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Report "Diritti umani"   19-2-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

- LAMPEDUSA: LETTERA APERTA DEL TAVOLO ASILO SULL ( da "WindPress.it" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: nonch negli allarmati rapporti della Commissione diritti umani del Senato e della delegazione del Parlamento europeo. La scelta messa in atto dal governo, che ha voluto concentrare a Lampedusa tutti i migranti che giungono presso le sue coste, qualunque sia la loro condizione giuridica, ha creato nell'isola una situazione di grande e crescente tensione.

Cambogia/ Processo a "Duch", chiusa l'udienza preliminare ( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: direttore del centro di prigionia e tortura 'S21' dove furono torturate e uccise tra 12.000 e 16.000 persone, inclusi bambini, è accusato di crimini di guerra e contro l'umanità. L'udienza, apertasi lunedì, è servita a definire la lista dei testimoni. Il collegio giudicante - riferisce l'agenzia Misna - ha accettato di ascoltare una trentina di testi dalle liste presentate dall'

La memoria que sobrevive al genocidio ( da "Nacion, La" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ni muerte ni tortura El diario... -obra de Frances Goodrich y Albert Hackett basada en el texto original-, al igual que Hija de la dictadura argentina , El hombre de la cabina de cristal , El predilecto de los lepidópteros , La persistencia y Julius, el condenado al silencio y al olvido , cuenta una historia de genocidio y represión,

gaffe di berlusconi sui desaparecidos - omero ciai ( da "Repubblica, La" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: il primo centro internazionale sui diritti umani e che, qui in Italia, la nostra magistratura vuole processare Emilio Massera, ammiraglio, membro della P2 di Gelli e ideatore dei "voli della morte", perché tra le sue vittime c´erano anche molti italo-argentini. L´ambasciatore Ronca ha spiegato alle autorità argentine che, a giudizio del governo italiano,

DOPO UN MESE I PRIMI DELUSI DA OBAMA ( da "Unita, L'" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: I sostenitori dei diritti umani si dicono delusi dal fatto che la nuova Amministrazione si è rifiutata di partecipare alla revisione della lista dei Paesi fra cui Cuba, Arabia Saudita e Russia che violano i diritti umani. I blog sono pieni di commenti di gente che vorrebbe un più veloce ritiro dall'Iraq.

una laicità positiva - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: delle garanzie dei diritti umani di libertà e di uguaglianza. Mi ha colpito molto che il Presidente della laicissima Francia, Nicolas Sarkozy, nel suo discorso pronunciato a San Giovanni in Laterano nel 2007, abbia introdotto il concetto di "laicità positiva", volendo così evidenziare la fine della sostanziale indifferenza dello Stato francese nei confronti del fenomeno religioso,

Il centro degli abusi, col placet del Viminale ( da "Manifesto, Il" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Questi avvenimenti sono documentati e sono oggetto di testimonianze di vari osservatori, organizzazioni dei diritti umani e giuristi. In queste condizioni, la «cooperazione rafforzata» annunciata dalle autorità italiane e tunisine con l'obiettivo di procedere a rimpatri rapidi e di massa può legittimamente far temere il peggio.

Ocalan 10 ANNI SENZA PACE NEL CUORE DELL'UE LA RABBIA DEL KURDISTAN DIMENTICATO ( da "Manifesto, Il" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ocalan fanno ricorso anche alla corte europea per i diritti umani che in prima battuta stabilisce che il processo turco non è stato equo. Ma i turchi esaminano le carte e presentano la loro risposta: non c'è nulla da rifare, i diritti dell'imputato sono stati rispettati. Tanto basta a Strasburgo che accoglie le giustificazioni della Turchia e stabilisce che il caso Ocalan è chiuso.

Al Cie condizioni disumane e degradanti ( da "Manifesto, Il" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: la situazione in questo centro è del tutto inaccettabile dal punto di vista della dignità umana. ROMA «Il disastro accaduto a Lampedusa era altamente prevedibile». Il senatore Pietro Marcenaro (Pd), presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, non è stato colto di sorpresa dalle notizie provenienti dall'isola Pelagia.

di CORRADO GIUSTINIANI ROMA - Tira un sospiro di sollievo Mario Morcone, il prefetto che guid... ( da "Messaggero, Il" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: presidente della Commissione per i diritti umani, ha trovato il Centro di Lampedusa in condizioni igieniche pietose. «Per due ragioni. Quando lui è venuto in visita c'erano più di 1000 ospiti, quindi oltre la capienza del Centro, mentre oggi siamo a 860. E poi perché, per protesta, gli ospiti impedivano ai giovani di "Lampedusa accoglienza" di effettuare le normali pulizie»

BUENOS AIRES - Erano belle giornate, li facevano scendere dall'aereo... E' la fr... ( da "Messaggero, Il" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dei diritti umani nel paese. Loro, chiuse nei grandi fazzoletti bianchi hanno ripudiando púbblicamente le dichiarazioni del premier qualificandolo come «personaggio sinistro come quelli della dictatura: Massera Videla e gli altri». Estela de Carlotto, tra le esponenti più conosciute del gruppo, ha detto di «sentirsi offesa» dopo aver letto quanto riferito dal cuotidiano argentino.

Gaza, l'ultima missione dei contabili della morte ( da "Corriere della Sera" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Le squadre del Centro palestinese per i diritti umani sono state divise per area, si muovono nei quartieri che conoscono. Mohammed Ghannan coordina i ricercatori che stanno coprendo Gaza City. Dal primo giorno di conflitto è stato all'ospedale Shifa, il più grande della Striscia, a contare.

Quella Consulta che unisce laici e cattolici ( da "Giornale.it, Il" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: principi di laicità e libertà sanciti dalla Costituzione e dalla Carta dei Diritti Umani, organizzare momenti di formazione e informazione». Tra questi propositi, quello che ci sembra più attuale e più urgente è proprio l'ultimo. Nelle scorse settimane, di tematiche inerenti alla fede e alla laicità si è parlato molto, ma senza essere realmente informati, o tantomeno formati a farlo.

IMMIGRAZIONE. Lampedusa, Tavolo Asilo: "Nell'isola si faccia solo prima accoglienza" ( da "HelpConsumatori" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: nonché negli allarmati rapporti della Commissione diritti umani del Senato e della delegazione del Parlamento europeo". Per le associazioni dunque "la scelta messa in atto dal governo, che ha voluto concentrare a Lampedusa tutti i migranti che giungono presso le sue coste, qualunque sia la loro condizione giuridica, ha creato nell'isola una situazione di grande e crescente tensione.

Ortiz dice que se violó la CPE y otras normas ( da "Razòn, La" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Queda prohibida toda forma de tortura, desaparición, confinamiento, coacción, exacción o cualquier forma de violencia física o moral. Las servidoras públicas y los servidores públicos o las autoridades públicas que las apliquen, instiguen o consientan serán destituidas o destituidos, sin perjuicio de las sanciones determinadas por la ley.

Serravalle Scrivia contro la violenza sulle donne. ( da "Giornal.it" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: di Firenze in collaborazione con gli enti locali e con altre associazioni attive a tutela dei diritti umani, promosse, per la prima volta in Italia, la ?Campagna nazionale del fiocco bianco? che oggi prosegue incontrando sempre nuove adesioni, in Italia, come nel mondo.

L'Italia, la Chiesa e una laicità positiva ( da "Repubblica.it" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: delle garanzie dei diritti umani di libertà e di uguaglianza. Mi ha colpito molto che il Presidente della laicissima Francia, Nicolas Sarkozy, nel suo discorso pronunciato a San Giovanni in Laterano nel 2007, abbia introdotto il concetto di "laicità positiva", volendo così evidenziare la fine della sostanziale indifferenza dello Stato francese nei confronti del fenomeno religioso,

Bielorussia/ Minsk si riavvicina anche al Consiglio d'Europa ( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: potrà essere cancellato in caso di progressi insufficienti sui diritti umani. La Bielorussia lo aveva già ottenuto nel 1992, per poi vederselo ritirare nel 1997. La delegazione del Consiglio d'Europa - sottolinea il comunicato - è ancora molto perplessa per la mancanza di libertà di riunione e di stampa, quindi di espressione.

Cina-Usa/ Attesa per Clinton tra nuove sfide e vecchi timori ( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ai diritti umani, argomento personalmente a cuore alla Clinton. Gli Stati Uniti intendono premere per una maggiore partecipazione della Cina ai temi globali, primo fra tutti quello ambientale. "Cercheremo maniere per collaborare su questioni che vanno al di là del semplice interesse reciproco, per rivolgerci a problemi veramente globali"

COME OGNI anno il movimento Shalom ha organizzato una conviviale con gli amministratori locali. Ques... ( da "Nazione, La (Pisa)" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: scopo di formare persone che siano in grado di promuovere sviluppo e difesa dei diritti umani nel loro paese di origine. Anche gli amministratori si sono dimostrati favorevoli a collaborare e sostenere questi progetti. Per il movimento Shalom erano presenti: don Andrea Cristiani, Giovanni Giorgi, Luca Gemignani, don Donato Agostinelli, Luca Martini, Donatella Sanesi, Luca Lastri.

Il Viminale: avanti con i rimpatri ( da "Avvenire" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Di rispetto dei diritti umani ha quindi parlato il senatore del Pd, Pietro Marcenaro, che ha sottolineato: «Non c'è obiettivo politico che possa giustificare trattamenti inumani e degradanti come quelli in atto a Lampedusa». Pronta la replica di Angela Maraventano, senatore lampedusana della Lega Nord: «Noi esprimiamo la più piena e sincera solidarietà alle forze dell'

<Libertà religiosa: è priorità> ( da "Avvenire" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: La tutela della libertà religiosa rappresenta una delle priorità della nostra politica estera in materia di diritti umani» , ha sottolineato Vito. Sulla questione specifica, Vito ha ricordato che «il ministro degli Esteri Franco Frattini ha recentemente attirato nuovamente l'attenzione del Governo di Nuova Delhi sul tema» . Elio Vito

Orissa, cristiano rapito e torturato ( da "Avvenire" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: cristiano rapito e torturato DA NEW DELHI C olpiscono, attaccano, incendiano, in alcuni casi uccidono. Sempre nel segno di una sorta di "immunità" garantita dalla polizia. Un nuovo, ennesimo, caso di violenza in Orissa ai danni di un cristiano, prima rapito, poi torturato dai fondamentalisti indù, senza che le forze dell'ordine intervenisse.

Pensieri e parole della <lobby> pro-eutanasia ( da "Avvenire" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: cambiare il concetto di diritti umani e distinguere tra persone ed esseri umani, cioè tra diritti e diritti, dignità e dignità, allora è evidente che il richiamo continuo alla libertà di scelta, all'autodeterminazione, è un inganno. Eluana andava uccisa non perché avesse scelto lei, il che è tutto da verificare, ma appunto perché la sacralità della vita e dei diritti va abolita,

<Al Cie condizioni disumane e degradanti> ( da "Manifesto, Il" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, non è stato colto di sorpresa dalle notizie provenienti dall'isola Pelagia. Solo la settimana scorsa, ha visitato il centro con due colleghi della Commissione e constatato di persona le condizioni di trattenimento degli immigrati al suo interno.

Sahara occidentale/ D'Alema esprime preoccupazione per ( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Nel corso dell'incontro, D'Alema ha espresso preoccupazione per la violazione dei diritti umani in atto nella regione e ha auspicato che l'Unione europea e il governo italiano facciano sentire la propria voce presso le autorita' del Marocco, invitandole ad intervenire per porre fine ad episodi e pratiche non tollerabili.

Processo a The Pirate Bay: terzo giorno, chiesto il proscioglimento ( da "Stampaweb, La" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: del sito Internet per la condivisione di file Torrent The Pirate Bay sono in questi giorni sotto processo per il reato di violazione dei diritti d'autore sui file condivisi. Davanti al giudice, in un tribunale di Stoccolma, gli accusati hanno respinto le imputazioni e alla seconda udienza buona parte di queste sono già cadute per fraintendimenti sul funzionamento del protocollo.

LAOGAI, L'ORRORE CINESE ( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: attivista per i diritti umani, esule negli Stati Uniti dal 1985, dopo aver trascorso 19 anni nei laogai (campi di lavoro forzato), nonché presidente della "Laogai research foundation", organizzazione internazionale che si occupa della denuncia delle violazioni dei diritti umani, porterà oggi la sua testimonianza a studenti e cittadini pordenonesi.

Accesso prestazioni sanitarie per immigrati irregolari. il Consiglio provinciale di Bologna sollecita revisione decreto ( da "Sestopotere.com" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: accesso alle cure mediche sia un diritto riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani mentre le nuove regole possono favorire le pratiche sanitarie clandestine e la diffusione incontrollata di malattie infettive, con maggiori rischi, specie per i bambini. Il Consiglio provinciale invita pertanto la Camera a rivedere il decreto,

Pacchetto sicurezza: un no deciso anche dalla Calabria ( da "Articolo21.com" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 733, che risulta lesiva dei diritti umani. “Nessuno- si legge - può sentirsi estraneo ad una vicenda che oggi riguarda gli immigrati e domani altre categorie. La legislazione contro i diritti umani degli immigrati è solo l?esempio di una più generale mancanza di solidarietà sociale”

Politkvoskaia, nessun colpevole Al processo di Mosca tutti assolti ( da "Repubblica.it" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: allora presidente Vladimir Putin e per le sue denunce della violazione dei diritti umani nel conflitto ceceno. Dmitri Muratov, direttore di Novaia Gazeta, il giornale per cui lavorava Politkovskaia, rispetta la decisione ma auspica la prosecuzione dell'inchiesta: "Fin dall'inizio sarei stato d'accordo con qualsiasi decisione dei giurati, che apparivano persone molto preparate e serie"

El Tribunal Europeo de Derechos Humanos condena a Reino Unido por detención ilegal ( da "Pais, El" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: cargos que han sido aceptados, y por tortura y trato inhumano y degradante, que han sido rechazados. Según el fallo del Tribunal de Estrasburgio, el Gobierno británico violó varios artículos de la Convención Europea de Derechos Humanos, entre ellos el derecho a la libertad y a que una detención sea ordenada por un juez.

Politkovskaia, la rabbia dei colleghi: "Per la Russia è una vera vergogna" ( da "Stampaweb, La" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: MOSCA Delusione e indignazione dominano tra i commenti dei colleghi della giornalista Anna Politkovskaia e tra i difensori dei diritti umani dopo il verdetto di non colpevolezza pronunciato oggi dalla giuria del processo. Dmitri Muratov, direttore di Novaia Gazeta, il bisettimanale per cui lavorava Politkovskaia, rispetta la decisione ma auspica la prosecuzione dell?

(ACR) IV CCP, SI A PDL SU GARANTE DIRITTI INFANZIA E LAVORO MINORI ( da "Basilicanet.it" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: lo sfruttamento del lavoro minorile e di quello precoce una grave lesione dei valori essenziali della convivenza civile e dei diritti umani fondamentali, ed intende, quindi, adoperarsi insieme con gli Enti ed i Soggetti interessati, nella predisposizione di ogni azione necessaria per combattere il fenomeno su tutto il territorio regionale. A tale scopo â?? ha concluso Pittella â?

Una giornalista troppo scomoda ( da "Giornale.it, Il" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Politkovskaia stava per pubblicare un articolo sulle presunte torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo ministro Ramsan Kadyrov. Al funerale assente il governo Il giorno del funerale, celebrato a Mosca il 10 ottobre, non prese parte alcun esponente del governo. Più di mille, invece, i cittadini che scelsero di dare l'ultimo saluto alla sfortunata giornalista.

- REGNO UNITO: APERTA LA STRADA A ULTERIORI DEPOR ( da "WindPress.it" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Londra a deportare persone verso paesi nei quali esse rischieranno di subire gravi violazioni dei diritti umani, compresi i maltrattamenti e la tortura. Il governo britannico sta tentando di deportare due persone, che nei procedimenti penali sono indicate rispettivamente come "RB" e "U", in Algeria, e una terza persona, Omar Othman (conosciuta anche come Abu Qatada), in Giordania.

Testamento biologico, Englaro: 'Legge barbara' ( da "Affari Italiani (Online)" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura di Stato', che si svolgera' a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Beppino Englaro parteciperà alla manifestazione attraverso un collegamento telefonico perché "i cittadini, che hanno le idee molto più chiare dei nostri parlamentari, devono tutelare i propri diritti fondamentali che questa legge mette in discussione preparando il terreno per un vero e proprio Stato

"In piazza contro una legge assurda e anticostituzionale" ( da "Repubblica.it" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Con queste parole Beppino Englaro, intervistato da Paolo Flores d'Arcais, aderisce alla manifestazione "Sì alla vita, no alla tortura di Stato", che si svolgerà a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Ascolta l'audio integrale (19 febbraio 2009

Testamento biologico/ Beppino Englaro: Questa legge e' ( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato' organizzata dalla rivista 'MicroMega' che si svolgerà a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Un comunicato rende noto che Beppino Englaro parteciperà alla manifestazione attraverso un collegamento telefonico perché "i cittadini, che hanno le idee molto più chiare dei nostri parlamentari,

Gb/ Amnesty preoccupata per decisione Lord su espulsioni ( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: gravi violazioni dei diritti umani, compresi i maltrattamenti e la tortura. Lo rende noto l'organizzazione in difesa dei diritti umani in un comunicato. "Sarebbe profondamente preoccupante se la decisione della Camera dei Lord venisse interpretata dal governo come un segnale di luce verde per espellere persone verso Paesi in cui rischieranno di subire torture e processi irregolari"

"IN PIAZZA CONTRO UNA LEGGE ASSURDA E ANTICOSTITUZIONALE" ( da "Wall Street Italia" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: "In piazza contro una legge assurda e anticostituzionale" -->Beppino Englaro aderisce alla manifestazione di sabato: "Sì alla vita, no alla tortura di Stato" "In piazza contro una legge assurda e anticostituzionale" (18:31 19/02/2009)

BIO-TESTAMENTO: ENGLARO, LEGGE BARBARA ( da "Agi" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura di Stato', che si svolgera' a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Beppino Englaro partecipera' alla manifestazione attraverso un collegamento telefonico perche' "i cittadini, che hanno le idee molto piu' chiare dei nostri parlamentari, devono tutelare i propri diritti fondamentali che questa legge mette in discussione preparando il terreno per un vero e proprio Stato

Englaro: "In piazza contro la legge" ( da "Stampaweb, La" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato", che si svolgerà a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Le dichiarazioni sono contenute in un intervento a Micromega che ne ha diffuso una sintesi. Beppino Englaro parteciperà alla manifestazione attraverso un collegamento telefonico perchè «i cittadini, che hanno le idee molto più chiare dei nostri parlamentari,

Lampedusa per la Lega. ' Si può anche fumare' ( da "Articolo21.com" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: è stato è il senatore della Lega Nord Lorenzo Bodega che è anche vicepresidente della commissione diritti umani del Senato. Bodega, ai nostri microfoni, ha raccontato la sua Lampedusa, diversa da quella raccontata da volontari, associazioni, eurodeputati, giornalisti. Nessun girone infernale, nessuna topaia, nessuna violazione dei diritti umani.

Testamento biologico/ Ferrero: Grazie a Englaro,anch'io in ( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: no alla tortura di Stato' e per manifestare contro una proposta di legge, quella sul testamento biologico, che il Parlamento si appresta ad approvare, che corrisponde a una vera barbarie, indegna di uno Stato democratico". Lo afferma in una nota il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero.

TESTAMENTO BIOLOGICO: BEPPINO ENGLARO, IN PIAZZA CONTRO ( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Con queste parole Beppino Englaro, intervistato da Paolo Flores d'Arcais, aderisce alla manifestazione ''Si' alla vita, no alla tortura di Stato'', che si svolgera' a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. E' quanto si legge sul sito di Micromega.

BIOETICA: BEPPINO ENGLARO, LEGGE TESTAMENTO BIOLOGICO E' UNA BARBARIE ( da "ITnews.it" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Con queste parole Beppino Englaro, intervistato da Paolo Flores d'Arcais, aderisce alla manifestazione "Si' alla vita, no alla tortura di Stato", che si svolgera' a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. E' quanto si legge su Micromega.

Nessun colpevole ( da "AprileOnline.info" del 19-02-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: attivo difensore di diritti umani. L'assassinio del legale, che aveva pubblicamente annunciato di voler portare alla Corte di Strasburgo il caso del colonnello Budanov (stupratore e uccisore assieme a un gruppo di suoi soldati d'una ragazza cecena, scarcerato diciotto mesi prima della scadenza della pena), è avvenuto in un luogo frequentato nei pressi del Cremlino.


Articoli

- LAMPEDUSA: LETTERA APERTA DEL TAVOLO ASILO SULL (sezione: Diritti umani)

( da "WindPress.it" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

18-02-2009 Sei in: Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Febbraio > Lampedusa: lettera aperta del Tavolo Asilo sulla gravit della situazioneContenuto della paginaLampedusa: lettera aperta del Tavolo Asilo sulla gravit della situazioneCS022: 18/02/2009Gli enti di tutela dei rifugiati riuniti nel Tavolo Asilo si rivolgono oggi al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro dell'Interno con la seguente lettera aperta: Le sottoscritte associazioni ed enti del Tavolo Asilo esprimono profonda preoccupazione per quanto sta avvenendo in queste ore nel centro per immigrati e richiedenti asilo situato in contrada Imbriacola, a Lampedusa, utilizzato a partire da gennaio come Centro di identificazione ed espulsione (CIE), per decisione del ministro dell'Interno. Nel centro, ove si trovano al momento circa 800 persone, in corso da ieri sera uno sciopero della fame dei migranti e questa mattina scoppiato un esteso incendio. La trasformazione del centro da struttura di primo soccorso a Centro di identificazione e l'esecuzione degli allontanamenti hanno gi destato, a livello nazionale e internazionale, grandi preoccupazioni, evidenziate nel documento del Tavolo Asilo, noto alle autorit italiane ed europee, nonch negli allarmati rapporti della Commissione diritti umani del Senato e della delegazione del Parlamento europeo. La scelta messa in atto dal governo, che ha voluto concentrare a Lampedusa tutti i migranti che giungono presso le sue coste, qualunque sia la loro condizione giuridica, ha creato nell'isola una situazione di grande e crescente tensione. Si ritiene che l'isola di Lampedusa non abbia le caratteristiche per ospitare un centro che abbia finalit diverse da quelle di prima accoglienza e soccorso, con la previsione di rapidi trasferimenti di tutti i migranti in altre strutture, com' avvenuto dall'aprile 2006 fino a dicembre 2008.Si torna a chiedere, con urgenza: che tutti i migranti siano immediatamente trasferiti in altre strutture idonee, ove siano svolte le procedure amministrative, in particolare quella di asilo;che l'isola di Lampedusa sia sede esclusivamente di strutture destinate al primo soccorso e all'accoglienza dei migranti.Si chiede inoltre che vengano accertate eventuali responsabilit di quanto accaduto. Firmatari: Amnesty International, Arci, Asgi, Casa dei diritti sociali - Focus, Centro Astalli, Consiglio italiano per i rifugiati - CIR, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Medici Senza Frontiere, Senzaconfine FINE DEL COMUNICATO Roma, 18 febbraio 2009 Per ulteriori approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224- cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg

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Cambogia/ Processo a "Duch", chiusa l'udienza preliminare (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 18 feb. (Apcom) - Si è conclusa a Phom Penh l'udienza preliminare nel procedimento giudiziario contro Kaing Guek Eav, più noto con il soprannome 'Duch', il primo ex gerarca dei khmer rossi a vedere avviato un processo davanti al tribunale speciale sostenuto dall'Onu. L'imputato, direttore del centro di prigionia e tortura 'S21' dove furono torturate e uccise tra 12.000 e 16.000 persone, inclusi bambini, è accusato di crimini di guerra e contro l'umanità. L'udienza, apertasi lunedì, è servita a definire la lista dei testimoni. Il collegio giudicante - riferisce l'agenzia Misna - ha accettato di ascoltare una trentina di testi dalle liste presentate dall'accusa, dalla parte civile e dalla difesa, mentre deve ancora decidere se autorizzare altre 20 testimonianze. Tutti i testimoni sono stati citati per sigle anomine per ragioni di sicurezza, nonostante siano trascorsi decenni dalla caduta del regime, che tra il 1975 e 1979 provocò la morte di almeno 1 milione e 700mila persone. I giudici si sono riservati di fissare la data per l'apertura del processo vero e proprio, che dovrebbe cominciare a marzo. Duch, arrestato nel 1999 quando fu rintracciato da un giornalista britannico, attraverso i suoi avvocati ha ammesso i crimini ed espresso pentimento, ma sostiene di aver solo eseguito gli ordini. Il Tribunale ha aperto procedimenti contro altri quattro alti dirigenti del regime khmer tra cui Nuon Chea, ideologo e braccio destro del dittatore Pol Pot. Oggi ultraottantenne, Chea ha più volte chiesto e non ottenuto la scarcerazione per motivi di salute.

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La memoria que sobrevive al genocidio (sezione: Diritti umani)

( da "Nacion, La" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Teatro contra el olvido: víctimas del autoritarismo, a escena La memoria que sobrevive al genocidio Seis obras recuerdan la represión y el crimen masivo en distintos lugares del mundo, una tendencia que se acentúa Noticias de Espectáculos: anterior | siguiente Jueves 19 de febrero de 2009 | Publicado en edición impresa Enviá tu opinión Sé el primero en comentar ImprimirEnviar por e-mailCambiar tamañoPublicarVotar (0) Ya votaste (0) Compartir Link permanente Menéame Google bookmark YahooMyWeb Newsvine BlinkList Digg Reddit Del.icio.us Mister-Wong Ver mas fotos FOTO  Foto: Alfredo Sabat "Me da miedo pensar que aquellos que estaban tan próximos a mí se hallan ahora a la merced de los verdugos más crueles del mundo", escribió Anna Frank. "Siento mi impotencia ante la máquina infernal que dispone de una fuerza titánica", escribió Nicolás Bujarín. "¿Qué clase de amor tenemos por nuestros niños? Si de verdad los amáramos [?], ante cada muerte saldríamos aullando", dice la protagonista de La persistencia , de Griselda Gambaro. Parecen frases salidas de una misma historia. Pero no. Pertenecen a hechos que ocurrieron en lugares y momentos distantes, aunque todas son evocaciones del horror ante los crímenes masivos de proyectos extremistas: el tema central de seis obras dramáticas de la cartelera teatral de febrero en Buenos Aires y Mar del Plata. Nazis, estalinistas, dictadura militar, ejército y terroristas. Alemania, Holanda, Rusia, Argentina y Checoslovaquia... Cambian los países, los años y los victimarios, pero, como señala Helena Tritek, directora de El diario de Anna Frank : "Tiene que ver, primero que nada, con la historia del hombre. El hombre es el que produce las guerras, como es el que produce la paz también". Ni muerte ni tortura El diario... -obra de Frances Goodrich y Albert Hackett basada en el texto original-, al igual que Hija de la dictadura argentina , El hombre de la cabina de cristal , El predilecto de los lepidópteros , La persistencia y Julius, el condenado al silencio y al olvido , cuenta una historia de genocidio y represión, y lidia con las limitaciones que surgen al abordar estos temas; cada una mediante estrategias distintas. Como señala el director de El hombre de la cabina... , Nicolás Steimberg: "Cuando una víctima cuenta nos invade siempre la duda". Por eso él quiso hacer esta obra, de Robert Shaw, en la que un judío, Goldman, es quien nombra las peores atrocidades, pero haciéndose pasar por su primo, Dorf, un sanguinario agente de las SS. Así, Goldman dice vestido de nazi, con cinismo, morbo y alevosía, las barbaridades que nunca fueron dichas por un represor real, para ser ajusticiado y redimir el sufrimiento de todas las víctimas. Para Lucila Teste, autora y actriz del unipersonal Hija de la dictadura... , la forma de eludir la victimización en su relato fue ceñirse a contar su propia historia a partir de tres pequeñas anécdotas, algunos objetos simbólicos, un poema e imágenes proyectadas. Así cuenta cómo una niña con "una infancia feliz" se fue enterando de la desgracia que ocurrió cuando ella tenía ocho meses de edad: sus padres fueron secuestrados y desaparecidos por la dictadura militar. "Escogí un punto de vista que no va directo al dolor. No estoy hablando de las torturas que les hicieron a mis padres y sin embargo el público se emociona", cuenta la autora. Como apunta Gambaro, otra limitación importante para estas obras es que lo más escabroso de la historia que cuentan no puede ser representado en un escenario de manera realista. "Nunca puede ser un horror directo. No puede haber en escena muerte ni tortura ni sangre", dice la escritora. En El diario... -donde participan Vanesa González, Norberto Díaz, Dalia Elnecavé y Estanislao Silveyra, entre otros- el espectador nunca ve en acción a los victimarios. Lo único que percibe de ellos son los ruidos y luces de patrullas que cada tanto se ven en la ventana del refugio. Y sólo se entera del horror a través de la radio y de los desoladores relatos del refugiado Dussell y del padre de Anna, que cuenta el terrible destino de la familia, cuando vuelve al desván al término de la guerra y encuentra el diario de su hija, ya asesinada por los nazis. Sobre el futuro Como El diario... , también El predilecto... y Julius... están basadas en dolorosas batallas reales contra el olvido, libradas por la rusa Anna Larina y el checo Julius Fusik. Larina -mujer de Nikolai Bujarin, quien fue encerrado y después ejecutado por el régimen de Stalin en 1938- sobrevivió a 20 años de encierro en gulags, apartada de su hijo recién nacido. Y no sólo guardó y memorizó la Carta a las generaciones futuras , que le dejó su esposo antes de ser ejecutado, sino que además aguardó pacientemente hasta 1988, cuando el partido le permitió publicarla. También fue la esposa de Fusik, Gusta Fucikova, quien dio a conocer las últimas palabras escritas por su esposo. Mientras el periodista comunista agonizaba, torturado por los nazis, pudo escribir clandestinamente el Reportaje al pie de la horca y entregarlo por partes a un guardia cómplice de la prisión, quien las escondía. Su esposa las recuperó después de su muerte. "[Lo que les pasó a mis padres] pasó aquí, pero también en muchos lugares del mundo. Hablo del pasado, pero también del futuro", dice Lucila Teste. Y en efecto, no todas estas obras se ambientan en regímenes totalitarios de décadas atrás. La persistencia , de Gambaro -ya representada en 2007 en el Teatro San Martín, con la dirección de Cristina Banegas-, está inspirada en la masacre de Beslan, en Rusia, en 2004. Ahí resultaron muertos casi doscientos niños, durante un largo combate entre el ejército ruso y terroristas chechenos, tras 53 horas de haber sido tomado un colegio por éstos. "Es también una historia del presente -dice Helena Tritek-. Están persiguiendo a los rumanos, a los gitanos... Los golpean, los queman. Son cosas atroces que hace el hombre. Lo que pasó ahora en Israel y Gaza es terrible. Es como si el hombre no aprendiera. Por eso hay que recordar, y no olvidarse. Es bueno hablar de Anna Frank." En cartelera El diario de Anna Frank. Regina (Santa Fe 1235). Jueves, viernes y sábado, a las 21. Domingos, a las 23.30. $ 60. El hombre de la cabina de cristal. Paseo La Plaza (Corrientes 1660). Jueves y sábados, a las 21.15. $ 25. El predilecto de los lepidópteros. Centro Cultural El Séptimo Fuego (Bolívar 3675, Mar del Plata). Viernes, a las 22. $ 15. Hija de la dictadura argentina. Centro Cultural de la Cooperación (Corrientes 1543). Viernes, a las 21. $ 30. La persistencia. Centro Cultural Osvaldo Soriano (25 de Mayo y Catamarca, Mar del Plata). Jueves, a las 21.30. $ 20. Julius, el condenado al silencio y al olvido. Centro Cultural El Séptimo Fuego (Bolívar 3675, Mar del Plata). Sábados, a las 22. $ 15. Eduardo Febres Muñoz

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gaffe di berlusconi sui desaparecidos - omero ciai (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 11 - Esteri Gaffe di Berlusconi sui desaparecidos Ironizza sui "voli della morte". Proteste in Argentina, convocato l´ambasciatore italiano "Parole stravolte" per Palazzo Chigi ma le madri di Plaza de Majo vogliono le scuse OMERO CIAI ROMA - «Non farò come quel dittatore che faceva fuori i suoi oppositori portandoli in aereo con un pallone, poi apriva lo sportello e diceva "C´è una bella giornata fuori, andate a giocare". Fa ridere ma è drammatico... ». Questa frase, rilanciata sul Clarin di Buenos Aires, ha provocato ieri una tempesta diplomatica tra Italia e Argentina. L´ha pronunciata Berlusconi a Cagliari venerdì scorso nel suo ultimo comizio-show prima del voto in Sardegna. L´ha sottolineata l´Unità in una corrispondenza e l´hanno ripresa i media argentini. Ieri mattina il nostro ambasciatore è stato convocato dal governo della signora Kirchner, «preoccupato e offeso», per la citazione ironica di una tragedia, i "voli della morte" con cui i militari assassinarono migliaia di giovani oppositori politici, che è l´orrore di un passato ancora molto presente tra gli argentini. Basta pensare che proprio l´altro ieri lo spazio dell´Esma, il grande lager della dittatura, è diventato per iniziativa dell´Onu, il primo centro internazionale sui diritti umani e che, qui in Italia, la nostra magistratura vuole processare Emilio Massera, ammiraglio, membro della P2 di Gelli e ideatore dei "voli della morte", perché tra le sue vittime c´erano anche molti italo-argentini. L´ambasciatore Ronca ha spiegato alle autorità argentine che, a giudizio del governo italiano, si tratta di un equivoco. Di una frase riportata fuori contesto, sottolineando che c´è «l´assoluta certezza» che da parte del premier Berlusconi non vi è stato «alcun intento offensivo», ma semmai «una netta presa di distanza dalla dittatura argentina». Ma non la pensano così le associazioni per i diritti umani, le "madri di Plaza de Mayo", e forse neppure il governo argentino con il quale per tutta la giornata dalla Farnesina si è cercato di concordare una "nota congiunta" che mettesse fine all´incidente. Ma citare con leggerezza, di fronte ad una piazza vociante, la tragedia della dittatura «non è ammissibile» dicono da Buenos Aires i parenti delle vittime che hanno apertamente manifestato la loro indignazione e la loro sorpresa. Lo pensa anche Piero Fassino, ministro degli esteri ombra del Pd, che parla di "gaffe indecente" e chiede al premier di scusarsi pubblicamente. «Raccontare barzellette e fare il guascone - dice Fassino - è ormai lo sport preferito di Berlusconi che, anche in questo caso, rivela una totale mancanza di sensibilità per la storia e il valore della democrazia in nome della quale, in Argentina come in tutto il mondo, tantissimi sono giunti a sacrificare la propria vita». E Mirella Giai, senatrice argentina dell´Udc eletta dagli italiani all´estero, dice: «Ricordo al premier che fra coloro che vennero gettati dagli aerei in quegli anni c´erano anche molti italiani». Come primo gesto, l´ambasciatore Ronca ha ricevuto ieri sera a Buenos Aires i rappresentati di alcune delle organizzazioni dei familiari delle oltre 30mila vittime della dittatura militare argentina pur ribadendo la posizione ufficiale di Palazzo Chigi dove si sostiene che «le parole di Berlusconi sono state capovolte. Voleva sottolineare la brutalità della dittatura e invece e stato paragonato ai dittatori». E mentre Felice Belisario, capo dei senatori dell´Italia dei Valori, chiede al ministro Frattini di riferire in aula per «l´increscioso episodio», la presidenza del Consiglio sostiene che, contro il premier, c´è stato «un attacco calunnioso e assolutamente ingiustificato, che provoca indignazione».

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DOPO UN MESE I PRIMI DELUSI DA OBAMA (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

DOPO UN MESE I PRIMI DELUSI DA OBAMA La luna di miele fra Obama e la sinistra Usa non è durata nemmeno un mese. Ieri, nel 30°giorno della sua Amministrazione il presidente è volato in un liceo dell'Arizona, a Mesa. Una parte della sinistra è già delusa e malmostosa, tanto che nelle ultime due settimane la Casa Bianca, dopo una serie di brutte figure, è corsa ai ripari. Obama è tornato fra la gente, la sua gente, per rassicurarla, ascoltarla e ricordare loro che a Pennsylvania Avenue ha portato le loro storie nel cuore. Oggi la sinistra liberal che ha sostenuto Obama appare «costernata» per le decisioni che tardano ad arrivare o il cambiamento che non si vede, ma sembra non ricordare che per 8 anni alla Casa Bianca c'era un diabolica coppia che ha fatto una guerra in nome dei profitti dell'oro nero, che ha autorizzato la tortura. Il malessere corre sulla rete. I sostenitori dei diritti umani si dicono delusi dal fatto che la nuova Amministrazione si è rifiutata di partecipare alla revisione della lista dei Paesi fra cui Cuba, Arabia Saudita e Russia che violano i diritti umani. I blog sono pieni di commenti di gente che vorrebbe un più veloce ritiro dall'Iraq. Criticano Obama perché ha deciso di tenere alla Difesa l'uomo di George Bush Robert Gates. I liberal dicono che ha imbarazzato i suoi sostenitori e estasiato i suoi critici annunciando che il generale Odierno (che si era fieramente opposto al ritiro in 16 mesi) resterà al suo posto a Baghdad. Persino Rachel Maddow, la star tv della campagna elettorale, straordinaria sostenitrice di Obama, nel suo programma serale si è arrabbiata con il Presidente per avere messo nel suo governo ex-lobbisti «il cambiamento in cui possiamo credere, a patto che mettiamo un deludente asterisco sulla parola cambiamento». Per 8 anni la sinistra ha ingoiato le prodezze del duo Bush-Cheney, ed ora, dopo solo 30 di governo, sta perdendo la pazienza con Obama. Un solo mese di luna di miele sembra davvero troppo poco.

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una laicità positiva - (segue dalla prima pagina) (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica, La" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pagina 8 - Interni una laicità positiva (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) In quel discorso colpirono, soprattutto, la sottolineatura del rispetto dovuto dalla politica alla centralità della persona umana, accompagnata dall´invito rivolto al nostro Paese ad «incrementare la sua solidarietà e coesione interna per poter meglio esprimere le sue doti caratteristiche e valorizzare la sua ineguagliabile ricchezza e varietà di culture». Si tratta di una bussola, fatta di entrambi i concetti, che ci deve guidare proprio in questa fase in cui fenomeni epocali quali la globalizzazione, accoppiati al mutamento della struttura stessa delle nostre società, possono mettere in dubbio quelli che debbono essere i valori fondamentali di riferimento per una società. Una società che richiede una nuova e forte "dimensione etica", oggi offuscata dalla labilità con cui spesso vengono percepiti i valori fondamentali. In questo quadro si colloca anche il forte incremento della presenza nella società italiana di nuovi movimenti religiosi di diversa origine culturale e geografica, resa più complessa dal fatto che manca a tutt´oggi una legge di carattere generale che garantisca la libertà religiosa, pur nel quadro del multiculturalismo e del pluralismo religioso indubbiamente in atto. Una tendenza destinata inevitabilmente a crescere, e rispetto alla quale la società italiana, per fortuna, non ha vissuto tensioni interetniche, avendo manifestato una accoglienza nei fatti positiva per le minoranze religiose, ben più di quanto abbiano saputo fare altri grandi paesi europei. Un fenomeno al quale la stipulazione di Intese con culti non cattolici potrebbe recare un utile contributo, sempre ovviamente nel rispetto fondamentale delle garanzie dei diritti umani di libertà e di uguaglianza. Mi ha colpito molto che il Presidente della laicissima Francia, Nicolas Sarkozy, nel suo discorso pronunciato a San Giovanni in Laterano nel 2007, abbia introdotto il concetto di "laicità positiva", volendo così evidenziare la fine della sostanziale indifferenza dello Stato francese nei confronti del fenomeno religioso, vissuto, oltralpe, nell´ambito di una dimensione tutta personale e privata, completamente separata da quella pubblica. Ebbene, quel concetto di "laicità positiva" era già ben presente nell´Accordo Craxi-Casaroli del 1984 di modifica del Concordato, con conseguente abbandono di quell´atteggiamento di "difesa" nei confronti dello Stato tipico dei Concordati tradizionali. Un nuovo "Concordato-quadro" a maglie larghe, che rimandava la disciplina concreta dei singoli settori a successivi accordi, o a intese attuative tra il Governo e la Conferenza episcopale italiana, sulla base della "reciproca collaborazione per la promozione dell´uomo e per il bene del Paese" (articolo 1 dell´Accordo). Un concetto del resto ripreso dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando in occasione della visita di Papa Benedetto XVI al Quirinale, ha sottolineato, tra l´altro, «conosciamo e apprezziamo la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso». è in questo quadro che si colloca quel riconoscimento dell´importanza delle radici ebraico-cristiane dell´identità culturale europea, in cui si sono riconosciuti sia il Governo precedente che quello attualmente in carica, indipendentemente dalle concezioni religiose ed ideali di ognuno, così come si riconoscono nell´importanza dell´azione di coesione e di sostegno svolta dalla Chiesa nella società italiana. Tutto questo non stride con il progressivo disvelamento di quel principio di "laicità dello Stato", sostanzialmente racchiuso, anche se non formulato con queste parole, nella Carta costituzionale. Una laicità non certo aggressiva nei confronti della religione, aliena da degenerazioni laiciste ed anticlericali, aperta al riconoscimento del ruolo attivo e positivo della Chiesa nella società italiana. Una laicità dello Stato che deve però tenere conto che viviamo in un Paese la cui storia è inestricabilmente intrecciata alla vicenda del Cristianesimo e della Chiesa romana, perché si possa minimamente immaginare un reciproco disinteresse. L´autore è presidente della Camera

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Il centro degli abusi, col placet del Viminale (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

CIE Leggi aggirate, irregolarità giuridiche Il centro degli abusi, col placet del Viminale Omeyya Seddik Il centro di identificazione ed espulsione (Cie) per immigrati sprovvisti di titolo di ingresso sul territorio italiano di Contrada Imbriacola a Lampedusa ha preso fuoco. In seguito a uno scoppio di tensione tra gli 863 trattenuti ancora sull'isola e a un intervento delle forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa, l'edificio centrale e la mensa sono stati distrutti dalle fiamme. Alcuni dei migranti, tutti tunisini, sono chiusi nel centro da più di cinquanta giorni in condizioni degradanti ampiamente descritte dai parlamentari, dai giuristi e dai membri delle associazioni che hanno visitato il posto. Secondo il ministero degli interni, sono tutti in possesso di una notifica di decreto di trattenimento e di un decreto di allontanamento. Sono quindi destinati a un'espulsione verso la Tunisia in tempi brevi. Eppure, diversi elementi di quanto dichiarato dalle autorità pongono un problema dal punto di vista delle leggi e delle convenzioni in vigore, compreso il Testo unico sull'immigrazione pubblicato in Italia. Il primo aspetto problematico riguarda la validità legale dei decreti di allontanamento. Secondo la legislazione in vigore, questi decreti devono essere convalidati da un magistrato dopo un esame individuale, alla presenza di un avvocato difensore e di un interprete. Ma a Lampedusa non c'è né un tribunale, né un giudice. Le autorità hanno quindi dovuto far arrivare in aereo tre magistrati e tre avvocati nominati d'ufficio, che si sono trattenuti sull'isola tre giorni, secondo le informazioni che abbiamo potuto raccogliere; poi, ancora un'altra volta, due giudici e due avvocati per due giorni. In questo modo, sono stati esaminati circa 1200 casi. La semplice aritmetica può aiutare a farsi un'idea sulla validità di questi «esami individuali e imparziali». Le decine di testimonianze di migranti trattenuti che abbiamo potuto raccogliere descrivono in modo simile il loro passaggio di fronte a un giudice: «Sono stato convocato in un ufficio di polizia, all'interno del centro. C'erano solo quattro persone, una delle quali si è presentata come giudice e un'altra come il mio avvocato. Quest'ultimo non ha più aggiunto altro. Un'altra persona era un interprete della polizia; l'ultimo non so chi fosse. Il tutto è durato meno di cinque minuti. Non ho capito tanto bene cosa sia successo». Un altro aspetto problematico è il mantenimento in stato di detenzione e la sua notifica. Una persona non può essere trattenuta contro la propria volontà più del tempo necessario al suo trasferimento fintanto che non sia stata oggetto di un decreto di allontanamento. Solo una volta notificato il decreto, può essere trattenuta in una struttura prevista ad hoc - ossia un Cie. I tunisini di Lampedusa sono invece stati trattenuti più di un mese in un centro di prima accoglienza (Cpa), prima che il ministero dichiarasse effettivamente la sua trasformazione in un Cie. A tutt'oggi, il decreto ministeriale annunciato per regolarizzare a posteriori una detenzione la cui legittimità è controversa, non è ancora stato pubblicato. Un terzo aspetto particolarmente inquietante riguarda il rispetto delle leggi e delle convenzioni sul diritto d'asilo. Il ministero dell'interno ha a lungo giustificato l'istituzione del Cie di Lampedusa dicendo che lì dovevano essere trattenuti i migranti irregolari oggetto di identificazione o di procedura di espulsione, escluse quelle categorie che possono godere di una protezione particolare (minori, donne incinte, richiedenti asilo). Questi ultimi sono peraltro stati trasferiti nel Cpa della base Loran, a capo Ponente, subito dopo il cambiamento di status del centro di contrada Imbriacola. A eccezione, tuttavia, dei richiedenti asilo tunisini! A differenza di quanto affermato ufficialmente e di quanto diffuso dai media, ci sono tra i trattenuti nel Cie diverse decine di richiedenti asilo, di cui conosciamo l'identità. Una parte importante di loro proviene da una regione, il bacino minerario di Gafsa, nel sud-ovest della Tunisia, in cui da più di un anno è in atto una repressione molto violenta. Gli abitanti di questa regione molto povera ed emarginata hanno portato avanti per mesi un movimento di contestazione della politica sociale e della gestione delle ricchezze da parte del potere tunisino. La reazione è stata feroce: molestie, torture, militarizzazione, morti e processi politici con pene molto pesanti. Questi avvenimenti sono documentati e sono oggetto di testimonianze di vari osservatori, organizzazioni dei diritti umani e giuristi. In queste condizioni, la «cooperazione rafforzata» annunciata dalle autorità italiane e tunisine con l'obiettivo di procedere a rimpatri rapidi e di massa può legittimamente far temere il peggio.

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Ocalan 10 ANNI SENZA PACE NEL CUORE DELL'UE LA RABBIA DEL KURDISTAN DIMENTICATO (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Era il 15 febbraio del 1999 quando il leader del Pkk, dopo il no dell'Italia alla richiesta di asilo politico, viene arrestato in Kenya con l'aiuto dei servizi Usa e israeliani e consegnato al governo turco Ocalan 10 ANNI SENZA PACE NEL CUORE DELL'UE LA RABBIA DEL KURDISTAN DIMENTICATO Da allora è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza sull'isola di Imrali. Stremato fisicamente dalle condizioni di isolamento, Apo continua a chiedere una «soluzione negoziata» per i diritti del suo popolo Orsola Casagrande «Sono venuto in Europa per cercare di trovare una soluzione pacifica al conflitto che da quindici anni vede kurdi e turchi contrapposti». Non si possono dimenticare le parole di Abdullah Ocalan, il presidente del Pkk (il partito dei lavoratori del Kurdistan) poco dopo il suo sbarco e il suo arresto a Fiumicino il 12 novembre 1998. Le speranze di Ocalan e di milioni di kurdi andarono presto deluse. Il governo italiano di centro sinistra impacciato e confuso non seppe prendere una decisione che sarebbe stata storica: farsi in qualche modo portavoce di quella offerta di negoziato, di quella possibilità di pace. La Turchia non prese nemmeno in considerazione le parole di Ocalan e cominciò immediatamente e freneticamente a fare da una parte pressioni sull'Italia perché estradasse il leader kurdo e dall'altra sul resto del mondo, in particolare gli Stati uniti e Israele perché la aiutassero a catturare Ocalan. L'Europa non solo non sostenne l'Italia ma chiuse le porte in faccia al presidente del Pkk e assieme a lui, a milioni di kurdi che in Europa vivono da anni. Ieri per le strade di Strasburgo come in ogni città del Kurdistan (turco e iracheno), migliaia di persone hanno urlato ancora una volta la loro rabbia per quella opportunità di pace velocemente spazzata sotto lo zerbino di casa Europa. E hanno gridato di fare qualcosa per lo stesso Ocalan, che da dieci anni è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza dell'isola di Imrali, unico detenuto, sempre più affaticato e minato nel fisico da un regime di isolamento che lo sta lentamente spezzando. Non nella testa, e infatti il leader kurdo continua a parlare di pace e a proporre soluzioni negoziate. Ma nel corpo, anche per via di un subdolo avvelenamento denunciato dai medici che sono riusciti ad analizzare qualche capello del leader. Era il 15 febbraio 1999 quando dal Kenya è arrivata la notizia che Abdullah Ocalan, Apo per i kurdi, era stato catturato. Da Roma il presidente del Pkk era partito un mese prima, il 15 gennaio. In Italia aveva chiesto asilo politico, ma le pressioni della Turchia si erano fatte pesantissime per il pavido governo D'Alema. Che infatti «invitò» il leader kurdo a togliere il disturbo. Frenetiche le verifiche per trovare un paese disposto ad ospitarlo. Impresa che si rivela impossibile. A quel punto è Apo a non volere più stare in Italia. Una delle immagini più angoscianti e umilianti è quella di Ocalan che sorvola i cieli d'Europa vedendosi negato il diritto ad atterrare. Alla fine l'aereo si dirige in Grecia, dove il presidente kurdo resterà pochi giorni. Quindi nuovo viaggio verso l'ambasciata greca a Nairobi, in Kenya. Ma è un viaggio verso le braccia dei suoi nemici. E infatti Ocalan verrà catturato dai turchi, con l'aiuto dei servizi segreti degli Stati uniti e di Israele. L'altra immagine indelebile in questa tragedia è quella di Ocalan sotto sedativi, la benda agli occhi, le mani legate, che farfuglia mentre le teste di cuoio si prendono gioco di lui. La vicenda giudiziaria del leader kurdo prosegue in Turchia, con Ocalan rinchiuso nel carcere-isola di Imrali. Poi il processo-farsa, e la difesa lucida e puntuale di Apo. Quindi la condanna a morte, commutata in ergastolo (nell'agosto 2002) perché la Turchia ha nel frattempo congelato la pena capitale nella speranza di accelerare il suo cammino verso l'Unione europea. I legali di Ocalan fanno ricorso anche alla corte europea per i diritti umani che in prima battuta stabilisce che il processo turco non è stato equo. Ma i turchi esaminano le carte e presentano la loro risposta: non c'è nulla da rifare, i diritti dell'imputato sono stati rispettati. Tanto basta a Strasburgo che accoglie le giustificazioni della Turchia e stabilisce che il caso Ocalan è chiuso. Peccato che il 4 ottobre del 1999 l'Italia gli avesse riconosciuto il diritto all'asilo politico. Dopo la cattura di Ocalan una Turchia giubilante pensava di aver chiuso definitivamente il capitolo Pkk. Sarebbe stata solo questione di tempo e i guerriglieri, senza leader e allo sbando, avrebbero presto capitolato. La previsione del governo e dell'esercito turchi però non poteva essere più distante dalla realtà. Il Pkk infatti dopo aver incassato il duro colpo ha continuato a proporre una soluzione negoziata del conflitto. Ma i governi turchi (l'arresto di Ocalan è avvenuto sotto il governo di Bulent Ecevit, poi rimpiazzato dall'attuale premier Recep Tayyip Erdogan) hanno confermato la loro miopia negando qualunque possibilità alla trattativa. Al contrario la guerra contro i kurdi è ripresa più pesante che mai. Fino ai bombardamenti del nord Iraq, nell'inverno del 2007 che ancora continuano. I kurdi hanno però continuato a percorrere la via democratica con il Dtp, il partito della società democratica che alle elezioni politiche del 2007 ha mandato in parlamento venti deputati. Il 29 marzo prossimo ci saranno le elezioni amministrative. Un appuntamento importante e i sondaggi dicono che il Dtp è in crescita, mentre l'Akp non gode di ottima salute. Sulle montagne intanto si continua a combattere ed è chiaro che la guerra e la repressione hanno avuto come effetto anche quello di garantire un ricambio e nuovi guerriglieri per il movimento di liberazione kurda. I soprusi e gli abusi dello stato turco sono stati confermati in questi giorni dal rapporto dell'associazione per i diritti umani: le torture sono aumentate nell'ultimo anno così come la repressione. Abdullah Ocalan è nato nel 1949, figlio di una famiglia di contadini del villaggio di Omerli, nella provincia kurda di Urfa. Ha frequentato la scuola professionale per l'agricoltura e per qualche tempo ha lavorato presso il catasto agricolo nella provincia di Diyarbakir. Il suo interesse per i problemi e le contraddizioni interne e internazionali lo spinsero a iscriversi alla facoltà di scienze politiche a Ankara. La capitale era già in fermento e Ocalan non tardò molto a entrare attivamente nella vita politica dei primi anni '70. Fin dall'inizio si dedicò all'approfondimento del socialismo scientifico e all'analisi e alla denuncia dei concreti problemi della popolazione kurda. Ben presto divenne uno dei leader e degli organizzatori del movimento studentesco. Nel 1973 venne arrestato e rilasciato dopo sette mesi di tortura. Nel 1975 Ocalan fece ritorno in Kurdistan insieme a un gruppo di compagni. E' in quel periodo che pubblica, assieme a Mazlum Dogan e a Mehmet Ali Durmus, un opuscolo intitolato Il Manifesto, che definisce i compiti e le prospettive della rivoluzione nel Kurdistan. Il gruppo cominciò a viaggiare da un capo all'altro della regione kurda in uno sforzo intenso di informazione e sensibilizzazione della popolazione, raccogliendo molti sostenitori specialmente fra i giovani. Il nuovo gruppo si configurò da subito come uno dei più seri pericoli per lo stato turco dagli anni '30. Per questo doveva essere eliminato ad ogni costo. Il 18 maggio 1978 uno dei fondatori del gruppo, Haki Karer, di origine turca, venne assassinato da agenti turchi nella città di Antep. Il 27 novembre dello stesso anno Ocalan fondò il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk). La nuova formazione discusse e adotta il Manifesto come base programmatica nel suo primo Congresso. Abdullah Ocalan venne eletto segretario generale del Pkk. Il Programma del Pkk rivendica per il Kurdistan «libertà, democrazia e unità». Fini e metodi sono così riassunti: «La rivoluzione ha due aspetti, è nazionale e democratica. La rivoluzione nazionale insedierà un nuovo potere politico, militare e culturale. A questo succederà la seconda fase: la rivoluzione democratica, che punterà a superare le contraddizioni derivanti dal passato feudale». Queste contraddizioni sono così individuate: «Sfruttamento feudale, struttura per clan, settarismo religioso, dipendenza semischiavistica della donna». E' compito della rivoluzione «mettere fine a tutte le forme di dominio del colonialismo turco, avviare un'economia nazionale e puntare all'unità del Kurdistan». Il Pkk si guadagnò rapidamente un ampio sostegno fra i lavoratori, i contadini, gli studenti e le diverse classi e ceti sociali. Organizzò scioperi operai, dimostrazioni studentesche e vertenze contadine contro i latifondisti. Lo stato turco non esitò a far ricorso ad arresti, massacri, infiltrazioni e torture, nel tentativo (fallito) di fermare lo sviluppo del movimento. Il 24 dicembre 1978 fu lo scontro sanguinoso fra turchi e kurdi a Maras (scatenato dall'uccisione di due militanti di estrema destra) a dare allo stato il pretesto per sottoporre a legge marziale la maggior parte delle province kurde. Nel 1979 Ocalan si spostò in Libano per preparare la lotta partigiana contro la crescente violenza dello stato e fondò nella Valle della Bekaa l'Accademia intitolata a Mahsum Korkmaz. Da dieci anni Ocalan è un prigionero in isolamento ma il suo popolo continua a lottare per la sua libertà, per la giustizia e per una soluzione pacifica del conflitto in Kurdistan. Foto: ISTANBUL, PROTESTA DEI KURDI. A SINISTRA L'ARRESTO DI OCALAN NEL 1999 /REUTERS

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Al Cie condizioni disumane e degradanti (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

MARCENARO (PD) «Al Cie condizioni disumane e degradanti» S. Li. ROMA «Il disastro accaduto a Lampedusa era altamente prevedibile». Il senatore Pietro Marcenaro (Pd), presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, non è stato colto di sorpresa dalle notizie provenienti dall'isola Pelagia. Solo la settimana scorsa, ha visitato il centro con due colleghi della Commissione e constatato di persona le condizioni di trattenimento degli immigrati al suo interno. È uscito con una denuncia vigorosa, in cui ha sostenuto che le persone all'interno della struttura sono sottoposte a «trattamenti inumani e degradanti». Presidente, lei ha avuto parole durissime nei confronti del centro di identificazione e di espulsione (Cie) di Lampedusa... Quello che ho visto nel centro di Contrada Imbriacola va al di là di ogni immaginazione. Ho visto gente ammassata in stanze piccole, al freddo, senza i più minimi servizi. Ho visto una situazione in cui ogni possibilità di intimità era annullata: persone che dormivano in stanze adiacenti ai bagni, in cui acqua e pipì filtravano attraverso i muri e imbevevano le lenzuola. Insomma, ho visto uomini trattati come bestie. Per questo ho detto che le persone trattenute in quel centro sono sottoposte a trattamenti inumani e degradanti. E per questo non mi stupisce quanto accaduto questa mattina (ieri per chi legge ndr) Come si è arrivati a questa situazione? Se in una struttura fatta per contenere 350 persone per 48 ore vengono messi fino a 1850 immigrati e lì trattenuti anche 50 giorni, non c'è da sorprendersi che la situazione sfugga di mano. Il governo ha deciso di trasformare il centro di prima accoglienza in centro di identificazione e di espulsione senza riflettere sulle implicazioni di questa trasformazione. È tutta l'organizzazione che è saltata, come hanno avuto modo di dirmi anche le persone e le Ong che lavorano all'interno del centro. Dopo la sua denuncia, cosa farà ora la Commissione per i diritti umani? La Commissione ha chiesto al governo di venire a riferire. Doveva venire il ministro Roberto Maroni o un suo sottosegretario. Poi, questo incontro è stato spostato a mercoledì prossimo. Al di là di questo, tuttavia, ripeto quello che ho detto quando sono uscito dal centro: invito Maroni ad andare a vedere con i propri occhi la situazione sul terreno. Sono infatti convinto di una cosa: una situazione del genere si crea e si mantiene solo a patto di non guardarla. In una società come la nostra, nessuno accetterebbe una cosa del genere nel momento in cui la vede con i propri occhi. Io ho visitato diverse carceri e devo dire che le condizioni nelle strutture penitenziarie non sono neanche minimamente paragonabili a quelle del Cie di Lampedusa: la situazione in questo centro è del tutto inaccettabile dal punto di vista della dignità umana. ROMA «Il disastro accaduto a Lampedusa era altamente prevedibile». Il senatore Pietro Marcenaro (Pd), presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, non è stato colto di sorpresa dalle notizie provenienti dall'isola Pelagia. Solo la settimana scorsa, ha visitato il centro con due colleghi della Commissione e constatato di persona le condizioni di trattenimento degli immigrati al suo interno. È uscito con una denuncia vigorosa, in cui ha sostenuto che le persone all'interno della struttura sono sottoposte a «trattamenti inumani e degradanti». Presidente, lei ha avuto parole durissime nei confronti del centro di identificazione e di espulsione (Cie) di Lampedusa... Quello che ho visto nel centro di Contrada Imbriacola va al di là di ogni immaginazione. Ho visto gente ammassata in stanze piccole, al freddo, senza i più minimi servizi. Ho visto una situazione in cui ogni possibilità di intimità era annullata: persone che dormivano in stanze adiacenti ai bagni, in cui acqua e pipì filtravano attraverso i muri e imbevevano le lenzuola. Insomma, ho visto uomini trattati come bestie. Per questo ho detto che le persone trattenute in quel centro sono sottoposte a trattamenti inumani e degradanti. E per questo non mi stupisce quanto accaduto questa mattina (ieri per chi legge ndr) Come si è arrivati a questa situazione? Se in una struttura fatta per contenere 350 persone per 48 ore vengono messi fino a 1850 immigrati e lì trattenuti anche 50 giorni, non c'è da sorprendersi che la situazione sfugga di mano. Il governo ha deciso di trasformare il centro di prima accoglienza in centro di identificazione e di espulsione senza riflettere sulle implicazioni di questa trasformazione. È tutta l'organizzazione che è saltata, come hanno avuto modo di dirmi anche le persone e le Ong che lavorano all'interno del centro. Dopo la sua denuncia, cosa farà ora la Commissione per i diritti umani? La Commissione ha chiesto al governo di venire a riferire. Doveva venire il ministro Roberto Maroni o un suo sottosegretario. Poi, questo incontro è stato spostato a mercoledì prossimo. Al di là di questo, tuttavia, ripeto quello che ho detto quando sono uscito dal centro: invito Maroni ad andare a vedere con i propri occhi la situazione sul terreno. Sono infatti convinto di una cosa: una situazione del genere si crea e si mantiene solo a patto di non guardarla. In una società come la nostra, nessuno accetterebbe una cosa del genere nel momento in cui la vede con i propri occhi. Io ho visitato diverse carceri e devo dire che le condizioni nelle strutture penitenziarie non sono neanche minimamente paragonabili a quelle del Cie di Lampedusa: la situazione in questo centro è del tutto inaccettabile dal punto di vista della dignità umana. Foto: IMMAGINI DEL L'INCENDIO CHE HA DEVASTATO IL CIE DI LAMPEDUSA /FOTO PAOLA LA ROSA E REUTERS

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di CORRADO GIUSTINIANI ROMA - Tira un sospiro di sollievo Mario Morcone, il prefetto che guid... (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Giovedì 19 Febbraio 2009 Chiudi di CORRADO GIUSTINIANI ROMA - Tira un sospiro di sollievo Mario Morcone, il prefetto che guida il Dipartimento libertà civili e Immigrazione del ministero dell'Interno: «Tutto è calmo, tutto sotto controllo. L'incendio ha fortemente danneggiato una delle quattro palazzine destinate a camerata, le persone sono rientrate nelle zone agibili». Qual è stata la scintilla? «Appena hanno saputo che stavamo riportando in Tunisia 100 migranti irregolari, un gruppo di connazionali ha iniziato lo sciopero della fame. Erano i più agitati, quelli che temono maggiormente il ritorno a casa. C'è stato un litigio con chi voleva invece riprendere il cibo, il tentativo di forzare i cancelli, stavolta non riuscito per via dei blindati, e allora hanno appiccato il fuoco». Il sindaco di Lampedusa, Dino De Rubeis, ha chiesto la testa di Maroni.«Il sindaco protesta da quando lo conosco, prima perché c'era il centro di Accoglienza, ora perché c'è il centro di Identificazione, prima sembrava ostile agli immigrati, ora appare pieno di umanità. Credo che punti a un risarcimento, e lo fa in forme che lasciano perplessi». Per l'Alto Commissariato Onu il 75 per cento degli sbarchi è dato da chiedenti asilo, non migranti economici. «Certo che sì, ma questi li destiniamo altrove, così come abbiamo dirottato altrove donne e bambini. Nel centro, al momento della rivolta, c'erano solo migranti per lavoro». La chiave di volta sono gli accordi di riammissione? «Sì, ne abbiamo una trentina, e quelli con Tunisia ed Egitto sono molto efficaci. Un altro è stato appena siglato dal capo della Polizia Manganelli con la Nigeria. In cambio di quote di lavoro regolare, i paesi li riprendono indietro». Gli irregolari vengono rimpatriati in aereo. E' un'operazione costosa? «In gran parte è l'Unione europea a finanziarci. Infatti utilizziamo il "Fondo per i rimpatri", coattivi ma anche volontari e assistiti. Per il periodo 2008-2013 ci sono 111 milioni di euro per l'Italia, compreso nel conto un nostro cofinanziamento del 30-40 per cento». Il senatore Pietro Marcenaro, presidente della Commissione per i diritti umani, ha trovato il Centro di Lampedusa in condizioni igieniche pietose. «Per due ragioni. Quando lui è venuto in visita c'erano più di 1000 ospiti, quindi oltre la capienza del Centro, mentre oggi siamo a 860. E poi perché, per protesta, gli ospiti impedivano ai giovani di "Lampedusa accoglienza" di effettuare le normali pulizie». Questi centri, di "detenzione amministrativa", sono stati raddoppiati, da dieci a venti in tutto il paese. Di quanto aumenterà il tempo necessario per identificare i migranti? «Attualmente siamo a 60 giorni. La Direttiva europea parla di 18 mesi. Ma io credo in Parlamento si possa raggiungere un accordo per un tempo ragionevolmente più breve».

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BUENOS AIRES - Erano belle giornate, li facevano scendere dall'aereo... E' la fr... (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Giovedì 19 Febbraio 2009 Chiudi di ROSITA CAVALLARO BUENOS AIRES - «Erano belle giornate, li facevano scendere dall'aereo...» E' la frase dello scandalo che ieri a Buenos Aires ha dato il via ad un domino di notizie terminate in un grave incidente diplomatico fra il nostro paese e l'Argentina. Secondo quanto afferma il quotidiano argentino Clarin in un articolo di mezza pagina e citando un servizio dei giorni scorsi riportato dall'Unità, Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale in Sardegna avrebbe 'scherzato' sulla vicenda desaparecidos. Il premier, come riporta un video circolato ieri su 'Youtube', durante un discorso a Cagliari ha tirato fuori i tristemente noti voli della morte di cui si serviva la dittatura militare argentina per sbarazzarsi dei corpi ancora in vita di centinaia e centinaia di desaparecidos. Silvio Berlusconi avrebbe così voluto sottolineare la sua convinzione di come il buonumore sia importante anche in contesti drammatici. «Non farò come quel dittatore argentino - dice davanti al suo elettorato - faceva fuori gli oppositori portandoli in aereo con un pallone, poi apriva lo sportello e diceva "C'e' una bella giornata fuori, andate a giocare". Fa ridere, ma è drammatico...» conclude tra le risate del pubblico. Ma per un paese come l'Argentina, che tra il 1976 e il 1983 ha contato piu' di 30000 figli desaparecidos, ieri e' stato un po' difficile riuscire a tirar fuori dell'ottimismo dopo l'accaduto. Beghe diplomatiche anche per Stefano Ronca ambasciatore a Buenos Aires. Ronca nella mattinata di ieri è stato convocato d'urgenza al ministero degli esteri dove si è detto sicuro che da parte del premier non ci fosse «alcun intento offensivo», ma semmai «una netta presa di distanza dalla dittatura argentina». Versione confermata, in serata, anche da Palazzo Chigi, che in una nota parla di «attacco calunnioso e assolutamente ingiustificato». «Le parole del presidente del Consiglio - afferma Palazzo Chigi - sono state completamente stravolte e addirittura rovesciate, quando era chiarissimo che stava sottolineando la brutalità dei voli della morte messi in opera dalla dittatura». Scesa in campo anche da parte delle storiche 'madri di plaza de mayo' ancora punto di riferimento importante per la difesa dei diritti umani nel paese. Loro, chiuse nei grandi fazzoletti bianchi hanno ripudiando púbblicamente le dichiarazioni del premier qualificandolo come «personaggio sinistro come quelli della dictatura: Massera Videla e gli altri». Estela de Carlotto, tra le esponenti più conosciute del gruppo, ha detto di «sentirsi offesa» dopo aver letto quanto riferito dal cuotidiano argentino. «Nei nostri confronti - ha ricordato - c'e' sempre stata grande solidarieta, sia dai precedenti governi italiani sia da parte della giustizia». Anche per Vera Jarach «scherzare sui desaparecidos e i 'voli della morte' non è ammissibile». La donna, che negli anni della dittatura ha perso la figlia Franca, ha ricordato che si tratta di veri e propri «delitti di lesa umanità commessi dal terrorismo di Stato».

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Gaza, l'ultima missione dei contabili della morte (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-02-19 num: - pag: 14 categoria: REDAZIONALE Dopo la guerra Le associazioni palestinesi identificano le vittime. Ma è scontro sulla definizione di «civili» e «combattenti» Gaza, l'ultima missione dei contabili della morte DAL NOSTRO INVIATO GAZA — La contabilità della morte accumula fototessere, figurine colorate di un album che qua nessuno avrebbe voluto completare. Le doppie non sono ammesse. I volontari passano e ripassano le liste, cancellano i nomi registrati due volte (un corpo arrivato in un ospedale e poi trasportato in quello più vicino a casa), controllano le date e le testimonianze. La lapide di carta è il dossier che raccoglie i documenti. Certifica un decesso, racconta gli ultimi minuti di una vita: nome, cognome, età, sesso, fotocopia della carta d'identità, dichiarazione del medico, militante o civile, dov'è successo, com'è successo. Le squadre del Centro palestinese per i diritti umani sono state divise per area, si muovono nei quartieri che conoscono. Mohammed Ghannan coordina i ricercatori che stanno coprendo Gaza City. Dal primo giorno di conflitto è stato all'ospedale Shifa, il più grande della Striscia, a contare. Cadaveri e feriti. Da quando i combattimenti sono finiti, gira per la città a raccogliere le informazioni. La casa degli Shaaban sta nel posto sbagliato in una guerra contro Hamas. Dall'altra parte del muro, c'è la villona verde piscina di Mahmoud Zahar, uno dei capi oltranzisti del movimento. Il 15 gennaio il missile sparato da un drone colpisce il gabbiotto delle guardie, la famiglia teme un bombardamento, i tre fratelli più grandi scappano in strada e vengono centrati dall'aereo senza pilota. «Gli israeliani dicono che facevano parte della guarnigione di Zahar. Non è vero », spiega la madre, mentre mostra le foto dei cadaveri sul telefonino. I corpi sono coperti dalla bandiera verde di Hamas, «sono arrivati i miliziani a imporcelo». Il lavoro di Ghannan è anche controllare questa storia, più tardi con i vicini. Mostra la foto di un'altra vittima, indossa l'uniforme mimetica. «Eppure i parenti negano che sia un militante». Tel Al Hawwa, la collina del vento, ha cambiato nome da quando i fondamentalisti hanno preso il potere nella Striscia. I palazzoni di Tel Al Islam restano opprimenti. Nel salotto della famiglia Bulbul, la plastica copre i buchi che dovrebbero essere le finestre e il poster del «martire» è l'unico colore sulle pareti. Ahmed, 21 anni, è stato ucciso il 27 dicembre, primo giorno di guerra, nel bombardamento contro il quartier generale della polizia. Nelle liste del Centro palestinese per i diritti umani, viene considerato non combattente. «Come i 168 poliziotti ammazzati nelle caserme», spiega Jaber Wishah, vicedirettore del centro. Per gli israeliani, gli uomini della forza esecutiva erano un obiettivo militare legittimo. Replica Wishah: «Un combattente deve trovarsi nella zona degli scontri, con un'arma o in uniforme. Ne abbiamo contati 175». Sfoglia il dossier che raccoglie i nomi delle vittime di ventidue giorni di conflitto. L'associazione vuole usarlo per la petizione contro Israele alla Corte dell'Aja. Wishah elenca i dati, che considera definitivi: 1.375 morti, tra loro 111 donne, 290 minori. I non combattenti uccisi sarebbero 1.200, l'87%. Al Mezan, un'altra organizzazione palestinese, ha calcolato una cifra simile per il totale dei morti: 1.351. Alza quella dei militanti: 232. Il ministero della Sanità, controllato da Hamas, dà un numero complessivo per i «martiri»: 1.455. La Croce Rossa internazionale non rende pubblica la sua ricerca, verrà consegnata al governo israeliano e all'Autorità palestinese. «Quello che posso dichiarare — dice il portavoce Yiad Nasser — è che i nostri risultati, almeno per il totale dei morti, non sono lontani da quelli dei volontari». L'esercito israeliano — rivela il quotidiano Jerusalem Post — ha raccolto la sua indagine in 200 pagine. E' stata basata su un elenco temporaneo del ministero della Sanità palestinese. Dei 1.338 morti, ne sono stati identificati 1200: carta d'identità, come sono stati uccisi, fazione di appartenenza (se militanti). Tra loro, è stato possibile definire 880 persone come combattenti o non combattenti: 580 membri di Hamas e altri gruppi, 300 tra donne, bambini sotto ai 15 anni e uomini sopra i 65. I 320 nomi che restano da classificare sono tutti di uomini e due terzi sono indicati come «terroristi». «La comunità internazionale — spiega al giornale il colonnello Moshe Levi — ha ricevuto un'immagine distorta, perché Hamas nasconde le sue perdite. La nostra ricerca mostra che il numero dei civili uccisi non è più di un terzo del totale». Davide Frattini A Khan Younis Palestinesi pregano tra le macerie di una moschea distrutta da un raid israeliano (Ap)

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Quella Consulta che unisce laici e cattolici (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale.it, Il" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

n. 43 del 2009-02-19 pagina 11 Quella Consulta che unisce laici e cattolici di Redazione A Palazzo Marino la prima assemblea dell'istituto a tutela di libertà e tolleranza L a laicità è un'invenzione del Cristianesimo. Prima che Cristo chiedesse ai suoi discepoli di «dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio», nessuno aveva teorizzato la distinzione tra il potere temporale e la dimensione spirituale. Perciò non dobbiamo sorprenderci se tra i promotori della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni, nata ufficialmente martedì durante una grande assise a Palazzo Marino, troviamo l'associazione cattolica Noi Siamo Chiesa e il Circolo Culturale Protestante, affiancati dall'Associazione Keshet - Vita e Cultura Ebraica. La laicità non si situa all'opposto della fede, né "laico" può essere considerato sinonimo di "ateo" o di "anticlericale": il termine stesso è anzi desunto dalla terminologia ecclesiastica, nella quale indica l'appartenenza al "popolo" (in greco "làos") dei fedeli, distinto dalla compagine dei sacerdoti. Secondo un'efficace definizione formulata da Claudio Magris, la laicità «non è un contenuto filosofico, bensì un abito mentale: è la capacità di discernere ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che invece è oggetto di fede e di separare gli ambiti delle diverse competenze, ad esempio quello della Chiesa da quello dello Stato». Il laico è inoltre colui che coltiva «la tolleranza, il dubbio rivolto pure alle proprie certezze, l'autoironia, la demistificazione di tutti gli idoli, anche dei propri, la capacità di credere fortemente in alcuni valori, sapendo che ne esistono altri, pur essi rispettabili». La laicità intesa come distinzione tra il piano temporale e quello spirituale, come attitudine critica che diffida di tutti i fondamentalismi, di quello clericale così come di quello positivista e anticlericale, è profondamente radicata nella cultura milanese, persino in quella di matrice cattolica. Esiste una «via ambrosiana alla laicità», che inizia forse con Manzoni e si estende almeno sino agli scritti del cardinale Martini, in cui al cattolico è chiesto di saper affermare quel «primato della libertà di scelta e della coscienza individuale» rivendicato dalla Consulta. Quando Alessandro Manzoni, lo scrittore cattolico per antonomasia, accetta la nomina a Senatore di un Regno d'Italia che è stato proclamato in aperta rottura con il Papato, o addirittura esulta per la conclusione del potere temporale della Chiesa, dimostra di saper laicamente distinguere tra le prerogative della fede e quelle dello stato. Ma anche un'iniziativa come la «Cattedra dei non credenti», istituita nel 1987 a Milano per volontà del cardinale Carlo Maria Martini, in cui i credenti sono invitati a «confrontarsi sinceramente sui grandi temi dell'esistenza e del pensiero» con illustri non credenti, che «salgono in cattedra» per «insegnare il valore dell'inquietudine», si segnala come uno degli esempi più coraggiosi e più fecondi di laicità. La Consulta nasce allo scopo «di monitorare l'attività delle istituzioni milanesi e lombarde, denunciare iniziative in contrasto con i principi di laicità e libertà sanciti dalla Costituzione e dalla Carta dei Diritti Umani, organizzare momenti di formazione e informazione». Tra questi propositi, quello che ci sembra più attuale e più urgente è proprio l'ultimo. Nelle scorse settimane, di tematiche inerenti alla fede e alla laicità si è parlato molto, ma senza essere realmente informati, o tantomeno formati a farlo. Sarebbe bene che tutti gli interlocutori che hanno partecipato e parteciperanno anche in seguito a questo dibattito non dimenticassero che la cultura laica, così come quella religiosa, è innanzitutto cultura. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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IMMIGRAZIONE. Lampedusa, Tavolo Asilo: "Nell'isola si faccia solo prima accoglienza" (sezione: Diritti umani)

( da "HelpConsumatori" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

News IMMIGRAZIONE. Lampedusa, Tavolo Asilo: "Nell?isola si faccia solo prima accoglienza" 19/02/2009 - 09:04 Lettera aperta degli enti riuniti nel Tavolo Asilo al presidente della Repubblica, al presidente dei Consiglio e al ministro dell'Interno con la richiesta di intervenire sull'emergenza a Lampedusa e di riservare le strutture dell'isola esclusivamente al primo soccorso e all'accoglienza dei migranti. La nota è firmata da Amnesty International, Arci, Asgi, Casa dei diritti sociali - Focus, Centro Astalli, Consiglio italiano per i rifugiati - CIR, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Medici Senza Frontiere e Senzaconfine e interviene sulla situazione sempre più grave dell'isola. Nel centro di accoglienza e identificazione è scoppiata ieri una rivolta e sono state date alle fiamme parte delle strutture. Le associazioni "esprimono profonda preoccupazione per quanto sta avvenendo in queste ore nel centro per immigrati e richiedenti asilo situato in contrada Imbriacola, a Lampedusa, utilizzato a partire da gennaio come Centro di identificazione ed espulsione (CIE), per decisione del ministro dell'Interno". Nella lettera si legge che "la trasformazione del centro da struttura di primo soccorso a Centro di identificazione e l'esecuzione degli allontanamenti hanno già destato, a livello nazionale e internazionale, grandi preoccupazioni, evidenziate nel documento del Tavolo Asilo, noto alle autorità italiane ed europee, nonché negli allarmati rapporti della Commissione diritti umani del Senato e della delegazione del Parlamento europeo". Per le associazioni dunque "la scelta messa in atto dal governo, che ha voluto concentrare a Lampedusa tutti i migranti che giungono presso le sue coste, qualunque sia la loro condizione giuridica, ha creato nell'isola una situazione di grande e crescente tensione. Si ritiene che l'isola di Lampedusa non abbia le caratteristiche per ospitare un centro che abbia finalità diverse da quelle di prima accoglienza e soccorso, con la previsione di rapidi trasferimenti di tutti i migranti in altre strutture, com'è avvenuto dall'aprile 2006 fino a dicembre 2008. Si torna a chiedere, con urgenza: che tutti i migranti siano immediatamente trasferiti in altre strutture idonee, ove siano svolte le procedure amministrative, in particolare quella di asilo; che l'isola di Lampedusa sia sede esclusivamente di strutture destinate al primo soccorso e all'accoglienza dei migranti. Si chiede inoltre che vengano accertate eventuali responsabilità di quanto accaduto". 2009 - redattore: BS

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Ortiz dice que se violó la CPE y otras normas (sezione: Diritti umani)

( da "Razòn, La" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Ortiz dice que se violó la CPE y otras normas Denuncia Imprime esta nota Recomienda esta nota Opiniones sobre esta Nota Al igual que otros parlamentarios de la oposición, el presidente del Senado, Óscar Ortiz, denunció que en las acciones de secuestro de ciudadanos pandinos se violaron al menos dos artículos del texto constitucional vigente: el 114 y el 25, además del artículo 180 del Código Penal, el Pacto de San José de Costa Rica y otros convenios internacionales.El artículo 114 prohíbe cualquier forma de violencia física, el 25 protege la inviolabilidad domiciliaria y el 180 del Código Penal determina que un domicilio podrá ser allanado únicamente con orden judicial y únicamente en ?horas hábiles del día, salvo el caso de delito flagrante?. El Pacto de San José define que nadie puede ser objeto de ?injerencias arbitrarias o abusivas en su vida privada, en la de su familia, en su domicilio...?. La Constitución Los dos artículos que se habrían violado con las capturas en Pando. Artículo 114 ? ?Queda prohibida toda forma de tortura, desaparición, confinamiento, coacción, exacción o cualquier forma de violencia física o moral. Las servidoras públicas y los servidores públicos o las autoridades públicas que las apliquen, instiguen o consientan serán destituidas o destituidos, sin perjuicio de las sanciones determinadas por la ley. Las declaraciones, acciones u omisiones obtenidas o realizadas mediante el empleo de la tortura, coacción, exacción o cualquier forma de violencia, son nulas de pleno derecho?. Artículo 25 ? ?Toda persona tiene derecho a la inviolabilidad de su domicilio y al secreto de las comunicaciones privadas en todas sus formas, salvo autorización judicial?.

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Serravalle Scrivia contro la violenza sulle donne. (sezione: Diritti umani)

( da "Giornal.it" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

19/2/2009 Serravalle Scrivia contro la violenza sulle donne. Il Comune di Serravalle Scrivia, su iniziativa della Consulta per le Pari Opportunità, aderisce alla campagna ?Fiocco bianco?, iniziativa internazionale di sensibilizzazione contro la violenza alle donne, che dal 1991 coinvolge, ogni anno, migliaia di cittadini, associazioni ed enti, in 50 stati del mondo. La campagna del Fiocco bianco rappresenta la più vasta azione ed il più grande sforzo al mondo, promossa da uomini che si impegnano per mettere fine alla violenza sulle donne. Definito questo, come principale obiettivo, l'impegno si estende anche ad ogni atto di violenza, chiunque ne sia vittima, in particolare bambini ed anziani. A tale proposito, il Consiglio comunale di Serravalle Scrivia, nella seduta di lunedì 23 febbraio, sarà chiamato a votare un ordine del giorno per l'approvazione dell'adesione del comune all'iniziativa. In quella sede, tutti i consiglieri saranno invitati a partecipare ai lavori, indossando un fiocco bianco, in segno di solidarietà. Come sottolinea Marisa Franco, presidente della Consulta cittadina per le Pari Opportunità: «Consapevoli che l'uguaglianza delle donne e degli uomini è un diritto fondamentale per tutte e tutti, in occasione dell'8 marzo, ?Festa della donna?, la Consulta nella persona delle sue rappresentanti sarà presente in piazza Paolo Bosio, con la distribuzione di fiocchi bianchi e di materiale informativo alla cittadinanza, per sensibilizzare alla non violenza nei confronti della donna, come di ogni altro essere umano». La realtà è purtroppo cronaca: gli episodi di violenza contro le donne sono in continua crescita, perpetrati soprattutto tra le mura domestiche, dal coniuge o dal padre, così come gli omicidi, in seguito a violenza, sono una delle prime cause di morte tra le donne. Come risulta da recenti statistiche, in Italia, ogni tre giorni, muore una donna, uccisa per mano del proprio partner attuale o ex. Nonostante le numerose leggi e normative emanate, non si è ancora realizzato quel cambiamento sociale e culturale necessario al raggiungimento della parità effettiva tra i sessi, per il riconoscimento della pari dignità. Al tale proposito, la Consulta serravallese ha avviato, in collaborazione con l'Istituto Scolastico Comprensivo ?Martiri della Benedicta?, un'iniziativa destinata alle classi della scuola media, volta alla diffusione della cultura delle pari opportunità, del rispetto, della tolleranza e della non violenza. In aprile si terrà un workshop, rivolto agli insegnanti, tre ore di formazione su queste delicate tematiche, che i docenti a loro volta saranno chiamati a sviluppare in classe, con gli alunni e le famiglie. La Campagna del ?Fiocco bianco? e un'iniziativa che da spazio e visibilità agli uomini che vogliono impegnarsi contro la violenza alle donne. Il fiocco bianco è un simbolo che rappresenta l'impegno personale a non commettere mai, a non tollerare a non rimanere in silenzio rispetto alla violenza contro le donne. Tutto è iniziato nel 1991, in Canada, a seguito di un inquietante fatto di cronaca che vide la strage di 14 studentesse del École Polytechnique di Montreal. L'eco di tale folle gesto mosse un gruppo di uomini ad assumersi la responsabilità di esortare gli altri uomini a parlare di violenza contro le donne ed a prendere proprie iniziative, muovendosi in maniera attiva. Decisero che portare un nastro bianco sarebbe stato un simbolo dell'opposizione degli uomini alla violenza contro donne. Dopo solo sei settimane di preparazione, più di centomila uomini in tutto il Canada misero al loro petto un nastro bianco. In occasione del 25 Novembre 2006 (Giornata internazionale contro la violenza alle donne), l?associazione ?Artemisia? di Firenze in collaborazione con gli enti locali e con altre associazioni attive a tutela dei diritti umani, promosse, per la prima volta in Italia, la ?Campagna nazionale del fiocco bianco? che oggi prosegue incontrando sempre nuove adesioni, in Italia, come nel mondo.

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L'Italia, la Chiesa e una laicità positiva (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica.it" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Caro direttore, una singolare casualità della storia ha voluto che la ricorrenza degli ottant'anni del Concordato cada proprio a venticinque anni dalla stipula della revisione del Concordato stesso. Ma, soprattutto, tali ricorrenze cadono in una fase in cui più viva che mai è la questione del rapporto fra il pensiero della Chiesa cattolica e l'azione politica, ed in cui riemergono periodici conflitti tra laici e cattolici impegnati in politica. Per tentare di fare il punto su tale questione, mi sia consentito trarre ispirazione da un concetto pronunciato dal Santo Padre, Giovanni Paolo II, in un momento di alto valore storico e simbolico quale il discorso tenuto nell'Aula di Montecitorio il 14 novembre di sette anni fa. In quel discorso colpirono, soprattutto, la sottolineatura del rispetto dovuto dalla politica alla centralità della persona umana, accompagnata dall'invito rivolto al nostro Paese ad "incrementare la sua solidarietà e coesione interna per poter meglio esprimere le sue doti caratteristiche e valorizzare la sua ineguagliabile ricchezza e varietà di culture". Si tratta di una bussola, fatta di entrambi i concetti, che ci deve guidare proprio in questa fase in cui fenomeni epocali quali la globalizzazione, accoppiati al mutamento della struttura stessa delle nostre società, possono mettere in dubbio quelli che debbono essere i valori fondamentali di riferimento per una società. Una società che richiede una nuova e forte "dimensione etica", oggi offuscata dalla labilità con cui spesso vengono percepiti i valori fondamentali. In questo quadro si colloca anche il forte incremento della presenza nella società italiana di nuovi movimenti religiosi di diversa origine culturale e geografica, resa più complessa dal fatto che manca a tutt'oggi una legge di carattere generale che garantisca la libertà religiosa, pur nel quadro del multiculturalismo e del pluralismo religioso indubbiamente in atto. Una tendenza destinata inevitabilmente a crescere, e rispetto alla quale la società italiana, per fortuna, non ha vissuto tensioni interetniche, avendo manifestato una accoglienza nei fatti positiva per le minoranze religiose, ben più di quanto abbiano saputo fare altri grandi paesi europei. OAS_RICH('Middle'); Un fenomeno al quale la stipulazione di Intese con culti non cattolici potrebbe recare un utile contributo, sempre ovviamente nel rispetto fondamentale delle garanzie dei diritti umani di libertà e di uguaglianza. Mi ha colpito molto che il Presidente della laicissima Francia, Nicolas Sarkozy, nel suo discorso pronunciato a San Giovanni in Laterano nel 2007, abbia introdotto il concetto di "laicità positiva", volendo così evidenziare la fine della sostanziale indifferenza dello Stato francese nei confronti del fenomeno religioso, vissuto, oltralpe, nell'ambito di una dimensione tutta personale e privata, completamente separata da quella pubblica. Ebbene, quel concetto di "laicità positiva" era già ben presente nell'Accordo Craxi-Casaroli del 1984 di modifica del Concordato, con conseguente abbandono di quell'atteggiamento di "difesa" nei confronti dello Stato tipico dei Concordati tradizionali. Un nuovo "Concordato-quadro" a maglie larghe, che rimandava la disciplina concreta dei singoli settori a successivi accordi, o a intese attuative tra il Governo e la Conferenza episcopale italiana, sulla base della "reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e per il bene del Paese" (articolo 1 dell'Accordo). Un concetto del resto ripreso dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando in occasione della visita di Papa Benedetto XVI al Quirinale, ha sottolineato, tra l'altro, "conosciamo e apprezziamo la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso". È in questo quadro che si colloca quel riconoscimento dell'importanza delle radici ebraico-cristiane dell'identità culturale europea, in cui si sono riconosciuti sia il governo precedente che quello attualmente in carica, indipendentemente dalle concezioni religiose ed ideali di ognuno, così come si riconoscono nell'importanza dell'azione di coesione e di sostegno svolta dalla Chiesa nella società italiana. Tutto questo non stride con il progressivo disvelamento di quel principio di "laicità dello Stato", sostanzialmente racchiuso, anche se non formulato con queste parole, nella Carta costituzionale. Una laicità non certo aggressiva nei confronti della religione, aliena da degenerazioni laiciste ed anticlericali, aperta al riconoscimento del ruolo attivo e positivo della Chiesa nella società italiana. Una laicità dello Stato che deve però tenere conto che viviamo in un Paese la cui storia è inestricabilmente intrecciata alla vicenda del Cristianesimo e della Chiesa romana, perché si possa minimamente immaginare un reciproco disinteresse. (19 febbraio 2009

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Bielorussia/ Minsk si riavvicina anche al Consiglio d'Europa (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Bruxelles, 19 feb. (Apcom-Nuova Europa) - Continua il processo di riabilitazione europeo della Bielorussia. Nel giorno in cui il Rappresentante Ue per la politica estera, Javier Solana, si reca a Minsk per stringere per la prima volta la mano al presidente Aleksandr Lukashenko, il Consiglio d'Europa annuncia la possibilità che i deputati di quella che fino a poco tempo fa era bollata come "l'ultima dittatura d'Europa' vengano riammessi come osservatori nell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Apce). L'apertura arriva dall'onorevole italiano Andrea Rigoni (Pd), relatore dell'Apce sulla Bielorussia, a conclusione di una visita ufficiale di tre giorni a Minsk assieme ai colleghi Göran Lindblad (popolare svedese) e Sinikka Hurskainen (socialista finlandese). La condizione posta è che l'eventuale delegazione bielorussa a Strasburgo dovrà includere elementi dell'opposizione, attualmente non rappresentata al parlamento di Minsk. La proposta di Rigoni dovrà essere discussa e ratificata dall'Assemblea di Strasburgo nella sessione parlamentare di giugno. La Bielorussia è l'unico Stato europeo a non far parte del Consiglio d'Europa, un'organizazione paneuropea di 47 Paesi membri che non ha nulla a che vedere con l'Unione europea e che si occupa principalmente di democratizzazione e tutela dello Stato di diritto. "Nessuno pretende che la Bielorussia diventi da un giorno all'altro un esempio di democrazia - sostiene Rigoni in un comunicato - ma negli ultimi tempi ha dato chiari segnali di apprezzare le regole in uso nei paesi che aderiscono al Consiglio d'Europa". Lo status di invitato speciale - primo passo verso l'adesione al Consiglio d'Europa - potrà essere cancellato in caso di progressi insufficienti sui diritti umani. La Bielorussia lo aveva già ottenuto nel 1992, per poi vederselo ritirare nel 1997. La delegazione del Consiglio d'Europa - sottolinea il comunicato - è ancora molto perplessa per la mancanza di libertà di riunione e di stampa, quindi di espressione. Per di più è vietata la libera associazione e sono ancora controllati i media. Inoltre la Bielorussia è l'unico paese europeo in cui vige ancora la pena di morte. Come primo passo, i rappresentanti di Strasburgo hanno ottenuto il via libera ad aprire un 'Info Point' per diffondere nel Paese i valori del Consiglio d'Europa.

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Cina-Usa/ Attesa per Clinton tra nuove sfide e vecchi timori (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pechino, 19 feb. (Apcom) - La tappa finale in Cina del primo viaggio asiatico del nuovo Segretario di Stato americano Hillary Clinton, dopo Giappone, Indonesia e Corea del Sud, sarà anche la più importante per le relazioni bilaterali della presidenza Obama alla luce della congiuntura internazionale corrente. L'agenda delle relazioni bilaterali spazierà dagli ambiti tradizionali alle priorità della nuova amministrazione americana, dalle questioni diplomatiche più tecniche (come la nomina di un nuovo ambasciatore USA a Pechino) ai diritti umani, argomento personalmente a cuore alla Clinton. Gli Stati Uniti intendono premere per una maggiore partecipazione della Cina ai temi globali, primo fra tutti quello ambientale. "Cercheremo maniere per collaborare su questioni che vanno al di là del semplice interesse reciproco, per rivolgerci a problemi veramente globali" ha detto Hillary Clinton alla vigilia della partenza per la missione in Asia. Pechino e Washington sono i principali responsabili delle emissioni di anidride carbonica e i più restii all'osservanza dei trattati internazionali in materia. Ma la collaborazione, che vuol dire anche e soprattutto cooperazione scientifica, può essere vantaggiosa ad ambo le parti: per la Cina significherebbe nuova immissione di conoscenze scientifiche, per gli USA sarebbe una spinta all'esportazione di prodotti con alto valore aggiunto, in una fase in cui le due economie soffrono particolarmente. Proprio l'economia e il superamento della crisi internazionale sono l'altro tema maggiore che gli Usa intendono mettere subito in chiaro. Per i due paesi che da soli producono la metà del Pil del mondo intero, secondo un modello estremamente interconnesso, le discussioni sull'argomento non saranno indolore. Appena qualche giorno fa il Segretario al Tesoro Tim Geithner ha avviato il suo mandato con una critica alla Cina e alla manipolazione dello yuan da parte di Pechino. Dal canto suo il dragone ha risposto con l'accusa di protezionismo a Washington, gettando subito le relazioni nel gelo. Un gelo dal quale Hillary Clinton trarrà difficilmente l'ardore di puntare il dito contro la situazione dei diritti umani nel paese. Con le questioni commerciali delicate sulla bilancia, la possibilità di una cooperazione ambientale e militare, anche con la partecipazione dell'esercito cinese alle forze di pace internazionali, sembrano lontani oggi i tempi come il 1995. All'epoca, l'allora first lady Clinton, pronunciò un discorso alla Conferenza Mondiale delle Donne in corso a Pechino, che la Cina ricorda ancora oggi, nel timore che un attacco alla repressione dei dissidenti, agli arresti arbitrari e alla limitazione della libertà di espressione possa segnare anche questa prima visita della Clinton in veste di capo della diplomazia americana. Oggi da molti viene la richiesta ad Hillary per un intervento presso il governo cinese a favore di Liu Xiaobo, l'ideatore della Carta 08 in prigione da dicembre, ma resta da vedere che peso avranno i diritti umani nell'agenda dei prossimi giorni. La Cina, invece, "spera di poter avere discussioni approfondite sulle relazioni sino-americane, sulla crisi finanziaria internazionale e altri argomenti di interesse comune" ha detto la portavoce del Ministero degli Esteri Jiang Yu in conferenza stampa. Wu Xinbo, professore di relazioni internazionali all'Università Fudan di Shanghai, scrive sul quotidiano di politica estera Global Times che "se negli ultimi 30 anni le relazioni fra Cina e Usa sono servite a mantenere la stabilità internazionale, per i prossimi 30 devono farsi carico di innovare la diplomazia globale". Hillary Cinton arriverà a Pechino nella serata di venerdì e incontrerà il presidente Hu Jintao, il Primo Ministro Wen Jiabao, e il Ministro degli Esteri Yang Jiechi. Prima di ripartire per Washington domenica visiterà anche una centrale termica sino-americana nei dintorni di Pechino.

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COME OGNI anno il movimento Shalom ha organizzato una conviviale con gli amministratori locali. Ques... (sezione: Diritti umani)

( da "Nazione, La (Pisa)" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

PONTEDERA / VALDERA pag. 15 COME OGNI anno il movimento Shalom ha organizzato una conviviale con gli amministratori locali. Ques... COME OGNI anno il movimento Shalom ha organizzato una conviviale con gli amministratori locali. Quest'anno l'incontro si è tenuto all'agriturismo le Tagliate (fattoria S. Lucia La Rotta). Sono stati presentati le attività e i progetti di Shalom, in particolare il corso per operatori internazionali e il progetto Crescere in Congo. E' stata ribadita la necessitàdi favorire la formazione soprattutto nei paesi poveri, per questo è stato presentato il corso per operatori internazionali che si terrà a luglio al quale parteciperanno 10 giovani provenienti da diversi paesi africani. Il corso ha lo scopo di formare persone che siano in grado di promuovere sviluppo e difesa dei diritti umani nel loro paese di origine. Anche gli amministratori si sono dimostrati favorevoli a collaborare e sostenere questi progetti. Per il movimento Shalom erano presenti: don Andrea Cristiani, Giovanni Giorgi, Luca Gemignani, don Donato Agostinelli, Luca Martini, Donatella Sanesi, Luca Lastri.

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Il Viminale: avanti con i rimpatri (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

CRONACA 19-02-2009 Il Viminale: avanti con i rimpatri DA ROMA D opo l'incendio appiccato da alcuni immigrati all'interno del centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa, è stato deciso di «anticipare il trasferimento di una parte degli immigrati già destinati ad essere rimpatriati, in base al piano di respingimento predisposto dal ministero, che resta immutato». Lo ha reso noto il Viminale sottolineando che dopo la rivolta di ieri mattina «la situazione è tornata alla normalità». Una parte delle strutture del Cie, afferma ancora il ministero dell'Interno, ha però «subito ingenti danni e per questa ragione non sarà temporaneamente fruibile». «I lavori per il ripristino dell'area danneggiata dalle fiamme conclude la nota inizieranno al più presto». La mappa Sulla rivolta al Centro di accoglienza si è acceso un nuovo scontro tra le forze politiche. Così, se Margherita Boniver deputato Pdl e presidente del Comitato parlamentare Schengen, invita a «espellere i violenti», il presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia, è lapidario: «Lampedusa è la tragica testimonianza del fallimento delle politiche del governo in materia di immigrazione. Non è con la segregazione dei clandestini e il sequestro di un'isola e dei suoi cittadini che si cancella il problema degli sbarchi». Di rispetto dei diritti umani ha quindi parlato il senatore del Pd, Pietro Marcenaro, che ha sottolineato: «Non c'è obiettivo politico che possa giustificare trattamenti inumani e degradanti come quelli in atto a Lampedusa». Pronta la replica di Angela Maraventano, senatore lampedusana della Lega Nord: «Noi esprimiamo la più piena e sincera solidarietà alle forze dell'ordine coinvolte negli incidenti provocati dagli immigrati nel Cie di Lampedusa». Infine, la Cisl siciliana punta l'indice contro «l'assordante silenzio» del governatore Lombardo. Al presidente della Regione, affermano Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia e Salvatore Daidone, presidente dell'Anolf regionale, l'associazione Oltre le frontiere, del sindacato, chiedono di «pretendere dal governo nazionale l'azzeramento del provvedimento che ha istituito i Cie e, semmai, la disponibilità di strumenti e risorse per gestire con lungimiranza il fenomeno dei flussi migratori». (R.I.) Saranno anticipati i trasferimenti verso i Paesi di origine. Divampa lo scontro politico: violati i diritti umani, denuncia il Pd

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<Libertà religiosa: è priorità> (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

CRONACA 19-02-2009 «Libertà religiosa: è priorità» ROMA. L'Italia «è impegnata, insieme agli altri partner europei nel contrastare l'intolleranza religiosa anche attraverso azioni diplomatiche all'Onu e negli altri principali fori internazionali» . Lo ha ribadito il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito, rispondendo a un'interrogazione sulle persecuzioni in India posta durante il ' question time' alla Camera dall'Italia dei valori. «La tutela della libertà religiosa rappresenta una delle priorità della nostra politica estera in materia di diritti umani» , ha sottolineato Vito. Sulla questione specifica, Vito ha ricordato che «il ministro degli Esteri Franco Frattini ha recentemente attirato nuovamente l'attenzione del Governo di Nuova Delhi sul tema» . Elio Vito

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Orissa, cristiano rapito e torturato (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

MONDO 19-02-2009 Orissa, cristiano rapito e torturato DA NEW DELHI C olpiscono, attaccano, incendiano, in alcuni casi uccidono. Sempre nel segno di una sorta di "immunità" garantita dalla polizia. Un nuovo, ennesimo, caso di violenza in Orissa ai danni di un cristiano, prima rapito, poi torturato dai fondamentalisti indù, senza che le forze dell'ordine intervenisse. Anzi, come racconta l'agenzia AsiaNews, quando la madre della vittima ne ha denunciato la scomparsa, gli agenti hanno emesso un mandato di comparizione ai suoi danni. A denunciare l'accaduto Sajan K. George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic). L'attivista ha confermato che «la situazione rimane pessima», gli estremisti «si aggirano fra i villaggi in tutta libertà» perpetrando crimini e attacchi, senza alcun intervento delle forze dell'ordine. La polizia di Daringabadi, villaggio del distretto di Kandhamal nell'Orissa, si è rifiutata di registrare la scomparsa di un abitante; gli agenti hanno invece emesso un mandato di comparizione a carico del cristiano rapito. «Alle 4 del pomeriggio dell'11 febbraio scorso ha raccontato Sajan K. George una folla di indù ha circondato la casa di Golyat Pradhan, 22 anni, ingiungendo a lui e alla madre Pusra, una vedova, di convertirsi all'induismo». I due cristiani hanno opposto un netto rifiuto che ha fatto infuriare la folla: i fanatici indù lo hanno «trascinato all'esterno dell'abitazione» e lo hanno «picchiato senza pietà». Gli estremisti indù hanno portato Golyat nel vicino villaggio di Galabadi, continuando a trascinarlo e picchiarlo senza pietà. Poi alcuni di loro, armati di bastoni e spade, lo hanno legato a un palo e hanno montato la guardia attorno alla via principale del villaggio, per impedire che qualcuno venisse in soccorso del giovane. La folla lo ha malmenato finché il ragazzo ha perso i sensi, poi ha acceso due fuochi vicino al palo al quale era legato. La sua tortura è continuata fino alle 10 di sera, quando i fondamentalisti hanno chiamato la polizia di Daringabadi informandola che avevano arrestato un «maoista» entrato nel villaggio per commettere uno stupro. «La polizia è intervenuta la mattina seguente alle 10 ha detto ancora Sajan K. George e ha liberato la madre del giovane. La donna ha condotto gli agenti nel luogo dove era stato portato il figlio, ma di lui non vi era alcuna traccia. Da allora, non si hanno più notizie». Indù scatenati. La polizia non solo non è intervenuta ma ha spiccato un mandato di comparizione contro la vittima Corteo a Delhi (Reuters)

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Pensieri e parole della <lobby> pro-eutanasia (sezione: Diritti umani)

( da "Avvenire" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

SPECIALI 19-02-2009 Pensieri e parole della «lobby» pro-eutanasia di Francesco Agnoli AP vvenire e Il Foglio sono stati gli unici giornali a voler guardare più in là, rispetto a quello che è successo in questi giorni ad Eluana Englaro. Tutti hanno puntato i riflettori sul mero fatto in sé, lasciando spazio in buona parte al sentimento, cosicché l'Italia si è divisa sul dolore di Beppino e sulla condizione di una giovane donna ridotta in uno stato pietoso (e, per questo, degno di pietà). Ci sono state così persone che hanno applaudito la morte di Eluana, ritenendo che essa rappresentasse una forma di liberazione; abbiamo anche ascoltato di richieste di riconoscimenti civili e di un posto in Parlamento per Beppino. Non si è voluto guardare, però, alle implicazioni di quanto è avvenuto, alle conseguenze a lungo termine del caso, certamente pietoso e drammatico. Forse si è peccato di ingenuità, forse di disinformazione voluta. Eppure vi erano segnali da approfondire: la tenacia e la determinazione di Beppino, per tanti e tanti anni, potevano venire da lui e solo da lui? La denuncia di Salvatore Crisafulli, secondo cui Beppino era spalleggiato e sostenuto dai radicali, e sperava proprio in questo, non era degna di un approfondimento? Perché Beppino ha per tanti anni aspettato pazientemente, quando, se avesse voluto davvero 'liberare' sua figlia, e solo quello, lo avrebbe potuto fare, almeno dopo l'ordinanza, da solo, a casa sua, senza continuare a cercare un luogo pubblico, ufficiale, per consacrare il fatto (non sapendo quanto tempo la ricerca avrebbe impiegato)? Ad analizzare meglio i fatti si sarebbe potuto capire che la compagnia della dolce morte, che dolce non è stata, che ha seguito Eluana sino al decesso e ha sostenuto Beppino nelle infinite e sfinenti battaglie legali e mediatiche, non era una compagnia spontanea, nata all'improvviso, sull'onda della pietà per Eluana e Beppino, ma un sodalizio ben più antico, che da molto tempo si batte per la legalizzazione dell'eutanasia. ossibile che non abbia detto nulla, ai più, il fatto che a spalleggiare Beppino ci fossero membri di Politeia, da Carlo Defanti a Maurizio Mori, da anni e anni in prima linea per la legalizzazione dell'eutanasia in nome dell'autodeterminazione? Il Defanti, nel suo 'Soglie', come ricordato da Il Foglio, sosteneva già tempo orsono che sulle decisioni di fine vita «non dovrebbero esserci limiti alla libertà individuale, se non in presenza di danno agli altri», dimostrando di avere ben chiara una meta: l'eutanasia legale, appunto, e non solo nei casi estremi! A sua volta Maurizio Mori, docente di bioetica all'università di Torino e Pisa, ben prima di queste ultime vicende, intervistato dall'associazione Walter Tobagi, affermava: «Senz'altro più controversa resta invece la questione relativa allo stato vegetativo persistente, perché si tratta di persone che ormai hanno perso le funzioni superiori del cervello, ma rimane il tronco encefalico, per cui si ha ancora respirazione autonoma e questo permette di resistere anni, anche decenni. Questi sono casi non ancora previsti, perché non rientrano nella definizione di 'morte cerebrale', anche se per loro non c'è speranza di ritorno a vita cosciente. Ora, in questo caso uno potrebbe richiedere appunto la sospensione delle terapie oppure di lasciare i propri resti corporei, mortali ( bodily remains li chiamano in inglese perché a quel punto non si può neanche più parlare di 'corpo') ad esempio, per la sperimentazione scientifica, per testare nuovi farmaci. Ormai la persona non c'è più, non c'è neanche più la capacità di provare piacere o dolore... Ecco, può sembrare brutale, ma secondo me sono già morti, indipendentemente dal fatto che respirino: sono morti in quanto persone, non in quanto esseri umani. La distinzione tra essere umano e persona per me è fondamentale: non tutti gli esseri umani sono persone...». N essuno conosceva questi scritti, queste idee così spesso ripetute dal Mori, e ormai divenute un leit motiv della cosiddetta bioetica laica? Nessuno ha paura di un uomo che spiega la distinzione tra essere umano e persona e in nome della sua personale definizione, toglie dignità a un nostro simile? Eppure siamo vicini all'anniversario di quei diritti dell'uomo tanto pomposamente dichiarati, quanto palesemente dimenticati. Proprio riguardo a quella dichiarazione, che nacque anche in seguito alla fine del nazismo e del suo programma eutanasico, sempre Mori, affermava: «Trovo invece fuorviante rifarsi, in modo spesso ossessivo, ai diritti dell'uomo, ipotizzando, addirittura, di aggiungere una postilla sulla bioetica. I diritti dell'uomo sono nati in un'epoca in cui questi problemi non c'erano, perché non c'era stata la rivoluzione medicobiologica. Basterebbe osservare che nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, i termini 'persona', 'individuo', 'essere umano' sono usati come normali sinonimi, cosa che andava benissimo fino a quando la scienza non ci ha costretto a vedere meglio i fenomeni di cui abbiamo parlato prima. Molti dei problemi che oggi noi ci troviamo ad affrontare a mio giudizio dipendono dal superamento e dall'abbandono di quello che io chiamo 'il principio di sacralità della vita', che non equivale affatto a non uccidere» (http://www.geocities. com/centrotobagi/rightcol.html#motore) T utti d'accordo, nulla da dire, nessuna riflessione da fare su queste dichiarazioni, neppure dopo che la morte di Eluana è stata nuovamente salutata dal Mori, sull'Unità del 10 febbraio 2009, come la fine del principio della sacralità della vita, come un evento simbolico analogo alla breccia di porta Pia? Breccia per cosa, se non per l'eutanasia? Un'ultima considerazione: se il fine di Mori e compagnia è cambiare il concetto di diritti umani e distinguere tra persone ed esseri umani, cioè tra diritti e diritti, dignità e dignità, allora è evidente che il richiamo continuo alla libertà di scelta, all'autodeterminazione, è un inganno. Eluana andava uccisa non perché avesse scelto lei, il che è tutto da verificare, ma appunto perché la sacralità della vita e dei diritti va abolita, e, inoltre, non era più persona. A quanti e in nome di cosa, verrà in futuro tolta la qualifica di persone e di vite sacre? Ad analizzare meglio i fatti si sarebbe potuto capire che la compagnia della dolce morte non era spontanea, nata all'improvviso, sull'onda della pietà per Eluana e Beppino, ma un sodalizio ben più antico

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<Al Cie condizioni disumane e degradanti> (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

MARCENARO (PD) «Al Cie condizioni disumane e degradanti» S. Li. ROMA «Il disastro accaduto a Lampedusa era altamente prevedibile». Il senatore Pietro Marcenaro (Pd), presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, non è stato colto di sorpresa dalle notizie provenienti dall'isola Pelagia. Solo la settimana scorsa, ha visitato il centro con due colleghi della Commissione e constatato di persona le condizioni di trattenimento degli immigrati al suo interno. È uscito con una denuncia vigorosa, in cui ha sostenuto che le persone all'interno della struttura sono sottoposte a «trattamenti inumani e degradanti». Presidente, lei ha avuto parole durissime nei confronti del centro di identificazione e di espulsione (Cie) di Lampedusa... Quello che ho visto nel centro di Contrada Imbriacola va al di là di ogni immaginazione. Ho visto gente ammassata in stanze piccole, al freddo, senza i più minimi servizi. Ho visto una situazione in cui ogni possibilità di intimità era annullata: persone che dormivano in stanze adiacenti ai bagni, in cui acqua e pipì filtravano attraverso i muri e imbevevano le lenzuola. Insomma, ho visto uomini trattati come bestie. Per questo ho detto che le persone trattenute in quel centro sono sottoposte a trattamenti inumani e degradanti. E per questo non mi stupisce quanto accaduto questa mattina (ieri per chi legge ndr) Come si è arrivati a questa situazione? Se in una struttura fatta per contenere 350 persone per 48 ore vengono messi fino a 1850 immigrati e lì trattenuti anche 50 giorni, non c'è da sorprendersi che la situazione sfugga di mano. Il governo ha deciso di trasformare il centro di prima accoglienza in centro di identificazione e di espulsione senza riflettere sulle implicazioni di questa trasformazione. È tutta l'organizzazione che è saltata, come hanno avuto modo di dirmi anche le persone e le Ong che lavorano all'interno del centro. Dopo la sua denuncia, cosa farà ora la Commissione per i diritti umani? La Commissione ha chiesto al governo di venire a riferire. Doveva venire il ministro Roberto Maroni o un suo sottosegretario. Poi, questo incontro è stato spostato a mercoledì prossimo. Al di là di questo, tuttavia, ripeto quello che ho detto quando sono uscito dal centro: invito Maroni ad andare a vedere con i propri occhi la situazione sul terreno. Sono infatti convinto di una cosa: una situazione del genere si crea e si mantiene solo a patto di non guardarla. In una società come la nostra, nessuno accetterebbe una cosa del genere nel momento in cui la vede con i propri occhi. Io ho visitato diverse carceri e devo dire che le condizioni nelle strutture penitenziarie non sono neanche minimamente paragonabili a quelle del Cie di Lampedusa: la situazione in questo centro è del tutto inaccettabile dal punto di vista della dignità umana.

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Sahara occidentale/ D'Alema esprime preoccupazione per (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 19 feb. (Apcom) - Il presidente della Fondazione Italianieuropei Massimo D'Alema ha incontrato questa mattina la signora Aminatu Haidar, attivista saharawi, insieme ad una delegazione del Fronte Polisario e ad alcuni rappresentanti dell'Associazione di Amicizia tra l'Italia e il Sahara Occidentale. Nel corso dell'incontro, D'Alema ha espresso preoccupazione per la violazione dei diritti umani in atto nella regione e ha auspicato che l'Unione europea e il governo italiano facciano sentire la propria voce presso le autorita' del Marocco, invitandole ad intervenire per porre fine ad episodi e pratiche non tollerabili.

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Processo a The Pirate Bay: terzo giorno, chiesto il proscioglimento (sezione: Diritti umani)

( da "Stampaweb, La" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

STOCCOLMA I responsabili del sito Internet per la condivisione di file Torrent The Pirate Bay sono in questi giorni sotto processo per il reato di violazione dei diritti d'autore sui file condivisi. Davanti al giudice, in un tribunale di Stoccolma, gli accusati hanno respinto le imputazioni e alla seconda udienza buona parte di queste sono già cadute per fraintendimenti sul funzionamento del protocollo. La disputa è insorta a seguito dei ricorsi presentati da diversi giganti dei media, tra cui Warner Bros, Mgm Pictures, Colombia Pictures Industries, 20th Century Fox, Sony Bmg, Universal e la Emi. A maggio del 2006 la polizia svedese effettuò una serie di retate, sequestrando diversi server e computer del portale The Pirate Bay, e chiudendolo temporaneamente. Fondato nel 2003, nel corso degli anni, il portale Internet era diventato un punto di riferimento per coloro che utilizzano i sistemi di condivisione di file chiamati «bitTorrent». I quattro imputati, tutti di nazionalità svedese - ovvero i tre amministratori del sito, il 28 enne Svartholm Warg, i trentenni Peter Sunde e Fredrik Neij, e il finanziatore, il 48enne Carl Lundstrom - sono finiti alla sbarra per il loro presunto coinvolgimento su scaricamenti di file musicali, film o videogiochi tutelati dal copyright. Tra le prove dell'accusa, oltre a delle testimonianze dirette, vi sono anche delle comunicazioni via e-mail. Il processo, che attira l?attenzione di molti internauti, ma anche di diverse industrie, si è aperto martedì nella capitale svedese e giunge oggi alla terza giornata di attività, con la richiesta di proscioglimento da parte della difesa, vista la riduzione dei capi d'accusa. Ifpi (International Federation of the Phonographic Industry), che rappresenta i dententori dei diritti sulle opere in questione, chiede invece un risarcimento che si aggira sui 10 milioni di euro. SCRIVI L'impronunciabile legittimità della pirateria LUCA CASTELLI

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LAOGAI, L'ORRORE CINESE (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

LAOGAI, L'ORRORE CINESE Giovedì 19 Febbraio 2009, «Per 20 milioni di persone, in Cina, il problema non è la crisi economica, ma il comunismo, che non riguarda soltanto i disoccupati». Harry Wu, attivista per i diritti umani, esule negli Stati Uniti dal 1985, dopo aver trascorso 19 anni nei laogai (campi di lavoro forzato), nonché presidente della "Laogai research foundation", organizzazione internazionale che si occupa della denuncia delle violazioni dei diritti umani, porterà oggi la sua testimonianza a studenti e cittadini pordenonesi. L'intellettuale cinese, per la prima volta in Friuli Venezia Giulia, alle 9, nell'auditorium della Casa dello studente, incontrerà gli studenti del Liceo "Leopardi Majorana"; alle 20.30, nell'auditorium del collegio Don Bosco, ospite delle associazioni culturali La cifra, èStoria e Aladura, in collaborazione con Banca popolare FriulAdria - Crédit Agricole, nell'ambito del ciclo di incontri "Memoria e deportazione", organizzato dall'associazione Aladura, illustrerà il suo ultimo libro "Laogai. L'orrore cinese", edito nel 2008 da Spirali. Harry Wu, una decina di anni fa, ha lasciato la carriera universitaria alla University of California, dove per anni ha insegnato geologia, per dedicarsi completamente all'opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica mondiale sulle gravi violazioni che vengono compiute nei campi di lavoro cinesi. Nel 1956, giovane studente, figlio di un banchiere e discendente di una famiglia di ricchi proprietari terrieri, Harry (Hongda) Wu venne arrestato una prima volta per aver criticato il partito durante la Campagna dei Cento fiori. Rilasciato, venne imprigionato una seconda volta con l'accusa di essere un "controrivoluzionario". Dopo aver trascorso 19 anni recluso nei campi di prigionia cinesi, fu scarcerato nel 1979, grazie alla politica di liberalizzazione seguita alla morte di Mao, e poté lasciare la Cina trasferendosi negli Stati Uniti, dove tutt'ora risiede. Per molti anni ha taciuto l'esperienza vissuta nei campi, preferendo dedicarsi solo all'insegnamento di geologia. Recentemente (grazie ai fondi forniti dalla Yahoo! Human rights fund) la "Laogai research foundation", da lui fondata, si è impegnata per la creazione e l'allestimento del primo museo permanente al mondo sui laogai cinesi. Per il suo impegno umanitario, Harry Wu ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui nel 1996 la "Medaglia alla Libertà" da parte della "Fondazione tedesca per la Resistenza della Seconda guerra mondiale". Ha anche ricevuto la laurea ad honorem dall'Università di St. Louis e, nel 1996, dall'Università americana di Parigi. «Lo sviluppo e la prosperità sono garantiti solo se esiste la democrazia e con il totalitarismo e la dittatura, come accade in Cina, dove il comunismo andrebbe completamente rimosso. In Cina, oggi, i comunisti sono diventati i nuovi borghesi, andando contro gli stessi principi del comunismo stesso. Il partito comunista sovietico non è caduto per intervento delle potenze europee, ma si è auto annientato, dall'interno». E sul Tibet: «In Russia fino a pochi anni fa non si credeva possibile che alcune repubbliche potessero conquistare l'indipendenza. Invece è accaduto». Quale messaggio agli studenti italiani? «Sono gioiosi, si godono la vita, ma non sanno molto di diritti umani e dei problemi della Cina. Voglio dire loro che tutti gli uomini sono uguali e non si deve mai ricorrere alla violenza. Ricordo loro che la libertà religiosa, scontata in Italia, in Cina è ancora motivo di persecuzione». Alessandra Betto

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Accesso prestazioni sanitarie per immigrati irregolari. il Consiglio provinciale di Bologna sollecita revisione decreto (sezione: Diritti umani)

( da "Sestopotere.com" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Accesso prestazioni sanitarie per immigrati irregolari. il Consiglio provinciale di Bologna sollecita revisione decreto (19/2/2009 15:09) | (Sesto Potere) - Bologna - 19 febbraio 2009 - E' stato votato nella seduta di martedì con 19 voti favorevoli (Pd, Sd, Verdi, Rc) e 6 contrari (Fi-Pdl, An-Pdl), un ordine del giorno presentato dai consiglieri Pd Anna Pariani, Nadia Musolesi e Gabriele Zaniboni che chiede interventi alla Camera dei deputati, al ministero del Welfare e alla Regione Emilia-Romagna in merito al decreto 733 recentemente approvato in Senato: "Disposizioni in materiale di sicurezza pubblica" le cui norme "lontane dal fornire nuovi strumenti ad affrontare in modo efficace il tema dell'immigrazione irregolare, intervengono con misure propagandistiche ed inutilmente vessatorie". L'odg si riferisce in particolare all'obbligo per il personale delle strutture sanitarie di segnalare alle autorità gli immigrati irregolari che ad esse si rivolgono. Il documento sottolinea come l'accesso alle cure mediche sia un diritto riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani mentre le nuove regole possono favorire le pratiche sanitarie clandestine e la diffusione incontrollata di malattie infettive, con maggiori rischi, specie per i bambini. Il Consiglio provinciale invita pertanto la Camera a rivedere il decreto, con particolare riferimento "all'articolo 39, a tutela dei diritti fondamentali delle persone e a protezione della salute pubblica"; il Ministero a valutare l'impatto che le misure previste potrebbero avere sulla sanità pubblica, e la Regione a individuare strade utili a tutelare la libertà del personale sanitario di rispettare i principi deontologici prestando cure mediche senza distinzione.

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Pacchetto sicurezza: un no deciso anche dalla Calabria (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Pacchetto sicurezza: un no deciso anche dalla Calabria di Bruna Iacopino “Abbiamo assistito, troppo silenziosi, ad un?evoluzione legislativa condizionata dalle paure xe-nofobe e secessionistiche di questa maggioranza di governo, senza che nessuna persona di buona volontà presente in questo stesso schieramento sia in grado di proporre una visione diversa...” Se non fosse per l'espressione “persona di buona volontà” ( che denota una chiara matrice) questa frase potrebbe essere attribuita a qualsiasi gruppo “ sovversivo” facente parte dell'opposizione ( quella un po' più convinta) o della società civile realmente indignata e attiva sul fronte anti-securitario. A usare toni così duri sono la Caritas, la Fondazione Migrantes e l?Istituto di formazione politico-sociale dell?arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova , in una nota congiunta pubblicata ieri e riportata in apertura dall'Agenzia MISNA, questa mattina. Al grido “ Non possiamo più tacere” parte la dura condanna degli Istituti cattolici del reggino e che ricalca appieno le posizioni già espresse dalla Caritas nazionale. In questo caso però, significativo è il fatto che una presa di posizione del genere provenga da una terra storicamente segnata dalla piaga dell'emigrazione interna che dalla fine dell''800 (emigrazione transoceanica), con vari picchi ( pesante quello registrato dagli anni '50 agli anni '70 e che vedeva i meridionali confluire in massa nelle città industriali del Nord e verso i paesi europei, Germania, Francia, Belgio, Svizzera...), continua anche oggi a privare dei suoi figli quella terra martoriata. Secondo stime recenti, anche in questi ultimi anni, circa 25.000 persone lasciano la Calabria per trasferirsi al Centro- Nord: un computo di 270.000 persone in tutto dalle regioni meridionali. I passaggi, nel comunicato, sono ben evidenziati: prima si è proceduto con la criminalizzazione indistinta di rom, migranti, mendicanti e senza fissa dimora, bollando tutti come “delinquenti” ( cosa che, nella memoria meridionale non può non far ricordare l'affermazione delle teorie di Lombroso, o quel “Non si affitta a meridionali” tanto in voga nella Torino del boom economico) subito dopo si è arrivati ad una proposta di legge, la n.733, che risulta lesiva dei diritti umani. “Nessuno- si legge - può sentirsi estraneo ad una vicenda che oggi riguarda gli immigrati e domani altre categorie. La legislazione contro i diritti umani degli immigrati è solo l?esempio di una più generale mancanza di solidarietà sociale”. Il messaggio si conclude affermando che “bisogna invertire la rotta” e che “il primo banco di prova” è la discussione alla Camera del disegno di legge sulla sicurezza. La condanna quindi è rivolta non solo alla norma che impone ai medici di denunciare i clandestini, ma anche al permesso di soggiorno a punti, alle restrizioni imposte ai ricongiungimenti famigliari, alle ronde cittadine, all'istituzione di un registro per i senza fissa dimora... tutti aspetti ugualmente deprecabili, secondo i tre istituti e di fronte ai quali non si può più tacere. Da qui l'invito al Governo a fare marcia indietro. Segnale analogo era stato lanciato, da questa stessa zona geografica, anche dai medici. L'Asp di Reggio Calabria, in controtendenza con quanto avveniva a livello legislativo, decideva di potenziare il servizio sanitario offerto agli immigrati irregolari presenti sul territorio, grazie all'apertura di due nuovi ambulatori STP: uno nel Distretto di Melito Porto Salvo, un altro in quello di Villa S. Giovanni. “Ad oggi - si sottolineava in una nota- in attesa di nuova legislazione in materia, le strutture sanitarie interessate hanno divieto d?informare gli organi di polizia della presenza di clandestini...” E benchè questa terra non abbia conquistato la medaglia in campo di integrazione sociale ( rapporto Cnl dello scorso anno) fungendo piuttosto come centro di smistamento per immigrati, rimane comunque un segnale positivo e di civiltà quanto espresso negli ultimi mesi.

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Politkvoskaia, nessun colpevole Al processo di Mosca tutti assolti (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica.it" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

MOSCA - Tutti assolti i quattro imputati al processo per l'uccisione della giornalista d'opposizione russa Anna Politkovskaia, assassinata nell'ottobre 2006: la giuria li ha dichiarati innocenti. I dodici giurati, dopo circa tre ore di camera di consiglio, hanno ritenuto non provate le responsabilità degli imputati. Si tratta dell'ex dirigente della polizia moscovita Serghei Khadzhikurbanov, accusato di essere l'organizzatore del delitto per conto di un mandante non ancora identificato; dei fratelli ceceni Dzhabrail e Ibragim Makhmudov, presunti 'pedinatori' della giornalista (un terzo fratello, Rustan, è ricercato all'estero come presunto killer). Al quarto imputato, l'ex colonnello dei servizi segreti Pavel Riaguzov, erano contestati reati minori insieme allo stesso Khadzhkurbanov: abuso d'ufficio ed estorsione. Riaguzov, in particolare, avrebbe fornito l'indirizzo della Politkovskaia (trovata morta nell'atrio della sua abitazione) al gruppo ceceno, secondo l'accusa, che esce sonoramente sconfitta dal verdetto e che ha già annunciato che farà ricorso per "le violazioni verificatesi durante il processo", praticamente su base quotidiana, secondo il procuratore Vera Paskovskaia. I quattro imputati sono stati liberati su decisione del presidente della Corte militare Ievgheni Zubov; uno dei loro difensori ha fatto sapere che chiederanno un risarcimento per essere stati incarcerati. OAS_RICH('Middle'); "Nessuna sorpresa" per il verdetto della giuria è stata espressa come prima reazione di Anna Moshalenko, uno degli avvocati della famiglia Politkovskaia. Commentando la decisione alla Radio Eco di Mosca, il legale ha criticato l'operato degli inquirenti nella fase di acquisizione delle prove, per la mancata individuazione del mandante e per non aver saputo portare sul banco degli imputati il killer. Sdegnati e fortemente delusi i colleghi della giornalista, famosa per le sue critiche aperte all'allora presidente Vladimir Putin e per le sue denunce della violazione dei diritti umani nel conflitto ceceno. Dmitri Muratov, direttore di Novaia Gazeta, il giornale per cui lavorava Politkovskaia, rispetta la decisione ma auspica la prosecuzione dell'inchiesta: "Fin dall'inizio sarei stato d'accordo con qualsiasi decisione dei giurati, che apparivano persone molto preparate e serie", ha dichiarato. "Ma devo dire che il caso non sarà chiuso, e che la principale inchiesta è ancora in corso", ha aggiunto. Dura Tatiana Lokshina, di Human Rights Watch, che ha definito inaccettabile "il fatto che oggi, dopo una lunga indagine, non ci sia alcun colpevole, e ha parlato di una assoluta mancanza di giustizia su una vicenda che ha sconvolto tutto il mondo", criticando gli inquirenti per non aver portato sul banco degli imputati nè mandanti nè esecutori del delitto. Il presidente dell'Unione dei giornalisti russi, Vsevolod Bogdanov, ha espresso tutta la sua indignazione: "E' una vera vergogna. Che razza di investigazione era se i giurati hanno approvato il verdetto all'unanimità?", si è chiesto. "Di fatto, le forze dell'ordine sono incapaci di dire perché o chi è responsabile per l'uccisione di qualsiasi giornalista in Russia", ha concluso. (19 febbraio 2009

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El Tribunal Europeo de Derechos Humanos condena a Reino Unido por detención ilegal (sezione: Diritti umani)

( da "Pais, El" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

El Tribunal Europeo de Derechos Humanos condena a Reino Unido por detención ilegal Estrasburgo ordena compensar con 2.800 euros al clérigo radical Abu Qutada EFE / ELPAIS.com - París / Madrid - 19/02/2009 Vota Resultado 26 votos Comentarios - 4 El Tribunal de Derechos Humanos de Estrasburgo ha condenado hoy al Reino Unido por la detención irregular de 11 personas en virtud de las leyes especiales dictadas tras los atentados del 11-S. Entre esos detenidos está el clérigo radical Abu Qutada, que recibirá una compensación de 2.800 euros (2.500 libras) por haber sido detenido sin tener en cuenta sus derechos fundamentales. Abu Qutada, líder de Al Qaeda e inspirador del 11-M La noticia en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas Qutada, jordano al que se considera embajador de Al Qaeda en Europa, fue detenido en octubre de 2002 en virtud de las leyes antiterroristas aprobadas e Reino Unido a raíz de los atentados del 11-S. Esta ley permite el arresto sin orden judicial. Estuvo encarcelado en estas condiciones hasta marzo de 2005, cuando fue liberado condicionalmente y sujeto a estrictas medidas de control. Luego ha pasado otras temporadas entre rejas hasta que fue liberado en junio pasado, también bajo medidas de control, incluyendo una orden por la que debía estar en su casa a las 10 de la noche. En noviembre pasado, fue reenviado a la prisión de Belmarsh por violar las condiciones de su libertad condicional. La decisión de Estrasburgo afecta también a otras 10 personas -y fija indemnizaciones para ellos que van de 1.700 a 3.800 euros- que fueron detenidas en Reino Unido en el marco de la ley antiterrorista por ser sospechosos de proporcionar apoyo a extremistas ligados a Al Qaeda, informa la BBC. Se trata de seis argelinos, un francés, un marroquí, un tunecino y un palestino, cuyas identidades no se han facilitado. Todos ellos denunciaron al Gobierno británico por violación de la libertad y la seguridad, cargos que han sido aceptados, y por tortura y trato inhumano y degradante, que han sido rechazados. Según el fallo del Tribunal de Estrasburgio, el Gobierno británico violó varios artículos de la Convención Europea de Derechos Humanos, entre ellos el derecho a la libertad y a que una detención sea ordenada por un juez. El fallo es firme y Londres no puede apelar. Según Estrasburgo, los jueces han ordenado indemnizaciones "sustancialmente más bajas" que otras ordenadas por detención ilegal dado que en este caso, los detenidos lo fueron en virtud de la ley antiterrorista aprobada en Reino Unido a raíz de los atentados del 11-S, una ley "concebida para hacer frente a una emergencia pública", diseñada como "un intento de reconciliar la necesidad de proteger a los ciudadanos británicos contra el terrorismo y la obligación de no repatriar a los detenidos a países donde podrían enfrentarse al peligro de maltratos". En cualquier caso, sostiene el tribunal que cuando una persona es arrestada "por la razonable sospecha de comportamiento delictivo", debe tener la oportunidad de defenderse de estas acusaciones. Se da la circunstancia de que ayer, los jueces Lores (máxima instancia judicial británica), dictaminaron que Qutada, de 48 años, puede ser extraditado a Jordania, donde tiene cargos pendientes, pese a que su defensa alega que esos cargos se basan en una confesión que fue arrancada mediante tortura y teme que vuelva a ser torturado. Los abogados de Qutada han anunciado recurso a esta decisión.

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Politkovskaia, la rabbia dei colleghi: "Per la Russia è una vera vergogna" (sezione: Diritti umani)

( da "Stampaweb, La" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

MOSCA Delusione e indignazione dominano tra i commenti dei colleghi della giornalista Anna Politkovskaia e tra i difensori dei diritti umani dopo il verdetto di non colpevolezza pronunciato oggi dalla giuria del processo. Dmitri Muratov, direttore di Novaia Gazeta, il bisettimanale per cui lavorava Politkovskaia, rispetta la decisione ma auspica la prosecuzione dell?inchiesta: «Fin dall?inizio sarei stato d?accordo con qualsiasi decisione dei giurati, che apparivano persone molto preparate e serie», ha dichiarato. «Ma devo dire che il caso non sarà chiuso, e che la principale inchiesta è ancora in corso», ha aggiunto. Tatiana Lokshina, di "Human Rights Watch", ha definito «inaccettabile» il fatto che oggi, dopo una lunga indagine, non ci sia alcun colpevole, e ha parlato di una «assoluta mancanza di giustizia su una vicenda che ha sconvolto tutto il mondo», criticando gli inquirenti per non aver portato sul banco degli imputati nè mandanti nè esecutori del delitto. Critico con la procura anche Lev Ponomarov, leader del movimento per i diritti umani: «Non so se siano colpevoli, ma è evidente una cosa, e cioè che l?indagine non è riuscita a provare la loro colpa e la società deve accettare questo verdetto perchè questa è la forma più giusta della giustizia». Il presidente dell?Unione dei giornalisti russi, Vsevolod Bogdanov, ha espresso la sua indignazione: «E' una vera vergogna. Che razza di investigazione era se i giurati hanno approvato il verdetto all?unanimità?», si è chiesto. «Di fatto, le forze dell?ordine sono incapaci di dire perchè o chi è responsabile per l?uccisione di qualsiasi giornalista in Russia», ha aggiunto. La notizia del verdetto di non colpevolezza campeggia nelle prime pagine di tutti i siti russi di informazione, da quelli pubblici a quelli privati.

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(ACR) IV CCP, SI A PDL SU GARANTE DIRITTI INFANZIA E LAVORO MINORI (sezione: Diritti umani)

( da "Basilicanet.it" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

IV CCP, SI A PDL SU GARANTE DIRITTI INFANZIA E LAVORO MINORI 19/02/2009 18.04.25 [Basilicata] (ACR) - Nel corso dei lavori della IV Commissione consiliare permanete, â??Politica socialeâ??, è¨ stato ascoltato il presidente del â??Comitato regionale antiracket e antiusuraâ?, Domenico Potenza, sugli interventi regionali in materia di prevenzione e lotta ai fenomeni dellâ??usura e dellâ??estorsione. Rinviate le audizioni dellâ??assessore alla â??Formazione, Lavoro, Cultura e Sportâ?, Antonio Autilio che doveva conferire sullâ??adozione del Piano di Pubblica Lettura e del vice presidente dellâ?? â??Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicataâ?, Felice Scarano, in merito al riordinamento dellâ??Istituto in attuazione del Decreto legislativo n. 270 del 30 giugno 1993. Nella seduta odierna della Commissione è¨ stato espresso parere favorevole su tre Proposte di legge che, come ha sottolineato il presidente dellâ??organismo consiliare, Marcello Pittella â??da tempo erano in giacenza e che ora, finalmente, in tempi brevi, hanno conosciuto lâ??avvio dellâ??iter procedurale per la loro definitiva approvazione da parte del Consiglio regionaleâ?. La prima, votata a maggioranza con lâ??astensione del Pdl, An e la Destra, riguarda il â??Regolamento per la cremazione dei defunti e dei loro resti, affidamento, conservazione e dispersione delle ceneri derivanti dalla cremazioneâ?, di iniziativa dei consiglieri Di Sanza e Pittella (Pd), Vita (Ps) e Flovilla (Centro popolare â?? Rosa per la Basilicata) e le altre due Pdl, approvate allâ??unanimità , concernono lâ?? â??Istituzione del garante regionale dellâ??Infanzia e dellâ??Adolescenzaâ?, di iniziativa della ex presidente del Consiglio regionale, Maria Antezza (Pd), e delle consigliere Rosa Mastrisimone (Adc), prima firmataria, ed Emilia Simonetti (Prc), e lâ?? â??Istituzione dellâ??Osservatorio Regionale sul Lavoro Minorileâ? i cui proponenti sono lâ??ex consigliera regionale, Maria Antezza (Pd), e i consiglieri Rocco Vita (Ps), Vincenzo Folino, Marcello Pittella e Vincenzo Santochirico (Pd). Il presidente della Commissione, Marcello Pittella, ha dichiarato che â??con lâ??istituzione del garante regionale sullâ??infanzia e lâ??adolescenza si affronta il tema prioritario della protezione e tutela dei minori, che ha assunto particolare rilievo con la ratifica della Convenzione dellâ??Onu sui diritti dei fanciulli, dando attuazione alla volontà  dellâ??Ente regionale di porsi in conformità  con gli Accordi e la legislazione internazionale ed europea. Con la legge â?? ha continuato Pittella â?? si vuole colmare, a livello regionale, il vuoto legislativo presente in ambito nazionale al fine di riconoscere la piena attuazione di tutti i diritti ed interessi che vanno giustamente riconosciuti ai minori, anche attraverso la diffusione capillare di una cultura finalizzata al riconoscimento, quali titolari di diritti imprescindibili, degli adolescenti presenti in regione di ogni colore, religione, cultura ed etniaâ?. In merito allâ??Osservatorio regionale sul lavoro minorile, Pittella, facendo riferimento allâ??articolo 1 della proposta di legge, ha sottolineato come â??la Regione Basilicata considera lo sfruttamento del lavoro minorile e di quello precoce una grave lesione dei valori essenziali della convivenza civile e dei diritti umani fondamentali, ed intende, quindi, adoperarsi insieme con gli Enti ed i Soggetti interessati, nella predisposizione di ogni azione necessaria per combattere il fenomeno su tutto il territorio regionale. A tale scopo â?? ha concluso Pittella â?? con il provvedimento si vuole istituire uno strumento efficace per il controllo e la salvaguardia delle forme giuridicamente corrette di esplicitazione dellâ??attività  lavorativa, quale appunto lâ??Osservatorio, inserendolo in un sistema integrato regionale di tutela dei minoriâ?. (dt )

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Una giornalista troppo scomoda (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale.it, Il" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

n. 43 del 2009-02-19 pagina 0 Politkovskaia, una giornalista troppo scomoda di Redazione Era il 7 ottobre del 2006 quando Anna Politkovskaia, mentre si trovava sull'ascensore del suo palazzo, fu bersagliata da quattro colpi di pistola. Uno la raggiunse alla testa e la uccise Mosca - Aveva 48 anni quando fu assassinata nell'ascensore del suo palazzo. Era il 7 ottobre del 2006. Accanto al suo cadavere furono trovati quattro bossoli. Uno apparteneva al proiettile che l'aveva colpita alla testa, uccidendola. Gli inquirenti si misero a lavorare su diverse piste, anche se la più accreditata era quella dell'omicidio su commissione: qualcuno aveva ordinato quella che aveva tutti i connotati di un'esecuzione. A distanza di due anni e quattro mesi non si sa ancora nulla del mandante. E i quattro presunti killer sono stati tutti assolti. Nessun responsabile, dunque, per l'assassinio di una giornalista troppo scomoda. Nel pc il materiale sulle inchieste Il giorno dopo l'assassinio la polizia sequestrò il computer della giornalista. L'oggetto più prezioso della Politkovskaia con il materiale delle sue inchieste. Quelle inchieste che ancora dovevano essere pubblicate e che, in passato, avevano dato fastidio a molti. Il 9 ottobre l'editore di Novaya Gazeta Dmitry Muratov fece sapere che la Politkovskaia stava per pubblicare un articolo sulle presunte torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo ministro Ramsan Kadyrov. Al funerale assente il governo Il giorno del funerale, celebrato a Mosca il 10 ottobre, non prese parte alcun esponente del governo. Più di mille, invece, i cittadini che scelsero di dare l'ultimo saluto alla sfortunata giornalista. Tortura in Cecenia Più di una volta la giornalista aveva denunciato, nei suoi articoli, le violenze dei militari russi sui civili ceceni. Lo aveva fatto nei suoi articoli e anche nel libro "Cecenia, il disonore russo". Ma cosa diceva la Politkovskaia? La tesi era questa: i soldati di Putin avevano praticato la tortura in Cecenia. Colpevole era un gruppo delle forze di sicurezza cecene legate al primo ministro Ramzan Kadyrov, fedelissimo al Cremlino. Accuse sempre respinte al mittente dal governo di Mosca. Gli ostaggi del teatro di Mosca Nel 2002 la Politkovskaia trattò la liberazione di alcuni ostaggi con i terroristi che avevano preso d'assalto il teatro della Dubrovka a Mosca. La crisi di Beslan Ad Anna Politkovskaia fu chiesto di intervenire nella crisi di Beslan, ma non riuscì a raggiungere la scuola assediata nell'Ossezia. Dopo qualche giorno la giornalista raccontò di un misterioso avvelenamento con una tazza di tè che aveva bevuto in aereo e che, di fatto, le aveva "impedito" di tentare quella difficile mediazione. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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- REGNO UNITO: APERTA LA STRADA A ULTERIORI DEPOR (sezione: Diritti umani)

( da "WindPress.it" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

19-02-2009 Sei in: Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Febbraio > Regno Unito: aperta la strada a ulteriori deportazioniContenuto della paginaRegno Unito: Amnesty International preoccupata per una decisione della Camera dei Lord, che apre la strada a ulteriori deportazioniCS023: 19/02/2009Amnesty International ha accolto con forte preoccupazione la decisione di ieri della Camera dei Lord, il massimo organo di giustizia del Regno Unito, con cui si autorizza il governo di Londra a deportare persone verso paesi nei quali esse rischieranno di subire gravi violazioni dei diritti umani, compresi i maltrattamenti e la tortura. Il governo britannico sta tentando di deportare due persone, che nei procedimenti penali sono indicate rispettivamente come "RB" e "U", in Algeria, e una terza persona, Omar Othman (conosciuta anche come Abu Qatada), in Giordania. In tutti e tre i casi le autorit di Londra stanno facendo affidamento su assicurazioni diplomatiche fornite dai governi di Algeri e Amman, per ridurre il rischio, di cui il governo di Londra consapevole, che le tre persone siano sottoposte a gravi violazioni dei diritti umani nei paesi di destinazione."Sarebbe profondamente preoccupante se la decisione della Camera dei Lord venisse interpretata dal governo come un segnale di luce verde per deportare persone verso paesi in cui rischieranno di subire torture e processi irregolari" - ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. "Le assicurazioni diplomatiche sono prive di qualunque valore legale e pertanto sono inaffidabili". Secondo Amnesty International, basandosi su questo genere di assicurazioni il governo britannico sta indebolendo il sistema dei trattati internazionali sui diritti umani, compreso il divieto assoluto nei confronti dei maltrattamenti e della tortura, privilegiando accordi bilaterali negoziati con paesi gi noti per il mancato rispetto dei propri obblighi internazionali di prevenire e punire i maltrattamenti e la tortura."Nessuno dovrebbe essere deportato e andare incontro al rischio di tortura, a prescindere da cosa abbia o sia sospettato di aver fatto. Gli stati non possono selezionare a quali persone spettino i diritti umani e a quali no" - ha proseguito Duckworth."Se le tre persone in questione sono ragionevolmente sospettate di aver commesso reati penali legati al terrorismo, il Regno Unito pu sempre incriminarle e sottoporle a un processo equo. Quello che non accettabile usare il sospetto di terrorismo per giustificare l'invio di una persona verso un paese in cui correr il rischio concreto di subire torture e altre gravi violazioni dei diritti umani".Da anni il Regno Unito tenta di deportare persone ritenute una minaccia per la sicurezza nazionale. Per questo, ha richiesto le cosiddette assicurazioni diplomatiche ai paesi di destinazione, nei casi in cui le persone in questione possano essere a rischio di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui maltrattamenti, torture e processi iniqui. FINE DEL COMUNICATO Roma, 19 febbraio 2009 Per ulteriori approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224- cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg

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Testamento biologico, Englaro: 'Legge barbara' (sezione: Diritti umani)

( da "Affari Italiani (Online)" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Cronache Eluana/ Beppino Englaro: "Questa legge sul testamento biologico è una barbarie" Giovedí 19.02.2009 18:50 "La legge sul testamento biologico che il parlamento si appresta ad approvare è una vera e propria barbarie. Una legge assurda e incostituzionale contro la quale è assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare". Con queste parole Beppino Englaro aderisce alla manifestazione 'Sì alla vita, no alla tortura di Stato', che si svolgera' a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Beppino Englaro parteciperà alla manifestazione attraverso un collegamento telefonico perché "i cittadini, che hanno le idee molto più chiare dei nostri parlamentari, devono tutelare i propri diritti fondamentali che questa legge mette in discussione preparando il terreno per un vero e proprio Stato etico". Se la legge in discussione in parlamento dovesse essere approvata, Englaro si augura una rapida abrogazione da parte della Corte costituzionale oppure quella del referendum sarà una via obbligata, vista la 'manifesta anticostituzionalità di una legge che nega le libertà fondamentali dei cittadini'. "La decisione sulla propria vita deve essere affidata a chi la vive" ha concluso Beppino Englaro. L'intervento di Beppino Englaro si può ascoltare integralmente su www.micromega.net.

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"In piazza contro una legge assurda e anticostituzionale" (sezione: Diritti umani)

( da "Repubblica.it" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROMA - "La legge sul testamento biologico che il parlamento si appresta ad approvare è una vera e propria barbarie. Una legge assurda e incostituzionale contro la quale è assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare". Con queste parole Beppino Englaro, intervistato da Paolo Flores d'Arcais, aderisce alla manifestazione "Sì alla vita, no alla tortura di Stato", che si svolgerà a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Ascolta l'audio integrale (19 febbraio 2009

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Testamento biologico/ Beppino Englaro: Questa legge e' (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 19 feb. (Apcom) - La legge sul testamento biologico che il Parlamento si appresta ad approvare è "una vera e propria barbarie", secondo Beppino Englaro. "Una legge assurda e incostituzionale contro la quale è assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare", afferma il padre di Eluana aderendo alla manifestazione 'Sì alla vita, no alla tortura di Stato' organizzata dalla rivista 'MicroMega' che si svolgerà a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Un comunicato rende noto che Beppino Englaro parteciperà alla manifestazione attraverso un collegamento telefonico perché "i cittadini, che hanno le idee molto più chiare dei nostri parlamentari, devono tutelare i propri diritti fondamentali che questa legge mette in discussione preparando il terreno per un vero e proprio Stato etico". Se la legge in discussione in Parlamento dovesse essere approvata, Englaro si augura una rapida abrogazione da parte della Corte costituzionale oppure quella del referendum sarà una via obbligata, vista la "manifesta anticostituzionalità di una legge che nega le libertà fondamentali dei cittadini". "La decisione sulla propria vita deve essere affidata a chi la vive", conclude Beppino Englaro.

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Gb/ Amnesty preoccupata per decisione Lord su espulsioni (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 19 feb. (Apcom) - Amnesty International ha accolto con forte preoccupazione la decisione di ieri della Camera dei Lord, massimo organo di giustizia del Regno Unito, con cui si autorizza il governo di Londra a espellere persone verso Paesi nei quali rischieranno di subire gravi violazioni dei diritti umani, compresi i maltrattamenti e la tortura. Lo rende noto l'organizzazione in difesa dei diritti umani in un comunicato. "Sarebbe profondamente preoccupante se la decisione della Camera dei Lord venisse interpretata dal governo come un segnale di luce verde per espellere persone verso Paesi in cui rischieranno di subire torture e processi irregolari", ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International, citata nella nota. Secondo Amnesty International, basandosi su questo genere di assicurazioni il governo britannico sta indebolendo il sistema dei trattati internazionali sui diritti umani, compreso il divieto assoluto nei confronti dei maltrattamenti e della tortura, privilegiando accordi bilaterali negoziati con Paesi già noti per il mancato rispetto dei propri obblighi internazionali di prevenire e punire i maltrattamenti e la tortura. "Le assicurazioni diplomatiche sono prive di qualunque valore legale e pertanto sono inaffidabili". Il governo britannico sta tentando di espellere due persone, che nei procedimenti penali sono indicate rispettivamente come 'RB' e 'U', in Algeria, e una terza persona, Omar Othman (conosciuta anche come Abu Qatada), in Giordania. In tutti e tre i casi le autorità di Londra stanno facendo affidamento su assicurazioni diplomatiche fornite dai governi di Algeri e Amman, per ridurre il rischio, di cui il governo di Londra è consapevole, che le tre persone siano sottoposte a gravi violazioni dei diritti umani nei Paesi di destinazione. "Se le tre persone in questione sono ragionevolmente sospettate di aver commesso reati penali legati al terrorismo, il Regno Unito può sempre incriminarle e sottoporle ad un processo equo. Quello che non è accettabile è usare il sospetto di terrorismo per giustificare l'invio di una persona verso un Paese in cui correrà il rischio concreto di subire torture e altre gravi violazioni dei diritti umani", ha concluso.

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"IN PIAZZA CONTRO UNA LEGGE ASSURDA E ANTICOSTITUZIONALE" (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

"In piazza contro una legge assurda e anticostituzionale" -->Beppino Englaro aderisce alla manifestazione di sabato: "Sì alla vita, no alla tortura di Stato" "In piazza contro una legge assurda e anticostituzionale" (18:31 19/02/2009)

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BIO-TESTAMENTO: ENGLARO, LEGGE BARBARA (sezione: Diritti umani)

( da "Agi" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

BIO-TESTAMENTO: ENGLARO, LEGGE BARBARA (AGI) - Roma, 19 feb. - "La legge sul testamento biologico che il parlamento si appresta ad approvare e' una vera e propria barbarie. Una legge assurda e incostituzionale contro la quale e' assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare". Con queste parole Beppino Englaro aderisce alla manifestazione 'Si' alla vita, no alla tortura di Stato', che si svolgera' a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Beppino Englaro partecipera' alla manifestazione attraverso un collegamento telefonico perche' "i cittadini, che hanno le idee molto piu' chiare dei nostri parlamentari, devono tutelare i propri diritti fondamentali che questa legge mette in discussione preparando il terreno per un vero e proprio Stato etico". Se la legge in discussione in parlamento dovesse essere approvata, Englaro si augura una rapida abrogazione da parte della Corte costituzionale oppure quella del referendum sara' una via obbligata, vista la 'manifesta anticostituzionalita' di una legge che nega le liberta' fondamentali dei cittadini'. "La decisione sulla propria vita deve essere affidata a chi la vive" ha concluso Beppino Englaro. L'intervento di Beppino Englaro si puo' ascoltare integralmente su www.micromega.net.

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Englaro: "In piazza contro la legge" (sezione: Diritti umani)

( da "Stampaweb, La" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

ROMA La legge sul testamento biologico che il parlamento si appresta ad approvare «è una vera e propria barbarie. Una legge assurda e incostituzionale contro la quale è assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare». Con queste parole Beppino Englaro aderisce alla manifestazione "Sì alla vita, no alla tortura di Stato", che si svolgerà a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. Le dichiarazioni sono contenute in un intervento a Micromega che ne ha diffuso una sintesi. Beppino Englaro parteciperà alla manifestazione attraverso un collegamento telefonico perchè «i cittadini, che hanno le idee molto più chiare dei nostri parlamentari, devono tutelare i propri diritti fondamentali che questa legge mette in discussione preparando il terreno per un vero e proprio Stato etico». Se la legge in discussione in parlamento dovesse essere approvata, Englaro si augura una rapida abrogazione da parte della Corte Costituzionale oppure quella del referendum sarà una via obbligata, vista la «manifesta anticostituzionalità di una legge che nega le libertà fondamentali dei cittadini». «La decisione sulla propria vita deve essere affidata a chi la vive» ha concluso Beppino Englaro.

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Lampedusa per la Lega. ' Si può anche fumare' (sezione: Diritti umani)

( da "Articolo21.com" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Lampedusa per la Lega. ' Si può anche fumare' di Nello Trocchia In questi giorni abbiamo ascoltato le associazioni, gli eurodeputati, il presidente della commisione diritti umani del senato per capire la situazione a Lampedusa. Chi ha visitato il centro ha espresso parere unanime. 'Inferno', 'topaia' erano le parole ricorrenti. Ieri, c'è stato anche l'incendo, la sommossa e gli scontri con la polizia. Il ministro degli interni Roberto Maroni continua a negare l'evidenza e si rifiuta di visitare il Cie, il centro di identificazione ed espulsione dell'isola. Oggi la Tunisia si è detta preoccupata a causa della decisione del governo italiano di accelerare le procedure di espulsione degli immigrati clandestini, tra i quali vi sono diversi tunisini, ed ha annunciato la visita di una delegazione al centro. La missione sarà condotta dal presidente del comitato superiore per i diritti umani e delle libertà fondamentali che si è detto "preoccupato per quanto accaduto al centro di accoglienza" dell'isola. Ma in realtà al centro un leghista c'è stato è il senatore della Lega Nord Lorenzo Bodega che è anche vicepresidente della commissione diritti umani del Senato. Bodega, ai nostri microfoni, ha raccontato la sua Lampedusa, diversa da quella raccontata da volontari, associazioni, eurodeputati, giornalisti. Nessun girone infernale, nessuna topaia, nessuna violazione dei diritti umani. “Una topaia il Cie? Secondo me - ha detto Bodega - è una definizione esagerata: pensi che hanno il loro pasto confezionato nelle norme, chi fuma ha dieci sigarette a disposizione, hanno una assistenza sanitaria, certo che la gestione di così tante persone non è così facile. Ma visto e considerato che siamo in un periodo di transizione è chiaro che qualche difficoltà c?è nella trasformazione di quel centro da Cpt a Cie". Bodega ha anche sottolineato l'origine della popolazione come fattore di allarme, citando rapporti di polizia. " Il 90% di quella popolazione è tunisina, le forze di polizia hanno descritto quella popolazione come dei poco di buono per la maggior parte”. Speriamo non lo venga a sapere il governo tunisino. Ma questa è la conferma che nel nostro paese non camminiamo più su un sentiero comune. Se di fronte alla tragedia, al dramma di uomini e donne, al disagio, alla disperazione, alle condizioni disumane gli occhi diventano bandiere di partito, allora il paese ha già iniziato il percorso verso il baratro. Ascolta l'intervista al senatore Bodega ( Nello Trocchia per Econews)

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Testamento biologico/ Ferrero: Grazie a Englaro,anch'io in (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 19 feb. (Apcom) - "Ringrazio Beppino Englaro per il suo coraggio e per le sue parole. Sarò in piazza anch'io sabato 21 febbraio a Roma, in piazza Farnese, per partecipare, come avevo già detto, alla manifestazione 'Sì alla vita, no alla tortura di Stato' e per manifestare contro una proposta di legge, quella sul testamento biologico, che il Parlamento si appresta ad approvare, che corrisponde a una vera barbarie, indegna di uno Stato democratico". Lo afferma in una nota il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero.

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TESTAMENTO BIOLOGICO: BEPPINO ENGLARO, IN PIAZZA CONTRO (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

(ASCA) - Roma, 19 feb - ''La legge sul testamento biologico che il parlamento si appresta ad approvare e' una vera e propria barbarie. Una legge assurda e incostituzionale contro la quale e' assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare''. Con queste parole Beppino Englaro, intervistato da Paolo Flores d'Arcais, aderisce alla manifestazione ''Si' alla vita, no alla tortura di Stato'', che si svolgera' a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. E' quanto si legge sul sito di Micromega.

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BIOETICA: BEPPINO ENGLARO, LEGGE TESTAMENTO BIOLOGICO E' UNA BARBARIE (sezione: Diritti umani)

( da "ITnews.it" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Roma, 19 feb. - (Adnkronos) - "La legge sul testamento biologico che il parlamento si appresta ad approvare e' una vera e propria barbarie. Una legge assurda e incostituzionale contro la quale e' assolutamente necessario che i cittadini facciano sentire la propria voce e scendano in piazza a manifestare". Con queste parole Beppino Englaro, intervistato da Paolo Flores d'Arcais, aderisce alla manifestazione "Si' alla vita, no alla tortura di Stato", che si svolgera' a Roma sabato 21 febbraio in piazza Farnese. E' quanto si legge su Micromega.

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Nessun colpevole (sezione: Diritti umani)

( da "AprileOnline.info" del 19-02-2009)

Argomenti: Diritti umani

Nessun colpevole Enrico Campofreda, 19 febbraio 2009, 19:43 Il caso Per l'omicidio della giornalista "scomoda" dichiarati innocenti i quattro imputati: l'ex dirigente della polizia accusato di essere la mente, i due pedinatori e un ex colonnello dei servizi. L'assassinio di Anna Politkovskaia, il 7 ottobre del 2006, non ha formalmente e legalmente responsabili Pallottole e verdetti tutti contro l'informazione antiregime. Per il Primo grado della giustizia russa i fratelli ceceni Dzhabrail e Ibragim Makhmudov non hanno legami con l'assassinio della giornalista Anja Politkvoskaya (uccisa nell'ascensore della sua abitazione moscovita il 7 ottobre 2006) non essendone né killer né mandanti e oggi sono stati scagionati anche dall'imputazione di favoreggiamento. Stesso trattamento per l'ex poliziotto Sergei Khadzhikurbanov, inizialmente accusato d'aver organizzato la logistica dell'assassinio, e per il funzionario dell'Intelligence Fsb, Pavel Ryaguzov, al quale si contestavano estorsione e abuso di potere. Così per tutto il quartetto si sono aperti i cancelli del carcere. Latitante resta Rustam, il terzo dei fratelli ceceni, che ha fatto da tempo perdere le proprie tracce. Si vocifera sia coperto dalla polizia ma anche questo non è provato. La difesa della cronista ha annunciato che ricorrerà in Appello per le infrazioni verificatesi nel dibattimento, però le accuse restano verso ignoti. Colleghi e familiari della Politkovskaya pur indignati mostrano l'intenzione di continuare la battaglia. Per loro un'inchiesta degna di questo nome lo Stato non l'ha mai iniziata. Fra le dichiarazioni risentite quelle di Dimitri Muratov, direttore di Novaya Gazeta, che ha comunque avuto la positiva impressione di giurati capaci ai quali mancava il materiale d'indagine. Invece Tatiana Lokshina di Human Rights Watch ha considerato inaccettabile dopo tanto tempo, e per un delitto così evidente, l'assenza di colpevoli certi. Il presidente dell'Unione dei giornalisti russi Bogdanov s'è mostrato ancora più duro parlando di vergogna. Ha inoltre sottolineato come la polizia sia da anni incapace di rivelare circostanze e responsabilità per l'uccisione di un'infinità di giornalisti russi. Dal 1992 se ne contano duecentoventi, in una lista in fondo approssimativa, con un'escalation considerevole negli anni della presidenza di Putin. E' d'una ventina di giorni or sono l'omicidio di un'altra reporter di Novaya Gazeta, Anastasia Baburova, e dell'avvocato Markelov, attivo difensore di diritti umani. L'assassinio del legale, che aveva pubblicamente annunciato di voler portare alla Corte di Strasburgo il caso del colonnello Budanov (stupratore e uccisore assieme a un gruppo di suoi soldati d'una ragazza cecena, scarcerato diciotto mesi prima della scadenza della pena), è avvenuto in un luogo frequentato nei pressi del Cremlino. La solita tecnica: un killer ha sparato ed è fuggito, probabilmente coperto da complici anonimi. Non è chiaro se la Baburova, ferita da un proiettile e poi deceduta, fosse lei stessa un bersaglio accanto all'avvocato che accompagnava. Certo è che Baburova era impegnata a informare i lettori di Novaya Gazeta delle accresciute violenze dei gruppi neo nazisti russi. Con Markelov condivideva la denuncia delle violenze poliziesche alle quali cittadini impegnati in azioni antinaziste erano stati sottoposti da parte delle forze dell'ordine. Markelov aveva già difeso proprio la Politkovskaya in occasione di sue azioni legali per abuso dei diritti umani.

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