CENACOLO DEI COGITANTI |
Medici e Onu contro
Israele ( da "City"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Medici e Onu contro Israele Nuove
pesanti accuse contro l'attacco di Israele a Gaza: l'Onu denuncia che, in
almeno un caso, l'esercito ha usato un palestinese di 11 anni come scudo umano.
Mentre i "Dottori per i diritti umani" denunciano "attacchi
indiscriminati contro i civili" e contro il personale medico. 24 marzo
2009
Accuse ad Israele per
crimini di guerra ( da "Giornale
di Brescia" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritto internazionale». Lo afferma
il rapporto di un relatore dell'Onu per i diritti umani presentato ieri a
Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk, relatore
speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei
territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi
impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi
l'onu: israele a gaza ha
usato scudi umani - alberto stabile
( da "Repubblica, La"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Non poche denunce di gravi
violazioni dei diritti umani riguardano anche Hamas. I miliziani islamici sono
stati accusati di aver ucciso o gambizzato avversari politici, nonché di aver
essi stessi fatto uso di scudi umani. Ma le Nazioni Unite, hanno detto gli
esperti, devono ancora verificare queste accuse.
il premio internazionale
di poesia "castello di duino"
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: (attualmente in Messico per la Commissione
dei diritti umani). Il concorso promuove scopi umanitari e devolve il ricavato
dalla vendita del libro dedicato a vincitori e selezionati (pubblicato
gratuitamente dalla Ibiskos Editrice Risolo) alla Fondazione
Luchetta-Ota-D'Angelo-Hrovatin per i bambini vittime di guerra.
cupello, coppa fifa.
( da "Centro, Il" del
24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani. L'Arci aderisce alla
campagna di sensibilizzazione mondiale sui diritti umani. In anteprima, venerdì
alle 21, nella sede di corso Plebiscito (di fronte al Teatro Rossetti) verrà
proiettato "All human rights for all", film collettivo realizzato da
25 registi italiani tra i quali c'è anche Mario Monicelli,
legato a un albero e
torturato per ore 20 anni al killer
( da "Repubblica, La"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: torturato per ore 20 anni al killer
Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 2007, Francesco Carvelli, nipote di Mario,
il boss della �ndrangheta di Quarto Oggiaro, fu ucciso a 21 anni con cinque
colpi di pistola. Poco prima era stato attirato in una trappola al centro
commerciale Metropoli, a Novate Milanese: un´auto con lampeggiante e tre uomini
che indossavano le pettorine della polizia,
GERUSALEMME A due mesi
dalla fine dell'operazione Piombo fuso contro Hamas a Gaz...
( da "Stampa, La" del
24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Medici per i diritti umani (Phr)»,
una ong che riunisce medici ebrei e arabi di Israele, che ha accusato
l'esercito di «aver violato i codici etici» per non aver consentito
l'evacuazione di famiglie palestinesi rimaste intrappolate nelle aree di
combattimento e aver impedito alle squadre di soccorso di raggiungere i feriti,
Diciotto navi per
esercitazione anti-terrorismo ( da "Secolo
XIX, Il" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritto della popolazione e la
salvaguardia dei diritti umani e del libero commercio marittimo. Per rendere
l'esercitazione realistica il mototrasporto fari "Palmaria" ha
provveduto a seminare nel braccio di mare interessato dall'esercitazione 50
simulacri di mine di quattro diversi modelli che dovranno essere scoperte e
distrutte dai 13 cacciamine in operazione consentendo loro
Dagli antichilezioni
didemocrazia ( da "Secolo
XIX, Il" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: organizzazione umana e dalla
leadership, discusso di come la sociologia possa aiutare noi, adolescenti del
XXI secolo, a capire un po' meglio questo mondo così difficile e complesso,
correlando la nascita della democrazia alla diffusione dei Diritti Umani. Siamo
andati nelle strade della nostra città ed abbiamo chiesto ai nostri
concittadini,
Pantano AFGHANISTAN
( da "Manifesto, Il"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dopo 11 mesi di carcere e torture,
è la sua ultima intervista Patricia Lombroso NEW YORK «Le condizioni di
detenzione e tortura a Bagram, in Afghanistan sono un inferno peggiore di
Guantanamo, ma pochi lo sanno. Io l'ho sperimentato per undici mesi. I detenuti
vengono trattati come bestie, abbandonati in quel buco nero dell'arbitrio senza
accuse provate,
Bambini usati come scudi
umani ( da "Manifesto,
Il" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: GUERRA A GAZA Da Onu e medici per i
diritti umani denunce di atrocità commesse dall'esercito israeliano «Bambini
usati come scudi umani» I militari si difendono, ma aumenta la pressione per
un'inchiesta vera su Piombo fuso Michele Giorgio GERUSALEMME Era solo un
bambino di 11 anni e aveva un'unica «colpa»: abitare a Tel Hawa, investita in
pieno dall'offensiva di terra lanciata dall'
Tre progetti per il
concorso <Casa della pace> ( da "Giorno,
Il (Brianza)" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani, della tolleranza,
della non violenza, dell'educazione e promozione di progetti di cooperazione e
promozione allo sviluppo. Al Premio "Casa della Pace" possono
concorrere enti, scuole o classi, associazioni e organizzazioni culturali,
onlus e quelle organizzazioni che abbiano avviato azioni concrete di
sensibilizzazione e promozione di buone pratiche sociali sul tema
Lotta all'Aids se la
scienza trucca le carte ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: adeguato alla loro concezione del
vivere, capace di rispettare i diritti umani nel senso più profondo». Il Papa è
partito da qui, dall'educare la persona al rispetto di se stessa (A) e degli
altri (B): ma per chi produce condom e farmaci antiretrovirali contro l'Aids, A
e B hanno davvero ben pochi vantaggi economici.
Una coperta per Linus: va
in scena l'educazione ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: anniversario della Costituzione e
della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, è stato scelto come tema, quello dei
diritti umani e, in particolare, dell'infanzia. «Crediamo che quest'iniziativa
sia un buon modo di coinvolgere i giovani su tematiche centrali per la
formazione dell'individuo e della comunità - ha spiegato l'assessore
provinciale alle Politiche sociali Tiziana Mozzoni -
Bagnasco ruggisce in
difesa di Ratzinger E sul biotestamento vuole mobilitazione
( da "Riformista, Il"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che trova sostanza nel fermo sì alla
tutela dei diritti umani di tutti e in un altrettanto netto no alla pena di
morte, al commercio degli organi, alle mutilazioni sessuali, alle alterazioni
fecondative, a qualsiasi manipolazione non terapeutica del corpo umano, pur se
liberamente volute da persone adulte, informate e consenzienti».
LA DIGNITA' PERDUTA
( da "Corriere della Sera"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: i cinesi si disinteressano
totalmente del rispetto dei diritti umani e puntano al sodo. Cioè a sfruttare
le fonti di energia e a sostenere i governi compiacenti. Da ieri, il governo
sudafricano si è iscritto a questa categoria forse conveniente ma di sicuro
poco onorevole. E noi insistiamo a credere che ci abbia rimesso.
Richard Falk, relatore
speciale dell'Onu, insiste per un'inchiesta di esperti internazionali...
( da "Messaggero, Il"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Nel rapporto in discussione a
Ginevra dal Consiglio per i diritti umani egli afferma che in ogni modo «gli
attacchi risultano illegali di per sé e sembrano costituire un crimine di
guerra della più grande portata in base al diritto internazionale». Governo e
militari israeliani hanno già respinto le accuse e ieri le alte sfere di
Tsahal, le forze armate israeliane,
Dario Fo: <Indignato,
ribelliamoci> ( da "Corriere
della Sera" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la nazione simbolo dei diritti
umani in Africa?» Il passato se l'è lasciato alle spalle. «è diventato un Paese
sotto ricatto della Cina, succube dei poteri economici: i soldi prima di tutto,
qualsiasi battaglia civile viene dopo». Ora i Nobel invitati alla conferenza
sul calcio minacciano il boicottaggio.
La Zinella ora diventa una
figurina da collezione ( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: «Siamo stati scelti per
rappresentare il 24° Articolo della Carta dei Diritti Umani, quello relativo
allo svago ed allo sport. Domenica prossima durante il riscaldamento la Wayel
indosserà una maglietta appositamente realizzata per finanziare alcuni progetti
destinati alle popolazioni in difficoltà».
Chiedere la verità su Gaza
non è antisemitismo ( da "Unita,
L'" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dal marzo 2008 Relatore Speciale
Onu per i Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati. «In me e nel team
che ha redatto il rapporto (discusso ieri a Ginevra nel Consiglio dei diritti
umani, ndr.) non c'è alcuna volontà persecutoria verso Israele. A muoverci c'è
la determinazione a stabilire la verità.
L'Onu contro Israele:
<Crimini a Gaza> ( da "Giorno,
Il (Milano)" del 24-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritto internazionale». Lo afferma
un rapporto dell'Onu per i diritti umani presentato a Ginevra, nel quale si
chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del
Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei territori
palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate
fosse possibile distinguere tra obiettivi militari
Più marketing politico che
un vero cambio della linea americana
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: di diritti umani e di desiderio
universale di liberarsi dalle catene dell'oppressione. Bush, insomma, usava la
più tradizionale retorica idealista e di sinistra. Obama, invece, si è rivolto
non solo al popolo, ma anche ai leader iraniani. E non ha mai pronunciato le
parole libertà, democrazia, diritti.
Il Papa in Africa, un
bilancio di due viaggi ( da "Giornale.it,
Il" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani, si è discusso di
profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di
aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un
discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica,
una volta messa in moto, non si è più fermata.
Esecuzioni capitali,
Amnesty: più che raddoppiate nel 2008
( da "Reuters Italia"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dai gruppi a tutela dei diritti
umani, dai tribunali e dai media. "La situazione (in Cina) è ammantata dal
silenzio e le cifre potrebbero essere molto, molto più elevate", ha
spiegato a Reuters, Irene Khan, segretario generale di Amnesty, sottolineando
che l'aumento delle esecuzioni capitali è parzialmente dovuto al cambiamento
del sistema giudiziario in Cina.
'Piombo fuso', nuove
accuse a Israele per crimini di guerra a Gaza
( da "Rai News 24" del
24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritto internazionale", si
legge nel rapporto di un relatore dell'Onu per i diritti umani presentato ieri
a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk,
relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei
territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi
impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi
Manifestazione "Pace
e Legalità" II Circolo didat
( da "Caserta News" del
24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Tutti i diritti umani di tutti gli
uomini". Agnese Ginocchio che sta già collaborando insieme alle docenti
referenti legalità appena citate al progetto: "Crescere nella
Legalità" che culminerà a Maggio in una grossa manifestazione, ha
annunciato ufficialmente che il 2° circolo didattico "Giovanni Paolo
II" diretto dalla dott.
Benedetto XVI conclude il
suo viaggio in Africa. Il ritorno a Roma
( da "AmericaOggi Online"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la mancanza di trasparenza e di
rispetto dei diritti umani, la capacità delle multinazionali che depredano il
continente, la "sconvolgente" discriminazione delle donne, le
sanguinose rivalità interetniche e tribali. In Paesi abituati ai discorsi
compiacenti i molti ospiti stranieri, interessati ad assicurarsi una fetta
delle ricchezze naturali africane,
Gaza. Per l'ONU
l'offensiva militare israeliana "Piombo fuso" è un crimine di guerra
( da "AmericaOggi Online"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritto internazionale". Lo
afferma il rapporto di un relatore dell'Onu per i diritti umani presentato ieri
a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk,
relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei
territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi
impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi
L'editoriale-La dignità
perduta di Franco Venturini ( da "Corriere.it"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: i cinesi si disinteressano
totalmente del rispetto dei diritti umani e puntano al sodo. Cioè a sfruttare
le fonti di energia e a sostenere i governi compiacenti. Da ieri, il governo
sudafricano si è iscritto a questa categoria forse conveniente ma di sicuro
poco onorevole. E noi insistiamo a credere che ci abbia rimesso.
DIRITTI. In Europa la pena
di morte resiste solo in Bielorussia. Rapporto Amnesty International
( da "HelpConsumatori"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: abolizione della pena di morte e la
Commissione africana dei diritti umani e dei popoli ha richiamato gli Stati
africani che mantengono la pena di morte ad osservare una moratoria sulle
esecuzioni nella regione in vista dell'abolizione. Gli Stati Uniti nel 2008
hanno registrato il numero più basso di esecuzioni avvenute in un anno dal
1995: 37, quasi tutte in Texas.
<Bambini usati come
scudi umani> ( da "Manifesto,
Il" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Bambini usati come scudi umani» Da
Onu e medici per i diritti umani denunce di atrocità commesse dall'esercito
israeliano I militari si difendono, ma aumenta la pressione per un'inchiesta
vera su Piombo fuso Michele Giorgio GERUSALEMME Era solo un bambino di 11 anni
e aveva un'unica «colpa»: abitare a Tel Hawa, investita in pieno dall'offensiva
di terra lanciata dall'
Dal travaglio
dell'economia una nuova <consapevolezza etica> I preti? Volto amico della
Chiesa che cammina tra la gente ( da "Avvenire"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: manifestando il proprio livello di
umanità o, al contrario, di inciviltà. Nelle moderne democrazie, la vita va
difesa perché è indispensabile limitare il potere «biopolitico» sia della
scienza sia dello Stato, il che trova sostanza nel fermo «sì» alla tutela dei
diritti umani di tutti, di chi economicamente è in grado di difendersi come di
chi non può farlo,
Sudafrica, salta
conferenza pace dopo visto negato al Dalai Lama
( da "Reuters Italia"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: La decisione si è attirata le
critiche dei partiti di opposizione in un Paese che si è proposto come un
modello per la democrazia e i diritti umani dalla fine dell'apartheid nel 1994.
Il leader spirituale tibetano era stato invitato a partecipare alla conferenza
da altri premi Nobel: l'arcivescovo Desmond Tutu, FW de Klerk e Nelson Mandela.
GIORNATA MONDIALE DELLA
TUBERCOLOSI ( da "WindPress.it"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Commerciale Luigi Bocconi e la
Commissione Diritti Umani del SenatoMilano â?? Medici Senza Frontiere (MSF), in
occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi del 24 marzo, lancia a
Milano la campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia
malattia". Lâ??obiettivo della campagna è¨ quello di inserire la
tubercolosi (TBC) nellâ?
- PREMIO "ARTE E
DIRITTI UMANI" AI MODENA CITY RA
( da "WindPress.it" del
24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Premio "Arte e diritti
umani" ai Modena City RamblersContenuto della paginaRoma, 27 marzo: premio
"Arte e diritti umani" di Amnesty International ai Modena City
RamblersCS045: 24/03/2009Venerd 27 marzo a Roma la Sezione Italiana di Amnesty
International conferir ai Modena City Ramblers il premio "Arte e diritti
umani".
M.O./ ISRAELE CRITICA
RAPPORTO ONU SULL'OFFENSIVA A GAZA
( da "Wall Street Italia"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: atteggiamento unilaterale, parziale
e ingiusto del Consiglio dei diritti dell'uomo" nei confronti di Israele,
ha detto all'Afp il portavoce del governo Mark Regev. "Questo tipo di
rapporti non rende un servizio ai diritti umani. Sono piuttosto una
strumentalizzazione politica dei diritti dell'uomo", ha aggiunto il
portavoce.
"Martyrs", una
visione scioccante ( da "superEva
notizie" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: e soprattutto di torture, ai danni
di povere ragazze che vengono sottoposte a ineffabili misfatti per una ragione
mistica che va oltre a ogni immaginazione. In un'ora e mezza di film i momenti
di calma sono quasi nulli, e la pellicola è una totale immersione nel sangue,
nella carne straziata, nel dolore, nel pianto, nella sofferenza.
MICHELE GIORGIO
GERUSALEMME. DUE MESI DOPO LA PROCLAMAZIONE DEL CESSATE IL FUOCO A GAZA,
ISRAELE ... ( da "Mattino,
Il (Nazionale)" del 24-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani dell'Onu, Richard
Falk ha presentato ieri sera al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni
Unite. Falk, che in passato ha già criticato Israele, vuole un'inchiesta di
esperti per determinare se durante «Piombo fuso» i militari israeliani hanno
avuto modo di distinguere tra civili e miliziani armati di Hamas e quindi
accertare se a Gaza siano stati compiuti crimini
Giornata mondiale della
tubercolosi: MSF lancia la campagna
( da "SaluteEuropa.it"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: assistenza sanitaria e sociale)
dell'università commerciale luigi bocconi e la commissione diritti umani del
senato. anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in italia per la
ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la tbc, che verrà effettuato nei
prossimi mesi da msf con la collaborazione del Cergas dell'università Bocconi.
Tubercolosi/ Msf lancia
campagna "Nuovi volti vecchia
( da "Virgilio Notizie"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Diritti Umani del Senato. Anzitutto
uno studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie
dimenticate, fra cui la Tbc, che verrà effettuato nei prossimi mesi da Msf con
la collaborazione del Cergas; a seguire, un convegno sulla Tbc che si svolgerà
nel mese di giugno e nel corso del quale verrà anche presentato lo studio sul
flusso di finanziamenti in Italia
ALLA LIBRERIA ODRADEK DI
ROMA, LIRICHE DI SCRITTORE LUCANO
( da "Basilicanet.it"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: una iniziativa realizzata in
occasione del sessantesimo anniversario della carta dei diritti umani (10
dicembre 2008) e dedicato alle vittime delle tragedie del mare. Come quelle di
Vendicari, nel 2007, o la grande tragedia di Portopalo avvenuta a Natale del
1996 (tema trattato nelle liriche di "Un canto clandestino saliva
dall'abisso", scritto da Sammartino).
TUBERCOLOSI/ MSF LANCIA
CAMPAGNA NUOVI VOLTI VECCHIA MALATTIA
( da "Wall Street Italia"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Diritti Umani del Senato. Anzitutto
uno studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie
dimenticate, fra cui la Tbc, che verrà effettuato nei prossimi mesi da Msf con
la collaborazione del Cergas; a seguire, un convegno sulla Tbc che si svolgerà
nel mese di giugno e nel corso del quale verrà anche presentato lo studio sul
flusso di finanziamenti in Italia
Africa rialzati
( da "Famiglia Cristiana"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il rispetto e la promozione dei
diritti umani, un Governo trasparente, una magistratura indipendente, una
comunicazione sociale libera, un?onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole
e di ospedali che funzionino in modo adeguato e la ferma determinazione,
radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la
corruzione».
- Così la corruzione
schiaccia il continente ( da "Famiglia
Cristiana" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: senza scrupolo» dei diritti umani e
perfino la «strumentalizzazione della religione». E anche l?impegno di chi
vuole «creare ricchezza per ridurre la povertà» viene pesantemente rallentato
dal «malfunzionamento delle istituzioni statali», da «tasse eccessivamente alte
e a volte illecite», dalla «mancanza di una politica agraria».
Quelle critiche
pretestuose ( da "Famiglia
Cristiana" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: il che trova sostanza nel fermo
"sì" alla tutela dei diritti umani di tutti, di chi economicamente è
in grado di difendersi come di chi non può farlo». Il cardinale Bagnasco (a
destra nella foto) con l?arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe,
durante la Messa nell?ambito del convegno sulle Chiese del Sud.
ecco le prove.
VIDEO">Crimini di guerra a Gaza, ecco le prove. VIDEO
( da "Affari Italiani (Online)"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: rapporto del Consiglio per i
diritti umani dell'Onu, con il portavoce del governo, Mark Regev, che ha
definito l'inchiesta "faziosa" e "un ulteriore esempio
dell'atteggiamento parziale, sbilanciato e ingiusto" tenuto da questo organismo
delle Nazioni Unite. Intanto, pero', il Guardian ha pubblicato alcune
testimonianze-shock che proverebbero i crimini di cui aveva parlato anche
"
Rondinelle contro le ronde
( da "AprileOnline.info"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Costituzione repubblicana e della
Dichiarazione dei diritti umani. Noi non obbediremo e invitiamo tutte e tutti a
esprimere il proprio dissenso " Firmano questa dichiarazione di
indignazione e disobbedienza più di 100 donne impegnate nella sinistra, nel
sindacato, nelle associazioni. Questo appello contro il razzismo e il
"pacchetto sicurezza" è promosso all'inizio di febbraio dalle "
Il fine è sempre
l'abolizione ( da "AprileOnline.info"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: inumana e degradante, che viola il
diritto alla vita, che comporta l'elevato rischio di mettere a morte degli
innocenti. è una violazione dei diritti umani, non ha alcun effetto deterrente
e il suo sproporzionato contro persone povere, emarginate e oppositori politici
costituisce un grave atto di discriminazione.
LIBANO/ ANTONIO CASSESE
ELETTO PRESIDENTE TRIBUNALE HARIRI -2-
( da "Wall Street Italia"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Europa per la prevenzione della
tortura, quindi primo presidente del Tribunale penale internazionale per l'ex
Jugoslavia (dal '93 al '97). In seguito ha presieduto la Commissione
internazionale di inchiesta voluta dall'Onu sui crimini commessi in Darfur, che
ha presentato le proprie conclusioni al Consiglio di sicurezza dell'Onu nel
gennaio 2005.
SICUREZZA/ CORTE
STRASBURGO CONTRO ESPULSIONI TUNISINI DA ITALIA
( da "Wall Street Italia"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: terroristiche comporterebbe il
rischio per gli espulsi di essere torturati al loro ritorno in patria, e
violerebbe dunque il diritto internazionale applicabile. Una tale espulsione
sarebbe infatti contraria all'art.3 della Convenzione europea dei diritti
dell'uomo, che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti, hanno
concluso oggi all'unanimità di giudici di Strasburgo.
Casa Alba desecretizeaza
note despre torturarea detinutilor
( da "Romania Libera"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: tortura, cum ar fi simularea
inecului sau spanzurarea. Aceste dezvaluiri se adauga celor facute recent de
"New York Review of Books", care a scris despre un raport secret al
Crucii Rosii, inaintat CIA in februarie
L'Italia viola i diritti
umani dei lavoratori immigrati ( da "Blogosfere"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: il rispetto dei diritti umani di
base di tutti i lavoratori immigrati, a prescindere dal loro status",
l'Articolo 9 che obbliga ad "assicurare che i lavoratori immigrati, anche
quelli assunti illegalmente, non siano privati dei loro diritti in materia di remunerazione,
sicurezza sociale e gli altri benefici rigurardo alla loro attività"
Myanmar/ Onu: detenzione
San Suu Kyi viola anche legge ( da "Virgilio
Notizie" del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sotto l'egida del Consiglio dei
diritti umani dell'Onu. Lo riferisce l'agenzia Misna. Suu Kyi, capo
dell'opposizione, è agli arresti domiciliari dal 2003, secondo la legge
speciale del 1975 che autorizza il prolungamento della detenzione anno per anno
ma per un massimo di cinque anni, che sono già scaduti nel 2008.
Sicurezza/ Corte
Strasburgo contro espulsioni tunisini da
( da "Virgilio Notizie"
del 24-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: terroristiche comporterebbe il rischio
per gli espulsi di essere torturati al loro ritorno in patria, e violerebbe
dunque il diritto internazionale applicabile. Una tale espulsione sarebbe
infatti contraria all'art.3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo,
che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti, hanno concluso oggi
all'unanimità di giudici di Strasburgo.
( da "City" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Medici
e Onu contro Israele Nuove pesanti accuse contro l'attacco di Israele a Gaza:
l'Onu denuncia che, in almeno un caso, l'esercito ha usato un palestinese di 11
anni come scudo umano. Mentre i "Dottori per i diritti umani"
denunciano "attacchi indiscriminati contro i civili" e contro il
personale medico. 24 marzo 2009
( da "Giornale di Brescia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Edizione: 24/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:interno ed estero Accuse ad Israele per
crimini di guerra Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu, punta il dito sull'operazione Piombo Fuso a
Gaza. L'esercito di Tel Aviv nega ogni addebito e sostiene di aver agito con
criterio GINEVRALe armi impiegate, la densità della popolazione di Gaza, le
circostanze, tutto sembra indicare che la vasta offensiva militare «Piombo
fuso» condotta dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza potrebbe
costituire un «crimine di guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale». Lo afferma il rapporto di un relatore
dell'Onu per i diritti umani presentato ieri a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di
esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei
territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi
impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari e
popolazione civile. Rapporto di 26 pagine «Se non era possibile fare questa
distinzione - si legge nel rapporto di 26 pagine discusso dal Consiglio dei
diritti umani - gli attacchi risultano illegali di per
sé e sembrano costituire un crimine di guerra della più grande portata in base
al diritto internazionale», aggiunge Falk. Notoriamente critico nei confronti
della politica di Israele nei territori palestinesi, Falk afferma che anche
senza le indagini, in base alle notizie e alle statistiche, «è possibile trarre
la conclusione preliminare che dato l'alto numero di vittime civili e il
livello di devastazione di obiettivi non militari a Gaza, gli israeliani si
siano o astenuti dal tracciare le distinzioni richieste dal diritto
internazionale o non erano in grado di farlo nelle circostanze degli scontri,
rendendo di fatto impossibile conciliare gli attacchi con il diritto
internazionale». Il rapporto non mancherà di suscitare commenti in Israele,
dove continua la polemica sui sospetti di violenze gratuite sui civili da parte
dei soldati impegnati nell'offensiva. Ma il relatore dell'Onu - che cita il
dato di 1.434 palestinesi, tra cui 960 civili, morti nell'offensiva di 22
giorni lanciata il 27 dicembre scorso da Israele contro Hamas - critica
severamente anche la decisione stessa delle autorità israeliane di ricorrere in
questo modo alla forza. Tale scelta «non era legalmente giustificata date le
circostanze e le alternative diplomatiche» e potrebbe costituire un crimine
contro la pace. Falk - cui Israele ha negato l'accesso - critica inoltre il
blocco della Striscia per la decisione «senza precedenti» di Israele di negare
ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la possibilità di uscire dalla zona di
guerra. Gli «scudi umani» di Hamas L'indagine, secondo
il relatore, dovrà anche occuparsi delle pratiche di Hamas, incluso il lancio
di razzi ed il presunto impiego di bambini e civili come «scudi umani». Ma l'accusa di ricorrere a scudi umani
è stata rivolta ieri anche a Israele, in altro rapporto dell'Onu. I soldati di
Tsahal si sarebbero fatti scudo con un bimbo palestinese durante l'offensiva,
denuncia il rapporto del rappresentante speciale del segretario generale
dell'Onu per la protezione dei bambini nei conflitti. Il bambino di 11 anni è
stato costretto per diverse ore a camminare davanti ai soldati. Pesanti
critiche a Israele sono state rivolte anche dalla filiale israeliana della
organizzazione «Medici per i diritti umani» (Phr) che
accusa Tsahal di aver impedito il soccorso ai palestinesi feriti, aperto il fuoco
contro ospedali e squadre mediche durante l'offensiva Piombo fuso. Tsahal
respinge le accuse Il capo di stato maggiore israeliano gen. Gaby Ashkenazi ha
respinto con foga le accuse apparse sulla stampa israeliana relative a violenze
gratuite di cui si sarebbero macchiati i militari. «Io non credo che i soldati
di Tsahal abbiano colpito a sangue freddo civili palestinesi», ha detto il gen.
Ashkenazi durante un sopralluogo in una base di reclutamento presso Tel Aviv.
«Stiamo attendendo i risultati di una inchiesta in merito. Ma la mia
impressione è che Tsahal si sia comportato in maniera etica e morale. Se
davvero ci sono stati episodi di atteggiamento improprio - ha precisato - sono
certo isolati». Netanyahu in difficoltà Si muove intanto lungo due binari
paralleli la strategia per formare un governo del premier designato israeliano,
Benyamin Netanyahu, giunto ieri a 10 giorni dalla scadenza del 3 aprile, quando
dovrà presentare un governo o gettare la spugna: trattative aperte coi
laburisti - o almeno con quel pezzo di partito fedele al leader Ehud Barak -
per cercare di allargare una coalizione di destra per ora asfittica e accordo
chiuso con gli ultraortodossi di Shas per coprirsi sul fianco del fronte
religioso più coriaceo. Trascorso ormai un mese dall'incarico, Netanyahu non
sembra aver ancora trovato la quadratura del cerchio. Le ultime mosse le ha
riservate al partito laburista, avversario storico del suo Likud
(nazionalista), col quale ha oggi intavolato un primo negoziato vero. E che
peraltro si presenta all'appuntamento lacerato fra chi - come Barak - punta
deciso all'intesa con la destra e chi vi si oppone paventando il definitivo
tradimento degli ideali del movimento che fu di David Ben Gurion. Le cose, per
il premier in pectore, non sono del resto semplici neppure sulla trincea
destrorsa, dove ha bisogno di aggiungere ai voti del Likud quelli di altri
cinque partiti per potersi assicurare se non altro una risicata maggioranza
assoluta delle destre. Su questo lato, Netanyahu ha già imbarcato Israel
Beitenu (Ib), il partito della destra radicale laica del tribuno russofono (e
arabofobo) Avigdor Lieberman, cui in cambio ha offerto gli Esteri. Mentre ieri
ha incassato il sì di Shas (sefardita), la maggiore formazione confessionale.
Non ha invece ancora chiuso con i religiosi ashkenaziti né con due partiti
minori. Se anche vi riuscirà non potrà che appoggiarsi su una coalizione
fragile (65 seggi sui 120 della Knesset), divisa fra religiosi e secolari e
poco compatibile con le speranze di ripresa del processo di pace.
( da "Repubblica, La" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 13 - Esteri
L´Onu: Israele a Gaza ha usato scudi umani Rapporto
sulla guerra: un ragazzino palestinese costretto a fare da apripista ai
militari Un rapporto di 43 pagine analizza i crimini ai danni di bambini. Anche
Hamas sotto accusa ALBERTO STABILE dal nostro corrispondente GERUSALEMME - Non
s´era ancora spenta l´eco delle gravi ammissioni fatte da alcuni soldati sul
trattamento riservato ai civili durante la guerra contro Hamas a Gaza, che una
nuova, sconvolgente accusa arriva dalle Nazioni Unite. Un ragazzino palestinese
di 11 anni sarebbe stato utilizzato come scudo umano da un´unità dell´esercito
israeliano. Nelle 43 pagine del rapporto voluto dalla segreteria generale per
la protezione dell´infanzia si dà conto di altri crimini commessi ai danni di
bambini. Il che rende ancora più discutibile l´affermazione del Capo di Stato
Maggiore, Gabi Ashkenazi, secondo cui le Forze armate israeliane sono
«l´esercito più morale del mondo». Era il 15 gennaio quando i carri armati
israeliani sono entrati sparando nel quartiere Tel al-Hawa, a Gaza. Radhika
Coomaraswamy, a capo di un gruppo di nove esperti inviati dall´Onu per indagare
sulle violazioni commesse a Gaza, ricostruisce nel suo rapporto l´accaduto. In
breve, le truppe di Tsahal hanno intimato al ragazzino palestinese di camminare
di fronte a loro e di entrare per primo nelle case dove si sospettava la
presenza di miliziani. E non basta. Secondo il rapporto, soldati israeliani
hanno sparato sui bambini; una casa, con dentro una donna e un bambino, è stata
abbattuta dai bulldozer; un edificio dove, il giorno prima, erano stati
costretti ad entrare dei civili, è stato bombardato. Sono questi - ha detto
Radhika Coomaraswamy - «soltanto pochi esempi su centinaia di incidenti che
sono stati documentati e verificati». Non poche denunce di
gravi violazioni dei diritti umani riguardano anche Hamas. I miliziani islamici sono stati accusati
di aver ucciso o gambizzato avversari politici, nonché di aver essi stessi
fatto uso di scudi umani.
Ma le Nazioni Unite, hanno detto gli esperti, devono ancora verificare queste
accuse. Quanto alle Forze amate israeliane, ieri, prima che scoppiasse
il caso del ragazzino di Tel al-Hawa, era stata l´organizzazione umanitaria israeliana Medici per i Diritti
Umani (Phr) a denunciare l´esercito di aver «palesemente violato il codice
etico», non soltanto «non evacuando famiglie di civili assediate e ferite», ma
anche «impedendo ai soccorritori palestinesi di raggiungere i feriti». Gli
stessi medici del Phr, una Ong che collabora con analoghe organizzazioni
palestinesi, sono stati testimoni diretti di alcune di queste violazioni. E le
raccontano. Il 3 gennaio, per esempio, la casa della famiglia Al Aaidi, nel
rione Jahar Adik, venne attaccata dai soldati. Sei dei suoi venti componenti furono
feriti. Il giorno dopo, in seguito alla richiesta di aiuto degli Al Aaidi, Phr
si rivolse all´esercito. «Ma per sei giorni - si legge nel dossier - l´Idf ha
impedito alle ambulanze di passare». Soltanto 10 giorni dopo sono stati
permessi i soccorsi. Un altro caso è quello del 16 gennaio, quando Mahmud Shar
e i suoi due figli, abitanti nel quartiere Algharahi, usciti in cerca di cibo
durante le due ore di cessate il fuoco umanitario,
furono colpiti dal fuoco di una mitragliatrice. Uno dei due figli morì subito
dopo l´attacco. L´altro fu ferito ad una gamba. Il padre subì lievi ferite da
schegge. Le richieste avanzate dal Phr di soccorrere i feriti «non vennero
raccolte». Risultato: anche il secondo figlio morì, dissanguato. In generale,
sostengono i Medici per i Diritti Umani, l´esercito
non ha mostrato rispetto per i soccorritori e per le istituzioni mediche. In
guerra 16 medici e infermieri sono stati uccisi, e 25 feriti mentre facevano il
loro dovere. 34 centri sanitari sono stati bombardati.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
INIZIATIVA A
CARATTERE UMANITARIO Il premio internazionale di poesia "Castello di
Duino" DUINO. Torna anche quest'anno, dal 27 al 30 marzo, il Premio
internazionale di poesia "Castello di Duino", dedicato ai giovani di
tutto il mondo. Sono ben 1.400 i testi inviati da 90 paesi e quattro continenti
in ben 20 lingue, cui vanno aggiunte le partecipazioni di gruppo a 47
progetti-scuola. Vincitrice del primo premio Stefania Marchese (nella foto),
che, nata a Trieste, studia negli Stati Uniti ed è impegnata nel volontariato
internazionale, (attualmente in Messico per la Commissione
dei diritti umani). Il
concorso promuove scopi umanitari e devolve il ricavato dalla vendita del libro dedicato a
vincitori e selezionati (pubblicato gratuitamente dalla Ibiskos Editrice
Risolo) alla Fondazione Luchetta-Ota-D'Angelo-Hrovatin per i bambini vittime di
guerra.
( da "Centro, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 7 - Chieti
CUPELLO, Coppa Fifa. CUPELLO, Coppa Fifa. Il 5 aprile i tifosi di calcio si
daranno appuntamento per vedere la Coppa del mondo Fifa. Il trofeo arriverà
alle
( da "Repubblica, La" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina IX - Milano
La sentenza Legato a un albero e torturato per ore 20 anni
al killer Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 2007, Francesco Carvelli, nipote
di Mario, il boss della �ndrangheta di Quarto Oggiaro, fu ucciso a 21 anni
con cinque colpi di pistola. Poco prima era stato attirato in una trappola al
centro commerciale Metropoli, a Novate Milanese: un´auto con lampeggiante e tre
uomini che indossavano le pettorine della polizia, lo costrinsero a
seguirli. Ora per quell´esecuzione è stato condannato a vent´anni di
reclusione, dal gup Andrea Ghinetti, Leonardo Roberto Casati, 38 anni, accusato
di aver attirato in una trappola Carvelli, dandogli appuntamento a Novate per
restituire 100mila euro che gli doveva. Il ragazzo invece venne sequestrato da
altre persone non ancora individuate, che lo legarono ad un albero nel parco
delle Groane, a Garbagnate, e gli chiesero conto di un debito di 300mila euro,
provenienti dal traffico di droga. Poi, dopo tre ore di tortura, lo uccisero.
Nelle udienze hanno sempre presenziato il padre Angelo, che sta scontando
l´ergastolo per omicidio volontario e associazione per delinquere, e lo zio
Mario, a sua volta attualmente in carcere. (s. d. r.)
( da "Stampa, La" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
GERUSALEMME A due
mesi dalla fine dell'operazione «Piombo fuso» contro Hamas a Gaza, istituzioni
internazionali, Ong e associazioni continuano a sfornare denunce e rapporti
molto critici sul comportamento delle Forze Armate israeliane nelle popolose
città di Gaza, dove nelle tre settimane di raid aerei i morti palestinesi sono
stati più di 1.300. Ieri alle tante denunce si è aggiunta quella di «Medici per i diritti umani (Phr)», una ong che riunisce medici ebrei e arabi di Israele,
che ha accusato l'esercito di «aver violato i codici etici» per non aver
consentito l'evacuazione di famiglie palestinesi rimaste intrappolate nelle
aree di combattimento e aver impedito alle squadre di soccorso di raggiungere i
feriti, poi morti dissanguati. L'ong ha protestato anche per l'uccisione
di 16 dottori, infermieri e autisti di ambulanze palestinesi, colpiti mentre
cercavano di portare soccorso, e per i bombardamenti che hanno coinvolto 8
ospedali e 26 ambulatori. Il portavoce militare ha respinto le accuse e
ribadito che ufficiali e soldati hanno fatto il possibile per evitare
l'uccisione di civili e salvaguardare le strutture mediche, mentre Hamas si
sarebbe servito degli ospedali per lanciare gli attacchi, facendo indossare
camici bianchi ai suoi uomini e confonderli tra il personale. \
( da "Secolo XIX, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Diciotto navi per
esercitazione anti-terrorismo al via questa mattina DICIOTTO unità navali di 12
nazioni appartenenti alla Nato: Italia, Germania, Spagna, Turchia, Grecia,
Danimarca, Belgio, Inghilterra, Olanda, Lettonia, Francia e Portogallo,
lasceranno questa mattina la base navale della Spezia dove hanno costituito il
più numeroso complesso navale internazionale che si sia concentrato nella
nostra base navale negli ultimi dieci anni. A bordo circa 1.500 marinai tra cui
numerose ormai le donne. Di particolare interesse la presenza di un cacciamine
della Lettonia nazione entrata nella Nato solo dal 2004. Tre le formazioni
navali che prenderanno parte all'esercitazione "Ita Minex 2009" che
si svolgerà sino al 6 aprile nell'Alto Tirreno, in uno specchio di mare tra La
Spezia e Livorno: il gruppo navale cacciamine di Euromarfor, la forza europea
italo-franco-spagnolo-portoghese, costituito da cinque unità, la fregata
italiana "Scirocco" nave sede comando, la corvetta portoghese
"Baptista De Andrade" nave appoggio subacquei e i tre cacciamine
"Chioggia" (italiano), "Tajo" (spagnolo) e
"Orion" (francese), oltre ai due gruppi navali permanenti
contromisure mine della Nato Mcm G1 ed Mcm G2, ciascuno composto di una nave
comando e cinque cacciamine. La formazione che da questa mattina prenderà il
mare dando il via a due settimane di esercitazione comprende quindi tre navi
comando, una nave supporto, 13 cacciamine ed una unità del Nurc della Spezia
che avranno a bordo gli uomini di due reparti subacquei: italiano e portoghese.
La squadra europea è stata attivata ieri mattina sul ponte di volo della
fregata "Scirocco", comandata dal Capitano di Fregata Luca Conti,
dall'Ammiraglio di Squadra Giuseppe Lertora, spezzino, comandante in capo della
squadra navale italiana e sino a settembre di Euromarfor, che ha letto la
formula di attivazione pronunciata nelle quattro lingue delle forze componenti
la formazione. Al termine la banda dipartimentale della Marina ha suonato i
quattro inni nazionali. Ospiti della cerimonia, oltre a tutti i comandanti delle
unità navali italiane e straniere presenti nella base, il sindaco Massimo
Federici, il vice presidente della Provincia Maurizio Giacomelli, il prefetto
Giovanni Santoro, il questore Pasquale Ciullo ed presidente dell'Autorità
Portuale Cirillo Orlandi. Poco prima, nel quadrato di nave
"Scirocco", l'Ammiraglio Lertora aveva sottolineato l'importanza di
Euromarfor, una forza in grado di operare sia autonomamente che su attivazione
di Ue, Nato, Onu, Osce, con una eccezionale capacità di approntamento e di
reazione, che dal 29 febbraio 2008 al 28 febbraio
( da "Secolo XIX, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Dagli antichilezioni
didemocrazia stage Gli studenti riflettono sui risultati di un questionario che
ha coinvolto i cittadini genovesi 24/03/2009 «Siamo i ragazzi della III G del
Liceo delle Scienze Sociali S. Pertini e vorremmo raccontare la nostra
esperienza di stage formativo previsto nel nostro corso di studi, cui
dedichiamo una settimana all'anno per mettere in pratica tutte le conoscenze
che abbiamo acquisito nelle materie di indirizzo: su questo progetto lavoriamo
già da settembre, quando abbiamo iniziato le compresenze fra Scienze Sociali e
Filosofia. Quest'anno abbiamo deciso, dopo averne discusso in classe, di
lavorare sul concetto di democrazia, su come sia nato, su come si sia modificato
nel tempo, e su quale significato abbia al giorno d'oggi. Abbiamo letto testi
degli antichi filosofi, analizzato grazie all'aiuto dell' antropologia la
strada percorsa dall'organizzazione umana e dalla
leadership, discusso di come la sociologia possa aiutare noi, adolescenti del
XXI secolo, a capire un po' meglio questo mondo così difficile e complesso,
correlando la nascita della democrazia alla diffusione dei Diritti Umani. Siamo andati nelle strade
della nostra città ed abbiamo chiesto ai nostri concittadini, tramite un
questionario, alle varie persone che cosa pensassero della democrazia, perché
ci siamo resi conto, leggendo la stampa quotidiana, che non sempre l'idea che
la gente ha di una cosa corrisponde a quello che ci viene proposto dai media?o
dai nostri libri di testo. Siamo cresciuti nel compiere questo percorso, sia
come persone singole sia come classe, e già questo ci sembrerebbe un grande
risultato: imparare a porci domande, soprattutto a porci domande che ci
stimolino a trovare risposte ed -altre domande sempre più complesse! Nonostante
il poco tempo a nostra disposizione, e la ovvia parzialità (non nel senso di
parte, ma nel senso di limitato nel tempo e nello spazio) del nostro lavoro,
siamo giunti ad alcune conclusioni: -se anche uno solo dei diritti fondamentali
dell'uomo viene calpestato la democrazia non è più completa, ma inizia a
sgretolarsi; -se non si interviene in questo processo si avvia una catena che
porterà senz'altro a forme di autoritarismo che colpiranno prima le fasce più
deboli (bambini, anziani, donne) poi tutta la popolazione, rendendo la vita
infelice e molto più difficile; -ciò che la "persona comune"
percepisce è come vive lei stessa all'interno di un sistema sociale e politico.
Non sono tanto importanti le parole o i discorsi quanto la vita quotidiana: se
al supermercato siano aumentati i prezzi, se si possa uscire la sera senza
sentirsi in pericolo, se il futuro dei propri figli appaia una strada senza
uscita (in questo percepire della popolazione ci sembra che il Suo lavoro, come
esponente dei media, sia veramente importante); -è fondamentale che tutti noi,
anche se ancora non votiamo (per poco!) e non possiamo partecipare in maniera
attiva alla democrazia, rimaniamo comunque vigili, informati e sempre più
critici». III G Scienze Sociali Liceo S. Pertini Genova 24/03/2009
( da "Manifesto, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
L'INFERNO DI BAGRAM
Pantano AFGHANISTAN Jawed Ahmad, giornalista afghano che lavorava per la
televisione canadese, è stato ucciso il 10 marzo. Quella che ha concesso al
manifesto, dopo 11 mesi di carcere e torture, è la sua
ultima intervista Patricia Lombroso NEW YORK «Le condizioni di detenzione e
tortura a Bagram, in Afghanistan sono un inferno peggiore di Guantanamo, ma
pochi lo sanno. Io l'ho sperimentato per undici mesi. I detenuti vengono
trattati come bestie, abbandonati in quel buco nero dell'arbitrio senza accuse
provate, privi di assistenza legale per anni. La maggior parte di loro è
innocente, come me. Prima di essere rilasciato, gli americani esigevano un
documento firmato in cui dichiaravo di non essere stato torturato, e
m'impegnavo a non rivelare mai nulla della prigione di Bagram.» Con questo
j'accuse rivolto al mondo intero, Jawed Ahmad, giornalista afghano che lavorava
per la Ctv (la televisione canadese) ha iniziato la nostra intervista
telefonica da Kandahar: probabilmente l'ultima, perché il 10 marzo scorso, è
stato ucciso da un cecchino che lo attendeva all'uscita dal suo ufficio.
L'indagine, aperta a Kandahar, è tutt'ora in corso. Resta questa testimonianza
registrata che denuncia la detenzione barbara e inumana a cui sono ancora sottoposte
circa 700 persone a Bagram. Quanti hanni ha? Ho 22 anni. Sono nato qui in
Afghanistan, dove ho lavorato come giornalista e operatore per la televisione
canadese. La mia esperienza del luogo era nota a livello internazionale. Nella
regione a sud dell'Afghanistan intervistavo leader taleban, filmavo tutti gli
eventi, inclusi i bombardamenti militari degli americani e gli attacchi suicidi
nella zona. Con quali motivazioni è stato detenuto e torturato per ll mesi,
prima a Kandahar e poi a Bagram? Sono stato accusato di essere una spia dei
Taleban, di avergli procurato le armi, di aver filmato i bombardamenti
americani per conto dei Taleban. Mi ripetevano di essere in possesso di prove
schiaccianti, ma nonostante le mie richieste non me ne hanno mai mostrata una.
Come cittadino afghano ha chiesto di essere assistito da un avvocato afghano?
Nessuno del governo afghano ha diritto di accesso a Bagram, che è sotto
esclusiva giurisdizione americana. L'unica eccezione è costituita dalla Croce
rossa internazionale, che entra due volte l'anno e il cui rapporto non è di
dominio pubblico. Ci racconti la sua esperienza. Il 26 ottobre del
( da "Manifesto, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
CRIMINI DI GUERRA A GAZA Da Onu e medici per i diritti umani denunce di atrocità commesse
dall'esercito israeliano «Bambini usati come scudi umani» I militari si difendono, ma aumenta la pressione per
un'inchiesta vera su Piombo fuso Michele Giorgio GERUSALEMME Era solo un
bambino di 11 anni e aveva un'unica «colpa»: abitare a Tel Hawa, investita in
pieno dall'offensiva di terra lanciata dall'esercito israeliano. Era il
15 gennaio, tre giorni prima del cessate il fuoco. I soldati gli intimarono di
camminare davanti a loro e di entrare negli edifici prima di chiunque altro.
Uno bambino-scudo umano che doveva proteggere i militari dell'esercito più
potente del Medio Oriente. A denunciarlo è stato ieri a Ginevra, Radhika
Coomaraswamy, inviato speciale dell'Onu per la protezione dei bambini nei
conflitti armati. I militari, ha aggiunto Coomaraswamy, durante le tre
settimane di «Piombo fuso» (oltre 1.300 palestinesi uccisi) spararono a bambini
palestinesi, buttarono giù un'abitazione con una donna e il figlio ancora
all'interno e bombardarono un edificio dove prima avevano intimato ai civili di
entrare. Un racconto giunto poco dopo la denuncia dell'associazione israeliana
«Medici per i diritti umani» che ha accusato
l'esercito di aver gravemente violato il diritto umanitario
per aver impedito l'evacuazione di feriti e per aver messo in grave pericolo il
personale medico palestinese. «Non solo i militari non hanno evacuato le
famiglie assediate e ferite ma hanno anche impedito alle squadre mediche
palestinesi di raggiungere i feriti», hanno scritto i medici ebrei e arabi nel
rapporto. Secondo i dati dell'organizzazione, durante «Piombo fuso» 16 medici,
infermieri e autisti di ambulanze sono stati uccisi e 34 fra ospedali e
cliniche sono stati attaccati. E sul quotidiano Ha'aretz domenica era stato
riportato un documento inquietante, raccolto in una casa di Jabaliya occupata
dagli israeliani: sul foglietto scritto a mano da qualcuno, forse un ufficiale,
c'erano istruzioni da riferire ai soldati: «sparare sui soccorsi». Denunce che
completano il quadro che, poco alla volta, è emerso dopo il cessate il fuoco e
al quale negli ultimi giorni hanno contribuito gli stessi soldati e ufficiali
israeliani rivelando gli abusi, le uccisioni di civili e le distruzioni di
proprietà durante corsi di addestramento e colloqui con i superiori. Molti dei
quali sono stati poi riferiti da Ha'aretz e altri quotidiani. Senza dimenticare
le magliette indossate dai soldati che raffigurano scene di violenza contro i
palestinesi: un bambino nel mirino di un fucile con lo slogan «Più sono
piccoli, più è difficile» o un'altra con l'immagine di una donna incinta e la
scritta «Un colpo, due morti». Ciononostante il capo di stato maggiore israeliano,
Gabi Ashkenazi, ieri si è lanciato in una appassionata difesa di quello che ha
definito con orgoglio «l'esercito più morale del mondo». «Non credo che i
soldati abbiano colpito civili palestinesi a sangue freddo. Attenderemo i
risultati delle indagini, ma la mia sensazione è che i soldati abbiano avuto
comportamenti etici e morali. Se ci sono stati incidenti, si è trattato di
episodi isolati», ha affermato Ashkenazi incurante dei rapporti presentati in
questi mesi da Ong, associazioni, centri per i diritti umani
e dall'Onu. Le armi impiegate di fronte alla densità della popolazione di Gaza,
il fuoco indiscriminato e tanto altro potrebbero costituire un «crimine di
guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale», ha spiegato
il relatore speciale dell'Onu per i diritti umani,
Richard Falk, presentando ieri a Ginevra il suo rapporto nel quale chiede
un'indagine di esperti. L'inchiesta, ha spiegato, dovrà stabilire tra l'altro
se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari e
popolazione civile. «Se non era possibile fare questa distinzione, gli attacchi
risultano illegali di per sé» ha sostenuto Falk, aggiungendo che anche senza le
indagini, in base alle notizie e alle statistiche, «è possibile trarre la conclusione
preliminare che dato l'alto numero di vittime civili e il livello di
devastazione di obiettivi non militari a Gaza, gli israeliani si siano o
astenuti dal tracciare le distinzioni richieste dal diritto internazionale o
non erano in grado di farlo nelle circostanze degli scontri, rendendo di fatto
impossibile conciliare gli attacchi con il diritto internazionale». Falk - al
quale Israele lo scorso dicembre ha negato l'accesso ai Territori occupati - ha
criticato il blocco di Gaza evocando la possibilità di crimini contro l'umanità, ma soprattutto la decisione «senza precedenti» di
Israele di negare ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la possibilità di lasciare
la zona di guerra. L'indagine, secondo il relatore, dovrà anche occuparsi delle
pratiche di Hamas, incluso il lancio di razzi ed il presunto impiego di bambini
e civili come scudi umani. Foto: UNA DELLE MAGLIETTE
CHE CELEBRANO «PIOMBO FUSO» ACQUISTATE DA TANTI MILITARI A TEL AVIV. «UN COLPO
DUE UCCISI» E LA FOTO DI UNA PALESTINESE INCINTA INQUADRATA IN UN MIRINO /AP
( da "Giorno, Il (Brianza)" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
LIMBIATE LAZZATE
pag. 12 Tre progetti per il concorso «Casa della pace» BARLASSINA BARLASSINA IL
COMUNE PARTECIPA alla prima edizione del premio "Casa della pace",
organizzato dalla Provincia di Milano. Il progetto intende dare impulso,
attraverso un riconoscimento ufficiale, al patrimonio di conoscenze della pace
e della solidarietà, le politiche dei diritti umani, della tolleranza, della non
violenza, dell'educazione e promozione di progetti di cooperazione e promozione
allo sviluppo. Al Premio "Casa della Pace" possono concorrere enti,
scuole o classi, associazioni e organizzazioni culturali, onlus e quelle organizzazioni
che abbiano avviato azioni concrete di sensibilizzazione e promozione di buone
pratiche sociali sul tema della pace e dei diritti umani
e che abbiano realizzato il progetto e l'opera nell'anno 2008. Sono tre i
progetti al vaglio della commissione esaminatrice, che assegnerà in tutto tre
premi costituiti da una targa e da un riconoscimento in denaro pari a mille
euro. «Abbiamo presentato la mostra Il sole di Hiroshima' - spiega il
consigliere Gabriele Erba - realizzata nelle scuole, poi il ciclo di incontri
su musica e cultura dei popoli, e infine il ciclo di incontri sulla pace».
Son.Ron.
( da "Eco di Bergamo, L'" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Lotta all'Aids se la
scienza trucca le carte --> Martedì 24 Marzo 2009 PRIMA, pagina 1 e-mail
print C'è una sola cosa che fa riflettere nelle scontate e pretestuose
polemiche sollevate contro Benedetto XVI per le sue posizioni sull'uso del
profilattico, e cioè l'accanimento con cui chi le ha montate ad arte vuol
nascondere il vero messaggio contenuto nelle affermazioni del Papa.
Contrariamente a ciò che si vuol fare credere, infatti, il messaggio di Benedetto
XVI alle popolazioni africane non è un «semplice» invito all'astinenza sessuale
per evitare il terribile flagello dell'Aids, ma è il levare la maschera ad uno
degli inganni più dannosi che la cultura occidentale sta propinando, ormai da
anni, all'intera Africa. Sostenere con forza che il condom è l'unica chiave di
volta su cui far leva per sconfiggere l'Aids significa solo due cose:
continuare ad arricchire le multinazionali che li producono (anche se non
sempre i container che sbarcano sul continente nero sembrerebbero trasportare
prodotti integri e di prima qualità) e - soprattutto - consentire alle
popolazioni africane di vivere nell'illusione che la dimensione edonistica del
sesso accreditata dal mondo occidentale come una moderna conquista sociale non abbia
alcun rovescio della medaglia, non metta in discussione nulla, su nessun
fronte, tanto meno morale. E tutto ciò grazie ad una semplice guaina di lattice
usa e getta. Ecco perché, al contrario, Papa Ratzinger sostiene «che non si può
superare il problema dell'Aids solo con i soldi, pur necessari, o con la
distribuzione di preservativi, che al contrario aumentano il problema». Ma
riconoscere qualcosa di vero nelle parole di Papa Benedetto metterebbe a
repentaglio un «ordine sociale» costruito a basso costo ma con ricavi enormi.
Meglio dunque accusarlo di oscurantismo. Eppure, ancora prima di sollevare
obiezioni di carattere morale o religioso, il Papa si è basato su dati
scientifici per dimostrare che, proprio in Africa, il profilattico non è la via
più efficace per contrastare l'Aids. Se Benedetto XVI ha fatto leva «sull'anima
e sulla responsabilità personale» degli africani per affrontare il doloroso
tema dell'Aids l'ha fatto anche perché sapeva che gli unici buoni risultati
ottenuti in Africa sono stati raggiunti con metodi che prevedono sì l'uso del
profilattico (Condom), ma preceduti da altri due atteggiamenti imprescindibili:
l'astinenza sessuale in età molto giovane (Abstain) e la fedeltà (Be faithful).
E in Uganda (ma non solo lì), in dieci anni, il programma «Abc» ha permesso di
abbassare del 10% il livello dell'infezione tra la popolazione, passando dal
15% del 1991 al 5% del 2001. Programmi studiati anche da autorevoli riviste
scientifiche internazionali come il «Lancet» o il «British medical Journal», da
cui è emerso, in base ai risultati raggiunti, che per i giovani la misura più
rilevante è stata la A, per gli adulti la B, per i gruppi ad alto rischio
(prostitute, omosessuali, drogati) la C, data la loro avvertenza o coscienza
del problema. E allora si torna alle parole del Papa. «La soluzione può essere
solo duplice: la prima, una umanizzazione della
sessualità, cioè un rinnovamento spirituale e umano che porti con sé un nuovo
modo di comportarsi l'uno con l'altro. La seconda, la disponibilità, anche con
sacrifici, con rinunce personali, ad essere con i sofferenti». Com'è stato
scritto, «il programma Abc ha avuto successo proprio perché legato alla vita
dei popoli dove si è svolto, sostenuto dalle loro risorse, adeguato
alla loro concezione del vivere, capace di rispettare i diritti umani nel senso più profondo». Il Papa è
partito da qui, dall'educare la persona al rispetto di se stessa (A) e degli
altri (B): ma per chi produce condom e farmaci antiretrovirali contro l'Aids, A
e B hanno davvero ben pochi vantaggi economici... Alberto Ceresoli
24/03/2009 nascosto-->
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
CRONACA 24-03-2009
PROVINCIA CON GLI STUDENTI DEL SAN BENEDETTO E DELLA FERRARI Una coperta per
Linus: va in scena l'educazione Il teatro come forma d'insegnamento dei
rapporti con gli altri e dei valori legati ai diritti dell'uomo II Far
riflettere i giovanissimi sui diritti, dell'infanzia e non solo, attraverso
un'esperienza teatrale: questa la sfida che, anche quest'anno, la Provincia ha
lanciato agli studenti delle scuole primarie e secondarie di Parma e del Parmense,
attraverso l'iniziativa «Una coperta per Linus», arrivata alla nona edizione.
La rassegna conclusiva ha preso il via ieri mattina nell'Auditorium Toscanini,
con protagonisti gli studenti delle scuole Ferrari e San Benedetto, e
proseguirà fino a giovedì, spostandosi a Collecchio e Noceto. In occasione del
sessantesimo anniversario della Costituzione e della
Dichiarazione dei diritti dell'uomo, è stato scelto come tema, quello dei
diritti umani e, in
particolare, dell'infanzia. «Crediamo che quest'iniziativa sia un buon modo di
coinvolgere i giovani su tematiche centrali per la formazione dell'individuo e
della comunità - ha spiegato l'assessore provinciale alle Politiche sociali
Tiziana Mozzoni -. Quelli che "Una coperta per Linus" mette in
campo siano tutti valori fondamentali, ai quali è bene sensibilizzare i ragazzi
fin dalle scuole primarie». Il teatro diventa quindi, in questo caso, un
veicolo grazie al quale conoscere e sperimentare nuovi concetti, in modo
giocoso ma rigoroso allo stesso tempo. «Imparare a fare teatro - ha spiegato
Clementina Balocchi, responsabile del laboratorio teatrale - significa imparare
a lavorare in squadra, rispettare gli altri e i loro tempi. Si mettono quindi
già in pratica i diritti di cui si parla, grazie a uno strumento efficace, di
forte impatto emotivo come quello teatrale ». D.Bev. Alunni Tanti ragazzi sul
palco.
( da "Riformista, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Bagnasco ruggisce in
difesa di Ratzinger E sul biotestamento vuole mobilitazione di Paolo Rodari I
vescovi italiani, ieri, un colpo esplicito in difesa di Papa Ratzinger l'hanno
finalmente battuto. Il cardinale Angelo Bagnasco, infatti, in occasione dell'apertura
del consiglio permanente della conferenza episcopale italiana, ha difeso
Benedetto XVI innanzitutto in merito alla questione della revoca della
scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e al successivo caso Richard
Williamson che tante critiche, anche nelle gerarchie della Chiesa italiana,
aveva sollevato. Quindi Bagnasco ha alzato la voce anche in merito al profluvio
di critiche «pretestuose» che «si è prolungato oltre ogni buon senso» a seguito
della parole che Benedetto XVI ha dedicato all'uso del preservativo per
prevenire l'Aids appena prima della partenza per l'Africa di settimana scorsa.
«Non accetteremo - ha detto il porporato - che il Papa, sui media o altrove,
venga irriso o offeso». Sono stati i media, infatti, secondo il capo dei
vescovi italiani, ad aver strumentalizzato il Papa offrendo le sue parole
sull'Aids in pasto a quanti, sulla base dei loro resoconti, hanno decretato
contro di lui «un ostracismo che esula dagli stessi canoni laici». Come era
prevedibile, la prolusione si è incentrata principalmente sulla vicenda della
morte di Eluana Englaro e, più precisamente, sulla necessità di agire sul piano
legislativo alla svelta. Se il caso di Eluana ha rappresentato «un'operazione
tesa ad affermare un diritto di libertà inedito quanto raccapricciante», ovvero
«il diritto a morire, darsi e dare la morte in talune situazioni da definire»,
spetta ora alla politica «agire nell'approntare e varare, senza lungaggini o
strumentali tentennamenti, un inequivoco dispositivo di legge che - in seguito al
pronunciamento della Cassazione - preservi il paese da altre analoghe
avventure, ponendo attenzione a coordinarlo con l'altro sospirato provvedimento
relativo alla cure palliative, e mettendo mano insieme alle Regioni ad un
sistema efficace di hospice, che le famiglie attendono non per sgravarsi di un
peso ma per essere aiutate a portarlo». Per Bagnasco qualunque «deriva
eutanasica, per quanto circoscritta o edulcorata, è una falsa soluzione».
«Nelle moderne democrazie - ha detto -, la vita va difesa perché è
indispensabile limitare il potere biopolitico sia della scienza sia dello
Stato. Come vescovi non possiamo non avere a cuore il superamento di qualunque
rassegnazione culturale, che trova sostanza nel fermo sì
alla tutela dei diritti umani di tutti e in un altrettanto netto no alla pena di morte, al
commercio degli organi, alle mutilazioni sessuali, alle alterazioni
fecondative, a qualsiasi manipolazione non terapeutica del corpo umano, pur se
liberamente volute da persone adulte, informate e consenzienti». Un
passaggio della prolusione merita un approfondimento in più. È l'accenno fatto
circa la mobilitazione dei laici sulle tematiche della vita in programma per
volere della stessa Cei nei prossimi mesi. Forse per prevenire ogni dissidenza
interna, o comunque e più probabilmente per spiegare meglio e in modo più
puntuale il proprio punto di vista, la discesa in piazza dei cattolici è
un'idea sancita settimana scorsa nella presentazione avvenuta al palazzo dei
Cento Preti a Roma del manifesto "Liberi per vivere", un manifesto
lanciato direttamente dalle tre associazioni "benedette" dalla Cei,
ovvero Scienza & Vita, Forum delle Associazioni familiari e RetinOpera. Un
manifesto - ha detto Bagnasco - che va «incoraggiato e sostenuto». Lo scopo, in
sostanza, è quello di spiegare la posta in gioco al paese «in termini
antropologici e culturali», così da evitare nel futuro «ingorghi concettuali e
tentazioni di delega». 24/03/2009
( da "Corriere della Sera" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-03-24 num: - pag: 1 autore: di
FRANCO VENTURINI categoria: REDAZIONALE SUDAFRICA, IL NO AL DALAI LAMA LA
DIGNITA' PERDUTA L a decisione del governo sudafricano di negare il visto
d'ingresso al Dalai Lama non è purtroppo senza precedenti, ma è più
inaccettabile di tutte le altre per almeno due motivi. Il primo riguarda la
storia del Sudafrica. Una storia marchiata a fuoco dalla tragedia
dell'apartheid, dalla discriminazione fatta sistema come in nessuna altra parte
del mondo. Il Sudafrica moderno e multirazziale, quello di oggi, nasce dalla
riconciliazione nazionale ma anche da un ripudio collettivo di
quell'esperienza, si specchia in Nelson Mandela ex perseguitato e poi
presidente, trova la sua identità nell'appartenenza a quella comunità di valori
(l'Occidente) che sanzionò l'apartheid fino ad abbatterlo. Chi ha una storia
del genere dovrebbe sentirsi obbligato a restarle fedele. Ed è per questo che
la scelta del governo di Pretoria di non accogliere il leader spirituale di una
minoranza oppressa assume i contorni di una vergognosa auto-sconfessione, di
una fuga dalla propria insanguinata e sofferta identità. Il secondo motivo che
pesa sulla decisione sudafricana si chiama minacce cinesi, quelle alle quali
Pretoria ha ceduto. Da qualche anno ormai la Cina conduce una strisciante
ri-colonizzazione dell'Africa. Ovunque esistano fonti di energia — e in Africa
ce ne sono in abbondanza — i cinesi investono, costruiscono, sottoscrivono
contratti pluridecennali, offrono copertura politica ai governi. Le influenze
americana o francese, per tanti anni rivali, oggi sono soltanto un ricordo. è
evidente che questo stato di cose garantisce alla Cina una capacità
d'interdizione particolarmente efficace in tutto il Continente Nero. Così come
è assai probabile che i sudafricani, nella loro scelta, non abbiano dimenticato
che la Cina è il principale partner commerciale di Pretoria. Ma questi dati di
fatto, se rendono più comprensibili i motivi che hanno ispirato la decisione,
non la giustificano. Al contrario. Proprio in quanto Stato africano che si
richiama ai valori libertari dell'Occidente, il Sudafrica non dovrebbe
ragionare esclusivamente con il pallottoliere dei commerci e dimenticare i
valori assai diversi che la Cina porta nel continente: dal Congo dei massacri
fino al caso tragico del Darfur, i cinesi si disinteressano
totalmente del rispetto dei diritti umani e puntano al sodo. Cioè a sfruttare le fonti di energia e a
sostenere i governi compiacenti. Da ieri, il governo sudafricano si è iscritto
a questa categoria forse conveniente ma di sicuro poco onorevole. E noi
insistiamo a credere che ci abbia rimesso. In termini di immagine perché
il Dalai Lama veniva a parlare dei mondiali di calcio che il Sudafrica ospiterà
nel 2010 e dei rapporti tra sport e tolleranza (a proposito, la Fifa tacerà?).
In termini di credibilità politica perché un Occidente che alterna «audaci»
incontri con il Dalai Lama (Sarkozy) a distratte ipocrisie governative (anche
in Italia), mai è giunto a negare il visto d'ingresso al premio Nobel tibetano.
I commerci valgono di più, dirà qualcuno. E aggiungerà che parlare di rispetto
dei diritti umani, nel mondo d'oggi, è soltanto una
perdita di tempo. Noi crediamo invece che non farlo sia una perdita: di
dignità.
( da "Messaggero, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Martedì 24 Marzo
2009 Chiudi di ERIC SALERNO Richard Falk, relatore speciale dell'Onu, insiste
per un'inchiesta di esperti internazionali per determinare se fosse possibile,
per i soldati israeliani, distinguere tra popolazione civile e obiettivi
militari durante l'offensiva a Gaza e per stabilire quindi se sia stato
commesso un crimine di guerra. Nel rapporto in discussione
a Ginevra dal Consiglio per i diritti umani egli afferma che in ogni modo «gli attacchi risultano illegali
di per sé e sembrano costituire un crimine di guerra della più grande portata
in base al diritto internazionale». Governo e militari israeliani hanno già
respinto le accuse e ieri le alte sfere di Tsahal, le forze armate israeliane,
correndo ai ripari, parlano di episodi minori e respingono i racconti di
soldati apparsi sulla stampa locale: «Io non credo che abbiano colpito a sangue
freddo civili palestinesi», ha commentato il capo di Stato maggiore, generale
Ashkenazi, mentre secondo la filiale israeliana della organizzazione
internazionale "Medici per i diritti umani":
«Tsahal ha violato i codici etici». Le accuse di alcuni militari che avevano
partecipato alla guerra di Gaza hanno aperto un vasto dibattito all'interno
della società israeliana e ieri l'esercito ha stigmatizzato le magliette fatte
fare da molti soldati e da loro indossati nei momenti di riposo. Una di queste
ritrae un bambino nel mirino con la scritta: «Più sono piccoli più è difficile
colpirli». Un'altra mostra una donna araba incinta e le parole «Un colpo, due
morti». Da Ashkenazi è venuta la prima reazione alle denunce (pubblicate prima
dal quotidiano Haaretz e poi da tutti gli altri giornali israeliani) fatte dai
partecipanti all'Istituto militare Rabin, una scuola per sottufficiali e
ufficiali. «Stiamo attendendo i risultati di un'inchiesta, ma la mia impressione
è che Tsahal si sia comportato in maniera etica e morale. Se davvero ci sono
stati episodi d'atteggiamento improprio, sono certo isolati». Le parole del
generale non hanno convinto anche perché nei giorni dell'attacco sferrato da
Tsahal contro Gaza erano emersi, dalle testimonianze raccolte da numerose
organizzazioni umanitarie internazionali e israeliane,
comportamenti gravi da parte dei soldati nei confronti dei civili arabi e delle
loro abitazioni. Ieri l'Ong israeliana dei "Medici per i diritti
civili" ha consegnato un rapporto dettagliato in cui fa riferimento, tra
l'altro, a casi in cui feriti morirono dissanguati perché non era stato
consentito ai soccorritori di avvicinarsi. Sedici membri del personale medico
palestinese sono rimasti uccisi durante i combattimenti e altri 25 sono stati
feriti. Israele, sempre secondo l'Ong, ha attaccato otto ospedali e 26
cliniche. Secondo il portavoce militare, l'esercito «aveva ricevuto ordine di
rispettare le installazioni mediche palestinesi, gli automezzi e le squadre di
soccorso. Ma durante i combattimenti Hamas ha fatto un uso sistematico ed
esteso di quelle installazioni».
( da "Corriere della Sera" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-24 num: - pag: 16 categoria:
REDAZIONALE Il Premio italiano Dario Fo: «Indignato, ribelliamoci» «Il
Sudafrica chiude le porte al Dalai Lama?». Crede di aver capito male Dario Fo.
Il Nobel «giullare» del popolo e fustigatore dei potenti è esterrefatto: «Il
Paese di Mandela, quello della lotta contro l'apartheid, la
nazione simbolo dei diritti umani in Africa?» Il passato se l'è lasciato alle spalle. «è diventato
un Paese sotto ricatto della Cina, succube dei poteri economici: i soldi prima
di tutto, qualsiasi battaglia civile viene dopo». Ora i Nobel invitati alla
conferenza sul calcio minacciano il boicottaggio. «Lo farei anch'io.
Sono indignato. Ma non dispero: è una partita dura, però i giochi sembrano
ancora aperti». I Nobel più forti del dragone? «No, se li si lascia soli. Ma se
tutti prendono posizione, se intervengono i poteri forti...» «Europei, Usa,
Papa. Spero sempre che l'intelligenza e l'onestà possano superare gli interessi
privati delle singole nazioni». Quali? Alessandra Muglia
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del
24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
BOLOGNA SPORT pag.
31 La Zinella ora diventa una figurina da collezione Volley serie A2 Un album
dedicato al club giallonero Laura Tommasini Bologna PER UN GIORNO in casa
Zinella il discorso salvezza ha lasciato spazio a una importante novità
promozionale: in occasione della sfida di domenica prossima tra la Wayel e la
capolista Santa Croce (PalaSavena, ore 18) i tifosi potranno acquistare il
primo album delle figurine dedicato esclusivamente al mondo giallonero. Gli
scatti hanno coinvolto tutta la società partendo dagli atleti ai tecnici del
settore giovanile senza ovviamente dimenticare la prima squadra. Alla
presentazione dell'iniziativa il presidente giallonero Paolo Penazzi non ha
nascosto il suo orgoglio. «Siamo tra i primi ad aver creduto in questo
strumento che permette anche ai più piccoli di vivere un momento da campioni:
chi di noi non è cresciuto con l'album Panini del calcio tra le mani? Tuttora,
pur nell'era della tecnologia, lo scambio delle figurine è un gioco classico
che coinvolge ogni bambino che adesso può vedersi riprodotto al pari dei suoi
idoli. Devo dire che anche Lucchi e compagni si sono divertiti a cercare la
propria figurina, segno inequivocabile che l'idea coinvolge alla stessa maniera
grandi e piccoli». TRENTADUE PAGINE (203 figurine con 148 testine, 10 squadre e
i marchi dei 45 partner Zinella) sulla stagione giallonera che saranno in
vendita sia in occasione delle ultime due partite casalinghe della Zinella sia
nella sede della segreteria della società (10 euro per l'album con la
collezione completa delle figurine) che sta ultimando i preparativi per il
trofeo Primavera. «A metà maggio 1.500 bimbi delle scuole elementari e medie di
Bologna saranno protagonisti di una giornata che avrà come unico obiettivo il
divertimento perseguito attraverso lo sport». Lo stesso messaggio di cui da
ieri è diventata testimonial la Zinella. «Siamo stati
scelti per rappresentare il 24° Articolo della Carta dei Diritti Umani, quello relativo allo
svago ed allo sport. Domenica prossima durante il riscaldamento la Wayel
indosserà una maglietta appositamente realizzata per finanziare alcuni progetti
destinati alle popolazioni in difficoltà».
( da "Unita, L'" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
«Chiedere la verità
su Gaza non è antisemitismo» L'inviato Onu per i diritti umani
nei Territori: i bombardamenti su aree molto popolate sono illegali, c'erano
alternative diplomatiche U.D.G Un'inchiesta di esperti per determinare se fosse
possibile per i soldati israeliani distinguere tra la popolazione civile e
obiettivi militari durante l'offensiva a Gaza e per stabilire quindi se sia
stato commesso un crimine di guerra. A proporlo è Richard Falk, dal marzo 2008 Relatore Speciale Onu per i Diritti Umani nei Territori Palestinesi
Occupati. «In me e nel team che ha redatto il rapporto (discusso ieri a Ginevra
nel Consiglio dei diritti umani, ndr.) non c'è alcuna volontà persecutoria verso Israele. A
muoverci c'è la determinazione a stabilire la verità. È quanto dobbiamo
alle vittime di Gaza. Verità e giustizia», dice Falk a l'Unità. Richard Falk,
professore emerito di diritto internazionale all'Università di Princeton e
membro del Foro di New York, non intende pronunciare alcuna «sentenza». Ma non
è neanche reticente su quanto fin qui assunto nel rapporto: «Ci sono motivi per
concludere che l'offensiva militare a Gaza costituisca un crimine di guerra».
Secondo il relatore speciale dell'Onu per i Territori, il «ricorso alla forza»
da parte di Israele per far cessare il lancio di razzi palestinesi sul suo territorio
- causa scatenante del conflitto per lo Stato ebraico - non è «giustificato dal
punto di vista legale considerate le alternative diplomatiche disponibili».
Professor Falk, nel rapporto presentato oggi (ieri, ndr.) al Consiglio per i
diritti umani delle Nazioni Unite, Lei ha perorato
l'istituzione di una commissione d'inchiesta che faccia piena luce
sull'offensiva militare israeliana a Gaza. Su che basi fonda questa richiesta?
«Sulle norme del Diritto umanitario internazionale e
su quelle della Convenzione di Ginevra. Le ricerche da noi effettuate offrono
materiale sufficiente per affermare che se in un teatro d'operazione militare
non è possibile distinguere tra obiettivi civili e militari, l'operazione è
un'attività totalmente illegale e sembra costituire un crimine di guerra della
maggiore gravità secondo il Diritto internazionale. Ebbene, sulla base di
elementi di prova attualmente disponibili, ci sono fondati motivi per ritenere
che gli attacchi (israeliani) risultano illegali di per sè e sembrano
costituire un crimine di guerra della più grande portata in base al Diritto
internazionale» . Professor Falk, in passato le autorità israeliane l'hanno
accusato più volte di un atteggiamento pregiudizialmente ostile nei confronti
dello Stato ebraico». «Sono accuse che respingo con la massima fermezza e con
sdegno. Chiedere verità e giustizia per i civili uccisi a Gaza, denunciare
l'assoluta illegalità, oltre che la disumanità, delle
punizioni collettive inflitte ad una popolazione stremata dall'embargo, tutto
ciò non ha nulla a che fare con l'antisemitismo. A Gaza sono state colpite aree
densamente popolate. Ciò è incontestabile. Alla popolazione non è stata data
possibilità di fuggire dal teatro di guerra. Occorre accertare le
responsabilità e punire i responsabili. Chiedere l'accertamento della verità è
essere "pregiudizialmente ostile" a Israele?. Da democratico e da
ebreo mi ribello a questo assunto». Le autorità israeliane sostengono che
l'Operazione Piombo Fuso si configura come un esercizio di autodifesa? «I
bombardamenti sistematici su aree densamente popolate non possono essere
giustificati dal punto di vista legale. Si tratta di un crimine di guerra. E
come tale va perseguito». Intervista a Richard Falk
( da "Giorno, Il (Milano)" del 24-03-2009)
Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Bologna))
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VETRINA ESTERI pag.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
24-03-2009)
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Commenti Pagina 337
Più marketing politico che un vero cambio della linea americana --> Il
presidente americano Barack Obama ha fatto una cosa di destra e una di
sinistra. Quella di destra è stata stranamente accolta con gran favore da tutta
la stampa che si definisce liberal e progressista. Quella di sinistra, per gli
stessi misteriosi motivi, è stata ignorata. La cosa di destra che i giornali
pensano sia di sinistra è la cosiddetta apertura all'Iran teocratico degli
ayatollah islamici. La cosa di sinistra è la chiusura nei confronti di Hamas,
che Obama definisce senza giri di parole «un'organizzazione terrorista».
L'apertura al clero iraniano, per il momento, è limitata a un video di auguri per
Nowruz, il capodanno persiano, e non ha ancora cambiato la politica degli Stati
Uniti verso il regime rivoluzionario islamico. Ma un cambiamento di tono c'è.
Il predecessore di Obama, George W. Bush, si era rivolto al popolo iraniano,
parlando di libertà, di diritti umani e di desiderio universale di liberarsi dalle catene
dell'oppressione. Bush, insomma, usava la più tradizionale retorica idealista e
di sinistra. Obama, invece, si è rivolto non solo al popolo, ma anche ai leader
iraniani. E non ha mai pronunciato le parole libertà, democrazia, diritti.
Invece di mostrarsi vicino alle vittime dei mullah, come avrebbe dovuto fare un
leader di sinistra antitotalitaria, Obama ha preferito rassicurare proprio gli
ayatollah, sottolineando che l'America in fondo vuole loro bene (agli
ayatollah) e auspica di avere un futuro di grandi opportunità comuni nel
settore del commercio. Una posizione politica che più di destra non si può: no
a democrazia e libertà per il popolo iraniano, sì a rapporti commerciali con i suoi
leader. Il messaggio di Obama è stato chiaro: se l'Iran mette da parte i suoi
piani nucleari, con i quali peraltro minaccia di cancellare Israele dalla
cartina geografica, l'America non si batterà più per cambiare il regime
dispotico degli ayatollah di Teheran, ma è pronta a fare affari commerciali con
la dittatura islamista e chissenefrega se, proprio nelle ore del messaggio
video, in carcere è stato ucciso un blogger che si era permesso di criticare il
regime. In realtà il messaggio obamiano è più una mossa di marketing politico
che un vero cambio di linea. Una decina di giorni fa, senza tanta enfasi
mediatica, Obama ha rinnovato l'imposizione delle sanzioni economiche americane
all'Iran, varate nel 1995 ai tempi del presidente liberal Bill Clinton. Il
documento che Obama ha inviato al Congresso definisce la crisi iraniana
"un'emergenza nazionale" perché gli ayatollah rappresentano, ha
scritto il presidente, "un'insolita e straordinaria minaccia alla
sicurezza nazionale, alla politica estera e all'economia degli Stati Uniti
costituita dalle azioni e dalle politiche del governo iraniano". A fare
notizia, però è stata l'apertura via YouTube incentrata sulla Realpolitik. Ed è
interessante che la risposta a questa apertura di Obama, elaborata dal leader
supremo della rivoluzione islamica iraniana, Ali Khamenei, sia stata di
chiusura netta. Khamenei ha liquidato le parole di Obama e ha ripetuto la
solita solfa di accuse all'America, pretendendo scuse per il passato (che sono
già arrivate) e ribadendo che le parole del presidente sono solo parole e che
Obama è ancora molto simile a Bush. La cosa interessante, invece, è che Obama
ha ricevuto una risposta apparentemente di apertura da Hamas, con un'intervista
a Repubblica del suo leader Khaled Meshaal. Il capo di Hamas - assieme ad altre
cose deliranti, tra cui l'elogio del martirio - ha detto che Obama è certamente
portatore di un linguaggio nuovo. Insomma, Hamas ha aperto a Obama. Eppure
questi sostiene che Hamas sia «un'organizzazione terrorista» e che sia impossibile
dialogare con i suoi componenti se non rinunciano alla violenza, non
riconoscono Israele e non rispettano gli accordi internazionali. Insomma, su
Hamas, Obama ha una posizione diciamo "non dalemiana", ferma nel
denunciare chi uccide bambini israeliani e si fa scudo con quelli palestinesi
in nome di Allah. I giornali liberal preferiscono non riportarla, anche perché
sarebbero costretti a definirla bushiana, arrogante, di destra, quando è
certamente bushiana, ma anche di buon senso e liberal democratica. Soprattutto
è l'unica linea in grado di liberare il Medio Oriente dai fanatici islamici, i
quali hanno subito cercato di implorare Obama a cambiare atteggiamento anche
con loro. CHRISTIAN ROCCA - NEW YORK
( da "Giornale.it, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Visitando l'Africa,
nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto
due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale,
segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il
Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le
contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono
fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono
accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno
accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero
ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di
preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in
questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti,
mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici.
Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto
terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un
discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica,
una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove
impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si
sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici
del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo
dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta
dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a
una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al
tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico.
C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa
dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono
ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo
estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è
che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente
ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio
reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe
burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che
critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo
pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento
di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae
vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di
Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati
dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia
che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una
straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in
Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il
sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino
a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche
guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il
suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto
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21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si
è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte
dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una
ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due,
quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della
disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito
non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime
insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI
l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie
Commenti ( 27 ) » (1 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 21Mar 09 Ennesimo caso mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Cari
amici, qualcuno già ieri e poi soprattutto oggi ha letto il passaggio del
discorso del Papa ai politici angolani dedicato all'aborto come come uno
schierarsi dello stesso Benedetto XVI dalla parte del vescovo di Recife sul
caso della bambina violentata e rimasta incinta di due gemelli. Lettura
indebita perché, come ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa
Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha parlato assolutamente di aborto terapeutico,
non ha detto che deve essere rifiutato sempre: il Papa è contro il concetto di
salute riproduttiva che rintroduce largamente l'aborto come mezzo di controllo
delle nascite». Scritto in Varie Commenti ( 35 ) » (2 votes, average: 3 out of
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Commenti Invia questo articolo a un amico 20Mar 09 Luanda, calore umano e
resistenza fisica di Benedetto Cari amici, alle 12.37 siamo atterrati
all'aeroporto di Luanda, in Angola. La vista dall'aereo è impressionante: una
distesa a perdita d'occhio di case e casupole per lo più diroccate, che
lambivano quasi i bordi della pista dove il Boeing 777-200 dell'Alitalia ha
toccato terra. Se in Camerun faceva caldo, qui fa caldissimo. Un clima torrido,
l'asfalto quasi liquefatto. Sono bastati pochi minuti di attesa davanti al
padiglione dell'aeroporto per stenderci tutti. Avevamo sinceramente paura per
il Papa, che ha dovuto ascoltare gli inni e stringere le mani dei notabili per
molti minuti. Poi, sotto uno striminzito palchetto, Ratzinger ha ascoltato
stando in piedi il discorso del presidente Dos Santos. Infine ha preso la
parola, e ha pronunciato il suo discorso, peraltro non breve, al quale ha
aggiunto un paragrafo dedicato alle vittime delle inondazioni che nei giorni
scorsi hanno sconvolto alcune zone dell'Angola. Nonostante la giornata
veramente faticosa di ieri a Yaoundé, e il caldo che avrebbe steso chiunque,
Benedetto XVI ha portato a termine il suo saluto in portoghese, prima di
"imbarcarsi" sulla papamobile. Anche qui, come in camerun,
accoglienza festosissima, con la gente accalcata sulle strade per salutare il
passaggio del corteo papale. Scritto in Varie Commenti ( 17 ) » (4 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Mar 09 Chi fa la
lezione al Papa sull'Africa Oggi divampa la polemica per le parole di Benedetto
XVI sui preservativi. Si stracciano le vesti ministri francesi, tedeschi e belgi;
interviene l'Unione europea. Dal sito del settimanale "Vita", vi
propongo questa riflessione di Riccardo Bonacina: «A salire in cattedra, oggi,
sono stati gli stessi responsabili di aver fatto carta straccia di tutti gli
impegni internazionali da qualche decennio in qua. A parlare sono gli stessi
rappresentanti di quei Governi che non arrossiscono neppure per aver fallito e
tradito l'obiettivo fissato alla conferenza di Barcellona del 2002 di destinare
agli aiuti internazionali lo 0,33 per cento del PIL entro il 2006. Di aver
tradito e fallito un ulteriore impegno, quello preso nel 2004 sugli Obiettivi
del Millennio, quando firmarono e controfirmarono con inchiostro invisibile
l'impegno di innalzare la quota per la cooperazione allo sviluppo sino allo
0,7% del Pil entro il 2015. E ancora la promessa del G8 2005 che disse di voler
raddoppiare l'aiuto all'Africa.Come stiano le cose l'ha spiegato poche
settimane fa l'Ocse."I Paesi donatori avevano promesso di aumentare i loro
finanziamenti di circa 50 miliardi di dollari l'anno entro il
( da "Reuters Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
LONDRA (Reuters) -
Nel 2008 le esecuzioni capitali nel mondo sono aumentate di oltre il 90%
raggiungendo quota 2.390, con Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Stati
Uniti responsabili di oltre il 90% dei casi, secondo quanto reso noto oggi da
Amnesty International. In Cina sono avvenute il 72% di tutte le esecuzioni
capitali del 2008, secondo i dati forniti da Amnesty, che ha precisato di
averli ottenuti dai governi, dai gruppi a tutela dei
diritti umani, dai
tribunali e dai media. "La situazione (in Cina) è ammantata dal silenzio e
le cifre potrebbero essere molto, molto più elevate", ha spiegato a
Reuters, Irene Khan, segretario generale di Amnesty, sottolineando che
l'aumento delle esecuzioni capitali è parzialmente dovuto al cambiamento del
sistema giudiziario in Cina. Nel suo rapporto annuale sulla pena di
morte, l'associazione che si batte per la tutela dei diritti umani
ha detto anche che il numero di coloro che sono stati condannati a morte lo
scorso anno è più che raddoppiato, raggiungendo quota 8.864 rispetto ai 3.347
del
( da "Rai News 24" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Londra | 24 marzo
2009 'Piombo fuso', nuove accuse a Israele per crimini di guerra a Gaza Gaza,
anche i medici vittime dell'offensiva israeliana Il quotidiano britannico
Guardian accusa l'esercito israeliano di aver usato bambini palestinesi come
scudi umani, di aver attaccato scuole e ospedali di
Gaza e di aver colpito la popolazione civile con droni, gli aerei senza pilota
radiocomandati. Amnesty International da aprte sua punta il dito anche su
Hamas, che durante l'attacco israeliano ha giustiziato oltre una ventina di
uomini vicini a fazioni palestinesi rivali, accusandoli di collaborazionismo
con Israele. Medici e ambulanze, nelle testimonianze raccolte dal Guardian,
furono oggetto di attacchi da parte delle forze israeliane: almeno 16 i caduti
in operazioni di soccorso a feriti. Oltre la metà dei 27 ospedali di Gaza e
delle 44 cliniche sono stati danneggiati dalle bombe israeliane. Le armi
impiegate, la densità della popolazione di Gaza, le circostanze, tutto sembra
indicare che la vasta offensiva militare 'Piombo fuso' condotta dall'esercito
israeliano nella Striscia di Gaza possa costituire un "crimine di guerra
della più vasta portata in base al diritto
internazionale", si legge nel rapporto di un relatore dell'Onu per i
diritti umani presentato
ieri a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di esperti. Per Richard Falk,
relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, l'inchiesta
dovrà stabilire tra l'altro se con le armi impiegate fosse possibile
distinguere tra obiettivi militari e popolazione civile. "Se non
era possibile fare questa distinzione - si legge nel rapporto di 26 pagine
discusso dal Consiglio dei diritti umani - gli
attacchi risultano illegali di per sé e sembrano costituire un crimine di
guerra della piu' grande portata in base al diritto internazionale",
aggiunge Falk. Il capo di Stato Maggiore israeliano, il generale Gabi
Ashkenazi, ha respinto con forza le accuse apparse sulla stampa israeliana in
merito a violenze gratuite che i soldati israeliani avrebbero commesso durante
l'operazione 'Piombo Fuso': "Non credo che i soldati delle forze di
sicurezza israeliane abbiano colpito civili palestinesi a sangue freddo.
Attenderemo i risultati delle indagini, ma la mia sensazione è che i soldati
abbiano avuto comportamenti etici e morali. Se ci sono stati incidenti, si è
trattato di episodi isolati", ha detto Ashkenazi, citato dal quotidiano
israeliano Yedioth Ahronoth.
( da "Caserta News" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Martedì 24 Marzo
2009 Manifestazione "Pace e Legalità" II Circolo didattico SCUOLA |
S.Nicola L.S. Grande entusiasmo gioia ed emozione alla manifestazione per la
Pace e la Legalità organizzata presso il secondo circolo didattico Giovanni
Paolo II diretto dalla dirigente scolastica Giuseppina Presutto. "Questa
giornata"- ha ricordato la dirigente - "in cui si celebra la Giornata
nazionale della memoria e dell'impegno contro tutte le mafie, desideriamo
dedicarla alla Pace, consapevoli che la Legalità si costruisce solo attraverso
percorsi formativi e condivisi sulla cultura della Pace e dunque solo quando
c'è assenza di guerra e di ogni forma di illegalità che genera odio, crimini e
conflitti. La Legalità bisogna insegnarla ai bambini e per questo che è
necessario dare loro degli esempi. Per tale motivo che istituzioni, scuole e
politiche sociali devono collaborare e lavorare insieme". A fare da sfondo
le coreografie con i colori arcobaleno, i canti di Pace eseguiti dagli allievi
di tutte le classi guidati dalle rispettive insegnanti. Alla manifestazione
sono intervenute molte autorità del comune di San Nicola fra cui l'assessore
all'edilizia scolastica Mario Amoruso, il consigliere comunale Domenico Russo,
il luogotenente della locale stazione dei carabinieri Pio Marino e la
Protezione civile coordinata da Ciro De Maio. Presente, fra l'altro, la
vicepresidente del comitato Unicef provinciale dott.ssa Lia Pannitti. "I
diritti dei fanciulli vanno salvaguardati" ? ha affermato Pannitti ?
"perché i bambini sono il futuro. Fate ascoltare la vostra voce, esprimete
i vostri bisogni, l'Unicef sarà sempre qui ad ascoltarvi, ad aiutarvi". A
concludere la manifestazione è stata l' Ambasciatrice internazionale della Pace
Agnese Ginocchio che insieme ai bambini delle classi IV A e B di Via Einaudi
diretti dalle bravi referenti del progetto legalità, prof.sse Marisa Magnifico
e Adele Serino, ha eseguito il canto d'impegno per la Pace dal titolo: "Tutti i diritti umani di tutti gli uomini". Agnese Ginocchio che sta già
collaborando insieme alle docenti referenti legalità appena citate al progetto:
"Crescere nella Legalità" che culminerà a Maggio in una grossa
manifestazione, ha annunciato ufficialmente che il 2° circolo didattico
"Giovanni Paolo II" diretto dalla dott.ssa Presutto, sarà
premiato e riceverà la nomina di: "Scuola primaria per la Legalità, la
Pace e l'Ambiente", un titolo prestigioso e internazionale che premia la
dirigente Presutto, da anni impegnata sui percorsi della Legalità, quando
ancora questo termine era a tutti poco conosciuto.
( da "AmericaOggi Online" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Benedetto XVI
conclude il suo viaggio in Africa. Il ritorno a Roma 24-03-2009 CITTA' DEL
VATICANO. Papa Benedetto XVI ha concluso ieri il suo viaggio in Africa con un
ultimo appello alle classi dirigenti del continente perché si mettano al
servizio dei loro popoli e non dei propri interessi personali. Parole che
Ratzinger ha rivolto al presidente angolano, Jose Eduardo Dos Santos, al potere
dal 1979, emblema lui stesso dei tanti dinosauri politici locali, sopravvissuti
alla guerra fredda e oggi giudicati co-responsabili, insieme al cinismo delle
potenze straniere, delle miserie e delle violenze dell'Africa. "Il nostro
cuore - ha detto Benedetto XVI prima di imbarcarsi sull'aereo alla volta di
Roma, dopo aver visitato il Camerun e l'Angola - non può darsi pace finché ci
sono fratelli che soffrono per mancanza di cibo, di lavoro, di una casa o di
altri beni fondamentali". Serve, ha indicato, la solidarietà:
"Solidarietà fra le generazioni, solidarietà fra le nazioni e fra i
continenti che generi una sempre più equa condivisione delle risorse della
terra fra tutti gli uomini". Specie nei suoi interventi in Angola, il Papa
ha denunciato con coraggio e ostinazione i tanti mali dell'Africa: la
corruzione, la cupidigia che rende schiavi, la mancanza di
trasparenza e di rispetto dei diritti umani, la capacità delle multinazionali che depredano il continente,
la "sconvolgente" discriminazione delle donne, le sanguinose rivalità
interetniche e tribali. In Paesi abituati ai discorsi compiacenti i molti
ospiti stranieri, interessati ad assicurarsi una fetta delle ricchezze naturali
africane, le parole del Papa non hanno fatto invece sconti a nessuno ed
hanno dato voce a ciò che la popolazione africana pensa di parecchi dei suoi
leader. I cattolici del Camerun e dell'Angola hanno ritrovato, attraverso
Benedetto XVI, orgoglio e identità, e hanno tributato al Papa un'accoglienza
impensabile in tante capitali europee. Alla Messa di domenica, in una spianata
alla periferia estrema del Luanda, c'erano un milione di persone, e due ali di
folla entusiasta e allegra hanno accompagnato costantemente Benedetto XVI, in
tutte le ore del giorno, sotto il caldo torrido e le piogge tropicali, nei suoi
spostamenti in papamobile a Yaoundé (Camerun) dal 17 al 20 marzo, e nella
capitale angolana, dal 20 al 23. Sul piano mediatico internazionale hanno
soprattutto conquistato i titoli il nuovo "no" di Ratzinger all'uso
dei preservativi nella battaglia contro l'epidemia dell'Aids, e le sue critiche
all'aborto, adoperato - a suo dire - come mezzo di prevenzione delle nascite
nei programmi demografici dell'Onu in Africa. Durante il volo di ritorno a
Roma, il Papa ha tracciato un breve bilancio del suo viaggio con i giornalisti.
Tra i ricordi che porta con sé, ha detto, vi è "la cordialità esuberante
dell'Africa, la consapevolezza di appartenere alla stessa famiglia di
Dio". Poi "il forte senso del sacro, la spinta al raccoglimento, la
coscienza della presenza divina". E ancora, Benedetto XVI ha confessato di
essere rimasto "profondamente toccato nel cuore" dalla visita
compiuta, a Yaoundé, in un ospedale per bambini disabili, dove ha incontrato il
mondo della sofferenza ed ha constatato con piacere la possibilità di
collaborazione tra Chiesa e Stato. "L'uomo - ha commentato - aiutando il
sofferente diviene più buono, più umano". Ratzinger si è detto anche molto
soddisfatto per la discussione avuta con i vescovi africani in vista del sinodo
per il Continente che si svolgerà in Vaticano il prossimo autunno. E alle tante
immagini belle del viaggio, purtroppo se ne aggiunge una luttuosa. Quella delle
due ragazze morte allo stadio di Luanda, durante la calca ai cancelli di
ingresso prima dell'incontro con il Papa. "Sono rimasto molto colpito e
addolorato - ha detto ai giornalisti Benedetto XVI -. Ho pregato e continuo a
pregare per loro". Speriamo, ha aggiunto, che nel futuro l'organizzazione
di questi eventi sappia evitare simili tragedie. Una delle due giovani non è
stata ancora identificata.
( da "AmericaOggi Online" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Gaza. Per l'ONU
l'offensiva militare israeliana "Piombo fuso" è un crimine di guerra
24-03-2009 GINEVRA. Le armi impiegate, la densità della popolazione di Gaza, le
circostanze, tutto sembra indicare che la vasta offensiva militare 'Piombo
fuso' condotta dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza potrebbe
costituire un "crimine di guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale". Lo afferma il rapporto di un
relatore dell'Onu per i diritti umani presentato ieri a Ginevra, nel quale si chiede un'indagine di
esperti. Per Richard Falk, relatore speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu sulla situazione nei
territori palestinesi, l'inchiesta dovrà stabilire tra l'altro se con le armi
impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari e
popolazione civile. "Se non era possibile fare questa distinzione - si
legge nel rapporto di 26 pagine discusso dal Consiglio dei diritti umani - gli attacchi risultano illegali di per sé e sembrano
costituire un crimine di guerra della più grande portata in base al diritto
internazionale", aggiunge Falk. Notoriamente critico nei confronti della
politica di Israele nei territori palestinesi, Falk afferma che anche senza le
indagini, in base alle notizie e alle statistiche, "é possibile trarre la
conclusione preliminare che dato l'alto numero di vittime civili e il livello
di devastazione di obiettivi non militari a Gaza, gli israeliani si siano o
astenuti dal tracciare le distinzioni richieste dal diritto internazionale o
non erano in grado di farlo nelle circostanze degli scontri, rendendo di fatto
impossibile conciliare gli attacchi con il diritto internazionale". Il rapporto
non mancherà di suscitare commenti in Israele, dove continua la polemica sui
sospetti di violenze gratuite sui civili da parte dei soldati impegnati
nell'offensiva. Ma il relatore dell'Onu - che cita il dato di 1.434
palestinesi, tra cui 960 civili, morti nell'offensiva di 22 giorni lanciata il
27 dicembre scorso da Israele contro Hamas - critica severamente anche la
decisione stessa delle autorità israeliane di ricorrere in questo modo alla
forza. Tale scelta "non era legalmente giustificata date le circostanze e
le alternative diplomatiche" e potrebbe costituire un crimine contro la
pace. Falk - cui Israele ha negato l'accesso - critica inoltre il blocco della
Striscia evocando la possibilità di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, ma soprattutto la decisione "senza
precedenti" di Israele di negare ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la
possibilità di uscire dalla zona di guerra. L'indagine, secondo il relatore,
dovrà anche occuparsi delle pratiche di Hamas, incluso il lancio di razzi ed il
presunto impiego di bambini e civili come "scudi umani".
Ma l'accusa di ricorrere a scudi umani è stata rivolta
ieri anche a Israele, in altro rapporto dell'Onu. I soldati di Tsahal si
sarebbero fatti scudo con un bimbo palestinese durante l'offensiva, denuncia il
rapporto del rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu per la
protezione dei bambini nei conflitti. Il bambino di 11 anni è stato costretto
per diverse ore a camminare davanti ai soldati in un periodo di intese
operazioni militari, afferma il documento. Pesanti critiche a Israele sono
state rivolte oggi anche dalla filiale israeliana della organizzazione 'Medici
per i diritti umani' (Phr) che accusa Tsahal di aver
impedito il soccorso ai palestinesi feriti, aperto il fuoco contro ospedali e
squadre mediche durante l'offensiva 'Piombo fuso'. Il capo di stato maggiore
israeliano, generale Gaby Ashkenazi, ha respinto le accuse di violenze gratuite
da parte dei soldati israeliani.
( da "Corriere.it" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
SUDAFRICA, IL NO AL
DALAI LAMA La dignità perduta La decisione del governo sudafricano di negare il
visto d'ingresso al Dalai Lama non è purtroppo senza precedenti, ma è più
inaccettabile di tutte le altre per almeno due motivi. Il primo riguarda la
storia del Sudafrica. Una storia marchiata a fuoco dalla tragedia
dell'apartheid, dalla discriminazione fatta sistema come in nessuna altra parte
del mondo. Il Sudafrica moderno e multirazziale, quello di oggi, nasce dalla
riconciliazione nazionale ma anche da un ripudio collettivo di quell'esperienza,
si specchia in Nelson Mandela ex perseguitato e poi presidente, trova la sua
identità nell'appartenenza a quella comunità di valori (l'Occidente) che
sanzionò l'apartheid fino ad abbatterlo. Chi ha una storia del genere dovrebbe
sentirsi obbligato a restarle fedele. Ed è per questo che la scelta del governo
di Pretoria di non accogliere il leader spirituale di una minoranza oppressa
assume i contorni di una vergognosa auto-sconfessione, di una fuga dalla
propria insanguinata e sofferta identità. Il secondo motivo che pesa sulla
decisione sudafricana si chiama minacce cinesi, quelle alle quali Pretoria ha
ceduto. Da qualche anno ormai la Cina conduce una strisciante ri-colonizzazione
dell'Africa. Ovunque esistano fonti di energia e in Africa ce ne sono in abbondanza
i cinesi investono, costruiscono, sottoscrivono contratti pluridecennali,
offrono copertura politica ai governi. Le influenze americana o francese, per
tanti anni rivali, oggi sono soltanto un ricordo. È evidente che questo stato
di cose garantisce alla Cina una capacità d'interdizione particolarmente
efficace in tutto il Continente Nero. Così come è assai probabile che i
sudafricani, nella loro scelta, non abbiano dimenticato che la Cina è il
principale partner commerciale di Pretoria. Ma questi dati di fatto, se rendono
più comprensibili i motivi che hanno ispirato la decisione, non la
giustificano. Al contrario. Proprio in quanto Stato africano che si richiama ai
valori libertari dell'Occidente, il Sudafrica non dovrebbe ragionare
esclusivamente con il pallottoliere dei commerci e dimenticare i valori assai
diversi che la Cina porta nel continente: dal Congo dei massacri fino al caso
tragico del Darfur, i cinesi si disinteressano totalmente
del rispetto dei diritti umani e puntano al sodo. Cioè a sfruttare le fonti di energia e a
sostenere i governi compiacenti. Da ieri, il governo sudafricano si è iscritto
a questa categoria forse conveniente ma di sicuro poco onorevole. E noi
insistiamo a credere che ci abbia rimesso. In termini di immagine perché
il Dalai Lama veniva a parlare dei mondiali di calcio che il Sudafrica ospiterà
nel 2010 e dei rapporti tra sport e tolleranza (a proposito, la Fifa tacerà?).
In termini di credibilità politica perché un Occidente che alterna «audaci»
incontri con il Dalai Lama (Sarkozy) a distratte ipocrisie governative (anche
in Italia), mai è giunto a negare il visto d'ingresso al premio Nobel tibetano.
I commerci valgono di più, dirà qualcuno. E aggiungerà che parlare di rispetto
dei diritti umani, nel mondo d'oggi, è soltanto una
perdita di tempo. Noi crediamo invece che non farlo sia una perdita: di
dignità. Franco Venturini stampa |
( da "HelpConsumatori" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
News DIRITTI. In
Europa la pena di morte resiste solo in Bielorussia. Rapporto Amnesty
International 24/03/2009 - 11:01 Nel 2008 almeno 2390 persone sono state messe
a morte in 25 paesi, con una media di 7 persone al giorno nel mondo. In 52
nazioni, tra gennaio 2008 e dicembre 2008 almeno 8864 persone sono state
condannate a morte; il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in 5 paesi: Cina,
Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Stati Uniti. E' il bollettino annuale di
Amnesty International sulla pena di morte nel mondo, presentato oggi a Roma.
Due terzi dei paesi di tutto il mondo hanno abolito per legge o nella pratica
la pena di morte; in 59 paesi questa ancora esiste. Secondo i dati di Amnesty
International, aggiornati al mese di marzo 2009 92 paesi hanno abolito la pena
di morte per ogni reato, 10 paesi l'hanno abolita salvo che per reati
eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 36 paesi sono
abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci
anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire
condanne a morte. In totale 138 paesi hanno abolito la pena di morte nella
legge o nella pratica. I metodi di esecuzione utilizzati sono: decapitazione,
lapidazione, impiccagione, iniezione letale, fucilazione e sedia elettrica. In
Iran sono state messe a morte almeno 8 persone che all'epoca del reato erano
minorenni. In Cina, Bielorussia, Mongolia e Corea del Nord, le condanne sono
eseguite in assoluta segretezza e senza trasparenza. Il maggior numero di esecuzioni
nel 2008 è stato riscontrato in Asia, dove 11 paesi continuano a ricorrere alla
pena di morte: Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone,
Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam. Il secondo
maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato nella regione Africa del
Nord - Medio Oriente. Nonostante questi numeri si stanno compiendo piccoli
passi avanti verso l'abolizione della pena di morte nel mondo. A dicembre,
l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, a larga maggioranza, una
seconda risoluzione che chiede una moratoria in vista dell'abolizione
della pena di morte e la Commissione africana dei diritti umani e dei popoli ha richiamato gli
Stati africani che mantengono la pena di morte ad osservare una moratoria sulle
esecuzioni nella regione in vista dell'abolizione. Gli Stati Uniti nel 2008
hanno registrato il numero più basso di esecuzioni avvenute in un anno dal
1995: 37, quasi tutte in Texas. Purtroppo, come gli anni precedenti, un
gran numero di condanne è stato emesso a seguito di processi che non hanno
rispettato gli standard internazionali sull'equo processo. Un numero
preoccupante di esecuzioni è avvenuto a seguito di procedimenti basati su
confessioni estorte con la tortura, in violazione delle leggi internazionali.
L'Europa sarebbe una "zona libera dalla pena di morte" se non fosse
per la Bielorussia, dove questa pratica avviene in segreto. Le condanne vengono
eseguite con un colpo di pistola alla nuca e non vengono fornite informazioni
sulla data dell'esecuzione né sul luogo di sepoltura. Le esecuzioni nell'ex
repubblica sovietica sono state quattro. In occasione della pubblicazione dei
dati relativi al 2008, Amnesty International lancia il rapporto "Ending
executions in Europe: Towards abolition of the death penalty in Belarus" e
un'azione on line per fermare le esecuzioni in Bielorussia. 2009 - redattore:
GA
( da "Manifesto, Il" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
CRIMINI DI GUERRA A
GAZA «Bambini usati come scudi umani» Da Onu e medici per i diritti umani denunce di atrocità commesse dall'esercito israeliano I militari
si difendono, ma aumenta la pressione per un'inchiesta vera su Piombo fuso
Michele Giorgio GERUSALEMME Era solo un bambino di 11 anni e aveva un'unica
«colpa»: abitare a Tel Hawa, investita in pieno dall'offensiva di terra
lanciata dall'esercito israeliano. Era il 15 gennaio, tre giorni prima del
cessate il fuoco. I soldati gli intimarono di camminare davanti a loro e di
entrare negli edifici prima di chiunque altro. Uno bambino-scudo umano che
doveva proteggere i militari dell'esercito più potente del Medio Oriente. A
denunciarlo è stato ieri a Ginevra, Radhika Coomaraswamy, inviato speciale
dell'Onu per la protezione dei bambini nei conflitti armati. I militari, ha
aggiunto Coomaraswamy, durante le tre settimane di «Piombo fuso» (oltre 1.300
palestinesi uccisi) spararono a bambini palestinesi, buttarono giù
un'abitazione con una donna e il figlio ancora all'interno e bombardarono un
edificio dove prima avevano intimato ai civili di entrare. Un racconto giunto
poco dopo la denuncia dell'associazione israeliana «Medici per i diritti umani» che ha accusato l'esercito di aver gravemente violato
il diritto umanitario per aver impedito l'evacuazione
di feriti e per aver messo in grave pericolo il personale medico palestinese.
«Non solo i militari non hanno evacuato le famiglie assediate e ferite ma hanno
anche impedito alle squadre mediche palestinesi di raggiungere i feriti», hanno
scritto i medici ebrei e arabi nel rapporto. Secondo i dati
dell'organizzazione, durante «Piombo fuso» 16 medici, infermieri e autisti di
ambulanze sono stati uccisi e 34 fra ospedali e cliniche sono stati attaccati.
E sul quotidiano Ha'aretz domenica era stato riportato un documento
inquietante, raccolto in una casa di Jabaliya occupata dagli israeliani: sul
foglietto scritto a mano da qualcuno, forse un ufficiale, c'erano istruzioni da
riferire ai soldati: «sparare sui soccorsi». Denunce che completano il quadro
che, poco alla volta, è emerso dopo il cessate il fuoco e al quale negli ultimi
giorni hanno contribuito gli stessi soldati e ufficiali israeliani rivelando gli
abusi, le uccisioni di civili e le distruzioni di proprietà durante corsi di
addestramento e colloqui con i superiori. Molti dei quali sono stati poi
riferiti da Ha'aretz e altri quotidiani. Senza dimenticare le magliette
indossate dai soldati che raffigurano scene di violenza contro i palestinesi:
un bambino nel mirino di un fucile con lo slogan «Più sono piccoli, più è
difficile» o un'altra con l'immagine di una donna incinta e la scritta «Un
colpo, due morti». Ciononostante il capo di stato maggiore israeliano, Gabi
Ashkenazi, ieri si è lanciato in una appassionata difesa di quello che ha
definito con orgoglio «l'esercito più morale del mondo». «Non credo che i
soldati abbiano colpito civili palestinesi a sangue freddo. Attenderemo i
risultati delle indagini, ma la mia sensazione è che i soldati abbiano avuto
comportamenti etici e morali. Se ci sono stati incidenti, si è trattato di
episodi isolati», ha affermato Ashkenazi incurante dei rapporti presentati in
questi mesi da Ong, associazioni, centri per i diritti umani
e dall'Onu. Le armi impiegate di fronte alla densità della popolazione di Gaza,
il fuoco indiscriminato e tanto altro potrebbero costituire un «crimine di
guerra della più vasta portata in base al diritto internazionale», ha spiegato
il relatore speciale dell'Onu per i diritti umani,
Richard Falk, presentando ieri a Ginevra il suo rapporto nel quale chiede
un'indagine di esperti. L'inchiesta, ha spiegato, dovrà stabilire tra l'altro
se con le armi impiegate fosse possibile distinguere tra obiettivi militari e
popolazione civile. «Se non era possibile fare questa distinzione, gli attacchi
risultano illegali di per sé» ha sostenuto Falk, aggiungendo che anche senza le
indagini, in base alle notizie e alle statistiche, «è possibile trarre la conclusione
preliminare che dato l'alto numero di vittime civili e il livello di
devastazione di obiettivi non militari a Gaza, gli israeliani si siano o
astenuti dal tracciare le distinzioni richieste dal diritto internazionale o
non erano in grado di farlo nelle circostanze degli scontri, rendendo di fatto
impossibile conciliare gli attacchi con il diritto internazionale». Falk - al
quale Israele lo scorso dicembre ha negato l'accesso ai Territori occupati - ha
criticato il blocco di Gaza evocando la possibilità di crimini contro l'umanità, ma soprattutto la decisione «senza precedenti» di
Israele di negare ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la possibilità di lasciare
la zona di guerra. L'indagine, secondo il relatore, dovrà anche occuparsi delle
pratiche di Hamas, incluso il lancio di razzi ed il presunto impiego di bambini
e civili come scudi umani.
( da "Avvenire" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
CHIESA 24-03-2009
segue da pagina 7 La prima cura, per qualsiasi forma di malattia, è non far
sentire solo il malato, solo con il suo male, e abbandonato a se stesso.
Garantirgli una presenza competente, amorevole e quotidiana, è per la società
una responsabilità più ardua e impegnativa rispetto ad altre «scorciatoie»
apparentemente pietose. Ma è qui, non nei proclami astratti e ripetuti, che una
società getta come la maschera e rivela il suo vero volto, manifestando
il proprio livello di umanità
o, al contrario, di inciviltà. Nelle moderne democrazie, la vita va difesa
perché è indispensabile limitare il potere «biopolitico» sia della scienza sia
dello Stato, il che trova sostanza nel fermo «sì» alla tutela dei diritti umani di tutti, di chi economicamente è
in grado di difendersi come di chi non può farlo, e in un altrettanto netto
«no» alla pena di morte, al commercio degli organi, alle mutilazioni sessuali,
alle alterazioni fecondative, a qualsiasi manipolazione non terapeutica del
corpo umano, pur se liberamente volute da persone adulte, informate e
consenzienti. Si altera il principio di uguaglianza
( da "Reuters Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
di Agnieszka Flak
JOHANNESBURG (Reuters) - Una conferenza di pace con premi Nobel in Sudafrica è
stata rinviata dopo la decisione del governo di negare il visto al Dalai Lama.
Lo hanno riferito oggi gli organizzatori dell'evento. Diversi premi Nobel hanno
minacciato di boicottare la conferenza per la decisione di negare il visto al
leader spirituale tibetano, ma il governo ha detto che si atterrà a quanto
stabilito. Media locali dicono che il visto è stato rifiutato a causa di
pressioni da parte della Cina, importante investitore e partner commerciale. La
conferenza, che avrebbe dovuto aver luogo il 27 marzo, era stata organizzata
dalle autorità calcistiche in Sudafrica, che ospiterà la Coppa del Mondo del
2010, per lanciare un messaggio contro la xenofobia e il razzismo in vista del
torneo. "Abbiamo deciso di rinviare la conferenza di pace fino a ulteriore
avviso", ha detto Irvin Khoza, presidente del Comitato organizzatore di
Sudafrica 2010, precisando che l'evento si terrà quando tutti gli invitati
potranno partecipare. Il portavoce del governo Thabo Masebe ha detto che la
presenza del Dalai Lama in questo momento non è esattamente nell'interesse del
Sudafrica. "Ci atterremo alla nostra decisione. Nulla cambierà. Il Dalai
Lama non sarà invitato in Sudafrica. Non gli daremo un visto da adesso alla
Coppa del Mondo", ha aggiunto il portavoce. La
decisione si è attirata le critiche dei partiti di opposizione in un Paese che
si è proposto come un modello per la democrazia e i diritti umani dalla fine dell'apartheid nel
1994. Il leader spirituale tibetano era stato invitato a partecipare alla
conferenza da altri premi Nobel: l'arcivescovo Desmond Tutu, FW de Klerk e
Nelson Mandela.
( da "WindPress.it" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
24-03-2009 MSF
presenta due iniziative in vista del G8 in collaborazione con il CERGAS (Centro
di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale)
dellâ??Università Commerciale Luigi Bocconi e la Commissione Diritti Umani del SenatoMilano â?? Medici Senza Frontiere
(MSF), in occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi del 24 marzo,
lancia a Milano la campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia
malattia". Lâ??obiettivo della campagna è¨ quello di inserire la
tubercolosi (TBC) nellâ??agenda delle istituzioni, degli operatori sanitari e
dei mezzi di comunicazione in Italia in vista del G8 che avrà luogo nel
nostro paese in luglio.Nel corso della conferenza stampa sono state presentate
due importanti iniziative della campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di
una vecchia malattia", iniziative che vedranno coinvolti il CERGAS (Centro
di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale)
dellâ??Università Commerciale Luigi Bocconi e la Commissione Diritti Umani del Senato. Anzitutto uno studio sul flusso di
finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la
TBC, che verrà effettuato nei prossimi mesi da MSF con la collaborazione
del CERGAS dell'Università Bocconi. A seguire, un convegno sulla TBC nel
mese di giugno, nel corso del quale verrà anche presentato lo studio sul
flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie dimenticate,
organizzato in collaborazione con la Commissione Diritti
Umani del Senato.MSF ha inoltre presentato il rapporto â??Tubercolosi â?? I
nuovi volti di una vecchia malattiaâ?, dove si evidenzia come la
tubercolosi â?? che secondo
i dati dellâ??OMS uccide ogni anno quasi 2 milioni di persone e ne infetta 9
milioni â?? non solo non sia stata affatto sconfitta, ma sia tornata con nuovi
volti ancora più¹ difficili da sconfiggere: la co-infezione HIV-TBC, e la
diffusione di ceppi di TBC resistenti ai farmaci.â??MSF chiede un maggiore
accesso alle cure e un maggiore accesso a test diagnostici più¹ adeguati,
estendendo i programmi di cura della TBC farmacoresistente, favorendo
lâ??accesso a farmaci di seconda linea, integrando la cura per la TBC con la
cura dellâ??HIVâ?, dichiara Kostas Moschochoritis, direttore
generale di MSF Italia.Nel rapporto MSF chiede inoltre un maggiore impegno
nella ricerca contro la TBC, in particolare la ricerca di strumenti adatti ai
bambini e ai pazienti HIV-positivi
e strumenti diagnostici che possano essere impiegati il più¹ vicino possibile
ai luoghi dove vivono i pazienti. MSF chiede inoltre di aumentare gli studi
clinici, di incrementare i fondi investiti e di sostenere meccanismi
alternativi per finanziare la ricerca e lo sviluppo e supportare lâ??accesso ai
farmaci.MSF ha inoltre presentato il sito
www.tubercolosi.medicisenzafrontiere.it con testimonianze di pazienti e di
operatori umanitari di MSF impegnati nella lotta
contro i nuovi volti di una vecchia malattia.â??Non possiamo dimenticare che,
secondo lâ??OMS, un terzo della popolazione mondiale è¨ contagiata dal bacillo
della TBCâ?, continua Moschochoritis. â??Siamo molto soddisfatti dellâ??avvio di
questa collaborazione con il CERGAS dellâ??Università Bocconi e con la
Commissione Diritti Umani del Senato, e ci auguriamo
che, in vista del prossimo G8, possa contribuire a un maggiore sforzo globale
per combattere questa terribile malattiaâ?. Scarica il rapporto â??TBC
â?? I nuovi volti di una vecchia malattiaâ? MSF e la tubercolosi In un anno MSF ha curato più¹ di 29mila
persone affette da TBC in 31 paesi. MSF cura persone affette dalla TBC in
contesti di conflitto cronico e di instabilità politica come in Abkhazia,
Repubblica Democratica del Congo e Cecenia, nei campi rifugiati come in Ciad e
in Thailandia; nelle carceri come in Kirghizistan; in progetti di assistenza
medica di base in diversi paesi. MSF sta assistendo a un aumento considerevole
di pazienti affetti dalla forma multiresistente della malattia. Nel 2007 sono
state prese in cura circa 600 persone colpite da questa forma grave di TBC
contro le 259 nel 2006.
( da "WindPress.it" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
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Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Marzo > Premio "Arte e diritti umani" ai Modena City RamblersContenuto della paginaRoma, 27
marzo: premio "Arte e diritti umani" di Amnesty International ai Modena City RamblersCS045:
24/03/2009Venerd 27 marzo a Roma la Sezione Italiana di Amnesty International
conferir ai Modena City Ramblers il premio "Arte e diritti umani". L'incontro pubblico
avr luogo alle 18.30 presso la libreria Rinascita (via Prospero Arpino 48, zona
Garbatella) e sar moderato da Ugo Coccia di Rai International. Col premio
"Arte e diritti umani", alla seconda
edizione, la Sezione Italiana di Amnesty International vuole riconoscere
l'impegno dei rappresentanti delle arti che si sono particolarmente distinti
nella promozione dei diritti umani e nella
sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Il primo premio stato conferito,
l'anno scorso, ad Alessandro Gassman.I Modena City Ramblers sostengono da tempo
le campagne di Amnesty International. Il loro brano "Ebano" ha vinto
il Premio Amnesty Italia per la musica nel 2004 ed stato inserito nella
compilation "17x60", pubblicata dall'organizzazione per i diritti umani alla fine del 2008. Sempre venerd 27, i Modena City
Ramblers si esibiranno all'Alpheus, nell'ambito del tour "Onda
libera". L'album omonimo contiene informazioni su Amnesty International e
sulle sue attivit in difesa dei diritti umani. FINE
DEL COMUNICATO Roma, 24 marzo 2009 Per ulteriori informazioni, approfondimenti
e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 -
cell. 348-6974361, e-mail press@amnesty.itUfficio Stampa Mescal per Modena City
Ramblers: Manuela Longhi, Tel. 0141 - 793496, e-mail:
manuela@mescal.it?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg
( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
M.O./ Israele
critica rapporto Onu sull'offensiva a Gaza di Apcom Il Guardian denuncia:
israeliani hanno commesso crimini di guerra -->Roma, 24 mar. (Apcom) -
Israele ha denunciato oggi il rapporto di esperti delle Nazioni Unite che ha
richiesto lo svolgimento di una inchiesta su presunti crimini di guerra
commessi dall'esercito israeliano durante la recente offensiva militare nella
Striscia di Gaza contro il gruppo estremista Hamas. "Purtroppo si tratta
di un esempio supplementare dell'atteggiamento unilaterale,
parziale e ingiusto del Consiglio dei diritti dell'uomo" nei confronti di
Israele, ha detto all'Afp il portavoce del governo Mark Regev. "Questo
tipo di rapporti non rende un servizio ai diritti umani. Sono piuttosto una strumentalizzazione politica dei diritti
dell'uomo", ha aggiunto il portavoce. Recentemente l'inviato
speciale dell'Onu sulla situazione nei territori palestinesi, Richard Falk,
aveva presentato un rapporto al Consiglio dei Diritti
dell'Uomo, secondo cui ci sarebbero "ragioni per concludere" che sono
stati compiuti "crimini di guerra". Oggi anche The Guardian pubblica una
sua inchiesta in cui denuncia casi di crimini di guerra di cui si sarebbero
macchiati i soldati israeliani. Secondo il quotidiano britannico i militari
avrebbero utilizzato bambini palestinesi come scudi umani
per difendersi dagli attacchi dei miliziani di Hamas, avrebbero bombardato
scuole e ospedali e avrebbero infine colpito la popolazione civile con i droni,
gli aerei radiocomandanti. Nell'offensiva di tre settimane, lanciata per
fermare i continui attacchi con razzi Qassam contro Israele, sono morti circa
1.300 palestinesi, secondo quanto affermano fonti di Gaza. (con fonte Afp)
( da "superEva notizie" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
"Martyrs",
una visione scioccante É da poco uscito in Dvd, in Francia,
"Martyrs", uno degli horror più sconvolgenti degli ultimi anni. Da
pochi giorni è uscito in Francia il Dvd di Martyrs, di Pascal Laugier, uno
degli horror più duri, estremi e sconvolgenti degli ultimi anni. Un film di
rara ferocia, ineluttabile, insopportabile, la cui visione richiede coraggio e
forza d'animo anche per gli appassionati del cinema più radicale (come il sottoscritto,
che da tanto tempo non rimaneva così colpito e inebetito). Un'opera al nero che
non ha pietà, non ha rimorsi, non offre nessuna salvezza, nessuna speranza,
nessuna consolazione. Si parla di fantasmi, e soprattutto
di torture, ai danni di povere ragazze che vengono sottoposte a ineffabili
misfatti per una ragione mistica che va oltre a ogni immaginazione. In un'ora e
mezza di film i momenti di calma sono quasi nulli, e la pellicola è una totale
immersione nel sangue, nella carne straziata, nel dolore, nel pianto, nella
sofferenza. Si resta soffocati, non si riesce a respirare, si viene
attanagliati da un'angoscia senza pari, si fa fatica ad andare avanti, e ad
arrivare fino in fondo. Un'altra conferma della vitalità della nouvelle vague
dell'horror francese (Laugier aveva già diretto qualche anno fa il ben più
misurato Saint Ange), e un film che supera nettamente per ferocia e concretezza
visiva sia Hostel che tutte le altre pellicole che ultimamente hanno toccato il
tema della tortura. Scene splatter quasi insostenibili, violenza allo stato
puro, follia realistica e per questo ancora più inquietante e letale. Nessuno
sconto, da parte di Laugier, e nessuna catarsi per la mente dello spettatore,
il cui occhio viene dilaniato per un'ora e mezza dalle immagini che gli si
presentano davanti. Si dice che durante le prime proiezioni pubbliche, avvenute
durante alcuni festival, alcune persone si siano sentite male, siano svenute,
siano state trascinate inermi fuori dalla sala. Non si fa fatica a crederci. Martyrs
è una prova davvero ardua, un'esperienza cinematografica scioccante, un film
che, nonostante qualche eccessivo volo pindarico nello stile, ha la sua forza
proprio nella solidità ideologica, e nella globalità della spirale narrativa
che inghiotte le sue sventurate protagoniste e lo stomaco di chi decide di
affrontarlo. Per ora non è uscito in Italia. Se arriverà, sarà probabilmente
tagliato dalle mani censorie. Ragion per cui, è fortemente consigliata la
visione integrale, in lingua originale. Un film che non si dimentica, a suo
modo unico, che resterà negli annali del cinema horror, e non solo. Fonte
[foto] PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA
|-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito
di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 24 marzo 2009 in:
Cinema horror French horror Dvd Registi » Invia tramite EMAIL » Versione per la
STAMPA--> » Le vostre opinioni
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 24-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento))
Argomenti: Diritti umani
MICHELE GIORGIO
Gerusalemme. Due mesi dopo la proclamazione del cessate il fuoco a Gaza,
Israele è sotto una pioggia di accuse per abusi e violazioni del diritto umanitario commessi durante l'operazione «Piombo fuso» (27
dicembre 2008-18 gennaio 2009) contro Hamas, in cui sono morti oltre 1.300
palestinesi, tra i quali centinaia di civili. L'ultima denuncia giunge da
«Medici per i diritti umani», una associazione
israeliana che riunisce medici ebrei e arabi, che in un rapporto di decine di
pagine ha accusato l'esercito di aver violato il diritto umanitario
internazionale nel corso dell'attacco contro Gaza. L'associazione in modo
particolare ritiene responsabile l'esercito israeliano di aver impedito
l'evacuazione dei feriti e di aver messo in pericolo le squadre di soccorso
medico. Secondo i dati dell'organizzazione, durante l'offensiva, 16 medici,
infermieri e autisti di ambulanza furono uccisi, mentre 34 fra ospedali e
cliniche vennero attaccati. Ci sarebbero stati casi in cui «non solo i militari
non hanno evacuato le famiglie assediate ma hanno anche impedito alle squadre
mediche di raggiungere i feriti». Anche altre organizzazioni hanno puntato
l'indice contro le forze armate israeliane. Amnesty International ha detto di
aver raccolto prove «inconfutabili» dell'utilizzo da parte dell'artiglieria
israeliana di proiettili al fosforo bianco, non illegali ma che sono stati
utilizzati in aree densamente popolate esponendo i civili ad ustioni gravi.
Dall'esercito giungono smentite. Il capo di Stato maggiore Gabi Ashkenazi ieri
ha respinto con forza le accuse di violenze gratuite che i soldati avrebbero
commesso durante «Piombo Fuso», come peraltro riportato nei giorni scorsi anche
dal giornale in lingua ebraica Haaretz. «Non credo che i soldati delle forze di
sicurezza israeliane abbiano colpito civili palestinesi a sangue freddo.
Attenderemo i risultati delle indagini (degli investigatori israeliani,
n.d.r.), ma la mia sensazione e' che i soldati abbiano avuto comportamenti
etici e morali. Se ci sono stati incidenti, si è trattato di episodi isolati»,
ha sostenuto Ashkenazi. Le accuse di abusi e violazioni dei diritti umani a Gaza tuttavia si moltiplicano. Ieri un responsabile
delle Nazioni Unite per la protezione dei bambini, ha denunciato che i soldati
israeliani utilizzarono, lo scorso 15 gennaio, un bambino di 11 anni come scudo
umano dopo aver fatto irruzione nel quartiere Tel Hawa e intimarono al piccolo
di entrare negli edifici prima di loro. L'esperto ha aggiunto che i militari
durante l'offensiva spararono anche a bambini, buttarono giù un'abitazione con
una donna e il figlioletto ancora all'interno e bombardarono un edificio dove
prima avevano intimato ai civili di entrare. Sulla intenzionalità o meno di
attacchi israeliani in cui sono rimasti uccisi o feriti civili palestinesi, si
concentra gran parte del rapporto che il relatore speciale per i diritti umani
dell'Onu, Richard Falk ha presentato ieri sera al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Falk, che in
passato ha già criticato Israele, vuole un'inchiesta di esperti per determinare
se durante «Piombo fuso» i militari israeliani hanno avuto modo di distinguere
tra civili e miliziani armati di Hamas e quindi accertare se a Gaza siano stati
compiuti crimini di guerra.
( da "SaluteEuropa.it" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
24/03/2009 Giornata
mondiale della tubercolosi: MSF lancia la campagna Medici senza Frontiere
(MSF), in occasione della giornata mondiale della tubercolosi che si celoebra
oggi, lancia a Milano la campagna "tubercolosi: i nuovi volti di una
vecchia malattia". L'obiettivo della campagna è quello di inserire la
tubercolosi (tbc) nell'agenda delle istituzioni, degli operatori sanitari e dei
mezzi di comunicazione in italia in vista del g8 che avrà luogo nel nostro
paese in luglio. Nel corso della conferenza stampa di presentazione della
campagna, sono state presentate due importanti iniziative della campagna
"tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia", iniziative che
vedranno coinvolti il cergas (centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale) dell'università commerciale luigi
bocconi e la commissione diritti umani del senato. anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in
italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la tbc, che verrà
effettuato nei prossimi mesi da msf con la collaborazione del Cergas
dell'università Bocconi. a seguire, un convegno sulla tbc nel mese di
giugno, nel corso del quale verrà anche presentato lo studio sul flusso di
finanziamenti in italia per la ricerca sulle malattie dimenticate, organizzato
in collaborazione con la commissione diritti umani del
senato. MSF ha inoltre presentato il rapporto "tbc i nuovi volti di una
vecchia malattia", dove si evidenzia come la tubercolosi che secondo i
dati dell'oms uccide ogni anno quasi due milioni di persone e ne infetta 9
milioni non solo non sia stata affatto sconfitta, ma sia tornata con nuovi
volti ancora più difficili da sconfiggere: la co-infezione hiv-tbc, e la
diffusione di ceppi di tbc resistenti ai farmaci. "MSF" chiede un
maggiore accesso alle cure e un maggiore accesso a test diagnostici più
adeguati, estendendo i programmi di cura della tbc farmacoresistente, favorendo
l'accesso a farmaci di seconda linea, integrando la cura per la tbc con la cura
dell'hiv", ha dichiarato Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF
Italia. Nel rapporto MSF chiede inoltre un maggiore impegno nella ricerca
contro la tbc, in particolare la ricerca di strumenti adatti ai bambini e ai
pazienti hiv-positivi e strumenti diagnostici che possano essere impiegati il
più vicino possibile ai luoghi dove vivono i pazienti. msf chiede inoltre di
aumentare gli studi clinici, di incrementare i fondi investiti e di sostenere
meccanismi alternativi per finanziare la ricerca e lo sviluppo e supportare
l'accesso ai farmaci. MSF ha inoltre presentato il sito
www.tubercolosi.medicisenzafrontiere.it con testimonianze di pazienti e di
operatori umanitari di msf impegnati nella lotta
contro i nuovi volti di una vecchia malattia. "Non possiamo dimenticare
che, secondo l'OMS, 1/3 della popolazione mondiale è contagiata dal bacillo
della tbc - ha continuato Moschochoritis - siamo molto soddisfatti dell'avvio
di questa collaborazione con il Cergas dell'università Bocconi e con la
commissione diritti umani del Senato, e ci auguriamo
che, in vista del prossimo g8, possa contribuire a un maggiore sforzo globale
per combattere questa terribile malattia". MSF in un anno ha curato più di
29mila persone affette da tbc in 31 paesi. MSF cura persone affette dalla tbc
in contesti di conflitto cronico e di instabilità politica come in abkhazia,
repubblica democratica del congo e cecenia, nei campi rifugiati come in ciad e
in tailandia; nelle carceri come in kirghizistan; in progetti di assistenza
medica di base in diversi paesi. msf sta assistendo a un aumento considerevole
di pazienti affetti dalla forma multiresistente della malattia. nel 2007 sono
state prese in cura circa 600 persone colpite da questa forma grave di tbc
contro le 259 nel 2006. il rapporto "tbc i nuovi volti di una vecchia malattia"
è disponibile sul sito:
http://www.medicisenzafrontiere.it/msfinforma/pubblicazioni.asp?id=1990
( da "Virgilio Notizie" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Roma, 24 mar.
(Apcom) - In occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi del 24 marzo,
l'ong Medici senza Frontiere (Msf) ha lanciato a Milano la campagna
"Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia". L'obiettivo
della campagna, come si legge in un comunicato diffuso dalla stessa
organizzazione, è quello di inserire la tubercolosi (Tbc) nell'agenda delle
istituzioni, degli operatori sanitari e dei mezzi di comunicazione in Italia in
vista del G8 che avrà luogo nel nostro Paese nel prossimo mese di luglio. Nel
corso della conferenza stampa sono state presentate due importanti iniziative
della campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia",
iniziative che vedranno coinvolti il Cergas (Centro di Ricerche sulla Gestione
dell'Assistenza Sanitaria e Sociale) dell'Università Commerciale Luigi Bocconi
e la Commissione Diritti Umani del
Senato. Anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la
ricerca sulle malattie dimenticate, fra cui la Tbc, che verrà effettuato nei
prossimi mesi da Msf con la collaborazione del Cergas; a seguire, un convegno
sulla Tbc che si svolgerà nel mese di giugno e nel corso del quale verrà anche
presentato lo studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la
ricerca sulle malattie dimenticate, organizzato in collaborazione con la
Commissione Diritti Umani del Senato. MSF ha inoltre
presentato il rapporto "TBC - I nuovi volti di una vecchia malattia",
dove si evidenzia come la tubercolosi - che secondo i dati dell'Oms uccide ogni
anno quasi due milioni di persone e ne infetta 9 milioni - non solo non sia
stata affatto sconfitta, ma sia tornata con nuovi volti ancora più difficili da
sconfiggere: la co-infezione Hiv-Tbc, e la diffusione di ceppi di Tbc
resistenti ai farmaci.
( da "Basilicanet.it" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
ALLA LIBRERIA
ODRADEK DI ROMA, LIRICHE DI SCRITTORE LUCANO 24/03/2009 14.52.15 [Basilicata]
Autori lucani crescono. Giovedì¬ pomeriggio (alle ore 18), 2 aprile, alla
libreria Odradek di via Banchi vecchi
( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Tubercolosi/ Msf
lancia campagna "Nuovi volti vecchia malattia" di Apcom Presentata a
Milano in occasione Giornata Mondiale lotta a Tbc -->Roma, 24 mar. (Apcom) -
In occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi del 24 marzo, l'ong
Medici senza Frontiere (Msf) ha lanciato a Milano la campagna "Tubercolosi:
i nuovi volti di una vecchia malattia". L'obiettivo della campagna, come
si legge in un comunicato diffuso dalla stessa organizzazione, è quello di
inserire la tubercolosi (Tbc) nell'agenda delle istituzioni, degli operatori
sanitari e dei mezzi di comunicazione in Italia in vista del G8 che avrà luogo
nel nostro Paese nel prossimo mese di luglio. Nel corso della conferenza stampa
sono state presentate due importanti iniziative della campagna
"Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia", iniziative che
vedranno coinvolti il Cergas (Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza
Sanitaria e Sociale) dell'Università Commerciale Luigi Bocconi e la Commissione
Diritti Umani del Senato.
Anzitutto uno studio sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle
malattie dimenticate, fra cui la Tbc, che verrà effettuato nei prossimi mesi da
Msf con la collaborazione del Cergas; a seguire, un convegno sulla Tbc che si
svolgerà nel mese di giugno e nel corso del quale verrà anche presentato lo studio
sul flusso di finanziamenti in Italia per la ricerca sulle malattie
dimenticate, organizzato in collaborazione con la Commissione Diritti Umani del Senato. MSF ha inoltre presentato il
rapporto "TBC - I nuovi volti di una vecchia malattia", dove si evidenzia
come la tubercolosi - che secondo i dati dell'Oms uccide ogni anno quasi due
milioni di persone e ne infetta 9 milioni - non solo non sia stata affatto
sconfitta, ma sia tornata con nuovi volti ancora più difficili da sconfiggere:
la co-infezione Hiv-Tbc, e la diffusione di ceppi di Tbc resistenti ai farmaci.
( da "Famiglia Cristiana" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
di Alberto Bobbio
PAPA BENEDETTO XVI IN CAMERUN E ANGOLA AFRICA RIALZATI Ha esortato i politici a
fare di tutto per eliminare la corruzione, e la società civile a insistere
nella domanda di giustizia. A Luanda, capitale di uno Stato con pochi ricchi e
ancora troppi poveri, ha indicato l'esempio delle donne per cambiare. In
meglio. Luanda, Angola L'auto del Papa infila l?ultimo tratto di lungomare.
L?aria è ferma, infuocata già al mattino. È allora che le vede. Le baracche di
lamiera chiudono ogni orizzonte e abbracciano questa città dove i contrasti
sono enormi, dove nessuno conosce il numero degli abitanti, dove ci sono la
collina di Miramar con le ville della nomenklatura e una distesa di favelas,
che intrappolano milioni di persone, e avanzano occupando ogni spazio libero,
ogni anfratto, compresa la spiaggia. Per chilometri la Papamobile bianca le
costeggia, un viaggio infinito dentro la città degli esclusi dalle favolose
fortune d?Angola, fino ad arrivare sulla spianata di Cimangola, terra rossa e
polvere, pronta a diventare anch?essa baraccopoli in breve tempo. All'aeroporto
di Yaoundé Benedetto XVI, in partenza per l'Angola, saluta il Camerun (foto AP
/ La Presse). Luanda è un miraggio. È passata da 800 mila abitanti a oltre sei
milioni. C?è un pugno di gente che vive come a Manhattan, ristoranti da 200
dollari a pasto, gipponi americani ed elicotteri per evitare la trappola del
traffico infernale. Il mausoleo di Agostinho Neto, una sorta di freccia di
cemento armato che si alza nel cielo, padre dell?indipendenza dal Portogallo, è
il simbolo ormai del fallimento della via angolana al socialismo che il suo
successore, l?ex capo guerrigliero Eduardo Dos Santos, al potere da 30 anni, ha
completamente rinnegato, impastando una dittatura socialista in una finta
democrazia sotto protettorato cinese. Prosperità, ma solo per pochi Gli affari
hanno bisogno di stabilità e il partito-Stato di Dos Santos, l?Mpla, che ha
ancora la falce e martello nella sua bandiera, che ha vinto la guerra civile
con l?Unita, i guerriglieri ribelli sostenuti dal Sudafrica dell?apartheid e
dagli Stati Uniti, garantisce, finalmente, pace per tutti, prosperità per
pochi, ma soprattutto stabilità per gli affari. Dos Santos ha promesso elezioni
presidenziali per il prossimo anno. Ma pochi sono convinti che manterrà la
parola. Oppure andrà a finire come le elezioni politiche dell?anno scorso: un
plebiscito per il partito e il suo leader. La tappa angolana del viaggio in
Africa di Benedetto XVI era delicata altrettanto quanto quella del Camerun:
simili i regimi, simili i presidenti, simili le sofferenze della Chiesa a
testimonianza della giustizia per i poveri e della libertà per tutti. Benedetto
XVI mette in fila le «nuvole del male» che hanno ottenebrato l?Africa, compresa
l?Angola: «Flagello della guerra, frutti feroci del tribalismo e delle rivalità
etniche, cupidigia che corrompe il cuore dell?uomo, riduce in schiavitù i
poveri e priva le generazioni future delle risorse di cui hanno bisogno per
creare una società più solidale e più giusta, una società veramente e
autenticamente africana nel suo genio e nei suoi valori». Il Papa parla, dopo
aver visto le baracche dall?altare di Cimangola, davanti a un milione di
persone. All?aeroporto lo aveva accolto il presidente Dos Santos,
presentandogli i successi della democrazia popolare sotto la sua guida. Una
lezione di democrazia Papa Benedetto XVI nel saluto va subito al cuore dei
problemi di una nazione ricca, che galleggia su un mare di petrolio, sedotta da
un capitalismo sfrenato. Ammette che «il vostro territorio è ricco, la vostra
nazione è forte», ma «dentro i confini angolani ci sono ancora tanti poveri che
rivendicano il rispetto dei diritti» e «vivono sotto la soglia della povertà
assoluta: non deludete le loro aspettative». Per due volte, Benedetto XVI dice
in tre giorni che si tratta di «un?opera immane», che «il lavoro di
ricostruzione è penosamente lento e duro», ma sostiene che si può fare con una
«più grande partecipazione della società civile», che deve essere «più forte e
più articolata sia tra le forze che la compongono come anche nel dialogo con il
Governo». Ma è al Palazzo del popolo, sede della presidenza della Repubblica,
davanti ai politici angolani e agli ambasciatori accreditati a Luanda, che
propone una decisa lezione di democrazia. Prima li esorta: «Siate artefici e
testimoni di un?Angola che si sta risollevando». Apre una linea di credito
sulla pace che «sta mettendo radici» con «stabilità e libertà» e anche con
nuove infrastrutture. Ma non basta. E spiega di cosa ha bisogno l?Angola,
elenco di tutto ciò che esattamente manca: «Il rispetto e la promozione dei
diritti umani, un Governo trasparente, una
magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un?onesta
amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali che funzionino in
modo adeguato e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori,
di stroncare una volta per tutte la corruzione». Il Papa ha indicato due esempi
al Paese, esempi di donne, perché, ha rimarcato, sono le donne che in mezzo alla
guerra e dove abbonda la povertà «vi mantengono intatta la dignità umana,
difendono la famiglia e tutelano i valori culturali e religiosi». Il primo è
quello di Teresa Gomes, madre di sette figli, che si oppose ai comunisti quando
a metà degli anni Settanta, durante la feroce propaganda antireligiosa,
chiusero la sua chiesa, e divenne leader dei fedeli che non si arrendevano alle
imposizioni delle autorità, «tentando ogni strada per avere di nuovo la Messa».
Il secondo è quello di Maria Bonino, la pediatra del Cuamm, i Medici missionari
dell?Africa, la prima Organizzazione non governativa cattolica italiana, morta
in Angola quattro anni fa di febbre emorragica, mentre curava i bambini
nell?ospedale di Uige, nel Nord del Paese, e sepolta qui. Il Papa le ha
definite «donne straordinarie» e ha osservato che «la Chiesa e la società
umana» vengono «arricchite della presenza e della virtù delle donne».
( da "Famiglia Cristiana" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
di Alberto Bobbio
PAPA LA TAPPA DEL PAPA A YAOUNDÉ, CAPITALE DEL CAMERUN COSÌ LA CORRUZIONE
SCHIACCIA IL CONTINENTE In questo Paese che è specchio di tutta l'Africa,
Benedetto XVI ha esposto la sua analisi dei mali africani, vecchi e nuovi.
Yaoundé, Camerun «Mai rimanere in silenzio davanti al dolore o alla violenza,
alla povertà o alla fame, alla corruzione o all?abuso di potere». È lui,
Benedetto XVI, il "leone d?Africa". L?abbraccia la gente del Camerun,
lo stringe per le strade della capitale. Il leone è il simbolo di questo Paese,
che sta in cima alla classifica mondiale della corruzione. Benedetto XVI parla
davanti al presidente Paul Biya al potere da 27 anni, che l?anno scorso ha
cambiato la Costituzione per restarvi a vita, e i vescovi lo hanno criticato.
In Camerun la Chiesa soffre perché proclama il Vangelo. Negli ultimi vent?anni
sono stati uccisi due vescovi, otto preti, quattro suore, oltre al direttore
dell?Effort Camerounais, il giornale cattolico di Yaoundé, padre Joseph Mbassi,
che stava pubblicando un?inchiesta sul traffico illegale d?armi. L?ultimo
sacerdote lo hanno ammazzato alla vigilia di Natale. Il Papa arriva e conferma:
«Il Vangelo va proclamato con forza e chiarezza». Per tre giorni il presidente
Biya non lo lascia, assiste ai Vespri, partecipa alla Messa. I giornali
pubblicano solo foto del Papa con lui, la città è piena di manifesti dove, in
un fotomontaggio, Ratzinger è sempre accanto a Biya. L?anziano cardinale Tumi,
di Duala, la capitale economica del Paese, chiede al presidente di non
ripresentarsi alle elezioni nel 2010 per "il bene del Camerun" e
denuncia la totale immobilità delle indagini sui sacerdoti uccisi. La Conferenza
episcopale ha preparato un dossier, chiedendo a Benedetto XVI di parlarne
nell?incontro privato con Biya. Il Camerun è lo specchio dell?Africa, terra di
martiri e missionari, terra che soffre di rapine occidentali e di ottusità del
potere, terra che ha bisogno di un nuovo leone. La missione di Benedetto XVI in
Camerun aveva uno scopo: consegnare ai vescovi il documento che prepara il
Sinodo speciale per l?Africa che si svolgerà a ottobre in Vaticano. Così la
prima tappa del viaggio è divenuta un?analisi sulla situazione del continente.
Ratzinger non ha tralasciato nulla. Ha evocato la piaga storica della schiavitù
che oggi prende altre forme, con il «traffico di esseri umani,
e specialmente di donne e bambini». Poi ci sono «la globale scarsità di cibo»,
«lo scompiglio finanziario», «i modelli disturbati di cambiamenti climatici»,
di cui l?Africa soffre «sproporzionalmente» più di tutti. Ma c?è anche la
famiglia, che è una delle preoccupazioni dei vescovi di qui. La povertà delle
campagne, il miraggio di una vita migliore nelle grandi città hanno fatto
crescere a dismisura gli slum anche attorno a Yaoundé. A rischio emarginazione
Si sono spezzati i legami di villaggio, che permettevano agli orfani di
crescere e agli anziani di non rimanere soli. Invece oggi anche nelle città
africane aumenta a dismisura il fenomeno dei bambini di strada e dell?abbandono
degli anziani. A Yaoundé se ne occupano i missionari del Pime. Solo la Chiesa
si china sui drammi africani. Il documento preparatorio del Sinodo lo spiega
senza giri di parole: «La globalizzazione tende a emarginare il continente
africano». Ma aggiunge che «le società africane sono in parte responsabili e in
parte vittime: in connivenza con uomini e donne del continente africano, forze
internazionali sfruttano la miseria del cuore umano che non è specifica delle
società africane». Qualche volta accade anche per gli uomini di Chiesa. Non
basta essere soddisfatti per il grande aumento dei cattolici africani, passati
dai cinque milioni dell?inizio del ?900 ai quasi 200 di oggi, ma occorre
impostare una «pastorale migliore». Sotto accusa vanno dirigenti politici che
danno prova di insensibilità «verso i bisogni del popolo, perseguono interessi
personali, disprezzano le nozioni di bene comune, perdono il senso dello Stato e
dei princìpi democratici», elaborano «politiche faziose, partigiane,
clienteliste, etnocentriche e incitano alla divisione per poter regnare»,
trasformano l?autorità in potere e non in servizio. Il risultato è una «grave
mancanza di cultura politica», che spiega la violazione «senza scrupolo» dei
diritti umani e perfino la «strumentalizzazione della
religione». E anche l?impegno di chi vuole «creare ricchezza per ridurre la
povertà» viene pesantemente rallentato dal «malfunzionamento delle istituzioni
statali», da «tasse eccessivamente alte e a volte illecite», dalla «mancanza di
una politica agraria». L?invasione delle multinazionali Il documento individua
la principale responsabilità: «I programmi di ristrutturazioni delle economie
africane, proposti dalle grandi istituzioni finanziarie internazionali, si sono
rilevati funesti» e hanno provocato «l?indebolimento delle economie africane».
Le multinazionali «continuano a invadere gradualmente il continente africano
per appropriarsi di risorse naturali» e «schiacciano le compagnie locali», con
«la complicità dei dirigenti africani». In questo modo la «rilassatezza morale,
la corruzione, il materialismo» deteriorano «l?identità culturale». Ma nel
testo viene chiesta una «vigilanza speciale» su alcune «credenze e pratiche
negative delle culture africane», tra cui la stregoneria che «lacera le società
dei villaggi e delle città e, in nome della cultura o della tradizione
ancestrale», riduce la donna a «vittima delle disposizioni in materia di
eredità e dei riti tradizionali di vedovanza, della mutilazione sessuale, del
matrimonio forzato e della poligamia», una pratica che «sfigura il volto sacro
del matrimonio e della famiglia». La Chiesa cattolica oggi fatica a gestire
scuole e ospedali, che, spesso, per mantenersi, hanno «costi proibitivi per i
poveri». Eppure ricorda che «rifiutare di essere povero è la rivendicazione di
un diritto umano fondamentale, fondato sulla destinazione universale dei beni
della terra». Non c?è nessuno, oggi, che parla così chiaro.
( da "Famiglia Cristiana" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
di Saverio Gaeta
foto Ansa CHIESA INTERVISTA ESCLUSIVA AL CARDINALE ANGELO BAGNASCO QUELLE
CRITICHE PRETESTUOSE Le polemiche sulle parole del Papa, dal caso Williamson ai
preservativi in Africa, sono state un attacco gratuito: «Non ci si è limitati
al libero dissenso, ma si è arrivati a un ostracismo che esula dagli stessi
canoni laici». «La volgarità e l?irrisione non potranno mai fare parte del
linguaggio civile, e fatalmente ricadono su chi le pratica». Il cardinale
Angelo Bagnasco, presidente della Cei, commenta con durezza le vicende che, in
queste ultime settimane, hanno visto il Papa al centro di polemiche sia
ecclesiali sia sociopolitiche. E, in apertura dei lavori del Consiglio
permanente di primavera dei vescovi italiani, accetta di parlarne con Famiglia
Cristiana. Dal caso Williamson sino alla questione dei preservativi, è stato un
susseguirsi di critiche al Papa. Qual è la sua impressione? «Abbiamo assistito,
oltre ogni buonsenso, a un pesante lavorio di critica ? dall?Italia e
soprattutto dall?estero ? nei riguardi del nostro amatissimo Benedetto XVI. A
proposito della remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, in
particolare riguardo al caso Williamson, nessuno poteva aspettarsi che le
polemiche sarebbero proseguite, e in maniera così pretestuosa, fino a
configurare un vero e proprio disagio, cui ha inteso metter fine lo stesso
Pontefice con la splendida Lettera del 10 marzo ai vescovi della Chiesa
cattolica». I lavori del Consiglio permanente della Cei dello scorso settembre.
E sulle polemiche africane? «Mi è sembrato un attacco altrettanto gratuito. Fin
dall?inizio, il pellegrinaggio in Africa è stato sovrastato nell?attenzione
degli occidentali da una polemica ? quella sui preservativi ? che francamente
non aveva ragion d?essere. Si è avuta la sensazione che non si volesse venire
disturbati dalle problematiche concrete che un simile viaggio avrebbe
suscitato, specie in una fase di acutissima crisi economica che richiede ai
rappresentanti delle istituzioni più influenti una mentalità aperta e una
visione inclusiva. In quest?ultimo caso, peraltro, non ci si è limitati al
libero dissenso, ma si è arrivati a un ostracismo che esula dagli stessi canoni
laici». A suo avviso, si è manifestato un attacco preordinato da parte di chi
vuol far tacere una voce di verità? «Dietro questa serie di polemiche montate
ad arte mi pare ci sia il riflesso condizionato di una tendenza culturale, che
negli ultimi tempi è andata accentuandosi anche grazie al sistema mediatico. Si
tratta di quel secolarismo che si manifesta sempre più come un approccio
soggettivo e individualista ai problemi e alle situazioni, che censura
rigorosamente Dio al punto da farne un "ospite scomodo". Chiunque osi
introdurre questo altro punto di vista rischia di essere tacciato come
intransigente. Non ci si accorge, però, di quanto miope sia un orizzonte che
per partito preso restringe gli spazi della razionalità. Va aggiunto che
talvolta la voce della Chiesa tocca, con le sue parole forti, interessi
economici di lobby consolidate». Il cardinale Bagnasco al pranzo per le persone
in difficoltà offerto lo scorso giorno di Natale dalla Comunità di Sant?Egidio
a Genova. La vicenda di Eluana Englaro ha colpito le coscienze di molti, ma per
altri ha incarnato la vittoria della libertà individuale. A mente fredda, come
giudica quello che è accaduto? «Eluana Englaro è stata fatta morire. Da quel
momento è difficile sottrarsi all?impressione che di colpo si sia stravolta
tutta una cultura giuridica minuziosamente costruita sul favor vitae, il
principio per cui si ha "diritto alla vita", secondo l?articolo 36
della Costituzione. A maggior ragione quando è più fragile, l?esistenza di
ciascuno di noi diventa allora più moralmente preziosa, nel senso che è più
direttamente protesa a cementare il bene comune, suscitando in ciascuno e nella
società ulteriori energie di altruismo e di dedizione». Di fatto, l?eutanasia
ha fatto capolino nel nostro orizzonte sociale... «Sì, ma qualunque deriva
eutanasica è in realtà, se ci si pensa bene, una "falsa soluzione",
come ha detto Benedetto XVI. Falsa soluzione rispetto agli stessi disagi
personali gravi che richiedono non la soppressione della vita ma la vicinanza e
l?accompagnamento delle persone. La prima cura, per qualsiasi forma di
malattia, è non far sentire il malato solo con il suo male e abbandonato a sé
stesso. E la vera libertà è quella di cui si sono fatte interpreti le suore
Misericordine di Lecco, fuoriuscite dal loro silenzio, ma non dalla loro opera
infaticabile, soltanto per rivolgere un?invocazione accorata: "Lasciateci
la libertà di amare e di donarci a chi è debole"». Cosa pensa delle accuse
alla Cei e alla Santa Sede per aver alzato la voce in difesa della vita? «Come
vescovi non possiamo tacere quando sono in gioco questioni così decisive non
tanto per la fede, quanto per il bene della società, che rischia di smarrire le
proprie evidenze etiche di base. Soprattutto nelle moderne democrazie, la vita
va difesa perché è indispensabile limitare il potere "biopolitico"
della scienza e dello Stato, il che trova sostanza nel fermo "sì"
alla tutela dei diritti umani di tutti, di chi
economicamente è in grado di difendersi come di chi non può farlo». Il
cardinale Bagnasco (a destra nella foto) con l?arcivescovo di Napoli, cardinale
Crescenzio Sepe, durante la Messa nell?ambito del convegno sulle Chiese del
Sud. Quali indicazioni vorrebbe dare nel momento in cui il Parlamento italiano
discute la legge sul fine vita? «Spetta alla politica agire per approntare e
varare un inequivoco dispositivo di legge che ? in seguito al pronunciamento
della Cassazione ? preservi il Paese da altre analoghe avventure, ponendo
attenzione a coordinarlo con l?altro sospirato provvedimento, relativo alle
cure palliative, e mettendo mano insieme alle Regioni a un sistema efficace di
hospice, che le famiglie attendono non per sgravarsi di un peso ma per essere
aiutate a portarlo». Tutto ciò evidenzia uno scontro di civiltà, o il
fronteggiarsi di due culture che interpretano in modo diverso il retto uso
della ragione? «Non vedo in atto uno scontro di civiltà, né banalmente ? come
pure si è scritto ? la solita contrapposizione tra guelfi e ghibellini, tra
cattolici e laici. Si fronteggiano in realtà due culture riferibili all?uso
della ragione, da cui discendono due distinte visioni dell?uomo, della libertà
e perfino della società. Su un versante c?è la cultura che considera l?uomo
come una realtà che si differenzia dal resto della natura in forza di qualcosa
di irriducibile rispetto alla materia. E che non si fatica a decifrare come un
dono che precede ogni autodeterminazione, facendone quello che egli è: persona,
appunto. Sull?altro versante, invece, si esplica una cultura per la quale il
soggetto umano è un mero prodotto dell?evoluzione del cosmo, ivi inclusa la sua
autocoscienza, per cui l?uomo è banalmente uno sghiribizzo culturale che
fluttua nella storia, ritrovandosi solo con sé stesso». E in questa
"fotografia" come si configura la libertà di cui parlava? «Nel primo
caso la libertà sta insieme ad altri valori ? come la vita, la pace, la
giustizia, la solidarietà ? che in qualche modo vengono prima e le danno
sostanza. Nel secondo caso la libertà è priva di relazione, è legge a sé
stessa, al di fuori di ogni contesto relazionale, e finisce per scivolare dai
desideri agli istinti più distruttivi. La prima libertà dà origine a una
società aperta e solidale, la seconda a un nichilismo gaio e trionfante che
annulla ogni legame e crea una società chiusa e individualista». Il cardinale
Bagnasco in visita in uno stabilimento nel marzo 2007. Che cosa compete alla
Chiesa in tale situazione? «Di fronte a uno scenario come quello evocato, la
Chiesa deve farsi carico di questa emergenza, che richiede di educare la
libertà e ancor prima la ragione con uno stile capace di simpatia e di una rinnovata
capacità di dialogo. Da questo punto di vista la recente iniziativa lanciata da
Scienza e vita, insieme con Retinopera e il Forum delle associazioni familiari,
va incoraggiata e sostenuta. Non possiamo non avere a cuore il superamento di
qualsiasi rassegnazione culturale, mentre occorre portare conforto e far
sentire una concreta vicinanza a tutte quelle famiglie che fanno fronte con
sacrifici e dignità alle diverse prove della vita». La crisi economica mondiale
sta sempre più coinvolgendo anche il nostro Paese. Che cosa, in prima persona,
la Chiesa italiana può e deve fare per contribuire a rispondere a questa
emergenza in cui sempre più persone sono coinvolte? «L?impressione è che,
purtroppo, non si sia ancora toccato il fondo, o quantomeno che non ci sia
nessuno in grado di dire con certezza a che punto siamo. A livello pastorale,
peraltro, è noto il fiorire in tantissime diocesi di iniziative ? vecchie e
nuove ? di solidarietà concreta, alle quali si aggiunge l?impegno della Caritas
come quello degli Istituti di vita consacrata. Per quel che riguarda la Chiesa
italiana nel suo insieme, si è decisa l?istituzione di un Fondo di garanzia per
le famiglie in difficoltà, che nascerà da una colletta comune che verrà attuata
prossimamente in tutte le parrocchie del nostro Paese». Recentemente le Chiese
del Sud si sono ritrovate a Napoli per riflettere sul loro compito nel
Mezzogiorno del nostro Paese, che appare in difficoltà ma che continua a
nutrire sentimenti di speranza. È un tema sul quale l?intera comunità
ecclesiale italiana si ritiene coinvolta? «Il Convegno di Napoli, al quale ho
avuto la gioia di intervenire personalmente, riguarda tutta la Chiesa italiana.
Infatti, dalla ricognizione dei drammi e delle risorse di questa parte stupenda
e martoriata del nostro Paese, è venuta una rinforzata consapevolezza su una
serie di sfide che vanno affrontate con le armi del Vangelo e forti della
compagnia di Cristo. Occorre superare qualunque tentazione divisoria, avendo a
cuore il bene reciproco e la forza intrinseca della comunione, che è la vera
testimonianza che, come comunità ecclesiale, possiamo offrire a tutto il
Paese».
( da "Affari Italiani (Online)" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Politica Gaza, ecco
le prove dei crimini di guerra Martedí 24.03.2009 14:54 Non si placa la
polemica sui presunti crimini di guerra commessi dalle truppe israeliane
durante l'offensiva su Gaza. Lo Stato ebraico ha respinto le accuse contenute
nel rapporto del Consiglio per i diritti umani dell'Onu, con il portavoce del
governo, Mark Regev, che ha definito l'inchiesta "faziosa" e "un
ulteriore esempio dell'atteggiamento parziale, sbilanciato e ingiusto"
tenuto da questo organismo delle Nazioni Unite. Intanto, pero', il Guardian ha
pubblicato alcune testimonianze-shock che proverebbero i crimini di cui aveva
parlato anche "Haaretz", al punto che il quotidiano inglese
titola "Ecco le prove". In un reportage pubblicato sul suo sito web,
il Guardian racconta di bambini palestinesi usati come scudi umani,
ospedali e medici presi di mira, aerei senza pilota spediti a colpire
deliberatamente la popolazione. LE TESTIMONIANZE CHOC. CLICCA QUI PER GUARDARE
IL VIDEO (Dal Guardian) Ci sono anche tre video con il drammatico racconto dei
palestinesi che hanno perso i propri figli nell'offensiva isreliana. In un
filmato, tre ragazzi riferiscono di essere stati obbligati dai soldati
israeliani a inginocchiarsi di fronte ai loro carri armati per impedire gli
attacchi di Hamas. "Ci hanno tirato fuori dalle case e ci hanno obbligati
a fare loro da scudi umani", racconta un
ragazzino di appena 14 anni. Una madre in lacrime, con le foto dei suoi tre
figli tra le mani, racconta che i suoi ragazzi sono prelevati da casa e non
sono piu' tornati. In un altro video dal titolo "Sotto attacco, medici
morti mentre tentano di soccorrere i feriti", sono raccolte le
testimonianze dei sanitari e degli autisti delle ambulanze che mostrano
automezzi crivellati di colpi e ospedali distrutti. Secondo l'Organizzazione
mondiale della sanita', piu' della meta' dei 27 ospedali presenti nella
Striscia, e 44 cliniche, sono stati danneggiati o distrutti dai bombardamenti
israeliani. Nell'offensiva a Gaza sono morti 1.400 palestinesi, tra cui oltre
300 bambini. tags: Gaza prove crimini guerra
( da "AprileOnline.info" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Rondinelle contro le
ronde Isabella Peretti*, 24 marzo 2009, 13:14 La mobilitazione L'associazione
Donne per la Sinistra lancia una manifestazione davanti alla sede della Rai il
16 aprile. Non è più sopportabile che i media alimentino, trascurando i dati
reali, l'immagine di immigrati stupratori senza mai dare voce ai presidi
democratici nei territori, alle esperienze dei Centri antiviolenza, ai
movimenti femminili. Il rischio è quello di uno sgretolamento della democrazia
"Con l'approvazione da parte del Senato del disegno di legge sulla
sicurezza (Ddl 733) questa legislatura ha imboccato senza ambiguità la via del
razzismo e dell'incitamento all'odio razziale: delazioni e denunce, ronde e
manganelli istigano e legittimano episodi brutali di linciaggio e rappresaglia
contro i migranti, i clochard e le persone più deboli. Non riconosciamo queste
leggi e ne denunciamo il carattere di violazione della Costituzione
repubblicana e della Dichiarazione dei diritti umani. Noi non obbediremo e invitiamo tutte e tutti a esprimere il
proprio dissenso " Firmano questa dichiarazione di indignazione e
disobbedienza più di 100 donne impegnate nella sinistra, nel sindacato, nelle
associazioni. Questo appello contro il razzismo e il "pacchetto
sicurezza" è promosso all'inizio di febbraio dalle "Donne per
la sinistra" di Roma, e viene distribuito nei quartieri, nelle
manifestazioni politiche e sindacali. "Donne per la Sinistra" nasce
il 17 novembre 2008 alla Casa internazionale delle donne a Roma, in
un'assemblea di donne che rispondono ad un invito di Elettra Deiana, Francesca
Koch e Silvana Pisa, che nella loro lettera alle donne interessate ad un
progetto di una nuova sinistra così scrivevano: "Molte di noi sono
impegnate nel tentativo di dar vita a una nuova sinistra. E' un compito arduo
che richiede fatica e tempo. Noi vorremmo che producesse un processo reale, di
coinvolgimento di un grandissimo numero di donne e di uomini; un processo
fondato sull'ascolto e sulla comprensione dei problemi che affliggono noi
tutte, sulla capacità di trovare insieme le risposte, di ricostruire insieme
una cultura e una pratica politica "di sinistra"... Noi pensiamo che
molto più che gli uomini di sinistra le donne di sinistra possono lavorare per
un sinistra diversa. Ma quali idee, pratiche, proposte, progetti vogliono
portare nell'impresa? Vi proponiamo di parlarne insieme, di costruire insieme
un percorso che ci consenta di unire le forze per valorizzare al meglio quello
che insieme possiamo fare". Iniziamo la nostra attività in dicembre con
una lettera aperta al Ministro Brunetta contro l'innalzamento dell'età
pensionabile delle donne, lettera ampiamente motivata e documentata, a cui il
Ministro non ha voluto rispondere. A seguire, le riunioni - che si svolgono
alla Casa internazionale delle donne- sono state frequenti e ricche di passione
politica, una passione che ci ha spinto a reagire alle politiche più gravi
messe in atto dal Governo, che più colpiscono il nostro senso della democrazia
e della convivenza civile, come appunto quelle relative al falso binomio
immigrazione- sicurezza. Da qui la decisione di essere materialmente visibili
nel territorio, di esporci in prima persona, di avere un rapporto diretto con
la società civile, di confrontarci con le iniziative delle donne nei municipi
di Roma, di tessere relazioni nelle realtà territoriali. Alcune di noi
preparano dei cartelloni - sandwich e iniziamo le nostre manifestazioni: siamo
una ventina di donne, ma i cartelli sono ben visibili e soprattutto parlano
chiaro: Leggi razziali = leggi criminali Ronde e manganelli = barbarie fai da
te Ma che salvezza, ma che sicurezza, questo pacchetto è una schifezza La
salute è da garantire, la denuncia fa inorridire Il 25 febbraio manifestiamo
davanti al Ministero degli Interni, e poi, percorrendo tutta via Nazionale,
arriviamo alla sede di Forza Italia; il 5 marzo partecipiamo, sempre con i
nostri cartelli, alla manifestazione dei pensionati, il 3 e il 10 marzo siamo
in Piazza Montecitorio davanti all'ingresso della Camera; e così via, ogni
settimana, sia per esprimere davanti alla sedi istituzionali il nostro sdegno, sia
per fare fronte comune con le altre espressioni di dissenso che in questo
periodo si susseguono: la protesta dei medici e del personale sanitario contro
l'obbligo di denunciare gli immigrati irregolari, la campagna contro il
razzismo promossa dalle principali associazioni italiane. In ironica
alternativa alle "ronde" decidiamo di chiamarci
"rondinelle". Le politiche dell'attuale Governo rispetto
all'immigrazione si caratterizzano per la loro continuità con le norme della
Bossi_Fini, ma con aggravanti ulteriori: impedimenti legislativi, burocratici e
amministrativi per le regolarizzazioni (permessi di soggiorno e rinnovi); una
sorta di diritto diseguale, cioè un diritto speciale punitivo per gli immigrati
sia sul piano penale sia sul piano civile; limitazioni e difficoltà ulteriori
per ricongiungimenti familiari e matrimoni misti; discriminazioni nell'accesso
al welfare: casa, assegni sociali, bonus bebè, salute; difficoltà per
iscriversi all'anagrafe dei comuni - l'iscrizione è comunque impedita alle famiglie
irregolari e ai propri figli - e quindi godere dei diritti sociali minimi;
difficoltà ulteriori per prendere una casa in affitto, trasferire denaro in
patria, ecc. Inoltre l'art.41 del pacchetto sicurezza introduce in Italia una
sorta di "assimilazione forzata" in quanto subordina il rilascio (e
il rinnovo) del permesso di soggiorno alla stipula di un 'accordo di
integrazione' tra lo straniero e lo Stato, in cui il primo si impegna a
conseguire obiettivi di integrazione, non meglio specificati. La 'perdita dei
crediti' determina l'espulsione immediata dello straniero, non sospendibile
neppure qualora egli ricorra in giudizio avverso il provvedimento espulsivo. La
giuslavorista Marzia Barbera in un recente convegno della Cgil ha denunciato
che in nome dell'emergenza (ci si appella proprio ad una legge, la 225 del 1992
sullo stato di emergenza dovuto a catastrofi e a calamità naturali) si
sospendono i diritti fondamentali degli stranieri e contestualmente si
trasforma in disposizioni di legge un'attenzione "ragionieristica"
per la vita delle persone immigrate, per rendergliela sempre più difficile:
vedi i limiti "speciali" per gli immigrati per accedere al welfare, i
limiti ulteriori e le esclusioni stabiliti dalle ordinanze dei sindaci, un
"nomolocalismo", sostenuto dal governo, del tutto illegittimo e
anticostituzionale (art.23 Cost). Tra le più gravi di queste norme locali, come
donne denunciamo quelle che escludono dal "bonus bebé" le famiglie
immigrate, sostenute da un'ideologia che intende sostenere solo l'aumento
demografico della "razza italiana". Sul piano della produzione
legislativa il Governo intreccia, in uno stesso disegno di legge o in uno
stesso decreto, questioni che nella realtà non hanno attinenza tra loro: misure
contro la mafia e misure repressive contro l'immigrazione (nello stesso ddl.
" Disposizioni in materia di sicurezza pubblica"), misure penali e
misure amministrative (per esempio le nuove norme restrittive rispetto ai
matrimoni misti sono inserite nel pacchetto sicurezza, come se, appunto, i
matrimoni fossero pericolosi per la sicurezza pubblica!!); norme contro la
violenza sessuale, ronde - una pericolosissima chiamata del governo alla
popolazione a compartecipare al razzismo! - e allungamento del periodo di
detenzione nei Centri di identificazione ed espulsione ( nel medesimo decreto
legge: "Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto
alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori"). L'intreccio
non è casuale, ma politico: norme contro l'immigrazione sono inserite nel
decreto contro la violenza alle donne, per sfruttarne la carica emotiva. Il
passaggio è immediato: immigrati = stupratori; ronde contro gli stupratori =
ronde contro gli immigrati e gli emarginati. E' quest'ultimo uno degli intrecci
perversi del Governo che più ci ha chiamato in causa come donne, che più ci ha
indignato ispirando i nostri cartelli di protesta. Protesta va però insieme con
approfondimento, confronto. Discuteremo tra noi e con altre donne se sono
giuste quelle misure, contenute nel decreto, che prevedono, per esempio, il
carcere immediato per l'accusato di stupro, escludendo quindi gli arresti
domiciliari e la discrezionalità del giudice; se sono giuste cioè tutte quelle
misure che in nome di una presunta emergenza, riducono le garanzie
costituzionali. Un'emergenza presunta e non analizzata in profondità, in quanto
da una parte è antica quanto il patriarcato, dall'altra è espressione della sua
crisi, dei suoi colpi di coda di fronte alla nuova libertà delle donne.
Riprenderemo quindi una discussione sulla violenza sessuale che ebbe inizio
negli anni 70, e che riguarda sia le misure penali che le questioni più
generali della violenza degli uomini contro le donne. "Non siamo Erinni
assetate di vendetta" si diceva allora; oggi il problema di una lotta
non-violenta contro la violenza sessuale si pone con un nuovo carico di
contraddizioni e difficoltà, poiché, in una situazione in cui media e politiche
dei governi seminano allarme e paure e contribuiscono a provocare reazioni
incontrollate, molte donne - a destra, ma non solo - tendono ad essere proprio
le Erinni contestate negli anni
( da "AprileOnline.info" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il fine è sempre
l'abolizione Virginia Solazzo*, 24 marzo 2009, 18:35 Pena di morte Con
l'adozione da parte dell'Onu di una seconda risoluzione, nel dicembre 2008, per
una moratoria, il mondo ha fatto importanti passi avanti. Ma l'obiettivo resta
sempre quello di fermare la mano del boia in modo definitivo. Lo ricorda
Amnesty nella presentazione del suo dossier Con l'adozione da parte
dell'Assemblea generale dell'Onu di una seconda risoluzione, nel dicembre 2008,
per una moratoria sulla pena capitale, il mondo ha fatto importanti passi
avanti verso l'abolizione della pena capitale. Oggi in due terzi del pianeta
non vi si ricorre più e questo dimostra l'accresciuta consapevolezza che è una
punizione estrema e inconciliabile con il rispetto dei diritti
umani. Nonostante questi sviluppi positivi, il
traguardo di un mondo libero dalla pena capitale è ancora lontano. Nel suo
rapporto "Condanne a morte ed esecuzioni nel 2008", Amnesty
International ha sì documentato che solo 25 dei 59 paesi mantenitori hanno
eseguito condanne nello scorso anno, ma ha anche denunciato che tra gennaio e
dicembre sono state messe a morte almeno 2390 persone ed emesse almeno 8864
condanne alla pena capitale in 52 paesi. Amnesty International ha riscontrato
in Asia il maggior numero di esecuzioni: nella sola Cina, che insieme ad
Afghanistan, Bangladesh, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia,
Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam ricorrere alla pena di morte, hanno
avuto luogo 1718 esecuzioni. Il secondo maggior numero, 508, è stato registrato
nell'area Africa del Nord - Medio Oriente: tra le 346 persone messe a morte in
Iran, con metodi quali l'impiccagione e la lapidazione, anche otto minorenni al
momento del reato. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102,
solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla
crocifissione. Nel continente americano solo gli Usa sono ricorsi con
regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni; l'unico altro paese in cui
sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il
primo dell'area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal
( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Libano/ Antonio
Cassese eletto presidente Tribunale Hariri -2- di Apcom E' stato il primo
presidente del Tribunale dell'Aia -->L'Aia, 24 mar. (Apcom) - Nato nel 1937,
Antonio Cassese è stato Presidente del Comitato del Consiglio d'Europa per la prevenzione della tortura, quindi primo presidente
del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (dal '93 al '97). In
seguito ha presieduto la Commissione internazionale di inchiesta voluta
dall'Onu sui crimini commessi in Darfur, che ha presentato le proprie
conclusioni al Consiglio di sicurezza dell'Onu nel gennaio 2005. Il
Tribunale speciale per il Libano è stato creato nel 2007 da una risoluzione del
COnsiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Ha sede a Leidschendam, un
quartiere periferico dell'Aia. Al momento solo Cassese e il giudice belga
Daniel Fransen, incaricato di istruire il dossier prima del processo, hanno
preso funzione; gli altri nove giudici membri del Tsl "assumeranno le loro
funzioni a una data che sarà determinata dal segretario generale delle Nazioni
unite", Ban Ki-moon. Il tribunale ha precisato che "i loro nomi
saranno comunicati solo nel momento in cui saranno adottate tutte le misure di
sicurezza". (con fonte afp)
( da "Wall Street Italia" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Sicurezza/ Corte
Strasburgo contro espulsioni tunisini da Italia di Apcom Perché gli 8 sospetti terroristi
rischiano tortura in patria -->Strasburgo, 24 mar. (Apcom) - Secondo la
Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo, l'espulsione dall'Italia di
cittadini tunisini sospetti di attività terroristiche
comporterebbe il rischio per gli espulsi di essere torturati al loro ritorno in
patria, e violerebbe dunque il diritto internazionale applicabile. Una tale
espulsione sarebbe infatti contraria all'art.3 della Convenzione europea dei
diritti dell'uomo, che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti,
hanno concluso oggi all'unanimità di giudici di Strasburgo. La decisione
riguarda otto cittadini tunisini che, dopo la notifica dell'espulsione, avevano
inoltrato due ricorsi nel 2006 e nel 2007, paventando il rischio di tortura nel
caso che la fosse stata eseguito l'ordine giudiziario nei loro confronti. La
Corte di Strasburgo ha evocato numerose fonti internazionali che hanno
documentato molteplici casi di tortura e di maltrattamenti inflitti in Tunisia
ai sospetti di attività terroristiche. Una tesi, questa, confermata dal
rapporto 2008 di Amnesty International sulla Tunisia, che non è stata smentita
neanche dalle visite del Comitato internazionale della Croce rossa nei luoghi
di detenzione del Paese nordafricano. Quanto alle rassicurazioni italiane sul
trattamento dei detenuti in Tunisia, i giudici della Corte di Strasburgo le
hanno respinte notando che provenivano da fonti diplomatiche tunisine. L'Italia
era già stata condannata dalla Corte per aver espulso verso questo paese
nordafricano un cittadino tunisino vicino agli estremisti islamici, Essid Sami
Ben Khemais, dopo che i giudici di Strasburgo avevano chiesto a Roma di
rinunciare a dare esecuzione al provveidimento, nel 2007. E nel dicembre
( da "Romania Libera" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
> Cititi online
anunturile din ziarul ?Romania libera?: Noi dezvaluiri stanjenitoare pentru
administratia Bush Casa Alba desecretizeaza note despre torturarea detinutilor
Detinut la baza de la Guantanamo, dus cu targa la interogatoriu Dana Hadareanu
Marti, 24 Martie 2009 » Trei note interne care ar urma sa fie declasificate si
facute publice de Casa Alba dezvaluie detalii despre tehnicile de interogare a
membrilor importanti ai Al Qaeda aprobate de administratia Bush. Detalii
terifiante despre meto-dele de interogare a detinutilor "valorosi"
din razboiul impotriva terorismului ar putea sa fie facute publice in premiera,
intrucat Casa Alba este pe cale sa aprobe declasificarea a trei note interne pe
aceasta tema, scrie revista "Newsweek". Documentele, scrise in mai
2005 de experti din Departamentul de Justitie, ofera argumente juridice pentru
a justifica utilizarea unor metode de tortura, cum ar fi
simularea inecului sau spanzurarea. Aceste dezvaluiri se adauga celor facute
recent de "New York Review of Books", care a scris despre un raport
secret al Crucii Rosii, inaintat CIA in februarie
( da "Blogosfere" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mar
( da "Virgilio Notizie" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Roma, 24 mar.
(Apcom) - La detenzione della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi non
soltantoo è in violazione della legge internazionale ma anche della stessa
legge del Myanmar (ex Birmania): è il parere del gruppo di lavoro sulle
detenzioni arbitrarie, sotto l'egida del Consiglio dei
diritti umani dell'Onu. Lo
riferisce l'agenzia Misna. Suu Kyi, capo dell'opposizione, è agli arresti
domiciliari dal 2003, secondo la legge speciale del 1975 che autorizza il
prolungamento della detenzione anno per anno ma per un massimo di cinque anni,
che sono già scaduti nel 2008. Rientrata nel suo paese nel 1988, Suu Kyi
ha finora trascorso 13 anni agli arresti, in fasi diverse. La prossima scadenza
dei termini di carcerazione cade a maggio.
( da "Virgilio Notizie" del 24-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Strasburgo, 24 mar.
(Apcom) - Secondo la Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo,
l'espulsione dall'Italia di cittadini tunisini sospetti di attività terroristiche comporterebbe il rischio per gli espulsi di essere
torturati al loro ritorno in patria, e violerebbe dunque il diritto
internazionale applicabile. Una tale espulsione sarebbe infatti contraria
all'art.3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che vieta la tortura
e i trattamenti inumani e degradanti, hanno concluso oggi all'unanimità di
giudici di Strasburgo. La decisione riguarda otto cittadini tunisini
che, dopo la notifica dell'espulsione, avevano inoltrato due ricorsi nel 2006 e
nel 2007, paventando il rischio di tortura nel caso che la fosse stata eseguito
l'ordine giudiziario nei loro confronti. La Corte di Strasburgo ha evocato numerose
fonti internazionali che hanno documentato molteplici casi di tortura e di
maltrattamenti inflitti in Tunisia ai sospetti di attività terroristiche. Una
tesi, questa, confermata dal rapporto 2008 di Amnesty International sulla
Tunisia, che non è stata smentita neanche dalle visite del Comitato
internazionale della Croce rossa nei luoghi di detenzione del Paese
nordafricano. Quanto alle rassicurazioni italiane sul trattamento dei detenuti
in Tunisia, i giudici della Corte di Strasburgo le hanno respinte notando che
provenivano da fonti diplomatiche tunisine. L'Italia era già stata condannata
dalla Corte per aver espulso verso questo paese nordafricano un cittadino
tunisino vicino agli estremisti islamici, Essid Sami Ben Khemais, dopo che i
giudici di Strasburgo avevano chiesto a Roma di rinunciare a dare esecuzione al
provveidimento, nel 2007. E nel dicembre