CENACOLO DEI COGITANTI |
OCCIDENTE SOTTO ASSEDIO
( da "Stampa, La" del
07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: si è sentito a tal punto offeso da
espellere 14 organizzazioni per i diritti umani attive nel Darfur (compresi
«Médecins sans frontières» e «Save the Children»: le origini occidentali sono
palesi). Se l'ordine di espulsione sarà attuato, ha avvertito l'Alto Commissariato
dell'Onu per i diritti umani, oltre un milione di persone rischieranno di
restare senza cibo né acqua.
Perché l'Africa si fa
complice di Bashir ( da "EUROPA
ON-LINE" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: perché situazioni analoghe a quella
del Darfur sono purtroppo diffuse in Africa, e il mancato rispetto dei diritti
umani elementari, l?uso della tortura, l?oppressione violenta delle minoranze
etniche e religiose sono prassi ordinaria in molti paesi africani e asiatici.
Il fatto che, finora, nella rete dell?Icc siano finiti solo capi di stato
africani ?
Usa/ Corte: Cia ha
distrutto 12 video interrogatori violenti
( da "Virgilio Notizie"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: parte della collezione di 92
registrazione effettuate dagli uomini della Cia mentre mettevono in atto
tecniche di tortura, come quella del waterboarding, e distrutte nel novembre
del 2005. Nei video ci sarebbero state anche le immagini degli interrogatori a
due sospetti di al-Qaida -Abu Zybaydah e Abd al-Rahim al-Nashiri, rinchiusi in
un centro di detenzione della Cia in Thailandia.
EE UU revisa los abusos de
la era Bush ( da "Pais,
El" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: - Permiso para torturar. En enero
de 2002 Bush preparó el camino hacia la tortura: los talibanes o miembros de Al
Qaeda no estarían protegidos por la Tercera Convención de Ginebra de 1949 sobre
prisioneros de guerra. Seis meses después su Gabinete justificaba la tortura en
el extranjero.
nella bozza
( da "Repubblica, La"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Esteri Nella bozza La politica di
Israele nei territori palestinesi rappresenta una violazione dei diritti umani,
un crimine contro l´umanità e una forma contemporanea di apartheid... esprimiamo
preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i
palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato...Israele minaccia la
pace.
Darfur, fuori le
associazioni umanitarie: <Milioni di persone senza acqua e cibo>
( da "Cittadino, Il"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: L'ufficio dell'Alto commissariato
Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione
degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto
internazionale o un crimine di guerra. Tra le Ong espulse ci sono Oxfam, Care,
Save the Children e Medici senza frontiere.
una festa contro la
violenza ( da "Tirreno,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: con Giovanna Providenti Sabato 18
aprile alle 17 alla biblioteca San Giorgio I diritti umani e il diritto
all'identità: inaugurazione e presentazione della mostra "Nonne di piazza
di Maggio" messa a disposizione dall'ambasciata d'Argentina a Roma,
relativa al lavoro fatto dalle donne nella lotta per il ritrovamento dei
bambini nati da genitori "desaparecidos" e dati in adozione.
uguali e diverse, le donne
del mondo ( da "Repubblica,
La" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: culminerà con la presentazione del
Quaderno dei diritti umani, a cura di Mimmo Grasso, che raccoglie interventi di
20 studenti delle scuole campane, alternati a poesie e scritti di autori
affermati. Diversi i linguaggi espressivi scelti per approfondire il tema dei
diritti umani. C´è la letteratura, con gli scritti dell´israeliana Tal Nitzan e
le poesie "sociali" di MÁrcia TheÓphilo.
Vaticano, sì alla
conferenza Onu sul razzismo ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: interno del processo di
preparazione di Durban II per far sì che non degeneri in tensioni invece di
andare verso la difesa dei diritti umani», ha spiegato il portavoce. «Vedremo -
ha aggiunto - se si potrà privilegiare una posizione europea». Parigi vuole
cercare quindi di modificare dall'interno i lavori preparatori, coordinati
dalla Libia, con la partecipazione di Iran e Cuba.
Durban2, Parigi non segue
l'Italia: lavorare al testo ( da "Corriere
della Sera" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: non degeneri in tensioni invece di
andare verso la difesa dei diritti umani ». Il nome «Durban2» indica la
conferenza che dovrà aggiornare le valutazioni dell' Onu sul razzismo dopo la
precedente, nel
Gli eroi e gli ignavi: è
la storia di Milano ( da "Corriere
della Sera" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: è stata nel 1944 la famigerata
Villa Triste, dove i repubblichini della banda Koch torturarono e spesso
uccisero antifascisti e resistenti. E la lapide della «colonna infame», luogo
del supplizio atroce di Gian Giacomo Mora (1630), presunto «untore», dopo la
distruzione del monumento è finita in un cortiletto del Castello Sforzesco.
Se la Corte penale gioca
con il fuoco ( da "Manifesto,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: un assolutismo dei diritti umani
che prevede l'esclusione totale di un gruppo di persone. La Cpi pretende di
essere fuori dalla politica, sostenendo di rappresentare principi su cui è impossibile
ogni compromesso. La parola chiave è «pretesa»: gli attivisti dei diritti umani
ritengono davvero di «dire la verità al potere» e non in realtà di esercitare
il potere.
Abortisce a 9 anni,
scomunicati i medici ( da "Manifesto,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: e il presidente della Commissione
diritti umani della camera - un prete cattolico, Luiz Couto - è stato
ferocemente criticato la settimana scorsa per aver giustificato il fatto che le
donne che hanno abortito dopo uno stupro ricevano assistenza medica pubblica e
gratuita. Il «Centro Integrado de salud Amaury De Medeiros» (Cisam), l'ospedale
che ha fatto abortire la bambina,
Istanbul, il calvario
delle schiave del lusso ( da "Manifesto,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: impresa turca si impegna a far
rispettare la legge di tutela dei diritti umani vigente nel paese. Inoltre,
Pogliani ha ricordato che, durante le regolari ispezioni condotte dal team di
Prada all'interno allo stabilimento di Desa, «la condizione dei lavoratori
risulta buona, si tratta di una fabbrica modello in linea con gli standard
europei di alto livello».
La gabbia DELLA CURIA
( da "Manifesto, Il"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dovrebbero essere condivise da
tutti in quanto conformi a un supposto "diritto naturale" e che
invece contrastano col comune senso morale e ledono fondamentali diritti umani.
Citiamo, fra i molti casi, la dottrina del peccato originale, secondo la quale
i figli devono pagare per le colpe dei padri; la difesa della schiavitù;
Lara, in missione per gli
ultimi ( da "Resto
del Carlino, Il (Ferrara)" del
07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: conseguendo un master in diritti
umani e gestione dei conflitti. Lara Zunelli, si è sempre dedicata a coloro che
soffrono e nel settembre del
Il sì di Vaticano e
Francia spiazza il boicottaggio italiano
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: interno del processo di
preparazione di Durban II per far sì che non degeneri in tensioni invece di
andare verso la difesa dei diritti umani», ha spiegato il portavoce. «Vedremo
ha aggiunto se si potrà privilegiare una posizione europea». PARIGI vuole
cercare quindi di modificare dall'interno i lavori preparatori, coordinati
dalla Libia con la partecipazione di Iran e Cuba.
NUMEROSE socie del Club
Soroptimist Bologna , si sono incontrate a casa di Anna M...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ha illustrato il progetto e
risposto alle domande dei presenti tra le quali Paola Giordani, Sofia Gallo,
Daniela Maschio, Laurita Boni e Anna Soncini. Il Soroptimist è una
organizzazione di donne impegnate negli affari e nelle professioni, che
lavorano, attraverso progetti di servizio, per promuovere i diritti umani e
migliorare la condizione femminile.
Tutta l'Europa condanni
gli antisemiti di Durban ( da "Riformista,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: parole ferme e severe verso una
gestione dissennata del comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite.
Gestione dissennata che non può passare sotto silenzio. Non si gioca con i
diritti umani. Ne va della credibilità delle Nazioni Unite come organizzazione
rappresentativa della comunità internazionale. C'è infine una questione che la
disputa su "Durban 2" impone di considerare.
Hillary la realista
aspirante leader (post) femminista
( da "Riformista, Il"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ira degli attivisti per aver
aggirato la questione diritti umani ricorda «le militanti cinesi che lavorano
per migliorare le condizioni di vita delle donne cinesi, discriminate sul
lavoro, vittime di violenza domestica, ostacolate nella loro ascesa da leggi
anacronistiche». Militanti che conobbe da First Lady, più di dieci anni fa.
provincia, consiglio tutto
"in rosa" ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: un programma di educazione e
formazione ai diritti umani. Enrico Gherghetta, inoltre, chiederà alla Regione
finanziamenti per "Una casa per ricominciare". Interverranno
Carmelina Calivà, presidente dell'associazione "Da donna a donna",
anche a nome di Rosaria Di Dato di "Sos rosa", Emanuela Miniussi,
sostituto commissario della Questura, e il giudice Emanuela Bigattin.
FANELLI (CRP): PER L'8
MARZO INVESTIRE IN UGUAGLIANZA ( da "Basilicanet.it"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Ufficio della Consigliera regionale
di Parità organizzerà iniziative per dare voce ai diritti umani, lottare contro
la violenza sulle donne e contro ogni forma di discriminazione, dare certezza
di lavoro e di libertaâ?? di scelte di vita alle donne. (bas - 04)
Cuneo: oggi, grande corteo
degli immigrati per un confronto ( da "Targatocn.it"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Liberi e uguali in dignità e
diritti? contro le tasse sui permessi di soggiorno, la facoltà dei medici di
segnalare i clandestini che si fanno curare e a favore di una politica rispettosa
dei diritti umani. In piazza vi saranno anche Erio Ambrosino, assessore settore
Socio-Educativo e Politiche Giovanili del comune di Cuneo e Teresa Angela
Migliasso assessore regionale al Welfare,
Il "lato umano"
della diplomazia cinese pag.7 ( da "Affari
Italiani (Online)" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il "lato umano" della
diplomazia cinese Sabato 07.03.2009 10:46 Per cui le differenze tra Cina e
Dalai Lama, "non hanno nulla a che fare con la religione, i diritti umani
e le relazioni etniche. Da parte cinese si tratta solo di difendere l'unità del
paese contro il tentativo di separare il Tibet dalla Cina".
Denunciò le stragi:
attivista assassinato ( da "Avvenire"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: noto attivista keniota per i
diritti umani, e un suo collega, sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco nel
centro della capitale Nairobi, a due passi dal palazzo presidenziale. Secondo i
testimoni dell'atroce accaduto, l'auto dei due attivisti è stata affiancata da
altre due nel traffico serale di giovedì.
L'Onu in allarme per il
Darfur: <Civili a rischio> ( da "Avvenire"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Alto commissariato Onu per i
Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti
umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un
crimine di guerra. Intanto a Khartum è arrivato il presidente del Parlamento
iraniano, A- li Larijani, che ha portato la solidarietà della repubblica
islamica a Bashir.
CHIARA GRAZIANI IL
VATICANO NON SEGUIRà L'ITALIA NEL BOICOTTAGGIO DELLA CONFERENZA SUL ...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Alto commissario per i diritti
umani delle Nazioni Unite e che si terrà a Ginevra ad aprile. E neppure la
Francia, contrariamente alle previsioni della Farnesina sulle quali rifletteva
ieri il ministro degli Esteri Frattini, lo farà. Lo ha fatto sapere il governo
di Parigi subito dopo l'intervista tv in cui il nostro ministro prevedeva che
altri paesi Ue -
Guerriere per i diritti e
bombe a letto">Addio mimosa, la donna ha il frustino Guerriere per i
diritti e bombe a letto ( da "Affari
Italiani (Online)" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: mportanza della lotta per i diritti
umani. "In quanto madri, sorelle, figlie, mogli, partner e, prima ancora,
cittadine e attiviste, le donne sono in prima fila nella difesa dei propri
diritti umani e di quelli dell'intera società in cui vivono" ha dichiarato
Erika Bernacchi, responsabile del Coordinamento donne della Sezione Italiana di
Amnesty International.
Missione vita contro la
morte ( da "Denaro,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: opera di formazione ed informazione
sui diritti umani. racconta Michela - Tutto è nato da alcuni scambi epistolari
con detenuti rinchiusi nel braccio della morte in Texas". Lettere che
servono a dare speranza e calore umano a chi non ne ha più. Perché "una
cosa è vivere, una cosa è morire Ma un'altra è vivere aspettando di morire".
Il Vaticano non segue
Roma: sì a Durban II ( da "Gazzettino,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: interno del processo di
preparazione di Durban II per far sì che non degeneri in tensioni invece di
andare verso la difesa dei diritti umani», ha spiegato il portavoce. «Vedremo -
ha aggiunto - se si potrà privilegiare una posizione europea». Parigi vuole
cercare quindi di modificare dall'interno i lavori preparatori, coordinati
dalla Libia con la partecipazione di Iran e Cuba.
Liberal PD di Forlì
invitano i sindaci del comprensorio a piantare in ogni comune un albero
intitolato ad Anna Politkovskaya ( da "Sestopotere.com"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: giornalista russa e attivista per i
diritti umani uccisa il 7 ottobre
Cuneo: una manifestazione
che ha dato voce agli immigrati ( da "Targatocn.it"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ma soprattutto per dire sì ad una
politica rispettosa dei diritti umani. Tante le associazioni presenti, dalle
sigle sindacali alla Caritas, al Tavolo delle Associazioni alla Scuola di Pace
di Boves. E folta anche la rappresentanza politica. Teresa Angela Migliasso,
assessore regionale al Welfare, Lavoro, Immigrazione ed Emigrazione, nonostante
l'influenza, non è voluta mancare.
The Lancet: mortalità e
problemi sanitari nella striscia di Gaza
( da "Blogosfere" del
07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: mortalità e problemi sanitari nella
striscia di Gaza Pubblicato da Luigi Gallo alle 17:56 in Diritti umani, Sanità,
Società L'importante rivista medica The Lancet nel recente report Health as
human security in the occupied Palestinian territory quantifica le vittime
palestinesi delle offensive isareliane dal
Darfur/ Bashir: operatori
umanitari espulsi sono "spie" e
( da "Virgilio Notizie"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: umanità commessi in Darfur spiccato
il 4 marzo dalla Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi). Le accuse arrivano
dopo che il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sta esaminando se
le espulsioni di 13 organizzazioni umanitarie per la devastata provincia
occidentale sudanese, costituisce un "crimine di guerra"
( da "Stampa, La" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Arrigo Levi
OCCIDENTE SOTTO ASSEDIO Contro l'incriminazione per «crimini contro l'umanità» del dittatore sudanese Omar al-Bashir non si sono
alzate soltanto le dure proteste di Pechino, che importa il 60 per cento del
petrolio del Sudan, ma anche quelle della Lega Araba, dell'Unione Africana, del
Movimento dei non allineati e della Russia, a diversi livelli di indignazione.
«Un vasto corteo di regimi autoritari e dispotici», come è stato scritto, si è
schierato compatto contro l'Onu e contro l'Occidente. Strano che non si sia
chiamato in causa (ma forse mi è solo sfuggito) anche Israele, nuovo
intollerabile avamposto dell'Occidente, dopo i crociati, nella terra
dell'Islam. Quanto al governo del Sudan, si è sentito a tal
punto offeso da espellere 14 organizzazioni per i diritti umani attive nel Darfur (compresi «Médecins sans frontières» e «Save
the Children»: le origini occidentali sono palesi). Se l'ordine di espulsione
sarà attuato, ha avvertito l'Alto Commissariato dell'Onu per i diritti umani, oltre un milione di persone rischieranno di restare senza cibo
né acqua. Secondo i cinesi e i russi, la Corte dell'Aja non avrebbe il
diritto di processare e di reclamare l'arresto del capo di Stato sudanese, dal
momento che il Sudan (come del resto, oltre alla Cina e alla Russia, anche gli
Stati Uniti) non ha ratificato lo statuto della corte: il presidente Omar
al-Bashir non ha quindi perso l'immunità che gli compete per il suo rango. Su
questo punto di diritto non mi pronuncio. Come analista politico, prendo atto
dell'ennesima prova di quanto siano ancora vivi i risentimenti verso
l'Occidente da parte del resto del mondo. Anche se è proprio al modello
occidentale che la gran parte di questi Paesi, se non tutti, si ispirano nei
loro modelli di sviluppo e nei loro stili di vita. Da Shanghai agli Emirati del
Golfo, la selva di fantascientifici grattacieli fa tanto Manhattan. Ma
l'«Occidente» continua ad essere visto dal «Mondo» come «aggressore», secondo
la celebre definizione di Arnold Toynbee. Non solo per le sue imprese
colonialiste e imperialiste, ma per avere imposto al «Mondo» il suo modo di
vita e almeno in parte i suoi valori, buoni e cattivi. Peggio ancora,
l'«Occidente» continua ad essere tanto più ricco e più libero del «Mondo».
Così, dopo la caduta dell'Unione Sovietica, massima tragedia del secolo secondo
Putin, siamo rapidamente passati dall'era della «fine della storia» all'era di
una ambigua «globalizzazione», per poi tornare al tema toynbeeano del «West
versus the World». Le «ere» si rincorrono. Se lo spazio si è accorciato, il
tempo si è ristretto ancor di più nel corso della nostra vita. Su tutto domina
il passaggio dall'era pre-nucleare, in cui l'umanità,
per quante follie facesse, non aveva il potere di autodistruggersi, all'era
nucleare, in cui questo potere lo ha e lo avrà per tutti i tempi avvenire: cosa
che non riesco a stancarmi di ricordare. Singolare destino quello della mia
generazione, di avere un piede nella prima e l'altro nella seconda era della storia
della specie homo sapiens. Di ciò l'umanità è stata
consapevole fino agli Anni Sessanta (poi la paura nucleare sembra essere
svanita). In compenso, gli europei della mia generazione hanno gioito di essere
sopravvissuti alle follie che hanno posto fine nel Novecento, a colpi di decine
di milioni di morti nei campi di battaglia e nei lager, a circa duemila anni di
guerre intestine europee, e di avere dato il via alla storia di un'Europa
riconciliata con se stessa e rappacificata, oggi maestra al mondo, con le sue
pur imperfette istituzioni, nella difficile arte di far convivere popoli e
istituzioni nazionali diverse. L'impresa europea è però lungi dall'essere
completata. A farla avanzare contribuì, oltre alla memoria degli orrori
passati, che ci sforziamo di tenere viva, quel poderoso «federatore esterno»
che fu la minaccia dello stalinismo. Oggi, al nuovo federatore esterno, che è
stato ed è, da Nine Eleven in poi, il terrorismo islamista, si è aggiunta la
Grande Crisi. Con la sua origine in Wall Street, ha definitivamente seppellito
l'illusione americana, di così breve durata, che la superiore potenza di
America-Marte bastasse, senza bisogno dell'Europa-Venere, per mettere ordine
nelle sorti dell'umanità. Clinton 2 è così venuta a
Bruxelles a dirci che soltanto la nostra unione e la nostra comune visione del
futuro potranno farci vincere le numerose sfide che abbiamo davanti. Ma a tal
fine (che è, nientemeno, quello di salvare il mondo dandogli le prime valide
strutture di un governo globale), all'Europa «si impongono le riforme previste
dal Trattato di Lisbona e scelte politiche sempre più coordinate e unitarie».
Come ci ha ripetuto ancora due giorni fa (ma come non ripetersi?) il Presidente
della Repubblica italiana. E non c'è tempo da perdere.
( da "EUROPA ON-LINE" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Perché l?Africa si
fa complice di Bashir L?iniziativa della Corte dell?Aja è isolata: il
continente nero si difende dall?uomo bianco. GUIDO MOLTEDO Non è una buona
notizia, per molti capi di stato e di governo dell?Africa e dell?Asia, l?ordine
di arresto nei confronti di Omar al Bashir emesso dall?International Criminal
Court (Icc). E non stupisce che intorno al presidente del Sudan ? accusato di
crimini contro l?umanità e crimini di guerra nei
confronti del popolo del Darfur ? si sia rapidamente costituito un cordone di
solidarietà da parte di colleghi che potrebbero, prima o poi, incappare nelle
sanzioni dell?Icc o comunque finire sotto i suoi riflettori. Già, perché
situazioni analoghe a quella del Darfur sono purtroppo diffuse in Africa, e il
mancato rispetto dei diritti umani elementari, l?uso
della tortura, l?oppressione violenta delle minoranze etniche e religiose sono
prassi ordinaria in molti paesi africani e asiatici. Il fatto che, finora,
nella rete dell?Icc siano finiti solo capi di stato africani ? oltre al Sudan,
Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana ? non fa che
incrementare i timori di molti colleghi di Bashiar. Si sa che in lista
d?attesa, all?Aja, ci sono i leader di Zimbabwe, Kenya, Uganda, Etiopia,
Eritrea, Ciad, Costa d?Avorio, Rwanda. Quando Bashir reagisce al mandato
dell?Icc, dicendo che è «un tribunale dell?uomo bianco», trova orecchie
attente. E infatti, ieri, l?Unione Africana (Ua), in una riunione d?emergenza
dei suoi 52 stati membri a Addis Abeba, ha deciso d?inviare una delegazione a
New York per chiedere all?Onu di fermare, almeno temporaneamente, il mandato
d?arresto nei confronti del criminale sudanese. Ufficialmente è per «dare
un?opportunità alla pace in Sudan», dal momento che ? sostiene la Ua ? proprio
recentemente il governo di Karthoum ha firmato un patto con il più forte dei
gruppo ribelli darfuri, il Movimento per la giustizia e l?eguaglianza, gettando
le basi di più ampi negoziati di pace. Un risultato importante per Omar al
Bashir, questa solidarietà panafricana, anche se il suo obiettivo era più
ambizioso: il ritiro di tutti i paesi africani, 30 su 108 membri, dall?Icc, che
per ora non è all?ordine del giorno. Peraltro, il Sudan non fa neppure parte
dell?Icc. Come pure gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, tre membri del
Consiglio di sicurezza dell?Onu, e l?India che nel 2002 non firmarono a Roma lo
statuto che istituiva il Tribunale criminale. E questo è un altro punto a
favore di Bashir e di tutti coloro che parlano di ?doppio standard? da parte di
un organismo internazionale che, per sua costituzione e per orientamento,
sembra voler perseguire unicamente paesi del Terzo Mondo, ignorando quelli che
? come ha detto ieri il presidente dell?Assemblea generale dell?Onu, il
nicaraguegno Miguel d?Escoto Brockmann, sono i primi che dovrebbero essere
convocati al banco degli imputati dell?Aja, «personaggi molto potenti colpevoli
senza dubbio delle peggiori atrocità» come quelle commesse in Iraq. Bush, non
Bashir dovrebbe essere processato all?Aja. Insomma, l?iniziativa del giudice
dell?Icc, Luis Moreno Ocampo, ha avuto l?effetto di condurre su un terreno di
divisione ideologica un problema effettivamente criminale ma carico di evidenti
implicazioni politiche. Desmond Tutu chiede ai leader africani di «decidere se
stanno dalla parte della giustizia o da quella dell?ingiustizia, dalla parte
delle vittime o da quella dell?oppressore». È chiaro che stanno dalla parte di
Bashir. Ed era anche prevedibile. Ma il punto, ancora una volta, non è quello
di dimostrare che le classi dirigenti del Terzo mondo sostengono ? per
complicità, per convenienza per ideologia ? un dittatore sanguinario. Il punto
è come far sì che ci sia un ricambio di leadership. Con l??esportazione della
democrazia?? Non ha funzionato. Con l?Icc? Neppure. Ma ci sono altre strade che
non siano la rassegnazione al far nulla?
( da "Virgilio Notizie" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Washington, 7 mar.
(Apcom) - La Cia ha distrutto una dozzina di video che documentavano i violenti
interrogatori a presunti terroristi condotti da agenti della stessa
intelligence. Lo sostiene la corte federale che indaga sulla vicenda. I dodici
video farebbero parte della collezione di 92 registrazione
effettuate dagli uomini della Cia mentre mettevono in atto tecniche di tortura,
come quella del waterboarding, e distrutte nel novembre del 2005. Nei video ci
sarebbero state anche le immagini degli interrogatori a due sospetti di
al-Qaida -Abu Zybaydah e Abd al-Rahim al-Nashiri, rinchiusi in un centro di
detenzione della Cia in Thailandia. Nei giorni scorsi l'American Civil
Liberties Union ha presentato una denuncia contro il governo di Washington
proprio in merito alla distruzione di questi documenti che proverebbero le
tecniche controverse utilizzate dagli uomini della Cia. L'ordine di distruggere
i video sarebbe stato impartito da Jose A. Rodriguez Jr, che all'epoca era il
responsabile dei servizi "clandestini" della Cia. La distruzione del
materiale, in particolare, avrebbe coinciso con l'intenzione del Congresso e
dei tribunali di esaminare più attentamente le tecniche utilizzate dall'agenzia
durante gli interrogatori.
( da "Pais, El" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
EE UU revisa los
abusos de la era Bush El Senado quiere investigar las cárceles secretas y los
interrogatorios de la CIA YOLANDA MONGE - Washington - 07/03/2009 Vota
Resultado 9 votos La nueva Administración estadounidense ha aportado a lo largo
de la semana nuevas y estremecedoras pruebas sobre los abusos cometidos durante
el Gobierno de George W. Bush en nombre de la lucha contra el terrorismo, que
han incrementado la presión a favor de la creación de una comisión de la verdad
que juzgue la era Bush. Aunque Barack Obama no es partidario de la idea y es
muy difícil aún que ésta acabe cuajando, el presidente de la Comisión de
Asuntos Judiciales del Senado, el demócrata de Vermont Patrick Leahy, ha
advertido en su última intervención sobre el asunto que "no se puede pasar
página sin haberla leído antes", y que su intención es establecer una
comisión independiente que investigue las torturas y cárceles de la CIA y las
escuchas ilegales de la Agencia de Seguridad Nacional. Excesos de poder George
W. Bush A FONDO Nacimiento: 06-07-1946 Lugar: New Haven La noticia en otros
webs webs en espaÑol en otros idiomas Algunos de los últimos informes resultan
tan contundentes que un editorial de The Washington Post bajo el revelador
título de "El Departamento de Justicia de Mad Max: El aterrador
pensamiento pos 11-S del equipo legal de Bush", los exponía así:
imagínense un lugar donde los soldados pueden derribar puertas sin órdenes de
registro y donde los ciudadanos pueden ser encerrados indefinidamente sin
juicio. Imagínense que el líder de ese lugar tiene el poder de silenciar a los
disidentes y a la prensa. Imagínense aún más: que ese hombre puede de forma
unilateral romper y obviar cualquier tratado que no le guste y que a ese
hombre, además, sus más cercanos consejeros le han dicho que tiene a la ley de
su parte para hacer tal cosa. Bien, pues no se trata de un país sin ley del
Tercer Mundo, sino de Estados Unidos. Muchos fueron los excesos
que se cometieron en nombre de la seguridad nacional tras los atentados
terroristas de Washington y Nueva
( da "Repubblica, La" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 14 - Esteri Nella bozza La politica di Israele nei territori
palestinesi rappresenta una violazione dei diritti umani, un crimine contro l´umanità e una
forma contemporanea di apartheid... esprimiamo preoccupazione per le
discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini
siriani nel Golan occupato...Israele minaccia la pace...
( da "Cittadino, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Darfur, fuori le
associazioni umanitarie: «Milioni di persone senza
acqua e cibo» n L'espulsione dal Darfur di 13 Ong internazionali decisa dal
Sudan per rappresaglia al mandato d'arresto contro il suo presidente, Omar
al-Bashir, mette a repentaglio la vita di oltre un milione di civili che rischiano
di rimanere senza acqua, cibo, cure mediche. È l'allarme lanciato dalle agenzie
Onu che in partnership con le organizzazioni cacciate sostiene 4,7 milioni di
civili vittime del conflitto che da sei anni insanguina la tormentata regione
occidentale del Sudan. Tra loro anche 2,7 milioni di sfollati. «Se il governo
di Khartoum non riconsidererà le sue posizioni», ha ammonito da Ginevra il
portavoce del coordinamento Onu per gli aiuti umanitari
(Ocha), Elisabeth Byrs, «1,1 milioni di civili rimarranno senza cibo, 1,5
milioni senza cure mediche e oltre un milione senza acqua potabile». Un appello
in questo senso è stato lanciato anche dal segretario generale dell'Onu, Ban
Ki-Moon (le attività umanitarie «rischiano di essere
irrimediabilmente danneggiate») e ora della questione si occupa anche il
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'ufficio
dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta
valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto
internazionale o un crimine di guerra. Tra le Ong espulse ci sono Oxfam, Care,
Save the Children e Medici senza frontiere. Intanto la Ong italiana
Coopi ha fatto sapere che resta in Darfur, ma aumenterà le condizioni di
sicurezza dei propri cooperanti nella regione sudanese. «Per il momento andiamo
avanti, le nostre attività proseguono normalmente», ha spiegato Valentina Zita,
responsabile Coopi per il Sudan.
( da "Tirreno, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 8 -
Montecatini Una festa contro la violenza Due mesi di appuntamenti per saperne
di più Informazione, film libri, cinema e solidarietà PISTOIA. In occasione
della festa dell'8 marzo, torna anche quest'anno "Ma vogliamo anche le
rose", una serie di appuntamenti dedicati all'universo femminile, rivolti
ai cittadini e alla scuola. Per questa edizione il percorso realizzato in
collaborazione dai Comuni di Pistoia, Marliana e Sambuca, dalla Provincia,
dalle donne pensionate di Spi Cgil, Uilp Uil e Fnp Cisl, dal coordinamento Cgil
Donne, Anteas, Auser Filo d'Argento, Croce Rossa, Sezione Soci Coop di Pistoia,
Gruppo Aiutodonna e Associazione Banca del Tempo, ruota intorno al valore delle
differenze, contro l'intolleranza e le varie forme di violenza che le donne
subiscono. Ricco il calendario degli appuntamenti, che andranno avanti fino ai
mesi di maggio e giugno. Vediamoli. Fino a domani: 8 marzo - Quale festa...? No
alla violenza! Iniziativa di informazione e sensibilizzazione sul tema della
violenza di genere, organizzata dalla sezione soci Coop, dal Gruppo Aiutodonna
e dal Comune, distribuzione di gadget al Punto Soci Coop di viale Adua; la
mattina e il pomeriggio di oggi un gazebo sarà presente nel centro storico.
Giovedì 12,19 e 26 marzo alle 16 nella saletta mediateca della Biblioteca San
Giorgio Rassegna di film: Bellissime! Omaggio alle donne del cinema italiano.
"Bellissima" di Luchino Visconti, con Anna Magnani; "La
romana", di Luigi Zampa, con Gina Lollobrigida; "Riso amaro", di
G.De Santis, con Silvana Mangano. Oggi per l' intera giornata Alla biblioteca
San Giorgio Donne in carta ed ossa rassegna bibliografica, in omaggio a tutte
le donne, relativa ai libri reperibili fra gli espositori della biblioteca nel
mese di marzo, intorno al tema dell'identità della donna nella nostra e in
altre culture, con particolare riferimento alla società islamica. Domani alle 21
al circolo Milleluci di Casalguidi Raccolta fondi biciclette per le mamme,
un'iniziativa per raccogliere fondi per le madri che lavorano nei campoi a
( da "Repubblica, La" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina XVIII -
Napoli Uguali e diverse, le donne del mondo Alla Galleria Toledo 14
"combattenti" per i diritti umani Artiste e
persino una candidata al Nobel in una giornata di analisi e riflessione La
lotta di MÁrcia TheÓphilo, poetessa brasiliana in lista per il Nobel per la
pace, sta tutta nella difesa della foresta amazzonica, per cui combatte da
quarant´anni senza fermarsi mai. Tal Nitzan, militante e voce della poesia
ebraica, è testimone di una minoranza del popolo israeliano che si batte contro
l´occupazione dei territori. Leila Mattar, arabista, ha raccontato agli
italiani un altro orrore, quello dell´Intifada, vissuta dalle donne
palestinesi. Ci saranno anche loro stamattina (alle 10.30, ingresso gratuito)
alla Galleria Toledo - via Concezione a Montecalvario, 34, info 081 425 037)
per l´incontro dal titolo "L´uguaglianza della diversità. La condizione della
donna in diversi paesi e culture". Quattordici le "combattenti"
presenti in una giornata di riflessione e di testimonianze sull´universo
femminile "sublime e terribile". Teatro, circo, canto e installazioni
multimediali ne mostreranno il lato spettacolare, mentre le storie di vita
reale o narrata ne documenteranno la controversa condizione attuale, attraverso
paesi e culture differenti. L´evento - condotto da Stella Cervasio - è il
momento finale del progetto "Scuole Aperte", sostenuto dall´Assessorato
all´Istruzione della Regione Campania e culminerà con la
presentazione del Quaderno dei diritti umani, a cura di
Mimmo Grasso, che raccoglie interventi di 20 studenti delle scuole campane,
alternati a poesie e scritti di autori affermati. Diversi i linguaggi espressivi
scelti per approfondire il tema dei diritti umani. C´è la
letteratura, con gli scritti dell´israeliana Tal Nitzan e le poesie
"sociali" di MÁrcia TheÓphilo. Nata a Fortaleza (Brasile) è
stata la prima a parlare dei miti della foresta amazzonica e degli indios,
grazie ai racconti della nonna che in quella selva ci aveva vissuto. Ha
tutelato, lottando in prima persona, la dignità di questo popolo, minacciato da
grandi pericoli. C´è il teatro, con il monologo di Anita Mosca tratto da
"La svergognata", liberamente ispirato all´omonimo romanzo di Sarah
Khalifah e il pezzo unico di Tina Femiano tratto da "Niente più niente al
mondo" di Massimo Carlotto, con la regia di Carlo Cerciello. E c´è ancora
la multimedialità con i video di Adriano Casale e i canti popolari contadini
con il trio "Ficufresche". Inoltre, il circo contemporaneo con le
performance "aeree" di Maria Teresa Cesaroni. Le testimonianze di
Maria Amalia Zumbolo (impegnata nell´integrazione scolastica della comunità
straniera a Eboli), di Fatiha Chakir (magrebina e mediatrice culturale, lavora
nelle scuole del salernitano), di Leila Mattar, italiana e figlia di
palestinesi, traduttrice di Sarah Khalifah, una delle più riconosciute
scrittrici della letteratura araba contemporanea, famosa per "Primavera di
fuoco" edito da Giunti. è stata lei a fondare nel 1989 il primo centro di
ricerche sulla condizione femminile nei Territori Occupati. Scopo della
manifestazione e del progetto, dedicato agli studenti delle scuole superiori e
non, è affermare "l´uguaglianza della diversità" che favorisca
l´accettazione e l´integrazione sociale e che giunga, con la stessa forza, ad
un pubblico di diverse fasce generazionali. (tiziana cozzi)
( da "Eco di Bergamo, L'" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Vaticano, sì alla
conferenza Onu sul razzismo --> Sabato 07 Marzo 2009 SOCIETA, pagina 12
e-mail print ROMAIl Vaticano e la Francia non seguono l'Italia e gli Stati
Uniti su «Durban II». La Santa Sede ha confermato ieri, infatti, di voler
partecipare alla seconda conferenza dell'Onu su razzismo e xenofobia che si
terrà dal 20 al 24 aprile a Ginevra; così come farà Parigi, che ha invocato
anzi una posizione comune dell'Unione europea. Giovedì era stato il ministro
degli Esteri Franco Frattini ad annunciare da Bruxelles il ritiro della
delegazione italiana dai lavori preparatori a causa delle «frasi aggressive di
tipo antisemita» contro lo Stato di Israele contenute nella bozza di
dichiarazione finale. Frasi inaccettabili, ha ribadito anche ieri in mattinata
il titolare della Farnesina: per far rientrare l'Italia «si devono cancellare
quelle espressioni dichiaratamente antisemite e quelle frasi che inducono
all'intolleranza», ha esortato Frattini, aggiungendo - prima della presa di
posizione di Parigi - che anche altri Stati europei come Francia, Olanda e Danimarca
nutrono «grandi dubbi»: «Spero seguiranno il nostro esempio», era stato il suo
auspicio. L'Italia, dopo la bocciatura di Stati Uniti e Canada delle settimane
scorse, è stato infatti il primo Paese europeo a boicottare ufficialmente la
Conferenza. Ma perplessità su un'iniziativa che - come quella del
( da "Corriere della Sera" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-07 num: - pag: 10 categoria:
REDAZIONALE Il caso Dopo l'annuncio del ritiro della delegazione di Roma
Durban2, Parigi non segue l'Italia: lavorare al testo La Francia per una
posizione comune dell'Ue Ma la Farnesina sostiene di essere pronta a rientrare
nella Conferenza se ci saranno modifiche alla bozza ROMA — La Francia non ha
gradito. Dopo che il ministro degli Esteri Franco Frattini ha annunciato
giovedì il ritiro della delegazione italiana dai lavori preparatori della
prossima conferenza dell' Onu sul razzismo, a Parigi la scelta è sembrata in
contrasto con l'esigenza di aumentare il peso negoziale dell'Unione Europea
adottando una posizione comune tra i suoi 27 membri. E questo malgrado l'obiettivo
dei governi francese e italiano sia comune: il presidente Nicolas Sarkozy fu
tra i primi a sostenere che a quel convegno, dal 20 al 24 aprile a Ginevra, non
bisognerà partecipare se la base della discussione rimarrà una bozza che
definisce «crimine contro l'umanità » la politica di
Israele verso i palestinesi. «Noi abbiamo lasciato la porta aperta»,
sottolineano fonti della Farnesina per sdrammatizzare. Mercoledì prossimo,
sollecitato da Piero Fassino del Pd, Frattini riferirà sul ritiro alle
commissioni Esteri di Camera e Senato. Ieri il portavoce del Quai d'Orsay, la
Farnesina francese, Eric Chevallier ha marcato le distanze da quella tattica:
«Abbiamo preso nota dell'annuncio italiano, in questa fase pensiamo che sia
importante far parte del processo di preparazione e vedremo come va. Riteniamo
importante essere all'interno del processo per far sì che "Durban2" non degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei
diritti umani ». Il nome «Durban2» indica la conferenza che dovrà aggiornare
le valutazioni dell' Onu sul razzismo dopo la precedente, nel
( da "Corriere della Sera" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Cultura - data: 2009-03-07 num: - pag: 39 categoria:
REDAZIONALE Ieri & oggi Il passato anche recente rivisitato con passione
civile nel nuovo volume in uscita da Garzanti: i luoghi, i fatti, la memoria
(spesso cancellata) Gli eroi e gli ignavi: è la storia di Milano Dalla peste a
Mani pulite: gli «untori» di Stajano di CESARE SEGRE P ensare una città:
significa percorrerla, ripercorrerla, evocare ciò che vi si è vissuto. O
individuare le tracce del suo passato. Questo fa Corrado Stajano, in La città
degli untori (Garzanti, pp. 256, € 16,60). La città è Milano; e il libro è il
racconto di questo Leopold Bloom che si accontenta di passeggiare entro la
cerchia dei Navigli, dato che il centro di Milano è davvero piccolo, e qui si
sono svolti i fatti più importanti (vedremo le eccezioni). I ricordi personali
si stemperano entro le vicende della collettività, in particolare quelle del
tempo di guerra, tra fascismo e bombardamenti e occupazione tedesca; poi si
spingono sino alla ricostruzione, al boom, al Sessantotto, al terrorismo, alla
corruzione e ai processi di Mani pulite. Stajano evoca atmosfere, sentimenti,
illusioni. Delusioni soprattutto, perché la memoria è troppo spesso offuscata,
cancellata, le sofferenze dei giusti sono irrise. Inutili. Anche la città
oscilla tra memoria (le lapidi, i monumenti) e cancellazione. La palazzina
silenziosa, con cappella del Quattrocento, verso piazzale Lotto, dove una suora
gentile accoglie lo scrittore, è stata nel 1944 la
famigerata Villa Triste, dove i repubblichini della banda Koch torturarono e
spesso uccisero antifascisti e resistenti. E la lapide della «colonna infame»,
luogo del supplizio atroce di Gian Giacomo Mora (1630), presunto «untore», dopo
la distruzione del monumento è finita in un cortiletto del Castello Sforzesco.
Sono tutte fila ora riannodate per noi. Basti segnalare la passeggiata di
Stajano fra Piazza Fontana (strage alla Banca nazionale dell'agricoltura),
l'Arcivescovado (incontro fra il cardinale Schuster, Mussolini e inviati del
Cln, per la resa dell'esercito di Salò) e, di fronte, la sede dei Vigili urbani
(lapide dei Carbonari condannati a morte nel 1821, e altra sulle disavventure
cittadine di Renzo nei Promessi sposi); poco lontano il monumento a Cesare
Beccaria nella piazza omonima. Grandezza e miserie della città in un chilometro
quadrato. E utilmente il volume fornisce un indice dei luoghi. Le passeggiate
di Stajano si concentrano su due processi: quello di G.G. Mora e quello di
Piazza Fontana, entrando in particolari tragici di forte presa narrativa. Si
tratta di due esempi di manipolazione del processo e delle sentenze. Per il
Mora, il giudizio è già inquinato in partenza dall'inconsistenza delle prove e
dalla volontà di trovare un responsabile della peste che infuriava, creando dal
nulla un testimone del delitto. I giudici, sostiene Manzoni nella Storia della
colonna infame (1842), hanno chiuso le orecchie, per opportunismo, agli
argomenti evidentissimi d'innocenza. Pure nel primo processo per la strage
v'era la furia di acchiappare i colpevoli, che s'identificarono con gli
sventurati Pinelli e Valpreda, troppo tardi scagionati (Pinelli era già
precipitato da una finestra della Questura); ma c'era soprattutto chi voleva
depistare le indagini a vantaggio di non si sa chi. La mancanza di soluzione,
comune a quelle che vengono chiamate senza ripugnanza «stragi di Stato», ha
avuto gravi conseguenze, sottolinea Stajano, nella tenuta morale del Paese. Ma
Stajano, nei suoi libri, ha pure bisogno di eroi, cui commisurare i molti
campioni dell'ignavia dominante. Questa volta ha individuato un magistrato,
Guido Galli, assassinato nel 1980 da terroristi di Prima Linea in un'aula della
Statale dove insegnava (di lui si riparla in questi giorni, purtroppo in un
contesto amaro). Come nel caso di Giorgio Ambrosoli, celebrato da Stajano in Un
eroe borghese (1991), Galli è un uomo generoso, discreto: un magistrato
modello, distintosi per il processo a Felice Riva e per le indagini sui gruppi
terroristici. L'altro eroe è Giulio Alonzi, anche più dimenticato di Galli; qui
lo si rievoca come un personaggio di romanzo. Vicino a Gobetti e amico di
Ferruccio Parri, dopo vari impegni giornalistici entra nella Resistenza, dov'è
protagonista di azioni belliche. Catturato e torturato dalla banda Koch a Villa
Triste, verrà liberato dai partigiani, ancora catturato, infine scarcerato
dalla Liberazione. Assunto al Corriere, è vice del direttore Mario Borsa, sulle
posizioni del Partito d'Azione, e partecipa con lui all'impegno per il voto
referendario del 1946 contro la monarchia. Seguirà Borsa nelle dimissioni
imposte dalla proprietà, di tutt'altre idee politiche. Con una costruzione da
grande scrittore, Stajano sistema dunque Galli e Alonzi sui due poli della sua
tematica, al di sopra dello schema topografico del «promeneur». I due
personaggi motivano con forza le sconsolate riflessioni sui mali e le
deformazioni del sistema giudiziario, sul difficile impegno per difendere la
giustizia. E preludono, pur in modo diverso, a una panoramica internazionale su
quella tortura che, nonostante le pagine decisive dei grandi milanesi Verri,
Beccaria e Manzoni, continua ad essere messa in atto quasi dovunque. Lo schema
topografico ci porta infine fuori del centro cittadino: all'Ortomercato e a
Sesto San Giovanni. A Sesto, il crollo della grande industria milanese si
riflette nelle vicende di singoli operai, che lo narrano in interviste raccolte
dal locale Archivio della memoria; all'Ortomercato, le relazioni dell'Antimafia
segnalano l'inquinamento del sistema ad opera di mafiosi e trafficanti di
droga: «l'anima nera di Milano. Gli untori, quelli veri, con l'unto nella
pentola, sempre sotto casa». Vittoriosi, gli untori, anche grazie a una
«apatica regressione antropologica» che Stajano, severo come un innamorato
tradito, vede imperare nella sua città. Il saggio di Corrado Stajano (nella
foto) «La città degli untori» (Garzanti) sarà in libreria dal 12 marzo
Un'illustrazione per la «Storia della colonna infame». Dall'alto: Guido Galli e
Giulio Alonzi. A sinistra, la banca di Piazza Fontana dopo l'esplosione
( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
L'INCRIMINAZIONE DI
BESHIR Se la Corte penale gioca con il fuoco Alex De Waal Il dado è ormai
tratto. Il mandato d'arresto spiccato dalla Corte penale internazionale (Cpi)
dell'Aja contro il presidente Omar al Beshir ha fatto piombare il Sudan verso
un futuro incerto. L'incriminazione non è altro che un gioco d'azzardo, un
rischio dalle conseguenze non calcolate. Se non possiamo dire con certezza
verso quale direzione si dirige il Sudan, sono molte la ragioni per essere
preoccupati. La risoluzione dei conflitti si basa in larga parte su alcuni
passaggi ben definiti: ridurre l'incertezza tra le parti, mettere insieme
intorno a un tavolo gli ex nemici e trovare una soluzione che sia accettabile
per tutti. CONTINUA | PAGINA3 Negli ultimi otto anni, i sudanesi e i loro
partner internazionali hanno fatto enormi sforzi per portare persone diverse e
molto diffidenti tra loro, ognuna delle quali aveva la capacità di riportare il
paese negli abissi della guerra e della distruzione, su un'agenda comune che
prevedesse il funzionamento del paese. Incentivi, sanzioni e pressioni sono
stati parte del pacchetto. Ma la chiave per il successo era una visione condivisa,
spesso vaga ma comunque reale, che la risoluzione del problema sudanese fosse
una sfida nazionale e che tutti senza eccezione avrebbero avuto un proprio
posto nel nuovo Sudan che sarebbe sorto da questo sforzo. La Cpi è esattamente
l'inverso: un assolutismo dei diritti umani che prevede l'esclusione totale di un gruppo di persone. La Cpi
pretende di essere fuori dalla politica, sostenendo di rappresentare principi
su cui è impossibile ogni compromesso. La parola chiave è «pretesa»: gli
attivisti dei diritti umani ritengono davvero di «dire la verità al potere» e non in realtà
di esercitare il potere. Il mandato d'arresto della Cpi è una decisione
reale con conseguenze reali in termini di vita politica di una nazione. Io non
vedo una soluzione politica per uscire da questo disastro. Molti nei vari
gruppi di pressione a Washington considerano l'incriminazione un mezzo di
pressione, un'opportunità per la pace. Io temo di no: la Cpi è un pessimo
strumento di pressione perché a) la pressione non può mai essere tolta e (b) la
pressione funziona solo se il punto massimo a cui la pressione è esercitata può
essere accettata dalle parti sotto pressione. L'incriminazione della Cpi non
soddisfa nessuno di questi due criteri. Gli esempi dei mandati d'arresto contro
il serbo Slobodan Milosevic e il liberiano Charles Taylor sono sempre citati
per dimostrare che i buoni risultati possono avere la meglio sugli scettici
come me. Io non ci credo. Milosevic è stato messo sotto processo dopo aver
perso la guerra contro la Nato e Taylor dopo essere stato estromesso dal potere
(con la promessa di un asilo sicuro). Milosevic e Taylor dirigevano due
dittature che sono crollate quando loro sono stati messi da parte. Beshir non è
l'uomo forte di una dittatura - anzi, per la maggior parte degli ultimi
vent'anni, è stato messo in ombra dai suoi luogotenenti. L'idea che la sua
sostituzione con uno dei suoi colleghi rappresenterebbe una trasformazione
democratica non ha un gran fondamento. È più pertinente citare il precedente di
Joseph Kony della Lord's Resistance Army. Il mandato d'arresto della Corte
penale contro Kony ha inizialmente dato una spinta al processo di pace ma,
quando Kony ha capito che il mandato d'arresto era irrevocabile, si è messo di
traverso e reso impossibile ogni accordo. Gli ugandesi, che inizialmente hanno
celebrato la Cpi, si sono disillusi. La comunità internazionale ha giocato la
sua seconda carta più alta emanando un mandato d'arresto (la carta più alta
sarebbe stata l'invasione del paese) Questa carta è un bidone. Il governo
sudanese la ignorerà e i mezzi di pressione della comunità internazionale si
stanno velocemente riducendo. Temo che nel prossimo futuro guarderemo gli
ultimi anni come anni in cui le cose funzionavano nel modo migliore in cui
siano mai funzionate nel Sudan contemporaneo - gli anni in cui è stato
implementato il trattato di pace Nord-Sud, i livelli di morte nel Darfur sono
crollati dai livelli di carestia e guerra ad appena 150 al mese, e c'erano
numerose opportunità per un impegno internazionale nel portare avanti le cose,
lentamente e in modo imperfetto, ma comunque avanti. Forse torneremo a questa
situazione dopo un periodo di stasi. Forse, con una bacchetta magica, pace,
giustizia e democrazia si realizzeranno in un istante. Potrebbe anche darsi che
ci saranno alcuni vantaggi. Molto più probabilmente, no. Questi sono giorni
tristi per il Sudan. Alex De Waal è program director al Social Science Research
Council (Ssrc) di New York. Ha scritto diversi libri sul Darfur. Il suo blog,
da cui è tratto questo intervento, è http://www.ssrc.org/blogs/darfur/
( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Abortisce a 9 anni,
scomunicati i medici L'ira dell'arcivescovo José Cardoso Sobrinho colpisce
medici e madre di una bimba stuprata dal patrigno Roberto Zanini «La legge di
Dio è superiore alla legge degli uomini. Quando una legge promulgata da
legislatori umani va contro la legge di Dio, perde
ogni valore». Sono arrivate come una folgore le parole di monsignor José
Cardoso Sobrinho, arcivescovo brasiliano di Olinda e Recife. Il porporato ha
scomunicato i medici che hanno fatto abortire una bambina di soli nove anni e
la madre che ha autorizzato l'aborto. La bambina era arrivata dalla città di
Alagoinha all'ospedale di Pernambuco lamentando dolori al ventre. Era incinta
di quattro mesi. Due gemelli, ha detto l'ecografia. Aveva nove anni. Un affarino
di 36 chili, alta un metro e 36. Da almeno tre anni veniva stuprata dal
patrigno, Jailton José Da Silva, che violentava anche una sorella maggiore, di
14 anni, minorata mentale. Martedì sera i medici hanno preso la decisione di
intervenire con farmaci che inducono l'aborto, come si usa in Brasile da circa
16 anni. La legge brasiliana permette l'aborto in caso di stupro o se la madre
è in pericolo di vita. La bambina assolveva entrambe le caratteristiche. I
fulmini ecclesiastici sono arrivati subito. Martedì sera la bambina ha
cominciato a prendere i farmaci, mercoledì l'aborto, nello stesso pomeriggio
l'arcivescovo ha lanciato la sua maledizione. E nei giorni successivi ha
proseguito la battaglia, travolgendo l'equipe medica pubblica con tutto il peso
della sua carica. Monsignor Cardoso Sobrinho fa parte dell'ala più
conservatrice della chiesa cattolica latinoamericana. Ha 76 anni, è docente di
diritto canonico, è prete (carmelitano) da cinquant'anni, vescovo da trenta e
arcivescovo di Recife dal 1985. Nella sua diocesi vivono 3 milioni e mezzo di
persone, di cui 3 milioni e 300mila cattolici - e 230 sacerdoti, uno ogni
14mila abitanti. A Recife è stato il successore di monsignor Helder Camara, uno
dei padri della teologia della liberazione, quello che «quando do da mangiare a
un povero tutti mi chiamano santo, ma quando chiedo perché i poveri non hanno
cibo allora tutti mi chiamano comunista». Lo aveva nominato Paolo VI. Wojtyla
lo sostituì con monsignor Cardoso Sobrinho, di tutt'altra pasta. Proprio i fulmini
di monsignore hanno fatto dilagare il caso, in Brasile e fuori. Dopo l'aborto
la bambina - che non è stata scomunicata - e la madre sono state ricoverate in
una struttura apposita e esterna all'ospedale, per recuperare con relativa
tranquillità. Passo vietato al patrigno: prima di essere arrestato e accusato
di stupro, Jailton José Da Silva ha grottescamente dichiarato ai giornali che
«è stata lei a prendere l'iniziativa». L'inflessibile monsignor Cardoso
Sobrinho ha tenuto a precisare che lo stupratore pedofilo non è stato
scomunicato: «Il suo peccato è abominevole ma non è compreso nella scomunica.
Esistono tanti altri peccati gravi ma il più grave è l'aborto, l'eliminazione
di una vita innocente». La verità è che il patrigno era contrario all'aborto,
la madre invece a favore. Uno è in galera ma in piena comunione con la chiesa,
l'altra è vicino alla sua bambina e scomunicata. Ieri ha battuto un colpo anche
il governo. Prima il ministro della sanità José Gomez Temporao e poi lo stesso
presidente Lula hanno preso la parola schierandosi con la madre e con i medici.
«Come cristiano e come cattolico - ha detto Lula - mi rammarico profondamente
che un vescovo della Chiesa cattolica abbia avuto tale comportamento
conservatore. La medicina è su questo punto più corretta della chiesa, e ha
fatto ciò che doveva fare: salvare la bambina». In Brasile più di un milione di
donne abortiscono ogni anno (quasi quattro milioni dell'interno subcontinente),
e il dibattito sull'aborto «non è un tema di fede - ha detto il ministro - ma
di salute pubblica». In Brasile il 70% dei 180 milioni di abitanti è cattolico,
ma non molto apostolico e romano, e il 96% dei giovani ritiene che usare il
preservativo non sia peccato. Chiesa e governo sono spesso in conflitto. La
Conferenza episcopale brasiliana ha organizzato un'attiva campagna contro
l'aborto, fino a creare un fronte parlamentare in appoggio a un progetto di
legge contro l'aborto anche in caso di stupro, e il
presidente della Commissione diritti umani della camera
- un prete cattolico, Luiz Couto - è stato ferocemente criticato la settimana
scorsa per aver giustificato il fatto che le donne che hanno abortito dopo uno
stupro ricevano assistenza medica pubblica e gratuita. Il «Centro Integrado de
salud Amaury De Medeiros» (Cisam), l'ospedale che ha fatto abortire la bambina,
intanto si difende come può. Sono arrivati circa 500 messaggi di solidarietà, e
la direttrice dell'istituto, Fatima Maia, è sbottata: «Grazie a dio - ha detto
- sono nel gruppo degli scomunicati. Odio la violenza sessuale, e rifarei tutto
un'altra volta». Foto: L'ARCIVESCOVO JOSE' CARDOSO SOBRINHO DICE MESSA A RECIFE
/FOTO AP
( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
LAVORO SENZA DIRITTI
ABITI Parlano le sindacaliste turche della ditta legata a Prada Istanbul, il
calvario delle schiave del lusso Sono costrette a lavorare mediamente 14 ore al
giorno per un salario di appena 400 euro mensili. Sono le «schiave» della Desa,
azienda turca specializzata nella fabbricazione di borse di lusso, che ha tra i
maggiori committenti l'italiana Prada. La loro condizione raccontata da due
operaie, licenziate per essersi iscritte al sindacato insieme ad altre 42
lavoratrici, invitate in Italia dall'associazione «Abiti puliti» Jacopo Storni
FIRENZE Nei momenti più intensi sono costrette a lavorare per 36 ore di fila
senza soste, al limite possono concedersi un pisolino di un'ora sul pavimento,
sotto il tavolo. Usualmente lavorano «soltanto» 14 ore al giorno, anche il fine
settimana. Ogni mese fanno 240 ore di straordinario. Lo stipendio non supera i
400 euro mensili e non è sufficiente per avere l'elettricità in casa. Il
risultato di questo massacrante calvario - descritto dalle operaie - sono borse
costosissime, il cui prezzo si avvicina ai mille euro. Le schiave che
fabbricano questo lusso hanno nomi sconosciuti che si perdono nella periferia
industriale di Istanbul, ma il frutto delle loro pene porta una firma ben
conosciuta: Prada. Lo scandalo dei lavoratori schiavi nelle fabbriche che
producono il nostro lusso arriva anche in Italia e coinvolge uno dei marchi più
prestigiosi della moda nazionale e internazionale, che dal 2007 appalta una
parte della propria produzione all'azienda turca Desa, 1200 lavoratori
distribuiti in tre fabbriche, due delle quali nella Turchia europea a poche
decine di chilometri dalla capitale Istanbul. Dopo anni di silenzio, la voce
delle donne dello stabilimento turco e le loro condizioni lavorative sono
uscite dal cono di torpore e sono arrivate in Italia. Grazie alla campagna
«Abiti Puliti» in questi giorni sono sbarcate nel nostro paese due lavoratrici
della Desa licenziate nell'aprile 2008 insieme ad altre 42 dipendenti perchè si
erano iscritte al sindacato: volevano unirsi per cambiare le proprie condizioni
di lavoro in fabbrica, i bassissimi salari, gli orari di lavoro eccessivi. Dopo
l'incontro con la Commissione Etica della Regione Toscana e il meeting con il
coordinamento delle Rsu di Prada ad Arezzo, numerosi attivisti italiani
terranno stamattina una manifestazione di protesta di fronte ai principali
punti vendita di Prada a Milano (appuntamento alle 11 nel negozio di Corso Venezia
3). Grazie alla campagna internazionale 'Clean Clothes' la protesta abbraccerà
anche altre città europee: Londra, Parigi, Madrid e Istanbul. Emine è una
pasionaria. Ha una cinquantina d'anni, il suo viso avvolto in uno chador bianco
e nero le conferisce una certa timidezza mista a intransigenza, ma è la
lavoratrice più attiva ed energica. Dopo il licenziamento, è riuscita a far
arrivare il suo caso in tribunale, che ha accolto positivamente la sua istanza:
Emine e tutte le altre operaie licenziate dovevano essere reintegrate al loro
posto di lavoro. Desa però ha presentato ricorso. Il sindacato internazionale
dei lavoratori tessili, la International Textile Garment and Leather Workers
Union, intanto aveva chiesto alle case di moda coinvolte un incontro per il 20
dicembre 2008. Nessuna delle aziende committenti ha accettato di partecipare.
Ad oggi il ricollocamento è ancora bloccato, nonostante ogni giorno le operaie
licenziate tengano sit-in dimostrativi di fronte allo stabilimento turco al
fine di ottenere la riassunzione. E' raccapricciante la realtà che Emine e
Nuran raccontano al riguardo delle condizioni all'interno delle fabbriche
turche Desa. «Lavoriamo senza soste con i manager che circolano in
continuazione per tenerci sotto controllo - racconta Emine - Siamo esposte a
prodotti chimici nocivi e non siamo forniti di maschere di protezione. La mia
vita è di proprietà della Desa. Mi alzo la mattina all'alba e vado al lavoro.
Termino la mia attività la sera alle 22, torno a casa e vado a letto. E così anche
il giorno successivo, e quello dopo ancora. Abbiamo aderito al sindacato turco
e il direttore dell'azienda ha risposto col licenziamento». Nonostante
l'esistenza dei sindacati, in Turchia è comunque difficile poterci fare
affidamento. Se non vi aderisce oltre il 50% dei dipendenti dell'azienda il
sindacato, secondo la legge vigente in Turchia, non può muovere un dito.
Secondo la Clean Clothes Campaign e le operaie dell'azienda oltre il 50% del
lavoro di Desa è stato appaltato da Prada. Marco Pogliani, responsabile
dell'agenzia che cura le relazioni esterne del marchio italiano, smentisce tale
cifra e parla soltanto del 10% della produzione per un totale di 68 mila pezzi
(la cifra ci è stata confermata anche da Burat Chelet, general manager di Desa,
il quale ha aggiunto che «la produzione riguarda soltanto prodotti appartenenti
alla collezione Prada - Miu Miu»). Abbiamo chiesto un'intervista a Stefano
Rastrelli, responsabile del personale di Prada. Non ci è stata concessa. Ci ha
risposto però lo stesso Pogliani, il quale ha detto che su questo argomento
«Prada non commenta» e ha sottolineato che l'azienda italiana ha fatto firmare
un codice etico a Desa nel quale l'impresa turca si impegna
a far rispettare la legge di tutela dei diritti umani vigente nel
paese. Inoltre, Pogliani ha ricordato che, durante le regolari ispezioni
condotte dal team di Prada all'interno allo stabilimento di Desa, «la
condizione dei lavoratori risulta buona, si tratta di una fabbrica modello in
linea con gli standard europei di alto livello». A detta di Emine, però,
immediatamente prima delle ispezioni «i dirigenti della Desa intimidiscono gli
operai al fine di smentire gli orari massacranti e i bassi salari». «Ci
insegnano a raccontare il falso e se sgarri ti licenziano - asserisce Emine -.
I lavoratori più intransigenti vengono allontanati nel giorno delle ispezioni,
i luoghi di lavoro vengono accuratamente ripuliti, vengono messe a norma le
condizioni di sicurezza e viene creato un finto spazio giochi per i bambini
delle giovani madri lavoratrici». Gli operai hanno chiesto un tavolo di
confronto con i dirigenti di Prada ma l'azienda, attraverso la voce di
Pogliani, ha sostenuto che, vista la piccola quantità di lavoro subappaltato e
le regolari ispezioni condotte, si tratterebbe di «un'ingerenza realizzare un
incontro diretto con i lavoratori».
( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
LA SPERANZA PERDUTA
DEL CATTOLICESIMO REALE La gabbia DELLA CURIA Un volume di Walter Peruzzi per
le edizioni Odradek ricostruisce l'operato della Chiesa Cattolica, presentando
al tempo stesso una antologia di testi sulla sua dottrina della fede. Dalla «guerra
agli infedeli» all'omofobia, una critica pungente al potere temporale e
all'arbitrio teologico esercitati per secoli dal Vaticano Enzo Mazzi Una data
segna un passaggio storico fondamentale per la religione cattolica: l'11
ottobre 1962 quando una foresta di candide mitrie vescovili illuminò e animò
l'ambigua immensità di San Pietro. A differenza del Vaticano I, che era stato
ancora un concilio essenzialmente europeo, i quasi 2500 padri conciliari
provenivano ora da tutto il mondo. Meno della metà erano europei, ottocento
venivano dalle Americhe, più di cinquecento dall'Africa e dall'Asia.
Rappresentavano le periferie della cattolicità. Proprio per questo papa
Giovanni li aveva convocati: per dar voce e forza alla molteplicità creativa
delle ininfluenti e non di rado ignorate provincie dell'impero. Sta tutta qui
la geniale ispirazione profetica di papa Giovanni. Era veramente una svolta
epocale. La Chiesa cattolica fino allora era stata di parte, dominio dei
«profeti di sventura», arroccata «contro»: contro la Riforma, la modernità, il
comunismo, la diversità, la verità dell'«altro/a»; contro l'autonomia delle
coscienze e il riscatto dei popoli. Il sangue versato L'ideologia dominante nel
cattolicesimo aveva finora «munto con violenza alle mammelle della Scrittura e
invece di latte aveva bevuto sangue». Questa espressione tragicamente colorita
di un anonimo autore del secolo XI, il quale si riferiva alle giustificazioni
tratte dalla Bibbia da ambedue le parti nella lotta per le investiture e nel
tanto sangue sparso, la vedo appropriata anche alla Chiesa della controriforma:
una chiesa di parte, arroccata in difesa rispetto a un mondo considerato
nemico. Ma potrebbe essere appropriata per descrivere tutta la storia della
Chiesa nella dimensione istituzionale. È questa la tesi sostenuta da Walter
Peruzzi nel suo Il cattolicesimo reale (Odradek edizioni, pp. 524, euro 32) e
documentata attraverso un imponente apparato di citazioni «autentiche». «I
brani qui antologizzati - scrive l'autore nella presentazione - mostrano che la
Chiesa cattolica, indipendentemente da come razzola e dai delitti che ha
commesso nella sua storia (..), ha predicato e continua a predicare male, cioè
che a essere insensate o immorali sono molte sue dottrine e insegnamenti,
formulate da papi e da concili, più che le infedeli applicazioni dei suoi
"figli". Si tratta di dottrine e insegnamenti che spesso, secondo i
papi, dovrebbero essere condivise da tutti in quanto
conformi a un supposto "diritto naturale" e che invece contrastano
col comune senso morale e ledono fondamentali diritti umani. Citiamo,
fra i molti casi, la dottrina del peccato originale, secondo la quale i figli
devono pagare per le colpe dei padri; la difesa della schiavitù;
l'obbligo per la moglie di essere sottomessa al marito; il diritto-dovere,
premiato da Dio con la vita eterna, di uccidere gli infedeli, di torturare e
bruciare eretici e streghe; la credenza in queste ultime; l'omofobia e
l'antisemitismo; la condanna della libertà di coscienza; l'imposizione della
religione di stato; la definizione del rapporto sessuale come in sé
peccaminoso; il divieto di usare i contraccettivi anche se ciò ha provocato e
provoca moltissime vittime. Alcune di queste dottrine valgono ancora oggi,
altre (come il diritto-dovere di uccidere gli infedeli, la guerra santa, la
condanna della libertà di coscienza o la teoria geocentrica) sono state
corrette o abbandonate, in genere da non molto tempo, obtorto collo e quasi mai
del tutto». La tesi di Peruzzi può apparire forzata e condizionata da una certa
dose di prevenzione. Bisogna riconoscere però che si tratta di una tesi comune
a molti storici non di parte. E anche a teologi e insospettabili membri
dell'alta gerarchia. Ne è un esempio il confronto aperto avvenuto nel 1999,
documentato dalla stampa francese, fra il cardinale Joseph Ratzinger, ora papa,
allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e il cardinale
Pierre Eyt, membro della stessa Congregazione, delfino di Ratzinger, oltre che
arcivescovo di Bordeaux. Ratzinger il 27 novembre 1999 tiene una conferenza
alla Sorbona su «La verità del cristianesimo», pubblicata parzialmente dal
quotidiano Le Monde e integralmente da La Documentation catholique. La sintesi
del suo discorso può essere individuata nella conclusione: «Il tentativo di
restituire, in questa crisi dell'umanità, un
significato globale alla nozione del cristianesimo come religio vera, ... il
suo contenuto, oggi come un tempo, dovrà consistere, più profondamente, nella
coincidenza tra amore e ragione ...: la ragione vera è l'amore e l'amore è la
ragione vera. Nella loro unità essi costituiscono il fondamento vero e il fine
di tutto il reale». L'assenza del diritto Il cardinale Eyt non ce la fa a
tacere. La posta a suo avviso è troppo alta. Prende la penna e scrive un
articolo per il quotidiano cattolico francese La Croix. «Riconosco - egli dice
- che non è consueto che un cardinale membro della Congregazione della Dottrina
della fede comunichi attraverso la stampa le riflessioni ispirategli da una
conferenza del cardinale prefetto. (...) La mia domanda prende le mosse da
quella che io interpreto come un'omissione, una dimenticanza... non so bene...
di Ratzinger. Egli non menziona mai il "diritto". Ora, sotto ogni
aspetto, il diritto era una nozione centrale sia nella romanità antica sia nel
cristianesimo primitivo. Ed è noto che il diritto penale romano ha accompagnato
l'evoluzione del cristianesimo antico. Dapprima quest'ultimo è stato vittima
del diritto della spada (le persecuzioni); poi i cristiani, certo non senza
discussioni, si appellarono al "braccio secolare" contro i pagani,
contro i barbari, contro gli eretici. Il decreto dell'imperatore Teodosio del
27 febbraio 380, per citare il documento più emblematico dell'epoca, stabilisce
che "solo chi segue papa Damaso (366-384) può attribuirsi il nome di
cristiano cattolico". (...) Se dunque nell'antichità vi è stato un legame
indissolubile tra "natura, uomo, Dio, ethos, religione", per essere
fedeli alla storia, si sarebbe dovuto collegarvi anche il diritto e il diritto
nella sua forma coercitiva e penale. Così la "razionalità" evocata
dal cardinal Ratzinger ottiene una figura più completa. E il nostro rapporto
con l'antichità cristiana diviene assai più complesso di quanto la
dimostrazione non lasci supporre, come pure diventa più problematica quella che
Ratzinger definisce "la forza di convinzione del cristianesimo dei
padri"». Fin qui le sorprendenti affermazioni del cardinale Eyt che sono
in linea con la tesi di Peruzzi. È su questo sfondo che bisogna collocare la
portata della svolta di Papa Giovanni. La Chiesa deve tornare ad essere «chiesa
di tutti e particolarmente dei poveri», disse nell'intervento dell'11 settembre
( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del
07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
COMACCHIO E LIDI
pag. 21 Lara, in missione per gli ultimi Il Cif assegna alla giovane ferrarese
il premio Marisa Marighi' COMACCHIO LA FESTA DELL'8 MARZO L'EDIZIONE 2009 del
premio Marisa Marighi', che la sezione comacchiese del Cif destina a una figura
femminile che si è distinta per particolari attività umanitarie,
verrà assegnato, domenica alle 15, nella sala polivalente di Palazzo Bellini, a
Lara Zunelli, una donna che ha sempre lavorato al servizio degli ultimi e dei
più deboli. Nata a Ferrara, 33 anni, con casa a Porto Garibaldi, ha conseguito
la maturità scientifica presso l'istituto Padri Filippin a Paderno del Grappa e
in seguito si è laureata alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di
Bologna. Nel 2005 si è specializzata presso la scuola di studi superiori
Sant'Anna di Pisa, conseguendo un master in diritti umani e gestione dei conflitti. Lara Zunelli, si è sempre dedicata a
coloro che soffrono e nel settembre del
( da "Giorno, Il (Milano)" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
ESTERI pag. 21 Il sì
di Vaticano e Francia spiazza il boicottaggio italiano RAZZISMO FRATTINI
INSISTE: «RIFIUTO IL DOCUMENTO ANTISEMITA» ROMA IL VATICANO e la Francia non
seguono l'Italia e gli Stati Uniti su Durban II'. La Santa Sede ha confermato
infatti di voler partecipare alla seconda conferenza dell'Onu su razzismo e
xenofobia che si terrà dal 20 al 24 aprile a Ginevra; così come farà Parigi,
che ha invocato anzi una posizione comune dell'Unione europea. Era stato il
ministro degli Esteri Franco Frattini ad annunciare giovedì da Bruxelles il
ritiro della delegazione italiana dai lavori preparatori a causa delle «frasi
aggressive di tipo antisemita» contro lo stato di Israele contenute nella bozza
di dichiarazione finale. Frasi inaccettabili, ha ribadito anche ieri il
titolare della Farnesina: per far rientrare l'Italia «si devono cancellare
quelle espressioni dichiaratamente antisemite e quelle frasi che inducono
all'intolleranza», ha esortato Frattini, aggiungendo prima della presa di
posizione di Parigi che anche altri stati europei come Francia, Olanda e
Danimarca nutrono «grandi dubbi»: «Spero seguiranno il nostro esempio», era
stato il suo auspicio. L'Italia, dopo la bocciatura di Stati Uniti e Canada
delle settimane scorse , è stato infatti il primo paese europeo a boicottare
ufficialmente la Conferenza. Ma perplessità su un'iniziativa che, come quella
del
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del
07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
PERSONE E FATTI pag.
37 NUMEROSE socie del Club Soroptimist Bologna , si sono incontrate a casa di
Anna M... NUMEROSE socie del Club Soroptimist Bologna , si sono incontrate a
casa di Anna Maria Bonaga per parlare di un tema attuale in città: il Civis. In
qualità di relatore Rita Finzi, già socia Soroptimist, ha
illustrato il progetto e risposto alle domande dei presenti tra le quali Paola
Giordani, Sofia Gallo, Daniela Maschio, Laurita Boni e Anna Soncini. Il
Soroptimist è una organizzazione di donne impegnate negli affari e nelle
professioni, che lavorano, attraverso progetti di servizio, per promuovere i
diritti umani e migliorare la condizione femminile.
( da "Riformista, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Tutta l'Europa
condanni gli antisemiti di Durban Occorre reagire al rischio che la conferenza
dell'Onu sul razzismo fornisca una tribuna per demonizzare Israele e riproporre
tesi negazioniste. È già accaduto negli scorsi anni. Il 10 novembre 1975 fu una
risoluzione dell'Onu a definire il sionismo una forma di razzismo. Un
drammatico passaggio dalla ostilità verso la politica dei governi israeliani a
un atto di accusa contro il popolo ebraico. Un tale processo degenerativo non
si arrestò. Nell'autunno del 2001, alla conferenza contro il razzismo promossa
dalle Nazioni Unite a Durban, gli israeliani subirono una sorta di linciaggio
da chi voleva imporre la vecchia equazione, sionismo uguale razzismo,
abbandonata dalle stesse Nazioni Unite nel 1991. Con dolenti parole, Nadine
Gordimer descrisse «il linciaggio razziale cui gli israeliani furono sottoposti
da estremisti islamici provenienti dal Sud Africa e dall'estero che usavano il
conflitto israelo-palestinese per dare sfogo al loro antisemitismo». Questo fu
Durban del 2001: un happening di violenza razzista contro gli ebrei. Tra poche
settimane, il 20 aprile, la conferenza di Ginevra, Durban 2. Alla luce del
testo di risoluzione finale predisposto, il rischio di assistere ad una bolgia
antisemita è molto alto. Nel 2001 Israele restò solo a difendersi. E passò la
tesi del sionismo variante del razzismo. Occorre scongiurare che la storia si
ripeta. Ecco perché gli Stati Uniti di Obama hanno deciso di non partecipare.
Lo stesso ha fatto il Canada mentre il primo ministro francese Fillon ha
affermato che «se la lotta contro il razzismo è un imperativo, essa non potrà
essere un pretesto alle ipocrisie di Durban nel 2001» e per il governo
britannico «ogni tentativo di utilizzare la conferenza per banalizzare o negare
l'Olocausto sarà considerato inaccettabile». La decisione del ministro degli
esteri del nostro paese appare mossa dagli stessi timori. Che del resto sono
dell'intero mondo politico italiano. Di fronte a tali manifestazioni di
dissenso, verranno eliminate le parti inaccettabili dalla bozza di testo finale
della Conferenza? Intendiamoci, se la stesura del documento resterà nelle mani
dei rappresentanti di governi di paesi mediorientali che proclamano l'obiettivo
di eliminare Israele dalla carta geografica non si andrà lontano. In quel caso
ci auguriamo che sia l'Unione europea nel suo complesso a pronunciare parole ferme e severe verso una gestione dissennata del comitato
dei diritti umani delle Nazioni Unite. Gestione dissennata che non può passare
sotto silenzio. Non si gioca con i diritti umani. Ne va della
credibilità delle Nazioni Unite come organizzazione rappresentativa della
comunità internazionale. C'è infine una questione che la disputa su
"Durban 2" impone di considerare. L'antisemitismo
nell'Occidente democratico resta un fenomeno sostanzialmente marginale, così
come il negazionismo. E tuttavia, entrambi questi mali non vanno sottovalutati.
Soprattutto in tempi di crisi. A furia di puntare il dito sempre su Israele e
di considerare il termine sionismo una espressione peggiorativa si rischia che
riaffiorino posizioni antisemite. Non è in discussione la libertà di critica
alla politica dei governi di Israele. Errori, Israele ne ha commessi. E non è
il caso di tacerli. Il punto è contrastare coloro che a 60 anni dalla nascita
contestano il diritto di Israele a esistere e ne mettono in discussione la
legittimità. Deformano il senso storico del sionismo facendone una
manifestazione di rapacità dell'Europa ottocentesca verso le colonie e le
materie prime, quando il sionismo fu il movimento che raccolse l'aspirazione
degli ebrei aggrediti dai pogrom e dalla furia antisemita, ad un focolare nazionale.
Altro che emissari di una potenza straniera! Gli ebrei che raggiungevano la
Palestina recidevano i propri legami con i paesi di origine. Sono trascorsi più
di 60 anni da quei giorni. Malgrado le vittorie militari, il timore di un
annientamento non ha mai abbandonato Israele. Ed oggi si staglia l'ombra del
pericolo nucleare iraniano. Tutto ciò non deve condurre a scelte unilaterali.
Ma occorre che Israele non si senta solo e possa contare sulla solidarietà
della comunità internazionale. Questo è cruciale per imboccare la via della
pace. Ecco perché si impone una presa di distanza da una conferenza contro il
razzismo che rischia di risolversi in una manifestazione di ostilità verso
Israele. di Umberto Ranieri 07/03/2009
( da "Riformista, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
8 marzo/1 Clinton
firma su "Le Figaro" un intervento sui diritti delle donne Hillary la
realista aspirante leader (post) femminista Tournée. Il Segretario di Stato
americano chiude il suo viaggio esaltando l'amicizia con l'Europa. L'esame è
stato superato. Ha rilanciato i rapporti con Mosca. Ha resistito con freddezza
alle provocazioni iraniane. Nel nome della realpolitik. Ieri, a sorpresa
l'impegno a «lottare per la causa femminile in tutto il mondo». di Luigi
Spinola «Lotterò per la causa femminile in tutto il mondo». Nel caso non lo
avessero ancora capito, ora le donne di tutto il mondo sanno di poter contare
su qualcuno lassù, parecchio in alto, che lavorerà per loro: il Segretario di
Stato degli Stati Uniti. Hillary Rodham Clinton ha chiuso la sua tournée
euro-mediorientale con un finale a sorpresa, un intervento su Le Figaro in
occasione dell'otto marzo. Passionale, transnazionale e visionaria nella veste
di portavoce delle donne quanto è parsa controllata, saggia, realista fino al
cinismo come capo della nuova diplomazia statunitense. Interpretazioni diverse,
ma entrambe le valgono buoni voti. Hillary Clinton non gradisce l'idealpolitik.
Ed è difficile farla scomporre. La prima difficile missione a casa degli
israeliani, poco convinti delle virtù del dialogo con gli Ayatollah, è stata
bersagliata mercoledì dagli attacchi iraniani giunti da tre fronti (Guida
Suprema, Ahmadinejad, e capo dei pasdaran) a Stati Uniti e Israele. In serata
Hillary ha risposto a tono. Il giorno dopo però al tavolo del vertice Nato a
Bruxelles ha confermato l'apertura al dialogo, lanciando un invito a Teheran
per la conferenza Onu-Nato sull'Afghanistan di fine marzo. En passant, nel suo
debutto atlantico Hillary ha battezzato il «nuovo inizio» dei rapporti con
Mosca, sei mesi dopo la guerra del Caucaso. Spingendosi ieri fino ad addossare
alla «provocatoria» amministrazione Bush parte delle responsabilità per il
deterioramento dei rapporti con il Cremlino. Così anche i russi sono stati
cooptati al tavolo dove Hillary Clinton sta componendo, tassello dopo tassello,
la revisione strategica avviata da Barack Obama nel Grande Medio Oriente, e
oltre. Hillary ieri ha chiuso eventuali residue incomprensioni transatlantiche
definendo la costruzione europea «un miracolo diventato realtà con il lavoro
degli uomini». Ha preparato bene il terreno, in vista del primo viaggio europeo
di Obama, tra tre settimane. Poi per conto suo è partita alla conquista delle
donne di Francia, (altro che Carla Bruni) e del resto del mondo, con l'impegno
firmato su Le Figaro. Il Segretario di Stato che nel suo viaggio a Pechino, un
paio di settimane fa, si era tirata dietro l'ira degli
attivisti per aver aggirato la questione diritti umani ricorda «le
militanti cinesi che lavorano per migliorare le condizioni di vita delle donne
cinesi, discriminate sul lavoro, vittime di violenza domestica, ostacolate
nella loro ascesa da leggi anacronistiche». Militanti che conobbe da First
Lady, più di dieci anni fa. Le autorità cinesi provarono allora ad
addolcire le sue pubbliche critiche e non ci riuscirono. Più di dieci anni
dopo, Hillary fa il bis, da Segretario di Stato. Parte dalla Cina, poi si
allarga. E nel suo intervento, seppur guidato dal'innato realismo per cui
«rafforzare i diritti delle donne non è solo un obbligo morale, ma anche ...un
investimento ad alto rendimento», traspare un vocazione diversa. (Post?)
femminista. A lungo gestita con grande prudenza. Se non repressa. Solo una
volta Hillary Rodham è scivolata pubblicamente su una orgogliosa esaltazione
della working woman. Poco prima della vittoria di Bill alle presidenziali, si
lasciò andare a commenti ironici sulle donne che stanno a casa, preparano
biscotti e prendono il tè con le amiche. Poi se ne pentì. Rimase un solitario
passo falso. Perché Hillary ha imparato presto a nascondere qualsiasi
rivendicazione «di genere» che potesse ostacolare l'ascesa al potere della
coppia. Iniziò a farsi chiamare Hillary Clinton, o addirittura «Mrs. Bill
Clinton» quando il marito si candidò per la poltrona di Governatore dell'Arkansas,
per non spaventare gli elettori più tradizionalisti. Eppure già allora era
abituata a collezionare primati come eccezione femminile, in graduatorie,
universitarie e professionali, dominate dai maschi. Hillary Rodham Clinton «la
prima donna a...» è il mantra della sua vita. Nel '92, salva la candidatura di
Bill affiancando il marito in una crudele intervista televisiva sulle di lui
infedeltà. Hillary tiene botta. Bill la ricompensa chiedendo agli americani di
votarlo perche eleggendo lui avrebbero preso «due al prezzo di uno».
Quattordici anni, due mandati al Senato e una Monica Lewinsky dopo, Hillary si
offre agli americani da sola. Guadagna consensi quando si emancipa dal marito.
Ma non basta. Per le irriducibili hillariste(le "Puma") cade colpita
da un'agguato sessista. O semplicemente, perché come cantava John Lennon Woman
is the nigger of the world. Un nero alla Casa Bianca si può fare, la donna no?
Hillary ci riproverà (e se non lei la figlia Chelsea come ha suggeito Bill),
per ora si accontenta di essere la terza donna Segretario di Stato della storia
degli Stati Uniti, dopo Madeleine Albright e Condoleezza Rice. E magari, negli
intervalli che le lascia la realpolitik, di portare in giro per il mondo la
causa femminile. Sperando che coincida con la causa che conta di più: Hillary
Rodham Clinton. 07/03/2009
( da "Messaggero Veneto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Si terrà stamane
Provincia, consiglio tutto "in rosa" Il consiglio provinciale
dedicherà oggi, alle 10.30, una seduta alla Giornata internazionale della
donna, per discutere della tutela delle vittime di abusi. Su proposta delle
consigliere Angela Giorgione e Silvia Altran sarà presentato un documento che
impegna il presidente e la giunta a porre rimedio alle violenze attraverso
iniziative di sensibilizzazione, la creazione di un osservatorio, un programma di educazione e formazione ai diritti umani. Enrico Gherghetta, inoltre, chiederà alla Regione finanziamenti
per "Una casa per ricominciare". Interverranno Carmelina Calivà,
presidente dell'associazione "Da donna a donna", anche a nome di
Rosaria Di Dato di "Sos rosa", Emanuela Miniussi, sostituto
commissario della Questura, e il giudice Emanuela Bigattin.
( da "Basilicanet.it" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
FANELLI (CRP): PER
L'8 MARZO INVESTIRE IN UGUAGLIANZA 07/03/2009 10.26.55 [Basilicata] "Di
fronte alla recrudescenze di un fenomeno barbaro come lo stupro, la violenza di
gruppo, la violenza intrafamiliare che colpisce ancora donne giovani e
giovanissime, spesso accompagnate, è¨ necessaria nella nostra Regione, nelle
nostre città , nei nostri comuni, una mobilitazione di uomini e donne
contro gli atti di violenza, ma anche contro le discriminazione che di certo
non sono unâ??opinione ma un fatto acclarato. Basta leggere cifre, classifiche,
dati statistici per rendercene conto". Lo afferma Maria Anna Fanelli,
consigliera regionale di Parità . "Anche in Basilicata, infatti, che
comunque, si pone come una Regione sicura per le donne rispetto a tante altre
Regioni dâ??Italia, le donne lucane ritengono che le violenze ed maltrattamenti
contro le donne da sempre sono diffuse. Di fronte alle molestie, alle violenze
sessuali, allo stalking, fenomeni questi diffusi e presenti sul nostro
territorio, risultano più¹ insicure le giovani. In particolare le studentesse
ed anche le lucane, in possesso di un elevato titolo di studio affermano di
aver modificato le proprie abitudini a causa della paura di subire violenza, ma
anche le donne pensionate affermano che le violenze sono fenomeni molto
frequenti, così¬ come violenze, discriminazioni e stalking colpiscono le donne
occupate.Del resto anche le discriminazioni nel mondo del lavoro non sono unâ??
opinione ma dati di fatto e temi drammaticamente attuali, troppo spesso
trascurati o considerati marginali nel dibattito pubblico nel nostro paese,
malgrado lâ??indiscusso riconoscimento del diritto a non essere discriminati
per le proprie caratteristiche personali, naturali o ascritte che siano, come
diritto fondamentale della persona". Per Fanelli "la violenza sulle
donne ( molestie, violenze sessuali, stalking..) e le discriminazioni che
riguardano lâ??identità soggettive delle persone (genere, razza, origine
etnica, religione, handicap, età , orientamento sessuale) si intrecciano
nella vita delle donne attraverso quelle pesanti esperienze che vivono in famiglia,
nella società , nei contesti urbaniâ?¦ ma anche nel mondo del lavoro a
causa della disoccupazione femminile, delle disparità salariali (ancora
in forte ritardo al confronto con quelle maschili) , del precariato e dalla
grave crisi che aumenta ogni giorno di più¹. In questo 8 marzo non si può² non
ricordare che è¨ urgente e necessario â??investire sullâ?? uguaglianza per
tutto lâ??arco della vitaâ?. Contro la dilagante violenza, che
avvenga in famiglia o per strada, dobbiamo dire un forte NO e richiedere maggiore sicurezza e tanta
prevenzione da sostenere con risorse specifiche per i piano antiviolenza, per i
centri specifici, per le Forze dellâ??ordine. Dobbiamo dire SI quindi a forti
campagne di sensibilizzazione per affermare â?? la cultura del rispetto del
corpo, della libertà , e della dignità delle donne, rispetto alle
quali richiedere maggiore certezza della pena e sostegno alle vittime.â?
Guardando ancora poi allo specifico mondo dellâ??occupazione femminile,
permeata da una discriminazione che viene da lontano e che ha forti basi culturali, (ma anche molto
concrete: carenze di servizi asili, sostegno alla maternità , trasporti
decenti), carriere percorsi di lavoro più¹ breviâ?¦ bisogna anche qui, per come
già sottolineato investire in uguaglianza e mettere in funzione nella
Pubblica Amministrazione misure di reale parità anche attraverso i
â??Piani di Azioni Positiveâ? previsti dalla norma come pure
attraverso lâ??istituzione dei â??Comitati delle pari opportunità .â?
Occorrono per le lavoratrici
lucane ed italiane misure per il superamento delle disparità salariali e
per il riconoscimento della maternità , più¹ servizi alle persone. Puntare
solo ad innalzare lâ??età pensionabile penalizza ancor di più¹ le donne.
Lâ??innalzamento facoltativo delle lavoratrici va considerata unâ?? azione
positiva da introdurre solo dopo aver garantito alle donne un Welfare più¹
amico che dia sicurezza anche alle lavoratrici autonome e precarie". Nei
prossimi giorni lâ??Ufficio della Consigliera regionale di Parità
organizzerà iniziative per dare voce ai diritti umani,
lottare contro la violenza sulle donne e contro ogni forma di discriminazione,
dare certezza di lavoro e di libertaâ?? di scelte di vita alle donne. (bas -
04)
( da "Targatocn.it" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Cuneo: oggi, grande
corteo degli immigrati per un confronto Una grande manifestazione di stranieri,
aperta a tutti coloro che sono interessati, si svolgerà oggi nella città di
Cuneo, al grido di ?è meglio non tacere e far sentire la propria voce al più presto
per uscire dall?oscurità e esprimere il disappunto sulle scelte del Governo?.
La manifestazione arriva anche a seguito dei cambiamenti previsti dal
cosiddetto 'Pacchetto Sicurezza'. Il corteo partirà alle 15.30 da piazza Europa
e si fermerà in piazza Audifreddi per un confronto sul tema ?Liberi e uguali in
dignità e diritti? contro le tasse sui permessi di soggiorno, la facoltà dei
medici di segnalare i clandestini che si fanno curare e a favore di una
politica rispettosa dei diritti umani. In piazza vi
saranno anche Erio Ambrosino, assessore settore Socio-Educativo e Politiche
Giovanili del comune di Cuneo e Teresa Angela Migliasso assessore regionale al
Welfare, Lavoro, Immigrazione, Emigrazione, Programmazione socio-sanitaria di
concerto con l'assessore alla Sanità. Ad intervenire anche rappresentanti di
medici e stranieri, la manifestazione è promossa dalle Associazioni del Benin,
Burkina Faso, Camerun, Congo, Costa d?Avorio, Ghana, Guinea, Mali, Nigeria,
Senegal e dalle comunità di Albania e Marocco. Gli immigrati manifestano: ·
contro la tassa da
( da "Affari Italiani (Online)" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il
"lato umano" della diplomazia cinese Sabato 07.03.2009 10:46 Per cui
le differenze tra Cina e Dalai Lama, "non hanno nulla a che fare con la
religione, i diritti umani e le relazioni
etniche. Da parte cinese si tratta solo di difendere l'unità del paese contro
il tentativo di separare il Tibet dalla Cina". Per quanto poi riguarda la
posizione della Cina nello scacchiere Africano, in particolare sulla questione
Sahariana ad occidente e del Darfur in Oriente, Yang Jichi ha voluto ribadire
che la Cina si adopera da tempo affinché il dialogo sia l'unica
"arma" per arrivare ad una pacificazione in entrambe le aree. Ha poi
evidenziato come sia il Governo Cinese che le Imprese cinesi nell'area, abbiano
già offerto ingenti aiuti concreti per aiutare lo sviluppo dell'area, un modo
concreto per cercare di aiutare ad uscire dalla situazione di sottosviluppo in
cui versano da decenni. < < pagina precedente pagina successiva >>
( da "Avvenire" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
MONDO 07-03-2009
Kenya Denunciò le stragi: attivista assassinato DA NAIROBI MATTEO FRASCHINI
KOFFI O scar Kamau Kingara, noto attivista keniota per i
diritti umani, e un suo collega, sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco nel
centro della capitale Nairobi, a due passi dal palazzo presidenziale. Secondo i
testimoni dell'atroce accaduto, l'auto dei due attivisti è stata affiancata da
altre due nel traffico serale di giovedì. Due uomini sono usciti di
fretta e hanno riempito di proiettili le due vittime. Kingara era il leader
dell'Oscar Foundation Free Aid Clinic, la coraggiosa fondazione che l'anno
scorso aveva pubblicato una relazione che accusava il governo e le autorità
addette alla sicurezza, di aver ucciso 8.040 giovani kenioti dall'inizio del
governo di Kibaki, nel 2002. Inoltre, la stessa fondazione, sempre molto critica
nei confronti del governo, aveva dichiarato che almeno 500 civili, appartenenti
alla famigerata setta segreta dei Mungiki, erano stati eliminati per mezzo di
esecuzioni sommarie. Le fosse comuni contenenti i corpi delle vittime furono
infatti ritrovate in varie parti del Paese. Un portavoce del governo aveva
intanto accusato la fondazione di sostenere la setta. Sempre giovedì, alcuni
membri dei Mungiki si sono messi a protestare per le strade di Nairobi e di
altre città keniote, per condannare gli abusi subiti dalle forze di polizia.
Tutto ciò avviene a distanza di qualche giorno dalla pubblicazione di un
rapporto delle Nazioni unite redatto dall'inviato speciale Philip Alston. Nella
sua visita a febbraio, Alston ha incontrato organizzazioni per i diritti umani, vittime di violenze e comuni cittadini, le cui
testimonianze sono servite a dipingere un drammatico panorama di ciò che è
successo prima e dopo le violenti elezioni di fine gennaio
( da "Avvenire" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
MONDO 07-03-2009 LE
ACCUSE DELL'AJA Bashir: «Il mandato d'arresto non cambia nulla». Convocato il
Consiglio di sicurezza Nuove manifestazioni a Khartum L'Onu in allarme per il
Darfur: «Civili a rischio» «Più di un milione di persone senza aiuti dopo
l'espulsione delle Ong dalla regione» DA KHARTUM I l Consiglio di Sicurezza
dell'O- nu è stato convocato ieri per discutere la decisione del Sudan di
espellere una dozzina di organizzazioni non governative dal Darfur dopo
l'incriminazione del presidente sudanese Omar el- Bashir per crimini di guerra
e crimini contro l'umanità da parte della Corte penale
internazionale dell'Aja (C- pi). Sullo sfondo anche la richiesta che sarà
avanzata da una delegazione dell'Unione africana (sostenuta da Cina, Russia e
diversi Paesi della Lega araba) di sospendere per un anno il mandato d'arresto.
La Libia, in particolare, auspica di poter convocare, contro la riluttanza dei
Paesi occidentali, una riunione del Consiglio di sicurezza su questo argomento
con rappresentanti della Lega Araba e dell'Unione africana. Intanto un alto
funzionario esperto in affari umanitari è stato
ascoltato a Palazzo di Vetro in merito alla situazione sul terreno, dove quasi
cinque milioni di sudanesi sopravvivono grazie agli aiuti internazionali. Il
governo di Khartum ha deciso l'espulsione di tredici Ong, una iniziativa che,
se portata a termine, «danneggerà irreparabilmente » le operazioni umanitarie nel Darfur, ha detto il segretario generale
dell'Onu Ban Ki-moon. «Gli Stati Uniti condannano la espulsione dal Sudan delle
Ong ha sottolineato ieri la Casa Bianca La loro partenza minaccia gravemente la
vita ed il benessere di milioni di rifugiati ». Secondo le agenzie delle
Nazioni U- nite è a repentaglio la vita di oltre un milione di civili che
rischiano di rimanere senza acqua, cibo, cure mediche. «Se il governo di
Khartum non riconsidererà le sue posizioni», ha ammonito da Ginevra il
portavoce del coordinamento Onu per gli aiuti umanitari
( Ocha), Elisabeth Byrs, «1,1 milioni di civili rimarranno senza cibo, 1,5
milioni senza cure mediche e oltre un milione senza acqua potabile». L'ufficio
dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta
valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto
internazionale o un crimine di guerra. Intanto a Khartum è arrivato il
presidente del Parlamento iraniano, A- li Larijani, che ha portato la
solidarietà della repubblica islamica a Bashir. Prima della partenza,
Larijani ha criticato la decisione della Corte penale dell'Aja. «Nella
situazione attuale ha detto Larijani ai giornalisti la decisione dell'Aja non è
che un messaggio politico». Da parte sua Bashir ha ribadito ancora una volta
che nulla cambierà nelle politiche del governo sudanese dopo la richiesta di un
mandato d'arresto nei suoi confronti. «La decisione del Cpi non cambia nulla
nei piani e nei programmi del governo », ha detto Bashir ai membri del suo
partito e dell'opposizione, nel corso di una riunione che si è tenuta l'altra
sera e il cui resoconto è stato pubblicato ieri dall'agenzia di stampa
ufficiale Suna. «Il governo continuerà le sue iniziative per la pace ha
aggiunto Bashir e organizzerà elezioni libere e giuste». Il presidente sudanese
ha in programma nel fine settimana una visita proprio nel Darfur, la regione
dell'ovest nella quale dal 2003, secondo l'Onu, sono morte in una guerra civile
300mila persone. Continuano peraltro le manifestazioni di strada a difesa di
Bashir. Ieri oltre mille persone hanno manifestato a Khartum davanti alla sede
della rappresentanza della Ue. Non vi sono stati incidenti ma i partecipianti
alla protesta hanno preannunciato che intendono impedire ai mezzi Onu di
circolare nella capitale. Una seconda protesta cui hanno preso parte almeno 500
donne si è svolta davanti alla sede di Khartum del Programma Onu per lo
sviluppo. ( R.E.) Non si fermano a Khartum le adunate di piazza a sostegno del
presidente sudanese el-Bashir, contro il quale è stato emesso dalla Corte
dell'Aja un mandato d'arresto (Reuters)
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
CHIARA GRAZIANI Il
Vaticano non seguirà l'Italia nel boicottaggio della conferenza sul razzismo
organizzata dall'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite e che si terrà a Ginevra ad aprile. E
neppure la Francia, contrariamente alle previsioni della Farnesina sulle quali
rifletteva ieri il ministro degli Esteri Frattini, lo farà. Lo ha fatto sapere
il governo di Parigi subito dopo l'intervista tv in cui il nostro ministro
prevedeva che altri paesi Ue - espressamente citati Francia, Olanda e
Danimarca - avrebbero potuto seguire il nostro esempio, abbandonando quella
che, nelle intenzioni delle Nazioni Unite, è la sede mondiale dove interrogarsi
sul perchè siamo razzisti, quando e quanto lo siamo e come fare a smettere. La
cosidetta Durban II, dalla città che ospitò la prima conferenza nel 2001, è
stata però accusata due giorni fa dal governo italiano di «antisemitismo» per
le critiche ad Israele sul trattamento inflitto ai palestinesi («blocco
economico, aphartheid, espulsione dalle case, discriminazione») contenute in
una bozza di documento programmatico; e Frattini, due giorni fa aveva
annunciato il ritiro della nostra delegazione, suscitando il plauso di Israele
e dei parlamentari del Pdl. Perplessa l'opposizione che, con Piero Fassino,
aveva «convocato» per spiegazioni Frattini alle Camere: appuntamento che ieri
il ministro ha dichiarato di accettare, augurandosi di trovare «la
condivisione» e tornando a chiedere la cancellazioni delle frasi che giudica
«antisemite ed ingiuriose». Ma le cancellerie europee esitano a far saltare l'appuntamento
per un brogliaccio in corso di scrittura dove, peraltro, è chiaramente indicato
l'Olocausto come tappa indimenticabile della storia del razzismo. Il documento,
che vive di continui interventi e di trattative puntigliose, contiene anche il
richiamo al dovere di considerare le vittime di razzismo come «tutte uguali».
Insomma, non esiste una vittima più vittima di un'altra, perchè anche questo
sarebbe razzista. E da qui dovrebbe ripartire il lavoro di limatura al
brogliaccio. E dovrebbe ripartire anche la conferenza che, si è detto certo il
portavoce dell'Alto commissariato, può ancora convincere al ritorno l'Italia
con gli Usa «trovando il linguaggio accettabile per tutti». Èd il ruolo di
mediatori si sono riproposti ieri il Vaticano e l'Eliseo. Monsignor Silvano
Maria Tomasi, osservatore permanente presso le Nazioni Unite, ha detto che «si
sta lavorando ad una bozza più breve e con modifiche, con cautela». Interrogato
su come la pensi esattamente la Santa Sede, tra l'altro in preparativi per la
tormentata visita di Benedetto XVI in Terra Santa, Tomasi ha detto: «siamo
contro tutte le discriminazioni, che riguardino individui, religioni o Stati. E
bisogna cercare in modo equilibrato di costruire una convivenza nel dialogo nel
rispetto dei diritti umani». Il portavoce del
ministero degli Esteri francese, da parte sua, ha rilanciato: «Abbiamo preso
nota dell'annuncio italiano: ma è importante far parte della preparazione di
Durban perchè non si degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei
diritti umani». L'Europa si presenterà divisa
all'appuntamento con Ginevra? «Vedremo se una posizione europea si potrà
priviliegiare». Risposta aperta, dunque. L'Unione delle Comunità ebraiche
italiane ieri è tornata ad esprimere «apprezzamento» per la linea dura
italiana. Per Renzo Gattegna, presidente dell'Unione, «governi di Paesi che
negano i più elementari diritti umani hanno la guida
di una conferenza che dovrebbe essere contro il razzismo».
( da "Affari Italiani (Online)" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Costume/ Altro che
sesso debole...Le donne buttan via la mimosa e prendon il comando Sabato
07.03.2009 10:57 ------------------------------------- Gli italiani in
coro:abolite Iva Zanicchi. Ma lei è già un'icona dell'eros over 50
------------------------------------- Salute/ Un bicchiere di vino al
giorno...accende i desideri delle donne ------------------------------- Diritti umani/ Minacciate, violate, rapite. Nonostante i
rischi le donne nel mondo lottano sempre più tenacemente contro le
discriminazioni sessuali. Il report di Amnesty International Donne? Altro che
sesso debole. Decise, combattive e sempre in carriera: le donne del 2009 sono
protagoniste indiscusse della loro vita e manifestano una spiccata
predisposizione a ruoli di comando. Via la gonna, avanti i pantaloni. Anche
nelle decisioni importanti. Si occupano della famiglia e di quelli che una
volta erano i compiti dei "papà" ma senza trascurare una vita
frizzante sotto le lenzuola. Il motto dell'otto marzo? Via la mimosa, s'impugna
il frustino. Una provocazione, certo, supportata dalle parole di Vladimir
Luxuria. "Un tempo la donna doveva subire il rapporto sessuale",
racconta ad Affari l'ex deputato di rifondazione. "Oggi invece può
chiedere cosa vuole e deve pretendere di avere a disposizione dei tempi più
dilatati, di ricevere coccole e di raggiungere l'orgasmo". E per
festeggiare in modo stravagante la Festa della Donna, suggerisce alle lettrici
di Affaritaliani di cominciare a far valere i propri diritti con uno striptease
dalle regole chiarissime: "Ovvero imponendo agli uomini di raccogliere i
propri vestiti una volta terminato lo show. In genere infatti quando finisce lo
spettacolo le donne si trovano impegnate a riordinare i capi dei maschietti. È
ora di ribaltare i costumi!" E anche se la donna cambia modo di fare e
passa alla testa del timone, non dimentica mai l'mportanza
della lotta per i diritti umani. "In quanto madri,
sorelle, figlie, mogli, partner e, prima ancora, cittadine e attiviste, le
donne sono in prima fila nella difesa dei propri diritti umani e di quelli dell'intera società in cui vivono" ha
dichiarato Erika Bernacchi, responsabile del Coordinamento donne della Sezione
Italiana di Amnesty International. "Contrastano l'impunità che
troppo spesso circonda i casi di violenza sulle donne, danno aiuto alle vittime
che chiedono giustizia, dirigono progetti per la protezione delle sopravvissute
alla violenza sessuale, testimoniano nei processi contro i responsabili di
violazioni dei diritti umani, lanciano campagne per
l'uguaglianza, fondano movimenti per i diritti umani".
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( da "Denaro, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Cultura La festa
dell'8 marzo Missione vita contro la morte Le battaglie di Michela Mancini per
la tutela dei diritti umani Tania Sabatino Lei è
Michela Mancini, vicepresidente dell'associazione Coalit, la Coalizione
italiana contro la pena di Morte (www.coalit.org). Una donna impegnata a 360
gradi tra lavoro, un lavoro di sensibilizzazione e formazione sui temi
dell'importanza del volontariato e della tutela dei diritti umani
nel mondo, e famiglia. Un'opera di informazione che trova un suo passaggio
fondamentale nell'attività con le scuole, sin dalle classi primarie. "Sono
impegnata ormai da quattordici anni nell'opera di
formazione ed informazione sui diritti umani. racconta
Michela - Tutto è nato da alcuni scambi epistolari con detenuti rinchiusi nel
braccio della morte in Texas". Lettere che servono a dare speranza e
calore umano a chi non ne ha più. Perché "una cosa è vivere, una cosa è
morire Ma un'altra è vivere aspettando di morire". E poi ? Poi c'è
la tenacia di chi non si arrende. Così nel 1997, dagli sforzi di tanti
volontari, che prima prestavano la propria opera in maniera isolata, senza un
coordinamento, nasce Coalit. Una forza propulsiva che dalla Campania, proprio
grazie alla tenacia di Michela e di tanti altri, si proietta nel mondo: nella stessa
America, in Africa ed in tutti i luoghi dove i diritti umani
vengono quotidianamente calpestati. "Non si muore solo con una condanna a
morte... continua Michela - . La condanna a morte per noi non è solo la pena
che viene comminata a chi abbia commesso un delitto, ma è fatta di un
progressivo percorso di degrado e di mancanza di opportunità. Ed in questo caso
si tratta di una condanna a morte ancora più lenta ed inesorabile. La condanna
gridata, senza emettere una parola, verso chi vive senza una vera speranza di
riabilitazione, di una possibile nuova vita". Condanna a morte, quindi,
secondo le parole della vicepresidente di Coalit, si ha quando tanti giovani a
rischio, provenienti da quartieri disagiati e ad alta densità criminale, per
diverse ragioni, non possono godere delle possibilità offerte dai centri di
aggregazione e dalle educative territoriali, attraverso l'azione di operatori e
volontari. In questo modo per loro resta solo l'alternativa delle sale giochi e
delle piazze, dove bivaccano gli spacciatori, ed è perciò molto probabile che
diventino preda, come manovalanza, della delinquenza organizzata. Ma pena di
morte è anche quando una persona con problemi mentali viene lasciata sola a se
stessa, nonostante ci sia spesso una diagnosi pregressa che ne evidenzia il
disagio e le dissociazioni di personalità. Impaurita, vittima dei propri demoni
interiori, abbrutita dalla solitudine e da una vita in cui c'è solo da
"arrangiarsi", dormendo in strada dove vige la "legge del più
forte", questa persona potrebbe arrivare a commettere atti di violenza. E
solo allora si grida allo scandalo. "Pena di morte ribadisce Michela è
tutto questo. Una lunga strada costellata di bisogni e necessità rimasti
inascoltati. E' qui, infatti, che può crearsi il retroterra per future
violenze". E, visto che la violenza è spesso generata dalla mancata di
integrazione e dal disadattamento, Coalit lotta anche contro questo.Grazie
anche all'impegno di Coalit è di Michela, in relazione alla collaborazione con
gli abolizionisti americani, nasce poi negli States "Texas Coalition To
Abolish the Death Penalty" presieduta da David Atwood. Ma la tenacia di
Michela e degli altri volontari non si ferma qui. L'obiettivo è "dar
voce" a tutti coloro che spesso non ne hanno e rimangono vittime, a vario
titolo, di numerosi abusi. Spesso si tratta proprio di donne. Coalit è tra i
soci fondatori, ad esempio, della coalizione mondiale contro la pena di morte,
cui hanno aderito tante associazioni provenienti da tutto il mondo, finora
sconosciute. E così hanno potuto far sentire la propria voce numerose donne
dalla Cina, dal Giappone e da ogni dove. Tanti i traguardi raggiunti da Michela
assieme agli altri volontari. Una tappa nevralgica nella vita dell'associazione
è stata, ad esempio, il "tour" compiuto nel 2000 presso le maggiori
università texane, per proporre agli studenti alcuni incontri formativi che
mettessero a confronto il sistema giudiziario texano con quello italiano.
"La maggior parte degli studenti commenta Michela non conosceva la situazione
della loro stessa regione. Ad esempio, non sapeva che nello stato dello Utah
esiste ancora la pena di morte per impiccagione". E l'impegno di Michela
non si ferma qui. Infatti, attraverso Coalit, si occupa di parlare con gli
avvocati dei condannati a morte, offre sostegno morale alla famiglie dei
condannati, collabora con le associazioni che assistono le famiglie delle
vittime di crimini violenti, programma eventi e campagne di sensibilizzazione.
E, nella vita di Michela, un posto importante riveste la famiglia.
"Conciliare famiglia e lavoro non è semplice evidenzia ma anche nei
momenti più difficili è possibile ritrovare la strada rimanendo fedeli ai
propri principi ed ai propri valori". Nel marzo 2008 è nato Paolo, il suo
primogenito. Paolo ha un nome emblematico, quello del primo condannato a morte
con cui Michela cominciò a corrispondere, per dare conforto a chi non aveva più
né famiglia né amici. "Ho scelto di dare proprio questo nome a mio figlio
racconta non solo per ricordare Paul, ma anche per serbare il ricordo
dell'inizio di un percorso che ha cambiato la mia vita, arricchendola". Ed
il prossimo appuntamento, per lei, è per il 20 marzo, giorno in cui comincerà
il nuovo corso di formazione gratuito, finanziato dal Centro Servizi per il
Volontariato(Csv) , per formare "Volontari Consapevoli", incentrato
sui temi della legalità, dei diritti umani e della
coscienza civica. A questo seguirà un convegno sul medesimo tema (per ,maggiori
informazioni è possibile collegarsi al sito www.coalit.org). Per continuare a
crescere e a non arrendersi. del 07-03-2009 num.
( da "Gazzettino, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il Vaticano non
segue Roma: sì a Durban II Sabato 7 Marzo 2009, CITTA' DEL VATICANO - Il
Vaticano e la Francia non seguono l'Italia e gli Stati Uniti su "Durban
II", la conferenza dell'Onu sul razzismo in programma dal 20 al 24 aprile
a Ginevra. Ieri la Santa Sede ha confermato di voler partecipare al secondo
vertice organizzato dalle Nazioni Unite, così come farà Parigi, che ha invocato
anzi una posizione comune dell'Unione europea. Alla vigilia era stato il
ministro degli Esteri Franco Frattini ad annunciare da Bruxelles il ritiro
della delegazione italiana dai lavori preparatori a causa delle «frasi
aggressive di tipo antisemita» contro lo stato di Israele contenute nella bozza
di dichiarazione finale. Frasi inaccettabili, ha ribadito di nuov ieri il
titolare della Farnesina: per far rientrare l'Italia «si devono cancellare
quelle espressioni dichiaratamente antisemite e quelle frasi che inducono
all'intolleranza», ha esortato Frattini, aggiungendo - prima della presa di
posizione di Parigi - che anche altri stati europei come Francia, Olanda e
Danimarca nutrono «grandi dubbi»: «Spero seguiranno il nostro esempio», era
stato il suo auspicio. Infatti, l'Italia - dopo la bocciatura di Stati Uniti e
Canada delle settimane scorse - è stato il primo paese europeo a boicottare
ufficialmente la Conferenza. Ma perplessità su un'iniziativa che - come quella
del
( da "Sestopotere.com" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Liberal PD di Forlì invitano
i sindaci del comprensorio a piantare in ogni comune un albero intitolato ad
Anna Politkovskaya (7/3/2009 14:52) | (Sesto Potere) - Forlì - 7 marzo 2009 -
Maddalena Mazzoli, Coordinatrice Territoriale, e Sara Samorì, Coordinatrice
Comunale dei Liberal PD di Forlì, invitano i sindaci del territorio forlivese a
piantare in ogni comune un albero intitolato ad Anna Politkovskaya, giornalista
russa e attivista per i diritti umani uccisa il 7
ottobre
( da "Targatocn.it" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Cuneo: una
manifestazione che ha dato voce agli immigrati Una grande e partecipatissima
manifestazione di stranieri quella che si è svolta oggi pomeriggio nella città
di Cuneo. Secondo la Questura sono state circa 1200 le persone che hanno
sfilato da piazza Europa fino a Largo Audifreddi. A occhio erano invece ben di
più. Ma ciò che conta è che hanno fatto sentire la propria voce, per dire no al
Governo e alle leggi del cosiddetto 'Pacchetto Sicurezza', per dire no
all'aumento della tassa per il rilascio dei permessi di soggiorno, per dire no
alla facoltà data ai medici di segnalare clandestini che richiedono cure
mediche ma soprattutto per dire sì ad una politica
rispettosa dei diritti umani. Tante le associazioni presenti, dalle sigle sindacali alla
Caritas, al Tavolo delle Associazioni alla Scuola di Pace di Boves. E folta
anche la rappresentanza politica. Teresa Angela Migliasso, assessore regionale
al Welfare, Lavoro, Immigrazione ed Emigrazione, nonostante l'influenza, non è
voluta mancare. "Condivido pienamente la piattaforma su cui poggia
questa manifestazione - ha dichiarato -, in particolar modo condivido la
battaglia per il diritto alla salute, che è un diritto che prescinde da tutto.
Mettere dei vincoli a questo diritto vuol dire essere contro il Vangelo. Si sta
andando verso delle restrizioni barbare, come quella sul ricongiungimento
familiare. Questo governo parla tanto di famiglia ma non fa nulla in questo
senso. Stiamo andando verso una società multietnica e bisogna agire per
agevolare i processi di integrazione. Sono qui a testimoniare questo".
L'assessore comunale al settore Socio-Educativo e alle Politiche Giovanili Erio
Ambrosino tiene a dire che la sua voce è la voce di tutta la Giunta comunale.
"Questa è una manifestazione politica, non partitica - precisa -. La
Giunta la sostiene perché riteniamo inique queste leggi, non solo verso i
cittadini ma anche e soprattutto verso le persone. Non sono leggi per la
sicurezza, ma contro la sicurezza. La facoltà data ai medici di denunciare i
clandestini può favorire la nascita di ambulatori clandestini, per esempio.
Queste norme non ci vanno bene. Basta con i piemontesismi e i campanilismi: siamo
una società multirazziale". Dello stesso avviso anche Elio Rostagno, ex
sindaco di Cuneo e consigliere provinciale. "Ci sono tantissimi stranieri
a questa manifestazione perché c'è la percezione di una situazione di maggiore
ostilità verso gli immigrati. Ma c'è anche maggiore integrazione: che ci
piaccia o no, ci sono immigrati che risiedono qui da anni, conoscono le leggi e
i loro diritti e combattono perché vengano rispettati. Hanno una maggiore
consapevolezza, sono più integrati. Non si può tornare indietro". A
prendere la parola tra gli stranieri è Timothée Koukoui, uno degli
organizzatori della manifestazione. Vive in Italia da 20 anni, fa il tipografo
ed è originario del Benin, in Africa. "La rabbia degli immigrati sta
montando - dice dal microfono, sul palco -. Non vogliamo le banliuex come a
Parigi. Per fortuna i medici sono dalla nostra parte. Dobbiamo impedire che
l'Italia, a causa di queste leggi, diventi un Paese incivile. A chi ci governa
non interessa combattere la clandestinità e il lavoro nero. C'è una strategia
molto precisa dietro queste leggi: far passare che noi siamo causa di
insicurezza e che, con questa crisi economica, togliamo lavoro agli italiani e
ce ne dobbiamo tornare a casa. Dobbiamo combattere per un futuro senza
pregiudizi". Molto sentito e applaudito anche l'intervento della
rappresentate della comunità rumena, che ha parlato di sdegno per i recenti
fatti criminosi che hanno visto suoi connazionali come attori, ma, ha
sottolineato "Il collegamento tra crimini e stranieri è odioso".
L'ordine dei medici era assente, ma, tramite un comunicato, ha ribadito la
piena volontà di continuare ad agire secondo i dettami del 'Giuramento di
ippocrate' e di non voler diventare gendarmi. Applausi da ogni parte, in una
manifestazione importante, soprattutto per la città di Cuneo. Così come ha
commentato Fabio Panero: "Questa città, quando ci sono battaglie
democratice da fare, mi sorprende sempre". Barbara Simonelli Immagini
relative alla notizia
( da "Blogosfere" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mar 09 7 The Lancet:
mortalità e problemi sanitari nella striscia di Gaza Pubblicato
da Luigi Gallo alle 17:56 in Diritti umani, Sanità, Società
L'importante rivista medica The Lancet nel recente report Health as human
security in the occupied Palestinian territory quantifica le vittime
palestinesi delle offensive isareliane dal
( da "Virgilio Notizie" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Khartoum, 7 mar.
(Ap) - "Spie" e "ladri": così il presidente del Sudan, Omar
al Bashir, definisce gli operatori umanitari espulsi
dal suo governo, dopo il mandato di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur spiccato il 4 marzo dalla Corte penale
internazionale dell'Aia (Cpi). Le accuse arrivano dopo che il Consiglio per i
diritti umani delle Nazioni Unite sta esaminando se le espulsioni di 13
organizzazioni umanitarie per la devastata provincia occidentale sudanese,
costituisce un "crimine di guerra". Secondo gli operatori umanitari interrompere le attività di questi gruppi mette in
pericolo la vita di 2 milioni di persone. Intervenendo a un corteo oggi a
Khartoum, Bashir ha respinto le critiche contro l'espulsione, affermando che questi
gruppi sono "spie". Il suo governo li accusa di collaborare con il
Cpi.