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Report "Diritti umani"  24-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

Torture Cia Approvate dalla Rice ( da "City" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Torture Cia Approvate dalla Rice L'ex segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, ed altri membri dell'amministrazione Bush, approvarono personalmente le tecniche di interrogatori-tortura della Cia nei confronti di sospetti terroristi. A dirlo un rapporto della commissione intelligence del Senato Usa.

Las torturas de la CIA dividen al Partido Demócrata en dos bandos ( da "Pais, El" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura en los interrogatorios de la CIA a sospechosos de terrorismo durante la era Bush está causando una profunda división en el seno del Partido Demócrata, informa The New York Times. Barack Obama A FONDO Nacimiento: 04-08-1961 Lugar: Honolulu Robert Gates A FONDO Nacimiento: 25-09-1943 Lugar: Wichita La noticia en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas Los líderes en el

Usa/ Torture Cia, Gates: Dobbiamo proteggere gli agenti ( da "Virgilio Notizie" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: solo eseguito ordini", dalle accuse di tortura. Lo ha affermato ai microfoni del Tg1 il segretario alla Difesa Robert Gates, parlando della polemica in corso negli Usa sulle tecniche di interrogatorio aggressive autorizzate dall'amministrazione di George W. Bush e che ora il presidente Barack Obama ha messo fuori legge.

La capsa de Pandora d'Obama ( da "Avui" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura, però també que la informació aconseguida va ser molt important i va permetre evitar atacs i possiblement salvar moltes vides. Els arguments de Cheney són tan ferms com els dels partidaris d'Obama. Si Cheney posa al davant la defensa del país en circumstàncies extremes i pensa que la CIA no torturava els presoners perquè feia servir els procediments per entrenar els soldats

Condoleezza Rice va autoritzar el 2002 les tortures de la CIA ( da "Avui" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ara considerades tortura, va esquitxar ahir el cercle més pròxim a l'expresident nord-americà. Els documents fets públics pel comitè d'intel·ligència del Senat detallen que la llavors consellera de Seguretat Nacional Condoleezza Rice, després secretària d'Estat, va autoritzar verbalment l'ús de tècniques com ara l'asfíxia simulada sota l'

Acr, meeting e mostra sull'infanzia ( da "Giornale di Brescia" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Mario Falanga, docente di Diritto presso l'Università di Bolzano, e il prof. Anselmo Palini, docente di Lettere negli istituti superiori e autore di varie pubblicazioni sui diritti umani e l'educazione alla pace. Per ulteriori informazioni rivolgersi a info@villapace.org, tel. 030.2772399.

Spunta un dossier, Obama sott'accusa ( da "Cittadino, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Rice era a conoscenza delle torture della Cia» WASHINGTON Il "barattolo di vermi" aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla Casa Bianca.

un rapporto del senato rivela: la rice autorizzò le torture della cia ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: autorizzò le torture della Cia Stati Uniti NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. E' quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al waterboarding come sistema per far parlare i presunti terroristi.

La Rice autorizzò le torture a Guantanamo ( da "Adige, L'" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: La Rice autorizzò le torture a Guantanamo WASHINGTON - Il «barattolo di vermi» aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa.

il progetto per un monumento e un film per non dimenticare le storie dei partigiani che si sono sacrificati per la liberazione ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: vennero torturati e impiccati dai nazisti il 13 luglio 1944: Gianni, insignito di medaglia d'argento al valor militare, al lampione di fronte alla latteria di Valeriano, Primo sotto la torre occidentale di Spilimbergo. Con l'occupazione tedesca fra il 1943 e il '45, dal film emerge la civiltà rurale e contadina dei borghi montani,

Uno Stato di dirittonon potrà mai avallare lo stile Cianegli interrogatori ( da "Secolo XIX, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Sì la tortura è una pratica disumana e nessuno vorrebbe mai subirla e neppure praticarla. Occorre non scordare che questi personaggi non ci pensano neanche per un attimo a torturare le proprie mogli, a violentarle tra le mura domestiche con il consenso di una legge che permette tutto questo.

USA: RICE DIEDE SUO ASSENSO AL WATERBOARDING NEL 2002 = ( da "Secolo XIX, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: nel giro di un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). Si è rivelata infondata la speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando qualsiasi forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano e descrivevano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti della Cia responsabili materiali delle torture (

All'Anfiteatro per difendere diritti bambini ( da "Caserta News" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Universale dei Diritti dell'Uomo approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite già nel 1948, ma ancora oggi inascoltati da grandi e piccole potenze sorde ai più elementari diritti umani. A dare corpo, voce ed anima a questi molteplici personaggi sarà Enzò Musicò, diretto da Fabio Cocifoglia mentre il progetto scientifico è stato curato da Luca Prosdocimo e Valeria Pitterà.

Diritto all'educazione: il principio di dignità ( da "Caserta News" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani intesi come presupposto per lo sviluppo e la piena realizzazione della personalità dell'individuo. Vincenzo Farina, presidente del promotore Istituto Sant'Antida, spiega in proposito che "l'intento è di offrire un contributo alla qualità del dibattito culturale e, nel contempo, di sostanziare la pubblica discussione su temi di evidente interesse quotidiano perché l'

"io che ho interrogato i terroristi dico: crudeltà e violenze non funzionano" - alix van buren ( da "Repubblica, La" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: arte oscura della tortura è questa: se sia o no efficace per ottenere informazioni, oggi dai terroristi come nel Medio Evo dagli eretici, con tecniche più o meno invariate nei secoli. L´ultimo responso arriva ieri dalle colonne del New York Times con le rivelazioni di Ali Soufan, agente speciale dell´Fbi che interrompe un silenzio durato sette anni.

fu la rice ad approvare le torture cia ( da "Tirreno, Il" del 24-04-2009) + 3 altre fonti
Argomenti: Diritti umani

Abstract: presidente Fu la Rice ad approvare le torture Cia NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. è quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al waterboarding come sistema per far parlare i presunti terroristi.

Usa, la Rice avrebbe autorizzato le torture ( da "Libertà" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la Rice avrebbe autorizzato le torture Nuove rivelazioni sui sistemi della Cia per far parlare i presunti terroristi NEW YORK - Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. E' quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'

Mozioni cassate, Polledri (Lega) protesta: fatti gravi. Fiazza (Pd): accuse strumentali ( da "Libertà" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: una grave violazione dei diritti» dei consiglieri la scelta del presidente del consiglio comunale Ernesto Carini (Pd) di far decadere dall'ordine del giorno dell'assemblea le due mozioni di Massimo Polledri (Lega). A sostenerlo è stato ieri in consiglio comunale lo stesso Polledri che è tornato ad attaccare Carini colpevole,

Le radici della costituzione ( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: La cerimonia sarà conclusa dal sindaco Daniele Imola e dal suo collega di Gemmano, Luciano Colombari. Dalla stessa piazzetta alle 14,30 partirà un pullman, diretto nel comune della Valconca, dove si terrà lo spettacolo: «Diritti umani e memoria storica».

Condoleezza Rice, acusada de haber autorizado torturas ( da "Nacion, La" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: de una autorización de tortura. Y queda claro que lo hizo mucho antes de que el secretario de Justicia de Bush elaborara un muy discutido andamiaje jurídico para dar carácter "legal" al maltrato humano. En efecto, la CIA fue autorizada a utilizar la tortura el 26 de julio de 2006, cuando el entonces secretario de Justicia, John Ashcroft,

Anche Condy Rice autorizzò le torture ( da "Arena, L'" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sottoposto per ben 183 volte in un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). CONTRACCOLPI SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando ogni forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (

EE.UU.: Rice y Cheney autorizaron "técnicas brutales de tortura" ( da "Clarin, El" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: en 2005 que su gobierno no empleaba ni apoyaba prácticas de tortura, después de que se filtrara una definión interna de la palabra "tortura" que limitaba bastante el alcance del término y sin dudas se alejaba de la letra de la Convención de Ginebra. La política de EE.UU., señaló entonces Rice, está en concordancia con las convenciones internacionales que prohíben el trato cruel,

Rice approvò il waterboarding già nel 2002, rivela il Senato Usa ( da "Manifesto, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura» -, prima che il 26 luglio 2002 il ministro della giustizia di allora, John Ashcroft, concludesse che «l'utilizzo degli annegamenti simulati (era) legale». Secondo documenti della Cia, citati dal rapporto, Rice aveva incontrato George Tenet, allora direttore dell'Agenzia, e aveva dato parere positivo «affinché la Cia potesse procedere al previsto interrogatorio di Abou Zoubaydah»

Il mattino DI QUALE GIORNO ( da "Manifesto, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: università di Chicago di cui dirige il Programma per i diritti umani e che quest'anno tiene un corso proprio sulla tortura, allarga il discorso: «Secondo me, Obama non doveva garantire l'impunità agli agenti. Doveva tenere sospesa la minaccia d'incriminazione come una spada di Damocle, per pararsi dalla controffensiva dei servizi.

Il mattino DI QUALE GIORNO. ( da "Manifesto, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: università di Chicago di cui dirige il Programma per i diritti umani e che quest'anno tiene un corso proprio sulla tortura, allarga il discorso: «Secondo me, Obama non doveva garantire l'impunità agli agenti. Doveva tenere sospesa la minaccia d'incriminazione come una spada di Damocle, per pararsi dalla controffensiva dei servizi.

Leader dei paramilitari: Noi finanziammo Uribe ( da "Manifesto, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Associazione Minga che si occupa di diritti umani, perché «è stata fatta davanti a un tribunale Usa e non può passare inosservata». «Lo stato colombiano ha l'obbligo di aprire un'investigazione sulle esplicite affermazioni di Don Berna circa i finanziamenti finiti nella campagna del presidente della repubblica», ha aggiunto.

380mila in fuga dalla pace ( da "Manifesto, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Lo dice il rapporto annuale del «Centro per i diritti umani e i rifugiati» (Codhes), organizzazione che da quasi vent'anni si occupa di profughi in Colombia. Secondo il rapporto i rifugiati sono aumentati del 25% rispetto all'anno scorso e sono al livello del 2002, l'anno peggiore da quanto vengono censiti.

Violenze nel deserto Video accusa un principe ( da "Corriere della Sera" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il principe ha ordinato di riprendere tutta la scena perché voleva divertirsi osservandola nella sua televisione». A quanto è emerso, le torture sono state inflitte perché il principe Issa era scontento di un affare portato a termine con Nabulsi. Video Il principe Issa Bin Zayed al Nayan mentre tortura un uomo

Torture della Cia, il primo sì venne dalla Rice ( da "Corriere della Sera" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: amministrazione Bush Torture della Cia, il primo sì venne dalla Rice L'ex segretario di Stato rischia un processo Autorizzò il waterboarding nel 2002, prima dei pareri dei giuristi. Solo un anno dopo i servizi informarono Powell e Rumsfeld DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Fu l'allora consigliere di George Bush per la Sicurezza nazionale,

Hanno chiesto asilo politico ma l'Italia ha detto di no. E adesso rischiano di essere rimpatriati e ... ( da "Unita, L'" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Una decisione in linea con il recente rapporto del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, che ha richiamato l'Italia per aver rimpatriato dei cittadini tunisini nonostante l'avviso contrario della Corte europea. In ballo c'è il diritto ad un effettivo ricorso e il divieto di espulsione in un Paese dove si rischiano trattamenti degradanti.

dicono la loro sul caso' dell'Istitut... ( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dipendenti dello Stato sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti' che Potremo continuare ma siamo certi di essere stati illuminanti e di non aver chiuso il cerchio degli interventi virtuosi sulla stampa. Ci auguriamo la conclusione che tutti gli stakeholders' dell'Alberghiero possano riconoscerne la valenza e decidere di riconfermare la partnership».

LE DICHIARAZIONI, assolutamente non condivisibili, del presidente dell'Iran vanno depur... ( da "Nazione, La (Firenze)" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il regime al potere a Teheran è illiberale e poco rispettoso dei diritti umani ma fino ad ora gode dell'appoggio del popolo iraniano e di questo bisogna prenderne atto consapevoli che la democrazia non si esporta e non si impone dall'esterno. Con l'Iran bisogna dialogare, con fermezza e senza fare sconti. Obama sembra averlo capito, l'Europa molto meno.

Guterres ai profughi afghani: l'Italia non vi rimandi in Grecia Il commissario Onu incontra Maroni: salvare vite umane Il ministro: Non rimanderemo indietro i minori soli Nel centr ( da "Unita, L'" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: si calpestano i diritti umani dei giovani profughi: prigione, interrogatori, percosse. Su questa situazione sta indagando l'Alto commissario Onu per i Rifugiati, il portoghese Antonio Guterres, ieri a Roma per vedere i ministri Maroni e Frattini. Il commissario ha incontrato una decina di giovani afghani nel Centro Astalli per farsi raccontare le loro storie.

Me lo ricordo bene il console Paride Batini, ritto in fondo alla sala della Culmv la (Compagnia unic... ( da "Unita, L'" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: febbraio del 1987 e già si sono svolte assemblee tumultuose con una segretaria confederale della Cgil, Donatella Tortura, gentile ma di fibra forte, intenta a difendere la linea sindacale e rischiando di essere colpita da una pioggia di portacenere. Il problema è che quei portuali, iscritti all'organizzazione dei salariati, sono anche, in qualche modo, imprenditori di se stessi.

Obama deve segnare la svolta ma senza spaccare l'America ( da "Unita, L'" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: non può non rispondere alla richiesta di trasparenza e verità sulle torture della Cia, ma dall'altro lato non può spingersi sino al punto di usare le sue prerogative per investire direttamente i vertici della passata Amministrazione Bush. Se spingesse sino a questo punto, porterebbe il Paese ad una spaccatura drammatica che richiamerebbe alla memoria alla guerra civile americana».

Waterboarding (una tecnica che consiste nell'inondare il volto di acqua fino quasi all'annegamento) ... ( da "Unita, L'" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: l'isolamento, l'incappucciamento, la costrizione a rimanere in piedi per ore, e la manipolazione del tempo che stravolge le facoltà sensoriali delle vittime e distrugge le basi dell'identità personale. Sono alcune delle quindici tecniche di tortura utilizzate dalla Cia.

Bufera su Condi . Anche Condoleezza Rice, allora consigliera per la Sicurezza Nazionale d... ( da "Unita, L'" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la tortura dell'annegamento simulato adottato dagli agenti Cia durante gli interrogatori dei sospetti terroristi. VERTICI SOTTO ACCUSA L'ex segretaria di Stato infatti ha dato luce verde all'utilizzo dei metodi duri di interrogatorio all'allora direttore della Cia, George Tenet, il 17 luglio 2002 durante un incontro in cui «

Torture, il via libera arrivò da Condoleezza Rice ( da "Avvenire" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 2009 Washington Torture, il via libera arrivò da Condoleezza Rice DA NEW YORK ELENA MOLINARI C ondoleezza Rice fu il primo alto funzionario dell'Amministrazione Bush a dare il via libera all'uso del waterboarding, una delle tecniche d'interrogatorio che il diritto internazionale, e ora l'Amministrazione Obama, definisce «tortura».

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sottoposto per ben 183 volte in un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). CONTRACCOLPI SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando ogni forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (

Fu la Rice ad approvare le torture Cia ( da "Provincia Pavese, La" del 24-04-2009) + 7 altre fonti
Argomenti: Diritti umani

Abstract: presidente Fu la Rice ad approvare le torture Cia NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. è quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al waterboarding come sistema per far parlare i presunti terroristi.

( da "Arena.it, L'" del 24-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sottoposto per ben 183 volte in un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). CONTRACCOLPI SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando ogni forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (

- FOLIGNO, 2 MAGGIO: I TêTES DE BOIS PER I DIRITT ( da "WindPress.it" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Amnesty International attualmente impegnata in numerose campagne, tra cui "Pi diritti pi sicurezza" e "Mai pi violenza sulle donne" per porre fine rispettivamente alle violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al terrore" e alla violenza nei confronti delle donne, con particolare riferimento a quella domestica.

- 1-3 MAGGIO: XXIV ASSEMBLEA GENERALE DELLA SEZIO ( da "WindPress.it" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: L'associazione attualmente impegnata in numerose campagne, tra cui "Pi diritti pi sicurezza" e "Mai pi violenza sulle donne" per porre fine rispettivamente alle violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al terrore" e alla violenza nei confronti delle donne, con particolare riferimento a quella domestica.

LOST è come la Divina Commedia ( da "Affari Italiani (Online)" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Non a caso la tortura è il simbolo per antonomasia della spasmodica sete umana di verità". E sull'isola spesso le persone vengono torturate? "Sì, sono saltati tutti i valori civili sull'isola. I naufraghi si ritrovano in uno stato di organizzazione pre-contrattuale dove ognuno cerca di badare a se stesso.

Terrorismo: Frattini, nucleare Non più minaccia astratta ( da "KataWeb News" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: i diritti umani, lo stato di diritto e migliori condizioni sociali" azioni per prevenire il terrorismo internazionale. "Non possiamo permettere ai terroristi di sfruttare il nostro sistema di vita aperto e inclusivo per i loro propositi criminali", ha aggiunto il titolare della Farnesina, "il loro obiettivo principale è quello di diffondere la paura e disseminare instabilità,

El debate de las torturas divide en dos al partido de Obama ( da "Pais, El" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: autorizaron y ordenaron el uso de la tortura en los interrogatorios de la Seguridad nacional y el Ejército a sospechosos de terrorismo durante la era Bush está causando una profunda división en el seno del Partido Demócrata, informa The New York Times. Barack Obama A FONDO Nacimiento: 04-08-1961 Lugar: Honolulu Robert Gates A FONDO Nacimiento: 25-09-1943 Lugar:

25 APRILE/ MARONI: I NOSTRI VALORI DISCENDONO DA QUESTA DATA ( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: apporto di tutti i cittadini italiani che lottarono e morirono per la nostra libertà: sui monti, sui campi di concentramento, in uniforme o nelle carceri, nascondendo profughi ed ebrei o sfamando sfollati, morendo per fame o sotto tortura. In quest'opera, non meno che nella Resistenza militante, il contributo delle comunità locali è risultato fondamentale".

YUKOS/ OTTO ONG SI APPELLANO A MEDVEDEV PER PROCESSO EQUO -2- ( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il primo processo contro Khodorkovsky rappresenta il primo segnale di declino del rispetto dei diritti umani in Russia", afferma Paula Schriefer, portavoce di Freedom House. "Il Presidente Medvedev ha la responsabilità di assicurare che Khodorkovsky sia sottoposto ad un giusto processo come segnale di cambiamento del Paese nell'ambito dei dritti umani e dello stato di diritto".

YUKOS/ OTTO ONG SI APPELLANO A MEDVEDEV PER PROCESSO EQUO ( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Otto organizzazioni per la difesa dei diritti umani e un'attivista russo chiedono al Presidente Dmitri Medvedev che Mikhail Khodorkovsky e Platon Lebedev ricevano un processo equo in rispetto dei diritti umani. Lo rende noto l'ufficio stampa dell'ex magnate nuovamente alla sbarra a Mosca per appropriazione indebita e riciclaggio.

MOLDOVA/ HAMMARBERG (CONS.EUROPA) IN VISITA DAL 25 AL 28 APRILE ( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: (Apcom - Nuova Europa) - Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, si recherà in Moldova dal 25 al 28 aprile "per ottenere un quadro completo e di prima mano dei recenti eventi e delle loro implicazioni per i diritti umani". E' quanto annuncia lo stesso Hammarberg in un comunicato.

MOLDOVA/ ROMANIA: A CHISINAU NON C'È DEMOCRAZIA, UE INTERVENGA ( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: accaduto e per come sono calpestati i diritti umani. Le violente repressioni che hanno avuto luogo dopo le elezioni dimostrano l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente democratico. Tutti i comportamenti anti-democratici devono essere corretti dall'Ue senza che questo debba allontanare i moldavi dall'Europa perché desiderano molto fare parte di questa grande famiglia"

Degrandis: La memoria non ha colori ( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: assessore regionale ai Diritti umani, Isi Coppola. «Ha voluto appropriarsi di questa storia, e darne un colore politico. Io ritengo che le tragedie della guerra e le loro morti non abbiano colore e debbano essere ricordate dalle Istituzioni, non dai partiti. Ma chi ha la necessità di vendere fumo per dare visibilità a qualche ballerino di estrema destra,

Washington Nell'imminenza del 29 aprile, scadenza dei primi cento giorni di Obama alla Casa... ( da "Gazzettino, Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: vietando ogni forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano e descrivevano i metodi usati, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia responsabili materiali delle torture, che avevano obbedito a ordini superiori. Obama è stato attaccato da destra, per aver reso pubblici i documenti, e ora anche dalla sinistra che vuole un'

La Resistenza non è di tutti ( da "Articolo21.com" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: eliminazione della maggior parte dei diritti civili, la dissuasione violenta nei confronti del libero pensiero. Perché il fascismo è stata la negazione dell?umanità mentre la Resistenza, di quella stessa umanità, è stata la più alta affermazione laica. La Resistenza non è soltanto di chi l?

CONSIGLIO D'EUROPA: CHITI A STRASBURGO PER ASSEMBLEA. ( da "Asca" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: osservazione delle elezioni presidenziali nella ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, la tutela dei diritti umani in situazioni di emergenza e le conseguenze umanitarie della guerra tra Georgia e Russia: seguito della risoluzione 1648 (2009). Chiti partecipera' anche alla riunione della 'Commissione per le Migrazioni, i Rifugiati e la Demografia' della quale e' membro.

La politica e la giustizia ( da "AprileOnline.info" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: nel mentre che denunciava le torture e prometteva che non ci sarebbero più state sotto il suo governo, che "bisognava voltare pagina", andare oltre, guardare al futuro. Obama sapeva che non poteva limitarsi ad affermare che "l'America non tortura" (anche Bush l'aveva detto, mentendo) e ad annunciare la chiusura del carcere di Guantanamo.

Documenti Cia: la Rice approvò l'uso della tortura negli interrogatori ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 24-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Diritti umani

Abstract: uso della tortura negli interrogatori Usa, tranne Powell lo staff di Bush ne era al corrente --> WASHINGTON Il barattolo di vermi aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa,

FRANCESCO ROMANETTI DI BUSH OVVIAMENTE GIà SI SAPEVA, ERA LUI A METTERCI LA FIRMA. VISTO, LE... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sempre negato ogni suo coinvolgimento nella storiaccia delle torture. Invece già nel 2002, quando ricopriva la carica di di consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoleezza Rice diede il suo ok agli agenti della Cia per il ricorso al «waterboarding», la tortura dell'annegamento simulato. I documenti che incastrano la Rice, poi promossa segretario di Stato, fanno ora parte dell'

COSE VOMITEVOLI PER STOMACI FORTI SU YOUTUBE IL VIDEO DELLE SEVIZIE DEL PRINCIPE SAUDITA ISSA BIN ZAYED AI DANNI DI UN UOMO D'AFFARI ARABO GLI SPARA, LO FRUSTA, LO INVESTE COL ( da "Dagospia.com" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Dal Corriere della Sera" Torture Un membro della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti appare in un video mentre tortura - aiutato da quelli che sembrano poliziotti in divisa - un uomo con fruste, pungoli elettrici e tavole di legno con chiodi sporgenti dopo avergli fatto ingerire la sabbia del deserto.

SICUREZZA/ STRASBURGO IN ALLARME PER SCHEDATURE DATI PERSONALI ( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: di condurre uno studio, basato sul quadro normativo pertinente e sulle pratiche in vigore, sull'applicazione delle tecniche di definizione dei profili, sulla loro efficacia nell'identificazione dei sospetti e sulla compatibilità di tali pratiche con le libertà civili, i diritti umani e le norme sulla privacy.

25 APRILE/ RADICALI IN FILA INDIANA A QUIRINALE E ALTARE PATRIA ( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: di diritti umani, vi sarà anche strage di vite e di popoli". Domani - proseguono i Radicali - il regime antidemocratico italiano manifesterà, unito nelle sue svariate componenti, per celebrare la liberazione dal Regime fascista. Oggi, alla vigilia di questa ricorrenza, abbiamo presentato pubblicamente la prima versione del documento su "

Sicurezza/ Strasburgo in allarme per schedature dati ( da "Virgilio Notizie" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: di condurre uno studio, basato sul quadro normativo pertinente e sulle pratiche in vigore, sull'applicazione delle tecniche di definizione dei profili, sulla loro efficacia nell'identificazione dei sospetti e sulla compatibilità di tali pratiche con le libertà civili, i diritti umani e le norme sulla privacy.

##Moldova/ Romania chiede mano forte Ue,Solana media con ( da "Virgilio Notizie" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sono calpestati i diritti umani" e le "violente repressioni che hanno avuto luogo dopo le elezioni dimostrano l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente democratico". Anche per la terza carica dello Stato romeno Bruxelles non può far attendere la sua risposta e deve "correggere tutti i comportamenti anti-democratici".

##MOLDOVA/ ROMANIA CHIEDE MANO FORTE UE,SOLANA MEDIA CON VORONIN ( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sono calpestati i diritti umani" e le "violente repressioni che hanno avuto luogo dopo le elezioni dimostrano l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente democratico". Anche per la terza carica dello Stato romeno Bruxelles non può far attendere la sua risposta e deve "correggere tutti i comportamenti anti-democratici".

Torture Il primo sì fu di Condi ( da "Stampa, La" del 24-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 183 Retroscena CHI SAPEVA LA SCELTA Torture Il primo sì fu di Condi «Trattamenti» per il detenuto MAURIZIO MOLINARI Anche l'ex vicepresidente Cheney fu messo al corrente delle pratiche della Cia Obama vorrebbe limitare l'indagine ai politici lasciando fuori gli agenti Verso un'inchiesta Documenti ufficiali del 2002 mostrano che l'allora consigliera di Bush approvò l'

Biennale ( da "Stampa, La" del 24-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani, precariato, un excursus da Mazzini alla politica e anche letture tratte da Nietzsche. I temi di sabato toccheranno Internet, l'India, il populismo, il dialogo sordo tra destra e sinistra (se esistono ancora), il multiculturalismo e una bella lettura sulla democrazia secondo Tocqueville (ore 17,

"Troppi ostacoli per i disabili Una tortura girare in centro" ( da "Stampa, La" del 24-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Troppi ostacoli per i disabili Una tortura girare in centro" [FIRMA]MARIA TERESA MARCHESE TORTONA «Nel centro storico ci sono troppe barriere architettoniche che impediscono, limitano o rendono problematici gli spostamenti delle persone che hanno difficoltà a muoversi». La denuncia arriva dalla Lega per i diritti dei disabili recentemente intitolata ad «Antonio Calabretta»


Articoli

Torture Cia Approvate dalla Rice (sezione: Diritti umani)

( da "City" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Torture Cia Approvate dalla Rice L'ex segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, ed altri membri dell'amministrazione Bush, approvarono personalmente le tecniche di interrogatori-tortura della Cia nei confronti di sospetti terroristi. A dirlo un rapporto della commissione intelligence del Senato Usa. 24 aprile 2009

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Las torturas de la CIA dividen al Partido Demócrata en dos bandos (sezione: Diritti umani)

( da "Pais, El" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Las torturas de la CIA dividen al Partido Demócrata en dos bandos Nancy Pelosi aglutina a los partidarios de crear una comisión de la verdad que investigue a fondo la era Bush.-Otro bando, encabezado por Harry Reid, prefiere pasar página AGENCIAS / ELPAIS.com - Washington / Madrid - 24/04/2009 Vota Resultado 6 votos El debate sobre cómo investigar las presuntas responsabilidades políticas de aquellos que justificaron, autorizaron y ordenaron el uso de la tortura en los interrogatorios de la CIA a sospechosos de terrorismo durante la era Bush está causando una profunda división en el seno del Partido Demócrata, informa The New York Times. Barack Obama A FONDO Nacimiento: 04-08-1961 Lugar: Honolulu Robert Gates A FONDO Nacimiento: 25-09-1943 Lugar: Wichita La noticia en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas Los líderes en el Congreso del partido del presidente Barack Obama han expresado abiertamente visiones diferentes y antagónicas sobre la conveniencia de crear una comisión de la verdad que investigue a fondo si hubo violación de leyes por parte de aquellas autoridades que dieron luz verde al empleo de técnicas agresivas como el waterboaring o asfixia simulada, y otros métodos de extrema crueldad y dureza. Los partidarios de la apertura de una comisión independiente que indague hasta sus últimas consecuencias la legalidad de dichas técnicas están liderados por la portavoz de los demócratas en la Cámara de Representantes, Nancy Pelosi. En el otro bando emerge como figura destacada el líder de la mayoría demócrata en el Senado, Harry Reid, que ha expresado su rechazo a la creación de dicho panel. Reid, que denunció en repetidas ocasiones el uso de tácticas extremas cuando Bush era presidente, es partidario de dejar que la comisión creada al efecto en el Senado complete sus trabajos, algo que no ocurrirá hasta dentro de un año. "Creo que lo que debemos de hacer es esperar hasta que el comité de inteligencia finalice su trabajo", ha dicho el líder demócrata en declaraciones a Las Vegas Sun. Mirar hacia adelante Desde la Casa Blanca, Obama ha insistido en que es necesario "mirar hacia adelante y no hacia atrás" y es contrario a la apertura de una causa general contra la anterior Administración que acabe capitalizando la legislatura y dejando en segundo plano la agenda reformista que quiere impulsar para salir de la crisis. Además, existe el riesgo de que su Gabinete sea acusado de revanchismo por sus rivales políticos. Pero fue Obama quien el pasado martes intensificó la tormenta política al dejar la puerta abierta a la creación de una comisión bipartidista que aborde el asunto, pero dejó en manos de su fiscal general (ministro de Justicia), Eric Holder, la decisión final sobre cualquier actuación judicial contra antiguos miembros del Gobierno republicano. No obstante, el ojo del huracán se formó días antes con la publicación de los cuatro memorandos mantenidos en secreto hasta ahora y en los que se justificaba el uso de determinadas técnicas de interrogatorio. Frente a los que reclaman mano dura contra la impunidad, Holder, ha advertido este jueves, en sintonía con Obama, que no tolerará que se "criminalicen" las diferencias políticas sobre los polémicos interrogatorios de la CIA. Es decir, que no es partidario, a priori, de enjuiciar a ningún responsable político del anterior Gobierno por este asunto. En una comparecencia ante el Comité de Asignaciones de la Cámara de Representantes, Holder ha reiterado que no se procesará a los agentes de la CIA que actuaron "razonablemente, de buena fe y de acuerdo con las opiniones (legales) del Departamento de Justicia" que legitimaron la tortura a supuestos terroristas. "No sería justo, desde mi punto de vista, efectuar tales enjuiciamientos", ha dicho. Pero es él quien tiene la última palabra, después de que el presidente asegurara el martes que dependía de su criterio jurídico juzgar o no a los abogados de la Administración de Bush que redactaron los memorandos que permitían la tortura. En este aspecto, Holder ha reconocido que "es mi responsabilidad como fiscal general hacer cumplir la ley", pero sólo si aprecia "indicios de conductas indebidas". Gates reconoce divisiones Por otra parte, las últimas declaraciones sobre este episodio realizadas por el secretario de Defensa, Robert Gates, que ocupó ese mismo cargo durante el último Gobierno de Bush, sugieren que el debate sobre la publicación de los memorandos ha abierto una falla en el círculo más próximo al presidente. En una visita a una base militar en Carolina del Norte, Gates ha dicho que estaba preocupado porque la publicación de dichos informes podría jugar en contra de los intereses de Estados Unidos en el mundo, pero que su desclasificación era inevitable. "Supimos durante los debates previos a su publicación que algunos de estos informes podrían ser usados por Al Qaeda y nuestros enemigos", ha dicho Gates. "Pretender que podíamos retener todo eso y mantener todo en secreto, incluso si hubiéramos querido, probablemente no era realista", ha explicado. A juicio de Gates, era "inevitable" que esa información saliese tarde o temprano a la luz.

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Usa/ Torture Cia, Gates: Dobbiamo proteggere gli agenti (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 23 apr. (Apcom) - Il governo degli Stati Uniti deve proteggere gli agenti della Cia, che hanno "solo eseguito ordini", dalle accuse di tortura. Lo ha affermato ai microfoni del Tg1 il segretario alla Difesa Robert Gates, parlando della polemica in corso negli Usa sulle tecniche di interrogatorio aggressive autorizzate dall'amministrazione di George W. Bush e che ora il presidente Barack Obama ha messo fuori legge. "Era inevitabile che questi dossier uscissero, ora l'obiettivo è proteggere gli agenti Cia, che hanno solo eseguito ordini", ha detto Gates. Il segretario alla Difesa ha anche risposto a una domanda sull'impegno dell'Italia e dell'Europa in Afghanistan: "L'Italia si è offerta di mandare un significativo contingente di carabinieri per addestrare gli afghani: è fondamentale e ve ne sono grato", ha detto Gates, aggiungendo che "il governo italiano manderà anche più truppe per le elezioni" presidenziali di quest'estate.

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La capsa de Pandora d'Obama (sezione: Diritti umani)

( da "Avui" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

La capsa de Pandora d'Obama DEBAT La divulgació de detalls sobre els interrogatoris de la CIA tensa la política als EUA JUDICIS La imatge de president conciliador, amenaçada Diana Negre El president dels Estats Units, Barack Obama, ahir en un moment d'una cerimònia a Washington en record de les víctimes de l'Holocaust EFE Si el president dels EUA, Barack Obama, podia fer alguna cosa per perdre suport de molts conservadors que han estat al seu costat era divulgar els detalls dels interrogatoris durs de la CIA, publicats la setmana passada, especialment pels dubtes que va provocar aquest dimarts sobre la seva posició conciliadora. Els documents que descriuen els mitjans per aconseguir informacions de presumptes terroristes han provocat un debat molt intens al país, amb una satisfacció extraordinària en alguns sectors, i una preocupació greu en els que pensen que serveixen per debilitar els Estats Units en el futur perquè les organitzacions radicals sabran millor com preparar els seus militants per resistir els interrogatoris. Alguns han començat a comparar la conducta d'Obama amb la d'un president demòcrata poc admirat, Jimmy Carter -perquè pensen que acabarà eliminant mecanismes de defensa essencials per als EUA-, assenyalen que dins de la CIA la desmoralització és tan gran que els funcionaris no volen treballar en la lluita contra el terrorisme i alerten que altres països no voldran col·laborar amb els Estats Units per por de no tenir prou protecció. L'exvicepresident Dick Cheney, que a diferència de l'expresident George W. Bush no ha desaparegut dels escenaris polítics, demana públicament que Obama doni més informacions que les publicades fins ara, perquè considera que la divulgació de només una part dels documents és una falsificació de la realitat. Segons ell, el procés té dues parts, la informació aconseguida i les pressions per aconseguir-la, i, en canvi, els documents publicats només parlen dels maltractaments dels presoners, però no de les conseqüències positives per a la seguretat nacional. Cheney i els seus seguidors assenyalen que només tres dels terroristes van patir els mètodes que molts consideren tortura, però també que la informació aconseguida va ser molt important i va permetre evitar atacs i possiblement salvar moltes vides. Els arguments de Cheney són tan ferms com els dels partidaris d'Obama. Si Cheney posa al davant la defensa del país en circumstàncies extremes i pensa que la CIA no torturava els presoners perquè feia servir els procediments per entrenar els soldats nord-americans, els altres posen per damunt de tot els seus principis i no veuen justificació per mantenir en secret mitjans que, tal com ha ordenat Obama, no s'han de fer servir mai més. Plantejades les diferències com a qüestió de principi i no pragmàtica, l'entesa és impossible. Les conseqüències d'aquesta picabaralla van més enllà del debat d'aquests dies, perquè poden acabar amb la imatge d'un Obama que vol allargar la mà a l'oposició per ser "el president de tothom". Aquest canvi es pot produir especialment després de dimarts passat, quan no va descartar emprendre accions jurídiques contra els funcionaris que van donar la justificació legal per maltractar els presoners sospitosos de terrorisme, fet que ha suscitat imatges de venjances o de persecucions polítiques semblants a les que es veuen en països amb poca admiració als EUA.

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Condoleezza Rice va autoritzar el 2002 les tortures de la CIA (sezione: Diritti umani)

( da "Avui" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Condoleezza Rice va autoritzar el 2002 les tortures de la CIA | Un comitè del Senat revela que la consellera de Seguretat de Bush va donar la primera llum verda a l'ús de tècniques d'interrogació dures amb els sospitosos de terrorisme | Va aprovar mètodes com l'asfíxia simulada Redacció Condoleezza Rice, increpada per una activista antiguerra al Congrés el desembre del 2007 AP La desclassificació de quatre informes secrets que revelen que el juliol del 2002 l'administració de George W. Bush va donar el vistiplau a la CIA per utilitzar tècniques d'interrogació dures, ara considerades tortura, va esquitxar ahir el cercle més pròxim a l'expresident nord-americà. Els documents fets públics pel comitè d'intel·ligència del Senat detallen que la llavors consellera de Seguretat Nacional Condoleezza Rice, després secretària d'Estat, va autoritzar verbalment l'ús de tècniques com ara l'asfíxia simulada sota l'aigua en els interrogatoris a sospitosos de terrorisme detinguts a Guantánamo i altres presons. L'aprovació de Rice va ser la primera llum verda d'un alt responsable de l'administració de l'expresident republicà a uns polèmics mètodes que l'actual secretari de Justícia, Eric Holder, ha qualificat de "tortura", segons es desprèn dels informes, que aporten la cronologia més completa que es coneix fins ara del suport de l'administració Bush a aquestes controvertides tècniques d'interrogatori. Segons l'aportació del Senat, Rice va participar en diverses reunions el 2002 i el 2003 amb cinc o sis alts càrrecs més de la cúpula pròxima a Bush, entre els quals el vicepresident Dick Cheney, per debatre les pràctiques a l'hora d'interrogar Abu Zubaydah -a qui van sotmetre 83 cops a asfíxies simulades- i altres sospitosos dels atacs de l'11-S, mètodes que ells ja havien aprovat i considerat legals. Concretament, en una trobada del juliol del 2003 el llavors director de la CIA George Tenet va informar Rice, Cheney i el secretari de Justícia John Ashcroft dels mètodes que s'empraven, i els assistents a la reunió "van reafirmar que el programa de la CIA era legal i reflectia la política de l'administració". Barack Obama ja ha dit que seria "inadequat" emprendre mesures legals contra els agents executors de les tortures. Però ara és Holder, com a fiscal general, qui ha de decidir si s'obre una investigació. De moment ja ha anunciat que "ningú quedarà per sobre de la llei".

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Acr, meeting e mostra sull'infanzia (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale di Brescia" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Edizione: 24/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:la città Acr, meeting e mostra sull'infanzia Diritti affermati e negati al centro dell'iniziativa in città e degli incontri a Villa Pace Inizierà il 27 aprile il Meeting diocesano Acr «Diritti verso i desideri» è il tema del Meeting diocesano Acr in programma domani, dalle 9 alle 17, nella parrocchia di S. Angela Merici in città. Durante tutta la giornata, in oratorio, si potrà visitare la mostra «Ogni diritto resti diritto» sulla Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia. La mostra verrà poi trasferita a Villa pace di Gussago: dal 27 aprile al 9 maggio l'Azione Cattolica promuove un confronto a più voci per ricordare i 20 anni della Convenzione La mostra, strutturata in 16 grandi pannelli, è organizzata dall'Azione Cattolica dei Ragazzi, e illustra la Convenzione internazionale, letta e commentata dai bambini. Vengono raccolti i primi 42 articoli della Convenzione in una forma comprensibile e accattivante per ogni bambino. All'interno della mostra è disponibile materiale bibliografico informativo e di approfondimento sui diritti dei bambini. Rivolta ad insegnanti, scolaresche e alle associazioni, è visitabile a Villa Pace, via Cavalletto 1, Gussago, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16, sabato 8 maggio dalle 9 alle 12. Sempre a Villa Pace, nell'ambito della mostra, la sera di lunedì 27, alle 20.30 si svolgerà un dibattito a più voci sul tema «Infanzia oggi: diritti affermati, diritti negati». Interverranno il prof. Mario Falanga, docente di Diritto presso l'Università di Bolzano, e il prof. Anselmo Palini, docente di Lettere negli istituti superiori e autore di varie pubblicazioni sui diritti umani e l'educazione alla pace. Per ulteriori informazioni rivolgersi a info@villapace.org, tel. 030.2772399.

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Spunta un dossier, Obama sott'accusa (sezione: Diritti umani)

( da "Cittadino, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Verità shock negli Usa: «Rice era a conoscenza delle torture della Cia» WASHINGTON Il "barattolo di vermi" aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla Casa Bianca. Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate del 2002 diversi esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere per la sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di interrogatorio. Alle discussioni avevano sicuramente partecipato, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto Gonzales. Dalla discussione sembra essere stato lasciato fuori invece l'allora segretario di stato Colin Powell, forse per il timore che potesse esprimere parere contario. Un documento, finora classificato, reso noto dalla Commissione Intelligence del Senato mostra che la Rice aveva dato fin dal luglio 2002 "luce verde" all'uso delle tecniche di interrogatorio duro nei confronti dei sospetti terroristi.I documenti del ministero della Giustizia resi pubblici dalla Casa Bianca mostrano che il terrorista Khalid Sheik Mohammed, considerato l'organizzatore della strage dell'11/9, era stato sottoposto per ben 183 volte nel giro di un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato).Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando qualsiasi forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano e descrivevano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti della Cia responsabili materiali delle torture (perché avevano obbedito a ordini superiori). Il presidente Obama è stato attaccato sia dalla destra, per avere reso pubblici i documenti, che dalla sinistra, che desidera adesso un'inchiesta per punire i responsabili.L'ex-vicepresidente Dick Cheney è sceso in campo contro Obama, ribadendo la legalità delle tecniche di interrogatorio usate e chiedendo la pubblicazione anche dei documenti che mostrerebbero che questi interrogatori hanno consentito di ottenere dai terroristi informazioni che possono avere salvato migliaia di vite americane. Ma ad imbarazzare la Casa Bianca sono soprattutto le iniziative già scattate al Congresso, da parte di diversi deputati e senatori democratici, per aprire inchieste sulle responsabilità della precedente amministrazione circa la autorizzazione dell'uso delle torture per interrogare i sospetti terroristi.Anche la speaker (presidente) della Camera Nancy Pelosi ha dato il benvenuto ad una inchiesta, sottolineando che gli eventuali testimoni non dovrebbero ricevere immunità da possibili incriminazioni.Alcune fonti hanno rivelato che Obama aveva discusso a lungo con i consiglieri il modo migliore per gestire i documenti segreti dei legali del ministero della Giustizia che autorizzavano di fatto le torture. L'idea di nominare una commissione indipendente d'inchiesta, sul modello di quella della strage dell'11 settembre 2001, era stata presa in considerazione, ma alla fine scartata dalla Casa Bianca. Ma Obama aveva sottolineato l'importanza di "guardare avanti", chiudendo la brutta pagina delle torture della Cia. Ma il suo appello non è stato ascoltato e adesso l'effetto valanga della vicenda sembra non più controllabile dalla Casa Bianca. Cristiano Del Riccio

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un rapporto del senato rivela: la rice autorizzò le torture della cia (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 5 - Attualità Un rapporto del Senato rivela: la Rice autorizzò le torture della Cia Stati Uniti NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. E' quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al waterboarding come sistema per far parlare i presunti terroristi. In particolare nel 2002 la Rice, che già allora faceva parte di una rosa ristretta di consiglieri di Gorge W. Bush, aveva dato il via libera a usare questa tecnica di annegamento simulato contro Abu Zubaydah, uno dei leader della rete di Al Qaeda che qualche mese prima era stato catturato in Pakistan. C'è specificamente un memorandum datato 17 luglio 2002 nel quale la Rica diede la luce verde alla Cia di procedere "con metodi di interrogazione alternativi". Unico "paravento" della Rice fu che precisò che si sarebbe potuto procedere con torture come il waterboarding una volta che il dipartimento di giustizia ne avesse determinato la legalità. La rivelazione è emersa mentre il tema delle torture sta assumendo sempre più rilievo per l'amministrazione Obama. Il capo della Casa Bianca ha promesso immunità agli agenti della Cia che condussero le torture seguendo gli ordini impartiti dall'alto e ora, soprattutto fra i liberal, si fa più forte la voce di chi vorrebbe che Condoleezza Rice, l'ex vicepresidente Dick Cheney o l'allora ministro della giustizia Alberto Gonzalez vengano messi sotto processo per avere autorizzato le torture. Nel frattempo Cheney ha messo a punto una strategia di reazione: anzichè negare le accuse di avere autorizzato il waterboarding e altre brutalità chiede che la renda pubblici i memorandum da cui emerge, secondo il vice di Bush, che torturare i terroristi arrestati è servito per salvare migliaia di vite umane. Tra la vecchia e la nuova amministrazione si viene così a creare una curiosa dinamica. Il team di Bush, che era così geloso della segretezza quando era al potere, adesso preme per la trasparenza. La squadra di Obama invece che fin dall'inizio ha favorito la trasparenza ora si trova sotto accusa da un'ala conservatrice della politica secondo la quale troppa trasparenza mette a repentaglio la sicurezza nazionale.

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La Rice autorizzò le torture a Guantanamo (sezione: Diritti umani)

( da "Adige, L'" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

La Rice autorizzò le torture a Guantanamo WASHINGTON - Il «barattolo di vermi» aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa. Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate del 2002 diversi esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere per la sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di interrogatorio. Alle discussioni avevano sicuramente partecipato, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto Gonzales. Dalla discussione sembra essere stato lasciato fuori invece l'allora segretario di stato Colin Powell, forse per il timore che potesse esprimere parere contario. Un documento mostra che la Rice aveva dato fin dal luglio 2002 «luce verde» all'uso delle tecniche di interrogatorio duro nei confronti dei sospetti terroristi. I documenti del ministero della Giustizia resi pubblici dalla Casa Bianca mostrano che il terrorista Khalid Sheik Mohammed, considerato l'organizzatore della strage dell'11 settembre, era stato sottoposto per ben 183 volte nel giro di un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando qualsiasi forma di tortura - rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti della Cia responsabili materiali delle torture (perchè avevano obbedito ad ordini superiori). Il presidente Obama è stato attaccato sia dalla destra, per avere reso pubblici i documenti, che dalla sinistra, che desidera adesso una inchiesta per punire i responsabili. 24/04/2009

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il progetto per un monumento e un film per non dimenticare le storie dei partigiani che si sono sacrificati per la liberazione (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 5 - Pordenone Il progetto per un monumento e un film per non dimenticare le storie dei partigiani che si sono sacrificati per la Liberazione 25 APRILE Cerimonie domani a Pordenone e in numerosi altri centri della provincia per celebrare la ricorrenza In città la commemorazione ufficiale sarà tenuta dallo storico e ricercatore professor Ernesto Brunetta Numerose e importanti iniziative si terranno nei comuni pordenonesi, domani, per il 64º anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Nel capoluogo la manifestazione, organizzata dall'Anpi e dalla Provincia, vedrà il raduno di popolazione e autorità di fronte al monumento ai caduti, in piazzale Ellero dei Mille. Dopo l'alzabandiera e la deposizione delle corone, alle 10.15 sono previsti gli interventi del rappresentante della Provincia e di Mario Bettoli "L'Innominato" per l'Anpi. Il professor Ernesto Brunetta, insegnante di storia contemporanea, storico e ricercatore, terrà la commemorazione ufficiale. Successivamente il corteo di cittadini, autorità civili e militari, con in testa il gonfalone della Provincia, decorato di medaglia d'oro al valor militare, e i gonfaloni dei vari Comuni, si dirigerà al Centro studi per deporre le corone ai cippi dei partigiani e dei deportati nei campi di sterminio nazisti, nonché alla lapide, presente nell'atrio di Cinemazero, dedicata al partigiano Terzo Drusin "Alberto", insignito di medaglia d'oro al valor militare. Altre importanti cerimonie, alla presenza di cittadinanza e sindaci, che renderanno onore ai partigiani caduti si terranno a San Vito al Tagliamento, dove, nella frazione di Savorgnano, sarà scoperta una lapide a ricordo dei partigiani Pietro Stefanutto e Gino Dal Cin, trucidati dai nazisti, ad Azzano Decimo, Spilimbergo, Valeriano, Pinzano, Montereale Valcellina, Piancavallo di Aviano. Evento straordinario, nella sala grande di Cinemazero: oggi, alle 18.30 e alle 21.30, si potrà assistere alla proiezione in anteprima, presenti regista e cast, del film "Il sole tramonta a mezzanotte" di Christian Canderan, sponsorizzato dall'Anpi, dalla Regione e dalla Fondazione Crup. Girata in bianco e nero, l'opera di Canderan, tratta dal romanzo di Fabio Garzitto "E io sono tuo filio Gianni", racconta le tragedie dell'apprendista meccanico quindicenne Gianni Missana e di Primo Zanetti, operaio di 19 anni. Entrambi partigiani e staffette, vennero torturati e impiccati dai nazisti il 13 luglio 1944: Gianni, insignito di medaglia d'argento al valor militare, al lampione di fronte alla latteria di Valeriano, Primo sotto la torre occidentale di Spilimbergo. Con l'occupazione tedesca fra il 1943 e il '45, dal film emerge la civiltà rurale e contadina dei borghi montani, segnata da miseria, paura dei nazifascisti, solidarietà con i partigiani, soprattutto da parte dei più poveri. Christian Canderan, 31 anni, vive a Meduno. Dopo la brillante laurea in cinematografia, conseguita al Dams di Bologna, ha fondato la Sunfilms che si occupa di produzioni documentaristiche e storiche. Il bozzetto per il monumento In coincidenza con il 25 aprile, festa nazionale della Liberazione, l'Anpi provinciale, con il presidente Giuseppe Giust e Mario Bettoli, hanno presentato all'amministrazione del Comune di Pordenone il bozzetto artistico del professor Mario Rossi, per realizzare, all'interno della "Cittadella della salute", il monumento dedicato ai dieci martiri partigiani trucidati dai nazifascisti in via Montereale. Rame, bronzo dorato e marmo sono gli elementi scelti dal professor Rossi per ricordare, con i partigiani fucilati, tutte le vittime del nazifascismo. Mario Rossi, per tanti anni insegnante di educazione artistica alle scuole medie di Pordenone, da giovane partigiano garibaldino, con il nome di "Fiamma", ha combattuto nella divisione Nino Nannetti. «La fiamma della libertà - scrive Mario Rossi nella presentazione del bozzetto -, che guidò costantemente i partigiani durante la Resistenza, ho voluto che fosse perennemente tesa al cielo. Il sacrificio dei martiri di via Montereale viene messo in risalto dalle figure dei fucilati, in rilievo sul rame lavorato a sbalzo, mentre su una targa in bronzo dorato saranno incisi i nomi dei dieci caduti. La base del monumento dovrà essere costituita da due gradini semicircolari in marmo bianco, o pietra». Il sindaco Sergio Bolzonello, in occasione delle recenti cerimonie partigiane, aveva sollecitato l'Anpi provinciale e l'Apo a presentare un progetto artistico per la realizzazione di un luogo della memoria, in via Montereale, all'interno della "Cittadella della salute", assicurando il pieno appoggio dell'amministrazione comunale a tale iniziativa. I fatti di via Montereale Nell'angolo delimitato dal muro di cinta a nord dell'ex parco rotabile dell'Ariete, in via Montereale, i nazifascisti fucilavano i partigiani. Durante la Resistenza ci sono state dieci esecuzioni. Il 27 novembre 1944 viene fucilato il comandante partigiano Franco Martelli "Ferrini" che, davanti al plotone di esecuzione, muore gridando "Viva l'Italia libera": gli è stata assegnata la medaglia d'oro al valor militare. E fucilati da brigatisti neri e nazisti, il 14 gennaio 1945, cadono nove giovani partigiani garibaldini. Franco Martelli "Ferrini", maggiore di cavalleria, dopo l'8 settembre 1943, era diventato capo di Stato maggiore della brigata unificata, fra garibaldini e osovani, Ippolito Nievo di pianura. Catturato su delazione il 25 novembre 1944, nel suo appartamento di palazzo Cossetti, in piazza XX settembre, Martelli viene processato dal tribunale speciale tedesco, nell'attuale sede dell'hotel Moderno. Franco Martelli rifiuta qualsiasi tipo di collaborazione con i nazifascisti. È condannato a morte assieme ad Attilio Marchi "Moro", sovrintendente della brigata partigiana Ippolito Nievo di pianura, comandata da "Ferrini", Rino Favot "Sergio" e Ardito Fornasir "Ario". Martelli e Marchi, prima del processo-farsa, subiscono interrogatori e sevizie da parte dei "Volontari fascisti friulani", comandati da Angelo Leschiutta, nelle "casermette" di via Molinari. L'intervento del clero pordenonese, in particolare di monsignor Gioacchino Muccin, arciprete del duomo di San Marco, riesce a salvare dalla fucilazione Attilio Marchi "Moro", successivamente internato nel lager nazista di Bolzano, ma non Franco Martelli che, la sera prima dell'esecuzione, scrive due lettere accorate alla moglie Elena Stefani, in seguito decorata con croce al valor militare, e al figlio maggiore Carlo. Dopo la liberazione, la caserma Umberto I viene dedicata a Martelli, ricordato anche da una lapide sul muro interno di cinta. In quello stesso luogo, dove una garrita, costruita dopo la guerra, copre i fori dei proiettili, rimasti sui mattoni del muro, il 14 gennaio 1945 sono stati fucilati dai nazifascisti nove partigiani garibaldini, anche loro dopo essere stati seviziati alle "casermette" di via Molinari: Davide D'Agnolo "Attila", 21 anni, di San Martino al Tagliamento; Pietro Pigat "Tom", 29 anni, di Azzano Decimo; Edoardo Ruffo "Edo", 18 anni, di Zoppola; Elli Vello "Fulmine", 20 anni, di Azzano Decimo; Rinaldo Azzano "Dante", 21 anni, di Azzano Decimo; Ferruccio Gava "Tigre", 23 anni, di Prata; Olivo Chiarot "Leo", 22 anni (medaglia d'argento al valor militare), di Azzano Decimo; Giacobbe Perosa "Sgnappa", 32 anni, di Azzano Decimo; il ventunenne Agostino Mestre "Pedro" (croce al valor militare), di Azzano Decimo. Tutti catturati in varie circostanze, vengono prelevati il mattino del 14 gennaio dalle prigioni di Pordenone dal tenente delle brigate nere Angelo Leschiutta. I familiari che si recano in carcere per portare cibo e qualche genere di conforto ai loro congiunti sono indirizzati dai brigatisti neri alla caserma Umberto I, dove trovano i nove partigiani in mezzo al loro sangue: alcuni hanno ancora gli spasmi estremi che precedono la morte. Olivo Chiarot "Leo", garibaldino della Brigata Anthos, è stato insignito di medaglia d'argento al valor militare per aver «guidato il suo reparto con rara perizia e sangue freddo in numerose azioni». La morte per lui e per gli altri arriva dopo torture e sevizie con le quali, senza risultato alcuno, la banda Leschiutta cerca di estorcere i nomi di altri combattenti. Agostino Mestre "Pedro" è ricordato con la croce al valor militare per essersi distinto in varie azioni e per aver opposto «l'arma incorruttibile del silenzio ai duri maltrattamenti». Davide D'Agnolo "Attila", non colpito subito mortalmente, si era rialzato dicendo: «I garibaldini sanno sparare meglio. Morte al fascismo». Agostino Mestre "Pedro", cinque mesi prima di essere fucilato, il 3 agosto 1944, assieme a Mario Bettoli "L'Innominato", futuro deputato della repubblica, e all'avianese Sergio De Marco "Melio", in località Madonna del Monte di Aviano era stato scambiato con tre tedeschi. Fu quello il primo scambio nella storia partigiana d'Italia, attuato con la mediazione del parroco di Marsure don Giorgio De Piero. Le "casermette" di via Molinari Consegnando all'amministrazione comunale il bozzetto per il monumento di via Montereale, l'Anpi ha chiesto al sindaco Sergio Bolzonello di poter apporre, nell'immediato, anche una lapide sul muro esterno delle "casermette" di via Molinari. In quel luogo, infatti, i dieci partigiani poi fucilati subirono interrogatori e sevizie da parte dei "Fascisti friulani". E stessa sorte toccò a tanti altri giovani partigiani che facevano parte delle brigate unitarie (Garibaldi - Osoppo) durante la Resistenza nel Pordenonese. Biografie e diari già avevano accennato alle atrocità praticate sui partigiani alle "casermette". Ma diverso materiale è emerso dall'Archivio di Stato di Pordenone. Un primo fascicolo del tribunale locale, datato 6 novembre 1946, precede la sentenza della Corte di assise di Udine del 4 marzo 1947 e un pronunciamento della Corte di Cassazione del 28 marzo 1950. Un'ulteriore indagine del tribunale di Pordenone, avviata il 12 dicembre 1958, produce la sentenza del giudice istruttore del 23 gennaio 1960. Quattordici anni di istruttorie e giudizi riguardano le attività criminali dei torturatori appartenenti al "Quarto battaglione fascisti friulani, equiparato alle brigate nere" che, dopo l'8 settembre 1943, occupa lo stabile conosciuto a Pordenone come le "casermette" di via Molinari, oggi in parte destinato a sedi di bersaglieri, paracadutisti e marinai in congedo, per il resto adibito a deposito di mobili. Sono gli atti della Corte d'assise di Udine che raccontano delle tante torture subite in quel luogo. Antonio Filipuzzi, partigiano di San Vito, viene sottoposto a violente e reiterate percosse al momento dell'arresto. È Leschiutta stesso che «con pugni alla testa e al collo lo riduce in gravi condizioni». Il partigiano Pittana, una volta arrestato, viene colpito da Leschiutta e da altri brigatisti con randelli. Marina Copat, legata a una delle colonnine in ferro, nella stanza delle torture, viene «staffilata con il nervo di bue». Danilo Salvador, sottoposto a interrogatorio da Leschiutta nel proprio ufficio, rimanendo reticente «fu fatto denudare sino alla cintola e staffilare alla schiena. Uguale sorte toccò al partigiano Severino Marocchino, portato in una apposita stanza (delle colonne) e sottoposto dal brigatista Alessio De Torres Alessio - che in realtà si chiama Vito Nicola Nuzzi - a staffilate alla schiena sino a farla sanguinare». Achille Minatel depone che Leschiutta, «alternandosi con altri brigatisti nelle percosse, infierì maggiormente afferrandolo per il naso e la gola, battendolo con il calcio della pistola alla testa e con calci allo stomaco». «Ancor più gravi fatti - scrive il giudice Cariglia della Corte d'assise di Udine - emergevano e dimostravano i sistemi di efferata e studiata crudeltà usati dal Leschiutta». Contro Diego Verardo, che non vuole rivelare notizie sul movimento partigiano, Leschiutta ordina la tortura ai ferri. «Verardo fu rinchiuso in una particolare stanza da alcuni brigatisti. Bendato, fu legato a una colonnina in ferro, mani e piedi. Quindi i brigatisti con sforzo concorde lo tirarono più volte, in modo da staccare il corpo dalla colonna, sino a incurvargli la spina dorsale». Verardo non rivela nulla. Allora «lo caricarono di pugni, facendogli sbattere più volte la testa sulla colonna in ferro. Non paghi, gli procurarono, con un coltello, sull'avambraccio destro numerose ferite, sulle quali cosparsero del sale, richiudendo i lembi della pelle e fasciando il braccio, onde rendere più atroci le sofferenze e più gravi le conseguenze». Efferate torture subiscono anche Elide Zanini, «staffilata lungamente a sangue con il nervo di bue», e Mario Bortolussi, «colpito da numerosi, violenti pugni che gli spaccarono il labbro inferiore». Vengono staffilati a sangue con il nervo di bue anche Enos Innocenti, Bruno Girardi, «mentre altro brigatista gli teneva puntata contro la pistola, premendo il grilletto a vuoto», Arturo Giolitti, Emilio Marocchino. Marco Trevisan di Aviano viene invece percosso con un randello alla testa e contro Alfenore Marcello, battuto con pugni e con il calcio del fucile, i brigatisti Meneghini e Nuzzi, alias De Torres, «aizzavano un cane poliziotto che lo mordeva in varie parti delle gambe e delle braccia, lasciandogli lesioni permanenti». Renato Meneghini e Nuzzi - De Torres sferrano pugni alla testa di Santin Defragè "Leopardi" sino a rompergli un timpano con fuoruscita di sangue e materia, colpendolo anche con ginocchiate al basso ventre. Defragè, a causa della polio avuta da bambino, era portatore d'handicap. Sigfrido Cescut

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Uno Stato di dirittonon potrà mai avallare lo stile Cianegli interrogatori (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Uno Stato di dirittonon potrà mai avallare lo stile Cianegli interrogatori Sono in piena sintonia con quanto sostenuto da Dick Cheney, gli interrogatori della Cia per far parlare i terroristi erano perfettamente legittimi. Chi afferma che i prigionieri avrebbero parlato con altri metodi meno cruenti dimostra di non conoscere quelle persone, si illude che mandandoli a letto senza la cena sia sufficiente per convincerli a svelare segreti che non confesserebbero neppure in punto di morte. Sì la tortura è una pratica disumana e nessuno vorrebbe mai subirla e neppure praticarla. Occorre non scordare che questi personaggi non ci pensano neanche per un attimo a torturare le proprie mogli, a violentarle tra le mura domestiche con il consenso di una legge che permette tutto questo. Barack Obama non sa dare soluzioni, non è in grado di dire come ottenere le preziose informazioni dai prigionieri che consentirebbero forse di debellare il terrorismo. L'unica decisione che ha preso è stata quella di chiudere Guantanamo, una mossa che non porta da nessuna parte. Guido Guazzoni E-MAIL 24/04/2009

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USA: RICE DIEDE SUO ASSENSO AL WATERBOARDING NEL 2002 = (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

USA: RICE DIEDE SUO ASSENSO AL WATERBOARDING NEL 2002 = Washington. Il "barattolo di vermi" aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa. Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate 2002 diversi esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere per la sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di interrogatorio. Alle discussioni avevano sicuramente partecipato, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto Gonzales. Dalla discussione sembra essere stato lasciato fuori invece l'allora segretario di Stato Colin Powell. Un documento reso noto dalla Commissione Intelligence del Senato mostra che la Rice aveva dato fin dal luglio 2002 "luce verde" all'uso delle tecniche di interrogatorio duro nei confronti dei sospetti terroristi. Il terrorista Khalid Sheik Mohammed, considerato l'organizzatore della strage dell'11/9, venne stato sottoposto per ben 183 volte nel giro di un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). Si è rivelata infondata la speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando qualsiasi forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano e descrivevano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti della Cia responsabili materiali delle torture (perché avevano obbedito ad ordini superiori). Il presidente Obama, che mercoledì festeggia i suoi primi 100 giorni, è stato attaccato sia dalla destra, per avere reso pubblici i documenti, sia dalla sinistra, che ora vuole un'inchiesta per punire i responsabili. 24/04/2009

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All'Anfiteatro per difendere diritti bambini (sezione: Diritti umani)

( da "Caserta News" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 24 Aprile 2009 All’Anfiteatro per difendere diritti bambini EVENTI | Pozzuoli L'appuntamento con le visite spettacolo organizzate dal Teatro Le Nuvole si trasferisce in provincia di Napoli, presso l'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli. Nelle mattinate del 23, 24, 27, 29 e 30 aprile 2009 alle ore 10:00 e alle ore 12:00 Le Nuvole e Pierreci presenterano "Sangue e arena". In quella che viene considerata la terza arena per dimensioni del mondo romano, guidati da alcuni archeologi i giovani visitatori potranno scoprire come si svolgeva la vita all'interno di un anfiteatro: chi erano i gladiatori e come combattevano. Si illustreranno i momenti salienti di una giornata di un luogo deputato a spettacoli costosi e sanguinosi, che hanno caratterizzato un'epoca, e quanto fosse crudele e inumano il trattamento riservato agli schiavi e ai liberti condannati a morte. Durante la visita s'incontrerà un saggio erborista, un personaggio senza tempo forse discendente di Spartaco sicuramente contrario alla violenza e alla schiavitù antica e moderna. Sarà lui a raccontare le gesta e le sofferenze dei gladiatori tra cui Spartaco il più famoso e Androclo con il suo leone per finire con Iqbal Masih, un bambino simbolo della schiavitù moderna. Alla fine della visita nell'arena, in forma interattiva, saranno ricordati i primi articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite già nel 1948, ma ancora oggi inascoltati da grandi e piccole potenze sorde ai più elementari diritti umani. A dare corpo, voce ed anima a questi molteplici personaggi sarà Enzò Musicò, diretto da Fabio Cocifoglia mentre il progetto scientifico è stato curato da Luca Prosdocimo e Valeria Pitterà.

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Diritto all'educazione: il principio di dignità (sezione: Diritti umani)

( da "Caserta News" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 24 Aprile 2009 Diritto all'educazione: il principio di dignità ATTUALITà | Caserta "Diritto all'educazione: il principio di dignità" è il tema del convegno promosso dall'Istituto Sant'Antida, nell'ambito della Settimana Nazionale della Cultura, con il patrocinio della Provincia, del Comune e dell'Ufficio scolastico provinciale di Caserta, che avrà luogo nella Sala Consiliare della Provincia oggi venerdì 24 aprile, con inizio alle ore 17. "Si esamineranno - scrive, tra kl'altro, Anna Giordano - i fondamenti del riconoscimento dei diritti umani intesi come presupposto per lo sviluppo e la piena realizzazione della personalità dell'individuo. Vincenzo Farina, presidente del promotore Istituto Sant'Antida, spiega in proposito che "l'intento è di offrire un contributo alla qualità del dibattito culturale e, nel contempo, di sostanziare la pubblica discussione su temi di evidente interesse quotidiano perché l'uomo formato agisce ed esprime se stesso in contesti comuni densi di significato quali la famiglia, la scuola, la società civile, nel rapporto con altri popoli e culture per la costruzione della pace". Interverranno, in qualità di relatori e in rappresentanza del pensiero cattolico e laico, don Eugenio Fizzotti, direttore della Casa Salesiana di Caserta, don Marco Fois, rettore del Seminario Vescovile di Caserta, Talitha Vassalli di Danchenhausen, direttore del Dipartimento di Scienze Internazionalistiche e di Studi sul sistema politico ed istituzionale europeo dell'Università Federico II di Napoli, e Adolfo Russo, aggregato di "Bioetica, aspetti giuridici" alla Federico II".

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"io che ho interrogato i terroristi dico: crudeltà e violenze non funzionano" - alix van buren (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 16 - Esteri Le rivelazioni di Ali Soufan, agente speciale Fbi, al "New York Times" "Io che ho interrogato i terroristi dico: crudeltà e violenze non funzionano" Bush e Cheney sostengono di aver piegato gli irriducibili con l´uso della forza Ma tutto ciò è falso ALIX VAN BUREN L´eterna domanda nell´arte oscura della tortura è questa: se sia o no efficace per ottenere informazioni, oggi dai terroristi come nel Medio Evo dagli eretici, con tecniche più o meno invariate nei secoli. L´ultimo responso arriva ieri dalle colonne del New York Times con le rivelazioni di Ali Soufan, agente speciale dell´Fbi che interrompe un silenzio durato sette anni. Una carriera ai vertici dell´anti-terrorismo e quattro anni alle prese con i sospetti al-qaedisti a Guantanamo, gli dettano una sonora smentita: «Le pretese dell´Amministrazione Bush d´avere piegato gli irriducibili attraverso l´uso di metodi ‘rafforzati´, vedi il waterboarding (o annegamento simulato), sono false e infondate», s´indigna Soufan. «Anzi, quei sistemi si sono dimostrati controproducenti e inaffidabili nei risultati. Adesso è ora di raccontare la verità». La verità di Soufan ricalca da vicino quel che vanno dicendo, dopo l´11 settembre 2001, schiere di veterani militari e specialisti dell´intelligence forti di un´esperienza accumulata in Vietnam, a Panama, in Iraq nel ‘91, e prima ancora in Corea negli Anni ‘50. E cioè che «gli interrogatori compiuti secondo le regole tradizionali sono i più adatti a individuare i componenti di una rete, a scoprire complotti e salvare vite umane». Gli esempi non mancano e suonano convincenti: a cominciare da quello di Abu Zubaydah, grande reclutatore di al-Qaeda, «maestro dei travestimenti» e operatore di un campo d´addestramento molto frequentato al confine fra Pakistan e Afghanistan. Un uomo che Soufan conosce bene, per averlo interrogato «dal marzo al giugno 2002, prima che le tecniche dure fossero introdotte nell´agosto di quell´anno». Dice l´agente speciale: «Ci ha fornito dati d´intelligence importanti. Abbiamo saputo che Khalid Shaikh Mohammed era la mente degli attacchi dell´11 settembre. Ci ha parlato di Jose Padilla, l´attentatore della ‘bomba sporca´». Ora gli apologeti dei mezzi più crudi, e fra questi l´ex vicepresidente Cheney che promette di desecretare nuovi documenti per provare la fondatezza delle sue scelte, affermano d´avere estorto a Zubaidah ulteriori informazioni dopo averlo sottoposto per 83 volte al waterboarding. Soufan ribatte, netto: «Tutte falsità. Infatti Padilla fu arrestato nel maggio del 2002, tre mesi prima dell´adozione delle tecniche rafforzate. E la cattura di Ramzi bin al-Shibh, braccio destro di Khalid Shaikh Mohammed, avvenne grazie alle notizie fornite da un altro individuo interrogato coi metodi tradizionali». E tuttavia la novità più clamorosa, la potenziale "bomba politica" piazzata da Ali Soufan sulle pagine del New York Times, è contenuta in due righine appena, annotate fra parentesi. è quando, per scagionare la Cia dalle incriminazioni, l´agente speciale indica nei contractors, i ruvidi impiegati delle imprese private cui il governo aveva appaltato la sicurezza, i veri responsabili di quegli «errori che non devono mai più ripetersi». Alla fine, resta la domanda forse più pertinente: non tanto se la tortura funzioni, ma perché molti insistano nel volere illudersi che sia così.

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fu la rice ad approvare le torture cia (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino di Padova, Il) (Nuova Sardegna, La) (Centro, Il)

Argomenti: Diritti umani

Lo rivela un documento sinora classificato come segreto. Accuse al presidente Fu la Rice ad approvare le torture Cia NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. è quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al waterboarding come sistema per far parlare i presunti terroristi. In particolare nel 2002 la Rice, che già allora faceva parte di una rosa ristretta di consiglieri di Gorge W. Bush, aveva dato il via libera a usare questa tecnica di annegamento simulato contro Abu Zubaydah, uno dei leader della rete di al-Qaeda che qualche mese prima era stato catturato in Pakistan. C'è specificamente un memorandum datato 17 luglio 2002 nel quale la Rica diede la luce verde alla Cia di procedere «con metodi di interrogazione alternativi». Unico «paravento» della Rice fu che precisò che si sarebbe potuto procedere con torture come il waterboarding una volta che il dipartimento di giustizia ne avesse determinato la legalità. La rivelazione è emersa mentre il tema delle torture sta assumendo sempre più rilievo per l'amministrazione Obama. Il capo della Casa Bianca ha promesso immunità agli agenti della Cia che condussero le torture seguendo gli ordini impartiti dall'alto e ora, soprattutto fra i liberal, si fa più forte la voce di chi vorrebbe che Condoleezza Rice, l'ex vicepresidente Dick Cheney o l'allora ministro della giustizia Alberto Gonzalez vengano messi sotto processo per avere autorizzato le torture. Nel frattempo Cheney ha messo a punto una strategia di reazione: anzichè negare le accuse di avere autorizzato il waterboarding e altre brutalità chiede che la renda pubblici i memorandum da cui emerge, secondo il vice di Bush, che torturare i terroristi arrestati è servito per salvare migliaia di vite umane. Tra la vecchia e la nuova amministrazione si viene così a creare una curiosa dinamica. Il team di Bush, che era così geloso della segretezza quando era al potere, adesso preme per la trasparenza. La squadra di Obama invece che fin dall'inizio ha favorito la trasparenza ora si trova sotto accusa da un'ala conservatrice della politica secondo la quale troppa trasparenza mette a repentaglio la sicurezza nazionale. (a.v.)

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Usa, la Rice avrebbe autorizzato le torture (sezione: Diritti umani)

( da "Libertà" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Usa, la Rice avrebbe autorizzato le torture Nuove rivelazioni sui sistemi della Cia per far parlare i presunti terroristi NEW YORK - Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. E' quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al waterboarding come sistema per far parlare i presunti terroristi. In particolare nel 2002 la Rice, che già allora faceva parte di una rosa ristretta di consiglieri di George W. Bush, aveva dato il via libera a usare questa tecnica di annegamento simulato contro Abu Zubaydah, uno dei leader della rete di al Qaida che qualche mese prima era stato catturato in Pakistan. C'è specificamente un memorandum datato 17 luglio 2002 nel quale la Rice diede la luce verde alla Cia di procedere «con metodi di interrogazione alternativi». Unico «paravento» della Rice fu che precisò che si sarebbe potuto procedere con torture come il waterboarding una volta che il dipartimento di giustizia ne avesse determinato la legalità. La rivelazione è emersa mentre il tema delle torture sta assumendo sempre più rilievo per l'amministrazione Obama. Il capo della Casa Bianca ha promesso immunità agli agenti della Cia che condussero le torture seguendo gli ordini impartiti dall'alto e ora, soprattutto fra i liberal, si fa più forte la voce di chi vorrebbe che Condoleezza Rice, l'ex vicepresidente Dick Cheney o l'allora ministro della giustizia Alberto Gonzalez vengano messi sotto processo per avere autorizzato le torture. Nel frattempo Cheney ha messo a punto una strategia di reazione: anzichè negare le accuse di avere autorizzato il waterboarding e altre brutalità chiede che la renda pubblici i memorandum da cui emerge, secondo il vice di Bush, che torturare i terroristi arrestati è servito per salvare migliaia di vite umane. Tra la vecchia e la nuova amministrazione si viene così a creare una curiosa dinamica. Il team di Bush, che era così geloso della segretezza quando era al potere, adesso preme per la trasparenza. La squadra di Obama invece che fin dall'inizio ha favorito la trasparenza ora si trova sotto accusa da un'ala conservatrice della politica secondo la quale troppa trasparenza mette a repentaglio la sicurezza nazionale. Andrea Visconti 24/04/2009

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Mozioni cassate, Polledri (Lega) protesta: fatti gravi. Fiazza (Pd): accuse strumentali (sezione: Diritti umani)

( da "Libertà" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mozioni cassate, Polledri (Lega) protesta: fatti gravi. Fiazza (Pd): accuse strumentali (gu.ro.) È stata «una grave violazione dei diritti» dei consiglieri la scelta del presidente del consiglio comunale Ernesto Carini (Pd) di far decadere dall'ordine del giorno dell'assemblea le due mozioni di Massimo Polledri (Lega). A sostenerlo è stato ieri in consiglio comunale lo stesso Polledri che è tornato ad attaccare Carini colpevole, a suo dire, di avere cassato le sue due mozioni - una sui luoghi di culto islamici e una sulla possibilità dei negozi di tenere aperto nei giorni festivi - per le reiterate assenze del consigliere leghista, compreso quella nella recente seduta in cui il presidente h attuato la sua censura anche perché - aveva spiegato - la giustificazione di Polledri era arrivata con una comunicazione all'ultimo minuto e senza la firma dell'interessato. Ma era stata inviata con due ore di anticipo, ha eccepito il leghista lamentando soprattutto che si sia cambiata una «prassi consolidata» con il risultato di «conculcare il diritto di parola». Ripresenterò le due mozioni con procedura d'urgenza», ha informato Polledri che già aveva accusato Carini (v. Libertà di ieri) di avere in realtà voluto impedire la discussione su un tema caldo come quello della moschea. Una «presa di posizione assolutamente strumentale», è stata la replica che al leghista ha rivolto Christian Fiazza (Pd) nell'annotare come nella seduta in questione «nessuna levata di scudi si sia vista dalla minoranza per contestare la decisione del presidente del consiglio. E la mozione sui luoghi di culto, che «era stata presentata in gennaio e riproposta in aula in cinque diverse occasioni ma mai discussa a causa delle assenze» di Polledri, «tutti sanno che prendeva le mosse da un progetto di legge fermo in parlamento», ha osservato Fiazza, non ispirata dunque dal caso scoppiato di recente a Piacenza sul tema. «Il Pd non ha comunque nessuna difficoltà a discutere del tema», ha assicurato il democratico, e avere cassato le due mozioni è stata solo una «questione di rispetto verso il consiglio comunale». 24/04/2009

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Le radici della costituzione (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

VETRINA RICCIONE pag. 17 Le radici della costituzione LE CELEBRAZIONI PER IL 25 APRILE «LE RADICI della Costituzione». E' il tema dell'incontro che si terrà oggi, dalle 9,30 alle 12,30 all'auditorium del Liceo scientifico di Riccione. In cattedra il giornalista Alessandro Bucossi e il professore di Diritto Costituzionale Andrea Morrone, affiancati dal preside Luigi D'Amato e dell'assessore alla Cultura Francesco Cavalli. Al momento di studio e riflessione, organizzato dal professor Prestianni, responsabile dell'archivio «Ilaria Alpi», parteciperanno gli studenti di quinta del «Volta», «Savioli» e «Fellini». Il 64esimo anniversario della Liberazione sarà celebrato con la cerimonia del 25 aprile. Alle 10 al monumento dei caduti sarà depositata una corona di alloro. La cerimonia sarà conclusa dal sindaco Daniele Imola e dal suo collega di Gemmano, Luciano Colombari. Dalla stessa piazzetta alle 14,30 partirà un pullman, diretto nel comune della Valconca, dove si terrà lo spettacolo: «Diritti umani e memoria storica».

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Condoleezza Rice, acusada de haber autorizado torturas (sezione: Diritti umani)

( da "Nacion, La" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Los polémicos interrogatorios de la CIA Condoleezza Rice, acusada de haber autorizado torturas Según el Senado, permitió el "submarino" Noticias de Exterior: anterior | siguiente Viernes 24 de abril de 2009 | Publicado en edición impresa ImprimirEnviar por e-mailCambiar tamañoPublicarVotar (0) Ya votaste (0) Compartir Link permanente Menéame Google bookmark YahooMyWeb Newsvine BlinkList Digg Reddit Del.icio.us Mister-Wong Silvia Pisani Corresponsal en EE.UU. WASHINGTON.? Hace sólo 48 horas que el presidente norteamericano, Barack Obama, autorizó la difusión de documentos reservados sobre el uso de torturas para interrogar a prisioneros durante el gobierno de George W. Bush. Y, desde entonces, las revelaciones caen como en catarata. Así, en una reacción inesperada, empezó a crecer el clamor social para que las responsabilidades se investiguen judicialmente. Algo que, todavía, si bien avanza como posibilidad, no está claro que vaya a ocurrir. Ayer le tocó el turno a la ex secretaria de Estado y ex mano derecha de Bush, Condoleezza Rice, que fue señalada por el Senado como la, hasta ahora, "primera responsable" en las autorizaciones para el uso de torturas en los interrogatorios a sospechosos de terrorismo. El Senado determinó que en mayo de 2002, en la misma época en que, como consejera de Seguridad Nacional, mostraba un costado sensible al dar conciertos de piano, Rice autorizó la utilización de la asfixia simulada, conocida como "submarino", en el interrogatorio en prisión a sospechosos de "terrorismo internacional". Y lo hizo cuatro años antes de que, en 2006, el gobierno de Bush emitiera un muy controvertido andamiaje jurídico con el que declaró "legal" el uso de la tortura. Rice, quien ayer guardaba silencio, quedó muy expuesta con semejante paso. Mientras el escándalo crece, todo se debate. Hay quienes cuestionan a Obama por su decisión de revelar los documentos secretos. "Es antipatriótico", dicen algunos. "Esto se convertirá en una caza de brujas", cuestionó el senador republicano John McCain. "No se puede criminalizar a quienes dieron un consejo legal", intentó justificar el ex rival de Obama. Otros culpan al mandatario por apuntar hacia quienes dieron la orden de torturar y amparar, en un mismo paso, a quienes la ejecutaron. "El presidente quiere mirar hacia el futuro y no hacia el pasado", argumentó el vocero de Obama, Robert Gibbs. Claro que, destapado el geiser, parece difícil ponerle freno. "Los torturadores también deben ser investigados", clamaba ayer Roger Simons, un reconocido analista político. Los dos jefes demócratas del Congreso, el senador Harry Reid y la diputada Nancy Pelosi, discreparon sobre la conformación de una comisión investigadora. "Desde mi perspectiva, sería muy poco sabio empezar con comisiones, tribunales, consejos, etcétera, hasta que no sepamos cómo fueron todos los hechos", dijo Reid. Pero Pelosi piensa exactamente lo contrario. Y fue de las primeras en plantear la necesidad de formar una "comisión de la verdad" que investigue el trato a los prisioneros bajo el mandato de Bush. Los republicanos están que arden. "Esto tendrá un efecto negativo en la tarea de nuestros agentes de inteligencia" que "se juegan el pellejo en todo el mundo", dijo el jefe del bloque republicano en la Cámara de Representantes, John Boehner. "Lo de Obama es muy desafortunado. Dudo de que esto contribuya a que Estados Unidos sea un lugar seguro", añadió. Las evidencias suenan todo el día en los medios. Con truculentos detalles, se sabe ahora lo que siempre se sospechó: que Bush autorizó otras "técnicas de humillación", como el obligar a los detenidos a permanecer desnudos, golpearlos en la cara y el abdomen, privarlos del sueño, someterlos a "posiciones estresantes", a luces intensas, a temperaturas extremas y a manipular su alimentación. Las torturas se aplicaban, sobre todo, en la prisión de Guantánamo, donde, por orden de Bush, iban a parar los acusados de terrorismo. Son personas sin proceso y sin juicio. En sus primeros días de gestión, Obama anunció el cierre de Guantánamo. Pero la prisión aún sigue funcionando y, según los organismos de derechos humanos, sus internos siguen sin proceso judicial alguno, mientras se negocia su traslado a otros países de Occidente. Rice no es la única funcionaria del gobierno de Bush señalada por la violación de derechos humanos. Lo mismo ocurre con el ex vicepresidente Dick Cheney, con el ex secretario de Defensa Donald Rumsfeld y con el propio Bush. Pero Rice fue, hasta ahora, la primera encontrada "responsable" de una autorización de tortura. Y queda claro que lo hizo mucho antes de que el secretario de Justicia de Bush elaborara un muy discutido andamiaje jurídico para dar carácter "legal" al maltrato humano. En efecto, la CIA fue autorizada a utilizar la tortura el 26 de julio de 2006, cuando el entonces secretario de Justicia, John Ashcroft, concluyó que "la simulación de ahogamiento era legal". Rice, sin embargo, había emitido su autorización cuatro años antes. Y eso es lo que la deja más expuesta aún, de acuerdo con un informe elaborado por la comisión de Inteligencia del Senado. El otro gran debate que empieza a perfilarse es hasta dónde llegan las responsabilidades. Se sabe que en la administración de Obama no hay intención de perseguir a quienes ejecutaron una política sino a quienes la planificaron. Dicho en términos familiares para la Argentina, la idea sería la aplicación de una figura parecida a la de "obediencia debida", luego dejada sin efecto por la Corte Suprema argentina. De hecho, el secretario de Defensa, Robert Gates, opinó que los agentes de la CIA que torturaron a sospechosos de terrorismo no deben ser llevados ante la Justicia. "Lo que más me preocupó [de la publicación de informes detallando la forma en que se interrogó a los prisioneros] es la protección de los agentes de la CIA implicados en estos interrogatorios, que actuaron conforme a las directivas jurídicas del departamento de Justicia", afirmó. "Sentí que era importante protegerlos contra todo tipo de demanda legal", agregó. Gates dirigió la CIA durante dos años, entre 1991 y 1993. Obama autorizó la semana pasada la publicación de documentos secretos de la CIA. La difusión de esa información abrió un difícil debate en la sociedad norteamericana. El presidente ha estado bajo fuerte presión de su propio partido para que no descarte enjuiciar de algunos de los altos funcionarios que justificaron esos procedimientos. General Motors suspende su producción WASHINGTON (EFE).- En un último esfuerzo por evitar tener que declararse en cesación de pagos, la automotriz General Motors (GM) decidió ayer cerrar durante nueve semanas 13 plantas de montaje en Estados Unidos y una en México. El anuncio coincidió con informaciones de medios estadounidenses de que el Departamento del Tesoro se prepara para que otra de las automotrices en problemas, Chrysler, se declare en cesación de pagos la próxima semana. Según informó ayer el sitio web de The New York Times , la medida no interferiría con la finalización de la alianza entre Chrysler y Fiat.

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Anche Condy Rice autorizzò le torture (sezione: Diritti umani)

( da "Arena, L'" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 24 Aprile 2009 NAZIONALE Pagina 4 AMERICA SCONCERTATA. La futura segretaria di Stato partecipò ai vertici segreti per dare il via libera alla Cia per gli interrogatori «illegali» «Anche Condy Rice autorizzò le torture» Nuovi documenti del 2002 inguaiano l'allora consigliera di Bush. Ma lo scandalo sta sfuggendo al controllo di Obama WASHINGTON Il «barattolo di vermi» aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla Casa Bianca. Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate del 2002 vari esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere per la Sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di interrogatorio. VERTICI SEGRETI. Alle discussioni avevano partecipato di sicuro, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto Gonzales. confronto sembra essere stato lasciato fuori invece l'allora segretario di Stato Colin Powell, forse per il timore che potesse esprimere parere contario. Un documento, finora classificato, reso noto dalla Commissione Intelligence del Senato, mostra che la Rice aveva dato fin dal luglio 2002 «luce verde» all'uso delle tecniche di interrogatorio duro con i sospetti terroristi. I documenti del ministero della Giustizia resi pubblici dalla Casa Bianca mostrano che Khalid Sheik Mohammed, considerato l'organizzatore della strage dell'11 Settembre, fu sottoposto per ben 183 volte in un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). CONTRACCOLPI SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando ogni forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (per aver obbedito ad ordini superiori). Obama è stato attaccato sia dalla destra, per aver reso pubblici i documenti, che dalla sinistra, che ora vuole un'inchiesta per punire i responsabili. L'ex-vicepresidente Dick Cheney ha criticato Obama, ribadendo la legalità delle tecniche usate e chiedendo la pubblicazione anche dei documenti che mostrerebbero come gli interrogatori hanno consentito di ottenere informazioni utili a salvare migliaia di vite. Ma ad imbarazzare la Casa Bianca sono soprattutto le iniziative scattate al Congresso, da parte di parlamentari democratici, per aprire inchieste sulle responsabilità dell'amministrazione precedente. L'ipotesi di una commissione indipendente d'inchiesta, come quella sull'11 Settembre 2001, fu presa in considerazione, ma alla fine scartata dalla Casa Bianca.  

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EE.UU.: Rice y Cheney autorizaron "técnicas brutales de tortura" (sezione: Diritti umani)

( da "Clarin, El" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

INFORME DE INTELIGENCIA DEL CONGRESO NORTEAMERICANO EE.UU.: Rice y Cheney autorizaron "técnicas brutales de tortura" Asfixia simulada, privación de sueño y humillaciones sexuales. Estos y otros tormentos fueron ordenados como métodos de interrogatorio por ambos funcionarios cuando eran consejera de Seguridad Nacional y vicepresidente de George Bush. Por: washington. dpa y afp 1 de 1 Un informe de inteligencia del Senado asegura que en 2002 Condoleezza Rice -entonces consejera en Seguridad Nacional de George W. Bush- autorizó en forma verbal a la CIA a usar "brutales técnicas de interrogatorio" como el "submarino" o asfixia simulada, privación del sueño y golpes contra presuntos terroristas presos. Según la comisión, Rice es una de al menos seis funcionarios de alto rango del gobierno Bush que dieron cobertura legal a las torturas. El otro fue el entonces vicepresidente Dick Cheney. De acuerdo a una cronología elaborada por una comisión especial del Congreso cuya publicación fue autorizada por el actual secretario de Justicia, Eric Holder, Rice se reunió en julio de 2002 con el entonces jefe de la agencia de espionaje norteamericana (CIA), George Tenet. Durante esa reunión, ella aceptó la aplicación de "técnicas brutales" del presunto terrorista Abu Zubaydah, sospechoso de ser un alto jefe de Al Qaeda muy próximo a Osama bin Laden. Zubaydah había sido capturado en Pakistán en marzo de 2002, fue interrogado unas 80 veces en una cárcel secreta de la CIA en base al "submarino", una técnica en la que el sujeto es hundido en agua y llevado al borde de la asfixia. Las mismas conclusiones se pueden sacar de los documentos internos del gobierno de Bush publicadas hace una semana por orden del nuevo presidente, Barack Obama, donde se enumeran otras torturas utilizadas como mantener a los prisioneros desnudos, en posiciones incómodas, humillados sexualmente, acosado por animales, y sometidos a música ensordecedora, luces intensas y temperaturas extremas. El informe de ayer agrega que un año después también el ex vicepresidente de Estados Unidos, Dick Cheney, así como el entonces secretario de Justicia, John Ashcroft, y varios de sus asesores recibieron informaciones respecto al "submarino" y otros "métodos de interrogatorio alternativos". No obstante, ellos corroboraron que "el programa de la CIA era legal y que reflejaba la política del (anterior) gobierno", según las informaciones. La propia Rice había declarado ya en 2005 que su gobierno no empleaba ni apoyaba prácticas de tortura, después de que se filtrara una definión interna de la palabra "tortura" que limitaba bastante el alcance del término y sin dudas se alejaba de la letra de la Convención de Ginebra. La política de EE.UU., señaló entonces Rice, está en concordancia con las convenciones internacionales que prohíben el trato cruel, inhumano o denigrante. Según el diario The Washington Post, una docena de funcionarios de la administración Bush conocía detalles sobre las prácticas de tortura. De manera sorprendente -continúa el diario- sólo Colin Powell, secretario de Estado durante el primer mandato de Bush, y el ex secretario de Defensa, Donald Rumsfeld, no fueron tomados en cuenta para esa decisión. Ello, "pese a los altos riesgos para la política exterior", dijo el senador demócrata y experto en asuntos de espionaje John Rockefeller al periódico. La CIA fue autorizada oficialmente a usar esta forma de tortura el 26 de julio de 2006, cuando el entonces ministro de Justicia, John Ashcroft, concluyó que "la simulación de ahogamiento era legal", según el informe. El actual secretario de Defensa, Robert Gates, opinó ayer que los agentes de CIA que torturaron a sospechosos de terrorismo no debían ser llevados ante la justicia (en coincidencia con la posición espresada por el presidente Obama la semana pasada) e insistió en que era muy importante que "estuvieran protegidos". TamaÑo de textoEnviar

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Rice approvò il waterboarding già nel 2002, rivela il Senato Usa (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Rice approvò il «waterboarding» già nel 2002, rivela il Senato Usa Un rapporto del senato Usa, reso pubblico mercoledì, ha rivelato che Condoleezza Rice aveva autorizzato la Cia a usare le maniere forti per interrogare i sospetti di terrorismo. Secondo il rapporto, che intende far luce sulle derive autoritarie del post 11 settembre 2001, i servizi segreti americani avevano chiesto già nel maggio 2002 a Rice, allora consigliera per la sicurezza nazionale di George W. Bush, di poter usare certi metodi e avevano ottenuto il via libera. In questo modo, la Cia aveva potuto procedere agli annegamenti simulati dei sospetti - una pratica che l'attuale ministro della giustizia, Eric Holder, ha definito «tortura» -, prima che il 26 luglio 2002 il ministro della giustizia di allora, John Ashcroft, concludesse che «l'utilizzo degli annegamenti simulati (era) legale». Secondo documenti della Cia, citati dal rapporto, Rice aveva incontrato George Tenet, allora direttore dell'Agenzia, e aveva dato parere positivo «affinché la Cia potesse procedere al previsto interrogatorio di Abou Zoubaydah», detenuto dagli Usa e sospettato di essere un capo di al-Qaeda.

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Il mattino DI QUALE GIORNO (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il mattino DI QUALE GIORNO LA LEGALITÀ E I MALUMORI DELL'AGENZIA Marco d'Eramo INVIATO A CHICAGO INVIATO A CHICAGO «Se sono deluso o soddisfatto dai primi 100 giorni di Barack Obama? Incredibilmente soddisfatto. Non mi aspettavo che facesse tanto e così presto. Ogni giorno che apro il giornale c'è un motivo di soddisfazione, un sospiro di sollievo» mi dice al telefono Joel Rogers, uno dei più acuti politologi della sinistra americana, professore alla Wisconsin University di Madison. È una delle molte persone con cui avevo parlato a cavallo dell'elezione del 44-esimo presidente degli Stati uniti e che adesso, cinque mesi dopo, consulto per confrontare attese e realtà. È vero: ogni giorno c'è una notizia - grande o piccola - che allarga il cuore. Proprio come nel primo anno di George Bush, anche prima dell'11 settembre 2001, ogni giorno era foriero di minacce sul convivere civile. La buona notizia di ieri, 23 aprile, è che da ora sarà permesso anche alle 17-enni di prendere la pillola del giorno dopo, quando per tutta l'era bushiana l'unico contraccettivo ammesso era la castità totale. Due giorni fa la notizia era il via libera agli investimenti per centrali eoliche off shore. Un altro giorno è la stretta di mano con sorrisi al (fino a ora) odiato e irriso presidente del Venezuela Hugo Chavez. Oppure il nuovo semaforo verde alla ricerca sulle cellule staminali. «Guarda quello che sta succedendo nella scuola e per l'ambiente. O anche il nuovo clima internazionale. Se un anno fa ti avessero detto che ci sarebbero state aperture con Cuba o il Venezuela, non ci avresti creduto». «Non è che sei troppo entusiasta?» obietto, «in fondo, due giorni prima del voto mi dicevi: 'Dopodomani rientro dall'esilio, posso tornare in America'». «Sì, forse ho perso ogni capacità critica» si autosfotte Joel: «Mi è apparsa la luce. Sono un rinato (born again) alla democrazia». Quella di Joel è la rivincita dei tanti intellettuali di valore che per decenni sono stati messi all'angolo, rinchiusi nei loro dorati ghetti accademici, e che ora sperano di potere far valere le idee di sinistra. Martedì Joel sarà a Washington chiamato alla Casa bianca perché implicato in un progetto sulle città. Un altro Joel è meno entusiasta, ma sempre positivo. È Bleifuss, direttore del quindicinale In These Times, storica voce della sinistra chicagoan, fondata da Jim Weinstein. «Secondo me, Obama non poteva fare di più, a parte la manovra economica». Dove infatti incontro una critica unanime ai primi 100 giorni di Obama è sul piano di salvataggio delle banche Anche Rogers è critico su questo punto (ma è un tema enorme che affronteremo in un prossimo articolo). Il «politicamente possibile» La verità è che i liberals e i progressisti americani hanno rilasciato a Obama un'apertura di credito totale e valida almeno fino all'anno prossimo, fino alle elezioni di mezzo termine (ottobre 2010). Lo si vede sul tema della legalità e dei diritti civili. È tremenda l'eredità lasciata da Bush e dal suo vicepresidente Dick Cheney: abolito l'habeas corpus, calpestato quel po' di diritto internazionale che ancora vige, infrante le garanzie dei cittadini, gettata alle ortiche la convenzione di Ginevra. In effetti i vari Patriot act e decreti presidenziali (presidential orders) dell'era Bush rendevano possibile ai servizi segreti Usa di andare a sequestrare qualunque cittadino in qualunque parte del mondo, portarlo in una prigione segreta Usa ovunque sul pianeta, farlo processare in segreto da una corte marziale e, se riconosciuto colpevole e condannato, eseguirne la sentenza a morte senza che nessuno mai venisse a saperlo; era possibile detenere all'infinito un sospetto senza incriminarlo di alcunché, quindi senza mai processarlo e senza permetterne la difesa; era divenuto legale intercettare le telefonate di chiunque, schedarne i conti bancari, i viaggi, le attività, anche senza autorizzazione giudiziaria; era stata legalizzata la tortura; era stata sancita la pratica del segreto ed era stato impedito ogni controllo legislativo sul potere esecutivo. Già al secondo giorno di presidenza, con una serie di decreti, Obama ha spazzato via l'impalcatura legale che sosteneva gli abusi. Ha ordinato la chiusura entro l'anno del carcere di Guantánamo a Cuba. Ma nello stesso tempo, poiché ha promosso l'escalation in Afghanistan, ha riservato tutt'altro trattamento a un altro famigerato centro di torture e interrogatori, la prigione di Bagram (il cui nome è Bagram Theater Internment Facility, dove è la parola Theater a colpire) che anzi espande, tanto che dieci giorni fa su Bagram il New York Times ha pubblicato un editoriale intitolato «La nuova Guantánamo» . Le azioni di Obama sembrano tutte saggiare i limiti del «politicamente possibile». Ecco quindi che ordina la sospensione per sempre del programma di sequestri (extraordinary renditions) e vieta l'uso di tecniche estreme d'interrogatorio, ma nello stesso tempo evita l'uso del termine «tortura» che potrebbe portare a interventi della magistratura. Su questo terreno il neo presidente ha dovuto affrontare l'ostilità aperta dei servizi segreti, tanto che ha rinunciato a nominare a capo della Cia il suo candidato preferito, Leon Brennan (gradito all'intelligence) perché troppo implicato nelle extraordinary renditions e nelle torture. Al suo posto ecco il clintoniano Leon Panetta che però, proprio per la sua posizione sulle torture, ha incontrato un'opposizione sorda all'interno dell'Agenzia che dovrebbe controllare. Il tira e molla con i servizi è durato quasi tre mesi, fino a che Obama ha deciso di rompere gli indugi e ha autorizzato la pubblicazione dei memorandum del ministero della Giustizia che offrivano base legale alle torture. Ha così suscitato un putiferio sia a destra che a sinistra. La destra ha definito la diffusione dei documenti un «atto irresponsabile», che mette in pericolo la sicurezza americana e dà il via libera ai terroristi di Al Qaida. La sinistra lo ha accusato di pavida reticenza perché, insieme alla pubblicazione di questi memorandum, Obama ha annunciato l'impunità degli agenti Cia che praticavano le torture. Non a caso le tecniche d'interrogatorio legittimate da quei documenti erano le stesse per cui i prigionieri di guerra giapponesi erano stati condannati all'indomani della seconda guerra mondiale. «Dal processo di Norimberga in poi, abbiamo stabilito che obbedire agli ordini non è una giustificazione per commettere crimini di guerra» mi dice Bleifuss nel suo ufficio su Milwaukee Avenue. «Ma d'altra parte capisco le ragioni pragmatiche che possono aver spinto Obama a questa sanatoria». Susan Gzesh, professoressa all'università di Chicago di cui dirige il Programma per i diritti umani e che quest'anno tiene un corso proprio sulla tortura, allarga il discorso: «Secondo me, Obama non doveva garantire l'impunità agli agenti. Doveva tenere sospesa la minaccia d'incriminazione come una spada di Damocle, per pararsi dalla controffensiva dei servizi. Ma l'uscita da un regime di tortura va vista in una prospettiva più ampia. Intanto bisogna avere le informazioni, conoscere la verità, questo è il primo passaggio, un passaggio per cui altri paesi hanno pagato un prezzo alto. In Sudafrica hanno concesso l'amnistia per saperla. Ricordi la Commissione per la verità e la riconciliazione di Desmond Tutu? Anche in Salvador hanno concesso l'amnistia. In Argentina fanno un passo avanti e due indietro. C'è bisogno di una spinta, anche internazionale. Guarda la pubblicazione del rapporto della Croce rossa internazionale sulla tortura, il ruolo che ha svolto la New York Review of Books - dal suo sito si può scaricare il rapporto. Ogni volta che hai una forma di dittatura, ti serve una pressione esterna. Nelle città americane ci sono tante piccole Guantánamo. È stato scoperto che qui a Chicago nei primi anni '80 la polizia torturava i detenuti, quando il procuratore generale era Richard Daley che è il nostro sindaco. Se non ci fosse stata un'azione esterna, non lo avremmo saputo mai. Ristabilire la legalità è un percorso difficile, Siamo noi che dobbiamo premere sulla Casa bianca, attraverso la stampa, con le manifestazioni, con l'opinione pubblica». I limiti del pragmatismo La politica sulle torture è infatti il migliore indicatore della forza e delle fragilità dell'impostazione obamiana, del suo particolare mix di idealismo e pragmatismo. Il presidente sembra muoversi su un terreno infido, in una via stretta che dall'Europa risulta incomprensibile se non si tiene conto della natura specifica di questi dibattiti negli Usa. La grande discussione in corso ora infatti non verte tanto sull'ammissibilità legale o morale della tortura, quanto sulla sua efficacia. I media liberal sostengono la tesi che comunque la tortura non serve a nulla e anzi a volte fornisce informazioni false, perché il torturato dice qualunque cosa pur di far cessare il tormento. I conservatori, la destra, il vicepresidente Cheney, l'ex direttore della Cia Michael Hayden sostengono invece che gli «interrogatori estremi» hanno fruttato informazioni inestimabili che hanno salvato migliaia di vite umane. Ma allora anche i nazisti e i giapponesi potevano considerare la tortura un utile strumento per salvare la vita di migliaia dei propri soldati. Se il problema è l'efficacia, dove è il problema? È lo stesso criterio con cui negli Usa si discute di pena di morte. I suoi oppositori insistono sull'argomento che molti innocenti sono stati uccisi per errori giudiziari, come se invece la morte fosse una pena equa se somministrata ai soli colpevoli certi. Ne parlo con Marilyn Katz, una delle leader di opinone della sinistra chicagoan, la prima a organizzare una raccolta di fondi per Obama quando decise di candidarsi al senato degli Stati uniti nel 2004: «Sarà ipocrita e farisaico, ma intanto, con questa tecnica, in Illinois siamo riusciti a bloccare la pena di morte. O preferisci una posizione dura e pura ma perdente? E poi, per tornare alle torture, preferisco così, anche perché Obama non ha affatto escluso l'incriminazione dei responsabili politici di queste decisioni. E poi voglio che questo presidente viva un po' più a lungo di Kennedy. Qui bisogna incrociare le dita. I servizi vanno presi con le molle e serve tutta la sagacia politica di cui dispone Obama. O lo vogliamo buono, ma compianto martire?» (1-continua)

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Il mattino DI QUALE GIORNO. (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il mattino DI QUALE GIORNO LA LEGALITÀ E I MALUMORI DELL'AGENZIA Marco d'Eramo INVIATO A CHICAGO INVIATO A CHICAGO «Se sono deluso o soddisfatto dai primi 100 giorni di Barack Obama? Incredibilmente soddisfatto. Non mi aspettavo che facesse tanto e così presto. Ogni giorno che apro il giornale c'è un motivo di soddisfazione, un sospiro di sollievo» mi dice al telefono Joel Rogers, uno dei più acuti politologi della sinistra americana, professore alla Wisconsin University di Madison. È una delle molte persone con cui avevo parlato a cavallo dell'elezione del 44-esimo presidente degli Stati uniti e che adesso, cinque mesi dopo, consulto per confrontare attese e realtà. È vero: ogni giorno c'è una notizia - grande o piccola - che allarga il cuore. Proprio come nel primo anno di George Bush, anche prima dell'11 settembre 2001, ogni giorno era foriero di minacce sul convivere civile. La buona notizia di ieri, 23 aprile, è che da ora sarà permesso anche alle 17-enni di prendere la pillola del giorno dopo, quando per tutta l'era bushiana l'unico contraccettivo ammesso era la castità totale. Due giorni fa la notizia era il via libera agli investimenti per centrali eoliche off shore. Un altro giorno è la stretta di mano con sorrisi al (fino a ora) odiato e irriso presidente del Venezuela Hugo Chavez. Oppure il nuovo semaforo verde alla ricerca sulle cellule staminali. «Guarda quello che sta succedendo nella scuola e per l'ambiente. O anche il nuovo clima internazionale. Se un anno fa ti avessero detto che ci sarebbero state aperture con Cuba o il Venezuela, non ci avresti creduto». «Non è che sei troppo entusiasta?» obietto, «in fondo, due giorni prima del voto mi dicevi: 'Dopodomani rientro dall'esilio, posso tornare in America'». «Sì, forse ho perso ogni capacità critica» si autosfotte Joel: «Mi è apparsa la luce. Sono un rinato (born again) alla democrazia». Quella di Joel è la rivincita dei tanti intellettuali di valore che per decenni sono stati messi all'angolo, rinchiusi nei loro dorati ghetti accademici, e che ora sperano di potere far valere le idee di sinistra. Martedì Joel sarà a Washington chiamato alla Casa bianca perché implicato in un progetto sulle città. Un altro Joel è meno entusiasta, ma sempre positivo. È Bleifuss, direttore del quindicinale In These Times, storica voce della sinistra chicagoan, fondata da Jim Weinstein. «Secondo me, Obama non poteva fare di più, a parte la manovra economica». Dove infatti incontro una critica unanime ai primi 100 giorni di Obama è sul piano di salvataggio delle banche Anche Rogers è critico su questo punto (ma è un tema enorme che affronteremo in un prossimo articolo). Il «politicamente possibile» La verità è che i liberals e i progressisti americani hanno rilasciato a Obama un'apertura di credito totale e valida almeno fino all'anno prossimo, fino alle elezioni di mezzo termine (ottobre 2010). Lo si vede sul tema della legalità e dei diritti civili. È tremenda l'eredità lasciata da Bush e dal suo vicepresidente Dick Cheney: abolito l'habeas corpus, calpestato quel po' di diritto internazionale che ancora vige, infrante le garanzie dei cittadini, gettata alle ortiche la convenzione di Ginevra. In effetti i vari Patriot act e decreti presidenziali (presidential orders) dell'era Bush rendevano possibile ai servizi segreti Usa di andare a sequestrare qualunque cittadino in qualunque parte del mondo, portarlo in una prigione segreta Usa ovunque sul pianeta, farlo processare in segreto da una corte marziale e, se riconosciuto colpevole e condannato, eseguirne la sentenza a morte senza che nessuno mai venisse a saperlo; era possibile detenere all'infinito un sospetto senza incriminarlo di alcunché, quindi senza mai processarlo e senza permetterne la difesa; era divenuto legale intercettare le telefonate di chiunque, schedarne i conti bancari, i viaggi, le attività, anche senza autorizzazione giudiziaria; era stata legalizzata la tortura; era stata sancita la pratica del segreto ed era stato impedito ogni controllo legislativo sul potere esecutivo. Già al secondo giorno di presidenza, con una serie di decreti, Obama ha spazzato via l'impalcatura legale che sosteneva gli abusi. Ha ordinato la chiusura entro l'anno del carcere di Guantánamo a Cuba. Ma nello stesso tempo, poiché ha promosso l'escalation in Afghanistan, ha riservato tutt'altro trattamento a un altro famigerato centro di torture e interrogatori, la prigione di Bagram (il cui nome è Bagram Theater Internment Facility, dove è la parola Theater a colpire) che anzi espande, tanto che dieci giorni fa su Bagram il New York Times ha pubblicato un editoriale intitolato «La nuova Guantánamo» . Le azioni di Obama sembrano tutte saggiare i limiti del «politicamente possibile». Ecco quindi che ordina la sospensione per sempre del programma di sequestri (extraordinary renditions) e vieta l'uso di tecniche estreme d'interrogatorio, ma nello stesso tempo evita l'uso del termine «tortura» che potrebbe portare a interventi della magistratura. Su questo terreno il neo presidente ha dovuto affrontare l'ostilità aperta dei servizi segreti, tanto che ha rinunciato a nominare a capo della Cia il suo candidato preferito, Leon Brennan (gradito all'intelligence) perché troppo implicato nelle extraordinary renditions e nelle torture. Al suo posto ecco il clintoniano Leon Panetta che però, proprio per la sua posizione sulle torture, ha incontrato un'opposizione sorda all'interno dell'Agenzia che dovrebbe controllare. Il tira e molla con i servizi è durato quasi tre mesi, fino a che Obama ha deciso di rompere gli indugi e ha autorizzato la pubblicazione dei memorandum del ministero della Giustizia che offrivano base legale alle torture. Ha così suscitato un putiferio sia a destra che a sinistra. La destra ha definito la diffusione dei documenti un «atto irresponsabile», che mette in pericolo la sicurezza americana e dà il via libera ai terroristi di Al Qaida. La sinistra lo ha accusato di pavida reticenza perché, insieme alla pubblicazione di questi memorandum, Obama ha annunciato l'impunità degli agenti Cia che praticavano le torture. Non a caso le tecniche d'interrogatorio legittimate da quei documenti erano le stesse per cui i prigionieri di guerra giapponesi erano stati condannati all'indomani della seconda guerra mondiale. «Dal processo di Norimberga in poi, abbiamo stabilito che obbedire agli ordini non è una giustificazione per commettere crimini di guerra» mi dice Bleifuss nel suo ufficio su Milwaukee Avenue. «Ma d'altra parte capisco le ragioni pragmatiche che possono aver spinto Obama a questa sanatoria». Susan Gzesh, professoressa all'università di Chicago di cui dirige il Programma per i diritti umani e che quest'anno tiene un corso proprio sulla tortura, allarga il discorso: «Secondo me, Obama non doveva garantire l'impunità agli agenti. Doveva tenere sospesa la minaccia d'incriminazione come una spada di Damocle, per pararsi dalla controffensiva dei servizi. Ma l'uscita da un regime di tortura va vista in una prospettiva più ampia. Intanto bisogna avere le informazioni, conoscere la verità, questo è il primo passaggio, un passaggio per cui altri paesi hanno pagato un prezzo alto. In Sudafrica hanno concesso l'amnistia per saperla. Ricordi la Commissione per la verità e la riconciliazione di Desmond Tutu? Anche in Salvador hanno concesso l'amnistia. In Argentina fanno un passo avanti e due indietro. C'è bisogno di una spinta, anche internazionale. Guarda la pubblicazione del rapporto della Croce rossa internazionale sulla tortura, il ruolo che ha svolto la New York Review of Books - dal suo sito si può scaricare il rapporto. Ogni volta che hai una forma di dittatura, ti serve una pressione esterna. Nelle città americane ci sono tante piccole Guantánamo. È stato scoperto che qui a Chicago nei primi anni '80 la polizia torturava i detenuti, quando il procuratore generale era Richard Daley che è il nostro sindaco. Se non ci fosse stata un'azione esterna, non lo avremmo saputo mai. Ristabilire la legalità è un percorso difficile, Siamo noi che dobbiamo premere sulla Casa bianca, attraverso la stampa, con le manifestazioni, con l'opinione pubblica». I limiti del pragmatismo La politica sulle torture è infatti il migliore indicatore della forza e delle fragilità dell'impostazione obamiana, del suo particolare mix di idealismo e pragmatismo. Il presidente sembra muoversi su un terreno infido, in una via stretta che dall'Europa risulta incomprensibile se non si tiene conto della natura specifica di questi dibattiti negli Usa. La grande discussione in corso ora infatti non verte tanto sull'ammissibilità legale o morale della tortura, quanto sulla sua efficacia. I media liberal sostengono la tesi che comunque la tortura non serve a nulla e anzi a volte fornisce informazioni false, perché il torturato dice qualunque cosa pur di far cessare il tormento. I conservatori, la destra, il vicepresidente Cheney, l'ex direttore della Cia Michael Hayden sostengono invece che gli «interrogatori estremi» hanno fruttato informazioni inestimabili che hanno salvato migliaia di vite umane. Ma allora anche i nazisti e i giapponesi potevano considerare la tortura un utile strumento per salvare la vita di migliaia dei propri soldati. Se il problema è l'efficacia, dove è il problema? È lo stesso criterio con cui negli Usa si discute di pena di morte. I suoi oppositori insistono sull'argomento che molti innocenti sono stati uccisi per errori giudiziari, come se invece la morte fosse una pena equa se somministrata ai soli colpevoli certi. Ne parlo con Marilyn Katz, una delle leader di opinone della sinistra chicagoan, la prima a organizzare una raccolta di fondi per Obama quando decise di candidarsi al senato degli Stati uniti nel 2004: «Sarà ipocrita e farisaico, ma intanto, con questa tecnica, in Illinois siamo riusciti a bloccare la pena di morte. O preferisci una posizione dura e pura ma perdente? E poi, per tornare alle torture, preferisco così, anche perché Obama non ha affatto escluso l'incriminazione dei responsabili politici di queste decisioni. E poi voglio che questo presidente viva un po' più a lungo di Kennedy. Qui bisogna incrociare le dita. I servizi vanno presi con le molle e serve tutta la sagacia politica di cui dispone Obama. O lo vogliamo buono, ma compianto martire?» (1-continua) Foto: BARACK OBAMA VA ALLA SUA PRIMA CONFERENZA STAMPA DA PRESIDENTE, IL 9 FEBBRAIO /REUTERS

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Leader dei paramilitari: Noi finanziammo Uribe (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

COLOMBIA Processato per coca a New York, Diego Murillo confessa altro Leader dei paramilitari: «Noi finanziammo Uribe» Constanza Vieira BOGOTý? BOGOTý? L'ex capo para-militare e narco-trafficante Diego Murillo, alias Don Berna', ha dichiarato davanti a un tribunale Usa di aver sostenuto e finanziato la prima campagna elettorale del presidente colombiano, Alvaro Uribe, nel 2002. Il coordinatore delle due campagne presidenziali di Uribe ha negato ogni accusa. Don Berna è stato condannato mercoledì a 31 anni di carcere e una multa di 4 milioni di dollari per aver importato cocaina verso gli Stati uniti. Murillo, di 48 anni, era stato estradato da Uribe il 13 maggio 2008, insieme a una decina di ex-capi del gruppo di estrema destra Autodefensas Unidas de Colombia (AUC), ufficialmente sciolto nel 2007, dopo aver negoziato la smobilitazione con il governo tra il 2003 e il 2006. La giustizia Usa li reclamava per narco-traffico. Durante l'udienza del processo a Murillo in un tribunale di New York, uno dei suoi avvocati ha letto un documento in cui presentava il proprio assistito come una vittima della violenza comunista, un patriota che pur avendo subito dei danni ha continuato a lavorare per la comunità. L'avvocato ha chiesto al giudice federale Richard Berman che prima di fissare la condanna, tenesse conto del fatto che Murillo e le AUC avevano appoggiato e finanziato la campagna di Uribe. Murillo, che non ha espresso obiezioni alla linea della difesa, ha dichiarato che il suo denaro proveniente dal narco-traffico era stato «l'unico mezzo per fermare l'avanzata della guerriglia comunista» in Colombia, un paese che vive un conflitto armato interno dal 1964. Terminato il processo, gli avvocati colombiani della difesa di Murillo si sono avvicinati a Iván Cepeda, portavoce del «Movimento delle vittime dei crimini di stato», riferendogli che Don Berna aveva chiesto che nella dichiarazione si rendesse esplicito il suo appoggio a Uribe, spiegando che Murillo intenderebbe confermare le proprie affermazioni davanti alla giustizia colombiana corredate da accuse formali contro il presidente e da prove. A Bogotà, il coordinatore delle campagne di Uribe nel 2002 e 2006, Fabio Echeverri Correa, ha affermato che la dichiarazione di Murillo «è falsa». Secondo Echeverri, per 18 anni portavoce della Associazione degli industriali, le campagne sarebbero state finanziate attraverso donazioni di imprese e privati, i cui assegni venivano depositati in un unico conto bancario. Fino a mercoledì sera, il governo colombiano non si era ancora espresso riguardo alla dichiarazione di Murillo. La giustizia statunitense non ha voluto ascoltare la testimonianza di nessuna delle vittime di Don Berna. L'accordo di estradizione fra Usa e Colombia stabilisce che le pene comminate dai tribunali statunitensi a cittadini colombiani non possano superare il massimo previsto in Colombia. Il Partito liberale, d'opposizione, attraverso la sua portavoce Cecilia Lopez, senatrice e pre-candidata presidenziale, ha manifestato preoccupazione per le dichiarazioni di Murillo. «Abbiamo bisogno della verità», ha detto. Le dichiarazioni che coinvolgono Uribe sono «molto gravi», dice Gloria Florez, direttrice dell'Associazione Minga che si occupa di diritti umani, perché «è stata fatta davanti a un tribunale Usa e non può passare inosservata». «Lo stato colombiano ha l'obbligo di aprire un'investigazione sulle esplicite affermazioni di Don Berna circa i finanziamenti finiti nella campagna del presidente della repubblica», ha aggiunto. La costituzione prevede rispetto alla immunità presidenziale che la Commissione d'accusa della Camera investighi sul presidente ed eventualmente lo mandi sotto accusa davanti al senato che lo giudica e, se conferma un'accusa di tipo penale, lo metta a disposizione della Corte suprema. Ma attualmente entrambi rami del parlamento hanno una maggioranza uribista. «In ogni caso bisogna andare avanti anche sul lato della giustizia - ha aggiunto Florez -. Se Don Berna confermerà le dichiarazioni, dovrà presentare le prove. Se no che sia detto chiaramente all'opinione pubblica che la campagna presidenziale è stata pulita da ingerenze del narco-traffico. Quindi è nesessario avviare un processo giudiziario che permetta alla società di conoscere la verità». Florez si è detta «preoccupata dal fatto che negli Usa non esistano garanzie per andare avanti nella ricerca della verità»: «rifiutare di ascoltare le vittime delle violazioni dei diritti umani in Colombia è parte di questa mancanza di garanzie. Quel che importa agli Stati uniti è semplicemente il narco-traffico, senza interessarsi delle vittime». Nei negoziati con il governo, Murillo si faceva chiamare «Adolfo Paz», si presentava come ispettore generale delle AUC e scriveva ai giornalisti criticando i loro articoli. Prima di arrivare alla guida dei para-militari accusati di migliaia di crimini, Don Berna era stato un guerrigliero di sinistra. Apparteneva all'Epl, l'Esercito popolare di liberazione, una scissione delle Farc negli anni '60. Negli anni '80 si vincolò al Cartello di Medellin di Pablo Escobar, poi ucciso, ma più tardi entrò in conflitto con lui. Don Berna fu attivo a Medellin e dintorni dove, secondo Verdad Abierta, il principale archivio Internet sul para-militarismo in Colombia, «convogliò voti in modo coordinato per candidati di suo gusto». I suoi uomini nella zona, riuniti nel Blocco Cacique Nutibara, furono i primi a smobilitarsi, nel novembre 2003. Un anno prima, ottobre 2002, secondo diverse denunce, la riconquista manu militari di una favela controllata dalle unità urbane della guerriglia, sarebbe stata condotta congiuntamente dall'esercito e gli uomini di Don Berna. Dopo la smobilitazione, alcuni degli integranti del Nutibara riuscirono a farsi eleggere nelle Giunte di azione comunale, organismi cittadini d'interlocuzione con lo stato riconosciuti per legge. *©IPS-il manifesto ** Traduzione Francesca Buffo Foto: COLOMBIA, PARAMILITARI DELLE AUTODEFENSAS UNIDAS DURANTE IL DISARMO DEL 2005 /FOTO AP

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380mila in fuga dalla pace (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

PROFUGHI 380mila in fuga dalla «pace» Lo scorso anno altri 380mila colombiani hanno dovuto lasciare proprie case a causa dei conflitti armati tra guerriglia, paramilitari ed esercito. Lo dice il rapporto annuale del «Centro per i diritti umani e i rifugiati» (Codhes), organizzazione che da quasi vent'anni si occupa di profughi in Colombia. Secondo il rapporto i rifugiati sono aumentati del 25% rispetto all'anno scorso e sono al livello del 2002, l'anno peggiore da quanto vengono censiti. Dal 1985 sono 4,6 milioni i colombiani che sono stati costretti a fuggire, e se nelle città la situazione è molto migliorata, nelle zone rurali (soprattutto indigene) va peggio che mai, con intere comunità scacciate da chi vuole impadronirsi delle loro terre. Il governo contesta duramente questi dati: per il dipartimento governativo «Accion social» i profughi sarebbero un terzo di quelli stimati dal Codhes, e molti sarebbero truffatori che si fingono rifugiati per lucrare gli aiuti.

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Violenze nel deserto Video accusa un principe (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 24/04/2009 - pag: 12 Emirati Arabi Uniti Violenze nel deserto Video accusa un principe DUBAI Un membro della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti appare in un video mentre tortura aiutato da quelli che sembrano poliziotti in divisa un uomo con fruste, pungoli elettrici e tavole di legno con chiodi sporgenti dopo avergli fatto ingerire la sabbia del deserto. Nel video, trafugato clandestinamente dagli Emirati, si vedono tre uomini che seviziano il malcapitato, Bassam Nabulsi, un uomo d'affari arabo che vive a Houston, in Texas. Tutto avviene di notte, in un punto isolato del deserto sabbioso e si conclude con un Suv che travolge parzialmente il malcapitato. Bassam Nabulsi è incredibilmente sopravvissuto alle violenze e ora ha deciso di chiedere un risarcimento milionario al principe di sangue reale, identificato come Issa Bin Zayed al Nayan, fratello del principe ereditario, lo sceicco Mohammed. Il ministro degli Interni dell'Emirato, anche lui un fratello di Issa, ha dichiarato che ciò che compare nel nastro «non è certo un modello di comportamento». «Il video dura tre quarti d'ora ha raccontato lo stesso Bassam Nabulsi . Il principe ha ordinato di riprendere tutta la scena perché voleva divertirsi osservandola nella sua televisione». A quanto è emerso, le torture sono state inflitte perché il principe Issa era scontento di un affare portato a termine con Nabulsi. Video Il principe Issa Bin Zayed al Nayan mentre tortura un uomo

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Torture della Cia, il primo sì venne dalla Rice (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 24/04/2009 - pag: 13 Rivelazioni Nuovi documenti sul ruolo dell'amministrazione Bush Torture della Cia, il primo sì venne dalla Rice L'ex segretario di Stato rischia un processo Autorizzò il waterboarding nel 2002, prima dei pareri dei giuristi. Solo un anno dopo i servizi informarono Powell e Rumsfeld DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Fu l'allora consigliere di George Bush per la Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, già nel luglio del 2002, prima ancora cioè che il Dipartimento della Giustizia fornisse la sua copertura legale, a dare alla Cia il segnale verde all'uso del waterboarding, la tecnica che simula l'annegamento, negli interrogatori dei presunti terroristi di al Qaeda. A rivelarlo è un documento del Senate Inteligence Committee, la commissione senatoriale per i servizi, che per la prima volta fornisce un quadro dettagliato e inquietante sul coinvolgimento dei maggiori protagonisti dell'Amministrazione Bush nel concepimento, l'approvazione e la messa in pratica del piano sull'uso di procedure d'interrogazione, che sconfinavano nella tortura. Il nuovo «colpo di teatro» complica ulteriormente la vita all'Amministrazione Obama e soprattutto al Dipartimento della Giustizia, già sotto pressione e lacerati dal rovello politico e legale, se portare o meno in tribunale i funzionari autori dei pareri giuridici, che diedero la giustificazione a metodi illegali. Sulla base delle nuove rivelazioni, ogni decisione rischia infatti di coinvolgere anche i livelli più alti della Casa Bianca di George Bush. Secondo il rapporto, che cita gli archivi della Cia, la prima richiesta dell'agenzia di poter usare il waterboarding sul terrorista Abu Zubaydah, venne fatta nel maggio 2002, durante una riunione cui presero parte Rice, l'allora ministro della Giustizia John Ashcroft e il consigliere legale del presidente, Alberto Gonzalez, che poi gli sarebbe succeduto. Meno di due mesi dopo, il 13 luglio, Condoleezza incontrò personalmente il capo della Cia, George Tenet, dandogli l'ok verbale. L'avallo del Dipartimento di Giustizia arrivò solo il 1Ú agosto, in due pareri top secret. Come si è saputo la scorsa settimana dai memorandum della Cia, resi pubblici dalla Casa Bianca, quello stesso mese Zubaydah, che secondo i servizi era a conoscenza di «informazioni decisive su imminenti pericoli», fu sottoposto a waterboarding per ben 83 volte. In seguito, si apprende dal documento del Senato, chiunque fra gli esperti giuridici provasse a sollevare obiezioni sull'uso di tecniche che violavano la legge ordinaria e la Costituzione, si ritrovò ignorato ed emarginato. Messo da parte fu anche chi mise in dubbio efficacia e affidabilità delle informazioni, ottenute col waterboarding. Un anno dopo, nel luglio 2003, la Cia diede un'informativa completa sull'uso delle «tecniche avanzate», durante un incontro al quale, oltre a Rice, Ashcroft e Gonzalez, prese parte anche il vice-presidente Dick Cheney. «Fu una discussione specifica e dettagliata e ciò dimostra il ruolo avuto dai più alti membri dell'Amministrazione Bush», ha detto il senatore democratico della West Virginia ed ex presidente dell'Intelligence Committee, John Rockfeller, che ha spinto per la pubblicazione del rapporto. La conclusione di Rice e compagni fu che «il programma fosse legale e rispecchiasse la politica dell'Amministrazione ». Il waterboarding venne usato fino a tutto il 2005. Particolare interessante, stando al rapporto del Senato, il segretario di Stato Colin Powell e il ministro della Difesa Donald Rumsfeld sarebbero venuti a conoscenza di tutto solo nel settembre 2003: se è plausibile quella del primo, l'esclusione del secondo, considerato con Cheney ispiratore e gestore della linea dura, suona vera sorpresa. Nell'autunno scorso, davanti al Senato, la Rice aveva ammesso di aver partecipato a riunioni dove la richiesta della Cia di usare il waterboarding era stata discussa, spiegando di non ricordarne i particolari. Ma aveva taciuto sul suo ruolo diretto nell'adozione del programma. Le rivelazioni sulle torture e la polemica che hanno scatenato, mettono in croce Barack Obama, che avrebbe invece voluto gettarsi alle spalle l'eredità di Bush, rovesciandone le politiche ma evitando processi al passato. Al centro di un fuoco incrociato da destra e da sinistra, accusato di minare la sicurezza nazionale ovvero di non voler fare giustizia, il presidente rischia ora di essere distratto dai temi più urgenti come l'economia e la sanità. Pressione su Obama Dopo il rilascio del dossier da parte del Senato, altre pressioni su Obama perché agisca contro i responsabili Ex Condoleezza Rice, 54 anni, è stata Segretario di Stato nella seconda Amministrazione Bush (2005-09) (Ap/Gharibari) Paolo Valentino

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Hanno chiesto asilo politico ma l'Italia ha detto di no. E adesso rischiano di essere rimpatriati e ... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Hanno chiesto asilo politico ma l'Italia ha detto di no. E adesso rischiano di essere rimpatriati e arrestati per reati politici. Sono una trentina di esuli tunisini originari della città di Redeyef, centro nevralgico del ricco bacino minerario di fosfati del sud ovest del paese, balzato alla cronaca per le dure proteste sindacali esplose nel corso del 2008 e per la violenta repressione disposta dal presidente Ben Ali. Una repressione culminata lo scorso 4 febbraio 2009 con la condanna in secondo grado di 33 imputati - tra sindacalisti, giornalisti e singoli manifestanti - a pene dai due agli otto anni di carcere, per reati che vanno dalla «associazione a delinquere» alla «diffusione di documenti suscettibili di turbare l'ordine pubblico». Quei «documenti» non sono altro che le immagini video girate dal fotografo Mahmoud Raddadi, condannato a due anni, e distribuite sul canale satellitare Al Hiwar (tramite la piattaforma italiana Arcoiris) da Fahem Boukaddous, condannato in contumacia a sei anni di carcere. Sono le immagini dei comizi del sindacalista Adnan Hajji, delle gremite manifestazioni di piazza e delle violenze della polizia. Si possono scaricare da Youtube e Dailymotion. A patto di non essere in Tunisia. Già, perché lì il governo ha censurato l'accesso ai due siti. Nessuno deve sapere dei tre manifestanti uccisi dalla polizia e degli altri 27 finiti in ospedale con ferite da arma da fuoco, e neppure dei sindacalisti e dei giornalisti arrestati e torturati. I trenta esuli hanno lasciato Redeyef intorno a metà dicembre. Vivevano nascosti sulle montagne quando, l'11 dicembre 2008, il tribunale di Gafsa pronunciò le condanne in primo grado da uno a 11 anni di carcere. Rivolgersi alle autorità per avere un passaporto sarebbe stato impossibile. Lampedusa era l'unica via di fuga. Trovare i contatti con i passeur fu facile, quella è una regione di forte emigrazione. A Lampedusa sono arrivati in diversi sbarchi, tra dicembre e gennaio. E a Lampedusa hanno chiesto asilo politico, per poi essere trasferiti il 2 marzo al Centro di identificazione e espulsione di Gradisca. Poco dopo, la Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato di Gorizia ha iniziato a intervistarli e quindi, a rilasciare i dinieghi. Tra i motivi addotti, la mancanza di prove di quanto dichiarato e un inquietante sospetto: «le dichiarazioni in merito agli eventi riportati sono talmente dettagliate da poter essere tranquillamente mandate a memoria tramite facile accesso alle pubbliche banche dati presenti sulla rete internet.» A. (le iniziali sono scelte casualmente, per mantenere garantire l'anonimato) in base a questa logica avrebbe imparato su internet come si pesta un oppositore... «Entravano in quattro - racconta - e picchiavano con quello che capitava, con le cinture e oggetti vari. Mi hanno leso la mascella. Ho diverse cicatrici sul viso. Perdo ancora sangue dal naso a causa di queste ferite». Le torture diventavano più feroci ad ogni trasferimento. Dice B: «A Gafsa mi hanno picchiato duramente. Mi hanno denudato e appeso a testa in giù. Mi hanno legato le mani dietro la schiena e picchiavano come volevano loro. Mi torturavano e poi mi gettavano addosso dell'acqua. Non ti facevano dormire. Cercavo di dormire sulla sedia, quando cambiavano il turno, ma quelli nuovi arrivavano ed era il loro turno di picchiare. Ti svegliavano e cominciavano a picchiarti». Al commissariato di Gafsa c'è una stanza dedicata alla tortura. C. lo sa bene. «Mi hanno spogliato completamente, mi hanno picchiato con un tubo di plastica, con le mani, con i piedi. Mi hanno insultato, parlavano male di mia madre, delle mie sorelle». Le umiliazioni sessuali sono continue. Nelle parole e nei fatti. D. non riesce a liberarsi da quell'incubo: «Mi vergogno di raccontare cosa mi hanno fatto... Mi hanno picchiato e sodomizzato con i manganelli». Gli ufficiali della polizia tunisina sono addestrati alla tortura. E. ha sperimentato la posizione del "pollo allo spiedo": «Mi hanno picchiato, torturato. Mi hanno messo tutto nudo, mi hanno messo un bastone sotto il ginocchio, legandomi mani e piedi. Hanno fissato il bastone tra un tavolo e l'altro e mi facevano girare come un pollo allo spiedo. Tutto questo è andato avanti per 4 o 5 ore». Il motivo degli arresti, che all'epoca portarono in carcere più di un centinaio di persone, spesso era il semplice fatto di aver partecipato alle proteste e agli scioperi. Molti raccontano di essere stati presi a casa, nel cuore della notte, e quindi torturati fino al momento in cui hanno firmato delle false confessioni. Come spiega E: «Mi hanno portato dei fogli che dovevo firmare. Ho detto che volevo leggerli, ma mi hanno picchiato. Allora ho firmato». La pratica della tortura è stata denunciata anche dalle testimonianze rese dagli imputati del maxi processo di Gafsa, lo scorso 4 febbraio: la posizione del "pollo allo spiedo", quella della sedia, il getto dell'acqua, la penetrazione anale con oggetti e manganelli, la denudazione in presenza di familiari. Nonostante i richiedenti asilo abbiano ripetuto davanti alla Commissione questi racconti, le autorità italiane hanno sostenuto che in caso di rimpatrio «l'istante non sarebbe sottoposto a trattamenti disumani o degradanti». Peccato, perché si sono sbagliati. Il 30 marzo 2009, sebbene non fossero ancora scaduti i termini per presentare ricorso, tre degli esuli sono stati rimpatriati. Secondo le informazioni in nostro possesso, due di loro sarebbero stati arrestati all'aeroporto di Tunisi e si troverebbero ancora in carcere. Il rimpatrio è avvenuto senza nemmeno informare il Tribunale di Trieste, presso cui quello stesso giorno era stato depositato il ricorso da parte dell'avvocato Giovanni Iacono. Il 2 aprile, il giudice Gloria Carlesso ha decretato la sospensione dell'espulsione dei tre, purtroppo già avvenuta. In particolare, il giudice ha riconosciuto «che ricorrono gravi motivi desumibili dalle ragioni poste a base della stessa impugnazione». Una decisione in linea con il recente rapporto del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, che ha richiamato l'Italia per aver rimpatriato dei cittadini tunisini nonostante l'avviso contrario della Corte europea. In ballo c'è il diritto ad un effettivo ricorso e il divieto di espulsione in un Paese dove si rischiano trattamenti degradanti. Lo dice la Carta europea dei diritti fondamentali. Ma intanto il tempo stringe. Il 26 aprile scade il termine del trattenimento dei trenta esuli. C'è il rischio reale di un loro rimpatrio prima di quella data, dato che sul loro destino pende un ordine di respingimento notificato al loro arrivo a Lampedusa. E se anche dovessero tornare in libertà, il rischio permane. Senza documenti infatti, rischiano di essere fermati in qualsiasi momento e rimpatriati. «Preferisco andare in qualsiasi altro paese - dice F.- ma non in Tunisia. Mi aspetta il carcere. Vedono che sono di Redeyef e che sono venuto in Italia. Mi hanno già fermato in precedenza, e mi arrestano di nuovo».

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dicono la loro sul caso' dell'Istitut... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

SAN BENEDETTO pag. 11 «ANCHE i docenti» dicono la loro sul caso' dell'Istitut... «ANCHE i docenti» dicono la loro sul caso' dell'Istituto Alberghiero di Stato di San Benedetto. «Dove scrivono è stata istituita la password a docente per stampare materiali dai computers a disposizione degli stessi docenti. Chi stampa, cosa stampa, perché? E' il tormento di chi teme. E' l'ultimo atto?». Interrogativi che ripropongono il contrasto con il dirigente dell'Ipssar, il dottor Giovanni D'Angelo. E' scontato dedurlo leggendo il prosieguo della lettera aperta'. «Anche un gruppo di docenti si unisce al gruppo degli alunni e del gruppo dei genitori che hanno sollevato il capo, ricordando che all'art. 21 della Costituzione democratica è scritto che si ha diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione' che all'art. 2 si riconoscono e garantiscono i diritti inviolabili dell'uomo', che all'art. 9 si promuove lo sviluppo della cultura, della ricerca scientifica e tecnica', che all'art. 15 la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili', che all'art. 28 i funzionari e i dipendenti dello Stato sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti' che Potremo continuare ma siamo certi di essere stati illuminanti e di non aver chiuso il cerchio degli interventi virtuosi sulla stampa. Ci auguriamo la conclusione che tutti gli stakeholders' dell'Alberghiero possano riconoscerne la valenza e decidere di riconfermare la partnership».

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LE DICHIARAZIONI, assolutamente non condivisibili, del presidente dell'Iran vanno depur... (sezione: Diritti umani)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

LA PAGINA DEI LETTORI pag. 37 LE DICHIARAZIONI, assolutamente non condivisibili, del presidente dell'Iran vanno depur... LE DICHIARAZIONI, assolutamente non condivisibili, del presidente dell'Iran vanno depurate dalla strategia propagandistica soprattutto a fini interni. Non a caso dopo la sua «sparata» a Ginevra, Ahmadinejad è stato accolto in patria come una sorta di eroe e tra poco in Iran si voterà per le presidenziali. Questo non significa sottovalutare la gravità di posizioni che innestano solo tensioni, in particolare nel Medio Oriente, e ripropongono uno schema aberrante, quello dei popoli e dei paesi da cancellare dalla carta geografica, che ha provocato disastri immani nel mondo. Il regime al potere a Teheran è illiberale e poco rispettoso dei diritti umani ma fino ad ora gode dell'appoggio del popolo iraniano e di questo bisogna prenderne atto consapevoli che la democrazia non si esporta e non si impone dall'esterno. Con l'Iran bisogna dialogare, con fermezza e senza fare sconti. Obama sembra averlo capito, l'Europa molto meno.

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Guterres ai profughi afghani: l'Italia non vi rimandi in Grecia Il commissario Onu incontra Maroni: salvare vite umane Il ministro: Non rimanderemo indietro i minori soli Nel centr (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Guterres ai profughi afghani: l'Italia non vi rimandi in Grecia Il commissario Onu incontra Maroni: salvare vite umane Il ministro: «Non rimanderemo indietro i minori soli» Nel centro Astalli che distribuisce pasti caldi ai rifugiati FEDERICA FANTOZZI Reza, 21 anni, ha lasciato l'Afghanistan grazie ai sacrifici della sua famiglia che ha venduto tutto per farlo partire. Per Said, 23 anni, la madre lavorerà gratis fino a estinzione del debito: tutto, pur di evitare che il giovane figlio faccia la (brutta) fine del marito. Non si tratta di racimolare pochi spiccioli: un viaggio della speranza - o della disperazione - costa 5mila euro fino in Turchia, altri 2-3mila per arrivare in Grecia. Dove, con buona pace delle direttive europee, si calpestano i diritti umani dei giovani profughi: prigione, interrogatori, percosse. Su questa situazione sta indagando l'Alto commissario Onu per i Rifugiati, il portoghese Antonio Guterres, ieri a Roma per vedere i ministri Maroni e Frattini. Il commissario ha incontrato una decina di giovani afghani nel Centro Astalli per farsi raccontare le loro storie. Al termine del colloquio i ragazzi gli hanno consegnato racconti con le loro esperienze di viaggio e di vita. E Guterres ha promesso di portare al Viminale le loro istanze, chiedendo a Maroni di «non applicare il regolamento di Dublino che attribuisce al primo Paese in cui il richiedente asilo entra in Europa la competenza per l'esame della sua domanda, a chi è stato identificato in Grecia» E quindi di non rimandare i richiedenti asilo ad Atene che non offre sufficienti garanzie sul rispetto dei diritti umani». Secondo la portavoce dell'Alto Commissariato Laura Boldrini, il ministro dell'Interno si è impegnato a non rimandare via i minori non accompagnati. Guterres ha poi espresso apprezzamento per il lavoro italiano nel riconoscimento dello status di rifugiato e l'auspicio che il lavoro di salvare vite nel Mediterraneo prosegua. Padre La Manna, direttore del Centro che ogni giorno offre 400 pasti caldi agli immigrati, insiste sull'«accanimento» delle autorità greche «che ha portato l'Alto Commissariato, come richiesta immediata, a invitare la Ue a non rimandare i profughi in Grecia». Il gesuita però non promuove l'accoglienza dell'Italia e prende spunto dalla vicenda della "Pinar E", il mercantile turco al largo di Lampedusa, per invitare al senso di umanità: «Le persone non sono pacchi, bisogna intanto metterle in salvo. Hanno diritto a un benvenuto dignitoso, non a rimanere in balia della politica». Padre La Manna elenca poi le disfunzioni del "sistema Italia": non esiste una legge che regoli il diritto d'asilo, i posti disponibili nel 2008 sono stati 3mila per 31mila richieste, i rifugiati fanno «fatica immane» per trovare casa, lavoro e formazione. Analogo è il quadro rappresentato da Sayed: «In Grecia i rifugiati vengono torturati e imprigionati per mesi in quanto clandestini. Cercano di arrivare in Italia rischiando la vita tra le ruote dei Tir. Qui però non va molto meglio: vivono in un centro di accoglienza studiando italiano finché ricevono i documenti. Poi si scontrano con la difficoltà di integrarsi e dormono per strada». Non hanno codice fiscale nè tessera sanitaria, gli fa eco padre La Manna: «Si trovano "parcheggiati", frustrati nel desiderio di rimettersi in piedi». I rifugiati

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Me lo ricordo bene il console Paride Batini, ritto in fondo alla sala della Culmv la (Compagnia unic... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Me lo ricordo bene il console Paride Batini, ritto in fondo alla sala della Culmv la (Compagnia unica lavoratori merci varie). Quasi un omino, visto da lontano, ma capace di dominare tensioni brucianti. Al cronista dell'Unità, presente da giorni a Genova, è concessa la presenza tra quella folla di "camalli" inferociti. Sospettosi nei confronti di ogni estraneo. È un giorno del febbraio del 1987 e già si sono svolte assemblee tumultuose con una segretaria confederale della Cgil, Donatella Tortura, gentile ma di fibra forte, intenta a difendere la linea sindacale e rischiando di essere colpita da una pioggia di portacenere. Il problema è che quei portuali, iscritti all'organizzazione dei salariati, sono anche, in qualche modo, imprenditori di se stessi. Una guerra di giorni e giorni nel grande porto dove si intende ridimensionare, in nome della modernità, proprio il ruolo e la presenza dell'antica Compagnia. La loro controparte, il Consorzio Autonomo del porto, diretto da Roberto D'Alessandro, un manager amico di Bettino Craxi, ha perfino chiesto a un colosso mondiale delle pubbliche relazioni, la Hill and Knowlton, di costruire un'efficace campagna. Con l'obiettivo di isolare e sconfiggere quella che è considerata una casta di intoccabili, visti come gli unici colpevoli della crisi portuale. L'Unità è l'unico giornale a denunciare l'investimento di 600 milioni di lire per produrre manifesti e pagine di pubblicità, nonché un libro bianco spedito a 600 giornalisti e autorità varie. Uno scontro feroce nel quale intervengono, per trovare una soluzione, uomini della sinistra come Gerardo Chiaromonte, Bruno Trentin, Antonio Bassolino, Antonio Pizzinato, Ottaviano Del Turco. Spesso anche in polemica con le posizioni di Paride Batini. Ma alla fine l'unico in grado di sostenere una mediazione e di farla approvare ai "camalli" è lui, Paride, con quella sua parlata calma e dura nello stesso tempo. È lui a godere di un carisma indistruttibile. Ha detto Rinaldo Magnani, presidente del porto all'inizio degli anni Novanta: "Se fosse in Cina sarebbe Mao Tse Tung". È un autodidatta che trova la sua scuola sulle banchine portuali. Comincia a lavorare all'età di dieci anni. Un bambino. Veste i panni di quelli che oggi si chiamano precari, allora si chiamavano "occasionali". Un lavoro protrattosi per 17 anni, prima di trovare un posto fisso. Oggi "Occasionale" è anche il titolo di un suo volume autobiografico, come a dire che siamo di passaggio, occasionali appunto. Trascorre la sua vita tra i camalli, fino a diventarne, per 26 lunghi anni, il capo, il Console. Ha scritto: "Quando esci dal porto il tuo lavoro esce con te, viene nella tua vita, nella tua casa e ripeti il percorso inverso''. Il lavoro come identità per lui e per tanti come lui. Allora attorno alla Culm erano in diecimila, oggi sono ridotti a mille. Quell'infanzia di lavoro è anche un'infanzia di politica che presto divampa all'esterno. Lo trovi tra le magliette a strisce del luglio 1960, contro il governo Tambroni che si appoggia all'alleanza con i neofascisti e contro lo svolgimento del congresso del Msi. Così come manifesta, molti anni dopo, nel 2001, per le giornate caldissime del G8, tra i giovani che sfilano e affrontano le terribili cariche di polizia. Ogni 20 luglio, da quattro anni, guida una delegazione di lavoratori portuali per portare un ricordo alla lapide dedicata a Carlo Giuliani. Un uomo di sinistra, anzi di estrema sinistra. Polemico con il Pci, anche durante quelle vertenze degli anni Settanta e Ottanta e polemiche, poi, con gli eredi del Pci. Mantiene però un legame non solo affettivo con Claudio Burlando, l'attuale presidente della Regione Liguria, un altro figlio di portuali. E affronta con serenità le notizie circa indagini giudiziarie che intendono tirarlo in ballo. A chi gli chiede commenti mostra la sua busta paga: duemila euro al mese dopo 53 anni di contributi. Il simbolo di una vita spesa per un solo ideale, la difesa del lavoro. Qui si prodiga fino all'ultimo con durezza e intransigenza ma anche con tenacia. Capace di rimanere attaccato alla trattativa fino all'ultimo. Con gli episodi più diversi come quella volta che si reca di notte presso l'abitazione del Cardinal Siri per cercare nuovi appoggi. Racconta nel 2005 in un'intervista allanostra collega Susanna Ripamonti: "Ci accusavano di essere l'aristocrazia operaia e in effetti era vero anche se la nostra forza era una garanzia per tutti. Adesso siamo dei cottimisti e quando va bene portiamo a casa 1200 euro al mese, facendo turni 365 giorni all'anno, 24 ore su 24". Racconta il nuovo modo di lavorare, con il camallo che si è trasformato in gruista, in direttore di mezzi meccanici, gru e camion. Appare un po' istituzionale un po' movimentista. Tifa per il Genoa, il suo antico amore calcistico, ora con qualche punta di ottimismo per le buone prove della squadra. Tifa, qui con qualche dolore in più, per la sinistra politica che ha nel cuore e nella mente. E' l'eredità che gli ha lasciato il padre, un antifascista che ha trascorso molto tempo nelle galere mussoliniane. L'ultima tappa è la malattia che ieri lo stronca. Nelle stesse ore muore un operaio della stazione Miramare a Savona e i portuali italiani indicono uno sciopero nazionale. Col pensiero saranno tutti stamane in quella "sala chiamate" a dare l'estremo saluto anche a Paride Batini, Console leggendario.

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Obama deve segnare la svolta ma senza spaccare l'America (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Obama deve segnare la svolta ma senza spaccare l'America» Il politologo Usa: una situazione delicata, il presidente sa che non può mettere sotto accusa l'amministrazione Bush senza gravi conseguenze per la convivenza civile nel Paese UMBERTO DE GIOVANNANGELI Il presidente Obama è a un passaggio delicatissimo della sua presidenza. Da un lato non può non rispondere alla richiesta di trasparenza e verità sulle torture della Cia, ma dall'altro lato non può spingersi sino al punto di usare le sue prerogative per investire direttamente i vertici della passata Amministrazione Bush. Se spingesse sino a questo punto, porterebbe il Paese ad una spaccatura drammatica che richiamerebbe alla memoria alla guerra civile americana». A sostenerlo è uno dei più affermati politologi americani: Joseph La Palombara, professore emerito alla Yale University. Professor La Palombara, l'inchiesta sulle torture della Cia sta assumendo dimensioni politicamente travolgenti. «Per la presidenza Obama è un passaggio delicatissimo. Obama non può non tener conto delle istanze di trasparenza e verità che vengono dall'opinione pubblica. Ma al tempo stesso non può esserne "travolto"...». Il che si traduce in quale comportamento politico? «Si vede chiaramente che Obama cerca di minimizzare l'urto politico che questa inchiesta potrebbe avere. Lui deve garantire che nella Cia non si scateni una ribellione che avrebbe conseguenze molto gravi sulla sicurezza del Paese, al tempo stesso, però, Obama non può far finta che quei vergognosi memorandum sulla tortura non rappresentino un vulnus per una democrazia che si ritenga tale come quella americana. Da qui la decisione di lasciare al Procuratore generale di determinare se e in che modo procedere con i responsabili della preparazione di quei memorandum». Lei ha sottolineato che per Obama è un passaggio delicatissimo. «È oggettivamente così. Da presidente non può "marciare" con l'opinione pubblica, d'altro canto su una questione così delicata - i mezzi da impiegare nella "guerra al terrorismo" - Obama deve marcare una netta discontinuità con la politica della passata amministrazione, in particolare quella propugnata e praticata dai super falchi repubblicani, Dick Cheney e Donald Rumsfeld». Questa vicenda investe l'operata dell'Amministrazione Bush ai suoi massimi livelli. In che modo influenzerà il giudizio degli storici? «Sicuramente gli storici avevano già prima di questo scandalo materiale sufficiente per dare un voto negativo all'Amministrazione Bush. Ma ora la patata bollente passa nelle mani di Obama. È lui ad essere messo alla prova...». Come? «Obama non può giungere sino al punto di chiamare formalmente in causa, ad esempio, Condoleezza Rice. Cose del genere non si fanno da parte di un presidente. Se si guarda al dopo guerra civile, si vedrà che anche allora si cercò di minimizzare l'urto negativo che quel conflitto poteva avere sul futuro degli Stati Uniti. La vicenda di cui stiamo parlando potrebbe davvero spaccare il Paese. Se si mettesse formalmente in causa l'ex vice presidente Dick Cheney o la Rice, sarebbe un passo così fuori dalla storia dell'America che si rischierebbe di spaccare per un lungo periodo il Paese. Avrebbe un impatto ancor più lacerante, perché non concentrato geograficamente, di quello che fu determinato dalle leggi emanate dopo la guerra civile nei confronti degli Stati del Sud. Quelle leggi, e l'atteggiamento punitivo-rivendicativo verso gli Stati del Sud, portò all'America un secolo di problemi molto gravi. Qui si tratta di chiamare in causa l'intera amministrazione Bush. Questo si può fare sui giornali, ma formalmente un presidente non può né prestarsi né divenire il leader di questa istanza. Sono convinto che Obama non lo farà. Non lo farà perché ha ben chiaro che un presidente non può spaccare un Paese. In questa brutta storia, Barack Obama cerca di tenere insieme necessità e ragioni diverse. È un equilibrio difficile, un severo banco di prova». Intervista a Joseph La Palombara

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Waterboarding (una tecnica che consiste nell'inondare il volto di acqua fino quasi all'annegamento) ... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Waterboarding (una tecnica che consiste nell'inondare il volto di acqua fino quasi all'annegamento) o la reclusione in piccole gabbie che venivano poi appese al soffitto. E ancora. l'isolamento, l'incappucciamento, la costrizione a rimanere in piedi per ore, e la manipolazione del tempo che stravolge le facoltà sensoriali delle vittime e distrugge le basi dell'identità personale. Sono alcune delle quindici tecniche di tortura utilizzate dalla Cia.

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Bufera su Condi . Anche Condoleezza Rice, allora consigliera per la Sicurezza Nazionale d... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

UMBERTO DE GIOVANNANGELI Bufera su «Condi». Anche Condoleezza Rice, allora consigliera per la Sicurezza Nazionale di George Bush, diede il suo assenso nell'estate del 2002 al ricorso del waterboarding, la tortura dell'annegamento simulato adottato dagli agenti Cia durante gli interrogatori dei sospetti terroristi. VERTICI SOTTO ACCUSA L'ex segretaria di Stato infatti ha dato luce verde all'utilizzo dei metodi duri di interrogatorio all'allora direttore della Cia, George Tenet, il 17 luglio 2002 durante un incontro in cui «consigliò che la Cia poteva procedere con il proposto metodo di interrogatorio di Abu Zubaydah» - uno dei leader di Al Qaeda catturato nel marzo 2002 in Pakistan - secondo nuovi documenti dell'inchiesta della commissione servizi del Senato che sono stati declassificati dall'attuale ministro della Giustizia, Eric Holder. La Rice non è il solo importante esponente della passata amministrazione repubblicana che viene travolto dall'onda montante delle rivelazioni sulle torture ordinate ed autorizzate dall'ex amministrazione repubblicana innescata dalla pubblicazione, voluta da Barack Obama, dei memo dei consiglieri legali della Casa Bianca. I nuovi documenti pubblicati provano come anche l'allora ministro della Giustizia, John Ashcroft, insieme alla Rice, partecipò ad un briefing su «metodi alternativi di interrogatorio, compreso il waterboarding» già nel maggio 2002. Pochi giorni dopo il via libera della Rice a Tenet il ministero della Giustizia approvò la richiesta della Cia con il memorandum top secret del 1 agosto 2002. In quello stesso mese, Zubaydah venne sottoposto a waterboarding 83 volte. Non solo: dalla cronologia che l'amministrazione Obama ha voluto rendere pubblica emerge che circa un anno dopo, nel luglio del 2003, ad un briefing della Cia sui metodi di interrogatorio duro partecipò anche il vice presidente Dick Cheney, insieme alla Rice ed Ashcroft. NUOVE PROVE Al tavolo erano seduti anche Alberto Gonzales, l'allora consigliere legale della Casa Bianca autore dei principali pareri con cui si diede una copertura legale al ricorso alla tortura,e John Bellinger III, consigliere legale del Consiglio di Sicurezza Nazionale. Durante la riunione si «riaffermò che il programma della Cia era legale ed in sintonia con la politica dell'amministrazione», si legge ancora sui nuovi documenti pubblicati destinati a far crescere le pressioni e le richieste di un'inchiesta che faccia completa luce su come sia potuto succedere che un'amministrazione americana abbia autorizzato, spacciandola per legale, la tortura. «Non siamo di fronte a discussioni astratte, ma a conversazioni molto dettagliate e specifiche» è stato il commento di Jameel Jaffer, direttore del National Security Project dell'American civil liberties union. «Ora abbiamo prove ancora maggiori del ruolo svolto dai vertici dell'amministrazione Bush» ha aggiunto. COMMISSIONE O NO? Le rivelazioni potrebbero dare nuova linfa a chi chiede una commissione di inchiesta indipendente, e mettere sotto pressione l'attuale amministrazione perché siano declassificati (resi pubblici, ndr) ulteriori documenti sul caso. Il ministro della Giustizia Eric Holder, a cui spetterà di decidere (in accordo con la Casa Bianca) se dar vita a una commissione d'inchiesta, ha affermato l'altra sera che sul dossier Cia-torture il ministero «seguirà le prove ovunque ci portino. Perché nessuno è al di sopra della legge». Su come procedere sulla via dell'accertamento delle responsabilità il contrasto è esploso anche all'interno della stessa maggioranza democratica a Capitol Hill. Alcuni esponenti democratici di primo piano, come lo stesso leader della maggioranza al Senato Harry Reid, si sono astenuti dall'intervenire nel dibattito sull'opportunità di un'inchiesta sulle torture dell'era Bush, limitandosi a sottolineare che di fatto la commissione sui servizi del Senato ne ha già avviato una. Ma la speaker della Camera, Nancy Pelosi, non ha esitato ad appoggiare l'idea affermando anche che ai testimoni non dovrà essere garantita l'immunità. Hanno dato il via libera ai torturatori della Cia. Bufera su alcuni esponenti di primo piano della passata amministrazione Usa. A partire dalla Rice. Scontro aperto sulla istituzione di una commissione d'inchiesta.

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Torture, il via libera arrivò da Condoleezza Rice (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 24-04-2009 Washington Torture, il via libera arrivò da Condoleezza Rice DA NEW YORK ELENA MOLINARI C ondoleezza Rice fu il primo alto funzionario dell'Amministrazione Bush a dare il via libera all'uso del waterboarding, una delle tecniche d'interrogatorio che il diritto internazionale, e ora l'Amministrazione Obama, definisce «tortura». La notizia emerge da un rapporto segreto della commissione Intelligence del Senato americano, che è stato reso noto ieri sulla scia della pubblicazione di altri documenti relativi ai metodi di interrogatorio usati dalla Cia nei confronti di sospetti terroristi. Finora la Rice si era difesa dall'accusa di aver autorizzato metodi illegittimi spiegando, durante audizioni pubbliche al Senato, di aver semplicemente partecipato a riunioni in cui vennero discusse le richieste della Cia sui metodi da usare contro Abu Zubaydah, il leader di al-Qaeda catturato nel marzo del 2002 in Pakistan. Si decise, disse l'ex segretario di Stato, di chiedere al ministro della Giustizia di valutare il punto di vista legale della richiesta. Il nuovo documento mostra però che pochi giorni dopo quelle riunioni, che furono tenute in segreto da alcuni membri del ministero alla Giustizia e del dipartimento di Stato, la richiesta della Cia di usare le maniere forti venne approvata. L'allora consigliere per la Sicurezza nazionale di George Bush avrebbe dato il suo assenso al ricorso della tortura dell'annegamento simulato all'allora direttore della Cia, George Tenet, il 17 luglio 2002. Durante quell'incontro esplicitamente «consigliò che la Cia poteva procedere con il proposto metodo di interrogatorio di Abu Zubaydah», mostrano i nuovi documenti, declassificati dall'attuale ministro della Giustizia, Eric Holder. Secondo lo stesso memo, il sospetto terrorista venne sottoposto a waterboarding 83 volte, mentre con Khalid Sheikh Mohammed, la mente delle stragi dell'11 settembre, la simulazione dell'annegamento venne usata 183 volte nel solo marzo del 2003. La Rice non è il solo esponente di rilievo della trascorsa Amministrazione repubblicana travolto dall'onda delle rivelazioni sulle torture ordinate. I nuovi documenti pubblicati provano come anche l'allora ministro della Giustizia, John Ashcroft, partecipò ad un briefing su «metodi alternativi di interrogatorio, compreso il waterboarding» già nel maggio 2002. Anche qui, la Rice era presente. Non solo: dalla cronologia che l'Amministrazione Obama ha reso pubblica emerge che circa un anno dopo, nel luglio del 2003, ad un briefing della Cia sui metodi di interrogatorio duro partecipò anche il vice presidente Dick Cheney, insieme ancora alla Rice e ad Ashcroft. Al tavolo erano seduti anche Alberto Gonzales, l'allora consigliere legale della Casa Bianca e autore dei principali pareri legali che fornirono copertura legale al ricorso alla tortura, e John Bellinger III, consigliere legale del consiglio di Sicurezza nazionale. Durante la riunione si «riaffermò che il programma della Cia era legale ed in sintonia con la politica dell'Amministrazione», si legge ancora nei nuovi documenti. La rivelazione aggiuntiva, dopo a quelle dei giorni scorsi in cui sono state resi pubblici i metodi autorizzati dall'Amministrazione Bush, compreso lo schiaffeggiamento, la nudità prolungata, l'esposizione alla fame e al freddo e la privazione del sonno, è destinata a far crescere le richieste di un'inchiesta che faccia luce sulle responsabilità di tali decisioni. Nei giorni scorsi Barack Obama ha incautamente lasciato aperta la «possibilità» che chi ha fornito la giustificazione legale e politica per le torture della Cia possa essere portato a giudizio. Ieri il capo del Pentagono Bob Gates ha detto di aver personalmente sostenuto la pubblicazione dei documenti perché convinto che la loro diffusione fosse inevitabile. Nel 2002 l'allora consigliere per la Sicurezza nazionale approvò i metodi duri per gli interrogatori della Cia. Nel mirino pure l'ex ministro della Giustizia Ashcroft e Cheney L'ex segretario di Stato americano Condoleezza Rice

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(sezione: Diritti umani)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

AMERICA SCONCERTATA. La futura segretaria di Stato partecipò ai vertici segreti per dare il via libera alla Cia per gli interrogatori «illegali» Nuovi documenti del 2002 inguaiano l'allora consigliera di Bush. Ma lo scandalo sta sfuggendo al controllo di Obama 24/04/2009 rss e-mail print Condoleezza Rice, quand'era alla Casa Bianca con Bush FOTO D'ARCHIVIO WASHINGTON Il «barattolo di vermi» aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla Casa Bianca. Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate del 2002 vari esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere per la Sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di interrogatorio. VERTICI SEGRETI. Alle discussioni avevano partecipato di sicuro, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto Gonzales. confronto sembra essere stato lasciato fuori invece l'allora segretario di Stato Colin Powell, forse per il timore che potesse esprimere parere contario. Un documento, finora classificato, reso noto dalla Commissione Intelligence del Senato, mostra che la Rice aveva dato fin dal luglio 2002 «luce verde» all'uso delle tecniche di interrogatorio duro con i sospetti terroristi. I documenti del ministero della Giustizia resi pubblici dalla Casa Bianca mostrano che Khalid Sheik Mohammed, considerato l'organizzatore della strage dell'11 Settembre, fu sottoposto per ben 183 volte in un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). CONTRACCOLPI SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando ogni forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (per aver obbedito ad ordini superiori). Obama è stato attaccato sia dalla destra, per aver reso pubblici i documenti, che dalla sinistra, che ora vuole un'inchiesta per punire i responsabili. L'ex-vicepresidente Dick Cheney ha criticato Obama, ribadendo la legalità delle tecniche usate e chiedendo la pubblicazione anche dei documenti che mostrerebbero come gli interrogatori hanno consentito di ottenere informazioni utili a salvare migliaia di vite. Ma ad imbarazzare la Casa Bianca sono soprattutto le iniziative scattate al Congresso, da parte di parlamentari democratici, per aprire inchieste sulle responsabilità dell'amministrazione precedente. L'ipotesi di una commissione indipendente d'inchiesta, come quella sull'11 Settembre 2001, fu presa in considerazione, ma alla fine scartata dalla Casa Bianca.

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Fu la Rice ad approvare le torture Cia (sezione: Diritti umani)

( da "Provincia Pavese, La" del 24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova Ferrara, La) (Tribuna di Treviso, La) (Alto Adige) (Corriere delle Alpi) (Gazzetta di Reggio) (Gazzetta di Mantova, La) (Gazzetta di Modena,La)

Argomenti: Diritti umani

Lo rivela un documento sinora classificato come segreto. Accuse al presidente Fu la Rice ad approvare le torture Cia NEW YORK. Perfino Condoleezza Rice aveva approvato i metodi di tortura usati dalla Cia a seguito delle stragi dell'11 settembre. è quanto è emerso da un rapporto del Senato reso noto ieri che rivela che l'allora consigliere per la sicurezza nazionale aveva dato l'okay al waterboarding come sistema per far parlare i presunti terroristi. In particolare nel 2002 la Rice, che già allora faceva parte di una rosa ristretta di consiglieri di Gorge W. Bush, aveva dato il via libera a usare questa tecnica di annegamento simulato contro Abu Zubaydah, uno dei leader della rete di al-Qaeda che qualche mese prima era stato catturato in Pakistan. C'è specificamente un memorandum datato 17 luglio 2002 nel quale la Rica diede la luce verde alla Cia di procedere «con metodi di interrogazione alternativi». Unico «paravento» della Rice fu che precisò che si sarebbe potuto procedere con torture come il waterboarding una volta che il dipartimento di giustizia ne avesse determinato la legalità. La rivelazione è emersa mentre il tema delle torture sta assumendo sempre più rilievo per l'amministrazione Obama. Il capo della Casa Bianca ha promesso immunità agli agenti della Cia che condussero le torture seguendo gli ordini impartiti dall'alto e ora, soprattutto fra i liberal, si fa più forte la voce di chi vorrebbe che Condoleezza Rice, l'ex vicepresidente Dick Cheney o l'allora ministro della giustizia Alberto Gonzalez vengano messi sotto processo per avere autorizzato le torture. Nel frattempo Cheney ha messo a punto una strategia di reazione: anzichè negare le accuse di avere autorizzato il waterboarding e altre brutalità chiede che la renda pubblici i memorandum da cui emerge, secondo il vice di Bush, che torturare i terroristi arrestati è servito per salvare migliaia di vite umane. Tra la vecchia e la nuova amministrazione si viene così a creare una curiosa dinamica. Il team di Bush, che era così geloso della segretezza quando era al potere, adesso preme per la trasparenza. La squadra di Obama invece che fin dall'inizio ha favorito la trasparenza ora si trova sotto accusa da un'ala conservatrice della politica secondo la quale troppa trasparenza mette a repentaglio la sicurezza nazionale. (a.v.)

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(sezione: Diritti umani)

( da "Arena.it, L'" del 24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Brescia Oggi)

Argomenti: Diritti umani

«Anche Condy Rice autorizzò le torture» AMERICA SCONCERTATA. La futura segretaria di Stato partecipò ai vertici segreti per dare il via libera alla Cia per gli interrogatori «illegali» Nuovi documenti del 2002 inguaiano l'allora consigliera di Bush. Ma lo scandalo sta sfuggendo al controllo di Obama 24/04/2009 rss e-mail print Condoleezza Rice, quand'era alla Casa Bianca con Bush FOTO D'ARCHIVIO WASHINGTON Il «barattolo di vermi» aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla Casa Bianca. Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate del 2002 vari esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere per la Sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di interrogatorio. VERTICI SEGRETI. Alle discussioni avevano partecipato di sicuro, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto Gonzales. confronto sembra essere stato lasciato fuori invece l'allora segretario di Stato Colin Powell, forse per il timore che potesse esprimere parere contario. Un documento, finora classificato, reso noto dalla Commissione Intelligence del Senato, mostra che la Rice aveva dato fin dal luglio 2002 «luce verde» all'uso delle tecniche di interrogatorio duro con i sospetti terroristi. I documenti del ministero della Giustizia resi pubblici dalla Casa Bianca mostrano che Khalid Sheik Mohammed, considerato l'organizzatore della strage dell'11 Settembre, fu sottoposto per ben 183 volte in un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). CONTRACCOLPI SULLA CASA BIANCA. Si è rivelata infondata alla fine la speranza della Casa Bianca di mettersi alle spalle il passato - mettendo al bando ogni forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano i metodi duri, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia (per aver obbedito ad ordini superiori). Obama è stato attaccato sia dalla destra, per aver reso pubblici i documenti, che dalla sinistra, che ora vuole un'inchiesta per punire i responsabili. L'ex-vicepresidente Dick Cheney ha criticato Obama, ribadendo la legalità delle tecniche usate e chiedendo la pubblicazione anche dei documenti che mostrerebbero come gli interrogatori hanno consentito di ottenere informazioni utili a salvare migliaia di vite. Ma ad imbarazzare la Casa Bianca sono soprattutto le iniziative scattate al Congresso, da parte di parlamentari democratici, per aprire inchieste sulle responsabilità dell'amministrazione precedente. L'ipotesi di una commissione indipendente d'inchiesta, come quella sull'11 Settembre 2001, fu presa in considerazione, ma alla fine scartata dalla Casa Bianca.

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- FOLIGNO, 2 MAGGIO: I TêTES DE BOIS PER I DIRITT (sezione: Diritti umani)

( da "WindPress.it" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

24-04-2009 Sei in: Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Aprile > Foligno, 2 maggio: i Ttes de Bois per i diritti umaniContenuto della paginaSabato 2 maggio a Foligno, concerto gratuito dei Ttes de Bois per Amnesty InternationalCS057: 24/04/2009Sabato 2 maggio, presso l'Auditorium San Domenico di Foligno, con inizio alle 21.30, avr luogo un concerto gratuito della band Ttes de Bois in favore di Amnesty International. Lo spettacolo "Avanti Pop - speciale per Amnesty International" vedr anche la presenza di Francesco Di Giacomo, storico componente del Banco del Mutuo Soccorso.Il concerto fa parte delle iniziative organizzate dall'associazione per i diritti umani in occasione della sua XXIV Assemblea generale, in programma a Trevi dal 1 al 3 maggio. Fondata nel 1975, la Sezione Italiana di Amnesty International conta oltre 80.000 iscritti e circa 200 strutture locali volontarie. La Sede nazionale a Roma. In Umbria, l'associazione presente con circa 800 iscritti e 2 gruppi di attivisti. Amnesty International attualmente impegnata in numerose campagne, tra cui "Pi diritti pi sicurezza" e "Mai pi violenza sulle donne" per porre fine rispettivamente alle violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al terrore" e alla violenza nei confronti delle donne, con particolare riferimento a quella domestica. I Ttes de Bois sono una band molto speciale, un sestetto composto di voce, tromba, contrabbasso, piano e fisarmonica, chitarra, set percussivo. Una storia fatta di amici e compagni di viaggio, di strade e svincoli, di luoghi impropri, di Berlino e di Parigi, di periferie, di concerti sulle scale mobili nei sotterranei dei metr, di un camioncino del 1956, di fabbriche abbandonate, di interventi estemporanei sui tram, nelle stazioni ferroviarie, ma anche di club, centri sociali, teatri e festival prestigiosi. Per i Ttes de Bois l'evoluzione della propria musica passa attraverso la ricerca di un'"altra" formula, fatta di parole e suoni catturati nei luoghi della quotidianit di transito, una formula attenta ai segnali, aperta alle sollecitazioni e alle inquietudini, pronta alla messa in gioco senza reti. I Ttes de Bois nascono il 15 febbraio del 1992 con un concerto su un vecchio camioncino Fiat 615 NI del 1956, acquistato da un rigattiere e diventato palco ambulante, in Piazza Campo de' Fiori, sotto la statua di Giordano Bruno. Suonavano e cantavano le canzoni di Ferr e Brassens, le poesie musicali di Baudelaire. Da allora hanno fatto tanta strada, chilometri e chilometri, e cinque dischi.Nel '94 esce "E anche se non fosse amore", seguito nel '97 da "Pezzi di ricambio", primo disco di brani originali firmati dal gruppo. Il terzo lavoro, "Ferr, l'amore e la rivolta", nato dall'incontro fruttuoso con un grande amore musicale, permette al gruppo di vendere pi di 20.000 copie tra Italia e Francia e di vincere al Premio Tenco la Targa come migliori interpreti nel 2002. Nel 2004 poi la volta di "Pace e Male", un doppio intenso e poetico, sospeso tra impegno non retorico e leggerezza. Nel 2007 l'uscita di "Avanti Pop", disco nato dalle assi dell'omonimo progetto che da due anni porta il gruppo sul vecchio camioncino in giro per l'Italia violata e riscattata del mondo del lavoro, vale ai Ttes de Bois la seconda vittoria della Targa nella categoria interpreti al Premio Tenco, il premio P.I.M.I. per il miglior tour e il Premio Matteo Salvatore. Nel 2008 uscito "Avanti Pop - I diari del camioncino", libro + dvd, che racconta il viaggio, gli ospiti, le storie incontrate in questo singolare percorso artistico.Per il maggio 2009 prevista con la casa editrice Ediciclo l'uscita de "I Riciclisti", romanzo sulla bicicletta di Andrea Satta che contiene in allegato un Ep di quattro canzoni inedite dei Ttes de Bois sulla bicicletta.Andrea Satta, gi inviato del Tour de France per "il manifesto" nel 2008, seguir l'edizione del Centenario del Giro d'Italia del 2009 come corrispondente de "l'Unit" insieme a Sergio Staino.Un posto a parte meritano i progetti speciali dei Ttes de Bois, oltre che musicisti e autori di colonne sonore sono ideatori e coordinatori di eventi: i concerti muti allo zoo nella vasca delle otarie, i concerti estemporanei sulle biciclette e nelle metropolitane, il progetto "Sotto il Cielo di Roma e Berlino", i festival "All'incontrario va", "Ferrovia dell'Allume" e "Stradarolo" (festival di arte su strada ideato e diretto nel decennio 1997-2007 nell'area Prenestina), il progetto europeo Polymachina. Sul fronte del teatro hanno firmato per una rassegna dell'ETI lo spettacolo teatral-musicale "Buongiorno Arturo". Nel 2007 hanno realizzato il progetto artistico "TRAMiamo" sul treno della ferrovia Roma - Pantano e nel dicembre 2007 hanno lanciato l'iniziativa di respiro mondiale "41 Parallelo Culturale", divenuto Officina Culturale stabile della Regione Lazio nel 2008. I Ttes de Bois sono: Andrea Satta, voce; Carlo Amato, basso; Angelo Pelini, pianoforte e tastiere; Luca De Carlo, tromba; Maurizio Pizzardi, chitarre; Lorenzo Gentile, batteria; Raniero Terribili, fonico; Fabio Lauteri, comunicazione; Anna Maria Piccoli, architetture umane.FINE DEL COMUNICATO Roma, 24 aprile 2009 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it (dall'1 al 3 maggio, anche 348-6976920 / 320-6196321) ?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg

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- 1-3 MAGGIO: XXIV ASSEMBLEA GENERALE DELLA SEZIO (sezione: Diritti umani)

( da "WindPress.it" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

24-04-2009 Sei in: Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Aprile > 1-3 maggio: XXIV Assemblea generale della Sezione Italiana di Amnesty InternationalContenuto della paginaA Trevi (PG) dal 1 al 3 maggio la XXIV Assemblea generale della Sezione Italiana di Amnesty InternationalCS056: 24/04/2009Da venerd 1 a domenica 3 maggio, si svolger presso l'Hotel della Torre di Trevi (PG) la XXIV Assemblea generale della Sezione Italiana di Amnesty International, cui prenderanno parte oltre 350 iscritti, tra delegati e soci singoli.Fondata nel 1975, la Sezione Italiana di Amnesty International conta oltre 80.000 iscritti e circa 200 strutture locali volontarie. La Sede nazionale a Roma. L'associazione attualmente impegnata in numerose campagne, tra cui "Pi diritti pi sicurezza" e "Mai pi violenza sulle donne" per porre fine rispettivamente alle violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al terrore" e alla violenza nei confronti delle donne, con particolare riferimento a quella domestica. L'Assemblea generale sar aperta dalla relazione del presidente uscente della Sezione Italiana, Paolo Pobbiati. prevista la presenza di importanti ospiti, tra cui il Prof. Carlos Villn Durn, Direttore del Master in "Protezione dei diritti umani" all'Universit di Madrid e il Prof. John Baptist Onama, Docente all'Universit di Padova e negli anni '80 bambino soldato nell'Uganda di Idi Amin.Nel corso dei tre giorni di lavori, riservati ai soli soci accreditati, l'Assemblea generale voter sulle relazioni degli organi direttivi, elegger le nuove cariche associative e dibatter su una serie di mozioni riguardanti sia l'organizzazione interna che la strategia internazionale, in vista del Congresso mondiale dell'associazione che si terr ad agosto in Turchia.La sera di sabato 2 maggio, alle 21.30, presso l'Auditorium di Foligno, i Tte de Bois terranno un concerto gratuito in favore di Amnesty International.FINE DEL COMUNICATO Roma, 24 aprile 2009 Per approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.itPer interviste nel corso dell'Assemblea generale: 348-6974361, 348-6976920 ?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg

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LOST è come la Divina Commedia (sezione: Diritti umani)

( da "Affari Italiani (Online)" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Entertainment LOST come la Divina Commedia/ Ecco come cambia la cultura Venerdí 24.04.2009 12:50 Quando Gilles Deleuze parlava di 'settima arte' (il cinema) non pensava certo a LOST. Il telefilm di J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber non esisteva ancora neanche nei pensieri degli autori. Eppure sembra che oggi, per misurarsi col concetto di cultura contemporanea, un'analisi delle serie tv sia indispensabile. E in particolare di questa serie, che ha sconvolto il tradizionale mondo della fiction, fondendo finzione a realtà, fantascienza a documentario, fisica e filosofia. Simone Regazzoni, docente di Filosofia a Genova e Milano e allievo di Derrida, si è imbarcato sul volo Oceanic 815 col preciso intento di precipitare insieme ai protagonisti. Ha iniziato la sua esplorazione dell'isola e nel libro intitolato La filosofia di Lost teorizza che il telefilm sia per certi versi rivoluzionario nel suo rappresentare l'orizzonte artistico e filosofico dei tempi moderni. "Lost è un telefilm tutto giocato sulla ricerca della verità. - spiega il filosofo ad Affaritaliani.it - I naufraghi cercano di scoprire i segreti di questa oasi nel Pacifico dove accadono cose strane al limite del fantascientifico, dove le persone guariscono magicamente, dove tutti si trovano di fronte al proprio passato e ai propri errori in una sorta di momento del giudizio". Quindi è tutta una metafora della verità filosofica di cui l'uomo è in continua ricerca. Il logos, l'esistenza umana... "Esattamente. L'uomo la ricerca fino a morire. Non a caso la tortura è il simbolo per antonomasia della spasmodica sete umana di verità". E sull'isola spesso le persone vengono torturate? "Sì, sono saltati tutti i valori civili sull'isola. I naufraghi si ritrovano in uno stato di organizzazione pre-contrattuale dove ognuno cerca di badare a se stesso. Quindi emerge l'aspetto più primordiale della natura umana. Hobbes direbbe Homo homini lupus, la guerra di tutti contro tutti". Faccio l'avvocato del diavolo. Non trova che sia una interpretazione un po' troppo aricolata per un telefilm pop visto da milioni di persone? "Il fatto che sia un fenomeno di massa non implica che sia privo di spunti intellualistici. Anzi. Lost è ricchissimo di spunti davvero complessi: fisica, teologia, filosofia (Tutti i personaggi hanno nomi di filosofi studiati a tavolino dagli autori e i libri che leggono i protagonisti sono veri e hanno un preciso valore)". E tutti colgono tutti questi riferimenti? "Magari no. Ma la filosofia è molto più in basso di quanto si creda. La mission degli intellettuali di oggi è proprio portare alle masse ciò che prima era di pochi, diffondere, insinuare una serie di perché... come fa l'isola". La filosofia è un bene comune che deve circolare... "Esattamente. Ricordo alcuni dei miei dialoghi con Derrida. Le cose che mi raccontava. Vedeva Dallas. A volte me ne parlava e passava da Hegel alla puntata della soap. Sì perché lui aveva la convinzione che tutti fossero potenzialmente filosofi, portatori di una Weltanschaung (direbbe Heidegger) o di una capacità critica (direbbe Gramsci)". A chi sostiene che l'arte e la letteratura alta di una volta non esistano più che cosa risponderebbe? "Che devono solo spostare lo sguardo. Imparare a cercare il capolavoro nel cinema e nella tv. LOST è arte. La ricostruzione della tragedia aerea, la narrazione, le teorie fisiche tratte da studi molto complessi veramente fatti da scienziati americani, le musiche realizzate con rumori di lamiere... tutto questo fa del telefilm un lavoro immane, degno di essere paragonato alla cappella Sistina o alla Divina Commedia. Pensi che nel telefilm, dalla compagnia aerea ai loghi della Dharma fino agli studi di Faraday sul tempo, nulla è inventato". Eresia! Con LOST si torna all'arte in senso classico. Una teoria incredibile... "Strano ma vero. Siamo tutti naufraghi. Dobbiamo riadattare il nostro sguardo sul 'nuovo mondo che ci circonda'". tags: lost filosofia

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Terrorismo: Frattini, nucleare Non più minaccia astratta (sezione: Diritti umani)

( da "KataWeb News" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Terrorismo: Frattini, nucleare Non più minaccia astratta 24 aprile 2009 alle 14:05 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Il "terrorismo nucleare non è più una minaccia astratta", per questo "non si può continuare ad affrontare la proliferazione caso per caso", ma serve "un'azione globale di prevenzione e repressione". Ne è convinto il ministro degli Esteri, Franco Frattini che, intervenendo al convegno 'Fattori destabilizzanti e minacce transnazionali' alla Farnesina, ha segnalato la necessità di "promuovere la democrazia, i diritti umani, lo stato di diritto e migliori condizioni sociali" azioni per prevenire il terrorismo internazionale. "Non possiamo permettere ai terroristi di sfruttare il nostro sistema di vita aperto e inclusivo per i loro propositi criminali", ha aggiunto il titolare della Farnesina, "il loro obiettivo principale è quello di diffondere la paura e disseminare instabilità, ma anche minare i valori delle nostre società". Per il ministro è quindi "necessario un asse di responsabilità per far fronte a un mondo complesso, composto da una molteplicità di poteri centrali", ha spiegato il ministro, portando ad esempio il caso dell'Afghanistan, dove "non basta una soluzione militare ma è necessario sconfiggere il traffico di droga". AGI

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El debate de las torturas divide en dos al partido de Obama (sezione: Diritti umani)

( da "Pais, El" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

El debate de las torturas divide en dos al partido de Obama Dos bandos demócratas chocan.- Nancy Pelosi aglutina a los partidarios de crear una comisión de la verdad mientras otros prefieren pasar página ELPAIS.com / AGENCIAS - Madrid / Washington - 24/04/2009 Vota Resultado 27 votos El debate sobre cómo investigar las presuntas responsabilidades políticas de aquellos que justificaron, autorizaron y ordenaron el uso de la tortura en los interrogatorios de la Seguridad nacional y el Ejército a sospechosos de terrorismo durante la era Bush está causando una profunda división en el seno del Partido Demócrata, informa The New York Times. Barack Obama A FONDO Nacimiento: 04-08-1961 Lugar: Honolulu Robert Gates A FONDO Nacimiento: 25-09-1943 Lugar: Wichita La noticia en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas Los líderes en el Congreso del partido del presidente Barack Obama han expresado abiertamente visiones diferentes y antagónicas sobre la conveniencia de crear una comisión de la verdad que investigue a fondo si hubo violación de leyes por parte de aquellas autoridades que dieron luz verde al empleo de técnicas agresivas como el waterboaring o asfixia simulada, y otros métodos de extrema crueldad y dureza. Los partidarios de la apertura de una comisión independiente que indague hasta sus últimas consecuencias la legalidad de dichas técnicas están liderados por la portavoz de los demócratas en la Cámara de Representantes, Nancy Pelosi. En el otro bando emerge como figura destacada el líder de la mayoría demócrata en el Senado, Harry Reid, que ha expresado su rechazo a la creación de dicho panel. Reid, que denunció en repetidas ocasiones el uso de tácticas extremas cuando Bush era presidente, es partidario de dejar que la comisión creada al efecto en el Senado complete sus trabajos, algo que no ocurrirá hasta dentro de un año. "Creo que lo que debemos de hacer es esperar hasta que el comité de inteligencia finalice su trabajo", ha dicho el líder demócrata en declaraciones a Las Vegas Sun. Mirar hacia adelante Desde la Casa Blanca, Obama ha insistido en que es necesario "mirar hacia adelante y no hacia atrás" y es contrario a la apertura de una causa general contra la anterior Administración que acabe capitalizando la legislatura y dejando en segundo plano la agenda reformista que quiere impulsar para salir de la crisis. Además, existe el riesgo de que su Gabinete sea acusado de revanchismo por sus rivales políticos. Pero fue Obama quien el pasado martes intensificó la tormenta política al dejar la puerta abierta a la creación de una comisión bipartidista que aborde el asunto, pero dejó en manos de su fiscal general (ministro de Justicia), Eric Holder, la decisión final sobre cualquier actuación judicial contra antiguos miembros del Gobierno republicano. No obstante, el ojo del huracán se formó días antes con la publicación de los cuatro memorandos mantenidos en secreto hasta ahora y en los que se justificaba el uso de determinadas técnicas de interrogatorio. Frente a los que reclaman mano dura contra la impunidad, Holder, ha advertido este jueves, en sintonía con Obama, que no tolerará que se "criminalicen" las diferencias políticas sobre los polémicos interrogatorios de la CIA y las Fuerzas Armadas. Es decir, que no es partidario, a priori, de enjuiciar a ningún responsable político del anterior Gobierno por este asunto. En una comparecencia ante el Comité de Asignaciones de la Cámara de Representantes, Holder ha reiterado que no se procesará a los agentes de la CIA que actuaron "razonablemente, de buena fe y de acuerdo con las opiniones (legales) del Departamento de Justicia" que legitimaron la tortura a supuestos terroristas. "No sería justo, desde mi punto de vista, efectuar tales enjuiciamientos", ha dicho. Pero es él quien tiene la última palabra, después de que el presidente asegurara el martes que dependía de su criterio jurídico juzgar o no a los abogados de la Administración de Bush que redactaron los memorandos que permitían la tortura. En este aspecto, Holder ha reconocido que "es mi responsabilidad como fiscal general hacer cumplir la ley", pero sólo si aprecia "indicios de conductas indebidas". Gates reconoce divisiones Por otra parte, las últimas declaraciones sobre este episodio realizadas por el secretario de Defensa, Robert Gates, que ocupó ese mismo cargo durante el último Gobierno de Bush, sugieren que el debate sobre la publicación de los memorandos ha abierto una falla en el círculo más próximo al presidente. En una visita a una base militar en Carolina del Norte, Gates ha dicho que estaba preocupado porque la publicación de dichos informes podría jugar en contra de los intereses de Estados Unidos en el mundo, pero que su desclasificación era inevitable. "Supimos durante los debates previos a su publicación que algunos de estos informes podrían ser usados por Al Qaeda y nuestros enemigos", ha dicho Gates. "Pretender que podíamos retener todo eso y mantener todo en secreto, incluso si hubiéramos querido, probablemente no era realista", ha explicado. A juicio de Gates, era "inevitable" que esa información saliese tarde o temprano a la luz.

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25 APRILE/ MARONI: I NOSTRI VALORI DISCENDONO DA QUESTA DATA (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

25 aprile/ Maroni: I nostri valori discendono da questa data di Apcom Non si può cancellare da memoria collettiva, nacque Italia libera -->Roma, 24 apr. (Apcom) - Il 25 aprile è "una data che non può essere cancellata dalla memoria collettiva". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, al Quirinale nel corso dell'incontro con gli esponenti delle associazioni Combattentistiche e d'Arma e della consegna della Medaglia d'oro al merito civile al Gonfalone delle Province di Genova e Forlì-Cesena. La lotta per la Liberazione, ha aggiunto il titolare del Viminale, "ha aperto la strada alla rinascita dell'Italia". "E' solo con la coscienza del proprio passato e con una memoria collettiva - ha aggiunto Maroni - che un Paese può mantenere salda la propria democrazia, onorando quegli uomini e quelle donne che ci hanno consegnato un'Italia libera e democratica, al prezzo della loro vita". "I valori comuni che ancora oggi condividiamo - ha sottolineato Maroni - discendono anche dalla data della vittoria sul nazifascismo per la quale fu decisivo l'apporto di tutti i cittadini italiani che lottarono e morirono per la nostra libertà: sui monti, sui campi di concentramento, in uniforme o nelle carceri, nascondendo profughi ed ebrei o sfamando sfollati, morendo per fame o sotto tortura. In quest'opera, non meno che nella Resistenza militante, il contributo delle comunità locali è risultato fondamentale".

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YUKOS/ OTTO ONG SI APPELLANO A MEDVEDEV PER PROCESSO EQUO -2- (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Yukos/ Otto Ong si appellano a Medvedev per "processo equo" -2- di Apcom Tra i firmatari Freedom House e Amnesty International USA -->Mosca, 24 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Tra i firmatari della lettera: Freedom House, Amnesty International USA, Human Rights First, Human Rights Watch, International League for Human Rights, Jacob Blaustein Institute for the Advancement of Human Rights, American Jewish Committee and the Lantos Foundation for Human Rights and Justice. Khodorkovsky e Lebedev si sono dichiarati innocenti rispetto alle nuove accuse, che secondo la difesa sono state create ad arte per impedire a Khodorkovsky di entrare in politica. La difesa sostiene che gli ex oligarchi stiano affrontando un processo-copia di quello che li ha visti condannati nel 2005. Dalla lettera trapela anche una certa preoccupazione in merito agli abusi perpetrati durante il primo processo. Nel testo si chiede inoltre a Medvedev che tutto ciò non si ripeta. Il primo processo contro Khodorkovsky rappresenta il primo segnale di declino del rispetto dei diritti umani in Russia", afferma Paula Schriefer, portavoce di Freedom House. "Il Presidente Medvedev ha la responsabilità di assicurare che Khodorkovsky sia sottoposto ad un giusto processo come segnale di cambiamento del Paese nell'ambito dei dritti umani e dello stato di diritto". Alla sbarra in realtà non c'è soltanto l'ex uomo più ricco di Russia e il suo socio, Lebedev. Ma l'intero sistema della giustizia sotto il segno dell'Aquila Bicipite. Nonchè il 'nuovo corso' apparentemente intrapreso dal presidente Medvedev. Con gli occhi puntati dell'opinione pubblica internazionale sul processo. E con la dichiarata volontà del leader del Cremlino di non interferire. Almeno in base alle recenti dichiarazioni rilasciate dallo stesso Medvedev a Novaja Gazeta, il giornale di Anna Politkovskaja al quale il capo di stato ha rilasciato la sua prima intervista con un quotidiano russo. E proprio l'intervista è apparsa come il segnale principe: per indicare che 'la musica è cambiata' al Cremlino, rispetto alla precedente gestione Putin, sul quale la Politkovskaja è stata sempre fieramente critica, e del quale Khodorkovsky è sempre apparso come il nemico numero uno. Lo stesso ex patron di Yukos, prima dell'inizio di quest'ultimo processo si era appellato alla clemenza di Medvedev e a pochi giorni dalla prima udienza aveva parlato di "segnali" di cambiamento per la giustizia russa. E' anche vero che i poteri del Presidente almeno formalmente non dovrebbero interferire con la giustizia. "Sarebbe il segnale di una violazione della legge" come ha precisato lo stesso capo di stato al direttore di Novaja Gazeta, Dmitri Muratov. Ma va anche ricordato che Mikhail Gorbaciov, l'ex leader sovietico aveva già chiesto il perdono a Medvedev per l'avvocato della Yukos, Bakhmina. "Penso che il Presidente della Russia Dmitry Medvedev, in questo caso possa esercitare il suo diritto di perdono" aveva detto. E per la Bakhmina è stata da pochi giorni ordinata la scarcerazione, anche se non è chiaro quando l'ordine verrà eseguito. Quanto all'andamento del processo Yukos-2, Medvedev in realtà aveva specificato che l'esito poteva essere meno prevedibile di quanto si pensa. "Per eventuali commentatori indipendenti, (un'eventuale previsione, magari sbagliata) è affar loro. Per i funzionari di governo e il presidente, non vi può e non deve esserci una qualsiasi previsione, su ogni procedimento giudiziario, compreso quello a cui vi riferite" aveva detto Medvedev una settimana fa nell'intervista con Muratov.

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YUKOS/ OTTO ONG SI APPELLANO A MEDVEDEV PER PROCESSO EQUO (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Yukos/ Otto Ong si appellano a Medvedev per "processo equo" di Apcom Khodorkovsky rischia altri 22 anni, dopo condanna già comminata -->Mosca, 24 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Otto organizzazioni per la difesa dei diritti umani e un'attivista russo chiedono al Presidente Dmitri Medvedev che Mikhail Khodorkovsky e Platon Lebedev ricevano un processo equo in rispetto dei diritti umani. Lo rende noto l'ufficio stampa dell'ex magnate nuovamente alla sbarra a Mosca per appropriazione indebita e riciclaggio. Considerato un nemico dell'ex leader del Cremlino Vladimir Putin, Khodorkovsky rischia altri 22 anni, dopo una prima condanna a 9 anni per frode ed evasione fiscale. In una lettera aperta presentata mercoledì 22 aprile durante una conferenza stampa a Washington, le organizzazioni per la difesa dei diritti umani e l'avvocato Lydmila Alexeyeva hanno chiesto che venga concesso agli osservatori internazionali di assistere al processo. Hanno inoltre chiesto a Medvedev di assicurare che il collegio di difesa non subisca intimidazioni o minacce durante il procedimento, sottolineando i recenti tentativi di intimorire gli avvocati e l'incremento dei crimini contro figure dell'opposizione e giornalisti. (segue)

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MOLDOVA/ HAMMARBERG (CONS.EUROPA) IN VISITA DAL 25 AL 28 APRILE (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Moldova/ Hammarberg (Cons.Europa) in visita dal 25 al 28 aprile di Apcom Per avere un quadro dei recenti eventi andrà anche nelle prigioni -->Bruxelles, 24 apr. (Apcom - Nuova Europa) - Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, si recherà in Moldova dal 25 al 28 aprile "per ottenere un quadro completo e di prima mano dei recenti eventi e delle loro implicazioni per i diritti umani". E' quanto annuncia lo stesso Hammarberg in un comunicato. La missione prevede incontri con le "massime autorità" del governo, i rappresentanti delle organizzazioni internazionali a Chisinau e della società civile. Inoltre Hammarberg visiterà anche le prigioni e i commissariati di polizia, dove secondo l'opposizione i manifestanti anti-governativi sono stati picchiati e sottoposti a trattamenti degradanti.

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MOLDOVA/ ROMANIA: A CHISINAU NON C'È DEMOCRAZIA, UE INTERVENGA (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Moldova/ Romania: a Chisinau non c'è democrazia, Ue intervenga di Apcom Presidente Camera: correggere mancanze senza allontanare moldavi -->Roma, 24 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Gli episodi di violenza e di instabilità che si sono susseguiti nelle ultime settimane in Moldova devono essere "corretti" dall'Unione europea, garantendo la stabilità alle frontiere dell'Ue e nello stesso tempo non allontanando i moldavi "che hanno un grande desiderio di entrare a far parte della famiglia europea". Bruxelles, quindi, non può fare finta di niente secondo il presidente della Camera romena Roberta Anastase, ex eurodeputata che si trova a Roma per alcuni incontri bilaterali. Parlando ieri con il ministro degli Esteri Franco Frattini, la 32enne politica romena ha sottolineato che in Moldova si è "assistito ad alcune deviazioni rispetto alla democrazia e ai comportamenti democratici, per questo ho sollecitato le autorità di Roma in vista della creazione di una serie di strategie comuni a livello europe per evitare che questo possa ripetersi ai confini europei senza per questo precludere a questi Paesi l'accesso all'Europa stessa", ha dichiarato in un'intervista ad Apcom. La posizione di Bucarest è chiara e non transige, mentre Bruxelles segue una linea di forte cautela e non ha ancora dato un segnale univoco e preciso a Chisinau. "Abbiamo sostenuto lo svolgimento di elezioni libere e corrette in Moldova, in conformità con quello che era stato chiesto anche dall'Ue - ha continuato Anastase - siamo seriamente preoccupati per quello che è accaduto e per come sono calpestati i diritti umani. Le violente repressioni che hanno avuto luogo dopo le elezioni dimostrano l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente democratico. Tutti i comportamenti anti-democratici devono essere corretti dall'Ue senza che questo debba allontanare i moldavi dall'Europa perché desiderano molto fare parte di questa grande famiglia". La Romania, che ha sempre sostenuto l'integrazione europea della Moldova, ha anche offerto dieci giorni fa una via di accesso alternativa alla cittadinanza Ue, facilitando le pratiche per la richiesta della cittadinanza romena per i moldavi di origine romena. "In questo momento sono in lavorazione 8.000 richieste di cittadinanza romena, ma è necessario precisare che questa facilitazione riguarda coloro che in passato hanno avuto la cittadinanza romena o ai loro discendenti: per noi si tratta di un atto di giustizia nei confronti di persone che hanno avuto un diritto che gli è stato poi tolto in maniera ingiusta. Non stiamo facendo altro se non abbreviare i tempi in cui possono riacquisre il loro diritto". E' stato proprio il presidente romeno Traian Basescu a volere questa iniziativa, che ha suscitato perplessità a Bruxelles per la possibile nuova ondata di immigrazione verso i Paesi Ue. Ma Anastase getta acqua sul fuoco: "Gran parte di queste persone sono anziane, non pensano ad andare via dal proprio Paese, ma vogliono soltanto riacquistre la cittadinanza romena. Per quanto riguarda la forza lavoro moldava, chi ha desiderato lavorare all'estero lo ha già fatto ed è quanto le statistiche dimostrano. Non hanno più bisogno della cittadinanza romena per lasciare la moldova".

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Degrandis: La memoria non ha colori (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Degrandis: «La memoria non ha colori» Venerdì 24 Aprile 2009, (e.m.) Da qualsiasi parte si guardi la questione, è innegabile che il meeting di Marco Pirina, direttore di "Silentes loquimur", oltre che suscitare prese di posizione che paiono purtroppo inconciliabili, ha sortito però l'effetto di ricordare che è tuttora aperta la questione del monumento a ricordo dei Regi Carabinieri caduti a Malga Bala, tra cui Antonio Ferro di Rosolina. Rosolina si è già ricordata di Antonio Ferro, dedicandogli a Volto un ampio piazzale, il che vuol dire averlo affidato alla memoria. Sulla vicenda ora interviene Giancarlo Degrandis, capogruppo consiliare di maggioranza a Rosolina, che dice che «sulla vicenda dei carabinieri trucidati, di cui uno di Rosolina, si era costituito un comitato di cittadini, il quale è riuscito a far costruire un monumento, che sarà posizionato in località Volto». Poi da Degrandis un'accusa all'assessore regionale ai Diritti umani, Isi Coppola. «Ha voluto appropriarsi di questa storia, e darne un colore politico. Io ritengo che le tragedie della guerra e le loro morti non abbiano colore e debbano essere ricordate dalle Istituzioni, non dai partiti. Ma chi ha la necessità di vendere fumo per dare visibilità a qualche ballerino di estrema destra, queste cose non le capisce».

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Washington Nell'imminenza del 29 aprile, scadenza dei primi cento giorni di Obama alla Casa... (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 24 Aprile 2009, Washington Nell'imminenza del 29 aprile, scadenza dei primi cento giorni di Obama alla Casa Bianca - data simbolica che tradizionalmente coincide con i primi bilanci su ogni presidenza - dal "barattolo di vermi" aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia, è uscita una rivelazione che colpisce l'ex segretaria di Stato di Bush, Condoleezza Rice. Dai nuovi documenti emersi dal Congresso si apprende che dall'estate del 2002 vari esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliera per la sicurezza nazionale) avevano approvato l'uso dei "metodi duri" di interrogatorio. Alle discussioni avevano partecipato il direttore della Cia George Tenet, il vicepresidente Dick Cheney, il segretario alla Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto Gonzales. Sarebbe stato lasciato fuori l'allora segretario di Stato, Colin Powell, forse per il timore che si opponesse. La Commissione Intelligence del Senato ha diffuso un documento che rivela che la Rice aveva dato nel luglio 2002 luce verde all'interrogatorio "duro" contro sospetti terroristi. Era già emerso dalle carte che Khalid Sheik Mohammed, ritenuto l'organizzatore della strage dell'11 settembre, era stato sottoposto per ben 183 volte, in un mese, al waterboarding (annegamento simulato) per convincerlo a confessare. La Casa Bianca ha sperato invano di mettersi alle spalle il passato - vietando ogni forma di tortura, rendendo pubblici i documenti che autorizzavano e descrivevano i metodi usati, ma garantendo anche l'immunità agli agenti Cia responsabili materiali delle torture, che avevano obbedito a ordini superiori. Obama è stato attaccato da destra, per aver reso pubblici i documenti, e ora anche dalla sinistra che vuole un'inchiesta per punire i responsabili. L'ex vicepresidente Dick Cheney è sceso in campo contro Obama ribadendo la legalità delle tecniche di interrogatorio usate e chiedendo la pubblicazione anche dei documenti che mostrerebbero che dai terroristi sono state così ottenute informazioni in grado di salvare migliaia di vite americane. Imbarazzano la Casa Bianca soprattutto le iniziative, nel Congresso, di deputati e senatori democratici - compresa la potente speaker della Camera Nancy Pelosi - per aprire inchieste sulle responsabilità dell'amministrazione Bush nell'autorizzare metodi equiparabili a torture per interrogare i sospetti terroristi. Obama aveva discusso a lungo con i consiglieri su come gestire i documenti segreti dei legali del ministero della Giustizia, che autorizzavano le torture. L'idea di nominare una commissione indipendente d'inchiesta come quella della strage dell'11 settembre 2001, era stata scartata dalla Casa Bianca. Obama aveva invece sottolineato l'importanza di "guardare avanti" chiudendo quella brutta pagina. Appello, però, inascoltato: l'effetto valanga della vicenda sembra non più controllabile dalla Casa Bianca. Obama può comunque ancora contare sul forte sostegno degli americani che restano preoccupati per lo stato dell'economia, ma appaiono abbastanza rassicurati dalle sue iniziative. La Gallup, ad esempio, indica che l'operato del presidente rimane positivo per il 63-64% degli americani: percentuale che è la migliore dal lontano 1977, quando Jimmy Carter arrivò al traguardo dei 100 giorni con un'approvazione del 69%; ma poi cominciò il declino e Carter alla fine del primo mandato fu battuto da Ronald Reagan.

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La Resistenza non è di tutti (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

La Resistenza non è di tutti di Giampaolo Carbonetto Il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoé, afferma in pubblico che gli sarà molto difficile avere rapporti cordiali con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, perché non può sentirsi in alcun modo vicino a chi ha accettato che la sua elezione e altre sue apparizioni fossero festeggiate da molti con il saluto fascista. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ribadisce che è intollerabile che taluni denigrino e offendano la lotta partigiana... che è stata fondamentale per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo e molti giornali danno ampio rilievo a questa frase, mentre altri la ignorano, o la affogano tra le miriadi di notizie che riempiono un quotidiano. Come sempre ci si avvicina al 25 aprile pensando, sessant’anni dopo, di non doverne più parlare. E, invece, ci si rende conto che parlarne ancora non è assolutamente demodé: anzi, ricordarne origini e significato è un dovere e partecipare alle manifestazioni in suo onore è un obbligo di testimonianza. Perché il 25 aprile, la giornata che celebra la Resistenza non è una festa di tutti. è nata ricordando una profonda divisione tra gli italiani – da una parte fascisti e nazisti e dall’altra coloro che volevano libertà e democrazia – ed esiste per ricordare questa contrapposizione che non è assolutamente da vituperare, né da dimenticare, ma, anzi, è da tenere ben cara perché, fin quando il ricordo di questa contrapposizione vivrà, vorrà dire che esistono ancor vitali anticorpi contro la perdita della democrazia. Curioso ma non divertente, poi, che il valore della Resistenza sia riscoperto soltanto oggi da coloro che, nella mitologia politica attuale, pensano di essere ormai riusciti a convincere la maggior parte degli italiani che i fascisti non esistono più mentre i comunisti esistono ancora. Il fatto è che la Resistenza non è di tutti. Anche se sono tanti quelli che hanno tentato e tentano di mescolare le carte puntando a mettere sullo stesso piano coloro che al fascismo si sono opposti e quelli che il fascismo hanno sostenuto. Un’operazione inammissibile e non perché i primi abbiano vinto la guerra e i secondi l’abbiano perduta, ma perché il fascismo è stato le leggi razziali, le spedizioni di aggressione coloniale, l’ingresso in guerra a fianco dell’orrore nazista, l’uccisione di Matteotti, dei fratelli Rosselli, di Amendola e di tanti dissidenti, l’invio al confino – e non in vacanza – di molti che si opponevano perché si rifiutavano di smettere di pensare; è stato la soppressione della libertà di stampa, l’eliminazione della maggior parte dei diritti civili, la dissuasione violenta nei confronti del libero pensiero. Perché il fascismo è stata la negazione dellumanità mentre la Resistenza, di quella stessa umanità, è stata la più alta affermazione laica. La Resistenza non è soltanto di chi l’ha combattuta, ma anche di chi ha saputo farne tesoro, tra cui anche, con buona pace di chi quotidianamente dice il contrario, i comunisti italiani che subito dopo aver finito di combattere, si sono messi assieme a popolari cristiani, socialisti e liberali a edificare concordemente quella Costituzione che ancora oggi è una delle più avanzate del mondo e che è riuscita a creare una mirabile architettura di pesi e contrappesi che qualcuno oggi vorrebbe disequilibrare nel nome di quella cosiddetta “governabilità” che in realtà significa soltanto riduzione dei controlli. Il 25 aprile serve per ringraziare coloro che per la nostra libertà hanno sacrificato la gioventù e spesso la vita. Anche i comunisti, ma non i fascisti. Serve per guardare al frutto della Resistenza che si estrinseca nella nostra Costituzione. Serve per ricordare chi ha difeso questa Costituzione e i suoi valori; chi ha saputo trasformare quel drammatico modo di vivere e combattere in pacifica pratica quotidiana difendendo la libertà, la democrazia, il lavoro, l’uguaglianza, la dignità, la solidarietà; battendosi per i diritti umani di tutti e non soltanto di determinati, pur vastissimi, gruppi razziali, religiosi o economici; ripudiando la guerra. La Resistenza non è e non sarà mai di chi a questi valori – anche a uno soltanto di questi valori – si oppone. Di chi può avere le sue idee, ma non può pretendere di impadronirsi anche degli ideali altrui. La scorsa settimana, parlando con Loris Mazzetti al Festival dell’inchiesta di Pordenone, ho detto che il partigiano Enzo Biagi sui monti dell’Appennino emiliano ha compreso l’enorme valore del “diritto di resistenza” e ne ha fatto tesoro tanto da elaborarlo in “dovere di resistenza” in ogni giornata della sua vita personale e professionale. Il 25 aprile non può appartenere contemporaneamente a Enzo Biagi e a chi lo ha fatto cacciare dalla Rai con un editto dalla Bulgaria.

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CONSIGLIO D'EUROPA: CHITI A STRASBURGO PER ASSEMBLEA. (sezione: Diritti umani)

( da "Asca" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

CONSIGLIO D'EUROPA: CHITI A STRASBURGO PER ASSEMBLEA (ASCA) - Roma, 24 apr - Il vice presidente del Senato, Vannino Chiti, prendera' parte all'Assemblea del Consiglio d'Europa, che avra' luogo a Strasburgo dal 27 al 30 aprile. All'ordine del giorno dell'Assemblea, tra gli altri temi, l'osservazione delle elezioni presidenziali nella ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, la tutela dei diritti umani in situazioni di emergenza e le conseguenze umanitarie della guerra tra Georgia e Russia: seguito della risoluzione 1648 (2009). Chiti partecipera' anche alla riunione della 'Commissione per le Migrazioni, i Rifugiati e la Demografia' della quale e' membro. red-njb/mcc/ss

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La politica e la giustizia (sezione: Diritti umani)

( da "AprileOnline.info" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

La politica e la giustizia Stefano Rizzo, 24 aprile 2009, 16:19 Approfondimento Negli Stati Uniti nessuno in questo momento sa come affrontare il groviglio giuridico delle torture autorizzate, consentite e commesse un po' tutti -agenti della CIA, soldati, contractors e su su fino al dipartimento della giustizia, alla Casa bianca, al Consiglio per la sicurezza nazionale. Ma poiché l'azione penale non è obbligatoria, tutti temono di pagare un prezzo politico troppo alto per le loro decisioni, temono che intorno ad una questione di giustizia si scateni una guerra politica che lacererebbe il paese e bloccherebbe per mesi, o anni, l'azione della nuova amministrazione Diciamo la verità. Questo è il momento in cui agli Stati Uniti avrebbe fatto terribilmente comodo avere un sistema giudiziario in cui l'azione penale (come in Francia, come in Italia) è obbligatoria. Ma poiché in quel paese l'azione penale è affidata alla decisione discrezionale del ministro della giustizia (che è anche il procuratore generale), oltre che dei procuratori federali e statali, nessuno in questo momento sa come affrontare il groviglio giuridico delle torture autorizzate, consentite e commesse un po' tutti -- agenti della CIA, soldati, contractors e su su fino al dipartimento della giustizia, alla Casa bianca, al Consiglio per la sicurezza nazionale. Ieri abbiamo appreso che anche il Congresso (seppure sotto forma di un gruppo ristretto della commissione sui servizi segreti) era stato informato e non aveva avuto nulla da obbiettare. Se l'azione penale fosse obbligatoria e non discrezionale, la magistratura dovrebbe fare il suo dovere, i processi avrebbero corso, un imputato minore chiamerebbe in causa uno maggiore e il maggiore quello più grande ancora. Sarebbe lungo, doloroso, pieno di acrimonia. Sarebbe uno spettacolo indecente che metterebbe a nudo la rete di ipocrisie, di sadismo, di pavidità burocratica che ha avviluppato l'amministrazione Bush a tutti i livelli. Ma sarebbe anche uno spettacolo confortante vedere come gli Stati Uniti, il paese "fondato sul governo della legge e non degli uomini", sono in grado di portare alla luce il proprio recentissimo passato, punire chi deve essere punito e evitare che gli abusi del passato non si ripetano alla prossima drammatica crisi. Sarebbe confortante per le migliaia di detenuti, colpevoli di qualcosa, o innocenti di qualunque cosa, che hanno subito indicibili torture e sono stati ridotti ad oggetti da cui "estrarre" in qualunque modo "utili informazioni". Sarebbe confortante per tutti coloro che in questi anni hanno denunciato, hanno scritto, hanno manifestato contro il pericolo che il loro paese scivolasse nei comportamenti barbarici di uno stato totalitario, di una dittatura latinoamericana. Ma poiché negli Stati Uniti l'azione penale non è obbligatoria, nessuno sa esattamente cosa fare a questo punto; tutti temono di pagare un prezzo politico troppo alto per le loro decisioni, temono che intorno ad una questione di giustizia si scateni una guerra politica che lacererebbe il paese e bloccherebbe per mesi, o anni, l'azione della nuova amministrazione. E' stata saggezza politica, o opportunismo, a fare dire a Barack Obama, nel mentre che denunciava le torture e prometteva che non ci sarebbero più state sotto il suo governo, che "bisognava voltare pagina", andare oltre, guardare al futuro. Obama sapeva che non poteva limitarsi ad affermare che "l'America non tortura" (anche Bush l'aveva detto, mentendo) e ad annunciare la chiusura del carcere di Guantanamo. Il suo elettorato (e lui stesso sicuramente) pretendeva di più. Per questo, nel mentre che annunciava che gli agenti della CIA colpevoli non sarebbero stati processati, ha ordinato la pubblicazione dei "memo" segreti della Casa bianca e del dipartimento della giustizia che autorizzavano le torture sui detenuti. Ma così facendo Obama ha aperto un vaso di Pandora, ha tolto il coperchio a quella pentola putrescente di illegalità che molti speravano potesse rimane chiusa e sepolta in qualche archivio segreto fino a quando non fosse stato concesso agli storici di aprirla in un futuro indeterminato. Il paradosso è che fino a pochi mesi fa il tema delle torture non era al primo posto, e neppure al secondo o al terzo, dell'attenzione dei media e delle preoccupazione della Casa bianca. La campagna elettorale era stata condotta essenzialmente su due fronti: porre fine alla guerra irachena e risollevare l'economia. Con il peggiorare della crisi a fine 2008 quello dell'economia era diventato il tema principale: gli americani erano molto più preoccupati delle loro condizioni di vita e del loro futuro che non di quanto era stato fatto in loro nome sui campi di battaglia e nei centri di detenzione. Sapevano di Abu Ghraib e di Guantanamo, sapevano delle "renditions" e delle torture. Sapevano anche che tutto questo era stato autorizzato e voluto, che non era frutto del caso o di "qualche mela marcia del turno di notte" (come disse Donald Rumsfeld). Lo sapevano, ma poiché tutto sommato i torturati e i rapiti non erano cittadini americani e si contavano "solo" in qualche centinaio, o forse migliaio, non pensavano che la questione fosse terribilmente importante. Che diamine! questa non è l'Argentina, o il Cile, e i crimini non sono stati commessi per le strade o nella palestra vicino casa, ma in luoghi lontani, all'estero, al sicuro da occhi indiscreti. La grande maggioranza degli americani pensavano, o speravano, che per risolvere il problema sarebbe bastato un buon esame di coscienza, una condanna morale e la promessa di non farlo più. In sostanza, chi ha dato ha dato... Forse lo pensava (o lo sperava) anche Obama. I suoi convincimenti morali non sono in discussione e neppure la sua onestà intellettuale. Semplicemente anche lui pensava che per il momento aveva già troppe cose nel piatto - un vasto piano di risanamento dell'economia, un altrettanto vasto piano di riforme, un radicale riorientamento della politica estera -- per lasciarsi coinvolgere in quello che ad alcuni -- sicuramente all'opposizione repubblicana --sarebbe apparso come un regolamento di conti. Allo stesso tempo Obama sa bene che, buoni o cattivi, esecutori obbedienti o complici, ha bisogno dei servizi segreti e degli altri apparati di spionaggio e non può permettersi una rivolta interna che minaccerebbe la sicurezza del paese. Ma la diga si è rotta. Ogni giorno è stato un susseguirsi di rivelazioni e di ammissioni. Il Congresso ha pubblicato un suo rapporto e molti parlamentari chiedono una commissione di inchiesta. Escludendo l'incriminazione dei pesci piccoli, Obama non ha escluso quella dei pesci grossi. Probabilmente, che il ministro della giustizia lo voglia o meno, presto partiranno le denunce nei confronti dei vertici dell'amministrazione Bush da parte delle associazioni di difesa dei diritti umani. La base giuridica c'è: la convenzione internazionale contro la tortura del 1984, firmata anche dagli Stati Uniti. E i trattati internazionali, una volta recepiti, diventano legge. Ma c'è uno spettro ancora peggiore delle incriminazioni in patria: se la magistratura americana non agirà contro i torturatori, qualunque paese straniero sarà autorizzato a farlo. Per Bush, Cheney, Rumsfeld, Condoleezza Rice si aprirebbe allora la possibilità di essere arrestati non appena mettessero piede fuori dal loro paese, come un qualunque Augusto Pinochet, come un qualunque Omar Bashir.

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Documenti Cia: la Rice approvò l'uso della tortura negli interrogatori (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 24-04-2009)
Pubblicato anche in: (Unione Sarda, L' (Nazionale))

Argomenti: Diritti umani

Esteri Pagina 111 Usa, tranne Powell lo staff di Bush ne era al corrente Documenti Cia: la Rice approvò l'uso della tortura negli interrogatori Usa, tranne Powell lo staff di Bush ne era al corrente --> WASHINGTON Il barattolo di vermi aperto dal presidente Barack Obama con la pubblicazione dei documenti segreti sulle torture della Cia coinvolge anche l'ex segretario di stato Condoleezza Rice e provoca reazioni a catena negli Usa, che sembrano essere sfuggite di mano alla Casa Bianca. Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall'estate del 2002 diversi esponenti dell'amministrazione Bush, compresa la Rice (all'epoca consigliere per la sicurezza nazionale), avevano approvato l'uso dei metodi duri di interrogatorio. Alle discussioni avevano sicuramente partecipato, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto Gonzales. Fu lasciato fuori Colin Powell, forse per il timore che potesse esprimere parere contario. Un documento, finora classificato, reso noto dalla Commissione Intelligence del Senato mostra che la Rice aveva dato fin dal luglio 2002 luce verde all'uso delle tecniche di interrogatorio duro nei confronti dei sospetti terroristi. I documenti del ministero della Giustizia resi pubblici dalla Casa Bianca mostrano che il terrorista Khalid Sheik Mohammed, considerato l'organizzatore della strage dell'11/9, era stato sottoposto per ben 183 volte nel giro di un mese alla tortura del waterboarding (l'annegamento simulato). Il presidente Obama è stato attaccato sia dalla destra, per avere reso pubblici i documenti, che dalla sinistra, che desidera adesso una inchiesta per punire i responsabili.

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FRANCESCO ROMANETTI DI BUSH OVVIAMENTE GIà SI SAPEVA, ERA LUI A METTERCI LA FIRMA. VISTO, LE... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

FRANCESCO ROMANETTI Di Bush ovviamente già si sapeva, era lui a metterci la firma. Visto, letto e sottoscritto: torturate pure. Anche sulle responsabilità di tipi come Dick Cheney, il vice del capo, o come Donald Rumsfeld, il super-falco della Difesa poi costretto a farsi da parte, non c'era alcun dubbio. Ma ora salta fuori che ad esserci dentro fino al collo è anche Condoleezza Rice, algida lady di ferro dell'amministrazione repubblicana, che aveva sempre negato ogni suo coinvolgimento nella storiaccia delle torture. Invece già nel 2002, quando ricopriva la carica di di consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoleezza Rice diede il suo ok agli agenti della Cia per il ricorso al «waterboarding», la tortura dell'annegamento simulato. I documenti che incastrano la Rice, poi promossa segretario di Stato, fanno ora parte dell'inchiesta della commissione del Senato sui metodi di interrogatorio dell'era Bush. Tutti documenti resi pubblici per decisione del presidente Barack Obama. Condy - come la chiamava George W. - fu molto solerte con George Tenet, allora capo della Cia e in un incontro del 17 luglio 2002 «consigliò» di procedere con le torture per far sputare confessioni a presunti terroristi. Lo stesso fece John Ashcroft, allora ministro della Giustizia, che con la Rice partecipò ad un briefing su «metodi alternativi di interrogatorio, compreso il waterboarding» già nel maggio 2002. Un anno dopo - luglio 2003 - seduti intorno ad un tavolo per chiarire meglio le questioni legali della faccenda (in pratica: come torturare facendola franca davanti alla legge), oltre all'immancabile Rice c'erano il vicepresidente Dick Cheney, il ministro Ashcroft, il consigliere legale della Casa Bianca, Alberto Gonzales e John Bellinger III, consigliere legale del Consiglio di Sicurezza Nazionale. A fare il lavoro sporco, si sa, sono stati gli aguzzini di Guantanamo e delle carceri segrete, gli agenti della Cia, i militari e la soldataglia di Abu Ghraib. Perfino medici rianimatori, come si è appreso recentemente. Ma gli ordini partivano dall'alto. Il presidente Obama, che pure ha coraggiosamente voluto che la verità venisse fuori e che l'America mettesse fine alla vergogna della tortura, ha tentato finora di garantire l'immunità alla «manovalanza», ai torturatori. «Obbedivano agli ordini - è la tesi - facevano quello che veniva loro chiesto di fare». Il fatto è che con lo spuntare fuori dei quattro memorandum destinati alla pubblicazione, la vicenda diventa sempre più imbarazzante. Tanto che lo stesso Obama l'altro giorno, pressato «da sinistra» da parlamentari liberal e organizzazioni per i diritti umani, si è pronunciato a favore di un'inchiesta parlamentare. E, soprattutto, il presidente democratico non ha escluso che possano essere aperti procedimenti contro gli alti funzionari dell'amministrazione Bush che hanno messo in piedi l'impalcatura legale per giustificare le torture. Ma è a questo punto che i conti potrebbero non tornare. E ora che la pentola è scoperchiata, la situazione potrebbe sfuggire di mano allo stesso Obama. Se si aprisse un processo a carico dei «tecnici» e dei «consulenti» (i nomi fatti finora sono quelli di Steven Bradbury, Jay Bybee e John Yoo, tre figure di secondo piano) è chiaro che questi chiamerebbero in causa i loro «mandanti». Cioè i capoccioni politici che hanno chiesto loro di cambiare, riscrivere e aggirare le leggi. Da questo punto di vista, neppure una come Condoleezza Rice sarebbe al vertice degli imputati eccellenti. Bisognerebbe salire più su. Più su pure del ministro della Giustizia o del vicepresidente. In teoria, fino al presidente con poteri speciali: fino a George W. Bush.

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COSE VOMITEVOLI PER STOMACI FORTI SU YOUTUBE IL VIDEO DELLE SEVIZIE DEL PRINCIPE SAUDITA ISSA BIN ZAYED AI DANNI DI UN UOMO D'AFFARI ARABO GLI SPARA, LO FRUSTA, LO INVESTE COL (sezione: Diritti umani)

( da "Dagospia.com" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

HomePage | Segnala articolo --> COSE VOMITEVOLI PER STOMACI FORTI – SU YOUTUBE IL VIDEO DELLE SEVIZIE DEL PRINCIPE SAUDITA ISSA BIN ZAYED AI DANNI DI UN UOMO D’AFFARI ARABO – GLI SPARA, LO FRUSTA, LO INVESTE COL SUV – L’UOMO (RESIDENTE IN USA) SOPRAVVIVE E CHIEDE I DANNI... Dal Corriere della Sera" Torture Un membro della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti appare in un video mentre tortura - aiutato da quelli che sembrano poliziotti in divisa - un uomo con fruste, pungoli elettrici e tavole di legno con chiodi sporgenti dopo avergli fatto ingerire la sabbia del deserto. Nel video, trafugato clandestinamente dagli Emirati, si vedono tre uomini che seviziano il malcapitato, Bassam Nabulsi, un uomo d'affari arabo che vive a Houston, in Texas. Tutto avviene di notte, in un punto isolato del deserto sabbioso e si conclude con un Suv che travolge parzialmente il malcapitato. Bassam Nabulsi è incredibilmente sopravvissuto alle violenze e ora ha deciso di chiedere un risarcimento milionario al principe di sangue reale, identificato come Issa Bin Zayed al Nayan, fratello del principe ereditario, lo sceicco Mohammed. Il ministro degli Interni dell'Emirato, anche lui un fratello di Issa, ha dichiarato che ciò che compare nel nastro «non è certo un modello di comportamento». «Il video dura tre quarti d'ora - ha raccontato lo stesso Bassam Nabulsi -. Il principe ha ordinato di riprendere tutta la scena perché voleva divertirsi osservandola nella sua televisione». A quanto è emerso, le torture sono state inflitte perché il principe Issa era scontento di un affare portato a termine con Nabulsi. (http://www.youtube.com/watch?v=5YGWjxzMka4) [24-04-2009] TortureTorture

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SICUREZZA/ STRASBURGO IN ALLARME PER SCHEDATURE DATI PERSONALI (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sicurezza/ Strasburgo in allarme per schedature dati personali di Apcom Vietare uso dati basati su etnia, fede, orientamento sessuale -->Bruxelles, 24 apr. (Apcom) - Con 372 voti favorevoli, 12 contrari e 7 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato, oggi a Strasburgo, una raccomandazione al Consiglio Ue in cui chiede di vietare la prassi - adottata dalle autorità degli Stati membri impegnate nelle indagini antiterrorismo o contro la criminalità, nel controllo dell'immigrazione e nei controlli alle frontiere - di schedare gli individui in base alla raccolta di dati personali ('profiling') che fanno riferimento all'origine etnica, la razza, le convinzioni religiose, l'orientamento sessuale, le opinioni politiche, o l'appartenenza a movimenti o a organizzazioni non vietate dalla legge. La considerazione dell'etnia, dell'origine nazionale o della religione quali fattori nelle indagini di contrasto, sottolinea la raccomandazione, "non è vietata finché tale ricorso è conforme agli standard in materia di non discriminazione"; ma deve comunque superare le verifiche di efficacia, necessità e proporzionalità, se si vuole realizzare una differenza di trattamento legittimo che non costituisca discriminazione. L'Europarlamento, inoltre, ammette che le statistiche basate sull'etnia sono uno strumento essenziale per identificare le azioni di contrasto, ma obietta che "esiste il rischio di sottoporre persone innocenti a provvedimenti arbitrari quali fermi, interrogatori, restrizioni della libertà di movimento " a causa dell'aggiunta di determinate informazioni ai loro profili da parte dei funzionari di uno Stato. La raccomandazione, elaborata a partire da un rapporto della relatrice britannica Sarah Ludford (Liberaldemocratici), chiede che qualunque elaborazione di dati personali per finalità di applicazione della legge e di lotta al terrorismo sia "basata su norme giuridiche pubblicate e chiare, specifiche e vincolanti, nonché soggette a una vigilanza rigorosa ed efficace da parte di autorità indipendenti, oltre che a severe sanzioni in caso di violazione". In particolare, secondo l'Europarlamento, "la raccolta e la conservazione di tali dati e l'uso di tecniche per la definizione di profili in merito a persone non sospettate di un reato o di una minaccia specifici, dovrebbero essere sottoposte a test di 'necessità' e 'proporzionalità' particolarmente rigorosi". Le prassi attuali, con la ricerca e l'estrapolazione dei dati immagazzinati in Internet, rendono "più labile il confine tra le legittime attività di sorveglianza mirata e i problematici controlli di massa", osserva l'Assemblea di Strasburgo, che paventa potenziali violazioni della privacy. Secondo gli eurodeputati, vi dovrebbero essere solide salvaguardie stabilite dalla legge, che assicurino un controllo giurisdizionale e parlamentare adeguato delle attività della polizia e dei servizi segreti, comprese le attività antiterrorismo. L'accesso ai fascicoli della polizia e dei servizi segreti andrebbe consentito soltanto caso per caso, per finalità specifiche, e dovrebbe essere soggetto a controllo giurisdizionale negli Stati membri. Lo stoccaggio di massa di dati per motivi precauzionali rappresenta "una misura sproporzionata" rispetto a quanto strettamente necessario per un'efficace azione di contrasto del terrorismo, osservano gli eurodeputati, suggerendo di fissare un limite di tempo per la conservazione delle informazioni personali, e di garantire forme di tutela e possibilità di ricorso contro il loro utilizzo discriminatorio. Il Consiglio Ue è esortato, infine, a dare mandato alla Commissione europea, in collaborazione con l'Agenzia Ue per i diritti fondamentali e, se del caso, con il Garante europeo della protezione dei dati, di condurre uno studio, basato sul quadro normativo pertinente e sulle pratiche in vigore, sull'applicazione delle tecniche di definizione dei profili, sulla loro efficacia nell'identificazione dei sospetti e sulla compatibilità di tali pratiche con le libertà civili, i diritti umani e le norme sulla privacy.

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25 APRILE/ RADICALI IN FILA INDIANA A QUIRINALE E ALTARE PATRIA (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

25 Aprile/ Radicali in fila indiana a Quirinale e Altare patria di Apcom Serve nuova liberazione dal sessantennio partitocratico -->Roma, 24 apr. (Apcom) - Manifestazione domani dei Radicali in occasione del 25 Aprile a Roma, da Torre Argentina all'Altare della Patria, passando per il Quirinale, "per una nuova Liberazione: dal sessantennio partitocratico ora, come dal ventennio fascista allora". Molti di noi - annunciano Emma Bonino, Marco Pannella e gli altri dirigenti, in una nota- indosseranno il simbolo della "stella gialla", in segno di monito e di allarme su come là dove vi è strage di legalità, di democrazia, di informazione, di giustizia, di diritti umani, vi sarà anche strage di vite e di popoli". Domani - proseguono i Radicali - il regime antidemocratico italiano manifesterà, unito nelle sue svariate componenti, per celebrare la liberazione dal Regime fascista. Oggi, alla vigilia di questa ricorrenza, abbiamo presentato pubblicamente la prima versione del documento su "La Peste italiana", sull'avvenuta sessantennale cancellazione della democrazia e dello Stato di diritto nel nostro Paese, in vista di elezioni europee che già si possono definire illegali.L'opera, che ci ha impegnato nei giorni e notti delle ultime due settimane - che abbiamo distribuito alla stampa e che presto sarà disponibile sul sito www.radicali.it - documenta come il "Male" del ventennio fascista si sia in realtà trasformato e sia sopravvissuto in altra forma nel sessantennio partitocratico, attraverso innanzitutto la negazione della Costituzione e della legge scritta, la sottrazione delle grandi questioni sociali e di libertà alla conoscenza e alla possibilità di scelta dei cittadini".

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Sicurezza/ Strasburgo in allarme per schedature dati (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Bruxelles, 24 apr. (Apcom) - Con 372 voti favorevoli, 12 contrari e 7 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato, oggi a Strasburgo, una raccomandazione al Consiglio Ue in cui chiede di vietare la prassi - adottata dalle autorità degli Stati membri impegnate nelle indagini antiterrorismo o contro la criminalità, nel controllo dell'immigrazione e nei controlli alle frontiere - di schedare gli individui in base alla raccolta di dati personali ('profiling') che fanno riferimento all'origine etnica, la razza, le convinzioni religiose, l'orientamento sessuale, le opinioni politiche, o l'appartenenza a movimenti o a organizzazioni non vietate dalla legge. La considerazione dell'etnia, dell'origine nazionale o della religione quali fattori nelle indagini di contrasto, sottolinea la raccomandazione, "non è vietata finché tale ricorso è conforme agli standard in materia di non discriminazione"; ma deve comunque superare le verifiche di efficacia, necessità e proporzionalità, se si vuole realizzare una differenza di trattamento legittimo che non costituisca discriminazione. L'Europarlamento, inoltre, ammette che le statistiche basate sull'etnia sono uno strumento essenziale per identificare le azioni di contrasto, ma obietta che "esiste il rischio di sottoporre persone innocenti a provvedimenti arbitrari quali fermi, interrogatori, restrizioni della libertà di movimento " a causa dell'aggiunta di determinate informazioni ai loro profili da parte dei funzionari di uno Stato. La raccomandazione, elaborata a partire da un rapporto della relatrice britannica Sarah Ludford (Liberaldemocratici), chiede che qualunque elaborazione di dati personali per finalità di applicazione della legge e di lotta al terrorismo sia "basata su norme giuridiche pubblicate e chiare, specifiche e vincolanti, nonché soggette a una vigilanza rigorosa ed efficace da parte di autorità indipendenti, oltre che a severe sanzioni in caso di violazione". In particolare, secondo l'Europarlamento, "la raccolta e la conservazione di tali dati e l'uso di tecniche per la definizione di profili in merito a persone non sospettate di un reato o di una minaccia specifici, dovrebbero essere sottoposte a test di 'necessità' e 'proporzionalità' particolarmente rigorosi". Le prassi attuali, con la ricerca e l'estrapolazione dei dati immagazzinati in Internet, rendono "più labile il confine tra le legittime attività di sorveglianza mirata e i problematici controlli di massa", osserva l'Assemblea di Strasburgo, che paventa potenziali violazioni della privacy. Secondo gli eurodeputati, vi dovrebbero essere solide salvaguardie stabilite dalla legge, che assicurino un controllo giurisdizionale e parlamentare adeguato delle attività della polizia e dei servizi segreti, comprese le attività antiterrorismo. L'accesso ai fascicoli della polizia e dei servizi segreti andrebbe consentito soltanto caso per caso, per finalità specifiche, e dovrebbe essere soggetto a controllo giurisdizionale negli Stati membri. Lo stoccaggio di massa di dati per motivi precauzionali rappresenta "una misura sproporzionata" rispetto a quanto strettamente necessario per un'efficace azione di contrasto del terrorismo, osservano gli eurodeputati, suggerendo di fissare un limite di tempo per la conservazione delle informazioni personali, e di garantire forme di tutela e possibilità di ricorso contro il loro utilizzo discriminatorio. Il Consiglio Ue è esortato, infine, a dare mandato alla Commissione europea, in collaborazione con l'Agenzia Ue per i diritti fondamentali e, se del caso, con il Garante europeo della protezione dei dati, di condurre uno studio, basato sul quadro normativo pertinente e sulle pratiche in vigore, sull'applicazione delle tecniche di definizione dei profili, sulla loro efficacia nell'identificazione dei sospetti e sulla compatibilità di tali pratiche con le libertà civili, i diritti umani e le norme sulla privacy.

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##Moldova/ Romania chiede mano forte Ue,Solana media con (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 24 apr. (Apcom - Nuova Europa) - La Romania attende un segnale chiaro e forte sugli episodi di violenza e di brogli elettorali in Moldova da parte dell'Unione europea. E' la richiesta che negli ultimi giorni è arrivata da più rappresentanti della politica romena, che hanno denunciato il silenzio o le poche parole imbarazzate da parte di Bruxelles sui fatti del 6-7 aprile, secondo Bucarest dimostrazione della mancanza di democrazia nel Paese vicino. Per Bucarest si tratta di un vero fatto d'onore sia perché accusata da Chisinau di essere il burattinaio delle proteste, sia perché in Moldova battono milioni di cuori romeni o di discendenti romeni. La questione è nell'agenda della riunione dei ministri degli Esteri dei Ventisette lunedì a Lussemburgo, mentre i dirigenti Ue si sono già impegnati a inserire i rappresentanti della Commissione europea nella commissione d'inchiesta che verrà creata sulle sommosse anti-governative. La posizione romena è categorica: l'Ue non può liquidare la questione moldava come "business as usual", ha sentenziato ieri il capo della diplomazia Cristian Diaconescu perché la Moldova con il suo atteggiamento e con la reintroduzione dei visti per i romeni sta infrangendo gli accordi di cooperazione con l'Europa e i valori stessi dell'Ue. Non è stata meno dura Roberta Anastase, giovane presidente della Camera romena, che ha sottolineato le "deviazioni rispetto alla democrazia e ai comportamenti democratici" che si sono susseguite in Moldova dove "sono calpestati i diritti umani" e le "violente repressioni che hanno avuto luogo dopo le elezioni dimostrano l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente democratico". Anche per la terza carica dello Stato romeno Bruxelles non può far attendere la sua risposta e deve "correggere tutti i comportamenti anti-democratici". Fino a questo momento l'Ue ha mantenuto una posizione prudente, perché se da una parte la solidarietà verso un membro Ue come Bucarest è indiscutibile, con Chisinau si vuole mantenere il dialogo, specie in vista del summit sul 'Partenariato per l'Est' del 7 maggio. Inoltre l'annuncio romeno sulla concessione di 1 milione di passaporti ai moldavi ha fatto storcere qualche naso, anche se per ora nessun partner Ue lo ha espresso pubblicamente. Il primo ministro ceco uscente, Mirek Topolanek, ha incontrato il presidente moldavo Vladimir Voronin mercoledì in qualità di presidente di turno dell'Ue. "Ho raccomandato la creazione di una commissione d'inchiesta con i rappresentanti della Commissione europea e dell'opposizione", ha annunciato, assicurando che Bruxelles guarda con attenzione a ciò che accade in Moldova e auspicando la normalizzazione dei rapporti con la Romania. Inoltre ha esortato il governo e opposizione a riprendere il dialogo, notando che per ora la volontà di farlo "esiste solo a parole". Oggi Solana, al termine di un altra visita a Chisinau, ha riferito di aver ottenuto da Voronin l'impegno a includere i suoi oppositori nella commissione, e si è dichiarato soddisfatto dall'intenzione del governo di concedere l'amnistia ai partecipanti alle sommosse. Ma i rappresentanti dell'opposizione chiedono di più. Dopo il nuovo conteggio dei voti delle elezioni del 5 aprile, che confermano la vittoria dei Comunisti, insistono sulla necessità di fare luce sulle liste degli aventi diritto al voto. Lì, secondo i Liberali, i Liberaldemocratici e Nostra Moldova, si è perpetuato l'imbroglio. Su questa ipotesi sembra aprire uno spiraglio anche l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), che, pur avendo catalogato come complessivamente conformi agli standard internazionali le elezioni, ha sollevato "seri dubbi" sulle modalità di comiplazione delle liste. Secondo l'opposizione moldava sarebbero stati iscritti 400 mila nomi tra deceduti, minorenni e residenti all'estero per truccare il voto.

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##MOLDOVA/ ROMANIA CHIEDE MANO FORTE UE,SOLANA MEDIA CON VORONIN (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

##Moldova/ Romania chiede mano forte Ue,Solana media con Voronin di Apcom Bruxelles vuole mantenere dialogo in vista di 'Partenariato Est' -->Roma, 24 apr. (Apcom - Nuova Europa) - La Romania attende un segnale chiaro e forte sugli episodi di violenza e di brogli elettorali in Moldova da parte dell'Unione europea. E' la richiesta che negli ultimi giorni è arrivata da più rappresentanti della politica romena, che hanno denunciato il silenzio o le poche parole imbarazzate da parte di Bruxelles sui fatti del 6-7 aprile, secondo Bucarest dimostrazione della mancanza di democrazia nel Paese vicino. Per Bucarest si tratta di un vero fatto d'onore sia perché accusata da Chisinau di essere il burattinaio delle proteste, sia perché in Moldova battono milioni di cuori romeni o di discendenti romeni. La questione è nell'agenda della riunione dei ministri degli Esteri dei Ventisette lunedì a Lussemburgo, mentre i dirigenti Ue si sono già impegnati a inserire i rappresentanti della Commissione europea nella commissione d'inchiesta che verrà creata sulle sommosse anti-governative. La posizione romena è categorica: l'Ue non può liquidare la questione moldava come "business as usual", ha sentenziato ieri il capo della diplomazia Cristian Diaconescu perché la Moldova con il suo atteggiamento e con la reintroduzione dei visti per i romeni sta infrangendo gli accordi di cooperazione con l'Europa e i valori stessi dell'Ue. Non è stata meno dura Roberta Anastase, giovane presidente della Camera romena, che ha sottolineato le "deviazioni rispetto alla democrazia e ai comportamenti democratici" che si sono susseguite in Moldova dove "sono calpestati i diritti umani" e le "violente repressioni che hanno avuto luogo dopo le elezioni dimostrano l'incapacità di Chisinau di creare un quadro veramente democratico". Anche per la terza carica dello Stato romeno Bruxelles non può far attendere la sua risposta e deve "correggere tutti i comportamenti anti-democratici". Fino a questo momento l'Ue ha mantenuto una posizione prudente, perché se da una parte la solidarietà verso un membro Ue come Bucarest è indiscutibile, con Chisinau si vuole mantenere il dialogo, specie in vista del summit sul 'Partenariato per l'Est' del 7 maggio. Inoltre l'annuncio romeno sulla concessione di 1 milione di passaporti ai moldavi ha fatto storcere qualche naso, anche se per ora nessun partner Ue lo ha espresso pubblicamente. Il primo ministro ceco uscente, Mirek Topolanek, ha incontrato il presidente moldavo Vladimir Voronin mercoledì in qualità di presidente di turno dell'Ue. "Ho raccomandato la creazione di una commissione d'inchiesta con i rappresentanti della Commissione europea e dell'opposizione", ha annunciato, assicurando che Bruxelles guarda con attenzione a ciò che accade in Moldova e auspicando la normalizzazione dei rapporti con la Romania. Inoltre ha esortato il governo e opposizione a riprendere il dialogo, notando che per ora la volontà di farlo "esiste solo a parole". Oggi Solana, al termine di un altra visita a Chisinau, ha riferito di aver ottenuto da Voronin l'impegno a includere i suoi oppositori nella commissione, e si è dichiarato soddisfatto dall'intenzione del governo di concedere l'amnistia ai partecipanti alle sommosse. Ma i rappresentanti dell'opposizione chiedono di più. Dopo il nuovo conteggio dei voti delle elezioni del 5 aprile, che confermano la vittoria dei Comunisti, insistono sulla necessità di fare luce sulle liste degli aventi diritto al voto. Lì, secondo i Liberali, i Liberaldemocratici e Nostra Moldova, si è perpetuato l'imbroglio. Su questa ipotesi sembra aprire uno spiraglio anche l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), che, pur avendo catalogato come complessivamente conformi agli standard internazionali le elezioni, ha sollevato "seri dubbi" sulle modalità di comiplazione delle liste. Secondo l'opposizione moldava sarebbero stati iscritti 400 mila nomi tra deceduti, minorenni e residenti all'estero per truccare il voto.

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Torture Il primo sì fu di Condi (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 24-04-2009)
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Argomenti: Diritti umani

183 Retroscena CHI SAPEVA LA SCELTA Torture Il primo sì fu di Condi «Trattamenti» per il detenuto MAURIZIO MOLINARI Anche l'ex vicepresidente Cheney fu messo al corrente delle pratiche della Cia Obama vorrebbe limitare l'indagine ai politici lasciando fuori gli agenti Verso un'inchiesta Documenti ufficiali del 2002 mostrano che l'allora consigliera di Bush approvò l'uso del waterboarding Lo scandalo Anche la democratica Nancy Pelosi sarebbe stata informata Lei: «Mi dissero che era solo un progetto» CORRISPONDENTE DA NEW YORK Furono Condoleezza Rice e Dick Cheney ad autorizzare gli agenti della Cia di George Tenet a condurre gli interrogatori dei detenuti di Al Qaeda con «tecniche rafforzate» che adesso l'amministrazione Obama equipara alla tortura, ovvero ad una violazione delle leggi degli Stati Uniti. A svelarlo sono alcuni documenti del ministero della Giustizia, pubblicati online dalla commissione Intelligence del Senato, destinati a rafforzare la voce dei leader democratici del Congresso che vogliono dare inizio ad un'inchiesta pubblica sulla legalità dell'operato della presidenza Bush. I documenti in questione escono dal ministero che dopo l'11 settembre 2001 era guidato da John Ashcroft, fedelissimo di Bush, ed ora è nelle mani di Eric Holder, fedelissimo di Obama. La loro importanza è relativa alla ricostruzione della genesi dell'autorizzazione all'uso del «waterboarding», l'affogamento simulato al quale vennero sottoposti Khalid Sheik Mohammed, ideatore degli attacchi del 2001, e due colonnelli di Osama bin Laden: Abu Zubaida, collaboratore di Khalid Sheik Mohammed, e Abd al-Rahim al-Nashiri, coinvolto nell'attacco alla Uss Cole del 2000. La prima occasione nella quale la Casa Bianca diede luce verde a questa «tecnica rafforzata» risale al 17 luglio 2002 quando Condi Rice, allora consigliere per la sicurezza nazionale del presidente, incontrò il capo della Cia George Tenet suggerendogli di «procedere a condizione dell'assenso del ministero della Giustizia». Era stato un briefing dell'intelligence a spiegare in precedenza, nei dettagli, a Rice che cosa comportava il «waterboarding» che venne poi impiegato su Abu Zubayda per 83 volte riuscendo ad ottenere le informazioni che avrebbero portato alla cattura di Khalid Sheik Mohammed. Un anno dopo, nel 2003, alti funzionari della Cia tornarono a illustrare alla Casa Bianca l'utilità del «waterboarding» durante una riunione alla quale parteciparono, oltre alla Rice, il vicepresidente Dick Cheney, il ministro della Giustizia Ashcroft, il consigliere legale del presidente Alberto Gonzales e il consigliere legale della Rice, John Bellinger. Al termine di quella riunione venne riaffermata la «legalità» delle «tecniche rafforzate» e nei mesi seguenti Khalid Sheik Mohammed vi venne sottoposto per 183 volte, svelando il piano di una seconda ondata di attacchi con aerei-kamikaze, questa volta contro la California. Il «Washington Post» ha indagato su quanto avvenne all'epoca arrivando alla conclusione che il ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, e il Segretario di Stato, Colin Powell ne vennero tenuti all'oscuro. A confermarlo è anche John Rockefeller, senatore democratico del West Virginia che siede nella commissione di Intelligence, secondo il quale «i documenti di cui al momento disponiamo attestano che non furono coinvolti nel processo decisionale». L'unico degli interessati a reagire alle accuse al momento è Bellinger, facendo sapere che si tratta di una «ricostruzione incompleta che non riflette cosa avvenne». Ma l'impressione è che ci troviamo solo all'inizio di una battaglia politica e legale dalle conseguenze imprevedibili. Dianne Feinstein, presidente democratica della commissione di Intelligence al Senato, vuole infatti accelerare i tempi per «audizioni pubbliche» alle quali potrebbero essere chiamati a deporre sotto giuramento Cheney, Rice e altri volti di spicco della passata amministrazione ma è un percorso che la Casa Bianca di Obama teme in ragione dell'aria di rivolta che già si respira a Langley, fra gli agenti della Cia che temono di diventare i capri espiatori dell'inchiesta. Fino a questo momento Obama si è detto determinato ad impedire procedimenti a carico degli agenti mentre è favorevole ad un'inchiesta bipartisan a Capitol Hill capace di mettere in luce le illegalità commesse a livello politico. Saranno le prossime settimane a dire che il presidente riuscirà a rimanere in bilico fra queste due direzioni di marcia, di certo deve guardarsi dal rischio di boomerang come nel caso di Nancy Pelosi, la presidente della Camera dei Rappresentanti che secondo il «Washington Post» nel 2002 venne «messa segretamente al corrente delle nuove tecniche». Pelosi assicura che «mi dissero solo che le avrebbero applicate in futuro» ma non basta ad allontanare il dubbio che anche lei fosse a conoscenza dei nuovi metodi di interrogatorio applicati sui detenuti di Al Qaeda.

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Biennale (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 24-04-2009)
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Argomenti: Diritti umani

Biennale Sabato 25 aprile al Sermig importante appuntamento sul testamento biologico con dibattito pubblico gli ultimi atti ANNA SARTORIO Ancora tre giorni per partecipare attivamente. Tre giorni per attivare la mente. La prima edizione della Biennale Democrazia s'intitola, appunto, «Partecipare attiva(la)mente»: gioco di parole affinché i bisogni dei cittadini non restino solo chiacchiere da bar. Inaugurata mercoledì scorso da Giorgio Napolitano, la Biennale ha una missione: coinvolgere la gente in dibattiti, incontri e nel tracciare la linee-guida delle leggi, come una moderna democrazia dovrebbe fare. Ecco allora l'incontro più importante, sabato 25 al Sermig (piazza Borgo Dora 61, dalle 9 alle 17): atto finale di una discussione pubblica durata mesi sul testamento biologico. Corrado Augias dirigerà i lavori: gruppi di 10 persone riuniti intorno a un tavolo, ma anche collegati via web con altri gruppi (un incontro-gemello si terrà in contemporanea nella Sala Pegaso della Regione Toscana), per dare «dal basso» le indicazioni al Palazzo. Sempre che il Palazzo accolga i suggerimenti. Ma la Biennale Democrazia non è solo questo. Negli ultimi tre giorni restano decine di appuntamenti (tutti su www.biennaledemocrazia.it). Anche per i più piccoli, perché la democrazia prima s'impara meglio è. Così venerdì 24 alle 10, nella Sala Rossa del Comune, ecco «Le belle tasse», due incontri condotti da Franco Fichera in cui alcune classi di IV e V elementari ricevono monete di cioccolato come risorse, si costituiscono in autorità politica, esattori, amministratori, versano i tributi e decidono come spendere il gettito. Mentre, per gli adulti, a Palazzo Carignano (ore 10,30) Luciano Canfora introduce Sergio Roda nel dibattito «La democrazia degli antichi», da Socrate ad Aristotele, passando per Platone. Sempre venerdì 24 si parla, poi, di nuovi poveri (Cavallerizza Reale, ore 10), assieme a Pierluigi Dovis, Marco Revelli, Chiara Saraceno, e di mafia al Teatro Gobetti (ore 11). Mentre il matrimonio omosessuale viene affrontato al Carignano (ore 14) con Valeria Ottonelli e Andrea Bajani. Non basta. I temi sono tanti. Ci saranno satira, Tibet, diritti umani, precariato, un excursus da Mazzini alla politica e anche letture tratte da Nietzsche. I temi di sabato toccheranno Internet, l'India, il populismo, il dialogo sordo tra destra e sinistra (se esistono ancora), il multiculturalismo e una bella lettura sulla democrazia secondo Tocqueville (ore 17, Circolo dei Lettori, via Bogino 9). Giornata conclusiva, infine, domenica 26 (sempre al Circolo dei Lettori): una maratona, dalle 10 alle 18, per tirare le fila su diritti, solidarietà, vita, uguaglianza, apatia, paura, orrore. Tutti i volti della democrazia in una volta sola.

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"Troppi ostacoli per i disabili Una tortura girare in centro" (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 24-04-2009)
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Argomenti: Diritti umani

PROTESTE.LA MAPPA DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE "Troppi ostacoli per i disabili Una tortura girare in centro" [FIRMA]MARIA TERESA MARCHESE TORTONA «Nel centro storico ci sono troppe barriere architettoniche che impediscono, limitano o rendono problematici gli spostamenti delle persone che hanno difficoltà a muoversi». La denuncia arriva dalla Lega per i diritti dei disabili recentemente intitolata ad «Antonio Calabretta», fondata da Franco Mutti ed il cui presidente è ora Luisella Reginato, 25 anni, disabile motoria. Segretario è Matteo Repetto, 31 anni, al quale una leucemia fulminante ha lasciato dei postumi invalidanti. Questi ragazzi, che tutti i giorni lottano per la vita, la scorsa settimana, dopo aver parcheggiato l'auto in piazza Duomo, con una carrozzina per diversamente abili, hanno percorso il centro storico passando sotto i portici e arrivando in largo Borgarelli, per poi tornare lungo corso Montebello e corso Leoniero: hanno così sperimentato direttamente il mancato abbattimento delle barriere architettoniche sui marciapiedi, la maggior parte dei quali non è dotata di scivoli. «Addirittura esistono problemi che i lavori recenti hanno accentuato e non risolto - dice Luisella Reginato -: anziché lavorare all'abbattimento delle barriere architettoniche, se ne stanno creando di nuove. Ad esempio, in largo Borgarelli, su quattro lati, soltanto uno ha lo scivolo (provenendo dai portici verso le Poste), mentre gli altri marciapiedi hanno il gradino. Inoltre tutto il marciapiede di corso Montebello ha una pendenza a causa della quale la carrozzina tende a scivolare ed è molto faticoso per chi la spinge». «Per la maggior parte degli stalli di sosta riservati ai disabili - aggiunge Matteo Repetto - non è stato calcolato lo spazio per scendere dall'auto; in alcuni c'è soltanto su un lato, in altri solo dietro. In piazza Duomo, basterebbe spostare la fioriera e rifare la segnaletica orizzontale per ottenere lo stesso spazio sia a destra che a sinistra dell'auto. Per non parlare dell'accessibilità agli edifici pubblici». «Per progettare una città priva di barriere architettoniche - continua Luisella - ci vuole la consulenza di esperti di disabilità, come noi. Possiamo dare indicazioni su come vanno fatti i lavori». «Questi ragazzi - conclude Franco Mutti - potrebbero lavorare alla realizzazione di un progetto di città accessibile e finalmente senza barriere. Così l'handicap sarebbe utilizzato come risorsa e non visto come un problema».

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