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Report "Diritti umani"   5-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

<Noi iraniani pronti a dare una mano in Afghanistan> ( da "EUROPA ON-LINE" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Bruxelles emana in continuazione comunicati preoccupati sullo stato dei diritti umani in Iran, e i Ventisette hanno un giudizio negativo pressoché unanime sul programma nucleare iraniano? La questione dei diritti umani non è unidirezionale. Noi riconosciamo che nessun paese al mondo, compreso l?Iran, è completamente esente da mancanze ed errori in questo ambito.

La comunità rumena festeggia la donna e la primavera ( da "Trentino" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: I festeggiamenti proseguiranno anche lunedì con una serata organizzata in collaborazione con l'Associazione per la Pace e i diritti umani di Rovereto e la Lega degli studenti rumeni all'estero. Dalle 17.30, al Centro di Educazione permanente alla Pace in via Vicenza, il giornalista Mihal Mircea Butcovan presenterà il suo libro «Allunaggio di un immigrato innamorato».

Il Tribunale dell'Aja ordina di arrestare il presidente del Sudan Al Bashir è accusato di crimini di guerra per i massacri in Darfur Mosca critica. L'Egitto: l'Onu sospenda il mand ( da "Giornale di Brescia" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: umanità, tre per genocidio, due per crimini di guerra) presentata a luglio dal procuratore presso il Tpi, Moreno-Ocampo. Realpolitik contro etica Quest'ultimo ha ricordato che Khartoum è «obbligata dal diritto internazionale a consegnare Bashir» (cosa opinabile perché il Sudan non ha ratificato il Tpi e l'obbligatorietà vale solo per i Paesi contraenti)

spinea, sette film al cineforum del cif ( da "Nuova Venezia, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: associazione è impegnata in ambito sociale e culturale con un occhio di riguardo alla democrazia e alla promozione dei diritti umani. L'appuntamento del giovedì è aperto a tutti, previo abbonamento da esibire ad ogni ingresso e che è in vendita al cinema Bersaglieri (tel. 041.992500). Il costo della tessera è di 20 euro per lo spettacolo pomeridiano e di 25 euro per quello serale.

Arrestate Bashir! La Corte ci prova Il Sudan trema ( da "Riformista, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Omicidio, sterminio, tortura, stupro. Il presidente secondo il Tribunale penale internazionale è il pianificatore della tragedia africana. Da Khartoum ora sfida il mondo. Difficile che finisca dietro le sbarre. E in molti hanno paura della sua vendetta. Nel nome della giustizia forse la pace si allontana.

consiglio provinciale sulle donne ( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: istituendo un programma di educazione e formazione ai diritti umani per tutti gli ordini di scuole e impegnando il presidente a farsi portavoce, nei confronti della Regione, per i finanziamenti a "Una casa per ricominciare", da riconfermare ed eventualmente implementare». Lo stesso ordine del giorno verrà discusso anche negli altri tre consigli provinciali del Friuli Venezia Giulia.

campagna sui bus nessuno è straniero ( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Quarantacinque diverse associazioni - fuori da partiti politici e legate al mondo della solidarietà - hanno avviato questa campagna pubblicitaria per una tutela diffusa dei diritti umani, contro i pregiudizi, per una cultura del rispetto reciproco.

arrestate il presidente del sudan ( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sterminio tortura e stupro «Arrestate il presidente del Sudan» La Corte dell'Aja: reo di crimini di guerra e contro l'umanità DARFUR L'AJA. La Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi) ha ordinato l'arresto del presidente del Sudan Omar Hassan el Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur,

i diritti di uomo e natura in un seminario per i giovani ( da "Tirreno, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: La riflessione verterà sulla violazione dei diritti dell'uomo e della natura in un sistema economico che rivela sempre più drammaticamente le sue contraddizioni. Interverranno: Raffaello Ciucci, docente dell'Università di Pisa, su "Intorno alla dichiarazione universale dei diritti umani";

Fespaco funebre ( da "Manifesto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: si fanno scoprire perché hanno i media e le banche internazionali dalla loro parte, quelli che decretano dove il diritto a tutelare i diritti umani c'è, e dove no. Bernard Henry Levy non lo sa). Sankara aveva rilanciato il Fespaco. Ne aveva fatto una festa per tutti, edili, disoccupati e perfino avvoltoi, intesi come uccelli, che affollavano le sale all'aperto fino a notte fonda.

Moreno-Ocampo, un procuratore bifronte ( da "Manifesto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: non dovrebbe avere nulla a che fare con la tutela dei diritti umani, la promozione della pace, la giustizia internazionale. È il caso di sottolineare anzitutto che la Corte penale internazionale - la cui giurisdizione è in vigore dal 2003 - ha sinora strisciato i piedi in una attività giudiziaria prossima allo zero.

UN ANNO IN PIÙ ma, a parte questo, non cambia di molto la situazione patrimo... ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: supera di poco i 52mila 500 euro, mentre Tiziana Virgili (Diritti umani, immigrazione e sport), attuale candidata del Partito democratico alla guida di palazzo Celio per le prossime elezioni, sfiora gli 87mila euro annui. Laura Negri (Turismo e cultura) e Lucia Riberto (Bilancio) invece si assestano intorno ai 38mila euro.

SULLA SCIA di alcune letture fatte in classe, abbiamo avuto modo di riflettere su... ( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: costrette a condurre una vita rispettando dettami che negano loro il più elementare dei diritti umani, la libertà. Questo modo di pensare purtroppo ancora diffuso, ci fa capire che ancora oggi, in quei luoghi, alle donne non vengono riconosciuti gli stessi diritti degli uomini; non viene data ad esse la possibilità di mostrare e sviluppare i propri talenti, le proprie qualità e capacità.

Tra le imputazioni: omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro. Non è stata accolta l' accusa di genocidio ( da "Messaggero, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Giovedì 05 Marzo 2009 Chiudi Tra le imputazioni: omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro. Non è stata accolta l' accusa di genocidio

Incriminato per i massacri perpetrati nel corso della guerra in Darfur, scoppiata nel 2003 e che, se... ( da "Messaggero, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Favorevoli gli Usa che «ritengono che chi ha commesso atrocità debba risponderne in tribunale". Esultano invece le organizzazioni per i diritti umani: per Human Rights Watch ora «neppure i presidenti sono garantiti per i loro orribili crimini». R.L.

Stragi in Darfur, la Corte dell'Aja: <Arrestate il presidente sudanese> ( da "Corriere della Sera" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: per la difesa dei diritti umani. Ma Antonella Napoli, di Italians for Darfur, ricorda: «Non è il caso di festeggiare, ma di ricordare le vittime della inaudita violenza scatenata in Sudan Occidentale». Massimo A. Alberizzi malberizzi@corriere.it A favore Manifestanti davanti al Palazzo dell'Onu di New York Contro Sudanesi in piazza a sostegno di Al Bashir Generale Omar Al Bashir,

Un Paese nella morsa della paura ( da "Arena, L'" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: mesi ha arrestato e processato per spionaggio attivisti dei diritti umani: il 28 gennaio Mohammed al Sary Ibrahim è stato condannato a 17 anni di carcere. In questo momento tutti hanno paura in Sudan. Il più vasto Paese africano è uscito solo nel 2005 dalla guerra civile tra Nord e Sud iniziata nel 1983: molti sudanesi hanno il terrore che possa tornare il tempo dei kalashnikov.

Voci nascoste L'Unicef fa scuola ( da "Arena, L'" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: è il titolo del corso multidisciplinare Unicef di educazione ai diritti umani che comincia oggi all'università. Quest'anno gli studenti dell'istituto paritario Lavinia Mondin, oltre ad aver scelto il titolo, hanno contribuito con il comitato Unicef di Verona, il dipartimento di scienze dell'educazione e quello di economia alla creazione del corso.

Cina, protestano i profughi della diga delle Tre Gole ( da "Nuova Ecologia.it, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Lo ha affermato il Centro per i diritti umani e la democrazia, un'organizzazione umanitaria con sede a Hong Kong. Secondo il Centro una trentina di persone sono state ferite quando la polizia è intervenuta per disperdere i manifestanti. I partecipanti alla protesta hanno accusato alcuni funzionari locali di aver intascato personalmente 10 milioni di yuan (

Darfur, la Cina all'Onu: no all'arresto di Bashir ( da "Affari Italiani (Online)" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura e stupro, ha già provocato manifestazioni di protesta a Khartoum per quello che viene definito "nuovo colonialismo". Oltre alla Cina, da sempre alleata del Sudan del cui petrolio è la principale acquirente, sono immediatamente arrivate proteste da grandi Paesi arabi come l'Egitto e lo Yemen, dalla Conferenza islamica e dalla Lega araba.

8 marzo: le riflessioni di Costanza Florimonte per le donne ( da "Sanremo news" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: una delle violazioni dei diritti umani che nega il diritto delle donne all?uguaglianza alla sicurezza, alla dignità, all?autostima, e i loro diritti di godere delle loro libertà fondamentali' UNICEF 'Le donne sono un popolo, disseminato ovunque nel mondo. Hanno problemi eguali che attraversano e travalicano religione, costumi e cultura: la violenza è il problema'

Un presidente <braccato> non aiuterà il povero Darfur ( da "Avvenire" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: determinare un miglioramento della situazione dei diritti umani in uno scenario infuocato come quello sudanese, un processo e un'eventuale condanna dei colpevoli di crimini così gravi sono un obiettivo che va salutato con favore e perseguito con determinazione. Anche per il valore esemplare e il monito così diretto a tutti i despoti.

Gaza: vietato l'ingresso agli italiani ( da "Articolo21.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: vicepresidente del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Sergio Bassoli, coordinatore della piattaforma delle ONG per il Medio Oriente, Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace e direttore del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Roberto Brancolini, fotografo;

Chiederemo al Governo di riferire sull'accaduto ( da "Articolo21.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, dal coordinatore della piattaforma delle ONG per il Medio Oriente… ) di entrare a Gaza. Nelle stesse ore veniva invece data ad una delegazione francese ed a una delegazione spagnola. Non si riesce a comprendere quale possano essere state le ragioni che hanno bloccato la rappresentanza italiana che si proponeva ,

Confusione di ruolo e disagio, ecco i motivi degli abusi ( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Quando viene meno la supremazia dell'uomo inizia la tortura alla donna. "Nei matrimoni misti, specie quando la donna è straniera - conclude Federica Frison - gli abusi avvengono per tradimento del patto coniugale. Il fatto che la donna cerchi di uscire dalla posizione di "non autosufficienza" cercando un lavoro, provoca l'ira maschile.

Invalidi, sospesi i permessi naccio ( da "Sicilia, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: violazione dei diritti dei portatori di invalidità, handicap peraltro riconosciuti e certificati. I cittadini si sentono ancor più discriminati alla luce del fatto che, in passato, gli stalli di sosta riservata sono stati concessi e ad oggi risultano ancora in vigore, per cui ora ci sono disabili che godono delle aree di sosta riservata e disabili che si vedono negato un loro diritto»

Diritti umani in mostra i quadri di Claudio Gaspari ( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ed hanno come tema il rispetto dei diritti umani, con specifico riferimento a quella parte dell'infanzia turbata dalle guerre o costretta a combatterle. Le opere sono tratte da immagini reali molto famose: civili, vittime di soprusi e torture in violazione dei diritti umani e della convenzione di Ginevra, bambini-soldato o vittime di bombe a grappolo o mine anti-

Italia-Croazia/ Sanader incontra Berlusconi: meritiamo ( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Sanader per niente intimorito, prende la parola: "Il mio italiano non è come dovrebbe essere ma voglio dire ancora che noi condividiamo i valori dell'Ue quali la democrazia, i diritti umani, il libero mercato. Ringrazio l'Italia per il suo sostegno. La Croazia merita l'Europa".

Gaza, gli italiani non entrano ( da "AprileOnline.info" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: vicepresidente del Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Sergio Bassoli, coordinatore della piattaforma delle Ong per il Medio Oriente, Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace e direttore del coordinamento degli Enti Locali per la pace e i diritti umani e Roberto Brancolini, fotografo, è da tre giorni ferma al check point di Eretz,

Mente in Pace: liberi ed uguali in dignità e diritti ( da "Targatocn.it" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: immigrazione rispettosa dei diritti umani e Che riconosca il valore della presenza degli stranieri in italia Alla manifestazione aderisce anche l?Associazione MenteInPace oltre a: CGIL, CISL, UIL, FP Medici CGIL, ACLI, ARCI, CARITAS CUNEO, TAVOLO DELLE ASSOCIAZIONI, SCUOLA DI PACE BOVES, Comunità MAMBRE, EMMAUS, FONDO SOLIDARIETA?

L'UNESCO E I DIRITTI DELLE DONNE OLTRE L'8 MARZO ( da "LeccePrima.it" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Nel computo delle iniziative previste nella rassegna sui diritti umani (tematica di riferimento per l?associazione iscritta alla Federazione nazionale dell?Unesco), si svolgerà domani presso la Sala triangolare del Castello Aragonese di Otranto, a partire dalle ore 17, il convegno ? dibattito sul tema ?

L'infinita questione dell'integrazione alla pari delle persone Transessuali/Transgender ( da "Articolo21.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: per diffondere la cultura positiva della pace e dei diritti umani, della legalità e della partecipazione, promuovendo il dialogo, il libero confronto delle idee e il rispetto reciproco ...”. Pace. Diritti Umani. Legalità. Partecipazione. Dialogo. Confronto. Rispetto. E' fuori discussione come attualmente i numerosi messaggi che ci giungono da i mass-media,

Il consiglio comunale di Parma aderisce alla campagna internazionale per la liberazione di Aung San Suu Kyi ( da "Sestopotere.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: apertura di una nuova campagna internazionale in favore della sua liberazione e del ripristino dei suoi diritti umani e politici conculcati. Lo scorso 20 febbraio il Consiglio Comunale di Parma ha votato all?unanimità la propria adesione alla nuova campagna internazionale, inviando a Aung San Suu Kyi un messaggio di solidarietà.

Quale percezione hanno i giovani della violenza fra le mura domestiche? Concorso ( da "Sestopotere.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Diritti Umani, il Consiglio Provinciale di Torino, attraverso la IX commissione Pari Opportunità, in collaborazione con gli assessorati all?Istruzione, alle Pari opportunità e ad Amnesty International, ha indetto un concorso rivolto alle scuole medie superiori, impegnando i partecipanti alla realizzazione di lavori finalizzati a creare e diffondere consapevolezza sociale sul fenomeno

DIRITTI UMANI: PREMIO SAN PIO V PER UN DOTTORATO ( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: violazioni dei fondamentali diritti di ogni essere umano. Per favorire l'approfondimento scientifico della promozione e della tutela internazionale dei diritti umani sia a livello universale che regionale, nonche' del diritto internazionale umanitario, l'Istituto di studi politici ''S. Pio V'' di Roma ha bandito un concorso a premi per una tesi di dottorato che tratti tale tematica.

Libia-Venezuela/ Nuovo stadio Bengasi intitolato a Hugo ( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Chavez - che ha visitato la Libia varie volte - era già stato insignito dal leader libico Muammar Gheddafi del premio per i diritti umani nel 2004, per la sua lotta contro "gli effetti dell'imperialismo e dei nemici della libertà dentro e fuori" dal Venezuela.

Al Bashir, non solo un simbolo ( da "EUROPA ON-LINE" del 05-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: mandato di arresto contro il dittatore sudanese Omar al Bashir rappresenta un fatto estremamente positivo e un precedente importante per il diritto internazionale. La Corte penale ha accusato Omar al Bashir di crimini di guerra e di reati contro l?umanità essendo il suo regime direttamente responsabile della morte di 300 mila abitanti del Darfur e di oltre 2 milioni di rifugiati.


Articoli

<Noi iraniani pronti a dare una mano in Afghanistan> (sezione: Diritti umani)

( da "EUROPA ON-LINE" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Intervista con il portavoce degli Esteri alla vigilia della visita di Frattini «Noi iraniani pronti a dare una mano in Afghanistan» SIAVUSH RANDJBAR-DAEMI Teheran L?Iran desidera giocare un ruolo di primo piano nella risoluzione del conflitto in Afganistan e mantiene la propria disponibilità a dialogare con gli Stati Uniti, ma non sembra diposto a scendere a compromessi sui punti-cardine che definiscono il suo rapporto con l?Occidente, in particolare il proseguimento del proprio programma nucleare e il sostegno ai movimenti islamisti, come Hamas ed Hezbollah. In un colloquio con Europa svoltosi all?interno degli sfarzosi uffici ottocenteschi del ministero degli affari esteri di Teheran, Hassan Ghashghavi, portavoce della diplomazia iraniana nonché consigliere speciale del ministro degli esteri Manouchehr Mottaki, ha fatto il punto sui rapporti tra l?Iran e l?Occidente in prossimità dell?imminente viaggio del ministro degli esteri Franco Frattini nella capitale iraniana. Sino ad un paio di settimane fa, il governo Berlusconi aveva mantenuto un atteggiamento assai critico nei confronti dell?Iran. Ora, però, Frattini sta per arrivare a Teheran... Non voglio entrare nel merito delle recenti decisioni interne prese a Roma, ma vorrei sottolineare che i rapporti tra i nostri due paesi sono molto più antichi dei governi attualmente al potere a Roma e a Teheran. Noi abbiamo sempre apprezzato il fatto che, a differenza di altri paesi europei, il rapporto dell?Italia con l?Iran non ha mai assunto un carattere di prepotenza ma anzi è stato improntato sin dall?inizio sul binario del rispetto reciproco. Il recente atteggiamento dell?Italia non è quindi una sorpresa, ma un?ulteriore conferma del radicamento dei nostri legami. Pensa quindi che l?iniziativa diplomatica italiana riguardante l?Afghanistan possa essere un primo passo verso la risoluzione del contenzioso nucleare tra l?Iran e l?Occidente e verso una modifica del gruppo ?5+1?, di cui l?Italia attualemente non fa parte? Si tratta di due questioni completamente separate che non possono essere contemplate nella stessa equazione. In qualità di presidente di turno del G8, l?Italia ha contattato l?Iran per richiedere la nostra assistenza. Il coinvolgimento dell?Iran in altre conferenze in passato, come quelle di Bonn e Tokyo, ha sempre avuto un risvolto assai positivo. Noi disponiamo di un lungo confine con l?Afghanistan, e siamo quindi pronti a qualsiasi tipo di cooperazione per assicurarne la stabilità interna e la crescita economica e per aiutare il paese nella lotta contro i suoi movimenti estremisti. La nostra reazione alla proposta italiana è stata positiva per questi motivi. L?Iran ha effettivamente giocato un ruolo di rilievo nella conferenza di Bonn del 2001. Pochi mesi dopo George Bush definì l?Iran membro dell??Asse del Male?. Pensa che l?amministrazione Obama stia procedendo verso un nuovo corso dopo aver dato pieno sostegno alla missione di Frattini a Teheran? L?attuale governo americano è arrivato al potere agitando slogan inneggianti al cambiamento. Come molti altri paesi al mondo, pure noi siamo in attesa di vedere queste promesse tradotte nella pratica. Ciò nonostante, non abbiamo fretta, dopotutto l?amministrazione Obama è tuttora all?interno dei famosi primi ?cento giorni? del suo mandato. Non siamo quindi al momento né ottimisti né pessimisti, e seguiamo con attenzione l?evolversi della politica estera americana. Siamo in attesa di vedere, ad esempio, se per risolvere la crisi afghana gli Usa seguiranno un approccio prevalentemente militare, oppure se la strategia scelta includerà opzioni politiche. I vostri rapporti con l?Unione Europea sono tuttora freddi. Bruxelles emana in continuazione comunicati preoccupati sullo stato dei diritti umani in Iran, e i Ventisette hanno un giudizio negativo pressoché unanime sul programma nucleare iraniano? La questione dei diritti umani non è unidirezionale. Noi riconosciamo che nessun paese al mondo, compreso l?Iran, è completamente esente da mancanze ed errori in questo ambito. Tuttavia le nostre rimostranze nei confronti delle violazioni dei diritti umani commesse in Europa sono di dimensione assai superiore alle proteste dell?Ue nei nostri confronti. Stiamo documentando in maniera esaustiva la crescita dell?islamofobia in Occidente, e ciò ci costerna. Si tratta quindi di un autostrada a doppio senso, in cui ci deve essere un confronto serrato. Rimaniamo disposti al dialogo con l?Occidente sul quel tema e sul nucleare, ma l?avvio della centrale di Bushehr è ormai una realtà prossima ad avverarsi, come confermato dai nostri partner russi. Si tratta di uno sviluppo positivo nel nostro programma atomico pacifico. Alcuni osservatori ritengono che l?Iran possa eventualmente attestarsi su una posizione simile a quella del Pakistan o della Malesia, che non riconoscono Israele ma allo stesso tempo non assumono alcun ruolo attivo nella questione palestinese. Siete disposti ad assumere tale posizione, in cambio di un miglioramento tangibile nei rapporti con l?Occidente? La nostra posizione nei confronti della questione palestinese è diversa da quella di altri paesi. Abbiamo osservato con apprensione le posizioni sbilanciate a favore del regime sionista di alcuni paesi europei durante il recente conflitto di Gaza. Come ha spiegato la nostra Guida suprema Ali Khamenei, noi siamo a favore di una soluzione che preveda la creazione di uno stato unico che comprenda l?intero territorio palestinese [l?attuale stato di Israele più West Bank e Gaza, ndr] e che sia frutto di un referendum che preveda la partecipazione dei rifugiati arabo-palestinesi e degli ebrei residenti in quelle terre. Sino ad allora sosterremo movimenti che s?oppongono al regime sionista, come Hamas ed Hezbollah.

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La comunità rumena festeggia la donna e la primavera (sezione: Diritti umani)

( da "Trentino" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

La comunità rumena festeggia la donna e la primavera TRENTO. Per la comunità rumena trentina, l'8 marzo non coinciderà solo con la Festa della Donna. La giornata, organizzata da Arta-a al teatro di Gardolo, si aprirà con Martisor, la festa rumena della primavera che ha origini antiche. Il simbolo di Martisor è una sorta di coccarda da portare all'altezza del cuore: fili bianchi (simbolo della primavera) intrecciati a rossi (simbolo dell'estate e dell'amore) che gli uomini regalano alle donne. Alle 18 entrerà nel vivo la Festa della Donna, che, secondo la tradizione rumena, unisce tutte le celebrazioni al femminile (non c'è quindi la Festa della mamma come in Italia). Verrà proiettato il film «4 mesi, 3 settimane e 2 giorni», vincitore a Cannes nel 2007, in cui il regista Cristian Mungiu racconta la condizione della donna all'epoca di Ceausescu. A conclusione della proiezione, Giuseppe Raspadori parlerà della condizione femminile oggi. A seguire, buffet con specialità rumene. Domenica 8 marzo verrà celebrato anche il primo anno di fondazione di Arta-a, il cui operato è servito anche per unire la comunità rumena trentina. I festeggiamenti proseguiranno anche lunedì con una serata organizzata in collaborazione con l'Associazione per la Pace e i diritti umani di Rovereto e la Lega degli studenti rumeni all'estero. Dalle 17.30, al Centro di Educazione permanente alla Pace in via Vicenza, il giornalista Mihal Mircea Butcovan presenterà il suo libro «Allunaggio di un immigrato innamorato». Seguirà un dibattito sulla lettera aperta inviata a Silvio Berlusconi dalla Lega degli studenti rumeni all'estero. (d.p.)

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Il Tribunale dell'Aja ordina di arrestare il presidente del Sudan Al Bashir è accusato di crimini di guerra per i massacri in Darfur Mosca critica. L'Egitto: l'Onu sospenda il mand (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale di Brescia" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Edizione: 05/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero Il Tribunale dell'Aja ordina di arrestare il presidente del Sudan Al Bashir è accusato di crimini di guerra per i massacri in Darfur Mosca critica. L'Egitto: l'Onu sospenda il mandato di cattura Omar Al-Bashir, 64 anni, presidente del Sudan dal 1989 ora inseguito da un mandato d'arresto del Tpi L'AJAIl Tribunale penale internazionale (Tpi) ha emesso un ordine d'arresto per il presidente del Sudan, Omar Al Bashir, per crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi in Darfur. A decidere la prima incriminazione di un Capo di Stato in carica da parte del tribunale dell'Aja sono stati i giudici della Camera preliminare uno. Immediata la replica di Khartoum che ha denunciato un piano di «neocolonialismo» e ha ribadito che Bashir non sarà consegnato. E nella capitale sudanese migliaia di persone sono scese in piazza per contestare l'ordine d'arresto. I giudici hanno lasciato cadere l'accusa di genocidio che era compresa nella richiesta di incriminazione per 10 capitoli (cinque per crimini contro l'umanità, tre per genocidio, due per crimini di guerra) presentata a luglio dal procuratore presso il Tpi, Moreno-Ocampo. Realpolitik contro etica Quest'ultimo ha ricordato che Khartoum è «obbligata dal diritto internazionale a consegnare Bashir» (cosa opinabile perché il Sudan non ha ratificato il Tpi e l'obbligatorietà vale solo per i Paesi contraenti): «Sarà tra due mesi o tra due anni, ma sarà processato», ha aggiunto Ocampo. Grande soddisfazione da parte di Amnesty e di tutte le associazioni che si battono per i diritti umani: per Human Rights Watch ora «neppure i presidenti sono garantiti per i loro orribili crimini». Ma si registrano anche molte perplessità da parte di stati che ragionano più in termini di «realpolitik» che non in termini di etica umanitaria. L'Egitto, paese confinante con il Sudan e che deve vedersela con i fondamentalisti interni raccolti attorno ai «Fratelli musulmani», ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu di sospendere il mandato d'arresto. Critica anche la Russia: per l'inviato di Mosca per il Darfur, Mikhail Margelov, si tratta di «una decisione intempestiva» che crea «un precedente pericoloso» (forse il Cremlino pensa agli orrori della Cecenia). Curiosa la posizione degli Stati Uniti, che, pur non avendo firmato il Trattato istitutivo del Tpi, hanno detto di considerare giusto processare Bashir: «Gli Usa ritengono che chi ha commesso atrocità debba risponderne in tribunale», ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato, Robert Wood. Adesso il timore è che vi siano rappresaglie contro i dipendenti dell'Onu e i Caschi Blu che operano nel Paese africano, 32mila persone tra staff locale e stranieri. I 25mila Caschi Blu sono schierati in Darfur e nel Sud Sudan. Gli italiani sono 500, di cui 300 a Khartoum. E, in effetti, già ieri, poche ore dopo la richiesta di arresto del presidente Bashir, Karthoum ha revocato la licenza a almeno sei agenzie umanitarie straniere, espellendole di fatto dal Paese. Tra queste sei non ci sono Ong italiane. «Si tratta di un fatto molto grave - ha detto un responsabile di una delle Ong espulse -. Avrà un forte impatto negativo sulla situazione umanitaria in Darfur: lascerà migliaia di persone bisognose senza assistenza». Bashir è accusato in particolare per il massacro dei civili delle tribù Fur, Masalit e Zagawa che abitano il Darfur con «l'alibi di combattere la ribellione». Si stima che la repressione nella provincia sudanese abbia fatto 300mila morti e due milioni di sfollati in sei anni. Bashir mesi fa si era rifiutato di consegnare due sospetti di genocidio: il ministro per gli Affari umanitari, Ahmad Harun, e uno dei capi delle feroci milizie filogovernative, i «Janjaweed», Ali Khashayb. È la prima volta che un presidente in carica viene incriminato dalla Corte penale internazionale, il primo tribunale creato per giudicare crimini internazionali: una svolta epocale nella storia del diritto.

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spinea, sette film al cineforum del cif (sezione: Diritti umani)

( da "Nuova Venezia, La" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 25 - Provincia Spinea, sette film al cineforum del Cif SPINEA. Sette film in programma da oggi al 23 aprile. Torna a Spinea il cineforum organizzato dal Cif, il Centro italiano femminile, in collaborazione col Comune. Da sempre l'associazione è impegnata in ambito sociale e culturale con un occhio di riguardo alla democrazia e alla promozione dei diritti umani. L'appuntamento del giovedì è aperto a tutti, previo abbonamento da esibire ad ogni ingresso e che è in vendita al cinema Bersaglieri (tel. 041.992500). Il costo della tessera è di 20 euro per lo spettacolo pomeridiano e di 25 euro per quello serale. I film saranno proiettati alle 16.30 e alle 20.45. Ecco il programma: stasera verrà proiettato «La felicità porta fortuna (Happy go lucky)» di Mike Leigh, mentre il 12 marzo toccherà a «Into the wild» di Sena Penn. Il 19 marzo «Machan, la vera storia di una falsa squadra» di Uberto Pasolini e il 26 marzo «Il confine della solitudine (The burning Plain)» di Guillermo Arriaga. Il cineforum prosegue il 2 aprile con «Giù al nord (Bienvenue chez les ch'tis)» di Dany Boon, il 16 aprile con «Pa-ra-da» e il 23 aprile con «The Millionaire».

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Arrestate Bashir! La Corte ci prova Il Sudan trema (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

storia primo mandato di cattura contro un presidente in carica Arrestate Bashir! La Corte ci prova Il Sudan trema Darfur. Omicidio, sterminio, tortura, stupro. Il presidente secondo il Tribunale penale internazionale è il pianificatore della tragedia africana. Da Khartoum ora sfida il mondo. Difficile che finisca dietro le sbarre. E in molti hanno paura della sua vendetta. Nel nome della giustizia forse la pace si allontana. di Pietro Del Soldà «Non vale l'inchiostro con cui è scritto! Possono benissimo mangiarselo!». E'sprezzante e minaccioso il presidente sudanese Omar al-Bashir contro il mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja per le sue responsabilità nel massacro nella regione del Darfur. E intanto l'aria, a Khartoum, è più rovente del solito: migliaia di persone sono scese in piazza già ieri pomeriggio, subito dopo la diffusione della notizia, mentre oggi ci si attende che un milione di manifestanti sfilino per le vie della capitale contro un atto bollato dal governo come «una nuova colonizzazione che mira solo a destabilizzare il Sudan». La decisione che segna una svolta nella storia della Corte dell'Aja, è infatti la prima volta che chiede l'arresto di un capo di stato in carica, è stata comunicata dalla portavoce Laurence Blairon. Dopo otto mesi di valutazione sui dieci capi d'accusa contro al-Bashir presentati dal procuratore generale Luis Moreno Ocampo, i tre giudici incaricati si sono espressi accogliendone sette, cinque per crimini contro l'umanità e due per crimini di guerra. Una vera lista di efferatezze: omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro. Il presidente, secondo la Corte, sarebbe a capo di una catena di comando che ha pianificato gli attacchi contro le popolazioni del Darfur, provocando la morte di 300mila persone e costringendo 2,5 milioni a scappare dai villaggi distrutti per rifugiarsi nei campi per sfollati dove, ormai da anni, sopravvivono in condizioni disastrose. Un massacro iniziato nel 2003, quando si intensificò la rivolta contro Khartoum da parte dei ribelli del Sudan liberation Army (Sla) e del Justice and equality front movement (Jem), che accusano il governo di favorire la popolazione araba a discapito di quella africana. Il governo reagì lasciando il lavoro sporco alle famigerate milizie arabe Janjaweed, gli esecutori delle atrocità per cui la Cpi oggi vuole arrestare al-Bashir. Non è passata la richiesta di incriminazione per genocidio, ma quello che conta, per il procuratore generale, è che «il destino di Omar al-Bashir è di affrontare la giustizia. Tra due mesi o tra due anni, lui l'affronterà. 5mila persone continuano a morire ogni mese. È tempo di proteggere le vittime, è tempo di fermare i bombardamenti sui civili, è tempo di fermare gli stupri e le violenze». È ottimista Ocampo, quando dice che «non appena al-Bashir volerà in spazi internazionali, il suo aereo potrà essere intercettato e lui tratto in arresto». In realtà la prospettiva di vedere davvero il presidente sudanese dietro le sbarre non è molto concreta: il Sudan prevede l'immunità contro ogni accusa per il capo di stato in carica, e poi tutti i poteri forti sono con lui. Del resto, sin dal suo insediamento con un colpo di stato militare nel 1989, Bashir ha il controllo totale del Paese. A capo di un governo di transizione dopo il golpe, nel '90 istituì la Sharia e abolì i partiti politici. Tre anni dopo sciolse il governo di transizione e si autoproclamò presidente. Solo nel '99 ammise la nascita di nuove formazioni politiche. L'anno successivo, in una tornata elettorale che l'opposizione giudicò inattendibile, venne rieletto presidente col 90% voti. Non è dunque difficile capire la sicurezza ostentata da al-Bashir, che attraverso il suo ministro degli esteri annuncia che parteciperà al prossimo vertice della Lega Araba, il 30 marzo a Doha, senza timore che qualcuno abbia l'ardire di arrestarlo. Intanto, ci si interroga sulle ripercussioni politiche che la decisione della Cpi avrà sui fragili equilibri del più grande paese africano. Nel Darfur i delicati colloqui di pace avviati il mese scorso tra il governo e il Jem sembrano in pericolo. Un portavoce dei ribelli, infatti, ha dichiarato che loro collaboreranno con la Cpi e che sono pronti a dare la caccia a Bashir con tutti i mezzi a disposizione. Alcuni ufficiali del movimento, forse mossi da un po' di realismo politico, stanno prendendo le distanze da queste dichiarazioni, ma sono in molti a pensare che la tensione sia destinata ad aumentare. Non solo nel Darfur. L'altro grande scenario della tragedia sudanese, il Sud dilaniato da vent'anni di guerra tra le milizie indipendentiste e il governo di Khartoum che ha provocato oltre 2 milioni di morti e un numero ancor più alto di rifugiati, vive dal 2005 un equilibrio difficile. Gli accordi di pace hanno dato vita ad un governo di unità nazionale che accoglie al suo interno esponenti di spicco del principale partito del Sud, il Sudan People's Liberation Movement (Splm), e prevedono che tra due anni la popolazione si esprima attraverso un referendum su un proprio futuro autonomo. Ma il percorso verso il referendum è pieno di ostacoli. Ci si chiede come reagirà l'Splm, ma è chiaro che un eventuale isolamento politico di al-Bashir renderà tutto molto più difficile. 05/03/2009

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consiglio provinciale sulle donne (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 4 - Gorizia Consiglio provinciale sulle donne Sabato, con inizio alle 10.30, si terrà una riunione straordinaria del consiglio provinciale per discutere sul tema della tutela della donne vittime di abusi e violenze. Alla vigilia della Giornata internazionale della donna, all'ordine del giorno è stato presentato, dalle consigliere Angela Giorgione e Silvia Altran, un documento che «impegna il presidente e la giunta a porre rimedio alle violenze attraverso una vera e propria mobilitazione istituzionale, promuovendo iniziative di sensibilizzazione, creando un osservatorio, istituendo un programma di educazione e formazione ai diritti umani per tutti gli ordini di scuole e impegnando il presidente a farsi portavoce, nei confronti della Regione, per i finanziamenti a "Una casa per ricominciare", da riconfermare ed eventualmente implementare». Lo stesso ordine del giorno verrà discusso anche negli altri tre consigli provinciali del Friuli Venezia Giulia.

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campagna sui bus nessuno è straniero (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 6 - Attualità Campagna sui bus «Nessuno è straniero» A Verona VERONA. "Nella mia città nessuno è straniero". Questo messaggio per sei mesi apparirà sulle fiancate dei bus cittadini e alle fermate delle linee. Quarantacinque diverse associazioni - fuori da partiti politici e legate al mondo della solidarietà - hanno avviato questa campagna pubblicitaria per una tutela diffusa dei diritti umani, contro i pregiudizi, per una cultura del rispetto reciproco.

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arrestate il presidente del sudan (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Le forze armate e la milizia Janjawid hanno distrutto villaggi, causando tra 80 mila e 265 mila vittime Tra le imputazioni omicidio, sterminio tortura e stupro «Arrestate il presidente del Sudan» La Corte dell'Aja: reo di crimini di guerra e contro l'umanità DARFUR L'AJA. La Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi) ha ordinato l'arresto del presidente del Sudan Omar Hassan el Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur, senza però accogliere l'imputazione di genocidio che la Camera dei giudici, a maggioranza, ha ritenuto non essere stata provata. Il mandato - il primo della Cpi che colpisce un capo di Stato ancora in carica - è eseguibile da subito e la Corte ha rivolto un appello al governo del Sudan e agli Stati a cooperare perchè Bashir venga al più presto arrestato e messo in carcere in attesa del processo. Con questa richiesta, la Cpi entra in una fase cruciale: se riuscirà a fare arrestare el Bashir, la sua credibilità non sarà più messa in discussione, se fallirà, il rischio è un passo indietro per la giustizia internazionale. «Il fatto che Omar al Bashir eserciti le sue funzioni di capo di Stato non esclude le sue responsabilità criminali e non gli garantisce immunità », ha detto la portavoce della Cpi Laurence Blairon, che poco dopo le 14 ha reso noto la decisione insieme alla cancelliera della Corte, l'italiana Silvana Arbia. Di fronte al tribunale, alcune decine di cittadini sudanesi, per lo più ex rifugiati, hanno accolto la notizia con applausi. Soddisfatto anche il procuratore della Cpi, il giudice argentino Luis Moreno-Ocampo, che ha visto accolto l'impianto generale del suo capo di imputazione, secondo il quale el Bashir si è reso responsabile di una campagna di terrore e violenza condotta in Darfur contro i movimenti di opposizione al governo del Sudan, che ha colpito migliaia di cittadini innocenti, tra l'aprile del 2003 e il luglio 2008. La Camera della Corte ha ritenuto che ci siano prove «fondate» per perseguire Bashir per cinque crimini contro l'umanità (uccisione, sterminio, trasferimento forzato, tortura e stupro) e per due crimini di guerra (attacchi intenzionali contro la popolazione civile e saccheggio). Per cinque anni, le forze armate e la milizia Janjawid hanno ucciso, distrutto e saccheggiato villaggi, provocando almeno 35 mila vittime tra i civili e causato la morte di un numero di persone compreso tra 80.000 e 265.000. Oltre due milioni e mezzo i rifugiati, centomila dei quali morti nei campi per fame, malattia e stenti. I giudici hanno però ritenuto a maggioranza che le prove presentate da Moreno-Ocampo non siano sufficienti per credere che «il governo del Sudan abbia agito con specifico intento di distruggere, in tutto o in parte, i gruppi Fur, Masalit e Zaghawa». «Ma se il procuratore presenterà nuove prove e testimonianze, il mandato d'arresto potrà essere emendato includendo anche il reato di genocidio», ha detto la portavoce. «La cosa più importante ora è assicurare el Bashir alla giustizia», ha commentato Moreno-Ocampo. «Il Sudan non è un paese fallito e ha l'obbligo di rispettare la richiesta della Corte». La Cpi non dispone di alcuna forza di polizia propria e dipende dalla volontà degli Stati per l'esecuzione dei mandati di arresto. Il Sudan ha già rifiutato di estradare all'Aja il ministro sudanese degli affari umanitari Ahmed Haroun e il capo della milizia Janjawid, Ali Kosheib, per i quali la Cpi ha chiesto l'arresto del 2007. Se la richiesta della Cpi non venisse applicata, la Corte potrà rimettere la questione nelle mani del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il Consiglio, peraltro, potrebbe avvalersi della facoltà di chiedere il «congelamento» del mandato di arresto per 12 mesi. Nessuna richiesta di questo tipo è per ora pervenuta all'Aja.

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i diritti di uomo e natura in un seminario per i giovani (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Appuntamento per gli studenti delle superiori I diritti di uomo e natura in un seminario per i giovani VIAREGGIO. L'Associazione "I Volti della Pace", in collaborazione con la Provincia di Lucca, nell'ambito del Progetto di Educazione alla Pace, per l'anno scolastico 2008/2009, ("1948-2008. 60º anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani. Facciamo un bilancio degli obiettivi raggiunti e dei limiti emersi in questo difficile cammino"), organizza per gli studenti delle scuole superiori della Versilia un seminario di approfondimento, domani, dalle 9 alle 18, a Villa Borbone, a Viareggio. La riflessione verterà sulla violazione dei diritti dell'uomo e della natura in un sistema economico che rivela sempre più drammaticamente le sue contraddizioni. Interverranno: Raffaello Ciucci, docente dell'Università di Pisa, su "Intorno alla dichiarazione universale dei diritti umani"; Giulio Sensi, operatore campagne Mani Tese, su "Sistema economico e violazione dei diritti"; Luca Martinelli, giornalista di Altreconomia su "Acqua, diritto per tutti?". Saranno presentate esperienze di consumo critico a cura di Sabrina Fausto, del progetto "Terra Si-cura" Caritas Diocesana. Seguirà una testimonianza della situazione del popolo palestinese. Nel pomeriggio gli studenti svolgeranno lavori di gruppo. L'Istituto Alberghiero "G. Marconi" allestirà il buffet per studenti e ospiti.

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Fespaco funebre (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Fespaco funebre È in corso a Ouagadougou il 21° festival del cinema africano. Ma chi davvero festeggia è l'occidente Roberto Silvestri Stiamo assistendo in questi giorni, finalmente, a un (relativamente) grande entusiasmo da parte delle istituzioni e dei media anche europei, pubblici e privati, potenti e impotenti, per il cinema africano, riunito a Ouagadougou per il 21° Fespaco, festival del cinema panafricano. Sarà perché il festival gode, adesso, dell'appoggio di Unesco, Microsoft e Onu, mentre ai tempi gloriosi, quando Filippe Sawadogo ne era il direttore artistico estroverso (e non uno spento ministro della cultura) e invitava gli inviati del manifesto alla frugalità rivoluzionaria, i fan e i supporter di quella festa popolare dell'arte erano Olaf Palme, la Cuba di Birri & Marquez e Spike Lee. O perché la manifestazione si è aperta via via sempre di più, anche nella programmazione, all'occidente. Cioé alla Francia, che ormai lo ha finanziariamente e politicamente in pugno, come tutto il paese (alla faccia del rispetto dei diritti umani e del diritto dei popoli a non farsi rubare l'acqua dalle multinazionali e a non farsi assassinare tutti i propri giornalisti onesti). E perfino all'Italia, a giudicare dalle recensioni e dalle interviste dell'inviato Liberazione, andato fin lì per enfatizzare l'eccellenza italica e anche per gufare, chissà perché (orfano di Menghistu?) contro Teza, il capolavoro etiope di Haile Gerima, sui rapporti devastanti e controrivoluzionari tra socialimperialismo Urss e oligarchie militari locali uniti per annichilire, anche lì, la «nuova sinistra» (il film, tra pochi giorni in Italia, supererà il boicottaggio del foglio di Ferrero?). Sarà perché il tema centrale della presente edizione è «turismo e patrimonio culturale». E chissà che gli Schifani e Bresso di turno non si aggirino nella brousse in cerca di location perfette per piazzare casinò e slot machine (made in Italy), invece di rimboccarsi le maniche per la «bataille du rail»: nell' 85 perfino gli inviati di Variety venivano trasformati in «lavoratori della mazza» per dotare il paese di quella ferrovia interafricana, strumento di comunicazione e sviluppo tabù in un continente ricco ma sottosviluppato per 4 secoli dall'Europa. Fatto sta che perfino mammuth sonnolenti si svegliano. Come l'assessorato alla cultura del comune di Milano (che dedicherà all'Africa un focus promozionale dell'Expo 2015 e sta finanziando il nuovo film Idrissa Ouedraogo). O la Rai che, dopo 40 anni di ottusità totale, s'è decisa a partecipare ufficialmente al festival, e a istituire anche un premio ad hoc. Che (fantastichiamo) acquisti perfino film africani (magari per poi chiuderli a chiave nei capaci archivi?). Comunque queste sono buone notizie. L'ignoranza è il primo sintomo del razzismo. E se pure la Cineteca nazionale di Roma, nonostante Alberoni, è presente vuol dire che si va in contro tendenza nazionale rispetto alla giunta Alemanno che tra le poche cose che ha fatto ha cancellato il finanziamento al festival del cinema africano di Roma. Nonostante sapesse raccogliere e socializzare i pochi tesori dell'oggi e i tanti del passato. Il cinema africano è stato infatti, negli anni 80, per libertà e radicalità, spregiudicatezza politica e scandaloso «femminismo» l'unico al mondo degno di affiancare la sinistra hollywoodiana e honkonghese nella destabilizzazione d'immaginario (era il decennio del riflusso euroamericano, dell'opportunismo, della paura e del cinismo come sentimenti dominanti). Tsui Hark e Spielberg equivalevano a Soulemayne Cissé per forza utopica e fantasy... Quelle immagini furono un baluardo contro i fondamentalismi, l'esotismo folk e l'uso oscurantista della «tradizione». Ma fu breve la vita felice della nuova onda panafricana e panaraba. I film libertari di Sissako e Sissoko, di Idrissa Ouedraogo e Dijbril Diop Mambety, di Safy Faye e Nouri Buzid, e di tanti altri nipoti geniali dei cattivi maestri (per l'Occidente), Sembene Ousmane, Yussef Chahine e Haile Gerima, dovevano essere fermati, censurati, ostruiti, deviati di senso. È stato fatto. Dai killer di Sankara. Oggi il cinema africano, Sudafrica a parte, Egitto incluso (grazie sauditi!), non esiste più. La data di morte è più o meno quella del capitano Thomas Sankara, leader della «nuova sinistra» burkinabé, non asservito all'occidente, cinefilo puro, nemico dei reazionari di ogni risma, e assassinato nel 1987, dall'attuale, opportunista, anzi «moderno» come usa dire in questo secolo, dittatore moderato del Burkina Faso, Blaise Compaore (i moderati sono i criminali che non si fanno scoprire perché hanno i media e le banche internazionali dalla loro parte, quelli che decretano dove il diritto a tutelare i diritti umani c'è, e dove no. Bernard Henry Levy non lo sa). Sankara aveva rilanciato il Fespaco. Ne aveva fatto una festa per tutti, edili, disoccupati e perfino avvoltoi, intesi come uccelli, che affollavano le sale all'aperto fino a notte fonda. Aveva tutelato i cineasti e finalmente gli aveva permesso di cimentarsi sul colonialismo senza ricevere una lira dagli ex colonialisti (vedi il caso Saraounia, di Med Hondo), favorendo le produzioni interafricane. Li aveva organizzati e aveva trasformato il loro strumento politico, la Fepaci, in organismo di pressione costante sui governi, affinché gli africani comprendessero, prima dei ministri ombra Pd, che la cultura è il mezzo dello sviluppo vero (non del Pil) di un paese, non il fine. Esistono tuttora molti ottimi cineasti africani (per lo più in diaspora), che ogni due anni si incontrano a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, per questo Fespaco, anche se più aumenta il budget per i fuochi artificiali, più è una festa che fa profitto («budget 700 milioni di franchi africani, incassi 800»), più inaugura strade dedicate a Sembene Ousmane (indimenticabile fondatore dell'appuntamento), più allarga l'interesse al documentario e al prodotto tv, più assiste alla caduta verticale della «qualità totale». Troppi i film «embedded», sempre meno opere approdano nei grandi festival internazionali, libertà, creatività, autonomia e coraggio politico sono di livello «cinema pubblico all'europea». Certo, si realizzano ancora film strepitosi, il talento non è acqua (e il digitale...), ma ormai il progetto sankariano di crescita complessiva, autonoma e trans-africana, a ogni inaugurazione di Fespaco si rispecchia, morta, sul volto, zombie, del presidente-servo-assassino Blaise Compaoré. FESPACO 21 tutti I FILM 19 film in gara. Oltre al favorito, «Teza», di Haile Gerima (Etiopia), premiato alla Mostra di Venezia, tre sono marocchini come «I giardini di Samira», del veterano Latif Lahlou. Due le opere sudafricane, «Jerusalem» di Ralph Ziman e «Nient'altro che la verità» di John Kani; due algerine: «La casa gialla» di Amor Hakkar e «Mascherate» di Lyes Salem; due burkinabé, «Cuor di leone» di Boubakar Diallo e «Le fauteuil» di Missa Hebie. Un solo film a testa per gli altri paesi, e tra questi attese le opere della tunisina Kalthoum Bornaz («L'altra metà del cielo»), del commediografo «commerciale» camerunese Daniel Kamwa («Mah Saah-Sah), dei maliani Adama Dramo-Ladji Diakité («Fantan Fanga»), del senegalese Mansour Sora Wade, che fu collaboratore di Sembene Ousmane («Le feux du mansare»), del guineano Mama Keita («L'assenza»), dello zimbabwiano Michael Reaburn («Triomf»), del congolese Leandre-Alain Baker («Ramata») e dell'egiziano Ahmed Atef («I demoni del Cairo»). Nutriti i cartelloni dei corti in competizione (anche «Sexe Gombo et Beurre sale» di Haroun Mahamat Saleh), dei documentari (tra questi «Luoghi sacri» di Jean Marie Teno, camerunese, e «Non hai visto nulla a Kinshaza» di Mweze Ngangura, del Congo), delle opere televisive (serie e sitcom comprese, come l'attesissima «Ca Bouge» di Idrissa Ouedraogo, burkinabé). Tra i film della diaspora l'epopea della rivoluzione «Namibia: la lotta per la liberazione» di Charles Burnett (già alla festa di Roma), «Gospel Hill» di Giancarlo Esposito, «Jacques Roumain, «La passione di un paese» di Arnold Antonin (Haiti).

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Moreno-Ocampo, un procuratore bifronte (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

DOPPI BINARI Moreno-Ocampo, un procuratore bifronte Danilo Zolo Omar Al-Beshir, presidente del Sudan, è stato condannato dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja per crimini di guerra e per crimini contro l'umanità. La Corte ha così accolto le accuse avanzate dal suo Procuratore generale, l'argentino Luis Moreno Ocampo, anche se ha respinto l'accusa di genocidio. Ma si trattava di una imputazione che molti ritenevano senza fondamento, fra questi un giurista autorevole e molto informato sulla situazione sudanese come Antonio Cassese. Non è il caso qui di mettere in discussione le responsabilità del presidente Al-Bashir, che sono sicuramente molto gravi, non solo per quanto riguarda la tragedia del Darfur. Ma ciò che soprattutto colpisce in questa vicenda giudiziaria e che merita una pronta riflessione è la figura del Procuratore generale, e quindi la funzione stessa della Corte. Moreno Ocampo emerge sempre più come una brutta copia dell'ex Procuratore del Tribunale ad hoc per la ex-Jugoslavia, Carla del Ponte. Entrambi sembrano destinati a passare alla storia della giustizia internazionale come magistrati pesantemente condizionati dalle logiche del potere internazionale: una logica che, almeno in teoria, non dovrebbe avere nulla a che fare con la tutela dei diritti umani, la promozione della pace, la giustizia internazionale. È il caso di sottolineare anzitutto che la Corte penale internazionale - la cui giurisdizione è in vigore dal 2003 - ha sinora strisciato i piedi in una attività giudiziaria prossima allo zero. Sinora la Procura si era limitata a una serie di indagini poco incisive e di mandati di cattura nel Nord Uganda, nella Repubblica democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana: tutte aree lontane dall'epicentro geopolitico dei conflitti globali che oggi vedono impegnate le potenze occidentali, in particolare la superpotenza americana. Per di più, il procuratore Ocampo si è finora distinto per il suo ossequioso rispetto degli Stati uniti e dell'Inghilterra. Egli non ha esitato ad archiviare ben 240 denuncie formalmente presentate alla procura contro i crimini commessi in Iraq dalle truppe angloamericane. Nonostante ne avesse piena competenza, in particolare nei confronti della Gran Bretagna, Ocampo non ha avviato la minima indagine, ed è ricorso ad una motivazione risibile: l'assenza di qualsiasi intenzione dolosa delle milizie anglo-americane che avevano aggredito e poi occupato l'Iraq, facendo strage di decine di migliaia di persone innocenti. Ed è inoltre il caso di segnalare che la Procura della Corte penale internazionale non ha sinora avviato alcuna indagine per quanto riguarda i crimini commessi dallo stato di Israele nella striscia di Gaza, in particolare durante le tre settimane della sanguinaria operazione «Piombo fuso». Nonostante che l'Autorità Nazionale Palestinese abbia sottoscritto lo statuto di Roma, Ocampo obietta molto prudentemente che occorrono accurate indagini di teoria del diritto internazionale prima che l'Autorità palestinese possa essere riconosciuta come un soggetto dell'ordinamento internazionale. Come spiegare dunque che, nel caso del Sudan, Moreno Ocampo abbia messo da parte tutta la sua aristocratica discrezione ed abbia fatto la voce grossa, addirittura incriminando un capo di Stato, fra l'altro noto per la sua tracotanza? La riposta è facile. La competenza a intervenire in Sudan è stata attribuita alla Corte in via eccezionale dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nonostante che il Sudan non sia sottoposto alla giurisdizione della Corte, non avendo sottoscritto il suo Statuto. E questa operazione è stata voluta dagli Stati uniti, che hanno preteso in cambio che i militari e i civili statunitensi presenti in Sudan siano sottratti alla giurisdizione della Corte. Siamo insomma ancora una volta di fronte al doppio binario del diritto penale internazionale: da una parte una giustizia su misura per le grandi potenze del pianeta e per i loro leader, e, dall'altra parte, i popoli deboli, sconfitti e oppressi. Ancora una volta la «giustizia dei vincitori».

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UN ANNO IN PIÙ ma, a parte questo, non cambia di molto la situazione patrimo... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROVIGO pag. 6 UN ANNO IN PIÙ ma, a parte questo, non cambia di molto la situazione patrimo... UN ANNO IN PIÙ ma, a parte questo, non cambia di molto la situazione patrimoniale degli amminstratori provinciali, i cui redditti sono però molto diversi tra loro e vanno dagli 8mila ai 160mila euro annui. Al top della graduatoria, con più di centomila euro, non si trovano i vertici di palazzo Celio, ma i consiglieri di minoranza Renzo Marangon (Fi) con un imponibile di 120euro, Massimiliano Paglione (An) (158mila) e Filippo Zebini (An) (113mila). Il presidente Federico Saccardin si colloca appena al di sotto (con 93mila 500euro) mentre il suo vice, l'assessore per Caccia, pesca e attività produttive Gino Sandro Spinello, viaggia ad onde medie (43mila euro). Fanalini di coda sono invece i consiglieri Ermenegildo Ghezzo (gruppo misto), che supera di poco gli 8mila euro all'anno, e Oriana Ghirardi (Prc) con 16mila 500euro. CIÒ CHE A PRIMA VISTA colpisce di più del bollettino che rende pubblica la situazione patrimoniale degli amministratori (ai sensi della legge 411 del 1982), è il vuoto lasciato alla voce «reddito imponibile del coniuge», spiegato da una annotazione in cui «il coniuge (o il coniuge ed i figli) dichiara di non essere consenziente alla pubblicazione della propria situazione patrimoniale», facendo valere quindi le norme sulla privacy. In tutti i casi tranne nel riquadro che riguarda Guglielmo Brusco (Prc), assessore a Sanità, lavoro e pari opportunità (38mila euro), in cui compare anche il reddito della moglie (22mila). xxx PER QUANTO RIGUARDA il resto della giunta provinciale, i compensi degli assessori si aggirano tra i 30 e i 90mila euro. Più nel dettaglio, Daniele Chiarioni (Lavori pubblici) percepisce circa 37mila 500 euro all'anno, Giancarlo Chinaglia (Ambiente, mobilità e trasporti) supera di poco i 52mila 500 euro, mentre Tiziana Virgili (Diritti umani, immigrazione e sport), attuale candidata del Partito democratico alla guida di palazzo Celio per le prossime elezioni, sfiora gli 87mila euro annui. Laura Negri (Turismo e cultura) e Lucia Riberto (Bilancio) invece si assestano intorno ai 38mila euro. Chi invece supera il presidente in quanto a compensi è l'ex assessore socialista Giovanni Nonnato, che raggiunge i 95mila euro di reddito all'anno, mentre il suo sostituto, Roberto Zanetti (sempre per il settore Urbanistica e pianificazione territoriale), si accontenta di 18mila euro. NON FA CLAMORE nemmeno il reddito della presidente del Consiglio provinciale Fiorella Cappato (36mila 500 euro circa), mentre tra i consiglieri, oltre ai già citati paperoni', i compensi più alti sono destinati a Edo Boldrin (80mila 600 euro, Pd) ed Ernesto Bellini (70mila, Fi). Seguono a ruota il vicepresidente del Consiglio provinciale Bartolomeo Amidei (66mila euro, Fi), Nicola Marinelli (61mila 500 euro, Fi), Franco Grotto (58mila 600 euro, Sdi), Franco Secchiari (55mila 500euro, Lega Nord). Un gradino più sotto si trovano per la maggior parte rappresentanti del Partito democratico e alcuni di Forza Italia. In particolare: i consiglieri Giuliana Gulmanelli (con 39mila euro, Pd) e Nerino Chiereghin (38mila 500 euro, sempre del Pd), seguiti da Vanni Sacchetto (38mila 300 euro), Matteo Masin (34mila euro, Prc), Claudio Zanforlin (26mila 500 euro, di Fi), Bella Furlan (quasi 26mila euro, Fi), Alessandro Rigoni (24mila euro, del Pd) e Giampaolo Mancin (22mila euro, Pd). ALLA BASE della piramide, i redditi che non arrivano ai 20mila euro annui sono rosa' e ancora una volta riguardano esponenti del Pd. V vi si inseriscono infatti le consigliere provinciali Fiorella Amedea Cavriani (con 19mila 500 euro, del Pd) e Oriana Girardi (16mila 500 euro, Pd). A chiudere la lista è invece il già citato consigliere di Rifondazione comunista Ghezzo, che non arriva ai 10mila euro e rappresenta l'altra punta della forbice che si apre fino ai quasi 160mila euro di redditto annuo del consigliere Paglione.

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SULLA SCIA di alcune letture fatte in classe, abbiamo avuto modo di riflettere su... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CAMPIONATO DI GIORNALISMO pag. 6 SULLA SCIA di alcune letture fatte in classe, abbiamo avuto modo di riflettere su... SULLA SCIA di alcune letture fatte in classe, abbiamo avuto modo di riflettere sulle diverse condizioni di vita delle donne nel mondo. In particolare, siamo rimaste colpite dal modo in cui sono costrette a vivere le donne in Afghanistan, dopo l'avvento al potere dei talebani. Nel celebre libro "Mille splendidi soli" di Khaled Hosseini, la protagonista femminile, Mariam, trova un volantino lasciato dai talebani in cortile. Il suo contenuto ci ha profondamente turbato. Donne, fate attenzione. Dovete stare dentro casa a qualsiasi ora del giorno. Non è decoroso per una donna vagare oziosamente per le strade. Se uscite dovete essere accompagnate da un mahram, un parente di sesso maschile. La donna che verrà sorpresa da sola per la strada sarà bastonata e rispedita a casa. Non dovete mostrare il volto in nessuna circostanza. Quando uscita, dovete indossare il burqa. Altrimenti verrete duramente percosse. Sono proibiti i cosmetici. Sono proibiti i gioielli. Non dovete indossare abiti attraenti. Non dovete parlare se non per rispondere. Non dovete guardare negli occhi gli uomini. Non dovete ridere in pubblico. In caso contrario verrete bastonate. Non dovete dipingervi la unghie. In caso contrario vi sarà tagliato un dito. LA LETTURA di queste poche righe ci ha indotto a constatare che tuttora, in Afghanistan, le donne sono costrette a condurre una vita rispettando dettami che negano loro il più elementare dei diritti umani, la libertà. Questo modo di pensare purtroppo ancora diffuso, ci fa capire che ancora oggi, in quei luoghi, alle donne non vengono riconosciuti gli stessi diritti degli uomini; non viene data ad esse la possibilità di mostrare e sviluppare i propri talenti, le proprie qualità e capacità. Ciò si verifica anche nel campo del lavoro, dal quale la donne sono obbligate addirittura ad astenersi. Non sempre ci risulta facile comprendere il loro stato d'animo. Spesso si pensa che per loro, vivere ogni giorno prive della libertà, e condurre una vita basata su regole ingiuste e discriminatorie, sia ormai diventata un' abitudine. Ma, in realtà, non è così: queste donne soffrono, patiscono, subiscono. E vanno ricordate anche quelle che, oltre a ciò, rischiano quotidianamente la vita per lottare contro le ingiustizie, le vessazioni e i soprusi alle quali sono sottoposte, per poter finalmente diventare protagoniste della loro vita. Leggiamo ancora nel libro di Hosseini: Alle ragazze è proibito frequentare la scuola. Tutte le scuole femminili saranno immediatamente chiuse. Se aprirete una scuola femminile sarete bastonati e la vostra scuola verrà chiusa. FREQUENTARE la scuola, diritto-dovere che per noi ragazze è talvolta fonte di lamentele e al quale non sempre attribuiamo la giusta importanza, è un valore imprescindibile per il quale molte nostre coetanee mettono a repentaglio la vita. Riflettendo, siamo fortunate, e proprio in nome di questa buona sorte e grate per essa, ci sentiamo più vicine a chi non ne può ancora beneficiare. Jessica Bagnolini e Chiara Bolognesi classe 3ª H (Nella foto centrale: Khaled Hosseini a Kabul)

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Tra le imputazioni: omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro. Non è stata accolta l' accusa di genocidio (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Giovedì 05 Marzo 2009 Chiudi Tra le imputazioni: omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro. Non è stata accolta l' accusa di genocidio

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Incriminato per i massacri perpetrati nel corso della guerra in Darfur, scoppiata nel 2003 e che, se... (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Giovedì 05 Marzo 2009 Chiudi Incriminato per i massacri perpetrati nel corso della guerra in Darfur, scoppiata nel 2003 e che, secondo l'Onu, ha causato 300.000 vittime e almeno due milioni e mezzo di profughi. Questa l'accusa rivolta dalla Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi) al presidente del Sudan, Omar Al Bashir, contro il quale è stato spiccato un mandato d'arresto per crimini di guerra e contro l'umanità, tra i quali omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro. La portavoce della Cpi, Laurence Blairon, ha precisato che invece che non è stata accolta l'accusa di genocidio. Immediata la reazione del regime di Khartoum, che respinge il mandato d'arresto internazionale, in quanto «frutto di nuovo colonialismo». Interpellato dalla tv Al Jazeera, il ministro della Giustizia sudanese Abdul Baset ha affermato «Il Sudan non consegnerà nessuno» al Cpi, visto che «non riconosciamo l'autorità di questa Corte». Subito dopo l'annuncio del mandato di cattura nella capitale sudanese si sono succedute «imponenti manifestazioni» con molte migliaia di persone scese nelle strade a urlare slogan a favore del presidente («Vai avanti Bashir, siamo con te») e contro la Cpi. E' la prima volta che tribunale internazionale processa un capo di Stato in carica. Al Bashir è alla guida del Sudan, dal colpo di Stato militare del 30 giugno 1989. A richiederne l'arresto era stato, lo scorso 14 luglio, il procuratore generale, l'argentino Luis Moreno Ocampo, il quale ieri in un'intervista a Al Jazeera ha chiesto la collaborazione delle Nazioni Unite, affermando che il presidente sudanese ora può essere arrestato in qualsiasi dei 180 Paesi membri dell'Onu. «Sarà tra due mesi o tra due anni, ma sarà processato», ha concluso Ocampo. La Cpi infatti non dispone di proprie forze di polizia. La Corte ha preso tempo per pronunciarsi a favore del mandato di arresto, perché Khatoum aveva rifiutato ogni accusa e aveva avvertito che una tale misura avrebbe potuto «incendiare tutta la regione». Ieri Bashir è sembrato voler proseguire su questa strada, affermando che il mandato «non vale la carta sul quale è stato scritto» e che la Corte «se lo può mangiare». Il governo ha espulso dal Sudan dieci organizzazioni internazionali, accusandole di cooperare col Cpi. Tra queste anche "Medici senza frontiere" che operano in Darfur. Si temono anche rappresaglie contro i dipendenti dell'Onu e i caschi blu che operano nel Paese africano, 32 mila persone tra staff locale e stranieri. I 25 mila caschi blu sono schierati in Darfur e nel Sud Sudan. Gli italiani sono 500, di cui 300 a Khartoum. Da parte sua, Bashir ha detto che continuerà normalmente il proprio lavoro: domenica prossima si recherà nel Darfur, per una visita alla capitale, El Fasher. Inoltre prevede di partecipare al prossimo vertice arabo di Doha (Qatar). La decisione della Cpi ha creato evidente imbarazzo nella Lega araba e nell'Unione africana. Per quest'ultima il mandato di arresto rischia di minacciare il fragile processo di pace in Sudan. Lo ha dichiarato il presidente dell'Ua, Jean Ping. L'Unione africana ha schierati in Sudan un contingente di circa 7.000 baschi verdi in funzione di truppe di pace. L'Egitto ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu di sospendere il mandato d'arresto. Critica anche la Russia: per l'inviato di Mosca per il Darfur, Mikhail Margelov, si tratta di «una decisione intempestiva» che crea «un precedente pericoloso». Favorevoli gli Usa che «ritengono che chi ha commesso atrocità debba risponderne in tribunale". Esultano invece le organizzazioni per i diritti umani: per Human Rights Watch ora «neppure i presidenti sono garantiti per i loro orribili crimini». R.L.

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Stragi in Darfur, la Corte dell'Aja: <Arrestate il presidente sudanese> (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-05 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE Stragi in Darfur, la Corte dell'Aja: «Arrestate il presidente sudanese» Proteste a Khartoum. Il governo: «Decisione neocolonialista» Al Bashir accusato di crimini di guerra e contro l'umanità. Caduta invece per ora l'accusa di genocidio DAL NOSTRO INVIATO NAIROBI — Autorizzato dai giudici della Corte penale internazionale dell'Aja il mandato d'arresto contro il presidente sudanese Omar Al Bashir. Le accuse sono pesantissime: cinque per crimini contro l'umanità, assassinio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro; due per crimini di guerra: attacchi intenzionali diretti contro i civili inermi e saccheggio. è caduta invece l'incriminazione per genocidio. I giudici hanno ritenuto che le prove prodotte dal procuratore Louis Moreno-Ocampo non fossero sufficienti per ammettere una responsabilità di Al Bashir nei massacri che hanno decimato la popolazione delle tribù Fur, Zagawa e Masalit. L'italiana Silvana Arbia, «registrar » della Corte (figura che in Italia non esiste: è uno dei tre capi del tribunale), già procuratore per il Ruanda, al Corriere ha sottolineato che per catturare Al Bashir sarà chiesta la collaborazione di tutti gli Stati, compreso il Sudan. Arbia ha ricordato: «Le autorità di ogni Paese, compresi quelli che non hanno firmato il trattato (tra cui Stati Uniti, Cina, e lo stesso Sudan, ndr) hanno l'obbligo di arrestarlo e di riferire immediatamente alla Corte. Tutti hanno il dovere di rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza in materia. Anche se è presidente, Al Bashir non gode di nessuna immunità». La reazione di Khartoum è stata immediata. La televisione di Stato ha bollato come «neocolonialista» la decisione della corte. Nella capitale centinaia di persone sono scese per la strade a sostegno del presidente, con cartelli di protesta e slogan contro la corte. Si teme ora che vengano messe in atto rappresaglie verso i funzionari dell'Onu che lavorano nel Paese, 32 mila persone tra staff internazionale e nazionale. La cifra comprende 25 mila caschi blu, dislocati in Darfur ma soprattutto in Sud Sudan. Gli italiani sono 500, di cui 300 a Khartoum. La ritorsione è già cominciata: 10 organizzazioni non governative ieri sono state espulse. è la prima volta che un presidente in carica viene incriminato. Esam Elhag, portavoce del gruppo ribelle Sla (Sudan Liberation Army) al telefono con il Corriere è soddisfatto: «è il primo passo verso la giustizia che stiamo aspettando dal 2003 quando è cominciata la pulizia etnica ». L'Unione Africana appare divisa: i Paesi più democratici, come la Liberia, hanno accettato il verdetto. Quelli guidati da dittatori che rischiano di finire alla sbarra (e sono la maggioranza), ovviamente hanno gridato all'illegalità della decisione. Esultano le organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Ma Antonella Napoli, di Italians for Darfur, ricorda: «Non è il caso di festeggiare, ma di ricordare le vittime della inaudita violenza scatenata in Sudan Occidentale». Massimo A. Alberizzi malberizzi@corriere.it A favore Manifestanti davanti al Palazzo dell'Onu di New York Contro Sudanesi in piazza a sostegno di Al Bashir Generale Omar Al Bashir, 65 anni, da 20 al potere. Combattè con gli egiziani contro Israele nella guerra del Kippur e ospitò Bin Laden

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Un Paese nella morsa della paura (sezione: Diritti umani)

( da "Arena, L'" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Giovedì 05 Marzo 2009 NAZIONALE Pagina 4 Un Paese nella morsa della paura Alla fine la Corte penale internazionale (Cpi) ha chiesto di arrestare Omar el Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità in Darfur. Nella regione occidentale del Sudan dal 2003 una guerra civile ha causato - secondo l'Onu - 300mila morti. Per la prima volta la Cpi accusa un presidente in carica. Il procuratore generale Luis Moreno Ocampo aveva parlato anche di genocidio (nei confronti delle popolazioni zaghawa, riziegat e fur) ma i crimini per cui la Cpi ha chiesto l'arresto non sono meno «gravi e atroci», come aveva già spiegato in sede Onu il giurista italiano Antonio Cassese: bombardamenti aerei su villaggi di civili; razzie e uccisioni di donne, vecchi e bambini; utilizzo sistematico dello stupro come «arma». Bashir è un ex generale che ha preso il potere nel 1989 con un colpo di stato. Negli anni Novanta il suo Sudan è stato il principale diffusore in Africa del terrorismo integralista islamico, offrendo ospitalità anche a Osama bin Laden per quattro anni. Poi, dopo l'inizio del boom petrolifero nel 1999 e soprattutto dopo l'11 settembre 2001, si è riavvicinato agli Stati Uniti. Bashir rifiuta la Cpi dicendo che il Sudan non ha firmato il trattato istitutivo di Roma; inoltre la accusa di voler destabilizzare il Paese. Il Sudan considera illegale aiutare la Cpi; negli ultimi mesi ha arrestato e processato per spionaggio attivisti dei diritti umani: il 28 gennaio Mohammed al Sary Ibrahim è stato condannato a 17 anni di carcere. In questo momento tutti hanno paura in Sudan. Il più vasto Paese africano è uscito solo nel 2005 dalla guerra civile tra Nord e Sud iniziata nel 1983: molti sudanesi hanno il terrore che possa tornare il tempo dei kalashnikov. Il piano di pace del 2005 prevede entro quest'anno le prime elezioni libere e nel 2011 un referendum in cui il Sud potrebbe scegliere l'indipendenza. L'Unione africana, per timore che Bashir possa fare fallire questo piano e che la guerra in Darfur possa riacutizzarsi, ha chiesto invano alla Cpi di prendere tempo. I Paesi arabi valutano la possibilità di offrire asilo politico a Bashir. Washington continua a chiedere di fermare il genocidio in Darfur ma le priorità di Obama non stanno certo a Khartoum. La Cina, che dal Sudan compra il petrolio e ne rifornisce d'armi l'esercito, sta più o meno zitta. L'Ue emetterà qualche dichiarazione; al tempo stesso la Francia teme un allargamento del conflitto al Ciad, dove Parigi ha inviato propri soldati. Solo le organizzazioni per i diritti umani e il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ribadiscono che Bashir è tenuto a rispettare le decisioni della Cpi. Sembra invece che per tutti gli altri Bashir, finché rimarrà presidente, non si deve toccare, altrimenti diventerebbe un precedente pericoloso: il potere in carica non si processa, nemmeno per crimini di guerra e contro l'umanità.  

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Voci nascoste L'Unicef fa scuola (sezione: Diritti umani)

( da "Arena, L'" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Giovedì 05 Marzo 2009 CRONACA Pagina 17 UN CORSO. Lezioni ogni giovedì alle 16.30 da oggi fino al 28 aprile «Voci nascoste» L'Unicef fa scuola Relatori da molte università italiane «Le voci nascoste» è il titolo del corso multidisciplinare Unicef di educazione ai diritti umani che comincia oggi all'università. Quest'anno gli studenti dell'istituto paritario Lavinia Mondin, oltre ad aver scelto il titolo, hanno contribuito con il comitato Unicef di Verona, il dipartimento di scienze dell'educazione e quello di economia alla creazione del corso. Nicola Brotto, volontario Unicef e membro della segreteria organizzativa con Monica Di Prospero ed Elisa Seppi, spiega: «I giovani spesso si sentono usati, sfruttati e strumentalizzati. L'obbiettivo del corso è quello di formare chi vi partecipa perché diventi consapevole dei diritti da garantire ai ragazzi. L'anno scorso hanno partecipato circa 100 persone a lezione, quest'anno penso arriveremo ai 150 iscritti». Il corso è rivolto in particolar modo agli studenti ma chiunque vi può partecipare iscrivendosi sul sito http://dse.univr.it/unicef. Le lezioni saranno nove e si terranno nell'aula Messedaglia ogni giovedì, dalle 16,30 alle 18,30 fino al 28 aprile. Al termine del corso sarà consegnato un attestato di frequenza a chi avrà seguito almeno sette lezioni. Gli studenti di scienze della formazione ed economia potranno ottenere anche due crediti in ambito. Adele Bertoldi, presidente del comitato Unicef veronese, spiega: «L'argomento è attuale: il 13 dicembre dello scorso anno è stato festeggiato il 60° anniversario della firma della dichiarazione universale dei diritti umani. Ogni incontro ha come leitmotiv la trattazione dal punto di vista economico ed educativo di un articolo della dichiarazione». I relatori delle lezioni saranno il conduttore radiofonico Aldo Forbice, il prorettore dell'università Cattolica di Milano Luigi Campiglio, la psicoterapeuta dell'età evolutiva Maria Lissoni, il fotografo Marco Bertin, il presidente associazione famiglie italiane Roberto Bolzonaro, la cooperatrice internazionale per lo sviluppo Valentina Patricola e membri dell'Unicef (il presidente Unicef Italia Vincenzo Spadafora, Enrico Noviello, Adele Bertoldi) e dell'Università di Verona (Agostino Portera, Federica Barzi, Claudio Zoli, Federico Perali, Franco Ferrara, Luigi Tronca, Manuel Munoz, Silvia Picherle, Veronica Polin). Per ulteriori informazioni scrivere a unicef@dse.univr.it. F.BOM.  

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Cina, protestano i profughi della diga delle Tre Gole (sezione: Diritti umani)

( da "Nuova Ecologia.it, La" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Cina, protestano i profughi della diga delle Tre Gole di BARBARA LOMONACO Più di duemila persone evacuate dalle loro abitazioni per far posto alla Diga delle Tre Gole hanno preso parte ad una manifestazione di protesta che è sfociata in violenze a Chongqing, nella Cina meridionale Più di duemila persone evacuate dalle loro abitazioni per far posto alla Diga delle Tre Gole hanno preso parte ad una manifestazione di protesta che è sfociata in violenze a Chongqing, nella Cina meridionale. Lo ha affermato il Centro per i diritti umani e la democrazia, un'organizzazione umanitaria con sede a Hong Kong. Secondo il Centro una trentina di persone sono state ferite quando la polizia è intervenuta per disperdere i manifestanti. I partecipanti alla protesta hanno accusato alcuni funzionari locali di aver intascato personalmente 10 milioni di yuan (circa 1,16 milioni di euro) destinati ai loro indennizzi. Circa un milione e mezzo di persone hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni a causa della costruzione della diga, la più grande del mondo. Nel quartiere nel quale si è verificata la protesta, quello di Jiannan, vivono cinquemila persone evacuate dai villaggi vicini al fiume Yangtze, sul quale è stata costruita la diga. Secondo il Centro per i diritti umani e la democrazia le proteste sono cominciate il 28 febbraio. 05 marzo 2009 - TAG: Cina | Diga | Tre gole |

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Darfur, la Cina all'Onu: no all'arresto di Bashir (sezione: Diritti umani)

( da "Affari Italiani (Online)" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Politica Darfur/ La Cina all'Onu: no all'arresto di Bashir Giovedí 05.03.2009 09:49 La Cina protesta formalmente per il mandato d'arresto ordinato dalla Corte penale internazionale per il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir a causa della strage nel Darfur. Il governo di Pechino ha chiesto la sospensione del provvedimento in sede di Consiglio di sicurezza dell'Onu, di cui è membro permanente. Il provvedimento della Corte, che esclude l'accusa di genocidio ma contempla i reati di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, sterminio, tortura e stupro, ha già provocato manifestazioni di protesta a Khartoum per quello che viene definito "nuovo colonialismo". Oltre alla Cina, da sempre alleata del Sudan del cui petrolio è la principale acquirente, sono immediatamente arrivate proteste da grandi Paesi arabi come l'Egitto e lo Yemen, dalla Conferenza islamica e dalla Lega araba. Anche il Cairo, come Pechino, chiederà la sospensione del mandato al Consiglio di sicurezza. La Lega araba, per bocca del portavoce Amr Moussa, ha espresso "preoccupazione per la stabilità del Darfur". La Russia parla di "decisione intempestiva". tags: Darfur Cina Onu protesta Bashir

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8 marzo: le riflessioni di Costanza Florimonte per le donne (sezione: Diritti umani)

( da "Sanremo news" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

8 marzo: le riflessioni di Costanza Florimonte per le donne "E' difficile dover parlare di violenza alle donne dopo la mattanza di questi ultimi mesi. I discorsi sembrano vuoti o retorici, ma da donna non posso lasciare spazio al silenzio facendo vincere l'orrore. La violenza non è un reato contro le donne, ma è un reato contro i diritti umani". Si apre in questo modo l'intervento di Costanza Florimonte, Segretario Provinciale Fillea Cgil, che in vista dell'ormai imminente 8 marzo propone alcune riflessioni dirette "a nome delle compagne della CGIL Imperia" 'La violenza contro le donne è una piaga globale che continua a uccidere, torturare e mutilare, sia fisicamente che psicologicamente sessualmente ed economicamente. E? una delle violazioni dei diritti umani che nega il diritto delle donne all?uguaglianza alla sicurezza, alla dignità, all?autostima, e i loro diritti di godere delle loro libertà fondamentali' UNICEF 'Le donne sono un popolo, disseminato ovunque nel mondo. Hanno problemi eguali che attraversano e travalicano religione, costumi e cultura: la violenza è il problema'. Shirin Ebadi, avvocato (donna) Iraniana nobel 2004 "Una ferita sessuale non lede solo il corpo, ma tutta la persona nella profondità della sua struttura relazionale. Ogni maltrattamento è un insulto che frantuma ed inaridisce l?interiorità femminile. La violenza è un male che uccide più degli incidenti, ma senza far rumore, in silenzio, le donne vengono maltrattate violentate uccise. Avviene in tutte le classi di reddito, in tutti i contesti socioculturali, avviene a tutte le latitudini. La violenza non guarda il reddito, non guarda il colore della pelle o la nazionalità, la violenza alle donne ha un carattere trasversale:riguarda paesi occidentali e orientali. E? un fenomeno che riguarda tutti e la società, le istituzioni, i legislatori debbono farsene carico. Ma questa consapevolezza stenta ad affermarsi. Se pensiamo che il reato più atroce contro la individualità/soggettività viene considerato contro la moralità pubblica fino a 13 anni fa quando viene promulgata la legge n. 66 che lo definisce reato contro la persona e solo 27 anni fa veniva eliminato formalmente dal codice penale il delitto d?onore. La violenza domestica, un fiume carsico che scorre silenzioso nascosto tra le mura domestiche, continua a segnare donne, madri ferendone l'anima. Non abbassiamo gli occhi, non crediamo che un livido sia sempre causato da una porta o una caduta dalle scale?diamo voce al silenzio, diamo voce ai lividi, non possiamo lasciarli sull?anima. Ma non esistono solo gli stupri, i maltrattamenti in famiglia purtroppo esistono le mutilazioni genetiche ed esistono le nuove schiave moderne. Il traffico internazionale di donne destinate ai mercanti della prostituzione dei principali paesi occidentali rappresenta purtroppo un?attività criminale in costante espansione che coinvolge ampie aree europee. Le modalità attraverso cui si svolge questo traffico e le strategie utilizzate da coloro che gestiscono il mercato della prostituzione evocano un mondo primitivo di difficile decifrazione. La condizione di totale annullamento dell?identità individuale a cui queste donne sono sottoposte ci rimandano ad un universo sociale dove la dignità umana e i diritti fondamentali sono negati. Un mondo barbaro dove vince la logica dello sfruttamento di donne senza volto e senza passato, condannate all?orrore quotidiano. E? ora di iniziare a combattere questa nuova-antica battaglia contro il degrado della persona umana e per i diritti delle donne. Queste donne possono essere salvate, ma il paese che le ospita deve essere disposto ad aiutarle. Intensifichiamo i centri anti violenza lavorando in sinergia con le istituzioni le forze dell?ordine. Per ridare una dignità alle donne vittime di tratta, serve anche reinserirle nelle società, aiutarle a trovare un lavoro una casa e quindi una libertà. Elementi fondamentali per ridare dignità, a non sentirsi troppo solo da schiave a cittadine normali. Ovviamente conoscendo il problema so che per le vittime di tratta non è semplice diventare cittadine, ma noi dobbiamo provarci, non possiamo rimanere indifferenti davanti all'orrore. A tutte le donne va il mio augurio, la speranza, perché possano non aver paura di girare di sera, di prendere un autobus di notte, e un tenero abbraccio e una carezza va a tutte le vittime di questi ultimi mesi, che possano ritrovare presto il sorriso che qualcuno ha rubato".

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Un presidente <braccato> non aiuterà il povero Darfur (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

POLITICA 05-03-2009 INEQUIVOCABILI LE RESPONSABILITÀ DI BASHIR Un presidente «braccato» non aiuterà il povero Darfur GIULIO ALBANESE I l mandato di arresto nei confronti del presidente sudanese Omar Hassan el- Bashir, spiccato ieri dalla Corte penale internazionale (Cpi), porta ancora una volta alla ribalta il problema dei rapporti tra l'adempimento della giustizia e l'affannosa ricerca della pace. È chiaro che l'intento dei giudici dell'Aja è quello di riaffermare solennemente il primato della giustizia, producendo però un effetto di delegittimazione politica, sul piano internazionale, del 'presidente-padrone' del Sudan che fin dall'inizio della sua dittatura si è macchiato di crimini efferati contro uno stuolo d'innocenti. A questo proposito va rilevato che il Cpi ha accolto la richiesta di arresto basandola solo sulle accuse di crimini di guerra e di crimini contro l'umanità per il conflitto nel Darfur, prosciogliendo Bashir dalla terza accusa formulata dal procuratore Luis Moreno-Ocampo, quella di genocidio, senza peraltro che venissero prese in considerazione tutte le malefatte perpetrate in precedenza dal regime, soprattutto nei confronti dei dissidenti politici e delle minoranze religiose. Eppure, per quante possano essere le nefandezze commesse da Bashir, la decisione della Corte solleva non pochi quesiti sui quali le cancellerie di mezzo mondo in queste ore si staranno interrogando. Anzitutto, vi è il rischio oggettivo che tale provvedimento possa pregiudicare il difficile cammino di ricerca per una soluzione negoziale dell'annoso e penosissimo conflitto in Darfur. In altre parole, nel momento in cui le Grandi Potenze decideranno di prenderne atto, è difficile prevedere quali potranno essere i margini di trattativa con il governo sudanese. Va ricordato, infatti, che sia l'Unione africana sia la Lega araba si erano già espresse apertamente contro l'adozione di un simile provvedimento, ritenendolo inopportuno e addirittura controproducente per una risoluzione delle ostilità. Vi è poi da riflettere sul valore effettivo di un mandato di cattura contro un presidente nel pieno esercizio della sua autorità, che gode oltretutto i favori di un membro permanente, con diritto di veto, del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, qual è appunto il governo di Pechino. D'altronde, è chiaro che il regime sudanese farà orecchie da mercante alla richiesta del Corte internazionale, non solo perché l'arresto dovrebbe essere eseguito da quello stesso governo subordinato all'attuale capo di Stato Bashir, ma anche perché Khartoum non hai mai accettato di ratificare lo statuto di Roma del Cpi. Vi è peraltro un precedente che avrebbe dovuto indurre i giudici dell'Aja a tutt'altre considerazioni, quello di Joseph Kony, famigerato leader dei ribelli nord-ugandesi dell'esercito di Resistenza del Signore (Lra). Sebbene non fosse un capo di Stato, il rifiuto da parte del Cpi di accettare che Kony si arrendesse alla giustizia ugandese è alla base del fallimento delle trattative di pace tra lo Lra e il governo ugandese, con la conseguente estensione del conflitto nella vicina Repubblica Democratica del Congo. Commettere pertanto lo stesso 'errore' con Bashir potrebbe avere conseguenze devastanti nel Darfur. Ecco perché era auspicabile che la diplomazia internazionale fosse messa nelle condizioni di fare il proprio corso, senza dover subire interferenze, in uno scenario, quello darfuriano, in cui è tragicamente urgente arrivare a una pace. Non si equivochi, però. Se è ingenuo pretendere che provvedimenti giudiziari del Cpi possano, ipso facto, determinare un miglioramento della situazione dei diritti umani in uno scenario infuocato come quello sudanese, un processo e un'eventuale condanna dei colpevoli di crimini così gravi sono un obiettivo che va salutato con favore e perseguito con determinazione. Anche per il valore esemplare e il monito così diretto a tutti i despoti. In qualche caso eccezionale, una certa realpolitik può essere anteposta alle regole universali del diritto. Se infatti la diplomazia internazionale dovesse fallire in Darfur, dove è in gioco il destino di milioni d'innocenti, non sarebbe certo una vittoria della giustizia cui tutti aneliamo. Ma ciò non può significare gratuita impunità per chicchesia.

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Gaza: vietato l'ingresso agli italiani (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Gaza: vietato l'ingresso agli italiani di Tavola della Pace Nonostante l'intervento dell'Ambasciatore e del Console, una delegazione composta da Giovanni Kessler, presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, Francesco Cavalli, vicepresidente del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Sergio Bassoli, coordinatore della piattaforma delle ONG per il Medio Oriente, Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace e direttore del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Roberto Brancolini, fotografo; è stata respinta all'ingresso di Gaza dalle autorità israeliane. Queste le loro dichiarazioni inviate dal check point Eretz (Israele). I bambini di Gaza hanno disperato bisogno di aiuto ma gli israeliani ci hanno impedito di andare ad incontrarli. Avremmo voluto definire un piano di interventi sociali per aiutarli a superare il trauma lasciato dall'ultima guerra ma ci è stato impedito di attraversare il confine. - La denuncia della delegazione italiana è netta. - Quanto è successo non può essere tollerato. Nonostante l'intervento dell'Ambasciatore italiano a Tel Aviv e del Console Generale di Gerusalemme le autorità israeliane hanno ritenuto inopportuno autorizzare il nostro ingresso. Siamo stati per tre giorni davanti al check point di Eretz e abbiamo visto passare poche, pochissime persone. Sono passati una delegazione di Enti Locali francesi, accompagnati dal loro Console, una delegazione di religiosi spagnoli, accompagnati dal rispettivo consolato e un pugno di rappresentanti delle Nazioni unite e dell'Unione Europea, ma per noi non c'è stato nulla da fare. Siamo venuti qui per portare la nostra solidarietà e il nostro aiuto a tutte le vittime di questa assurda tragedia. Siamo andati a Sederot, la cittadina israeliana più vicina a Gaza dove è caduto il più alto numero di razzi Kassam, abbiamo incontrato il sindaco e alcuni abitanti, ma ci è stato impedito di incontrare i palestinesi di Gaza. Purtroppo quello che abbiamo sperimentato è la tragica realtà di tutti i giorni. La striscia di Gaza resta uno spazio chiuso e assediato. Gli aiuti entrano con il contagocce e il personale umanitario entra con grandissime difficoltà. Anche la circolazione del personale dell'ONU è sottoposta a forti restrizioni. A Gaza non entrano neanche la pasta e i quaderni che i bambini dovrebbero usare a scuola. A Sharm El Sheik i governi di mezzo mondo hanno promesso molti soldi che, alle condizioni attuali, non potranno mai essere usati per la ricostruzione. è evidente che la tragedia è umanitaria ma il problema è politico. Bisogna aprire Gaza. Chiediamo ai responsabili della politica italiana di esercitare tutta la pressione necessaria per raggiungere questo obiettivo e per consentire l'accesso agli Enti Locali, alle ONG e alle Associazioni italiane che vogliono soccorrere la popolazione di Gaza e lavorare in prima persona per la pace in Medio Oriente. Il Coordinamento Nazionale degli Enti locali per la pace e i diritti umani, la piattaforma delle ong per il Medio Oriente e la Tavola della pace ribadiscono l'impegno a lavorare insieme in Italia, in Europa, in Israele e nei Territori palestinesi per mettere fine a questa tragedia. La delegazione italiana, che incontrerà oggi l'Ambasciatore a Tel Aviv, ha in programma ancora numerosi incontri con le autorità ed esponenti della società civile israeliana e palestinese, nonché i rappresentanti delle principali agenzie internazionali dell'ONU.

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Chiederemo al Governo di riferire sull'accaduto (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Chiederemo al Governo di riferire sull'accaduto di Giuseppe Giulietti Le autorità Israeliane hanno oggi impedito a una delegazione italiana (composta dai rappresentanti del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, dal coordinatore della piattaforma delle ONG per il Medio Oriente… ) di entrare a Gaza. Nelle stesse ore veniva invece data ad una delegazione francese ed a una delegazione spagnola. Non si riesce a comprendere quale possano essere state le ragioni che hanno bloccato la rappresentanza italiana che si proponeva , tra l?altro di sviluppare una campagna umanitaria a favore dei bambini di Gaza. Ci auguriamo che il governo italiano, anche attraverso le rappresentanze diplomatiche italiane presenti in Israele, voglia non solo chiedere le dovute spiegazioni ma anche adoperarsi affinché la missione possa immediatamente aver luogo. In ogni caso chiederemo al governo di riferire sull?episodio nelle competenti sedi parlamentari.

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Confusione di ruolo e disagio, ecco i motivi degli abusi (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Confusione di ruolo e disagio, ecco i motivi degli abusi» Giovedì 5 Marzo 2009, L'indipendenza delle donne spaventa gli uomini e può essere ragione di violenza, specie nei matrimoni misti. Ma i casi sono diversi a seconda che l'uomo si italiano o straniero. "Gli italiani - spiega la psicologa del consultorio, Federica Frison - prevalentemente abusano o molestano per confusione di ruolo, mentre gli stranieri agiscono per disagio. La società in cui viviamo sta profondamente mutando: veniamo da una cultura maschilista che sta perdendo la sua identità. Gli uomini italiani picchiano per mantenere il potere, per non cadere in una confusione di ruolo. La spinta di autonomia femminile fa perdere loro la supremazia, la sicurezza in sé". Negli stranieri, invece, il disagio, in tutte le sue sfaccettature, diventa la ragione prevalente alla base delle violenze. "Per gli stranieri è diverso - prosegue la psicologa del consultorio cittadino - e le cause possono essere culturali, ma soprattutto dipendono dal disagio che vivono nel nostro Paese. L'ostilità di un luogo che non ti riconosce come cittadino, che ti discrimina, che non senti più tuo, può indurre a far scattare le violenze. Non mancano casi di patologie mentali, spesso aggravate o accompagnate da consumo di alcolici e droghe, che contribuiscono a togliere i freni inibitori". I matrimoni misti? Quando viene meno la supremazia dell'uomo inizia la tortura alla donna. "Nei matrimoni misti, specie quando la donna è straniera - conclude Federica Frison - gli abusi avvengono per tradimento del patto coniugale. Il fatto che la donna cerchi di uscire dalla posizione di "non autosufficienza" cercando un lavoro, provoca l'ira maschile. L'uomo si sente tradito e cerca di far valere il proprio potere con la forza". M.C.

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Invalidi, sospesi i permessi naccio (sezione: Diritti umani)

( da "Sicilia, La" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Invalidi, sospesi i permessi naccio @@Pioggia di critiche da parte di chi si vede negato il diritto di parcheggiare nelle soste riservate Grave ingiustizia ai danni degli invalidi pachinesi che hanno diritto alla delimitazione di stalli per la sosta riservata nei pressi delle loro abitazioni. Da qualche tempo infatti la casa municipale ha sospeso il rilascio delle autorizzazioni per gli spazi riservati agli invalidi che ne fanno richiesta e ciò a causa di certificazioni mediche che sarebbero non esattamente conformi alle prescrizioni e soprattutto per la mancata individuazione delle «strade ad alta densità urbana». Ne consegue che, mentre i vari uffici discutono per capire quali strade di una città come Pachino possono essere individuate ad alta densità urbana e quali no, gli invalidi si vedono negato un loro diritto. La questione è stata sottoposta dal difensore civico pachinese Salvatore Marziano che ha recepito le numerose istanze di cittadini che si sono rivolti al suo ufficio al fine di far valere i loro diritti. «Ci sono, -ha affermato il difensore civico- numerose richieste e segnalazioni di quello che è un problema reale. Si verificano casi di cittadini che hanno esibito copia delle richieste avanzate da oltre un anno, senza avere avuto idonea e positiva risposta. A mio parere la sospensione del servizio di riconoscimento delle aree riservate ai disabili comporta una gravissima violazione dei diritti dei portatori di invalidità, handicap peraltro riconosciuti e certificati. I cittadini si sentono ancor più discriminati alla luce del fatto che, in passato, gli stalli di sosta riservata sono stati concessi e ad oggi risultano ancora in vigore, per cui ora ci sono disabili che godono delle aree di sosta riservata e disabili che si vedono negato un loro diritto». La questione inoltre sembra essere piuttosto risalente nel tempo per cui le richieste giacenti sono numerose. «Non è ammissibile, -ha ribadito il difensore civico- che mentre gli uffici discutano tra loro un servizio venga interamente cancellato. Ho già provveduto a sollecitare gli uffici comunali competenti affinché, nelle more delle lungaggini burocratiche, si provveda a ripristinare la individuazione delle aree di sosta riservata agli invalidi. Successivamente, quando poi i nuovi metodi saranno stati individuati, si potrà procedere d'ufficio agli aggiornamenti necessari ed alle eventuali integrazioni delle pratiche». Il difensore civico ha altresì invitato gli uffici municipali, a procedere ad una revisione periodica delle aree di sosta già concesse al fine di evitare un proliferare indiscriminato di tali stalli riservati spesso mantenuti in vigore anche quando è venuto meno il diritto dei soggetti ad averne disponibilità. Sergio Taccone

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Diritti umani in mostra i quadri di Claudio Gaspari (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Diritti umani in mostra i quadri di Claudio Gaspari Giovedì 5 Marzo 2009, Torri di Quartesolo (anlaz) - "Le azioni del mondo non influenzano il sole": questo il titolo della mostra di Claudio Gaspari inaugurata sabato scorso nella sala novizi del municipio con la presentazione di Mariafulvia Matteazzi Alberti. I quadri esposti sono opera di Claudio Gaspari, pittore vicentino che vive e lavora a Camisano Vicentino, ed hanno come tema il rispetto dei diritti umani, con specifico riferimento a quella parte dell'infanzia turbata dalle guerre o costretta a combatterle. Le opere sono tratte da immagini reali molto famose: civili, vittime di soprusi e torture in violazione dei diritti umani e della convenzione di Ginevra, bambini-soldato o vittime di bombe a grappolo o mine anti-uomo. Un monito ed anche un momento di riflessione, soprattutto per gli alunni delle scuole del territorio che visiteranno la rassegna. L'esposizione rimarrà aperta infatti fino a sabato prossimo, con i seguenti orari: giovedì dalle 9 alle 12, sabato 9-12 e 15-19.30. L' ingresso è libero.

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Italia-Croazia/ Sanader incontra Berlusconi: meritiamo (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 5 mar. (Apcom-Nuova Europa) - "Condividiamo gli stessi valori dei Paesi fondatori dell'Unione europea. La Croazia merita di diventare il 28esimo membro". Lo dice il primo ministro di Zagabria Ivo Sanader nel corso di una conferenza stampa a Roma con il premier Silvio Berlusconi, che ribadito il forte sostegno italiano all'adesione del Paese balcanico nell'Ue e nella Nato. "Sono testimone del forte sostegno che Berlusconi ha dimostrato nei suoi tre mandati a favore di una rapida conclusione del nostro processo d'adesione comunitaria", ha detto Sanader, che poi a sottolineare gli stretti legami non solo politici ma anche economici che intercorrono tra i due Paesi, corregge sorridendo quanto precedentemente detto da Berlusconi: "no Silvio, i turisti italiani che visitano il nostro Paese ogni estate non sono un milione ma un milione e trecento mila". Berlusconi sorride e quasi per 'vendicarsi' della rettifica invita Sanader a dare sfoggio del suo "ottimo italiano": "Ivo, lei parla così bene l'italiano saluti i giornalisti nella nostra lingua". Sanader per niente intimorito, prende la parola: "Il mio italiano non è come dovrebbe essere ma voglio dire ancora che noi condividiamo i valori dell'Ue quali la democrazia, i diritti umani, il libero mercato. Ringrazio l'Italia per il suo sostegno. La Croazia merita l'Europa".

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Gaza, gli italiani non entrano (sezione: Diritti umani)

( da "AprileOnline.info" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Gaza, gli italiani non entrano Manuela Bianchi, 05 marzo 2009, 17:52 Interviste Mentre nella Striscia la guerra continua, una delegazione italiana in rappresentanza di Ong ed Enti locali è da tre giorni ferma al valico di Eretz, in Israele, aspettando di varcare il confine. Una circostanza che apre un problema politico oltre che di ordine umanitario. Ne abbiamo parlato con Flavio Lotti, membro della delegazione Una delegazione italiana composta da Giovanni Kessler, presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, Francesco Cavalli, vicepresidente del Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Sergio Bassoli, coordinatore della piattaforma delle Ong per il Medio Oriente, Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace e direttore del coordinamento degli Enti Locali per la pace e i diritti umani e Roberto Brancolini, fotografo, è da tre giorni ferma al check point di Eretz, in Israele, impossibilitata a portare solidarietà e aiuti umanitari alla popolazione di Gaza nonostante l'intervento dell'ambasciatore e del console italiani. La stessa delegazione si è già recata a Sderot, la cittadina israeliana più vicina al confine dove è caduto il più alto numero di razzi Kassam, dove ha incontrato il sindaco e alcuni abitanti, ma non è ancora riuscita ad incontrare la popolazione palestinese di Gaza. Eppure nelle stesse ore in cui stazionava inutilmente al check point di Eretz, sono passate dall'altra parte due delegazioni, una francese e l'altra spagnola. Una circostanza che apre un problema politico, oltre che di ordine umanitario. Abbiamo raggiunto telefonicamente Flavio Lotti - ancora in territorio israeliano e in attesa di passare nella Striscia - per chiedergli cosa sta succedendo e quali notizie arrivano da Gaza. Qual è la situazione al check point di Eretz? Lo abbiamo lasciato da un'ora circa. Ora siamo a Tel Aviv per incontrarci con l'Associazione israeliana dei medici per i diritti umani, poi ci incontreremo con l'ambasciatore italiano. Non siete riusciti ad entrare neanche oggi. Qual è stato l'iter burocratico che avete seguito come delegazione per ottenere le autorizzaioni? Dal 17 febbraio abbiamo chiesto l'autorizzazione ad entrare nella Striscia tramite il consolato a Gerusalemme, che ci è stata prima concessa e poi negata. Il 26 febbraio abbiamo ricevuto l'ok da Israele, ma il giorno dopo ci è stato riferito che la pratica non era stata completata perché non c'era il coordinamento - le autorità israeliane non oppongono mai formalmente un secco diniego - e che quindi non si poteva procedere. E benché ieri il consolato di Gerusalemme e l'ambasciata italiana a Tel Aviv - da noi sollecitata in aggiunta - si siano epressi ottimisticamente circa uno sblocco della situazione, oggi ci siamo trovati per la terza volta nella impossibilità di varcare il confine con la Striscia. Quali sono a tuo avviso le motivazioni per questo diniego? Fondamentalmente ci sono due elementi. Il primo è di carattere generale, tutti gli aiuti umanitari e gli operatori che arrivano al valico vengono sottoposti a durissime restrizioni. Stamattina solo una trentina o poco più di persone sono riuscite a passare, si è trattato di rappresentanti dell'Onu e della Croce Rossa e pochi altri tra cui una quindicina di amministratori locali francesi presentatisi con il console in appoggio diretto; anche una delegazione spagnola è riuscita a passare su auto blindate del consolato. Dunque un appoggio ufficiale diretto avrebbe fatto la differenza? Se fossimo stati accompagnati avremmo avuto una chance in più, ma il problema vero - e qui vengo al secondo elemento - è di natura politica, perché ci vogliono 8 giorni lavorativi per espletare le formalità, così come dichiarato dalle stesse autorità israeliane. Il problema grave è che la nostra non è una delegazione di volontari che si muovono a titolo personale, ma la rappresentanza di una rete di organismi che ci ha incaricato di definire un piano concreto di aiuti per la popolazione, e non di stipulare la pace con Hamas. Siamo qui per lo stesso motivo per il quale il nostro governo ha promesso di stanziare 100 milioni di dollari. Quali notizie vi arrivano dalla Striscia? La guerra non è mai finita, si è solo attenuato il carico di bombe sulla testa della popolazione. Continuano a sentirsi colpi di cannone sparati quasi tutti i giorni, inclusa stamattina. Ieri l'aviazione israeliana ha portato a segno due omicidi mirati di esponenti della jihad islamica. Le incursioni continuano lungo il confine segnato dal valico di Rafah e ancora mancano tutti i beni fondamentali, non c'è pasta né cibi della tradizione palestinese e perfino i ceci sono stati messi al bando fino a pochi giorni fa, mentre le derrate alimentari dell'Onu non possono entrare se non a microdosi giornaliere. Data la situazione, quali prospettive si delineano per l'immediato futuro? Prospettive terribili se l'Europa e il mondo non chiedono ad Israele di aprire i valichi e non si spendono per la ripresa del negoziato di pace; prospettive terribili se gli stessi governi che promettono 4 miliardi di dollari non fanno nulla per cercare di mettere fine al conflitto. C'è qualcosa che vuoi dire ai politici italiani? Lancio un appello ad agire insieme e ad assumerci la responsabiltà di rendere più concreta e efficace l'azione del nostro paese; perché ci si muova per un aiuto umanitario immediato facendo pressione sulle autorità israeliane in modo che non vi siano più intoppi come quello a cui siamo andati incontro noi come delegazione. Sul piano politico, per aiutare i palestinesi nel processo di riconciliazione nazionale e rimettere sul tavolo quelle scelte che possono consentire alle parti di rientrare nella pace, non senza l'intervento dell'Italia, dell'Europa e della comunità internazionale: non si può favorire una delle parti, ma mediare. Oggi si sta lavorando per preparare la prossima guerra, perche ciò che sta accadendo fa aumentare la rabbia, la frustrazione e l'estremismo.

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Mente in Pace: liberi ed uguali in dignità e diritti (sezione: Diritti umani)

( da "Targatocn.it" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mente in Pace: liberi ed uguali in dignità e diritti Le Associazioni di Benin, Burkina Faso, Camerun, Congo Brazaville, Congo Repubblica Democratica, Costa D?avorio, Ghana, Guinea, Mali, Nigeria, Senegal e rappresentanti della comunità di Albania e Marocco promuovono una manifestazione per sabato 7 Marzo alle 15.30 (partenza da Piazza Europa, conclusione in Piazza Audifreddi, di fronte al Municipio). L?iniziativa, a cui parteciperanno, Angela Migliasso ? Assessore Regionale Welfare, Erio Ambrosino ? Assessore Servizi Sociali Comune di Cuneo, Rappresentanti di Associazioni dei Medici e Rappresentanti di Associazioni di Stranieri, è contro la tassa da 80 a 200 euro per il rilascio di permessi e carte di Soggiorno (si aggiungono ai circa 70 Euro che già oggi vengono spesi dagli immigrati) contro la facoltà data ai medici di segnalare i clandestini che Richiedono cure mediche (con gravi conseguenze sulla salute di uomini, donne, bambini che non chiederanno più di essere assistiti e con forti rischi di diffusione di malattie tra i cittadini) per una politica dell'immigrazione rispettosa dei diritti umani e Che riconosca il valore della presenza degli stranieri in italia Alla manifestazione aderisce anche l?Associazione MenteInPace oltre a: CGIL, CISL, UIL, FP Medici CGIL, ACLI, ARCI, CARITAS CUNEO, TAVOLO DELLE ASSOCIAZIONI, SCUOLA DI PACE BOVES, Comunità MAMBRE, EMMAUS, FONDO SOLIDARIETA? RACCONIGI, Ass.ALBANESE BESA, Ass. VOCI DAL MONDO, Ass. INCONTRARCI, Ass. AL WARDA, Ass. STELLA SOMALA, Ass.SENEGALESE ASBARL, Ass. MOSAICO Bra, Ass. ASSALAM, GRANELLO DI SENAPE, CIC, Giornale DI TUTTI I COLORI, Coll.donne LE PRIMULE ROSSE, MENTEINPACE, Circ.LIBERTA? UGUALE, Ass.Il TASSO BARBASSO, Ass. ITALIA-CUBA, Ass.MAROCCHINA CENTRO DIRITTI DELLE PERSONE, Laboratorio Teatrale ALBATROS, Ass. Romena ACASA, Ass.GOMOKU Bra, Ass.ARIAPERTA Cuneo, Ass.DALLA PARTE DELL?EDUCARE e MONDOQUI di Mondovì, CARITAS DIOCESANA di Mondovì, Ass. VERSO SUD e QUETZAL di Alba, Centro Ascolto CARITAS FOSSANO, CARITAS INTERPARROCCHIALE di Bra, DONNE IN NERO CONTRO LA GUERRA e Ass. DALEGGERE di Alba, FORUM PER UNA LEGGE GIUSTA SULL?IMMIGRAZIONE, LVIA, Ass. ORIZZONTI DI PACE Cuneo (elenco provvisorio). MENTEINPACE forum per il ben-essere psichico Via Busca 6, 12100 Cuneo - tel. 0171.66303 menteinpace@libero.it .

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L'UNESCO E I DIRITTI DELLE DONNE OLTRE L'8 MARZO (sezione: Diritti umani)

( da "LeccePrima.it" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Nuova iniziativa del Club Unesco di Otranto, in occasione dell?imminente festa delle donne. Nel computo delle iniziative previste nella rassegna sui diritti umani (tematica di riferimento per l?associazione iscritta alla Federazione nazionale dell?Unesco), si svolgerà domani presso la Sala triangolare del Castello Aragonese di Otranto, a partire dalle ore 17, il convegno ? dibattito sul tema ?I diritti delle donne: rappresentanza e partecipazione oltre l?8 marzo?. Obiettivo della manifestazione è quello di riflettere sulla questione delle pari opportunità e sulla situazione nell?oggi della cosiddetta ?questione femminile?, nei vari aspetti e settori della vita sociale, dalla politica al mercato del lavoro, dalla sanità alla famiglia. Farà gli onori di casa il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, che rivolgerà un breve saluto ai partecipanti. Tra i relatori presenti, che dialogheranno sul tema guida, ci saranno Serenella Molendini, consigliera alle pari opportunità della provincia di Lecce, Lavinia Puzzovio, consigliera alle pari opportunità del comune di Otranto, Ada Fiore, sindaco di Corigliano d?Otranto, Maria Cristina Rizzo, già sindaco di Uggiano La Chiesa ed oggi vicesindaco, Daniela Bacca, giornalista e studiosa della problematica, Rita Tarantino, referente tavolo senologia del Ccm Asl/Le, ed Elio Lia, preside dell?Istituto comprensivo di Otranto. Gli ospiti, attraverso il racconto delle proprie esperienze, proveranno a spiegare il legame tra ?genere? e ?democrazia?.Continua, dunque, l?impegno del locale Club Unesco a favore della riflessione sulla tematica dei diritti umani, attraverso le sue tante possibili declinazioni.

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L'infinita questione dell'integrazione alla pari delle persone Transessuali/Transgender (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'infinita questione dell'integrazione alla pari delle persone Transessuali/Transgender di Federica Pezzoli E' di questi giorni la pubblicazione su youtube di un'inchiesta condotta dal giornalista Francesco Palese per l'emittente tv Retesole che rappresenta la forte discriminazione subita ovunque in Italia dalle persone Transessuali/Transgender (clika qui per vedere i filmati: 1 parte http://www.youtube.com/watch?v=Kzi_PZ1LRBw - 2 parte: http://www.youtube.com/watch?v=3lKi7_mmnx8), e dell'altro ieri l'interrogazione parlamentare urgente depositata dai deputati Radicali del Pd Rita Bernardini, Marco Beltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci, Marzio Turco, Elisabetta Zamparutti (clika qui per il testo: http://www.radicali.it/view.php?id=138218), alla quale - alquanto dubbiosi - speriamo che seguano risposte adeguate e concrete dal Governo Berlusconi che mettano il punto fine ad anni di ostracismo, e persecuzione - più o meno velata -, a danno delle persone Trans*. Il problema, in vero, viene denunciato da lungo tempo, in ogni dove, dalle maggiori associazioni Trans* Italiane, come anche dalle persone Trans* che, in particolare, da anni militano all'interno del Coordinamento "Sylvia Riveira" (http://www.sylviarivera.org/). Il 13 giugno 2007 in occasione della Conferenza Stampa tenutasi presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati dal Coordinamento Trans "Sylvia Rivera" (clika qui per ascoltare tutti gli interventi: http://www.radioradicale.it/scheda/228115/conferenza-stampa-del-coordinamento-transessuali-sylvia-rivera), chi scrive (ex)Transessuale oggi donna solo per lo Stato e, da anni, in attesa di una integrazione alla pari, rappresentava (anche) la questione del "lavoro pulito" per le persone Trans*: "Il problema è da codice rosso. I reclami che ci giungono sono allarmanti. Violenze fisiche e psicologiche di ogni tipo. Mobbing, anche familiare. Ostracismo. Discriminazioni dirette e indirette. Disoccupazione forzata. Prostituzione non per libera scelta ma indotta dall?assenza di alternative. Vi ricordo che il diritto/dovere al lavoro è sancito dall?art. 4 della nostra Carta Costituzionale ed è valido per tutti, anche per noi. Ci sentiamo, come voi, cittadini a pieno titolo di questa Res-publica, cittadini Europei, cittadini del Mondo. Ricordo che siamo anche avvocati come la sottoscritta, imprenditori, infermieri, funzionari di banca, etc. Anche noi siamo famiglie italiane. Anche noi abbiamo un compagno o una compagna; un marito o una moglie. Anche noi abbiamo dei figli. Figli avuti prima o dopo la transizione grazie all?adozione internazionale; figli che come i vostri vanno a scuola. Si confrontano e non poche volte ingiustamente si percepiscono nell?intimo diversi. Vivono un disagio interiore, difficile da vincere perché si deve scontrare con la forza degli altri. E così il branco trova terreno fertile e malgrado tutto prevale. Diversità: Ma diversi da chi? Noi, le nostre famiglie, i nostri figli devono sopportare perché così è stato deciso. Ma da chi? Chi sono costoro che vogliono farci credere che siamo una razza inferiore. Sentiamo raccontarci una realtà difforme, lontana da noi, senza possibilità di replica. Siamo sinceramente disgustati, noi persone transgender, transessuali e poi donne e uomini per lo Stato, noi lavoratori e contribuenti, noi genitori dei nostri figli. Figli ai quali viene detto dai giornali e dalle televisioni che la transessualità è prostituzione; poi nasce l?infame sospetto che il proprio genitore sia un o una prostituto/a. Tutto ciò non corrisponde a verità. L?effetto domino è inquietante. Di fatto viene minata la serenità dei nostri nuclei familiari e l?esercizio genitoriale. Precluso un corretto e aggiungo dovuto inserimento sociale per tutti anche per i nostri figli. Ci siamo sempre resi tutti disponibili ad illustrare ai giornalisti e attraverso loro alla società la nostra realtà. La nostra normalità. Non sempre veniamo ascoltati tanto meno dalle Istituzioni che difettano di rappresentatività. Il prezzo che noi tutti e tutte paghiamo è altissimo. Grazie"." Altra importante occasione durante la quale venne denunciato il problema di una corretta e dovuta integrazione alla pari per le persone Trans* fu quella dell'Assemblea aperta del Mondo delle Comunicazione Italiana promossa da Articolo 21 liberi di (clika qui per ascoltare tutti gli interventi: http://www.radioradicale.it/scheda/247914/assemblea-nazionale-dellassociazione-articolo-21). Era il 22 febbraio 2008, Sala Tobagi, FNSI. Segue il testo del mio intervento: "Sappiamo che l?articolo 21 della Carta Costituzionale include la libertà di manifestazione del pensiero, con qualsiasi mezzo, fra i diritti individuali di libertà. Da questo generico principio discende la garanzia della libertà di stampa; come mezzo di espressione per comunicare e informare. Cosa? Richiamo l?attenzione su uno dei punti di cui all?appello lanciato da Articolo 21 Liberi di. Riporto testualmente: “... che tutti gli organi dell?informazione e della comunicazione s?impegnino di più sulla comunicazione sociale, per diffondere la cultura positiva della pace e dei diritti umani, della legalità e della partecipazione, promuovendo il dialogo, il libero confronto delle idee e il rispetto reciproco ...”. Pace. Diritti Umani. Legalità. Partecipazione. Dialogo. Confronto. Rispetto. E' fuori discussione come attualmente i numerosi messaggi che ci giungono da i mass-media, ogni giorno, siano lontani, per esempio, dal diffondere una cultura positiva di assorbimento delle “diversità”; riconoscendo nell?altro diverso da se il suo “diritto alla diversità”; come di fatto viene negato il libero confronto di idee e la cultura del rispetto. L'informazione, come anche la non-informazione, il silenzio - non casuale - produce, ma volgendo lo sguardo al passato – riproduce - ed alimenta, una cultura, riferibile alla “peggiore” civiltà europea dei primi quarant?anni del novecento. La cultura dell?affermazione del principio di superiorità di parte della popolazione sull'altra. Popolazione che per ragioni culturali, religiose, etniche, linguistiche etc. e per motivi legati all'orientamento sessuale, all'identità di genere, non volendo rinunciare alla propria identità per essere trattati da eguali, rifiuta di identificarsi con modelli stereotipati e preconfezionati. Rifiuta perché vuole vedere riconosciuta la propria sacrosanta unicità e libertà di esistere per ciò che è. E?, altresì, fuori discussione come anche attraverso una corretta informazione si possa vedere attuato il principio di uguaglianza di cui all?articolo 3 della Carta Costituzione. La pari dignità sociale di tutti i cittadini. Ritengo, perciò, che l?affermazione dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali ovvero ex-transessuali, come la sottoscritta - oggi donna almeno per lo Stato - necessita di una informazione che sostenga, diffondendolo, il principio di uguaglianza contribuendo alla rimozione di ogni ostacolo “culturale” di accettazione e non di paura – diffidenza - ma anche odio, dell?altro diverso da se. Per quanto concerne lo spaccato esistenziale delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali notiamo invece come si stia sempre più rinforzando la diffusione di una informazione che persevera nel raccontare e raccontarci in maniera “distorta” rappresentando al “grande pubblico” spaccati di vita lontani anni luce dalla nostra “cruda realtà” fatta di: -mobbing lavorativo, familiare, scolastico; -di un diffuso ostracismo sociale; -di teste fracassate per mano del boia-omo-trans-fobico; -di bullismo che spesso sfocia in atteggiamenti omofobici e transfobici; -di giovani vite spezzate per colpa del pregiudizio. Purtroppo siamo testimoni passivi di un?informazione che offre la ribalta a chi, capace di “spendidi stacchetti”, si avventura in performance spesso di “dubbia qualità artistica” e possa mostrare sinuose forme perfettamente modellate, magari vestite con abiti essenziali, al solo fine di soddisfare la morbosa curiosità dei “guardoni psicologici” come anche del più viscido e sessualmente represso “utente” mass-mediatico contribuendo non poco alla diffusione del concetto errato che una parte della popolazione (leggi Transessuale o ex Transessuale) possa, per gentile concessione sociale - grazie! ma non chiamatela “solidarietà sociale” - e debba vivere al margine del vissuto collettivo. Utile, all?occorrenza, come “dispensatore orgastico”, ma totalmente esclusa da una reale ed effettiva integrazione sociale in dispregio di ogni principio costituzionale vigente nel nostro “amato” paese. Grazie"." Ulteriori (miei) articoli di denuncia sono stati pubblicati su Articolo 21 e descrivono spaccati di vita Trans* troppe volte volutamente dimenticati dai mass-media come da chi dovrebbe rappresentare in parlamento gli interessi di tutta la popolazione italiana, anche Transessuale/Transgender. Altri galleggiano nel web, come "Lasciateci vivere" il quale, anche se scritto mesi or sono, risulta ancora attuale e, forse, aiuta a capire meglio: Trans-gender, MtoF - FtoM, un viaggio, molte fermate, un capolinea che non è sempre lo stesso per tutte/i - la riassegnazione chirurgica del sesso, un intervento non da tutte/i sempre ambito. Il mio vissuto personale, (ex)transgender ["Ex" tra parentesi - non è un caso, un errore. Anzi! Quando le persone transgender o (ex)transgender - come me (da noi, non esistono "mosche bianche") -, avranno una situazione di "parità" nella società, quell'"EX" sarà scritto senza le "parentesi" - spero di essere ancora in vita per farlo!], oggi Donna, solo per lo Stato, mi permette di dire che i percorsi da affrontare sono due - entrambi impegnativi, e dolorosi. Gia! - i percorsi sono due. Il primo: medico/legale/processuale. Intervengono diverse figure: dal medico di base, allo psichiatria - ma anche analista (Diagnosi di Disturbo di Identità di Genere, supporto psicologico); dall'endocrinologo (terapia farmacologica - ormonale), al chirurgo plastico (interventi sui caratteri sessuali secondari e primari - i secondi se ambiti, e possibili: androginoide o ginoandroide). Il contesto-medico: ospedali, sale operatorie, ambulatori, degenze. Il tutto "condito" con analisi, costanti, per evitare gli "effetti negativi", e le "controindicazioni", della terapia ormonale. Non mancano all'"appello": avvocati, magistrati, pubblici ministeri, consulenti tecnici d'ufficio - tanto per citarne alcuni, ma anche il coniuge, i figli - se presenti. Il contesto-legale: studi legali, aule giudiziarie. Non proprio una "vacanza". I processi - due -, si svolgono entrambi davanti al Tribunale in composizione collegiale. Il primo, un vero e proprio contenzioso, per ottenere l'autorizzazione ex art . 3 legge 164/82 all'adeguamento dei "caratteri sessuali" <>. Il secondo, di volontaria giurisdizione, per ottenere il cambio del sesso e del nome ex art. 1 legge 164/82 <>. e art. 2 <>. Ma, la "vacanza" non finisce qui - continua. Già! Prima, durante, e dopo la fase medico/legale/processuale esiste un altro percorso, quello "sociale" - troppe volte, infinito. L'integrazione - alla pari. Un sogno, che dura anni, spesso un'intera vita - purtroppo. La persona in transizione non potendo viversi nel segreto (già dal Real Life Test) si vede improvvisamente cadere molte certezze; non poche volte viene allontanata dalla famiglia, subisce mobbing - diretto e/o indiretto - familiare, lavorativo, amicale, sociale. Solitudine, ostracismo - in due parole: "discriminazione" - a 360° -, e "trans-fobia". Purtroppo nell'immaginario collettivo si ritiene che la "transizione" riguardi solo l'intervento di riassegnazione chirurgica del sesso, mentre il "tema" è più complesso, e vasto. In vero, come abbiamo già detto, si tratta di due percorsi, medico/legale/processuale e sociale. Due percorsi che viaggiano insieme - parallelamente. Mentre il primo si chiude con la seconda sentenza (che riconosce sesso e nome), il secondo, al contrario, non trova una facile soluzione - è, giustappunto, l'"infinita questione dell'"integrazione". Infatti, l'"integrazione - alla pari", passa, in primis, attraverso un lavoro "pulito" - ricordo l'art. 1, 1° comma, della Carta costituzionale: <>. Quale? Purtroppo, e non poche volte, le persone transgender come quelle (ex)transgender hanno difficoltà nell'essere assunte. Oppure vengono declassate, se non licenziate. L'assenza di lavoro, coniugato con l'innato istinto di sopravvivenza (alimentarsi) porta alla "prostituzione" - una "pratica", perciò, non determinata da una scelta libera (autodeterminazione), ma "indotta", appunto, dall'assenza di un lavoro - sempre che non prevalga il "sentimento di sconfitta", che può portare all'estremo gesto - "lo strappo esistenziale". La fine, di una vita. La difficoltà di trovare un "lavoro", è sicuramente uno degli aspetti più difficili da risolvere, in quanto si scontra con il pregiudizio diffuso, trasversalmente, nel nostro paese: ieri, trans = prostituta - oggi, trans = prostituta = clandestina. Un'opinione errata, e largamente diffusa - come l'immobilismo della politica, l'assenza di validi strumenti normativi in favore delle persone transgender o (ex)transgender -, fattori che, di fatto, impediscono a molte/i di liberarsi dalle catene "dei loro carnefici"; persone transgender o (ex)transgender consapevoli dell'esistenza nel nostro "amato paese" di un "impegno-costituzionale" assunto sessant'anni or sono con l'art. 3: "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Lasciateci vivere. Come vedete è una vecchia storia, già più volte denunciata - anche sulle pagine di Articolo 21 - da chi è Transessuale o (ex)Transessuale e questa vita la vive 24/24h, e di certo non la interpreta con una parrucca in testa. Come un ruolo - magari anche ben retribuito - in una fiction. Vogliamo sperare che all'iniziativa politica intrapresa dai deputati radicali del Pd seguano ulteriori adesioni del mondo della politica, della cultura, dei mass-media, oltre che risposte concrete dalle istituzioni competenti, da quel Governo Berlusconi capace solo di creare un clima di odio e persecuzione a danno delle persone Trans*; e che sia l'occasione per aprire un serio dibattito - scevro da ogni strumentalizzazione, anche perchè si parla di esistenze -, sul tema: integrazione alla pari per le persone Transessuali/Transgender. Affinchè si possa mettere il punto fine, in Italia, a questo taciuto "omocausto" del terzo millennio, e venga data attuazione ad uno dei principi cardine del nostro ordinamento giuridico: l'art. 3, II° comma, della Carta costituzionale. http://blog.libero.it/Pezzoli/

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Il consiglio comunale di Parma aderisce alla campagna internazionale per la liberazione di Aung San Suu Kyi (sezione: Diritti umani)

( da ">Sestopotere.com" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il consiglio comunale di Parma aderisce alla campagna internazionale per la liberazione di Aung San Suu Kyi (5/3/2009 16:42) | (Sesto Potere) - Parma - 5 marzo 2009 - IL CONSIGLIO COMUNALE DI PARMA ADERISCE ALLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE PER LA LIBERAZIONE DI AUNG SAN SUU KYI Il Consiglio Comunale della città di Parma, che ha conferito la cittadinanza onoraria alla dirigente birmana Aung San Suu Kyi premio Nobel per la Pace nel 1991, essendo la stessa costretta dal regime militare agli arresti domiciliari nel suo paese fin dal 1990 dopo aver ottenuto una clamorosa vittoria elettorale, ne chiede la liberazione in ciò unendosi all?auspicio e all?impegno assunto dal summit mondiale dei premi Nobel per la Pace e auspica l?apertura di una nuova campagna internazionale in favore della sua liberazione e del ripristino dei suoi diritti umani e politici conculcati. Lo scorso 20 febbraio il Consiglio Comunale di Parma ha votato all?unanimità la propria adesione alla nuova campagna internazionale, inviando a Aung San Suu Kyi un messaggio di solidarietà.

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Quale percezione hanno i giovani della violenza fra le mura domestiche? Concorso (sezione: Diritti umani)

( da "Sestopotere.com" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Quale percezione hanno i giovani della violenza fra le mura domestiche? Concorso (5/3/2009 19:18) | (Sesto Potere) - Torino - 5 marzo 2009 -Quale percezione hanno i giovani della violenza, e in particolare di quella che avviene fra le mura domestiche? Per sensibilizzarli sull?argomento, in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il Consiglio Provinciale di Torino, attraverso la IX commissione Pari Opportunità, in collaborazione con gli assessorati all?Istruzione, alle Pari opportunità e ad Amnesty International, ha indetto un concorso rivolto alle scuole medie superiori, impegnando i partecipanti alla realizzazione di lavori finalizzati a creare e diffondere consapevolezza sociale sul fenomeno della violenza domestica. I ragazzi (hanno partecipato al concorso gli istituti scolastici Liceo Einstein; Liceo Mazzarello, Istituto Steiner, Primo Liceo Artistico e Istituto Beccari di Torino; Istituto Galilei di Ciriè, Istituto Martinetti di Caluso e il Liceo Majorana di Moncalieri) hanno prodotto sull?argomento manifesti pubblicitari, locandine, video, piéces teatrali e canzoni che sono stati selezionati da una giuria composta da Amnesty International, e dai Servizi Comunicazione Istituzionale e Istruzione della Provincia di Torino: la premiazione dei lavori migliori avverrà venerdi? 6 marzo 2009, presso il Teatro Salesiani della Crocetta (Via Piazzi, 25 – Torino), a partire dalle ore 9.45. Nel corso della mattinata rappresentanti dei vari gruppi di lavoro presenteranno i loro lavori. Ad animare la mattinata, interverrà l?attrice Laura Curino.

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DIRITTI UMANI: PREMIO SAN PIO V PER UN DOTTORATO (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

(ASCA) - Roma, 5 mar - Il 60* anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani (1948 - 2008) non puo' rappresentare soltanto una delle tante occasioni celebrative: a distanza di 60 anni, un miliardo di persone soffre ancora la fame e in tutto il mondo si segnalano gravi violazioni dei fondamentali diritti di ogni essere umano. Per favorire l'approfondimento scientifico della promozione e della tutela internazionale dei diritti umani sia a livello universale che regionale, nonche' del diritto internazionale umanitario, l'Istituto di studi politici ''S. Pio V'' di Roma ha bandito un concorso a premi per una tesi di dottorato che tratti tale tematica. Il premio, del valore di euro 3.500,00, e' destinato a giovani studiosi che abbiano conseguito il titolo di dottorato di ricerca tra l'anno accademico 2006-2007, che alla data di presentazione della domanda non abbiano superato i trentacinque anni di eta'. Illustrando gli obiettivi della iniziativa, il presidente dell'Istituto ''S.Pio V'', Antonio Iodice, ha spiegato che'' essa intende, in particolare, promuovere e incoraggiare nei giovani gli studi nelle discipline economiche, giuridiche e sociali all'indomani della ricorrenza del 60* anniversario della Dichiarazione''. Per partecipare al concorso le candidature dovranno pervenire entro il termine del 9 aprile 2009 presso la sede dell'Istituto ''S. Pio V'' in piazza Navona, 93 - 00186 Roma. Il bando di concorso e' pubblicato sul sito www.istitutospiov.it. Per ulteriori informazioni si puo' scrivere a: segreteria.ricerca@istitutospiov.it

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Libia-Venezuela/ Nuovo stadio Bengasi intitolato a Hugo (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Tripoli, 5 mar. (Ap) - Il Comitato Olimpico libico ha inaugurato un nuovo stadio a Bengasi, battezzandolo in onore del presidente venezuelano Hugo Chavez: l'iniziativa è stata presentata dal Comitato come una "espressione di apprezzamento per il programma rivoluzionario" del leader bolivariano. Chavez - che ha visitato la Libia varie volte - era già stato insignito dal leader libico Muammar Gheddafi del premio per i diritti umani nel 2004, per la sua lotta contro "gli effetti dell'imperialismo e dei nemici della libertà dentro e fuori" dal Venezuela.

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Al Bashir, non solo un simbolo (sezione: Diritti umani)

( da "EUROPA ON-LINE" del 05-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Al Bashir, non solo un simbolo GIANNI VERNETTI La decisione della Corte penale internazionale dell?Aja che ha accolto la richiesta del procuratore Luis Moreno-Ocampo di emettere un mandato di arresto contro il dittatore sudanese Omar al Bashir rappresenta un fatto estremamente positivo e un precedente importante per il diritto internazionale. La Corte penale ha accusato Omar al Bashir di crimini di guerra e di reati contro l?umanità essendo il suo regime direttamente responsabile della morte di 300 mila abitanti del Darfur e di oltre 2 milioni di rifugiati. Con questa decisione, la dottrina della responsibility to protect (cioè del dovere della comunità internazionale di impedire genocidi e crimini contro l?umanità) ha compiuto un significativo passo in avanti. Il maresciallo golpista Omar al Bashir guida dal 1989 la nazione più grande dell?Africa: in questi anni ha chiuso in galera i dissidenti politici, perseguitato le minoranze religiose, condotto una sanguinosa guerra civile contro le popolazioni nere del Sud (cristiane ed animiste), dato ospitalità ai peggiori terroristi internazionali. Omar al Bashir ha trasformato il proprio paese in un regime islamico dominato dalla sharia e in una delle retrovie di al Qaeda. Dal 2003 ha scatenato contro le genti del Darfur le milizie dei jianhjaweed, i famigerati ?diavoli a cavallo?, le milizie arabe che si sono rese responsabili di violenze raccapriccianti. Non sono mancate le critiche anche da parte di autorevoli giuristi. Il mandato spiccato dalla Cpi sarebbe un atto meramente simbolico, destinato a rimanere sulla carta, «un colpo di spada vibrato nell?acqua» privo di incidenza pratica. Anche se non sfuggono le difficoltà, da un punto di vista strettamente giuridico, di dare esecuzione a tale mandato di cattura da parte di una Corte non dotata di una propria polizia e nei confronti di un capo di stato attualmente in carica che gode di grandi protezioni internazionali, tuttavia la comunità internazionale ha finalmente dimostrato di non essere condannata all?impotenza di fronte all?ennesima tragedia africana. Da oggi in poi nessun dittatore sanguinario potrà considerarsi coperto da impunità per quanto avviene nel proprio paese, invocando la ?non ingerenza?. Calpestare i diritti umani non è considerabile un ?affare interno?. Da oggi in poi al Bashir sarà isolato politicamente, delegittimato agli occhi del mondo democratico e monitorato in tutti i suoi spostamenti. Obiezioni sono state avanzate anche da parte di chi teme che il mandato di cattura possa rivelarsi controproducente, inutile a frenare le atrocità in Darfur, con il rischio di ridurre i margini di trattativa con il governo sudanese per arrivare a una pace negoziata se non addirittura di far saltare l?accordo di pace tra Nord e Sud, visto che nel 2011 dovrà svolgere il referendum che potrebbe sancire la separazione tra le due regioni. Timori solo in parte comprensibili ma che rischiano di offuscare la vera natura del regime sanguinario di Al Bashir tenuto in vita dai petro-yuan: il Sudan è il principale fornitore di energia di Pechino e i cinesi, oltre a controllare le concessioni petrolifere, foraggiano di armi il regime di al Bashir. La comunità internazionale dovrebbe finalmente costruire una politica di contenimento della massiccia colonizzazione economica e militare dell?Africa da parte della repubblica popolare cinese che investe enormi risorse economiche per accaparrarsi le risorse energetiche del continente nero nella più totale mancanza di rispetto dell?ambiente e dei diritti umani. In attesa che ad al Bashir possa toccare la stessa sorte accaduta a Charles Taylor, che nel 2003 venne incriminato per i crimini commessi nella guerra civile in Sierra Leone e arrestato nel 2006, la comunità internazionale deve ora mettere in atto tutte le azioni necessarie per interrompere la guerra in Darfur e porre fine ai massacri indiscriminati contro la popolazione civile. In tal senso va rafforzata la missione Unamid (Nazioni uniteunione africana) con nuove truppe e mezzi adeguati per proteggere i civili. Il parlamento italiano ha fatto la sua parte, votando poche settimane fa nel disegno di legge sulle missioni militari l?invio di 6 elicotteri per il trasporto truppe. Ora la comunità internazionale deve considerare anche la possibilità di realizzare nell?immediato futuro una no fly zone sul Darfur che permetta di proteggere le popolazioni martoriate e che impedisca all?aviazione sudanese di bombardare i villaggi come è accaduto negli ultimi anni. Se ciò dovesse succedere il mandato di cattura non risulterebbe essere solo un pur importante atto simbolico, ma un concreto passo in avanti verso un?idea di giustizia internazionale. accolto la richiesta del procuratore Luis Moreno-Ocampo di emettere un mandato di arresto contro il dittatore sudanese Omar al Bashir rappresenta un fatto estremamente positivo e un precedente importante per il diritto internazionale. La Corte penale ha accusato Omar al Bashir di crimini di guerra e di reati contro l?umanità essendo il suo regime direttamente responsabile della morte di 300 mila abitanti del Darfur e di oltre 2 milioni di rifugiati. Con questa decisione, la dottrina della responsibility to protect (cioè del dovere della comunità internazionale di impedire genocidi e crimini contro l?umanità) ha compiuto un significativo passo in avanti. Il maresciallo golpista Omar al Bashir guida dal 1989 la nazione più grande dell?Africa: in questi anni ha chiuso in galera i dissidenti politici, perseguitato le minoranze religiose, condotto una sanguinosa guerra civile contro le popolazioni nere del Sud (cristiane ed animiste), dato ospitalità ai peggiori terroristi internazionali. Al Bashir, non solo un simbolo

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