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Report "Diritti umani"  24-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

Medici e Onu contro Israele ( da "City" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Medici e Onu contro Israele Nuove pesanti accuse contro l'attacco di Israele a Gaza: l'Onu denuncia che, in almeno un caso, l'esercito ha usato un palestinese di 11 anni come scudo umano. Mentre i "Dottori per i diritti umani" denunciano "attacchi indiscriminati contro i civili" e contro il personale medico. 24 marzo 2009

Accuse ad Israele per crimini di guerra ( da "Giornale di Brescia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritto internazionale». Lo afferma il rapporto di un relatore dell'Onu per i diritti umani presentato ieri a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi

l'onu: israele a gaza ha usato scudi umani - alberto stabile ( da "Repubblica, La" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Non poche denunce di gravi violazioni dei diritti umani riguardano anche Hamas. I miliziani islamici sono stati accusati di aver ucciso o gambizzato avversari politici, nonché di aver essi stessi fatto uso di scudi umani. Ma le Nazioni Unite, hanno detto gli esperti, devono ancora verificare queste accuse.

il premio internazionale di poesia "castello di duino" ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: (attualmente in Messico per la Commissione dei diritti umani). Il concorso promuove scopi umanitari e devolve il ricavato dalla vendita del libro dedicato a vincitori e selezionati (pubblicato gratuitamente dalla Ibiskos Editrice Risolo) alla Fondazione Luchetta-Ota-D'Angelo-Hrovatin per i bambini vittime di guerra.

cupello, coppa fifa. ( da "Centro, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani. L'Arci aderisce alla campagna di sensibilizzazione mondiale sui diritti umani. In anteprima, venerdì alle 21, nella sede di corso Plebiscito (di fronte al Teatro Rossetti) verrà proiettato "All human rights for all", film collettivo realizzato da 25 registi italiani tra i quali c'è anche Mario Monicelli,

legato a un albero e torturato per ore 20 anni al killer ( da "Repubblica, La" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: torturato per ore 20 anni al killer Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 2007, Francesco Carvelli, nipote di Mario, il boss della �ndrangheta di Quarto Oggiaro, fu ucciso a 21 anni con cinque colpi di pistola. Poco prima era stato attirato in una trappola al centro commerciale Metropoli, a Novate Milanese: un´auto con lampeggiante e tre uomini che indossavano le pettorine della polizia,

GERUSALEMME A due mesi dalla fine dell'operazione Piombo fuso contro Hamas a Gaz... ( da "Stampa, La" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Medici per i diritti umani (Phr)», una ong che riunisce medici ebrei e arabi di Israele, che ha accusato l'esercito di «aver violato i codici etici» per non aver consentito l'evacuazione di famiglie palestinesi rimaste intrappolate nelle aree di combattimento e aver impedito alle squadre di soccorso di raggiungere i feriti,

Diciotto navi per esercitazione anti-terrorismo ( da "Secolo XIX, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritto della popolazione e la salvaguardia dei diritti umani e del libero commercio marittimo. Per rendere l'esercitazione realistica il mototrasporto fari "Palmaria" ha provveduto a seminare nel braccio di mare interessato dall'esercitazione 50 simulacri di mine di quattro diversi modelli che dovranno essere scoperte e distrutte dai 13 cacciamine in operazione consentendo loro

Dagli antichilezioni didemocrazia ( da "Secolo XIX, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: organizzazione umana e dalla leadership, discusso di come la sociologia possa aiutare noi, adolescenti del XXI secolo, a capire un po' meglio questo mondo così difficile e complesso, correlando la nascita della democrazia alla diffusione dei Diritti Umani. Siamo andati nelle strade della nostra città ed abbiamo chiesto ai nostri concittadini,

Pantano AFGHANISTAN ( da "Manifesto, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dopo 11 mesi di carcere e torture, è la sua ultima intervista Patricia Lombroso NEW YORK «Le condizioni di detenzione e tortura a Bagram, in Afghanistan sono un inferno peggiore di Guantanamo, ma pochi lo sanno. Io l'ho sperimentato per undici mesi. I detenuti vengono trattati come bestie, abbandonati in quel buco nero dell'arbitrio senza accuse provate,

Bambini usati come scudi umani ( da "Manifesto, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: GUERRA A GAZA Da Onu e medici per i diritti umani denunce di atrocità commesse dall'esercito israeliano «Bambini usati come scudi umani» I militari si difendono, ma aumenta la pressione per un'inchiesta vera su Piombo fuso Michele Giorgio GERUSALEMME Era solo un bambino di 11 anni e aveva un'unica «colpa»: abitare a Tel Hawa, investita in pieno dall'offensiva di terra lanciata dall'

Tre progetti per il concorso <Casa della pace> ( da "Giorno, Il (Brianza)" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani, della tolleranza, della non violenza, dell'educazione e promozione di progetti di cooperazione e promozione allo sviluppo. Al Premio "Casa della Pace" possono concorrere enti, scuole o classi, associazioni e organizzazioni culturali, onlus e quelle organizzazioni che abbiano avviato azioni concrete di sensibilizzazione e promozione di buone pratiche sociali sul tema

Lotta all'Aids se la scienza trucca le carte ( da "Eco di Bergamo, L'" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: adeguato alla loro concezione del vivere, capace di rispettare i diritti umani nel senso più profondo». Il Papa è partito da qui, dall'educare la persona al rispetto di se stessa (A) e degli altri (B): ma per chi produce condom e farmaci antiretrovirali contro l'Aids, A e B hanno davvero ben pochi vantaggi economici.

Una coperta per Linus: va in scena l'educazione ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: anniversario della Costituzione e della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, è stato scelto come tema, quello dei diritti umani e, in particolare, dell'infanzia. «Crediamo che quest'iniziativa sia un buon modo di coinvolgere i giovani su tematiche centrali per la formazione dell'individuo e della comunità - ha spiegato l'assessore provinciale alle Politiche sociali Tiziana Mozzoni -

Bagnasco ruggisce in difesa di Ratzinger E sul biotestamento vuole mobilitazione ( da "Riformista, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: che trova sostanza nel fermo sì alla tutela dei diritti umani di tutti e in un altrettanto netto no alla pena di morte, al commercio degli organi, alle mutilazioni sessuali, alle alterazioni fecondative, a qualsiasi manipolazione non terapeutica del corpo umano, pur se liberamente volute da persone adulte, informate e consenzienti».

LA DIGNITA' PERDUTA ( da "Corriere della Sera" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: i cinesi si disinteressano totalmente del rispetto dei diritti umani e puntano al sodo. Cioè a sfruttare le fonti di energia e a sostenere i governi compiacenti. Da ieri, il governo sudafricano si è iscritto a questa categoria forse conveniente ma di sicuro poco onorevole. E noi insistiamo a credere che ci abbia rimesso.

Richard Falk, relatore speciale dell'Onu, insiste per un'inchiesta di esperti internazionali... ( da "Messaggero, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Nel rapporto in discussione a Ginevra dal Consiglio per i diritti umani egli afferma che in ogni modo «gli attacchi risultano illegali di per sé e sembrano costituire un crimine di guerra della più grande portata in base al diritto internazionale». Governo e militari israeliani hanno già respinto le accuse e ieri le alte sfere di Tsahal, le forze armate israeliane,

Dario Fo: <Indignato, ribelliamoci> ( da "Corriere della Sera" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la nazione simbolo dei diritti umani in Africa?» Il passato se l'è lasciato alle spalle. «è diventato un Paese sotto ricatto della Cina, succube dei poteri economici: i soldi prima di tutto, qualsiasi battaglia civile viene dopo». Ora i Nobel invitati alla conferenza sul calcio minacciano il boicottaggio.

La Zinella ora diventa una figurina da collezione ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: «Siamo stati scelti per rappresentare il 24° Articolo della Carta dei Diritti Umani, quello relativo allo svago ed allo sport. Domenica prossima durante il riscaldamento la Wayel indosserà una maglietta appositamente realizzata per finanziare alcuni progetti destinati alle popolazioni in difficoltà».

Chiedere la verità su Gaza non è antisemitismo ( da "Unita, L'" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dal marzo 2008 Relatore Speciale Onu per i Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati. «In me e nel team che ha redatto il rapporto (discusso ieri a Ginevra nel Consiglio dei diritti umani, ndr.) non c'è alcuna volontà persecutoria verso Israele. A muoverci c'è la determinazione a stabilire la verità.

L'Onu contro Israele: <Crimini a Gaza> ( da "Giorno, Il (Milano)" del 24-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritto internazionale». Lo afferma un rapporto dell'Onu per i diritti umani presentato a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari

Più marketing politico che un vero cambio della linea americana ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: di diritti umani e di desiderio universale di liberarsi dalle catene dell'oppressione. Bush, insomma, usava la più tradizionale retorica idealista e di sinistra. Obama, invece, si è rivolto non solo al popolo, ma anche ai leader iraniani. E non ha mai pronunciato le parole libertà, democrazia, diritti.

Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi ( da "Giornale.it, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata.

Esecuzioni capitali, Amnesty: più che raddoppiate nel 2008 ( da "Reuters Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dai gruppi a tutela dei diritti umani, dai tribunali e dai media. "La situazione (in Cina) è ammantata dal silenzio e le cifre potrebbero essere molto, molto più elevate", ha spiegato a Reuters, Irene Khan, segretario generale di Amnesty, sottolineando che l'aumento delle esecuzioni capitali è parzialmente dovuto al cambiamento del sistema giudiziario in Cina.

'Piombo fuso', nuove accuse a Israele per crimini di guerra a Gaza ( da "Rai News 24" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritto internazionale", si legge nel rapporto di un relatore dell'Onu per i diritti umani presentato ieri a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi

Manifestazione "Pace e Legalità" II Circolo didat ( da "Caserta News" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Tutti i diritti umani di tutti gli uomini". Agnese Ginocchio che sta già collaborando insieme alle docenti referenti legalità appena citate al progetto: "Crescere nella Legalità" che culminerà a Maggio in una grossa manifestazione, ha annunciato ufficialmente che il 2° circolo didattico "Giovanni Paolo II" diretto dalla dott.

Benedetto XVI conclude il suo viaggio in Africa. Il ritorno a Roma ( da "AmericaOggi Online" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani, la capacità delle multinazionali che depredano il continente, la "sconvolgente" discriminazione delle donne, le sanguinose rivalità interetniche e tribali. In Paesi abituati ai discorsi compiacenti i molti ospiti stranieri, interessati ad assicurarsi una fetta delle ricchezze naturali africane,

Gaza. Per l'ONU l'offensiva militare israeliana "Piombo fuso" è un crimine di guerra ( da "AmericaOggi Online" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritto internazionale". Lo afferma il rapporto di un relatore dell'Onu per i diritti umani presentato ieri a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi

L'editoriale-La dignità perduta di Franco Venturini ( da "Corriere.it" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: i cinesi si disinteressano totalmente del rispetto dei diritti umani e puntano al sodo. Cioè a sfruttare le fonti di energia e a sostenere i governi compiacenti. Da ieri, il governo sudafricano si è iscritto a questa categoria forse conveniente ma di sicuro poco onorevole. E noi insistiamo a credere che ci abbia rimesso.

DIRITTI. In Europa la pena di morte resiste solo in Bielorussia. Rapporto Amnesty International ( da "HelpConsumatori" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: abolizione della pena di morte e la Commissione africana dei diritti umani e dei popoli ha richiamato gli Stati africani che mantengono la pena di morte ad osservare una moratoria sulle esecuzioni nella regione in vista dell'abolizione. Gli Stati Uniti nel 2008 hanno registrato il numero più basso di esecuzioni avvenute in un anno dal 1995: 37, quasi tutte in Texas.

<Bambini usati come scudi umani> ( da "Manifesto, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Bambini usati come scudi umani» Da Onu e medici per i diritti umani denunce di atrocità commesse dall'esercito israeliano I militari si difendono, ma aumenta la pressione per un'inchiesta vera su Piombo fuso Michele Giorgio GERUSALEMME Era solo un bambino di 11 anni e aveva un'unica «colpa»: abitare a Tel Hawa, investita in pieno dall'offensiva di terra lanciata dall'

Dal travaglio dell'economia una nuova <consapevolezza etica> I preti? Volto amico della Chiesa che cammina tra la gente ( da "Avvenire" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: manifestando il proprio livello di umanità o, al contrario, di inciviltà. Nelle moderne democrazie, la vita va difesa perché è indispensabile limitare il potere «biopolitico» sia della scienza sia dello Stato, il che trova sostanza nel fermo «sì» alla tutela dei diritti umani di tutti, di chi economicamente è in grado di difendersi come di chi non può farlo,

Sudafrica, salta conferenza pace dopo visto negato al Dalai Lama ( da "Reuters Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: La decisione si è attirata le critiche dei partiti di opposizione in un Paese che si è proposto come un modello per la democrazia e i diritti umani dalla fine dell'apartheid nel 1994. Il leader spirituale tibetano era stato invitato a partecipare alla conferenza da altri premi Nobel: l'arcivescovo Desmond Tutu, FW de Klerk e Nelson Mandela.

GIORNATA MONDIALE DELLA TUBERCOLOSI ( da "WindPress.it" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Commerciale Luigi Bocconi e la Commissione Diritti Umani del SenatoMilano â?? Medici Senza Frontiere (MSF), in occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi del 24 marzo, lancia a Milano la campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia". Lâ??obiettivo della campagna è¨ quello di inserire la tubercolosi (TBC) nellâ?

- PREMIO "ARTE E DIRITTI UMANI" AI MODENA CITY RA ( da "WindPress.it" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Premio "Arte e diritti umani" ai Modena City RamblersContenuto della paginaRoma, 27 marzo: premio "Arte e diritti umani" di Amnesty International ai Modena City RamblersCS045: 24/03/2009Venerd 27 marzo a Roma la Sezione Italiana di Amnesty International conferir ai Modena City Ramblers il premio "Arte e diritti umani".

M.O./ ISRAELE CRITICA RAPPORTO ONU SULL'OFFENSIVA A GAZA ( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: atteggiamento unilaterale, parziale e ingiusto del Consiglio dei diritti dell'uomo" nei confronti di Israele, ha detto all'Afp il portavoce del governo Mark Regev. "Questo tipo di rapporti non rende un servizio ai diritti umani. Sono piuttosto una strumentalizzazione politica dei diritti dell'uomo", ha aggiunto il portavoce.

"Martyrs", una visione scioccante ( da "superEva notizie" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: e soprattutto di torture, ai danni di povere ragazze che vengono sottoposte a ineffabili misfatti per una ragione mistica che va oltre a ogni immaginazione. In un'ora e mezza di film i momenti di calma sono quasi nulli, e la pellicola è una totale immersione nel sangue, nella carne straziata, nel dolore, nel pianto, nella sofferenza.

MICHELE GIORGIO GERUSALEMME. DUE MESI DOPO LA PROCLAMAZIONE DEL CESSATE IL FUOCO A GAZA, ISRAELE ... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 24-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Diritti umani

Abstract: diritti umani dell'Onu, Richard Falk ha presentato ieri sera al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Falk, che in passato ha già criticato Israele, vuole un'inchiesta di esperti per determinare se durante «Piombo fuso» i militari israeliani hanno avuto modo di distinguere tra civili e miliziani armati di Hamas e quindi accertare se a Gaza siano stati compiuti crimini

Giornata mondiale della tubercolosi: MSF lancia la campagna ( da "SaluteEuropa.it" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: assistenza sanitaria e sociale) dell'università commerciale luigi bocconi e la commissione diritti umani del senato. anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la tbc, che verrà effettuato nei prossimi mesi da msf con la collaborazione del Cergas dell'università Bocconi.

Tubercolosi/ Msf lancia campagna "Nuovi volti vecchia ( da "Virgilio Notizie" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Diritti Umani del Senato. Anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la Tbc, che verrà effettuato nei prossimi mesi da Msf con la collaborazione del Cergas; a seguire, un convegno sulla Tbc che si svolgerà nel mese di giugno e nel corso del quale verrà anche presentato lo studio sul flusso di finanziamenti in Italia

ALLA LIBRERIA ODRADEK DI ROMA, LIRICHE DI SCRITTORE LUCANO ( da "Basilicanet.it" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: una iniziativa realizzata in occasione del sessantesimo anniversario della carta dei diritti umani (10 dicembre 2008) e dedicato alle vittime delle tragedie del mare. Come quelle di Vendicari, nel 2007, o la grande tragedia di Portopalo avvenuta a Natale del 1996 (tema trattato nelle liriche di "Un canto clandestino saliva dall'abisso", scritto da Sammartino).

TUBERCOLOSI/ MSF LANCIA CAMPAGNA NUOVI VOLTI VECCHIA MALATTIA ( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Diritti Umani del Senato. Anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la Tbc, che verrà effettuato nei prossimi mesi da Msf con la collaborazione del Cergas; a seguire, un convegno sulla Tbc che si svolgerà nel mese di giugno e nel corso del quale verrà anche presentato lo studio sul flusso di finanziamenti in Italia

Africa rialzati ( da "Famiglia Cristiana" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il rispetto e la promozione dei diritti umani, un Governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un?onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali che funzionino in modo adeguato e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione».

- Così la corruzione schiaccia il continente ( da "Famiglia Cristiana" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: senza scrupolo» dei diritti umani e perfino la «strumentalizzazione della religione». E anche l?impegno di chi vuole «creare ricchezza per ridurre la povertà» viene pesantemente rallentato dal «malfunzionamento delle istituzioni statali», da «tasse eccessivamente alte e a volte illecite», dalla «mancanza di una politica agraria».

Quelle critiche pretestuose ( da "Famiglia Cristiana" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il che trova sostanza nel fermo "sì" alla tutela dei diritti umani di tutti, di chi economicamente è in grado di difendersi come di chi non può farlo». Il cardinale Bagnasco (a destra nella foto) con l?arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, durante la Messa nell?ambito del convegno sulle Chiese del Sud.

ecco le prove. VIDEO">Crimini di guerra a Gaza, ecco le prove. VIDEO ( da "Affari Italiani (Online)" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: rapporto del Consiglio per i diritti umani dell'Onu, con il portavoce del governo, Mark Regev, che ha definito l'inchiesta "faziosa" e "un ulteriore esempio dell'atteggiamento parziale, sbilanciato e ingiusto" tenuto da questo organismo delle Nazioni Unite. Intanto, pero', il Guardian ha pubblicato alcune testimonianze-shock che proverebbero i crimini di cui aveva parlato anche "

Rondinelle contro le ronde ( da "AprileOnline.info" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Costituzione repubblicana e della Dichiarazione dei diritti umani. Noi non obbediremo e invitiamo tutte e tutti a esprimere il proprio dissenso " Firmano questa dichiarazione di indignazione e disobbedienza più di 100 donne impegnate nella sinistra, nel sindacato, nelle associazioni. Questo appello contro il razzismo e il "pacchetto sicurezza" è promosso all'inizio di febbraio dalle "

Il fine è sempre l'abolizione ( da "AprileOnline.info" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: inumana e degradante, che viola il diritto alla vita, che comporta l'elevato rischio di mettere a morte degli innocenti. è una violazione dei diritti umani, non ha alcun effetto deterrente e il suo sproporzionato contro persone povere, emarginate e oppositori politici costituisce un grave atto di discriminazione.

LIBANO/ ANTONIO CASSESE ELETTO PRESIDENTE TRIBUNALE HARIRI -2- ( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Europa per la prevenzione della tortura, quindi primo presidente del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (dal '93 al '97). In seguito ha presieduto la Commissione internazionale di inchiesta voluta dall'Onu sui crimini commessi in Darfur, che ha presentato le proprie conclusioni al Consiglio di sicurezza dell'Onu nel gennaio 2005.

SICUREZZA/ CORTE STRASBURGO CONTRO ESPULSIONI TUNISINI DA ITALIA ( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: terroristiche comporterebbe il rischio per gli espulsi di essere torturati al loro ritorno in patria, e violerebbe dunque il diritto internazionale applicabile. Una tale espulsione sarebbe infatti contraria all'art.3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti, hanno concluso oggi all'unanimità di giudici di Strasburgo.

Casa Alba desecretizeaza note despre torturarea detinutilor ( da "Romania Libera" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura, cum ar fi simularea inecului sau spanzurarea. Aceste dezvaluiri se adauga celor facute recent de "New York Review of Books", care a scris despre un raport secret al Crucii Rosii, inaintat CIA in februarie 2007, in care detinutii spun ca au fost inchisi in lazi ca niste sicrie, au fost spanzurati cu prosoape sau au fost siliti sa stea zile in sir dezbracati si cu mainile

L'Italia viola i diritti umani dei lavoratori immigrati ( da "Blogosfere" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il rispetto dei diritti umani di base di tutti i lavoratori immigrati, a prescindere dal loro status", l'Articolo 9 che obbliga ad "assicurare che i lavoratori immigrati, anche quelli assunti illegalmente, non siano privati dei loro diritti in materia di remunerazione, sicurezza sociale e gli altri benefici rigurardo alla loro attività"

Myanmar/ Onu: detenzione San Suu Kyi viola anche legge ( da "Virgilio Notizie" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sotto l'egida del Consiglio dei diritti umani dell'Onu. Lo riferisce l'agenzia Misna. Suu Kyi, capo dell'opposizione, è agli arresti domiciliari dal 2003, secondo la legge speciale del 1975 che autorizza il prolungamento della detenzione anno per anno ma per un massimo di cinque anni, che sono già scaduti nel 2008.

Sicurezza/ Corte Strasburgo contro espulsioni tunisini da ( da "Virgilio Notizie" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: terroristiche comporterebbe il rischio per gli espulsi di essere torturati al loro ritorno in patria, e violerebbe dunque il diritto internazionale applicabile. Una tale espulsione sarebbe infatti contraria all'art.3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti, hanno concluso oggi all'unanimità di giudici di Strasburgo.


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Medici e Onu contro Israele (sezione: Diritti umani)

( da "City" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Medici e Onu contro Israele Nuove pesanti accuse contro l'attacco di Israele a Gaza: l'Onu denuncia che, in almeno un caso, l'esercito ha usato un palestinese di 11 anni come scudo umano. Mentre i "Dottori per i diritti umani" denunciano "attacchi indiscriminati contro i civili" e contro il personale medico. 24 marzo 2009

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Accuse ad Israele per crimini di guerra (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale di Brescia" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Edizione: 24/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:interno ed estero Accuse ad Israele per crimini di guerra Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu, punta il dito sull'operazione Piombo Fuso a Gaza. L'esercito di Tel Aviv nega ogni addebito e sostiene di aver agito con criterio GINEVRALe armi impiegate, la densità della popolazione di Gaza, le circostanze, tutto sembra indicare che la vasta offensiva militare «Piombo fuso» condotta dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza potrebbe costituire un «crimine di guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale». Lo afferma il rapporto di un relatore dell'Onu per i diritti umani presentato ieri a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari e popolazione civile. Rapporto di 26 pagine «Se non era possibile fare questa distinzione - si legge nel rapporto di 26 pagine discusso dal Consiglio dei diritti umani - gli attacchi risultano illegali di per sé e sembrano costituire un crimine di guerra della più grande portata in base al diritto internazionale», aggiunge Falk. Notoriamente critico nei confronti della politica di Israele nei territori palestinesi, Falk afferma che anche senza le indagini, in base alle notizie e alle statistiche, «è possibile trarre la conclusione preliminare che dato l'alto numero di vittime civili e il livello di devastazione di obiettivi non militari a Gaza, gli israeliani si siano o astenuti dal tracciare le distinzioni richieste dal diritto internazionale o non erano in grado di farlo nelle circostanze degli scontri, rendendo di fatto impossibile conciliare gli attacchi con il diritto internazionale». Il rapporto non mancherà di suscitare commenti in Israele, dove continua la polemica sui sospetti di violenze gratuite sui civili da parte dei soldati impegnati nell'offensiva. Ma il relatore dell'Onu - che cita il dato di 1.434 palestinesi, tra cui 960 civili, morti nell'offensiva di 22 giorni lanciata il 27 dicembre scorso da Israele contro Hamas - critica severamente anche la decisione stessa delle autorità israeliane di ricorrere in questo modo alla forza. Tale scelta «non era legalmente giustificata date le circostanze e le alternative diplomatiche» e potrebbe costituire un crimine contro la pace. Falk - cui Israele ha negato l'accesso - critica inoltre il blocco della Striscia per la decisione «senza precedenti» di Israele di negare ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la possibilità di uscire dalla zona di guerra. Gli «scudi umani» di Hamas L'indagine, secondo il relatore, dovrà anche occuparsi delle pratiche di Hamas, incluso il lancio di razzi ed il presunto impiego di bambini e civili come «scudi umani». Ma l'accusa di ricorrere a scudi umani è stata rivolta ieri anche a Israele, in altro rapporto dell'Onu. I soldati di Tsahal si sarebbero fatti scudo con un bimbo palestinese durante l'offensiva, denuncia il rapporto del rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu per la protezione dei bambini nei conflitti. Il bambino di 11 anni è stato costretto per diverse ore a camminare davanti ai soldati. Pesanti critiche a Israele sono state rivolte anche dalla filiale israeliana della organizzazione «Medici per i diritti umani» (Phr) che accusa Tsahal di aver impedito il soccorso ai palestinesi feriti, aperto il fuoco contro ospedali e squadre mediche durante l'offensiva Piombo fuso. Tsahal respinge le accuse Il capo di stato maggiore israeliano gen. Gaby Ashkenazi ha respinto con foga le accuse apparse sulla stampa israeliana relative a violenze gratuite di cui si sarebbero macchiati i militari. «Io non credo che i soldati di Tsahal abbiano colpito a sangue freddo civili palestinesi», ha detto il gen. Ashkenazi durante un sopralluogo in una base di reclutamento presso Tel Aviv. «Stiamo attendendo i risultati di una inchiesta in merito. Ma la mia impressione è che Tsahal si sia comportato in maniera etica e morale. Se davvero ci sono stati episodi di atteggiamento improprio - ha precisato - sono certo isolati». Netanyahu in difficoltà Si muove intanto lungo due binari paralleli la strategia per formare un governo del premier designato israeliano, Benyamin Netanyahu, giunto ieri a 10 giorni dalla scadenza del 3 aprile, quando dovrà presentare un governo o gettare la spugna: trattative aperte coi laburisti - o almeno con quel pezzo di partito fedele al leader Ehud Barak - per cercare di allargare una coalizione di destra per ora asfittica e accordo chiuso con gli ultraortodossi di Shas per coprirsi sul fianco del fronte religioso più coriaceo. Trascorso ormai un mese dall'incarico, Netanyahu non sembra aver ancora trovato la quadratura del cerchio. Le ultime mosse le ha riservate al partito laburista, avversario storico del suo Likud (nazionalista), col quale ha oggi intavolato un primo negoziato vero. E che peraltro si presenta all'appuntamento lacerato fra chi - come Barak - punta deciso all'intesa con la destra e chi vi si oppone paventando il definitivo tradimento degli ideali del movimento che fu di David Ben Gurion. Le cose, per il premier in pectore, non sono del resto semplici neppure sulla trincea destrorsa, dove ha bisogno di aggiungere ai voti del Likud quelli di altri cinque partiti per potersi assicurare se non altro una risicata maggioranza assoluta delle destre. Su questo lato, Netanyahu ha già imbarcato Israel Beitenu (Ib), il partito della destra radicale laica del tribuno russofono (e arabofobo) Avigdor Lieberman, cui in cambio ha offerto gli Esteri. Mentre ieri ha incassato il sì di Shas (sefardita), la maggiore formazione confessionale. Non ha invece ancora chiuso con i religiosi ashkenaziti né con due partiti minori. Se anche vi riuscirà non potrà che appoggiarsi su una coalizione fragile (65 seggi sui 120 della Knesset), divisa fra religiosi e secolari e poco compatibile con le speranze di ripresa del processo di pace.

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l'onu: israele a gaza ha usato scudi umani - alberto stabile (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 13 - Esteri L´Onu: Israele a Gaza ha usato scudi umani Rapporto sulla guerra: un ragazzino palestinese costretto a fare da apripista ai militari Un rapporto di 43 pagine analizza i crimini ai danni di bambini. Anche Hamas sotto accusa ALBERTO STABILE dal nostro corrispondente GERUSALEMME - Non s´era ancora spenta l´eco delle gravi ammissioni fatte da alcuni soldati sul trattamento riservato ai civili durante la guerra contro Hamas a Gaza, che una nuova, sconvolgente accusa arriva dalle Nazioni Unite. Un ragazzino palestinese di 11 anni sarebbe stato utilizzato come scudo umano da un´unità dell´esercito israeliano. Nelle 43 pagine del rapporto voluto dalla segreteria generale per la protezione dell´infanzia si dà conto di altri crimini commessi ai danni di bambini. Il che rende ancora più discutibile l´affermazione del Capo di Stato Maggiore, Gabi Ashkenazi, secondo cui le Forze armate israeliane sono «l´esercito più morale del mondo». Era il 15 gennaio quando i carri armati israeliani sono entrati sparando nel quartiere Tel al-Hawa, a Gaza. Radhika Coomaraswamy, a capo di un gruppo di nove esperti inviati dall´Onu per indagare sulle violazioni commesse a Gaza, ricostruisce nel suo rapporto l´accaduto. In breve, le truppe di Tsahal hanno intimato al ragazzino palestinese di camminare di fronte a loro e di entrare per primo nelle case dove si sospettava la presenza di miliziani. E non basta. Secondo il rapporto, soldati israeliani hanno sparato sui bambini; una casa, con dentro una donna e un bambino, è stata abbattuta dai bulldozer; un edificio dove, il giorno prima, erano stati costretti ad entrare dei civili, è stato bombardato. Sono questi - ha detto Radhika Coomaraswamy - «soltanto pochi esempi su centinaia di incidenti che sono stati documentati e verificati». Non poche denunce di gravi violazioni dei diritti umani riguardano anche Hamas. I miliziani islamici sono stati accusati di aver ucciso o gambizzato avversari politici, nonché di aver essi stessi fatto uso di scudi umani. Ma le Nazioni Unite, hanno detto gli esperti, devono ancora verificare queste accuse. Quanto alle Forze amate israeliane, ieri, prima che scoppiasse il caso del ragazzino di Tel al-Hawa, era stata l´organizzazione umanitaria israeliana Medici per i Diritti Umani (Phr) a denunciare l´esercito di aver «palesemente violato il codice etico», non soltanto «non evacuando famiglie di civili assediate e ferite», ma anche «impedendo ai soccorritori palestinesi di raggiungere i feriti». Gli stessi medici del Phr, una Ong che collabora con analoghe organizzazioni palestinesi, sono stati testimoni diretti di alcune di queste violazioni. E le raccontano. Il 3 gennaio, per esempio, la casa della famiglia Al Aaidi, nel rione Jahar Adik, venne attaccata dai soldati. Sei dei suoi venti componenti furono feriti. Il giorno dopo, in seguito alla richiesta di aiuto degli Al Aaidi, Phr si rivolse all´esercito. «Ma per sei giorni - si legge nel dossier - l´Idf ha impedito alle ambulanze di passare». Soltanto 10 giorni dopo sono stati permessi i soccorsi. Un altro caso è quello del 16 gennaio, quando Mahmud Shar e i suoi due figli, abitanti nel quartiere Algharahi, usciti in cerca di cibo durante le due ore di cessate il fuoco umanitario, furono colpiti dal fuoco di una mitragliatrice. Uno dei due figli morì subito dopo l´attacco. L´altro fu ferito ad una gamba. Il padre subì lievi ferite da schegge. Le richieste avanzate dal Phr di soccorrere i feriti «non vennero raccolte». Risultato: anche il secondo figlio morì, dissanguato. In generale, sostengono i Medici per i Diritti Umani, l´esercito non ha mostrato rispetto per i soccorritori e per le istituzioni mediche. In guerra 16 medici e infermieri sono stati uccisi, e 25 feriti mentre facevano il loro dovere. 34 centri sanitari sono stati bombardati.

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il premio internazionale di poesia "castello di duino" (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

INIZIATIVA A CARATTERE UMANITARIO Il premio internazionale di poesia "Castello di Duino" DUINO. Torna anche quest'anno, dal 27 al 30 marzo, il Premio internazionale di poesia "Castello di Duino", dedicato ai giovani di tutto il mondo. Sono ben 1.400 i testi inviati da 90 paesi e quattro continenti in ben 20 lingue, cui vanno aggiunte le partecipazioni di gruppo a 47 progetti-scuola. Vincitrice del primo premio Stefania Marchese (nella foto), che, nata a Trieste, studia negli Stati Uniti ed è impegnata nel volontariato internazionale, (attualmente in Messico per la Commissione dei diritti umani). Il concorso promuove scopi umanitari e devolve il ricavato dalla vendita del libro dedicato a vincitori e selezionati (pubblicato gratuitamente dalla Ibiskos Editrice Risolo) alla Fondazione Luchetta-Ota-D'Angelo-Hrovatin per i bambini vittime di guerra.

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cupello, coppa fifa. (sezione: Diritti umani)

( da "Centro, Il" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 7 - Chieti CUPELLO, Coppa Fifa. CUPELLO, Coppa Fifa. Il 5 aprile i tifosi di calcio si daranno appuntamento per vedere la Coppa del mondo Fifa. Il trofeo arriverà alle 12 in municipio. L'iniziativa è promossa dalle società sportive Asd Virtus Cupello, Gs Montalfano e Cupello United. VASTO, diritti umani. L'Arci aderisce alla campagna di sensibilizzazione mondiale sui diritti umani. In anteprima, venerdì alle 21, nella sede di corso Plebiscito (di fronte al Teatro Rossetti) verrà proiettato "All human rights for all", film collettivo realizzato da 25 registi italiani tra i quali c'è anche Mario Monicelli, che hanno raccontato in 30 cortometraggi i 30 articoli della Dichiarazione universale. SAN SALVO, cabaret. Per "Comico di sera", rassegna di cabaret, domani, alle 21,15, nel centro Moro), Pietro Saracino propone "Una vita low cost".

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legato a un albero e torturato per ore 20 anni al killer (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina IX - Milano La sentenza Legato a un albero e torturato per ore 20 anni al killer Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 2007, Francesco Carvelli, nipote di Mario, il boss della �ndrangheta di Quarto Oggiaro, fu ucciso a 21 anni con cinque colpi di pistola. Poco prima era stato attirato in una trappola al centro commerciale Metropoli, a Novate Milanese: un´auto con lampeggiante e tre uomini che indossavano le pettorine della polizia, lo costrinsero a seguirli. Ora per quell´esecuzione è stato condannato a vent´anni di reclusione, dal gup Andrea Ghinetti, Leonardo Roberto Casati, 38 anni, accusato di aver attirato in una trappola Carvelli, dandogli appuntamento a Novate per restituire 100mila euro che gli doveva. Il ragazzo invece venne sequestrato da altre persone non ancora individuate, che lo legarono ad un albero nel parco delle Groane, a Garbagnate, e gli chiesero conto di un debito di 300mila euro, provenienti dal traffico di droga. Poi, dopo tre ore di tortura, lo uccisero. Nelle udienze hanno sempre presenziato il padre Angelo, che sta scontando l´ergastolo per omicidio volontario e associazione per delinquere, e lo zio Mario, a sua volta attualmente in carcere. (s. d. r.)

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GERUSALEMME A due mesi dalla fine dell'operazione Piombo fuso contro Hamas a Gaz... (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

GERUSALEMME A due mesi dalla fine dell'operazione «Piombo fuso» contro Hamas a Gaza, istituzioni internazionali, Ong e associazioni continuano a sfornare denunce e rapporti molto critici sul comportamento delle Forze Armate israeliane nelle popolose città di Gaza, dove nelle tre settimane di raid aerei i morti palestinesi sono stati più di 1.300. Ieri alle tante denunce si è aggiunta quella di «Medici per i diritti umani (Phr)», una ong che riunisce medici ebrei e arabi di Israele, che ha accusato l'esercito di «aver violato i codici etici» per non aver consentito l'evacuazione di famiglie palestinesi rimaste intrappolate nelle aree di combattimento e aver impedito alle squadre di soccorso di raggiungere i feriti, poi morti dissanguati. L'ong ha protestato anche per l'uccisione di 16 dottori, infermieri e autisti di ambulanze palestinesi, colpiti mentre cercavano di portare soccorso, e per i bombardamenti che hanno coinvolto 8 ospedali e 26 ambulatori. Il portavoce militare ha respinto le accuse e ribadito che ufficiali e soldati hanno fatto il possibile per evitare l'uccisione di civili e salvaguardare le strutture mediche, mentre Hamas si sarebbe servito degli ospedali per lanciare gli attacchi, facendo indossare camici bianchi ai suoi uomini e confonderli tra il personale. \

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Diciotto navi per esercitazione anti-terrorismo (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Diciotto navi per esercitazione anti-terrorismo al via questa mattina DICIOTTO unità navali di 12 nazioni appartenenti alla Nato: Italia, Germania, Spagna, Turchia, Grecia, Danimarca, Belgio, Inghilterra, Olanda, Lettonia, Francia e Portogallo, lasceranno questa mattina la base navale della Spezia dove hanno costituito il più numeroso complesso navale internazionale che si sia concentrato nella nostra base navale negli ultimi dieci anni. A bordo circa 1.500 marinai tra cui numerose ormai le donne. Di particolare interesse la presenza di un cacciamine della Lettonia nazione entrata nella Nato solo dal 2004. Tre le formazioni navali che prenderanno parte all'esercitazione "Ita Minex 2009" che si svolgerà sino al 6 aprile nell'Alto Tirreno, in uno specchio di mare tra La Spezia e Livorno: il gruppo navale cacciamine di Euromarfor, la forza europea italo-franco-spagnolo-portoghese, costituito da cinque unità, la fregata italiana "Scirocco" nave sede comando, la corvetta portoghese "Baptista De Andrade" nave appoggio subacquei e i tre cacciamine "Chioggia" (italiano), "Tajo" (spagnolo) e "Orion" (francese), oltre ai due gruppi navali permanenti contromisure mine della Nato Mcm G1 ed Mcm G2, ciascuno composto di una nave comando e cinque cacciamine. La formazione che da questa mattina prenderà il mare dando il via a due settimane di esercitazione comprende quindi tre navi comando, una nave supporto, 13 cacciamine ed una unità del Nurc della Spezia che avranno a bordo gli uomini di due reparti subacquei: italiano e portoghese. La squadra europea è stata attivata ieri mattina sul ponte di volo della fregata "Scirocco", comandata dal Capitano di Fregata Luca Conti, dall'Ammiraglio di Squadra Giuseppe Lertora, spezzino, comandante in capo della squadra navale italiana e sino a settembre di Euromarfor, che ha letto la formula di attivazione pronunciata nelle quattro lingue delle forze componenti la formazione. Al termine la banda dipartimentale della Marina ha suonato i quattro inni nazionali. Ospiti della cerimonia, oltre a tutti i comandanti delle unità navali italiane e straniere presenti nella base, il sindaco Massimo Federici, il vice presidente della Provincia Maurizio Giacomelli, il prefetto Giovanni Santoro, il questore Pasquale Ciullo ed presidente dell'Autorità Portuale Cirillo Orlandi. Poco prima, nel quadrato di nave "Scirocco", l'Ammiraglio Lertora aveva sottolineato l'importanza di Euromarfor, una forza in grado di operare sia autonomamente che su attivazione di Ue, Nato, Onu, Osce, con una eccezionale capacità di approntamento e di reazione, che dal 29 febbraio 2008 al 28 febbraio 2009 ha operato nelle acque libanesi con un gruppo a livello fregate dando vita all'operazione "Impartial Behaviour" per garantire i traffici marittimi e combattere il contrabbando di armi e di droga, nell'ambito di un'operazione delle Nazioni Unite. La formazione attivata ieri mattina è posta al comando del Capitano di Fregata Massimiliano Poggi, spezzino, comandante della 53° squadriglia cacciamine di base alla Spezia, mentre comandante dell'esercitazione "Ita Minex 2009"è il suo superiore Capitano di Vascello Guido Rando, Comandante delle Forze di Contromisure Mine. Presupposto dell'esercitazione, illustrata dal Capitano di Vascello Chiappetta della cellula di comando permanente di Euromarfor, lo scenario immaginario di uno stato rivierasco (Endoria con capitale Marble City) dove forze eversive ben organizzate sono intenzionate a destabilizzare l'ordine costituito della regione per scopi ed interessi di parte, in contrasto con l'economia locale ed il benessere delle popolazioni rivierasche ed una comunità internazionale determinata ad intervenire rapidamente e con efficacia, in un contesto locale di crisi, per ristabilire il rispetto dello stato di diritto della popolazione e la salvaguardia dei diritti umani e del libero commercio marittimo. Per rendere l'esercitazione realistica il mototrasporto fari "Palmaria" ha provveduto a seminare nel braccio di mare interessato dall'esercitazione 50 simulacri di mine di quattro diversi modelli che dovranno essere scoperte e distrutte dai 13 cacciamine in operazione consentendo loro di addestrarsi in un settore estremamente specialistico in uno scenario immaginario, ma molto vicino a condizioni reali d'impiego. Pierangelo Caiti .x/24/0903 Si tratta di unità navali di 12 nazioni appartenenti alla Nato: con a bordo 1.500 uomini di equipaggio. L'attività fino al 6 aprile .x/24/0903

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Dagli antichilezioni didemocrazia (sezione: Diritti umani)

( da "Secolo XIX, Il" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Dagli antichilezioni didemocrazia stage Gli studenti riflettono sui risultati di un questionario che ha coinvolto i cittadini genovesi 24/03/2009 «Siamo i ragazzi della III G del Liceo delle Scienze Sociali S. Pertini e vorremmo raccontare la nostra esperienza di stage formativo previsto nel nostro corso di studi, cui dedichiamo una settimana all'anno per mettere in pratica tutte le conoscenze che abbiamo acquisito nelle materie di indirizzo: su questo progetto lavoriamo già da settembre, quando abbiamo iniziato le compresenze fra Scienze Sociali e Filosofia. Quest'anno abbiamo deciso, dopo averne discusso in classe, di lavorare sul concetto di democrazia, su come sia nato, su come si sia modificato nel tempo, e su quale significato abbia al giorno d'oggi. Abbiamo letto testi degli antichi filosofi, analizzato grazie all'aiuto dell' antropologia la strada percorsa dall'organizzazione umana e dalla leadership, discusso di come la sociologia possa aiutare noi, adolescenti del XXI secolo, a capire un po' meglio questo mondo così difficile e complesso, correlando la nascita della democrazia alla diffusione dei Diritti Umani. Siamo andati nelle strade della nostra città ed abbiamo chiesto ai nostri concittadini, tramite un questionario, alle varie persone che cosa pensassero della democrazia, perché ci siamo resi conto, leggendo la stampa quotidiana, che non sempre l'idea che la gente ha di una cosa corrisponde a quello che ci viene proposto dai media?o dai nostri libri di testo. Siamo cresciuti nel compiere questo percorso, sia come persone singole sia come classe, e già questo ci sembrerebbe un grande risultato: imparare a porci domande, soprattutto a porci domande che ci stimolino a trovare risposte ed -altre domande sempre più complesse! Nonostante il poco tempo a nostra disposizione, e la ovvia parzialità (non nel senso di parte, ma nel senso di limitato nel tempo e nello spazio) del nostro lavoro, siamo giunti ad alcune conclusioni: -se anche uno solo dei diritti fondamentali dell'uomo viene calpestato la democrazia non è più completa, ma inizia a sgretolarsi; -se non si interviene in questo processo si avvia una catena che porterà senz'altro a forme di autoritarismo che colpiranno prima le fasce più deboli (bambini, anziani, donne) poi tutta la popolazione, rendendo la vita infelice e molto più difficile; -ciò che la "persona comune" percepisce è come vive lei stessa all'interno di un sistema sociale e politico. Non sono tanto importanti le parole o i discorsi quanto la vita quotidiana: se al supermercato siano aumentati i prezzi, se si possa uscire la sera senza sentirsi in pericolo, se il futuro dei propri figli appaia una strada senza uscita (in questo percepire della popolazione ci sembra che il Suo lavoro, come esponente dei media, sia veramente importante); -è fondamentale che tutti noi, anche se ancora non votiamo (per poco!) e non possiamo partecipare in maniera attiva alla democrazia, rimaniamo comunque vigili, informati e sempre più critici». III G Scienze Sociali Liceo S. Pertini Genova 24/03/2009

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Pantano AFGHANISTAN (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'INFERNO DI BAGRAM Pantano AFGHANISTAN Jawed Ahmad, giornalista afghano che lavorava per la televisione canadese, è stato ucciso il 10 marzo. Quella che ha concesso al manifesto, dopo 11 mesi di carcere e torture, è la sua ultima intervista Patricia Lombroso NEW YORK «Le condizioni di detenzione e tortura a Bagram, in Afghanistan sono un inferno peggiore di Guantanamo, ma pochi lo sanno. Io l'ho sperimentato per undici mesi. I detenuti vengono trattati come bestie, abbandonati in quel buco nero dell'arbitrio senza accuse provate, privi di assistenza legale per anni. La maggior parte di loro è innocente, come me. Prima di essere rilasciato, gli americani esigevano un documento firmato in cui dichiaravo di non essere stato torturato, e m'impegnavo a non rivelare mai nulla della prigione di Bagram.» Con questo j'accuse rivolto al mondo intero, Jawed Ahmad, giornalista afghano che lavorava per la Ctv (la televisione canadese) ha iniziato la nostra intervista telefonica da Kandahar: probabilmente l'ultima, perché il 10 marzo scorso, è stato ucciso da un cecchino che lo attendeva all'uscita dal suo ufficio. L'indagine, aperta a Kandahar, è tutt'ora in corso. Resta questa testimonianza registrata che denuncia la detenzione barbara e inumana a cui sono ancora sottoposte circa 700 persone a Bagram. Quanti hanni ha? Ho 22 anni. Sono nato qui in Afghanistan, dove ho lavorato come giornalista e operatore per la televisione canadese. La mia esperienza del luogo era nota a livello internazionale. Nella regione a sud dell'Afghanistan intervistavo leader taleban, filmavo tutti gli eventi, inclusi i bombardamenti militari degli americani e gli attacchi suicidi nella zona. Con quali motivazioni è stato detenuto e torturato per ll mesi, prima a Kandahar e poi a Bagram? Sono stato accusato di essere una spia dei Taleban, di avergli procurato le armi, di aver filmato i bombardamenti americani per conto dei Taleban. Mi ripetevano di essere in possesso di prove schiaccianti, ma nonostante le mie richieste non me ne hanno mai mostrata una. Come cittadino afghano ha chiesto di essere assistito da un avvocato afghano? Nessuno del governo afghano ha diritto di accesso a Bagram, che è sotto esclusiva giurisdizione americana. L'unica eccezione è costituita dalla Croce rossa internazionale, che entra due volte l'anno e il cui rapporto non è di dominio pubblico. Ci racconti la sua esperienza. Il 26 ottobre del 2007 mi è stata tesa una trappola. Sono stato convocato con una scusa all'interno della Air Base field di Kandahar, così hanno potuto arrestarmi. Appena sono sceso dall'auto, quindici soldati americani mi sono saltati addosso, immobilizzandomi mani e piedi con le catene. Dopo avermi bendato e messo un cappuccio nero in testa, sono stato gettato come un pollo in una cella. Per nove giorni sono stato privato di sonno, cibo e acqua. In continuazione, venivo sottoposto a interrogatori di ore, durante i quali venivo preso a calci, picchiato selvaggiamente, insultato da militari in divisa e in borghese. Non so se fossero della Cia, ma sicuramente appartenevano ai servizi segreti militari americani. Questo trattamento divenne la norma.Con qualsiasi scusa, si veniva privati di cibo e acqua per giorni e alla violenza fisica seguiva la privazione del sonno. Ha subito anche violenza sessuale da parte dei torturatori? Una dozzina di volte Ci descriva la sua detenzione a Bagram. Dopo 8 giorni di questo trattamento a Kandahar, i militari americani dissero che sarei stato portato a Guantanamo, dove sarei rimasto per il resto della mia vita. Mi tagliarono i capelli a zero, mi fecero indossare l'uniforme arancione dei detenuti di Guantanamo. Mi tapparono gli occhi e le orecchie, venni legato e gettato sul fondo di un aereo con destinazione Guantanamo. Dopo circa tre ore di volo, atterrammo. Dopo esser stato estratto dalla carlinga, venni lasciato sulla pista dell'aereoporto, coperta di neve, per sei ore. Senza cibo né acqua da non so quanto tempo, persi conoscenza due volte. Mi resi conto di non essere a Guantanamo, ma nel carcere segreto di Bagram, all'interno della Air field Base di Bagram. E poi, cosa accadde? In prigione a Bagram ero il numero 3370. Lì sono rimasto per undici mesi d'inferno. I detenuti vengono trattati come animali. Non esistono leggi né diritti umani. Nessun'assistenza legale, neanche tribunali fantoccio come a Guantanamo. La mia cella era un cubo di cemento armato, una tomba. Sono stato gettato lì per 18 giorni, in isolamento totale, con una coperta e l'aria condizionata al massimo. Lì non è consentito parlare. Per mesi non si vede un altro detenuto, si sentono soltanto voci. In 18 giorni, sono stato portato nella stanza degli interrogatori e torturato almeno 110 volte. Dopo un articolo apparso sul New york Times sono stato messo nella cella della morte». In cosa consiste la cella della morte? È un cubo senza luce, le cui mura sono coperte dalle feci dei detenuti e dal sangue provocato dagli scontri con i secondini. Si resta così 24 ore su 24. Molti detenuti, in quelle condizioni, perdono la ragione. Vengono somministrate ogni giorno l8 tipi di droghe psicotrope e quindi la violenza fra detenuti è frequente. A Bagram non c'è legge. È stato così per me e così continua a essere per gli altri detenuti. I militari americani sono pubblico ministero e giuria per l'accertamento di prove che non esistono. Quali detenuti si trovano a Bagram? Ci sono afghani, pakistani, yemeniti, e di altri paesi catturati ovunque nel mondo e imprigionati a Bagram. Sono circa 700, ma il progetto è di ingrandire la capacita di detenzione per 1200 prigionieri. Naturalmente non ho avuto modo di fare accertamenti caso per caso, ma ritengo che il 50 per cento dei detenuti sia innocente, come me. Se non fosse stato per l'operato dei legali americani di American Justice Network che dopo 8 mesi hanno provato che il mio è stato un errore giudiziario, io sarei ancora a Bagram . Foto: BAGRAM, ATTACCO ALLA BASE NATO /FOTO AP

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Bambini usati come scudi umani (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CRIMINI DI GUERRA A GAZA Da Onu e medici per i diritti umani denunce di atrocità commesse dall'esercito israeliano «Bambini usati come scudi umani» I militari si difendono, ma aumenta la pressione per un'inchiesta vera su Piombo fuso Michele Giorgio GERUSALEMME Era solo un bambino di 11 anni e aveva un'unica «colpa»: abitare a Tel Hawa, investita in pieno dall'offensiva di terra lanciata dall'esercito israeliano. Era il 15 gennaio, tre giorni prima del cessate il fuoco. I soldati gli intimarono di camminare davanti a loro e di entrare negli edifici prima di chiunque altro. Uno bambino-scudo umano che doveva proteggere i militari dell'esercito più potente del Medio Oriente. A denunciarlo è stato ieri a Ginevra, Radhika Coomaraswamy, inviato speciale dell'Onu per la protezione dei bambini nei conflitti armati. I militari, ha aggiunto Coomaraswamy, durante le tre settimane di «Piombo fuso» (oltre 1.300 palestinesi uccisi) spararono a bambini palestinesi, buttarono giù un'abitazione con una donna e il figlio ancora all'interno e bombardarono un edificio dove prima avevano intimato ai civili di entrare. Un racconto giunto poco dopo la denuncia dell'associazione israeliana «Medici per i diritti umani» che ha accusato l'esercito di aver gravemente violato il diritto umanitario per aver impedito l'evacuazione di feriti e per aver messo in grave pericolo il personale medico palestinese. «Non solo i militari non hanno evacuato le famiglie assediate e ferite ma hanno anche impedito alle squadre mediche palestinesi di raggiungere i feriti», hanno scritto i medici ebrei e arabi nel rapporto. Secondo i dati dell'organizzazione, durante «Piombo fuso» 16 medici, infermieri e autisti di ambulanze sono stati uccisi e 34 fra ospedali e cliniche sono stati attaccati. E sul quotidiano Ha'aretz domenica era stato riportato un documento inquietante, raccolto in una casa di Jabaliya occupata dagli israeliani: sul foglietto scritto a mano da qualcuno, forse un ufficiale, c'erano istruzioni da riferire ai soldati: «sparare sui soccorsi». Denunce che completano il quadro che, poco alla volta, è emerso dopo il cessate il fuoco e al quale negli ultimi giorni hanno contribuito gli stessi soldati e ufficiali israeliani rivelando gli abusi, le uccisioni di civili e le distruzioni di proprietà durante corsi di addestramento e colloqui con i superiori. Molti dei quali sono stati poi riferiti da Ha'aretz e altri quotidiani. Senza dimenticare le magliette indossate dai soldati che raffigurano scene di violenza contro i palestinesi: un bambino nel mirino di un fucile con lo slogan «Più sono piccoli, più è difficile» o un'altra con l'immagine di una donna incinta e la scritta «Un colpo, due morti». Ciononostante il capo di stato maggiore israeliano, Gabi Ashkenazi, ieri si è lanciato in una appassionata difesa di quello che ha definito con orgoglio «l'esercito più morale del mondo». «Non credo che i soldati abbiano colpito civili palestinesi a sangue freddo. Attenderemo i risultati delle indagini, ma la mia sensazione è che i soldati abbiano avuto comportamenti etici e morali. Se ci sono stati incidenti, si è trattato di episodi isolati», ha affermato Ashkenazi incurante dei rapporti presentati in questi mesi da Ong, associazioni, centri per i diritti umani e dall'Onu. Le armi impiegate di fronte alla densità della popolazione di Gaza, il fuoco indiscriminato e tanto altro potrebbero costituire un «crimine di guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale», ha spiegato il relatore speciale dell'Onu per i diritti umani, Richard Falk, presentando ieri a Ginevra il suo rapporto nel quale chiede un'indagine di esperti. L'inchiesta, ha spiegato, dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari e popolazione civile. «Se non era possibile fare questa distinzione, gli attacchi risultano illegali di per sé» ha sostenuto Falk, aggiungendo che anche senza le indagini, in base alle notizie e alle statistiche, «è possibile trarre la conclusione preliminare che dato l'alto numero di vittime civili e il livello di devastazione di obiettivi non militari a Gaza, gli israeliani si siano o astenuti dal tracciare le distinzioni richieste dal diritto internazionale o non erano in grado di farlo nelle circostanze degli scontri, rendendo di fatto impossibile conciliare gli attacchi con il diritto internazionale». Falk - al quale Israele lo scorso dicembre ha negato l'accesso ai Territori occupati - ha criticato il blocco di Gaza evocando la possibilità di crimini contro l'umanità, ma soprattutto la decisione «senza precedenti» di Israele di negare ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la possibilità di lasciare la zona di guerra. L'indagine, secondo il relatore, dovrà anche occuparsi delle pratiche di Hamas, incluso il lancio di razzi ed il presunto impiego di bambini e civili come scudi umani. Foto: UNA DELLE MAGLIETTE CHE CELEBRANO «PIOMBO FUSO» ACQUISTATE DA TANTI MILITARI A TEL AVIV. «UN COLPO DUE UCCISI» E LA FOTO DI UNA PALESTINESE INCINTA INQUADRATA IN UN MIRINO /AP

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Tre progetti per il concorso <Casa della pace> (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Brianza)" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

LIMBIATE LAZZATE pag. 12 Tre progetti per il concorso «Casa della pace» BARLASSINA BARLASSINA IL COMUNE PARTECIPA alla prima edizione del premio "Casa della pace", organizzato dalla Provincia di Milano. Il progetto intende dare impulso, attraverso un riconoscimento ufficiale, al patrimonio di conoscenze della pace e della solidarietà, le politiche dei diritti umani, della tolleranza, della non violenza, dell'educazione e promozione di progetti di cooperazione e promozione allo sviluppo. Al Premio "Casa della Pace" possono concorrere enti, scuole o classi, associazioni e organizzazioni culturali, onlus e quelle organizzazioni che abbiano avviato azioni concrete di sensibilizzazione e promozione di buone pratiche sociali sul tema della pace e dei diritti umani e che abbiano realizzato il progetto e l'opera nell'anno 2008. Sono tre i progetti al vaglio della commissione esaminatrice, che assegnerà in tutto tre premi costituiti da una targa e da un riconoscimento in denaro pari a mille euro. «Abbiamo presentato la mostra Il sole di Hiroshima' - spiega il consigliere Gabriele Erba - realizzata nelle scuole, poi il ciclo di incontri su musica e cultura dei popoli, e infine il ciclo di incontri sulla pace». Son.Ron.

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Lotta all'Aids se la scienza trucca le carte (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Lotta all'Aids se la scienza trucca le carte --> Martedì 24 Marzo 2009 PRIMA, pagina 1 e-mail print C'è una sola cosa che fa riflettere nelle scontate e pretestuose polemiche sollevate contro Benedetto XVI per le sue posizioni sull'uso del profilattico, e cioè l'accanimento con cui chi le ha montate ad arte vuol nascondere il vero messaggio contenuto nelle affermazioni del Papa. Contrariamente a ciò che si vuol fare credere, infatti, il messaggio di Benedetto XVI alle popolazioni africane non è un «semplice» invito all'astinenza sessuale per evitare il terribile flagello dell'Aids, ma è il levare la maschera ad uno degli inganni più dannosi che la cultura occidentale sta propinando, ormai da anni, all'intera Africa. Sostenere con forza che il condom è l'unica chiave di volta su cui far leva per sconfiggere l'Aids significa solo due cose: continuare ad arricchire le multinazionali che li producono (anche se non sempre i container che sbarcano sul continente nero sembrerebbero trasportare prodotti integri e di prima qualità) e - soprattutto - consentire alle popolazioni africane di vivere nell'illusione che la dimensione edonistica del sesso accreditata dal mondo occidentale come una moderna conquista sociale non abbia alcun rovescio della medaglia, non metta in discussione nulla, su nessun fronte, tanto meno morale. E tutto ciò grazie ad una semplice guaina di lattice usa e getta. Ecco perché, al contrario, Papa Ratzinger sostiene «che non si può superare il problema dell'Aids solo con i soldi, pur necessari, o con la distribuzione di preservativi, che al contrario aumentano il problema». Ma riconoscere qualcosa di vero nelle parole di Papa Benedetto metterebbe a repentaglio un «ordine sociale» costruito a basso costo ma con ricavi enormi. Meglio dunque accusarlo di oscurantismo. Eppure, ancora prima di sollevare obiezioni di carattere morale o religioso, il Papa si è basato su dati scientifici per dimostrare che, proprio in Africa, il profilattico non è la via più efficace per contrastare l'Aids. Se Benedetto XVI ha fatto leva «sull'anima e sulla responsabilità personale» degli africani per affrontare il doloroso tema dell'Aids l'ha fatto anche perché sapeva che gli unici buoni risultati ottenuti in Africa sono stati raggiunti con metodi che prevedono sì l'uso del profilattico (Condom), ma preceduti da altri due atteggiamenti imprescindibili: l'astinenza sessuale in età molto giovane (Abstain) e la fedeltà (Be faithful). E in Uganda (ma non solo lì), in dieci anni, il programma «Abc» ha permesso di abbassare del 10% il livello dell'infezione tra la popolazione, passando dal 15% del 1991 al 5% del 2001. Programmi studiati anche da autorevoli riviste scientifiche internazionali come il «Lancet» o il «British medical Journal», da cui è emerso, in base ai risultati raggiunti, che per i giovani la misura più rilevante è stata la A, per gli adulti la B, per i gruppi ad alto rischio (prostitute, omosessuali, drogati) la C, data la loro avvertenza o coscienza del problema. E allora si torna alle parole del Papa. «La soluzione può essere solo duplice: la prima, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovamento spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l'uno con l'altro. La seconda, la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, ad essere con i sofferenti». Com'è stato scritto, «il programma Abc ha avuto successo proprio perché legato alla vita dei popoli dove si è svolto, sostenuto dalle loro risorse, adeguato alla loro concezione del vivere, capace di rispettare i diritti umani nel senso più profondo». Il Papa è partito da qui, dall'educare la persona al rispetto di se stessa (A) e degli altri (B): ma per chi produce condom e farmaci antiretrovirali contro l'Aids, A e B hanno davvero ben pochi vantaggi economici... Alberto Ceresoli 24/03/2009 nascosto-->

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Una coperta per Linus: va in scena l'educazione (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CRONACA 24-03-2009 PROVINCIA CON GLI STUDENTI DEL SAN BENEDETTO E DELLA FERRARI Una coperta per Linus: va in scena l'educazione Il teatro come forma d'insegnamento dei rapporti con gli altri e dei valori legati ai diritti dell'uomo II Far riflettere i giovanissimi sui diritti, dell'infanzia e non solo, attraverso un'esperienza teatrale: questa la sfida che, anche quest'anno, la Provincia ha lanciato agli studenti delle scuole primarie e secondarie di Parma e del Parmense, attraverso l'iniziativa «Una coperta per Linus», arrivata alla nona edizione. La rassegna conclusiva ha preso il via ieri mattina nell'Auditorium Toscanini, con protagonisti gli studenti delle scuole Ferrari e San Benedetto, e proseguirà fino a giovedì, spostandosi a Collecchio e Noceto. In occasione del sessantesimo anniversario della Costituzione e della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, è stato scelto come tema, quello dei diritti umani e, in particolare, dell'infanzia. «Crediamo che quest'iniziativa sia un buon modo di coinvolgere i giovani su tematiche centrali per la formazione dell'individuo e della comunità - ha spiegato l'assessore provinciale alle Politiche sociali Tiziana Mozzoni -. Quelli che "Una coperta per Linus" mette in campo siano tutti valori fondamentali, ai quali è bene sensibilizzare i ragazzi fin dalle scuole primarie». Il teatro diventa quindi, in questo caso, un veicolo grazie al quale conoscere e sperimentare nuovi concetti, in modo giocoso ma rigoroso allo stesso tempo. «Imparare a fare teatro - ha spiegato Clementina Balocchi, responsabile del laboratorio teatrale - significa imparare a lavorare in squadra, rispettare gli altri e i loro tempi. Si mettono quindi già in pratica i diritti di cui si parla, grazie a uno strumento efficace, di forte impatto emotivo come quello teatrale ». D.Bev. Alunni Tanti ragazzi sul palco.

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Bagnasco ruggisce in difesa di Ratzinger E sul biotestamento vuole mobilitazione (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Bagnasco ruggisce in difesa di Ratzinger E sul biotestamento vuole mobilitazione di Paolo Rodari I vescovi italiani, ieri, un colpo esplicito in difesa di Papa Ratzinger l'hanno finalmente battuto. Il cardinale Angelo Bagnasco, infatti, in occasione dell'apertura del consiglio permanente della conferenza episcopale italiana, ha difeso Benedetto XVI innanzitutto in merito alla questione della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e al successivo caso Richard Williamson che tante critiche, anche nelle gerarchie della Chiesa italiana, aveva sollevato. Quindi Bagnasco ha alzato la voce anche in merito al profluvio di critiche «pretestuose» che «si è prolungato oltre ogni buon senso» a seguito della parole che Benedetto XVI ha dedicato all'uso del preservativo per prevenire l'Aids appena prima della partenza per l'Africa di settimana scorsa. «Non accetteremo - ha detto il porporato - che il Papa, sui media o altrove, venga irriso o offeso». Sono stati i media, infatti, secondo il capo dei vescovi italiani, ad aver strumentalizzato il Papa offrendo le sue parole sull'Aids in pasto a quanti, sulla base dei loro resoconti, hanno decretato contro di lui «un ostracismo che esula dagli stessi canoni laici». Come era prevedibile, la prolusione si è incentrata principalmente sulla vicenda della morte di Eluana Englaro e, più precisamente, sulla necessità di agire sul piano legislativo alla svelta. Se il caso di Eluana ha rappresentato «un'operazione tesa ad affermare un diritto di libertà inedito quanto raccapricciante», ovvero «il diritto a morire, darsi e dare la morte in talune situazioni da definire», spetta ora alla politica «agire nell'approntare e varare, senza lungaggini o strumentali tentennamenti, un inequivoco dispositivo di legge che - in seguito al pronunciamento della Cassazione - preservi il paese da altre analoghe avventure, ponendo attenzione a coordinarlo con l'altro sospirato provvedimento relativo alla cure palliative, e mettendo mano insieme alle Regioni ad un sistema efficace di hospice, che le famiglie attendono non per sgravarsi di un peso ma per essere aiutate a portarlo». Per Bagnasco qualunque «deriva eutanasica, per quanto circoscritta o edulcorata, è una falsa soluzione». «Nelle moderne democrazie - ha detto -, la vita va difesa perché è indispensabile limitare il potere biopolitico sia della scienza sia dello Stato. Come vescovi non possiamo non avere a cuore il superamento di qualunque rassegnazione culturale, che trova sostanza nel fermo sì alla tutela dei diritti umani di tutti e in un altrettanto netto no alla pena di morte, al commercio degli organi, alle mutilazioni sessuali, alle alterazioni fecondative, a qualsiasi manipolazione non terapeutica del corpo umano, pur se liberamente volute da persone adulte, informate e consenzienti». Un passaggio della prolusione merita un approfondimento in più. È l'accenno fatto circa la mobilitazione dei laici sulle tematiche della vita in programma per volere della stessa Cei nei prossimi mesi. Forse per prevenire ogni dissidenza interna, o comunque e più probabilmente per spiegare meglio e in modo più puntuale il proprio punto di vista, la discesa in piazza dei cattolici è un'idea sancita settimana scorsa nella presentazione avvenuta al palazzo dei Cento Preti a Roma del manifesto "Liberi per vivere", un manifesto lanciato direttamente dalle tre associazioni "benedette" dalla Cei, ovvero Scienza & Vita, Forum delle Associazioni familiari e RetinOpera. Un manifesto - ha detto Bagnasco - che va «incoraggiato e sostenuto». Lo scopo, in sostanza, è quello di spiegare la posta in gioco al paese «in termini antropologici e culturali», così da evitare nel futuro «ingorghi concettuali e tentazioni di delega». 24/03/2009

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LA DIGNITA' PERDUTA (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-03-24 num: - pag: 1 autore: di FRANCO VENTURINI categoria: REDAZIONALE SUDAFRICA, IL NO AL DALAI LAMA LA DIGNITA' PERDUTA L a decisione del governo sudafricano di negare il visto d'ingresso al Dalai Lama non è purtroppo senza precedenti, ma è più inaccettabile di tutte le altre per almeno due motivi. Il primo riguarda la storia del Sudafrica. Una storia marchiata a fuoco dalla tragedia dell'apartheid, dalla discriminazione fatta sistema come in nessuna altra parte del mondo. Il Sudafrica moderno e multirazziale, quello di oggi, nasce dalla riconciliazione nazionale ma anche da un ripudio collettivo di quell'esperienza, si specchia in Nelson Mandela ex perseguitato e poi presidente, trova la sua identità nell'appartenenza a quella comunità di valori (l'Occidente) che sanzionò l'apartheid fino ad abbatterlo. Chi ha una storia del genere dovrebbe sentirsi obbligato a restarle fedele. Ed è per questo che la scelta del governo di Pretoria di non accogliere il leader spirituale di una minoranza oppressa assume i contorni di una vergognosa auto-sconfessione, di una fuga dalla propria insanguinata e sofferta identità. Il secondo motivo che pesa sulla decisione sudafricana si chiama minacce cinesi, quelle alle quali Pretoria ha ceduto. Da qualche anno ormai la Cina conduce una strisciante ri-colonizzazione dell'Africa. Ovunque esistano fonti di energia — e in Africa ce ne sono in abbondanza — i cinesi investono, costruiscono, sottoscrivono contratti pluridecennali, offrono copertura politica ai governi. Le influenze americana o francese, per tanti anni rivali, oggi sono soltanto un ricordo. è evidente che questo stato di cose garantisce alla Cina una capacità d'interdizione particolarmente efficace in tutto il Continente Nero. Così come è assai probabile che i sudafricani, nella loro scelta, non abbiano dimenticato che la Cina è il principale partner commerciale di Pretoria. Ma questi dati di fatto, se rendono più comprensibili i motivi che hanno ispirato la decisione, non la giustificano. Al contrario. Proprio in quanto Stato africano che si richiama ai valori libertari dell'Occidente, il Sudafrica non dovrebbe ragionare esclusivamente con il pallottoliere dei commerci e dimenticare i valori assai diversi che la Cina porta nel continente: dal Congo dei massacri fino al caso tragico del Darfur, i cinesi si disinteressano totalmente del rispetto dei diritti umani e puntano al sodo. Cioè a sfruttare le fonti di energia e a sostenere i governi compiacenti. Da ieri, il governo sudafricano si è iscritto a questa categoria forse conveniente ma di sicuro poco onorevole. E noi insistiamo a credere che ci abbia rimesso. In termini di immagine perché il Dalai Lama veniva a parlare dei mondiali di calcio che il Sudafrica ospiterà nel 2010 e dei rapporti tra sport e tolleranza (a proposito, la Fifa tacerà?). In termini di credibilità politica perché un Occidente che alterna «audaci» incontri con il Dalai Lama (Sarkozy) a distratte ipocrisie governative (anche in Italia), mai è giunto a negare il visto d'ingresso al premio Nobel tibetano. I commerci valgono di più, dirà qualcuno. E aggiungerà che parlare di rispetto dei diritti umani, nel mondo d'oggi, è soltanto una perdita di tempo. Noi crediamo invece che non farlo sia una perdita: di dignità.

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Richard Falk, relatore speciale dell'Onu, insiste per un'inchiesta di esperti internazionali... (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Martedì 24 Marzo 2009 Chiudi di ERIC SALERNO Richard Falk, relatore speciale dell'Onu, insiste per un'inchiesta di esperti internazionali per determinare se fosse possibile, per i soldati israeliani, distinguere tra popolazione civile e obiettivi militari durante l'offensiva a Gaza e per stabilire quindi se sia stato commesso un crimine di guerra. Nel rapporto in discussione a Ginevra dal Consiglio per i diritti umani egli afferma che in ogni modo «gli attacchi risultano illegali di per sé e sembrano costituire un crimine di guerra della più grande portata in base al diritto internazionale». Governo e militari israeliani hanno già respinto le accuse e ieri le alte sfere di Tsahal, le forze armate israeliane, correndo ai ripari, parlano di episodi minori e respingono i racconti di soldati apparsi sulla stampa locale: «Io non credo che abbiano colpito a sangue freddo civili palestinesi», ha commentato il capo di Stato maggiore, generale Ashkenazi, mentre secondo la filiale israeliana della organizzazione internazionale "Medici per i diritti umani": «Tsahal ha violato i codici etici». Le accuse di alcuni militari che avevano partecipato alla guerra di Gaza hanno aperto un vasto dibattito all'interno della società israeliana e ieri l'esercito ha stigmatizzato le magliette fatte fare da molti soldati e da loro indossati nei momenti di riposo. Una di queste ritrae un bambino nel mirino con la scritta: «Più sono piccoli più è difficile colpirli». Un'altra mostra una donna araba incinta e le parole «Un colpo, due morti». Da Ashkenazi è venuta la prima reazione alle denunce (pubblicate prima dal quotidiano Haaretz e poi da tutti gli altri giornali israeliani) fatte dai partecipanti all'Istituto militare Rabin, una scuola per sottufficiali e ufficiali. «Stiamo attendendo i risultati di un'inchiesta, ma la mia impressione è che Tsahal si sia comportato in maniera etica e morale. Se davvero ci sono stati episodi d'atteggiamento improprio, sono certo isolati». Le parole del generale non hanno convinto anche perché nei giorni dell'attacco sferrato da Tsahal contro Gaza erano emersi, dalle testimonianze raccolte da numerose organizzazioni umanitarie internazionali e israeliane, comportamenti gravi da parte dei soldati nei confronti dei civili arabi e delle loro abitazioni. Ieri l'Ong israeliana dei "Medici per i diritti civili" ha consegnato un rapporto dettagliato in cui fa riferimento, tra l'altro, a casi in cui feriti morirono dissanguati perché non era stato consentito ai soccorritori di avvicinarsi. Sedici membri del personale medico palestinese sono rimasti uccisi durante i combattimenti e altri 25 sono stati feriti. Israele, sempre secondo l'Ong, ha attaccato otto ospedali e 26 cliniche. Secondo il portavoce militare, l'esercito «aveva ricevuto ordine di rispettare le installazioni mediche palestinesi, gli automezzi e le squadre di soccorso. Ma durante i combattimenti Hamas ha fatto un uso sistematico ed esteso di quelle installazioni».

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Dario Fo: <Indignato, ribelliamoci> (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-24 num: - pag: 16 categoria: REDAZIONALE Il Premio italiano Dario Fo: «Indignato, ribelliamoci» «Il Sudafrica chiude le porte al Dalai Lama?». Crede di aver capito male Dario Fo. Il Nobel «giullare» del popolo e fustigatore dei potenti è esterrefatto: «Il Paese di Mandela, quello della lotta contro l'apartheid, la nazione simbolo dei diritti umani in Africa?» Il passato se l'è lasciato alle spalle. «è diventato un Paese sotto ricatto della Cina, succube dei poteri economici: i soldi prima di tutto, qualsiasi battaglia civile viene dopo». Ora i Nobel invitati alla conferenza sul calcio minacciano il boicottaggio. «Lo farei anch'io. Sono indignato. Ma non dispero: è una partita dura, però i giochi sembrano ancora aperti». I Nobel più forti del dragone? «No, se li si lascia soli. Ma se tutti prendono posizione, se intervengono i poteri forti...» «Europei, Usa, Papa. Spero sempre che l'intelligenza e l'onestà possano superare gli interessi privati delle singole nazioni». Quali? Alessandra Muglia

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La Zinella ora diventa una figurina da collezione (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

BOLOGNA SPORT pag. 31 La Zinella ora diventa una figurina da collezione Volley serie A2 Un album dedicato al club giallonero Laura Tommasini Bologna PER UN GIORNO in casa Zinella il discorso salvezza ha lasciato spazio a una importante novità promozionale: in occasione della sfida di domenica prossima tra la Wayel e la capolista Santa Croce (PalaSavena, ore 18) i tifosi potranno acquistare il primo album delle figurine dedicato esclusivamente al mondo giallonero. Gli scatti hanno coinvolto tutta la società partendo dagli atleti ai tecnici del settore giovanile senza ovviamente dimenticare la prima squadra. Alla presentazione dell'iniziativa il presidente giallonero Paolo Penazzi non ha nascosto il suo orgoglio. «Siamo tra i primi ad aver creduto in questo strumento che permette anche ai più piccoli di vivere un momento da campioni: chi di noi non è cresciuto con l'album Panini del calcio tra le mani? Tuttora, pur nell'era della tecnologia, lo scambio delle figurine è un gioco classico che coinvolge ogni bambino che adesso può vedersi riprodotto al pari dei suoi idoli. Devo dire che anche Lucchi e compagni si sono divertiti a cercare la propria figurina, segno inequivocabile che l'idea coinvolge alla stessa maniera grandi e piccoli». TRENTADUE PAGINE (203 figurine con 148 testine, 10 squadre e i marchi dei 45 partner Zinella) sulla stagione giallonera che saranno in vendita sia in occasione delle ultime due partite casalinghe della Zinella sia nella sede della segreteria della società (10 euro per l'album con la collezione completa delle figurine) che sta ultimando i preparativi per il trofeo Primavera. «A metà maggio 1.500 bimbi delle scuole elementari e medie di Bologna saranno protagonisti di una giornata che avrà come unico obiettivo il divertimento perseguito attraverso lo sport». Lo stesso messaggio di cui da ieri è diventata testimonial la Zinella. «Siamo stati scelti per rappresentare il 24° Articolo della Carta dei Diritti Umani, quello relativo allo svago ed allo sport. Domenica prossima durante il riscaldamento la Wayel indosserà una maglietta appositamente realizzata per finanziare alcuni progetti destinati alle popolazioni in difficoltà».

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Chiedere la verità su Gaza non è antisemitismo (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

«Chiedere la verità su Gaza non è antisemitismo» L'inviato Onu per i diritti umani nei Territori: i bombardamenti su aree molto popolate sono illegali, c'erano alternative diplomatiche U.D.G Un'inchiesta di esperti per determinare se fosse possibile per i soldati israeliani distinguere tra la popolazione civile e obiettivi militari durante l'offensiva a Gaza e per stabilire quindi se sia stato commesso un crimine di guerra. A proporlo è Richard Falk, dal marzo 2008 Relatore Speciale Onu per i Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati. «In me e nel team che ha redatto il rapporto (discusso ieri a Ginevra nel Consiglio dei diritti umani, ndr.) non c'è alcuna volontà persecutoria verso Israele. A muoverci c'è la determinazione a stabilire la verità. È quanto dobbiamo alle vittime di Gaza. Verità e giustizia», dice Falk a l'Unità. Richard Falk, professore emerito di diritto internazionale all'Università di Princeton e membro del Foro di New York, non intende pronunciare alcuna «sentenza». Ma non è neanche reticente su quanto fin qui assunto nel rapporto: «Ci sono motivi per concludere che l'offensiva militare a Gaza costituisca un crimine di guerra». Secondo il relatore speciale dell'Onu per i Territori, il «ricorso alla forza» da parte di Israele per far cessare il lancio di razzi palestinesi sul suo territorio - causa scatenante del conflitto per lo Stato ebraico - non è «giustificato dal punto di vista legale considerate le alternative diplomatiche disponibili». Professor Falk, nel rapporto presentato oggi (ieri, ndr.) al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Lei ha perorato l'istituzione di una commissione d'inchiesta che faccia piena luce sull'offensiva militare israeliana a Gaza. Su che basi fonda questa richiesta? «Sulle norme del Diritto umanitario internazionale e su quelle della Convenzione di Ginevra. Le ricerche da noi effettuate offrono materiale sufficiente per affermare che se in un teatro d'operazione militare non è possibile distinguere tra obiettivi civili e militari, l'operazione è un'attività totalmente illegale e sembra costituire un crimine di guerra della maggiore gravità secondo il Diritto internazionale. Ebbene, sulla base di elementi di prova attualmente disponibili, ci sono fondati motivi per ritenere che gli attacchi (israeliani) risultano illegali di per sè e sembrano costituire un crimine di guerra della più grande portata in base al Diritto internazionale» . Professor Falk, in passato le autorità israeliane l'hanno accusato più volte di un atteggiamento pregiudizialmente ostile nei confronti dello Stato ebraico». «Sono accuse che respingo con la massima fermezza e con sdegno. Chiedere verità e giustizia per i civili uccisi a Gaza, denunciare l'assoluta illegalità, oltre che la disumanità, delle punizioni collettive inflitte ad una popolazione stremata dall'embargo, tutto ciò non ha nulla a che fare con l'antisemitismo. A Gaza sono state colpite aree densamente popolate. Ciò è incontestabile. Alla popolazione non è stata data possibilità di fuggire dal teatro di guerra. Occorre accertare le responsabilità e punire i responsabili. Chiedere l'accertamento della verità è essere "pregiudizialmente ostile" a Israele?. Da democratico e da ebreo mi ribello a questo assunto». Le autorità israeliane sostengono che l'Operazione Piombo Fuso si configura come un esercizio di autodifesa? «I bombardamenti sistematici su aree densamente popolate non possono essere giustificati dal punto di vista legale. Si tratta di un crimine di guerra. E come tale va perseguito». Intervista a Richard Falk

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L'Onu contro Israele: <Crimini a Gaza> (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 24-03-2009)
Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Bologna))

Argomenti: Diritti umani

VETRINA ESTERI pag. 18 L'Onu contro Israele: «Crimini a Gaza» MEDIO ORIENTE UN RAPPORTO METTE SOTTO ACCUSA L'OPERAZIONE «PIOMBO FUSO» GINEVRA LE ARMI impiegate, la densità della popolazione di Gaza, le circostanze, tutto sembra indicare che la vasta offensiva militare «Piombo fuso» condotta dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza potrebbe costituire un «crimine di guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale». Lo afferma un rapporto dell'Onu per i diritti umani presentato a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari e popolazione civile. «Se non era possibile fare questa distinzione si legge nel rapporto di 26 pagine discusso dal Consiglio dei diritti umani gli attacchi risultano illegali di per sè e sembrano costituire un crimine di guerra». Falk afferma che anche senza le indagini, in base alle notizie e alle statistiche, «è possibile trarre la conclusione preliminare che dato l'alto numero di vittime civili e il livello di devastazione di obiettivi non militari a Gaza, gli israeliani si siano o astenuti dal tracciare le distinzioni richieste dal diritto internazionale o non erano in grado di farlo nelle circostanze degli scontri, rendendo di fatto impossibile conciliare gli attacchi con il diritto internazionale». Il rapporto non mancherà di suscitare commenti in Israele, dove continua la polemica sui sospetti di violenze sui civili da parte dei soldati impegnati nell'offensiva. Ma il relatore dell'Onu che cita il dato di 1.434 palestinesi, tra cui 960 civili, morti nell'offensiva di 22 giorni lanciata il 27 dicembre scorso da Israele contro Hamas critica severamente anche la decisione stessa delle autorità israeliane di ricorrere in questo modo alla forza. Tale scelta «non era legalmente giustificata date le circostanze e le alternative diplomatiche» e potrebbe costituire un crimine contro la pace. Falk - cui Israele ha negato l'accesso - critica inoltre il blocco della Striscia evocando la possibilita' di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, ma soprattutto la decisione «senza precedenti» di Israele di negare ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la possibilità di uscire dalla zona di guerra.

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Più marketing politico che un vero cambio della linea americana (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Commenti Pagina 337 Più marketing politico che un vero cambio della linea americana --> Il presidente americano Barack Obama ha fatto una cosa di destra e una di sinistra. Quella di destra è stata stranamente accolta con gran favore da tutta la stampa che si definisce liberal e progressista. Quella di sinistra, per gli stessi misteriosi motivi, è stata ignorata. La cosa di destra che i giornali pensano sia di sinistra è la cosiddetta apertura all'Iran teocratico degli ayatollah islamici. La cosa di sinistra è la chiusura nei confronti di Hamas, che Obama definisce senza giri di parole «un'organizzazione terrorista». L'apertura al clero iraniano, per il momento, è limitata a un video di auguri per Nowruz, il capodanno persiano, e non ha ancora cambiato la politica degli Stati Uniti verso il regime rivoluzionario islamico. Ma un cambiamento di tono c'è. Il predecessore di Obama, George W. Bush, si era rivolto al popolo iraniano, parlando di libertà, di diritti umani e di desiderio universale di liberarsi dalle catene dell'oppressione. Bush, insomma, usava la più tradizionale retorica idealista e di sinistra. Obama, invece, si è rivolto non solo al popolo, ma anche ai leader iraniani. E non ha mai pronunciato le parole libertà, democrazia, diritti. Invece di mostrarsi vicino alle vittime dei mullah, come avrebbe dovuto fare un leader di sinistra antitotalitaria, Obama ha preferito rassicurare proprio gli ayatollah, sottolineando che l'America in fondo vuole loro bene (agli ayatollah) e auspica di avere un futuro di grandi opportunità comuni nel settore del commercio. Una posizione politica che più di destra non si può: no a democrazia e libertà per il popolo iraniano, sì a rapporti commerciali con i suoi leader. Il messaggio di Obama è stato chiaro: se l'Iran mette da parte i suoi piani nucleari, con i quali peraltro minaccia di cancellare Israele dalla cartina geografica, l'America non si batterà più per cambiare il regime dispotico degli ayatollah di Teheran, ma è pronta a fare affari commerciali con la dittatura islamista e chissenefrega se, proprio nelle ore del messaggio video, in carcere è stato ucciso un blogger che si era permesso di criticare il regime. In realtà il messaggio obamiano è più una mossa di marketing politico che un vero cambio di linea. Una decina di giorni fa, senza tanta enfasi mediatica, Obama ha rinnovato l'imposizione delle sanzioni economiche americane all'Iran, varate nel 1995 ai tempi del presidente liberal Bill Clinton. Il documento che Obama ha inviato al Congresso definisce la crisi iraniana "un'emergenza nazionale" perché gli ayatollah rappresentano, ha scritto il presidente, "un'insolita e straordinaria minaccia alla sicurezza nazionale, alla politica estera e all'economia degli Stati Uniti costituita dalle azioni e dalle politiche del governo iraniano". A fare notizia, però è stata l'apertura via YouTube incentrata sulla Realpolitik. Ed è interessante che la risposta a questa apertura di Obama, elaborata dal leader supremo della rivoluzione islamica iraniana, Ali Khamenei, sia stata di chiusura netta. Khamenei ha liquidato le parole di Obama e ha ripetuto la solita solfa di accuse all'America, pretendendo scuse per il passato (che sono già arrivate) e ribadendo che le parole del presidente sono solo parole e che Obama è ancora molto simile a Bush. La cosa interessante, invece, è che Obama ha ricevuto una risposta apparentemente di apertura da Hamas, con un'intervista a Repubblica del suo leader Khaled Meshaal. Il capo di Hamas - assieme ad altre cose deliranti, tra cui l'elogio del martirio - ha detto che Obama è certamente portatore di un linguaggio nuovo. Insomma, Hamas ha aperto a Obama. Eppure questi sostiene che Hamas sia «un'organizzazione terrorista» e che sia impossibile dialogare con i suoi componenti se non rinunciano alla violenza, non riconoscono Israele e non rispettano gli accordi internazionali. Insomma, su Hamas, Obama ha una posizione diciamo "non dalemiana", ferma nel denunciare chi uccide bambini israeliani e si fa scudo con quelli palestinesi in nome di Allah. I giornali liberal preferiscono non riportarla, anche perché sarebbero costretti a definirla bushiana, arrogante, di destra, quando è certamente bushiana, ma anche di buon senso e liberal democratica. Soprattutto è l'unica linea in grado di liberare il Medio Oriente dai fanatici islamici, i quali hanno subito cercato di implorare Obama a cambiare atteggiamento anche con loro. CHRISTIAN ROCCA - NEW YORK

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Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale.it, Il" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie 1 Commento » (No Ratings Yet) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 27 ) » (1 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo caso mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e poi soprattutto oggi ha letto il passaggio del discorso del Papa ai politici angolani dedicato all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto XVI dalla parte del vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e rimasta incinta di due gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha parlato assolutamente di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere rifiutato sempre: il Papa è contro il concetto di salute riproduttiva che rintroduce largamente l'aborto come mezzo di controllo delle nascite». Scritto in Varie Commenti ( 35 ) » (2 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Mar 09 Luanda, calore umano e resistenza fisica di Benedetto Cari amici, alle 12.37 siamo atterrati all'aeroporto di Luanda, in Angola. La vista dall'aereo è impressionante: una distesa a perdita d'occhio di case e casupole per lo più diroccate, che lambivano quasi i bordi della pista dove il Boeing 777-200 dell'Alitalia ha toccato terra. Se in Camerun faceva caldo, qui fa caldissimo. Un clima torrido, l'asfalto quasi liquefatto. Sono bastati pochi minuti di attesa davanti al padiglione dell'aeroporto per stenderci tutti. Avevamo sinceramente paura per il Papa, che ha dovuto ascoltare gli inni e stringere le mani dei notabili per molti minuti. Poi, sotto uno striminzito palchetto, Ratzinger ha ascoltato stando in piedi il discorso del presidente Dos Santos. Infine ha preso la parola, e ha pronunciato il suo discorso, peraltro non breve, al quale ha aggiunto un paragrafo dedicato alle vittime delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno sconvolto alcune zone dell'Angola. Nonostante la giornata veramente faticosa di ieri a Yaoundé, e il caldo che avrebbe steso chiunque, Benedetto XVI ha portato a termine il suo saluto in portoghese, prima di "imbarcarsi" sulla papamobile. Anche qui, come in camerun, accoglienza festosissima, con la gente accalcata sulle strade per salutare il passaggio del corteo papale. Scritto in Varie Commenti ( 17 ) » (4 votes, average: 4.75 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Mar 09 Chi fa la lezione al Papa sull'Africa Oggi divampa la polemica per le parole di Benedetto XVI sui preservativi. Si stracciano le vesti ministri francesi, tedeschi e belgi; interviene l'Unione europea. Dal sito del settimanale "Vita", vi propongo questa riflessione di Riccardo Bonacina: «A salire in cattedra, oggi, sono stati gli stessi responsabili di aver fatto carta straccia di tutti gli impegni internazionali da qualche decennio in qua. A parlare sono gli stessi rappresentanti di quei Governi che non arrossiscono neppure per aver fallito e tradito l'obiettivo fissato alla conferenza di Barcellona del 2002 di destinare agli aiuti internazionali lo 0,33 per cento del PIL entro il 2006. Di aver tradito e fallito un ulteriore impegno, quello preso nel 2004 sugli Obiettivi del Millennio, quando firmarono e controfirmarono con inchiostro invisibile l'impegno di innalzare la quota per la cooperazione allo sviluppo sino allo 0,7% del Pil entro il 2015. E ancora la promessa del G8 2005 che disse di voler raddoppiare l'aiuto all'Africa.Come stiano le cose l'ha spiegato poche settimane fa l'Ocse."I Paesi donatori avevano promesso di aumentare i loro finanziamenti di circa 50 miliardi di dollari l'anno entro il 2015, a partire dai livelli del 2004 - si legge nel Development Co-operation Report pubblicato in questi giorni - ma le proiezioni dell'OCSE rispetto alla destinazione di questi fondi registrano una caduta complessiva di circa 30 miliardi ciascun anno. I numeri sono abbastanza eloquenti: tra 2006 e 2007 i Paesi di area Ocse hanno diminuito il loro impegno dell'8,5% a livello internazionale, con punte del 29,6% per il Regno unito, del 29,8% del Giappone, del 16,4% della Francia e dell'11,2% del Belgio. Anche l'Italia perde terreno: meno 2,6% nel 2007". Scritto in Varie Commenti ( 203 ) » (6 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 L'abbraccio di Yaoundé a Papa Benedetto Cari amici, sul Giornale di domani potrete leggere la cronaca della prima giornata africana del Papa. Ciò che ci ha detto sull'aereo, il suo primo discorso a Yaoundé. Scrivo queste righe un po' in fretta, per comunicarvi ciò che è avvenuto al nostro arrivo: una folla di decine di migliaia di persone ha salutato il Papa lungo tutto il percorso dall'aeroporto alla città. Un'accoglienza bella, spontanea, festosissima. Uno spettacolo davvero unico di sorrisi, balli, entusiasmo, simpatia. Non solo verso il Papa, ma anche verso di noi giornalisti, che chiudevamo il lungo corteo, e che non abbiamo mai smesso di salutare persone di tutte le età che si sbracciavano per darci il benvenuto, perché avevamo viaggiato con Benedetto XVI. Mi ha colpito la povertà di alcuni quartieri che abbiamo oltrepassato e non dimenticherò facilmente i tantissimi volti di bambini sorridenti che hanno reso davvero speciale il nostro arrivo. Scritto in Varie Commenti ( 63 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Mar 09 Lo sguardo del Papa Sul Giornale di oggi ho pubblicato un commento sulla vicenda della lettera di Benedetto XVI. Ve lo propongo: è la chiave di lettura che mi sento di dare dopo giorni di paginate sulle divisioni nella Chiesa. Martedì mattina parto con il Papa per l'Africa che visiterà Camerun e Angola. Non so quanto potrò aggiornare il blog. Scritto in Varie Commenti ( 92 ) » (6 votes, average: 4.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 Parole di misericordia sulla bimba brasiliana che ha abortito L'Osservatore Romano di questo pomeriggio pubblica un articolo bellissimo dell'arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita, sul caso di Carmen, la bambina brasiliana ripetutamente violentata, che ha abortito due gemelli. Il vescovo di Recife - spiace dirlo, dimenticando che i pastori devono essere innanzitutto padri misericordiosi e non legulei secondini - ha detto all'universo mondo che i medici e tutti coloro che che hanno concorso l'aborto sono scomunicati. A parte il fatto che per l'aborto la scomunica è latae sententiae, dunque automatica, e non c'è bisogno che il vescovo la commini: in questo caso ci sarebbe aspettati innanzitutto parole di pietà e di comprensione per la bambina, che versava in difficili condizioni di salute. Leggete Fisichella. E forse capirete uno dei problemi "di comunicazione" della Chiesa di oggi. Il link all'articolo dell'Osservatore è quello che prendo dal sempre ottimo e informatissimo "paparatzinger blog". Ecco un passaggio dell'articolo: "Prima di pensare alla scomunica era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri. Così non è stato e, purtroppo, ne risente la credibilità del nostro insegnamento che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia". Scritto in Varie Commenti ( 96 ) » (2 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 Pio XII, l'incontro allo Yad Vashem Cari amici, molti di voi mi hanno scritto chiedendomi notizie del convegno a porte chiuse che si è svolto domenica 8 e lunedì 9 allo Yad Vashem di Gerusalemme, per fare il punto sullo stato della ricerca su Pio XII e la Shoah. Questo è l'articolo che pubblico oggi sulle pagine culturali del Giornale. Credo che il dialogo e il confronto fra due diverse posizioni - quella che accusa Papa Pacelli di "silenzio" e di insensibilità, e quella che invece legge la sua prudenza verbale alla luce della grande e innegabile opera di carità messa in atto - sia stato positivo. Ciò che è avvenuto a Gerusalemme è soltanto il primo passo di un cammino. Ma il clima è stato cordiale, positivo e - soprattutto dalla direzione di Yad Vashem - è stata dimostrata disponibilità ad acquisire e pubblicare i documenti che abbiamo prodotto. Vorrei ringraziare il nunzio apostolico Antonio Franco, e i due organizzatori dell'evento: don Roberto Spataro, dello Studium Theologicum Salesianum di Gerusalemme, e Yael Nidam-Orvieto, dello Yad Vashem. Scritto in Varie Commenti ( 22 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Mar 09 Caso Williamson, Benedetto XVI scrive ai vescovi E' un testo articolato, bello, umile e allo stesso tempo forte: il Papa vuole fare chiarezza circa le polemiche sollevate dalla revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e dal caso Williamson, e interviene sulle critiche divampate anche e soprattutto dentro la Chiesa. Lo fa con una lettera inviata a tutti i vescovi cattolici, ricordando che il caso "ha suscitato all'interno e fuori della Chiesa cattolica una discussione di tale veemenza quale da molto tempo non si era più sperimentata". Benedetto XVI ricorda la "valanga di proteste" e l'accusa a lui rivolta di voler tornare indietro rispetto al Concilio. "Una disavventura per me imprevedibile è stata il fatto che il caso Williamson si è sovrapposto alla remissione della scomunica. Il gesto discreto di misericordia verso quattro vescovi, ordinati validamente ma non legittimamente, è apparso all'improvviso come una cosa totalmente diversa: come una smentita della riconciliazione tra cristiani ed ebrei, e quindi come la revoca di ciò che in questa materia il Conciloio aveva chiarito per il cammino della Chiesa". L'invito alla riconciliazione con un gruppo che si era separato, è stato dunque presentato come una volontà di creare nuove fratture fra cristiani ed ebrei. Nelle parole di Papa Ratzinger emerge tutto il dolore che questa strumentalizzazione gli ha provocato, dato che proprio la riconciliazione tra cristiani ed ebrei "fin dall'inizio era stato un obbiettivo del mio personale lavoro teologico". Benedetto XVI spiega che in futuro la Santa Sede dovrà prestare più attenzione alle notizie diffuse su Internet (le dichiarazioni di Williamson erano circolavano infatti sul Web già prima della pubblicazione della revoca della scomunica) e aggiunge: "Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un'ostilità pronta all'attacco. Proprio per questo ringrazio tanto più gli amici ebrei che hanno aiutato a togliere di mezzo prontamente il malinteso e a ristabilire l'atmosfera di amicizia e di fiducia". Il Papa si rammarica poi per il fatto che la stessa revoca della scomunica, "la portata e i limiti del provvedimento" non siano stati "illustrati in modo sufficientemente chiaro al momento della sua pubblicazione". E precisa che la scomunica colpisce persone, non istituzioni: la revoca è un atto disciplinare, che rimane ben distinto dall'ambito dottrinale: "Il fatto che la Fraternità San Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa, non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali" e i suoi ministri, anche se "sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica, non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa". Continuando su questo tema, il Pontefice annuncia di voler collegare la commissione Ecclesia Dei, che si occupa dei lefebvriani, con la Congregazione per la dottrina della fede. E a proposito del Concilio dice: "Non si può congelare l'autorità magisteriale della Chiesa all'anno 1962 - ciò deve essere ben chiaro alla Fraternità. Ma ad alcuni di coloro che si segnalano come difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta con sé l'intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l'albero vive". Benedetto XVI - ed è la parte più commovente della lettera - risponde poi alla domanda critica che molti gli hanno rivolto in queste settimane: la revoca della scomunica era necessaria? Era davvero una priorità? Il Papa risponde che la sua priorità come pastore universale "è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l'accesso a Dio. Non a un qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo . in Gesù crocifisso e risorto". Nel momento in cui Dio sparisce dall'orizzonte degli uomini, bisogna "avere a cuore l'unità dei credenti", perché la loro discordia e contrapposizione "mette in dubbio la credibilità del loro parlare di Dio". Anche "riconciliazioni piccole e medie" fanno dunque parte delle priorità per la Chiesa. Il "sommesso gesto di una mano tesa" ha invece dato origine a un grande chiasso, trasformandosi così "nel contrario di una riconciliazione". Ma il Papa spiega come sia invece necessario cercare di reintegrare, prevenire ulteriori radicalizzazioni, impegnarsi per sciogliere irrigidimenti e dar spazio a ciò che vi è di positivo. "Può lasciarci totalmente indifferenti una comunità" - i lefebvriani - "nella quale si trovano 491 sacerdoti, 215 seminaristi . 117 frati, 164 suore e migliaia di fedeli? Dobbiamo davvero lasciarli andare alla deriva lontani dalla Chiesa?". Benedetto XVI non si nasconde che dalla Fraternità da molto tempo siano venute "molte cose stonate - superbia, saccenteria, unilateralismi ecc. Per amore di verità devo aggiungere che ho ricevuto anche una serie di testimonianze commoventi di gratitudine, nelle quali si rendeva percepibile un'apertura dei cuori". Ma aggiunge che anche nell'ambiente ecclesiale sono emerse stonature: "A volte si ha l'impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi - in questo caso il Papa - perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo". Benedetto XVI ha dunque revocato la scomunica ai vescovi lefebvriani con lo sguardo del pastore preoccupato per l'unità della Chiesa, che tende la mano e offre misericordia. Quel gesto sommesso non significa ancora piena unità, finché le questioni dottrinali non saranno chiarite. La sciagurata intervista negazionista di Williamson non era conosciuta dal Papa quando ha approvato il decreto: leggere ciò che è avvenuto come un cambiamento di rotta rispetto a quanto stabilito dal Concilio nel rapporto con gli ebrei è stata una strumentalizzazione, alla quale si sono prestati anche cattolici, nonostante il Pontefice ammetta che andava chiarita meglio la portata del provvedimento. La Chiesa non torna indietro rispetto al Vaticano II, ma il Vaticano II non rappresenta una frattura, un nuovo inizio, rispetto alla bimillenaria storia cristiana. C'è da augurarsi che tutti i vescovi, anche e soprattutto coloro che hanno criticato il Papa, leggano bene le parole umili e forti del servo dei servi di Dio e comprendano l'atteggiamento di un padre misericordioso, che cerca di favorire l'unità dei credenti in Cristo, per testimoniarlo in un mondo che ha fatto sparire Dio dal suo orizzonte. La notizia della lettera è stata data da questo blog alle 23 di ieri. Alle 24, per gli abbonati, il sito ilfoglio.it anticipava l'articolo pubblicato sulla prima pagina del quotidiano di oggi, contenente stralci della lettera fino a quel momento assolutamente inedita. Questa mattina - prima di leggere Il Foglio - ho scritto un nuovo post contenente diversi ampi passaggi della stessa lettera. Lo segnalo perché non voglio togliere al Foglio ciò che è del Foglio. Scritto in Varie Commenti ( 248 ) » (15 votes, average: 4.73 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (334) Ultime discussioni Filippo: Mr. Artefice, alias mr. Senso, credo alla sua buona fede, pur arrendendomi al carattere ostico e involuto... Cherubino: laurentinum ora prova a rimescolare le carte. 1) non sono di sinistra, e potrei anche al limite (ma molto... Vincenzo: .se è per questo, dal punto di vista di un altro che sa tutto, anche la definizione... laurentinum: Cherubino Ho aspettato tre giorni per risponderti in omaggio al Cristo risorto cosi anche tu potessi... Artefice1: Caro Filippo...come Amerei CON-Statare i tuoi SI e NO chiari. La mia Personale Testimonianza... 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Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa Ennesimo caso mediatico sul Papa. 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Esecuzioni capitali, Amnesty: più che raddoppiate nel 2008 (sezione: Diritti umani)

( da "Reuters Italia" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

LONDRA (Reuters) - Nel 2008 le esecuzioni capitali nel mondo sono aumentate di oltre il 90% raggiungendo quota 2.390, con Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Stati Uniti responsabili di oltre il 90% dei casi, secondo quanto reso noto oggi da Amnesty International. In Cina sono avvenute il 72% di tutte le esecuzioni capitali del 2008, secondo i dati forniti da Amnesty, che ha precisato di averli ottenuti dai governi, dai gruppi a tutela dei diritti umani, dai tribunali e dai media. "La situazione (in Cina) è ammantata dal silenzio e le cifre potrebbero essere molto, molto più elevate", ha spiegato a Reuters, Irene Khan, segretario generale di Amnesty, sottolineando che l'aumento delle esecuzioni capitali è parzialmente dovuto al cambiamento del sistema giudiziario in Cina. Nel suo rapporto annuale sulla pena di morte, l'associazione che si batte per la tutela dei diritti umani ha detto anche che il numero di coloro che sono stati condannati a morte lo scorso anno è più che raddoppiato, raggiungendo quota 8.864 rispetto ai 3.347 del 2007. L'Iran ha eseguito almeno 346 condanne a morte, l'Arabia Saudita 102 e il Pakistan 36, secondo quanto riferito da Amnesty secondo cui in Giappone le esecuzioni nel 2008 sono state 15, il numero più alto dal 1975. Amnesty però ha dato anche buone notizie, spiegando che ci sono prove evidenti che gli Stati Uniti -- dove sono state condannate a morte 37 persone, il numero più basso dal 1994 -- stiano cercando di cambiare direzione sulla pena di morte, che l'Argentina ha abolito la pena di morte e c'è una "evidente volontà di abolizione" nell'Asia centrale. "L'Asia centrale di fatto è un'area dove non viene applicata la pena di morte, dopo l'abolizione in Uzbekistan", ha spiegato Amnesty. "La Bielorussia è l'ultimo paese in Europa in cui avvengono ancora le esecuzioni capitali". Nel 2008 quattro persone sono state uccise. Amnesty ha detto che 25 dei 59 paesi in cui vige la pena di morte hanno effettivamente portato a termine esecuzioni capitali lo scorso anno. In Africa, Botswana e Sudan sono gli unici due Paesi dove si abbia notizia di condanne capitali eseguite, secondo quanto riferito da Amnesty, precisando che la Liberia ha reintrodotto la pena capitale.

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'Piombo fuso', nuove accuse a Israele per crimini di guerra a Gaza (sezione: Diritti umani)

( da "Rai News 24" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Londra | 24 marzo 2009 'Piombo fuso', nuove accuse a Israele per crimini di guerra a Gaza Gaza, anche i medici vittime dell'offensiva israeliana Il quotidiano britannico Guardian accusa l'esercito israeliano di aver usato bambini palestinesi come scudi umani, di aver attaccato scuole e ospedali di Gaza e di aver colpito la popolazione civile con droni, gli aerei senza pilota radiocomandati. Amnesty International da aprte sua punta il dito anche su Hamas, che durante l'attacco israeliano ha giustiziato oltre una ventina di uomini vicini a fazioni palestinesi rivali, accusandoli di collaborazionismo con Israele. Medici e ambulanze, nelle testimonianze raccolte dal Guardian, furono oggetto di attacchi da parte delle forze israeliane: almeno 16 i caduti in operazioni di soccorso a feriti. Oltre la metà dei 27 ospedali di Gaza e delle 44 cliniche sono stati danneggiati dalle bombe israeliane. Le armi impiegate, la densità della popolazione di Gaza, le circostanze, tutto sembra indicare che la vasta offensiva militare 'Piombo fuso' condotta dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza possa costituire un "crimine di guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale", si legge nel rapporto di un relatore dell'Onu per i diritti umani presentato ieri a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari e popolazione civile. "Se non era possibile fare questa distinzione - si legge nel rapporto di 26 pagine discusso dal Consiglio dei diritti umani - gli attacchi risultano illegali di per sé e sembrano costituire un crimine di guerra della piu' grande portata in base al diritto internazionale", aggiunge Falk. Il capo di Stato Maggiore israeliano, il generale Gabi Ashkenazi, ha respinto con forza le accuse apparse sulla stampa israeliana in merito a violenze gratuite che i soldati israeliani avrebbero commesso durante l'operazione 'Piombo Fuso': "Non credo che i soldati delle forze di sicurezza israeliane abbiano colpito civili palestinesi a sangue freddo. Attenderemo i risultati delle indagini, ma la mia sensazione è che i soldati abbiano avuto comportamenti etici e morali. Se ci sono stati incidenti, si è trattato di episodi isolati", ha detto Ashkenazi, citato dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.

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Manifestazione "Pace e Legalità" II Circolo didat (sezione: Diritti umani)

( da "Caserta News" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Martedì 24 Marzo 2009 Manifestazione "Pace e Legalità" II Circolo didattico SCUOLA | S.Nicola L.S. Grande entusiasmo gioia ed emozione alla manifestazione per la Pace e la Legalità organizzata presso il secondo circolo didattico Giovanni Paolo II diretto dalla dirigente scolastica Giuseppina Presutto. "Questa giornata"- ha ricordato la dirigente - "in cui si celebra la Giornata nazionale della memoria e dell'impegno contro tutte le mafie, desideriamo dedicarla alla Pace, consapevoli che la Legalità si costruisce solo attraverso percorsi formativi e condivisi sulla cultura della Pace e dunque solo quando c'è assenza di guerra e di ogni forma di illegalità che genera odio, crimini e conflitti. La Legalità bisogna insegnarla ai bambini e per questo che è necessario dare loro degli esempi. Per tale motivo che istituzioni, scuole e politiche sociali devono collaborare e lavorare insieme". A fare da sfondo le coreografie con i colori arcobaleno, i canti di Pace eseguiti dagli allievi di tutte le classi guidati dalle rispettive insegnanti. Alla manifestazione sono intervenute molte autorità del comune di San Nicola fra cui l'assessore all'edilizia scolastica Mario Amoruso, il consigliere comunale Domenico Russo, il luogotenente della locale stazione dei carabinieri Pio Marino e la Protezione civile coordinata da Ciro De Maio. Presente, fra l'altro, la vicepresidente del comitato Unicef provinciale dott.ssa Lia Pannitti. "I diritti dei fanciulli vanno salvaguardati" ? ha affermato Pannitti ? "perché i bambini sono il futuro. Fate ascoltare la vostra voce, esprimete i vostri bisogni, l'Unicef sarà sempre qui ad ascoltarvi, ad aiutarvi". A concludere la manifestazione è stata l' Ambasciatrice internazionale della Pace Agnese Ginocchio che insieme ai bambini delle classi IV A e B di Via Einaudi diretti dalle bravi referenti del progetto legalità, prof.sse Marisa Magnifico e Adele Serino, ha eseguito il canto d'impegno per la Pace dal titolo: "Tutti i diritti umani di tutti gli uomini". Agnese Ginocchio che sta già collaborando insieme alle docenti referenti legalità appena citate al progetto: "Crescere nella Legalità" che culminerà a Maggio in una grossa manifestazione, ha annunciato ufficialmente che il 2° circolo didattico "Giovanni Paolo II" diretto dalla dott.ssa Presutto, sarà premiato e riceverà la nomina di: "Scuola primaria per la Legalità, la Pace e l'Ambiente", un titolo prestigioso e internazionale che premia la dirigente Presutto, da anni impegnata sui percorsi della Legalità, quando ancora questo termine era a tutti poco conosciuto.

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Benedetto XVI conclude il suo viaggio in Africa. Il ritorno a Roma (sezione: Diritti umani)

( da "AmericaOggi Online" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Benedetto XVI conclude il suo viaggio in Africa. Il ritorno a Roma 24-03-2009 CITTA' DEL VATICANO. Papa Benedetto XVI ha concluso ieri il suo viaggio in Africa con un ultimo appello alle classi dirigenti del continente perché si mettano al servizio dei loro popoli e non dei propri interessi personali. Parole che Ratzinger ha rivolto al presidente angolano, Jose Eduardo Dos Santos, al potere dal 1979, emblema lui stesso dei tanti dinosauri politici locali, sopravvissuti alla guerra fredda e oggi giudicati co-responsabili, insieme al cinismo delle potenze straniere, delle miserie e delle violenze dell'Africa. "Il nostro cuore - ha detto Benedetto XVI prima di imbarcarsi sull'aereo alla volta di Roma, dopo aver visitato il Camerun e l'Angola - non può darsi pace finché ci sono fratelli che soffrono per mancanza di cibo, di lavoro, di una casa o di altri beni fondamentali". Serve, ha indicato, la solidarietà: "Solidarietà fra le generazioni, solidarietà fra le nazioni e fra i continenti che generi una sempre più equa condivisione delle risorse della terra fra tutti gli uomini". Specie nei suoi interventi in Angola, il Papa ha denunciato con coraggio e ostinazione i tanti mali dell'Africa: la corruzione, la cupidigia che rende schiavi, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani, la capacità delle multinazionali che depredano il continente, la "sconvolgente" discriminazione delle donne, le sanguinose rivalità interetniche e tribali. In Paesi abituati ai discorsi compiacenti i molti ospiti stranieri, interessati ad assicurarsi una fetta delle ricchezze naturali africane, le parole del Papa non hanno fatto invece sconti a nessuno ed hanno dato voce a ciò che la popolazione africana pensa di parecchi dei suoi leader. I cattolici del Camerun e dell'Angola hanno ritrovato, attraverso Benedetto XVI, orgoglio e identità, e hanno tributato al Papa un'accoglienza impensabile in tante capitali europee. Alla Messa di domenica, in una spianata alla periferia estrema del Luanda, c'erano un milione di persone, e due ali di folla entusiasta e allegra hanno accompagnato costantemente Benedetto XVI, in tutte le ore del giorno, sotto il caldo torrido e le piogge tropicali, nei suoi spostamenti in papamobile a Yaoundé (Camerun) dal 17 al 20 marzo, e nella capitale angolana, dal 20 al 23. Sul piano mediatico internazionale hanno soprattutto conquistato i titoli il nuovo "no" di Ratzinger all'uso dei preservativi nella battaglia contro l'epidemia dell'Aids, e le sue critiche all'aborto, adoperato - a suo dire - come mezzo di prevenzione delle nascite nei programmi demografici dell'Onu in Africa. Durante il volo di ritorno a Roma, il Papa ha tracciato un breve bilancio del suo viaggio con i giornalisti. Tra i ricordi che porta con sé, ha detto, vi è "la cordialità esuberante dell'Africa, la consapevolezza di appartenere alla stessa famiglia di Dio". Poi "il forte senso del sacro, la spinta al raccoglimento, la coscienza della presenza divina". E ancora, Benedetto XVI ha confessato di essere rimasto "profondamente toccato nel cuore" dalla visita compiuta, a Yaoundé, in un ospedale per bambini disabili, dove ha incontrato il mondo della sofferenza ed ha constatato con piacere la possibilità di collaborazione tra Chiesa e Stato. "L'uomo - ha commentato - aiutando il sofferente diviene più buono, più umano". Ratzinger si è detto anche molto soddisfatto per la discussione avuta con i vescovi africani in vista del sinodo per il Continente che si svolgerà in Vaticano il prossimo autunno. E alle tante immagini belle del viaggio, purtroppo se ne aggiunge una luttuosa. Quella delle due ragazze morte allo stadio di Luanda, durante la calca ai cancelli di ingresso prima dell'incontro con il Papa. "Sono rimasto molto colpito e addolorato - ha detto ai giornalisti Benedetto XVI -. Ho pregato e continuo a pregare per loro". Speriamo, ha aggiunto, che nel futuro l'organizzazione di questi eventi sappia evitare simili tragedie. Una delle due giovani non è stata ancora identificata.

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Gaza. Per l'ONU l'offensiva militare israeliana "Piombo fuso" è un crimine di guerra (sezione: Diritti umani)

( da "AmericaOggi Online" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Gaza. Per l'ONU l'offensiva militare israeliana "Piombo fuso" è un crimine di guerra 24-03-2009 GINEVRA. Le armi impiegate, la densità della popolazione di Gaza, le circostanze, tutto sembra indicare che la vasta offensiva militare 'Piombo fuso' condotta dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza potrebbe costituire un "crimine di guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale". Lo afferma il rapporto di un relatore dell'Onu per i diritti umani presentato ieri a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari e popolazione civile. "Se non era possibile fare questa distinzione - si legge nel rapporto di 26 pagine discusso dal Consiglio dei diritti umani - gli attacchi risultano illegali di per sé e sembrano costituire un crimine di guerra della più grande portata in base al diritto internazionale", aggiunge Falk. Notoriamente critico nei confronti della politica di Israele nei territori palestinesi, Falk afferma che anche senza le indagini, in base alle notizie e alle statistiche, "é possibile trarre la conclusione preliminare che dato l'alto numero di vittime civili e il livello di devastazione di obiettivi non militari a Gaza, gli israeliani si siano o astenuti dal tracciare le distinzioni richieste dal diritto internazionale o non erano in grado di farlo nelle circostanze degli scontri, rendendo di fatto impossibile conciliare gli attacchi con il diritto internazionale". Il rapporto non mancherà di suscitare commenti in Israele, dove continua la polemica sui sospetti di violenze gratuite sui civili da parte dei soldati impegnati nell'offensiva. Ma il relatore dell'Onu - che cita il dato di 1.434 palestinesi, tra cui 960 civili, morti nell'offensiva di 22 giorni lanciata il 27 dicembre scorso da Israele contro Hamas - critica severamente anche la decisione stessa delle autorità israeliane di ricorrere in questo modo alla forza. Tale scelta "non era legalmente giustificata date le circostanze e le alternative diplomatiche" e potrebbe costituire un crimine contro la pace. Falk - cui Israele ha negato l'accesso - critica inoltre il blocco della Striscia evocando la possibilità di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, ma soprattutto la decisione "senza precedenti" di Israele di negare ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la possibilità di uscire dalla zona di guerra. L'indagine, secondo il relatore, dovrà anche occuparsi delle pratiche di Hamas, incluso il lancio di razzi ed il presunto impiego di bambini e civili come "scudi umani". Ma l'accusa di ricorrere a scudi umani è stata rivolta ieri anche a Israele, in altro rapporto dell'Onu. I soldati di Tsahal si sarebbero fatti scudo con un bimbo palestinese durante l'offensiva, denuncia il rapporto del rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu per la protezione dei bambini nei conflitti. Il bambino di 11 anni è stato costretto per diverse ore a camminare davanti ai soldati in un periodo di intese operazioni militari, afferma il documento. Pesanti critiche a Israele sono state rivolte oggi anche dalla filiale israeliana della organizzazione 'Medici per i diritti umani' (Phr) che accusa Tsahal di aver impedito il soccorso ai palestinesi feriti, aperto il fuoco contro ospedali e squadre mediche durante l'offensiva 'Piombo fuso'. Il capo di stato maggiore israeliano, generale Gaby Ashkenazi, ha respinto le accuse di violenze gratuite da parte dei soldati israeliani.

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L'editoriale-La dignità perduta di Franco Venturini (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere.it" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

SUDAFRICA, IL NO AL DALAI LAMA La dignità perduta La decisione del governo sudafricano di negare il visto d'ingresso al Dalai Lama non è purtroppo senza precedenti, ma è più inaccettabile di tutte le altre per almeno due motivi. Il primo riguarda la storia del Sudafrica. Una storia marchiata a fuoco dalla tragedia dell'apartheid, dalla discriminazione fatta sistema come in nessuna altra parte del mondo. Il Sudafrica moderno e multirazziale, quello di oggi, nasce dalla riconciliazione nazionale ma anche da un ripudio collettivo di quell'esperienza, si specchia in Nelson Mandela ex perseguitato e poi presidente, trova la sua identità nell'appartenenza a quella comunità di valori (l'Occidente) che sanzionò l'apartheid fino ad abbatterlo. Chi ha una storia del genere dovrebbe sentirsi obbligato a restarle fedele. Ed è per questo che la scelta del governo di Pretoria di non accogliere il leader spirituale di una minoranza oppressa assume i contorni di una vergognosa auto-sconfessione, di una fuga dalla propria insanguinata e sofferta identità. Il secondo motivo che pesa sulla decisione sudafricana si chiama minacce cinesi, quelle alle quali Pretoria ha ceduto. Da qualche anno ormai la Cina conduce una strisciante ri-colonizzazione dell'Africa. Ovunque esistano fonti di energia e in Africa ce ne sono in abbondanza i cinesi investono, costruiscono, sottoscrivono contratti pluridecennali, offrono copertura politica ai governi. Le influenze americana o francese, per tanti anni rivali, oggi sono soltanto un ricordo. È evidente che questo stato di cose garantisce alla Cina una capacità d'interdizione particolarmente efficace in tutto il Continente Nero. Così come è assai probabile che i sudafricani, nella loro scelta, non abbiano dimenticato che la Cina è il principale partner commerciale di Pretoria. Ma questi dati di fatto, se rendono più comprensibili i motivi che hanno ispirato la decisione, non la giustificano. Al contrario. Proprio in quanto Stato africano che si richiama ai valori libertari dell'Occidente, il Sudafrica non dovrebbe ragionare esclusivamente con il pallottoliere dei commerci e dimenticare i valori assai diversi che la Cina porta nel continente: dal Congo dei massacri fino al caso tragico del Darfur, i cinesi si disinteressano totalmente del rispetto dei diritti umani e puntano al sodo. Cioè a sfruttare le fonti di energia e a sostenere i governi compiacenti. Da ieri, il governo sudafricano si è iscritto a questa categoria forse conveniente ma di sicuro poco onorevole. E noi insistiamo a credere che ci abbia rimesso. In termini di immagine perché il Dalai Lama veniva a parlare dei mondiali di calcio che il Sudafrica ospiterà nel 2010 e dei rapporti tra sport e tolleranza (a proposito, la Fifa tacerà?). In termini di credibilità politica perché un Occidente che alterna «audaci» incontri con il Dalai Lama (Sarkozy) a distratte ipocrisie governative (anche in Italia), mai è giunto a negare il visto d'ingresso al premio Nobel tibetano. I commerci valgono di più, dirà qualcuno. E aggiungerà che parlare di rispetto dei diritti umani, nel mondo d'oggi, è soltanto una perdita di tempo. Noi crediamo invece che non farlo sia una perdita: di dignità. Franco Venturini stampa |

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DIRITTI. In Europa la pena di morte resiste solo in Bielorussia. Rapporto Amnesty International (sezione: Diritti umani)

( da "HelpConsumatori" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

News DIRITTI. In Europa la pena di morte resiste solo in Bielorussia. Rapporto Amnesty International 24/03/2009 - 11:01 Nel 2008 almeno 2390 persone sono state messe a morte in 25 paesi, con una media di 7 persone al giorno nel mondo. In 52 nazioni, tra gennaio 2008 e dicembre 2008 almeno 8864 persone sono state condannate a morte; il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in 5 paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Stati Uniti. E' il bollettino annuale di Amnesty International sulla pena di morte nel mondo, presentato oggi a Roma. Due terzi dei paesi di tutto il mondo hanno abolito per legge o nella pratica la pena di morte; in 59 paesi questa ancora esiste. Secondo i dati di Amnesty International, aggiornati al mese di marzo 2009 92 paesi hanno abolito la pena di morte per ogni reato, 10 paesi l'hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 36 paesi sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. In totale 138 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica. I metodi di esecuzione utilizzati sono: decapitazione, lapidazione, impiccagione, iniezione letale, fucilazione e sedia elettrica. In Iran sono state messe a morte almeno 8 persone che all'epoca del reato erano minorenni. In Cina, Bielorussia, Mongolia e Corea del Nord, le condanne sono eseguite in assoluta segretezza e senza trasparenza. Il maggior numero di esecuzioni nel 2008 è stato riscontrato in Asia, dove 11 paesi continuano a ricorrere alla pena di morte: Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam. Il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato nella regione Africa del Nord - Medio Oriente. Nonostante questi numeri si stanno compiendo piccoli passi avanti verso l'abolizione della pena di morte nel mondo. A dicembre, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, a larga maggioranza, una seconda risoluzione che chiede una moratoria in vista dell'abolizione della pena di morte e la Commissione africana dei diritti umani e dei popoli ha richiamato gli Stati africani che mantengono la pena di morte ad osservare una moratoria sulle esecuzioni nella regione in vista dell'abolizione. Gli Stati Uniti nel 2008 hanno registrato il numero più basso di esecuzioni avvenute in un anno dal 1995: 37, quasi tutte in Texas. Purtroppo, come gli anni precedenti, un gran numero di condanne è stato emesso a seguito di processi che non hanno rispettato gli standard internazionali sull'equo processo. Un numero preoccupante di esecuzioni è avvenuto a seguito di procedimenti basati su confessioni estorte con la tortura, in violazione delle leggi internazionali. L'Europa sarebbe una "zona libera dalla pena di morte" se non fosse per la Bielorussia, dove questa pratica avviene in segreto. Le condanne vengono eseguite con un colpo di pistola alla nuca e non vengono fornite informazioni sulla data dell'esecuzione né sul luogo di sepoltura. Le esecuzioni nell'ex repubblica sovietica sono state quattro. In occasione della pubblicazione dei dati relativi al 2008, Amnesty International lancia il rapporto "Ending executions in Europe: Towards abolition of the death penalty in Belarus" e un'azione on line per fermare le esecuzioni in Bielorussia. 2009 - redattore: GA

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<Bambini usati come scudi umani> (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CRIMINI DI GUERRA A GAZA «Bambini usati come scudi umani» Da Onu e medici per i diritti umani denunce di atrocità commesse dall'esercito israeliano I militari si difendono, ma aumenta la pressione per un'inchiesta vera su Piombo fuso Michele Giorgio GERUSALEMME Era solo un bambino di 11 anni e aveva un'unica «colpa»: abitare a Tel Hawa, investita in pieno dall'offensiva di terra lanciata dall'esercito israeliano. Era il 15 gennaio, tre giorni prima del cessate il fuoco. I soldati gli intimarono di camminare davanti a loro e di entrare negli edifici prima di chiunque altro. Uno bambino-scudo umano che doveva proteggere i militari dell'esercito più potente del Medio Oriente. A denunciarlo è stato ieri a Ginevra, Radhika Coomaraswamy, inviato speciale dell'Onu per la protezione dei bambini nei conflitti armati. I militari, ha aggiunto Coomaraswamy, durante le tre settimane di «Piombo fuso» (oltre 1.300 palestinesi uccisi) spararono a bambini palestinesi, buttarono giù un'abitazione con una donna e il figlio ancora all'interno e bombardarono un edificio dove prima avevano intimato ai civili di entrare. Un racconto giunto poco dopo la denuncia dell'associazione israeliana «Medici per i diritti umani» che ha accusato l'esercito di aver gravemente violato il diritto umanitario per aver impedito l'evacuazione di feriti e per aver messo in grave pericolo il personale medico palestinese. «Non solo i militari non hanno evacuato le famiglie assediate e ferite ma hanno anche impedito alle squadre mediche palestinesi di raggiungere i feriti», hanno scritto i medici ebrei e arabi nel rapporto. Secondo i dati dell'organizzazione, durante «Piombo fuso» 16 medici, infermieri e autisti di ambulanze sono stati uccisi e 34 fra ospedali e cliniche sono stati attaccati. E sul quotidiano Ha'aretz domenica era stato riportato un documento inquietante, raccolto in una casa di Jabaliya occupata dagli israeliani: sul foglietto scritto a mano da qualcuno, forse un ufficiale, c'erano istruzioni da riferire ai soldati: «sparare sui soccorsi». Denunce che completano il quadro che, poco alla volta, è emerso dopo il cessate il fuoco e al quale negli ultimi giorni hanno contribuito gli stessi soldati e ufficiali israeliani rivelando gli abusi, le uccisioni di civili e le distruzioni di proprietà durante corsi di addestramento e colloqui con i superiori. Molti dei quali sono stati poi riferiti da Ha'aretz e altri quotidiani. Senza dimenticare le magliette indossate dai soldati che raffigurano scene di violenza contro i palestinesi: un bambino nel mirino di un fucile con lo slogan «Più sono piccoli, più è difficile» o un'altra con l'immagine di una donna incinta e la scritta «Un colpo, due morti». Ciononostante il capo di stato maggiore israeliano, Gabi Ashkenazi, ieri si è lanciato in una appassionata difesa di quello che ha definito con orgoglio «l'esercito più morale del mondo». «Non credo che i soldati abbiano colpito civili palestinesi a sangue freddo. Attenderemo i risultati delle indagini, ma la mia sensazione è che i soldati abbiano avuto comportamenti etici e morali. Se ci sono stati incidenti, si è trattato di episodi isolati», ha affermato Ashkenazi incurante dei rapporti presentati in questi mesi da Ong, associazioni, centri per i diritti umani e dall'Onu. Le armi impiegate di fronte alla densità della popolazione di Gaza, il fuoco indiscriminato e tanto altro potrebbero costituire un «crimine di guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale», ha spiegato il relatore speciale dell'Onu per i diritti umani, Richard Falk, presentando ieri a Ginevra il suo rapporto nel quale chiede un'indagine di esperti. L'inchiesta, ha spiegato, dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari e popolazione civile. «Se non era possibile fare questa distinzione, gli attacchi risultano illegali di per sé» ha sostenuto Falk, aggiungendo che anche senza le indagini, in base alle notizie e alle statistiche, «è possibile trarre la conclusione preliminare che dato l'alto numero di vittime civili e il livello di devastazione di obiettivi non militari a Gaza, gli israeliani si siano o astenuti dal tracciare le distinzioni richieste dal diritto internazionale o non erano in grado di farlo nelle circostanze degli scontri, rendendo di fatto impossibile conciliare gli attacchi con il diritto internazionale». Falk - al quale Israele lo scorso dicembre ha negato l'accesso ai Territori occupati - ha criticato il blocco di Gaza evocando la possibilità di crimini contro l'umanità, ma soprattutto la decisione «senza precedenti» di Israele di negare ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la possibilità di lasciare la zona di guerra. L'indagine, secondo il relatore, dovrà anche occuparsi delle pratiche di Hamas, incluso il lancio di razzi ed il presunto impiego di bambini e civili come scudi umani.

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Dal travaglio dell'economia una nuova <consapevolezza etica> I preti? Volto amico della Chiesa che cammina tra la gente (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CHIESA 24-03-2009 segue da pagina 7 La prima cura, per qualsiasi forma di malattia, è non far sentire solo il malato, solo con il suo male, e abbandonato a se stesso. Garantirgli una presenza competente, amorevole e quotidiana, è per la società una responsabilità più ardua e impegnativa rispetto ad altre «scorciatoie» apparentemente pietose. Ma è qui, non nei proclami astratti e ripetuti, che una società getta come la maschera e rivela il suo vero volto, manifestando il proprio livello di umanità o, al contrario, di inciviltà. Nelle moderne democrazie, la vita va difesa perché è indispensabile limitare il potere «biopolitico» sia della scienza sia dello Stato, il che trova sostanza nel fermo «sì» alla tutela dei diritti umani di tutti, di chi economicamente è in grado di difendersi come di chi non può farlo, e in un altrettanto netto «no» alla pena di morte, al commercio degli organi, alle mutilazioni sessuali, alle alterazioni fecondative, a qualsiasi manipolazione non terapeutica del corpo umano, pur se liberamente volute da persone adulte, informate e consenzienti. Si altera il principio di uguaglianza 5. Ha peraltro qualche componente grottesca il fatto che si sia tentato di far passare la tribolata vicenda con profili in realtà civilmente tanto rilevanti e potenzialmente tanto intrusivi rispetto al vissuto di ciascuno come mera conseguenza di un altolà della Chiesa, ossia come un'iniziativa di polemica ideologica, quando di ideologia qui non c'era nulla, ma solo concretezza palpitante di vita e pertinenza all'umano dell'uomo. Allorché un cuore batte in autonomia, il corpo è caldo, i polmoni respirano, gli occhi si aprono alla luce del giorno e poi si chiudono, come si può parlare di morte? E cosa c'entrano i guelfi e i ghibellini? Qui c'entra anzitutto il vero, c'entra il reale-concreto, non perché sia alienante il riferimento al progetto di Dio sulle proprie creature, anzi, ma perché nessuno può darsi impunemente degli alibi allorché si tratta di constatare che si va verso l'alterazione del principio di eguaglianza tra tutti i cittadini. Per questo motivo ci ha causato una grande tristezza la storia dolorosa eppure umanissima di Eluana, con l'obnubilamento in cui si è caduti circa i limiti che sono intrinseci all'esistenza terrena, quasi che essa potesse esistere solo nei termini in cui la desideriamo noi, priva di imperfezioni e asperità, di imprevisti o evenienze, che comunque fanno parte del suo impasto. Non essere all'altezza dello standard vigente non può equivalere a una squalifica. Il rifiuto anche solo dell'idea di malattia, di vecchiaia, di sofferenza fisica e morale è qualcosa che merita una riflessione rigorosa su se stessi, e ha a che fare con un'autocoscienza bonificata dal risentimento verso un destino percepito amaro o ingiusto. So bene che qui si entra nel sacrario dei pensieri e dei sentimenti che ogni persona custodisce gelosamente dentro di sé. Ma in una cultura in cui giustamente si vuol far valere il criterio della ragione e della ragionevolezza, questo non può avvenire solo fino ad un certo punto. Bisogna piuttosto vigilare sui meccanismi nascosti dell'autoindulgenza, ed essere moralmente forti, ossia interiormente attrezzati, nell'accettare la vita per quello che è, e partendo da questo dato operare per migliorarne le condizioni. Con tutti gli avanzamenti, i progressi, le innovazioni che essa offre, ma anche con le sue sospensioni, le sue incompletezze, le sue incongruità, le sue aporie. Alla fine è sulla nostra maturità che siamo sfidati, e sull'effettiva disponibilità a solidarizzare con il più debole: non a parole o a tratti, ma con la vita vissuta, che non per questo cesserà di rivelare panorami di bellezza indicibile. Quando il dolore bussa, e non può essere neutralizzato del tutto, quando chiede ascolto, quando ci domanda di essere introdotto come un nuovo parametro di ordinarietà e dedizione, non bisogna fuggire. E serve a poco imprecare, fino a isterilirsi. Domanda: come pensiamo di cavarcela con i nostri giovani rispetto a quella innegabile componente della vita che, in un modo o nell'altro, si presenta ed è rappresentata dal dolore, dalla sofferenza, dalla fatica magari ingrata, dalla possibilità di far fronte all'insuccesso e all'ineluttabile? Non stiamo qui, per caso e involontariamente, ponendo le basi verso un'infelicità strutturale delle nuove generazioni, con i presupposti di una loro fatale inadeguatezza e i criteri non dichiarati, eppure meschini, di un nuovo tipo di selezione alla vita? Il nostro grazie alle Suore Misericordine 6. Un fatto tuttavia ci ha confortato, e cioè che più si palesava l'azione mossa nei confronti della vita di Eluana, più la gente è sembrata farsi cauta, quasi pensosa, come intuisse in maniera un po' più nitida l'effettiva posta in gioco. Al momento della morte evento che avremmo voluto scongiurare si è percepito un sentimento di diffuso dolore, come di una sorella comune che non si era riusciti a salvare. Ebbene, è opportuno ora che questa tensione non evapori dentro il turbinio mediatico. Oltre a pregare per la sua anima, per i suoi parenti e i suoi amici, oltre a pregare per quanti si trovano nelle sue condizioni, dobbiamo immaginare una reazione morale e culturale capace di trasformare lo sgomento in un riscatto: se è possibile, in una crescita di consapevolezza e di iniziativa. Su un versante molto importante spetta alla politica agire nell'approntare e varare, senza lungaggini o strumentali tentennamenti, un inequivoco dispositivo di legge che in seguito al pronunciamento della Cassazione preservi il Paese da altre analoghe avventure, ponendo attenzione a coordinarlo con l'altro sospirato provvedimento relativo alla cure palliative, e mettendo mano insieme alle Regioni ad un sistema efficace di hospice, che le famiglie attendono non per sgravarsi di un peso ma per essere aiutate a portarlo. Sull'altro versante tocca alla società civile mobilitarsi per acquisire in prima persona una coscienza più matura della posta in gioco in termini antropologici e culturali, così da evitare nel futuro ingorghi concettuali e tentazioni di delega. In questo ambito, c'è in campo l'iniziativa appena annunciata dai tre organismi di collegamento laicale Scienza & Vita, il Forum delle Associazioni familiari e RetinOpera che, nel tessuto vivo delle parrocchie, delle aggregazioni laicali, come degli ambienti e dei mezzi di comunicazione, merita di essere da noi incoraggiata e sostenuta. Come vescovi non possiamo non avere a cuore il superamento di qualunque rassegnazione culturale, mentre occorre portare conforto e far sentire una concreta vicinanza a tutte quelle famiglie che fanno fronte con sacrifici e dignità alle prove della vita. Ma c'è un grazie speciale che noi vescovi vogliamo oggi dire, ed è alla Suore Misericordine della clinica Beato Talamoni di Lecco e alla loro splendida, ineffabile testimonianza. Sappiamo che a loro non piace stare in alcun modo sulla ribalta, che rifuggono da quella notorietà che fare il bene talora procura, che sono disposte a subire anche l'ingiustizia piuttosto che protestare dinanzi a ingiurie e falsità. Ma questo non significa che la comunità cristiana non sappia riconoscere in loro delle autentiche campionesse della carità secondo l'inno di san Paolo: «[...] La carità è paziente, è benigna [...], non è invidiosa [...], non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta [...]». ( 1 Cor 13,1-13). Quell'invocazione mansueta e quasi dolente che loro hanno rivolto «Se c'è chi considera Eluana morta, lasciatela a noi che la sentiamo viva» è stata per l'opinione pubblica un'autentica scossa, è stata finalmente uno scandalo buono. In quel «sentire viva» c'era certo l'abilità professionale ma c'era, ad informare l'abilità, l'allenamento del cuore che rende capaci di riconoscere la vita e, nei limiti del possibile, farla palpitare anche nell'immobilità e nell'incoscienza. «Lasciateci concludevano le stesse Suore la libertà di amare e di donarci a chi è debole». Certo che gli uomini d'oggi ve la lasciano, Sorelle care, questa libertà benedetta, antica e nuova, mite e benefica, che al di là di ogni clamore è garanzia vera per i non garantiti di questa società. Anzi, proprio questa vostra libertà additiamo alle giovani e ai ragazzi come il destino di una vocazione felice. Vi ringraziamo, come ha già fatto il vostro arcivescovo cardinale Tettamanzi, per ogni giorno del vostro dono, e per il vostro donarvi, come ad Eluana, ad ogni altra creatura che vi è affidata. Insieme a voi, ringraziamo quanti religiose e religiosi sono sulla vostra stessa filiera di servizio, quanti si chinano ogni giorno con naturalezza e affidamento sui fratelli più piccoli e indifesi, e consumano i loro giorni e se stessi per gli altri. La loro testimonianza commuove la Chiesa e misteriosamente la edifica nel cuore del mondo. Ma edifica anche l'umanità intera nella sua autentica e intrinseca vocazione a non abbandonare nessuno, ma a farsi prossimo e solidale con tutti e con ciascuno nell'ora della maggiore debolezza. Il Convegno delle Chiese del Sud 7. Mi pare giusto richiamare a questo punto il Convegno «Chiesa nel Sud, Chiese del Sud: nel futuro da credenti responsabili» che si è tenuto a Napoli il 12 e 13 febbraio scorso, e al quale ho avuto la gioia di partecipare almeno per la concelebrazione eucaristica che si è svolta nella cattedrale partenopea, su invito amabile del confratello cardinale Crescenzio Sepe. Il loro riunirsi a vent'anni dallo storico incontro che produsse, tra l'altro, il documento Cei «Chiesa italiana e Mezzogiorno» è stata l'occasione per identificare le novità ma anche la persistenza di talune condizioni economiche e sociali del nostro Meridione. Dalla ricognizione dei drammi e delle risorse di questa parte stupenda e martoriata del nostro Paese, è venuta una rinforzata consapevolezza su una serie di sfide che vanno affrontate con le armi del Vangelo, e forti della compagnia di Gesù Cristo. In particolare su alcune denunce: un senso di abbandono da parte della collettività nazionale, un tasso di disoccupazione sproporzionato rispetto al resto del Paese, la presa tentacolare della malavita, che peraltro non si autolimita al Meridione essendo ormai presente su varie piazze del Nord come del Centro. Tutti dobbiamo interrogarci con profonda onestà intellettuale, superando qualunque tentazione divisoria. Dal canto loro, le Chiese del Sud, diverse ma unite, si sono dette pronte a mettere in rete energie e competenze, con l'obiettivo comune di far lievitare la vitalità ecclesiale. Devo dire che noi tutti vescovi d'Italia avvertiamo l'impeto che ci proviene da queste comunità radicate per storia e tradizioni, e che più di quanto forse non avvenga altrove sanno mantenere il profilo di una identità rigogliosa e popolare che è un patrimonio prezioso dell'intera Chiesa italiana. Non mancheranno le occasioni per riprendere adeguatamente le fila dei discorsi avviati a Napoli, per tesserli in una circolarità di verifiche e di scambio, avendo a cuore il bene reciproco e la forza intrinseca della comunione che è la vera testimonianza da offrire a tutto il Paese. Guardando più al largo, troviamo sempre qui gli elementi per uscire dalle «sabbie mobili» di una condizione di mediocrità spirituale, e per lasciarci ogni volta «prendere per mano» che è come un'irruzione che ci cambia il cuore lungo un cammino di conversione che è meta perenne dei discepoli di Cristo (cfr Benedetto XVI, Saluto all'Angelus, 25 gennaio 2009). È ciò che ci siamo proposti per il tempo forte della Quaresima che è in atto nelle nostre Chiese e che amiamo considerare alla luce dei fondamentali della vita cristiana. Il tema del digiuno su cui il Santo Padre ha inteso soffermarsi nel Messaggio di quest'anno ci pare particolarmente adatto per ricomprendere il senso di un impegno che è attuale nella misura in cui riesce ad incidere sul serio sulla nostra vita, inducendoci a prendere le distanze dalle voracità che la zavorrano, e liberarla in considerazione anche dei bisogni dei fratelli. Più consapevolezza circa la crisi 8. Questo ci porta a dire una parola ancora sulla gravissima crisi economica che sta attanagliando il mondo intero, con esiti rovinosi in tutta una serie di Paesi, non esclusi alcuni europei. L'impressione è che purtroppo non si sia ancora toccato il fondo, o quanto meno che non ci sia nessuno in grado di dire con certezza a che punto si è della perigliosa attraversata. Ci sostiene ancora una volta la parola lucida del Santo Padre che se da una parte scorge il bisogno di «competenza» per parlare con credibilità e fuori da facili moralismi, dall'altra avverte necessaria «una grande consapevolezza etica» informata da una coscienza illuminata dal Vangelo (cfr Discorso all'Incontro con il clero di Roma, 26 febbraio 2009). Come già si disse nella precedente prolusione, si rivela sempre più urgente e necessario affermare in modo chiaro e forte e riscoprire a livello concreto l'anima etica della finanza e dell'economia. Ma l'attuale congiuntura diverrà l'occasione, si chiede il Santo Padre, per capire che «esiste realmente il peccato originale?». Diversamente non comprenderemo come, nonostante i grandi discorsi e le acute analisi, la ragione è come «oscurata da false promesse» e la «volontà curvata» sul proprio tornaconto: infatti si incappa in una «idolatria che sta contro il vero Dio» falsificandone l'immagine con quella di mammona. Bisogna risalire alla «radice dell'avarizia», a quell'egoismo che «sta nel volere il mondo per me», quando occorre invece trovare «la strada della ragione, e della ragione vera» ( ib). Il compito che Benedetto XVI intravede per la Chiesa è quello «di essere vigilante», così da «cercare essa stessa con le migliori forze che ha [...] di farsi sentire, anche ai diversi livelli nazionali e internazionali, per aiutare e correggere», ostacolando «la dominazione dell'egoismo, che si presenta sotto pretesti di scienza e di economia». Il Papa ci invita ad «essere realisti. [...] La giustizia si realizza solo se ci sono i giusti». Questo è il punto, avverte, in cui la macroeconomia coincide con la microeconomia: ma «i giusti non ci sono se non c'è il lavoro umile, quotidiano, di convertire i cuori. [...] Perciò il lavoro dei parroci è così fondamentale, e non solo per la parrocchia, ma per l'umanità. Perché se non ci sono i giusti, la giustizia rimane astratta. E le strutture buone non si realizzano se si oppone l'egoismo fosse pure delle persone competenti» ( ib). Nello stesso discorso al clero di Roma, il Santo Padre aveva posto una domanda interessante: «Chi conosce gli uomini di oggi meglio del parroco?». E aggiungeva: «Dal parroco gli uomini normalmente vanno senza maschera [...]. Nessun'altra professione, mi sembra, dà questa possibilità di conoscere l'uomo com'è nella sua umanità» ( ib). Questa affermazione ci suona tra l'altro particolarmente efficace dinanzi all'iniziativa dell'«Anno sacerdotale», appena indetto dal Papa in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d'Ars, e che prenderà avvio il prossimo 19 giugno (Benedetto XVI, Discorso alla Plenaria della Congregazione per il Clero, 16 marzo 2009). I sacerdoti, insieme ai religiosi e alle religiose, ma anche a moltissimi laici che partecipano direttamente alla pastorale, sono il volto quotidiano e immediato di una Chiesa tutt'altro che «rigida e fredda»; sono il volto amico di una Chiesa che cammina con la gente. Il fatto ha una serie di applicazioni importanti e aiuta a individuare la collocazione della Chiesa anche nell'ambito di questa drammatica crisi: stare dalla parte delle persone reali, delle famiglie, dei lavoratori, degli indigenti, senza tuttavia tralasciare il quadro generale, ma essendo capace dentro a questo quadro di esprimere una preferenza ragionata, sulla quale sollecitare anche i pubblici poteri, in particolare quando sono a rischio i posti di lavoro (cfr Benedetto XVI, Saluto all'Angelus, 1 marzo 2009). E molti sono già persi! È vero che oggi sembra di cogliere una maggiore consapevolezza circa le dimensioni reali di quel che ci attende e la necessità di fare della crisi l'occasione per riassorbire gli squilibri maggiori, ma proprio per questo va intensificata un'azione di supporto concreto e subito efficace verso i soggetti più deboli, e le famiglie che si trovano più scoperte. A livello pastorale, è noto il fiorire in tantissime diocesi di iniziative di solidarietà concreta, cui si unisce l'importante impegno ai vari livelli della Caritas, come degli Istituti di vita consacrata. Già è stata annunciata, in seguito all'ultimo Consiglio permanente, l'istituzione di un fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà, che nascerà da una colletta comune da farsi nei modi che decideremo. La nostra gente sappia che i vescovi le sono decisamente vicini e che la nostra Chiesa non ha altra ambizione che curvarsi sui più bisognosi, e interpretare in prima persona e senza risparmio nella situazione data la parabola del buon Samaritano (cfr Lc 10,30-37). V i ringrazio, venerati confratelli, per l'attenzione che avete voluto prestare alle mie parole introduttive, ad un tempo, al dibattito che ora segue sugli stessi temi e quindi agli argomenti che sono all'ordine del giorno. Ci aiuti il pensiero delle nostre Chiese, e la solidarietà che esse puntualmente esprimono a noi pastori. Ci aiuti soprattutto lo Spirito a cercare e a fare la volontà del Signore Gesù. Lo chiediamo per intercessione di Maria, che venereremo mercoledì nel mistero gaudioso dell'Annunciazione, e per intercessione di san Giuseppe e dei santi nostri protettori. cardinale Angelo Bagnasco presidente della Conferenza episcopale italiana Dal travaglio dell'economia una nuova «consapevolezza etica» I preti? Volto amico della Chiesa che cammina tra la gente

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Sudafrica, salta conferenza pace dopo visto negato al Dalai Lama (sezione: Diritti umani)

( da "Reuters Italia" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

di Agnieszka Flak JOHANNESBURG (Reuters) - Una conferenza di pace con premi Nobel in Sudafrica è stata rinviata dopo la decisione del governo di negare il visto al Dalai Lama. Lo hanno riferito oggi gli organizzatori dell'evento. Diversi premi Nobel hanno minacciato di boicottare la conferenza per la decisione di negare il visto al leader spirituale tibetano, ma il governo ha detto che si atterrà a quanto stabilito. Media locali dicono che il visto è stato rifiutato a causa di pressioni da parte della Cina, importante investitore e partner commerciale. La conferenza, che avrebbe dovuto aver luogo il 27 marzo, era stata organizzata dalle autorità calcistiche in Sudafrica, che ospiterà la Coppa del Mondo del 2010, per lanciare un messaggio contro la xenofobia e il razzismo in vista del torneo. "Abbiamo deciso di rinviare la conferenza di pace fino a ulteriore avviso", ha detto Irvin Khoza, presidente del Comitato organizzatore di Sudafrica 2010, precisando che l'evento si terrà quando tutti gli invitati potranno partecipare. Il portavoce del governo Thabo Masebe ha detto che la presenza del Dalai Lama in questo momento non è esattamente nell'interesse del Sudafrica. "Ci atterremo alla nostra decisione. Nulla cambierà. Il Dalai Lama non sarà invitato in Sudafrica. Non gli daremo un visto da adesso alla Coppa del Mondo", ha aggiunto il portavoce. La decisione si è attirata le critiche dei partiti di opposizione in un Paese che si è proposto come un modello per la democrazia e i diritti umani dalla fine dell'apartheid nel 1994. Il leader spirituale tibetano era stato invitato a partecipare alla conferenza da altri premi Nobel: l'arcivescovo Desmond Tutu, FW de Klerk e Nelson Mandela.

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GIORNATA MONDIALE DELLA TUBERCOLOSI (sezione: Diritti umani)

( da "WindPress.it" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

24-03-2009 MSF presenta due iniziative in vista del G8 in collaborazione con il CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale) dellâ??Università  Commerciale Luigi Bocconi e la Commissione Diritti Umani del SenatoMilano â?? Medici Senza Frontiere (MSF), in occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi del 24 marzo, lancia a Milano la campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia". Lâ??obiettivo della campagna è¨ quello di inserire la tubercolosi (TBC) nellâ??agenda delle istituzioni, degli operatori sanitari e dei mezzi di comunicazione in Italia in vista del G8 che avrà  luogo nel nostro paese in luglio.Nel corso della conferenza stampa sono state presentate due importanti iniziative della campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia", iniziative che vedranno coinvolti il CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale) dellâ??Università  Commerciale Luigi Bocconi e la Commissione Diritti Umani del Senato. Anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la TBC, che verrà  effettuato nei prossimi mesi da MSF con la collaborazione del CERGAS dell'Università  Bocconi. A seguire, un convegno sulla TBC nel mese di giugno, nel corso del quale verrà  anche presentato lo studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, organizzato in collaborazione con la Commissione Diritti Umani del Senato.MSF ha inoltre presentato il rapporto â??Tubercolosi â?? I nuovi volti di una vecchia malattiaâ?, dove si evidenzia come la tubercolosi â?? che secondo i dati dellâ??OMS uccide ogni anno quasi 2 milioni di persone e ne infetta 9 milioni â?? non solo non sia stata affatto sconfitta, ma sia tornata con nuovi volti ancora più¹ difficili da sconfiggere: la co-infezione HIV-TBC, e la diffusione di ceppi di TBC resistenti ai farmaci.â??MSF chiede un maggiore accesso alle cure e un maggiore accesso a test diagnostici più¹ adeguati, estendendo i programmi di cura della TBC farmacoresistente, favorendo lâ??accesso a farmaci di seconda linea, integrando la cura per la TBC con la cura dellâ??HIVâ?, dichiara Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia.Nel rapporto MSF chiede inoltre un maggiore impegno nella ricerca contro la TBC, in particolare la ricerca di strumenti adatti ai bambini e ai pazienti HIV-positivi e strumenti diagnostici che possano essere impiegati il più¹ vicino possibile ai luoghi dove vivono i pazienti. MSF chiede inoltre di aumentare gli studi clinici, di incrementare i fondi investiti e di sostenere meccanismi alternativi per finanziare la ricerca e lo sviluppo e supportare lâ??accesso ai farmaci.MSF ha inoltre presentato il sito www.tubercolosi.medicisenzafrontiere.it con testimonianze di pazienti e di operatori umanitari di MSF impegnati nella lotta contro i nuovi volti di una vecchia malattia.â??Non possiamo dimenticare che, secondo lâ??OMS, un terzo della popolazione mondiale è¨ contagiata dal bacillo della TBCâ?, continua Moschochoritis. â??Siamo molto soddisfatti dellâ??avvio di questa collaborazione con il CERGAS dellâ??Università  Bocconi e con la Commissione Diritti Umani del Senato, e ci auguriamo che, in vista del prossimo G8, possa contribuire a un maggiore sforzo globale per combattere questa terribile malattiaâ?. Scarica il rapporto â??TBC â?? I nuovi volti di una vecchia malattiaâ?  MSF e la tubercolosi In un anno MSF ha curato più¹ di 29mila persone affette da TBC in 31 paesi. MSF cura persone affette dalla TBC in contesti di conflitto cronico e di instabilità  politica come in Abkhazia, Repubblica Democratica del Congo e Cecenia, nei campi rifugiati come in Ciad e in Thailandia; nelle carceri come in Kirghizistan; in progetti di assistenza medica di base in diversi paesi. MSF sta assistendo a un aumento considerevole di pazienti affetti dalla forma multiresistente della malattia. Nel 2007 sono state prese in cura circa 600 persone colpite da questa forma grave di TBC contro le 259 nel 2006.

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- PREMIO "ARTE E DIRITTI UMANI" AI MODENA CITY RA (sezione: Diritti umani)

( da "WindPress.it" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

24-03-2009 Sei in: Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Marzo > Premio "Arte e diritti umani" ai Modena City RamblersContenuto della paginaRoma, 27 marzo: premio "Arte e diritti umani" di Amnesty International ai Modena City RamblersCS045: 24/03/2009Venerd 27 marzo a Roma la Sezione Italiana di Amnesty International conferir ai Modena City Ramblers il premio "Arte e diritti umani". L'incontro pubblico avr luogo alle 18.30 presso la libreria Rinascita (via Prospero Arpino 48, zona Garbatella) e sar moderato da Ugo Coccia di Rai International. Col premio "Arte e diritti umani", alla seconda edizione, la Sezione Italiana di Amnesty International vuole riconoscere l'impegno dei rappresentanti delle arti che si sono particolarmente distinti nella promozione dei diritti umani e nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Il primo premio stato conferito, l'anno scorso, ad Alessandro Gassman.I Modena City Ramblers sostengono da tempo le campagne di Amnesty International. Il loro brano "Ebano" ha vinto il Premio Amnesty Italia per la musica nel 2004 ed stato inserito nella compilation "17x60", pubblicata dall'organizzazione per i diritti umani alla fine del 2008. Sempre venerd 27, i Modena City Ramblers si esibiranno all'Alpheus, nell'ambito del tour "Onda libera". L'album omonimo contiene informazioni su Amnesty International e sulle sue attivit in difesa dei diritti umani. FINE DEL COMUNICATO Roma, 24 marzo 2009 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail press@amnesty.itUfficio Stampa Mescal per Modena City Ramblers: Manuela Longhi, Tel. 0141 - 793496, e-mail: manuela@mescal.it?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg

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M.O./ ISRAELE CRITICA RAPPORTO ONU SULL'OFFENSIVA A GAZA (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

M.O./ Israele critica rapporto Onu sull'offensiva a Gaza di Apcom Il Guardian denuncia: israeliani hanno commesso crimini di guerra -->Roma, 24 mar. (Apcom) - Israele ha denunciato oggi il rapporto di esperti delle Nazioni Unite che ha richiesto lo svolgimento di una inchiesta su presunti crimini di guerra commessi dall'esercito israeliano durante la recente offensiva militare nella Striscia di Gaza contro il gruppo estremista Hamas. "Purtroppo si tratta di un esempio supplementare dell'atteggiamento unilaterale, parziale e ingiusto del Consiglio dei diritti dell'uomo" nei confronti di Israele, ha detto all'Afp il portavoce del governo Mark Regev. "Questo tipo di rapporti non rende un servizio ai diritti umani. Sono piuttosto una strumentalizzazione politica dei diritti dell'uomo", ha aggiunto il portavoce. Recentemente l'inviato speciale dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, Richard Falk, aveva presentato un rapporto al Consiglio dei Diritti dell'Uomo, secondo cui ci sarebbero "ragioni per concludere" che sono stati compiuti "crimini di guerra". Oggi anche The Guardian pubblica una sua inchiesta in cui denuncia casi di crimini di guerra di cui si sarebbero macchiati i soldati israeliani. Secondo il quotidiano britannico i militari avrebbero utilizzato bambini palestinesi come scudi umani per difendersi dagli attacchi dei miliziani di Hamas, avrebbero bombardato scuole e ospedali e avrebbero infine colpito la popolazione civile con i droni, gli aerei radiocomandanti. Nell'offensiva di tre settimane, lanciata per fermare i continui attacchi con razzi Qassam contro Israele, sono morti circa 1.300 palestinesi, secondo quanto affermano fonti di Gaza. (con fonte Afp)

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"Martyrs", una visione scioccante (sezione: Diritti umani)

( da "superEva notizie" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

"Martyrs", una visione scioccante É da poco uscito in Dvd, in Francia, "Martyrs", uno degli horror più sconvolgenti degli ultimi anni. Da pochi giorni è uscito in Francia il Dvd di Martyrs, di Pascal Laugier, uno degli horror più duri, estremi e sconvolgenti degli ultimi anni. Un film di rara ferocia, ineluttabile, insopportabile, la cui visione richiede coraggio e forza d'animo anche per gli appassionati del cinema più radicale (come il sottoscritto, che da tanto tempo non rimaneva così colpito e inebetito). Un'opera al nero che non ha pietà, non ha rimorsi, non offre nessuna salvezza, nessuna speranza, nessuna consolazione. Si parla di fantasmi, e soprattutto di torture, ai danni di povere ragazze che vengono sottoposte a ineffabili misfatti per una ragione mistica che va oltre a ogni immaginazione. In un'ora e mezza di film i momenti di calma sono quasi nulli, e la pellicola è una totale immersione nel sangue, nella carne straziata, nel dolore, nel pianto, nella sofferenza. Si resta soffocati, non si riesce a respirare, si viene attanagliati da un'angoscia senza pari, si fa fatica ad andare avanti, e ad arrivare fino in fondo. Un'altra conferma della vitalità della nouvelle vague dell'horror francese (Laugier aveva già diretto qualche anno fa il ben più misurato Saint Ange), e un film che supera nettamente per ferocia e concretezza visiva sia Hostel che tutte le altre pellicole che ultimamente hanno toccato il tema della tortura. Scene splatter quasi insostenibili, violenza allo stato puro, follia realistica e per questo ancora più inquietante e letale. Nessuno sconto, da parte di Laugier, e nessuna catarsi per la mente dello spettatore, il cui occhio viene dilaniato per un'ora e mezza dalle immagini che gli si presentano davanti. Si dice che durante le prime proiezioni pubbliche, avvenute durante alcuni festival, alcune persone si siano sentite male, siano svenute, siano state trascinate inermi fuori dalla sala. Non si fa fatica a crederci. Martyrs è una prova davvero ardua, un'esperienza cinematografica scioccante, un film che, nonostante qualche eccessivo volo pindarico nello stile, ha la sua forza proprio nella solidità ideologica, e nella globalità della spirale narrativa che inghiotte le sue sventurate protagoniste e lo stomaco di chi decide di affrontarlo. Per ora non è uscito in Italia. Se arriverà, sarà probabilmente tagliato dalle mani censorie. Ragion per cui, è fortemente consigliata la visione integrale, in lingua originale. Un film che non si dimentica, a suo modo unico, che resterà negli annali del cinema horror, e non solo. Fonte [foto] PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 24 marzo 2009 in: Cinema horror French horror Dvd Registi » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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MICHELE GIORGIO GERUSALEMME. DUE MESI DOPO LA PROCLAMAZIONE DEL CESSATE IL FUOCO A GAZA, ISRAELE ... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 24-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento))

Argomenti: Diritti umani

MICHELE GIORGIO Gerusalemme. Due mesi dopo la proclamazione del cessate il fuoco a Gaza, Israele è sotto una pioggia di accuse per abusi e violazioni del diritto umanitario commessi durante l'operazione «Piombo fuso» (27 dicembre 2008-18 gennaio 2009) contro Hamas, in cui sono morti oltre 1.300 palestinesi, tra i quali centinaia di civili. L'ultima denuncia giunge da «Medici per i diritti umani», una associazione israeliana che riunisce medici ebrei e arabi, che in un rapporto di decine di pagine ha accusato l'esercito di aver violato il diritto umanitario internazionale nel corso dell'attacco contro Gaza. L'associazione in modo particolare ritiene responsabile l'esercito israeliano di aver impedito l'evacuazione dei feriti e di aver messo in pericolo le squadre di soccorso medico. Secondo i dati dell'organizzazione, durante l'offensiva, 16 medici, infermieri e autisti di ambulanza furono uccisi, mentre 34 fra ospedali e cliniche vennero attaccati. Ci sarebbero stati casi in cui «non solo i militari non hanno evacuato le famiglie assediate ma hanno anche impedito alle squadre mediche di raggiungere i feriti». Anche altre organizzazioni hanno puntato l'indice contro le forze armate israeliane. Amnesty International ha detto di aver raccolto prove «inconfutabili» dell'utilizzo da parte dell'artiglieria israeliana di proiettili al fosforo bianco, non illegali ma che sono stati utilizzati in aree densamente popolate esponendo i civili ad ustioni gravi. Dall'esercito giungono smentite. Il capo di Stato maggiore Gabi Ashkenazi ieri ha respinto con forza le accuse di violenze gratuite che i soldati avrebbero commesso durante «Piombo Fuso», come peraltro riportato nei giorni scorsi anche dal giornale in lingua ebraica Haaretz. «Non credo che i soldati delle forze di sicurezza israeliane abbiano colpito civili palestinesi a sangue freddo. Attenderemo i risultati delle indagini (degli investigatori israeliani, n.d.r.), ma la mia sensazione e' che i soldati abbiano avuto comportamenti etici e morali. Se ci sono stati incidenti, si è trattato di episodi isolati», ha sostenuto Ashkenazi. Le accuse di abusi e violazioni dei diritti umani a Gaza tuttavia si moltiplicano. Ieri un responsabile delle Nazioni Unite per la protezione dei bambini, ha denunciato che i soldati israeliani utilizzarono, lo scorso 15 gennaio, un bambino di 11 anni come scudo umano dopo aver fatto irruzione nel quartiere Tel Hawa e intimarono al piccolo di entrare negli edifici prima di loro. L'esperto ha aggiunto che i militari durante l'offensiva spararono anche a bambini, buttarono giù un'abitazione con una donna e il figlioletto ancora all'interno e bombardarono un edificio dove prima avevano intimato ai civili di entrare. Sulla intenzionalità o meno di attacchi israeliani in cui sono rimasti uccisi o feriti civili palestinesi, si concentra gran parte del rapporto che il relatore speciale per i diritti umani dell'Onu, Richard Falk ha presentato ieri sera al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Falk, che in passato ha già criticato Israele, vuole un'inchiesta di esperti per determinare se durante «Piombo fuso» i militari israeliani hanno avuto modo di distinguere tra civili e miliziani armati di Hamas e quindi accertare se a Gaza siano stati compiuti crimini di guerra.

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Giornata mondiale della tubercolosi: MSF lancia la campagna (sezione: Diritti umani)

( da "SaluteEuropa.it" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

24/03/2009 Giornata mondiale della tubercolosi: MSF lancia la campagna Medici senza Frontiere (MSF), in occasione della giornata mondiale della tubercolosi che si celoebra oggi, lancia a Milano la campagna "tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia". L'obiettivo della campagna è quello di inserire la tubercolosi (tbc) nell'agenda delle istituzioni, degli operatori sanitari e dei mezzi di comunicazione in italia in vista del g8 che avrà luogo nel nostro paese in luglio. Nel corso della conferenza stampa di presentazione della campagna, sono state presentate due importanti iniziative della campagna "tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia", iniziative che vedranno coinvolti il cergas (centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale) dell'università commerciale luigi bocconi e la commissione diritti umani del senato. anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la tbc, che verrà effettuato nei prossimi mesi da msf con la collaborazione del Cergas dell'università Bocconi. a seguire, un convegno sulla tbc nel mese di giugno, nel corso del quale verrà anche presentato lo studio sul flusso di finanziamenti in italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, organizzato in collaborazione con la commissione diritti umani del senato. MSF ha inoltre presentato il rapporto "tbc i nuovi volti di una vecchia malattia", dove si evidenzia come la tubercolosi che secondo i dati dell'oms uccide ogni anno quasi due milioni di persone e ne infetta 9 milioni non solo non sia stata affatto sconfitta, ma sia tornata con nuovi volti ancora più difficili da sconfiggere: la co-infezione hiv-tbc, e la diffusione di ceppi di tbc resistenti ai farmaci. "MSF" chiede un maggiore accesso alle cure e un maggiore accesso a test diagnostici più adeguati, estendendo i programmi di cura della tbc farmacoresistente, favorendo l'accesso a farmaci di seconda linea, integrando la cura per la tbc con la cura dell'hiv", ha dichiarato Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia. Nel rapporto MSF chiede inoltre un maggiore impegno nella ricerca contro la tbc, in particolare la ricerca di strumenti adatti ai bambini e ai pazienti hiv-positivi e strumenti diagnostici che possano essere impiegati il più vicino possibile ai luoghi dove vivono i pazienti. msf chiede inoltre di aumentare gli studi clinici, di incrementare i fondi investiti e di sostenere meccanismi alternativi per finanziare la ricerca e lo sviluppo e supportare l'accesso ai farmaci. MSF ha inoltre presentato il sito www.tubercolosi.medicisenzafrontiere.it con testimonianze di pazienti e di operatori umanitari di msf impegnati nella lotta contro i nuovi volti di una vecchia malattia. "Non possiamo dimenticare che, secondo l'OMS, 1/3 della popolazione mondiale è contagiata dal bacillo della tbc - ha continuato Moschochoritis - siamo molto soddisfatti dell'avvio di questa collaborazione con il Cergas dell'università Bocconi e con la commissione diritti umani del Senato, e ci auguriamo che, in vista del prossimo g8, possa contribuire a un maggiore sforzo globale per combattere questa terribile malattia". MSF in un anno ha curato più di 29mila persone affette da tbc in 31 paesi. MSF cura persone affette dalla tbc in contesti di conflitto cronico e di instabilità politica come in abkhazia, repubblica democratica del congo e cecenia, nei campi rifugiati come in ciad e in tailandia; nelle carceri come in kirghizistan; in progetti di assistenza medica di base in diversi paesi. msf sta assistendo a un aumento considerevole di pazienti affetti dalla forma multiresistente della malattia. nel 2007 sono state prese in cura circa 600 persone colpite da questa forma grave di tbc contro le 259 nel 2006. il rapporto "tbc i nuovi volti di una vecchia malattia" è disponibile sul sito: http://www.medicisenzafrontiere.it/msfinforma/pubblicazioni.asp?id=1990

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Tubercolosi/ Msf lancia campagna "Nuovi volti vecchia (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 24 mar. (Apcom) - In occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi del 24 marzo, l'ong Medici senza Frontiere (Msf) ha lanciato a Milano la campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia". L'obiettivo della campagna, come si legge in un comunicato diffuso dalla stessa organizzazione, è quello di inserire la tubercolosi (Tbc) nell'agenda delle istituzioni, degli operatori sanitari e dei mezzi di comunicazione in Italia in vista del G8 che avrà luogo nel nostro Paese nel prossimo mese di luglio. Nel corso della conferenza stampa sono state presentate due importanti iniziative della campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia", iniziative che vedranno coinvolti il Cergas (Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale) dell'Università Commerciale Luigi Bocconi e la Commissione Diritti Umani del Senato. Anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la Tbc, che verrà effettuato nei prossimi mesi da Msf con la collaborazione del Cergas; a seguire, un convegno sulla Tbc che si svolgerà nel mese di giugno e nel corso del quale verrà anche presentato lo studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, organizzato in collaborazione con la Commissione Diritti Umani del Senato. MSF ha inoltre presentato il rapporto "TBC - I nuovi volti di una vecchia malattia", dove si evidenzia come la tubercolosi - che secondo i dati dell'Oms uccide ogni anno quasi due milioni di persone e ne infetta 9 milioni - non solo non sia stata affatto sconfitta, ma sia tornata con nuovi volti ancora più difficili da sconfiggere: la co-infezione Hiv-Tbc, e la diffusione di ceppi di Tbc resistenti ai farmaci.

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ALLA LIBRERIA ODRADEK DI ROMA, LIRICHE DI SCRITTORE LUCANO (sezione: Diritti umani)

( da "Basilicanet.it" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

ALLA LIBRERIA ODRADEK DI ROMA, LIRICHE DI SCRITTORE LUCANO 24/03/2009 14.52.15 [Basilicata] Autori lucani crescono. Giovedì¬ pomeriggio (alle ore 18), 2 aprile, alla libreria Odradek di via Banchi vecchi 57, a Roma, avrà  luogo una serata letteraria che si avvarrà  di testi lirici scritti da Mimmo Sammartino, giornalista e scrittore lucano, tratti dal suo volume, edito da Sellerio, "Un canto clandestino saliva dall'abisso". A promuovere l'iniziativa, dopo due analoghe serate organizzate a Napoli, presso la libreria "Il filo di partenope", e a Milano, nella "Libreria del Mondo Offeso", a Brera, una piccola casa editrice napoletana, "Il filo di partenope", che produce artigianalmente libri d'arte e di artisti. Volumi nei quali le parole e i testi costituiscono un telaio sul quale viene realizzato il libro che, su ideazione e realizzazione di Lina Marigliano, viene composto con materiali richiamati dalla scrittura e opere artistiche che ne rappresentano e ne interpretano i contenuti. Nella serata romana vengono presentate due opere (entrambe composte con testi di Sammartino): "C'è¨ qualcuno che piange qui?" e "17", entrambi con riferimento alle tragedie dei migranti e dei barconi finiti in fondo al mare, trascinando con loro anche molte vite che cercavano un approdo. Il librino "17" si avvale, oltre che del testo di Sammartino, di un contributo di Stefano Liberti, e di acqueforti e acquetinte firmate da Giuliano Tomaino. Il progetto in forma di libro "C'è¨ qualcuno che piange qui?" è¨ una iniziativa realizzata in occasione del sessantesimo anniversario della carta dei diritti umani (10 dicembre 2008) e dedicato alle vittime delle tragedie del mare. Come quelle di Vendicari, nel 2007, o la grande tragedia di Portopalo avvenuta a Natale del 1996 (tema trattato nelle liriche di "Un canto clandestino saliva dall'abisso", scritto da Sammartino). Le parole di Sammartino e Liberti danno voce e restituiscono dignità  e valore umano a quelle disperazioni, a quelle speranze, a quei viaggi ai limiti dell'umano, a quelle morti nascoste sul fondo del mare. Il simbolo prescelto nel progetto "C'è¨ qualcuno che piange qui?" è¨ la scarpa. Ma la scarpa spaiata. Simbolo del viaggio, metafora del mondo calpestato, ma anche presagio di morte. Nelle opere presentate, le parole sono accompagnate dalle opere firmate da un nutrito gruppo di artisti: Vittorio Avella, Cristina Balsotti, Antonio Barbagallo, Alberto Casiraghi, Giovanni Cerri, Riccardo Dalisi, Adriana Del Vento, Lello Esposito, Marina Falco, Lucia Gangari, Daniela Morante, Daniela Pergreffi, Renata Petti, Amato Rak, Rinedda, Mariano Sommella, Giuliano Tomaino. Sono diciassette piccole opere uniche, e perciò² l'una diversa dall'altra, come unica e irripetibile è¨ la vita di ciascuna di quelle vittime del naufragio di Vendicari. La materia che che interpreta il contenuto della vicenda narrata è¨ il cuoio, quello che si usa per la suola delle scarpe. I testi sono stampati su carta paglia, quella con la quale, un tempo, si incartava il pescato. (A.S. - BAS 01)

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TUBERCOLOSI/ MSF LANCIA CAMPAGNA NUOVI VOLTI VECCHIA MALATTIA (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Tubercolosi/ Msf lancia campagna "Nuovi volti vecchia malattia" di Apcom Presentata a Milano in occasione Giornata Mondiale lotta a Tbc -->Roma, 24 mar. (Apcom) - In occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi del 24 marzo, l'ong Medici senza Frontiere (Msf) ha lanciato a Milano la campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia". L'obiettivo della campagna, come si legge in un comunicato diffuso dalla stessa organizzazione, è quello di inserire la tubercolosi (Tbc) nell'agenda delle istituzioni, degli operatori sanitari e dei mezzi di comunicazione in Italia in vista del G8 che avrà luogo nel nostro Paese nel prossimo mese di luglio. Nel corso della conferenza stampa sono state presentate due importanti iniziative della campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia", iniziative che vedranno coinvolti il Cergas (Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale) dell'Università Commerciale Luigi Bocconi e la Commissione Diritti Umani del Senato. Anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la Tbc, che verrà effettuato nei prossimi mesi da Msf con la collaborazione del Cergas; a seguire, un convegno sulla Tbc che si svolgerà nel mese di giugno e nel corso del quale verrà anche presentato lo studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, organizzato in collaborazione con la Commissione Diritti Umani del Senato. MSF ha inoltre presentato il rapporto "TBC - I nuovi volti di una vecchia malattia", dove si evidenzia come la tubercolosi - che secondo i dati dell'Oms uccide ogni anno quasi due milioni di persone e ne infetta 9 milioni - non solo non sia stata affatto sconfitta, ma sia tornata con nuovi volti ancora più difficili da sconfiggere: la co-infezione Hiv-Tbc, e la diffusione di ceppi di Tbc resistenti ai farmaci.

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Africa rialzati (sezione: Diritti umani)

( da "Famiglia Cristiana" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

di Alberto Bobbio PAPA BENEDETTO XVI IN CAMERUN E ANGOLA AFRICA RIALZATI Ha esortato i politici a fare di tutto per eliminare la corruzione, e la società civile a insistere nella domanda di giustizia. A Luanda, capitale di uno Stato con pochi ricchi e ancora troppi poveri, ha indicato l'esempio delle donne per cambiare. In meglio. Luanda, Angola L'auto del Papa infila l?ultimo tratto di lungomare. L?aria è ferma, infuocata già al mattino. È allora che le vede. Le baracche di lamiera chiudono ogni orizzonte e abbracciano questa città dove i contrasti sono enormi, dove nessuno conosce il numero degli abitanti, dove ci sono la collina di Miramar con le ville della nomenklatura e una distesa di favelas, che intrappolano milioni di persone, e avanzano occupando ogni spazio libero, ogni anfratto, compresa la spiaggia. Per chilometri la Papamobile bianca le costeggia, un viaggio infinito dentro la città degli esclusi dalle favolose fortune d?Angola, fino ad arrivare sulla spianata di Cimangola, terra rossa e polvere, pronta a diventare anch?essa baraccopoli in breve tempo. All'aeroporto di Yaoundé Benedetto XVI, in partenza per l'Angola, saluta il Camerun (foto AP / La Presse). Luanda è un miraggio. È passata da 800 mila abitanti a oltre sei milioni. C?è un pugno di gente che vive come a Manhattan, ristoranti da 200 dollari a pasto, gipponi americani ed elicotteri per evitare la trappola del traffico infernale. Il mausoleo di Agostinho Neto, una sorta di freccia di cemento armato che si alza nel cielo, padre dell?indipendenza dal Portogallo, è il simbolo ormai del fallimento della via angolana al socialismo che il suo successore, l?ex capo guerrigliero Eduardo Dos Santos, al potere da 30 anni, ha completamente rinnegato, impastando una dittatura socialista in una finta democrazia sotto protettorato cinese. Prosperità, ma solo per pochi Gli affari hanno bisogno di stabilità e il partito-Stato di Dos Santos, l?Mpla, che ha ancora la falce e martello nella sua bandiera, che ha vinto la guerra civile con l?Unita, i guerriglieri ribelli sostenuti dal Sudafrica dell?apartheid e dagli Stati Uniti, garantisce, finalmente, pace per tutti, prosperità per pochi, ma soprattutto stabilità per gli affari. Dos Santos ha promesso elezioni presidenziali per il prossimo anno. Ma pochi sono convinti che manterrà la parola. Oppure andrà a finire come le elezioni politiche dell?anno scorso: un plebiscito per il partito e il suo leader. La tappa angolana del viaggio in Africa di Benedetto XVI era delicata altrettanto quanto quella del Camerun: simili i regimi, simili i presidenti, simili le sofferenze della Chiesa a testimonianza della giustizia per i poveri e della libertà per tutti. Benedetto XVI mette in fila le «nuvole del male» che hanno ottenebrato l?Africa, compresa l?Angola: «Flagello della guerra, frutti feroci del tribalismo e delle rivalità etniche, cupidigia che corrompe il cuore dell?uomo, riduce in schiavitù i poveri e priva le generazioni future delle risorse di cui hanno bisogno per creare una società più solidale e più giusta, una società veramente e autenticamente africana nel suo genio e nei suoi valori». Il Papa parla, dopo aver visto le baracche dall?altare di Cimangola, davanti a un milione di persone. All?aeroporto lo aveva accolto il presidente Dos Santos, presentandogli i successi della democrazia popolare sotto la sua guida. Una lezione di democrazia Papa Benedetto XVI nel saluto va subito al cuore dei problemi di una nazione ricca, che galleggia su un mare di petrolio, sedotta da un capitalismo sfrenato. Ammette che «il vostro territorio è ricco, la vostra nazione è forte», ma «dentro i confini angolani ci sono ancora tanti poveri che rivendicano il rispetto dei diritti» e «vivono sotto la soglia della povertà assoluta: non deludete le loro aspettative». Per due volte, Benedetto XVI dice in tre giorni che si tratta di «un?opera immane», che «il lavoro di ricostruzione è penosamente lento e duro», ma sostiene che si può fare con una «più grande partecipazione della società civile», che deve essere «più forte e più articolata sia tra le forze che la compongono come anche nel dialogo con il Governo». Ma è al Palazzo del popolo, sede della presidenza della Repubblica, davanti ai politici angolani e agli ambasciatori accreditati a Luanda, che propone una decisa lezione di democrazia. Prima li esorta: «Siate artefici e testimoni di un?Angola che si sta risollevando». Apre una linea di credito sulla pace che «sta mettendo radici» con «stabilità e libertà» e anche con nuove infrastrutture. Ma non basta. E spiega di cosa ha bisogno l?Angola, elenco di tutto ciò che esattamente manca: «Il rispetto e la promozione dei diritti umani, un Governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un?onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali che funzionino in modo adeguato e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione». Il Papa ha indicato due esempi al Paese, esempi di donne, perché, ha rimarcato, sono le donne che in mezzo alla guerra e dove abbonda la povertà «vi mantengono intatta la dignità umana, difendono la famiglia e tutelano i valori culturali e religiosi». Il primo è quello di Teresa Gomes, madre di sette figli, che si oppose ai comunisti quando a metà degli anni Settanta, durante la feroce propaganda antireligiosa, chiusero la sua chiesa, e divenne leader dei fedeli che non si arrendevano alle imposizioni delle autorità, «tentando ogni strada per avere di nuovo la Messa». Il secondo è quello di Maria Bonino, la pediatra del Cuamm, i Medici missionari dell?Africa, la prima Organizzazione non governativa cattolica italiana, morta in Angola quattro anni fa di febbre emorragica, mentre curava i bambini nell?ospedale di Uige, nel Nord del Paese, e sepolta qui. Il Papa le ha definite «donne straordinarie» e ha osservato che «la Chiesa e la società umana» vengono «arricchite della presenza e della virtù delle donne».

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- Così la corruzione schiaccia il continente (sezione: Diritti umani)

( da "Famiglia Cristiana" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

di Alberto Bobbio PAPA LA TAPPA DEL PAPA A YAOUNDÉ, CAPITALE DEL CAMERUN COSÌ LA CORRUZIONE SCHIACCIA IL CONTINENTE In questo Paese che è specchio di tutta l'Africa, Benedetto XVI ha esposto la sua analisi dei mali africani, vecchi e nuovi. Yaoundé, Camerun «Mai rimanere in silenzio davanti al dolore o alla violenza, alla povertà o alla fame, alla corruzione o all?abuso di potere». È lui, Benedetto XVI, il "leone d?Africa". L?abbraccia la gente del Camerun, lo stringe per le strade della capitale. Il leone è il simbolo di questo Paese, che sta in cima alla classifica mondiale della corruzione. Benedetto XVI parla davanti al presidente Paul Biya al potere da 27 anni, che l?anno scorso ha cambiato la Costituzione per restarvi a vita, e i vescovi lo hanno criticato. In Camerun la Chiesa soffre perché proclama il Vangelo. Negli ultimi vent?anni sono stati uccisi due vescovi, otto preti, quattro suore, oltre al direttore dell?Effort Camerounais, il giornale cattolico di Yaoundé, padre Joseph Mbassi, che stava pubblicando un?inchiesta sul traffico illegale d?armi. L?ultimo sacerdote lo hanno ammazzato alla vigilia di Natale. Il Papa arriva e conferma: «Il Vangelo va proclamato con forza e chiarezza». Per tre giorni il presidente Biya non lo lascia, assiste ai Vespri, partecipa alla Messa. I giornali pubblicano solo foto del Papa con lui, la città è piena di manifesti dove, in un fotomontaggio, Ratzinger è sempre accanto a Biya. L?anziano cardinale Tumi, di Duala, la capitale economica del Paese, chiede al presidente di non ripresentarsi alle elezioni nel 2010 per "il bene del Camerun" e denuncia la totale immobilità delle indagini sui sacerdoti uccisi. La Conferenza episcopale ha preparato un dossier, chiedendo a Benedetto XVI di parlarne nell?incontro privato con Biya. Il Camerun è lo specchio dell?Africa, terra di martiri e missionari, terra che soffre di rapine occidentali e di ottusità del potere, terra che ha bisogno di un nuovo leone. La missione di Benedetto XVI in Camerun aveva uno scopo: consegnare ai vescovi il documento che prepara il Sinodo speciale per l?Africa che si svolgerà a ottobre in Vaticano. Così la prima tappa del viaggio è divenuta un?analisi sulla situazione del continente. Ratzinger non ha tralasciato nulla. Ha evocato la piaga storica della schiavitù che oggi prende altre forme, con il «traffico di esseri umani, e specialmente di donne e bambini». Poi ci sono «la globale scarsità di cibo», «lo scompiglio finanziario», «i modelli disturbati di cambiamenti climatici», di cui l?Africa soffre «sproporzionalmente» più di tutti. Ma c?è anche la famiglia, che è una delle preoccupazioni dei vescovi di qui. La povertà delle campagne, il miraggio di una vita migliore nelle grandi città hanno fatto crescere a dismisura gli slum anche attorno a Yaoundé. A rischio emarginazione Si sono spezzati i legami di villaggio, che permettevano agli orfani di crescere e agli anziani di non rimanere soli. Invece oggi anche nelle città africane aumenta a dismisura il fenomeno dei bambini di strada e dell?abbandono degli anziani. A Yaoundé se ne occupano i missionari del Pime. Solo la Chiesa si china sui drammi africani. Il documento preparatorio del Sinodo lo spiega senza giri di parole: «La globalizzazione tende a emarginare il continente africano». Ma aggiunge che «le società africane sono in parte responsabili e in parte vittime: in connivenza con uomini e donne del continente africano, forze internazionali sfruttano la miseria del cuore umano che non è specifica delle società africane». Qualche volta accade anche per gli uomini di Chiesa. Non basta essere soddisfatti per il grande aumento dei cattolici africani, passati dai cinque milioni dell?inizio del ?900 ai quasi 200 di oggi, ma occorre impostare una «pastorale migliore». Sotto accusa vanno dirigenti politici che danno prova di insensibilità «verso i bisogni del popolo, perseguono interessi personali, disprezzano le nozioni di bene comune, perdono il senso dello Stato e dei princìpi democratici», elaborano «politiche faziose, partigiane, clienteliste, etnocentriche e incitano alla divisione per poter regnare», trasformano l?autorità in potere e non in servizio. Il risultato è una «grave mancanza di cultura politica», che spiega la violazione «senza scrupolo» dei diritti umani e perfino la «strumentalizzazione della religione». E anche l?impegno di chi vuole «creare ricchezza per ridurre la povertà» viene pesantemente rallentato dal «malfunzionamento delle istituzioni statali», da «tasse eccessivamente alte e a volte illecite», dalla «mancanza di una politica agraria». L?invasione delle multinazionali Il documento individua la principale responsabilità: «I programmi di ristrutturazioni delle economie africane, proposti dalle grandi istituzioni finanziarie internazionali, si sono rilevati funesti» e hanno provocato «l?indebolimento delle economie africane». Le multinazionali «continuano a invadere gradualmente il continente africano per appropriarsi di risorse naturali» e «schiacciano le compagnie locali», con «la complicità dei dirigenti africani». In questo modo la «rilassatezza morale, la corruzione, il materialismo» deteriorano «l?identità culturale». Ma nel testo viene chiesta una «vigilanza speciale» su alcune «credenze e pratiche negative delle culture africane», tra cui la stregoneria che «lacera le società dei villaggi e delle città e, in nome della cultura o della tradizione ancestrale», riduce la donna a «vittima delle disposizioni in materia di eredità e dei riti tradizionali di vedovanza, della mutilazione sessuale, del matrimonio forzato e della poligamia», una pratica che «sfigura il volto sacro del matrimonio e della famiglia». La Chiesa cattolica oggi fatica a gestire scuole e ospedali, che, spesso, per mantenersi, hanno «costi proibitivi per i poveri». Eppure ricorda che «rifiutare di essere povero è la rivendicazione di un diritto umano fondamentale, fondato sulla destinazione universale dei beni della terra». Non c?è nessuno, oggi, che parla così chiaro.

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Quelle critiche pretestuose (sezione: Diritti umani)

( da "Famiglia Cristiana" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

di Saverio Gaeta foto Ansa CHIESA INTERVISTA ESCLUSIVA AL CARDINALE ANGELO BAGNASCO QUELLE CRITICHE PRETESTUOSE Le polemiche sulle parole del Papa, dal caso Williamson ai preservativi in Africa, sono state un attacco gratuito: «Non ci si è limitati al libero dissenso, ma si è arrivati a un ostracismo che esula dagli stessi canoni laici». «La volgarità e l?irrisione non potranno mai fare parte del linguaggio civile, e fatalmente ricadono su chi le pratica». Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, commenta con durezza le vicende che, in queste ultime settimane, hanno visto il Papa al centro di polemiche sia ecclesiali sia sociopolitiche. E, in apertura dei lavori del Consiglio permanente di primavera dei vescovi italiani, accetta di parlarne con Famiglia Cristiana. Dal caso Williamson sino alla questione dei preservativi, è stato un susseguirsi di critiche al Papa. Qual è la sua impressione? «Abbiamo assistito, oltre ogni buonsenso, a un pesante lavorio di critica ? dall?Italia e soprattutto dall?estero ? nei riguardi del nostro amatissimo Benedetto XVI. A proposito della remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, in particolare riguardo al caso Williamson, nessuno poteva aspettarsi che le polemiche sarebbero proseguite, e in maniera così pretestuosa, fino a configurare un vero e proprio disagio, cui ha inteso metter fine lo stesso Pontefice con la splendida Lettera del 10 marzo ai vescovi della Chiesa cattolica». I lavori del Consiglio permanente della Cei dello scorso settembre. E sulle polemiche africane? «Mi è sembrato un attacco altrettanto gratuito. Fin dall?inizio, il pellegrinaggio in Africa è stato sovrastato nell?attenzione degli occidentali da una polemica ? quella sui preservativi ? che francamente non aveva ragion d?essere. Si è avuta la sensazione che non si volesse venire disturbati dalle problematiche concrete che un simile viaggio avrebbe suscitato, specie in una fase di acutissima crisi economica che richiede ai rappresentanti delle istituzioni più influenti una mentalità aperta e una visione inclusiva. In quest?ultimo caso, peraltro, non ci si è limitati al libero dissenso, ma si è arrivati a un ostracismo che esula dagli stessi canoni laici». A suo avviso, si è manifestato un attacco preordinato da parte di chi vuol far tacere una voce di verità? «Dietro questa serie di polemiche montate ad arte mi pare ci sia il riflesso condizionato di una tendenza culturale, che negli ultimi tempi è andata accentuandosi anche grazie al sistema mediatico. Si tratta di quel secolarismo che si manifesta sempre più come un approccio soggettivo e individualista ai problemi e alle situazioni, che censura rigorosamente Dio al punto da farne un "ospite scomodo". Chiunque osi introdurre questo altro punto di vista rischia di essere tacciato come intransigente. Non ci si accorge, però, di quanto miope sia un orizzonte che per partito preso restringe gli spazi della razionalità. Va aggiunto che talvolta la voce della Chiesa tocca, con le sue parole forti, interessi economici di lobby consolidate». Il cardinale Bagnasco al pranzo per le persone in difficoltà offerto lo scorso giorno di Natale dalla Comunità di Sant?Egidio a Genova. La vicenda di Eluana Englaro ha colpito le coscienze di molti, ma per altri ha incarnato la vittoria della libertà individuale. A mente fredda, come giudica quello che è accaduto? «Eluana Englaro è stata fatta morire. Da quel momento è difficile sottrarsi all?impressione che di colpo si sia stravolta tutta una cultura giuridica minuziosamente costruita sul favor vitae, il principio per cui si ha "diritto alla vita", secondo l?articolo 36 della Costituzione. A maggior ragione quando è più fragile, l?esistenza di ciascuno di noi diventa allora più moralmente preziosa, nel senso che è più direttamente protesa a cementare il bene comune, suscitando in ciascuno e nella società ulteriori energie di altruismo e di dedizione». Di fatto, l?eutanasia ha fatto capolino nel nostro orizzonte sociale... «Sì, ma qualunque deriva eutanasica è in realtà, se ci si pensa bene, una "falsa soluzione", come ha detto Benedetto XVI. Falsa soluzione rispetto agli stessi disagi personali gravi che richiedono non la soppressione della vita ma la vicinanza e l?accompagnamento delle persone. La prima cura, per qualsiasi forma di malattia, è non far sentire il malato solo con il suo male e abbandonato a sé stesso. E la vera libertà è quella di cui si sono fatte interpreti le suore Misericordine di Lecco, fuoriuscite dal loro silenzio, ma non dalla loro opera infaticabile, soltanto per rivolgere un?invocazione accorata: "Lasciateci la libertà di amare e di donarci a chi è debole"». Cosa pensa delle accuse alla Cei e alla Santa Sede per aver alzato la voce in difesa della vita? «Come vescovi non possiamo tacere quando sono in gioco questioni così decisive non tanto per la fede, quanto per il bene della società, che rischia di smarrire le proprie evidenze etiche di base. Soprattutto nelle moderne democrazie, la vita va difesa perché è indispensabile limitare il potere "biopolitico" della scienza e dello Stato, il che trova sostanza nel fermo "sì" alla tutela dei diritti umani di tutti, di chi economicamente è in grado di difendersi come di chi non può farlo». Il cardinale Bagnasco (a destra nella foto) con l?arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, durante la Messa nell?ambito del convegno sulle Chiese del Sud. Quali indicazioni vorrebbe dare nel momento in cui il Parlamento italiano discute la legge sul fine vita? «Spetta alla politica agire per approntare e varare un inequivoco dispositivo di legge che ? in seguito al pronunciamento della Cassazione ? preservi il Paese da altre analoghe avventure, ponendo attenzione a coordinarlo con l?altro sospirato provvedimento, relativo alle cure palliative, e mettendo mano insieme alle Regioni a un sistema efficace di hospice, che le famiglie attendono non per sgravarsi di un peso ma per essere aiutate a portarlo». Tutto ciò evidenzia uno scontro di civiltà, o il fronteggiarsi di due culture che interpretano in modo diverso il retto uso della ragione? «Non vedo in atto uno scontro di civiltà, né banalmente ? come pure si è scritto ? la solita contrapposizione tra guelfi e ghibellini, tra cattolici e laici. Si fronteggiano in realtà due culture riferibili all?uso della ragione, da cui discendono due distinte visioni dell?uomo, della libertà e perfino della società. Su un versante c?è la cultura che considera l?uomo come una realtà che si differenzia dal resto della natura in forza di qualcosa di irriducibile rispetto alla materia. E che non si fatica a decifrare come un dono che precede ogni autodeterminazione, facendone quello che egli è: persona, appunto. Sull?altro versante, invece, si esplica una cultura per la quale il soggetto umano è un mero prodotto dell?evoluzione del cosmo, ivi inclusa la sua autocoscienza, per cui l?uomo è banalmente uno sghiribizzo culturale che fluttua nella storia, ritrovandosi solo con sé stesso». E in questa "fotografia" come si configura la libertà di cui parlava? «Nel primo caso la libertà sta insieme ad altri valori ? come la vita, la pace, la giustizia, la solidarietà ? che in qualche modo vengono prima e le danno sostanza. Nel secondo caso la libertà è priva di relazione, è legge a sé stessa, al di fuori di ogni contesto relazionale, e finisce per scivolare dai desideri agli istinti più distruttivi. La prima libertà dà origine a una società aperta e solidale, la seconda a un nichilismo gaio e trionfante che annulla ogni legame e crea una società chiusa e individualista». Il cardinale Bagnasco in visita in uno stabilimento nel marzo 2007. Che cosa compete alla Chiesa in tale situazione? «Di fronte a uno scenario come quello evocato, la Chiesa deve farsi carico di questa emergenza, che richiede di educare la libertà e ancor prima la ragione con uno stile capace di simpatia e di una rinnovata capacità di dialogo. Da questo punto di vista la recente iniziativa lanciata da Scienza e vita, insieme con Retinopera e il Forum delle associazioni familiari, va incoraggiata e sostenuta. Non possiamo non avere a cuore il superamento di qualsiasi rassegnazione culturale, mentre occorre portare conforto e far sentire una concreta vicinanza a tutte quelle famiglie che fanno fronte con sacrifici e dignità alle diverse prove della vita». La crisi economica mondiale sta sempre più coinvolgendo anche il nostro Paese. Che cosa, in prima persona, la Chiesa italiana può e deve fare per contribuire a rispondere a questa emergenza in cui sempre più persone sono coinvolte? «L?impressione è che, purtroppo, non si sia ancora toccato il fondo, o quantomeno che non ci sia nessuno in grado di dire con certezza a che punto siamo. A livello pastorale, peraltro, è noto il fiorire in tantissime diocesi di iniziative ? vecchie e nuove ? di solidarietà concreta, alle quali si aggiunge l?impegno della Caritas come quello degli Istituti di vita consacrata. Per quel che riguarda la Chiesa italiana nel suo insieme, si è decisa l?istituzione di un Fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà, che nascerà da una colletta comune che verrà attuata prossimamente in tutte le parrocchie del nostro Paese». Recentemente le Chiese del Sud si sono ritrovate a Napoli per riflettere sul loro compito nel Mezzogiorno del nostro Paese, che appare in difficoltà ma che continua a nutrire sentimenti di speranza. È un tema sul quale l?intera comunità ecclesiale italiana si ritiene coinvolta? «Il Convegno di Napoli, al quale ho avuto la gioia di intervenire personalmente, riguarda tutta la Chiesa italiana. Infatti, dalla ricognizione dei drammi e delle risorse di questa parte stupenda e martoriata del nostro Paese, è venuta una rinforzata consapevolezza su una serie di sfide che vanno affrontate con le armi del Vangelo e forti della compagnia di Cristo. Occorre superare qualunque tentazione divisoria, avendo a cuore il bene reciproco e la forza intrinseca della comunione, che è la vera testimonianza che, come comunità ecclesiale, possiamo offrire a tutto il Paese».

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ecco le prove. VIDEO">Crimini di guerra a Gaza, ecco le prove. VIDEO (sezione: Diritti umani)

( da "Affari Italiani (Online)" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Politica Gaza, ecco le prove dei crimini di guerra Martedí 24.03.2009 14:54 Non si placa la polemica sui presunti crimini di guerra commessi dalle truppe israeliane durante l'offensiva su Gaza. Lo Stato ebraico ha respinto le accuse contenute nel rapporto del Consiglio per i diritti umani dell'Onu, con il portavoce del governo, Mark Regev, che ha definito l'inchiesta "faziosa" e "un ulteriore esempio dell'atteggiamento parziale, sbilanciato e ingiusto" tenuto da questo organismo delle Nazioni Unite. Intanto, pero', il Guardian ha pubblicato alcune testimonianze-shock che proverebbero i crimini di cui aveva parlato anche "Haaretz", al punto che il quotidiano inglese titola "Ecco le prove". In un reportage pubblicato sul suo sito web, il Guardian racconta di bambini palestinesi usati come scudi umani, ospedali e medici presi di mira, aerei senza pilota spediti a colpire deliberatamente la popolazione. LE TESTIMONIANZE CHOC. CLICCA QUI PER GUARDARE IL VIDEO (Dal Guardian) Ci sono anche tre video con il drammatico racconto dei palestinesi che hanno perso i propri figli nell'offensiva isreliana. In un filmato, tre ragazzi riferiscono di essere stati obbligati dai soldati israeliani a inginocchiarsi di fronte ai loro carri armati per impedire gli attacchi di Hamas. "Ci hanno tirato fuori dalle case e ci hanno obbligati a fare loro da scudi umani", racconta un ragazzino di appena 14 anni. Una madre in lacrime, con le foto dei suoi tre figli tra le mani, racconta che i suoi ragazzi sono prelevati da casa e non sono piu' tornati. In un altro video dal titolo "Sotto attacco, medici morti mentre tentano di soccorrere i feriti", sono raccolte le testimonianze dei sanitari e degli autisti delle ambulanze che mostrano automezzi crivellati di colpi e ospedali distrutti. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanita', piu' della meta' dei 27 ospedali presenti nella Striscia, e 44 cliniche, sono stati danneggiati o distrutti dai bombardamenti israeliani. Nell'offensiva a Gaza sono morti 1.400 palestinesi, tra cui oltre 300 bambini. tags: Gaza prove crimini guerra

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Rondinelle contro le ronde (sezione: Diritti umani)

( da "AprileOnline.info" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Rondinelle contro le ronde Isabella Peretti*, 24 marzo 2009, 13:14 La mobilitazione L'associazione Donne per la Sinistra lancia una manifestazione davanti alla sede della Rai il 16 aprile. Non è più sopportabile che i media alimentino, trascurando i dati reali, l'immagine di immigrati stupratori senza mai dare voce ai presidi democratici nei territori, alle esperienze dei Centri antiviolenza, ai movimenti femminili. Il rischio è quello di uno sgretolamento della democrazia "Con l'approvazione da parte del Senato del disegno di legge sulla sicurezza (Ddl 733) questa legislatura ha imboccato senza ambiguità la via del razzismo e dell'incitamento all'odio razziale: delazioni e denunce, ronde e manganelli istigano e legittimano episodi brutali di linciaggio e rappresaglia contro i migranti, i clochard e le persone più deboli. Non riconosciamo queste leggi e ne denunciamo il carattere di violazione della Costituzione repubblicana e della Dichiarazione dei diritti umani. Noi non obbediremo e invitiamo tutte e tutti a esprimere il proprio dissenso " Firmano questa dichiarazione di indignazione e disobbedienza più di 100 donne impegnate nella sinistra, nel sindacato, nelle associazioni. Questo appello contro il razzismo e il "pacchetto sicurezza" è promosso all'inizio di febbraio dalle "Donne per la sinistra" di Roma, e viene distribuito nei quartieri, nelle manifestazioni politiche e sindacali. "Donne per la Sinistra" nasce il 17 novembre 2008 alla Casa internazionale delle donne a Roma, in un'assemblea di donne che rispondono ad un invito di Elettra Deiana, Francesca Koch e Silvana Pisa, che nella loro lettera alle donne interessate ad un progetto di una nuova sinistra così scrivevano: "Molte di noi sono impegnate nel tentativo di dar vita a una nuova sinistra. E' un compito arduo che richiede fatica e tempo. Noi vorremmo che producesse un processo reale, di coinvolgimento di un grandissimo numero di donne e di uomini; un processo fondato sull'ascolto e sulla comprensione dei problemi che affliggono noi tutte, sulla capacità di trovare insieme le risposte, di ricostruire insieme una cultura e una pratica politica "di sinistra"... Noi pensiamo che molto più che gli uomini di sinistra le donne di sinistra possono lavorare per un sinistra diversa. Ma quali idee, pratiche, proposte, progetti vogliono portare nell'impresa? Vi proponiamo di parlarne insieme, di costruire insieme un percorso che ci consenta di unire le forze per valorizzare al meglio quello che insieme possiamo fare". Iniziamo la nostra attività in dicembre con una lettera aperta al Ministro Brunetta contro l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne, lettera ampiamente motivata e documentata, a cui il Ministro non ha voluto rispondere. A seguire, le riunioni - che si svolgono alla Casa internazionale delle donne- sono state frequenti e ricche di passione politica, una passione che ci ha spinto a reagire alle politiche più gravi messe in atto dal Governo, che più colpiscono il nostro senso della democrazia e della convivenza civile, come appunto quelle relative al falso binomio immigrazione- sicurezza. Da qui la decisione di essere materialmente visibili nel territorio, di esporci in prima persona, di avere un rapporto diretto con la società civile, di confrontarci con le iniziative delle donne nei municipi di Roma, di tessere relazioni nelle realtà territoriali. Alcune di noi preparano dei cartelloni - sandwich e iniziamo le nostre manifestazioni: siamo una ventina di donne, ma i cartelli sono ben visibili e soprattutto parlano chiaro: Leggi razziali = leggi criminali Ronde e manganelli = barbarie fai da te Ma che salvezza, ma che sicurezza, questo pacchetto è una schifezza La salute è da garantire, la denuncia fa inorridire Il 25 febbraio manifestiamo davanti al Ministero degli Interni, e poi, percorrendo tutta via Nazionale, arriviamo alla sede di Forza Italia; il 5 marzo partecipiamo, sempre con i nostri cartelli, alla manifestazione dei pensionati, il 3 e il 10 marzo siamo in Piazza Montecitorio davanti all'ingresso della Camera; e così via, ogni settimana, sia per esprimere davanti alla sedi istituzionali il nostro sdegno, sia per fare fronte comune con le altre espressioni di dissenso che in questo periodo si susseguono: la protesta dei medici e del personale sanitario contro l'obbligo di denunciare gli immigrati irregolari, la campagna contro il razzismo promossa dalle principali associazioni italiane. In ironica alternativa alle "ronde" decidiamo di chiamarci "rondinelle". Le politiche dell'attuale Governo rispetto all'immigrazione si caratterizzano per la loro continuità con le norme della Bossi_Fini, ma con aggravanti ulteriori: impedimenti legislativi, burocratici e amministrativi per le regolarizzazioni (permessi di soggiorno e rinnovi); una sorta di diritto diseguale, cioè un diritto speciale punitivo per gli immigrati sia sul piano penale sia sul piano civile; limitazioni e difficoltà ulteriori per ricongiungimenti familiari e matrimoni misti; discriminazioni nell'accesso al welfare: casa, assegni sociali, bonus bebè, salute; difficoltà per iscriversi all'anagrafe dei comuni - l'iscrizione è comunque impedita alle famiglie irregolari e ai propri figli - e quindi godere dei diritti sociali minimi; difficoltà ulteriori per prendere una casa in affitto, trasferire denaro in patria, ecc. Inoltre l'art.41 del pacchetto sicurezza introduce in Italia una sorta di "assimilazione forzata" in quanto subordina il rilascio (e il rinnovo) del permesso di soggiorno alla stipula di un 'accordo di integrazione' tra lo straniero e lo Stato, in cui il primo si impegna a conseguire obiettivi di integrazione, non meglio specificati. La 'perdita dei crediti' determina l'espulsione immediata dello straniero, non sospendibile neppure qualora egli ricorra in giudizio avverso il provvedimento espulsivo. La giuslavorista Marzia Barbera in un recente convegno della Cgil ha denunciato che in nome dell'emergenza (ci si appella proprio ad una legge, la 225 del 1992 sullo stato di emergenza dovuto a catastrofi e a calamità naturali) si sospendono i diritti fondamentali degli stranieri e contestualmente si trasforma in disposizioni di legge un'attenzione "ragionieristica" per la vita delle persone immigrate, per rendergliela sempre più difficile: vedi i limiti "speciali" per gli immigrati per accedere al welfare, i limiti ulteriori e le esclusioni stabiliti dalle ordinanze dei sindaci, un "nomolocalismo", sostenuto dal governo, del tutto illegittimo e anticostituzionale (art.23 Cost). Tra le più gravi di queste norme locali, come donne denunciamo quelle che escludono dal "bonus bebé" le famiglie immigrate, sostenute da un'ideologia che intende sostenere solo l'aumento demografico della "razza italiana". Sul piano della produzione legislativa il Governo intreccia, in uno stesso disegno di legge o in uno stesso decreto, questioni che nella realtà non hanno attinenza tra loro: misure contro la mafia e misure repressive contro l'immigrazione (nello stesso ddl. " Disposizioni in materia di sicurezza pubblica"), misure penali e misure amministrative (per esempio le nuove norme restrittive rispetto ai matrimoni misti sono inserite nel pacchetto sicurezza, come se, appunto, i matrimoni fossero pericolosi per la sicurezza pubblica!!); norme contro la violenza sessuale, ronde - una pericolosissima chiamata del governo alla popolazione a compartecipare al razzismo! - e allungamento del periodo di detenzione nei Centri di identificazione ed espulsione ( nel medesimo decreto legge: "Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori"). L'intreccio non è casuale, ma politico: norme contro l'immigrazione sono inserite nel decreto contro la violenza alle donne, per sfruttarne la carica emotiva. Il passaggio è immediato: immigrati = stupratori; ronde contro gli stupratori = ronde contro gli immigrati e gli emarginati. E' quest'ultimo uno degli intrecci perversi del Governo che più ci ha chiamato in causa come donne, che più ci ha indignato ispirando i nostri cartelli di protesta. Protesta va però insieme con approfondimento, confronto. Discuteremo tra noi e con altre donne se sono giuste quelle misure, contenute nel decreto, che prevedono, per esempio, il carcere immediato per l'accusato di stupro, escludendo quindi gli arresti domiciliari e la discrezionalità del giudice; se sono giuste cioè tutte quelle misure che in nome di una presunta emergenza, riducono le garanzie costituzionali. Un'emergenza presunta e non analizzata in profondità, in quanto da una parte è antica quanto il patriarcato, dall'altra è espressione della sua crisi, dei suoi colpi di coda di fronte alla nuova libertà delle donne. Riprenderemo quindi una discussione sulla violenza sessuale che ebbe inizio negli anni 70, e che riguarda sia le misure penali che le questioni più generali della violenza degli uomini contro le donne. "Non siamo Erinni assetate di vendetta" si diceva allora; oggi il problema di una lotta non-violenta contro la violenza sessuale si pone con un nuovo carico di contraddizioni e difficoltà, poiché, in una situazione in cui media e politiche dei governi seminano allarme e paure e contribuiscono a provocare reazioni incontrollate, molte donne - a destra, ma non solo - tendono ad essere proprio le Erinni contestate negli anni 70, a ricorrere esclusivamente alla funzione simbolica del penale, che riduce la complessità delle relazioni tra "aggressori" e "vittime", specie di ambito familiare, che non affronta il problema della responsabilità di tutti gli uomini rispetto alla violenza, ma ne criminalizza solo alcuni. A mio parere, l'inasprimento delle pene e delle procedure sono una risposta simbolica istituzionale che a violenza risponde con violenza, aprendo nella società una spirale senza fine di devastazione. Ci diceva, intervenendo in un convegno, Linda Laura Sabbatini che i dati attuali, riportati dai giornali, non ci possono dire se le violenze contro le donne sono aumentate o no, perché si riferiscono solo alle violenze denunciate che costituiscono ancora soltanto il 7% del totale delle violenze subite dalle donne. Quindi non sappiamo se il complesso delle violenze è cresciuto o meno. L'indagine Istat di alcuni anni fa, svolta su un campione molto vasto, metteva in luce come il 70% delle violenze fisiche e sessuali contro le donne è avvenuta ad opera di conviventi o persone conosciute all'interno delle case e delle famiglie, delle quali più del 90% non sono state denunciate. Ma i dati delle violenze denunciate - pur essendo quindi una minima parte delle violenze subite - ci dicono però che il 40% sono compiute da immigrati, dei quali il 60% sono irregolari, soprattutto del Marocco, della Romania (triplicati) e dell'Albania, una percentuale di molto superiore rispetto a quella della presenza migratoria in Italia ( un po' più del 6% sul totale della popolazione residente). Non dobbiamo nasconderci questo dato di fatto, ma rifletterci insieme. L'indagine dell'Istat non coglieva il dato delle violenze sulle donne immigrate; oggi i dati delle denunce ci dicono che la maggioranza degli stupri compiuti da immigrati sono contro donne immigrate; al numero verde della Rete nazionale antiviolenza presso il Ministero delle pari opportunità (1522) arrivano ora più di ieri molte telefonate di donne immigrate, che spesso non denunciano lo stupro subito. Un fenomeno grave e preoccupante. Ma certamente i mass media non hanno dato prova di un'informazione veritiera attenendosi a questi dati, bensì hanno condotto una campagna martellante con il solo effetto di produrre paura e reazioni xenofobe. Per denunciare questo ruolo dei mass media, come donne per la sinistra, chiedendo la partecipazione ad altre associazioni, forze politiche e sindacali, manifesteremo davanti alla sede della Rai il prossimo 16 aprile alle ore 16. E' questo il nostro prossimo rilevante impegno: non è più sopportabile che nei telegiornali e nelle trasmissioni televisive emergano soltanto paure e violenze, immigrati stupratori e linciaggi popolari, mostri in prima pagina e giustizia spettacolo, senza mai dare voce ai presidi democratici nei territori, alle esperienze dei Centri antiviolenza, ai movimenti delle donne. Tutto ciò produce un ulteriore sgretolamento della democrazia e della maturità civile del nostro Paese, contro il quale manifesteremo, cercando di rappresentarne un'alternativa. *Donne per la Sinistra

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Il fine è sempre l'abolizione (sezione: Diritti umani)

( da "AprileOnline.info" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il fine è sempre l'abolizione Virginia Solazzo*, 24 marzo 2009, 18:35 Pena di morte Con l'adozione da parte dell'Onu di una seconda risoluzione, nel dicembre 2008, per una moratoria, il mondo ha fatto importanti passi avanti. Ma l'obiettivo resta sempre quello di fermare la mano del boia in modo definitivo. Lo ricorda Amnesty nella presentazione del suo dossier Con l'adozione da parte dell'Assemblea generale dell'Onu di una seconda risoluzione, nel dicembre 2008, per una moratoria sulla pena capitale, il mondo ha fatto importanti passi avanti verso l'abolizione della pena capitale. Oggi in due terzi del pianeta non vi si ricorre più e questo dimostra l'accresciuta consapevolezza che è una punizione estrema e inconciliabile con il rispetto dei diritti umani. Nonostante questi sviluppi positivi, il traguardo di un mondo libero dalla pena capitale è ancora lontano. Nel suo rapporto "Condanne a morte ed esecuzioni nel 2008", Amnesty International ha sì documentato che solo 25 dei 59 paesi mantenitori hanno eseguito condanne nello scorso anno, ma ha anche denunciato che tra gennaio e dicembre sono state messe a morte almeno 2390 persone ed emesse almeno 8864 condanne alla pena capitale in 52 paesi. Amnesty International ha riscontrato in Asia il maggior numero di esecuzioni: nella sola Cina, che insieme ad Afghanistan, Bangladesh, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam ricorrere alla pena di morte, hanno avuto luogo 1718 esecuzioni. Il secondo maggior numero, 508, è stato registrato nell'area Africa del Nord - Medio Oriente: tra le 346 persone messe a morte in Iran, con metodi quali l'impiccagione e la lapidazione, anche otto minorenni al momento del reato. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione. Nel continente americano solo gli Usa sono ricorsi con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni; l'unico altro paese in cui sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell'area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003. L'Europa sarebbe una zona libera dalla pena di morte se non fosse per la Bielorussia, dove le condanne vengono eseguite con un colpo di pistola alla nuca. Passi positivi ha fatto registrare l'Africa sub-sahariana, dove sono state eseguite solo due condanne a morte, anche se le sentenze capitali emesse sono state almeno 362, e la Liberia ha reintrodotto la pena capitale per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento. In linea con gli anni precedenti, numerose condanne a morte sono state emesse al termine di processi iniqui, spesso basati su confessioni estorte con la tortura. In alcuni stati, quali Bielorussia, Mongolia e Corea del Nord, le condanne sono eseguite in assoluta segretezza e senza alcuna trasparenza; in altri, come il Giappone, i detenuti sono sottoposti a condizioni di detenzione particolarmente dure e vengono informati dell'esecuzione poche ore prima di essere messi a morte. Il Rapporto di Amnesty International dimostra ancora una volta che la pena di morte è una punizione crudele, inumana e degradante, che viola il diritto alla vita, che comporta l'elevato rischio di mettere a morte degli innocenti. è una violazione dei diritti umani, non ha alcun effetto deterrente e il suo sproporzionato contro persone povere, emarginate e oppositori politici costituisce un grave atto di discriminazione. Amnesty International chiede ancora una volta al mondo di combattere la pena capitale, di fare pressioni su Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Stati Uniti d'America, i cinque paesi che hanno fatto registrare il 93 per cento delle esecuzioni su scala mondiale nel 2008, affinché si possa finalmente non dover più parlare di decapitazioni, sedie elettriche, impiccagioni, iniezioni letali, fucilazioni e lapidazioni. *Ufficio Comunicazione Sezione Italiana Amnesty International

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LIBANO/ ANTONIO CASSESE ELETTO PRESIDENTE TRIBUNALE HARIRI -2- (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Libano/ Antonio Cassese eletto presidente Tribunale Hariri -2- di Apcom E' stato il primo presidente del Tribunale dell'Aia -->L'Aia, 24 mar. (Apcom) - Nato nel 1937, Antonio Cassese è stato Presidente del Comitato del Consiglio d'Europa per la prevenzione della tortura, quindi primo presidente del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (dal '93 al '97). In seguito ha presieduto la Commissione internazionale di inchiesta voluta dall'Onu sui crimini commessi in Darfur, che ha presentato le proprie conclusioni al Consiglio di sicurezza dell'Onu nel gennaio 2005. Il Tribunale speciale per il Libano è stato creato nel 2007 da una risoluzione del COnsiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Ha sede a Leidschendam, un quartiere periferico dell'Aia. Al momento solo Cassese e il giudice belga Daniel Fransen, incaricato di istruire il dossier prima del processo, hanno preso funzione; gli altri nove giudici membri del Tsl "assumeranno le loro funzioni a una data che sarà determinata dal segretario generale delle Nazioni unite", Ban Ki-moon. Il tribunale ha precisato che "i loro nomi saranno comunicati solo nel momento in cui saranno adottate tutte le misure di sicurezza". (con fonte afp)

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SICUREZZA/ CORTE STRASBURGO CONTRO ESPULSIONI TUNISINI DA ITALIA (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sicurezza/ Corte Strasburgo contro espulsioni tunisini da Italia di Apcom Perché gli 8 sospetti terroristi rischiano tortura in patria -->Strasburgo, 24 mar. (Apcom) - Secondo la Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo, l'espulsione dall'Italia di cittadini tunisini sospetti di attività terroristiche comporterebbe il rischio per gli espulsi di essere torturati al loro ritorno in patria, e violerebbe dunque il diritto internazionale applicabile. Una tale espulsione sarebbe infatti contraria all'art.3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti, hanno concluso oggi all'unanimità di giudici di Strasburgo. La decisione riguarda otto cittadini tunisini che, dopo la notifica dell'espulsione, avevano inoltrato due ricorsi nel 2006 e nel 2007, paventando il rischio di tortura nel caso che la fosse stata eseguito l'ordine giudiziario nei loro confronti. La Corte di Strasburgo ha evocato numerose fonti internazionali che hanno documentato molteplici casi di tortura e di maltrattamenti inflitti in Tunisia ai sospetti di attività terroristiche. Una tesi, questa, confermata dal rapporto 2008 di Amnesty International sulla Tunisia, che non è stata smentita neanche dalle visite del Comitato internazionale della Croce rossa nei luoghi di detenzione del Paese nordafricano. Quanto alle rassicurazioni italiane sul trattamento dei detenuti in Tunisia, i giudici della Corte di Strasburgo le hanno respinte notando che provenivano da fonti diplomatiche tunisine. L'Italia era già stata condannata dalla Corte per aver espulso verso questo paese nordafricano un cittadino tunisino vicino agli estremisti islamici, Essid Sami Ben Khemais, dopo che i giudici di Strasburgo avevano chiesto a Roma di rinunciare a dare esecuzione al provveidimento, nel 2007. E nel dicembre 2008, l'Italia ha rimpatriato un altro tunisino, l'ex imam Mourad Trabelsi, malgrado un'ordinanza contraria della stessa Corte.

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Casa Alba desecretizeaza note despre torturarea detinutilor (sezione: Diritti umani)

( da "Romania Libera" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

> Cititi online anunturile din ziarul ?Romania libera?: Noi dezvaluiri stanjenitoare pentru administratia Bush Casa Alba desecretizeaza note despre torturarea detinutilor Detinut la baza de la Guantanamo, dus cu targa la interogatoriu Dana Hadareanu Marti, 24 Martie 2009 » Trei note interne care ar urma sa fie declasificate si facute publice de Casa Alba dezvaluie detalii despre tehnicile de interogare a membrilor importanti ai Al Qaeda aprobate de administratia Bush. Detalii terifiante despre meto-dele de interogare a detinutilor "valorosi" din razboiul impotriva terorismului ar putea sa fie facute publice in premiera, intrucat Casa Alba este pe cale sa aprobe declasificarea a trei note interne pe aceasta tema, scrie revista "Newsweek". Documentele, scrise in mai 2005 de experti din Departamentul de Justitie, ofera argumente juridice pentru a justifica utilizarea unor metode de tortura, cum ar fi simularea inecului sau spanzurarea. Aceste dezvaluiri se adauga celor facute recent de "New York Review of Books", care a scris despre un raport secret al Crucii Rosii, inaintat CIA in februarie 2007, in care detinutii spun ca au fost inchisi in lazi ca niste sicrie, au fost spanzurati cu prosoape sau au fost siliti sa stea zile in sir dezbracati si cu mainile ridicate si prinse in catuse. Un oficial citat de "Newsweek" sustine insa ca membrii Congresului au primit peste 30 de informari privind metodele CIA si ca acest raport al Crucii Rosii a fost inaintat comisiilor Congresului insarcinate cu supervizarea serviciilor secrete. Ca urmare a ordinului executiv semnat de presedintele Obama pe 22 ianuarie prin care se interzice tortura, echipa procurorului general al SUA, Eric Holder Jr., a ajuns la concluzia ca nu mai exista nici un motiv pentru a pastra secrete aceste documente. Responsabilii CIA s-au opus declasificarii notelor interne, argumentand ca publicarea lor ar putea compromite "surse si metode" folosite de serviciile de informatii. Potrivit unui oficial al Administratiei Obama, fostul director al CIA Michael Hayden a incercat chiar sa intervina direct pe langa presedinte pentru a impiedica desecretizarea. » Gardianul convertit la islam Un articol din "Newsweek" abordeaza dintr-o alta perspectiva interactiunea dintre detinutii si gardienii de la Guantanamo, relatand despre un gardian care s-a convertit la islam chiar in inchisoare, in urma discutiilor lungi purtate in timpul schimburilor de noapte cu detinutul nr. 590, marocanul Ahmed Errachidi, supranumit "Generalul". Terry Holdbrooks din politia militara americana era de sase luni in misiune la Guantanamo, cand a inceput sa stea de vorba cu Errachidi, in turele de noapte. La inceputul anului 2004, el l-a rugat pe marocan sa ii scrie versetul ce trebuie rostit pentru convertirea la islam, "Nu este alt Dumnezeu decat Allah, iar Mohammed este Profetul Sau", in transcriere fonetica in araba, si a spus aceste cuvinte chiar acolo, in inchisoare, devenind astfel musulman. Din aceeasi categorie: Criza economica tensioneaza climatul social Sfarsitul iluziilor pentru ObamaCriza economica taie din ambitiile Rusiei Voteaza

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L'Italia viola i diritti umani dei lavoratori immigrati (sezione: Diritti umani)

( da "Blogosfere" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mar 0924 L'Italia viola i diritti umani dei lavoratori immigrati Pubblicato da Massimo Brignolo alle 20:35 in Approfondimenti "Il Comitato auspica che il Governo italiano sia in grado di agire in modo efficace per affrontare il clima di evidente intolleranza, violenza e discriminazione degli immigrati, inclusi i Rom, e per assicurare l'effettiva difesa nella legislazione e nella pratica dei diritti umani di base di tutti i lavoratori immigrati, indipendentemente dal loro status". Sono le conclusioni alle quali giunge il rapporto annuale (5MB, la sezione sull'Italia a pagina 644) del comitato di esperti dell'ILO, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, di cui molto si è parlato negli ultimi giorni. Il comitato arriva a queste conclusioni dopo aver osservato che "nonostante l'esistenza di legislazione contro la discriminazione, l'incidenza della violazione dei diritti umani di base degli immigrati e la loro discriminazione è alta. E prosegue: "persistono nel paese razzismo e xenofobia nei confronti degli immigrati, di coloro che richiedono asilo e dei rifugiati creando un clima negativo nei confronti di tali categorie". Non mancano i riferimenti alle condizioni di detenzione dei clandestini prima della loro espulsione e alle "serie violazioni dei diritti umani dei lavoratori immigrati clandestinamente, in particolare quelli che provengono dall'Africa, l'Europa orientale e l'Asia, nel campo della sanità, dei bassi salari ricevuti spesso in ritardo, degli orari di lavoro e di situazioni di lavoro vincolato nel quale parte del salario è trattenuto come pagamento per l'alloggio in aree sovraffollate senza elettricità e acqua corrente". Su queste basi, la Commissione richiama il Governo al rispetto degli impegni presi con la firma della Convenzione sui Lavoratori Immigrati del 1975, in particolare l'Articolo 1 che richiede "il rispetto dei diritti umani di base di tutti i lavoratori immigrati, a prescindere dal loro status", l'Articolo 9 che obbliga ad "assicurare che i lavoratori immigrati, anche quelli assunti illegalmente, non siano privati dei loro diritti in materia di remunerazione, sicurezza sociale e gli altri benefici rigurardo alla loro attività" e gli Articoli 10 e 12 che richiedono di "prendere misure che garantiscano uguaglianza di trattamento nell'applicazione delle condizioni di lavoro, per tutti gli immigrati regolari". E il Governo ancora una volta minimizza e parla di falsità.

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Myanmar/ Onu: detenzione San Suu Kyi viola anche legge (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 24 mar. (Apcom) - La detenzione della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi non soltantoo è in violazione della legge internazionale ma anche della stessa legge del Myanmar (ex Birmania): è il parere del gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie, sotto l'egida del Consiglio dei diritti umani dell'Onu. Lo riferisce l'agenzia Misna. Suu Kyi, capo dell'opposizione, è agli arresti domiciliari dal 2003, secondo la legge speciale del 1975 che autorizza il prolungamento della detenzione anno per anno ma per un massimo di cinque anni, che sono già scaduti nel 2008. Rientrata nel suo paese nel 1988, Suu Kyi ha finora trascorso 13 anni agli arresti, in fasi diverse. La prossima scadenza dei termini di carcerazione cade a maggio.

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Sicurezza/ Corte Strasburgo contro espulsioni tunisini da (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 24-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Strasburgo, 24 mar. (Apcom) - Secondo la Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo, l'espulsione dall'Italia di cittadini tunisini sospetti di attività terroristiche comporterebbe il rischio per gli espulsi di essere torturati al loro ritorno in patria, e violerebbe dunque il diritto internazionale applicabile. Una tale espulsione sarebbe infatti contraria all'art.3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti, hanno concluso oggi all'unanimità di giudici di Strasburgo. La decisione riguarda otto cittadini tunisini che, dopo la notifica dell'espulsione, avevano inoltrato due ricorsi nel 2006 e nel 2007, paventando il rischio di tortura nel caso che la fosse stata eseguito l'ordine giudiziario nei loro confronti. La Corte di Strasburgo ha evocato numerose fonti internazionali che hanno documentato molteplici casi di tortura e di maltrattamenti inflitti in Tunisia ai sospetti di attività terroristiche. Una tesi, questa, confermata dal rapporto 2008 di Amnesty International sulla Tunisia, che non è stata smentita neanche dalle visite del Comitato internazionale della Croce rossa nei luoghi di detenzione del Paese nordafricano. Quanto alle rassicurazioni italiane sul trattamento dei detenuti in Tunisia, i giudici della Corte di Strasburgo le hanno respinte notando che provenivano da fonti diplomatiche tunisine. L'Italia era già stata condannata dalla Corte per aver espulso verso questo paese nordafricano un cittadino tunisino vicino agli estremisti islamici, Essid Sami Ben Khemais, dopo che i giudici di Strasburgo avevano chiesto a Roma di rinunciare a dare esecuzione al provveidimento, nel 2007. E nel dicembre 2008, l'Italia ha rimpatriato un altro tunisino, l'ex imam Mourad Trabelsi, malgrado un'ordinanza contraria della stessa Corte.

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