CENACOLO DEI COGITANTI |
[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK I
colossi dell'auto General Motors,
F... ( da "Stampa,
La" del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: 1997 causa ad una società
petrolifera californiana accusandola di collaborazione con il regime militare
di Rangoon nella violazione dei diritti umani, ottenendo nel 2004 un
significativo risarcimento dei danni subiti. Difficile valutare i danni Il
risultato immediato della sentenza di Manhattan è che le vittime dell'apartheid
potranno da subito «esercitare il diritto» di fare causa.
Fiaccolata per la pace
( da "Gazzetta di Reggio"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Fiaccolata, giovedì alle
La tortura della martire
siciliana su un tronco a forma di croce ( da "Giornale
di Brescia" del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Giornale di Brescia sezione:la città SANT'AGATA La tortura della martire siciliana su
un tronco a forma di croce «Da Caravaggio» vide la santa sul Golgota La pala raffigurante «S. Agata in croce tra S.
Pietro, S. Lucia, S. Agnese e S. Paolo», olio su tela di Francesco Prata da Caravaggio del 1522, è ospitata nella chiesa di
Sant'Agata.
Le tolgono la figlia, in
150 al corteo di protesta ( da "Gazzetta
di Modena,La" del
12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: organizzata dal Comitato dei
cittadini per i diritti umani, è partita da corso Martiri, ha attraversato la
via Emilia e ha raggiunto il Comune. Era presente l'avvocato Francesco Miraglia, legale della madre, che spiega: «secondo la motivazione del tribunale, la madre
ostacolerebbe il rapporto tra padre e figlia.
La ricetta di Tosi:
tolleranza zero ( da "Libertà"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: causato dalla violazione dei
diritti civili», e la sua esperienza come sindaco di
Verona. Il dibattito è stato preceduto da una passeggiata serale attorno ai
giardini Margherita e in via Roma. Ahmed e Tosi si sono «stupiti delle poche
persone viste in giro, segnale negativo che dovrebbe essere colto dall'amministrazione
comunale».
PROGRESSISTA MODERATO O
POPULISTA? ( da "Unita,
L'" del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: li trovo sempre fermi nella difesa
dei diritti umani e civili che sono un impegno mai interrotto da molti decenni
di quel partito, vedo i loro voti, in tutte le situazioni cruciali, uniti ai
voti del Pd. C'è stato l'episodio della loro ostinata opposizione al trattato
di integrazione militare tra l'Italia e la Libia.
segni di vita e di
risurrezione ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: riguardo ai diritti umani uguali
per tutti, primo fra tutti quello alla vita, alla giustizia, alla pace, alla
salvaguardia di tutti gli esseri viventi; riguardo a una Chiesa come comunità
dalle porte aperte per tutti. È anche pensare a un futuro senza armi nucleari,
come ha affermato, qualche giorno fa, il presidente Obama,
Amnesty, a cena con Kerry
Kennedy ( da "Nazione,
La (Grosseto)" del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che si occupa di diritti umani, Kerry
Kennedy è arrivata in Italia per alcuni colloqui con il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, e con il presidente della Camera, Gianfranco
Fini, e con i ministri Gianni Letta e Mariastella
Gelmini. Al termine dei colloqui, ha poi deciso di trascorrere una pausa
in Maremma,
Giovedì mattina hanno
bloccato la città per oltre tre ore, terrorizzati dall'idea di ...
( da "Messaggero, Il (Rieti)"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Tanto per capirsi, sono donne, bambini, uomini (tutti
giovani) fuggiti da Paesi abituati a fare carta straccia dei diritti umani: la
Somalia, funestata da una guerra civile permanente e in piena emergenza
umanitaria, l'Eritrea sull'orlo di una crisi alimentare e martoriata dalle
persecuzioni religiose. (i.s.)
Butovo, una Katyn alle porte di
Mosca ( da "Riformista,
Il" del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: poi usato come luogo di tortura ai
tempi di Berija; pochi ne sono usciti vivi. Lidija inizia a cercare i sopravvissuti, i secondini e i
torturatori. Riesce ad arrivare, tramite il rettore dell'università San Tichon, agli archivi della Lubjanka.
Ci passa anni. Recupera i fascicoli di migliaia di vittime, ne ricostruisce la
vita,
Varese CON I PLAYOFF
ancora relativamente lontani (scatteranno solamente mercoledì...
( da "Giorno, Il (Varese)"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sotto tortura: «Non dico niente per scaramanzia» commenta
laconica. Si
veste d'azzurro anche Laura Repetto, classe 1993,
convocata nella Nazionale Under 16 per il Trofeo delle Nazioni in programma a Felgueiras, in Portogallo, nei prossimi giorni. Infine, le
13enni Roberta Motta e Maddalena Fisco hanno partecipato con la selezione
lombarda al recente Trofeo delle Regioni di Tolentino.
CASTELFRANCO CORTEO ieri
matti... ( da "Resto
del Carlino, Il (Modena)" del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: DIRITTI UMANI Il corteo che ha
attraversato il centro di Castelfranco CASTELFRANCO
CORTEO ieri mattina di solidarietà per la mamma castelfranchese a cui è stata
sottratta la figlia di 5 anni dal Tribunale dei minori. La manifestazione è
stata organizzata dal Comitato dei cittadini per i diritti umani di Milano.
Buona Pasqua a tutti con
la canzone "mondiale" ( da "Blogosfere"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Apr 0912 Buona Pasqua a tutti con la
canzone "mondiale" Pubblicato da Luigi Gallo alle 10:30 in Arte e
Cultura, Auguri, Diritti umani, Video Torni la colomba a ispirare i popoli
della terra. Cantiamo insieme per vivere in pace e fratellanza. Tanti auguri a
tutti da Protonutrizione. LG
Tea, la partigiana e le
torture delle Ss
( da "Gazzettino, Il (Belluno)"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Torture subite perché facesse i
nomi dei partigiani di Trichiana, fra questi Aldo, il fratello a cui tanto era legata e che fu
ucciso pochi mesi prima della sua liberazione avvenuta il 3 maggio 1945. Ad
interrompere le torture fu l'intervento del vescovo Girolamo Bortignon, da poco presule di Belluno e Feltre,
Crisi in Kuwait, il popolo
in piazza contro la "democrazia"
( da "Panorama.it"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: presidente della Società per i
diritti umani del Kuwait ed ex parlamentare. "La gente non ne può più
dell'Assemblea nazionale: ha fermato tutto lo sviluppo e approvato leggi
liberticide". Per questo l'Emiro, Sabah al Ahmad al Jaber
al Sabah, ha scelto di scioglere
le Camere, spingendo il Paese verso le terze elezioni in altrettanti anni e,
AFGHANISTAN, ASSASSINATA
ATTIVISTA PER I DIRITTI DELLE DONNE
( da "Wall
Street Italia" del 12-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Afghanistan, assassinata attivista
per i diritti delle donne -->Una donna impegnata nella difesa dei diritti
umani, che era stata eletta nel Consiglio provinciale di Kandahar
è stata uccisa oggi. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio stesso,...
( da "Stampa, La" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE
DA NEW YORK I colossi dell'auto General Motors, Ford e Daimler dovranno rispondere in tribunale
dell'accusa di aver collaborato con il regime dell'apartheid in Sudafrica. A
deciderlo è stato il giudice distrettuale di Manhattan, Shira
Scheindlin, accogliendo la richiesta presentata da
alcune associazioni di vittime dell'apartheid secondo cui le tre aziende - due
americane e una britannica - fornirono all'esercito ed alla polizia di Pretoria
veicoli blindati, macchine ed altri mezzi grazie ai quali il governo bianco
dell'epoca opprimeva la maggioranza nera, obbligandola a sottostare alle leggi
dell'apartheid. La causa originale, iniziata nel 2002, chiamava in causa oltre
una dozzina fra le maggiori imprese americane, europee e
canadesi ma gran parte di questi addebiti sono stati giudicati
inaccettabili. Richieste miliardarie «Dei casi originali ne sopravvivono molto
pochi e speriamo adesso di arrivare ad una soluzione dopo aver passato diversi
anni a discutere l'ammissibilità delle cause» ha detto il giudice, spiegando
che le richieste di risarcimento per miliardi di dollari nei confronti delle
case automobilistiche sono state accettate in base all'Alien
Tort Claims Act, in forza del quale un tribunale federale ha
giurisdizione sui torti subiti da cittadini stranieri a causa di azioni
commesse all'estero considerate crimini negli Stati Uniti. È la stessa
normativa in base alla quale un gruppo di cittadini birmani fece nel 1997 causa ad una società petrolifera californiana accusandola di
collaborazione con il regime militare di Rangoon nella violazione dei diritti umani, ottenendo nel 2004 un significativo risarcimento dei danni
subiti. Difficile valutare i danni Il risultato immediato della sentenza di
Manhattan è che le vittime dell'apartheid potranno da subito «esercitare il
diritto» di fare causa. Nel caso di Gm e Ford
non esiste al momento una valutazione dei danni subiti a causa dell'uso dei
loro veicoli dalla polizia bianca sudafricana ma l'entità potrebbe misurarsi in
miliardi di dollari con un conseguente impatto negativo su compagnie già
impegnate a fronteggiare il rischio della bancarotta. Soprattutto nel caso di Gm, l'accettazione della causa da parte del giudice
prefigura la possibilità che se l'azienda dovesse evitare la bancarotta nei
prossimi quaranta giorni si troverebbe comunque di fronte all'inattesa
necessità di versare rimborsi a molti zeri, indebolendosi ulteriormente.
Rischio bancarotta Senza contare l'impatto negativo sull'immagine della Gm, la cui sopravvivenza al momento è legata alla decisione
del Congresso di approvare nuovi aiuti economici. Da Detroit i portavoci delle aziende automobilistiche hanno preferito
non commentare la decisione del giudice Scheindlin,
che è stata invece salutata dal plauso dei media e del governo sudafricani
secondo cui il fatto che «sono ora sul banco degli accusati» avvicina il
momento in cui «sarà fatta giustizia». La sentenza di Manhattan coinvolge anche
il gigante dei computer Ibm e i costruttori di armamenti Rheinmetall
Group AG mentre a non essere accettate sono state le cause nei confronti della
banca britannica Barclays e di quella svizzera Ubs.
Si apre adesso la fase nella quale le associazioni delle vittime prepareranno i
documenti per iniziare una battaglia legale destinata a ricostruire il ruolo
delle aziende che sostennero il regime razzista. «Una decisione storica» «La
decisione del giudice è un momento storico ed apre una nuova fase» ha
commentato Michael Hausfeld, legale di uno dei gruppi
di vittime, spiegando che «il maggior risultato è nell'aver attestato la
plausibilità e accettabilità» delle richieste di risarcimenti. Fino a questo
momento le aziende sotto accusa si sono difese affermando di non aver mai
saputo come i loro mezzi venivano adoperati dall'esercito sudafricano,
limitandosi a considerare il governo di Pretoria come «un cliente al pari di
ogni altro».
( da "Gazzetta di Reggio"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
LUZZARA Fiaccolata
per la pace LUZZARA. Fiaccolata, giovedì alle
( da "Giornale di Brescia"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Edizione: 12/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:la
città SANT'AGATA La tortura della martire siciliana su un tronco a forma di
croce «Da Caravaggio» vide la santa sul Golgota La
pala raffigurante «S. Agata in croce tra S. Pietro, S. Lucia, S. Agnese e S.
Paolo», olio su tela di Francesco Prata da Caravaggio
del 1522, è ospitata nella chiesa di Sant'Agata. La martire siciliana
del III secolo è raffigurata come simbolicamente trattenuta per i polsi ad un
tronco a forma di croce, ferita al seno e con le tenaglie ai piedi. Più in
basso si trovano gli altri quattro Santi e sullo sfondo un bellissimo
paesaggio, profondo e dettagliato. La figura di Sant'Agata s'incentra sulla
scena dividendola in comparti simmetrici e la croce non appare come un patibolo
ma piuttosto come un'esaltazione del martirio, un trono di gloria su cui la
santa viene resa partecipe della Passione e della gloria del Redentore. E la
Chiesa stessa le rende a sua volta gloria. Il restauro del
( da "Gazzetta di Modena,La" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Le tolgono la
figlia, in 150 al corteo di protesta Castelfranco. Manifestanti critici su
servizi sociali e tribunale di Giulia Cavallaro
CASTELFRANCO. Circa 150 persone hanno manifestato ieri mattina in solidarietà
alla madre che dal 3 aprile è seduta davanti al Comune per protestare contro i
Servizi sociali e il tribunale dei minorenni che le hanno tolto la figlia di 5
anni collocandola in una comunità. La manifestazione, organizzata
dal Comitato dei cittadini per i diritti umani, è partita
da corso Martiri, ha attraversato la via Emilia e ha raggiunto il Comune. Era
presente l'avvocato Francesco Miraglia, legale della
madre, che spiega: «secondo la motivazione del
tribunale, la madre ostacolerebbe il rapporto tra padre e figlia. Ora la
bambina si trova in comunità e vede la madre una volta a settimana, sotto
vigilanza. Questo sta compromettendo il rapporto madre-figlia, che già presenta
problemi causati dal distacco». Applausi e commozione hanno dimostrato
vicinanza per la situazione della madre. Si sono sollevate altre testimonianze
di genitori cui hanno tolto i figli senza aver compreso la motivazione. Massimo
Parrino, vicepresidente del Comitato organizzatore,
spiega: «Sono oltre 35mila i bimbi in Italia separati
dalle famiglie e il numero è destinato ad aumentare perché si tratta di un
business. Secondo le statistiche, l'80% delle sottrazioni è motivato con
inidoneità genitoriale, termine generico che nasconde violazioni di legge e dei
diritti».
( da "Libertà" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
La ricetta di Tosi:
tolleranza zero L'immigrazione al centro dell'intervento del sindaco leghista
di Verona Tolleranza zero e rispetto delle regole. Ricetta per «animare e
riappropriarsi della città». Così ha esordito venerdì sera Flavio Tosi, sindaco
leghista di Verona diventato celebre per le proprie posizioni intransigenti nei
confronti dei clandestini. Ospite, insieme a Mohamed Ahmed, giornalista
dell'emittente padovana La9, del terzo appuntamento del ciclo "Le verità
nascoste, al limite del politicamente scorretto". L'iniziativa, promossa
dall'onorevole Massimo Polledri, ha animato venerdì
sera l'Auditorium "Spazio Le Rotative". Il titolo della serata,
"Immigrazione, integrazione e danni del buonismo", ha indotto Tosi a
sondare diversi temi d'attualità: le ronde, il pacchetto sicurezza, la sanità
«nella quale finalmente i medici tornano a essere tutelati e rispettati dai
clandestini, decidendo di segnalare chi non si attiene alle regole», e le
classi ponte «già attive in Francia e unico modo per integrare e aiutare chi
non parla l'italiano». L'intervento ha riguardato anche il mancato ingresso
della Turchia nell'Unione Europea «causato dalla violazione
dei diritti civili», e la sua esperienza come sindaco di Verona. Il
dibattito è stato preceduto da una passeggiata serale attorno ai giardini
Margherita e in via Roma. Ahmed e Tosi si sono «stupiti delle poche persone
viste in giro, segnale negativo che dovrebbe essere colto dall'amministrazione
comunale». Sulla politica dell'immigrazione, in Italia, secondo Tosi,
«il centrosinistra e alcuni membri del centrodestra hanno fatto passare l'idea
che nessuno può essere espulso, tanto meno un immigrato clandestino,
atteggiamenti che perseguono e diffondono logiche assistenzialiste e
clientelari». Nel corso del suo intervento Tosi è tornato sulla questione delle
ronde, definite «passeggiate notturne che sono un diritto dei cittadini». La sicurezza
«non ha colore», aggiunge Ahmed, nato in Egitto ma residente da 43 anni in
Italia, che ha «subito minacce» e si è trovato «una macchina incendiata da
alcuni estremisti islamici per dichiarazioni sulle interpretazioni del Corano».
Chi arriva in Italia per Ahmed «deve rispettare le
regole e comportarsi in modo meno arrogante e pretenzioso. Qui gli stranieri
hanno solo diritti e nessun dovere». Il sindaco (da
due anni) di Verona, dichiaratosi «non interessato al Parlamento», si è
definito «persona molto attaccata alle radici del territorio». Ha ribadio volontà e ambiti di intervento: «Sicurezza,
federalismo fiscale e alcune grandi opere cittadine contenute nel nostro
programma». Il prossimo appuntamento è per venerdì 17 aprile:
"Da Cogne a Garlasco: è questa la
famiglia?". Ospite Luciano Garofano, tenente colonnello dei
carabinieri del Ris di Parma. Chiara Cecutta 12/04/2009
( da "Unita, L'" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
PROGRESSISTA
MODERATO O POPULISTA? Intorno alla candidatura di Pannella si è creato un clima
alla Iannacci: «No, tu no» Ma i radicali sono davvero
così distanti? Furio Colombo Candidare Marco Pannella nelle liste Pd alle
elezioni Europee? Comprensibile il dibattito, la preferenza, l'indifferenza,
l'ostilità. Nel Pd ciascuno è lontano da un punto e vicino a un altro punto, ma
il più delle volte non è lo stesso punto. Però intorno a una candidatura di
Pannella - che più europeo di formazione e di esperienza non si può - si è
creato un clima alla Jannacci, un «no, tu no» rigoroso
che un po' meraviglia in un partito che, se non è liquido, almeno è elastico, e
lo ha dimostrato con due o tre vittorie negli ultimi giorni. Il comunicato -
ufficioso però autorevole - è a firma del generale Fioroni, uno dello stato
maggiore. Constata che «il percorso dei radicali ormai è cambiato e non resta
più alcuna strada da fare insieme». Poiché sono alla Camera, mi capita di
vedere ogni giorno i parlamentari del Partito radicale sempre nei loro banchi,
area Pd da eletti nel Pd, li trovo sempre fermi nella
difesa dei diritti umani e civili che sono un impegno mai interrotto da molti decenni di
quel partito, vedo i loro voti, in tutte le situazioni cruciali, uniti ai voti
del Pd. C'è stato l'episodio della loro ostinata opposizione al trattato di
integrazione militare tra l'Italia e la Libia. Ma i lettori ricorderanno
che anch'io mi sono battuto contro quel trattato, per la stessa ragione (difesa
dei diritti umani in un paese che li nega). So,
d'altra parte, che molti colleghi del Pd avrebbero volentieri fatto a meno
dell'abbraccio con la Libia (che purtroppo ci riserverà brutte sorprese) se
l'indicazione di voto (per me misteriosa) non fosse stata così pressante e
autorevole. Ma tutto ciò non è che una piccola parte delle contraddizioni e
tensioni, per fortuna molte volte utili e creative (non è sempre Libia) che
attraversano il Pd e sono il suo sciame di tremori e - speriamo - di
assestamento. Sui giornali di questi giorni c'è un bel repertorio. Per esempio
c'è il campione anagrafico Matteo Renzi, candidato Pd
sindaco di Firenze, che afferma che giovane come lui non c'è nessuno e chi non
è giovane si tolga di mezzo. E' un attegiamento che
gli toglie la voglia di sapere che nel «Paese più vecchio del mondo» l'età
media della Camera dei deputati italiana è appena sopra i 50 anni, dunque
alquanto più giovane della Camera americana (per dire che non è l'età che fa la
crisi). Per esempio, un bel gruppo di giovanissimi Pd trenta-quarantenni,
uniti dal nuovissimo slogan «I giovani vogliono contare di più» e subito dopo
(in contraddizione) «vogliamo superare il recinto generazionale», ha deciso di
riunirsi a Piombino «per fare rete», come si dice da giovani invece di
«organizzare una corrente». I vegliardi tipo Enrico Letta sono avvisati. Ma
proprio Enrico Letta ci guida, con la chiarissima intervista data ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera (10 aprile), a sapere come
è variamente popolata e animata la cittadella del Partito democratico. Dunque
ascoltiamo Letta: «Questo bipolarismo è finito.
L'elettorato non è bipolare ma tripolare: diviso non tra destra e sinistra, ma
tra progressisti, moderati e populisti. Si tratta di unire progressisti e
moderati in un patto che non potrà includere né la Lega da una parte né Di
Pietro e i comunisti dall'altra. Dobbiamo costruire un nuovo centro-sinistra
con la C di Centro maiuscola. E' evidente che dobbiamo rispacchettare
tutto. Il Pd, così com'è, è condannato alla sconfitta». Parole pesanti che
spingono a domandarsi: ma se la vera ragione di sconfitta non fosse il «Pd così
come è» ma «il Pd così come non è»? Per esempio, dove
è finito Berlusconi in questa foto di gruppo della nuova famiglia? Torna a
casa, tutto è perdonato? È vero che il populista Sansonetti,
nuovo direttore del nuovo quotidiano L'Altro ci fa sapere che si asterrà «dall'antiberlusconismo spinto, che dobbiamo superare con le
idee». L'Altro andrà a ruba, per capire cosa vuol dire. Ma - per esempio - su
tutto il fronte in movimento non troviamo traccia dell'offensiva del Cardinal
Bagnasco: «Tre sì alla vita». (intende dire: curare
gli ammalati). E «Tre grandi no». Intende dire: niente testamento biologico,
scordatevi di imporre la vostra volontà (cito da L'Espresso del 12 aprile). Il Cardinale come lo ri-impacchettiamo?
E perché, in questa fase movimentista e dunque in sé non negativa del Partito
democratico, non affiora mai la questione della profonda divisione fra laici e
credenti adulti da un lato e teocon disposti a
qualunque gesto di cieca obbedienza vaticana dall'altro? Dove è finita la Binetti? E' tra i progressisti, i moderati o i populisti? E
siamo sicuri che la sua distanza rispetto a un Partito democratico che cerca
ragionevolmente consenso dentro e fuori su tanti fronti (primo fra tutti i
diritti umani) sia meno grande e meno incompatibile
della storia, vita e testimonianza di Marco Pannella?
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Credere in Gesù è
testimonianza di una Chiesa dalle porte aperte a tutti Segni di vita e di
Risurrezione Il Vangelo di PIERLUIGI DI PIAZZA Nelle
vicende umane di ciascuna e ciascuno di noi, così come in quelle delle
famiglie, delle comunità e dei popoli, alcuni momenti, alcune vicende sono
stati e sono particolarmente dolorosi e difficili, anche drammatici: per
esempio, la morte improvvisa o dopo lunghe e terribili sofferenze di una
persona cara; situazioni d'ingiustizia che umiliano e feriscono; e prima ancora
che provocano la morte, come anche le diverse forme di violenze e le guerre; e
ancora le delusioni nell'amore, nell'amicizia, nella fiducia accordata, nella
dedizione profusa, nei progetti infranti; e, ancora, le situazioni di crisi, di
licenziamento dal lavoro; e, ancora, le tragedie, le numerose vittime causate
dalle alluvioni, dai terremoti, come nei giorni scorsi in Abruzzo, sempre con
l'interrogativo per alcuni aspetti sulle responsabilità dell'uomo. Il male
nelle sue diverse forme provoca sofferenza, alle volte proprio scompagina
l'animo, lo lacera profondamente, sembra spezzarlo; lascia attonite le persone,
le ammutolisce, svuota le energie, toglie la speranza. L'elaborazione e la ripresa,
specie in situazioni particolarmente dolorose nel primo periodo, sembrano
impossibili, poi sono lente, lunghe, difficili, con momenti altalenanti,
diversi per ciascuna persona. Il percorso interiore, di ripresa, può essere
favorito, così almeno sembra, da relazioni significative che comunicano
presenza, vicinanza, dedizione discreta e gratuita: l'elaborazione e la ripresa
possono essere ancora aiutate dall'esempio di persone che, coinvolte dagli
stessi drammi e dolori, anche più gravi, sono riuscite a reagire, a riprendere
il cammino. E ancora possono essere aiutate dall'affidamento al Mistero di una
Presenza; non per ricevere risposte a interrogativi, alcuni dei quali
resteranno sospesi per sempre, ma per collocare la vicenda dolorosa in quest'ambito
ragionevole, non irrazionale, anche se a noi non pienamente comprensibile; e
nello stesso tempo sembra proprio importante considerare le ricchezze umane,
spirituali, culturali di quella persona che non è più presente fisicamente, di
quel progetto che si è interrotto, di quella relazione personale vissuta con
difficoltà. I Vangeli ci narrano che proprio quel Gesù di Nazareth, crocifisso
dal potere religioso, politico, militare, sul Golgota,
«per la sua fede è stato dal Padre risuscitato dalla morte». Il segno del
sepolcro vuoto, importante, ma non decisivo, ha trovato conferma negli incontri
di Gesù vivente oltre la morte con le donne e gli uomini suoi amici, sconvolti
dalla sua morte tragica, sgomenti per la sconfitta delle sue parole e dei suoi
gesti, senza più speranza. Gli incontri avvengono nella stanza, in cui avevano
celebrato la cena di commiato; lungo la strada; nel cimitero; in riva al mare;
sono inattesi, sorprendenti, vissuti fra paura e incertezza e progressiva
apertura alla fiducia, alla speranza, fino al riconoscimento di Gesù, alla
relazione con Lui che comunica quella forza interiore che fa riprendere, che
sollecita ad aprirsi, a guardare avanti, a progettare, a valorizzare le parole
prima da Lui ascoltate e i gesti prima vissuti, a lasciarsene coinvolgere
profondamente, fino a testimoniare che la morte non uccide l'amore, la
dedizione, l'impegno, la speranza per una vita dignitosa e per un mondo di
giustizia, di pace, di fraternità; che anche la morte può essere collocata nel
Mistero della vita. Credere in Gesù vivente oltre la morte non significa
dipendere da una verità dogmatica lontana e astratta, né da un rimando e da un
rifugio nell'aldilà, ma invece vivere una relazione dentro le relazioni della
vita e della storia, portando segni di vita e di speranza nella storia attuale,
riguardo ai diritti umani uguali per
tutti, primo fra tutti quello alla vita, alla giustizia, alla pace, alla
salvaguardia di tutti gli esseri viventi; riguardo a una Chiesa come comunità
dalle porte aperte per tutti. È anche pensare a un futuro senza armi nucleari,
come ha affermato, qualche giorno fa, il presidente Obama, non, al
contrario, militarizzare la sicurezza armando perfino i vigili urbani, come è
stato deciso in questi giorni nella nostra Regione; è anche costruire le case e
gli edifici pubblici, come gli ospedali, con criteri antisismici.
( da "Nazione, La (Grosseto)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
ORBETELLO /
ARGENTARIO pag. 12 Amnesty, a cena con Kerry Kennedy INCONTRO L'ESPERIENZA DEL
PRESIDENTE LUCIANO PETTINI A CENA con Kerry Kennedy. Il presidente del
consiglio comunale di Orbetello, Luciano Pettini, si è seduto a tavola, al
ristorante Aurora di Magliano, con la figlia di
Robert Kennedy, in occasione della sua visita in Maremma. Dirigente e membro
del consiglio superiore di Amnesty International e presidente della fondazione umanitaria intitolata al padre, che si
occupa di diritti umani, Kerry Kennedy è arrivata in Italia per alcuni colloqui con il
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e con il presidente della
Camera, Gianfranco Fini, e con i ministri Gianni Letta e Mariastella Gelmini. Al termine dei colloqui, ha poi
deciso di trascorrere una pausa in Maremma, in occasione della quale il presidente Luciano Pettini ha organizzato la
cena. «Abbiamo parlato dei suoi programmi di lavoro ci racconta e del suo
impegno nel sociale e nella diffusione della cultura della pace».
( da "Messaggero, Il (Rieti)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Domenica 12 Aprile 2009 Chiudi Giovedì mattina hanno bloccato la città
per oltre tre ore, terrorizzati dall'idea di essere abbandonati. Con un corteo
che dalla Prefettura si è snodato fino a viale Canali passando per la piazza
del Comune, i rifugiati politici somali ed eritrei hanno chiesto pacificamente
di poter avere mezzi concreti per vivere in Italia. Suscitando, va detto, un
certo "fastidio" nel mondo politico e istituzionale. «Non c'è dubbio
che la manifestazione abbia portato un disagio per la città che li ha accolti -
dice Andrea Pitoni (Prc-Se) - e che sta vivendo in
questi giorni la tragedia del terremoto abruzzese, tuttavia dobbiamo capire che
non si può passare da un giorno all'altro da una situazione di protezione a una
di estrema indigenza». Anche perché parliamo di rifugiati politici, ossia
«persone che hanno vissuto e vivono tuttora situazioni drammatiche lontane dai
loro affetti». Tanto per capirsi, sono donne, bambini,
uomini (tutti giovani) fuggiti da Paesi abituati a fare carta straccia dei
diritti umani: la Somalia, funestata da una guerra civile permanente e in
piena emergenza umanitaria, l'Eritrea sull'orlo di una crisi alimentare e martoriata
dalle persecuzioni religiose. (i.s.)
( da "Riformista, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Butovo, una Katyn
alle porte di Mosca Fosse comuni. In Russia sono oltre seicento. Dal 1918 al
1953 sono state fucilate 826.645 persone. Lidija Golovkova, musicista e professoressa d'arte, ha scoperto
per caso una di queste fosse, con 20mila corpi. E, novella Antigone, ha deciso
di consegnare alla nostra memoria la storia di quei martiri, uno per uno. di Ubaldo Casotto Ho finalmente visto "Katyn". Il film di Andrzej Wajda sulla strage di circa ventimila soldati polacchi, tra
cui 4.500 ufficiali, perpetrata dai russi nell'aprile-maggio 1940. Furono tutti
uccisi con un colpo alla nuca e gettati "alla rinfusa in fosse
comuni" come annota nel suo diario personale il ministro tedesco per la
propaganda Joseph Gobbels, alla data del 9 aprile
1943, dopo la scoperta dell'eccidio dei suoi ex alleati. A vedere il film del
grande regista polacco, fra parenti e amici, eravamo in otto. Io che mi sono
laureato in filosofia agli inizi degli anni Ottanta e che conoscevo la storia,
ma non perché l'avessi appresa su qualche manuale. Una professoressa di lettere
in un istituto tecnico di Roma, che non ne sapeva niente. Mia figlia di
diciassette anni, che ha già studiato due volte la Seconda guerra mondiale, in
quinta elementare e in terza media. Una laureata in lettere e suo marito
ingegnere che chiedevano lumi sulle date e sui luoghi. Una laureanda in
magistero inconsapevole del fatto. Un laureato in giurisprudenza che sapeva, ma
solo in virtù del suo mestiere di giornalista. E mio figlio di undici, l'unico
assolvibile per la sua ignoranza, i nuovi programmi di storia per le elementari
si fermano al Medio evo. Questa premessa per dire che quello che viene chiamato
maldestramente e con intento di accusa "revisionismo storico" -
mentre è solo ricostruzione delle memoria censurata - ha
purtroppo molto cammino da fare. «Ancora Katyn? Ma le sappiamo da vent'anni queste cose
». Innanzitutto chiedetevi perché solo da vent'anni. In
secondo luogo prendetevi la briga di entrare in una qualsiasi aula di una
scuola superiore italiana o di una università, dite "Katyn" e contate le mani che si alzano per darvi una
risposta. Rischiate percentuali più basse della mia comitiva cinematografica.
Ma non è di Katyn che volevo parlare, anche se
consiglio a tutti di vederlo - se riescono a trovare un cinema che lo
programmi, piuttosto acquistino una copia e orgnizzino
proiezioni speciali. È non bello, bellissimo. Lento? Della doverosa lentezza e
solennità della tragedia. Pesante? Uccidete ventimila persone con un colpo alla
nuca e poi ditemi se vi sentite leggeri. Non è di Katyn,
dicevo, che voglio scrivere. Bensì di un'altra foresta, di altri boschi. Di
un'altra voragine della memoria che va riempita. I boschi sono a sud di Mosca.
Il posto si chiama Butovo. Qui nel 1937/38 vennero
fucilate oltre ventimila persone. Se sappiamo qualcosa di Butovo,
lo dobbiamo a una sconosciuta donna russa, Lidija Golovkova. Nel suo "Liberi.
Storie e testimonianze dalla Russia" (Bur, 176
pagine, 9 euro) Giovanna Parravicini la definisce
«un'Antigone dei nostri giorni». Il libro è una raccolta di piccole
biografia di protagonisti della vita russa del Ventesimo secolo (la
pianista, il sacerdote, la scrittrice, il professore di filologia, la
dattilografa del Samizdat
) conosciuti dall'autrice, che ha
frequentato clandestinamente il dissenso russo fin dal 1979, e che ora vive e lavora a Mosca dove
anima un centro culturale. Le sue sono storie di resistenza all'idelogia, di coraggio per la testimonianza della verità e
quindi, paradossalmente - perché tutti questi personaggi, chi più chi meno
hanno conosciuto la censura, il carcere, la Lubianka,
gli interrogatori, il confino, il Gulag - un'esperienza di libertà. Lidia Golovkova è una di questi "liberi". Adesso
insegna Storia della Chiesa contemporanea presso l'Università ortodossa San Tichon, ma non era certo questa l'immagine che si era fatta
della sua vita. Padre compositore e madre concertista di pianoforte, vive immersa nella musica fin da piccola, in un grande
appartamento in coabitazione con altre famiglie perché il padre era partito per
la guerra nel giugno 1941, due mesi dopo la sua nascita. Un'insegnante
domestica scopre il suo talento pittorico e la indirizza alla famosa Scuola
d'arte Surikov. Inquieta, a diciott'anni
riesce a farsi assumere in un circo dove si esibisce con dodici cani barboni e
diciotto pappagalli indonesiani parlanti. Diplomata, diventa hostess e gira il
mondo per tre anni. Poi torna alla pittura. In questo periodo, fine Sessanta
inizio Ottanta, nulla sa del "dissenso" che cova sotto la vita ufficiale
del mondo artistico che frequenta. È la condizione di tanti, della maggioranza
delle persone, lei stessa ora si stupisce, leggendo le lettere fra suo padre e
sua madre quando erano fidanzati, era il 1938, di come non ci fosse «neppure un
accenno a quello che stava succedendo intorno
La verità è che,
incredibilmente, la gente poteva non rendersi conto di niente». Poi arriva la
perestrojka e Lidija si ritrova senza mezzi, senza
lavoro, senza soldi. La ventata di libertà del periodo riporta a galla una
dimensione pubblica
dell'annuncio cristiano rimasto fino allora nell'ombra. Lidija
ritrova la fede. Inizia a insegnare in uno dei primi ginnasi ortodossi che
riaprono. Nel tempo libero ritrae dal vero architetture d'altri tempi, spesso semidiroccate, per «fissare la memoria del passato».
Costruisce una mappa di Mosca con i luoghi di questi edifici morenti: chiese
monasteri, ville. Un giorno, in una di queste sue perlustrazioni, accetta un
passaggio in auto da un poliziotto che le parla di un'ex
monastero. Lui ci ha fatto i corsi di polizia, era una prigione con una
fama terribile. Giunto in prossimità del luogo il poliziotto però non la fa
scendere, sta facendo buio, troppo pericoloso. Lidija
scende alla stazione... e poi torna indietro a piedi, trova un varco nella
recinzione ed entra nell'edificio. Scopre le celle, trova un proiettile...
Tornerà di nascosto per mesi, e per mesi chiede notizie su quel posto. Invano.
Finché un uomo nato in un lager le scioglie il segreto: «È la Suchanovka», l'ex eremo di Santa Caterina trasformato in
prigione nel 1931, poi usato come luogo di tortura ai tempi
di Berija; pochi ne sono usciti vivi. Lidija inizia a cercare i sopravvissuti, i secondini e i
torturatori. Riesce ad arrivare, tramite il rettore dell'università San Tichon, agli archivi della Lubjanka.
Ci passa anni. Recupera i fascicoli di migliaia di vittime, ne ricostruisce la
vita, l'arresto, la fine. Si rivolge anche al Memorial,
l'associazione laica fondata da Sacharov all'epoca della perestrojka, tra loro
e la San Tichon non corre buon sangue,
ma Lidija riesce a farli lavorare insieme.
Scopre due siti di fucilazione e sepoltura di massa fuori Mosca: l'ex poligono dell'NKVD a Butovo e l'ex sovchoz a Kommunarda. Continua a
raccogliere storie e a catalogarle fino alla pubblicazione del "Libro
della memoria" di Butovo. Ne sono usciti, per
ora, otto volumi. Di libri simili in Russia ce ne sono oggi ottantanove: le
fosse comuni che si scoprono sembrano non finire mai. Quelle ritrovate a oggi
sono seicento. I fucilati dal 1918 al 1953 sono 826.645. Nel poligono di Butovo è stata costruita una chiesa. In una bacheca di
vetro ci sono: una scarpa sfondata, alcuni cenci, manciate di terra,
proiettili... e un foglio di carta, il verbale di interrogatorio di un anziano
sacerdote, con la firma dell'imputato all'inizio e alla fine, non sembra fatta
dalla stessa mano, non era più la stessa persona quella che poche ore dopo aver
scritto il suo nome in bella calligrafia non riusciva a portare a termine uno
scarabocchio tremolante. Il lavoro di Lidija Golovkova, film come quello di Wajda
non sono una commiserazione nel ricordo, non costituiscono una sorta di
risarcimento per la dimenticanza. Sono opere indispensapili
per l'identità personale di molti e per la nostra identità collettiva. L'uomo
non si differenzia dall'animale per il linguaggio, ma per la capacità di
coscienza. E la capacità di coscienza, che è un atto del presente, è capacità
di memoria. La memoria è, infatti, qualcosa di più del ricordo perché dà
statura e consistenza all'altrimenti effimero istante presente. Un popolo
separato dalle sue radici storiche, o impossibilitato a ricordarle, è
disponibile a qualsiasi progetto totalitario. Ma c'è un'altra conseguenza della
memoria, e non si tratta di un effetto collaterale. È nel titolo del libro di
Anna Parravicini: "Liberi". La memoria
rende liberi. Come al solito qualcuno l'ha già detto meglio di noi: «A che serve la memoria? A liberarsi!»
(T.S. Eliot, "Quattro quartetti").
12/04/2009
( da "Giorno, Il (Varese)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
VARIE VARESE pag. 15
Varese CON I PLAYOFF ancora relativamente lontani (scatteranno solamente
mercoledì... Varese CON I PLAYOFF ancora relativamente lontani (scatteranno
solamente mercoledì 22 aprile), le atlete di punta della Yamamay Varese sono impegnate a livello nazionale. Silvia
Motta è appena tornata da Civitavecchia, dove da martedì a sabato
scorsi ha partecipato al collegiale del Setterosa.
Si trattava dell'ultimo raduno prima della World League in programma a maggio
in Francia, fondamentale tappa d'avvicinamento ai Mondiali di Roma del prossimo
luglio. Il vero obiettivo di Silvia, anche se lei non lo dichiarerebbe nemmeno sotto tortura: «Non dico niente per scaramanzia» commenta
laconica. Si veste d'azzurro anche Laura Repetto,
classe 1993, convocata nella Nazionale Under 16 per il Trofeo delle Nazioni in
programma a Felgueiras, in Portogallo, nei prossimi
giorni. Infine, le 13enni Roberta Motta e Maddalena Fisco hanno partecipato con
la selezione lombarda al recente Trofeo delle Regioni di Tolentino.
( da "Resto del Carlino, Il (Modena)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
PIANURA pag. 14
CASTELFRANCO CORTEO ieri matti... DIRITTI UMANI Il corteo
che ha attraversato il centro di Castelfranco CASTELFRANCO
CORTEO ieri mattina di solidarietà per la mamma castelfranchese a cui è stata
sottratta la figlia di 5 anni dal Tribunale dei minori. La manifestazione è
stata organizzata dal Comitato dei cittadini per i diritti umani di Milano. E c'era gente giunta da Milano, da Padova, da
Verona, oltre che modenese. La mamma, Francesca Famigli, è arrivata che il
corteo era appena partito da piazzale Gramsci per transitare per il centro e
poi raggiungere il Municipio. «L'avvocato Miraglia lo conosciamo ha detto Massimo Parrino,
vicepresidente uscente del Comitato dei cittadini perché ha seguito anche
alcuni casi di altri genitori. Il problema dei bimbi tolti alle famiglie su
relazioni di psichiatri o servizi sociali è grave. Secondo dati raccolti in
Piemonte, solo un 10% degli allontanamenti di bambini dalla famiglia sono
veramente motivati e giusti. Più dell'80% riguarda la non idoneità genitoriale
o una conflittualità dei genitori, per cui si basa su pareri molto soggettivi. In
questo caso poi la bambini di 5 anni non aveva
problemi né all'asilo né altrove. Il problema erano i genitori. Ora invece di
avere un problema, ce ne sono due: oltre ai genitori adesso c'è una bimba choccata e lontano da tutti. Mi chiedo: perché, se c'è una
situazione difficile fra genitori, in prima ipotesi non si valuta l'affido del
bambino a nonni o parenti disponibili? Ci sarebbero anche minori costi sociali». «NON VENGONO dati a parenti
perché questo è un business - continua Parrino - Ci
sono diverse comunità alloggio e devono vivere. Un bimbo in comunità costa
circa 300-400 euro al giorno.Noi
siamo qui per rappresentare le migliaia di genitori impotenti di fronte a
giudizi sommari. Poi oggi non si è neanche più liberi di fare i genitori. Basta
uno schiaffo al figlio ed il vicino fa denuncia». E fra i tanti emerge anche la
voce di due nonni di Modena che difendono la famiglia della figlia, residente a
Castelfranco, a cui tre anni fa sono stati allontanati due bambini che oggi
hanno 10 e 12 anni. E li hanno portati fra l'altro in due comunità diverse. «Il
più grande dei due aveva un qualche problemino, ma di suo - dice il nonno di
Modena - Perché non li hanno affidati a noi nonni che ci
siamo detti disponibili, se la famiglia di mia figlia è considerata non
idonea? E fra l'altro c'è stato anche un pronunciamento di un giudice a favore
di ciò, ma qui sono ottusi. Sono tre anni che stiamo spendendo soldi e non
dormiamo più. Ma perché? Non siamo criminali». p. m. Image:
20090412/foto/9027.jpg
( da "Blogosfere" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Apr 0912 Buona Pasqua a tutti con la
canzone "mondiale" Pubblicato da Luigi Gallo alle 10:30 in Arte e
Cultura, Auguri, Diritti umani, Video Torni
la colomba a ispirare i popoli della terra. Cantiamo insieme per vivere in pace
e fratellanza. Tanti auguri a tutti da Protonutrizione.
LG
( da "Gazzettino, Il (Belluno)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Tea, la partigiana e
le torture delle Ss Domenica 12 Aprile
2009, È uno di quei casi, certo non il primo, in cui un diario personale, e
cioè una scrittura privata, viene pubblicato per diventare patrimonio di tutti.
Accade oggi, ancora una volta, per il "Diario di Tea" (edito da
Alessandro Tarantola, 10 euro) che racconta le vicende personali, talvolta
intime, di Tea Palman. Nata nel 1922, ora è
un'ultraottantenne «mite signora che nelle sua piante
e nei suoi canarini trova lenimento alla sofferenza fisica e all'assalto dei
ricordi», come dice Adriana Lotto nella prefazione del libro edito nello scorso
febbraio che in copertina riporta gli occhi di Tea e che si presenta come una
raccolta commentata da Tullio Bettiol di stralci di
alcune pagine del diario. E se Tullio si permette di parlare di Tea è perché
anche lui, come l'autrice del diario, ha conosciuto l'esperienza del Lager. Una
vita segnata dalla guerra e dalla lotta partigiana, quella di Tea. Una scelta
di campo che la portò non solo alla prigionia nel lager di Bolzano, ma anche a
subire la tortura nel sotterraneo del palazzo sede del Comando delle Ss della stessa città. «I due aguzzini mi presero, mi
gettarono a terra, mi legarono i polsi a mani giunte, con catene mi strinsero
bene, mi fecero piegare le ginocchia ed infilarle tra le braccia che così
legate si aprivano a fatica... Mi attaccavano poi i fili della corrente alle
narici ed all'orecchio e mi facevano rinvenire con le scosse elettriche...
Urlavo ad ogni colpo che mi dilaniava la carne». Torture
subite perché facesse i nomi dei partigiani di Trichiana,
fra questi Aldo, il fratello a cui tanto era legata e
che fu ucciso pochi mesi prima della sua liberazione avvenuta il 3 maggio 1945.
Ad interrompere le torture fu l'intervento del vescovo Girolamo Bortignon, da poco presule di Belluno e Feltre, lo
stesso che nel marzo del 1945 aveva baciato e benedetto i quattro giovani
impiccati in piazza dei Martiri e che riuscì anche a celebrare una messa nel
Lager, cui Tea assistette. Una vita ricca di ricordi, si diceva, di dignità, di
capacità di resistere e finanche di boicottare il lavoro cui era costretta dai
Tedeschi. Una vita che non dimenticò l'impegno anche dopo la liberazione: e
furono anche le sue testimonianze ad inchiodare Misha,
Michael Seifert, ex caporale delle Ss conosciuto come il "boia di Bolzano". Giovanni
Santin
( da "Panorama.it"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
- Mondo -
http://blog.panorama.it/mondo - Crisi in Kuwait, il popolo in piazza contro la
"democrazia" Posted By
matteo.buffolo On 10/4/2009 @ 12:29 In Headlines | No Comments Tutti gli
altri Paesi arabi li invidiano, perché loro hanno la democrazia. I kuwaitiani,
invece, spesso ne farebbero volentieri a meno. Al
punto che, il mese scorso, quando nelle strade è scoppiata la protesta, i
cittadini di Kuwait City non si scagliavano di certo contro un regime
autocratico e ancora meno contro il re. No, il loro grido era "Abbasso il
Parlamento" e la speranza - avveratasi qualche giorno dopo - era che il re
sciogliesse le Camere, liberamente elette. Perché, anche se secondo [1] Freedom House, un think tank
americano, i kuwaitiani godono di più diritti politici di chiunque nel mondo
arabo, ma i 3 milioni 300mila cittadini del piccolo Paese ricco di petrolio non
sono per nulla soddisfatti dell'operato dell'assemblea legislativa, sempre più
attiva e sempre più in contrasto con la famiglia regnante, i Sabah. Le principali colpe del Parlamento sarebbero di aver
fermato lo sviluppo, bloccando ad esempio un contratto da 7 miliardi e mezzo
con la Dow Chemical, e
quello di limitare le libertà dei cittadini imponendo sempre di più restrizioni
correlate all'Islam conservatore. Se fino a pochi anni fa nessuno metteva in
dubbio il ruolo del Kuwait come hub regionale, ora,
fra infrastrutture deteriorate e situazione politica, il Paese invaso da Saddam
Hussein nella prima Guerra del golfo si è fatto sorpassare dalle monarchie
assolute di Dubai, Abu Dhabi e dal Qatar. "Eravamo l'invidia di tutto il
golfo con la nostra democrazia, ma ora siamo noi a essere invidiosi" - ha
detto Ali al-Baghli, presidente
della Società per i diritti umani del Kuwait ed ex parlamentare.
"La gente non ne può più dell'Assemblea nazionale: ha fermato tutto lo
sviluppo e approvato leggi liberticide". Per questo l'Emiro, Sabah al Ahmad
al Jaber al Sabah, ha
scelto di scioglere le Camere, spingendo il Paese
verso le terze elezioni in altrettanti anni e, anche se contrariamente
alle aspettative di molti non ha sospeso la Costituzione per tornare a un
regime assoluto, ha avvisato che non esiterà a "prendere quei
provvedimenti necessari per mantenere la sicurezza e la stabilità del
Kuwait". Una frase che molti hanno interpretato come un'ultima chance per
la democrazia. E non sarebbe una novità assoluta: nel piccolo Stato, che ha
avuto una Costituzione sin dall'indipendenza dal Regno Unito nel 1961, i Sabah hanno già sospeso due volte la Magna Carta per
riprendere tutto il potere nelle loro mani; l'ultima volta, nel 1986, per
contrastare le turbolenze causate dalla guerra fra Iran e Iraq. Questa volta,
tuttavia, non sarà così facile. Perché nonostante le proteste la democrazia in
Kuwait ha i suoi supporter. "Se lo chiedete a me - ha detto al Wall Street Journal Rola A. Dashti, presidentessa della Kuwait Economic
Society - non scambierei la democrazia per un governo stile Dubai. Se non
altro, le recenti esperienze dell'Emirato, che sta affrontando un cash-crunch dovuto alla sfrenata espansione degli anni
scorsi, dimostrano che bisogna mantenere un modus operandi diverso nello
spendere i profitti del petrolio. Proprio come è stato fatto
qui in Kuwait".
( da "Wall Street Italia"
del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Afghanistan,
assassinata attivista per i diritti delle donne -->Una donna impegnata nella
difesa dei diritti umani, che era stata eletta nel
Consiglio provinciale di Kandahar è stata uccisa
oggi. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio stesso,...