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Report "Diritti umani"   7-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

OCCIDENTE SOTTO ASSEDIO ( da "Stampa, La" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: si è sentito a tal punto offeso da espellere 14 organizzazioni per i diritti umani attive nel Darfur (compresi «Médecins sans frontières» e «Save the Children»: le origini occidentali sono palesi). Se l'ordine di espulsione sarà attuato, ha avvertito l'Alto Commissariato dell'Onu per i diritti umani, oltre un milione di persone rischieranno di restare senza cibo né acqua.

Perché l'Africa si fa complice di Bashir ( da "EUROPA ON-LINE" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: perché situazioni analoghe a quella del Darfur sono purtroppo diffuse in Africa, e il mancato rispetto dei diritti umani elementari, l?uso della tortura, l?oppressione violenta delle minoranze etniche e religiose sono prassi ordinaria in molti paesi africani e asiatici. Il fatto che, finora, nella rete dell?Icc siano finiti solo capi di stato africani ?

Usa/ Corte: Cia ha distrutto 12 video interrogatori violenti ( da "Virgilio Notizie" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: parte della collezione di 92 registrazione effettuate dagli uomini della Cia mentre mettevono in atto tecniche di tortura, come quella del waterboarding, e distrutte nel novembre del 2005. Nei video ci sarebbero state anche le immagini degli interrogatori a due sospetti di al-Qaida -Abu Zybaydah e Abd al-Rahim al-Nashiri, rinchiusi in un centro di detenzione della Cia in Thailandia.

EE UU revisa los abusos de la era Bush ( da "Pais, El" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: - Permiso para torturar. En enero de 2002 Bush preparó el camino hacia la tortura: los talibanes o miembros de Al Qaeda no estarían protegidos por la Tercera Convención de Ginebra de 1949 sobre prisioneros de guerra. Seis meses después su Gabinete justificaba la tortura en el extranjero.

nella bozza ( da "Repubblica, La" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Esteri Nella bozza La politica di Israele nei territori palestinesi rappresenta una violazione dei diritti umani, un crimine contro l´umanità e una forma contemporanea di apartheid... esprimiamo preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato...Israele minaccia la pace.

Darfur, fuori le associazioni umanitarie: <Milioni di persone senza acqua e cibo> ( da "Cittadino, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: L'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un crimine di guerra. Tra le Ong espulse ci sono Oxfam, Care, Save the Children e Medici senza frontiere.

una festa contro la violenza ( da "Tirreno, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: con Giovanna Providenti Sabato 18 aprile alle 17 alla biblioteca San Giorgio I diritti umani e il diritto all'identità: inaugurazione e presentazione della mostra "Nonne di piazza di Maggio" messa a disposizione dall'ambasciata d'Argentina a Roma, relativa al lavoro fatto dalle donne nella lotta per il ritrovamento dei bambini nati da genitori "desaparecidos" e dati in adozione.

uguali e diverse, le donne del mondo ( da "Repubblica, La" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: culminerà con la presentazione del Quaderno dei diritti umani, a cura di Mimmo Grasso, che raccoglie interventi di 20 studenti delle scuole campane, alternati a poesie e scritti di autori affermati. Diversi i linguaggi espressivi scelti per approfondire il tema dei diritti umani. C´è la letteratura, con gli scritti dell´israeliana Tal Nitzan e le poesie "sociali" di MÁrcia TheÓphilo.

Vaticano, sì alla conferenza Onu sul razzismo ( da "Eco di Bergamo, L'" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: interno del processo di preparazione di Durban II per far sì che non degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei diritti umani», ha spiegato il portavoce. «Vedremo - ha aggiunto - se si potrà privilegiare una posizione europea». Parigi vuole cercare quindi di modificare dall'interno i lavori preparatori, coordinati dalla Libia, con la partecipazione di Iran e Cuba.

Durban2, Parigi non segue l'Italia: lavorare al testo ( da "Corriere della Sera" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: non degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei diritti umani ». Il nome «Durban2» indica la conferenza che dovrà aggiornare le valutazioni dell' Onu sul razzismo dopo la precedente, nel 2001 in Sudafrica, abbandonata da Usa e Israele perché palcoscenico per antisemiti. La divergenza con la Francia colpisce.

Gli eroi e gli ignavi: è la storia di Milano ( da "Corriere della Sera" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: è stata nel 1944 la famigerata Villa Triste, dove i repubblichini della banda Koch torturarono e spesso uccisero antifascisti e resistenti. E la lapide della «colonna infame», luogo del supplizio atroce di Gian Giacomo Mora (1630), presunto «untore», dopo la distruzione del monumento è finita in un cortiletto del Castello Sforzesco.

Se la Corte penale gioca con il fuoco ( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: un assolutismo dei diritti umani che prevede l'esclusione totale di un gruppo di persone. La Cpi pretende di essere fuori dalla politica, sostenendo di rappresentare principi su cui è impossibile ogni compromesso. La parola chiave è «pretesa»: gli attivisti dei diritti umani ritengono davvero di «dire la verità al potere» e non in realtà di esercitare il potere.

Abortisce a 9 anni, scomunicati i medici ( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: e il presidente della Commissione diritti umani della camera - un prete cattolico, Luiz Couto - è stato ferocemente criticato la settimana scorsa per aver giustificato il fatto che le donne che hanno abortito dopo uno stupro ricevano assistenza medica pubblica e gratuita. Il «Centro Integrado de salud Amaury De Medeiros» (Cisam), l'ospedale che ha fatto abortire la bambina,

Istanbul, il calvario delle schiave del lusso ( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: impresa turca si impegna a far rispettare la legge di tutela dei diritti umani vigente nel paese. Inoltre, Pogliani ha ricordato che, durante le regolari ispezioni condotte dal team di Prada all'interno allo stabilimento di Desa, «la condizione dei lavoratori risulta buona, si tratta di una fabbrica modello in linea con gli standard europei di alto livello».

La gabbia DELLA CURIA ( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dovrebbero essere condivise da tutti in quanto conformi a un supposto "diritto naturale" e che invece contrastano col comune senso morale e ledono fondamentali diritti umani. Citiamo, fra i molti casi, la dottrina del peccato originale, secondo la quale i figli devono pagare per le colpe dei padri; la difesa della schiavitù;

Lara, in missione per gli ultimi ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: conseguendo un master in diritti umani e gestione dei conflitti. Lara Zunelli, si è sempre dedicata a coloro che soffrono e nel settembre del 2005 ha svolto uno stage formativo di 4 mesi in Darfur, in Sudan. «Fin dalla prima età dell'adolescenza ha manifestato una tendenza alla conoscenza di realtà umane di altre località si legge nella relazione della presidente del Cif,

Il sì di Vaticano e Francia spiazza il boicottaggio italiano ( da "Giorno, Il (Milano)" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: interno del processo di preparazione di Durban II per far sì che non degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei diritti umani», ha spiegato il portavoce. «Vedremo ha aggiunto se si potrà privilegiare una posizione europea». PARIGI vuole cercare quindi di modificare dall'interno i lavori preparatori, coordinati dalla Libia con la partecipazione di Iran e Cuba.

NUMEROSE socie del Club Soroptimist Bologna , si sono incontrate a casa di Anna M... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ha illustrato il progetto e risposto alle domande dei presenti tra le quali Paola Giordani, Sofia Gallo, Daniela Maschio, Laurita Boni e Anna Soncini. Il Soroptimist è una organizzazione di donne impegnate negli affari e nelle professioni, che lavorano, attraverso progetti di servizio, per promuovere i diritti umani e migliorare la condizione femminile.

Tutta l'Europa condanni gli antisemiti di Durban ( da "Riformista, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: parole ferme e severe verso una gestione dissennata del comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite. Gestione dissennata che non può passare sotto silenzio. Non si gioca con i diritti umani. Ne va della credibilità delle Nazioni Unite come organizzazione rappresentativa della comunità internazionale. C'è infine una questione che la disputa su "Durban 2" impone di considerare.

Hillary la realista aspirante leader (post) femminista ( da "Riformista, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ira degli attivisti per aver aggirato la questione diritti umani ricorda «le militanti cinesi che lavorano per migliorare le condizioni di vita delle donne cinesi, discriminate sul lavoro, vittime di violenza domestica, ostacolate nella loro ascesa da leggi anacronistiche». Militanti che conobbe da First Lady, più di dieci anni fa.

provincia, consiglio tutto "in rosa" ( da "Messaggero Veneto, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: un programma di educazione e formazione ai diritti umani. Enrico Gherghetta, inoltre, chiederà alla Regione finanziamenti per "Una casa per ricominciare". Interverranno Carmelina Calivà, presidente dell'associazione "Da donna a donna", anche a nome di Rosaria Di Dato di "Sos rosa", Emanuela Miniussi, sostituto commissario della Questura, e il giudice Emanuela Bigattin.

FANELLI (CRP): PER L'8 MARZO INVESTIRE IN UGUAGLIANZA ( da "Basilicanet.it" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ufficio della Consigliera regionale di Parità organizzerà iniziative per dare voce ai diritti umani, lottare contro la violenza sulle donne e contro ogni forma di discriminazione, dare certezza di lavoro e di libertaâ?? di scelte di vita alle donne. (bas - 04)

Cuneo: oggi, grande corteo degli immigrati per un confronto ( da "Targatocn.it" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Liberi e uguali in dignità e diritti? contro le tasse sui permessi di soggiorno, la facoltà dei medici di segnalare i clandestini che si fanno curare e a favore di una politica rispettosa dei diritti umani. In piazza vi saranno anche Erio Ambrosino, assessore settore Socio-Educativo e Politiche Giovanili del comune di Cuneo e Teresa Angela Migliasso assessore regionale al Welfare,

Il "lato umano" della diplomazia cinese pag.7 ( da "Affari Italiani (Online)" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il "lato umano" della diplomazia cinese Sabato 07.03.2009 10:46 Per cui le differenze tra Cina e Dalai Lama, "non hanno nulla a che fare con la religione, i diritti umani e le relazioni etniche. Da parte cinese si tratta solo di difendere l'unità del paese contro il tentativo di separare il Tibet dalla Cina".

Denunciò le stragi: attivista assassinato ( da "Avvenire" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: noto attivista keniota per i diritti umani, e un suo collega, sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco nel centro della capitale Nairobi, a due passi dal palazzo presidenziale. Secondo i testimoni dell'atroce accaduto, l'auto dei due attivisti è stata affiancata da altre due nel traffico serale di giovedì.

L'Onu in allarme per il Darfur: <Civili a rischio> ( da "Avvenire" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un crimine di guerra. Intanto a Khartum è arrivato il presidente del Parlamento iraniano, A- li Larijani, che ha portato la solidarietà della repubblica islamica a Bashir.

CHIARA GRAZIANI IL VATICANO NON SEGUIRà L'ITALIA NEL BOICOTTAGGIO DELLA CONFERENZA SUL ... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite e che si terrà a Ginevra ad aprile. E neppure la Francia, contrariamente alle previsioni della Farnesina sulle quali rifletteva ieri il ministro degli Esteri Frattini, lo farà. Lo ha fatto sapere il governo di Parigi subito dopo l'intervista tv in cui il nostro ministro prevedeva che altri paesi Ue -

Guerriere per i diritti e bombe a letto">Addio mimosa, la donna ha il frustino Guerriere per i diritti e bombe a letto ( da "Affari Italiani (Online)" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: mportanza della lotta per i diritti umani. "In quanto madri, sorelle, figlie, mogli, partner e, prima ancora, cittadine e attiviste, le donne sono in prima fila nella difesa dei propri diritti umani e di quelli dell'intera società in cui vivono" ha dichiarato Erika Bernacchi, responsabile del Coordinamento donne della Sezione Italiana di Amnesty International.

Missione vita contro la morte ( da "Denaro, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: opera di formazione ed informazione sui diritti umani. racconta Michela - Tutto è nato da alcuni scambi epistolari con detenuti rinchiusi nel braccio della morte in Texas". Lettere che servono a dare speranza e calore umano a chi non ne ha più. Perché "una cosa è vivere, una cosa è morire Ma un'altra è vivere aspettando di morire".

Il Vaticano non segue Roma: sì a Durban II ( da "Gazzettino, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: interno del processo di preparazione di Durban II per far sì che non degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei diritti umani», ha spiegato il portavoce. «Vedremo - ha aggiunto - se si potrà privilegiare una posizione europea». Parigi vuole cercare quindi di modificare dall'interno i lavori preparatori, coordinati dalla Libia con la partecipazione di Iran e Cuba.

Liberal PD di Forlì invitano i sindaci del comprensorio a piantare in ogni comune un albero intitolato ad Anna Politkovskaya ( da "Sestopotere.com" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: giornalista russa e attivista per i diritti umani uccisa il 7 ottobre 2006 a Mosca, aderendo alla campagna dell'associazione Annaviva. Anna Politkovskaya è una donna simbolo dell?impegno professionale per la libertà d?informazione - affermano Mazzoli e Samorì - su cui tutto il mondo deve tenere accesi i riflettori per esigere dalla giustizia russa una svolta,

Cuneo: una manifestazione che ha dato voce agli immigrati ( da "Targatocn.it" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ma soprattutto per dire sì ad una politica rispettosa dei diritti umani. Tante le associazioni presenti, dalle sigle sindacali alla Caritas, al Tavolo delle Associazioni alla Scuola di Pace di Boves. E folta anche la rappresentanza politica. Teresa Angela Migliasso, assessore regionale al Welfare, Lavoro, Immigrazione ed Emigrazione, nonostante l'influenza, non è voluta mancare.

The Lancet: mortalità e problemi sanitari nella striscia di Gaza ( da "Blogosfere" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: mortalità e problemi sanitari nella striscia di Gaza Pubblicato da Luigi Gallo alle 17:56 in Diritti umani, Sanità, Società L'importante rivista medica The Lancet nel recente report Health as human security in the occupied Palestinian territory quantifica le vittime palestinesi delle offensive isareliane dal 2000 a oggi: 6 mila morti e 35 mila feriti.

Darfur/ Bashir: operatori umanitari espulsi sono "spie" e ( da "Virgilio Notizie" del 07-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: umanità commessi in Darfur spiccato il 4 marzo dalla Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi). Le accuse arrivano dopo che il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sta esaminando se le espulsioni di 13 organizzazioni umanitarie per la devastata provincia occidentale sudanese, costituisce un "crimine di guerra"


Articoli

OCCIDENTE SOTTO ASSEDIO (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Arrigo Levi OCCIDENTE SOTTO ASSEDIO Contro l'incriminazione per «crimini contro l'umanità» del dittatore sudanese Omar al-Bashir non si sono alzate soltanto le dure proteste di Pechino, che importa il 60 per cento del petrolio del Sudan, ma anche quelle della Lega Araba, dell'Unione Africana, del Movimento dei non allineati e della Russia, a diversi livelli di indignazione. «Un vasto corteo di regimi autoritari e dispotici», come è stato scritto, si è schierato compatto contro l'Onu e contro l'Occidente. Strano che non si sia chiamato in causa (ma forse mi è solo sfuggito) anche Israele, nuovo intollerabile avamposto dell'Occidente, dopo i crociati, nella terra dell'Islam. Quanto al governo del Sudan, si è sentito a tal punto offeso da espellere 14 organizzazioni per i diritti umani attive nel Darfur (compresi «Médecins sans frontières» e «Save the Children»: le origini occidentali sono palesi). Se l'ordine di espulsione sarà attuato, ha avvertito l'Alto Commissariato dell'Onu per i diritti umani, oltre un milione di persone rischieranno di restare senza cibo né acqua. Secondo i cinesi e i russi, la Corte dell'Aja non avrebbe il diritto di processare e di reclamare l'arresto del capo di Stato sudanese, dal momento che il Sudan (come del resto, oltre alla Cina e alla Russia, anche gli Stati Uniti) non ha ratificato lo statuto della corte: il presidente Omar al-Bashir non ha quindi perso l'immunità che gli compete per il suo rango. Su questo punto di diritto non mi pronuncio. Come analista politico, prendo atto dell'ennesima prova di quanto siano ancora vivi i risentimenti verso l'Occidente da parte del resto del mondo. Anche se è proprio al modello occidentale che la gran parte di questi Paesi, se non tutti, si ispirano nei loro modelli di sviluppo e nei loro stili di vita. Da Shanghai agli Emirati del Golfo, la selva di fantascientifici grattacieli fa tanto Manhattan. Ma l'«Occidente» continua ad essere visto dal «Mondo» come «aggressore», secondo la celebre definizione di Arnold Toynbee. Non solo per le sue imprese colonialiste e imperialiste, ma per avere imposto al «Mondo» il suo modo di vita e almeno in parte i suoi valori, buoni e cattivi. Peggio ancora, l'«Occidente» continua ad essere tanto più ricco e più libero del «Mondo». Così, dopo la caduta dell'Unione Sovietica, massima tragedia del secolo secondo Putin, siamo rapidamente passati dall'era della «fine della storia» all'era di una ambigua «globalizzazione», per poi tornare al tema toynbeeano del «West versus the World». Le «ere» si rincorrono. Se lo spazio si è accorciato, il tempo si è ristretto ancor di più nel corso della nostra vita. Su tutto domina il passaggio dall'era pre-nucleare, in cui l'umanità, per quante follie facesse, non aveva il potere di autodistruggersi, all'era nucleare, in cui questo potere lo ha e lo avrà per tutti i tempi avvenire: cosa che non riesco a stancarmi di ricordare. Singolare destino quello della mia generazione, di avere un piede nella prima e l'altro nella seconda era della storia della specie homo sapiens. Di ciò l'umanità è stata consapevole fino agli Anni Sessanta (poi la paura nucleare sembra essere svanita). In compenso, gli europei della mia generazione hanno gioito di essere sopravvissuti alle follie che hanno posto fine nel Novecento, a colpi di decine di milioni di morti nei campi di battaglia e nei lager, a circa duemila anni di guerre intestine europee, e di avere dato il via alla storia di un'Europa riconciliata con se stessa e rappacificata, oggi maestra al mondo, con le sue pur imperfette istituzioni, nella difficile arte di far convivere popoli e istituzioni nazionali diverse. L'impresa europea è però lungi dall'essere completata. A farla avanzare contribuì, oltre alla memoria degli orrori passati, che ci sforziamo di tenere viva, quel poderoso «federatore esterno» che fu la minaccia dello stalinismo. Oggi, al nuovo federatore esterno, che è stato ed è, da Nine Eleven in poi, il terrorismo islamista, si è aggiunta la Grande Crisi. Con la sua origine in Wall Street, ha definitivamente seppellito l'illusione americana, di così breve durata, che la superiore potenza di America-Marte bastasse, senza bisogno dell'Europa-Venere, per mettere ordine nelle sorti dell'umanità. Clinton 2 è così venuta a Bruxelles a dirci che soltanto la nostra unione e la nostra comune visione del futuro potranno farci vincere le numerose sfide che abbiamo davanti. Ma a tal fine (che è, nientemeno, quello di salvare il mondo dandogli le prime valide strutture di un governo globale), all'Europa «si impongono le riforme previste dal Trattato di Lisbona e scelte politiche sempre più coordinate e unitarie». Come ci ha ripetuto ancora due giorni fa (ma come non ripetersi?) il Presidente della Repubblica italiana. E non c'è tempo da perdere.

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Perché l'Africa si fa complice di Bashir (sezione: Diritti umani)

( da "EUROPA ON-LINE" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Perché l?Africa si fa complice di Bashir L?iniziativa della Corte dell?Aja è isolata: il continente nero si difende dall?uomo bianco. GUIDO MOLTEDO Non è una buona notizia, per molti capi di stato e di governo dell?Africa e dell?Asia, l?ordine di arresto nei confronti di Omar al Bashir emesso dall?International Criminal Court (Icc). E non stupisce che intorno al presidente del Sudan ? accusato di crimini contro l?umanità e crimini di guerra nei confronti del popolo del Darfur ? si sia rapidamente costituito un cordone di solidarietà da parte di colleghi che potrebbero, prima o poi, incappare nelle sanzioni dell?Icc o comunque finire sotto i suoi riflettori. Già, perché situazioni analoghe a quella del Darfur sono purtroppo diffuse in Africa, e il mancato rispetto dei diritti umani elementari, l?uso della tortura, l?oppressione violenta delle minoranze etniche e religiose sono prassi ordinaria in molti paesi africani e asiatici. Il fatto che, finora, nella rete dell?Icc siano finiti solo capi di stato africani ? oltre al Sudan, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana ? non fa che incrementare i timori di molti colleghi di Bashiar. Si sa che in lista d?attesa, all?Aja, ci sono i leader di Zimbabwe, Kenya, Uganda, Etiopia, Eritrea, Ciad, Costa d?Avorio, Rwanda. Quando Bashir reagisce al mandato dell?Icc, dicendo che è «un tribunale dell?uomo bianco», trova orecchie attente. E infatti, ieri, l?Unione Africana (Ua), in una riunione d?emergenza dei suoi 52 stati membri a Addis Abeba, ha deciso d?inviare una delegazione a New York per chiedere all?Onu di fermare, almeno temporaneamente, il mandato d?arresto nei confronti del criminale sudanese. Ufficialmente è per «dare un?opportunità alla pace in Sudan», dal momento che ? sostiene la Ua ? proprio recentemente il governo di Karthoum ha firmato un patto con il più forte dei gruppo ribelli darfuri, il Movimento per la giustizia e l?eguaglianza, gettando le basi di più ampi negoziati di pace. Un risultato importante per Omar al Bashir, questa solidarietà panafricana, anche se il suo obiettivo era più ambizioso: il ritiro di tutti i paesi africani, 30 su 108 membri, dall?Icc, che per ora non è all?ordine del giorno. Peraltro, il Sudan non fa neppure parte dell?Icc. Come pure gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, tre membri del Consiglio di sicurezza dell?Onu, e l?India che nel 2002 non firmarono a Roma lo statuto che istituiva il Tribunale criminale. E questo è un altro punto a favore di Bashir e di tutti coloro che parlano di ?doppio standard? da parte di un organismo internazionale che, per sua costituzione e per orientamento, sembra voler perseguire unicamente paesi del Terzo Mondo, ignorando quelli che ? come ha detto ieri il presidente dell?Assemblea generale dell?Onu, il nicaraguegno Miguel d?Escoto Brockmann, sono i primi che dovrebbero essere convocati al banco degli imputati dell?Aja, «personaggi molto potenti colpevoli senza dubbio delle peggiori atrocità» come quelle commesse in Iraq. Bush, non Bashir dovrebbe essere processato all?Aja. Insomma, l?iniziativa del giudice dell?Icc, Luis Moreno Ocampo, ha avuto l?effetto di condurre su un terreno di divisione ideologica un problema effettivamente criminale ma carico di evidenti implicazioni politiche. Desmond Tutu chiede ai leader africani di «decidere se stanno dalla parte della giustizia o da quella dell?ingiustizia, dalla parte delle vittime o da quella dell?oppressore». È chiaro che stanno dalla parte di Bashir. Ed era anche prevedibile. Ma il punto, ancora una volta, non è quello di dimostrare che le classi dirigenti del Terzo mondo sostengono ? per complicità, per convenienza per ideologia ? un dittatore sanguinario. Il punto è come far sì che ci sia un ricambio di leadership. Con l??esportazione della democrazia?? Non ha funzionato. Con l?Icc? Neppure. Ma ci sono altre strade che non siano la rassegnazione al far nulla?

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Usa/ Corte: Cia ha distrutto 12 video interrogatori violenti (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Washington, 7 mar. (Apcom) - La Cia ha distrutto una dozzina di video che documentavano i violenti interrogatori a presunti terroristi condotti da agenti della stessa intelligence. Lo sostiene la corte federale che indaga sulla vicenda. I dodici video farebbero parte della collezione di 92 registrazione effettuate dagli uomini della Cia mentre mettevono in atto tecniche di tortura, come quella del waterboarding, e distrutte nel novembre del 2005. Nei video ci sarebbero state anche le immagini degli interrogatori a due sospetti di al-Qaida -Abu Zybaydah e Abd al-Rahim al-Nashiri, rinchiusi in un centro di detenzione della Cia in Thailandia. Nei giorni scorsi l'American Civil Liberties Union ha presentato una denuncia contro il governo di Washington proprio in merito alla distruzione di questi documenti che proverebbero le tecniche controverse utilizzate dagli uomini della Cia. L'ordine di distruggere i video sarebbe stato impartito da Jose A. Rodriguez Jr, che all'epoca era il responsabile dei servizi "clandestini" della Cia. La distruzione del materiale, in particolare, avrebbe coinciso con l'intenzione del Congresso e dei tribunali di esaminare più attentamente le tecniche utilizzate dall'agenzia durante gli interrogatori.

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EE UU revisa los abusos de la era Bush (sezione: Diritti umani)

( da "Pais, El" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

EE UU revisa los abusos de la era Bush El Senado quiere investigar las cárceles secretas y los interrogatorios de la CIA YOLANDA MONGE - Washington - 07/03/2009 Vota Resultado 9 votos La nueva Administración estadounidense ha aportado a lo largo de la semana nuevas y estremecedoras pruebas sobre los abusos cometidos durante el Gobierno de George W. Bush en nombre de la lucha contra el terrorismo, que han incrementado la presión a favor de la creación de una comisión de la verdad que juzgue la era Bush. Aunque Barack Obama no es partidario de la idea y es muy difícil aún que ésta acabe cuajando, el presidente de la Comisión de Asuntos Judiciales del Senado, el demócrata de Vermont Patrick Leahy, ha advertido en su última intervención sobre el asunto que "no se puede pasar página sin haberla leído antes", y que su intención es establecer una comisión independiente que investigue las torturas y cárceles de la CIA y las escuchas ilegales de la Agencia de Seguridad Nacional. Excesos de poder George W. Bush A FONDO Nacimiento: 06-07-1946 Lugar: New Haven La noticia en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas Algunos de los últimos informes resultan tan contundentes que un editorial de The Washington Post bajo el revelador título de "El Departamento de Justicia de Mad Max: El aterrador pensamiento pos 11-S del equipo legal de Bush", los exponía así: imagínense un lugar donde los soldados pueden derribar puertas sin órdenes de registro y donde los ciudadanos pueden ser encerrados indefinidamente sin juicio. Imagínense que el líder de ese lugar tiene el poder de silenciar a los disidentes y a la prensa. Imagínense aún más: que ese hombre puede de forma unilateral romper y obviar cualquier tratado que no le guste y que a ese hombre, además, sus más cercanos consejeros le han dicho que tiene a la ley de su parte para hacer tal cosa. Bien, pues no se trata de un país sin ley del Tercer Mundo, sino de Estados Unidos. Muchos fueron los excesos que se cometieron en nombre de la seguridad nacional tras los atentados terroristas de Washington y Nueva York de 2001. Cárceles secretas, interrogatorios bajo tortura, Guantánamo, derechos suspendidos. "Demasiado a menudo, la lucha contra el terrorismo ha sido considerada como una batalla contra nuestras libertades civiles", dijo el fiscal general Eric Holder. "No sólo esa escuela de pensamiento es errada, sino que me temo que realmente sea más perjudicial que otra cosa". Las palabras de Holder llegaban poco después de hacer públicos el pasado lunes una serie de memorandos legales creados tras el 11-S y que suspendían derechos constitucionales de los ciudadanos. La CIA reconoció en un documento legal haber destruido casi un centenar de vídeos de interrogatorios secretos con la aparente intención de borrar pruebas de posibles torturas o actos ilícitos. La opinión pública pudo conocer también cómo los estrategas del terror manipularon la ley para justificar violaciones de los derechos civiles y dar al presidente las respuestas que quería y la autoridad para dejar de lado derechos constitucionales. Las protecciones de la Cuarta Enmienda constitucional contra órdenes de búsqueda y allanamientos sin orden judicial, por ejemplo, no se aplicaron en EE UU mientras Bush combatía el terrorismo, según estableció el Departamento de Justicia en un informe del 23 de octubre del 2001. Esta acumulación de pruebas sobre abusos ha avivado un debate que viene existiendo desde que Obama asumió la presidencia y que provocó el miércoles una reunión en el comité de Asuntos Judiciales del Senado sobre la creación de algo con lo que muchos rivales de Bush sueñan: una comisión de la verdad. La reclaman asociaciones como la Unión Americana de Libertades Civiles (ACLU) o el Centro para Derechos Constitucionales, que considera que "el Gobierno de Obama debe de llevar a cabo una investigación completa y un juicio si fuera necesario para devolver el sentido al Estado de derecho en EE UU". Y si atendemos a la opinión pública, más de un 60% de la población estaría a favor de tal comisión, según una encuesta. El principal impulsor de la creación de una comisión de la verdad para juzgar los años de Bush es el propio senador Leahy, quien esta semana, en el debate sobre este asunto celebrado en el comité que preside, sostuvo, frente a quienes le sugerían mirar hacia delante, que la investigación de lo sucedido en los años pasados resulta esencial para recuperar el prestigio de EE UU. "Debemos saber lo que se ha hecho en nuestro nombre para poder restaurar nuestro liderazgo moral", dijo el senador, que cuenta con el apoyo de otra importante figura del Congreso, el presidente del comité de Asuntos Judiciales de la Cámara de Representantes, John Conyers. Todos los republicanos que se han pronunciado sobre esa comisión lo han hecho en contra, advirtiendo del riesgo que eso supondría de enfrentamiento político en un momento en que el país tiene que concentrarse en resolver la crisis económica. Llamó la atención, no obstante, la comparecencia esta semana ante el comité del Senado de Thomas Pickering, antiguo embajador ante la ONU y subsecretario de Estado con Bush padre, quien recalcó la necesidad de saber qué ha ocurrido para "determinar las implicaciones que ha provocado en la política exterior". En las semanas próximas va a resultar crucial la posición por la que se decante Barack Obama, que hasta ahora se ha mostrado más bien reacio a la idea. Preguntado al respecto en su primera conferencia de prensa como presidente, Obama contestó: "Mi punto de vista es que nadie está por encima de la ley. Si algo se ha hecho mal, esa gente debería ser perseguida como cualquier otro ciudadano. Pero, en general, yo estoy más interesado en mirar hacia el futuro que en mirar hacia el pasado". Es difícil que, sin respaldo de la Casa Blanca, los demócratas en el Congreso vayan adelante con una aventura tan comprometida como una comisión de la verdad. Las comisiones de la verdad no son, por supuesto, una moneda de uso corriente en Estados Unidos. Núremberg sentó el precedente. América Latina tuvo sus propias experiencias en Argentina, Chile, Uruguay, Guatemala y El Salvador. Y un liberado Nelson Mandela sacó adelante la comisión de la verdad y la Reconciliación en Suráfrica. En Estados Unidos, el formato más parecido a lo que ahora está reclamando el senador Leahy fue la investigación del Congreso promovida por el senador Frank Church que investigó en 1975 los abusos cometidos por la CIA. La investigación criminal conocida como Irán-Contra o la Comisión del 11-S han sido otros modelos utilizados en este país para arrojar luz sobre lo sucedido. El reto parece de tanta envergadura que los defensores de la comisión de la verdad temen que acabe triunfando la opción de mejor no hacer nada y dejar las cosas tranquilas como están. "Puede parecer que ya se conoce todo, pero cuando empiezas a investigar descubres muchas cosas que no se sabían", comenta Frederick Schwarz, que participó en la Comisión Church que escrutó a la CIA y que ahora respalda una comisión sobre Bush. Schwarz pone como ejemplo su asombro cuando en 1975 tuvo acceso a documentos secretos que recogían que la agencia había contratado a la mafia para asesinar a Fidel Castro. "Basado en mi experiencia, creo que existen muchas cosas que sucedieron en los últimos ocho años de las que no tenemos ni idea", advierte Schwarz. Excesos de poder - Cárceles secretas. La organización de abogados estadounidense Human Rights First destapó en 2004 la red de cárceles secretas situadas en países como Rumania o Polonia, en donde se encerraba a sospechosos de terrorismo capturados en distintos países antes de trasladarlos a Guantánamo. - Escuchas ilegales. Tras el 11-S, al amparo de la guerra contra el terrorismo, George Bush autorizó escuchas telefónicas a ciudadanos de EE UU que efectuaran llamadas internacionales. - Permiso para torturar. En enero de 2002 Bush preparó el camino hacia la tortura: los talibanes o miembros de Al Qaeda no estarían protegidos por la Tercera Convención de Ginebra de 1949 sobre prisioneros de guerra. Seis meses después su Gabinete justificaba la tortura en el extranjero.

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nella bozza (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 14 - Esteri Nella bozza La politica di Israele nei territori palestinesi rappresenta una violazione dei diritti umani, un crimine contro l´umanità e una forma contemporanea di apartheid... esprimiamo preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato...Israele minaccia la pace...

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Darfur, fuori le associazioni umanitarie: <Milioni di persone senza acqua e cibo> (sezione: Diritti umani)

( da "Cittadino, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Darfur, fuori le associazioni umanitarie: «Milioni di persone senza acqua e cibo» n L'espulsione dal Darfur di 13 Ong internazionali decisa dal Sudan per rappresaglia al mandato d'arresto contro il suo presidente, Omar al-Bashir, mette a repentaglio la vita di oltre un milione di civili che rischiano di rimanere senza acqua, cibo, cure mediche. È l'allarme lanciato dalle agenzie Onu che in partnership con le organizzazioni cacciate sostiene 4,7 milioni di civili vittime del conflitto che da sei anni insanguina la tormentata regione occidentale del Sudan. Tra loro anche 2,7 milioni di sfollati. «Se il governo di Khartoum non riconsidererà le sue posizioni», ha ammonito da Ginevra il portavoce del coordinamento Onu per gli aiuti umanitari (Ocha), Elisabeth Byrs, «1,1 milioni di civili rimarranno senza cibo, 1,5 milioni senza cure mediche e oltre un milione senza acqua potabile». Un appello in questo senso è stato lanciato anche dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon (le attività umanitarie «rischiano di essere irrimediabilmente danneggiate») e ora della questione si occupa anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un crimine di guerra. Tra le Ong espulse ci sono Oxfam, Care, Save the Children e Medici senza frontiere. Intanto la Ong italiana Coopi ha fatto sapere che resta in Darfur, ma aumenterà le condizioni di sicurezza dei propri cooperanti nella regione sudanese. «Per il momento andiamo avanti, le nostre attività proseguono normalmente», ha spiegato Valentina Zita, responsabile Coopi per il Sudan.

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una festa contro la violenza (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 8 - Montecatini Una festa contro la violenza Due mesi di appuntamenti per saperne di più Informazione, film libri, cinema e solidarietà PISTOIA. In occasione della festa dell'8 marzo, torna anche quest'anno "Ma vogliamo anche le rose", una serie di appuntamenti dedicati all'universo femminile, rivolti ai cittadini e alla scuola. Per questa edizione il percorso realizzato in collaborazione dai Comuni di Pistoia, Marliana e Sambuca, dalla Provincia, dalle donne pensionate di Spi Cgil, Uilp Uil e Fnp Cisl, dal coordinamento Cgil Donne, Anteas, Auser Filo d'Argento, Croce Rossa, Sezione Soci Coop di Pistoia, Gruppo Aiutodonna e Associazione Banca del Tempo, ruota intorno al valore delle differenze, contro l'intolleranza e le varie forme di violenza che le donne subiscono. Ricco il calendario degli appuntamenti, che andranno avanti fino ai mesi di maggio e giugno. Vediamoli. Fino a domani: 8 marzo - Quale festa...? No alla violenza! Iniziativa di informazione e sensibilizzazione sul tema della violenza di genere, organizzata dalla sezione soci Coop, dal Gruppo Aiutodonna e dal Comune, distribuzione di gadget al Punto Soci Coop di viale Adua; la mattina e il pomeriggio di oggi un gazebo sarà presente nel centro storico. Giovedì 12,19 e 26 marzo alle 16 nella saletta mediateca della Biblioteca San Giorgio Rassegna di film: Bellissime! Omaggio alle donne del cinema italiano. "Bellissima" di Luchino Visconti, con Anna Magnani; "La romana", di Luigi Zampa, con Gina Lollobrigida; "Riso amaro", di G.De Santis, con Silvana Mangano. Oggi per l' intera giornata Alla biblioteca San Giorgio Donne in carta ed ossa rassegna bibliografica, in omaggio a tutte le donne, relativa ai libri reperibili fra gli espositori della biblioteca nel mese di marzo, intorno al tema dell'identità della donna nella nostra e in altre culture, con particolare riferimento alla società islamica. Domani alle 21 al circolo Milleluci di Casalguidi Raccolta fondi biciclette per le mamme, un'iniziativa per raccogliere fondi per le madri che lavorano nei campoi a 10 km da casa a Beira in Mozambico. In programma una spaghettata, dolci e non solo; musica dal vivo Brazil Amado con Stefania Scarinzi. Martedì 10 marzo alle 11 e alle 16.30 alla biblioteca San Giorgio Ri-conosciamoci. Incontri fra culture. Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto rapita in Iraq nel 2005, autrice di "Il prezzo del velo", incontra al mattino gli studenti e il pomeriggio la cittadinanza. Mercoledì 11 marzo alle 15,30 al Comune di Sambuca, biblioteca comunale di Taviano: presentazione del libro "Donne dossier. La storia negata" di Flora Gestri Greco. Giovedì 19 marzo alle 17 all'Areabambini Rossa Dentro la differenza: crescere bambine e crescere bambini per essere donne e uomini: Incontro con Laura Cappellini, rivolto ad insegnanti, educatori e genitori. Fino a a venerdì 20 marzo al Centro Risorse di via Donati Scuola e servizi per un progetto d'aiuto: insieme contro la violenza domestica: corso di formazione per docenti e dirigenti delle scuole dell'area pistoiese. Fomp a mercoledì 1 aprile, Violenza e maltrattamento alle donne: accoglienza telefonica e percorsi di uscita: corso per diventare volontarie per l'accoglienza telefonica. Venerdì 17 aprile alle 21 al Palazzo dei Vescovi La porta è aperta. Donne (e uomini) oltre il velo dell'intolleranza e dell'ignoranza: incontro con Giovanna Providenti Sabato 18 aprile alle 17 alla biblioteca San Giorgio I diritti umani e il diritto all'identità: inaugurazione e presentazione della mostra "Nonne di piazza di Maggio" messa a disposizione dall'ambasciata d'Argentina a Roma, relativa al lavoro fatto dalle donne nella lotta per il ritrovamento dei bambini nati da genitori "desaparecidos" e dati in adozione. Nel mese di aprile, in data da definire, al Comune di Marliana Le parole delle donne, Una serata con il gruppo musicale D'altro Canto. Venerdì 15 maggio alle 15,30, infine, alla Fabbrica delle Emozioni di via Antonelli si ricorderanno I dieci anni della Banca del Tempo: occasione di festa e di riflessione sull'esperienza della Banca del Tempo, il suo significato e le possibilità di crescita.

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uguali e diverse, le donne del mondo (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina XVIII - Napoli Uguali e diverse, le donne del mondo Alla Galleria Toledo 14 "combattenti" per i diritti umani Artiste e persino una candidata al Nobel in una giornata di analisi e riflessione La lotta di MÁrcia TheÓphilo, poetessa brasiliana in lista per il Nobel per la pace, sta tutta nella difesa della foresta amazzonica, per cui combatte da quarant´anni senza fermarsi mai. Tal Nitzan, militante e voce della poesia ebraica, è testimone di una minoranza del popolo israeliano che si batte contro l´occupazione dei territori. Leila Mattar, arabista, ha raccontato agli italiani un altro orrore, quello dell´Intifada, vissuta dalle donne palestinesi. Ci saranno anche loro stamattina (alle 10.30, ingresso gratuito) alla Galleria Toledo - via Concezione a Montecalvario, 34, info 081 425 037) per l´incontro dal titolo "L´uguaglianza della diversità. La condizione della donna in diversi paesi e culture". Quattordici le "combattenti" presenti in una giornata di riflessione e di testimonianze sull´universo femminile "sublime e terribile". Teatro, circo, canto e installazioni multimediali ne mostreranno il lato spettacolare, mentre le storie di vita reale o narrata ne documenteranno la controversa condizione attuale, attraverso paesi e culture differenti. L´evento - condotto da Stella Cervasio - è il momento finale del progetto "Scuole Aperte", sostenuto dall´Assessorato all´Istruzione della Regione Campania e culminerà con la presentazione del Quaderno dei diritti umani, a cura di Mimmo Grasso, che raccoglie interventi di 20 studenti delle scuole campane, alternati a poesie e scritti di autori affermati. Diversi i linguaggi espressivi scelti per approfondire il tema dei diritti umani. C´è la letteratura, con gli scritti dell´israeliana Tal Nitzan e le poesie "sociali" di MÁrcia TheÓphilo. Nata a Fortaleza (Brasile) è stata la prima a parlare dei miti della foresta amazzonica e degli indios, grazie ai racconti della nonna che in quella selva ci aveva vissuto. Ha tutelato, lottando in prima persona, la dignità di questo popolo, minacciato da grandi pericoli. C´è il teatro, con il monologo di Anita Mosca tratto da "La svergognata", liberamente ispirato all´omonimo romanzo di Sarah Khalifah e il pezzo unico di Tina Femiano tratto da "Niente più niente al mondo" di Massimo Carlotto, con la regia di Carlo Cerciello. E c´è ancora la multimedialità con i video di Adriano Casale e i canti popolari contadini con il trio "Ficufresche". Inoltre, il circo contemporaneo con le performance "aeree" di Maria Teresa Cesaroni. Le testimonianze di Maria Amalia Zumbolo (impegnata nell´integrazione scolastica della comunità straniera a Eboli), di Fatiha Chakir (magrebina e mediatrice culturale, lavora nelle scuole del salernitano), di Leila Mattar, italiana e figlia di palestinesi, traduttrice di Sarah Khalifah, una delle più riconosciute scrittrici della letteratura araba contemporanea, famosa per "Primavera di fuoco" edito da Giunti. è stata lei a fondare nel 1989 il primo centro di ricerche sulla condizione femminile nei Territori Occupati. Scopo della manifestazione e del progetto, dedicato agli studenti delle scuole superiori e non, è affermare "l´uguaglianza della diversità" che favorisca l´accettazione e l´integrazione sociale e che giunga, con la stessa forza, ad un pubblico di diverse fasce generazionali. (tiziana cozzi)

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Vaticano, sì alla conferenza Onu sul razzismo (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Vaticano, sì alla conferenza Onu sul razzismo --> Sabato 07 Marzo 2009 SOCIETA, pagina 12 e-mail print ROMAIl Vaticano e la Francia non seguono l'Italia e gli Stati Uniti su «Durban II». La Santa Sede ha confermato ieri, infatti, di voler partecipare alla seconda conferenza dell'Onu su razzismo e xenofobia che si terrà dal 20 al 24 aprile a Ginevra; così come farà Parigi, che ha invocato anzi una posizione comune dell'Unione europea. Giovedì era stato il ministro degli Esteri Franco Frattini ad annunciare da Bruxelles il ritiro della delegazione italiana dai lavori preparatori a causa delle «frasi aggressive di tipo antisemita» contro lo Stato di Israele contenute nella bozza di dichiarazione finale. Frasi inaccettabili, ha ribadito anche ieri in mattinata il titolare della Farnesina: per far rientrare l'Italia «si devono cancellare quelle espressioni dichiaratamente antisemite e quelle frasi che inducono all'intolleranza», ha esortato Frattini, aggiungendo - prima della presa di posizione di Parigi - che anche altri Stati europei come Francia, Olanda e Danimarca nutrono «grandi dubbi»: «Spero seguiranno il nostro esempio», era stato il suo auspicio. L'Italia, dopo la bocciatura di Stati Uniti e Canada delle settimane scorse, è stato infatti il primo Paese europeo a boicottare ufficialmente la Conferenza. Ma perplessità su un'iniziativa che - come quella del 2001 a Durban - rischia di trasformarsi in una «gogna» per Israele sono diffuse un po' nelle Cancellerie di tutta Europa: tanto che lunedì scorso anche il primo ministro francese François Fillon aveva avvertito che il suo Paese era «pronto a ritirarsi». Ieri in serata, invece, il cambio di rotta. La Francia non ha intenzione di abbandonare i lavori preparatori, ha fatto sapere il portavoce del Quai d'Orsay, Eric Chevallier: «Abbiamo preso atto dell'annuncio italiano, ma in questa fase pensiamo che sia importante essere all'interno del processo di preparazione di Durban II per far sì che non degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei diritti umani», ha spiegato il portavoce. «Vedremo - ha aggiunto - se si potrà privilegiare una posizione europea». Parigi vuole cercare quindi di modificare dall'interno i lavori preparatori, coordinati dalla Libia, con la partecipazione di Iran e Cuba. La stessa cosa che evidentemente vorrebbe fare il Vaticano: «Bisognerà vedere quale sarà il testo definitivo - ha detto monsignor Silvano Maria Tomasi, nunzio presso l'Onu di Ginevra -: si sta lavorando a una nuova bozza più breve e con modifiche. Si deve andare avanti con cautela, vedendo se certe obiezioni saranno accolte». I negoziati certo vanno avanti, anche se trovare una mediazione rispetto a una bozza che per adesso accusa Israele di «crimini contro l'umanità», «discriminazioni razziali» contro i palestinesi e di «minacciare la pace internazionale e la sicurezza» appare - almeno al momento - difficile. 07/03/2009 nascosto-->

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Durban2, Parigi non segue l'Italia: lavorare al testo (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-07 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Il caso Dopo l'annuncio del ritiro della delegazione di Roma Durban2, Parigi non segue l'Italia: lavorare al testo La Francia per una posizione comune dell'Ue Ma la Farnesina sostiene di essere pronta a rientrare nella Conferenza se ci saranno modifiche alla bozza ROMA — La Francia non ha gradito. Dopo che il ministro degli Esteri Franco Frattini ha annunciato giovedì il ritiro della delegazione italiana dai lavori preparatori della prossima conferenza dell' Onu sul razzismo, a Parigi la scelta è sembrata in contrasto con l'esigenza di aumentare il peso negoziale dell'Unione Europea adottando una posizione comune tra i suoi 27 membri. E questo malgrado l'obiettivo dei governi francese e italiano sia comune: il presidente Nicolas Sarkozy fu tra i primi a sostenere che a quel convegno, dal 20 al 24 aprile a Ginevra, non bisognerà partecipare se la base della discussione rimarrà una bozza che definisce «crimine contro l'umanità » la politica di Israele verso i palestinesi. «Noi abbiamo lasciato la porta aperta», sottolineano fonti della Farnesina per sdrammatizzare. Mercoledì prossimo, sollecitato da Piero Fassino del Pd, Frattini riferirà sul ritiro alle commissioni Esteri di Camera e Senato. Ieri il portavoce del Quai d'Orsay, la Farnesina francese, Eric Chevallier ha marcato le distanze da quella tattica: «Abbiamo preso nota dell'annuncio italiano, in questa fase pensiamo che sia importante far parte del processo di preparazione e vedremo come va. Riteniamo importante essere all'interno del processo per far sì che "Durban2" non degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei diritti umani ». Il nome «Durban2» indica la conferenza che dovrà aggiornare le valutazioni dell' Onu sul razzismo dopo la precedente, nel 2001 in Sudafrica, abbandonata da Usa e Israele perché palcoscenico per antisemiti. La divergenza con la Francia colpisce. Sarkozy è citato con ammirazione come avanguardia della minaccia di non presentarsi in aprile a Ginevra, in caso di conferma della versione provvisoria del documento, in tre delle mozioni approvate il 4 dicembre dalla Camera con voti di centro-destra e opposizione. «La posizione francese non è tanto in contraddizione con la nostra. Se venisse fuori un testo accettabile, saremmo pronti a rientrare alla conferenza», sostengono alla Farnesina. Sul Medio Oriente, al di là della facciata, tra i due Paesi la collaborazione è spesso anche competizione. E giovedì a Bruxelles Frattini non si è occupato soltanto di «Durban2 ». In Israele non era affatto piaciuta la sua intenzione di andare in Iran, Stato sottoposto a sanzioni per i piani nucleari e non visitato da oltre tre anni da ministri dell' Ue. Il viaggio per Teheran e Bam, nei dettagli noti alle diplomazie, prevedeva che martedì prossimo con Frattini partisse il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, pronto a firmare un'intesa sui lavori alla tomba di Ciro il Grande. Frattini ha annunciato il ritiro da «Durban2» nel giorno del suo incontro con la collega israeliana Tzipi Livni. Stesse ore di un altro suo annuncio: sul rinvio della visita in Iran. Maurizio Caprara

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Gli eroi e gli ignavi: è la storia di Milano (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cultura - data: 2009-03-07 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Ieri & oggi Il passato anche recente rivisitato con passione civile nel nuovo volume in uscita da Garzanti: i luoghi, i fatti, la memoria (spesso cancellata) Gli eroi e gli ignavi: è la storia di Milano Dalla peste a Mani pulite: gli «untori» di Stajano di CESARE SEGRE P ensare una città: significa percorrerla, ripercorrerla, evocare ciò che vi si è vissuto. O individuare le tracce del suo passato. Questo fa Corrado Stajano, in La città degli untori (Garzanti, pp. 256, € 16,60). La città è Milano; e il libro è il racconto di questo Leopold Bloom che si accontenta di passeggiare entro la cerchia dei Navigli, dato che il centro di Milano è davvero piccolo, e qui si sono svolti i fatti più importanti (vedremo le eccezioni). I ricordi personali si stemperano entro le vicende della collettività, in particolare quelle del tempo di guerra, tra fascismo e bombardamenti e occupazione tedesca; poi si spingono sino alla ricostruzione, al boom, al Sessantotto, al terrorismo, alla corruzione e ai processi di Mani pulite. Stajano evoca atmosfere, sentimenti, illusioni. Delusioni soprattutto, perché la memoria è troppo spesso offuscata, cancellata, le sofferenze dei giusti sono irrise. Inutili. Anche la città oscilla tra memoria (le lapidi, i monumenti) e cancellazione. La palazzina silenziosa, con cappella del Quattrocento, verso piazzale Lotto, dove una suora gentile accoglie lo scrittore, è stata nel 1944 la famigerata Villa Triste, dove i repubblichini della banda Koch torturarono e spesso uccisero antifascisti e resistenti. E la lapide della «colonna infame», luogo del supplizio atroce di Gian Giacomo Mora (1630), presunto «untore», dopo la distruzione del monumento è finita in un cortiletto del Castello Sforzesco. Sono tutte fila ora riannodate per noi. Basti segnalare la passeggiata di Stajano fra Piazza Fontana (strage alla Banca nazionale dell'agricoltura), l'Arcivescovado (incontro fra il cardinale Schuster, Mussolini e inviati del Cln, per la resa dell'esercito di Salò) e, di fronte, la sede dei Vigili urbani (lapide dei Carbonari condannati a morte nel 1821, e altra sulle disavventure cittadine di Renzo nei Promessi sposi); poco lontano il monumento a Cesare Beccaria nella piazza omonima. Grandezza e miserie della città in un chilometro quadrato. E utilmente il volume fornisce un indice dei luoghi. Le passeggiate di Stajano si concentrano su due processi: quello di G.G. Mora e quello di Piazza Fontana, entrando in particolari tragici di forte presa narrativa. Si tratta di due esempi di manipolazione del processo e delle sentenze. Per il Mora, il giudizio è già inquinato in partenza dall'inconsistenza delle prove e dalla volontà di trovare un responsabile della peste che infuriava, creando dal nulla un testimone del delitto. I giudici, sostiene Manzoni nella Storia della colonna infame (1842), hanno chiuso le orecchie, per opportunismo, agli argomenti evidentissimi d'innocenza. Pure nel primo processo per la strage v'era la furia di acchiappare i colpevoli, che s'identificarono con gli sventurati Pinelli e Valpreda, troppo tardi scagionati (Pinelli era già precipitato da una finestra della Questura); ma c'era soprattutto chi voleva depistare le indagini a vantaggio di non si sa chi. La mancanza di soluzione, comune a quelle che vengono chiamate senza ripugnanza «stragi di Stato», ha avuto gravi conseguenze, sottolinea Stajano, nella tenuta morale del Paese. Ma Stajano, nei suoi libri, ha pure bisogno di eroi, cui commisurare i molti campioni dell'ignavia dominante. Questa volta ha individuato un magistrato, Guido Galli, assassinato nel 1980 da terroristi di Prima Linea in un'aula della Statale dove insegnava (di lui si riparla in questi giorni, purtroppo in un contesto amaro). Come nel caso di Giorgio Ambrosoli, celebrato da Stajano in Un eroe borghese (1991), Galli è un uomo generoso, discreto: un magistrato modello, distintosi per il processo a Felice Riva e per le indagini sui gruppi terroristici. L'altro eroe è Giulio Alonzi, anche più dimenticato di Galli; qui lo si rievoca come un personaggio di romanzo. Vicino a Gobetti e amico di Ferruccio Parri, dopo vari impegni giornalistici entra nella Resistenza, dov'è protagonista di azioni belliche. Catturato e torturato dalla banda Koch a Villa Triste, verrà liberato dai partigiani, ancora catturato, infine scarcerato dalla Liberazione. Assunto al Corriere, è vice del direttore Mario Borsa, sulle posizioni del Partito d'Azione, e partecipa con lui all'impegno per il voto referendario del 1946 contro la monarchia. Seguirà Borsa nelle dimissioni imposte dalla proprietà, di tutt'altre idee politiche. Con una costruzione da grande scrittore, Stajano sistema dunque Galli e Alonzi sui due poli della sua tematica, al di sopra dello schema topografico del «promeneur». I due personaggi motivano con forza le sconsolate riflessioni sui mali e le deformazioni del sistema giudiziario, sul difficile impegno per difendere la giustizia. E preludono, pur in modo diverso, a una panoramica internazionale su quella tortura che, nonostante le pagine decisive dei grandi milanesi Verri, Beccaria e Manzoni, continua ad essere messa in atto quasi dovunque. Lo schema topografico ci porta infine fuori del centro cittadino: all'Ortomercato e a Sesto San Giovanni. A Sesto, il crollo della grande industria milanese si riflette nelle vicende di singoli operai, che lo narrano in interviste raccolte dal locale Archivio della memoria; all'Ortomercato, le relazioni dell'Antimafia segnalano l'inquinamento del sistema ad opera di mafiosi e trafficanti di droga: «l'anima nera di Milano. Gli untori, quelli veri, con l'unto nella pentola, sempre sotto casa». Vittoriosi, gli untori, anche grazie a una «apatica regressione antropologica» che Stajano, severo come un innamorato tradito, vede imperare nella sua città. Il saggio di Corrado Stajano (nella foto) «La città degli untori» (Garzanti) sarà in libreria dal 12 marzo Un'illustrazione per la «Storia della colonna infame». Dall'alto: Guido Galli e Giulio Alonzi. A sinistra, la banca di Piazza Fontana dopo l'esplosione

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Se la Corte penale gioca con il fuoco (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'INCRIMINAZIONE DI BESHIR Se la Corte penale gioca con il fuoco Alex De Waal Il dado è ormai tratto. Il mandato d'arresto spiccato dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja contro il presidente Omar al Beshir ha fatto piombare il Sudan verso un futuro incerto. L'incriminazione non è altro che un gioco d'azzardo, un rischio dalle conseguenze non calcolate. Se non possiamo dire con certezza verso quale direzione si dirige il Sudan, sono molte la ragioni per essere preoccupati. La risoluzione dei conflitti si basa in larga parte su alcuni passaggi ben definiti: ridurre l'incertezza tra le parti, mettere insieme intorno a un tavolo gli ex nemici e trovare una soluzione che sia accettabile per tutti. CONTINUA | PAGINA3 Negli ultimi otto anni, i sudanesi e i loro partner internazionali hanno fatto enormi sforzi per portare persone diverse e molto diffidenti tra loro, ognuna delle quali aveva la capacità di riportare il paese negli abissi della guerra e della distruzione, su un'agenda comune che prevedesse il funzionamento del paese. Incentivi, sanzioni e pressioni sono stati parte del pacchetto. Ma la chiave per il successo era una visione condivisa, spesso vaga ma comunque reale, che la risoluzione del problema sudanese fosse una sfida nazionale e che tutti senza eccezione avrebbero avuto un proprio posto nel nuovo Sudan che sarebbe sorto da questo sforzo. La Cpi è esattamente l'inverso: un assolutismo dei diritti umani che prevede l'esclusione totale di un gruppo di persone. La Cpi pretende di essere fuori dalla politica, sostenendo di rappresentare principi su cui è impossibile ogni compromesso. La parola chiave è «pretesa»: gli attivisti dei diritti umani ritengono davvero di «dire la verità al potere» e non in realtà di esercitare il potere. Il mandato d'arresto della Cpi è una decisione reale con conseguenze reali in termini di vita politica di una nazione. Io non vedo una soluzione politica per uscire da questo disastro. Molti nei vari gruppi di pressione a Washington considerano l'incriminazione un mezzo di pressione, un'opportunità per la pace. Io temo di no: la Cpi è un pessimo strumento di pressione perché a) la pressione non può mai essere tolta e (b) la pressione funziona solo se il punto massimo a cui la pressione è esercitata può essere accettata dalle parti sotto pressione. L'incriminazione della Cpi non soddisfa nessuno di questi due criteri. Gli esempi dei mandati d'arresto contro il serbo Slobodan Milosevic e il liberiano Charles Taylor sono sempre citati per dimostrare che i buoni risultati possono avere la meglio sugli scettici come me. Io non ci credo. Milosevic è stato messo sotto processo dopo aver perso la guerra contro la Nato e Taylor dopo essere stato estromesso dal potere (con la promessa di un asilo sicuro). Milosevic e Taylor dirigevano due dittature che sono crollate quando loro sono stati messi da parte. Beshir non è l'uomo forte di una dittatura - anzi, per la maggior parte degli ultimi vent'anni, è stato messo in ombra dai suoi luogotenenti. L'idea che la sua sostituzione con uno dei suoi colleghi rappresenterebbe una trasformazione democratica non ha un gran fondamento. È più pertinente citare il precedente di Joseph Kony della Lord's Resistance Army. Il mandato d'arresto della Corte penale contro Kony ha inizialmente dato una spinta al processo di pace ma, quando Kony ha capito che il mandato d'arresto era irrevocabile, si è messo di traverso e reso impossibile ogni accordo. Gli ugandesi, che inizialmente hanno celebrato la Cpi, si sono disillusi. La comunità internazionale ha giocato la sua seconda carta più alta emanando un mandato d'arresto (la carta più alta sarebbe stata l'invasione del paese) Questa carta è un bidone. Il governo sudanese la ignorerà e i mezzi di pressione della comunità internazionale si stanno velocemente riducendo. Temo che nel prossimo futuro guarderemo gli ultimi anni come anni in cui le cose funzionavano nel modo migliore in cui siano mai funzionate nel Sudan contemporaneo - gli anni in cui è stato implementato il trattato di pace Nord-Sud, i livelli di morte nel Darfur sono crollati dai livelli di carestia e guerra ad appena 150 al mese, e c'erano numerose opportunità per un impegno internazionale nel portare avanti le cose, lentamente e in modo imperfetto, ma comunque avanti. Forse torneremo a questa situazione dopo un periodo di stasi. Forse, con una bacchetta magica, pace, giustizia e democrazia si realizzeranno in un istante. Potrebbe anche darsi che ci saranno alcuni vantaggi. Molto più probabilmente, no. Questi sono giorni tristi per il Sudan. Alex De Waal è program director al Social Science Research Council (Ssrc) di New York. Ha scritto diversi libri sul Darfur. Il suo blog, da cui è tratto questo intervento, è http://www.ssrc.org/blogs/darfur/

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Abortisce a 9 anni, scomunicati i medici (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Abortisce a 9 anni, scomunicati i medici L'ira dell'arcivescovo José Cardoso Sobrinho colpisce medici e madre di una bimba stuprata dal patrigno Roberto Zanini «La legge di Dio è superiore alla legge degli uomini. Quando una legge promulgata da legislatori umani va contro la legge di Dio, perde ogni valore». Sono arrivate come una folgore le parole di monsignor José Cardoso Sobrinho, arcivescovo brasiliano di Olinda e Recife. Il porporato ha scomunicato i medici che hanno fatto abortire una bambina di soli nove anni e la madre che ha autorizzato l'aborto. La bambina era arrivata dalla città di Alagoinha all'ospedale di Pernambuco lamentando dolori al ventre. Era incinta di quattro mesi. Due gemelli, ha detto l'ecografia. Aveva nove anni. Un affarino di 36 chili, alta un metro e 36. Da almeno tre anni veniva stuprata dal patrigno, Jailton José Da Silva, che violentava anche una sorella maggiore, di 14 anni, minorata mentale. Martedì sera i medici hanno preso la decisione di intervenire con farmaci che inducono l'aborto, come si usa in Brasile da circa 16 anni. La legge brasiliana permette l'aborto in caso di stupro o se la madre è in pericolo di vita. La bambina assolveva entrambe le caratteristiche. I fulmini ecclesiastici sono arrivati subito. Martedì sera la bambina ha cominciato a prendere i farmaci, mercoledì l'aborto, nello stesso pomeriggio l'arcivescovo ha lanciato la sua maledizione. E nei giorni successivi ha proseguito la battaglia, travolgendo l'equipe medica pubblica con tutto il peso della sua carica. Monsignor Cardoso Sobrinho fa parte dell'ala più conservatrice della chiesa cattolica latinoamericana. Ha 76 anni, è docente di diritto canonico, è prete (carmelitano) da cinquant'anni, vescovo da trenta e arcivescovo di Recife dal 1985. Nella sua diocesi vivono 3 milioni e mezzo di persone, di cui 3 milioni e 300mila cattolici - e 230 sacerdoti, uno ogni 14mila abitanti. A Recife è stato il successore di monsignor Helder Camara, uno dei padri della teologia della liberazione, quello che «quando do da mangiare a un povero tutti mi chiamano santo, ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo allora tutti mi chiamano comunista». Lo aveva nominato Paolo VI. Wojtyla lo sostituì con monsignor Cardoso Sobrinho, di tutt'altra pasta. Proprio i fulmini di monsignore hanno fatto dilagare il caso, in Brasile e fuori. Dopo l'aborto la bambina - che non è stata scomunicata - e la madre sono state ricoverate in una struttura apposita e esterna all'ospedale, per recuperare con relativa tranquillità. Passo vietato al patrigno: prima di essere arrestato e accusato di stupro, Jailton José Da Silva ha grottescamente dichiarato ai giornali che «è stata lei a prendere l'iniziativa». L'inflessibile monsignor Cardoso Sobrinho ha tenuto a precisare che lo stupratore pedofilo non è stato scomunicato: «Il suo peccato è abominevole ma non è compreso nella scomunica. Esistono tanti altri peccati gravi ma il più grave è l'aborto, l'eliminazione di una vita innocente». La verità è che il patrigno era contrario all'aborto, la madre invece a favore. Uno è in galera ma in piena comunione con la chiesa, l'altra è vicino alla sua bambina e scomunicata. Ieri ha battuto un colpo anche il governo. Prima il ministro della sanità José Gomez Temporao e poi lo stesso presidente Lula hanno preso la parola schierandosi con la madre e con i medici. «Come cristiano e come cattolico - ha detto Lula - mi rammarico profondamente che un vescovo della Chiesa cattolica abbia avuto tale comportamento conservatore. La medicina è su questo punto più corretta della chiesa, e ha fatto ciò che doveva fare: salvare la bambina». In Brasile più di un milione di donne abortiscono ogni anno (quasi quattro milioni dell'interno subcontinente), e il dibattito sull'aborto «non è un tema di fede - ha detto il ministro - ma di salute pubblica». In Brasile il 70% dei 180 milioni di abitanti è cattolico, ma non molto apostolico e romano, e il 96% dei giovani ritiene che usare il preservativo non sia peccato. Chiesa e governo sono spesso in conflitto. La Conferenza episcopale brasiliana ha organizzato un'attiva campagna contro l'aborto, fino a creare un fronte parlamentare in appoggio a un progetto di legge contro l'aborto anche in caso di stupro, e il presidente della Commissione diritti umani della camera - un prete cattolico, Luiz Couto - è stato ferocemente criticato la settimana scorsa per aver giustificato il fatto che le donne che hanno abortito dopo uno stupro ricevano assistenza medica pubblica e gratuita. Il «Centro Integrado de salud Amaury De Medeiros» (Cisam), l'ospedale che ha fatto abortire la bambina, intanto si difende come può. Sono arrivati circa 500 messaggi di solidarietà, e la direttrice dell'istituto, Fatima Maia, è sbottata: «Grazie a dio - ha detto - sono nel gruppo degli scomunicati. Odio la violenza sessuale, e rifarei tutto un'altra volta». Foto: L'ARCIVESCOVO JOSE' CARDOSO SOBRINHO DICE MESSA A RECIFE /FOTO AP

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Istanbul, il calvario delle schiave del lusso (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

LAVORO SENZA DIRITTI ABITI Parlano le sindacaliste turche della ditta legata a Prada Istanbul, il calvario delle schiave del lusso Sono costrette a lavorare mediamente 14 ore al giorno per un salario di appena 400 euro mensili. Sono le «schiave» della Desa, azienda turca specializzata nella fabbricazione di borse di lusso, che ha tra i maggiori committenti l'italiana Prada. La loro condizione raccontata da due operaie, licenziate per essersi iscritte al sindacato insieme ad altre 42 lavoratrici, invitate in Italia dall'associazione «Abiti puliti» Jacopo Storni FIRENZE Nei momenti più intensi sono costrette a lavorare per 36 ore di fila senza soste, al limite possono concedersi un pisolino di un'ora sul pavimento, sotto il tavolo. Usualmente lavorano «soltanto» 14 ore al giorno, anche il fine settimana. Ogni mese fanno 240 ore di straordinario. Lo stipendio non supera i 400 euro mensili e non è sufficiente per avere l'elettricità in casa. Il risultato di questo massacrante calvario - descritto dalle operaie - sono borse costosissime, il cui prezzo si avvicina ai mille euro. Le schiave che fabbricano questo lusso hanno nomi sconosciuti che si perdono nella periferia industriale di Istanbul, ma il frutto delle loro pene porta una firma ben conosciuta: Prada. Lo scandalo dei lavoratori schiavi nelle fabbriche che producono il nostro lusso arriva anche in Italia e coinvolge uno dei marchi più prestigiosi della moda nazionale e internazionale, che dal 2007 appalta una parte della propria produzione all'azienda turca Desa, 1200 lavoratori distribuiti in tre fabbriche, due delle quali nella Turchia europea a poche decine di chilometri dalla capitale Istanbul. Dopo anni di silenzio, la voce delle donne dello stabilimento turco e le loro condizioni lavorative sono uscite dal cono di torpore e sono arrivate in Italia. Grazie alla campagna «Abiti Puliti» in questi giorni sono sbarcate nel nostro paese due lavoratrici della Desa licenziate nell'aprile 2008 insieme ad altre 42 dipendenti perchè si erano iscritte al sindacato: volevano unirsi per cambiare le proprie condizioni di lavoro in fabbrica, i bassissimi salari, gli orari di lavoro eccessivi. Dopo l'incontro con la Commissione Etica della Regione Toscana e il meeting con il coordinamento delle Rsu di Prada ad Arezzo, numerosi attivisti italiani terranno stamattina una manifestazione di protesta di fronte ai principali punti vendita di Prada a Milano (appuntamento alle 11 nel negozio di Corso Venezia 3). Grazie alla campagna internazionale 'Clean Clothes' la protesta abbraccerà anche altre città europee: Londra, Parigi, Madrid e Istanbul. Emine è una pasionaria. Ha una cinquantina d'anni, il suo viso avvolto in uno chador bianco e nero le conferisce una certa timidezza mista a intransigenza, ma è la lavoratrice più attiva ed energica. Dopo il licenziamento, è riuscita a far arrivare il suo caso in tribunale, che ha accolto positivamente la sua istanza: Emine e tutte le altre operaie licenziate dovevano essere reintegrate al loro posto di lavoro. Desa però ha presentato ricorso. Il sindacato internazionale dei lavoratori tessili, la International Textile Garment and Leather Workers Union, intanto aveva chiesto alle case di moda coinvolte un incontro per il 20 dicembre 2008. Nessuna delle aziende committenti ha accettato di partecipare. Ad oggi il ricollocamento è ancora bloccato, nonostante ogni giorno le operaie licenziate tengano sit-in dimostrativi di fronte allo stabilimento turco al fine di ottenere la riassunzione. E' raccapricciante la realtà che Emine e Nuran raccontano al riguardo delle condizioni all'interno delle fabbriche turche Desa. «Lavoriamo senza soste con i manager che circolano in continuazione per tenerci sotto controllo - racconta Emine - Siamo esposte a prodotti chimici nocivi e non siamo forniti di maschere di protezione. La mia vita è di proprietà della Desa. Mi alzo la mattina all'alba e vado al lavoro. Termino la mia attività la sera alle 22, torno a casa e vado a letto. E così anche il giorno successivo, e quello dopo ancora. Abbiamo aderito al sindacato turco e il direttore dell'azienda ha risposto col licenziamento». Nonostante l'esistenza dei sindacati, in Turchia è comunque difficile poterci fare affidamento. Se non vi aderisce oltre il 50% dei dipendenti dell'azienda il sindacato, secondo la legge vigente in Turchia, non può muovere un dito. Secondo la Clean Clothes Campaign e le operaie dell'azienda oltre il 50% del lavoro di Desa è stato appaltato da Prada. Marco Pogliani, responsabile dell'agenzia che cura le relazioni esterne del marchio italiano, smentisce tale cifra e parla soltanto del 10% della produzione per un totale di 68 mila pezzi (la cifra ci è stata confermata anche da Burat Chelet, general manager di Desa, il quale ha aggiunto che «la produzione riguarda soltanto prodotti appartenenti alla collezione Prada - Miu Miu»). Abbiamo chiesto un'intervista a Stefano Rastrelli, responsabile del personale di Prada. Non ci è stata concessa. Ci ha risposto però lo stesso Pogliani, il quale ha detto che su questo argomento «Prada non commenta» e ha sottolineato che l'azienda italiana ha fatto firmare un codice etico a Desa nel quale l'impresa turca si impegna a far rispettare la legge di tutela dei diritti umani vigente nel paese. Inoltre, Pogliani ha ricordato che, durante le regolari ispezioni condotte dal team di Prada all'interno allo stabilimento di Desa, «la condizione dei lavoratori risulta buona, si tratta di una fabbrica modello in linea con gli standard europei di alto livello». A detta di Emine, però, immediatamente prima delle ispezioni «i dirigenti della Desa intimidiscono gli operai al fine di smentire gli orari massacranti e i bassi salari». «Ci insegnano a raccontare il falso e se sgarri ti licenziano - asserisce Emine -. I lavoratori più intransigenti vengono allontanati nel giorno delle ispezioni, i luoghi di lavoro vengono accuratamente ripuliti, vengono messe a norma le condizioni di sicurezza e viene creato un finto spazio giochi per i bambini delle giovani madri lavoratrici». Gli operai hanno chiesto un tavolo di confronto con i dirigenti di Prada ma l'azienda, attraverso la voce di Pogliani, ha sostenuto che, vista la piccola quantità di lavoro subappaltato e le regolari ispezioni condotte, si tratterebbe di «un'ingerenza realizzare un incontro diretto con i lavoratori».

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La gabbia DELLA CURIA (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

LA SPERANZA PERDUTA DEL CATTOLICESIMO REALE La gabbia DELLA CURIA Un volume di Walter Peruzzi per le edizioni Odradek ricostruisce l'operato della Chiesa Cattolica, presentando al tempo stesso una antologia di testi sulla sua dottrina della fede. Dalla «guerra agli infedeli» all'omofobia, una critica pungente al potere temporale e all'arbitrio teologico esercitati per secoli dal Vaticano Enzo Mazzi Una data segna un passaggio storico fondamentale per la religione cattolica: l'11 ottobre 1962 quando una foresta di candide mitrie vescovili illuminò e animò l'ambigua immensità di San Pietro. A differenza del Vaticano I, che era stato ancora un concilio essenzialmente europeo, i quasi 2500 padri conciliari provenivano ora da tutto il mondo. Meno della metà erano europei, ottocento venivano dalle Americhe, più di cinquecento dall'Africa e dall'Asia. Rappresentavano le periferie della cattolicità. Proprio per questo papa Giovanni li aveva convocati: per dar voce e forza alla molteplicità creativa delle ininfluenti e non di rado ignorate provincie dell'impero. Sta tutta qui la geniale ispirazione profetica di papa Giovanni. Era veramente una svolta epocale. La Chiesa cattolica fino allora era stata di parte, dominio dei «profeti di sventura», arroccata «contro»: contro la Riforma, la modernità, il comunismo, la diversità, la verità dell'«altro/a»; contro l'autonomia delle coscienze e il riscatto dei popoli. Il sangue versato L'ideologia dominante nel cattolicesimo aveva finora «munto con violenza alle mammelle della Scrittura e invece di latte aveva bevuto sangue». Questa espressione tragicamente colorita di un anonimo autore del secolo XI, il quale si riferiva alle giustificazioni tratte dalla Bibbia da ambedue le parti nella lotta per le investiture e nel tanto sangue sparso, la vedo appropriata anche alla Chiesa della controriforma: una chiesa di parte, arroccata in difesa rispetto a un mondo considerato nemico. Ma potrebbe essere appropriata per descrivere tutta la storia della Chiesa nella dimensione istituzionale. È questa la tesi sostenuta da Walter Peruzzi nel suo Il cattolicesimo reale (Odradek edizioni, pp. 524, euro 32) e documentata attraverso un imponente apparato di citazioni «autentiche». «I brani qui antologizzati - scrive l'autore nella presentazione - mostrano che la Chiesa cattolica, indipendentemente da come razzola e dai delitti che ha commesso nella sua storia (..), ha predicato e continua a predicare male, cioè che a essere insensate o immorali sono molte sue dottrine e insegnamenti, formulate da papi e da concili, più che le infedeli applicazioni dei suoi "figli". Si tratta di dottrine e insegnamenti che spesso, secondo i papi, dovrebbero essere condivise da tutti in quanto conformi a un supposto "diritto naturale" e che invece contrastano col comune senso morale e ledono fondamentali diritti umani. Citiamo, fra i molti casi, la dottrina del peccato originale, secondo la quale i figli devono pagare per le colpe dei padri; la difesa della schiavitù; l'obbligo per la moglie di essere sottomessa al marito; il diritto-dovere, premiato da Dio con la vita eterna, di uccidere gli infedeli, di torturare e bruciare eretici e streghe; la credenza in queste ultime; l'omofobia e l'antisemitismo; la condanna della libertà di coscienza; l'imposizione della religione di stato; la definizione del rapporto sessuale come in sé peccaminoso; il divieto di usare i contraccettivi anche se ciò ha provocato e provoca moltissime vittime. Alcune di queste dottrine valgono ancora oggi, altre (come il diritto-dovere di uccidere gli infedeli, la guerra santa, la condanna della libertà di coscienza o la teoria geocentrica) sono state corrette o abbandonate, in genere da non molto tempo, obtorto collo e quasi mai del tutto». La tesi di Peruzzi può apparire forzata e condizionata da una certa dose di prevenzione. Bisogna riconoscere però che si tratta di una tesi comune a molti storici non di parte. E anche a teologi e insospettabili membri dell'alta gerarchia. Ne è un esempio il confronto aperto avvenuto nel 1999, documentato dalla stampa francese, fra il cardinale Joseph Ratzinger, ora papa, allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e il cardinale Pierre Eyt, membro della stessa Congregazione, delfino di Ratzinger, oltre che arcivescovo di Bordeaux. Ratzinger il 27 novembre 1999 tiene una conferenza alla Sorbona su «La verità del cristianesimo», pubblicata parzialmente dal quotidiano Le Monde e integralmente da La Documentation catholique. La sintesi del suo discorso può essere individuata nella conclusione: «Il tentativo di restituire, in questa crisi dell'umanità, un significato globale alla nozione del cristianesimo come religio vera, ... il suo contenuto, oggi come un tempo, dovrà consistere, più profondamente, nella coincidenza tra amore e ragione ...: la ragione vera è l'amore e l'amore è la ragione vera. Nella loro unità essi costituiscono il fondamento vero e il fine di tutto il reale». L'assenza del diritto Il cardinale Eyt non ce la fa a tacere. La posta a suo avviso è troppo alta. Prende la penna e scrive un articolo per il quotidiano cattolico francese La Croix. «Riconosco - egli dice - che non è consueto che un cardinale membro della Congregazione della Dottrina della fede comunichi attraverso la stampa le riflessioni ispirategli da una conferenza del cardinale prefetto. (...) La mia domanda prende le mosse da quella che io interpreto come un'omissione, una dimenticanza... non so bene... di Ratzinger. Egli non menziona mai il "diritto". Ora, sotto ogni aspetto, il diritto era una nozione centrale sia nella romanità antica sia nel cristianesimo primitivo. Ed è noto che il diritto penale romano ha accompagnato l'evoluzione del cristianesimo antico. Dapprima quest'ultimo è stato vittima del diritto della spada (le persecuzioni); poi i cristiani, certo non senza discussioni, si appellarono al "braccio secolare" contro i pagani, contro i barbari, contro gli eretici. Il decreto dell'imperatore Teodosio del 27 febbraio 380, per citare il documento più emblematico dell'epoca, stabilisce che "solo chi segue papa Damaso (366-384) può attribuirsi il nome di cristiano cattolico". (...) Se dunque nell'antichità vi è stato un legame indissolubile tra "natura, uomo, Dio, ethos, religione", per essere fedeli alla storia, si sarebbe dovuto collegarvi anche il diritto e il diritto nella sua forma coercitiva e penale. Così la "razionalità" evocata dal cardinal Ratzinger ottiene una figura più completa. E il nostro rapporto con l'antichità cristiana diviene assai più complesso di quanto la dimostrazione non lasci supporre, come pure diventa più problematica quella che Ratzinger definisce "la forza di convinzione del cristianesimo dei padri"». Fin qui le sorprendenti affermazioni del cardinale Eyt che sono in linea con la tesi di Peruzzi. È su questo sfondo che bisogna collocare la portata della svolta di Papa Giovanni. La Chiesa deve tornare ad essere «chiesa di tutti e particolarmente dei poveri», disse nell'intervento dell'11 settembre 1962 in preparazione del Concilio e ripeté sostanzialmente un mese dopo, nel discorso d'apertura. «Chiesa di tutti» e non solo della gerarchia; «di tutti» e non solo dei cattolici, degli europei, dell'occidente opulento. Una tale trasformazione era un compito immane, un miracolo che nessun papa dal centro avrebbe mai potuto compiere. Roncalli, uomo dell'apparato, sapeva quanto era grande la solitudine istituzionale del vescovo di Roma, conosceva bene la prigionia vaticana e lo spessore delle catene curiali. Era cosciente di ciò quando accettò l'elezione e se ne convinse meglio i primi anni del suo pontificato quando fu trascinato in una delle ricorrenti strette involutive che si abbatté sulle esperienze del cattolicesimo italiano e francese più impegnate in quella trasformazione che entrava sempre più decisamente nei suoi sogni. Papa Roncalli si sentiva inghiottito dalla tela del ragno, quasi un burattino nelle mani dell'onnipotenza curiale. Ed ebbe la genialità di rompere quell'isolamento chiamando in Vaticano il mondo intero. Non che i vescovi fossero tutti esemplari di aderenza alla realtà, anzi molti di loro erano ancora fermi al Medio Evo. Chiamò il mondo intero nel senso che convocando i vescovi intese dare voce e forza a quei processi di crescita umana e cristiana che animavano la storia. Li aveva incontrati nella sua esperienza di diplomatico vaticano in cruciali posti di frontiera: in Bulgaria, a contatto col mondo dell'ortodossia e del comunismo, in Turchia, la porta dell'Islam, nella Francia, «paese di missione» animato dal cardinale Suhard e inoltre nodo storico della decolonizzazione (Algeria e Vietnam). Lo spirito del Concilio Nell'enciclica Pacem in Terris chiamerà tali processi «segni dei tempi» e darà loro precisi connotati: «ascesa economico-sociale delle classi lavoratrici, ... ingresso della donna nella vita pubblica, ... non più popoli dominatori e popoli dominati»; ancora altri «segni dei tempi», secondo la Pacem in Terris, l'aprirsi delle coscienze al carattere democratico della vita sociale e politica e all'illiceità ormai della guerra nell'era atomica. Che ne è di tutta questa realtà, di questo mondo ribollente, di questa presa di coscienza delle «periferie», della base cui attraverso il concilio si è inteso dar voce e forza? Ha certamente ottenuto l'intento di farsi sentire ed ha contagiato gran parte dei padri conciliari; ma è riuscita anche scardinare in qualche modo la tela del ragno o ne è rimasta invischiata? A giudicare dalla prassi alto-istituzionale si direbbe che il Concilio è effettivamente morto. Rimane solo la liturgia funebre, necrofila, i cui riti si ripropongono sempre uguali. È vero che le gerarchie ecclesiastiche esprimono un atteggiamento critico nei confronti del neoliberismo, dell'individualismo egoista occidentale, dell'iniquo rapporto Nord-Sud e soprattutto c'è la condanna della guerra. È una condanna giusta, ma che cala dall'alto. È una specie di riproposizione dello scontro medioevale fra papato e Impero. Manca completamente l'annuncio dei «segni dei tempi». Il Cattolicesimo reale è tornato imperante. Dunque si può dire addio ai «segni dei tempi»? Si deve considerare fuori dall'orizzonte storico attuale la fiducia nel cammino umano, la valorizzazione delle periferie, delle diversità, dei processi di trasformazione dal basso? Insomma si deve considerare morto lo spirito del Concilio? Non ne sarei tanto sicuro. La sua tomba potrebbe essere vuota e i riti necrofili un esorcismo contro un processo inarrestabile. È una tesi questa assai diffusa fra i sociologi e i teologi. Soprattutto è un atteggiamento di fede e un'apertura di credito alla speranza, su cui si gioca un aspetto non secondario del nostro futuro e su cui si fonda la fedeltà e la costanza di realtà ecclesiali quali ad esempio le comunità di base. Le Comunità di base sono nate proprio per annunciare e inverare il processo di riconciliazione e pacificazione universale a cui tendevano e tendono i «segni dei tempi» intravisti da papa Giovanni. CONTINUA | PAGINA 14 Le Comunità di base sono esperienze diffuse in tutto il mondo per andare oltre le incrostazioni secolari delle verità assolute ed esclusive che creano separazione e contrapposizione, per rimettere in moto la ricerca a tutto campo, per oltrepassare tutti i confini, le appartenenze totalizzanti e le bandiere, per cercare strade nuove di relazione basate sul primato dell'uomo e della donna, per riconciliare i vari aspetti dissociati dell'essere umano, per valorizzare e intrecciare i percorsi positivi in atto in ogni angolo del pianeta. Le Comunità di base sono un segno di speranza. Uno dei segni di speranza che animano la società attuale. Una lettura superficiale di Cattolicesimo reale può dare l'impressione che in questa monumentale antologia di Peruzzi manchi proprio la speranza. L'autore stesso sembra autorizzare una tale valutazione quando scrive: «Si potrà certo osservare, e alcuni cattolici lo affermano, che il cattolicesimo non si riduce alla "gerarchia". Ma nella società e nella storia, per i governanti come per i loro popoli, il cattolicesimo continua ad essere quello predicato e rappresentato dal papa e dai vescovi. Ed è questo cattolicesimo reale, cioè la dottrina della Chiesa di Roma, 1'oggetto del nostro discorso». In realtà nel libro si può vedere altro. Si può riscontrare addirittura nei titoli delle tre parti di cui si compone il libro: «La religione dell'uguaglianza», «La religione della gioia», «La religione dell'amore per la vita». C'è amara ironia in questa titolatura. Come a dire che il Cattolicesimo reale è in contrasto stridente e quasi provocatorio con il cliché che si usa per rappresentarlo. Lo afferma esplicitamente Peruzzi. Mentre lo dice però fa intendere anche il contrario e cioè che sotto a questa veste di ipocrisia o meglio dentro questa innervatura di potere violento con cui la Chiesa ha tessuto nei secoli il suo sistema di dominio, c'è una «Chiesa altra» che vive o tenta di vivere una ricerca inesausta di autenticità evangelica.

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Lara, in missione per gli ultimi (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

COMACCHIO E LIDI pag. 21 Lara, in missione per gli ultimi Il Cif assegna alla giovane ferrarese il premio Marisa Marighi' COMACCHIO LA FESTA DELL'8 MARZO L'EDIZIONE 2009 del premio Marisa Marighi', che la sezione comacchiese del Cif destina a una figura femminile che si è distinta per particolari attività umanitarie, verrà assegnato, domenica alle 15, nella sala polivalente di Palazzo Bellini, a Lara Zunelli, una donna che ha sempre lavorato al servizio degli ultimi e dei più deboli. Nata a Ferrara, 33 anni, con casa a Porto Garibaldi, ha conseguito la maturità scientifica presso l'istituto Padri Filippin a Paderno del Grappa e in seguito si è laureata alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Bologna. Nel 2005 si è specializzata presso la scuola di studi superiori Sant'Anna di Pisa, conseguendo un master in diritti umani e gestione dei conflitti. Lara Zunelli, si è sempre dedicata a coloro che soffrono e nel settembre del 2005 ha svolto uno stage formativo di 4 mesi in Darfur, in Sudan. «Fin dalla prima età dell'adolescenza ha manifestato una tendenza alla conoscenza di realtà umane di altre località si legge nella relazione della presidente del Cif, Laura Luciani , sentendosi limitata nel nostro ambiente ristretto. Tuttavia si è sempre sentita integrata nella nostra realtà e si è prestata volentieri ad aiutare le amiche che si trovavano in particolari situazioni di disagio. Le amiche di scuola e di collegio si rivolgevano a lei per avere consigli e conforto. Pur amando la propria famiglia e le proprie amicizie ha sempre manifestato un carattere autonomo e indipendente e una spiccata personalità. Le sue qualità l'hanno portata ad affrontare esperienze presso diversi organizzazioni internazionali con finalità umanitarie, in Nepal, per conto di Medici senza frontiere, in Uganda e in Congo. Per tutte noi associate al Cif, è con orgoglio e soddisfazione ricordare Lara da bambina, allorchè trascorreva soggiorni montani promossi dal Cif di Ferrara. La nostra Lara non sarà qui a ricevere personalmente il premio, in quanto in questo periodo è stata investiva di una nuova e impegnativa missione, come componente di èquipes civili di protezione, di cui fanno parte le colleghe degli Affari Civili, della Protezione del Bambino, dei Diritti dell'Uomo e degli Affari Politici. In questo delicato impegno Lara affianca i caschi blu dell'Onu per proteggere la popolazione civile e disarmare i belligeranti contrapposti». Alla cerimonia prenderanno parte il sindaco Cristina Cicognani, l'assessore provinciale alle pari opportunità Manuela Paltrinieri, la vice presidente regionale del Cif Edda Guerrini, la presidente provinciale Maria Pia Radice e don Pierre Celestin Mbalanga, che farà una relazione sull'attuale situazione socio-politica in Congo. Seguirà l'esibizione in concerto di Tiziana Rivale. Luciano Boccaccini

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Il sì di Vaticano e Francia spiazza il boicottaggio italiano (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

ESTERI pag. 21 Il sì di Vaticano e Francia spiazza il boicottaggio italiano RAZZISMO FRATTINI INSISTE: «RIFIUTO IL DOCUMENTO ANTISEMITA» ROMA IL VATICANO e la Francia non seguono l'Italia e gli Stati Uniti su Durban II'. La Santa Sede ha confermato infatti di voler partecipare alla seconda conferenza dell'Onu su razzismo e xenofobia che si terrà dal 20 al 24 aprile a Ginevra; così come farà Parigi, che ha invocato anzi una posizione comune dell'Unione europea. Era stato il ministro degli Esteri Franco Frattini ad annunciare giovedì da Bruxelles il ritiro della delegazione italiana dai lavori preparatori a causa delle «frasi aggressive di tipo antisemita» contro lo stato di Israele contenute nella bozza di dichiarazione finale. Frasi inaccettabili, ha ribadito anche ieri il titolare della Farnesina: per far rientrare l'Italia «si devono cancellare quelle espressioni dichiaratamente antisemite e quelle frasi che inducono all'intolleranza», ha esortato Frattini, aggiungendo prima della presa di posizione di Parigi che anche altri stati europei come Francia, Olanda e Danimarca nutrono «grandi dubbi»: «Spero seguiranno il nostro esempio», era stato il suo auspicio. L'Italia, dopo la bocciatura di Stati Uniti e Canada delle settimane scorse , è stato infatti il primo paese europeo a boicottare ufficialmente la Conferenza. Ma perplessità su un'iniziativa che, come quella del 2001 a Durban, rischia di trasformarsi in una gogna' per Israele sono diffuse un po' nelle cancellerie di tutta Europa: tanto che lunedì scorso anche il primo ministro francese Francois Fillon aveva avvertito che il suo Paese era «pronto a ritirarsi». Poi, ieri sera, il cambio di rotta. La Francia non ha intenzione di abbandonare i lavori preparatori, ha fatto sapere il portavoce del Quai d'Orsay Eric Chevallier: «Abbiamo preso atto dell'annuncio italiano, ma in questa fase pensiamo che sia importante essere all'interno del processo di preparazione di Durban II per far sì che non degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei diritti umani», ha spiegato il portavoce. «Vedremo ha aggiunto se si potrà privilegiare una posizione europea». PARIGI vuole cercare quindi di modificare dall'interno i lavori preparatori, coordinati dalla Libia con la partecipazione di Iran e Cuba. La stessa cosa che evidentemente vorrebbe fare il Vaticano: «Bisognerà vedere quale sarà il testo definitivo ha detto mons. Silvano Maria Tomasi, nunzio presso l'Onu di Ginevra Si deve andare avanti con cautela, vedendo se certe obiezioni saranno accolte». I negoziati certo vanno avanti, anche se trovare una mediazione rispetto ad una bozza che per adesso accusa Israele di «crimini contro l'umanità» appare al momento difficile.

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NUMEROSE socie del Club Soroptimist Bologna , si sono incontrate a casa di Anna M... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

PERSONE E FATTI pag. 37 NUMEROSE socie del Club Soroptimist Bologna , si sono incontrate a casa di Anna M... NUMEROSE socie del Club Soroptimist Bologna , si sono incontrate a casa di Anna Maria Bonaga per parlare di un tema attuale in città: il Civis. In qualità di relatore Rita Finzi, già socia Soroptimist, ha illustrato il progetto e risposto alle domande dei presenti tra le quali Paola Giordani, Sofia Gallo, Daniela Maschio, Laurita Boni e Anna Soncini. Il Soroptimist è una organizzazione di donne impegnate negli affari e nelle professioni, che lavorano, attraverso progetti di servizio, per promuovere i diritti umani e migliorare la condizione femminile.

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Tutta l'Europa condanni gli antisemiti di Durban (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Tutta l'Europa condanni gli antisemiti di Durban Occorre reagire al rischio che la conferenza dell'Onu sul razzismo fornisca una tribuna per demonizzare Israele e riproporre tesi negazioniste. È già accaduto negli scorsi anni. Il 10 novembre 1975 fu una risoluzione dell'Onu a definire il sionismo una forma di razzismo. Un drammatico passaggio dalla ostilità verso la politica dei governi israeliani a un atto di accusa contro il popolo ebraico. Un tale processo degenerativo non si arrestò. Nell'autunno del 2001, alla conferenza contro il razzismo promossa dalle Nazioni Unite a Durban, gli israeliani subirono una sorta di linciaggio da chi voleva imporre la vecchia equazione, sionismo uguale razzismo, abbandonata dalle stesse Nazioni Unite nel 1991. Con dolenti parole, Nadine Gordimer descrisse «il linciaggio razziale cui gli israeliani furono sottoposti da estremisti islamici provenienti dal Sud Africa e dall'estero che usavano il conflitto israelo-palestinese per dare sfogo al loro antisemitismo». Questo fu Durban del 2001: un happening di violenza razzista contro gli ebrei. Tra poche settimane, il 20 aprile, la conferenza di Ginevra, Durban 2. Alla luce del testo di risoluzione finale predisposto, il rischio di assistere ad una bolgia antisemita è molto alto. Nel 2001 Israele restò solo a difendersi. E passò la tesi del sionismo variante del razzismo. Occorre scongiurare che la storia si ripeta. Ecco perché gli Stati Uniti di Obama hanno deciso di non partecipare. Lo stesso ha fatto il Canada mentre il primo ministro francese Fillon ha affermato che «se la lotta contro il razzismo è un imperativo, essa non potrà essere un pretesto alle ipocrisie di Durban nel 2001» e per il governo britannico «ogni tentativo di utilizzare la conferenza per banalizzare o negare l'Olocausto sarà considerato inaccettabile». La decisione del ministro degli esteri del nostro paese appare mossa dagli stessi timori. Che del resto sono dell'intero mondo politico italiano. Di fronte a tali manifestazioni di dissenso, verranno eliminate le parti inaccettabili dalla bozza di testo finale della Conferenza? Intendiamoci, se la stesura del documento resterà nelle mani dei rappresentanti di governi di paesi mediorientali che proclamano l'obiettivo di eliminare Israele dalla carta geografica non si andrà lontano. In quel caso ci auguriamo che sia l'Unione europea nel suo complesso a pronunciare parole ferme e severe verso una gestione dissennata del comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite. Gestione dissennata che non può passare sotto silenzio. Non si gioca con i diritti umani. Ne va della credibilità delle Nazioni Unite come organizzazione rappresentativa della comunità internazionale. C'è infine una questione che la disputa su "Durban 2" impone di considerare. L'antisemitismo nell'Occidente democratico resta un fenomeno sostanzialmente marginale, così come il negazionismo. E tuttavia, entrambi questi mali non vanno sottovalutati. Soprattutto in tempi di crisi. A furia di puntare il dito sempre su Israele e di considerare il termine sionismo una espressione peggiorativa si rischia che riaffiorino posizioni antisemite. Non è in discussione la libertà di critica alla politica dei governi di Israele. Errori, Israele ne ha commessi. E non è il caso di tacerli. Il punto è contrastare coloro che a 60 anni dalla nascita contestano il diritto di Israele a esistere e ne mettono in discussione la legittimità. Deformano il senso storico del sionismo facendone una manifestazione di rapacità dell'Europa ottocentesca verso le colonie e le materie prime, quando il sionismo fu il movimento che raccolse l'aspirazione degli ebrei aggrediti dai pogrom e dalla furia antisemita, ad un focolare nazionale. Altro che emissari di una potenza straniera! Gli ebrei che raggiungevano la Palestina recidevano i propri legami con i paesi di origine. Sono trascorsi più di 60 anni da quei giorni. Malgrado le vittorie militari, il timore di un annientamento non ha mai abbandonato Israele. Ed oggi si staglia l'ombra del pericolo nucleare iraniano. Tutto ciò non deve condurre a scelte unilaterali. Ma occorre che Israele non si senta solo e possa contare sulla solidarietà della comunità internazionale. Questo è cruciale per imboccare la via della pace. Ecco perché si impone una presa di distanza da una conferenza contro il razzismo che rischia di risolversi in una manifestazione di ostilità verso Israele. di Umberto Ranieri 07/03/2009

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Hillary la realista aspirante leader (post) femminista (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

8 marzo/1 Clinton firma su "Le Figaro" un intervento sui diritti delle donne Hillary la realista aspirante leader (post) femminista Tournée. Il Segretario di Stato americano chiude il suo viaggio esaltando l'amicizia con l'Europa. L'esame è stato superato. Ha rilanciato i rapporti con Mosca. Ha resistito con freddezza alle provocazioni iraniane. Nel nome della realpolitik. Ieri, a sorpresa l'impegno a «lottare per la causa femminile in tutto il mondo». di Luigi Spinola «Lotterò per la causa femminile in tutto il mondo». Nel caso non lo avessero ancora capito, ora le donne di tutto il mondo sanno di poter contare su qualcuno lassù, parecchio in alto, che lavorerà per loro: il Segretario di Stato degli Stati Uniti. Hillary Rodham Clinton ha chiuso la sua tournée euro-mediorientale con un finale a sorpresa, un intervento su Le Figaro in occasione dell'otto marzo. Passionale, transnazionale e visionaria nella veste di portavoce delle donne quanto è parsa controllata, saggia, realista fino al cinismo come capo della nuova diplomazia statunitense. Interpretazioni diverse, ma entrambe le valgono buoni voti. Hillary Clinton non gradisce l'idealpolitik. Ed è difficile farla scomporre. La prima difficile missione a casa degli israeliani, poco convinti delle virtù del dialogo con gli Ayatollah, è stata bersagliata mercoledì dagli attacchi iraniani giunti da tre fronti (Guida Suprema, Ahmadinejad, e capo dei pasdaran) a Stati Uniti e Israele. In serata Hillary ha risposto a tono. Il giorno dopo però al tavolo del vertice Nato a Bruxelles ha confermato l'apertura al dialogo, lanciando un invito a Teheran per la conferenza Onu-Nato sull'Afghanistan di fine marzo. En passant, nel suo debutto atlantico Hillary ha battezzato il «nuovo inizio» dei rapporti con Mosca, sei mesi dopo la guerra del Caucaso. Spingendosi ieri fino ad addossare alla «provocatoria» amministrazione Bush parte delle responsabilità per il deterioramento dei rapporti con il Cremlino. Così anche i russi sono stati cooptati al tavolo dove Hillary Clinton sta componendo, tassello dopo tassello, la revisione strategica avviata da Barack Obama nel Grande Medio Oriente, e oltre. Hillary ieri ha chiuso eventuali residue incomprensioni transatlantiche definendo la costruzione europea «un miracolo diventato realtà con il lavoro degli uomini». Ha preparato bene il terreno, in vista del primo viaggio europeo di Obama, tra tre settimane. Poi per conto suo è partita alla conquista delle donne di Francia, (altro che Carla Bruni) e del resto del mondo, con l'impegno firmato su Le Figaro. Il Segretario di Stato che nel suo viaggio a Pechino, un paio di settimane fa, si era tirata dietro l'ira degli attivisti per aver aggirato la questione diritti umani ricorda «le militanti cinesi che lavorano per migliorare le condizioni di vita delle donne cinesi, discriminate sul lavoro, vittime di violenza domestica, ostacolate nella loro ascesa da leggi anacronistiche». Militanti che conobbe da First Lady, più di dieci anni fa. Le autorità cinesi provarono allora ad addolcire le sue pubbliche critiche e non ci riuscirono. Più di dieci anni dopo, Hillary fa il bis, da Segretario di Stato. Parte dalla Cina, poi si allarga. E nel suo intervento, seppur guidato dal'innato realismo per cui «rafforzare i diritti delle donne non è solo un obbligo morale, ma anche ...un investimento ad alto rendimento», traspare un vocazione diversa. (Post?) femminista. A lungo gestita con grande prudenza. Se non repressa. Solo una volta Hillary Rodham è scivolata pubblicamente su una orgogliosa esaltazione della working woman. Poco prima della vittoria di Bill alle presidenziali, si lasciò andare a commenti ironici sulle donne che stanno a casa, preparano biscotti e prendono il tè con le amiche. Poi se ne pentì. Rimase un solitario passo falso. Perché Hillary ha imparato presto a nascondere qualsiasi rivendicazione «di genere» che potesse ostacolare l'ascesa al potere della coppia. Iniziò a farsi chiamare Hillary Clinton, o addirittura «Mrs. Bill Clinton» quando il marito si candidò per la poltrona di Governatore dell'Arkansas, per non spaventare gli elettori più tradizionalisti. Eppure già allora era abituata a collezionare primati come eccezione femminile, in graduatorie, universitarie e professionali, dominate dai maschi. Hillary Rodham Clinton «la prima donna a...» è il mantra della sua vita. Nel '92, salva la candidatura di Bill affiancando il marito in una crudele intervista televisiva sulle di lui infedeltà. Hillary tiene botta. Bill la ricompensa chiedendo agli americani di votarlo perche eleggendo lui avrebbero preso «due al prezzo di uno». Quattordici anni, due mandati al Senato e una Monica Lewinsky dopo, Hillary si offre agli americani da sola. Guadagna consensi quando si emancipa dal marito. Ma non basta. Per le irriducibili hillariste(le "Puma") cade colpita da un'agguato sessista. O semplicemente, perché come cantava John Lennon Woman is the nigger of the world. Un nero alla Casa Bianca si può fare, la donna no? Hillary ci riproverà (e se non lei la figlia Chelsea come ha suggeito Bill), per ora si accontenta di essere la terza donna Segretario di Stato della storia degli Stati Uniti, dopo Madeleine Albright e Condoleezza Rice. E magari, negli intervalli che le lascia la realpolitik, di portare in giro per il mondo la causa femminile. Sperando che coincida con la causa che conta di più: Hillary Rodham Clinton. 07/03/2009

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provincia, consiglio tutto "in rosa" (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Si terrà stamane Provincia, consiglio tutto "in rosa" Il consiglio provinciale dedicherà oggi, alle 10.30, una seduta alla Giornata internazionale della donna, per discutere della tutela delle vittime di abusi. Su proposta delle consigliere Angela Giorgione e Silvia Altran sarà presentato un documento che impegna il presidente e la giunta a porre rimedio alle violenze attraverso iniziative di sensibilizzazione, la creazione di un osservatorio, un programma di educazione e formazione ai diritti umani. Enrico Gherghetta, inoltre, chiederà alla Regione finanziamenti per "Una casa per ricominciare". Interverranno Carmelina Calivà, presidente dell'associazione "Da donna a donna", anche a nome di Rosaria Di Dato di "Sos rosa", Emanuela Miniussi, sostituto commissario della Questura, e il giudice Emanuela Bigattin.

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FANELLI (CRP): PER L'8 MARZO INVESTIRE IN UGUAGLIANZA (sezione: Diritti umani)

( da "Basilicanet.it" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

FANELLI (CRP): PER L'8 MARZO INVESTIRE IN UGUAGLIANZA 07/03/2009 10.26.55 [Basilicata] "Di fronte alla recrudescenze di un fenomeno barbaro come lo stupro, la violenza di gruppo, la violenza intrafamiliare che colpisce ancora donne giovani e giovanissime, spesso accompagnate, è¨ necessaria nella nostra Regione, nelle nostre città , nei nostri comuni, una mobilitazione di uomini e donne contro gli atti di violenza, ma anche contro le discriminazione che di certo non sono unâ??opinione ma un fatto acclarato. Basta leggere cifre, classifiche, dati statistici per rendercene conto". Lo afferma Maria Anna Fanelli, consigliera regionale di Parità . "Anche in Basilicata, infatti, che comunque, si pone come una Regione sicura per le donne rispetto a tante altre Regioni dâ??Italia, le donne lucane ritengono che le violenze ed maltrattamenti contro le donne da sempre sono diffuse. Di fronte alle molestie, alle violenze sessuali, allo stalking, fenomeni questi diffusi e presenti sul nostro territorio, risultano più¹ insicure le giovani. In particolare le studentesse ed anche le lucane, in possesso di un elevato titolo di studio affermano di aver modificato le proprie abitudini a causa della paura di subire violenza, ma anche le donne pensionate affermano che le violenze sono fenomeni molto frequenti, così¬ come violenze, discriminazioni e stalking colpiscono le donne occupate.Del resto anche le discriminazioni nel mondo del lavoro non sono unâ?? opinione ma dati di fatto e temi drammaticamente attuali, troppo spesso trascurati o considerati marginali nel dibattito pubblico nel nostro paese, malgrado lâ??indiscusso riconoscimento del diritto a non essere discriminati per le proprie caratteristiche personali, naturali o ascritte che siano, come diritto fondamentale della persona". Per Fanelli "la violenza sulle donne ( molestie, violenze sessuali, stalking..) e le discriminazioni che riguardano lâ??identità  soggettive delle persone (genere, razza, origine etnica, religione, handicap, età , orientamento sessuale) si intrecciano nella vita delle donne attraverso quelle pesanti esperienze che vivono in famiglia, nella società , nei contesti urbaniâ?¦ ma anche nel mondo del lavoro a causa della disoccupazione femminile, delle disparità  salariali (ancora in forte ritardo al confronto con quelle maschili) , del precariato e dalla grave crisi che aumenta ogni giorno di più¹. In questo 8 marzo non si può² non ricordare che è¨ urgente e necessario â??investire sullâ?? uguaglianza per tutto lâ??arco della vitaâ?. Contro la dilagante violenza, che avvenga in famiglia o per strada, dobbiamo dire un forte NO e richiedere maggiore sicurezza e tanta prevenzione da sostenere con risorse specifiche per i piano antiviolenza, per i centri specifici, per le Forze dellâ??ordine. Dobbiamo dire SI quindi a forti campagne di sensibilizzazione per affermare â?? la cultura del rispetto del corpo, della libertà , e della dignità  delle donne, rispetto alle quali richiedere maggiore certezza della pena e sostegno alle vittime.â? Guardando ancora poi allo specifico mondo dellâ??occupazione femminile, permeata da una discriminazione che viene da lontano e che ha forti basi culturali, (ma anche molto concrete: carenze di servizi asili, sostegno alla maternità , trasporti decenti), carriere percorsi di lavoro più¹ breviâ?¦ bisogna anche qui, per come già  sottolineato investire in uguaglianza e mettere in funzione nella Pubblica Amministrazione misure di reale parità  anche attraverso i â??Piani di Azioni Positiveâ? previsti dalla norma come pure attraverso lâ??istituzione dei â??Comitati delle pari opportunità .â? Occorrono per le lavoratrici lucane ed italiane misure per il superamento delle disparità  salariali e per il riconoscimento della maternità , più¹ servizi alle persone. Puntare solo ad innalzare lâ??età  pensionabile penalizza ancor di più¹ le donne. Lâ??innalzamento facoltativo delle lavoratrici va considerata unâ?? azione positiva da introdurre solo dopo aver garantito alle donne un Welfare più¹ amico che dia sicurezza anche alle lavoratrici autonome e precarie". Nei prossimi giorni lâ??Ufficio della Consigliera regionale di Parità  organizzerà  iniziative per dare voce ai diritti umani, lottare contro la violenza sulle donne e contro ogni forma di discriminazione, dare certezza di lavoro e di libertaâ?? di scelte di vita alle donne. (bas - 04)

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Cuneo: oggi, grande corteo degli immigrati per un confronto (sezione: Diritti umani)

( da "Targatocn.it" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Cuneo: oggi, grande corteo degli immigrati per un confronto Una grande manifestazione di stranieri, aperta a tutti coloro che sono interessati, si svolgerà oggi nella città di Cuneo, al grido di ?è meglio non tacere e far sentire la propria voce al più presto per uscire dall?oscurità e esprimere il disappunto sulle scelte del Governo?. La manifestazione arriva anche a seguito dei cambiamenti previsti dal cosiddetto 'Pacchetto Sicurezza'. Il corteo partirà alle 15.30 da piazza Europa e si fermerà in piazza Audifreddi per un confronto sul tema ?Liberi e uguali in dignità e diritti? contro le tasse sui permessi di soggiorno, la facoltà dei medici di segnalare i clandestini che si fanno curare e a favore di una politica rispettosa dei diritti umani. In piazza vi saranno anche Erio Ambrosino, assessore settore Socio-Educativo e Politiche Giovanili del comune di Cuneo e Teresa Angela Migliasso assessore regionale al Welfare, Lavoro, Immigrazione, Emigrazione, Programmazione socio-sanitaria di concerto con l'assessore alla Sanità. Ad intervenire anche rappresentanti di medici e stranieri, la manifestazione è promossa dalle Associazioni del Benin, Burkina Faso, Camerun, Congo, Costa d?Avorio, Ghana, Guinea, Mali, Nigeria, Senegal e dalle comunità di Albania e Marocco. Gli immigrati manifestano: · contro la tassa da 80 a 200 euro per il rilascio di permessi e carte di soggiorno, che si aggiungono ai circa 70 Euro che già oggi vengono spesi dagli immigrati) · contro la facoltà data ai medici di segnalare i clandestini che richiedono cure mediche (con gravi conseguenze sulla salute di uomini, donne, bambini che non chiederanno più di essere assistiti e con forti rischi di diffusione di malattie tra i cittadini) · personale una politica dell'immigrazione rispettosa dei diritti umani e che riconosca il valore della presenza degli stranieri in Italia Aderiscono anche: CGIL, CISL, UIL, FP Medici cgil, ACLI, ARCI, CARITAS CUNEO, CARITAS BRA, CARITAS MONDOVI, Centro ascolto CARITAS FOSSANO, Tavolo delle Associazioni, Scuola di pace Boves, Comunità MAMBRE, Emmaus, LVIA, Fondo Solidarietà Racconigi, Ass.BESA, Ass. VOCI DAL MONDO, Ass. Incontrarci, Ass. AL WARDA, Ass. STELLA, Ass. ASBARL, Ass. IL MOSAICO, Ass. ASSALAM, Granello di senape, CIC, Di tutti i colori, Coll.donne LE PRIMULE ROSSE, Menteinpace, Circ.Libertà Eguale, Ass.Il tasso barbasso, Ass. DALEGGERE, Ass. Amicizia ITALIA-CUBA, Centro Diritti della Persona, Lab. Teatr. ALBATROS, Ass. ACASA, Ass. GOMOKU, Ass. ARIAPERTA, Ass. DALLA PARTE DELL?EDUCARE, Ass. VERSO SUD, Ass. QUETZAL, Ass. MONDOQUI, Donne in nero contro la guerra, Forum legge giusta sull?immigrazione.

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Il "lato umano" della diplomazia cinese pag.7 (sezione: Diritti umani)

( da "Affari Italiani (Online)" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il "lato umano" della diplomazia cinese Sabato 07.03.2009 10:46 Per cui le differenze tra Cina e Dalai Lama, "non hanno nulla a che fare con la religione, i diritti umani e le relazioni etniche. Da parte cinese si tratta solo di difendere l'unità del paese contro il tentativo di separare il Tibet dalla Cina". Per quanto poi riguarda la posizione della Cina nello scacchiere Africano, in particolare sulla questione Sahariana ad occidente e del Darfur in Oriente, Yang Jichi ha voluto ribadire che la Cina si adopera da tempo affinché il dialogo sia l'unica "arma" per arrivare ad una pacificazione in entrambe le aree. Ha poi evidenziato come sia il Governo Cinese che le Imprese cinesi nell'area, abbiano già offerto ingenti aiuti concreti per aiutare lo sviluppo dell'area, un modo concreto per cercare di aiutare ad uscire dalla situazione di sottosviluppo in cui versano da decenni. < < pagina precedente pagina successiva >>

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Denunciò le stragi: attivista assassinato (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 07-03-2009 Kenya Denunciò le stragi: attivista assassinato DA NAIROBI MATTEO FRASCHINI KOFFI O scar Kamau Kingara, noto attivista keniota per i diritti umani, e un suo collega, sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco nel centro della capitale Nairobi, a due passi dal palazzo presidenziale. Secondo i testimoni dell'atroce accaduto, l'auto dei due attivisti è stata affiancata da altre due nel traffico serale di giovedì. Due uomini sono usciti di fretta e hanno riempito di proiettili le due vittime. Kingara era il leader dell'Oscar Foundation Free Aid Clinic, la coraggiosa fondazione che l'anno scorso aveva pubblicato una relazione che accusava il governo e le autorità addette alla sicurezza, di aver ucciso 8.040 giovani kenioti dall'inizio del governo di Kibaki, nel 2002. Inoltre, la stessa fondazione, sempre molto critica nei confronti del governo, aveva dichiarato che almeno 500 civili, appartenenti alla famigerata setta segreta dei Mungiki, erano stati eliminati per mezzo di esecuzioni sommarie. Le fosse comuni contenenti i corpi delle vittime furono infatti ritrovate in varie parti del Paese. Un portavoce del governo aveva intanto accusato la fondazione di sostenere la setta. Sempre giovedì, alcuni membri dei Mungiki si sono messi a protestare per le strade di Nairobi e di altre città keniote, per condannare gli abusi subiti dalle forze di polizia. Tutto ciò avviene a distanza di qualche giorno dalla pubblicazione di un rapporto delle Nazioni unite redatto dall'inviato speciale Philip Alston. Nella sua visita a febbraio, Alston ha incontrato organizzazioni per i diritti umani, vittime di violenze e comuni cittadini, le cui testimonianze sono servite a dipingere un drammatico panorama di ciò che è successo prima e dopo le violenti elezioni di fine gennaio 2007 in Kenya. Il rapporto parla di torture, massacri, e omicidi indiscriminati, perpetrati da agenti di polizia, a volte costretti dai loro superiori a infliggere indescrivibili violenze alle vittime prima della loro eliminazione. L'O- nu ha intimato al commissario della polizia keniota, il generale Hussein Ali, e il procuratore generale Amos Wako, di presentare le loro dimissioni. Oscar Kingara aveva accusato governo e polizia di aver ucciso dal 2002 ottomila giovani e 500 membri dei Mungiki

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L'Onu in allarme per il Darfur: <Civili a rischio> (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 07-03-2009 LE ACCUSE DELL'AJA Bashir: «Il mandato d'arresto non cambia nulla». Convocato il Consiglio di sicurezza Nuove manifestazioni a Khartum L'Onu in allarme per il Darfur: «Civili a rischio» «Più di un milione di persone senza aiuti dopo l'espulsione delle Ong dalla regione» DA KHARTUM I l Consiglio di Sicurezza dell'O- nu è stato convocato ieri per discutere la decisione del Sudan di espellere una dozzina di organizzazioni non governative dal Darfur dopo l'incriminazione del presidente sudanese Omar el- Bashir per crimini di guerra e crimini contro l'umanità da parte della Corte penale internazionale dell'Aja (C- pi). Sullo sfondo anche la richiesta che sarà avanzata da una delegazione dell'Unione africana (sostenuta da Cina, Russia e diversi Paesi della Lega araba) di sospendere per un anno il mandato d'arresto. La Libia, in particolare, auspica di poter convocare, contro la riluttanza dei Paesi occidentali, una riunione del Consiglio di sicurezza su questo argomento con rappresentanti della Lega Araba e dell'Unione africana. Intanto un alto funzionario esperto in affari umanitari è stato ascoltato a Palazzo di Vetro in merito alla situazione sul terreno, dove quasi cinque milioni di sudanesi sopravvivono grazie agli aiuti internazionali. Il governo di Khartum ha deciso l'espulsione di tredici Ong, una iniziativa che, se portata a termine, «danneggerà irreparabilmente » le operazioni umanitarie nel Darfur, ha detto il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. «Gli Stati Uniti condannano la espulsione dal Sudan delle Ong ha sottolineato ieri la Casa Bianca La loro partenza minaccia gravemente la vita ed il benessere di milioni di rifugiati ». Secondo le agenzie delle Nazioni U- nite è a repentaglio la vita di oltre un milione di civili che rischiano di rimanere senza acqua, cibo, cure mediche. «Se il governo di Khartum non riconsidererà le sue posizioni», ha ammonito da Ginevra il portavoce del coordinamento Onu per gli aiuti umanitari ( Ocha), Elisabeth Byrs, «1,1 milioni di civili rimarranno senza cibo, 1,5 milioni senza cure mediche e oltre un milione senza acqua potabile». L'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un crimine di guerra. Intanto a Khartum è arrivato il presidente del Parlamento iraniano, A- li Larijani, che ha portato la solidarietà della repubblica islamica a Bashir. Prima della partenza, Larijani ha criticato la decisione della Corte penale dell'Aja. «Nella situazione attuale ha detto Larijani ai giornalisti la decisione dell'Aja non è che un messaggio politico». Da parte sua Bashir ha ribadito ancora una volta che nulla cambierà nelle politiche del governo sudanese dopo la richiesta di un mandato d'arresto nei suoi confronti. «La decisione del Cpi non cambia nulla nei piani e nei programmi del governo », ha detto Bashir ai membri del suo partito e dell'opposizione, nel corso di una riunione che si è tenuta l'altra sera e il cui resoconto è stato pubblicato ieri dall'agenzia di stampa ufficiale Suna. «Il governo continuerà le sue iniziative per la pace ha aggiunto Bashir e organizzerà elezioni libere e giuste». Il presidente sudanese ha in programma nel fine settimana una visita proprio nel Darfur, la regione dell'ovest nella quale dal 2003, secondo l'Onu, sono morte in una guerra civile 300mila persone. Continuano peraltro le manifestazioni di strada a difesa di Bashir. Ieri oltre mille persone hanno manifestato a Khartum davanti alla sede della rappresentanza della Ue. Non vi sono stati incidenti ma i partecipianti alla protesta hanno preannunciato che intendono impedire ai mezzi Onu di circolare nella capitale. Una seconda protesta cui hanno preso parte almeno 500 donne si è svolta davanti alla sede di Khartum del Programma Onu per lo sviluppo. ( R.E.) Non si fermano a Khartum le adunate di piazza a sostegno del presidente sudanese el-Bashir, contro il quale è stato emesso dalla Corte dell'Aja un mandato d'arresto (Reuters)

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CHIARA GRAZIANI IL VATICANO NON SEGUIRà L'ITALIA NEL BOICOTTAGGIO DELLA CONFERENZA SUL ... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CHIARA GRAZIANI Il Vaticano non seguirà l'Italia nel boicottaggio della conferenza sul razzismo organizzata dall'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite e che si terrà a Ginevra ad aprile. E neppure la Francia, contrariamente alle previsioni della Farnesina sulle quali rifletteva ieri il ministro degli Esteri Frattini, lo farà. Lo ha fatto sapere il governo di Parigi subito dopo l'intervista tv in cui il nostro ministro prevedeva che altri paesi Ue - espressamente citati Francia, Olanda e Danimarca - avrebbero potuto seguire il nostro esempio, abbandonando quella che, nelle intenzioni delle Nazioni Unite, è la sede mondiale dove interrogarsi sul perchè siamo razzisti, quando e quanto lo siamo e come fare a smettere. La cosidetta Durban II, dalla città che ospitò la prima conferenza nel 2001, è stata però accusata due giorni fa dal governo italiano di «antisemitismo» per le critiche ad Israele sul trattamento inflitto ai palestinesi («blocco economico, aphartheid, espulsione dalle case, discriminazione») contenute in una bozza di documento programmatico; e Frattini, due giorni fa aveva annunciato il ritiro della nostra delegazione, suscitando il plauso di Israele e dei parlamentari del Pdl. Perplessa l'opposizione che, con Piero Fassino, aveva «convocato» per spiegazioni Frattini alle Camere: appuntamento che ieri il ministro ha dichiarato di accettare, augurandosi di trovare «la condivisione» e tornando a chiedere la cancellazioni delle frasi che giudica «antisemite ed ingiuriose». Ma le cancellerie europee esitano a far saltare l'appuntamento per un brogliaccio in corso di scrittura dove, peraltro, è chiaramente indicato l'Olocausto come tappa indimenticabile della storia del razzismo. Il documento, che vive di continui interventi e di trattative puntigliose, contiene anche il richiamo al dovere di considerare le vittime di razzismo come «tutte uguali». Insomma, non esiste una vittima più vittima di un'altra, perchè anche questo sarebbe razzista. E da qui dovrebbe ripartire il lavoro di limatura al brogliaccio. E dovrebbe ripartire anche la conferenza che, si è detto certo il portavoce dell'Alto commissariato, può ancora convincere al ritorno l'Italia con gli Usa «trovando il linguaggio accettabile per tutti». Èd il ruolo di mediatori si sono riproposti ieri il Vaticano e l'Eliseo. Monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente presso le Nazioni Unite, ha detto che «si sta lavorando ad una bozza più breve e con modifiche, con cautela». Interrogato su come la pensi esattamente la Santa Sede, tra l'altro in preparativi per la tormentata visita di Benedetto XVI in Terra Santa, Tomasi ha detto: «siamo contro tutte le discriminazioni, che riguardino individui, religioni o Stati. E bisogna cercare in modo equilibrato di costruire una convivenza nel dialogo nel rispetto dei diritti umani». Il portavoce del ministero degli Esteri francese, da parte sua, ha rilanciato: «Abbiamo preso nota dell'annuncio italiano: ma è importante far parte della preparazione di Durban perchè non si degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei diritti umani». L'Europa si presenterà divisa all'appuntamento con Ginevra? «Vedremo se una posizione europea si potrà priviliegiare». Risposta aperta, dunque. L'Unione delle Comunità ebraiche italiane ieri è tornata ad esprimere «apprezzamento» per la linea dura italiana. Per Renzo Gattegna, presidente dell'Unione, «governi di Paesi che negano i più elementari diritti umani hanno la guida di una conferenza che dovrebbe essere contro il razzismo».

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Guerriere per i diritti e bombe a letto">Addio mimosa, la donna ha il frustino Guerriere per i diritti e bombe a letto (sezione: Diritti umani)

( da "Affari Italiani (Online)" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Costume/ Altro che sesso debole...Le donne buttan via la mimosa e prendon il comando Sabato 07.03.2009 10:57 ------------------------------------- Gli italiani in coro:abolite Iva Zanicchi. Ma lei è già un'icona dell'eros over 50 ------------------------------------- Salute/ Un bicchiere di vino al giorno...accende i desideri delle donne ------------------------------- Diritti umani/ Minacciate, violate, rapite. Nonostante i rischi le donne nel mondo lottano sempre più tenacemente contro le discriminazioni sessuali. Il report di Amnesty International Donne? Altro che sesso debole. Decise, combattive e sempre in carriera: le donne del 2009 sono protagoniste indiscusse della loro vita e manifestano una spiccata predisposizione a ruoli di comando. Via la gonna, avanti i pantaloni. Anche nelle decisioni importanti. Si occupano della famiglia e di quelli che una volta erano i compiti dei "papà" ma senza trascurare una vita frizzante sotto le lenzuola. Il motto dell'otto marzo? Via la mimosa, s'impugna il frustino. Una provocazione, certo, supportata dalle parole di Vladimir Luxuria. "Un tempo la donna doveva subire il rapporto sessuale", racconta ad Affari l'ex deputato di rifondazione. "Oggi invece può chiedere cosa vuole e deve pretendere di avere a disposizione dei tempi più dilatati, di ricevere coccole e di raggiungere l'orgasmo". E per festeggiare in modo stravagante la Festa della Donna, suggerisce alle lettrici di Affaritaliani di cominciare a far valere i propri diritti con uno striptease dalle regole chiarissime: "Ovvero imponendo agli uomini di raccogliere i propri vestiti una volta terminato lo show. In genere infatti quando finisce lo spettacolo le donne si trovano impegnate a riordinare i capi dei maschietti. È ora di ribaltare i costumi!" E anche se la donna cambia modo di fare e passa alla testa del timone, non dimentica mai l'mportanza della lotta per i diritti umani. "In quanto madri, sorelle, figlie, mogli, partner e, prima ancora, cittadine e attiviste, le donne sono in prima fila nella difesa dei propri diritti umani e di quelli dell'intera società in cui vivono" ha dichiarato Erika Bernacchi, responsabile del Coordinamento donne della Sezione Italiana di Amnesty International. "Contrastano l'impunità che troppo spesso circonda i casi di violenza sulle donne, danno aiuto alle vittime che chiedono giustizia, dirigono progetti per la protezione delle sopravvissute alla violenza sessuale, testimoniano nei processi contro i responsabili di violazioni dei diritti umani, lanciano campagne per l'uguaglianza, fondano movimenti per i diritti umani". pagina successiva >>

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Missione vita contro la morte (sezione: Diritti umani)

( da "Denaro, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Cultura La festa dell'8 marzo Missione vita contro la morte Le battaglie di Michela Mancini per la tutela dei diritti umani Tania Sabatino Lei è Michela Mancini, vicepresidente dell'associazione Coalit, la Coalizione italiana contro la pena di Morte (www.coalit.org). Una donna impegnata a 360 gradi tra lavoro, un lavoro di sensibilizzazione e formazione sui temi dell'importanza del volontariato e della tutela dei diritti umani nel mondo, e famiglia. Un'opera di informazione che trova un suo passaggio fondamentale nell'attività con le scuole, sin dalle classi primarie. "Sono impegnata ormai da quattordici anni nell'opera di formazione ed informazione sui diritti umani. racconta Michela - Tutto è nato da alcuni scambi epistolari con detenuti rinchiusi nel braccio della morte in Texas". Lettere che servono a dare speranza e calore umano a chi non ne ha più. Perché "una cosa è vivere, una cosa è morire Ma un'altra è vivere aspettando di morire". E poi ? Poi c'è la tenacia di chi non si arrende. Così nel 1997, dagli sforzi di tanti volontari, che prima prestavano la propria opera in maniera isolata, senza un coordinamento, nasce Coalit. Una forza propulsiva che dalla Campania, proprio grazie alla tenacia di Michela e di tanti altri, si proietta nel mondo: nella stessa America, in Africa ed in tutti i luoghi dove i diritti umani vengono quotidianamente calpestati. "Non si muore solo con una condanna a morte... continua Michela - . La condanna a morte per noi non è solo la pena che viene comminata a chi abbia commesso un delitto, ma è fatta di un progressivo percorso di degrado e di mancanza di opportunità. Ed in questo caso si tratta di una condanna a morte ancora più lenta ed inesorabile. La condanna gridata, senza emettere una parola, verso chi vive senza una vera speranza di riabilitazione, di una possibile nuova vita". Condanna a morte, quindi, secondo le parole della vicepresidente di Coalit, si ha quando tanti giovani a rischio, provenienti da quartieri disagiati e ad alta densità criminale, per diverse ragioni, non possono godere delle possibilità offerte dai centri di aggregazione e dalle educative territoriali, attraverso l'azione di operatori e volontari. In questo modo per loro resta solo l'alternativa delle sale giochi e delle piazze, dove bivaccano gli spacciatori, ed è perciò molto probabile che diventino preda, come manovalanza, della delinquenza organizzata. Ma pena di morte è anche quando una persona con problemi mentali viene lasciata sola a se stessa, nonostante ci sia spesso una diagnosi pregressa che ne evidenzia il disagio e le dissociazioni di personalità. Impaurita, vittima dei propri demoni interiori, abbrutita dalla solitudine e da una vita in cui c'è solo da "arrangiarsi", dormendo in strada dove vige la "legge del più forte", questa persona potrebbe arrivare a commettere atti di violenza. E solo allora si grida allo scandalo. "Pena di morte ribadisce Michela è tutto questo. Una lunga strada costellata di bisogni e necessità rimasti inascoltati. E' qui, infatti, che può crearsi il retroterra per future violenze". E, visto che la violenza è spesso generata dalla mancata di integrazione e dal disadattamento, Coalit lotta anche contro questo.Grazie anche all'impegno di Coalit è di Michela, in relazione alla collaborazione con gli abolizionisti americani, nasce poi negli States "Texas Coalition To Abolish the Death Penalty" presieduta da David Atwood. Ma la tenacia di Michela e degli altri volontari non si ferma qui. L'obiettivo è "dar voce" a tutti coloro che spesso non ne hanno e rimangono vittime, a vario titolo, di numerosi abusi. Spesso si tratta proprio di donne. Coalit è tra i soci fondatori, ad esempio, della coalizione mondiale contro la pena di morte, cui hanno aderito tante associazioni provenienti da tutto il mondo, finora sconosciute. E così hanno potuto far sentire la propria voce numerose donne dalla Cina, dal Giappone e da ogni dove. Tanti i traguardi raggiunti da Michela assieme agli altri volontari. Una tappa nevralgica nella vita dell'associazione è stata, ad esempio, il "tour" compiuto nel 2000 presso le maggiori università texane, per proporre agli studenti alcuni incontri formativi che mettessero a confronto il sistema giudiziario texano con quello italiano. "La maggior parte degli studenti commenta Michela non conosceva la situazione della loro stessa regione. Ad esempio, non sapeva che nello stato dello Utah esiste ancora la pena di morte per impiccagione". E l'impegno di Michela non si ferma qui. Infatti, attraverso Coalit, si occupa di parlare con gli avvocati dei condannati a morte, offre sostegno morale alla famiglie dei condannati, collabora con le associazioni che assistono le famiglie delle vittime di crimini violenti, programma eventi e campagne di sensibilizzazione. E, nella vita di Michela, un posto importante riveste la famiglia. "Conciliare famiglia e lavoro non è semplice evidenzia ma anche nei momenti più difficili è possibile ritrovare la strada rimanendo fedeli ai propri principi ed ai propri valori". Nel marzo 2008 è nato Paolo, il suo primogenito. Paolo ha un nome emblematico, quello del primo condannato a morte con cui Michela cominciò a corrispondere, per dare conforto a chi non aveva più né famiglia né amici. "Ho scelto di dare proprio questo nome a mio figlio racconta non solo per ricordare Paul, ma anche per serbare il ricordo dell'inizio di un percorso che ha cambiato la mia vita, arricchendola". Ed il prossimo appuntamento, per lei, è per il 20 marzo, giorno in cui comincerà il nuovo corso di formazione gratuito, finanziato dal Centro Servizi per il Volontariato(Csv) , per formare "Volontari Consapevoli", incentrato sui temi della legalità, dei diritti umani e della coscienza civica. A questo seguirà un convegno sul medesimo tema (per ,maggiori informazioni è possibile collegarsi al sito www.coalit.org). Per continuare a crescere e a non arrendersi. del 07-03-2009 num.

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Il Vaticano non segue Roma: sì a Durban II (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Vaticano non segue Roma: sì a Durban II Sabato 7 Marzo 2009, CITTA' DEL VATICANO - Il Vaticano e la Francia non seguono l'Italia e gli Stati Uniti su "Durban II", la conferenza dell'Onu sul razzismo in programma dal 20 al 24 aprile a Ginevra. Ieri la Santa Sede ha confermato di voler partecipare al secondo vertice organizzato dalle Nazioni Unite, così come farà Parigi, che ha invocato anzi una posizione comune dell'Unione europea. Alla vigilia era stato il ministro degli Esteri Franco Frattini ad annunciare da Bruxelles il ritiro della delegazione italiana dai lavori preparatori a causa delle «frasi aggressive di tipo antisemita» contro lo stato di Israele contenute nella bozza di dichiarazione finale. Frasi inaccettabili, ha ribadito di nuov ieri il titolare della Farnesina: per far rientrare l'Italia «si devono cancellare quelle espressioni dichiaratamente antisemite e quelle frasi che inducono all'intolleranza», ha esortato Frattini, aggiungendo - prima della presa di posizione di Parigi - che anche altri stati europei come Francia, Olanda e Danimarca nutrono «grandi dubbi»: «Spero seguiranno il nostro esempio», era stato il suo auspicio. Infatti, l'Italia - dopo la bocciatura di Stati Uniti e Canada delle settimane scorse - è stato il primo paese europeo a boicottare ufficialmente la Conferenza. Ma perplessità su un'iniziativa che - come quella del 2001 a Durban - rischia di trasformarsi in una "gogna" per Israele sono diffuse un po' nelle cancellerie di tutta Europa: tanto che lunedì scorso anche il primo ministro francese Francois Fillon aveva avvertito che il suo Paese era «pronto a ritirarsi». In serata, invece, il cambio di rotta. La Francia non ha intenzione di abbandonare i lavori preparatori, ha fatto sapere il portavoce del Quai d'Orsay Eric Chevallier: «Abbiamo preso atto dell'annuncio italiano, ma in questa fase pensiamo che sia importante essere all'interno del processo di preparazione di Durban II per far sì che non degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei diritti umani», ha spiegato il portavoce. «Vedremo - ha aggiunto - se si potrà privilegiare una posizione europea». Parigi vuole cercare quindi di modificare dall'interno i lavori preparatori, coordinati dalla Libia con la partecipazione di Iran e Cuba. La stessa cosa che evidentemente vorrebbe fare il Vaticano: «Bisognerà vedere quale sarà il testo definitivo - ha detto mons. Silvano Maria Tomasi, nunzio presso l'Onu di Ginevra -: si sta lavorando ad una nuova bozza più breve e con modifiche. Si deve andare avanti con cautela, vedendo se certe obiezioni saranno accolte». I negoziati certo vanno avanti, anche se trovare una mediazione rispetto ad una bozza che per adesso accusa Israele di «crimini contro l'umanità », «discriminazioni razziali» contro i palestinesi e di «minacciare la pace internazionale e la sicurezza» appare - almeno al momento - difficile.

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Liberal PD di Forlì invitano i sindaci del comprensorio a piantare in ogni comune un albero intitolato ad Anna Politkovskaya (sezione: Diritti umani)

( da "Sestopotere.com" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Liberal PD di Forlì invitano i sindaci del comprensorio a piantare in ogni comune un albero intitolato ad Anna Politkovskaya (7/3/2009 14:52) | (Sesto Potere) - Forlì - 7 marzo 2009 - Maddalena Mazzoli, Coordinatrice Territoriale, e Sara Samorì, Coordinatrice Comunale dei Liberal PD di Forlì, invitano i sindaci del territorio forlivese a piantare in ogni comune un albero intitolato ad Anna Politkovskaya, giornalista russa e attivista per i diritti umani uccisa il 7 ottobre 2006 a Mosca, aderendo alla campagna dell'associazione Annaviva. Anna Politkovskaya è una donna simbolo dell?impegno professionale per la libertà d?informazione - affermano Mazzoli e Samorì - su cui tutto il mondo deve tenere accesi i riflettori per esigere dalla giustizia russa una svolta, sopratutto oggi che il processo ha visto assolti i quattro imputati. Sono oltre 200 i giornalisti morti ammazzati negli ultimi 15 anni in Russia. La comunità internazionale eserciti tutta la propria influenza affinchè le indagini sull'omicidio della giornalista continuino con rinnovato vigore e portino di fronte alla giustizia tutti coloro che sono coinvolti nell'omicidio, esecutore materiale e mandanti inclusi. Certamente sgomenta la sentenza perché certifica ancora una volta l?assenza di un colpevole, mentre giornalisti testimoni di verità continuano a cadere per aver raccontato gli abusi, le proteste, i diritti civili violati. Si tratta di una situazione intollerabile. I democratici devono protestare e i giornalisti hanno il dovere di riferirne e di informare i cittadini: un?attività normale in un Paese europeo - concludono Mazzoli e Samorì - in Russia sta diventando una provocazione che si può pagare con la morte.

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Cuneo: una manifestazione che ha dato voce agli immigrati (sezione: Diritti umani)

( da "Targatocn.it" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Cuneo: una manifestazione che ha dato voce agli immigrati Una grande e partecipatissima manifestazione di stranieri quella che si è svolta oggi pomeriggio nella città di Cuneo. Secondo la Questura sono state circa 1200 le persone che hanno sfilato da piazza Europa fino a Largo Audifreddi. A occhio erano invece ben di più. Ma ciò che conta è che hanno fatto sentire la propria voce, per dire no al Governo e alle leggi del cosiddetto 'Pacchetto Sicurezza', per dire no all'aumento della tassa per il rilascio dei permessi di soggiorno, per dire no alla facoltà data ai medici di segnalare clandestini che richiedono cure mediche ma soprattutto per dire sì ad una politica rispettosa dei diritti umani. Tante le associazioni presenti, dalle sigle sindacali alla Caritas, al Tavolo delle Associazioni alla Scuola di Pace di Boves. E folta anche la rappresentanza politica. Teresa Angela Migliasso, assessore regionale al Welfare, Lavoro, Immigrazione ed Emigrazione, nonostante l'influenza, non è voluta mancare. "Condivido pienamente la piattaforma su cui poggia questa manifestazione - ha dichiarato -, in particolar modo condivido la battaglia per il diritto alla salute, che è un diritto che prescinde da tutto. Mettere dei vincoli a questo diritto vuol dire essere contro il Vangelo. Si sta andando verso delle restrizioni barbare, come quella sul ricongiungimento familiare. Questo governo parla tanto di famiglia ma non fa nulla in questo senso. Stiamo andando verso una società multietnica e bisogna agire per agevolare i processi di integrazione. Sono qui a testimoniare questo". L'assessore comunale al settore Socio-Educativo e alle Politiche Giovanili Erio Ambrosino tiene a dire che la sua voce è la voce di tutta la Giunta comunale. "Questa è una manifestazione politica, non partitica - precisa -. La Giunta la sostiene perché riteniamo inique queste leggi, non solo verso i cittadini ma anche e soprattutto verso le persone. Non sono leggi per la sicurezza, ma contro la sicurezza. La facoltà data ai medici di denunciare i clandestini può favorire la nascita di ambulatori clandestini, per esempio. Queste norme non ci vanno bene. Basta con i piemontesismi e i campanilismi: siamo una società multirazziale". Dello stesso avviso anche Elio Rostagno, ex sindaco di Cuneo e consigliere provinciale. "Ci sono tantissimi stranieri a questa manifestazione perché c'è la percezione di una situazione di maggiore ostilità verso gli immigrati. Ma c'è anche maggiore integrazione: che ci piaccia o no, ci sono immigrati che risiedono qui da anni, conoscono le leggi e i loro diritti e combattono perché vengano rispettati. Hanno una maggiore consapevolezza, sono più integrati. Non si può tornare indietro". A prendere la parola tra gli stranieri è Timothée Koukoui, uno degli organizzatori della manifestazione. Vive in Italia da 20 anni, fa il tipografo ed è originario del Benin, in Africa. "La rabbia degli immigrati sta montando - dice dal microfono, sul palco -. Non vogliamo le banliuex come a Parigi. Per fortuna i medici sono dalla nostra parte. Dobbiamo impedire che l'Italia, a causa di queste leggi, diventi un Paese incivile. A chi ci governa non interessa combattere la clandestinità e il lavoro nero. C'è una strategia molto precisa dietro queste leggi: far passare che noi siamo causa di insicurezza e che, con questa crisi economica, togliamo lavoro agli italiani e ce ne dobbiamo tornare a casa. Dobbiamo combattere per un futuro senza pregiudizi". Molto sentito e applaudito anche l'intervento della rappresentate della comunità rumena, che ha parlato di sdegno per i recenti fatti criminosi che hanno visto suoi connazionali come attori, ma, ha sottolineato "Il collegamento tra crimini e stranieri è odioso". L'ordine dei medici era assente, ma, tramite un comunicato, ha ribadito la piena volontà di continuare ad agire secondo i dettami del 'Giuramento di ippocrate' e di non voler diventare gendarmi. Applausi da ogni parte, in una manifestazione importante, soprattutto per la città di Cuneo. Così come ha commentato Fabio Panero: "Questa città, quando ci sono battaglie democratice da fare, mi sorprende sempre". Barbara Simonelli Immagini relative alla notizia

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The Lancet: mortalità e problemi sanitari nella striscia di Gaza (sezione: Diritti umani)

( da "Blogosfere" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mar 09 7 The Lancet: mortalità e problemi sanitari nella striscia di Gaza Pubblicato da Luigi Gallo alle 17:56 in Diritti umani, Sanità, Società L'importante rivista medica The Lancet nel recente report Health as human security in the occupied Palestinian territory quantifica le vittime palestinesi delle offensive isareliane dal 2000 a oggi: 6 mila morti e 35 mila feriti. 1.300 le vittime dell'ultima missione a Gaza di cui il 30% bambini. La mortalità infantile tra i palestinesi è di quasi sette volte maggiore che in Israele e di 60 donne palestinesi che hanno partorito in checkpoint israeliani, soltanto 24 di esse hanno potuto vedere l'infante vivo. "I bambini che hanno problemi legati alla crescita sono in aumento" lo ha spiegato la dottoressa Hanan Abdul Rahim dell'università di Birzeit, una delle ricercatrici del progetto. "La malnutrizione cronica causa difficoltà e rallentamento nello sviluppo fisico e cognitivo", ha specificato la dottoressa Rahim. Secondo il responsabile della ricerca, il Dottor Awad Mataria, "il caos politico è una delle ragioni del fallimento del sistema sanitario, ma la situazione è stata esasperata e perpetuata sotto l'occupazione". Israele respinge lo studio affermando che 28 mila palestinesi hanno avuto accesso a Israele dalla Striscia: "mai è stato negato l'accesso per motivi di salute" - ha precisato un anonimo portavoce del governo dello stato ebraico. Nella ricerca la rivista britannica ha collaborato con l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) - agenzia dell'Onu - e con università di Stati Uniti, Gran Bretagna, Norvegia e Francia. [Fonti: the lancet, bbc, peacereporter] LG

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Darfur/ Bashir: operatori umanitari espulsi sono "spie" e (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 07-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Khartoum, 7 mar. (Ap) - "Spie" e "ladri": così il presidente del Sudan, Omar al Bashir, definisce gli operatori umanitari espulsi dal suo governo, dopo il mandato di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur spiccato il 4 marzo dalla Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi). Le accuse arrivano dopo che il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sta esaminando se le espulsioni di 13 organizzazioni umanitarie per la devastata provincia occidentale sudanese, costituisce un "crimine di guerra". Secondo gli operatori umanitari interrompere le attività di questi gruppi mette in pericolo la vita di 2 milioni di persone. Intervenendo a un corteo oggi a Khartoum, Bashir ha respinto le critiche contro l'espulsione, affermando che questi gruppi sono "spie". Il suo governo li accusa di collaborare con il Cpi.

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