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Report "Diritti umani"    25-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

Dal Gef un premio al valore dell'Esercito ( da "Stampa, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: primo piano la salvaguardia delle popolazioni e il rispetto dei diritti umani». Il premio è stato ritirato dal Generale Piercorrado Meano, comandante del Comando militare Liguria, per conto dell'Esercito Italiano. Il premio internazionale dell'educazione nell'ambito del Gef, il Festival della creatività nella scuola che si è svolto a Sanremo, viene consegnato ogni anno a personalità,

La Cina, che mantiene l'ordine interno con quasi 1800 esecuzioni capitali all'anno, ha dec... ( da "Stampa, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: salvaguardia dei diritti umani. Rispetto a qualche mese fa lo scenario è completamente cambiato. Barack Obama deve avere ormai capito che gli slogan necessari a diventare presidente degli Stati Uniti sono molto meno utili quando si tratta di governare. Il suo video pieno di buone intenzioni inviato all'Iran è servito solo ad irritare Israele e anche il suo annuncio che al G20 l'

Database UK, uno su quattro è illegale ( da "Punto Informatico" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: raccomandazioni su come risolvere gli attuali problemi dei database ossessivo-compulsivi inclusi il rispetto assoluto dei diritti umani e le norme sulla protezione dei dati, il diritto dei cittadini di accedere alla maggioranza dei servizi pubblici in maniera anonima e la gratuità delle cause legali in merito di diritti umani avviate in conseguenza della pervasività dei database di cui sopra.

I Modena City Ramblers premiati per 'Arte e diritti umani' da Amnesty ( da "Musicaitaliana.com" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani' da Amnesty Il prossimo 27 marzo i Modena City Ramblers ritireranno a Roma il premio "Arte e diritti umani", conferito alla band dalla sezione italiana di Amnesty international. Il premio, che lo scorso anno è andato ad Alessandro Gassman, vuole essere un riconoscimento per gli artisti che promuovono i diritti umani attraverso il loro lavoro e i Modena sono sostenitori

MYANMAR/ ONU: DETENZIONE SAN SUU KYI VIOLA ANCHE LEGGE BIRMANA ( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sotto l'egida del Consiglio dei diritti umani dell'Onu. Lo riferisce l'agenzia Misna. Suu Kyi, capo dell'opposizione, è agli arresti domiciliari dal 2003, secondo la legge speciale del 1975 che autorizza il prolungamento della detenzione anno per anno ma per un massimo di cinque anni, che sono già scaduti nel 2008.

Presunto terrorista non sarà estradato ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che stabilisce il divieto di tortura e di trattamenti inumani. Secondo le autorità italiane, Maher Ben Abdelaziz Bouyahia, C.B.Z., Kamel Darraji, Mohamed Ben Salah Soltana (residenti a Milano), Mohamed Abdelhedi (residente a Varese), Kamel Ben Boundi Hamraoui (residente a Brescia), M.

CLES - Un viaggio a Parigi, 135 giovani e 15 accompagnatori, a scopo sociale, culturale, storico: questa la prima proposta del Piano giovani dei comuni di Cis, Bresimo, Rumo, Livo, ( da "Adige, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: I diritti umani: dalla Rivoluzione francese ai giorni nostri». Ultimo incontro il 26 maggio, per la presentazione del viaggio - tre pullman - che inizierà il 29 maggio per concludersi i 2 giugno. Intensissimo il programma della trasferta, tanto che Franco Carotta afferma: «Conosco Parigi, per completarlo servono quanto meno giornate da 27 ore.

una giornata di socializzazione per i ragazzi dell'intercultura ( da "Nuova Sardegna, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: e il valore di ogni essere umano, di qualunque nazione e cultura, incoraggiare il rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione». Lo stesso Giuseppe Scarpa ha aggiunto: «L'Istituto comprensivo ha favorevolmente accolto l'iniziativa con tutto il corpo docente, soprattutto perché i messaggi e i valori come quelli dell'

Il Tamigi come il Gange Il guru del Regno sogna le cremazioni di casa ( da "Riformista, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: aria aperta e che tale legislazione non è assolutamente incompatibile con i diritti umani, che l'indù britannico sostiene invece essere stati violati. «Le autorità locali - dichiara Ghai al The Guardian - per routine concedono terreni separati per le sepolture dei musulmanie degli ebrei, o prevedono funerali immediati anche nei fine settimana.

I delitti di Gaza tra finti "scoop" e omertà militari ( da "Riformista, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ragazzi usati come scudi umani. Civili e medici nel mirino. I fatti denunciati dal quotidiano sono gravi. Secondo le organizzazioni israeliane per i diritti umani però serve cautela. E molta più trasparenza da parte dei vertici di Tsahal. Ma i generali si rifiutano di rispondere alle accuse.

PARLAMENTO EUROPEO: STOP ALLE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI, SI TRATTA DI UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI FONDAMENTALI CHE DEVE ESSERE BANDITA DALL'UE. ( da "marketpress.info" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: SI TRATTA DI UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI FONDAMENTALI CHE DEVE ESSERE BANDITA DALL´UE. Strasburgo, 25 marzo 2009 - Non vi è nessuna giustificazione alle mutilazioni genitali femminili (Mgf). Il Parlamento europeo rileva infatti che si tratta di una violazione dei diritti umani fondamentali che deve essere bandita dall´Ue.

QUANDO SI CORRE PER I DIRITTI ( da "Unita, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: rispettare i diritti umani. Dove i diritti da rispettare sono quelli in Somalia, ma anche i diritti qui. Infatti fra poco meno di una settimana molti dei ragazzi non avranno più un tetto sopra la testa. Tutti i somali hanno un'età dai 16 ai 25 anni, sognano di studiare e lavorare, frequentano il centro Asinitas per imparare l'italiano.

DOMANI alle 21 presso Il di Fucecchio, inc... ( da "Nazione, La (Empoli)" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: I diritti umani nella società di oggi». Interverrà il professore Antonio De Angeli, docente dell'università degli studi di Siena. Seguirà un dibattito con Alessandra Ulivieri della «Casa Editrice Ibiskos» e le letture delle belle e toccanti poesie dei poeti vincitori e finalisti del premio letterario «Città di Empoli-Domenica Rea»

Teatro, convegni e segnaletica sui diritti umani ( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: convegni e segnaletica sui diritti umani --> Mercoledì 25 Marzo 2009 VITABERGAM, pagina 26 e-mail print «Pace è. Tutti i diritti umani per tutti»: questo il tema scelto per la quarta edizione della «Settimana della pace» organizzata dal Comune di Ponteranica con la collaborazione di scuole, parrocchie e associazioni.

IL FINE della cooperazione deve essere il bene comune. Lo dicono tutti. Vediamo i... ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la tutela dei diritti umani e la diffusione della democrazia. E' un diritto di tutti vivere in un ambiente senza inquinamento, avere accesso alle risorse fondamentali, come l'acqua, crescere in una famiglia accogliente e prepararsi al mondo del lavoro sviluppando le proprie capacità e realizzando i propri sogni.

Risate e musica per aiutare le donne indiane ( da "Giorno, Il (Bergamo - Brescia)" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: educazione sanitaria e ai diritti umani e il microcredito. L'obiettivo è quello di migliorare la situazione economica e sociale delle donne di casta bassa che vivono nel distretto di Koppal in Karnataka, in India. Attraverso la promozione e lo sviluppo della microimprenditoria e del microcredito, la sensibilizzazione e formazione sull'igiene,

IN VIA TRIESTE Doppio appuntamento in libreria Due volumi saranno presentati questa settimana all... ( da "Giornale di Brescia" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: DIRITTI UMANI Seminari a Giurisprudenza Cambio di programma per alcuni seminari sui diritti umani in programma alla facoltà di Giurisprudenza della Statale. L'incontro con Timothy Endicott originariamente in calendario per venerdì 27 è anticipato a domani alle 10.

Ma ancora le parole inutili sono più dei fatti ( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: fame nel mondo e tutti i casi simili che violano i diritti umani. Noi pensiamo che la cosa essenziale per sviluppare il senso civico in ogni "cittadino del mondo" sia cominciare a vigilare sul rispetto dei diritti umani partendo proprio dalla nostra piccola realtà quotidiana. Forse solamente così domani saremo in grado di fronteggiare le situazioni più gravi e più lontane da noi.

IL RAZZISMO è una forma di odio e di dispre... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: coloro che si battevano per la tolleranza e il rispetto dei diritti umani, hanno pagato il loro sacrificio con la vita. Di questi casi si sono occupate la letteratura e la storia, ma esistono molte altre situazioni, meno note, che rivelano pregiudizi ed emarginazione. Nella nostra società, apparentemente democratica e tollerante, serpeggiano forme di razzismo più o meno evidenti,

Pena di morte, esecuzioni in 25 Paesi ( da "Corriere della Sera" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: non si basano su cifre ufficiali ma sono ricavati dalle notizie fornite dai media e dalle organizzazioni dei diritti umani. «In Cina, Bielorussia, Mongolia e Corea del Nord — spiega il rapporto— le condanne sono eseguite in assoluta segretezza e senza trasparenza». Sono sedici, inoltre, gli Stati che non forniscono statistiche sulle persone giustiziate.

Lettera a Ban Ki-Moon ( da "Tempi" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Commissione dei diritti umani di Ginevra. La commissione invece ha come presidente la Libia e ha avuto tra i propri membri paesi come la dittatura siriana e l'Iran degli ayatollah. In nome di questa "legalità internazionale", la Commissione dei diritti umani si è occupata in tutti questi anni quasi esclusivamente di Israele e nel 2001 ha promosso a Durban la famosa conferenza sul razzismo,

STRASBURGO: ANCHE I TERRORISTI SONO UOMINI ( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Strasburgo: anche i terroristi sono uomini -->Altolà della Corte europea dei diritti dell'Uomo all'Italia: «L'espulsione di cittadini tunisini sospetti di terrorismo comporta il rischio di tortura e viola dunque il diritto internazionale»

Retroscena Il segreto di Stato copre l'orrore ( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: semplificazione delle procedure rendeva impossibile qualsiasi statistica e le organizzazioni per i diritti umani si limitavano a stimare in decine di migliaia le esecuzioni "effettive". Soltanto dal 2007 le autorità impongono ai tribunali provinciali di sottoporre le sentenze di pena capitale alla ratifica delle Corte Suprema del Popolo. La nuova procedura stenta comunque a venir applicata.

Lo Stato ebraico critica il Consiglio Onu ( da "Avvenire" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: «Questa politicizzazione dei diritti umani ha affermato Regev colpisce per primi gli stessi diritti umani». Il Consiglio in un rapporto ha accusato l'esercito israeliano di essere ricorso a scudi umani palestinesi nel corso di "Piombo fuso" e di far fatto uso in almeno un caso di un ragazzino di 11 anni.

Il Kosovo e la "guerra umanitaria" ( da "Articolo21.com" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Nazioni Unite in materia di salvaguardia dei diritti umani”. Il diritto internazionale non prevede la legittimità dell'intromissione negli affari interni dei singoli Stati. Così in Kosovo come in Irak e in parte anche in Somalia, in America centrale, in Ruanda e in Georgia, il comportamento dei media è stato prevalentemente quello del catastrofismo prima e del senno di poi.

La Cina ha paura di internet ed oscura youtube ( da "Blogosfere" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Mar 0925 La Cina ha paura di internet ed oscura youtube Pubblicato da Rosario Mastrosimone alle 11:06 in Diritti umani Il regime cinese continua nella sua opera di stritolamento delle libertà individuali e di manipolazione delle menti dei suoi sudditi. La censura di internet è l'ultima frontiera della guerra del regime contro la libertà di espressione.

NON UCCIDERE IL PROPRIO DEBITORE ( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: E questa volta nessuno dei suoi interlocutori farà troppe obiezioni sulla salvaguardia dei diritti umani. Rispetto a qualche mese fa lo scenario è completamente cambiato. Barack Obama deve avere ormai capito che gli slogan necessari a diventare presidente degli Stati Uniti sono molto meno utili quando si tratta di governare. Il suo video pieno di buone intenzioni inviato all?

Il Premio Roland Berger a Shirin Ebadi e a RSF ( da "Articolo21.com" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: RSF di redazione Il Premio Roland Berger per la Dignità umana è stato assegnato a Reporters sans frontières e a Shirin Ebadi, avvocato iraniano, difensore per i diritti umani e Premio Nobel per la pace (2003). La Fondazione Roland Berger (Roland Berger Stiftung) è una fondazione tedesca creata nel 2008 da Roland Berger, Professore Onorario in Amministrazione Aziendale e Presidente-

Caffarella/ Gruppo Everyone: veri colpevoli ancora a piede ( da "Virgilio Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: organizzazione internazionale per i Diritti Umani - due investigatori romani e un dirigente della polizia di Stato italiana erano sbarcati a Bucarest per ricercare gli autori certi dello stupro fra i figli e cugini di un pastore romeno detenuto in patria, il cui aplotipo Y del Dna combaciava con quello rinvenuto sui vestiti e sui tamponi vaginali della vittima.

CAFFARELLA/ GRUPPO EVERYONE: VERI COLPEVOLI ANCORA A PIEDE LIBERO ( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: organizzazione internazionale per i Diritti Umani - due investigatori romani e un dirigente della polizia di Stato italiana erano sbarcati a Bucarest per ricercare gli autori certi dello stupro fra i figli e cugini di un pastore romeno detenuto in patria, il cui aplotipo Y del Dna combaciava con quello rinvenuto sui vestiti e sui tamponi vaginali della vittima.

Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi. ( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata.

Il mio no da cattolico ( da "EUROPA ON-LINE" del 25-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: elaborazione giuridica in materia di diritti umani si è consolidata nei secoli sul principio cardine dell?intangibilità del corpo della persona come condizione essenziale di libertà. Invece nella legge che oggi il centrodestra farà approvare dal senato con la forza dei numeri, non è più la persona ma lo stato a decidere sul destino individuale.


Articoli

Dal Gef un premio al valore dell'Esercito (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

MANIFESTAZIONE CONSEGNATO UN AWARD Dal Gef un premio al valore dell'Esercito Particolare soddisfazione è stata espressa dal portavoce dell'Esercito, il Tenente Colonnello Valerio Angeli, per il riconoscimento attribuito dal Gef al Comando militare dell'Esercito «Liguria». Il Global Educational Award 2009 è stato assegnato con la seguente motivazione: «Per i numerosi interventi delle missioni umanitarie compiute in questi anni dall'Esercito Italiano, che ha sempre posto in primo piano la salvaguardia delle popolazioni e il rispetto dei diritti umani». Il premio è stato ritirato dal Generale Piercorrado Meano, comandante del Comando militare Liguria, per conto dell'Esercito Italiano. Il premio internazionale dell'educazione nell'ambito del Gef, il Festival della creatività nella scuola che si è svolto a Sanremo, viene consegnato ogni anno a personalità, enti o associazioni che, con pensieri, parole ed azioni, hanno favorito lo sviluppo e la crescita dell'educazione. L'ideatore del Festival, il cavaliere Paolo Alberti, ha voluto ricordare ed evidenziare il valore dei militari davanti ai duemila e cinquecento ragazzi provenienti da una ventina di nazioni. \

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La Cina, che mantiene l'ordine interno con quasi 1800 esecuzioni capitali all'anno, ha dec... (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

La Cina, che mantiene l'ordine interno con quasi 1800 esecuzioni capitali all'anno, ha deciso di essere protagonista delle scelte che il mondo dovrà fare per uscire dalla crisi al vertice del G20 che si terrà la prossima settimana a Londra. E questa volta nessuno dei suoi interlocutori farà troppe obiezioni sulla salvaguardia dei diritti umani. Rispetto a qualche mese fa lo scenario è completamente cambiato. Barack Obama deve avere ormai capito che gli slogan necessari a diventare presidente degli Stati Uniti sono molto meno utili quando si tratta di governare. Il suo video pieno di buone intenzioni inviato all'Iran è servito solo ad irritare Israele e anche il suo annuncio che al G20 l'America tornerà protagonista nella gestione delle crisi mondiali sarà accolto senza troppo entusiasmo. Le ricette della Casa Bianca e del Tesoro americano non hanno finora prodotto grandi risultati e l'Europa non ha alcuna intenzione di seguire le stesse politiche stampando banconote e usando a piene mani i soldi dei contribuenti. Il premier inglese Gordon Brown ha già replicato che a guidare il mondo fuori dalla recessione sarà invece la vecchia Europa. Ma entrambi i leader probabilmente si sbagliano e dovranno fare i conti proprio con la Cina, che si annuncia il vero protagonista del G20. Pechino aveva chiesto qualche giorno fa che il vertice di Londra fosse l'occasione per stabilire nuove regole per le relazioni commerciali e finanziarie globali, come si fece a Bretton Woods nel 1944. E per chi non avesse capito, il governatore della Banca Centrale, Zhou Xiaochuan, ha cominciato a spiegare di che cosa si tratta: Pechino vuole una riforma del sistema valutario mondiale, ora fondato sulla supremazia del dollaro, sostituendo la moneta americana con un nuovo sistema, basato sui Diritti Speciali di Prelievo del Fondo Monetario Internazionale, inventati proprio per sostenere il rapporto dei cambi fissi deciso a Bretton Woods. La scorsa settimana, anche la Russia aveva avanzato una proposta analoga, ma senza che nessuno se ne accorgesse. La richiesta del «grande timoniere» della Bank of China è finita invece sulla prima pagina del Financial Times perché molti analisti la leggono come un importante segnale ad Obama: i tempi sono cambiati e, quando Pechino parla, ora anche tu devi imparare ad ascoltare. La Casa Bianca aveva infatti completamente ignorato la richiesta cinese di non adottare politiche economiche che potessero avere un impatto negativo sul Paese: stampando dollari e iniettandone in grande quantità nel sistema per salvare l'America, Obama e il suo ministro del Tesoro Geithner rischiano di mettere in seria difficoltà Pechino, che ha nei suoi forzieri 2000 miliardi di riserve valutarie in dollari, che valgono sempre meno a causa delle politiche inflative della Casa Bianca. La Cina non ha altre scelte e quei dollari dovrà tenerseli ancora a lungo, così come dovrà continuare ad acquistare i buoni del Tesoro americani come ha annunciato di volere fare: nessuno ucciderebbe il proprio principale debitore, rischiando poi di fare la stessa fine. Ma il clima è davvero cambiato. Dopo le accuse di Geithner alle autorità monetarie cinesi di «manipolare il cambio» dello renminbi, una penitente Hillary Clinton è andata a Pechino di fatto per chiedere scusa, dimenticandosi anche di fare quelle domande, così abituali fino a poco tempo fa, sulla pena di morte, sul rispetto dei diritti umani e della sovranità del Tibet. Alla vigilia di un vertice decisivo per delineare una azione comune contro la crisi, la Cina sembra dunque avere deciso di esercitare un ruolo da protagonista nelle strategie mondiali. Come tutti, non sopporta più le manchevolezze del Fondo Monetario Internazionale, ma chiederà giustamente di destinargli maggiori risorse a sostegno delle economie dei Paesi emergenti, quelle che se lasciate a se stesse potrebbero trascinare anche i Paesi ricchi nel baratro. Subito dopo si occuperà di come uscire dalla propria crisi, che è nascosta dalla vastità del Paese ma è pesante forse più di quella degli altri: già 20 milioni di disoccupati, migliaia di fabbriche chiuse, rischi di disordini sociali elevati che potrebbero fare cadere molte teste nel governo. La crescita inarrestabile del Paese è durata più di dieci anni ed è coincisa con uno speculare declino delle vecchie potenze economiche. Nel 1999, tra le prime sette banche del mondo quattro erano americane e due inglesi, ora ai primi posti ci sono solo banche cinesi. Agli occhi di Pechino, ha scritto l'Economist, l'Europa è un'insignificante macchiolina sulla carta geografica che si trastulla con il Dalai Lama e i diritti umani; il Giappone non conta più nulla e gli Stati Uniti sono nel panico, incapaci di individuare una via d'uscita. Eppure la Cina dovrà trovare un interlocutore da qualche parte, e questo interlocutore non potrà alla fine che essere l'America. Il G20 di Londra ha buone possibilità di trasformarsi nel vertice del G2 tra Obama e Hu Jintao e la possibilità che i due non si capiscano è molto elevata. Il primo sta tentando di risollevare un Paese che attraversa la più grave crisi della sua storia, cercando nello stesso tempo di mantenere il ruolo egemone che gli Stati Uniti hanno avuto per decenni. Il secondo sa che la bilancia del potere politico ed economico si è già spostata verso Oriente, è poco disposto ad ascoltare lezioni o indicazioni di percorso e vuole contribuire a riscrivere le regole mondiali. La cosa peggiore per tutti sarebbe che, a forza di discutere chi deve avere l'ultima parola in questo mondo profondamente cambiato, si tornasse anche da Londra senza avere deciso nulla di importante. Purtroppo, è lo scenario più probabile.

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Database UK, uno su quattro è illegale (sezione: Diritti umani)

( da "Punto Informatico" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma - Il Regno Unito, opportunamente ribattezzato società della sorveglianza già alcuni anni fa, ha appena subito la sua Pearl Harbor della schedatura di massa. Un panel di esperti ha messo insieme il più completo rapporto mai pubblicato sull'argomento, e i risultati parrebbero non dare alcuna possibilità di appello: una parte non trascurabile dei database governativi vanno chiusi subito perché illegali, e per il resto solo pochissimi si salvano dall'essere affetti da problemi gravi e invalidanti. Il rapporto, Database State, ha innestato un'accesa discussione nei media britannici e all'interno delle forze politiche per la inappellabile categoricità dei giudizi espressi: sui 46 grandi database presi in esame, 11 sono stati bollati con una "luce rossa", la qual cosa significa che gli archivi risultano "quasi certamente illegali secondo i diritti umani o la legge sulla protezione dei dati e dovrebbero essere smantellati o riprogettati in maniera sostanziale". Tra le maglie nere della schedatura illegale in UK ci finisce di tutto, incluso il famigerato database dei campioni di DNA già bollato dalla corte europea di Strasburgo come violazione dei diritti fondamentali della persona. Luce rossa anche per il National Identity Register, che raccoglie i dati personali connessi alle ID card e ContactPoint, l'indice nazionale di tutti i ragazzi inglesi non ancora operativo ma già squalificato come illegale. Oltre agli 11 casi "sicuramente" fuori legge, lo studio ha evidenziato falle gravi in altri 29 database sui summenzionati 46, appioppando loro una luce "ambra" e giudicandoli affetti da "problemi significativi e probabile stato di illegalità". Il governo ha a disposizione migliaia di database diversi, continua il rapporto, così tanti che nemmeno ne conosce il numero preciso, spende 16 miliardi di sterline all'anno e spenderà 105 miliardi entro i prossimi cinque anni se anche solo un terzo dei progetti messi in cantiere andasse poi a regime. Quel che è peggio, secondo il rapporto, tutti questi soldi vanno a finire al vento, non portano benefici se non "illusori" e non fanno altro che danneggiare i più deboli. Dei tre maggiori database messi in piedi per salvaguardare la gioventù del regno, ad esempio, tutti falliscono nel loro scopo. "Mai i ragazzi sono stati così soppesati, misurati, classificati, monitorati e discussi" accusa Terri Dowty, co-autrice di Database State e attivista di Action on Rights for Children. "Lo stato è sospeso sopra di loro come un parente troppo ansioso alla continua caccia di problemi - continua - ma questo livello di intrusione nelle vite private dei ragazzi e della famiglia non ha semplicemente nessuna giustificazione sulla base delle sole buone intenzioni". "Tutti gli aspetti delle nostre vite verranno circondati da masse di dati raccolti senza il nostro consenso - continua il rapporto - e condivisi ben oltre gli scopi per i quali erano stati raccolti in origine". Lentamente ma inesorabilmente, i cittadini si stanno svegliando dal sonno della ragione e stanno acquisendo consapevolezza dello stato delle cose, perdendo la fiducia nel governo che viene incalzato dal ministro ombra della giustizia dei Tory come principale responsabile del repentino e illiberale cambiamento dei rapporti tra governati e governanti nell'arco dell'ultima decade. Oltre a fotografare il triste stato di cose in terra d'oltremanica, a ogni modo, Database State formula alcune raccomandazioni su come risolvere gli attuali problemi dei database ossessivo-compulsivi inclusi il rispetto assoluto dei diritti umani e le norme sulla protezione dei dati, il diritto dei cittadini di accedere alla maggioranza dei servizi pubblici in maniera anonima e la gratuità delle cause legali in merito di diritti umani avviate in conseguenza della pervasività dei database di cui sopra. In attesa della reazione del governo britannico, mai come ora messo sotto accusa nella sua fondamentale funzione di guardiano del rispetto dei diritti dei singoli contro lo strapotere del controllo di stato, è significativo il fatto che mentre tutti i database del regno vengono fatti passare nel tritacarne l'archivio per la protezione dei ragazzi, che avrebbe dovuto entrare in funzione a partire dal prossimo 12 ottobre con i suoi oltre 11 milioni di record su persone che hanno in qualche modo a che fare con bambini e adulti "vulnerabili" sia stato rimandato al 26 luglio 2010. A giustificazione del ritardo si parla di non meglio specificati "problemi informatici" e preoccupazioni sulla sicurezza del database, guarda caso le stesse problematiche emerse nell'autunno del 2008 quando sarebbe dovuto finire online. Alfonso Maruccia

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I Modena City Ramblers premiati per 'Arte e diritti umani' da Amnesty (sezione: Diritti umani)

( da "Musicaitaliana.com" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

I Modena City Ramblers premiati per 'Arte e diritti umani' da Amnesty Il prossimo 27 marzo i Modena City Ramblers ritireranno a Roma il premio "Arte e diritti umani", conferito alla band dalla sezione italiana di Amnesty international. Il premio, che lo scorso anno è andato ad Alessandro Gassman, vuole essere un riconoscimento per gli artisti che promuovono i diritti umani attraverso il loro lavoro e i Modena sono sostenitori da tempo delle campagne sociali di Amnesty. Durante la serata del 27 marzo, il gruppo si esibirà all'Alpheus di Roma, nell'ambito del tour "Onda libera", iniziato a Reggio Emilia il 7 marzo scorso. I Modena City Ramblers si sono formati nel 1991 e hanno esordito con l'abum "Riportando tutto a casa" del 1994. 24 marzo 2009

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MYANMAR/ ONU: DETENZIONE SAN SUU KYI VIOLA ANCHE LEGGE BIRMANA (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Myanmar/ Onu: detenzione San Suu Kyi viola anche legge birmana di Apcom Lo afferma gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie -->Roma, 24 mar. (Apcom) - La detenzione della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi non soltantoo è in violazione della legge internazionale ma anche della stessa legge del Myanmar (ex Birmania): è il parere del gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie, sotto l'egida del Consiglio dei diritti umani dell'Onu. Lo riferisce l'agenzia Misna. Suu Kyi, capo dell'opposizione, è agli arresti domiciliari dal 2003, secondo la legge speciale del 1975 che autorizza il prolungamento della detenzione anno per anno ma per un massimo di cinque anni, che sono già scaduti nel 2008. Rientrata nel suo paese nel 1988, Suu Kyi ha finora trascorso 13 anni agli arresti, in fasi diverse. La prossima scadenza dei termini di carcerazione cade a maggio.

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Presunto terrorista non sarà estradato (sezione: Diritti umani)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

STRASBURGO. Sentenza della Corte europea Presunto terrorista non sarà estradato La Corte di Strasburgo ha bloccato l'espulsione dall'Italia verso la Tunisia di otto tunisini, uno dei quali residente a Brescia, ritenendo che le autorità italiane abbiano violato l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che stabilisce il divieto di tortura e di trattamenti inumani. Secondo le autorità italiane, Maher Ben Abdelaziz Bouyahia, C.B.Z., Kamel Darraji, Mohamed Ben Salah Soltana (residenti a Milano), Mohamed Abdelhedi (residente a Varese), Kamel Ben Boundi Hamraoui (residente a Brescia), M.O. e Ben Salah (residenti a Bologna), costituirebbero un pericolo per la sicurezza dello Stato, essendo coinvolti in vario modo con gruppi terroristici. Gli otto tunisini sono stati arrestati con l'accusa di appartenere o favorire gruppi terroristici, ma - fatta eccezione per Hamraoui - i giudici italiani hanno ritenuto le prove a loro carico insufficienti. La Corte di Strasburgo ha riconosciuto ieri che le garanzie offerte dal governo tunisino all'Italia non garantiscono che gli otto uomini, una volta tornati in Tunisia, non vengano torturati. I giudici europei hanno quindi imposto lo stop all'esecuzione del provvedimento di espulsione. Le otto sentenze di ieri si basano tutte su quanto già stabilito dalla Corte circa un anno fa, nel caso Saadi, quando la Corte aveva imposto la regola 39, che obbliga lo Stato a sospendere ogni procedura fino a che la Corte non ha sentenziato.

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CLES - Un viaggio a Parigi, 135 giovani e 15 accompagnatori, a scopo sociale, culturale, storico: questa la prima proposta del Piano giovani dei comuni di Cis, Bresimo, Rumo, Livo, (sezione: Diritti umani)

( da "Adige, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CLES - Un viaggio a Parigi, 135 giovani e 15 accompagnatori, a scopo sociale, culturale, storico: questa la prima proposta del Piano giovani dei comuni di Cis, Bresimo, Rumo, Livo, Cles, Tassullo, Nanno e Tuenno, articolato quest'anno in una decina di progetti, che abbracciano intercultura, sportello informativo, giochi di paese, incontri di formazione per animatori, coinvolgendo otto amministrazioni comunali e varie associazioni CLES - Un viaggio a Parigi, 135 giovani e 15 accompagnatori, a scopo sociale, culturale, storico: questa la prima proposta del Piano giovani dei comuni di Cis, Bresimo, Rumo, Livo, Cles, Tassullo, Nanno e Tuenno, articolato quest'anno in una decina di progetti, che abbracciano intercultura, sportello informativo, giochi di paese, incontri di formazione per animatori, coinvolgendo otto amministrazioni comunali e varie associazioni. «Due anni fa siamo stati a Sarajevo, lo scorso anno a Berlino, quest'anno tocca a Parigi, anche in occasione dell'annversario della carta dei diritti dell'uomo», introduce l'assessore comunale di Cles Luisa Larcher , presentando la trasferta, affiancata da Lara Virdia , responsabile del «tavolo» dei giovani e di «Spazio giovani», centro di aggregazione giovanile da anni operante a Cles, dagli assessori comunali Giuseppe Paoli (Nanno) e Giacomo Dallagiovanna (Rumo), dal sindaco di Livo Franco Carotta . Il viaggio parigino prevede una serie di incontri preparatori: il 7 aprile a Cles sarà proiettato il film «La classe - Entre les murs» di Laurent Cantet , il 17 a Tuenno Carlo Buzzi dell'università di Trento illustrerà «Le rivolte del 2005 nelle banlieues fancesi. Immigrazioni a confronto», assieme a Fabiola Poletti , laureatasi sul tema; l'8 maggio il critico d'arte Fiorenzo Degasperi parlerà di «Proposte d'arte nei musei di Parigi», il 22 maggio l'assessore alla cultura di Malé, Marina Pasolli , tratterà «I diritti umani: dalla Rivoluzione francese ai giorni nostri». Ultimo incontro il 26 maggio, per la presentazione del viaggio - tre pullman - che inizierà il 29 maggio per concludersi i 2 giugno. Intensissimo il programma della trasferta, tanto che Franco Carotta afferma: «Conosco Parigi, per completarlo servono quanto meno giornate da 27 ore...». Possono partecipare giovani di età compresa tra i 16 ed i 24 anni, che abbiano presenziato ad almeno tre degli incontri propedeutici proposti. «Il solo rammarico», commenta Luisa Larcher concludendo la conferenza stampa, «è che non ci è possibile dare risposta a tutti». Il costo dell'operazione è di 49 mila 527 euro; in parte coperto dalle quote di adesione dei singoli (130 euro cadauno), i 30 mila rimanenti coperti per metà dalla provincia, il resto dai comuni del «piano». G. S. 25/03/2009

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una giornata di socializzazione per i ragazzi dell'intercultura (sezione: Diritti umani)

( da "Nuova Sardegna, La" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

SANTA GIUSTA Una giornata di socializzazione per i ragazzi dell'Intercultura SANTA GIUSTA. Cronaca di una giornata all'insegna della socializzazione senza confini. Infatti, ieri mattina i volontari dell'associazione "Afs Intercultura" hanno accompagnato i loro studenti stranieri in una "giornata interculturale" che si è svolta nella scuola primaria, che fa parte dell'Istituto comprensivo diretto da Giuseppe Scarpa. Ragazzi, scolari, volontari e insegnanti, hanno trascorso la giornata impegnati nelle diverse attività didattiche programmate: «I risvolti dell'iniziativa erano molteplici, ma soprattutto si è voluto cogliere una rara occasione di apprendimento interculturale per sviluppare la comprensione unita a quelle conoscenze e capacità che servono a costruire un mondo più giusto e in pace, concetto in evoluzione, minacciato continuamente dalle ingiustizie, dalle ineguaglianze e dall'intolleranza.», ha sottolineato il dirigente dell'Istituto, «Attraverso la cooperazione nelle attività didattiche, anche di ragazzi di età molto diverse tra loro, si vuole affermare l'impegno a tutelare la dignità e il valore di ogni essere umano, di qualunque nazione e cultura, incoraggiare il rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione». Lo stesso Giuseppe Scarpa ha aggiunto: «L'Istituto comprensivo ha favorevolmente accolto l'iniziativa con tutto il corpo docente, soprattutto perché i messaggi e i valori come quelli dell'uguaglianza, della tolleranza, della dignità di ogni essere umano e dell'impegno per un mondo senza conflitti, continuamente presenti e veicolati dall'Associazione, pervadono tutta l'impostazione dell'offerta formativa dell'Istituto». (ni.po.)

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Il Tamigi come il Gange Il guru del Regno sogna le cremazioni di casa (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Gran Bretagna un indù chiede alla Royal Court di permettere le pire funebri all'aria aperta Il Tamigi come il Gange Il guru del Regno sogna le cremazioni di casa Multiculturalismo? Baba non intende rinunciare a un rito dignitoso. Già nel 2006 tentò di realizzare dei funerali "all'indiana" ma fu bloccato. Oggi ci prova in tribunale. di Anna Mazzone «Non chiedo nulla. Desidero solo che la gente possa integrarsi e che sia serena». Parole di un guru indù-britannico. Davender Ghai, l'arzillo 70enne fondatore della Anglo-asian Friendship Society (Aafs) è arrivato fino alla Corte di Giustizia per far valere i suoi diritti. Evidentemente sente che si avvicina per lui il momento dell'eterno riposo e non ci sta ad essere cremato secondo le leggi britanniche, ma vuole ottenere il diritto ad una dignitosa «pira outdoor», ossia all'aria aperta. Già nel 2006, aveva provato a celebrare i riti funebri di altri indù in una radura nei pressi di Newcastle, città dove risiede. Ma la polizia aveva immediatamente bloccato i funerali e la questione era finita in tribunale, dove il giudice aveva chiarito l'illegalità del gesto di Ghai, nettamente in contrasto con il "Cremation Act" del 1930 che sancisce il divieto di bruciare corpi umani all'aperto, per motivi di igiene e di salute pubblica. Ma il guru Ghai, che non è nuovo ai gesti plateali, come quando nel 1990 durante la prima guerra del Golfo si offrì a Saddam Hussein assieme ad un manipolo di adepti per uno scambio con i prigionieri britannici, continua nella sua lotta e ieri era davanti alla Royal Court of Justice. I suoi avvocati descrivono il caso come «la più controversa questione riguardante la libertà religiosa della storia legale britannica» e deve essere proprio così, se è intervenuto nel dibattito anche Jack Straw, il ministro della Giustizia, sottolineando il fatto che la legge attuale proibisce le cremazioni all'aria aperta e che tale legislazione non è assolutamente incompatibile con i diritti umani, che l'indù britannico sostiene invece essere stati violati. «Le autorità locali - dichiara Ghai al The Guardian - per routine concedono terreni separati per le sepolture dei musulmanie degli ebrei, o prevedono funerali immediati anche nei fine settimana. Gli indù dovrebbero essere cremati prima del tramonto successivo alla loro morte, ma con le lungaggini della pubblica amministrazione in alcuni casi siamo obbligati ad aspettare anche una settimana». Libertà di religione, libertà di scelta. Nella nazione che accoglie la più folta comunità indiana d'Europa, il caso della legittimità dei riti funebri tradizionali ha in realtà riaperto il dibattito sul tasso di integrazione (reale e presunta) nel Regno. Davender Ghai si ribella ai funerali per gli indù celebrati in chiese anglicane sconsacrate e si ribella alle bare e ai forni crematori degli obitori comunali. Sulle rive del Gange i funerali sono diversi e solitamente durano tre giorni. «Sono preoccupato per la mia anima - dice Ghai - solo un'adeguata cremazione, che rispetti i nostri riti funebri, potrà renderla felice e permetterle di liberarsi». Certo, dai primi anni di pesanti migrazioni indiane le cose sono effettivamente cambiate. E ora ci si chiede se l'integrazione non risieda proprio nell'eliminare le barriere generate dalla divisione quasi maniacale di riti e abitudini corrispondenti alle varie etnie per arrivare al vero multiculturalismo, quello auspicato dal nobel per l'Economia Amartya Sen, non a caso indiano. «Quando sono arrivato per la prima volta in Gran Bretagana - ci ha raccontato - ho affittato una stanza a casa di una signora deliziosa. Ogni volta che mi facevo il bagno, lei aspettava che uscissi dalla vasca e poi la esaminava a fondo. Una mattina, incuriosito le chiesi perchè controllava la vasca subito dopo il mio bagno e lei, sorpresa della mia domanda, mi rispose: "Ma, signor Sen, è ovvio. Ci tengo a quella vasca e voglio accertarmi che lei non stinga!». Oggi non c'è più nessuna signora che controlla le vasche in Gran Bretgagna dove gli indiani fanno le loro abluzioni quotidiane, ma è pur vero che mantenere la propria cultura e ghettizzarsi in gruppuscoli settari sono cose ben diverse. In questo modo si educa alla divisione e non alla condivisione, come spiega lo stesso professor Sen, il quale da anni si batte per evitare le etichette monolitiche sugli individui. «Che vuol dire indicare una persona come indù o musulmana? Io posso essere tante cose, un indù, un professore, un tifoso di calcio. Ogni cosa rappresenta una parte di me, ma io non sono solo in una singola cosa, sono in tutte». Dice Amartya Sen. Siamo certi che concorderebbe anche il guru Ghai. Intanto però continua a lottare per avere la sua pira in giardino, sognando che il Tamigi si trasformi in un piccolo Gange. 25/03/2009

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I delitti di Gaza tra finti "scoop" e omertà militari (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

guerra sporca dopo le testimonianze su Ha'aretz, le "prove" del Guardian I delitti di Gaza tra finti "scoop" e omertà militari Piombo fuso. Ragazzi usati come scudi umani. Civili e medici nel mirino. I fatti denunciati dal quotidiano sono gravi. Secondo le organizzazioni israeliane per i diritti umani però serve cautela. E molta più trasparenza da parte dei vertici di Tsahal. Ma i generali si rifiutano di rispondere alle accuse. O di verificarle. L'esercito israeliano ha i mezzi per confutare queste queste accuse, ma si rifiuta di farlo Editoriale The Guardian 25/03/2009

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PARLAMENTO EUROPEO: STOP ALLE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI, SI TRATTA DI UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI FONDAMENTALI CHE DEVE ESSERE BANDITA DALL'UE. (sezione: Diritti umani)

( da "marketpress.info" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mercoledì 25 Marzo 2009 PARLAMENTO EUROPEO: STOP ALLE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI, SI TRATTA DI UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI FONDAMENTALI CHE DEVE ESSERE BANDITA DALL´UE. Strasburgo, 25 marzo 2009 - Non vi è nessuna giustificazione alle mutilazioni genitali femminili (Mgf). Il Parlamento europeo rileva infatti che si tratta di una violazione dei diritti umani fondamentali che deve essere bandita dall´Ue. Gli Stati membri dovrebbero quindi considerare come reato qualsiasi forma di Mgf e perseguire e punire chi le commetta. Occorre anche una strategia a tutela delle vittime che preveda meccanismi preventivi e educativi, mentre i medici dovrebbero denunciarne i casi alle autorità. Secondo i dati rilevati dall´Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dai 100 ai 140 milioni di donne e bambine nel mondo hanno subìto mutilazioni genitali femminili (Mgf) e, ogni anno, dai 2 ai 3 milioni di donne sono potenzialmente esposte al rischio di subire queste pratiche diffuse in almeno 28 paesi africani, in alcuni paesi asiatici e in Medio Oriente. Inoltre, in Europa sono circa 500 000 le donne che hanno mutilazioni. L´oms ha identificato quattro tipi di Mgf, che vanno dalla clitoridectomia (ablazione parziale o totale del clitoride) all´escissione (ablazione del clitoride e delle piccole labbra), che rappresenta circa l´85% delle Mgf, fino all´infibulazione (ablazione totale del clitoride e delle piccole labbra nonché della superficie interna delle grandi labbra e cucitura della vulva per lasciare soltanto una stretta apertura vaginale) e l´introcisione (punture, perforazioni o incisioni del clitoride o delle labbra). Approvando con 647 voti favorevoli, 10 contrari e 24 astensioni, la relazione di Cristiana Muscardini (Uen, It) - emendata da una risoluzione alternativa sostenuta da Ppe/de, Alde e Uen - il Parlamento condanna «fermamente» le Mgf come «violazione dei diritti umani fondamentali» e «pesante attentato all’integrità psicofisica» delle donne e delle bambine che le subiscono. Tali mutilazioni, infatti, possono provocare in alcuni casi la morte, mentre l’uso di strumenti rudimentali e l’assenza di precauzioni antisettiche comportano effetti collaterali dannosi, «tanto che i rapporti sessuali e il parto possono risultare dolorosi, gli organi subiscono danni irreparabili e possono manifestarsi delle complicazioni (come emorragie, stato di shock, infezioni, trasmissione del virus dell’Aids, tetano, tumori benigni), nonché gravi complicazioni in caso di gravidanza e parto». Il Parlamento sollecita quindi l´elaborazione di una chiara strategia globale e dei piani d’azione nell´intento di «bandire le Mgf nell´Unione europea» e, attraverso meccanismi giuridici, amministrativi, preventivi, educativi e sociali, consentire alle vittime reali e potenziali di ottenere una valida protezione. Esorta poi a respingere la pratica della "puntura alternativa" ed ogni tipo di medicalizzazione, proposte come soluzione di mediazione tra la circoncisione del clitoride e il rispetto di tradizioni identitarie, «poiché ciò significherebbe soltanto giustificare e accettare la pratica della mutilazione genitale» nel territorio dell´Ue. Per i deputati, infatti, «non esiste alcuna ragione di carattere sociale, economico, etnico, sanitario o di altro tipo che possa giustificarle», mentre le motivazioni addotte da numerose comunità a favore del mantenimento di queste pratiche tradizionali «non hanno alcuna giustificazione». Invitano quindi l’Unione europea e gli Stati membri a «perseguire, condannare e punire tali pratiche» e a introdurre nelle pertinenti direttive sull´immigrazione la previsione di reato per chi commette mutilazioni genitali, nonché a prevedere adeguate sanzioni contro chi le compie nell´Ue. Il Parlamento chiede quindi agli Stati membri di adottare disposizioni legislative specifiche sulle mutilazioni genitali femminili oppure, in base alla vigente legislazione, di perseguire penalmente chiunque le metta in atto. Più in particolare, dovrebbero: - considerare come reato qualsiasi forma di mutilazione genitale femminile, indipendentemente dal fatto che l’interessata abbia dato o meno il suo consenso, e di punire chiunque aiuti, inciti, consigli o dia sostegno a una altra persona nella realizzazione di uno qualsiasi di questi atti, - perseguire, processare e punire qualsiasi residente che abbia commesso il reato di mutilazione genitale femminile, anche qualora tale reato sia stato commesso al di fuori delle loro frontiere (extraterritorialità del reato), - prendere misure legislative che diano ai giudici o ai pubblici ministeri la possibilità di adottare misure cautelari e preventive qualora vengano a conoscenza di casi di donne o bambine che corrono il rischio di essere mutilate. Il Parlamento chiede inoltre agli Stati membri di attuare una strategia preventiva di azione sociale, «senza stigmatizzare le comunità di immigrati», per proteggere le minorenni. Si tratterebbe di realizzare programmi pubblici e servizi sociali volti tanto a prevenire tali pratiche (tramite formazione, istruzione e sensibilizzazione delle comunità a rischio), quanto ad assistere le vittime che le hanno subite, offrendo sostegno psicologico e sanitario, comprese cure mediche riparatrici gratuite. Li invita poi a considerare che «la minaccia o il rischio che una minorenne possa subire una Mgf è motivo che giustifica l’intervento dell’autorità pubblica». Gli Stati membri dovrebbero anche elaborare orientamenti per gli operatori sanitari, gli educatori e gli assistenti sociali allo scopo di informare e istruire i padri e le madri «in merito agli enormi rischi che le Mgf comportano e al fatto che tali pratiche sono un reato». I deputati li invitano inoltre a imporre ai medici di base, ai dottori e al personale sanitario operante negli ospedali «l’obbligo di riferire alle autorità sanitarie e/o alle forze di polizia i casi di mutilazione genitale femminile». Dovrebbe poi essere creato un “protocollo sanitario europeo” di monitoraggio e una banca dati sul fenomeno. Il Parlamento chiede anche agli Stati membri di diffondere informazioni «precise e comprensibili a una popolazione non alfabetizzata», in particolare attraverso i loro consolati in occasione del rilascio dei visti. Inoltre, i servizi di immigrazione dovrebbero comunicare già al momento dell’arrivo nel paese di accoglienza i motivi alla base del divieto di legge e delle conseguenze penali, precisando che si tratta una protezione giuridica nei confronti delle donne e delle bambine e non di «un’aggressione culturale». Insiste poi sulla necessità di esaminare, caso per caso, ogni domanda di asilo presentata da genitori a motivo delle minacce subite nel paese di origine per aver rifiutato di sottoporre le figlie a questa pratica, e di assicurare che dette domande siano sostenute da un insieme di elementi. Inoltre, le donne e le bambine che hanno ottenuto l´asilo nell´Ue perché esposte alla minaccia di mutilazioni dovrebbero, in via preventiva, sottoporsi periodicamente a controlli da parte delle autorità sanitarie e/o di medici, «al fine di proteggerle dal rischio che le Mgf vengano effettuate in un secondo tempo nell´Unione europea». Per i deputati è poi indispensabile che i paesi interessati si impegnino a organizzare forum di dialogo, a riformare le norme giuridiche tradizionali, ad affrontare nelle scuole il tema delle mutilazioni sessuali femminili e a incentivare la collaborazione con le donne non mutilate. La Commissione dovrebbe anche inserire, nei suoi negoziati e accordi di cooperazione con i paesi interessati, una clausola per eradicare le Mgf e andrebbero creati Tavoli tecnici permanenti di armonizzazione e di raccordo tra gli Stati membri e tra questi e le istituzioni africane. I deputati chiedono inoltre di migliorare la posizione giuridica delle donne e delle bambine nei paesi in cui si pratica la mutilazione genitale. Il Parlamento chiede poi agli Stati membri di collaborare e finanziare le attività delle reti e delle Ong che prestano la loro opera di educazione, sensibilizzazione e mediazione in merito alle mutilazioni genitali femminili in stretto contatto con le famiglie e le comunità. Anche perché ritiene che la creazione di reti tra le Ong e le organizzazioni operanti a livello di comunità sul piano nazionale, regionale e internazionale «è senza dubbio fondamentale per riuscire a sradicare tali pratiche e scambiarsi informazioni ed esperienze». In proposito sollecita anche un rafforzamento delle reti europee esistenti. . <<BACK

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QUANDO SI CORRE PER I DIRITTI (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

QUANDO SI CORRE PER I DIRITTI VOCI D'AUTORE Farhan in somalo significa felicità. Farhan è anche il nome di un rifugiato somalo che ha corso insieme ai suoi amici, rifugiati somali come lui, la Roma Run Fun 2009 la maratonina che fa da controcanto alla maratona vera (vinta tra l'altro da un uomo dell'Africa Orientale il kenyano Benjamin Kiptoo Kolum). I ragazzi si sono alzati all'alba per arrivare in tempo a Roma da Castelnuovo di Porto dove si trova il centro in cui alloggiano. Sono arrivati con una bandiera somala e uno striscione fatto da loro, sullo striscione parole chiare: Pace in Somalia, rispettare i diritti umani. Dove i diritti da rispettare sono quelli in Somalia, ma anche i diritti qui. Infatti fra poco meno di una settimana molti dei ragazzi non avranno più un tetto sopra la testa. Tutti i somali hanno un'età dai 16 ai 25 anni, sognano di studiare e lavorare, frequentano il centro Asinitas per imparare l'italiano. Qualcuno mormora "Ma l'Italia sa di avere un passato condiviso con noi? Sa di averci colonizzato? Sa che tanti guai nostri di oggi arrivano da questo ieri condiviso? E poi un richiedente asilo deve avere delle tutele come negli altri paesi europei, qui non ci sono tutele. Perché? L'Italia è un così bel paese, perché però è così sorda?". La maratonina Farhan, Hassan, Dieci, Abubakr l'hanno fatta grazie ad una iniziativa dell'associazione capoverdiana Tabanka Onlus e dalla volontà di persone che hanno creduto nel progetto. In Primis il presidente dell'associazione Jorge Canifa e alle angeli custodi Francesca Vitalini e Giusy Muzzopappa. In una Domenica di Marzo, finalmente soleggiata, l'Africa ha aiutato se stessa. E ha dato una mano anche all'Italia. Molti sorridevano di felicità al passaggio di questa torma colorata. Lo scontro di civiltà dei Tg è sembrato a tutti solo un brutto sogno.

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DOMANI alle 21 presso Il di Fucecchio, inc... (sezione: Diritti umani)

( da "Nazione, La (Empoli)" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

EM AGENDA pag. 7 DOMANI alle 21 presso Il «Centro Praesidium Culturae» di Fucecchio, inc... DOMANI alle 21 presso Il «Centro Praesidium Culturae» di Fucecchio, incontro su «I diritti umani nella società di oggi». Interverrà il professore Antonio De Angeli, docente dell'università degli studi di Siena. Seguirà un dibattito con Alessandra Ulivieri della «Casa Editrice Ibiskos» e le letture delle belle e toccanti poesie dei poeti vincitori e finalisti del premio letterario «Città di Empoli-Domenica Rea».

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Teatro, convegni e segnaletica sui diritti umani (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Teatro, convegni e segnaletica sui diritti umani --> Mercoledì 25 Marzo 2009 VITABERGAM, pagina 26 e-mail print «Pace è. Tutti i diritti umani per tutti»: questo il tema scelto per la quarta edizione della «Settimana della pace» organizzata dal Comune di Ponteranica con la collaborazione di scuole, parrocchie e associazioni. Un evento iniziato nel 2006 attorno alla tematica «L'Africa tra noi» e poi proseguito con «Cittadinanza e partecipazione« (2007) e «Lotta alle mafie e difesa della legalità» dell'anno scorso. Si comincia venerdì, alle 21, con lo spettacolo teatrale dal titolo «Una zolla di vita» all'auditorium di Valbona, con gli interpreti della compagnia teatrale «Il Cerchio magico». «Si tratta di un esempio di inclusione sociale, condivisione, sensibilizzazione del territorio per costruire una comunità che sappia accogliere tutte le persone anche quelle diversamente abili», precisa il vicesindaco Gabriella Cremaschi. Un ricco calendario che fissa l'attenzione sui diritti umani cavalcando l'eco del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. «È più che mai necessario - precisa il sindaco Alessandro Pagano - mantenere viva una riflessione su diritti che spesso vengono dati per scontati, ma che sono tuttora disattesi per milioni di persone». Forte il coinvolgimento delle scuole. Dal 4 aprile saranno installati 25 cartelli segnaletici verticali e permanenti per «fissare» i luoghi (quindi parchi, oratori, scuole, biblioteca e asili nido, ambulatori) dove i diritti dell'infanzia sono tutelati. «L'iniziativa - continua Cremaschi - è organizzata nell'ambito delle manifestazioni per raccontare i dieci anni di apertura dello Spazio gioco e dei servizi alle nuove generazioni a Ponteranica e in concomitanza con Scacciamarzo, la Festa dei bambini e delle bambine nel giardino del centro Vivace». Tra gli altri appuntamenti, il 16 aprile, alle 21 ancora all'auditorium, c'è l'assemblea pubblica «I diritti negati dei migranti» con la proiezione del film di Andrea Segre «Come un uomo sulla Terra» che ripercorre il viaggio dei migranti eritrei, denunciando le violenze e i soprusi subiti nelle prigioni e nei campi in Libia. Seguirà il rapporto «Una stagione all'inferno» di Medici senza frontiere sulle condizioni degli stranieri impiegati in agricoltura nelle regioni del Sud Italia e la testimonianza dell'operatore umanitario Mirco Nacoti. Inoltre il 18 aprile, alle 10.30, al «Teatro Erbamil», gli alunni di terza media propongono «Mamma ho perso la bici», il 21 aprile, alle 20, all'oratorio di Ponteranica Alta l'incontro «I diritti negati in Italia» con don Virginio Colmegna (presidente Fondazione Casa della Carità). A seguire, all'Auser, si esibiranno la «Banda del Villaggio» e la banda musicale Vivace. Il 22 aprile, alle 20.30, alla chiesina di San Giorgio si celebrerà la Messa e la veglia di preghiera per le Guerre Dimenticate. Dalle 15 alle 18 di sabato 25 aprile al BoPo l'associazione «Gaia casa delle donne» organizza «Danziamo per la Pace». La conclusione della «Settimana» sarà il 26 aprile, alle 17, all'oratorio della Ramera con l'incontro «Diritti e rovesci», seguita dalla cena alla festa della Petos e la proiezione, in sala Itineris, del film «Lista d'attesa». Bruno Silini 25/03/2009 nascosto-->

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IL FINE della cooperazione deve essere il bene comune. Lo dicono tutti. Vediamo i... (sezione: Diritti umani)

( da "Nazione, La (Pistoia)" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CAMPIONATO GIORNALISMO pag. 11 IL FINE della cooperazione deve essere il bene comune. Lo dicono tutti. Vediamo i... IL FINE della cooperazione deve essere il bene comune. Lo dicono tutti. Vediamo invece che per molti il successo e il denaro, anche a scapito di altri, sono l'unico scopo della vita. I valori etici, come la giustizia e la solidarietà, trovano poco spazio. Noi ragazzi riconosciamo che non dobbiamo pensare solo a noi stessi. I valori che danno significato alla vita umana non si possono ridurre ad essere famosi, ad avere abiti firmati o a comprare l'ultimo modello di scooter. L'umanità avrà successo quando ci saranno per tutti pace, sicurezza e possibilità di sviluppo attraverso la protezione dell'ambiente, la tutela dei diritti umani e la diffusione della democrazia. E' un diritto di tutti vivere in un ambiente senza inquinamento, avere accesso alle risorse fondamentali, come l'acqua, crescere in una famiglia accogliente e prepararsi al mondo del lavoro sviluppando le proprie capacità e realizzando i propri sogni. PER OTTENERE tutto questo è necessario il contributo di tutti. Molte persone oggi si impegnano nel volontariato: aiutano chi è solo, tutelano l'ambiente e il patrimonio culturale, difendono i diritti umani e diffondono una cultura di pace. Non è difficile comunque fare qualcosa di utile ogni giorno: chiedersi sempre il perché delle cose, acquistare oggetti che non siano stati prodotti sfruttando altre persone, non sprecare le risorse, cercare il proprio benessere insieme agli altri ... I governi, infatti, possono fare le leggi migliori della storia, ma senza la cooperazione di tutti, grandi e piccoli, donne e uomini non ci sarà mai il mondo dove sogniamo di crescere.

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Risate e musica per aiutare le donne indiane (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Bergamo - Brescia)" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

BERGAMO pag. 4 Risate e musica per aiutare le donne indiane SOLIDARIETÀ BERGAMO UNA SERATA a favore delle donne dei villaggi indiani di Koppal. E' «Insieme per Pangea», lo spettacolo in programma domani sera al teatro Donizetti di Bergamo (inizio ore 21; biglietti a 40 e 30 euro. Info: The Exnovo. Tel. 035.215964). A presentarlo sarà la showgirl Vanessa Incontrada che duetterà simpaticamente con l'attore-cabarettista toscano Giorgio Panariello. Non mancheranno, inoltre, divertenti incursioni della frizzante Alessandra Ierse. Grande protagonista sarà anche la musica, grazie alla partecipazione della bergamasca AmbraMarie Facchetti, fresca reduce dal programma "X-Factor", di Paola Folli e della Jazz Company. Il progetto "Percorsi di autonomia per le donne di Koppal" è sostenuto dalla Fondazione Pangea onlus, un'organizzazione no profit che dal 2002 si occupa del riscatto economico e sociale delle donne attraverso l'istruzione, la formazione professionale, l'educazione sanitaria e ai diritti umani e il microcredito. L'obiettivo è quello di migliorare la situazione economica e sociale delle donne di casta bassa che vivono nel distretto di Koppal in Karnataka, in India. Attraverso la promozione e lo sviluppo della microimprenditoria e del microcredito, la sensibilizzazione e formazione sull'igiene, la sanità e i diritti umani e l'organizzazione di cooperative di risparmio e credito femminili, si mira a rendere le donne autonome economicamente, inserendole a pieno titolo nella vita della loro comunità. Il progetto è sostenuto da Round Table di Bergamo con il fondamentale sostegno del Credito Bergamasco.

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IN VIA TRIESTE Doppio appuntamento in libreria Due volumi saranno presentati questa settimana all... (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale di Brescia" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Edizione: 25/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:gdb università IN VIA TRIESTE Doppio appuntamento in libreria Due volumi saranno presentati questa settimana alla libreria della Cattolica. Si comincia oggi alle 18 con «I segreti giardini di Brescia» di Giovanni Carini, si prosegue venerdì 27 alle 17.30 con «Zanebono: libere variazioni intorno alla leggenda di Giovanni Buono da Mantova giullare e santo» di Luigi Regoliosi. In questa seconda occasione oltre all'autore interverrà anche Carla Boroni, docente di Letteratura italiana alla Cattolica. DIRITTI UMANI Seminari a Giurisprudenza Cambio di programma per alcuni seminari sui diritti umani in programma alla facoltà di Giurisprudenza della Statale. L'incontro con Timothy Endicott originariamente in calendario per venerdì 27 è anticipato a domani alle 10.15 in aula 4. Il docente della Oxford University affronterà l tema «Are Human Rights Really Universal?». Variazione di orario anche per la relazione di Paola Parolari su «La tutela dei diritti fondamentali nelle società multiculturali», dapprima in programma venerdì 24 aprile ed ora posticipata a martedì 28 aprile alle 10.15. MEDICINA Elezioni dei consigli di corso Sono state indette le votazioni per l'elezione dei rappresentanti nei consigli di corsi di laurea della facoltà di Medicina della Statale. In particolare i seggi da assegnare sono così ripartiti: Medicina e chirurgia (25 rappresentanti), Odontoiatria e protesi dentaria (12), Scienze infermieristiche ed ostetriche (7), Biotecnologie (15), Scienze motorie (14), Assistenza sanitaria (25), Educazione professionale (20), Fisioterapia (48), Infermieristica (97), Igiene dentale (14), Ostetricia (17), Tecniche della prevenzione nell'ambiente e luoghi di lavoro (12), Tecniche di laboratorio biomedico (13), Tecniche di radiologia medica (38), Dietistica (7), Tecnica della riabilitazione psichiatrica (8). Le operazioni di voto avranno luogo lunedì 20 aprile dalle 9 alle 17, e martedì 21 aprile dalle 9 alle 12 nella sala Soggiorno studenti della sede di via Valsabbina. Hanno diritto all'elettorato passivo tutti gli studenti in corso e fuori corso che, alla data delle elezioni, risultino regolarmente iscritti ai corsi di laurea e presentino un numero complessivo di anni di iscrizione, a decorrere dalla immatricolazione non superiore di 2 anni alla durata legale del corso di appartenenza. Le candidature dovranno essere presentate personalmente alla presidenza entro le 12 di venerdì 3 aprile. I moduli per la presentazione sono disponibili sul sito della facoltà: www.med.unibs.it. AEGEE Una serata col cinema in originale «Kung fu panda» sarà la pellicola proiettata lunedì prossimo alle 21 nella sala polifunzionale del Cedisu in via Valotti nell'ambito del ciclo «Il cinema in originale» organizzata dall'associazione studentesca Aegee.

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Ma ancora le parole inutili sono più dei fatti (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CAMPIONATO GIORNALISMO pag. 6 Ma ancora le parole inutili sono più dei fatti ANNIVERSARIO LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DELL'ONU SUI DIRITTI DELL'UOMO HA COMPIUTO 60 ANNI IL GIORNO 10 dicembre 1948 ad Unga, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la " Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo". Questa dichiarazione comprende 30 articoli che tutelano i diritti individuali, sociali, economici, politici, civili e culturali di ogni persona. Pochi mesi fa è ricorso il 60°anniversario di questa grande conquista per l'umanità e a maggior ragione ognuno di noi dovrebbe impegnarsi nel suo piccolo perché tutti questi diritti vengano rispettati. Tra tutti gli articoli uno dei più importanti è il terzo: "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona". Noi rimaniamo indifferenti e non denunciamo che in alcuni Paesi questi diritti non sono rispettati anche se tutti ne siamo a conoscenza. Occorre perciò agire e non limitarsi a celebrare l'anniversario di questa dichiarazione! In questi anni ci sono stati dei miglioramenti nel rispettare questi articoli, ma ancora lo sfruttamento, la disuguaglianza, l'ingiustizia purtroppo esistono in molte zone del Mondo, ma anche nelle nostre società che consideriamo civili e democratiche. I governi devono cominciare a dar seguito alle loro promesse ed evitare violazioni, torture e maltrattamenti soprattutto nei confronti di donne e bambini. Tutti i giorni leggendo il giornale o guardando il telegiornale ci troviamo di fronte a fatti di cronaca: omicidi, stupri, episodi di razzismo, sfruttamento, fame nel mondo e tutti i casi simili che violano i diritti umani. Noi pensiamo che la cosa essenziale per sviluppare il senso civico in ogni "cittadino del mondo" sia cominciare a vigilare sul rispetto dei diritti umani partendo proprio dalla nostra piccola realtà quotidiana. Forse solamente così domani saremo in grado di fronteggiare le situazioni più gravi e più lontane da noi. Classe III A

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IL RAZZISMO è una forma di odio e di dispre... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CAMPIONATO DI GIORNALISMO pag. 13 IL RAZZISMO è una forma di odio e di dispre... IL RAZZISMO è una forma di odio e di disprezzo verso persone di razza diversa. L'idea di razza è priva di qualsivoglia fondamento scientifico, ma ha determinato rigide gerarchie nell'umanità e ha giustificato ogni tipo di violenza. In nome della superiorità di una razza sull'altra si sono compiuti crimini orrendi; il sorgere dei grandi imperi coloniali ha visto lo sterminio di intere popolazioni e il commercio di uomini, fino ad arrivare ai nostri giorni col genocidio degli Ebrei e di altre minoranze etniche. La segregazione razziale ha reso tristemente famosi gli Stati Uniti e il Sudafrica, dove molti di coloro che si battevano per la tolleranza e il rispetto dei diritti umani, hanno pagato il loro sacrificio con la vita. Di questi casi si sono occupate la letteratura e la storia, ma esistono molte altre situazioni, meno note, che rivelano pregiudizi ed emarginazione. Nella nostra società, apparentemente democratica e tollerante, serpeggiano forme di razzismo più o meno evidenti, talvolta involontarie, che nascondono la diffidenza nei confronti del diverso'. Forse i movimenti migratori di questi tempi, non sempre ben organizzati, creano notevoli problemi di integrazione che sfociano in episodi sempre più frequenti di violenza. IL TIMORE per lo straniero aumenta, diventa odio e a volte esplode, ne è un esempio l'episodio di cui è stato protagonista un clochard di origine indiana. Su di lui si è abbattuta la rabbia del branco che ha fatto affiorare il disprezzo più profondo nei confronti di uno che, ai loro occhi, non era nemmeno considerato un essere umano. Una nota positiva è invece rappresentata dall'elezione del primo presidente nero che è riuscito a conquistare la Casa Bianca. E' un avvenimento di portata simbolica grandiosa che rivela un grande cambiamento della società Usa. Barack Obama ha progetti ambiziosi, ma si trova ad affrontare una difficile situazione: la crisi economica e altri problemi. Sembra però determinato a operare per la pace e il benessere del suo popolo con un occhio di riguardo alle minoranze che in lui sperano non poco. Vista la sua missione, vogliamo augurargli alla maniera dei guerrieri jedi quando dovevano affrontare le imprese stellari: «Che la forza sia con te!».

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Pena di morte, esecuzioni in 25 Paesi (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-25 num: - pag: 14 categoria: REDAZIONALE Il rapporto Quasi raddoppiati i giustiziati (2.390), ma il 93% delle sentenze è concentrato in cinque nazioni. In Europa resta la Bielorussia Pena di morte, esecuzioni «solo» in 25 Paesi Amnesty International: Cina (72% nel mondo) e Iran in testa alla «lista nera» Un «risultato positivo» raggiunto grazie alle moratorie approvate dall'Onu e fortemente volute dall'Italia Un mondo senza patiboli. Era un sogno, oggi è quasi una realtà. Sono stati soltanto 25 i Paesi che, nel 2008, hanno giustiziato degli esseri umani. E il 93% delle esecuzioni si è concentrato in cinque nazioni: Cina, Iran, Arabia Saudita, Stati Uniti e Pakistan. Ad annunciarlo, con una punta di soddisfazione, è Amnesty International nell'annuale rapporto sullo stato della pena di morte. Un risultato positivo raggiunto soprattutto grazie alle richieste di moratoria approvate a stragrande maggioranza dall'Onu (l'ultima lo scorso dicembre) e fortemente volute dall'Italia. «La buona notizia — ha detto Irene Khan, segretaria generale dell'organizzazione - è che i detenuti vengono giustiziati in pochi Paesi e questo dimostra che stiamo andando verso un mondo libero dalle esecuzioni. Nel ventunesimo secolo non ci deve essere posto per impiccagioni, lapidazioni o altro». La pena di morte è ancora in vigore in 59 Stati ma molti non la applicano più. La Bielorussia è rimasta l'unica nazione in Europa a usarla. Ma la strada è ancora lunga. Anche perché c'è un dato fortemente negativo. L'anno scorso il numero delle persone mandate a morte è quasi raddoppiato rispetto al 2007: 2.390, ben 1.138 in più. Più che duplicate anche le condanne alla pena capitale: dalle 3.347 del 2007 alle 8.864 del 2008. In cima a questa triste classifica c'è la Cina dove sono avvenute il 72% delle esecuzioni. Per rendere più efficiente il lavoro del boia Pechino ha inventato addirittura il «patibolo mobile», un furgone attrezzato per dispensare l'iniezione letale anche negli angoli più remoti del Paese. Per ora i «bus della morte » sono solo una decina e vengono prodotti in loco da una ditta specializzata nella fabbricazione di auto blindate. Al secondo posto nella lista nera, con 346 decessi, l'Iran dove sono state giustiziate anche 8 persone che erano minorenni all'epoca del reato. Seguono l'Arabia Saudita (102 morti), gli Stati Uniti (37) e il Pakistan (36). In nove Stati c'è stata solo un'esecuzione. La Bielorussia è l'ultimo Paese in Europa che ancora ricorre al patibolo. Secondo Amnesty dal 1991, anno in cui Minsk è diventata indipendente, sono state 400 le persone messe a morte, di cui 4 nel 2008. I dati, in molti casi, non si basano su cifre ufficiali ma sono ricavati dalle notizie fornite dai media e dalle organizzazioni dei diritti umani. «In Cina, Bielorussia, Mongolia e Corea del Nord — spiega il rapporto— le condanne sono eseguite in assoluta segretezza e senza trasparenza». Sono sedici, inoltre, gli Stati che non forniscono statistiche sulle persone giustiziate. Si ingrossa, tuttavia, il club dei Paesi abolizionisti. Nel 2008 Uzbekistan e Argentina sono entrati a farne parte a pieno titolo, abolendo la pena capitale per tutti i reati. Potrebbero fare lo stesso Burundi, Mali e Togo. E anche in Libano è stato presentato un disegno di legge in tal senso. Repubblica islamica Impiccagioni in Iran: nel 2008 sono state mandate a morte 346 persone Monica Ricci Sargentini

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Lettera a Ban Ki-Moon (sezione: Diritti umani)

( da "Tempi" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Lettera a Ban Ki-Moon Ecco perché non si può parlare di legalità internazionale dell'Onu di Yasha Reibman Non scherziamo, suvvia, sulla legalità internazionale delle Nazioni Unite. La stessa organizzazione, che rifiuta a un paese di stabilire la propria capitale all'interno dei propri confini riconosciuti, come è il caso di Israele e Gerusalemme, non brilla certo per la "legalità" che promuove. Non solo perché ha avuto un Segretario generale con un importante passato nazista, Kurt Waldheim, sotto la cui segreteria, nella tragica ricorrenza della Notte dei cristalli, nel 1975, si è votata la famosa risoluzione in cui si equiparava il sionismo al razzismo. Ma l'Onu, nonostante affermi di promuovere l'uguaglianza tra i paesi membri, ha negato da sempre a un unico Stato di partecipare pienamente ai lavori delle Nazioni Unite. Si tratta ovviamente di Israele. Lo Stato ebraico non può far parte del Consiglio di sicurezza e neppure della Commissione dei diritti umani di Ginevra. La commissione invece ha come presidente la Libia e ha avuto tra i propri membri paesi come la dittatura siriana e l'Iran degli ayatollah. In nome di questa "legalità internazionale", la Commissione dei diritti umani si è occupata in tutti questi anni quasi esclusivamente di Israele e nel 2001 ha promosso a Durban la famosa conferenza sul razzismo, che ovviamente accusava solo Stati Uniti e Israele di ogni nefandezza, compresa quella di affamare i palestinesi (in aperta contraddizione con quanto riportato da un'altra organizzazione Onu, la Fao). La stessa Assemblea generale dell'Onu dedica circa il 40 per cento del proprio tempo allo Stato ebraico, ma fino al 2005 non ha trovato un minuto da dedicare alle vittime della Shoà: un tentativo del 1995 fu bocciato a scrutinio segreto e l'appuntamento del 2005 venne disertato dalla maggior parte dei paesi arabi. Le dittature arabe, che tuttora non riconoscono il diritto all'esistenza dello Stato ebraico, rappresentano insieme alle altre dittature presenti un elevato numero di voti all'interno dell'Onu e condizionano in modo determinante "la legalità" del Palazzo di vetro. Yasha Reibman continua a ciurlare nel manico rispetto all'oggetto della disputa (lui ritiene scorretti i giornalisti di tutto il mondo che non scrivono «Gerusalemme, capitale di Israele») e crede di non sapere che le cose che qui sopra denuncia lui, sono normalmente denunciate da Tempi. E va bene. Sospendiamo la disputa. Per la sua prossima rubrica, però, gradiremmo riflessioni su quanto ha coraggiosamente denunciato il giornale israeliano Haaretz circa presunti crimini contro l'umanità compiuti dai soldati (di Gerusalemme o di Tel Aviv). Soldati il cui onore in battaglia abbiamo creduto e difeso, anche pubblicamente, noi per primi.

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STRASBURGO: ANCHE I TERRORISTI SONO UOMINI (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Strasburgo: anche i terroristi sono uomini -->Altolà della Corte europea dei diritti dell'Uomo all'Italia: «L'espulsione di cittadini tunisini sospetti di terrorismo comporta il rischio di tortura e viola dunque il diritto internazionale»

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Retroscena Il segreto di Stato copre l'orrore (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

n. 72 del 2009-03-25 pagina 17 Retroscena Il segreto di Stato copre l'orrore di Gian Micalessin Il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli. E in Cina pure l'orrore. Le 1718 condanne a morte dell'anno scorso bastano da sole a far impressione, ma diventano terrificanti se vi si aggiungono le stime delle organizzazioni umanitarie secondo cui il numero dei condannati "effettivi" sarebbe tre volte superiore. La discrepanza tra cadaveri "ufficiali" ed "effettivi" deriva, come ricorda Amnesty International, dal segreto di Stato che regola l'applicazione della pena capitale. Tre anni fa era anche peggio. Fino ad allora qualsiasi tribunale provinciale poteva - in base ad una legge anti-crimine del 1983 - comminare una sentenza di morte affidandone l'esecuzione all'esercito. La semplificazione delle procedure rendeva impossibile qualsiasi statistica e le organizzazioni per i diritti umani si limitavano a stimare in decine di migliaia le esecuzioni "effettive". Soltanto dal 2007 le autorità impongono ai tribunali provinciali di sottoporre le sentenze di pena capitale alla ratifica delle Corte Suprema del Popolo. La nuova procedura stenta comunque a venir applicata. La discrepanza tra cifre ufficiali e cifre reali emerge nell'aprile 2008 quando vengono diffusi i primi dati relativi alla "vigilanza" della Corte Suprema. Il risultato sembra incoraggiante perché le 470 condanne eseguite rappresentano il minimo storico. Ma per quello stesso anno gli osservatori di Dui Hua (Dialogo), una fondazione di San Francisco che vigila sulla violazione dei diritti umani in Cina, attribuiscono ai boia di Pechino tra le 5mila e le 6mila esecuzioni reali. Quelle stime vengono confermate anche dalla sezione britannica di Amnesty. «Secondo dati assai attendibili - spiega il direttore Allen Kate - Pechino manda a morte 22 prigionieri ogni giorno». Questo scenario è reso più nefasto e inquietante dallo sterminato numero di reati per cui è ammessa la pena capitale e dal comprovato utilizzo degli organi dei condannati a morte negli ospedali specializzati in trapianti. In Cina la legge prevede almeno una settantina di buone ragioni per finire sul patibolo. L'esemplare numero di reati sanzionabili con la morte emerge dalla consultazione del codice penale del 1997 che sancisce la pena di morte anche per corruzione e gioco d'azzardo. La vastità dei capi d'imputazione non garantisce però equità di giudizio. I funzionari di partito condannati per corruzione beneficiano spesso di una sospensione della sentenza, i malviventi di campagna incontrano il boia pochi giorni dopo la sentenza d'appello. L'abisso dell'orrore lo si raggiunge nei furgoni della morte introdotti non per lenire le sofferenze dei condannati, ma per asportare gli organi vitali immediatamente dopo l'iniezione letale. La testimonianza di Paul Lee, un tecnico della metropolitana di Hong Kong colpito da tumore al fegato nel 2005 e ammesso al trapianto dietro versamento di 45mila dollari ad una clinica specializzata di Tianjin, conferma quei sospetti. «Quell'ospedale - spiega Lee - è in collegamento con molte prigioni, il mio è arrivato da un condannato e io gli sarò eternamente grato». La gratitudine di Lee non cancella il fatto che gran parte degli organi vengono sottratti senza alcuna autorizzazione. «Non ho mai visto una famiglia firmare l'autorizzazione al prelievo da un loro caro condannato a morte - dichiarava due anni fa Huang Peng, un ex funzionario del centro di detenzione numero 2 di Shenyang - e non ho mai visto un prigioniero offrire spontaneamente i propri organi». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Lo Stato ebraico critica il Consiglio Onu (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 25-03-2009 polemica Lo Stato ebraico critica il Consiglio Onu «Ingiuste le denunce su Piombo fuso» DA GERUSALEMME I sraele ha criticato, in quanto «ingiusto », il relatore dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, Richard Falk, che in un rapporto al Consiglio dell'Onu per i diritti umani ha affermato che vi sono fondati motivi per sospettare che l'esercito israeliano nella recente operazione "Piombo fuso" a Gaza si sia macchiato di crimini di guerra, per accertare i quali è necessaria un'inchiesta. Mark Regev, portavoce del premier israeliano ha definito il Consiglio «un organo unilaterale, sbilanciato e ingiusto» nei confronti di I- sraele. Regev ha ricordato che già il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon e il suo predecessore Kofi Annan, hanno criticato il Consiglio «per la sua linea estremista e ossessiva nei con- fronti di Israele». «Questa politicizzazione dei diritti umani ha affermato Regev colpisce per primi gli stessi diritti umani». Il Consiglio in un rapporto ha accusato l'esercito israeliano di essere ricorso a scudi umani palestinesi nel corso di "Piombo fuso" e di far fatto uso in almeno un caso di un ragazzino di 11 anni. A questo proposito Regev ha ricordato che la Corte suprema israeliana ha già affermato l'illegalità del ricorso a scudi umani e ha detto che «se davvero ci sono stati i casi denunciati i responsabili saranno processati e puniti». Regev ha pure affermato che Falk «era noto per la sua linea anti-israeliana che, del resto, non ha mai cercato di celare». Alcune Organizzazioni non governative, anche israeliane, hanno accusato soldati israeliani di aver fatto fuoco a sangue freddo sulla popolazione civile e su personale sanitario. Mentre Israele respinge le accuse, il quotidiano inglese Guardian ha pubblicato alcune testimonianze-che proverebbero i crimini di cui aveva parlato anche Haaretz. In un reportage pubblicato sul suo sito Web, il giornale britannico racconta di bambini palestinesi usati come scudi umani, ospedali e medici presi di mira, aerei senza pilota spediti a colpire deliberatamente la popolazione. Ci sono anche tre video con il drammatico racconto dei palestinesi che hanno perso i propri figli nell'offensiva isreliana. ( R.E.) L'esecutivo contro il rapporto. Il «Guardian» però attacca: bimbi usati come scudi umani

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Il Kosovo e la "guerra umanitaria" (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Kosovo e la “guerra umanitaria” di Fernando Cancedda* Roma, 24 marzo 2009. Esattamente dieci anni fa, con i primi bombardamenti NATO sulla Serbia, ebbe inizio la guerra del Kosovo, ovverosia l'ultimo atto del lungo, tragico conflitto nei Balcani. A quella “guerra umanitaria” ( come forse per la prima volta si definì l'intervento armato destinato a “proteggere” i diritti umani di una popolazione civile) partecipò anche l'Italia, che ancora oggi vi mantiene una quota consistente delle proprie truppe all'estero. Interessa a qualcuno sapere a quali risultati ha approdato quella guerra e se l'obbiettivo allora proclamato dai nostri governi occidentali è stato raggiunto? A me sì e ho cercato di documentarmi in proposito. Da buon giornalista italiano, comincio dalla nota rievocativa dell'ANSA (Angela Virdò, del 22 marzo 2009). “ ...Per 72 giorni la Nato colpisce ponti, strade, centrali elettriche raffinerie e palazzi del potere. Ci sono anche gli errori: attacchi contro convogli di civili, treni e ospedali che provocano vittime tra i civili, ''effetti collaterali'' come li definiscono con un infelice eufemismo i portavoce dell'Alleanza a Bruxelles. Gia' a meta' aprile i comandi Nato cominciano ad allarmarsi, la resistenza delle forze armate serbo-montenegrine si rivela maggiore di quanto avessero immaginato a Bruxelles per la loro capacita' di ripristinare rapidamente i sistemi di comando e controllo. “L'offensiva, che nei piani Nato doveva durare poche settimane, va avanti per due mesi e mezzo sino al 3 giugno, quando Milosevic si piega e accetta la resa anche se proclama:'' abbiamo difeso il nostro onore contro un nemico piu' forte di noi''. Nei giorni successivi tutti i militari serbi, umiliati e rabbiosi, lasciano il Kosovo e dietro le colonne militari partono verso nord anche centomila civili serbi che andranno ad ingrossare il piu' grande ''esercito'' dei Balcani, quello degli oltre quattro milioni diventati profughi lungo le molte guerre jugoslave, il conflitto dei serbi contro la Slovenia, quello in Croazia e il piu' sanguinoso nella Bosnia-Erzegovina. “Dal sud, sotto la bandiera dell'Onu, entrano le truppe della Nato e le centinaia di migliaia di kosovari cacciate o fuggite nei mesi precedenti in Albania e in Macedonia. Quelli che un tempo erano le vittime si trasformano in pochi giorni in aguzzini, si moltiplicano le vendette e gli omicidi contro la popolazione serba rimasta, vengono incendiate e distrutte decine di case serbe, monasteri e chiese ortodosse senza che le migliaia di soldati della Nato riescano ad impedirlo....”. Anche a giudicare dai dati ufficiali, la guerra ha prodotto in poco più di due mesi più danni e più vittime di quelli che avevano fatto in precedenza sei anni di guerra civile. Prima di quel 24 marzo 1999 le vittime stimate degli scontri tra l'Esercito di Liberazione del Kosovo (UÇk) e le forze ufficiali e paramilitari serbe erano state circa duemila. Durante le 11 settimane di bombardamenti sono state uccise nella provincia, a seconda delle stime, dalle tremila alle diecimila persone, in gran parte civili albanesi assassinati dalle formazioni irregolari dell'esercito serbo. Quanto allo sradicamento forzato dei kosovari, nessuno può dire quanti di loro scapparono per evitare la furia di Milosevic e quanti per paura delle bombe NATO. Ma all'inizio delle operazioni le Nazioni Unite calcolavano in 230mila i kosovari che avevano abbandonato le loro case. Alla fine della guerra, gli sradicati erano un milione e 400mila. Di questi, 840mila erano finiti nei campi profughi della Macedonia e dell'Albania. L'anno seguente, come ha ricordato l'Ansa, la 'pulizia etnica' cambia colore. Si contano oltre 200mila serbi (da 300mila che vivevano nella regione) in fuga dalle vendette albanesi. Un anno fa il Kosovo, con l'appoggio degli Stati uniti, ha proclamato la sua indipendenza. Dei 192 Paesi a cui il governo del piccolo Stato (poco più di 10mila km2, due milioni di albanesi e diecimila serbi) ha chiesto il riconoscimento, 56 hanno dato risposta positiva, 22 dei quali dell'Unione europea. L'Italia è stata fra i primi “ma nella forma particolare di una sovranità sotto supervisore internazionale” ( formula dell'allora ministro degli esteri Massimo D'Alema). Così oggi il Kosovo non ha soltanto un presidente, un parlamento e un primo ministro, Harim Taqui - lo stesso che aveva guidato la guerriglia anti-serba . Mantiene anche un “governatore” dell'UE, l'olandese Peter Feith, a capo di una forza militare di 16mila uomini che ha sostituito le truppe della NATO. Ma lo staterello balcanico ha anche l'economia più povera d'Europa, il 50% di disoccupazione e una potente criminalità organizzata. Nessuna industria, un po' di commercio e molto contrabbando, droga e armi in particolare. In compenso ha ricevuto, dal 2004 ad oggi, oltre cinque miliardi di euro di aiuti internazionali. Possiamo dire che il risultato “umanitario” non è stato particolarmente brillante ? Il professor Pino Arlacchi, che all'epoca era vice segretario generale dell'ONU e come tale ha potuto avere accesso anche a fonti riservate, ne da un giudizio assai più severo e scrive che quella guerra “è stata un facile successo militare e un completo fallimento politico”. Ne attribuisce la responsabilità al “grande inganno” che attraverso un uso controllato dei media, promuove l'idea del mondo attuale “come un'arena nella quale le forze del caos dilagano incontrastate spinte dalla marea montante della globalizzazione” (“L'inganno e la paura, il mito del caos globale” ediz. Il Saggiatore). Quel che è certo è che la NATO ha agito senza autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, creando un precedente in base al quale, scrive Arlacchi, “qualunque associazione regionale può attribuirsi le prerogative delle Nazioni Unite in materia di salvaguardia dei diritti umani”. Il diritto internazionale non prevede la legittimità dell'intromissione negli affari interni dei singoli Stati. Così in Kosovo come in Irak e in parte anche in Somalia, in America centrale, in Ruanda e in Georgia, il comportamento dei media è stato prevalentemente quello del catastrofismo prima e del senno di poi. Ne valeva la pena? Quante altre azioni militari potrebbero essere compiute in nome della difesa dei diritti di un'etnia all'interno di uno Stato? Sono convinto anch'io, come Arlacchi e molti altri, che l'umanità abbia compiuto, nonostante tutto, passi da gigante nel lungo cammino della pace e della democrazia, ma credo anche che l'ipocrisia dei potenti ne abbia compiuti altrettanti nell'uso più disinvolto delle tecniche di propaganda. Scrive Arlacchi nel suo libro, che consiglio a tutti di leggere, che “ la dilatazione delle minacce e l'ingigantimento della statura degli avversari fino a oltre il confine del ridicolo è una costante dell'informazione manipolata...ogni avversario è un 'nuovo Hitler', e qualunque tentativo di evitare la guerra è una 'nuova Monaco'”. Dieci anni fa Slobodan Milosevic, un burocrate di partito che pretendeva di tenere insieme con le minacce e la prepotenza un paese in disgregazione, diventa l'Hitler de Balcani. Così come un satrapo sanguinario come Saddam Hussein diventerà a sua volta l'Hitler arabo. Anche un mio vecchio amico, il giurista Danilo Zolo, ha scritto poco dopo l'intervento nei Balcani, un interessante volumetto: “Chi dice umanità, Guerra,diritto e ordine globale” (Einaudi, 2000). Vi sostiene - e a parer mio non ha tutti i torti - che “la qualificazione della guerra come 'intervento umanitario' è un tipico strumento di autolegittimazione della guerra da parte di chi la sta conducendo. Come tale è parte della guerra stessa: è, in senso stretto, uno strumento di strategia militare diretto ad ottenere la vittoria sul nemico”. Quanto alle vere (ma discutibili) ragioni dell'intervento Nato, sono state fatte diverse ipotesi geopolitiche, molte delle quali ragionevoli. Mi limito a segnalare quella dedotta dal pensiero di un grande specialista americano della materia, Zbigniew Brzezinski, già consigliere per la sicurezza del presidente Carter, ribattezzato anche il “Kissinger” dei Democratici in USA. I Balcani, sostiene, sono un'area di estremo rilievo nella prospettiva egemonica degli Stati Uniti, perciò il sistema di sicurezza europeo deve “pienamente coincidere con quello americano” in modo che l'Europa divenga “la testa di ponte americana sul continente euro-asiatico”. In tale contesto, si spiega facilmente la sollevazione degli Stati Uniti e di molti governi alleati quando giovedì scorso la Spagna, che del resto non ha mai riconosciuto l'indipendenza del Kosovo, ha improvvisamente annunciato, per bocca del ministro della difesa Carme Chacon, il ritiro dei 632 soldati spagnoli di stanza nella regione. Nessuna meraviglia neppure che il giorno dopo, il braccio destro del premier Zapatero, Bernardino Leon, in visita a Washington, abbia voluto assicurare che il ritiro sarà effettuato “in stretta cooperazione con gli alleati” e potrebbe durare anche “un anno”. *http://www.nandokan.it

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La Cina ha paura di internet ed oscura youtube (sezione: Diritti umani)

( da "Blogosfere" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mar 0925 La Cina ha paura di internet ed oscura youtube Pubblicato da Rosario Mastrosimone alle 11:06 in Diritti umani Il regime cinese continua nella sua opera di stritolamento delle libertà individuali e di manipolazione delle menti dei suoi sudditi. La censura di internet è l'ultima frontiera della guerra del regime contro la libertà di espressione. In un Paese in cui stampa, radio e TV sono completamente in mano pubblica, internet è l'unico spazio dove l'informazione puo' essere fatta da chiunque e dovunque, e quindi puo' provare ad affrancarsi dalle catene statali. Da lunedi', youtube è irraggiungibile dalla Cina, dopo che alcuni video che riproducevano le immagini di un incidente in mare tra alcune navi USA e cinesi avevano infastidito il regime. La Cina è il Paese leader della censura su internet, ma la Cina non è sola in questa sua crociata liberticida, visto che molti Stati, anche europei, in primis l'Italia, stanno considerando con serietà l'adozione di misure restrittive e talora censorie su internet.

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NON UCCIDERE IL PROPRIO DEBITORE (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

NON UCCIDERE IL PROPRIO DEBITORE di Vittorio Sabadin La Cina non ha altra scelta: i dollari dovrà tenerseli ancora a lungo. Così come dovrà continuare ad acquistare i buoni del Tesoro americani come ha annunciato di volere fare. -->Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente. (WSI) – La Cina, che mantiene l’ordine interno con quasi 1800 esecuzioni capitali all’anno, ha deciso di essere protagonista delle scelte che il mondo dovrà fare per uscire dalla crisi al vertice del G20 che si terrà la prossima settimana a Londra. E questa volta nessuno dei suoi interlocutori farà troppe obiezioni sulla salvaguardia dei diritti umani. Rispetto a qualche mese fa lo scenario è completamente cambiato. Barack Obama deve avere ormai capito che gli slogan necessari a diventare presidente degli Stati Uniti sono molto meno utili quando si tratta di governare. Il suo video pieno di buone intenzioni inviato all’Iran è servito solo ad irritare Israele e anche il suo annuncio che al G20 l’America tornerà protagonista nella gestione delle crisi mondiali sarà accolto senza troppo entusiasmo. Le ricette della Casa Bianca e del Tesoro americano non hanno finora prodotto grandi risultati e l’Europa non ha alcuna intenzione di seguire le stesse politiche stampando banconote e usando a piene mani i soldi dei contribuenti. Non ne puoi piu' della Borsa? Fai male. Perche' qualcuno guadagna sempre. Prova ad abbonarti a INSIDER: costa meno di 1 euro al giorno. Clicca sul link INSIDER Il premier inglese Gordon Brown ha già replicato che a guidare il mondo fuori dalla recessione sarà invece la vecchia Europa. Ma entrambi i leader probabilmente si sbagliano e dovranno fare i conti proprio con la Cina, che si annuncia il vero protagonista del G20. Pechino aveva chiesto qualche giorno fa che il vertice di Londra fosse l’occasione per stabilire nuove regole per le relazioni commerciali e finanziarie globali, come si fece a Bretton Woods nel 1944. E per chi non avesse capito, il governatore della Banca Centrale, Zhou Xiaochuan, ha cominciato a spiegare di che cosa si tratta: Pechino vuole una riforma del sistema valutario mondiale, ora fondato sulla supremazia del dollaro, sostituendo la moneta americana con un nuovo sistema, basato sui Diritti Speciali di Prelievo del Fondo Monetario Internazionale, inventati proprio per sostenere il rapporto dei cambi fissi deciso a Bretton Woods. La scorsa settimana, anche la Russia aveva avanzato una proposta analoga, ma senza che nessuno se ne accorgesse. La richiesta del «grande timoniere» della Bank of China è finita invece sulla prima pagina del Financial Times perché molti analisti la leggono come un importante segnale ad Obama: i tempi sono cambiati e, quando Pechino parla, ora anche tu devi imparare ad ascoltare. La Casa Bianca aveva infatti completamente ignorato la richiesta cinese di non adottare politiche economiche che potessero avere un impatto negativo sul Paese: stampando dollari e iniettandone in grande quantità nel sistema per salvare l’America, Obama e il suo ministro del Tesoro Geithner rischiano di mettere in seria difficoltà Pechino, che ha nei suoi forzieri 2000 miliardi di riserve valutarie in dollari, che valgono sempre meno a causa delle politiche inflative della Casa Bianca. La Cina non ha altre scelte e quei dollari dovrà tenerseli ancora a lungo, così come dovrà continuare ad acquistare i buoni del Tesoro americani come ha annunciato di volere fare: nessuno ucciderebbe il proprio principale debitore, rischiando poi di fare la stessa fine. Ma il clima è davvero cambiato. Dopo le accuse di Geithner alle autorità monetarie cinesi di «manipolare il cambio» dello renminbi, una penitente Hillary Clinton è andata a Pechino di fatto per chiedere scusa, dimenticandosi anche di fare quelle domande, così abituali fino a poco tempo fa, sulla pena di morte, sul rispetto dei diritti umani e della sovranità del Tibet. Alla vigilia di un vertice decisivo per delineare una azione comune contro la crisi, la Cina sembra dunque avere deciso di esercitare un ruolo da protagonista nelle strategie mondiali. Come tutti, non sopporta più le manchevolezze del Fondo Monetario Internazionale, ma chiederà giustamente di destinargli maggiori risorse a sostegno delle economie dei Paesi emergenti, quelle che se lasciate a se stesse potrebbero trascinare anche i Paesi ricchi nel baratro. Subito dopo si occuperà di come uscire dalla propria crisi, che è nascosta dalla vastità del Paese ma è pesante forse più di quella degli altri: già 20 milioni di disoccupati, migliaia di fabbriche chiuse, rischi di disordini sociali elevati che potrebbero fare cadere molte teste nel governo. La crescita inarrestabile del Paese è durata più di dieci anni ed è coincisa con uno speculare declino delle vecchie potenze economiche. Nel 1999, tra le prime sette banche del mondo quattro erano americane e due inglesi, ora ai primi posti ci sono solo banche cinesi. Agli occhi di Pechino, ha scritto l’Economist, l’Europa è un’insignificante macchiolina sulla carta geografica che si trastulla con il Dalai Lama e i diritti umani; il Giappone non conta più nulla e gli Stati Uniti sono nel panico, incapaci di individuare una via d’uscita. Eppure la Cina dovrà trovare un interlocutore da qualche parte, e questo interlocutore non potrà alla fine che essere l’America. Il G20 di Londra ha buone possibilità di trasformarsi nel vertice del G2 tra Obama e Hu Jintao e la possibilità che i due non si capiscano è molto elevata. Il primo sta tentando di risollevare un Paese che attraversa la più grave crisi della sua storia, cercando nello stesso tempo di mantenere il ruolo egemone che gli Stati Uniti hanno avuto per decenni. Il secondo sa che la bilancia del potere politico ed economico si è già spostata verso Oriente, è poco disposto ad ascoltare lezioni o indicazioni di percorso e vuole contribuire a riscrivere le regole mondiali. La cosa peggiore per tutti sarebbe che, a forza di discutere chi deve avere l’ultima parola in questo mondo profondamente cambiato, si tornasse anche da Londra senza avere deciso nulla di importante. Purtroppo, è lo scenario più probabile. Copyright © La Stampa. All rights reserved

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Il Premio Roland Berger a Shirin Ebadi e a RSF (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Premio Roland Berger a Shirin Ebadi e a RSF di redazione Il Premio Roland Berger per la Dignità umana è stato assegnato a Reporters sans frontières e a Shirin Ebadi, avvocato iraniano, difensore per i diritti umani e Premio Nobel per la pace (2003). La Fondazione Roland Berger (Roland Berger Stiftung) è una fondazione tedesca creata nel 2008 da Roland Berger, Professore Onorario in Amministrazione Aziendale e Presidente-fondatore della società di consulenza Roland Berger Strategy Consultants. Per l'edizione 2009, la Fondazione Roland Berger ha deciso di offrire 900 000 euro a Reporters sans frontières, rendendo così omaggio alla sua lotta quotidiana in favore della libertà di stampa, e 100 000 euro a Shirin Ebadi, nuovamente vittima di forti pressioni miranti ad intralciare il suo costante lavoro di difesa dei diritti umani. "Ricevere questo Premio prestigioso è per noi un immenso onore. Il Premio ricompensa il lavoro di un'organizzazione che, da quando è stata creata circa 25 anni fa da Robert Ménard, non ha mai smesso di difendere la libertà di stampa nel mondo. Esprimo tutta la mia riconoscenza a Roland Berger per averci concesso la sua fiducia e a tutte le persone che lavorano per Reporters sans frontières, in Francia e nel mondo, in particolare in Germania dove ha sede la Fondazione Roland Berger. La donazione offerta ci permetterà di intensificare il nostro sostegno diretto ai giornalisti perseguitati o alle loro famiglie, e ad estendere l'assistenza a tutti i media indipendenti che cercano di sopravvivere nei Paesi repressivi," ha dichiarato Jean-FranÇois Julliard, segretario generale di Reporters sans frontières.

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Caffarella/ Gruppo Everyone: veri colpevoli ancora a piede (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 25 mar. (Apcom) - Che fine hanno fatto i 20 pastori romeni il cui aplotipo Y del Dna era identico a quello rinvenuto nei reperti biologici relativi allo stupro della Caffarella, avvenuto a Roma lo scorso 14 febbraio? Se lo chiedono i leader del Gruppo EveryOne, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, alla luce dei nuovi "presunti sviluppi del caso", che hanno portato al fermo dei rom romeni Oltean Gavrila e Ionut Jean Alexandru, "inchiodati dagli esami del Dna - secondo gli inquirenti - e quindi rei confessi". "Come hanno riportato tutti gli organi di stampa nazionali - spiegano gli attivisti dell'organizzazione internazionale per i Diritti Umani - due investigatori romani e un dirigente della polizia di Stato italiana erano sbarcati a Bucarest per ricercare gli autori certi dello stupro fra i figli e cugini di un pastore romeno detenuto in patria, il cui aplotipo Y del Dna combaciava con quello rinvenuto sui vestiti e sui tamponi vaginali della vittima. Una procedura corretta, perché è evidente che almeno uno dei colpevoli deve avere il dna compatibile con quello del pastore". Poi è stato arrestato il giovanissimo Alexandru e il 27enne Gavrila, "annunciando che il dna li incastrava". Ma - secondo Everyone - quell'esame che identificava al di là di ogni dubbio uno degli stupratori è stato dimenticato e accantonato definitivamente: di certo non è compatibile con il dna di Alexandru e Gavrila. Il riconoscimento da parte delle vittime e le confessioni, visto quello che è successo con Loyos e Racz, non rivestono di certo l'importanza del dna". "Se sugli abiti della vittima vi era lo sperma con un dna dello stesso tipo del pastore romeno di uno dei suoi stretti parenti, almeno uno dei due nuovi detenuti è innocente. A questo punto vi è da chiedersi se, contro il protocollo, gli inquirenti non abbiano semplicemente fatto un'incetta di mozziconi di sigaretta e materiale eterogeneo reperiti nell'area attorno al luogo del delitto, mettendo insieme un campionario di dna senza alcun valore probatorio". In effetti questa procedura "poco ortodossa e fuori protocollo sembrerebbe confermata da una dichiarazione pubblica apparsa sul quotidiano 'Evenimentul Zilei' da fonti della polizia romena, che hanno sottolineato che 'esistono, d'altra parte, alcuni problemi legati al modo in cui sono state raccolte le prove sul posto'". Malini, Pegoraro e Picciau, alla luce di alcune indicazioni ritengono che ancora sullo sfondo si agita la "misteriosa figura del romeno Ciprian Cioschi, 22 anni, originario di Botosani e conosciuto, nonché molto temuto, da Isztoika Loyos e dai Rom romeni dei campi romani di Tor di Quinto, nonché del campo alle spalle del 'Santa Maria della Pietà', al Trionfale". Questo romeno, secondo Everyone, corrisponderebbe "perfettamente nell'altezza, nei capelli lunghi, scuri e folti e nella menomazione a una mano alla descrizione resa dalle giovani vittime. Inoltre il compagno della vittima avrebbe riconosciuto, subito dopo l'aggressione, Ciprian Cioschi in una foto con 'assoluta certezza' come uno degli stupratori della fidanzatina". In breve secondo Malini, Pegoraro e Picciau "Oltean Gavrila e Ionut Jean Alexandru potrebbero non essere altro che gli ennesimi capri espiatori di una vicenda che coinvolge misteriose figure di italiani e romeni che operano a stretto contatto, al di sopra della legge. La vicenda dai toni foschi e misteriosi della Caffarella è la dimostrazione palese - concludono - che in Italia sono oggi in pericolo il diritto e la democrazia, mentre crimini efferati vengono usati per incastrare innocenti attribuendone le colpe a un'intera etnia, aprendo le porte a provvedimenti discriminatori e istigando il popolo italiano all'odio razziale e alla violenza etnica".

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CAFFARELLA/ GRUPPO EVERYONE: VERI COLPEVOLI ANCORA A PIEDE LIBERO (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Caffarella/ Gruppo Everyone: veri colpevoli ancora a piede libero di Apcom "Dna romeni non compatibile con quello su vestiti ragazza" -->Roma, 25 mar. (Apcom) - Che fine hanno fatto i 20 pastori romeni il cui aplotipo Y del Dna era identico a quello rinvenuto nei reperti biologici relativi allo stupro della Caffarella, avvenuto a Roma lo scorso 14 febbraio? Se lo chiedono i leader del Gruppo EveryOne, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, alla luce dei nuovi "presunti sviluppi del caso", che hanno portato al fermo dei rom romeni Oltean Gavrila e Ionut Jean Alexandru, "inchiodati dagli esami del Dna - secondo gli inquirenti - e quindi rei confessi". "Come hanno riportato tutti gli organi di stampa nazionali - spiegano gli attivisti dell'organizzazione internazionale per i Diritti Umani - due investigatori romani e un dirigente della polizia di Stato italiana erano sbarcati a Bucarest per ricercare gli autori certi dello stupro fra i figli e cugini di un pastore romeno detenuto in patria, il cui aplotipo Y del Dna combaciava con quello rinvenuto sui vestiti e sui tamponi vaginali della vittima. Una procedura corretta, perché è evidente che almeno uno dei colpevoli deve avere il dna compatibile con quello del pastore". Poi è stato arrestato il giovanissimo Alexandru e il 27enne Gavrila, "annunciando che il dna li incastrava". Ma - secondo Everyone - quell'esame che identificava al di là di ogni dubbio uno degli stupratori è stato dimenticato e accantonato definitivamente: di certo non è compatibile con il dna di Alexandru e Gavrila. Il riconoscimento da parte delle vittime e le confessioni, visto quello che è successo con Loyos e Racz, non rivestono di certo l'importanza del dna". "Se sugli abiti della vittima vi era lo sperma con un dna dello stesso tipo del pastore romeno di uno dei suoi stretti parenti, almeno uno dei due nuovi detenuti è innocente. A questo punto vi è da chiedersi se, contro il protocollo, gli inquirenti non abbiano semplicemente fatto un'incetta di mozziconi di sigaretta e materiale eterogeneo reperiti nell'area attorno al luogo del delitto, mettendo insieme un campionario di dna senza alcun valore probatorio". In effetti questa procedura "poco ortodossa e fuori protocollo sembrerebbe confermata da una dichiarazione pubblica apparsa sul quotidiano 'Evenimentul Zilei' da fonti della polizia romena, che hanno sottolineato che 'esistono, d'altra parte, alcuni problemi legati al modo in cui sono state raccolte le prove sul posto'". Malini, Pegoraro e Picciau, alla luce di alcune indicazioni ritengono che ancora sullo sfondo si agita la "misteriosa figura del romeno Ciprian Cioschi, 22 anni, originario di Botosani e conosciuto, nonché molto temuto, da Isztoika Loyos e dai Rom romeni dei campi romani di Tor di Quinto, nonché del campo alle spalle del 'Santa Maria della Pietà', al Trionfale". Questo romeno, secondo Everyone, corrisponderebbe "perfettamente nell'altezza, nei capelli lunghi, scuri e folti e nella menomazione a una mano alla descrizione resa dalle giovani vittime. Inoltre il compagno della vittima avrebbe riconosciuto, subito dopo l'aggressione, Ciprian Cioschi in una foto con 'assoluta certezza' come uno degli stupratori della fidanzatina". In breve secondo Malini, Pegoraro e Picciau "Oltean Gavrila e Ionut Jean Alexandru potrebbero non essere altro che gli ennesimi capri espiatori di una vicenda che coinvolge misteriose figure di italiani e romeni che operano a stretto contatto, al di sopra della legge. La vicenda dai toni foschi e misteriosi della Caffarella è la dimostrazione palese - concludono - che in Italia sono oggi in pericolo il diritto e la democrazia, mentre crimini efferati vengono usati per incastrare innocenti attribuendone le colpe a un'intera etnia, aprendo le porte a provvedimenti discriminatori e istigando il popolo italiano all'odio razziale e alla violenza etnica".

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Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi. (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 62 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 41 ) » (2 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo caso mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e poi soprattutto oggi ha letto il passaggio del discorso del Papa ai politici angolani dedicato all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto XVI dalla parte del vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e rimasta incinta di due gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha parlato assolutamente di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere rifiutato sempre: il Papa è contro il concetto di salute riproduttiva che rintroduce largamente l'aborto come mezzo di controllo delle nascite». Scritto in Varie Commenti ( 42 ) » (3 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Mar 09 Luanda, calore umano e resistenza fisica di Benedetto Cari amici, alle 12.37 siamo atterrati all'aeroporto di Luanda, in Angola. La vista dall'aereo è impressionante: una distesa a perdita d'occhio di case e casupole per lo più diroccate, che lambivano quasi i bordi della pista dove il Boeing 777-200 dell'Alitalia ha toccato terra. Se in Camerun faceva caldo, qui fa caldissimo. Un clima torrido, l'asfalto quasi liquefatto. Sono bastati pochi minuti di attesa davanti al padiglione dell'aeroporto per stenderci tutti. Avevamo sinceramente paura per il Papa, che ha dovuto ascoltare gli inni e stringere le mani dei notabili per molti minuti. Poi, sotto uno striminzito palchetto, Ratzinger ha ascoltato stando in piedi il discorso del presidente Dos Santos. Infine ha preso la parola, e ha pronunciato il suo discorso, peraltro non breve, al quale ha aggiunto un paragrafo dedicato alle vittime delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno sconvolto alcune zone dell'Angola. Nonostante la giornata veramente faticosa di ieri a Yaoundé, e il caldo che avrebbe steso chiunque, Benedetto XVI ha portato a termine il suo saluto in portoghese, prima di "imbarcarsi" sulla papamobile. Anche qui, come in camerun, accoglienza festosissima, con la gente accalcata sulle strade per salutare il passaggio del corteo papale. Scritto in Varie Commenti ( 17 ) » (5 votes, average: 4.8 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Mar 09 Chi fa la lezione al Papa sull'Africa Oggi divampa la polemica per le parole di Benedetto XVI sui preservativi. Si stracciano le vesti ministri francesi, tedeschi e belgi; interviene l'Unione europea. Dal sito del settimanale "Vita", vi propongo questa riflessione di Riccardo Bonacina: «A salire in cattedra, oggi, sono stati gli stessi responsabili di aver fatto carta straccia di tutti gli impegni internazionali da qualche decennio in qua. A parlare sono gli stessi rappresentanti di quei Governi che non arrossiscono neppure per aver fallito e tradito l'obiettivo fissato alla conferenza di Barcellona del 2002 di destinare agli aiuti internazionali lo 0,33 per cento del PIL entro il 2006. Di aver tradito e fallito un ulteriore impegno, quello preso nel 2004 sugli Obiettivi del Millennio, quando firmarono e controfirmarono con inchiostro invisibile l'impegno di innalzare la quota per la cooperazione allo sviluppo sino allo 0,7% del Pil entro il 2015. E ancora la promessa del G8 2005 che disse di voler raddoppiare l'aiuto all'Africa.Come stiano le cose l'ha spiegato poche settimane fa l'Ocse."I Paesi donatori avevano promesso di aumentare i loro finanziamenti di circa 50 miliardi di dollari l'anno entro il 2015, a partire dai livelli del 2004 - si legge nel Development Co-operation Report pubblicato in questi giorni - ma le proiezioni dell'OCSE rispetto alla destinazione di questi fondi registrano una caduta complessiva di circa 30 miliardi ciascun anno. I numeri sono abbastanza eloquenti: tra 2006 e 2007 i Paesi di area Ocse hanno diminuito il loro impegno dell'8,5% a livello internazionale, con punte del 29,6% per il Regno unito, del 29,8% del Giappone, del 16,4% della Francia e dell'11,2% del Belgio. Anche l'Italia perde terreno: meno 2,6% nel 2007". Scritto in Varie Commenti ( 219 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 L'abbraccio di Yaoundé a Papa Benedetto Cari amici, sul Giornale di domani potrete leggere la cronaca della prima giornata africana del Papa. Ciò che ci ha detto sull'aereo, il suo primo discorso a Yaoundé. Scrivo queste righe un po' in fretta, per comunicarvi ciò che è avvenuto al nostro arrivo: una folla di decine di migliaia di persone ha salutato il Papa lungo tutto il percorso dall'aeroporto alla città. Un'accoglienza bella, spontanea, festosissima. Uno spettacolo davvero unico di sorrisi, balli, entusiasmo, simpatia. Non solo verso il Papa, ma anche verso di noi giornalisti, che chiudevamo il lungo corteo, e che non abbiamo mai smesso di salutare persone di tutte le età che si sbracciavano per darci il benvenuto, perché avevamo viaggiato con Benedetto XVI. Mi ha colpito la povertà di alcuni quartieri che abbiamo oltrepassato e non dimenticherò facilmente i tantissimi volti di bambini sorridenti che hanno reso davvero speciale il nostro arrivo. Scritto in Varie Commenti ( 63 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Mar 09 Lo sguardo del Papa Sul Giornale di oggi ho pubblicato un commento sulla vicenda della lettera di Benedetto XVI. Ve lo propongo: è la chiave di lettura che mi sento di dare dopo giorni di paginate sulle divisioni nella Chiesa. Martedì mattina parto con il Papa per l'Africa che visiterà Camerun e Angola. Non so quanto potrò aggiornare il blog. Scritto in Varie Commenti ( 92 ) » (6 votes, average: 4.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 Parole di misericordia sulla bimba brasiliana che ha abortito L'Osservatore Romano di questo pomeriggio pubblica un articolo bellissimo dell'arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita, sul caso di Carmen, la bambina brasiliana ripetutamente violentata, che ha abortito due gemelli. Il vescovo di Recife - spiace dirlo, dimenticando che i pastori devono essere innanzitutto padri misericordiosi e non legulei secondini - ha detto all'universo mondo che i medici e tutti coloro che che hanno concorso l'aborto sono scomunicati. A parte il fatto che per l'aborto la scomunica è latae sententiae, dunque automatica, e non c'è bisogno che il vescovo la commini: in questo caso ci sarebbe aspettati innanzitutto parole di pietà e di comprensione per la bambina, che versava in difficili condizioni di salute. Leggete Fisichella. E forse capirete uno dei problemi "di comunicazione" della Chiesa di oggi. Il link all'articolo dell'Osservatore è quello che prendo dal sempre ottimo e informatissimo "paparatzinger blog". Ecco un passaggio dell'articolo: "Prima di pensare alla scomunica era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri. Così non è stato e, purtroppo, ne risente la credibilità del nostro insegnamento che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia". Scritto in Varie Commenti ( 96 ) » (2 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 Pio XII, l'incontro allo Yad Vashem Cari amici, molti di voi mi hanno scritto chiedendomi notizie del convegno a porte chiuse che si è svolto domenica 8 e lunedì 9 allo Yad Vashem di Gerusalemme, per fare il punto sullo stato della ricerca su Pio XII e la Shoah. Questo è l'articolo che pubblico oggi sulle pagine culturali del Giornale. Credo che il dialogo e il confronto fra due diverse posizioni - quella che accusa Papa Pacelli di "silenzio" e di insensibilità, e quella che invece legge la sua prudenza verbale alla luce della grande e innegabile opera di carità messa in atto - sia stato positivo. Ciò che è avvenuto a Gerusalemme è soltanto il primo passo di un cammino. Ma il clima è stato cordiale, positivo e - soprattutto dalla direzione di Yad Vashem - è stata dimostrata disponibilità ad acquisire e pubblicare i documenti che abbiamo prodotto. Vorrei ringraziare il nunzio apostolico Antonio Franco, e i due organizzatori dell'evento: don Roberto Spataro, dello Studium Theologicum Salesianum di Gerusalemme, e Yael Nidam-Orvieto, dello Yad Vashem. Scritto in Varie Commenti ( 22 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Mar 09 Caso Williamson, Benedetto XVI scrive ai vescovi E' un testo articolato, bello, umile e allo stesso tempo forte: il Papa vuole fare chiarezza circa le polemiche sollevate dalla revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e dal caso Williamson, e interviene sulle critiche divampate anche e soprattutto dentro la Chiesa. Lo fa con una lettera inviata a tutti i vescovi cattolici, ricordando che il caso "ha suscitato all'interno e fuori della Chiesa cattolica una discussione di tale veemenza quale da molto tempo non si era più sperimentata". Benedetto XVI ricorda la "valanga di proteste" e l'accusa a lui rivolta di voler tornare indietro rispetto al Concilio. "Una disavventura per me imprevedibile è stata il fatto che il caso Williamson si è sovrapposto alla remissione della scomunica. Il gesto discreto di misericordia verso quattro vescovi, ordinati validamente ma non legittimamente, è apparso all'improvviso come una cosa totalmente diversa: come una smentita della riconciliazione tra cristiani ed ebrei, e quindi come la revoca di ciò che in questa materia il Conciloio aveva chiarito per il cammino della Chiesa". L'invito alla riconciliazione con un gruppo che si era separato, è stato dunque presentato come una volontà di creare nuove fratture fra cristiani ed ebrei. Nelle parole di Papa Ratzinger emerge tutto il dolore che questa strumentalizzazione gli ha provocato, dato che proprio la riconciliazione tra cristiani ed ebrei "fin dall'inizio era stato un obbiettivo del mio personale lavoro teologico". Benedetto XVI spiega che in futuro la Santa Sede dovrà prestare più attenzione alle notizie diffuse su Internet (le dichiarazioni di Williamson erano circolavano infatti sul Web già prima della pubblicazione della revoca della scomunica) e aggiunge: "Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un'ostilità pronta all'attacco. Proprio per questo ringrazio tanto più gli amici ebrei che hanno aiutato a togliere di mezzo prontamente il malinteso e a ristabilire l'atmosfera di amicizia e di fiducia". Il Papa si rammarica poi per il fatto che la stessa revoca della scomunica, "la portata e i limiti del provvedimento" non siano stati "illustrati in modo sufficientemente chiaro al momento della sua pubblicazione". E precisa che la scomunica colpisce persone, non istituzioni: la revoca è un atto disciplinare, che rimane ben distinto dall'ambito dottrinale: "Il fatto che la Fraternità San Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa, non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali" e i suoi ministri, anche se "sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica, non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa". Continuando su questo tema, il Pontefice annuncia di voler collegare la commissione Ecclesia Dei, che si occupa dei lefebvriani, con la Congregazione per la dottrina della fede. E a proposito del Concilio dice: "Non si può congelare l'autorità magisteriale della Chiesa all'anno 1962 - ciò deve essere ben chiaro alla Fraternità. Ma ad alcuni di coloro che si segnalano come difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta con sé l'intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l'albero vive". Benedetto XVI - ed è la parte più commovente della lettera - risponde poi alla domanda critica che molti gli hanno rivolto in queste settimane: la revoca della scomunica era necessaria? Era davvero una priorità? Il Papa risponde che la sua priorità come pastore universale "è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l'accesso a Dio. Non a un qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo . in Gesù crocifisso e risorto". Nel momento in cui Dio sparisce dall'orizzonte degli uomini, bisogna "avere a cuore l'unità dei credenti", perché la loro discordia e contrapposizione "mette in dubbio la credibilità del loro parlare di Dio". Anche "riconciliazioni piccole e medie" fanno dunque parte delle priorità per la Chiesa. Il "sommesso gesto di una mano tesa" ha invece dato origine a un grande chiasso, trasformandosi così "nel contrario di una riconciliazione". Ma il Papa spiega come sia invece necessario cercare di reintegrare, prevenire ulteriori radicalizzazioni, impegnarsi per sciogliere irrigidimenti e dar spazio a ciò che vi è di positivo. "Può lasciarci totalmente indifferenti una comunità" - i lefebvriani - "nella quale si trovano 491 sacerdoti, 215 seminaristi . 117 frati, 164 suore e migliaia di fedeli? Dobbiamo davvero lasciarli andare alla deriva lontani dalla Chiesa?". Benedetto XVI non si nasconde che dalla Fraternità da molto tempo siano venute "molte cose stonate - superbia, saccenteria, unilateralismi ecc. Per amore di verità devo aggiungere che ho ricevuto anche una serie di testimonianze commoventi di gratitudine, nelle quali si rendeva percepibile un'apertura dei cuori". Ma aggiunge che anche nell'ambiente ecclesiale sono emerse stonature: "A volte si ha l'impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi - in questo caso il Papa - perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo". Benedetto XVI ha dunque revocato la scomunica ai vescovi lefebvriani con lo sguardo del pastore preoccupato per l'unità della Chiesa, che tende la mano e offre misericordia. Quel gesto sommesso non significa ancora piena unità, finché le questioni dottrinali non saranno chiarite. La sciagurata intervista negazionista di Williamson non era conosciuta dal Papa quando ha approvato il decreto: leggere ciò che è avvenuto come un cambiamento di rotta rispetto a quanto stabilito dal Concilio nel rapporto con gli ebrei è stata una strumentalizzazione, alla quale si sono prestati anche cattolici, nonostante il Pontefice ammetta che andava chiarita meglio la portata del provvedimento. La Chiesa non torna indietro rispetto al Vaticano II, ma il Vaticano II non rappresenta una frattura, un nuovo inizio, rispetto alla bimillenaria storia cristiana. C'è da augurarsi che tutti i vescovi, anche e soprattutto coloro che hanno criticato il Papa, leggano bene le parole umili e forti del servo dei servi di Dio e comprendano l'atteggiamento di un padre misericordioso, che cerca di favorire l'unità dei credenti in Cristo, per testimoniarlo in un mondo che ha fatto sparire Dio dal suo orizzonte. La notizia della lettera è stata data da questo blog alle 23 di ieri. Alle 24, per gli abbonati, il sito ilfoglio.it anticipava l'articolo pubblicato sulla prima pagina del quotidiano di oggi, contenente stralci della lettera fino a quel momento assolutamente inedita. Questa mattina - prima di leggere Il Foglio - ho scritto un nuovo post contenente diversi ampi passaggi della stessa lettera. Lo segnalo perché non voglio togliere al Foglio ciò che è del Foglio. Scritto in Varie Commenti ( 248 ) » (15 votes, average: 4.73 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (334) Ultime discussioni bruno volpe: cari amici segnalo su www.pontifex.roma.it intervista al giornalista Liguori che dice: in Italia può... 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Il mio no da cattolico (sezione: Diritti umani)

( da "EUROPA ON-LINE" del 25-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il mio no da cattolico PAOLO GIARETTA Il corpo è la condizione essenziale e fondante della libertà della persona. Di conseguenza non può diventare un “corpo di stato” come vuole la legge sul fine vita che il centrodestra approva oggi (da solo) in senato. Partendo da questa premessa è possibile inquadrare nel giusto modo l’intera discussione sul testamento biologico, che coinvolge aspetti tecnico-giuridici e, insieme, l’esperienza umana di ciascuno. Un eccesso di tecnicismo giuridico-sanitario e/o di ideologismo astratto rischia di allontanare dal cuore della questione. Il problema infatti non è la definizione tecnica di idratazione e nutrizione – se esse siano sostegno vitale o se esse siano cure, terapie... Gran parte del dibattito politico-legislativo è ruotato intorno a questo nodo. Eppure l’articolo 32 della Costituzione è di cristallina chiarezza. Al punto che nessuno – neppure nel centrodestra militarizzato nelle votazioni nell’aula del senato – ha potuto credibilmente sostenere che si possa aggirare la disponibilità giuridica del soggetto in grado di intendere e di volere di rinunciare anche all’alimentazione e all’idratazione. Con un salto logico (o illogico?) il centrodestra sostiene che idratazione e nutrizione non possono essere oggetto di testamento biologico perché l’interessato, qualora in possesso delle sue facoltà, potrebbe cambiare opinione. Ecco allora che si palesa il “corpo di stato”. È in questo passaggio che si apre il varco per introdurre nell’ordinamento il principio pericolosissimo di uno stato titolare unico della piena disponibilità di ogni singola vita. L’elaborazione giuridica in materia di diritti umani si è consolidata nei secoli sul principio cardine dell’intangibilità del corpo della persona come condizione essenziale di libertà. Invece nella legge che oggi il centrodestra farà approvare dal senato con la forza dei numeri, non è più la persona ma lo stato a decidere sul destino individuale. La persona viene privata della facoltà di decidere della propria vita – e della fine della propria vita. È una tesi che viene sostenuta, si dice, in difesa della sacralità della vita. Ma se si svuota il contenuto sostanziale dell’articolo 32 della Costituzione si apre il varco – in un contesto storico-politico diverso – per utilizzare quella stessa norma in senso opposto. Non è un caso che l’articolo 32 della Costituzione sia stato elaborato da due costituenti cattolici come Aldo Moro e Giovanni Leone. La tragedia dei grandi totalitarismi del ’900 dal regime nazista a quello sovietico – ambedue basati sulla presunzione di una superiorità dello stato etico sui diritti delle persone – insegna che quando lo stato invade la disponibilità stessa della vita dei singoli, l’abuso prevale sistematicamente sui diritti della persona. Due giuristi e due uomini politici cattolici avevano ben presente la concezione illiberale di disporre della vita dei singoli cittadini. È importante che la vita resti nella piena disponibilità della scelta della persona. È un principio fondamentale di libertà che non può essere negato. Le nostre istituzioni hanno sempre privilegiato questa visione personalistica cui il pensiero cattolico ha dato un contributo così rilevante.

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