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Report "Diritti umani"   26-27 aprile 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

El Pentàgon havia advertit Bush contra les tortures ( da "Avui" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: el recurs a la tortura contra presoners presenta el risc que els nostres enemics l'utilitzin per justificar-ne l'ús contra nord-americans capturats per ells", afegeix un document d'aquesta agència del Pentàgon. Aquesta informació surt a la llum després que s'hagin conegut diverses notes internes del departament de Justícia que confirmen l'

Comuni: Crepet assessore ai Sogni della giunta Sgarbi ( da "KataWeb News" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Assemblea regionale siciliana promossa per parlare di diritti umani con il vice presidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma Gyari e il presidente dell'Ars Francesco Cascio -- il sindaco Vittorio Sgarbi raccogliendo la proposta di Oliviero Toscani che del comune siciliano è l'assessore alla Creatività e ai Diritti Umani.

Premio "Balducci" alle donne afghane ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: donne afghane in lotta per i diritti umani e la giustizia sociale in Afghanistan, fu fondata da un gruppo di intellettuali afghane guidate da Meena - assassinata nel 1987 a Quetta, in Pakistan - dopo l'occupazione sovietica nel dicembre 1979. Rawa fu direttamente coinvolta nella resistenza, ma al contrario della maggior parte dei guerriglieri fondamentalisti islamici chiese fin dall'

l' amaca ( da "Repubblica, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: emergono torture fisiche e psicologiche da giunta cilena o argentina, emerge la ferocia classica delle dittature aggravata, se possibile, dallo scontro frontale tra l´arcaismo ottuso della teocrazia e gli istinti tipici della modernità: vestirsi come si vuole, pensare quello che si preferisce, vivere come ciascuno ritiene giusto.

Le derive ideologiche che condannano l'Onu all'irrilevanza ( da "Arena, L'" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: come fu per la celebre Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, gettano le basi di successive Convenzioni e Trattati che, contrariamente alle dichiarazioni, formano il Diritto internazionale e dunque costituiscono precisi e cogenti obblighi per i Paesi che li ratificano. La pratica delle Nazioni Unite, nel corso degli ultimi sessant'anni, ha tuttavia subito un'

la "spoon river" dei partigiani commuove il pubblico del regio - (segue dalla prima pagina) maurizio crosetti ( da "Repubblica, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: farò il bene della mia famiglia tutto passerà anche questa vita di tortura sotto queste belve fasciste che non finiscono mai di assetarsi del nostro sangue». Violante Momesso, 21 anni, falegname. Parole di una densità emotiva enorme. Ma anche piene di fiducia, della consapevolezza di essere dalla parte giusta: un concetto sul quale si continua a fare molta volontaria confusione.

Crepet è ora assessore ai Sogni a Salemi ( da "Unita, L'" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Assemblea regionale siciliana promossa per parlare di diritti umani con il vice presidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma Gyari e il presidente dell'Ars Francesco Cascio - il sindaco Vittorio Sgarbi raccogliendo la proposta di Oliviero Toscani che del comune siciliano è l'assessore alla Creatività e ai Diritti Umani.

La svolta di Obama Difendere sempre lo Stato di diritto ( da "Unita, L'" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: «L'atteggiamento degli Stati Uniti, in materia di rispetto dei diritti umani, è sempre stato quello di chi ritiene che non ci sia bisogno di alcun controllo internazionale perché gli Usa sono di proteggere i diritti umani nel modo migliore. Obama è chiamato a dimostrare che questa asserzione corrisponde al vero.

(Brevi). ( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: e soprattutto sprezzante del principio di laicità occidentalmente inteso e dei diritti umani incentrati sulla Magna Charta dell'Onu. Bisogna capire una volta per tutte che il refrain dell'equipollenza di tutte religioni e culture è una panzana inventata da chi vuole distruggere la civiltà occidentale. Gianni Toffali Verona

il fiorentino che ha sedotto i giapponesi nell'arte di creare gli alberi mignon - ernesto ferrara ( da "Repubblica, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ho visto ciliegi e albicocchi bonsai che hanno oltre 400 anni», ricorda per sfatare il luogo comune che vuole i bonsai come alberi sottoposti a torture e vessazioni: «Non è così, la sfida del bonsaista è sostituirsi alla natura nel curare l´albero. Tortura è comprare una pianta al supermarket e piazzarla sul televisore come se fosse un soprammobile».

La strategia della Fiatè tutta nei soldi di Obama ( da "Secolo XIX, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ma soltanto col silenzio del torturati /più duro d'ogni macigno/soltanto con la roccia/di questo patto giurato fra uomini liberi/che volontari si adunarono/per dignità e non per odio /decisi a riscattare la vergogna/e il terrore del mondo. / Su queste strade se vorrai tornare/ai nostri posti ci ritroverai / morti e vivi collo stesso impegno /popolo serrato intorno al monumento/

La Turchia nell'Ueoffre una spondaper il dialogocon i musulmani ( da "Secolo XIX, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 35 capitoli di cui solo 10 sono stati finora risolti), dovesse peggiorare la situazione dei diritti umani o aumentare il peso del fondamentalismo religioso, si può sempre congelare la discussione. Infine, un no alla Turchia rischia di avere conseguenze catastrofiche in tutto il mondo musulmano, dove sarebbe vissuto come uno schiaffo a tutto l'islam.

Cien días y una noche ( da "Clarin, El" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: documentos en los que los más altos funcionarios de la Administración Bush aprobaron el uso de la tortura. Obama tomó el poder con la peor crisis económica de los últimos 70 años estallándole en la cara, un país aislado internacionalmente y dos guerras abiertas. Aún no se sabe si va a terminar sacando a Estados Unidos -y al resto del mundo- de la recesión, pero su plan de estímulo de 789.

<I ( da "Corriere della Sera" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Molte attiviste musulmane però non condividono l'idea di Hirsi Ali che Islam e diritti umani siano inconciliabili (altro ostacolo alla creazione di un «movimento globale»). Lei ritiene che «il principio dell'oppressione sia contenuto nel Corano e negli insegnamenti di Maometto». E ha abbandonato l'Islam, professandosi atea.

OGGI 26 APRILE ( da "Provincia Pavese, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: I diritti umani nel mondo" i film "Uganda calling" di Valentina Monti (ore 20), "Louloumme" di Roberto Figazzolo (ore 20.40) e "Afriques: comment Ça va avec la douleur?" di Raymond Depardon (ore 21). All'ex Convento dell'Annunciata di Abbiategrasso il Laboratorio di teatrodanza di Sinapsi propone "Tutt'in danza" (ore 17).

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: attenzione le sue ultime righe scritte il 6 settembre del 1944: «Ti lascio con l'ardente speranza che presto - più presto ancora - la tortura e l'agonia che ci affliggono abbiano termine, ti lascio lanciando il grido che mi sale alla gola quando canto l'Inno del Piave o leggo la storia del Risorgimento, il grido che mi consacra italiano: viva l'Italia, ora e sempre!».

premio al coraggio delle donne afgane ( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani, presente, con i suoi due piccoli figli dai nomi beneauguranti la serenità e la solidarietà, nonostante i numerosi divieti che gravano sulle donne della sua condizione, quali quello di non essere fotografata pena la morte. A evidenziare la dimensione planetaria del riconoscimento, sono intervenuti alcuni rappresentanti delle organizzazioni che compongono il Comitato

Presentazione "Rete per il Diritto all'Identità" ( da ">Caserta News" del 26-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani

Abstract: funzionario del settore affari politici e diritti umani dell'Ambasciata Argentina in Italia. L'evento si concluderà con l'esibizione teatrale, dal titolo "Argentina Hijos tour", scritta e interpretata da Roberto Solofria e Antimo Navarra, con le musiche di Gotan Project, curate dal Gruppo Teatro Mutamenti di San Leucio.

Manifestazione "giorni da ricordare" ( da "Caserta News" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ed ancora, l'affermarsi dei Diritti Umani, "mai più" olocausto, foibe, occupazione straniera, schiavitù, violenze fisiche e morali. Un appuntamento, quindi, che segnerà una tappa importante nella crescita sociale e culturale, non solo degli studenti, ma dell'intera collettività.

Il Pentagono definì i metodi della Cia già nel 2002 ( da "Avvenire" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: MONDO 26-04-2009 Il Pentagono definì «torture» i metodi della Cia già nel 2002 DA WASHINGTON N el 2002 un'agenzia del Pentagono incaricata di offrire consulenze sulle tecniche di interrogatorio definì «torture» alcuni metodi usati dalla Cia per far parlare i prigionieri catturati nella guerra al terrorismo.

SRI LANKA/ TIGRI OFFRONO TREGUA, MA COLOMBO CHIEDE LA RESA-PUNTO- ( da "Wall Street Italia" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: presso il ministro dei Diritti umani Mahinda Samarasinghe. Quest'ultimo ha detto all'Afp di aver dato il suo "accordo di principio" affinchè due dipendenti stranieri delle Nazioni Unite entrino in territorio ribelle. "Ma i combattimenti dovranno cessare almeno per un giorno intero per questa visita", ha precisato.

Crepet diventa assessore ai Sogni ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Assemblea regionale siciliana promossa per parlare di diritti umani con il vice presidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma Gyari e il presidente dell'Ars Francesco Cascio - il sindaco Vittorio Sgarbi raccogliendo la proposta di Oliviero Toscani che del comune siciliano è l'assessore alla Creatività e ai Diritti Umani.

Alla fiera dei cadaveri la curiosità morbosa supera l'indignazione ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: soprattutto se il business parte da Oriente dove sui diritti degli umani vivi spesso si chiude un occhio, figurarsi sugli umani morti. Esattamente come è nella natura dell'arte provocare, spingere la sensibilità al limite per rafforzare il messaggio da trasmettere. Ma un messaggio deve esserci, non può esserci solo l'effetto choc.

ANGELA VITALIANO NEW YORK. OSCENO E RIPROVEVOLE . COSì MARK LOWENTHAL, EX UFFICIA... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ex ufficiale della Cia giudica non il contenuto delle nuove foto che documentano le torture inflitte dagli americani in Iraq e che verranno rese pubbliche a partire dal 28 maggio. «Oscena e riprovevole» sarebbe, bensì, la decisione stessa di pubblicare le foto, considerata «uno sforzo inutile e straordinario per gettare la Cia sotto un autobus».

MARTEDì, 28 APRILE, A CAVRIAGO (REGGIO EMILIA), CITTà NELLA QUALE GIUSEPPE DOSSETTI, PADRE... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Sostiene attivamente il progetto Saving Children (del Centro Peres per la pace) per far curare bambini palestinesi in strutture israeliane. L'11 dicembre 2006 ha ricevuto: «Il Premio Campania per la Pace e i Diritti umani» della Regione Campania. Francesco Villano - NAPOLI

RIFIUTI RIMOSSI ALL'ENTRATA DI SCUOLA GIAMPIERO DEL PIANO - NAPOLI SCRIVO PER SEGN... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Sì, la tortura è una pratica disumana e nessuno vorrebbe mai subirla e neppure praticarla. Occorre non scordare che questi personaggi non ci pensano neanche un attimo a torturare le proprie mogli, a violentarle tra le mura domestiche con il consenso di una legge che permette tutto questo.

SUSY MALAFRONTE POMPEI. RICORDARE IL DOLORE E LE SOFFERENZE DEI DESAPARECIDOS PER NON DIMENTICARE... ( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: funzionario del settore affari politici e diritti umani dell'Ambasciata Argentina in Italia. Nel corso dell'evento sarà presentata la «Rete per il diritto all'identità» che collabora con le «Nonne» e con la Conadi nella ricerca dei giovani desaparecidos che vivono oggi, anche in Italia, sotto falsa identità.

San Pietro e dintorni ( da "Stampaweb, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: di nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione. Queste reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali, consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di corresponsabilità per il bene di tutti”

MUSSOMELI. ( da "Sicilia, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: orfani di tutto, dei genitori, dei diritti umani elementari di potere frequentare la scuola elementare per sei anni. Vi ringrazio a nome loro». Suor Fida Lupo, durante il suo intervento, ha lanciato un invito: «I lions di Niscemi hanno fatto molto, ma per "perfezionare" l'intervento economico, venite in Congo!

Salemi, Crepet ( da "Sicilia, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Designazione avvenuta durante una conferenza stampa sui diritti umani tenutasi all'Ars e promossa col vicepresidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma Gyari, e il presidente dell'Ars, Francesco Cascio. Sgarbi ha così raccolto la proposta avanzatagli da Oliviero Toscani, a Salemi assessore alla Creatività e ai diritti umani.

Modello DI RESISTENZA ( da "Manifesto, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la costruzione della pace e il rispetto del diritti umani...in futuro i nostri attivisti si impegneranno per intervenire in Palestina ma, in ogni caso, stanno già lavorando duramente in Italia per promuovere un'informazione alternativa sul conflitto israeliano palestinese e per la fine dell'occupazione (israeliana dei Territori palestinesi, ndr)».

World Outgames 2009 in Danimarca ( da "Agenzia di Viaggi, L'" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: molti dei quali gareggeranno nelle 38 discipline sportive in programma, dall?aerobica al wrestling. Prevista anche una serie di eventi culturali – performance, mostre e feste – e una conferenza sui diritti umani. http://www.copenhagen2009.org NUMERO: 76-77 Speciale Spagna DATA: 27-04-2009

Palestina, l'anno peggiore ( da "City" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: anno peggiore In Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, il 2008 è stato "l'anno più sanguinoso dal 1948" con 1.011 morti (la metà civili). A dirlo il rapporto del Centro palestinese per i diritti umani. Il 90% delle vittime è dovuto all'attacco di Israele su Gaza che si è concluso a gennaio 2009 (1.500 morti). 27 aprile 2009

L'elogio di Ratzinger alla ( da "Corriere.it" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: to che esiste tra verità, coscienza e dignità umana, un nesso senza il quale l'uomo e la stessa convivenza civile, secondo Ratzinger, si autodistruggono grazie al prevalere della «grande deriva attuale in materia di diritto al­la vita» che attacca proprio quei diritti umani che pure ormai sono universalmente ricono­sciuti.>

"Obama està imposant la seva agenda" ( da "Avui" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ha prohibit la tortura i ha fet públics documents que aporten llum sobre les polítiques de l'anterior govern. I amb quins problemes ha topat? La dreta està obstaculitzant les pujades d'impostos i l'increment de la despesa, i l'esquerra vol que persegueixi aquells que van dissenyar la política de la tortura de l'administració de George W.

Gli schutzen non accettino ( da "Trentino" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Andrea Bertazzoni ALA Famiglie spaccate dagli psichiatri Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani è tornato in piazza per difendere il Diritto alla famiglia violato dalle decisioni di assistenti sociali, psicologi e psichiatri. La storia è semplice: una mamma con problemi con l'ex marito si vede portare via la figlia, accusata di non agevolare le visite al padre.

Torturatori da reality Un film choc dalla Francia ( da "Unita, L'" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Torturatori da reality Un film choc dalla Francia GABRIELLA GALLOZZI Hai sbagliato? Allora giù, una scarica elettrica fino a 480 volts. Non siamo a Guantanamo ma in un reality show. O meglio, in un «esperimento» che simula un vero reality in cui il concorrente sconfitto può essere sottoposto a scariche elettriche sempre più forti.

Hai sbagliato? Allora giù, una scarica elettrica fino a 480 volts. Non siamo a Guantanamo ma in... ( da "Unita, L'" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ha la possibilità di infliggere la sua tortura al «perdente». Una manopola collegata all'alta tensione che può abbassare a suo piacimento. 220 volts, 320, fino a 480 come su una sedia elettrica. La vittima, chiusa nella sua cella, è lì che simula - poiché ovviamente le scariche sono finte - dolore, strazio, fino ad urla strazianti.

un grande ravenhill in otto microdrammi - rodolfo di giammarco ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Raggelante, in Guerra e pace, l´interrogatorio di un militare (Fabrizio Croci) a una detenuta (Caterina Silva). Angosciosa, in Paradiso perduto, la tortura che una donna (Sandra Soncini) smaschera in due anti-terroristi (Pieraldo Girotto e Michele Andrei).

Promosso o bocciato? I cento giorni di Obama ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: uomini e quelle donne coraggiosi che in tutto il mondo lottano per i diritti umani». Per quanto riguarda i prossimi 100 giorni,un'altra serie di pareri è stata sollecitata dal Washington Post: Zbigniew Brzezinski chiede al Presidente un'ulteriore accelerazione in politica estera, mentre Paul Wolfowitz invita soprattutto a una maggiore attenzione nei rapporti con India e Pakistan.

Mr. President, il mondo la promuove ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tutti gli incarichi più importanti in materia di diritti umani all'interno dell'amministrazione, al Dipartimento di Stato e al Consiglio per la sicurezza nazionale, rimangono vacanti. Se le nostre famose "organizzazioni per i diritti umani" non fossero orientate a sinistra e manovrate dall'amministrazione, starebbero strillando come degli ossessi per questo scandalo.

Un pacifista in camicia rossa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Se, infatti, diritti umani e – come oggi noi immaginiamo – qualcosa che appartiene alla politica, ma non si riduce tutta dentro la politica; che fa centro sull'essere umano, ma non si circoscrive a esso inserendolo, piuttosto, in un ambiente naturale di cui egli è solo parte;

Clima, il G8 di Siracusa aiuterà l'accordo ( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 27/04/2009 - pag: 1 LA LETTERA/1 Con Lukashenko discuteremo di diritti umani di FRANCO FRATTINI A PAGINA 15 LA LETTERA/2 Clima, il G8 di Siracusa aiuterà l'accordo di STEFANIA PRESTIGIACOMO A PAGINA 18

A Serra San Quirico in scena i ragazzi ( da "By Marche.it" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: data della Dichiarazione della Carta dei diritti umani, il 9 maggio 1978, uccisione di Peppino Impastato e di Aldo Moro, e che rappresentano un simbolo nei diritti civili, nella conquista della democrazia e dell'eguaglianza. L'ultima sera della Rassegna verrà svelato il testimonial dell'anno scolastico 2009/2010 la cui immagine ci è stata donata da Serena Riglietti,

L'ultimo tiranno d'Europa ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani - e sia rimasta l'unica nel continente a praticare la pena di morte (quattro condanne eseguite nel 2008, i corpi sepolti in luoghi nascosti perfino alle famiglie): non a caso l'invito della presidenza ceca non è «ad personam» ma - con una buona dose d'ipocrisia - alla Bielorussia, e quasi certamente a rappresentarla non sarà il presidente ma il ministro degli Esteri

Quei difficili equilibri dell'economia di mercato ( da "Gazzettino, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il supporto sociale visto che è il mercato che definisce i diritti umani; 6) identificare e risocializzare i beni comuni; 7) identificare gli sprechi di sistema per reinvestirli in sviluppo della conoscenza e nuove occupazioni (corsi di formazione su risparmio energetico, gestione comunitaria, ottimizzazione delle risorse), salute, cure sociali (assistenza agli anziani e disabili)

L'Albania presenterà domani domanda di ammissione nell'Ue ( da "Reuters Italia" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Karamanlis ha detto di aver ricordato a Berisha che far svolgere le elezioni di giugno secondo gli standard internazionali, sfidando la corruzione e garantendo il rispetto dei diritti umani, faciliterebbe il percorso dell'Albania verso l'ammissione nell'Ue.

Giornalisti per i diritti umani ( da "Quotidiano.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritto ad una esistenza umana e civile viene calpestata dai poteri forti del crimine, delle mafie, dei disastri ambientali, umani e sociali: una guerra senza fine che ogni anno è segnata dal triste e macabro conto delle sue vittime. Saranno consegnati anche riconoscimenti a giornalisti e testate, fra i questi quello alla memoria del Procuratore della Repubblica Mario Mandrelli,

Ue/ Frattini: Bielorussia deciderà chi inviare a vertice ( da "Virgilio Notizie" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ha sottolineato il ministro, "ci saranno comunque anche le preoccupazioni europee sulla Bielorussia e la Moldova". Secondo il ministro "è giusto tenere un vertice di alto livello per dimostrare l'attenzione dell'Unione europea, ma di certo non possiamo rinunciare ad affrontare temi come quelli dei diritti umani".

Afghanistan/ Karzai: legge "stupro familiare" verrà emendata ( da "Virgilio Notizie" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: "Ci saranno degli emendamenti, la legge non andrà a interferire con i diritti umani e, in particolar modo, con quelli del popolo afgano" ha spiegato Karzai. Si tratta della prima volta, da quando la legge è stata firmata dal parlamento alla fine di marzo, che il presidente annuncia cambiamenti sostanziali al testo.

UE/ PARTENARIATO EST: LUKASHENKO E VORONIN NON ANDRANNO A SUMMIT ( da "Wall Street Italia" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: abusi dei diritti umani; e all'Azerbaigian, il cui gas fa gola a Ue e Russia ma che al tempo stesso ha una reputazione sospetta sui diritti e teme che il disgelo turco-armeno faccia passare in secondo piano il problema del Nagorno-Karabakh. Nei giorni scorsi diverse fonti diplomatiche hanno indicato che con ogni probabilità al summit mancherà anche qualche leader dei Ventisette,

AFGHANISTAN/ KARZAI: LEGGE STUPRO FAMILIARE VERRÀ EMENDATA ( da "Wall Street Italia" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: "Ci saranno degli emendamenti, la legge non andrà a interferire con i diritti umani e, in particolar modo, con quelli del popolo afgano" ha spiegato Karzai. Si tratta della prima volta, da quando la legge è stata firmata dal parlamento alla fine di marzo, che il presidente annuncia cambiamenti sostanziali al testo.

Immigrazione irregolare: medici, salta l'obbligo di denuncia ( da "Blogosfere" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 04 in Diritti umani Sparisce dall'impianto normativo in materia di sicurezza l'obbligo per i medici delle strutture pubbliche di denunciare le persone sprovviste di regolare permesso di soggiorno. La norma, fortemente voluta dalla Lega Nord, oltre a porre seri problemi di costituzionalità avrebbe messo in pericolo la salute di tutti i cittadini italiani e degli stranieri regolari,

G8. Né all'Aquila, né altrove ( da "AprileOnline.info" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: trattati che dessero loro alcun diritto internazionale. Ritenemmo che si trattasse di una pura ostentazione di potere: tanto più grave perché attuata dagli autori e garanti di un sistema economico internazionale che assegna a pochi ( il 20% dell'umanità) l'80% delle risorse, e lascia il resto delle persone nella miseria.

DIRITTI UMANI: CHITI, SERVE RUOLO PIU' FORTE DEL CONSIGLIO ( da "Virgilio Notizie" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ''E' significativo che il dibattito sulla tutela dei diritti umani in uno stato d'emergenza si svolga nel giorno del 60* anniversario del Consiglio d'Europa. Il benessere e la sicurezza dei popoli non dipendono soltanto dall'economia, ma prima ancora dalla democrazia e dalla tutela dei diritti umani.

Zone extrème, il reality in cui si è disposti a fulminare gli avversari con una scarica elettrica. Documentario choc dalla Francia ( da "Blogosfere" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Felice di vestire i panni del torturatore. "Ho voluto dimostrare che oggi la televisione può fare tutto", ha spiegato il regista. Soltanto il 20% dei partecipanti ha scelto di non "torturare" gli sconfitti. "Uno ha rifiutato di obbedire - raccontano quelli della troupe - affermando 'Sono io che abbasso la manopola, sono io che vengo filmato,

Usa-Cuba, annuncio di Washington "Nuovo round di colloqui con l'Avana" ( da "Repubblica.it" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: anche sui diritti umani". Il presidente cubano, non invitato al vertice, aveva appunto preso il centro della scen con la sua apertura: "Abbiamo mandato a dire al governo nordamericano, in privato e in pubblico, che quando loro vorranno potremo discutere tutto: diritti umani, libertà di stampa, prigionieri politici,

Alonso sviene Colpa della dieta per ridurre i pesi ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: che ha concluso ottavo dopo oltre un'ora e mezzo di tortura. Quando è crollato in ginocchio, l'hanno sostenuto il manager Luis Garcia e Nico Rosberg. Trasportato ai box, Alonso si è ripreso in fretta. Ma sotto accusa adesso finiscono le diete a cui i piloti si sottopongono per compensare il peso del kers.


Articoli

El Pentàgon havia advertit Bush contra les tortures (sezione: Diritti umani)

( da "Avui" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

El Pentàgon havia advertit Bush contra les tortures Redacció Policies militars dels EUA porten un pres a la cel·la a Guantánamo el 2002 REUTERS La polèmica de les tortures durant el mandat del president George W. Bush continua. L'oficina del Pentàgon que va idear les dures tècniques d'interrogatori a presumptes terroristes va advertir el juliol del 2002 l'anterior administració republicana que no obtindria "informació fidedigna" utilitzant aquests mètodes, segons va revelar ahir el Washington Post a la seva web. A més, "el recurs a la tortura contra presoners presenta el risc que els nostres enemics l'utilitzin per justificar-ne l'ús contra nord-americans capturats per ells", afegeix un document d'aquesta agència del Pentàgon. Aquesta informació surt a la llum després que s'hagin conegut diverses notes internes del departament de Justícia que confirmen l'existència d'un aparell jurídic per justificar les tortures durant els interrogatoris antiterroristes. Segons el rotatiu, parts d'aquest document, que va fer públic en la seva edició d'ahir, figuraven ja en un informe que el Senat va divulgar dimarts passat, en el qual es detallaven les tècniques que va fer servir la CIA al centre de detenció de Guantánamo.

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Comuni: Crepet assessore ai Sogni della giunta Sgarbi (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Comuni: Crepet assessore ai Sogni della giunta Sgarbi 25 aprile 2009 alle 19:37 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Il noto psichiatra, psicologo e scrittore Paolo Crepet da oggi è il nuovo "assessore ai Sogni" del Comune di Salemi. Lo ha designato oggi "sul campo", a Palermo -- nel corso di una conferenza Stampa all'Assemblea regionale siciliana promossa per parlare di diritti umani con il vice presidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma Gyari e il presidente dell'Ars Francesco Cascio -- il sindaco Vittorio Sgarbi raccogliendo la proposta di Oliviero Toscani che del comune siciliano è l'assessore alla Creatività e ai Diritti Umani. Crepet è l'ultimo, in ordine cronologico, degli "originali" assessori designati da Vittorio Sgarbi dal luglio scorso quando è stato eletto sindaco di Salemi in provincia di Trapani. In precedenza, oltre all'assessore al Nulla Graziano Cecchini, il sindaco ha nominato come "esterni" nell'esecutivo che governa la città lo chef Fulvio Pierangelini "assessore alla Mani in Pasta", il "gastronauta" Davide Paolini "assessore al Gusto e Disgusto" e il giornalista Alessandro Cecchi Paone "assessore ai Diritti civili". Paolo Crepet, che da ieri è a Salemi assieme a Sgarbi e Toscani per programmare una serie di iniziative, si è detto soddisfatto ed entusiasta: "Come tutte le cose originali, l'idea di questo assessorato è nata per caso, ma è chiaro che è un impegno che prendo sul serio visto che Salemi è ormai diventata uno straordinario laboratorio di idee e progetti di cui tutti parlano. Qui c'è quella creatività che altrove manca". Vittorio Sgarbi ha commentato: "Ne abbiamo già uno di sogno al quale Crepet potrà già lavorare assieme a me e Toscani: portare il Dalai Lama a Salemi dove, peraltro, il parlamento del Tibet in esilio, se lo vorrà, troverà sede e ospitalità per tutto il tempo che riterranno opportuno". AGI

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Premio "Balducci" alle donne afghane (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Premio "Balducci" alle donne afghane Domenica 26 Aprile 2009, Udine È stato consegnato ieri a Zugliano all'associazione femminile afghana 'Rawa' il premio 'Honorits Dignitatis Balducci', promosso dall'omonimo centro di accoglienza diretto da don Pierluigi Di Piazza. Il premio è stato assegnato per «l'esemplarità, il coraggio, la coerenza, l'impegno e la perseveranza» dell'organizzazione. A riceverlo è stata la rappresentante di Rawa, Maryam Rawi. La 'Revolutionary Association of Women of Afghanistan', organizzazione indipendente di donne afghane in lotta per i diritti umani e la giustizia sociale in Afghanistan, fu fondata da un gruppo di intellettuali afghane guidate da Meena - assassinata nel 1987 a Quetta, in Pakistan - dopo l'occupazione sovietica nel dicembre 1979. Rawa fu direttamente coinvolta nella resistenza, ma al contrario della maggior parte dei guerriglieri fondamentalisti islamici chiese fin dall'inizio democrazia e secolarizzazione. Attualmente opera sia in Pakistan che in Afghanistan con attività sociali, dall'istruzione all'assistenza sanitaria.

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l' amaca (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 24 - Commenti L´ Amaca La detenzione della giovane reporter Roxana Saberi nel carcere di Teheran con l´accusa di "spionaggio" è il classico autogol di un regime troppo sicuro di sé. Sull´onda della vicenda di Roxana emerge la truce verità: i detenuti politici, in Iran, sono decine di migliaia, quasi tutti ragazzi, studenti, adolescenti che non vogliono vivere sotto la cappa del fanatismo religioso. I giornali intervistano rifugiati politici e esuli, emergono torture fisiche e psicologiche da giunta cilena o argentina, emerge la ferocia classica delle dittature aggravata, se possibile, dallo scontro frontale tra l´arcaismo ottuso della teocrazia e gli istinti tipici della modernità: vestirsi come si vuole, pensare quello che si preferisce, vivere come ciascuno ritiene giusto. Sorprende (non favorevolmente) pensare che il mondo democratico, negli ultimi anni, ha speso la totalità delle sue pressioni politiche su Teheran per la questione del nucleare, quasi omettendo di battersi contro l´oppressione delle persone fisiche, la persecuzione metodica di molte migliaia di giovani persiani. Il nucleare è certamente un problema delicatissimo, ma appartiene al campo della lotta di potere tra gli Stati. La tortura, il carcere, la censura, mietono vittime adesso, stroncano vite adesso. Speriamo che il nome di Roxana Saberi rimanga nei titoli di giornale almeno quanto l´uranio arricchito.

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Le derive ideologiche che condannano l'Onu all'irrilevanza (sezione: Diritti umani)

( da "Arena, L'" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Domenica 26 Aprile 2009 NAZIONALE Pagina 7 Dopo il vertice di Ginevra Le derive ideologiche che condannano l'Onu all'irrilevanza Le conclusioni della Conferenza promossa dalle Nazioni Unite contro il razzismo soddisfano i Paesi che hanno partecipato ai lavori e confermano, insieme, le sostanziali riserve di quelli, fra i quali l'Italia, che l'hanno disertata convinti che a Ginevra si sarebbe ripetuto l'inquietante scenario già verificatosi a Durban. L'utilità di queste assemblee internazionali non risiede tanto nei documenti che queste adottano quanto nell'essere un foro di dialogo che, poco a poco, avvicina le spesso divergenti posizioni degli Stati membri dell'Onu e giungono a un consenso universale. In questo senso si capisce la posizione della Santa Sede, che ha tenacemente partecipato ai lavori pur essendosi talvolta rifiutata d'aderire, poi, alle posizioni assunte dall'Onu su alcuni temi etici. I documenti adottati in queste conferenze, tuttavia, non hanno un valore legale cogente e non determinano obblighi per gli Stati partecipanti. Hanno, tutt'al più, un mero carattere tribunizio. Si limitano a proclamare dei principi ispiratori cui gli Stati dovrebbero ispirarsi nelle loro legislazioni nazionali. Talvolta, come fu per la celebre Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, gettano le basi di successive Convenzioni e Trattati che, contrariamente alle dichiarazioni, formano il Diritto internazionale e dunque costituiscono precisi e cogenti obblighi per i Paesi che li ratificano. La pratica delle Nazioni Unite, nel corso degli ultimi sessant'anni, ha tuttavia subito un'evoluzione ideologica che rischia sempre più di snaturarne l'idealità originale, ridurre gli spazi di consenso fra gli Stati membri e, dunque, offuscarne l'universalità dei principi e dei dettami. Come aveva osservato il filosofo francese Jacques Maritain, fra gli estensori della Dichiarazione universale dei diritti umani, l'universalità dei principi enunciati dall'Onu non è data dal loro contenuto etico, ma dalla loro natura di «principi pratici». È pur vero che molti di questi rappresentano la migliore evoluzione degli ordinamenti democratici sviluppatisi in Europa e in Occidente, ma il loro carattere pratico e non ideologico consente ch'essi siano condivisibili e adottabili anche in Paesi che per cultura, fede religioso o orientamento etico siano diversi se non anche assai distanti dalle tradizioni culturali, religiose ed etiche sviluppatisi in Europa. Chiunque, sosteneva Maritain, «a dispetto della sua cultura, fede e orientamento etico può condividere e motivare a partire dalle sue convinzione dei principi che non definiscono un ethos ma semplicemente indicano una norma comportamentale». L'intuizione del grande filosofo francese si rivelò tanto corretta quanto lungimirante che, infatti, i principi pratici contenuti nella Dichiarazione universale del 1948 trovarono, poi, attuazione legale nelle successive Convenzioni e Trattati sui diritti e le libertà fondamentali della persona umana adottati e ratificati da grandissima parte degli Stati membri dell'Onu. Negli anni Novanta le Nazioni Unite si sono progressivamente allontanate da questa originaria e universale ispirazione e hanno assunto un approccio sempre più ideologico. Hanno imboccato la stessa strada percorsa dall'Unesco negli anni Ottanta e che portò Stati Uniti e Gran Bretagna ad abbandonare l'organizzazione parigina dell'Onu. Come hanno dimostrato ormai varie conferenze, e da ultimo quella ginevrina, l'approccio ideologico riduce le possibilità di un consenso universale e aumenta le divergenze fra i Paesi. Ne consegue che l'Onu perde la sua credibilità di foro universale capace di superare le differenze culturali e ideologiche. Bene farebbero, al Palazzo di Vetro di New York, a rileggersi le opere di Maritain prima che la strada imboccata porti alla totale irrilevanza politica delle Nazioni Unite.  

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la "spoon river" dei partigiani commuove il pubblico del regio - (segue dalla prima pagina) maurizio crosetti (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina X - Torino L´attrice Sperlì ha letto alcune lettere di condannati a morte della Resistenza scelte da Zagrebelsky La "Spoon River" dei partigiani commuove il pubblico del Regio (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) MAURIZIO CROSETTI (segue dalla prima di cronaca) E ieri sera c´era un enorme silenzio, al Teatro Regio, quando l´attrice Valentina Sperlì ha ridato voce a quella voce e a tante altre. «Ho agito a fin di bene e per un´idea. Per questo sono sereno e dovrete esserlo anche voi». Tancredi "Duccio" Galimberti, 38 anni avvocato, cuneese, medaglia d´Oro al valor militare. «Non ho nessuno da perdonare, perché sono sempre stato in armonia con tutti». Giacomo Perlasca, il capitano Zenit, 24 anni, studente in ingegneria. «Ma se tu mamma sapessi quanto ho lottato su questa mia gioventù per la mia famiglia e per una vera patria. Ora mi ritrovo su una cella ma devo sempre sorridere perché farò il bene della mia famiglia tutto passerà anche questa vita di tortura sotto queste belve fasciste che non finiscono mai di assetarsi del nostro sangue». Violante Momesso, 21 anni, falegname. Parole di una densità emotiva enorme. Ma anche piene di fiducia, della consapevolezza di essere dalla parte giusta: un concetto sul quale si continua a fare molta volontaria confusione. Perché la parte giusta era una e una soltanto. Le lettere proposte al pubblico del Regio sono state scelte dal professor Gustavo Zagrebelsky e da Valentina Sperlì, la quale ne spiega le ragioni: «è molto più di un omaggio, è la testimonianza della passione che spinse quegli uomini a dare la vita per un´Italia migliore, per il futuro in cui credevano e che ci hanno consegnato. Dalle lettere si sprigiona una grande energia positiva, sebbene siano state scritte nell´anticamera della morte. Parole talvolta incise con un temperino sul muro di una cella. C´è dolore, rassegnazione ma non il senso della sconfitta. Abbiamo cercato di dar conto della varietà di condizione sociale, dunque anche di stile. Parlano sacerdoti, casalinghe, operai, studenti, laureati, ma in fondo la loro è una voce comune. Le parole arrivano nel profondo, fortissime. Le scrivono per lo più ragazzi che si rivolgono ai genitori, e questo naturalmente colpisce. A volte c´è una specie di esultanza nell´andare a morire, e nel farlo per una causa giusta, preziosa». Silenzio, alternato alle musiche a cura di Mario Brunello e Ivano Battiston. Passano al pubblico concetti semplici: la libertà non è gratis, non esiste una volta per sempre, magari conquistata dagli altri. è invece un dovere, e comporta un prezzo. Il professor Zagrebelsky introduce alcune lettere, oltre ad avere aperto la serata. «Amore mio diletto, (...) la morte? Eterno spauracchio di noi mortali! Spauracchio? Sì, ma per la materia, che m´importa! La materia? E cosa può la materia? (...) Come tante volte ti dissi, desidero che non portiate lutto per la mia morte, ricordatevi che anche dopo sarò tra voi». Attilio Martinetto, 23 anni, guardia di finanza, anche lui fucilato senza processo. è una lettura proposta a volte nelle scuole: doveroso ma non basta. Di questi tempi bisognerebbe invece sfogliare le lettere, ogni tanto, come si fa quando si assume un vaccino. «Ne abbiamo scelte quattordici - spiega ancora l´attrice - più sei "telegrammi" finali, parole secche ma non per questo meno efficaci, anzi». Il generale di divisione Simone Simoni, 63 anni, riuscì a mandare clandestinamente alla famiglia questo biglietto cifrato: «Simone Simoni - cella - dodici - Giuseppe - Ferrari - due. - Sono - malmenato - soffro - con - orgoglio - il - mio - pensiero - alla - patria - e - alla - famiglia». Più volte torturato, venne trucidato il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine. Oppure i due terribili, magnifici messaggi scritti da Ignazio Vian, 27 anni, romano, insegnante, impiccato senza processo in corso Vinzaglio a Torino il 22 luglio 1944. Il primo messaggio lo scrisse su di una pagnotta ritrovata nella cella, e ora conservata dai famigliari: «Coraggio mamma». Il secondo, con il sangue sul muro della cella: «Meglio morire che tradire».

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Crepet è ora assessore ai Sogni a Salemi (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Crepet è ora assessore ai Sogni a Salemi Il noto psichiatra, psicologo e scrittore Paolo Crepet da ieri è il nuovo «assessore ai Sogni» del Comune di Salemi. Lo ha designato «sul campo», a Palermo - nel corso di una conferenza Stampa all'Assemblea regionale siciliana promossa per parlare di diritti umani con il vice presidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma Gyari e il presidente dell'Ars Francesco Cascio - il sindaco Vittorio Sgarbi raccogliendo la proposta di Oliviero Toscani che del comune siciliano è l'assessore alla Creatività e ai Diritti Umani. Crepet è l'ultimo, in ordine cronologico, degli «originali» assessori designati da Vittorio Sgarbi dal luglio scorso quando è stato eletto sindaco di Salemi in provincia di Trapani. Salemi è anche assessore al Nulla. Effetti catodici

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La svolta di Obama Difendere sempre lo Stato di diritto (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

«La svolta di Obama Difendere sempre lo Stato di diritto» L'ex presidente del Tribunale dell'Aja «Il terrorismo non si batte con le leggi speciali Gli Usa accettino la Corte penale internazionale» UMBERTO DE GIOVANNANGELI La sfida di Barack Obama è di dimostrare che è possibile lottare con efficacia contro il terrorismo preservando i principi che sono a fondamento di uno Stato di diritto». A sostenerlo è una delle massime autorità nel campo del Diritto internazionale: il professor Fausto Pocar, già presidente del Tribunale Internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia. Professore di Diritto internazionale all'Università statale di Milano, il professor Pocar è anche membro della Camera di Appello del Tribunale Internazionale per i Crimini nel Rwanda. «Nella lotta al terrorismo - sottolinea Fausto Pocar - una democrazia non può negare se stessa. Se lo fa, si pone nella stessa logica dei terroristi». Professor Pocar, come leggere la decisione del presidente Usa Barack Obama di desecretare i memorandum sulle torture operate dalla Cia nell'ambito della guerra al terrorismo jihadista? «Ritengo che la decisione del presidente Obama di rendere pubblici i memorandum sulle torture sia in funzione di una maggiore trasparenza su questi delicatissimi problemi. La desecretazione dei memorandum manifesta l'intenzione di Obama di accertare se vi siano stati abusi e, se ciò dovesse essere provato, di prendere i provvedimenti conseguenti». Questi memorandum mettono in evidenza un aspetto inquietante nella lotta al terrorismo. «Quando un Paese si sente minacciato, o ha subito gravi colpi, la tentazione di far fronte al terrorismo con leggi eccezionali che derogano ai diritti delle persone, è molto forte. È molto forte perché si pensa che con i poteri forti degli organi pubblici si possa fra fronte alla situazione». Invece? «In realtà, un Paese democratico deve riuscire a far fronte al terrorismo rispettando i principi fondamentali dello Stato di diritto. Guardiamo anche alla nostra esperienza nella lotta al terrorismo. L'Italia fu apprezzata da organismi internazionali per non aver adottato negli anni di piombo leggi eccezionali in materia». La decisione del presidente Obama di rendere pubblici quei memorandum sulla tortura potrebbe portare il presidente a far accettare agli Stati Uniti lo statuto della Corte penale internazionale? «Io penso di sì, anche se non è un passaggio meccanico, immediato. Ritengo che l'intenzione di Obama sia quella di far chiarezza e pulizia all'interno. Perché effettivamente le deviazioni della precedente Amministrazione sono andate al di là di quello che normalmente è accettabile. Di lì ad accettare che venga esercitato un controllo internazionale all'interno - perché è di questo che si tratta - il passo non è così breve e scontato...». Qual è l'ostacolo principale? «L'atteggiamento degli Stati Uniti, in materia di rispetto dei diritti umani, è sempre stato quello di chi ritiene che non ci sia bisogno di alcun controllo internazionale perché gli Usa sono di proteggere i diritti umani nel modo migliore. Obama è chiamato a dimostrare che questa asserzione corrisponde al vero. Impresa alquanto impegnativa e certamente non indolore. Quando questo sarà fatto, può darsi che ciò acceleri anche un diverso approccio politico da parte americana su un controllo internazionale». Qual è in definitiva il senso più profondo della sfida lanciata da Obama? «Direi che sia quella di dimostrare, non solo a parole ma con atti conseguenti, che è possibile condurre la lotta al terrorismo senza derogare al rispetto dei principi fondanti uno Stato di diritto. Motivati dalla consapevolezza che se si rinuncia ai cardini dello Stato di diritto ci si pone nella stessa logica dei terroristi. E quindi in qualche modo si finisce per favorirli. Bisogna distinguersi nel metodo dai terroristi, non cedendo all'idea che il buon fine giustifichi mezzi illeciti. Ed è per questo che considero importante e coraggiosa la scelta di trasparenza operata da Obama. Una democrazia si misura anche dalla sua capacità di autocorreggersi». Intervista a Fausto Pocar

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(Brevi). (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 16 - Gorizia ISTAT Critiche da fare in commissione Nella lettera pubblicata il 10 aprile scorso sul Messaggero Veneto, il signor Franco Bellini opera una serie di dissertazioni a largo spettro all'interno delle quali, oltre a istituzioni internazionali, chiama in causa la rilevazione sui prezzi al consumo condotta dall'Istat. Non è nostra intenzione rispondere a quelle che sono pure e semplici opinioni, ma almeno su alcuni punti riteniamo doveroso replicare. Bellini sostiene che la Commissione comunale di controllo sulla rilevazione dei prezzi al consumo «è forse l'unica commissione al mondo che non abbia alcuna possibilità di esprimere il benché minimo parere, neppure consultivo». Le cose non stanno così. Al contrario, essa ha il compito precipuo di controllare sia i prezzi rilevati da ciascun ufficio comunale sia le modalità di elaborazione dei dati, applicando le disposizioni dettate dall'Istat. È quindi dovere dei membri di detta Commissione effettuare rilievi sul lavoro svolto. Dalla lettura dei verbali della Commissione del Comune di Gorizia, della quale sembra far parte lo stesso Bellini, risulta che egli non abbia mai espresso in quella sede le osservazioni riportate nella lettera. Emerge invece che, dopo ampia discussione, si è proceduto all'approvazione dei tabulati, esprimendo all'unanimità parere positivo. Se, come sembra, è a cuore al signor Bellini il miglioramento dell'informazione statistica sulla dinamica dei prezzi, sarebbe opportuno che le sue critiche fossero ricondotte nell'ambito di un confronto tecnico con gli altri membri della suddetta Commissione. Anna Maria Tononi Ufficio stampa Direzione centrale per la comunicazione e la programmazione editoriale Istat TOLMEZZO Quando si sveglia la società civile Ho vissuto al margine e senza intervenire, per scelta, la diatriba in corso fra sinistra e centro-sinistra tolmezzini provocata dalla scelta del candidato sindaco. Ma leggendo la lettera apparsa recentemente sul Messaggero Veneto, firmata da sette autorevoli membri della sedicente società civile, mi sono posto immediatamente la domanda su chi possa identificarsi in questa tipologia di cittadini. Io, sicuramente, non posso farlo, perché troppo riconoscibile e identificabile con un area politica anche se in questi anni mi sono sentito di rappresentare tutte le istanze, più svariate, provenienti dai cittadini e che non fossero in contrasto con lo spirito di libertà e democrazia e che rimanessero in linea con i dettami della Costituzione e del buonsenso. La società civile rappresenta quell'insieme di cittadini, attività, problematiche e richieste di soluzioni, più o meno condivisibili, ma che comunque sono degne di attenzione e risposta, che vengono da tutta la cittadinanza e dalle associazioni e che non sono legate a partiti o movimenti. Gli estensori di questa lettera, a me sembra abbastanza chiaro, possono dirsi rappresentanti di soltanto una parte di questa società civile, comunque hanno una storia politica, rispettabilissima, alle spalle e, con tutti i diritti, vivendo il presente, vogliono partecipare alla discussione politica in corso, partendo da un'altrettanto chiara connotazione politica. Secondo problema è la critica persistente di poca presenza, forza e visibilità dell'opposizione in consiglio comunale. Questa accusa potrebbe essere ribaltata proporzionalmente all'interessamento che certa cosiddetta società civile ha dimostrato in queste 42 riunioni in cinque anni, al lavoro dell'opposizione e del Consiglio in generale. La società civile tolmezzina tende a svegliarsi tre mesi prima delle votazioni, per poi riassopirsi due giorni dopo le stesse. Nessun consigliere di opposizione ha fatto mancare la propria adesione e il proprio appoggio a tutte quelle richieste che provenivano dalla cittadinanza, cercando di avviare un dibattito, tramite interrogazioni, interpellanze o mozioni e che, purtroppo, il più delle volte cadevano nel vuoto per colpa dell'insipienza di una maggioranza che si è autoblindata ed era chiusa a qualsiasi discussione o proposta che arrivava dai banchi della minoranza. Infine inviterei questi rappresentanti di una parte della società civile a informarsi sui lavori del Consiglio, così saprebbero che una mozione sull'istituzione del registro telematico delle dichiarazioni di "Testamento biologico" è stata presentata dal sottoscritto e la discussione si terrà durante il prossimo, ultimo consiglio comunale alla presenza, spero, di una folta rappresentanza di società civile stessa Adriano Rainis consigliere comunale di minoranza Tolmezzo MEDIORIENTE Israele e la legge ottomana Israele, per potersi dare una minima parvenza di legalità per l'annessione dei territori occupati di proprietà palestinese, ha dovuto rispolverare un'antica legge ottomana. Questa garantiva la proprietà privata delle terre solamente dopo dieci anni di comprovato uso agricolo e cancellava ogni diritto dopo tre anni di abbandono dei campi. In base a questa legge, oltre a requisire la terra libera, a Israele è stato sufficiente impedire militarmente l'accesso a un campo per tre anni e così impadronirsi "legalmente" di questa e tutte le altre proprietà agricole palestinesi. Giorgio Coianiz San Giorgio di Nogaro RAZZISMO Motivi politici La conferenza dell'Onu contro il razzismo di Ginevra ha visto il boicottaggio di alcuni Paesi, tra i quali Italia, Stati Uniti e Israele che dunque non erano presenti al summit. Ve ne sono anche altri, come l'Olanda e la Germania, che hanno deciso di non partecipare, e altri, come l'Iran, che sono stati accolti a braccia aperte provocando sdegno e contestazione. La Santa Sede, al contrario, ha benedetto la propria presenza alla riunione e il contenuto del summit stesso. Senza voler entrare nelle ragioni poveramente politiche dei vari boicottaggi, accolgo con sconcerto la divisione che provoca una conferenza organizzata per dire no al razzismo. È un "bel" messaggio da parte di alcuni governi, tra i quali purtroppo figura anche il nostro, che non riescono a cancellare o aggiungere un paio di frasi ritenute diplomaticamente scomode. Una conferenza per appoggiare l'uguaglianza tra gli esseri umani che vede in primis divisi coloro che dovrebbero favorire tale uguaglianza. Come al solito ognuno pensa al proprio orticello badando bene a non ferire la sensibilità di alleati politici scomodi. Intanto le popolazioni africane e tutte quelle vittime del razzismo devono assistere a uno spettacolo impietoso, mentre nei loro Paesi muoiono di fame, di sete, di malattie! Si distribuiscono preservativi gratuiti per combattere l'Aids, ma non c'è unità di intenti sull'aspetto fondamentale dell'integrazione mondiale tra i popoli, che solo può ottenere la soluzione completa alle piaghe che affliggono il "Sud" del pianeta, che è sempre il nostro pianeta! L'unica parola che mi viene in mente è vergogna! Se questa è la classe politica cui dobbiamo affidarci per migliorare le cose sarà bene darsi da fare con il ricambio generazionale! Roberto Tomassoni Udine ISLAM Sprezzante della laicità Mentre in Occidente si discute se il burqa debba essere considerato un simbolo di libertà femminile alternativa a quella che conosciamo, nei giorni scorsi i media hanno mandato in onda scenette di ordinaria vita quotidiana islamica. Dalle donne afgane prese a sassate da connazionali maschi perché protestavano contro la legge che legalizzava lo stupro in famiglia, alla fustigazione pubblica di una giovane donna pachistana "rea" di essere stata vista a chiacchierare con un uomo che non era suo marito, per finire con la fucilazione in Pakistan di due presunti giovani amanti. Ciò che, per ignoranza o accecamento ideologico, gli infatuati del multiculturalismo non riescono a ficcarsi in testa è che la sharia, cioè il complesso degli ordinamenti giuridici dell'Islam, è desunta dal Corano. Quindi intoccabile, e soprattutto sprezzante del principio di laicità occidentalmente inteso e dei diritti umani incentrati sulla Magna Charta dell'Onu. Bisogna capire una volta per tutte che il refrain dell'equipollenza di tutte religioni e culture è una panzana inventata da chi vuole distruggere la civiltà occidentale. Gianni Toffali Verona

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il fiorentino che ha sedotto i giapponesi nell'arte di creare gli alberi mignon - ernesto ferrara (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina XIII - Firenze Il fiorentino che ha sedotto i giapponesi nell´arte di creare gli alberi mignon Primo europeo tra i maestri orientali nella sua serra di Gaiole in Chianti custodisce 150 esemplari senza prezzo ERNESTO FERRARA L´arte bonsai per i giapponesi è cosa seria. Il «Fokufu Ten» - centenaria e blasonatissima mostra nazionale degli alberi in miniatura, dove ogni anno si contendono il primo premio mostri sacri come i maestri Kunio Kobayashi e Masaiko Kimura - è seguito pressappoco come il nostro festival di Sanremo e dell´italica rassegna possiede lo stesso carattere di fucina e palcoscenico di talenti rigorosamente nazionali. Non è mai successo che un non giapponese abbia fatto bella figura alla mostra dell´arte giapponese per eccellenza. Tranne in un caso. Quello di un fiorentino che tre anni fa ha infranto il tabù: Lorenzo Agnoletti, 49 anni, oggi bonsaista fra i più affermati in Italia, è stato il primo europeo a riuscire ad esporre un bonsai in quella rassegna. E già figurare nel catalogo annuale giapponese, per gli addetti ai lavori, è un successo di proporzioni inimmaginabili. Si trattava di un «Ficus rethusa», di proprietà del glorioso vivaio Franchi di Pescia, su cui Agnoletti lavora da una decina d´anni con successo e che colpì molti tra i critici e tra gli stessi orgogliosissimi maestri giapponesi per armonia e senso delle proporzioni. «I giapponesi sono gelosi della loro tradizione - confessa Agnoletti - ma ci guardano con curiosità, sanno che noi europei impariamo in fretta». E in effetti quello di Agnoletti è stato un vero e proprio colpo di fulmine. La prima pianta nel 1980, un pino (che conserva ancora oggi anche se - dice lui - "è bruttino"): «Iniziai così, per curiosità: all´epoca di bonsai in Italia non sapeva quasi niente nessuno, il mio primo maestro fu un dentista fiorentino appassionato di piante che aveva visto i bonsai in Olanda, Gianfranco Giorgi. Mi innamorai: dopo quattro anni fondai con altri amici l´Associazione fiorentina bonsai, nell´89 andai in Giappone per tornarci nel ‘96, nel ‘99 e per cinque mesi tra il 2000 e il 2001 a seguire il corso del maestro Kunio Kobayashi, un´esperienza magnifica». Là ha fatto la gavetta: «Sveglia alle 6, insieme agli altri allievi pulivamo il giardino, gli attrezzi, a volte perfino il marciapiede dell´isolato, che era già splendente di suo: i giapponesi hanno un grande senso del decoro pubblico». E poi a lezione di bonsai: «Mi sembrava di esser tornato indietro nel tempo, mi sentivo un discepolo artigiano di un grande maestro d´arte, come nel rinascimento fiorentino», ricorda Agnoletti, che vive a Gaiole in Chianti in una villa immersa nel verde dove oggi tiene corsi personalizzati di bonsai e custodisce, in una splendida serra, una collezione di 150 piante in mezzo alle quali si aggira soddisfatto come Gulliver tra i lillipuziani. «Mi hanno offerto cifre stratosferiche per comprare i miei pezzi, ma ho rifiutato: non venderei mai i gioielli di famiglia», dice soddisfatto. C´è un tratto toscano nei suoi bonsai? «Innanzitutto c´è nella scelta della pianta, perchè io amo i cipressi, i larici e le querce delle nostre colline. E poi c´è la ricerca perenne dell´armonia delle piante che lavoro: la stessa che ritrovo nella cupola del Brunelleschi come nelle dolci geometrie della campagna toscana lavorata dall´uomo», dice Agnoletti. Uno, tanto per capirsi, che ha avuto accesso al cortile dell´imperatore del Giappone: «Ho visto ciliegi e albicocchi bonsai che hanno oltre 400 anni», ricorda per sfatare il luogo comune che vuole i bonsai come alberi sottoposti a torture e vessazioni: «Non è così, la sfida del bonsaista è sostituirsi alla natura nel curare l´albero. Tortura è comprare una pianta al supermarket e piazzarla sul televisore come se fosse un soprammobile».

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La strategia della Fiatè tutta nei soldi di Obama (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

La strategia della Fiatè tutta nei soldi di Obama dalla prima pagina Calamandrei è stato un grande giurista, ufficiale di fanteria decorato nella Prima Guerra mondiale, rettore dell'Università di Firenze, tra i principali autori del Codice di procedura civile del 1940. Rifiutatosi di giurare fedeltà al Duce degli Italiani, si diede alla macchia e partecipò alla Resistenza assieme alle formazioni di Giustizia e Libertà; era di idee politiche piuttosto moderate, ma sosteneva che la moderazione non giustifica il servilismo, l'accondiscendenza, la smemoratezza. Scrisse l'epigrafe nel 1955, e conosco quell'epigrafe a memoria perché era appesa nella sala riunioni della scuola dove ho insegnato per alcuni anni: mi ci cadeva sopra l'occhio ogni volta che le discussioni cominciavano ad annoiarmi. Le parole dell'epigrafe sono le seguenti: "Lo avrai/camerata Kesselring /il monumento che pretendi da noi italiani/ma con che pietra si costruirà/a deciderlo tocca a noi. / Non coi sassi affumicati/dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio/non colla terra dei cimiteri/dove i nostri compagni giovinetti / riposano in serenità /non colla neve inviolata delle montagne/che per due inverni ti sfidarono/non colla primavera di queste valli/che ti videro fuggire. / Ma soltanto col silenzio del torturati /più duro d'ogni macigno/soltanto con la roccia/di questo patto giurato fra uomini liberi/che volontari si adunarono/per dignità e non per odio /decisi a riscattare la vergogna/e il terrore del mondo. / Su queste strade se vorrai tornare/ai nostri posti ci ritroverai / morti e vivi collo stesso impegno /popolo serrato intorno al monumento/che si chiama / ora e sempre/ RESISTENZA". Il generale Albert Kesselring fu comandante in capo dell'esercito d'occupazione tedesco in Italia dal 1943 alla fine della guerra. Come responsabile degli eccidi di civili, delle torture inflitte ai prigionieri, per la condotta generale della guerra di occupazione, fu condannato a morte nel 1947 come criminale di guerra nel processo di Norimberga. La condanna capitale gli fu tramutata in ergastolo e nel 1952 fu scarcerato per gravissime condizioni di salute. Tornato in libertà nel 1955 partecipò ad una adunata di ex nazisti a Monaco di Baviera, dove professò pubblicamente la sua fedeltà ad Adolf Hitler e dichiarò di non aver nulla di cui pentirsi: le accuse degli italiani erano quelle di un popolo di piagnoni che, anzi, avrebbe dovuto erigergli un monumento per quello che aveva fatto a suo tempo per l'Italia. Ecco la ragione di questa epigrafe che Calamandrei scrisse dopo quelle dichiarazioni e che fu affissa a Cuneo commemorando la tortura e la fucilazione di Duccio Galimberti, avvocato antifascista. I giudici che a Norimberga condannarono a morte il generale Kesselring avrebbero voluto giudicare anche i maggiori responsabili del fascismo per gli stessi reati di genocidio e crimini di guerra. Stilarono nell'estate del 1945 una lista di 64 criminali italiani passibili di condanna a morte. Ci fu tra gli alleati una lunga discussione al riguardo, e alla fine di questa decisero, con l'unico parere contrario della Francia, favorevoli inglesi, russi e americani, di non procedere perché questo avrebbe significato porre sul banco degli imputati l'Italia come nemico di guerra, negando in questo modo il contributo alla vittoria alleata delle formazioni militari della Resistenza italiana, e questo non era né giusto né opportuno. Fu grazie alla condotta di Calamandrei, di Pertini e di ogni altro antifascista resistente, che al paese fu risparmiata l'ignominia di Norimberga e poté essere concesso al ministro Alcide De Gasperi di partecipare alla conferenza di pace di Parigi come rappresentante di un Paese amico. Negare questo, o anche solo dimenticarlo, non fa dell'Italia un paese con un altro presidente, un'altra opinione pubblica, un altro governo, un'altra cultura, ma un altro Paese, un semplice omonimo. E trasformare una nazione in un caso di omonimia non è in potere di nessuno, e non può essere concesso con nessuna legge straordinaria o decreto o referendum. Per questa ragione ho scritto e inviato al giornale queste cose venerdì, e non il sabato come di consueto: perché sabato 25 aprile mi astengo dal lavoro e festeggio la Liberazione del mio Paese. maurizio maggiani 26/04/2009

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La Turchia nell'Ueoffre una spondaper il dialogocon i musulmani (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

La Turchia nell'Ueoffre una spondaper il dialogocon i musulmani Sono contrario all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea. È uno stato asiatico geograficamente (il 97% del territorio e la capitale sono in Asia), storicamente (dal 1071 al 1912 i turchi hanno costituito una costante minaccia militare imperiale per l'Europa) e dal punto di vista etnico-linguistico (l'etnia turca si è aggregata intorno a un nucleo proveniente dal Turkestan e parlante una lingua centro-asiatica), dunque la sua domanda di adesione è irricevibile. I confini massimi dell'Ue vanno definiti con rigore per conferirle identità e, secondo appropriati criteri geopolitici, devono essere a est con la Turchia, appunto, e con gli Stati della Csi, a sud con il Mediterraneo, escludendo quindi anche l' ingresso dello Stato di Israele, da taluno inopportunamente ventilato. Nicola Cappiello SAVONA 26/04/2009 Sono favorevole all'ingresso della Turchia nella Ue, sempre che vengano rispettate alcune condizioni. Non credo che l'argomento geografico sia spendibile: gran parte di Cipro, che pure è un Paese membro, è a est di Ankara, la capitale turca. Neppure quello storico è solido: dentro la stessa Europa sono nate minacce imperiali ben più consistenti, oltre che le due maggiori guerre civili nella storia dell'umanità. Il punto di vista etno-linguistico è ancora più debole: anche gli slavi provengono dalle steppe dell'Asia centrale e né il finnico né l'ungherese hanno qualcosa a spartire con l'Europa, ma questo (per fortuna) non impedisce a Finlandia e Ungheria di farne parte. Sui confini, i trattati comunitari sono molto vaghi e, comunque, già nel 1963 Bruxelles stabilì che la Turchia era sufficientemente europea per essere un giorno candidata all'ingresso. Le (a mio parere, legittime) preoccupazioni su un eventuale allargamento sono di tre tipi: è un Paese molto grande, è molto povero e soprattutto la quasi totalità della popolazione è musulmana. La Turchia ha 72 milioni di abitanti. Nel 2025 ne avrà più della Germania, quindi diventerebbe il maggior blocco nazionale a Strasburgo e avrebbe il maggior peso relativo a Bruxelles. In ogni caso, rappresenterebbe solo il 15% della popolazione europea e sarebbe solo uno della trentina di Paesi membri: quindi non avrebbe nessuna posizione dominante. E comunque, non c'è logica nell'accettare o rifiutare un Paese in base alle sue dimensioni: anzi, è un'argomentazione che può essere ribaltata lamentando il fatto che troppi degli attuali membri sono piccoli. La povertàè un problema più serio. Il reddito attuale è un terzo di quello medio europeo e uguale è la percentuale degli abitanti che lavorano la terra. L'Europa è terrorizzata dalle dimensioni degli eventuali trasferimenti e dalla prospettiva di un'invasione garantita dalla libera circolazione. Peròè vero che passeranno almeno dieci anni prima che un contadino turco possa godere di questo diritto. Nel frattempo il tasso di crescita turco è fra i più alti del mondo, inferiore solo a Cina e India e sarà positivo (pil più 4%) anche quest'anno. Infine, la questione religiosa. La Turchia è il solo Paese europeo, con la Francia, che mantiene con rigore la separazione fra Stato e chiesa. L'influenza dell'islam nella vita pubblica non è superiore a quella che aveva la chiesa cattolica in Irlanda quando (1973) Dublino entrò nella Ue. Le credenziali democratiche sono oggi migliori di alcuni Stati balcanici entrati nell'ultima tornata. Nessuno sa a priori se l'islam sia compatibile con la democrazia liberale, ma se c'è un posto in cui può aver senso fare il test è proprio la Turchia. Se, durante la lunghissima trattativa (35 capitoli di cui solo 10 sono stati finora risolti), dovesse peggiorare la situazione dei diritti umani o aumentare il peso del fondamentalismo religioso, si può sempre congelare la discussione. Infine, un no alla Turchia rischia di avere conseguenze catastrofiche in tutto il mondo musulmano, dove sarebbe vissuto come uno schiaffo a tutto l'islam. Al contrario, far entrare Ankara aiuterebbe tutti quei Paesi musulmani che, per quanto timidamente e fra mille contraddizioni, si sono incamminati sul sentiero che porta alla libertà e alla democrazia. 26/04/2009

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Cien días y una noche (sezione: Diritti umani)

( da "Clarin, El" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

DELGADA LINEA ROJA Cien días y una noche Por: Gustavo Sierra Si, estuvo a la altura. Barack Obama arriba a esta marca histórica de sus primeros 100 días (se cumplen el miércoles 29) en la Casa Blanca con una impronta que no se veía desde que Roosevelt asumió en 1933. Cien días que tuvieron una noche clave: la que tomó la decisión de revelar los documentos en los que los más altos funcionarios de la Administración Bush aprobaron el uso de la tortura. Obama tomó el poder con la peor crisis económica de los últimos 70 años estallándole en la cara, un país aislado internacionalmente y dos guerras abiertas. Aún no se sabe si va a terminar sacando a Estados Unidos -y al resto del mundo- de la recesión, pero su plan de estímulo de 789.000 millones de dólares pareciera tener ya algunos efectos positivos. Lanzó una masiva intervención a los mercados del crédito y la vivienda. Eliminó los llamados bonos tóxicos de los bancos. Impuso duras regulaciones a Wall Street y a la alicaída industria automotriz. Y envió legislación al Congreso para crear un seguro universal de salud, nuevas iniciativas en educación y energía alternativa, así como medidas para achicar el enorme déficit. En política internacional fue a Europa y consiguió que le devolvieran la confianza para seguir liderando el mundo. Restableció la imagen de su país y lanzó frases como "he venido a escuchar, no a dar lecciones". Fue a Turquía y proclamó su respeto por el mundo musulmán. Reconoció la importancia de Irán y le tendió una mano. Lanzó un diálogo estratégico con Rusia y China. Vino a América Latina como una estrella de rock, le dio la mano a Chávez y abrió la posibilidad de restablecer relaciones con Cuba. Su mayor debilidad siguen siendo las guerras abiertas por George W. Bush: Irak y Afganistán (sumado a Pakistán) seguirán desangrándose y desangrando a la Administración Obama por mucho más tiempo. Pero la decisión más trascendente fue la de abrir la puerta a un posible juicio contra los que aprobaron el uso de la tortura. Si logra desterrar esa práctica y restablecer la moral americana de los padres fundadores, no sólo podrá completar con éxito su mandato sino pasar a la Historia. TamaÑo de textoEnviar

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<I (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera sezione: Cultura data: 26/04/2009 - pag: 29 L'appello Parla la scrittrice e attivista politica che è sotto scorta dal 2004 Care femministe occidentali, lottate per le donne islamiche Ayaan Hirsi Ali: il movimento è in bancarotta, dovete cambiare di VIVIANA MAZZA «I l movimento femminista è andato in bancarotta», svuotato di significato dal suo stesso successo. È radicale, Ayaan Hirsi Ali, nella diagnosi, ma anche nelle aspettative. Femminista, 39 anni, nata in Somalia, ex deputata in Olanda e oggi studiosa dell'organizzazione conservatrice American Enterprise Institute negli Stati Uniti, dove vive sotto scorta, Hirsi Ali ha criticato duramente il trattamento delle donne nelle società islamiche. Lo ha fatto nei suoi libri Non sottomessa (Einaudi), Infedele e Se Dio non vuole (Rizzoli). Nel 2004 il suo amico Theo van Gogh, con cui aveva girato un film sulla sottomissione delle donne nell'Islam, fu assassinato in Olanda. Sul suo petto, c'era una lettera affissa con un coltello: una sentenza di morte per Hirsi Ali, autrice della sceneggiatura del film. Mentre le donne musulmane combattono in Occidente e nei Paesi d'origine una battaglia per i diritti, le femministe occidentali non stanno protestando con forza accanto a loro. Sul fronte italiano, Susanna Camusso, Lidia Menapace, Assunta Sarlo hanno sostenuto che «il movimento femminista è come un movimento carsico, che compare e scompare» e che viviamo «una stagione di silenzio», in cui le donne non hanno rilievo politico. Per questo, dicono, oltre che per una difficoltà a discutere di Islam, non si scende in piazza. «Non esiste un nuovo femminismo globale fatto di donne immigrate, donne dei Paesi del Terzo Mondo e donne occidentali dice adesso Hirsi Ali . In ogni Paese ci sono donne come me, come Taslima Nasreen, come Irshad Manji in Canada, Necla Kelek in Germania, ma siamo sparse per il mondo, non abbiamo un'unica organizzazione ». All'analisi segue però l'obiettivo. «È il momento di ripensare l'intero movimento femminista, di dire che dopo aver ottenuto tanto in Occidente, si deve iniziare un movimento per la liberazione delle donne non occidentali». A 5 anni Hirsi Ali fu sottoposta all'infibulazione. A 22, fu costretta a sposarsi. Messa su un aereo per il Canada, approfittò dello scalo in Germania per fuggire. Si rifugiò in Olanda, dove è poi diventata deputata del partito neoliberista VVD. Quando l'Olanda ha rifiutato di proteggerla, si è rifugiata in America. Se Hirsi Ali riesce a parlare, perché è così difficile per le femministe occidentali? Una delle ragioni, dice lei, è la «mancanza di affinità»: «Le donne in Afghanistan protestano per il diritto a lavorare, a non essere stuprate nel matrimonio o costrette a sposarsi, tutte cose che le europee e americane hanno conquistato. Per le femministe occidentali oggi le priorità sono infrangere il 'soffitto di vetro' del potere, conciliare maternità e carriera ». C'è anche una difficoltà, ammessa dallo stesso movimento, a lottare oggi per i diritti delle donne persino in patria. «In questo l'Italia non è diversa dall'Olanda, dai Paesi scandinavi e dalla Francia dice Hirsi Ali . La tragedia delle femministe europee è che si sono avvicinate troppo allo Stato. Le organizzazioni prendono sussidi dal governo, loro sono diventate funzionari statali e parlamentari. In passato facevano pressione e protestavano contro lo Stato se non proteggeva le donne. Ma se prendi sussidi, diventi lo Stato». La ragione principale del silenzio, però, è ideologica, sostiene: «Le femministe hanno abbracciato l'ideologia del multiculturalismo ». «In Afghanistan le donne manifestano contro pratiche previste dalla legge islamica, ma le organizzazioni femministe occidentali non sono per niente critiche dell'Islam spiega . Ascoltano la minoranza di uomini che usano l'Islam come strumento per sottomettere le donne. Nei confronti dell'uomo musulmano hanno una sensibilità che non avevano per l'uomo cristiano ». Ed è così che la sinistra ha perso il primato nella difesa delle donne. «L'idea in sé di liberare le donne dalle catene della tradizione e della religione è oggi negli Stati Uniti una questione sostenuta e promossa con passione dal partito repubblicano. È un paradosso perché una volta era la missione principale della sinistra. Idealmente dovrebbe essere una questione bipartisan. Ma di fatto in Europa e in America sono i conservatori a parlare e offrire denaro e tempo per la questione delle donne musulmane». Il movimento femminista globale teorizzato dalla scrittrice dovrebbe presentare petizioni, portare la gente in piazza. «Quando le donne afghane sono andate a manifestare, c'è stata una contromanifestazione di centinaia di uomini. L'Italia ha mandato truppe in Afghanistan: donne e uomini dovrebbero dire 'Vogliamo giustizia per quelle donne'. Se guardiamo all'esempio del Sudafrica, prima dell'abolizione dell'apartheid, c'era un'enorme indignazione in Occidente: ai bambini veniva insegnato a scuola che la segregazione razziale è un male, la gente mandava soldi, vestiti e risorse all'Anc, le organizzazioni per i diritti civili europee e americane facevano pressioni sui governi e proteste senza fine. Niente del genere sta accadendo per le donne musulmane, né per le cinesi, le indiane o le donne del Sud del mondo». Molte attiviste musulmane però non condividono l'idea di Hirsi Ali che Islam e diritti umani siano inconciliabili (altro ostacolo alla creazione di un «movimento globale»). Lei ritiene che «il principio dell'oppressione sia contenuto nel Corano e negli insegnamenti di Maometto». E ha abbandonato l'Islam, professandosi atea. Ma molte musulmane sostengono che le violenze sulle donne nel nome di Dio sono contrarie al «vero Islam». «Non devono rinnegare la loro religione dice Hirsi Ali . Ma per emanciparsi, devono capire una cosa: il Dio che dice che devono essere oppresse è lo stesso Dio che pregano per ottenere la salvezza. Le organizzazioni di donne musulmane non lo capiscono. Le occidentali possono aiutarle condividendo la storia della propria emancipazione, che non sarebbe stata possibile senza una cornice morale laica che garantisce pari diritti e se non avessero contestato la Bibbia e le autorità religiose. La prima battaglia che le donne musulmane devono combattere non è contro gli uomini che le opprimono, né contro lo Stato: è contro il loro stesso Dio» . Svolte Negli Stati Uniti e in Europa la difesa delle donne è diventata patrimonio soprattutto di organizzazioni conservatrici

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OGGI 26 APRILE (sezione: Diritti umani)

( da "Provincia Pavese, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

OGGI 26 APRILE OGGI 26 APRILE Al castello di Belgioioso dalle 10 alle 20 Next Vintage, mostra mercato di abiti e accessori. Al Fraschini di Pavia Artedanza replica il balletto "La fille mal gardée" (ore 17). A Vigevano dalle 18.30, con partenza dal Cagnoni, passeggiata letteraria sui luoghi dei romanzi di Mastronardi. Con Ivana Monti, Pietro Gabba e Valentina Summa. DOMANI 27 APRILE Al Collegio Nuovo di Pavia incontro con Luca Crovi presentato da Paolo Jachia sul tema "Scrivere, leggere e correggere fumetti"; ore 21. Al Collegio Santa Caterina di Pavia secondo incontro del ciclo di conferenze dedicate all'Orlando Furioso: Gianmarco Gaspari parlerà del canto XXIII; ore 18. MARTEDI 28 APRILE A SpazioMusica di Pavia alle 21 sarà proiettato Matrioska, cortometraggio di Luca Littarru finalista al festival del cinema libero di Roma. Al Teatro Fraschini di Pavia Elio De Capitani, Elena Russo Arman, Ida Marinelli sono i protagonisti di "Angels in America" (ore 20.15). Al Collegio Nuovo di Pavia conferenza di Paolo Jachia sul tema: "I linguaggi dell'industria culturale contemoporanea, dalle avanguardie storiche alla pop art"; ore 21. Al Collegio Ghislieri di Pavia (ore 21.15) il magistrato Raffaele Cantone presenterà il suo libro "Solo per giustizia". Alla biblioteca civica di Vigevano alle 21 proiezione del film "La bella di Lodi" di Mario Missiroli; ingresso gratuito. MERCOLEDI 29 APRILE Alle 18.30 alla bottega del commercio equo e solidale Cafe in corso Garibaldi a Pavia Anna Ruchat presenterà il suo nuovo testo sulle storie della Snia e dei suoi abitanti. A seguire aperitivo equo. Al Teatro Fraschini di Pavia Elio De Capitani, Elena Russo Arman, Ida Marinelli replicano "Angels in America" (ore 20.15). Al cinema Politeama di Pavia si proiettano per la rassegna "I diritti umani nel mondo" i film "Uganda calling" di Valentina Monti (ore 20), "Louloumme" di Roberto Figazzolo (ore 20.40) e "Afriques: comment Ça va avec la douleur?" di Raymond Depardon (ore 21). All'ex Convento dell'Annunciata di Abbiategrasso il Laboratorio di teatrodanza di Sinapsi propone "Tutt'in danza" (ore 17). Nell'Aula Goldoniana del Collegio Ghislieri di Pavia Daniele Biacchessi presenta il suo libro "Passione reporter"; ore 21.15. A Spaziomusica di Pavia ci sono i Dolcelete (ore 21.30). GIOVEDI 30 APRILE Aperitivi letterari del Festival dei Diritti al Caffè Teatro (Strada Nuova) a Pavia. Alle 18.30 viene presentato il libro di Daphne Rooke. In serata poi al Fraschini di Pavia replica "Angels in America", ore 20.15. VENERDI 1 MAGGIO Alla chiesa di Val di Nizza Silvia Cignoli presenta "Una chitarra, cento emozioni" (ore 16). A Spaziomusica di Pavia c'è la "Corte dei Miracoli" (ore 21.30). Al Thunder Road di Codevilla arrivano i Gem Boy (ore 23.30). SABATO 2 MAGGIO Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie di Voghera l'orchestra di Sanremo con il pianista Ilya Kim esege musiche di Rubinstein e Cherubini (ore 21). Al Centro Polifunzionale di Fumo di Corvino San Quirico concerto lirico "Regalaci un sorriso" (ore 21) a favore dei familiari delle vittime della strada. A SpazioMusica di Pavia sono di scena i Southlands (ore 21.30). Al Thunder Road di Codevilla si esibiscono i Disco Inferno (ore 23.30). DOMENICA 3 MAGGIO Al Ridotto del Fraschini di Pavia Massimo Lonardi esegue "Musiche italiane e spagnole nel Rinascimento" (ore 18). Al Castello Visconteo di Abbiategrasso performance "Passaggi", mostra "Frammenti" e proiezione di "Smoke" (ore 16). Al Dancing La Buca di Salice Terme è previsto il concerto "Insieme per l'Abruzzo" (ore 15.30).

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(sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

PROVINCIA 26-04-2009 Lette alcune frasi del direttore «Un grido: viva l'Italia ora e sempre» Del diario di cronaca e di riflessioni di Baldassarre Molossi sono state citate e lette diverse parti. In particolare hanno attirato l'attenzione le sue ultime righe scritte il 6 settembre del 1944: «Ti lascio con l'ardente speranza che presto - più presto ancora - la tortura e l'agonia che ci affliggono abbiano termine, ti lascio lanciando il grido che mi sale alla gola quando canto l'Inno del Piave o leggo la storia del Risorgimento, il grido che mi consacra italiano: viva l'Italia, ora e sempre!».

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premio al coraggio delle donne afgane (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 2 - Udine Premio al coraggio delle donne afgane Al centro Balducci «Gli uomini del futuro saranno uomini di pace o non saranno». Questa scritta, impressa sulla pietra tombale di padre Ernesto Balducci è la chiave di volta per comprendere come la data del 25 aprile, anniversario della morte del pensatore cui è dedicato il centro di accoglienza di Zugliano e ricorrenza della Liberazione dal nazismo e fascismo, sia stata scelta per la consegna del primo riconoscimento internazionale "Honor et dignitas Ernesto Balducci" all'impegno coraggioso per la giustizia, la pace e la salvaguardia dell'ambiente. Per il 2009 il premio è stato attribuito al movimento Rawa delle donne afgane e ritirato da Maryam Rawi, rappresentante dell'associazione che si batte per i diritti umani, presente, con i suoi due piccoli figli dai nomi beneauguranti la serenità e la solidarietà, nonostante i numerosi divieti che gravano sulle donne della sua condizione, quali quello di non essere fotografata pena la morte. A evidenziare la dimensione planetaria del riconoscimento, sono intervenuti alcuni rappresentanti delle organizzazioni che compongono il Comitato della rete internazionale, 10 tra le più attive nel mondo nella denuncia delle violenze e delle sopraffazioni ai diritti umani, che hanno indicato Rawa come esempio apprezzabile di impegno per la giustizia e la pace. Così ha parlato Mary Bricker Jenkins, referente di "The poor people's economic human rights campaign", per la quale c'è il concreto pericolo che negli Usa si trovi soluzione alla crisi economica per le persone che perdono il lavoro e la casa (una ogni 13 secondi) portando la guerra in Afganistan o in Africa; Carlos Alberto Ruiz, della "Comisión intereclasial de justicia y paz de Bogotà", ha definito l'imminente visita in Italia del presidente colombiano come «l'abbraccio a un fascista, responsabile di crimini e violenze in patria». Sono intervenuti inoltre Guadalupe Rodriguez di "Salva la selva" (Germania), Stanley Mwaura Nderitu di Nekofa (Kenia) e Libertad Sanchez, che ha presentato la costituzione del "Comitato della memoria delle vittime", di cui fa parte anche il centro Balducci. Paola Beltrame

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Presentazione "Rete per il Diritto all'Identità" (sezione: Diritti umani)

( da "Caserta News" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Domenica 26 Aprile 2009 Presentazione “Rete per il Diritto all'Identità” EVENTI | Pompei Una "Rete per il Diritto all'Identità" a Roma e Milano, presso l'ambasciata Argentina. A lanciare l'idea sarà Horacio Pietragalla Corti, figlio di una coppia di desaparecidos, ritrovato dopo anni di ricerche, dalla nonna, che fa parte del movimento delle madri di Plaza de Mayo, nato per denunciare la scomparsa di decine di migliaia di persone, durante la dittatura militare argentina (1976-1983). Lunedì 27 aprile, dalle ore 19, il "desaparecido" argentino parteciperà alla tavola rotonda, dal titolo "Memoria y Desaparecidos", promossa dall'Assessorato comunale alla cultura di Pompei, in collaborazione con l'Associazione socioculturale Italo - Argentina (Ascia), e con il patrocinio dell'Ambasciata Argentina in Italia. All'incontro, in programma presso il centro "Pompei Life" di via Duca D'Aosta 15, è prevista la partecipazione del sindaco di Pompei Claudio D'Alessio, dell'assessore comunale alla cultura Antonio Ebreo, del presidente di Ascia Carlos Omar Bustamante e di Marina Mantecòn Fumadò, funzionario del settore affari politici e diritti umani dell'Ambasciata Argentina in Italia. L'evento si concluderà con l'esibizione teatrale, dal titolo "Argentina Hijos tour", scritta e interpretata da Roberto Solofria e Antimo Navarra, con le musiche di Gotan Project, curate dal Gruppo Teatro Mutamenti di San Leucio. La "Red por el derecho a la Identidad", promossa in Argentina nel 2003 dalle "Abuelas de Plaza de Mayo" e dalla Conadi ("Commissione nazionale per il diritto all'identità" nata nel 1992) è presente anche in Spagna. L'obiettivo della "Rete" è quello di collaborare con le "Nonne" e con la Conadi nella ricerca dei giovani desaparecidos che vivono oggi, anche in Italia, sotto falsa identità. L'apertura della "Rete per il Diritto all'Identità" a Roma e Milano, presso l'ambasciata dell'Argentina, è stata presentata da Estela Carlotto, presidentessa delle Nonne di "Plaza de Mayo" e da Horacio Pietragalla Corti durante la puntata di "Chi l'ha visto?" (su Rai3) di mercoledì 22 aprile, condotta dalla giornalista Federica Sciarelli. La Rete servirà a fornire assistenza e informazioni a quei ragazzi argentini, tra i 25 e i 32 anni, che sospettano di essere stati vittima di rapimenti. Il nuovo ufficio sarà gestito dall'Ambasciata argentina e il suo compito sarà quello di sostenere i ragazzi che lo contatteranno all'indirizzo www.retexi.it. Due psicologi assisteranno i ragazzi dal momento dell'avvio delle pratiche fino all'eventuale esame del Dna, previsto in Consolato. Contemporaneamente, l'associazione 'Abuelas de Plaza de Mayo' ha fatto sapere di voler continuare la ricerca di desaparecidos in Italia. Per ora sono quattro i desaparecidos individuati: Enzo Lauroni di Veroli, Egidio Battistiol di Frascati, Franco Venturi e Enrico Pankonin di Roma.

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Manifestazione "giorni da ricordare" (sezione: Diritti umani)

( da "Caserta News" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Domenica 26 Aprile 2009 Manifestazione “giorni da ricordare” CELEBRAZIONI | S.Nicola L.S. L'Amministrazione Comunale di San Nicola la Strada, anche quest'anno, ha inteso concentrare in un'unica manifestazione le date importanti da ricordare (il giorno della memoria, le foibe, l'anniversario della liberazione, le vittime della mafia) denominata, appunto "giorni da ricordare". Questi avvenimenti importanti hanno rappresentato per le scuole del territorio un percorso importante di studio e di meditazione che vedrà la chiusura attraverso una cerimonia che si svolgerà il prossimo 4 maggio con inizio alle ore 10.00 presso il Salone Borbonico "Madonna delle Grazie". Nel corso di tale manifestazione saranno anche premiati i migliori componimenti su tali tematiche eseguiti dagli allievi delle scuole elementari, medie e del liceo scientifico. Componimenti che hanno avuto come tracce la violenza che ha condizionato, nel corso dei secoli, le azioni degli uomini, il favorire l'affermarsi della legalità nel pensiero e nell'azione se si vuole auspicare un futuro migliore. Ed ancora, l'affermarsi dei Diritti Umani, "mai più" olocausto, foibe, occupazione straniera, schiavitù, violenze fisiche e morali. Un appuntamento, quindi, che segnerà una tappa importante nella crescita sociale e culturale, non solo degli studenti, ma dell'intera collettività.

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Il Pentagono definì i metodi della Cia già nel 2002 (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 26-04-2009 Il Pentagono definì «torture» i metodi della Cia già nel 2002 DA WASHINGTON N el 2002 un'agenzia del Pentagono incaricata di offrire consulenze sulle tecniche di interrogatorio definì «torture» alcuni metodi usati dalla Cia per far parlare i prigionieri catturati nella guerra al terrorismo. La stessa agenzia, in un documento inviato agli avvocati del Pentagono, mise in guardia che questi metodi rischiavano di produrre «informazioni inaffidabili». Il "Washington Post" è entrato in possesso del memorandum finora inedito della Joint Personnel Recovery A- gency (Jpra) in cui si avvertiva anche che «una conseguenza della tortura dei prigionieri è che può essere usata dai nostri avversari per giustificare la tortura di personale americano catturato». Non è chiaro se l'avvertimento del luglio 2002 raggiunse i vertici dell'Amministrazione Bush che diedero luce verde a tecniche di interrogatorio come il waterboarding oggi ripudiate dall'Amministrazione Obama. La Jpra è l'agenzia del governo che addestra piloti e altri militari a resistere a interrogatori ostili in caso di cattura.

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SRI LANKA/ TIGRI OFFRONO TREGUA, MA COLOMBO CHIEDE LA RESA-PUNTO- (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sri Lanka/ Tigri offrono tregua, ma Colombo chiede la resa-punto- di Apcom Responsabile Onu in visita auspica cessate il fuoco umanitario -->Colombo, 26 apr. (Apcom) - Nel giorno in cui il responsabile degli Affari umanitari delle Nazioni Unite, John Holmes, è in missione in Sri Lanka, i ribelli tamil hanno annunciato una tregua unilaterale nella zona del conflitto nel nord-est dell'isola, ma Colombo replica chiedendo una resa completa delle Tigri. "Di fronte a una crisi umanitaria senza precedenti e in risposta agli appelli delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e degli Stati Uniti, le Tigri di liberazione dell'Eelam tamil (Ltte), annunciano il cessate il fuoco unilaterale", hanno indicato in un comunicato i ribelli separatisti, accerchiati dalle truppe governative nell'ultima roccaforte - una striscia di circa 10 chilometri quadrati - nel nord-est dell'isola. "Tutte le operazioni di combattimento del Ltte cesseranno con effetto immediato", hanno precisato. Il governo ha definito l'offerta "una presa in giro": "A chi servirebbe un cessate il fuoco se non a chi si trova in piena sconfitta? Devono prima deporre le armi e far partire i civili", ha dichiarato all'Afp il ministro della Difesa dello Sri Lanka, Gotabhaya Rajapakse, fratello più giovane del presidente Mahinda Rakapakse. Le Nazioni Unite hanno chiesto oggi a Colombo una tregua "umanitaria" e invitato i ribelli ad arrendersi, per risparmiare i 50mila civili ancora bloccati nella zona dei combattimenti. "Abbiamo bisogno di una pausa umanitaria per far arrivare gli aiuti e far entrare gli operatori umanitari nella zona del conflitto", aveva detto Holmes, in visita di due giorni sull'isola dell'Asia del sud. "Per giungere a questo ipotetico cessate il fuoco umanitario, chiedo al Ltte (Tigri di liberazione dell'Eelam Tamil, ndr) di lasciare partire il resto dei civili e deporre le armi e al governo di agire con la più grande moderazione", aveva aggiunto Holmes in un comunicato. Il diplomatico ha ricordato che "il bilancio umano sulla popolazione civile è terribile dopo mesi di combattimenti". Secondo le Nazioni Unite, più di 6.500 civili sono stati probabilmente uccisi e altri 14mila feriti dopo che l'esercito ha lanciato a gennaio la sua offensiva finale nel nord-est del paese, oggi devastato. "Dobbiamo avere accesso a tutti gli sfollati all'interno del paese, ovunque essi siano e nella zona di conflitto", ha auspicato Holmes, presso il ministro dei Diritti umani Mahinda Samarasinghe. Quest'ultimo ha detto all'Afp di aver dato il suo "accordo di principio" affinchè due dipendenti stranieri delle Nazioni Unite entrino in territorio ribelle. "Ma i combattimenti dovranno cessare almeno per un giorno intero per questa visita", ha precisato. Una prospettiva alquanto improbabile, dato che Colombo oggi ha proseguito le sue operazioni militari. Dall'inizio del massiccio esodo dei civili lunedì, l'Onu sostiene che 100mila persone abbiano lasciato la zona di guerra, ma che ne rimangono ancora 50mila intrappolate nella striscia ritenuta roccaroforte del Ltte. Secondo Colombo, i civili bloccati sono 15mila, usati come "scudi umani" dalle Tigri, mentre 110mila persone sono state tratte in salvo in una settimana. (fonte Afp)

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Crepet diventa assessore ai Sogni (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Cronaca Italiana Pagina 110 Salemi. Lo pischiatra nominato dal sindaco Vittorio Sgarbi Crepet diventa assessore ai Sogni Salemi.. Lo pischiatra nominato dal sindaco Vittorio Sgarbi --> SALEMI Lo psichiatra e scrittore Paolo Crepet da ieri è il nuovo Assessore ai Sogni del Comune di Salemi. Lo ha designato, a Palermo - nel corso di una conferenza stampa all'Assemblea regionale siciliana promossa per parlare di diritti umani con il vice presidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma Gyari e il presidente dell'Ars Francesco Cascio - il sindaco Vittorio Sgarbi raccogliendo la proposta di Oliviero Toscani che del comune siciliano è l'assessore alla Creatività e ai Diritti Umani. Crepet è l'ultimo, in ordine cronologico, degli assessori designati da Vittorio Sgarbi dal luglio scorso quando è stato eletto sindaco di Salemi in provincia di Trapani. In precedenza, oltre all'assessore al Nulla Graziano Cecchini, il sindaco ha nominato come esterni nell'esecutivo che governa la città lo chef Fulvio Pierangelini assessore alla Mani in Pasta, il gastronauta Davide Paolini assessore al Gusto e Disgusto e il giornalista Alessandro Cecchi Paone assessore ai Diritti Civili. Paolo Crepet, che da venerdì è a Salemi assieme a Sgarbi e Toscani per programmare una serie di iniziative, s'è detto «soddisfatto ed entusiasta».

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Alla fiera dei cadaveri la curiosità morbosa supera l'indignazione (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Commenti Pagina 347 Alla fiera dei cadaveri la curiosità morbosa supera l'indignazione --> Sembrano splendide statue. Leonardesche rappresentazioni in tre dimensioni dell'interno del corpo umano. Riproduzioni perfette che mostrano cosa succede sotto la pelle quando un uomo si muove: la tensione di muscoli e tendini, la flessione di ossa e la torsione delle articolazioni. E la loro bellezza macabra ha attirato alla mostra parigina "Our body" centoventimila visitatori che hanno pagato i quindici euro del biglietto per vedere tanta meraviglia esposta all'Espace Madeleine. Un giudice però ha deciso di interrompere tanto culturale spettacolo. Perché? Semplicemente perché quelle esposte non sono statue, sono cadaveri veri provenienti dalla Cina, scuoiati e appositamente trattati in un bagno di formalina e poi di acetone. E alcune associazioni umanitarie adombrano il sospetto, molto fondato, che si tratti in buona parte di corpi di condannati a morte nella Repubblica popolare venduti sotto banco dalla polizia, che si occupa delle esecuzioni. Così dopo che la mostra ha registrato trenta milioni di visitatori negli Stati Uniti, culla della libertà, e centomila visitatori a Lione, qualcuno ha deciso di intervenire in nome dei diritti umani, di quel rispetto che si deve ai nostri simili anche dopo la loro morte. Il magistrato Louis-Marie Raingeard ha sentenziato: «La commercializzazione dei corpi porta pregiudizio manifesto al rispetto che è loro dovuto». Dopo di che ha dato 24 ore di tempo per chiudere la mostra, pena 50 mila euro al giorno di multa per ogni ritardo, ponendosi per primo, dopo anni, il problema di dare una collocazione decorosa a questi poveri cadaveri pietrificati e spellati. Perché un conto è utilizzare un corpo per fini scientifici, essendone autorizzati dai parenti del defunto, un altro trasformarlo in un business, soprattutto se il business parte da Oriente dove sui diritti degli umani vivi spesso si chiude un occhio, figurarsi sugli umani morti. Esattamente come è nella natura dell'arte provocare, spingere la sensibilità al limite per rafforzare il messaggio da trasmettere. Ma un messaggio deve esserci, non può esserci solo l'effetto choc. Così la Francia discute attorno a questa mostra, attorno al gusto del macabro, attorno ai limiti dell'arte, del commercio, di quello che si può accettare e di quello che no. E la discussione risulta essere molto confusa. Lasciando perdere il versante artistico, c'è chi in Argentina ha fatto morire di fame un cane davanti al pubblico dicendo che era una performance; sarebbe però il caso di piantare dei paletti almeno sulla questione dei diritti umani. Quelle che vanno ai musei, alle mostre, alle esposizioni sono, normalmente, persone perbene, che classifichiamo come colte e benpensanti. Quelle stesse persone che protestano per il Tibet, che comprano il libro del dissidente di turno, che mettono la bandiera della pace al balcone, o che se non mettono la bandiera della pace al balcone dicono con cognizione di causa che se si fa la guerra la si fa per difendere la democrazia. E allora come può succedere che passino davanti a dei cadaveri senza porsi qualche domanda? La risposta è che li guardano come oggetti, esattamente come tutti i giorni comprano altri oggetti, prodotti sfruttando manodopera infantile e violando ogni regola in vigore nei Paesi civili, senza accorgersene. E lo stesso probabilmente accade anche a chi sta scrivendo questo commento e a chi lo legge. Semplicemente il giudice parigino sembra essere l'unico che ha guardato davvero "Our body" e a quel punto ha preteso che quei corpi fossero trattati davvero come il suo. Questa pretesa noi dovremmo averla più spesso. Nonostante le buone intenzioni, quasi tutti, invece, non abbiamo i riflessi così pronti. Diciamo no al male ma non vigiliamo quando ce lo mettono in mano in una bella confezione. Quindi i cadaveri in formalina sono un caso limite, ma in piccolo il fenomeno si ripete tutti i giorni. Non ci sdegnamo più se non per finta. Guardiamo le cose senza più interrogarci. Ecco la differenza tra la mostra parigina e quelle edicole piene di teschi così care alla tradizione cattolica. Le edicole erano un memento mori e costringevano a pensare, quei morti erano spaventevoli e sacri. Ora i morti sono plastificati e made in Cina e come plastica li percepiamo. Purtroppo la morte resta vera, la sofferenza anche, e noi la compriamo, credendo (volendo credere) di comprare altro. FRANCESCO AGOSTINI

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ANGELA VITALIANO NEW YORK. OSCENO E RIPROVEVOLE . COSì MARK LOWENTHAL, EX UFFICIA... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

ANGELA VITALIANO New York. «Osceno e riprovevole». Così Mark Lowenthal, ex ufficiale della Cia giudica non il contenuto delle nuove foto che documentano le torture inflitte dagli americani in Iraq e che verranno rese pubbliche a partire dal 28 maggio. «Oscena e riprovevole» sarebbe, bensì, la decisione stessa di pubblicare le foto, considerata «uno sforzo inutile e straordinario per gettare la Cia sotto un autobus». Non accenna, dunque, a placarsi la polemica che da giorni infuria a Washington a proposito dei memorandum resi noti dal presidente Barack Obama e, ora, della decisione di rendere visibile attraverso immagini, ciò che rappresenta per l'America una profonda vergogna. Le foto, che, da qui ad un mese, saranno pubblicate sono centinaia e documentano, come è ormai noto, gli abusi commessi dai militari e contractors americani contro i detenuti di Abu Ghraib e di altre cinque carceri in Iraq e in Afghanistan. Confermando, dunque, che «non si è trattato solo di un'aberrazione isolata ma di un fenomeno molto diffuso, molto oltre le mura di Abu Ghraib». Il contenuto delle immagini, dunque, non particolarmente diverso probabilmente da quelle che fecero il giro del mondo nel 2004 e che mostravano le azioni di tortura e le atrocità contro i prigionieri del carcere di Abu Ghraib, non è l'unico, nocciolo della questione. La discussione è incentrata, da fronti opposti ovviamente, sulla necessità di rendere pubblico tutto ciò e sulle conseguenze che tale azione può avere sui servizi di intelligence. Sebbene, infatti, il presidente Obama, abbia espresso, in prima istanza, la volontà di non procedere contro i responsabili delle torture, da più parti si sottolinea la necessità irrinunciabile di dare un segnale forte. Da parte repubblicana, invece, si continua a contestare che quella del presidente è stata una scelta politica che «non ha tenuto affatto conto dei consigli di Dennis Blair (Direttore della National Intelligence) e di Leon Panetta (direttore della Cia)». John Boehner, leader repubblicano, ha ribadito, inoltre, che «un gran numero di membri del Congresso, democratici e repubblicani, erano a conoscenza dei metodi tenuti durante gli interrogatori e nessuno aveva mai fatto sentire la sua voce». Rincara la dose Peter Hoekstra, repubblicano del Michigan, che nota come «solo ora che abbiamo una nuova amministrazione, persone che erano a conoscenza di questo programma da tempo, sembrano d'improvviso scoprirne l'aspetto negativo». Come dire, insomma, che le centinaia di foto, oggetto del contendere da diversi anni serviranno a creare un polverone su un argomento sul quale, il Congresso, aveva dato tacitamente il suo assenso. Il Washington Post parla, addirittura, di una relazione del luglio 2002, arrivata sui tavoli del Pentagono, in cui i responsabili stessi dell'agenzia militare, mettevano sull'avviso riguardo alle tecniche di interrogatorio «particolarmente dure», equiparabili a vere e proprie torture, che avrebbero potuto «essere usate dai nostri avversari per giustificare atti simili perpetrati ai danni di prigionieri americani».

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MARTEDì, 28 APRILE, A CAVRIAGO (REGGIO EMILIA), CITTà NELLA QUALE GIUSEPPE DOSSETTI, PADRE... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Martedì, 28 Aprile, a Cavriago (Reggio Emilia), città nella quale Giuseppe Dossetti, Padre della Costituzione e tra le più rilevanti figure della cultura e della politica italiana del novecento, trascorse gli anni giovanili e da cui ricevette la cittadinanza onoraria, sarà consegnato alla Signora Alberta Levi Temin «Il Premio per la Pace Giuseppe Dossetti», nella Sezione singoli cittadini. Lo scopo del premio, nato il 13 gennaio 2006 e giunto pertanto alla sua quarta edizione, è il seguente: «Premiare associazioni o singoli cittadini, residenti o con sede sul territorio nazionale, che negli ultimi tre anni abbiano compiuto "azioni di pace" coerentemente con i principi affermati da Giuseppe Dossetti nella sua vita, quali l'antifascismo, l'affermazione della democrazia, l'aspirazione universale alla pace e alla cooperazione fraterna fra individui e i popoli, il riconoscimento dei diritti della persona, il dialogo interreligioso e il rifiuto della guerra "come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" secondo quanto recita l'articolo 11 della Costituzione italiana». La signora Alberta, nello specifico, sarà premiata per «la sua testimonianza e il suo impegno a favore del dialogo interreligioso e interculturale; per l'opera di diffusione della cultura della pace tra le giovani generazioni». È una donna ebrea che vive a Napoli e attivamente lavora per la pace e oggi premiare lei significa dare voce alle tante voci che in tutto il mondo si levano alla ricerca della Pace e della Giustizia per l'intera umanità. Eccone un breve profilo: Alberta Levi Temin, ebrea, scampata a Roma, la notte del 16 ottobre 1943, alla prima deportazione degli ebrei dall'Italia, ha fatto parte del gruppo promotore dell'Associazione amicizia ebraico-cristiana di Napoli, voluta nell'86 dal Cardinale Corrado Ursi. Sempre molto attiva, dagli anni '90, al diffondersi delle prime voci di revisionismo storico che cercava di negare la tragedia della Shoah, ha iniziato a dare la sua testimonianza nelle scuole di ogni ordine e grado, comuni, comunità, associazioni dell'intera regione. Convinta che solo il dialogo e la conoscenza reciproca possono offrire un futuro di pace, testimonia che il rispetto di tutte le diversità e l'unità nella diversità sono il percorso obbligatorio in un mondo sempre più multiculturale e multireligioso che, attraverso il dialogo, diviene interculturale e interreligioso. Sono decine di migliaia i giovani, ma non solo, che hanno ascoltato la sua esperienza. Ha 89 anni, ma continua a ripetere: «finché ho fiato voglio parlare per chi non può più parlare». Rosetta Loy nel suo libro «La parola ebreo», ed. Einaudi, racconta la sua storia. Gli studenti della scuola media «De Curtis» di Casavatore hanno scritto «La storia di Alberta», edito da Loffredo e adottato in molte scuole. A lei è dedicato il volume «Shoah mistero di Dio-mistero dell'uomo» di Lucia Antinucci e quello di Giuseppina Luongo Bartolini «Ebrei a Benevento». Nel gennaio 2006 la ESI ha raccolto in un volume, curato da Annalisa Accetta, «Poesie per Alberta», le più belle poesie scritte dagli scolari dopo aver ascoltato la sua esperienza e il messaggio di speranza che ne traspare. All'interno della Comunità ebraica, non solo italiana, Alberta si pone sempre come prezioso testimone di pace e di dialogo. Ha lavorato attivamente per realizzare il primo incontro ufficiale, a Napoli, tra ebrei e palestinesi, alla presenza di Istituzioni e di scolaresche. Sostiene attivamente il progetto Saving Children (del Centro Peres per la pace) per far curare bambini palestinesi in strutture israeliane. L'11 dicembre 2006 ha ricevuto: «Il Premio Campania per la Pace e i Diritti umani» della Regione Campania. Francesco Villano - NAPOLI

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RIFIUTI RIMOSSI ALL'ENTRATA DI SCUOLA GIAMPIERO DEL PIANO - NAPOLI SCRIVO PER SEGN... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Rifiuti rimossi all'entrata di scuola Giampiero Del Piano - NAPOLI Scrivo per segnalare un avvenimento che ha a dir poco dell'incredibile. Di cose strane in questa città se ne vedono tutti i giorni ma, noi che sappiamo che questa era e resterà per sempre la città di Masaniello e quasi non ci facciamo più caso. Questa volta però il fatto mi sembra a dir poco sconcertante. Per pura combinazione da qualche giorno accompagno mio figlio a scuola e verso le 7,30 percorro via Domenico Fontana. Ho potuto notare che a soli venti metri dall'ingresso di ben due scuole, la Cesare Pavese e il Liceo Vittorini, stazionano sistematicamente due grossi camion della nettezza urbana che creano un notevole disagio alla circolazione che a quell'ora, tra macchine private e pulmini scolastici, e già di per sé caotica. Ma il traffico oramai non spaventa nessun napoletano. La cosa assurda è che, proprio quando suona la campanella per gli oltre duemila studenti che popolano le due scuole, i camion iniziano un travaso di spazzatura raccogliendo i rifiuti raccolti da altri camion più piccoli che man mano arrivano all'appuntamento. È facile a questo punto immaginare il profumo inebriante che si spande in tutta la zona. Spero che queste poche righe possano almeno far riflettere l'incosciente chi ha deciso di far travasare la spazzatura innanzi alle scuole. Terroristi interrogati senza guanti bianchi Guido Naguzzi - NAPOLI Sono in piena sintonia con quanto sostenuto da Cheney, gli interrogatori della Cia per far parlare i terroristi erano perfettamente legittimi. Chi afferma che i prigionieri terroristi avrebbero potuto parlare con altri metodi meno cruenti dimostra di non conoscere quelle persone: si illude che mandarli a letto senza la cena sia sufficiente per convincerli a svelare segreti che non confesserebbero neppure in punto di morte. Sì, la tortura è una pratica disumana e nessuno vorrebbe mai subirla e neppure praticarla. Occorre non scordare che questi personaggi non ci pensano neanche un attimo a torturare le proprie mogli, a violentarle tra le mura domestiche con il consenso di una legge che permette tutto questo. Obama non sa dare soluzioni, non è in grado di dire come ottenere le preziose informazioni dai prigionieri che consentirebbero forse di debellare il terrorismo. L'unica decisione che ha preso è stata quella di chiudere Guantanamo, una mossa che non porta da nessuna parte. Resistenza e alleati Giuseppe Torazza - GENOVA Venticinque aprile 2009: che sia la volta buona per ricordare anche americani, inglesi, polacchi ecc. venuti a morire in Italia nel corso della seconda guerra mondiale e delle cui spoglie sono pieni i tanti war cimitery, per esempio in Toscana? Montanelli sosteneva che senza il loro intervento i nostri partigiani, rossi o bianchi che fossero, non avrebbero mai avuto ragione delle truppe tedesche. Determinante l'intervento degli alleati, anche se mai una volta, nella commemorazione del 25 aprile ci si è ricordati di loro. Forse per la paura che il merito non fosse più soltanto dei nostri partigiani. Ma se la storia è storia, c'è anche il dovere di onorarla con la verità anche se non ci aggrada.

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SUSY MALAFRONTE POMPEI. RICORDARE IL DOLORE E LE SOFFERENZE DEI DESAPARECIDOS PER NON DIMENTICARE... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

SUSY MALAFRONTE Pompei. Ricordare il dolore e le sofferenze dei desaparecidos per non dimenticare gli orrori vissuti dagli argentini, e da numerosi italiani, tra il 1976 al 1983. Anni in cui trentamila persone furono torturate, uccise e private della propria libertà dalla dittatura militare argentina. Cinquecento bambini, sottratti alle madri dopo il parto e dopo averle uccise, furono dati in adozione a famiglie complici dei torturatori. Grazie alla ricerca delle nonne, oggi i figli degli scomparsi riprendono un'eredità che gli appartiene. Horacito Pietragalla Corti, un nipote ritrovato, testimonierà la sua disumana esperienza nel corso dell'incontro «Memoria y Desaparecidos», organizzato dall'assessorato alla Cultura del comune di Pompei in collaborazione con l'associazione socioculturale italo-argentina (Ascia) e con il patrocinio dell'Ambasciata Argentina in Italia, che si terrà domani alle diciannove nella sala convegni di «Pompei Life». Se la storia dei desaparecidos è una storia di assenze, di vuoti, di tombe senza nome e di una incommensurabile sofferenza, la storia dei loro figli segue un percorso diverso. Dopo lunghi anni di attese, di ricerche di ogni tipo, alcuni ragazzi recuperano la loro vera identità, ritrovano un passato e riscrivono la storia. Al racconto di questa triste pagina di storia sudamericana parteciperanno il sindaco di Pompei, Claudio D'Alessio, l'assessore alla cultura Antonio Ebreo il presidente di Ascia Carlos Omar Bustamante e Marina Mantecòn Fumadò, funzionario del settore affari politici e diritti umani dell'Ambasciata Argentina in Italia. Nel corso dell'evento sarà presentata la «Rete per il diritto all'identità» che collabora con le «Nonne» e con la Conadi nella ricerca dei giovani desaparecidos che vivono oggi, anche in Italia, sotto falsa identità. Questo organismo fornisce assistenza e informazioni a quei ragazzi argentini, tra i 25 e i 32 anni, che sospettano di essere stati vittima di rapimenti. L'ufficio gestito dall'ambasciata argentina ha il compito di sostenere i ragazzi che lo contatteranno all'indirizzo www.retexi.it. Due psicologi assistono i ragazzi dal momento dell'avvio delle pratiche fino all'eventuale esame del Dna, previsto in consolato. Per ora sono quattro i desaparecidos individuati in Italia: Enzo Lauroni di Veroli, Egidio Battistiol di Frascati, Franco Venturi e Enrico Pankonin di Roma. «Questo incontro - spiega l'assessore Antonio Ebreo - si inquadra nell'ottica delle altre iniziative, riguardanti la tutela dei diritti umani, promosse nel corso di questi anni dall'amministrazione comunale, per confermare quella vocazione di città della pace e della solidarietà che caratterizza Pompei, sin dalla sua fondazione. La vicenda dei desaparecidos - prosegue Ebreo - fa parte di una delle tante tragedie dimenticate in cui sono stati coinvolti anche italiani. Ricordare serve ad evitare che si possano ripetere tragedie come queste». L'importanza di non dimenticare una vicenda, che coinvolge anche l'Italia, considerato il suo continuo flusso migratorio da e verso l'Argentina, viene ribadita da Carlos Bustamante.

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San Pietro e dintorni (sezione: Diritti umani)

( da "Stampaweb, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il rapporto tra Chiesa e Internet oggi sta vivendo una nuova fase. Da un lato uno spazio interattivo e informativo principe della contemporaneità che ha vissuto negli ultimi anni veloci cambiamenti rispetto al suo approdo in Italia nei primi anni Novanta: dall’originaria scoperta della navigazione on line e della posta elettronica, caratteristiche della fase della Rete Web 1.0, siamo passati ora a un nuovo scenario multimediale grazie al Web 2.0, con elevate opportunità di interazione legate allo sviluppo dei tanto chiacchierati social network. Dall’altro la Chiesa, il suo messaggio di salvezza con oltre duemila anni di storia. Il volume Chiesa e Web 2.0. Pericoli e opportunità in rete di Vincenzo Grienti (Editrice Effatà, pp.gg 96; 8,50 euro) analizza con competenza e sobrietà questa nuova fase della Rete, sottolineando in particolare come la Chiesa comunica all’interno di questo rinnovato «cyberspazio», come si ponga nei confronti delle enormi opportunità e degli inevitabili rischi che la nuova frontiera del Web offre alla società contemporanea. Il fenomeno dei social network come Facebook, My Space, Twitter, Wikipedia e tanti altri da qualche anno è approdato in Italia coinvolgendo singoli utenti di internet, soprattutto giovani, ma anche organizzazioni e istituzioni. Le relazioni sono il cuore del Web 2.0, locuzione sintetica, quest’ultima, usata per spiegare che Internet è passato da una fase di diffusione popolare, avvenuta circa quindici anni fa, a quella attuale del moltiplicarsi di applicazioni e software che facilitano la socializzazione in rete. Sono milioni le persone che ogni giorno si connettono a Internet e instaurano relazioni umane. Ma è la stessa cosa di instaurare relazioni faccia a faccia? E la Chiesa come si pone davanti al mondo del Web 2.0? Qual è la “logica del cristianesimo” nella cybercultura? Interrogativi che Vincenzo Grienti con il piglio del cronista che vuole cercare di capire questo nuovo fenomeno, affronta in un instant book dal linguaggio semplice e immediato . “Occorre 'entrare' in questa nuova mentalità, non per essere avvolti e inghiottiti dall’ipertecnologia, come del resto accade a molti entusiasti del web, ma semplicemente per elaborare un discernimento sia rispetto alle tesi degli entusiasti, sia nei confronti dei critici apocalittici – spiega Grienti -. Buon senso, responsabilità e competenza so¬no tre parole-chiave su cui vale la pena puntare. Tre condizioni in¬dispensabili, soprattutto in questa nuova fase del web accelerata. è d’obbligo anche in questo ambiente non dimenticare l’esistenza di una 'emergenza educativa' che incita ad essere preparati, ad arrivare prima che la velocità degli strumenti prenda il sopravvento sull’uo¬mo, a rendere sempre più necessaria una preparazione adeguata al¬l’utilizzo dello strumento”. Monsignor Dario Edoardo Viganò, Preside dell’Istituto Redemptor Hominis della Pontifica Università Lateranense, che firma la prefazione del saggio, sottolinea che “accanto alle grandi opportunità, c’è il serio rischio che il web stia creando un circuito di solitudini di tastiera, di gente che s’illude sul fatto che per comunicare davvero basti usare il mouse, come dimostrano i sempre più frequenti casi di dipendenza e di nevrosi da Internet; insomma non è tutto oro quel che luccica e l’autore è avvertito sul fatto che i social network possono giocare nella perdita della dimensione della realtà e far incorrere nella solitudine del cittadino globale”. Nonostante, dunque, i pericoli, gli usi impropri legati alla Rete, pericoli comunque associabili a tutti i mezzi di comunicazione, Internet si è rivelato un medium straordinario, prosegue monsignor Viganò “in grado di favorire il dialogo fra gli uomini, nelle diversità culturali, sociali e religiose, in grado di "promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia" come ha afferma Papa Benedetto XVI nel suo Messaggio per la 43ª Giornata Mondiale per le comunicazioni sociali. Benedetto XVI ha infatti messo in evidenza proprio questo aspetto positivo riscontrabile nelle nuove tecnologie: "In questo contesto, è gratificante vedere l’emergere di nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione. Queste reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali, consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di corresponsabilità per il bene di tutti”. commenti (1) scrivi

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MUSSOMELI. (sezione: Diritti umani)

( da "Sicilia, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Consiglio Ap nel castello»MUSSOMELI. Provocatoria proposta del consigliere Bellanca per l'esame del piano paesaggistico Niscemi. Il Congo chiama. La Capitale del Carciofo risponde, tramite il locale Lions Club, con un contributo mirato per insegnare a leggere e a scrivere a 20 bambini. Suor Fida Lupo, da sei anni missionaria niscemese nella Repubblica Democratica del Congo, appartenente alla congregazione della "Suore della Sacra Famiglia" di Spoleto, venerdì sera si è incontrata con i soci del Lions Club di Niscemi, presidente dott. Franco Mongelli, presso la sala conferenze del "Museo della Civiltà - Contadina Angelo Marsiano". Il socio del club service locale, Maurizio Vicari, nel salutare la gradita ospite, ha sottolineato quanto è importante per l'umanità dolente l'opera di Suor Fida e di tutti i missionari nel mondo. La missionaria è "in vacanza" in Italia per promuovere una "missione di solidarietà" tra quella gente che «pur colpita dalla grave crisi economica, può e deve dare qualcosa, non solo in denaro, ai disperati e ai negletti del Congo e delle altre parti del mondo, malati, soprattutto, di denutrizione». La suora che, inizio il suo apostolato nei ghetti e nei quartieri a rischio catanesi, ha ringraziato il Lions di Niscemi per «avere creato un ponte con la missione cattolica congolese permettendo con un contributo a 20 bambini, orfani di tutto, dei genitori, dei diritti umani elementari di potere frequentare la scuola elementare per sei anni. Vi ringrazio a nome loro». Suor Fida Lupo, durante il suo intervento, ha lanciato un invito: «I lions di Niscemi hanno fatto molto, ma per "perfezionare" l'intervento economico, venite in Congo! Portare la vostra esperienza umana e professionale per creare voi stessi una scuola, un laboratorio che poi sarà gestito dagli indigeni. I "signori della guerra" hanno creato orfani, vedove, invalidi, ragazzini soldati, hanno distrutto, da dove passavano, quasi tutto». L'invito lanciato dalla missionaria, a quanto pare, non è caduto nel vuoto. «E possibile e fattibile, hanno detto alcuni lions alla fine dell'incontro». Così dopo aver dato la posssibilità a venti bambini africani di imparare a leggere e scerivere, adesso si stanno attivando per creare in Congo qualcosa di più concreto. Giuseppe Vaccaro

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Salemi, Crepet (sezione: Diritti umani)

( da "Sicilia, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Dal sindaco Vittorio Sgarbi un'altra originale designazione Salemi, Crepet «assessore ai sogni» Salemi. «La vita è un sogno», asseriva nel 1635 Pedro Calderon de la Barca in un testo che è uno dei capolavori del teatro barocco. Due secoli dopo, Edgar Allan Poe si chiedeva: «Non è tutto quel che vediamo o sembriamo un sogno in un sogno soltanto?» Sulla stessa lunghezza d'onda, tra gli altri, Howard Phillips Lovecraft e Jorge Luis Borges. Per non dire di William Shakespeare, che al tema ha dedicato una miriade di versi. Tutti autori, e opere, che Vittorio Sgarbi, critico d'arte e sindaco di Salemi, ben conosce. E proprio Sgarbi ieri mattina ha nominato «assessore ai sogni» lo psichiatra torinese Paolo Crepet. Designazione avvenuta durante una conferenza stampa sui diritti umani tenutasi all'Ars e promossa col vicepresidente del Parlamento del Tibet in esilio, Dolma Gyari, e il presidente dell'Ars, Francesco Cascio. Sgarbi ha così raccolto la proposta avanzatagli da Oliviero Toscani, a Salemi assessore alla Creatività e ai diritti umani. Crepet è l'ultimo, in ordine cronologico, degli originali "assessori" designati da Sgarbi dal luglio scorso, quando è stato eletto sindaco di Salemi. In precedenza oltre all'assessore al Nulla, l'artista futurista Graziano Cecchini, il sindaco aveva nominato come "esterni" nell'esecutivo, lo chef Fulvio Pierangelini (assessore alle Mani in pasta), il "gastronauta" Davide Paolini (assessore al Gusto e Disgusto) e il giornalista Alessandro Cecchi Paone (assessore ai Diritti civili). Occorre però precisare che, di questi, solo Toscani e Cecchini fanno parte, a pieno titolo, della Giunta. Gli altri, compreso quindi Crepet, possono fregiarsi del titolo, ma, "de facto", sono dei consulenti esterni dell'amministrazione. Che operano, secondo quanto ha più volte precisato il Comune, a titolo gratuito. Crepet, da ieri a Salemi per programmare una serie di iniziative, s'è detto entusiasta dell'incarico: «Come tutte le cose originali, l'idea di questo assessorato è nata per caso, ma è chiaro che è un impegno che prendo sul serio, visto che Salemi è ormai diventata uno straordinario laboratorio di idee e progetti di cui tutti parlano». VINCENZO DI STEFANO

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Modello DI RESISTENZA (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Modello DI RESISTENZA SOLIDARIETÀ E BOICOTTAGGI, IL SENTIERO DI BILIN Nel villaggio palestinese i protagonisti della lotta popolare e non violenta hanno concluso tre giorni di conferenze per rilanciare la battaglia contro la colonizzazione. La loro ricetta? Pressioni su Abu Mazen, collaborazione coi compagni israeliani e rifiuto della «normalizzazione» con lo Stato ebraico finché non cesserà l'occupazione. Tanti i membri di ong italiane Michele Giorgio INVIATO A BILIN INVIATO A BILIN Le corone di fiori adornano la tomba di Basem Abu Rahma, strappato alla vita il 17 aprile da un candelotto lacrimogeno sparato da distanza ravvicinata da un soldato israeliano che lo ha colpito all'addome. Eppure l'altro ieri Basem era ugualmente presente alla marcia di protesta contro il muro della gente di Bilin, un appuntamento al quale non aveva mai mancato in questi anni. Non tanto sulle magliette con la sua immagine indossate un po' da tutti i manifestanti, quanto nei cuori di coloro che, due giorni fa, hanno voluto dire che la sua uccisione non fermerà ma invece darà più forza alla lotta non violenta e popolare che questo villaggio della Cisgiordania porta avanti da oltre tre anni, coinvolgendo centinaia di attivisti internazionali e israeliani. «Tornate indietro, è un'area militare, non avvicinatevi alla recinzione» urlava in continuazione in lingua araba, con un megafono, un soldato druso israeliano provando a tenere a distanza il corteo. Niente da fare. E a ben poco è servito l'urlo insopportabile di una sirena azionata dai soldati. Nessuno è arretrato perché dall'altra parte della recinzione, del muro, ci sono le terre coltivabili di Bilin confiscate dagli israeliani e, davanti, sulla collina a poche centinaia di metri, l'insediamento colonico israeliano che su quelle terre progetta la sua espansione. I lacrimogeni venerdì cadevano copiosi sulla folla di manifestanti, ma gli slogan contro la barriera israeliana non si sono mai interrotti. Poi è arrivata la carica dei soldati, con manganelli e granate assordanti, ma i palestinesi sono riusciti ugualmente a posare una lapide in ricordo di Basem nel punto dove, a ridosso della barriera, il giovane attivista è stato ferito mortalmente. La protesta non violenta è continuata per quasi tre ore, con il sottofondo dell'Internazionale cantata in francese da un gruppetto di militanti giunti da Parigi. A un certo punto, su di un palco improvvisato tra gli alberi d'olivo di Bilin, è salita la vice presidente uscente del Parlamento europeo Luisa Morgantini, che ha sottolineato che in tutto il mondo cresce il sostegno alla lotta popolare e pacifica di Bilin, Naalin e di tutti i villaggi palestinesi che lottano contro il muro israeliano costruito sulle loro terre lasciando nella miseria migliaia di famiglie. «Questa lotta pacifica vuole affermare i diritti di questa gente e di tutti i palestinesi alla libertà e all'indipendenza. È un messaggio di pace, di una pace giusta fondata sul diritto, che intende dare appoggio a quelle forze israeliane e palestinesi che lottano assieme contro l'occupazione» ha spiegato Morgantini, che in questi anni ha guidato decine di delegazioni di parlamentari europei nei Territori occupati. Il suo futuro, da ex parlamentare, sarà in buona parte proprio qui, tra i palestinesi. I manifestanti, con gli occhi gonfi di pianto per i lacrimogeni, hanno applaudito alle sue parole mentre poco alla volta il corteo ha preso la via del ritorno verso Bilin. La manifestazione dell'altro ieri nel villaggio divenuto simbolo della battaglia contro la barriera israeliana in Cisgiordania, è stata anche l'evento conclusivo dei tre giorni della conferenza annuale di Bilin sulla lotta palestinese non violenta e popolare. Un appuntamento al quale ha partecipato anche il premio Nobel per la pace Mairead Maguire - ferita leggermente nel 2007, proprio a Bilin, da un proiettile rivestito di gomma sparato dai soldati israeliani - e che ha segnato una svolta importante per lo sviluppo della «resistenza pacifica» palestinese all'occupazione. Significativa la partecipazione italiana con il «Tavolo degli interventi civili di pace» (Ticp) di cui fanno parte, tra gli altri, «Un ponte per...», «Sci», «Action for Peace» e «Rete IPRI». «In Italia - spiega il documento letto alla conferenza da un rappresentante di Tipc - abbiamo unito le forze per consolidare la nostra capacità di promuovere la trasformazione attraverso un conflitto non violento, la costruzione della pace e il rispetto del diritti umani...in futuro i nostri attivisti si impegneranno per intervenire in Palestina ma, in ogni caso, stanno già lavorando duramente in Italia per promuovere un'informazione alternativa sul conflitto israeliano palestinese e per la fine dell'occupazione (israeliana dei Territori palestinesi, ndr)». In un periodo buio in cui il mondo allontana il suo sguardo dai Territori occupati e dimentica i diritti dei palestinesi, i partecipanti alla Conferenza di Bilin hanno riaffermato il loro impegno nella promozione di forme di resistenza popolare non violenta all'occupazione, capaci di coinvolgere strati sempre più larghi della popolazione e di rilanciare il ruolo della società civile palestinese. Il documento finale insiste sullo sviluppo della campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) delle aziende locali e internazionali che contribuiscono allo sviluppo della colonizzazione israeliana in Cisgiordania e a Gerusalemme est e, a questo proposito, evidenzia i procedimenti in corso in Francia e Canada contro quelle imprese che traggono beneficio dall'occupazione dei territori palestinesi, e il boicottaggio avviato a New York, ma anche da associazioni britanniche e norvegesi, contro l'imprenditore Lev Leviev, un noto «costruttore» di insediamenti colonici. «Tra le decisioni più importanti - ha sottolineato Luisa Morgantini - ci sono la costituzione di un coordinamento locale di tutte le realtà in lotta pacifica e popolare contro il muro e l'occupazione, nonché di un coordinamento internazionale di sostegno alla battaglia palestinese». La vice presidente del Parlamento europeo ha parlato anche di impegno per cambiare la politica del governo Berlusconi schiacciata sulle posizioni del governo israeliano e per porre termine al commercio delle armi tra Italia e Israele e alla cooperazione militare tra le due parti. «Siamo al lavoro - ha aggiunto - per mandare avanti i procedimenti internazionali sui crimini commessi da Israele nella Striscia di Gaza (durante la recente offensiva militare, ndr)». Il documento conclusivo della Conferenza afferma anche l'urgenza di metter fine alla spaccatura tra Fatah e Hamas per ristabilire l'unità nazionale palestinese essenziale per conseguire l'indipendenza. Chiede inoltre alla presidenza e ai massimi rappresentanti dell'Anp di sostenere in modo attivo la resistenza popolare palestinese e di adottare una linea chiara e incisiva contro la colonizzazione israeliana di Gerusalemme e della Cisgiordania e contro la costruzione del muro di separazione. Afferma infine l'importanza di rafforzare la cooperazione con i movimenti e i gruppi israeliani che si battono «contro l'oppressione» e di rifiutare, qualsiasi forma di «normalizzazione» con lo Stato di Israele sino quando continuerà l'occupazione.

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World Outgames 2009 in Danimarca (sezione: Diritti umani)

( da "Agenzia di Viaggi, L'" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

ATTUALITA' World Outgames 2009 in Danimarca Dal 25 luglio al 2 agosto Copenaghen ospiterà i secondi World Outgames. All’evento culturale e sportivo per gay e lesbiche sono attesi circa 10.000 partecipanti da tutto il mondo, molti dei quali gareggeranno nelle 38 discipline sportive in programma, dall’aerobica al wrestling. Prevista anche una serie di eventi culturali – performance, mostre e feste – e una conferenza sui diritti umani. http://www.copenhagen2009.org NUMERO: 76-77 Speciale Spagna DATA: 27-04-2009

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Palestina, l'anno peggiore (sezione: Diritti umani)

( da "City" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Palestina, l'anno peggiore In Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, il 2008 è stato "l'anno più sanguinoso dal 1948" con 1.011 morti (la metà civili). A dirlo il rapporto del Centro palestinese per i diritti umani. Il 90% delle vittime è dovuto all'attacco di Israele su Gaza che si è concluso a gennaio 2009 (1.500 morti). 27 aprile 2009

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L'elogio di Ratzinger alla (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere.it" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il volume Lezioni, conferenze, incontri: un'analisi del papato I maestri Il pensiero di Platone e Agostino, fino a John H. Newman L'elogio di Ratzinger alla «coscienza dell'uomo» Etica, difesa della vita, libertà: una raccolta di saggi dal nostro inviato MARIA ANTONIETTA CALABRÒ Sorprendente Ratzinger. Dignità della persona umana, aborto, eutanasia, leg­gi dello Stato, interventi del magistero della Chiesa: Benedetto XVI spariglia giochi e luoghi comuni. E scrive L'Elogio della coscienza perché «la Verità interroga il cuore ». Il teologo, il cardinale, il Guardiano della Fede, il Papa che più di ogni altro combatte da oltre mezzo secolo quella che lui stesso definisce «la dittatura del relativismo» come vera malattia mortale del mondo contemporaneo, nel suo ultimo libro indica un nuovo punto di prospettiva. Andando dritto verso la trincea estrema, quella più fortificata e che sulla carta appare addirittura inespugnabile, di tutti i relativisti. E cioè la coscienza di ciascuno e la sua libertà. Centosettantacinque pagine. Sul tappeto i temi della vita e della morte, della procreazio­ne, della pietà verso i piccoli bambini non nati e verso i malati terminali. Testi preparati in dieci anni da Ratzinger, tra il 1991 e il 2000, per lezioni universitarie, conferenze, incontri in Italia e all'estero. Ma che, pubblicati oggi, a quattro anni dall'elezione al pontificato, con un lavoro di revisione e collazione tra le varie parti che ha comportato un impegno di due anni ed è continuato fino a un mese fa, costitu­iscono un discorso organico e un compiuto progetto tematico. E assumono il grande valo­re di spiegare cosa sia per lui fare il Papa quan­do parla dei temi eticamente sensibili o quan­do interviene su materie che magari si stanno dibattendo nelle aule parlamentari. Benedetto XVI parla della coscienza di cia­scuno e parla insieme del ministero del suc­cessore di Pietro. E sulla scia dell'insegnamen­to del grande convertito inglese dell'Ottocen­to, il cardinale John Henry Newman, «brinda prima alla coscienza che al Papa». Un paradosso, se si vuole, per un Pontefice. Ma solo a un'analisi superficiale. Perché è lì, nel cuore di ciascun uomo che secondo la definizione di Sant'Agostino è «capax Dei», ca­pace di Dio, e quindi strutturalmente in grado di conoscere e aderire alla Verità che si fon­da la stessa missione del Papa, tanto più «nel­l'attuale crisi della Chiesa». Ratzinger si affida al concetto di anàmnesis elaborato da Platone: la coscienza come ricor­do o meglio come il riemergere di ciò che già esiste da sempre nella nostra interiorità, cioè quelle verità assolute, prime, il cui affermarsi ci permetterà di essere integralmente uomini. Scrive Benedetto XVI: «Il significato autentico dell'autorità dottrinale del Papa consiste nel fatto che egli è il garante della memoria cristia­na. Il Papa non impone dall'esterno, ma svilup­pa la memoria cristiana e la difende. Per que­sto il brindisi per la coscienza deve precedere quello per il Papa, perché senza coscienza non ci sarebbe nessun papato. Tutto il potere che egli ha è potere della coscienza: servizio al du­plice ricordo, su cui si basa la fede e che dev'es­sere continuamente purificata, ampliata e dife­sa contro le forme di distruzione della memo­ria, la quale è minacciata tanto da una soggetti­vità dimentica del proprio fondamento, quan­to dalle pressioni di un conformismo sociale e culturale». Questo servizio alla coscienza è propriamen­te maieutico (usa questo termine). Si fa carico del nostro ricordo, affinché non siamo dimen­tichi di noi stessi, della nostra origine e del no­stro destino. Tanto che la coscienza viene para­gonata a «un organo». Come la capacità di par­lare che è innata, ma cresce e si sviluppa sol­tanto se qualcun altro parla al bambino, così la coscienza ha bisogno di qualcuno esterno a sé che la susciti e la renda forte e salda. Allo stesso tempo spiega Ratzinger «capax Dei» vuol dire anche che l'uomo è «sa­cro » e «sotto la protezione personale di Dio», per questo intangibile. È questo il nesso stret­>to che esiste tra verità, coscienza e dignità umana, un nesso senza il quale l'uomo e la stessa convivenza civile, secondo Ratzinger, si autodistruggono grazie al prevalere della «grande deriva attuale in materia di diritto al­la vita» che attacca proprio quei diritti umani che pure ormai sono universalmente ricono­sciuti. «Così per una dialettica intrinseca alla modernità, dall'affermazione dei diritti della libertà, sganciati però da ogni riferimento og­gettivo in una verità comune, si passa alla distruzione dei fondamenti stessi di tale libertà. Il 'despota illuminato' dei teorici del contrat­to sociale è divenuto lo Stato tiranno, di fatto totalitario, che dispone della vita dei più debo­li, dal bambino non ancora nato al vecchio, in nome di una utilità pubblica che non è più in realtà che l'interesse di alcuni». Affermazioni che non hanno solo conse­guenze nella sfera morale del singolo indivi­duo, ma anche in quella sociale e politica «dal momento in cui Stati e perfino organizzazioni internazionali si fanno garanti dell'aborto o dell'eutanasia, votano leggi che le autorizzano e pongono i mezzi a loro disposizione al servi­zio di coloro che li eseguono». A proposito della contrapposizione tra pote­re e verità, e del reciproco ruolo della Chiesa e dello Stato, Ratzinger esamina l'analisi elabo­rata da Kelsen in relazione alla domanda Che cos'è la verità? che Ponzio Pilato pose a Gesù Cristo al momento della condanna. Era stato il popolo a scegliere Barabba e secondo Kelsen Pilato aveva agito da perfetto democra­tico, poiché il rappresentante del potere non sa che cosa è giusto e lascia quindi che sia la maggioranza a decidere. Ratzinger invece sot­tolinea il rischio totalitario di una simile impo­stazione e la necessità di salvaguardare quello che definisce il nucleo della democrazia. A ri­prova, cita quanto Heinrich Schielier ha scrit­to proprio negli anni dell'ascesa al potere del nazismo in Germania. Insomma, Ratzinger in­vita a non lasciare «il cielo ai passerotti», se­condo la parafrasi del motto brechtiano. «La speranza nei cieli non è nemica della fedeltà alla terra», reclamata da Nietzsche, ma «è spe­ranza anche per la terra». Anche se la Chiesa «sa che essa sulla terra non può di per sé dive­nire 'Stato'... e che non le è dato di istituire sulla terra lo 'Stato di Dio'». Ma proprio rima­nendo «fuori», «nel contempo, essa pone una barriera all'onnipotenza dello Stato: poiché 'bisogna ubbidire piuttosto a Dio che agli uo­mini' ». Per questo a Socrate e John Henry New­man, come «guide della coscienza», Benedet­to XVI affianca Tommaso Moro, il Lord Cancel­liere di Enrico VIII, che sacrificò la vita per ren­dere testimonianza alla verità piuttosto che al potere. stampa |

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"Obama està imposant la seva agenda" (sezione: Diritti umani)

( da "Avui" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

"Obama està imposant la seva agenda" ECONOMIA · "Si no s'atura la crisi, la reelecció del president perilla" OPORTUNITAT · "Tenim la millor ocasió en dècades de tirar endavant la reforma sanitària" Raül Garcia i Aranzueque Bruce E. Cain, professor de ciències polítiques de la Universitat de Berkeley AVUI El professor de ciències polítiques de la Universitat de Berkeley Bruce E. Cain fa balanç dels primers cent dies de Barack Obama a la Casa Blanca i comenta els reptes de futur que ha d'afrontar el president nord-americà. ¿Ha aconseguit Obama imposar la seva agenda durant els primers cent dies com a president? En la major part de les coses sí, però encara en queden moltes per fer. Ha pressionat perquè s'aprovi una llei de sanitat que cobreixi els nens i un paquet d'estímul financer. Ha posat en marxa noves normes ètiques, inclosa la prohibició que hi hagi lobbistes a l'administració. Ha dissenyat un pressupost ambiciós i plans per ampliar la cobertura sanitària per als adults, per reduir les emissions i per fer la reforma de la immigració. Ha prohibit la tortura i ha fet públics documents que aporten llum sobre les polítiques de l'anterior govern. I amb quins problemes ha topat? La dreta està obstaculitzant les pujades d'impostos i l'increment de la despesa, i l'esquerra vol que persegueixi aquells que van dissenyar la política de la tortura de l'administració de George W. Bush. Què farà Obama per contrarestar els atacs d'excàrrecs de Bush per la seva decisió de revelar les tècniques d'interrogatori de la CIA, i els dels grups pro drets humans, que li retreuen que no persegueixi els qui van cometre les tortures? Obama permetrà que una comissió independent investigui aquesta qüestió, però no que ho faci ni la seva administració ni el Congrés. Crec que ell voldria anar més enllà en tot aquest afer, però potser no ho pot fer. ¿Aconseguirà convèncer els republicans del Senat perquè s'aprovin les lleis amb què vol combatre la crisi? Aquesta és la qüestió clau. A hores d'ara la resposta és no, però cal aclarir que això no afectarà el pressupost perquè el Congrés el pot aprovar sense una majoria de 60 vots al Senat. Per a la resta de la seva agenda, però, haurà de superar el filibusterisme i aconseguir els 60 vots al Senat, una majoria que els demòcrates no tenen. Durant els primers cent dies a la Casa Blanca, Obama ha anunciat canvis en la relació amb l'Iran, Cuba, l'Afganistan, l'Iraq, Rússia... ¿És el preludi d'un gran gir en la política exterior dels Estats Units? En certs aspectes, sí. L'esquerra, però, està preocupada per la situació de l'Iraq i l'Afganistan. L'increment de tropes en aquest país i la revifada de la violència a l'Iraq de les darreres setmanes podria ajornar la reducció de la implicació militar dels Estats Units que molts demòcrates volen. En canvi, el fet que hagi decidit parlar amb l'Iran i amb els líders sud-americans és un important canvi d'enfocament polític. També hi haurà un gran canvi en el discurs cap al món musulmà. Molts de nosaltres estem observant amb molta atenció com tractarà Obama Israel, tenint en compte el nou govern que hi ha. En funció de com ho faci, veurem si té voluntat de fer canvis o no. Quins canvis espera en política interior, especialment en qüestions com la sanitat i la immigració? Ara tenim una gran oportunitat perquè la reforma sanitària tiri endavant, la millor en dècades, perquè fins i tot el món de l'empresa és conscient que cal fer-hi alguna cosa. Això vol dir que hi pot haver una ampliació de la cobertura sanitària, segurament feta amb un nou programa del govern, i alguns intents de reduir-ne el cost. La reforma sobre immigració és encara més difícil, especialment en temps de recessió, perquè hi haurà treballadors nascuts al país que es resistiran a donar estatus legal a treballadors estrangers que els podrien prendre la feina. Quins són, al seu parer, els principals reptes d'Obama? L'economia, l'economia i l'economia. Si no s'atura la crisi bancària ni revifa l'economia, els demòcrates posaran en perill el seu èxit en les eleccions de mig mandat del 2010 i fins i tot les possibilitats de reelecció d'Obama. Els economistes estan dividits sobre si [Thimoty F.] Geithner [secretari del Tresor] se'n sortirà. Si la recessió s'agreuja, no hi haurà diners per a la sanitat, ni ganes de fer la reforma migratòria, la reducció d'emissions s'ajornarà i el deute creixerà.

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Gli schutzen non accettino (sezione: Diritti umani)

( da "Trentino" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Gli schutzen non accettino Gli schutzen non accettino le divise in regalo La mia infanzia è stata arricchita dalla povertà; spesso la mia famiglia ha fatto ricorso alla generosità della gente e ciascuno di noi ha sempre ringraziato di tutto cuore. Ma quando qualcuno ci regalava dei vestiti, non so perché, ma tutti avvertivamo un certo disagio a indossarli. Chi capisce capisce: è inutile spiegarle certe cose,perciò mi rivolgo a chi possiede quel minimo di sensibilità per capire. Vedere che ci sono delle persone benestanti, orgogliose della propria storia e delle proprie tradizioni, accettare in regalo un vestito mi fa nascere una domanda spontanea e sincera: ma questi Schutzen ce l'hanno una dignità? In un momento di crisi come questo che stiamo vivendo è dignitoso accettare dei vestiti in regalo? Penso che sarebbe bello sentire questi italiani del Tirolo dire: questi soldi dateli ai nostri fratelli abruzzesi, non sprecateli con chi non ne ha bisogno per cercare di comprarvi dei voti coi soldi dei contribuenti. Troppo bello? Troppo umano? Troppo nobile? A me sembrerebbe semplicemente una risposta piena di dignità. Per dare un'idea del grande rispetto che provo verso le minoranze etniche, voglio aggiungere che se dipendesse da me affiderei agli schutzen (ma anche alle altre minoranze) la gestione di alcuni carri armati dicendo loro: quando sfilate con le vostre divise, mostrate con orgoglio anche questi simboli concreti della fratellanza che unisce tutti i popoli che vivono sul territorio italiano. Angelo Casamassima Compensi della sanità Serviva più coraggio E così la quarta commissione non ha avuto il coraggio di rompere con il sistema a proposito dei redditi dei manager della sanità trentina. Peccato, dico davvero, un'occasione persa. Comprendo come non sia facile imporre il proprio pensiero quando quest'ultimo cozza con gli interessi di chi ti ha aiutato ad essere eletto o di qualche suo amico. Ma mi sarei aspettato maggior coraggio cari Mattia Civico e Sara Ferrari. Il coraggio del nuovo, del giovane, dell'idealista, magari anche la sua avventatezza e voglia di divertirsi a rompere le uova nel paniere di questa Ragnatela di cui non si hanno ancora le prove ma, vi giuro, tutti noi ne percepiamo la grigia presenza. Vi scrivo solo perchè sono un inguaribile ottimista, ma attenti, non pensiate di intraprendere la strada delle obbligazioni, anche se morali, verso la Ragnatela senza cambiare dentro. Magari pensate di seguire il filo del ragno solo per un tratto per poi liberarvene, ma spesso è troppo tardi, il Ragno vi sta già succhiando. Se vi scrivo questo è solo perchè vorrei vedervi volare alti e soprattutto liberi.. da fili pendenti. Con immutato affetto. Enzo Buratti TRENTO Che fine ha fatto il dottor Piscioli? Da qualche tempo a questa parte non ho più il piacere di trovare pubblicate sui giornali le lettere che il dott. Francesco Piscioli era solito inviare con ossessiva regolarità, direttamente o per interposta persona (Rossaro, Adami), sulla situazione della sanità trentina, dipinta come una sanità allo sbando ed in grave ritardo rispetto ad altre realtà regionali, difetti addebitati all'operato dell'allora assessore provinciale Remo Andreolli. Ho cercato di capire il perché di questo suo anomalo prolungato silenzio e mi sono dato queste due possibili risposte. La prima è che il dott. Piscioli si sia reso conto, sia pur tardivamente, della validità dell'azione e dell' impegno dell'ex assessore diessino e quindi, a fronte degli innegabili risultati conseguiti in questi anni nel miglioramento e potenziamento dei servizi sanitari, comprovato anche dalle più recenti novità, si sia determinato ad ammetterlo in modo implicito attraverso questa sua anomala assenza dalla vetrina mediatica. In tal caso sarebbe tuttavia auspicabile, a mio modesto avviso, che il dott. Piscioli lo dichiarasse apertamente e certamente la vasta stima di cui è circondato aumenterebbe sensibilmente. La seconda, più maliziosa ma probabilmente infondata, è che il dott. Piscioli, dopo aver perso il ben retribuito incarico di primario di anatomia patologica a seguito di una riorganizzazione organica e funzionale voluta anch'essa dall'ex assessore Andreolli, avendo ora recuperato il predetto incarico, abbia smarrito quello spirito critico che lo aveva contraddistinto per tanti anni. In questo caso sarebbe un vero peccato, perché molti hanno sempre ritenuto il dott. Piscioli un uomo libero da condizionamenti e pensato che le battaglie dallo stesso condotte nel corso degli anni, anche nella sua qualità di consigliere comunale, fossero ispirate solamente dall'interesse a favore del bene comune. Ma sulla questione mi pare corretto attendere qualche ragionevole precisazione da parte dell'interessato. Danilo Silvestri TRENTO Costretti a combattere dalla parte sbagliata E' ora di finirla di continuare a lagnarsi, pretendendo che i morti degni di essere citati e commemorati, nella ricorrenza della Festa di Liberazione del 25 Aprile, siano esclusivamente i partigiani, e gli Alleati americani e inglesi, escludendo coloro che invece combattevano dalla parte sbagliata, trattandoli alla stregua di assassini ed impostori. Costretti a combattere, poiché la diserzione era punita con la fucilazione ed il carcere, avevano comunque un ideale, seppur inneggiato da due dittatori come Hitler e Mussolini. Sarei curioso di vedere oggi, quanti di noi, per spirito di Patria, sarebbero disposti a donare la propria vita al fronte, per respingere l'offensiva dell'invasore, nonostante all'epoca, la guerra fosse scoppiata inizialmente, per scellerati piani di conquista ed espansione. Andrea Bertazzoni ALA Famiglie spaccate dagli psichiatri Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani è tornato in piazza per difendere il Diritto alla famiglia violato dalle decisioni di assistenti sociali, psicologi e psichiatri. La storia è semplice: una mamma con problemi con l'ex marito si vede portare via la figlia, accusata di non agevolare le visite al padre. Non vogliamo ora entrare nel merito di questo episodio. Rileviamo una cosa: gli assistenti sociali coadiuvati da psicologi e psichiatri non solo non stanno risolvendo i problemi della famiglia, ma li stanno creando loro stessi con il loro comportamento. La famiglia italiana è in pericolo e il CCDU si sta adoperando per sensibilizzare con tutti i mezzi possibili i legislatori sulla drammatica situazione esistente. Per quanto possa sembrare incredibile, oggi ad una famiglia qualsiasi possono essere sottratti i loro figli, tramite una decisione del tribunale dei minori, sulla base di rapporti scritti degli psicologi, assistenti e psichiatri che valutano l'operato dei genitori secondo il loro capriccio e opinioni. Quando le opinioni diventano "verità" su cui i Giudici basano le loro decisioni la possibilità di violazioni e abusi è drammaticamente alta, come confermato dai numeri. In Italia sono quasi 35.000 i bambini sottratti alle famiglie con costi sociali per la comunità che superano i 4 miliardi di euro. Il dolore e il danno morale causato ai genitori e ai bambini è irreparabile. Questi rapporti tendono a trovare motivi per allontanare i bambini piuttosto che aiutare la famiglia a risolvere i suoi problemi. Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

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Torturatori da reality Un film choc dalla Francia (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Torturatori da reality Un film choc dalla Francia GABRIELLA GALLOZZI Hai sbagliato? Allora giù, una scarica elettrica fino a 480 volts. Non siamo a Guantanamo ma in un reality show. O meglio, in un «esperimento» che simula un vero reality in cui il concorrente sconfitto può essere sottoposto a scariche elettriche sempre più forti. Fino a 480 volts, appunto. È quello che racconterà Zone extrème, un documentario che sta girando in Francia Christophe Nick, regista di 51 anni con una serie di programmi di denuncia alle spalle. Un budget di 2 milioni e mezzo di euro, cinque anni di lavoro e una «tesi» da sviluppare: dimostrare che ormai i partecipanti ai reality non hanno più limiti né morale. Durante l'«esperimento», infatti, l'80% dei concorrenti credendo di essere in una «casa» o su un'«isola», non ha esitato ad infliggere scariche elettriche al concorrente sconfitto. L'impianto è quello tipico dei reality: c'è un'attrice nei panni della Paola Perego francese di turno che fa le domande coi toni e i ritmi esasperati di rito. «Domanda numero 10 - dice - la fortuna è...». E via le quattro risposte possibili. Tipo: immensa, colossale, inaspettata, nascosta... In una sorta di cella è rinchiuso il concorrente da «torchiare». In questo caso un attore che simula la parte del partecipante che sbaglia il quiz. URLA STRAZIANTI A questo punto l'avversario, la vera «cavia» dell'esperimento che crede di partecipare ad un vero reality, ha la possibilità di infliggere la sua tortura al «perdente». Una manopola collegata all'alta tensione che può abbassare a suo piacimento. 220 volts, 320, fino a 480 come su una sedia elettrica. La vittima, chiusa nella sua cella, è lì che simula - poiché ovviamente le scariche sono finte - dolore, strazio, fino ad urla strazianti. Ma l'avversario non si connuove ed abbassa la manopola fino alle estreme conseguenze. Felice di vestire i panni del torturatore. «Ho voluto dimostrare che oggi la televisione può fare tutto», ha spiegato il regista, confessando di essersi ispirato ad una simile «ricerca» fatta negli anni Sessanta in una università americana dallo psicologo Stanley Milgram. Riccordate? Di recente è uscito il film tedesco L'onda a raccontarne il risultato: degli studenti chiusi in un'aula, di fronte ad un professore decisamente autoritario, non hanno esitato esitano a ritrovare i motivi ispiratori del nazismo. E di qualunque altra dittatura. Sostituita l'aula universitaria con un finto studio tv, il gioco è fatto. Ecco i concorrenti-cavie abbassare la manopola dell'elettricità ad ogni «errore» dell'avversario. QUALCUNO NON LO FA Soltanto il 20% dei partecipanti ha scelto di non «torturare» gli sconfitti. «Uno ha rifiutato di obbedire - raccontano quelli della troupe - affermando "sono io che abbasso la manopola, sono io che vengo filmato, quindi sono io che dico basta"». Ma si tratta di una ristretta minoranza. Il documentario, una volta ultimato, sarà trasmesso alla fine del 2009 da France 2. Intanto il regista assicura che dopo cinque anni di questo «trattamento» soffre di incubi notturni. È «Zone extrème» del francese Christophe Nick. Il regista ha fatto credere a dei «concorrenti» di partecipare a un reality in cui all'avversario che perde si possono infliggere scariche elettriche fino a 480 volts.

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Hai sbagliato? Allora giù, una scarica elettrica fino a 480 volts. Non siamo a Guantanamo ma in... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Hai sbagliato? Allora giù, una scarica elettrica fino a 480 volts. Non siamo a Guantanamo ma in un reality show. O meglio, in un «esperimento» che simula un vero reality in cui il concorrente sconfitto può essere sottoposto a scariche elettriche sempre più forti. Fino a 480 volts, appunto. È quello che racconterà Zone extrème, un documentario che sta girando in Francia Christophe Nick, regista di 51 anni con una serie di programmi di denuncia alle spalle. Un budget di 2 milioni e mezzo di euro, cinque anni di lavoro e una «tesi» da sviluppare: dimostrare che ormai i partecipanti ai reality non hanno più limiti né morale. Durante l'«esperimento», infatti, l'80% dei concorrenti credendo di essere in una «casa» o su un'«isola», non ha esitato ad infliggere scariche elettriche al concorrente sconfitto. L'impianto è quello tipico dei reality: c'è un'attrice nei panni della Paola Perego francese di turno che fa le domande coi toni e i ritmi esasperati di rito. «Domanda numero 10 - dice - la fortuna è...». E via le quattro risposte possibili. Tipo: immensa, colossale, inaspettata, nascosta... In una sorta di cella è rinchiuso il concorrente da «torchiare». In questo caso un attore che simula la parte del partecipante che sbaglia il quiz. URLA STRAZIANTI A questo punto l'avversario, la vera «cavia» dell'esperimento che crede di partecipare ad un vero reality, ha la possibilità di infliggere la sua tortura al «perdente». Una manopola collegata all'alta tensione che può abbassare a suo piacimento. 220 volts, 320, fino a 480 come su una sedia elettrica. La vittima, chiusa nella sua cella, è lì che simula - poiché ovviamente le scariche sono finte - dolore, strazio, fino ad urla strazianti. Ma l'avversario non si connuove ed abbassa la manopola fino alle estreme conseguenze. Felice di vestire i panni del torturatore. «Ho voluto dimostrare che oggi la televisione può fare tutto», ha spiegato il regista, confessando di essersi ispirato ad una simile «ricerca» fatta negli anni Sessanta in una università americana dallo psicologo Stanley Milgram. Riccordate? Di recente è uscito il film tedesco L'onda a raccontarne il risultato: degli studenti chiusi in un'aula, di fronte ad un professore decisamente autoritario, non hanno esitato esitano a ritrovare i motivi ispiratori del nazismo. E di qualunque altra dittatura. Sostituita l'aula universitaria con un finto studio tv, il gioco è fatto. Ecco i concorrenti-cavie abbassare la manopola dell'elettricità ad ogni «errore» dell'avversario. QUALCUNO NON LO FA Soltanto il 20% dei partecipanti ha scelto di non «torturare» gli sconfitti. «Uno ha rifiutato di obbedire - raccontano quelli della troupe - affermando "sono io che abbasso la manopola, sono io che vengo filmato, quindi sono io che dico basta"». Ma si tratta di una ristretta minoranza. Il documentario, una volta ultimato, sarà trasmesso alla fine del 2009 da France 2. Intanto il regista assicura che dopo cinque anni di questo «trattamento» soffre di incubi notturni.

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un grande ravenhill in otto microdrammi - rodolfo di giammarco (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 34 - Spettacoli Teatro Un grande Ravenhill in otto microdrammi RODOLFO DI GIAMMARCO Dopo Edimburgo e Londra, Spara/Trova il tesoro/Ripeti di Mark Ravenhill alimenta da noi, con 17 microdrammi "storici", un evento. Otto di questi sono ben realizzati da Fabrizio Arcuri con gli Artefatti. Ravenhill è civile come Pinter, feroce come la Kane. Raggelante, in Guerra e pace, l´interrogatorio di un militare (Fabrizio Croci) a una detenuta (Caterina Silva). Angosciosa, in Paradiso perduto, la tortura che una donna (Sandra Soncini) smaschera in due anti-terroristi (Pieraldo Girotto e Michele Andrei).

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Promosso o bocciato? I cento giorni di Obama (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-04-26 - pag: 1 autore: PAGELLA PER UN PRESIDENTE Promosso o bocciato? I cento giorni di Obama è u na " pagella" tutto sommato molto buona quella portata a casa dal Presidente Barack Obama dopo i suoi primi 100 giorni a Washington. Interrogati dal sito online «Foreign Policy», analisti, studiosi e giornalisti di tutto il mondo hanno dato i voti alle sue prime scelte: si va dai "9" convinti di Walter Russell Mead e Pareg Khanna (che apprezzano soprattutto il volto nuovo dell'America in politica estera, seguìto alla radicale rottura con l'eredità dell'amministrazione Bush) ai "7" dati da Ivan Krashev, Michael O'Hanlon e Gianni Riotta.Voto largamente insufficiente ("4"), invece, da parte di Elliott Abrams, che lo condanna «per aver abbandonato quegli uomini e quelle donne coraggiosi che in tutto il mondo lottano per i diritti umani». Per quanto riguarda i prossimi 100 giorni,un'altra serie di pareri è stata sollecitata dal Washington Post: Zbigniew Brzezinski chiede al Presidente un'ulteriore accelerazione in politica estera, mentre Paul Wolfowitz invita soprattutto a una maggiore attenzione nei rapporti con India e Pakistan. Inchiesta u pagina 9 l'articolo prosegue in altra pagina

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Mr. President, il mondo la promuove (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-26 - pag: 9 autore: Mr. President, il mondo la promuove Voti alti alla politica del dialogo e sulla crisi - Insufficienze sulle timidezze di leadership Il sito online «Foreign Policy», diretto da Moisés Naìm, ha chiesto a studiosi, giornalisti e uomini politici di dare un giudizio sui primi 100 giorni alla Casa Bianca del presidente Barack Obama. Ne pubblichiamo alcuni, aggiungendo i giudizi di due esperti italiani di politica estera, Marta Dassù e Lucio Caracciolo. Dal «Washington Post» pubblichiamo inoltre previsioni e suggerimenti per i prossimi 100 giorni di Zbigniew Brzezinski e Paul Wolfowitz. 9 Walter Russel Mead Ricercatore emerito in politica estera americana presso il Council on Foreign Relations • L'amministrazione Obama ha affrontato i primi cento giorni con decisione. La transizione al Dipartimento di Stato sembra più liscia del solito; i vari zar e le varie star della supersquadra sembrano tenere le loro rivalità sotto controllo. I primi viaggi all'estero del Presidente in generale sono andati bene, e complessivamente l'amministrazione è riuscita a dare un'impronta nuova alla diplomazia americana. Le scelte difficili, naturalmente, sono ancora tutte da prendere e non è ancora chiaro se l'Operazione Guanto di Velluto della nuova amministrazione riceverà più supporto dagli alleati e più collaborazione dagli avversari dell'Operazione Pugno di Ferro dell'amministrazione Bush. Ma per il momento le cose stanno andando ragionevolmente bene e anche se siamo all'inizio del semestre assegnerei all'amministrazione un bel 9. s.v. Andrew Bacevich Professore di relazioni internazionali presso l'Università di Boston • Se parliamo di atmosfera, Obama merita un 9 convinto. La spacconeria ha ceduto il posto al dialogo. "Realismo" non è più visto come una parola in codice per "accondiscendenza". Ormai superata la febbre ideologica che si era impadronita della nazione, è tornato in auge il buon vecchio pragmatismo. Lo sforzo del Presidente per mettere rimedio a una parte dei danni inferti dall'era Bush, dunque, è partito in modo promettente. Ma se concentriamo l'attenzionesui fondamentali, il voto va sospeso. La sua amministrazione non sembra aver ancora cominciato a orientarsi davvero tra i fallimenti di politica estera che hanno caratterizzato l'era di Bush e la crisi economica che caratterizza l'era di Obama. Il Secolo Americano è finito bruscamente. Il mondo non vede più gli Stati Uniti come alfa e omega, fonte di salvezza e sostentamento, avanguardia della storia, spirito guida e ragione d'ispirazione per tutto il genere umano. Obama deve affrontare la sfida - e l'opportunità - di concettualizzare quello che verrà dopo il Secolo Americano: un'impresa che non richiederà soltanto dialogo e realismo, ma anche immaginazione storica e creatività. 9 Parag Khanna Dirige la Global Governance Initiative presso la New America Foundation • Quando George W. Bush entrò in carica, qualcuno parlò di una "rivoluzione" nella politica estera americana. Quella rivoluzione è fallita. Ora assistiamo a un ritorno alla diplomazia così come dovrebbe essere: un dialogo senza tabù con tutti i partner necessari. In appena cento giorni, Obama ha ripreso o affermato di voler riprendere i contatti con Venezuela, Cuba, Siria e Iran, alcuni dei cosiddetti "Stati-canaglia", dove quasi un decennio ( o in alcuni casi molto di più) di tentativi d'isolamento e sanzioni diplomatiche si sono rivelati controproducenti. E nel far questo Obama non ha ceduto di un centimetro sugli "interessi nazionali" dell'America. Al contrario, ha dimostrato di essere un presidente che ha ben chiaro quali siano questi interessi. 4 Elliott Abrams Ricercatore emerito in studi mediorientali presso il Council on Foreign Relations • I "tour delle scuse" non sono il peccato peggiore dell'amministrazione,quelli meritano solo un 5. Il 4 è per aver abbandonato quegli uomini e quelle donne coraggiosi che in tutto il mondo lottano per i diritti umani e le libertà civili. Il modo in cui il Presidente ha difeso le sue conversazioni amichevoli con Hugo ChÁvez (il Venezuela non rappresenta una minaccia strategica per gli Stati Uniti) è un esempio tipico: Obama non ha mostrato nessuna comprensione o preoccupazione per l'impatto che questa "mano tesa" a ChÁvez, o al presidente del Nicaragua Daniel Ortega, o ai cinesi (e si potrebbe continuare), potrà avere sugli individui coraggiosi all'internodi quei Paesi che lottano pacificamente per arrivare o per tornare - alla democrazia. E intanto, tutti gli incarichi più importanti in materia di diritti umani all'interno dell'amministrazione, al Dipartimento di Stato e al Consiglio per la sicurezza nazionale, rimangono vacanti. Se le nostre famose "organizzazioni per i diritti umani" non fossero orientate a sinistra e manovrate dall'amministrazione, starebbero strillando come degli ossessi per questo scandalo. 7 Gianni Riotta Direttore del Sole 24 Ore • Oh no, il presidente Obama non può far questo! Sta sbagliando tutto. Troppi soldi alle banche! è una crisi d'indebitamento, stupido: non puoi risolverla andando sempre più in rosso. Il piano è troppo timido, ma anche troppo audace. Il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, è tanto tanto caruccio, ma è davvero in grado di tenere testa al Congresso? 4+, dicono i sapientoni della sinistra arrabbiata. Oh no, Barack sta sbagliando tutto, è un socialista, presto distribuirà gli occhiali da vista, misura unica per tutti, come quelli che John Lennon doveva indossare da bambino grazie all'economia da soviet del welfare europeo. 2-, dicono i duri alle radio populiste trangugiando pillole calmanti. Noi razionalisti possiamo dare al presidente Obama un 7. è consapevole dei rischi della crisi, ha evitato di diffondere paura e ha sostenuto il mercato limandone gli eccessi. Contrariamente ai suoi colleghi europei, il presidente Obama non si è lasciato andare al populismo, né ha evocato il risentimento di classe. Ha invece tenuto insieme il Paese. Promosso fino agli esami di autunno. 5+ Robert Reich Professore alla Goldman School of Public Policy presso l'Università di Berkeley • Il piano di bilancio decennale merita un 9. è una visione straordinaria di quello che l'America può e deve diventare, compresa l'assistenza sanitaria universale e la difesa dell'ambiente dai cambiamenti climatici. E il piano prende qualcosina in più dai ricchie dà qualcosina in più ai poveri e ai ceti mediobassi, cosa appropriata considerando che il divario del reddito non è mai stato così ampio dagli anni 20. Al piano di bilancio darei un 9, tranne che per le proiezioni economiche, decisamente troppo ottimistiche. Il piano di rilancio dell'economia merita un 6. Buono nel complesso, ma decisamente non abbastanza audace: 787 miliardi di dollari in due anni sembrano una grossa ci-fra, ma l'economia americana solo quest'anno lavorerà circa 1.500 miliardi di dollari al di sotto della sua capacità. E considerando che i Governi statali, nel corso di quest'anno e del successivo, taglieranno i servizi e aumenteranno le tasse per la bellezza di 350 miliardi di dollari, l'effetto di stimolo risulta ancora più ridotto. Altre grandi nazioni stanno facendo la loro parte per rilanciare l'economia globale, ma al G-20 Obama non è riuscito a strappare quegli impegni più importanti di cui l'economia globale ha bisogno. L'ultimo voto è per il salvataggio delle banche più importanti di Wall Street, e qui assegno un 2. Sono un grande sostenitore di questa amministrazione, ma devo essere onesto: i salvataggi stanno fallendo. Fino a questo momento i contribuenti americani hanno riversato nelle casse delle banche quasi 600 miliardi di dollari, eppure le banche prestano meno soldi di quanti ne prestavano cinque mesi fa. I dirigenti degli istituti di credito continuano a percepire emolumenti principeschi, asset tossici e prestiti non performanti in loro possesso continuano a crescere e le banche continuano a truccare i conti. E ora il Tesoro parla di convertire i soldi dei contribuenti in titoli bancari, esponendo i contribuenti a perdite ancora maggiori. Una nuova tornata di regolamentazione del settore è in lavorazione, ma per il momento procede a rilento. Riassumendo, questa è la valutazione: un 9 per il piano di bilancio, un 6 per il pacchetto di stimolo all'economia e un 2 per i salvataggi. Complessivamente (considerando il mio sistema di ponderazione dei voti) il voto per la Obamanomics è un 5+. 7,5 Robert Kagan editorialista del Washington Post e socio Carnegie Endowment • Il presidente Obama se l'è cavata molto be-ne sull'Afghanistan e sull'Iraq, dove ha resistito alle pressioni della sua ala sinistra rafforzando l'impegno Usa in Afghanistan e mantenendolo con responsabilità in Iraq. La sua politica nei confronti dell'Iran è sensata, a patto che sia pronto a mettere in atto seriamente un Piano B se la strada della trattativa dovesse fallire. Le sue politiche nei confronti della Russia sono efficaci: proseguire col piano di difesa antimissile se e fino a quando la minaccia iraniana non sarà venuta meno, sostenere il diritto dell'Ucraina e della Georgia di scegliersi i propri alleatie rigettare il principio di una sfera di influenza russa nello spazio ex sovietico. La prova del fuoco arriverà nel momento in cui la Russia scatenerà un'altra crisi con la Georgia. Gli avrei dato un 8 convinto se non avesse strizzato l'occhio al dittatore venezuelano, un altro tassello aggiunto alla linea che sta emergendo di un'indifferenza verso idiritti umani e le aspirazioni alla democrazia, dalla Russia alla Cina,all'Iran e ora all'America Latina. La speranza è che questo approccio, strategicamente errato e moralmente sgradevole, si stemperi man mano che l'esigenza di fare tutto il contrario di Bush cesserà di essere una forza trainante nella politica estera dell'amministrazione. 7 Ivan Krastev Presidente del Center for Liberal Strategies di Sofia, Bulgaria • La prima cosa da dire è che è troppo presto per capire se le iniziative di Obama in politica estera avranno successo. Ma il nuovo Presidente ha aperto un enorme spazio di manovra, di cui in precedenza gli Stati Uniti pativano disperatamente la mancanza. La seconda cosa da dire è che Obama ha realizzato il sogno di qualsiasi Presidente: portare avanti una realpolitik che la maggioranza delle persone al di fuori degli Stati Uniti vede già come un'idealpolitik.Obama ha perfino lanciato il suo marchio personale di realismo, l'inspirational realism. C'è una barzelletta che gira ultimamente e che a mio parere riassume efficacemente i risultati ottenuti da Obama. Dopo la riunione del G-20 ci sono Obama, Sarkozy e Putin che passeggiano intorno a un bellissimo lago. In mezzo al lago c'è un'isola. «Andiamo lì», suggerisce Obama e comincia a camminare sulle acque. Sarkozy lo segue. Lo segue anche Medvedev ma comincia ad affondare. «Dobbiamo dirgli dove stanno le pietre? », sussurra Sarkozy a Obama. «Quali pietre?», gli risponde Obama. Ma se l'inspirational realism è probabilmente tutto quello che gli Stati Uniti possono offrire al momento, l'interrogativo più importante sulle politiche di Obama è: funzioneranno? Probabilmente il cambio di rotta più significativo nella politica di Obama è quello che riguarda l'Europa. Non è troppo presto per dire che, nei rapporti con la Russia, gli Stati Uniti hanno smesso di considerarla come una potenza europea. s.v. Kenneth Roth Direttore esecutivo di Human Rights Watch • Il presidente Obama ha fatto grandi passi avanti nell'ottica di un'"inversione a U" rispetto all'approccio adottato dall'amministrazione Bush nella lotta al terrorismo, controproducente e caratterizzato da abusi. Ha chiuso le prigioni segrete della Cia, ha sottolineato che la Cia deve rispettare le regole d'interrogatorio delle forze armate (che sono abbastanza buone), ha sospeso le commissioni militari e ha promesso di chiudere GuantÁnamo entro un anno. Recentemente, accogliendo la raccomandazione di Human Rights Watch, ha segnalato la sua disponibilità a creare una commissione indipendente in stile11 settembre per indagare sull'uso della tortura e raccomandare misure correttive, fondamentali per ripudiare questi abusi e garantire che non possano ripetersi. Il principale interrogativo che rimane aperto riguarda come chiudere GuantÁnamo: processando o rilasciando i prigionieri, come esorta a fare Human Rights Watch, oppure continuando sulla stessa falsariga di GuantÁnamo e consentendo una carcerazione prolungata senza processo? 8 Charles Kupchan Professore di affari internazionali all'Università Georgetown • Il presidente Obama è partito in modo eccellente. Sia nel tono che nella sostanza ha offerto un'immagine più rispettosa e consensuale della leadership americana, sostenuta da un'accorta diplomazia pubblica. Obama ha messo in chiaro che vuole migliorare le relazioni dell'America sia con i suoi alleati che con i suoi avversari, ma che gli alleati devono fare di più per condividere gli oneri con gli Stati Uniti e che gli avversari devono rinunciare a politiche conflittuali e destabilizzanti. Obama sta andando nella direzione giusta se l'obiettivo è ripristinare la legittimità dell'America all'estero e garantire il lavoro di squadra necessario per affrontare le sfide internazionali. Gli do 8 e non 9 solo perché è troppo presto per dare a chiunque un 9: c'è ancora da affrontare la parte più difficile, tradurre in pratica queste politiche. 7 Michael O'Hanlon Esperto di analisi militari della Brookings Institution • Il piano di riduzione delle truppe in generale va bene, specialmente riguardo al fatto che probabilmente, anche dopo il completamento del ritiro, rimarranno nel Paese circa 50mila soldati americani. Ma la parte difficile sarà l'esecuzione. E fino a questo a momento l'amministrazione Obama, pur avendo svolto un lavoro valido sul piano dell'elaborazione, ha sprecato tempo per l'insediamento dell'ambasciatore Chris Hill (nonostante la partenza di Ryan Crocker all'inizio del 2009 fosse prevedibile un anno fa). Certo, il ritardo dell'insediamento di Hill è stato dovuto al Senato, ma inizialmente la colpa è stata della lentezza con la quale l'amministrazione ha affrontato la questione. Ecco perché non posso essere troppo elogiativo e dare un 9, almeno non ancora. 7 Lucio Caracciolo Direttore di Limes, rivista italiana di geopolitica • Sarebbe un 6 di stima: il punto in più deriva dal compito quasi disperato che gli è stato lasciato in eredità dal predecessore. Impossibile ottenere risultati decisivi in tre mesi con un'America così prostrata. è riuscito però a ristabilire parte della reputazione americana nel mondo. Ha sposato alla retorica molto ambiziosa un approccio realista ai problemi. Ha messo troppa carne al fuoco, ma difficilmente avrebbe potuto evitarlo, data la quantità e la profondità delle emergenze. Sul fronte internazionale, l'apertura all'Iran ha incrinato l'asse con Israele e con gli arabi filo-occidentali, senza ottenere ancora nulla di serio da Teheran. Soprattutto, ha spostato il focus della guerra dall'Iraq al Pakistan: il rischio è di perdere definitivamente su entrambi i fronti. L'obiettivo è arrivare fra un anno e mezzo alle elezioni di mezzo termine avendo portato l'economia fuori della recessione. 7,5 Marta Dassù Direttore di Aspenia • Esiste un paradosso. Obama ha mantenuto un tasso di popolarità interna molto alto; ma le sue politiche hanno convinto solo fino a un certo punto. Si è stabilito un rapporto di fiducia fra il Presidente e il Paese; ma la relazione è difficile con una parte dei democratici, mentre con i repubblicani è scontro aperto. L'illusione elettorale - Obama l'unificatore, il post-partisan - è svanita in fretta; il mondo politico americano resta diviso. Obama non governa al centro, come ci si aspettava: lo dimostra il suo approccio alle questioni etiche o alla riforma sanitaria, indicata come priorità della legislatura. In economia, esiste una preoccupazione fondata sulle implicazioni a lungo termine - l'inflazione, anzitutto - dell'ampiezza del debito. In politica estera, non è chiaro se l'approccio della "mano aperta"verso iregimi avversari pagherà. Anche qui: Obama mantiene una forte popolarità internazionale; ma in Europa non ha trovato appoggi concreti alle sue richieste (maggiore impegno in Afghanistan, più stimoli fiscali). Nell'insieme, Obama il pragmatico sta producendo una cascata di decisioni - alcune buone e molto coraggiose, altre meno prima che una visione d'insieme. E c'è stata una lentezza impressionante dal punto di vista amministrativo, dimostrata dai buchi nell'organigramma del Tesoro. In breve, Obama ha confermato di essere un leader carismatico, che governa in rapporto diretto con il Paese. Ma quanto a capacità di guidare la sua maggioranza al Congresso e di fare funzionare la macchina amministrativa, il Presidente è stato inferiore alle attese nei suoi primi 100 giorni. Sta ancora imparando. Decisivo, per un giudizio su questo, sarà l'esito del passaggio parlamentare sul budget. La fase delle verifiche comincia adesso. Direi un 7 e mezzo di incoraggiamento. (Traduzioni di Fabio Galimberti) Sorrisi alla Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama scherza con i componenti della squadra di football della U.S. Naval Academy, da lui appena premiati a Washington. L'incontro è avvenuto il 21 aprile AP/LAPRESSE

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Un pacifista in camicia rossa (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: STORIA E STORIE data: 2009-04-26 - pag: 32 autore: Garibaldi fu smentito Un pacifista in camicia rossa Si chiudono all'Onu le celebrazioni per il bicentenario dell'«Eroe dei due mondi». E un libro segnala un lato ancora poco approfondito della sua personalità: paladino dei diritti umani e nemico della pena di morte di Luigi Mascilli Migliorini D elle molte sorprese che può riservare la vita tutt'altro che comune di Giuseppe Garibaldi quella di vederlo protagonista di battaglie in difesa della pace e per l'abolizione della pena di morte non è certo tra le minori ed è indubbiamente tra le più significative. Sono trascorsi pochi giorni dalla difficile vittoria sul Volturno, l'impresa dei Mille si è, dunque, appena conclusa e con un gesto non meno improvviso di quello che lo spinge a imbarcarsi per Caprera rinunciando a lusinghe e intrighi della politica, Garibaldi lancia una personalissima offensiva per la pace in Europa. Il 22 ottobre del 1860 sono queste le parole con le quali un uomo reso celebre dalle armi annuncia all'opinione pubblica internazionale un nuovo, inatteso fronte di combattimento: «Noi passiamo la nostra vita a minacciarci continuamente e reciprocamente, mentre che in Europa la grande maggioranza, non solo delle intelligenze, ma degli uomini di buon senso, comprende perfettamente che potremmo pur passare la povera nostra vita senza questo perpetuo stato di minaccia e di ostilità degli uni contro gli altri, e senza questa necessità che sembra fatalmente imposta ai popoli da qualche nemico segreto e invisibile dell'umanità, di ucciderci con tanta scienza e raffinatezza ». L'eroe di guerra si fa eroe di pace, seguendo un percorso originale di cui merita ritrovare le tracce nella complessa biografia del personaggio, ma di cui occorre soprattutto considerare il significato storico nel quadro di una cultura europea che allora, nel farsi stesso delle nazionalità moderne, avverte tempestivamente i limiti e i pericoli di questo processo. Mentre, dunque, si consumano in Italia, da Aspromonte a Mentana, le prove tormentate del dopo Risorgimento, il cammino di questo "altro" Garibaldi ci porta a Ginevra dove, nel settembre del 1867, si apre il primo Congresso della Lega per la Pace. Vi partecipano Victor Hugo ed Edgar Quinet, Herzen e Dostojievski , rappresentanti di un'Europa che comincia a guardare con allarme a quelle passioni nazionali che essi avevano in molti casi agitato e condiviso, ma che ora prendono il colore di odii irriducibili come quello che divide la Francia e la Germania, l'Austria e la Russia. Garibaldi è accolto a Ginevra con entusiasmo, con un calore non diverso da quello che, pochi anni prima, aveva spinto mezzo milione di Inglesi ad acclamarlo per le vie di Londra. Egli non è più, o non è più solo, l'uomo del Risorgimento italiano, ma la bandiera di un'idea nuova di Europa, la stessa che egli aveva già disegnato in una lettera inviata all'Imperatore Tedesco e che torna a ripetere a Ginevra in due secchi articoli del suo progetto di Costituzione mondiale: «La Guerra tra le Nazioni è impossibile. Ogni disputa tra di esse sarà sottoposta al giudizio dell'Areopago». Areopago (si spera) di oggi le Nazioni Unite sono il luogo nel quale si concludono le manifestazioni organizzate dal Comitato nazionale per il Bicentenario della nascita di Garibaldi, ricordandone pure la battaglia per l'abolizione della pena di morte condotta allora «in nome della progressiva umanità» e della quale è facile avvertire il legame con quella risoluzione per una moratoria della pena di morte nel mondo che proprio l'Onu – con significativo impegno dell'Italia – ha adottato nel dicembre del 2007. Dopo l'Unità Garibaldi è, insomma, deciso a dare una misura diversa alla propria azione, che sia anche una misura diversa dell'Italia (e dell'Europa, si è detto) da costruire. Diritti umani chiamiamo oggi questa misura e l'espressione, applicata a Garibaldi, potrebbe apparire cronologicamente sfasata. Ma l'ampiezza dell'impegno civile dell'«Eroe dei due Mondi» – lo raccontano ora anche le pagine di Garibaldi: democracy and civil rights curate da Lauro Rossi (Gangemi, Roma, pagg. 96, à 10,00)– è impressionante. Attorno al nodo della pace e della pena di morte si raccolgono prese di posizione sull'emancipazione femminile, lotta contro il razzismo (Lincoln provò ad averlo al suo fianco nella Guerra civile americana), sensibilità ambientalista e animalista nella sistemazione del piccolo regno di Caprera. è un panorama assai più vasto di quello che si racchiude nella dimensione già nota dell'infaticabile difensore dei diritti dei popoli, del democratico intransigente e persino del profeta del socialismo. Ed è soprattutto una prospettiva interpretativa più ricca e problematica di un mito storico sul quale sembrava si sapesse praticamente tutto e che, invece, le ricerche maturate in occasione di questo Bicentenario aiutano a scoprire e a capire. Se, infatti, diritti umani e – come oggi noi immaginiamo – qualcosa che appartiene alla politica, ma non si riduce tutta dentro la politica; che fa centro sull'essere umano, ma non si circoscrive a esso inserendolo, piuttosto, in un ambiente naturale di cui egli è solo parte; che poggia questi diritti non solo sulle norme positive, ma su un nocciolo irrinunciabile di condizioni per le quali una vita umana può dirsi autenticamente tale, allora in Garibaldi ritroviamo il combattente precoce di questa moderna idea. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il condottiero dei Mille a Ginevra nel 1867: «Basta con la guerra delle Nazioni. Ogni disputa sia decisa da un areopago» In posa. Garibaldi in un ritratto del 1910, per una copertina de «L'illustrazione italiana» ALINARI

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Clima, il G8 di Siracusa aiuterà l'accordo (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 27/04/2009 - pag: 1 LA LETTERA/1 Con Lukashenko discuteremo di diritti umani di FRANCO FRATTINI A PAGINA 15 LA LETTERA/2 Clima, il G8 di Siracusa aiuterà l'accordo di STEFANIA PRESTIGIACOMO A PAGINA 18

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A Serra San Quirico in scena i ragazzi (sezione: Diritti umani)

( da "By Marche.it" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

A Serra San Quirico in scena i ragazzi Dal 25 aprile al 16 maggio Serra San Quirico ospita la 27esima Rassegna Nazionale del Teatro della Scuola, organizzata dall’Associazione Teatro Giovani con il patrocinio di Regione Marche, Provincia di Ancona, Amat, Comunità Montana Esino Frasassi, Comune di Serra San Quirico. Sono 37 le scuole partecipanti, provenienti da 14 regioni, che porteranno in scena spettacoli ai quali hanno lavorato nel corso di tutto l’anno scolastico, guidati dagli operatori teatrali, per un totale di 3.500 persone presenti alla rassegna fra studenti, insegnanti e genitori. “Con questo programma vogliamo dimostrare, anche quest'anno, che le terre del teatro sono terre che abbattono barriere, in cui non esistono confini territoriali o di limitazioni corporee e in cui si realizza una vera integrazione fra culture. Siamo felici che abbiano confermato la presenza le due scuole abruzzesi, una proprio dell'Aquila e una di Vasto (Chieti), che saranno qui anche per aiutare i ragazzi a dimenticare il terremoto” ha spiegato Fabrizio Giuliani, presidente dell'Associazione Teatro Giovani, in una conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Raffaello ad Ancona . Il nome del testimonial di quest’anno è “Idea8” ed è ispirato alla storia contemporanea, o meglio, a personaggi e ad eventi che hanno fortemente inciso sulla storia del XX esimo secolo, i cui anniversari e ricorrenze sono legati al numero 8, come il 10 dicembre 1948, data della Dichiarazione della Carta dei diritti umani, il 9 maggio 1978, uccisione di Peppino Impastato e di Aldo Moro, e che rappresentano un simbolo nei diritti civili, nella conquista della democrazia e dell'eguaglianza. L'ultima sera della Rassegna verrà svelato il testimonial dell'anno scolastico 2009/2010 la cui immagine ci è stata donata da Serena Riglietti, l'illustratrice di Harry Potter, che sarà presente. Ciascun gruppo scolastico resterà a Serra San Quirico tre giorni e sarà coinvolto in un percorso formativo che prevede tre fasi collaterali alla rappresentazione e diverse attività: il Salotto dell’accoglienza, momento di conoscenza e confronto; i laboratori teatrali, momenti di lavoro pratico sul fare teatro, percorsi personali che gli operatori teatrali, provenienti da varie regioni italiane, propongono agli studenti; il Salotto teatrale, forse lo spazio più importante e delicato di questo percorso, in cui, dopo lo spettacolo, operatori e ragazzi si scambiano opinioni ed emozioni su quest’intensa esperienza vissuta insieme. Per informazioni: www.teatrogiovani.eu (articolo pubblicato il 27/4/2009)

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L'ultimo tiranno d'Europa (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Personaggio TRE MANDATI NUOVA IMMAGINE CENSURA MODELLO TERZO REICH L'ultimo tiranno d'Europa Lukashenko flirta con l'Ue per non essere travolto da una rivolta filo-occidentale Osteggiato «In Bielorussia vive ancora un dittatore», aveva detto nel 2005 il segretario di Stato Condoleezza Rice Capricci Pensava di fare il doppio gioco con il gas, Putin lo stoppò: «Bisogna scacciare la mosca dalla polpetta» EMANUELE NOVAZIO Non accettiamo pressioni dalla Russia né dall'Europa Siamo in grado di decidere da soli E' presidente dal 1994, molti dubbi sulla correttezza del voto del 2006 Si è affidato a un'agenzia britannica: abiti di taglio occidentale e foto col figlio «Bisogna difendersi dagli sciacalli». E dall'estero voleva solo notizie di catastrofi «E' così che interpreto la Repubblica presidenziale e il ruolo del leader» ROMA Alexander Lukashenko Quando Gazprom gli comunicò che a partire da gennaio 2007 il prezzo del gas russo sarebbe passato da 46 a 105 dollari ogni mille metri cubi per un adeguamento agli standard europei Alexander Grigorievic Lukashenko denunciò la «provocazione assurda» di Mosca e minacciò di interrompere il flusso d'energia verso i mercati occidentali. Passati due giorni, Vladimir Putin gli fece capire che la follia eltsiniana dell'«Unione Russia-Bielorussia», della quale Lukashenko s'immaginava vicepresidente, era definitivamente tramontata, e che il Cremlino non avrebbe più tollerato capricci né prezzi politici sul gas. «Bisogna scacciare la mosca dalla polpetta», disse l'allora presidente russo con efficace espressione gergale. Tanto bastò. L'uomo che Condoleezza Rice, nel 2005, aveva definito «l'ultimo dittatore d'Europa, un tiranno», comprese. E accettò l'aumento che cancellava fruttuose speculazioni, gas russo acquistato a prezzi calmierati e rivenduto in Occidente a prezzi di mercato. Il rientrato scontro con Putin fu il segno della svolta che - dopo un bando di 14 anni dall'Europa - stamane porta Lukashenko a Roma e il 7 maggio consentirà al suo Paese di partecipare al vertice europeo di Praga, nonostante Minsk resti esclusa dal Consiglio d'Europa - l'organizzazione continentale per la difesa dei diritti umani - e sia rimasta l'unica nel continente a praticare la pena di morte (quattro condanne eseguite nel 2008, i corpi sepolti in luoghi nascosti perfino alle famiglie): non a caso l'invito della presidenza ceca non è «ad personam» ma - con una buona dose d'ipocrisia - alla Bielorussia, e quasi certamente a rappresentarla non sarà il presidente ma il ministro degli Esteri Serghey Martynov. Abituato a violare sistematicamente i diritti umani e a imbavagliare la stampa («bisogna difendersi da questi sciacalli», disse dei media quando decise che le sole notizie occidentali ammesse sarebbero state quelle riguardanti scioperi, catastrofi naturali e terrorismo), Lukashenko comprese infatti che la «normalizzazione» delle relazioni con Mosca lo costringeva a sacrificare sull'altare del realismo le funebri evocazioni del nazismo che dal '94 avevano fatto da cornice al suo regime: «L'ordine tedesco si è sviluppato nei secoli ma sotto Hitler, un politico di grandi qualità, ha raggiunto il culmine, ed è così che interpreto la Repubblica presidenziale e il ruolo del leader», disse dopo la conferma elettorale al vertice, nel 2001. Senza riguardo per la memoria di un popolo che proprio da Hitler era stato devastato. La relativa e forzata emancipazione da Mosca ha insomma costretto Lukashenko - 54 anni ad agosto, economista di formazione, esperienza alla guida di un «sovkoz», le fattorie sovietiche di Stato - a socchiudere le porte blindate del suo Paese al «cane rabbioso occidentale». Ancora un anno fa impegnato in una crociata che prendeva di mira, fra l'altro, la musica straniera «corruttrice dei giovani» e autorizzava la radio a trasmettere due canzoni occidentali ogni dieci, il presidente rieletto per la terza volta nel 2006 con pratiche denunciate dagli osservatori dell'Osce ha compreso che, senza l'appoggio dell'Europa, la Bielorussia rischiava di ospitare la quarta «rivoluzione colorata» dopo Serbia (2000), Georgia (2003), Ucraina (2004) e Kirghizistan (2005). «Batkha» - il padre, come lo chiamano i sostenitori, forse nostalgici di Stalin - ha scelto dunque la strada delle concessioni. Timide e sporadiche ancora (le elezioni legislative dell'anno scorso sono state considerate «un progresso» dall'Osce), e accompagnate dal disprezzo per gli avversari politici, definiti «nemici del popolo». Ma sufficienti a convincere l'Europa - molto interessata alle equazioni geopolitiche con Mosca e a un Paese impegnato in vigorose privatizzazioni - che «qualcosa sta cambiando a Minsk». Per prepararsi al salto, l'uomo che difende la sua immagine di capo con severe leggi anti-vilipendio (cinque anni di reclusione per chi fa dell'ironia su di lui) si è affidato a un'agenzia d'immagine britannica: niente più reliquie sovietiche ma abiti di taglio occidentale, niente più cipiglio ma tanti sorrisi, e perfino una foto allo stadio con Kolia, il figlio quindicenne frutto di una relazione extraconiugale con l'affascinante medico personale Irina Abelskaya. L'Europa si aspetta dell'altro, da lui, e reclama passi in avanti più decisi nel dossier diritti umani. Ma è convinta che la strada giusta sia il dialogo, e per questo ha tolto il bando al suo visto d'ingresso per tutto l'anno in corso. Come nota un diplomatico italiano, «l'apertura è sotto condizione e sotto osservazione. Ma se non gli parli mai non farai mai progressi».

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Quei difficili equilibri dell'economia di mercato (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Quei difficili equilibri dell'economia di mercato Lunedì 27 Aprile 2009, Ma il mercato ci ha traditi? Oggi, non si può più dichiarare che il mercato sia solo eticamente immorale perché causa della mercificazione delle relazioni umane, del depauperamento della natura etc.; oggi, con questa crisi di sistema, si può dire che il mercato ha fallito il suo compito storico di aumentare e redistribuire la ricchezza. Che non distribuisse la ricchezza era chiaro ormai a tutti, il divario fra paesi ricchi e poveri e fra i redditi all'interno di uno stesso paese è aumentato invece che diminuire, che non aumentasse più la ricchezza complessiva è evidente ora. Il mercato ha umiliato il lavoro scoraggiando la creatività e la competenza di chi è sottoposto non lasciandogli decidere cosa e come produrre, pagando sempre meno il prodotto del lavoro, rendendo sempre più precario il tipo d'impiego, aumentando così l'insicurezza e la frustrazione sociale. Ma non ha umiliato solo chi produce ma anche chi compra entrando nella vita delle persone, nelle relazioni, riducendo la possibilità di godere dei beni comuni, di veder soddisfatti i bisogni essenziali, di accedere ai flussi di informazione. Il mercato ha funzionato facendo circolare beni a rapida obsolescenza che si deteriorano subito, aumentando i rifiuti che se bruciati negli inceneritori aumentano le malattie da metalli pesanti, diossine, etc. A causa degli sbalzi speculativi e della deregulation globale ha messo continuamente a rischio le economie familiari e delle comunità che sono state fagocitate (nel 2013 finiranno gli incentivi per l'agricoltura europea che avevano una funzione di stabilizzazione e anche il cibo potrà avere le grandi oscillazioni che ha avuto il petrolio). La rilocazione (latouche) di una economia autonoma locale, sociale e di autosussistenza riporta alle energie, alle risorse al controllo della comunità la possibilità di fronteggiare la crisi garantendo una maggior stabilità di prezzi e posti di lavoro. Nella gestione dei servizi pubblici con le multiutility ha aumentato le tariffe e gli sprechi; come fa una multiutility a far risparmiare acqua e ridurre i rifiuti se vive del consumo e guadagna sullo spreco? Una sanità privatizzata prospererà se vi sono più malattie o più salute? Quanti passaggi Iva sono stati necessari per dare un'illusoria immagine di crescita del Pil; ma più passaggi Iva ci sono e meno viene pagato il produttore e più paga il consumatore. Tutto questo dovrebbe spingere il mondo del lavoro all'esodo dall'economia di mercato in quanto se vi è dentro e se vive delle sue logiche esso rappresenta sempre di meno il valore più importante. Anche il consumatore per l'insoddisfazione di questo gioco a perdere è spinto a quest'esodo. Produttori e consumatori possono: 1) partendo dal locale dar vita a comunità di individui che costruiscono nuove economie sostanziali, autocentrate sulle necessità essenziali che non dei cittadini che garantiscano un'autonomia economica, l'autosussistenza e un controllo partecipativo che arrivi fino anche alla proprietà dei mezzi produzione; 2) sviluppare un'economia di prossimità che porti all'autoproduzione agricola, energetica, di beni e servizi, e sganciarsi dalla instabilità del sistema di una economia globalizzata e dalle dipendenze alimentari (con il kilometro zero, i mercati contadini, le open farms e le filiere corte), energetichem finanziarie (attraverso il microcredito, i mutui agevolati, il credito locale alle aziende condizionato al basso impatto sull'ambiente e all'assunzione prioritaria di residenti senza discriminazioni); 3) vivere i territori come beni comuni, le città come banche sociali (per il loro surplus di competenze, tempo e beni distribuibili organizzabili in reti di mutuo soccorso); 4) decolonizzare l'immaginario collettivo ora xenofobo sostituendolo con i valori comunitari come la cooperazione fra diversi e il supporto sociale visto che è il mercato che definisce i diritti umani; 6) identificare e risocializzare i beni comuni; 7) identificare gli sprechi di sistema per reinvestirli in sviluppo della conoscenza e nuove occupazioni (corsi di formazione su risparmio energetico, gestione comunitaria, ottimizzazione delle risorse), salute, cure sociali (assistenza agli anziani e disabili) in altre parole in una nuova architettura sociale e comunitaria. Luciano Mignoli

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L'Albania presenterà domani domanda di ammissione nell'Ue (sezione: Diritti umani)

( da "Reuters Italia" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

TIRANA (Reuters) - L'Albania si candiderà per un posto nell'Unione Europea domani, su invito dell'attuale presidenza dell'Unione europea, la Repubblica Ceca. Lo ha reso noto in una conferenza stampa, tenuta oggi, il primo ministro albanese Sali Berisha. "Ho detto al mio amico Karamanlis che domani l'Albania farà richiesta di ammissione nell'Unione Europea, su invito della presidenza ceca", ha detto Berisha, facendo riferimento al presidente greco Kostas Karamanlis, che sedeva a fianco a lui. Karamanlis ha detto di aver ricordato a Berisha che far svolgere le elezioni di giugno secondo gli standard internazionali, sfidando la corruzione e garantendo il rispetto dei diritti umani, faciliterebbe il percorso dell'Albania verso l'ammissione nell'Ue.

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Giornalisti per i diritti umani (sezione: Diritti umani)

( da "Quotidiano.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Giornalisti per i diritti umani Acquaviva Picena | Nelle Marche il meeting nazionale per esserci, raccontarsi, raccontare e riflettere. Un viaggio nella professione dell’informazione. di Emiliano Corradetti I periodici storici messi in mostra Martedì 28 Aprile alle ore 21, presso la Chiesa di San Rocco ad Acquaviva Picena, nell'ambito della XIX edizione dell'Helios Festival - Settimana dell'amicizia fra i popoli, ci sarà un incontro dedicato alla professione del giornalista. Moderano la sociologa Giuditta Castelli ed il vicesindaco Teodorico Compagnoni. Direzione artistica: Rosita Spinozzi e Albert Corradetti. Con la Helios onlus Planet, promotrice del festival collaborano in qualità di partner nell'evento acquavivano l'Amministrazione Comunale, l'Associazione il Volo della Fenice, l'Ordine dei Giornalisti delle Marche, l'Associazione "Progetto squola", l'informazione dei giovani dell'Appennino tosco emiliano. Con il patrocinio di Regione Marche, Provincia di Ascoli Piceno, Università degli Studi di Camerino. Nel corso del meeting "Giornalisti per i diritti umani" si racconterà di storie individuali, del grande amore per la professione ma anche della guerra per la libertà e la verità che combattono ogni giorno i giornalisti impegnati in quelle aree del mondo martoriate dalla repressione e dalla dittatura o nelle aree dove il diritto ad una esistenza umana e civile viene calpestata dai poteri forti del crimine, delle mafie, dei disastri ambientali, umani e sociali: una guerra senza fine che ogni anno è segnata dal triste e macabro conto delle sue vittime. Saranno consegnati anche riconoscimenti a giornalisti e testate, fra i questi quello alla memoria del Procuratore della Repubblica Mario Mandrelli, sostenitore dell'incontro fra il mondo della scuola e giornalisti nell'Helios Festival, dal suo esordio (1989). Giungeranno rappresentanti da varie regioni d'Italia. Ospiti della serata il giornalista Rai Vincenzo Varagona con il suo libro "Pollicino nel bosco dei media", la giornalista abruzzese Cristina Mosca con il suo romanzo "E' donne infreddolite negli scialli", il giornalista sambenedettese del Tg 5 Remo Croci. Si guarderà al futuro anche con il giovane Enrico La Torre, fondatore del "Progetto squola", l'associazione giovanile che il 13 dicembre 2006 per la prima volta in Italia ha realizzato un punto d'incontro per tutti i giovani scegliendo l'Appennino tosco-emiliano come prima sezione in Italia dove proporre e attivare l'Informazione dei giovani e che ora apre al nazionale. Nell'occasione sarà inaugurata nella vicina Casa "Celso Ulpiani" la Mostra dei periodici storici (1914 - 1947) che resterà aperta per dieci giorni. Tutti i giornalisti, rappresentanti delle diverse testate locali e nazionali, liberi cittadini ed istituzioni, sono invitati a partecipare. Info: 338/3769418. 27/04/2009

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Ue/ Frattini: Bielorussia deciderà chi inviare a vertice (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Lussemburgo, 27 apr. (Apcom - Nuova Europa) - Non è ancora certo che il presidente bielorusso Lukashenko partecipi al summit per il Partenariato orientale che si svolgerà a Praga il 7 maggio prossimo. Lo ha spiegato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, al termine del vertice con i suoi colleghi della Ue a Lussemburgo. "Esiste la possibilità che sia presente il presidente Lukashenko, ma l'invito è stato rivolto alla Bielorussia e non a lui personalmente. Decideranno le autorità locali chi andrà", ha spiegato Frattini. Tra i temi in discussione a Praga, ha sottolineato il ministro, "ci saranno comunque anche le preoccupazioni europee sulla Bielorussia e la Moldova". Secondo il ministro "è giusto tenere un vertice di alto livello per dimostrare l'attenzione dell'Unione europea, ma di certo non possiamo rinunciare ad affrontare temi come quelli dei diritti umani".

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Afghanistan/ Karzai: legge "stupro familiare" verrà emendata (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Kabul, 27 apr. (Ap) - Nel corso della conferenza stampa congiunta con il premier britannico Gordon Brown, in visita oggi in Afghanistan, il presidente afgano Hamid Karzai ha spiegato che la controversa legge che legalizza lo stupro all'interno del matrimonio (stabilisce cioè che l'uomo può forzare la donna ad avere rapporti sessuali con lei ogni quattro giorni), verrà emendata. Il provvedimento, che aveva innescato forti polemiche in tutta la comunità internazionale, vieta inoltre alle donne di poter uscire di casa sole o in assenza del permesso del consorte. "Ci saranno degli emendamenti, la legge non andrà a interferire con i diritti umani e, in particolar modo, con quelli del popolo afgano" ha spiegato Karzai. Si tratta della prima volta, da quando la legge è stata firmata dal parlamento alla fine di marzo, che il presidente annuncia cambiamenti sostanziali al testo.

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UE/ PARTENARIATO EST: LUKASHENKO E VORONIN NON ANDRANNO A SUMMIT (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Ue/ Partenariato Est: Lukashenko e Voronin non andranno a summit di Apcom Lo riferisce un diplomatico europeo a margine Consiglio Esteri Ue -->Lussemburgo, 27 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Il presidente della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, e quello della Moldova, Vladimir Voronin, non parteciperanno al summit organizzato dalla presidenza ceca dell'Ue il 7 maggio a Praga per lanciare il 'Partenariato per l'Est'. Lo riferisce un diplomatico europeo a margine della riunione dei ministri degli Esteri Ue a Lussemburgo, indicando che all'incontro Chisinau dovrebbe essere rappresentata dal primo ministro, Zinaida Greceanii. "Ci aspettiamo che sia il primo ministro a venire", ha indicato la fonte, spiegando che al momento non si sa chi sarà il 'sostituto' di Minsk. Voronin e Lukashenko sono tra gli invitati più controversi del summit: il primo è nel mirino per la repressione delle sommosse violente dell'opposizione, mentre il secondo - oggi in visita in Italia - è noto negli Usa e presso il Parlamento europeo come "l'ultimo dittatore d'Europa". Alcuni capi di Stato Ue - tra cui il ceco Vaclav Klaus - hanno indicato nei giorni scorsi che non gli avrebbero stretto la mano. Oltre che alla Moldova e alla Bielorussia, il 'Partenariato per l'Est' è rivolto all'Ucraina, dove il presidente Viktor Yushchenko e il premier Yulia Tymoshenko continuano a litigare mentre il Paese affonda economicamente; alla Georgia, il cui presidente Mikheil Saakashvili deve affrontare le richieste di dimissioni dell'opposizione; all'Armenia, impegnata nella pacificazione con la Turchia ma al tempo stesso sotto osservazione per gli abusi dei diritti umani; e all'Azerbaigian, il cui gas fa gola a Ue e Russia ma che al tempo stesso ha una reputazione sospetta sui diritti e teme che il disgelo turco-armeno faccia passare in secondo piano il problema del Nagorno-Karabakh. Nei giorni scorsi diverse fonti diplomatiche hanno indicato che con ogni probabilità al summit mancherà anche qualche leader dei Ventisette, vuoi per ragioni di agenda o per ragioni di opportunità, anche se la partecipazione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per ora è confermata. Oggi la presidenza ceca ha segnalato ai ministri degli Esteri Ue che saranno "i benvenuti" all'incontro, di fatto dando la possibilità agli Stati membri di non essere rappresentati ai massimi livelli. (con fonte Afp)

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AFGHANISTAN/ KARZAI: LEGGE STUPRO FAMILIARE VERRÀ EMENDATA (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Afghanistan/ Karzai: legge "stupro familiare" verrà emendata di Apcom La legge ha sollevato forti polemiche in tutto il mondo -->Kabul, 27 apr. (Ap) - Nel corso della conferenza stampa congiunta con il premier britannico Gordon Brown, in visita oggi in Afghanistan, il presidente afgano Hamid Karzai ha spiegato che la controversa legge che legalizza lo stupro all'interno del matrimonio (stabilisce cioè che l'uomo può forzare la donna ad avere rapporti sessuali con lei ogni quattro giorni), verrà emendata. Il provvedimento, che aveva innescato forti polemiche in tutta la comunità internazionale, vieta inoltre alle donne di poter uscire di casa sole o in assenza del permesso del consorte. "Ci saranno degli emendamenti, la legge non andrà a interferire con i diritti umani e, in particolar modo, con quelli del popolo afgano" ha spiegato Karzai. Si tratta della prima volta, da quando la legge è stata firmata dal parlamento alla fine di marzo, che il presidente annuncia cambiamenti sostanziali al testo.

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Immigrazione irregolare: medici, salta l'obbligo di denuncia (sezione: Diritti umani)

( da "Blogosfere" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Apr 0927 Immigrazione irregolare: medici, salta l'obbligo di denuncia Pubblicato da Rosario Mastrosimone alle 16:04 in Diritti umani Sparisce dall'impianto normativo in materia di sicurezza l'obbligo per i medici delle strutture pubbliche di denunciare le persone sprovviste di regolare permesso di soggiorno. La norma, fortemente voluta dalla Lega Nord, oltre a porre seri problemi di costituzionalità avrebbe messo in pericolo la salute di tutti i cittadini italiani e degli stranieri regolari, perché, disincentivando ed addirittura punendo il ricorso alle strutture sanitarie da parte dei cosiddetti "clandestini", avrebbe facilitato la diffusione di malattie anche ad alto livello di contagiosità e fatto la fortuna di improvvisati medici della domenica privi di titolo per esercitare e sprovvisti delle necessarie competenze professionali.

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G8. Né all'Aquila, né altrove (sezione: Diritti umani)

( da "AprileOnline.info" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

G8. Né all'Aquila, né altrove Norma Bertullacelli*, 27 aprile 2009, 13:05 L'intervento Invece di ospitare il summit degli otto maggiori azionisti del Fmi e della Banca mondiale, l'Italia potrebbe farsi promotrice di una politica internazionale di pace cominciando a rinunciare a dotarsi di aerei da combattimento per destinare quella somma alla ricostruzione dell'Abruzzo A partire dal 1999 ci siamo opposti con tutte le nostre forze al G8 che si è svolto a Genova nel 2001: non lo volevamo né qui, né altrove. Sostenemmo allora - e ne siamo ancora convinti - che la pretesa degli otto di assumere decisioni sulle sorti del mondo fosse del tutto illegittima: non esistevano ( e non esistono ) trattati che dessero loro alcun diritto internazionale. Ritenemmo che si trattasse di una pura ostentazione di potere: tanto più grave perché attuata dagli autori e garanti di un sistema economico internazionale che assegna a pochi ( il 20% dell'umanità) l'80% delle risorse, e lascia il resto delle persone nella miseria. Sottolineammo che gli otto sono i maggiori azionisti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca mondiale: proprio gli enti responsabili, attraverso la politica del debito internazionale, del progressivo ed inesorabile immiserimento dei paesi poveri. Gli otto dichiararono di perseguire progetti di pace: da allora i conflitti locali ed internazionali sono aumentati di numero. L'Italia è coinvolta oggi direttamente nella guerra in Afghanistan, una guerra criminale, inutile ed illegale. Per ben tre anni ha partecipato alla guerra contro l'Iraq, un paese che non ci aveva né aggredito né minacciato; e non possedeva affatto armi di distruzione di massa. Tra tanti proclami di lotta alla povertà l'Italia, paese ospite, promise allora 260 milioni di euro al Fondo Globale contro l'AIDS, la TBC e la malaria; denaro che non è mai stato versato. Dopo sei anni comincia lentamente ad emergere il fatto che in quei giorni fu sospeso lo stato di diritto: Carlo Giuliani è stato ucciso, e centinaia di persone sono state picchiate, umiliate, arrestate e detenute illegalmente. L'allora capo della polizia De Gennaro e funzionari indagati per gravissimi reatisono stati promossi, dal precedente come dall'attuale governo. Nei giorni immediatamente precedenti il G8 la vita della città fu sconvolta: oscene gabbie imprigionarono una parte del centro storico, gli abitanti dovettero munirsi di pass, il porto fu chiuso, i barboni "deportati" in campagna. Lo stesso sindaco Pericu, che inizialmente aveva accolto in modo favorevole la scelta di far svolgere a Genova il G8 (aveva addirittura progettato di consegnare a gli otto le chiavi della città in argento), protestò per l'ingabbiamento e cercò di adoperarsi per limitare i danni. Purtroppo non chiese né la sospensione né l'allontanamento del g8 dalla città. Fu un governo di centrosinistra a scegliere Genova nel 1999 (grazie, ministro D'Alema), ed un governo di centrodestra a gestire il G8 e la "più grave violazione dei diritti umani in Italia dal dopoguerra". E oggi Berlusconi annuncia di voler spostare il carrozzone all'Aquila ed il centrosinistra plaude alla bella pensata. Pensiamo che il G8 non debba svolgersi in alcun luogo; e che ovunque si svolga meriti contestazioni nonviolente (e quindi assolutamente consapevoli e rispettose della tragedia che l'Abruzzo sta vivendo) ma intransigenti. E se davvero l'Italia volesse farsi promotrice di una politica internazionale di pace e di giustizia potrebbe ritirare i propri soldati da tutti i teatri di guerra, in primo luogo dall'Afghanistan, destinando a spese sociali le ingenti somme risparmiate; potrebbe sostenere in tutte le sedi internazionali che i paesi poveri hanno già abbondantemente pagato i propri debiti; potrebbe rinunciare a dotarsi di aerei da combattimento F35 del costo di 12,9 miliardi per destinare quella somma alla ricostruzione dell'Abruzzo (costo stimato dal ministro Maroni 12 miliardi); riconvertire nel civile le proprie industrie militari, e così via. *Rete controg8 per la globalizzazione dei diritti

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DIRITTI UMANI: CHITI, SERVE RUOLO PIU' FORTE DEL CONSIGLIO (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

''E' significativo che il dibattito sulla tutela dei diritti umani in uno stato d'emergenza si svolga nel giorno del 60* anniversario del Consiglio d'Europa. Il benessere e la sicurezza dei popoli non dipendono soltanto dall'economia, ma prima ancora dalla democrazia e dalla tutela dei diritti umani. E' cosi' che si rafforza la pace, la cooperazione, la comune appartenenza all'Europa. E' quanto ha dichiarato il vice presidente del Senato, Vannino Chiti, a Strasburgo nel corso del suo intervento all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. L'esponente del Pd si e' trovato d'accordo con la relazione e con il progetto di risoluzione dell'Assemblea e ne ha sottolineato alcuni aspetti. ''La dichiarazione dello stato di emergenza - ha aggiunto Chiti - si giustifica soltanto in caso di guerra o di rischio di disgregazione di una nazione. I diritti umani devono sempre essere salvaguardati. Per questo e' importante rafforzare il ruolo del potere legislativo nell'autorizzare lo stato d'emergenza''. ''La liberta' di comunicare, di espressione e di opinione non rappresenta una minaccia alle nazioni: il proibirle e' una violazione che ferisce la democrazia''. ''E' importante controllare ed eventualmente rivedere le regole di ingaggio delle forze dell'ordine, per fronteggiare manifestazioni o cortei senza ricorrere a misure sproporzionate. E' decisiva in ogni Paese una formazione coerente con i principi contenuti nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo''. ''Infine - ha concluso l'esponente del Pd -, vorrei che oggi uscissero da qui due messaggi: estendere l'elenco dei diritti in nessun caso revocabili, ampliando quelli contenuti nell'articolo 15 della Convenzione Europea; un ruolo piu' forte del Consiglio d'Europa, attraverso un compito allo stesso Segretario Generale di esercitare un controllo durante e dopo lo stato d'emergenza, neiPaesi dai quali vengano dichiarazioni riguardo a violazione dell'articolo 15 della Convenzione. Dovremo poi pensare alle sanzioni nei confronti di Paesi membri del Consiglio d'Europa che non rispettino i diritti umani e non collaborino riguardo alle indicazioni che l'Assemblea Parlamentare avra' dato''.

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Zone extrème, il reality in cui si è disposti a fulminare gli avversari con una scarica elettrica. Documentario choc dalla Francia (sezione: Diritti umani)

( da "Blogosfere" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Apr 0927 Zone extrème, il reality in cui si è disposti a fulminare gli avversari con una scarica elettrica. Documentario choc dalla Francia Pubblicato da Fabio Traversa alle 18:30 in Frase del giorno, Occhio al dettaglio, Personaggi, Reality Show, Rumors Un budget di 2 milioni e mezzo di euro, cinque anni di lavoro e una "tesi" da sviluppare: dimostrare che ormai i partecipanti ai reality non hanno più limiti né morale. E' quello che racconterà Zone extrème (voto preventivo: 6), un documentario che sta girando in Francia Christophe Nick, regista di 51 anni con una serie di programmi di denuncia alle spalle. L'impianto è quello tipico dei reality: c'è un'attrice che fa le domande coi toni e i ritmi esasperati di rito: "Domanda numero 10, la fortuna è...". E via le quattro risposte possibili. "Immensa, colossale, inaspettata, nascosta". In una sorta di cella è rinchiuso il concorrente da "torchiare". In questo caso un attore che simula la parte del partecipante che sbaglia il quiz. A questo punto l'avversario, la vera "cavia" dell'esperimento che crede di partecipare ad un vero reality, ha la possibilità di infliggere la sua tortura al "perdente". Una manopola collegata all'alta tensione che può abbassare a suo piacimento. 220 volts, 320, fino a 480 come su una sedia elettrica. La vittima, chiusa nella sua cella, è lì che simula - poiché ovviamente le scariche sono finte - dolore, strazio, fino ad urla strazianti. Ma l'avversario non si commuove ed abbassa la manopola fino alle estreme conseguenze. Felice di vestire i panni del torturatore. "Ho voluto dimostrare che oggi la televisione può fare tutto", ha spiegato il regista. Soltanto il 20% dei partecipanti ha scelto di non "torturare" gli sconfitti. "Uno ha rifiutato di obbedire - raccontano quelli della troupe - affermando 'Sono io che abbasso la manopola, sono io che vengo filmato, quindi sono io che dico basta'". Ma si tratta di una ristretta minoranza. Il documentario, una volta ultimato, sarà trasmesso alla fine del 2009 da France 2. Intanto il regista assicura che dopo cinque anni di questo "trattamento" soffre di incubi notturni. E ora ad essere scossi - in tutti i sensi - saranno i telespettatori.

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Usa-Cuba, annuncio di Washington "Nuovo round di colloqui con l'Avana" (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica.it" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

WASHINGTON - Primi colloqui tra gli Stati Uniti e Cuba dopo le aperture di Barack Obama e i segnali positivi dal presidente Raul Castro. Lo ha reso noto il dipartimento di Stato americano: il secondo round di colloqui vede impegnati Tom Shannon, assistente segretario di Stato, e il capo della sezione di interessi cubana a Washington. Ad annunciarlo è stato il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Robert Wood. Il tema del "disgelo" tra Usa e Cuba era balzato clamorosamente al centro del Vertice delle Americhe a Trinidad&Tobago di alcuni giorni fa, dopo che gli Stati Uniti avevano annunciato misure distensive nei confronti di Cuba riguardanti i viaggi dei cubano-americani nell'isola e le rimesse ai familiari. Un vertice nel quale si è anche registrato un netto cambio di passo della politica estera Usa verso i paesi del Sudamerica, con primi tentativi di dialogo che hanno già suscitato speranze o irritazioni nell'isola caraibica e nella comunità cubana esule negli Usa. Obama aveva aperto la strada a una cancellazione dell'embargo a Cuba e a future relazioni diplomatiche, ordinando la revoca delle restrizioni sui viaggi e sul trasferimento di denaro. Sarà dunque possibile telefonare e ricevere chiamate direttamente dagli utenti dell'isola caraibica. Gli operatori americani potranno partecipare alle gare per l'emissione delle licenze, ovviamente con il sì dell'Avana. E non è esclusa la possibilità di istituire voli regolari. La direttiva allarga tra l'altro la gamma di oggetti che potranno essere spediti a Cuba per includere abiti, oggetti di igiene personale e attrezzature da pesca. Sarà invece proibito inviare doni ad alti funzionari del governo e del Partito Comunista. OAS_RICH('Middle'); Una decisione alla quale Raul Castro ha risposto proprio in occasione del vertice delle Americhe: "Siamo disposti a parlare su tutto, anche sui diritti umani". Il presidente cubano, non invitato al vertice, aveva appunto preso il centro della scen con la sua apertura: "Abbiamo mandato a dire al governo nordamericano, in privato e in pubblico, che quando loro vorranno potremo discutere tutto: diritti umani, libertà di stampa, prigionieri politici, qualunque cosa, qualunque cosa di cui vogliano parlare". Oggi, da Washington, la conferma dell'avvio dei colloqui. (27 aprile 2009

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Alonso sviene Colpa della dieta per ridurre i pesi (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

DISIDRATATO Alonso sviene Colpa della dieta per ridurre i pesi Scherzi del caldo e scherzi del kers. Fernando Alonso a fine gara ha perso i sensi, stremato dalle torride temperature primaverili del Bahrein (36 gradi, che nell'abitacolo di una monoposto diventano 60) e dalla disidratazione. «Non mi ha funzionato l'erogatore d'acqua», ha poi raccontato il pilota spagnolo della Renault, che ha concluso ottavo dopo oltre un'ora e mezzo di tortura. Quando è crollato in ginocchio, l'hanno sostenuto il manager Luis Garcia e Nico Rosberg. Trasportato ai box, Alonso si è ripreso in fretta. Ma sotto accusa adesso finiscono le diete a cui i piloti si sottopongono per compensare il peso del kers. L'ex campione del mondo ha perso cinque chili, pur non essendo mai stato in sovrappeso, e nelle condizioni estreme di ieri è crollato.

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