CENACOLO
DEI COGITANTI |
Torture Cia Approvate
dalla Rice ( da "City"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Torture Cia Approvate dalla Rice
L'ex segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, ed altri membri
dell'amministrazione Bush, approvarono personalmente le tecniche di
interrogatori-tortura della Cia nei confronti di sospetti terroristi. A dirlo
un rapporto della commissione intelligence del Senato Usa.
Las torturas de la CIA
dividen al Partido Demócrata en dos bandos
( da "Pais, El" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: tortura en los interrogatorios de
la CIA a sospechosos de terrorismo durante la era Bush está causando una
profunda división en el seno del Partido Demócrata, informa The New York Times.
Barack Obama A FONDO Nacimiento: 04-08-1961 Lugar: Honolulu Robert Gates A
FONDO Nacimiento: 25-09-1943 Lugar: Wichita La noticia en otros webs webs en
espaÑol en otros idiomas Los líderes en el
Usa/ Torture Cia, Gates:
Dobbiamo proteggere gli agenti ( da "Virgilio
Notizie" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: solo eseguito ordini", dalle
accuse di tortura. Lo ha affermato ai microfoni del Tg1 il segretario alla
Difesa Robert Gates, parlando della polemica in corso negli Usa sulle tecniche
di interrogatorio aggressive autorizzate dall'amministrazione di George W. Bush
e che ora il presidente Barack Obama ha messo fuori legge.
La capsa de Pandora
d'Obama ( da "Avui"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: tortura, però també que la
informació aconseguida va ser molt important i va permetre evitar atacs i
possiblement salvar moltes vides. Els arguments de Cheney són
tan ferms com els dels partidaris d'Obama. Si Cheney posa al davant la defensa del país en circumstàncies
extremes i pensa que la CIA no torturava els presoners perquè feia servir els
procediments per entrenar els soldats
Condoleezza Rice va
autoritzar el 2002 les tortures de la CIA
( da "Avui" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ara considerades tortura, va
esquitxar ahir el cercle més pròxim a l'expresident nord-americà. Els documents
fets públics pel comitè d'intel·ligència del Senat detallen que la llavors
consellera de Seguretat Nacional Condoleezza Rice, després secretària d'Estat,
va autoritzar verbalment l'ús de tècniques com ara l'asfíxia simulada sota l'
Acr, meeting e mostra
sull'infanzia ( da "Giornale
di Brescia" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Mario Falanga, docente di Diritto
presso l'Università di Bolzano, e il prof. Anselmo Palini, docente di Lettere
negli istituti superiori e autore di varie pubblicazioni sui diritti umani e
l'educazione alla pace. Per ulteriori informazioni rivolgersi a
info@villapace.org, tel. 030.2772399.
Spunta un dossier, Obama
sott'accusa ( da "Cittadino,
Il" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Rice era a conoscenza delle torture
della Cia» WASHINGTON Il "barattolo di vermi" aperto dal presidente
Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia
coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a
catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla Casa Bianca.
un rapporto del senato
rivela: la rice autorizzò le torture della cia
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: autorizzò le torture della Cia
Stati Uniti NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di
tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. E' quanto è
emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora
consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al waterboarding come
sistema per far parlare i presunti terroristi.
La Rice autorizzò le
torture a Guantanamo ( da "Adige,
L'" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: La Rice autorizzò le torture a
Guantanamo WASHINGTON - Il «barattolo di vermi» aperto dal presidente Barack
Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia
coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a
catena negli Usa.
il progetto per un
monumento e un film per non dimenticare le storie dei partigiani che si sono
sacrificati per la liberazione ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: vennero torturati e impiccati dai
nazisti il 13 luglio 1944: Gianni, insignito di medaglia d'argento al valor
militare, al lampione di fronte alla latteria di Valeriano, Primo sotto la
torre occidentale di Spilimbergo. Con l'occupazione tedesca fra il 1943 e il
'45, dal film emerge la civiltà rurale e contadina dei borghi montani,
Uno Stato di dirittonon
potrà mai avallare lo stile Cianegli interrogatori
( da "Secolo XIX, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Sì la tortura è una pratica
disumana e nessuno vorrebbe mai subirla e neppure praticarla. Occorre non
scordare che questi personaggi non ci pensano neanche per un attimo a torturare
le proprie mogli, a violentarle tra le mura domestiche con il consenso di una
legge che permette tutto questo.
USA: RICE DIEDE SUO
ASSENSO AL WATERBOARDING NEL 2002 =
( da "Secolo XIX, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: nel giro di un mese alla tortura
del waterboarding (l'annegamento simulato). Si è rivelata infondata la speranza
della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando
qualsiasi forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano e
descrivevano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti della
Cia responsabili materiali delle torture (
All'Anfiteatro per
difendere diritti bambini ( da "Caserta
News" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Universale dei Diritti dell'Uomo
approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite già nel 1948, ma ancora
oggi inascoltati da grandi e piccole potenze sorde ai più elementari diritti
umani. A dare corpo, voce ed anima a questi molteplici personaggi sarà Enzò
Musicò, diretto da Fabio Cocifoglia mentre il progetto scientifico è stato
curato da Luca Prosdocimo e Valeria Pitterà.
Diritto all'educazione: il
principio di dignità ( da "Caserta
News" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani intesi come
presupposto per lo sviluppo e la piena realizzazione della personalità
dell'individuo. Vincenzo Farina, presidente del promotore Istituto Sant'Antida,
spiega in proposito che "l'intento è di offrire un contributo alla qualità
del dibattito culturale e, nel contempo, di sostanziare la pubblica discussione
su temi di evidente interesse quotidiano perché l'
"io che ho
interrogato i terroristi dico: crudeltà e violenze non funzionano" - alix
van buren ( da "Repubblica,
La" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: arte oscura della tortura è questa:
se sia o no efficace per ottenere informazioni, oggi dai terroristi come nel
Medio Evo dagli eretici, con tecniche più o meno invariate nei secoli. L´ultimo
responso arriva ieri dalle colonne del New York Times con le rivelazioni di Ali
Soufan, agente speciale dell´Fbi che interrompe un silenzio durato sette anni.
fu la rice ad approvare le
torture cia ( da "Tirreno,
Il" del 24-04-2009) + 3 altre fonti
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: presidente Fu la Rice ad approvare
le torture Cia NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di
tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. è quanto è
emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora
consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al waterboarding come
sistema per far parlare i presunti terroristi.
Usa, la Rice avrebbe
autorizzato le torture ( da "Libertà"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la Rice avrebbe autorizzato le
torture Nuove rivelazioni sui sistemi della Cia per far parlare i presunti
terroristi NEW YORK - Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di
tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. E' quanto è
emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora
consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'
Mozioni cassate, Polledri
(Lega) protesta: fatti gravi. Fiazza (Pd): accuse strumentali
( da "Libertà" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: una grave violazione dei diritti»
dei consiglieri la scelta del presidente del consiglio comunale Ernesto Carini
(Pd) di far decadere dall'ordine del giorno dell'assemblea le due mozioni di
Massimo Polledri (Lega). A sostenerlo è stato ieri in consiglio comunale lo
stesso Polledri che è tornato ad attaccare Carini colpevole,
Le radici della
costituzione ( da "Resto
del Carlino, Il (Rimini)" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: La cerimonia sarà conclusa dal
sindaco Daniele Imola e dal suo collega di Gemmano, Luciano Colombari. Dalla
stessa piazzetta alle 14,30 partirà un pullman, diretto nel comune della
Valconca, dove si terrà lo spettacolo: «Diritti umani e memoria storica».
Condoleezza Rice, acusada
de haber autorizado torturas ( da "Nacion,
La" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: de una autorización de tortura. Y
queda claro que lo hizo mucho antes de que el secretario de Justicia de Bush
elaborara un muy discutido andamiaje jurídico para dar carácter
"legal" al maltrato humano. En efecto, la CIA fue autorizada a utilizar
la tortura el 26 de julio de 2006, cuando el entonces secretario de Justicia,
John Ashcroft,
Anche Condy Rice autorizzò
le torture ( da "Arena,
L'" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sottoposto per ben 183 volte in un
mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). CONTRACCOLPI
SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa
Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando ogni forma di
tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma
garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (
EE.UU.: Rice y Cheney
autorizaron "técnicas brutales de tortura"
( da "Clarin, El" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: en 2005 que su gobierno no empleaba
ni apoyaba prácticas de tortura, después de que se filtrara una definión
interna de la palabra "tortura" que limitaba bastante el alcance del
término y sin dudas se alejaba de la letra de la Convención de Ginebra. La política
de EE.UU., señaló entonces Rice, está en concordancia con las convenciones
internacionales que prohíben el trato cruel,
Rice approvò il
waterboarding già nel 2002, rivela il Senato Usa
( da "Manifesto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: tortura» -, prima che il 26 luglio
2002 il ministro della giustizia di allora, John Ashcroft, concludesse che
«l'utilizzo degli annegamenti simulati (era) legale». Secondo documenti della
Cia, citati dal rapporto, Rice aveva incontrato George Tenet, allora direttore
dell'Agenzia, e aveva dato parere positivo «affinché la Cia potesse procedere
al previsto interrogatorio di Abou Zoubaydah»
Il mattino DI QUALE GIORNO
( da "Manifesto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: università di Chicago di cui dirige
il Programma per i diritti umani e che quest'anno tiene un corso proprio sulla
tortura, allarga il discorso: «Secondo me, Obama non doveva garantire
l'impunità agli agenti. Doveva tenere sospesa la minaccia d'incriminazione come
una spada di Damocle, per pararsi dalla controffensiva dei servizi.
Il mattino DI QUALE
GIORNO. ( da "Manifesto,
Il" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: università di Chicago di cui dirige
il Programma per i diritti umani e che quest'anno tiene un corso proprio sulla
tortura, allarga il discorso: «Secondo me, Obama non doveva garantire
l'impunità agli agenti. Doveva tenere sospesa la minaccia d'incriminazione come
una spada di Damocle, per pararsi dalla controffensiva dei servizi.
Leader dei paramilitari:
Noi finanziammo Uribe ( da "Manifesto,
Il" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Associazione Minga che si occupa di
diritti umani, perché «è stata fatta davanti a un tribunale Usa e non può
passare inosservata». «Lo stato colombiano ha l'obbligo di aprire
un'investigazione sulle esplicite affermazioni di Don Berna circa i finanziamenti
finiti nella campagna del presidente della repubblica», ha aggiunto.
380mila in fuga dalla pace
( da "Manifesto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Lo dice il rapporto annuale del
«Centro per i diritti umani e i rifugiati» (Codhes), organizzazione che da
quasi vent'anni si occupa di profughi in Colombia. Secondo il rapporto i
rifugiati sono aumentati del 25% rispetto all'anno scorso e sono al livello del
Violenze nel deserto Video
accusa un principe ( da "Corriere
della Sera" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il principe ha ordinato di
riprendere tutta la scena perché voleva divertirsi osservandola nella sua
televisione». A quanto è emerso, le torture sono state inflitte perché il
principe Issa era scontento di un affare portato a termine con Nabulsi. Video Il
principe Issa Bin Zayed al Nayan mentre tortura un uomo
Torture della Cia, il
primo sì venne dalla Rice ( da "Corriere
della Sera" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: amministrazione Bush Torture della
Cia, il primo sì venne dalla Rice L'ex segretario di Stato rischia un processo
Autorizzò il waterboarding nel 2002, prima dei pareri dei giuristi. Solo un
anno dopo i servizi informarono Powell e Rumsfeld DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON Fu l'allora consigliere di George Bush per la Sicurezza nazionale,
Hanno chiesto asilo
politico ma l'Italia ha detto di no. E adesso rischiano di essere rimpatriati e
... ( da "Unita,
L'" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Una decisione in linea con il
recente rapporto del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa,
che ha richiamato l'Italia per aver rimpatriato dei cittadini tunisini
nonostante l'avviso contrario della Corte europea. In ballo c'è il diritto ad
un effettivo ricorso e il divieto di espulsione in un Paese dove si rischiano
trattamenti degradanti.
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dipendenti dello Stato sono
direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti' che
Potremo continuare ma siamo certi di essere stati illuminanti e di non aver
chiuso il cerchio degli interventi virtuosi sulla stampa. Ci auguriamo la
conclusione che tutti gli stakeholders' dell'Alberghiero possano riconoscerne
la valenza e decidere di riconfermare la partnership».
LE DICHIARAZIONI,
assolutamente non condivisibili, del presidente dell'Iran vanno depur...
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il regime al potere a Teheran è
illiberale e poco rispettoso dei diritti umani ma fino ad ora gode
dell'appoggio del popolo iraniano e di questo bisogna prenderne atto
consapevoli che la democrazia non si esporta e non si impone dall'esterno. Con
l'Iran bisogna dialogare, con fermezza e senza fare sconti. Obama sembra averlo
capito, l'Europa molto meno.
Guterres ai profughi
afghani: l'Italia non vi rimandi in Grecia Il commissario Onu incontra Maroni:
salvare vite umane Il ministro: Non rimanderemo indietro i minori soli Nel
centr ( da "Unita,
L'" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: si calpestano i diritti umani dei
giovani profughi: prigione, interrogatori, percosse. Su questa situazione sta
indagando l'Alto commissario Onu per i Rifugiati, il portoghese Antonio
Guterres, ieri a Roma per vedere i ministri Maroni e Frattini. Il commissario
ha incontrato una decina di giovani afghani nel Centro Astalli per farsi
raccontare le loro storie.
Me lo ricordo bene il
console Paride Batini, ritto in fondo alla sala della Culmv la (Compagnia
unic... ( da "Unita,
L'" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: febbraio del 1987 e già si sono
svolte assemblee tumultuose con una segretaria confederale della Cgil,
Donatella Tortura, gentile ma di fibra forte, intenta a difendere la linea
sindacale e rischiando di essere colpita da una pioggia di portacenere. Il
problema è che quei portuali, iscritti all'organizzazione dei salariati, sono
anche, in qualche modo, imprenditori di se stessi.
Obama deve segnare la
svolta ma senza spaccare l'America
( da "Unita, L'" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: non può non rispondere alla
richiesta di trasparenza e verità sulle torture della Cia, ma dall'altro lato
non può spingersi sino al punto di usare le sue prerogative per investire
direttamente i vertici della passata Amministrazione Bush. Se spingesse sino a
questo punto, porterebbe il Paese ad una spaccatura drammatica che
richiamerebbe alla memoria alla guerra civile americana».
Waterboarding (una tecnica
che consiste nell'inondare il volto di acqua fino quasi all'annegamento) ...
( da "Unita, L'" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: l'isolamento, l'incappucciamento,
la costrizione a rimanere in piedi per ore, e la manipolazione del tempo che
stravolge le facoltà sensoriali delle vittime e distrugge le basi dell'identità
personale. Sono alcune delle quindici tecniche di tortura utilizzate dalla Cia.
Bufera su Condi . Anche
Condoleezza Rice, allora consigliera per la Sicurezza Nazionale d...
( da "Unita, L'" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la tortura dell'annegamento
simulato adottato dagli agenti Cia durante gli interrogatori dei sospetti
terroristi. VERTICI SOTTO ACCUSA L'ex segretaria di Stato infatti ha dato luce
verde all'utilizzo dei metodi duri di interrogatorio all'allora direttore della
Cia, George Tenet, il 17 luglio 2002 durante un incontro in cui «
Torture, il via libera
arrivò da Condoleezza Rice ( da "Avvenire"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: 2009 Washington Torture, il via
libera arrivò da Condoleezza Rice DA NEW YORK ELENA MOLINARI C ondoleezza Rice
fu il primo alto funzionario dell'Amministrazione Bush a dare il via libera
all'uso del waterboarding, una delle tecniche d'interrogatorio che il diritto
internazionale, e ora l'Amministrazione Obama, definisce «tortura».
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sottoposto per ben 183 volte in un
mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). CONTRACCOLPI
SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa
Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando ogni forma di
tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma
garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (
Fu la Rice ad approvare le
torture Cia ( da "Provincia
Pavese, La" del 24-04-2009) + 7 altre fonti
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: presidente Fu la Rice ad approvare
le torture Cia NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di
tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. è quanto è
emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora consigliere
per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al waterboarding come sistema per
far parlare i presunti terroristi.
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sottoposto per ben 183 volte in un
mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). CONTRACCOLPI
SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa
Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando ogni forma di
tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma
garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (
- FOLIGNO, 2 MAGGIO: I
TêTES DE BOIS PER I DIRITT ( da "WindPress.it"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Amnesty International attualmente
impegnata in numerose campagne, tra cui "Pi diritti pi sicurezza" e
"Mai pi violenza sulle donne" per porre fine rispettivamente alle
violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al terrore" e
alla violenza nei confronti delle donne, con particolare riferimento a quella
domestica.
- 1-3 MAGGIO: XXIV
ASSEMBLEA GENERALE DELLA SEZIO ( da "WindPress.it"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: L'associazione attualmente
impegnata in numerose campagne, tra cui "Pi diritti pi sicurezza" e
"Mai pi violenza sulle donne" per porre fine rispettivamente alle
violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al terrore" e
alla violenza nei confronti delle donne, con particolare riferimento a quella
domestica.
LOST è come la Divina
Commedia ( da "Affari
Italiani (Online)" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Non a caso la tortura è il simbolo
per antonomasia della spasmodica sete umana di verità". E sull'isola
spesso le persone vengono torturate? "Sì, sono saltati tutti i valori
civili sull'isola. I naufraghi si ritrovano in uno stato di organizzazione
pre-contrattuale dove ognuno cerca di badare a se stesso.
Terrorismo: Frattini,
nucleare Non più minaccia astratta
( da "KataWeb News" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: i diritti umani, lo stato di
diritto e migliori condizioni sociali" azioni per prevenire il terrorismo
internazionale. "Non possiamo permettere ai terroristi di sfruttare il
nostro sistema di vita aperto e inclusivo per i loro propositi criminali",
ha aggiunto il titolare della Farnesina, "il loro obiettivo principale è
quello di diffondere la paura e disseminare instabilità,
El debate de las torturas
divide en dos al partido de Obama
( da "Pais, El" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: autorizaron y ordenaron el uso de
la tortura en los interrogatorios de la Seguridad nacional y el Ejército a
sospechosos de terrorismo durante la era Bush está causando una profunda
división en el seno del Partido Demócrata, informa The New York Times. Barack
Obama A FONDO Nacimiento: 04-08-1961 Lugar: Honolulu Robert Gates A FONDO
Nacimiento: 25-09-1943 Lugar:
25 APRILE/ MARONI: I
NOSTRI VALORI DISCENDONO DA QUESTA DATA
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: apporto di tutti i cittadini
italiani che lottarono e morirono per la nostra libertà: sui monti, sui campi
di concentramento, in uniforme o nelle carceri, nascondendo profughi ed ebrei o
sfamando sfollati, morendo per fame o sotto tortura. In quest'opera, non meno
che nella Resistenza militante, il contributo delle comunità locali è risultato
fondamentale".
YUKOS/ OTTO ONG SI
APPELLANO A MEDVEDEV PER PROCESSO EQUO -2-
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il primo processo contro
Khodorkovsky rappresenta il primo segnale di declino del rispetto dei diritti
umani in Russia", afferma Paula Schriefer, portavoce di Freedom House.
"Il Presidente Medvedev ha la responsabilità di assicurare che
Khodorkovsky sia sottoposto ad un giusto processo come segnale di cambiamento
del Paese nell'ambito dei dritti umani e dello stato di diritto".
YUKOS/ OTTO ONG SI
APPELLANO A MEDVEDEV PER PROCESSO EQUO
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Otto organizzazioni per la difesa
dei diritti umani e un'attivista russo chiedono al Presidente Dmitri Medvedev
che Mikhail Khodorkovsky e Platon Lebedev ricevano un processo equo in rispetto
dei diritti umani. Lo rende noto l'ufficio stampa dell'ex magnate nuovamente
alla sbarra a Mosca per appropriazione indebita e riciclaggio.
MOLDOVA/ HAMMARBERG
(CONS.EUROPA) IN VISITA DAL 25 AL 28 APRILE
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: (Apcom - Nuova Europa) - Il
commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, si
recherà in Moldova dal 25 al 28 aprile "per ottenere un quadro completo e
di prima mano dei recenti eventi e delle loro implicazioni per i diritti umani".
E' quanto annuncia lo stesso Hammarberg in un comunicato.
MOLDOVA/ ROMANIA: A
CHISINAU NON C'È DEMOCRAZIA, UE INTERVENGA
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: accaduto e per come sono calpestati
i diritti umani. Le violente repressioni che hanno avuto luogo dopo le elezioni
dimostrano l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente democratico.
Tutti i comportamenti anti-democratici devono essere corretti dall'Ue senza che
questo debba allontanare i moldavi dall'Europa perché desiderano molto fare
parte di questa grande famiglia"
Degrandis: La memoria non
ha colori ( da "Gazzettino,
Il (Rovigo)" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: assessore regionale ai Diritti
umani, Isi Coppola. «Ha voluto appropriarsi di questa storia, e darne un colore
politico. Io ritengo che le tragedie della guerra e le loro morti non abbiano
colore e debbano essere ricordate dalle Istituzioni, non dai partiti. Ma chi ha
la necessità di vendere fumo per dare visibilità a qualche ballerino di estrema
destra,
Washington Nell'imminenza
del 29 aprile, scadenza dei primi cento giorni di Obama alla Casa...
( da "Gazzettino, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: vietando ogni forma di tortura,
rendendo pubblici i documenti che autorizzavano e descrivevano i metodi usati,
ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia responsabili materiali delle
torture, che avevano obbedito a ordini superiori. Obama è stato attaccato da
destra, per aver reso pubblici i documenti, e ora anche dalla sinistra che
vuole un'
La Resistenza non è di
tutti ( da "Articolo21.com"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: eliminazione della maggior parte
dei diritti civili, la dissuasione violenta nei confronti del libero pensiero.
Perché il fascismo è stata la negazione dell?umanità mentre la Resistenza, di
quella stessa umanità, è stata la più alta affermazione laica. La Resistenza
non è soltanto di chi l?
CONSIGLIO D'EUROPA: CHITI
A STRASBURGO PER ASSEMBLEA. ( da "Asca"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: osservazione delle elezioni
presidenziali nella ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, la tutela dei diritti
umani in situazioni di emergenza e le conseguenze umanitarie della guerra tra
Georgia e Russia: seguito della risoluzione 1648 (2009). Chiti partecipera'
anche alla riunione della 'Commissione per le Migrazioni, i Rifugiati e la
Demografia' della quale e' membro.
La politica e la giustizia
( da "AprileOnline.info"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: nel mentre che denunciava le
torture e prometteva che non ci sarebbero più state sotto il suo governo, che
"bisognava voltare pagina", andare oltre, guardare al futuro. Obama
sapeva che non poteva limitarsi ad affermare che "l'America non
tortura" (anche Bush l'aveva detto, mentendo) e ad annunciare la chiusura
del carcere di Guantanamo.
Documenti Cia: la Rice
approvò l'uso della tortura negli interrogatori
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 24-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: uso della tortura negli
interrogatori Usa, tranne Powell lo staff di Bush ne era al corrente -->
WASHINGTON Il barattolo di vermi aperto dal presidente Barack Obama con la
pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche
l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli
Usa,
FRANCESCO ROMANETTI DI
BUSH OVVIAMENTE GIà SI SAPEVA, ERA LUI A METTERCI LA FIRMA. VISTO, LE...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sempre negato ogni suo
coinvolgimento nella storiaccia delle torture. Invece già nel 2002, quando
ricopriva la carica di di consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoleezza
Rice diede il suo ok agli agenti della Cia per il ricorso al «waterboarding»,
la tortura dell'annegamento simulato. I documenti che incastrano la Rice, poi
promossa segretario di Stato, fanno ora parte dell'
COSE VOMITEVOLI PER
STOMACI FORTI SU YOUTUBE IL VIDEO DELLE SEVIZIE DEL PRINCIPE SAUDITA ISSA BIN
ZAYED AI DANNI DI UN UOMO D'AFFARI ARABO GLI SPARA, LO FRUSTA, LO INVESTE COL
( da "Dagospia.com" del
24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Dal Corriere della Sera"
Torture Un membro della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti appare in un
video mentre tortura - aiutato da quelli che sembrano poliziotti in divisa - un
uomo con fruste, pungoli elettrici e tavole di legno con chiodi sporgenti dopo
avergli fatto ingerire la sabbia del deserto.
SICUREZZA/ STRASBURGO IN
ALLARME PER SCHEDATURE DATI PERSONALI
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: di condurre uno studio, basato sul
quadro normativo pertinente e sulle pratiche in vigore, sull'applicazione delle
tecniche di definizione dei profili, sulla loro efficacia nell'identificazione
dei sospetti e sulla compatibilità di tali pratiche con le libertà civili, i
diritti umani e le norme sulla privacy.
25 APRILE/ RADICALI IN
FILA INDIANA A QUIRINALE E ALTARE PATRIA
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: di diritti umani, vi sarà anche
strage di vite e di popoli". Domani - proseguono i Radicali - il regime
antidemocratico italiano manifesterà, unito nelle sue svariate componenti, per
celebrare la liberazione dal Regime fascista. Oggi, alla vigilia di questa
ricorrenza, abbiamo presentato pubblicamente la prima versione del documento su
"
Sicurezza/ Strasburgo in
allarme per schedature dati ( da "Virgilio
Notizie" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: di condurre uno studio, basato sul
quadro normativo pertinente e sulle pratiche in vigore, sull'applicazione delle
tecniche di definizione dei profili, sulla loro efficacia nell'identificazione
dei sospetti e sulla compatibilità di tali pratiche con le libertà civili, i
diritti umani e le norme sulla privacy.
##Moldova/ Romania chiede
mano forte Ue,Solana media con ( da "Virgilio
Notizie" del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sono calpestati i diritti
umani" e le "violente repressioni che hanno avuto luogo dopo le
elezioni dimostrano l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente
democratico". Anche per la terza carica dello Stato romeno Bruxelles non può
far attendere la sua risposta e deve "correggere tutti i comportamenti
anti-democratici".
##MOLDOVA/ ROMANIA CHIEDE
MANO FORTE UE,SOLANA MEDIA CON VORONIN
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sono calpestati i diritti
umani" e le "violente repressioni che hanno avuto luogo dopo le
elezioni dimostrano l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente
democratico". Anche per la terza carica dello Stato romeno Bruxelles non
può far attendere la sua risposta e deve "correggere tutti i comportamenti
anti-democratici".
Torture Il primo sì fu di
Condi ( da "Stampa,
La" del 24-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: 183 Retroscena CHI SAPEVA LA SCELTA
Torture Il primo sì fu di Condi «Trattamenti» per il detenuto MAURIZIO MOLINARI
Anche l'ex vicepresidente Cheney fu messo al corrente delle pratiche della Cia
Obama vorrebbe limitare l'indagine ai politici lasciando fuori gli agenti Verso
un'inchiesta Documenti ufficiali del 2002 mostrano che l'allora consigliera di
Bush approvò l'
Biennale
( da "Stampa, La" del
24-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani, precariato, un
excursus da Mazzini alla politica e anche letture tratte da Nietzsche. I temi
di sabato toccheranno Internet, l'India, il populismo, il dialogo sordo tra
destra e sinistra (se esistono ancora), il multiculturalismo e una bella
lettura sulla democrazia secondo Tocqueville (ore 17,
"Troppi ostacoli per
i disabili Una tortura girare in centro"
( da "Stampa, La" del
24-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Troppi ostacoli per i disabili Una
tortura girare in centro" [FIRMA]MARIA TERESA MARCHESE TORTONA «Nel centro
storico ci sono troppe barriere architettoniche che impediscono, limitano o
rendono problematici gli spostamenti delle persone che hanno difficoltà a
muoversi». La denuncia arriva dalla Lega per i diritti dei disabili
recentemente intitolata ad «Antonio Calabretta»
( da "City" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Torture
Cia Approvate dalla Rice L'ex segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, ed
altri membri dell'amministrazione Bush, approvarono personalmente le tecniche
di interrogatori-tortura della Cia nei confronti di sospetti terroristi. A
dirlo un rapporto della commissione intelligence del Senato Usa. 24 aprile 2009
( da "Pais, El" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Las torturas de la
CIA dividen al Partido Demócrata en dos bandos Nancy Pelosi aglutina a los
partidarios de crear una comisión de la verdad que investigue a fondo la era
Bush.-Otro bando, encabezado por Harry Reid, prefiere pasar página AGENCIAS /
ELPAIS.com - Washington / Madrid - 24/04/2009 Vota Resultado 6 votos El debate
sobre cómo investigar las presuntas responsabilidades políticas de aquellos que
justificaron, autorizaron y ordenaron el uso de la tortura
en los interrogatorios de la CIA a sospechosos de terrorismo durante la era
Bush está causando una profunda división en el seno del Partido Demócrata,
informa The New York Times. Barack Obama A FONDO Nacimiento: 04-08-1961 Lugar:
Honolulu Robert Gates A FONDO Nacimiento: 25-09-1943 Lugar: Wichita La noticia
en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas Los líderes en el
Congreso del partido del presidente Barack Obama han expresado abiertamente
visiones diferentes y antagónicas sobre la conveniencia de crear una comisión
de la verdad que investigue a fondo si hubo violación de leyes por parte de
aquellas autoridades que dieron luz verde al empleo de técnicas agresivas como
el waterboaring o asfixia simulada, y otros métodos de extrema crueldad y
dureza. Los partidarios de la apertura de una comisión independiente que
indague hasta sus últimas consecuencias la legalidad de dichas técnicas están
liderados por la portavoz de los demócratas en la Cámara de Representantes,
Nancy Pelosi. En el otro bando emerge como figura destacada el líder de la
mayoría demócrata en el Senado, Harry Reid, que ha expresado su rechazo a la
creación de dicho panel. Reid, que denunció en repetidas ocasiones el uso de
tácticas extremas cuando Bush era presidente, es partidario de dejar que la
comisión creada al efecto en el Senado complete sus trabajos, algo que no
ocurrirá hasta dentro de un año. "Creo que lo que debemos de hacer es
esperar hasta que el comité de inteligencia finalice su trabajo", ha dicho
el líder demócrata en declaraciones a Las Vegas Sun. Mirar hacia adelante Desde
la Casa Blanca, Obama ha insistido en que es necesario "mirar hacia
adelante y no hacia atrás" y es contrario a la apertura de una causa
general contra la anterior Administración que acabe capitalizando la
legislatura y dejando en segundo plano la agenda reformista que quiere impulsar
para salir de la crisis. Además, existe el riesgo de que su Gabinete sea
acusado de revanchismo por sus rivales políticos. Pero fue Obama quien el
pasado martes intensificó la tormenta política al dejar la puerta abierta a la
creación de una comisión bipartidista que aborde el asunto, pero dejó en manos
de su fiscal general (ministro de Justicia), Eric Holder, la decisión final
sobre cualquier actuación judicial contra antiguos miembros del Gobierno
republicano. No obstante, el ojo del huracán se formó días antes con la
publicación de los cuatro memorandos mantenidos en secreto hasta ahora y en los
que se justificaba el uso de determinadas técnicas de interrogatorio. Frente a
los que reclaman mano dura contra la impunidad, Holder, ha advertido este
jueves, en sintonía con Obama, que no tolerará que se "criminalicen"
las diferencias políticas sobre los polémicos interrogatorios de la CIA. Es
decir, que no es partidario, a priori, de enjuiciar a ningún responsable
político del anterior Gobierno por este asunto. En una comparecencia ante el
Comité de Asignaciones de la Cámara de Representantes, Holder ha reiterado que
no se procesará a los agentes de la CIA que actuaron "razonablemente, de
buena fe y de acuerdo con las opiniones (legales) del Departamento de
Justicia" que legitimaron la tortura a supuestos terroristas. "No
sería justo, desde mi punto de vista, efectuar tales enjuiciamientos", ha
dicho. Pero es él quien tiene la última palabra, después de que el presidente
asegurara el martes que dependía de su criterio jurídico juzgar o no a los
abogados de la Administración de Bush que redactaron los memorandos que
permitían la tortura. En este aspecto, Holder ha reconocido que "es mi
responsabilidad como fiscal general hacer cumplir la ley", pero sólo si
aprecia "indicios de conductas indebidas". Gates reconoce divisiones
Por otra parte, las últimas declaraciones sobre este episodio realizadas por el
secretario de Defensa, Robert Gates, que ocupó ese mismo cargo durante el último
Gobierno de Bush, sugieren que el debate sobre la publicación de los memorandos
ha abierto una falla en el círculo más próximo al presidente. En una visita a
una base militar en Carolina del Norte, Gates ha dicho que estaba preocupado
porque la publicación de dichos informes podría jugar en contra de los
intereses de Estados Unidos en el mundo, pero que su desclasificación era
inevitable. "Supimos durante los debates previos a su publicación que
algunos de estos informes podrían ser usados por Al Qaeda y nuestros
enemigos", ha dicho Gates. "Pretender que podíamos retener todo eso y
mantener todo en secreto, incluso si hubiéramos querido, probablemente no era
realista", ha explicado. A juicio de Gates, era "inevitable" que
esa información saliese tarde o temprano a la luz.
( da "Virgilio Notizie"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Roma, 23 apr. (Apcom)
- Il governo degli Stati Uniti deve proteggere gli agenti della Cia, che hanno
"solo eseguito ordini", dalle accuse di tortura.
Lo ha affermato ai microfoni del Tg1 il segretario alla Difesa Robert Gates,
parlando della polemica in corso negli Usa sulle tecniche di interrogatorio
aggressive autorizzate dall'amministrazione di George W. Bush e che ora il
presidente Barack Obama ha messo fuori legge. "Era inevitabile che
questi dossier uscissero, ora l'obiettivo è proteggere gli agenti Cia, che
hanno solo eseguito ordini", ha detto Gates. Il segretario alla Difesa ha
anche risposto a una domanda sull'impegno dell'Italia e dell'Europa in
Afghanistan: "L'Italia si è offerta di mandare un significativo
contingente di carabinieri per addestrare gli afghani: è fondamentale e ve ne
sono grato", ha detto Gates, aggiungendo che "il governo italiano
manderà anche più truppe per le elezioni" presidenziali di quest'estate.
( da "Avui" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
La capsa de Pandora
d'Obama DEBAT La divulgació de detalls sobre els interrogatoris de la CIA tensa
la política als EUA JUDICIS La imatge de president conciliador, amenaçada Diana
Negre El president dels Estats Units, Barack Obama, ahir en un moment d'una
cerimònia a Washington en record de les víctimes de l'Holocaust EFE Si el
president dels EUA, Barack Obama, podia fer alguna cosa per perdre suport de
molts conservadors que han estat al seu costat era divulgar els detalls dels
interrogatoris durs de la CIA, publicats la setmana passada, especialment pels
dubtes que va provocar aquest dimarts sobre la seva posició conciliadora. Els
documents que descriuen els mitjans per aconseguir informacions de presumptes
terroristes han provocat un debat molt intens al país, amb una satisfacció
extraordinària en alguns sectors, i una preocupació greu en els que pensen que
serveixen per debilitar els Estats Units en el futur perquè les organitzacions
radicals sabran millor com preparar els seus militants per resistir els
interrogatoris. Alguns han començat a comparar la conducta d'Obama amb la d'un
president demòcrata poc admirat, Jimmy Carter -perquè pensen que acabarà
eliminant mecanismes de defensa essencials per als EUA-, assenyalen que dins de
la CIA la desmoralització és tan gran que els funcionaris no volen treballar en
la lluita contra el terrorisme i alerten que altres països no voldran
col·laborar amb els Estats Units per por de no tenir prou protecció.
L'exvicepresident Dick Cheney, que a diferència de l'expresident George W. Bush
no ha desaparegut dels escenaris polítics, demana públicament que Obama doni
més informacions que les publicades fins ara, perquè considera que la divulgació
de només una part dels documents és una falsificació de la realitat. Segons
ell, el procés té dues parts, la informació aconseguida i les pressions per
aconseguir-la, i, en canvi, els documents publicats només parlen dels
maltractaments dels presoners, però no de les conseqüències positives per a la
seguretat nacional. Cheney i els seus seguidors assenyalen que només tres dels
terroristes van patir els mètodes que molts consideren tortura,
però també que la informació aconseguida va ser molt important i va permetre
evitar atacs i possiblement salvar moltes vides. Els arguments de Cheney són tan ferms com els dels
partidaris d'Obama. Si Cheney posa al davant la defensa del país en
circumstàncies extremes i pensa que la CIA no torturava els presoners perquè
feia servir els procediments per entrenar els soldats
nord-americans, els altres posen per damunt de tot els seus principis i no
veuen justificació per mantenir en secret mitjans que, tal com ha ordenat
Obama, no s'han de fer servir mai més. Plantejades les diferències com a
qüestió de principi i no pragmàtica, l'entesa és impossible. Les conseqüències
d'aquesta picabaralla van més enllà del debat d'aquests dies, perquè poden
acabar amb la imatge d'un Obama que vol allargar la mà a l'oposició per ser "el
president de tothom". Aquest canvi es pot produir especialment després de
dimarts passat, quan no va descartar emprendre accions jurídiques contra els
funcionaris que van donar la justificació legal per maltractar els presoners
sospitosos de terrorisme, fet que ha suscitat imatges de venjances o de
persecucions polítiques semblants a les que es veuen en països amb poca
admiració als EUA.
( da "Avui" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Condoleezza Rice va
autoritzar el 2002 les tortures de la CIA | Un comitè del Senat revela que la
consellera de Seguretat de Bush va donar la primera llum verda a l'ús de
tècniques d'interrogació dures amb els sospitosos de terrorisme | Va aprovar
mètodes com l'asfíxia simulada Redacció Condoleezza Rice, increpada per una
activista antiguerra al Congrés el desembre del 2007 AP La desclassificació de
quatre informes secrets que revelen que el juliol del
( da "Giornale di Brescia"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Edizione: 24/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:la città Acr, meeting e mostra
sull'infanzia Diritti affermati e negati al centro
dell'iniziativa in città e degli incontri a Villa Pace Inizierà il 27 aprile il
Meeting diocesano Acr «Diritti verso i desideri» è il
tema del Meeting diocesano Acr in programma domani, dalle 9 alle 17, nella
parrocchia di S. Angela Merici in città. Durante tutta la giornata, in
oratorio, si potrà visitare la mostra «Ogni diritto resti diritto» sulla
Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia. La mostra verrà poi
trasferita a Villa pace di Gussago: dal 27 aprile al 9 maggio l'Azione
Cattolica promuove un confronto a più voci per ricordare i 20 anni della
Convenzione La mostra, strutturata in 16 grandi pannelli, è organizzata
dall'Azione Cattolica dei Ragazzi, e illustra la Convenzione internazionale,
letta e commentata dai bambini. Vengono raccolti i primi 42 articoli della
Convenzione in una forma comprensibile e accattivante per ogni bambino.
All'interno della mostra è disponibile materiale bibliografico informativo e di
approfondimento sui diritti dei bambini. Rivolta ad insegnanti, scolaresche e
alle associazioni, è visitabile a Villa Pace, via Cavalletto 1, Gussago, dal
lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16, sabato 8 maggio dalle 9
alle 12. Sempre a Villa Pace, nell'ambito della mostra, la sera di lunedì 27,
alle 20.30 si svolgerà un dibattito a più voci sul tema «Infanzia oggi: diritti
affermati, diritti negati». Interverranno il prof. Mario
Falanga, docente di Diritto presso l'Università di Bolzano, e il prof. Anselmo
Palini, docente di Lettere negli istituti superiori e autore di varie
pubblicazioni sui diritti umani e l'educazione alla pace. Per ulteriori informazioni rivolgersi
a info@villapace.org, tel. 030.2772399.
( da "Cittadino, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Verità shock negli
Usa: «Rice era a conoscenza delle torture della Cia»
WASHINGTON Il "barattolo di vermi" aperto dal presidente Barack Obama
con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge
anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena
negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla Casa Bianca. Nuovi
documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate del 2002 diversi
esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere
per la sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di
interrogatorio. Alle discussioni avevano sicuramente partecipato, oltre al
direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il
ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto
Gonzales. Dalla discussione sembra essere stato lasciato fuori invece l'allora
segretario di stato Colin Powell, forse per il timore che potesse esprimere
parere contario. Un documento, finora classificato, reso noto dalla Commissione
Intelligence del Senato mostra che la Rice aveva dato fin dal luglio 2002
"luce verde" all'uso delle tecniche di interrogatorio duro nei
confronti dei sospetti terroristi.I documenti del ministero della Giustizia
resi pubblici dalla Casa Bianca mostrano che il terrorista Khalid Sheik
Mohammed, considerato l'organizzatore della strage dell'11/9, era stato sottoposto
per ben 183 volte nel giro di un mese alla tortura del waterboarding
(l'annegamento simulato).Si è rivelata infondata alla fine la speranza della
Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando qualsiasi
forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano e
descrivevano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti della
Cia responsabili materiali delle torture (perché avevano obbedito a ordini
superiori). Il presidente Obama è stato attaccato sia dalla destra, per avere
reso pubblici i documenti, che dalla sinistra, che desidera adesso un'inchiesta
per punire i responsabili.L'ex-vicepresidente Dick Cheney è sceso in campo
contro Obama, ribadendo la legalità delle tecniche di interrogatorio usate e
chiedendo la pubblicazione anche dei documenti che mostrerebbero che questi
interrogatori hanno consentito di ottenere dai terroristi informazioni che
possono avere salvato migliaia di vite americane. Ma ad imbarazzare la Casa
Bianca sono soprattutto le iniziative già scattate al Congresso, da parte di
diversi deputati e senatori democratici, per aprire inchieste sulle
responsabilità della precedente amministrazione circa la autorizzazione
dell'uso delle torture per interrogare i sospetti terroristi.Anche la speaker (presidente)
della Camera Nancy Pelosi ha dato il benvenuto ad una inchiesta, sottolineando
che gli eventuali testimoni non dovrebbero ricevere immunità da possibili
incriminazioni.Alcune fonti hanno rivelato che Obama aveva discusso a lungo con
i consiglieri il modo migliore per gestire i documenti segreti dei legali del
ministero della Giustizia che autorizzavano di fatto le torture. L'idea di
nominare una commissione indipendente d'inchiesta, sul modello di quella della
strage dell'11 settembre 2001, era stata presa in considerazione, ma alla fine
scartata dalla Casa Bianca. Ma Obama aveva sottolineato l'importanza di
"guardare avanti", chiudendo la brutta pagina delle torture della
Cia. Ma il suo appello non è stato ascoltato e adesso l'effetto valanga della
vicenda sembra non più controllabile dalla Casa Bianca. Cristiano Del Riccio
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 5 - Attualità
Un rapporto del Senato rivela: la Rice autorizzò le torture
della Cia Stati Uniti NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i
metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. E'
quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che
l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al
waterboarding come sistema per far parlare i presunti terroristi. In particolare
nel 2002 la Rice, che già allora faceva parte di una rosa ristretta di
consiglieri di Gorge W. Bush, aveva dato il via libera a usare questa tecnica
di annegamento simulato contro Abu Zubaydah, uno dei leader della rete di Al
Qaeda che qualche mese prima era stato catturato in Pakistan. C'è
specificamente un memorandum datato 17 luglio 2002 nel quale la Rica diede la
luce verde alla Cia di procedere "con metodi di interrogazione
alternativi". Unico "paravento" della Rice fu che precisò che si
sarebbe potuto procedere con torture come il waterboarding una volta che il
dipartimento di giustizia ne avesse determinato la legalità. La rivelazione è
emersa mentre il tema delle torture sta assumendo sempre più rilievo per
l'amministrazione Obama. Il capo della Casa Bianca ha promesso immunità agli
agenti della Cia che condussero le torture seguendo gli ordini impartiti
dall'alto e ora, soprattutto fra i liberal, si fa più forte la voce di chi
vorrebbe che Condoleezza Rice, l'ex vicepresidente Dick Cheney o l'allora
ministro della giustizia Alberto Gonzalez vengano messi sotto processo per
avere autorizzato le torture. Nel frattempo Cheney ha messo a punto una
strategia di reazione: anzichè negare le accuse di avere autorizzato il
waterboarding e altre brutalità chiede che la renda pubblici i memorandum da
cui emerge, secondo il vice di Bush, che torturare i terroristi arrestati è
servito per salvare migliaia di vite umane. Tra la vecchia e la nuova
amministrazione si viene così a creare una curiosa dinamica. Il team di Bush,
che era così geloso della segretezza quando era al potere, adesso preme per la
trasparenza. La squadra di Obama invece che fin dall'inizio ha favorito la
trasparenza ora si trova sotto accusa da un'ala conservatrice della politica
secondo la quale troppa trasparenza mette a repentaglio la sicurezza nazionale.
( da "Adige, L'" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
La
Rice autorizzò le torture a Guantanamo WASHINGTON - Il «barattolo di vermi»
aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti
sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza
Rice e provoca reazioni a catena negli Usa. Nuovi documenti emersi dal
Congresso mostrano che fin dall'estate del 2002 diversi esponenti
dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere per la
sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di
interrogatorio. Alle discussioni avevano sicuramente partecipato, oltre al
direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il
ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto
Gonzales. Dalla discussione sembra essere stato lasciato fuori invece l'allora
segretario di stato Colin Powell, forse per il timore che potesse esprimere
parere contario. Un documento mostra che la Rice aveva dato fin dal luglio 2002
«luce verde» all'uso delle tecniche di interrogatorio duro nei confronti dei
sospetti terroristi. I documenti del ministero della Giustizia resi pubblici
dalla Casa Bianca mostrano che il terrorista Khalid Sheik Mohammed, considerato
l'organizzatore della strage dell'11 settembre, era stato sottoposto per ben
183 volte nel giro di un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento
simulato). Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa Bianca di
mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando qualsiasi forma di tortura
- rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma garantendo
anche l'immunità agli agenti della Cia responsabili materiali delle torture
(perchè avevano obbedito ad ordini superiori). Il presidente Obama è stato
attaccato sia dalla destra, per avere reso pubblici i documenti, che dalla
sinistra, che desidera adesso una inchiesta per punire i responsabili.
24/04/2009
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 5 - Pordenone
Il progetto per un monumento e un film per non dimenticare le storie dei
partigiani che si sono sacrificati per la Liberazione 25 APRILE Cerimonie
domani a Pordenone e in numerosi altri centri della provincia per celebrare la
ricorrenza In città la commemorazione ufficiale sarà tenuta dallo storico e
ricercatore professor Ernesto Brunetta Numerose e importanti iniziative si
terranno nei comuni pordenonesi, domani, per il 64º anniversario della
Liberazione dal nazifascismo. Nel capoluogo la manifestazione, organizzata
dall'Anpi e dalla Provincia, vedrà il raduno di popolazione e autorità di
fronte al monumento ai caduti, in piazzale Ellero dei Mille. Dopo
l'alzabandiera e la deposizione delle corone, alle 10.15 sono previsti gli
interventi del rappresentante della Provincia e di Mario Bettoli
"L'Innominato" per l'Anpi. Il professor Ernesto Brunetta, insegnante
di storia contemporanea, storico e ricercatore, terrà la commemorazione
ufficiale. Successivamente il corteo di cittadini, autorità civili e militari,
con in testa il gonfalone della Provincia, decorato di medaglia d'oro al valor
militare, e i gonfaloni dei vari Comuni, si dirigerà al Centro studi per
deporre le corone ai cippi dei partigiani e dei deportati nei campi di
sterminio nazisti, nonché alla lapide, presente nell'atrio di Cinemazero,
dedicata al partigiano Terzo Drusin "Alberto", insignito di medaglia
d'oro al valor militare. Altre importanti cerimonie, alla presenza di
cittadinanza e sindaci, che renderanno onore ai partigiani caduti si terranno a
San Vito al Tagliamento, dove, nella frazione di Savorgnano, sarà scoperta una
lapide a ricordo dei partigiani Pietro Stefanutto e Gino Dal Cin, trucidati dai
nazisti, ad Azzano Decimo, Spilimbergo, Valeriano, Pinzano, Montereale Valcellina,
Piancavallo di Aviano. Evento straordinario, nella sala grande di Cinemazero:
oggi, alle 18.30 e alle 21.30, si potrà assistere alla proiezione in anteprima,
presenti regista e cast, del film "Il sole tramonta a mezzanotte" di
Christian Canderan, sponsorizzato dall'Anpi, dalla Regione e dalla Fondazione
Crup. Girata in bianco e nero, l'opera di Canderan, tratta dal romanzo di Fabio
Garzitto "E io sono tuo filio Gianni", racconta le tragedie
dell'apprendista meccanico quindicenne Gianni Missana e di Primo Zanetti,
operaio di 19 anni. Entrambi partigiani e staffette, vennero
torturati e impiccati dai nazisti il 13 luglio 1944: Gianni, insignito di
medaglia d'argento al valor militare, al lampione di fronte alla latteria di
Valeriano, Primo sotto la torre occidentale di Spilimbergo. Con l'occupazione
tedesca fra il 1943 e il '45, dal film emerge la civiltà rurale e contadina dei
borghi montani, segnata da miseria, paura dei nazifascisti, solidarietà
con i partigiani, soprattutto da parte dei più poveri. Christian Canderan, 31
anni, vive a Meduno. Dopo la brillante laurea in cinematografia, conseguita al
Dams di Bologna, ha fondato la Sunfilms che si occupa di produzioni
documentaristiche e storiche. Il bozzetto per il monumento In coincidenza con
il 25 aprile, festa nazionale della Liberazione, l'Anpi provinciale, con il
presidente Giuseppe Giust e Mario Bettoli, hanno presentato all'amministrazione
del Comune di Pordenone il bozzetto artistico del professor Mario Rossi, per
realizzare, all'interno della "Cittadella della salute", il monumento
dedicato ai dieci martiri partigiani trucidati dai nazifascisti in via
Montereale. Rame, bronzo dorato e marmo sono gli elementi scelti dal professor
Rossi per ricordare, con i partigiani fucilati, tutte le vittime del
nazifascismo. Mario Rossi, per tanti anni insegnante di educazione artistica
alle scuole medie di Pordenone, da giovane partigiano garibaldino, con il nome
di "Fiamma", ha combattuto nella divisione Nino Nannetti. «La fiamma
della libertà - scrive Mario Rossi nella presentazione del bozzetto -, che
guidò costantemente i partigiani durante la Resistenza, ho voluto che fosse
perennemente tesa al cielo. Il sacrificio dei martiri di via Montereale viene
messo in risalto dalle figure dei fucilati, in rilievo sul rame lavorato a
sbalzo, mentre su una targa in bronzo dorato saranno incisi i nomi dei dieci
caduti. La base del monumento dovrà essere costituita da due gradini
semicircolari in marmo bianco, o pietra». Il sindaco Sergio Bolzonello, in
occasione delle recenti cerimonie partigiane, aveva sollecitato l'Anpi
provinciale e l'Apo a presentare un progetto artistico per la realizzazione di
un luogo della memoria, in via Montereale, all'interno della "Cittadella
della salute", assicurando il pieno appoggio dell'amministrazione comunale
a tale iniziativa. I fatti di via Montereale Nell'angolo delimitato dal muro di
cinta a nord dell'ex parco rotabile dell'Ariete, in via Montereale, i
nazifascisti fucilavano i partigiani. Durante la Resistenza ci sono state dieci
esecuzioni. Il 27 novembre 1944 viene fucilato il comandante partigiano Franco
Martelli "Ferrini" che, davanti al plotone di esecuzione, muore
gridando "Viva l'Italia libera": gli è stata assegnata la medaglia
d'oro al valor militare. E fucilati da brigatisti neri e nazisti, il 14 gennaio
1945, cadono nove giovani partigiani garibaldini. Franco Martelli
"Ferrini", maggiore di cavalleria, dopo l'8 settembre 1943, era
diventato capo di Stato maggiore della brigata unificata, fra garibaldini e osovani,
Ippolito Nievo di pianura. Catturato su delazione il 25 novembre 1944, nel suo
appartamento di palazzo Cossetti, in piazza XX settembre, Martelli viene
processato dal tribunale speciale tedesco, nell'attuale sede dell'hotel
Moderno. Franco Martelli rifiuta qualsiasi tipo di collaborazione con i
nazifascisti. È condannato a morte assieme ad Attilio Marchi "Moro",
sovrintendente della brigata partigiana Ippolito Nievo di pianura, comandata da
"Ferrini", Rino Favot "Sergio" e Ardito Fornasir
"Ario". Martelli e Marchi, prima del processo-farsa, subiscono
interrogatori e sevizie da parte dei "Volontari fascisti friulani",
comandati da Angelo Leschiutta, nelle "casermette" di via Molinari.
L'intervento del clero pordenonese, in particolare di monsignor Gioacchino
Muccin, arciprete del duomo di San Marco, riesce a salvare dalla fucilazione
Attilio Marchi "Moro", successivamente internato nel lager nazista di
Bolzano, ma non Franco Martelli che, la sera prima dell'esecuzione, scrive due
lettere accorate alla moglie Elena Stefani, in seguito decorata con croce al
valor militare, e al figlio maggiore Carlo. Dopo la liberazione, la caserma
Umberto I viene dedicata a Martelli, ricordato anche da una lapide sul muro
interno di cinta. In quello stesso luogo, dove una garrita, costruita dopo la
guerra, copre i fori dei proiettili, rimasti sui mattoni del muro, il 14
gennaio 1945 sono stati fucilati dai nazifascisti nove partigiani garibaldini,
anche loro dopo essere stati seviziati alle "casermette" di via
Molinari: Davide D'Agnolo "Attila", 21 anni, di San Martino al
Tagliamento; Pietro Pigat "Tom", 29 anni, di Azzano Decimo; Edoardo
Ruffo "Edo", 18 anni, di Zoppola; Elli Vello "Fulmine", 20
anni, di Azzano Decimo; Rinaldo Azzano "Dante", 21 anni, di Azzano
Decimo; Ferruccio Gava "Tigre", 23 anni, di Prata; Olivo Chiarot
"Leo", 22 anni (medaglia d'argento al valor militare), di Azzano
Decimo; Giacobbe Perosa "Sgnappa", 32 anni, di Azzano Decimo; il
ventunenne Agostino Mestre "Pedro" (croce al valor militare), di
Azzano Decimo. Tutti catturati in varie circostanze, vengono prelevati il
mattino del 14 gennaio dalle prigioni di Pordenone dal tenente delle brigate
nere Angelo Leschiutta. I familiari che si recano in carcere per portare cibo e
qualche genere di conforto ai loro congiunti sono indirizzati dai brigatisti
neri alla caserma Umberto I, dove trovano i nove partigiani in mezzo al loro
sangue: alcuni hanno ancora gli spasmi estremi che precedono la morte. Olivo
Chiarot "Leo", garibaldino della Brigata Anthos, è stato insignito di
medaglia d'argento al valor militare per aver «guidato il suo reparto con rara
perizia e sangue freddo in numerose azioni». La morte per lui e per gli altri
arriva dopo torture e sevizie con le quali, senza risultato alcuno, la banda
Leschiutta cerca di estorcere i nomi di altri combattenti. Agostino Mestre
"Pedro" è ricordato con la croce al valor militare per essersi
distinto in varie azioni e per aver opposto «l'arma incorruttibile del silenzio
ai duri maltrattamenti». Davide D'Agnolo "Attila", non colpito subito
mortalmente, si era rialzato dicendo: «I garibaldini sanno sparare meglio.
Morte al fascismo». Agostino Mestre "Pedro", cinque mesi prima di
essere fucilato, il 3 agosto 1944, assieme a Mario Bettoli
"L'Innominato", futuro deputato della repubblica, e all'avianese
Sergio De Marco "Melio", in località Madonna del Monte di Aviano era
stato scambiato con tre tedeschi. Fu quello il primo scambio nella storia
partigiana d'Italia, attuato con la mediazione del parroco di Marsure don
Giorgio De Piero. Le "casermette" di via Molinari Consegnando
all'amministrazione comunale il bozzetto per il monumento di via Montereale,
l'Anpi ha chiesto al sindaco Sergio Bolzonello di poter apporre,
nell'immediato, anche una lapide sul muro esterno delle "casermette"
di via Molinari. In quel luogo, infatti, i dieci partigiani poi fucilati
subirono interrogatori e sevizie da parte dei "Fascisti friulani". E
stessa sorte toccò a tanti altri giovani partigiani che facevano parte delle
brigate unitarie (Garibaldi - Osoppo) durante la Resistenza nel Pordenonese.
Biografie e diari già avevano accennato alle atrocità praticate sui partigiani
alle "casermette". Ma diverso materiale è emerso dall'Archivio di
Stato di Pordenone. Un primo fascicolo del tribunale locale, datato 6 novembre
1946, precede la sentenza della Corte di assise di Udine del 4 marzo 1947 e un
pronunciamento della Corte di Cassazione del 28 marzo 1950. Un'ulteriore
indagine del tribunale di Pordenone, avviata il 12 dicembre 1958, produce la
sentenza del giudice istruttore del 23 gennaio 1960. Quattordici anni di
istruttorie e giudizi riguardano le attività criminali dei torturatori
appartenenti al "Quarto battaglione fascisti friulani, equiparato alle
brigate nere" che, dopo l'8 settembre 1943, occupa lo stabile conosciuto a
Pordenone come le "casermette" di via Molinari, oggi in parte
destinato a sedi di bersaglieri, paracadutisti e marinai in congedo, per il
resto adibito a deposito di mobili. Sono gli atti della Corte d'assise di Udine
che raccontano delle tante torture subite in quel luogo. Antonio Filipuzzi,
partigiano di San Vito, viene sottoposto a violente e reiterate percosse al
momento dell'arresto. È Leschiutta stesso che «con pugni alla testa e al collo
lo riduce in gravi condizioni». Il partigiano Pittana, una volta arrestato,
viene colpito da Leschiutta e da altri brigatisti con randelli. Marina Copat,
legata a una delle colonnine in ferro, nella stanza delle torture, viene
«staffilata con il nervo di bue». Danilo Salvador, sottoposto a interrogatorio da
Leschiutta nel proprio ufficio, rimanendo reticente «fu fatto denudare sino
alla cintola e staffilare alla schiena. Uguale sorte toccò al partigiano
Severino Marocchino, portato in una apposita stanza (delle colonne) e
sottoposto dal brigatista Alessio De Torres Alessio - che in realtà si chiama
Vito Nicola Nuzzi - a staffilate alla schiena sino a farla sanguinare». Achille
Minatel depone che Leschiutta, «alternandosi con altri brigatisti nelle
percosse, infierì maggiormente afferrandolo per il naso e la gola, battendolo
con il calcio della pistola alla testa e con calci allo stomaco». «Ancor più
gravi fatti - scrive il giudice Cariglia della Corte d'assise di Udine -
emergevano e dimostravano i sistemi di efferata e studiata crudeltà usati dal
Leschiutta». Contro Diego Verardo, che non vuole rivelare notizie sul movimento
partigiano, Leschiutta ordina la tortura ai ferri. «Verardo fu rinchiuso in una
particolare stanza da alcuni brigatisti. Bendato, fu legato a una colonnina in
ferro, mani e piedi. Quindi i brigatisti con sforzo concorde lo tirarono più
volte, in modo da staccare il corpo dalla colonna, sino a incurvargli la spina
dorsale». Verardo non rivela nulla. Allora «lo caricarono di pugni, facendogli
sbattere più volte la testa sulla colonna in ferro. Non paghi, gli procurarono,
con un coltello, sull'avambraccio destro numerose ferite, sulle quali
cosparsero del sale, richiudendo i lembi della pelle e fasciando il braccio,
onde rendere più atroci le sofferenze e più gravi le conseguenze». Efferate torture
subiscono anche Elide Zanini, «staffilata lungamente a sangue con il nervo di
bue», e Mario Bortolussi, «colpito da numerosi, violenti pugni che gli
spaccarono il labbro inferiore». Vengono staffilati a sangue con il nervo di
bue anche Enos Innocenti, Bruno Girardi, «mentre altro brigatista gli teneva
puntata contro la pistola, premendo il grilletto a vuoto», Arturo Giolitti,
Emilio Marocchino. Marco Trevisan di Aviano viene invece percosso con un
randello alla testa e contro Alfenore Marcello, battuto con pugni e con il
calcio del fucile, i brigatisti Meneghini e Nuzzi, alias De Torres, «aizzavano
un cane poliziotto che lo mordeva in varie parti delle gambe e delle braccia,
lasciandogli lesioni permanenti». Renato Meneghini e Nuzzi - De Torres sferrano
pugni alla testa di Santin Defragè "Leopardi" sino a rompergli un
timpano con fuoruscita di sangue e materia, colpendolo anche con ginocchiate al
basso ventre. Defragè, a causa della polio avuta da bambino, era portatore
d'handicap. Sigfrido Cescut
( da "Secolo XIX, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Uno Stato di
dirittonon potrà mai avallare lo stile Cianegli interrogatori Sono in piena
sintonia con quanto sostenuto da Dick Cheney, gli interrogatori della Cia per
far parlare i terroristi erano perfettamente legittimi. Chi afferma che i
prigionieri avrebbero parlato con altri metodi meno cruenti dimostra di non
conoscere quelle persone, si illude che mandandoli a letto senza la cena sia
sufficiente per convincerli a svelare segreti che non confesserebbero neppure
in punto di morte. Sì la tortura è una pratica disumana e
nessuno vorrebbe mai subirla e neppure praticarla. Occorre non scordare che
questi personaggi non ci pensano neanche per un attimo a torturare le proprie
mogli, a violentarle tra le mura domestiche con il consenso di una legge che
permette tutto questo. Barack Obama non sa dare soluzioni, non è in
grado di dire come ottenere le preziose informazioni dai prigionieri che
consentirebbero forse di debellare il terrorismo. L'unica decisione che ha
preso è stata quella di chiudere Guantanamo, una mossa che non porta da nessuna
parte. Guido Guazzoni E-MAIL 24/04/2009
( da "Secolo XIX, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
USA: RICE DIEDE SUO
ASSENSO AL WATERBOARDING NEL 2002 = Washington. Il "barattolo di
vermi" aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei
documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di
stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa. Nuovi documenti
emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate 2002 diversi esponenti
dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere per la
sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di
interrogatorio. Alle discussioni avevano sicuramente partecipato, oltre al
direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il
ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto
Gonzales. Dalla discussione sembra essere stato lasciato fuori invece l'allora
segretario di Stato Colin Powell. Un documento reso noto dalla Commissione
Intelligence del Senato mostra che la Rice aveva dato fin dal luglio 2002 "luce
verde" all'uso delle tecniche di interrogatorio duro nei confronti dei
sospetti terroristi. Il terrorista Khalid Sheik Mohammed, considerato
l'organizzatore della strage dell'11/9, venne stato sottoposto per ben 183
volte nel giro di un mese alla tortura del waterboarding
(l'annegamento simulato). Si è rivelata infondata la speranza della Casa Bianca
di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando qualsiasi forma di
tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano e descrivevano i
metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti della Cia responsabili
materiali delle torture (perché avevano obbedito ad ordini superiori).
Il presidente Obama, che mercoledì festeggia i suoi primi 100 giorni, è stato
attaccato sia dalla destra, per avere reso pubblici i documenti, sia dalla
sinistra, che ora vuole un'inchiesta per punire i responsabili. 24/04/2009
( da "Caserta News"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Venerdì 24 Aprile
2009 AllAnfiteatro per difendere diritti bambini EVENTI | Pozzuoli
L'appuntamento con le visite spettacolo organizzate dal Teatro Le Nuvole si
trasferisce in provincia di Napoli, presso l'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli. Nelle mattinate
del 23, 24, 27, 29 e 30 aprile 2009 alle ore 10:00 e alle ore 12:00 Le Nuvole e
Pierreci presenterano "Sangue e arena". In quella che viene
considerata la terza arena per dimensioni del mondo romano, guidati da alcuni
archeologi i giovani visitatori potranno scoprire come si svolgeva la vita
all'interno di un anfiteatro: chi erano i gladiatori e come combattevano. Si
illustreranno i momenti salienti di una giornata di un luogo deputato a
spettacoli costosi e sanguinosi, che hanno caratterizzato un'epoca, e quanto
fosse crudele e inumano il trattamento riservato agli schiavi e ai liberti
condannati a morte. Durante la visita s'incontrerà un saggio erborista, un
personaggio senza tempo forse discendente di Spartaco sicuramente contrario
alla violenza e alla schiavitù antica e moderna. Sarà lui a raccontare le gesta
e le sofferenze dei gladiatori tra cui Spartaco il più famoso e Androclo con il
suo leone per finire con Iqbal Masih, un bambino simbolo della schiavitù
moderna. Alla fine della visita nell'arena, in forma interattiva, saranno
ricordati i primi articoli della Dichiarazione Universale
dei Diritti dell'Uomo
approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite già nel 1948, ma ancora
oggi inascoltati da grandi e piccole potenze sorde ai più elementari diritti umani. A dare corpo, voce ed anima a
questi molteplici personaggi sarà Enzò Musicò, diretto da Fabio Cocifoglia
mentre il progetto scientifico è stato curato da Luca Prosdocimo e Valeria
Pitterà.
( da "Caserta News"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Venerdì 24 Aprile
2009 Diritto all'educazione: il principio di dignità ATTUALITà | Caserta
"Diritto all'educazione: il principio di dignità" è il tema del
convegno promosso dall'Istituto Sant'Antida, nell'ambito della Settimana
Nazionale della Cultura, con il patrocinio della Provincia, del Comune e
dell'Ufficio scolastico provinciale di Caserta, che avrà luogo nella Sala
Consiliare della Provincia oggi venerdì 24 aprile, con inizio alle ore 17.
"Si esamineranno - scrive, tra kl'altro, Anna Giordano - i fondamenti del
riconoscimento dei diritti umani intesi come presupposto per lo sviluppo e la piena realizzazione
della personalità dell'individuo. Vincenzo Farina, presidente del promotore
Istituto Sant'Antida, spiega in proposito che "l'intento è di offrire un
contributo alla qualità del dibattito culturale e, nel contempo, di sostanziare
la pubblica discussione su temi di evidente interesse quotidiano perché l'uomo
formato agisce ed esprime se stesso in contesti comuni densi di significato
quali la famiglia, la scuola, la società civile, nel rapporto con altri popoli
e culture per la costruzione della pace". Interverranno, in qualità di
relatori e in rappresentanza del pensiero cattolico e laico, don Eugenio
Fizzotti, direttore della Casa Salesiana di Caserta, don Marco Fois, rettore
del Seminario Vescovile di Caserta, Talitha Vassalli di Danchenhausen,
direttore del Dipartimento di Scienze Internazionalistiche e di Studi sul
sistema politico ed istituzionale europeo dell'Università Federico II di
Napoli, e Adolfo Russo, aggregato di "Bioetica, aspetti giuridici"
alla Federico II".
( da "Repubblica, La"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 16 - Esteri
Le rivelazioni di Ali Soufan, agente speciale Fbi, al "New York
Times" "Io che ho interrogato i terroristi dico: crudeltà e violenze
non funzionano" Bush e Cheney sostengono di aver piegato gli irriducibili
con l´uso della forza Ma tutto ciò è falso ALIX VAN BUREN L´eterna domanda
nell´arte oscura della tortura è questa: se sia o no
efficace per ottenere informazioni, oggi dai terroristi come nel Medio Evo
dagli eretici, con tecniche più o meno invariate nei secoli. L´ultimo responso
arriva ieri dalle colonne del New York Times con le rivelazioni di Ali Soufan,
agente speciale dell´Fbi che interrompe un silenzio durato sette anni. Una
carriera ai vertici dell´anti-terrorismo e quattro anni alle prese con i
sospetti al-qaedisti a Guantanamo, gli dettano una sonora smentita: «Le pretese
dell´Amministrazione Bush d´avere piegato gli irriducibili attraverso l´uso di
metodi rafforzati´, vedi il waterboarding (o annegamento simulato),
sono false e infondate», s´indigna Soufan. «Anzi, quei sistemi si sono dimostrati
controproducenti e inaffidabili nei risultati. Adesso è ora di raccontare la
verità». La verità di Soufan ricalca da vicino quel che vanno dicendo, dopo
l´11 settembre 2001, schiere di veterani militari e specialisti
dell´intelligence forti di un´esperienza accumulata in Vietnam, a Panama, in
Iraq nel 91, e prima ancora in Corea negli Anni 50. E cioè che «gli
interrogatori compiuti secondo le regole tradizionali sono i più adatti a
individuare i componenti di una rete, a scoprire complotti e salvare vite umane». Gli
esempi non mancano e suonano convincenti: a cominciare da quello di Abu
Zubaydah, grande reclutatore di al-Qaeda, «maestro dei travestimenti» e
operatore di un campo d´addestramento molto frequentato al confine fra Pakistan
e Afghanistan. Un uomo che Soufan conosce bene, per averlo interrogato «dal
marzo al giugno 2002, prima che le tecniche dure fossero introdotte nell´agosto
di quell´anno». Dice l´agente speciale: «Ci ha fornito dati d´intelligence
importanti. Abbiamo saputo che Khalid Shaikh Mohammed era la mente degli
attacchi dell´11 settembre. Ci ha parlato di Jose Padilla, l´attentatore della bomba
sporca´». Ora gli apologeti dei mezzi più crudi, e fra questi l´ex
vicepresidente Cheney che promette di desecretare nuovi documenti per provare la
fondatezza delle sue scelte, affermano d´avere estorto a Zubaidah ulteriori
informazioni dopo averlo sottoposto per 83 volte al waterboarding. Soufan
ribatte, netto: «Tutte falsità. Infatti Padilla fu arrestato nel maggio del 2002,
tre mesi prima dell´adozione delle tecniche rafforzate. E la cattura di Ramzi
bin al-Shibh, braccio destro di Khalid Shaikh Mohammed, avvenne grazie alle
notizie fornite da un altro individuo interrogato coi metodi tradizionali». E
tuttavia la novità più clamorosa, la potenziale "bomba politica"
piazzata da Ali Soufan sulle pagine del New York Times, è contenuta in due
righine appena, annotate fra parentesi. è quando, per scagionare la Cia dalle
incriminazioni, l´agente speciale indica nei contractors, i ruvidi impiegati
delle imprese private cui il governo aveva appaltato la sicurezza, i veri
responsabili di quegli «errori che non devono mai più ripetersi». Alla fine,
resta la domanda forse più pertinente: non tanto se la tortura funzioni, ma
perché molti insistano nel volere illudersi che sia così.
( da "Tirreno, Il"
del 24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino
di Padova, Il) (Nuova Sardegna, La) (Centro, Il)
Argomenti: Diritti umani
Lo rivela un
documento sinora classificato come segreto. Accuse al presidente
Fu la Rice ad approvare le torture Cia NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva
approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11
settembre. è quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che
rivela che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al
waterboarding come sistema per far parlare i presunti terroristi. In
particolare nel 2002 la Rice, che già allora faceva parte di una rosa ristretta
di consiglieri di Gorge W. Bush, aveva dato il via libera a usare questa
tecnica di annegamento simulato contro Abu Zubaydah, uno dei leader della rete
di al-Qaeda che qualche mese prima era stato catturato in Pakistan. C'è
specificamente un memorandum datato 17 luglio 2002 nel quale la Rica diede la
luce verde alla Cia di procedere «con metodi di interrogazione alternativi».
Unico «paravento» della Rice fu che precisò che si sarebbe potuto procedere con
torture come il waterboarding una volta che il dipartimento di giustizia ne
avesse determinato la legalità. La rivelazione è emersa mentre il tema delle
torture sta assumendo sempre più rilievo per l'amministrazione Obama. Il capo
della Casa Bianca ha promesso immunità agli agenti della Cia che condussero le
torture seguendo gli ordini impartiti dall'alto e ora, soprattutto fra i
liberal, si fa più forte la voce di chi vorrebbe che Condoleezza Rice, l'ex
vicepresidente Dick Cheney o l'allora ministro della giustizia Alberto Gonzalez
vengano messi sotto processo per avere autorizzato le torture. Nel frattempo
Cheney ha messo a punto una strategia di reazione: anzichè negare le accuse di
avere autorizzato il waterboarding e altre brutalità chiede che la renda
pubblici i memorandum da cui emerge, secondo il vice di Bush, che torturare i
terroristi arrestati è servito per salvare migliaia di vite umane. Tra la
vecchia e la nuova amministrazione si viene così a creare una curiosa dinamica.
Il team di Bush, che era così geloso della segretezza quando era al potere,
adesso preme per la trasparenza. La squadra di Obama invece che fin dall'inizio
ha favorito la trasparenza ora si trova sotto accusa da un'ala conservatrice
della politica secondo la quale troppa trasparenza mette a repentaglio la
sicurezza nazionale. (a.v.)
( da "Libertà" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Usa, la Rice avrebbe autorizzato le torture Nuove rivelazioni sui
sistemi della Cia per far parlare i presunti terroristi NEW YORK - Perfino
Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito
delle stragi dell'11 settembre. E' quanto è emerso da un rapporto del Senato
reso noto ieri che rivela che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale
aveva dato l'okay al waterboarding come sistema per far parlare i
presunti terroristi. In particolare nel 2002 la Rice, che già allora faceva parte
di una rosa ristretta di consiglieri di George W. Bush, aveva dato il via
libera a usare questa tecnica di annegamento simulato contro Abu Zubaydah, uno
dei leader della rete di al Qaida che qualche mese prima era stato catturato in
Pakistan. C'è specificamente un memorandum datato 17 luglio 2002 nel quale la
Rice diede la luce verde alla Cia di procedere «con metodi di interrogazione
alternativi». Unico «paravento» della Rice fu che precisò che si sarebbe potuto
procedere con torture come il waterboarding una volta che il dipartimento di
giustizia ne avesse determinato la legalità. La rivelazione è emersa mentre il
tema delle torture sta assumendo sempre più rilievo per l'amministrazione
Obama. Il capo della Casa Bianca ha promesso immunità agli agenti della Cia che
condussero le torture seguendo gli ordini impartiti dall'alto e ora,
soprattutto fra i liberal, si fa più forte la voce di chi vorrebbe che
Condoleezza Rice, l'ex vicepresidente Dick Cheney o l'allora ministro della
giustizia Alberto Gonzalez vengano messi sotto processo per avere autorizzato
le torture. Nel frattempo Cheney ha messo a punto una strategia di reazione:
anzichè negare le accuse di avere autorizzato il waterboarding e altre
brutalità chiede che la renda pubblici i memorandum da cui emerge, secondo il
vice di Bush, che torturare i terroristi arrestati è servito per salvare
migliaia di vite umane. Tra la vecchia e la nuova amministrazione si viene così
a creare una curiosa dinamica. Il team di Bush, che era così geloso della segretezza
quando era al potere, adesso preme per la trasparenza. La squadra di Obama
invece che fin dall'inizio ha favorito la trasparenza ora si trova sotto accusa
da un'ala conservatrice della politica secondo la quale troppa trasparenza
mette a repentaglio la sicurezza nazionale. Andrea Visconti 24/04/2009
( da "Libertà" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mozioni cassate,
Polledri (Lega) protesta: fatti gravi. Fiazza (Pd): accuse strumentali (gu.ro.)
È stata «una grave violazione dei diritti» dei consiglieri la scelta del presidente del consiglio comunale
Ernesto Carini (Pd) di far decadere dall'ordine del giorno dell'assemblea le
due mozioni di Massimo Polledri (Lega). A sostenerlo è stato ieri in consiglio
comunale lo stesso Polledri che è tornato ad attaccare Carini colpevole,
a suo dire, di avere cassato le sue due mozioni - una sui luoghi di culto
islamici e una sulla possibilità dei negozi di tenere aperto nei giorni festivi
- per le reiterate assenze del consigliere leghista, compreso quella nella
recente seduta in cui il presidente h attuato la sua censura anche perché -
aveva spiegato - la giustificazione di Polledri era arrivata con una
comunicazione all'ultimo minuto e senza la firma dell'interessato. Ma era stata
inviata con due ore di anticipo, ha eccepito il leghista lamentando soprattutto
che si sia cambiata una «prassi consolidata» con il risultato di «conculcare il
diritto di parola». Ripresenterò le due mozioni con procedura d'urgenza», ha
informato Polledri che già aveva accusato Carini (v. Libertà di ieri) di avere
in realtà voluto impedire la discussione su un tema caldo come quello della
moschea. Una «presa di posizione assolutamente strumentale», è stata la replica
che al leghista ha rivolto Christian Fiazza (Pd) nell'annotare come nella
seduta in questione «nessuna levata di scudi si sia vista dalla minoranza per
contestare la decisione del presidente del consiglio. E la mozione sui luoghi
di culto, che «era stata presentata in gennaio e riproposta in aula in cinque
diverse occasioni ma mai discussa a causa delle assenze» di Polledri, «tutti
sanno che prendeva le mosse da un progetto di legge fermo in parlamento», ha
osservato Fiazza, non ispirata dunque dal caso scoppiato di recente a Piacenza
sul tema. «Il Pd non ha comunque nessuna difficoltà a discutere del tema», ha
assicurato il democratico, e avere cassato le due mozioni è stata solo una
«questione di rispetto verso il consiglio comunale». 24/04/2009
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
VETRINA RICCIONE
pag. 17 Le radici della costituzione LE CELEBRAZIONI PER IL 25 APRILE «LE
RADICI della Costituzione». E' il tema dell'incontro che si terrà oggi, dalle
9,30 alle 12,30 all'auditorium del Liceo scientifico di Riccione. In cattedra
il giornalista Alessandro Bucossi e il professore di Diritto Costituzionale
Andrea Morrone, affiancati dal preside Luigi D'Amato e dell'assessore alla
Cultura Francesco Cavalli. Al momento di studio e riflessione, organizzato dal
professor Prestianni, responsabile dell'archivio «Ilaria Alpi», parteciperanno
gli studenti di quinta del «Volta», «Savioli» e «Fellini». Il 64esimo
anniversario della Liberazione sarà celebrato con la cerimonia del 25 aprile.
Alle 10 al monumento dei caduti sarà depositata una corona di alloro. La cerimonia sarà conclusa dal sindaco Daniele Imola e dal suo
collega di Gemmano, Luciano Colombari. Dalla stessa piazzetta alle 14,30
partirà un pullman, diretto nel comune della Valconca, dove si terrà lo
spettacolo: «Diritti umani
e memoria storica».
( da "Nacion, La" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Los polémicos
interrogatorios de la CIA Condoleezza Rice, acusada de haber autorizado
torturas Según el Senado, permitió el "submarino" Noticias de
Exterior: anterior | siguiente Viernes 24 de abril de 2009 | Publicado en
edición impresa ImprimirEnviar por e-mailCambiar tamañoPublicarVotar (0) Ya
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Newsvine BlinkList Digg Reddit Del.icio.us Mister-Wong Silvia Pisani
Corresponsal en EE.UU. WASHINGTON.? Hace sólo 48 horas que el presidente
norteamericano, Barack Obama, autorizó la difusión de documentos reservados
sobre el uso de torturas para interrogar a prisioneros durante el gobierno de
George W. Bush. Y, desde entonces, las revelaciones caen como en catarata. Así,
en una reacción inesperada, empezó a crecer el clamor social para que las
responsabilidades se investiguen judicialmente. Algo que, todavía, si bien
avanza como posibilidad, no está claro que vaya a ocurrir. Ayer le tocó el
turno a la ex secretaria de Estado y ex mano derecha de Bush, Condoleezza Rice,
que fue señalada por el Senado como la, hasta ahora, "primera
responsable" en las autorizaciones para el uso de torturas en los
interrogatorios a sospechosos de terrorismo. El Senado determinó que en mayo de
2002, en la misma época en que, como consejera de Seguridad Nacional, mostraba
un costado sensible al dar conciertos de piano, Rice autorizó la utilización de
la asfixia simulada, conocida como "submarino", en el interrogatorio en
prisión a sospechosos de "terrorismo internacional". Y lo hizo cuatro
años antes de que, en 2006, el gobierno de Bush emitiera un muy controvertido
andamiaje jurídico con el que declaró "legal" el uso de la tortura.
Rice, quien ayer guardaba silencio, quedó muy expuesta con semejante paso.
Mientras el escándalo crece, todo se debate. Hay quienes cuestionan a Obama por
su decisión de revelar los documentos secretos. "Es antipatriótico",
dicen algunos. "Esto se convertirá en una caza de brujas", cuestionó
el senador republicano John McCain. "No se puede criminalizar a quienes
dieron un consejo legal", intentó justificar el ex rival de Obama. Otros
culpan al mandatario por apuntar hacia quienes dieron la orden de torturar y
amparar, en un mismo paso, a quienes la ejecutaron. "El presidente quiere
mirar hacia el futuro y no hacia el pasado", argumentó el vocero de Obama,
Robert Gibbs. Claro que, destapado el geiser, parece difícil ponerle freno.
"Los torturadores también deben ser investigados", clamaba ayer Roger
Simons, un reconocido analista político. Los dos jefes demócratas del Congreso,
el senador Harry Reid y la diputada Nancy Pelosi, discreparon sobre la
conformación de una comisión investigadora. "Desde mi perspectiva, sería
muy poco sabio empezar con comisiones, tribunales, consejos, etcétera, hasta
que no sepamos cómo fueron todos los hechos", dijo Reid. Pero Pelosi
piensa exactamente lo contrario. Y fue de las primeras en plantear la necesidad
de formar una "comisión de la verdad" que investigue el trato a los prisioneros
bajo el mandato de Bush. Los republicanos están que arden. "Esto tendrá un
efecto negativo en la tarea de nuestros agentes de inteligencia" que
"se juegan el pellejo en todo el mundo", dijo el jefe del bloque
republicano en la Cámara de Representantes, John Boehner. "Lo de Obama es
muy desafortunado. Dudo de que esto contribuya a que Estados Unidos sea un
lugar seguro", añadió. Las evidencias suenan todo el día en los medios.
Con truculentos detalles, se sabe ahora lo que siempre se sospechó: que Bush
autorizó otras "técnicas de humillación", como el obligar a los
detenidos a permanecer desnudos, golpearlos en la cara y el abdomen, privarlos
del sueño, someterlos a "posiciones estresantes", a luces intensas, a
temperaturas extremas y a manipular su alimentación. Las torturas se aplicaban,
sobre todo, en la prisión de Guantánamo, donde, por orden de Bush, iban a parar
los acusados de terrorismo. Son personas sin proceso y sin juicio. En sus
primeros días de gestión, Obama anunció el cierre de Guantánamo. Pero la
prisión aún sigue funcionando y, según los organismos de derechos humanos, sus
internos siguen sin proceso judicial alguno, mientras se negocia su traslado a
otros países de Occidente. Rice no es la única funcionaria del gobierno de Bush
señalada por la violación de derechos humanos. Lo mismo ocurre con el ex
vicepresidente Dick Cheney, con el ex secretario de Defensa Donald Rumsfeld y
con el propio Bush. Pero Rice fue, hasta ahora, la primera encontrada
"responsable" de una autorización de tortura. Y
queda claro que lo hizo mucho antes de que el secretario de Justicia de Bush
elaborara un muy discutido andamiaje jurídico para dar carácter
"legal" al maltrato humano. En efecto, la CIA fue autorizada a
utilizar la tortura el 26 de julio de 2006, cuando el entonces secretario de
Justicia, John Ashcroft, concluyó que "la simulación de ahogamiento
era legal". Rice, sin embargo, había emitido su autorización cuatro años
antes. Y eso es lo que la deja más expuesta aún, de acuerdo con un informe
elaborado por la comisión de Inteligencia del Senado. El otro gran debate que
empieza a perfilarse es hasta dónde llegan las responsabilidades. Se sabe que
en la administración de Obama no hay intención de perseguir a quienes
ejecutaron una política sino a quienes la planificaron. Dicho en términos
familiares para la Argentina, la idea sería la aplicación de una figura
parecida a la de "obediencia debida", luego dejada sin efecto por la
Corte Suprema argentina. De hecho, el secretario de Defensa, Robert Gates, opinó
que los agentes de la CIA que torturaron a sospechosos de terrorismo no deben
ser llevados ante la Justicia. "Lo que más me preocupó [de la publicación
de informes detallando la forma en que se interrogó a los prisioneros] es la
protección de los agentes de la CIA implicados en estos interrogatorios, que
actuaron conforme a las directivas jurídicas del departamento de
Justicia", afirmó. "Sentí que era importante protegerlos contra todo
tipo de demanda legal", agregó. Gates dirigió la CIA durante dos años,
entre 1991 y 1993. Obama autorizó la semana pasada la publicación de documentos
secretos de la CIA. La difusión de esa información abrió un difícil debate en
la sociedad norteamericana. El presidente ha estado bajo fuerte presión de su
propio partido para que no descarte enjuiciar de algunos de los altos
funcionarios que justificaron esos procedimientos. General Motors suspende su
producción WASHINGTON (EFE).- En un último esfuerzo por evitar tener que
declararse en cesación de pagos, la automotriz General Motors (GM) decidió ayer
cerrar durante nueve semanas 13 plantas de montaje en Estados Unidos y una en
México. El anuncio coincidió con informaciones de medios estadounidenses de que
el Departamento del Tesoro se prepara para que otra de las automotrices en
problemas, Chrysler, se declare en cesación de pagos la próxima semana. Según
informó ayer el sitio web de The New York Times , la medida no interferiría con
la finalización de la alianza entre Chrysler y Fiat.
( da "Arena, L'" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Venerdì 24 Aprile
2009 NAZIONALE Pagina 4 AMERICA SCONCERTATA. La futura segretaria di Stato
partecipò ai vertici segreti per dare il via libera alla Cia per gli
interrogatori «illegali» «Anche Condy Rice autorizzò le torture» Nuovi
documenti del 2002 inguaiano l'allora consigliera di Bush. Ma lo scandalo sta
sfuggendo al controllo di Obama WASHINGTON Il «barattolo di vermi» aperto dal
presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle
torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e
provoca reazioni a catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla
Casa Bianca. Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate
del 2002 vari esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca
consigliere per la Sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri
di interrogatorio. VERTICI SEGRETI. Alle discussioni avevano partecipato di
sicuro, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente
Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa
Bianca Alberto Gonzales. confronto sembra essere stato lasciato fuori invece
l'allora segretario di Stato Colin Powell, forse per il timore che potesse
esprimere parere contario. Un documento, finora classificato, reso noto dalla
Commissione Intelligence del Senato, mostra che la Rice aveva dato fin dal
luglio 2002 «luce verde» all'uso delle tecniche di interrogatorio duro con i
sospetti terroristi. I documenti del ministero della Giustizia resi pubblici
dalla Casa Bianca mostrano che Khalid Sheik Mohammed, considerato l'organizzatore
della strage dell'11 Settembre, fu sottoposto per ben 183
volte in un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato).
CONTRACCOLPI SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la speranza
della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando ogni
forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi
duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (per aver obbedito
ad ordini superiori). Obama è stato attaccato sia dalla destra, per aver reso
pubblici i documenti, che dalla sinistra, che ora vuole un'inchiesta per punire
i responsabili. L'ex-vicepresidente Dick Cheney ha criticato Obama, ribadendo
la legalità delle tecniche usate e chiedendo la pubblicazione anche dei
documenti che mostrerebbero come gli interrogatori hanno consentito di ottenere
informazioni utili a salvare migliaia di vite. Ma ad imbarazzare la Casa Bianca
sono soprattutto le iniziative scattate al Congresso, da parte di parlamentari
democratici, per aprire inchieste sulle responsabilità dell'amministrazione
precedente. L'ipotesi di una commissione indipendente d'inchiesta, come quella
sull'11 Settembre 2001, fu presa in considerazione, ma alla fine scartata dalla
Casa Bianca.
( da "Clarin, El" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
INFORME DE
INTELIGENCIA DEL CONGRESO NORTEAMERICANO EE.UU.: Rice y Cheney autorizaron
"técnicas brutales de tortura" Asfixia simulada, privación de sueño y
humillaciones sexuales. Estos y otros tormentos fueron ordenados como métodos
de interrogatorio por ambos funcionarios cuando eran consejera de Seguridad
Nacional y vicepresidente de George Bush. Por: washington. dpa y afp 1 de 1 Un
informe de inteligencia del Senado asegura que en 2002 Condoleezza Rice
-entonces consejera en Seguridad Nacional de George W. Bush- autorizó en forma
verbal a la CIA a usar "brutales técnicas de interrogatorio" como el
"submarino" o asfixia simulada, privación del sueño y golpes contra
presuntos terroristas presos. Según la comisión, Rice es una de al menos seis
funcionarios de alto rango del gobierno Bush que dieron cobertura legal a las
torturas. El otro fue el entonces vicepresidente Dick Cheney. De acuerdo a una
cronología elaborada por una comisión especial del Congreso cuya publicación
fue autorizada por el actual secretario de Justicia, Eric Holder, Rice se
reunió en julio de 2002 con el entonces jefe de la agencia de espionaje
norteamericana (CIA), George Tenet. Durante esa reunión, ella aceptó la
aplicación de "técnicas brutales" del presunto terrorista Abu
Zubaydah, sospechoso de ser un alto jefe de Al Qaeda muy próximo a Osama bin
Laden. Zubaydah había sido capturado en Pakistán en marzo de 2002, fue
interrogado unas 80 veces en una cárcel secreta de la CIA en base al
"submarino", una técnica en la que el sujeto es hundido en agua y
llevado al borde de la asfixia. Las mismas conclusiones se pueden sacar de los
documentos internos del gobierno de Bush publicadas hace una semana por orden
del nuevo presidente, Barack Obama, donde se enumeran otras torturas utilizadas
como mantener a los prisioneros desnudos, en posiciones incómodas, humillados sexualmente,
acosado por animales, y sometidos a música ensordecedora, luces intensas y
temperaturas extremas. El informe de ayer agrega que un año después también el
ex vicepresidente de Estados Unidos, Dick Cheney, así como el entonces
secretario de Justicia, John Ashcroft, y varios de sus asesores recibieron
informaciones respecto al "submarino" y otros "métodos de
interrogatorio alternativos". No obstante, ellos corroboraron que "el
programa de la CIA era legal y que reflejaba la política del (anterior)
gobierno", según las informaciones. La propia Rice había declarado ya en 2005 que su gobierno no empleaba ni apoyaba prácticas de
tortura, después de que se filtrara una definión interna de la palabra
"tortura" que limitaba bastante el alcance del término y sin dudas se
alejaba de la letra de la Convención de Ginebra. La política de EE.UU., señaló
entonces Rice, está en concordancia con las convenciones internacionales que
prohíben el trato cruel, inhumano o denigrante. Según el diario The
Washington Post, una docena de funcionarios de la administración Bush conocía
detalles sobre las prácticas de tortura. De manera sorprendente -continúa el
diario- sólo Colin Powell, secretario de Estado durante el primer mandato de
Bush, y el ex secretario de Defensa, Donald Rumsfeld, no fueron tomados en
cuenta para esa decisión. Ello, "pese a los altos riesgos para la política
exterior", dijo el senador demócrata y experto en asuntos de espionaje
John Rockefeller al periódico. La CIA fue autorizada oficialmente a usar esta
forma de tortura el 26 de julio de 2006, cuando el entonces ministro de
Justicia, John Ashcroft, concluyó que "la simulación de ahogamiento era
legal", según el informe. El actual secretario de Defensa, Robert Gates,
opinó ayer que los agentes de CIA que torturaron a sospechosos de terrorismo no
debían ser llevados ante la justicia (en coincidencia con la posición espresada
por el presidente Obama la semana pasada) e insistió en que era muy importante
que "estuvieran protegidos". TamaÑo de textoEnviar
( da "Manifesto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Rice approvò il
«waterboarding» già nel 2002, rivela il Senato Usa Un rapporto del senato Usa,
reso pubblico mercoledì, ha rivelato che Condoleezza Rice aveva autorizzato la
Cia a usare le maniere forti per interrogare i sospetti di terrorismo. Secondo
il rapporto, che intende far luce sulle derive autoritarie del post 11
settembre 2001, i servizi segreti americani avevano chiesto già nel maggio
( da "Manifesto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il mattino DI QUALE
GIORNO LA LEGALITÀ E I MALUMORI DELL'AGENZIA Marco d'Eramo INVIATO A CHICAGO
INVIATO A CHICAGO «Se sono deluso o soddisfatto dai primi 100 giorni di Barack
Obama? Incredibilmente soddisfatto. Non mi aspettavo che facesse tanto e così
presto. Ogni giorno che apro il giornale c'è un motivo di soddisfazione, un
sospiro di sollievo» mi dice al telefono Joel Rogers, uno dei più acuti
politologi della sinistra americana, professore alla Wisconsin University di
Madison. È una delle molte persone con cui avevo parlato a cavallo
dell'elezione del 44-esimo presidente degli Stati uniti e che adesso, cinque
mesi dopo, consulto per confrontare attese e realtà. È vero: ogni giorno c'è una
notizia - grande o piccola - che allarga il cuore. Proprio come nel primo anno
di George Bush, anche prima dell'11 settembre 2001, ogni giorno era foriero di
minacce sul convivere civile. La buona notizia di ieri, 23 aprile, è che da ora
sarà permesso anche alle 17-enni di prendere la pillola del giorno dopo, quando
per tutta l'era bushiana l'unico contraccettivo ammesso era la castità totale.
Due giorni fa la notizia era il via libera agli investimenti per centrali
eoliche off shore. Un altro giorno è la stretta di mano con sorrisi al (fino a
ora) odiato e irriso presidente del Venezuela Hugo Chavez. Oppure il nuovo
semaforo verde alla ricerca sulle cellule staminali. «Guarda quello che sta
succedendo nella scuola e per l'ambiente. O anche il nuovo clima
internazionale. Se un anno fa ti avessero detto che ci sarebbero state aperture
con Cuba o il Venezuela, non ci avresti creduto». «Non è che sei troppo
entusiasta?» obietto, «in fondo, due giorni prima del voto mi dicevi:
'Dopodomani rientro dall'esilio, posso tornare in America'». «Sì, forse ho
perso ogni capacità critica» si autosfotte Joel: «Mi è apparsa la luce. Sono un
rinato (born again) alla democrazia». Quella di Joel è la rivincita dei tanti
intellettuali di valore che per decenni sono stati messi all'angolo, rinchiusi
nei loro dorati ghetti accademici, e che ora sperano di potere far valere le
idee di sinistra. Martedì Joel sarà a Washington chiamato alla Casa bianca
perché implicato in un progetto sulle città. Un altro Joel è meno entusiasta, ma
sempre positivo. È Bleifuss, direttore del quindicinale In These Times, storica
voce della sinistra chicagoan, fondata da Jim Weinstein. «Secondo me, Obama non
poteva fare di più, a parte la manovra economica». Dove infatti incontro una
critica unanime ai primi 100 giorni di Obama è sul piano di salvataggio delle
banche Anche Rogers è critico su questo punto (ma è un tema enorme che
affronteremo in un prossimo articolo). Il «politicamente possibile» La verità è
che i liberals e i progressisti americani hanno rilasciato a Obama un'apertura
di credito totale e valida almeno fino all'anno prossimo, fino alle elezioni di
mezzo termine (ottobre 2010). Lo si vede sul tema della legalità e dei diritti
civili. È tremenda l'eredità lasciata da Bush e dal suo vicepresidente Dick
Cheney: abolito l'habeas corpus, calpestato quel po' di diritto internazionale
che ancora vige, infrante le garanzie dei cittadini, gettata alle ortiche la
convenzione di Ginevra. In effetti i vari Patriot act e decreti presidenziali
(presidential orders) dell'era Bush rendevano possibile ai servizi segreti Usa
di andare a sequestrare qualunque cittadino in qualunque parte del mondo,
portarlo in una prigione segreta Usa ovunque sul pianeta, farlo processare in
segreto da una corte marziale e, se riconosciuto colpevole e condannato,
eseguirne la sentenza a morte senza che nessuno mai venisse a saperlo; era
possibile detenere all'infinito un sospetto senza incriminarlo di alcunché,
quindi senza mai processarlo e senza permetterne la difesa; era divenuto legale
intercettare le telefonate di chiunque, schedarne i conti bancari, i viaggi, le
attività, anche senza autorizzazione giudiziaria; era stata legalizzata la
tortura; era stata sancita la pratica del segreto ed era stato impedito ogni
controllo legislativo sul potere esecutivo. Già al secondo giorno di
presidenza, con una serie di decreti, Obama ha spazzato via l'impalcatura
legale che sosteneva gli abusi. Ha ordinato la chiusura entro l'anno del
carcere di Guantánamo a Cuba. Ma nello stesso tempo, poiché ha promosso
l'escalation in Afghanistan, ha riservato tutt'altro trattamento a un altro
famigerato centro di torture e interrogatori, la prigione di Bagram (il cui
nome è Bagram Theater Internment Facility, dove è la parola Theater a colpire)
che anzi espande, tanto che dieci giorni fa su Bagram il New York Times ha
pubblicato un editoriale intitolato «La nuova Guantánamo» . Le azioni di Obama
sembrano tutte saggiare i limiti del «politicamente possibile». Ecco quindi che
ordina la sospensione per sempre del programma di sequestri (extraordinary
renditions) e vieta l'uso di tecniche estreme d'interrogatorio, ma nello stesso
tempo evita l'uso del termine «tortura» che potrebbe portare a interventi della
magistratura. Su questo terreno il neo presidente ha dovuto affrontare
l'ostilità aperta dei servizi segreti, tanto che ha rinunciato a nominare a
capo della Cia il suo candidato preferito, Leon Brennan (gradito
all'intelligence) perché troppo implicato nelle extraordinary renditions e
nelle torture. Al suo posto ecco il clintoniano Leon Panetta che però, proprio
per la sua posizione sulle torture, ha incontrato un'opposizione sorda
all'interno dell'Agenzia che dovrebbe controllare. Il tira e molla con i
servizi è durato quasi tre mesi, fino a che Obama ha deciso di rompere gli
indugi e ha autorizzato la pubblicazione dei memorandum del ministero della
Giustizia che offrivano base legale alle torture. Ha così suscitato un
putiferio sia a destra che a sinistra. La destra ha definito la diffusione dei
documenti un «atto irresponsabile», che mette in pericolo la sicurezza
americana e dà il via libera ai terroristi di Al Qaida. La sinistra lo ha
accusato di pavida reticenza perché, insieme alla pubblicazione di questi
memorandum, Obama ha annunciato l'impunità degli agenti Cia che praticavano le
torture. Non a caso le tecniche d'interrogatorio legittimate da quei documenti
erano le stesse per cui i prigionieri di guerra giapponesi erano stati
condannati all'indomani della seconda guerra mondiale. «Dal processo di
Norimberga in poi, abbiamo stabilito che obbedire agli ordini non è una
giustificazione per commettere crimini di guerra» mi dice Bleifuss nel suo
ufficio su Milwaukee Avenue. «Ma d'altra parte capisco le ragioni pragmatiche
che possono aver spinto Obama a questa sanatoria». Susan Gzesh, professoressa
all'università di Chicago di cui dirige il Programma per i
diritti umani e che
quest'anno tiene un corso proprio sulla tortura, allarga il discorso: «Secondo
me, Obama non doveva garantire l'impunità agli agenti. Doveva tenere sospesa la
minaccia d'incriminazione come una spada di Damocle, per pararsi dalla
controffensiva dei servizi. Ma l'uscita da un regime di tortura va vista
in una prospettiva più ampia. Intanto bisogna avere le informazioni, conoscere la
verità, questo è il primo passaggio, un passaggio per cui altri paesi hanno
pagato un prezzo alto. In Sudafrica hanno concesso l'amnistia per saperla.
Ricordi la Commissione per la verità e la riconciliazione di Desmond Tutu?
Anche in Salvador hanno concesso l'amnistia. In Argentina fanno un passo avanti
e due indietro. C'è bisogno di una spinta, anche internazionale. Guarda la
pubblicazione del rapporto della Croce rossa internazionale sulla tortura, il
ruolo che ha svolto la New York Review of Books - dal suo sito si può scaricare
il rapporto. Ogni volta che hai una forma di dittatura, ti serve una pressione
esterna. Nelle città americane ci sono tante piccole Guantánamo. È stato
scoperto che qui a Chicago nei primi anni '80 la polizia torturava i detenuti,
quando il procuratore generale era Richard Daley che è il nostro sindaco. Se
non ci fosse stata un'azione esterna, non lo avremmo saputo mai. Ristabilire la
legalità è un percorso difficile, Siamo noi che dobbiamo premere sulla Casa
bianca, attraverso la stampa, con le manifestazioni, con l'opinione pubblica».
I limiti del pragmatismo La politica sulle torture è infatti il migliore
indicatore della forza e delle fragilità dell'impostazione obamiana, del suo
particolare mix di idealismo e pragmatismo. Il presidente sembra muoversi su un
terreno infido, in una via stretta che dall'Europa risulta incomprensibile se
non si tiene conto della natura specifica di questi dibattiti negli Usa. La
grande discussione in corso ora infatti non verte tanto sull'ammissibilità
legale o morale della tortura, quanto sulla sua efficacia. I media liberal
sostengono la tesi che comunque la tortura non serve a nulla e anzi a volte
fornisce informazioni false, perché il torturato dice qualunque cosa pur di far
cessare il tormento. I conservatori, la destra, il vicepresidente Cheney, l'ex
direttore della Cia Michael Hayden sostengono invece che gli «interrogatori
estremi» hanno fruttato informazioni inestimabili che hanno salvato migliaia di
vite umane. Ma allora anche i nazisti e i giapponesi potevano considerare la
tortura un utile strumento per salvare la vita di migliaia dei propri soldati.
Se il problema è l'efficacia, dove è il problema? È lo stesso criterio con cui
negli Usa si discute di pena di morte. I suoi oppositori insistono
sull'argomento che molti innocenti sono stati uccisi per errori giudiziari,
come se invece la morte fosse una pena equa se somministrata ai soli colpevoli
certi. Ne parlo con Marilyn Katz, una delle leader di opinone della sinistra
chicagoan, la prima a organizzare una raccolta di fondi per Obama quando decise
di candidarsi al senato degli Stati uniti nel 2004: «Sarà ipocrita e farisaico,
ma intanto, con questa tecnica, in Illinois siamo riusciti a bloccare la pena
di morte. O preferisci una posizione dura e pura ma perdente? E poi, per
tornare alle torture, preferisco così, anche perché Obama non ha affatto
escluso l'incriminazione dei responsabili politici di queste decisioni. E poi
voglio che questo presidente viva un po' più a lungo di Kennedy. Qui bisogna
incrociare le dita. I servizi vanno presi con le molle e serve tutta la sagacia
politica di cui dispone Obama. O lo vogliamo buono, ma compianto martire?»
(1-continua)
( da "Manifesto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il mattino DI QUALE
GIORNO LA LEGALITÀ E I MALUMORI DELL'AGENZIA Marco d'Eramo INVIATO A CHICAGO
INVIATO A CHICAGO «Se sono deluso o soddisfatto dai primi 100 giorni di Barack
Obama? Incredibilmente soddisfatto. Non mi aspettavo che facesse tanto e così
presto. Ogni giorno che apro il giornale c'è un motivo di soddisfazione, un
sospiro di sollievo» mi dice al telefono Joel Rogers, uno dei più acuti
politologi della sinistra americana, professore alla Wisconsin University di
Madison. È una delle molte persone con cui avevo parlato a cavallo
dell'elezione del 44-esimo presidente degli Stati uniti e che adesso, cinque
mesi dopo, consulto per confrontare attese e realtà. È vero: ogni giorno c'è
una notizia - grande o piccola - che allarga il cuore. Proprio come nel primo
anno di George Bush, anche prima dell'11 settembre 2001, ogni giorno era
foriero di minacce sul convivere civile. La buona notizia di ieri, 23 aprile, è
che da ora sarà permesso anche alle 17-enni di prendere la pillola del giorno
dopo, quando per tutta l'era bushiana l'unico contraccettivo ammesso era la
castità totale. Due giorni fa la notizia era il via libera agli investimenti per
centrali eoliche off shore. Un altro giorno è la stretta di mano con sorrisi al
(fino a ora) odiato e irriso presidente del Venezuela Hugo Chavez. Oppure il
nuovo semaforo verde alla ricerca sulle cellule staminali. «Guarda quello che
sta succedendo nella scuola e per l'ambiente. O anche il nuovo clima
internazionale. Se un anno fa ti avessero detto che ci sarebbero state aperture
con Cuba o il Venezuela, non ci avresti creduto». «Non è che sei troppo
entusiasta?» obietto, «in fondo, due giorni prima del voto mi dicevi:
'Dopodomani rientro dall'esilio, posso tornare in America'». «Sì, forse ho
perso ogni capacità critica» si autosfotte Joel: «Mi è apparsa la luce. Sono un
rinato (born again) alla democrazia». Quella di Joel è la rivincita dei tanti
intellettuali di valore che per decenni sono stati messi all'angolo, rinchiusi
nei loro dorati ghetti accademici, e che ora sperano di potere far valere le
idee di sinistra. Martedì Joel sarà a Washington chiamato alla Casa bianca
perché implicato in un progetto sulle città. Un altro Joel è meno entusiasta,
ma sempre positivo. È Bleifuss, direttore del quindicinale In These Times,
storica voce della sinistra chicagoan, fondata da Jim Weinstein. «Secondo me,
Obama non poteva fare di più, a parte la manovra economica». Dove infatti
incontro una critica unanime ai primi 100 giorni di Obama è sul piano di
salvataggio delle banche Anche Rogers è critico su questo punto (ma è un tema
enorme che affronteremo in un prossimo articolo). Il «politicamente possibile»
La verità è che i liberals e i progressisti americani hanno rilasciato a Obama
un'apertura di credito totale e valida almeno fino all'anno prossimo, fino alle
elezioni di mezzo termine (ottobre 2010). Lo si vede sul tema della legalità e
dei diritti civili. È tremenda l'eredità lasciata da Bush e dal suo
vicepresidente Dick Cheney: abolito l'habeas corpus, calpestato quel po' di
diritto internazionale che ancora vige, infrante le garanzie dei cittadini,
gettata alle ortiche la convenzione di Ginevra. In effetti i vari Patriot act e
decreti presidenziali (presidential orders) dell'era Bush rendevano possibile
ai servizi segreti Usa di andare a sequestrare qualunque cittadino in qualunque
parte del mondo, portarlo in una prigione segreta Usa ovunque sul pianeta, farlo
processare in segreto da una corte marziale e, se riconosciuto colpevole e
condannato, eseguirne la sentenza a morte senza che nessuno mai venisse a
saperlo; era possibile detenere all'infinito un sospetto senza incriminarlo di
alcunché, quindi senza mai processarlo e senza permetterne la difesa; era
divenuto legale intercettare le telefonate di chiunque, schedarne i conti
bancari, i viaggi, le attività, anche senza autorizzazione giudiziaria; era
stata legalizzata la tortura; era stata sancita la pratica del segreto ed era
stato impedito ogni controllo legislativo sul potere esecutivo. Già al secondo
giorno di presidenza, con una serie di decreti, Obama ha spazzato via
l'impalcatura legale che sosteneva gli abusi. Ha ordinato la chiusura entro
l'anno del carcere di Guantánamo a Cuba. Ma nello stesso tempo, poiché ha
promosso l'escalation in Afghanistan, ha riservato tutt'altro trattamento a un
altro famigerato centro di torture e interrogatori, la prigione di Bagram (il
cui nome è Bagram Theater Internment Facility, dove è la parola Theater a
colpire) che anzi espande, tanto che dieci giorni fa su Bagram il New York
Times ha pubblicato un editoriale intitolato «La nuova Guantánamo» . Le azioni
di Obama sembrano tutte saggiare i limiti del «politicamente possibile». Ecco
quindi che ordina la sospensione per sempre del programma di sequestri
(extraordinary renditions) e vieta l'uso di tecniche estreme d'interrogatorio,
ma nello stesso tempo evita l'uso del termine «tortura» che potrebbe portare a
interventi della magistratura. Su questo terreno il neo presidente ha dovuto
affrontare l'ostilità aperta dei servizi segreti, tanto che ha rinunciato a
nominare a capo della Cia il suo candidato preferito, Leon Brennan (gradito
all'intelligence) perché troppo implicato nelle extraordinary renditions e
nelle torture. Al suo posto ecco il clintoniano Leon Panetta che però, proprio
per la sua posizione sulle torture, ha incontrato un'opposizione sorda
all'interno dell'Agenzia che dovrebbe controllare. Il tira e molla con i
servizi è durato quasi tre mesi, fino a che Obama ha deciso di rompere gli
indugi e ha autorizzato la pubblicazione dei memorandum del ministero della
Giustizia che offrivano base legale alle torture. Ha così suscitato un
putiferio sia a destra che a sinistra. La destra ha definito la diffusione dei
documenti un «atto irresponsabile», che mette in pericolo la sicurezza
americana e dà il via libera ai terroristi di Al Qaida. La sinistra lo ha
accusato di pavida reticenza perché, insieme alla pubblicazione di questi
memorandum, Obama ha annunciato l'impunità degli agenti Cia che praticavano le
torture. Non a caso le tecniche d'interrogatorio legittimate da quei documenti
erano le stesse per cui i prigionieri di guerra giapponesi erano stati
condannati all'indomani della seconda guerra mondiale. «Dal processo di
Norimberga in poi, abbiamo stabilito che obbedire agli ordini non è una
giustificazione per commettere crimini di guerra» mi dice Bleifuss nel suo
ufficio su Milwaukee Avenue. «Ma d'altra parte capisco le ragioni pragmatiche
che possono aver spinto Obama a questa sanatoria». Susan Gzesh, professoressa
all'università di Chicago di cui dirige il Programma per i
diritti umani e che
quest'anno tiene un corso proprio sulla tortura, allarga il discorso: «Secondo
me, Obama non doveva garantire l'impunità agli agenti. Doveva tenere sospesa la
minaccia d'incriminazione come una spada di Damocle, per pararsi dalla
controffensiva dei servizi. Ma l'uscita da un regime di tortura va vista
in una prospettiva più ampia. Intanto bisogna avere le informazioni, conoscere
la verità, questo è il primo passaggio, un passaggio per cui altri paesi hanno
pagato un prezzo alto. In Sudafrica hanno concesso l'amnistia per saperla.
Ricordi la Commissione per la verità e la riconciliazione di Desmond Tutu?
Anche in Salvador hanno concesso l'amnistia. In Argentina fanno un passo avanti
e due indietro. C'è bisogno di una spinta, anche internazionale. Guarda la
pubblicazione del rapporto della Croce rossa internazionale sulla tortura, il ruolo
che ha svolto la New York Review of Books - dal suo sito si può scaricare il
rapporto. Ogni volta che hai una forma di dittatura, ti serve una pressione
esterna. Nelle città americane ci sono tante piccole Guantánamo. È stato
scoperto che qui a Chicago nei primi anni '80 la polizia torturava i detenuti,
quando il procuratore generale era Richard Daley che è il nostro sindaco. Se
non ci fosse stata un'azione esterna, non lo avremmo saputo mai. Ristabilire la
legalità è un percorso difficile, Siamo noi che dobbiamo premere sulla Casa
bianca, attraverso la stampa, con le manifestazioni, con l'opinione pubblica».
I limiti del pragmatismo La politica sulle torture è infatti il migliore
indicatore della forza e delle fragilità dell'impostazione obamiana, del suo
particolare mix di idealismo e pragmatismo. Il presidente sembra muoversi su un
terreno infido, in una via stretta che dall'Europa risulta incomprensibile se
non si tiene conto della natura specifica di questi dibattiti negli Usa. La
grande discussione in corso ora infatti non verte tanto sull'ammissibilità
legale o morale della tortura, quanto sulla sua efficacia. I media liberal
sostengono la tesi che comunque la tortura non serve a nulla e anzi a volte
fornisce informazioni false, perché il torturato dice qualunque cosa pur di far
cessare il tormento. I conservatori, la destra, il vicepresidente Cheney, l'ex
direttore della Cia Michael Hayden sostengono invece che gli «interrogatori
estremi» hanno fruttato informazioni inestimabili che hanno salvato migliaia di
vite umane. Ma allora anche i nazisti e i giapponesi potevano considerare la
tortura un utile strumento per salvare la vita di migliaia dei propri soldati.
Se il problema è l'efficacia, dove è il problema? È lo stesso criterio con cui
negli Usa si discute di pena di morte. I suoi oppositori insistono
sull'argomento che molti innocenti sono stati uccisi per errori giudiziari,
come se invece la morte fosse una pena equa se somministrata ai soli colpevoli
certi. Ne parlo con Marilyn Katz, una delle leader di opinone della sinistra
chicagoan, la prima a organizzare una raccolta di fondi per Obama quando decise
di candidarsi al senato degli Stati uniti nel 2004: «Sarà ipocrita e farisaico,
ma intanto, con questa tecnica, in Illinois siamo riusciti a bloccare la pena
di morte. O preferisci una posizione dura e pura ma perdente? E poi, per
tornare alle torture, preferisco così, anche perché Obama non ha affatto
escluso l'incriminazione dei responsabili politici di queste decisioni. E poi
voglio che questo presidente viva un po' più a lungo di Kennedy. Qui bisogna
incrociare le dita. I servizi vanno presi con le molle e serve tutta la sagacia
politica di cui dispone Obama. O lo vogliamo buono, ma compianto martire?»
(1-continua) Foto: BARACK OBAMA VA ALLA SUA PRIMA CONFERENZA STAMPA DA
PRESIDENTE, IL 9 FEBBRAIO /REUTERS
( da "Manifesto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
COLOMBIA Processato
per coca a New York, Diego Murillo confessa altro Leader dei paramilitari: «Noi
finanziammo Uribe» Constanza Vieira BOGOTý? BOGOTý? L'ex capo para-militare e
narco-trafficante Diego Murillo, alias Don Berna', ha dichiarato davanti a un
tribunale Usa di aver sostenuto e finanziato la prima campagna elettorale del
presidente colombiano, Alvaro Uribe, nel 2002. Il coordinatore delle due
campagne presidenziali di Uribe ha negato ogni accusa. Don Berna è stato condannato
mercoledì a 31 anni di carcere e una multa di 4 milioni di dollari per aver
importato cocaina verso gli Stati uniti. Murillo, di 48 anni, era stato
estradato da Uribe il 13 maggio 2008, insieme a una decina di ex-capi del
gruppo di estrema destra Autodefensas Unidas de Colombia (AUC), ufficialmente
sciolto nel 2007, dopo aver negoziato la smobilitazione con il governo tra il
2003 e il 2006. La giustizia Usa li reclamava per narco-traffico. Durante
l'udienza del processo a Murillo in un tribunale di New York, uno dei suoi
avvocati ha letto un documento in cui presentava il proprio assistito come una
vittima della violenza comunista, un patriota che pur avendo subito dei danni
ha continuato a lavorare per la comunità. L'avvocato ha chiesto al giudice federale
Richard Berman che prima di fissare la condanna, tenesse conto del fatto che
Murillo e le AUC avevano appoggiato e finanziato la campagna di Uribe. Murillo,
che non ha espresso obiezioni alla linea della difesa, ha dichiarato che il suo
denaro proveniente dal narco-traffico era stato «l'unico mezzo per fermare
l'avanzata della guerriglia comunista» in Colombia, un paese che vive un
conflitto armato interno dal 1964. Terminato il processo, gli avvocati
colombiani della difesa di Murillo si sono avvicinati a Iván Cepeda, portavoce
del «Movimento delle vittime dei crimini di stato», riferendogli che Don Berna
aveva chiesto che nella dichiarazione si rendesse esplicito il suo appoggio a
Uribe, spiegando che Murillo intenderebbe confermare le proprie affermazioni
davanti alla giustizia colombiana corredate da accuse formali contro il
presidente e da prove. A Bogotà, il coordinatore delle campagne di Uribe nel
2002 e 2006, Fabio Echeverri Correa, ha affermato che la dichiarazione di
Murillo «è falsa». Secondo Echeverri, per 18 anni portavoce della Associazione
degli industriali, le campagne sarebbero state finanziate attraverso donazioni
di imprese e privati, i cui assegni venivano depositati in un unico conto
bancario. Fino a mercoledì sera, il governo colombiano non si era ancora
espresso riguardo alla dichiarazione di Murillo. La giustizia statunitense non
ha voluto ascoltare la testimonianza di nessuna delle vittime di Don Berna.
L'accordo di estradizione fra Usa e Colombia stabilisce che le pene comminate dai
tribunali statunitensi a cittadini colombiani non possano superare il massimo
previsto in Colombia. Il Partito liberale, d'opposizione, attraverso la sua
portavoce Cecilia Lopez, senatrice e pre-candidata presidenziale, ha
manifestato preoccupazione per le dichiarazioni di Murillo. «Abbiamo bisogno
della verità», ha detto. Le dichiarazioni che coinvolgono Uribe sono «molto
gravi», dice Gloria Florez, direttrice dell'Associazione
Minga che si occupa di diritti umani, perché «è stata fatta davanti a un tribunale Usa e non può
passare inosservata». «Lo stato colombiano ha l'obbligo di aprire
un'investigazione sulle esplicite affermazioni di Don Berna circa i
finanziamenti finiti nella campagna del presidente della repubblica», ha
aggiunto. La costituzione prevede rispetto alla immunità presidenziale
che la Commissione d'accusa della Camera investighi sul presidente ed
eventualmente lo mandi sotto accusa davanti al senato che lo giudica e, se
conferma un'accusa di tipo penale, lo metta a disposizione della Corte suprema.
Ma attualmente entrambi rami del parlamento hanno una maggioranza uribista. «In
ogni caso bisogna andare avanti anche sul lato della giustizia - ha aggiunto
Florez -. Se Don Berna confermerà le dichiarazioni, dovrà presentare le prove.
Se no che sia detto chiaramente all'opinione pubblica che la campagna
presidenziale è stata pulita da ingerenze del narco-traffico. Quindi è
nesessario avviare un processo giudiziario che permetta alla società di
conoscere la verità». Florez si è detta «preoccupata dal fatto che negli Usa
non esistano garanzie per andare avanti nella ricerca della verità»: «rifiutare
di ascoltare le vittime delle violazioni dei diritti umani
in Colombia è parte di questa mancanza di garanzie. Quel che importa agli Stati
uniti è semplicemente il narco-traffico, senza interessarsi delle vittime». Nei
negoziati con il governo, Murillo si faceva chiamare «Adolfo Paz», si
presentava come ispettore generale delle AUC e scriveva ai giornalisti
criticando i loro articoli. Prima di arrivare alla guida dei para-militari
accusati di migliaia di crimini, Don Berna era stato un guerrigliero di
sinistra. Apparteneva all'Epl, l'Esercito popolare di liberazione, una
scissione delle Farc negli anni '60. Negli anni '80 si vincolò al Cartello di
Medellin di Pablo Escobar, poi ucciso, ma più tardi entrò in conflitto con lui.
Don Berna fu attivo a Medellin e dintorni dove, secondo Verdad Abierta, il
principale archivio Internet sul para-militarismo in Colombia, «convogliò voti
in modo coordinato per candidati di suo gusto». I suoi uomini nella zona,
riuniti nel Blocco Cacique Nutibara, furono i primi a smobilitarsi, nel
novembre 2003. Un anno prima, ottobre 2002, secondo diverse denunce, la
riconquista manu militari di una favela controllata dalle unità urbane della
guerriglia, sarebbe stata condotta congiuntamente dall'esercito e gli uomini di
Don Berna. Dopo la smobilitazione, alcuni degli integranti del Nutibara
riuscirono a farsi eleggere nelle Giunte di azione comunale, organismi
cittadini d'interlocuzione con lo stato riconosciuti per legge. *©IPS-il
manifesto ** Traduzione Francesca Buffo Foto: COLOMBIA, PARAMILITARI DELLE
AUTODEFENSAS UNIDAS DURANTE IL DISARMO DEL 2005 /FOTO AP
( da "Manifesto, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
PROFUGHI 380mila in
fuga dalla «pace» Lo scorso anno altri 380mila colombiani hanno dovuto lasciare
proprie case a causa dei conflitti armati tra guerriglia, paramilitari ed
esercito. Lo dice il rapporto annuale del «Centro per i
diritti umani e i
rifugiati» (Codhes), organizzazione che da quasi vent'anni si occupa di
profughi in Colombia. Secondo il rapporto i rifugiati sono aumentati del 25%
rispetto all'anno scorso e sono al livello del
( da "Corriere della Sera"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 24/04/2009 - pag: 12 Emirati Arabi Uniti Violenze nel
deserto Video accusa un principe DUBAI Un membro della famiglia reale degli
Emirati Arabi Uniti appare in un video mentre tortura aiutato da quelli che
sembrano poliziotti in divisa un uomo con fruste, pungoli elettrici e tavole di
legno con chiodi sporgenti dopo avergli fatto ingerire la sabbia del deserto.
Nel video, trafugato clandestinamente dagli Emirati, si vedono tre uomini che
seviziano il malcapitato, Bassam Nabulsi, un uomo d'affari arabo che vive a
Houston, in Texas. Tutto avviene di notte, in un punto isolato del deserto
sabbioso e si conclude con un Suv che travolge parzialmente il malcapitato.
Bassam Nabulsi è incredibilmente sopravvissuto alle violenze e ora ha deciso di
chiedere un risarcimento milionario al principe di sangue reale, identificato
come Issa Bin Zayed al Nayan, fratello del principe ereditario, lo sceicco
Mohammed. Il ministro degli Interni dell'Emirato, anche lui un fratello di
Issa, ha dichiarato che ciò che compare nel nastro «non è certo un modello di comportamento».
«Il video dura tre quarti d'ora ha raccontato lo stesso Bassam Nabulsi . Il principe ha ordinato di riprendere tutta la scena perché
voleva divertirsi osservandola nella sua televisione». A quanto è emerso, le
torture sono state inflitte perché il principe Issa era scontento di un affare
portato a termine con Nabulsi. Video Il principe Issa Bin Zayed al Nayan mentre
tortura un uomo
( da "Corriere della Sera"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 24/04/2009 - pag: 13 Rivelazioni Nuovi documenti sul
ruolo dell'amministrazione Bush Torture della Cia, il primo
sì venne dalla Rice L'ex segretario di Stato rischia un processo Autorizzò il
waterboarding nel 2002, prima dei pareri dei giuristi. Solo un anno dopo i
servizi informarono Powell e Rumsfeld DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Fu
l'allora consigliere di George Bush per la Sicurezza nazionale,
Condoleezza Rice, già nel luglio del 2002, prima ancora cioè che il
Dipartimento della Giustizia fornisse la sua copertura legale, a dare alla Cia
il segnale verde all'uso del waterboarding, la tecnica che simula
l'annegamento, negli interrogatori dei presunti terroristi di al Qaeda. A
rivelarlo è un documento del Senate Inteligence Committee, la commissione
senatoriale per i servizi, che per la prima volta fornisce un quadro
dettagliato e inquietante sul coinvolgimento dei maggiori protagonisti
dell'Amministrazione Bush nel concepimento, l'approvazione e la messa in
pratica del piano sull'uso di procedure d'interrogazione, che sconfinavano
nella tortura. Il nuovo «colpo di teatro» complica ulteriormente la vita
all'Amministrazione Obama e soprattutto al Dipartimento della Giustizia, già
sotto pressione e lacerati dal rovello politico e legale, se portare o meno in
tribunale i funzionari autori dei pareri giuridici, che diedero la
giustificazione a metodi illegali. Sulla base delle nuove rivelazioni, ogni
decisione rischia infatti di coinvolgere anche i livelli più alti della Casa
Bianca di George Bush. Secondo il rapporto, che cita gli archivi della Cia, la
prima richiesta dell'agenzia di poter usare il waterboarding sul terrorista Abu
Zubaydah, venne fatta nel maggio 2002, durante una riunione cui presero parte
Rice, l'allora ministro della Giustizia John Ashcroft e il consigliere legale
del presidente, Alberto Gonzalez, che poi gli sarebbe succeduto. Meno di due
mesi dopo, il 13 luglio, Condoleezza incontrò personalmente il capo della Cia,
George Tenet, dandogli l'ok verbale. L'avallo del Dipartimento di Giustizia
arrivò solo il 1Ú agosto, in due pareri top secret. Come si è saputo la scorsa
settimana dai memorandum della Cia, resi pubblici dalla Casa Bianca, quello
stesso mese Zubaydah, che secondo i servizi era a conoscenza di «informazioni
decisive su imminenti pericoli», fu sottoposto a waterboarding per ben 83
volte. In seguito, si apprende dal documento del Senato, chiunque fra gli
esperti giuridici provasse a sollevare obiezioni sull'uso di tecniche che
violavano la legge ordinaria e la Costituzione, si ritrovò ignorato ed
emarginato. Messo da parte fu anche chi mise in dubbio efficacia e affidabilità
delle informazioni, ottenute col waterboarding. Un anno dopo, nel luglio 2003,
la Cia diede un'informativa completa sull'uso delle «tecniche avanzate»,
durante un incontro al quale, oltre a Rice, Ashcroft e Gonzalez, prese parte
anche il vice-presidente Dick Cheney. «Fu una discussione specifica e
dettagliata e ciò dimostra il ruolo avuto dai più alti membri
dell'Amministrazione Bush», ha detto il senatore democratico della West
Virginia ed ex presidente dell'Intelligence Committee, John Rockfeller, che ha
spinto per la pubblicazione del rapporto. La conclusione di Rice e compagni fu
che «il programma fosse legale e rispecchiasse la politica dell'Amministrazione
». Il waterboarding venne usato fino a tutto il 2005. Particolare interessante,
stando al rapporto del Senato, il segretario di Stato Colin Powell e il
ministro della Difesa Donald Rumsfeld sarebbero venuti a conoscenza di tutto
solo nel settembre 2003: se è plausibile quella del primo, l'esclusione del
secondo, considerato con Cheney ispiratore e gestore della linea dura, suona
vera sorpresa. Nell'autunno scorso, davanti al Senato, la Rice aveva ammesso di
aver partecipato a riunioni dove la richiesta della Cia di usare il
waterboarding era stata discussa, spiegando di non ricordarne i particolari. Ma
aveva taciuto sul suo ruolo diretto nell'adozione del programma. Le rivelazioni
sulle torture e la polemica che hanno scatenato, mettono in croce Barack Obama,
che avrebbe invece voluto gettarsi alle spalle l'eredità di Bush, rovesciandone
le politiche ma evitando processi al passato. Al centro di un fuoco incrociato
da destra e da sinistra, accusato di minare la sicurezza nazionale ovvero di
non voler fare giustizia, il presidente rischia ora di essere distratto dai temi
più urgenti come l'economia e la sanità. Pressione su Obama Dopo il rilascio
del dossier da parte del Senato, altre pressioni su Obama perché agisca contro
i responsabili Ex Condoleezza Rice, 54 anni, è stata Segretario di Stato nella
seconda Amministrazione Bush (2005-09) (Ap/Gharibari) Paolo Valentino
( da "Unita, L'" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Hanno chiesto asilo
politico ma l'Italia ha detto di no. E adesso rischiano di essere rimpatriati e
arrestati per reati politici. Sono una trentina di esuli tunisini originari
della città di Redeyef, centro nevralgico del ricco bacino minerario di fosfati
del sud ovest del paese, balzato alla cronaca per le dure proteste sindacali
esplose nel corso del 2008 e per la violenta repressione disposta dal
presidente Ben Ali. Una repressione culminata lo scorso 4 febbraio 2009 con la
condanna in secondo grado di 33 imputati - tra sindacalisti, giornalisti e
singoli manifestanti - a pene dai due agli otto anni di carcere, per reati che
vanno dalla «associazione a delinquere» alla «diffusione di documenti suscettibili
di turbare l'ordine pubblico». Quei «documenti» non sono altro che le immagini
video girate dal fotografo Mahmoud Raddadi, condannato a due anni, e
distribuite sul canale satellitare Al Hiwar (tramite la piattaforma italiana
Arcoiris) da Fahem Boukaddous, condannato in contumacia a sei anni di carcere.
Sono le immagini dei comizi del sindacalista Adnan Hajji, delle gremite
manifestazioni di piazza e delle violenze della polizia. Si possono scaricare
da Youtube e Dailymotion. A patto di non essere in Tunisia. Già, perché lì il
governo ha censurato l'accesso ai due siti. Nessuno deve sapere dei tre
manifestanti uccisi dalla polizia e degli altri 27 finiti in ospedale con
ferite da arma da fuoco, e neppure dei sindacalisti e dei giornalisti arrestati
e torturati. I trenta esuli hanno lasciato Redeyef intorno a metà dicembre.
Vivevano nascosti sulle montagne quando, l'11 dicembre 2008, il tribunale di
Gafsa pronunciò le condanne in primo grado da uno a 11 anni di carcere.
Rivolgersi alle autorità per avere un passaporto sarebbe stato impossibile.
Lampedusa era l'unica via di fuga. Trovare i contatti con i passeur fu facile,
quella è una regione di forte emigrazione. A Lampedusa sono arrivati in diversi
sbarchi, tra dicembre e gennaio. E a Lampedusa hanno chiesto asilo politico,
per poi essere trasferiti il 2 marzo al Centro di identificazione e espulsione
di Gradisca. Poco dopo, la Commissione territoriale per il riconoscimento dello
status di rifugiato di Gorizia ha iniziato a intervistarli e quindi, a rilasciare
i dinieghi. Tra i motivi addotti, la mancanza di prove di quanto dichiarato e
un inquietante sospetto: «le dichiarazioni in merito agli eventi riportati sono
talmente dettagliate da poter essere tranquillamente mandate a memoria tramite
facile accesso alle pubbliche banche dati presenti sulla rete internet.» A. (le
iniziali sono scelte casualmente, per mantenere garantire l'anonimato) in base
a questa logica avrebbe imparato su internet come si pesta un oppositore...
«Entravano in quattro - racconta - e picchiavano con quello che capitava, con
le cinture e oggetti vari. Mi hanno leso la mascella. Ho diverse cicatrici sul
viso. Perdo ancora sangue dal naso a causa di queste ferite». Le torture
diventavano più feroci ad ogni trasferimento. Dice B: «A Gafsa mi hanno
picchiato duramente. Mi hanno denudato e appeso a testa in giù. Mi hanno legato
le mani dietro la schiena e picchiavano come volevano loro. Mi torturavano e
poi mi gettavano addosso dell'acqua. Non ti facevano dormire. Cercavo di
dormire sulla sedia, quando cambiavano il turno, ma quelli nuovi arrivavano ed
era il loro turno di picchiare. Ti svegliavano e cominciavano a picchiarti». Al
commissariato di Gafsa c'è una stanza dedicata alla tortura. C. lo sa bene. «Mi
hanno spogliato completamente, mi hanno picchiato con un tubo di plastica, con
le mani, con i piedi. Mi hanno insultato, parlavano male di mia madre, delle
mie sorelle». Le umiliazioni sessuali sono continue. Nelle parole e nei fatti.
D. non riesce a liberarsi da quell'incubo: «Mi vergogno di raccontare cosa mi
hanno fatto... Mi hanno picchiato e sodomizzato con i manganelli». Gli
ufficiali della polizia tunisina sono addestrati alla tortura. E. ha
sperimentato la posizione del "pollo allo spiedo": «Mi hanno
picchiato, torturato. Mi hanno messo tutto nudo, mi hanno messo un bastone
sotto il ginocchio, legandomi mani e piedi. Hanno fissato il bastone tra un
tavolo e l'altro e mi facevano girare come un pollo allo spiedo. Tutto questo è
andato avanti per 4 o 5 ore». Il motivo degli arresti, che all'epoca portarono
in carcere più di un centinaio di persone, spesso era il semplice fatto di aver
partecipato alle proteste e agli scioperi. Molti raccontano di essere stati
presi a casa, nel cuore della notte, e quindi torturati fino al momento in cui
hanno firmato delle false confessioni. Come spiega E: «Mi hanno portato dei
fogli che dovevo firmare. Ho detto che volevo leggerli, ma mi hanno picchiato.
Allora ho firmato». La pratica della tortura è stata denunciata anche dalle
testimonianze rese dagli imputati del maxi processo di Gafsa, lo scorso 4
febbraio: la posizione del "pollo allo spiedo", quella della sedia,
il getto dell'acqua, la penetrazione anale con oggetti e manganelli, la
denudazione in presenza di familiari. Nonostante i richiedenti asilo abbiano
ripetuto davanti alla Commissione questi racconti, le autorità italiane hanno
sostenuto che in caso di rimpatrio «l'istante non sarebbe sottoposto a
trattamenti disumani o degradanti». Peccato, perché si
sono sbagliati. Il 30 marzo 2009, sebbene non fossero ancora scaduti i termini
per presentare ricorso, tre degli esuli sono stati rimpatriati. Secondo le
informazioni in nostro possesso, due di loro sarebbero stati arrestati
all'aeroporto di Tunisi e si troverebbero ancora in carcere. Il rimpatrio è
avvenuto senza nemmeno informare il Tribunale di Trieste, presso cui quello
stesso giorno era stato depositato il ricorso da parte dell'avvocato Giovanni
Iacono. Il 2 aprile, il giudice Gloria Carlesso ha decretato la sospensione
dell'espulsione dei tre, purtroppo già avvenuta. In particolare, il giudice ha
riconosciuto «che ricorrono gravi motivi desumibili dalle ragioni poste a base
della stessa impugnazione». Una decisione in linea con il
recente rapporto del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, che ha richiamato l'Italia per aver
rimpatriato dei cittadini tunisini nonostante l'avviso contrario della Corte
europea. In ballo c'è il diritto ad un effettivo ricorso e il divieto di
espulsione in un Paese dove si rischiano trattamenti degradanti. Lo dice
la Carta europea dei diritti fondamentali. Ma intanto il tempo stringe. Il 26
aprile scade il termine del trattenimento dei trenta esuli. C'è il rischio
reale di un loro rimpatrio prima di quella data, dato che sul loro destino pende
un ordine di respingimento notificato al loro arrivo a Lampedusa. E se anche
dovessero tornare in libertà, il rischio permane. Senza documenti infatti,
rischiano di essere fermati in qualsiasi momento e rimpatriati. «Preferisco
andare in qualsiasi altro paese - dice F.- ma non in Tunisia. Mi aspetta il
carcere. Vedono che sono di Redeyef e che sono venuto in Italia. Mi hanno già
fermato in precedenza, e mi arrestano di nuovo».
( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
SAN BENEDETTO pag.
11 «ANCHE i docenti» dicono la loro sul caso' dell'Istitut... «ANCHE i docenti»
dicono la loro sul caso' dell'Istituto Alberghiero di Stato di San Benedetto.
«Dove scrivono è stata istituita la password a docente per stampare materiali
dai computers a disposizione degli stessi docenti. Chi stampa, cosa stampa,
perché? E' il tormento di chi teme. E' l'ultimo atto?». Interrogativi che
ripropongono il contrasto con il dirigente dell'Ipssar, il dottor Giovanni
D'Angelo. E' scontato dedurlo leggendo il prosieguo della lettera aperta'.
«Anche un gruppo di docenti si unisce al gruppo degli alunni e del gruppo dei
genitori che hanno sollevato il capo, ricordando che all'art. 21 della
Costituzione democratica è scritto che si ha diritto di manifestare liberamente
il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione'
che all'art. 2 si riconoscono e garantiscono i diritti
inviolabili dell'uomo', che all'art. 9 si promuove lo sviluppo della cultura,
della ricerca scientifica e tecnica', che all'art. 15 la libertà e la
segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono
inviolabili', che all'art. 28 i funzionari e i dipendenti
dello Stato sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione
dei diritti' che Potremo
continuare ma siamo certi di essere stati illuminanti e di non aver chiuso il
cerchio degli interventi virtuosi sulla stampa. Ci auguriamo la conclusione che
tutti gli stakeholders' dell'Alberghiero possano riconoscerne la valenza e
decidere di riconfermare la partnership».
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
LA PAGINA DEI
LETTORI pag. 37 LE DICHIARAZIONI, assolutamente non condivisibili, del
presidente dell'Iran vanno depur... LE DICHIARAZIONI, assolutamente non
condivisibili, del presidente dell'Iran vanno depurate dalla strategia
propagandistica soprattutto a fini interni. Non a caso dopo la sua «sparata» a
Ginevra, Ahmadinejad è stato accolto in patria come una sorta di eroe e tra
poco in Iran si voterà per le presidenziali. Questo non significa sottovalutare
la gravità di posizioni che innestano solo tensioni, in particolare nel Medio
Oriente, e ripropongono uno schema aberrante, quello dei popoli e dei paesi da
cancellare dalla carta geografica, che ha provocato disastri immani nel mondo. Il regime al potere a Teheran è illiberale e poco rispettoso dei
diritti umani ma fino ad
ora gode dell'appoggio del popolo iraniano e di questo bisogna prenderne atto
consapevoli che la democrazia non si esporta e non si impone dall'esterno. Con
l'Iran bisogna dialogare, con fermezza e senza fare sconti. Obama sembra averlo
capito, l'Europa molto meno.
( da "Unita, L'" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Guterres ai profughi
afghani: l'Italia non vi rimandi in Grecia Il commissario Onu incontra Maroni:
salvare vite umane Il ministro: «Non rimanderemo indietro i minori soli» Nel
centro Astalli che distribuisce pasti caldi ai rifugiati FEDERICA FANTOZZI Reza,
21 anni, ha lasciato l'Afghanistan grazie ai sacrifici della sua famiglia che
ha venduto tutto per farlo partire. Per Said, 23 anni, la madre lavorerà gratis
fino a estinzione del debito: tutto, pur di evitare che il giovane figlio
faccia la (brutta) fine del marito. Non si tratta di racimolare pochi
spiccioli: un viaggio della speranza - o della disperazione - costa 5mila euro
fino in Turchia, altri 2-3mila per arrivare in Grecia. Dove, con buona pace
delle direttive europee, si calpestano i diritti umani dei giovani profughi: prigione,
interrogatori, percosse. Su questa situazione sta indagando l'Alto commissario
Onu per i Rifugiati, il portoghese Antonio Guterres, ieri a Roma per vedere i
ministri Maroni e Frattini. Il commissario ha incontrato una decina di giovani
afghani nel Centro Astalli per farsi raccontare le loro storie. Al
termine del colloquio i ragazzi gli hanno consegnato racconti con le loro
esperienze di viaggio e di vita. E Guterres ha promesso di portare al Viminale
le loro istanze, chiedendo a Maroni di «non applicare il regolamento di Dublino
che attribuisce al primo Paese in cui il richiedente asilo entra in Europa la
competenza per l'esame della sua domanda, a chi è stato identificato in Grecia»
E quindi di non rimandare i richiedenti asilo ad Atene che non offre
sufficienti garanzie sul rispetto dei diritti umani».
Secondo la portavoce dell'Alto Commissariato Laura Boldrini, il ministro
dell'Interno si è impegnato a non rimandare via i minori non accompagnati.
Guterres ha poi espresso apprezzamento per il lavoro italiano nel
riconoscimento dello status di rifugiato e l'auspicio che il lavoro di salvare
vite nel Mediterraneo prosegua. Padre La Manna, direttore del Centro che ogni
giorno offre 400 pasti caldi agli immigrati, insiste sull'«accanimento» delle
autorità greche «che ha portato l'Alto Commissariato, come richiesta immediata,
a invitare la Ue a non rimandare i profughi in Grecia». Il gesuita però non
promuove l'accoglienza dell'Italia e prende spunto dalla vicenda della "Pinar
E", il mercantile turco al largo di Lampedusa, per invitare al senso di umanità: «Le persone non sono pacchi, bisogna intanto
metterle in salvo. Hanno diritto a un benvenuto dignitoso, non a rimanere in
balia della politica». Padre La Manna elenca poi le disfunzioni del
"sistema Italia": non esiste una legge che regoli il diritto d'asilo,
i posti disponibili nel 2008 sono stati 3mila per 31mila richieste, i rifugiati
fanno «fatica immane» per trovare casa, lavoro e formazione. Analogo è il
quadro rappresentato da Sayed: «In Grecia i rifugiati vengono torturati e
imprigionati per mesi in quanto clandestini. Cercano di arrivare in Italia
rischiando la vita tra le ruote dei Tir. Qui però non va molto meglio: vivono
in un centro di accoglienza studiando italiano finché ricevono i documenti. Poi
si scontrano con la difficoltà di integrarsi e dormono per strada». Non hanno
codice fiscale nè tessera sanitaria, gli fa eco padre La Manna: «Si trovano
"parcheggiati", frustrati nel desiderio di rimettersi in piedi». I
rifugiati
( da "Unita, L'" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Me lo ricordo bene
il console Paride Batini, ritto in fondo alla sala della Culmv la (Compagnia
unica lavoratori merci varie). Quasi un omino, visto da lontano, ma capace di
dominare tensioni brucianti. Al cronista dell'Unità, presente da giorni a
Genova, è concessa la presenza tra quella folla di "camalli"
inferociti. Sospettosi nei confronti di ogni estraneo. È un giorno del febbraio del 1987 e già si sono svolte assemblee tumultuose con
una segretaria confederale della Cgil, Donatella Tortura, gentile ma di fibra forte, intenta a difendere la linea
sindacale e rischiando di essere colpita da una pioggia di portacenere. Il
problema è che quei portuali, iscritti all'organizzazione dei salariati, sono
anche, in qualche modo, imprenditori di se stessi. Una guerra di giorni
e giorni nel grande porto dove si intende ridimensionare, in nome della
modernità, proprio il ruolo e la presenza dell'antica Compagnia. La loro
controparte, il Consorzio Autonomo del porto, diretto da Roberto D'Alessandro,
un manager amico di Bettino Craxi, ha perfino chiesto a un colosso mondiale
delle pubbliche relazioni, la Hill and Knowlton, di costruire un'efficace
campagna. Con l'obiettivo di isolare e sconfiggere quella che è considerata una
casta di intoccabili, visti come gli unici colpevoli della crisi portuale.
L'Unità è l'unico giornale a denunciare l'investimento di 600 milioni di lire
per produrre manifesti e pagine di pubblicità, nonché un libro bianco spedito a
600 giornalisti e autorità varie. Uno scontro feroce nel quale intervengono,
per trovare una soluzione, uomini della sinistra come Gerardo Chiaromonte,
Bruno Trentin, Antonio Bassolino, Antonio Pizzinato, Ottaviano Del Turco.
Spesso anche in polemica con le posizioni di Paride Batini. Ma alla fine
l'unico in grado di sostenere una mediazione e di farla approvare ai
"camalli" è lui, Paride, con quella sua parlata calma e dura nello
stesso tempo. È lui a godere di un carisma indistruttibile. Ha detto Rinaldo
Magnani, presidente del porto all'inizio degli anni Novanta: "Se fosse in
Cina sarebbe Mao Tse Tung". È un autodidatta che trova la sua scuola sulle
banchine portuali. Comincia a lavorare all'età di dieci anni. Un bambino. Veste
i panni di quelli che oggi si chiamano precari, allora si chiamavano "occasionali".
Un lavoro protrattosi per 17 anni, prima di trovare un posto fisso. Oggi
"Occasionale" è anche il titolo di un suo volume autobiografico, come
a dire che siamo di passaggio, occasionali appunto. Trascorre la sua vita tra i
camalli, fino a diventarne, per 26 lunghi anni, il capo, il Console. Ha
scritto: "Quando esci dal porto il tuo lavoro esce con te, viene nella tua
vita, nella tua casa e ripeti il percorso inverso''. Il lavoro come identità
per lui e per tanti come lui. Allora attorno alla Culm erano in diecimila, oggi
sono ridotti a mille. Quell'infanzia di lavoro è anche un'infanzia di politica
che presto divampa all'esterno. Lo trovi tra le magliette a strisce del luglio
1960, contro il governo Tambroni che si appoggia all'alleanza con i neofascisti
e contro lo svolgimento del congresso del Msi. Così come manifesta, molti anni
dopo, nel 2001, per le giornate caldissime del G8, tra i giovani che sfilano e
affrontano le terribili cariche di polizia. Ogni 20 luglio, da quattro anni,
guida una delegazione di lavoratori portuali per portare un ricordo alla lapide
dedicata a Carlo Giuliani. Un uomo di sinistra, anzi di estrema sinistra.
Polemico con il Pci, anche durante quelle vertenze degli anni Settanta e
Ottanta e polemiche, poi, con gli eredi del Pci. Mantiene però un legame non
solo affettivo con Claudio Burlando, l'attuale presidente della Regione
Liguria, un altro figlio di portuali. E affronta con serenità le notizie circa
indagini giudiziarie che intendono tirarlo in ballo. A chi gli chiede commenti
mostra la sua busta paga: duemila euro al mese dopo 53 anni di contributi. Il
simbolo di una vita spesa per un solo ideale, la difesa del lavoro. Qui si
prodiga fino all'ultimo con durezza e intransigenza ma anche con tenacia.
Capace di rimanere attaccato alla trattativa fino all'ultimo. Con gli episodi
più diversi come quella volta che si reca di notte presso l'abitazione del
Cardinal Siri per cercare nuovi appoggi. Racconta nel
( da "Unita, L'" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
«Obama deve segnare
la svolta ma senza spaccare l'America» Il politologo Usa: una situazione
delicata, il presidente sa che non può mettere sotto accusa l'amministrazione
Bush senza gravi conseguenze per la convivenza civile nel Paese UMBERTO DE
GIOVANNANGELI Il presidente Obama è a un passaggio delicatissimo della sua
presidenza. Da un lato non può non rispondere alla
richiesta di trasparenza e verità sulle torture della Cia, ma dall'altro lato
non può spingersi sino al punto di usare le sue prerogative per investire
direttamente i vertici della passata Amministrazione Bush. Se spingesse sino a
questo punto, porterebbe il Paese ad una spaccatura drammatica che
richiamerebbe alla memoria alla guerra civile americana». A sostenerlo è
uno dei più affermati politologi americani: Joseph La Palombara, professore
emerito alla Yale University. Professor La Palombara, l'inchiesta sulle torture
della Cia sta assumendo dimensioni politicamente travolgenti. «Per la
presidenza Obama è un passaggio delicatissimo. Obama non può non tener conto
delle istanze di trasparenza e verità che vengono dall'opinione pubblica. Ma al
tempo stesso non può esserne "travolto"...». Il che si traduce in
quale comportamento politico? «Si vede chiaramente che Obama cerca di minimizzare
l'urto politico che questa inchiesta potrebbe avere. Lui deve garantire che
nella Cia non si scateni una ribellione che avrebbe conseguenze molto gravi
sulla sicurezza del Paese, al tempo stesso, però, Obama non può far finta che
quei vergognosi memorandum sulla tortura non rappresentino un vulnus per una
democrazia che si ritenga tale come quella americana. Da qui la decisione di
lasciare al Procuratore generale di determinare se e in che modo procedere con
i responsabili della preparazione di quei memorandum». Lei ha sottolineato che
per Obama è un passaggio delicatissimo. «È oggettivamente così. Da presidente
non può "marciare" con l'opinione pubblica, d'altro canto su una
questione così delicata - i mezzi da impiegare nella "guerra al terrorismo"
- Obama deve marcare una netta discontinuità con la politica della passata
amministrazione, in particolare quella propugnata e praticata dai super falchi
repubblicani, Dick Cheney e Donald Rumsfeld». Questa vicenda investe l'operata
dell'Amministrazione Bush ai suoi massimi livelli. In che modo influenzerà il
giudizio degli storici? «Sicuramente gli storici avevano già prima di questo
scandalo materiale sufficiente per dare un voto negativo all'Amministrazione
Bush. Ma ora la patata bollente passa nelle mani di Obama. È lui ad essere
messo alla prova...». Come? «Obama non può giungere sino al punto di chiamare
formalmente in causa, ad esempio, Condoleezza Rice. Cose del genere non si
fanno da parte di un presidente. Se si guarda al dopo guerra civile, si vedrà
che anche allora si cercò di minimizzare l'urto negativo che quel conflitto
poteva avere sul futuro degli Stati Uniti. La vicenda di cui stiamo parlando
potrebbe davvero spaccare il Paese. Se si mettesse formalmente in causa l'ex
vice presidente Dick Cheney o la Rice, sarebbe un passo così fuori dalla storia
dell'America che si rischierebbe di spaccare per un lungo periodo il Paese.
Avrebbe un impatto ancor più lacerante, perché non concentrato geograficamente,
di quello che fu determinato dalle leggi emanate dopo la guerra civile nei
confronti degli Stati del Sud. Quelle leggi, e l'atteggiamento
punitivo-rivendicativo verso gli Stati del Sud, portò all'America un secolo di
problemi molto gravi. Qui si tratta di chiamare in causa l'intera
amministrazione Bush. Questo si può fare sui giornali, ma formalmente un
presidente non può né prestarsi né divenire il leader di questa istanza. Sono
convinto che Obama non lo farà. Non lo farà perché ha ben chiaro che un
presidente non può spaccare un Paese. In questa brutta storia, Barack Obama
cerca di tenere insieme necessità e ragioni diverse. È un equilibrio difficile,
un severo banco di prova». Intervista a Joseph La Palombara
( da "Unita, L'" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Waterboarding (una
tecnica che consiste nell'inondare il volto di acqua fino quasi
all'annegamento) o la reclusione in piccole gabbie che venivano poi appese al
soffitto. E ancora. l'isolamento, l'incappucciamento, la
costrizione a rimanere in piedi per ore, e la manipolazione del tempo che stravolge
le facoltà sensoriali delle vittime e distrugge le basi dell'identità
personale. Sono alcune delle quindici tecniche di tortura utilizzate dalla Cia.
( da "Unita, L'" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
UMBERTO DE
GIOVANNANGELI Bufera su «Condi». Anche Condoleezza Rice, allora consigliera per
la Sicurezza Nazionale di George Bush, diede il suo assenso nell'estate del
2002 al ricorso del waterboarding, la tortura
dell'annegamento simulato adottato dagli agenti Cia durante gli interrogatori
dei sospetti terroristi. VERTICI SOTTO ACCUSA L'ex segretaria di Stato infatti
ha dato luce verde all'utilizzo dei metodi duri di interrogatorio all'allora
direttore della Cia, George Tenet, il 17 luglio 2002 durante un incontro in cui
«consigliò che la Cia poteva procedere con il proposto metodo di
interrogatorio di Abu Zubaydah» - uno dei leader di Al Qaeda catturato nel
marzo
( da "Avvenire" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
MONDO 24-04-2009 Washington Torture, il via libera arrivò da Condoleezza Rice
DA NEW YORK ELENA MOLINARI C ondoleezza Rice fu il primo alto funzionario
dell'Amministrazione Bush a dare il via libera all'uso del waterboarding, una
delle tecniche d'interrogatorio che il diritto internazionale, e ora
l'Amministrazione Obama, definisce «tortura». La notizia emerge da un
rapporto segreto della commissione Intelligence del Senato americano, che è
stato reso noto ieri sulla scia della pubblicazione di altri documenti relativi
ai metodi di interrogatorio usati dalla Cia nei confronti di sospetti
terroristi. Finora la Rice si era difesa dall'accusa di aver autorizzato metodi
illegittimi spiegando, durante audizioni pubbliche al Senato, di aver
semplicemente partecipato a riunioni in cui vennero discusse le richieste della
Cia sui metodi da usare contro Abu Zubaydah, il leader di al-Qaeda catturato
nel marzo del
( da "Giornale di Vicenza.it, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
AMERICA SCONCERTATA.
La futura segretaria di Stato partecipò ai vertici segreti per dare il via
libera alla Cia per gli interrogatori «illegali» Nuovi documenti del 2002
inguaiano l'allora consigliera di Bush. Ma lo scandalo sta sfuggendo al
controllo di Obama 24/04/2009 rss e-mail print Condoleezza Rice, quand'era alla
Casa Bianca con Bush FOTO D'ARCHIVIO WASHINGTON Il «barattolo di vermi» aperto
dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle
torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e
provoca reazioni a catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla
Casa Bianca. Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate
del 2002 vari esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca
consigliere per la Sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi
duri di interrogatorio. VERTICI SEGRETI. Alle discussioni avevano partecipato
di sicuro, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente
Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa
Bianca Alberto Gonzales. confronto sembra essere stato lasciato fuori invece
l'allora segretario di Stato Colin Powell, forse per il timore che potesse
esprimere parere contario. Un documento, finora classificato, reso noto dalla
Commissione Intelligence del Senato, mostra che la Rice aveva dato fin dal
luglio 2002 «luce verde» all'uso delle tecniche di interrogatorio duro con i
sospetti terroristi. I documenti del ministero della Giustizia resi pubblici
dalla Casa Bianca mostrano che Khalid Sheik Mohammed, considerato
l'organizzatore della strage dell'11 Settembre, fu sottoposto
per ben 183 volte in un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento
simulato). CONTRACCOLPI SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la
speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al
bando ogni forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i
metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (per aver
obbedito ad ordini superiori). Obama è stato attaccato sia dalla destra, per
aver reso pubblici i documenti, che dalla sinistra, che ora vuole un'inchiesta
per punire i responsabili. L'ex-vicepresidente Dick Cheney ha criticato Obama,
ribadendo la legalità delle tecniche usate e chiedendo la pubblicazione anche
dei documenti che mostrerebbero come gli interrogatori hanno consentito di
ottenere informazioni utili a salvare migliaia di vite. Ma ad imbarazzare la
Casa Bianca sono soprattutto le iniziative scattate al Congresso, da parte di
parlamentari democratici, per aprire inchieste sulle responsabilità
dell'amministrazione precedente. L'ipotesi di una commissione indipendente
d'inchiesta, come quella sull'11 Settembre 2001, fu presa in considerazione, ma
alla fine scartata dalla Casa Bianca.
( da "Provincia Pavese, La"
del 24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova
Ferrara, La) (Tribuna di Treviso, La) (Alto Adige) (Corriere delle Alpi)
(Gazzetta di Reggio) (Gazzetta di Mantova, La) (Gazzetta di Modena,La)
Argomenti: Diritti umani
Lo rivela un
documento sinora classificato come segreto. Accuse al presidente
Fu la Rice ad approvare le torture Cia NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva
approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11
settembre. è quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela
che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al
waterboarding come sistema per far parlare i presunti terroristi. In
particolare nel 2002 la Rice, che già allora faceva parte di una rosa ristretta
di consiglieri di Gorge W. Bush, aveva dato il via libera a usare questa
tecnica di annegamento simulato contro Abu Zubaydah, uno dei leader della rete
di al-Qaeda che qualche mese prima era stato catturato in Pakistan. C'è
specificamente un memorandum datato 17 luglio 2002 nel quale la Rica diede la
luce verde alla Cia di procedere «con metodi di interrogazione alternativi».
Unico «paravento» della Rice fu che precisò che si sarebbe potuto procedere con
torture come il waterboarding una volta che il dipartimento di giustizia ne
avesse determinato la legalità. La rivelazione è emersa mentre il tema delle
torture sta assumendo sempre più rilievo per l'amministrazione Obama. Il capo
della Casa Bianca ha promesso immunità agli agenti della Cia che condussero le
torture seguendo gli ordini impartiti dall'alto e ora, soprattutto fra i
liberal, si fa più forte la voce di chi vorrebbe che Condoleezza Rice, l'ex
vicepresidente Dick Cheney o l'allora ministro della giustizia Alberto Gonzalez
vengano messi sotto processo per avere autorizzato le torture. Nel frattempo
Cheney ha messo a punto una strategia di reazione: anzichè negare le accuse di
avere autorizzato il waterboarding e altre brutalità chiede che la renda
pubblici i memorandum da cui emerge, secondo il vice di Bush, che torturare i
terroristi arrestati è servito per salvare migliaia di vite umane. Tra la
vecchia e la nuova amministrazione si viene così a creare una curiosa dinamica.
Il team di Bush, che era così geloso della segretezza quando era al potere,
adesso preme per la trasparenza. La squadra di Obama invece che fin dall'inizio
ha favorito la trasparenza ora si trova sotto accusa da un'ala conservatrice
della politica secondo la quale troppa trasparenza mette a repentaglio la
sicurezza nazionale. (a.v.)
( da "Arena.it, L'"
del 24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Brescia
Oggi)
Argomenti: Diritti umani
«Anche Condy Rice
autorizzò le torture» AMERICA SCONCERTATA. La futura segretaria di Stato
partecipò ai vertici segreti per dare il via libera alla Cia per gli
interrogatori «illegali» Nuovi documenti del 2002 inguaiano l'allora
consigliera di Bush. Ma lo scandalo sta sfuggendo al controllo di Obama
24/04/2009 rss e-mail print Condoleezza Rice, quand'era alla Casa Bianca con
Bush FOTO D'ARCHIVIO WASHINGTON Il «barattolo di vermi» aperto dal presidente
Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia
coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a
catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla Casa Bianca. Nuovi
documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate del 2002 vari esponenti
dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere per la
Sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di
interrogatorio. VERTICI SEGRETI. Alle discussioni avevano partecipato di
sicuro, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente
Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa
Bianca Alberto Gonzales. confronto sembra essere stato lasciato fuori invece
l'allora segretario di Stato Colin Powell, forse per il timore che potesse
esprimere parere contario. Un documento, finora classificato, reso noto dalla
Commissione Intelligence del Senato, mostra che la Rice aveva dato fin dal
luglio 2002 «luce verde» all'uso delle tecniche di interrogatorio duro con i
sospetti terroristi. I documenti del ministero della Giustizia resi pubblici
dalla Casa Bianca mostrano che Khalid Sheik Mohammed, considerato
l'organizzatore della strage dell'11 Settembre, fu sottoposto
per ben 183 volte in un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento
simulato). CONTRACCOLPI SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la
speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al
bando ogni forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i
metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (per aver
obbedito ad ordini superiori). Obama è stato attaccato sia dalla destra, per
aver reso pubblici i documenti, che dalla sinistra, che ora vuole un'inchiesta
per punire i responsabili. L'ex-vicepresidente Dick Cheney ha criticato Obama,
ribadendo la legalità delle tecniche usate e chiedendo la pubblicazione anche
dei documenti che mostrerebbero come gli interrogatori hanno consentito di
ottenere informazioni utili a salvare migliaia di vite. Ma ad imbarazzare la
Casa Bianca sono soprattutto le iniziative scattate al Congresso, da parte di
parlamentari democratici, per aprire inchieste sulle responsabilità
dell'amministrazione precedente. L'ipotesi di una commissione indipendente
d'inchiesta, come quella sull'11 Settembre 2001, fu presa in considerazione, ma
alla fine scartata dalla Casa Bianca.
( da "WindPress.it"
del 24-04-2009)
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24-04-2009 Sei in:
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Foligno, 2 maggio: i Ttes de Bois per i diritti umaniContenuto
della paginaSabato 2 maggio a Foligno, concerto gratuito dei Ttes de Bois per
Amnesty InternationalCS057: 24/04/2009Sabato 2 maggio, presso l'Auditorium San
Domenico di Foligno, con inizio alle 21.30, avr luogo un concerto gratuito
della band Ttes de Bois in favore di Amnesty International. Lo spettacolo
"Avanti Pop - speciale per Amnesty International" vedr anche la
presenza di Francesco Di Giacomo, storico componente del Banco del Mutuo
Soccorso.Il concerto fa parte delle iniziative organizzate dall'associazione
per i diritti umani in occasione della sua XXIV Assemblea
generale, in programma a Trevi dal 1 al 3 maggio. Fondata nel 1975, la Sezione
Italiana di Amnesty International conta oltre 80.000 iscritti e circa 200
strutture locali volontarie. La Sede nazionale a Roma. In Umbria,
l'associazione presente con circa 800 iscritti e 2 gruppi di attivisti. Amnesty International attualmente impegnata in numerose campagne,
tra cui "Pi diritti pi sicurezza" e "Mai pi violenza sulle
donne" per porre fine rispettivamente alle violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al
terrore" e alla violenza nei confronti delle donne, con particolare
riferimento a quella domestica. I Ttes de Bois sono una band molto
speciale, un sestetto composto di voce, tromba, contrabbasso, piano e
fisarmonica, chitarra, set percussivo. Una storia fatta di amici e compagni di
viaggio, di strade e svincoli, di luoghi impropri, di Berlino e di Parigi, di
periferie, di concerti sulle scale mobili nei sotterranei dei metr, di un
camioncino del 1956, di fabbriche abbandonate, di interventi estemporanei sui
tram, nelle stazioni ferroviarie, ma anche di club, centri sociali, teatri e
festival prestigiosi. Per i Ttes de Bois l'evoluzione della propria musica
passa attraverso la ricerca di un'"altra" formula, fatta di parole e
suoni catturati nei luoghi della quotidianit di transito, una formula attenta
ai segnali, aperta alle sollecitazioni e alle inquietudini, pronta alla messa
in gioco senza reti. I Ttes de Bois nascono il 15 febbraio del 1992 con un
concerto su un vecchio camioncino Fiat 615 NI del 1956, acquistato da un
rigattiere e diventato palco ambulante, in Piazza Campo de' Fiori, sotto la
statua di Giordano Bruno. Suonavano e cantavano le canzoni di Ferr e Brassens,
le poesie musicali di Baudelaire. Da allora hanno fatto tanta strada,
chilometri e chilometri, e cinque dischi.Nel '94 esce "E anche se non
fosse amore", seguito nel '97 da "Pezzi di ricambio", primo
disco di brani originali firmati dal gruppo. Il terzo lavoro, "Ferr,
l'amore e la rivolta", nato dall'incontro fruttuoso con un grande amore
musicale, permette al gruppo di vendere pi di 20.000 copie tra Italia e Francia
e di vincere al Premio Tenco la Targa come migliori interpreti nel 2002. Nel
2004 poi la volta di "Pace e Male", un doppio intenso e poetico,
sospeso tra impegno non retorico e leggerezza. Nel
( da "WindPress.it"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
24-04-2009 Sei in:
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maggio: XXIV Assemblea generale della Sezione Italiana di Amnesty
InternationalContenuto della paginaA Trevi (PG) dal 1 al 3 maggio la XXIV
Assemblea generale della Sezione Italiana di Amnesty InternationalCS056:
24/04/2009Da venerd
( da "Affari Italiani (Online)"
del 24-04-2009)
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Entertainment LOST
come la Divina Commedia/ Ecco come cambia la cultura Venerdí 24.04.2009 12:50
Quando Gilles Deleuze parlava di 'settima arte' (il cinema) non pensava certo a
LOST. Il telefilm di J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber non esisteva ancora
neanche nei pensieri degli autori. Eppure sembra che oggi, per misurarsi col
concetto di cultura contemporanea, un'analisi delle serie tv sia
indispensabile. E in particolare di questa serie, che ha sconvolto il
tradizionale mondo della fiction, fondendo finzione a realtà, fantascienza a
documentario, fisica e filosofia. Simone Regazzoni, docente di Filosofia a
Genova e Milano e allievo di Derrida, si è imbarcato sul volo Oceanic 815 col
preciso intento di precipitare insieme ai protagonisti. Ha iniziato la sua
esplorazione dell'isola e nel libro intitolato La filosofia di Lost teorizza
che il telefilm sia per certi versi rivoluzionario nel suo rappresentare
l'orizzonte artistico e filosofico dei tempi moderni. "Lost è un telefilm
tutto giocato sulla ricerca della verità. - spiega il filosofo ad
Affaritaliani.it - I naufraghi cercano di scoprire i segreti di questa oasi nel
Pacifico dove accadono cose strane al limite del fantascientifico, dove le
persone guariscono magicamente, dove tutti si trovano di fronte al proprio
passato e ai propri errori in una sorta di momento del giudizio". Quindi è
tutta una metafora della verità filosofica di cui l'uomo è in continua ricerca.
Il logos, l'esistenza umana... "Esattamente. L'uomo la ricerca fino a
morire. Non a caso la tortura è il simbolo per antonomasia
della spasmodica sete umana di verità". E sull'isola spesso le persone
vengono torturate? "Sì, sono saltati tutti i valori civili sull'isola. I
naufraghi si ritrovano in uno stato di organizzazione pre-contrattuale dove
ognuno cerca di badare a se stesso. Quindi emerge l'aspetto più
primordiale della natura umana. Hobbes direbbe Homo homini lupus, la guerra di
tutti contro tutti". Faccio l'avvocato del diavolo. Non trova che sia una
interpretazione un po' troppo aricolata per un telefilm pop visto da milioni di
persone? "Il fatto che sia un fenomeno di massa non implica che sia privo
di spunti intellualistici. Anzi. Lost è ricchissimo di spunti davvero
complessi: fisica, teologia, filosofia (Tutti i personaggi hanno nomi di
filosofi studiati a tavolino dagli autori e i libri che leggono i protagonisti
sono veri e hanno un preciso valore)". E tutti colgono tutti questi
riferimenti? "Magari no. Ma la filosofia è molto più in basso di quanto si
creda. La mission degli intellettuali di oggi è proprio portare alle masse ciò
che prima era di pochi, diffondere, insinuare una serie di perché... come fa
l'isola". La filosofia è un bene comune che deve circolare...
"Esattamente. Ricordo alcuni dei miei dialoghi con Derrida. Le cose che mi
raccontava. Vedeva Dallas. A volte me ne parlava e passava da Hegel alla
puntata della soap. Sì perché lui aveva la convinzione che tutti fossero
potenzialmente filosofi, portatori di una Weltanschaung (direbbe Heidegger) o
di una capacità critica (direbbe Gramsci)". A chi sostiene che l'arte e la
letteratura alta di una volta non esistano più che cosa risponderebbe?
"Che devono solo spostare lo sguardo. Imparare a cercare il capolavoro nel
cinema e nella tv. LOST è arte. La ricostruzione della tragedia aerea, la
narrazione, le teorie fisiche tratte da studi molto complessi veramente fatti
da scienziati americani, le musiche realizzate con rumori di lamiere... tutto
questo fa del telefilm un lavoro immane, degno di essere paragonato alla cappella
Sistina o alla Divina Commedia. Pensi che nel telefilm, dalla compagnia aerea
ai loghi della Dharma fino agli studi di Faraday sul tempo, nulla è
inventato". Eresia! Con LOST si torna all'arte in senso classico. Una
teoria incredibile... "Strano ma vero. Siamo tutti naufraghi. Dobbiamo
riadattare il nostro sguardo sul 'nuovo mondo che ci circonda'". tags:
lost filosofia
( da "KataWeb News"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Terrorismo:
Frattini, nucleare Non più minaccia astratta 24 aprile 2009 alle 14:05 — Fonte:
repubblica.it — 0 commenti Il "terrorismo nucleare non è più una minaccia
astratta", per questo "non si può continuare ad affrontare la
proliferazione caso per caso", ma serve "un'azione globale di
prevenzione e repressione". Ne è convinto il ministro degli Esteri, Franco
Frattini che, intervenendo al convegno 'Fattori destabilizzanti e minacce
transnazionali' alla Farnesina, ha segnalato la necessità di "promuovere
la democrazia, i diritti umani, lo stato di diritto e migliori condizioni sociali" azioni
per prevenire il terrorismo internazionale. "Non possiamo permettere ai
terroristi di sfruttare il nostro sistema di vita aperto e inclusivo per i loro
propositi criminali", ha aggiunto il titolare della Farnesina, "il
loro obiettivo principale è quello di diffondere la paura e disseminare
instabilità, ma anche minare i valori delle nostre società". Per il
ministro è quindi "necessario un asse di responsabilità per far fronte a
un mondo complesso, composto da una molteplicità di poteri centrali", ha
spiegato il ministro, portando ad esempio il caso dell'Afghanistan, dove
"non basta una soluzione militare ma è necessario sconfiggere il traffico
di droga". AGI
( da "Pais, El" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
El debate de las
torturas divide en dos al partido de Obama Dos bandos demócratas chocan.- Nancy
Pelosi aglutina a los partidarios de crear una comisión de la verdad mientras
otros prefieren pasar página ELPAIS.com / AGENCIAS - Madrid / Washington -
24/04/2009 Vota Resultado 27 votos El debate sobre cómo investigar las
presuntas responsabilidades políticas de aquellos que justificaron, autorizaron y ordenaron el uso de la tortura en los
interrogatorios de la Seguridad nacional y el Ejército a sospechosos de
terrorismo durante la era Bush está causando una profunda división en el seno
del Partido Demócrata, informa The New York Times. Barack Obama A FONDO
Nacimiento: 04-08-1961 Lugar: Honolulu Robert Gates A FONDO Nacimiento:
25-09-1943 Lugar: Wichita La noticia en otros webs webs en espaÑol en
otros idiomas Los líderes en el Congreso del partido del presidente Barack
Obama han expresado abiertamente visiones diferentes y antagónicas sobre la
conveniencia de crear una comisión de la verdad que investigue a fondo si hubo
violación de leyes por parte de aquellas autoridades que dieron luz verde al
empleo de técnicas agresivas como el waterboaring o asfixia simulada, y otros
métodos de extrema crueldad y dureza. Los partidarios de la apertura de una
comisión independiente que indague hasta sus últimas consecuencias la legalidad
de dichas técnicas están liderados por la portavoz de los demócratas en la
Cámara de Representantes, Nancy Pelosi. En el otro bando emerge como figura
destacada el líder de la mayoría demócrata en el Senado, Harry Reid, que ha
expresado su rechazo a la creación de dicho panel. Reid, que denunció en
repetidas ocasiones el uso de tácticas extremas cuando Bush era presidente, es
partidario de dejar que la comisión creada al efecto en el Senado complete sus
trabajos, algo que no ocurrirá hasta dentro de un año. "Creo que lo que
debemos de hacer es esperar hasta que el comité de inteligencia finalice su
trabajo", ha dicho el líder demócrata en declaraciones a Las Vegas Sun.
Mirar hacia adelante Desde la Casa Blanca, Obama ha insistido en que es
necesario "mirar hacia adelante y no hacia atrás" y es contrario a la
apertura de una causa general contra la anterior Administración que acabe
capitalizando la legislatura y dejando en segundo plano la agenda reformista
que quiere impulsar para salir de la crisis. Además, existe el riesgo de que su
Gabinete sea acusado de revanchismo por sus rivales políticos. Pero fue Obama
quien el pasado martes intensificó la tormenta política al dejar la puerta
abierta a la creación de una comisión bipartidista que aborde el asunto, pero
dejó en manos de su fiscal general (ministro de Justicia), Eric Holder, la
decisión final sobre cualquier actuación judicial contra antiguos miembros del
Gobierno republicano. No obstante, el ojo del huracán se formó días antes con
la publicación de los cuatro memorandos mantenidos en secreto hasta ahora y en
los que se justificaba el uso de determinadas técnicas de interrogatorio.
Frente a los que reclaman mano dura contra la impunidad, Holder, ha advertido
este jueves, en sintonía con Obama, que no tolerará que se "criminalicen"
las diferencias políticas sobre los polémicos interrogatorios de la CIA y las
Fuerzas Armadas. Es decir, que no es partidario, a priori, de enjuiciar a
ningún responsable político del anterior Gobierno por este asunto. En una
comparecencia ante el Comité de Asignaciones de la Cámara de Representantes,
Holder ha reiterado que no se procesará a los agentes de la CIA que actuaron
"razonablemente, de buena fe y de acuerdo con las opiniones (legales) del
Departamento de Justicia" que legitimaron la tortura a supuestos
terroristas. "No sería justo, desde mi punto de vista, efectuar tales
enjuiciamientos", ha dicho. Pero es él quien tiene la última palabra,
después de que el presidente asegurara el martes que dependía de su criterio
jurídico juzgar o no a los abogados de la Administración de Bush que redactaron
los memorandos que permitían la tortura. En este aspecto, Holder ha reconocido
que "es mi responsabilidad como fiscal general hacer cumplir la ley",
pero sólo si aprecia "indicios de conductas indebidas". Gates
reconoce divisiones Por otra parte, las últimas declaraciones sobre este
episodio realizadas por el secretario de Defensa, Robert Gates, que ocupó ese
mismo cargo durante el último Gobierno de Bush, sugieren que el debate sobre la
publicación de los memorandos ha abierto una falla en el círculo más próximo al
presidente. En una visita a una base militar en Carolina del Norte, Gates ha
dicho que estaba preocupado porque la publicación de dichos informes podría
jugar en contra de los intereses de Estados Unidos en el mundo, pero que su
desclasificación era inevitable. "Supimos durante los debates previos a su
publicación que algunos de estos informes podrían ser usados por Al Qaeda y
nuestros enemigos", ha dicho Gates. "Pretender que podíamos retener
todo eso y mantener todo en secreto, incluso si hubiéramos querido,
probablemente no era realista", ha explicado. A juicio de Gates, era
"inevitable" que esa información saliese tarde o temprano a la luz.
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
25 aprile/ Maroni: I
nostri valori discendono da questa data di Apcom Non si può cancellare da
memoria collettiva, nacque Italia libera -->Roma, 24 apr. (Apcom) - Il 25
aprile è "una data che non può essere cancellata dalla memoria collettiva".
Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, al Quirinale nel corso
dell'incontro con gli esponenti delle associazioni Combattentistiche e d'Arma e
della consegna della Medaglia d'oro al merito civile al Gonfalone delle
Province di Genova e Forlì-Cesena. La lotta per la Liberazione, ha aggiunto il
titolare del Viminale, "ha aperto la strada alla rinascita
dell'Italia". "E' solo con la coscienza del proprio passato e con una
memoria collettiva - ha aggiunto Maroni - che un Paese può mantenere salda la
propria democrazia, onorando quegli uomini e quelle donne che ci hanno
consegnato un'Italia libera e democratica, al prezzo della loro vita".
"I valori comuni che ancora oggi condividiamo - ha sottolineato Maroni -
discendono anche dalla data della vittoria sul nazifascismo per la quale fu
decisivo l'apporto di tutti i cittadini italiani che
lottarono e morirono per la nostra libertà: sui monti, sui campi di
concentramento, in uniforme o nelle carceri, nascondendo profughi ed ebrei o
sfamando sfollati, morendo per fame o sotto tortura. In quest'opera, non meno
che nella Resistenza militante, il contributo delle comunità locali è risultato
fondamentale".
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Yukos/ Otto Ong si
appellano a Medvedev per "processo equo" -2- di Apcom Tra i firmatari
Freedom House e Amnesty International USA -->Mosca, 24 apr. (Apcom-Nuova
Europa) - Tra i firmatari della lettera: Freedom House, Amnesty International
USA, Human Rights First, Human Rights Watch, International League for Human
Rights, Jacob Blaustein Institute for the Advancement of Human Rights, American
Jewish Committee and the Lantos Foundation for Human Rights and Justice.
Khodorkovsky e Lebedev si sono dichiarati innocenti rispetto alle nuove accuse,
che secondo la difesa sono state create ad arte per impedire a Khodorkovsky di
entrare in politica. La difesa sostiene che gli ex oligarchi stiano affrontando
un processo-copia di quello che li ha visti condannati nel 2005. Dalla lettera
trapela anche una certa preoccupazione in merito agli abusi perpetrati durante
il primo processo. Nel testo si chiede inoltre a Medvedev che tutto ciò non si
ripeta. Il primo processo contro Khodorkovsky rappresenta
il primo segnale di declino del rispetto dei diritti umani in Russia", afferma Paula Schriefer, portavoce di Freedom
House. "Il Presidente Medvedev ha la responsabilità di assicurare che
Khodorkovsky sia sottoposto ad un giusto processo come segnale di cambiamento
del Paese nell'ambito dei dritti umani e dello stato di diritto". Alla sbarra in realtà non
c'è soltanto l'ex uomo più ricco di Russia e il suo socio, Lebedev. Ma l'intero
sistema della giustizia sotto il segno dell'Aquila Bicipite. Nonchè il 'nuovo
corso' apparentemente intrapreso dal presidente Medvedev. Con gli occhi puntati
dell'opinione pubblica internazionale sul processo. E con la dichiarata volontà
del leader del Cremlino di non interferire. Almeno in base alle recenti
dichiarazioni rilasciate dallo stesso Medvedev a Novaja Gazeta, il giornale di
Anna Politkovskaja al quale il capo di stato ha rilasciato la sua prima
intervista con un quotidiano russo. E proprio l'intervista è apparsa come il
segnale principe: per indicare che 'la musica è cambiata' al Cremlino, rispetto
alla precedente gestione Putin, sul quale la Politkovskaja è stata sempre
fieramente critica, e del quale Khodorkovsky è sempre apparso come il nemico
numero uno. Lo stesso ex patron di Yukos, prima dell'inizio di quest'ultimo
processo si era appellato alla clemenza di Medvedev e a pochi giorni dalla
prima udienza aveva parlato di "segnali" di cambiamento per la giustizia
russa. E' anche vero che i poteri del Presidente almeno formalmente non
dovrebbero interferire con la giustizia. "Sarebbe il segnale di una
violazione della legge" come ha precisato lo stesso capo di stato al
direttore di Novaja Gazeta, Dmitri Muratov. Ma va anche ricordato che Mikhail
Gorbaciov, l'ex leader sovietico aveva già chiesto il perdono a Medvedev per
l'avvocato della Yukos, Bakhmina. "Penso che il Presidente della Russia
Dmitry Medvedev, in questo caso possa esercitare il suo diritto di perdono"
aveva detto. E per la Bakhmina è stata da pochi giorni ordinata la
scarcerazione, anche se non è chiaro quando l'ordine verrà eseguito. Quanto
all'andamento del processo Yukos-2, Medvedev in realtà aveva specificato che
l'esito poteva essere meno prevedibile di quanto si pensa. "Per eventuali
commentatori indipendenti, (un'eventuale previsione, magari sbagliata) è affar
loro. Per i funzionari di governo e il presidente, non vi può e non deve
esserci una qualsiasi previsione, su ogni procedimento giudiziario, compreso
quello a cui vi riferite" aveva detto Medvedev una settimana fa
nell'intervista con Muratov.
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Yukos/ Otto Ong si
appellano a Medvedev per "processo equo" di Apcom Khodorkovsky
rischia altri 22 anni, dopo condanna già comminata -->Mosca, 24 apr.
(Apcom-Nuova Europa) - Otto organizzazioni per la difesa
dei diritti umani e
un'attivista russo chiedono al Presidente Dmitri Medvedev che Mikhail
Khodorkovsky e Platon Lebedev ricevano un processo equo in rispetto dei diritti
umani. Lo rende noto
l'ufficio stampa dell'ex magnate nuovamente alla sbarra a Mosca per
appropriazione indebita e riciclaggio. Considerato un nemico dell'ex
leader del Cremlino Vladimir Putin, Khodorkovsky rischia altri 22 anni, dopo
una prima condanna a 9 anni per frode ed evasione fiscale. In una lettera
aperta presentata mercoledì 22 aprile durante una conferenza stampa a
Washington, le organizzazioni per la difesa dei diritti umani
e l'avvocato Lydmila Alexeyeva hanno chiesto che venga concesso agli
osservatori internazionali di assistere al processo. Hanno inoltre chiesto a
Medvedev di assicurare che il collegio di difesa non subisca intimidazioni o
minacce durante il procedimento, sottolineando i recenti tentativi di
intimorire gli avvocati e l'incremento dei crimini contro figure
dell'opposizione e giornalisti. (segue)
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Moldova/ Hammarberg
(Cons.Europa) in visita dal 25 al 28 aprile di Apcom Per avere un quadro dei
recenti eventi andrà anche nelle prigioni -->Bruxelles, 24 apr. (Apcom - Nuova Europa) - Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas
Hammarberg, si recherà in Moldova dal 25 al 28 aprile "per ottenere un
quadro completo e di prima mano dei recenti eventi e delle loro implicazioni
per i diritti umani".
E' quanto annuncia lo stesso Hammarberg in un comunicato. La missione
prevede incontri con le "massime autorità" del governo, i
rappresentanti delle organizzazioni internazionali a Chisinau e della società
civile. Inoltre Hammarberg visiterà anche le prigioni e i commissariati di
polizia, dove secondo l'opposizione i manifestanti anti-governativi sono stati
picchiati e sottoposti a trattamenti degradanti.
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Moldova/ Romania: a
Chisinau non c'è democrazia, Ue intervenga di Apcom Presidente Camera:
correggere mancanze senza allontanare moldavi -->Roma, 24 apr. (Apcom-Nuova
Europa) - Gli episodi di violenza e di instabilità che si sono susseguiti nelle
ultime settimane in Moldova devono essere "corretti" dall'Unione
europea, garantendo la stabilità alle frontiere dell'Ue e nello stesso tempo
non allontanando i moldavi "che hanno un grande desiderio di entrare a far
parte della famiglia europea". Bruxelles, quindi, non può fare finta di
niente secondo il presidente della Camera romena Roberta Anastase, ex
eurodeputata che si trova a Roma per alcuni incontri bilaterali. Parlando ieri
con il ministro degli Esteri Franco Frattini, la 32enne politica romena ha
sottolineato che in Moldova si è "assistito ad alcune deviazioni rispetto
alla democrazia e ai comportamenti democratici, per questo ho sollecitato le
autorità di Roma in vista della creazione di una serie di strategie comuni a livello
europe per evitare che questo possa ripetersi ai confini europei senza per
questo precludere a questi Paesi l'accesso all'Europa stessa", ha
dichiarato in un'intervista ad Apcom. La posizione di Bucarest è chiara e non
transige, mentre Bruxelles segue una linea di forte cautela e non ha ancora
dato un segnale univoco e preciso a Chisinau. "Abbiamo sostenuto lo
svolgimento di elezioni libere e corrette in Moldova, in conformità con quello
che era stato chiesto anche dall'Ue - ha continuato Anastase - siamo seriamente
preoccupati per quello che è accaduto e per come sono
calpestati i diritti umani.
Le violente repressioni che hanno avuto luogo dopo le elezioni dimostrano
l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente democratico. Tutti i
comportamenti anti-democratici devono essere corretti dall'Ue senza che questo
debba allontanare i moldavi dall'Europa perché desiderano molto fare parte di
questa grande famiglia". La Romania, che ha sempre sostenuto
l'integrazione europea della Moldova, ha anche offerto dieci giorni fa una via
di accesso alternativa alla cittadinanza Ue, facilitando le pratiche per la
richiesta della cittadinanza romena per i moldavi di origine romena. "In
questo momento sono in lavorazione 8.000 richieste di cittadinanza romena, ma è
necessario precisare che questa facilitazione riguarda coloro che in passato
hanno avuto la cittadinanza romena o ai loro discendenti: per noi si tratta di
un atto di giustizia nei confronti di persone che hanno avuto un diritto che
gli è stato poi tolto in maniera ingiusta. Non stiamo facendo altro se non
abbreviare i tempi in cui possono riacquisre il loro diritto". E' stato
proprio il presidente romeno Traian Basescu a volere questa iniziativa, che ha
suscitato perplessità a Bruxelles per la possibile nuova ondata di immigrazione
verso i Paesi Ue. Ma Anastase getta acqua sul fuoco: "Gran parte di queste
persone sono anziane, non pensano ad andare via dal proprio Paese, ma vogliono
soltanto riacquistre la cittadinanza romena. Per quanto riguarda la forza
lavoro moldava, chi ha desiderato lavorare all'estero lo ha già fatto ed è
quanto le statistiche dimostrano. Non hanno più bisogno della cittadinanza
romena per lasciare la moldova".
( da "Gazzettino, Il (Rovigo)"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Degrandis: «La
memoria non ha colori» Venerdì 24 Aprile 2009, (e.m.) Da qualsiasi parte si
guardi la questione, è innegabile che il meeting di Marco Pirina, direttore di
"Silentes loquimur", oltre che suscitare prese di posizione che
paiono purtroppo inconciliabili, ha sortito però l'effetto di ricordare che è
tuttora aperta la questione del monumento a ricordo dei Regi Carabinieri caduti
a Malga Bala, tra cui Antonio Ferro di Rosolina. Rosolina si è già ricordata di
Antonio Ferro, dedicandogli a Volto un ampio piazzale, il che vuol dire averlo
affidato alla memoria. Sulla vicenda ora interviene Giancarlo Degrandis,
capogruppo consiliare di maggioranza a Rosolina, che dice che «sulla vicenda
dei carabinieri trucidati, di cui uno di Rosolina, si era costituito un
comitato di cittadini, il quale è riuscito a far costruire un monumento, che
sarà posizionato in località Volto». Poi da Degrandis un'accusa all'assessore regionale ai Diritti umani, Isi Coppola. «Ha voluto appropriarsi di questa storia, e darne
un colore politico. Io ritengo che le tragedie della guerra e le loro morti non
abbiano colore e debbano essere ricordate dalle Istituzioni, non dai partiti.
Ma chi ha la necessità di vendere fumo per dare visibilità a qualche ballerino
di estrema destra, queste cose non le capisce».
( da "Gazzettino, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Venerdì 24 Aprile
2009, Washington Nell'imminenza del 29 aprile, scadenza dei primi cento giorni
di Obama alla Casa Bianca - data simbolica che tradizionalmente coincide con i
primi bilanci su ogni presidenza - dal "barattolo di vermi" aperto
dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle
torture della Cia, è uscita una rivelazione che colpisce l'ex segretaria di
Stato di Bush, Condoleezza Rice. Dai nuovi documenti emersi dal Congresso si
apprende che dall'estate del 2002 vari esponenti dell'amministrazione Bush,
compresa la Rice (all'epoca consigliera per la sicurezza nazionale) avevano
approvato l'uso dei "metodi duri" di interrogatorio. Alle discussioni
avevano partecipato il direttore della Cia George Tenet, il vicepresidente Dick
Cheney, il segretario alla Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa
Bianca Alberto Gonzales. Sarebbe stato lasciato fuori l'allora segretario di
Stato, Colin Powell, forse per il timore che si opponesse. La Commissione
Intelligence del Senato ha diffuso un documento che rivela che la Rice aveva
dato nel luglio 2002 luce verde all'interrogatorio "duro" contro
sospetti terroristi. Era già emerso dalle carte che Khalid Sheik Mohammed,
ritenuto l'organizzatore della strage dell'11 settembre, era stato sottoposto
per ben 183 volte, in un mese, al waterboarding (annegamento simulato) per
convincerlo a confessare. La Casa Bianca ha sperato invano di mettersi alle
spalle il passato - vietando ogni forma di tortura,
rendendo pubblici i documenti che autorizzavano e descrivevano i metodi usati,
ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia responsabili materiali delle
torture, che avevano obbedito a ordini superiori. Obama è stato attaccato da
destra, per aver reso pubblici i documenti, e ora anche dalla sinistra che
vuole un'inchiesta per punire i responsabili. L'ex vicepresidente Dick
Cheney è sceso in campo contro Obama ribadendo la legalità delle tecniche di
interrogatorio usate e chiedendo la pubblicazione anche dei documenti che
mostrerebbero che dai terroristi sono state così ottenute informazioni in grado
di salvare migliaia di vite americane. Imbarazzano la Casa Bianca soprattutto
le iniziative, nel Congresso, di deputati e senatori democratici - compresa la
potente speaker della Camera Nancy Pelosi - per aprire inchieste sulle
responsabilità dell'amministrazione Bush nell'autorizzare metodi equiparabili a
torture per interrogare i sospetti terroristi. Obama aveva discusso a lungo con
i consiglieri su come gestire i documenti segreti dei legali del ministero
della Giustizia, che autorizzavano le torture. L'idea di nominare una
commissione indipendente d'inchiesta come quella della strage dell'11 settembre
2001, era stata scartata dalla Casa Bianca. Obama aveva invece sottolineato
l'importanza di "guardare avanti" chiudendo quella brutta pagina.
Appello, però, inascoltato: l'effetto valanga della vicenda sembra non più
controllabile dalla Casa Bianca. Obama può comunque ancora contare sul forte
sostegno degli americani che restano preoccupati per lo stato dell'economia, ma
appaiono abbastanza rassicurati dalle sue iniziative. La Gallup, ad esempio,
indica che l'operato del presidente rimane positivo per il 63-64% degli
americani: percentuale che è la migliore dal lontano 1977, quando Jimmy Carter
arrivò al traguardo dei 100 giorni con un'approvazione del 69%; ma poi cominciò
il declino e Carter alla fine del primo mandato fu battuto da Ronald Reagan.
( da "Articolo21.com"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
La Resistenza non è
di tutti di Giampaolo Carbonetto Il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoé,
afferma in pubblico che gli sarà molto difficile avere rapporti cordiali con il
sindaco di Roma, Gianni Alemanno, perché non può sentirsi in alcun modo vicino
a chi ha accettato che la sua elezione e altre sue apparizioni fossero
festeggiate da molti con il saluto fascista. Il presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, ribadisce che è intollerabile che taluni denigrino e offendano la
lotta partigiana... che è stata fondamentale per la liberazione dellItalia
dal nazifascismo e molti giornali danno ampio rilievo a questa frase, mentre
altri la ignorano, o
la affogano tra le miriadi di notizie che riempiono un quotidiano. Come sempre
ci si avvicina al 25 aprile pensando, sessantanni dopo, di non
doverne più parlare. E, invece, ci si rende conto che parlarne ancora non è
assolutamente demodé: anzi, ricordarne origini e significato è un dovere e partecipare alle
manifestazioni in suo onore è un obbligo di testimonianza. Perché il 25 aprile,
la giornata che celebra la Resistenza non è una festa di tutti. è nata
ricordando una profonda divisione tra gli italiani – da una parte fascisti e
nazisti e dallaltra coloro che volevano libertà e
democrazia – ed esiste per ricordare questa contrapposizione che non è
assolutamente da vituperare, né da dimenticare, ma, anzi, è da tenere ben cara
perché, fin quando il ricordo
di questa contrapposizione vivrà, vorrà dire che esistono ancor vitali
anticorpi contro la perdita della democrazia. Curioso ma non divertente, poi,
che il valore della Resistenza sia riscoperto soltanto oggi da coloro che,
nella mitologia politica attuale, pensano di essere ormai riusciti a convincere
la maggior parte degli italiani che i fascisti non esistono più mentre i
comunisti esistono ancora. Il fatto è che la Resistenza non è di tutti. Anche
se sono tanti quelli che hanno tentato e tentano di mescolare le carte puntando
a mettere sullo stesso piano coloro che al fascismo si sono opposti e quelli
che il fascismo hanno sostenuto. Unoperazione
inammissibile e non perché i primi abbiano vinto la guerra e i secondi
labbiano perduta, ma perché il fascismo è stato le leggi razziali, le spedizioni di
aggressione coloniale, lingresso in guerra a fianco
dellorrore nazista, luccisione di Matteotti, dei fratelli Rosselli,
di Amendola e di tanti dissidenti, linvio al confino – e non in vacanza –
di molti che si
opponevano perché si rifiutavano di smettere di pensare; è stato la
soppressione della libertà di stampa, leliminazione della
maggior parte dei diritti civili, la dissuasione violenta nei confronti del
libero pensiero. Perché il fascismo è stata la negazione dellumanità mentre la Resistenza, di quella
stessa umanità, è stata la più alta affermazione
laica. La Resistenza non è soltanto di chi lha combattuta, ma anche
di chi ha saputo farne tesoro, tra cui anche, con buona pace di chi quotidianamente dice il contrario, i comunisti
italiani che subito dopo aver finito di combattere, si sono messi assieme a
popolari cristiani, socialisti e liberali a edificare concordemente quella
Costituzione che ancora oggi è una delle più avanzate del mondo e che è
riuscita a creare una mirabile architettura di pesi e contrappesi che qualcuno
oggi vorrebbe disequilibrare nel nome di quella cosiddetta “governabilità” che
in realtà significa soltanto riduzione dei controlli. Il 25 aprile serve per
ringraziare coloro che per la nostra libertà hanno sacrificato la gioventù e
spesso la vita. Anche i comunisti, ma non i fascisti. Serve per guardare al
frutto della Resistenza che si estrinseca nella nostra Costituzione. Serve per
ricordare chi ha difeso questa Costituzione e i suoi valori; chi ha saputo
trasformare quel drammatico modo di vivere e combattere in pacifica pratica
quotidiana difendendo la libertà, la democrazia, il lavoro, luguaglianza,
la dignità, la solidarietà; battendosi per i diritti umani di
tutti e non soltanto di determinati, pur vastissimi, gruppi razziali, religiosi
o economici; ripudiando la guerra. La Resistenza non è e non sarà mai di chi a
questi valori – anche a uno soltanto di questi valori – si oppone. Di chi può
avere le sue idee, ma non può pretendere di impadronirsi anche degli ideali
altrui. La scorsa settimana, parlando con Loris Mazzetti al Festival dellinchiesta
di Pordenone, ho detto che il partigiano Enzo Biagi sui monti
dellAppennino emiliano ha compreso lenorme valore del “diritto di resistenza” e ne ha fatto
tesoro tanto da elaborarlo in “dovere di resistenza” in ogni giornata della sua
vita personale e professionale. Il 25 aprile non può appartenere
contemporaneamente a Enzo Biagi e a chi lo ha fatto cacciare dalla Rai con un editto
dalla Bulgaria.
( da "Asca" del
24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
CONSIGLIO D'EUROPA:
CHITI A STRASBURGO PER ASSEMBLEA (ASCA) - Roma, 24 apr - Il vice presidente del
Senato, Vannino Chiti, prendera' parte all'Assemblea del Consiglio d'Europa,
che avra' luogo a Strasburgo dal 27 al 30 aprile. All'ordine del giorno dell'Assemblea,
tra gli altri temi, l'osservazione delle elezioni
presidenziali nella ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, la tutela dei diritti
umani in situazioni di
emergenza e le conseguenze umanitarie della guerra tra Georgia e Russia: seguito della risoluzione
1648 (2009). Chiti partecipera' anche alla riunione della 'Commissione per le
Migrazioni, i Rifugiati e la Demografia' della quale e' membro. red-njb/
( da "AprileOnline.info"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
La politica e la
giustizia Stefano Rizzo, 24 aprile 2009, 16:19 Approfondimento Negli Stati
Uniti nessuno in questo momento sa come affrontare il groviglio giuridico delle
torture autorizzate, consentite e commesse un po' tutti -agenti della CIA,
soldati, contractors e su su fino al dipartimento della giustizia, alla Casa
bianca, al Consiglio per la sicurezza nazionale. Ma poiché l'azione penale non
è obbligatoria, tutti temono di pagare un prezzo politico troppo alto per le
loro decisioni, temono che intorno ad una questione di giustizia si scateni una
guerra politica che lacererebbe il paese e bloccherebbe per mesi, o anni,
l'azione della nuova amministrazione Diciamo la verità. Questo è il momento in
cui agli Stati Uniti avrebbe fatto terribilmente comodo avere un sistema
giudiziario in cui l'azione penale (come in Francia, come in Italia) è
obbligatoria. Ma poiché in quel paese l'azione penale è affidata alla decisione
discrezionale del ministro della giustizia (che è anche il procuratore
generale), oltre che dei procuratori federali e statali, nessuno in questo
momento sa come affrontare il groviglio giuridico delle torture autorizzate,
consentite e commesse un po' tutti -- agenti della CIA, soldati, contractors e
su su fino al dipartimento della giustizia, alla Casa bianca, al Consiglio per
la sicurezza nazionale. Ieri abbiamo appreso che anche il Congresso (seppure
sotto forma di un gruppo ristretto della commissione sui servizi segreti) era
stato informato e non aveva avuto nulla da obbiettare. Se l'azione penale fosse
obbligatoria e non discrezionale, la magistratura dovrebbe fare il suo dovere,
i processi avrebbero corso, un imputato minore chiamerebbe in causa uno
maggiore e il maggiore quello più grande ancora. Sarebbe lungo, doloroso, pieno
di acrimonia. Sarebbe uno spettacolo indecente che metterebbe a nudo la rete di
ipocrisie, di sadismo, di pavidità burocratica che ha avviluppato
l'amministrazione Bush a tutti i livelli. Ma sarebbe anche uno spettacolo
confortante vedere come gli Stati Uniti, il paese "fondato sul governo
della legge e non degli uomini", sono in grado di portare alla luce il
proprio recentissimo passato, punire chi deve essere punito e evitare che gli
abusi del passato non si ripetano alla prossima drammatica crisi. Sarebbe
confortante per le migliaia di detenuti, colpevoli di qualcosa, o innocenti di
qualunque cosa, che hanno subito indicibili torture e sono stati ridotti ad
oggetti da cui "estrarre" in qualunque modo "utili
informazioni". Sarebbe confortante per tutti coloro che in questi anni
hanno denunciato, hanno scritto, hanno manifestato contro il pericolo che il
loro paese scivolasse nei comportamenti barbarici di uno stato totalitario, di
una dittatura latinoamericana. Ma poiché negli Stati Uniti l'azione penale non
è obbligatoria, nessuno sa esattamente cosa fare a questo punto; tutti temono
di pagare un prezzo politico troppo alto per le loro decisioni, temono che
intorno ad una questione di giustizia si scateni una guerra politica che
lacererebbe il paese e bloccherebbe per mesi, o anni, l'azione della nuova
amministrazione. E' stata saggezza politica, o opportunismo, a fare dire a
Barack Obama, nel mentre che denunciava le torture e
prometteva che non ci sarebbero più state sotto il suo governo, che
"bisognava voltare pagina", andare oltre, guardare al futuro. Obama
sapeva che non poteva limitarsi ad affermare che "l'America non tortura"
(anche Bush l'aveva detto, mentendo) e ad annunciare la chiusura del carcere di
Guantanamo. Il suo elettorato (e lui stesso sicuramente) pretendeva di
più. Per questo, nel mentre che annunciava che gli agenti della CIA colpevoli
non sarebbero stati processati, ha ordinato la pubblicazione dei
"memo" segreti della Casa bianca e del dipartimento della giustizia
che autorizzavano le torture sui detenuti. Ma così facendo Obama ha aperto un
vaso di Pandora, ha tolto il coperchio a quella pentola putrescente di
illegalità che molti speravano potesse rimane chiusa e sepolta in qualche
archivio segreto fino a quando non fosse stato concesso agli storici di aprirla
in un futuro indeterminato. Il paradosso è che fino a pochi mesi fa il tema
delle torture non era al primo posto, e neppure al secondo o al terzo,
dell'attenzione dei media e delle preoccupazione della Casa bianca. La campagna
elettorale era stata condotta essenzialmente su due fronti: porre fine alla
guerra irachena e risollevare l'economia. Con il peggiorare della crisi a fine
2008 quello dell'economia era diventato il tema principale: gli americani erano
molto più preoccupati delle loro condizioni di vita e del loro futuro che non
di quanto era stato fatto in loro nome sui campi di battaglia e nei centri di
detenzione. Sapevano di Abu Ghraib e di Guantanamo, sapevano delle
"renditions" e delle torture. Sapevano anche che tutto questo era
stato autorizzato e voluto, che non era frutto del caso o di "qualche mela
marcia del turno di notte" (come disse Donald Rumsfeld). Lo sapevano, ma
poiché tutto sommato i torturati e i rapiti non erano cittadini americani e si
contavano "solo" in qualche centinaio, o forse migliaio, non
pensavano che la questione fosse terribilmente importante. Che diamine! questa
non è l'Argentina, o il Cile, e i crimini non sono stati commessi per le strade
o nella palestra vicino casa, ma in luoghi lontani, all'estero, al sicuro da
occhi indiscreti. La grande maggioranza degli americani pensavano, o speravano,
che per risolvere il problema sarebbe bastato un buon esame di coscienza, una
condanna morale e la promessa di non farlo più. In sostanza, chi ha dato ha
dato... Forse lo pensava (o lo sperava) anche Obama. I suoi convincimenti
morali non sono in discussione e neppure la sua onestà intellettuale.
Semplicemente anche lui pensava che per il momento aveva già troppe cose nel
piatto - un vasto piano di risanamento dell'economia, un altrettanto vasto
piano di riforme, un radicale riorientamento della politica estera -- per
lasciarsi coinvolgere in quello che ad alcuni -- sicuramente all'opposizione
repubblicana --sarebbe apparso come un regolamento di conti. Allo stesso tempo
Obama sa bene che, buoni o cattivi, esecutori obbedienti o complici, ha bisogno
dei servizi segreti e degli altri apparati di spionaggio e non può permettersi
una rivolta interna che minaccerebbe la sicurezza del paese. Ma la diga si è
rotta. Ogni giorno è stato un susseguirsi di rivelazioni e di ammissioni. Il
Congresso ha pubblicato un suo rapporto e molti parlamentari chiedono una
commissione di inchiesta. Escludendo l'incriminazione dei pesci piccoli, Obama
non ha escluso quella dei pesci grossi. Probabilmente, che il ministro della
giustizia lo voglia o meno, presto partiranno le denunce nei confronti dei
vertici dell'amministrazione Bush da parte delle associazioni di difesa dei
diritti umani. La base giuridica c'è: la convenzione internazionale contro la
tortura del 1984, firmata anche dagli Stati Uniti. E i trattati internazionali,
una volta recepiti, diventano legge. Ma c'è uno spettro ancora peggiore delle
incriminazioni in patria: se la magistratura americana non agirà contro i
torturatori, qualunque paese straniero sarà autorizzato a farlo. Per Bush,
Cheney, Rumsfeld, Condoleezza Rice si aprirebbe allora la possibilità di essere
arrestati non appena mettessero piede fuori dal loro paese, come un qualunque
Augusto Pinochet, come un qualunque Omar Bashir.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Unione
Sarda, L' (Nazionale))
Argomenti: Diritti umani
Esteri Pagina 111
Usa, tranne Powell lo staff di Bush ne era al corrente Documenti Cia: la Rice
approvò l'uso della tortura negli interrogatori Usa, tranne Powell lo staff di
Bush ne era al corrente --> WASHINGTON Il barattolo di vermi aperto dal
presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture
della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca
reazioni a catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla Casa
Bianca. Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate del
2002 diversi esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca
consigliere per la sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi
duri di interrogatorio. Alle discussioni avevano sicuramente partecipato, oltre
al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il
ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto
Gonzales. Fu lasciato fuori Colin Powell, forse per il timore che potesse
esprimere parere contario. Un documento, finora classificato, reso noto dalla
Commissione Intelligence del Senato mostra che la Rice aveva dato fin dal
luglio 2002 luce verde all'uso delle tecniche di interrogatorio duro nei
confronti dei sospetti terroristi. I documenti del ministero della Giustizia
resi pubblici dalla Casa Bianca mostrano che il terrorista Khalid Sheik
Mohammed, considerato l'organizzatore della strage dell'11/9, era stato
sottoposto per ben 183 volte nel giro di un mese alla tortura del waterboarding
(l'annegamento simulato). Il presidente Obama è stato attaccato sia dalla
destra, per avere reso pubblici i documenti, che dalla sinistra, che desidera
adesso una inchiesta per punire i responsabili.
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
FRANCESCO ROMANETTI
Di Bush ovviamente già si sapeva, era lui a metterci la firma. Visto, letto e
sottoscritto: torturate pure. Anche sulle responsabilità di tipi come Dick
Cheney, il vice del capo, o come Donald Rumsfeld, il super-falco della Difesa
poi costretto a farsi da parte, non c'era alcun dubbio. Ma ora salta fuori che
ad esserci dentro fino al collo è anche Condoleezza Rice, algida lady di ferro
dell'amministrazione repubblicana, che aveva sempre negato
ogni suo coinvolgimento nella storiaccia delle torture. Invece già nel 2002,
quando ricopriva la carica di di consigliere per la Sicurezza Nazionale,
Condoleezza Rice diede il suo ok agli agenti della Cia per il ricorso al
«waterboarding», la tortura dell'annegamento simulato. I documenti che
incastrano la Rice, poi promossa segretario di Stato, fanno ora parte dell'inchiesta
della commissione del Senato sui metodi di interrogatorio dell'era Bush. Tutti
documenti resi pubblici per decisione del presidente Barack Obama. Condy - come
la chiamava George W. - fu molto solerte con George Tenet, allora capo della
Cia e in un incontro del 17 luglio 2002 «consigliò» di procedere con le torture
per far sputare confessioni a presunti terroristi. Lo stesso fece John
Ashcroft, allora ministro della Giustizia, che con la Rice partecipò ad un
briefing su «metodi alternativi di interrogatorio, compreso il waterboarding»
già nel maggio 2002. Un anno dopo - luglio 2003 - seduti intorno ad un tavolo
per chiarire meglio le questioni legali della faccenda (in pratica: come
torturare facendola franca davanti alla legge), oltre all'immancabile Rice
c'erano il vicepresidente Dick Cheney, il ministro Ashcroft, il consigliere
legale della Casa Bianca, Alberto Gonzales e John Bellinger III, consigliere
legale del Consiglio di Sicurezza Nazionale. A fare il lavoro sporco, si sa,
sono stati gli aguzzini di Guantanamo e delle carceri segrete, gli agenti della
Cia, i militari e la soldataglia di Abu Ghraib. Perfino medici rianimatori,
come si è appreso recentemente. Ma gli ordini partivano dall'alto. Il
presidente Obama, che pure ha coraggiosamente voluto che la verità venisse
fuori e che l'America mettesse fine alla vergogna della tortura, ha tentato
finora di garantire l'immunità alla «manovalanza», ai torturatori. «Obbedivano
agli ordini - è la tesi - facevano quello che veniva loro chiesto di fare». Il
fatto è che con lo spuntare fuori dei quattro memorandum destinati alla
pubblicazione, la vicenda diventa sempre più imbarazzante. Tanto che lo stesso
Obama l'altro giorno, pressato «da sinistra» da parlamentari liberal e
organizzazioni per i diritti umani, si è pronunciato a favore di un'inchiesta
parlamentare. E, soprattutto, il presidente democratico non ha escluso che
possano essere aperti procedimenti contro gli alti funzionari
dell'amministrazione Bush che hanno messo in piedi l'impalcatura legale per
giustificare le torture. Ma è a questo punto che i conti potrebbero non
tornare. E ora che la pentola è scoperchiata, la situazione potrebbe sfuggire
di mano allo stesso Obama. Se si aprisse un processo a carico dei «tecnici» e
dei «consulenti» (i nomi fatti finora sono quelli di Steven Bradbury, Jay Bybee
e John Yoo, tre figure di secondo piano) è chiaro che questi chiamerebbero in
causa i loro «mandanti». Cioè i capoccioni politici che hanno chiesto loro di
cambiare, riscrivere e aggirare le leggi. Da questo punto di vista, neppure una
come Condoleezza Rice sarebbe al vertice degli imputati eccellenti.
Bisognerebbe salire più su. Più su pure del ministro della Giustizia o del
vicepresidente. In teoria, fino al presidente con poteri speciali: fino a
George W. Bush.
( da "Dagospia.com"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
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articolo --> COSE VOMITEVOLI PER STOMACI FORTI
SU YOUTUBE IL VIDEO DELLE SEVIZIE DEL PRINCIPE SAUDITA ISSA BIN ZAYED AI DANNI
DI UN UOMO DAFFARI ARABO GLI SPARA, LO FRUSTA, LO INVESTE COL SUV
LUOMO (RESIDENTE IN USA) SOPRAVVIVE E CHIEDE I DANNI... Dal Corriere
della Sera" Torture Un membro della famiglia reale degli Emirati Arabi
Uniti appare in un video mentre tortura - aiutato da quelli che sembrano
poliziotti in divisa - un uomo con fruste, pungoli elettrici e tavole di legno
con chiodi sporgenti dopo avergli fatto ingerire la sabbia del deserto.
Nel video, trafugato clandestinamente dagli Emirati, si vedono tre uomini che
seviziano il malcapitato, Bassam Nabulsi, un uomo d'affari arabo che vive a
Houston, in Texas. Tutto avviene di notte, in un punto isolato del deserto
sabbioso e si conclude con un Suv che travolge parzialmente il malcapitato.
Bassam Nabulsi è incredibilmente sopravvissuto alle violenze e ora ha deciso di
chiedere un risarcimento milionario al principe di sangue reale, identificato
come Issa Bin Zayed al Nayan, fratello del principe ereditario, lo sceicco
Mohammed. Il ministro degli Interni dell'Emirato, anche lui un fratello di
Issa, ha dichiarato che ciò che compare nel nastro «non è certo un modello di
comportamento». «Il video dura tre quarti d'ora - ha raccontato lo stesso
Bassam Nabulsi -. Il principe ha ordinato di riprendere tutta la scena perché
voleva divertirsi osservandola nella sua televisione». A quanto è emerso, le
torture sono state inflitte perché il principe Issa era scontento di un affare
portato a termine con Nabulsi. (http://www.youtube.com/watch?v=5YGWjxzMka4)
[24-04-2009] TortureTorture
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
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Sicurezza/
Strasburgo in allarme per schedature dati personali di Apcom Vietare uso dati
basati su etnia, fede, orientamento sessuale -->Bruxelles, 24 apr. (Apcom) -
Con 372 voti favorevoli, 12 contrari e 7 astensioni, il Parlamento europeo ha
approvato, oggi a Strasburgo, una raccomandazione al Consiglio Ue in cui chiede
di vietare la prassi - adottata dalle autorità degli Stati membri impegnate
nelle indagini antiterrorismo o contro la criminalità, nel controllo
dell'immigrazione e nei controlli alle frontiere - di schedare gli individui in
base alla raccolta di dati personali ('profiling') che fanno riferimento
all'origine etnica, la razza, le convinzioni religiose, l'orientamento
sessuale, le opinioni politiche, o l'appartenenza a movimenti o a
organizzazioni non vietate dalla legge. La considerazione dell'etnia, dell'origine
nazionale o della religione quali fattori nelle indagini di contrasto,
sottolinea la raccomandazione, "non è vietata finché tale ricorso è
conforme agli standard in materia di non discriminazione"; ma deve
comunque superare le verifiche di efficacia, necessità e proporzionalità, se si
vuole realizzare una differenza di trattamento legittimo che non costituisca
discriminazione. L'Europarlamento, inoltre, ammette che le statistiche basate
sull'etnia sono uno strumento essenziale per identificare le azioni di
contrasto, ma obietta che "esiste il rischio di sottoporre persone
innocenti a provvedimenti arbitrari quali fermi, interrogatori, restrizioni
della libertà di movimento " a causa dell'aggiunta di determinate
informazioni ai loro profili da parte dei funzionari di uno Stato. La
raccomandazione, elaborata a partire da un rapporto della relatrice britannica
Sarah Ludford (Liberaldemocratici), chiede che qualunque elaborazione di dati
personali per finalità di applicazione della legge e di lotta al terrorismo sia
"basata su norme giuridiche pubblicate e chiare, specifiche e vincolanti,
nonché soggette a una vigilanza rigorosa ed efficace da parte di autorità
indipendenti, oltre che a severe sanzioni in caso di violazione". In
particolare, secondo l'Europarlamento, "la raccolta e la conservazione di
tali dati e l'uso di tecniche per la definizione di profili in merito a persone
non sospettate di un reato o di una minaccia specifici, dovrebbero essere
sottoposte a test di 'necessità' e 'proporzionalità' particolarmente
rigorosi". Le prassi attuali, con la ricerca e l'estrapolazione dei dati
immagazzinati in Internet, rendono "più labile il confine tra le legittime
attività di sorveglianza mirata e i problematici controlli di massa",
osserva l'Assemblea di Strasburgo, che paventa potenziali violazioni della
privacy. Secondo gli eurodeputati, vi dovrebbero essere solide salvaguardie
stabilite dalla legge, che assicurino un controllo giurisdizionale e
parlamentare adeguato delle attività della polizia e dei servizi segreti,
comprese le attività antiterrorismo. L'accesso ai fascicoli della polizia e dei
servizi segreti andrebbe consentito soltanto caso per caso, per finalità
specifiche, e dovrebbe essere soggetto a controllo giurisdizionale negli Stati
membri. Lo stoccaggio di massa di dati per motivi precauzionali rappresenta
"una misura sproporzionata" rispetto a quanto strettamente necessario
per un'efficace azione di contrasto del terrorismo, osservano gli eurodeputati,
suggerendo di fissare un limite di tempo per la conservazione delle
informazioni personali, e di garantire forme di tutela e possibilità di ricorso
contro il loro utilizzo discriminatorio. Il Consiglio Ue è esortato, infine, a
dare mandato alla Commissione europea, in collaborazione con l'Agenzia Ue per i
diritti fondamentali e, se del caso, con il Garante europeo della protezione
dei dati, di condurre uno studio, basato sul quadro
normativo pertinente e sulle pratiche in vigore, sull'applicazione delle
tecniche di definizione dei profili, sulla loro efficacia nell'identificazione
dei sospetti e sulla compatibilità di tali pratiche con le libertà civili, i
diritti umani e le norme
sulla privacy.
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
25 Aprile/ Radicali
in fila indiana a Quirinale e Altare patria di Apcom Serve nuova liberazione
dal sessantennio partitocratico -->Roma, 24 apr. (Apcom) - Manifestazione
domani dei Radicali in occasione del 25 Aprile a Roma, da Torre Argentina
all'Altare della Patria, passando per il Quirinale, "per una nuova
Liberazione: dal sessantennio partitocratico ora, come dal ventennio fascista allora".
Molti di noi - annunciano Emma Bonino, Marco Pannella e gli altri dirigenti, in
una nota- indosseranno il simbolo della "stella gialla", in segno di
monito e di allarme su come là dove vi è strage di legalità, di democrazia, di
informazione, di giustizia, di diritti umani, vi sarà anche strage di vite e di
popoli". Domani - proseguono i Radicali - il regime antidemocratico
italiano manifesterà, unito nelle sue svariate componenti, per celebrare la
liberazione dal Regime fascista. Oggi, alla vigilia di questa ricorrenza,
abbiamo presentato pubblicamente la prima versione del documento su "La
Peste italiana", sull'avvenuta sessantennale cancellazione della
democrazia e dello Stato di diritto nel nostro Paese, in vista di elezioni
europee che già si possono definire illegali.L'opera, che ci ha impegnato nei
giorni e notti delle ultime due settimane - che abbiamo distribuito alla stampa
e che presto sarà disponibile sul sito www.radicali.it - documenta come il
"Male" del ventennio fascista si sia in realtà trasformato e sia
sopravvissuto in altra forma nel sessantennio partitocratico, attraverso
innanzitutto la negazione della Costituzione e della legge scritta, la
sottrazione delle grandi questioni sociali e di libertà alla conoscenza e alla
possibilità di scelta dei cittadini".
( da "Virgilio Notizie"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Bruxelles, 24 apr.
(Apcom) - Con 372 voti favorevoli, 12 contrari e 7 astensioni, il Parlamento
europeo ha approvato, oggi a Strasburgo, una raccomandazione al Consiglio Ue in
cui chiede di vietare la prassi - adottata dalle autorità degli Stati membri impegnate
nelle indagini antiterrorismo o contro la criminalità, nel controllo
dell'immigrazione e nei controlli alle frontiere - di schedare gli individui in
base alla raccolta di dati personali ('profiling') che fanno riferimento
all'origine etnica, la razza, le convinzioni religiose, l'orientamento
sessuale, le opinioni politiche, o l'appartenenza a movimenti o a
organizzazioni non vietate dalla legge. La considerazione dell'etnia,
dell'origine nazionale o della religione quali fattori nelle indagini di contrasto,
sottolinea la raccomandazione, "non è vietata finché tale ricorso è
conforme agli standard in materia di non discriminazione"; ma deve
comunque superare le verifiche di efficacia, necessità e proporzionalità, se si
vuole realizzare una differenza di trattamento legittimo che non costituisca
discriminazione. L'Europarlamento, inoltre, ammette che le statistiche basate
sull'etnia sono uno strumento essenziale per identificare le azioni di
contrasto, ma obietta che "esiste il rischio di sottoporre persone
innocenti a provvedimenti arbitrari quali fermi, interrogatori, restrizioni
della libertà di movimento " a causa dell'aggiunta di determinate
informazioni ai loro profili da parte dei funzionari di uno Stato. La
raccomandazione, elaborata a partire da un rapporto della relatrice britannica
Sarah Ludford (Liberaldemocratici), chiede che qualunque elaborazione di dati
personali per finalità di applicazione della legge e di lotta al terrorismo sia
"basata su norme giuridiche pubblicate e chiare, specifiche e vincolanti,
nonché soggette a una vigilanza rigorosa ed efficace da parte di autorità
indipendenti, oltre che a severe sanzioni in caso di violazione". In
particolare, secondo l'Europarlamento, "la raccolta e la conservazione di
tali dati e l'uso di tecniche per la definizione di profili in merito a persone
non sospettate di un reato o di una minaccia specifici, dovrebbero essere
sottoposte a test di 'necessità' e 'proporzionalità' particolarmente
rigorosi". Le prassi attuali, con la ricerca e l'estrapolazione dei dati
immagazzinati in Internet, rendono "più labile il confine tra le legittime
attività di sorveglianza mirata e i problematici controlli di massa",
osserva l'Assemblea di Strasburgo, che paventa potenziali violazioni della
privacy. Secondo gli eurodeputati, vi dovrebbero essere solide salvaguardie
stabilite dalla legge, che assicurino un controllo giurisdizionale e
parlamentare adeguato delle attività della polizia e dei servizi segreti,
comprese le attività antiterrorismo. L'accesso ai fascicoli della polizia e dei
servizi segreti andrebbe consentito soltanto caso per caso, per finalità
specifiche, e dovrebbe essere soggetto a controllo giurisdizionale negli Stati
membri. Lo stoccaggio di massa di dati per motivi precauzionali rappresenta "una
misura sproporzionata" rispetto a quanto strettamente necessario per
un'efficace azione di contrasto del terrorismo, osservano gli eurodeputati,
suggerendo di fissare un limite di tempo per la conservazione delle
informazioni personali, e di garantire forme di tutela e possibilità di ricorso
contro il loro utilizzo discriminatorio. Il Consiglio Ue è esortato, infine, a
dare mandato alla Commissione europea, in collaborazione con l'Agenzia Ue per i
diritti fondamentali e, se del caso, con il Garante europeo della protezione
dei dati, di condurre uno studio, basato sul quadro
normativo pertinente e sulle pratiche in vigore, sull'applicazione delle
tecniche di definizione dei profili, sulla loro efficacia nell'identificazione
dei sospetti e sulla compatibilità di tali pratiche con le libertà civili, i
diritti umani e le norme
sulla privacy.
( da "Virgilio Notizie"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Roma, 24 apr. (Apcom
- Nuova Europa) - La Romania attende un segnale chiaro e forte sugli episodi di
violenza e di brogli elettorali in Moldova da parte dell'Unione europea. E' la
richiesta che negli ultimi giorni è arrivata da più rappresentanti della
politica romena, che hanno denunciato il silenzio o le poche parole imbarazzate
da parte di Bruxelles sui fatti del 6-7 aprile, secondo Bucarest dimostrazione
della mancanza di democrazia nel Paese vicino. Per Bucarest si tratta di un
vero fatto d'onore sia perché accusata da Chisinau di essere il burattinaio
delle proteste, sia perché in Moldova battono milioni di cuori romeni o di
discendenti romeni. La questione è nell'agenda della riunione dei ministri
degli Esteri dei Ventisette lunedì a Lussemburgo, mentre i dirigenti Ue si sono
già impegnati a inserire i rappresentanti della Commissione europea nella
commissione d'inchiesta che verrà creata sulle sommosse anti-governative. La
posizione romena è categorica: l'Ue non può liquidare la questione moldava come
"business as usual", ha sentenziato ieri il capo della diplomazia
Cristian Diaconescu perché la Moldova con il suo atteggiamento e con la
reintroduzione dei visti per i romeni sta infrangendo gli accordi di cooperazione
con l'Europa e i valori stessi dell'Ue. Non è stata meno dura Roberta Anastase,
giovane presidente della Camera romena, che ha sottolineato le "deviazioni
rispetto alla democrazia e ai comportamenti democratici" che si sono
susseguite in Moldova dove "sono calpestati i diritti umani" e le "violente
repressioni che hanno avuto luogo dopo le elezioni dimostrano l'incapacità di
Chisinau di creare un quadro veramente democratico". Anche per la terza
carica dello Stato romeno Bruxelles non può far attendere la sua risposta e
deve "correggere tutti i comportamenti anti-democratici". Fino
a questo momento l'Ue ha mantenuto una posizione prudente, perché se da una
parte la solidarietà verso un membro Ue come Bucarest è indiscutibile, con
Chisinau si vuole mantenere il dialogo, specie in vista del summit sul
'Partenariato per l'Est' del 7 maggio. Inoltre l'annuncio romeno sulla
concessione di 1 milione di passaporti ai moldavi ha fatto storcere qualche
naso, anche se per ora nessun partner Ue lo ha espresso pubblicamente. Il primo
ministro ceco uscente, Mirek Topolanek, ha incontrato il presidente moldavo
Vladimir Voronin mercoledì in qualità di presidente di turno dell'Ue. "Ho
raccomandato la creazione di una commissione d'inchiesta con i rappresentanti
della Commissione europea e dell'opposizione", ha annunciato, assicurando
che Bruxelles guarda con attenzione a ciò che accade in Moldova e auspicando la
normalizzazione dei rapporti con la Romania. Inoltre ha esortato il governo e
opposizione a riprendere il dialogo, notando che per ora la volontà di farlo
"esiste solo a parole". Oggi Solana, al termine di un altra visita a
Chisinau, ha riferito di aver ottenuto da Voronin l'impegno a includere i suoi
oppositori nella commissione, e si è dichiarato soddisfatto dall'intenzione del
governo di concedere l'amnistia ai partecipanti alle sommosse. Ma i
rappresentanti dell'opposizione chiedono di più. Dopo il nuovo conteggio dei
voti delle elezioni del 5 aprile, che confermano la vittoria dei Comunisti,
insistono sulla necessità di fare luce sulle liste degli aventi diritto al
voto. Lì, secondo i Liberali, i Liberaldemocratici e Nostra Moldova, si è
perpetuato l'imbroglio. Su questa ipotesi sembra aprire uno spiraglio anche
l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), che, pur
avendo catalogato come complessivamente conformi agli standard internazionali
le elezioni, ha sollevato "seri dubbi" sulle modalità di comiplazione
delle liste. Secondo l'opposizione moldava sarebbero stati iscritti 400 mila
nomi tra deceduti, minorenni e residenti all'estero per truccare il voto.
( da "Wall Street Italia"
del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
##Moldova/ Romania
chiede mano forte Ue,Solana media con Voronin di Apcom Bruxelles vuole
mantenere dialogo in vista di 'Partenariato Est' -->Roma, 24 apr. (Apcom -
Nuova Europa) - La Romania attende un segnale chiaro e forte sugli episodi di
violenza e di brogli elettorali in Moldova da parte dell'Unione europea. E' la
richiesta che negli ultimi giorni è arrivata da più rappresentanti della
politica romena, che hanno denunciato il silenzio o le poche parole imbarazzate
da parte di Bruxelles sui fatti del 6-7 aprile, secondo Bucarest dimostrazione
della mancanza di democrazia nel Paese vicino. Per Bucarest si tratta di un
vero fatto d'onore sia perché accusata da Chisinau di essere il burattinaio
delle proteste, sia perché in Moldova battono milioni di cuori romeni o di
discendenti romeni. La questione è nell'agenda della riunione dei ministri
degli Esteri dei Ventisette lunedì a Lussemburgo, mentre i dirigenti Ue si sono
già impegnati a inserire i rappresentanti della Commissione europea nella
commissione d'inchiesta che verrà creata sulle sommosse anti-governative. La
posizione romena è categorica: l'Ue non può liquidare la questione moldava come
"business as usual", ha sentenziato ieri il capo della diplomazia
Cristian Diaconescu perché la Moldova con il suo atteggiamento e con la
reintroduzione dei visti per i romeni sta infrangendo gli accordi di
cooperazione con l'Europa e i valori stessi dell'Ue. Non è stata meno dura
Roberta Anastase, giovane presidente della Camera romena, che ha sottolineato
le "deviazioni rispetto alla democrazia e ai comportamenti
democratici" che si sono susseguite in Moldova dove "sono calpestati i diritti umani" e le "violente repressioni che hanno avuto luogo dopo
le elezioni dimostrano l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente
democratico". Anche per la terza carica dello Stato romeno Bruxelles non
può far attendere la sua risposta e deve "correggere tutti i comportamenti
anti-democratici". Fino a questo momento l'Ue ha mantenuto una
posizione prudente, perché se da una parte la solidarietà verso un membro Ue
come Bucarest è indiscutibile, con Chisinau si vuole mantenere il dialogo,
specie in vista del summit sul 'Partenariato per l'Est' del 7 maggio. Inoltre
l'annuncio romeno sulla concessione di 1 milione di passaporti ai moldavi ha
fatto storcere qualche naso, anche se per ora nessun partner Ue lo ha espresso
pubblicamente. Il primo ministro ceco uscente, Mirek Topolanek, ha incontrato
il presidente moldavo Vladimir Voronin mercoledì in qualità di presidente di
turno dell'Ue. "Ho raccomandato la creazione di una commissione
d'inchiesta con i rappresentanti della Commissione europea e
dell'opposizione", ha annunciato, assicurando che Bruxelles guarda con attenzione
a ciò che accade in Moldova e auspicando la normalizzazione dei rapporti con la
Romania. Inoltre ha esortato il governo e opposizione a riprendere il dialogo,
notando che per ora la volontà di farlo "esiste solo a parole". Oggi
Solana, al termine di un altra visita a Chisinau, ha riferito di aver ottenuto
da Voronin l'impegno a includere i suoi oppositori nella commissione, e si è
dichiarato soddisfatto dall'intenzione del governo di concedere l'amnistia ai
partecipanti alle sommosse. Ma i rappresentanti dell'opposizione chiedono di
più. Dopo il nuovo conteggio dei voti delle elezioni del 5 aprile, che
confermano la vittoria dei Comunisti, insistono sulla necessità di fare luce
sulle liste degli aventi diritto al voto. Lì, secondo i Liberali, i Liberaldemocratici
e Nostra Moldova, si è perpetuato l'imbroglio. Su questa ipotesi sembra aprire
uno spiraglio anche l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in
Europa (Osce), che, pur avendo catalogato come complessivamente conformi agli
standard internazionali le elezioni, ha sollevato "seri dubbi" sulle
modalità di comiplazione delle liste. Secondo l'opposizione moldava sarebbero
stati iscritti 400 mila nomi tra deceduti, minorenni e residenti all'estero per
truccare il voto.
( da "Stampa, La" del
24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Stampa,
La)
Argomenti: Diritti umani
183
Retroscena CHI SAPEVA LA SCELTA Torture Il primo sì fu di Condi «Trattamenti»
per il detenuto MAURIZIO MOLINARI Anche l'ex vicepresidente Cheney fu messo al
corrente delle pratiche della Cia Obama vorrebbe limitare l'indagine ai
politici lasciando fuori gli agenti Verso un'inchiesta Documenti ufficiali del
2002 mostrano che l'allora consigliera di Bush approvò l'uso del waterboarding Lo scandalo
Anche la democratica Nancy Pelosi sarebbe stata informata Lei: «Mi dissero che
era solo un progetto» CORRISPONDENTE DA NEW YORK Furono Condoleezza Rice e Dick
Cheney ad autorizzare gli agenti della Cia di George Tenet a condurre gli
interrogatori dei detenuti di Al Qaeda con «tecniche rafforzate» che adesso
l'amministrazione Obama equipara alla tortura, ovvero ad una violazione delle
leggi degli Stati Uniti. A svelarlo sono alcuni documenti del ministero della
Giustizia, pubblicati online dalla commissione Intelligence del Senato,
destinati a rafforzare la voce dei leader democratici del Congresso che
vogliono dare inizio ad un'inchiesta pubblica sulla legalità dell'operato della
presidenza Bush. I documenti in questione escono dal ministero che dopo l'11
settembre 2001 era guidato da John Ashcroft, fedelissimo di Bush, ed ora è
nelle mani di Eric Holder, fedelissimo di Obama. La loro importanza è relativa
alla ricostruzione della genesi dell'autorizzazione all'uso del
«waterboarding», l'affogamento simulato al quale vennero sottoposti Khalid
Sheik Mohammed, ideatore degli attacchi del 2001, e due colonnelli di Osama bin
Laden: Abu Zubaida, collaboratore di Khalid Sheik Mohammed, e Abd al-Rahim
al-Nashiri, coinvolto nell'attacco alla Uss Cole del 2000. La prima occasione
nella quale la Casa Bianca diede luce verde a questa «tecnica rafforzata»
risale al 17 luglio 2002 quando Condi Rice, allora consigliere per la sicurezza
nazionale del presidente, incontrò il capo della Cia George Tenet suggerendogli
di «procedere a condizione dell'assenso del ministero della Giustizia». Era
stato un briefing dell'intelligence a spiegare in precedenza, nei dettagli, a
Rice che cosa comportava il «waterboarding» che venne poi impiegato su Abu
Zubayda per 83 volte riuscendo ad ottenere le informazioni che avrebbero
portato alla cattura di Khalid Sheik Mohammed. Un anno dopo, nel 2003, alti
funzionari della Cia tornarono a illustrare alla Casa Bianca l'utilità del
«waterboarding» durante una riunione alla quale parteciparono, oltre alla Rice,
il vicepresidente Dick Cheney, il ministro della Giustizia Ashcroft, il
consigliere legale del presidente Alberto Gonzales e il consigliere legale
della Rice, John Bellinger. Al termine di quella riunione venne riaffermata la
«legalità» delle «tecniche rafforzate» e nei mesi seguenti Khalid Sheik
Mohammed vi venne sottoposto per 183 volte, svelando il piano di una seconda
ondata di attacchi con aerei-kamikaze, questa volta contro la California. Il
«Washington Post» ha indagato su quanto avvenne all'epoca arrivando alla
conclusione che il ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, e il Segretario di
Stato, Colin Powell ne vennero tenuti all'oscuro. A confermarlo è anche John
Rockefeller, senatore democratico del West Virginia che siede nella commissione
di Intelligence, secondo il quale «i documenti di cui al momento disponiamo
attestano che non furono coinvolti nel processo decisionale». L'unico degli
interessati a reagire alle accuse al momento è Bellinger, facendo sapere che si
tratta di una «ricostruzione incompleta che non riflette cosa avvenne». Ma
l'impressione è che ci troviamo solo all'inizio di una battaglia politica e
legale dalle conseguenze imprevedibili. Dianne Feinstein, presidente
democratica della commissione di Intelligence al Senato, vuole infatti
accelerare i tempi per «audizioni pubbliche» alle quali potrebbero essere
chiamati a deporre sotto giuramento Cheney, Rice e altri volti di spicco della
passata amministrazione ma è un percorso che la Casa Bianca di Obama teme in
ragione dell'aria di rivolta che già si respira a Langley, fra gli agenti della
Cia che temono di diventare i capri espiatori dell'inchiesta. Fino a questo
momento Obama si è detto determinato ad impedire procedimenti a carico degli
agenti mentre è favorevole ad un'inchiesta bipartisan a Capitol Hill capace di
mettere in luce le illegalità commesse a livello politico. Saranno le prossime
settimane a dire che il presidente riuscirà a rimanere in bilico fra queste due
direzioni di marcia, di certo deve guardarsi dal rischio di boomerang come nel
caso di Nancy Pelosi, la presidente della Camera dei Rappresentanti che secondo
il «Washington Post» nel 2002 venne «messa segretamente al corrente delle nuove
tecniche». Pelosi assicura che «mi dissero solo che le avrebbero applicate in
futuro» ma non basta ad allontanare il dubbio che anche lei fosse a conoscenza
dei nuovi metodi di interrogatorio applicati sui detenuti di Al Qaeda.
( da "Stampa, La" del
24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Stampa,
La)
Argomenti: Diritti umani
Biennale Sabato 25
aprile al Sermig importante appuntamento sul testamento biologico con dibattito
pubblico gli ultimi atti ANNA SARTORIO Ancora tre giorni per partecipare
attivamente. Tre giorni per attivare la mente. La prima edizione della Biennale
Democrazia s'intitola, appunto, «Partecipare attiva(la)mente»: gioco di parole
affinché i bisogni dei cittadini non restino solo chiacchiere da bar.
Inaugurata mercoledì scorso da Giorgio Napolitano, la Biennale ha una missione:
coinvolgere la gente in dibattiti, incontri e nel tracciare la linee-guida
delle leggi, come una moderna democrazia dovrebbe fare. Ecco allora l'incontro
più importante, sabato 25 al Sermig (piazza Borgo Dora 61, dalle 9 alle 17):
atto finale di una discussione pubblica durata mesi sul testamento biologico.
Corrado Augias dirigerà i lavori: gruppi di 10 persone riuniti intorno a un
tavolo, ma anche collegati via web con altri gruppi (un incontro-gemello si
terrà in contemporanea nella Sala Pegaso della Regione Toscana), per dare «dal
basso» le indicazioni al Palazzo. Sempre che il Palazzo accolga i suggerimenti.
Ma la Biennale Democrazia non è solo questo. Negli ultimi tre giorni restano
decine di appuntamenti (tutti su www.biennaledemocrazia.it). Anche per i più
piccoli, perché la democrazia prima s'impara meglio è. Così venerdì 24 alle 10,
nella Sala Rossa del Comune, ecco «Le belle tasse», due incontri condotti da
Franco Fichera in cui alcune classi di IV e V elementari ricevono monete di
cioccolato come risorse, si costituiscono in autorità politica, esattori,
amministratori, versano i tributi e decidono come spendere il gettito. Mentre,
per gli adulti, a Palazzo Carignano (ore 10,30) Luciano Canfora introduce
Sergio Roda nel dibattito «La democrazia degli antichi», da Socrate ad
Aristotele, passando per Platone. Sempre venerdì 24 si parla, poi, di nuovi
poveri (Cavallerizza Reale, ore 10), assieme a Pierluigi Dovis, Marco Revelli,
Chiara Saraceno, e di mafia al Teatro Gobetti (ore 11). Mentre il matrimonio
omosessuale viene affrontato al Carignano (ore 14) con Valeria Ottonelli e
Andrea Bajani. Non basta. I temi sono tanti. Ci saranno satira, Tibet, diritti umani,
precariato, un excursus da Mazzini alla politica e anche letture tratte da
Nietzsche. I temi di sabato toccheranno Internet, l'India, il populismo, il
dialogo sordo tra destra e sinistra (se esistono ancora), il multiculturalismo
e una bella lettura sulla democrazia secondo Tocqueville (ore 17,
Circolo dei Lettori, via Bogino 9). Giornata conclusiva, infine, domenica 26
(sempre al Circolo dei Lettori): una maratona, dalle 10 alle 18, per tirare le
fila su diritti, solidarietà, vita, uguaglianza, apatia, paura, orrore. Tutti i
volti della democrazia in una volta sola.
( da "Stampa, La" del
24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Stampa,
La)
Argomenti: Diritti umani
PROTESTE.LA MAPPA
DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE "Troppi ostacoli per i
disabili Una tortura girare in centro" [FIRMA]MARIA TERESA MARCHESE
TORTONA «Nel centro storico ci sono troppe barriere architettoniche che
impediscono, limitano o rendono problematici gli spostamenti delle persone che
hanno difficoltà a muoversi». La denuncia arriva dalla Lega per i diritti dei
disabili recentemente intitolata ad «Antonio Calabretta», fondata da
Franco Mutti ed il cui presidente è ora Luisella Reginato, 25 anni, disabile
motoria. Segretario è Matteo Repetto, 31 anni, al quale una leucemia fulminante
ha lasciato dei postumi invalidanti. Questi ragazzi, che tutti i giorni lottano
per la vita, la scorsa settimana, dopo aver parcheggiato l'auto in piazza
Duomo, con una carrozzina per diversamente abili, hanno percorso il centro
storico passando sotto i portici e arrivando in largo Borgarelli, per poi
tornare lungo corso Montebello e corso Leoniero: hanno così sperimentato
direttamente il mancato abbattimento delle barriere architettoniche sui
marciapiedi, la maggior parte dei quali non è dotata di scivoli. «Addirittura
esistono problemi che i lavori recenti hanno accentuato e non risolto - dice
Luisella Reginato -: anziché lavorare all'abbattimento delle barriere
architettoniche, se ne stanno creando di nuove. Ad esempio, in largo
Borgarelli, su quattro lati, soltanto uno ha lo scivolo (provenendo dai portici
verso le Poste), mentre gli altri marciapiedi hanno il gradino. Inoltre tutto
il marciapiede di corso Montebello ha una pendenza a causa della quale la
carrozzina tende a scivolare ed è molto faticoso per chi la spinge». «Per la
maggior parte degli stalli di sosta riservati ai disabili - aggiunge Matteo
Repetto - non è stato calcolato lo spazio per scendere dall'auto; in alcuni c'è
soltanto su un lato, in altri solo dietro. In piazza Duomo, basterebbe spostare
la fioriera e rifare la segnaletica orizzontale per ottenere lo stesso spazio
sia a destra che a sinistra dell'auto. Per non parlare dell'accessibilità agli
edifici pubblici». «Per progettare una città priva di barriere architettoniche
- continua Luisella - ci vuole la consulenza di esperti di disabilità, come
noi. Possiamo dare indicazioni su come vanno fatti i lavori». «Questi ragazzi -
conclude Franco Mutti - potrebbero lavorare alla realizzazione di un progetto di
città accessibile e finalmente senza barriere. Così l'handicap sarebbe
utilizzato come risorsa e non visto come un problema».