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Report "Diritti umani"   21-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

Tornen els anys 70 ( da "Avui" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: pactar qui pot torturar i qui no, malgrat els tractats, signats per tothom, i malgrat que la tortura està tipificada com a delicte. Veiem uns cobejosos incompetents que ens han abocat a la més previsible de les crisis i llegim els guanys esplèndids de bancs que han estat compensats amb els nostres diners.

SPAGNA/ AMNESTY INTERNATIONAL: STOP AD ABUSI POLIZIA SUI MIGRANTI ( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: l'organizzazione per i diritti umani ha chiesto che venga vietato alla polizia di procedere a controlli d'identità su base razziale e che vengano banditi "ordini o istruzioni", impartiti secondo Amnesty alle forze di sicurezza, di procedere ad arresti di migranti irregolari sulla base di "quote" prestabilite.

Spagna/ Amnesty International: stop ad abusi polizia sui ( da "Virgilio Notizie" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: l'organizzazione per i diritti umani ha chiesto che venga vietato alla polizia di procedere a controlli d'identità su base razziale e che vengano banditi "ordini o istruzioni", impartiti secondo Amnesty alle forze di sicurezza, di procedere ad arresti di migranti irregolari sulla base di "quote" prestabilite.

In Angola, seconda tappa della visita africana, il Pontefice ha avuto parole di accusa verso il "protocollo di Maputo" ( da "Cittadino, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: l'avidità, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente.Dos Santos e gli ambasciatori africani hanno applaudito con educazione quasi che le parole del pontefice riguardassero un altro mondo.

La Ferri narra Uno dei tanti delle Ardeatine ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: finito in cella e sotto tortura in via Tasso: storia mai raccontata, che Edgarda Ferri ha incontrato, preso, dipanato, narrato nel suo ultimo libro, edito da Mondadori. Titolo: "Uno dei tanti", nelle librerie proprio da oggi. Il libro sarà presentato dall'autrice nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, oggi alle 17.

Il filosofo Zolo sarà al castello per parlare di diritti umani ( da "Gazzetta di Modena,La" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: parlare di diritti umani FORMIGINE. Oggi alle 17 alla sala consiliare del castello di Formigine conferenza dal titolo "La dichiarazione universale dei diritti umani dopo sessant'anni". Relatore sarà Danilo Zolo, professore di filosofia del diritto all'università di Firenze, dove ha fondato il Centro per la filosofia del diritto internazionale e delle politiche globali Jura Gentium,

La crisi non fermi gli aiuti ai poveri ( da "Giornale di Brescia" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: perché tutte le persone hanno «gli stessi diritti umani fondamentali». E nessuno sia escluso dalla partecipazione alla vita civile e culturale del Paese. In serata, quando si trova di fronte le personalità politiche e diplomatiche angolane, il Papa rincara la dose, snocciolando un decalogo coerente e rigoroso del buon governo.

Ratzinger tuona contro l'Onu per l'aborto ( da "Arena, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: che prevede al punto 14 il diritto all'aborto in caso di stupro, incesto e per ragioni fisiche e mentali della madre. Ratzinger ha puntato il dito anche contro la corruzione, l'avidità, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente,

La pace in marcia da Chiari a Rovato ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Tutti i diritti umani per tutti». Il corteo si aprirà alle 9 con una riflessione sul «Diritto ad essere una minoranza». Poi il sit-in si trasferirà in piazza San Marco dove Marco Bernini lancerà le «Proposte per una convivenza». In piazza Martiri, l'Associazione immigrati ricorderà «I diritti negati», prima della tappa al duomo dove sarà celebrata la messa dedicata al «

Il dialogo con l'Islam inizia dai diritti umani ( da "Arena, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il dialogo con l'Islam inizia dai diritti umani» Khalil: «Impossibile, invece, discutere su temi teologici» La strategia: «Bisogna iniziare dalla realtà di tutti i giorni» Per una coabitazione tra mondo occidentale e Islam bisogna iniziare non dal dialogo teologico ma dalla vita quotidiana: «Si può e si deve partire dall'amicizia».

Ratzinger contro l'aborto: <Fuori dai piani della salute> ( da "Tempo, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: altro un fratello che è nato con gli stessi diritti umani fondamentali». Diritto a un'esistenza dignitosa, diritto alla salute e al rispetto della vita umana. «Il vostro territorio è ricco - ha detto Benedetto agli angolani - la vostra nazione è forte. Utilizzate queste vostre prerogative per favorire la pace e l'intesa fra i popoli».

Il Papa in Angola insiste: No all'aborto nei piani per la salute delle donne ( da "Unita, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: A «rispettare e promuovere» i diritti umani. Chiede un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e «la ferma determinazione di stroncare una volta per tutte la corruzione».

il papa in africa condanna l'aborto e la contraccezione ( da "Nuova Venezia, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente. Il Papa ha però rampognato anche i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del G8, ma ha chiesto con forza che i potenti della terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,

COSÌ OBAMA CAMBIA IL MONDO ( da "Unita, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: rivedendo le loro posizioni sui grandi temi del diritto penale internazionale e sulla produzioni di armi proibite, sui diritti umani e sulle minoranze ? un modo nuovo di fare politica. C'è ancora una notizia che vale tutta quanta questa svolta. Il nuovo Presidente sta facendo esattamente quel che aveva promesso in campagna elettorale.

Quella morte in cella del blogger arrestato per propaganda ostile Omidreza Mir Sayafi diffondeva su Internet materiali sulla cultura e la musica tradizionali. Forse si è suicidato ( da "Unita, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Iran non possa prescindere dalla denuncia delle violazioni dei diritti umani che vengono compiute in quel Paese. Omidreza Mir Sayafi, 25 anni, è scomparso nella prigione di Evin in cui era detenuto da più di un mese e mezzo. Lo ha rivelato il suo avvocato, secondo cui il giovane non riusciva più a sopportare le condizioni di vita in carcere.

il capodanno curdo è l'occasione per essere solidali con questa gente ( da "Tirreno, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: associazione per i diritti Umani - Ihd - nel corso del 2008 e attraverso quanto è stato riferito da organi di stampa, vi sono state 3519 violazioni di vario genere e 37 persone hanno perso la vita in carcere. I casi di tortura e maltrattamento sono stati 333, le violazioni del diritto alla salute 462, le violazioni riguardo all'alimentazione e alle condizioni di permanenza (

il papa: no all'aborto nei piani per la salute critiche ai paesi del g8: impegni disattesi ( da "Tirreno, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente. Dos Santos e gli ambasciatori africani hanno applaudito con educazione quasi che le parole del pontefice riguardassero un altro mondo.

Quei gadget di Mara sono made in china ( da "Italia Oggi" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: perché oltre ai classici volantini pubblicitari con i numeri verdi «antitratta», contro lo sfruttamento e le violazioni dei diritti umani, i solerti addetti allo stand regalano magliette di ogni tipo, portatelefonini, addirittura un sacchetto contenente un piccolo asciugamano. I maratoneti stranieri sono i primi a mettersi in coda, diligentemente, per agguantare i doni.

Il Papa in Uganda ribadisce: no all'aborto ( da "Adige, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente. Il Papa ha però rampognato anche i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del «G8», ma ha chiesto con forza che i potenti della Terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,

Il monito I Paesi ricchi diano lo 0,7% del Pil allo sviluppo ( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali che funzionino in modo adeguato e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte le corruzione».

Paziente di nome, ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: i trattamenti imposti a questo genere di pazienti sembrano spesso violare i diritti umani, degradando la persona e emarginandola dalla società. Promuovere buone pratiche assistenziali crediamo che sia il compito di qualsiasi società civile. Come anche quella di prevenire gli abusi, i quali spesso si verificano quando la gente e la politica smettono di vigilare.

Denunciare gli abusi con il Comitato per i diritti ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani esiste per denunciare alle istituzioni tali abusi e informare i cittadini per sensibilizzarli sulle violazioni dei diritti umani perpetrati ai danni delle categorie più deboli e perché possano difendere i propri cari. A tal proposito, è possibile visitare una importante ed istruttiva mostra itinerante,

IL VECCHIO manicomio per la custodia dei malati è mort... ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: i trattamenti imposti a questo genere di pazienti sembrano spesso violare i diritti umani, degradando la persona e emarginandola dalla società. Promuovere buone pratiche assistenziali crediamo che sia il compito di qualsiasi società civile. Come anche quella di prevenire gli abusi, i quali spesso si verificano quando la gente e la politica smettono di vigilare.

Aborto, il papa attacca l'Onu ( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione».

Una grande epopea in nome della natura umana ( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: DIRITTI Luci e ombre all'interno di una lunga storia Una grande epopea in nome della natura umana MARCELLO FLORES, STORIA DEI DIRITTI UMANI, IL MULINO, PP. 371, EURO 25 Roberto Ciccarelli Marcello Flores pubblica Storia dei diritti umani dopo avere coordinato per Utet un'ambiziosa impresa enciclopedica sui diritti umani:

NELLA CASA di Rosa COMUNITÀ TRA UTOPIA E POLITICA ( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: cittadini del pianeta potrebbe forse risolvere i più gravi problemi dei diritti umani nella pace perpetua, della difesa ambientale, della tutela alle differenze in ogni campo dell'umano e del femminile in specie, operando per una profonda trasformazione sociale e reagendo contro l'attuale governo tecno-capitalistico dei rapporti tra centri e periferie, tra sviluppo e sottosviluppo,

Ginevra, la sfida alle democrazie ( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: abolizione delle libertà e dei diritti individuali e la condanna di chi li rivendica. E' bene che l'Europa, seguendo l'esempio dell'Italia, stia pensando, in assenza di nuovi elementi, di non partecipare alla Conferenza di Ginevra sui diritti umani che già minaccia di essere una «Durban-due», la fotocopia di quella del 2001 dove non si discusse del tema,

Se Obama spaventa i profeti dell'arroganza ( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: malgrado le divergenze sui diritti umani. Ha inoltre fatto balenare la prospettiva di un rapporto più costruttivo con la Russia. Obama si dichiara disposto a trattare con alcuni elementi dei talebani, nel tentativo di isolare il nocciolo duro dei jihadisti. Sono passi piccoli, passi iniziali, ma vanno tutti nella direzione giusta e meriterebbero un elogio unanime.

Il Papa: <Basta violenze sulle donne Via l'aborto dai piani per la salute> ( da "Giorno, Il (Milano)" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sforzi nella direzione del rispetto e la promozione dei diritti umani e il superamento della corruzione. È in piena ripresa economica e sociale con un connotato di speranza, un esempio per l'intero continente nero. E attorno alla speranza, così come ai gravissimi problemi dell'Africa intera, è stato dedicato l'incontro del Papa con un gruppo di vescovi che ha relazionato sullo "

Il Papa: l'aborto è un crimine, non un rimedio per la salute ( da "Giornale.it, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica», ospedali e scuole adeguati. Chiede «di stroncare una volta per tutte la corruzione», ma rivolge un appello anche ai Paesi sviluppati, perché mantengano la promessa di destinare lo 0,

Il terrorismo regionale nuova arma segreta dei talebani di al Qaeda ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Possiamo dunque dialogare con il secondo e il terzo gruppo, ma, per avere speranza di successo, dobbiamo farlo da una posizione di forza e avendo delle posizioni ferme sui diritti umani, i diritti delle donne e sulla Costituzione afghana». ROBERTO BARDUCCI

NELLA CASA di Rosa ( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: cittadini del pianeta potrebbe forse risolvere i più gravi problemi dei diritti umani nella pace perpetua, della difesa ambientale, della tutela alle differenze in ogni campo dell'umano e del femminile in specie, operando per una profonda trasformazione sociale e reagendo contro l'attuale governo tecno-capitalistico dei rapporti tra centri e periferie, tra sviluppo e sottosviluppo,

<I popoli, non solo destinatari di aiuti ma protagonisti del proprio sviluppo> ( da "Avvenire" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: a questo la Chiesa invita tutti i leader dell'umanità, affinché essa possa seguire i sentieri della verità, dell'integrità, del rispetto e della solidarietà. (...) Benedetto XVI «La democrazia ha bisogno di rispetto dei diritti umani, governo trasparente, magistratura indipendente, mass media liberi e lotta serrata contro la corruzione»

Zinzi al convegno "Violenza di Genere" ( da "Caserta News" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Violazione dei Diritti Umani " organizzato dal dipartimento delle Pari Opportunità dell'UDC di cui è responsabile Gabriella D'Ambrosio, alle ore 17.00 presso la Biblioteca Comunale di Cesa. Hai lavori introdotti dall'Avv. Anna Mele Segretaria Cittadina UDC di Cesa e moderati dalla dott.

Su Protonutrizione l'Appello al parlamento contro la nascita di bambini invisibili ( da "Blogosfere" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Minori esposti a ogni violazione dei diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia. La norma introduce l'obbligo per l'immigrato di esibire il permesso di soggiorno ogni qual volta richieda provvedimenti di stato civile, inclusa dunque la registrazione della nascita del proprio figlio.

MONDRAGONE OPERAI DELLA PULIZIA RIVOLTA PER LO STIPENDIO PROTESTA, IERI MATTINA, NELLA ... ( da "Mattino, Il (Caserta)" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Violazione dei Diritti Umani» organizzato dal dipartimento delle Pari Opportunità dell'Udc di cui è responsabile Gabriella D'Ambrosio. Ai lavori, introdotti da Anna Mele, segretaria cittadina Udc di Cesa e moderati da Gabriella D'Ambrosio, interverranno Raffaella Palladino , Emilia Narciso e Annamaria Muto, sostituto commissario della Questura di Caserta.

Rassegna teatrale "Voci dal Quartiere" ( da "Caserta News" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la Compagnia Teatrale Nuovo Spazio Teatro presenta in prima assoluta "La Firma" con Piero Grant e Peppe Romano, che ne curano anche la regia. "La Firma" è un colloquio grottesco, a tratti drammatico tra due uomini che lottano per i diritti umani nella repubblica ceca comunista: Info e prenotzioni 348.8329962 e.mail labottegadelteatro@alice.i www.pierluigitortora.it


Articoli

Tornen els anys 70 (sezione: Diritti umani)

( da "Avui" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

DE FIL DE VINT Tornen els anys 70 Isabel-Clara Simó Veient la manifestació i l'esbatussada policial de Barcelona crec que tots hem pensat el mateix: ja tornen els anys 70! Les imatges són clavades. El cas és que hi ha manifestacions a tot arreu, des de París a Múrcia, i que hi ha un sentiment generalitzat que ens estan estafant. Les notícies diuen que els culpables de la crisi han estat sumptuosament recompensats mentre els treballadors de Seat s'han de congelar els salaris (dos anys!) o anar al carrer. Veiem també partits polítics que no assumeixen mai la seva responsabilitat i governs que conculquen lleis orgàniques sense que els tremoli la veu. Veiem, en àmbits internacionals, pactar qui pot torturar i qui no, malgrat els tractats, signats per tothom, i malgrat que la tortura està tipificada com a delicte. Veiem uns cobejosos incompetents que ens han abocat a la més previsible de les crisis i llegim els guanys esplèndids de bancs que han estat compensats amb els nostres diners. És com si atropellessin un vianant i li clavéssim una puntada de peu al cul mentre li posem una medalla al conductor. Veiem la justícia sempre al costat dels qui manen i veiem el disbarat d'emetre bitllets com si fossin els diners falsos del Monopoly. I enmig d'aquest desori, d'aquesta manca d'orientació (i encara s'atreveixen a parlar de paradisos fiscals!), veiem Catalunya befada i estafada, i els vestits de Camps penjats del seu armari. I entre aplaudiments! Sóc dels qui creuen que quan hi ha aldarulls al carrer, independentment de les causes concretes que han mogut els manifestants, és que hi ha alguna cosa que no rutlla. I els primers a detectar-ho són sempre els estudiants. La història ho demostra. I és que alguna cosa no rutlla. Però gens de gens.

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SPAGNA/ AMNESTY INTERNATIONAL: STOP AD ABUSI POLIZIA SUI MIGRANTI (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Spagna/ Amnesty International: stop ad abusi polizia sui migranti di Apcom L'organizzazione contro le supposte "quote" di arresti -->Madrid, 21 mar. (Apcom) - Amnesty International ha lanciato un appello al governo spagnolo ad impegnarsi maggiormente contro il razzismo. In particolare, l'organizzazione per i diritti umani ha chiesto che venga vietato alla polizia di procedere a controlli d'identità su base razziale e che vengano banditi "ordini o istruzioni", impartiti secondo Amnesty alle forze di sicurezza, di procedere ad arresti di migranti irregolari sulla base di "quote" prestabilite. Il governo guidato da Zapatero ha negato l'esistenza di tali "quote".

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Spagna/ Amnesty International: stop ad abusi polizia sui (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Madrid, 21 mar. (Apcom) - Amnesty International ha lanciato un appello al governo spagnolo ad impegnarsi maggiormente contro il razzismo. In particolare, l'organizzazione per i diritti umani ha chiesto che venga vietato alla polizia di procedere a controlli d'identità su base razziale e che vengano banditi "ordini o istruzioni", impartiti secondo Amnesty alle forze di sicurezza, di procedere ad arresti di migranti irregolari sulla base di "quote" prestabilite. Il governo guidato da Zapatero ha negato l'esistenza di tali "quote".

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In Angola, seconda tappa della visita africana, il Pontefice ha avuto parole di accusa verso il "protocollo di Maputo" (sezione: Diritti umani)

( da "Cittadino, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Papa: «No all'aborto come "cura"» «Considerato strumento di salute materna, che amara ironia» LUANDA A Luanda, nel cuore dell'Africa stremata dalle guerre, dalle malattie e dalla miseria, Papa Benedetto XVI ha ripetuto ieri il pesante "no" della chiesa cattolica ai piani di «salute riproduttiva» delle donne, sottoscritti dagli organismi africani e caldeggiati dalle Nazioni Unite, che prevedono il diritto all'aborto.Nel palazzo presidenziale davanti al capo di Stato angolano, José Eduardo Dos Santos, e al corpo diplomatico africano e internazionale schierato nel salone d'onore - in un incontro dal quale sono stati esclusi i cronisti - Benedetto XVI ha pronunciato parole taglienti. «Quanto amara è l'ironia di coloro che - ha detto - promuovono l'aborto tra le cure della salute "materna". Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva».Benedetto XVI si è riferito in particolare al "protocollo di Maputo", approvato dall'Organizzazione per l'Unità Africana nel 2003, che prevede al punto 14 il diritto all'aborto in caso di stupro, incesto e per ragioni fisiche e mentali della madre. Non è stato, quello sulla salute riproduttiva, l'unico passaggio forte di un discorso pontificio che non ha risparmiato critiche a nessuno. Benedetto XVI ha protestato contro la «sconvolgente» e «opprimente» discriminazione delle donne e delle ragazze in Africa e contro il loro sfruttamento sessuale che causa «tante umiliazioni e traumi». Ha puntato il dito contro la corruzione, l'avidità, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente.Dos Santos e gli ambasciatori africani hanno applaudito con educazione quasi che le parole del pontefice riguardassero un altro mondo.Il Papa ha però avuto parole anche per i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del "G8", ma ha chiesto con forza che i potenti della terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,7% del loro Pil (il Prodotto interno lordo) agli aiuti ufficiali per lo sviluppo». Per Papa Ratzinger è stata una giornata particolarmente lunga. In mattinata il Papa si è congedato da Yaoundé (Camerun), con un divertente fuori programma. Un gruppo di pigmei, una delle più antiche tribù dell'Africa, ha costruito una capanna nel giardino della nunziatura locale ed ha salutato Ratzinger con canti e danze tradizionali e donandogli infine una tartaruga simbolo della saggezza. Famoso amante dei gatti, Ratzinger ha confermato di essere un amico di tutti gli animali decidendo di portarla a Roma, dove probabilmente sarà ospitata nei giardini Vaticani. A Luanda, il Papa è atterrato verso le 12.30, dopo che l'aereo aveva sorvolato un porto intasato di petroliere e le infinite baraccopoli della capitale. Nelle immagini, dai finestrini, lo spaccato di un paese che galleggia sul greggio ma dove ad arricchirsi sono soltanto le multinazionali, soprattutto cinesi e statunitensi, e una ristretta cerchia di uomini politici, mentre la maggioranza delle popolazione vive al di sotto della soglia delle povertà.In un caldo soffocante, il Papa ha pronunciato a fatica il suo discorso di saluto a Dos Santos, al potere dal 1979, ma non ha saltato una riga. E tantomeno l'appello agli angolani a «non arrendersi alla legge del più forte». Poi è salito sulla "Papamobile", e qui, come era già accaduto in Camerun, è stato travolto dall'accoglienza della folla, in un tripudio di bandierine angolane con la falce e il martello (emblema del passato marxista) e di vessilli bianchi e gialli vaticani.A fatica il corteo ha raggiunto la nunziatura. Nel pomeriggio, un nuovo colloquio privato con il presidente angolano, e poi il discorso pubblico nel salone d'onore del palazzo presidenziale. Infine, il colloquio con i vescovi angolani; il Papa li ha messi in guardia contro i pericoli del relativismo e ha chiesto vigilanza e impegno per tutelare la famiglia in Africa. Elisa Pinna

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La Ferri narra Uno dei tanti delle Ardeatine (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Mantova, La" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

La Ferri narra Uno dei tanti delle Ardeatine Oggi alla Vittoria la scrittrice presenta l'ultimo libro. Confronto e letture Dai personaggi maiuscoli del passato all'appena diciottenne Orlando Orlandi Posti, morto ammazzato alle Fosse Ardeatine. Un ragazzo patriota romano, partigiano sempre di corsa, innamorato, finito in cella e sotto tortura in via Tasso: storia mai raccontata, che Edgarda Ferri ha incontrato, preso, dipanato, narrato nel suo ultimo libro, edito da Mondadori. Titolo: "Uno dei tanti", nelle librerie proprio da oggi. Il libro sarà presentato dall'autrice nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, oggi alle 17. Con lei lo scrittore e saggista Frediano Sessi e il giornalista Stefano Scansani. Letture degli attori Francesca Campogalliani e Diego Fusari dell'Accadmeia Campogalliani. Ieri "Uno dei tanti" è stato presentato da Edgarda Ferri a Roma, in prima nazionale, nell'aula consiliare della Provincia, insieme al presidente Nicola Zingaretti, agli storici Sandro Portelli e Umberto Gentiloni, a Camillo Brezzi, preside della facoltà di storia dell'Università di Arezzo e vicepresidente dell'Archivio della Memoria di Pieve Santo Stefano, dove la scrittrice ha consultato i diari del protagonista della storia.

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Il filosofo Zolo sarà al castello per parlare di diritti umani (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Modena,La" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Formigine. Conferenza pubblica in sala consiliare Il filosofo Zolo sarà al castello per parlare di diritti umani FORMIGINE. Oggi alle 17 alla sala consiliare del castello di Formigine conferenza dal titolo "La dichiarazione universale dei diritti umani dopo sessant'anni". Relatore sarà Danilo Zolo, professore di filosofia del diritto all'università di Firenze, dove ha fondato il Centro per la filosofia del diritto internazionale e delle politiche globali Jura Gentium, che dirige. Oltre all'attività accademica, che gli ha permesso di approfondire il pluralismo giuridico e la giurisdizione penale nella globalizzazione, ha coniugato la sua riflessione con la sensibilità per la pace e i diritti umani. Modera Annalisa Vandelli, direttrice della rivista Afro. Sempre oggi, dalle 15 alle 19, nei locali ex Urp (piazza Repubblica 9) si terranno laboratori per bambini dai 6 agli 11 anni sulle usanze e i racconti dal mondo. I partecipanti riceveranno un omaggio. Le iniziative fanno parte del progetto "Formigine per la Pace", organizzato dal Comune e sostenuto dal Fondo modenese per la cooperazione.

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La crisi non fermi gli aiuti ai poveri (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale di Brescia" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Edizione: 21/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Il Papa In Africa «La crisi non fermi gli aiuti ai poveri» Il Pontefice invita il G8 a donare lo 0,7% del Pil L'aborto «non sia cura per la salute della donna» CITTÀ DEL VATICANOL'Africa non sia soltanto un'altra delle vittime della tempesta finanziaria mondiale. Lo chiede Benedetto XVI alla comunità internazionale, invitando i Paesi più ricchi a non sottrarsi agli impegni del Doha round - il negoziato lanciato nel 2001 dal Wto - e alla promessa di destinare almeno lo 0,7 per cento del Prodotto interno lordo agli aiuti allo sviluppo. Nel mirino di Ratzinger c'è soprattutto la logica di chi guarda al continente come a un'immensa terra di nessuno su cui riversare piani e soluzioni elaborate dall'alto: un nuovo colonialismo nel quale, a suo giudizio, rientrano anche le politiche che mirano a diffondere la pratica dell'aborto come una semplice «questione di salute riproduttiva». «Gli stessi africani - invoca - devono essere gli agenti primari del loro sviluppo» attraverso progetti locali e iniziative che promuovano «la trasparenza, l'onesta pratica commerciale, il buon governo». Il flagello dell'avidità Anche dall'Angola - dove è giunto ieri per la seconda tappa del suo viaggio - il Pontefice lancia un altro durissimo atto di accusa contro «il flagello dell'avidità, della violenza e del disordine» che ha segnato la storia di tante popolazioni africane. Quello rivolto in serata alle autorità e al corpo diplomatico è certamente il discorso più «politico» di questa visita papale. Parole tanto più pesanti in quanto pronunciate davanti ai responsabili istituzionali di un Paese che solo qualche anno fa è venuto fuori da quasi un trentennio di guerra civile. Un Paese incamminato oggi sulla strada di una ripresa economica e civile che ha del prodigioso, alla quale tuttavia continuano a fare da contraltare stridenti disparità sociali: il settanta per cento degli abitanti vive sotto la soglia di povertà, un adulto su due non ha un lavoro stabile, gli analfabeti superano il sessantacinque per cento, l'aspettativa di vita è di appena 42 anni. I diritti dei poveri Il Papa mostra di conoscere bene questa situazione quando, al suo arrivo in mattinata all'aeroporto della capitale Luanda, non esita a ricordare al presidente angolano Dos Santos che «purtroppo dentro i vostri confini ci sono ancora tanti poveri che rivendicano il rispetto dei loro diritti». E gli domanda espressamente di «non deludere le loro aspettative». Nelle sue preoccupazioni anche lo spettro della guerra che ancora incombe sulla coscienza della nazione. Tanto che Ratzinger cerca di esorcizzarlo evocando l'esperienza personale vissuta nella Germania nazista, quando - racconta - «ideologie devastanti e disumane facevano pesare sopra gli uomini il giogo dell'oppressione». Dialogo, non conflitto «Potete dunque capire - confida - quanto io sia sensibile al dialogo fra gli uomini come mezzo per superare ogni forma di conflitto e di tensione e per fare di ogni nazione una casa di pace e di fraternità». No, dunque, alla «legge del più forte» - scandisce il Pontefice - perché tutte le persone hanno «gli stessi diritti umani fondamentali». E nessuno sia escluso dalla partecipazione alla vita civile e culturale del Paese. In serata, quando si trova di fronte le personalità politiche e diplomatiche angolane, il Papa rincara la dose, snocciolando un decalogo coerente e rigoroso del buon governo. La ricetta per la ricostruzione nazionale - declina - passa per «il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti e la ferma determinazione di stroncare una volta per tutte la corruzione». Benedetto XVI chiama all'esame di coscienza anche le agenzie mondiali e le compagnie multinazionali, esortandole a operare al fianco degli africani «in modo veramente umano». Etica dello sviluppo Più che di «semplici programmi e protocolli», è convinzione di Ratzinger, il continente ha bisogno di «un approccio etico allo sviluppo». Ecco perché - assicura - la Chiesa sarà «sempre accanto ai poveri». E continuerà a denunciare, in particolare, la «sconvolgente» discriminazione che colpisce le donne e le pressioni a cui è sottoposta la famiglia. Non ultima quella dei programmi sui «diritti riproduttivi delle donne» approvati dall'Unione africana - il Pontefice cita esplicitamente il Protocollo di Maputo adottato nel 2003 - che inseriscono l'aborto «tra le cure della salute materna». Francesco M. Valiante

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Ratzinger tuona contro l'Onu per l'aborto (sezione: Diritti umani)

( da "Arena, L'" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sabato 21 Marzo 2009 NAZIONALE Pagina 6 IN AFRICA. A Luanda Ratzinger tuona contro l'Onu per l'aborto LUANDA A Luanda, nel cuore dell'Africa stremata dalle guerre, dalle malattie e dalla miseria, Benedetto XVI ripete il no della sua chiesa ai piani di salute riproduttiva delle donne, sottoscritti dagli organismi africani e caldeggiati dalle Nazioni Unite, che prevedono il diritto all'aborto. Nel palazzo presidenziale davanti al capo di Stato angolano Josè Eduardo Dos Santos - in un incontro dal quale sono stati esclusi i cronisti - Ratzinger pronuncia parole taglienti. «Quanto amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute materna». Benedetto XVI si è riferito in particolare al protocollo di Maputo, approvato dall'Organizzazione per l'Unità Africana nel 2003, che prevede al punto 14 il diritto all'aborto in caso di stupro, incesto e per ragioni fisiche e mentali della madre. Ratzinger ha puntato il dito anche contro la corruzione, l'avidità, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente, e ha chiesto che i potenti della terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,7% del loro prodotto interno lordo agli aiuti ufficiali per lo sviluppo». Più tardi, il colloquio con i vescovi angolani; il Papa li ha messi in guardia contro i pericoli del relativismo e ha chiesto vigilanza e impegno per tutelare la famiglia in Africa.  

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La pace in marcia da Chiari a Rovato (sezione: Diritti umani)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'EVENTO. Un corteo dedicato ai diritti umani La pace in marcia da Chiari a Rovato Stavolta la Marcia della pace partirà da via Roccafranca a Chiari. Un luogo simbolo: è qui che è stato smantellato un campo nomadi. Ed è qui, che domani il corteo lancerà lo slogan «Tutti i diritti umani per tutti». Il corteo si aprirà alle 9 con una riflessione sul «Diritto ad essere una minoranza». Poi il sit-in si trasferirà in piazza San Marco dove Marco Bernini lancerà le «Proposte per una convivenza». In piazza Martiri, l'Associazione immigrati ricorderà «I diritti negati», prima della tappa al duomo dove sarà celebrata la messa dedicata al «Diritto a vivere la propria spiritualità». Alle 12,30, verrà consegnato ai vertici dell'ospedale un documento sul «Diritto alla salute e ad essere assistiti». Alle 14 la marcia punterà su Coccaglio per fermarsi davanti all'albero dei kaki di Nagasaki. Il simbolo della tragedia nucleare ispirerà una riflessione sul «Diritto a non dimenticare la storia». All'oratorio ci sarà poi una festa promossa dalla comunità musulmana nel nome del «Diritto a condividere culture diverse». Infine, la marcia raggiungerà il Convento dell'Annunciata a Rovato che farà da cornice a un happening musicale e ai mercatini del commercio equo e solidale. G.C.C.

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Il dialogo con l'Islam inizia dai diritti umani (sezione: Diritti umani)

( da "Arena, L'" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sabato 21 Marzo 2009 CRONACA Pagina 21 FEDE E RELIGIONE. L'islamista del Papa è intervenuto al Toniolo sulla convivenza tra le civiltà «Il dialogo con l'Islam inizia dai diritti umani» Khalil: «Impossibile, invece, discutere su temi teologici» La strategia: «Bisogna iniziare dalla realtà di tutti i giorni» Per una coabitazione tra mondo occidentale e Islam bisogna iniziare non dal dialogo teologico ma dalla vita quotidiana: «Si può e si deve partire dall'amicizia». Lo ha detto padre Samir Khalil Samir, l'islamista del Papa, al convegno «Islam e Occidente, convivenza (im)possibile?» che si è tenuto all'auditorium della Fondazione Toniolo. L'incontro è stato organizzato dai centri culturali Stenone e Guareschi e dalle Edizioni Cantagalli con il patrocinio del Comune. Il settantenne gesuita egiziano insegna islamistica alla Saint Joseph University di Beirut, in Libano. Grande estimatore di papa Benedetto XVI, è ritenuto fra i maggiori esperti internazionali di Islam e al Forum islamo-cattolico svoltosi in Vaticano era nella rappresentanza della Santa Sede. Sollecitato dalle domande del giornalista Stefano Filippi, Samir Khalil ha affrontato il tema delle relazioni tra mondo musulmano e Occidente. Una questione delicata, che riguarda anche il dialogo fra i due universi, difficile anche per la concezione della religione islamica ma non impossibile da realizzare. Il percorso di convivenza, ha detto, deve cominciare dalla realtà concreta: «Poi, poco a poco, si crea l'amicizia e la fiducia» che sono fondamentali perché altrimenti «qualsiasi critica oggettiva sarà vista come un'aggressione». Nel suo intervento, padre Samir ha ricordato che stiamo vivendo un periodo di scontro tra mondo islamico e Occidente, «visto come scontro tra virtù e vizio, bene e male: l'Occidente è visto come fonte di disordine morale». L'islamologo ha poi sottolineato che i terroristi sono una minoranza «ma sono più dinamici» rispetto alla maggioranza dei musulmani che appartiene ad un Islam moderato ma rimane ancora piuttosto silenziosa sulla condanna dell'uso della violenza. «La condizione della donna nell'Islam», ha aggiunto, «non è equiparata a quella dell'uomo, e questo è inaccettabile». Secondo Samir Khalil oggi ci sarebbero «pochi imam» in grado di aiutare i giovani musulmani a integrarsi «e a capire il buono e il cattivo della civiltà occidentale». E ha aggiunto che il Papa «ha perfettamente ragione» quando sostiene che «un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile, mentre urge un dialogo interculturale». Ha spiegato: «Nel Corano, ad esempio, è negata la Crocifissione. Come è possibile discutere sulla Trinità, fare un dialogo teologico?. Non si può. È invece molto importante un dialogo sui diritti umani, sul rapporto uomo-donna e credente-non credente: cominciamo con ciò che possiamo realizzare e poi faremo un passo di più" ha suggerito». Samir Khalil ha anche chiarito questa sua recente dichiarazione: «La presenza dei musulmani in Occidente è la più grande benedizione che avessimo potuto sperare». Per l'islamista, la presenza di persone con una cultura così radicalmente diversa può contribuire «a prendere coscienza di chi sono io, perché è dal confronto con gli altri che scopro me stesso». Egli considera queste migrazioni verso l'Europa come un atto della Provvidenza: «Per secoli la Chiesa cattolica ha mandato missionari nel mondo musulmano, ora Dio manda qui i musulmani». Ha auspicato, perciò, che i cristiani sappiano compiere «opere di aiuto e di carità».  

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Ratzinger contro l'aborto: <Fuori dai piani della salute> (sezione: Diritti umani)

( da "Tempo, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

stampa Il Papa in Angola parla alle donne: «Sono vendute e discriminate» Ratzinger contro l'aborto: «Fuori dai piani della salute» Rodolfo Lorenzoni No all'aborto, sempre e in ogni luogo della Terra, anche e soprattutto nel cuore dell'Africa devastata dalla miseria e dalle malattie. Benedetto XVI sbarca a Luanda, per la seconda tappa del suo pellegrinaggio africano, e lancia un nuovo monito contro l'interruzione di gravidanza, che non può mai essere considerata un diritto o inserita nei piani per la salute, come previsto dall'Organizzazione per l'Unità africana e sostenuto dagli stessi organismi delle Nazioni Unite. «Quanto amara - ha detto il Papa alle autorità angolane e poi nel palazzo presidenziale di Luanda - è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute materna. E quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva». Il riferimento esplicito del Pontefice è al trattato di Maputo, adottato nel 2003 dall'Oua, in cui si parla di diritto a interrompere la gravidanza in caso di violenza sessuale, stupro o incesto, o anche quando vi siano pericoli fisici o mentali per la madre. Qualcosa di sconvolgente, per Benedetto; ancora più pericoloso perché i Paesi ricchi tendono a subordinare gli aiuti all'Africa alla adozione di politiche sanitarie basate sull'aborto e sul preservativo. Ma in nessuna situazione si può immaginare un «aborto buono», per la Chiesa; e Benedetto denuncia perciò con forza «le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare l'edificio sociale, minacciano le sue stesse fondamenta». Ratzinger si è poi soffermato ancora sul ruolo delle donne: «Particolarmente sconvolgente è il giogo opprimente della discriminazione sulle donne e ragazze, senza parlare della innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa loro tante umiliazioni e traumi». Il pensiero del Papa in questa nuova tappa africana non poteva poi che rivolgersi ai più bisognosi. Qui in Angola, dove il 70 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e meno di un terzo degli abitanti riceve cure sanitarie, il Papa esorta a «riconoscere nell'altro un fratello che è nato con gli stessi diritti umani fondamentali». Diritto a un'esistenza dignitosa, diritto alla salute e al rispetto della vita umana. «Il vostro territorio è ricco - ha detto Benedetto agli angolani - la vostra nazione è forte. Utilizzate queste vostre prerogative per favorire la pace e l'intesa fra i popoli». È arrivato per voi il momento della speranza, dice il Papa: che venga vissuto osservando i principi etici.

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Il Papa in Angola insiste: No all'aborto nei piani per la salute delle donne (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Papa in Angola insiste: «No all'aborto nei piani per la salute delle donne» ROBERTO MONTEFORTE La speranza dell'Africa parte dal suo riscatto. Dalla costruzione di un percorso di «riconciliazione» che risani le ferite sanguinose delle lotte fratricide, degli scontri tribali ed etniche assicurando al continente un futuro pacifico e solidale. Da Luanda, la capitale dell'Angola, seconda tappa del suo viaggio apostolico in Africa, Papa Benedetto XVI lancia il suo messaggio di riscatto per il paese dell'Africa sub-equatoriale, ex colonia portoghese sconvolto da 27 anni di guerra fratricida. Un discorso che vale per l'intero continente. Nel suo saluto al presidente José Eduardo dos Santos che lo ha accolto all'aeroporto internazionale di Luanda, il Papa invita a riprendere nelle proprie mani il destino del Paese, forte delle tante ricchezze insidiate dalle multinazionali. «Siate una casa di pace e di serenità». «Non arrendetevi alla legge del più forte» ha affermato proponendo un percorso preciso: edificate «una società di giustizia, di pace, di solidarietà, nella carità e nel perdono vicendevoli». RICONCILIAZIONE DOPO I CONFLITTI In un paese provato dal conflitto e dalle tensioni ricorda che l'unica via da seguire è quella del «dialogo fra gli uomini». Lo fa con la sensibilità di chi ha conosciuto la guerra e «la divisione tra fratelli appartenenti alla stessa nazione» che, «a causa di ideologie devastanti e disumane» sotto «la falsa apparenza di sogli e illusione» facevano pesare sopra gli uomini «il giogo dell'oppressione». Si va paladino delle attese e dei diritti dei poveri, una «moltitudine» che in Angola vive «al di sotto della linea di povertà assoluta». «Non deludete le loro aspettative» afferma, invitando a perseguire quel «bene comune» cui educa il Vangelo, che - lo ricorda - ha avuto nell'azione missionaria perseguita nel paese cinquecento anni fa da Dom Afonso I Mbemba-a-Nzinga il suo iniziatore. Sono temi che Benedetto XVI riprende nel discorso tenuto alle autorità politiche e civili del paese. Riconosce i meriti del governo di Luanda per la stabilità e la crescita democratica raggiunta. Un percorso da consolidare. Per questo invita a liberarsi «dal flagello dell'avidità, della violenza e del disordine». A «rispettare e promuovere» i diritti umani. Chiede un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e «la ferma determinazione di stroncare una volta per tutte la corruzione». Cita l'azione positiva di organismi internazionali che hanno l'obiettivo di «promuovere la trasparenza, l'onesta pratica commerciale e il buon governo». Il Papa denuncia la condizione patita da donne e ragazze, vittime anche dello sfruttamento sessuale. Chiede impegni precisi a difesa della famiglia. Quindi lancia il suo attacco contro l'aborto e le tesi del «Protocollo di Maputo» per cui la soppressione della vita sarebbe «una questione di salute riproduttiva». Su questo invita la Chiesa a dare battaglia anche sul piano culturale e di comunicazione. «Non abbiate timore di fornire un'interpretazione cristiana degli eventi» sprona i vescovi angolani. Soprattutto «nel difendere la sacralità della vita, il valore del matrimonio e la promozione della famiglia». Da Luanda, seconda tappa del suo viaggio in Africa, il Papa non solo indica la via della riconciliazione al Paese segnato da anni di lotte fratricide, ma lancia anche un duro monito contro l'aborto «scelta di salute riproduttiva».

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il papa in africa condanna l'aborto e la contraccezione (sezione: Diritti umani)

( da "Nuova Venezia, La" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 7 - Attualità Il Papa in Africa condanna l'aborto e la contraccezione No ai programmi come Oua e Onu. Appello ai G8: «Date 0,7% pil a poveri» LUANDA.A Luanda, nel cuore dell'Africa stremata dalle guerre, dalle malattie e dalla miseria, Papa Benedetto XVI ha ripetuto il pesante «no della chiesa cattolica ai piani di salute riproduttiva» delle donne, sottoscritti dagli organismi africani e caldeggiati dalle Nazioni Unite, che prevedono il diritto all'aborto. Nel palazzo presidenziale davanti al capo di Stato angolano, Josè Eduardo Dos Santos, Benedetto XVI ha pronunciato parole taglienti. «Quanto amara è l'ironia di coloro che - ha detto - promuovono l'aborto tra le cure della salute materna. Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva». Benedetto XVI si è riferito in particolare al «protocollo di Maputo», approvato dall'Organizzazione per l'Unità Africana nel 2003, che prevede al punto 14 il diritto all'aborto in caso di stupro, incesto e per ragioni fisiche e mentali della madre. Non è stato, quello sulla salute riproduttiva, l'unico passaggio duro. Benedetto XVI ha protestato contro la «sconvolgente» e «opprimente» discriminazione delle donne e delle ragazze in Africa e contro il loro sfruttamento sessuale che causa «tante umiliazioni e traumi». Ha puntato il dito contro la corruzione, l'avidità, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente. Il Papa ha però rampognato anche i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del G8, ma ha chiesto con forza che i potenti della terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,7% del loro Pil (Prodotto interno lordo) agli aiuti ufficiali per lo sviluppo». Per Ratzinger è stata una giornata particolarmente lunga. Stamani il Papa si è congedato da Yaoundè (Camerun), con un divertente fuori programma. Un gruppo di pigmei, una delle più antiche tribù dell'Africa, ha costruito una capanna nel giardino della nunziatura locale ed ha salutato Ratzinger con canti e danze tradizionali e donandogli infine una tartaruga simbolo della saggezza. Ratzinger ha confermato di essere un amico di tutti gli animali decidendo di portarla a Roma, dove probabilmente sarà ospitata nei giardini Vaticani. A Luanda, il Papa è atterrato verso le 12.30, dopo che l'aereo aveva sorvolato un porto intasato di petroliere e le baraccopoli della capitale.

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COSÌ OBAMA CAMBIA IL MONDO (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

COSÌ OBAMA CAMBIA IL MONDO L'APERTURA ALL'IRAN Ma allora è vero: non è inevitabile che la politica estera sia sempre e soltanto brutale, minacciosa, e ricattatoria! Infatti l'abbronzato (speriamo che lo sia sempre più) Obama ha ribaltato in un solo colpo 30 anni di ostilità e incomprensione tra Usa e Iran. Nel messaggio che ha inviato alla popolazione iraniana per il capodanno persiano, ha detto la cosa più normale del mondo, che a Bush non era mai venuta in mente: invece di continuare a digrignarci reciprocamente i denti, come succedeva da esattamente 30 anni, proviamo a parlarci, semplicemente per cercare di capirci, di dirci che cosa non funziona tra noi. Forse all'Iran non dispiacerà. Gli Stati Uniti non hanno un gran bel passato con l'Iran: hanno sostenuto lo Scià Reza Pahlavi che era un dittatore sanguinario; hanno aiutato l'Iraq di Saddam nella guerra contro l'Iran (1980-1988); dai tempi di Khomeini in poi, ogni giorno lo scontro diplomatico si è fatto più duro e i toni più isterici. Oggi l'Iran ha bisogno di aiuti e non di minacce, specie in vista delle elezioni politiche. Stato-criminale: l'aveva definito Bush; ma per che cosa? Quali le colpe comprovate dell'Iran? Armi di distruzione di massa, come in Iraq? No, certo; protettore di bin Laden? Difficile esserne sicuri. A proposito: bella differenza tra il video di Obama e quelli di bin Laden! Una cosa è certa: mentre non siamo mai sicuri di quanto veritieri siano quelli di bin Laden possiamo esserlo che questo di Obama sia vero come le sue intenzioni. Obama ha la virtù di rendere le cose più semplici possibile. Di fronte alla crisi economica (che non ha causato lui) impegna fino allo stremo i fondi governativi ma chiede che i superstipendi cessino; di fronte a Putin, spiega che lo scudo spaziale tanto amato da Bush non minaccia nessuno, anche perché non potrà venir finanziato per chi sa quanti anni; e oggi, di fronte al preteso più pericoloso nemico degli Stati Uniti e dell'Occidente, semplicemente sceglie la via più semplice e diretta del dialogo e smette di inventarsi nemici da demonizzare. Gli Stati Uniti stanno chiudendo Guantanamo, rivedendo le loro posizioni sui grandi temi del diritto penale internazionale e sulla produzioni di armi proibite, sui diritti umani e sulle minoranze ? un modo nuovo di fare politica. C'è ancora una notizia che vale tutta quanta questa svolta. Il nuovo Presidente sta facendo esattamente quel che aveva promesso in campagna elettorale. Eravamo abituati a verificare amaramente, ogni volta, che avuta la vittoria in tasca i governi ricominciavano da capo, a fare quello che conviene loro invece che quel che avevano annunciato. E allora, la vera notizia è questa: anche la politica estera può essere democratica. Grazie, Obama.

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Quella morte in cella del blogger arrestato per propaganda ostile Omidreza Mir Sayafi diffondeva su Internet materiali sulla cultura e la musica tradizionali. Forse si è suicidato (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Quella morte in cella del blogger arrestato per propaganda ostile Omidreza Mir Sayafi diffondeva su Internet materiali sulla cultura e la musica tradizionali. Forse si è suicidato Reporters sans frontières denuncia: non l'hanno curato GABRIEL BERTINETTO La morte in carcere di Omidreza Mir Sayafi, un giornalista arrestato per l'attività culturale svolta tramite Internet, ricorda al mondo come il dialogo con l'Iran non possa prescindere dalla denuncia delle violazioni dei diritti umani che vengono compiute in quel Paese. Omidreza Mir Sayafi, 25 anni, è scomparso nella prigione di Evin in cui era detenuto da più di un mese e mezzo. Lo ha rivelato il suo avvocato, secondo cui il giovane non riusciva più a sopportare le condizioni di vita in carcere. Il legale, Mohammad Ali Dadkah, ha dichiarato che «non c'è ancora un rapporto ufficiale, ma secondo i responsabili del carcere Mir Sayafi si è suicidato». Ali Dadkah ha aggiunto che un altro detenuto, il medico Hessam Firouzi, aveva segnalato da tempo che la salute del suo compagno di prigionia stava peggiorando e che il giovane era in preda a crisi depressive. Mir Sayafi era stato processato lo scorso novembre per avere offeso i dirigenti della Repubblica islamica e avere svolto propaganda ostile allo Stato. L'accusa si riferiva al contenuto dei testi comparsi sul «blog» da lui gestito sulla rete. Successivamente, lo scorso 7 febbraio, fu convocato presso un tribunale rivoluzionario, e al termine dell'interrogatorio, finì in cella. «A tutt'oggi -afferma l'associazione Reporters sans frontières (Rsf)- i suoi difensori non hanno ricevuto alcuna comunicazione della sentenza emessa dalla corte». Rsf considera le autorità iraniane «interamente responsabili per la morte di Mir Sayafi e per avere mancato di fornirgli le necessarie cure mediche». Rsf ricorda che gli articoli diffusi sul blog riguardavano soprattutto la cultura e la musica tradizionale iraniana. I media iraniani rivelano che negli ultimi mesi sono state arrestate numerose persone che operano su siti web, sospettati di aderire ad un «complotto» anti-nazionale sostenuto da potenze straniere. Diritti negati

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il capodanno curdo è l'occasione per essere solidali con questa gente (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 3 - Pontedera Il capodanno curdo è l'occasione per essere solidali con questa gente Pochi sanno che i Kurdi sono un popolo di milioni di persone che vivono in vari paesi (Iraq, Turchia....), un popolo che ha combattuto per la propria autodeterminazione con centinaia di migliaia di morti. centinaia di Kurdi vivono in Toscana,. diverse decine solo nella nostra Provincia. Il newroz, capodanno Kurdo, 2009 è l'occasione per denunciare gli eccidi commessi dall'esercito Turco, con il sostegno militare ed economico accordato dai paesi Nato (e da Israele che è uno dei principali patner economici e militari della Turchia) nella repressione di massa della guerriglia Kurda. Ai Kurdi viene perfino negato l'uso della loro lingua nei luoghi pubblici pena l'arresto e la detenzione in carceri speciali dove muore ogni giorno qualche detenuto per torture e percosse, per non parlare delle condizioni disumane in cui è tenuto il leader Ocalan. In base al "Rapporto sulle carceri" preparato a seguito delle richieste presentate presso 29 sedi dell'associazione per i diritti Umani - Ihd - nel corso del 2008 e attraverso quanto è stato riferito da organi di stampa, vi sono state 3519 violazioni di vario genere e 37 persone hanno perso la vita in carcere. I casi di tortura e maltrattamento sono stati 333, le violazioni del diritto alla salute 462, le violazioni riguardo all'alimentazione e alle condizioni di permanenza (riscaldamento, attività fisiche,...) 64, le violazioni scaturite da procedimenti disciplinari 1602, gli ostacoli frapposti alla comunicazione in lingua kurda 323, le violazioni riguardo al trasferimento di detenuti a centri sanitari o presso altre istituzioni 95, gli atti arbitrari (divieti riguardo ai libri e alle lettere) 363, ai quali si aggiungono migliaia di violazioni di vario genere. Il nostro sostegno va dunque alla resistenza e alla lotta per l'autodeterminazione del popolo Kurdo, una lotta dai media occidentali presentata come azione terroristica. E terrorista viene definita la stessa resistenza palestinese chiediamo quindi alle amministrazioni di condannare l'uso sistematico della tortura nei carceri Kurdi e israeliani e di esprimere solidarietà alla lotta per l'autodeterminazione di questi popoli. Cobas e Rifondazione

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il papa: no all'aborto nei piani per la salute critiche ai paesi del g8: impegni disattesi (sezione: Diritti umani)

( da "Tirreno, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

BENEDETTO XVI IN ANGOLA Il Papa: no all'aborto nei piani per la salute Critiche ai Paesi del G8: impegni disattesi LUANDA (Angola). A Luanda, nel cuore dell'Africa stremata dalle guerre, dalle malattie e dalla miseria, Papa Benedetto XVI ha ripetuto ieri il "no" della chiesa cattolica ai piani di «salute riproduttiva» delle donne, sottoscritti dagli organismi africani e caldeggiati dalle Nazioni Unite, che prevedono il diritto all'aborto. Nel palazzo presidenziale, davanti al capo di Stato angolano, Josè Eduardo Dos Santos, e al corpo diplomatico africano e internazionale schierato nel salone d'onore - in un incontro dal quale sono stati esclusi i cronisti - Benedetto XVI ha pronunciato parole taglienti. «Quanto amara è l'ironia di coloro che - ha detto - promuovono l'aborto tra le cure della salute'materna'. Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva». Benedetto XVI si è riferito in particolare al "protocollo di Maputo", approvato dall'Organizzazione per l'Unità Africana nel 2003, che prevede al punto 14 il diritto all'aborto in caso di stupro, incesto e per ragioni fisiche e mentali della madre. Il discorso pontificio non ha risparmiato critiche a nessuno. Benedetto XVI ha protestato contro la «sconvolgente» e «opprimente» discriminazione delle donne e delle ragazze in Africa e contro il loro sfruttamento sessuale che causa «tante umiliazioni e traumi». Ha puntato il dito contro la corruzione, l'avidità, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente. Dos Santos e gli ambasciatori africani hanno applaudito con educazione quasi che le parole del pontefice riguardassero un altro mondo. Il Papa ha però rampognato anche i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del "G8", ma ha chiesto con forza che i potenti della terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,7% del loro Pil (Prodotto interno lordo) agli aiuti ufficiali per lo sviluppo».

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Quei gadget di Mara sono made in china (sezione: Diritti umani)

( da "Italia Oggi" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

ItaliaOggi sezione: I commenti data: 21/03/2009 - pag: 2 autore: di Pierre de Nolac IL CASO DEL GIORNO Quei gadget di Mara sono made in china Dalle Pari opportunità delusioni per i maratoneti esteri Nel quartier generale della maratona di Roma, nel palazzo dei Congressi dell'Eur, c'è la fila per avere qualche oggetto di Mara Carfagna. Sembra strano, ma tra tutti gli stand allestiti per gli sportivi, tra scarpe all'ultima moda e tute tecnologiche, il più gettonato è il box con i gadget donati dalle Pari opportunità, e in particolare dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. Sì, perché oltre ai classici volantini pubblicitari con i numeri verdi «antitratta», contro lo sfruttamento e le violazioni dei diritti umani, i solerti addetti allo stand regalano magliette di ogni tipo, portatelefonini, addirittura un sacchetto contenente un piccolo asciugamano. I maratoneti stranieri sono i primi a mettersi in coda, diligentemente, per agguantare i doni. Con grande soddisfazione, una volta ottenuta la busta contenenti i regali. Anche se, a dire la verità, fa un certo effetto vedere la faccia dei turisti dello sport che vanno a controllare le targhette degli oggetti donati dal governo, dove c'è la scritta «made in China». Loro speravano di portare a casa prodotti italiani.

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Il Papa in Uganda ribadisce: no all'aborto (sezione: Diritti umani)

( da "Adige, L'" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Papa in Uganda ribadisce: no all'aborto LUANDA - A Luanda, nel cuore dell'Africa stremata dalle guerre, dalle malattie e dalla miseria, Papa Benedetto XVI ha ripetuto ieri il pesante «no» della Chiesa cattolica ai piani di «salute riproduttiva» delle donne, sottoscritti dagli organismi africani e caldeggiati dalle Nazioni Unite, che prevedono il diritto all'aborto. Nel palazzo presidenziale davanti al capo di Stato angolano, Josè Eduardo Dos Santos, e al corpo diplomatico africano e internazionale schierato nel salone d'onore Benedetto XVI ha pronunciato parole taglienti. «Quanto amara è l'ironia di coloro che - ha detto - promuovono l'aborto tra le cure della salute materna. Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva». Benedetto XVI si è riferito in particolare al Protocollo di Maputo, approvato dall'Organizzazione per l'Unità Africana nel 2003, che prevede al punto 14 il diritto all'aborto in caso di stupro, incesto e per ragioni fisiche e mentali della madre. Non è stato, quello sulla salute riproduttiva, l'unico passaggio «duro» di un discorso pontificio che non ha risparmiato critiche a nessuno. Benedetto XVI ha protestato contro la «sconvolgente» e «opprimente» discriminazione delle donne e delle ragazze in Africa e contro il loro sfruttamento sessuale che causa «tante umiliazioni e traumi». Ha puntato il dito contro la corruzione, l'avidità, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente. Il Papa ha però rampognato anche i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del «G8», ma ha chiesto con forza che i potenti della Terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,7% del loro Pil agli aiuti ufficiali per lo sviluppo». 21/03/2009

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Il monito I Paesi ricchi diano lo 0,7% del Pil allo sviluppo (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il monito I Paesi ricchi diano lo 0,7% del Pil allo sviluppo --> Sabato 21 Marzo 2009 GENERALI, pagina 12 e-mail print nostro servizio Luanda (Angola)Cantano e ballano nella notte. Non smettono dal mezzogiorno, quando l'aereo dell'Alitalia atterra all'aeroporto di Luanda. Centinaia di migliaia di giovani con le magliette che raffigurano il volto di Benedetto XVI percorrono le vie di questa città, aggrovigliata attorno al suo porto, dove il traffico di solito è una trappola micidiale e occorrono ore anche per fare pochi chilometri. Luanda è la seconda tappa della prima missione africana di Joseph Ratzinger. Lo accoglie all'aeroporto il presidente Eduardo Dos Santos, al potere dal 1979, leader del Movimento popolare di Liberazione dell'Angola, indiscusso capo prima guerrigliero e poi politico. Fuori dall'aeroporto la folla è immensa. Il corteo del Papa è seguito di corsa da migliaia e migliaia di persone, lungo i cinque chilometri che separano lo scalo, nel cuore della città, dalla nunziatura apostolica. Dos Santos illustra al Papa i successi della democrazia popolare angolana. Benedetto XVI va subito al cuore dei problemi di una nazione ricca, che galleggia su un mare di petrolio e che intende diventare la locomotiva dell'economia africana, sostenuta a piene mani da Pechino. Rammenta la guerra civile e dice che anche lui sa cosa significa la «divisione tra fratelli appartenenti alla stessa nazione, a causa di ideologie devastanti e disumane, le quali sotto la falsa apparenza di sogni e illusioni facevano pesare sopra gli uomini il giogo dell'oppressione». Anche per l'Angola è accaduto così con la lotta tra i marxisti dell'Mpla al potere, sostenuti da Mosca e da Cuba, e i ribelli dell'Unita, appoggiati dal Sudafrica dell'apartheid e dagli americani, fino ai colloqui di pace faticosissimi e continuamente interrotti da rigurgiti di guerra che hanno portato la pace nel 2002. Il marxismo di Dos Santos è stato sedotto da un liberismo sfrenato, nuova ideologia del partito-Stato, dove un pugno di ricchi naviga in un oceano di povertà. Benedetto XVI non lo nasconde a dice che «il vostro territorio è ricco, la vostra nazione è forte», ma «dentro i confini angolani ci sono ancora tanti poveri che rivendicano il rispetto dei diritti» e vivono sotto la soglia della povertà assoluta: «Non deludete le loro aspettative». Ammette che si tratta di «un'opera immane», ma sostiene che si può fare con una «più grande partecipazione» della società civile. Riprende il ragionamento nel pomeriggio al Palazzo del popolo, sede della presidenza delle Repubblica. Ha davanti i politici locali e gli ambasciatori di tutto il mondo. E ripete che i Paesi ricchi devono mantenere la promessa di destinare «lo 0,7 per cento del loro Pil agli aiuti per lo sviluppo», osservando che «questa promessa è ancor più necessaria oggi con la tempesta mondiale in atto». Ratzinger spera insomma che questa promessa «non sia una vittima in più» della recessione. Ai politici angolani apre una linea di credito: «Siete artefici e testimoni di un Angola che si sta risollevando», la «Pace sta mettendo radici» con «stabilità e libertà» e anche con nuove infrastrutture. Ma non basta. Così Ratzinger propone una vera e propria lezione di democrazia moderna e civile, spiegando di cosa ha bisogno l'Angola: «Il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali che funzionino in modo adeguato e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte le corruzione». Infine c'è l'Africa e il suo sviluppo economico, che hanno bisogno di un «coordinamento tra governo nazionale e le iniziative regionali e internazionali», ma questo presuppone che «le nazioni africane non siano come destinatari dei piani e delle soluzioni elaborate da altri». Sono gli africani, dice il Papa, i primi protagonisti dello sviluppo del continente. Al. Bo. 21/03/2009 nascosto-->

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Paziente di nome, (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROVIGO PRIMO PIANO pag. 2 Paziente di nome, La storia di Milena, caduta in depressione MALATTIE PSICHIATRICHE IL VECCHIO manicomio per la custodia dei malati è morto: oltre che essere disumano e alienante, oggi, in un'ottica di cura e riabilitazione, non avrebbe più alcun senso, così come non sarebbe serio proporre per tutti la sola assistenza ambulatoriale. Eppure ancora oggi dietro le porte dei servizi psichiatrici le persone che hanno un disturbo mentale sono spesso trattate come se non avessero gli stessi diritti degli altri cittadini, con metodi a volte molto discutibili. Come spesse volte succede, bisogna arrivare al morto prima che la magistratura intervenga. Ma se il malato vive, allora il dramma vissuto dai pazienti spesso ricade sui famigliari. E' il caso del signor di Bruno C. di Adria, il quale ha presentato diversi esposti alla Procura e di recente si è rivolto anche al difensore civico del Veneto. Sua figlia, Milena era una bella ragazza di 18 anni che nel 1990 cadde in depressione, fece un esaurimento nervoso per una delusione d'amore. Non aveva mai avuto problemi. Venne curata a Chioggia. Da quel momento, sul volto di Milena non è più tornato a splendere il sorriso. Aveva iniziato a lavorare in un laboratorio di confezioni, ma poi ha smesso. Si è chiusa in casa e quando usciva era quasi sempre accompagnata dal padre. Cominciò per i familiari una lunga trafila tra casa (abitavano vicino a Chioggia) e ricoveri in ospedale che non portò a nulla. I farmaci servivano a poco, anzi peggiorarono la situazione. Fino a quando nel 2001 accadde un episodio dai contorni poco chiari. Milena, secondo un esposto presentato dal padre alla Procura veneziana, «stava camminando vicino a casa scrive Bruno C. quando è stata trasferita con la forza ed in maniera del tutto indebita all'ospedale di Chioggia. In quel periodo mia figlia non soffriva di alcuna crisi mentale o psichica, ciò nonostante su segnalazione di qualcuno che è rimasto a me ignoto, è stata presa con la forza e tradotta in un luogo chiuso a chiave. Nell'evento hanno preso parte operatori dell'ospedale con l'ausilio di carabinieri. Mentre mia figlia veniva imbottita di farmaci e tranquillanti, al sottoscritto attraverso ripetute minacce, veniva impedito di offrirle assistenza. Nessuno mi ha dato spiegazione dell'accaduto e nessuna autorità competente ha emesso ordinanza affinchè ciò avvenisse». Questi trattamenti farmacologici cambiarono il volto e il fisico di Milena. Durante i ricoveri imparò anche a fumare. I chili di troppo la resero irriconoscibile. Ora Milena, con il padre e la madre vive da alcuni anni ad Adria. «Pensavamo che trasferendoci da queste parti la situazione migliorasse dice sconsolato il padre ma non è andata così. Sto cercando di andarmene altrove portando via mia moglie e mia figlia, magari a Trieste dove esistono strutture adeguate per curare certi tipi di pazienti. Sono tre anni che non mi rivolgo più agli ospedali. Mia figlia è a casa con me e non prende più farmaci». Quella dei malati psichici è una delle tante realtà davanti alle quali non si può far finta di nulla. E la testimonianza del signor Bruno è solo una tra tante. Ma quello che emerge più che in altre situazioni, è che le cure farmacologiche, i trattamenti imposti a questo genere di pazienti sembrano spesso violare i diritti umani, degradando la persona e emarginandola dalla società. Promuovere buone pratiche assistenziali crediamo che sia il compito di qualsiasi società civile. Come anche quella di prevenire gli abusi, i quali spesso si verificano quando la gente e la politica smettono di vigilare. Carlo Cavriani

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Denunciare gli abusi con il Comitato per i diritti (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROVIGO PRIMO PIANO pag. 2 Denunciare gli abusi con il Comitato per i diritti OCCORRE mettere in discussione prioritariamente la contenzione (cioè la pratica di legare le persone ai letti). La letteratura sull'argomento dimostra che le camicie di forza farmacologiche e fisiche coincidono sempre con un aumento delle infezioni e delle lesioni da decubito, determinando una rapida perdita di abilità e alienazione. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani esiste per denunciare alle istituzioni tali abusi e informare i cittadini per sensibilizzarli sulle violazioni dei diritti umani perpetrati ai danni delle categorie più deboli e perché possano difendere i propri cari. A tal proposito, è possibile visitare una importante ed istruttiva mostra itinerante, organizzata dal Ccdu, la prossima tappa sarà a Firenze dal 26 marzo al 9 aprile. Per chi volesse saperne di più può entrare in contatto con il «Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani - Onlus», via Medardo Rosso, 11 - 20159 Milano. Tel: 02 365 106 85C Email: ccdu.milano@ccdu.org www.ccdu.org

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IL VECCHIO manicomio per la custodia dei malati è mort... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROVIGO PRIMO PIANO pag. 3 IL VECCHIO manicomio per la custodia dei malati è mort... IL VECCHIO manicomio per la custodia dei malati è morto: oltre che essere disumano e alienante, oggi, in un'ottica di cura e riabilitazione, non avrebbe più alcun senso, così come non sarebbe serio proporre per tutti la sola assistenza ambulatoriale. Eppure ancora oggi dietro le porte dei servizi psichiatrici le persone che hanno un disturbo mentale sono spesso trattate come se non avessero gli stessi diritti degli altri cittadini, con metodi a volte molto discutibili. Come spesse volte succede, bisogna arrivare al morto prima che la magistratura intervenga. Ma se il malato vive, allora il dramma vissuto dai pazienti spesso ricade sui famigliari. E' il caso del signor di Bruno C. di Adria, il quale ha presentato diversi esposti alla Procura e di recente si è rivolto anche al difensore civico del Veneto. Sua figlia, Milena era una bella ragazza di 18 anni che nel 1990 cadde in depressione, fece un esaurimento nervoso per una delusione d'amore. Non aveva mai avuto problemi. Venne curata a Chioggia. Da quel momento, sul volto di Milena non è più tornato a splendere il sorriso. Aveva iniziato a lavorare in un laboratorio di confezioni, ma poi ha smesso. Si è chiusa in casa e quando usciva era quasi sempre accompagnata dal padre. Cominciò per i familiari una lunga trafila tra casa (abitavano vicino a Chioggia) e ricoveri in ospedale che non portò a nulla. I farmaci servivano a poco, anzi peggiorarono la situazione. Fino a quando nel 2001 accadde un episodio dai contorni poco chiari. Milena, secondo un esposto presentato dal padre alla Procura veneziana, «stava camminando vicino a casa scrive Bruno C. quando è stata trasferita con la forza ed in maniera del tutto indebita all'ospedale di Chioggia. In quel periodo mia figlia non soffriva di alcuna crisi mentale o psichica, ciò nonostante su segnalazione di qualcuno che è rimasto a me ignoto, è stata presa con la forza e tradotta in un luogo chiuso a chiave. Nell'evento hanno preso parte operatori dell'ospedale con l'ausilio di carabinieri. Mentre mia figlia veniva imbottita di farmaci e tranquillanti, al sottoscritto attraverso ripetute minacce, veniva impedito di offrirle assistenza. Nessuno mi ha dato spiegazione dell'accaduto e nessuna autorità competente ha emesso ordinanza affinchè ciò avvenisse». Questi trattamenti farmacologici cambiarono il volto e il fisico di Milena. Durante i ricoveri imparò anche a fumare. I chili di troppo la resero irriconoscibile. Ora Milena, con il padre e la madre vive da alcuni anni ad Adria. «Pensavamo che trasferendoci da queste parti la situazione migliorasse dice sconsolato il padre ma non è andata così. Sto cercando di andarmene altrove portando via mia moglie e mia figlia, magari a Trieste dove esistono strutture adeguate per curare certi tipi di pazienti. Sono tre anni che non mi rivolgo più agli ospedali. Mia figlia è a casa con me e non prende più farmaci». Quella dei malati psichici è una delle tante realtà davanti alle quali non si può far finta di nulla. E la testimonianza del signor Bruno è solo una tra tante. Ma quello che emerge più che in altre situazioni, è che le cure farmacologiche, i trattamenti imposti a questo genere di pazienti sembrano spesso violare i diritti umani, degradando la persona e emarginandola dalla società. Promuovere buone pratiche assistenziali crediamo che sia il compito di qualsiasi società civile. Come anche quella di prevenire gli abusi, i quali spesso si verificano quando la gente e la politica smettono di vigilare. Carlo Cavriani

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Aborto, il papa attacca l'Onu (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

ANGOLA Seconda tappa di Ratzinger in Africa. L'affondo ai diritti delle donne Aborto, il papa attacca l'Onu «Via l'interruzione della gravidanza dalle cure per la salute materna» Fausto Della Porta Il papa fa il bis. Dopo la condanna dei preservativi, pronunciata ancor prima di sbarcare in Camerun, lancia dall'Angola - seconda e ultima tappa del suo viaggio africano - una violenta reprimenda contro il diritto all'aborto. «Quanto amara - ha detto Joseph Ratzinger parlando alle autorità angolane e al corpo diplomatico internazionale di stanza a Luanda - l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute materna!». «Quanto sconcertante - ha aggiunto nel suo discorso pronunciato nel Palazzo presidenziale della capitale angolana - la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di 'salute riproduttiva'». Previsto dai programmi di salute riproduttiva approvati dall'Organizzazione per l'Unità africana e sostenuti dagli organismi dell'Onu, il diritto all'aborto è finito nel mirino del pontefice, che ha voluto ribadire quella che è la posizione ufficiale del Vaticano, tanto più fuori luogo in quanto pronunciata in un continente in cui spesso lo stupro è usato come arma da guerra e l'aborto viene praticato per porre rimedio alle conseguenze indesiderate di queste violenze. Papa Ratzinger ha poi voluto denunciare la «sconvolgente condizione di discriminazione delle donne in Africa», senza fornire esempi specifici (e senza considerare che alcuni paesi africani conoscono una partecipazione delle donne alla vita sociale e politica maggiore di quella che si ha nel ricco Occidente). Dopo aver incontrato il presidente angolano José Eduardo Dos Santos, al potere dal 1979, il papa ha poi voluto lanciare i suoi strali contro «la corruzione», madre di tutti i mali africani. «Amici miei, armati di un cuore integro, magnanimo e compassionevole, voi potete trasformare - ha spiegato, durante una cerimonia nel palazzo presidenziale - questo continente, liberando il vostro popolo dal flagello dell'avidità, della violenza e del disordine, guidandolo sul sentiero segnato dai principi indispensabili ad ogni moderna democrazia: il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione». Parole dirette, in prima battuta, a Dos Santos, che si appresta a farsi rieleggere a capo dell'Angola, paese in pieno boom economico grazie alle ricette petrolifere e alla ricostruzione post-bellica. Paese in cui cominciano a girare grandi quantità di soldi - Luanda è una delle città più care del mondo - ma a beneficio solo di una classe politica corrotta (uscita dalla guerriglia dell'Mpla, marxista ma da troppo tempo al potere) e dei funzionari delle compagnie statunitensi e cinesi che lavorano nel settore del greggio. Il grosso della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, senza trarre il minimo vantaggio delle ricadute della manna petrolifera. Con il suo riferimento alla corruzione, Ratzinger ha voluto lanciare un monito a Dos Santos e a molti suoi omologhi africani, che hanno del potere una concezione neo-patrimoniale e tendono a gestire le casse dello stato come una loro proprietà personale. Ma il Papa ha voluto anche strigliare anche i paesi ricchi; senza citare apertamente il club del 'G8', ha chiesto con forza che i potenti della terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,7% del loro Prodotto interno lordo agli aiuti ufficiali per lo sviluppo». Una promessa mai rispettata, e sicuramente destinata a essere ulteriormente disattesa, in questo periodo di crisi economica e di recessione. Foto: L'ACCOGLIENZA RISERVATA A BENDETTO XVI ALL'ARRIVO A LUANDA /FOTO AP

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Una grande epopea in nome della natura umana (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

DIRITTI Luci e ombre all'interno di una lunga storia Una grande epopea in nome della natura umana MARCELLO FLORES, STORIA DEI DIRITTI UMANI, IL MULINO, PP. 371, EURO 25 Roberto Ciccarelli Marcello Flores pubblica Storia dei diritti umani dopo avere coordinato per Utet un'ambiziosa impresa enciclopedica sui diritti umani: due dizionari, un atlante, oltre ad un volume di documenti, un album fotografico e due Dvd per un totale di 3650 pagine e 200 autori. Un impressionante dispiegamento di strumenti scientifici e editoriali che ritorna in questa narrazione di una storia che inizia con il quarto concilio Laterano e la concessione della Magna Charta libertatum del 1215. Attento a non impostare una narrazione lineare, Flores punta invece sulle discontinuità culturali e dei paradossi politici che oggi, a sessant'anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani di Parigi, hanno reso questi diritti uno dei temi principali della politica. Non mancano, in questo affresco, gli elementi problematici a partire dal termine «umanità», categoria così dolorosamente controversa, contenuta nelle varie definizioni dei «diritti umani» (rigorosamente al plurale). È noto, ricorda Flores, che molti vedono in questa categoria solo l'interesse contingente delle sovranità nazionali o l'opportunismo di coloro che usano i diritti umani per «esportare la democrazia» oppure per fare «guerre umanitarie». In questa «umanità» dei «diritti umani» bisogna quindi evidenziare un doppio processo: da una parte, il richiamo ai diritti umani per giustificare decisioni nella politica internazionale e all'interno dei singoli paesi li rende strumenti di giustificazione o accusa al punto di neutralizzarne il contenuto universale. Dall'altra parte, si afferma l'idea di un «approccio pluralistico» che sottolinea la «potenzialità» dei diritti a diventare universali, cosa ben diversa dal riconoscerne la validità legale per tutti i popoli. Quando scrisse il famigerato «scontro delle civiltà», Samuel Huntington condivideva con i leader dei paesi autoritari e totalitari la denuncia della visione «relativista» dei diritti umani. E se Huntington sosteneva che la cultura occidentale è l'unica detentrice dei diritti fondamentali, gli altri affermavano che la Dichiarazione dei diritti dell'Uomo del 1948 era l'espressione dell'«imperialismo» culturale occidentale e andava rifiutato, preferendo una via autarchica ai diritti fondamentali. Flores sostiene invece che negli ultimi 60 anni la cultura giuridica alla base dei «diritti umani» si è evoluta al punto che oggi risulta difficile distinguere l'originario contributo del costituzionalismo occidentale da quello degli ambiti culturali non occidentali e dalle esperienze di sincretismo culturale, esito storico della globalizzazione. C'è però una terza obiezione, quella che contrappone i diritti umani a quelli civili e sociali, sulla quale l'autore si sofferma, proponendo un patto «dialettico» che non esclude la conflittualità tra i diversi tipi di diritti, affermandone quindi l'attualità politica. La politica, appunto. Flores riconosce che è solo la politica che conta sul terreno dei diritti umani. Ma la politica non sembra la più indicata a ergersi a difesa dei principi fondamentali dell'umanità. Non si tratta però di trovare soluzioni epocali a questo dilemma. È giusto il contrario: il dilemma in questione non è la soluzione, ma è parte del problema che oggi la politica affronta. Oggi, conclude Flores, il conflitto tra politica e diritto si svolge sul terreno della libertà degli individui e dell'uguaglianza tra i popoli, tra la giustizia e la solidarietà. Con questo si spiega la rinnovata centralità dei diritti umani. Resta solo una domanda al termine della lettura di questo volume. Se è inevitabile affidare la difesa dei diritti umani al terreno insidioso del conflitto tra diritto e politica, è comprensibile che Flores, sulle tracce dell'antropologo Ernst Gellner, mantenga la «natura umana universale» al fondamento di tali diritti e delle loro molteplici declinazioni. È il terreno comune sul quale dovrebbero convergere posizioni antagonistiche ed è il «senso comune» che dovrebbe limitare la hybris della politica contemporanea, oltre che le controversie del relativismo contemporaneo. E se persino questo terreno fosse oggetto del conflitto tra diritto e politica? Se, cioè, anche questa «natura universale» fosse oggi l'oggetto di definizione della politica? Allora si comprenderebbe l'altezza, e il rischio, che la politica dei diritti umani oggi affronta. E l'urgenza di ciò che Flores definisce al termine del libro «la rivoluzione dei diritti umani».

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NELLA CASA di Rosa COMUNITÀ TRA UTOPIA E POLITICA (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

storie Un rustico di montagna sull'Appennino toscano. Il cuore comunitario e pensante di correnti trotskiste affascinate da Rosa Luxemburg. Dalla «Rivoluzione permanente» a «Socialismo rivoluzionario», dai piccoli gruppi sparsi nel mondo ai rapporti con i movimenti italiani. Una critica radicale e anticapitalista del potere che rifiuta la politicità statalista, in nome dell'autogestione e della democrazia diretta che rifugge le sfumature e semplifica tutto NELLA CASA di Rosa COMUNITÀ TRA UTOPIA E POLITICA Giuseppe Prestipino Nel parco boschivo e montano che circonda l'Abbazia di Vallombrosa si trova una villa a tre piani, semirustica ma dignitosa, che all'inizio di questo secolo è stata acquistata (con un autofinanziamento per quasi due miliardi di lire) da una comunità forse definibile come un «isolotto» di comunismo nel «mondo grande e terribile». Nella villa, che fu una dimora del grande Berenson - conoscitore come pochi dell'arte italiana medioevale e rinascimentale - hanno sede la «Casa della Cultura» e il «Centro Studi Utopia», punto di riferimento per molti uomini e soprattutto donne di età mediamente giovanile. Ogni anno, in diverse occasioni, frequentano la Casa più di duemila persone. Più di cinquanta, tra loro, hanno scelto di vivere nella Casa o nei dintorni, impegnati in una scuola internazionale annuale, in corsi per singole discipline, nell'ordinamento di una biblioteca. Da due anni vi si svolge un ciclo annuale estivo di incontri a cui hanno partecipato complessivamente migliaia di persone. Si svolge invece ad Assisi, ogni anno, un Convegno internazionale. Ho visitato la Casa e ho avuto, per quel breve tempo, la sensazione di trovarmi in una fraterna comunità del futuro, nel futuro di un'utopia realizzata, fatta soprattutto di studio e di amore per il sapere (filo-sofia), come sognava Platone. Ne parlo ora, non per farne la propaganda (anzi, ne criticherò alcune idee che non condivido), ma per far sapere anche ad altri una storia diversa ma non lontana dalla nostra storia. Una storia particolare Mi pare che noi, comunisti non dogmatici o socialisti anti-capitalisti possiamo considerarla una variante o un versante della nostra storia, anche se loro preferiscono forse contrapporsi a noi. Hanno lo svantaggio d'essere relativamente pochi in Italia e in altri paesi, ma li avvantaggia una maggiore solidarietà internazionale. Dell'inizio anni Settanta è «Rivoluzione permanente» e del 1975 è la «Lega socialista rivoluzionaria», ben presto presente nelle principali città italiane. Aderisce, in quel periodo, alla Quarta internazionale, proponendo una democrazia dei consigli e intrecciando una rete di relazioni in altri paesi con altri movimenti affini: lo Swp statunitense, le francesi Lo, Lcr e Oci, propaggini inglesi del trotskismo. Ma, alla scuola di Rosa Luxemburg, considera democrazia e socialismo inscindibili, così come marxismo «umanistico» (ma perché non fa cenno alll'umanesimo integrale di Gramsci?) e impegno sociale, pur senza sminuire i valori dell'individualità. Attraversando il trotskismo D'intesa con gruppi argentini e spagnoli, auspica una simbiosi tra il comprendere e il sentire (nozione, anche questa, tipicamente gramsciana), rimettendo in discussione la «centralità operaia» (senza tuttavia ricordare la nozione gramsciana allargata di «gruppi subalterni») e rifuggendo dalle formule di «dittatura del proletariato» e di «centralismo democratico». E' vivace l'impegno nel movimento degli studenti. Dal 1977 viene contrastata la deriva estremista e violentista: gli slogans «i mezzi sono inseparabili dai fini» e «né P38 né riformismo» sono i primi segnali del successivo distacco, fino alla rottura, dalla tradizione trotskista. Si tende a considerare prioritaria la teoria, mentre si eclissa il dogma del primato socio-economico. «Un nuovo socialismo» «Socialismo rivoluzionario», fondato nel 1990, ha proprie federazioni, circoli e sedi in quasi tutte le regioni italiane. E' dello stesso anno anche un nuovo programma fondamentale denominato «Per una nuova idea della rivoluzione e del socialismo», con una spiccata visione luxemburghista tuttora viva nella Casa e nei suoi cenacoli internazionali (si trovano in Italia altri seguaci della Luxemburg, dopo la morte di Lelio Basso?). Per il prossimo 2 maggio preparano un Convegno a Firenze su quella donna eroica e sensibile che gli avversari chiamavano Barikaden-Rosa. In quell'inizio degli anni Novanta Sr solidarizza con lo sciopero della fame dei senegalesi a Firenze. Nel febbraio del 1996 è promossa una manifestazione nazionale antirazzista contro il decreto Dini, alla quale partecipano 50.000 persone, in gran parte immigrati. Sr contribuisce a fondare, nel 1997, l'Associazione Antirazzista e Interetnica «3 febbraio», un esponente della quale, Antonio Pedace, è stato fermato dalla polizia l'anno scorso e portato in Tribunale per aver difeso civilmente alcuni stranieri bastonati dai poliziotti. E' in attesa di giudizio. Nel novembre del 2001 l'Associazione Antirazzista «3 febbraio» e Sr promuovono, a Roma, una manifestazione contro le guerre e il terrorismo a cui partecipano 15.000 persone: è la prima iniziativa dopo l'attentato alle Torri Gemelle e contro l'intervento militare Usa in Afghanistan. Altra manifestazione di immigrati è organizzata il 4 ottobre 2008 a Roma, con l'adesione di partiti, centri sociali ecc. Cercando teoria La corrente «Utopia Socialista» nasce nel 2000 da Sr, ma con una propria dimensione autonoma più attenta alla ricerca teorica. A quest'orientamento si associano organizzazioni e singole persone in Spagna, Francia, Argentina e Brasile. Dal 2003 si pubblicano varie riviste e collane di libri con le Edizioni Prospettiva. Nel 2006 si svolge la terza conferenza internazionale di Us che elabora nuove «Ipotesi per un umanesimo socialista». A Us si affiancano «Socialismo Libertario» in Spagna e gruppi di simpatizzanti in Argentina, Brasile, Francia, Stati Uniti. A Firenze, il primo maggio 2007 si svolge un meeting internazionale; vi intervengono rappresentanti del No Dal Molin, della No Tav, del Presidio di San Pietro in Rosà, del movimento studentesco francese e di comunità immigrate. Nel maggio 2008 è organizzato a Firenze il convegno internazionale «Fuori dalle logiche politico militari. Emergere in comune» con la partecipazione di circa millecinquecento persone provenienti da molte nazioni. Sr è presente nelle auto-organizzazioni dei lavoratori, nei Cobas scuola, nel movimento femminista, dal quale molte dirigenti di Sr provengono. Il teorico considerato ispiratore da tutti gli aderenti è Dario Renzi, persona molto colta, affabile e disponibile al dialogo; egli tenta di superare il marxismo senza «abbandonarlo». L'aver lottato con gli immigrati prelude, in lui, all'asserita centralità della specie umana, che prende il posto della centralità operaia; ma, sebbene l'ultimo Lukács avesse già teorizzato una tale prospettiva, anche la sua opera non è oggetto di studio. Us e Sr scelgono la connotazione etica come precipuo presupposto di ogni loro impegno. Ma, senza una possibile prospettiva gramsciana di superamento «etico-politico» dell'«economico-corporativo», l'etica non rischia una chiusura individualizzante o persino settaria e una debilitata reattività contro l'etica pre-politica delle regressioni religiose fondamentaliste o integraliste? Un altro assunto - secondo me non storicizzato e forse peccante di «essenzialismo» - vuole, quasi con un Rousseau emendato, che l'essenza ovvero natura umana sia, dalle origini, propensa al «bene» ma non immune dal «male». Un presidio immutabile del male sarebbe il potere politico o statuale. Ma obietterei: la critica radicale del potere, se approda al rifiuto di ogni politicità-statualità per un suo presunto carattere di «eterna» oppressione, violenza e mistificazione, preclude la comprensione degli intrecci tra le offese sociali, sessuali, ambientali, culturali e l'intervento ora connivente ora neutralizzante della sfera politico-statale. Come lottare contro il razzismo diffuso anche tra operai del Nord senza chiamare in causa la Lega e la sua tracotanza politica antiunitaria o antinazionale? E come fronteggiare la disgregazione del sud senza aver giudicato gli sviluppi nefasti del clientelismo politico come una tra le deviazioni dalla nostra Costituzione repubblicana? Il nodo democrazia Quando Rosa Luxemburg voleva congiungere socialismo e democrazia proponeva una «democrazia totalitaria», come alcuni compagni di Sr definiscono ogni democrazia? I veri rivoluzionari, nel «dipingere» le istituzioni, conoscono anche l'accorto dosaggio delle «sfumature», evitando la pennellata tranchant. Ben venga un forte internazionalismo, ma una (gramscianamente) rivisitata dimensione nazionale-pluriculturale - come anello intermedio tra la vita individuale, o di gruppo delimitato, e il sentimento planetario della specie umana unificata - può essere elusa senza trovarsi impreparati di fronte al dilagare di conflagrazioni etniche localistiche? Infine, l'autogestione o democrazia diretta è una forma (buona), direi, di democrazia politica. Essa può e deve prosperare a livello, per così dire, micro-comunitario, non certo su scala mondiale, sulla quale soltanto l'utopia di una democrazia delegata da tutti i cittadini del pianeta potrebbe forse risolvere i più gravi problemi dei diritti umani nella pace perpetua, della difesa ambientale, della tutela alle differenze in ogni campo dell'umano e del femminile in specie, operando per una profonda trasformazione sociale e reagendo contro l'attuale governo tecno-capitalistico dei rapporti tra centri e periferie, tra sviluppo e sottosviluppo, tra il produrre male e il consumare peggio.

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Ginevra, la sfida alle democrazie (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-21 num: - pag: 42 categoria: REDAZIONALE Il dubbio di Piero Ostellino Ginevra, la sfida alle democrazie S ale la marea antisemita. Ma l'antisemitismo è l'anticamera del totalitarismo. Perciò riguarda anche me; che non sono ebreo e neppure cristiano praticante. Si incomincia col perseguitare gli ebrei e si prosegue con l'abolizione delle libertà e dei diritti individuali e la condanna di chi li rivendica. E' bene che l'Europa, seguendo l'esempio dell'Italia, stia pensando, in assenza di nuovi elementi, di non partecipare alla Conferenza di Ginevra sui diritti umani che già minaccia di essere una «Durban-due», la fotocopia di quella del 2001 dove non si discusse del tema, ma solo di Israele — per chiederne la distruzione — e degli ebrei, per auspicarne lo sterminio. Indipendentemente dal pericolo — anche per chi ebreo non è — che rappresenta l'antisemitismo, ci sono due ragioni, una di metodo, l'altra di merito, che sconsigliano le democrazie liberali dall'andare a Ginevra. La ragione di metodo è che conferenze siffatte non offrono alcuna garanzia che chi non è d'accordo con la maggioranza (antisemita e totalitaria) abbia la possibilità di far valere le proprie ragioni e, soprattutto, che, a presiedere alla conclusione dei lavori, ci sia un potere «neutro» di garanzia contro ogni tentativo di approvare forme di sopraffazione. Nelle democrazie liberali, c'è l'equilibrio dei poteri: se, per ipotesi, una maggioranza parlamentare impazzisse, e volesse approvare leggi liberticide, oltre all'opposizione, interverrebbe il potere giudiziario (attraverso la Corte costituzionale) a dichiararle illegittime, nonché farebbe sentire la propria voce l'opinione pubblica. Sarebbe ora che le Nazioni Unite prendessero atto di una anomalia che, di fatto, finisce col rinnegare persino i principi stessi che ne hanno ispirato la nascita. La ragione di merito è che non c'è alcuna possibilità di compromesso fra un fondamentalismo religioso, che nega i diritti individuali, e le democrazie liberali che su quegli stessi diritti hanno il proprio fondamento. Il comunismo era un programma politico che solo per le grandi masse era diventato una religione, mentre era rimasto una laica filosofia della storia per i suoi dirigenti. Perciò, il compromesso, fra comunismo e democrazie liberali, si era rivelato possibile perché, fra concezioni politiche, economiche e sociali pur tanto diverse, una «pacifica convivenza» era nella natura stessa a-religiosa dei due sistemi ed era nei loro stessi interessi. Il fondamentalismo religioso — che si incarna nell' estremismo islamico — è una religione che è anche un programma politico. Perciò il compromesso, fra l'estremismo islamico e le democrazie liberali, è impossibile perché è nell'inconciliabilità delle «conseguenze sociali e civili » della religione nei due campi che tale impossibilità risiede. Per l'estremismo islamico, rinunciare alle conseguenze sociali e civili della religione equivarrebbe a rinnegare sia la fede sia il programma politico (dall'Ordinamento statuale alla giustizia, dal ruolo delle donne ai rapporti con le altre religioni, eccetera); nelle democrazie liberali, il problema non si pone perché la separazione fra politica e religione è già avvenuta. Noi siamo nella Modernità; loro non ci sono ancora entrati. \\ Conferenza Onu e odio per Israele: l'obbligo di non partecipare postellino@corriere.it

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Se Obama spaventa i profeti dell'arroganza (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-21 num: - pag: 42 autore: di FAREED ZAKARIA categoria: REDAZIONALE LE CRITICHE ALLA NUOVA POLITICA ESTERA USA Se Obama spaventa i profeti dell'arroganza A lla conclusione del suo mandato, in politica estera George W. Bush poteva contare su ben pochi difensori. Persino i commentatori più conformisti concordavano quasi all'unanimità che gli anni di Bush erano stati caratterizzati da arroganza e incompetenza. «Il difetto principale del presidente Bush è stato quello di vedere in bianco e nero le molte aree grigie della sicurezza nazionale e degli affari internazionali», secondo un editoriale del Washington Post. Persino Richard Perle, il guru dei neocon, ha ammesso di recente che «Bush non è mai riuscito a far decollare una politica efficace né nella difesa, né nei rapporti con l'estero». Si sperava che il presidente Obama avrebbe abbandonato le posizioni ideologiche più rigide del suo predecessore. Ma, ammoniva il Washington Post, «non sarà facile disfare quanto è stato messo in piedi da Bush ». In realtà, benché impegnata soprattutto con la crisi economica nei suoi primi 50 giorni di governo, l'amministrazione Obama è riuscita a mettere a segno importanti successi in politica estera. Obama ha annunciato la chiusura di GuantÁnamo e decretato la fine di qualsiasi avallo ufficiale della tortura. Nella sua prima intervista a una rete televisiva araba, in veste di presidente, Obama ha ribadito che il mondo musulmano va trattato con rispetto, affermazione premiata dai commenti entusiasti di giornalisti e politici arabi, solitamente ostili agli Stati Uniti. Hillary Clinton, dal canto suo, ha fatto più strada nelle poche settimane in carica rispetto a molti dei suoi predecessori dopo mesi al ministero degli Esteri, e ai gesti simbolici di apertura e disponibilità sono seguiti colloqui concreti. Il governo ha mostrato la volontà di aprire negoziati con regimi difficili, come la Siria. La Clinton ha affermato pubblicamente che gli Stati Uniti sono pronti a lavorare con la Cina per risolvere la crisi economica e i problemi legati all'ambiente e all'energia, malgrado le divergenze sui diritti umani. Ha inoltre fatto balenare la prospettiva di un rapporto più costruttivo con la Russia. Obama si dichiara disposto a trattare con alcuni elementi dei talebani, nel tentativo di isolare il nocciolo duro dei jihadisti. Sono passi piccoli, passi iniziali, ma vanno tutti nella direzione giusta e meriterebbero un elogio unanime. Ma no, l' establishment di Washington appare impaurito e assillato da mille ansie davanti alla nuova linea politica del governo. La reazione dei conservatori è apparsa quasi comica nella sua foga. A sole due settimane dal giuramento di Obama, Charles Krauthammer ha messo insieme un fascio di azioni e dichiarazioni russe — molte delle quali risalenti ad anni addietro — per classificarle tutte come «provocazioni spudorate» e poi accusare il presidente di non aver fatto nulla per controbatterle. La «diplomazia in ginocchio» di Obama, tuonava Krauthammer, ha messo in moto una reazione a catena che ha provocato catastrofi da un punto all'altro del globo. Il governo pakistano, per esempio, avendo avvertito chiaramente la debolezza di Washington, «ha capitolato davanti ai talebani» nella valle di Swat. Ovviamente Krauthammer non aveva avuto sentore dei molti accordi siglati dal Pakistan con i talebani nel corso degli ultimi tre anni - — vale a dire sotto il mandato di Bush — accordi elaborati in tutta fretta, a condizioni sfavorevoli e con risultati ancora peggiori. Molti analisti, di solito intelligenti, si sono uniti al coro di preoccupazioni. Leslie Gelb, autrice di un libro acuto e intrigante, Le regole del potere, dichiara che i commenti di Hillary sulla situazione dei diritti umani in Cina erano corretti, ma è stato un errore esternarli in pubblico. Peter Bergen della Cnn afferma che «negoziare oggi con i talebani rischia di destabilizzare ulteriormente l'Afghanistan ». «Si cambia tattica, tanto per cambiare», scrive la Gelb, con qualche rimpianto. Che dire? Magari ci fossimo tenuti le strategie di Bush, che stavano funzionando così bene! Consideriamo la mossa iniziale con la Russia. La classe politica di Washington è concorde nel ritenere che il programma nucleare dell'Iran rappresenta la massima sfida per la nuova amministrazione. Molti dubitavano che Obama avrebbe preso sul serio la questione, ma lo ha fatto, chiedendo sanzioni più efficaci, aprendo a sorpresa ai dirigenti iraniani con il videomessaggio di ieri e nel frattempo avviando il dialogo con la Russia. L'unica potenza esterna che possa vantare qualche influenza reale su Teheran è appunto la Russia, che sta costruendo il reattore nucleare iraniano e lo rifornisce di uranio. Appare pertanto utile saggiare la possibilità che Mosca faccia pressione sugli iraniani, voi che ne dite? Sbagliato. Il Washington Post ha reagito insinuando che Obama potrebbe arrendersi al potere russo. Il suo errore è stato quello di accennare, in una lettera al presidente russo, che se Mosca si attiverà per scoraggiare attacchi missilistici da Teheran, gli Stati Uniti non si sentiranno costretti a installare i loro sistemi difensivi in Polonia e nella Repubblica Ceca — ideati appunto per fare da scudo ai missili iraniani. Il ragionamento è di una logica elementare. A mio avviso, mi pare inoltre un ottimo baratto, dato che in questo momento la tecnologia di uno scudo missilistico contro l'Iran è tuttora, nelle parole di un esperto citato da Gideon Rachman del Financial Times, «un sistema che non può funzionare, contro una minaccia che non esiste, e finanziato con i soldi che non abbiamo ». Il problema della politica estera americana va ben al di là di George Bush e comprende tutta la classe politica di Washington, tanto avvezza all'esercizio dell'egemonia americana che ogni compromesso appare un tradimento e ogni negoziato un cedimento. Gli altri paesi non possono vantare interessi legittimi propri e le richieste russe sono per definizione inaccettabili. L'unico sistema per trattare con tali paesi è quello di emettere una serie di condizioni massimaliste. Ma questa non è politica estera, è politica imperiale. E non ha nessuna possibilità di funzionare nel mondo di oggi. © Newsweek 2009 Traduzione di Rita Baldassarre

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Il Papa: <Basta violenze sulle donne Via l'aborto dai piani per la salute> (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

ESTERI pag. 21 Il Papa: «Basta violenze sulle donne Via l'aborto dai piani per la salute» TAPPA IN ANGOLA. L'UNIONE AFRICANA E L'ONU NEL MIRINO di GIORGIO ACQUAVIVA LUANDA (Angola) «QUANTO amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute materna'! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva!», dice Benedetto XVI alle autorità politiche e civili dell'Angola poco dopo il suo arrivo a Luanda. A loro lancia l'appello a liberare l'Africa dalla corruzione e dalle violenze, soprattutto quelle sulle donne discriminate e sfruttate. È il no della Chiesa ai piani di «salute riproduttiva» delle donne sottoscritti dall'Unione africana e caldeggiati dall'Onu. E agli ambasciatori chiede che gli aiuti internazionali non siano vittime della crisi economica e finanziaria. Ripartito dal Camerun con una tartaruga regalatagli da un capo dei Pigmei, il Papa ha iniziato ieri pomeriggio la seconda tappa del suo viaggio africano fermandosi in un Paese che faticosamente prova a vivere la normalità dopo decenni di conflitto civile. «Ho conosciuto la guerra ha detto la divisione del mio Paese a causa di ideologie devastanti e disumane, che sotto l'apparenza di sogni e illusioni opprimevano gli uomini: per questo vi chiedo la pace». «L'ANGOLA ha riconosciuto sta compiendo grossi sforzi nella direzione del rispetto e la promozione dei diritti umani e il superamento della corruzione. È in piena ripresa economica e sociale con un connotato di speranza, un esempio per l'intero continente nero. E attorno alla speranza, così come ai gravissimi problemi dell'Africa intera, è stato dedicato l'incontro del Papa con un gruppo di vescovi che ha relazionato sullo "stato" dell'intero continente, sui dialogo difficile ma reale con l'Islam e sulle esperienze di riconciliazione sul modello del Sudafrica. «DIO ha concesso agli esseri umani di volare ha detto ancora papa Ratzinger con le ali della ragione e della fede. Amici angolani, il vostro territorio è ricco, la vostra nazione è forte, utilizzate queste prerogative per favorire la pace. Non arrendetevi alla legge del più forte». In serata il pontefice ha incontrato i vescovi del Paese, ai quali ha consegnato il mandato di farsi voce delle difficoltà degli «ultimi» soprattutto di donne e bambini, e di testimoniare con coraggio il Vangelo della vita.

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Il Papa: l'aborto è un crimine, non un rimedio per la salute (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale.it, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

n. 69 del 2009-03-21 pagina 18 Il Papa: l'aborto è un crimine, non un rimedio per la salute di Andrea Tornielli Nella prima giornata in Angola netta condanna delle parole usate nel trattato sui diritti delle donne adottato dalle agenzie dell'Onu nostro inviato a Luanda (Angola) Dal finestrino dell'aereo che sta per planare sull'asfalto liquefatto dal calore, Benedetto XVI guarda le baracche che si estendono a perdita d'occhio e arrivano a lambire la pista dell'aeroporto di Luanda, seconda e ultima tappa del viaggio papale in Africa. L'Angola, uscita nel 2002 da una sanguinosa guerra civile durata ventisette anni che ha lasciato sul terreno milioni di mine anti-uomo, è il simbolo delle contraddizioni ma anche delle speranze del Continente nero: il Paese è il quarto produttore mondiale di diamanti e il primo produttore africano di petrolio, il suo Pil è aumentato del 27 per cento, ma ben più della metà della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Il portellone del Boeing Alitalia si apre. Un caldo torrido e soffocante investe Ratzinger che, nonostante la stanchezza per l'ultima impegnativa giornata trascorsa in Camerun, regge bene la fatica e rimane per tutto il tempo in piedi ad ascoltare il discorso di José Eduardo Dos Santos, il presidente al potere da trent'anni, protagonista delle varie stagioni che hanno visto l'Angola passare dal collettivismo marxista all'economia di mercato. Nel primo saluto, dove non manca l'accenno alle vittime delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno colpito una regione angolana, Benedetto XVI parla della recente guerra civile, e ricorda di aver personalmente conosciuto in Germania «la guerra e la divisione tra fratelli appartenenti alla stessa nazione a causa di ideologie devastanti e disumane, le quali, sotto la falsa apparenza di sogni e illusioni, facevano pesare sopra gli uomini il giogo dell'oppressione». «Potete dunque capire - aggiunge - quanto io sia sensibile al dialogo fra gli uomini come mezzo per superare ogni forma di conflitto». Ratzinger ricorda che l'Angola «è ricca» e invita i suoi abitanti a non arrendersi «alla legge del più forte». «Purtroppo - dice - dentro i vostri confini ci sono ancora tanti poveri che rivendicano il rispetto dei loro diritti. Non si può dimenticare la moltitudine di angolani che vivono al di sotto della soglia di povertà assoluta». La cerimonia dei saluti finisce, e finalmente Benedetto XVI incontra l'abbraccio di una folla travolgente che si stringe attorno alla papamobile, accompagnandolo con canti, balli, applausi e sventolio di bandiere lungo tutto il percorso fino alla nunziatura apostolica. Nel pomeriggio, dopo la visita di cortesia a Dos Santos, il Papa incontra nello stesso palazzo presidenziale le autorità politiche e il corpo diplomatico. Qui pronuncia il discorso più forte, invitando chi lo ascolta a «trasformare questo Continente, liberando il vostro popolo dal flagello dell'avidità, della violenza e del disordine», guidandolo sulla via dei principi della democrazia civile, «il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica», ospedali e scuole adeguati. Chiede «di stroncare una volta per tutte la corruzione», ma rivolge un appello anche ai Paesi sviluppati, perché mantengano la promessa di destinare lo 0,7 per cento del loro Pil agli aiuti per l'Africa. Benedetto XVI parla poi delle «numerose pressioni che si abbattono sulle famiglie», povertà, disoccupazione, malattia, esilio. Della «discriminazione sulle donne e sulle ragazze» e «della innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa loro tante umiliazioni e traumi». Ma c'è un'altra «grave preoccupazione» che angoscia il Papa, e sono le politiche abortiste. «Quanto amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute "materna"! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva». Sono i termini usati dal «Protocollo di Maputo», il trattato sui diritti delle donne adottato dall'Unione Africana, così come dalle agenzie dell'Onu. Il Papa conclude la sua prima giornata angolana incontrando i vescovi in nunziatura, nel cui giardino è stata liberata poche ore prima la tartaruga di terra donata al Pontefice a Yaoundé da un gruppo di pigmei. Anche il rettile ha viaggiato sull'aereo papale. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Il terrorismo regionale nuova arma segreta dei talebani di al Qaeda (sezione: Diritti umani)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Commenti Pagina 343 Il terrorismo regionale nuova arma segreta dei talebani di al Qaeda --> Uomo di grande orgoglio di appartenenza al proprio Paese, Said Tayeb Jawad è ambasciatore dell'Afghanistan a Washington dal dicembre 2003. Nato a Kandahar, ha dovuto lasciarla nel 1980 a seguito dell'invasione sovietica. Ha vissuto prima in Germania e negli Stati Uniti, luoghi nei quali ha anche potuto completare i suoi studi. Rientrato in Afghanistan nel 2002, ha collaborato con il presidente Karzai come suo addetto stampa. Sulle tappe dell'intervento della coalizione internazionale, dice: «L'obiettivo immediato degli americani è stato quello di eliminare i terroristi e distruggere le basi di al Qaeda, e il rapido tracollo dei talebani aveva suscitato un grande ottimismo; per la verità, i talebani non sono mai stati eliminati dal Paese ma solo spinti verso le campagne o oltre il confine. In seguito, la situazione si è deteriorata a causa del limitato numero di soldati sul terreno e per il fatto che non si sia ricostruita una forza di polizia e un sistema giudiziario e che si sia poco investito nella ricostruzione dell'esercito nazionale». L'ambasciatore indica anche che non si è data sufficiente importanza all'aspetto regionale del terrorismo. In particolare i talebani e al Qaeda hanno potuto continuare a essere ospitati, quasi indisturbati, nelle aree tribali del Pakistan: «La nostra regione è stata ulteriormente destabilizzata da due tendenze letali che si sono verificate nel Paese confinante: la pachistanizzazione di al Qaeda e la talebanizzazione del Pakistan», dice Jawad, che lamenta anche la mancanza di un coordinamento strategico centralizzato: «Alcune delle forze Nato non erano preparate per operazioni anti-terrorismo. C'è stata anche una mancanza di mezzi militari ma, soprattutto, di fondi per la ricostruzione. L'efficienza delle forze in campo è stata inoltre limitata dalle differenti regole d'ingaggio che ogni Paese ha imposto alle sue truppe. Nel teatro di guerra afghano è venuto così a mancare un comando militare unificato e un coordinamento di tutti gli attori civili, politici e militari sia nazionali che internazionali». Circa la strategia che la nuova amministrazione americana sta per mettere in campo, l'ambasciatore afferma: «Siamo soddisfatti per l'invio di ulteriori 17.000 soldati in Afghanistan. I soldati americani si sono dimostrati i migliori combattenti e i migliori partner del nostro esercito nazionale. Lo spiegamento di nuove truppe consentirà di effettuare operazioni "chirurgiche" invece di bombardamenti aerei che causano livelli inaccettabili di perdite civili. Tuttavia, nel lungo periodo, la strategia più "sostenibile" è quella di costruire un esercito e un corpo di polizia afghani provvisti dei necessari mezzi per combattere il terrorismo». Riguardo ai rapporti con il difficile vicino pachistano, Jawad afferma: «Siamo convinti che il nuovo governo pachistano sia sincero nel combattere l'estremismo e il terrorismo. Lo stesso presidente Zardari è stato vittima della violenza terrorista. Tuttavia il suo governo non ha la capacità di condurre questa battaglia. I militari pachistani hanno questa capacità ma non hanno l'impegno. Nonostante le atrocità commesse dagli estremisti contro i popoli afghano e pachistano, l'esercito non li considera come il principale nemico. Il nemico numero uno è sempre stato ed è l'India. Nella lotta contro l'India, gli estremisti sono considerati degli alleati. Sarà uno dei compiti della nostra politica estera cercare di aiutare il Pakistan e l'India a superare questa diffidenza reciproca». Sulla possibilità di aprire un dialogo con i talebani, prospettata recentemente dal presidente Obama, l'ambasciatore Jawad ha le idee chiare: «I talebani sono divisi in tre gruppi ideologici: quelli con la "T" maiuscola sono affiliati ad al Qaeda e alle reti terroristiche regionali e internazionali. Con questo gruppo di talebani non si può dialogare, possono solo essere sconfitti con la forza. Il secondo gruppo è costituito da talebani di medio livello, mercenari reclutati da trafficanti di droga o da gruppi afghani contrari alle truppe internazionali. Con loro ci si può riconciliare attraverso il dialogo, offrendo denaro o usando mezzi coercitivi. Il terzo e più numeroso gruppo è costituito da talebani con la "t" minuscola, in gran parte giovani disoccupati, senza un'educazione, a cui è stato fatto il lavaggio del cervello, e che sono pagati 300 dollari al mese con la promessa del paradiso o di ulteriori incentivi finanziari. Hanno bisogno di posti di lavoro e di istruzione più che di dialogo. Possiamo dunque dialogare con il secondo e il terzo gruppo, ma, per avere speranza di successo, dobbiamo farlo da una posizione di forza e avendo delle posizioni ferme sui diritti umani, i diritti delle donne e sulla Costituzione afghana». ROBERTO BARDUCCI

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NELLA CASA di Rosa (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

storie - COMUNITÀ TRA UTOPIA E POLITICA NELLA CASA di Rosa Un rustico di montagna sull'Appennino toscano. Il cuore comunitario e pensante di correnti trotskiste affascinate da Rosa Luxemburg. Dalla «Rivoluzione permanente» a «Socialismo rivoluzionario», dai piccoli gruppi sparsi nel mondo ai rapporti con i movimenti italiani. Una critica radicale e anticapitalista del potere che rifiuta la politicità statalista, in nome dell'autogestione e della democrazia diretta che rifugge le sfumature e semplifica tutto Giuseppe Prestipino Nel parco boschivo e montano che circonda l'Abbazia di Vallombrosa si trova una villa a tre piani, semirustica ma dignitosa, che all'inizio di questo secolo è stata acquistata (con un autofinanziamento per quasi due miliardi di lire) da una comunità forse definibile come un «isolotto» di comunismo nel «mondo grande e terribile». Nella villa, che fu una dimora del grande Berenson - conoscitore come pochi dell'arte italiana medioevale e rinascimentale - hanno sede la «Casa della Cultura» e il «Centro Studi Utopia», punto di riferimento per molti uomini e soprattutto donne di età mediamente giovanile. Ogni anno, in diverse occasioni, frequentano la Casa più di duemila persone. Più di cinquanta, tra loro, hanno scelto di vivere nella Casa o nei dintorni, impegnati in una scuola internazionale annuale, in corsi per singole discipline, nell'ordinamento di una biblioteca. Da due anni vi si svolge un ciclo annuale estivo di incontri a cui hanno partecipato complessivamente migliaia di persone. Si svolge invece ad Assisi, ogni anno, un Convegno internazionale. Ho visitato la Casa e ho avuto, per quel breve tempo, la sensazione di trovarmi in una fraterna comunità del futuro, nel futuro di un'utopia realizzata, fatta soprattutto di studio e di amore per il sapere (filo-sofia), come sognava Platone. Ne parlo ora, non per farne la propaganda (anzi, ne criticherò alcune idee che non condivido), ma per far sapere anche ad altri una storia diversa ma non lontana dalla nostra storia. Una storia particolare Mi pare che noi, comunisti non dogmatici o socialisti anti-capitalisti possiamo considerarla una variante o un versante della nostra storia, anche se loro preferiscono forse contrapporsi a noi. Hanno lo svantaggio d'essere relativamente pochi in Italia e in altri paesi, ma li avvantaggia una maggiore solidarietà internazionale. Dell'inizio anni Settanta è «Rivoluzione permanente» e del 1975 è la «Lega socialista rivoluzionaria», ben presto presente nelle principali città italiane. Aderisce, in quel periodo, alla Quarta internazionale, proponendo una democrazia dei consigli e intrecciando una rete di relazioni in altri paesi con altri movimenti affini: lo Swp statunitense, le francesi Lo, Lcr e Oci, propaggini inglesi del trotskismo. Ma, alla scuola di Rosa Luxemburg, considera democrazia e socialismo inscindibili, così come marxismo «umanistico» (ma perché non fa cenno alll'umanesimo integrale di Gramsci?) e impegno sociale, pur senza sminuire i valori dell'individualità. Attraversando il trotskismo D'intesa con gruppi argentini e spagnoli, auspica una simbiosi tra il comprendere e il sentire (nozione, anche questa, tipicamente gramsciana), rimettendo in discussione la «centralità operaia» (senza tuttavia ricordare la nozione gramsciana allargata di «gruppi subalterni») e rifuggendo dalle formule di «dittatura del proletariato» e di «centralismo democratico». E' vivace l'impegno nel movimento degli studenti. Dal 1977 viene contrastata la deriva estremista e violentista: gli slogans «i mezzi sono inseparabili dai fini» e «né P38 né riformismo» sono i primi segnali del successivo distacco, fino alla rottura, dalla tradizione trotskista. Si tende a considerare prioritaria la teoria, mentre si eclissa il dogma del primato socio-economico. «Un nuovo socialismo» «Socialismo rivoluzionario», fondato nel 1990, ha proprie federazioni, circoli e sedi in quasi tutte le regioni italiane. E' dello stesso anno anche un nuovo programma fondamentale denominato «Per una nuova idea della rivoluzione e del socialismo», con una spiccata visione luxemburghista tuttora viva nella Casa e nei suoi cenacoli internazionali (si trovano in Italia altri seguaci della Luxemburg, dopo la morte di Lelio Basso?). Per il prossimo 2 maggio preparano un Convegno a Firenze su quella donna eroica e sensibile che gli avversari chiamavano Barikaden-Rosa. In quell'inizio degli anni Novanta Sr solidarizza con lo sciopero della fame dei senegalesi a Firenze. Nel febbraio del 1996 è promossa una manifestazione nazionale antirazzista contro il decreto Dini, alla quale partecipano 50.000 persone, in gran parte immigrati. Sr contribuisce a fondare, nel 1997, l'Associazione Antirazzista e Interetnica «3 febbraio», un esponente della quale, Antonio Pedace, è stato fermato dalla polizia l'anno scorso e portato in Tribunale per aver difeso civilmente alcuni stranieri bastonati dai poliziotti. E' in attesa di giudizio. Nel novembre del 2001 l'Associazione Antirazzista «3 febbraio» e Sr promuovono, a Roma, una manifestazione contro le guerre e il terrorismo a cui partecipano 15.000 persone: è la prima iniziativa dopo l'attentato alle Torri Gemelle e contro l'intervento militare Usa in Afghanistan. Altra manifestazione di immigrati è organizzata il 4 ottobre 2008 a Roma, con l'adesione di partiti, centri sociali ecc. Cercando teoria La corrente «Utopia Socialista» nasce nel 2000 da Sr, ma con una propria dimensione autonoma più attenta alla ricerca teorica. A quest'orientamento si associano organizzazioni e singole persone in Spagna, Francia, Argentina e Brasile. Dal 2003 si pubblicano varie riviste e collane di libri con le Edizioni Prospettiva. Nel 2006 si svolge la terza conferenza internazionale di Us che elabora nuove «Ipotesi per un umanesimo socialista». A Us si affiancano «Socialismo Libertario» in Spagna e gruppi di simpatizzanti in Argentina, Brasile, Francia, Stati Uniti. A Firenze, il primo maggio 2007 si svolge un meeting internazionale; vi intervengono rappresentanti del No Dal Molin, della No Tav, del Presidio di San Pietro in Rosà, del movimento studentesco francese e di comunità immigrate. Nel maggio 2008 è organizzato a Firenze il convegno internazionale «Fuori dalle logiche politico militari. Emergere in comune» con la partecipazione di circa millecinquecento persone provenienti da molte nazioni. Sr è presente nelle auto-organizzazioni dei lavoratori, nei Cobas scuola, nel movimento femminista, dal quale molte dirigenti di Sr provengono. Il teorico considerato ispiratore da tutti gli aderenti è Dario Renzi, persona molto colta, affabile e disponibile al dialogo; egli tenta di superare il marxismo senza «abbandonarlo». L'aver lottato con gli immigrati prelude, in lui, all'asserita centralità della specie umana, che prende il posto della centralità operaia; ma, sebbene l'ultimo Lukács avesse già teorizzato una tale prospettiva, anche la sua opera non è oggetto di studio. Us e Sr scelgono la connotazione etica come precipuo presupposto di ogni loro impegno. Ma, senza una possibile prospettiva gramsciana di superamento «etico-politico» dell'«economico-corporativo», l'etica non rischia una chiusura individualizzante o persino settaria e una debilitata reattività contro l'etica pre-politica delle regressioni religiose fondamentaliste o integraliste? Un altro assunto - secondo me non storicizzato e forse peccante di «essenzialismo» - vuole, quasi con un Rousseau emendato, che l'essenza ovvero natura umana sia, dalle origini, propensa al «bene» ma non immune dal «male». Un presidio immutabile del male sarebbe il potere politico o statuale. Ma obietterei: la critica radicale del potere, se approda al rifiuto di ogni politicità-statualità per un suo presunto carattere di «eterna» oppressione, violenza e mistificazione, preclude la comprensione degli intrecci tra le offese sociali, sessuali, ambientali, culturali e l'intervento ora connivente ora neutralizzante della sfera politico-statale. Come lottare contro il razzismo diffuso anche tra operai del Nord senza chiamare in causa la Lega e la sua tracotanza politica antiunitaria o antinazionale? E come fronteggiare la disgregazione del sud senza aver giudicato gli sviluppi nefasti del clientelismo politico come una tra le deviazioni dalla nostra Costituzione repubblicana? Il nodo democrazia Quando Rosa Luxemburg voleva congiungere socialismo e democrazia proponeva una «democrazia totalitaria», come alcuni compagni di Sr definiscono ogni democrazia? I veri rivoluzionari, nel «dipingere» le istituzioni, conoscono anche l'accorto dosaggio delle «sfumature», evitando la pennellata tranchant. Ben venga un forte internazionalismo, ma una (gramscianamente) rivisitata dimensione nazionale-pluriculturale - come anello intermedio tra la vita individuale, o di gruppo delimitato, e il sentimento planetario della specie umana unificata - può essere elusa senza trovarsi impreparati di fronte al dilagare di conflagrazioni etniche localistiche? Infine, l'autogestione o democrazia diretta è una forma (buona), direi, di democrazia politica. Essa può e deve prosperare a livello, per così dire, micro-comunitario, non certo su scala mondiale, sulla quale soltanto l'utopia di una democrazia delegata da tutti i cittadini del pianeta potrebbe forse risolvere i più gravi problemi dei diritti umani nella pace perpetua, della difesa ambientale, della tutela alle differenze in ogni campo dell'umano e del femminile in specie, operando per una profonda trasformazione sociale e reagendo contro l'attuale governo tecno-capitalistico dei rapporti tra centri e periferie, tra sviluppo e sottosviluppo, tra il produrre male e il consumare peggio.

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<I popoli, non solo destinatari di aiuti ma protagonisti del proprio sviluppo> (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

CHIESA 21-03-2009 ai politici «I popoli, non solo destinatari di aiuti ma protagonisti del proprio sviluppo» Pubblichiamo ampi stralci del discorso del Papa alle autorità politiche e civili e al corpo diplomatico. A mici miei, voi siete artefici e testimoni di un'Angola che si sta risollevando. Dopo ventisette anni di guerra civile che ha devastato questo Paese, la pace ha cominciato a mettere radici, portando con sé i frutti della stabilità e della libertà. (...) L'Angola sa che è arrivato per l'Africa il tempo della speranza. (...) Amici miei, armati di un cuore integro, magnanimo e compassionevole, voi potete trasformare questo Continente, liberando il vostro popolo dal flagello dell'avidità, della violenza e del disordine, guidandolo sul sentiero segnato dai principi indispensabili ad ogni moderna civile democrazia: il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale li- bera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione. Nel Messaggio di quest'anno per la Giornata mondiale della pace ho voluto richiamare all'attenzione di tutti la necessità di un approccio etico allo sviluppo. (...) Lo sviluppo economico e sociale in A- frica richiede il coordinamento del Governo nazionale con le iniziative regionali e con le decisioni internazionali. Un simile coordinamento suppone che le nazioni africane siano viste non solo come destinatarie dei piani e delle soluzioni elaborate da altri. Gli stessi africani, lavorando insieme per il bene delle loro comunità, devono essere gli agenti primari del loro sviluppo. (...) Quanto alla comunità internazionale nel suo insieme, è di urgente importanza il coordinamento degli sforzi per affrontare la questione dei cambiamenti climatici, la piena e giusta realizzazione degli impegni per lo sviluppo indicati dal Doha round e ugualmente la realizzazione della promessa dei Paesi sviluppati molte volte ripetuta di destinare lo 0,7 % del loro Pil agli aiuti ufficiali per lo sviluppo. Questa assistenza è ancor più necessaria oggi con la tempesta finanziaria mondiale in atto; l'auspicio è che essa non sia una in più delle sue vittime. (...) «La famiglia è il fondamento sul quale è costruito l'edificio sociale» ( Ecclesia in Africa, 80). Eppure, come tutti sappiamo, anche qui numerose pressioni si abbattono sulle famiglie: ansia e umiliazione causate dalla povertà, disoccupazione, malattia, esilio, per menzionarne solo alcune. Particolarmente sconvolgente è il giogo opprimente della discriminazione sulle donne e ragazze, senza parlare della innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa loro tante umiliazioni e traumi. Devo anche riferire un'ulteriore area di grave preoccupazione: le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare l'«edificio sociale», minacciano le sue stesse fondamenta. Quanto amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute «materna »! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva (cfr Protocollo di Maputo, art. 14)! La Chiesa, signore e signori, la troverete sempre per volontà del suo divino Fondatore accanto ai più poveri di questo Continente. Posso assicurarvi che essa, attraverso iniziative diocesane e innumerevoli opere educative, sanitarie e sociali dei diversi ordini religiosi, programmi di sviluppo delle Caritas e di altre organizzazioni, continuerà a fare tutto ciò che le è possibile per sostenere le famiglie comprese quelle colpite dai tragici effetti dell'Aids e per promuovere l'uguale dignità di donne e uomini sulla base di un'armoniosa complementarità. Il cammino spirituale del cristiano è quello della quotidiana conversione; a questo la Chiesa invita tutti i leader dell'umanità, affinché essa possa seguire i sentieri della verità, dell'integrità, del rispetto e della solidarietà. (...) Benedetto XVI «La democrazia ha bisogno di rispetto dei diritti umani, governo trasparente, magistratura indipendente, mass media liberi e lotta serrata contro la corruzione»

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Zinzi al convegno "Violenza di Genere" (sezione: Diritti umani)

( da "Caserta News" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sabato 21 Marzo 2009 Zinzi al convegno "Violenza di Genere" POLITICA | Caserta Alla presenza dell' On. Domenico Zinzi, avrà luogo domani sabato 21 marzo il Convegno "Violenza di Genere ? Violazione dei Diritti Umani " organizzato dal dipartimento delle Pari Opportunità dell'UDC di cui è responsabile Gabriella D'Ambrosio, alle ore 17.00 presso la Biblioteca Comunale di Cesa. Hai lavori introdotti dall'Avv. Anna Mele Segretaria Cittadina UDC di Cesa e moderati dalla dott.ssa Gabriella D'Ambrosio, interverranno la dott.ssa Raffaella Palladino del centro Antiviolenza EVA, la responsabile provinciale UNICEF di Caserta dott.ssa Emilia Narciso e la dott.ssa Annamaria Muto Sostituto Commissario della Questura di Caserta. Seguiranno poi le testimonianze di Clementina Ianniello e di Gaianluca Palmieri dell'Associazione "V.E.R.I". Clementina Ianniello ? precisa Gabriella D'Ambrosio ? è la madre di Veronica Abbate la giovane uccisa a Mondragone il 4 settembre del 2006 dall'ex fidanzato dopo un violento litigio. Le donne del dipartimento Pari Opportunità dell' UDC ? evidenzia D'Ambrosio ? sono sempre impegnate con grande sensibilità ad affrontare il problema della violenza che intimamente colpisce la sfera femminile. I lavori del Convegno si concluderanno con l'intervento dell' On. Dott. Domenico Zinzi che si soffermerà sull'importanza della solidarietà e della socializzazione che oggi sono elementi essenziali per formare la coscienza di una responsabilità e di una solidarietà veramente universali.

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Su Protonutrizione l'Appello al parlamento contro la nascita di bambini invisibili (sezione: Diritti umani)

( da "Blogosfere" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Mar 0921 Su Protonutrizione l'Appello al parlamento contro la nascita di bambini invisibili Pubblicato da Silvio De Rossi, Blogosfere staff alle 12:53 in Medicina di Luigi Gallo Sottoscritto da più di 200 associazioni l'appello ai deputati affinchè venga bocciato l'art. 45, comma 1 lett. f) del ddl "sicurezza", che, se approvato, introdurrebbe l'obbligo per il cittadino straniero di esibire il permesso di soggiorno in sede di richiesta di provvedimenti di stato civile, tra i quali sono inclusi anche gli atti di nascita. Nell'appello vengono richiamati i profili di incostituzionalità di tale norma e le conseguenze gravissime che una tale normativa avrebbe sui bambini che nascono in Italia da genitori irregolari. Se infatti la legge venisse approvata, presto in Italia potrebbero nascere bambini invisibili, senza identità. Piccoli privi di qualsiasi documento, sconosciuti alle istituzioni, perché non registrati al momento della nascita. Minori esposti a ogni violazione dei diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia. La norma introduce l'obbligo per l'immigrato di esibire il permesso di soggiorno ogni qual volta richieda provvedimenti di stato civile, inclusa dunque la registrazione della nascita del proprio figlio. In assenza di questo documento, l'ufficiale di stato non potrà ricevere la dichiarazione di nascita del bambino, né tanto meno permettere il riconoscimento del piccolo da parte dei genitori stranieri privi di permesso di soggiorno. Continua a leggere su Protonutrizione.

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MONDRAGONE OPERAI DELLA PULIZIA RIVOLTA PER LO STIPENDIO PROTESTA, IERI MATTINA, NELLA ... (sezione: Diritti umani)

( da "Mattino, Il (Caserta)" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDRAGONE Operai della pulizia rivolta per lo stipendio Protesta, ieri mattina, nella segreteria del sindaco Cennami, al primo piano del comune di Mondragone. Dieci operai della ditta «La Splendente», che si occupa della pulizia quotidiana delle strutture comunali, hanno protestato in quanto non ricevono lo stipendio da due mesi. Nel particolare, puntano l'indice contro l'ente di viale Margherita, che non vuole, dopo un pignoramento alla ditta da parte dell'Equitalia, elargire le spettanze. Il primo cittadino, raccolte le istanze, ha immediatamente richiesto al prefetto di Caserta, di istituire un tavolo di concertazione per trovare una soluzione. PARTITI Violenza di genere un convegno dell'Udc Alla presenza di Domenico Zinzi, avrà luogo, alle ore 17 presso la Biblioteca Comunale di Cesa, il convegno «Violenza di Genere - Violazione dei Diritti Umani» organizzato dal dipartimento delle Pari Opportunità dell'Udc di cui è responsabile Gabriella D'Ambrosio. Ai lavori, introdotti da Anna Mele, segretaria cittadina Udc di Cesa e moderati da Gabriella D'Ambrosio, interverranno Raffaella Palladino , Emilia Narciso e Annamaria Muto, sostituto commissario della Questura di Caserta.

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Rassegna teatrale "Voci dal Quartiere" (sezione: Diritti umani)

( da "Caserta News" del 21-03-2009)

Argomenti: Diritti umani

Sabato 21 Marzo 2009 Rassegna teatrale "Voci dal Quartiere" TEATRO | Caserta Sabato 21 marzo 2009 ore 20,30 e Domenica 22 alle ore 19,00 nell'ambito della rassegna teatrale "Voci dal Quartiere" ideata e diretta da Pierluigi Tortora III Edizione, presso la sala teatrale "La bottega del teatro" in via Volturno a Caserta, la Compagnia Teatrale Nuovo Spazio Teatro presenta in prima assoluta "La Firma" con Piero Grant e Peppe Romano, che ne curano anche la regia. "La Firma" è un colloquio grottesco, a tratti drammatico tra due uomini che lottano per i diritti umani nella repubblica ceca comunista: Info e prenotzioni 348.8329962 e.mail labottegadelteatro@alice.i www.pierluigitortora.it

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