CENACOLO DEI COGITANTI |
Tornen els anys 70
( da "Avui" del
21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: pactar qui pot torturar i qui no,
malgrat els tractats, signats per tothom, i malgrat que la tortura està
tipificada com a delicte. Veiem uns cobejosos incompetents
que ens han abocat a la més previsible de les crisis i llegim els guanys
esplèndids de bancs que han estat compensats amb els nostres diners.
SPAGNA/ AMNESTY
INTERNATIONAL: STOP AD ABUSI POLIZIA SUI MIGRANTI
( da "Wall Street Italia"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: l'organizzazione per i diritti
umani ha chiesto che venga vietato alla polizia di procedere a controlli
d'identità su base razziale e che vengano banditi "ordini o
istruzioni", impartiti secondo Amnesty alle forze di sicurezza, di
procedere ad arresti di migranti irregolari sulla base di "quote"
prestabilite.
Spagna/ Amnesty
International: stop ad abusi polizia sui
( da "Virgilio Notizie"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: l'organizzazione per i diritti
umani ha chiesto che venga vietato alla polizia di procedere a controlli
d'identità su base razziale e che vengano banditi "ordini o
istruzioni", impartiti secondo Amnesty alle forze di sicurezza, di
procedere ad arresti di migranti irregolari sulla base di "quote"
prestabilite.
In Angola, seconda tappa
della visita africana, il Pontefice ha avuto parole di accusa verso il
"protocollo di Maputo" ( da "Cittadino,
Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: l'avidità, la mancanza di
trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi
africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente.Dos
Santos e gli ambasciatori africani hanno applaudito con educazione quasi che le
parole del pontefice riguardassero un altro mondo.
La Ferri narra Uno dei
tanti delle Ardeatine ( da "Gazzetta
di Mantova, La" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: finito in cella e sotto tortura in
via Tasso: storia mai raccontata, che Edgarda Ferri ha incontrato, preso,
dipanato, narrato nel suo ultimo libro, edito da Mondadori. Titolo: "Uno
dei tanti", nelle librerie proprio da oggi. Il libro sarà presentato
dall'autrice nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, oggi alle 17.
Il filosofo Zolo sarà al
castello per parlare di diritti umani
( da "Gazzetta di Modena,La"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: parlare di diritti umani FORMIGINE.
Oggi alle 17 alla sala consiliare del castello di Formigine conferenza dal
titolo "La dichiarazione universale dei diritti umani dopo
sessant'anni". Relatore sarà Danilo Zolo, professore di filosofia del diritto
all'università di Firenze, dove ha fondato il Centro per la filosofia del
diritto internazionale e delle politiche globali Jura Gentium,
La crisi non fermi gli
aiuti ai poveri ( da "Giornale
di Brescia" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: perché tutte le persone hanno «gli
stessi diritti umani fondamentali». E nessuno sia escluso dalla partecipazione
alla vita civile e culturale del Paese. In serata, quando si trova di fronte le
personalità politiche e diplomatiche angolane, il Papa rincara la dose,
snocciolando un decalogo coerente e rigoroso del buon governo.
Ratzinger tuona contro
l'Onu per l'aborto ( da "Arena,
L'" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che prevede al punto 14 il diritto
all'aborto in caso di stupro, incesto e per ragioni fisiche e mentali della
madre. Ratzinger ha puntato il dito anche contro la corruzione, l'avidità, la
mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano
troppi regimi africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del
continente,
La pace in marcia da
Chiari a Rovato ( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Tutti i diritti umani per tutti».
Il corteo si aprirà alle 9 con una riflessione sul «Diritto ad essere una
minoranza». Poi il sit-in si trasferirà in piazza San Marco dove Marco Bernini
lancerà le «Proposte per una convivenza». In piazza Martiri, l'Associazione immigrati
ricorderà «I diritti negati», prima della tappa al duomo dove sarà celebrata la
messa dedicata al «
Il dialogo con l'Islam
inizia dai diritti umani ( da "Arena,
L'" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il dialogo con l'Islam inizia dai
diritti umani» Khalil: «Impossibile, invece, discutere su temi teologici» La
strategia: «Bisogna iniziare dalla realtà di tutti i giorni» Per una
coabitazione tra mondo occidentale e Islam bisogna iniziare non dal dialogo
teologico ma dalla vita quotidiana: «Si può e si deve partire dall'amicizia».
Ratzinger contro l'aborto:
<Fuori dai piani della salute>
( da "Tempo, Il" del
21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: altro un fratello che è nato con
gli stessi diritti umani fondamentali». Diritto a un'esistenza dignitosa,
diritto alla salute e al rispetto della vita umana. «Il vostro territorio è
ricco - ha detto Benedetto agli angolani - la vostra nazione è forte. Utilizzate
queste vostre prerogative per favorire la pace e l'intesa fra i popoli».
Il Papa in Angola insiste:
No all'aborto nei piani per la salute delle donne
( da "Unita, L'" del
21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: A «rispettare e promuovere» i
diritti umani. Chiede un governo trasparente, una magistratura indipendente,
una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete
di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e «la ferma determinazione
di stroncare una volta per tutte la corruzione».
il papa in africa condanna
l'aborto e la contraccezione ( da "Nuova
Venezia, La" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la mancanza di trasparenza e di
rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando
la strada a vere democrazie al futuro del continente. Il Papa ha però
rampognato anche i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del G8, ma
ha chiesto con forza che i potenti della terra rispettino «la promessa tante
volte ripetuta di destinare lo 0,
COSÌ OBAMA CAMBIA IL MONDO
( da "Unita, L'" del
21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: rivedendo le loro posizioni sui
grandi temi del diritto penale internazionale e sulla produzioni di armi
proibite, sui diritti umani e sulle minoranze ? un modo nuovo di fare politica.
C'è ancora una notizia che vale tutta quanta questa svolta. Il nuovo Presidente
sta facendo esattamente quel che aveva promesso in campagna elettorale.
Quella morte in cella del
blogger arrestato per propaganda ostile Omidreza Mir Sayafi diffondeva su
Internet materiali sulla cultura e la musica tradizionali. Forse si è suicidato
( da "Unita, L'" del
21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Iran non possa prescindere dalla
denuncia delle violazioni dei diritti umani che vengono compiute in quel Paese.
Omidreza Mir Sayafi, 25 anni, è scomparso nella prigione di Evin in cui era
detenuto da più di un mese e mezzo. Lo ha rivelato il suo avvocato, secondo cui
il giovane non riusciva più a sopportare le condizioni di vita in carcere.
il capodanno curdo è
l'occasione per essere solidali con questa gente
( da "Tirreno, Il" del
21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: associazione per i diritti Umani -
Ihd - nel corso del 2008 e attraverso quanto è stato riferito da organi di
stampa, vi sono state 3519 violazioni di vario genere e 37 persone hanno perso
la vita in carcere. I casi di tortura e maltrattamento sono stati 333, le
violazioni del diritto alla salute 462, le violazioni riguardo all'alimentazione
e alle condizioni di permanenza (
il papa: no all'aborto nei
piani per la salute critiche ai paesi del g8: impegni disattesi
( da "Tirreno, Il" del
21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la mancanza di trasparenza e di
rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando
la strada a vere democrazie al futuro del continente. Dos Santos e gli
ambasciatori africani hanno applaudito con educazione quasi che le parole del
pontefice riguardassero un altro mondo.
Quei gadget di Mara sono
made in china ( da "Italia
Oggi" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: perché oltre ai classici volantini
pubblicitari con i numeri verdi «antitratta», contro lo sfruttamento e le
violazioni dei diritti umani, i solerti addetti allo stand regalano magliette
di ogni tipo, portatelefonini, addirittura un sacchetto contenente un piccolo
asciugamano. I maratoneti stranieri sono i primi a mettersi in coda, diligentemente,
per agguantare i doni.
Il Papa in Uganda
ribadisce: no all'aborto ( da "Adige,
L'" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la mancanza di trasparenza e di
rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando
la strada a vere democrazie al futuro del continente. Il Papa ha però
rampognato anche i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del «G8», ma
ha chiesto con forza che i potenti della Terra rispettino «la promessa tante
volte ripetuta di destinare lo 0,
Il monito I Paesi ricchi
diano lo 0,7% del Pil allo sviluppo
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il rispetto e la promozione dei
diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una
comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di
scuole e di ospedali che funzionino in modo adeguato e la ferma determinazione,
radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte le
corruzione».
Paziente di nome,
( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: i trattamenti imposti a questo
genere di pazienti sembrano spesso violare i diritti umani, degradando la
persona e emarginandola dalla società. Promuovere buone pratiche assistenziali
crediamo che sia il compito di qualsiasi società civile. Come anche quella di
prevenire gli abusi, i quali spesso si verificano quando la gente e la politica
smettono di vigilare.
Denunciare gli abusi con
il Comitato per i diritti ( da "Resto
del Carlino, Il (Rovigo)" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il Comitato dei Cittadini per i
Diritti Umani esiste per denunciare alle istituzioni tali abusi e informare i
cittadini per sensibilizzarli sulle violazioni dei diritti umani perpetrati ai
danni delle categorie più deboli e perché possano difendere i propri cari. A
tal proposito, è possibile visitare una importante ed istruttiva mostra
itinerante,
IL VECCHIO manicomio per
la custodia dei malati è mort... ( da "Resto
del Carlino, Il (Rovigo)" del
21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: i trattamenti imposti a questo
genere di pazienti sembrano spesso violare i diritti umani, degradando la
persona e emarginandola dalla società. Promuovere buone pratiche assistenziali
crediamo che sia il compito di qualsiasi società civile. Come anche quella di
prevenire gli abusi, i quali spesso si verificano quando la gente e la politica
smettono di vigilare.
Aborto, il papa attacca
l'Onu ( da "Manifesto,
Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: il rispetto e la promozione dei
diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una
comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di
scuole e ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione,
radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la
corruzione».
Una grande epopea in nome
della natura umana ( da "Manifesto,
Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: DIRITTI Luci e ombre all'interno di
una lunga storia Una grande epopea in nome della natura umana MARCELLO FLORES,
STORIA DEI DIRITTI UMANI, IL MULINO, PP. 371, EURO 25 Roberto Ciccarelli
Marcello Flores pubblica Storia dei diritti umani dopo avere coordinato per
Utet un'ambiziosa impresa enciclopedica sui diritti umani:
NELLA CASA di Rosa
COMUNITÀ TRA UTOPIA E POLITICA ( da "Manifesto,
Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: cittadini del pianeta potrebbe
forse risolvere i più gravi problemi dei diritti umani nella pace perpetua,
della difesa ambientale, della tutela alle differenze in ogni campo dell'umano
e del femminile in specie, operando per una profonda trasformazione sociale e
reagendo contro l'attuale governo tecno-capitalistico dei rapporti tra centri e
periferie, tra sviluppo e sottosviluppo,
Ginevra, la sfida alle
democrazie ( da "Corriere
della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: abolizione delle libertà e dei
diritti individuali e la condanna di chi li rivendica. E' bene che l'Europa,
seguendo l'esempio dell'Italia, stia pensando, in assenza di nuovi elementi, di
non partecipare alla Conferenza di Ginevra sui diritti umani che già minaccia
di essere una «Durban-due», la fotocopia di quella del 2001 dove non si
discusse del tema,
Se Obama spaventa i
profeti dell'arroganza ( da "Corriere
della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: malgrado le divergenze sui diritti
umani. Ha inoltre fatto balenare la prospettiva di un rapporto più costruttivo
con la Russia. Obama si dichiara disposto a trattare con alcuni elementi dei
talebani, nel tentativo di isolare il nocciolo duro dei jihadisti. Sono passi
piccoli, passi iniziali, ma vanno tutti nella direzione giusta e meriterebbero
un elogio unanime.
Il Papa: <Basta
violenze sulle donne Via l'aborto dai piani per la salute>
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sforzi nella direzione del rispetto
e la promozione dei diritti umani e il superamento della corruzione. È in piena
ripresa economica e sociale con un connotato di speranza, un esempio per
l'intero continente nero. E attorno alla speranza, così come ai gravissimi
problemi dell'Africa intera, è stato dedicato l'incontro del Papa con un gruppo
di vescovi che ha relazionato sullo "
Il Papa: l'aborto è un
crimine, non un rimedio per la salute
( da "Giornale.it, Il"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: il rispetto e la promozione dei
diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una
comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica», ospedali e
scuole adeguati. Chiede «di stroncare una volta per tutte la corruzione», ma
rivolge un appello anche ai Paesi sviluppati, perché mantengano la promessa di
destinare lo 0,
Il terrorismo regionale
nuova arma segreta dei talebani di al Qaeda
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Possiamo dunque dialogare con il
secondo e il terzo gruppo, ma, per avere speranza di successo, dobbiamo farlo
da una posizione di forza e avendo delle posizioni ferme sui diritti umani, i
diritti delle donne e sulla Costituzione afghana». ROBERTO BARDUCCI
NELLA CASA di Rosa
( da "Manifesto, Il"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: cittadini del pianeta potrebbe
forse risolvere i più gravi problemi dei diritti umani nella pace perpetua,
della difesa ambientale, della tutela alle differenze in ogni campo dell'umano
e del femminile in specie, operando per una profonda trasformazione sociale e
reagendo contro l'attuale governo tecno-capitalistico dei rapporti tra centri e
periferie, tra sviluppo e sottosviluppo,
<I popoli, non solo
destinatari di aiuti ma protagonisti del proprio sviluppo>
( da "Avvenire" del
21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: a questo la Chiesa invita tutti i
leader dell'umanità, affinché essa possa seguire i sentieri della verità,
dell'integrità, del rispetto e della solidarietà. (...) Benedetto XVI «La
democrazia ha bisogno di rispetto dei diritti umani, governo trasparente,
magistratura indipendente, mass media liberi e lotta serrata contro la
corruzione»
Zinzi al convegno
"Violenza di Genere" ( da "Caserta
News" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Violazione dei Diritti Umani "
organizzato dal dipartimento delle Pari Opportunità dell'UDC di cui è
responsabile Gabriella D'Ambrosio, alle ore 17.00 presso la Biblioteca Comunale
di Cesa. Hai lavori introdotti dall'Avv. Anna Mele Segretaria Cittadina UDC di
Cesa e moderati dalla dott.
Su Protonutrizione
l'Appello al parlamento contro la nascita di bambini invisibili
( da "Blogosfere" del
21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Minori esposti a ogni violazione
dei diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione Onu sui diritti
dell'infanzia. La norma introduce l'obbligo per l'immigrato di esibire il
permesso di soggiorno ogni qual volta richieda provvedimenti di stato civile,
inclusa dunque la registrazione della nascita del proprio figlio.
MONDRAGONE OPERAI DELLA
PULIZIA RIVOLTA PER LO STIPENDIO PROTESTA, IERI MATTINA, NELLA ...
( da "Mattino, Il (Caserta)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Violazione dei Diritti Umani»
organizzato dal dipartimento delle Pari Opportunità dell'Udc di cui è
responsabile Gabriella D'Ambrosio. Ai lavori, introdotti da Anna Mele,
segretaria cittadina Udc di Cesa e moderati da Gabriella D'Ambrosio,
interverranno Raffaella Palladino , Emilia Narciso e Annamaria Muto, sostituto
commissario della Questura di Caserta.
Rassegna teatrale
"Voci dal Quartiere" ( da "Caserta
News" del 21-03-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la Compagnia Teatrale Nuovo Spazio
Teatro presenta in prima assoluta "La Firma" con Piero Grant e Peppe
Romano, che ne curano anche la regia. "La Firma" è un colloquio
grottesco, a tratti drammatico tra due uomini che lottano per i diritti umani
nella repubblica ceca comunista: Info e prenotzioni 348.8329962 e.mail
labottegadelteatro@alice.i www.pierluigitortora.it
( da "Avui" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
DE FIL DE VINT
Tornen els anys 70 Isabel-Clara Simó Veient la manifestació i l'esbatussada
policial de Barcelona crec que tots hem pensat el mateix: ja tornen els anys
70! Les imatges són clavades. El cas és que hi ha manifestacions a tot arreu,
des de París a Múrcia, i que hi ha un sentiment generalitzat que ens estan
estafant. Les notícies diuen que els culpables de la crisi han
estat sumptuosament recompensats mentre els treballadors de Seat s'han de
congelar els salaris (dos anys!) o anar al carrer. Veiem també partits polítics que no
assumeixen mai la seva responsabilitat i governs que conculquen lleis
orgàniques sense que els tremoli la veu. Veiem, en àmbits internacionals, pactar qui pot torturar i qui no, malgrat els tractats, signats
per tothom, i malgrat que la tortura està tipificada com a delicte. Veiem uns cobejosos incompetents que ens han abocat a
la més previsible de les crisis i llegim els guanys esplèndids de bancs que han
estat compensats amb els nostres diners. És com si atropellessin un vianant
i li clavéssim una puntada de peu al cul mentre li posem una medalla al
conductor. Veiem la justícia sempre al costat dels qui manen i veiem el
disbarat d'emetre bitllets com si fossin els diners falsos del Monopoly. I enmig
d'aquest desori, d'aquesta manca d'orientació (i encara s'atreveixen a parlar
de paradisos fiscals!), veiem Catalunya befada i estafada, i els vestits de
Camps penjats del seu armari. I entre aplaudiments! Sóc dels qui creuen que
quan hi ha aldarulls al carrer, independentment de les causes concretes que han
mogut els manifestants, és que hi ha alguna cosa que no rutlla. I els primers a
detectar-ho són sempre els estudiants. La història ho demostra. I és que alguna
cosa no rutlla. Però gens de gens.
( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Spagna/ Amnesty
International: stop ad abusi polizia sui migranti di Apcom L'organizzazione
contro le supposte "quote" di arresti -->Madrid, 21 mar. (Apcom) -
Amnesty International ha lanciato un appello al governo spagnolo ad impegnarsi
maggiormente contro il razzismo. In particolare, l'organizzazione
per i diritti umani ha
chiesto che venga vietato alla polizia di procedere a controlli d'identità su
base razziale e che vengano banditi "ordini o istruzioni", impartiti
secondo Amnesty alle forze di sicurezza, di procedere ad arresti di migranti
irregolari sulla base di "quote" prestabilite. Il governo
guidato da Zapatero ha negato l'esistenza di tali "quote".
( da "Virgilio Notizie" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Madrid, 21 mar.
(Apcom) - Amnesty International ha lanciato un appello al governo spagnolo ad
impegnarsi maggiormente contro il razzismo. In particolare, l'organizzazione per i diritti umani ha chiesto che venga vietato alla polizia di procedere a
controlli d'identità su base razziale e che vengano banditi "ordini o
istruzioni", impartiti secondo Amnesty alle forze di sicurezza, di
procedere ad arresti di migranti irregolari sulla base di "quote"
prestabilite. Il governo guidato da Zapatero ha negato l'esistenza di
tali "quote".
( da "Cittadino, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il Papa: «No
all'aborto come "cura"» «Considerato strumento di salute materna, che
amara ironia» LUANDA A Luanda, nel cuore dell'Africa stremata dalle guerre,
dalle malattie e dalla miseria, Papa Benedetto XVI ha ripetuto ieri il pesante
"no" della chiesa cattolica ai piani di «salute riproduttiva» delle
donne, sottoscritti dagli organismi africani e caldeggiati dalle Nazioni Unite,
che prevedono il diritto all'aborto.Nel palazzo presidenziale davanti al capo
di Stato angolano, José Eduardo Dos Santos, e al corpo diplomatico africano e
internazionale schierato nel salone d'onore - in un incontro dal quale sono
stati esclusi i cronisti - Benedetto XVI ha pronunciato parole taglienti.
«Quanto amara è l'ironia di coloro che - ha detto - promuovono l'aborto tra le
cure della salute "materna". Quanto sconcertante la tesi di coloro
secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute
riproduttiva».Benedetto XVI si è riferito in particolare al "protocollo di
Maputo", approvato dall'Organizzazione per l'Unità Africana nel 2003, che
prevede al punto 14 il diritto all'aborto in caso di stupro, incesto e per
ragioni fisiche e mentali della madre. Non è stato, quello sulla salute riproduttiva,
l'unico passaggio forte di un discorso pontificio che non ha risparmiato
critiche a nessuno. Benedetto XVI ha protestato contro la «sconvolgente» e
«opprimente» discriminazione delle donne e delle ragazze in Africa e contro il
loro sfruttamento sessuale che causa «tante umiliazioni e traumi». Ha puntato
il dito contro la corruzione, l'avidità, la mancanza di
trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a
vere democrazie al futuro del continente.Dos Santos e gli ambasciatori africani
hanno applaudito con educazione quasi che le parole del pontefice riguardassero
un altro mondo.Il Papa ha però avuto parole anche per i paesi ricchi;
non ha citato apertamente il club del "G8", ma ha chiesto con forza
che i potenti della terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di
destinare lo 0,7% del loro Pil (il Prodotto interno lordo) agli aiuti ufficiali
per lo sviluppo». Per Papa Ratzinger è stata una giornata particolarmente
lunga. In mattinata il Papa si è congedato da Yaoundé (Camerun), con un
divertente fuori programma. Un gruppo di pigmei, una delle più antiche tribù
dell'Africa, ha costruito una capanna nel giardino della nunziatura locale ed
ha salutato Ratzinger con canti e danze tradizionali e donandogli infine una
tartaruga simbolo della saggezza. Famoso amante dei gatti, Ratzinger ha
confermato di essere un amico di tutti gli animali decidendo di portarla a
Roma, dove probabilmente sarà ospitata nei giardini Vaticani. A Luanda, il Papa
è atterrato verso le 12.30, dopo che l'aereo aveva sorvolato un porto intasato
di petroliere e le infinite baraccopoli della capitale. Nelle immagini, dai
finestrini, lo spaccato di un paese che galleggia sul greggio ma dove ad
arricchirsi sono soltanto le multinazionali, soprattutto cinesi e statunitensi,
e una ristretta cerchia di uomini politici, mentre la maggioranza delle
popolazione vive al di sotto della soglia delle povertà.In un caldo soffocante,
il Papa ha pronunciato a fatica il suo discorso di saluto a Dos Santos, al
potere dal 1979, ma non ha saltato una riga. E tantomeno l'appello agli
angolani a «non arrendersi alla legge del più forte». Poi è salito sulla
"Papamobile", e qui, come era già accaduto in Camerun, è stato
travolto dall'accoglienza della folla, in un tripudio di bandierine angolane
con la falce e il martello (emblema del passato marxista) e di vessilli bianchi
e gialli vaticani.A fatica il corteo ha raggiunto la nunziatura. Nel
pomeriggio, un nuovo colloquio privato con il presidente angolano, e poi il
discorso pubblico nel salone d'onore del palazzo presidenziale. Infine, il
colloquio con i vescovi angolani; il Papa li ha messi in guardia contro i
pericoli del relativismo e ha chiesto vigilanza e impegno per tutelare la
famiglia in Africa. Elisa Pinna
( da "Gazzetta di Mantova, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
La Ferri narra Uno
dei tanti delle Ardeatine Oggi alla Vittoria la scrittrice presenta l'ultimo
libro. Confronto e letture Dai personaggi maiuscoli del passato all'appena
diciottenne Orlando Orlandi Posti, morto ammazzato alle Fosse Ardeatine. Un
ragazzo patriota romano, partigiano sempre di corsa, innamorato, finito in cella e sotto tortura in via Tasso: storia mai
raccontata, che Edgarda Ferri ha incontrato, preso, dipanato, narrato nel suo
ultimo libro, edito da Mondadori. Titolo: "Uno dei tanti", nelle
librerie proprio da oggi. Il libro sarà presentato dall'autrice nella chiesa di
Santa Maria della Vittoria, oggi alle 17. Con lei lo scrittore e
saggista Frediano Sessi e il giornalista Stefano Scansani. Letture degli attori
Francesca Campogalliani e Diego Fusari dell'Accadmeia Campogalliani. Ieri
"Uno dei tanti" è stato presentato da Edgarda Ferri a Roma, in prima
nazionale, nell'aula consiliare della Provincia, insieme al presidente Nicola
Zingaretti, agli storici Sandro Portelli e Umberto Gentiloni, a Camillo Brezzi,
preside della facoltà di storia dell'Università di Arezzo e vicepresidente
dell'Archivio della Memoria di Pieve Santo Stefano, dove la scrittrice ha
consultato i diari del protagonista della storia.
( da "Gazzetta di Modena,La" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Formigine.
Conferenza pubblica in sala consiliare Il filosofo Zolo sarà al castello per parlare di diritti umani FORMIGINE. Oggi alle 17 alla sala consiliare del castello di
Formigine conferenza dal titolo "La dichiarazione universale dei diritti umani dopo sessant'anni". Relatore
sarà Danilo Zolo, professore di filosofia del diritto all'università di
Firenze, dove ha fondato il Centro per la filosofia del diritto internazionale
e delle politiche globali Jura Gentium, che dirige. Oltre all'attività
accademica, che gli ha permesso di approfondire il pluralismo giuridico e la
giurisdizione penale nella globalizzazione, ha coniugato la sua riflessione con
la sensibilità per la pace e i diritti umani. Modera
Annalisa Vandelli, direttrice della rivista Afro. Sempre oggi, dalle 15 alle
19, nei locali ex Urp (piazza Repubblica 9) si terranno laboratori per bambini
dai 6 agli 11 anni sulle usanze e i racconti dal mondo. I partecipanti
riceveranno un omaggio. Le iniziative fanno parte del progetto "Formigine
per la Pace", organizzato dal Comune e sostenuto dal Fondo modenese per la
cooperazione.
( da "Giornale di Brescia" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Edizione: 21/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Il Papa In Africa «La crisi
non fermi gli aiuti ai poveri» Il Pontefice invita il G8 a donare lo 0,7% del
Pil L'aborto «non sia cura per la salute della donna» CITTÀ DEL VATICANOL'Africa
non sia soltanto un'altra delle vittime della tempesta finanziaria mondiale. Lo
chiede Benedetto XVI alla comunità internazionale, invitando i Paesi più ricchi
a non sottrarsi agli impegni del Doha round - il negoziato lanciato nel 2001
dal Wto - e alla promessa di destinare almeno lo 0,7 per cento del Prodotto
interno lordo agli aiuti allo sviluppo. Nel mirino di Ratzinger c'è soprattutto
la logica di chi guarda al continente come a un'immensa terra di nessuno su cui
riversare piani e soluzioni elaborate dall'alto: un nuovo colonialismo nel
quale, a suo giudizio, rientrano anche le politiche che mirano a diffondere la
pratica dell'aborto come una semplice «questione di salute riproduttiva». «Gli
stessi africani - invoca - devono essere gli agenti primari del loro sviluppo»
attraverso progetti locali e iniziative che promuovano «la trasparenza,
l'onesta pratica commerciale, il buon governo». Il flagello dell'avidità Anche
dall'Angola - dove è giunto ieri per la seconda tappa del suo viaggio - il
Pontefice lancia un altro durissimo atto di accusa contro «il flagello
dell'avidità, della violenza e del disordine» che ha segnato la storia di tante
popolazioni africane. Quello rivolto in serata alle autorità e al corpo
diplomatico è certamente il discorso più «politico» di questa visita papale.
Parole tanto più pesanti in quanto pronunciate davanti ai responsabili
istituzionali di un Paese che solo qualche anno fa è venuto fuori da quasi un
trentennio di guerra civile. Un Paese incamminato oggi sulla strada di una
ripresa economica e civile che ha del prodigioso, alla quale tuttavia
continuano a fare da contraltare stridenti disparità sociali: il settanta per
cento degli abitanti vive sotto la soglia di povertà, un adulto su due non ha
un lavoro stabile, gli analfabeti superano il sessantacinque per cento,
l'aspettativa di vita è di appena 42 anni. I diritti dei poveri Il Papa mostra
di conoscere bene questa situazione quando, al suo arrivo in mattinata
all'aeroporto della capitale Luanda, non esita a ricordare al presidente
angolano Dos Santos che «purtroppo dentro i vostri confini ci sono ancora tanti
poveri che rivendicano il rispetto dei loro diritti». E gli domanda
espressamente di «non deludere le loro aspettative». Nelle sue preoccupazioni
anche lo spettro della guerra che ancora incombe sulla coscienza della nazione.
Tanto che Ratzinger cerca di esorcizzarlo evocando l'esperienza personale
vissuta nella Germania nazista, quando - racconta - «ideologie devastanti e
disumane facevano pesare sopra gli uomini il giogo dell'oppressione». Dialogo,
non conflitto «Potete dunque capire - confida - quanto io sia sensibile al
dialogo fra gli uomini come mezzo per superare ogni forma di conflitto e di
tensione e per fare di ogni nazione una casa di pace e di fraternità». No,
dunque, alla «legge del più forte» - scandisce il Pontefice - perché tutte le persone hanno «gli stessi diritti umani fondamentali». E nessuno sia
escluso dalla partecipazione alla vita civile e culturale del Paese. In serata,
quando si trova di fronte le personalità politiche e diplomatiche angolane, il
Papa rincara la dose, snocciolando un decalogo coerente e rigoroso del buon
governo. La ricetta per la ricostruzione nazionale - declina - passa per
«il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo
trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera,
un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali
funzionanti e la ferma determinazione di stroncare una volta per tutte la
corruzione». Benedetto XVI chiama all'esame di coscienza anche le agenzie
mondiali e le compagnie multinazionali, esortandole a operare al fianco degli
africani «in modo veramente umano». Etica dello sviluppo Più che di «semplici
programmi e protocolli», è convinzione di Ratzinger, il continente ha bisogno
di «un approccio etico allo sviluppo». Ecco perché - assicura - la Chiesa sarà
«sempre accanto ai poveri». E continuerà a denunciare, in particolare, la
«sconvolgente» discriminazione che colpisce le donne e le pressioni a cui è sottoposta
la famiglia. Non ultima quella dei programmi sui «diritti riproduttivi delle
donne» approvati dall'Unione africana - il Pontefice cita esplicitamente il
Protocollo di Maputo adottato nel 2003 - che inseriscono l'aborto «tra le cure
della salute materna». Francesco M. Valiante
( da "Arena, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Sabato 21 Marzo 2009
NAZIONALE Pagina
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
L'EVENTO. Un corteo
dedicato ai diritti umani La pace in marcia da Chiari
a Rovato Stavolta la Marcia della pace partirà da via Roccafranca a Chiari. Un
luogo simbolo: è qui che è stato smantellato un campo nomadi. Ed è qui, che
domani il corteo lancerà lo slogan «Tutti i diritti umani per tutti». Il corteo si aprirà
alle 9 con una riflessione sul «Diritto ad essere una minoranza». Poi il sit-in
si trasferirà in piazza San Marco dove Marco Bernini lancerà le «Proposte per
una convivenza». In piazza Martiri, l'Associazione immigrati ricorderà «I
diritti negati», prima della tappa al duomo dove sarà celebrata la messa
dedicata al «Diritto a vivere la propria spiritualità». Alle 12,30,
verrà consegnato ai vertici dell'ospedale un documento sul «Diritto alla salute
e ad essere assistiti». Alle 14 la marcia punterà su Coccaglio per fermarsi
davanti all'albero dei kaki di Nagasaki. Il simbolo della tragedia nucleare
ispirerà una riflessione sul «Diritto a non dimenticare la storia».
All'oratorio ci sarà poi una festa promossa dalla comunità musulmana nel nome
del «Diritto a condividere culture diverse». Infine, la marcia raggiungerà il
Convento dell'Annunciata a Rovato che farà da cornice a un happening musicale e
ai mercatini del commercio equo e solidale. G.C.C.
( da "Arena, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Sabato 21 Marzo 2009
CRONACA Pagina 21 FEDE E RELIGIONE. L'islamista del Papa è intervenuto al Toniolo
sulla convivenza tra le civiltà «Il dialogo con l'Islam
inizia dai diritti umani»
Khalil: «Impossibile, invece, discutere su temi teologici» La strategia:
«Bisogna iniziare dalla realtà di tutti i giorni» Per una coabitazione tra
mondo occidentale e Islam bisogna iniziare non dal dialogo teologico ma dalla
vita quotidiana: «Si può e si deve partire dall'amicizia». Lo ha detto
padre Samir Khalil Samir, l'islamista del Papa, al convegno «Islam e Occidente,
convivenza (im)possibile?» che si è tenuto all'auditorium della Fondazione
Toniolo. L'incontro è stato organizzato dai centri culturali Stenone e
Guareschi e dalle Edizioni Cantagalli con il patrocinio del Comune. Il
settantenne gesuita egiziano insegna islamistica alla Saint Joseph University
di Beirut, in Libano. Grande estimatore di papa Benedetto XVI, è ritenuto fra i
maggiori esperti internazionali di Islam e al Forum islamo-cattolico svoltosi
in Vaticano era nella rappresentanza della Santa Sede. Sollecitato dalle
domande del giornalista Stefano Filippi, Samir Khalil ha affrontato il tema
delle relazioni tra mondo musulmano e Occidente. Una questione delicata, che
riguarda anche il dialogo fra i due universi, difficile anche per la concezione
della religione islamica ma non impossibile da realizzare. Il percorso di
convivenza, ha detto, deve cominciare dalla realtà concreta: «Poi, poco a poco,
si crea l'amicizia e la fiducia» che sono fondamentali perché altrimenti
«qualsiasi critica oggettiva sarà vista come un'aggressione». Nel suo
intervento, padre Samir ha ricordato che stiamo vivendo un periodo di scontro
tra mondo islamico e Occidente, «visto come scontro tra virtù e vizio, bene e
male: l'Occidente è visto come fonte di disordine morale». L'islamologo ha poi
sottolineato che i terroristi sono una minoranza «ma sono più dinamici»
rispetto alla maggioranza dei musulmani che appartiene ad un Islam moderato ma
rimane ancora piuttosto silenziosa sulla condanna dell'uso della violenza. «La
condizione della donna nell'Islam», ha aggiunto, «non è equiparata a quella
dell'uomo, e questo è inaccettabile». Secondo Samir Khalil oggi ci sarebbero
«pochi imam» in grado di aiutare i giovani musulmani a integrarsi «e a capire
il buono e il cattivo della civiltà occidentale». E ha aggiunto che il Papa «ha
perfettamente ragione» quando sostiene che «un dialogo interreligioso nel senso
stretto della parola non è possibile, mentre urge un dialogo interculturale».
Ha spiegato: «Nel Corano, ad esempio, è negata la Crocifissione. Come è
possibile discutere sulla Trinità, fare un dialogo teologico?. Non si può. È
invece molto importante un dialogo sui diritti umani,
sul rapporto uomo-donna e credente-non credente: cominciamo con ciò che
possiamo realizzare e poi faremo un passo di più" ha suggerito». Samir
Khalil ha anche chiarito questa sua recente dichiarazione: «La presenza dei
musulmani in Occidente è la più grande benedizione che avessimo potuto
sperare». Per l'islamista, la presenza di persone con una cultura così
radicalmente diversa può contribuire «a prendere coscienza di chi sono io,
perché è dal confronto con gli altri che scopro me stesso». Egli considera
queste migrazioni verso l'Europa come un atto della Provvidenza: «Per secoli la
Chiesa cattolica ha mandato missionari nel mondo musulmano, ora Dio manda qui i
musulmani». Ha auspicato, perciò, che i cristiani sappiano compiere «opere di
aiuto e di carità».
( da "Tempo, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
stampa Il Papa in
Angola parla alle donne: «Sono vendute e discriminate» Ratzinger contro
l'aborto: «Fuori dai piani della salute» Rodolfo Lorenzoni No all'aborto,
sempre e in ogni luogo della Terra, anche e soprattutto nel cuore dell'Africa
devastata dalla miseria e dalle malattie. Benedetto XVI sbarca a Luanda, per la
seconda tappa del suo pellegrinaggio africano, e lancia un nuovo monito contro
l'interruzione di gravidanza, che non può mai essere considerata un diritto o
inserita nei piani per la salute, come previsto dall'Organizzazione per l'Unità
africana e sostenuto dagli stessi organismi delle Nazioni Unite. «Quanto amara
- ha detto il Papa alle autorità angolane e poi nel palazzo presidenziale di
Luanda - è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute
materna. E quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la
soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva». Il
riferimento esplicito del Pontefice è al trattato di Maputo, adottato nel 2003
dall'Oua, in cui si parla di diritto a interrompere la gravidanza in caso di
violenza sessuale, stupro o incesto, o anche quando vi siano pericoli fisici o
mentali per la madre. Qualcosa di sconvolgente, per Benedetto; ancora più
pericoloso perché i Paesi ricchi tendono a subordinare gli aiuti all'Africa
alla adozione di politiche sanitarie basate sull'aborto e sul preservativo. Ma
in nessuna situazione si può immaginare un «aborto buono», per la Chiesa; e
Benedetto denuncia perciò con forza «le politiche di coloro che, col miraggio
di far avanzare l'edificio sociale, minacciano le sue stesse fondamenta».
Ratzinger si è poi soffermato ancora sul ruolo delle donne: «Particolarmente
sconvolgente è il giogo opprimente della discriminazione sulle donne e ragazze,
senza parlare della innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento
sessuale che causa loro tante umiliazioni e traumi». Il pensiero del Papa in
questa nuova tappa africana non poteva poi che rivolgersi ai più bisognosi. Qui
in Angola, dove il 70 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia
di povertà e meno di un terzo degli abitanti riceve cure sanitarie, il Papa
esorta a «riconoscere nell'altro un fratello che è nato con
gli stessi diritti umani
fondamentali». Diritto a un'esistenza dignitosa, diritto alla salute e al
rispetto della vita umana. «Il vostro territorio è ricco - ha detto Benedetto
agli angolani - la vostra nazione è forte. Utilizzate queste vostre prerogative
per favorire la pace e l'intesa fra i popoli». È arrivato per voi il
momento della speranza, dice il Papa: che venga vissuto osservando i principi
etici.
( da "Unita, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il Papa in Angola
insiste: «No all'aborto nei piani per la salute delle donne» ROBERTO MONTEFORTE
La speranza dell'Africa parte dal suo riscatto. Dalla costruzione di un
percorso di «riconciliazione» che risani le ferite sanguinose delle lotte
fratricide, degli scontri tribali ed etniche assicurando al continente un
futuro pacifico e solidale. Da Luanda, la capitale dell'Angola, seconda tappa
del suo viaggio apostolico in Africa, Papa Benedetto XVI lancia il suo
messaggio di riscatto per il paese dell'Africa sub-equatoriale, ex colonia
portoghese sconvolto da 27 anni di guerra fratricida. Un discorso che vale per
l'intero continente. Nel suo saluto al presidente José Eduardo dos Santos che
lo ha accolto all'aeroporto internazionale di Luanda, il Papa invita a
riprendere nelle proprie mani il destino del Paese, forte delle tante ricchezze
insidiate dalle multinazionali. «Siate una casa di pace e di serenità». «Non
arrendetevi alla legge del più forte» ha affermato proponendo un percorso
preciso: edificate «una società di giustizia, di pace, di solidarietà, nella
carità e nel perdono vicendevoli». RICONCILIAZIONE DOPO I CONFLITTI In un paese
provato dal conflitto e dalle tensioni ricorda che l'unica via da seguire è
quella del «dialogo fra gli uomini». Lo fa con la sensibilità di chi ha
conosciuto la guerra e «la divisione tra fratelli appartenenti alla stessa
nazione» che, «a causa di ideologie devastanti e disumane» sotto «la falsa
apparenza di sogli e illusione» facevano pesare sopra gli uomini «il giogo
dell'oppressione». Si va paladino delle attese e dei diritti dei poveri, una
«moltitudine» che in Angola vive «al di sotto della linea di povertà assoluta».
«Non deludete le loro aspettative» afferma, invitando a perseguire quel «bene
comune» cui educa il Vangelo, che - lo ricorda - ha avuto nell'azione
missionaria perseguita nel paese cinquecento anni fa da Dom Afonso I
Mbemba-a-Nzinga il suo iniziatore. Sono temi che Benedetto XVI riprende nel
discorso tenuto alle autorità politiche e civili del paese. Riconosce i meriti
del governo di Luanda per la stabilità e la crescita democratica raggiunta. Un
percorso da consolidare. Per questo invita a liberarsi «dal flagello
dell'avidità, della violenza e del disordine». A
«rispettare e promuovere» i diritti umani. Chiede un governo trasparente, una magistratura indipendente,
una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete
di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e «la ferma
determinazione di stroncare una volta per tutte la corruzione». Cita
l'azione positiva di organismi internazionali che hanno l'obiettivo di
«promuovere la trasparenza, l'onesta pratica commerciale e il buon governo». Il
Papa denuncia la condizione patita da donne e ragazze, vittime anche dello
sfruttamento sessuale. Chiede impegni precisi a difesa della famiglia. Quindi
lancia il suo attacco contro l'aborto e le tesi del «Protocollo di Maputo» per
cui la soppressione della vita sarebbe «una questione di salute riproduttiva».
Su questo invita la Chiesa a dare battaglia anche sul piano culturale e di
comunicazione. «Non abbiate timore di fornire un'interpretazione cristiana
degli eventi» sprona i vescovi angolani. Soprattutto «nel difendere la
sacralità della vita, il valore del matrimonio e la promozione della famiglia».
Da Luanda, seconda tappa del suo viaggio in Africa, il Papa non solo indica la
via della riconciliazione al Paese segnato da anni di lotte fratricide, ma
lancia anche un duro monito contro l'aborto «scelta di salute riproduttiva».
( da "Nuova Venezia, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 7 - Attualità
Il Papa in Africa condanna l'aborto e la contraccezione No ai programmi come
Oua e Onu. Appello ai G8: «Date 0,7% pil a poveri» LUANDA.A Luanda, nel cuore
dell'Africa stremata dalle guerre, dalle malattie e dalla miseria, Papa
Benedetto XVI ha ripetuto il pesante «no della chiesa cattolica ai piani di
salute riproduttiva» delle donne, sottoscritti dagli organismi africani e
caldeggiati dalle Nazioni Unite, che prevedono il diritto all'aborto. Nel
palazzo presidenziale davanti al capo di Stato angolano, Josè Eduardo Dos
Santos, Benedetto XVI ha pronunciato parole taglienti. «Quanto amara è l'ironia
di coloro che - ha detto - promuovono l'aborto tra le cure della salute
materna. Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione
della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva». Benedetto XVI si è
riferito in particolare al «protocollo di Maputo», approvato
dall'Organizzazione per l'Unità Africana nel 2003, che prevede al punto 14 il
diritto all'aborto in caso di stupro, incesto e per ragioni fisiche e mentali
della madre. Non è stato, quello sulla salute riproduttiva, l'unico passaggio
duro. Benedetto XVI ha protestato contro la «sconvolgente» e «opprimente»
discriminazione delle donne e delle ragazze in Africa e contro il loro
sfruttamento sessuale che causa «tante umiliazioni e traumi». Ha puntato il
dito contro la corruzione, l'avidità, la mancanza di
trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi africani, sbarrando la strada a
vere democrazie al futuro del continente. Il Papa ha però rampognato anche i
paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del G8, ma ha chiesto con forza
che i potenti della terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di
destinare lo 0,7% del loro Pil (Prodotto interno lordo) agli aiuti ufficiali
per lo sviluppo». Per Ratzinger è stata una giornata particolarmente lunga.
Stamani il Papa si è congedato da Yaoundè (Camerun), con un divertente fuori
programma. Un gruppo di pigmei, una delle più antiche tribù dell'Africa, ha
costruito una capanna nel giardino della nunziatura locale ed ha salutato
Ratzinger con canti e danze tradizionali e donandogli infine una tartaruga
simbolo della saggezza. Ratzinger ha confermato di essere un amico di tutti gli
animali decidendo di portarla a Roma, dove probabilmente sarà ospitata nei
giardini Vaticani. A Luanda, il Papa è atterrato verso le 12.30, dopo che
l'aereo aveva sorvolato un porto intasato di petroliere e le baraccopoli della
capitale.
( da "Unita, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
COSÌ OBAMA CAMBIA IL
MONDO L'APERTURA ALL'IRAN Ma allora è vero: non è inevitabile che la politica
estera sia sempre e soltanto brutale, minacciosa, e ricattatoria! Infatti
l'abbronzato (speriamo che lo sia sempre più) Obama ha ribaltato in un solo
colpo 30 anni di ostilità e incomprensione tra Usa e Iran. Nel messaggio che ha
inviato alla popolazione iraniana per il capodanno persiano, ha detto la cosa
più normale del mondo, che a Bush non era mai venuta in mente: invece di
continuare a digrignarci reciprocamente i denti, come succedeva da esattamente
30 anni, proviamo a parlarci, semplicemente per cercare di capirci, di dirci
che cosa non funziona tra noi. Forse all'Iran non dispiacerà. Gli Stati Uniti
non hanno un gran bel passato con l'Iran: hanno sostenuto lo Scià Reza Pahlavi
che era un dittatore sanguinario; hanno aiutato l'Iraq di Saddam nella guerra
contro l'Iran (1980-1988); dai tempi di Khomeini in poi, ogni giorno lo scontro
diplomatico si è fatto più duro e i toni più isterici. Oggi l'Iran ha bisogno
di aiuti e non di minacce, specie in vista delle elezioni politiche.
Stato-criminale: l'aveva definito Bush; ma per che cosa? Quali le colpe
comprovate dell'Iran? Armi di distruzione di massa, come in Iraq? No, certo;
protettore di bin Laden? Difficile esserne sicuri. A proposito: bella
differenza tra il video di Obama e quelli di bin Laden! Una cosa è certa:
mentre non siamo mai sicuri di quanto veritieri siano quelli di bin Laden
possiamo esserlo che questo di Obama sia vero come le sue intenzioni. Obama ha
la virtù di rendere le cose più semplici possibile. Di fronte alla crisi
economica (che non ha causato lui) impegna fino allo stremo i fondi governativi
ma chiede che i superstipendi cessino; di fronte a Putin, spiega che lo scudo
spaziale tanto amato da Bush non minaccia nessuno, anche perché non potrà venir
finanziato per chi sa quanti anni; e oggi, di fronte al preteso più pericoloso
nemico degli Stati Uniti e dell'Occidente, semplicemente sceglie la via più
semplice e diretta del dialogo e smette di inventarsi nemici da demonizzare.
Gli Stati Uniti stanno chiudendo Guantanamo, rivedendo le loro posizioni sui
grandi temi del diritto penale internazionale e sulla produzioni di armi
proibite, sui diritti umani e sulle minoranze ? un
modo nuovo di fare politica. C'è ancora una notizia che vale tutta quanta
questa svolta. Il nuovo Presidente sta facendo esattamente quel che aveva
promesso in campagna elettorale. Eravamo abituati a verificare amaramente, ogni
volta, che avuta la vittoria in tasca i governi ricominciavano da capo, a fare
quello che conviene loro invece che quel che avevano annunciato. E allora, la
vera notizia è questa: anche la politica estera può essere democratica. Grazie,
Obama.
( da "Unita, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Quella morte in
cella del blogger arrestato per propaganda ostile Omidreza Mir Sayafi
diffondeva su Internet materiali sulla cultura e la musica tradizionali. Forse
si è suicidato Reporters sans frontières denuncia: non l'hanno curato GABRIEL
BERTINETTO La morte in carcere di Omidreza Mir Sayafi, un giornalista arrestato
per l'attività culturale svolta tramite Internet, ricorda al mondo come il
dialogo con l'Iran non possa prescindere dalla denuncia
delle violazioni dei diritti umani che vengono compiute in quel Paese. Omidreza Mir Sayafi, 25
anni, è scomparso nella prigione di Evin in cui era detenuto da più di un mese
e mezzo. Lo ha rivelato il suo avvocato, secondo cui il giovane non riusciva
più a sopportare le condizioni di vita in carcere. Il legale, Mohammad
Ali Dadkah, ha dichiarato che «non c'è ancora un rapporto ufficiale, ma secondo
i responsabili del carcere Mir Sayafi si è suicidato». Ali Dadkah ha aggiunto
che un altro detenuto, il medico Hessam Firouzi, aveva segnalato da tempo che
la salute del suo compagno di prigionia stava peggiorando e che il giovane era
in preda a crisi depressive. Mir Sayafi era stato processato lo scorso novembre
per avere offeso i dirigenti della Repubblica islamica e avere svolto
propaganda ostile allo Stato. L'accusa si riferiva al contenuto dei testi
comparsi sul «blog» da lui gestito sulla rete. Successivamente, lo scorso 7
febbraio, fu convocato presso un tribunale rivoluzionario, e al termine
dell'interrogatorio, finì in cella. «A tutt'oggi -afferma l'associazione
Reporters sans frontières (Rsf)- i suoi difensori non hanno ricevuto alcuna
comunicazione della sentenza emessa dalla corte». Rsf considera le autorità
iraniane «interamente responsabili per la morte di Mir Sayafi e per avere mancato
di fornirgli le necessarie cure mediche». Rsf ricorda che gli articoli diffusi
sul blog riguardavano soprattutto la cultura e la musica tradizionale iraniana.
I media iraniani rivelano che negli ultimi mesi sono state arrestate numerose
persone che operano su siti web, sospettati di aderire ad un «complotto»
anti-nazionale sostenuto da potenze straniere. Diritti
negati
( da "Tirreno, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 3 - Pontedera
Il capodanno curdo è l'occasione per essere solidali con questa gente Pochi
sanno che i Kurdi sono un popolo di milioni di persone che vivono in vari paesi
(Iraq, Turchia....), un popolo che ha combattuto per la propria
autodeterminazione con centinaia di migliaia di morti. centinaia di Kurdi
vivono in Toscana,. diverse decine solo nella nostra Provincia. Il newroz,
capodanno Kurdo, 2009 è l'occasione per denunciare gli eccidi commessi
dall'esercito Turco, con il sostegno militare ed economico accordato dai paesi
Nato (e da Israele che è uno dei principali patner economici e militari della
Turchia) nella repressione di massa della guerriglia Kurda. Ai Kurdi viene
perfino negato l'uso della loro lingua nei luoghi pubblici pena l'arresto e la
detenzione in carceri speciali dove muore ogni giorno qualche detenuto per
torture e percosse, per non parlare delle condizioni disumane in cui è tenuto
il leader Ocalan. In base al "Rapporto sulle carceri" preparato a
seguito delle richieste presentate presso 29 sedi dell'associazione
per i diritti Umani - Ihd - nel corso del 2008 e attraverso quanto è stato
riferito da organi di stampa, vi sono state 3519 violazioni di vario genere e
37 persone hanno perso la vita in carcere. I casi di tortura e maltrattamento
sono stati 333, le violazioni del diritto alla salute 462, le violazioni
riguardo all'alimentazione e alle condizioni di permanenza (riscaldamento,
attività fisiche,...) 64, le violazioni scaturite da procedimenti disciplinari
1602, gli ostacoli frapposti alla comunicazione in lingua kurda 323, le
violazioni riguardo al trasferimento di detenuti a centri sanitari o presso
altre istituzioni 95, gli atti arbitrari (divieti riguardo ai libri e alle
lettere) 363, ai quali si aggiungono migliaia di violazioni di vario genere. Il
nostro sostegno va dunque alla resistenza e alla lotta per l'autodeterminazione
del popolo Kurdo, una lotta dai media occidentali presentata come azione
terroristica. E terrorista viene definita la stessa resistenza palestinese
chiediamo quindi alle amministrazioni di condannare l'uso sistematico della
tortura nei carceri Kurdi e israeliani e di esprimere solidarietà alla lotta
per l'autodeterminazione di questi popoli. Cobas e Rifondazione
( da "Tirreno, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
BENEDETTO XVI IN
ANGOLA Il Papa: no all'aborto nei piani per la salute Critiche ai Paesi del G8:
impegni disattesi LUANDA (Angola). A Luanda, nel cuore dell'Africa stremata
dalle guerre, dalle malattie e dalla miseria, Papa Benedetto XVI ha ripetuto
ieri il "no" della chiesa cattolica ai piani di «salute riproduttiva»
delle donne, sottoscritti dagli organismi africani e caldeggiati dalle Nazioni
Unite, che prevedono il diritto all'aborto. Nel palazzo presidenziale, davanti
al capo di Stato angolano, Josè Eduardo Dos Santos, e al corpo diplomatico
africano e internazionale schierato nel salone d'onore - in un incontro dal
quale sono stati esclusi i cronisti - Benedetto XVI ha pronunciato parole
taglienti. «Quanto amara è l'ironia di coloro che - ha detto - promuovono
l'aborto tra le cure della salute'materna'. Quanto sconcertante la tesi di
coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di
salute riproduttiva». Benedetto XVI si è riferito in particolare al
"protocollo di Maputo", approvato dall'Organizzazione per l'Unità
Africana nel 2003, che prevede al punto 14 il diritto all'aborto in caso di
stupro, incesto e per ragioni fisiche e mentali della madre. Il discorso
pontificio non ha risparmiato critiche a nessuno. Benedetto XVI ha protestato
contro la «sconvolgente» e «opprimente» discriminazione delle donne e delle
ragazze in Africa e contro il loro sfruttamento sessuale che causa «tante
umiliazioni e traumi». Ha puntato il dito contro la corruzione, l'avidità, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi
africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente. Dos
Santos e gli ambasciatori africani hanno applaudito con educazione quasi che le
parole del pontefice riguardassero un altro mondo. Il Papa ha però
rampognato anche i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club del
"G8", ma ha chiesto con forza che i potenti della terra rispettino
«la promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,7% del loro Pil (Prodotto
interno lordo) agli aiuti ufficiali per lo sviluppo».
( da "Italia Oggi" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
ItaliaOggi sezione:
I commenti data: 21/03/2009 - pag: 2 autore: di Pierre de Nolac IL CASO DEL
GIORNO Quei gadget di Mara sono made in china Dalle Pari opportunità delusioni
per i maratoneti esteri Nel quartier generale della maratona di Roma, nel
palazzo dei Congressi dell'Eur, c'è la fila per avere qualche oggetto di Mara
Carfagna. Sembra strano, ma tra tutti gli stand allestiti per gli sportivi, tra
scarpe all'ultima moda e tute tecnologiche, il più gettonato è il box con i
gadget donati dalle Pari opportunità, e in particolare dall'Ufficio nazionale
antidiscriminazioni razziali. Sì, perché oltre ai classici
volantini pubblicitari con i numeri verdi «antitratta», contro lo sfruttamento
e le violazioni dei diritti umani, i solerti addetti allo stand regalano magliette di ogni tipo,
portatelefonini, addirittura un sacchetto contenente un piccolo asciugamano. I
maratoneti stranieri sono i primi a mettersi in coda, diligentemente, per
agguantare i doni. Con grande soddisfazione, una volta ottenuta la busta
contenenti i regali. Anche se, a dire la verità, fa un certo effetto vedere la
faccia dei turisti dello sport che vanno a controllare le targhette degli
oggetti donati dal governo, dove c'è la scritta «made in China». Loro speravano
di portare a casa prodotti italiani.
( da "Adige, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il Papa in Uganda
ribadisce: no all'aborto LUANDA - A Luanda, nel cuore dell'Africa stremata
dalle guerre, dalle malattie e dalla miseria, Papa Benedetto XVI ha ripetuto
ieri il pesante «no» della Chiesa cattolica ai piani di «salute riproduttiva»
delle donne, sottoscritti dagli organismi africani e caldeggiati dalle Nazioni
Unite, che prevedono il diritto all'aborto. Nel palazzo presidenziale davanti
al capo di Stato angolano, Josè Eduardo Dos Santos, e al corpo diplomatico
africano e internazionale schierato nel salone d'onore Benedetto XVI ha
pronunciato parole taglienti. «Quanto amara è l'ironia di coloro che - ha detto
- promuovono l'aborto tra le cure della salute materna. Quanto sconcertante la
tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione
di salute riproduttiva». Benedetto XVI si è riferito in particolare al
Protocollo di Maputo, approvato dall'Organizzazione per l'Unità Africana nel
2003, che prevede al punto 14 il diritto all'aborto in caso di stupro, incesto
e per ragioni fisiche e mentali della madre. Non è stato, quello sulla salute
riproduttiva, l'unico passaggio «duro» di un discorso pontificio che non ha
risparmiato critiche a nessuno. Benedetto XVI ha protestato contro la
«sconvolgente» e «opprimente» discriminazione delle donne e delle ragazze in
Africa e contro il loro sfruttamento sessuale che causa «tante umiliazioni e
traumi». Ha puntato il dito contro la corruzione, l'avidità, la mancanza di trasparenza e di rispetto dei diritti umani che caratterizzano troppi regimi
africani, sbarrando la strada a vere democrazie al futuro del continente. Il
Papa ha però rampognato anche i paesi ricchi; non ha citato apertamente il club
del «G8», ma ha chiesto con forza che i potenti della Terra rispettino «la
promessa tante volte ripetuta di destinare lo 0,7% del loro Pil agli
aiuti ufficiali per lo sviluppo». 21/03/2009
( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il monito I Paesi
ricchi diano lo 0,7% del Pil allo sviluppo --> Sabato 21 Marzo 2009
GENERALI, pagina 12 e-mail print nostro servizio Luanda (Angola)Cantano e
ballano nella notte. Non smettono dal mezzogiorno, quando l'aereo dell'Alitalia
atterra all'aeroporto di Luanda. Centinaia di migliaia di giovani con le magliette
che raffigurano il volto di Benedetto XVI percorrono le vie di questa città,
aggrovigliata attorno al suo porto, dove il traffico di solito è una trappola
micidiale e occorrono ore anche per fare pochi chilometri. Luanda è la seconda
tappa della prima missione africana di Joseph Ratzinger. Lo accoglie
all'aeroporto il presidente Eduardo Dos Santos, al potere dal 1979, leader del
Movimento popolare di Liberazione dell'Angola, indiscusso capo prima
guerrigliero e poi politico. Fuori dall'aeroporto la folla è immensa. Il corteo
del Papa è seguito di corsa da migliaia e migliaia di persone, lungo i cinque
chilometri che separano lo scalo, nel cuore della città, dalla nunziatura
apostolica. Dos Santos illustra al Papa i successi della democrazia popolare angolana.
Benedetto XVI va subito al cuore dei problemi di una nazione ricca, che
galleggia su un mare di petrolio e che intende diventare la locomotiva
dell'economia africana, sostenuta a piene mani da Pechino. Rammenta la guerra
civile e dice che anche lui sa cosa significa la «divisione tra fratelli
appartenenti alla stessa nazione, a causa di ideologie devastanti e disumane,
le quali sotto la falsa apparenza di sogni e illusioni facevano pesare sopra
gli uomini il giogo dell'oppressione». Anche per l'Angola è accaduto così con
la lotta tra i marxisti dell'Mpla al potere, sostenuti da Mosca e da Cuba, e i
ribelli dell'Unita, appoggiati dal Sudafrica dell'apartheid e dagli americani,
fino ai colloqui di pace faticosissimi e continuamente interrotti da rigurgiti
di guerra che hanno portato la pace nel 2002. Il marxismo di Dos Santos è stato
sedotto da un liberismo sfrenato, nuova ideologia del partito-Stato, dove un
pugno di ricchi naviga in un oceano di povertà. Benedetto XVI non lo nasconde a
dice che «il vostro territorio è ricco, la vostra nazione è forte», ma «dentro
i confini angolani ci sono ancora tanti poveri che rivendicano il rispetto dei
diritti» e vivono sotto la soglia della povertà assoluta: «Non deludete le loro
aspettative». Ammette che si tratta di «un'opera immane», ma sostiene che si
può fare con una «più grande partecipazione» della società civile. Riprende il
ragionamento nel pomeriggio al Palazzo del popolo, sede della presidenza delle
Repubblica. Ha davanti i politici locali e gli ambasciatori di tutto il mondo.
E ripete che i Paesi ricchi devono mantenere la promessa di destinare «lo 0,7
per cento del loro Pil agli aiuti per lo sviluppo», osservando che «questa
promessa è ancor più necessaria oggi con la tempesta mondiale in atto». Ratzinger
spera insomma che questa promessa «non sia una vittima in più» della
recessione. Ai politici angolani apre una linea di credito: «Siete artefici e
testimoni di un Angola che si sta risollevando», la «Pace sta mettendo radici»
con «stabilità e libertà» e anche con nuove infrastrutture. Ma non basta. Così
Ratzinger propone una vera e propria lezione di democrazia moderna e civile,
spiegando di cosa ha bisogno l'Angola: «Il rispetto e la
promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una
comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di
scuole e di ospedali che funzionino in modo adeguato e la ferma determinazione,
radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte le corruzione».
Infine c'è l'Africa e il suo sviluppo economico, che hanno bisogno di un
«coordinamento tra governo nazionale e le iniziative regionali e
internazionali», ma questo presuppone che «le nazioni africane non siano come
destinatari dei piani e delle soluzioni elaborate da altri». Sono gli africani,
dice il Papa, i primi protagonisti dello sviluppo del continente. Al. Bo.
21/03/2009 nascosto-->
( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del
21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
ROVIGO PRIMO PIANO
pag. 2 Paziente di nome, La storia di Milena, caduta in depressione MALATTIE
PSICHIATRICHE IL VECCHIO manicomio per la custodia dei malati è morto: oltre
che essere disumano e alienante, oggi, in un'ottica di cura e riabilitazione,
non avrebbe più alcun senso, così come non sarebbe serio proporre per tutti la
sola assistenza ambulatoriale. Eppure ancora oggi dietro le porte dei servizi
psichiatrici le persone che hanno un disturbo mentale sono spesso trattate come
se non avessero gli stessi diritti degli altri cittadini, con metodi a volte
molto discutibili. Come spesse volte succede, bisogna arrivare al morto prima
che la magistratura intervenga. Ma se il malato vive, allora il dramma vissuto
dai pazienti spesso ricade sui famigliari. E' il caso del signor di Bruno C. di
Adria, il quale ha presentato diversi esposti alla Procura e di recente si è
rivolto anche al difensore civico del Veneto. Sua figlia, Milena era una bella
ragazza di 18 anni che nel 1990 cadde in depressione, fece un esaurimento
nervoso per una delusione d'amore. Non aveva mai avuto problemi. Venne curata a
Chioggia. Da quel momento, sul volto di Milena non è più tornato a splendere il
sorriso. Aveva iniziato a lavorare in un laboratorio di confezioni, ma poi ha
smesso. Si è chiusa in casa e quando usciva era quasi sempre accompagnata dal
padre. Cominciò per i familiari una lunga trafila tra casa (abitavano vicino a
Chioggia) e ricoveri in ospedale che non portò a nulla. I farmaci servivano a
poco, anzi peggiorarono la situazione. Fino a quando nel 2001 accadde un
episodio dai contorni poco chiari. Milena, secondo un esposto presentato dal
padre alla Procura veneziana, «stava camminando vicino a casa scrive Bruno C.
quando è stata trasferita con la forza ed in maniera del tutto indebita
all'ospedale di Chioggia. In quel periodo mia figlia non soffriva di alcuna
crisi mentale o psichica, ciò nonostante su segnalazione di qualcuno che è
rimasto a me ignoto, è stata presa con la forza e tradotta in un luogo chiuso a
chiave. Nell'evento hanno preso parte operatori dell'ospedale con l'ausilio di
carabinieri. Mentre mia figlia veniva imbottita di farmaci e tranquillanti, al
sottoscritto attraverso ripetute minacce, veniva impedito di offrirle
assistenza. Nessuno mi ha dato spiegazione dell'accaduto e nessuna autorità
competente ha emesso ordinanza affinchè ciò avvenisse». Questi trattamenti
farmacologici cambiarono il volto e il fisico di Milena. Durante i ricoveri
imparò anche a fumare. I chili di troppo la resero irriconoscibile. Ora Milena,
con il padre e la madre vive da alcuni anni ad Adria. «Pensavamo che
trasferendoci da queste parti la situazione migliorasse dice sconsolato il
padre ma non è andata così. Sto cercando di andarmene altrove portando via mia
moglie e mia figlia, magari a Trieste dove esistono strutture adeguate per
curare certi tipi di pazienti. Sono tre anni che non mi rivolgo più agli
ospedali. Mia figlia è a casa con me e non prende più farmaci». Quella dei
malati psichici è una delle tante realtà davanti alle quali non si può far
finta di nulla. E la testimonianza del signor Bruno è solo una tra tante. Ma
quello che emerge più che in altre situazioni, è che le cure farmacologiche, i trattamenti imposti a questo genere di pazienti sembrano spesso
violare i diritti umani,
degradando la persona e emarginandola dalla società. Promuovere buone pratiche
assistenziali crediamo che sia il compito di qualsiasi società civile. Come
anche quella di prevenire gli abusi, i quali spesso si verificano quando la
gente e la politica smettono di vigilare. Carlo Cavriani
( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del
21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
ROVIGO PRIMO PIANO
pag. 2 Denunciare gli abusi con il Comitato per i diritti OCCORRE mettere in
discussione prioritariamente la contenzione (cioè la pratica di legare le
persone ai letti). La letteratura sull'argomento dimostra che le camicie di
forza farmacologiche e fisiche coincidono sempre con un aumento delle infezioni
e delle lesioni da decubito, determinando una rapida perdita di abilità e
alienazione. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani esiste per denunciare alle
istituzioni tali abusi e informare i cittadini per sensibilizzarli sulle
violazioni dei diritti umani perpetrati ai danni delle categorie più deboli e perché possano
difendere i propri cari. A tal proposito, è possibile visitare una importante
ed istruttiva mostra itinerante, organizzata dal Ccdu, la prossima tappa
sarà a Firenze dal 26 marzo al 9 aprile. Per chi volesse saperne di più può
entrare in contatto con il «Comitato dei Cittadini per i Diritti
Umani - Onlus», via Medardo Rosso, 11 - 20159 Milano. Tel: 02 365 106
( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del
21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
ROVIGO PRIMO PIANO
pag. 3 IL VECCHIO manicomio per la custodia dei malati è mort... IL VECCHIO
manicomio per la custodia dei malati è morto: oltre che essere disumano e
alienante, oggi, in un'ottica di cura e riabilitazione, non avrebbe più alcun
senso, così come non sarebbe serio proporre per tutti la sola assistenza
ambulatoriale. Eppure ancora oggi dietro le porte dei servizi psichiatrici le
persone che hanno un disturbo mentale sono spesso trattate come se non avessero
gli stessi diritti degli altri cittadini, con metodi a volte molto discutibili.
Come spesse volte succede, bisogna arrivare al morto prima che la magistratura
intervenga. Ma se il malato vive, allora il dramma vissuto dai pazienti spesso
ricade sui famigliari. E' il caso del signor di Bruno C. di Adria, il quale ha
presentato diversi esposti alla Procura e di recente si è rivolto anche al
difensore civico del Veneto. Sua figlia, Milena era una bella ragazza di 18
anni che nel 1990 cadde in depressione, fece un esaurimento nervoso per una
delusione d'amore. Non aveva mai avuto problemi. Venne curata a Chioggia. Da
quel momento, sul volto di Milena non è più tornato a splendere il sorriso.
Aveva iniziato a lavorare in un laboratorio di confezioni, ma poi ha smesso. Si
è chiusa in casa e quando usciva era quasi sempre accompagnata dal padre.
Cominciò per i familiari una lunga trafila tra casa (abitavano vicino a
Chioggia) e ricoveri in ospedale che non portò a nulla. I farmaci servivano a
poco, anzi peggiorarono la situazione. Fino a quando nel 2001 accadde un
episodio dai contorni poco chiari. Milena, secondo un esposto presentato dal
padre alla Procura veneziana, «stava camminando vicino a casa scrive Bruno C.
quando è stata trasferita con la forza ed in maniera del tutto indebita
all'ospedale di Chioggia. In quel periodo mia figlia non soffriva di alcuna
crisi mentale o psichica, ciò nonostante su segnalazione di qualcuno che è
rimasto a me ignoto, è stata presa con la forza e tradotta in un luogo chiuso a
chiave. Nell'evento hanno preso parte operatori dell'ospedale con l'ausilio di
carabinieri. Mentre mia figlia veniva imbottita di farmaci e tranquillanti, al
sottoscritto attraverso ripetute minacce, veniva impedito di offrirle
assistenza. Nessuno mi ha dato spiegazione dell'accaduto e nessuna autorità
competente ha emesso ordinanza affinchè ciò avvenisse». Questi trattamenti
farmacologici cambiarono il volto e il fisico di Milena. Durante i ricoveri
imparò anche a fumare. I chili di troppo la resero irriconoscibile. Ora Milena,
con il padre e la madre vive da alcuni anni ad Adria. «Pensavamo che
trasferendoci da queste parti la situazione migliorasse dice sconsolato il padre
ma non è andata così. Sto cercando di andarmene altrove portando via mia moglie
e mia figlia, magari a Trieste dove esistono strutture adeguate per curare
certi tipi di pazienti. Sono tre anni che non mi rivolgo più agli ospedali. Mia
figlia è a casa con me e non prende più farmaci». Quella dei malati psichici è
una delle tante realtà davanti alle quali non si può far finta di nulla. E la
testimonianza del signor Bruno è solo una tra tante. Ma quello che emerge più
che in altre situazioni, è che le cure farmacologiche, i
trattamenti imposti a questo genere di pazienti sembrano spesso violare i
diritti umani, degradando
la persona e emarginandola dalla società. Promuovere buone pratiche
assistenziali crediamo che sia il compito di qualsiasi società civile. Come
anche quella di prevenire gli abusi, i quali spesso si verificano quando la
gente e la politica smettono di vigilare. Carlo Cavriani
( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
ANGOLA Seconda tappa
di Ratzinger in Africa. L'affondo ai diritti delle donne Aborto, il papa
attacca l'Onu «Via l'interruzione della gravidanza dalle cure per la salute
materna» Fausto Della Porta Il papa fa il bis. Dopo la condanna dei
preservativi, pronunciata ancor prima di sbarcare in Camerun, lancia
dall'Angola - seconda e ultima tappa del suo viaggio africano - una violenta
reprimenda contro il diritto all'aborto. «Quanto amara - ha detto Joseph
Ratzinger parlando alle autorità angolane e al corpo diplomatico internazionale
di stanza a Luanda - l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure
della salute materna!». «Quanto sconcertante - ha aggiunto nel suo discorso
pronunciato nel Palazzo presidenziale della capitale angolana - la tesi di
coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di
'salute riproduttiva'». Previsto dai programmi di salute riproduttiva approvati
dall'Organizzazione per l'Unità africana e sostenuti dagli organismi dell'Onu,
il diritto all'aborto è finito nel mirino del pontefice, che ha voluto ribadire
quella che è la posizione ufficiale del Vaticano, tanto più fuori luogo in
quanto pronunciata in un continente in cui spesso lo stupro è usato come arma
da guerra e l'aborto viene praticato per porre rimedio alle conseguenze
indesiderate di queste violenze. Papa Ratzinger ha poi voluto denunciare la
«sconvolgente condizione di discriminazione delle donne in Africa», senza
fornire esempi specifici (e senza considerare che alcuni paesi africani
conoscono una partecipazione delle donne alla vita sociale e politica maggiore
di quella che si ha nel ricco Occidente). Dopo aver incontrato il presidente
angolano José Eduardo Dos Santos, al potere dal 1979, il papa ha poi voluto
lanciare i suoi strali contro «la corruzione», madre di tutti i mali africani.
«Amici miei, armati di un cuore integro, magnanimo e compassionevole, voi
potete trasformare - ha spiegato, durante una cerimonia nel palazzo
presidenziale - questo continente, liberando il vostro popolo dal flagello
dell'avidità, della violenza e del disordine, guidandolo sul sentiero segnato
dai principi indispensabili ad ogni moderna democrazia: il
rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una
comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di
scuole e ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione,
radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la
corruzione». Parole dirette, in prima battuta, a Dos Santos, che si
appresta a farsi rieleggere a capo dell'Angola, paese in pieno boom economico
grazie alle ricette petrolifere e alla ricostruzione post-bellica. Paese in cui
cominciano a girare grandi quantità di soldi - Luanda è una delle città più
care del mondo - ma a beneficio solo di una classe politica corrotta (uscita
dalla guerriglia dell'Mpla, marxista ma da troppo tempo al potere) e dei
funzionari delle compagnie statunitensi e cinesi che lavorano nel settore del
greggio. Il grosso della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà,
senza trarre il minimo vantaggio delle ricadute della manna petrolifera. Con il
suo riferimento alla corruzione, Ratzinger ha voluto lanciare un monito a Dos
Santos e a molti suoi omologhi africani, che hanno del potere una concezione
neo-patrimoniale e tendono a gestire le casse dello stato come una loro
proprietà personale. Ma il Papa ha voluto anche strigliare anche i paesi
ricchi; senza citare apertamente il club del 'G8', ha chiesto con forza che i
potenti della terra rispettino «la promessa tante volte ripetuta di destinare
lo 0,7% del loro Prodotto interno lordo agli aiuti ufficiali per lo sviluppo».
Una promessa mai rispettata, e sicuramente destinata a essere ulteriormente
disattesa, in questo periodo di crisi economica e di recessione. Foto:
L'ACCOGLIENZA RISERVATA A BENDETTO XVI ALL'ARRIVO A LUANDA /FOTO AP
( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
DIRITTI
Luci e ombre all'interno di una lunga storia Una grande epopea in nome della
natura umana MARCELLO FLORES, STORIA DEI DIRITTI UMANI, IL MULINO, PP. 371,
EURO 25 Roberto Ciccarelli Marcello Flores pubblica Storia dei diritti umani dopo avere
coordinato per Utet un'ambiziosa impresa enciclopedica sui diritti umani: due dizionari, un atlante, oltre
ad un volume di documenti, un album fotografico e due Dvd per un totale di 3650
pagine e 200 autori. Un impressionante dispiegamento di strumenti scientifici e
editoriali che ritorna in questa narrazione di una storia che inizia con il
quarto concilio Laterano e la concessione della Magna Charta libertatum del 1215.
Attento a non impostare una narrazione lineare, Flores punta invece sulle
discontinuità culturali e dei paradossi politici che oggi, a sessant'anni dalla
Dichiarazione universale dei diritti umani di Parigi,
hanno reso questi diritti uno dei temi principali della politica. Non mancano,
in questo affresco, gli elementi problematici a partire dal termine «umanità», categoria così dolorosamente controversa,
contenuta nelle varie definizioni dei «diritti umani»
(rigorosamente al plurale). È noto, ricorda Flores, che molti vedono in questa
categoria solo l'interesse contingente delle sovranità nazionali o
l'opportunismo di coloro che usano i diritti umani per
«esportare la democrazia» oppure per fare «guerre umanitarie».
In questa «umanità» dei «diritti umani»
bisogna quindi evidenziare un doppio processo: da una parte, il richiamo ai
diritti umani per giustificare decisioni nella
politica internazionale e all'interno dei singoli paesi li rende strumenti di
giustificazione o accusa al punto di neutralizzarne il contenuto universale.
Dall'altra parte, si afferma l'idea di un «approccio pluralistico» che
sottolinea la «potenzialità» dei diritti a diventare universali, cosa ben
diversa dal riconoscerne la validità legale per tutti i popoli. Quando scrisse
il famigerato «scontro delle civiltà», Samuel Huntington condivideva con i
leader dei paesi autoritari e totalitari la denuncia della visione
«relativista» dei diritti umani. E se Huntington
sosteneva che la cultura occidentale è l'unica detentrice dei diritti fondamentali,
gli altri affermavano che la Dichiarazione dei diritti dell'Uomo del 1948 era
l'espressione dell'«imperialismo» culturale occidentale e andava rifiutato,
preferendo una via autarchica ai diritti fondamentali. Flores sostiene invece
che negli ultimi 60 anni la cultura giuridica alla base dei «diritti umani» si è evoluta al punto che oggi risulta difficile
distinguere l'originario contributo del costituzionalismo occidentale da quello
degli ambiti culturali non occidentali e dalle esperienze di sincretismo
culturale, esito storico della globalizzazione. C'è però una terza obiezione,
quella che contrappone i diritti umani a quelli civili
e sociali, sulla quale l'autore si sofferma, proponendo un patto «dialettico»
che non esclude la conflittualità tra i diversi tipi di diritti, affermandone
quindi l'attualità politica. La politica, appunto. Flores riconosce che è solo
la politica che conta sul terreno dei diritti umani.
Ma la politica non sembra la più indicata a ergersi a difesa dei principi
fondamentali dell'umanità. Non si tratta però di
trovare soluzioni epocali a questo dilemma. È giusto il contrario: il dilemma
in questione non è la soluzione, ma è parte del problema che oggi la politica
affronta. Oggi, conclude Flores, il conflitto tra politica e diritto si svolge
sul terreno della libertà degli individui e dell'uguaglianza tra i popoli, tra
la giustizia e la solidarietà. Con questo si spiega la rinnovata centralità dei
diritti umani. Resta solo una domanda al termine della
lettura di questo volume. Se è inevitabile affidare la difesa dei diritti umani al terreno insidioso del conflitto tra diritto e
politica, è comprensibile che Flores, sulle tracce dell'antropologo Ernst
Gellner, mantenga la «natura umana universale» al fondamento di tali diritti e
delle loro molteplici declinazioni. È il terreno comune sul quale dovrebbero
convergere posizioni antagonistiche ed è il «senso comune» che dovrebbe
limitare la hybris della politica contemporanea, oltre che le controversie del
relativismo contemporaneo. E se persino questo terreno fosse oggetto del
conflitto tra diritto e politica? Se, cioè, anche questa «natura universale»
fosse oggi l'oggetto di definizione della politica? Allora si comprenderebbe
l'altezza, e il rischio, che la politica dei diritti umani
oggi affronta. E l'urgenza di ciò che Flores definisce al termine del libro «la
rivoluzione dei diritti umani».
( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
storie Un rustico di
montagna sull'Appennino toscano. Il cuore comunitario e pensante di correnti
trotskiste affascinate da Rosa Luxemburg. Dalla «Rivoluzione permanente» a
«Socialismo rivoluzionario», dai piccoli gruppi sparsi nel mondo ai rapporti
con i movimenti italiani. Una critica radicale e anticapitalista del potere che
rifiuta la politicità statalista, in nome dell'autogestione e della democrazia
diretta che rifugge le sfumature e semplifica tutto NELLA CASA di Rosa COMUNITÀ
TRA UTOPIA E POLITICA Giuseppe Prestipino Nel parco boschivo e montano che
circonda l'Abbazia di Vallombrosa si trova una villa a tre piani, semirustica
ma dignitosa, che all'inizio di questo secolo è stata acquistata (con un
autofinanziamento per quasi due miliardi di lire) da una comunità forse
definibile come un «isolotto» di comunismo nel «mondo grande e terribile».
Nella villa, che fu una dimora del grande Berenson - conoscitore come pochi
dell'arte italiana medioevale e rinascimentale - hanno sede la «Casa della
Cultura» e il «Centro Studi Utopia», punto di riferimento per molti uomini e
soprattutto donne di età mediamente giovanile. Ogni anno, in diverse occasioni,
frequentano la Casa più di duemila persone. Più di cinquanta, tra loro, hanno
scelto di vivere nella Casa o nei dintorni, impegnati in una scuola
internazionale annuale, in corsi per singole discipline, nell'ordinamento di
una biblioteca. Da due anni vi si svolge un ciclo annuale estivo di incontri a
cui hanno partecipato complessivamente migliaia di persone. Si svolge invece ad
Assisi, ogni anno, un Convegno internazionale. Ho visitato la Casa e ho avuto,
per quel breve tempo, la sensazione di trovarmi in una fraterna comunità del
futuro, nel futuro di un'utopia realizzata, fatta soprattutto di studio e di
amore per il sapere (filo-sofia), come sognava Platone. Ne parlo ora, non per
farne la propaganda (anzi, ne criticherò alcune idee che non condivido), ma per
far sapere anche ad altri una storia diversa ma non lontana dalla nostra
storia. Una storia particolare Mi pare che noi, comunisti non dogmatici o
socialisti anti-capitalisti possiamo considerarla una variante o un versante
della nostra storia, anche se loro preferiscono forse contrapporsi a noi. Hanno
lo svantaggio d'essere relativamente pochi in Italia e in altri paesi, ma li
avvantaggia una maggiore solidarietà internazionale. Dell'inizio anni Settanta
è «Rivoluzione permanente» e del 1975 è la «Lega socialista rivoluzionaria»,
ben presto presente nelle principali città italiane. Aderisce, in quel periodo,
alla Quarta internazionale, proponendo una democrazia dei consigli e
intrecciando una rete di relazioni in altri paesi con altri movimenti affini:
lo Swp statunitense, le francesi Lo, Lcr e Oci, propaggini inglesi del
trotskismo. Ma, alla scuola di Rosa Luxemburg, considera democrazia e
socialismo inscindibili, così come marxismo «umanistico»
(ma perché non fa cenno alll'umanesimo integrale di Gramsci?) e impegno
sociale, pur senza sminuire i valori dell'individualità. Attraversando il
trotskismo D'intesa con gruppi argentini e spagnoli, auspica una simbiosi tra
il comprendere e il sentire (nozione, anche questa, tipicamente gramsciana),
rimettendo in discussione la «centralità operaia» (senza tuttavia ricordare la
nozione gramsciana allargata di «gruppi subalterni») e rifuggendo dalle formule
di «dittatura del proletariato» e di «centralismo democratico». E' vivace
l'impegno nel movimento degli studenti. Dal 1977 viene contrastata la deriva
estremista e violentista: gli slogans «i mezzi sono inseparabili dai fini» e
«né P38 né riformismo» sono i primi segnali del successivo distacco, fino alla
rottura, dalla tradizione trotskista. Si tende a considerare prioritaria la
teoria, mentre si eclissa il dogma del primato socio-economico. «Un nuovo
socialismo» «Socialismo rivoluzionario», fondato nel
( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-21 num: - pag: 42 categoria:
REDAZIONALE Il dubbio di Piero Ostellino Ginevra, la sfida alle democrazie S
ale la marea antisemita. Ma l'antisemitismo è l'anticamera del totalitarismo.
Perciò riguarda anche me; che non sono ebreo e neppure cristiano praticante. Si
incomincia col perseguitare gli ebrei e si prosegue con l'abolizione
delle libertà e dei diritti individuali e la condanna di chi li rivendica. E'
bene che l'Europa, seguendo l'esempio dell'Italia, stia pensando, in assenza di
nuovi elementi, di non partecipare alla Conferenza di Ginevra sui diritti umani che già minaccia di essere una
«Durban-due», la fotocopia di quella del 2001 dove non si discusse del tema,
ma solo di Israele — per chiederne la distruzione — e degli ebrei, per
auspicarne lo sterminio. Indipendentemente dal pericolo — anche per chi ebreo
non è — che rappresenta l'antisemitismo, ci sono due ragioni, una di metodo,
l'altra di merito, che sconsigliano le democrazie liberali dall'andare a
Ginevra. La ragione di metodo è che conferenze siffatte non offrono alcuna
garanzia che chi non è d'accordo con la maggioranza (antisemita e totalitaria)
abbia la possibilità di far valere le proprie ragioni e, soprattutto, che, a
presiedere alla conclusione dei lavori, ci sia un potere «neutro» di garanzia
contro ogni tentativo di approvare forme di sopraffazione. Nelle democrazie
liberali, c'è l'equilibrio dei poteri: se, per ipotesi, una maggioranza
parlamentare impazzisse, e volesse approvare leggi liberticide, oltre
all'opposizione, interverrebbe il potere giudiziario (attraverso la Corte
costituzionale) a dichiararle illegittime, nonché farebbe sentire la propria
voce l'opinione pubblica. Sarebbe ora che le Nazioni Unite prendessero atto di
una anomalia che, di fatto, finisce col rinnegare persino i principi stessi che
ne hanno ispirato la nascita. La ragione di merito è che non c'è alcuna
possibilità di compromesso fra un fondamentalismo religioso, che nega i diritti
individuali, e le democrazie liberali che su quegli stessi diritti hanno il
proprio fondamento. Il comunismo era un programma politico che solo per le
grandi masse era diventato una religione, mentre era rimasto una laica
filosofia della storia per i suoi dirigenti. Perciò, il compromesso, fra
comunismo e democrazie liberali, si era rivelato possibile perché, fra
concezioni politiche, economiche e sociali pur tanto diverse, una «pacifica convivenza»
era nella natura stessa a-religiosa dei due sistemi ed era nei loro stessi
interessi. Il fondamentalismo religioso — che si incarna nell' estremismo
islamico — è una religione che è anche un programma politico. Perciò il
compromesso, fra l'estremismo islamico e le democrazie liberali, è impossibile
perché è nell'inconciliabilità delle «conseguenze sociali e civili » della
religione nei due campi che tale impossibilità risiede. Per l'estremismo
islamico, rinunciare alle conseguenze sociali e civili della religione
equivarrebbe a rinnegare sia la fede sia il programma politico
(dall'Ordinamento statuale alla giustizia, dal ruolo delle donne ai rapporti
con le altre religioni, eccetera); nelle democrazie liberali, il problema non
si pone perché la separazione fra politica e religione è già avvenuta. Noi
siamo nella Modernità; loro non ci sono ancora entrati. \\ Conferenza Onu e
odio per Israele: l'obbligo di non partecipare postellino@corriere.it
( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-21 num: - pag: 42 autore: di
FAREED ZAKARIA categoria: REDAZIONALE LE CRITICHE ALLA NUOVA POLITICA ESTERA
USA Se Obama spaventa i profeti dell'arroganza A lla conclusione del suo
mandato, in politica estera George W. Bush poteva contare su ben pochi
difensori. Persino i commentatori più conformisti concordavano quasi
all'unanimità che gli anni di Bush erano stati caratterizzati da arroganza e
incompetenza. «Il difetto principale del presidente Bush è stato quello di
vedere in bianco e nero le molte aree grigie della sicurezza nazionale e degli
affari internazionali», secondo un editoriale del Washington Post. Persino
Richard Perle, il guru dei neocon, ha ammesso di recente che «Bush non è mai
riuscito a far decollare una politica efficace né nella difesa, né nei rapporti
con l'estero». Si sperava che il presidente Obama avrebbe abbandonato le
posizioni ideologiche più rigide del suo predecessore. Ma, ammoniva il
Washington Post, «non sarà facile disfare quanto è stato messo in piedi da Bush
». In realtà, benché impegnata soprattutto con la crisi economica nei suoi
primi 50 giorni di governo, l'amministrazione Obama è riuscita a mettere a
segno importanti successi in politica estera. Obama ha annunciato la chiusura
di GuantÁnamo e decretato la fine di qualsiasi avallo ufficiale della tortura.
Nella sua prima intervista a una rete televisiva araba, in veste di presidente,
Obama ha ribadito che il mondo musulmano va trattato con rispetto, affermazione
premiata dai commenti entusiasti di giornalisti e politici arabi, solitamente
ostili agli Stati Uniti. Hillary Clinton, dal canto suo, ha fatto più strada
nelle poche settimane in carica rispetto a molti dei suoi predecessori dopo
mesi al ministero degli Esteri, e ai gesti simbolici di apertura e
disponibilità sono seguiti colloqui concreti. Il governo ha mostrato la volontà
di aprire negoziati con regimi difficili, come la Siria. La Clinton ha
affermato pubblicamente che gli Stati Uniti sono pronti a lavorare con la Cina
per risolvere la crisi economica e i problemi legati all'ambiente e all'energia,
malgrado le divergenze sui diritti umani. Ha inoltre fatto balenare la
prospettiva di un rapporto più costruttivo con la Russia. Obama si dichiara
disposto a trattare con alcuni elementi dei talebani, nel tentativo di isolare
il nocciolo duro dei jihadisti. Sono passi piccoli, passi iniziali, ma vanno
tutti nella direzione giusta e meriterebbero un elogio unanime. Ma no,
l' establishment di Washington appare impaurito e assillato da mille ansie
davanti alla nuova linea politica del governo. La reazione dei conservatori è
apparsa quasi comica nella sua foga. A sole due settimane dal giuramento di
Obama, Charles Krauthammer ha messo insieme un fascio di azioni e dichiarazioni
russe — molte delle quali risalenti ad anni addietro — per classificarle tutte
come «provocazioni spudorate» e poi accusare il presidente di non aver fatto
nulla per controbatterle. La «diplomazia in ginocchio» di Obama, tuonava
Krauthammer, ha messo in moto una reazione a catena che ha provocato catastrofi
da un punto all'altro del globo. Il governo pakistano, per esempio, avendo
avvertito chiaramente la debolezza di Washington, «ha capitolato davanti ai
talebani» nella valle di Swat. Ovviamente Krauthammer non aveva avuto sentore
dei molti accordi siglati dal Pakistan con i talebani nel corso degli ultimi
tre anni - — vale a dire sotto il mandato di Bush — accordi elaborati in tutta
fretta, a condizioni sfavorevoli e con risultati ancora peggiori. Molti
analisti, di solito intelligenti, si sono uniti al coro di preoccupazioni. Leslie
Gelb, autrice di un libro acuto e intrigante, Le regole del potere, dichiara
che i commenti di Hillary sulla situazione dei diritti umani
in Cina erano corretti, ma è stato un errore esternarli in pubblico. Peter
Bergen della Cnn afferma che «negoziare oggi con i talebani rischia di
destabilizzare ulteriormente l'Afghanistan ». «Si cambia tattica, tanto per
cambiare», scrive la Gelb, con qualche rimpianto. Che dire? Magari ci fossimo
tenuti le strategie di Bush, che stavano funzionando così bene! Consideriamo la
mossa iniziale con la Russia. La classe politica di Washington è concorde nel
ritenere che il programma nucleare dell'Iran rappresenta la massima sfida per
la nuova amministrazione. Molti dubitavano che Obama avrebbe preso sul serio la
questione, ma lo ha fatto, chiedendo sanzioni più efficaci, aprendo a sorpresa
ai dirigenti iraniani con il videomessaggio di ieri e nel frattempo avviando il
dialogo con la Russia. L'unica potenza esterna che possa vantare qualche
influenza reale su Teheran è appunto la Russia, che sta costruendo il reattore
nucleare iraniano e lo rifornisce di uranio. Appare pertanto utile saggiare la
possibilità che Mosca faccia pressione sugli iraniani, voi che ne dite?
Sbagliato. Il Washington Post ha reagito insinuando che Obama potrebbe
arrendersi al potere russo. Il suo errore è stato quello di accennare, in una
lettera al presidente russo, che se Mosca si attiverà per scoraggiare attacchi
missilistici da Teheran, gli Stati Uniti non si sentiranno costretti a
installare i loro sistemi difensivi in Polonia e nella Repubblica Ceca — ideati
appunto per fare da scudo ai missili iraniani. Il ragionamento è di una logica
elementare. A mio avviso, mi pare inoltre un ottimo baratto, dato che in questo
momento la tecnologia di uno scudo missilistico contro l'Iran è tuttora, nelle
parole di un esperto citato da Gideon Rachman del Financial Times, «un sistema
che non può funzionare, contro una minaccia che non esiste, e finanziato con i
soldi che non abbiamo ». Il problema della politica estera americana va ben al
di là di George Bush e comprende tutta la classe politica di Washington, tanto
avvezza all'esercizio dell'egemonia americana che ogni compromesso appare un
tradimento e ogni negoziato un cedimento. Gli altri paesi non possono vantare
interessi legittimi propri e le richieste russe sono per definizione
inaccettabili. L'unico sistema per trattare con tali paesi è quello di emettere
una serie di condizioni massimaliste. Ma questa non è politica estera, è
politica imperiale. E non ha nessuna possibilità di funzionare nel mondo di
oggi. © Newsweek 2009 Traduzione di Rita Baldassarre
( da "Giorno, Il (Milano)" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
ESTERI pag. 21 Il
Papa: «Basta violenze sulle donne Via l'aborto dai piani per la salute» TAPPA
IN ANGOLA. L'UNIONE AFRICANA E L'ONU NEL MIRINO di GIORGIO ACQUAVIVA LUANDA
(Angola) «QUANTO amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure
della salute materna'! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la
soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva!», dice
Benedetto XVI alle autorità politiche e civili dell'Angola poco dopo il suo
arrivo a Luanda. A loro lancia l'appello a liberare l'Africa dalla corruzione e
dalle violenze, soprattutto quelle sulle donne discriminate e sfruttate. È il
no della Chiesa ai piani di «salute riproduttiva» delle donne sottoscritti
dall'Unione africana e caldeggiati dall'Onu. E agli ambasciatori chiede che gli
aiuti internazionali non siano vittime della crisi economica e finanziaria.
Ripartito dal Camerun con una tartaruga regalatagli da un capo dei Pigmei, il
Papa ha iniziato ieri pomeriggio la seconda tappa del suo viaggio africano
fermandosi in un Paese che faticosamente prova a vivere la normalità dopo
decenni di conflitto civile. «Ho conosciuto la guerra ha detto la divisione del
mio Paese a causa di ideologie devastanti e disumane, che sotto l'apparenza di
sogni e illusioni opprimevano gli uomini: per questo vi chiedo la pace».
«L'ANGOLA ha riconosciuto sta compiendo grossi sforzi nella
direzione del rispetto e la promozione dei diritti umani e il superamento della corruzione. È in piena ripresa economica
e sociale con un connotato di speranza, un esempio per l'intero continente
nero. E attorno alla speranza, così come ai gravissimi problemi dell'Africa
intera, è stato dedicato l'incontro del Papa con un gruppo di vescovi che ha
relazionato sullo "stato" dell'intero continente, sui dialogo
difficile ma reale con l'Islam e sulle esperienze di riconciliazione sul
modello del Sudafrica. «DIO ha concesso agli esseri umani
di volare ha detto ancora papa Ratzinger con le ali della ragione e della fede.
Amici angolani, il vostro territorio è ricco, la vostra nazione è forte,
utilizzate queste prerogative per favorire la pace. Non arrendetevi alla legge
del più forte». In serata il pontefice ha incontrato i vescovi del Paese, ai
quali ha consegnato il mandato di farsi voce delle difficoltà degli «ultimi»
soprattutto di donne e bambini, e di testimoniare con coraggio il Vangelo della
vita.
( da "Giornale.it, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
n. 69 del 2009-03-21
pagina 18 Il Papa: l'aborto è un crimine, non un rimedio per la salute di
Andrea Tornielli Nella prima giornata in Angola netta condanna delle parole
usate nel trattato sui diritti delle donne adottato dalle agenzie dell'Onu
nostro inviato a Luanda (Angola) Dal finestrino dell'aereo che sta per planare
sull'asfalto liquefatto dal calore, Benedetto XVI guarda le baracche che si
estendono a perdita d'occhio e arrivano a lambire la pista dell'aeroporto di
Luanda, seconda e ultima tappa del viaggio papale in Africa. L'Angola, uscita
nel 2002 da una sanguinosa guerra civile durata ventisette anni che ha lasciato
sul terreno milioni di mine anti-uomo, è il simbolo delle contraddizioni ma
anche delle speranze del Continente nero: il Paese è il quarto produttore
mondiale di diamanti e il primo produttore africano di petrolio, il suo Pil è
aumentato del 27 per cento, ma ben più della metà della popolazione vive sotto
la soglia della povertà. Il portellone del Boeing Alitalia si apre. Un caldo
torrido e soffocante investe Ratzinger che, nonostante la stanchezza per
l'ultima impegnativa giornata trascorsa in Camerun, regge bene la fatica e
rimane per tutto il tempo in piedi ad ascoltare il discorso di José Eduardo Dos
Santos, il presidente al potere da trent'anni, protagonista delle varie
stagioni che hanno visto l'Angola passare dal collettivismo marxista
all'economia di mercato. Nel primo saluto, dove non manca l'accenno alle
vittime delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno colpito una regione
angolana, Benedetto XVI parla della recente guerra civile, e ricorda di aver
personalmente conosciuto in Germania «la guerra e la divisione tra fratelli
appartenenti alla stessa nazione a causa di ideologie devastanti e disumane, le
quali, sotto la falsa apparenza di sogni e illusioni, facevano pesare sopra gli
uomini il giogo dell'oppressione». «Potete dunque capire - aggiunge - quanto io
sia sensibile al dialogo fra gli uomini come mezzo per superare ogni forma di
conflitto». Ratzinger ricorda che l'Angola «è ricca» e invita i suoi abitanti a
non arrendersi «alla legge del più forte». «Purtroppo - dice - dentro i vostri
confini ci sono ancora tanti poveri che rivendicano il rispetto dei loro
diritti. Non si può dimenticare la moltitudine di angolani che vivono al di
sotto della soglia di povertà assoluta». La cerimonia dei saluti finisce, e
finalmente Benedetto XVI incontra l'abbraccio di una folla travolgente che si
stringe attorno alla papamobile, accompagnandolo con canti, balli, applausi e
sventolio di bandiere lungo tutto il percorso fino alla nunziatura apostolica.
Nel pomeriggio, dopo la visita di cortesia a Dos Santos, il Papa incontra nello
stesso palazzo presidenziale le autorità politiche e il corpo diplomatico. Qui
pronuncia il discorso più forte, invitando chi lo ascolta a «trasformare questo
Continente, liberando il vostro popolo dal flagello dell'avidità, della
violenza e del disordine», guidandolo sulla via dei principi della democrazia
civile, «il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una
magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta
amministrazione pubblica», ospedali e scuole adeguati. Chiede «di stroncare una
volta per tutte la corruzione», ma rivolge un appello anche ai Paesi
sviluppati, perché mantengano la promessa di destinare lo 0,7 per cento
del loro Pil agli aiuti per l'Africa. Benedetto XVI parla poi delle «numerose
pressioni che si abbattono sulle famiglie», povertà, disoccupazione, malattia,
esilio. Della «discriminazione sulle donne e sulle ragazze» e «della
innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa
loro tante umiliazioni e traumi». Ma c'è un'altra «grave preoccupazione» che
angoscia il Papa, e sono le politiche abortiste. «Quanto amara è l'ironia di
coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute "materna"!
Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della
vita sarebbe una questione di salute riproduttiva». Sono i termini usati dal
«Protocollo di Maputo», il trattato sui diritti delle donne adottato
dall'Unione Africana, così come dalle agenzie dell'Onu. Il Papa conclude la sua
prima giornata angolana incontrando i vescovi in nunziatura, nel cui giardino è
stata liberata poche ore prima la tartaruga di terra donata al Pontefice a
Yaoundé da un gruppo di pigmei. Anche il rettile ha viaggiato sull'aereo
papale. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
21-03-2009)
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Commenti Pagina 343
Il terrorismo regionale nuova arma segreta dei talebani di al Qaeda --> Uomo
di grande orgoglio di appartenenza al proprio Paese, Said Tayeb Jawad è
ambasciatore dell'Afghanistan a Washington dal dicembre 2003. Nato a Kandahar,
ha dovuto lasciarla nel
( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
storie - COMUNITÀ
TRA UTOPIA E POLITICA NELLA CASA di Rosa Un rustico di montagna sull'Appennino
toscano. Il cuore comunitario e pensante di correnti trotskiste affascinate da
Rosa Luxemburg. Dalla «Rivoluzione permanente» a «Socialismo rivoluzionario»,
dai piccoli gruppi sparsi nel mondo ai rapporti con i movimenti italiani. Una
critica radicale e anticapitalista del potere che rifiuta la politicità
statalista, in nome dell'autogestione e della democrazia diretta che rifugge le
sfumature e semplifica tutto Giuseppe Prestipino Nel parco boschivo e montano
che circonda l'Abbazia di Vallombrosa si trova una villa a tre piani,
semirustica ma dignitosa, che all'inizio di questo secolo è stata acquistata
(con un autofinanziamento per quasi due miliardi di lire) da una comunità forse
definibile come un «isolotto» di comunismo nel «mondo grande e terribile».
Nella villa, che fu una dimora del grande Berenson - conoscitore come pochi
dell'arte italiana medioevale e rinascimentale - hanno sede la «Casa della
Cultura» e il «Centro Studi Utopia», punto di riferimento per molti uomini e
soprattutto donne di età mediamente giovanile. Ogni anno, in diverse occasioni,
frequentano la Casa più di duemila persone. Più di cinquanta, tra loro, hanno
scelto di vivere nella Casa o nei dintorni, impegnati in una scuola
internazionale annuale, in corsi per singole discipline, nell'ordinamento di
una biblioteca. Da due anni vi si svolge un ciclo annuale estivo di incontri a
cui hanno partecipato complessivamente migliaia di persone. Si svolge invece ad
Assisi, ogni anno, un Convegno internazionale. Ho visitato la Casa e ho avuto,
per quel breve tempo, la sensazione di trovarmi in una fraterna comunità del
futuro, nel futuro di un'utopia realizzata, fatta soprattutto di studio e di
amore per il sapere (filo-sofia), come sognava Platone. Ne parlo ora, non per
farne la propaganda (anzi, ne criticherò alcune idee che non condivido), ma per
far sapere anche ad altri una storia diversa ma non lontana dalla nostra
storia. Una storia particolare Mi pare che noi, comunisti non dogmatici o
socialisti anti-capitalisti possiamo considerarla una variante o un versante
della nostra storia, anche se loro preferiscono forse contrapporsi a noi. Hanno
lo svantaggio d'essere relativamente pochi in Italia e in altri paesi, ma li
avvantaggia una maggiore solidarietà internazionale. Dell'inizio anni Settanta
è «Rivoluzione permanente» e del 1975 è la «Lega socialista rivoluzionaria»,
ben presto presente nelle principali città italiane. Aderisce, in quel periodo,
alla Quarta internazionale, proponendo una democrazia dei consigli e
intrecciando una rete di relazioni in altri paesi con altri movimenti affini:
lo Swp statunitense, le francesi Lo, Lcr e Oci, propaggini inglesi del
trotskismo. Ma, alla scuola di Rosa Luxemburg, considera democrazia e
socialismo inscindibili, così come marxismo «umanistico»
(ma perché non fa cenno alll'umanesimo integrale di Gramsci?) e impegno
sociale, pur senza sminuire i valori dell'individualità. Attraversando il
trotskismo D'intesa con gruppi argentini e spagnoli, auspica una simbiosi tra
il comprendere e il sentire (nozione, anche questa, tipicamente gramsciana),
rimettendo in discussione la «centralità operaia» (senza tuttavia ricordare la
nozione gramsciana allargata di «gruppi subalterni») e rifuggendo dalle formule
di «dittatura del proletariato» e di «centralismo democratico». E' vivace
l'impegno nel movimento degli studenti. Dal 1977 viene contrastata la deriva
estremista e violentista: gli slogans «i mezzi sono inseparabili dai fini» e
«né P38 né riformismo» sono i primi segnali del successivo distacco, fino alla
rottura, dalla tradizione trotskista. Si tende a considerare prioritaria la
teoria, mentre si eclissa il dogma del primato socio-economico. «Un nuovo
socialismo» «Socialismo rivoluzionario», fondato nel
( da "Avvenire" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
CHIESA 21-03-2009 ai
politici «I popoli, non solo destinatari di aiuti ma protagonisti del proprio
sviluppo» Pubblichiamo ampi stralci del discorso del Papa alle autorità
politiche e civili e al corpo diplomatico. A mici miei, voi siete artefici e
testimoni di un'Angola che si sta risollevando. Dopo ventisette anni di guerra
civile che ha devastato questo Paese, la pace ha cominciato a mettere radici,
portando con sé i frutti della stabilità e della libertà. (...) L'Angola sa che
è arrivato per l'Africa il tempo della speranza. (...) Amici miei, armati di un
cuore integro, magnanimo e compassionevole, voi potete trasformare questo
Continente, liberando il vostro popolo dal flagello dell'avidità, della
violenza e del disordine, guidandolo sul sentiero segnato dai principi
indispensabili ad ogni moderna civile democrazia: il rispetto e la promozione
dei diritti umani, un governo trasparente, una
magistratura indipendente, una comunicazione sociale li- bera, un'onesta
amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti in modo
adeguato, e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di
stroncare una volta per tutte la corruzione. Nel Messaggio di quest'anno per la
Giornata mondiale della pace ho voluto richiamare all'attenzione di tutti la
necessità di un approccio etico allo sviluppo. (...) Lo sviluppo economico e
sociale in A- frica richiede il coordinamento del Governo nazionale con le
iniziative regionali e con le decisioni internazionali. Un simile coordinamento
suppone che le nazioni africane siano viste non solo come destinatarie dei
piani e delle soluzioni elaborate da altri. Gli stessi africani, lavorando
insieme per il bene delle loro comunità, devono essere gli agenti primari del
loro sviluppo. (...) Quanto alla comunità internazionale nel suo insieme, è di
urgente importanza il coordinamento degli sforzi per affrontare la questione
dei cambiamenti climatici, la piena e giusta realizzazione degli impegni per lo
sviluppo indicati dal Doha round e ugualmente la realizzazione della promessa
dei Paesi sviluppati molte volte ripetuta di destinare lo 0,7 % del loro Pil
agli aiuti ufficiali per lo sviluppo. Questa assistenza è ancor più necessaria
oggi con la tempesta finanziaria mondiale in atto; l'auspicio è che essa non
sia una in più delle sue vittime. (...) «La famiglia è il fondamento sul quale
è costruito l'edificio sociale» ( Ecclesia in Africa, 80). Eppure, come tutti
sappiamo, anche qui numerose pressioni si abbattono sulle famiglie: ansia e
umiliazione causate dalla povertà, disoccupazione, malattia, esilio, per
menzionarne solo alcune. Particolarmente sconvolgente è il giogo opprimente
della discriminazione sulle donne e ragazze, senza parlare della innominabile
pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa loro tante
umiliazioni e traumi. Devo anche riferire un'ulteriore area di grave
preoccupazione: le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare
l'«edificio sociale», minacciano le sue stesse fondamenta. Quanto amara è l'ironia
di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute «materna »! Quanto
sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita
sarebbe una questione di salute riproduttiva (cfr Protocollo di Maputo, art.
14)! La Chiesa, signore e signori, la troverete sempre per volontà del suo
divino Fondatore accanto ai più poveri di questo Continente. Posso assicurarvi
che essa, attraverso iniziative diocesane e innumerevoli opere educative,
sanitarie e sociali dei diversi ordini religiosi, programmi di sviluppo delle
Caritas e di altre organizzazioni, continuerà a fare tutto ciò che le è
possibile per sostenere le famiglie comprese quelle colpite dai tragici effetti
dell'Aids e per promuovere l'uguale dignità di donne e uomini sulla base di un'armoniosa
complementarità. Il cammino spirituale del cristiano è quello della quotidiana
conversione; a questo la Chiesa invita tutti i leader dell'umanità, affinché essa possa seguire i
sentieri della verità, dell'integrità, del rispetto e della solidarietà. (...)
Benedetto XVI «La democrazia ha bisogno di rispetto dei diritti umani, governo trasparente, magistratura
indipendente, mass media liberi e lotta serrata contro la corruzione»
( da "Caserta News" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Sabato 21 Marzo 2009
Zinzi al convegno "Violenza di Genere" POLITICA | Caserta Alla
presenza dell' On. Domenico Zinzi, avrà luogo domani sabato 21 marzo il
Convegno "Violenza di Genere ? Violazione dei Diritti
Umani " organizzato dal dipartimento delle Pari Opportunità dell'UDC di
cui è responsabile Gabriella D'Ambrosio, alle ore 17.00 presso la Biblioteca
Comunale di Cesa. Hai lavori introdotti dall'Avv. Anna Mele Segretaria
Cittadina UDC di Cesa e moderati dalla dott.ssa Gabriella D'Ambrosio,
interverranno la dott.ssa Raffaella Palladino del centro Antiviolenza EVA, la
responsabile provinciale UNICEF di Caserta dott.ssa Emilia Narciso e la
dott.ssa Annamaria Muto Sostituto Commissario della Questura di Caserta.
Seguiranno poi le testimonianze di Clementina Ianniello e di Gaianluca Palmieri
dell'Associazione "V.E.R.I". Clementina Ianniello ? precisa Gabriella
D'Ambrosio ? è la madre di Veronica Abbate la giovane uccisa a Mondragone il 4
settembre del 2006 dall'ex fidanzato dopo un violento litigio. Le donne del
dipartimento Pari Opportunità dell' UDC ? evidenzia D'Ambrosio ? sono sempre
impegnate con grande sensibilità ad affrontare il problema della violenza che
intimamente colpisce la sfera femminile. I lavori del Convegno si concluderanno
con l'intervento dell' On. Dott. Domenico Zinzi che si soffermerà
sull'importanza della solidarietà e della socializzazione che oggi sono elementi
essenziali per formare la coscienza di una responsabilità e di una solidarietà
veramente universali.
( da "Blogosfere" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mar 0921 Su
Protonutrizione l'Appello al parlamento contro la nascita di bambini invisibili
Pubblicato da Silvio De Rossi, Blogosfere staff alle 12:53 in Medicina di Luigi
Gallo Sottoscritto da più di 200 associazioni l'appello ai deputati affinchè
venga bocciato l'art. 45, comma 1 lett. f) del ddl "sicurezza", che,
se approvato, introdurrebbe l'obbligo per il cittadino straniero di esibire il
permesso di soggiorno in sede di richiesta di provvedimenti di stato civile,
tra i quali sono inclusi anche gli atti di nascita. Nell'appello vengono
richiamati i profili di incostituzionalità di tale norma e le conseguenze
gravissime che una tale normativa avrebbe sui bambini che nascono in Italia da
genitori irregolari. Se infatti la legge venisse approvata, presto in Italia
potrebbero nascere bambini invisibili, senza identità. Piccoli privi di
qualsiasi documento, sconosciuti alle istituzioni, perché non registrati al
momento della nascita. Minori esposti a ogni violazione dei
diritti fondamentali
sanciti dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia. La norma introduce l'obbligo per l'immigrato di
esibire il permesso di soggiorno ogni qual volta richieda provvedimenti di stato
civile, inclusa dunque la registrazione della nascita del proprio figlio.
In assenza di questo documento, l'ufficiale di stato non potrà ricevere la
dichiarazione di nascita del bambino, né tanto meno permettere il
riconoscimento del piccolo da parte dei genitori stranieri privi di permesso di
soggiorno. Continua a leggere su Protonutrizione.
( da "Mattino, Il (Caserta)" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
MONDRAGONE Operai
della pulizia rivolta per lo stipendio Protesta, ieri mattina, nella segreteria
del sindaco Cennami, al primo piano del comune di Mondragone. Dieci operai
della ditta «La Splendente», che si occupa della pulizia quotidiana delle
strutture comunali, hanno protestato in quanto non ricevono lo stipendio da due
mesi. Nel particolare, puntano l'indice contro l'ente di viale Margherita, che
non vuole, dopo un pignoramento alla ditta da parte dell'Equitalia, elargire le
spettanze. Il primo cittadino, raccolte le istanze, ha immediatamente richiesto
al prefetto di Caserta, di istituire un tavolo di concertazione per trovare una
soluzione. PARTITI Violenza di genere un convegno dell'Udc Alla presenza di
Domenico Zinzi, avrà luogo, alle ore 17 presso la Biblioteca Comunale di Cesa,
il convegno «Violenza di Genere - Violazione dei Diritti
Umani» organizzato dal dipartimento delle Pari Opportunità dell'Udc di cui è
responsabile Gabriella D'Ambrosio. Ai lavori, introdotti da Anna Mele,
segretaria cittadina Udc di Cesa e moderati da Gabriella D'Ambrosio,
interverranno Raffaella Palladino , Emilia Narciso e Annamaria Muto, sostituto
commissario della Questura di Caserta.
( da "Caserta News" del 21-03-2009)
Argomenti: Diritti umani
Sabato 21 Marzo 2009
Rassegna teatrale "Voci dal Quartiere" TEATRO | Caserta Sabato 21
marzo 2009 ore 20,30 e Domenica 22 alle ore 19,00 nell'ambito della rassegna
teatrale "Voci dal Quartiere" ideata e diretta da Pierluigi Tortora
III Edizione, presso la sala teatrale "La bottega del teatro" in via
Volturno a Caserta, la Compagnia Teatrale Nuovo Spazio
Teatro presenta in prima assoluta "La Firma" con Piero Grant e Peppe
Romano, che ne curano anche la regia. "La Firma" è un colloquio
grottesco, a tratti drammatico tra due uomini che lottano per i diritti umani nella repubblica ceca comunista:
Info e prenotzioni 348.8329962 e.mail labottegadelteatro@alice.i
www.pierluigitortora.it