Presentazione "Rete per il Diritto all'Identità"
(
da ">Caserta
News" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Abstract: funzionario del
settore affari politici e diritti umani dell'Ambasciata Argentina in Italia.
L'evento si concluderà con l'esibizione teatrale, dal titolo "Argentina
Hijos tour", scritta e interpretata da Roberto Solofria e Antimo Navarra,
con le musiche di Gotan Project, curate dal Gruppo Teatro Mutamenti di San
Leucio.
Manifestazione
"giorni da ricordare" ( da "Caserta
News" del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Ed ancora, l'affermarsi dei Diritti
Umani, "mai più" olocausto, foibe, occupazione straniera, schiavitù,
violenze fisiche e morali. Un appuntamento, quindi, che segnerà una tappa
importante nella crescita sociale e culturale, non solo degli studenti, ma dell'intera
collettività.
Il Pentagono definì i
metodi della Cia già nel 2002 ( da "Avvenire"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: MONDO 26-04-2009 Il Pentagono
definì «torture» i metodi della Cia già nel 2002 DA WASHINGTON N el 2002
un'agenzia del Pentagono incaricata di offrire consulenze sulle tecniche di
interrogatorio definì «torture» alcuni metodi usati dalla Cia per far parlare i
prigionieri catturati nella guerra al terrorismo.
SRI LANKA/ TIGRI OFFRONO
TREGUA, MA COLOMBO CHIEDE LA RESA-PUNTO-
( da "Wall Street Italia"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: presso il ministro dei Diritti
umani Mahinda Samarasinghe. Quest'ultimo ha detto all'Afp di aver dato il suo
"accordo di principio" affinchè due dipendenti stranieri delle
Nazioni Unite entrino in territorio ribelle. "Ma i combattimenti dovranno
cessare almeno per un giorno intero per questa visita", ha precisato.
Crepet diventa assessore
ai Sogni ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Assemblea regionale siciliana
promossa per parlare di diritti umani con il vice presidente del Parlamento del
Tibet in esilio, Dolma Gyari e il presidente dell'Ars Francesco Cascio - il
sindaco Vittorio Sgarbi raccogliendo la proposta di Oliviero Toscani che del
comune siciliano è l'assessore alla Creatività e ai Diritti Umani.
Alla fiera dei cadaveri la
curiosità morbosa supera l'indignazione
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: soprattutto se il business parte da
Oriente dove sui diritti degli umani vivi spesso si chiude un occhio, figurarsi
sugli umani morti. Esattamente come è nella natura dell'arte provocare,
spingere la sensibilità al limite per rafforzare il messaggio da trasmettere.
Ma un messaggio deve esserci, non può esserci solo l'effetto choc.
ANGELA VITALIANO NEW YORK.
OSCENO E RIPROVEVOLE . COSì MARK LOWENTHAL, EX UFFICIA...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ex ufficiale della Cia giudica non
il contenuto delle nuove foto che documentano le torture inflitte dagli
americani in Iraq e che verranno rese pubbliche a partire dal 28 maggio.
«Oscena e riprovevole» sarebbe, bensì, la decisione stessa di pubblicare le
foto, considerata «uno sforzo inutile e straordinario per gettare la Cia sotto
un autobus».
MARTEDì, 28 APRILE, A
CAVRIAGO (REGGIO EMILIA), CITTà NELLA QUALE GIUSEPPE DOSSETTI, PADRE...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Sostiene attivamente il progetto
Saving Children (del Centro Peres per la pace) per far curare bambini
palestinesi in strutture israeliane. L'11 dicembre 2006 ha ricevuto: «Il
Premio Campania per la Pace e i Diritti umani» della Regione Campania.
Francesco Villano - NAPOLI
RIFIUTI RIMOSSI
ALL'ENTRATA DI SCUOLA GIAMPIERO DEL PIANO - NAPOLI SCRIVO PER SEGN...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Sì, la tortura è una pratica
disumana e nessuno vorrebbe mai subirla e neppure praticarla. Occorre non
scordare che questi personaggi non ci pensano neanche un attimo a torturare le
proprie mogli, a violentarle tra le mura domestiche con il consenso di una
legge che permette tutto questo.
SUSY MALAFRONTE POMPEI.
RICORDARE IL DOLORE E LE SOFFERENZE DEI DESAPARECIDOS PER NON DIMENTICARE...
( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: funzionario del settore affari
politici e diritti umani dell'Ambasciata Argentina in Italia. Nel corso
dell'evento sarà presentata la «Rete per il diritto all'identità» che collabora
con le «Nonne» e con la Conadi nella ricerca dei giovani desaparecidos che
vivono oggi, anche in Italia, sotto falsa identità.
San Pietro e dintorni
( da "Stampaweb, La"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: di nuove reti digitali che cercano
di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e
il rispetto per la vita e il bene della creazione. Queste reti possono
facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e
culturali, consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di
corresponsabilità per il bene di tutti”
MUSSOMELI.
( da "Sicilia, La"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: orfani di tutto, dei genitori, dei
diritti umani elementari di potere frequentare la scuola elementare per sei
anni. Vi ringrazio a nome loro». Suor Fida Lupo, durante il suo intervento, ha
lanciato un invito: «I lions di Niscemi hanno fatto molto, ma per
"perfezionare" l'intervento economico, venite in Congo!
Salemi, Crepet (
da "Sicilia, La"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Designazione avvenuta durante una
conferenza stampa sui diritti umani tenutasi all'Ars e promossa col
vicepresidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma Gyari, e il presidente
dell'Ars, Francesco Cascio. Sgarbi ha così raccolto la proposta avanzatagli da
Oliviero Toscani, a Salemi assessore alla Creatività e ai diritti umani.
Modello DI RESISTENZA
( da "Manifesto, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la costruzione della pace e il
rispetto del diritti umani...in futuro i nostri attivisti si impegneranno per
intervenire in Palestina ma, in ogni caso, stanno già lavorando duramente in
Italia per promuovere un'informazione alternativa sul conflitto israeliano
palestinese e per la fine dell'occupazione (israeliana dei Territori
palestinesi, ndr)».
World Outgames 2009 in
Danimarca ( da "Agenzia
di Viaggi, L'" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: molti dei quali gareggeranno nelle
38 discipline sportive in programma, dall?aerobica al wrestling. Prevista anche
una serie di eventi culturali – performance, mostre e feste – e una conferenza
sui diritti umani. http://www.copenhagen2009.org NUMERO: 76-77 Speciale Spagna
DATA: 27-04-2009
Palestina, l'anno peggiore
( da "City" del
27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: anno peggiore In Cisgiordania e
nella Striscia di Gaza, il 2008 è stato "l'anno più sanguinoso dal
1948" con 1.011 morti (la metà civili). A dirlo il rapporto del Centro
palestinese per i diritti umani. Il 90% delle vittime è dovuto all'attacco di
Israele su Gaza che si è concluso a gennaio 2009 (1.500 morti). 27 aprile 2009
L'elogio di Ratzinger alla
(
da "Corriere.it"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umaniAbstract: to che esiste tra verità, coscienza e dignità umana, un nesso senza il quale l'uomo e la stessa convivenza civile, secondo Ratzinger, si autodistruggono grazie al prevalere della «grande deriva attuale in materia di diritto alla vita» che attacca proprio quei diritti umani che pure ormai sono universalmente riconosciuti.>
"Obama està imposant
la seva agenda" ( da "Avui"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Ha prohibit la tortura i ha fet
públics documents que aporten llum sobre les polítiques de l'anterior govern. I
amb quins problemes ha topat? La dreta està obstaculitzant les pujades
d'impostos i l'increment de la despesa, i l'esquerra vol que persegueixi
aquells que van dissenyar la política de la tortura de l'administració de
George W.
Gli schutzen non accettino
( da "Trentino"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Andrea Bertazzoni ALA Famiglie
spaccate dagli psichiatri Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani è
tornato in piazza per difendere il Diritto alla famiglia violato dalle
decisioni di assistenti sociali, psicologi e psichiatri. La storia è semplice:
una mamma con problemi con l'ex marito si vede portare via la figlia, accusata
di non agevolare le visite al padre.
Torturatori da reality Un
film choc dalla Francia ( da "Unita,
L'" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Torturatori da reality Un film choc
dalla Francia GABRIELLA GALLOZZI Hai sbagliato? Allora giù, una scarica
elettrica fino a 480 volts. Non siamo a Guantanamo ma in un reality show. O
meglio, in un «esperimento» che simula un vero reality in cui il concorrente
sconfitto può essere sottoposto a scariche elettriche sempre più forti.
Hai sbagliato? Allora giù,
una scarica elettrica fino a 480 volts. Non siamo a Guantanamo ma in...
( da "Unita, L'"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ha la possibilità di infliggere la
sua tortura al «perdente». Una manopola collegata all'alta tensione che può
abbassare a suo piacimento. 220 volts, 320, fino a 480 come su una sedia
elettrica. La vittima, chiusa nella sua cella, è lì che simula - poiché
ovviamente le scariche sono finte - dolore, strazio, fino ad urla strazianti.
un grande ravenhill in
otto microdrammi - rodolfo di giammarco
( da "Repubblica, La"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Raggelante, in Guerra e pace,
l´interrogatorio di un militare (Fabrizio Croci) a una detenuta (Caterina
Silva). Angosciosa, in Paradiso perduto, la tortura che una donna (Sandra
Soncini) smaschera in due anti-terroristi (Pieraldo Girotto e Michele Andrei).
Promosso o bocciato? I
cento giorni di Obama ( da "Sole
24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: uomini e quelle donne coraggiosi
che in tutto il mondo lottano per i diritti umani». Per quanto riguarda i
prossimi 100 giorni,un'altra serie di pareri è stata sollecitata dal Washington
Post: Zbigniew Brzezinski chiede al Presidente un'ulteriore accelerazione in
politica estera, mentre Paul Wolfowitz invita soprattutto a una maggiore
attenzione nei rapporti con India e Pakistan.
Mr. President, il mondo la
promuove ( da "Sole
24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: tutti gli incarichi più importanti
in materia di diritti umani all'interno dell'amministrazione, al Dipartimento
di Stato e al Consiglio per la sicurezza nazionale, rimangono vacanti. Se le
nostre famose "organizzazioni per i diritti umani" non fossero orientate
a sinistra e manovrate dall'amministrazione, starebbero strillando come degli
ossessi per questo scandalo.
Un pacifista in camicia
rossa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Se, infatti, diritti umani e – come
oggi noi immaginiamo – qualcosa che appartiene alla politica, ma non si riduce
tutta dentro la politica; che fa centro sull'essere umano, ma non si
circoscrive a esso inserendolo, piuttosto, in un ambiente naturale di cui egli
è solo parte;
Clima, il G8 di Siracusa
aiuterà l'accordo ( da "Corriere
della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Corriere della Sera sezione: Prima
Pagina data: 27/04/2009 - pag: 1 LA LETTERA/1 Con Lukashenko discuteremo di
diritti umani di FRANCO FRATTINI A PAGINA 15 LA LETTERA/2 Clima, il G8 di
Siracusa aiuterà l'accordo di STEFANIA PRESTIGIACOMO A PAGINA 18
A Serra San Quirico in
scena i ragazzi ( da "By
Marche.it" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: data della Dichiarazione della
Carta dei diritti umani, il 9 maggio 1978, uccisione di Peppino Impastato e di
Aldo Moro, e che rappresentano un simbolo nei diritti civili, nella conquista
della democrazia e dell'eguaglianza. L'ultima sera della Rassegna verrà svelato
il testimonial dell'anno scolastico 2009/2010 la cui immagine ci è stata donata
da Serena Riglietti,
L'ultimo tiranno d'Europa
( da "Stampa, La"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani - e sia rimasta
l'unica nel continente a praticare la pena di morte (quattro condanne eseguite
nel 2008, i corpi sepolti in luoghi nascosti perfino alle famiglie): non a caso
l'invito della presidenza ceca non è «ad personam» ma - con una buona dose d'ipocrisia
- alla Bielorussia, e quasi certamente a rappresentarla non sarà il presidente
ma il ministro degli Esteri
Quei difficili equilibri
dell'economia di mercato ( da "Gazzettino,
Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: il supporto sociale visto che è il
mercato che definisce i diritti umani; 6) identificare e risocializzare i beni
comuni; 7) identificare gli sprechi di sistema per reinvestirli in sviluppo
della conoscenza e nuove occupazioni (corsi di formazione su risparmio
energetico, gestione comunitaria, ottimizzazione delle risorse), salute, cure
sociali (assistenza agli anziani e disabili)
L'Albania presenterà
domani domanda di ammissione nell'Ue
( da "Reuters Italia"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Karamanlis ha detto di aver
ricordato a Berisha che far svolgere le elezioni di giugno secondo gli standard
internazionali, sfidando la corruzione e garantendo il rispetto dei diritti
umani, faciliterebbe il percorso dell'Albania verso l'ammissione nell'Ue.
Giornalisti per i diritti
umani ( da "Quotidiano.it,
Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritto ad una esistenza umana e
civile viene calpestata dai poteri forti del crimine, delle mafie, dei disastri
ambientali, umani e sociali: una guerra senza fine che ogni anno è segnata dal
triste e macabro conto delle sue vittime. Saranno consegnati anche
riconoscimenti a giornalisti e testate, fra i questi quello alla memoria del
Procuratore della Repubblica Mario Mandrelli,
Ue/ Frattini: Bielorussia
deciderà chi inviare a vertice ( da "Virgilio
Notizie" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ha sottolineato il ministro,
"ci saranno comunque anche le preoccupazioni europee sulla Bielorussia e
la Moldova". Secondo il ministro "è giusto tenere un vertice di alto
livello per dimostrare l'attenzione dell'Unione europea, ma di certo non
possiamo rinunciare ad affrontare temi come quelli dei diritti umani".
Afghanistan/ Karzai: legge
"stupro familiare" verrà emendata
( da "Virgilio Notizie"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: "Ci saranno degli emendamenti,
la legge non andrà a interferire con i diritti umani e, in particolar modo, con
quelli del popolo afgano" ha spiegato Karzai. Si tratta della prima volta,
da quando la legge è stata firmata dal parlamento alla fine di marzo, che il
presidente annuncia cambiamenti sostanziali al testo.
UE/ PARTENARIATO EST:
LUKASHENKO E VORONIN NON ANDRANNO A SUMMIT
( da "Wall Street Italia"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: abusi dei diritti umani; e
all'Azerbaigian, il cui gas fa gola a Ue e Russia ma che al tempo stesso ha una
reputazione sospetta sui diritti e teme che il disgelo turco-armeno faccia
passare in secondo piano il problema del Nagorno-Karabakh. Nei giorni scorsi
diverse fonti diplomatiche hanno indicato che con ogni probabilità al summit
mancherà anche qualche leader dei Ventisette,
AFGHANISTAN/ KARZAI: LEGGE
STUPRO FAMILIARE VERRÀ EMENDATA ( da "Wall
Street Italia" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: "Ci saranno degli emendamenti,
la legge non andrà a interferire con i diritti umani e, in particolar modo, con
quelli del popolo afgano" ha spiegato Karzai. Si tratta della prima volta,
da quando la legge è stata firmata dal parlamento alla fine di marzo, che il
presidente annuncia cambiamenti sostanziali al testo.
Immigrazione irregolare:
medici, salta l'obbligo di denuncia
( da "Blogosfere"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: 04
in Diritti umani Sparisce dall'impianto normativo in materia di
sicurezza l'obbligo per i medici delle strutture pubbliche di denunciare le
persone sprovviste di regolare permesso di soggiorno. La norma, fortemente
voluta dalla Lega Nord, oltre a porre seri problemi di costituzionalità avrebbe
messo in pericolo la salute di tutti i cittadini italiani e degli stranieri
regolari,
G8. Né all'Aquila, né
altrove ( da "AprileOnline.info"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: trattati che dessero loro alcun
diritto internazionale. Ritenemmo che si trattasse di una pura ostentazione di
potere: tanto più grave perché attuata dagli autori e garanti di un sistema
economico internazionale che assegna a pochi ( il 20% dell'umanità) l'80% delle
risorse, e lascia il resto delle persone nella miseria.
DIRITTI UMANI: CHITI,
SERVE RUOLO PIU' FORTE DEL CONSIGLIO
( da "Virgilio Notizie"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ''E' significativo che il dibattito
sulla tutela dei diritti umani in uno stato d'emergenza si svolga nel giorno
del 60* anniversario del Consiglio d'Europa. Il benessere e la sicurezza dei
popoli non dipendono soltanto dall'economia, ma prima ancora dalla democrazia e
dalla tutela dei diritti umani.
Zone extrème, il reality
in cui si è disposti a fulminare gli avversari con una scarica elettrica.
Documentario choc dalla Francia ( da "Blogosfere"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Felice di vestire i panni del
torturatore. "Ho voluto dimostrare che oggi la televisione può fare
tutto", ha spiegato il regista. Soltanto il 20% dei partecipanti ha scelto
di non "torturare" gli sconfitti. "Uno ha rifiutato di obbedire
- raccontano quelli della troupe - affermando 'Sono io che abbasso la manopola,
sono io che vengo filmato,
Usa-Cuba, annuncio di
Washington "Nuovo round di colloqui con l'Avana"
( da "Repubblica.it"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: anche sui diritti umani". Il
presidente cubano, non invitato al vertice, aveva appunto preso il centro della
scen con la sua apertura: "Abbiamo mandato a dire al governo
nordamericano, in privato e in pubblico, che quando loro vorranno potremo
discutere tutto: diritti umani, libertà di stampa, prigionieri politici,
Alonso sviene Colpa della
dieta per ridurre i pesi ( da "Stampa,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che ha concluso ottavo dopo oltre
un'ora e mezzo di tortura. Quando è crollato in ginocchio, l'hanno sostenuto il
manager Luis Garcia e Nico Rosberg. Trasportato ai box, Alonso si è ripreso in
fretta. Ma sotto accusa adesso finiscono le diete a cui i piloti si
sottopongono per compensare il peso del kers.
( da "Avui" del
26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
El Pentàgon havia
advertit Bush contra les tortures Redacció Policies militars dels EUA porten un
pres a la cel·la a Guantánamo el 2002 REUTERS La polèmica de les tortures
durant el mandat del president George W. Bush continua. L'oficina del Pentàgon
que va idear les dures tècniques d'interrogatori a presumptes terroristes va
advertir el juliol del 2002 l'anterior
administració republicana que no obtindria "informació fidedigna"
utilitzant aquests mètodes, segons va revelar ahir el Washington Post a la seva
web. A més, "el recurs a la tortura contra presoners
presenta el risc que els nostres enemics l'utilitzin per justificar-ne l'ús
contra nord-americans capturats per ells", afegeix un document d'aquesta
agència del Pentàgon. Aquesta informació surt a la llum després que s'hagin
conegut diverses notes internes del departament de Justícia que confirmen l'existència
d'un aparell jurídic per justificar les tortures durant els interrogatoris
antiterroristes. Segons el rotatiu, parts d'aquest document, que va fer públic
en la seva edició d'ahir, figuraven ja en un informe que el Senat va divulgar
dimarts passat, en el qual es detallaven les tècniques que va fer servir la CIA
al centre de detenció de Guantánamo.
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( da "KataWeb News"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Comuni: Crepet
assessore ai Sogni della giunta Sgarbi 25 aprile 2009 alle 19:37 — Fonte:
repubblica.it — 0 commenti Il noto psichiatra, psicologo e scrittore Paolo
Crepet da oggi è il nuovo "assessore ai Sogni" del Comune di Salemi.
Lo ha designato oggi "sul campo", a Palermo -- nel corso di una
conferenza Stampa all'Assemblea regionale siciliana promossa
per parlare di diritti umani con il vice presidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma
Gyari e il presidente dell'Ars Francesco Cascio -- il sindaco Vittorio Sgarbi
raccogliendo la proposta di Oliviero Toscani che del comune siciliano è
l'assessore alla Creatività e ai Diritti Umani. Crepet è l'ultimo, in ordine cronologico, degli
"originali" assessori designati da Vittorio Sgarbi dal luglio scorso
quando è stato eletto sindaco di Salemi in provincia di Trapani. In precedenza,
oltre all'assessore al Nulla Graziano Cecchini, il sindaco ha nominato come
"esterni" nell'esecutivo che governa la città lo chef Fulvio
Pierangelini "assessore alla Mani in Pasta", il
"gastronauta" Davide Paolini "assessore al Gusto e
Disgusto" e il giornalista Alessandro Cecchi Paone "assessore ai Diritti civili". Paolo Crepet, che da ieri è a Salemi
assieme a Sgarbi e Toscani per programmare una serie di iniziative, si è detto
soddisfatto ed entusiasta: "Come tutte le cose originali, l'idea di questo
assessorato è nata per caso, ma è chiaro che è un impegno che prendo sul serio
visto che Salemi è ormai diventata uno straordinario laboratorio di idee e
progetti di cui tutti parlano. Qui c'è quella creatività che altrove
manca". Vittorio Sgarbi ha commentato: "Ne abbiamo già uno di sogno
al quale Crepet potrà già lavorare assieme a me e Toscani: portare il Dalai
Lama a Salemi dove, peraltro, il parlamento del Tibet in esilio, se lo vorrà,
troverà sede e ospitalità per tutto il tempo che riterranno opportuno".
AGI
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( da "Gazzettino, Il (Udine)"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Premio
"Balducci" alle donne afghane Domenica 26 Aprile 2009, Udine È stato
consegnato ieri a Zugliano all'associazione femminile afghana 'Rawa' il premio
'Honorits Dignitatis Balducci', promosso dall'omonimo centro di accoglienza
diretto da don Pierluigi Di Piazza. Il premio è stato assegnato per
«l'esemplarità, il coraggio, la coerenza, l'impegno e la perseveranza»
dell'organizzazione. A riceverlo è stata la rappresentante di Rawa, Maryam
Rawi. La 'Revolutionary Association of Women of Afghanistan', organizzazione
indipendente di donne afghane in lotta per i diritti umani e la giustizia sociale in
Afghanistan, fu fondata da un gruppo di intellettuali afghane guidate da Meena
- assassinata nel 1987 a
Quetta, in Pakistan - dopo l'occupazione sovietica nel dicembre 1979. Rawa fu
direttamente coinvolta nella resistenza, ma al contrario della maggior parte
dei guerriglieri fondamentalisti islamici chiese fin dall'inizio
democrazia e secolarizzazione. Attualmente opera sia in Pakistan che in
Afghanistan con attività sociali, dall'istruzione all'assistenza sanitaria.
Torna all'inizio
( da "Repubblica, La"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 24 -
Commenti L´ Amaca La detenzione della giovane reporter Roxana Saberi nel
carcere di Teheran con l´accusa di "spionaggio" è il classico autogol
di un regime troppo sicuro di sé. Sull´onda della vicenda di Roxana emerge la
truce verità: i detenuti politici, in Iran, sono decine di migliaia, quasi
tutti ragazzi, studenti, adolescenti che non vogliono vivere sotto la cappa del
fanatismo religioso. I giornali intervistano rifugiati politici e esuli, emergono torture fisiche e psicologiche da giunta cilena o
argentina, emerge la ferocia classica delle dittature aggravata, se possibile,
dallo scontro frontale tra l´arcaismo ottuso della teocrazia e gli istinti
tipici della modernità: vestirsi come si vuole, pensare quello che si
preferisce, vivere come ciascuno ritiene giusto. Sorprende (non
favorevolmente) pensare che il mondo democratico, negli ultimi anni, ha speso
la totalità delle sue pressioni politiche su Teheran per la questione del
nucleare, quasi omettendo di battersi contro l´oppressione delle persone
fisiche, la persecuzione metodica di molte migliaia di giovani persiani. Il
nucleare è certamente un problema delicatissimo, ma appartiene al campo della
lotta di potere tra gli Stati. La tortura, il carcere, la censura, mietono
vittime adesso, stroncano vite adesso. Speriamo che il nome di Roxana Saberi
rimanga nei titoli di giornale almeno quanto l´uranio arricchito.
Torna all'inizio
( da "Arena, L'" del
26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Domenica 26
Aprile 2009 NAZIONALE Pagina 7 Dopo il vertice di Ginevra Le derive ideologiche
che condannano l'Onu all'irrilevanza Le conclusioni della Conferenza promossa
dalle Nazioni Unite contro il razzismo soddisfano i Paesi che hanno partecipato
ai lavori e confermano, insieme, le sostanziali riserve di quelli, fra i quali
l'Italia, che l'hanno disertata convinti che a Ginevra si sarebbe ripetuto
l'inquietante scenario già verificatosi a Durban. L'utilità di queste assemblee
internazionali non risiede tanto nei documenti che queste adottano quanto
nell'essere un foro di dialogo che, poco a poco, avvicina le spesso divergenti
posizioni degli Stati membri dell'Onu e giungono a un consenso universale. In
questo senso si capisce la posizione della Santa Sede, che ha tenacemente
partecipato ai lavori pur essendosi talvolta rifiutata d'aderire, poi, alle
posizioni assunte dall'Onu su alcuni temi etici. I documenti adottati in queste
conferenze, tuttavia, non hanno un valore legale cogente e non determinano
obblighi per gli Stati partecipanti. Hanno, tutt'al più, un mero carattere
tribunizio. Si limitano a proclamare dei principi ispiratori cui gli Stati
dovrebbero ispirarsi nelle loro legislazioni nazionali. Talvolta, come fu per la celebre Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, gettano le basi di
successive Convenzioni e Trattati che, contrariamente alle dichiarazioni,
formano il Diritto internazionale e dunque costituiscono precisi e cogenti
obblighi per i Paesi che li ratificano. La pratica delle Nazioni Unite, nel
corso degli ultimi sessant'anni, ha tuttavia subito un'evoluzione
ideologica che rischia sempre più di snaturarne l'idealità originale, ridurre
gli spazi di consenso fra gli Stati membri e, dunque, offuscarne l'universalità
dei principi e dei dettami. Come aveva osservato il filosofo francese Jacques
Maritain, fra gli estensori della Dichiarazione universale dei diritti umani, l'universalità dei principi enunciati dall'Onu non è
data dal loro contenuto etico, ma dalla loro natura di «principi pratici». È
pur vero che molti di questi rappresentano la migliore evoluzione degli
ordinamenti democratici sviluppatisi in Europa e in Occidente, ma il loro
carattere pratico e non ideologico consente ch'essi siano condivisibili e
adottabili anche in Paesi che per cultura, fede religioso o orientamento etico
siano diversi se non anche assai distanti dalle tradizioni culturali, religiose
ed etiche sviluppatisi in Europa. Chiunque, sosteneva Maritain, «a dispetto
della sua cultura, fede e orientamento etico può condividere e motivare a
partire dalle sue convinzione dei principi che non definiscono un ethos ma
semplicemente indicano una norma comportamentale». L'intuizione del grande
filosofo francese si rivelò tanto corretta quanto lungimirante che, infatti, i
principi pratici contenuti nella Dichiarazione universale del 1948 trovarono,
poi, attuazione legale nelle successive Convenzioni e Trattati sui diritti e le
libertà fondamentali della persona umana adottati e ratificati da grandissima
parte degli Stati membri dell'Onu. Negli anni Novanta le Nazioni Unite si sono
progressivamente allontanate da questa originaria e universale ispirazione e
hanno assunto un approccio sempre più ideologico. Hanno imboccato la stessa
strada percorsa dall'Unesco negli anni Ottanta e che portò Stati Uniti e Gran
Bretagna ad abbandonare l'organizzazione parigina dell'Onu. Come hanno
dimostrato ormai varie conferenze, e da ultimo quella ginevrina, l'approccio
ideologico riduce le possibilità di un consenso universale e aumenta le
divergenze fra i Paesi. Ne consegue che l'Onu perde la sua credibilità di foro
universale capace di superare le differenze culturali e ideologiche. Bene
farebbero, al Palazzo di Vetro di New York, a rileggersi le opere di Maritain
prima che la strada imboccata porti alla totale irrilevanza politica delle
Nazioni Unite.
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( da "Repubblica, La"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina X - Torino
L´attrice Sperlì ha letto alcune lettere di condannati a morte della Resistenza
scelte da Zagrebelsky La "Spoon River" dei partigiani commuove il
pubblico del Regio (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) MAURIZIO CROSETTI (segue dalla
prima di cronaca) E ieri sera c´era un enorme silenzio, al Teatro Regio, quando
l´attrice Valentina Sperlì ha ridato voce a quella voce e a tante altre. «Ho
agito a fin di bene e per un´idea. Per questo sono sereno e dovrete esserlo
anche voi». Tancredi "Duccio" Galimberti, 38 anni avvocato, cuneese,
medaglia d´Oro al valor militare. «Non ho nessuno da perdonare, perché sono
sempre stato in armonia con tutti». Giacomo Perlasca, il capitano Zenit, 24
anni, studente in ingegneria. «Ma se tu mamma sapessi quanto ho lottato su
questa mia gioventù per la mia famiglia e per una vera patria. Ora mi ritrovo
su una cella ma devo sempre sorridere perché farò il bene
della mia famiglia tutto passerà anche questa vita di tortura sotto queste
belve fasciste che non finiscono mai di assetarsi del nostro sangue». Violante
Momesso, 21 anni, falegname. Parole di una densità emotiva enorme. Ma anche
piene di fiducia, della consapevolezza di essere dalla parte giusta: un
concetto sul quale si continua a fare molta volontaria confusione.
Perché la parte giusta era una e una soltanto. Le lettere proposte al pubblico
del Regio sono state scelte dal professor Gustavo Zagrebelsky e da Valentina
Sperlì, la quale ne spiega le ragioni: «è molto più di un omaggio, è la
testimonianza della passione che spinse quegli uomini a dare la vita per
un´Italia migliore, per il futuro in cui credevano e che ci hanno consegnato.
Dalle lettere si sprigiona una grande energia positiva, sebbene siano state
scritte nell´anticamera della morte. Parole talvolta incise con un temperino
sul muro di una cella. C´è dolore, rassegnazione ma non il senso della
sconfitta. Abbiamo cercato di dar conto della varietà di condizione sociale,
dunque anche di stile. Parlano sacerdoti, casalinghe, operai, studenti,
laureati, ma in fondo la loro è una voce comune. Le parole arrivano nel
profondo, fortissime. Le scrivono per lo più ragazzi che si rivolgono ai
genitori, e questo naturalmente colpisce. A volte c´è una specie di esultanza
nell´andare a morire, e nel farlo per una causa giusta, preziosa». Silenzio,
alternato alle musiche a cura di Mario Brunello e Ivano Battiston. Passano al
pubblico concetti semplici: la libertà non è gratis, non esiste una volta per
sempre, magari conquistata dagli altri. è invece un dovere, e comporta un
prezzo. Il professor Zagrebelsky introduce alcune lettere, oltre ad avere
aperto la serata. «Amore mio diletto, (...) la morte? Eterno spauracchio di noi
mortali! Spauracchio? Sì, ma per la materia, che m´importa! La materia? E cosa
può la materia? (...) Come tante volte ti dissi, desidero che non portiate
lutto per la mia morte, ricordatevi che anche dopo sarò tra voi». Attilio
Martinetto, 23 anni, guardia di finanza, anche lui fucilato senza processo. è
una lettura proposta a volte nelle scuole: doveroso ma non basta. Di questi
tempi bisognerebbe invece sfogliare le lettere, ogni tanto, come si fa quando
si assume un vaccino. «Ne abbiamo scelte quattordici - spiega ancora l´attrice
- più sei "telegrammi" finali, parole secche ma non per questo meno
efficaci, anzi». Il generale di divisione Simone Simoni, 63 anni, riuscì a
mandare clandestinamente alla famiglia questo biglietto cifrato: «Simone Simoni
- cella - dodici - Giuseppe - Ferrari - due. - Sono - malmenato - soffro - con
- orgoglio - il - mio - pensiero - alla - patria - e - alla - famiglia». Più
volte torturato, venne trucidato il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine. Oppure
i due terribili, magnifici messaggi scritti da Ignazio Vian, 27 anni, romano,
insegnante, impiccato senza processo in corso Vinzaglio a Torino il 22 luglio
1944. Il primo messaggio lo scrisse su di una pagnotta ritrovata nella cella, e
ora conservata dai famigliari: «Coraggio mamma». Il secondo, con il sangue sul
muro della cella: «Meglio morire che tradire».
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( da "Unita, L'" del
26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Crepet è ora
assessore ai Sogni a Salemi Il noto psichiatra, psicologo e scrittore Paolo
Crepet da ieri è il nuovo «assessore ai Sogni» del Comune di Salemi. Lo ha
designato «sul campo», a Palermo - nel corso di una conferenza Stampa all'Assemblea regionale siciliana promossa per parlare di diritti umani con il vice presidente del
Parlamento del Tibet in esilio, Dolma Gyari e il presidente dell'Ars Francesco
Cascio - il sindaco Vittorio Sgarbi raccogliendo la proposta di Oliviero
Toscani che del comune siciliano è l'assessore alla Creatività e ai Diritti Umani. Crepet è l'ultimo,
in ordine cronologico, degli «originali» assessori designati da Vittorio Sgarbi
dal luglio scorso quando è stato eletto sindaco di Salemi in provincia di
Trapani. Salemi è anche assessore al Nulla. Effetti catodici
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( da "Unita, L'" del
26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
«La svolta di
Obama Difendere sempre lo Stato di diritto» L'ex presidente del Tribunale
dell'Aja «Il terrorismo non si batte con le leggi speciali Gli Usa accettino la
Corte penale internazionale» UMBERTO DE GIOVANNANGELI La sfida di Barack Obama
è di dimostrare che è possibile lottare con efficacia contro il terrorismo
preservando i principi che sono a fondamento di uno Stato di diritto». A
sostenerlo è una delle massime autorità nel campo del Diritto internazionale:
il professor Fausto Pocar, già presidente del Tribunale Internazionale per i
crimini nella ex Jugoslavia. Professore di Diritto internazionale
all'Università statale di Milano, il professor Pocar è anche membro della
Camera di Appello del Tribunale Internazionale per i Crimini nel Rwanda. «Nella
lotta al terrorismo - sottolinea Fausto Pocar - una democrazia non può negare
se stessa. Se lo fa, si pone nella stessa logica dei terroristi». Professor
Pocar, come leggere la decisione del presidente Usa Barack Obama di desecretare
i memorandum sulle torture operate dalla Cia nell'ambito della guerra al
terrorismo jihadista? «Ritengo che la decisione del presidente Obama di rendere
pubblici i memorandum sulle torture sia in funzione di una maggiore trasparenza
su questi delicatissimi problemi. La desecretazione dei memorandum manifesta
l'intenzione di Obama di accertare se vi siano stati abusi e, se ciò dovesse
essere provato, di prendere i provvedimenti conseguenti». Questi memorandum
mettono in evidenza un aspetto inquietante nella lotta al terrorismo. «Quando un
Paese si sente minacciato, o ha subito gravi colpi, la tentazione di far fronte
al terrorismo con leggi eccezionali che derogano ai diritti delle persone, è
molto forte. È molto forte perché si pensa che con i poteri forti degli organi
pubblici si possa fra fronte alla situazione». Invece? «In realtà, un Paese
democratico deve riuscire a far fronte al terrorismo rispettando i principi
fondamentali dello Stato di diritto. Guardiamo anche alla nostra esperienza
nella lotta al terrorismo. L'Italia fu apprezzata da organismi internazionali
per non aver adottato negli anni di piombo leggi eccezionali in materia». La
decisione del presidente Obama di rendere pubblici quei memorandum sulla
tortura potrebbe portare il presidente a far accettare agli Stati Uniti lo
statuto della Corte penale internazionale? «Io penso di sì, anche se non è un
passaggio meccanico, immediato. Ritengo che l'intenzione di Obama sia quella di
far chiarezza e pulizia all'interno. Perché effettivamente le deviazioni della
precedente Amministrazione sono andate al di là di quello che normalmente è
accettabile. Di lì ad accettare che venga esercitato un controllo
internazionale all'interno - perché è di questo che si tratta - il passo non è
così breve e scontato...». Qual è l'ostacolo principale? «L'atteggiamento
degli Stati Uniti, in materia di rispetto dei diritti umani, è sempre stato quello di chi ritiene che non ci sia bisogno di
alcun controllo internazionale perché gli Usa sono di proteggere i diritti umani nel modo migliore. Obama è
chiamato a dimostrare che questa asserzione corrisponde al vero. Impresa
alquanto impegnativa e certamente non indolore. Quando questo sarà fatto, può
darsi che ciò acceleri anche un diverso approccio politico da parte americana su
un controllo internazionale». Qual è in definitiva il senso più profondo della
sfida lanciata da Obama? «Direi che sia quella di dimostrare, non solo a parole
ma con atti conseguenti, che è possibile condurre la lotta al terrorismo senza
derogare al rispetto dei principi fondanti uno Stato di diritto. Motivati dalla
consapevolezza che se si rinuncia ai cardini dello Stato di diritto ci si pone
nella stessa logica dei terroristi. E quindi in qualche modo si finisce per
favorirli. Bisogna distinguersi nel metodo dai terroristi, non cedendo all'idea
che il buon fine giustifichi mezzi illeciti. Ed è per questo che considero
importante e coraggiosa la scelta di trasparenza operata da Obama. Una
democrazia si misura anche dalla sua capacità di autocorreggersi». Intervista a
Fausto Pocar
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( da "Messaggero Veneto, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 16 -
Gorizia ISTAT Critiche da fare in commissione Nella lettera pubblicata il 10
aprile scorso sul Messaggero Veneto, il signor Franco Bellini opera una serie
di dissertazioni a largo spettro all'interno delle quali, oltre a istituzioni
internazionali, chiama in causa la rilevazione sui prezzi al consumo condotta
dall'Istat. Non è nostra intenzione rispondere a quelle che sono pure e
semplici opinioni, ma almeno su alcuni punti riteniamo doveroso replicare.
Bellini sostiene che la Commissione comunale di controllo sulla rilevazione dei
prezzi al consumo «è forse l'unica commissione al mondo che non abbia alcuna
possibilità di esprimere il benché minimo parere, neppure consultivo». Le cose
non stanno così. Al contrario, essa ha il compito precipuo di controllare sia i
prezzi rilevati da ciascun ufficio comunale sia le modalità di elaborazione dei
dati, applicando le disposizioni dettate dall'Istat. È quindi dovere dei membri
di detta Commissione effettuare rilievi sul lavoro svolto. Dalla lettura dei
verbali della Commissione del Comune di Gorizia, della quale sembra far parte
lo stesso Bellini, risulta che egli non abbia mai espresso in quella sede le
osservazioni riportate nella lettera. Emerge invece che, dopo ampia
discussione, si è proceduto all'approvazione dei tabulati, esprimendo
all'unanimità parere positivo. Se, come sembra, è a cuore al signor Bellini il
miglioramento dell'informazione statistica sulla dinamica dei prezzi, sarebbe
opportuno che le sue critiche fossero ricondotte nell'ambito di un confronto
tecnico con gli altri membri della suddetta Commissione. Anna Maria Tononi
Ufficio stampa Direzione centrale per la comunicazione e la programmazione
editoriale Istat TOLMEZZO Quando si sveglia la società civile Ho vissuto al
margine e senza intervenire, per scelta, la diatriba in corso fra sinistra e
centro-sinistra tolmezzini provocata dalla scelta del candidato sindaco. Ma
leggendo la lettera apparsa recentemente sul Messaggero Veneto, firmata da
sette autorevoli membri della sedicente società civile, mi sono posto
immediatamente la domanda su chi possa identificarsi in questa tipologia di
cittadini. Io, sicuramente, non posso farlo, perché troppo riconoscibile e
identificabile con un area politica anche se in questi anni mi sono sentito di
rappresentare tutte le istanze, più svariate, provenienti dai cittadini e che
non fossero in contrasto con lo spirito di libertà e democrazia e che
rimanessero in linea con i dettami della Costituzione e del buonsenso. La
società civile rappresenta quell'insieme di cittadini, attività, problematiche
e richieste di soluzioni, più o meno condivisibili, ma che comunque sono degne
di attenzione e risposta, che vengono da tutta la cittadinanza e dalle
associazioni e che non sono legate a partiti o movimenti. Gli estensori di
questa lettera, a me sembra abbastanza chiaro, possono dirsi rappresentanti di
soltanto una parte di questa società civile, comunque hanno una storia
politica, rispettabilissima, alle spalle e, con tutti i diritti, vivendo il
presente, vogliono partecipare alla discussione politica in corso, partendo da
un'altrettanto chiara connotazione politica. Secondo problema è la critica
persistente di poca presenza, forza e visibilità dell'opposizione in consiglio
comunale. Questa accusa potrebbe essere ribaltata proporzionalmente
all'interessamento che certa cosiddetta società civile ha dimostrato in queste
42 riunioni in cinque anni, al lavoro dell'opposizione e del Consiglio in
generale. La società civile tolmezzina tende a svegliarsi tre mesi prima delle
votazioni, per poi riassopirsi due giorni dopo le stesse. Nessun consigliere di
opposizione ha fatto mancare la propria adesione e il proprio appoggio a tutte
quelle richieste che provenivano dalla cittadinanza, cercando di avviare un
dibattito, tramite interrogazioni, interpellanze o mozioni e che, purtroppo, il
più delle volte cadevano nel vuoto per colpa dell'insipienza di una maggioranza
che si è autoblindata ed era chiusa a qualsiasi discussione o proposta che
arrivava dai banchi della minoranza. Infine inviterei questi rappresentanti di
una parte della società civile a informarsi sui lavori del Consiglio, così
saprebbero che una mozione sull'istituzione del registro telematico delle
dichiarazioni di "Testamento biologico" è stata presentata dal
sottoscritto e la discussione si terrà durante il prossimo, ultimo consiglio
comunale alla presenza, spero, di una folta rappresentanza di società civile
stessa Adriano Rainis consigliere comunale di minoranza Tolmezzo MEDIORIENTE
Israele e la legge ottomana Israele, per potersi dare una minima parvenza di legalità
per l'annessione dei territori occupati di proprietà palestinese, ha dovuto
rispolverare un'antica legge ottomana. Questa garantiva la proprietà privata
delle terre solamente dopo dieci anni di comprovato uso agricolo e cancellava
ogni diritto dopo tre anni di abbandono dei campi. In base a questa legge,
oltre a requisire la terra libera, a Israele è stato sufficiente impedire
militarmente l'accesso a un campo per tre anni e così impadronirsi
"legalmente" di questa e tutte le altre proprietà agricole
palestinesi. Giorgio Coianiz San Giorgio di Nogaro RAZZISMO Motivi politici La
conferenza dell'Onu contro il razzismo di Ginevra ha visto il boicottaggio di
alcuni Paesi, tra i quali Italia, Stati Uniti e Israele che dunque non erano
presenti al summit. Ve ne sono anche altri, come l'Olanda e la Germania, che
hanno deciso di non partecipare, e altri, come l'Iran, che sono stati accolti a
braccia aperte provocando sdegno e contestazione. La Santa Sede, al contrario,
ha benedetto la propria presenza alla riunione e il contenuto del summit
stesso. Senza voler entrare nelle ragioni poveramente politiche dei vari
boicottaggi, accolgo con sconcerto la divisione che provoca una conferenza
organizzata per dire no al razzismo. È un "bel" messaggio da parte di
alcuni governi, tra i quali purtroppo figura anche il nostro, che non riescono
a cancellare o aggiungere un paio di frasi ritenute diplomaticamente scomode.
Una conferenza per appoggiare l'uguaglianza tra gli esseri umani
che vede in primis divisi coloro che dovrebbero favorire tale uguaglianza. Come
al solito ognuno pensa al proprio orticello badando bene a non ferire la
sensibilità di alleati politici scomodi. Intanto le popolazioni africane e
tutte quelle vittime del razzismo devono assistere a uno spettacolo impietoso,
mentre nei loro Paesi muoiono di fame, di sete, di malattie! Si distribuiscono
preservativi gratuiti per combattere l'Aids, ma non c'è unità di intenti
sull'aspetto fondamentale dell'integrazione mondiale tra i popoli, che solo può
ottenere la soluzione completa alle piaghe che affliggono il "Sud"
del pianeta, che è sempre il nostro pianeta! L'unica parola che mi viene in
mente è vergogna! Se questa è la classe politica cui dobbiamo affidarci per
migliorare le cose sarà bene darsi da fare con il ricambio generazionale!
Roberto Tomassoni Udine ISLAM Sprezzante della laicità Mentre in Occidente si
discute se il burqa debba essere considerato un simbolo di libertà femminile
alternativa a quella che conosciamo, nei giorni scorsi i media hanno mandato in
onda scenette di ordinaria vita quotidiana islamica. Dalle donne afgane prese a
sassate da connazionali maschi perché protestavano contro la legge che
legalizzava lo stupro in famiglia, alla fustigazione pubblica di una giovane
donna pachistana "rea" di essere stata vista a chiacchierare con un
uomo che non era suo marito, per finire con la fucilazione in Pakistan di due
presunti giovani amanti. Ciò che, per ignoranza o accecamento ideologico, gli
infatuati del multiculturalismo non riescono a ficcarsi in testa è che la
sharia, cioè il complesso degli ordinamenti giuridici dell'Islam, è desunta dal
Corano. Quindi intoccabile, e soprattutto sprezzante del
principio di laicità occidentalmente inteso e dei diritti umani incentrati sulla Magna Charta
dell'Onu. Bisogna capire una volta per tutte che il refrain dell'equipollenza
di tutte religioni e culture è una panzana inventata da chi vuole distruggere
la civiltà occidentale. Gianni Toffali Verona
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( da "Repubblica, La"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina XIII -
Firenze Il fiorentino che ha sedotto i giapponesi nell´arte di creare gli
alberi mignon Primo europeo tra i maestri orientali nella sua serra di Gaiole
in Chianti custodisce 150 esemplari senza prezzo ERNESTO FERRARA L´arte bonsai
per i giapponesi è cosa seria. Il «Fokufu Ten» - centenaria e blasonatissima
mostra nazionale degli alberi in miniatura, dove ogni anno si contendono il
primo premio mostri sacri come i maestri Kunio Kobayashi e Masaiko Kimura - è
seguito pressappoco come il nostro festival di Sanremo e dell´italica rassegna
possiede lo stesso carattere di fucina e palcoscenico di talenti rigorosamente
nazionali. Non è mai successo che un non giapponese abbia fatto bella figura
alla mostra dell´arte giapponese per eccellenza. Tranne in un caso. Quello di
un fiorentino che tre anni fa ha infranto il tabù: Lorenzo Agnoletti, 49 anni,
oggi bonsaista fra i più affermati in Italia, è stato il primo europeo a
riuscire ad esporre un bonsai in quella rassegna. E già figurare nel catalogo
annuale giapponese, per gli addetti ai lavori, è un successo di proporzioni
inimmaginabili. Si trattava di un «Ficus rethusa», di proprietà del glorioso
vivaio Franchi di Pescia, su cui Agnoletti lavora da una decina d´anni con
successo e che colpì molti tra i critici e tra gli stessi orgogliosissimi
maestri giapponesi per armonia e senso delle proporzioni. «I giapponesi sono
gelosi della loro tradizione - confessa Agnoletti - ma ci guardano con
curiosità, sanno che noi europei impariamo in fretta». E in effetti quello di
Agnoletti è stato un vero e proprio colpo di fulmine. La prima pianta nel 1980,
un pino (che conserva ancora oggi anche se - dice lui - "è
bruttino"): «Iniziai così, per curiosità: all´epoca di bonsai in Italia
non sapeva quasi niente nessuno, il mio primo maestro fu un dentista fiorentino
appassionato di piante che aveva visto i bonsai in Olanda, Gianfranco Giorgi.
Mi innamorai: dopo quattro anni fondai con altri amici l´Associazione
fiorentina bonsai, nell´89 andai in Giappone per tornarci nel 96,
nel 99 e per cinque mesi tra il 2000 e il 2001 a seguire il corso del
maestro Kunio Kobayashi, un´esperienza magnifica». Là ha fatto la gavetta:
«Sveglia alle 6, insieme agli altri allievi pulivamo il giardino, gli attrezzi,
a volte perfino il marciapiede dell´isolato, che era già splendente di suo: i giapponesi hanno
un grande senso del decoro pubblico». E poi a lezione di bonsai: «Mi sembrava
di esser tornato indietro nel tempo, mi sentivo un discepolo artigiano di un
grande maestro d´arte, come nel rinascimento fiorentino», ricorda Agnoletti,
che vive a Gaiole in Chianti in una villa immersa nel verde dove oggi tiene
corsi personalizzati di bonsai e custodisce, in una splendida serra, una
collezione di 150 piante in mezzo alle quali si aggira soddisfatto come
Gulliver tra i lillipuziani. «Mi hanno offerto cifre stratosferiche per
comprare i miei pezzi, ma ho rifiutato: non venderei mai i gioielli di
famiglia», dice soddisfatto. C´è un tratto toscano nei suoi bonsai?
«Innanzitutto c´è nella scelta della pianta, perchè io amo i cipressi, i larici
e le querce delle nostre colline. E poi c´è la ricerca perenne dell´armonia
delle piante che lavoro: la stessa che ritrovo nella cupola del Brunelleschi
come nelle dolci geometrie della campagna toscana lavorata dall´uomo», dice
Agnoletti. Uno, tanto per capirsi, che ha avuto accesso al cortile
dell´imperatore del Giappone: «Ho visto ciliegi e
albicocchi bonsai che hanno oltre 400 anni», ricorda per sfatare il luogo
comune che vuole i bonsai come alberi sottoposti a torture e vessazioni: «Non è
così, la sfida del bonsaista è sostituirsi alla natura nel curare l´albero. Tortura è comprare una pianta al
supermarket e piazzarla sul televisore come se fosse un soprammobile».
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( da "Secolo XIX, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
La strategia
della Fiatè tutta nei soldi di Obama dalla prima pagina Calamandrei è stato un
grande giurista, ufficiale di fanteria decorato nella Prima Guerra mondiale,
rettore dell'Università di Firenze, tra i principali autori del Codice di
procedura civile del 1940. Rifiutatosi di giurare fedeltà al Duce degli
Italiani, si diede alla macchia e partecipò alla Resistenza assieme alle
formazioni di Giustizia e Libertà; era di idee politiche piuttosto moderate, ma
sosteneva che la moderazione non giustifica il servilismo, l'accondiscendenza,
la smemoratezza. Scrisse l'epigrafe nel 1955, e conosco quell'epigrafe a
memoria perché era appesa nella sala riunioni della scuola dove ho insegnato
per alcuni anni: mi ci cadeva sopra l'occhio ogni volta che le discussioni
cominciavano ad annoiarmi. Le parole dell'epigrafe sono le seguenti: "Lo
avrai/camerata Kesselring /il monumento che pretendi da noi italiani/ma con che
pietra si costruirà/a deciderlo tocca a noi. / Non coi sassi affumicati/dei
borghi inermi straziati dal tuo sterminio/non colla terra dei cimiteri/dove i
nostri compagni giovinetti / riposano in serenità /non colla neve inviolata
delle montagne/che per due inverni ti sfidarono/non colla primavera di queste
valli/che ti videro fuggire. / Ma soltanto col silenzio del
torturati /più duro d'ogni macigno/soltanto con la roccia/di questo patto
giurato fra uomini liberi/che volontari si adunarono/per dignità e non per odio
/decisi a riscattare la vergogna/e il terrore del mondo. / Su queste strade se
vorrai tornare/ai nostri posti ci ritroverai / morti e vivi collo stesso
impegno /popolo serrato intorno al monumento/che si chiama / ora e
sempre/ RESISTENZA". Il generale Albert Kesselring fu comandante in capo
dell'esercito d'occupazione tedesco in Italia dal 1943 alla fine della guerra.
Come responsabile degli eccidi di civili, delle torture inflitte ai
prigionieri, per la condotta generale della guerra di occupazione, fu
condannato a morte nel 1947 come criminale di guerra nel processo di
Norimberga. La condanna capitale gli fu tramutata in ergastolo e nel 1952 fu
scarcerato per gravissime condizioni di salute. Tornato in libertà nel 1955
partecipò ad una adunata di ex nazisti a Monaco di Baviera, dove professò
pubblicamente la sua fedeltà ad Adolf Hitler e dichiarò di non aver nulla di
cui pentirsi: le accuse degli italiani erano quelle di un popolo di piagnoni
che, anzi, avrebbe dovuto erigergli un monumento per quello che aveva fatto a
suo tempo per l'Italia. Ecco la ragione di questa epigrafe che Calamandrei scrisse
dopo quelle dichiarazioni e che fu affissa a Cuneo commemorando la tortura e la
fucilazione di Duccio Galimberti, avvocato antifascista. I giudici che a
Norimberga condannarono a morte il generale Kesselring avrebbero voluto
giudicare anche i maggiori responsabili del fascismo per gli stessi reati di
genocidio e crimini di guerra. Stilarono nell'estate del 1945 una lista di 64
criminali italiani passibili di condanna a morte. Ci fu tra gli alleati una
lunga discussione al riguardo, e alla fine di questa decisero, con l'unico
parere contrario della Francia, favorevoli inglesi, russi e americani, di non
procedere perché questo avrebbe significato porre sul banco degli imputati
l'Italia come nemico di guerra, negando in questo modo il contributo alla vittoria
alleata delle formazioni militari della Resistenza italiana, e questo non era
né giusto né opportuno. Fu grazie alla condotta di Calamandrei, di Pertini e di
ogni altro antifascista resistente, che al paese fu risparmiata l'ignominia di
Norimberga e poté essere concesso al ministro Alcide De Gasperi di partecipare
alla conferenza di pace di Parigi come rappresentante di un Paese amico. Negare
questo, o anche solo dimenticarlo, non fa dell'Italia un paese con un altro
presidente, un'altra opinione pubblica, un altro governo, un'altra cultura, ma
un altro Paese, un semplice omonimo. E trasformare una nazione in un caso di
omonimia non è in potere di nessuno, e non può essere concesso con nessuna
legge straordinaria o decreto o referendum. Per questa ragione ho scritto e
inviato al giornale queste cose venerdì, e non il sabato come di consueto:
perché sabato 25 aprile mi astengo dal lavoro e festeggio la Liberazione del
mio Paese. maurizio maggiani 26/04/2009
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( da "Secolo XIX, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
La Turchia
nell'Ueoffre una spondaper il dialogocon i musulmani Sono contrario
all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea. È uno stato asiatico
geograficamente (il 97% del territorio e la capitale sono in Asia),
storicamente (dal 1071 al 1912 i turchi hanno costituito una costante minaccia
militare imperiale per l'Europa) e dal punto di vista etnico-linguistico
(l'etnia turca si è aggregata intorno a un nucleo proveniente dal Turkestan e
parlante una lingua centro-asiatica), dunque la sua domanda di adesione è
irricevibile. I confini massimi dell'Ue vanno definiti con rigore per
conferirle identità e, secondo appropriati criteri geopolitici, devono essere a
est con la Turchia, appunto, e con gli Stati della Csi, a sud con il
Mediterraneo, escludendo quindi anche l' ingresso dello Stato di Israele, da
taluno inopportunamente ventilato. Nicola Cappiello SAVONA 26/04/2009 Sono
favorevole all'ingresso della Turchia nella Ue, sempre che vengano rispettate
alcune condizioni. Non credo che l'argomento geografico sia spendibile: gran
parte di Cipro, che pure è un Paese membro, è a est di Ankara, la capitale
turca. Neppure quello storico è solido: dentro la stessa Europa sono nate
minacce imperiali ben più consistenti, oltre che le due maggiori guerre civili
nella storia dell'umanità. Il punto di vista
etno-linguistico è ancora più debole: anche gli slavi provengono dalle steppe
dell'Asia centrale e né il finnico né l'ungherese hanno qualcosa a spartire con
l'Europa, ma questo (per fortuna) non impedisce a Finlandia e Ungheria di farne
parte. Sui confini, i trattati comunitari sono molto vaghi e, comunque, già nel
1963 Bruxelles stabilì che la Turchia era sufficientemente europea per essere
un giorno candidata all'ingresso. Le (a mio parere, legittime) preoccupazioni
su un eventuale allargamento sono di tre tipi: è un Paese molto grande, è molto
povero e soprattutto la quasi totalità della popolazione è musulmana. La
Turchia ha 72 milioni di abitanti. Nel 2025 ne avrà più della Germania, quindi
diventerebbe il maggior blocco nazionale a Strasburgo e avrebbe il maggior peso
relativo a Bruxelles. In ogni caso, rappresenterebbe solo il 15% della
popolazione europea e sarebbe solo uno della trentina di Paesi membri: quindi
non avrebbe nessuna posizione dominante. E comunque, non c'è logica
nell'accettare o rifiutare un Paese in base alle sue dimensioni: anzi, è
un'argomentazione che può essere ribaltata lamentando il fatto che troppi degli
attuali membri sono piccoli. La povertàè un problema più serio. Il reddito
attuale è un terzo di quello medio europeo e uguale è la percentuale degli
abitanti che lavorano la terra. L'Europa è terrorizzata dalle dimensioni degli
eventuali trasferimenti e dalla prospettiva di un'invasione garantita dalla
libera circolazione. Peròè vero che passeranno almeno dieci anni prima che un
contadino turco possa godere di questo diritto. Nel frattempo il tasso di
crescita turco è fra i più alti del mondo, inferiore solo a Cina e India e sarà
positivo (pil più 4%) anche quest'anno. Infine, la questione religiosa. La
Turchia è il solo Paese europeo, con la Francia, che mantiene con rigore la
separazione fra Stato e chiesa. L'influenza dell'islam nella vita pubblica non
è superiore a quella che aveva la chiesa cattolica in Irlanda quando (1973)
Dublino entrò nella Ue. Le credenziali democratiche sono oggi migliori di
alcuni Stati balcanici entrati nell'ultima tornata. Nessuno sa a priori se
l'islam sia compatibile con la democrazia liberale, ma se c'è un posto in cui
può aver senso fare il test è proprio la Turchia. Se, durante la lunghissima
trattativa (35 capitoli di cui solo 10 sono stati finora
risolti), dovesse peggiorare la situazione dei diritti umani o aumentare il peso del
fondamentalismo religioso, si può sempre congelare la discussione. Infine, un
no alla Turchia rischia di avere conseguenze catastrofiche in tutto il mondo
musulmano, dove sarebbe vissuto come uno schiaffo a tutto l'islam. Al
contrario, far entrare Ankara aiuterebbe tutti quei Paesi musulmani che, per
quanto timidamente e fra mille contraddizioni, si sono incamminati sul sentiero
che porta alla libertà e alla democrazia. 26/04/2009
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( da "Clarin, El" del
26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
DELGADA LINEA
ROJA Cien días y una noche Por: Gustavo Sierra Si, estuvo a la altura. Barack
Obama arriba a esta marca histórica de sus primeros 100 días (se cumplen el
miércoles 29) en la Casa Blanca con una impronta que no se veía desde que
Roosevelt asumió en 1933. Cien días que tuvieron una noche clave: la que tomó
la decisión de revelar los documentos en los que los más
altos funcionarios de la Administración Bush aprobaron el uso de la tortura.
Obama tomó el poder con la peor crisis económica de los últimos 70 años
estallándole en la cara, un país aislado internacionalmente y dos guerras
abiertas. Aún no se sabe si va a terminar sacando a Estados Unidos -y al resto
del mundo- de la recesión, pero su plan de estímulo de 789.000 millones
de dólares pareciera tener ya algunos efectos positivos. Lanzó una masiva
intervención a los mercados del crédito y la vivienda. Eliminó los llamados
bonos tóxicos de los bancos. Impuso duras regulaciones a Wall Street y a la
alicaída industria automotriz. Y envió legislación al Congreso para crear un
seguro universal de salud, nuevas iniciativas en educación y energía
alternativa, así como medidas para achicar el enorme déficit. En política
internacional fue a Europa y consiguió que le devolvieran la confianza para
seguir liderando el mundo. Restableció la imagen de su país y lanzó frases como
"he venido a escuchar, no a dar lecciones". Fue a Turquía y proclamó
su respeto por el mundo musulmán. Reconoció la importancia de Irán y le tendió
una mano. Lanzó un diálogo estratégico con Rusia y China. Vino a América Latina
como una estrella de rock, le dio la mano a Chávez y abrió la posibilidad de
restablecer relaciones con Cuba. Su mayor debilidad siguen siendo las guerras
abiertas por George W. Bush: Irak y Afganistán (sumado a Pakistán) seguirán
desangrándose y desangrando a la Administración Obama por mucho más tiempo.
Pero la decisión más trascendente fue la de abrir la puerta a un posible juicio
contra los que aprobaron el uso de la tortura. Si logra desterrar esa práctica
y restablecer la moral americana de los padres fundadores, no sólo podrá
completar con éxito su mandato sino pasar a la Historia. TamaÑo de textoEnviar
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( da "Corriere della Sera"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della
Sera sezione: Cultura data: 26/04/2009 - pag: 29 L'appello Parla la
scrittrice e attivista politica che è sotto scorta dal 2004 Care femministe
occidentali, lottate per le donne islamiche Ayaan Hirsi Ali: il movimento è in
bancarotta, dovete cambiare di VIVIANA MAZZA «I l movimento femminista è andato
in bancarotta», svuotato di significato dal suo stesso successo. È radicale,
Ayaan Hirsi Ali, nella diagnosi, ma anche nelle aspettative. Femminista, 39
anni, nata in Somalia, ex deputata in Olanda e oggi studiosa
dell'organizzazione conservatrice American Enterprise Institute negli Stati
Uniti, dove vive sotto scorta, Hirsi Ali ha criticato duramente il trattamento
delle donne nelle società islamiche. Lo ha fatto nei suoi libri Non sottomessa (Einaudi),
Infedele e Se Dio non vuole (Rizzoli). Nel 2004 il suo amico Theo van Gogh, con
cui aveva girato un film sulla sottomissione delle donne nell'Islam, fu
assassinato in Olanda. Sul suo petto, c'era una lettera affissa con un
coltello: una sentenza di morte per Hirsi Ali, autrice della sceneggiatura del
film. Mentre le donne musulmane combattono in Occidente e nei Paesi d'origine
una battaglia per i diritti, le femministe occidentali non stanno protestando
con forza accanto a loro. Sul fronte italiano, Susanna Camusso, Lidia Menapace,
Assunta Sarlo hanno sostenuto che «il movimento femminista è come un movimento
carsico, che compare e scompare» e che viviamo «una stagione di silenzio», in
cui le donne non hanno rilievo politico. Per questo, dicono, oltre che per una
difficoltà a discutere di Islam, non si scende in piazza. «Non esiste un nuovo
femminismo globale fatto di donne immigrate, donne dei Paesi del Terzo Mondo e
donne occidentali dice adesso Hirsi Ali . In ogni Paese ci sono donne come me,
come Taslima Nasreen, come Irshad Manji in Canada, Necla Kelek in Germania, ma
siamo sparse per il mondo, non abbiamo un'unica organizzazione ». All'analisi
segue però l'obiettivo. «È il momento di ripensare l'intero movimento
femminista, di dire che dopo aver ottenuto tanto in Occidente, si deve iniziare
un movimento per la liberazione delle donne non occidentali». A 5 anni Hirsi
Ali fu sottoposta all'infibulazione. A 22, fu costretta a sposarsi. Messa su un
aereo per il Canada, approfittò dello scalo in Germania per fuggire. Si rifugiò
in Olanda, dove è poi diventata deputata del partito neoliberista VVD. Quando
l'Olanda ha rifiutato di proteggerla, si è rifugiata in America. Se Hirsi Ali
riesce a parlare, perché è così difficile per le femministe occidentali? Una
delle ragioni, dice lei, è la «mancanza di affinità»: «Le donne in Afghanistan
protestano per il diritto a lavorare, a non essere stuprate nel matrimonio o
costrette a sposarsi, tutte cose che le europee e americane hanno conquistato.
Per le femministe occidentali oggi le priorità sono infrangere il 'soffitto di
vetro' del potere, conciliare maternità e carriera ». C'è anche una difficoltà,
ammessa dallo stesso movimento, a lottare oggi per i diritti delle donne
persino in patria. «In questo l'Italia non è diversa dall'Olanda, dai Paesi
scandinavi e dalla Francia dice Hirsi Ali . La tragedia delle femministe
europee è che si sono avvicinate troppo allo Stato. Le organizzazioni prendono
sussidi dal governo, loro sono diventate funzionari statali e parlamentari. In
passato facevano pressione e protestavano contro lo Stato se non proteggeva le
donne. Ma se prendi sussidi, diventi lo Stato». La ragione principale del
silenzio, però, è ideologica, sostiene: «Le femministe hanno abbracciato
l'ideologia del multiculturalismo ». «In Afghanistan le donne manifestano
contro pratiche previste dalla legge islamica, ma le organizzazioni femministe
occidentali non sono per niente critiche dell'Islam spiega . Ascoltano la
minoranza di uomini che usano l'Islam come strumento per sottomettere le donne.
Nei confronti dell'uomo musulmano hanno una sensibilità che non avevano per
l'uomo cristiano ». Ed è così che la sinistra ha perso il primato nella difesa
delle donne. «L'idea in sé di liberare le donne dalle catene della tradizione e
della religione è oggi negli Stati Uniti una questione sostenuta e promossa con
passione dal partito repubblicano. È un paradosso perché una volta era la
missione principale della sinistra. Idealmente dovrebbe essere una questione
bipartisan. Ma di fatto in Europa e in America sono i conservatori a parlare e
offrire denaro e tempo per la questione delle donne musulmane». Il movimento
femminista globale teorizzato dalla scrittrice dovrebbe presentare petizioni,
portare la gente in piazza. «Quando le donne afghane sono andate a manifestare,
c'è stata una contromanifestazione di centinaia di uomini. L'Italia ha mandato
truppe in Afghanistan: donne e uomini dovrebbero dire 'Vogliamo giustizia per
quelle donne'. Se guardiamo all'esempio del Sudafrica, prima dell'abolizione
dell'apartheid, c'era un'enorme indignazione in Occidente: ai bambini veniva
insegnato a scuola che la segregazione razziale è un male, la gente mandava
soldi, vestiti e risorse all'Anc, le organizzazioni per i diritti civili europee
e americane facevano pressioni sui governi e proteste senza fine. Niente del
genere sta accadendo per le donne musulmane, né per le cinesi, le indiane o le
donne del Sud del mondo». Molte attiviste musulmane però
non condividono l'idea di Hirsi Ali che Islam e diritti umani siano inconciliabili (altro
ostacolo alla creazione di un «movimento globale»). Lei ritiene che «il
principio dell'oppressione sia contenuto nel Corano e negli insegnamenti di
Maometto». E ha abbandonato l'Islam, professandosi atea. Ma molte
musulmane sostengono che le violenze sulle donne nel nome di Dio sono contrarie
al «vero Islam». «Non devono rinnegare la loro religione dice Hirsi Ali . Ma
per emanciparsi, devono capire una cosa: il Dio che dice che devono essere
oppresse è lo stesso Dio che pregano per ottenere la salvezza. Le
organizzazioni di donne musulmane non lo capiscono. Le occidentali possono
aiutarle condividendo la storia della propria emancipazione, che non sarebbe
stata possibile senza una cornice morale laica che garantisce pari diritti e se
non avessero contestato la Bibbia e le autorità religiose. La prima battaglia
che le donne musulmane devono combattere non è contro gli uomini che le
opprimono, né contro lo Stato: è contro il loro stesso Dio» . Svolte Negli
Stati Uniti e in Europa la difesa delle donne è diventata patrimonio
soprattutto di organizzazioni conservatrici
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( da "Provincia Pavese, La"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
OGGI 26 APRILE
OGGI 26 APRILE Al castello di Belgioioso dalle 10 alle 20 Next Vintage, mostra
mercato di abiti e accessori. Al Fraschini di Pavia Artedanza replica il
balletto "La fille mal gardée" (ore 17). A Vigevano dalle 18.30, con
partenza dal Cagnoni, passeggiata letteraria sui luoghi dei romanzi di
Mastronardi. Con Ivana Monti, Pietro Gabba e Valentina Summa. DOMANI 27 APRILE
Al Collegio Nuovo di Pavia incontro con Luca Crovi presentato da Paolo Jachia
sul tema "Scrivere, leggere e correggere fumetti"; ore 21. Al
Collegio Santa Caterina di Pavia secondo incontro del ciclo di conferenze
dedicate all'Orlando Furioso: Gianmarco Gaspari parlerà del canto XXIII; ore
18. MARTEDI 28 APRILE A SpazioMusica di Pavia alle 21 sarà proiettato
Matrioska, cortometraggio di Luca Littarru finalista al festival del cinema
libero di Roma. Al Teatro Fraschini di Pavia Elio De Capitani, Elena Russo
Arman, Ida Marinelli sono i protagonisti di "Angels in America" (ore
20.15). Al Collegio Nuovo di Pavia conferenza di Paolo Jachia sul tema: "I
linguaggi dell'industria culturale contemoporanea, dalle avanguardie storiche
alla pop art"; ore 21. Al Collegio Ghislieri di Pavia (ore 21.15) il
magistrato Raffaele Cantone presenterà il suo libro "Solo per giustizia".
Alla biblioteca civica di Vigevano alle 21 proiezione del film "La bella
di Lodi" di Mario Missiroli; ingresso gratuito. MERCOLEDI 29 APRILE Alle
18.30 alla bottega del commercio equo e solidale Cafe in corso Garibaldi a
Pavia Anna Ruchat presenterà il suo nuovo testo sulle storie della Snia e dei
suoi abitanti. A seguire aperitivo equo. Al Teatro Fraschini di Pavia Elio De
Capitani, Elena Russo Arman, Ida Marinelli replicano "Angels in
America" (ore 20.15). Al cinema Politeama di Pavia si proiettano per la
rassegna "I diritti umani nel mondo" i film "Uganda calling" di Valentina
Monti (ore 20), "Louloumme" di Roberto Figazzolo (ore 20.40) e
"Afriques: comment Ça va avec la douleur?" di Raymond Depardon (ore
21). All'ex Convento dell'Annunciata di Abbiategrasso il Laboratorio di
teatrodanza di Sinapsi propone "Tutt'in danza" (ore 17).
Nell'Aula Goldoniana del Collegio Ghislieri di Pavia Daniele Biacchessi
presenta il suo libro "Passione reporter"; ore 21.15. A Spaziomusica
di Pavia ci sono i Dolcelete (ore 21.30). GIOVEDI 30 APRILE Aperitivi letterari
del Festival dei Diritti al Caffè Teatro (Strada
Nuova) a Pavia. Alle 18.30 viene presentato il libro di Daphne Rooke. In serata
poi al Fraschini di Pavia replica "Angels in America", ore 20.15.
VENERDI 1 MAGGIO Alla chiesa di Val di Nizza Silvia Cignoli presenta "Una
chitarra, cento emozioni" (ore 16). A Spaziomusica di Pavia c'è la
"Corte dei Miracoli" (ore 21.30). Al Thunder Road di Codevilla
arrivano i Gem Boy (ore 23.30). SABATO 2 MAGGIO Alla chiesa di Santa Maria
delle Grazie di Voghera l'orchestra di Sanremo con il pianista Ilya Kim esege
musiche di Rubinstein e Cherubini (ore 21). Al Centro Polifunzionale di Fumo di
Corvino San Quirico concerto lirico "Regalaci un sorriso" (ore 21) a
favore dei familiari delle vittime della strada. A SpazioMusica di Pavia sono
di scena i Southlands (ore 21.30). Al Thunder Road di Codevilla si esibiscono i
Disco Inferno (ore 23.30). DOMENICA 3 MAGGIO Al Ridotto del Fraschini di Pavia
Massimo Lonardi esegue "Musiche italiane e spagnole nel Rinascimento"
(ore 18). Al Castello Visconteo di Abbiategrasso performance
"Passaggi", mostra "Frammenti" e proiezione di
"Smoke" (ore 16). Al Dancing La Buca di Salice Terme è previsto il
concerto "Insieme per l'Abruzzo" (ore 15.30).
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(
da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
PROVINCIA 26-04-2009 Lette alcune frasi del direttore «Un grido: viva l'Italia ora e sempre» Del diario di cronaca e di riflessioni di Baldassarre Molossi sono state citate e lette diverse parti. In particolare hanno attirato l'attenzione le sue ultime righe scritte il 6 settembre del 1944: «Ti lascio con l'ardente speranza che presto - più presto ancora - la tortura e l'agonia che ci affliggono abbiano termine, ti lascio lanciando il grido che mi sale alla gola quando canto l'Inno del Piave o leggo la storia del Risorgimento, il grido che mi consacra italiano: viva l'Italia, ora e sempre!».
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(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 2
- Udine Premio al coraggio delle donne afgane Al centro Balducci «Gli uomini
del futuro saranno uomini di pace o non saranno». Questa scritta, impressa
sulla pietra tombale di padre Ernesto Balducci è la chiave di volta per
comprendere come la data del 25 aprile, anniversario della morte del pensatore
cui è dedicato il centro di accoglienza di Zugliano e ricorrenza della
Liberazione dal nazismo e fascismo, sia stata scelta per la consegna del primo
riconoscimento internazionale "Honor et dignitas Ernesto Balducci"
all'impegno coraggioso per la giustizia, la pace e la salvaguardia
dell'ambiente. Per il 2009 il premio è stato attribuito al movimento Rawa delle
donne afgane e ritirato da Maryam Rawi, rappresentante dell'associazione che si
batte per i diritti umani, presente, con i suoi due piccoli figli dai nomi beneauguranti
la serenità e la solidarietà, nonostante i numerosi divieti che gravano sulle
donne della sua condizione, quali quello di non essere fotografata pena la
morte. A evidenziare la dimensione planetaria del riconoscimento, sono
intervenuti alcuni rappresentanti delle organizzazioni che compongono il
Comitato della rete internazionale, 10 tra le più attive nel mondo nella
denuncia delle violenze e delle sopraffazioni ai diritti umani,
che hanno indicato Rawa come esempio apprezzabile di impegno per la giustizia e
la pace. Così ha parlato Mary Bricker Jenkins, referente di "The poor
people's economic human rights campaign", per la quale c'è il concreto
pericolo che negli Usa si trovi soluzione alla crisi economica per le persone
che perdono il lavoro e la casa (una ogni 13 secondi) portando la guerra in
Afganistan o in Africa; Carlos Alberto Ruiz, della "Comisión intereclasial
de justicia y paz de Bogotà", ha definito l'imminente visita in Italia del
presidente colombiano come «l'abbraccio a un fascista, responsabile di crimini
e violenze in patria». Sono intervenuti inoltre Guadalupe Rodriguez di
"Salva la selva" (Germania), Stanley Mwaura Nderitu di Nekofa (Kenia)
e Libertad Sanchez, che ha presentato la costituzione del "Comitato della
memoria delle vittime", di cui fa parte anche il centro Balducci. Paola
Beltrame
(
da "Caserta News"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Domenica
26 Aprile 2009 Presentazione Rete per il
Diritto all'Identità EVENTI | Pompei Una "Rete per il Diritto
all'Identità" a Roma e Milano, presso l'ambasciata Argentina. A lanciare l'idea sarà
Horacio Pietragalla Corti, figlio di una coppia di desaparecidos, ritrovato
dopo anni di ricerche, dalla nonna, che fa parte del movimento delle madri di
Plaza de Mayo, nato per denunciare la scomparsa di decine di migliaia di
persone, durante la dittatura militare argentina (1976-1983). Lunedì 27 aprile,
dalle ore 19, il "desaparecido" argentino parteciperà alla tavola
rotonda, dal titolo "Memoria y Desaparecidos", promossa
dall'Assessorato comunale alla cultura di Pompei, in collaborazione con
l'Associazione socioculturale Italo - Argentina (Ascia), e con il patrocinio
dell'Ambasciata Argentina in Italia. All'incontro, in programma presso il
centro "Pompei Life" di via Duca D'Aosta 15, è prevista la
partecipazione del sindaco di Pompei Claudio D'Alessio, dell'assessore comunale
alla cultura Antonio Ebreo, del presidente di Ascia Carlos Omar Bustamante e di
Marina Mantecòn Fumadò, funzionario del settore affari
politici e diritti umani
dell'Ambasciata Argentina in Italia. L'evento si concluderà con l'esibizione
teatrale, dal titolo "Argentina Hijos tour", scritta e interpretata
da Roberto Solofria e Antimo Navarra, con le musiche di Gotan Project, curate
dal Gruppo Teatro Mutamenti di San Leucio. La "Red por el derecho a
la Identidad", promossa in Argentina nel 2003 dalle "Abuelas de Plaza
de Mayo" e dalla Conadi ("Commissione nazionale per il diritto
all'identità" nata nel 1992) è presente anche in Spagna. L'obiettivo della
"Rete" è quello di collaborare con le "Nonne" e con la
Conadi nella ricerca dei giovani desaparecidos che vivono oggi, anche in
Italia, sotto falsa identità. L'apertura della "Rete per il Diritto
all'Identità" a Roma e Milano, presso l'ambasciata dell'Argentina, è stata
presentata da Estela Carlotto, presidentessa delle Nonne di "Plaza de
Mayo" e da Horacio Pietragalla Corti durante la puntata di "Chi l'ha
visto?" (su Rai3) di mercoledì 22 aprile, condotta dalla giornalista
Federica Sciarelli. La Rete servirà a fornire assistenza e informazioni a quei
ragazzi argentini, tra i 25 e i 32 anni, che sospettano di essere stati vittima
di rapimenti. Il nuovo ufficio sarà gestito dall'Ambasciata argentina e il suo
compito sarà quello di sostenere i ragazzi che lo contatteranno all'indirizzo
www.retexi.it. Due psicologi assisteranno i ragazzi dal momento dell'avvio
delle pratiche fino all'eventuale esame del Dna, previsto in Consolato.
Contemporaneamente, l'associazione 'Abuelas de Plaza de Mayo' ha fatto sapere
di voler continuare la ricerca di desaparecidos in Italia. Per ora sono quattro
i desaparecidos individuati: Enzo Lauroni di Veroli, Egidio Battistiol di
Frascati, Franco Venturi e Enrico Pankonin di Roma.
(
da "Caserta News"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Domenica
26 Aprile 2009 Manifestazione giorni da
ricordare CELEBRAZIONI | S.Nicola L.S. L'Amministrazione Comunale di San
Nicola la Strada, anche quest'anno, ha inteso concentrare in un'unica
manifestazione le date importanti da ricordare (il giorno della memoria, le
foibe, l'anniversario della liberazione, le vittime della mafia) denominata,
appunto "giorni da ricordare". Questi avvenimenti importanti hanno
rappresentato per le scuole del territorio un percorso importante di studio e
di meditazione che vedrà la chiusura attraverso una cerimonia che si svolgerà
il prossimo 4 maggio con inizio alle ore 10.00 presso il Salone Borbonico
"Madonna delle Grazie". Nel corso di tale manifestazione saranno
anche premiati i migliori componimenti su tali tematiche eseguiti dagli allievi
delle scuole elementari, medie e del liceo scientifico. Componimenti che hanno
avuto come tracce la violenza che ha condizionato, nel corso dei secoli, le azioni
degli uomini, il favorire l'affermarsi della legalità nel pensiero e
nell'azione se si vuole auspicare un futuro migliore. Ed
ancora, l'affermarsi dei Diritti Umani, "mai più" olocausto, foibe, occupazione
straniera, schiavitù, violenze fisiche e morali. Un appuntamento, quindi, che
segnerà una tappa importante nella crescita sociale e culturale, non solo degli
studenti, ma dell'intera collettività.
(
da "Avvenire"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
MONDO 26-04-2009 Il Pentagono definì «torture» i metodi della
Cia già nel 2002 DA WASHINGTON N el 2002 un'agenzia del Pentagono incaricata di
offrire consulenze sulle tecniche di interrogatorio definì «torture» alcuni
metodi usati dalla Cia per far parlare i prigionieri catturati nella guerra al
terrorismo. La stessa agenzia, in un documento inviato agli avvocati del
Pentagono, mise in guardia che questi metodi rischiavano di produrre
«informazioni inaffidabili». Il "Washington Post" è entrato in
possesso del memorandum finora inedito della Joint Personnel Recovery A- gency
(Jpra) in cui si avvertiva anche che «una conseguenza della tortura dei
prigionieri è che può essere usata dai nostri avversari per giustificare la
tortura di personale americano catturato». Non è chiaro se l'avvertimento del
luglio 2002 raggiunse i vertici dell'Amministrazione Bush che diedero luce
verde a tecniche di interrogatorio come il waterboarding oggi ripudiate
dall'Amministrazione Obama. La Jpra è l'agenzia del governo che addestra piloti
e altri militari a resistere a interrogatori ostili in caso di cattura.
(
da "Wall Street Italia"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Sri
Lanka/ Tigri offrono tregua, ma Colombo chiede la resa-punto- di Apcom
Responsabile Onu in visita auspica cessate il fuoco umanitario
-->Colombo, 26 apr. (Apcom) - Nel giorno in cui il responsabile degli Affari
umanitari delle Nazioni Unite, John Holmes, è in
missione in Sri Lanka, i ribelli tamil hanno annunciato una tregua unilaterale
nella zona del conflitto nel nord-est dell'isola, ma Colombo replica chiedendo
una resa completa delle Tigri. "Di fronte a una crisi umanitaria
senza precedenti e in risposta agli appelli delle Nazioni Unite, dell'Unione
europea e degli Stati Uniti, le Tigri di liberazione dell'Eelam tamil (Ltte),
annunciano il cessate il fuoco unilaterale", hanno indicato in un comunicato
i ribelli separatisti, accerchiati dalle truppe governative nell'ultima
roccaforte - una striscia di circa 10 chilometri
quadrati - nel nord-est dell'isola. "Tutte le operazioni di combattimento
del Ltte cesseranno con effetto immediato", hanno precisato. Il governo ha
definito l'offerta "una presa in giro": "A chi servirebbe un
cessate il fuoco se non a chi si trova in piena sconfitta? Devono prima deporre
le armi e far partire i civili", ha dichiarato all'Afp il ministro della
Difesa dello Sri Lanka, Gotabhaya Rajapakse, fratello più giovane del
presidente Mahinda Rakapakse. Le Nazioni Unite hanno chiesto oggi a Colombo una
tregua "umanitaria" e invitato i ribelli ad
arrendersi, per risparmiare i 50mila civili ancora bloccati nella zona dei
combattimenti. "Abbiamo bisogno di una pausa umanitaria
per far arrivare gli aiuti e far entrare gli operatori umanitari
nella zona del conflitto", aveva detto Holmes, in visita di due giorni
sull'isola dell'Asia del sud. "Per giungere a questo ipotetico cessate il
fuoco umanitario, chiedo al Ltte (Tigri di liberazione
dell'Eelam Tamil, ndr) di lasciare partire il resto dei civili e deporre le
armi e al governo di agire con la più grande moderazione", aveva aggiunto
Holmes in un comunicato. Il diplomatico ha ricordato che "il bilancio
umano sulla popolazione civile è terribile dopo mesi di combattimenti".
Secondo le Nazioni Unite, più di 6.500 civili sono stati probabilmente uccisi e
altri 14mila feriti dopo che l'esercito ha lanciato a gennaio la sua offensiva
finale nel nord-est del paese, oggi devastato. "Dobbiamo avere accesso a
tutti gli sfollati all'interno del paese, ovunque essi siano e nella zona di
conflitto", ha auspicato Holmes, presso il ministro
dei Diritti umani Mahinda
Samarasinghe. Quest'ultimo ha detto all'Afp di aver dato il suo "accordo
di principio" affinchè due dipendenti stranieri delle Nazioni Unite
entrino in territorio ribelle. "Ma i combattimenti dovranno cessare almeno
per un giorno intero per questa visita", ha precisato. Una
prospettiva alquanto improbabile, dato che Colombo oggi ha proseguito le sue
operazioni militari. Dall'inizio del massiccio esodo dei civili lunedì, l'Onu
sostiene che 100mila persone abbiano lasciato la zona di guerra, ma che ne
rimangono ancora 50mila intrappolate nella striscia ritenuta roccaroforte del
Ltte. Secondo Colombo, i civili bloccati sono 15mila, usati come "scudi umani" dalle Tigri, mentre 110mila persone sono state
tratte in salvo in una settimana. (fonte Afp)
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Cronaca
Italiana Pagina 110 Salemi. Lo pischiatra nominato dal sindaco Vittorio Sgarbi
Crepet diventa assessore ai Sogni Salemi.. Lo pischiatra nominato dal sindaco
Vittorio Sgarbi --> SALEMI Lo psichiatra e scrittore Paolo Crepet da ieri è
il nuovo Assessore ai Sogni del Comune di Salemi. Lo ha designato, a Palermo -
nel corso di una conferenza stampa all'Assemblea regionale
siciliana promossa per parlare di diritti umani con il vice presidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma
Gyari e il presidente dell'Ars Francesco Cascio - il sindaco Vittorio Sgarbi
raccogliendo la proposta di Oliviero Toscani che del comune siciliano è
l'assessore alla Creatività e ai Diritti Umani. Crepet è l'ultimo, in ordine cronologico, degli
assessori designati da Vittorio Sgarbi dal luglio scorso quando è stato eletto
sindaco di Salemi in provincia di Trapani. In precedenza, oltre all'assessore
al Nulla Graziano Cecchini, il sindaco ha nominato come esterni nell'esecutivo
che governa la città lo chef Fulvio Pierangelini assessore alla Mani in Pasta,
il gastronauta Davide Paolini assessore al Gusto e Disgusto e il giornalista
Alessandro Cecchi Paone assessore ai Diritti Civili.
Paolo Crepet, che da venerdì è a Salemi assieme a Sgarbi e Toscani per
programmare una serie di iniziative, s'è detto «soddisfatto ed entusiasta».
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Commenti
Pagina 347 Alla fiera dei cadaveri la curiosità morbosa supera l'indignazione
--> Sembrano splendide statue. Leonardesche rappresentazioni in tre
dimensioni dell'interno del corpo umano. Riproduzioni perfette che mostrano
cosa succede sotto la pelle quando un uomo si muove: la tensione di muscoli e
tendini, la flessione di ossa e la torsione delle articolazioni. E la loro
bellezza macabra ha attirato alla mostra parigina "Our body"
centoventimila visitatori che hanno pagato i quindici euro del biglietto per
vedere tanta meraviglia esposta all'Espace Madeleine. Un giudice però ha deciso
di interrompere tanto culturale spettacolo. Perché? Semplicemente perché quelle
esposte non sono statue, sono cadaveri veri provenienti dalla Cina, scuoiati e
appositamente trattati in un bagno di formalina e poi di acetone. E alcune
associazioni umanitarie adombrano il sospetto, molto
fondato, che si tratti in buona parte di corpi di condannati a morte nella
Repubblica popolare venduti sotto banco dalla polizia, che si occupa delle
esecuzioni. Così dopo che la mostra ha registrato trenta milioni di visitatori
negli Stati Uniti, culla della libertà, e centomila visitatori a Lione,
qualcuno ha deciso di intervenire in nome dei diritti umani,
di quel rispetto che si deve ai nostri simili anche dopo la loro morte. Il
magistrato Louis-Marie Raingeard ha sentenziato: «La commercializzazione dei
corpi porta pregiudizio manifesto al rispetto che è loro dovuto». Dopo di che
ha dato 24 ore di tempo per chiudere la mostra, pena 50 mila euro al giorno di
multa per ogni ritardo, ponendosi per primo, dopo anni, il problema di dare una
collocazione decorosa a questi poveri cadaveri pietrificati e spellati. Perché
un conto è utilizzare un corpo per fini scientifici, essendone autorizzati dai
parenti del defunto, un altro trasformarlo in un business, soprattutto
se il business parte da Oriente dove sui diritti degli umani vivi spesso si chiude un occhio,
figurarsi sugli umani
morti. Esattamente come è nella natura dell'arte provocare, spingere la
sensibilità al limite per rafforzare il messaggio da trasmettere. Ma un
messaggio deve esserci, non può esserci solo l'effetto choc. Così la
Francia discute attorno a questa mostra, attorno al gusto del macabro, attorno
ai limiti dell'arte, del commercio, di quello che si può accettare e di quello
che no. E la discussione risulta essere molto confusa. Lasciando perdere il
versante artistico, c'è chi in Argentina ha fatto morire di fame un cane
davanti al pubblico dicendo che era una performance; sarebbe però il caso di
piantare dei paletti almeno sulla questione dei diritti umani.
Quelle che vanno ai musei, alle mostre, alle esposizioni sono, normalmente,
persone perbene, che classifichiamo come colte e benpensanti. Quelle stesse
persone che protestano per il Tibet, che comprano il libro del dissidente di
turno, che mettono la bandiera della pace al balcone, o che se non mettono la
bandiera della pace al balcone dicono con cognizione di causa che se si fa la
guerra la si fa per difendere la democrazia. E allora come può succedere che
passino davanti a dei cadaveri senza porsi qualche domanda? La risposta è che
li guardano come oggetti, esattamente come tutti i giorni comprano altri
oggetti, prodotti sfruttando manodopera infantile e violando ogni regola in
vigore nei Paesi civili, senza accorgersene. E lo stesso probabilmente accade
anche a chi sta scrivendo questo commento e a chi lo legge. Semplicemente il
giudice parigino sembra essere l'unico che ha guardato davvero "Our
body" e a quel punto ha preteso che quei corpi fossero trattati davvero
come il suo. Questa pretesa noi dovremmo averla più spesso. Nonostante le buone
intenzioni, quasi tutti, invece, non abbiamo i riflessi così pronti. Diciamo no
al male ma non vigiliamo quando ce lo mettono in mano in una bella confezione.
Quindi i cadaveri in formalina sono un caso limite, ma in piccolo il fenomeno
si ripete tutti i giorni. Non ci sdegnamo più se non per finta. Guardiamo le
cose senza più interrogarci. Ecco la differenza tra la mostra parigina e quelle
edicole piene di teschi così care alla tradizione cattolica. Le edicole erano
un memento mori e costringevano a pensare, quei morti erano spaventevoli e
sacri. Ora i morti sono plastificati e made in Cina e come plastica li
percepiamo. Purtroppo la morte resta vera, la sofferenza anche, e noi la
compriamo, credendo (volendo credere) di comprare altro. FRANCESCO AGOSTINI
(
da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
ANGELA
VITALIANO New York. «Osceno e riprovevole». Così Mark Lowenthal, ex ufficiale della Cia giudica non il contenuto delle nuove foto
che documentano le torture inflitte dagli americani in Iraq e che verranno rese
pubbliche a partire dal 28 maggio. «Oscena e riprovevole» sarebbe, bensì, la
decisione stessa di pubblicare le foto, considerata «uno sforzo inutile e
straordinario per gettare la Cia sotto un autobus». Non accenna, dunque,
a placarsi la polemica che da giorni infuria a Washington a proposito dei
memorandum resi noti dal presidente Barack Obama e, ora, della decisione di
rendere visibile attraverso immagini, ciò che rappresenta per l'America una
profonda vergogna. Le foto, che, da qui ad un mese, saranno pubblicate sono
centinaia e documentano, come è ormai noto, gli abusi commessi dai militari e
contractors americani contro i detenuti di Abu Ghraib e di altre cinque carceri
in Iraq e in Afghanistan. Confermando, dunque, che «non si è trattato solo di
un'aberrazione isolata ma di un fenomeno molto diffuso, molto oltre le mura di
Abu Ghraib». Il contenuto delle immagini, dunque, non particolarmente diverso
probabilmente da quelle che fecero il giro del mondo nel 2004 e che mostravano
le azioni di tortura e le atrocità contro i prigionieri del carcere di Abu
Ghraib, non è l'unico, nocciolo della questione. La discussione è incentrata,
da fronti opposti ovviamente, sulla necessità di rendere pubblico tutto ciò e
sulle conseguenze che tale azione può avere sui servizi di intelligence.
Sebbene, infatti, il presidente Obama, abbia espresso, in prima istanza, la
volontà di non procedere contro i responsabili delle torture, da più parti si
sottolinea la necessità irrinunciabile di dare un segnale forte. Da parte
repubblicana, invece, si continua a contestare che quella del presidente è
stata una scelta politica che «non ha tenuto affatto conto dei consigli di
Dennis Blair (Direttore della National Intelligence) e di Leon Panetta
(direttore della Cia)». John Boehner, leader repubblicano, ha ribadito,
inoltre, che «un gran numero di membri del Congresso, democratici e
repubblicani, erano a conoscenza dei metodi tenuti durante gli interrogatori e
nessuno aveva mai fatto sentire la sua voce». Rincara la dose Peter Hoekstra,
repubblicano del Michigan, che nota come «solo ora che abbiamo una nuova
amministrazione, persone che erano a conoscenza di questo programma da tempo,
sembrano d'improvviso scoprirne l'aspetto negativo». Come dire, insomma, che le
centinaia di foto, oggetto del contendere da diversi anni serviranno a creare
un polverone su un argomento sul quale, il Congresso, aveva dato tacitamente il
suo assenso. Il Washington Post parla, addirittura, di una relazione del luglio
2002, arrivata sui tavoli del Pentagono, in cui i responsabili stessi
dell'agenzia militare, mettevano sull'avviso riguardo alle tecniche di
interrogatorio «particolarmente dure», equiparabili a vere e proprie torture,
che avrebbero potuto «essere usate dai nostri avversari per giustificare atti
simili perpetrati ai danni di prigionieri americani».
(
da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Martedì,
28 Aprile, a Cavriago (Reggio Emilia), città nella quale Giuseppe Dossetti,
Padre della Costituzione e tra le più rilevanti figure della cultura e della
politica italiana del novecento, trascorse gli anni giovanili e da cui
ricevette la cittadinanza onoraria, sarà consegnato alla Signora Alberta Levi
Temin «Il Premio per la Pace Giuseppe Dossetti», nella Sezione singoli
cittadini. Lo scopo del premio, nato il 13 gennaio 2006 e giunto pertanto alla
sua quarta edizione, è il seguente: «Premiare associazioni o singoli cittadini,
residenti o con sede sul territorio nazionale, che negli ultimi tre anni
abbiano compiuto "azioni di pace" coerentemente con i principi
affermati da Giuseppe Dossetti nella sua vita, quali l'antifascismo,
l'affermazione della democrazia, l'aspirazione universale alla pace e alla
cooperazione fraterna fra individui e i popoli, il riconoscimento dei diritti
della persona, il dialogo interreligioso e il rifiuto della guerra "come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione
delle controversie internazionali" secondo quanto recita l'articolo 11
della Costituzione italiana». La signora Alberta, nello specifico, sarà
premiata per «la sua testimonianza e il suo impegno a favore del dialogo
interreligioso e interculturale; per l'opera di diffusione della cultura della
pace tra le giovani generazioni». È una donna ebrea che vive a Napoli e attivamente
lavora per la pace e oggi premiare lei significa dare voce alle tante voci che
in tutto il mondo si levano alla ricerca della Pace e della Giustizia per
l'intera umanità. Eccone un breve profilo: Alberta
Levi Temin, ebrea, scampata a Roma, la notte del 16 ottobre 1943, alla prima
deportazione degli ebrei dall'Italia, ha fatto parte del gruppo promotore
dell'Associazione amicizia ebraico-cristiana di Napoli, voluta nell'86 dal
Cardinale Corrado Ursi. Sempre molto attiva, dagli anni '90, al diffondersi
delle prime voci di revisionismo storico che cercava di negare la tragedia
della Shoah, ha iniziato a dare la sua testimonianza nelle scuole di ogni
ordine e grado, comuni, comunità, associazioni dell'intera regione. Convinta
che solo il dialogo e la conoscenza reciproca possono offrire un futuro di
pace, testimonia che il rispetto di tutte le diversità e l'unità nella
diversità sono il percorso obbligatorio in un mondo sempre più multiculturale e
multireligioso che, attraverso il dialogo, diviene interculturale e
interreligioso. Sono decine di migliaia i giovani, ma non solo, che hanno
ascoltato la sua esperienza. Ha 89 anni, ma continua a ripetere: «finché ho
fiato voglio parlare per chi non può più parlare». Rosetta Loy nel suo libro
«La parola ebreo», ed. Einaudi, racconta la sua storia. Gli studenti della
scuola media «De Curtis» di Casavatore hanno scritto «La storia di Alberta»,
edito da Loffredo e adottato in molte scuole. A lei è dedicato il volume «Shoah
mistero di Dio-mistero dell'uomo» di Lucia Antinucci e quello di Giuseppina
Luongo Bartolini «Ebrei a Benevento». Nel gennaio 2006 la ESI ha raccolto in un
volume, curato da Annalisa Accetta, «Poesie per Alberta», le più belle poesie
scritte dagli scolari dopo aver ascoltato la sua esperienza e il messaggio di
speranza che ne traspare. All'interno della Comunità ebraica, non solo
italiana, Alberta si pone sempre come prezioso testimone di pace e di dialogo.
Ha lavorato attivamente per realizzare il primo incontro ufficiale, a Napoli,
tra ebrei e palestinesi, alla presenza di Istituzioni e di scolaresche. Sostiene attivamente il progetto Saving Children (del Centro
Peres per la pace) per far curare bambini palestinesi in strutture israeliane.
L'11 dicembre 2006 ha
ricevuto: «Il Premio Campania per la Pace e i Diritti
umani» della Regione Campania. Francesco Villano -
NAPOLI
(
da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Rifiuti
rimossi all'entrata di scuola Giampiero Del Piano - NAPOLI Scrivo per segnalare
un avvenimento che ha a dir poco dell'incredibile. Di cose strane in questa
città se ne vedono tutti i giorni ma, noi che sappiamo che questa era e resterà
per sempre la città di Masaniello e quasi non ci facciamo più caso. Questa
volta però il fatto mi sembra a dir poco sconcertante. Per pura combinazione da
qualche giorno accompagno mio figlio a scuola e verso le 7,30 percorro via
Domenico Fontana. Ho potuto notare che a soli venti metri dall'ingresso di ben
due scuole, la Cesare Pavese e il Liceo Vittorini, stazionano sistematicamente
due grossi camion della nettezza urbana che creano un notevole disagio alla
circolazione che a quell'ora, tra macchine private e pulmini scolastici, e già
di per sé caotica. Ma il traffico oramai non spaventa nessun napoletano. La
cosa assurda è che, proprio quando suona la campanella per gli oltre duemila
studenti che popolano le due scuole, i camion iniziano un travaso di spazzatura
raccogliendo i rifiuti raccolti da altri camion più piccoli che man mano
arrivano all'appuntamento. È facile a questo punto immaginare il profumo
inebriante che si spande in tutta la zona. Spero che queste poche righe possano
almeno far riflettere l'incosciente chi ha deciso di far travasare la
spazzatura innanzi alle scuole. Terroristi interrogati senza guanti bianchi
Guido Naguzzi - NAPOLI Sono in piena sintonia con quanto sostenuto da Cheney,
gli interrogatori della Cia per far parlare i terroristi erano perfettamente
legittimi. Chi afferma che i prigionieri terroristi avrebbero potuto parlare
con altri metodi meno cruenti dimostra di non conoscere quelle persone: si
illude che mandarli a letto senza la cena sia sufficiente per convincerli a
svelare segreti che non confesserebbero neppure in punto di morte. Sì, la tortura è una pratica disumana e nessuno vorrebbe mai
subirla e neppure praticarla. Occorre non scordare che questi personaggi non ci
pensano neanche un attimo a torturare le proprie mogli, a violentarle tra le
mura domestiche con il consenso di una legge che permette tutto questo.
Obama non sa dare soluzioni, non è in grado di dire come ottenere le preziose
informazioni dai prigionieri che consentirebbero forse di debellare il
terrorismo. L'unica decisione che ha preso è stata quella di chiudere
Guantanamo, una mossa che non porta da nessuna parte. Resistenza e alleati
Giuseppe Torazza - GENOVA Venticinque aprile 2009: che sia la volta buona per
ricordare anche americani, inglesi, polacchi ecc. venuti a morire in Italia nel
corso della seconda guerra mondiale e delle cui spoglie sono pieni i tanti war
cimitery, per esempio in Toscana? Montanelli sosteneva che senza il loro intervento
i nostri partigiani, rossi o bianchi che fossero, non avrebbero mai avuto
ragione delle truppe tedesche. Determinante l'intervento degli alleati, anche
se mai una volta, nella commemorazione del 25 aprile ci si è ricordati di loro.
Forse per la paura che il merito non fosse più soltanto dei nostri partigiani.
Ma se la storia è storia, c'è anche il dovere di onorarla con la verità anche
se non ci aggrada.
(
da "Mattino, Il
(Circondario Sud2)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
SUSY
MALAFRONTE Pompei. Ricordare il dolore e le sofferenze dei desaparecidos per
non dimenticare gli orrori vissuti dagli argentini, e da numerosi italiani, tra
il 1976 al 1983. Anni in cui trentamila persone furono torturate, uccise e
private della propria libertà dalla dittatura militare argentina. Cinquecento
bambini, sottratti alle madri dopo il parto e dopo averle uccise, furono dati
in adozione a famiglie complici dei torturatori. Grazie alla ricerca delle
nonne, oggi i figli degli scomparsi riprendono un'eredità che gli appartiene.
Horacito Pietragalla Corti, un nipote ritrovato, testimonierà la sua disumana
esperienza nel corso dell'incontro «Memoria y Desaparecidos», organizzato
dall'assessorato alla Cultura del comune di Pompei in collaborazione con
l'associazione socioculturale italo-argentina (Ascia) e con il patrocinio
dell'Ambasciata Argentina in Italia, che si terrà domani alle diciannove nella
sala convegni di «Pompei Life». Se la storia dei desaparecidos è una storia di
assenze, di vuoti, di tombe senza nome e di una incommensurabile sofferenza, la
storia dei loro figli segue un percorso diverso. Dopo lunghi anni di attese, di
ricerche di ogni tipo, alcuni ragazzi recuperano la loro vera identità,
ritrovano un passato e riscrivono la storia. Al racconto di questa triste
pagina di storia sudamericana parteciperanno il sindaco di Pompei, Claudio
D'Alessio, l'assessore alla cultura Antonio Ebreo il presidente di Ascia Carlos
Omar Bustamante e Marina Mantecòn Fumadò, funzionario del
settore affari politici e diritti umani dell'Ambasciata Argentina in Italia. Nel corso dell'evento sarà
presentata la «Rete per il diritto all'identità» che collabora con le «Nonne» e
con la Conadi nella ricerca dei giovani desaparecidos che vivono oggi, anche in
Italia, sotto falsa identità. Questo organismo fornisce assistenza e
informazioni a quei ragazzi argentini, tra i 25 e i 32 anni, che sospettano di
essere stati vittima di rapimenti. L'ufficio gestito dall'ambasciata argentina
ha il compito di sostenere i ragazzi che lo contatteranno all'indirizzo
www.retexi.it. Due psicologi assistono i ragazzi dal momento dell'avvio delle
pratiche fino all'eventuale esame del Dna, previsto in consolato. Per ora sono
quattro i desaparecidos individuati in Italia: Enzo Lauroni di Veroli, Egidio
Battistiol di Frascati, Franco Venturi e Enrico Pankonin di Roma. «Questo
incontro - spiega l'assessore Antonio Ebreo - si inquadra nell'ottica delle
altre iniziative, riguardanti la tutela dei diritti umani,
promosse nel corso di questi anni dall'amministrazione comunale, per confermare
quella vocazione di città della pace e della solidarietà che caratterizza
Pompei, sin dalla sua fondazione. La vicenda dei desaparecidos - prosegue Ebreo
- fa parte di una delle tante tragedie dimenticate in cui sono stati coinvolti anche
italiani. Ricordare serve ad evitare che si possano ripetere tragedie come
queste». L'importanza di non dimenticare una vicenda, che coinvolge anche
l'Italia, considerato il suo continuo flusso migratorio da e verso l'Argentina,
viene ribadita da Carlos Bustamante.
(
da "Stampaweb, La"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il
rapporto tra Chiesa e Internet oggi sta vivendo una nuova fase. Da un lato uno
spazio interattivo e informativo principe della contemporaneità che ha vissuto
negli ultimi anni veloci cambiamenti rispetto al suo approdo in Italia nei
primi anni Novanta: dalloriginaria scoperta della
navigazione on line e della posta elettronica, caratteristiche della fase della
Rete Web 1.0, siamo passati ora a un nuovo scenario multimediale grazie al Web
2.0, con elevate opportunità di interazione legate allo sviluppo dei tanto
chiacchierati social network. Dallaltro
la Chiesa, il suo messaggio di salvezza con oltre duemila anni di storia. Il
volume Chiesa e Web 2.0. Pericoli e opportunità in rete di Vincenzo Grienti
(Editrice Effatà, pp.gg 96; 8,50 euro) analizza con competenza e
sobrietà questa nuova fase della Rete, sottolineando in particolare come la
Chiesa comunica allinterno di questo
rinnovato «cyberspazio», come si ponga nei confronti delle enormi opportunità e
degli inevitabili rischi che la nuova frontiera del Web offre alla
società contemporanea. Il fenomeno dei social network come Facebook, My Space,
Twitter, Wikipedia e tanti altri da qualche anno è approdato in Italia
coinvolgendo singoli utenti di internet, soprattutto giovani, ma anche
organizzazioni e istituzioni. Le relazioni sono il cuore del Web 2.0, locuzione
sintetica, questultima, usata per spiegare
che Internet è passato da una fase di diffusione popolare, avvenuta circa
quindici anni fa, a quella attuale del moltiplicarsi di applicazioni e software che facilitano
la socializzazione in rete. Sono milioni le persone che ogni giorno si
connettono a Internet e instaurano relazioni umane. Ma è la stessa cosa di
instaurare relazioni faccia a faccia? E la Chiesa come si pone davanti al mondo
del Web 2.0? Qual è la “logica del cristianesimo” nella cybercultura?
Interrogativi che Vincenzo Grienti con il piglio del cronista che vuole cercare
di capire questo nuovo fenomeno, affronta in un instant book dal linguaggio
semplice e immediato . “Occorre 'entrare' in questa nuova mentalità, non per
essere avvolti e inghiottiti dallipertecnologia,
come del resto accade a molti entusiasti del web, ma semplicemente per
elaborare un discernimento sia rispetto alle tesi degli entusiasti, sia nei
confronti dei critici apocalittici – spiega Grienti -. Buon senso, responsabilità e
competenza so¬no tre parole-chiave su cui vale la pena puntare. Tre condizioni
in¬dispensabili, soprattutto in questa nuova fase del web accelerata. è dobbligo anche in questo ambiente non dimenticare lesistenza di una 'emergenza educativa' che incita ad
essere preparati, ad arrivare prima che la velocità degli strumenti prenda il
sopravvento sulluo¬mo, a rendere sempre più necessaria una preparazione
adeguata al¬lutilizzo dello strumento”. Monsignor Dario Edoardo Viganò,
Preside dellIstituto Redemptor Hominis della Pontifica
Università Lateranense, che firma la prefazione del saggio, sottolinea che
“accanto alle grandi opportunità, cè il serio rischio che il web stia
creando un circuito di solitudini di tastiera, di gente che sillude sul fatto che per comunicare davvero basti usare
il mouse, come dimostrano i sempre più frequenti casi di dipendenza e di
nevrosi da Internet; insomma non è tutto oro quel che luccica e lautore è
avvertito sul fatto che i social network possono giocare nella perdita
della dimensione della realtà e far incorrere nella solitudine del cittadino
globale”. Nonostante, dunque, i pericoli, gli usi impropri legati alla Rete,
pericoli comunque associabili a tutti i mezzi di comunicazione, Internet si è
rivelato un medium straordinario, prosegue monsignor Viganò “in grado di
favorire il dialogo fra gli uomini, nelle diversità culturali, sociali e
religiose, in grado di "promuovere una cultura del rispetto, del dialogo,
dellamicizia" come ha afferma Papa Benedetto
XVI nel suo Messaggio per la 43ª Giornata Mondiale per le comunicazioni
sociali. Benedetto XVI ha infatti messo in evidenza proprio questo aspetto
positivo riscontrabile nelle nuove tecnologie: "In questo contesto, è gratificante
vedere lemergere di nuove reti digitali che cercano di
promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione.
Queste reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi
contesti geografici e culturali, consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di corresponsabilità per il bene di
tutti”. commenti (1) scrivi
(
da "Sicilia, La"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
«Consiglio
Ap nel castello»MUSSOMELI. Provocatoria proposta del consigliere Bellanca per
l'esame del piano paesaggistico Niscemi. Il Congo chiama. La Capitale del
Carciofo risponde, tramite il locale Lions Club, con un contributo mirato per
insegnare a leggere e a scrivere a 20 bambini. Suor Fida Lupo, da sei anni
missionaria niscemese nella Repubblica Democratica del Congo, appartenente alla
congregazione della "Suore della Sacra Famiglia" di Spoleto, venerdì
sera si è incontrata con i soci del Lions Club di Niscemi, presidente dott.
Franco Mongelli, presso la sala conferenze del "Museo della Civiltà -
Contadina Angelo Marsiano". Il socio del club service locale, Maurizio
Vicari, nel salutare la gradita ospite, ha sottolineato quanto è importante per
l'umanità dolente l'opera di Suor Fida e di tutti i
missionari nel mondo. La missionaria è "in vacanza" in Italia per
promuovere una "missione di solidarietà" tra quella gente che «pur
colpita dalla grave crisi economica, può e deve dare qualcosa, non solo in
denaro, ai disperati e ai negletti del Congo e delle altre parti del mondo,
malati, soprattutto, di denutrizione». La suora che, inizio il suo apostolato
nei ghetti e nei quartieri a rischio catanesi, ha ringraziato il Lions di
Niscemi per «avere creato un ponte con la missione cattolica congolese
permettendo con un contributo a 20 bambini, orfani di
tutto, dei genitori, dei diritti umani elementari di potere frequentare la scuola elementare per sei
anni. Vi ringrazio a nome loro». Suor Fida Lupo, durante il suo intervento, ha
lanciato un invito: «I lions di Niscemi hanno fatto molto, ma per
"perfezionare" l'intervento economico, venite in Congo!
Portare la vostra esperienza umana e professionale per creare voi stessi una
scuola, un laboratorio che poi sarà gestito dagli indigeni. I "signori
della guerra" hanno creato orfani, vedove, invalidi, ragazzini soldati,
hanno distrutto, da dove passavano, quasi tutto». L'invito lanciato dalla
missionaria, a quanto pare, non è caduto nel vuoto. «E possibile e fattibile,
hanno detto alcuni lions alla fine dell'incontro». Così dopo aver dato la
posssibilità a venti bambini africani di imparare a leggere e scerivere, adesso
si stanno attivando per creare in Congo qualcosa di più concreto. Giuseppe
Vaccaro
(
da "Sicilia, La"
del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Dal
sindaco Vittorio Sgarbi un'altra originale designazione Salemi, Crepet
«assessore ai sogni» Salemi. «La vita è un sogno», asseriva nel 1635 Pedro
Calderon de la Barca in un testo che è uno dei capolavori del teatro barocco.
Due secoli dopo, Edgar Allan Poe si chiedeva: «Non è tutto quel che vediamo o
sembriamo un sogno in un sogno soltanto?» Sulla stessa lunghezza d'onda, tra
gli altri, Howard Phillips Lovecraft e Jorge Luis Borges. Per non dire di
William Shakespeare, che al tema ha dedicato una miriade di versi. Tutti
autori, e opere, che Vittorio Sgarbi, critico d'arte e sindaco di Salemi, ben
conosce. E proprio Sgarbi ieri mattina ha nominato «assessore ai sogni» lo
psichiatra torinese Paolo Crepet. Designazione avvenuta
durante una conferenza stampa sui diritti umani tenutasi all'Ars e promossa col vicepresidente del Parlamento
del Tibet in esilio, Dolma Gyari, e il presidente dell'Ars, Francesco Cascio.
Sgarbi ha così raccolto la proposta avanzatagli da Oliviero Toscani, a Salemi
assessore alla Creatività e ai diritti umani. Crepet è l'ultimo, in ordine cronologico, degli
originali "assessori" designati da Sgarbi dal luglio scorso, quando è
stato eletto sindaco di Salemi. In precedenza oltre all'assessore al Nulla,
l'artista futurista Graziano Cecchini, il sindaco aveva nominato come
"esterni" nell'esecutivo, lo chef Fulvio Pierangelini (assessore alle
Mani in pasta), il "gastronauta" Davide Paolini (assessore al Gusto e
Disgusto) e il giornalista Alessandro Cecchi Paone (assessore ai Diritti civili). Occorre però precisare che, di questi, solo
Toscani e Cecchini fanno parte, a pieno titolo, della Giunta. Gli altri,
compreso quindi Crepet, possono fregiarsi del titolo, ma, "de facto",
sono dei consulenti esterni dell'amministrazione. Che operano, secondo quanto
ha più volte precisato il Comune, a titolo gratuito. Crepet, da ieri a Salemi
per programmare una serie di iniziative, s'è detto entusiasta dell'incarico:
«Come tutte le cose originali, l'idea di questo assessorato è nata per caso, ma
è chiaro che è un impegno che prendo sul serio, visto che Salemi è ormai
diventata uno straordinario laboratorio di idee e progetti di cui tutti
parlano». VINCENZO DI STEFANO
(
da "Manifesto, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Modello
DI RESISTENZA SOLIDARIETÀ E BOICOTTAGGI, IL SENTIERO DI BILIN Nel villaggio
palestinese i protagonisti della lotta popolare e non violenta hanno concluso
tre giorni di conferenze per rilanciare la battaglia contro la colonizzazione.
La loro ricetta? Pressioni su Abu Mazen, collaborazione coi compagni israeliani
e rifiuto della «normalizzazione» con lo Stato ebraico finché non cesserà
l'occupazione. Tanti i membri di ong italiane Michele Giorgio INVIATO A BILIN
INVIATO A BILIN Le corone di fiori adornano la tomba di Basem Abu Rahma,
strappato alla vita il 17 aprile da un candelotto lacrimogeno sparato da
distanza ravvicinata da un soldato israeliano che lo ha colpito all'addome.
Eppure l'altro ieri Basem era ugualmente presente alla marcia di protesta
contro il muro della gente di Bilin, un appuntamento al quale non aveva mai
mancato in questi anni. Non tanto sulle magliette con la sua immagine indossate
un po' da tutti i manifestanti, quanto nei cuori di coloro che, due giorni fa,
hanno voluto dire che la sua uccisione non fermerà ma invece darà più forza
alla lotta non violenta e popolare che questo villaggio della Cisgiordania
porta avanti da oltre tre anni, coinvolgendo centinaia di attivisti
internazionali e israeliani. «Tornate indietro, è un'area militare, non
avvicinatevi alla recinzione» urlava in continuazione in lingua araba, con un
megafono, un soldato druso israeliano provando a tenere a distanza il corteo.
Niente da fare. E a ben poco è servito l'urlo insopportabile di una sirena
azionata dai soldati. Nessuno è arretrato perché dall'altra parte della
recinzione, del muro, ci sono le terre coltivabili di Bilin confiscate dagli
israeliani e, davanti, sulla collina a poche centinaia di metri, l'insediamento
colonico israeliano che su quelle terre progetta la sua espansione. I
lacrimogeni venerdì cadevano copiosi sulla folla di manifestanti, ma gli slogan
contro la barriera israeliana non si sono mai interrotti. Poi è arrivata la
carica dei soldati, con manganelli e granate assordanti, ma i palestinesi sono
riusciti ugualmente a posare una lapide in ricordo di Basem nel punto dove, a
ridosso della barriera, il giovane attivista è stato ferito mortalmente. La
protesta non violenta è continuata per quasi tre ore, con il sottofondo
dell'Internazionale cantata in francese da un gruppetto di militanti giunti da
Parigi. A un certo punto, su di un palco improvvisato tra gli alberi d'olivo di
Bilin, è salita la vice presidente uscente del Parlamento europeo Luisa
Morgantini, che ha sottolineato che in tutto il mondo cresce il sostegno alla
lotta popolare e pacifica di Bilin, Naalin e di tutti i villaggi palestinesi
che lottano contro il muro israeliano costruito sulle loro terre lasciando
nella miseria migliaia di famiglie. «Questa lotta pacifica vuole affermare i
diritti di questa gente e di tutti i palestinesi alla libertà e
all'indipendenza. È un messaggio di pace, di una pace giusta fondata sul diritto,
che intende dare appoggio a quelle forze israeliane e palestinesi che lottano
assieme contro l'occupazione» ha spiegato Morgantini, che in questi anni ha
guidato decine di delegazioni di parlamentari europei nei Territori occupati.
Il suo futuro, da ex parlamentare, sarà in buona parte proprio qui, tra i
palestinesi. I manifestanti, con gli occhi gonfi di pianto per i lacrimogeni,
hanno applaudito alle sue parole mentre poco alla volta il corteo ha preso la
via del ritorno verso Bilin. La manifestazione dell'altro ieri nel villaggio
divenuto simbolo della battaglia contro la barriera israeliana in Cisgiordania,
è stata anche l'evento conclusivo dei tre giorni della conferenza annuale di
Bilin sulla lotta palestinese non violenta e popolare. Un appuntamento al quale
ha partecipato anche il premio Nobel per la pace Mairead Maguire - ferita
leggermente nel 2007, proprio a Bilin, da un proiettile rivestito di gomma
sparato dai soldati israeliani - e che ha segnato una svolta importante per lo
sviluppo della «resistenza pacifica» palestinese all'occupazione. Significativa
la partecipazione italiana con il «Tavolo degli interventi civili di pace»
(Ticp) di cui fanno parte, tra gli altri, «Un ponte per...», «Sci», «Action for
Peace» e «Rete IPRI». «In Italia - spiega il documento letto alla conferenza da
un rappresentante di Tipc - abbiamo unito le forze per consolidare la nostra
capacità di promuovere la trasformazione attraverso un conflitto non violento, la costruzione della pace e il rispetto del diritti umani...in futuro i nostri attivisti si
impegneranno per intervenire in Palestina ma, in ogni caso, stanno già
lavorando duramente in Italia per promuovere un'informazione alternativa sul
conflitto israeliano palestinese e per la fine dell'occupazione (israeliana dei
Territori palestinesi, ndr)». In un periodo buio in cui il mondo
allontana il suo sguardo dai Territori occupati e dimentica i diritti dei
palestinesi, i partecipanti alla Conferenza di Bilin hanno riaffermato il loro
impegno nella promozione di forme di resistenza popolare non violenta
all'occupazione, capaci di coinvolgere strati sempre più larghi della
popolazione e di rilanciare il ruolo della società civile palestinese. Il
documento finale insiste sullo sviluppo della campagna di boicottaggio, disinvestimento
e sanzioni (Bds) delle aziende locali e internazionali che contribuiscono allo
sviluppo della colonizzazione israeliana in Cisgiordania e a Gerusalemme est e,
a questo proposito, evidenzia i procedimenti in corso in Francia e Canada contro
quelle imprese che traggono beneficio dall'occupazione dei territori
palestinesi, e il boicottaggio avviato a New York, ma anche da associazioni
britanniche e norvegesi, contro l'imprenditore Lev Leviev, un noto
«costruttore» di insediamenti colonici. «Tra le decisioni più importanti - ha
sottolineato Luisa Morgantini - ci sono la costituzione di un coordinamento
locale di tutte le realtà in lotta pacifica e popolare contro il muro e
l'occupazione, nonché di un coordinamento internazionale di sostegno alla battaglia
palestinese». La vice presidente del Parlamento europeo ha parlato anche di
impegno per cambiare la politica del governo Berlusconi schiacciata sulle
posizioni del governo israeliano e per porre termine al commercio delle armi
tra Italia e Israele e alla cooperazione militare tra le due parti. «Siamo al
lavoro - ha aggiunto - per mandare avanti i procedimenti internazionali sui
crimini commessi da Israele nella Striscia di Gaza (durante la recente
offensiva militare, ndr)». Il documento conclusivo della Conferenza afferma
anche l'urgenza di metter fine alla spaccatura tra Fatah e Hamas per
ristabilire l'unità nazionale palestinese essenziale per conseguire
l'indipendenza. Chiede inoltre alla presidenza e ai massimi rappresentanti
dell'Anp di sostenere in modo attivo la resistenza popolare palestinese e di
adottare una linea chiara e incisiva contro la colonizzazione israeliana di
Gerusalemme e della Cisgiordania e contro la costruzione del muro di
separazione. Afferma infine l'importanza di rafforzare la cooperazione con i
movimenti e i gruppi israeliani che si battono «contro l'oppressione» e di
rifiutare, qualsiasi forma di «normalizzazione» con lo Stato di Israele sino
quando continuerà l'occupazione.
(
da "Agenzia di Viaggi,
L'" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
ATTUALITA'
World Outgames 2009 in
Danimarca Dal 25 luglio al 2 agosto Copenaghen ospiterà i secondi World
Outgames. Allevento culturale e
sportivo per gay e lesbiche sono attesi circa 10.000 partecipanti da tutto il
mondo, molti dei quali gareggeranno nelle 38 discipline sportive in programma,
dallaerobica al wrestling. Prevista anche una serie
di eventi culturali – performance, mostre e feste – e una conferenza sui
diritti
umani. http://www.copenhagen2009.org NUMERO: 76-77
Speciale Spagna DATA: 27-04-2009
(
da "City"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Palestina,
l'anno peggiore In Cisgiordania e nella Striscia di Gaza,
il 2008 è stato "l'anno più sanguinoso dal 1948" con 1.011 morti (la
metà civili). A dirlo il rapporto del Centro palestinese per i diritti umani. Il 90% delle vittime è dovuto
all'attacco di Israele su Gaza che si è concluso a gennaio 2009 (1.500 morti).
27 aprile 2009
(
da "Corriere.it"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il volume Lezioni, conferenze, incontri: un'analisi del papato I maestri Il pensiero di Platone e Agostino, fino a John H. Newman L'elogio di Ratzinger alla «coscienza dell'uomo» Etica, difesa della vita, libertà: una raccolta di saggi dal nostro inviato MARIA ANTONIETTA CALABRÒ Sorprendente Ratzinger. Dignità della persona umana, aborto, eutanasia, leggi dello Stato, interventi del magistero della Chiesa: Benedetto XVI spariglia giochi e luoghi comuni. E scrive L'Elogio della coscienza perché «la Verità interroga il cuore ». Il teologo, il cardinale, il Guardiano della Fede, il Papa che più di ogni altro combatte da oltre mezzo secolo quella che lui stesso definisce «la dittatura del relativismo» come vera malattia mortale del mondo contemporaneo, nel suo ultimo libro indica un nuovo punto di prospettiva. Andando dritto verso la trincea estrema, quella più fortificata e che sulla carta appare addirittura inespugnabile, di tutti i relativisti. E cioè la coscienza di ciascuno e la sua libertà. Centosettantacinque pagine. Sul tappeto i temi della vita e della morte, della procreazione, della pietà verso i piccoli bambini non nati e verso i malati terminali. Testi preparati in dieci anni da Ratzinger, tra il 1991 e il 2000, per lezioni universitarie, conferenze, incontri in Italia e all'estero. Ma che, pubblicati oggi, a quattro anni dall'elezione al pontificato, con un lavoro di revisione e collazione tra le varie parti che ha comportato un impegno di due anni ed è continuato fino a un mese fa, costituiscono un discorso organico e un compiuto progetto tematico. E assumono il grande valore di spiegare cosa sia per lui fare il Papa quando parla dei temi eticamente sensibili o quando interviene su materie che magari si stanno dibattendo nelle aule parlamentari. Benedetto XVI parla della coscienza di ciascuno e parla insieme del ministero del successore di Pietro. E sulla scia dell'insegnamento del grande convertito inglese dell'Ottocento, il cardinale John Henry Newman, «brinda prima alla coscienza che al Papa». Un paradosso, se si vuole, per un Pontefice. Ma solo a un'analisi superficiale. Perché è lì, nel cuore di ciascun uomo che secondo la definizione di Sant'Agostino è «capax Dei», capace di Dio, e quindi strutturalmente in grado di conoscere e aderire alla Verità che si fonda la stessa missione del Papa, tanto più «nell'attuale crisi della Chiesa». Ratzinger si affida al concetto di anàmnesis elaborato da Platone: la coscienza come ricordo o meglio come il riemergere di ciò che già esiste da sempre nella nostra interiorità, cioè quelle verità assolute, prime, il cui affermarsi ci permetterà di essere integralmente uomini. Scrive Benedetto XVI: «Il significato autentico dell'autorità dottrinale del Papa consiste nel fatto che egli è il garante della memoria cristiana. Il Papa non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende. Per questo il brindisi per la coscienza deve precedere quello per il Papa, perché senza coscienza non ci sarebbe nessun papato. Tutto il potere che egli ha è potere della coscienza: servizio al duplice ricordo, su cui si basa la fede e che dev'essere continuamente purificata, ampliata e difesa contro le forme di distruzione della memoria, la quale è minacciata tanto da una soggettività dimentica del proprio fondamento, quanto dalle pressioni di un conformismo sociale e culturale». Questo servizio alla coscienza è propriamente maieutico (usa questo termine). Si fa carico del nostro ricordo, affinché non siamo dimentichi di noi stessi, della nostra origine e del nostro destino. Tanto che la coscienza viene paragonata a «un organo». Come la capacità di parlare che è innata, ma cresce e si sviluppa soltanto se qualcun altro parla al bambino, così la coscienza ha bisogno di qualcuno esterno a sé che la susciti e la renda forte e salda. Allo stesso tempo spiega Ratzinger «capax Dei» vuol dire anche che l'uomo è «sacro » e «sotto la protezione personale di Dio», per questo intangibile. È questo il nesso stret>to
che esiste tra verità, coscienza e dignità umana, un nesso senza il quale
l'uomo e la stessa convivenza civile, secondo Ratzinger, si autodistruggono
grazie al prevalere della «grande deriva attuale in materia di diritto alla
vita» che attacca proprio quei diritti umani che pure ormai sono universalmente riconosciuti. «Così
per una dialettica intrinseca alla modernità, dall'affermazione dei diritti
della libertà, sganciati però da ogni riferimento oggettivo in una verità
comune, si passa alla distruzione dei fondamenti stessi di tale libertà. Il
'despota illuminato' dei teorici del contratto sociale è divenuto lo Stato
tiranno, di fatto totalitario, che dispone della vita dei più deboli, dal
bambino non ancora nato al vecchio, in nome di una utilità pubblica che non è
più in realtà che l'interesse di alcuni». Affermazioni che non hanno solo conseguenze
nella sfera morale del singolo individuo, ma anche in quella sociale e
politica «dal momento in cui Stati e perfino organizzazioni internazionali si fanno
garanti dell'aborto o dell'eutanasia, votano leggi che le autorizzano e pongono
i mezzi a loro disposizione al servizio di coloro che li eseguono». A
proposito della contrapposizione tra potere e verità, e del reciproco ruolo
della Chiesa e dello Stato, Ratzinger esamina l'analisi elaborata da Kelsen in
relazione alla domanda Che cos'è la verità? che Ponzio Pilato pose a Gesù
Cristo al momento della condanna. Era stato il popolo a scegliere Barabba e
secondo Kelsen Pilato aveva agito da perfetto democratico, poiché il
rappresentante del potere non sa che cosa è giusto e lascia quindi che sia la
maggioranza a decidere. Ratzinger invece sottolinea il rischio totalitario di
una simile impostazione e la necessità di salvaguardare quello che definisce
il nucleo della democrazia. A riprova, cita quanto Heinrich Schielier ha scritto
proprio negli anni dell'ascesa al potere del nazismo in Germania. Insomma,
Ratzinger invita a non lasciare «il cielo ai passerotti», secondo la
parafrasi del motto brechtiano. «La speranza nei cieli non è nemica della
fedeltà alla terra», reclamata da Nietzsche, ma «è speranza anche per la
terra». Anche se la Chiesa «sa che essa sulla terra non può di per sé divenire
'Stato'... e che non le è dato di istituire sulla terra lo 'Stato di Dio'». Ma
proprio rimanendo «fuori», «nel contempo, essa pone una barriera
all'onnipotenza dello Stato: poiché 'bisogna ubbidire piuttosto a Dio che agli
uomini' ». Per questo a Socrate e John Henry Newman, come «guide della
coscienza», Benedetto XVI affianca Tommaso Moro, il Lord Cancelliere di
Enrico VIII, che sacrificò la vita per rendere testimonianza alla verità
piuttosto che al potere. stampa |
(
da "Avui"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
"Obama
està imposant la seva agenda" ECONOMIA · "Si no s'atura la crisi, la
reelecció del president perilla" OPORTUNITAT · "Tenim la millor
ocasió en dècades de tirar endavant la reforma sanitària" Raül Garcia i
Aranzueque Bruce E. Cain, professor de ciències polítiques de la Universitat de
Berkeley AVUI El professor de ciències polítiques de la Universitat de Berkeley
Bruce E. Cain fa balanç dels primers cent dies de Barack Obama a la Casa Blanca
i comenta els reptes de futur que ha d'afrontar el president nord-americà. ¿Ha
aconseguit Obama imposar la seva agenda durant els primers cent dies com a
president? En la major part de les coses sí, però encara en queden moltes per
fer. Ha pressionat perquè s'aprovi una llei de sanitat que cobreixi els nens i
un paquet d'estímul financer. Ha posat en marxa noves normes ètiques, inclosa
la prohibició que hi hagi lobbistes a l'administració. Ha dissenyat un
pressupost ambiciós i plans per ampliar la cobertura sanitària per als adults,
per reduir les emissions i per fer la reforma de la immigració. Ha prohibit la tortura i ha fet públics documents que aporten
llum sobre les polítiques de l'anterior govern. I amb quins problemes ha topat?
La dreta està obstaculitzant les pujades d'impostos i l'increment de la
despesa, i l'esquerra vol que persegueixi aquells que van dissenyar la política
de la tortura de l'administració de George W. Bush. Què farà Obama per
contrarestar els atacs d'excàrrecs de Bush per la seva decisió de revelar les
tècniques d'interrogatori de la CIA, i els dels grups pro drets humans, que li
retreuen que no persegueixi els qui van cometre les tortures? Obama permetrà
que una comissió independent investigui aquesta qüestió, però no que ho faci ni
la seva administració ni el Congrés. Crec que ell voldria anar més enllà en tot
aquest afer, però potser no ho pot fer. ¿Aconseguirà convèncer els republicans
del Senat perquè s'aprovin les lleis amb què vol combatre la crisi? Aquesta és
la qüestió clau. A hores d'ara la resposta és no, però cal aclarir que això no
afectarà el pressupost perquè el Congrés el pot aprovar sense una majoria de 60
vots al Senat. Per a la resta de la seva agenda, però, haurà de superar el
filibusterisme i aconseguir els 60 vots al Senat, una majoria que els
demòcrates no tenen. Durant els primers cent dies a la Casa Blanca, Obama ha
anunciat canvis en la relació amb l'Iran, Cuba, l'Afganistan, l'Iraq, Rússia...
¿És el preludi d'un gran gir en la política exterior dels Estats Units? En
certs aspectes, sí. L'esquerra, però, està preocupada per la situació de l'Iraq
i l'Afganistan. L'increment de tropes en aquest país i la revifada de la
violència a l'Iraq de les darreres setmanes podria ajornar la reducció de la
implicació militar dels Estats Units que molts demòcrates volen. En canvi, el fet
que hagi decidit parlar amb l'Iran i amb els líders sud-americans és un
important canvi d'enfocament polític. També hi haurà un gran canvi en el
discurs cap al món musulmà. Molts de nosaltres estem observant amb molta
atenció com tractarà Obama Israel, tenint en compte el nou govern que hi ha. En
funció de com ho faci, veurem si té voluntat de fer canvis o no. Quins canvis
espera en política interior, especialment en qüestions com la sanitat i la
immigració? Ara tenim una gran oportunitat perquè la reforma sanitària tiri
endavant, la millor en dècades, perquè fins i tot el món de l'empresa és
conscient que cal fer-hi alguna cosa. Això vol dir que hi pot haver una
ampliació de la cobertura sanitària, segurament feta amb un nou programa del
govern, i alguns intents de reduir-ne el cost. La reforma sobre immigració és
encara més difícil, especialment en temps de recessió, perquè hi haurà
treballadors nascuts al país que es resistiran a donar estatus legal a
treballadors estrangers que els podrien prendre la feina. Quins són, al seu
parer, els principals reptes d'Obama? L'economia, l'economia i l'economia. Si
no s'atura la crisi bancària ni revifa l'economia, els demòcrates posaran en
perill el seu èxit en les eleccions de mig mandat del 2010 i fins i tot les possibilitats
de reelecció d'Obama. Els economistes estan dividits sobre si [Thimoty F.]
Geithner [secretari del Tresor] se'n sortirà. Si la recessió s'agreuja, no hi
haurà diners per a la sanitat, ni ganes de fer la reforma migratòria, la
reducció d'emissions s'ajornarà i el deute creixerà.
(
da "Trentino"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Gli
schutzen non accettino Gli schutzen non accettino le divise in regalo La mia
infanzia è stata arricchita dalla povertà; spesso la mia famiglia ha fatto
ricorso alla generosità della gente e ciascuno di noi ha sempre ringraziato di
tutto cuore. Ma quando qualcuno ci regalava dei vestiti, non so perché, ma
tutti avvertivamo un certo disagio a indossarli. Chi capisce capisce: è inutile
spiegarle certe cose,perciò mi rivolgo a chi possiede quel minimo di
sensibilità per capire. Vedere che ci sono delle persone benestanti, orgogliose
della propria storia e delle proprie tradizioni, accettare in regalo un vestito
mi fa nascere una domanda spontanea e sincera: ma questi Schutzen ce l'hanno
una dignità? In un momento di crisi come questo che stiamo vivendo è dignitoso
accettare dei vestiti in regalo? Penso che sarebbe bello sentire questi
italiani del Tirolo dire: questi soldi dateli ai nostri fratelli abruzzesi, non
sprecateli con chi non ne ha bisogno per cercare di comprarvi dei voti coi
soldi dei contribuenti. Troppo bello? Troppo umano? Troppo nobile? A me
sembrerebbe semplicemente una risposta piena di dignità. Per dare un'idea del
grande rispetto che provo verso le minoranze etniche, voglio aggiungere che se
dipendesse da me affiderei agli schutzen (ma anche alle altre minoranze) la
gestione di alcuni carri armati dicendo loro: quando sfilate con le vostre
divise, mostrate con orgoglio anche questi simboli concreti della fratellanza
che unisce tutti i popoli che vivono sul territorio italiano. Angelo
Casamassima Compensi della sanità Serviva più coraggio E così la quarta
commissione non ha avuto il coraggio di rompere con il sistema a proposito dei
redditi dei manager della sanità trentina. Peccato, dico davvero, un'occasione
persa. Comprendo come non sia facile imporre il proprio pensiero quando
quest'ultimo cozza con gli interessi di chi ti ha aiutato ad essere eletto o di
qualche suo amico. Ma mi sarei aspettato maggior coraggio cari Mattia Civico e
Sara Ferrari. Il coraggio del nuovo, del giovane, dell'idealista, magari anche
la sua avventatezza e voglia di divertirsi a rompere le uova nel paniere di
questa Ragnatela di cui non si hanno ancora le prove ma, vi giuro, tutti noi ne
percepiamo la grigia presenza. Vi scrivo solo perchè sono un inguaribile
ottimista, ma attenti, non pensiate di intraprendere la strada delle
obbligazioni, anche se morali, verso la Ragnatela senza cambiare dentro. Magari
pensate di seguire il filo del ragno solo per un tratto per poi liberarvene, ma
spesso è troppo tardi, il Ragno vi sta già succhiando. Se vi scrivo questo è
solo perchè vorrei vedervi volare alti e soprattutto liberi.. da fili pendenti.
Con immutato affetto. Enzo Buratti TRENTO Che fine ha fatto il dottor Piscioli?
Da qualche tempo a questa parte non ho più il piacere di trovare pubblicate sui
giornali le lettere che il dott. Francesco Piscioli era solito inviare con
ossessiva regolarità, direttamente o per interposta persona (Rossaro, Adami),
sulla situazione della sanità trentina, dipinta come una sanità allo sbando ed
in grave ritardo rispetto ad altre realtà regionali, difetti addebitati
all'operato dell'allora assessore provinciale Remo Andreolli. Ho cercato di
capire il perché di questo suo anomalo prolungato silenzio e mi sono dato
queste due possibili risposte. La prima è che il dott. Piscioli si sia reso
conto, sia pur tardivamente, della validità dell'azione e dell' impegno dell'ex
assessore diessino e quindi, a fronte degli innegabili risultati conseguiti in
questi anni nel miglioramento e potenziamento dei servizi sanitari, comprovato
anche dalle più recenti novità, si sia determinato ad ammetterlo in modo
implicito attraverso questa sua anomala assenza dalla vetrina mediatica. In tal
caso sarebbe tuttavia auspicabile, a mio modesto avviso, che il dott. Piscioli
lo dichiarasse apertamente e certamente la vasta stima di cui è circondato
aumenterebbe sensibilmente. La seconda, più maliziosa ma probabilmente
infondata, è che il dott. Piscioli, dopo aver perso il ben retribuito incarico
di primario di anatomia patologica a seguito di una riorganizzazione organica e
funzionale voluta anch'essa dall'ex assessore Andreolli, avendo ora recuperato
il predetto incarico, abbia smarrito quello spirito critico che lo aveva
contraddistinto per tanti anni. In questo caso sarebbe un vero peccato, perché
molti hanno sempre ritenuto il dott. Piscioli un uomo libero da condizionamenti
e pensato che le battaglie dallo stesso condotte nel corso degli anni, anche
nella sua qualità di consigliere comunale, fossero ispirate solamente
dall'interesse a favore del bene comune. Ma sulla questione mi pare corretto
attendere qualche ragionevole precisazione da parte dell'interessato. Danilo
Silvestri TRENTO Costretti a combattere dalla parte sbagliata E' ora di finirla
di continuare a lagnarsi, pretendendo che i morti degni di essere citati e
commemorati, nella ricorrenza della Festa di Liberazione del 25 Aprile, siano
esclusivamente i partigiani, e gli Alleati americani e inglesi, escludendo
coloro che invece combattevano dalla parte sbagliata, trattandoli alla stregua
di assassini ed impostori. Costretti a combattere, poiché la diserzione era
punita con la fucilazione ed il carcere, avevano comunque un ideale, seppur
inneggiato da due dittatori come Hitler e Mussolini. Sarei curioso di vedere
oggi, quanti di noi, per spirito di Patria, sarebbero disposti a donare la
propria vita al fronte, per respingere l'offensiva dell'invasore, nonostante
all'epoca, la guerra fosse scoppiata inizialmente, per scellerati piani di
conquista ed espansione. Andrea Bertazzoni ALA Famiglie
spaccate dagli psichiatri Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani è tornato in piazza per
difendere il Diritto alla famiglia violato dalle decisioni di assistenti
sociali, psicologi e psichiatri. La storia è semplice: una mamma con problemi
con l'ex marito si vede portare via la figlia, accusata di non agevolare le
visite al padre. Non vogliamo ora entrare nel merito di questo episodio.
Rileviamo una cosa: gli assistenti sociali coadiuvati da psicologi e psichiatri
non solo non stanno risolvendo i problemi della famiglia, ma li stanno creando
loro stessi con il loro comportamento. La famiglia italiana è in pericolo e il
CCDU si sta adoperando per sensibilizzare con tutti i mezzi possibili i
legislatori sulla drammatica situazione esistente. Per quanto possa sembrare
incredibile, oggi ad una famiglia qualsiasi possono essere sottratti i loro
figli, tramite una decisione del tribunale dei minori, sulla base di rapporti
scritti degli psicologi, assistenti e psichiatri che valutano l'operato dei
genitori secondo il loro capriccio e opinioni. Quando le opinioni diventano
"verità" su cui i Giudici basano le loro decisioni la possibilità di
violazioni e abusi è drammaticamente alta, come confermato dai numeri. In
Italia sono quasi 35.000 i bambini sottratti alle famiglie con costi sociali
per la comunità che superano i 4 miliardi di euro. Il dolore e il danno morale
causato ai genitori e ai bambini è irreparabile. Questi rapporti tendono a
trovare motivi per allontanare i bambini piuttosto che aiutare la famiglia a risolvere
i suoi problemi. Comitato dei Cittadini per i Diritti
Umani Onlus
(
da "Unita, L'"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Torturatori da reality Un
film choc dalla Francia GABRIELLA GALLOZZI Hai sbagliato? Allora giù, una
scarica elettrica fino a 480 volts. Non siamo a Guantanamo ma in un reality
show. O meglio, in un «esperimento» che simula un vero reality in cui il
concorrente sconfitto può essere sottoposto a scariche elettriche sempre più
forti. Fino a 480 volts, appunto. È quello che racconterà Zone
extrème, un documentario che sta girando in Francia Christophe Nick, regista di
51 anni con una serie di programmi di denuncia alle spalle. Un budget di 2
milioni e mezzo di euro, cinque anni di lavoro e una «tesi» da sviluppare:
dimostrare che ormai i partecipanti ai reality non hanno più limiti né morale.
Durante l'«esperimento», infatti, l'80% dei concorrenti credendo di essere in
una «casa» o su un'«isola», non ha esitato ad infliggere scariche elettriche al
concorrente sconfitto. L'impianto è quello tipico dei reality: c'è un'attrice
nei panni della Paola Perego francese di turno che fa le domande coi toni e i
ritmi esasperati di rito. «Domanda numero 10 - dice - la fortuna è...». E via
le quattro risposte possibili. Tipo: immensa, colossale, inaspettata,
nascosta... In una sorta di cella è rinchiuso il concorrente da «torchiare». In
questo caso un attore che simula la parte del partecipante che sbaglia il quiz.
URLA STRAZIANTI A questo punto l'avversario, la vera «cavia» dell'esperimento
che crede di partecipare ad un vero reality, ha la possibilità di infliggere la
sua tortura al «perdente». Una manopola collegata all'alta tensione che può
abbassare a suo piacimento. 220 volts, 320, fino a 480 come su una sedia
elettrica. La vittima, chiusa nella sua cella, è lì che simula - poiché
ovviamente le scariche sono finte - dolore, strazio, fino ad urla strazianti.
Ma l'avversario non si connuove ed abbassa la manopola fino alle estreme
conseguenze. Felice di vestire i panni del torturatore. «Ho voluto dimostrare
che oggi la televisione può fare tutto», ha spiegato il regista, confessando di
essersi ispirato ad una simile «ricerca» fatta negli anni Sessanta in una
università americana dallo psicologo Stanley Milgram. Riccordate? Di recente è
uscito il film tedesco L'onda a raccontarne il risultato: degli studenti chiusi
in un'aula, di fronte ad un professore decisamente autoritario, non hanno
esitato esitano a ritrovare i motivi ispiratori del nazismo. E di qualunque
altra dittatura. Sostituita l'aula universitaria con un finto studio tv, il
gioco è fatto. Ecco i concorrenti-cavie abbassare la manopola dell'elettricità
ad ogni «errore» dell'avversario. QUALCUNO NON LO FA Soltanto il 20% dei
partecipanti ha scelto di non «torturare» gli sconfitti. «Uno ha rifiutato di
obbedire - raccontano quelli della troupe - affermando "sono io che
abbasso la manopola, sono io che vengo filmato, quindi sono io che dico
basta"». Ma si tratta di una ristretta minoranza. Il documentario, una
volta ultimato, sarà trasmesso alla fine del 2009 da France 2. Intanto il
regista assicura che dopo cinque anni di questo «trattamento» soffre di incubi
notturni. È «Zone extrème» del francese Christophe Nick. Il regista ha fatto
credere a dei «concorrenti» di partecipare a un reality in cui all'avversario
che perde si possono infliggere scariche elettriche fino a 480 volts.
(
da "Unita, L'"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Hai
sbagliato? Allora giù, una scarica elettrica fino a 480 volts. Non siamo a
Guantanamo ma in un reality show. O meglio, in un «esperimento» che simula un
vero reality in cui il concorrente sconfitto può essere sottoposto a scariche
elettriche sempre più forti. Fino a 480 volts, appunto. È quello che racconterà
Zone extrème, un documentario che sta girando in Francia Christophe Nick,
regista di 51 anni con una serie di programmi di denuncia alle spalle. Un
budget di 2 milioni e mezzo di euro, cinque anni di lavoro e una «tesi» da
sviluppare: dimostrare che ormai i partecipanti ai reality non hanno più limiti
né morale. Durante l'«esperimento», infatti, l'80% dei concorrenti credendo di
essere in una «casa» o su un'«isola», non ha esitato ad infliggere scariche
elettriche al concorrente sconfitto. L'impianto è quello tipico dei reality:
c'è un'attrice nei panni della Paola Perego francese di turno che fa le domande
coi toni e i ritmi esasperati di rito. «Domanda numero 10 - dice - la fortuna
è...». E via le quattro risposte possibili. Tipo: immensa, colossale,
inaspettata, nascosta... In una sorta di cella è rinchiuso il concorrente da
«torchiare». In questo caso un attore che simula la parte del partecipante che
sbaglia il quiz. URLA STRAZIANTI A questo punto l'avversario, la vera «cavia»
dell'esperimento che crede di partecipare ad un vero reality, ha la possibilità di infliggere la sua tortura al «perdente». Una
manopola collegata all'alta tensione che può abbassare a suo piacimento. 220
volts, 320, fino a 480 come su una sedia elettrica. La vittima, chiusa nella
sua cella, è lì che simula - poiché ovviamente le scariche sono finte - dolore,
strazio, fino ad urla strazianti. Ma l'avversario non si connuove ed
abbassa la manopola fino alle estreme conseguenze. Felice di vestire i panni
del torturatore. «Ho voluto dimostrare che oggi la televisione può fare tutto»,
ha spiegato il regista, confessando di essersi ispirato ad una simile «ricerca»
fatta negli anni Sessanta in una università americana dallo psicologo Stanley
Milgram. Riccordate? Di recente è uscito il film tedesco L'onda a raccontarne
il risultato: degli studenti chiusi in un'aula, di fronte ad un professore
decisamente autoritario, non hanno esitato esitano a ritrovare i motivi
ispiratori del nazismo. E di qualunque altra dittatura. Sostituita l'aula
universitaria con un finto studio tv, il gioco è fatto. Ecco i
concorrenti-cavie abbassare la manopola dell'elettricità ad ogni «errore»
dell'avversario. QUALCUNO NON LO FA Soltanto il 20% dei partecipanti ha scelto
di non «torturare» gli sconfitti. «Uno ha rifiutato di obbedire - raccontano
quelli della troupe - affermando "sono io che abbasso la manopola, sono io
che vengo filmato, quindi sono io che dico basta"». Ma si tratta di una
ristretta minoranza. Il documentario, una volta ultimato, sarà trasmesso alla
fine del 2009 da France 2. Intanto il regista assicura che dopo cinque anni di
questo «trattamento» soffre di incubi notturni.
(
da "Repubblica, La"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina
34 - Spettacoli Teatro Un grande Ravenhill in otto microdrammi RODOLFO DI
GIAMMARCO Dopo Edimburgo e Londra, Spara/Trova il tesoro/Ripeti di Mark
Ravenhill alimenta da noi, con 17 microdrammi "storici", un evento.
Otto di questi sono ben realizzati da Fabrizio Arcuri con gli Artefatti.
Ravenhill è civile come Pinter, feroce come la Kane. Raggelante,
in Guerra e pace, l´interrogatorio di un militare (Fabrizio Croci) a una
detenuta (Caterina Silva). Angosciosa, in Paradiso perduto, la tortura che una
donna (Sandra Soncini) smaschera in due anti-terroristi (Pieraldo Girotto e
Michele Andrei).
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-04-26 - pag: 1 autore: PAGELLA PER UN
PRESIDENTE Promosso o bocciato? I cento giorni di Obama è u na "
pagella" tutto sommato molto buona quella portata a casa dal Presidente
Barack Obama dopo i suoi primi 100 giorni a Washington. Interrogati dal sito
online «Foreign Policy», analisti, studiosi e giornalisti di tutto il mondo
hanno dato i voti alle sue prime scelte: si va dai "9" convinti di
Walter Russell Mead e Pareg Khanna (che apprezzano soprattutto il volto nuovo
dell'America in politica estera, seguìto alla radicale rottura con l'eredità dell'amministrazione
Bush) ai "7" dati da Ivan Krashev, Michael O'Hanlon e Gianni
Riotta.Voto largamente insufficiente ("4"), invece, da parte di
Elliott Abrams, che lo condanna «per aver abbandonato quegli uomini e quelle donne coraggiosi che in tutto il mondo lottano
per i diritti umani». Per
quanto riguarda i prossimi 100 giorni,un'altra serie di pareri è stata
sollecitata dal Washington Post: Zbigniew Brzezinski chiede al Presidente
un'ulteriore accelerazione in politica estera, mentre Paul Wolfowitz invita
soprattutto a una maggiore attenzione nei rapporti con India e Pakistan.
Inchiesta u pagina 9 l'articolo
prosegue in altra pagina
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
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Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-26 - pag: 9 autore: Mr.
President, il mondo la promuove Voti alti alla politica del dialogo e sulla
crisi - Insufficienze sulle timidezze di leadership Il sito online «Foreign
Policy», diretto da Moisés Naìm, ha chiesto a studiosi, giornalisti e uomini
politici di dare un giudizio sui primi 100 giorni alla Casa Bianca del
presidente Barack Obama. Ne pubblichiamo alcuni, aggiungendo i giudizi di due
esperti italiani di politica estera, Marta Dassù e Lucio Caracciolo. Dal
«Washington Post» pubblichiamo inoltre previsioni e suggerimenti per i prossimi
100 giorni di Zbigniew Brzezinski e Paul Wolfowitz. 9 Walter Russel Mead
Ricercatore emerito in politica estera americana presso il Council on Foreign
Relations • L'amministrazione Obama ha affrontato i primi cento giorni con
decisione. La transizione al Dipartimento di Stato sembra più liscia del
solito; i vari zar e le varie star della supersquadra sembrano tenere le loro
rivalità sotto controllo. I primi viaggi all'estero del Presidente in generale
sono andati bene, e complessivamente l'amministrazione è riuscita a dare
un'impronta nuova alla diplomazia americana. Le scelte difficili, naturalmente,
sono ancora tutte da prendere e non è ancora chiaro se l'Operazione Guanto di
Velluto della nuova amministrazione riceverà più supporto dagli alleati e più
collaborazione dagli avversari dell'Operazione Pugno di Ferro
dell'amministrazione Bush. Ma per il momento le cose stanno andando
ragionevolmente bene e anche se siamo all'inizio del semestre assegnerei
all'amministrazione un bel 9. s.v. Andrew Bacevich Professore di relazioni
internazionali presso l'Università di Boston • Se parliamo di atmosfera, Obama
merita un 9 convinto. La spacconeria ha ceduto il posto al dialogo.
"Realismo" non è più visto come una parola in codice per
"accondiscendenza". Ormai superata la febbre ideologica che si era
impadronita della nazione, è tornato in auge il buon vecchio pragmatismo. Lo
sforzo del Presidente per mettere rimedio a una parte dei danni inferti
dall'era Bush, dunque, è partito in modo promettente. Ma se concentriamo
l'attenzionesui fondamentali, il voto va sospeso. La sua amministrazione non
sembra aver ancora cominciato a orientarsi davvero tra i fallimenti di politica
estera che hanno caratterizzato l'era di Bush e la crisi economica che
caratterizza l'era di Obama. Il Secolo Americano è finito bruscamente. Il mondo
non vede più gli Stati Uniti come alfa e omega, fonte di salvezza e
sostentamento, avanguardia della storia, spirito guida e ragione d'ispirazione
per tutto il genere umano. Obama deve affrontare la sfida - e l'opportunità -
di concettualizzare quello che verrà dopo il Secolo Americano: un'impresa che
non richiederà soltanto dialogo e realismo, ma anche immaginazione storica e
creatività. 9 Parag Khanna Dirige la Global Governance Initiative presso la New
America Foundation • Quando George W. Bush entrò in carica, qualcuno parlò di
una "rivoluzione" nella politica estera americana. Quella rivoluzione
è fallita. Ora assistiamo a un ritorno alla diplomazia così come dovrebbe
essere: un dialogo senza tabù con tutti i partner necessari. In appena cento
giorni, Obama ha ripreso o affermato di voler riprendere i contatti con
Venezuela, Cuba, Siria e Iran, alcuni dei cosiddetti
"Stati-canaglia", dove quasi un decennio ( o in alcuni casi molto di
più) di tentativi d'isolamento e sanzioni diplomatiche si sono rivelati
controproducenti. E nel far questo Obama non ha ceduto di un centimetro sugli
"interessi nazionali" dell'America. Al contrario, ha dimostrato di
essere un presidente che ha ben chiaro quali siano questi interessi. 4 Elliott
Abrams Ricercatore emerito in studi mediorientali presso il Council on Foreign
Relations • I "tour delle scuse" non sono il peccato peggiore
dell'amministrazione,quelli meritano solo un 5. Il 4 è per aver abbandonato
quegli uomini e quelle donne coraggiosi che in tutto il mondo lottano per i
diritti umani e le libertà civili. Il modo in cui il
Presidente ha difeso le sue conversazioni amichevoli con Hugo ChÁvez (il
Venezuela non rappresenta una minaccia strategica per gli Stati Uniti) è un
esempio tipico: Obama non ha mostrato nessuna comprensione o preoccupazione per
l'impatto che questa "mano tesa" a ChÁvez, o al presidente del
Nicaragua Daniel Ortega, o ai cinesi (e si potrebbe continuare), potrà avere
sugli individui coraggiosi all'internodi quei Paesi che lottano pacificamente
per arrivare o per tornare - alla democrazia. E intanto, tutti
gli incarichi più importanti in materia di diritti umani all'interno dell'amministrazione, al Dipartimento di Stato e al
Consiglio per la sicurezza nazionale, rimangono vacanti. Se le nostre famose
"organizzazioni per i diritti umani" non fossero orientate a sinistra e manovrate
dall'amministrazione, starebbero strillando come degli ossessi per questo
scandalo. 7 Gianni Riotta Direttore del Sole 24 Ore • Oh no, il
presidente Obama non può far questo! Sta sbagliando tutto. Troppi soldi alle
banche! è una crisi d'indebitamento, stupido: non puoi risolverla andando
sempre più in rosso. Il piano è troppo timido, ma anche troppo audace. Il
segretario al Tesoro, Timothy Geithner, è tanto tanto caruccio, ma è davvero in
grado di tenere testa al Congresso? 4+, dicono i sapientoni della sinistra
arrabbiata. Oh no, Barack sta sbagliando tutto, è un socialista, presto
distribuirà gli occhiali da vista, misura unica per tutti, come quelli che John
Lennon doveva indossare da bambino grazie all'economia da soviet del welfare
europeo. 2-, dicono i duri alle radio populiste trangugiando pillole calmanti.
Noi razionalisti possiamo dare al presidente Obama un 7. è consapevole dei
rischi della crisi, ha evitato di diffondere paura e ha sostenuto il mercato limandone
gli eccessi. Contrariamente ai suoi colleghi europei, il presidente Obama non
si è lasciato andare al populismo, né ha evocato il risentimento di classe. Ha
invece tenuto insieme il Paese. Promosso fino agli esami di autunno. 5+ Robert
Reich Professore alla Goldman School of Public Policy presso l'Università di
Berkeley • Il piano di bilancio decennale merita un 9. è una visione
straordinaria di quello che l'America può e deve diventare, compresa
l'assistenza sanitaria universale e la difesa dell'ambiente dai cambiamenti
climatici. E il piano prende qualcosina in più dai ricchie dà qualcosina in più
ai poveri e ai ceti mediobassi, cosa appropriata considerando che il divario
del reddito non è mai stato così ampio dagli anni 20. Al piano di bilancio darei
un 9, tranne che per le proiezioni economiche, decisamente troppo ottimistiche.
Il piano di rilancio dell'economia merita un 6. Buono nel complesso, ma
decisamente non abbastanza audace: 787 miliardi di dollari in due anni sembrano
una grossa ci-fra, ma l'economia americana solo quest'anno lavorerà circa 1.500
miliardi di dollari al di sotto della sua capacità. E considerando che i
Governi statali, nel corso di quest'anno e del successivo, taglieranno i
servizi e aumenteranno le tasse per la bellezza di 350 miliardi di dollari,
l'effetto di stimolo risulta ancora più ridotto. Altre grandi nazioni stanno
facendo la loro parte per rilanciare l'economia globale, ma al G-20 Obama non è
riuscito a strappare quegli impegni più importanti di cui l'economia globale ha
bisogno. L'ultimo voto è per il salvataggio delle banche più importanti di Wall
Street, e qui assegno un 2. Sono un grande sostenitore di questa
amministrazione, ma devo essere onesto: i salvataggi stanno fallendo. Fino a
questo momento i contribuenti americani hanno riversato nelle casse delle
banche quasi 600 miliardi di dollari, eppure le banche prestano meno soldi di
quanti ne prestavano cinque mesi fa. I dirigenti degli istituti di credito
continuano a percepire emolumenti principeschi, asset tossici e prestiti non
performanti in loro possesso continuano a crescere e le banche continuano a
truccare i conti. E ora il Tesoro parla di convertire i soldi dei contribuenti
in titoli bancari, esponendo i contribuenti a perdite ancora maggiori. Una nuova
tornata di regolamentazione del settore è in lavorazione, ma per il momento
procede a rilento. Riassumendo, questa è la valutazione: un 9 per il piano di
bilancio, un 6 per il pacchetto di stimolo all'economia e un 2 per i
salvataggi. Complessivamente (considerando il mio sistema di ponderazione dei
voti) il voto per la Obamanomics è un 5+. 7,5 Robert Kagan editorialista del
Washington Post e socio Carnegie Endowment • Il presidente Obama se l'è cavata
molto be-ne sull'Afghanistan e sull'Iraq, dove ha resistito alle pressioni
della sua ala sinistra rafforzando l'impegno Usa in Afghanistan e mantenendolo
con responsabilità in Iraq. La sua politica nei confronti dell'Iran è sensata,
a patto che sia pronto a mettere in atto seriamente un Piano B se la strada della
trattativa dovesse fallire. Le sue politiche nei confronti della Russia sono
efficaci: proseguire col piano di difesa antimissile se e fino a quando la
minaccia iraniana non sarà venuta meno, sostenere il diritto dell'Ucraina e
della Georgia di scegliersi i propri alleatie rigettare il principio di una
sfera di influenza russa nello spazio ex sovietico. La prova del fuoco arriverà
nel momento in cui la Russia scatenerà un'altra crisi con la Georgia. Gli avrei
dato un 8 convinto se non avesse strizzato l'occhio al dittatore venezuelano,
un altro tassello aggiunto alla linea che sta emergendo di un'indifferenza
verso idiritti umani e le aspirazioni alla democrazia,
dalla Russia alla Cina,all'Iran e ora all'America Latina. La speranza è che
questo approccio, strategicamente errato e moralmente sgradevole, si stemperi
man mano che l'esigenza di fare tutto il contrario di Bush cesserà di essere
una forza trainante nella politica estera dell'amministrazione. 7 Ivan Krastev
Presidente del Center for Liberal Strategies di Sofia, Bulgaria • La prima cosa
da dire è che è troppo presto per capire se le iniziative di Obama in politica
estera avranno successo. Ma il nuovo Presidente ha aperto un enorme spazio di
manovra, di cui in precedenza gli Stati Uniti pativano disperatamente la
mancanza. La seconda cosa da dire è che Obama ha realizzato il sogno di
qualsiasi Presidente: portare avanti una realpolitik che la maggioranza delle
persone al di fuori degli Stati Uniti vede già come un'idealpolitik.Obama ha
perfino lanciato il suo marchio personale di realismo, l'inspirational realism.
C'è una barzelletta che gira ultimamente e che a mio parere riassume
efficacemente i risultati ottenuti da Obama. Dopo la riunione del G-20 ci sono
Obama, Sarkozy e Putin che passeggiano intorno a un bellissimo lago. In mezzo
al lago c'è un'isola. «Andiamo lì», suggerisce Obama e comincia a camminare
sulle acque. Sarkozy lo segue. Lo segue anche Medvedev ma comincia ad
affondare. «Dobbiamo dirgli dove stanno le pietre? », sussurra Sarkozy a Obama.
«Quali pietre?», gli risponde Obama. Ma se l'inspirational realism è
probabilmente tutto quello che gli Stati Uniti possono offrire al momento,
l'interrogativo più importante sulle politiche di Obama è: funzioneranno?
Probabilmente il cambio di rotta più significativo nella politica di Obama è
quello che riguarda l'Europa. Non è troppo presto per dire che, nei rapporti
con la Russia, gli Stati Uniti hanno smesso di considerarla come una potenza
europea. s.v. Kenneth Roth Direttore esecutivo di Human Rights Watch • Il
presidente Obama ha fatto grandi passi avanti nell'ottica di
un'"inversione a U" rispetto all'approccio adottato
dall'amministrazione Bush nella lotta al terrorismo, controproducente e
caratterizzato da abusi. Ha chiuso le prigioni segrete della Cia, ha
sottolineato che la Cia deve rispettare le regole d'interrogatorio delle forze
armate (che sono abbastanza buone), ha sospeso le commissioni militari e ha
promesso di chiudere GuantÁnamo entro un anno. Recentemente, accogliendo la
raccomandazione di Human Rights Watch, ha segnalato la sua disponibilità a
creare una commissione indipendente in stile11 settembre per indagare sull'uso
della tortura e raccomandare misure correttive, fondamentali per ripudiare
questi abusi e garantire che non possano ripetersi. Il principale interrogativo
che rimane aperto riguarda come chiudere GuantÁnamo: processando o rilasciando
i prigionieri, come esorta a fare Human Rights Watch, oppure continuando sulla
stessa falsariga di GuantÁnamo e consentendo una carcerazione prolungata senza
processo? 8 Charles Kupchan Professore di affari internazionali all'Università
Georgetown • Il presidente Obama è partito in modo eccellente. Sia nel tono che
nella sostanza ha offerto un'immagine più rispettosa e consensuale della
leadership americana, sostenuta da un'accorta diplomazia pubblica. Obama ha
messo in chiaro che vuole migliorare le relazioni dell'America sia con i suoi
alleati che con i suoi avversari, ma che gli alleati devono fare di più per
condividere gli oneri con gli Stati Uniti e che gli avversari devono rinunciare
a politiche conflittuali e destabilizzanti. Obama sta andando nella direzione
giusta se l'obiettivo è ripristinare la legittimità dell'America all'estero e
garantire il lavoro di squadra necessario per affrontare le sfide
internazionali. Gli do 8 e non 9 solo perché è troppo presto per dare a
chiunque un 9: c'è ancora da affrontare la parte più difficile, tradurre in
pratica queste politiche. 7 Michael O'Hanlon Esperto di analisi militari della
Brookings Institution • Il piano di riduzione delle truppe in generale va bene,
specialmente riguardo al fatto che probabilmente, anche dopo il completamento
del ritiro, rimarranno nel Paese circa 50mila soldati americani. Ma la parte
difficile sarà l'esecuzione. E fino a questo a momento l'amministrazione Obama,
pur avendo svolto un lavoro valido sul piano dell'elaborazione, ha sprecato
tempo per l'insediamento dell'ambasciatore Chris Hill (nonostante la partenza
di Ryan Crocker all'inizio del 2009 fosse prevedibile un anno fa). Certo, il
ritardo dell'insediamento di Hill è stato dovuto al Senato, ma inizialmente la
colpa è stata della lentezza con la quale l'amministrazione ha affrontato la
questione. Ecco perché non posso essere troppo elogiativo e dare un 9, almeno
non ancora. 7 Lucio Caracciolo Direttore di Limes, rivista italiana di
geopolitica • Sarebbe un 6 di stima: il punto in più deriva dal compito quasi
disperato che gli è stato lasciato in eredità dal predecessore. Impossibile
ottenere risultati decisivi in tre mesi con un'America così prostrata. è
riuscito però a ristabilire parte della reputazione americana nel mondo. Ha
sposato alla retorica molto ambiziosa un approccio realista ai problemi. Ha
messo troppa carne al fuoco, ma difficilmente avrebbe potuto evitarlo, data la
quantità e la profondità delle emergenze. Sul fronte internazionale, l'apertura
all'Iran ha incrinato l'asse con Israele e con gli arabi filo-occidentali,
senza ottenere ancora nulla di serio da Teheran. Soprattutto, ha spostato il focus
della guerra dall'Iraq al Pakistan: il rischio è di perdere definitivamente su
entrambi i fronti. L'obiettivo è arrivare fra un anno e mezzo alle elezioni di
mezzo termine avendo portato l'economia fuori della recessione. 7,5 Marta Dassù
Direttore di Aspenia • Esiste un paradosso. Obama ha mantenuto un tasso di
popolarità interna molto alto; ma le sue politiche hanno convinto solo fino a
un certo punto. Si è stabilito un rapporto di fiducia fra il Presidente e il
Paese; ma la relazione è difficile con una parte dei democratici, mentre con i
repubblicani è scontro aperto. L'illusione elettorale - Obama l'unificatore, il
post-partisan - è svanita in fretta; il mondo politico americano resta diviso.
Obama non governa al centro, come ci si aspettava: lo dimostra il suo approccio
alle questioni etiche o alla riforma sanitaria, indicata come priorità della
legislatura. In economia, esiste una preoccupazione fondata sulle implicazioni
a lungo termine - l'inflazione, anzitutto - dell'ampiezza del debito. In politica
estera, non è chiaro se l'approccio della "mano aperta"verso iregimi
avversari pagherà. Anche qui: Obama mantiene una forte popolarità
internazionale; ma in Europa non ha trovato appoggi concreti alle sue richieste
(maggiore impegno in Afghanistan, più stimoli fiscali). Nell'insieme, Obama il
pragmatico sta producendo una cascata di decisioni - alcune buone e molto
coraggiose, altre meno prima che una visione d'insieme. E c'è stata una
lentezza impressionante dal punto di vista amministrativo, dimostrata dai buchi
nell'organigramma del Tesoro. In breve, Obama ha confermato di essere un leader
carismatico, che governa in rapporto diretto con il Paese. Ma quanto a capacità
di guidare la sua maggioranza al Congresso e di fare funzionare la macchina
amministrativa, il Presidente è stato inferiore alle attese nei suoi primi 100
giorni. Sta ancora imparando. Decisivo, per un giudizio su questo, sarà l'esito
del passaggio parlamentare sul budget. La fase delle verifiche comincia adesso.
Direi un 7 e mezzo di incoraggiamento. (Traduzioni di Fabio Galimberti) Sorrisi
alla Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama scherza con i
componenti della squadra di football della U.S. Naval Academy, da lui appena
premiati a Washington. L'incontro è avvenuto il 21 aprile AP/LAPRESSE
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il
Sole-24 Ore sezione: STORIA E STORIE data: 2009-04-26 - pag: 32 autore:
Garibaldi fu smentito Un pacifista in camicia rossa Si chiudono all'Onu le
celebrazioni per il bicentenario dell'«Eroe dei due mondi». E un libro segnala
un lato ancora poco approfondito della sua personalità: paladino dei diritti umani e nemico della pena di morte di Luigi Mascilli
Migliorini D elle molte sorprese che può riservare la vita tutt'altro che
comune di Giuseppe Garibaldi quella di vederlo protagonista di battaglie in difesa
della pace e per l'abolizione della pena di morte non è certo tra le minori ed
è indubbiamente tra le più significative. Sono trascorsi pochi giorni dalla
difficile vittoria sul Volturno, l'impresa dei Mille si è, dunque, appena
conclusa e con un gesto non meno improvviso di quello che lo spinge a
imbarcarsi per Caprera rinunciando a lusinghe e intrighi della politica,
Garibaldi lancia una personalissima offensiva per la pace in Europa. Il 22
ottobre del 1860 sono queste le parole con le quali un uomo reso celebre dalle
armi annuncia all'opinione pubblica internazionale un nuovo, inatteso fronte di
combattimento: «Noi passiamo la nostra vita a minacciarci continuamente e
reciprocamente, mentre che in Europa la grande maggioranza, non solo delle
intelligenze, ma degli uomini di buon senso, comprende perfettamente che
potremmo pur passare la povera nostra vita senza questo perpetuo stato di
minaccia e di ostilità degli uni contro gli altri, e senza questa necessità che
sembra fatalmente imposta ai popoli da qualche nemico segreto e invisibile
dell'umanità, di ucciderci con tanta scienza e
raffinatezza ». L'eroe di guerra si fa eroe di pace, seguendo un percorso
originale di cui merita ritrovare le tracce nella complessa biografia del
personaggio, ma di cui occorre soprattutto considerare il significato storico
nel quadro di una cultura europea che allora, nel farsi stesso delle
nazionalità moderne, avverte tempestivamente i limiti e i pericoli di questo
processo. Mentre, dunque, si consumano in Italia, da Aspromonte a Mentana, le
prove tormentate del dopo Risorgimento, il cammino di questo "altro"
Garibaldi ci porta a Ginevra dove, nel settembre del 1867, si apre il primo
Congresso della Lega per la Pace. Vi partecipano Victor Hugo ed Edgar Quinet,
Herzen e Dostojievski , rappresentanti di un'Europa che comincia a guardare con
allarme a quelle passioni nazionali che essi avevano in molti casi agitato e
condiviso, ma che ora prendono il colore di odii irriducibili come quello che
divide la Francia e la Germania, l'Austria e la Russia. Garibaldi è accolto a
Ginevra con entusiasmo, con un calore non diverso da quello che, pochi anni
prima, aveva spinto mezzo milione di Inglesi ad acclamarlo per le vie di
Londra. Egli non è più, o non è più solo, l'uomo del Risorgimento italiano, ma
la bandiera di un'idea nuova di Europa, la stessa che egli aveva già disegnato
in una lettera inviata all'Imperatore Tedesco e che torna a ripetere a Ginevra
in due secchi articoli del suo progetto di Costituzione mondiale: «La Guerra tra
le Nazioni è impossibile. Ogni disputa tra di esse sarà sottoposta al giudizio
dell'Areopago». Areopago (si spera) di oggi le Nazioni Unite sono il luogo nel
quale si concludono le manifestazioni organizzate dal Comitato nazionale per il
Bicentenario della nascita di Garibaldi, ricordandone pure la battaglia per
l'abolizione della pena di morte condotta allora «in nome della progressiva umanità» e della quale è facile avvertire il legame con
quella risoluzione per una moratoria della pena di morte nel mondo che proprio
l'Onu – con significativo impegno dell'Italia – ha adottato nel dicembre del
2007. Dopo l'Unità Garibaldi è, insomma, deciso a dare una misura diversa alla
propria azione, che sia anche una misura diversa dell'Italia (e dell'Europa, si
è detto) da costruire. Diritti umani chiamiamo oggi
questa misura e l'espressione, applicata a Garibaldi, potrebbe apparire
cronologicamente sfasata. Ma l'ampiezza dell'impegno civile dell'«Eroe dei due
Mondi» – lo raccontano ora anche le pagine di Garibaldi: democracy and civil
rights curate da Lauro Rossi (Gangemi, Roma, pagg. 96, à 10,00)– è
impressionante. Attorno al nodo della pace e della pena di morte si raccolgono
prese di posizione sull'emancipazione femminile, lotta contro il razzismo
(Lincoln provò ad averlo al suo fianco nella Guerra civile americana),
sensibilità ambientalista e animalista nella sistemazione del piccolo regno di
Caprera. è un panorama assai più vasto di quello che si racchiude nella
dimensione già nota dell'infaticabile difensore dei diritti dei popoli, del
democratico intransigente e persino del profeta del socialismo. Ed è
soprattutto una prospettiva interpretativa più ricca e problematica di un mito
storico sul quale sembrava si sapesse praticamente tutto e che, invece, le
ricerche maturate in occasione di questo Bicentenario aiutano a scoprire e a
capire. Se, infatti, diritti umani e – come oggi noi
immaginiamo – qualcosa che appartiene alla politica, ma non si riduce tutta
dentro la politica; che fa centro sull'essere umano, ma non si circoscrive a
esso inserendolo, piuttosto, in un ambiente naturale di cui egli è solo parte;
che poggia questi diritti non solo sulle norme positive, ma su un nocciolo
irrinunciabile di condizioni per le quali una vita umana può dirsi
autenticamente tale, allora in Garibaldi ritroviamo il combattente precoce di
questa moderna idea. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il condottiero dei Mille a
Ginevra nel 1867: «Basta con la guerra delle Nazioni. Ogni disputa sia decisa
da un areopago» In posa. Garibaldi in un ritratto del 1910, per una copertina
de «L'illustrazione italiana» ALINARI
(
da "Corriere della Sera"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 27/04/2009 -
pag: 1 LA LETTERA/1 Con Lukashenko discuteremo di diritti umani
di FRANCO FRATTINI A PAGINA 15 LA LETTERA/2 Clima, il G8 di Siracusa aiuterà
l'accordo di STEFANIA PRESTIGIACOMO A PAGINA 18
(
da "By Marche.it"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
A Serra
San Quirico in scena i ragazzi Dal 25 aprile al 16 maggio Serra San Quirico
ospita la 27esima Rassegna Nazionale del Teatro della Scuola, organizzata dallAssociazione Teatro Giovani con il patrocinio di
Regione Marche, Provincia di Ancona, Amat, Comunità Montana Esino Frasassi,
Comune
di Serra San Quirico. Sono 37 le scuole partecipanti, provenienti da 14
regioni, che porteranno in scena spettacoli ai quali hanno lavorato nel corso
di tutto lanno scolastico, guidati dagli operatori
teatrali, per un totale di 3.500 persone presenti alla rassegna fra
studenti, insegnanti e genitori. Con
questo programma vogliamo dimostrare, anche quest'anno, che le terre del teatro
sono terre che abbattono barriere, in cui non esistono confini territoriali o
di limitazioni corporee e in cui si realizza una vera integrazione fra culture. Siamo
felici che abbiano confermato la presenza le due scuole abruzzesi, una proprio
dell'Aquila e una di Vasto (Chieti), che saranno qui anche per aiutare i
ragazzi a dimenticare il terremoto ha
spiegato Fabrizio Giuliani, presidente dell'Associazione Teatro Giovani, in una
conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Raffaello ad Ancona . Il nome del
testimonial di questanno è Idea8
ed è ispirato alla storia contemporanea, o meglio, a personaggi e ad eventi che
hanno
fortemente inciso sulla storia del XX esimo secolo, i cui anniversari e
ricorrenze sono legati al numero 8, come il 10 dicembre 1948, data della Dichiarazione della Carta dei diritti umani, il 9 maggio 1978, uccisione di
Peppino Impastato e di Aldo Moro, e che rappresentano un simbolo nei diritti
civili, nella conquista della democrazia e dell'eguaglianza. L'ultima sera
della Rassegna verrà svelato il testimonial dell'anno scolastico 2009/2010 la
cui immagine ci è stata donata da Serena Riglietti, l'illustratrice di
Harry Potter, che sarà presente. Ciascun gruppo scolastico resterà a Serra San
Quirico tre giorni e sarà coinvolto in un percorso formativo che prevede tre
fasi collaterali alla rappresentazione e diverse attività: il Salotto dellaccoglienza, momento di conoscenza e confronto; i
laboratori teatrali, momenti di lavoro pratico sul fare teatro, percorsi
personali che gli operatori teatrali, provenienti da varie regioni italiane,
propongono agli studenti; il Salotto teatrale, forse lo spazio più importante e
delicato di questo percorso, in cui, dopo lo spettacolo, operatori e ragazzi si
scambiano opinioni ed emozioni su questintensa
esperienza vissuta insieme. Per informazioni: www.teatrogiovani.eu (articolo
pubblicato il 27/4/2009)
(
da "Stampa, La"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Personaggio
TRE MANDATI NUOVA IMMAGINE CENSURA MODELLO TERZO REICH L'ultimo tiranno
d'Europa Lukashenko flirta con l'Ue per non essere travolto da una rivolta
filo-occidentale Osteggiato «In Bielorussia vive ancora un dittatore», aveva
detto nel 2005 il segretario di Stato Condoleezza Rice Capricci Pensava di fare
il doppio gioco con il gas, Putin lo stoppò: «Bisogna scacciare la mosca dalla
polpetta» EMANUELE NOVAZIO Non accettiamo pressioni dalla Russia né dall'Europa
Siamo in grado di decidere da soli E' presidente dal 1994, molti dubbi sulla
correttezza del voto del 2006 Si è affidato a un'agenzia britannica: abiti di
taglio occidentale e foto col figlio «Bisogna difendersi dagli sciacalli». E
dall'estero voleva solo notizie di catastrofi «E' così che interpreto la
Repubblica presidenziale e il ruolo del leader» ROMA Alexander Lukashenko
Quando Gazprom gli comunicò che a partire da gennaio 2007 il prezzo del gas
russo sarebbe passato da 46 a
105 dollari ogni mille metri cubi per un adeguamento agli standard europei
Alexander Grigorievic Lukashenko denunciò la «provocazione assurda» di Mosca e
minacciò di interrompere il flusso d'energia verso i mercati occidentali.
Passati due giorni, Vladimir Putin gli fece capire che la follia eltsiniana
dell'«Unione Russia-Bielorussia», della quale Lukashenko s'immaginava
vicepresidente, era definitivamente tramontata, e che il Cremlino non avrebbe
più tollerato capricci né prezzi politici sul gas. «Bisogna scacciare la mosca
dalla polpetta», disse l'allora presidente russo con efficace espressione
gergale. Tanto bastò. L'uomo che Condoleezza Rice, nel 2005, aveva definito
«l'ultimo dittatore d'Europa, un tiranno», comprese. E accettò l'aumento che
cancellava fruttuose speculazioni, gas russo acquistato a prezzi calmierati e
rivenduto in Occidente a prezzi di mercato. Il rientrato scontro con Putin fu
il segno della svolta che - dopo un bando di 14 anni dall'Europa - stamane
porta Lukashenko a Roma e il 7 maggio consentirà al suo Paese di partecipare al
vertice europeo di Praga, nonostante Minsk resti esclusa dal Consiglio d'Europa
- l'organizzazione continentale per la difesa dei diritti umani - e sia rimasta l'unica nel
continente a praticare la pena di morte (quattro condanne eseguite nel 2008, i
corpi sepolti in luoghi nascosti perfino alle famiglie): non a caso l'invito
della presidenza ceca non è «ad personam» ma - con una buona dose d'ipocrisia -
alla Bielorussia, e quasi certamente a rappresentarla non sarà il presidente ma
il ministro degli Esteri Serghey Martynov. Abituato a violare
sistematicamente i diritti umani e a imbavagliare la
stampa («bisogna difendersi da questi sciacalli», disse dei media quando decise
che le sole notizie occidentali ammesse sarebbero state quelle riguardanti
scioperi, catastrofi naturali e terrorismo), Lukashenko comprese infatti che la
«normalizzazione» delle relazioni con Mosca lo costringeva a sacrificare
sull'altare del realismo le funebri evocazioni del nazismo che dal '94 avevano
fatto da cornice al suo regime: «L'ordine tedesco si è sviluppato nei secoli ma
sotto Hitler, un politico di grandi qualità, ha raggiunto il culmine, ed è così
che interpreto la Repubblica presidenziale e il ruolo del leader», disse dopo
la conferma elettorale al vertice, nel 2001. Senza riguardo per la memoria di
un popolo che proprio da Hitler era stato devastato. La relativa e forzata
emancipazione da Mosca ha insomma costretto Lukashenko - 54 anni ad agosto,
economista di formazione, esperienza alla guida di un «sovkoz», le fattorie
sovietiche di Stato - a socchiudere le porte blindate del suo Paese al «cane
rabbioso occidentale». Ancora un anno fa impegnato in una crociata che prendeva
di mira, fra l'altro, la musica straniera «corruttrice dei giovani» e
autorizzava la radio a trasmettere due canzoni occidentali ogni dieci, il
presidente rieletto per la terza volta nel 2006 con pratiche denunciate dagli
osservatori dell'Osce ha compreso che, senza l'appoggio dell'Europa, la
Bielorussia rischiava di ospitare la quarta «rivoluzione colorata» dopo Serbia
(2000), Georgia (2003), Ucraina (2004) e Kirghizistan (2005). «Batkha» - il
padre, come lo chiamano i sostenitori, forse nostalgici di Stalin - ha scelto
dunque la strada delle concessioni. Timide e sporadiche ancora (le elezioni
legislative dell'anno scorso sono state considerate «un progresso» dall'Osce),
e accompagnate dal disprezzo per gli avversari politici, definiti «nemici del
popolo». Ma sufficienti a convincere l'Europa - molto interessata alle
equazioni geopolitiche con Mosca e a un Paese impegnato in vigorose
privatizzazioni - che «qualcosa sta cambiando a Minsk». Per prepararsi al
salto, l'uomo che difende la sua immagine di capo con severe leggi
anti-vilipendio (cinque anni di reclusione per chi fa dell'ironia su di lui) si
è affidato a un'agenzia d'immagine britannica: niente più reliquie sovietiche
ma abiti di taglio occidentale, niente più cipiglio ma tanti sorrisi, e perfino
una foto allo stadio con Kolia, il figlio quindicenne frutto di una relazione
extraconiugale con l'affascinante medico personale Irina Abelskaya. L'Europa si
aspetta dell'altro, da lui, e reclama passi in avanti più decisi nel dossier
diritti umani. Ma è convinta che la strada giusta sia
il dialogo, e per questo ha tolto il bando al suo visto d'ingresso per tutto
l'anno in corso. Come nota un diplomatico italiano, «l'apertura è sotto
condizione e sotto osservazione. Ma se non gli parli mai non farai mai
progressi».
(
da "Gazzettino, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Quei
difficili equilibri dell'economia di mercato Lunedì 27 Aprile 2009, Ma il
mercato ci ha traditi? Oggi, non si può più dichiarare che il mercato sia solo
eticamente immorale perché causa della mercificazione delle relazioni umane,
del depauperamento della natura etc.; oggi, con questa crisi di sistema, si può
dire che il mercato ha fallito il suo compito storico di aumentare e
redistribuire la ricchezza. Che non distribuisse la ricchezza era chiaro ormai
a tutti, il divario fra paesi ricchi e poveri e fra i redditi all'interno di
uno stesso paese è aumentato invece che diminuire, che non aumentasse più la
ricchezza complessiva è evidente ora. Il mercato ha umiliato il lavoro
scoraggiando la creatività e la competenza di chi è sottoposto non lasciandogli
decidere cosa e come produrre, pagando sempre meno il prodotto del lavoro,
rendendo sempre più precario il tipo d'impiego, aumentando così l'insicurezza e
la frustrazione sociale. Ma non ha umiliato solo chi produce ma anche chi
compra entrando nella vita delle persone, nelle relazioni, riducendo la
possibilità di godere dei beni comuni, di veder soddisfatti i bisogni
essenziali, di accedere ai flussi di informazione. Il mercato ha funzionato
facendo circolare beni a rapida obsolescenza che si deteriorano subito,
aumentando i rifiuti che se bruciati negli inceneritori aumentano le malattie
da metalli pesanti, diossine, etc. A causa degli sbalzi speculativi e della
deregulation globale ha messo continuamente a rischio le economie familiari e
delle comunità che sono state fagocitate (nel 2013 finiranno gli incentivi per
l'agricoltura europea che avevano una funzione di stabilizzazione e anche il
cibo potrà avere le grandi oscillazioni che ha avuto il petrolio). La
rilocazione (latouche) di una economia autonoma locale, sociale e di
autosussistenza riporta alle energie, alle risorse al controllo della comunità
la possibilità di fronteggiare la crisi garantendo una maggior stabilità di
prezzi e posti di lavoro. Nella gestione dei servizi pubblici con le multiutility
ha aumentato le tariffe e gli sprechi; come fa una multiutility a far
risparmiare acqua e ridurre i rifiuti se vive del consumo e guadagna sullo
spreco? Una sanità privatizzata prospererà se vi sono più malattie o più
salute? Quanti passaggi Iva sono stati necessari per dare un'illusoria immagine
di crescita del Pil; ma più passaggi Iva ci sono e meno viene pagato il
produttore e più paga il consumatore. Tutto questo dovrebbe spingere il mondo
del lavoro all'esodo dall'economia di mercato in quanto se vi è dentro e se
vive delle sue logiche esso rappresenta sempre di meno il valore più
importante. Anche il consumatore per l'insoddisfazione di questo gioco a
perdere è spinto a quest'esodo. Produttori e consumatori possono: 1) partendo
dal locale dar vita a comunità di individui che costruiscono nuove economie
sostanziali, autocentrate sulle necessità essenziali che non dei cittadini che
garantiscano un'autonomia economica, l'autosussistenza e un controllo
partecipativo che arrivi fino anche alla proprietà dei mezzi produzione; 2)
sviluppare un'economia di prossimità che porti all'autoproduzione agricola,
energetica, di beni e servizi, e sganciarsi dalla instabilità del sistema di
una economia globalizzata e dalle dipendenze alimentari (con il kilometro zero,
i mercati contadini, le open farms e le filiere corte), energetichem
finanziarie (attraverso il microcredito, i mutui agevolati, il credito locale
alle aziende condizionato al basso impatto sull'ambiente e all'assunzione
prioritaria di residenti senza discriminazioni); 3) vivere i territori come
beni comuni, le città come banche sociali (per il loro surplus di competenze,
tempo e beni distribuibili organizzabili in reti di mutuo soccorso); 4)
decolonizzare l'immaginario collettivo ora xenofobo sostituendolo con i valori
comunitari come la cooperazione fra diversi e il supporto
sociale visto che è il mercato che definisce i diritti umani; 6) identificare e risocializzare
i beni comuni; 7) identificare gli sprechi di sistema per reinvestirli in
sviluppo della conoscenza e nuove occupazioni (corsi di formazione su risparmio
energetico, gestione comunitaria, ottimizzazione delle risorse), salute, cure
sociali (assistenza agli anziani e disabili) in altre parole in una
nuova architettura sociale e comunitaria. Luciano Mignoli
(
da "Reuters Italia"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
TIRANA
(Reuters) - L'Albania si candiderà per un posto nell'Unione Europea domani, su
invito dell'attuale presidenza dell'Unione europea, la Repubblica Ceca. Lo ha
reso noto in una conferenza stampa, tenuta oggi, il primo ministro albanese
Sali Berisha. "Ho detto al mio amico Karamanlis che domani l'Albania farà
richiesta di ammissione nell'Unione Europea, su invito della presidenza
ceca", ha detto Berisha, facendo riferimento al presidente greco Kostas
Karamanlis, che sedeva a fianco a lui. Karamanlis ha detto
di aver ricordato a Berisha che far svolgere le elezioni di giugno secondo gli
standard internazionali, sfidando la corruzione e garantendo il rispetto dei
diritti umani,
faciliterebbe il percorso dell'Albania verso l'ammissione nell'Ue.
(
da "Quotidiano.it, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Giornalisti
per i diritti umani Acquaviva Picena | Nelle Marche il
meeting nazionale per esserci, raccontarsi, raccontare e riflettere. Un viaggio
nella professione dellinformazione. di Emiliano
Corradetti I periodici storici messi in mostra Martedì 28 Aprile alle ore 21,
presso la Chiesa di San Rocco ad Acquaviva Picena, nell'ambito della XIX
edizione dell'Helios Festival - Settimana dell'amicizia fra i popoli, ci sarà
un incontro dedicato alla professione del giornalista. Moderano la sociologa
Giuditta Castelli ed il vicesindaco Teodorico Compagnoni. Direzione artistica:
Rosita Spinozzi e Albert Corradetti. Con la Helios onlus Planet, promotrice del
festival collaborano in qualità di partner nell'evento acquavivano
l'Amministrazione Comunale, l'Associazione il Volo della Fenice, l'Ordine dei
Giornalisti delle Marche, l'Associazione "Progetto squola",
l'informazione dei giovani dell'Appennino tosco emiliano. Con il patrocinio di
Regione Marche, Provincia di Ascoli Piceno, Università degli Studi di Camerino.
Nel corso del meeting "Giornalisti per i diritti umani"
si racconterà di storie individuali, del grande amore per la professione ma
anche della guerra per la libertà e la verità che combattono ogni giorno i
giornalisti impegnati in quelle aree del mondo martoriate dalla repressione e
dalla dittatura o nelle aree dove il diritto ad una
esistenza umana e civile viene calpestata dai poteri forti del crimine, delle
mafie, dei disastri ambientali, umani e sociali: una guerra senza fine che ogni anno è segnata dal
triste e macabro conto delle sue vittime. Saranno consegnati anche
riconoscimenti a giornalisti e testate, fra i questi quello alla memoria del
Procuratore della Repubblica Mario Mandrelli, sostenitore dell'incontro
fra il mondo della scuola e giornalisti nell'Helios Festival, dal suo esordio
(1989). Giungeranno rappresentanti da varie regioni d'Italia. Ospiti della
serata il giornalista Rai Vincenzo Varagona con il suo libro "Pollicino
nel bosco dei media", la giornalista abruzzese Cristina Mosca con il suo
romanzo "E' donne infreddolite negli scialli", il giornalista
sambenedettese del Tg 5 Remo Croci. Si guarderà al futuro anche con il giovane
Enrico La Torre, fondatore del "Progetto squola", l'associazione giovanile
che il 13 dicembre 2006 per la prima volta in Italia ha realizzato un punto
d'incontro per tutti i giovani scegliendo l'Appennino tosco-emiliano come prima
sezione in Italia dove proporre e attivare l'Informazione dei giovani e che ora
apre al nazionale. Nell'occasione sarà inaugurata nella vicina Casa "Celso
Ulpiani" la Mostra dei periodici storici (1914 - 1947) che resterà aperta
per dieci giorni. Tutti i giornalisti, rappresentanti delle diverse testate
locali e nazionali, liberi cittadini ed istituzioni, sono invitati a
partecipare. Info: 338/3769418. 27/04/2009
(
da "Virgilio Notizie"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Lussemburgo,
27 apr. (Apcom - Nuova Europa) - Non è ancora certo che il presidente
bielorusso Lukashenko partecipi al summit per il Partenariato orientale che si
svolgerà a Praga il 7 maggio prossimo. Lo ha spiegato il ministro degli Esteri,
Franco Frattini, al termine del vertice con i suoi colleghi della Ue a
Lussemburgo. "Esiste la possibilità che sia presente il presidente
Lukashenko, ma l'invito è stato rivolto alla Bielorussia e non a lui
personalmente. Decideranno le autorità locali chi andrà", ha spiegato
Frattini. Tra i temi in discussione a Praga, ha
sottolineato il ministro, "ci saranno comunque anche le preoccupazioni
europee sulla Bielorussia e la Moldova". Secondo il ministro "è
giusto tenere un vertice di alto livello per dimostrare l'attenzione
dell'Unione europea, ma di certo non possiamo rinunciare ad affrontare temi
come quelli dei diritti umani".
(
da "Virgilio Notizie"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Kabul,
27 apr. (Ap) - Nel corso della conferenza stampa congiunta con il premier
britannico Gordon Brown, in visita oggi in Afghanistan, il presidente afgano
Hamid Karzai ha spiegato che la controversa legge che legalizza lo stupro
all'interno del matrimonio (stabilisce cioè che l'uomo può forzare la donna ad
avere rapporti sessuali con lei ogni quattro giorni), verrà emendata. Il
provvedimento, che aveva innescato forti polemiche in tutta la comunità
internazionale, vieta inoltre alle donne di poter uscire di casa sole o in
assenza del permesso del consorte. "Ci saranno degli
emendamenti, la legge non andrà a interferire con i diritti umani e, in particolar modo, con quelli
del popolo afgano" ha spiegato Karzai. Si tratta della prima volta, da
quando la legge è stata firmata dal parlamento alla fine di marzo, che il
presidente annuncia cambiamenti sostanziali al testo.
(
da "Wall Street Italia"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Ue/
Partenariato Est: Lukashenko e Voronin non andranno a summit di Apcom Lo
riferisce un diplomatico europeo a margine Consiglio Esteri Ue
-->Lussemburgo, 27 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Il presidente della
Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, e quello della Moldova, Vladimir Voronin,
non parteciperanno al summit organizzato dalla presidenza ceca dell'Ue il 7
maggio a Praga per lanciare il 'Partenariato per l'Est'. Lo riferisce un
diplomatico europeo a margine della riunione dei ministri degli Esteri Ue a
Lussemburgo, indicando che all'incontro Chisinau dovrebbe essere rappresentata
dal primo ministro, Zinaida Greceanii. "Ci aspettiamo che sia il primo
ministro a venire", ha indicato la fonte, spiegando che al momento non si
sa chi sarà il 'sostituto' di Minsk. Voronin e Lukashenko sono tra gli invitati
più controversi del summit: il primo è nel mirino per la repressione delle
sommosse violente dell'opposizione, mentre il secondo - oggi in visita in
Italia - è noto negli Usa e presso il Parlamento europeo come "l'ultimo
dittatore d'Europa". Alcuni capi di Stato Ue - tra cui il ceco Vaclav
Klaus - hanno indicato nei giorni scorsi che non gli avrebbero stretto la mano.
Oltre che alla Moldova e alla Bielorussia, il 'Partenariato per l'Est' è
rivolto all'Ucraina, dove il presidente Viktor Yushchenko e il premier Yulia
Tymoshenko continuano a litigare mentre il Paese affonda economicamente; alla
Georgia, il cui presidente Mikheil Saakashvili deve affrontare le richieste di
dimissioni dell'opposizione; all'Armenia, impegnata nella pacificazione con la
Turchia ma al tempo stesso sotto osservazione per gli abusi
dei diritti umani; e
all'Azerbaigian, il cui gas fa gola a Ue e Russia ma che al tempo stesso ha una
reputazione sospetta sui diritti e teme che il disgelo turco-armeno faccia
passare in secondo piano il problema del Nagorno-Karabakh. Nei giorni scorsi
diverse fonti diplomatiche hanno indicato che con ogni probabilità al summit
mancherà anche qualche leader dei Ventisette, vuoi per ragioni di agenda
o per ragioni di opportunità, anche se la partecipazione del presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, per ora è confermata. Oggi la presidenza ceca ha
segnalato ai ministri degli Esteri Ue che saranno "i benvenuti"
all'incontro, di fatto dando la possibilità agli Stati membri di non essere
rappresentati ai massimi livelli. (con fonte Afp)
(
da "Wall Street Italia"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Afghanistan/
Karzai: legge "stupro familiare" verrà emendata di Apcom La legge ha
sollevato forti polemiche in tutto il mondo -->Kabul, 27 apr. (Ap) - Nel
corso della conferenza stampa congiunta con il premier britannico Gordon Brown,
in visita oggi in Afghanistan, il presidente afgano Hamid Karzai ha spiegato
che la controversa legge che legalizza lo stupro all'interno del matrimonio
(stabilisce cioè che l'uomo può forzare la donna ad avere rapporti sessuali con
lei ogni quattro giorni), verrà emendata. Il provvedimento, che aveva innescato
forti polemiche in tutta la comunità internazionale, vieta inoltre alle donne
di poter uscire di casa sole o in assenza del permesso del consorte. "Ci saranno degli emendamenti, la legge non andrà a
interferire con i diritti umani e, in particolar modo, con quelli del popolo afgano" ha spiegato
Karzai. Si tratta della prima volta, da quando la legge è stata firmata dal
parlamento alla fine di marzo, che il presidente annuncia cambiamenti
sostanziali al testo.
(
da "Blogosfere"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Apr 0927
Immigrazione irregolare: medici, salta l'obbligo di denuncia Pubblicato da
Rosario Mastrosimone alle 16:04 in Diritti umani Sparisce dall'impianto
normativo in materia di sicurezza l'obbligo per i medici delle strutture
pubbliche di denunciare le persone sprovviste di regolare permesso di
soggiorno. La norma, fortemente voluta dalla Lega Nord, oltre a porre seri
problemi di costituzionalità avrebbe messo in pericolo la salute di tutti i
cittadini italiani e degli stranieri regolari, perché, disincentivando
ed addirittura punendo il ricorso alle strutture sanitarie da parte dei cosiddetti
"clandestini", avrebbe facilitato la diffusione di malattie anche ad
alto livello di contagiosità e fatto la fortuna di improvvisati medici della
domenica privi di titolo per esercitare e sprovvisti delle necessarie
competenze professionali.
(
da "AprileOnline.info"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
G8. Né
all'Aquila, né altrove Norma Bertullacelli*, 27 aprile 2009, 13:05 L'intervento
Invece di ospitare il summit degli otto maggiori azionisti del Fmi e della
Banca mondiale, l'Italia potrebbe farsi promotrice di una politica
internazionale di pace cominciando a rinunciare a dotarsi di aerei da
combattimento per destinare quella somma alla ricostruzione dell'Abruzzo A
partire dal 1999 ci siamo opposti con tutte le nostre forze al G8 che si è
svolto a Genova nel 2001: non lo volevamo né qui, né altrove. Sostenemmo allora
- e ne siamo ancora convinti - che la pretesa degli otto di assumere decisioni
sulle sorti del mondo fosse del tutto illegittima: non esistevano ( e non
esistono ) trattati che dessero loro alcun diritto
internazionale. Ritenemmo che si trattasse di una pura ostentazione di potere:
tanto più grave perché attuata dagli autori e garanti di un sistema economico
internazionale che assegna a pochi ( il 20% dell'umanità) l'80% delle risorse, e lascia il resto delle persone nella
miseria. Sottolineammo che gli otto sono i maggiori azionisti del Fondo
Monetario Internazionale e della Banca mondiale: proprio gli enti responsabili,
attraverso la politica del debito internazionale, del progressivo ed
inesorabile immiserimento dei paesi poveri. Gli otto dichiararono di perseguire
progetti di pace: da allora i conflitti locali ed internazionali sono aumentati
di numero. L'Italia è coinvolta oggi direttamente nella guerra in Afghanistan,
una guerra criminale, inutile ed illegale. Per ben tre anni ha partecipato alla
guerra contro l'Iraq, un paese che non ci aveva né aggredito né minacciato; e
non possedeva affatto armi di distruzione di massa. Tra tanti proclami di lotta
alla povertà l'Italia, paese ospite, promise allora 260 milioni di euro al
Fondo Globale contro l'AIDS, la TBC e la malaria; denaro che non è mai stato
versato. Dopo sei anni comincia lentamente ad emergere il fatto che in quei
giorni fu sospeso lo stato di diritto: Carlo Giuliani è stato ucciso, e
centinaia di persone sono state picchiate, umiliate, arrestate e detenute
illegalmente. L'allora capo della polizia De Gennaro e funzionari indagati per
gravissimi reatisono stati promossi, dal precedente come dall'attuale governo.
Nei giorni immediatamente precedenti il G8 la vita della città fu sconvolta:
oscene gabbie imprigionarono una parte del centro storico, gli abitanti
dovettero munirsi di pass, il porto fu chiuso, i barboni "deportati"
in campagna. Lo stesso sindaco Pericu, che inizialmente aveva accolto in modo
favorevole la scelta di far svolgere a Genova il G8 (aveva addirittura
progettato di consegnare a gli otto le chiavi della città in argento), protestò
per l'ingabbiamento e cercò di adoperarsi per limitare i danni. Purtroppo non
chiese né la sospensione né l'allontanamento del g8 dalla città. Fu un governo
di centrosinistra a scegliere Genova nel 1999 (grazie, ministro D'Alema), ed un
governo di centrodestra a gestire il G8 e la "più grave violazione dei diritti umani in Italia dal
dopoguerra". E oggi Berlusconi annuncia di voler spostare il carrozzone
all'Aquila ed il centrosinistra plaude alla bella pensata. Pensiamo che il G8
non debba svolgersi in alcun luogo; e che ovunque si svolga meriti
contestazioni nonviolente (e quindi assolutamente consapevoli e rispettose
della tragedia che l'Abruzzo sta vivendo) ma intransigenti. E se davvero
l'Italia volesse farsi promotrice di una politica internazionale di pace e di
giustizia potrebbe ritirare i propri soldati da tutti i teatri di guerra, in
primo luogo dall'Afghanistan, destinando a spese sociali le ingenti somme
risparmiate; potrebbe sostenere in tutte le sedi internazionali che i paesi
poveri hanno già abbondantemente pagato i propri debiti; potrebbe rinunciare a
dotarsi di aerei da combattimento F35 del costo di 12,9 miliardi per destinare
quella somma alla ricostruzione dell'Abruzzo (costo stimato dal ministro Maroni
12 miliardi); riconvertire nel civile le proprie industrie militari, e così
via. *Rete controg8 per la globalizzazione dei diritti
(
da "Virgilio Notizie"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
''E' significativo che il dibattito sulla tutela dei diritti umani
in uno stato d'emergenza si svolga nel giorno del 60* anniversario del
Consiglio d'Europa. Il benessere e la sicurezza dei popoli non dipendono
soltanto dall'economia, ma prima ancora dalla democrazia e dalla tutela dei
diritti umani. E' cosi' che si
rafforza la pace, la cooperazione, la comune appartenenza all'Europa. E' quanto
ha dichiarato il vice presidente del Senato, Vannino Chiti, a Strasburgo nel
corso del suo intervento all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
L'esponente del Pd si e' trovato d'accordo con la relazione e con il progetto
di risoluzione dell'Assemblea e ne ha sottolineato alcuni aspetti. ''La
dichiarazione dello stato di emergenza - ha aggiunto Chiti - si giustifica
soltanto in caso di guerra o di rischio di disgregazione di una nazione. I
diritti umani devono sempre essere salvaguardati. Per
questo e' importante rafforzare il ruolo del potere legislativo
nell'autorizzare lo stato d'emergenza''. ''La liberta' di comunicare, di
espressione e di opinione non rappresenta una minaccia alle nazioni: il
proibirle e' una violazione che ferisce la democrazia''. ''E' importante
controllare ed eventualmente rivedere le regole di ingaggio delle forze
dell'ordine, per fronteggiare manifestazioni o cortei senza ricorrere a misure
sproporzionate. E' decisiva in ogni Paese una formazione coerente con i
principi contenuti nella Dichiarazione dei Diritti
dell'Uomo''. ''Infine - ha concluso l'esponente del Pd -, vorrei che oggi
uscissero da qui due messaggi: estendere l'elenco dei diritti in nessun caso
revocabili, ampliando quelli contenuti nell'articolo 15 della Convenzione
Europea; un ruolo piu' forte del Consiglio d'Europa, attraverso un compito allo
stesso Segretario Generale di esercitare un controllo durante e dopo lo stato
d'emergenza, neiPaesi dai quali vengano dichiarazioni riguardo a violazione
dell'articolo 15 della Convenzione. Dovremo poi pensare alle sanzioni nei
confronti di Paesi membri del Consiglio d'Europa che non rispettino i diritti umani e non collaborino riguardo alle indicazioni che
l'Assemblea Parlamentare avra' dato''.
(
da "Blogosfere"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Apr 0927
Zone extrème, il reality in cui si è disposti a fulminare gli avversari con una
scarica elettrica. Documentario choc dalla Francia Pubblicato da Fabio Traversa
alle 18:30 in Frase del giorno, Occhio al dettaglio, Personaggi, Reality Show,
Rumors Un budget di 2 milioni e mezzo di euro, cinque anni di lavoro e una
"tesi" da sviluppare: dimostrare che ormai i partecipanti ai reality
non hanno più limiti né morale. E' quello che racconterà Zone extrème (voto
preventivo: 6), un documentario che sta girando in Francia Christophe Nick,
regista di 51 anni con una serie di programmi di denuncia alle spalle.
L'impianto è quello tipico dei reality: c'è un'attrice che fa le domande coi
toni e i ritmi esasperati di rito: "Domanda numero 10, la fortuna
è...". E via le quattro risposte possibili. "Immensa, colossale,
inaspettata, nascosta". In una sorta di cella è rinchiuso il concorrente
da "torchiare". In questo caso un attore che simula la parte del
partecipante che sbaglia il quiz. A questo punto l'avversario, la vera
"cavia" dell'esperimento che crede di partecipare ad un vero reality,
ha la possibilità di infliggere la sua tortura al "perdente". Una
manopola collegata all'alta tensione che può abbassare a suo piacimento. 220
volts, 320, fino a 480 come su una sedia elettrica. La vittima, chiusa nella
sua cella, è lì che simula - poiché ovviamente le scariche sono finte - dolore,
strazio, fino ad urla strazianti. Ma l'avversario non si commuove ed abbassa la
manopola fino alle estreme conseguenze. Felice di vestire i
panni del torturatore. "Ho voluto dimostrare che oggi la televisione può
fare tutto", ha spiegato il regista. Soltanto il 20% dei partecipanti ha scelto
di non "torturare" gli sconfitti. "Uno ha rifiutato di obbedire
- raccontano quelli della troupe - affermando 'Sono io che abbasso la manopola,
sono io che vengo filmato, quindi sono io che dico basta'". Ma si
tratta di una ristretta minoranza. Il documentario, una volta ultimato, sarà
trasmesso alla fine del 2009 da France 2. Intanto il regista assicura che dopo
cinque anni di questo "trattamento" soffre di incubi notturni. E ora
ad essere scossi - in tutti i sensi - saranno i telespettatori.
(
da "Repubblica.it"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
WASHINGTON
- Primi colloqui tra gli Stati Uniti e Cuba dopo le aperture di Barack Obama e
i segnali positivi dal presidente Raul Castro. Lo ha reso noto il dipartimento
di Stato americano: il secondo round di colloqui vede impegnati Tom Shannon,
assistente segretario di Stato, e il capo della sezione di interessi cubana a
Washington. Ad annunciarlo è stato il portavoce del Dipartimento di Stato
statunitense, Robert Wood. Il tema del "disgelo" tra Usa e Cuba era
balzato clamorosamente al centro del Vertice delle Americhe a Trinidad&Tobago
di alcuni giorni fa, dopo che gli Stati Uniti avevano annunciato misure
distensive nei confronti di Cuba riguardanti i viaggi dei cubano-americani
nell'isola e le rimesse ai familiari. Un vertice nel quale si è anche
registrato un netto cambio di passo della politica estera Usa verso i paesi del
Sudamerica, con primi tentativi di dialogo che hanno già suscitato speranze o
irritazioni nell'isola caraibica e nella comunità cubana esule negli Usa. Obama
aveva aperto la strada a una cancellazione dell'embargo a Cuba e a future
relazioni diplomatiche, ordinando la revoca delle restrizioni sui viaggi e sul
trasferimento di denaro. Sarà dunque possibile telefonare e ricevere chiamate
direttamente dagli utenti dell'isola caraibica. Gli operatori americani potranno
partecipare alle gare per l'emissione delle licenze, ovviamente con il sì
dell'Avana. E non è esclusa la possibilità di istituire voli regolari. La
direttiva allarga tra l'altro la gamma di oggetti che potranno essere spediti a
Cuba per includere abiti, oggetti di igiene personale e attrezzature da pesca.
Sarà invece proibito inviare doni ad alti funzionari del governo e del Partito
Comunista. OAS_RICH('Middle'); Una decisione alla quale Raul Castro ha risposto
proprio in occasione del vertice delle Americhe: "Siamo disposti a parlare
su tutto, anche sui diritti umani". Il presidente cubano, non invitato al vertice, aveva
appunto preso il centro della scen con la sua apertura: "Abbiamo mandato a
dire al governo nordamericano, in privato e in pubblico, che quando loro
vorranno potremo discutere tutto: diritti umani, libertà di stampa, prigionieri politici, qualunque cosa,
qualunque cosa di cui vogliano parlare". Oggi, da Washington, la conferma
dell'avvio dei colloqui. (27 aprile 2009
(
da "Stampa, La"
del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
DISIDRATATO
Alonso sviene Colpa della dieta per ridurre i pesi Scherzi del caldo e scherzi
del kers. Fernando Alonso a fine gara ha perso i sensi, stremato dalle torride
temperature primaverili del Bahrein (36 gradi, che nell'abitacolo di una
monoposto diventano 60) e dalla disidratazione. «Non mi ha funzionato
l'erogatore d'acqua», ha poi raccontato il pilota spagnolo della Renault, che ha concluso ottavo dopo oltre un'ora e mezzo di tortura.
Quando è crollato in ginocchio, l'hanno sostenuto il manager Luis Garcia e Nico
Rosberg. Trasportato ai box, Alonso si è ripreso in fretta. Ma sotto accusa
adesso finiscono le diete a cui i piloti si sottopongono per compensare il peso
del kers. L'ex campione del mondo ha perso cinque chili, pur non essendo
mai stato in sovrappeso, e nelle condizioni estreme di ieri è crollato.