso e anche lì contro ex dittatori militari e civili; in Brasile, il paese che ha fatto di meno (anzi niente) i conti col suo passato di dittatura e repressione, niente di niente, e i militari continuano ogni anno a festeggiare in faccia a Lula il 31 marzo, la data del golpe del '64; in Paraguay Stroessner è morto nel suo dorato esilio di Brasilia; in Messico l'ex presidente Echavarria, ministro degli interni e quindi responsabile della strage degli studenti nella piazza di Tlatelolco a Città del Messico nel '68, è stato appena prosciolto da oni responsabilità. Quindi la sentenza di Lima diventa un caso che va molrto oltre le frontiere del Perú e forse anche dell'America latina. Fujimori ha pagato i conti per le sue malefatte (almeno alcune). I giudici, dopo un processo trasmesso in diretta tv, durato 15 mesi, 150 udienze e 80 testimoni, l'hanno riconosciuto colpevole di reati - «provati al di là di ogni ragionevole dubbio». Reati parte di una strategia di governo che aveva nel capo dei servizi segreti Vladimir Montesinos (già condannato e in carcere) il suo esecutore e nel presidente della repubblica Alberto Fujimori il suo mandante. Lui naturalmente lo nega e prima della sentenza ha detto che le accuse, oltre che false, erano mosse «per ragioni politiche e per vendetta». Non è escluso, naturalmente, che ci fossero delle componenti politiche o di vendetta. Ma è innegabile che quelle accuse fossero vere e provate. Fujimori aveva costruito la sua fama sulla guerra sporca che aveva liberato il paese dal Sendero luminoso di Abimael Guzman e sul liberismo selvaggio che aveva fatto del Perú (a costi sociali spaventosi) una star nel panorama degli anni '90. Prima di esagerare, ostinandosi a presentarsi per un terzo mandato, e quindi di diventare ingombrante per i suoi sponsor, era assurto all'empireo di quei tempi (come l'argentino Menem, il boliviano Sanchez de Lozada e altri che hanno fatto una brutta fine ma non tanto brutta, finora, come la sua). Qualsiasi mezzo era buono. Compiuta l'opera, scaricato dagli amici internazionali, nel novembre del 2000 Fujimori scappò nel Giappone dei suoi padri (di cui, violando la costituzione peruviana, aveva mantenuto in segreto la nazionalità), nel novembre del 2005 cercò di tornare in patria passando per il Cile, ma fu arrestato dai cileni che non volevano storie con i peruviani (ne hanno già abbastanza per via dei confini marittimi contesi) e nel settembre del 2007 fu infine estradato in Perú. Credeva che la sua popolarità fosse ancora sufficiente a fargli riprendere la presidenza perduta. In effetti la popolarità dell'uomo che «salvò il paese dalla sovversione e dal disastro economico» non era - e non è - trascurabile. 13 deputati fujimoristi siedono in parlamento (alleati del presidente Alan Garcia...) fra cui anche sua figlia Keiko che intende presentarsi alle presidenziali del 2011. In nome del padre e per liberarlo. Si vedrà. Intanto è stato condannato e la sua condanna se la deve tenere stretta.

Torna all'inizio


Il sindacato mondiale all'Italia: Non va ridotto il diritto di sciopero (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

RAPPORTO SUL LAVORO L'Ituc analizza i 27 paesi dell'Unione: tra le emergenze, il gap salariale uomo/donna e le discriminazioni anti-sindacali Il sindacato mondiale all'Italia: «Non va ridotto il diritto di sciopero» Vittorio Longhi Politiche antisindacali, ostacoli al diritto di sciopero, discriminazioni e una sempre maggiore disparità salariale tra donne e uomini. Non si tratta di paesi del sud del mondo, asiatici o africani, ma dei 27 paesi della Ue, sotto la lente d'ingrandimento della Confederazione sindacale internazionale, Ituc-Csi. In occasione delle due giornate in cui l'Organizzazione mondiale del Commercio esamina le politiche commerciali dell'Unione, il sindacato internazionale diffonde il suo rapporto. «Nonostante la piena ratifica delle convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo) da parte dei 27 - premette il rapporto - ci sono ancora molti difetti di applicazione, relativi alla discriminazione antisindacale, al diritto di sciopero, al divario salariale tra donne e uomini nella maggior parte dei paesi». Le preoccupazioni riguardano sia l'Europa Est che occidentale, dove crescono la chiusura e l'ostilità ai sindacati da parte delle imprese, sempre più multinazionali. Mentre negli stati dell'Est si affermano forme di discriminazione sul lavoro, sull'istruzione e sulla casa nei confronti delle minoranze etniche, prime tra tutte quella Rom, nei primi 15 stati membri si stanno adottando misure che scoraggiano l'adesione al sindacato e limitano il diritto di sciopero e l'azione collettiva. Misure in contrasto con le 8 fondamentali convenzioni Ilo, che vanno dal diritto di associazione e contrattazione alla discriminazione di genere, dal divieto di lavoro minorile a quello di lavoro forzato. Riguardo all'Italia, le critiche del sindacato internazionale cominciano con il nuovo disegno di legge delega del governo Berlusconi che vorrebbe restringere il diritto di sciopero nei servizi pubblici e nei trasporti, attraverso lo strumento dello «sciopero virtuale» e con requisiti di rappresentatività penalizzanti per i lavoratori. Un provvedimento che finora solo la Cgil aveva ritenuto incostituzionale e che ora anche la Ituc non esita a definire «una grave violazione dei diritti fondamentali del lavoro». Altro dato sull'Italia che merita attenzione è quello sul pay gap, il divario salariale tra donne e uomini che oggi si attesta a una media del 16%, stando ai dati Istat. La discriminazione di genere avviene soprattutto tra le categorie professionali più elevate e, secondo le osservazioni della Commissione europea citate nel rapporto, «le donne in Italia sono sotto rappresentate a livello manageriale e imprenditoriale». Anche le cifre dell'Ilo indicano una presenza femminile ai vertici dirigenziali ancora bassa, al 23%. Nel capitolo sul lavoro minorile, l'Ituc nota che le norme sull'età minima lavorativa non vengono rispettate nell'economia informale, ancora «estesa» nel nostro paese, agli stessi livelli dei nuovi paesi membri, come Bulgaria e Romania. L'ultimo rapporto sul child labour inviato dal governo italiano all'Ilo contava 1.987 casi di minori impiegati in modo illegale nel 2005, generalmente nelle piccole imprese a conduzione familiare, con orari eccessivi, mancanza di controlli medici, del riposo e delle ferie. Assai più grave è la rilevazione delle cosiddette «forme peggiori di lavoro minorile», che nel caso italiano significa traffico a scopo sessuale (il 10% sul totale), in cui domina la presenza di minori immigrati. Si stima che nel 2007 ci siano state circa 2.800 vittime di traffico, tra adulti e minori, per sfruttamento sessuale, per lavoro domestico, agricolo e nei servizi. La denuncia di condizioni di lavoro forzato, invece, riguarda le campagne del sud, dove - è noto - il 90% dei migranti stagionali lavora in nero e due terzi non hanno il permesso di soggiorno. Si tratta per lo più di irregolari polacchi, romeni, pachistani, ivoriani e albanesi spesso ricattati e ridotti in condizioni di schiavitù.

Torna all'inizio


Johannesburg: lo stupro correttivo (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

SUDAFRICA VIOLENZA Donne e gay i bersagli nella metropoli sudafricana Johannesburg: lo stupro correttivo Sono passati solo 15 anni dalla nuova costituzione che sul piano dei diritti civili e della differenza sessuale era la più avanzata del mondo. Eppure sembrano passati 15 secoli. Gli omosessuali, soprattutto le donne, subiscono ogni genere di abuso nella più completa impunità. Gli stupri sono 500 mila ogni anno Serena Corsi JOHANNESBURG Churchill la definiva «una Montecarlo incastonata sulla sommità di Sodoma e Gomorra». Sono passati più di settant'anni dalla definizione, che però è ancora assai vicina alla realtà. Johannesburgh è la capitale economica, politica e culturale di un continente intero. Ricca di opportunità non solo finanziarie: cosmopolita, stimolante, vibrante di un repertorio musicale e culturale da antologia. Ma è anche, dati alla mano la città più pericolosa del paese più pericoloso e violento (forse) del mondo, nonché la capitale planetaria delle violenze sessuali. Del triste primato e della natura ambivalente e contraddittoria della città potrebbe parlare a lungo la comunità gay dalla fine dell'apartheid è piovuta qui da tutta l'Africa a godersi i frutti di una rivoluzione riuscita e che, per una volta, non aveva lasciato indietro i diritti civili relativi all'identità sessuale: grazie all'indomabile attivismo di quell'esigua minoranza omosessuale che, da dentro l' African national congress, riuscì a far entrare nella costituzione del 1994 - la prima democratica in 4 secoli di storia - chiari riferimenti ai pari diritti per le coppie omosessuali, compreso il matrimonio. Come per tanti altri aspetti del Sudafrica odierno, però, dal 1994 sembrano passati 15 secoli, più che 15 anni. Johannesburg da paradiso della tolleranza sessuale si è trasformata in un inferno per la comunità gay e soprattutto lesbica. Uno sport abominevole si è diffuso nelle township: è il cosiddetto stupro correttivo, ai danni di donne omosessuali da «riportare sulla giusta strada». I casi denunciati a Johannesburg dal 2007 a oggi sono 31, ben 24 dei quali conclusi con l'omicidio della vittima. Ma quelli reali sono sicuramente molti di più: già perseguitata dallo stigma dell'omosessualità, la vittima, quando sopravvive, ha difficoltà a denunciare il suo stupro come correttivo, anche se i suoi aguzzini non le hanno lasciato dubbi in proposito. Il 7 luglio del 2007 vennero trovate stuprate e uccise a colpi d'arma da fuocodue note attiviste lesbiche, Sizakele Sigasa e Salome Masoa. Fu il primo caso che attirò l'attenzione mediatica e che diede inizio alla campagna di sensibilizzazione sugli stupri correttivi, che prese il nome dalla data del duplice omicidio: 7/7/7. Ma la vera bomba mediatica fu il caso di Eudy Simelane, capitana della nazionale femminile di calcio sudafricana, le Bafana Bafana. L'alba del 28 aprile 2008 Eudy fu trovata seminuda e uccisa con 25 coltellate in un campo di Rya Thema, la township da cui proveniva e in cui ancora vive sua madre. Eudy era anche una nota attivista per i diritti delle omosessuali e la sua brutale uccisione, ed il luogo in cui è avvenuta- la township in cui esplose il movimento gay negli anni '80- scossero tutto il paese. Il caso, mediante pressione diretta dell'Anc, fu risolto dalla polizia in pochissimi giorni. Al contrario delle decine di quelli impigliati per anni nelle maglie della giustizia. Contro l'impunità assoluta che circonda la violenza sulle donne è nata la campagna «1 of 9», una su nove, a sostegno a quella donna ogni 9 vittime di violenza che, nonostante tutto, decide di perseguire il proprio aguzzino giuridicamente. In questo, al lavoro dell'Equality Project (un programma per la difesa dei diritti degli omosessuali) è profondamente intrecciato quello di Powa (People Opposing Women Abuse), un'organizzazione ormai trentennale che lotta contro la violenza sessuale in Sudafrica. Che non è più solo un crimine. Ma un'epidemia. I numeri parlano da soli: circa 500.000 stupri all'anno, uno ogni venti secondi. Le donne sudafricane che hanno già subito una violenza sessuale sono più di quelle che sanno leggere e scrivere. «E più stupri avvengono - commenta amaramente Carrie, di Powa - più gli stupratori sanno che hanno probabilità di farla franca». E di diventare una minaccia ulteriore per la donna che li ha denunciati. Basta pensare a quello che è accaduto alla donna che nel 2005 accusò Jacob Zuma (l'attuale presidente dell'Anc che, con ogni probabilità, sarà eletto presidente del Sudafrica tra meno di un mese): le sue foto venivano bruciate da una folla inferocita fuori dal tribunale durante le udienze del processo. Zuma fu assolto (anche se le organizzazioni di diritti umani protestarono per diverse anomalie procedurali nel processo) e la donna fu costretta ad abbandonare il paese per la quantità di minacce ricevute, per lo più da gente comune: aveva osato far rischiare la galera al lider maximo. Che un personaggio simile sia a un passo dalla presidenza la dice lunga sulla subcultura che serpeggia nel paese, e sulla lotta contro i mulini a vento condotta da organizzazioni come Powa ed Equality Project. In un video girato dalla ong Action Aid e dal giornale inglese The Guardian in una township di Johannesburg più di un intervistato afferma che se non ha mai stuprato a sua volta, è perchè non ne ha mai avuto il tempo. E agli stupri correttivi ai danni delle omosessuali si aggiunge la pagina oscura di quelli «guaritivi» ai danni delle giovanissime: è nozione popolare che il sesso con una vergine guarisca dall'Aids, che nei quartieri poveri delle città arriva a colpire un abitante su dieci. Già, i quartieri poveri. Perchè se è vero che la violenza endemica in Sudafrica costringe i bianchi e la nuova élite nera a rinchiudersi in quartieri blindati, lo è altrettanto che, in realtà, la stragrande maggioranza dei crimini violenti avviene nelle township e nelle baraccopoli abusive. Tra vicini di casa. E le donne, come ovunque nel mondo, sono il bersaglio più facile. Quelle povere e disoccupate hanno più probabilità statistica di subire violenza; fra le povere e disoccupate, quelle provenienti da altri paesi sono le più minacciate. Negli attacchi xenofobi esplosi nel maggio scorso ad Alexandra (una township di Johannesburg) un dato tralasciato dai grandi media fu proprio quello relativo alle donne, target preferito dalle bande xenofobe. Stuprata una straniera donna come punizione allo straniero uomo che verrebbe a rubare lavoro. Pareggiato il conto. Foto: UNA DIMOSTRAZIONE CONTRO LA VIOLENZA NEL CENTRO DI JOHANNESBURG /FOTO REUTERS FOTO PICCOLA, PHUMI MTETWA /FOTO SERENA CORSI

Torna all'inizio


Umiliati e offesi dal branco della libertà (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

FESTIVAL 9° Human Rights Nights «Umiliati e offesi» dal branco della libertà Roberto Silvestri BOLOGNA Si è concluso domenica il 9° festival «Human Rights Nights», con l'omaggio panafricanista a Bob Marley Africa Unite di Stephanie Black. Titolo dell'edizione 2009, aperto a cinema, musica e arti visive: «In-differenza». Differenze tra le arti e tra le culture, certo, ma con tanta voglia e pratica secolare di interferenze trans. L'indifferenza senza trattino, invece, è di altri. Giulia Grasselli che ideò la manifestazione e la dirige con passione e competenza fin dall'inizio, ha potuto contare quest'anno, infatti, su un terzo del budget 2008. Con la crisi, forse, sponsor e istituzioni pubbliche pensano che si debbano maggiormente finanziare, anche se Bush è sparito, i diritti disumani.... Sono stati presentati (anche a Forlì, altra sede del festival) opere già apprezzate come Below sea level di Gianfranco Rosi, Miracolo a Sant'Anna, War on democracy e Mar nero. Di particolare interesse Jihad for love di Parvez Sharma sull'imbarazzante rapporto, per i militanti gay islamisti, con la propria vita, minacciata da nemici e amici, dall'amor sacro e da quello profano. E The times of Harvey Milk il doc Oscar di Rob Epstein dell'84, «prequel» di Milk. Due le sezioni competitive, dedicate ai doc e ai corti. Il premio maggiore è andato a Taxi to the dark side di Alex Gibney, un film statunitense di denuncia delle «torture», disumanamente istigate da Euroamerica, purché nessuno tocchi i nostri porcissimi interessi, che un bel giro di festival se l'è fatto (era anche a Roma). Un premio che la giuria ha con giusta perfidia utilizzato per chiedere una prossima incriminazione dell'ex presidente Usa Bush jr. La «menzione speciale» è andata invece a un documentario istantaneo già visionabile in rete. Si tratta del boliviano Umiliati e offesi realizzato da un collettivo di filmaker andini e firmato da Cèsar Brie (il regista teatrale argentino della Comuna Baires, da anni a La Paz e applaudito ospite del festival), Horacio Alvarez e Pablo Brie. Di che tratta l'impressionante reportage? Il 28 maggio del 2008, a Sucre, in Bolivia, una città stupenda, a metà tra la parte d'altopiano e la parte orientale del paese, in occasione delle celebrazioni per l'indipendenza boliviana, il presidente indio Morales ha incontrato i campesinos provenienti da diverse comunità. All'improvviso una violenta moltitudine organizzata militarmente ha aggredito i campesinos. I pochi soldati e poliziotti, assaliti con pietre e fumogeni, hanno risposto con gas lacrimogeni ma non hanno impedito il resto. I contadini, supporter di Morales, sono stati inseguiti, picchiati, sequestrati, denudati, condotti nella piazza principale e costretti a inginocchiarsi, a baciare la terra, a dichiarare la loro fedeltà alla Sucre bianca, e a bruciare poncho tradizionali e emblemi della nazione andina (whipalas), minacciati di tortura e morte. QuandoHumillados y Ofendidos, il documentario, di 44', girato durante l'aggressione finanziata dai «biancoidi», mostri di color bianco, già precedentemente censurato dai media di Sucre, avrebbe dovuto andare in onda sulla tv nazionale boliviana, le trasmissioni via cavo furono interrotte. La Paz, a differenza di Roma, non concede a chi vince le elezioni, l'uso spudorato dei media, tutti privati... L'azione squadrista, finanziata durante la più grave crisi politica attraversata dal governo progressista di Evo Morales con rischi di secessione della zona, a lui sfavorevole elettoralmente - si usa sempre la carta federalista e la minaccia di scissione quando il governo centrale è troppo spostato a sinistra o lo si teme - è stata platealmente rivendicata dai latifondisti e dai borghesi a Sucre, seconda città del paese. Cesar Brie ha voluto montare velocemente, ma meglio di quanto non sostengano le motivazione della giuria, le immagini collettive di Humillados y Ofendidos, e diffonderle via You Tube, le agghiaccianti immagini di questo impressinante raid razzista rivendicato spudoratamente dal popolo terrorista della libertà anticomunista. In questo caso membri del comitato «Interinstitucional y estudiantes» de la Universidad San Francisco Xavier.

Torna all'inizio


Per non essere mai più Complici del silenzio (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

ANTEPRIMA Per non essere mai più «Complici del silenzio» Silvana Silvestri Con Il verificatore Stefano Incerti fu tra i primi cineasti a cogliere l'atmosfera di disagio e pesantezza che circolava nel nostro paese già nel '95. Poi con l'Uomo di vetro parla dell'omertà della mafia incrinata una volta per tutte. Ora ha varcato l'oceano per raccontare un altro momento oscuro della storia, in chiave molto meno metaforica con Complici del silenzio, il tacito accordo internazionale che occultò i trentamila desaparecidos argentini sotto un'apparenza di normalità. Il film prodotto da Massimo Vigliar esce il 17 aprile. Ha uno spunto iniziale che ci collega direttamente ai nostri giorni, il calcio come mezzo per distrarre la società da indizi pericolosi. Due giornalisti sportivi italiani partono per il Mundial in Argentina (Alessio Boni e Giuseppe Battiston), uno di loro segue una ragazza e si trova immerso poco alla volta nella drammatica realtà della dittatura. A dispetto del silenzio di una società che non vuole vedere e si tiene lontana dalla politica è costretto a vivere in prima persona la tortura e le sparizioni. «Sono passati tanti anni, ma i processi hanno riportato questo periodo all'attualità, dice Incerti. All'inizio avevo un po' di pudore. Mi era successo anche con L'uomo di vetro, nel raccontare la mafia già messa in scena tante volte, in questo caso c'erano i film di Bechis come riferimento. La novità del racconto mi sembrava essere nel corto circuito tra la gioia del calcio e il dolore delle torture. Ho pensato ai giovani che di quelle vicende non sanno nulla e neanche gli argentini hanno fatto i conti fino in fondo con la loro storia. Molti ancora credono che con la dittatura il paese sarebbe potuto diventare ricco ed efficiente. La vicenda è così grave e dolorosa che deve essere un monito per il futuro: non ci vuole molto perché succeda, basta azzittire ogni forma di opposizione. Lo abbiamo scritto come fosse un thriller perché potesse essere seguito da tutti. Non è così facile parlare al pubblico oggi, se uscisse La Dolce vita il pubblico lo rifiuterebbe. Anche Rosi parla dell'importanza della spettacolarizzazione». Il cast di attori argentini è particolarmente interessante: Jorge Marrale (è stato anche Peron per Hector Oliveira), Juan Leyrado (Maradona la mano de Dios di Marco Risi, El lado obscuro del corazon di Subiela), Rita Terranova, celebre presenza televisiva. Florencia Raggi (la sua origine è ligure) che interpreta la militante, era troppo piccolacordare quei tempi però qualcosa la colpì: «Al tempo della vittoria del Mundial tutti cantavano, ricordo l'immagine di un paese unito e felice. Quelli che non militavano non sapevano quello che succedeva nel paese, nelle famiglie come la mia non si parlava di politica». Quando è cresciuta ha poi conosciuto la vicenda dei figli strappati alle madri in carcere e dati ad altre famiglie facendo teatro con le Avuelas (le nonne dei desaparecidos). Si sottolinea il fatto che nessuno dei tremila giornalisti accreditati al mondiale fece mai un accenno a cosa succedeva nel paese, ne parlarono solo due giornalisti olandesi. Italo Moretti che seguì per la Rai l' Argentina dal '76 racconta che una nota di servizio del «Corriere della Sera» affisso in bacheca avvertiva che dell'Argentina si doveva parlare solo per esaltare i successi economici della dittatura. Racconta delle responsabilità dello stato italiano che taceva per ragioni economiche e per il potere di Gelli, rappresentante in Italia degli interessi della giunta. Ricorda che nell'aula di Rebibbia il generale Masera disse: «Perché vi meravigliate solo dopo tanti anni? Quando venivo in Italia a comprare armi - e i sindacati bloccarono quella trattativa - politici italiani mi passavano bigliettini con i nomi dei desaparecidos e tra questi c'erano Andreotti e Fanfani». Lo stato era informato così come le gerarchie ecclesiastiche. Alessio Boni è arrivato a Buenos Aires con la mente sgombra, come il suo personaggio che pensa di fare un viaggio divertente e si è calato piano piano nel sentimento di dolore: «Ho conosciuto Julio Velasco, suo fratello ha subito torture. Mi ha raccontato: quando nell'81 ha portato la squadra in Svizzera un giornalista francese chiese ai giocatori notizie delle Madres, notizie del paese. Quelli della squadra risposero: «Come si permette? questi sono fatti nostri».

Torna all'inizio


La priorità della diplomazia nella nuova era americana (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-08 - pag: 12 autore: ANALISI La priorità della diplomazia nella nuova era americana di Silvio Fagiolo è un mondo nuovo ancora da costruire quello che Obama lascia dietro di sé, dopo la sua intensa settimana europea. Al G-20 di Londra sono state poste le basi di un capitalismo più responsabile, solidale, trasparente. Obama ha difeso simboli e sostanza del potere americano, a partire dal dollaro come unità di misura su scala universale. Ma ha accettato di promuovere il passaggio da un impero fondato sul debito a un'economia nella quale gli elementi materiali della produzione, del risparmio, degli investimenti tornino a prevalere su quelli della finanza e del credito.è la riscoperta di una cultura che è sempre stata quella dell'Europa continentale, da tradurre ora in norme cogenti. Obama, presidente di un'America profondamente ferita, è stato in grado di ridistribuire le carte del potere internazionale.La storia europea insegna che niente può essere più destabilizzante di una potenza in ascesa (la Germania guglielmina) o in declino (l'Austria degli Asburgo). Obama ha concesso alla Russia il tributo che le spetta per la sua rendita energetica e per le sue armi nucleari. Ha riconosciuto alla Cina il rango di partner strategico paritario. Dialoga anche con forme politiche intente a costruire un mercato svincolato dalla democrazia, a costo di apparire reticente sui diritti umani. In futuro il nuovo presidente non mancherà certo di sollecitare e promuovere il rispetto delle libertà fondamentali. Ma il loro radicamento non sarà più affidato all'interferenza anche militare nella sovranità altrui, alla diffusione aggressiva della democrazia. Decisivo sarà invece l'esempio della condotta degli Stati Uniti nella propria sfera sovrana. La politica americana muove verso il mondo in nome delle patrie virtù ma non vuole ricrearlo a propria immagine. è qui la chiave del dialogo con gli interlocutori difficili, il terreno del compromesso per una diversa soluzione anche nelle difese strategiche. Ci saranno, come ora dalla Corea,risposte non certo incoraggianti. Ma il nuovo approccio prevede in primo luogo diplomazia e negoziati, in seconda istanza contenimento e deterrenza e la guerra solo come ultima ratio.Aveva detto Bush: «A un certo punto potremmo essere gli unici rimasti. Per me va bene. Siamo l'America ». Obama, a Praga come a Strasburgo, ha esaltato un potere guidato dal diritto e che non miri semplicemente a sottomettere, reprimere, dominare. Ha riproposto quella che Tocqueville chiamava la "magnifica immagine" dell'America,ma essa non sembra destinata a confinare gli avversari nella barbarie. Obama ha chiuso il suo viaggio sulle rive del Bosforo, luogo di incontro e di scontro tra l'Asia e l'Europa sin dal mondo classico. Qui è nato il concetto di civiltà e barbarie, di "Occidente",con tutta la sua arroganza, con tutte le implicazioni di preminenza, superiorità. Qui si affacciano i "popoli" viaggianti che premono alle porte dell'Europa, che incarnano un cosmico disordine, che tanto spaventano i guardiani dell'Unione Europea. Obama ha definito l'eccezionalismo americano «imperfetto» nell'incontro più aperto, con i giovani a Strasburgo. Ha indicato a Praga che «la leadership morale è più forte di qualsiasi arma». Ad Ankara ha detto «non siamo in guerra con l'Islam». Lo sguardo di Obama va oltre l'Europa, lo sguardo di chi ha propri solidi principi ma è anche è aperto a voci molteplici. All'Europa infine Obama ha lanciato un forte ammonimento ad assumere impegni e profili più marcati non solo nelle aree di crisi. Il terrorismo è una minaccia per essa più che per chiunque altro. Poco ha concesso alla retorica degli incontri individuali, alla illusione delle relazioni speciali. Nel nuovo mondo l'Europa può esistere solo come entità collettiva. Obama ha constatato come una voce europea sia percepibile, anche quando espressa soprattutto dal binomio franco-tedesco. Essa può essere anche discordante,come sull'adesione della Turchia alla Ue. Gli Stati Uniti non ne trarranno motivo, come a suo tempo in Iraq,per creare divisioni tra gli alleati. Obama ha rilanciato la grande politica, non ha temuto di apparire ambizioso fino all'utopia, sull'ambiente come sull'abolizione delle armi nucleari. Un pathos kennediano non privo di umiltà,come ha detto il nostro presidente del Consiglio, con la disponibilità ai necessari ripiegamenti della potenza americana. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL MESSAGGIO La Casa Bianca insiste su un potere guidato dal diritto, che non miri a sottomettere, reprimere e dominare

Torna all'inizio


Squadroni della morte in Perù: 25 anni all'ex presidente Fujimori (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-08 - pag: 13 autore: LIMA Squadroni della morte in Perù: 25 anni all'ex presidente Fujimori L'ex presidente peruviano Alberto Fujimori è stato riconosciuto colpevole di violazione dei diritti umanie condannato a 25 anni di carcere. è il primo caso di un presidente latinoamericano, democraticamente eletto, ritenuto responsabile di abusi ai diritti umani nel suo Paese. Il Tribunale supremo di giustizia a Lima ha espresso la condanna all'unanimità: come ha precisato il presidente della Corte, Cesar San Martin le accuse contro l'ex presidente sono state provate «ben oltre ogni ragionevole dubbio». Fujimori, 70 anni, di origine giapponese, presidente tra il 1990 e il 2000 è stato ritenuto responsabile, come mandante, delle stragi di Barrios Altos e dell'Università La Cantuta - commesse a Lima all'inizio degli anni 90 dallo squadrone della morte la Colina - nelle quali morirono 25 persone. E del sequestro di un giornalista, Gustavo Gorriti, e di un imprenditore, Sauel Dyer, nel 1992. Fujimori aveva goduto di una grande popolarità durante il suo mandato soprattutto per la repressione con la forza del terrorismo. Nel novembre del 2000 si era rifugiato in Giappone inseguito dagli scandali e da accuse di corruzione. Soddisfazione per la condanna di Fujimori è stata espressa da Amnesty International e Human Rights Watch. Condannato. Fujimori, 70 anni, in aula durante il processo

Torna all'inizio


Interrogatori-tortura della cia, c'erano anche dei medici (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Interrogatori-tortura della cia, c'erano anche dei medici --> Mercoledì 08 Aprile 2009 SOCIETA, pagina 13 e-mail print Agli interrogatori condotti dalla Cia nei confronti di prigionieri sospettati di avere legami con il terrorismo parteciparono anche medici. Avevano il compito di verificare che il «waterboarding» (la tecnica di interrogatorio che porta l'interrogato alle soglie dell'annegamento) o altre pratiche estreme non portassero alla morte del prigioniero. Lo denuncia un rapporto confidenziale del Comitato internazionale della Croce rossa. In base al rapporto, personale medico è stato «profondamente» coinvolto nelle pratiche di interrogatorio della Cia considerate tortura. Il rapporto è stato redatto in base alle affermazioni di 14 prigionieri aderenti ad Al Qaeda e detenuti a Guantanamo dal 2006. Uno di loro, Khalid Shalikh Mohammed, considerato tra gli ideatori degli attentati dell'11 settembre, ha rivelato che quando veniva sottoposto a «waterboarding» c'era sempre qualcuno che gli controllava il battito del polso e il livello di ossigeno. Il Cicr parla esplicitamente di tortura e sottolinea che la presenza di medici a interrogatori di questo tipo rappresenta di per sé «una volgare violazione dell'etica medica». 08/04/2009 nascosto-->

Torna all'inizio


UE: INTENSIFICARE LA LOTTA CONTRO LA TRATTA DI ESSERI UMANI E L'ABUSO SESSUALE DI MINORI (sezione: Diritti umani)

( da "marketpress.info" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mercoledì 08 Aprile 2009 UE: INTENSIFICARE LA LOTTA CONTRO LA TRATTA DI ESSERI UMANI E L´ABUSO SESSUALE DI MINORI Bruxelles, 8 aprile 2009 - La tratta di esseri umani e l´abuso e lo sfruttamento di minori sono reati gravi, spesso collegati alla criminalità organizzata. I ministri della giustizia hanno proceduto a un dibattito preliminare su questi problemi il 6 aprile e hanno discusso due proposte della Commissione intese a migliorare la normativa dell´Ue in vigore al riguardo. I suddetti reati costituiscono violazioni gravi dei diritti umani, i cui autori approfittano della vulnerabilità delle vittime. La tratta di esseri umani può essere considerata una nuova forma di schiavitù, in cui una persona è obbligata con le minacce o con la forza alla servitù domestica, alla prostituzione, alla manodopera a basso costo, all´accattonaggio o ad attività illecite. Una persona può essere oggetto della tratta anche ai fini dell´espianto d´organi. Le donne e i bambini sono le principali vittime di questo tipo di sfruttamento. L´ue ha già adottato iniziative per affrontare questo problema mondiale; la normativa, tuttavia, deve essere adeguata all´evoluzione della criminalità e alle norme internazionali adottate di recente. L´espandersi del fenomeno della tratta di esseri umani e la crescente diffusione di materiale pedopornografico su Internet rendono ancor più urgente un´azione. Gli strumenti proposti renderanno più severa la normativa in vigore. Un numero maggiore di casi di sfruttamento e di abuso sessuale, come il turismo sessuale (anche se commesso all´estero) e l´adescamento di minorenni (adescamento di bambini online a fini sessuali), saranno perseguibili penalmente e punibili con la reclusione. La presenza di circostanze aggravanti darà luogo a un inasprimento delle pene. Sono introdotti nuovi strumenti di indagine già utilizzati nella lotta contro la criminalità organizzata, quali le intercettazioni telefoniche e la sorveglianza elettronica, ed è estesa la protezione e l´assistenza alle vittime. . <<BACK

Torna all'inizio


ELEZIONI IN MOLDAVIA, IL PAESE PIÙ POVERO D'EUROPA (sezione: Diritti umani)

( da "marketpress.info" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mercoledì 08 Aprile 2009 ELEZIONI IN MOLDAVIA, IL PAESE PIÙ POVERO D´EUROPA Bruxelles, 8 aprile 2009 - Domenica 5 aprile 2 milioni e mezzo di cittadini moldavi sono andati a votare per eleggere i 101 rappresentanti del Parlamento nazionale. Una delegazione di europarlamentari in missione di osservazione elettorale parla di "una giornata ben organizzata, tranquilla e pacifica, in un´atmosfera di pluralismo, nonostante una serie di dubbi sulle procedure". La Moldavia è il paese più povero d´Europa, e forse uno dei più sconosciuti: ecco una presentazione in pillole. Territorio e popolazione: stretta fra Ucraina e Romania, la Moldavia ha una superficie ben più estesa della Lombardia, ma meno della metà della popolazione (4,3 milioni). La capitale è Chisinau, una città di circa 600. 000 abitanti. Economia: è il paese più povero d´Europa. Il Pil pro capite è di 2,500 dollari all´anno, contro i 33,400 dollari in media dell´Unione Europea. Circa il 25% dei moldavi lavora all´estero. Le loro rimesse costituiscono il 40% del Pil nazionale. Il paese vive d´agricoltura e produce soprattutto vino, ma non ha risorse naturali proprie ed importa gran parte dell´energia dalla Russia, che in diverse occasioni ha chiuso i rubinetti del gas e ha colpito la Moldavia con l´embargo sulle importazioni. Storia: La maggior parte della Moldavia attuale faceva parte dell´impero zarista con il nome di Bessarabia. Dopo la Prima guerra mondiale la regione diventa parte della Romania. Nel 1940, a seguito del patto Molotov-ribbentrop di spartizione dell´Europa dell´est fra Germania nazista e Unione sovietica, il territorio viene annesso all´Urrs. Nel 1991 l´indipendenza della Repubblica moldava non segna però la fine completa dell´occupazione: le truppe russe rimangono a presiedere la Transnistria, una regione largamente popolata da ucraini e russi, che ha dichiarato unilateralmente la sua indipendenza ma senza essere riconosciuta da nessun paese al mondo. Democrazia e sistema politico: la Costituzione attuale risale al 1994. Il Parlamento unicamerale elegge il Presidente che, a sua volta, nomina il Primo Ministro. Esaminando la situazione politica il Consiglio Europeo nel 2008 ha concluso che ´ulteriori passi sono necessari per rinforzare la democrazia e lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e le libertà fondamentali, inclusa la libertà di stampa, e per migliorare la lotta alla corruzione e la trasparenza del quadro regolamentare´. Partiti politici: nel 2005 il Partito comunista ha vinto 55 seggi su 101. Altri partiti rappresentati in Parlamento sono la alleanza liberale ´Moldavia nostra´ (13 seggi), il partito socialdemocratico (11 seggi) e il partito democristiano (7 seggi). Elezioni 2009: l´eurodeputata socialista estone Marianne Mikko, che ha guidato la delegazione di 6 rappresentanti europei, ha notato "un reale progresso in confronto alle elezioni del 2005´: In particolare ´gli scrutatori ai seggi e i votanti avevano piena conoscenza delle procedure elettorali´. Ma ha precisato che ´bisogna fare ancora qualche sforzo, soprattutto per quello che riguarda il servizio radio-televisivo pubblico ´. In un comunicato congiunto gli osservatori internazionali hanno spiegato che ´i media hanno offerto la possibilità ai diversi candidati di presentare la loro proposta, ma la Tv di Stato ha confuso il ruolo pubblico dei funzionari e la loro campagna elettorale. Nel periodo pre-elettorale inoltre ci sono state ´frequenti accuse di intimidazione dei votanti e dei candidati e denunce di abuso di fondi pubblici´. La delegazione del Parlamento ha anche espresso preoccupazione per il bassissimo numero di moldavi che vivono all´estero e che si sono registrati alle elezioni: solo 22. 000 su circa un milione di espatriati. Unione europea e Moldavia: un ´accordo di partenariato e cooperazione´ governa gli scambi economici e politici, la liberalizzazione del commercio e l´armonizzazione legislativa dal 1998. Una missione europea speciale contro il contrabbando e la tratta di esseri umani è stata lanciata nel 2005. . <<BACK

Torna all'inizio


Diritti umani: gli alunni in scena (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere del Veneto" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

PROVINCIA 08-04-2009 TEATRO HANNO PARTECIPATO AL PROGETTO «UNA COPERTA PER LINUS» Diritti umani: gli alunni in scena NOCETO II «Una coperta per Linus» è il titolo della rassegna teatrale promossa dalla Provincia per le scuole primarie del territorio alla quale ha aderito anche Noceto. Giunta alla 9» edizione, la rassegna ha voluto far riflettere gli scolari sulla Costituzione italiana e sulla Dichiarazione universale dei diritti umani. Gli alunni delle scuole hanno risposto realizzando una serie di spettacoli a tema andati in sce- na, nei giorni scorsi, al teatro «Moruzzi». Oltre alle insegnanti che hanno contribuito alla realizzazione del progetto erano presenti anche la preside Paola Bernazzoli e Lara Barbieri, delegato alla cultura del Comune. Ad aprire la mattinata i ringraziamenti del dirigente scolastico alla Provincia: «Ringrazio - ha detto Paola Bernazzoli - la Provincia che ha scelto Noceto come sede per la messa in scena degli spettacoli. La giornata un'occa - sione per confrontarsi con altre realtà del nostro territorio». Con costumi variopinti, i piccoli nocetani hanno narrato dal palco le avventure del temibile principe Limone che, insieme all'esattore delle tasse Pomodoro, rendeva difficile la vita ai poveri. Rappresentazioni Alcuni alunni seguono in platea lo spettacolo Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

Torna all'inizio


Diritti umani: gli alunni in scena (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

PROVINCIA 08-04-2009 TEATRO HANNO PARTECIPATO AL PROGETTO «UNA COPERTA PER LINUS» Diritti umani: gli alunni in scena NOCETO II «Una coperta per Linus» è il titolo della rassegna teatrale promossa dalla Provincia per le scuole primarie del territorio alla quale ha aderito anche Noceto. Giunta alla 9» edizione, la rassegna ha voluto far riflettere gli scolari sulla Costituzione italiana e sulla Dichiarazione universale dei diritti umani. Gli alunni delle scuole hanno risposto realizzando una serie di spettacoli a tema andati in sce- na, nei giorni scorsi, al teatro «Moruzzi». Oltre alle insegnanti che hanno contribuito alla realizzazione del progetto erano presenti anche la preside Paola Bernazzoli e Lara Barbieri, delegato alla cultura del Comune. Ad aprire la mattinata i ringraziamenti del dirigente scolastico alla Provincia: «Ringrazio - ha detto Paola Bernazzoli - la Provincia che ha scelto Noceto come sede per la messa in scena degli spettacoli. La giornata un'occa - sione per confrontarsi con altre realtà del nostro territorio». Con costumi variopinti, i piccoli nocetani hanno narrato dal palco le avventure del temibile principe Limone che, insieme all'esattore delle tasse Pomodoro, rendeva difficile la vita ai poveri. Rappresentazioni Alcuni alunni seguono in platea lo spettacolo

Torna all'inizio


il caso bashir e i limiti delle nazioni unite - joaquín navarro-valls (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 32 - Commenti Il caso bashir e i limiti delle nazioni unite JOAQUÍN NAVARRO-VALLS La settimana scorsa si è svolta a Doha nel Qatar la riunione annuale della Lega araba, che riunisce ventidue paesi membri e cinquantatre organizzazioni degli Stati della Conferenza islamica. Si tratta di un summit rilevante e rappresentativo del punto di vista politico della vastissima comunità araba, decisivo soprattutto per le relazioni del mondo musulmano con il Medio Oriente e l´Occidente. Quest´anno ha suscitato molto clamore la presenza del presidente sudanese Omar Bashir, accolto all´arrivo in Qatar dall´emiro Hamad al Thani. Sul leader sudanese, infatti, grava una condanna molto pesante della Corte penale internazionale per crimini contro l´umanità, a seguito delle atrocità commesse sui civili in Darfur. La presenza del leader del Sudan non ha trovato una buona accoglienza, in effetti, da parte dei paesi moderati che aderiscono alla Lega araba. In particolare, l´Egitto ha limitato al minimo la propria presenza, visto che né Hosni Mubarak né il ministro degli Esteri Aboul Gheit hanno deciso di partecipare di persona all´avvenimento. Altri due segnali non sembrano predire nulla di buono. L´invito rivolto dall´organizzazione al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, noto per le sue posizioni estremiste, e la promessa di una dichiarazione intransigente che la Lega araba ha annunciato di fare contro Israele, affinché accolga il piano di pace saudita, senza perdita di tempo e senza alcun intento negoziale. Ci troviamo davanti ad una situazione di sostanziale ed emergente radicalismo. In effetti, la presenza di Bashir non è giunta a caso. La Corte ha stabilito, per conto di tutti i Paesi del mondo, l´arresto del premier sudanese. E benché questa condanna sia esecutiva, Bashir continua a muoversi senza problemi in libertà, avendo raggiunto nell´ultima settimana l´Egitto, l´Eritrea e la Libia. Quest´ultimo Paese, poi, si è schierato addirittura esplicitamente in suo favore, per bocca del colonnello Gheddafi, definendo la richiesta di arresto non soltanto illegittima, ma «una vera e propria frontiera del terrorismo internazionale». A rendere la situazione incandescente vi sono anche altre motivazioni, interne al mondo arabo. In primo luogo, i rapporti stretti tra il partito estremista palestinese Hamas con l´Iran nello sforzo di contrapporsi all´appoggio dato dall´Arabia Saudita al presidente dell´Anp Abu Mazen. Il capo dei palestinesi ha manifestato una realistica preoccupazione per le possibili ripercussioni che potrebbero provenire da prese di posizione così minacciose come quelle annunciate alla vigilia dell´incontro dalla Lega araba. La comunità internazionale, per suo conto, ha una presenza molto autorevole al meeting, con la partecipazione del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Tuttavia, la sua visita è molto sbiadita, quasi trasparente. Egli ha dovuto, inizialmente, giustificare perfino la partecipazione di Bashir con un appello al regolamento internazionale che vede comunque la presenza del Sudan tra le nazioni aderenti all´Onu. Poi ha fatto sapere di non poter fare nulla per fare rispettare la sentenza della Corte penale internazionale, perché fuori da una sua diretta competenza. L´unico vero dissidio reale con Bashir è stato quello della Coalizione araba per il Darfur, una formazione costituita per dar voce alle famiglie delle vittime. La Coalizione, ha fatto circolare un documento in cui, benché non si citi espressamente il presidente sudanese, sono chiaramente confermate le violenze commesse ed è accolta con grande favore la condanna del tribunale dell´Aja. La protesta della Coalizione è particolarmente rilevante perché proviene direttamente dal mondo arabo. Certamente, dell´efficacia della protesta e della capacità di eseguire la sentenza conviene dubitare fortemente. Se la forza dei gruppi arabi moderati non è stata superiore ad un formale diniego e ad un parziale boicottaggio, figuriamoci quello che potrà ottenere una minoritaria associazione di vittime. Una cosa, poi, fa veramente pensare, ed è la dimessa presenza, in tutto questo gioco di equilibri, dell´intera Comunità internazionale. Probabilmente, il segretario delle Nazioni Unite ha fatto bene a non disertare il consesso, perché gli effetti sarebbero stati certamente peggiori, estremizzando ancora di più gli animi della Lega araba. Ma tutti gli altri Stati del mondo, dove sono? Perché non si sono mostrati almeno interessati alla vicenda? Non si può non rilevare l´assoluto fallimento della capacità di influenza e di azione dell´Onu. Se non è sufficiente neanche un pronunciamento dell´Aja a dare mandato legittimo di azione, figuriamoci quale capacità contrattuale potrà mai avere in occasioni meno gravi e più ordinarie, ma non meno strategiche per la pace nel mondo. Una riflessione sul ruolo della Comunità internazionale dovrebbe ripartire proprio da qui. Probabilmente è indispensabile che le istituzioni mondiali si appoggino con maggiore sicurezza su una tavola insindacabile e impegnativa di diritti umani inviolabili, che andrebbero veramente elencati e rimessi al centro di tutto l´operato delle Nazioni Unite. Inoltre, il permanere in vita soltanto di un tribunale penale come quello dell´Aja rende, di fatto, la comunità internazionale completamente delegittimata ad agire. Il risultato appare un po´ come un tetto senza casa, cioè una sentenza sacrosanta che, tuttavia, non soltanto non può divenire facilmente esecutiva, ma non è utilizzabile neanche dalle Nazioni Unite stesse, perché prive di sufficiente forza diplomatica. Sembra più che necessario trovare una strada per rivitalizzare le istituzioni sovranazionali sul piano politico, proprio partendo dalla tutela dei diritti umani. Perché senza autorità mondiali dotate di mezzi sufficienti per imporre il diritto, forse non si potrà mai sperare in un concreto miglioramento delle condizioni di vita di tantissime persone in larghe parti del pianeta.

Torna all'inizio


"Complici del silenzio", per non dimenticare (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Cinema e teatri Pagina 10258 Il dramma dei desaparecidos “Complici del silenzio”, per non dimenticare Il dramma dei desaparecidos --> Daniel Passarella e il capocannoniere Mario Kempes, il presidente Videla che bacia tronfio la coppa del mondo: giugno '78, l'Argentina vince il mondiale di calcio ai danni dell'Olanda, fa 6 a 0 al Perù in una partita che si scoprirà truccata, gli argentini gioiscono per le strade ma ad un chilometro dallo stadio di Buenos Aires nei sotterranei dell'Esma, la tristemente nota Escuola de Mecanica de l'Armada a migliaia di studenti, operai, dissidenti vengono torturati. Complici del silenzio , il film di Stefano Incerti, girato in Argentina, è un film «per non dimenticare quello che accadde tra il '76 e il 1982, con i 30 mila desaparecidos vittime della dittatura della giunta militare». La storia, scritta da Rocco Oppedisano, sarà distribuito da Mediaplex Italia in cinquanta copie dal 17 aprile e a giugno anche in Argentina. Alessio Boni è Maurizio Gallo, un giornalista sportivo italiano inviato a seguire i Mondiali, convinto con il suo fotoreporter Ugo (Giuseppe Battiston) di andare a spassarsela e che invece conoscendo Ana (Florencia Raggi), guerrigliera clandestina, si ritrova coinvolto in una cruda storia di violazione dei diritti umani della giunta militare di Jorge Videla.

Torna all'inizio


dal branco della libertà (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

FESTIVAL «Umiliati e offesi» dal branco della libertà 9° Human Rights Nights Roberto Silvestri BOLOGNA Si è concluso domenica il 9° festival «Human Rights Nights», con l'omaggio panafricanista a Bob Marley Africa Unite di Stephanie Black. Titolo dell'edizione 2009, aperto a cinema, musica e arti visive: «In-differenza». Differenze tra le arti e tra le culture, certo, ma con tanta voglia e pratica secolare di interferenze trans. L'indifferenza senza trattino, invece, è di altri. Giulia Grasselli che ideò la manifestazione e la dirige con passione e competenza fin dall'inizio, ha potuto contare quest'anno, infatti, su un terzo del budget 2008. Con la crisi, forse, sponsor e istituzioni pubbliche pensano che si debbano maggiormente finanziare, anche se Bush è sparito, i diritti disumani.... Sono stati presentati (anche a Forlì, altra sede del festival) opere già apprezzate come Below sea level di Gianfranco Rosi, Miracolo a Sant'Anna, War on democracy e Mar nero. Di particolare interesse Jihad for love di Parvez Sharma sull'imbarazzante rapporto, per i militanti gay islamisti, con la propria vita, minacciata da nemici e amici, dall'amor sacro e da quello profano. E The times of Harvey Milk il doc Oscar di Rob Epstein dell'84, «prequel» di Milk. Due le sezioni competitive, dedicate ai doc e ai corti. Il premio maggiore è andato a Taxi to the dark side di Alex Gibney, un film statunitense di denuncia delle «torture», disumanamente istigate da Euroamerica, purché nessuno tocchi i nostri porcissimi interessi, che un bel giro di festival se l'è fatto (era anche a Roma). Un premio che la giuria ha con giusta perfidia utilizzato per chiedere una prossima incriminazione dell'ex presidente Usa Bush jr. La «menzione speciale» è andata invece a un documentario istantaneo già visionabile in rete. Si tratta del boliviano Umiliati e offesi realizzato da un collettivo di filmaker andini e firmato da Cèsar Brie (il regista teatrale argentino della Comuna Baires, da anni a La Paz e applaudito ospite del festival), Horacio Alvarez e Pablo Brie. Di che tratta l'impressionante reportage? Il 28 maggio del 2008, a Sucre, in Bolivia, una città stupenda, a metà tra la parte d'altopiano e la parte orientale del paese, in occasione delle celebrazioni per l'indipendenza boliviana, il presidente indio Morales ha incontrato i campesinos provenienti da diverse comunità. All'improvviso una violenta moltitudine organizzata militarmente ha aggredito i campesinos. I pochi soldati e poliziotti, assaliti con pietre e fumogeni, hanno risposto con gas lacrimogeni ma non hanno impedito il resto. I contadini, supporter di Morales, sono stati inseguiti, picchiati, sequestrati, denudati, condotti nella piazza principale e costretti a inginocchiarsi, a baciare la terra, a dichiarare la loro fedeltà alla Sucre bianca, e a bruciare poncho tradizionali e emblemi della nazione andina (whipalas), minacciati di tortura e morte. QuandoHumillados y Ofendidos, il documentario, di 44', girato durante l'aggressione finanziata dai «biancoidi», mostri di color bianco, già precedentemente censurato dai media di Sucre, avrebbe dovuto andare in onda sulla tv nazionale boliviana, le trasmissioni via cavo furono interrotte. La Paz, a differenza di Roma, non concede a chi vince le elezioni, l'uso spudorato dei media, tutti privati... L'azione squadrista, finanziata durante la più grave crisi politica attraversata dal governo progressista di Evo Morales con rischi di secessione della zona, a lui sfavorevole elettoralmente - si usa sempre la carta federalista e la minaccia di scissione quando il governo centrale è troppo spostato a sinistra o lo si teme - è stata platealmente rivendicata dai latifondisti e dai borghesi a Sucre, seconda città del paese. Cesar Brie ha voluto montare velocemente, ma meglio di quanto non sostengano le motivazione della giuria, le immagini collettive di Humillados y Ofendidos, e diffonderle via You Tube, le agghiaccianti immagini di questo impressinante raid razzista rivendicato spudoratamente dal popolo terrorista della libertà anticomunista. In questo caso membri del comitato «Interinstitucional y estudiantes» de la Universidad San Francisco Xavier.

Torna all'inizio


Il sindacato mondiale all'Italia: (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

RAPPORTO SUL LAVORO Il sindacato mondiale all'Italia: «Non va ridotto il diritto di sciopero» L'Ituc analizza i 27 paesi dell'Unione: tra le emergenze, il gap salariale uomo/donna e le discriminazioni anti-sindacali Vittorio Longhi Politiche antisindacali, ostacoli al diritto di sciopero, discriminazioni e una sempre maggiore disparità salariale tra donne e uomini. Non si tratta di paesi del sud del mondo, asiatici o africani, ma dei 27 paesi della Ue, sotto la lente d'ingrandimento della Confederazione sindacale internazionale, Ituc-Csi. In occasione delle due giornate in cui l'Organizzazione mondiale del Commercio esamina le politiche commerciali dell'Unione, il sindacato internazionale diffonde il suo rapporto. «Nonostante la piena ratifica delle convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo) da parte dei 27 - premette il rapporto - ci sono ancora molti difetti di applicazione, relativi alla discriminazione antisindacale, al diritto di sciopero, al divario salariale tra donne e uomini nella maggior parte dei paesi». Le preoccupazioni riguardano sia l'Europa Est che occidentale, dove crescono la chiusura e l'ostilità ai sindacati da parte delle imprese, sempre più multinazionali. Mentre negli stati dell'Est si affermano forme di discriminazione sul lavoro, sull'istruzione e sulla casa nei confronti delle minoranze etniche, prime tra tutte quella Rom, nei primi 15 stati membri si stanno adottando misure che scoraggiano l'adesione al sindacato e limitano il diritto di sciopero e l'azione collettiva. Misure in contrasto con le 8 fondamentali convenzioni Ilo, che vanno dal diritto di associazione e contrattazione alla discriminazione di genere, dal divieto di lavoro minorile a quello di lavoro forzato. Riguardo all'Italia, le critiche del sindacato internazionale cominciano con il nuovo disegno di legge delega del governo Berlusconi che vorrebbe restringere il diritto di sciopero nei servizi pubblici e nei trasporti, attraverso lo strumento dello «sciopero virtuale» e con requisiti di rappresentatività penalizzanti per i lavoratori. Un provvedimento che finora solo la Cgil aveva ritenuto incostituzionale e che ora anche la Ituc non esita a definire «una grave violazione dei diritti fondamentali del lavoro». Altro dato sull'Italia che merita attenzione è quello sul pay gap, il divario salariale tra donne e uomini che oggi si attesta a una media del 16%, stando ai dati Istat. La discriminazione di genere avviene soprattutto tra le categorie professionali più elevate e, secondo le osservazioni della Commissione europea citate nel rapporto, «le donne in Italia sono sotto rappresentate a livello manageriale e imprenditoriale». Anche le cifre dell'Ilo indicano una presenza femminile ai vertici dirigenziali ancora bassa, al 23%. Nel capitolo sul lavoro minorile, l'Ituc nota che le norme sull'età minima lavorativa non vengono rispettate nell'economia informale, ancora «estesa» nel nostro paese, agli stessi livelli dei nuovi paesi membri, come Bulgaria e Romania. L'ultimo rapporto sul child labour inviato dal governo italiano all'Ilo contava 1.987 casi di minori impiegati in modo illegale nel 2005, generalmente nelle piccole imprese a conduzione familiare, con orari eccessivi, mancanza di controlli medici, del riposo e delle ferie. Assai più grave è la rilevazione delle cosiddette «forme peggiori di lavoro minorile», che nel caso italiano significa traffico a scopo sessuale (il 10% sul totale), in cui domina la presenza di minori immigrati. Si stima che nel 2007 ci siano state circa 2.800 vittime di traffico, tra adulti e minori, per sfruttamento sessuale, per lavoro domestico, agricolo e nei servizi. La denuncia di condizioni di lavoro forzato, invece, riguarda le campagne del sud, dove - è noto - il 90% dei migranti stagionali lavora in nero e due terzi non hanno il permesso di soggiorno. Si tratta per lo più di irregolari polacchi, romeni, pachistani, ivoriani e albanesi spesso ricattati e ridotti in condizioni di schiavitù.

Torna all'inizio


Matrimoni gay, negli USA anche il Vermont dice sì (sezione: Diritti umani)

( da "Rai News 24" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Washington | 8 aprile 2009 Matrimoni gay, negli USA anche il Vermont dice sì Matrimoni gay, in America legali in 4 stati Nuovo tassello nel vasto panorama di stati americani che aprono alle nozze gay: il distretto di Columbia, quadrato amministrativamente autonomo dove hanno sede la Casa Bianca e il Congresso, ha accettato di riconoscere i matrimoni tra omosessuali celebrati altrove. Il voto a stragrande maggioranza del Consiglio del Distretto è stato salutato come un nuovo passo verso l'eguaglianza e i diritti umani per le coppie gay, perché cade nello stesso giorno in cui il Vermont è diventato il quarto stato americano (dopo Massachusetts, Connecticut e Iowa) che ha legalizzato le nozze tra omosessuali. Vermont: superato il veto del governatore Senatori e deputati del parlamento di Montpelier hanno superato il veto che era stato imposto dal governatore Jim Douglas, approvando i matrimoni gay con una maggioranza dei due terzi. Al Senato i voti favorevoli sono stati 23 contro 5 e alla Camera 100 contro 49. La nuova legge entrerà in vigore il primo settembre. Il Vermont è il primo degli Stati dell'Unione in cui i matrimoni fra persone dello stesso sesso sono stati approvati per via legislativa e non attraverso una sentenza di tribunale, come è accaduto nello Iowa, il Massachusetts e il Connecticut. "La lotta per i pari diritti non è mai facile -ha commentato il presidente del Senato locale, Peter Shumlin- non mi sono mai sentito cosi' orgoglioso del Vermont ora che abbiamo realizzato la parità matrimoniale non in seguito ad un ordine del tribunale ma perché è la cosa giusta da fare". I matrimoni gay sono stati introdotti venerdi' nello Iowa dopo una sentenza della locale Corte Suprema. Questione aperta La questione dei matrimoni fra persone dello stesso sesso divide gli Stati Uniti. Referendum che si sono svolti in California, Arizona e Florida, contestualmente alle elezioni presidenziali di novembre, hanno bocciato i matrimoni gay in questi stati. In Arizona un altro referendum ha vietato le adozioni alle coppie gay. Lo Stato di New York riconosce matrimoni fra persone dello stesso sesso effettuati in altri Stati.

Torna all'inizio


Tunisino espulso (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Sondrio)" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

MORBEGNO BASSA VALLE pag. 7 Tunisino espulso «Una sentenza giusta» Lo ha deciso la Corte Europea di Strasburgo di SUSANNA ZAMBON TALAMONA NON È STATO VIOLATO alcun articolo della Convenzione per la protezione dei diritti umani nell'espulsione dal territorio nazionale di Foued Ben Fitouri Cherif, cittadino tunisino, classe 1970, sulla cui «scomparsa» si era tanto parlato nel 2007 in Valtellina, dove viveva con la moglie, una donna di Talamona con la quale si era trasferito a Dazio. Lo ha deciso la Corte Europea di Strasburgo a cui si sono rivolti il diretto interessato insieme alla moglie valtellinese, Sonia Brusadelli, e al fratello, sostenendo che le autorità italiane mettendo in atto l'espulsione avrebbero violato diversi articoli della Convenzioni, tra i quali quelli che stabiliscono il divieto della tortura, il diritto a un equo processo, il diritto al rispetto della vita privata e familiare. I GIUDICI DI STRASBURGO per 4 voti contro 3 hanno stabilito che non vi è stata alcuna violazione del diritto al rispetto della vita familiare, in quanto, se è vero che Foued Ben Fitouri Cherif difficilmente potrà rientrare in Italia, è altresì vero che suo fratello, sua moglie e le tre figlie (nate nel 1996, 2001 e 2004) non avrebbero grandi difficoltà a trasferirsi in Tunisia. La Corte di Strasburgo ha poi dichiarato invece inammissibile il resto del ricorso. LA VICENDA riguardante Foued Ben Fitouri Cherif aveva fatto molto parlare. In Valtellina si era saputo delle sue «sorti» da un articolo pubblicato il 25 gennaio 1997 sul sito internet Peacereporter.net, secondo cui l'uomo sarebbe scomparso la mattina del 4 gennaio, prelevato sul luogo di lavoro a Milano da alcuni poliziotti della Digos sondriese. Secondo il sito Foued sarebbe stato identificato durante una perquisizione nell'appartamento di alcuni suoi connazionali indagati e processati per attività terroristiche. Dopo il 4 gennaio Foued era stato espulso dall'Italia e portato a Tunisi, in un carcere civile sotto giurisdizione militare. Foued non risultava però indagato, in Italia e neppure all'estero. ALL'EPOCA su alcuni siti internet tra cui www.centrodelleculture.org e quello del Partito umanista di Milano, era comparsa la petizione «Non lasciamo sparire Foued Cherif», che si trova ancora on-line. «Cherif Foued è stato imbarcato per la Tunisia senza permettergli di contattare un avvocato - si legge nei siti internet - senza potersi difendere, senza sapere con esattezza i capi di imputazione e soprattutto subendo la violenza morale di venire strappato ai suoi affetti». Image: 20090408/foto/5664.jpg

Torna all'inizio


Guantanamo, la Croce Rossa: medici tra i torturatori (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 08-04-2009 Guantanamo, la Croce Rossa: medici tra i torturatori WASHINGTON. Agli interrogatori condotti dalla Cia nei confronti di prigionieri sospettati di avere legami con il terrorismo parteciparono anche medici. Avevano il compito di verificare che il 'waterboarding' (la tecnica di interrogatorio che porta l'interrogato alle soglie dell'annegamento) o altre pratiche estreme non portassero alla morte del prigioniero. Lo denuncia un rapporto confidenziale del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr), di cui ha dato notizia ieri il 'New York Times'. In base al rapporto, personale medico è stato «profondamente» coinvolto nelle pratiche di interrogatorio della Cia considerate tortura. Il rapporto è stato redatto in base alle affermazioni di 14 prigionieri aderenti ad al-Qaeda e detenuti a Guantanamo dal 2006. Uno dei prigionieri sottoposti a queste pratiche di interrogatorio, Khalid Shalikh Mohammed, considerato tra gli ideatori degli attentati dell'11 settembre, ha rivelato che quando veniva sottoposto a 'waterboarding' c'era sempre qualcuno che gli controllava il battito del polso e il livello di ossigeno. Non solo: in diverse occasioni il medico presente ordinò che la seduta in corso fosse interrotta. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa rivela il 'New York Times' nel suo rapporto precisa che il compito del Un rapporto accusa: i sanitari verificavano che le pratiche attuate non uccidessero i detenuti personale medico e paramedico presente agli interrogatori era, in sostanza, quello di garantire che i prigionieri non morissero. Il Cicr, che parla esplicitamente di tortura, sottolinea che la presenza di medici e di personale medico ad interrogatori di questo tipo rappresenta di per sé «una volgare violazione dell'etica medica». Tanto più se, come scritto nel rapporto, questo «personale medico» era presente anche in altre occasioni speciali: quando i prigionieri venivano messi in isolamento in celle strettissime, o gelate, quando venivano incatenati con le braccia al soffitto, quando erano costretti a stare in piedi per ore. Detenuto di Guantanamo (Ap)

Torna all'inizio


Sri Lanka, l'Onu: fermate il massacro di civili (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 08-04-2009 Sri Lanka, l'Onu: fermate il massacro di civili COLOMBO. Un nuovo appello perché si ponga fine al massacro di civili in Sri Lanka. È stato l'inviato speciale dell'Onu per i diritti dei rifugiati, Walter Kalin, a manifestare alle autorità di Colombo la sua «profonda preoccupazione» per la sorte di circa 100mila civili che rischiano la vita nell'ambito dell'operazione con cui le forze armate cingalesi stanno cercando di sgominare quello che resta dell'Esercito di liberazione delle Tigri tamil (Ltte). Al termine di una visita di quattro giorni Kalin ha diffuso un comunicato in cui sostiene che oltre 100mila civili sono intrappolati in un'area di 20 chilometri quadrati dichiarata dal governo «una zona di sicurezza», rivolgendo un appello per «salvare le loro vite». «Un gran numero di civili ha detto sono stati già uccisi o feriti. Sulla base poi di notizie secondo cui gli uomini dell'Ltte si sono rifugiati quasi del tutto in quella zona, molta più gente è in pericolo di vita». «Ripeto urgentemente il mio appello ha ribadito infine Kalin al Ltte affinché permetta a tutti i civili sotto il suo controllo di lasciare questa zona per trovare rifugio altrove. Chiedo inoltre al governo dello Sri Lanka di rispettare scrupolosamente la "zona di sicurezza" fino a quando in essa vi sarà popolazione civile». Nei giorni scorsi i militari cingalesi hanno annunciato di avere liberato anche l'ultima zona nel nord-ovest dello Sri Lanka che era in mano alla guerriglia Tamil e tre giorni fa il presidente Mahinda Rajapaksa ha intimato ai dirigenti dell'Ltte di arrendersi. Da parte sua la guerriglia, attraverso l'agenzia a lei vicina "TamilNet", continua a lanciare appelli alla comunità internazionale affinché «si raggiunga un cessate il fuoco e si eviti un massacro». Colombo ormai è convinta di avere la vittoria in pugno. La conquista di quello che era ritenuto l'ultimo baluardo dei ribelli, è costata un bagno di sangue: in tre giorni di combattimenti, secondo fonti ufficiali dell'esercito cingalese, sarebbero caduti almeno 420 ribelli, 250 nella sola Puthukkudiriruppu. Non sono state rese note invece le perdite subite dalle truppe governative. La guerra civile tra esercito e ribelli Tamil dura da decenni e ha causato decine di migliaia di vittime, quasi 3.000 tra i civili solo dall'inizio dell'anno, secondo l'alto commissario dell'Onu per i diritti umani. Il governo di Colombo ha rigettato tutti gli appelli, anche internazionali, per una tregua, chiedendo solo la resa e il disarmo da parte dei Tamil. Sfollati tamil nel Nord (Ap) «Almeno centomila persone, da tempo intrappolate nella zona di sicurezza, rischiano la vita»

Torna all'inizio


Perù, condannato l'ex presidente Fujimori (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 08-04-2009)
Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Bologna))

Argomenti: Diritti umani

VETRINA ESTERI pag. 26 Perù, condannato l'ex presidente Fujimori L'EX PRESIDENTE peruviano Alberto Fujimori è stato riconosciuto colpevole di violazione dei diritti umani, primo caso di un presidente latino-americano democraticamente eletto ritenuto responsabile di abusi ai diritti umani nel suo Paese. Il giudice ha detto che le accuse contro l'ex-presidente sono state provate «ben oltre ogni ragionevole dubbio». L'ex presidente, di origine giapponese, era accusato delle mattanze di Quartieri Alti e dell'Università La Cantuta, commessi a Lima nel 1992 e nel 1993 dallo squadrone della morte «La Colina» che causarono 25 vittime tra il 1991 e il 1992 e del sequestro di un giornalista, Gustavo Gorriti, e un imprenditore, Sauel Dyer, nel 1992.

Torna all'inizio


Perù, l'ex presidente Fujimori condannato a 25 anni di carcere (sezione: Diritti umani)

( da "Panorama.it" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

- Mondo - http://blog.panorama.it/mondo - Perù, l'ex presidente Fujimori condannato a 25 anni di carcere Posted By emanuele rossi On 7/4/2009 @ 22:21 In Headlines, NotiziaHome | No Comments Un criminale. Così la giustizia del paese di cui fu presidente, il Perù, ha giudicato [1] Alberto Fujimori. L' ex capo del governo peruviano dal 1990 al 2000 è stato condannato oggi per delitti contro i diritti umani, a 25 anni di carcere. "Delitti provati al di là di ogni dubbio ragionevole", così ha commentato la sentenza il giudice della Corte suprema Cesar San Martin. Fujimori, 70 anni, era accusato per le stragi di Barrios Altos e La Canuta, che causarono 25 morti tra il 1991 e il 1992, e per il sequestro di un giornalista e di un imprenditore nel '92. Il gruppo paramilitare Colina, autore materiale delle stragi, fu coperto e aiutato dal governo del presidente di origine giapponese. Durante il suo lungo mandato Fujimori raggiunse alti livelli di popolarità per la sua guerra contro i gruppi terroristi di Sendero Luminoso e i [2] Tupac Amaru: nel 1996 questi ultimi furono sterminati dopo che avevano tenuto in ostaggio per mesi alcuni diplomatici stranieri nella villa dell'ambasciatore giapponese. I suoi servizi segreti comandati da Vladimiro Montesinos si attirarono le accuse delle organizzazioni umanitarie internazionali per il loro mancato rispetto dei diritti umani. Fujimori li difese sostenendo che stava "governando dall'inferno". Ma nel 2000 emersero numerosi scandali finanziari e casi di corruzione che lo costrinsero a lasciare il paese e rifugiarsi in Giappone per fuggire alla giustizia. Fu arrestato in Cile ed estradato nel 2005, poi ine però è stato condannato per gli atti del principio della sua lunga epoca di governo. Adesso esultano [3] Amnesty International e Human Right Watch per la fine del lungo processo, durato 15 mesi: "Non capita tutti i giorni di vedere un ex capo di stato condannato per violazioni dei diritti umani quali torture, sparizioni e sequestri di persona. Speriamo sia solo il primo di molti processi del genere in America Latina e nel resto del mondo'' ha commentato l'osservatore di Amnesty Javier Zuniga. Esultano anche molti peruviani, ma almeno altrettanti sono invece sul piede di guerra: l'ex presidente, che ha subito presentato ricorso, può contare ancora su una buona popolarità. E sua figlia [4] Keiko è una parlamentare in piena ascesa (è stata la più votata alle elezioni del parlamento nel 2006) e potrebbe sfruttare la condanna del padre come una persecuzione politica. La donna era presente in tribunale durante la lettura della sentenza- ha definito la decisione della sala penale speciale della Corte suprema peruviana ''un verdetto di odio e di vendetta'', annunciando che ''i fujimoristi non resteranno con le braccia incrociate''. ''Scenderemo in piazza per difendere il miglior presidente che abbia avuto questo paese, l'uomo che ha salvato il Perù dal terrorismo'', ha detto Keiko. Il procuratore capo peruviano, Josè Pelaez Bardales, ha detto da parte sua che la condanna di Fujimori costituisce ''un trionfo per la giustizia e il rispetto dei diritti umani'', attraverso ''una sentenza contundente e dotata di fondamento, alla quale sarà difficile controbattere". Ora si teme un crescere della tensione che possa degenerare in scontri di piazza. Il presidente attuale del Perù, Alan Garcìa Perez, ha rivolto alla popolazione un appello alla calma.

Torna all'inizio


Global Day for Darfur: al Colosseo il 19 aprile per non dimenticare (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Global Day for Darfur: al Colosseo il 19 aprile per non dimenticare di Antonella Napoli Anche quest’anno si celebra in tutto il mondo il ‘Global Day for Darfur’, dedicato alla crisi in atto nella regione sudanese dal febbraio 2003 e che dal 2007 viene ricordata anche in Italia, grazie all'impegno di ‘Italians for Darfur’, associazione Onlus di cui fanno parte giornalisti, operatori umanitari ed esponenti della società civile e da Articolo 21, che ha lanciato la campagna “Diamo voce al Darfur”. Testimonial Monica Guerritore. Quest'anno la Giornata mondiale per il Darfur ha una valenza ancor più importante visto l'inasprimento della situazione sul campo e il rischio di peggioramento del conflitto dopo i recenti avvenimenti, sia giudiziari sia politici, da cui sono scaturite conseguenze disastrose sul piano umanitario. Per questo il Global Day for Darfur 2009, che in Italia si terrà al Colosseo a partire dalle 10, sarà dedicata alla raccolta di fondi per la realizzazione del centro pediatrico di Emergency a Nyala, nel sud Darfur. All'iniziativa sono collegati un libro e una mostra 'Volti e colori del Darfur', allestita nella piazza antistante il monumento simbolo dei diritti umani, i cui proventi saranno destinati al progetto. L’opera è nata proprio per sensibilizzare l’opnione pubblica sulla crisi sudanese per troppo tempo ignorata e ancora oggi, nonostante il grande scalpore suscitato dal mandato di arresto per il presidente del Sudan Omar Al Bashir, stenta a trovare spazio sugli organi di informazione. Alla giornata di mobilitazione - diretta a sostenere la forza di pace autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ancora stenta ad entrare nel pieno delle sue funzioni, e a ribadire la richiesta di un forte intervento della diplomazia internazionale affinché si ponga termine ai massacri perpetrati in Darfur - hanno aderito Articolo 21, Amnesty International, Tavola della Pace, Comunità ebraica, Ugei, Bené Berith giovani, Non c'è pace senza giustizia e molte altre associazioni che si occupano di diritti umani. Il conflitto in Darfur, nell’arco di sei anni, ha provocato (stime Onu) tra i 200 e i 300.000 morti e ha costretto almeno due milioni e mezzo di persone alla fuga, destinandole ad una vita da sfollati sia all'interno del Sudan, sia nei campi profughi in Ciad, circostanza che di fatto ha allargato il conflitto anche a questo paese confinante. A complicare la situazione l'espulsione di 13 organizzazioni non governative decisa dal presidente Al Bashir, all'indomani dell'emissione nei suoi confronti del mandato di cattura spiccato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. La popolazione del Darfur è rimasta, così, senza assistenza e le poche Ong che ancora operano sul campo hanno enormi difficoltà a coprire tutte le aree della regione. Ecco perché l'azione di Emergency è di fondamentale importanza. Il nostro sostegno al progetto per il centro pediatrico a Nyala è totale e chiediamo anche il vostro aiuto.

Torna all'inizio


L'Eritrea contro i diritti umani (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'Eritrea contro i diritti umani di Marco Cavallarin L’”Associazione Comunità Eritrea in Italia”, emanazione delle rappresentanze diplomatiche eritree, ha sporto denuncia nei confronti della Presidente dell’Associazione Asper (Associazione per la Tutela dei Diritti Umani del Popolo Eritreo, http://www.asper-eritrea.com), Dr.ssa Dania Avallone, che è adesso imputata “perché, in presenza di più persone”, cioè in manifestazioni pubbliche e regolarmente autorizzate in cui venivano denunciate le violazioni dei Diritti Umani e Civili in Eritrea, “offendeva l’onore, il decoro e la reputazione dell’Associazione Comunità Eritrea in Italia […] accusando detta associazione di appoggiare e sponsorizzare il “sanguinario governo dittatoriale” dell’Eritrea, “autore di delitti contro l’umanità” …”. Così recita il decreto di convocazione delle parti emesso dal Giudice di Pace Penale di Roma, dr. Mario Tammaccaro. La prima udienza si terrà a Roma il prossimo 15 aprile 2009 alle ore 9,00. In sostanza, il governo dell’Eritrea, tramite i suoi fantocci raccogliticci che ruotano attorno alla sua ambasciata romana, muove guerra contro Asper, una delle più attive associazioni in Europa che combattono contro la negazione dei Diritti Umani e Civili in Eritrea, e contro la sua Presidente, Dania Avallone, sempre schierata in prima linea per testimoniare con il suo impegno contro la barbarie assassina e torturatrice della dittatura che domina, straziandolo, il Paese. La Dr.ssa Dania Avallone ha vissuto in Eritrea quando sembrava che il paese si avviasse verso un percorso straordinario di democrazia. Lì, in quanto biologa marina, ha esplorato scientificamente per conto del Ministero della Marina i fondali del Mar Rosso e formato decine di studiosi ed esperti. Questo attacco contro Dania Avallone segue ad una serie di intimidazioni, minacce e violenze fisiche che i denuncianti e loro sicari hanno già ripetutamente operato nei confronti dell’imputata, costretta più di una volta a ricorrere alle cure dei Pronto Soccorso di diverse città d’Italia, e dei suoi compagni. Colpendo Asper, il governo eritreo pretenderebbe di mettere a tacere le voci di dissenso che in Europa si pronunciano contro di esso. Con questa mia, che so condivisa da molti democratici, vorrei contribuire alla lotta di Asper e delle altre associazioni che si impegnano contro la dittatura eritrea, che sempre hanno manifestato il loro dissenso nei confronti di qualunque dittatura e negazione dei diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e invito i miei lettori alla vigilanza perché il Governo italiano e gli organismi della cooperazione sappiano tenere le distanze da qualsiasi possibilità di accettazione di dittature come quella eritrea. Da Inghilterra, Germania e USA varie organizzazioni di eritrei per i Diritti Umani, stanno inviando lettere di solidarietà con Dania Avallone al Giudice di Pace. Il Governo dello Stato d’Eritrea si macchia indelebilmente di gravissime violazioni dei Diritti Umani nei confronti del suo popolo: la dittatura del Presidente Issayas Afwerki è sempre più totalitaria e oppressiva e ogni diritto politico e parlamentare è negato. Diritti Civili e Diritti Umani vengono calpestati quotidianamente in quel Paese dalla dittatura del suo presidente. Migliaia, forse decine di migliaia, di persone, di cittadini, sono reclusi – non si sa di essi quanti siano ancora in vita o in quali condizioni di salute – privi di un capo di imputazione, di un processo che non verrà mai celebrato. Si tratta di persone che hanno avuto un ruolo doloroso nell’Eritrea, combattenti della trentennale guerra di Liberazione del Paese dal dominio coloniale etiope, combattenti per uno sviluppo condiviso che assicurasse non solo indipendenza dalla dominazione straniera, ma uno sviluppo civile e democratico per quel popolo. La loro rivoluzione è stata tradita: già dal referendum popolare del 1993, che sancì con risultati schiaccianti lautonomia dell’Eritrea dall’Etiopia, si era messo in atto un percorso che brevemente portò all’approvazione parlamentare di una Costituzione fortemente orientata, tra l’altro, alla democrazia, che prevedeva pluralità ed elezioni regolari del Parlamento. Poi le cose sono cambiate: il potere del partito al potere e del presidente dello stato, che è anche capo del governo e presidente del partito, si è radicato espandendosi oltre ogni misura verso il tradimento delle premesse. Il presidente giustificava lo stato delle cose in nome dell’emergenza generata dalla persistente aggressività militare dell’Etiopia nei confronti dell’Eritrea. Quindi mai si sono tenute elezioni in quel Paese, la Costituzione è stata abrogata, tutto il paese è stato abnormemente militarizzato, bloccata l’economia ed ogni forma di produttività, negata la libertà di stampa, di informazione e di opinione, di culto religioso, di libera circolazione nel territorio, represse e private dei loro beni alcune minoranze etniche, chiusa l’Università, bloccato il normale ordinamento scolastico, bloccata la cooperazione internazionale (governativa e non governativa) , espulse le ONG, ... Le attività della cooperazione governativa e non governativa italiana erano state a suo tempo promosse dal Ministro Petros Salomon, oggi recluso insieme alla moglie. Chiunque abbia anche solo pronunciato una perplessità rispetto al modo in cui si trasformava la gestione del potere, o chiesto di ridare valore alla Costituzione, di permettere la costruzione di nuovi partiti, di effettuare elezioni, è stato minacciato, incarcerato, torturato con pratiche di fortissima violenza fino alla morte, ucciso, senza che mai un capo d’accusa venisse formalizzato, senza che mai un processo venisse celebrato. L’accusa informalmente espressa, e passata di bocca in bocca tra gli abitanti del piccolo Paese di tre milioni e mezzo di persone, era di tradimento della patria. Tra essi erano ministri e contadini, combattenti e operai, funzionari dello stato e gente comune. Di questi non è dato sapere se siano ancora in vita, né i familiari hanno modo di sentirli o di vederli, o anche solo di sapere dove essi siano tenuti reclusi. La militarizzazione è estesa a tempo pressoché indeterminato a uomini e donne, ed in essa si esprime la violenza della deportazione di massa di tutta la forze produttiva del paese nei campi militari, dove la reclusione nei container e lo stupro sono la regola quotidiana. L’uso dell’esercito è anche improprio nel momento in cui truppe ed armamenti eritrei vengono dislocati, ad esempio, in Somalia a sostegno delle corti islamiche. Il potere politico si sostituisce a quello interno delle comunità religiose, per cui vengono imposti ad ogni confessione rappresentanti graditi al dittatore e non regolarmente designati al proprio interno. E’ il caso, ad esempio del patriarca Abuna Antonios, recluso in condizioni di salute precarie, sostituito da un personaggio fantoccio non riconoscibile dalla comunità cristiana. Questo stato di cose è noto a chiunque abbia attenzione istituzionale nei confronti dell’Eritrea: Amnesty International, Human Rights Watch, Reportes sans Frontieres, Asper, UN, periodicamente documentano la situazione ed il suo progressivo aggravarsi. Anche la UE si è più volte pronunciata in proposito. I documenti da loro prodotti, che vengono comunicati ufficialmente al momento delle loro pubblicazioni, sono reperibili nel web. L’Eritrea soffre della mancata applicazione da parte dell’Etiopia degli accordi di pace del 2000, e i due paesi soffrono di uno stato di “guerra-non guerra” che, insieme alla repressione ed alla mancanza di occupazione, è causa della fuga di centinaia di migliaia di giovani, donne e bambini, molti dei quali trovano la morte nei deserti o nei mari che fortunosamente cercano di attraversare. Si tratta della morte di persone finalmente “libere”. L’economia eritrea è oggi di sussistenza: il solo sostegno sono le rimesse economiche degli emigrati. La violenza della dittatura si estende anche sulla diaspora: un fitto servizio di intelligence coordinato dalle ambasciate e dai consolati svolge attività di controllo su ogni territorio. Gli eritrei in diaspora sono controllati nelle loro vite, e se un comportamento antigovernativo viene ravvisato, vengono minacciati personalmente e ricattati, e le loro famiglie rimaste in patria subiscono conseguenze indicibili. Il popolo dell’Eritrea soffre, sempre in silenzio e impotente, di questo stato di cose. Ridotto in povertà ha bisogno dell’aiuto internazionale, ed ogni gesto di cooperazione è benvenuto. Ma non è possibile in genere verificare che gli aiuti pervengano alla giusta destinazione, e sarebbe opportuno ottenere dal governo eritreo la possibilità di controllarne gli esiti. Come sarebbe opportuno che almeno la Croce Rossa Internazionale potesse visitare i reclusi, e che al dittatore Afwerki si esprimesse in ogni occasione il disappunto per quanto avviene nel suo paese, e gli si richiedesse rispetto, almeno, per i Diritti Umani più elementari e per la popolazione eritrea.

Torna all'inizio


Se la Ue apre alla Turchia senza ascoltare i cittadini (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Se la Ue apre alla Turchia senza ascoltare i cittadini Mercoledì 8 Aprile 2009, È davvero singolare che sia un non europeo, anche se presidente della maggior potenza mondiale, a consigliare all'Europa di allargarsi oltre il Bosforo, aprendo le porte alla Turchia. Come cittadino europeo, all'indomani del vertice atlantico di Praga, trovo imbarazzante che ai massimi rappresentanti dei popoli europei il nuovo presidente degli Stati Uniti continui a dare "buoni consigli" - rivelando peraltro perfetta continuità con le ingerenze dei suoi predecessori - quasi considerando il vecchio continente un protettorato da governare a distanza. Siamo noi, europei, che dobbiamo decidere chi entra a casa nostra, soprattutto se non si tratta di un ospite temporaneo ma di un membro permanente della famiglia. I colloqui di Praga hanno evidenziato ancora una volta, tutta la fragilità dell'Unione Europea e delle sue istituzioni, lontane dal sentimento popolare dei popoli che dovrebbero rappresentare. Per la maggioranza degli europei la Turchia non è Europa: è un paese che appartiene ad un altro continente e ad un'altra civiltà, che anzi nei secoli ha duramente avversato i valori costitutivi e l'identità stessa dell'Europa. E anche ora, nonostante l'avvio dei negoziati per entrare nella Ue, il governo di Ankara non sembra impegnarsi molto sul fronte del rispetto dei diritti umani, dei diritti dei popoli e del pluralismo culturale e religioso. Quattro anni fa, rispondendo a un sondaggio promosso dal Gazzettino, meno del 40 per cento dei veneti e dei friulani intervistati si dichiarava favorevole all'ingresso della Turchia in Europa, mentre ben 45 su 100 si pronunciarono con un netto no. Quale sarebbe oggi il risultato di un analogo sondaggio? Sono convinto che la percentuale dei contrari e dei perplessi sarebbe anche maggiore. Nel frattempo sono entrate a pieno titolo nell'Unione Europea Romania e Bulgaria, con procedure inclusive che tante preoccupazioni e allarmi sociali stanno generando. Al punto da suggerire, anche nei più convinti europeisti, la necessità di adottare maggior prudenza e procedure più dilazionate nei prossimi allargamenti in calendario nell'agenda europea. Lo stesso Parlamento europeo, l'unica istituzione europea che ha un rapporto diretto con la volontà degli elettori, ha posto nell'ottobre 2005 severe condizioni all'eventuale ingresso del paese anatolico nell'Unione, a partire dal riconoscimento del genocidio armeno e dalla soluzione del problema Cipro, che il governo di Ankara continua a disattendere. È evidente che gli europei sono molto dubbiosi e restii ad avere i turchi come propri concittadini. Sembra invece che i governi europei, che proprio lunedì 6 aprile hanno dato all'unanimità il via libera all'avvio dei negoziati per l'ingresso della Turchia nell'Unione, preferiscano non prestare attenzione alla volontà dei cittadini anteporre, quasi con arroganza, ragioni di convenienza politica e di strategia militare. La questione dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea non solo interroga l'identità del nostro continente ma anche pone con forza il problema della democraticità e della rappresentatività delle istituzioni europee. È una questione cruciale che va affrontata in modo diverso e più approfondito, uscendo dai ristretti ambiti dei negoziati diplomatici e coinvolgendo la diretta volontà dei cittadini. Per questo confido che il nuovo Europarlamento, che uscirà dalle elezioni del prossimo giugno, metta al primo posto nella propria agenda un pronunciamento inequivocabile su una prospettiva di allargamento che a buona parte degli europei appare poco comprensibile e ancor meno gradita. *presidente del Consiglio regionale del Veneto

Torna all'inizio


Saet Group tra i membri italiani dell'United Nations Global Compact (sezione: Diritti umani)

( da "FullPress.it" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

L’azienda torinese, esempio di eccellenza italiana, grazie alla capacità di innovare e favorire il progresso tecnologico, preservando l’ambiente e tutelando diritti umani e standard lavorativi. Pubblicato il: 08/04/2009 --> Leinì (TO) – Saet Group, tra le prime aziende al mondo nella produzione di tecnologia e soluzioni per impianti di trattamento termico a induzione, è entrata a far parte di United Nations Global Compact, il più autorevole e vasto programma globale in tema di innovazione, grazie alla capacità di creare avanguardia tecnologica, innovare i processi ed esportare le proprie competenze nei settori di riferimento a livello internazionale. United Nations Global Compact si rivolge alle imprese di tutto il mondo e si propone di creare un quadro economico, sociale ed ambientale in grado di promuovere un sistema produttivo innovativo e sostenibile. “E’ un onore per la nostra azienda aver ottenuto il riconoscimento delle Nazioni Unite che ci ha scelti come esempio di eccellenza imprenditoriale italiana”, ha dichiarato Davide Canavesio, Amministratore Delegato Saet Group. “L’ingresso in questo programma rappresenta un’ulteriore conferma del nostro impegno costante nel favorire l’evoluzione tecnologica nel settore del trattamento termico a induzione e delle energie rinnovabili, attraverso significativi investimenti in R&D e un confronto continuo con i nostri clienti”, ha aggiunto Canavesio. Etichette: Saet Group Segnala questa notizia: STAMPA

Torna all'inizio


Il 2009 anno danese dello sport (sezione: Diritti umani)

( da "GuidaViaggi.it" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Nel 2009 oltre 50 manifestazioni sportive internazionali avranno luogo in Danimarca, inclusa la sessione Olimpica del comitato olimpico internazionale e il Congresso olimpico. Tra i tanti eventi di quest’anno anche i campionati mondiali di Taekwondo, il Congresso Uefa, i Campionati mondiali di wrestling e il congresso Len. In vista di queste numerose attività il Governo danese ha proclamato il 2009 come "Anno danese dello sport". L’iniziativa fa parte di un piano nazionale del Governo per rendere più visibile la Danimarca sulla mappa del mondo come ospite leader di eventi sportivi e congressi internazionali. Inoltre dal 25 di luglio al 2 agosto, Copenaghen ospiterà la seconda edizione dei World Outgames, la più grande manifestazione sportivo-culturale mai organizzata in Danimarca e con un numero di partecipanti superiore a quello delle Olimpiadi. Prima dell’inizio si terrà anche un congresso sul tema dei diritti umani.

Torna all'inizio


Camilleri come Montalbano: ha amato una Livia genovese (sezione: Diritti umani)

( da "Sicilia, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Camilleri come Montalbano: ha amato una Livia genovese E' stata una giornata emozionante ed inaspettata quella di oggi. Per la prima volta nella storia dell'immigrazione che vede coinvolta la più grande isola delle Pelagie, si sono incontrati gli studenti della locale scuola media con due migranti ospiti del centro d'accoglienza di Lampedusa, ed un ex migrante da circa due anni stabilitosi sull'isola. Il tutto si è svolto nell'ambito del progetto «Uomo - Azioni per la difesa dei diritti umani», (promosso da Alternativa Giovani Onlus, finanziato dal Ministero delle Politiche sociali, in collaborazione con Amnesty International e l'Istituto Onnicomprensivo Pirandello), che prevede attraverso diverse fasi distinte in attività multidisciplinari rivolte agli studenti delle scuole dell'isola, di rendere visibile lo stato dell'«Uomo immaginario», i reali aspetti dei fenomeni di immigrazione che l'isola sta vivendo, creare dei modelli, dei principi di corretto comportamento dell'educazione interculturale nella comunicazione verbale, scritta e visiva. E l'incontro di oggi rientra proprio in queste attività. Grazie ad un'intesa con il Ministero dell'Interno, che considerate le alte finalità educative del progetto di cui trattasi, è stato possibile far uscire due migranti del centro d'accoglienza. I loro nomi sono Zaira, marocchina, arrivata in Italia con un matrimonio alle spalle contratto all'età di 16 e scappata dal proprio paese dopo anni di sevizie e torture perpetrate dal marito. E poi Mohammed, eritreo, con una storia drammatica alle spalle, quasi tutti i suoi familiari e parenti uccisi dalle bombe di una guerra senza senso, e arrivato in Italia in cerca di futuro diverso e dignitoso. A questi due migranti si è aggiunto Daniew, eritreo, un ex migrante che ha realizzato il suo sogno: arrivato a Lampedusa circa 5 anni fa, ha chiesto il riconoscimento del diritto d'asilo e dopo varie peripezie l'ha ottenuto. Ha girovagato per tre anni in diverse città italiane e poi ha deciso di tornare in quella che lui chiama la «Sua Lambadusa», l'isola che porta nel cuore. Ora lui vive e lavora regolarmente sull'isola che lo ha accolto e salvato. Zaira, Mohammed e Daniew hanno raccontato agli studenti le loro storie, le esperienze, le loro lotte fatte per scappare dalle proprie terre in cerca di un futuro diverso, migliore, più dignitoso. E gli studenti, a loro volta, hanno rivolto loro delle puntuali e precise domande. All'inizio gli studenti erano un pò intimoriti, titubanti. A. Rav.

Torna all'inizio


Asti, in Sala Pastrone a "Scuola di legalità" (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

RASSEGNA.FILM PER STUDENTI DELLE SUPERIORI Asti, in Sala Pastrone a "Scuola di legalità" Prosegue in Sala Pastrone il ciclo di proiezioni legate all'iniziativa «A scuola di legalità», organizzata dal Segretariato per i Diritti Umani e dall'Ufficio Istruzione del Comune. Il ciclo di film rivolto alle scuole Superiori che hanno affrontato il tema della legalità attraverso il film «Cemento Armato». Nel dibattito è intervenuto lo scrittore e attore Giorgio Faletti, interprete del film, che ha risposto alle domande dei ragazzi approfondendo alcuni aspetti legati ai contenuti. Il ciclo prosegue venerdì 17 aprile con la proiezione del film di Marco Tullio Giordana «I cento passi», una pellicola di impegno civile sulla mafia Venerdì 24 aprile nuovo appuntamento invece con il film «Come prima», che affronta la delicata problematica della sicurezza stradale e dei giovani vittime di incidenti.

Torna all'inizio


No al caccia da 14 miliardi (sezione: Diritti umani)

( da "Trentino" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

LA CAMPAGNA «No al caccia da 14 miliardi» Le associazioni trentine contro l'acquisto del nuovo Jsf TRENTO. Unimondo e Mandacarù / Ctm aderiscono insieme a molte altre associazioni trentine alla campagna «fermiamo la produzione di cacciabombardieri JSF» lanciata a livello nazionale da Sbilanciamoci, una rete composta da decine di realtà associative della società civile. «In questi giorni - ha esordito Fabio Pipinato di Unimondo - il governo italiano sta chiedendo al parlamento il parere positivo alla produzione di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighters che impegneranno il nostro paese fino al 2026 con una spesa di quasi 14 miliardi di euro. E' scelta irresponsabile, sia per la politica di riarmo in controtendenza con il mutato quadro internazionale trattandosi di un aereo esclusivamente d'attacco che può trasportare anche ordigni nucleari, sia per lo spreco di risorse economiche». «La situazione ci impone una scelta chiara - ha aggiunto Giampiero Girardi di Mandacarù - promuovere un economia di pace e giustizia non attenta solo al Pil, ma ad indicatori di ordine sociale ed ambientale che devono avere la priorità». Armando Stefani per Tremembè, una delle associazioni che ha sostenuto il lancio locale dell'iniziativa, ha giudicato la campagna «pericolosamente lontana dai media nazionali più importanti». La società civile trentina ha risposto con entusiasmo alla campagna e all'indirizzo e-mail di Sbilanciamoci (info@sbilanciamoci.org) si registrano già l'adesione di Acli, PartecipAzione-Cittadini Rovereto, Comitato delle associazioni per la Pace e i Diritti Umani di Rovereto, Comunità e associazione Murialdo, Yaku, Tam Tam, Gruppo Tea, Uspid, Unione scienziati per il disarmo, progetto Maracha. Tra i politici hanno aderito Michele Nardelli, Giorgio Lunelli, Roberto Bombarda, Bruno Dorigatti, Mauro Ottobre, Giovanni Kessler, Bruno Firmiani, Luigi Chiocchetti, Mattia Civico, Sara Ferrari, Barbara Repetto, Alberto Pacher, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss e Christian Tommasini. (a.gr.)

Torna all'inizio


E l'Urss cercò di bloccare la Biennale (sezione: Diritti umani)

( da "Trentino" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

E l'Urss cercò di bloccare la Biennale Carlo Ripa di Meana ieri a Trento ha ripercorso l'esperienza in un mondo diviso L'incontro organizzato dal Centro studi sull'Europa orientale STEFANO FAIT Cosa si fa quando un regime assume gradualmente il controllo di tutti i mezzi di informazione, mira a soggiogare l'arte e la cultura del proprio Paese ed esercita pressioni sui governi stranieri per evitare che le critiche, soffocate all'interno, provengano dall'esterno? Si raddrizza la schiena e ci si dà da fare. E' quel che ieri sera, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale, ha raccontato di aver fatto Carlo Ripa di Meana nel 1977, quando l'organizzazione della Biennale di Venezia, dedicata al dissenso anti-sovietico, fu oggetto degli attacchi incrociati del Pcus, dell'ambasciatore russo, di un governo democristiano che stava in piedi solo grazie alla "non-sfiducia" di Pci e Psi, di intellettuali filo-sovietici allineati e disciplinati e di chi non voleva compromettere il sogno di una coesistenza pacifica tra i due blocchi. Il Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale ha organizzato l'incontro-dibattito per consentire a Ripa di Meana di rievocare quei frangenti presentando un suo libro, scritto assieme a Gabriella Mecucci, dal titolo "L'ordine di Mosca. Fermate la Biennale del Dissenso", proprio mentre al Mart si è inaugurata la mostra "La Guerra Fredda-Cold War. Arte e design nel mondo diviso 1945-1970". Ripa di Meana ha sottolineato il ruolo determinante di Fernando Orlandi, presidente del Csseo, nel riportare alla ribalta una vicenda che "era stata richiusa in un'ampolla, facendo di tutto perché non se ne parlasse più". Era una fase delicata del confronto Est-Ovest. Gli Stati Uniti erano appena usciti con le ossa rotte dall'avventura vietnamita e l'Urss si trovava ad affrontare un dissenso interno che si faceva forte del ritardo con il quale Paese teneva fede agli impegni presi in sede internazionale in merito ai diritti umani ed alla libera circolazione di scienziati, intellettuali ed artisti. L'ex eurodeputato ambientalista ha ricordato come proprio allora "si intensificarono le voci di chi domandava che il sistema fosse riformato e che si uscisse dalla menzogna". Per questo decise di invitare in Italia Andrei Sakharov, uno dei più grandi scienziati del secolo scorso, attivista per i diritti umani e premio Nobel per la Pace nel 1974. Mosca non gradì e l'ambasciatore fece rilevare che l'Unione Sovietica, fino a qual momento, aveva preso le distanze dal terrorismo italiano di estrema sinistra. A dispetto di questa e di altre pressioni la Biennale del Dissenso si fece e vi presero parte personalità del calibro di Leszek Kolakowski, FranÇois FejtÖ, Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e il futuro premio Nobel Iosif Brodskii. Forte dell'esperienza, Ripa di Meana ha concluso auspicando che ci si impegni di più nella "documentazione e divulgazione dei crimini perpetrati dai regimi autoritari del ventunesimo secolo, senza rimuovere la questione, perché è nostro dovere sostenere il dissenso che germoglia in tutti i Paesi oppressi".

Torna all'inizio


Jiménez, satisfecha por recibir la Ley de Dependencia (sezione: Diritti umani)

( da "Pais, El" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

La remodelación del Ejecutivo Jiménez, satisfecha por recibir la Ley de Dependencia La nueva titular de Sanidad vuelca su discurso en los servicios sociales C. MORÁN / M. R. SAHUQUILLO - Madrid - 09/04/2009 Vota Resultado 1 votos La socialista Trinidad Jiménez recogió ayer de manos de su predecesor, Bernat Soria, una cartera, la de Sanidad y Política Social, que a su juicio, representa las señas de identidad de las políticas socialistas: "Equidad, reparto social y solidaridad". En su toma de posesión, Jiménez pronunció un discurso más social que sanitario, muy volcado en la Ley de Dependencia, "el testigo más preciado" que recibe, a pesar de que la ley ha ido de ministerio en ministerio en los últimos años. Trinidad Jiménez A FONDO Nacimiento: 04-06-1962 Lugar: Málaga Ministerio de Sanidad y Consumo A FONDO Sede: Madrid (España) Directivo: Elena Salgado (Ministra) Ver cobertura completa La noticia en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas Soria se despidió entre aplausos y chistes, 'vengándose' de los periodistas Este vaivén de los servicios sociales, que primero estuvieron adscritos al Ministerio de Trabajo, después al de Educación y ahora al de Sanidad, ha suscitado los primeros recelos entre quienes opinan que esa no es manera de valorar los asuntos sociales, que por sí mismos podrían merecer una cartera propia. Pero recelos y entusiasmo dividen en partes iguales las primeras reacciones, porque también son muchos los que esperaban un maridaje sociosanitario para un colectivo, el de los discapacitados (miles de ancianos entre ellos), que está muy necesitado de cobertura médica. Luis Cayo, presidente del Cermi, la gran plataforma nacional de los discapacitados, cree que la unión de ambas competencias en un solo ministerio puede ser una "oportunidad óptima para crear un auténtico espacio sociosanitario del que hoy carece el sistema público de protección social". De opinión similar es el presidente de la Asociación Estatal de Directores y Gerentes de Servicios Sociales, José Manuel Ramírez, aunque advierte que los servicios sociales "no deben perder su identidad propia". Los trabajadores sociales reciben con esperanza la llegada de una ministra cuya madre es Asistente Social del cuerpo de Prisiones. Pero los implicados en que la Ley de Dependencia salte por fin los escollos que la frenan están más pendientes de ver quién es la persona, de rango inmediatamente inferior, que se encargue por último de esta materia, hasta ahora en manos de la secretaria de Estado Amparo Valcarce, que no repetirá. Trinidad Jiménez arrancó ayer al frente del ministerio con un mensaje de tranquilidad respecto a la situación de crisis que atraviesa el país: "Ninguna coyuntura económica va a mermar los derechos de los colectivos más vulnerables", dijo. En su empeño espera contar con "el esfuerzo" de las comunidades autónomas, encargadas de implantar la Ley de Dependencia en sus territorios, y con "el diálogo" con todos los colectivos implicados. A pesar de invocar ese diálogo, Jiménez no aprovechó el momento para recordar que se está negociando el Pacto por la Sanidad, una de las grandes apuestas de su antecesor. Sin embargo, no olvidó otro de los mensajes clave en el mundo de los servicios sociales. Fue cuando recordó: "El Estado debe ser el que proporcione el apoyo" a los que lo necesitan. Ese es el espíritu de la propia Ley de Dependencia, en un país, como España, acostumbrado a que sean las mujeres las encargadas de sostener con sus cuidados el cuarto pilar del Estado de bienestar. Tampoco Bernat Soria quiso detenerse ya en los asuntos sanitarios, que han sido por completo su ocupación. Simplemente se despidió agradeciendo a Zapatero la oportunidad de hacer "este gran máster en alta dirección" que ha supuesto para él su paso por el ministerio. Y recibió a Jiménez con bromas sobre lo que le espera. Algo que comparó con la Semana Santa. "Los ministros, todos, tienen una entrada en Jerusalén. Es el día, Trini, que llegas al ministerio, te reciben con palmas, ramas de olivo... Pero al día siguiente empieza la tortura. Una tortura larga", relató. "Luego llega la muerte, que es cuando te comunican el cese; y, por último, la resurrección, al cabo de apenas unos minutos". Resurrección que le ha llegado, contó, con las llamadas de su familia y las palabras de apoyo de todos los consejeros de Sanidad, incluidos los de Valencia y Andalucía, para recordarle que allí tiene trabajo, por si quiere incorporarse. Y así, entre chistes y aplausos, se despidió Soria. Lo último de su gestión fue vengarse de los periodistas: sacó una cámara y les hizo unas fotos, imitándoles: "A ver, pónganse aquí, muévanse para allá...". La tortura de su mandato.

Torna all'inizio


El juez Moreno quiere interrogar a los policías que viajaron a Guantánamo (sezione: Diritti umani)

( da "Pais, El" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

El juez Moreno quiere interrogar a los policías que viajaron a Guantánamo Los agentes, enviados por Aznar, se entrevistaron con 13 prisioneros en 2002 y 2003 MANUEL ALTOZANO - Madrid - 09/04/2009 Vota Resultado 0 votos Es más que probable que los diplomáticos, policías y miembros del CNI que viajaron a la base de Guantánamo para interrogar a prisioneros de la prisión ilegal, tengan que pasar por la Audiencia Nacional. El juez Ismael Moreno, en su investigación sobre los vuelos de la CIA, ha pedido a los servicios de información del Cuerpo Nacional de Policía y de la Guardia Civil que le aporten todos los datos que tengan sobre "la participación e identidad" de todos los funcionarios españoles "que hayan obtenido información respecto de prisioneros de Guantánamo". Entre ellos, según fuentes de la investigación, estarían los enviados del Gobierno de José María Aznar en las comitivas organizadas el 4 de marzo y el 22 de julio de 2002, y el 20 de enero de 2003 para tomar declaración a 13 presos, entre ellos el talibán español, Hamed Abderramán, Hamido. Viaje inaugural a la base CIA (Agencia Central de Inteligencia) A FONDO Sede: Washington (Estados Unidos) Ver cobertura completa La noticia en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas El magistrado reclama datos sobre miembros de la CIA en las operaciones Los agentes que viajaron al centro de tortura pertenecían a la Unidad Central de Información Exterior (UCIE) de la policía y, entre ellos, en alguna de las expediciones se encontraba uno de sus principales responsables de entonces, el comisario Rafael Gómez Menor. También participó en algunos de esos viajes el que fue número dos de la Embajada de España en Washington, Félix Valdés. En la última visita a la prisión ilegal, también estuvo presente un miembro del Centro Nacional de Inteligencia (CNI). Uno de los funcionarios españoles declaró a este periódico el pasado octubre que la finalidad de esos viajes era sacar a Hamido de allí para entregarlo a la justicia española. El ceutí, sin embargo, asegura que sólo se interesaron por su estancia en Afganistán. El contenido de esos interrogatorios se recogió en un informe policial de 39 páginas. Además de la identidad de esos funcionarios españoles, el juez Ismael Moreno solicita a la Policía y la Guardia Civil de forma muy genérica información sobre los vuelos a la prisión ilegal que pasaron o salieron de España. Reclama a los servicios de información de ambos cuerpos "que aporten cuantos antecedentes tengan de operaciones en las que hayan participado agentes de los Estados Unidos de América relacionadas con el traslado o presencia de prisioneros en Guantánamo". En diciembre, Moreno ya reclamó la relación de llamadas de teléfono efectuadas por ocho supuestos miembros de los servicios de inteligencia estadounidenses desde un hotel de Ibiza (el Royal Plaza) entre el 12 y el 16 de febrero de 2005. Todos ellos pertenecían a las tripulaciones de cuatro vuelos de la CIA investigados, según un informe reclamado por la fiscalía de Baleares a la Guardia Civil. Ese documento, elaborado en junio de 2005, reflejaba que todos ellos tenían estatus diplomático y sus domicilios estaban próximos al cuartel general de la CIA, con sede en Langley, en el Estado de Virginia. Viaje inaugural a la base El juez muestra especial interés por dos de los vuelos a Guantánamo que, supuestamente, partieron o fueron operados desde la base de Morón de la Frontera. Por eso cita a los controladores y oficiales de vuelo que estaban de servicio el "11 de enero de 2002 y 8 de noviembre de 2005". El primero de los vuelos, con indicativo RCH7502 es el que tiene el dudoso honor de inaugurar la prisión ilegal de Guantánamo. A bordo de este avión C-141 procedente de Turquía y con destino a la base estadounidense en Cuba, viajaron los primeros 23 prisioneros que fueron internados en el centro de tortura. El control aéreo de Portugal aseguró que hizo escala en España, aunque el Gobierno español asegura que sólo sobrevoló el Estrecho de Gibraltar "con derecho de paso inocente". El segundo vuelo (RCH985) sí partió desde Morón hacia Guantánamo. Se presentó como un vuelo de transporte de personal de EE UU en apoyo de la operación Libertad Duradera, emprendida por ese país tras los atentados de las torres gemelas en Nueva York.

Torna all'inizio


Crisi nera per logistica e facchinaggio (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Reggio" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Crisi nera per logistica e facchinaggio A fine mese previsti problemi anche per gli addetti del settore tessile REGGIO. La Confcooperative annuncia lo stato di crisi per il settore della logistica e del facchinaggio. «Ad oggi - sottolinea la centrale cooperativa - sono 200 le persone a "zero ore" su un totale di 1600 lavoratori presenti nelle cooperative del settore associate, ma la situazione è destinata a peggiorare, tanto che a fine aprile stimiamo che un quarto dei dipendenti (anche per l'avvio della stagionalità del settore tessile) saranno nella stessa condizione». «L'impegno solidale delle cooperative è evidente - aggiunge Confcooperative - tanto che è stata messa in atto una seria e ponderata rotazione dei soci-lavoratori impegnati nelle attività». Da qui, dunque, la decisione delle cooperative del settore (una dozzina) di procedere nei prossimi giorni alla convocazione delle assemblee dei soci per la proclamazione dello stato di crisi. «A fronte di questa situazione - prosegue Confcooperative - assumono carattere d'urgenza almeno tre azioni: l'avvio di un intervento della Regione sul versante degli ammortizzatori sociali; la prosecuzione di un'azione di controllo e di repressione sulle imprese della logistica che operano in violazione dei diritti dei lavoratori; un'analoga azione di controllo e di regolarizzazione delle situazioni in cui la committenza incentiva la pratica del lavoro irregolare, del dumping contrattuale e si rende responsabile dell'inosservanza delle tariffe minime da riconoscere alle imprese affinché il loro lavoro possa avvenire nella correttezza».

Torna all'inizio


Algeria oggi al voto: il risultato è scontato ma si temono attentati (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale di Brescia" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Edizione: 09/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero Algeria oggi al voto: il risultato è scontato ma si temono attentati ALGERIChiusa la campagna elettorale il 6 aprile, oggi, giovedì 9 aprile, l'Algeria va alle urne per eleggere il presidente della Repubblica per il quinquennio 2009-2013. Il titolare uscente, Abdelaziz Buteflika, si presenta per un terzo mandato, un'occorrenza questa che ha richiesto l'intervento del Parlamento per modificare nel novembre 2008 il dettato costituzionale (l'art. 74) del 1989. Bouteflika ha poi temporeggiato fino al 12 febbraio scorso, prima di annunciare ufficialmente la sua discesa in campo. Da quel momento «Aziz» (in arabo significa «potente, forte») ha incominciato a girare il Paese come una trottola, sebbene la campagna elettorale dovesse iniziare ufficialmente solo il 16 marzo. Oltre ad avere i mezzi di comunicazione di massa puntati su di lui, come ogni presidente in visita a città e province del suo Paese, Bouteflika ha fatto, nel corso del suo giro, un sacco d'interventi e d'inaugurazioni, accompagnate tutte da una grande quantità di promesse, come l'aumento del salario minimo, il raddoppio delle borse di studio agli studenti e un premio in denaro a ricercatori e i dottorandi, la presa in carico del debito degli agricoltori (sono più di centomila per una spesa che supera i 400 milioni di euro), ecc.. Ovviamente gli altri contendenti - sono cinque i candidati ammessi dal Consiglio Costituzionale alla contesa presidenziale - hanno lanciato denunce ed accuse per la tempistica e l'uso «improprio» dei media e dei fondi pubblici da parte del candidato uscente. Gli avversari del presidente sono Ali Faouzi Rebaïne (fondatore della Lega dei Diritti umani e del partitino nazionalista AHD 54), Djahid Younsi (El-Islah), Mussa Touati (Front National Algerien), Mohamed Said (Parti de la Liberté et de la Justice) e la pasionaria trotskista Louisa Hanoune (Parti des Travailleurs, incarcerata a più riprese negli Anni '80 per manifesta ostilità al sistema). Va subito aggiunto che gli antagonisti di Bouteflika hanno avuto poco spazio di manovra oltre che di mezzi finanziari e forse l'unico che potrebbe dare qualche fastidio al presidente uscente è Moussa Touati (56 anni, popolar nazionalista aperto al sociale). I qaedisti sul piede di guerra Da tempo il Paese intero è tappezzato di manifesti con la figura sorridente del presidente, dell'uomo che, con il suo programma di riconciliazione e di ricostruzione nazionale, ha sconfitto il terrorismo del Fronte Islamico di Salvezza (FIS), raffigurato con posata su di un braccio una colomba bianca, simbolo della pace ritrovata. Bouteflika (classe 1937, in carica dal 1999) si presenta all'agone elettorale come candidato indipendente, anche se l'uomo esce dal partito unico che per anni è stato al Governo, il Fronte di Liberazione Nazionale (Fnl), e questo per raccogliere il massimo dei suffragi. Lui stesso ha affermato che un presidente algerino «per governare ha bisogno del sostegno di una maggioranza schiacciante della popolazione» (nel 1999 aveva avuto l'81% dei suffragi e nel 2004 ben l'85%). Per contro, gli osservatori temono che quest'elezione possa essere segnata da un forte tasso d'astensionismo (le elezioni municipali e legislative del 2007 hanno avuto una bassissima partecipazione, rispettivamente del 40% e del 35% dell'elettorato), legato al fatto che molti danno per scontata la rielezione di Bouteflika. Un altro elemento poco rassicurante per la partecipazione alle urne è il fattore sicurezza. Sebbene non ci sia più il terrorismo del Fis, il suo posto è stato preso prima dal «Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento"(Gspc) confluito poi in «Al-Qaeda del Maghreb» (che ha coagulato gli irriducibili e prestato fedeltà e obbedienza ad Osama Bin Laden), che ha adottato a sistema l'attentato contro obiettivi governativi (gendarmeria, esercito, pubblici edifici, ecc.) con i kamikaze. Sebbene Aqdm operi soprattutto nella regione saharo-saheliana, l'organizzazione ha delle importanti cellule, retaggio del Fis e del suo braccio armato Gia, in Kabilia e ai confini con la Tunisia. Oggi Bouteflika rappresenta per i jihadisti il nemico numero uno per la sua politica di pacificazione, tanto che hanno già tentato di abbatterlo nel settembre 2007 con un attentato a Batna. Infine, l'emiro dell'organizzazione terroristica, Abu Musab Abdel Wadoud, ha lanciato una «fatwa» contro le elezioni e non è escluso che il suo gruppo stia progettando qualche eclatante azione . Massimo S. Baistrocchi

Torna all'inizio


Stupro coniugale una legge contro la Costituzione (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Stupro coniugale una legge contro la Costituzione» La ex ministra afghana per le questioni femminili: Karzai può modificarla senza bisogno del permesso del clero sciita GABRIEL BERTINETTO Il Parlamento di Kabul ha approvato una legge per la minoranza sciita, che consente di fatto lo stupro domestico, imponendo alle mogli l'obbligo di avere rapporti sessuali ogni qualvolta il marito lo voglia. Inoltre vieta loro di uscire di casa senza permesso coniugale. Il presidente Karzai ha firmato la legge ma la protesta in Afghanistan e fuori è stata così forte da indurlo a una parziale marcia indietro. Il provvedimento verrà riesaminato. Al telefono da Kabul la presidente della Commissione per i diritti umani ed ex ministra per le questioni femminili, Sima Samar. Signora Samar, come giudica la legge per le donne sciite? «Non è in sintonia con la Costituzione e non rispetta le Convenzioni internazionali ratificate dallo Stato afghano. Il fatto è che agli sciiti in Afghanistan fino ad epoca recente non era consentito di esercitare i diritti loro inerenti come gruppo. Per la prima volta la Costituzione del 2004 glieli ha concessi. Ma questo non può essere usato da alcuni per negare una parte dei diritti fondamentali che ciascuno ha in quanto essere umano. E in particolare non vuol dire che si possano limitare i diritti delle donne». Si può dire che il Parlamento con l'avallo del presidente Karzai abbiano rimesso in vigore, seppure limitato al 15% della popolazione, lo stesso sistema discriminatorio instaurato a suo tempo dai talebani? «Sì, in qualche modo è così. Ed aggiungo che la bozza iniziale della legge era ancora peggiore rispetto al testo finale». Karzai ha fama di progressista. Come può avere firmato un provvedimento simile? «Non lo so. La commissione per i diritti umani aveva lavorato molto sulla bozza di partenza per correggerla. A un certo punto è stata sottoposta a Karzai. Ero all'estero e non so davvero perché abbia detto sì. Spero che non sia per la pressione di una parte del clero sciita, desideroso di trasformare la propria mentalità in legge». La spiegazione corrente è che il capo di Stato abbia bisogno del sostegno sciita per essere rieletto in agosto. Ma è così debole Karzai da dover barattare i suoi principi per qualche voto? «In ogni paese gli appuntamenti elettorali possono comportare qualche tipo di negoziato. Probabilmente era in cerca di qualche vantaggio politico. Bisogna considerare poi che il grosso della popolazione sciita non conosce i contenuti della legge, che non sono stati resi pubblici. Oppure non li capisce. Anche perché la maggior parte degli afghani è analfabeta. Molti non conoscono i dettagli della legge. Per gli sciiti il fatto di ottenere per la prima volta nella storia il rispetto dei propri diritti come gruppo e di potere esercitare liberamente il proprio credo religioso è un fatto positivo. Ma approfittare di questo per soffocare i diritti di metà della popolazione sciita, quella di sesso femminile, è inaccettabile». In generale come ex ministra è soddisfatta del suo lavoro? «Non c'è dubbio che in Afghanistan ci siano stati dei miglioramenti per le donne. Nel campo dell'istruzione, della sanità, delle opportunità di lavoro, che almeno ufficialmente non sono impedite. C'è più partecipazione politica, accesso al Parlamento, al governo. Ma con molta chiarezza devo dire che come donna non sono soddisfatta. E, nelle zone rurali, la situazione per gran parte delle donne è cambiata poco. Non sono a conoscenza dei loro diritti. Le leggi che le tutelano non vengono applicate, spesso i crimini contro le donne restano impuniti. Come commissione per i diritti umani abbiamo lavorato molto. Ma la situazione è difficile. La guerra continua. Le percentuale di analfabeti è altissima. Ci vorrà del tempo perché le cose migliorino. Ma ripeto, ci diamo molto da fare. Anche rispetto a questa legge, per un anno ci siamo impegnati per emendarla. Abbiamo fatto proposte. Ma è mancata la volontà politica di cambiarla. E non mi riferisco solo a Karzai, ma in primo luogo al Parlamento nel quale alla fine la legge è stata fatta passare senza rispettare le corrette procedure». Karzai si dice disposto a rivedere la legge, ma d'intesa con il clero sciita. Che senso ha? «Solo il Parlamento ha facoltà di varare una legge. Nessun altra istituzione può arrogarsi quel compito. Il progetto di legge è competenza del ministero della Giustizia. L'approvazione spetta all'organo legislativo dello Stato. Perciò non capisco perché Karzai faccia un'affermazione simile. Le pressioni esterne sono possono essere accettate. Vige il potere della legge e non la legge del potere». Spesso nei Paesi musulmani la religione è usata strumentalmente per fini politici. Cosa ne pensa? «Non accade solo nei Paesi musulmani. In molti Paesi, compresi quelli di tradizione cristiana, si cercano pretesti per giustificare violazioni dei diritti. Non solo nei Paesi di cultura islamica, ci tengo a ripeterlo». Un deputato sciita ha difeso la legge sostenendo che in fondo alle donne viene permesso di uscire di casa senza permesso se c'è un'emergenza ... «Credo che questa frase abbia a che fare con la sua mentalità, non con l'Islam. Chi dice queste cose, è un insicuro, non ha fiducia in se stesso. L'Islam non c'entra». Intervista a Sima Samar

Torna all'inizio


Il Parlamento di Kabul ha approvato una legge per la minoranza sciita, che consente di fatto lo stup... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Parlamento di Kabul ha approvato una legge per la minoranza sciita, che consente di fatto lo stupro domestico, imponendo alle mogli l'obbligo di avere rapporti sessuali ogni qualvolta il marito lo voglia. Inoltre vieta loro di uscire di casa senza permesso coniugale. Il presidente Karzai ha firmato la legge ma la protesta in Afghanistan e fuori è stata così forte da indurlo a una parziale marcia indietro. Il provvedimento verrà riesaminato. Al telefono da Kabul la presidente della Commissione per i diritti umani ed ex ministra per le questioni femminili, Sima Samar. Signora Samar, come giudica la legge per le donne sciite? «Non è in sintonia con la Costituzione e non rispetta le Convenzioni internazionali ratificate dallo Stato afghano. Il fatto è che agli sciiti in Afghanistan fino ad epoca recente non era consentito di esercitare i diritti loro inerenti come gruppo. Per la prima volta la Costituzione del 2004 glieli ha concessi. Ma questo non può essere usato da alcuni per negare una parte dei diritti fondamentali che ciascuno ha in quanto essere umano. E in particolare non vuol dire che si possano limitare i diritti delle donne». Si può dire che il Parlamento con l'avallo del presidente Karzai abbiano rimesso in vigore, seppure limitato al 15% della popolazione, lo stesso sistema discriminatorio instaurato a suo tempo dai talebani? «Sì, in qualche modo è così. Ed aggiungo che la bozza iniziale della legge era ancora peggiore rispetto al testo finale». Karzai ha fama di progressista. Come può avere firmato un provvedimento simile? «Non lo so. La commissione per i diritti umani aveva lavorato molto sulla bozza di partenza per correggerla. A un certo punto è stata sottoposta a Karzai. Ero all'estero e non so davvero perché abbia detto sì. Spero che non sia per la pressione di una parte del clero sciita, desideroso di trasformare la propria mentalità in legge». La spiegazione corrente è che il capo di Stato abbia bisogno del sostegno sciita per essere rieletto in agosto. Ma è così debole Karzai da dover barattare i suoi principi per qualche voto? «In ogni paese gli appuntamenti elettorali possono comportare qualche tipo di negoziato. Probabilmente era in cerca di qualche vantaggio politico. Bisogna considerare poi che il grosso della popolazione sciita non conosce i contenuti della legge, che non sono stati resi pubblici. Oppure non li capisce. Anche perché la maggior parte degli afghani è analfabeta. Molti non conoscono i dettagli della legge. Per gli sciiti il fatto di ottenere per la prima volta nella storia il rispetto dei propri diritti come gruppo e di potere esercitare liberamente il proprio credo religioso è un fatto positivo. Ma approfittare di questo per soffocare i diritti di metà della popolazione sciita, quella di sesso femminile, è inaccettabile». In generale come ex ministra è soddisfatta del suo lavoro? «Non c'è dubbio che in Afghanistan ci siano stati dei miglioramenti per le donne. Nel campo dell'istruzione, della sanità, delle opportunità di lavoro, che almeno ufficialmente non sono impedite. C'è più partecipazione politica, accesso al Parlamento, al governo. Ma con molta chiarezza devo dire che come donna non sono soddisfatta. E, nelle zone rurali, la situazione per gran parte delle donne è cambiata poco. Non sono a conoscenza dei loro diritti. Le leggi che le tutelano non vengono applicate, spesso i crimini contro le donne restano impuniti. Come commissione per i diritti umani abbiamo lavorato molto. Ma la situazione è difficile. La guerra continua. Le percentuale di analfabeti è altissima. Ci vorrà del tempo perché le cose migliorino. Ma ripeto, ci diamo molto da fare. Anche rispetto a questa legge, per un anno ci siamo impegnati per emendarla. Abbiamo fatto proposte. Ma è mancata la volontà politica di cambiarla. E non mi riferisco solo a Karzai, ma in primo luogo al Parlamento nel quale alla fine la legge è stata fatta passare senza rispettare le corrette procedure». Karzai si dice disposto a rivedere la legge, ma d'intesa con il clero sciita. Che senso ha? «Solo il Parlamento ha facoltà di varare una legge. Nessun altra istituzione può arrogarsi quel compito. Il progetto di legge è competenza del ministero della Giustizia. L'approvazione spetta all'organo legislativo dello Stato. Perciò non capisco perché Karzai faccia un'affermazione simile. Le pressioni esterne sono possono essere accettate. Vige il potere della legge e non la legge del potere». Spesso nei Paesi musulmani la religione è usata strumentalmente per fini politici. Cosa ne pensa? «Non accade solo nei Paesi musulmani. In molti Paesi, compresi quelli di tradizione cristiana, si cercano pretesti per giustificare violazioni dei diritti. Non solo nei Paesi di cultura islamica, ci tengo a ripeterlo». Un deputato sciita ha difeso la legge sostenendo che in fondo alle donne viene permesso di uscire di casa senza permesso se c'è un'emergenza ... «Credo che questa frase abbia a che fare con la sua mentalità, non con l'Islam. Chi dice queste cose, è un insicuro, non ha fiducia in se stesso. L'Islam non c'entra».

Torna all'inizio


Abrogare quella norma che autorizza la violenza (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Abrogare quella norma che autorizza la violenza» «La legge sulla famiglia per gli sciiti firmata dal presidente Karzai rappresenta un gigantesco passo indietro per i diritti umani delle donne afghane». Così inizia l'appello che centinaia di personalità politiche, intellettuali, attivisti per i diritti umani, imprenditori di numerosi paesi rivolgono alle autorità afghane affinché la legge sia abrogata e revocata. «Reintroducendo discriminazioni inaccettabili, autorizza formalmente la violenza contro le donne legalizzando di fatto lo stupro da parte del coniuge e nega uguali diritti in materia di custodia dei figli, istruzione, lavoro e cure mediche». Tra i firmatari, con la vicepresidente del Senato italiano Emma Bonino, sono Moushira Khattab, ministra egiziana per la Famiglia, la deputata irachena Safia Al-Suhail, la relatrice Onu sulla libertà di religione in Pakistan Asma Jahangir, la deputata turca Zeynep Dagi, la presidente del comitato nazionale yemenita per le donne Rashida Al-Hamdnai. In Italia hanno aderito numerosi parlamentari democratici e radicali, e anche di altre forze politiche. L'APPELLO

Torna all'inizio


contro le spese militari (sezione: Diritti umani)

( da "Adige, L'" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Sbilanciamoci» contro le spese militari È stata presentata ieri a Palazzo Trentini la campagna «Sbilanciamoci», nata in Italia già nel '99 e alla quale hanno già aderito oltre 47 associazioni nazionali. L'appello che viene lanciato, chiedendo ai parlamentari trentini e ai consiglieri provinciali di farsi portavoce in Parlamento, è di fermare la produzione di 131 cacciabombardieri Jsf (Joint Strike Fighters) che impegneranno il nostro Paese fino al 2026 ad una spesa di 14 miliardi di euro, e quindi riconvertire queste spese per lo sviluppo. «Sono molti già oggi - spiega Fabio Pipinato di Unimondo, uno dei promotori dell'iniziativa a Trento - i firmatari che hanno condiviso le idee portate avanti da questa campagna. Noi stiamo cercando di essere bipartisan prendendo in considerazione le politiche militari sia del governo attuale che di quelli precedenti ma purtroppo troviamo solo una concordanza di idee. Il mondo sta cambiando, e gli scenari stanno mutando, riteniamo che anche l'Italia debba fare lo stesso». Siamo anche davanti - affermano i promotori di «Sbilanciamoci» - ad oltre tre miliardi di euro per l'export delle armi anche in Paesi dove i diritti umani sono violati. La denuncia mira inoltre alla scomparsa dell'elenco delle «banche armate», i finanziatori delle armi, dalla relazione del Presidente del Consiglio. I promotori dell'iniziativa sono: Acli, associazione PartecipAzione-Cittadini Rovereto, Comitato per le associazioni per la pace e i diritti umani di Rovereto, Comunità Murialdo del Trentino Alto Adige, Associazione Murialdo del Trentino Alto Adige, Cooperativa Mandacarù, Progetto Maracha, Unimondo, Uspid, Unione scienziati per il disarmo, Tremembè, l'associazione Yaku, Gruppo Lab di Robereto, e il Gruppo Tea Trento-Rovereto. Intanto, ascoltando la voce delle associazioni, alcuni consiglieri provinciali trentini capeggiati da Michele Nardelli hanno presentato ieri una mozione. 09/04/2009

Torna all'inizio


La linea dura di Sarkozy contro il Buon Samaritano (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'OBIETTIVO il caso In rivolta le Ong umanitarie SENZA MISURA La linea dura di Sarkozy contro il Buon Samaritano Nel 2009 per il reato di «aiuto indiretto» previsti 5500 arresti Choc in Francia, carcere per chi aiuta un clandestino DOMENICO QUIRICO Arrestato manager dell'associazione dell'Abbé Pierre CORRISPONDENTE DA PARIGI Nulla dovrebbe essere meno misterioso di una norma di legge. Basta prendere il codice; nel caso le norme che «regolano l'ingresso e il soggiorno degli stranieri e del diritto di asilo», aggiornato nel 2005 a cura del governo de Villepin per modernizzare (e inasprire) quanto previsto dalle stagionate ma preveggenti ordinanze del 1945. Allora: articolo L-622-barra uno: «Chi, con aiuto diretto o indiretto, facilita o tenta di facilitare l'ingresso la circolazione o il soggiorno irregolare di uno straniero in Francia sarà punito con cinque anni di prigione e una ammenda di 30 mila euro». Chiarissimo. La fattispecie del reato è accuratamente piantonata di aggettivi e forme verbali : «aiuto diretto e indiretto...», «facilita o tenta di...». E poi la pena: pesante. Segno che il legislatore vi ha individuato una forte pericolosità sociale. E' tutto così chiaro e concreto che un emendamento alla legge finanziaria del 2009 ha fissato per il prossimo anno un obbiettivo di almeno 5500 arresti di tali «rei» per aiuto al clandestino. Ma qui de Villepin non c'entra, si combriccola la filosofia della produttività penale cara a Sarkozy. Ha ingiunto a questure e tribunali di darsi da fare, bisogna aumentare la «resa» che nel 2008 è stata di 4800 arresti. Così tra l'altro, si darà anche una mano alla finanza dello Stato, con almeno 165 milioni di euro. Non male. Allora non sembra possano esistere dubbi: nel diritto del paese che si vanta e stravanta ad ogni convegno riunione vertice di aver allargato l'orizzonte giuridico con l'indispensabile concetto di diritti umani si intrufola, cheto cheto, un deforme «reato di solidarietà». Può succedere in qualsiasi città della République di farsi prendere da compassione per un poveraccio gualcito dalla fame, regalargli alcuni euro o soccorrerlo a casa; e poi essere ospitato in gattabuia per 5 anni. Come un «passeur» di clandestini, uno sciacallo dedito alla pratica materialistica della tratta di disperati attraverso confini e frontiere, riempiendosi le tasche di denaro maledetto. Già : siamo «all'aiuto indiretto al soggiorno clandestino». Prima di dare un passaggio in auto sarebbe dunque meglio farsi mostrare i documenti, per evitare accuse di «fiancheggiamento». E' quanto fa orripilare le associazioni umanitarie, da quelle laiche come Cimade al soccorso cattolico ai «petits Frères des pauvres». Eppure secondo il ministro dell'immigrazione Eric Besson, transfuga socialista perfidamente sistemato da Sarkozy nel più esecrato dei ruoli governativi, il delitto di solidarietà è un mito, peggio sono menzogne, buaggini, asinerie della propaganda politica: «Non c'è, non esiste e tutti quelli che in buona fede aiutano uno straniero in situazione irregolare devono sapere che non rischiano niente. Da 65 anni da quando esiste questo articolo nessuno è mai stato condannato per aver semplicemente ospitato dato da mangiare o trasportato con l'auto un clandestino». Ma poi aggeggia una parziale marcia indietro: «Se volontari dell'umanitario sono stati condannati è perché erano entrati in quella che si chiama la catena dei passeurs, la catena dei clandestini». E sono molti in Francia che smentiscono il ministro, seminano sacrosanta zizzania: il reato del buon samaritano esiste, eccome. Kalem Fassatoui, responsabile della comunità di Emmaüs a Marsiglia per esempio. Emmaüs è la creazione dell'abbé Pierre, il San Francesco transalpino, occorre fantasia per considerarla una bieca organizzazione che birbeggia nel traffico degli schiavi. Ecco il suo racconto: «Il 16 febbraio mi hanno convocato alla polizia di frontiera perché avevano arrestato un nostro volontario. Hanno subito arrestato anche me per "aiuto al soggiorno irregolare", mi hanno tolto la cintura, il telefonino, vuotato le tasche, preso le impronte, messo in una cella. L'inchiesta si è rapidamente indirizzata su Emmaüs, come funziona i fondi dove li prendete eccetera. Mi hanno chiesto di fornire il nome di tutte le persone che conoscevo in situazione irregolare, ho rifiutato. Immediata perquisizione nei locali della organizzazione, i poliziotti hanno portato via tutti i dossier dove comparivano nomi "con caratteristiche straniere fuori dallo spazio Schengen". L'inchiesta su di me è sempre in corso, mi tengono sotto pressione. Il ministro dice che il delitto di questo tipo non esiste? Mi chiami: gli darò delle informazioni. Forse Emmaüs è una rete? Quando hanno chiamato al governo Martin Hirsch, che è uno di Emmaüs, hanno messo su per caso una rete?». Ieri 5500 persone, il numero di arresti richiesti da Sarkozy, si sono autoaccusate del reato di solidarietà ai clandestini. Così gli obbiettivi del bilancio 2009 sono già raggiunti.

Torna all'inizio


L'America bacchetta (sezione: Diritti umani)

( da "Italia Oggi (La Legge)" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

ItaliaOggi Numero 084  pag. 14 del 9/4/2009 | Indietro L'America bacchetta LA LEGGE Di Patrizio Gonnella Il Dipartimento di stato sui diritti umani in Italia Custodia cautelare e processi lumaca Eccessiva lunghezza delle custodie cautelari in carcere e dei procedimenti giudiziari, violenze contro le donne e i rom, traffico di esseri umani: questi sono gli elementi di maggiore preoccupazione presente nel Rapporto annuale degli Stati Uniti sui diritti umani in Italia pubblicato nei giorni [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 4      

Torna all'inizio


Aiutare gli ultimi (sezione: Diritti umani)

( da "Salute (La Repubblica)" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

SUPPLEMENTO SALUTE ultimo aggiornamento 09 Aprile 2009 pag. 17 Aiutare gli ultimi ALLA parola solidarietà c'è chi riesce a dare un significato non banale. Come "Medici per i Diritti Umani" un'associazione internazionale nata grazie all'inziativa di un gruppo di camici bianchi, ostetrici e volontari, che si occupa di portare assistenza sanitaria alle popolazioni più vulnerabili nelle situazioni di crisi, in Italia come nel resto del mondo. E lo fa promuovendo l'impegno volontario di medici e altri operatori sanitari coinvolgendo anche cittadini e professionisti delle discipline più disparate. Lo scopo del lavoro dell'associazione è di far germogliare nella società civile, in modo indipendente da affiliazioni politiche e religiose, il senso di una collaborazione comune al fianco dei più deboli. Gran parte dei progetti sono infatti dedicati alla creazione di spazi democratici e partecipativi che consentano alle popolazioni di diventare esse stesse protagoniste del loro sviluppo. In questo modo i membri dell'associazione riescono a intervenire non solo nelle situazioni di emergenza-urgenza ma anche in maniera preventiva. Info www.medici per i di rit tiu mani.org (sara ficocelli)

Torna all'inizio


Aiutateci A FERMARE ISRAELE (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

UN LUNGO CAMMINO VERSO LA PACE Aiutateci A FERMARE ISRAELE L'appello dall'Università ebraica di Gerusalemme: anche durante i massacri di Gaza, abbiamo continuato a far finta di niente. Una tregua non basta più: come per il Sudafrica, è necessaria una Commissione per la verità che aiuti ebrei e arabi a vivere assieme. Ma prima il mondo dovrà smettere di venderci armi e, se non rispetteremo i diritti degli arabi, isolare i nostri cantanti, sportivi e turisti Daphna Golan* Daphna Golan* In lingua ebraica «va' a Gaza» è un modo di dire comune, sinonimo di «va' all'inferno». Quasi nessun israeliano ha mai vissuto nella Striscia, mentre molti palestinesi di Gaza vivono in campi profughi e Israele lì controlla ancora la vita di 1,5 milioni di arabi anche in seguito al «disimpegno», dopo che nell'estate 2005 i coloni furono costretti a lasciare i loro insediamenti. La maggior parte degli israeliani è stata a favore della guerra contro Gaza anche se non è mai stato chiaro quali fossero gli obiettivi della guerra - nonostante i media ripetevano che c'era «una quantità d'obiettivi» - quale il suo scopo finale e perché non fossero state intraprese strade alternative ai bombardamenti. La maggior parte degli israeliani semplicemente sosteneva: «Non possiamo continuare a non fare nulla mentre Hamas tira razzi nel sud d'Israele». Anch'io ero d'accordo che bisognasse fare qualcosa per fermare il lancio di Qassam contro Sderot e Beersheva. Ma perché, invece di dialogare con la gente di Gaza - inclusa la leadership di Hamas - abbiamo sparato e bombardato? Nelle giornate di protesta contro l'attacco più devastante a cui abbia mai assistito ho continuato a chiedermi: come è possibile? Come è possibile che la maggior parte degli israeliani appoggi questa guerra dannosa e stupida? Come possiamo vivere quest'incubo senza immaginare come fermarlo? Perché i figli dei miei amici stanno partecipando a questa guerra malvagia? Come possiamo continuare normalmente la nostra vita quotidiana in mezzo a tutto questo? Penso che all'origine di tutto ciò ci sia una combinazione - condivisa dalla maggioranza degli israeliani - di paura, pregiudizio e mancanza di speranze e futuro. A Gerusalemme abbiamo continuato a insegnare, come sempre. Al sicuro, a poche decine di chilometri dall'area di guerra. Insegno diritti umani e i miei studenti sono sia arabi sia ebrei. Israeliani e palestinesi, religiosi e laici, erano tutti depressi, spaventati e arrabbiati. Ma abbiamo continuato a lavorare, come sempre. Ormai siamo così abituati alle guerre che non ci siamo fermati nemmeno in questo caso. Ma ora io vi prego di fermarci. Nella prima settimana del conflitto avevo pubblicato un intervento sul quotidiano Ha'aretz proponendo uno sciopero dei campus finché la guerra non fosse finita. Ho ricevuto lettere da università della California e della Gran Bretagna che ci proponevano scioperi di solidarietà, ma qui a Gerusalemme soltanto quattro membri dell'Università hanno aderito allo sciopero di un'ora che stavamo organizzando e, alla fine, nemmeno questa protesta ha avuto luogo. Sono un'ebrea israeliana, nata e cresciuta in Israele. Avevo dieci anni quando scoppiò la Guerra dei sei giorni, 16 quando iniziò il conflitto dello Yom Kippur. Durante la prima guerra del Libano ero una studentessa e ho conosciuto l'uomo che sarebbe diventato mio marito. Mia figlia è nata pochi mesi prima che, nel 1987, scoppiasse la prima Intifada e, nel 1991, ogni volta che l'allarme suonava ci rifugiavamo con lei e il suo fratellino in una tenda di plastica a prova di armi chimiche. I miei figli sono cresciuti a Gerusalemme negli anni degli attentati suicidi e delle esplosioni sugli autobus. Accompagnarli a scuola rappresentava ogni giorno un viaggio spaventoso. Abbiamo continuato la vita di sempre durante la seconda guerra del Libano nel 2006 - mentre decine di operazioni militari causavano enormi distruzioni - perché durante tutti questi anni ci hanno raccontato che non abbiamo scelta, che Israele vuole la pace ma non ha un partner con cui siglarla e che quindi dovevamo andare avanti, tenendo alto il morale. Ma ora dico che dobbiamo essere fermati, che non possiamo andare più avanti così. Nessun'arma deve più essere data a Israele per iniziare altre guerre. E se i cantanti israeliani vogliono gareggiare in Eurovisione, gli sportivi giocare nelle leghe europee e i turisti spostarsi da un paese all'altro dell'Unione europea senza bisogno di visto, devono rispettare i diritti di tutti, porre fine all'occupazione militare nei confronti dei palestinesi che va avanti da 42 anni, smettere di fare la guerra e trovare nuovi modi di negoziare il nostro futuro assieme ai palestinesi. Perché nei colloqui di pace - tutti falliti finora - si è sempre discusso di dove tracciare i confini, come separare i popoli, mai di come ebrei e arabi vivranno assieme. La Commissione per la verità e la riconciliazione sudafricana dovrebbe essere assunta come modello per permettere a ebrei e arabi, a palestinesi e israeliani di smettere di sparare e onorare la memoria dei propri cari morti nel conflitto. Piangere i caduti, curare le ferite, ammettere le sofferenze inflitte a un popolo innocente, discutere del passato e sognare assieme un futuro condiviso. Le guerre contro Gaza non saranno fermate finché non sarà riconosciuto che la Striscia di Gaza è stata creata da Israele. Durante il conflitto del 1948, che i palestinesi chiamano Nakba (catastrofe) e gli israeliani Guerra d'indipendenza, centinaia di migliaia di palestinesi furono deportati o scapparono dalle loro case e non fu più permesso loro di farvi rientro. Le loro terre furono confiscate e la maggior parte dei loro villaggi distrutti e ripopolati da ebrei nel momento della nascita dello Stato d'Israele. Molti dei rifugiati scapparono proprio a Gaza e alcuni di loro hanno abitato in campi profughi negli ultimi 60 anni. Per i primi 19 hanno vissuto sotto occupazione egiziana e, da quel momento in poi, per oltre 40 anni, sotto occupazione militare israeliana. I profughi palestinesi, che rappresentano la maggioranza della popolazione di Gaza, sognano di tornare ai loro villaggi e alle loro terre in Israele, ma Israele non vuole nemmeno ascoltare i loro desideri, perché Israele rifiuta qualsiasi discussione sul passato. Un cessate il fuoco è necessario, ma lo è, allo stesso modo, un percorso di discussione sul nostro passato e sul nostro futuro. E questa trattativa dovrebbe aver luogo tra il maggior numero di parti possibile tra quelle che hanno dato vita a questo conflitto. Dovremmo discutere della fine dell'occupazione militare a Gaza e in Cisgiordania, del futuro dei profughi e della condivisione di Gerusalemme. Dovremmo discutere di come vivere assieme secondo giustizia, ebrei e arabi, in Medio Oriente. Spero che non sia ormai troppo tardi. Forse ci vorranno molti anni prima che le ferite si rimarginino ma, col vostro aiuto, col vostro rifiuto di appoggiare la guerra, possiamo trovare la via della riconciliazione. Spero di poter continuare a insegnare a studenti ebrei e arabi che quella dei diritti umani non è una lingua straniera, estranea alla nostra realtà e che il loro sarà un futuro di pace e non più di guerre. Per favore, aiutateci a fermare la guerra e costruire la strada per un futuro di giustizia. *Daphna Golan insegna diritti umani all'Università ebraica di Gerusalemme ed è autrice di «Next year in Jerusalem-Everyday life in a divided city» (New press)

Torna all'inizio


L'America bacchetta (sezione: Diritti umani)

( da "Italia Oggi" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

ItaliaOggi sezione: La Legge data: 09/04/2009 - pag: 14 autore: di Patrizio Gonnella Il Dipartimento di stato sui diritti umani in Italia L'America bacchetta Custodia cautelare e processi lumaca Eccessiva lunghezza delle custodie cautelari in carcere e dei procedimenti giudiziari, violenze contro le donne e i rom, traffico di esseri umani: questi sono gli elementi di maggiore preoccupazione presente nel Rapporto annuale degli Stati Uniti sui diritti umani in Italia pubblicato nei giorni scorsi sul sito del Dipartimento di stato http://www.state.gov. In apertura si citano tre inchieste irrisolte che vedono il coinvolgimento di esponenti delle forze dell'ordine: la prima è quella che ha causato la morte del tifoso della Lazio Gabriele Sandri, la seconda riguarda il caso di Federico Aldrovandi morto a Ferrara dopo aver subito percosse da parte della Polizia, la terza riguarda la morte di Susanna Venturini, incensurata, uccisa da un carabiniere a Verona nel luglio 2007 mentre scappava dopo aver compiuto un'estorsione. Nel paragrafo dedicato alla tortura e ai maltrattamenti si ricorda come nel codice penale italiano manchi ancora la specifica previsione del reato di tortura. Proprio nei giorni scorsi è avvenuta l'ennesima bocciatura in parlamento. Vengono citati episodi di uso eccessivo della forza contro rom e immigrati. Si cita, tra gli altri, il caso di Essid Sami Ben Kemais, di origine tunisina, espulso nel giugno scorso dall'Italia al termine di una pena inflitta per fatti legati al terrorismo internazionale, nonostante due mesi prima la Corte europea dei Diritti dell'uomo avesse chiesto di sospendere l'allontanamento mentre riesaminava il caso, vista anche la possibilità che l'uomo rischiasse di subire tortura o maltrattamenti nel suo paese. Nel paragrafo dedicato ai luoghi di privazione della libertà personale, si sottolinea il sovraffollamento, la mancanza di dotazioni sanitarie adeguate e la fatiscenza di alcune carceri. Si cita, con sorpresa e preoccupazione, l'altissimo numero di detenuti in custodia cautelare: nel dicembre 2008 sono ben il 51,3% del totale della popolazione reclusa tenendo l'Italia ben al di sopra della media europea. I 17 ex Centri di Permanenza Temporanea, attualmente denominati Centri di Identificazione per Immigrati, sono criticati in quanto eccessivamente sovraffollati “specialmente in estate”, quando aumentano gli sbarchi dall'Africa. Il Rapporto cita un dato diramato dal procuratore generale della Corte di cassazione secondo il quale la lunghezza media di un processo penale è in primo grado dai 300 ai 400 giorni, mentre quella di un appello si aggira attorno ai 900 giorni. Si sottolinea come ciò costituisca tuttavia un progresso rispetto al passato. Nel capitolo dedicato alla libertà di stampa, che il Dipartimento di Stato considera tutto sommato garantita nel nostro paese, si cita la concentrazione eccessiva di strumenti mediatici nelle mani del presidente del Consiglio, così come le denunce di alcuni giornalisti (tra cui quelli appartenenti a Giornalisti senza Frontiere) relative ad azioni giudiziarie contro colleghi che hanno rifiutato di rivelare i nomi di fonti confidenziali.

Torna all'inizio


TORINO: LA STORIA IN SCENA DA APRILE A GIUGNO, VISITE TEATRALI AL CASTELLO DI RIVARA, CASTELLO DI MAZZÈ CASTELLO DI IVREA, CASTELLO CAVOUR DI SANTENA, CASTELLO MALGRÀ DI RIVAROLO E (sezione: Diritti umani)

( da "marketpress.info" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Giovedì 09 Aprile 2009 TORINO: LA STORIA IN SCENA DA APRILE A GIUGNO, VISITE TEATRALI AL CASTELLO DI RIVARA, CASTELLO DI MAZZÈ CASTELLO DI IVREA, CASTELLO CAVOUR DI SANTENA, CASTELLO MALGRÀ DI RIVAROLO E FORTE BRAMAFAM. Immaginate di entrare in un castello o di varcare l’imponente soglia di un forte e di essere accolti da attori in costume d’epoca che vi conducono in un “viaggio” indimenticabile attraverso il tempo e lo spazio, dal rigore del Medioevo al fasto dei Savoia. Con la “Storia In Scena” conoscerete i protagonisti delle epopee, degli avvenimenti politici e delle leggende delle nobili casate che vissero in Piemonte lasciandoci beni di inestimabile valore: antichi castelli, esclusivi luoghi di svago per la villeggiatura, ed imponenti forti edificati a difesa di assedi, lunghe guerre e battaglie sanguinose. Il territorio della provincia di Torino è ricco di preziose testimonianze. Luoghi di invidiabile bellezza, dominanti le colline, la pianura o la montagna, che potranno essere scoperti con Visite Teatrali organizzate da Turismo Torino e Provincia in collaborazione con la compagnia teatrale C. A. S. T. A cui si affiancano alcuni Gruppi Storici della Provincia di Torino, I Conti di Riparia, Ensemble Principio di Virtù, Porta Leonis Hjporegia, Nobiltà Sabauda 1861, La Cià del Ruset e Militaria 1848÷1918. Tale iniziativa è stata fortemente voluta dalla Provincia di Torino. Il Presidente, Antonio Saitta, evidenzia infatti che “i castelli e forti presenti sul territorio provinciale sono preziose testimonianze da tutelare, valorizzare e far conoscere… La modalità della visita animata realizzata con il concorso di gruppi storici, permette inoltre di valorizzare questo grande patrimonio di volontariato presente nella nostra provincia”. Non una semplice visita, quindi, ma un suggestivo itinerario accompagnato da attori in abiti d’epoca che illustreranno la storia e le vicende curiose del castello o del forte dove la visita si svolge! Le visite teatrali vengono inaugurate domenica 5 aprile con il gruppo storico “I Conti di Riparia” presso il Castello di Rivara, un complesso di due edifici, realizzati fra il Xii e il Xiv secolo e trasformati nell´Ottocento: il Castello Vecchio ricorda la sua origine medioevale, mentre il Castello Nuovo ha assunto un aspetto barocco. Oggi è sede di un Centro d´Arte Contemporanea, importante a livello europeo, dove espongono artisti di fama internazionale. Sabato 25 aprile sarà la volta del Castello di Mazzé, composto da due edifici, quello piccolo del Xiii sec. E quello grande ricostruito nel secolo scorso al cui interno viene ospitato il Museo Sotterraneo della Tortura con una vasta collezione di oggetti e strumenti provenienti dalla Spagna e da tutta l´Europa. Animazione a cura del gruppo storico “Ensembleprincipio di Virtù”. Il Castello di Ivrea, accoglie i suoi visitatori domenica 10 maggio con il gruppo storico “Porta Leonis Hjporegia”. L’imponente Castello d’Ivrea dalle rosse torri detto anche il Castello del Conte Verde, è stato voluto da Amedeo Vi di Savoia nel 1358 come baluardo contro le invasioni dal nord attraverso la Val d´Aosta e come simbolo del potere sulle popolazioni del Canavese; nel tempo sarà fortezza, residenza dei Savoia, e dal 1750 al 1970 carcere. Tocca invece al Castello Cavour di Santena domenica 24 maggio con il gruppo storico “Nobiltà Sabauda 1861”; opera dell’architetto Francesco Gallo su committenza del conte Carlo Ottavio Benso di Cavour e costruito tra il 1712 e il 1720 sulle rovine di un antico maniero. Al secondo piano è conservata la camera da letto con mobili e cimeli provenienti dal palazzo di Torino, dove Camillo Benso morì il 6 giugno 1861 mentre nel parco si trova la cappella funeraria della famiglia dei Benso di Cavour dove, due giorni dopo la sua morte, fu sepolto il grande statista. Sabato 6 giugno la storia è in scena con il gruppo storico “La Cià del Ruset” al Castello di Malgrà di Rivarolo Canavese edificato da Martino di San Martino, signore di Rivarolo e Agliè. Durante i restauri di fine Ottocento e inizio Novecento, sono stati riportate alla luce le strutture medioevali. L’iniziativa si conclude domenica 21 giugno al Forte Bramafam (Bardonecchia) con il gruppo storico “Militaria 1848÷1918”. Eretto sul costone omonimo al margine sud orientale della conca di Bardonecchia per difendere il traforo internazionale del Fréjus e la linea ferroviaria Torino-modane, può essere considerata la più grande opera fortificata di fine Ottocento sulle Alpi Cozie per estensione ed armamento. Le singole visite si svolgono alle 11. 30, 15. 00 e 16. 30 tranne per il Castello Malgrà di Rivarolo e il Castello di Mazzè i cui orari sono 16. 00, 18. 00 e 21. 00; quest’ultimo appuntamento al Castello di Mazzè (sabato 25 aprile) prevede la navetta gratuita da Torino. Il costo delle visite teatrali è di 5,00 € a persona, 4,00 € ridotto per i possessori di Torino+piemonte Card e Abbonamento Musei 2009 e per gli operatori (tour operator e agenti di viaggio), 3,00 € ridotto per tutti i bambini fino a 12 anni. E per chi volesse regalarsi un fine settimana in occasione del 25 aprile, da non perdere lo speciale “Weekend al Castello”: tariffe a partire da 69,00€ a persona per due pernottamenti con prima colazione, visita teatrale al Castello di Mazzè (con navetta gratuita da Torino), una Torino+piemonte Card 2 giorni ad adulto oltre a fantastiche sorprese. Le visite possono essere prenotate tramite www. Turismotorino. Org/visite_guidate oppure di persona presso gli Iat di Turismo Torino e Provincia o telefonando allo 011. 535181, info. Torino@turismotorino. Org. Gruppi Storici Tutti i Gruppi Storici sono iscritti nell´Albo dei Gruppi Storici della Provincia di Torino. Il Gruppo Storico I Conti di Riparia di Rivara rappresenta il periodo storico della fine del xv° secolo: gli anni dell’inquisizione e dell’abbruciamento delle “streghe”. Ne fanno parte anche i Tamburi Storici e gli Arceri della Rupe di Viana, oltre ai combattenti della Compagnia di Argad. Il Gruppo Storico Ensemble Principio di Virtù di Cascinette di Ivrea nasce come teatro per musica e narrazione contestuale, per diventare forma autonoma di intrattenimento cortese, proponendo concerti con il fine di diffondere la musica medievale. Il gruppo storico Porta Leonis Hjporegia di Ivrea costituitosi nel 2007 rappresenta con musiche, danze e teatro la vita degli antichi mercanti di Ivrea dell´anno 1350. Il Gruppo Storico Nobiltà Sabauda 1861 di Rivoli vuole rappresentare il costume di una società aristocratica in un particolare momento storico ed in particolari occasioni: i festeggiamenti dell’alta società a corte e nei vari palazzi nobiliari dove si poteva esprimere una raffinata eleganza e splendore mondano, seppur nella tipica compostezza “sabauda”. Il Gruppo Storico La Cià del Ruset di Oglianico nasce allo scopo di approfondire e valorizzare il patrimonio storico locale stimolando una più viva conoscenza della storia del territorio per promuovere le tradizioni locali e il recupero e conservazione dei manufatti legati ai mestieri tipici. Il Gruppo Storico Militaria 1848÷1918 di Torino affianca alla commemorazione dei corpi militari l´elemento borghesia attraverso la ricostruzione di momenti di vita sociale e culturale con un forte impegno nella ricostruzione storica della fine ´800, con particolare risalto per i 150 anni dell´Unità d´Italia. C. A. S. T. (Consulenza Animazione Spettacoli Teatrali) realizza iniziative, eventi e spettacoli per far conoscere ai visitatori i beni culturali in modo affabile e diretto. Attori-guida e altri artisti spiegano la storia, interpretano le qualità e mettono in scena gli eventi che riguardano luoghi, personaggi e oggetti esposti. . <<BACK

Torna all'inizio


Havel e il testo antirusso (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 09/04/2009 - pag: 1 Vertice Usa-Ue Diritti umani Havel e il testo antirusso «censurato» di MARIA SERENA NATALE E' un documento che avrebbe dovuto sancire un nuovo impegno di Usa e Ue nella difesa dei diritti umani nel mondo, da pubblicare dopo il vertice di Praga. Scritto da Václav Havel, il primo presidente della Cecoslovacchia libera, l'eroe della rivoluzione del 1989. Ma non è mai uscito: cita, tra i Paesi in cui monitorare il rispetto dei diritti umani, Cina, Federazione russa, Bielorussia, Birmania, Corea del Nord, Cuba. E la sua diffusione avrebbe messo in forse equilibri internazionali delicati, soprattutto con la Russia. A PAGINA 23

Torna all'inizio


VENERDI' 17 e sabato 18, nella sala convegni Caponnetto in piazzale Rovigno, si svolgerà i... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

VETRINA ADRIA-DELTA pag. 7 VENERDI' 17 e sabato 18, nella sala convegni Caponnetto in piazzale Rovigno, si svolgerà i... VENERDI' 17 e sabato 18, nella sala convegni Caponnetto in piazzale Rovigno, si svolgerà il secondo appuntamento del progetto Dug - Diritti Umani di Genere, finanziato dal Ministero delle Pari Opportunità. Il titolo del seminario, al quale interverranno Cècile Kashetu Kyenge (medica, coordinatrice Diaspora Africana Nord Italia) e Samia Kouider (sociologa, esperta di diritti umani e diritti delle donne), è: Donne Migranti: Nominare le Differenze'. I lavori saranno aperti dal sindaco di Adria Antonio Lodo. La mattina di sabato 18, riservata alle operatrici e agli operatori dei servizi, sarà dedicata alla costruzione di linee guida per un approccio etico al fenomeno della violenza di genere, e sarà coordinato da Alberta Basaglia, responsabile tecnica del Centro Antiviolenza. Il seminario si rivolge agli operatori del settore ed a tutta la cittadinanza, è il secondo di un percorso di formazione itinerante che si svolgerà tra il 2009 ed il 2010.

Torna all'inizio


Segnalazione al numero verde Il sindaco: (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Como)" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

COMO E PROVINCIA pag. 3 Segnalazione al numero verde Il sindaco: «Strumento utile» CANTÙ A far scattare i controlli è stata una segnalazione al numero verde istituito tra mille polemiche dal Comune per segnala la presenza in città di clandestini. «Quello strumento è stato pensato per risolvere problemi come questo e quindi a consentirci di avere un maggiore controllo del territorio - spiega il sindaco, Tiziana Sala - ma ciò che più conta è rimarcare che con questa operazione si è finalmente potuto impedire di sfruttare lavoratori facendoli vivere all'interno di un sistema produttivo inconcepibile sia da un punto di vista economico che umano. Questo tipo di sfruttamento, oltre a essere una gravissima violazione dei diritti umani, consente a un mondo lavorativo sommerso di proliferare riuscendo persino a fare concorrenza alle aziende che invece lavorano in regola, e questo è doppiamente inaccettabile». Via Cattaneo era tenuta sotto controllo da mesi dai vigili che hanno raccolto materiali e testimonianze.

Torna all'inizio


Vertice Usa-Ue, il testo di Havel (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 09/04/2009 - pag: 23 Il caso Scritta e mai pubblicata la dichiarazione sui diritti umani firmata dall'ex presidente Vertice Usa-Ue, «censurato» il testo di Havel Quando domenica Barack Obama l'ha scandito, «Sametová revoluce», la piazza del Castello di Praga ha tremato. Poche ore dopo, al termine del suo primo vertice con l'Ue, il presidente americano ha incontrato il simbolo della «Rivoluzione di Velluto» e della lotta per i diritti dell'uomo, Václav Havel. A pochi giorni da quel summit spunta un documento che doveva sancire un nuovo impegno di Stati Uniti e Unione Europea nella difesa dei diritti umani nel mondo. Il testo era firmato da Havel in persona. Non è stato mai pubblicato. Si tratta di una dichiarazione congiunta Usa-Ue la cui stesura era stata affidata dal governo ceco, presidente di turno dell'Unione Europea, a Václav Havel, il drammaturgo leader della Rivoluzione che nel 1989 strappò il Paese al regime comunista e che divenne il primo presidente della Cecoslovacchia libera. Contattato da Alexandr Vondra, vicepremier con delega agli Affari europei, Havel aveva inviato a fine marzo una prima versione in quattro paragrafi. Nel testo, visto dal Corriere, «la comunità transatlantica» affermava di «non volere esportare la propria cultura e il proprio punto di vista» ma di «essere e dover essere pronta a cooperare con tutti a tutela dei principi dell'eguaglianza, del reciproco rispetto, della lealtà e devozione ai valori comuni al genere umano». E proseguiva, senza fare sconti: «L'Unione Europea e gli Stati Uniti sono determinati a monitorare in modo approfondito la situazione in Cina anche in riferimento al Tibet nella Federazione russa, in Bielorussia, Birmania, Corea del Nord, a Cuba, in Sudan e in altri Paesi nei quali persone oneste e di spirito libero soffrono per aver espresso il proprio pensiero». «I diritti umani sono un tasto delicato dice la portavoce del ministro Vondra , concordare un testo che contenesse riferimenti alla Russia e mettesse d'accordo tutti i ventisette membri dell'Ue avrebbe richiesto molto più tempo». La dichiarazione sarebbe poi passata al vaglio del Congresso Usa, «dove avevo già sondato il terreno ha dichiarato lo stesso Vondra al quotidiano economico Hospodarske Noviny ma ad essere sinceri un governo dimissionario non è in grado di far approvare iniziative che richiedono una forza supplementare, eravamo troppo deboli e abbiamo rinunciato» (il 24 marzo il voto di sfiducia del Parlamento ha fatto cadere la coalizione di centrodestra guidata da Mirek Topolanek, in queste ore si sta formando un esecutivo tecnico). Era stata infine considerata l'ipotesi di proporre il testo all'ultimo momento, con Obama già in Europa, confidando che il nome di Havel bastasse come lasciapassare una lettera dell'ex presidente si era già rivelata decisiva nel convincere Obama a tenere a Praga il suo discorso europeo, ha rivelato ieri Topolanek. Sul tavolo dei capi di Stato e di governo, però, la dichiarazione non è ufficialmente mai arrivata. «In realtà non ho mai creduto che il testo potesse essere approvato in tempi così rapidi» ha detto Václav Havel al Corriere. «Impensabile far passare attraverso la procedura regolare un documento così duro con Russia e Cuba spiega la giornalista ceca Tereza Nosalkova . La diplomazia dell'ultim'ora era la sola chance, ma a quel punto il governo non poteva correre il rischio». Maria Serena Natale

Torna all'inizio


Ecco le nuove materie, dal pronto soccorso al teatro. Alla Camera ed al Senato, tra i diversi te... (sezione: Diritti umani)

( da "Arena, L'" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Giovedì 09 Aprile 2009 INSERTI Pagina 61 Ecco le nuove materie, dal pronto soccorso al teatro. Alla Camera ed al Senato, tra i diversi te Ecco le nuove materie, dal pronto soccorso al teatro. Alla Camera ed al Senato, tra i diversi testi sottoposti a dibattito, firmati Pd, Pdl e Lega, figurano quelli che prevedono lezioni alle medie e al liceo per dare l'opportunità agli studenti di conoscere le prime nozioni di pronto soccorso, imparare le differenti realtà culturali, etniche, sociali e linguistiche. Questa la direziona presa da maggioranza e opposizione con due proposte di legge presentate alla Camera e al Senato con l'obiettivo di introdurre nei programmi scolastici anche l'insegnamento su come affrontare situazioni di emergenza. Una necessità supportata dalle cifre: ogni anno, in Italia, 60mila persone perdono la vita per un arresto cardiaco, 23mila sono vittime di un trauma improvviso e 6mila subiscono un indicente. «Un intervento di primo soccorso tempestivo ed adeguato può salvare il 30 percento delle persone colpite», sottolineano i firmatari delle due iniziative legislative, il deputato del Pd Gerolamo Grassi e il senatore Pdl Luigi D'Ambrosio Lettieri. Per imparare i rudimenti del pronto soccorso sono necessarie, secondo le due proposte di legge, 60 ore all'anno: 12 per ognuno dei 5 livelli di insegnamento previsti. Le proposte non finiscono qui. Altri testi scolastici potrebbero finire sui banchi di scuola: dalla storia locale all'educazione civica e ambientale, dai diritti umani all'attività teatrale e intelligenza emotiva all'educazione alimentare. Non si dimentichi, infatti, che il Bel Paese è in Europa ai primi posti per numero di bambini ed adolescenti in sovrappeso, conseguenza di un'alimentazione troppo spesso non corretta. La proposta di istituire, fin dalla scuola primaria, corsi di educazione alimentare viene dal deputato Idv Antonio Razzi. Nei nuovi programmi scolastici trova posto anche l'educazione civile ambientale. «L'educazione alla convivenza civile, spiegano il deputato del Pdl Fabio Granata e la senatrice del Pd Anna Maria Carloni, non è soltanto una parte vitale del percorso formativo scolastico, ma tende a sviluppare nello studente la consapevolezza di soggetto attivo e protagonista della comunità attraverso i valori costituzionali della cittadinanza, dell'ambiente, della salute, della legalità». La deputata della Lega Paola Goisis propone l'insegnamento delle "specificità culturali, geografico-storiche e linguistiche delle comunità territoriali e regionali", mentre la parlamentare del Pd Angela Napoli "l'insegnamento della storia locale". Poi, il deputato dell'Ivd Fabio Evangelisti ed il parlamentare del Pdl Enrico Pianetta propongono "l'insegnamento dell'educazione ai diritti umani", mentre la deputata del Pd Fiorella Ceccacci le "attività teatrali e intelligenza emotiva". Tante proposte poste al vaglio delle camere. Vedremo quali saranno poi realmente adottate dalla scuola italiana.  

Torna all'inizio


le donne del mondo di danilo de marco (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino di Padova, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 44 - Giorno/Notte Le donne del mondo di Danilo De Marco Oggi alle 18 l'inaugurazione della mostra fotografica alla Sala Samonà «E noi vi guardiamo... un mondo di donne in cammino» è il titolo della mostra fotografica di Danilo De Marco (sopra una foto scattata in Ecuador) che viene inaugurata oggi alle 18 alla sala Samonà in via Roma 57 con ingresso gratuito. La mostra è visitabile sino al 4 maggio dalle 10 alle 18, dal martedì alla domenica. Sono possibili visite guidate per le scuole. La mostra è il prologo del convegno internazionale «Sviluppo, donne e ambiente» che si svolgerà giovedì 23 dalle 9 alle 16 nell'aula magna della Facoltà di Agraria al Campus di Agripolis (viale dell'Università 16 Legnaro). La condizione femminile in Italia e nel mondo necessita di maggiore interesse e consapevolezza da parte della società civile. Spesso si presentano le conseguenze della violazione dei diritti o della dignità femminile ma si analizzano troppo poco le cause che generano queste situazioni. Le donne sono attrici attivi e propositive per lo sviluppo: culturale, sociale ed economico di un paese e come tali debbono essere considerate ed ascoltate. Questo convegno internazionale vuole essere una piccola azione in questo senso. La mostra del fotografo Danilo De Marco invita a osservare, per un istante in silenzio, la vicinanza che accomuna ogni luogo del mondo. La gioia e la sofferenza hanno abiti diversi ma possono suscitare le stesse emozioni e impressioni.

Torna all'inizio


Il muro di Rio: protezione della foresta o ghetto per i poveri? (sezione: Diritti umani)

( da "Blogosfere" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Apr 09 9 Il muro di Rio: protezione della foresta o ghetto per i poveri? Pubblicato da Marco Pagani alle 09:27 in Manifesto e commenti generali Il governo dello stato di Rio in Brasile sta costruendo un muro lungo oltre 11 km e alto 3 metri intorno ad alcune favelas delal città, inizinado da quella di santa Marta (qui a sinistra nella foto) per un costo di circa 17 milioni di dollari. La motivazione ufficiale è fermare la deforestazione: la "foresta urbana" sulle colline di Rio De Janeiro ha perso oltre 200 ettari solo negli ultimi 3 anni, a causa dell'espansione delle favelas e della raccolta di legna per cucinare. 600 baracche che si trovano lungo il tracciato del muro dovranno essere abbattute. Il governo dovrebbe provvedere nuove abitazioni per gli sfortunati "proprietari". Alcuni gruppi di attivisti per i diritti umani ritengono che non si vogliono tanto proteggere gli alberi, ma tutelare i ricchi, che vivono poco distante nei quartieri presso il mare. E' l'inizio di un'apartheid economica? I ricchi stanno iniziando a sentirsi minacciati dai poveri colpiti dalla crisi? Forse è una considerazione scontata, ma se si vuole scoraggiare l'espansione delle favelas, occorre dare opportunità di lavoro e terra da coltivare nelle campagne...

Torna all'inizio


Le illusioni americane sono rinchiuse a Evin (sezione: Diritti umani)

( da "Foglio, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

9 aprile 2009 Le illusioni americane sono rinchiuse a Evin Mentre gli Stati Uniti si affannano a cercare il dialogo con l’Iran, gli ayatollah rispondono accusando di spionaggio la giornalista free-lance americana di origine iraniana Roxana Saberi, in carcere a Evin, uno dei posti più infami della terra, dal 31 gennaio scorso. Rischia la condanna a morte. Saberi si trova nel famigerato carcere gestito dalla “Vevak”, la polizia segreta simile alla Stasi, dove, negli anni Ottanta, migliaia di prigionieri politici furono torturati e giustiziati. Da quella prigione sono passati, e spesso mai usciti, centinaia fra accademici, giornalisti e dissidenti iraniani. I redattori del rapporto delle Nazioni Unite del 2003 sulle condizioni di detenzione iraniane la definirono “una prigione nella prigione”. Nessuno sa cosa accada là dentro. Ufficialmente, dei tremila detenuti di Evin nessuno figura come “prigioniero politico”. La formula più usata è “moharebeh”, con cui nel Corano si indicano i reati dei “nemici di Allah”. A Evin si pratica la cosiddetta “tortura bianca”. Consiste nello sbattere il prigioniero in una cella senza finestre, completamente bianca, come gli abiti dei prigionieri. Per cibo soltanto riso bianco e le guardie non emettono rumore. E’ loro proibito parlare a chiunque. Gli aguzzini incaricati degli interrogatori nascondono la loro identità, usano pseudonimi e indossano cappucci, simili a quelli dei membri del Ku Klux Klan. Zahara Kazemi è morta a Evin per emorragia cerebrale in seguito alle percosse. La giornalista iraniana-canadese era stata arrestata per aver scattato fotografie della prigione. In quel luogo maledetto, che custodisce una storia sconosciuta in occidente, sono per adesso rinchiuse anche le illusioni di Obama nel dialogo con questo Iran. di Giulio Meotti

Torna all'inizio


Domenica a Roma il Global day for Darfur (sezione: Diritti umani)

( da "Cittàdellaspezia.com" del 09-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Domenica a Roma il Global day for Darfur Il Global Day for Darfur 2009, che in Italia si terrà al Colosseo a partire dalle 10 di domenica, sarà dedicato alla raccolta di fondi per la realizzazione del centro pediatrico di Emergency a Nyala, nel sud Darfur. All'iniziativa sono collegati un libro e una mostra 'Volti e colori del Darfur', allestita nella piazza antistante il monumento simbolo dei diritti umani, i cui proventi saranno destinati al progetto. L'opera è nata proprio per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla crisi sudanese per troppo tempo ignorata e che ancora oggi, nonostante il grande scalpore suscitato dal mandato di arresto per il presidente del Sudan Omar Al Bashir, stenta a trovare spazio sugli organi di informazione. Alla giornata di mobilitazione - diretta a sostenere la forza di pace autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ancora stenta ad entrare nel pieno delle sue funzioni, e a ribadire la richiesta di un forte intervento della diplomazia internazionale affinché si ponga termine ai massacri perpetrati in Darfur - hanno aderito Articolo 21, Amnesty International, Tavola della Pace, Comunità ebraica, Ugei, Bené Berith giovani, Non c'è pace senza giustizia e molte altre associazioni che si occupano di diritti umani.

Torna all'inizio