CENACOLO  DEI COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

 


Report "Diritti umani"   6-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

Un film per parlare di diritti dell'uomo ( da "City" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Un film per parlare di diritti dell'uomo Domani alle 20 allo spazio Oberdan, di viale Vittorio Veneto 2, nell'ambito della rassegna Sguardi Altrove, sarà proiettato il lungometraggio "All Human Rights For All - sguardi del cinema italiano sui diritti umani". Padrini della serata saranno Giobbe Covatta e Paola Catella.

L'Aja: arresto per Bashir. Khartoum protesta ed espelle dieci Ong ( da "EUROPA ON-LINE" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Esultano le organizzazioni per i diritti umani come Human Rights Watch, secondo cui ora «neppure i presidenti sono garantiti per i loro orribili crimini»». Bashir è accusato in particolare per il massacro dei civili delle tribù fur, masalit e zagawa che abitano il Darfur con «l?

Censura d'autore ( da "Punto Informatico" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: hanno ritenuto di occuparsi del problema della violazione dei diritti d'autore in Rete, riflettessero sull'opportunità di farsi carico oltre che di garantire incassi sempre maggiori ai titolari dei diritti anche di assicurare a questo Paese un posizionamento più dignitoso nella prossima classifica sulla libertà di informazione.

Attività svolte dal Forum Giovanile cittadino ( da "Caserta News" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: torneo calcio - tennis in memoria del giovane "Marco Li Calzi" prematuramente scomparso; partecipazione allo "Stand Up", un'iniziativa mondiale contro la povertà; partecipazione alla manifestazione "60° Anniversario dei Diritti Umani"; primo torneo amatoriale di "Playstation".

Come Usa e Olanda ( da "Cittadino, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid».Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato».

L'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati per la Conferenza dell'Onu sul razzi... ( da "Leggo" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Nel testo, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano Haaretz, vi sarebbero pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid».

Conferenza Onu sul razzismo, l'Italia si ritira ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato».

Sul giornale parrocchiale il testamento biologico ( da "Alto Adige" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Non voglio essere torturato. Non voglio che si utilizzino e si aggiungano tecniche artificiali ad un mio eventuale stato d'incoscienza e d'incapacità di intendere e di volere. Non voglio essere sottoposto a trattamenti pseudo-scientifici di sostegno, da accanimento terapeutico.

Don Cavazzuti, addio Brasile ( da "Gazzetta di Modena,La" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: funziona il centro dei diritti umani «Padre Francesco Cavazzuti» inaugurato nel 2005 alla presenza tra gli altri del vescovo monsignor Elio Tinti e del sindaco Enrico Campedelli. Si tratta di un centro che opera per la promozione e la garanzia della persona umana attraverso formazione, assistenza giuridica e difesa dei diritti dei più deboli.

Antisemitismo, l'Italia si ritira da Durban II ( da "Provincia Pavese, La" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Nel testo si lanciano, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano'Haaretz', pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid».

ciliberto: il laicismo ha radici antiche ( da "Repubblica, La" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: con Vannino Chiti e Biagio De Giovanni il suo Biblioteca laica (Laterza) un´analisi storica del pensiero laico nell´Italia moderna che ha a cuore concetti decisivi come conflitto, eguaglianza, libertà di stampa, fino alla tortura e alla pena di morte. E che poggia sulle riflessioni di Bruno, Machiavelli, Leopardi.

italia paese di sapienza civile - anna benedetti ( da "Repubblica, La" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Beccaria il rifiuto della tortura ANNA BENEDETTI Dall´analisi storica, dettagliata e approfondita del pensiero laico nell´Italia moderna, ho scelto le righe alle pagine XI-XII della Premessa. è un errore identificare il termine ?laico´ con il termine ?anticlericale´, come spesso è accaduto nel nostro paese, nel fuoco di una polemica assai aspra nei confronti della Chiesa romana,

una lezione di recitazione con tiziana foschi ( da "Messaggero Veneto, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: I giovani e i diritti umani - 60º anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani", realizzato per coinvolgere i giovani in un processo educativo e di sensibilizzazione al tema dei diritti umani. Tiziana Foschi nel pomeriggio di oggi incontrerà i partecipanti del laboratorio di tecniche cinematografiche "Libera il pensiero"

L' Italia lascia il vertice Onu ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». LA DISCRIMINAZIONE Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato».

Clinton apre all'Iran <Invitato al verticesull'Afghanistan> ( da "Secolo XIX, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato».

Le lucciole dei bassi e l'acqua santa ( da "Secolo XIX, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: un pronunciamento della Corte Europea dei Diritti Umani ma anche una condanna del 1939 contro una persona accusata di aver costretto un sacerdote "mediante contumelie, a interrompere la funzione della benedizione delle case". Però non sembra affatto infastidire gli atei organizzati dell'Uaar genovese: «Non abbiamo nemmeno preso in considerazione il problema - dice Silvano Vergoli,

Antisemitismo , Italia si ritira da Durban II ( da "Corriere delle Alpi" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato».

del PD dedicano la vita . Non ne sono convinto. ( da "Corriere delle Alpi" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la democrazia e il rispetto dei diritti umani. Sono ambedue impegnati a combattere le conseguenze antidemocratiche della mondializzazione del mercato. Con la caduta del muro di Berlino nasce, per volontà dei grandi interessi economici nordamericani, un mercato globale senza qualsivoglia controllo politico democratico e dove i centri di produzione si delocalizzano,

darfur, la cina protesta all'onu ( da "Messaggero Veneto, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura e stupro, ha già provocato manifestazioni di protesta a Khartum per quello che viene definito «nuovo colonialismo». Oltre alla Cina, da sempre alleata del Sudan del cui petrolio è la principale acquirente, sono immediatamente arrivate proteste da grandi Paesi arabi come l'Egitto e lo Yemen, dalla Conferenza islamica e dalla Lega araba.

armi in cambio di materie prime così pechino conquista l'africa - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Pechino fa sbarramento contro il diritto d´ingerenza umanitaria in nome della «non interferenza negli affari interni» degli Stati sovrani. In cambio la Cina mobilita un ampio fronte di solidarietà tra i Paesi emergenti ogni volta che i suoi abusi contro i diritti umani finiscono sotto accusa, per esempio sul Tibet.

Conferenza Onu usa e getta ( da "Manifesto, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Il governo italiano ha annunciato ieri che non sarà a Ginevra, seguendo quelli di Israele, Stati uniti e Olanda. Le conferenze mondiali dell'Onu - aperte da quella sull'ambiente a Rio nel 1992 - sono state una grande occasione di mettere sul tavolo dei governi i problemi del pianeta

Fuga dal summit, Tel Aviv canta vittoria ( da "Manifesto, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Vi si legge che la politica israeliana nei territori palestinesi occupati rappresenta una «una violazione dei diritti umani, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». E ancora che le politiche israeliane costituiscono «una seria minaccia per la pace e la sicurezza internazionale e violano i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario».

Antisemiti : l'Italia diserta il vertice Onu sul razzismo ( da "Manifesto, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: parla della politica di Israele nei Territori occupati come di «una violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Il testo esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato».

L'Obama CANCELLATO ( da "Manifesto, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: della Casa bianca sta rimediando alle violazioni dei diritti umani dell'era-Bush, a partire da Guantanamo. Ma i nostri giornali e le nostre televisioni passano oltre, minimizzano, ne parlano poco. O, persino, lo osteggiano L'AMERICA CHE NON PIACE AI MEDIA ITALIANI Gianni Minà La nuova America di Barack Obama mantiene le promesse riguardo i diritti umani violati a più riprese dall'

L'Italia boicotta Durban e rimanda l'apertura all'Iran ( da "Riformista, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: documento definisce la politica israeliana nei territori palestinesi «una violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Israele aveva annunciato il boicottaggio ancora prima della riunione del comitato preparatorio. Gli Stati Uniti, invece, in un primo momento avevano annunciato la loro intenzione di partecipare.

Razzismo, Frattini lascia la Conferenza dell'Onu ( da "Eco di Bergamo, L'" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato».

antisemitismo , italia si ritira da durban ii ( da "Tirreno, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato».

CONVEGNO: "IL CONFINE DEL VELO ATTRAVERSATO DA VOCI DI DONNE VERSO LA RICONCILIAZIONE" PER PROMUOVERE E STIMOLARE IL DIALOGO INTERCULTURALE TRA CULTURE DIVERSE VERONA, SABATO 7 MAR ( da "marketpress.info" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: La voce delle donne che operano in materia di diritti umani, pari opportunità ed immigrazione. ? Ore 10. 00 Maria Luisa Coppola, assessore alle Politiche di Bilancio, Diritti Umani e Pari Opportunità della Regione del Veneto; Ore 10. 30 ?Focus territoriale sul fenomeno migratorio? Maria Teresa Coronella, direttore del Sistema Statistico Regionale del Veneto;

La Dichiarazione Universale 60 anni dopo ( da "Nazione, La (Siena)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 12 La Dichiarazione Universale 60 anni dopo NEL MONDO I PIÙ ELEMENTARI DIRITTI DELL'UOMO E DEL BAMBINO ANCORA VIOLATI IN MOLTI PAESI IN CLASSE, IN OCCASIONE del sessantesimo anniversario, abbiamo parlato della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), la prima carta a sancire universalmente i diritti delle persone.

<Occorre denunciare e informare> ( da "Nazione, La (Siena)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: intervento di Amnesty è così efficace da eliminare per sempre le violazioni dei diritti umani dai territori in cui opera? «L'efficacia dell'intervento di Amnesty è legata al suo metodo di lavoro: Amnesty lavora costantemente, in modo persistente e duraturo. Dove c'è una violazione, Amnesty agisce e nella maggior parte dei casi conclusi l'esito è positivo.

Accoglienza per le rifugiate ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: in stato di gravidanza o che hanno subito tortura o violenza, in piccoli appartamenti nel centro di Chiaravalle e Monte San Vito. E' il progetto Donne per donne presentato dalla Provincia e dal comitato territoriale dell'Arci. . Una equipe multidisciplinare, composta da operatori dell'Arci, un avvocato con esperienza nel settore dell'immigrazione e dell'asilo,

Neocolonialismo alla cinese ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Paesi instabili o conflittuali e quando accade vengono inevitabilmente messe sotto pressione da istanze di diritti umani o associazioni ambientaliste, costrette quindi ad abbandonare il campo sotto l'accusa di alimentare guerre e conflitti. Governo e compagnie cinesi, al contrario, se ne infischiano dei diritti umani e le critiche sono bollate come «propaganda di ex colonialisti ».

<Frasi antisemite>: l'Italia dice no all'Onu ( da "Corriere della Sera" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: avanguardia nella cancellazione dei diritti umani fondamentali allestirà contro Israele. Il canovaccio era già pronto, pressoché identico a quello di otto anni fa. Forse nessuno inalbererà cartelli con il ritratto di Bin Laden, come pure accadde nella bolgia «antisionista » di Durban pochi giorni prima dell'attacco alle Torri Gemelle.

FRANCESCO Cavalli, vicepresidente Coordinamento nazionale enti locali ... ( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Coordinamento nazionale enti locali per la pace e i diritti umani, assieme a una delegazione composta dal coordinatore nazionale Tavola della pace Flavio Lotti, al presidente della Provincia Autonoma di Trento Giovanni Kessler e al coordinatore della piattaforma delle Ong per il Medio Oriente Sergio Bassoli, sono stati bloccati all'ingresso della Striscia di Gaza dalle autorità israeliani.

L'UTILIZZO di modchip e swap magic sulla playstation costituisce violazione ... ( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: UTILIZZO di modchip e swap magic sulla playstation costituisce violazione ... L'UTILIZZO di modchip e swap magic sulla playstation costituisce violazione dei diritti d'autore e di Sony Computer Entertainment Europe. Che è ricorsa alle vie legali anche a San Marino in nome della tutela dei diritti di proprierà industriale.

IL CANDIDATO sindaco del Partito Democratico Tiziano Tagliani, parteciperà o... ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: coinvolgimento di studenti ed insegnanti delle scuole medie sui temi dei diritti umani, dei diritti di cittadinanza dei giovani e sullo sviluppo sostenibile. Lo stesso Tagliani ha preso parte mercoledì al convegno organizzato da Uisp, Comune e Provincia sul tema piscine, svoltosi sempre in Castello Estense, mentre martedì il candidato del Pd ha incontrato gli operai della Felisatti.

<Nella mia cultura maya c'è il segreto della forza> ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: umanità, tutti vendevano tutto a tutti e alla fine è rimasto solo lo spettacolo delle banche che hanno mentito e truffato». E I DIRITTI umani, per i quali la Menchú che nel 2011con tutta probabilità si presenterà candidata di un partito maya alle elezioni presidenziali, ha lottato e continua a lottare con la propria fondazione?

Io amo Ferrara lancia Masina per la Provincia ( da "Nuova Ferrara, La" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il progetto è partito con il coinvolgimento di studenti e insegnanti delle scuole medie sui temi dei diritti umani, dei diritti di cittadinanza dei giovani e sullo sviluppo sostenibile. CON SAVINI. L'area de «I Socialisti» ferraresi sosterrà Romeo Savini (RinnovaFerrara) nella corsa a sindaco. Lo dichiara il segretario Giuseppe Manfredi.

NONANTOLA UNA DELEGAZIONE della cittadina brasiliana di Itapirapuà era present... ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: NONANTOLA UNA DELEGAZIONE della cittadina brasiliana di Itapirapuà era presente ieri a Nonantola per sottoscrivere un patto d'amicizia col Comune. Il progetto è imperniato sull'istruzione e la difesa dei diritti umani, con la presenza di molti volontari modenesi. A Itapirapuà è già stata costruita una scuola intitolata al compianto don Arrigo Beccari.

Arrigoni premiato per gli articoli su Gaza ( da "Giorno, Il (Lecco)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: GIOVANE IN PALESTINA COME ATTIVISTA DEI DIRITTI UMANI BULCIAGO IL GIOVANE bulciaghese Vittorio Arrigoni, figlio del sindaco del paese Egidia Beretta e attivista dei diritti umani, ora in Palestina per prestare aiuto alla popolazione locale assediata dall'esercito israeliano, riceverà l'ambito premio «Città Sasso Marconi»,istituito dall'Amministrazione dell'omonimo centro nel 2004,

Registi dietro l'obiettivo per difendere i diritti umani ( da "Giorno, Il (Milano)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 27 Registi dietro l'obiettivo per difendere i diritti umani GRANDE SCHERMO DOMANI ALL'OBERDAN MILANO «ALL HUMAN Rights For All» è il lungometraggio firmato da vari registi e ispirato agli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che domani sarà presentato in anteprima allo Spazio Oberdan.

8 marzo/ Moratinos: "Discriminazione è violazione diritti ( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sessuale è una grave violazione dei diritti umani, sostiene Miguel Angel Moratinos, ministro degli Esteri spagnolo. "Cercheremo di fare in modo che nel periodo di presidenza della Spagna del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, ogni giorno si trasformi in una 'Giornata internazionale delle donne', così da ottenere progressi concreti e quotidiani sulle questioni femminili"

L'appoggio cinese al Sudan ( da "KataWeb News" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Pechino fa sbarramento contro il diritto d'ingerenza umanitaria in nome della "non interferenza negli affari interni" degli Stati sovrani. In cambio la Cina mobilita un ampio fronte di solidarietà tra i paesi emergenti ogni volta che i suoi abusi contro i diritti umani finiscono sotto accusa, per esempio sul Tibet.

Conferenza Onu <usa e getta> ( da "Manifesto, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Il governo italiano ha annunciato ieri che non sarà a Ginevra, seguendo quelli di Israele, Stati uniti e Olanda. Le conferenze mondiali dell'Onu - aperte da quella sull'ambiente a Rio nel 1992 - sono state una grande occasione di mettere sul tavolo dei governi i problemi del pianeta

Il 'Carlo Magno' a Riccardi La premiazione il 21 maggio ( da "Avvenire" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: promosso i diritti umani, la solidarietà, la pace e il rispetto del prossimo, quest'anno abbiamo deciso di attribuire il Premio Carlo Magno ad Andrea Riccardi». Con queste parole, ieri, il sindaco di Aachen, Jurgen Linden, ha ufficializzato nella sede della Comunità, a Trastevere, l'attribuzione del prestigioso riconoscimento al fondatore del movimento diffuso in diversi continenti.

- 8 MARZO: DONNE ATTIVISTE PER I DIRITTI UMANI E ( da "WindPress.it" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: testimoniano nei processi contro i responsabili di violazioni dei diritti umani, lanciano campagne per l'uguaglianza, fondano movimenti per i diritti umani".Proprio a seguito di tutte queste attivit, moltissime donne vanno incontro a violazioni dei diritti umani e corrono rischi spesso superiori a quelli affrontati dagli uomini.

Darfur/ Mbeki designato dall'Ua per mediare tra Sudan e ( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dei diritti umani commesse nella regione sudanese del Darfur. Il ministro degli Esteri sudafricano, Nkosazana Dlamini-Zuma, ha poi precisato che Mbeki avrà anche il ruolo di intercedere tra il Sudan e la Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi), che il 4 marzo scorso ha spiccato un mandato di arresto contro il Presidente sudanese Omar al Bashir per crimini di guerra e contro l'

8 Marzo/ Amnesty: diritti umani, donne protagoniste ( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: testimoniano nei processi contro i responsabili di violazioni dei diritti umani, lanciano campagne per l'uguaglianza, fondano movimenti per i diritti umani". Proprio a seguito di tutte queste attivita', moltissime donne vanno incontro a violazioni dei diritti umani e corrono rischi spesso superiori a quelli affrontati dagli uomini.

Darfur/ Onu: indagine su espulsione ong: crimine contro ( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: organizzazioni non governative rappresenti una violazione dei diritti umani. Il portavoce dell'Onu Rupert Colville ha dichiarato che la decisione di Khartoum rappresenta un "grave abbandono" che mette a rischio la vita di migliaia di persone. Il Sudan ha accusato le 13 ong di aver collaborato con la Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi) e di aver fornito falsa testimonianza.

Darfur/ Onu: inchiesta su espulsione Ong: crimine contro ( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite annuncia l'apertura di un'inchiesta sull'espulsione dal Darfur delle organizzazioni umanitarie, decisa dal governo del Sudan in seguito al mandato di cattura spiccato contro il presidente Omar al Bashir dal tribunale penale internazionale dell'Aia.

La prima volta di Hillary a Bruxelles ( da "Stampaweb, La" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dai diritti umani alla Russia alla solidità della relazione tra le due sponde dell?Oceano, tra Stati Uniti e Unione europea. Quasi un?ora in cui la signora Clinton risponde alle domande della “prossima generazione di europei” con cui gli Stati Uniti sono ansiosi e desiderosi di collaborare, condividendo i valori e &

Bruxelles Anche l'Italia ritira la delegazione dalla Conferenza dell'Onu sul razzismo, prev... ( da "Gazzettino, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: violazione dei diritti umani internazionali, crimini contro l'umanità, apartheid», nei territori palestinesi, nonché di «discriminazioni razziali dei palestinesi e dei siriani nel Golan occupato». Si parla di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni di movimento, chiusura arbitraria» dei territori palestinesi e di «minaccia alla pace internazionale e alla sicurezza»

L'Italia lascia <Durban II>per protesta all'attaccoalla politica di Israele ( da "Sicilia, La" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato».

PAOLA MAIOLI IL PERSONAL COMPUTER IN AZIENDA DIVENTA MOLTO POCO PERSONAL. PARTE DALLA FINLANDIA I... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 06-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Un gruppo che si occupa dei diritti degli utenti di internet, Electronic frontier Finland, sta valutando se fare una denuncia alla Corte europea per i diritti umani. L'iniziativa parlamentare è stata fortemente supportata dalle aziende che sostengono la necessità di combattere lo spionaggio industriale.

STEFANO POLLI BRUXELLES. L'ITALIA RITIRA LA SUA DELEGAZIONE DALLA CONFERENZA ONU SUL RAZZISMO, LA... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato».

Yukos/ Legali Khodorkovsky chiedono archiviazione: mancano ( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il team di avvocati della difesa, guidata da Bob Amsterdam ha poi dichiarato alla stampa internazionale in un briefing che "il presidente della Federazione Russa" Medvedev, in base alle ultime dichiarazioni sul rispetto dei diritti umani "ha dimostrato di essere dalla nostra parte".

Onu, Consiglio di Sicurezza su ong espulse dal Sudan ( da "Repubblica.it" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: L'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un crimine di guerra. Tra le ong espulse ci sono Oxfam, Care, Save the Children e Medici senza frontiere.

Sudan: Allarme Onu dopo espulsione Ong ( da "KataWeb News" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: L'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un crimine di guerra. Tra le Ong espulse ci sono Oxfam, Care, Save the Children e Medici senza frontiere.

`Da bambino a bambino`, i regali di Osnago per Gaza ( da "Merateonline.it" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani": 'Invia un giocattolo ad un bambino di Gaza` Da bambino a bambino. I bambini di Gaza hanno bisogno di ricominciare a giocare. Lo puoi fare direttamente tu`. "L`obiettivo è inviare a Gaza" ha spiegato l`assessore Daniele Lorenzet "giocattoli, libri illustrati, pennarelli e quaderni da colorare per regalargli un sorriso,

## Darfur/ Sfollati senza cibo e 20.000 bimbi a rischio ( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Onu per i diritti dell'uomo, annunciando l'avvio di un'inchiesta per verificare se Khartoum abbia violato o meno i diritti umani, se non addirittura commesso crimini di guerra, intimando agli operatori umanitari di lasciare il Paese. Il Sudan ha accusato le 13 ong di aver collaborato con la Cpi, fornendo false testimonianze,

Darfur, Bashir e gli Stati Uniti le risposte di Cassese ai lettori ( da "Repubblica.it" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: contro le violazioni dei diritti umani, ovunque avvengano." Perché Bashir e tanti altri no? Putin in Cecenia ha raso al suolo Grozny non risparmiando i civili e si è poi ripetuto in Georgia; un qualunque statunitense che si è macchiato di crimini contro l'umanità, e ce ne sono tanti dopo la guerra in Iraq, non può essere incriminato dall'Alta Corte perché gli USA non la riconoscono;

Sudan, via le Ong. L'Onu: milioni di vite a rischio ( da "Affari Italiani (Online)" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: L'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un crimine di guerra. Tra le Ong espulse ci sono Oxfam, Care, Save the Children e Medici senza frontiere.

Durban II, il Vaticano parteciperà al summit ( da "Giornale.it, Il" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dialogo e nel rispetto dei diritti umani di ogni persona", ha concluso. Il 18 febbraio scorso, la delegazione della Santa Sede, insieme ai paesi africani e ai paesi musulmani, aveva votato contro un riferimento esplicito alle discriminazioni contro gli omosessuali. La Francia non ritira la delegazione La Francia ha affermato di voler partecipare alla preparazione della conferenza dell?

Onu: stupri e violenze all'ordine del giorno in Afghanistan ( da "Rai News 24" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: contenuta in un rapporto annuale sui diritti umani presentato al Palazzo di Vetro in occasione delle discussioni sulla condizione femminile che culmineranno l'8 marzo. Secondo il documento delle Nazioni Unite, gli abusi contro donne - anche minorenni - sono "tollerati e perdonati" all'interno delle comunita' e delle famiglie afghane.

Nomadi/ Interrogazione radicali su violenza in sgomberi a ( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: nonché "quali iniziative intendano prendere al fine di ripristinare il rispetto della legge, evitando il perpetuarsi di ulteriori episodi quali quelli descritti, configurabili come una violazione dei diritti umani, in particolare quelli alla non-discriminazione e alla libera circolazione, diritto previsto dalle norme europee".


Articoli

Un film per parlare di diritti dell'uomo (sezione: Diritti umani)

( da "City" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Un film per parlare di diritti dell'uomo Domani alle 20 allo spazio Oberdan, di viale Vittorio Veneto 2, nell'ambito della rassegna Sguardi Altrove, sarà proiettato il lungometraggio "All Human Rights For All - sguardi del cinema italiano sui diritti umani". Padrini della serata saranno Giobbe Covatta e Paola Catella. L'ingresso è gratuito. 06 marzo 2009

Torna all'inizio


L'Aja: arresto per Bashir. Khartoum protesta ed espelle dieci Ong (sezione: Diritti umani)

( da "EUROPA ON-LINE" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

DARFUR L?Aja: arresto per Bashir. Khartoum protesta ed espelle dieci Ong La Corte penale internazionale ha emesso un ordine d?arresto per il presidente del Sudan Omar Al Bashir per crimini di guerra e contro l?umanità commessi in Darfur. Immediata la replica di Khartoum che ha denunciato un piano di «neocolonialismo », ha ribadito che Bashir non sarà consegnato e ha deciso l?espulsione dal sud del paese di 10 organizzazioni non governative. Il consigliere presidenziale Mustafa Osman Ismail ha detto che il suo governo non è sorpreso: «Non vogliono che il Sudan si stabilizzi». E nella capitale sudanese migliaia di persone sono scese in piazza per contestare l?ordine. I giudici hanno lasciato cadere l?accusa di genocidio, che era compresa nella richiesta di incriminazione per dieci capitoli presentata a luglio dal procuratore Luis Moreno-Ocampo. Quest?ultimo ha ricordato che Khartoum è «obbligata dal diritto internazionale a consegnare Bashir»: «Sarà tra due mesi o tra due anni, ma sarà processato». L?Egitto ha chiesto al Consiglio di sicurezza Onu di sospendere il mandato d?arresto. Critica anche la Russia: per l?inviato di Mosca Mikhail Margelov si tratta di «una decisione intempestiva» che crea «un precedente pericoloso». Per gli Usa, che pure non hanno firmato il Trattato istitutivo della Cpi, è giusto processare Bashir: «Gli Usa ritengono che chi ha commesso atrocità debba risponderne in tribunale», ha detto il portavoce del dipartimento di stato, Robert Wood. Esultano le organizzazioni per i diritti umani come Human Rights Watch, secondo cui ora «neppure i presidenti sono garantiti per i loro orribili crimini»». Bashir è accusato in particolare per il massacro dei civili delle tribù fur, masalit e zagawa che abitano il Darfur con «l?alibi di combattere la ribellione». Si stima che la repressione nella provincia abbia fatto 300mila morti e due milioni di sfollati.

Torna all'inizio


Censura d'autore (sezione: Diritti umani)

( da "Punto Informatico" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma - In un bell'articolo di ieri su queste stesse colonne Gaia Bottà ha segnalato una notizia sfuggita a molti: il procedimento cautelare promosso da Mediaset contro RCS quale editrice del Corriere.it dinanzi al Tribunale di Milano. Oggetto del contendere una cinquantina di spezzoni tratti dal Grande Fratello 9 utilizzati dal Corriere.it sulle proprie pagine a corredo di altrettanti articoli di cronaca. L'epilogo della vicenda è ormai noto: il Tribunale di Milano ha respinto le domande di Mediaset in relazione alla più parte dei filmati oggetto di contestazione ritenendo che il diritto di cronaca dovesse prevalere su quello d'autore, e le ha accolte con riferimento a soli 4 filmati. La vicenda è, tuttavia, utile per alcune brevi considerazioni sul rapporto tra diritto d'autore e libertà di manifestazione del pensiero nello spazio telematico. Mediaset all'indomani della decisione del Tribunale di Milano non ha fatto mistero dell'intenzione di promuovere una guerra senza confini contro ogni violazione dei propri diritti di proprietà intellettuale su Internet. Ad un tempo la controversia appena risolta dal Tribunale di Milano mostra come questa guerra senza confini sia destinata ad investire anche il mondo dell'informazione vecchio e nuovo. Il problema, dunque, è esattamente questo: sin dove la legittima tutela dei propri diritti d'autore autorizza il titolare di detti diritti a comprimere l'altrui diritto di cronaca e di critica? La questione non nasce nell'Era di Internet ma ha assunto, oggi, toni e proporzioni che impongono di affrontarla senza ritardo in modo serio ed equilibrato. La tecnologia digitale, le dinamiche di circolazione dei contenuti in Rete e le nuove modalità di informazione e manifestazione del pensiero peculiari del cyberspazio, infatti, rendono irresistibile la tentazione - ed ad un tempo l'utilità - di utilizzare frammenti dell'altrui opera a corredo di notizie, post, commenti, podcast o, piuttosto, oggetti multimediali a contenuto informativo. Si è entrati - e questo è un dato che non può essere ignorato nell'analisi del fenomeno - in una nuova dimensione mediatica e, più in generale, del mondo dell'informazione. In tale contesto le posizioni di equilibrio di ieri tra diritto di cronaca e di critica e diritti d'autore vanno rivisitate con urgenza. Il secondo comma dell'art. 65 L.D.A. alla stregua del quale "La riproduzione o comunicazione al pubblico di opere o materiali protetti utilizzati in occasione di avvenimenti di attualità è consentita ai fini dell'esercizio del diritto di cronaca e nei limiti dello scopo informativo, sempre che si indichi, salvo caso di impossibilità, la fonte, incluso il nome dell'autore, se riportato" si mostra sufficiente ad individuare con ineludibile chiarezza il criterio sulla cui base quell'equilibrio tra contrapposti diritti ed interessi va ricercato ma non anche a consentire di delineare con puntualità, in tutte le fattispecie che si consumano nello spazio telematico, il punto di equilibrio. Inutile negare che le iniziative giudiziarie di Mediaset - e più semplicemente l'annuncio di volerne intraprendere - costituiscono un forte disincentivo per chiunque, oggi, voglia fare informazione in Rete - non importa se di tipo professionale o amatoriale - utilizzando qualche frammento di trasmissione andato in onda su questo o quel canale del vecchio Biscione. A ciò si aggiunga che la minaccia dell'esercizio del diritto ed ancor di più l'esercizio del diritto con termini e modalità da ricerca della "punizione esemplare" come di recente accaduto nell'iniziativa giudiziaria nell'ambito della quale Mediaset si è spinta a domandare a YouTube un irrealistico risarcimento da 500 milioni di euro fa sì che solo i soggetti più ricchi e con le spalle più larghe possano accettare il rischio di percorrere i nuovi sentieri dell'informazione in Rete. Si tratta di uno scenario che occorre scongiurare si concretizzi perché, in caso contrario, avremmo tutti perso una grande occasione e ci ritroveremmo nello spazio di qualche anno davanti al PC in un atteggiamento passivo in tutto e per tutto analogo a quello con il quale sino a ieri sedevamo sul divano davanti alla TV: meri telespettatori. È proprio questo - mi sembra difficile continuarlo a negare - l'obiettivo perseguito in modo più o meno consapevole dai vecchi padroni dei media: riprodurre nello spazio telematico assetti e dinamiche identiche a quelle che gli hanno consegnato il vecchio mondo dei media e che hanno reso l'informazione di questo Paese tra le meno libere al mondo. Difficile, al riguardo, dimenticarsi che l'Italia, secondo la classifica di RSF, è al 44esimo posto al mondo in termini di libertà dell'informazione, superata da paesi latinoamericani come l'Uruguay, oltre che da Stati africani come la Namibia. Internet rappresenta, probabilmente, la prima grande occasione per consentirci di ribaltare tale classifica, un'occasione che non dobbiamo e non possiamo perdere. Lo spettro è quello di una censura d'autore o meglio di una censura della libertà di manifestazione del pensiero in nome del diritto d'autore. Non si tratta, ovviamente, di giustificare il furto degli altrui diritti d'autore né di legittimare condotte di tipo parassitario ma, più semplicemente, di rivisitare le c.d. utilizzazioni libere disciplinate nella legge sul diritto d'autore prevedendo, ad esempio, che l'utilizzo di frammenti dell'altrui opera per finalità di cronaca o critica deve considerarsi lecito ogni qualvolta tra detto utilizzo e la diffusione originaria non sussista alcun rapporto concorrenziale. Non mi si venga a dire, tanto per intenderci, che chi, sfogliando le pagine web del corriere.it - tanto per stare all'ultimo episodio di conflitto tra diritto di cronaca e diritto d'autore - si imbatta in qualche minuto di video contenente immagini provenienti dalla casa del Grande Fratello, veda con ciò soddisfatta la propria curiosità di seguire le vicende degli occupanti di una delle case, in questo momento, più famose d'Italia. Sarebbe auspicabile che il lungo elenco di burocrati e parlamentari che, nelle ultime settimane, hanno ritenuto di occuparsi del problema della violazione dei diritti d'autore in Rete, riflettessero sull'opportunità di farsi carico oltre che di garantire incassi sempre maggiori ai titolari dei diritti anche di assicurare a questo Paese un posizionamento più dignitoso nella prossima classifica sulla libertà di informazione. Guido Scorza www.guidoscorza.it Presidente Istituto per le politiche dell'innovazione

Torna all'inizio


Attività svolte dal Forum Giovanile cittadino (sezione: Diritti umani)

( da "Caserta News" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 6 Marzo 2009 Attività svolte dal Forum Giovanile cittadino ASSOCIAZIONI | S.Nicola L.S. Comunicato n. 50 del 5 marzo 2009A poco più di un anno di distanza dalla costituzione (7 febbraio 2008), il Forum Giovanile della Città di San Nicola la Strada, presieduto da Raffaele Della Peruta, ha fatto pervenire al sindaco Angelo Pascariello e all'assessore alle Politiche Giovanili Domenico Palumbo, la relazione delle attività svolte durante l'anno 2008. Questi gli eventi più importanti che hanno visto l'organizzazione e/o la partecipazione del Forum Giovanile: l'8 marzo, in collaborazione con l'Amministrazione Comunale, il C.I.F. (Centro Italiano Femminile), la Civica Accademia Musicale ed il Coro "Arturo Toscanini", in occasione della Festa della Donna, ha presentato "Il Tempo delle Donne", testimonianze, musica e canti dedicati alle donne; la campagna di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata rivolta ai ragazzi delle scuole elementari, contribuendo ad informare i piccoli studenti sulle problematiche recenti che riguardano il problema rifiuti; music contest, rientrante nel progetto "La musica al centro della comunicazione giovanile"; creazione del sito internet; biciclettata, con raccolta fondi utilizzati per la costruzione di due pozzi d'acqua in Africa; Olimpiadi, sicuramente evento di maggiore rilievo che ha visto coinvolti circa seicento ragazzi impegnati in sette sport: calcio, calcio a 5, calcio balilla, pallavolo, tennis, tennis tavolo, basket. Le Olimpiadi sono state organizzate nelle migliori strutture presenti nella Città di San Nicola la Strada; partecipazione alla marcia della pace; torneo calcio - tennis in memoria del giovane "Marco Li Calzi" prematuramente scomparso; partecipazione allo "Stand Up", un'iniziativa mondiale contro la povertà; partecipazione alla manifestazione "60° Anniversario dei Diritti Umani"; primo torneo amatoriale di "Playstation".

Torna all'inizio


Come Usa e Olanda (sezione: Diritti umani)

( da "Cittadino, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Frattini lascia il vertice Onu: «Frasi razziste sugli ebrei» BRUXELLES L'Italia ritira la sua delegazione dalla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban II, per protesta contro le frasi «antisemite» contenute nella bozza di dichiarazione finale. Roma segue l'esempio degli Stati Uniti e dell'Olanda che hanno già annunciato una simile decisione e molto probabilmente anticipa altri Paesi europei, anch'essi indignati per l'andazzo che stanno prendendo i negoziati di Durban II. Si tratta di un segnale politico forte che rinfocola polemiche già scoppiate in occasione di Durban I (dal nome della città sudafricana dove si svolse il primo summit) e che getta un'ombra lunga sulla gestione di questa conferenza in vista anche del vertice di Ginevra previsto per metà aprile.È stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a comunicare ufficialmente la decisione italiana a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles spiegando che l'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati Durban II «a causa di un testo di conclusioni che contiene parti totalmente inaccettabili».Frattini ha parlato di «frasi aggressive e di tipo antisemita» che, nell'ottica dell'Italia, «devono essere eliminate» nella ricerca di un nuovo «equilibrio» nel testo che attualmente non c'è. Se il testo non verrà modificato, l'Italia non parteciperà al vertice di Ginevra, al pari di Usa e Olanda e molto presumibilmente di altri Paesi come Francia, Belgio, Canada e Danimarca. Nel testo di conclusioni della conferenza di Ginevra che si sta attualmente negoziando, si lanciano, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano «Haaretz», pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid».Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato». Israele inoltre viene accusato di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni di movimento e chiusura arbitraria dei territori» e viene inoltre definito «una minaccia per la pace internazionale e la sicurezza».Queste posizioni avevano già portato gli Stati Uniti a ritirarsi dai negoziati di Durban II nella convinzione che il documento finale della conferenza «non è recuperabile».Durban II, secondo gli Stati Uniti, potrebbe servire da piattaforma alle nazioni arabe e musulmane per attaccare Israele e in questo momento, secondo fonti Onu, le delegazioni iraniana e siriana avrebbero preso la guida del gruppo di Paesi che vogliono una dura presa di posizione contro Israele. D'altra parte, Usa e Israele avevano già abbandonato nel 2001 la prima conferenza di Durban per protestare contro il tentativo di equiparare il sionismo al razzismo.

Torna all'inizio


L'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati per la Conferenza dell'Onu sul razzi... (sezione: Diritti umani)

( da "Leggo" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati per la Conferenza dell'Onu sul razzismo (Durban II). Lo ha annunciato il ministro degli esteri Franco Frattini spiegando che la decisione è stata presa a causa delle «frasi aggressive di tipo antisemita» contenute nella bozza di dichiarazione in vista del summit di Ginevra di aprile. Roma segue così l'esempio degli Stati Uniti e dell' Olanda che hanno già annunciato una simile decisione. Nel testo, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano Haaretz, vi sarebbero pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid».

Torna all'inizio


Conferenza Onu sul razzismo, l'Italia si ritira (sezione: Diritti umani)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

BRUXELLES. Addio a «Durban II» dopo Usa e Olanda. Il ministro degli Esteri rinvia anche il viaggio a Teheran in seguito alle dure dichiarazioni contro Tel Aviv Conferenza Onu sul razzismo, l'Italia si ritira BRUXELLES L'Italia ritira la sua delegazione dalla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban II, per protesta contro le frasi «antisemite» contenute nella bozza di dichiarazione finale. Roma segue l'esempio degli Stati Uniti e dell'Olanda. Si tratta di un segnale politico molto forte, che rinfocola polemiche già scoppiate in occasione di Durban I (dal nome della città sudafricana dove si svolse il primo summit) e in vista anche del vertice di Ginevra previsto per metà aprile. È stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a comunicare ufficialmente la decisione italiana a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles. Frattini ha parlato di «frasi aggressive e di tipo antisemita» che, nell'ottica dell'Italia, «devono essere eliminate» nella ricerca di un nuovo «equilibrio» nel testo che attualmente non c'è. Se il testo non verrà modificato, l'Italia non parteciperà al vertice di Ginevra, al pari di Usa e Olanda. Nel testo di conclusioni della conferenza di Ginevra che si sta attualmente negoziando, si lanciano, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano Haaretz, pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato». Israele viene accusato di «tortura, blocco economico» e viene inoltre definito «una minaccia per la pace internazionale e la sicurezza». In questo quadro si situa la decisione, annunciata ieri dal ministro degli esteri Frattini di rinviare la visita a Teheran. Una scelta dettata dalle prese di posizione dell'Iran fortemente ostili verso Israele.

Torna all'inizio


Sul giornale parrocchiale il testamento biologico (sezione: Diritti umani)

( da "Alto Adige" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sul giornale parrocchiale il testamento biologico Ai Tre Santi lettera di un fedele: la famiglia, i miei amici preti, ma no accanimento terapeutico GIANCARLO ANSALONI BOLZANO.«Come vorrei che fosse»: questo il titolo con il quale un fedele, anonimo fedele e praticante, ha inteso far conoscere il proprio testamento biologico, affidandolo, forse per la prima volta, quanto meno a Bolzano, non già a una platea di telespettattori o da un palco pubblico, bensì alla propria parrocchia, al suo parroco, ai suoi coadiutori e ai propri confratelli. Un testamento che suona difforme (anche se non "contro"), rispetto il pronunciamento delle più alte gerarchie ecclesiastiche, sul lacerante e controverso caso di Eluana Englaro. E questo proprio mentre su ricorso di altri fedeli e di varie associazioni che si battono "in difesa della vita", altrove la magistratura è stata indotta a indagare sul comportamento del padre Beppe e dei medici coinvolti. Il bollettino in questione è "La Campana", settimanale della parrocchia Tre Santi, di Via Duca d'Aosta, retta da don Jimmy Baldo, un parroco che ancor giovane sacerdote ha saputo coinvolgere con i suoi sermoni, o meglio, i sui semplici, ma penetranti commenti al Vangelo domenicale, schiere di fedeli, in particolare giovani, adolescenti e bambini, quel che si dice insomma un sacerdote "aperto", come conferma, il suo incondizionato consenso alla libera manifestazione della propria concezione della vita e del suo percorso finale. «Quando arriverà l'ora fatale - esordisce nel suo "testamento" A.T. - desidero essere accompagnato a varcare la Suprema Porta dai miei famigliari. Li voglio tutti intorno a me e, di fronte al violetto, un Crocifisso... Desidero essere assistito dai miei amici sacerdoti, Don Jimmy, Don Gino, Don Vittorino. Desidero che insieme alla mia adorata moglie, ai miei figli e a chi mi ha voluto bene, si recitino l'Eterno Riposo, l'Ave Maria e che si ripeta più volte la più bella preghiera cristiana, il padre Nostro. Desidero morire naturalmente. Non voglio essere torturato. Non voglio che si utilizzino e si aggiungano tecniche artificiali ad un mio eventuale stato d'incoscienza e d'incapacità di intendere e di volere. Non voglio essere sottoposto a trattamenti pseudo-scientifici di sostegno, da accanimento terapeutico. Non voglio che mi siano imposte inutili rianimazioni. Quando varcherò quella soglia, ringrazierò Dio per la vita,per la famiglia, per le esperienze che mi ha donato. Carissimo Jimmy, è da cristiani chiedere di morire in questo modo? Mi piacerebbe conoscere il tuo parere. Ti segnalo la lettera di Paolo VI inviata al Cardinal Villot nel 1970. E' significativa e problematica... E' stato proprio un grande Papa». Firmato A.T. Ed ecco il testo della lettera: «Pur escludendo l'eutanasia, ciò non significa obbligare il medico a utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che gli offre una scienza infaticabilmente creatrice. In tali casi non sarebbe una tortura inutile imporre la rianimazione vegetativa nell'ultima fase di una malattia incurabile? Il dovere del medico consiste piuttosto nell'adoperarsi a calmare le sofferenze, invece di prolungare più a lungo possibile e con qualunque mezzo e a qualunque condizione; una vita che non è più pienamente umana e che va verso la conclusione».

Torna all'inizio


Don Cavazzuti, addio Brasile (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Modena,La" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

IL SACERDOTE Don Cavazzuti, addio Brasile Il missionario accecato dai fazenderos ora è canonico LA NOVITA' E' tornato in città e vive al seminario FABRIZIO STERMIERI Don Francesco Cavazzuti è rientrato a Carpi e probabilmente non ritornerà più in Brasile. Le sue precarie condizioni di salute non gli hanno consentito di restare nel suo Paese di elezione. «Ero tornato in Brasile - racconta il sacerdote, vittima di un odioso attentato che nel 1987 lo ha privato della vista - sia per prendere parte alle cerimonie di consacrazione di due sacerdoti che io avevo inserito in seminario e avevo seguito per anni, ma anche con l'intenzione di restare fra i miei parrocchiani di sempre, quelli con i quali ho condiviso quasi 40 anni di missione». Ciò non è stato possibile perché al sacerdote servono cure che non è facile ottenere in Brasile, specialmente a Goias, dove per la povertà le strutture sanitarie sono modeste. Di qua la decisione sofferta di lasciare definitivamente il Brasile. Don Francesco vi ha lasciato il cuore e tante iniziative sociali ed assistenziali che gli attirarono l'odio e l'inimicizia di alcuni grandi latifondisti mandanti dell'attentato che lo ha lasciato cieco. Ancora oggi queste iniziative continuano a svolgere un'importante funzione in quella parte centro occidentale del paese: a Goias, per esempio, funziona il centro dei diritti umani «Padre Francesco Cavazzuti» inaugurato nel 2005 alla presenza tra gli altri del vescovo monsignor Elio Tinti e del sindaco Enrico Campedelli. Si tratta di un centro che opera per la promozione e la garanzia della persona umana attraverso formazione, assistenza giuridica e difesa dei diritti dei più deboli. Nei giorni scorsi don Cavazzuti ha incontrato a Modena il sindaco di Itapirapua - altra località brasiliana in cui ha operato - in visita di cortesia in Italia e in particolare a Modena, che ha stretto con questa città un patto di assistenza tramite l'associazione Modena Terzo Mondo. Il missionario carpigiano, nominato dal vescovo "Canonico della Cattedrale", alloggia al seminario vescovile di corso Fanti e continuerà a collaborare con il parroco del duomo.

Torna all'inizio


Antisemitismo, l'Italia si ritira da Durban II (sezione: Diritti umani)

( da "Provincia Pavese, La" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CONFERENZA ONU Antisemitismo, l'Italia si ritira da Durban II BRUXELLES. L'Italia ritira la sua delegazione dalla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban II, per protesta contro le frasi «antisemite» contenute nella bozza di dichiarazione finale. Roma segue l'esempio degli Stati Uniti e dell' Olanda. Si tratta di un segnale politico molto forte, che rinfocola polemiche già scoppiate in occasione di Durban I (dal nome della città sudafricana dove si svolse il primo summit) e che getta un'ombra lunga sulla gestione di questa conferenza in vista anche del vertice di Ginevra previsto per metà aprile. E' stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a comunicare ufficialmente la decisione italiana a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles spiegando che l'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati Durban II «a causa di un testo di conclusioni che contiene parti totalmente inaccettabili». Frattini ha parlato di «frasi aggressive e di tipo antisemita» che, nell'ottica dell'Italia, «devono essere eliminate» nella ricerca di un nuovo «equilibrio» nel testo che attualmente non c'è. Se il testo non verrà modificato, l'Italia non parteciperà al vertice di Ginevra, al pari di Usa e Olanda e molto presumibilmente di altri Paesi come Francia, Belgio, Canada e Danimarca. Nel testo si lanciano, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano'Haaretz', pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid».

Torna all'inizio


ciliberto: il laicismo ha radici antiche (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina XVII - Firenze Ciliberto: il laicismo ha radici antiche Alla Biblioteca delle Oblate (v. Sant´Egidio 21, ore 17.30, ingresso libero), per "Leggere per non dimenticare", Michele Cilberto presenta, con Vannino Chiti e Biagio De Giovanni il suo Biblioteca laica (Laterza) un´analisi storica del pensiero laico nell´Italia moderna che ha a cuore concetti decisivi come conflitto, eguaglianza, libertà di stampa, fino alla tortura e alla pena di morte. E che poggia sulle riflessioni di Bruno, Machiavelli, Leopardi.

Torna all'inizio


italia paese di sapienza civile - anna benedetti (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina XVII - Firenze Italia paese di sapienza civile Nelle pagine sublimi di Beccaria il rifiuto della tortura ANNA BENEDETTI Dall´analisi storica, dettagliata e approfondita del pensiero laico nell´Italia moderna, ho scelto le righe alle pagine XI-XII della Premessa. è un errore identificare il termine ?laico´ con il termine ?anticlericale´, come spesso è accaduto nel nostro paese, nel fuoco di una polemica assai aspra nei confronti della Chiesa romana, acuitasi specie dopo la costituzione dello Stato nazionale. La ?laicità´ è qualcosa di molto più vasto di una polemica, per quanto aspra, nei confronti della Chiesa di Roma (e di qualsiasi altra Chiesa). Nella ?laicità´ ? ed è soprattutto su ciò che si è voluto insistere nel libro ? si è espressa una vera e propria concezione della sapienza ? quella mondana, civile che appare in modo luminoso dai testi qui adunati. Se si vanno a leggere i capisaldi di tale cultura, ci imbattiamo in concetti decisivi come quelli di legge, di conflitto, di eguaglianza, di dissimulazione, di bisogno, di libertà di stampa, di opinione pubblica, fino all´argomentazione del rifiuto della tortura e della pena di morte svolta nelle pagine memorabili di Cesare Beccaria pubblicate nel lontano 1764? Princìpi, ieri come oggi, di una sapienza mondana, civile, che in Italia ha trovato uno dei suoi luoghi di nascita e di maggior sviluppo, come potrà agevolmente constatare chi leggerà il volume, che si conclude, volutamente, con la costituzione dello Stato nazionale.

Torna all'inizio


una lezione di recitazione con tiziana foschi (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 5 - Gorizia Una lezione di recitazione con Tiziana Foschi Oggi e domani la nota attrice teatrale e televisiva Tiziana Foschi, conosciuta al grande pubblico come membro della Premiata ditta, terrà una lezione di recitazione all'associazione Iav di via Morelli 8, a seguito della sua adesione al progetto "I giovani e i diritti umani - 60º anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani", realizzato per coinvolgere i giovani in un processo educativo e di sensibilizzazione al tema dei diritti umani. Tiziana Foschi nel pomeriggio di oggi incontrerà i partecipanti del laboratorio di tecniche cinematografiche "Libera il pensiero", che fa parte del percorso sui diritti umani iniziato già lo scorso anno, per introdurli e farli cimentare con la recitazione comica cinematografica e teatrale. Il giorno successivo, invece, parteciperà attivamente alla realizzazione di un video/spot sul tema dei diritti umani, che sarà realizzato dagli studenti del corso coordinati dal regista friulano Davide Del Degan. Il laboratorio di tecniche cinematografiche "Libera il pensiero", in cui si inseriscono la lezione e la partecipazione di Tiziana Foschi, è promosso dalla Provincia di Gorizia. Cominciato il 7 febbraio, è indirizzato a ragazzi interessati ad approfondire le varie tematiche riguardanti il cinema dai 16 ai 25 anni. L'obiettivo del laboratorio di cinema è fornire ai giovani le conoscenze cinematografiche, per affrontare da una diversa prospettiva il tema del rispetto dei diritti umani attraverso la realizzazione di un video/spot che coinvolgerà i partecipanti in fase produttiva e di montaggio.

Torna all'inizio


L' Italia lascia il vertice Onu (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Esteri Pagina 111 Razzismo. Il ministro Frattini al Durban II: «Via le frasi antisemite» L' Italia lascia il vertice Onu Razzismo.. Il ministro Frattini al Durban II: «Via le frasi antisemite» --> BRUXELLES L'Italia ritira la sua delegazione dalla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban II, per protesta contro le frasi «antisemite» contenute nella bozza di dichiarazione finale. LA SCELTA Roma segue l'esempio degli Stati Uniti e dell' Olanda che hanno già annunciato una simile decisione e molto probabilmente anticipa altri Paesi europei, anch' essi indignati per l'andazzo che stanno prendendo i negoziati di Durban II. Si tratta di un segnale politico molto forte, che rinfocola polemiche già scoppiate in occasione di Durban I (dal nome della città sudafricana dove si svolse il primo summit) e che getta un' ombra lunga sulla gestione di questa conferenza in vista anche del vertice di Ginevra previsto per metà aprile. È stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a comunicare ufficialmente la decisione italiana a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles spiegando che l'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati Durban II «a causa di un testo di conclusioni che contiene parti totalmente inaccettabili». Frattini ha parlato di «frasi aggressive e di tipo antisemita» che, nell'ottica dell'Italia, «devono essere eliminate» nella ricerca di un nuovo «equilibrio» nel testo che attualmente non c'è. L'ULTIMATUM Se il testo non verrà modificato, l'Italia non parteciperà al vertice di Ginevra, al pari di Usa e Olanda e molto presumibilmente di altri Paesi come Francia, Belgio, Canada e Danimarca. Nel testo di conclusioni della conferenza di Ginevra che si sta attualmente negoziando, si lanciano, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano Haaretz, pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». LA DISCRIMINAZIONE Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato». Israele inoltre viene accusato di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni di movimento e chiusura arbitraria dei territori» e viene inoltre definito «una minaccia per la pace internazionale e la sicurezza». Queste posizioni avevano già portato gli Stati Uniti a ritirarsi dai negoziati di Durban II nella convinzione che il documento finale della conferenza «non è recuperabile».

Torna all'inizio


Clinton apre all'Iran <Invitato al verticesull'Afghanistan> (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Clinton apre all'Iran «Invitato al verticesull'Afghanistan» geopolitica L'Italia rimanda la visita a Teheran e non va all'OnuFrattini: «Inaccettabili le frasi che attaccano Israele» BRUXELLES. Se ne riparlerà fra un po'. Per adesso è meglio rinviare a quando ci sarà un clima migliore. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha deciso di «riprogrammare» la visita in Iran prevista entro marzo e che era ormai in fase di preparazione molto avanzata. Una visita esplorativa, limitata al dossier AfPak (Afghanistan e Pakistan) per sondare la volontà di Teheran di partecipare alla stabilizzazione dell' area. Ma negli ultimi giorni alcuni avvenimenti hanno fatto salire la prudenza e consigliato un rinvio della visita. In modo particolare fanno riflettere le dure prese di posizione delle autorità di Teheran contro Israele e gli Stati Uniti. Si tratta, secondo il titolare della Farnesina, di dichiarazioni «orribili e inaccettabili», «negazioniste», sulla «distruzione di Israele» e «sui nostri amici americani che hanno teso all'Iran una mano per il dialogo». Ma c'è di più: l' Iran, spiega la Farnesina, ha in programma di organizzare la settimana prossima una Conferenza su Gaza i cui obiettivi sono antitetici a quelli della Conferenza appena svoltasi a Sharm El Sheikh e di cui l'Italia è stata co-sponsor. Insomma, meglio «riprogrammare» e rinviare l' incontro con la controparte iraniana, il ministro degli Esteri Mottaki, a quello che viene definito «un contesto più proficuo». La linea di fondo non cambia: l'Italia ritiene che Teheran sia un interlocutore potenziale per risolvere la crisi afghana e Frattini ha sottolineato che l'Iran «occupa uno spazio importante nella regione con una sua struttura e un suo ruolo». L'Iran, ha detto, è«una vittima» del traffico della droga e certamente «non è avvantaggiato» dal traffico delle armi. La posizione è in linea con quella del Segretario di Stato Usa Hillary Clinton, che al suo battesimo alla Nato ha annunciato l'intenzione di invitare l'Iran alla conferenza Isaf-Nato sull' Afghanistan del 31 marzo. «Niente è stato ancora deciso, ma se andiamo avanti con questa idea la mia aspettativa è che l'Iran venga invitato in quanto Paese vicino dell'Afghanistan», ha detto la Clinton al termine del Consiglio esteri della Nato, che ha sancito anche l'accordo dei ministri per una ripresa «formale» delle relazioni con la Russia. Oltre ai ministri degli Esteri dei Paesi membri della Nato, dovrebbero partecipare al summit i sull'Afghanistan 41 Paesi contributori della missione Isaf, i donatori, le Organizzazioni internazionali e anche i Paesi di transito (come la Russia) e i Paesi vicini: Pakistan, India e Iran. Con un duplice obiettivo: discutere prima del Vertice per il Sessantesimo della Nato - che si terrà agli inizi di aprile a Strasburgo e Kehl - del cambio di strategia in Afghanistan annunciato dalla nuova amministrazione di Barack Obama e raccogliere i contributi militari e civili già promessi da molti paesi per rafforzare la missione internazionale. Ma le questioni sul tappeto nel complesso scenario internazionale non finiscono qui. Ieri è stato annunciato il ritiro della delegazione italiana dalla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban II, poiché nella bozza di dichiarazione finale sarebbero state inserite frasi «antisemite». Roma segue l'esempio degli Stati Uniti e dell' Olanda che hanno già annunciato una simile decisione, e altri Paesi potrebbero seguirla. Nel testo, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano Haaretz, si lanciano pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato». Stati Uniti e Israele avevano già abbandonato nel 2001 la prima conferenza di Durban. Stefano Polli (Ansa) 06/03/2009

Torna all'inizio


Le lucciole dei bassi e l'acqua santa (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Le lucciole dei bassi e l'acqua santa religione e società Benedizione nelle case a luci rosse. Il sacerdote: «Mi dicono siamo figlie di Dio anche noi» GENOVA. I bassi delle lucciole con la statuina di Padre Pio, le tante porte chiuse. L'amore sacro e l'amor profano cantati da De André che si incontrano a pochi passi da Prè. Sono i giorni della benedizione delle case, tradizione cattolica che si rinnova anno dopo anno. E la città vecchia di "Faber" prende corpo, diventa realtà scavando tra i diversi volti dei riti pasquali, radicati nel passato più lontano eppure incredibilmente variegati. «In Lombardia, la benedizione delle case è un'usanza dei giorni del Natale e dell'Avvento - racconta padre Franco Fissore, parroco della chiesa della Maddalena nel centro storico di Genova - in Piemonte, abitualmente, la benedizione si svolga invece nel tempo che corre dal giorno di Pasqua alla Pentecoste. Qui da noi è sempre stato un rito della Quaresima. Eppure, oggi, molti sacerdoti iniziano il giro delle famiglie già a gennaio». I preti sono pochi, i viceparroci sono un lusso di poche chiese. E per raggiungere tutti i parrocchiani, bisogna partire con largo anticipo. Ma a rimescolare le carte sono soprattutto, i problemi, piccoli e grandi, dell'immigrazione e delle attività irregolari. Con tanti interrogativi per nulla accademici: cosa deve fare, un prete, quando nel corso del suo giro pastorale si trova davanti a un basso usato come luogo di prostituzione? «Quando ero un giovane curato, il mio parroco mi consegnava la lista delle case da benedire solo dopo averne "spuntate" alcune, scrivendo accanto: "no"», racconta padre Franco. Ma è giusto escludere qualcuno solo per quello che fa, e non sempre liberamente? «Oggi molte lucciole sono sudamericane e cattoliche - risponde - qualcuna mi chiama: siamo figlie di Dio anche noi, mi dice. E allora non posso andare oltre, cerco di stabilire un dialogo e, in qualche caso, accetto di benedire anche il basso, mettendo in chiaro che non è affatto un gesto di incoraggiamento per quello che fanno». C'è chi tiene nel locale statuine di padre Pio e della Madonna, chi ha persino il Vangelo o la Bibbia, racconta il sacerdote. «E qualche anno fa ho dovuto spiegare a una donna che veniva ad accendere candele in chiesa, chiedendo la grazia di avere più clienti, che la Maddalena non era affatto la santa protettrice delle prostitute». La parrocchia della Maddalena, affidata ai padri somaschi, è divisa nettamente in due: la zona alta che è parte integrante del quartiere-bene di Castelletto, dove i palazzi sono antichi e le famiglie sono genovesi da generazioni. E la parte bassa, che si addentra nel mondo dei vicoli, con problemi, ricchezze e potenzialità molto diverse. «A Castelletto il prete è quasi sempre ben gradito, chi non è in casa lascia la chiave al vicino perché la benedizione possa avvenire. In basso, la difficoltà maggiore è imbattersi in tante porte chiuse. Se trovo famiglie straniere, chiedo semplicemente se sono cristiani o islamici e, nel secondo caso, vado oltre senza proporre una benedizione che non sarebbe gradita. Ma mi è capitato anche di trovare, sulla porta di una famiglia italiana, un biglietto: "In questa casa non vogliamo fattucchieri né preti"». Scelte da rispettare. «Una volta, una ragazza della parte "alta" mi ha mandato via. Poi, sulle scale ho trovato la madre che mi ha chiesto se avevo benedetto la sua casa. No, le ho risposto, sua figlia non ha voluto. Lei mi ha riaperto e ha rimproverato la ragazza. Spesso, infatti, il rifiuto viene proprio dai più giovani». Il giro della benedizione è osteggiato via internet dall'Unione atei agnostici e razionalisti che cita un pronunciamento della Corte Europea dei Diritti Umani ma anche una condanna del 1939 contro una persona accusata di aver costretto un sacerdote "mediante contumelie, a interrompere la funzione della benedizione delle case". Però non sembra affatto infastidire gli atei organizzati dell'Uaar genovese: «Non abbiamo nemmeno preso in considerazione il problema - dice Silvano Vergoli, coordinatore del circolo cittadino - e siamo convinti che ognuno ha il diritto di far entrare in casa propria chi diavolo vuole». Il confronto è aperto, invece, all'interno del mondo cattolico. Monsignor Andrea Parodi , parroco dell'Assunta e vicario episcopale nella Curia del cardinale Bagnasco, ha scritto ai suoi fedeli una lunga lettera per riflettere sull'opportunità o meno della benedizione delle case. «Alcuni la ritengono superata - scrive il sacerdote - altri ingestibile per il contratto numero dei sacerdoti. Altri semplicemente inutile a motivo delle troppe porte che restano sbarrate per l'assenza degli inquilini». Ma, secondo il monsignore di Curia, il giro del prete per la benedizione è uno strumento «essenziale per incontrare almeno una volta all'anno i non praticanti, i non credenti, i fedeli di altre religioni, gli anziani e gli ammalati che non escono di casa». E, nelle parrocchie di frontiera, anche le "Bocca di rosa" dei vicoli. Bruno Viani viani@ilsecoloxix 06/03/2009

Torna all'inizio


Antisemitismo , Italia si ritira da Durban II (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere delle Alpi" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Antisemitismo», Italia si ritira da Durban II Protesta della nostra delegazione alla conferenza dell'Onu sul razzismo BRUXELLES. L'Italia ritira la sua delegazione dalla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban II, per protesta contro le frasi «antisemite» contenute nella bozza di dichiarazione finale. Roma segue l'esempio degli Stati Uniti e dell' Olanda che hanno già annunciato una simile decisione e molto probabilmente anticipa altri Paesi europei, anch' essi indignati per l'andazzo che stanno prendendo i negoziati di Durban II. Si tratta di un segnale politico molto forte, che rinfocola polemiche già scoppiate in occasione di Durban I (dal nome della città sudafricana dove si svolse il primo summit) e che getta un' ombra lunga sulla gestione di questa conferenza in vista anche del vertice di Ginevra previsto per metà aprile. E' stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a comunicare ufficialmente la decisione italiana a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles spiegando che l'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati Durban II «a causa di un testo di conclusioni che contiene parti totalmente inaccettabili». Frattini ha parlato di «frasi aggressive e di tipo antisemita» che, nell'ottica dell'Italia, «devono essere eliminate» nella ricerca di un nuovo «equilibrio» nel testo che attualmente non c'è. Se il testo non verrà modificato, l'Italia non parteciperà al vertice di Ginevra, al pari di Usa e Olanda e molto presumibilmente di altri Paesi come Francia, Belgio, Canada e Danimarca. Nel testo di conclusioni della conferenza di Ginevra che si sta attualmente negoziando, si lanciano, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano'Haaretz', pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato». Israele inoltre viene accusato di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni di movimento e chiusura arbitraria dei territori» e viene inoltre definito «una minaccia per la pace internazionale e la sicurezza».

Torna all'inizio


del PD dedicano la vita . Non ne sono convinto. (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere delle Alpi" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

del PD dedicano la vita». Non ne sono convinto. del PD dedicano la vita». Non ne sono convinto. Di fronte ai principali problemi politici, economici e sociali del Paese, la posizione degli ex Ds e degli ex popolari, appare identica. Rappresentano innanzitutto la forza politica la più determinata a difendere lo spirito e la lettera della Costituzione, che sancisce la libertà, la democrazia e il rispetto dei diritti umani. Sono ambedue impegnati a combattere le conseguenze antidemocratiche della mondializzazione del mercato. Con la caduta del muro di Berlino nasce, per volontà dei grandi interessi economici nordamericani, un mercato globale senza qualsivoglia controllo politico democratico e dove i centri di produzione si delocalizzano, alla ricerca di lavoro a buon mercato. I lavoratori dei paesi socialmente progrediti, dove vige la democrazia, la libertà sindacale, la Previdenza e Assistenza Sociale, sono stati messi freddamente in concorrenza con quelli dei paesi politicamente e socialmente sottosviluppati, che non rispettano le norme del diritto internazionali del lavoro. In nome della competitività, questo capitalismo neo-conservatore, spinge i Paesi all'eliminazione di ogni ruolo dello Stato in materia economica, alla privatizzazione dei servizi pubblici essenziali, alla liberalizzazione del mercato del lavoro con un precariato che offende la dignità dell'uomo, alla riduzione dei diritti sindacali e allo smantellamento dello Stato Previdenziale e Assistenziale. Secondo questo capitalismo globale, il compito dello Stato è di ridurre le imposte che gravano sul capitale, per consentire l'aumento dei profitti, di garantire la proprietà e di assicurare il mantenimento dell'ordine. Il capitalismo globale ha un rapporto molto debole con quell'umanesimo che ispirava i liberali del XVIII secolo. Infatti, ha plebiscitato a suo tempo il Cile di Pinochet e apprezza ai nostri giorni il regime dittatoriale cinese, che assicura manodopera a buon mercato. La cultura cristiana tollerava la ricchezza, ma la sua ricerca a danno altrui era considerata spregevole. Successivamente, gli adepti di Martin Luther e Jean Calvin, principali teorici della riforma protestante, considerano il raggiungimento della ricchezza la prova dell'acquisizione della grazia divina. Il neo-conservatorismo dei quali Margaret Thatcher, Ronaldo Reagan e George W. Bush ne sono stati politicamente l'espressione, nasce negli ambienti dei WASP (White Anglo-Saxon Protestant). Il rapporto di forza tra capitale e lavoro è sempre più in favore del primo. I governanti che s'identificano con la Thatcher & Soci, protestanti o no, credenti o meno, tutti indistintamente pensano che lo Stato non debba intervenire per ridurre le scandalose disparità nella distribuzione della ricchezza. Cosi come non deve intervenire contro le ingiustizie e le disuguaglianze sociali, ma solamente attenuarne gli effetti più gravi e suscettibili di turbare l'ordine pubblico. Adams Smith aveva previsto che il libero mercato necessita di una situazione di concorrenza. Egli avvertiva, già nel 1776, che le industrie si mettono d'accordo tra loro per aumentare i prezzi e sosteneva che lo Stato ha il compito di proteggere ed assicurare la concorrenza. Ma la concorrenza e lo Stato sono i peggiori nemici del capitalismo globale neo-conservatore. La storia ha poi dimostrato quanto caduche siano le teorie di Smith sul ruolo positivo della "mano invisibile del mercato". Per questo, l'articolo 41 della nostra Costituzione recita che "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali". Gli ex Ds, cosi come gli ex popolari che s'ispirano alla dottrina sociale cristiana, fondata nel 1891 da Papa Leone XIII con l'enciclica Rerum Novarum, hanno da sempre fatto propri questi dettami costituzionali. Ambedue, lontani da ogni forma di radicalismo, considerano l'iniziativa privata alla base dell'economia, ma sono in opposizione alle derive del capitalismo globale. Sono in favore della piena libertà sindacale affinché sia assicurata una ripartizione equa della ricchezza prodotta, nonché di un sistema di previdenza e assistenza sociale per tutti i cittadini. Ideali e scopi dell'agire politico, sono quindi identici, ma da quando il PD è nato, i propri nemici si trovano spesso tra i suoi stessi dirigenti che si producono in litigi insensati e che ritardano il cambio generazionale alla testa del nuovo partito. Enzo Friso

Torna all'inizio


darfur, la cina protesta all'onu (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 6 - Attualità Darfur, la Cina protesta all'Onu Il caso Bashir PECHINO. La Cina protesta formalmente per il mandato d'arresto ordinato dalla Corte penale internazionale per il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir a causa della strage nel Darfur. Il governo di Pechino ha chiesto la sospensione del provvedimento in sede di Consiglio di sicurezza dell'Onu, di cui è membro permanente, mentre migliaia di persone sono scese in piazza a Khartum per manifestare il loro sostegno al presidente. Anche lo stesso Bashir si è unito alla folla, accusando Stati Uniti e Unione europea, «i veri criminali». Il provvedimento della Corte penale, che esclude l'accusa di genocidio ma contempla i reati di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, sterminio, tortura e stupro, ha già provocato manifestazioni di protesta a Khartum per quello che viene definito «nuovo colonialismo». Oltre alla Cina, da sempre alleata del Sudan del cui petrolio è la principale acquirente, sono immediatamente arrivate proteste da grandi Paesi arabi come l'Egitto e lo Yemen, dalla Conferenza islamica e dalla Lega araba. Anche il Cairo, come Pechino, chiederà la sospensione del mandato al Consiglio di sicurezza. La Lega araba, per bocca del portavoce Amr Moussa, ha espresso «preoccupazione per la stabilità del Darfur». La Russia parla di «decisione intempestiva». Intanto il capo della delegazione sudanese presso l'Unione Africana (Ua) ha chiesto agli stati africani di ritirare la propria adesione alla Cpi dell'Aja: sono 30 quelli che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma, il trattato con cui è stata istituita la corte internazionale.

Torna all'inizio


armi in cambio di materie prime così pechino conquista l'africa - federico rampini (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 21 - Esteri Armi in cambio di materie prime così Pechino conquista l´Africa Dal Sudan all´Angola, la rete delle nuove alleanze cinesi Hu Jintao ha inaugurato il 2009 con una visita in Senegal, Tanzania, Mali e Mauritius L´interscambio tra il colosso asiatico e il continente nero è decuplicato negli ultimi 10 anni FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente PECHINO - Per difendere il dittatore del Sudan accusato di crimini di guerra, la Cina mette in campo il suo peso politico ed economico, nonché lo status speciale di membro permanente del Consiglio di sicurezza dell´Onu. Il prezzo d´immagine che Pechino sa di pagare - l´indignazione dell´opinione pubblica occidentale - è poca cosa in confronto ai dividendi di questa operazione. Interessi economici, influenza politica, espansionismo militare: tutta la strategia neo-imperiale della Repubblica Popolare è visibile nella tragedia del Sudan. La Cina compra i due terzi del petrolio del Sudan, in cambio dà generose forniture di armi al regime di Omar al-Bashir. Dal Sudan orientale parte un´oleodotto di 1.500 km che arriva al Mar Rosso, dove una processione costante di superpetroliere cinesi fa la spola con i porti di Hong Kong e Shanghai, i petrolchimici e le fabbriche del Guangdong. Nessuna campagna umanitaria - neppure la minaccia di boicottaggio delle Olimpiadi l´anno scorso - ha incrinato il suo rapporto preferenziale con un prezioso fornitore di energia. La partita sudanese racchiude interessi ramificati per la leadership di Pechino. Sul fronte diplomatico i dirigenti comunisti cinesi sanno che la loro posizione, invisa all´Occidente, è popolare fra i regimi illiberali del Terzo mondo: una folta constituency che è pronta a ricambiare il favore. Pechino fa sbarramento contro il diritto d´ingerenza umanitaria in nome della «non interferenza negli affari interni» degli Stati sovrani. In cambio la Cina mobilita un ampio fronte di solidarietà tra i Paesi emergenti ogni volta che i suoi abusi contro i diritti umani finiscono sotto accusa, per esempio sul Tibet. Quando il mese scorso il Consiglio per i diritti umani dell´Onu ha passato in rassegna il dossier di Pechino, le timide critiche occidentali sono state sommerse da un coro filo-cinese di alleati africani, asiatici, latinoamericani. La recessione non distrae i dirigenti cinesi dai loro obiettivi strategici di lungo termine: l´accesso a tutte le aree del pianeta ricche di energia, materie prime e raccolti agricoli; la conquista di nuovi mercati; il potenziamento di un dispositivo militare capace di proiettarsi a largo raggio in tutte le aree vitali per gli interessi della Cina. Le riserve petrolifere del Sudan insieme con tutto il Corno d´Africa sono nel mirino dell´espansione cinese. è visibile il ruolo della marina cinese nelle operazioni anti-pirateria al largo della Somalia: vi opera il contingente navale dell´ammiraglio Du Jingchen, che dal Golfo di Aden presidia le rotte cruciali fra l´Oceano Indiano e il Mediterraneo, insidiando un´area storicamente importante per l´America e l´Europa. Il Sudan è un tassello nel vasto mosaico che è la "sinizzazione" dell´Africa. Via via che l´influenza occidentale si è indebolita nel continente nero, Pechino ha colto ogni opportunità per sostituirla in tutti i campi: commercio estero, investimenti per la costruzione di infrastrutture, aiuti finanziari, forniture militari. L´interscambio tra il colosso asiatico e i suoi partner africani è cresciuto del 1.000% in un decennio. Punte di lancia della penetrazione in Africa sono dei potenti conglomerati di Stato legati a doppio filo all´Esercito Popolare di Liberazione, come Norinco e Poly Group. La conquista dell´economia africana viene celebrata in nome dell´aiuto allo sviluppo, dell´amicizia fra i popoli: la Cina si presenta come un modello di modernizzazione autoritaria che seduce le dittature del Terzo mondo. Da anni è tradizione che il presidente cinese subito dopo il Capodanno lunare parta per una tournée diplomatica africana. Non fa eccezione l´Anno del Bue: Hu Jintao ha inaugurato il 2009 con una visita in Arabia saudita subito seguita da quattro tappe africane, Senegal, Mali, Tanzania e Mauritius. Simultaneamente il ministro degli Esteri Yang Jiechi visitava Uganda, Ruanda, Sudafrica e Malawi. In Tanzania l´ultimo affare messo a segno dai cinesi è l´acquisizione del 50% della compagnia aerea di Stato. Il veicolo finanziario usato da Pechino per questo investimento è un protagonista importante dell´espansionismo cinese: Sonangol International, una joint-venture tra la Repubblica Popolare e l´Angola, altro fornitore di petrolio. Nella Repubblica democratica del Congo il governo cinese ha lanciato un "piano Marshall" da 9 miliardi di dollari: il Paese controlla il 10% di tutto il rame mondiale e un terzo delle risorse planetarie di cobalto.

Torna all'inizio


Conferenza Onu usa e getta (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

RAZZISMO Conferenza Onu «usa e getta» Mario Pianta L'elezione di Barack Obama annunciava una nuova era di multilateralismo, di rilancio delle Nazioni unite, di soluzione dei conflitti. Una svolta che apriva uno spazio all'Europa e prometteva di affrontare la questione del Medio oriente. Qui, tuttavia, è andato subito tutto storto. Appena prima dell'insediamento di Obama, l'invasione israeliana di Gaza e il massacro dei suoi abitanti, poi le elezioni a Tel Aviv che porteranno, probabilmente, al governo più a destra della storia d'Israele. Ora l'appuntamento della seconda conferenza mondiale sul razzismo, organizzata dall'Onu dopo quella di Durban del 2001. CONTINUA|PAGINA12 Al centro di quella, come della prossima - convocata ad aprile a Ginevra - la questione della politica di Israele nei confronti dei palestinesi, definita, nella bozza di documento finale, «una violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Il governo italiano ha annunciato ieri che non sarà a Ginevra, seguendo quelli di Israele, Stati uniti e Olanda. Le conferenze mondiali dell'Onu - aperte da quella sull'ambiente a Rio nel 1992 - sono state una grande occasione di mettere sul tavolo dei governi i problemi del pianeta nel dopo-guerra fredda. Gli ultimi quindici anni, tuttavia, sono soprattutto la storia di come i governi - di Stati uniti ed Europa innanzi tutto - hanno cercato di evitare di affrontare tali problemi, Medio oriente incluso. A Durban la conferenza dell'Onu aveva al centro non solo la questione di Israele e Palestina, ma il tema delle «riparazioni» per la schiavitù che il Sud chiedeva al Nord e i problemi dei migranti. Erano temi non solo per le diplomazie, ma discussi dagli 8.000 partecipanti al Forum della società civile, con confronti e scontri tra valori, esperienze e proposte di organizzazioni sociali di tutto il mondo. Ora l'incontro di Ginevra non coinvolge nessuno fuori dai governi, e le capacità diplomatiche si esauriscono in un braccio di ferro sulla questione d'Israele. Qui si delinea uno schieramento filo-israeliano più articolato, accanto all'asse (in via di raffreddamento) tra Tel Aviv e Washington, e Roma si candida a diventarne uno snodo centrale. All'apertura della presidenza Obama, questo ridisegna una contrapposizione tra paesi ricchi da un lato e mondo arabo e Sud del mondo dall'altro a partire dal conflitto più doloroso, quello in Palestina. Non era questa la geometria annunciata da Obama per i problemi internazionali, non è questa la strada che può dare sicurezza agli israeliani e uno stato ai palestinesi, e tantomeno può dare un ruolo internazionale dell'Europa. A Ginevra, l'Italia e l'Europa potrebbero andare con un diverso realismo e con la responsabilità di fare i conti con i diritti violati dei palestinesi. Senza fare dell'Onu un organismo da «usa e getta». Ma poi c'è molto altro. Il razzismo, in tempi di migrazioni mondiali e di politiche repressive contro immigrati, minoranze e «diversi», è sicuramente uno dei più urgenti problemi internazionali. Di questo, alla conferenza di Ginevra, tutti governi dovrebbero essere chiamati a rispondere, all'opinione pubblica e alle vittime di tutto il mondo.

Torna all'inizio


Fuga dal summit, Tel Aviv canta vittoria (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

IL COMMISSARIO ONU «Lobby contro di noi» Fuga dal summit, Tel Aviv canta vittoria Michelangelo Cocco Nel settembre del 2001 anche Israele e Stati Uniti avevano partecipato all'incontro di Durban, salvo richiamare in patria le proprie delegazioni prima dell'approvazione del documento finale, giudicato troppo critico nei confronti dello Stato ebraico. Prima di andarsene sbattendo la porta, Washington e Tel Aviv erano riuscite a ottenere la cancellazione dell'equiparazione tra sionismo e apartheid dal testo che oltre sette anni fa chiuse nella città sudafricana la prima Conferenza delle Nazioni Unite contro il razzismo. Lunga invece si annuncia la lista dei paesi che boicotteranno «Durban II», in programma dal 20 al 24 aprile a Ginevra. Defezioni arrivate nonostante l'appello del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha invitato tutti gli stati a partecipare perché combattere xenofobia e intolleranza è un compito dei paesi membri dell'Organizzazione internazionale e malgrado l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Navanethem Pillay, abbia assicurato che i timori di derive antisemite del vertice sono ingiustificati. In verità - a giudicare dagli stralci della bozza pubblicati dal quotidiano Ha'aretz - nel documento finale di quest'anno non c'è traccia di antisemitismo. Vi si legge che la politica israeliana nei territori palestinesi occupati rappresenta una «una violazione dei diritti umani, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». E ancora che le politiche israeliane costituiscono «una seria minaccia per la pace e la sicurezza internazionale e violano i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario». Poi il passaggio più controverso, quello che accusa Israele di «discriminazione razziale nei confronti del popolo palestinese come dei siriani nel Golan occupato e altri abitanti dei Territori arabi occupati». Nella frase «altri abitanti dei Territori arabi occupati» si è ravvisato l'intento di delegittimare Israele in quanto Stato ebraico (dove vivono oltre un milione di cittadini arabi ma che, oltre ai territori palestinesi e al Golan, occupa anche le Fattorie di Sheeba in Libano). La bozza va avanti denunciando «tortura, blocco economico, pesanti restrizioni al movimento e chiusura arbitraria» dei territori occupati, situazioni denunciate periodicamente dalle organizzazioni per la difesa dei diritti dell'uomo ma anche nei documenti della Banca mondiale. Insomma mentre non viene riproposta l'equiparazione tra razzismo e il movimento politico che portò alla fondazione dello Stato ebraico, restano inalterate le pesanti critiche alle politiche israeliane. Ma le accuse degli organizzatori della Conferenza - presieduta dalla Libia e copresieduta da Iran e Cuba - risultano indigeste a un numero crescente di governi. Prima e durante l'Operazione «Piombo fuso» - la recente offensiva contro Gaza che ha causato la morte di 1285 palestinesi - Israele ha riorganizzato, con appositi uffici istituiti presso il ministero degli esteri, tutta la sua macchina propagandistica. «Sappiamo che molti paesi europei stanno aspettando la decisione statunitense» aveva dichiarato qualche giorno fa all'agenzia Jta Alan Solow, presidente della Confederation of presidents, una delle più influenti lobby filo-israeliane degli Stati Uniti. E ieri il ministro degli esteri italiano Frattini ha annunciato a Bruxelles che Danimarca, Francia, Olanda e Belgio sono pronti a seguire l'esempio dell'Italia. Pillay, che si è detta «pienamente consapevole che il lascito della Conferenza di Durban del 2001 è stato inquinato dal comportamento antisemita di alcune organizzazioni non governative a margine della Conferenza», ha denunciato però che Durban II «è bersaglio di una campagna da parte di media e lobby» che temono che quegli episodi possano ripetersi. L'altro ieri un rappresentante del Congresso ebraico europeo aveva incontrato il vice premier della Repubblica Ceca (presidente di turno dell'Ue) Alexander Vondra per sollecitare il boicottaggio della Conferenza. Da settimane la Conference of Presidents, l'Aipac e l'Anti defamation league avevano fatto pressione sul governo statunitense per il boicottaggio.

Torna all'inizio


Antisemiti : l'Italia diserta il vertice Onu sul razzismo (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

NAZIONI UNITE Dopo il no di Stati uniti e Israele arriva quello di Frattini «Antisemiti»: l'Italia diserta il vertice Onu sul razzismo Alberto D'Argenzio BRUXELLES Meglio non andarci, l'Italia si sfila da Durban II, la Conferenza sul razzismo che si apre a Ginevra il 21 aprile. Ad annunciarlo, durante il vertice Nato di Bruxelles, è il ministro degli esteri Franco Frattini. «L'Italia - ha detto Frattini - non parteciperà al prosieguo dei negoziati per la Conferenza di Durban II a causa di un testo di conclusioni che contiene parti totalmente inaccettabili». Il riferimento è ad «alcune frasi aggressive e di tipo antisemita» che «devono essere eliminate» dalla bozza, ha insistito il capo della diplomazia italiana. In questa maniera il governo si accoda a Stati uniti e all'Olanda, ricevendo in cambio il plauso di Israele, ma anche del Partito democratico, e le critiche, indirette, dell'Alto commissario Onu per i diritti umani. Si rallegra Andy David, portavoce del ministero degli esteri di Tel Aviv perché l'Italia «si è resa conto che da questa conferenza nulla di positivo potrà emergere». Dalla stessa Italia i toni sono, come d'abitudine, più forti. Margherita Boniver, deputata del Pdl parla di Durban I come di «un'esperienza deleteria», da cui si era già capito l'intenzione di paesi come Libia e Iran di trasformare la conferenza in un grande palcoscenico, «teatro di un'orgia di antisemitismo ed anti-occidentalismo». Secondo Gianni Vernetti, Pd ed ex sottosegretario agli esteri, il governo ha fatto bene perché «è inaccettabile avallare i lavori di un organismo come Durban II che, come già nel passato, produce testi contenenti frasi antisioniste e aggressive nei confronti di Israele». Secondo Frattini anche Danimarca, Francia, Olanda e Belgio sarebbero sul punto di non andare a Ginevra. Al riguardo il premier francese Francois Fillon ha detto che la Francia «non accetterà che lo Stato d'Israele sia stigmatizzato, che la sua politica venga calunniata, e se necessario si ritirerà». Andando sul concreto, la bozza in studio a Ginevra, secondo quanto anticipato dal quotidiano Ha'aretz, parla della politica di Israele nei Territori occupati come di «una violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Il testo esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato». Tel Aviv viene infine accusata anche di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni di movimento e chiusura arbitraria dei territori» e indicata come «una minaccia per la pace internazionale e la sicurezza» (cosa che peraltro risultava anche da un Eurobarometro del 2003). Secondo Washington, che ha lanciato il boicottaggio, il testo «non è più recuperabile» mentre la Conferenza potrebbe servire da piattaforma alle nazioni arabe e musulmane, in particolare a Iran, Siria e Libia, per attaccare Israele. Ora anche l'Italia si accoda, anche se Frattini non chiude tutte le porte, annunciando che se le frasi incriminate verranno cambiate, il governo potrebbe ripensarci. In sostanza la partita non è chiusa, anche se rimane tutta in salita. Da un lato Washington e soci accusano i paesi arabi di manipolare il testo, dall'altro i paesi arabi insistono per inserire parole che alla luce degli attacchi a Gaza trovano un nuovo riscontro, almeno parziale, nel passato recente. E i toni rischiano di farsi più aspri, invece che ammorbidirsi. Gli organizzatori della marcia della vita del 21 aprile, che annualmente giunge fino alle porte del campo di Auschwitz, hanno invitato la comunità internazionale a boicottare la Conferenza di Ginevra, trasformando il no a Durban II, che inizia lo stesso giorno, in uno degli slogan della manifestazione di quest'anno. Insomma, vista la situazione sarà dura per l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo Navi Pillay riuscire ad avere il tutto esaurito a Ginevra. Pillay ha lanciato un appello, ricordando ai governi che la Conferenza «offre la piattaforma e il quadro più ampio per combattere l'intolleranza e il razzismo nelle loro numerose forme». E pur riconoscendo che «l'eredità della conferenza di Durban I è stata rovinata dal comportamento antisemita di alcune ong», Pillay punta il dito contro la «campagna sprezzante di coloro che temono una ripetizione delle manifestazioni di antisemitismo». Un'accusa, conclude questa ex giudice sudafricana, «ingiustificata», mentre il boicottaggio avrebbe degli effetti molto negativi sull'insieme dei meccanismi internazionali di tutela dei diritti umani. Il governo italiano ha sette settimane per pensarci.

Torna all'inizio


L'Obama CANCELLATO (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

articolo L'Obama CANCELLATO Il nuovo capo della Casa bianca sta rimediando alle violazioni dei diritti umani dell'era-Bush, a partire da Guantanamo. Ma i nostri giornali e le nostre televisioni passano oltre, minimizzano, ne parlano poco. O, persino, lo osteggiano L'AMERICA CHE NON PIACE AI MEDIA ITALIANI Gianni Minà La nuova America di Barack Obama mantiene le promesse riguardo i diritti umani violati a più riprese dall'amministrazione di Bush Jr. La Commissione di intelligence del Senato americano indagherà a breve sui metodi di interrogatorio e sulle modalità di detenzione messe in atto negli anni scorsi dalla Cia nei confronti di presunti terroristi. La notizia - confermata da fonti del partito democratico del Congresso - è stata ignorata dalla maggior parte dei mezzi di informazione italiani, anche da quelli che parlano molto - ma un po' ritualmente - di diritti umani. Il silenzio è sconcertante, specie se si considera, per esempio, che nel lager di Guantanamo, dove i detenuti erano reclusi in celle simili a stie per polli, dal 2001 al 22 gennaio di quest'anno, quando il nuovo presidente degli Stati uniti, evidentemente anche lui turbato da questo quadro, ha dato l'ordine di chiuderlo, sono transitati 775 prigionieri dei quali 420 sono stati liberati, dopo torture e offese, senza nessuna accusa o incriminazione. Un contesto tragicamente simile a quello descritto da Claudio Fava, giornalista, scrittore e parlamentare europeo, presidente della Commissione che ha indagato sulle extraordinary rendition, in un passaggio della prefazione per il libro di Giulietto Chiesa Le carceri segrete della Cia in Europa: «Questa storia è anche un viaggio nell'orrore e nel ridicolo: nomi storpiati, abbagli, menzogne. Con un più tragico e grottesco dettaglio: delle venti extraordinary rendition che la Commissione di inchiesta ha ricostruito, almeno diciotto riguardavano casi di persone totalmente innocenti. Catturate, detenute, torturate e infine - un anno dopo, due anni dopo, cinque anni dopo - liberate con un'alzata di spalle 'c'eravamo sbagliati'. E' solo una stolta avventura della Cia? Non credo. Quegli abusi, quelle menzogne, quegli eccessi sono anche i nostri». Anche i dati che abbiamo citato sopra sono indiscutibili e fino a qualche tempo fa, perfino nell'Italia democristiana, avrebbero imposto almeno una riflessione di prima pagina. Ora invece sono letteralmente spariti, anche in quotidiani prestigiosi come il Corriere della Sera che ha ben due vicedirettori che si dichiarano esperti nell'argomento diritti umani, Magdi Cristiano Allam, candidato dell'Udc alle europee, che appena può lancia una fatwa contro il mondo islamico, per lui radice di ogni violenza del mondo moderno, e Pierluigi Battista che, nei suoi fondi, senza nessun rispetto per i lettori, chiama «dittatore» Ugo Chavez, che in dieci anni di governo del Venezuela ha affrontato una dozzina di consultazioni elettoriali o referendarie, perdendone una sola, e accettando nell'occasione e senza discussione quel risultato. Mi viene naturale, allora, ricordare con fastidio le faccie stolide di quei presunti esperti di strategie militari che nello studio televisivo di Bruno Vespa, fra il 2001 e il 2003, giocavano a RisiKo con i plastici raffiguranti l'Afghanistan e successivamente l'Iraq convinti, in entrambi i casi, che gli Stati uniti avrebbero archiviato quelle pratiche strategiche in poche settimane e avrebbero «esportato la democrazia». Invece l'Afghanistan è nuovamente in mano ai talebani, ai mercanti d'oppio e ai signori della guerra. Mentre nella terra della civiltà babilonese le vittime civili sono ormai 900mila e a Falluja e in altre zone è provato siano state utilizzate dall'armata Usa armi chimiche. Lo sconcerto, poi, diventa totale leggendo la conclusione preliminare dell'inchiesta voluta da Barack Obama, addirittura all'indomani dell'investitura, che afferma «Nonostante gli ingenti finanziamenti disposti a partire dal 2003, con i soldi dei contribuenti americani, è impossibile trovare testimonianza di un solo cantiere aperto nella capitale irachena, fatta eccezione per quello del complesso che da pochi giorni ospita la nuova ambasciata Usa», la più faraonica sede diplomatica del governo nordamericano nel mondo, un complesso di ventuno edifici costato quasi due miliardi di dollari. In compenso quella che fu la terra della civiltà babilonese è stata inondata di denaro, 125 miliardi di banconote che Paul Bremer, allora scelto da Bush Jr. per «ricostruire» un paese appena raso al suolo, aveva preteso in contanti. Ora l'indagine governativa in corso sta rilevando che la metà dei soldi risulta sparita nel nulla, 57,8 miliardi di dollari, che dovevano essere destinati a scuole, ospedali, strade, abitazioni e a ricostruire i servizi essenziali, e che invece sono finiti nelle tasche degli speculatori internazionali, o fanno parte dei bilanci di ditte come la Hullyburton, creatura cara all'ex vice presidente Dick Cheney, i cui manager arrivavano in Iraq accompagnati da guardie del corpo chiamate contractors e pagate non meno di 15mila dollari al mese. Al Pentagono, gestito allora dal disinvolto ministro Donald Rumsfeld, che stava conducendo la guerra e aveva già approvato informalmente la pratica della tortura, Bush aveva infatti affidato, senza scrupolo anche l'incarico della ricostruzione. L'ordine era di sospendere sia la legge irachena, sia quella americana. In questo modo gli investitori hanno potuto godere di una immunità tale da traformare l'Iraq in una «zona di libera frode», in cui milioni di dollari in contanti sono stati consegnati a truffatori per opere mai portate a termine. La stampa occidentale, compresa quella liberal nordamericana (era l'epoca dei giornalisti uccisi a Baghdad o a Falluja dal «fuoco amico») che, nell'occasione, come mi disse Noam Chomsky, aveva abdicato alla sua storia, non ebbe il coraggio e la dignità di denunciare quello scempio. Paura o cinismo? Forse solo opportunismo. Silenzi interessati Certo, ora che la realtà viene a galla, così meschina, così feroce, è sconcertante scoprire che, salvo alcuni casi, l'atteggiamento dell'informazione non è cambiata. Ignorare, eludere, queste notizie continua a essere la linea dei media occidentali, specie in Italia dove è passato sotto silenzio perfino l'inquietante lavoro di lobby che il presidente Bush nell'estate del 2006 fece con i senatori repubblicani McCain, Warner, Graham e Collins, compagni di partito che, assaliti evidentemente da un sussulto di coscienza, si opponevano all'approvazione della legge che avrebbe autorizzato la tortura, ora subito sospesa da Barack Obama. Una storiaccia senza morale che avrebbe meritato, allora come adesso, uno straccio di editoriale, due righe di commento, delle penne democratiche del nostro paese o della satolla Europa. Ma la latitanza morale dei più prestigiosi editorialisti e commentatori tv diventa ancor più colpevole quando, meno di una settimana dopo, è arrivata la notizia che Bush Jr. aveva trovato un accordo con i senatori «ribelli». Ribelli a che cosa? Al cinismo e all'ipocrisia della nazione guida delle democrazie occidentali? Eppure le conclusioni preliminari dell'inchiesta amministrativa in corso sono esplicite: «L'intero progetto di ricostruzione in Iraq è stato un pieno fallimento. Si è passati da una guerra lampo all'idea di mettere insieme uno stato dalle fondamenta, senza avere un progetto degno di questo nome alle spalle. La Coalition Provisional Authority ha dato prova di cattiva gestione, di assoluta mancanza di controllo, spalancando le porte ad ogni tipo di attività criminale». Sono parole che mi fanno venire in mente il bellissimo documentario Ma dove sono finiti i soldi del giovane medico e giornalista iracheno Ali Fadhil, trasmesso all'epoca alle undici di sera a C'era una volta, il programma di Rai Tre di Silvestro Montanaro, dove si vedevano i marines durante le operazioni di scarico di un aereo in Iraq prendere a calci, come se giocassero a football, i sacchi di dollari inviati per la «ricostruzione». Norma Rangeri, nella rubrica sui programmi televisivi che tiene sul manifesto, si domandò giustamente perché nemmeno una di quelle immagini fosse stata mostrata in un telegiornale e, aggiungo io, nemmeno nei programmi di Vespa, Ferrara, Mentana, Santoro, Floris e Piroso. Purtroppo i giornalisti liberali o riformisti, come si dice ora, sono in Italia, tendenzialmente, distratti o servili. Non provano nemmeno il disagio che Barack Obama ha espresso già il giorno successivo al suo insediamento, quando ha deciso di chiudere il lager di Guantanamo, fermare le commissioni militari, veri illegali tribunali speciali che vi agivano e mettere al bando l'uso della tortura da parte della Cia. Insomma, tentando di smontare alcuni dei passaggi più inquietanti della politica di Bush Jr. Anzi al Corriere ultimamente non nascondono la loro antipatia per le scelte di Obama. Da noi gli otto anni nefasti di W., che Oliver Stone, il regista di Platoon, Nato il 4 luglio e JFK, ha accusato pubblicamente di «aver infranto ogni limite morale», hanno trovato eco solo recentemente nella rubrica del critico televisivo del Corriere della Sera. Aldo Grasso si è offeso perché Miguel d'Escoto, antico combattente per i diritti dei più poveri e degli esclusi, prete sospeso a divinis dal Vaticano, aveva accettato l'incarico di ministro degli esteri dell'esausto Nicaragua sandinista, scampato alla guerra sporca dei contras, le milizie del dittatore Somoza, sostenute dal presidente Usa Ronald Reagan, si era augurato, in un collegamento con il Festival di Sanremo, di poter superare l'isolazionismo che aveva caratterizzato la politica nordamericana negli anni della presidenza di Bush Jr. D'Escoto parlava da New York come presidente (eletto per il suo prestigio internazionale) della 63a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, estemporaneamente intervistato da Paolo Bonolis in una di quelle iniziative spericolate della tv generalista, quando vuole dare prestigio a un programma nazionale e popolare. Aveva affermato d'Escoto: «O ci amiamo o affondiamo tutti (...) Cogliamo, con l'aiuto della musica l'occasione di rinnovare lo spirito per lottare tutti insieme per un mondo migliore», accenando alla speranza di superare l'atteggiamento non collaborativo dell'America di Bush nei riguardi delle Nazioni unite. Ma tanto era bastato al critico del Corriere per sollecitare addirittura le alte cariche dello Stato italiano a chiedere scusa agli Stati uniti. Scusa di che, Aldo Grasso? Se è vero, come è vero, che d'Escoto ha affermato una verità inconfutabile, specie per un cittadino di un paese latinoamericano, massacrato dalla «guerra sporca» benedetta trenta anni fa da Ronald Reagan? Questa purtroppo è la nostra informazione. Tutte le notizie non gradite agli Stati uniti, o che sottolineano una loro sconfitta materiale e morale, vengono eluse, evitate, respinte, quasi fosse il pedaggio da pagare ancora ai vincitori della seconda guerra mondiale, per antonomasia indiscutibili, democratici e liberatori. Invece, le «gesta» dei nordamericani, nell'ultimo mezzo secolo, sono state spesso anche scorrette, egoiste, poco eroiche. Dalla guerra in Vietnam, per di più persa miseramente, al crudele Plan Condor, voluto dal presidente Nixon e dal segretaio di stato Kissinger per coordinare fra loro le dittature militari latinoamericane degli anni '70, e aiutarli ad annientare tutte le opposizioni progressiste del continente, fino alla guerra in Iraq. Quando si verificano eventi così inquietanti c'è, in Italia, una sorta di consegna del silenzio, una fuga dalla realtà. Per capire con quale superficialità vengono spesso decisi i nostri destini c'è voluta, per esempio, la testardaggine di Oliver Stone, un vecchio cacciatore di documenti inoppugnabili, che diventano sceneggiature di indimenticabili film di denucnia. Questa volta, raccontando nel film W., le «imprese» del Presidente degli Stati uniti negli anni in cui è crollato anche il muro del capitalismo, si può permettere perfino il lusso di essere magnanimo e di leggere il catastrofico bilancio del suo governo come la frustrazione di un piccolo uomo schiacciato dalla figura del padre, che fu direttore della Cia, vice presidente di Reagan e poi, a sua volta, presidente. Tutto questo però senza dimenticare di sottolineare la follia di una politica avida, corrotta e guerresca, che solo la malafede della nostra informazione ha continuato pervicacemente a ignorare.

Torna all'inizio


L'Italia boicotta Durban e rimanda l'apertura all'Iran (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'Italia boicotta Durban e rimanda l'apertura all'Iran contrordine. La Conferenza Onu contro il razzismo puzza d'antisionismo. Frattini incontra la Livni e annuncia che l'Italia non parteciperà. Salta anche il suo viaggio nella capitale iraniana. Le parole «inaccettabili» di Khamenei lo inducono a restare a casa. Il dialogo può attendere. di Anna Momigliano Pieno sostegno a Israele, su due fronti: l'Italia non parteciperà alla controversa conferenza "Durban II", e il viaggio del ministro degli Esteri Franco Frattini in Iran è rimandato. Il duplice annuncio è arrivato ieri pomeriggio, dopo un incontro bilaterale tra Frattini e la collega israeliana Tzipi Livni, a margine del consiglio degli Esteri Nato a Bruxelles. In entrambi casi, l'obiettivo sembra rassicurare gli israeliani, in un momento particolarmente delicato per le relazioni tra l'Alleanza atlantica e Gerusalemme. Tema centrale del vertice Nato di ieri è stata infatti l'inclusione della Repubblica islamica iraniana nel dossier Afghanistan. Una decisione difficile, certo: da un lato le relazioni tra Teheran e occidente sono sempre più tese a causa delle ambizioni atomiche iraniane; ma dall'altro l'Iran, che per ragioni storiche e geografiche ha un fortissimo peso nella regione, è un tassello molto importante per garantire la stabilizzazione dell'Afghanistan. Alla fine è prevalsa la necessità di trovare una soluzione per Kabul, che il presidente Barack Obama considera la priorità geopolitica ma dove Stati Uniti e alleati sono sempre più in difficoltà dal punto di vista militare. Molto probabilmente una delegazione iraniana sarà invitata alla conferenza del 31 marzo sull'Afghanistan. Per ora la conferma ufficiale non c'è, ma il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha detto di «aspettarsi che partecipi» e il ministro degli Esteri francese Kouchner ha aggiunto di augurarselo. All'interno della Nato il consenso è unanime: «Sul coinvolgimento dell'Iran nessuno ha obiettato» ha detto Frattini. Il quale poi ha aggiunto che gli israeliani «ne hanno preso atto». Gerusalemme infatti ha più di un conto aperto con Teheran: a cominciare dalla minaccia atomica, per non parlare delle frequenti dichiarazioni negazioniste e antisemite da parte del regime. Proprio ieri l'ayatollah Khamenei ha definito Israele «il cancro» del Medio Oriente. In una nota diffusa in serata, la Farnesina ha spiegato che la decisione di «riprogrammare il viaggio» è stata presa «anche alla luce delle dichiarazioni inaccettabili rivolte dalle massime autorità iraniane contro lo Stato di Israele e l'amministrazione americana». Inoltre il regime di Teheran vorrebbe organizzare una Conferenza su Gaza i cui obiettivi sono antitetici a quelli del recente summit di Sharm El Sheikh, dove l'Italia si è impegnata a fornire 100 milioni di euro ai palestinesi. Ma secondo indiscrezioni, ci sarebbe anche un'altra motivazione: Frattini avrebbe dovuto recarsi a Teheran il 10 e l'11 marzo, e proprio in quei giorni sono in programma in Iran delle manifestazioni anti-israeliane. Una combinazione che avrebbe messo la Farnesina davanti a una scelta spiacevole: l'incidente diplomatico con Israele, oppure l'incidente diplomatico con il paese ospite. Le stesse fonti spiegano che rimane una «ferma determinazione» a effettuare la visita a Teheran, in un'altra data da definirsi. Poi c'è la questione di "Durban II". Ovvero la conferenza delle Nazioni Unite contro il razzismo e la xenofobia che si terrà a Ginevra tra il 20 e il 24 aprile. E che, nonostante il nobile proposito ufficiale, sembra destinata a trasformarsi in un processo politico contro lo Stato di Israele: infatti è la prosecuzione di un'altra controversa conferenza Onu, quella svoltasi a Durban (in Sudafrica) nel 2001 e da cui Stati Uniti e Israele si erano ritirati in polemica. Stati Uniti, Israele e Canada avevano già annunciato di non intendere partecipare. Ieri al boicottaggio si è unita ieri anche l'Italia. Frattini sostiene inoltre che anche altre nazioni europee, come Francia, Olanda, Belgio e Danimarca, sono pronte ad aggiungersi. Il ministro ha poi detto che potrebbe cambiare idea, a patto che le «tesi aggressive e antisemite siano rimosse». Il problema infatti sta nella bozza messa a punto dal comitato preparatorio, presieduto dalla Libia. Il documento definisce la politica israeliana nei territori palestinesi «una violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Israele aveva annunciato il boicottaggio ancora prima della riunione del comitato preparatorio. Gli Stati Uniti, invece, in un primo momento avevano annunciato la loro intenzione di partecipare. Washington aveva persino inviato una rappresentanza alle riunioni del comitato a Ginevra. Poi però, una volta appurato che Libia e alleati sono determinati a trasformare la conferenza in uno show anti-israeliano, Washington ha cambiato idea. 06/03/2009

Torna all'inizio


Razzismo, Frattini lascia la Conferenza dell'Onu (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Razzismo, Frattini lascia la Conferenza dell'Onu --> Il ministro protesta per le «frasi antisemite» della bozza finale Nel testo accuse alla politica israeliana nei Territori Venerdì 06 Marzo 2009 GENERALI, pagina 6 e-mail print BRUXELLESL'Italia ritira la sua delegazione dalla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban II, per protesta contro le frasi «antisemite» contenute nella bozza di dichiarazione finale. Roma segue l'esempio degli Stati Uniti e dell'Olanda che hanno già annunciato una simile decisione e molto probabilmente anticipa altri Paesi europei, anch'essi indignati per l'andazzo che stanno prendendo i negoziati di Durban II. Si tratta di un segnale politico molto forte, che rinfocola polemiche già scoppiate in occasione di Durban I (dal nome della città sudafricana dove si svolse il primo summit) e che getta un'ombra lunga sulla gestione di questa conferenza in vista anche del vertice di Ginevra previsto per metà aprile. «La posizione del ministro» È stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a comunicare ufficialmente la decisione italiana a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles spiegando che l'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati Durban II «a causa di un testo che contiene parti totalmente inaccettabili». Frattini ha parlato di «frasi aggressive e di tipo antisemita» che, nell'ottica dell'Italia, «devono essere eliminate» nella ricerca di un nuovo «equilibrio» nel testo che attualmente non c'è. Se il testo non verrà modificato, l'Italia non parteciperà al vertice di Ginevra, al pari di Usa e Olanda e molto presumibilmente di altri Paesi come Francia, Belgio, Canada e Danimarca. Nel testo di conclusioni della conferenza di Ginevra che si sta attualmente negoziando, si lanciano, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano «Haaretz», pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato». Israele inoltre viene accusato di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni di movimento e chiusura arbitraria dei territori» e viene inoltre definito «una minaccia per la pace internazionale e la sicurezza». Il ritiro degli Stati Uniti Queste posizioni avevano già portato gli Stati Uniti a ritirarsi dai negoziati di Durban II nella convinzione che il documento finale della conferenza «non è recuperabile». Durban II, secondo gli Stati Uniti, potrebbe servire da piattaforma alle nazioni arabe e musulmane per attaccare Israele e in questo momento, secondo fonti Onu, le delegazioni iraniana e siriana avrebbero preso la guida del gruppo di Paesi che vogliono una dura presa di posizione contro Israele. D'altra parte, gli Stati Uniti e Israele avevano già abbandonato nel 2001 la prima conferenza di Durban per protestare contro il tentativo di equiparare il sionismo al razzismo. Ieri in serata, Israele ha plaudito alla decisione dell'Italia di ritirare la sua delegazione dalla conferenza dell'Onu sul razzismo. Un portavoce del ministero degli Esteri, Andy David, ha detto che Israele «si rallegra di questa decisione dell'Italia che si è resa conto che da questa conferenza nulla di positivo potrà emergere». Stefano Polli 06/03/2009 nascosto-->

Torna all'inizio


antisemitismo , italia si ritira da durban ii (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 8 - Attualità «Antisemitismo», Italia si ritira da Durban II Protesta della nostra delegazione alla conferenza dell'Onu sul razzismo BRUXELLES. L'Italia ritira la sua delegazione dalla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban II, per protesta contro le frasi «antisemite» contenute nella bozza di dichiarazione finale. Roma segue l'esempio degli Stati Uniti e dell' Olanda che hanno già annunciato una simile decisione e molto probabilmente anticipa altri Paesi europei, anch' essi indignati per l'andazzo che stanno prendendo i negoziati di Durban II. Si tratta di un segnale politico molto forte, che rinfocola polemiche già scoppiate in occasione di Durban I (dal nome della città sudafricana dove si svolse il primo summit) e che getta un' ombra lunga sulla gestione di questa conferenza in vista anche del vertice di Ginevra previsto per metà aprile. E' stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a comunicare ufficialmente la decisione italiana a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles spiegando che l'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati Durban II «a causa di un testo di conclusioni che contiene parti totalmente inaccettabili». Frattini ha parlato di «frasi aggressive e di tipo antisemita» che, nell'ottica dell'Italia, «devono essere eliminate» nella ricerca di un nuovo «equilibrio» nel testo che attualmente non c'è. Se il testo non verrà modificato, l'Italia non parteciperà al vertice di Ginevra, al pari di Usa e Olanda e molto presumibilmente di altri Paesi come Francia, Belgio, Canada e Danimarca. Nel testo di conclusioni della conferenza di Ginevra che si sta attualmente negoziando, si lanciano, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano'Haaretz', pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato». Israele inoltre viene accusato di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni di movimento e chiusura arbitraria dei territori» e viene inoltre definito «una minaccia per la pace internazionale e la sicurezza».

Torna all'inizio


CONVEGNO: "IL CONFINE DEL VELO ATTRAVERSATO DA VOCI DI DONNE VERSO LA RICONCILIAZIONE" PER PROMUOVERE E STIMOLARE IL DIALOGO INTERCULTURALE TRA CULTURE DIVERSE VERONA, SABATO 7 MAR (sezione: Diritti umani)

( da "marketpress.info" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 06 Marzo 2009 CONVEGNO: ?IL CONFINE DEL VELO ATTRAVERSATO DA VOCI DI DONNE VERSO LA RICONCILIAZIONE? PER PROMUOVERE E STIMOLARE IL DIALOGO INTERCULTURALE TRA CULTURE DIVERSE VERONA, SABATO 7 MARZO Cosa rappresenta il velo (in arabo ?hijab?) per la religione e la cultura musulmane? Come viene percepito nella nostra società? Quale il ruolo delle donne nell?integrazione? Intorno a questi interrogativi si snodano le riflessioni proposte dal convegno ?Il confine del velo attraversato da voci di donne verso la riconciliazione?, in calendario sabato 7 marzo, dalle ore 9. 00 alle 17. 00, a Verona (piazza Bra) presso la Sala Convegni della Gran Guardia, promosso e organizzato dalla Commissione Pari Opportunità della Regione del Veneto e dall?Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Verona, in collaborazione con Fondazione Aida/ Teatro Stabile d?Innovazione di Verona. L?appuntamento, che si inserisce nella manifestazione Ottomarzo femminile plurale promossa dall?Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Verona, ha l?obiettivo di stimolare il dialogo interculturale, superando stereotipi e preconcetti, e di cercare un confronto tra le diverse realtà culturali e religiose che contraddistinguono Verona e l?intero territorio veneto, per orientarsi verso una civile convivenza e un?integrazione reale, effettiva, civile e proficua. L?iniziativa è la naturale evoluzione del progetto europeo ?Reconcart: Reconciliation through Art, Perceptions of Hijab? ideato per l?Italia da Fondazione Aida. Si tratta di un percorso al femminile che, attraverso il linguaggio dell?arte e del teatro in particolare, ha fatto incontrare donne di cultura e fedi differenti, facendo superare le differenze e creando un ponte di dialogo e convivenza. Il progetto si tradurrà nello spettacolo teatrale ?Hijab o del confine?, per la regia di Letizia Quintavalla, e sarà presentato nel pomeriggio alle ore 15. 00, durante la terza sessione del convegno (?Un progetto realizzato a Verona ponte di conoscenza, accettazione e comprensione delle differenze?). Il convegno vuole essere un?occasione per guardare al mondo femminile e a quell?oggetto tangibile e insieme simbolo forte che maggiormente identifica il concetto di diversità, segnando il discrimine tra chi utilizza l?Hijab-velo e chi - per scelta o appartenenza - non lo indossa. Un confronto, dunque, sul velo come ?confine? per arrivare oltre, tramite un percorso di ?riconciliazione? e dialogo, attraverso le voci di chi, a vario titolo e nei diversi ambiti di vita e di impegno, si occupa di immigrazione e quindi di integrazione, di politiche e quindi di scelte legislative, di informazione e quindi di educazione. La giornata, a partecipazione libera e gratuita, ha uno sguardo internazionale importante per temi, ospiti e linguaggi. Dopo i saluti istituzionali di Flavio Tosi (sindaco del Comune di Verona), Vittorio Di Dio (assessore alle Pari opportunità del Comune di Verona) e Simonetta Tregnago (presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione del Veneto) e l?intervento di Maria Luisa Coppola (assessore alle Politiche di bilancio, Diritti umani e Pari Opportunità della Regione del Veneto), le voci significative di esperti e testimoni tra cui, al mattino, Maria Teresa Coronella, direttore del Sistema statistico regionale del Veneto, Sumaya Abdel Quader, autrice di ?Porto il velo, adoro i Queen?, scrittrice di origine giordano-palestinese e fondatrice dell´associazione Gmi (Giovani Musulmani d´Italia. Nel pomeriggio gli interventi di Mohammed Nabil Ben Abdallah, il nuovo ambasciatore del Regno del Marocco in Italia, in carica dallo scorso novembre; Karima Moual, presidente dell?associazione Genemaghrebina e membro dell?Acmid-donna, giornalista collaboratrice del settimanale "Metropoli" (gruppo Espresso), Ferrial Ben Kelaya ed Elena Migliavacca della Casa di Ramia di Verona, un centro interculturale che è luogo d?incontro per donne migranti e italiane. A moderare il convegno Toni Capuozzo, giornalista vicedirettore del Tg5 e scrittore. Programma Moderatore Toni Capuozzo, giornalista, vice direttore del Tg5 e scrittore; Ore 9. 00 Iscrizioni e apertura lavori; Ore 9. 30 Saluto delle autorità Locali e Regionali: Flavio Tosi, sindaco del Comune di Verona; Vittorio Di Dio, assessorato Pari opportunità del Comune di Verona; Simonetta Tregnago, presidente Commissione Pari Opportunità della Regione del Veneto. Prima Sessione - ?La voce delle donne che operano in materia di diritti umani, pari opportunità ed immigrazione. ? Ore 10. 00 Maria Luisa Coppola, assessore alle Politiche di Bilancio, Diritti Umani e Pari Opportunità della Regione del Veneto; Ore 10. 30 ?Focus territoriale sul fenomeno migratorio? Maria Teresa Coronella, direttore del Sistema Statistico Regionale del Veneto; Ore 10. 45 Coffe Break; Ore 11. 15 «Porto il Velo, adoro i Queen» Sumaya Abdel Quader, scrittrice italiana di origine giordano-palestinese; Ore 12. 15 Breve dibattito; Ore 12. 45 Buffet; Seconda Sessione ?Voci significative, emblema di integrazione, dialogo, convivenza e apertura? Ore 14. 30 Mohammed Nabil Benabdallah, ambasciatore del Regno del Marocco in Italia; Ore 15. 00 ?Le donne musulmane oltre il velo? Karima Moual, giornalista, presidente dell?Ass. Gememaghrebina e membro dell?Acmid-donna. Ore 15. 30 Dibattito; Terza Sessione ?Un progetto realizzato a Verona ponte di conoscenza, accettazione e comprensione delle differenze? Ore 15. 45 Presentazione del progetto culturale europeo «Reconcart: Reconciliation Through Art Perception of Hijab» Meri Malaguti, direttore Organizzativo di Fondazione Aida; Ore 16. 00 Casa di Ramia: un luogo di incontro per le donne Elena Migliavacca, casa di Ramia Verona; Vagabondi della mente Ferrial Ben Kelaya, casa di Ramia Verona; Ore 16. 30 Dibattito conclusivo e saluti finali. Fondazione Aida tel. 045 8001471 - 045 595284 fax 045 8009100 - fondazione@f-aida. It . <<BACK

Torna all'inizio


La Dichiarazione Universale 60 anni dopo (sezione: Diritti umani)

( da "Nazione, La (Siena)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CAMPIONATO DI GIORNALISMO pag. 12 La Dichiarazione Universale 60 anni dopo NEL MONDO I PIÙ ELEMENTARI DIRITTI DELL'UOMO E DEL BAMBINO ANCORA VIOLATI IN MOLTI PAESI IN CLASSE, IN OCCASIONE del sessantesimo anniversario, abbiamo parlato della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), la prima carta a sancire universalmente i diritti delle persone. A questa è seguita la Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo (1959), per cui ogni bambino ha diritto ad un adeguato livello di vita, ai servizi sanitari necessari, all'istruzione di base gratuita e ad assistenza in casi d'emergenza come le guerre. TUTTAVIA, ancora oggi, in alcuni Paesi i diritti sanciti nei due documenti non vengono rispettati. Ci siamo resi conto di questo anche leggendo il libro di Vittorio Zucconi (inviato de "La Repubblica" e de "L'Espresso") Stranieri come noi. Il libro ci ha fatto riflettere sul fatto che, anche se ognuno di noi pensa di non essere straniero, tutti siamo estranei a tutti. TRA I BRANI ci ha colpito Brasile, il gol, in cui viene descritta la vita dei bambini che abitano nelle favelas, sfruttati per organizzare bande criminali. Ancora più drammatico Messico , le scarpe nel quale una bambina è costretta a vivere in vere e proprie discariche urbane. Per noi, che non conosciamo la povertà o la fame, e troviamo sempre un piatto da mangiare quando torniamo da scuola, è facile parlare di questi problemi. RITENIAMOCI FORTUNATI ad avere tutto il necessario per vivere e pensiamo che quei bambini, di cui parla l'autore, farebbero qualunque cosa per avere una piccola parte della nostra fortuna.

Torna all'inizio


<Occorre denunciare e informare> (sezione: Diritti umani)

( da "Nazione, La (Siena)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CAMPIONATO DI GIORNALISMO pag. 12 «Occorre denunciare e informare» L'INTERVISTA ABBIAMO posto alcune domande a Valentina Grande, Socio attivo del gruppo di Siena di Amnesty International L'intervento di Amnesty è così efficace da eliminare per sempre le violazioni dei diritti umani dai territori in cui opera? «L'efficacia dell'intervento di Amnesty è legata al suo metodo di lavoro: Amnesty lavora costantemente, in modo persistente e duraturo. Dove c'è una violazione, Amnesty agisce e nella maggior parte dei casi conclusi l'esito è positivo. Ovviamente, il lavoro dell'associazione spesso non basta ad impedire che in un dato territorio non avvengano più violazioni». Perché la dichiarazione dei Diritti del fanciullo spesso non viene rispettata? «Molti stati continuano a vivere nell'illegalità e molte persone nell'ignoranza, facendo sì che si creino situazioni di sfruttamento. Al lavoro costante di denuncia, Amnesty affianca un'attività di sensibilizzazione incentrata sull'informare e sull'educare. In questo modo si può fare molto. Non bisogna credere ai fatalisti che ci dicono che nulla può cambiare. Anche l'impegno di una sola persona può fare la differenza». Perché in alcuni stati la pena di morte non è stata ancora abolita? «Perché ogni stato fa le proprie leggi. Non c'è una regola internazionale che prevede che la pena di morte non possa esistere. Il lavoro di molte associazioni come Amnesty, tuttavia, ci fa sperare che nel mondo la pena capitale venga abolita».

Torna all'inizio


Accoglienza per le rifugiate (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

ANCONA pag. 4 Accoglienza per le rifugiate PROVINCIA Quindici posti letto per richiedenti protezione internazionale e rifugiate: donne sole con prole, in stato di gravidanza o che hanno subito tortura o violenza, in piccoli appartamenti nel centro di Chiaravalle e Monte San Vito. E' il progetto Donne per donne presentato dalla Provincia e dal comitato territoriale dell'Arci. . Una equipe multidisciplinare, composta da operatori dell'Arci, un avvocato con esperienza nel settore dell'immigrazione e dell'asilo, assistenti sociali dei Comuni e mediatori linguistico-culturali si occuperà della tutela delle donne accolte.

Torna all'inizio


Neocolonialismo alla cinese (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-06 - pag: 10 autore: ANALISI Neocolonialismo alla cinese di Alberto Negri N on toccate Omar al Bashir: la Cina insorge contro il mandato d'arresto dell'Aja, in compagnia dell'Iran e di un vasto corteo di potenze arabe e musulmane, di regimi autoritari e dispotici. Corano e metano, armi e petrolio, sono gli ingredienti delle guerre del Sudan e di questa parte dell'Africa, lungo il bacino del Nilo. L'avanzata africana di Pechino è stata una delle tendenze più eclatanti di questi anni. Un quarto di secolo fa gli scambi cinesi con l'Africa arrancavano sotto il miliardo di dollari, oggi sono intorno ai 60, proiettati a quota cento. La presenza cinese nel continente risale agli anni 60, quando dopo l'emancipazione coloniale la Cina si presentò, in concorrenza con l'Unione Sovietica, come portabandiera del terzomondismo, «in nome della fratellanza tra i popoli». Gli slogan, fuorvianti e propagandistici, sono rimasti ma le cose sono un po' cambiate quando è esplosa la crescita di un'economia affamata di materie prime e l'Africa è diventata il primo obiettivo. I cinesi assicurano che loro investono in regioni sottosviluppate, rifiutate dagli occidentali. Una mezza verità, naturalmente: Pechino sa per esperienza che le multinazionali preferiscono non lavorare in Paesi instabili o conflittuali e quando accade vengono inevitabilmente messe sotto pressione da istanze di diritti umani o associazioni ambientaliste, costrette quindi ad abbandonare il campo sotto l'accusa di alimentare guerre e conflitti. Governo e compagnie cinesi, al contrario, se ne infischiano dei diritti umani e le critiche sono bollate come «propaganda di ex colonialisti ». Il Sudan è un caso emblematico del neocolonialismo alla cinese. Qui Pechino gode di una sorta di semi-monopolio petrolifero. La Chinese National Petroleum Company, Cnpc, possiede il 40% della Greater Nile Petroleum Operating Company ed è comproprietaria di 1.600 chilometri di pipeline che vanno dai giacimenti al terminale di Port Sudan; la Cina ha costruito la raffineria di Khartoum, controlla una vasta rete di stazioni di servizio e i campi petroliferi del Darfur. Nei vent'anni del regime di Bashir, i cinesi hanno attivamente sostenuto le campagne di bombardamenti e le deportazioni, prima contro la popolazione cristiana del Sud e poi in Darfur. Per difendere le posizioni cinesi l'ambasciatore Liu Guijin si è spinto a dichiarare: «Voi occidentali in Africa vi siete mangiati per un secolo tutta la carne lasciandoci un po' di zuppa, solo perché adesso ne abbiamo bevuto un sorso ci condannate severamente». I cinesi non sono certo interessati alla stabilità o al benessere dei sudanesi o degli africani in generale, anzi. è proprio il contesto di violenza e disintegrazione che consente a Pechino di versare al Sudan una quota del 5% sullo sfruttamento dei pozzi, la più bassa nella storia dei contratti petroliferi. Importare petrolio e materie prime, esportare manodopera e agricoltori, questo è il progetto africano della Cina, in Sudan, Camerun, Congo, Zambia, Gabon, fino allo Zimbabwe dell'impresentabile Mugabe. «L'Africa ha molti Stati ricchi di terra ma il cibo che ne proviene non è all'altezza. Che male c'è nel consentire ai cinesi di lasciare il loro Paese per diventare agricoltori in un altro?», ha dichiarato Li Rogou, capo della China Exim Bank. Il cinico pragmatismo dei cinesi non bada troppo alle regole e a possibili sanzioni, ben sapendo che Pechino è un pilastro della globalizzazione, quindi intoccabile. La Cina lascia quindi agli occidentali l'ingombrante "fardello" dell'uomo bianco:diritti umani e civili, codici e tribunali internazionali, ai quali peraltro non tutti dalle nostre parti mostrano di credere con fermezza. alberto.negri@ilsole24ore.com I FRUTTI DELLA REALPOLITIK Grazie al sostegno dato al regime, il Paese asiatico si è garantito una sorta di monopolio delle risorse petrolifere

Torna all'inizio


<Frasi antisemite>: l'Italia dice no all'Onu (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-03-06 num: - pag: 1 autore: di PIERLUIGI BATTISTA categoria: REDAZIONALE Durban 2 Fronte comune con l'America «Frasi antisemite»: l'Italia dice no all'Onu Conferenza sul razzismo, Frattini annuncia il ritiro ROMA — L'Italia non parteciperà alla Conferenza Onu sul razzismo (Durban II): la bozza del documento finale contiene «affermazioni aggressive e antisemite». ALLE PAGINE 2 e 3 Battistini, M. Caprara, Offeddu UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO D unque l'Italia non parteciperà alla «Durban due», la conferenza «sul razzismo» patrocinata dall'Onu destinata, stando alle bozze preparatorie del meeting, a replicare la lugubre kermesse antisemita inscenata a Durban, Sudafrica, alla vigilia dell' 11 settembre 2001. Il governo italiano, affiancandosi agli Stati Uniti di Obama e al Canada, non assisterà al paradossale spettacolo del linciaggio che, purtroppo sotto l'egida delle Nazioni Unite, un pugno di Paesi all'avanguardia nella cancellazione dei diritti umani fondamentali allestirà contro Israele. Il canovaccio era già pronto, pressoché identico a quello di otto anni fa. Forse nessuno inalbererà cartelli con il ritratto di Bin Laden, come pure accadde nella bolgia «antisionista » di Durban pochi giorni prima dell'attacco alle Torri Gemelle. Ma come escludere che risuoneranno dalla tribuna di Ginevra le trombe del nuovo credo negazionista amplificate, nella cornice stravolta di un incontro convocato all'insegna dell'antirazzismo, dall'Iran di Ahmadinejad? La decisione comunicata dal ministro Frattini impedisce che l'Italia contribuisca ad azzerare il ricordo del trauma patito a Durban. Si capì subito allora che il «razzismo» da combattere era soltanto il «sionismo». La legittimità dello Stato di Israele era negata in linea di principio, con una veemenza bellicosa che spiazzò persino i responsabili delle Nazioni Unite. Dal palco degli oratori, nel silenzio sbigottito e impotente di Amnesty International e Human Rights Watch, si irrideva agli ebrei che «usavano» l'Olocausto per giustificare il «razzismo contro i palestinesi». Dittatori feroci come Mugabe indossarono le vesti di paladini dell'umanità calpestata dall'idra israeliana. Che l'allora Segretario Generale dell'Onu Kofi Annan avesse solo eccepito molto blandamente sull'ondata antisemita che stava sommergendo una conferenza che avrebbe dovuto impostare la battaglia internazionale contro il razzismo, fu solo il coronamento di una colossale mistificazione. Accettare senza reagire la prevedibile replica di Ginevra sarebbe stato un grave errore. E' merito del governo italiano non averlo commesso. Perché si possa dire «dell'Italia» e non solo del «governo italiano », occorre che l'opposizione dica, tra l'altro nella scia di un governo americano «amico» come quello di Obama, che su una questione irrinunciabile di principio come la lotta all'antisemitismo comunque camuffato non c'è ostacolo di schieramento e di collocazione politica. Un obiettivo, la lotta all'antisemitismo, ovviamente condiviso anche dal predecessore di Frattini agli Esteri, Massimo D'Alema, che sempre, anche quando ha criticato con vigore l'azione israeliana a Gaza, anche quando ha rivendicato una linea di condotta che tenesse conto della forza e del radicamento di Hamas ed Hezbollah, ha tenuto a erigere una frontiera civile e valoriale contro il dilagare della furia antisemita (antisionista) che nega il diritto all'esistenza stessa dello Stato di Israele. Questa frontiera è stata oltrepassata a Durban e nessun lavoro diplomatico di lima per il testo della Risoluzione finale avrebbe potuto disinnescare il pericolo che a Ginevra la stessa frontiera venisse nuovamente violata. Forse non solo una «buffonata», come Pascal Bruckner ha definito la Conferenza di cui ha promosso il boicottaggio, ma soprattutto un'inquisizione mondiale che con le bandiere dell'Onu metterà sul banco degli imputati il vituperato «sionismo». Un'inquisizione da cui l'opposizione non può che dissociarsi.

Torna all'inizio


FRANCESCO Cavalli, vicepresidente Coordinamento nazionale enti locali ... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

VETRINA RICCIONE pag. 13 FRANCESCO Cavalli, vicepresidente Coordinamento nazionale enti locali ... FRANCESCO Cavalli, vicepresidente Coordinamento nazionale enti locali per la pace e i diritti umani, assieme a una delegazione composta dal coordinatore nazionale Tavola della pace Flavio Lotti, al presidente della Provincia Autonoma di Trento Giovanni Kessler e al coordinatore della piattaforma delle Ong per il Medio Oriente Sergio Bassoli, sono stati bloccati all'ingresso della Striscia di Gaza dalle autorità israeliani. «Avremmo voluto definire un piano di interventi sociali sottolinea la delegazione dal valico di Erez . Siamo stati per tre giorni davanti al check point e abbiamo visto passare poche, pochissime persone. Anche gli aiuti umanitari entrano con il contagocce e il personale dell'Onu, anch'esso, è soggetto a forti restrizioni».

Torna all'inizio


L'UTILIZZO di modchip e swap magic sulla playstation costituisce violazione ... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

VETRINA SAN MARINO pag. 19 L'UTILIZZO di modchip e swap magic sulla playstation costituisce violazione ... L'UTILIZZO di modchip e swap magic sulla playstation costituisce violazione dei diritti d'autore e di Sony Computer Entertainment Europe. Che è ricorsa alle vie legali anche a San Marino in nome della tutela dei diritti di proprierà industriale. C'è un provvedimento datato 26 gennaio 2009 emanato dal Tribunale Commissariale civile e penale della Repubblica di San Marino (a firma del Commissario della Legge Gilberto Felici) che ne sancisce la conferma: è illecito aggirare le misure di protezione della PlayStation® - dice in sostanza - dirette a impedire l'uso di videogiochi contraffatti e quindi agevolare il mercato della contraffazione. La modifica delle consolle per videogiochi finalizzata all'utilizzo di software contraffatti è sempre stata avvertita, di fatto, come una lesione incontrovertibile dei diritti di proprietà intellettuale. La Sony Europe non è rimasta a guardare ed è scattato il decreto di sequestro, nei confronti di due società sammarinesi. Previo accertamento della messa in vendita attraverso siti internet dispositivi atti ad eludere le misure tecnologiche di protezione del prodotto Playstation che astrattamente consentono l'utilizzo con tale consolle di programmi non prodotti da Sony. Il decreto del tribunale sammarinse, che fa seguito a decisioni analoghe a quelle della Cassazione e del Tribunale di Milano, porebbe avere uleriori echi perchè di fatto sancisce la conclusione della commercializzazione di prodotti e sistemi elettronici ed informatici che permettono la contraffazione di videogiochi, sul territorio della Repubblica di San Marino. «NON ERA in alcun modo più tollerabile spiega l'avvocato Giovanni Casucci di Milano che tutela i diritti di Sony - l'idea di dover assistere al procrastinarsi di comportamenti illeciti messi in atto a danno di Sony Computer Entertainment Europe da parte di rivenditori e distributori di copie non originali di software di cui solo la Sony Computer Entertainment Europe detiene i diritti».

Torna all'inizio


IL CANDIDATO sindaco del Partito Democratico Tiziano Tagliani, parteciperà o... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

FERRARA ECONOMIA E POLITICA pag. 9 IL CANDIDATO sindaco del Partito Democratico Tiziano Tagliani, parteciperà o... IL CANDIDATO sindaco del Partito Democratico Tiziano Tagliani, parteciperà oggi dalle 9.30 all'incontro che si terrà nella sala del Consiglio in Castello estense, organizzato nell'ambito del progetto regionale «Partecipa rete», cui ha aderito la Provincia. Promosso dall'Assemblea legislativa della Regione e finalizzato a stimolare un confronto aperto tra i giovani, il progetto è partito nel corso del 2009, con il coinvolgimento di studenti ed insegnanti delle scuole medie sui temi dei diritti umani, dei diritti di cittadinanza dei giovani e sullo sviluppo sostenibile. Lo stesso Tagliani ha preso parte mercoledì al convegno organizzato da Uisp, Comune e Provincia sul tema piscine, svoltosi sempre in Castello Estense, mentre martedì il candidato del Pd ha incontrato gli operai della Felisatti. Questi ultimi, nei giorni scorsi, avevano inviato una lettera a tutti i candidati a sindaco delle prossime amministrative, chiedendo un incontro per poter illustrare la propria difficile situazione; oltre a Tagliani, anche Giulio Barbieri (Io Amo Ferrara) e Valentino Tavolazzi (Progetto per Ferrara) hanno già incontrato la delegazione dei 47 operai della fabbrica in liquidazione. Solo Tavolazzi però, in prima battuta, aveva dato comunicazione dell'avvenuto incontro; Tagliani e Barbieri, invece, avevano effettuato il colloquio senza darne pubblicità.

Torna all'inizio


<Nella mia cultura maya c'è il segreto della forza> (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CULTURA & SPETTACOLI EMILIA-ROMAGNA pag. 29 «Nella mia cultura maya c'è il segreto della forza» IL PERSONAGGIO RIGOBERTA MENCHÚ BOLOGNA NON È solo una donna maya nell'aspetto, ma anche nel pensiero. «Per i nostri antenati ha spiegato ieri Rigoberta Menchú, ospite d'onore all'apertura del forum internazionale di due giorni sul tema della forza organizzato da Praxis, società bolognese di informazione e formazione per le professioni saper ascoltare è una delle basi della saggezza. Ascoltare le donne, gli anziani, i malati, le speranze e bisogni degli altri esseri umani». Cinquant'anni compiuti il 9 gennaio, una terribile esperienza umana vissuta in mezzo alle dittature che hanno insanguinato il suo Guatemala (i genitori e due fratelli torturati e poi massacrtati), il Nobel per la pace del '92 ha punteggiato il proprio intervento, al cospetto di docenti universitari, imprenditori, manager, di continui riferimenti all'antica civiltà da cui proviene. Come per dire che, guardando al passato e alla forza dei suoi valori, il futuro può essere meno minaccioso e regalarci qualche squarcio di sorriso. «Secondo il calendario maya ha rivelato la Menchú questo è un tempo di massima concentrazione dei fattori negativi, le famiglie che si frantumano, le istituzioni divorate dalle corruzione e dalla mafia, la mancanza di un'energia equilibrata, il vizio di volere sempre di più. Se ognuno di noi, personalmente, non prende la decisione di cambiare la rotta non c'è via d'uscita. La globalizzazione è stata la più grande operazione di vendita della storia dell'umanità, tutti vendevano tutto a tutti e alla fine è rimasto solo lo spettacolo delle banche che hanno mentito e truffato». E I DIRITTI umani, per i quali la Menchú che nel 2011con tutta probabilità si presenterà candidata di un partito maya alle elezioni presidenziali, ha lottato e continua a lottare con la propria fondazione? «Nel mio paese, ma anche nel resto del mondo, vige un sistema di impunità generalizzata per chi viola la politica dei diritti. In Guatemala è stata firmata in questi ultimi dieci anni una quantidà di documenti e di accordi: doveva finire il razzismo, doveva nascere un catasto delle terre, venivano stabiliti i diritti dei bambini, degli animali, dei poveri. Ma nessuno ha la volontà di rispettarli». E anche qui l'invito della donna maya è perché ognuno, dentro di sè, si riassuma le responsabiltà che gli spettano («Se una popolazione non reagisce ai governi repressivi, che cosa può pretendere?»), puntando sulla famosa saggezza degli antichi abitatori degli altipiani guatemaltechi. «Saggezza è realismo, esperienza maturata nel tempo, senso della verità, rifiuto della menzogna, lotta non violenta contro le sopraffazioni, come quella di Martin Luther King o di Gandhi. Barack Obama afferma la Menchú è una grande speranza. Ma per me sono soprattutto le donne ad avere in mano la forza e l'energia del cambiamento». c. su. Image: 20090306/foto/1661.jpg

Torna all'inizio


Io amo Ferrara lancia Masina per la Provincia (sezione: Diritti umani)

( da "Nuova Ferrara, La" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

DIARIO ELETTORALE Io amo Ferrara lancia Masina per la Provincia E' Gino Masina, vivaista, titolare del Centro Giardinaggio Fiorella di Mirabello, il candidato di Io amo Ferrara alla presidenza della Provincia. Oggi alle 12 Giulio Barbieri, fondatore della lista civica e candidato a sindaco della città, lo presenterà nel corso di una conferenza all'Hotel Ripa. PD-PRC. Il Pd avvia le consultazioni per definire le alleanze per le amministrative in città e in Provincia. Il primo incontro è oggi alle 12 con Rifondazione counista nella sede del Pd di viale Krasnodar. I democratici dicono di andare al confronto senza preclusioni, ma la corda con il Prc è tesissima e si è sfilacciata dopo i ripetuti voti di astensione sul bilancio del Comune, l'Istituzione Scuola, lo «statuto dei buttofuori». E' molto probabile che almeno per la città il Pd (e Tiziano Tagliani) non rinnoverà l'alleanza, il che potrebbe avere ricadute anche per il Castello. Il confronto con il Pdci si terrà lunedì, sempre in casa Pd: in questo caso l'esito è meno scontato, per i comunisti italiani uno spiraglio pare che si stia aprendo. IAF-PPF. L'Ande-Ferrara (associazione donne elettrici, presieduta da Renata Gagliani Baraldi) ha promosso un incontro tra i candidati «civici» Giulio Barbieri (Io amo Ferrara) e Valentino Tavolazzi (Progetto per Ferrara); il confronto si tiene oggi alle 17 nella Sala Borgonuovo, via Cairoli 29. TAGLIANI.Tiziano Tagliani, candidato sindaco del Pd, interverrà oggi alle 9.30 all'incontro in Castello (sala del Consiglio provinciale) organizzato nell'ambito del progetto regionale «Partecipa rete», cui ha aderito la Provincia. Promosso dalla Regione, il progetto è partito con il coinvolgimento di studenti e insegnanti delle scuole medie sui temi dei diritti umani, dei diritti di cittadinanza dei giovani e sullo sviluppo sostenibile. CON SAVINI. L'area de «I Socialisti» ferraresi sosterrà Romeo Savini (RinnovaFerrara) nella corsa a sindaco. Lo dichiara il segretario Giuseppe Manfredi.

Torna all'inizio


NONANTOLA UNA DELEGAZIONE della cittadina brasiliana di Itapirapuà era present... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

PIANURA pag. 19 NONANTOLA UNA DELEGAZIONE della cittadina brasiliana di Itapirapuà era present... NONANTOLA UNA DELEGAZIONE della cittadina brasiliana di Itapirapuà era presente ieri a Nonantola per sottoscrivere un patto d'amicizia col Comune. Il progetto è imperniato sull'istruzione e la difesa dei diritti umani, con la presenza di molti volontari modenesi. A Itapirapuà è già stata costruita una scuola intitolata al compianto don Arrigo Beccari.

Torna all'inizio


Arrigoni premiato per gli articoli su Gaza (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Lecco)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

BRIANZA CASATESE pag. 7 Arrigoni premiato per gli articoli su Gaza BULCIAGO IL GIOVANE IN PALESTINA COME ATTIVISTA DEI DIRITTI UMANI BULCIAGO IL GIOVANE bulciaghese Vittorio Arrigoni, figlio del sindaco del paese Egidia Beretta e attivista dei diritti umani, ora in Palestina per prestare aiuto alla popolazione locale assediata dall'esercito israeliano, riceverà l'ambito premio «Città Sasso Marconi»,istituito dall'Amministrazione dell'omonimo centro nel 2004, in occasione del bicentenario della fondazione. In particolare a lui andrà il riconoscimento riservato alla categoria degli operatori della comunicazione del Sud del mondo, distintisi nella lotta per la promozione dei diritti umani, dello sviluppo e della democrazia attraverso i media. Arrigoni, durante i giorni del conflitto, era uno dei pochi stranieri rimasti sul luogo, e ha fornito un'importante testimonianza su quanto avvenuto. La guerra è sempre brutta e distinguere tra vittime e carnefici non è sempre facile. «VOLONTARIO della International solidarity movement, una delle pochissime fonti italiane d'informazione presenti a Gaza durante l'ultimo attacco israeliano, che ha documentato giorno dopo giorno gli orrori della guerra e la tragedia del popolo palestinese attraverso il suo blog e corrispondenze per siti internet e radio - recita la motivazione dell'ambito premio -. I suoi pezzi, raccolti anche da televisioni e organizzazioni internazionali, sono stati impressionanti per verità, capacità descrittiva in diretta, pietà, solidarietà con le vittime civili». La cerimonia di consegna si svolgerà il 16 maggio, quando il suo nome affiancherà quello di Enzo Biagi, don Luigi Ciotti, Piero Angela e Milena Gabanelli solo per citare i più noti. D.D.S.

Torna all'inizio


Registi dietro l'obiettivo per difendere i diritti umani (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

SPETTACOLI E SOCIETA' pag. 27 Registi dietro l'obiettivo per difendere i diritti umani GRANDE SCHERMO DOMANI ALL'OBERDAN MILANO «ALL HUMAN Rights For All» è il lungometraggio firmato da vari registi e ispirato agli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che domani sarà presentato in anteprima allo Spazio Oberdan. Padrini della serata: Giobbe Covatta e Paola Catella. L'iniziativa rientra nell'ambito della rassegna «Sguardi Altrove». «All Human Rights For All - sguardi del cinema italiano sui diritti umani», è un film collettivo noprofit nato dalla collaborazione volontaria di registi (da Marina Spada, a Daniele Lucchetti, Fausto Paravidino, Tekla Taidelli, Carlo Lizzani e altri), sceneggiatori, attori, musicisti e produttori del panorama nazionale che hanno realizzato 30 cortometraggi ispirati ciascuno a uno degli articoli della Dichiarazione Universale. «In questo momento storico - sottolinea Irma Dioli, assessore alla Pace e alla Cooperazione Internazionale della Provincia di Milano - è indispensabile riaffermare temi quali la solidarietà, la giustizia, la pace e il dialogo». Domani alle 20, allo Spazio Oberdan di viale Vittorio Veneto 2. Ingresso gratuito. Info: 02.77406300. Image: 20090306/foto/188.jpg

Torna all'inizio


8 marzo/ Moratinos: "Discriminazione è violazione diritti (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Strasburgo, 6 ma. (Apcom) - La discriminazione sessuale è una grave violazione dei diritti umani, sostiene Miguel Angel Moratinos, ministro degli Esteri spagnolo. "Cercheremo di fare in modo che nel periodo di presidenza della Spagna del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, ogni giorno si trasformi in una 'Giornata internazionale delle donne', così da ottenere progressi concreti e quotidiani sulle questioni femminili" promette lo spagnolo attualmente a capo dell'organo ministeriale del Consiglio. "La condizione delle donne, l'uguaglianza de facto, l'emancipazione, gli abusi contro l'altro sesso, sono solo alcuni degli aspetti sui quali sta lavorando il Consiglio d'Europa con lo scopo di migliorare il quadro normativo che assicuri l'uguaglianza fra i due sessi", continua Moratinos, che lancia un appello ai paesi membri e alla comunità internazionale affinché si uniscano agli sforzi del Consiglio d'Europa per promuovere i diritti delle donne.

Torna all'inizio


L'appoggio cinese al Sudan (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'appoggio cinese al Sudan 6 marzo 2009 alle 08:43 — Fonte: rampini.blogautore.repubblica.it — 0 commenti Per difendere il dittatore del Sudan accusato di crimini di guerra la Cina mette in campo il suo peso politico ed economico, nonché lo status speciale di membro permanente del Consiglio di sicurezza Onu. Il prezzo d'immagine che Pechino sa di pagare - l'indignazione dell'opinione pubblica occidentale - è poca cosa in confronto ai dividendi di questa operazione. Interessi economici, influenza politica, espansionismo militare: tutta la strategia neoimperiale della Repubblica Popolare è visibile nella tragedia del Sudan. La Cina compra i due terzi del petrolio del Sudan, in cambio dà generose forniture di armi al regime di Omar al-Bashir. Dal Sudan orientale parte un'oleodotto di 1.500 km che arriva al Mar Rosso, dove una processione costante di superpetroliere cinesi fanno la spola con i porti di Hong Kong e Shanghai, i petrolchimici e le fabbriche del Guangdong. Nessuna campagna umanitaria - neppure la minaccia di boicottaggio delle Olimpiadi l'anno scorso - ha incrinato il suo rapporto preferenziale con un prezioso fornitore di energia. La partita sudanese racchiude interessi ramificati per la leadership di Pechino. Sul fronte diplomatico i dirigenti comunisti cinesi sanno che la loro posizione, invisa all'Occidente, è popolare fra i regimi illiberali del Terzo mondo: una folta constituency che è pronta a ricambiare il favore. Pechino fa sbarramento contro il diritto d'ingerenza umanitaria in nome della "non interferenza negli affari interni" degli Stati sovrani. In cambio la Cina mobilita un ampio fronte di solidarietà tra i paesi emergenti ogni volta che i suoi abusi contro i diritti umani finiscono sotto accusa, per esempio sul Tibet. Quando il mese scorso il Consiglio per i diritti umani dell'Onu ha passato in rassegna il dossier di Pechino, le timide critiche occidentali sono state sommerse da un coro filo-cinese di alleati africani, asiatici, latinoamericani. La recessione non distrae i dirigenti cinesi dai loro obiettivi strategici di lungo termine: l'accesso a tutte le aree del pianeta ricche di energia, materie prime e raccolti agricoli; la conquista di nuovi mercati; il potenziamento di un dispositivo militare capace di proiettarsi a largo raggio in tutte le aree vitali per gli interessi della Cina. Le riserve petrolifere del Sudan insieme con tutto il Corno d'Africa sono nel mirino dell'espansione cinese. E' visibile il ruolo della marina cinese nelle operazioni anti-pirateria al largo della Somalia: vi opera il contingente navale dell'ammiraglio Du Jingchen, che dal Golfo di Aden presidia le rotte cruciali fra l'Oceano Indiano e il Mediterraneo, insidiando un'area storicamente importante per l'America e l'Europa. Il Sudan è un tassello nel vasto mosaico che è la sinizzazione dell'Africa. Via via che l'influenza occidentale si è indebolita nel continente nero, Pechino ha colto ogni opportunità per sostituirla in tutti i campi: commercio estero, investimenti per la costruzione di infrastrutture, aiuti finanziari, forniture militari. L'interscambio tra il colosso asiatico e i suoi partner africani è cresciuto del 1.000% in un decennio. Punte di lancia della penetrazione in Africa sono dei potenti conglomerati di Stato legati a doppio filo all'Esercito Popolare di Liberazione, come Norinco e Poly Group. La conquista dell'economia africana viene celebrata in nome dell'aiuto allo sviluppo, dell'amicizia fra i popoli: la Cina si presenta come un modello di modernizzazione autoritaria che seduce le dittature del Terzo mondo. Da anni è tradizione che il presidente cinese subito dopo il Capodanno lunare parta per una tournée diplomatica africana. Non fa eccezione l'Anno del Bue: Hu Jintao ha inaugurato il 2009 con una visita in Arabia saudita subito seguita da quattro tappe africane, Senegal, Mali, Tanzania e Mauritius. Simultaneamente il ministro degli Esteri Yang Jiechi visitava Uganda, Ruanda, Sudafrica e Malawi. In Tanzania l'ultimo affare messo a segno dai cinesi è l'acquisizione del 50% della compagnia aerea di Stato. Il veicolo finanziario usato da Pechino per questo investimento è un protagonista importante dell'espansionismo cinese: Sonangol International, una joint-venture tra la Repubblica Popolare e l'Angola, altro fornitore di petrolio. Nella Repubblica democratica del Congo il governo cinese ha lanciato un "piano Marshall" da 9 miliardi di dollari: il paese controlla il 10% di tutto il rame mondiale e un terzo delle risorse planetarie di cobalto. rampini

Torna all'inizio


Conferenza Onu <usa e getta> (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

RAZZISMO Conferenza Onu «usa e getta» Mario Pianta L'elezione di Barack Obama annunciava una nuova era di multilateralismo, di rilancio delle Nazioni unite, di soluzione dei conflitti. Una svolta che apriva uno spazio all'Europa e prometteva di affrontare la questione del Medio oriente. Qui, tuttavia, è andato subito tutto storto. Appena prima dell'insediamento di Obama, l'invasione israeliana di Gaza e il massacro dei suoi abitanti, poi le elezioni a Tel Aviv che porteranno, probabilmente, al governo più a destra della storia d'Israele. Ora l'appuntamento della seconda conferenza mondiale sul razzismo, organizzata dall'Onu dopo quella di Durban del 2001. Al centro di quella, come della prossima - convocata ad aprile a Ginevra - la questione della politica di Israele nei confronti dei palestinesi, definita, nella bozza di documento finale, «una violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Il governo italiano ha annunciato ieri che non sarà a Ginevra, seguendo quelli di Israele, Stati uniti e Olanda. Le conferenze mondiali dell'Onu - aperte da quella sull'ambiente a Rio nel 1992 - sono state una grande occasione di mettere sul tavolo dei governi i problemi del pianeta nel dopo-guerra fredda. Gli ultimi quindici anni, tuttavia, sono soprattutto la storia di come i governi - di Stati uniti ed Europa innanzi tutto - hanno cercato di evitare di affrontare tali problemi, Medio oriente incluso. A Durban la conferenza dell'Onu aveva al centro non solo la questione di Israele e Palestina, ma il tema delle «riparazioni» per la schiavitù che il Sud chiedeva al Nord e i problemi dei migranti. Erano temi non solo per le diplomazie, ma discussi dagli 8.000 partecipanti al Forum della società civile, con confronti e scontri tra valori, esperienze e proposte di organizzazioni sociali di tutto il mondo. Ora l'incontro di Ginevra non coinvolge nessuno fuori dai governi, e le capacità diplomatiche si esauriscono in un braccio di ferro sulla questione d'Israele. Qui si delinea uno schieramento filo-israeliano più articolato, accanto all'asse (in via di raffreddamento) tra Tel Aviv e Washington, e Roma si candida a diventarne uno snodo centrale. All'apertura della presidenza Obama, questo ridisegna una contrapposizione tra paesi ricchi da un lato e mondo arabo e Sud del mondo dall'altro a partire dal conflitto più doloroso, quello in Palestina. Non era questa la geometria annunciata da Obama per i problemi internazionali, non è questa la strada che può dare sicurezza agli israeliani e uno stato ai palestinesi, e tantomeno può dare un ruolo internazionale dell'Europa. A Ginevra, l'Italia e l'Europa potrebbero andare con un diverso realismo e con la responsabilità di fare i conti con i diritti violati dei palestinesi. Senza fare dell'Onu un organismo da «usa e getta». Ma poi c'è molto altro. Il razzismo, in tempi di migrazioni mondiali e di politiche repressive contro immigrati, minoranze e «diversi», è sicuramente uno dei più urgenti problemi internazionali. Di questo, alla conferenza di Ginevra, tutti governi dovrebbero essere chiamati a rispondere, all'opinione pubblica e alle vittime di tutto il mondo.

Torna all'inizio


Il 'Carlo Magno' a Riccardi La premiazione il 21 maggio (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CRONACA 06-03-2009 Il 'Carlo Magno' a Riccardi La premiazione il 21 maggio ROMA. «Poiché l'Europa non può essere solo una comunità economica, ma deve diventare un insieme condiviso di idee e di valori, e poiché Sant'Egidio ha sempre promosso i diritti umani, la solidarietà, la pace e il rispetto del prossimo, quest'anno abbiamo deciso di attribuire il Premio Carlo Magno ad Andrea Riccardi». Con queste parole, ieri, il sindaco di Aachen, Jurgen Linden, ha ufficializzato nella sede della Comunità, a Trastevere, l'attribuzione del prestigioso riconoscimento al fondatore del movimento diffuso in diversi continenti. Il premio sarà consegnato il 21 maggio nella Sala dell'Incoronazione della città tedesca. In passato il premio è stato vinto tra gli altri da De Gasperi, Ciampi e Papa Wojtyla. Andrea Riccardi

Torna all'inizio


- 8 MARZO: DONNE ATTIVISTE PER I DIRITTI UMANI E (sezione: Diritti umani)

( da "WindPress.it" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

06-03-2009 Sei in: Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Marzo > 8 marzo: donne attiviste per i diritti umani e protagoniste del cambiamentoContenuto della pagina8 marzo: donne attiviste per i diritti umani e protagoniste del cambiamento. La dedica e l'azione di Amnesty International CS032: 06/03/2009In occasione della Giornata internazionale delle donne, Amnesty International rende omaggio alle attiviste per i diritti umani che, in ogni parte del mondo, tra difficolt e repressione spesso crescenti, svolgono un ruolo di primo piano permigliorare lasituazione dei diritti umani."In quanto madri, sorelle, figlie, mogli, partner e, prima ancora, cittadine e attiviste, le donne sono in prima fila nella difesa dei propri diritti umani e di quelli dell'intera societ in cui vivono" - ha dichiarato Erika Bernacchi, responsabile del Coordinamento donne della Sezione Italiana di Amnesty International. "Contrastano l'impunit che troppo spesso circonda i casi di violenza sulle donne, danno aiuto alle vittime che chiedono giustizia, dirigono progetti per la protezione delle sopravvissute alla violenza sessuale, testimoniano nei processi contro i responsabili di violazioni dei diritti umani, lanciano campagne per l'uguaglianza, fondano movimenti per i diritti umani".Proprio a seguito di tutte queste attivit, moltissime donne vanno incontro a violazioni dei diritti umani e corrono rischi spesso superiori a quelli affrontati dagli uomini. La credibilit e la legittimit della loro azione viene sovente messa in dubbio quando s'impegnano su temi, come i diritti sessuali e riproduttivi o la libert d'espressione, considerati una minaccia ai valori dominanti, culturali e religiosi, dei contesti in cui agiscono. Quando le donne sfidano queste regole sociali, si trovano marginalizzate, colpite da pregiudizi, ostracismo e violenza anche da parte delle comunit di cui fanno parte. Questo raccontano le parole di Shahla, un'attivista afgana che dirige una casa rifugio per donne a rischio di violenza domestica o sessuale e matrimoni forzati: "Sto ricevendo minacce di morte e hanno tentato di rapire mio figlio di nove anni. Le persone che mi minacciano mi stanno dicendo chiaramente che dovrei chiudere la casa rifugio e che se non lo faccio ne pagher le conseguenze".Nonostante qualche miglioramento nel rispetto dei diritti delle donne, le coraggiose attiviste afgane che osano sfidare la discriminazione subiscono di frequente intimidazioni e attacchi dai leader locali, alcuni dei quali membri del governo centrale, dai talebani e da altre forze anti-governative e, a volte, dalle loro stesse famiglie.Simile la situazione delle attiviste iraniane della "Campagna per l'eguaglianza" che, a causa della loro lotta per porre fine alla discriminazione legale contro le donne, sono perseguitate dalle autorit. Oltre 50 di esse sono state imprigionate a causa del loro impegno.In vista dell'8 marzo, Amnesty International lancia nove azioni per il rispetto dei diritti umani delle donne in altrettanti paesi: Afghanistan, Grecia, Haiti, Iran, Iraq Liberia, Nepal, Sudafrica e Venezuela. La Sezione Italiana dell'organizzazione prende parte all'azione globale attraverso la pubblicazione on line degliappelli e una serie di iniziative sul territorio.FINE DEL COMUNICATO Roma, 6 marzo 2009 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg

Torna all'inizio


Darfur/ Mbeki designato dall'Ua per mediare tra Sudan e (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 6 mar. (Apcom) - L'Unione africana (Ua) ha affidato all'ex Presidente sudafricano Thabo Mbeki l'incarico di presiedere una commissione di indagine sulle violazioni dei diritti umani commesse nella regione sudanese del Darfur. Il ministro degli Esteri sudafricano, Nkosazana Dlamini-Zuma, ha poi precisato che Mbeki avrà anche il ruolo di intercedere tra il Sudan e la Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi), che il 4 marzo scorso ha spiccato un mandato di arresto contro il Presidente sudanese Omar al Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità commessi durante i sei anni di guerra nella regione. Bashir ha accusato la Cpi di neo-colonialismo, mentre l'Ua ha chiesto alla Corte di rinviare di un anno il procedimento legale, ammonendo sul rischio che un arresto di Bashir possa alimentare nuove violenze in Darfur e minacciare il già fragile accordo di pace tra Nord e Sud Sudan. Un portavoce di Mbeki, citato dalla Bbc, ha fatto sapere che l'ex presidente ha accettato l'incarico.

Torna all'inizio


8 Marzo/ Amnesty: diritti umani, donne protagoniste (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 6 mar. (Apcom) - In occasione della Giornata internazionale delle donne, Amnesty International rende omaggio alle attiviste per i diritti umani che, in ogni parte del mondo, tra difficolta' e repressione spesso crescenti, svolgono un ruolo di primo piano per migliorare la situazione dei diritti umani. "In quanto madri, sorelle, figlie, mogli, partner e, prima ancora, cittadine e attiviste, le donne sono in prima fila nella difesa dei propri diritti umani e di quelli dell'intera societa' in cui vivono" - ha dichiarato Erika Bernacchi, responsabile del Coordinamento donne della Sezione Italiana di Amnesty International. "Contrastano l'impunita' che troppo spesso circonda i casi di violenza sulle donne, danno aiuto alle vittime che chiedono giustizia, dirigono progetti per la protezione delle sopravvissute alla violenza sessuale, testimoniano nei processi contro i responsabili di violazioni dei diritti umani, lanciano campagne per l'uguaglianza, fondano movimenti per i diritti umani". Proprio a seguito di tutte queste attivita', moltissime donne vanno incontro a violazioni dei diritti umani e corrono rischi spesso superiori a quelli affrontati dagli uomini. La credibilita' e la legittimita' della loro azione viene sovente messa in dubbio quando s'impegnano su temi, come i diritti sessuali e riproduttivi o la liberta' d'espressione, considerati una minaccia ai valori dominanti, culturali e religiosi, dei contesti in cui agiscono. Quando le donne sfidano queste regole sociali, si trovano marginalizzate, colpite da pregiudizi, ostracismo e violenza anche da parte delle comunita' di cui fanno parte. Questo raccontano le parole di Shahla, un'attivista afgana che dirige una casa rifugio per donne a rischio di violenza domestica, sessuale e matrimoni forzati: "Sto ricevendo minacce di morte e hanno tentato di rapire mio figlio di nove anni. Le persone che mi minacciano mi stanno dicendo chiaramente che dovrei chiudere la casa rifugio e che se non lo faccio ne paghero' le conseguenze'. Nonostante qualche miglioramento nel rispetto dei diritti delle donne, le coraggiose attiviste afgane che osano sfidare la discriminazione subiscono di frequente intimidazioni e attacchi dai leader locali, alcuni dei quali membri del governo centrale, dai talebani e da altre forze anti-governative e, a volte, dalle loro stesse famiglie. Simile e' la situazione delle attiviste iraniane della "Campagna per l'eguaglianza" che, a causa della loro lotta per porre fine alla discriminazione legale contro le donne, sono perseguitate dalle autorita'. Oltre 50 di esse sono state imprigionate a causa del loro impegno. In vista dell'8 marzo, Amnesty International lancia nove azioni per il rispetto dei diritti umani delle donne in altrettanti paesi: Afghanistan, Grecia, Haiti, Iran, Iraq Liberia, Nepal, Sudafrica e Venezuela. La Sezione Italiana dell'organizzazione prende parte all'azione globale attraverso la pubblicazione degli appelli sul sito www.amnesty.it e una serie di iniziative sul territorio.

Torna all'inizio


Darfur/ Onu: indagine su espulsione ong: crimine contro (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Ginevra, 6 mar. (Ap) - Le Nazioni unite valuteranno se la decisione del Sudan di espellere gli operatori umanitari di 13 organizzazioni non governative rappresenti una violazione dei diritti umani. Il portavoce dell'Onu Rupert Colville ha dichiarato che la decisione di Khartoum rappresenta un "grave abbandono" che mette a rischio la vita di migliaia di persone. Il Sudan ha accusato le 13 ong di aver collaborato con la Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi) e di aver fornito falsa testimonianza. Accusa respinta dalle ong. Nella regione del Darfur è in atto dal 2003 un conflitto che ha causato almeno 300.000 morti e 2,7 milioni di profughi.

Torna all'inizio


Darfur/ Onu: inchiesta su espulsione Ong: crimine contro (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Ginevra, 6 mar. (Apcom) - Da Ginevra, la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite annuncia l'apertura di un'inchiesta sull'espulsione dal Darfur delle organizzazioni umanitarie, decisa dal governo del Sudan in seguito al mandato di cattura spiccato contro il presidente Omar al Bashir dal tribunale penale internazionale dell'Aia. Tredici organizzazioni umanitarie che danno assistenza ai profughi del Darfur sono state espulse dal governo di Khartoum. (segue)

Torna all'inizio


La prima volta di Hillary a Bruxelles (sezione: Diritti umani)

( da "Stampaweb, La" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

L?ultima volta che al Parlamento europeo hanno ospitato un osite “di alto rango” proveniente dagli Stati Uniti era il 1985. L?ospite era l?allora presidente Ronald Reagan. Oggi la storia si ripete con nuovi protagonisti e ad accogliere “l?amico americano” è il presidente dell?Europarlamento, Hans Geert Poettering. Lei è Hillary Rodham Clinton, nuovo segretario di stato americano dell?amministrazione Obama. Quasi un?ora di dialogo con i giovani europei del Parlamento, a Bruxelles, spaziando su un?ampia varietà di temi, dalla lotta al terrorismo, al cambiamento climatico, dai diritti umani alla Russia alla solidità della relazione tra le due sponde dell?Oceano, tra Stati Uniti e Unione europea. Quasi un?ora in cui la signora Clinton risponde alle domande della “prossima generazione di europei” con cui gli Stati Uniti sono ansiosi e desiderosi di collaborare, condividendo i valori e “una visione del futuro che entrambi siamo desiderosi di realizzare”. D?altra parte, avverte la Clinton, quello attuale “è uno di quei momenti della storia in cui non abbiamo scelta, dobbiamo stare insieme per affrontare le grandi sfide che ci si pongono”. Rivolgendosi al presidente Poettering, definisce un “miracolo” la costruzione dell?Unione europea, “non soprannaturale, ma come il frutto di un grande lavoro di uomini e donne”. E lo deve essere davvero, se l?Europa “non viveva un periodo di pace dai tempi dell?antica Roma”. Hillary Clinton è ottimista, anche se consapevole che “la speranza da sola non basta”. Occorrono determinazione e realismo politico, occorre una stretta convergenza sulle grandi sfide e minacce del nostro tempo (terrorismo, risparmio energetico, lotta al cambiamento climatico, lotta al traffico di esseri umani) e sugli strumenti per farvi fronte per realizzare un “futuro di pace, di prosperità e progresso”. Pungolata dalle domande di alcuni giovani del Parlamento europeo, la Clinton ha ribadito l?impegno concreto della nuova amministrazione Usa per il clima. Il pacchetto di stimolo all?economia varato dal Congresso contiene molte indicazioni per sostenere gli investimenti in tecnologia “verde”, l?innovazione e la ricerca. L?obiettivo comune deve essere quello di essere uniti in vista della conferenza sul clima di Copenaghen, portando dalla propria parte i nuovi grandi inquinatori: Cina, India, Indonesia, Brasile e convincendo gli stessi americani della bontà della lotta contro il riscaldamento climatico e per le energie sostenibili. C?è la crisi è vero, ma a Washington, dice la Clinton, si è soliti dire di “non sprecare mai una buona crisi”. Altri temi caldi dell?incontro sono stati il futuro del conflitto israelo – palestinesee i rapporti con la Russia. “Gli insediamenti israeliani – ha detto la Clinton – non aiutano la pace e saranno oggetto di discussione in sede di negoziati che inizieranno subito, non appena sarà formato il nuovo governo israeliano” e avranno come obiettivo arrivare “alla soluzione dei due Stati”. La Russia resta ancora una Giano bifronte, con cui gli Stati Uniti sono più o meno d?accordo a seconda degli argomenti. Fondamentale una partecipazione russa nella lotta al terrorismo e nella non proliferazione degli armamenti, ma gravi divergenze continuano a esserci sulla questione georgiana, sull?utilizzo intimidatorio che la Russia fa della propria posizione di campione energetico, sul veto continuo che pone ai paesi che desiderano entrare nella Nato L'impegno di quest?ultima a riprendere il dialogo con Mosca, ha detto la Clinton “non potrà in alcun modo minare il nostro sostegno per paesi come la Georgia, i Baltici o i Balcani, e ovunque in Europa, affinché siano indipendenti, liberi, autodeterminati, senza nessuna ingerenza da parte della Russia”. Alla fine la prima visita del Segretario di stato Usa si è conclusa con il forte apprezzamento del presidente del parlamento europeo, Hans Geert Poettering, secondo cui la Clinto “ha parlato da vera europea. Oggi ciò che ci unisce è molto più di ciò che ci divide”. commenti (0) scrivi

Torna all'inizio


Bruxelles Anche l'Italia ritira la delegazione dalla Conferenza dell'Onu sul razzismo, prev... (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 6 Marzo 2009, Bruxelles Anche l'Italia ritira la delegazione dalla Conferenza dell'Onu sul razzismo, prevista a metà aprile a Ginevra - la "Durban II" - per protesta contro i contenuti antisemiti della bozza di dichiarazione finale. Roma segue così l'esempio di Usa, Canada e Olanda, che hanno già annunciato una simile decisione, e probabilmente anticipa altri Paesi europei, pure indignati per la piega presa dai negoziati. Con un altro segnale politico forte il ministro Frattini ieri ha annunciato che il momento «non è propizio» per la sua visita a Teheran prevista in marzo, che sarà «riprogrammata» - cioè congelata - dopo le pesanti dichiarazioni della guida suprema iraniana ayatollah Khamenei contro Israele e gli Usa. L'Iran, tra l'altro, ha convocato per la settimana prossima una conferenza internazionale su Gaza per rilanciare la «resistenza» per distruggere «l'entità sionista» nata dal «pretesto dell'Olocausto»: obiettivi opposti a quelli della conferenza appena svoltasi a Sharm El Sheikh di cui l'Italia è stata co-sponsor, che ha avuto lo scopo di far convergere verso un negoziato di pace israeliani e palestinesi, di riappacificare le opposte fazioni palestinesi e di lanciare un programma di sviluppo economico per quasi 5 miliardi di dollari per la martoriata regione. Già alla conferenza Onu sul razzismo "Durban I" (dal nome della città sudafricana sede del primo summit nel 2001) erano emersi contrasti feroci. Frattini ha comunicato il ritiro italiano da "Durban II" ieri a margine della riunione Nato a Bruxelles. Motivo: «Un testo conclusivo con parti totalmente inaccettabili», «frasi aggressive e di tipo antisemita» che, nell'ottica dell'Italia, «vanno eliminate». Se il testo non verrà modificato, l'Italia non parteciperà al vertice di Ginevra al pari di Usa, Canada, Olanda e molto probabilmente di Francia, Belgio, Danimarca e altri. Il quotidiano israeliano Haaretz ha anticipato alcuni passaggi tra i più pesanti, della bozza di "Durban II": Israele è accusato di «violazione dei diritti umani internazionali, crimini contro l'umanità, apartheid», nei territori palestinesi, nonché di «discriminazioni razziali dei palestinesi e dei siriani nel Golan occupato». Si parla di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni di movimento, chiusura arbitraria» dei territori palestinesi e di «minaccia alla pace internazionale e alla sicurezza» da parte dello Stato ebraico. Gli Stati Uniti si erano ritirati per primi, dai negoziati di "Durban II", nella convinzione che il documento finale «non è recuperabile» e che la conferenza Onu potrà servire da piattaforma alle nazioni arabe e musulmane per attaccare Israele. Secondo fonti Onu, le delegazioni iraniana e siriana avrebbero preso la guida del gruppo di Paesi che vogliono un testo della massima durezza. In serata, il ministero degli Esteri di Israele ha plaudito alla decisione dell'Italia di non andare ad una conferenza che «per come è stata impostata non potrà fruttare alcunché di buono». «Ci sono ancora quasi sette settimane» prima della Conferenza Onu sul razzismo e i negoziati potrebbero tendere verso un testo «più breve» quale possibile terreno di intesa: a Ginevra Rupert Colville, portavoce dell'Alto commissario Onu per i diritti umani, ha così commentato l'annuncio del ritiro italiano. A Roma Piero Fassino, responsabile del Pd per la politica estera, ha definito la decisione annunciata da Frattini «un atto estremo» e ha chiesto che si apra subito un dibattito parlamentare. Fassino ha convenuto che, a suo parere, la bozza finale proposta per "Durban II" contiene affermazioni inaccettabili e che va modificata; ha però rimarcato che «ogni decisione sulla partecipazione dell'Italia a una Conferenza promossa dalle Nazioni Unite, va presa nelle sedi e nei modi che garantiscano una decisione trasparente, meditata, consapevole».

Torna all'inizio


L'Italia lascia <Durban II>per protesta all'attaccoalla politica di Israele (sezione: Diritti umani)

( da "Sicilia, La" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'Italia lascia «Durban II» per protesta all'attacco alla politica di Israele Stefano Polli Bruxelles. L'Italia ritira la sua delegazione dalla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban II, per protesta contro le frasi «antisemite» contenute nella bozza di dichiarazione finale. Roma segue l'esempio degli Stati Uniti e dell'Olanda che hanno già annunciato una simile decisione e molto probabilmente anticipa altri Paesi europei, anch'essi indignati per l'andazzo che stanno prendendo i negoziati di Durban II. Si tratta di un segnale politico molto forte, che rinfocola polemiche già scoppiate in occasione di Durban I (dal nome della città sudafricana dove si svolse il primo summit) e che getta un'ombra lunga sulla gestione di questa conferenza in vista anche del vertice di Ginevra previsto per metà aprile. È stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a comunicare ufficialmente la decisione italiana a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles spiegando che l'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati Durban II «a causa di un testo di conclusioni che contiene parti totalmente inaccettabili». Frattini ha parlato di «frasi aggressive e di tipo antisemita» che, nell'ottica dell'Italia, «devono essere eliminate» nella ricerca di un nuovo «equilibrio» nel testo che attualmente non c'è. Se il testo non verrà modificato, l'Italia non parteciperà al vertice di Ginevra, al pari di Usa e Olanda e molto presumibilmente di altri Paesi come Francia, Belgio, Canada e Danimarca. Nel testo di conclusioni della conferenza di Ginevra che si sta attualmente negoziando, si lanciano, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano «Haaretz», pesanti accuse alla politica di Israele nei territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato». Israele inoltre viene accusato di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni di movimento e chiusura arbitraria dei territori» e viene inoltre definito «una minaccia per la pace internazionale e la sicurezza». Queste posizioni avevano già portato gli Stati Uniti a ritirarsi dai negoziati di Durban II nella convinzione che il documento finale della conferenza «non è recuperabile». Durban II, secondo gli Stati Uniti, potrebbe servire da piattaforma alle nazioni arabe e musulmane per attaccare Israele e in questo momento, secondo fonti Onu, le delegazioni iraniana e siriana avrebbero preso la guida del gruppo di Paesi che vogliono una dura presa di posizione contro Israele. D'altra parte, gli Stati Uniti e Israele avevano già abbandonato nel 2001 la prima conferenza di Durban per protestare contro il tentativo di equiparare il sionismo al razzismo. In serata, Israele ha plaudito alla decisione dell'Italia di ritirare la sua delegazione.

Torna all'inizio


PAOLA MAIOLI IL PERSONAL COMPUTER IN AZIENDA DIVENTA MOLTO POCO PERSONAL. PARTE DALLA FINLANDIA I... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 06-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento))

Argomenti: Diritti umani

PAOLA MAIOLI Il personal computer in azienda diventa molto poco personal. Parte dalla Finlandia il via libera al controllo delle e-mail private in ufficio. Mercoledì il Parlamento finlandese ha approvato, infatti, una controversa legge che permette alle imprese di rintracciare i destinatari della posta elettronica dei dipendenti e di conoscere le dimensioni degli allegati. Ed è già polemica. Il provvedimento è stato ribattezzato dai giornali lex Nokia. Sarebbe stato infatti proprio il colosso della telefonia cellulare ad aver fatto pressioni per la sua adozione, in seguito ad un caso di spionaggio industriale. L'azienda, comunque, smentisce la notizia. Olli-Pekka Kallasvuo, amministratore delegato della Nokia, ha parlato di «una legge importante, ma ha negato che l'industria abbia fatto alcuna pressione per la sua approvazione». Eppure, in passato la Nokia aveva chiesto l'intervento della polizia per controllare le mail dei dipendenti sospettati di spionaggio a favore dei concorrenti. La nuova normativa non consentirà ai datori di lavoro di aprire la «posta» dei dipendenti, ma permetterà di vedere se hanno mandato mail con allegati a ditte concorrenti. Prima di esaminare i dati sul traffico un provider dovrà informare un difensore civico, ma non sarà necessario ottenere un'autorizzazione. Attualmente, la polizia deve chiedere un permesso del tribunale per avere accesso alle stesse informazioni. Secondo molti esperti, comunque, i criteri che definiscono i casi in cui sarà possibile monitorare il traffico di dati sono troppo vaghi e non riusciranno comunque a impedire la fuga di segreti. Il provvedimento, passato con 96 voti contro 56, ha fatto molto discutere in Finlandia. Tra gli oppositori vi sono anche i Verdi, che fanno parte della coalizione del governo. Due deputati del partito, infatti, hanno votato contro, sostenendo che la legge sia piena di errori. In molti, invece, hanno protestato davanti al Parlamento gridando: «Non vogliamo uno stato di polizia». Un gruppo che si occupa dei diritti degli utenti di internet, Electronic frontier Finland, sta valutando se fare una denuncia alla Corte europea per i diritti umani. L'iniziativa parlamentare è stata fortemente supportata dalle aziende che sostengono la necessità di combattere lo spionaggio industriale. «Non dobbiamo essere naïve e pensare che lo spionaggio industriale non accada in Finlandia. Dobbiamo mettere in pratica tutte le strade per rendere questa pratica il più difficile possibile», ha detto il primo ministro Matti Vanhanen. In Italia, fece molto discutere, poco più di un anno fa, una sentenza della Cassazione che stabiliva quando era lecito spiare le mail dei dipendenti. Non c'è violazione della privacy - si affermava - se il sistema telematico aziendale è protetto da una password. In questo caso, l'accesso alla corrispondenza è consentito a tutti coloro che dispongono della chiave informatica, quindi ai datori di lavoro.

Torna all'inizio


STEFANO POLLI BRUXELLES. L'ITALIA RITIRA LA SUA DELEGAZIONE DALLA CONFERENZA ONU SUL RAZZISMO, LA... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

STEFANO POLLI Bruxelles. L'Italia ritira la sua delegazione dalla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban II, per protesta contro le frasi ritenute «antisemite» nella bozza di dichiarazione finale. Roma segue l'esempio degli Stati Uniti e dell'Olanda che hanno già annunciato una simile decisione e molto probabilmente anticipa altri Paesi europei. Si tratta di un segnale politico molto forte, che rinfocola polemiche già scoppiate in occasione di Durban I (dal nome della città sudafricana dove si svolse il primo summit) e che getta un'ombra lunga sulla gestione di questa conferenza in vista anche del vertice di Ginevra previsto per metà aprile. È stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a comunicare ufficialmente la decisione italiana a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles spiegando che l'Italia ha deciso di ritirare la sua delegazione dai negoziati Durban II «a causa di un testo di conclusioni che contiene parti totalmente inaccettabili». Frattini ha parlato di «frasi aggressive e di tipo antisemita» che, nell'ottica dell'Italia, «devono essere eliminate» nella ricerca di un nuovo «equilibrio» nel testo che attualmente non c'è. Se il testo non verrà modificato, l'Italia non parteciperà al vertice di Ginevra, al pari di Usa e Olanda e molto presumibilmente di altri Paesi come Francia, Belgio, Canada e Danimarca. Nel testo di conclusioni della conferenza di Ginevra che si sta attualmente negoziando, si lanciano, secondo quanto ha anticipato il quotidiano israeliano «Haaretz», pesanti accuse alla politica di Israele nei Territori palestinesi, giudicata «in violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l' umanità e una forma contemporanea di apartheid». Nella bozza si esprime inoltre «profonda preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani nel Golan occupato». Israele inoltre viene accusato di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni di movimento e chiusura arbitraria dei Territori» e viene inoltre definito «una minaccia per la pace internazionale e la sicurezza». Queste posizioni avevano già portato gli Stati Uniti a ritirarsi dai negoziati di Durban II nella convinzione che il documento finale della conferenza «non è recuperabile». Durban II, secondo gli Stati Uniti, potrebbe servire da piattaforma alle nazioni arabe e musulmane per attaccare Israele e in questo momento, secondo fonti Onu, le delegazioni iraniana e siriana avrebbero preso la guida del gruppo di Paesi che vogliono una dura presa di posizione contro Israele. D'altra parte, gli Stati Uniti e Israele avevano già abbandonato nel 2001 la prima conferenza di Durban per protestare contro il tentativo di equiparare il sionismo al razzismo. Ieri sera Israele ha plaudito alla decisione dell'Italia di ritirare la sua delegazione dalla conferenza dell'Onu sul razzismo. Un portavoce del ministero degli Esteri, Andy David, ha detto che Israele «si rallegra di questa decisione dell'Italia che si è resa conto che da questa conferenza nulla di positivo potrà emergere».

Torna all'inizio


Yukos/ Legali Khodorkovsky chiedono archiviazione: mancano (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mosca, 6 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Chiedono l'archiviazione del caso 'Yukos 2' gli avvocati del'ex uomo piu' ricco di Russia Mikhail Khodorkovsky e del suo socio Platon Lebedev. Secondo i legali non ci sono prove per l'incriminazione del magnate e del suo partner di business per appropriazione indebita e riciclaggio di denaro. "Abbiamo chiesto l'archiviazione del caso su basi di proscioglimento, poichè non è stato commesso il crimine", ha riferito l'avvocato Vadim Klyuvgant. Le accuse del pubblico ministero si riferiscono all'appropriazione indebita di 350 milioni di tonnellate di greggio per 892,4 miliardi di rubli, riciclaggio di 487,4 miliardi di rubli (13,8 miliardi di dollari) e 7,5 miliardi di dollari derivati dalla vendita dello stesso petrolio. Inoltre i due si sarebbero appropriati di azioni delle filiali di Yukos per altri 3,6 miliardi di rubli e per pagarle avrebbero riciclato denaro pari allo stesso importo. Khodorkovsky rischia fino a 22 anni. Le cifre imputate, implicano che i magnati avrebbero indebitamente fruito dell'intera produzione di Yukos - la major smantellata a colpi di verdetti e aste giudiziarie - nel corso di sei anni, e poi avrebbero riciclato la maggior parte dei proventi. Se giudicati colpevoli, rischiano oltre 22 anni in aggiunta alla pena che stanno scontando. Il processo -aperto il 3 marzo - riporta sul banco degli imputati l'ex uomo piu' ricco di Russia. Khodorkovsky per l'occasione e' stato trasferito dal carcere di Chita, vicino alle miniere di uranio siberiano, al penitenziario moscovita di Matrosskaya Tishina. "Su uno sfondo di comprensibili problemi economici sono visibili segni positivi dei cambiamenti istituzionali" afferma il nemico numero uno di Vladimir Putin, con un chiaro riferimento ai mutamenti voluti dalla nuova amministrazione al Cremlino. "Finora, solo i segni iniziali: normali tentativi di opposizione, una ragionevole risposta agli sviluppi internazionali in alcune parti dell'elite al potere, l'inizio di un sistema di giustizia indipendente come branca del potere". Gli avvocati di Khodorkovsky avevano gia' chiesto che il giudice rimuovesse i pubblici ministeri del caso Yukos 2. I Pm sono gli stessi gia' impegnati nel precedente processo Yukos, che ha visto Khodorkovsky stato condannato a 9 anni per frode ed evasione fiscale. Poi avevano alzato nuovamente la guardia, richiedendo anche la rimozione di uno dei giudici. Il processo e' un banco di prova non soltanto per l'ex miliardario, ma anche per la giustizia russa e per l'immagine di 'garante' del liberalismo acquisita dal presidente Dmitri Medvedev in Occidente. Mentre la Russia e' afflitta dalla crisi e non si puo' permettere l'isolamento internazionale sulla questione dei diritti. L'ex patron di Yukos alla vigilia dell'udienza ha detto di aver visto a Mosca "segnali positivi di cambiamenti istituzionali", compresa "la visione della giustizia come una branca separata del potere". Il team di avvocati della difesa, guidata da Bob Amsterdam ha poi dichiarato alla stampa internazionale in un briefing che "il presidente della Federazione Russa" Medvedev, in base alle ultime dichiarazioni sul rispetto dei diritti umani "ha dimostrato di essere dalla nostra parte".

Torna all'inizio


Onu, Consiglio di Sicurezza su ong espulse dal Sudan (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica.it" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

NEW YORK - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu è stato convocato oggi per discutere la decisione del Sudan di espellere una dozzina di organizzazioni non governative dal Darfur dopo l'incriminazione del presidente Omar el Bashir per crimini di guerra. In Consiglio è atteso un alto funzionario esperto in affari umanitari che verrà ascoltato sulla situazione sul terreno dove quasi cinque milioni di persone sopravvivono grazie agli aiuti internazionali. Un diplomatico libico - la Libia ha la presidenza di turno del Consiglio - ha detto che il suo paese solleverà la richiesta della Lega Araba e dell'Unione Africana di incontrarsi con membri del Consiglio per discutere la sospensione delle azioni del Tribunale Penale Internazionale contro Bashir. Tripoli auspica di poter convocare, contro la riluttanza dei paesi occidentali, una riunione del Consiglio con rappresentanti della lega Araba e della Ua. Il governo sudanese ha deciso l'espulsione di 13 organizzazioni umanitarie non governative, una iniziativa che, se posta in atto, "danneggerà irreparabilmente" le operazioni umanitarie nel Darfur, ha detto il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon. Le agenzie Onu denunciano una situazione molto critica, che mette a repentaglio la vita di oltre un milione di civili che rischiano di rimanere senza acqua, cibo, cure mediche. L'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un crimine di guerra. Tra le ong espulse ci sono Oxfam, Care, Save the Children e Medici senza frontiere. OAS_RICH('Middle'); (6 marzo 2009

Torna all'inizio


Sudan: Allarme Onu dopo espulsione Ong (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sudan: Allarme Onu dopo espulsione Ong 6 marzo 2009 alle 15:22 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti L'espulsione dal Darfur di 13 Ong internazionali decisa dal Sudan per rappresaglia al mandato d'arresto contro il suo presidente, Omar al-Bashir, mette a repentaglio la vita di oltre un milione di civili che rischiano di rimanere senza acqua, cibo, cure mediche. È l'allarme lanciato dalle agenzie Onu che in partnership con le organizzazioni cacciate sostiene 4,7 milioni di civili vittime del conflitto che da sei anni insanguina la tormentata regione occidentale del Sudan. Tra loro anche 2,7 milioni di sfollati. "Se il governo di Khartoum non riconsidererà le sue posizioni", ha ammonito da Ginevra il portavoce del coordinamento Onu per gli aiuti umanitari (Ocha), Elisabeth Byrs, "1,1 milioni di civili rimarranno senza cibo, 1,5 milioni senza cure mediche e oltre un milione senza acqua potabile". Un appello in questo senso è stato lanciato anche dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon (le attività umanitarie "rischiano di essere irrimediabilmente danneggiate") e oggi della questione si occupa anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un crimine di guerra. Tra le Ong espulse ci sono Oxfam, Care, Save the Children e Medici senza frontiere. Intanto la Ong italiana Coopi ha fatto sapere che resta in Darfur, ma aumenterà le condizioni di sicurezza dei propri cooperanti nella regione sudanese. "Per il momento andiamo avanti, le nostre attività proseguono normalmente", ha spiegato Valentina Zita, responsabile Coopi per il Sudan, "non ci schieriamo con nessuna fazione e interverremo nelle diverse aree a seconda delle necessità della popolazione". Intanto a Khartoum è arrivato il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, che porta la solidarietà della repubblica islamica a Bashir. AGI

Torna all'inizio


`Da bambino a bambino`, i regali di Osnago per Gaza (sezione: Diritti umani)

( da "Merateonline.it" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Cronaca >> Cronaca dal territorio 6 / 3 / 2009 `Da bambino a bambino`, i regali di Osnago per Gaza L`amministrazione comunale di Osnago ha deciso di aderire alla campagna organizzata dal "Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani": `Invia un giocattolo ad un bambino di Gaza` Da bambino a bambino. I bambini di Gaza hanno bisogno di ricominciare a giocare. Lo puoi fare direttamente tu`. "L`obiettivo è inviare a Gaza" ha spiegato l`assessore Daniele Lorenzet "giocattoli, libri illustrati, pennarelli e quaderni da colorare per regalargli un sorriso, per aiutarli a superare il trauma terribile che stanno vivendo e sognare un futuro migliore". Chi vuole contribuire a questa semplice ma significativa iniziativa può portare personalmente il suo pacco alla Biblioteca "Primo Levi" di Osnago durante l`orario di apertura. Il Comune provvederà a fare pervenire tutti i pacchi all`indirizzo: Juzoor (*), P.O. BOX 17333 -- Jerusalem -- Israel. Articoli Correlati: (c)www.merateonline.it Il primo giornale digitale della provincia di Lecco Scritto il 6/3/2009 alle 18.06

Torna all'inizio


## Darfur/ Sfollati senza cibo e 20.000 bimbi a rischio (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Khartoum, 6 mar. (Ap-Apcom) - Sono migliaia i bambini malnutriti lasciati senza assistenza, su milioni di persone rimaste senza cibo, senza acqua potabile e senza cure mediche dopo l'espulsione di 13 organizzazioni umanitarie internazionali dalla regione sudanese del Darfur, teatro di una guerra civile dal 2003. Le Nazioni Unite hanno chiesto al governo di Khartoum di rivedere la decisione di espellere le ong, adottata dopo che la Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi) ha spiccato un mandato di arresto contro il Presidente sudanese Omar al Bashir, per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur. Una decisione che rischia di causare una catastrofe umanitaria in una regione dove si contano oltre due milioni di sfollati a causa della guerra e che è priva di infrastrutture e afflitta da sottosviluppo. Con l'espulsione delle ong, "1,1 milione di persone saranno senza cibo, 1,5 milione di persone saranno senza cure sanitarie e più di un milione senza acqua potabile", ha denunciato oggi l'Onu. Questa decisione potrebbe "minacciare la vita di migliaia di persone", ha aggiunto l'Alto commissario dell'Onu per i diritti dell'uomo, annunciando l'avvio di un'inchiesta per verificare se Khartoum abbia violato o meno i diritti umani, se non addirittura commesso crimini di guerra, intimando agli operatori umanitari di lasciare il Paese. Il Sudan ha accusato le 13 ong di aver collaborato con la Cpi, fornendo false testimonianze, e ha fatto sapere che sono in corso indagini per verificare che altre organizzazioni non abbiano fatto altrettanto. L'accusa è stata respinta da tutte le ong coinvolte. "I bambini attualmente ricoverati nei nostri centri di nutrizione rischiano di morire - ha denunciato l'ong francese Action contre la Faim (Acf) - noi non abbiamo nessun mezzo per portare avanti i nostri programmi, avendo lasciando il paese, e tutti i prodotti nutrizionali, le attrezzature e i veicoli sono stati confiscati dalle autorità". A El Fasher, nel Darfur del Nord, Acf operava nei campi sfollati di Abu Shock e al Salam al fianco della International Rescue Committee e di Oxfam, anche loro espulse dal governo, fornendo assistenza a 100.000 persone, tra cui 20.000 bambini con meno di 5 anni e un tasso di malnutrizione acuta del 18%, pari a un bambino su cinque. "Popolazioni intere del Darfur sono lasciate senza assistenza umanitaria per le settimane e i mesi a venire - ha rimarcato il presidente di Msf-Francia, il medico Marie-Pierre Allié - la situazione è catastrofica per queste popolazioni". Msf ha denunciato la diffusione di un'epidemia di meningite nel campo di Kalma e a Niertiti, nel Darfur del Sud, dove avrebbero dovuto essere vaccinate con urgenza circa 130.000 persone. Epidemia che ora rischia di diffondersi. "Ora la situazione è difficile - ha ammesso uno sfollato raggiunto nel campo di Ardamat, nel Darfur Occidentale, dove vivono 27.000 persone - non sappiamo cosa avverrà in futuro. Senza aiuti e cibo ci saranno grossi problemi". Il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha invitato il governo sudanese a rivedere "con urgenza" la sua decisione di espellere le 13 ong, ricordando che "le operazioni di queste agenzie sono vitali per 4,7 milioni di sudanesi che ricevono aiuti in Darfur". Prima della guerra, la regione del Darfur contava 7 milioni di abitanti. Ban ha quindi sottolineato che "queste organizzazioni forniscono assistenza umanitaria a quanti ne hanno bisogno, in maniera imparziale e neutrale" e che "la confisca delle loro attrezzature, del denaro e di altro materiale è inaccettabile e deve cessare immediatamente". L'Onu ha identificato le 13 ong espulse: Oxfam-Regno Unito, Care International, Msf-Olanda, Msf-Francia, Mercy Corps, Save the Children-Regno Unito, Save the Children-Stati Uniti, Norwegian Refugee Council, International Rescue Committee, Action Contre La Faim, Solidarites, CHF International e Padco. L'ordine di espulsione ha riguardato il 40% degli operatori umanitari presenti in Darfur, stimati dall'Onu attorno alle 6.500 unità. Complessivamente sono 76 le ong che operano nella regione, al fianco delle principali agenzie delle Nazioni Unite. Sul fronte politico, il Presidente Bashir ha rassicurato il partito di governo e l'opposizione sul fatto che la linea del governo non cambierà dopo il mandato di arresto. "Il governo continuerà nel suo cammino verso la pace e organizzerà elezioni libere e giuste", ha detto il presidente, che nel fine settimane si recherà in Darfur. Le elezioni sono in programma entro l'anno, ma non si conosce ancora la data del voto. "Nonostante questa facciata di fiducia, il regime è molto nervoso", ha detto un diplomatico sotto anonimato, riferendo di forti tensioni nelle stanze del potere. Oggi a Khartoum sono giunti in visita il Presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, e una delegazione di gruppi palestinesi, tra cui Hamas, per esprimere il loro sostegno a Bashir.

Torna all'inizio


Darfur, Bashir e gli Stati Uniti le risposte di Cassese ai lettori (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica.it" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Abbiamo girato ad Antonio Cassese ex presidente del Tribunale dell'Aja e presidente della Commissione di inchiesta dell'Onu sul Darfur le domande inviate dai nostri lettori. Ecco il "carteggio" con il giurista. Caro Signor Antonio Cassese, sono 29 anni che sono missionario in Africa e precisamente in Costa d'Avorio. I proclamati "diritti dell'uomo" per molti dei capi di questo magnifico continente, sono solo "delle belle parole". La brava gente di questi Paesi, soffre, muore e tace. Diamo voce a questa gente che non ha voce. Tenete duro sui diritti dell'uomo! Non abbiate pietà per questi dittatori che umiliano la loro gente, e non fatevi impressionare dalle cosiddette "grande potenze" come la Cina. La storia, vi e ci giudicherà. I martiri, i santi, i profeti non hanno avuto la gloria dalla gente della loro generazione. Che il Signore vi dia il coraggio di osare per il bene dei poveri e degli umili! Saluti. Père Pascal Poggiali "Grazie delle belle e coraggiose parole. Sì, teniamo duro." Vorrei chiederLe se lo Stato italiano sta appoggiando con convinzione l' azione della Corte Internazionale dell' Aja o se sta già calando le braghe di fronte alle inevitabili proteste dei Governi sostenitori dell' ormai superato principio di non ingerenza. Giuliano "Lo Stato italiano crede ai diritti umani ed appoggia con grande convinzione la corte penale. Ma noi comuni cittadini possiamo spingerlo ad agire con sempre maggiore incisività. Anche le nostre voci, per quanto modeste, possono essere ascoltate a Roma." OAS_RICH('Middle'); Prima di farle la Domanda vorrei dire che ho apprezzato il suo scritto su Republica. La mia domanda se mi e consentito è: Perché un magistrato mette a repentaglio la vita di molti europei che da anni lavorano per il Darfour e hanno radici nel Sudan dal 1887 come i padri e suore Comboniani, e associazioni umanitarie, che si vedono ora espulsi da Nyala (Darfur)? (2) Se il generale Bashir è considerato colpevole come comandante dell'esecutivo perché niente è stato fatto contro Rumsfield. Sharon e Menghistu? (3) Perché con tanti magistrati con profonda conoscenza della realtà africana si è dato un caso in mano ad un magistrato che prima avrebbe fatto meglio a ripulire lo sporco in casa sua. Mi riferico ai tempi dei desparacidos in Argentina , forse il signor giudice poteva fare un buon Lavoro per il suo popolo. Con questo non voglio dire che el Bashir non sia responsabile ma penso troppa Hollywood, Cia, e politica petrolifera hanno fatto di questo grave problema un "Teatrino dei Burattini" cosa di cui la Corte penale internazionale non aveva bisogno. Grazie Maha African Refugees News "1) Quel Procuratore ritiene che la lotta contro l'impunità giustifichi interventi giudiziari che possono creare rischi per le persone che lavorano sul campo 2) Mengistu è stato condannato a morte in contumacia da un tribunale etiopico. Sharon è stato censurato da una Commissione di inchiesta isrealiana per i fatti di Sabra e Shatila, e dovette dimettersi dalla carica di ministro della difesa. Rumsfeld è statunitense, e gli USA non consentiranno mai di processare un proprio ex ministro. Purtroppo la giustizia internazionale è condizionata dalla Realpolitik. 3) In effetti molti hanno spesso espresso critiche per il fatto che il Procuratore Moreno Ocampo si sia concentrato sui cittadini di 4 paesi africani, trascurando di indagare crimini commessi in altri Paesi." Signori, innanzi tutto ringrazio la redazione di Repubblica per l'opportunità. Professor Cassese, alla luce dei nuovi fatti: il mandato di arresto per il presidente del Sudan, l'espulsione di circa 13 organizzazioni umanitarie dal Sudan, unitamente alla confisca dei beni, altre sembra siano sotto inchiesta. Secondo Lei, la missione United Nations African Mission in Darfur (UNAMID) rimarrà operativa oppure sarà espulsa anche essa? Se secondo lei sarà espulsa o bloccata, quali saranno i tempi, Immediatamente, tra qualche mese? La ringrazio per il tempo e l'eventuale risposta. Cordiali saluti Antonio Pagliaricci "Non credo che la missione ONU verrà espulsa. Ne verranno limitati le azioni e i movimenti, ma non di più". Gentile Prof. Cassese, nei sistemi nazionali un pronunciamento giudiziale deve afferire ad un sistema di norme che prevedano possibile la sua esecuzione. La "forza" del provvedimento assunto contro il presidente sudanese in cosa può essere individuata? E se questa forza non c'è il valore dell'atto giuridico in cosa consiste? In ultimo: cosa leggere per capirne di più? Vorrei, se possibile, una sua indicazione, grazie. Lora Pipicella "La "forza" giuridica del provvedimento può derivare o dalle norme dello Statuto della Corte penale, e ciò vale per gli Stati parti di tale Statuto, che cioé lo hanno ratificato, o da una decisione del Consiglio di sicurezza, che sia vincolante (assunta cioé in virtù del Capitolo VII della Carta dell'ONU). In questo caso la decisione del Consiglio ha imposto un obbligo di cooperare solo al Sudan, mentre gli altri Stati sono stati semplicemente invitati a cooperare, il che significa che non sono tenuti giuridicamente a togliere a Bashir le immunità di cui gode come Capo di stato in esercizio." Domanda: perché non emettete un mandato di cattura per crimini di guerra per Bush ed un altro per Shimon Peres e compagnia cantante? Dopo cominceremmo a ragionare! grazie. Fabrizio Stella, Parigi. "Purtroppo gli Stati Uniti non consentirebbero mai di incriminare e tanto meno processare un loro alto esponente politico. Essendo la superpotnza, se lo possono permettre. Perciò, è triste dirlo, ma la giustizia penale internazionale si ispira ancora alla massima dei due pesi e due misure. Però i giudici nazionali di Francia, Germania, Italia, Spagna, ecc. potrebbero compiere indagini giudiziarie sugli asseriti crimini di Bush, Rumsfeld, ed altri, emettendo poi un ordine di comparizione o addirittura un ordine di cattura. Quesi signori potrebbero poi essere processati in contumacia ma solo nei paesi che ancora la ammettono, come l'Italia e il Belgio (e non invece in Spagna e in Germania). Ma quale giudice nazionale ha il coraggio di farlo?" Gentile professor Cassese, Bashir viene condannato giustamente dal Tribunale Internazionale ma Paesi come Cina e Iran si oppongono. Ma com'è possibile? Cosa dicono i media cinesi ed iraniani a riguardo del genocidio in Sudan? Noi italiani dobbiamo sapere cosa pensano di questo orrendo massacro i cittadini iraniani e cinesi. Non i governi.... i cittadini! Sono demoralizzato. Come si fa a sostenere l'Hitler d'Africa. La ringrazio e le auguro sempre buon lavoro e pace. Enrico "In Cina e Iran non esiste libertà di pensiero e di manifestazione delle proprie idee. Tutti perciò tacciono. Ma non bisogna disperare. Almeno noi dobbiamo levare alta la nostra voce per protestare contro le violazioni dei diritti umani, ovunque avvengano." Perché Bashir e tanti altri no? Putin in Cecenia ha raso al suolo Grozny non risparmiando i civili e si è poi ripetuto in Georgia; un qualunque statunitense che si è macchiato di crimini contro l'umanità, e ce ne sono tanti dopo la guerra in Iraq, non può essere incriminato dall'Alta Corte perché gli USA non la riconoscono; i leader cinesi che reprimono nel sangue le proteste pacifiche dei monaci tibetani non vanno incriminati? Gli Israeliani che hanno usato il fosforo bianco e ucciso 400 bambini nella città-ghetto di Gaza non hanno commesso nessun crimine? La politica internazionale ha sempre due pesi e due misure: la bilancia pende sempre dalla parte dei vincitori, il resto è retorica. "Purtroppo Lei ha ragione, ma dobbiamo sforzarci di protestare perché anche la giustizia internazionale diventi eguale per tutti, anche per i rappresentanti di Grandi Potenze." Mi piacerebbe sapere se il mandato di arresto potrebbe essere realmente eseguito o con esso si vuole solo dare un segnale forte al Sudan, e magari ad altri Paesi responsabii di gravi violazioni dei diritti umani. E quali potrebbero essere le conseguenze dell'atto, sia nella regione che nell'ambito più ampio della comunità internazionale. Cordialissimi saluti, Michele Sanna "Potrebbe essere eseguito in Sudan, ad opera dei poliziotti di Bashir, che dovrebbero arrestare il loro leader. Le conseguenze dell'atto giudiziario di cui stiamo parlando saranno solo politiche, psicologiche e mediatiche, e non tutte positive e favorevoli al processo di pace." Caro Presidente, sono contento per la condanna di Bashir. Dalla poca documentazione che avevo letto (fonte Amnesty) credo non ci siano dubbi sugli efferati atti criminali condotti da questo soggetto. Sono però molto preoccupato per la ricaduta che potrebbe avere la condanna sulla vicenda della liberazione di Pier Albino Previdi, il padre di un mio carissimo amico, che è stato ingiustamente arrestato in Sudan come ritorsione per una questione commerciale alla quale è completamente estraneo (la vicenda è su tutti i giornali in questi giorni). Le pensa che la condanna possa stimolare Bashir ad agire più correttamente o potrebbe inasprire il comportamento nei confronti dei cittadini occidentali presenti in Sudan? Cordiali saluti e buon lavoro. Walter Naldoni "Purtroppo l'effetto perverso del mandato di cattura è che ha rafforzato Bashir sia in Sudan sia presso i Paesi africani ed arabi, mentre ha messo a grave repentaglio le organizzazioni umanitarie che lavorano nel Darfur." Presidente di quanti capi di accusa e colpevole Omar Hassan, che tipo di processo avrà, speriamo che gli darete una pena esemplare, la ringrazio, buon lavoro. "I capi di accusa sono numerosi, e lo accusano sia di crimini contro l'umanità sia di crimini di guerra. Se si riuscisse ad arrestarlo e trascinarlo davanti alla Corte penale (cosa assai poco probabile!), avrebbe un processo equo. Potrebbe toccargli il carcere a vita, perché per fortuna la Corte penale esclude la pena di morte, pena assai barbara. Perché più pesi e più misure? Perché non si contestano i crimini contro l'umanità anche per Guantanamo, per gli indiscriminati attacchi in Afghanistan, Iraq, Palestina che portano allo sterminio di civili inermi? Forse perché quando si è provato a farlo sono magicamente usciti scandali e corruzione dell'ONU? Chissà... "Perché putroppo la comunità internazionale è ancora dominata da alcune Grandi Potenze, che possono fare il bello e il cattivo tempo. Ma forse tra una cinquantina di anni si arriverà ad una società internazionale più giusta. Perciò, rimbocchiamoci e maniche, e chiediamo con forza più giustizia e una giustizia equa ed eguale per tutti. Buongiorno, ho letto con attenzione l'articolo "Giustizia impossibile" da Lei pubblicato su Repubblica. Ho frequentato lo scorso anno un LLM organizzato dall'Università di Torino e dall'UNICRI in "International criminal law, international organizations and crime prevention" una parte del programma prevedeva proprio una moot court avanti all'ICC sul Darfur... ( peraltro io simulavo la difesa di un coimputato di al- Bashir... ed il mio cliente venne assolto!). Gia'in tale sede avevo manifestato le mie perplessità riguardo al Rome Statute e rule of procedure dell'ICC... oggi, avanti alla richiesta della Cina al Consiglio di sicurezza di sospendere l'ordine di arresto per il leader sudanese, pur condividendo appieno la Sua premessa secondo la quale "l'ordine di cattura della Corte penale internazionale contro il presidente sudanese Bashir è moralmente giustificato in quanto egli ha il pieno controllo politico e militare del paese e quindi non può ignorare le atrocità che si commettono nel Darfur. Non può non esserne responsabile, quanto meno perché ha omesso di prevenire quei crimini o di punirne gli autori." mi chiedo e Le chiedo: attraverso quali strumenti si può affermare pienamente l'operato dell'ICC? Mi pare che dinnanzi al comportamento della Cina al Consiglio di Sicurezza ( NB trattasi della Cina nel caso del Darfur, domani potrebbero essere gli USA o la Russia per un altra fattispecie concreta!) si concretizzi il pericolo di delegittimare l'operato dell'ICC... Attraverso quali strumenti correggere queste distorsioni procedurali che stanno emergendo? (sempre che sia possibile...) Ed ancora, condivide la decisione dell'ICC di escludere dal capo di imputazione a carico di al - Bashir l'accusa di genocidio ex art. 6 ICC Rome Statute? Ringrazio anticipatamente per l'attenzione. Cordialità Diego Grassedonio "1 e 2) La Corte penale può svolgere un'azione effettiva solo con la cooperazione degli stati, perché manda di una sua polizia giudiziaria capace di raccogliere prove, fare perquisizioni, interrogare testimoni, compiere arresti nel territorio di Stati sovrani. Perciò la giustizia internazionale deve essere prudente e saggia, altrimenti rischia di essere considerata poco credibile. 3) La decisione dei giudici di respingere la richiesta di Moreno Ocampo di incriminare Bashir anche per genocidio è stata corretta e saggia. Infatti i reati che il Procuratore ha qualificato come atti di genocidio sono crimini contro l'umanità: espulsione forzata di civili dai loro territori, stupro di massa, altre violenze contro le persone." Salve, sono Lorena. Ho appreso con gioia la notizia emessa dal Tribunale Penale Internazionale dell'Aja riguardo il mandato di cattura per il Presidente sudanese Al-Bashir. Purtroppo non ho potuto fare a meno di notare che l'accusa di genocidio sia caduta. Ad ogni modo, credo che una simile decisione costituisca un precedente importantissimo per il diritto internazionale. Infatti non era mai stato emesso un mandato di cattura contro un presidente ancora in carica e di questo nuovo cammino intrapreso dalla corte mi compiaccio. Tuttavia ho notato che la Cina per prima, seguita anche da Russia, Siria, Iran ed altri Paesi non hanno gradito molto la decisione del tribunale chiedendo se non altro che venga congelata per almeno un anno. Se l'Onu non dovesse decidere in questo senso e se il mandato di cattura resterà valido, cosa succede se nessuno riuscirà a consegnare Al-Bashir alla giustizia? Non verrà minata l'autorità dello stesso tribunale, scatenando una sorta di effetto domino, nel senso che le successive sentenze del tribunale potranno anch'esse venire ignorate? In sostanza, rischia il TPI di perdere credibilità e autorità dato che certe nazioni, (alcune delle quali, tra l'altro, hanno votato nel 2005 la risoluzione 1593 investendo lo stesso Tribunale con l'incarico di cercare quelle prove che poi hanno portato all'emissione del verdetto di colpevolezza) credono di trovarsi al di sopra della legge ignorando spudoratamente il provvedimento della corte? "1) Se, come è molto probabile, Bashir non verrà mai arrestato, la credibilità dellla giustizia penale internazionale ne risulterà seriamente messa in discussione. 2) Sarebbe stato più saggio procedre con grande cautela, e magari emettere solo un mandato di comparizione (non di arresto)." Sono uno studente di Scienze internazionali e diplomatiche all'Università di Genova. Il presidente dell'Assemblea delle Nazioni unite ha dichiarato che il provvedimento è un'assurdità dettata da motivazioni politiche. Quali sarebbero queste motivazioni politiche a cui fanno riferimento il presidente e gli altri oppositori al mandato di cattura? Porgo i miei cordiali saluti. Marco Facciolo. "Secondo i Paesi africani, si tratterebbe di neo-colonialismo: la Corte si farebbe strumento di Paesi occidentali che tenderebbero a infrangere le prerogative sovrane dei Paesi africani. Sono argomenti discutibili, però putroppo è vero che viene di fatto seguito il criterio dei 'due pesi e due misure', perché vari leader occidentali che hanno avallato o addirittura ordinato crimini di guerra non sono stati e non saranno mai processati". (6 marzo 2009

Torna all'inizio


Sudan, via le Ong. L'Onu: milioni di vite a rischio (sezione: Diritti umani)

( da "Affari Italiani (Online)" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sudan/ Espulse Ong, l'Onu: milioni di vite a rischio Venerdí 06.03.2009 18:17 L'espulsione dal Darfur di 13 Ong internazionali decisa dal Sudan per rappresaglia al mandato d'arresto contro il suo presidente, Omar al-Bashir, mette a repentaglio la vita di oltre un milione di civili che rischiano di rimanere senza acqua, cibo, cure mediche. E' l'allarme lanciato dalle agenzie Onu che in partnership con le organizzazioni cacciate sostiene 4,7 milioni di civili vittime del conflitto che da sei anni insanguina la tormentata regione occidentale del Sudan. Tra loro anche 2,7 milioni di sfollati. "Se il governo di Khartoum non riconsidererà le sue posizioni", ha ammonito da Ginevra il portavoce del coordinamento Onu per gli aiuti umanitari (Ocha), Elisabeth Byrs, "1,1 milioni di civili rimarranno senza cibo, 1,5 milioni senza cure mediche e oltre un milione senza acqua potabile". Un appello in questo senso è stato lanciato anche dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon (le attivita' umanitarie "rischiano di essere irrimediabilmente danneggiate") e della questione si occupa anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani sta valutando l'ipotesi di considerare la privazione degli aiuti umanitari in aree di conflitto una violazione del diritto internazionale o un crimine di guerra. Tra le Ong espulse ci sono Oxfam, Care, Save the Children e Medici senza frontiere. Intanto la Ong italiana Coopi ha fatto sapere che resta in Darfur, ma aumentera' le condizioni di sicurezza dei propri cooperanti nella regione sudanese. "Per il momento andiamo avanti, le nostre attivita' proseguono normalmente", ha spiegato Valentina Zita, responsabile Coopi per il Sudan, "non ci schieriamo con nessuna fazione e interverremo nelle diverse aree a seconda delle necessita' della popolazione". pagina successiva >>

Torna all'inizio


Durban II, il Vaticano parteciperà al summit (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale.it, Il" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

n. 56 del 2009-03-06 pagina 0 Durban II, il Vaticano parteciperà al summit di Redazione Confermata la presenza della Santa Sede alla Conferenza Onu sul razzismo 'Durban II' che si terrà a fine aprile a Ginevra. Ieri l'Italia aveva ritirato la propria delegazione a causa delle "frasi aggressive di tipo antisemita" presenti nella bozza. Anche la Francia non segue Roma Bruxelles - Il Vaticano parteciperà alla Conferenza Onu sul razzismo 'Durban II' che si terrà a fine aprile a Ginevra. A confermarne la presenza monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente presso le Nazioni Unite. L?Italia aveva annunciato, ieri, di aver ritirato la propria delegazione a causa delle "frasi aggressive di tipo antisemita" contenute nella bozza di dichiarazione. Il Vaticano al summit Rispetto alle perplessità su un eccesso di critica allo Stato di Israele, il nunzio vaticano presso l?Onu di Ginevra ha osservato che "bisogna vedere quale sarà il testo definitivo". "In questi giorni - ha aggiunto - si sta lavorando ad una nuova bozza più breve e con modifiche. Si deve andare avanti con cautela, vedendo se certe obiezioni saranno accolte". Quanto alla posizione del Vaticano, "noi - ha spiegato monsignor Tomasi - siamo contro tutte le forme di discriminazione , che riguardino un individuo, una religione o uno Stato". "Bisogna cercare in modo equilibrato di costruire una convivenza nel dialogo e nel rispetto dei diritti umani di ogni persona", ha concluso. Il 18 febbraio scorso, la delegazione della Santa Sede, insieme ai paesi africani e ai paesi musulmani, aveva votato contro un riferimento esplicito alle discriminazioni contro gli omosessuali. La Francia non ritira la delegazione La Francia ha affermato di voler partecipare alla preparazione della conferenza dell?Onu e ha invocato una posizione comune europea sulla questione della partecipazione, dopo aver preso atto della decisione dell?Italia di non prendervi parte. "Abbiamo preso nota dell?annuncio italiano - ha detto il portavoce del Quai d?Orsay, Eric Chevallier - in questa fase pensiamo che sia importante far parte del processo di preparazione e vedremo come va". "Pensiamo che sia importante essere all?interno del processo di preparazione di Durban - ha sottolineato il portavoce - per far sì che non degeneri in tensioni invece di andare verso la difesa dei diritti umani". Ai giornalisti che gli chiedevano se la Francia auspichi che i 27 dell?Ue prendano posizione sulle condizioni di una loro partecipazione, Chevallier ha risposto che è proprio questo che Parigi vorrebbe: "Vedremo se si potrà privilegiare una posizione europea". Il primo ministro francese, Francois Fillon, aveva detto lunedì che la Francia non avrebbe accettato "una stigmatizzazione di Israele" e che era pronta a "ritirarsi" dalla conferenza. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

Torna all'inizio


Onu: stupri e violenze all'ordine del giorno in Afghanistan (sezione: Diritti umani)

( da "Rai News 24" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

New York | 6 marzo 2009 Onu: stupri e violenze all'ordine del giorno in Afghanistan Donna in lacrime Stupri e violenze all'ordine del giorno per le donne in Afghanistan. La denuncia e' contenuta in un rapporto annuale sui diritti umani presentato al Palazzo di Vetro in occasione delle discussioni sulla condizione femminile che culmineranno l'8 marzo. Secondo il documento delle Nazioni Unite, gli abusi contro donne - anche minorenni - sono "tollerati e perdonati" all'interno delle comunita' e delle famiglie afghane. Da Ginevra, la commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha denunciato gli "stupri, uccisioni d'onore, matrimoni forzati anche in giovane eta' e schiavitu' che rimangono tutt'ora diffusi". Secondo la Pillay il governo dell'Afghanistan "ha fallito a proteggere in maniera adeguata i diritti delle donne nonostante le garanzie costituzionali".

Torna all'inizio


Nomadi/ Interrogazione radicali su violenza in sgomberi a (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 06-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Milano, 6 mar. (Apcom) - La deputata Radicali-Pd Rita Bernardini, dopo aver raccolto la testimonianze del Gruppo EveryOne e di altre associazioni per i diritti umani delle Marche, ha depositato due interrogazioni al ministro dell'Interno Maroni, di cui una anche al ministro del Welfare Sacconi, in cui si stigmatizza con fermezza un documento con disposizioni in materia di sicurezza emesso dalla Questura di Pesaro e Urbino Urbino - Ufficio Poliziotto di Quartiere (in cui si chiede di segnalare al 112 o al 113 "qualsiasi presenza anomala che possa aggirarsi per le strade del quartiere, ad esempio nomadi"), e si riferiscono ai Ministri i gravi fatti accaduti a Pesaro lo scorso 25 febbraio, quando la locale comunità Rom di circa 30 persone è stata oggetto di un'azione di Polizia atta a notificare una denuncia per invasione di stabile privato, con ordine di prossimo sgombero (senza alternativa abitativa né assistenziale), e a sottrarre tutti i minori ai genitori, per affidarli a una comunità. L'onorevole Bernardini chiede dunque se i ministri dell'Interno e del Welfare "siano a conoscenza dei fatti e se l''operazione delle forze dell'ordine è stata concordata con l'amministrazione comunale di Pesaro e per quali motivi nel caso di specie non si è tentato di procedere in modo alternativo e meno traumatico", nonché "quali iniziative intendano prendere al fine di ripristinare il rispetto della legge, evitando il perpetuarsi di ulteriori episodi quali quelli descritti, configurabili come una violazione dei diritti umani, in particolare quelli alla non-discriminazione e alla libera circolazione, diritto previsto dalle norme europee".

Torna all'inizio