CENACOLO DEI COGITANTI |
<Noi iraniani pronti a
dare una mano in Afghanistan> ( da "EUROPA
ON-LINE" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Bruxelles emana in continuazione
comunicati preoccupati sullo stato dei diritti umani in Iran, e i Ventisette
hanno un giudizio negativo pressoché unanime sul programma nucleare iraniano?
La questione dei diritti umani non è unidirezionale. Noi riconosciamo che
nessun paese al mondo, compreso l?Iran, è completamente esente da mancanze ed
errori in questo ambito.
La comunità rumena
festeggia la donna e la primavera
( da "Trentino" del
05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: I festeggiamenti proseguiranno
anche lunedì con una serata organizzata in collaborazione con l'Associazione
per la Pace e i diritti umani di Rovereto e la Lega degli studenti rumeni
all'estero. Dalle 17.30, al Centro di Educazione permanente alla Pace in via
Vicenza, il giornalista Mihal Mircea Butcovan presenterà il suo libro
«Allunaggio di un immigrato innamorato».
Il Tribunale dell'Aja
ordina di arrestare il presidente del Sudan Al Bashir è accusato di crimini di
guerra per i massacri in Darfur Mosca critica. L'Egitto: l'Onu sospenda il mand
( da "Giornale di Brescia"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: umanità, tre per genocidio, due per
crimini di guerra) presentata a luglio dal procuratore presso il Tpi,
Moreno-Ocampo. Realpolitik contro etica Quest'ultimo ha ricordato che Khartoum
è «obbligata dal diritto internazionale a consegnare Bashir» (cosa opinabile
perché il Sudan non ha ratificato il Tpi e l'obbligatorietà vale solo per i
Paesi contraenti)
spinea, sette film al
cineforum del cif ( da "Nuova
Venezia, La" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: associazione è impegnata in ambito
sociale e culturale con un occhio di riguardo alla democrazia e alla promozione
dei diritti umani. L'appuntamento del giovedì è aperto a tutti, previo
abbonamento da esibire ad ogni ingresso e che è in vendita al cinema
Bersaglieri (tel. 041.992500). Il costo della tessera è di 20 euro per lo
spettacolo pomeridiano e di 25 euro per quello serale.
Arrestate Bashir! La Corte
ci prova Il Sudan trema ( da "Riformista,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Omicidio, sterminio, tortura,
stupro. Il presidente secondo il Tribunale penale internazionale è il
pianificatore della tragedia africana. Da Khartoum ora sfida il mondo.
Difficile che finisca dietro le sbarre. E in molti hanno paura della sua
vendetta. Nel nome della giustizia forse la pace si allontana.
consiglio provinciale
sulle donne ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: istituendo un programma di educazione
e formazione ai diritti umani per tutti gli ordini di scuole e impegnando il
presidente a farsi portavoce, nei confronti della Regione, per i finanziamenti
a "Una casa per ricominciare", da riconfermare ed eventualmente
implementare». Lo stesso ordine del giorno verrà discusso anche negli altri tre
consigli provinciali del Friuli Venezia Giulia.
campagna sui bus nessuno è
straniero ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Quarantacinque diverse associazioni
- fuori da partiti politici e legate al mondo della solidarietà - hanno avviato
questa campagna pubblicitaria per una tutela diffusa dei diritti umani, contro
i pregiudizi, per una cultura del rispetto reciproco.
arrestate il presidente
del sudan ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sterminio tortura e stupro
«Arrestate il presidente del Sudan» La Corte dell'Aja: reo di crimini di guerra
e contro l'umanità DARFUR L'AJA. La Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi)
ha ordinato l'arresto del presidente del Sudan Omar Hassan el Bashir per
crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur,
i diritti di uomo e natura
in un seminario per i giovani ( da "Tirreno,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: La riflessione verterà sulla
violazione dei diritti dell'uomo e della natura in un sistema economico che
rivela sempre più drammaticamente le sue contraddizioni. Interverranno:
Raffaello Ciucci, docente dell'Università di Pisa, su "Intorno alla
dichiarazione universale dei diritti umani";
Fespaco funebre
( da "Manifesto, Il"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: si fanno scoprire perché hanno i
media e le banche internazionali dalla loro parte, quelli che decretano dove il
diritto a tutelare i diritti umani c'è, e dove no. Bernard Henry Levy non lo sa).
Sankara aveva rilanciato il Fespaco. Ne aveva fatto una festa per tutti, edili,
disoccupati e perfino avvoltoi, intesi come uccelli, che affollavano le sale
all'aperto fino a notte fonda.
Moreno-Ocampo, un
procuratore bifronte ( da "Manifesto,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: non dovrebbe avere nulla a che fare
con la tutela dei diritti umani, la promozione della pace, la giustizia
internazionale. È il caso di sottolineare anzitutto che la Corte penale
internazionale - la cui giurisdizione è in vigore dal 2003 - ha sinora strisciato
i piedi in una attività giudiziaria prossima allo zero.
UN ANNO IN PIÙ ma, a parte
questo, non cambia di molto la situazione patrimo...
( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: supera di poco i 52mila 500 euro,
mentre Tiziana Virgili (Diritti umani, immigrazione e sport), attuale candidata
del Partito democratico alla guida di palazzo Celio per le prossime elezioni,
sfiora gli 87mila euro annui. Laura Negri (Turismo e cultura) e Lucia Riberto
(Bilancio) invece si assestano intorno ai 38mila euro.
SULLA SCIA di alcune
letture fatte in classe, abbiamo avuto modo di riflettere su...
( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: costrette a condurre una vita
rispettando dettami che negano loro il più elementare dei diritti umani, la
libertà. Questo modo di pensare purtroppo ancora diffuso, ci fa capire che
ancora oggi, in quei luoghi, alle donne non vengono riconosciuti gli stessi
diritti degli uomini; non viene data ad esse la possibilità di mostrare e
sviluppare i propri talenti, le proprie qualità e capacità.
Tra le imputazioni:
omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro. Non è stata
accolta l' accusa di genocidio ( da "Messaggero,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Giovedì 05 Marzo 2009 Chiudi Tra le
imputazioni: omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro. Non
è stata accolta l' accusa di genocidio
Incriminato per i massacri
perpetrati nel corso della guerra in Darfur, scoppiata nel 2003 e che, se...
( da "Messaggero, Il"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Favorevoli gli Usa che «ritengono
che chi ha commesso atrocità debba risponderne in tribunale". Esultano
invece le organizzazioni per i diritti umani: per Human Rights Watch ora
«neppure i presidenti sono garantiti per i loro orribili crimini». R.L.
Stragi in Darfur, la Corte
dell'Aja: <Arrestate il presidente sudanese>
( da "Corriere della Sera"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: per la difesa dei diritti umani. Ma
Antonella Napoli, di Italians for Darfur, ricorda: «Non è il caso di
festeggiare, ma di ricordare le vittime della inaudita violenza scatenata in
Sudan Occidentale». Massimo A. Alberizzi malberizzi@corriere.it A favore
Manifestanti davanti al Palazzo dell'Onu di New York Contro Sudanesi in piazza
a sostegno di Al Bashir Generale Omar Al Bashir,
Un Paese nella morsa della
paura ( da "Arena,
L'" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: mesi ha arrestato e processato per
spionaggio attivisti dei diritti umani: il 28 gennaio Mohammed al Sary Ibrahim
è stato condannato a 17 anni di carcere. In questo momento tutti hanno paura in
Sudan. Il più vasto Paese africano è uscito solo nel 2005 dalla guerra civile
tra Nord e Sud iniziata nel 1983: molti sudanesi hanno il terrore che possa
tornare il tempo dei kalashnikov.
Voci nascoste L'Unicef fa
scuola ( da "Arena,
L'" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: è il titolo del corso
multidisciplinare Unicef di educazione ai diritti umani che comincia oggi
all'università. Quest'anno gli studenti dell'istituto paritario Lavinia Mondin,
oltre ad aver scelto il titolo, hanno contribuito con il comitato Unicef di
Verona, il dipartimento di scienze dell'educazione e quello di economia alla
creazione del corso.
Cina, protestano i
profughi della diga delle Tre Gole
( da "Nuova Ecologia.it, La"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Lo ha affermato il Centro per i
diritti umani e la democrazia, un'organizzazione umanitaria con sede a Hong
Kong. Secondo il Centro una trentina di persone sono state ferite quando la polizia
è intervenuta per disperdere i manifestanti. I partecipanti alla protesta hanno
accusato alcuni funzionari locali di aver intascato personalmente 10 milioni di
yuan (
Darfur, la Cina all'Onu:
no all'arresto di Bashir ( da "Affari
Italiani (Online)" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: tortura e stupro, ha già provocato
manifestazioni di protesta a Khartoum per quello che viene definito "nuovo
colonialismo". Oltre alla Cina, da sempre alleata del Sudan del cui
petrolio è la principale acquirente, sono immediatamente arrivate proteste da
grandi Paesi arabi come l'Egitto e lo Yemen, dalla Conferenza islamica e dalla
Lega araba.
8 marzo: le riflessioni di
Costanza Florimonte per le donne ( da "Sanremo
news" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: una delle violazioni dei diritti
umani che nega il diritto delle donne all?uguaglianza alla sicurezza, alla
dignità, all?autostima, e i loro diritti di godere delle loro libertà
fondamentali' UNICEF 'Le donne sono un popolo, disseminato ovunque nel mondo.
Hanno problemi eguali che attraversano e travalicano religione, costumi e
cultura: la violenza è il problema'
Un presidente
<braccato> non aiuterà il povero Darfur
( da "Avvenire" del
05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: determinare un miglioramento della
situazione dei diritti umani in uno scenario infuocato come quello sudanese, un
processo e un'eventuale condanna dei colpevoli di crimini così gravi sono un
obiettivo che va salutato con favore e perseguito con determinazione. Anche per
il valore esemplare e il monito così diretto a tutti i despoti.
Gaza: vietato l'ingresso
agli italiani ( da "Articolo21.com"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: vicepresidente del Coordinamento
Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Sergio Bassoli,
coordinatore della piattaforma delle ONG per il Medio Oriente, Flavio Lotti,
coordinatore della Tavola della pace e direttore del Coordinamento Nazionale
degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Roberto Brancolini, fotografo;
Chiederemo al Governo di
riferire sull'accaduto ( da "Articolo21.com"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Coordinamento Nazionale degli Enti
Locali per la pace e i diritti umani, dal coordinatore della piattaforma delle
ONG per il Medio Oriente… ) di entrare a Gaza. Nelle stesse ore veniva invece
data ad una delegazione francese ed a una delegazione spagnola. Non si riesce a
comprendere quale possano essere state le ragioni che hanno bloccato la
rappresentanza italiana che si proponeva ,
Confusione di ruolo e
disagio, ecco i motivi degli abusi
( da "Gazzettino, Il (Vicenza)"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Quando viene meno la supremazia
dell'uomo inizia la tortura alla donna. "Nei matrimoni misti, specie
quando la donna è straniera - conclude Federica Frison - gli abusi avvengono
per tradimento del patto coniugale. Il fatto che la donna cerchi di uscire
dalla posizione di "non autosufficienza" cercando un lavoro, provoca
l'ira maschile.
Invalidi, sospesi i
permessi naccio ( da "Sicilia,
La" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: violazione dei diritti dei
portatori di invalidità, handicap peraltro riconosciuti e certificati. I
cittadini si sentono ancor più discriminati alla luce del fatto che, in
passato, gli stalli di sosta riservata sono stati concessi e ad oggi risultano
ancora in vigore, per cui ora ci sono disabili che godono delle aree di sosta
riservata e disabili che si vedono negato un loro diritto»
Diritti umani in mostra i
quadri di Claudio Gaspari ( da "Gazzettino,
Il (Vicenza)" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ed hanno come tema il rispetto dei
diritti umani, con specifico riferimento a quella parte dell'infanzia turbata
dalle guerre o costretta a combatterle. Le opere sono tratte da immagini reali
molto famose: civili, vittime di soprusi e torture in violazione dei diritti
umani e della convenzione di Ginevra, bambini-soldato o vittime di bombe a
grappolo o mine anti-
Italia-Croazia/ Sanader
incontra Berlusconi: meritiamo ( da "Virgilio
Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Sanader per niente intimorito,
prende la parola: "Il mio italiano non è come dovrebbe essere ma voglio
dire ancora che noi condividiamo i valori dell'Ue quali la democrazia, i
diritti umani, il libero mercato. Ringrazio l'Italia per il suo sostegno. La
Croazia merita l'Europa".
Gaza, gli italiani non
entrano ( da "AprileOnline.info"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: vicepresidente del Coordinamento
nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Sergio Bassoli,
coordinatore della piattaforma delle Ong per il Medio Oriente, Flavio Lotti,
coordinatore della Tavola della pace e direttore del coordinamento degli Enti
Locali per la pace e i diritti umani e Roberto Brancolini, fotografo, è da tre
giorni ferma al check point di Eretz,
Mente in Pace: liberi ed
uguali in dignità e diritti ( da "Targatocn.it"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: immigrazione rispettosa dei diritti
umani e Che riconosca il valore della presenza degli stranieri in italia Alla
manifestazione aderisce anche l?Associazione MenteInPace oltre a: CGIL, CISL,
UIL, FP Medici CGIL, ACLI, ARCI, CARITAS CUNEO, TAVOLO DELLE ASSOCIAZIONI,
SCUOLA DI PACE BOVES, Comunità MAMBRE, EMMAUS, FONDO SOLIDARIETA?
L'UNESCO E I DIRITTI DELLE
DONNE OLTRE L'8 MARZO ( da "LeccePrima.it"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Nel computo delle iniziative
previste nella rassegna sui diritti umani (tematica di riferimento per
l?associazione iscritta alla Federazione nazionale dell?Unesco), si svolgerà domani
presso la Sala triangolare del Castello Aragonese di Otranto, a partire dalle
ore 17, il convegno ? dibattito sul tema ?
L'infinita questione
dell'integrazione alla pari delle persone Transessuali/Transgender
( da "Articolo21.com"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: per diffondere la cultura positiva
della pace e dei diritti umani, della legalità e della partecipazione,
promuovendo il dialogo, il libero confronto delle idee e il rispetto reciproco
...”. Pace. Diritti Umani. Legalità. Partecipazione. Dialogo. Confronto.
Rispetto. E' fuori discussione come attualmente i numerosi messaggi che ci
giungono da i mass-media,
Il consiglio comunale di
Parma aderisce alla campagna internazionale per la liberazione di Aung San Suu
Kyi ( da "Sestopotere.com"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: apertura di una nuova campagna
internazionale in favore della sua liberazione e del ripristino dei suoi
diritti umani e politici conculcati. Lo scorso 20 febbraio il Consiglio
Comunale di Parma ha votato all?unanimità la propria adesione alla nuova
campagna internazionale, inviando a Aung San Suu Kyi un messaggio di solidarietà.
Quale percezione hanno i
giovani della violenza fra le mura domestiche? Concorso
( da "Sestopotere.com"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Diritti Umani, il Consiglio
Provinciale di Torino, attraverso la IX commissione Pari Opportunità, in
collaborazione con gli assessorati all?Istruzione, alle Pari opportunità e ad
Amnesty International, ha indetto un concorso rivolto alle scuole medie
superiori, impegnando i partecipanti alla realizzazione di lavori finalizzati a
creare e diffondere consapevolezza sociale sul fenomeno
DIRITTI UMANI: PREMIO SAN
PIO V PER UN DOTTORATO ( da "Virgilio
Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: violazioni dei fondamentali diritti
di ogni essere umano. Per favorire l'approfondimento scientifico della
promozione e della tutela internazionale dei diritti umani sia a livello
universale che regionale, nonche' del diritto internazionale umanitario,
l'Istituto di studi politici ''S. Pio V'' di Roma ha bandito un concorso a
premi per una tesi di dottorato che tratti tale tematica.
Libia-Venezuela/ Nuovo
stadio Bengasi intitolato a Hugo ( da "Virgilio
Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Chavez - che ha visitato la Libia
varie volte - era già stato insignito dal leader libico Muammar Gheddafi del
premio per i diritti umani nel 2004, per la sua lotta contro "gli effetti
dell'imperialismo e dei nemici della libertà dentro e fuori" dal
Venezuela.
Al Bashir, non solo un
simbolo ( da "EUROPA
ON-LINE" del 05-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: mandato di arresto contro il
dittatore sudanese Omar al Bashir rappresenta un fatto estremamente positivo e
un precedente importante per il diritto internazionale. La Corte penale ha
accusato Omar al Bashir di crimini di guerra e di reati contro l?umanità
essendo il suo regime direttamente responsabile della morte di 300 mila
abitanti del Darfur e di oltre 2 milioni di rifugiati.
( da "EUROPA ON-LINE" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Intervista con il
portavoce degli Esteri alla vigilia della visita di Frattini «Noi iraniani
pronti a dare una mano in Afghanistan» SIAVUSH RANDJBAR-DAEMI Teheran L?Iran
desidera giocare un ruolo di primo piano nella risoluzione del conflitto in
Afganistan e mantiene la propria disponibilità a dialogare con gli Stati Uniti,
ma non sembra diposto a scendere a compromessi sui punti-cardine che
definiscono il suo rapporto con l?Occidente, in particolare il proseguimento
del proprio programma nucleare e il sostegno ai movimenti islamisti, come Hamas
ed Hezbollah. In un colloquio con Europa svoltosi all?interno degli sfarzosi
uffici ottocenteschi del ministero degli affari esteri di Teheran, Hassan
Ghashghavi, portavoce della diplomazia iraniana nonché consigliere speciale del
ministro degli esteri Manouchehr Mottaki, ha fatto il punto sui rapporti tra
l?Iran e l?Occidente in prossimità dell?imminente viaggio del ministro degli
esteri Franco Frattini nella capitale iraniana. Sino ad un paio di settimane
fa, il governo Berlusconi aveva mantenuto un atteggiamento assai critico nei
confronti dell?Iran. Ora, però, Frattini sta per arrivare a Teheran... Non
voglio entrare nel merito delle recenti decisioni interne prese a Roma, ma
vorrei sottolineare che i rapporti tra i nostri due paesi sono molto più
antichi dei governi attualmente al potere a Roma e a Teheran. Noi abbiamo
sempre apprezzato il fatto che, a differenza di altri paesi europei, il
rapporto dell?Italia con l?Iran non ha mai assunto un carattere di prepotenza
ma anzi è stato improntato sin dall?inizio sul binario del rispetto reciproco.
Il recente atteggiamento dell?Italia non è quindi una sorpresa, ma un?ulteriore
conferma del radicamento dei nostri legami. Pensa quindi che l?iniziativa
diplomatica italiana riguardante l?Afghanistan possa essere un primo passo
verso la risoluzione del contenzioso nucleare tra l?Iran e l?Occidente e verso
una modifica del gruppo ?5+1?, di cui l?Italia attualemente non fa parte? Si
tratta di due questioni completamente separate che non possono essere
contemplate nella stessa equazione. In qualità di presidente di turno del G8,
l?Italia ha contattato l?Iran per richiedere la nostra assistenza. Il
coinvolgimento dell?Iran in altre conferenze in passato, come quelle di Bonn e
Tokyo, ha sempre avuto un risvolto assai positivo. Noi disponiamo di un lungo
confine con l?Afghanistan, e siamo quindi pronti a qualsiasi tipo di
cooperazione per assicurarne la stabilità interna e la crescita economica e per
aiutare il paese nella lotta contro i suoi movimenti estremisti. La nostra
reazione alla proposta italiana è stata positiva per questi motivi. L?Iran ha
effettivamente giocato un ruolo di rilievo nella conferenza di Bonn del 2001.
Pochi mesi dopo George Bush definì l?Iran membro dell??Asse del Male?. Pensa
che l?amministrazione Obama stia procedendo verso un nuovo corso dopo aver dato
pieno sostegno alla missione di Frattini a Teheran? L?attuale governo americano
è arrivato al potere agitando slogan inneggianti al cambiamento. Come molti altri
paesi al mondo, pure noi siamo in attesa di vedere queste promesse tradotte
nella pratica. Ciò nonostante, non abbiamo fretta, dopotutto l?amministrazione
Obama è tuttora all?interno dei famosi primi ?cento giorni? del suo mandato.
Non siamo quindi al momento né ottimisti né pessimisti, e seguiamo con
attenzione l?evolversi della politica estera americana. Siamo in attesa di
vedere, ad esempio, se per risolvere la crisi afghana gli Usa seguiranno un
approccio prevalentemente militare, oppure se la strategia scelta includerà
opzioni politiche. I vostri rapporti con l?Unione Europea sono tuttora freddi.
Bruxelles emana in continuazione comunicati preoccupati sullo stato dei diritti
umani in Iran, e i Ventisette hanno un giudizio
negativo pressoché unanime sul programma nucleare iraniano? La questione dei
diritti umani non è unidirezionale. Noi riconosciamo
che nessun paese al mondo, compreso l?Iran, è completamente esente da mancanze
ed errori in questo ambito. Tuttavia le nostre rimostranze nei confronti delle
violazioni dei diritti umani commesse in Europa sono
di dimensione assai superiore alle proteste dell?Ue nei nostri confronti.
Stiamo documentando in maniera esaustiva la crescita dell?islamofobia in
Occidente, e ciò ci costerna. Si tratta quindi di un autostrada a doppio senso,
in cui ci deve essere un confronto serrato. Rimaniamo disposti al dialogo con
l?Occidente sul quel tema e sul nucleare, ma l?avvio della centrale di Bushehr
è ormai una realtà prossima ad avverarsi, come confermato dai nostri partner
russi. Si tratta di uno sviluppo positivo nel nostro programma atomico
pacifico. Alcuni osservatori ritengono che l?Iran possa eventualmente
attestarsi su una posizione simile a quella del Pakistan o della Malesia, che
non riconoscono Israele ma allo stesso tempo non assumono alcun ruolo attivo
nella questione palestinese. Siete disposti ad assumere tale posizione, in
cambio di un miglioramento tangibile nei rapporti con l?Occidente? La nostra
posizione nei confronti della questione palestinese è diversa da quella di
altri paesi. Abbiamo osservato con apprensione le posizioni sbilanciate a
favore del regime sionista di alcuni paesi europei durante il recente conflitto
di Gaza. Come ha spiegato la nostra Guida suprema Ali Khamenei, noi siamo a
favore di una soluzione che preveda la creazione di uno stato unico che
comprenda l?intero territorio palestinese [l?attuale stato di Israele più West
Bank e Gaza, ndr] e che sia frutto di un referendum che preveda la
partecipazione dei rifugiati arabo-palestinesi e degli ebrei residenti in
quelle terre. Sino ad allora sosterremo movimenti che s?oppongono al regime
sionista, come Hamas ed Hezbollah.
( da "Trentino" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
La comunità rumena
festeggia la donna e la primavera TRENTO. Per la comunità rumena trentina, l'8
marzo non coinciderà solo con la Festa della Donna. La giornata, organizzata da
Arta-a al teatro di Gardolo, si aprirà con Martisor, la festa rumena della
primavera che ha origini antiche. Il simbolo di Martisor è una sorta di
coccarda da portare all'altezza del cuore: fili bianchi (simbolo della
primavera) intrecciati a rossi (simbolo dell'estate e dell'amore) che gli
uomini regalano alle donne. Alle 18 entrerà nel vivo la Festa della Donna, che,
secondo la tradizione rumena, unisce tutte le celebrazioni al femminile (non
c'è quindi la Festa della mamma come in Italia). Verrà proiettato il film «4
mesi, 3 settimane e 2 giorni», vincitore a Cannes nel
( da "Giornale di Brescia" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Edizione: 05/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:estero Il Tribunale dell'Aja ordina di
arrestare il presidente del Sudan Al Bashir è accusato di crimini di guerra per
i massacri in Darfur Mosca critica. L'Egitto: l'Onu sospenda il mandato di
cattura Omar Al-Bashir, 64 anni, presidente del Sudan dal 1989 ora inseguito da
un mandato d'arresto del Tpi L'AJAIl Tribunale penale internazionale (Tpi) ha
emesso un ordine d'arresto per il presidente del Sudan, Omar Al Bashir, per
crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi
in Darfur. A decidere la prima incriminazione di un Capo di Stato in carica da
parte del tribunale dell'Aja sono stati i giudici della Camera preliminare uno.
Immediata la replica di Khartoum che ha denunciato un piano di
«neocolonialismo» e ha ribadito che Bashir non sarà consegnato. E nella capitale
sudanese migliaia di persone sono scese in piazza per contestare l'ordine
d'arresto. I giudici hanno lasciato cadere l'accusa di genocidio che era
compresa nella richiesta di incriminazione per 10 capitoli (cinque per crimini
contro l'umanità, tre per genocidio, due per crimini di guerra) presentata a
luglio dal procuratore presso il Tpi, Moreno-Ocampo. Realpolitik contro etica
Quest'ultimo ha ricordato che Khartoum è «obbligata dal diritto internazionale
a consegnare Bashir» (cosa opinabile perché il Sudan non ha ratificato il Tpi e
l'obbligatorietà vale solo per i Paesi contraenti): «Sarà tra due mesi o
tra due anni, ma sarà processato», ha aggiunto Ocampo. Grande soddisfazione da
parte di Amnesty e di tutte le associazioni che si battono per i diritti umani: per Human Rights Watch ora «neppure i presidenti sono
garantiti per i loro orribili crimini». Ma si registrano anche molte
perplessità da parte di stati che ragionano più in termini di «realpolitik» che
non in termini di etica umanitaria. L'Egitto, paese
confinante con il Sudan e che deve vedersela con i fondamentalisti interni
raccolti attorno ai «Fratelli musulmani», ha chiesto al Consiglio di sicurezza
dell'Onu di sospendere il mandato d'arresto. Critica anche la Russia: per
l'inviato di Mosca per il Darfur, Mikhail Margelov, si tratta di «una decisione
intempestiva» che crea «un precedente pericoloso» (forse il Cremlino pensa agli
orrori della Cecenia). Curiosa la posizione degli Stati Uniti, che, pur non
avendo firmato il Trattato istitutivo del Tpi, hanno detto di considerare
giusto processare Bashir: «Gli Usa ritengono che chi ha commesso atrocità debba
risponderne in tribunale», ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di
Stato, Robert Wood. Adesso il timore è che vi siano rappresaglie contro i
dipendenti dell'Onu e i Caschi Blu che operano nel Paese africano, 32mila
persone tra staff locale e stranieri. I 25mila Caschi Blu sono schierati in
Darfur e nel Sud Sudan. Gli italiani sono 500, di cui
( da "Nuova Venezia, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 25 -
Provincia Spinea, sette film al cineforum del Cif SPINEA. Sette film in
programma da oggi al 23 aprile. Torna a Spinea il cineforum organizzato dal
Cif, il Centro italiano femminile, in collaborazione col Comune. Da sempre l'associazione è impegnata in ambito sociale e culturale con un
occhio di riguardo alla democrazia e alla promozione dei diritti umani. L'appuntamento del giovedì è aperto a tutti, previo abbonamento
da esibire ad ogni ingresso e che è in vendita al cinema Bersaglieri (tel.
041.992500). Il costo della tessera è di 20 euro per lo spettacolo pomeridiano
e di 25 euro per quello serale. I film saranno proiettati alle 16.30 e
alle 20.45. Ecco il programma: stasera verrà proiettato «La felicità porta
fortuna (Happy go lucky)» di Mike Leigh, mentre il 12 marzo toccherà a «Into
the wild» di Sena Penn. Il 19 marzo «Machan, la vera storia di una falsa
squadra» di Uberto Pasolini e il 26 marzo «Il confine della solitudine (The
burning Plain)» di Guillermo Arriaga. Il cineforum prosegue il 2 aprile con
«Giù al nord (Bienvenue chez les ch'tis)» di Dany Boon, il 16 aprile con
«Pa-ra-da» e il 23 aprile con «The Millionaire».
( da "Riformista, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
storia primo mandato
di cattura contro un presidente in carica Arrestate Bashir! La Corte ci prova
Il Sudan trema Darfur. Omicidio, sterminio, tortura,
stupro. Il presidente secondo il Tribunale penale internazionale è il
pianificatore della tragedia africana. Da Khartoum ora sfida il mondo.
Difficile che finisca dietro le sbarre. E in molti hanno paura della sua
vendetta. Nel nome della giustizia forse la pace si allontana. di Pietro
Del Soldà «Non vale l'inchiostro con cui è scritto! Possono benissimo
mangiarselo!». E'sprezzante e minaccioso il presidente sudanese Omar al-Bashir
contro il mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja
per le sue responsabilità nel massacro nella regione del Darfur. E intanto
l'aria, a Khartoum, è più rovente del solito: migliaia di persone sono scese in
piazza già ieri pomeriggio, subito dopo la diffusione della notizia, mentre
oggi ci si attende che un milione di manifestanti sfilino per le vie della
capitale contro un atto bollato dal governo come «una nuova colonizzazione che
mira solo a destabilizzare il Sudan». La decisione che segna una svolta nella
storia della Corte dell'Aja, è infatti la prima volta che chiede l'arresto di
un capo di stato in carica, è stata comunicata dalla portavoce Laurence
Blairon. Dopo otto mesi di valutazione sui dieci capi d'accusa contro al-Bashir
presentati dal procuratore generale Luis Moreno Ocampo, i tre giudici
incaricati si sono espressi accogliendone sette, cinque per crimini contro
l'umanità e due per crimini di guerra. Una vera lista di efferatezze: omicidio,
sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro. Il presidente, secondo la
Corte, sarebbe a capo di una catena di comando che ha pianificato gli attacchi
contro le popolazioni del Darfur, provocando la morte di 300mila persone e
costringendo 2,5 milioni a scappare dai villaggi distrutti per rifugiarsi nei
campi per sfollati dove, ormai da anni, sopravvivono in condizioni disastrose.
Un massacro iniziato nel 2003, quando si intensificò la rivolta contro Khartoum
da parte dei ribelli del Sudan liberation Army (Sla) e del Justice and equality
front movement (Jem), che accusano il governo di favorire la popolazione araba
a discapito di quella africana. Il governo reagì lasciando il lavoro sporco
alle famigerate milizie arabe Janjaweed, gli esecutori delle atrocità per cui
la Cpi oggi vuole arrestare al-Bashir. Non è passata la richiesta di
incriminazione per genocidio, ma quello che conta, per il procuratore generale,
è che «il destino di Omar al-Bashir è di affrontare la giustizia. Tra due mesi
o tra due anni, lui l'affronterà. 5mila persone continuano a morire ogni mese.
È tempo di proteggere le vittime, è tempo di fermare i bombardamenti sui
civili, è tempo di fermare gli stupri e le violenze». È ottimista Ocampo,
quando dice che «non appena al-Bashir volerà in spazi internazionali, il suo
aereo potrà essere intercettato e lui tratto in arresto». In realtà la
prospettiva di vedere davvero il presidente sudanese dietro le sbarre non è
molto concreta: il Sudan prevede l'immunità contro ogni accusa per il capo di
stato in carica, e poi tutti i poteri forti sono con lui. Del resto, sin dal
suo insediamento con un colpo di stato militare nel 1989, Bashir ha il
controllo totale del Paese. A capo di un governo di transizione dopo il golpe,
nel '90 istituì la Sharia e abolì i partiti politici. Tre anni dopo sciolse il
governo di transizione e si autoproclamò presidente. Solo nel '99 ammise la
nascita di nuove formazioni politiche. L'anno successivo, in una tornata
elettorale che l'opposizione giudicò inattendibile, venne rieletto presidente
col 90% voti. Non è dunque difficile capire la sicurezza ostentata da
al-Bashir, che attraverso il suo ministro degli esteri annuncia che parteciperà
al prossimo vertice della Lega Araba, il 30 marzo a Doha, senza timore che
qualcuno abbia l'ardire di arrestarlo. Intanto, ci si interroga sulle
ripercussioni politiche che la decisione della Cpi avrà sui fragili equilibri
del più grande paese africano. Nel Darfur i delicati colloqui di pace avviati
il mese scorso tra il governo e il Jem sembrano in pericolo. Un portavoce dei
ribelli, infatti, ha dichiarato che loro collaboreranno con la Cpi e che sono
pronti a dare la caccia a Bashir con tutti i mezzi a disposizione. Alcuni
ufficiali del movimento, forse mossi da un po' di realismo politico, stanno
prendendo le distanze da queste dichiarazioni, ma sono in molti a pensare che
la tensione sia destinata ad aumentare. Non solo nel Darfur. L'altro grande
scenario della tragedia sudanese, il Sud dilaniato da vent'anni di guerra tra
le milizie indipendentiste e il governo di Khartoum che ha provocato oltre 2
milioni di morti e un numero ancor più alto di rifugiati, vive dal 2005 un
equilibrio difficile. Gli accordi di pace hanno dato vita ad un governo di
unità nazionale che accoglie al suo interno esponenti di spicco del principale
partito del Sud, il Sudan People's Liberation Movement (Splm), e prevedono che
tra due anni la popolazione si esprima attraverso un referendum su un proprio
futuro autonomo. Ma il percorso verso il referendum è pieno di ostacoli. Ci si chiede
come reagirà l'Splm, ma è chiaro che un eventuale isolamento politico di
al-Bashir renderà tutto molto più difficile. 05/03/2009
( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 4 - Gorizia
Consiglio provinciale sulle donne Sabato, con inizio alle 10.30, si terrà una
riunione straordinaria del consiglio provinciale per discutere sul tema della
tutela della donne vittime di abusi e violenze. Alla vigilia della Giornata
internazionale della donna, all'ordine del giorno è stato presentato, dalle
consigliere Angela Giorgione e Silvia Altran, un documento che «impegna il
presidente e la giunta a porre rimedio alle violenze attraverso una vera e
propria mobilitazione istituzionale, promuovendo iniziative di
sensibilizzazione, creando un osservatorio, istituendo un
programma di educazione e formazione ai diritti umani per tutti
gli ordini di scuole e impegnando il presidente a farsi portavoce, nei
confronti della Regione, per i finanziamenti a "Una casa per
ricominciare", da riconfermare ed eventualmente implementare». Lo stesso
ordine del giorno verrà discusso anche negli altri tre consigli provinciali del
Friuli Venezia Giulia.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 6 - Attualità
Campagna sui bus «Nessuno è straniero» A Verona VERONA. "Nella mia città
nessuno è straniero". Questo messaggio per sei mesi apparirà sulle
fiancate dei bus cittadini e alle fermate delle linee. Quarantacinque
diverse associazioni - fuori da partiti politici e legate al mondo della
solidarietà - hanno avviato questa campagna pubblicitaria per una tutela
diffusa dei diritti umani, contro i pregiudizi, per una cultura del rispetto reciproco.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Le forze armate e la
milizia Janjawid hanno distrutto villaggi, causando tra 80 mila e 265 mila
vittime Tra le imputazioni omicidio, sterminio tortura e
stupro «Arrestate il presidente del Sudan» La Corte dell'Aja: reo di crimini di
guerra e contro l'umanità DARFUR L'AJA. La Corte penale internazionale dell'Aja
(Cpi) ha ordinato l'arresto del presidente del Sudan Omar Hassan el Bashir per
crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur, senza però
accogliere l'imputazione di genocidio che la Camera dei giudici, a maggioranza,
ha ritenuto non essere stata provata. Il mandato - il primo della Cpi che
colpisce un capo di Stato ancora in carica - è eseguibile da subito e la Corte
ha rivolto un appello al governo del Sudan e agli Stati a cooperare perchè Bashir
venga al più presto arrestato e messo in carcere in attesa del processo. Con
questa richiesta, la Cpi entra in una fase cruciale: se riuscirà a fare
arrestare el Bashir, la sua credibilità non sarà più messa in discussione, se
fallirà, il rischio è un passo indietro per la giustizia internazionale. «Il
fatto che Omar al Bashir eserciti le sue funzioni di capo di Stato non esclude
le sue responsabilità criminali e non gli garantisce immunità », ha detto la
portavoce della Cpi Laurence Blairon, che poco dopo le
( da "Tirreno, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Appuntamento per gli
studenti delle superiori I diritti di uomo e natura in
un seminario per i giovani VIAREGGIO. L'Associazione "I Volti della
Pace", in collaborazione con la Provincia di Lucca, nell'ambito del
Progetto di Educazione alla Pace, per l'anno scolastico 2008/2009,
("1948-2008. 60º anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani. Facciamo un bilancio degli obiettivi
raggiunti e dei limiti emersi in questo difficile cammino"), organizza per
gli studenti delle scuole superiori della Versilia un seminario di
approfondimento, domani, dalle 9 alle
( da "Manifesto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Fespaco funebre È in
corso a Ouagadougou il 21° festival del cinema africano. Ma chi davvero
festeggia è l'occidente Roberto Silvestri Stiamo assistendo in questi giorni,
finalmente, a un (relativamente) grande entusiasmo da parte delle istituzioni e
dei media anche europei, pubblici e privati, potenti e impotenti, per il cinema
africano, riunito a Ouagadougou per il 21° Fespaco, festival del cinema
panafricano. Sarà perché il festival gode, adesso, dell'appoggio di Unesco,
Microsoft e Onu, mentre ai tempi gloriosi, quando Filippe Sawadogo ne era il
direttore artistico estroverso (e non uno spento ministro della cultura) e
invitava gli inviati del manifesto alla frugalità rivoluzionaria, i fan e i
supporter di quella festa popolare dell'arte erano Olaf Palme, la Cuba di Birri
& Marquez e Spike Lee. O perché la manifestazione si è aperta via via
sempre di più, anche nella programmazione, all'occidente. Cioé alla Francia,
che ormai lo ha finanziariamente e politicamente in pugno, come tutto il paese
(alla faccia del rispetto dei diritti umani e del
diritto dei popoli a non farsi rubare l'acqua dalle multinazionali e a non
farsi assassinare tutti i propri giornalisti onesti). E perfino all'Italia, a
giudicare dalle recensioni e dalle interviste dell'inviato Liberazione, andato
fin lì per enfatizzare l'eccellenza italica e anche per gufare, chissà perché
(orfano di Menghistu?) contro Teza, il capolavoro etiope di Haile Gerima, sui
rapporti devastanti e controrivoluzionari tra socialimperialismo Urss e
oligarchie militari locali uniti per annichilire, anche lì, la «nuova sinistra»
(il film, tra pochi giorni in Italia, supererà il boicottaggio del foglio di
Ferrero?). Sarà perché il tema centrale della presente edizione è «turismo e
patrimonio culturale». E chissà che gli Schifani e Bresso di turno non si
aggirino nella brousse in cerca di location perfette per piazzare casinò e slot
machine (made in Italy), invece di rimboccarsi le maniche per la «bataille du
rail»: nell' 85 perfino gli inviati di Variety venivano trasformati in
«lavoratori della mazza» per dotare il paese di quella ferrovia interafricana,
strumento di comunicazione e sviluppo tabù in un continente ricco ma
sottosviluppato per 4 secoli dall'Europa. Fatto sta che perfino mammuth
sonnolenti si svegliano. Come l'assessorato alla cultura del comune di Milano
(che dedicherà all'Africa un focus promozionale dell'Expo 2015 e sta
finanziando il nuovo film Idrissa Ouedraogo). O la Rai che, dopo 40 anni di
ottusità totale, s'è decisa a partecipare ufficialmente al festival, e a
istituire anche un premio ad hoc. Che (fantastichiamo) acquisti perfino film
africani (magari per poi chiuderli a chiave nei capaci archivi?). Comunque
queste sono buone notizie. L'ignoranza è il primo sintomo del razzismo. E se
pure la Cineteca nazionale di Roma, nonostante Alberoni, è presente vuol dire
che si va in contro tendenza nazionale rispetto alla giunta Alemanno che tra le
poche cose che ha fatto ha cancellato il finanziamento al festival del cinema
africano di Roma. Nonostante sapesse raccogliere e socializzare i pochi tesori
dell'oggi e i tanti del passato. Il cinema africano è stato infatti, negli anni
80, per libertà e radicalità, spregiudicatezza politica e scandaloso
«femminismo» l'unico al mondo degno di affiancare la sinistra hollywoodiana e
honkonghese nella destabilizzazione d'immaginario (era il decennio del riflusso
euroamericano, dell'opportunismo, della paura e del cinismo come sentimenti
dominanti). Tsui Hark e Spielberg equivalevano a Soulemayne Cissé per forza utopica
e fantasy... Quelle immagini furono un baluardo contro i fondamentalismi,
l'esotismo folk e l'uso oscurantista della «tradizione». Ma fu breve la vita
felice della nuova onda panafricana e panaraba. I film libertari di Sissako e
Sissoko, di Idrissa Ouedraogo e Dijbril Diop Mambety, di Safy Faye e Nouri
Buzid, e di tanti altri nipoti geniali dei cattivi maestri (per l'Occidente),
Sembene Ousmane, Yussef Chahine e Haile Gerima, dovevano essere fermati,
censurati, ostruiti, deviati di senso. È stato fatto. Dai killer di Sankara.
Oggi il cinema africano, Sudafrica a parte, Egitto incluso (grazie sauditi!),
non esiste più. La data di morte è più o meno quella del capitano Thomas
Sankara, leader della «nuova sinistra» burkinabé, non asservito all'occidente,
cinefilo puro, nemico dei reazionari di ogni risma, e assassinato nel 1987,
dall'attuale, opportunista, anzi «moderno» come usa dire in questo secolo,
dittatore moderato del Burkina Faso, Blaise Compaore (i moderati sono i
criminali che non si fanno scoprire perché hanno i media e
le banche internazionali dalla loro parte, quelli che decretano dove il diritto
a tutelare i diritti umani c'è, e dove no. Bernard Henry Levy non lo sa). Sankara aveva
rilanciato il Fespaco. Ne aveva fatto una festa per tutti, edili, disoccupati e
perfino avvoltoi, intesi come uccelli, che affollavano le sale all'aperto fino
a notte fonda. Aveva tutelato i cineasti e finalmente gli aveva permesso
di cimentarsi sul colonialismo senza ricevere una lira dagli ex colonialisti
(vedi il caso Saraounia, di Med Hondo), favorendo le produzioni interafricane.
Li aveva organizzati e aveva trasformato il loro strumento politico, la Fepaci,
in organismo di pressione costante sui governi, affinché gli africani
comprendessero, prima dei ministri ombra Pd, che la cultura è il mezzo dello
sviluppo vero (non del Pil) di un paese, non il fine. Esistono tuttora molti
ottimi cineasti africani (per lo più in diaspora), che ogni due anni si
incontrano a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, per questo Fespaco, anche
se più aumenta il budget per i fuochi artificiali, più è una festa che fa
profitto («budget 700 milioni di franchi africani, incassi 800»), più inaugura
strade dedicate a Sembene Ousmane (indimenticabile fondatore
dell'appuntamento), più allarga l'interesse al documentario e al prodotto tv,
più assiste alla caduta verticale della «qualità totale». Troppi i film
«embedded», sempre meno opere approdano nei grandi festival internazionali,
libertà, creatività, autonomia e coraggio politico sono di livello «cinema
pubblico all'europea». Certo, si realizzano ancora film strepitosi, il talento
non è acqua (e il digitale...), ma ormai il progetto sankariano di crescita
complessiva, autonoma e trans-africana, a ogni inaugurazione di Fespaco si
rispecchia, morta, sul volto, zombie, del presidente-servo-assassino Blaise
Compaoré. FESPACO 21 tutti I FILM 19 film in gara. Oltre al favorito, «Teza»,
di Haile Gerima (Etiopia), premiato alla Mostra di Venezia, tre sono marocchini
come «I giardini di Samira», del veterano Latif Lahlou. Due le opere
sudafricane, «Jerusalem» di Ralph Ziman e «Nient'altro che la verità» di John
Kani; due algerine: «La casa gialla» di Amor Hakkar e «Mascherate» di Lyes
Salem; due burkinabé, «Cuor di leone» di Boubakar Diallo e «Le fauteuil» di
Missa Hebie. Un solo film a testa per gli altri paesi, e tra questi attese le
opere della tunisina Kalthoum Bornaz («L'altra metà del cielo»), del
commediografo «commerciale» camerunese Daniel Kamwa («Mah Saah-Sah), dei
maliani Adama Dramo-Ladji Diakité («Fantan Fanga»), del senegalese Mansour Sora
Wade, che fu collaboratore di Sembene Ousmane («Le feux du mansare»), del
guineano Mama Keita («L'assenza»), dello zimbabwiano Michael Reaburn
(«Triomf»), del congolese Leandre-Alain Baker («Ramata») e dell'egiziano Ahmed
Atef («I demoni del Cairo»). Nutriti i cartelloni dei corti in competizione
(anche «Sexe Gombo et Beurre sale» di Haroun Mahamat Saleh), dei documentari
(tra questi «Luoghi sacri» di Jean Marie Teno, camerunese, e «Non hai visto
nulla a Kinshaza» di Mweze Ngangura, del Congo), delle opere televisive (serie
e sitcom comprese, come l'attesissima «Ca Bouge» di Idrissa Ouedraogo,
burkinabé). Tra i film della diaspora l'epopea della rivoluzione «Namibia: la
lotta per la liberazione» di Charles Burnett (già alla festa di Roma), «Gospel
Hill» di Giancarlo Esposito, «Jacques Roumain, «La passione di un paese» di
Arnold Antonin (Haiti).
( da "Manifesto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
DOPPI BINARI
Moreno-Ocampo, un procuratore bifronte Danilo Zolo Omar Al-Beshir, presidente
del Sudan, è stato condannato dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja per
crimini di guerra e per crimini contro l'umanità. La
Corte ha così accolto le accuse avanzate dal suo Procuratore generale,
l'argentino Luis Moreno Ocampo, anche se ha respinto l'accusa di genocidio. Ma
si trattava di una imputazione che molti ritenevano senza fondamento, fra
questi un giurista autorevole e molto informato sulla situazione sudanese come
Antonio Cassese. Non è il caso qui di mettere in discussione le responsabilità
del presidente Al-Bashir, che sono sicuramente molto gravi, non solo per quanto
riguarda la tragedia del Darfur. Ma ciò che soprattutto colpisce in questa
vicenda giudiziaria e che merita una pronta riflessione è la figura del
Procuratore generale, e quindi la funzione stessa della Corte. Moreno Ocampo
emerge sempre più come una brutta copia dell'ex Procuratore del Tribunale ad
hoc per la ex-Jugoslavia, Carla del Ponte. Entrambi sembrano destinati a
passare alla storia della giustizia internazionale come magistrati pesantemente
condizionati dalle logiche del potere internazionale: una logica che, almeno in
teoria, non dovrebbe avere nulla a che fare con la tutela
dei diritti umani, la promozione della pace, la giustizia internazionale. È il
caso di sottolineare anzitutto che la Corte penale internazionale - la cui
giurisdizione è in vigore dal 2003 - ha sinora strisciato i piedi in una
attività giudiziaria prossima allo zero. Sinora la Procura si era
limitata a una serie di indagini poco incisive e di mandati di cattura nel Nord
Uganda, nella Repubblica democratica del Congo e nella Repubblica
Centrafricana: tutte aree lontane dall'epicentro geopolitico dei conflitti
globali che oggi vedono impegnate le potenze occidentali, in particolare la
superpotenza americana. Per di più, il procuratore Ocampo si è finora distinto
per il suo ossequioso rispetto degli Stati uniti e dell'Inghilterra. Egli non
ha esitato ad archiviare ben 240 denuncie formalmente presentate alla procura
contro i crimini commessi in Iraq dalle truppe angloamericane. Nonostante ne
avesse piena competenza, in particolare nei confronti della Gran Bretagna,
Ocampo non ha avviato la minima indagine, ed è ricorso ad una motivazione risibile:
l'assenza di qualsiasi intenzione dolosa delle milizie anglo-americane che
avevano aggredito e poi occupato l'Iraq, facendo strage di decine di migliaia
di persone innocenti. Ed è inoltre il caso di segnalare che la Procura della
Corte penale internazionale non ha sinora avviato alcuna indagine per quanto
riguarda i crimini commessi dallo stato di Israele nella striscia di Gaza, in
particolare durante le tre settimane della sanguinaria operazione «Piombo
fuso». Nonostante che l'Autorità Nazionale Palestinese abbia sottoscritto lo
statuto di Roma, Ocampo obietta molto prudentemente che occorrono accurate
indagini di teoria del diritto internazionale prima che l'Autorità palestinese
possa essere riconosciuta come un soggetto dell'ordinamento internazionale.
Come spiegare dunque che, nel caso del Sudan, Moreno Ocampo abbia messo da
parte tutta la sua aristocratica discrezione ed abbia fatto la voce grossa,
addirittura incriminando un capo di Stato, fra l'altro noto per la sua
tracotanza? La riposta è facile. La competenza a intervenire in Sudan è stata
attribuita alla Corte in via eccezionale dal Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite, nonostante che il Sudan non sia sottoposto alla giurisdizione
della Corte, non avendo sottoscritto il suo Statuto. E questa operazione è
stata voluta dagli Stati uniti, che hanno preteso in cambio che i militari e i
civili statunitensi presenti in Sudan siano sottratti alla giurisdizione della
Corte. Siamo insomma ancora una volta di fronte al doppio binario del diritto penale
internazionale: da una parte una giustizia su misura per le grandi potenze del
pianeta e per i loro leader, e, dall'altra parte, i popoli deboli, sconfitti e
oppressi. Ancora una volta la «giustizia dei vincitori».
( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del
05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
ROVIGO pag. 6 UN
ANNO IN PIÙ ma, a parte questo, non cambia di molto la situazione patrimo... UN
ANNO IN PIÙ ma, a parte questo, non cambia di molto la situazione patrimoniale
degli amminstratori provinciali, i cui redditti sono però molto diversi tra loro
e vanno dagli 8mila ai 160mila euro annui. Al top della graduatoria, con più di
centomila euro, non si trovano i vertici di palazzo Celio, ma i consiglieri di
minoranza Renzo Marangon (Fi) con un imponibile di 120euro, Massimiliano
Paglione (An) (158mila) e Filippo Zebini (An) (113mila). Il presidente Federico
Saccardin si colloca appena al di sotto (con 93mila 500euro) mentre il suo
vice, l'assessore per Caccia, pesca e attività produttive Gino Sandro Spinello,
viaggia ad onde medie (43mila euro). Fanalini di coda sono invece i consiglieri
Ermenegildo Ghezzo (gruppo misto), che supera di poco gli 8mila euro all'anno,
e Oriana Ghirardi (Prc) con 16mila 500euro. CIÒ CHE A PRIMA VISTA colpisce di
più del bollettino che rende pubblica la situazione patrimoniale degli
amministratori (ai sensi della legge 411 del 1982), è il vuoto lasciato alla
voce «reddito imponibile del coniuge», spiegato da una annotazione in cui «il
coniuge (o il coniuge ed i figli) dichiara di non essere consenziente alla
pubblicazione della propria situazione patrimoniale», facendo valere quindi le
norme sulla privacy. In tutti i casi tranne nel riquadro che riguarda Guglielmo
Brusco (Prc), assessore a Sanità, lavoro e pari opportunità (38mila euro), in
cui compare anche il reddito della moglie (22mila). xxx PER QUANTO RIGUARDA il
resto della giunta provinciale, i compensi degli assessori si aggirano tra i 30
e i 90mila euro. Più nel dettaglio, Daniele Chiarioni (Lavori pubblici)
percepisce circa 37mila 500 euro all'anno, Giancarlo Chinaglia (Ambiente,
mobilità e trasporti) supera di poco i 52mila 500 euro,
mentre Tiziana Virgili (Diritti
umani, immigrazione e sport), attuale
candidata del Partito democratico alla guida di palazzo Celio per le prossime
elezioni, sfiora gli 87mila euro annui. Laura Negri (Turismo e cultura) e Lucia
Riberto (Bilancio) invece si assestano intorno ai 38mila euro. Chi
invece supera il presidente in quanto a compensi è l'ex assessore socialista
Giovanni Nonnato, che raggiunge i 95mila euro di reddito all'anno, mentre il
suo sostituto, Roberto Zanetti (sempre per il settore Urbanistica e
pianificazione territoriale), si accontenta di 18mila euro. NON FA CLAMORE
nemmeno il reddito della presidente del Consiglio provinciale Fiorella Cappato
(36mila 500 euro circa), mentre tra i consiglieri, oltre ai già citati
paperoni', i compensi più alti sono destinati a Edo Boldrin (80mila 600 euro,
Pd) ed Ernesto Bellini (70mila, Fi). Seguono a ruota il vicepresidente del
Consiglio provinciale Bartolomeo Amidei (66mila euro, Fi), Nicola Marinelli
(61mila 500 euro, Fi), Franco Grotto (58mila 600 euro, Sdi), Franco Secchiari
(55mila 500euro, Lega Nord). Un gradino più sotto si trovano per la maggior
parte rappresentanti del Partito democratico e alcuni di Forza Italia. In
particolare: i consiglieri Giuliana Gulmanelli (con 39mila euro, Pd) e Nerino
Chiereghin (38mila 500 euro, sempre del Pd), seguiti da Vanni Sacchetto (38mila
300 euro), Matteo Masin (34mila euro, Prc), Claudio Zanforlin (26mila 500 euro,
di Fi), Bella Furlan (quasi 26mila euro, Fi), Alessandro Rigoni (24mila euro,
del Pd) e Giampaolo Mancin (22mila euro, Pd). ALLA BASE della piramide, i
redditi che non arrivano ai 20mila euro annui sono rosa' e ancora una volta
riguardano esponenti del Pd. V vi si inseriscono infatti le consigliere
provinciali Fiorella Amedea Cavriani (con 19mila 500 euro, del Pd) e Oriana
Girardi (16mila 500 euro, Pd). A chiudere la lista è invece il già citato
consigliere di Rifondazione comunista Ghezzo, che non arriva ai 10mila euro e
rappresenta l'altra punta della forbice che si apre fino ai quasi 160mila euro
di redditto annuo del consigliere Paglione.
( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del
05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
CAMPIONATO DI
GIORNALISMO pag. 6 SULLA SCIA di alcune letture fatte in classe, abbiamo avuto
modo di riflettere su... SULLA SCIA di alcune letture fatte in classe, abbiamo
avuto modo di riflettere sulle diverse condizioni di vita delle donne nel
mondo. In particolare, siamo rimaste colpite dal modo in cui sono costrette a
vivere le donne in Afghanistan, dopo l'avvento al potere dei talebani. Nel
celebre libro "Mille splendidi soli" di Khaled Hosseini, la
protagonista femminile, Mariam, trova un volantino lasciato dai talebani in
cortile. Il suo contenuto ci ha profondamente turbato. Donne, fate attenzione.
Dovete stare dentro casa a qualsiasi ora del giorno. Non è decoroso per una
donna vagare oziosamente per le strade. Se uscite dovete essere accompagnate da
un mahram, un parente di sesso maschile. La donna che verrà sorpresa da sola
per la strada sarà bastonata e rispedita a casa. Non dovete mostrare il volto
in nessuna circostanza. Quando uscita, dovete indossare il burqa. Altrimenti
verrete duramente percosse. Sono proibiti i cosmetici. Sono proibiti i
gioielli. Non dovete indossare abiti attraenti. Non dovete parlare se non per
rispondere. Non dovete guardare negli occhi gli uomini. Non dovete ridere in
pubblico. In caso contrario verrete bastonate. Non dovete dipingervi la unghie.
In caso contrario vi sarà tagliato un dito. LA LETTURA di queste poche righe ci
ha indotto a constatare che tuttora, in Afghanistan, le donne sono costrette a condurre una vita rispettando dettami che negano loro
il più elementare dei diritti umani, la libertà. Questo modo di
pensare purtroppo ancora diffuso, ci fa capire che ancora oggi, in quei luoghi,
alle donne non vengono riconosciuti gli stessi diritti degli uomini; non viene
data ad esse la possibilità di mostrare e sviluppare i propri talenti, le
proprie qualità e capacità. Ciò si verifica anche nel campo del lavoro,
dal quale la donne sono obbligate addirittura ad astenersi. Non sempre ci
risulta facile comprendere il loro stato d'animo. Spesso si pensa che per loro,
vivere ogni giorno prive della libertà, e condurre una vita basata su regole
ingiuste e discriminatorie, sia ormai diventata un' abitudine. Ma, in realtà,
non è così: queste donne soffrono, patiscono, subiscono. E vanno ricordate
anche quelle che, oltre a ciò, rischiano quotidianamente la vita per lottare
contro le ingiustizie, le vessazioni e i soprusi alle quali sono sottoposte,
per poter finalmente diventare protagoniste della loro vita. Leggiamo ancora
nel libro di Hosseini: Alle ragazze è proibito frequentare la scuola. Tutte le
scuole femminili saranno immediatamente chiuse. Se aprirete una scuola
femminile sarete bastonati e la vostra scuola verrà chiusa. FREQUENTARE la
scuola, diritto-dovere che per noi ragazze è talvolta fonte di lamentele e al
quale non sempre attribuiamo la giusta importanza, è un valore imprescindibile
per il quale molte nostre coetanee mettono a repentaglio la vita. Riflettendo,
siamo fortunate, e proprio in nome di questa buona sorte e grate per essa, ci
sentiamo più vicine a chi non ne può ancora beneficiare. Jessica Bagnolini e
Chiara Bolognesi classe 3ª H (Nella foto centrale: Khaled Hosseini a Kabul)
( da "Messaggero, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Giovedì
05 Marzo 2009 Chiudi Tra le imputazioni: omicidio, sterminio, trasferimenti
forzati, tortura e stupro. Non è stata accolta l' accusa di genocidio
( da "Messaggero, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Giovedì 05 Marzo
2009 Chiudi Incriminato per i massacri perpetrati nel corso della guerra in
Darfur, scoppiata nel 2003 e che, secondo l'Onu, ha causato 300.000 vittime e
almeno due milioni e mezzo di profughi. Questa l'accusa rivolta dalla Corte
penale internazionale dell'Aja (Cpi) al presidente del Sudan, Omar Al Bashir,
contro il quale è stato spiccato un mandato d'arresto per crimini di guerra e
contro l'umanità, tra i quali omicidio, sterminio,
trasferimenti forzati, tortura e stupro. La portavoce della Cpi, Laurence
Blairon, ha precisato che invece che non è stata accolta l'accusa di genocidio.
Immediata la reazione del regime di Khartoum, che respinge il mandato d'arresto
internazionale, in quanto «frutto di nuovo colonialismo». Interpellato dalla tv
Al Jazeera, il ministro della Giustizia sudanese Abdul Baset ha affermato «Il
Sudan non consegnerà nessuno» al Cpi, visto che «non riconosciamo l'autorità di
questa Corte». Subito dopo l'annuncio del mandato di cattura nella capitale
sudanese si sono succedute «imponenti manifestazioni» con molte migliaia di
persone scese nelle strade a urlare slogan a favore del presidente («Vai avanti
Bashir, siamo con te») e contro la Cpi. E' la prima volta che tribunale
internazionale processa un capo di Stato in carica. Al Bashir è alla guida del
Sudan, dal colpo di Stato militare del 30 giugno
( da "Corriere della Sera" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-05 num: - pag: 2 categoria:
REDAZIONALE Stragi in Darfur, la Corte dell'Aja: «Arrestate il presidente
sudanese» Proteste a Khartoum. Il governo: «Decisione neocolonialista» Al
Bashir accusato di crimini di guerra e contro l'umanità.
Caduta invece per ora l'accusa di genocidio DAL NOSTRO INVIATO NAIROBI —
Autorizzato dai giudici della Corte penale internazionale dell'Aja il mandato
d'arresto contro il presidente sudanese Omar Al Bashir. Le accuse sono
pesantissime: cinque per crimini contro l'umanità,
assassinio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro; due per crimini
di guerra: attacchi intenzionali diretti contro i civili inermi e saccheggio. è
caduta invece l'incriminazione per genocidio. I giudici hanno ritenuto che le
prove prodotte dal procuratore Louis Moreno-Ocampo non fossero sufficienti per
ammettere una responsabilità di Al Bashir nei massacri che hanno decimato la
popolazione delle tribù Fur, Zagawa e Masalit. L'italiana Silvana Arbia,
«registrar » della Corte (figura che in Italia non esiste: è uno dei tre capi
del tribunale), già procuratore per il Ruanda, al Corriere ha sottolineato che
per catturare Al Bashir sarà chiesta la collaborazione di tutti gli Stati,
compreso il Sudan. Arbia ha ricordato: «Le autorità di ogni Paese, compresi
quelli che non hanno firmato il trattato (tra cui Stati Uniti, Cina, e lo
stesso Sudan, ndr) hanno l'obbligo di arrestarlo e di riferire immediatamente
alla Corte. Tutti hanno il dovere di rispettare le risoluzioni del Consiglio di
sicurezza in materia. Anche se è presidente, Al Bashir non gode di nessuna
immunità». La reazione di Khartoum è stata immediata. La televisione di Stato
ha bollato come «neocolonialista» la decisione della corte. Nella capitale
centinaia di persone sono scese per la strade a sostegno del presidente, con
cartelli di protesta e slogan contro la corte. Si teme ora che vengano messe in
atto rappresaglie verso i funzionari dell'Onu che lavorano nel Paese, 32 mila
persone tra staff internazionale e nazionale. La cifra comprende 25 mila caschi
blu, dislocati in Darfur ma soprattutto in Sud Sudan. Gli italiani sono 500, di
cui
( da "Arena, L'" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Giovedì 05 Marzo
2009 NAZIONALE Pagina 4 Un Paese nella morsa della paura Alla fine la Corte
penale internazionale (Cpi) ha chiesto di arrestare Omar el Bashir per crimini
di guerra e contro l'umanità in Darfur. Nella regione
occidentale del Sudan dal 2003 una guerra civile ha causato - secondo l'Onu -
300mila morti. Per la prima volta la Cpi accusa un presidente in carica. Il
procuratore generale Luis Moreno Ocampo aveva parlato anche di genocidio (nei
confronti delle popolazioni zaghawa, riziegat e fur) ma i crimini per cui la
Cpi ha chiesto l'arresto non sono meno «gravi e atroci», come aveva già
spiegato in sede Onu il giurista italiano Antonio Cassese: bombardamenti aerei
su villaggi di civili; razzie e uccisioni di donne, vecchi e bambini; utilizzo
sistematico dello stupro come «arma». Bashir è un ex generale che ha preso il
potere nel 1989 con un colpo di stato. Negli anni Novanta il suo Sudan è stato
il principale diffusore in Africa del terrorismo integralista islamico,
offrendo ospitalità anche a Osama bin Laden per quattro anni. Poi, dopo
l'inizio del boom petrolifero nel 1999 e soprattutto dopo l'11 settembre 2001,
si è riavvicinato agli Stati Uniti. Bashir rifiuta la Cpi dicendo che il Sudan
non ha firmato il trattato istitutivo di Roma; inoltre la accusa di voler
destabilizzare il Paese. Il Sudan considera illegale aiutare la Cpi; negli
ultimi mesi ha arrestato e processato per spionaggio
attivisti dei diritti umani: il 28 gennaio Mohammed al Sary Ibrahim è stato condannato a 17
anni di carcere. In questo momento tutti hanno paura in Sudan. Il più vasto
Paese africano è uscito solo nel 2005 dalla guerra civile tra Nord e Sud
iniziata nel 1983: molti sudanesi hanno il terrore che possa tornare il tempo
dei kalashnikov. Il piano di pace del 2005 prevede entro quest'anno le
prime elezioni libere e nel 2011 un referendum in cui il Sud potrebbe scegliere
l'indipendenza. L'Unione africana, per timore che Bashir possa fare fallire
questo piano e che la guerra in Darfur possa riacutizzarsi, ha chiesto invano
alla Cpi di prendere tempo. I Paesi arabi valutano la possibilità di offrire
asilo politico a Bashir. Washington continua a chiedere di fermare il genocidio
in Darfur ma le priorità di Obama non stanno certo a Khartoum. La Cina, che dal
Sudan compra il petrolio e ne rifornisce d'armi l'esercito, sta più o meno
zitta. L'Ue emetterà qualche dichiarazione; al tempo stesso la Francia teme un
allargamento del conflitto al Ciad, dove Parigi ha inviato propri soldati. Solo
le organizzazioni per i diritti umani e il segretario
generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ribadiscono che Bashir è tenuto a rispettare le
decisioni della Cpi. Sembra invece che per tutti gli altri Bashir, finché
rimarrà presidente, non si deve toccare, altrimenti diventerebbe un precedente
pericoloso: il potere in carica non si processa, nemmeno per crimini di guerra
e contro l'umanità.
( da "Arena, L'" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Giovedì 05 Marzo
2009 CRONACA Pagina 17 UN CORSO. Lezioni ogni giovedì alle 16.30 da oggi fino
al 28 aprile «Voci nascoste» L'Unicef fa scuola Relatori da molte università
italiane «Le voci nascoste» è il titolo del corso
multidisciplinare Unicef di educazione ai diritti umani che comincia
oggi all'università. Quest'anno gli studenti dell'istituto paritario Lavinia
Mondin, oltre ad aver scelto il titolo, hanno contribuito con il comitato
Unicef di Verona, il dipartimento di scienze dell'educazione e quello di economia
alla creazione del corso. Nicola Brotto, volontario Unicef e membro
della segreteria organizzativa con Monica Di Prospero ed Elisa Seppi, spiega:
«I giovani spesso si sentono usati, sfruttati e strumentalizzati. L'obbiettivo
del corso è quello di formare chi vi partecipa perché diventi consapevole dei
diritti da garantire ai ragazzi. L'anno scorso hanno partecipato circa 100
persone a lezione, quest'anno penso arriveremo ai 150 iscritti». Il corso è
rivolto in particolar modo agli studenti ma chiunque vi può partecipare
iscrivendosi sul sito http://dse.univr.it/unicef. Le lezioni saranno nove e si
terranno nell'aula Messedaglia ogni giovedì, dalle 16,30 alle 18,30 fino al 28
aprile. Al termine del corso sarà consegnato un attestato di frequenza a chi avrà
seguito almeno sette lezioni. Gli studenti di scienze della formazione ed
economia potranno ottenere anche due crediti in ambito. Adele Bertoldi,
presidente del comitato Unicef veronese, spiega: «L'argomento è attuale: il 13
dicembre dello scorso anno è stato festeggiato il 60° anniversario della firma
della dichiarazione universale dei diritti umani. Ogni
incontro ha come leitmotiv la trattazione dal punto di vista economico ed
educativo di un articolo della dichiarazione». I relatori delle lezioni saranno
il conduttore radiofonico Aldo Forbice, il prorettore dell'università Cattolica
di Milano Luigi Campiglio, la psicoterapeuta dell'età evolutiva Maria Lissoni,
il fotografo Marco Bertin, il presidente associazione famiglie italiane Roberto
Bolzonaro, la cooperatrice internazionale per lo sviluppo Valentina Patricola e
membri dell'Unicef (il presidente Unicef Italia Vincenzo Spadafora, Enrico
Noviello, Adele Bertoldi) e dell'Università di Verona (Agostino Portera,
Federica Barzi, Claudio Zoli, Federico Perali, Franco Ferrara, Luigi Tronca,
Manuel Munoz, Silvia Picherle, Veronica Polin). Per ulteriori informazioni
scrivere a unicef@dse.univr.it. F.BOM.
( da "Nuova Ecologia.it, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Cina, protestano i
profughi della diga delle Tre Gole di BARBARA LOMONACO Più di duemila persone
evacuate dalle loro abitazioni per far posto alla Diga delle Tre Gole hanno
preso parte ad una manifestazione di protesta che è sfociata in violenze a
Chongqing, nella Cina meridionale Più di duemila persone evacuate dalle loro
abitazioni per far posto alla Diga delle Tre Gole hanno preso parte ad una
manifestazione di protesta che è sfociata in violenze a Chongqing, nella Cina
meridionale. Lo ha affermato il Centro per i diritti umani e la democrazia, un'organizzazione umanitaria con
sede a Hong Kong. Secondo il Centro una trentina di persone sono state ferite
quando la polizia è intervenuta per disperdere i manifestanti. I partecipanti
alla protesta hanno accusato alcuni funzionari locali di aver intascato
personalmente 10 milioni di yuan (circa 1,16 milioni di euro) destinati
ai loro indennizzi. Circa un milione e mezzo di persone hanno dovuto
abbandonare le loro abitazioni a causa della costruzione della diga, la più
grande del mondo. Nel quartiere nel quale si è verificata la protesta, quello
di Jiannan, vivono cinquemila persone evacuate dai villaggi vicini al fiume
Yangtze, sul quale è stata costruita la diga. Secondo il Centro per i diritti umani e la democrazia le proteste sono cominciate il 28
febbraio. 05 marzo 2009 - TAG: Cina | Diga | Tre gole |
( da "Affari Italiani (Online)" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Politica Darfur/ La
Cina all'Onu: no all'arresto di Bashir Giovedí 05.03.2009 09:49 La Cina
protesta formalmente per il mandato d'arresto ordinato dalla Corte penale
internazionale per il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir a causa della
strage nel Darfur. Il governo di Pechino ha chiesto la sospensione del
provvedimento in sede di Consiglio di sicurezza dell'Onu, di cui è membro
permanente. Il provvedimento della Corte, che esclude l'accusa di genocidio ma
contempla i reati di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui
omicidio, sterminio, tortura e stupro, ha già provocato
manifestazioni di protesta a Khartoum per quello che viene definito "nuovo
colonialismo". Oltre alla Cina, da sempre alleata del Sudan del cui
petrolio è la principale acquirente, sono immediatamente arrivate proteste da
grandi Paesi arabi come l'Egitto e lo Yemen, dalla Conferenza islamica e dalla
Lega araba. Anche il Cairo, come Pechino, chiederà la sospensione del
mandato al Consiglio di sicurezza. La Lega araba, per bocca del portavoce Amr
Moussa, ha espresso "preoccupazione per la stabilità del Darfur". La
Russia parla di "decisione intempestiva". tags: Darfur Cina Onu
protesta Bashir
( da "Sanremo news" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
8 marzo: le
riflessioni di Costanza Florimonte per le donne "E' difficile dover
parlare di violenza alle donne dopo la mattanza di questi ultimi mesi. I
discorsi sembrano vuoti o retorici, ma da donna non posso lasciare spazio al
silenzio facendo vincere l'orrore. La violenza non è un reato contro le donne,
ma è un reato contro i diritti umani". Si apre in
questo modo l'intervento di Costanza Florimonte, Segretario Provinciale Fillea
Cgil, che in vista dell'ormai imminente 8 marzo propone alcune riflessioni
dirette "a nome delle compagne della CGIL Imperia" 'La violenza
contro le donne è una piaga globale che continua a uccidere, torturare e
mutilare, sia fisicamente che psicologicamente sessualmente ed economicamente.
E? una delle violazioni dei diritti umani che nega il
diritto delle donne all?uguaglianza alla sicurezza, alla dignità,
all?autostima, e i loro diritti di godere delle loro libertà fondamentali'
UNICEF 'Le donne sono un popolo, disseminato ovunque nel mondo. Hanno problemi
eguali che attraversano e travalicano religione, costumi e cultura: la violenza
è il problema'. Shirin Ebadi, avvocato (donna) Iraniana nobel 2004 "Una
ferita sessuale non lede solo il corpo, ma tutta la persona nella profondità
della sua struttura relazionale. Ogni maltrattamento è un insulto che frantuma
ed inaridisce l?interiorità femminile. La violenza è un male che uccide più
degli incidenti, ma senza far rumore, in silenzio, le donne vengono maltrattate
violentate uccise. Avviene in tutte le classi di reddito, in tutti i contesti
socioculturali, avviene a tutte le latitudini. La violenza non guarda il
reddito, non guarda il colore della pelle o la nazionalità, la violenza alle
donne ha un carattere trasversale:riguarda paesi occidentali e orientali. E? un
fenomeno che riguarda tutti e la società, le istituzioni, i legislatori debbono
farsene carico. Ma questa consapevolezza stenta ad affermarsi. Se pensiamo che
il reato più atroce contro la individualità/soggettività viene considerato
contro la moralità pubblica fino a 13 anni fa quando viene promulgata la legge
n. 66 che lo definisce reato contro la persona e solo 27 anni fa veniva eliminato
formalmente dal codice penale il delitto d?onore. La violenza domestica, un
fiume carsico che scorre silenzioso nascosto tra le mura domestiche, continua a
segnare donne, madri ferendone l'anima. Non abbassiamo gli occhi, non crediamo
che un livido sia sempre causato da una porta o una caduta dalle scale?diamo
voce al silenzio, diamo voce ai lividi, non possiamo lasciarli sull?anima. Ma
non esistono solo gli stupri, i maltrattamenti in famiglia purtroppo esistono
le mutilazioni genetiche ed esistono le nuove schiave moderne. Il traffico
internazionale di donne destinate ai mercanti della prostituzione dei
principali paesi occidentali rappresenta purtroppo un?attività criminale in
costante espansione che coinvolge ampie aree europee. Le modalità attraverso cui
si svolge questo traffico e le strategie utilizzate da coloro che gestiscono il
mercato della prostituzione evocano un mondo primitivo di difficile
decifrazione. La condizione di totale annullamento dell?identità individuale a
cui queste donne sono sottoposte ci rimandano ad un universo sociale dove la
dignità umana e i diritti fondamentali sono negati. Un mondo barbaro dove vince
la logica dello sfruttamento di donne senza volto e senza passato, condannate
all?orrore quotidiano. E? ora di iniziare a combattere questa nuova-antica
battaglia contro il degrado della persona umana e per i diritti delle donne.
Queste donne possono essere salvate, ma il paese che le ospita deve essere
disposto ad aiutarle. Intensifichiamo i centri anti violenza lavorando in sinergia
con le istituzioni le forze dell?ordine. Per ridare una dignità alle donne
vittime di tratta, serve anche reinserirle nelle società, aiutarle a trovare un
lavoro una casa e quindi una libertà. Elementi fondamentali per ridare dignità,
a non sentirsi troppo solo da schiave a cittadine normali. Ovviamente
conoscendo il problema so che per le vittime di tratta non è semplice diventare
cittadine, ma noi dobbiamo provarci, non possiamo rimanere indifferenti davanti
all'orrore. A tutte le donne va il mio augurio, la speranza, perché possano non
aver paura di girare di sera, di prendere un autobus di notte, e un tenero
abbraccio e una carezza va a tutte le vittime di questi ultimi mesi, che
possano ritrovare presto il sorriso che qualcuno ha rubato".
( da "Avvenire" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
POLITICA 05-03-2009
INEQUIVOCABILI LE RESPONSABILITÀ DI BASHIR Un presidente «braccato» non aiuterà
il povero Darfur GIULIO ALBANESE I l mandato di arresto nei confronti del
presidente sudanese Omar Hassan el- Bashir, spiccato ieri dalla Corte penale
internazionale (Cpi), porta ancora una volta alla ribalta il problema dei
rapporti tra l'adempimento della giustizia e l'affannosa ricerca della pace. È
chiaro che l'intento dei giudici dell'Aja è quello di riaffermare solennemente
il primato della giustizia, producendo però un effetto di delegittimazione
politica, sul piano internazionale, del 'presidente-padrone' del Sudan che fin
dall'inizio della sua dittatura si è macchiato di crimini efferati contro uno
stuolo d'innocenti. A questo proposito va rilevato che il Cpi ha accolto la
richiesta di arresto basandola solo sulle accuse di crimini di guerra e di
crimini contro l'umanità per il conflitto nel Darfur,
prosciogliendo Bashir dalla terza accusa formulata dal procuratore Luis
Moreno-Ocampo, quella di genocidio, senza peraltro che venissero prese in
considerazione tutte le malefatte perpetrate in precedenza dal regime,
soprattutto nei confronti dei dissidenti politici e delle minoranze religiose.
Eppure, per quante possano essere le nefandezze commesse da Bashir, la
decisione della Corte solleva non pochi quesiti sui quali le cancellerie di
mezzo mondo in queste ore si staranno interrogando. Anzitutto, vi è il rischio
oggettivo che tale provvedimento possa pregiudicare il difficile cammino di
ricerca per una soluzione negoziale dell'annoso e penosissimo conflitto in
Darfur. In altre parole, nel momento in cui le Grandi Potenze decideranno di
prenderne atto, è difficile prevedere quali potranno essere i margini di
trattativa con il governo sudanese. Va ricordato, infatti, che sia l'Unione
africana sia la Lega araba si erano già espresse apertamente contro l'adozione
di un simile provvedimento, ritenendolo inopportuno e addirittura
controproducente per una risoluzione delle ostilità. Vi è poi da riflettere sul
valore effettivo di un mandato di cattura contro un presidente nel pieno
esercizio della sua autorità, che gode oltretutto i favori di un membro
permanente, con diritto di veto, del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, qual è
appunto il governo di Pechino. D'altronde, è chiaro che il regime sudanese farà
orecchie da mercante alla richiesta del Corte internazionale, non solo perché
l'arresto dovrebbe essere eseguito da quello stesso governo subordinato
all'attuale capo di Stato Bashir, ma anche perché Khartoum non hai mai
accettato di ratificare lo statuto di Roma del Cpi. Vi è peraltro un precedente
che avrebbe dovuto indurre i giudici dell'Aja a tutt'altre considerazioni,
quello di Joseph Kony, famigerato leader dei ribelli nord-ugandesi
dell'esercito di Resistenza del Signore (Lra). Sebbene non fosse un capo di
Stato, il rifiuto da parte del Cpi di accettare che Kony si arrendesse alla
giustizia ugandese è alla base del fallimento delle trattative di pace tra lo
Lra e il governo ugandese, con la conseguente estensione del conflitto nella
vicina Repubblica Democratica del Congo. Commettere pertanto lo stesso 'errore'
con Bashir potrebbe avere conseguenze devastanti nel Darfur. Ecco perché era
auspicabile che la diplomazia internazionale fosse messa nelle condizioni di
fare il proprio corso, senza dover subire interferenze, in uno scenario, quello
darfuriano, in cui è tragicamente urgente arrivare a una pace. Non si
equivochi, però. Se è ingenuo pretendere che provvedimenti giudiziari del Cpi
possano, ipso facto, determinare un miglioramento della
situazione dei diritti umani in uno scenario infuocato come quello sudanese, un processo e
un'eventuale condanna dei colpevoli di crimini così gravi sono un obiettivo che
va salutato con favore e perseguito con determinazione. Anche per il valore
esemplare e il monito così diretto a tutti i despoti. In qualche caso
eccezionale, una certa realpolitik può essere anteposta alle regole universali
del diritto. Se infatti la diplomazia internazionale dovesse fallire in Darfur,
dove è in gioco il destino di milioni d'innocenti, non sarebbe certo una
vittoria della giustizia cui tutti aneliamo. Ma ciò non può significare
gratuita impunità per chicchesia.
( da "Articolo21.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Gaza: vietato
l'ingresso agli italiani di Tavola della Pace Nonostante l'intervento
dell'Ambasciatore e del Console, una delegazione composta da Giovanni Kessler,
presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, Francesco Cavalli,
vicepresidente del Coordinamento Nazionale degli Enti
Locali per la pace e i diritti umani, Sergio Bassoli, coordinatore
della piattaforma delle ONG per il Medio Oriente, Flavio Lotti, coordinatore
della Tavola della pace e direttore del Coordinamento Nazionale degli Enti
Locali per la pace e i diritti umani, Roberto Brancolini,
fotografo; è stata respinta all'ingresso di Gaza dalle autorità
israeliane. Queste le loro dichiarazioni inviate dal check point Eretz
(Israele). I bambini di Gaza hanno disperato bisogno di aiuto ma gli israeliani
ci hanno impedito di andare ad incontrarli. Avremmo voluto definire un piano di
interventi sociali per aiutarli a superare il trauma lasciato dall'ultima
guerra ma ci è stato impedito di attraversare il confine. - La denuncia della delegazione
italiana è netta. - Quanto è successo non può essere tollerato. Nonostante
l'intervento dell'Ambasciatore italiano a Tel Aviv e del Console Generale di
Gerusalemme le autorità israeliane hanno ritenuto inopportuno autorizzare il
nostro ingresso. Siamo stati per tre giorni davanti al check point di Eretz e
abbiamo visto passare poche, pochissime persone. Sono passati una delegazione
di Enti Locali francesi, accompagnati dal loro Console, una delegazione di
religiosi spagnoli, accompagnati dal rispettivo consolato e un pugno di
rappresentanti delle Nazioni unite e dell'Unione Europea, ma per noi non c'è
stato nulla da fare. Siamo venuti qui per portare la nostra solidarietà e il
nostro aiuto a tutte le vittime di questa assurda tragedia. Siamo andati a
Sederot, la cittadina israeliana più vicina a Gaza dove è caduto il più alto
numero di razzi Kassam, abbiamo incontrato il sindaco e alcuni abitanti, ma ci
è stato impedito di incontrare i palestinesi di Gaza. Purtroppo quello che
abbiamo sperimentato è la tragica realtà di tutti i giorni. La striscia di Gaza
resta uno spazio chiuso e assediato. Gli aiuti entrano con il contagocce e il
personale umanitario entra con grandissime difficoltà.
Anche la circolazione del personale dell'ONU è sottoposta a forti restrizioni.
A Gaza non entrano neanche la pasta e i quaderni che i bambini dovrebbero usare
a scuola. A Sharm El Sheik i governi di mezzo mondo hanno promesso molti soldi
che, alle condizioni attuali, non potranno mai essere usati per la
ricostruzione. è evidente che la tragedia è umanitaria
ma il problema è politico. Bisogna aprire Gaza. Chiediamo ai responsabili della
politica italiana di esercitare tutta la pressione necessaria per raggiungere
questo obiettivo e per consentire l'accesso agli Enti Locali, alle ONG e alle
Associazioni italiane che vogliono soccorrere la popolazione di Gaza e lavorare
in prima persona per la pace in Medio Oriente. Il Coordinamento Nazionale degli
Enti locali per la pace e i diritti umani, la
piattaforma delle ong per il Medio Oriente e la Tavola della pace ribadiscono
l'impegno a lavorare insieme in Italia, in Europa, in Israele e nei Territori
palestinesi per mettere fine a questa tragedia. La delegazione italiana, che
incontrerà oggi l'Ambasciatore a Tel Aviv, ha in programma ancora numerosi
incontri con le autorità ed esponenti della società civile israeliana e
palestinese, nonché i rappresentanti delle principali agenzie internazionali
dell'ONU.
( da "Articolo21.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Chiederemo al
Governo di riferire sull'accaduto di Giuseppe Giulietti Le autorità Israeliane
hanno oggi impedito a una delegazione italiana (composta dai rappresentanti del
Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, dal Coordinamento Nazionale degli
Enti Locali per la pace e i diritti umani, dal
coordinatore della piattaforma delle ONG per il Medio Oriente… ) di entrare a
Gaza. Nelle stesse ore veniva invece data ad una delegazione francese ed a una
delegazione spagnola. Non si riesce a comprendere quale possano essere state le
ragioni che hanno bloccato la rappresentanza italiana che si proponeva , tra
l?altro di sviluppare una campagna umanitaria a favore
dei bambini di Gaza. Ci auguriamo che il governo italiano, anche attraverso le
rappresentanze diplomatiche italiane presenti in Israele, voglia non solo
chiedere le dovute spiegazioni ma anche adoperarsi affinché la missione possa
immediatamente aver luogo. In ogni caso chiederemo al governo di riferire
sull?episodio nelle competenti sedi parlamentari.
( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
«Confusione di ruolo
e disagio, ecco i motivi degli abusi» Giovedì 5 Marzo
( da "Sicilia, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Invalidi, sospesi i
permessi naccio @@Pioggia di critiche da parte di chi si vede negato il diritto
di parcheggiare nelle soste riservate Grave ingiustizia ai danni degli invalidi
pachinesi che hanno diritto alla delimitazione di stalli per la sosta riservata
nei pressi delle loro abitazioni. Da qualche tempo infatti la casa municipale
ha sospeso il rilascio delle autorizzazioni per gli spazi riservati agli
invalidi che ne fanno richiesta e ciò a causa di certificazioni mediche che
sarebbero non esattamente conformi alle prescrizioni e soprattutto per la
mancata individuazione delle «strade ad alta densità urbana». Ne consegue che,
mentre i vari uffici discutono per capire quali strade di una città come
Pachino possono essere individuate ad alta densità urbana e quali no, gli
invalidi si vedono negato un loro diritto. La questione è stata sottoposta dal
difensore civico pachinese Salvatore Marziano che ha recepito le numerose istanze
di cittadini che si sono rivolti al suo ufficio al fine di far valere i loro diritti. «Ci sono, -ha affermato il difensore civico-
numerose richieste e segnalazioni di quello che è un problema reale. Si
verificano casi di cittadini che hanno esibito copia delle richieste avanzate
da oltre un anno, senza avere avuto idonea e positiva risposta. A mio parere la
sospensione del servizio di riconoscimento delle aree riservate ai disabili
comporta una gravissima violazione dei diritti dei portatori di invalidità, handicap peraltro riconosciuti e
certificati. I cittadini si sentono ancor più discriminati alla luce del fatto
che, in passato, gli stalli di sosta riservata sono stati concessi e ad oggi
risultano ancora in vigore, per cui ora ci sono disabili che godono delle aree
di sosta riservata e disabili che si vedono negato un loro diritto». La
questione inoltre sembra essere piuttosto risalente nel tempo per cui le
richieste giacenti sono numerose. «Non è ammissibile, -ha ribadito il difensore
civico- che mentre gli uffici discutano tra loro un servizio venga interamente
cancellato. Ho già provveduto a sollecitare gli uffici comunali competenti
affinché, nelle more delle lungaggini burocratiche, si provveda a ripristinare
la individuazione delle aree di sosta riservata agli invalidi. Successivamente,
quando poi i nuovi metodi saranno stati individuati, si potrà procedere
d'ufficio agli aggiornamenti necessari ed alle eventuali integrazioni delle
pratiche». Il difensore civico ha altresì invitato gli uffici municipali, a
procedere ad una revisione periodica delle aree di sosta già concesse al fine
di evitare un proliferare indiscriminato di tali stalli riservati spesso
mantenuti in vigore anche quando è venuto meno il diritto dei soggetti ad
averne disponibilità. Sergio Taccone
( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Diritti
umani in mostra
i quadri di Claudio Gaspari Giovedì 5 Marzo 2009, Torri di Quartesolo (anlaz) -
"Le azioni del mondo non influenzano il sole": questo il titolo della
mostra di Claudio Gaspari inaugurata sabato scorso nella sala novizi del
municipio con la presentazione di Mariafulvia Matteazzi Alberti. I quadri
esposti sono opera di Claudio Gaspari, pittore vicentino che vive e lavora a
Camisano Vicentino, ed hanno come tema il rispetto dei diritti umani, con specifico riferimento a quella parte dell'infanzia turbata
dalle guerre o costretta a combatterle. Le opere sono tratte da immagini reali
molto famose: civili, vittime di soprusi e torture in violazione dei diritti umani e della convenzione di Ginevra, bambini-soldato o vittime di
bombe a grappolo o mine anti-uomo. Un monito ed anche un momento di
riflessione, soprattutto per gli alunni delle scuole del territorio che
visiteranno la rassegna. L'esposizione rimarrà aperta infatti fino a sabato
prossimo, con i seguenti orari: giovedì dalle 9 alle 12, sabato 9-12 e
15-19.30. L' ingresso è libero.
( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Roma, 5 mar.
(Apcom-Nuova Europa) - "Condividiamo gli stessi valori dei Paesi fondatori
dell'Unione europea. La Croazia merita di diventare il 28esimo membro". Lo
dice il primo ministro di Zagabria Ivo Sanader nel corso di una conferenza
stampa a Roma con il premier Silvio Berlusconi, che ribadito il forte sostegno
italiano all'adesione del Paese balcanico nell'Ue e nella Nato. "Sono
testimone del forte sostegno che Berlusconi ha dimostrato nei suoi tre mandati
a favore di una rapida conclusione del nostro processo d'adesione
comunitaria", ha detto Sanader, che poi a sottolineare gli stretti legami
non solo politici ma anche economici che intercorrono tra i due Paesi, corregge
sorridendo quanto precedentemente detto da Berlusconi: "no Silvio, i turisti
italiani che visitano il nostro Paese ogni estate non sono un milione ma un
milione e trecento mila". Berlusconi sorride e quasi per 'vendicarsi'
della rettifica invita Sanader a dare sfoggio del suo "ottimo
italiano": "Ivo, lei parla così bene l'italiano saluti i giornalisti
nella nostra lingua". Sanader per niente intimorito,
prende la parola: "Il mio italiano non è come dovrebbe essere ma voglio
dire ancora che noi condividiamo i valori dell'Ue quali la democrazia, i
diritti umani, il libero mercato. Ringrazio l'Italia per il suo sostegno. La
Croazia merita l'Europa".
( da "AprileOnline.info" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Gaza, gli italiani
non entrano Manuela Bianchi, 05 marzo 2009, 17:52 Interviste Mentre nella
Striscia la guerra continua, una delegazione italiana in rappresentanza di Ong
ed Enti locali è da tre giorni ferma al valico di Eretz, in Israele, aspettando
di varcare il confine. Una circostanza che apre un problema politico oltre che
di ordine umanitario. Ne abbiamo parlato con Flavio
Lotti, membro della delegazione Una delegazione italiana composta da Giovanni
Kessler, presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, Francesco
Cavalli, vicepresidente del Coordinamento nazionale degli
Enti Locali per la pace e i diritti umani, Sergio
Bassoli, coordinatore della piattaforma delle Ong per il Medio Oriente, Flavio
Lotti, coordinatore della Tavola della pace e direttore del coordinamento degli
Enti Locali per la pace e i diritti umani e Roberto
Brancolini, fotografo, è da tre giorni ferma al check point di Eretz, in
Israele, impossibilitata a portare solidarietà e aiuti umanitari
alla popolazione di Gaza nonostante l'intervento dell'ambasciatore e del
console italiani. La stessa delegazione si è già recata a Sderot, la cittadina
israeliana più vicina al confine dove è caduto il più alto numero di razzi
Kassam, dove ha incontrato il sindaco e alcuni abitanti, ma non è ancora
riuscita ad incontrare la popolazione palestinese di Gaza. Eppure nelle stesse
ore in cui stazionava inutilmente al check point di Eretz, sono passate
dall'altra parte due delegazioni, una francese e l'altra spagnola. Una
circostanza che apre un problema politico, oltre che di ordine umanitario. Abbiamo raggiunto telefonicamente Flavio Lotti -
ancora in territorio israeliano e in attesa di passare nella Striscia - per
chiedergli cosa sta succedendo e quali notizie arrivano da Gaza. Qual è la
situazione al check point di Eretz? Lo abbiamo lasciato da un'ora circa. Ora
siamo a Tel Aviv per incontrarci con l'Associazione israeliana dei medici per i
diritti umani, poi ci incontreremo con l'ambasciatore
italiano. Non siete riusciti ad entrare neanche oggi. Qual è stato l'iter
burocratico che avete seguito come delegazione per ottenere le autorizzaioni?
Dal 17 febbraio abbiamo chiesto l'autorizzazione ad entrare nella Striscia
tramite il consolato a Gerusalemme, che ci è stata prima concessa e poi negata.
Il 26 febbraio abbiamo ricevuto l'ok da Israele, ma il giorno dopo ci è stato riferito
che la pratica non era stata completata perché non c'era il coordinamento - le
autorità israeliane non oppongono mai formalmente un secco diniego - e che
quindi non si poteva procedere. E benché ieri il consolato di Gerusalemme e
l'ambasciata italiana a Tel Aviv - da noi sollecitata in aggiunta - si siano
epressi ottimisticamente circa uno sblocco della situazione, oggi ci siamo
trovati per la terza volta nella impossibilità di varcare il confine con la
Striscia. Quali sono a tuo avviso le motivazioni per questo diniego?
Fondamentalmente ci sono due elementi. Il primo è di carattere generale, tutti
gli aiuti umanitari e gli operatori che arrivano al
valico vengono sottoposti a durissime restrizioni. Stamattina solo una trentina
o poco più di persone sono riuscite a passare, si è trattato di rappresentanti
dell'Onu e della Croce Rossa e pochi altri tra cui una quindicina di
amministratori locali francesi presentatisi con il console in appoggio diretto;
anche una delegazione spagnola è riuscita a passare su auto blindate del
consolato. Dunque un appoggio ufficiale diretto avrebbe fatto la differenza? Se
fossimo stati accompagnati avremmo avuto una chance in più, ma il problema vero
- e qui vengo al secondo elemento - è di natura politica, perché ci vogliono 8
giorni lavorativi per espletare le formalità, così come dichiarato dalle stesse
autorità israeliane. Il problema grave è che la nostra non è una delegazione di
volontari che si muovono a titolo personale, ma la rappresentanza di una rete
di organismi che ci ha incaricato di definire un piano concreto di aiuti per la
popolazione, e non di stipulare la pace con Hamas. Siamo qui per lo stesso
motivo per il quale il nostro governo ha promesso di stanziare 100 milioni di
dollari. Quali notizie vi arrivano dalla Striscia? La guerra non è mai finita,
si è solo attenuato il carico di bombe sulla testa della popolazione.
Continuano a sentirsi colpi di cannone sparati quasi tutti i giorni, inclusa
stamattina. Ieri l'aviazione israeliana ha portato a segno due omicidi mirati
di esponenti della jihad islamica. Le incursioni continuano lungo il confine
segnato dal valico di Rafah e ancora mancano tutti i beni fondamentali, non c'è
pasta né cibi della tradizione palestinese e perfino i ceci sono stati messi al
bando fino a pochi giorni fa, mentre le derrate alimentari dell'Onu non possono
entrare se non a microdosi giornaliere. Data la situazione, quali prospettive
si delineano per l'immediato futuro? Prospettive terribili se l'Europa e il
mondo non chiedono ad Israele di aprire i valichi e non si spendono per la
ripresa del negoziato di pace; prospettive terribili se gli stessi governi che
promettono 4 miliardi di dollari non fanno nulla per cercare di mettere fine al
conflitto. C'è qualcosa che vuoi dire ai politici italiani? Lancio un appello
ad agire insieme e ad assumerci la responsabiltà di rendere più concreta e
efficace l'azione del nostro paese; perché ci si muova per un aiuto umanitario immediato facendo pressione sulle autorità
israeliane in modo che non vi siano più intoppi come quello a cui siamo andati
incontro noi come delegazione. Sul piano politico, per aiutare i palestinesi
nel processo di riconciliazione nazionale e rimettere sul tavolo quelle scelte
che possono consentire alle parti di rientrare nella pace, non senza
l'intervento dell'Italia, dell'Europa e della comunità internazionale: non si
può favorire una delle parti, ma mediare. Oggi si sta lavorando per preparare
la prossima guerra, perche ciò che sta accadendo fa aumentare la rabbia, la
frustrazione e l'estremismo.
( da "Targatocn.it" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mente in Pace:
liberi ed uguali in dignità e diritti Le Associazioni di Benin, Burkina Faso,
Camerun, Congo Brazaville, Congo Repubblica Democratica, Costa D?avorio, Ghana,
Guinea, Mali, Nigeria, Senegal e rappresentanti della comunità di Albania e
Marocco promuovono una manifestazione per sabato 7 Marzo alle 15.30 (partenza
da Piazza Europa, conclusione in Piazza Audifreddi, di fronte al Municipio).
L?iniziativa, a cui parteciperanno, Angela Migliasso ? Assessore Regionale
Welfare, Erio Ambrosino ? Assessore Servizi Sociali Comune di Cuneo,
Rappresentanti di Associazioni dei Medici e Rappresentanti di Associazioni di
Stranieri, è contro la tassa da
( da "LeccePrima.it" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Nuova iniziativa del
Club Unesco di Otranto, in occasione dell?imminente festa delle donne. Nel
computo delle iniziative previste nella rassegna sui diritti umani
(tematica di riferimento per l?associazione iscritta alla Federazione nazionale
dell?Unesco), si svolgerà domani presso la Sala triangolare del Castello
Aragonese di Otranto, a partire dalle ore 17, il convegno ? dibattito sul tema
?I diritti delle donne: rappresentanza e partecipazione oltre l?8 marzo?.
Obiettivo della manifestazione è quello di riflettere sulla questione delle
pari opportunità e sulla situazione nell?oggi della cosiddetta ?questione
femminile?, nei vari aspetti e settori della vita sociale, dalla politica al
mercato del lavoro, dalla sanità alla famiglia. Farà gli onori di casa il
sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, che rivolgerà un breve saluto ai
partecipanti. Tra i relatori presenti, che dialogheranno sul tema guida, ci
saranno Serenella Molendini, consigliera alle pari opportunità della provincia
di Lecce, Lavinia Puzzovio, consigliera alle pari opportunità del comune di
Otranto, Ada Fiore, sindaco di Corigliano d?Otranto, Maria Cristina Rizzo, già
sindaco di Uggiano La Chiesa ed oggi vicesindaco, Daniela Bacca, giornalista e
studiosa della problematica, Rita Tarantino, referente tavolo senologia del Ccm
Asl/Le, ed Elio Lia, preside dell?Istituto comprensivo di Otranto. Gli ospiti,
attraverso il racconto delle proprie esperienze, proveranno a spiegare il
legame tra ?genere? e ?democrazia?.Continua, dunque, l?impegno del locale Club
Unesco a favore della riflessione sulla tematica dei diritti umani,
attraverso le sue tante possibili declinazioni.
( da "Articolo21.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
L'infinita questione
dell'integrazione alla pari delle persone Transessuali/Transgender di Federica
Pezzoli E' di questi giorni la pubblicazione su youtube di un'inchiesta
condotta dal giornalista Francesco Palese per l'emittente tv Retesole che
rappresenta la forte discriminazione subita ovunque in Italia dalle persone
Transessuali/Transgender (clika qui per vedere i filmati: 1 parte http://www.youtube.com/watch?v=Kzi_PZ1LRBw
- 2 parte: http://www.youtube.com/watch?v=3lKi7_mmnx8), e dell'altro ieri
l'interrogazione parlamentare urgente depositata dai deputati Radicali del Pd
Rita Bernardini, Marco Beltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo
Mecacci, Marzio Turco, Elisabetta Zamparutti (clika qui per il testo:
http://www.radicali.it/view.php?id=138218), alla quale - alquanto dubbiosi -
speriamo che seguano risposte adeguate e concrete dal Governo Berlusconi che
mettano il punto fine ad anni di ostracismo, e persecuzione - più o meno velata
-, a danno delle persone Trans*. Il problema, in vero, viene denunciato da
lungo tempo, in ogni dove, dalle maggiori associazioni Trans* Italiane, come
anche dalle persone Trans* che, in particolare, da anni militano all'interno
del Coordinamento "Sylvia Riveira" (http://www.sylviarivera.org/). Il
13 giugno
(
da ">Sestopotere.com"
del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il consiglio
comunale di Parma aderisce alla campagna internazionale per la liberazione di
Aung San Suu Kyi (5/3/2009 16:42) | (Sesto Potere) - Parma - 5 marzo 2009 - IL
CONSIGLIO COMUNALE DI PARMA ADERISCE ALLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE PER LA
LIBERAZIONE DI AUNG SAN SUU KYI Il Consiglio Comunale della città di Parma, che
ha conferito la cittadinanza onoraria alla dirigente birmana Aung San Suu Kyi
premio Nobel per la Pace nel 1991, essendo la stessa costretta dal regime
militare agli arresti domiciliari nel suo paese fin dal 1990 dopo aver ottenuto
una clamorosa vittoria elettorale, ne chiede la liberazione in ciò unendosi
all?auspicio e all?impegno assunto dal summit mondiale dei premi Nobel per la
Pace e auspica l?apertura di una nuova campagna internazionale in favore della
sua liberazione e del ripristino dei suoi diritti umani
e politici conculcati. Lo scorso 20 febbraio il Consiglio Comunale di Parma ha
votato all?unanimità la propria adesione alla nuova campagna internazionale,
inviando a Aung San Suu Kyi un messaggio di solidarietà.
( da "Sestopotere.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Quale percezione
hanno i giovani della violenza fra le mura domestiche? Concorso (5/3/2009
19:18) | (Sesto Potere) - Torino - 5 marzo 2009 -Quale percezione hanno i
giovani della violenza, e in particolare di quella che avviene fra le mura
domestiche? Per sensibilizzarli sull?argomento, in occasione del sessantesimo
anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani, il Consiglio Provinciale di Torino, attraverso la IX commissione Pari
Opportunità, in collaborazione con gli assessorati all?Istruzione, alle Pari
opportunità e ad Amnesty International, ha indetto un concorso rivolto alle
scuole medie superiori, impegnando i partecipanti alla realizzazione di lavori
finalizzati a creare e diffondere consapevolezza sociale sul fenomeno della
violenza domestica. I ragazzi (hanno partecipato al concorso gli istituti scolastici
Liceo Einstein; Liceo Mazzarello, Istituto Steiner, Primo Liceo Artistico e
Istituto Beccari di Torino; Istituto Galilei di Ciriè, Istituto Martinetti di
Caluso e il Liceo Majorana di Moncalieri) hanno prodotto sull?argomento
manifesti pubblicitari, locandine, video, piéces teatrali e canzoni che sono
stati selezionati da una giuria composta da Amnesty International, e dai
Servizi Comunicazione Istituzionale e Istruzione della Provincia di Torino: la
premiazione dei lavori migliori avverrà venerdi? 6 marzo 2009, presso il Teatro
Salesiani della Crocetta (Via Piazzi, 25 – Torino), a partire dalle ore 9.45.
Nel corso della mattinata rappresentanti dei vari gruppi di lavoro
presenteranno i loro lavori. Ad animare la mattinata, interverrà l?attrice Laura
Curino.
( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
(ASCA) - Roma, 5 mar
- Il 60* anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani (1948 - 2008) non puo' rappresentare soltanto una
delle tante occasioni celebrative: a distanza di 60 anni, un miliardo di
persone soffre ancora la fame e in tutto il mondo si segnalano gravi violazioni dei fondamentali diritti di ogni essere umano. Per
favorire l'approfondimento scientifico della promozione e della tutela
internazionale dei diritti umani sia a livello universale che
regionale, nonche' del diritto internazionale umanitario,
l'Istituto di studi politici ''S. Pio V'' di Roma ha bandito un concorso a
premi per una tesi di dottorato che tratti tale tematica. Il premio, del
valore di euro 3.500,00, e' destinato a giovani studiosi che abbiano conseguito
il titolo di dottorato di ricerca tra l'anno accademico 2006-2007, che alla
data di presentazione della domanda non abbiano superato i trentacinque anni di
eta'. Illustrando gli obiettivi della iniziativa, il presidente dell'Istituto
''S.Pio V'', Antonio Iodice, ha spiegato che'' essa intende, in particolare,
promuovere e incoraggiare nei giovani gli studi nelle discipline economiche,
giuridiche e sociali all'indomani della ricorrenza del 60* anniversario della
Dichiarazione''. Per partecipare al concorso le candidature dovranno pervenire
entro il termine del 9 aprile 2009 presso la sede dell'Istituto ''S. Pio V'' in
piazza Navona, 93 - 00186 Roma. Il bando di concorso e' pubblicato sul sito
www.istitutospiov.it. Per ulteriori informazioni si puo' scrivere a: segreteria.ricerca@istitutospiov.it
( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Tripoli, 5 mar. (Ap)
- Il Comitato Olimpico libico ha inaugurato un nuovo stadio a Bengasi,
battezzandolo in onore del presidente venezuelano Hugo Chavez: l'iniziativa è
stata presentata dal Comitato come una "espressione di apprezzamento per
il programma rivoluzionario" del leader bolivariano. Chavez
- che ha visitato la Libia varie volte - era già stato insignito dal leader
libico Muammar Gheddafi del premio per i diritti umani nel 2004,
per la sua lotta contro "gli effetti dell'imperialismo e dei nemici della
libertà dentro e fuori" dal Venezuela.
( da "EUROPA ON-LINE" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Al Bashir, non solo
un simbolo GIANNI VERNETTI La decisione della Corte penale internazionale
dell?Aja che ha accolto la richiesta del procuratore Luis Moreno-Ocampo di
emettere un mandato di arresto contro il dittatore sudanese Omar al Bashir
rappresenta un fatto estremamente positivo e un precedente importante per il
diritto internazionale. La Corte penale ha accusato Omar al Bashir di crimini
di guerra e di reati contro l?umanità essendo il suo regime
direttamente responsabile della morte di 300 mila abitanti del Darfur e di
oltre 2 milioni di rifugiati. Con questa decisione, la dottrina della
responsibility to protect (cioè del dovere della comunità internazionale di
impedire genocidi e crimini contro l?umanità) ha
compiuto un significativo passo in avanti. Il maresciallo golpista Omar al
Bashir guida dal 1989 la nazione più grande dell?Africa: in questi anni ha
chiuso in galera i dissidenti politici, perseguitato le minoranze religiose,
condotto una sanguinosa guerra civile contro le popolazioni nere del Sud
(cristiane ed animiste), dato ospitalità ai peggiori terroristi internazionali.
Omar al Bashir ha trasformato il proprio paese in un regime islamico dominato
dalla sharia e in una delle retrovie di al Qaeda. Dal