CENACOLO  DEI  COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

CRONOLOGICA

 

 


Report "Diritti umani"   12-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK I colossi dell'auto General Motors, F... ( da "Stampa, La" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: 1997 causa ad una società petrolifera californiana accusandola di collaborazione con il regime militare di Rangoon nella violazione dei diritti umani, ottenendo nel 2004 un significativo risarcimento dei danni subiti. Difficile valutare i danni Il risultato immediato della sentenza di Manhattan è che le vittime dell'apartheid potranno da subito «esercitare il diritto» di fare causa.

Fiaccolata per la pace ( da "Gazzetta di Reggio" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Fiaccolata, giovedì alle 20 in piazza Toti a Luzzara, per i diritti umani. Parteciperanno i bimbi delle scuole materne, elementari, i ragazzi delle medie e tanti giovani che animerano la serata con canti. Ci saranno anche il gruppo teatrale «La luba» dell'istituto Russell e i «Sine Frontera».

La tortura della martire siciliana su un tronco a forma di croce ( da "Giornale di Brescia" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Giornale di Brescia sezione:la città SANT'AGATA La tortura della martire siciliana su un tronco a forma di croce «Da Caravaggio» vide la santa sul Golgota La pala raffigurante «S. Agata in croce tra S. Pietro, S. Lucia, S. Agnese e S. Paolo», olio su tela di Francesco Prata da Caravaggio del 1522, è ospitata nella chiesa di Sant'Agata.

Le tolgono la figlia, in 150 al corteo di protesta ( da "Gazzetta di Modena,La" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: organizzata dal Comitato dei cittadini per i diritti umani, è partita da corso Martiri, ha attraversato la via Emilia e ha raggiunto il Comune. Era presente l'avvocato Francesco Miraglia, legale della madre, che spiega: «secondo la motivazione del tribunale, la madre ostacolerebbe il rapporto tra padre e figlia.

La ricetta di Tosi: tolleranza zero ( da "Libertà" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: causato dalla violazione dei diritti civili», e la sua esperienza come sindaco di Verona. Il dibattito è stato preceduto da una passeggiata serale attorno ai giardini Margherita e in via Roma. Ahmed e Tosi si sono «stupiti delle poche persone viste in giro, segnale negativo che dovrebbe essere colto dall'amministrazione comunale».

PROGRESSISTA MODERATO O POPULISTA? ( da "Unita, L'" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: li trovo sempre fermi nella difesa dei diritti umani e civili che sono un impegno mai interrotto da molti decenni di quel partito, vedo i loro voti, in tutte le situazioni cruciali, uniti ai voti del Pd. C'è stato l'episodio della loro ostinata opposizione al trattato di integrazione militare tra l'Italia e la Libia.

segni di vita e di risurrezione ( da "Messaggero Veneto, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: riguardo ai diritti umani uguali per tutti, primo fra tutti quello alla vita, alla giustizia, alla pace, alla salvaguardia di tutti gli esseri viventi; riguardo a una Chiesa come comunità dalle porte aperte per tutti. È anche pensare a un futuro senza armi nucleari, come ha affermato, qualche giorno fa, il presidente Obama,

Amnesty, a cena con Kerry Kennedy ( da "Nazione, La (Grosseto)" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: che si occupa di diritti umani, Kerry Kennedy è arrivata in Italia per alcuni colloqui con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e con il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e con i ministri Gianni Letta e Mariastella Gelmini. Al termine dei colloqui, ha poi deciso di trascorrere una pausa in Maremma,

Giovedì mattina hanno bloccato la città per oltre tre ore, terrorizzati dall'idea di ... ( da "Messaggero, Il (Rieti)" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Tanto per capirsi, sono donne, bambini, uomini (tutti giovani) fuggiti da Paesi abituati a fare carta straccia dei diritti umani: la Somalia, funestata da una guerra civile permanente e in piena emergenza umanitaria, l'Eritrea sull'orlo di una crisi alimentare e martoriata dalle persecuzioni religiose. (i.s.)

Butovo, una Katyn alle porte di Mosca ( da "Riformista, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: poi usato come luogo di tortura ai tempi di Berija; pochi ne sono usciti vivi. Lidija inizia a cercare i sopravvissuti, i secondini e i torturatori. Riesce ad arrivare, tramite il rettore dell'università San Tichon, agli archivi della Lubjanka. Ci passa anni. Recupera i fascicoli di migliaia di vittime, ne ricostruisce la vita,

Varese CON I PLAYOFF ancora relativamente lontani (scatteranno solamente mercoledì... ( da "Giorno, Il (Varese)" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: sotto tortura: «Non dico niente per scaramanzia» commenta laconica. Si veste d'azzurro anche Laura Repetto, classe 1993, convocata nella Nazionale Under 16 per il Trofeo delle Nazioni in programma a Felgueiras, in Portogallo, nei prossimi giorni. Infine, le 13enni Roberta Motta e Maddalena Fisco hanno partecipato con la selezione lombarda al recente Trofeo delle Regioni di Tolentino.

CASTELFRANCO CORTEO ieri matti... ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: DIRITTI UMANI Il corteo che ha attraversato il centro di Castelfranco CASTELFRANCO CORTEO ieri mattina di solidarietà per la mamma castelfranchese a cui è stata sottratta la figlia di 5 anni dal Tribunale dei minori. La manifestazione è stata organizzata dal Comitato dei cittadini per i diritti umani di Milano.

Buona Pasqua a tutti con la canzone "mondiale" ( da "Blogosfere" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Apr 0912 Buona Pasqua a tutti con la canzone "mondiale" Pubblicato da Luigi Gallo alle 10:30 in Arte e Cultura, Auguri, Diritti umani, Video Torni la colomba a ispirare i popoli della terra. Cantiamo insieme per vivere in pace e fratellanza. Tanti auguri a tutti da Protonutrizione. LG

Tea, la partigiana e le torture delle Ss ( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Torture subite perché facesse i nomi dei partigiani di Trichiana, fra questi Aldo, il fratello a cui tanto era legata e che fu ucciso pochi mesi prima della sua liberazione avvenuta il 3 maggio 1945. Ad interrompere le torture fu l'intervento del vescovo Girolamo Bortignon, da poco presule di Belluno e Feltre,

Crisi in Kuwait, il popolo in piazza contro la "democrazia" ( da "Panorama.it" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: presidente della Società per i diritti umani del Kuwait ed ex parlamentare. "La gente non ne può più dell'Assemblea nazionale: ha fermato tutto lo sviluppo e approvato leggi liberticide". Per questo l'Emiro, Sabah al Ahmad al Jaber al Sabah, ha scelto di scioglere le Camere, spingendo il Paese verso le terze elezioni in altrettanti anni e,

AFGHANISTAN, ASSASSINATA ATTIVISTA PER I DIRITTI DELLE DONNE ( da "Wall Street Italia" del 12-04-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Afghanistan, assassinata attivista per i diritti delle donne -->Una donna impegnata nella difesa dei diritti umani, che era stata eletta nel Consiglio provinciale di Kandahar è stata uccisa oggi. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio stesso,...


Articoli

[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK I colossi dell'auto General Motors, F... (sezione: Diritti umani)

( da "Stampa, La" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK I colossi dell'auto General Motors, Ford e Daimler dovranno rispondere in tribunale dell'accusa di aver collaborato con il regime dell'apartheid in Sudafrica. A deciderlo è stato il giudice distrettuale di Manhattan, Shira Scheindlin, accogliendo la richiesta presentata da alcune associazioni di vittime dell'apartheid secondo cui le tre aziende - due americane e una britannica - fornirono all'esercito ed alla polizia di Pretoria veicoli blindati, macchine ed altri mezzi grazie ai quali il governo bianco dell'epoca opprimeva la maggioranza nera, obbligandola a sottostare alle leggi dell'apartheid. La causa originale, iniziata nel 2002, chiamava in causa oltre una dozzina fra le maggiori imprese americane, europee e canadesi ma gran parte di questi addebiti sono stati giudicati inaccettabili. Richieste miliardarie «Dei casi originali ne sopravvivono molto pochi e speriamo adesso di arrivare ad una soluzione dopo aver passato diversi anni a discutere l'ammissibilità delle cause» ha detto il giudice, spiegando che le richieste di risarcimento per miliardi di dollari nei confronti delle case automobilistiche sono state accettate in base all'Alien Tort Claims Act, in forza del quale un tribunale federale ha giurisdizione sui torti subiti da cittadini stranieri a causa di azioni commesse all'estero considerate crimini negli Stati Uniti. È la stessa normativa in base alla quale un gruppo di cittadini birmani fece nel 1997 causa ad una società petrolifera californiana accusandola di collaborazione con il regime militare di Rangoon nella violazione dei diritti umani, ottenendo nel 2004 un significativo risarcimento dei danni subiti. Difficile valutare i danni Il risultato immediato della sentenza di Manhattan è che le vittime dell'apartheid potranno da subito «esercitare il diritto» di fare causa. Nel caso di Gm e Ford non esiste al momento una valutazione dei danni subiti a causa dell'uso dei loro veicoli dalla polizia bianca sudafricana ma l'entità potrebbe misurarsi in miliardi di dollari con un conseguente impatto negativo su compagnie già impegnate a fronteggiare il rischio della bancarotta. Soprattutto nel caso di Gm, l'accettazione della causa da parte del giudice prefigura la possibilità che se l'azienda dovesse evitare la bancarotta nei prossimi quaranta giorni si troverebbe comunque di fronte all'inattesa necessità di versare rimborsi a molti zeri, indebolendosi ulteriormente. Rischio bancarotta Senza contare l'impatto negativo sull'immagine della Gm, la cui sopravvivenza al momento è legata alla decisione del Congresso di approvare nuovi aiuti economici. Da Detroit i portavoci delle aziende automobilistiche hanno preferito non commentare la decisione del giudice Scheindlin, che è stata invece salutata dal plauso dei media e del governo sudafricani secondo cui il fatto che «sono ora sul banco degli accusati» avvicina il momento in cui «sarà fatta giustizia». La sentenza di Manhattan coinvolge anche il gigante dei computer Ibm e i costruttori di armamenti Rheinmetall Group AG mentre a non essere accettate sono state le cause nei confronti della banca britannica Barclays e di quella svizzera Ubs. Si apre adesso la fase nella quale le associazioni delle vittime prepareranno i documenti per iniziare una battaglia legale destinata a ricostruire il ruolo delle aziende che sostennero il regime razzista. «Una decisione storica» «La decisione del giudice è un momento storico ed apre una nuova fase» ha commentato Michael Hausfeld, legale di uno dei gruppi di vittime, spiegando che «il maggior risultato è nell'aver attestato la plausibilità e accettabilità» delle richieste di risarcimenti. Fino a questo momento le aziende sotto accusa si sono difese affermando di non aver mai saputo come i loro mezzi venivano adoperati dall'esercito sudafricano, limitandosi a considerare il governo di Pretoria come «un cliente al pari di ogni altro».

Torna all'inizio


Fiaccolata per la pace (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Reggio" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

LUZZARA Fiaccolata per la pace LUZZARA. Fiaccolata, giovedì alle 20 in piazza Toti a Luzzara, per i diritti umani. Parteciperanno i bimbi delle scuole materne, elementari, i ragazzi delle medie e tanti giovani che animerano la serata con canti. Ci saranno anche il gruppo teatrale «La luba» dell'istituto Russell e i «Sine Frontera».

Torna all'inizio


La tortura della martire siciliana su un tronco a forma di croce (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale di Brescia" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Edizione: 12/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:la città SANT'AGATA La tortura della martire siciliana su un tronco a forma di croce «Da Caravaggio» vide la santa sul Golgota La pala raffigurante «S. Agata in croce tra S. Pietro, S. Lucia, S. Agnese e S. Paolo», olio su tela di Francesco Prata da Caravaggio del 1522, è ospitata nella chiesa di Sant'Agata. La martire siciliana del III secolo è raffigurata come simbolicamente trattenuta per i polsi ad un tronco a forma di croce, ferita al seno e con le tenaglie ai piedi. Più in basso si trovano gli altri quattro Santi e sullo sfondo un bellissimo paesaggio, profondo e dettagliato. La figura di Sant'Agata s'incentra sulla scena dividendola in comparti simmetrici e la croce non appare come un patibolo ma piuttosto come un'esaltazione del martirio, un trono di gloria su cui la santa viene resa partecipe della Passione e della gloria del Redentore. E la Chiesa stessa le rende a sua volta gloria. Il restauro del 1997 ha riportato la pala al primitivo splendore ripristinandone i brillanti colori e le ha restituito l'originaria iconografia, permettendo di scoprire ai piedi della santa venerata come S. Apollonia un piccolo agnello, simbolo inconfondibile di S. Agnese.

Torna all'inizio


Le tolgono la figlia, in 150 al corteo di protesta (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Modena,La" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Le tolgono la figlia, in 150 al corteo di protesta Castelfranco. Manifestanti critici su servizi sociali e tribunale di Giulia Cavallaro CASTELFRANCO. Circa 150 persone hanno manifestato ieri mattina in solidarietà alla madre che dal 3 aprile è seduta davanti al Comune per protestare contro i Servizi sociali e il tribunale dei minorenni che le hanno tolto la figlia di 5 anni collocandola in una comunità. La manifestazione, organizzata dal Comitato dei cittadini per i diritti umani, è partita da corso Martiri, ha attraversato la via Emilia e ha raggiunto il Comune. Era presente l'avvocato Francesco Miraglia, legale della madre, che spiega: «secondo la motivazione del tribunale, la madre ostacolerebbe il rapporto tra padre e figlia. Ora la bambina si trova in comunità e vede la madre una volta a settimana, sotto vigilanza. Questo sta compromettendo il rapporto madre-figlia, che già presenta problemi causati dal distacco». Applausi e commozione hanno dimostrato vicinanza per la situazione della madre. Si sono sollevate altre testimonianze di genitori cui hanno tolto i figli senza aver compreso la motivazione. Massimo Parrino, vicepresidente del Comitato organizzatore, spiega: «Sono oltre 35mila i bimbi in Italia separati dalle famiglie e il numero è destinato ad aumentare perché si tratta di un business. Secondo le statistiche, l'80% delle sottrazioni è motivato con inidoneità genitoriale, termine generico che nasconde violazioni di legge e dei diritti».

Torna all'inizio


La ricetta di Tosi: tolleranza zero (sezione: Diritti umani)

( da "Libertà" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

La ricetta di Tosi: tolleranza zero L'immigrazione al centro dell'intervento del sindaco leghista di Verona Tolleranza zero e rispetto delle regole. Ricetta per «animare e riappropriarsi della città». Così ha esordito venerdì sera Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona diventato celebre per le proprie posizioni intransigenti nei confronti dei clandestini. Ospite, insieme a Mohamed Ahmed, giornalista dell'emittente padovana La9, del terzo appuntamento del ciclo "Le verità nascoste, al limite del politicamente scorretto". L'iniziativa, promossa dall'onorevole Massimo Polledri, ha animato venerdì sera l'Auditorium "Spazio Le Rotative". Il titolo della serata, "Immigrazione, integrazione e danni del buonismo", ha indotto Tosi a sondare diversi temi d'attualità: le ronde, il pacchetto sicurezza, la sanità «nella quale finalmente i medici tornano a essere tutelati e rispettati dai clandestini, decidendo di segnalare chi non si attiene alle regole», e le classi ponte «già attive in Francia e unico modo per integrare e aiutare chi non parla l'italiano». L'intervento ha riguardato anche il mancato ingresso della Turchia nell'Unione Europea «causato dalla violazione dei diritti civili», e la sua esperienza come sindaco di Verona. Il dibattito è stato preceduto da una passeggiata serale attorno ai giardini Margherita e in via Roma. Ahmed e Tosi si sono «stupiti delle poche persone viste in giro, segnale negativo che dovrebbe essere colto dall'amministrazione comunale». Sulla politica dell'immigrazione, in Italia, secondo Tosi, «il centrosinistra e alcuni membri del centrodestra hanno fatto passare l'idea che nessuno può essere espulso, tanto meno un immigrato clandestino, atteggiamenti che perseguono e diffondono logiche assistenzialiste e clientelari». Nel corso del suo intervento Tosi è tornato sulla questione delle ronde, definite «passeggiate notturne che sono un diritto dei cittadini». La sicurezza «non ha colore», aggiunge Ahmed, nato in Egitto ma residente da 43 anni in Italia, che ha «subito minacce» e si è trovato «una macchina incendiata da alcuni estremisti islamici per dichiarazioni sulle interpretazioni del Corano». Chi arriva in Italia per Ahmed «deve rispettare le regole e comportarsi in modo meno arrogante e pretenzioso. Qui gli stranieri hanno solo diritti e nessun dovere». Il sindaco (da due anni) di Verona, dichiaratosi «non interessato al Parlamento», si è definito «persona molto attaccata alle radici del territorio». Ha ribadio volontà e ambiti di intervento: «Sicurezza, federalismo fiscale e alcune grandi opere cittadine contenute nel nostro programma». Il prossimo appuntamento è per venerdì 17 aprile: "Da Cogne a Garlasco: è questa la famiglia?". Ospite Luciano Garofano, tenente colonnello dei carabinieri del Ris di Parma. Chiara Cecutta 12/04/2009

Torna all'inizio


PROGRESSISTA MODERATO O POPULISTA? (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

PROGRESSISTA MODERATO O POPULISTA? Intorno alla candidatura di Pannella si è creato un clima alla Iannacci: «No, tu no» Ma i radicali sono davvero così distanti? Furio Colombo Candidare Marco Pannella nelle liste Pd alle elezioni Europee? Comprensibile il dibattito, la preferenza, l'indifferenza, l'ostilità. Nel Pd ciascuno è lontano da un punto e vicino a un altro punto, ma il più delle volte non è lo stesso punto. Però intorno a una candidatura di Pannella - che più europeo di formazione e di esperienza non si può - si è creato un clima alla Jannacci, un «no, tu no» rigoroso che un po' meraviglia in un partito che, se non è liquido, almeno è elastico, e lo ha dimostrato con due o tre vittorie negli ultimi giorni. Il comunicato - ufficioso però autorevole - è a firma del generale Fioroni, uno dello stato maggiore. Constata che «il percorso dei radicali ormai è cambiato e non resta più alcuna strada da fare insieme». Poiché sono alla Camera, mi capita di vedere ogni giorno i parlamentari del Partito radicale sempre nei loro banchi, area Pd da eletti nel Pd, li trovo sempre fermi nella difesa dei diritti umani e civili che sono un impegno mai interrotto da molti decenni di quel partito, vedo i loro voti, in tutte le situazioni cruciali, uniti ai voti del Pd. C'è stato l'episodio della loro ostinata opposizione al trattato di integrazione militare tra l'Italia e la Libia. Ma i lettori ricorderanno che anch'io mi sono battuto contro quel trattato, per la stessa ragione (difesa dei diritti umani in un paese che li nega). So, d'altra parte, che molti colleghi del Pd avrebbero volentieri fatto a meno dell'abbraccio con la Libia (che purtroppo ci riserverà brutte sorprese) se l'indicazione di voto (per me misteriosa) non fosse stata così pressante e autorevole. Ma tutto ciò non è che una piccola parte delle contraddizioni e tensioni, per fortuna molte volte utili e creative (non è sempre Libia) che attraversano il Pd e sono il suo sciame di tremori e - speriamo - di assestamento. Sui giornali di questi giorni c'è un bel repertorio. Per esempio c'è il campione anagrafico Matteo Renzi, candidato Pd sindaco di Firenze, che afferma che giovane come lui non c'è nessuno e chi non è giovane si tolga di mezzo. E' un attegiamento che gli toglie la voglia di sapere che nel «Paese più vecchio del mondo» l'età media della Camera dei deputati italiana è appena sopra i 50 anni, dunque alquanto più giovane della Camera americana (per dire che non è l'età che fa la crisi). Per esempio, un bel gruppo di giovanissimi Pd trenta-quarantenni, uniti dal nuovissimo slogan «I giovani vogliono contare di più» e subito dopo (in contraddizione) «vogliamo superare il recinto generazionale», ha deciso di riunirsi a Piombino «per fare rete», come si dice da giovani invece di «organizzare una corrente». I vegliardi tipo Enrico Letta sono avvisati. Ma proprio Enrico Letta ci guida, con la chiarissima intervista data ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera (10 aprile), a sapere come è variamente popolata e animata la cittadella del Partito democratico. Dunque ascoltiamo Letta: «Questo bipolarismo è finito. L'elettorato non è bipolare ma tripolare: diviso non tra destra e sinistra, ma tra progressisti, moderati e populisti. Si tratta di unire progressisti e moderati in un patto che non potrà includere né la Lega da una parte né Di Pietro e i comunisti dall'altra. Dobbiamo costruire un nuovo centro-sinistra con la C di Centro maiuscola. E' evidente che dobbiamo rispacchettare tutto. Il Pd, così com'è, è condannato alla sconfitta». Parole pesanti che spingono a domandarsi: ma se la vera ragione di sconfitta non fosse il «Pd così come è» ma «il Pd così come non è»? Per esempio, dove è finito Berlusconi in questa foto di gruppo della nuova famiglia? Torna a casa, tutto è perdonato? È vero che il populista Sansonetti, nuovo direttore del nuovo quotidiano L'Altro ci fa sapere che si asterrà «dall'antiberlusconismo spinto, che dobbiamo superare con le idee». L'Altro andrà a ruba, per capire cosa vuol dire. Ma - per esempio - su tutto il fronte in movimento non troviamo traccia dell'offensiva del Cardinal Bagnasco: «Tre sì alla vita». (intende dire: curare gli ammalati). E «Tre grandi no». Intende dire: niente testamento biologico, scordatevi di imporre la vostra volontà (cito da L'Espresso del 12 aprile). Il Cardinale come lo ri-impacchettiamo? E perché, in questa fase movimentista e dunque in sé non negativa del Partito democratico, non affiora mai la questione della profonda divisione fra laici e credenti adulti da un lato e teocon disposti a qualunque gesto di cieca obbedienza vaticana dall'altro? Dove è finita la Binetti? E' tra i progressisti, i moderati o i populisti? E siamo sicuri che la sua distanza rispetto a un Partito democratico che cerca ragionevolmente consenso dentro e fuori su tanti fronti (primo fra tutti i diritti umani) sia meno grande e meno incompatibile della storia, vita e testimonianza di Marco Pannella?

Torna all'inizio


segni di vita e di risurrezione (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Credere in Gesù è testimonianza di una Chiesa dalle porte aperte a tutti Segni di vita e di Risurrezione Il Vangelo di PIERLUIGI DI PIAZZA Nelle vicende umane di ciascuna e ciascuno di noi, così come in quelle delle famiglie, delle comunità e dei popoli, alcuni momenti, alcune vicende sono stati e sono particolarmente dolorosi e difficili, anche drammatici: per esempio, la morte improvvisa o dopo lunghe e terribili sofferenze di una persona cara; situazioni d'ingiustizia che umiliano e feriscono; e prima ancora che provocano la morte, come anche le diverse forme di violenze e le guerre; e ancora le delusioni nell'amore, nell'amicizia, nella fiducia accordata, nella dedizione profusa, nei progetti infranti; e, ancora, le situazioni di crisi, di licenziamento dal lavoro; e, ancora, le tragedie, le numerose vittime causate dalle alluvioni, dai terremoti, come nei giorni scorsi in Abruzzo, sempre con l'interrogativo per alcuni aspetti sulle responsabilità dell'uomo. Il male nelle sue diverse forme provoca sofferenza, alle volte proprio scompagina l'animo, lo lacera profondamente, sembra spezzarlo; lascia attonite le persone, le ammutolisce, svuota le energie, toglie la speranza. L'elaborazione e la ripresa, specie in situazioni particolarmente dolorose nel primo periodo, sembrano impossibili, poi sono lente, lunghe, difficili, con momenti altalenanti, diversi per ciascuna persona. Il percorso interiore, di ripresa, può essere favorito, così almeno sembra, da relazioni significative che comunicano presenza, vicinanza, dedizione discreta e gratuita: l'elaborazione e la ripresa possono essere ancora aiutate dall'esempio di persone che, coinvolte dagli stessi drammi e dolori, anche più gravi, sono riuscite a reagire, a riprendere il cammino. E ancora possono essere aiutate dall'affidamento al Mistero di una Presenza; non per ricevere risposte a interrogativi, alcuni dei quali resteranno sospesi per sempre, ma per collocare la vicenda dolorosa in quest'ambito ragionevole, non irrazionale, anche se a noi non pienamente comprensibile; e nello stesso tempo sembra proprio importante considerare le ricchezze umane, spirituali, culturali di quella persona che non è più presente fisicamente, di quel progetto che si è interrotto, di quella relazione personale vissuta con difficoltà. I Vangeli ci narrano che proprio quel Gesù di Nazareth, crocifisso dal potere religioso, politico, militare, sul Golgota, «per la sua fede è stato dal Padre risuscitato dalla morte». Il segno del sepolcro vuoto, importante, ma non decisivo, ha trovato conferma negli incontri di Gesù vivente oltre la morte con le donne e gli uomini suoi amici, sconvolti dalla sua morte tragica, sgomenti per la sconfitta delle sue parole e dei suoi gesti, senza più speranza. Gli incontri avvengono nella stanza, in cui avevano celebrato la cena di commiato; lungo la strada; nel cimitero; in riva al mare; sono inattesi, sorprendenti, vissuti fra paura e incertezza e progressiva apertura alla fiducia, alla speranza, fino al riconoscimento di Gesù, alla relazione con Lui che comunica quella forza interiore che fa riprendere, che sollecita ad aprirsi, a guardare avanti, a progettare, a valorizzare le parole prima da Lui ascoltate e i gesti prima vissuti, a lasciarsene coinvolgere profondamente, fino a testimoniare che la morte non uccide l'amore, la dedizione, l'impegno, la speranza per una vita dignitosa e per un mondo di giustizia, di pace, di fraternità; che anche la morte può essere collocata nel Mistero della vita. Credere in Gesù vivente oltre la morte non significa dipendere da una verità dogmatica lontana e astratta, né da un rimando e da un rifugio nell'aldilà, ma invece vivere una relazione dentro le relazioni della vita e della storia, portando segni di vita e di speranza nella storia attuale, riguardo ai diritti umani uguali per tutti, primo fra tutti quello alla vita, alla giustizia, alla pace, alla salvaguardia di tutti gli esseri viventi; riguardo a una Chiesa come comunità dalle porte aperte per tutti. È anche pensare a un futuro senza armi nucleari, come ha affermato, qualche giorno fa, il presidente Obama, non, al contrario, militarizzare la sicurezza armando perfino i vigili urbani, come è stato deciso in questi giorni nella nostra Regione; è anche costruire le case e gli edifici pubblici, come gli ospedali, con criteri antisismici.

Torna all'inizio


Amnesty, a cena con Kerry Kennedy (sezione: Diritti umani)

( da "Nazione, La (Grosseto)" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

ORBETELLO / ARGENTARIO pag. 12 Amnesty, a cena con Kerry Kennedy INCONTRO L'ESPERIENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO PETTINI A CENA con Kerry Kennedy. Il presidente del consiglio comunale di Orbetello, Luciano Pettini, si è seduto a tavola, al ristorante Aurora di Magliano, con la figlia di Robert Kennedy, in occasione della sua visita in Maremma. Dirigente e membro del consiglio superiore di Amnesty International e presidente della fondazione umanitaria intitolata al padre, che si occupa di diritti umani, Kerry Kennedy è arrivata in Italia per alcuni colloqui con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e con il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e con i ministri Gianni Letta e Mariastella Gelmini. Al termine dei colloqui, ha poi deciso di trascorrere una pausa in Maremma, in occasione della quale il presidente Luciano Pettini ha organizzato la cena. «Abbiamo parlato dei suoi programmi di lavoro ci racconta e del suo impegno nel sociale e nella diffusione della cultura della pace».

Torna all'inizio


Giovedì mattina hanno bloccato la città per oltre tre ore, terrorizzati dall'idea di ... (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il (Rieti)" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Domenica 12 Aprile 2009 Chiudi Giovedì mattina hanno bloccato la città per oltre tre ore, terrorizzati dall'idea di essere abbandonati. Con un corteo che dalla Prefettura si è snodato fino a viale Canali passando per la piazza del Comune, i rifugiati politici somali ed eritrei hanno chiesto pacificamente di poter avere mezzi concreti per vivere in Italia. Suscitando, va detto, un certo "fastidio" nel mondo politico e istituzionale. «Non c'è dubbio che la manifestazione abbia portato un disagio per la città che li ha accolti - dice Andrea Pitoni (Prc-Se) - e che sta vivendo in questi giorni la tragedia del terremoto abruzzese, tuttavia dobbiamo capire che non si può passare da un giorno all'altro da una situazione di protezione a una di estrema indigenza». Anche perché parliamo di rifugiati politici, ossia «persone che hanno vissuto e vivono tuttora situazioni drammatiche lontane dai loro affetti». Tanto per capirsi, sono donne, bambini, uomini (tutti giovani) fuggiti da Paesi abituati a fare carta straccia dei diritti umani: la Somalia, funestata da una guerra civile permanente e in piena emergenza umanitaria, l'Eritrea sull'orlo di una crisi alimentare e martoriata dalle persecuzioni religiose. (i.s.)

Torna all'inizio


Butovo, una Katyn alle porte di Mosca (sezione: Diritti umani)

( da "Riformista, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Butovo, una Katyn alle porte di Mosca Fosse comuni. In Russia sono oltre seicento. Dal 1918 al 1953 sono state fucilate 826.645 persone. Lidija Golovkova, musicista e professoressa d'arte, ha scoperto per caso una di queste fosse, con 20mila corpi. E, novella Antigone, ha deciso di consegnare alla nostra memoria la storia di quei martiri, uno per uno. di Ubaldo Casotto Ho finalmente visto "Katyn". Il film di Andrzej Wajda sulla strage di circa ventimila soldati polacchi, tra cui 4.500 ufficiali, perpetrata dai russi nell'aprile-maggio 1940. Furono tutti uccisi con un colpo alla nuca e gettati "alla rinfusa in fosse comuni" come annota nel suo diario personale il ministro tedesco per la propaganda Joseph Gobbels, alla data del 9 aprile 1943, dopo la scoperta dell'eccidio dei suoi ex alleati. A vedere il film del grande regista polacco, fra parenti e amici, eravamo in otto. Io che mi sono laureato in filosofia agli inizi degli anni Ottanta e che conoscevo la storia, ma non perché l'avessi appresa su qualche manuale. Una professoressa di lettere in un istituto tecnico di Roma, che non ne sapeva niente. Mia figlia di diciassette anni, che ha già studiato due volte la Seconda guerra mondiale, in quinta elementare e in terza media. Una laureata in lettere e suo marito ingegnere che chiedevano lumi sulle date e sui luoghi. Una laureanda in magistero inconsapevole del fatto. Un laureato in giurisprudenza che sapeva, ma solo in virtù del suo mestiere di giornalista. E mio figlio di undici, l'unico assolvibile per la sua ignoranza, i nuovi programmi di storia per le elementari si fermano al Medio evo. Questa premessa per dire che quello che viene chiamato maldestramente e con intento di accusa "revisionismo storico" - mentre è solo ricostruzione delle memoria censurata - ha purtroppo molto cammino da fare. «Ancora Katyn? Ma le sappiamo da vent'anni queste cose». Innanzitutto chiedetevi perché solo da vent'anni. In secondo luogo prendetevi la briga di entrare in una qualsiasi aula di una scuola superiore italiana o di una università, dite "Katyn" e contate le mani che si alzano per darvi una risposta. Rischiate percentuali più basse della mia comitiva cinematografica. Ma non è di Katyn che volevo parlare, anche se consiglio a tutti di vederlo - se riescono a trovare un cinema che lo programmi, piuttosto acquistino una copia e orgnizzino proiezioni speciali. È non bello, bellissimo. Lento? Della doverosa lentezza e solennità della tragedia. Pesante? Uccidete ventimila persone con un colpo alla nuca e poi ditemi se vi sentite leggeri. Non è di Katyn, dicevo, che voglio scrivere. Bensì di un'altra foresta, di altri boschi. Di un'altra voragine della memoria che va riempita. I boschi sono a sud di Mosca. Il posto si chiama Butovo. Qui nel 1937/38 vennero fucilate oltre ventimila persone. Se sappiamo qualcosa di Butovo, lo dobbiamo a una sconosciuta donna russa, Lidija Golovkova. Nel suo "Liberi. Storie e testimonianze dalla Russia" (Bur, 176 pagine, 9 euro) Giovanna Parravicini la definisce «un'Antigone dei nostri giorni». Il libro è una raccolta di piccole biografia di protagonisti della vita russa del Ventesimo secolo (la pianista, il sacerdote, la scrittrice, il professore di filologia, la dattilografa del Samizdat…) conosciuti dall'autrice, che ha frequentato clandestinamente il dissenso russo fin dal 1979, e che ora vive e lavora a Mosca dove anima un centro culturale. Le sue sono storie di resistenza all'idelogia, di coraggio per la testimonianza della verità e quindi, paradossalmente - perché tutti questi personaggi, chi più chi meno hanno conosciuto la censura, il carcere, la Lubianka, gli interrogatori, il confino, il Gulag - un'esperienza di libertà. Lidia Golovkova è una di questi "liberi". Adesso insegna Storia della Chiesa contemporanea presso l'Università ortodossa San Tichon, ma non era certo questa l'immagine che si era fatta della sua vita. Padre compositore e madre concertista di pianoforte, vive immersa nella musica fin da piccola, in un grande appartamento in coabitazione con altre famiglie perché il padre era partito per la guerra nel giugno 1941, due mesi dopo la sua nascita. Un'insegnante domestica scopre il suo talento pittorico e la indirizza alla famosa Scuola d'arte Surikov. Inquieta, a diciott'anni riesce a farsi assumere in un circo dove si esibisce con dodici cani barboni e diciotto pappagalli indonesiani parlanti. Diplomata, diventa hostess e gira il mondo per tre anni. Poi torna alla pittura. In questo periodo, fine Sessanta inizio Ottanta, nulla sa del "dissenso" che cova sotto la vita ufficiale del mondo artistico che frequenta. È la condizione di tanti, della maggioranza delle persone, lei stessa ora si stupisce, leggendo le lettere fra suo padre e sua madre quando erano fidanzati, era il 1938, di come non ci fosse «neppure un accenno a quello che stava succedendo intorno… La verità è che, incredibilmente, la gente poteva non rendersi conto di niente». Poi arriva la perestrojka e Lidija si ritrova senza mezzi, senza lavoro, senza soldi. La ventata di libertà del periodo riporta a galla una dimensione pubblica dell'annuncio cristiano rimasto fino allora nell'ombra. Lidija ritrova la fede. Inizia a insegnare in uno dei primi ginnasi ortodossi che riaprono. Nel tempo libero ritrae dal vero architetture d'altri tempi, spesso semidiroccate, per «fissare la memoria del passato». Costruisce una mappa di Mosca con i luoghi di questi edifici morenti: chiese monasteri, ville. Un giorno, in una di queste sue perlustrazioni, accetta un passaggio in auto da un poliziotto che le parla di un'ex monastero. Lui ci ha fatto i corsi di polizia, era una prigione con una fama terribile. Giunto in prossimità del luogo il poliziotto però non la fa scendere, sta facendo buio, troppo pericoloso. Lidija scende alla stazione... e poi torna indietro a piedi, trova un varco nella recinzione ed entra nell'edificio. Scopre le celle, trova un proiettile... Tornerà di nascosto per mesi, e per mesi chiede notizie su quel posto. Invano. Finché un uomo nato in un lager le scioglie il segreto: «È la Suchanovka», l'ex eremo di Santa Caterina trasformato in prigione nel 1931, poi usato come luogo di tortura ai tempi di Berija; pochi ne sono usciti vivi. Lidija inizia a cercare i sopravvissuti, i secondini e i torturatori. Riesce ad arrivare, tramite il rettore dell'università San Tichon, agli archivi della Lubjanka. Ci passa anni. Recupera i fascicoli di migliaia di vittime, ne ricostruisce la vita, l'arresto, la fine. Si rivolge anche al Memorial, l'associazione laica fondata da Sacharov all'epoca della perestrojka, tra loro e la San Tichon non corre buon sangue, ma Lidija riesce a farli lavorare insieme. Scopre due siti di fucilazione e sepoltura di massa fuori Mosca: l'ex poligono dell'NKVD a Butovo e l'ex sovchoz a Kommunarda. Continua a raccogliere storie e a catalogarle fino alla pubblicazione del "Libro della memoria" di Butovo. Ne sono usciti, per ora, otto volumi. Di libri simili in Russia ce ne sono oggi ottantanove: le fosse comuni che si scoprono sembrano non finire mai. Quelle ritrovate a oggi sono seicento. I fucilati dal 1918 al 1953 sono 826.645. Nel poligono di Butovo è stata costruita una chiesa. In una bacheca di vetro ci sono: una scarpa sfondata, alcuni cenci, manciate di terra, proiettili... e un foglio di carta, il verbale di interrogatorio di un anziano sacerdote, con la firma dell'imputato all'inizio e alla fine, non sembra fatta dalla stessa mano, non era più la stessa persona quella che poche ore dopo aver scritto il suo nome in bella calligrafia non riusciva a portare a termine uno scarabocchio tremolante. Il lavoro di Lidija Golovkova, film come quello di Wajda non sono una commiserazione nel ricordo, non costituiscono una sorta di risarcimento per la dimenticanza. Sono opere indispensapili per l'identità personale di molti e per la nostra identità collettiva. L'uomo non si differenzia dall'animale per il linguaggio, ma per la capacità di coscienza. E la capacità di coscienza, che è un atto del presente, è capacità di memoria. La memoria è, infatti, qualcosa di più del ricordo perché dà statura e consistenza all'altrimenti effimero istante presente. Un popolo separato dalle sue radici storiche, o impossibilitato a ricordarle, è disponibile a qualsiasi progetto totalitario. Ma c'è un'altra conseguenza della memoria, e non si tratta di un effetto collaterale. È nel titolo del libro di Anna Parravicini: "Liberi". La memoria rende liberi. Come al solito qualcuno l'ha già detto meglio di noi: «A che serve la memoria? A liberarsi!» (T.S. Eliot, "Quattro quartetti"). 12/04/2009

Torna all'inizio


Varese CON I PLAYOFF ancora relativamente lontani (scatteranno solamente mercoledì... (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Varese)" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

VARIE VARESE pag. 15 Varese CON I PLAYOFF ancora relativamente lontani (scatteranno solamente mercoledì... Varese CON I PLAYOFF ancora relativamente lontani (scatteranno solamente mercoledì 22 aprile), le atlete di punta della Yamamay Varese sono impegnate a livello nazionale. Silvia Motta è appena tornata da Civitavecchia, dove da martedì a sabato scorsi ha partecipato al collegiale del Setterosa. Si trattava dell'ultimo raduno prima della World League in programma a maggio in Francia, fondamentale tappa d'avvicinamento ai Mondiali di Roma del prossimo luglio. Il vero obiettivo di Silvia, anche se lei non lo dichiarerebbe nemmeno sotto tortura: «Non dico niente per scaramanzia» commenta laconica. Si veste d'azzurro anche Laura Repetto, classe 1993, convocata nella Nazionale Under 16 per il Trofeo delle Nazioni in programma a Felgueiras, in Portogallo, nei prossimi giorni. Infine, le 13enni Roberta Motta e Maddalena Fisco hanno partecipato con la selezione lombarda al recente Trofeo delle Regioni di Tolentino.

Torna all'inizio


CASTELFRANCO CORTEO ieri matti... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

PIANURA pag. 14 CASTELFRANCO CORTEO ieri matti... DIRITTI UMANI Il corteo che ha attraversato il centro di Castelfranco CASTELFRANCO CORTEO ieri mattina di solidarietà per la mamma castelfranchese a cui è stata sottratta la figlia di 5 anni dal Tribunale dei minori. La manifestazione è stata organizzata dal Comitato dei cittadini per i diritti umani di Milano. E c'era gente giunta da Milano, da Padova, da Verona, oltre che modenese. La mamma, Francesca Famigli, è arrivata che il corteo era appena partito da piazzale Gramsci per transitare per il centro e poi raggiungere il Municipio. «L'avvocato Miraglia lo conosciamo ha detto Massimo Parrino, vicepresidente uscente del Comitato dei cittadini perché ha seguito anche alcuni casi di altri genitori. Il problema dei bimbi tolti alle famiglie su relazioni di psichiatri o servizi sociali è grave. Secondo dati raccolti in Piemonte, solo un 10% degli allontanamenti di bambini dalla famiglia sono veramente motivati e giusti. Più dell'80% riguarda la non idoneità genitoriale o una conflittualità dei genitori, per cui si basa su pareri molto soggettivi. In questo caso poi la bambini di 5 anni non aveva problemi né all'asilo né altrove. Il problema erano i genitori. Ora invece di avere un problema, ce ne sono due: oltre ai genitori adesso c'è una bimba choccata e lontano da tutti. Mi chiedo: perché, se c'è una situazione difficile fra genitori, in prima ipotesi non si valuta l'affido del bambino a nonni o parenti disponibili? Ci sarebbero anche minori costi sociali». «NON VENGONO dati a parenti perché questo è un business - continua Parrino - Ci sono diverse comunità alloggio e devono vivere. Un bimbo in comunità costa circa 300-400 euro al giorno.Noi siamo qui per rappresentare le migliaia di genitori impotenti di fronte a giudizi sommari. Poi oggi non si è neanche più liberi di fare i genitori. Basta uno schiaffo al figlio ed il vicino fa denuncia». E fra i tanti emerge anche la voce di due nonni di Modena che difendono la famiglia della figlia, residente a Castelfranco, a cui tre anni fa sono stati allontanati due bambini che oggi hanno 10 e 12 anni. E li hanno portati fra l'altro in due comunità diverse. «Il più grande dei due aveva un qualche problemino, ma di suo - dice il nonno di Modena - Perché non li hanno affidati a noi nonni che ci siamo detti disponibili, se la famiglia di mia figlia è considerata non idonea? E fra l'altro c'è stato anche un pronunciamento di un giudice a favore di ciò, ma qui sono ottusi. Sono tre anni che stiamo spendendo soldi e non dormiamo più. Ma perché? Non siamo criminali». p. m. Image: 20090412/foto/9027.jpg

Torna all'inizio


Buona Pasqua a tutti con la canzone "mondiale" (sezione: Diritti umani)

( da "Blogosfere" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Apr 0912 Buona Pasqua a tutti con la canzone "mondiale" Pubblicato da Luigi Gallo alle 10:30 in Arte e Cultura, Auguri, Diritti umani, Video Torni la colomba a ispirare i popoli della terra. Cantiamo insieme per vivere in pace e fratellanza. Tanti auguri a tutti da Protonutrizione. LG

Torna all'inizio


Tea, la partigiana e le torture delle Ss (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Tea, la partigiana e le torture delle Ss Domenica 12 Aprile 2009, È uno di quei casi, certo non il primo, in cui un diario personale, e cioè una scrittura privata, viene pubblicato per diventare patrimonio di tutti. Accade oggi, ancora una volta, per il "Diario di Tea" (edito da Alessandro Tarantola, 10 euro) che racconta le vicende personali, talvolta intime, di Tea Palman. Nata nel 1922, ora è un'ultraottantenne «mite signora che nelle sua piante e nei suoi canarini trova lenimento alla sofferenza fisica e all'assalto dei ricordi», come dice Adriana Lotto nella prefazione del libro edito nello scorso febbraio che in copertina riporta gli occhi di Tea e che si presenta come una raccolta commentata da Tullio Bettiol di stralci di alcune pagine del diario. E se Tullio si permette di parlare di Tea è perché anche lui, come l'autrice del diario, ha conosciuto l'esperienza del Lager. Una vita segnata dalla guerra e dalla lotta partigiana, quella di Tea. Una scelta di campo che la portò non solo alla prigionia nel lager di Bolzano, ma anche a subire la tortura nel sotterraneo del palazzo sede del Comando delle Ss della stessa città. «I due aguzzini mi presero, mi gettarono a terra, mi legarono i polsi a mani giunte, con catene mi strinsero bene, mi fecero piegare le ginocchia ed infilarle tra le braccia che così legate si aprivano a fatica... Mi attaccavano poi i fili della corrente alle narici ed all'orecchio e mi facevano rinvenire con le scosse elettriche... Urlavo ad ogni colpo che mi dilaniava la carne». Torture subite perché facesse i nomi dei partigiani di Trichiana, fra questi Aldo, il fratello a cui tanto era legata e che fu ucciso pochi mesi prima della sua liberazione avvenuta il 3 maggio 1945. Ad interrompere le torture fu l'intervento del vescovo Girolamo Bortignon, da poco presule di Belluno e Feltre, lo stesso che nel marzo del 1945 aveva baciato e benedetto i quattro giovani impiccati in piazza dei Martiri e che riuscì anche a celebrare una messa nel Lager, cui Tea assistette. Una vita ricca di ricordi, si diceva, di dignità, di capacità di resistere e finanche di boicottare il lavoro cui era costretta dai Tedeschi. Una vita che non dimenticò l'impegno anche dopo la liberazione: e furono anche le sue testimonianze ad inchiodare Misha, Michael Seifert, ex caporale delle Ss conosciuto come il "boia di Bolzano". Giovanni Santin

Torna all'inizio


Crisi in Kuwait, il popolo in piazza contro la "democrazia" (sezione: Diritti umani)

( da "Panorama.it" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

- Mondo - http://blog.panorama.it/mondo - Crisi in Kuwait, il popolo in piazza contro la "democrazia" Posted By matteo.buffolo On 10/4/2009 @ 12:29 In Headlines | No Comments Tutti gli altri Paesi arabi li invidiano, perché loro hanno la democrazia. I kuwaitiani, invece, spesso ne farebbero volentieri a meno. Al punto che, il mese scorso, quando nelle strade è scoppiata la protesta, i cittadini di Kuwait City non si scagliavano di certo contro un regime autocratico e ancora meno contro il re. No, il loro grido era "Abbasso il Parlamento" e la speranza - avveratasi qualche giorno dopo - era che il re sciogliesse le Camere, liberamente elette. Perché, anche se secondo [1] Freedom House, un think tank americano, i kuwaitiani godono di più diritti politici di chiunque nel mondo arabo, ma i 3 milioni 300mila cittadini del piccolo Paese ricco di petrolio non sono per nulla soddisfatti dell'operato dell'assemblea legislativa, sempre più attiva e sempre più in contrasto con la famiglia regnante, i Sabah. Le principali colpe del Parlamento sarebbero di aver fermato lo sviluppo, bloccando ad esempio un contratto da 7 miliardi e mezzo con la Dow Chemical, e quello di limitare le libertà dei cittadini imponendo sempre di più restrizioni correlate all'Islam conservatore. Se fino a pochi anni fa nessuno metteva in dubbio il ruolo del Kuwait come hub regionale, ora, fra infrastrutture deteriorate e situazione politica, il Paese invaso da Saddam Hussein nella prima Guerra del golfo si è fatto sorpassare dalle monarchie assolute di Dubai, Abu Dhabi e dal Qatar. "Eravamo l'invidia di tutto il golfo con la nostra democrazia, ma ora siamo noi a essere invidiosi" - ha detto Ali al-Baghli, presidente della Società per i diritti umani del Kuwait ed ex parlamentare. "La gente non ne può più dell'Assemblea nazionale: ha fermato tutto lo sviluppo e approvato leggi liberticide". Per questo l'Emiro, Sabah al Ahmad al Jaber al Sabah, ha scelto di scioglere le Camere, spingendo il Paese verso le terze elezioni in altrettanti anni e, anche se contrariamente alle aspettative di molti non ha sospeso la Costituzione per tornare a un regime assoluto, ha avvisato che non esiterà a "prendere quei provvedimenti necessari per mantenere la sicurezza e la stabilità del Kuwait". Una frase che molti hanno interpretato come un'ultima chance per la democrazia. E non sarebbe una novità assoluta: nel piccolo Stato, che ha avuto una Costituzione sin dall'indipendenza dal Regno Unito nel 1961, i Sabah hanno già sospeso due volte la Magna Carta per riprendere tutto il potere nelle loro mani; l'ultima volta, nel 1986, per contrastare le turbolenze causate dalla guerra fra Iran e Iraq. Questa volta, tuttavia, non sarà così facile. Perché nonostante le proteste la democrazia in Kuwait ha i suoi supporter. "Se lo chiedete a me - ha detto al Wall Street Journal Rola A. Dashti, presidentessa della Kuwait Economic Society - non scambierei la democrazia per un governo stile Dubai. Se non altro, le recenti esperienze dell'Emirato, che sta affrontando un cash-crunch dovuto alla sfrenata espansione degli anni scorsi, dimostrano che bisogna mantenere un modus operandi diverso nello spendere i profitti del petrolio. Proprio come è stato fatto qui in Kuwait".

Torna all'inizio


AFGHANISTAN, ASSASSINATA ATTIVISTA PER I DIRITTI DELLE DONNE (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 12-04-2009)

Argomenti: Diritti umani

Afghanistan, assassinata attivista per i diritti delle donne -->Una donna impegnata nella difesa dei diritti umani, che era stata eletta nel Consiglio provinciale di Kandahar è stata uccisa oggi. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio stesso,...

Torna all'inizio