Sezione
principale: Diritti umani
Afghanistan: perché
semplicemente non si raccontano gli avvenimenti?
( da "Articolo21.com"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ultimo rapporto della Commissione
delle Nazioni Unite per i Diritti Umani indica 2.118 civili uccisi in azioni
belliche nel 2008, cioè il 40% in più dell?anno precedente). Ancora ieri la
portavoce della Croce Rossa Internazionale, Jessica Barry, ha denunciato la
morte di almeno trenta civili, in gran parte donne e bambini, avvenuta in un
villaggio nell?
Fini: "Prima
verificare diritto d'asilo" Berlusconi: "Su quei barconi non
c'è" ( da "Repubblica.it"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che mina la possibilità per ogni
essere umano di fuggire da repressione e violenza, ricorrendo al diritto
d'asilo". Interviene il commissario per i diritti umani del Consiglio
d'Europa Thomas Hammarberg. Dopo le critiche della Cei e della portavoce
dell'Agenzia Onu per i rifugiati, la politica introdotta dal governo per
gestire gli sbarchi degli immigrati in Italia,
La solidarietà promossa
dai ragazzi ( da "Trentino"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ragazzi Scuole coinvolte in un
progetto sui diritti umani: vince una classe di Riva TRENTO. La 3ª D
dell'istituto comprensivo Riva 2 di Riva del Garda ha vinto il premio «Jiampi»,
concorso per gli studenti trentini su solidarietà internazionale e diritti
umani, promosso dal Gruppo missionario folgaretano - Gmf e finanziato dalla
Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto.
Palcoscenico ragazzi per i
diritti umani ( da "Trentino"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: superiori Palcoscenico ragazzi per
i diritti umani ROVERETO. Educare ai diritti può passare anche attraverso
un'esperienza teatrale: è lo spirito che anima la rassegna messa in piedi da
alcuni studenti e insegnanti degli istituti comprensivi e superiori della
città, che accogliendo la proposta dell'assessorato all'istruzione retto da
Mirella Stofella porteranno in scena le loro emozioni,
Una tela per i diritti umani
intessuta dagli scolari arcensi ( da "Trentino"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sarà possibile visitare la
"Tela dei diritti umani". Cinque classi dell'Ic arcense hanno infatti
partecipato al progetto promosso dal Forum Trentino per la pace in occasione
del 60º anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani. Ognuno
dei ragazzi ha realizzato un pezzo della grande tela di circa 100 metri contenente
riflessioni,
Pdl e Lega bacchettano i
vescovi Non possiamo accogliere tutti
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Ma siamo contrari a respingimenti
in un territorio dove i diritti umani non sono salvaguardati. Bisogna rendersi
conti che ormai si vive in condizioni di multietnicità. Questa è una realtà
ormai incontrovertibile». Remo Sernagiotto, capogruppo di Forza Italia-Popolo
della Libertà, sposa a spada tratta la linea del premier Berlusconi.
Sui rimpatri l'alt del
Consiglio d'Europa ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 12-05-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che «mette completamente in
discussione il diritto d'asilo», nega il diritto «di ogni essere umano a
fuggire dalla repressione e dalla violenza ricorrendo al diritto d'asilo». Un
diritto, sottolinea in una dura nota di condanna anche Amnesty international,
esplicitamente previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
Fini: i dirittidei
migrantivannorispettati ( da "Secolo
XIX, Il" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: iniziativa che mina la possibilità
per ogni essere umano di fuggire da repressione e violenza, ricorrendo al
diritto d'asilo. Spero che l'Italia si fermi», ha detto il commissario per i
Diritti umani, Thomas Hammarberg. E Francesco Rutelli apre le divisioni nel Pd.
bocconetti e altri servizi >> 3 Il presidente della Camera: «Respingere
si può, ma dopo la verifica del diritto d'
Fini e Consiglio d'Europa:
Garantire asilo politico ( da "Arena,
L'" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani del Consiglio
d'Europa, Thomas Hammarberg, dopo le polemiche innescate dalla decisione del
governo italiano di rimandare in Libia i barconi carichi di migranti. Ma anche
il presidente della Camera, Fini, è intervenuto: «Si ai respingimenti, ma
bisogna garantire il diritto d'asilo», ha detto alla vigilia della richiesta da
parte del governo di mettere tre voti di fiducia
Dall'Europa alt all'Italia
sui rimpatri dei migranti ( da "Libertà"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Secondo il commissario per i
Diritti umani, Hammarberg, il respingimento degli immigrati clandestini verso
la Libia «è un'iniziativa molto triste», che «mina la possibilità per ogni
essere umano di fuggire da repressione e violenza, ricorrendo al diritto
d'asilo». L'Italia si fermi, è l'appello.
Il Consiglio d'Europa: sui
rimpatri l'Italia si fermi ( da "Libertà"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che «mette completamente in
discussione il diritto d'asilo», nega il diritto «di ogni essere umano a
fuggire dalla repressione e dalla violenza ricorrendo al diritto d'asilo». Un
diritto, sottolinea in una dura nota di condanna anche Amnesty international,
esplicitamente previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
Rutelli rompe il fronte
del no ai respingimenti dei barconi
( da "Libertà" del
12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: se effettuati rispettando i diritti
umani. D'altra parte i primi accordi bilaterali per il rientro dei clandestini
li hanno sottoscritti i governi di centrosinistra. Le riserve nel Pd sui
respingimenti riguardano il fatto che avvengano violando il diritto internazionale,
per la mancata verifica se tra i clandestini sui barconi vi siano rifugiati
politici che chiedono asilo.
Laboratorio con luminare
Pascolini ( da "Arena,
L'" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: un laboratorio con il professor
Alessandro Pascolini, premio europeo 2004 per la divulgazione scientifica.
Docente all'università di Padova, Pascolini insegna metodi matematici della
fisica, scienza per la pace e comunicazione; è docente al master europeo di
Venezia in Diritti umani e democratizzazione.A.S.
rimpatri, stop di fini e
dell'ue alla linea dura ( da "Tirreno,
Il" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: «Garantire il diritto di asilo»
Rimpatri, stop di Fini e dell'Ue alla linea dura ROMA. «Che il mondo fermi
l'Italia!». E' un appello che fino a qualche anno sarebbe risuonato come
fantapolitica quello lanciato ieri dal commissario per i Diritti umani del Consiglio
d'Europa, Thomas Hammarberg.
Pd in agitazione
Franceschini: usano i barconi come uno spot
( da "Unita, L'" del
12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ma nel rispetto dei diritti umani e
del diritto internazionale con un sistema che garantiva i diritti delle persone
e non li esponeva a rappresaglie e torture». Come ricorda Marco Minniti,
«l'abbiamo fatto senza le proteste dell'Onu e della Chiesa». Già, la linea del
Pd l'aveva spiegata, da subito, proprio Minniti, che del problema è esperto,
pdl e lega bacchettano i
vescovi non possiamo accogliere tutti
( da "Mattino di Padova, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Ma siamo contrari a respingimenti
in un territorio dove i diritti umani non sono salvaguardati. Bisogna rendersi
conti che ormai si vive in condizioni di multietnicità. Questa è una realtà
ormai incontrovertibile». Remo Sernagiotto, capogruppo di Forza Italia-Popolo
della Libertà, sposa a spada tratta la linea del premier Berlusconi.
Il Consiglio d'Europa:
l'Italia fermi le deportazioni ( da "Unita,
L'" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: mina totalmente il diritto di ogni
essere umano di ottenere asilo». Secondo il commissario per i Diritti umani
però Maroni agisce in questo modo anche perché a Bruxelles «ha trovato soltanto
il silenzio dell'Ue». Un accusa di immobilismo che lo stesso Maroni aveva
rivolto alla Commissione europea in occasione della disputa con Malta sul
barcone di immigrati dirottato in Italia.
La regola? Portare i
migranti nel luogo più vicino e sicuro
( da "Unita, L'" del
12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Quali garanzie avete che Tripoli
rispetti i diritti umani e garantisca l'asilo? «Da molto tempo cercavamo di
aprire contatti con la Libia, e i segnali ricevuti in questa vicenda sono
promettenti. Certo, ci rendiamo conto che ci sono ancora molte cose da fare per
una partnership sostenibile».
SILENZI E BATTUTE: COSÌ
NASCE IL RAZZISMO ( da "Unita,
L'" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: infischiandosene della semplice
solidarietà umana, prima ancora che dei diritti dei rifugiati. Eccesso di zelo?
Salvini, candidato al Parlamento europeo (ha manifestato contro il cardinale
Tettamanzi che aveva denunciato «la violazione dei diritti umani dei rom»)
rinnova la sua proposta da Ku Klux Klan di riservare sui mezzi pubblici posti
ai "milanesi" con carrozze solo per extracomnitari.
Capossela è nato ad
Hannover nel '65 da genitori di origine irpina (il padre, Vito, è...
( da "Unita, L'" del
12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: per protestare contro la decisione
del Governo Berlusconi di creare una discarica sull'Altopiano del Formicoso
tiene un concerto ad Andretta per sostenere la causa delle popolazioni locali
riguardo alla crisi dei rifiuti in Campania. Nel 2009 ha vinto la settima
edizione del Premio Amnesty Italia, dedicato alle canzoni italiane segnalate
per aver trattato il tema dei diritti umani.
Nel Pd crescono i tifosi
della ( da "Tempo,
Il" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: un sistema che affronti il tema dei
diritti umani, la possibilità di chiedere asilo, di essere riconosciuto come
rifugiato politico». Per il Pd il terreno è scivoloso: il partito non vuole
essere spinto sul piano degli slogan, sgradito specie al suo elettorato
tradizionale che chiede di affrontare i problemi nella loro complessità;
Il nodo immigrazione
( da "Tempo, Il" del
12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ottica di sicurezza e di legalità»
ma bisogna pensare anche in termini di «integrazione e di rispetto dei diritti
umani». E poi: «Fermo restando che respingendo l'immigrato clandestino non si
viola il diritto internazionale, va ricordato che abbiamo il dovere di
verificare se tra quelli respinti vi sono alcuni che hanno diritto di chiedere
asilo».
( da "Tempo,
Il" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: non ha proprio digerito le denunce
del commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, e tuona: «I nostri
interlocutori siedono in Commisione europea. Lui non ne fa parte, è solo il
presidente di un comitato». Sottosegretario, polemiche a parte, vorrebbe
spiegare come mai ancora una volta Malta ha negato l'attracco alla nave
italiana?
I Verdi: (
da "Tempo, Il" del
12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sottolinea razia Francescatola
portavoce dei Verdi oggi in campo con Sinistra e Libertà - e la dice lunga su
quale confusione regni all'interno del Partito Democratico su questioni
fondamentali come l'immigrazione e l'accoglienza». «Il governo Berlusconi -
insiste - sta semplicemente violando i diritti umani come dimostrano i richiami
prima dell'Onu ed ora del Consiglio d'Europa».
La Commissione Ue promuove
la politica del governo ( da "Tempo,
Il" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: della Commissione europea sulle
dichiarazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas
Hammarberg che ha criticato non solo le scelte dell'Italia, ma anche il
silenzio della Ue. «Non spetta a noi commentare», ha osservato Michele Cercone
spiegando che la politica dei respingimenti in acque internazionali non è la
prima volta che si verifica ed è,
Sui clandestini il
vantaggio della Lega, le divisioni del Pd
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: legati al rispetto dei diritti
umani, a cominciare dal diritto d'asilo, attendono ancora di essere sciolti. Ma
per il momento nella maggioranza si sono levate solo due voci per riecheggiare
preoccupazioni di tipo umanitario: dal presidente della Camera Fini e dall'ex
ministro dell'Interno Pisanu (nell'intervista a questo giornale).
Clandestini, la
retromarcia di Fini ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Si deve pensare anche in termini di
integrazione e di rispetto dei diritti umani. DIRITTI INTERNAZIONALI Ed è
proprio per invitare al rispetto dei diritti umani che anche il Consiglio
d'Europa richiama l'Italia, invitandola a smetterla con i respingimenti di
stranieri alle coste, perchè così facendo si lede il diritto di tutti a
chiedere asilo.
Pd, Rutelli rompe il
fronte del no ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: rispettano i diritti umani. D'altra
parte i, primi accordi bilaterali per il rientro dei clandestini li hanno
sottoscritti proprio i governi di centrosinistra. Le riserve nel Pd sui
respingimenti riguardano il fatto che avvengano violando il diritto
internazionale, soprattutto per la mancata verifica se tra i clandestini sui
barconi vi siano rifugiati politici che chiedono asilo.
Anatema europeo: il
Governo insorge ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che mette in discussione il diritto
di chiedere asilo e nega la possibilità di fuggire da situazioni di repressioni
e violenze», ha detto ieri il commissario del Consiglio d'Europa Thomas
Hammarberg, svedese, da 20 anni al servizio dei diritti umani e non nuovo alle
polemiche con il governo Berlusconi.
L'Italia viola i diritti
( da "Manifesto, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: proteggere i diritti umani e
trovare una soluzione europea» al problema della pressione migratoria e dei
richiedenti asilo. Per Thomas Hammarberg, Commissario ai diritti umani del
Consiglio d'Europa la soluzione al dramma dell'immigrazione non va trovata nei
muri alzati in mare e nelle battute di caccia ai gommoni nelle acque
internazionali.
Papa: (
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani, diritti dei
palestinesi, sicurezza, libertà di accesso e di conservazione dei Luoghi santi.
SCEICCO La giornata si è caratterizzata anche per la cordialità negli incontri
con Peres, premio Nobel per la pace insieme con Rabin e Arafat per il
contributo al processo che ha portato agli accordi di Oslo: i due anziani
leader hanno anche piantato insieme una pianta di ulivo
Per Roxana Saberi
l'odissea nisce dopo quattro mesi
( da "EUROPA ON-LINE"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: sollevato e soddisfatto, ha
auspicato «che, con questo atto, possa aprirsi una fase di pieno rispetto dei
diritti umani e civili in Iran e possa avviarsi una stagione di relazioni
aperte e positive tra Teheran e la comunità internazionale nella ricerca di una
soluzione politica negoziata al dossier nucleare».
Se l'altro è maleodorante
( da "Manifesto, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che prima della nostra
consapevolezza dei diritti, e di essere soggetti di diritti, riguardano la
nostra percezione del reale e dell'umano e il nostro modo di essere umani.
Decidono e impongono il bello e il brutto, il visibile e l'invisibile, il
dicibile e l'indicibile, e si insinuano, prima che nella nostra testa, nei
nostri sensi: vista, olfatto,
Malta rifiuta una nave
militare italiana ( da "Corriere
della Sera" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: appello che arriva dal commissario
per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg. «La comunità
internazionale deve sostenere il Vaticano e l'Onu e fermare l'iniziativa
unilaterale dell'Italia che respinge i clandestini in mare, e nega la possibilità
di chiedere asilo e di fuggire da situazioni di repressione e violenza».
La Corte europea accoglie
il ricorso di 35 immigrati ( da "Corriere
della Sera" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: 8 Diritti umani La Corte europea
accoglie il ricorso di 35 immigrati MILANO La Corte europea per i diritti umani
ha ritenuto ammissibile il ricorso presentato da 35 immigrati, provenienti
dalla Grecia e sbarcati a Venezia e negli altri porti adriatici, respinti dalle
autorità italiane: avevano la possibilità di chiedere asilo politico.
L'Onu: massacro di civili
in Sri Lanka ( da "Corriere
della Sera" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Onu per i Diritti Umani. Scrittore
prestato alla politica (è autore di Servi e Atti di fede, Giovanni Tranchida
Editore), il ministro non ha dubbi: «I fatti sono chiari: i civili sono stati
colpiti dalle Tigri in primo luogo per impedire loro di abbandonare la zona, e
poi per provocare una strage da addossare al governo centrale».
sui rimpatri l'alt del
consiglio d'europa ( da "Tirreno,
Il" del 12-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che «mette completamente in discussione
il diritto d'asilo», nega il diritto «di ogni essere umano a fuggire dalla
repressione e dalla violenza ricorrendo al diritto d'asilo». Un diritto,
sottolinea in una dura nota di condanna anche Amnesty international,
esplicitamente previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
Fini. Respingere ma
verificare prima il diritto all'asilo
( da "AmericaOggi Online"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Si deve pensare anche in termini di
integrazione e di rispetto dei diritti umani. Ed è proprio per invitare al
rispetto dei diritti umani che anche il Consiglio d'Europa richiama l'Italia,
invitandola a smetterla con i 'respingimenti' di stranieri alle coste, perché
così facendo si lede il diritto di tutti a chiedere asilo.
Cave illegali in Palestina
( da "Manifesto, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: organizzazione israeliana per la
difesa dei diritti umani con sede a Tel Aviv, che hanno accusato alcuni
costruttori israeliani di estrarre illegalmente in Cisgiordania materiali
destinati all?edilizia; attività estrattive in cave che, trovandosi nei
territori occupati, vengono operate naturalmente sotto la giurisdizione delle
Forze armate israeliane.
diritti umani e sicurezza
- antonio cassese ( da "Repubblica,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Prima Pagina DIRITTI UMANI E
SICUREZZA ANTONIO CASSESE Alla base del respingimento in alto mare di centinaia
di migranti clandestini vi è un grave scontro tra interessi nazionali e valori
della comunità internazionale. L´immigrazione clandestina è certo un problema
molto serio, soprattutto ora che essa aumenta a ritmi vertiginosi.
dal carcere battisti
minaccia il suicidio "l'italia mi fa paura, non tornerò vivo" - omero
ciai ( da "Repubblica,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: presso la Commissione diritti umani
di Camera e Senato del Parlamento di Brasilia, alla quale parteciperà, in
qualità di giornalista, anche Achille Lollo, condannato in Italia per il Rogo
di Primavalle. Nell´intervista, l´ex leader dei Pac, afferma di avere «troppa
paura» di tornare in Italia e aggiunge minacciando il suicidio: «Non ho
intenzione di arrivarci vivo.
teheran, roxana torna
libera "gli usa non sono nostri nemici"
( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: combinazione di offerta di dialogo
e fermezza sulle questioni dei diritti umani dimostrata da Washington ha fatto
presa anche sul presidente Ahmadinejad, impegnato in una difficile campagna
elettorale in cui i candidati rivali, anche dello stesso gruppo conservatore,
gli imputano la responsabilità dell´isolamento internazionale e della difficile
situazione economica in cui si trova oggi l´
fini a maroni: verificare
il diritto d'asilo - liana milella
( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: parla Thomas Hammarberg, il
commissario per i diritti umani del Consiglio d´Europa, che ha già bacchettato
Maroni per via dei rom e del Cpt di Lampedusa. «Spero che l´Italia non vada
avanti con questa politica perché la sua iniziativa mina totalmente il diritto
di ogni essere umano di chiedere asilo».
diritti umani e sicurezza
- (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: vi erano solo 30 o 40 perseguitati
politici o cittadini di paesi profondamente autoritari, essi avevano diritto di
ingresso in Italia, perché venisse accertato e riconosciuto il loro status.
L´azione italiana, facendo prevalere interessi di sicurezza ed
economico-politici nazionali sull´obbligo internazionale di rispettare i
diritti umani, si è posta in conflitto con quei diritti.
Fini e Consiglio d'Europa:
( da "Arena.it,
L'" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani del Consiglio
d'Europa, Thomas Hammarberg, dopo le polemiche innescate dalla decisione del
governo italiano di rimandare in Libia i barconi carichi di migranti. Ma anche
il presidente della Camera, Fini, è intervenuto: «Si ai respingimenti, ma
bisogna garantire il diritto d'asilo», ha detto alla vigilia della richiesta da
parte del governo di mettere tre voti di fiducia
Europa sui
respingimenti ( da "Avvenire"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: commissario ai Diritti umani del
Consiglio d'Europa (organismo con sede a Strasburgo, nato nel 1949 per la
tutela e l'affermazione dei diritti umani), che con l'Ue non ha niente a che
vedere. La scelta di ricondurre le imbarcazioni in Libia «mette completamente
in discussione il diritto di chiedere asilo », obietta Hammarberg,
(
da "Avvenire"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umaniAbstract: dei diritti umani, del progresso umano ed economico, della sicurezza e della stabilità». L'arcivescovo Quevedo ha quindi delineato quali siano ' Gli obiettivi della Chiesa cattolica in Asia'. Facendo riferimento alle conclusioni della prima Assemblea plenaria delle Conferenze episcopali asiatiche celebrata a Taipei nel 1974,>
Rimpatrii, la Giovanni
XXIII: no ( da "Avvenire"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: del totale dei clandestini presenti
nel nostro paese e la maggior parte di loro è in fuga da regimi in guerra o
dittatoriali e avrebbe diritto allo status di rifugiato politico, con gli oneri
di asilo e protezione umanitaria che questo comporta». Ma «cancellare i diritti
umani ha concluso porta al contrario instabilità e pericolo».
Inguscezia fra ricchezza e
torture il luogo più violento del Caucaso
( da "Repubblica.it"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la più autorevole organizzazione
per i diritti umani, l'Inguscezia è diventato il luogo più violento del Caucaso
e gli eccessi della lotta al terrorismo rischiano di scatenare un conflitto
cruento come è stato quello ceceno. "Ogni giorno, le milizie dei servizi
di sicurezza dell'Fsb compiono rastrellamenti 'preventivi', come li chiamano
loro.
Una serata per ricordare
Anna ( da "Articolo21.com"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: reportages dalla Cecenia e dei suoi
articoli a difesa dei diritti umani, fortemente critici nei confronti della
politica del presidente Vladimir Putin, pubblicati sulla Novaja Gazeta.
L'Ordine dei giornalisti del Veneto e il Circuito cinema del Comune di Venezia
l'hanno organizzata per martedì 12 maggio 2009 alle ore 21, al centro culturale
Candiani di Mestre (piazzale Candiani,
Dottor Ghedda
( da "EUROPA ON-LINE"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: E che l'Italia, patria del diritto,
possa premiare la sapienza giuridica di un politico così democratico che
comanda indisturbato dal 1969, che è accusato di violare i diritti umani in
patria e di usare sistematicamente il ricatto come arma di pressione nel
contesto internazionale.
La tortura ai presunti
terroristi, lato oscuro dell'America
( da "Sicilia, La"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Nelle sale il documentario «Taxi to
the dark side» Oscar 2008 La tortura ai presunti terroristi, lato oscuro
dell'America Roma. Si chiamava Dilawar, era un giovanissimo taxista, era
afgano. Il primo dicembre 2002 fa salire sull'auto tre passeggeri che gli
sembrano come tanti: sarà la sua ultima corsa e a casa non tornerà mai più.
Effettuata raccolta di
firmein favore dei diritti umani ( da "Sicilia,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: marina di ragusa Effettuata
raccolta di firme in favore dei diritti umani Pozzallo. Dodici giugno 1829.
Data storica per la città della Torre. Con decreto di Francesco I di Borbone,
la borgata marinara dipendente da Modica, diventava comune autonomo. Centottanta
anni dopo l'Amministrazione comunale intende celebrare l'importante ricorrenza
con alcune iniziative culturali di spessore.
Ormai in dirittura
d'arrivoil piano particolareggiato
( da "Sicilia, La"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: la raccolta firme in favore dei
diritti umani da parte dei volontari della Chiesa di Scientology e di Gioventù
per i Diritti Umani per chiedere una più completa attuazione e maggiori
opportunità di eventi, manifestazioni e incontri per aumentare la conoscenza
nel pubblico della dichiarazione universale dei diritti umani.
Rutelli amplia il fronte
nel Pd
( da "Sicilia, La"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: rispettando i diritti umani.
D'altra parte i, primi accordi bilaterali per il rientro dei clandestini li
hanno sottoscritti proprio i governi di centrosinistra. Le riserve nel Pd sui
respingimenti riguardano il fatto che avvengano violando il diritto internazionale,
soprattutto per la mancata verifica se tra i clandestini sui barconi vi siano
rifugiati politici che chiedono asilo.
Berlusconi:
(
da "Sicilia, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umaniAbstract: Si deve pensare anche in termini di integrazione e di rispetto dei diritti umani. Ed è proprio per invitare al rispetto dei diritti umani che anche il Consiglio d'Europa richiama l'Italia, invitandola a smetterla con i «respingimenti» di stranieri alle coste, perchè così facendo si lede il diritto di tutti a chiedere asilo.
Diritti umani, tocca agli Usa
(
da "Arena, L'>" del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Abstract: Eletti nel
Consiglio Onu dopo anni di boicottaggio da Bush Diritti umani, tocca agli Usa
NEW YORK Nuova svolta dell'America di Barack Obama sul fronte delle istituzioni
multilaterali: gli Stati Uniti sono stati eletti ieri nel Consiglio per i
diritti umani, un organismo dell'Onu con sede a Ginevra boicottato negli anni
scorsi da Bush.
È vietato respingere chi
chiede protezione E vale per tutti i Paesi
( da "Arena, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dalla Convenzione internazionale
sui diritti civili e politici, dalla Convenzione Onu contro la tortura e dalla
Convenzione europea sulla protezione dei diritti umani: a spiegare la lunga
serie di norme che vengono disattese è, in una nota, l'Alto commissariato delle
Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
Migranti, Onu all'attacco
Preoccupati dall'Italia ( da "Arena,
L'" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Intanto, Maroni dice che il
commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg, che
l'altro ieri aveva criticato la politica italiana, dovrebbe dimettersi dopo che
il segretario del Consiglio d'Europa ha detto che parlava a titolo personale.
Ecco perché sono contrario
( da "Arena, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: entra il rispetto della persona e
dei diritti umani. Mi ha molto colpito un articolo di sabato 9 maggio di Moni
Ovadia, attore teatrale, cantante e compositore, che, anche in maniera molto
"forte", sconquassa (o dovrebbe sconquassare) le nostre coscienze. Ne
riporto alcuni passaggi: "se foste un musulmano, o un africano, o comunque
un uomo dalla pelle scura,
Sui rimpatri il
commissario (
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Le dichiarazioni di Hammarberg - ha
chiarito il segretario generale -sono da considerare «personali», in quanto
l'istituzione non aveva parlato della questione, anche se nella veste di
commissario ai diritti umani «aveva il diritto di farle».
immigrati, ban ki-moon
contro il governo maroni: "vada l'onu a controllare in libia" -
claudio tito ( da "Repubblica,
La" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Chi ha diritto d´asilo non vedo
perché debba essere mandato in Italia». Infine arriva anche l´invito a
dimettersi per il commissario ai diritti umani del Consiglio d´Europa Thomas
Hammarberg. «Il commissario - fa notare Maroni - è stato smentito dal suo
capo».
Gli Usa di Obama entrano
nel Consiglio diritti umani Onu ( da "Unita,
L'" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Gli Usa di Obama entrano nel
Consiglio diritti umani Onu NEW YORK Gli Stati Uniti di Barack Obama sono stati
eletti dall'Assemblea Generale dell'Onu al Consiglio per i diritti umani
boicottato da George Bush per le sue critiche ad Israele e per la presenza tra
i membri di Paesi con dubbi curriculum in materia.
DONNE E BAMBINI CRIMINALI?
( da "Unita, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Infatti, ha continuato sostenendo
che il suo governo non lede i diritti umani (come ritengono l'Europa, l'Onu e
perfino la Chiesa cattolica) perché quei disperati che ogni giorno rischiano la
vita sui barconi, non sono profughi o perseguitati politici, ma manovalanza al
soldo della criminalità organizzata.
L'Alto commissariato Onu
per i rifugiati (Unhcr) scrive al governo italiano esprimendo gr...
( da "Unita, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: il diritto di asilo va rispettato
ovunque». Intanto il segretario generale del Consiglio d'Europa Terry Davis,
dopo le proteste italiane, dice che le critiche all'Italia del commissario ai
diritti umani Hammarberg erano «a titolo personale». E Maroni incassa:
«Hammarberg dovrebbe dimettersi, l'Onu verifichi in Libia chi ha il diritto
all'
petizione antirazzista del
volontariato - claudia brunetto ( da "Repubblica,
La" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: crede nei diritti umani e
nell´integrazione" CLAUDIA BRUNETTO Una raccolta di firme contro il
razzismo. In un momento in cui si adottano rigide misure di sicurezza per
regolare i flussi migratori, i clandestini vengono respinti verso la Libia o
lasciati in mare per giorni come quelli della Pinar, da Palermo si consolida
una rete di solidarietà che aderisce alla campagna nazionale "
Rifugiato È un rifugiato
chi è fuggito o è stato espulso a causa di discriminazion...
( da "Unita, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: riconosciuto chi rischia di subire
gravi danni (condanna a morte, tortura, minaccia alla vita in caso di guerra
interna o internazionale), o violenze e sfruttamento per le quali veniva
precedentemente rilasciato il «permesso per protezione sociale o umanitaria»,
se tornasse nel Paese di origine o, nel caso di un apolide, nel Paese in cui
aveva la dimora abituale.
Sui barconi, come dicono
le statistiche, persone che hanno diritto d'asilo non ce n'è pra...
( da "Unita, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: in un carcere militare dove subisce
ogni specie di tortura. Quando fugge a casa i militari vanno a riprenderselo.
Al suo posto arrestano il padre: lo torturano e lo uccidono. E dopo di lui
uccidono i suoi fratelli. Nessuno rivela dove si nasconde Abudl, che solo un
anno fa, attraversando il deserto a piedi e penando per guadagnare i 1200 euro
da consegnare ai trafficanti egiziani,
Ma l'Onu chiede al governo
di riammettere i clandestini ( da "Tempo,
Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani». «Il principio di
non respingimento — ha ricordato il portavoce — non ha limitazioni geografiche.
Gli stati sono obbligati a rispettarlo, ovunque abbiano giurisdizione, anche in
alto mare». La «preoccupazione» dell'Onu è poi «rafforzata» dal fatto che la
Libia «non è uno stato membro della Convenzione del 1951 sullo status dei
rifugiati e non ha una legge
Ban Ki-Moon: sui migranti
l'Italia viola le norme Onu ( da "Unita,
L'" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: il diritto di asilo va rispettato
ovunque». Intanto il segretario generale del Consiglio d'Europa Terry Davis,
dopo le proteste italiane, dice che le critiche all'Italia del commissario ai
diritti umani Hammarberg erano «a titolo personale». E Maroni incassa:
«Hammarberg dovrebbe dimettersi, l'Onu verifichi in Libia chi ha il diritto
all'
Fornì le prove per guerra
in Iraq Suicida in cella ( da "Tempo,
Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: organizzazioni per i diritti umani
hanno chiesto di fare piena luce sul decesso. Le autorità di Tripoli hanno
aperto un'inchiesta. La testimonianza in cui Al Libi sosteneva che Saddam
Hussein avesse fornito armi chimiche e biologiche alla rete del terrore di
Osama bin Laden era stata tenuta in grande considerazione dalla Cia e fu uno
dei presupposti su cui fu basata la guerra in Iraq.
La vergogna di Lollo
( da "Tempo, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Ieri il ministro della Giustizia
brasiliano Tarso Genro è stato ascoltato dalla Commissione dei Diritti Umani
della Camera dei Deputati dove ha accusato l'Italia «di trattare il Brasile
come un paese di seconda categoria» proprio in riferimento alla crisi
diplomatica tra i due paesi scoppiata dopo la concessione dello stato di
rifugiato politico a Battisti.
Dall'egittologia a Guccini
passando per Obama Il Paese ospite di Librolandia 2009, &...
( da "Stampa, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: e si riflette su «Il caso
Politkovskaja e i Diritti Umani nel mondo»: intervengono Emma Bonino e Pietro
Marcenaro, coordinati da Francesca Sforza, con letture di Giuliana De Sio. Alle
15 in
sala Azzurra arriva l'acclamata Luxuria (nella foto), mentre alle 17,30 Alberto
Bevilacqua si racconta ai lettori.
il giurista accidioso che
anticipò beccaria - salvatore falzone
( da "Repubblica, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: abolizione della pena di morte e
della tortura, Tommaso Natale è il nome della borgata sorta intorno al suo
baglio, nella Piana dei Colli, all´estremità occidentale di Palermo. Lì era
nato il 3 giugno 1733. Figlio primogenito di Domenico e Beatrice Rao, Tommaso
Natale, marchese di Monterosato, fu filosofo, filologo, giurista e letterato.
roxana ritorna alla vita
"ora voglio riposare" - teheran
( da "Repubblica, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Esteri Il caso Primo giorno di
libertà per la cronista: "Nessuna tortura" Roxana ritorna alla vita
"Ora voglio riposare" TEHERAN Il desiderio di riposarsi e lasciarsi
alle spalle la terribile esperienza del carcere, ma subito una parola per chi
si è battuto per la sua liberazione. Roxana Saberi nel primo incontro con i
giornalisti ha fatto pochi programmi per il futuro.
Così le normeper chi
chiede asilo ( da "Secolo
XIX, Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dalla Convenzione Internazionale
sui Diritti Civili e Politici, dalla Convenzione Onu contro la Tortura e dalla
Convenzione Europea sulla Protezione dei Diritti Umani, spiega l'Alto
commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr). L'obbligo di non-respingimento
per gli Stati non comporta alcuna limitazione geografica e si applica a tutti
gli agenti statali nell'
ONU. No a respingimenti.
Maroni: andiamo avanti ( da "AmericaOggi
Online" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il commissario ai diritti umani del
Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg dovrebbe dimettersi, ha aggiunto Maroni,
commentando quanto dichiarato dal presidente del Consiglio d'Europa che ha
preso le distanze dalle critiche fatte da Hammarberg all'Italia sui
respingimenti.
Bisogna avere il coraggio
della denuncia, o si è complici ( da "Manifesto,
Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: contro la Dichiarazione Universale
dei diritti umani» e «una cosa priva di attenzione, di umanità, di rispetto
delle leggi, dei diritti e della dignità umana». Don Ciotti ha ribadito
l'importanza della lotta alla criminalità, precisando però che «i criminali
arrivano da canali superassicurati», e ha esortato le istituzioni a coniugare
«l'accoglienza e il diritto»
Nel pensatoio della Bassa
( da "Manifesto, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dei diritti umani. Nell'ultimo
miglio elettorale Berlusconi e i suoi volenterosi seguaci hanno un solo
obiettivo: non farsi scavalcare a destra. Non da Fassino, che pure ci tenta, ma
dalla Lega. Il cavaliere che parla lùmbard non si preoccupa di coprire
l'alleato leghista, o di difenderlo dalle critiche, ma di scacciarlo di lato e
mettersi al centro dello scandalo internazionale.
ML' Onu : riprendere chi
chiede asilo ( da "Manifesto,
Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Peccato che sia una soluzione
considerata al momento inapplicabile tanto dall'Acnur quanto dal Commissario ai
diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg. Dal portavoce d Barrot
nessuna parola, invece, sul fatto che Frattini giustifichi i respingimenti
chiamando in causa il Patto europeo per l'immigrazione, approvato sotto
Presidenza francese.
Messaggio a Bruxelles con
tante incognite ( da "Sole
24 Ore, Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: significa consegnarli a uno Stato
dove la democrazia e il rispetto dei diritti umani non sono certo al centro dei
valori politici e sociali. Così si giustificano anche le numerose proposte,
come quella del ministro della Difesa Ignazio La Russa, di istituire in Libia
centri per la richiesta di asilo. Idee che hanno comunque bisogno di non poco
tempo per essere realizzate.
Sui barconi nessun
rifugiato ( da "Sole
24 Ore, Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: mentre per Maroni il commissario ai
diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg, dovrebbe dimettersi
dopo che le sue critiche all'Italia sono state definite «personali»dal
segretario generale dell'organizzazione. Intanto il segretario del Pd Dario
Franceschini i respingimenti devono rispettare i diritti dei richiedenti asilo
e «non ci sono altre linee del Pd»
Diritti umani: gli Usa
tornano nel consiglio ( da "Sole
24 Ore, Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: 2009-05-13 - pag: 11 autore:
NAZIONI UNITE Diritti umani: gli Usa tornano nel consiglio Gli Stati Uniti di
Barack Obama tornano nel consiglio per i diritti umani dell'Onu. Ieri
l'assemblea generale ha eletto Washington, con Belgio e Norvegia, ai tre posti
vacanti nell'organismo e riservati ai «paesi europei e occidentali ».
PARLAMENTO EUROPEO :
PANORAMICA SULLA PLENARIA DI MAGGIO IL PRESIDENTE HANS-GERT POTTERING CHIEDE AI
CITTADINI DI ANDARE A VOTARE. ( da "marketpress.info"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Diritti umani: il Parlamento chiede
a gran voce il rilascio della giornalista irano-americana Roxana Saberi
incarcerata in Iran e fa il punto sullo stato dei diritti umani nel mondo.
Protesta sull´annunciata decisione di permettere il mix di vino bianco e rosso
per ottenere il rosé.
Niente supervertice A
giugno confronto tra i ministri Ue
( da "Corriere della Sera"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: il commissario per i diritti umani
del Consiglio d'Europa che aveva criticato l'Italia. E Bruxelles chiama Roma:
la Commissione Europea chiederà all'Italia «tutte le informazioni necessarie»
su quanto sta accadendo nel Mediterraneo, e in particolare il testo del
trattato con la Libia, che sarà esaminato nei dettagli.
Gli Usa eletti nel
Consiglio diritti umani ( da "Corriere
della Sera" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: diritti umani NEW YORK Nuovo
impegno a favore delle istituzioni multilaterali per l'amministrazione Obama.
Gli Stati Uniti sono stati eletti a larga maggioranza nel Consiglio per i
diritti umani, un organismo dell'Onu con sede a Ginevra, apertamente boicottato
dall'amministrazione Bush per le critiche rivolte ad Israele e per la presenza
al suo interno di Paesi accusati di violazione
Caso Battisti, oggi
l'audizione di Lollo ( da "Corriere
della Sera" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: italiano in Brasile è della
commissione diritti umani della Camera e ha suscitato proteste in Italia.
Secondo Andrea Ronchi, ministro per le politiche comunitarie, «la decisione di
far difendere un assassino da un altro assassino fa rabbrividire». Ieri il
ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro ha difeso la posizione del
governo, che ha concesso asilo politico a Battisti,
Oggi il dibattito sui
desaparecidos ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Anno internazionale dei Diritti
umani: il contributo dei sardi nel mondo e il ruolo della società civile?,
organizzato dal Centro di documentazione Mastinu-Marras col patrocinio del
Comune di Iglesias e della Provincia. Oltre ai temi portanti del dibattito,
durante l'incontro verrà approfondita la drammatica vicenda di Martino Mastinu
e Mario Bonarino Marras,
Il ricordo dei figli di
Tienanmen la primavera che cambiò Pechino
( da "Repubblica.it"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: appello Carta 08 per i diritti
umani. All'epoca della rivolta Xu aveva quarant'anni, insegnava all'Accademia
delle Scienze Sociali e il maggio dell'89 lo visse con i suoi studenti fino
all'ultimo. "Sono rimasto al centro di Piazza Tienanmen per tutta la notte,
fra il 3 e il 4 giugno, mentre si stringeva la morsa dei carriarmati.
<È vietato respingere chi chiede protezione E vale per tutti i Paesi>(
da "Arena.it, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dalla Convenzione internazionale
sui diritti civili e politici, dalla Convenzione Onu contro la tortura e dalla
Convenzione europea sulla protezione dei diritti umani: a spiegare la lunga
serie di norme che vengono disattese è, in una nota, l'Alto commissariato delle
Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
L' Onu : riprendere chi
chiede asilo ( da "Manifesto,
Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Peccato che sia una soluzione
considerata al momento inapplicabile tanto dall'Acnur quanto dal Commissario ai
diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg. Dal portavoce d Barrot
nessuna parola, invece, sul fatto che Frattini giustifichi i respingimenti
chiamando in causa il Patto europeo per l'immigrazione, approvato sotto
Presidenza francese.
(
da "Avvenire"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: a violare i diritti umani e il
diritto d'asilo? No, io parlo a prescindere dai sondaggi...». Tra i respinti
«ci sono anche i cristiani del Sudan meridionale, che rischiano di essere
rispediti da chi li vuole morti», avverte Savino Pezzotta, deputato Udc e presidente
del Consiglio italiano per i rifugiati.
Accordi con l'Africa per
blindare la costa: così la Spagna ferma le navi dei migranti
( da "Avvenire"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: particolare da parte delle
associazioni per i diritti umani. Una delle situazioni più spinose riguarda la
Mauritania, con la quale la Spagna mantiene un accordo bilaterale fin dal 2003,
quando governava il centrodestra di José Maria Aznar. Da allora il paese
africano può arrestare i subsahariani che vorrebbero salpare per le isole
Canarie e quelli che sono già stati espulsi dalla Spagna.
La preoccupazione
dell'Onu: (
da "Avvenire"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che poi chiede le dimissioni del
commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg, da cui
erano giunte critiche all'Italia. «L'Europa deve intervenire», fa eco il
presidente del Senato Schifani. Il commissario Ue alla Giustizia Barrot ribadisce
che il diritto d'asilo «va rispettato ovunque» e che il tema sarà affrontato a
Bruxelles il 5 giugno.
La Perugia-Assisi a
Gerusalemme ( da "Articolo21.com"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Coordinamento Nazionale degli Enti
Locali per la Pace e i Diritti Umani e la Piattaforma delle Ong per il Medio
Oriente e in collaborazione con Articolo 21 e la Federazione Nazionale della
Stampa alle ore 11.30 a
Roma presso la sede della FNSI, corso Vittorio Emanuele II, 349 “L?Europa deve
fare quello che sta facendo in questi giorni, Papa Benedetto XVI: andare a
Gerusalemme.
Tra Cupola della Roccia e
Muro del pianto spunta la questione palestinese
( da "Sicilia, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Fanno parte del Consiglio per i
diritti umani 47 paesi. Gli Stati Uniti sono una delle 18 nazioni elette ieri
assieme a Cina, Cuba e Arabia Saudita, tre paesi nel mirino degli attivisti per
i diritti umani. In due gruppi regionali - Africa e Europa Orientale -
l'elezione è stata contestata: per l'Africa il Kenya non è stato eletto mentre
sono entrati Camerun,
Tre sì alla fiducia sul
ddl sicurezza Sugli immigrati scontro Fini-Bossi
( da "Stampaweb, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Onu per i diritti umani». Chiuso
"l?incidente" tra Fini e la Lega e risolta la formalità dei voti, a
Montecitorio resta solo l?opposizione, a recriminare per la fiducia posta dal
governo al ddl e a presentare odg per «sfidare l?esecutivo almeno ad
un?assunzione di responsabilità su temi che in commissione apparivano
condivisi» e che sono usciti dal ddl a causa dei maxi-
Berlusconi tranquillo: (
da "Libertà"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ha avuto la presidenza del
consiglio per i diritti umani. Giornata tumultuosa sui problemi
dell'immigrazione, perchè il dibattito ha investito parlamento, sedi politiche
e luoghi cattolici, soprattutto per le precedenti affermazioni del presidente
del Consiglio: quasi nessuno, degli immigrati esaminati, ha titoli per il
diritto di asilo.
Reato di clandestinità, la
Camera vota la fiducia ( da "Arena,
L'" del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: e ricordiamoci che la Libia che ha
avuto negli ultimi tempi la presidenza dell'Onu per i diritti umani». LA LIBIA
E L'ONU. Oggi a Gaeta saranno consegnate tre motovedette alla Libia. Quanto
alle critiche delle istituzioni internazionali, il titolare del Viminale ha
annunciato che domani incontrerà il commissario Laurens Jolls, che è il
responsabile italiano dell'Unchr.
La verità sui campi libici
( da "Arena, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: soprattutto a punire i trafficanti
di merce umana, e rispettosa delle vite dei profughi. che vengono per noi prima
di ogni altra cosa». E se tra gli sventurati dei barconi ci fossero stati dei
possibili rifugiati politici, dei perseguitati aventi comunque diritto
all'asilo - come ci viene ricordato anche dall'ONU, ebbene «anche in Libia c'è
un CIR (Centro Italiano per i Rifugiati)
meeting della pace al
palazzo dello sport ( da "Tirreno,
Il" del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Universale dei diritti umani,
quest'anno è stato intitolato "Io adotto un diritto". «Il nostro
Istituto già dallo scorso anno scolastico partecipa attivamente alle iniziative
della Rete Progetto Pace. - spiega l'insegnante Maria Pia Mecheroni, coordinatrice
del progetto - Questa rete collega fra loro scuole diverse che condividono le
proprie esperienze per diffondere una cultura di pace,
La vergogna di Lollo, lo
stragista che depone per Battisti
( da "Tempo, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Ieri il ministro della Giustizia
brasiliano Tarso Genro è stato ascoltato dalla Commissione dei Diritti Umani
della Camera dei Deputati dove ha accusato l'Italia «di trattare il Brasile
come un paese di seconda categoria» proprio in riferimento alla crisi
diplomatica tra i due paesi scoppiata dopo la concessione dello stato di
rifugiato politico a Battisti.
bagdad, scoperta una fossa
comune con 100 corpi ( da "Repubblica,
La" del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il responsabile dell´ufficio per la
difesa dei diritti umani nella provincia di Diwaniya, Fadil al-Qasir, ha
affermato che un gruppo specializzato della sua organizzazione ha visitato il
sito e, iniziando a catalogare e contare i resti delle vittime, ha rilevato che
gran parte di esse indossavano il costume tradizionale curdo.
gheddafi, "l'amico
libico" in italia per una visita storica - vincenzo nigro
( da "Repubblica, La"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Così come Pannella e Bonino non
dimenticano i diritti umani nella Libia di oggi. E contestano quindi la
concessione di una laurea honoris causa che l´Università di Sassari vorrebbe
consegnare al colonnello. Altra associazione che obietta qualcosa è l´Airl, il
comitato che riunisce i rimpatriati dalla Libia, gli italiani espulsi dopo il
1970.
Decreto sicurezza, oggi il
voto finale ( da "Stampaweb,
La" del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Onu per i diritti umani». Chiuso
"l?incidente" tra Fini e la Lega e risolta la formalità dei voti, a
Montecitorio resta solo l?opposizione, a recriminare per la fiducia posta dal
governo al ddl e a presentare odg per «sfidare l?esecutivo almeno ad
un?assunzione di responsabilità su temi che in commissione apparivano
condivisi» e che sono usciti dal ddl a causa dei maxi-
IL DIRITTO ALLA VITA
( da "Manifesto, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: La questione cruciale è dunque
molto diversa, se è vero che il diritto alla vita è il diritto fondamentale
proclamato dalla Dichiarazione universale dei diritti umani nel 1948. È una
verità difficile da negare, dopo i fiumi di retorica che ci hanno investito per
la ricorrenza dei sessant'anni della Dichiarazione.
Marcia indietro di Obama
sulle torture Restano top secret le foto degli abusi
( da "Unita, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: americani che votarono per Obama
anche perché vedevano in lui uno strenuo difensore dei diritti umani. Il
presidente si oppone alla pubblicazione delle foto che mostrano gli abusi
compiuti dai soldati americani ai danni dei prigionieri di Guantanamo, Abu
Graib e altre carceri speciali. TRUPPE IN PERICOLO La pubblicazione era così
sicura, che era già stata fissata una data, il 28 maggio.
Berlusconi incalza l'Onu:
diritto internazionale rispettato
( da "Corriere della Sera"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Ricordiamoci che la Libia ha avuto
negli ultimi tempi la presidenza del Consiglio dell'Onu per i diritti umani».
Un invito implicito rivolto a quanti desiderano lasciare l'Africa a recarsi
nelle sedi dell'Onu, e alla stessa Onu affinché si attivi per verificare che le
persone che si rivolgono ai propri uffici siano in possesso dei requisiti per
ottenere lo status di rifugiato.
Fini apre ai gay Ricevuti
alla Camera per la prima volta Non si parla delle coppie di fatto. Ma il leader
che aveva detto che un omosessuale non avrebbe potuto fare il maestro ora
( da "Unita, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: «E la tutela dei diritti umani,
ossia una legge contro l'omofobia, viene prima dei diritti civili», dice
Mancuso. «Come presidente, ci ha detto che bisogna fare dei passi avanti,
rispetto all'attuale arretratezza. Il punto di partenza è la legge sull'omofobia».
Il parlamentare della
commissione diritti umani del Senato: La Striscia isolata dal mondo, ho visto
le ferite della guerra, ora c'è voglia di normalità
( da "Unita, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Il parlamentare della commissione
diritti umani del Senato: «La Striscia isolata dal mondo, ho visto le ferite
della guerra, ora c'è voglia di normalità»
Gaza è una prigione ma non
ha smesso di sognare la pace ( da "Unita,
L'" del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: altri colleghi della Commissione
per i diritti umani del Senato. Cosa le è rimasto impresso di questa visita?
«Gaza City in apparenza sembra vivere una vita normale, ma man mano che dalla
città ci si avvicina al valico di Erez, il confine tra la Striscia e Israele,
il paesaggio cambia in maniera sempre più radicale e a ridosso di Erez,
l'immagine è quella di una distruzione totale.
Pacchetto sicurezza La
Lega vince ancora ( da "Stampa,
La" del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Ricordo che la Libia negli ultimi
tempi ha avuto la presidenza del Consiglio Onu per i diritti umani». Se sono
così bravi, provvedano loro. Maroni idem, non molla di un'unghia. Domani vede
il rappresentante Onu per i rifugiati, gli consiglierà di mandare più gente
nell'ufficio di Tripoli (ora sono solo 28 impiegati, lamenta l'Unhcr).
No alle foto sulle torture
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dalla Casa Bianca e ha fatto
infuriare le associazioni per i diritti umani che si sono battute per
quest'operazione di trasparenza. Il mese scorso, infatti, il Pentagono aveva
previsto di rendere pubblici gli scatti fissando anche la data, il 28 maggio.
Un atto non volontario ma obbligato dall'ordine di un giudice a cui si era
rivolta l'Unione americana per le libertà civili (Aclu)
Decreto sicurezza, oggi il
voto finale Maroni all'Europa: "Aiutateci di più"
( da "Stampaweb, La"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: internazionale è indispensabile per
contrastare il traffico di essere umani». E «noi - aggiunge Maroni - abbiamo
l?impegno morale, prima che il diritto, di contrastare l?indegno traffico di
esseri umani con ogni mezzo. Ciò non vuol dire chiudere le porte a chi scappa
dalle guerre e dalla fame». La prima notizia di ieri è che il governo ieri ha
incassato ben tre fiducie in un giorno solo,
Reato di clandestinità, la
Camera vota la fiducia ( da "Arena.it,
L'" del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: e ricordiamoci che la Libia che ha
avuto negli ultimi tempi la presidenza dell'Onu per i diritti umani». LA LIBIA
E L'ONU. Oggi a Gaeta saranno consegnate tre motovedette alla Libia. Quanto
alle critiche delle istituzioni internazionali, il titolare del Viminale ha
annunciato che domani incontrerà il commissario Laurens Jolls, che è il
responsabile italiano dell'Unchr.
Un governo senza umanità
minaccia di toglierci la nostra umanità
( da "Articolo21.com"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Nessun governo si può permettere di
venire meno ai doveri di solidarietà, di accoglienza e di difesa dei diritti
umani che sono iscritti nella nostra carta Costituzionale e nel diritto
internazionale dei diritti umani. Nessun governo può togliere a nessuno il
diritto al cibo, alla salute, all?istruzione, ad un lavoro dignitoso. Questi
fatti ci offendono e ci feriscono.
Un'analisi sballata
produce scelte di paura ( da "Avvenire"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: rapporti umani, in grado quindi di
generare un vero scambio culturale. Al contrario della sicurezza, infatti, che
è una responsabilità squisitamente politica delle istituzioni, i diritti umani
appartengono alle persone e alle comunità nel loro reciproco rapporto, in virtù
di alcuni presupposti oggettivi la cui validità universale è precedente e
indipendente dalla volontà dei governi.
Ddl Sicurezza, oggi
question time alla Camera in diretta tivù
( da "Sestopotere.com"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: iniziative per verificare il
rispetto dei diritti umani nei confronti degli immigrati respinti nei centri di
detenzione libici; sugli orientamenti del Governo in merito alla proposta di
scioglimento del consiglio comunale di Fondi; sulle misure per il contrasto del
terrorismo di matrice islamica e, infine, sulla posizione del Governo in merito
a recenti vicende verificatesi nell?
Consiglio territoriale
Immigrazione di Treviso. Tra i temi trattati: tratta esseri umani, violenza
contro le donne ( da "Sestopotere.com"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: avvio di iniziative divulgative e
educative verso una cultura dei diritti umani e della non discriminazione. Un
ampio dibattito, infine, ha riguardato il tema della presenza straniera sul
territorio provinciale, anche in relazioni alle possibili ricadute in termini
di coesione sociale della crisi economica in atto.
Una battaglia di
democrazia e libertà ( da "AprileOnline.info"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: attivista per i diritti umani, un
cittadino americano a sua volta arrestato - rappresenta l'ennesimo atto di
violenza fisica e psicologica che San Suu Kyi si trova a subire. Di fronte a
questa escalation è urgente inviare un segnale forte, far crescere la
mobilitazione per squarciare la cortina di silenzio dietro la quale il regime
cerca di nascondersi.
( da "Articolo21.com"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Afghanistan:
perché semplicemente non si raccontano gli avvenimenti? di Rosa Villecco
Calipari* Perché in Italia non si può parlare oggettivamente di fatti senza
scadere in polemiche, senza ammantare ogni singola parola con le solite cortine
fumogene intrise di ipocrisia? Mi domando questo dopo lennesima
polemica alimentatasi dopo la tragica morte della bimba afgana di tredici anni
colpita domenica scorsa
da una pattuglia italiana ad Herat. Di un fatto gravissimo in sé, alcuni
quotidiani nazionali hanno dato letture volutamente “fuori contesto”, incapaci
di raccontare semplicemente gli avvenimenti e senza fornire un quadro di
insieme su quello che sta accadendo ora in Afghanistan. è giusto quindi
ritornare ai dati nella loro oggettività: in Afghanistan i nostri militari
stanno operando molto bene già da sette anni, con prudenza e con efficacia,
prova ne è che è questo il primo episodio che vede coinvolti soldati italiani.
Questa è la prima valutazione che bisogna dare ma è giusto parallelamente
pretendere che siano attivate le procedure necessarie per appurare la verità su
tutta la vicenda : modalità e dinamica dellevento,
rispetto delle procedure previste dalle regole di ingaggio. A tale fine, risultano già
avviate due inchieste: una della procura di Roma, competente ad indagare su
fatti che coinvolgono soldati italiani all'estero, oltre all'inchiesta aperta
anche dalla polizia afgana. Questi sono i fatti senza interpretazioni e
congetture. Fatti che rappresentano però anche la capacità del nostro Paese di
sapersi assumere responsabilità e nello stesso momento mantenere impegni verso
la popolazione afgana e verso la comunità internazionale. Non possiamo far
finta di non sapere che tutto il positivo che è stato già compiuto finora dalla
cooperazione militare e civile corre il rischio, in ogni istante, di essere
annullato da eventi drammatici come quello che adesso vede coinvolta lItalia.
Non possiamo ignorare
che stiamo assistendo, di settimana in settimana, ad un aumento nel numero di
vittime civili (lultimo rapporto della Commissione delle
Nazioni Unite per i
Diritti Umani indica 2.118 civili uccisi in azioni
belliche nel 2008, cioè il 40% in più dellanno precedente). Ancora ieri la
portavoce della Croce Rossa Internazionale, Jessica Barry, ha denunciato la
morte di almeno trenta civili, in gran parte donne e bambini, avvenuta in un
villaggio nellaerea di Farah a causa di un raid aereo.
Questi eventi non
si possono leggere né solo come numeri né tanto meno come danni collaterali. è
evidente che cè un cambiamento di atteggiamento da parte
della popolazione civile verso le forze della coalizione, alimentato da
comprensibili diffidenze e rancori. D'altronde la popolazione afgana, come la
maggior parte degli italiani, non distingue tra le due missioni operanti nel
paese: Enduring Freedom ed ISAF, che hanno obiettivi e natura completamente
diversi. Così mentre da un lato Enduring Freedom con un progressivo aumento dei
raid statunitensi sia sul confine afgano con il Pakistan sia nel territorio
pachistano, sta provocando numerose vittime tra i civili; dallaltra
parte la missione ISAF a guida NATO, dove è impegnata anche lItalia, che
coopera con le comunità locali, registra un incremento costante degli attentati contro le sue
forze. Questo è un punto centrale sul quale dovremmo saperci interrogare prima
di scadere in inutili polemiche e tristi congetture. L'Afghanistan continua ad
avere bisogno di impegno internazionale, militare ed economico, per sconfiggere
il terrorismo e rilanciare lo sviluppo e la ricostruzione del paese. Purtroppo
di fronte allassenza di strategia del nostro governo e a
silenzi del Ministro della Difesa, che non prevede neppure la contemporaneità dei diversi interventi,
civile e militare, cè un pericolo reale quello di
rendere debole e sempre più inefficace la presenza della coalizione: senza
futuro per gli afgani e senza una futura exit strategy per il nostro Paese. *
Capogruppo Pd Commissione
Difesa
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( da "Repubblica.it"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
BRUXELLES -
"Respingere l'immigrato clandestino non viola il diritto internazionale,
ma abbiamo il dovere di verificare se tra coloro che vengono respinti c'è chi
ha diritto di chiedere l'asilo". Si smarca dalla linea dura del governo il
presidente della Camera Gianfranco Fini, in visita ufficiale in Algeria. Ma in
serata arrivano le parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, di
verso opposto: "Su questi barconi di persone con diritto di asilo non ce
n'è praticamente nessuna". Fini, serve distinguere. "Un conto -
puntualizza Fini - è l'immigrato clandestino, mentre un altro conto è chi gode
della possibilità di chiedere asilo. Si tratta di due posizioni che non possono
essere trattate allo stesso modo. Respingere l'immigrato che vuole entrare clandestinamente
- spiega il presidente della Camera - non viola il diritto internazionale. E'
il diritto internazionale che lo prevede, ma è giusto che venga verificata la
sussistenza dei requisiti per chiedere l'asilo prima di riaccompagnare il
clandestino al paese da cui proviene". Berlusconi puntualizza. "Su
questi barconi, come dicono le statistiche, persone che hanno diritto d'asilo
non ce ne è praticamente nessuna. Solo casi eccezionalissimi". Sono le
parole dette dal premier conversando con i giornalisti a Sharm El Sheik dove
domani parteciperà al vertice bilaterale italo-egiziano. Berlusconi ha poi
aggiunto: "Per chi chiede asilo in Italia ci sono le leggi che ci
impongono di darlo: diamo asilo per chi viene da paesi dove manca la libertà o
ci sono stati di polizia. Noi comunque abbiamo sempre uno spirito umanitario". La posizione di Fini? "Non mi va di
entrare in questo discorso", ha tagliato corto il premier. Sulla questione
immigrazione "la verità è questa", ha concluso Berlusconi: "la
sinistra vuole che le porte del nostro paese siano spalancate a tutti, quindi
anche ai clandestini", mentre "noi invece riteniamo che le porte
debbano essere chiuse o socchiuse soltanto per chi viene in Italia per lavorare
ed integrarsi". OAS_RICH('Middle'); Alfano: "Il governo non viola le
leggi". Ma il governo conferma la linea sulla politica dell'immigrazione:
"Con la Libia - spiega il ministro della Giustizia Angelino Alfano -
l'esecutivo italiano ha stilato un accordo che sta rispettando. Tripoli è un nostro
interlocutore e abbiamo concluso un grande accordo con questo Paese
nordafricano che deve dare dei risultati. Uno dei risultati che noi ci
aspettiamo è di fermare l'immigrazione dalla Libia - dice il ministro - e
pensiamo di adottare politiche conseguenti senza la violazione di nessuna legge
internazionale". "Italia multietnica? Questione demografica".
Gianfranco Fini prende invece le distanze dalla linea introdotta dal ministero
dell'Interno e dalla dichiarazione del premier che aveva assicurato di
"non volere un'Italia multietnica": "Non credo abbia molto senso
dire che si voglia o meno una società multietnica: è una questione demografica.
In Italia e nel resto della Ue - spiega il presidente della Camera - il numero
degli stranieri è aumentato ed è destinato a salire ancora per ragioni
demografiche. Per questo - osserva - una politica lungimirante in tema di
immigrazione deve basarsi certamente su una garanzia di sicurezza e legalità,
ma anche su una forte cooperazione internazionale". Consiglio d'Europa: "Fermatevi".
Sulla linea dura del nostro governo interviene anche il Consiglio d'Europa:
"Respingere gli immigrati clandestini direttamente in Libia è
un'iniziativa molto triste, che mina la possibilità per
ogni essere umano di fuggire da repressione e violenza, ricorrendo al diritto
d'asilo". Interviene il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg. Dopo le critiche della
Cei e della portavoce dell'Agenzia Onu per i rifugiati, la politica introdotta
dal governo per gestire gli sbarchi degli immigrati in Italia, anche il
Consiglio d'Europa boccia "l'iniziativa italiana che viola il diritto di
ogni essere umano di ottenere asilo politico. Spero che l'Italia non vada
avanti con questa politica". Vescovi e Onu contrari. Critici erano stati
anche i vescovi. Il segretario generale della Conferenza dei vescovi monsignor
Mariano Crociata ieri ha affermato che il nostro paese "è già
multiculturale", è "un dato di fatto", anzi "un
valore". E avversa alla politica dei "respingimenti" si era
detta anche Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr, l'Agenzia Onu per i
rifugiati: "Respingere in Libia gli immigrati entra in rotta di collisione
col diritto di asilo, così come è regolato da leggi nazionali, europee e
internazionali. Esiste infatti il principio del non respingimento nel caso di
gente bisognosa di protezione". "Agli stranieri una chance".
Contrario adesso si dice il commissario per i diritti umani
del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg che, dichiarandosi "totalmente in
linea con le posizioni espresse dal Vaticano, giudica la strategia del governo
italiano una cattiva soluzione. "Agli stranieri che raggiungono l'Italia -
ha avvertito ancora Hammarberg - devono avere una chance per ottenere asilo.
Ora in Italia tutto questo diventa impossibile". Il commissario per i
diritti umani ha tuttavia spezzato una lancia in
favore del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, invitando l'Unione europea a
fare di più per sostenere il nostro Paese a rispondere all'emergenza sbarchi.
"Credo che il ministro Maroni agisca in questo modo perchè a Bruxelles ha
trovato soltanto il silenzio dell'Ue". In questo contesto, ha avvertito
Hammarberg, "anche l'Unione europea deve essere più responsabile e seria,
mettendosi all'ascolto di quei Paesi come l'Italia o Malta che a nome di tutta
l'Unione devono affrontare questa sfida. Spero davvero che l'Unione europea
aiuti maggiormente l'Italia", ha concluso il commissario. (11 maggio 2009
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( da "Trentino" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
La solidarietà
promossa dai ragazzi Scuole coinvolte in un progetto sui
diritti umani: vince una classe di Riva TRENTO. La 3ª D dell'istituto
comprensivo Riva 2 di Riva del Garda ha vinto il premio «Jiampi», concorso per
gli studenti trentini su solidarietà internazionale e diritti umani, promosso dal Gruppo missionario folgaretano - Gmf e finanziato
dalla Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto. Le 23 classi
partecipanti (di tutta la provincia) hanno presentato dei brevi saggi sui
diritti umani o sul tema «In molti paesi del sud del
mondo i bambini muoiono per mancanza di cibo, nei paesi del nord si ammalano
per il troppo cibo». La classe vincitrice ha presentato dati e ha suggerito
piccole cose che possono essere fatte da tutti, come ridurre gli sprechi
alimentari o risparmiare energia. Dei 4000 euro del premio, 1000 sono destinati
al Gmf e consentono di adottare a distanza 5 bimbi colombiani, gli altri
serviranno per un viaggio di istruzione. «Insieme si può provare a fare delle
cose nuove, da soli non possiamo farcela», ha detto alla consegna dei premi
nella sede della fondazione Cassa di risparmio il vescovo Giancarlo Maria
Bregantini, il vescovo anti-'Ndrangheta per anni alla guida della diocesi di
Locri e poi trasferito a Campobasso. «Mentre aiuto qualcuno, faccio qualcosa
anche per me - ha aggiunto Bregantini - Non dobbiamo cacciare chi bussa alla
nostra frontiera: tutti hanno il diritto di essere accolti». Tutti hanno
diritto ad avere un proprio luogo di culto, ha insistito il religioso,
sottolineando il proprio sì a una moschea per la comunità islamica trentina. Al
2º posto si è classificata la 3ª C dell'istituto comprensivo di Mezzolombardo
(2000 euro di premio), al terzo le terze B e D del comprensivo di Ala. «Ci sono
circa 7000 stranieri nella scuola che hanno la stessa età dei ragazzi che hanno
partecipato al concorso. Da qui bisogna costruire l'integrazione, intessendo
rapporti di amicizia», ha detto Paolo Renna, dirigente del dipartimento
istruzione. «In Trentino sono 230 le associazioni che lavorano nel mondo per
aiutare gli altri - ha precisato l'assessore provinciale Lia Beltrami - Non
basta fare progetti, occorre portarli a termine». La giuria era composta da
Antonio Bazzanella, Beatrice de Gerloni, Elvira Zuin. (l.i.)
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( da "Trentino" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Teatroscuola:
domani inizia la rassegna con gli spettacoli degli studenti delle superiori Palcoscenico ragazzi per i diritti umani ROVERETO. Educare ai diritti può passare anche attraverso
un'esperienza teatrale: è lo spirito che anima la rassegna messa in piedi da
alcuni studenti e insegnanti degli istituti comprensivi e superiori della
città, che accogliendo la proposta dell'assessorato all'istruzione retto da
Mirella Stofella porteranno in scena le loro emozioni, per favorire la
presa di coscienza di sé e della propria identità fino da arrivare al confronto
con l'altro e alla percezione della differenza come arricchimento e non anzichè
spinta alla chiusura o allo scontro. Il calendario degli spettacoli inizia
domani alle 10 al teatro Rosmini (e giovedì alle 10.30 in replica) con
«Ricordando...ci», curato dal gruppo Teatroscuola del Don Milani-Depero con
l'insegnante Francesca Marcomini e dedicato alla memoria dei genocidi dei
popoli ebreo, armeno e zingaro. Giovedì e venerdì alle 20.45 all'auditorium
Melotti va in scena "Diritti diversi",
preparato dagli studenti dei laboratori di teatro e di danza dell'istituto
Filzi con le insegnanti Nadia Giordani e Claudia Cristoforetti e in
collaborazione con Elisa Colla. Venerdì 22 maggio alle 20.30 alla Filarmonica,
"Strumenti di difesa", musica, parole e danza. degli istituti
comprensivi Rovereto Est, Rovereto Nord e Alta Vallagarina con la
collaborazione degli insegnanti Cristiana Bianchi, Vania Baldo, Costanza
Bonacelli, Dora Cainelli, Maria Caracristi, Leonardo Carrieri, Cecilia
Francina, Giovanna Ieronimo, Ornella Moro, Antonio Pileggi, Carlo Tovazzi e
Fabrizio Zeni.
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( da "Trentino" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Una tela per i
diritti umani intessuta dagli scolari arcensi ARCO.
L'istituto comprensivo di Arco ha organizzato per questa settimana un programma
ricco di appuntamenti dedicati alla pace. Fino a venerdì, dalle 16.30 alle 18, sarà possibile visitare la "Tela dei diritti umani". Cinque classi dell'Ic arcense hanno infatti partecipato
al progetto promosso dal Forum Trentino per la pace in occasione del 60º
anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani. Ognuno dei ragazzi ha realizzato un pezzo della grande tela di
circa 100 metri
contenente riflessioni, pensieri, disegni e testimonianze riguardanti
l'importanza della promozione di tali diritti per tutti. Inoltre, per oggi le
scuole primarie di Massone e Bolognano propongono una giornata dal titolo
"La pace comincia da me"; domani toccherà alle prime e seconde medie
di Prabi con "Piccoli passi per un mondo di pace", dopodiché
l'appuntamento è per giovedì presso il Giardino della Pace dove le elementari
di Arco e Romarzollo celebreranno "Semina la pace"; per concludere,
venerdì sette quarte elementari ne incontreranno due delle medie nell'aula
magna di Prabi per confrontarsi sull'iniziativa "Lo zaino per superare la
guerra". (m.cass.)
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( da "Tribuna di Treviso, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pdl e Lega
bacchettano i vescovi «Non possiamo accogliere tutti» L'onorevole Stefani «La
carità è infinita non le risorse La Chiesa pensi alle anime» PADOVA. «Non siamo
per l'Italia multietnica» avverte il premier Silvio Berlusconi sulla home page
del sito Internet del Popolo della Libertà. «Non abbiamo bisogno di altri
extracomunitari» e «Le espulsioni sono necessarie» sono le parole d'ordine che
campeggiano nel sito della Lega Nord, dove il ministro Maroni spiega come ha
respinto in Libia i clandestini. Espressioni cui domenica ha risposto a tamburo
battente monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza
episcopale italiana: «L'italia è già multiculturale. E la sua molteplicità di
culture, che esiste di fatto, rappresenta un valore». Il tema indubbiamente
appassiona e produce reazioni a raffica. Tra i primi a scendere in campo il
sindaco di Vicenza, Achille Variati, esponente del Pd: «Berlusconi non vuole
un'Italia multietnica? Sono angosciato da questa dichiarazione. E'
un'affermazione molto grave che riporta alla memoria cose terribili di altre
epoche. Vuol dire - continua Variati - non rendersi conto di come sono le
città. Una cosa è il rispetto delle nostre leggi e della nostra cultura, una
cosa è fare distinzioni di etnia, come se ci fosse la "razza
italiana". La pensa in maniera diametralmente opposta Stefano Stefani,
deputato della Lega Nord e presidente della commissione Affari Esteri della
Camera. «La carità cristiana della Chiesa è infinita - argomenta l'esponente
del Carroccio - ed è giusto che sia così per una grande virtù. Non sono
infinite, invece, le risorse del Welfare. Non possiamo accogliere chiunque
cerchi rifugio da noi e non è egoismo o gretta chiusura. Ci sono costi concreti
da affrontare contestualmente alla domanda sociale che si sta acuendo nel
nostro Paese a seguito della crisi economica. Che piaccia o no ai Vescovi e
all'Onu, il pattugliamento e la difesa dei confini nazionali anche nel Canale
di Sicilia sono atti dovuti. I vescovi si occupano di anime. Noi dobbiamo occuparci
di persone in carne e ossa». Per Roberto Rao, deputato Udc e portavoce di
Pierferdinando Casini, «i respingimenti sono uno strumento serio. Ma siamo contrari a respingimenti in un territorio dove i diritti
umani non sono salvaguardati. Bisogna rendersi conti che ormai si vive
in condizioni di multietnicità. Questa è una realtà ormai incontrovertibile».
Remo Sernagiotto, capogruppo di Forza Italia-Popolo della Libertà, sposa a
spada tratta la linea del premier Berlusconi. «Io voglio una società - argomenta
Sernagiotto - che si fondi su una vera coesione sociale. Non possiamo
spalancare le porte a tutti. Vogliamo porci l'obiettivo del 10% della
popolazione immigrata? Benissimo, ma facciamolo in trent'anni per favorire una
vera integrazione. Se adesso servono le badanti, accogliamo quelle, ma poi
basta. La Chiesa dice quello che deve dire e fa quello che deve fare. Ma, poi,
chi ha la responsabilità deve fare le scelte». Non è d'accordo il senatore
Paolo Giaretta, segretario del Pd veneto. «La Chiesa io l'ascolto - afferma
Giaretta - sia quando dice cose che mi piacciono sia quando non mi piacciono.
Credo inoltre che vadano rispettati gli impegni internazionali che l'Italia ha
sottoscritto, come il diritto d'asilo. Aggiungo che quello in carica è il governo
che, nella storia recente, può annoverare il più significativo incremento
dell'immigrazione clandestina». «Per una volta - osserva Nicola Atalmi,
consigliere regionale del Pdci - sto con il monsignore della Cei. Qualcuno mi
deve spiegare il collegamento che ha fatto Berlusconi tra il respingimento dei
clandestini e la società multietnica, che è già realtà. Anzi, il Piano casa
della Regione sembra fatto apposta per i muratori che arrivano dall'Est».
Chiude l'onorevole Antonio De Poli: «Io sono per un'Italia dove ci sia la
certezza della pena, dove chi delinque sta in galera e dove gli immigrati
regolari possano lavorare, farsi una famiglia e pagare le tasse». (Claudio
Baccarin)
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( da "Tribuna di Treviso, La"
del 12-05-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino)
(Corriere delle Alpi)
Argomenti: Diritti umani
di Andrea Palombi
Sui rimpatri l'alt del Consiglio d'Europa «L'Italia si fermi». Frattini: noi
rispettiamo le norme comunitarie Ma il commissario per i diritti umani riconosce che la Ue non aiuta i paesi in difficoltà
come Italia, Grecia e Malta ROMA. «Che il mondo fermi l'Italia!». E' un appello
che fino a qualche anno sarebbe risuonato come fantapolitica quello lanciato
ieri dal commissario per i Diritti umani del Consiglio
d'Europa, Thomas Hammarberg. Il Belpaese, tradizionalmente in prima fila in
tema di tolleranza e solidarietà, sembra però aver conquistato ormai la maglia
nera del più spietato verso i poveri cristi che quotidianamente si ammassano ai
confini dell'Europa. Anche Bruxelles scende così in campo contro la decisione
del governo italiano di respingere in blocco in mare gli immigrati clandestini.
E questo senza distinguere chi avrebbe diritto di asilo, rigettandolo così
verso la persecuzione, in qualche caso la tortura e la morte. Quella messa in
atto dal governo Berlusconi è «un'iniziativa molto triste», ha commentato
Hammarberg. «La comunità internazionale deve sostenere le posizioni del
Vaticano e dell'Onu e fermare l'iniziativa unilaterale dell'Italia».
Un'iniziativa, sostiene il commissario europeo, che «mette
completamente in discussione il diritto d'asilo», nega il diritto «di ogni
essere umano a fuggire dalla repressione e dalla violenza ricorrendo al diritto
d'asilo». Un diritto, sottolinea in una dura nota di condanna anche Amnesty
international, esplicitamente previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
Le accuse vengono seccamente respinte dal nostro ministro degli Esteri, Franco
Frattini, secondo il quale, al contrario, con i respingimenti l'Italia sta
rispettando proprio una regola approvata dall'Unione europea a dicembre. «Pensiamo
che questa politica, che continuerà, sia molto rispettosa delle politiche
europee, in quanto prevista dal Patto dell'immigrazione». Nei giorni scorsi
aveva ribadito che la «linea dura» continuerà anche il ministro Roberto Maroni,
il «padre» dell'iniziativa di respingere i clandestini direttamente in Libia.
Ieri però Maroni ha chiesto anche all'Unione europea di farsi carico di quanti
arrivano in Italia e, avendo diritto all'asilo, vengono accolti. Ha chiesto a
Bruxelles di applicare il «principio di solidarietà» e di farsi carico del loro
mantenimento. Una richiesta che appare però in contraddizione con la decisione
di respingere i barconi di migranti in mare, prima cioè di aver potuto fare
qualsiasi valutazione e distinzione su chi ha diritto d'asilo e chi no.
Hammerberg si è comunque lamentato anche del fatto che l'Unione europea sia
stata finora latitante sul tema dell'immigrazione clandestina e ha chiesto a
Bruxelles di farsi carico della questione proprio per evitare decisioni
unilaterali come quella italiana. «Fino ad oggi - ha infatti sottolineato -
l'Unione europea non ha aiutato paesi in difficoltà come Italia, Malta e
Grecia». E ha chiesto di «dare all'Italia il sostegno di cui ha bisogno». Ci
vuole subito, ha concluso, «un incontro di alto livello tra i leader europei e
quelli italiani, perché il problema è europeo e richiede una soluzione comune».
Diversi gruppi della sinistra hanno intanto chiesto la convocazione di una
riunione straordinaria della commissione libertà civili del Parlamento europeo
per discutere dell'iniziativa italiana. «Occorre verificare d'urgenza la
conformità al diritto europeo e internazionale, in particolare la Convenzione
di Ginevra e la Convenzione europea per i diritti dell'uomo», scrivono Claudio
Fava, coordinatore del gruppo socialista europeo, Jean Lambert (Verdi europei)
e Giusto Catania coordinatore della sinistra unitaria europea. «Siamo convinti
che gli atti delle autorità italiane, già sanzionati nel 2005
dall'Europarlamento e dalla Corte europea, violino i diritti dei richiedenti
asilo».
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( da "Secolo XIX, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Fini: i
dirittidei migrantivannorispettati la polemica roma. «Respingere l'immigrato
clandestino non viola il diritto internazionale, ma abbiamo il dovere, come
tutti gli altri Paesi, di verificare se tra coloro che vengono respinti c'è chi
ha diritto di chiedere l'asilo». Lo ha detto il presidente della Camera,
Gianfranco Fini, in Algeria. Secco alt anche dal Consiglio d'Europa. Il
respingimento dei clandestini verso la Libia «è un'iniziativa che mina la
possibilità per ogni essere umano di fuggire da repressione e violenza,
ricorrendo al diritto d'asilo. Spero che l'Italia si fermi», ha detto il
commissario per i Diritti umani, Thomas Hammarberg. E
Francesco Rutelli apre le divisioni nel Pd. bocconetti e altri servizi >>
3 Il presidente della Camera: «Respingere si può, ma dopo la verifica del
diritto d'asilo». Il Consiglio d'Europa: «Fermatevi» 12/05/2009
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( da "Arena, L'" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Martedì 12 Maggio
2009 NAZIONALE Pagina 2 IMMIGRAZIONE. La terza carica dello Stato replica al
premier Berlusconi: «L'Italia multietnica esiste nei fatti». A Porto Empedocle
69 clandestini respinti da Malta Fini e Consiglio d'Europa: «Garantire asilo
politico» Berlusconi: ma nessuno sui barconi ne ha i requisiti Il presidente
della Camera: i respingimenti sono legali ROMA «L'Italia fermi i respingimenti
e la comunità internazionale intervenga a sostegno delle posizioni del Vaticano
e dell'Onu». Il monito arriva dal commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, dopo le polemiche
innescate dalla decisione del governo italiano di rimandare in Libia i barconi
carichi di migranti. Ma anche il presidente della Camera, Fini, è intervenuto:
«Si ai respingimenti, ma bisogna garantire il diritto d'asilo», ha detto alla
vigilia della richiesta da parte del governo di mettere tre voti di fiducia
sul disegno di legge sicurezza in esame dell'Aula della Camera. Il
provvedimento, che sarà divisio in tre maxi-emendamenti, prevede soprattutto il
reato di clandestinità. «L'iniziativa del governo italiano sui respingimenti
mette in discussione il diritto di chiedere asilo», ha spiegato Hammarberg,
«così si nega la possibilità di fuggire da situazioni di repressioni. La Ue
dovrebbe cominciare a dare all'Italia il sostegno di cui ha bisogno. Era
«prevedibile», per il ministro degli Esteri, l'invito del Consiglio d'Europa.
Ma, ha spiegato Frattini, «noi siamo vincolati da una decisione dell'Ue», che
obbliga a pattugliare le coste e a respingere i clandestini, mentre una
soluzione per tutelare chi chiede asilo potrebbe essere quella di far sì che
«le richieste di asilo partano direttamente dai Paesi di origine e transito».
Il premier Berlusconi, ieri a Sharm el Sheikh in Egitto, però è intervenuto:
«Su questi barconi, come dicono le statistiche, persone che hanno diritto
d'asilo non ce ne è praticamente nessuna. Solo casi eccezionalissimi. Per chi
chiede asilo in Italia ci sono le leggi che ci impongono di darlo: diamo asilo
per chi viene da paesi dove manca la libertà o ci sono stati di polizia. Noi
comunque abbiamo sempre uno spirito umanitario».
Intanto si è riaperta la polemica con Malta, che ieri ha respinto l'ingresso
nel porto della Valletta della nave «Spica» della Marina Militare Italiana con
a bordo 69 migranti, recuperati domenica nel Canale di Sicilia e che sono
approdati a Porto Empedocle, sulla costa agrigentina, «Respingere l'immigrato
clandestino non viola il diritto internazionale», ha riconosciuto ieri
dall'Algeria Fini, che però si è smarcato dal pugno di ferro del governo:
«Resta il dovere di verificare se tra quelli che vengono respinti ci siano
persone che hanno il diritto di richiedere asilo. Il tema è cosi delicato da
non poter essere affrontato in maniera superficiale o, peggio ancora,
propagandista». È tornato poi anche sulle frasi di Berlusconi, contro l'idea di
«un'Italia multietnica»: «È una questione demografica, non credo abbia senso
dire che si voglia o meno una società multietnica. In Italia il numero degli
stranieri è aumentato ed è destinato a salire ancora». Berlusconi ha replicato:
«Fini? Non mi va di parlarne».
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( da "Libertà" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Dall'Europa alt
all'Italia sui rimpatri dei migranti roma - Migranti respinti: arriva al
governo italiano l'alt del Consiglio d'Europa (da non confondere con gli organi
dell'Unione europea). Secondo il commissario per i Diritti umani, Hammarberg, il respingimento degli immigrati clandestini verso
la Libia «è un'iniziativa molto triste», che «mina la possibilità per ogni
essere umano di fuggire da repressione e violenza, ricorrendo al diritto d'asilo».
L'Italia si fermi, è l'appello. Gianfranco Fini interviene nel dibattito
sulla linea dura del governo contro gli sbarchi. Il presidente della Camera ci
tiene a puntualizzare che «abbiamo il dovere di verificare se tra quelli che
vengono respinti ci siano persone che hanno il diritto di richiedere asilo». I
SERVIZI a pagina 3 12/05/2009
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( da "Libertà" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il Consiglio
d'Europa: sui rimpatri l'Italia si fermi La replica del governo all'appello di
Hammarberg: «Pensiamo che questa politica sia rispettosa delle norme» rOMA -
«Che il mondo fermi l'Italia!». E' un appello che fino a qualche anno sarebbe
risuonato come fantapolitica quello lanciato ieri dal commissario per i Diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg. Il
Belpaese, tradizionalmente in prima fila in tema di tolleranza e solidarietà,
sembra però aver conquistato ormai la maglia nera del più spietato verso i
poveri cristi che quotidianamente si ammassano ai confini dell'Europa. Anche
Bruxelles scende così in campo contro la decisione del governo italiano di
respingere in blocco in mare gli immigrati clandestini senza distinguere prima
chi avrebbe diritto di asilo, rigettandolo così verso la persecuzione, in
qualche caso la tortura e la morte. Quella messa in atto dal governo Berlusconi
è «un'iniziativa molto triste», ha commentato Hammarberg. «La comunità
internazionale deve sostenere le posizioni del Vaticano e dell'Onu e fermare
l'iniziativa unilaterale dell'Italia». Un'iniziativa, sostiene il commissario
europeo, che «mette completamente in discussione il diritto
d'asilo», nega il diritto «di ogni essere umano a fuggire dalla repressione e
dalla violenza ricorrendo al diritto d'asilo». Un diritto, sottolinea in una
dura nota di condanna anche Amnesty international, esplicitamente previsto
dalla Convenzione di Ginevra del 1951. Le accuse vengono seccamente
respinte dal nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, secondo il quale,
al contrario, con i respingimenti l'Italia sta rispettando proprio una regola
approvata dall'Unione europea a dicembre. «Pensiamo che questa politica, che
continuerà, sia molto rispettosa delle politiche europee, in quanto prevista
dal Patto dell'immigrazione». Nei giorni scorsi aveva ribadito che la «linea
dura» continuerà anche il ministro Roberto Maroni, il «padre» dell'iniziativa
di respingere i clandestini direttamente in Libia. Ieri però Maroni ha chiesto
anche all'Unione europea di farsi carico di quanti arrivano in Italia e, avendo
diritto all'asilo, vengono accolti. Ha chiesto a Bruxelles di applicare il
«principio di solidarietà» e di farsi carico del loro mantenimento. Una
richiesta che appare però in contraddizione con la decisione di respingere i
barconi di migranti in mare, prima cioé di aver potuto fare qualsiasi
valutazione e distinzione su chi ha diritto d'asilo e chi no. Hammerberg si è
comunque lamentato anche del fatto che l'Unione europea sia stata finora
latitante sul tema dell'immigrazione clandestina e ha chiesto a Bruxelles di
farsi carico della questione proprio per evitare decisioni unilaterali come
quella italiana. «Fino ad oggi - ha infatti sottolineato - l'Unione europea non
ha aiutato paesi in difficoltà come Italia, Malta e Grecia». E ha chiesto di
«dare all'Italia il sostegno di cui ha bisogno». Ci vuole subito, ha concluso,
«un incontro di alto livello tra i leader europei e quelli italiani, perché il
problema è europeo e richiede una soluzione comune». Andrea Palombi 12/05/2009
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( da "Libertà" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Rutelli rompe il
fronte del no ai respingimenti dei barconi ROMA - Francesco Rutelli rompe il
fronte del «no» ai respingimenti dei barconi verso la Libia e chiede al Pd di
superare certe «ipocrisie» sull'immigrazione clandestina, se vuole essere
credibile. Un'apertura di credito alle iniziative del governo arriva da Pier
Luigi Bersani, pur con la preoccupazione che vengano violati i diritti umani. Un'aperta critica alle politiche del centrodestra è
invece confermata dal segretario Dario Franceschini, che fa proprie le parole
di «dell'Onu e dei vescovi italiani». Rutelli, in un'intervista al Mattino, ha
invitato a «uscire dal pendolo incessante che una volta va sull'accoglienza e
la successiva sulla paura e l'intolleranza. Dobbiamo comportarci - ha aggiunto
- come un grande Paese. Respingere senza ipocrisie l'immigrazione clandestina,
organizzare senza paura e con costanza l'integrazione». Deve farlo anche il Pd,
se vuole aspirare ad essere forza di governo. Per altro, il presidente del
Copasir boccia il governo Berlusconi: «Tenta di nascondere gli insuccessi con
dibattiti folli, tipo la proposta di apartheid sui trasporti milanesi».
Ragionamenti che riecheggiano quelli esposti sabato da Piero Fassino, per il
quale i respingimenti «non sono uno scandalo» se effettuati
rispettando i diritti umani. D'altra parte i primi accordi bilaterali per il rientro dei
clandestini li hanno sottoscritti i governi di centrosinistra. Le riserve nel
Pd sui respingimenti riguardano il fatto che avvengano violando il diritto
internazionale, per la mancata verifica se tra i clandestini sui barconi vi
siano rifugiati politici che chiedono asilo. Tanto più che la Libia non
ha firmato la Convenzione di Ginevra. Bersani non boccia i respingimenti, ma
mette in guardia da «misure ad effetto»: «Se veniamo meno noi al rispetto di
alcune prescrizioni internazionali questo può provocare anche da parte di altri
un allentamento del rispetto dei diritti internazionali e far allargare le
maglie dell'immigrazione. Non vorrei che respingendo 500 clandestini ce ne
arrivassero 5.000». E Marco Minniti, responsabile sicurezza del Pd, ritiene che
«sia dovere dell'Italia non limitarsi solo all'accompagnamento nel porto di
Tripoli, ma costruire lì, con quel Paese, un sistema che affronti il tema dei
diritti umani, la possibilità di chiedere asilo, di
essere riconosciuto come rifugiato politico». Per il Pd il terreno è scivoloso:
il partito non vuole essere spinto sul piano degli slogan, sgradito specie al
suo elettorato tradizionale che chiede di affrontare i problemi nella loro
complessità. Giovanni Innamorati 12/05/2009
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( da "Arena, L'" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Martedì 12 Maggio
2009 PROVINCIA Pagina 32 Laboratorio con luminare Pascolini «I giovani e le
scienze 2009», tre giorni dal 19 al 21 aprile a Milano, per la 21° edizione
italiana del concorso dell'Unione europea. Obiettivo: avvicinare i giovani alla
ricerca, incoraggiare gli studenti più promettenti e promuovere la
collaborazione in Europa. Quest'anno per la prima volta anche un telegramma di
congratulazioni dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Giovedì si
svolgerà, all'Istituto, un laboratorio con il professor
Alessandro Pascolini, premio europeo 2004 per la divulgazione scientifica.
Docente all'università di Padova, Pascolini insegna metodi matematici della
fisica, scienza per la pace e comunicazione; è docente al master europeo di
Venezia in Diritti
umani e democratizzazione.A.S.
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( da "Tirreno, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
«Garantire
il diritto di asilo» Rimpatri, stop di Fini e dell'Ue alla linea dura ROMA.
«Che il mondo fermi l'Italia!». E' un appello che fino a qualche anno sarebbe
risuonato come fantapolitica quello lanciato ieri dal commissario per i Diritti
umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg. E a Roma anche il presidente della
Camera Fini interviene sulla linea dura del governo invitandolo a verificare le
richieste di asilo dei migranti prima di procedere col
"respingimento". Domani tre voti di fiducia sul Ddl sicurezza.
PALOMBI e RIZZARDI a pagina 5
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( da "Unita, L'" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pd in agitazione
Franceschini: usano i barconi come uno spot BRUNO MISERENDINO «Non si possono
utilizzare i barconi degli immigrati e dei disperati come spot elettorali,
siamo d'accordo nel contrastare in maniera ferma la clandestinità, ma non in
questi termini». Ovvero senza alcuna garanzia dei diritti delle persone.
Franceschini lo dice da giorni ma lo ripete a scanso di equivoci. Per far
capire che il Pd una linea chiara sull'immigrazione ce l'ha, e non è vero che
si limita a sostenere le perplessità delle organizzazioni umanitarie,
dell'Onu e della Chiesa sull'inumanità dei
respingimenti in salsa padana. Il problema è che in questi giorni, mentre il
governo spinge sull'immagine dell'efficienza con l'operazione respingimento, il
Pd sembra attraversato da sensibilità diverse sul tema. Da una parte chi sembra
approvare Maroni, dall'altro chi sottolinea le remore degli organismi
internazionali e della Chiesa. L'apparenza inganna, dicono al Nazareno, non è
così, anzi le parole di Fini e poi di Frattini fanno capire che il Pd ha visto
giusto, ma su questa supposta indeterminatezza dei democratici gioca
Berlusconi. Fassino ha ricordato per primo che il governo non sta facendo una
cosa illegale, lo stesso hanno detto ieri Violante e Rutelli in due interviste,
quasi a correggere l'impressione che il Pd abbia un'idea buonista e inefficace
della lotta all'immigrazione clandestina. D'Alema ha attaccato: «Non è vero che
i respingimenti li ha inventati Maroni, quando siamo stati al governo, sia io
che Prodi, abbiamo risolto il problema dell'immigrazione clandestina
dall'Albania, ma nel rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale con un sistema che garantiva i
diritti delle persone e non li esponeva a rappresaglie e torture». Come ricorda
Marco Minniti, «l'abbiamo fatto senza le proteste dell'Onu e della Chiesa».
Già, la linea del Pd l'aveva spiegata, da subito, proprio Minniti, che del
problema è esperto, per essersene occupato in qualità di sottosegretario
alla presidenza del consiglio e di viceministro dell'Interno. Ovvero: «L'Italia
non può limitarsi all'accompagnamento nel porto di Tripoli, l'importante
accordo di collaborazione con la Libia non consiste soltanto nel pattugliamento
comune delle coste». IL CASO ALBANESE Per Minniti, il respingimento di massa
indiscriminato è fuori dalle norme internazionali, e l'Italia deve «per forza»
occuparsi direttamente della salute, del rispetto dei diritti e delle condizioni
umane di chi richiede asilo». Ricorda la grande differenza con il caso albanese
risolto dal centrosinistra: «La collaborazione con Tirana era massima, il
pattugliamento avveniva davanti al porto di Valona, non in acque
internazionali, il 90% di chi tentava la fuga verso l'Italia erano albanesi, e
noi avevamo la garanzia che i diritti umani venivano
rispettati». Adesso, sostiene, siamo di fronte a una doppia gigantesca
mistificazione: vogliono far dimenticare «che gli sbarchi sono più che raddoppiati
e per nascondere questa realtà fanno finta che l'immigrazione clandestina venga
tutta dal mare, mentre rappresenta solo il 15% del fenomeno». «Noi - dice
Minniti - non dobbiamo essere subalterni, su questi temi lo spazio per far
sentire la propia voce il Pd ce l'ha». «Il centrodestra considera
l'immigrazione solo come un questione criminale e così parlano alla pancia del
paese, pensano alla capanna dello zio Tom. Con quello che è costato l'accordo
con la Libia 5 miliardi di dollari, il compito dell'Italia sarebbe chiedere un
concreto rispetto dei diritti umani, una democrazia
seria farebbe così. La realtà è che la linea di Maroni e Berlusconi isola
l'Italia». La controprova? «La legge sulla sicurezza che rende impossibile
l'integrazione». L'Ue prevede 60 milioni di extraeuropei nel 2060, affrontare
così il tema significa significa creare un paese più insicuro. Il Pd nega
divisioni e ribadisce la linea: «Sui respingimenti avevamo visto giusto, il
problema è che sono indiscriminati e ledono i diritti». Minniti ricorda: «Noi
risolvemmo il problema senza provocare proteste».
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( da "Mattino di Padova, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 6 -
Attualità Pdl e Lega bacchettano i vescovi «Non possiamo accogliere tutti»
L'onorevole Stefani «La carità è infinita non le risorse La Chiesa pensi alle
anime» PADOVA. «Non siamo per l'Italia multietnica» avverte il premier Silvio
Berlusconi sulla home page del sito Internet del Popolo della Libertà. «Non
abbiamo bisogno di altri extracomunitari» e «Le espulsioni sono necessarie»
sono le parole d'ordine che campeggiano nel sito della Lega Nord, dove il ministro
Maroni spiega come ha respinto in Libia i clandestini. Espressioni cui domenica
ha risposto a tamburo battente monsignor Mariano Crociata, segretario generale
della Conferenza episcopale italiana: «L'italia è già multiculturale. E la sua
molteplicità di culture, che esiste di fatto, rappresenta un valore». Il tema
indubbiamente appassiona e produce reazioni a raffica. Tra i primi a scendere
in campo il sindaco di Vicenza, Achille Variati, esponente del Pd: «Berlusconi
non vuole un'Italia multietnica? Sono angosciato da questa dichiarazione. E'
un'affermazione molto grave che riporta alla memoria cose terribili di altre
epoche. Vuol dire - continua Variati - non rendersi conto di come sono le
città. Una cosa è il rispetto delle nostre leggi e della nostra cultura, una
cosa è fare distinzioni di etnia, come se ci fosse la "razza
italiana". La pensa in maniera diametralmente opposta Stefano Stefani,
deputato della Lega Nord e presidente della commissione Affari Esteri della
Camera. «La carità cristiana della Chiesa è infinita - argomenta l'esponente
del Carroccio - ed è giusto che sia così per una grande virtù. Non sono
infinite, invece, le risorse del Welfare. Non possiamo accogliere chiunque
cerchi rifugio da noi e non è egoismo o gretta chiusura. Ci sono costi concreti
da affrontare contestualmente alla domanda sociale che si sta acuendo nel
nostro Paese a seguito della crisi economica. Che piaccia o no ai Vescovi e
all'Onu, il pattugliamento e la difesa dei confini nazionali anche nel Canale
di Sicilia sono atti dovuti. I vescovi si occupano di anime. Noi dobbiamo
occuparci di persone in carne e ossa». Per Roberto Rao, deputato Udc e
portavoce di Pierferdinando Casini, «i respingimenti sono uno strumento serio. Ma siamo contrari a respingimenti in un territorio dove i diritti
umani non sono salvaguardati. Bisogna rendersi conti che ormai si vive
in condizioni di multietnicità. Questa è una realtà ormai incontrovertibile».
Remo Sernagiotto, capogruppo di Forza Italia-Popolo della Libertà, sposa a
spada tratta la linea del premier Berlusconi. «Io voglio una società -
argomenta Sernagiotto - che si fondi su una vera coesione sociale. Non possiamo
spalancare le porte a tutti. Vogliamo porci l'obiettivo del 10% della
popolazione immigrata? Benissimo, ma facciamolo in trent'anni per favorire una
vera integrazione. Se adesso servono le badanti, accogliamo quelle, ma poi
basta. La Chiesa dice quello che deve dire e fa quello che deve fare. Ma, poi,
chi ha la responsabilità deve fare le scelte». Non è d'accordo il senatore
Paolo Giaretta, segretario del Pd veneto. «La Chiesa io l'ascolto - afferma
Giaretta - sia quando dice cose che mi piacciono sia quando non mi piacciono.
Credo inoltre che vadano rispettati gli impegni internazionali che l'Italia ha
sottoscritto, come il diritto d'asilo. Aggiungo che quello in carica è il
governo che, nella storia recente, può annoverare il più significativo
incremento dell'immigrazione clandestina». «Per una volta - osserva Nicola
Atalmi, consigliere regionale del Pdci - sto con il monsignore della Cei.
Qualcuno mi deve spiegare il collegamento che ha fatto Berlusconi tra il
respingimento dei clandestini e la società multietnica, che è già realtà. Anzi,
il Piano casa della Regione sembra fatto apposta per i muratori che arrivano
dall'Est». Chiude l'onorevole Antonio De Poli: «Io sono per un'Italia dove ci
sia la certezza della pena, dove chi delinque sta in galera e dove gli
immigrati regolari possano lavorare, farsi una famiglia e pagare le tasse». (Claudio
Baccarin)
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( da "Unita, L'" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il Consiglio
d'Europa: l'Italia fermi le deportazioni MARCO MONGIELLO Piovono le critiche
sul Governo italiano per il respingimento indiscriminato in Libia degli
immigrati. Dopo il Vaticano ieri è stata la volta di Thomas Hammarberg, il
commissario per i Diritti umani del Consiglio d'Europa,
l'organizzazione di Strasburgo con 47 Stati membri da non confondere con l'Ue,
che ha definito l'azione del ministro Maroni «un'iniziativa molto triste» che
«mina la possibilità per ogni essere umano di fuggire da repressione e violenza
ricorrendo al diritti d'asilo». Il commissario svedese ha esortato la comunità
internazionale a sostenere le posizioni dell'Onu e del Vaticano e a «fermare
l'iniziativa unilaterale dell'Italia». Ma voci di dissenso contro la svolta
leghista pre-elettorale di Berlusconi si sono levate anche dalla stessa
maggioranza di Governo. Da Algeri il presidente della Camera, Gianfranco Fini,
ha detto che «fermo restando che respingere l'immigrato clandestino non viola
il diritto internazionale, va ricordato anche che noi abbiamo come tutti gli
altri il dovere di verificare se tra quelli che vengono respinti ci siano
persone che hanno il diritto di richiedere asilo». dice fini Quello
dell'immigrazione, ha aggiunto Fini, è un tema «cosi delicato da non poter
essere affrontato in maniera superficiale o, peggio ancora, propagandista». Il
presidente della Camera ha poi criticato direttamente l'uscita di Berlusconi
contro la società multietnica. «Non credo che abbia molto senso dire che si
voglia o meno una società multietnica: è una questione demografica» - ha detto
l'ex leader di An, aggiungendo che «il numero degli stranieri è aumentato, ed è
destinato a salire ancora per ragioni demografiche». Hammarberg, che già in
passato ha criticato la politica «xenofoba» del governo italiano, si è detto
«totalmente in linea con le posizioni espresse dal Vaticano» e ha auspicato che
«l'Italia non vada avanti con questa politica, che non è una buona soluzione».
Questa iniziativa, ha spiegato, «mina totalmente il diritto
di ogni essere umano di ottenere asilo». Secondo il commissario per i Diritti umani però Maroni agisce in questo modo anche perché a Bruxelles «ha
trovato soltanto il silenzio dell'Ue». Un accusa di immobilismo che lo stesso
Maroni aveva rivolto alla Commissione europea in occasione della disputa con
Malta sul barcone di immigrati dirottato in Italia. Ma l'esecutivo
comunitario guidato da Josè Manuel Barroso, che fra qualche mese dovrà tornare
da Berlusconi a chiedere il voto dell'Italia per un secondo mandato, continua a
prendere tempo. «Nessun commento», ha risposto ai giornalisti Michele Cercone,
portavoce del commissario Ue alla Giustizia, Jaques Barrot, ribadendo che la
Commissione risponderà solo dopo aver appurato meglio i fatti. Secondo la
co-presidente dei Verdi europei, Monica Frassoni. quello dell'esecutivo Ue e di
Barrot è «un silenzio assordante». Il consiglio d'Europa attacca il governo
italiano. «È triste vedere che persone in fuga dalla repressione non vedono
tutelati i propri diritti», accusa Thomas Hammarberg, commissario per i diritti
umani. Fini accusa.
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( da "Unita, L'" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
La regola?
Portare i migranti nel luogo più vicino e sicuro Il direttore di Frontex,
l'agenzia europea che vigila alle frontiere Ue non condivide la posizione
italiana nel braccio di ferro con Malta. «La Libia non va isolata, ma
controllata» FEDERICA FANTOZZI Ikka Laitinen, 47 anni, ex ufficiale della
Guardia Costiera finlandese, dal 2005 è direttore esecutivo di Frontex,
l'agenzia europea per il pattugliamento delle frontiere esterne. Qual è il
vostro giudizio sulla nuova politica italiana che prevede i respingimenti a
mare degli immigrati? «È importante chiarire che Frontex non commenta la
politica dell'Unione Europea o degli Stati membri. L'agenzia si limita a
coordinare le operazioni di pattugliamento nel Mediterraneo, un'area cruciale.
La nostra priorità riguardo al modus operandi è salvare le vite umane in mare.
Questo è in cima alla nostra lista». La prassi inaugurata dall'Italia impedisce
l'accertamento dei requisiti per ottenere l'asilo politico. È legittima? «È una
situazione che si verifica di frequente nelle attività di pattugliamento dei
confini nell'Atlantico e nel Mediterraneo. Teniamo nella debita considerazione
le opinioni di tutti i partecipanti alle operazioni. Inoltre abbiamo tra gli
obiettivi la cooperazione con Stati terzi che consideriamo molto importante.
Abbiamo avviato rapporti con Senegal e Mauritania». Gli immigrati tornano in
Libia. Quali garanzie avete che Tripoli rispetti i diritti umani e garantisca l'asilo? «Da molto tempo cercavamo di aprire
contatti con la Libia, e i segnali ricevuti in questa vicenda sono promettenti.
Certo, ci rendiamo conto che ci sono ancora molte cose da fare per una
partnership sostenibile». Chi ha visto i centri parla di condizioni di
detenzione durissime. Ci sono anche bambini piccoli e donne incinte. «Il nostro
approccio è includere i Paesi terzi nel dialogo e nella pratica della
cooperazione. Preferiamo migliorare la situazione attraverso il contatto
piuttosto che tenerli nell'isolamento». Barrot si è detto soddisfatto dei
salvataggi, ma non ha commentato l'aspetto dei respingimenti. Qual è la
posizione dell'Unione Europea? «È una questione molto importante. Come Frontex
stiamo aspettando gli sviluppi a livello politico nell'Ue. Siamo informati che
questa settimana ci saranno discussioni e decisioni. Attendiamo con curiosità».
Il Consiglio d'Europa ha bocciato la svolta di Maroni. È significativo?
«Ripeto: parliamo di una situazione tipica nelle attività operative alle
frontiere esterne. Noi manteniamo contatto costante con l'Onu e le Ong per
verificare che i principi umanitari siano rispettati».
Va in scena l'ennesimo braccio di ferro tra Roma e La Valletta sullo sbarco dei
naufraghi. Chi ha ragione? «Noi cerchiamo di essere molto cauti sui risvolti
politici. Quando lanciamo attività di pattugliamento delle frontiere cerchiamo
di ottenere il consenso dei partecipanti sui dettagli operativi». Ma qual è la
regola per una barca soccorsa nelle acque Sar di competenza maltese però vicina
a Lampedusa? «La regola di base è quella del closest safe place. La nave deve
essere condotta nel più vicino porto sicuro. Ma siamo consapevoli che di questa
definizione esistono diverse interpretazioni». Se la Ue si pronunciasse contro
i respingimenti, Frontex potrebbe sanzionare l'Italia? Ridurre o cancellare i
finanziamenti? «È una speculazione remota che non commento. Posso dire che le
operazioni congiunte avvengono su base volontaria, devono avere il consenso
degli Stati partecipanti, e devono svolgersi nell'alveo di obiettivi e regole
comunitarie». Intervista a Ikka Laitinen
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( da "Unita, L'" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
SILENZI E
BATTUTE: COSÌ NASCE IL RAZZISMO VIOLENZA ISTITUZIONALE Sono spaventata dal
razzismo che cresce nel Paese nel quale ho scelto di vivere. Mi fa paura la
violenza di chi frequenta le curve degli stadi, ma soprattutto quella
istituzionale, di chi vuole leggi che trasformano questo Paese in un luogo di
intolleranza, di guerra agli "altri", ai quali negare i diritti fondamentali. Mi fa paura il cambiamento del senso
comune che tollera manifestazioni da regime razzista e autoritario. Come
avvenne 80 anni fa si minimizza, ma poi le cose succedono davvero e Dell'Utri,
senatore della Repubblica, può dire che Mussolini ha perso la guerra perché era
troppo buono. Ho paura che si sottovaluti il rischio che c'è dietro ciò che
fanno e dicono forze politiche con responsabilità di governo. Calderoli,
ministro della Semplificazione (per gli stupratori serve «la castrazione
fisica... personalmente sono propenso a metodi più semplici: un colpo di
forbice da giardiniere») è protagonista della guerra di religione contro gli
islamici con passeggiate con porci contro le moschee. Folclore? Borghezio,
eurodeputato membro della commissione per le libertà civili (condannato per
violenza su un minore e tentato incendio di immigrati) spiega ai fascisti
francesi di Nissa Rebela come si fa: «dovete proporvi come un movimento
regionale, cattolico... ma sotto rimanere gli stessi». Ragazzate? Maroni,
ministro dell'Interno (noto per la schedatura etnica dei bambini rom), esalta
la «giornata storica», nella quale ha rispedito 227 profughi al loro destino di
miseria, persecuzione e morte, infischiandosene della
semplice solidarietà umana, prima ancora che dei diritti dei
rifugiati. Eccesso di zelo? Salvini, candidato al Parlamento europeo (ha
manifestato contro il cardinale Tettamanzi che aveva denunciato «la violazione
dei diritti umani dei rom») rinnova la sua proposta da Ku Klux Klan di riservare
sui mezzi pubblici posti ai "milanesi" con carrozze solo per
extracomnitari. Battute? Certo è più gentile di Gentilini, vicesindaco
di Treviso (notissimo anche per la proposta di «pulizia etnica contro i
culattoni»), che dal palco condiviso con Bossi e Maroni chiede di «eliminare
tutti i bambini zingari che elemosinano». Nell'Italia prossima ventura non ci
resta, come "zingari", che chiedere lo stesso "trattamento
umano" dei nazisti nello Zigeunerlager di Auschwitz: ci hanno lasciato
insieme, uomini donne e bambini prima di sterminarci. Il Comune di Milano
annuncia l'eliminazione di un terzo di Rom? Salvini dice che siamo come topi?
Così come in alcune scuole c'è l'"aula rom", riservateci almeno la
"carrozza rom", dove possiamo suonare, cantare e ballare prima di
essere cacciati. dijana.pavlovic@fastwebnet.it
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( da "Unita, L'" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Capossela è nato
ad Hannover nel '65 da genitori di origine irpina (il padre, Vito, è di
Calitri, la madre di Andretta) ma torna poco dopo in Italia con la famiglia.
Cresce artisticamente nei circuiti underground dell'Emilia-Romagna, fino ad
essere notato e lanciato da Guccini. Cantautore e polistumentista, il suo
registro spazia dall'ironico al fantastico, alternando musica, canzoni e vere e
proprie performance «teatrali». Vive da quasi 20 anni a Milano. Il nuovo
millennio lo avvicina molto alla sua terra d'origine, l'Irpinia. Tanto che il
18 agosto 2008 per protestare contro la decisione del
Governo Berlusconi di creare una discarica sull'Altopiano del Formicoso tiene
un concerto ad Andretta per sostenere la causa delle popolazioni locali
riguardo alla crisi dei rifiuti in Campania. Nel 2009 ha vinto la settima
edizione del Premio Amnesty Italia, dedicato alle canzoni italiane segnalate
per aver trattato il tema dei diritti umani.
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( da "Tempo, Il" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
stampa Nel Pd
crescono i tifosi della «linea dura» ClandestiniAnche Rutelli approva i
respingimenti: «Bisogna combattere il fenomeno senza ipocrisie» Altro che
unità, il Pd somiglia sempre di più alla torre di Babele. Tutti parlano, ma
ognuno con una lingua diversa dagli altri. E la confusione regna sovrana. Anche
sul contrasto all'immigrazione clandestina ormai, non passa giorno senza che i
Democratici dicano tutto e il contrario di tutto. Sabato era stato l'ex
segretario Ds Piero Fassino a spiazzare tutti con una frase ad effetto: «Il
respingimento si è fatto anche nel passato quando eravamo al governo, fa parte
del diritto internazionale e dei trattati che sono stati firmati anche
dall'Italia. Io non vedo nessuno scandalo». Ieri è arrivato il sostegno di un
altro «padre nobile»: l'ex leader della Margherita Francesco Rutelli. Anche lui
si è schierato a favore dei respingimenti chiedendo al proprio partito di
superare le «ipocrisie». Parole che hanno scatenato il dibattito interno anche
perché, contemporaneamente, il segretario Dario Franceschini tornava
all'attacco del governo accusandolo di voler trasformare i barconi in «spot
elettorali». E così il Pd ha dimostrato ancora una volta di non avere una linea
comune sull'argomento. Che potesse finire in questo modo lo si era capito quasi
subito, sfogliando le pagine del quotidiano Il Mattino. La foto di Rutelli e
un'ampia intervista dal titolo inequivocabile: «La tratta di nuovi schiavi va
fermata e punita ora il Pd raccolga la sfida». «Usciamo dal pendolo incessante
che una volta va sull'accoglienza e la successiva sulla paura e l'intolleranza
- l'invito del presidente del Copasir -. Dobbiamo comportarci come un grande
Paese. Respingere senza ipocrisie l'immigrazione clandestina, organizzare senza
paura e con costanza l'integrazione». Ed è chiaro che su questo punto anche il
Pd, se vuole aspirare ad essere forza di governo, deve fare la propria parte.
In ogni caso Rutelli non promuove il governo Berlusconi («Tenta di nascondere
gli insuccessi con dibattiti folli, tipo la proposta di apartheid sui trasporti
milanesi») anche se è chiaro che i suoi ragionamenti riecheggiano quelli
esposti sabato da Piero Fassino. E hanno l'effetto di un'esplosione in un
partito che ora sta cercando, con difficoltà, di calibrare il tiro. Così le
riserve nel Pd sui respingimenti riguardano sempre di più il fatto che
avvengano violando il diritto internazionale, soprattutto per la mancata
verifica se tra i clandestini sui barconi vi siano rifugiati politici che
chiedono asilo. Tanto più che la Libia non ha firmato la Convenzione di
Ginevra. Bersani non boccia i respingimenti, ma mette in guardia da «misure ad
effetto». «Se veniamo meno noi al rispetto di alcune prescrizioni
internazionali - aggiunge - questo può provocare anche da parte di altri un
allentamento del rispetto dei diritti internazionali e far allargare le maglie
dell'immigrazione. Non vorrei quindi che respingendo 500 clandestini ce ne
arrivassero 5.000». E infatti Marco Minniti, responsabile sicurezza del Pd,
ritiene che «sia dovere dell'Italia non limitarsi solo all'accompagnamento nel
porto di Tripoli, ma costruire lì, con quel Paese, un
sistema che affronti il tema dei diritti umani, la
possibilità di chiedere asilo, di essere riconosciuto come rifugiato politico».
Per il Pd il terreno è scivoloso: il partito non vuole essere spinto sul piano
degli slogan, sgradito specie al suo elettorato tradizionale che chiede di
affrontare i problemi nella loro complessità; al contempo non vuole
passare come forza lassista davanti all'opinione pubblica moderata. «La sfida -
sintetizza Livia Turco - è tenere insieme la lotta alla clandestinità e la
salvaguardia dei diritti umani». Di qui la
preoccupazione di Dario Franceschini: «Non si possono trasformare barconi pieni
di disperati in uno spot o in un manifesto elettorale per raccogliere voti». Il
Pd, ha aggiunto, «è pronto anche a collaborare per contrastare tutto ciò di
criminale che è legato all'immigrazione clandestina e per fermare i flussi di
immigrati irregolare. Ma, per il resto valgono le parole che hanno detto le
organizzazioni internazionali, l'Onu e i vescovi italiani». Non per nulla ieri
sette parlamentari cattolici del Pd, assieme a tre dell'Udc, hanno lanciato un
appello ai loro colleghi credenti del centrodestra a «ripensare» le norme
sull'immigrazione contenute nel ddl sicurezza perché estranee al principio
cristiano della solidarietà.
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( da "Tempo, Il" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
stampa
All'attacco Il presidente della Camera: non è solo una questione di legalità
Bisogna pensare anche in termini di integrazione e rispetto della persona Il
nodo immigrazione Fini: il diritto d'asilo va garantito Il Consiglio d'Europa
boccia l'Italia «La questione dell'immigrazione non può essere affrontata solo
in un'ottica di sicurezza e di legalità» ma bisogna pensare
anche in termini di «integrazione e di rispetto dei diritti umani». E poi: «Fermo restando che respingendo l'immigrato clandestino
non si viola il diritto internazionale, va ricordato che abbiamo il dovere di
verificare se tra quelli respinti vi sono alcuni che hanno diritto di chiedere
asilo». Il presidente della Camera Gianfranco Fini, in visita ufficiale
in Algeria, si smarca dalla linea dura del governo sullo spinoso tema
dell'immigrazione. E lo fa a ridosso della conferma da parte del ministro
dell'Interno Maroni che la politica dei respingimenti andrà avanti e della
dichiarazione di Berlusconi, schierato apertamente a favore dei rimpatri
forzati. Non solo: le sue parole cadono proprio alla vigilia della richiesta da
parte del governo di mettere tre voti di fiducia sul disegno di legge sicurezza
ora all'esame dell'Aula della Camera. Fini quindi insiste sull'opportunità di
verificare la condizione di chi fa richiesta di asilo giacchè «in alcuni paesi
non vengono rispettati i diritti dell'uomo». E questa situazione è ben diversa
da quella dell'immigrato clandestino; quindi sono due condizioni «che non
possono essere trattate allo stesso modo». Quanto alla querelle sulla società
multietnica che ha visto l'intervento dei Vescovi, per Fini «è solo una
questione demografica». Il presidente della Camera parte da un dato di fatto,
ovvero che in Italia e nel resto della Ue «il numero degli stranieri è
aumentato ed è destinato a crescere ancora per ragioni demografiche». Questo
impone che «una politica lungimirante in tema di immigrazione si basi su una
garanzia di sicurezza e legalità ma anche su una forte cooperazione
internazionale perchè nessun migrante è mai felice di andarsene dalla propria
terra». Questo determina l'interrogativo sul significato dell'integrazione. È
una sfida quindi «che non può essere affrontata solo con riferimento alle
polemiche quotidiane» e bisogna avere la consapevolezza che quella attuale «è
una società molto diversa da quella che abbiamo fin qui conosciuto». Un invito
al rispetto dei diritti umani viene dal Consiglio
d'Europa che richiama l'Italia a smetterla con i respingimenti di stranieri
alle coste. Secondo il commissario ai diritti umani
del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, l'iniziativa italiana «mette in
discussione il diritto di chiedere asilo» e per questo non può essere
considerata «una buona iniziativa». In questo modo, secondo il commissario, «si
nega la possibilità di fuggire da situazioni di repressioni e violenze».
Hammarberg ha però anche fatto presente che sulla questione dell'immigrazione
l'Italia è stata lasciata da sola e «non c'è stata una risposta da parte della
Ue».
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( da "Tempo, Il" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
stampa «A
Strasburgo parlano senza sapere nulla» L'intervista Mantovano, sottosegretario
agli Interni: «Su 31.000 persone solo l'8% erano rifugiati politici» «Thomas
Hammarberg? Quello che parla sempre senza sapere come stanno effettivamrente le
cose? Le dico solo che non è la prima volta che lancia strali verso l'Italia
vedendosi poi costretto a rimangiarsi tutto. Non vuole accettare che il nostro
ruolo nella gestione del problema clandestini è fondamentale in Europa. Non
voglio essere polemico ma bisogna capire da che pulpito viene la predica». Il
sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, non ha
proprio digerito le denunce del commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, e tuona: «I nostri interlocutori siedono
in Commisione europea. Lui non ne fa parte, è solo il presidente di un
comitato». Sottosegretario, polemiche a parte, vorrebbe spiegare come mai
ancora una volta Malta ha negato l'attracco alla nave italiana? «Non
voglio dichiarare guerra a nessuno soprattutto se si tratta degli amici di
Malta, ma non è possibile che ogni volta succedano queste cose. Pensi che loro
godono dei nostri stessi contributi per gestire le funzioni di soccorso in
mare. L'Ue ci mette a disposizione circa venti milioni di euro all'anno con
l'unica differenza che noi soccorriamo, loro no». Crede sarà possibile trovare
una soluzione al problema? «Quello che mi auguro è che a breve la Commisione
detti delle nuove regole. Come possiamo chiedere la collaborazione ai Paese
fuori dall'Ue come la Libia se poi, al nostro interno, litighiamo?». Se dovessa
dare un suggerimento? «Le faccio un rapido esempio molto significativo. Ci
accusano, introducendo il respingimento, che non riconosciamo i diritti di
asilo politico a chi tra i clandestini ne avrebbe bisogno. Nel 2008 sono state
presentate circa 31 mila domande di asilo. L'8% di queste hanno avuto il
riconoscimento dello status di rifugiato. Ad un altro 30% è stata garantita una
protezione umanitaria. Crede che sia corretto
accogliere tutti i clandestini se solo in minima parte godono di particolari
diritti?» Quindi cosa propone? «Sarebbe giusto, come ha sostenuto anche il
ministro Frattini, che l'Ue, concorde con la Libia, decida di collocare nel
loro territorio delle postazioni, gestite dalla stessa Commisione, che raccolgano
le domande di asilo politico. Questo eviterebbe molti "viaggi della
disperazione" e soprattutto permetterebbe di destinare, chi fa richiesta
di asilo politico, anche ad altri Paesi comunitari. Pensi che sia Fassino che
Rutelli hanno condiviso questa idea». Un'apertura da sinistra che manca però
sul ddl sicurezza. «Nemmeno io, come loro, sono daccordo sull'equazione
immigrazione uguale sicurezza. Quella giusta però non si discosta molto ed è:
immigrazione clandestina uguale favore alla criminalità. Con il ddl sicurezza
noi andiamo a porre delle regole fisse. Basta con penitenziari dove i detenuti
clandestini sono dieci volte quelli regolari». Che immagine uscirà domani
dell'Italia? «L'Italia come sempre sta dando una dimostrazione di grande
sensibilità. Al primo posto mette sempre la tutela della vita e delle persone.
Dall'altro lotta perché gli accordi internazionali vengano rispettati, ma non
sentirà mai che per rispettare il secondo punto si metta a repentaglio il
primo. Questa è la lezione che l'Italia dà sia a Malta che a tutta la
Commisione europea».
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( da "Tempo, Il" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
stampa Il caso I
Verdi: «Sugli immigrati è più a sinistra Fini» Non è un segreto che tra la
sinistra cosiddetta radicale e il Partito Democratico non scorra buon sangue.
Soprattutto oggi che in gioco c'è una fetta di consenso che potrebbe portare
gli ex comunisti, esclusi dal Parlamento italiano, in quello europeo. Così è
naturale che sulla vicenda dell'immigrazione clandestina le due forze abbiano
posizioni radicalmente opposte (almeno da quelle espresse da Francesco Rutelli
e Piero Fassino). Tanto diverse che la sinistra radicale preferisce Gianfranco
Fini. «Il fatto che sulle deportazioni dei migranti in Libia il Presidente
della Camera Gianfranco Fini, la cui storia politica è nota a tutti sia più a
sinistra di esponenti del Pd come Fassino e Rutelli è un vero e proprio
paradosso - sottolinea razia Francescatola portavoce dei
Verdi oggi in campo con Sinistra e Libertà - e la dice lunga su quale
confusione regni all'interno del Partito Democratico su questioni fondamentali
come l'immigrazione e l'accoglienza». «Il governo Berlusconi - insiste - sta
semplicemente violando i diritti umani come
dimostrano i richiami prima dell'Onu ed ora del Consiglio d'Europa».
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( da "Tempo, Il" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
stampa La
Commissione Ue promuove la politica del governo I respingimenti di clandestini
trovati nelle acque internazionali sono «fatti usuali». A dirlo non è un
elettore del centrodestra ma il portavoce del Commissario Ue alla giustizia,
libertà e sicurezza Jacques Barrot. Nessun commento, invece, della Commissione europea sulle dichiarazioni del commissario per
i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg che ha criticato non
solo le scelte dell'Italia, ma anche il silenzio della Ue. «Non spetta a noi
commentare», ha osservato Michele Cercone spiegando che la politica dei
respingimenti in acque internazionali non è la prima volta che si verifica ed
è, in questo senso, da considerare un fatto «usuale». Barrot, ha
ribadito Cercone, solleverà il problema dell'immigrazione clandestina al
prossimo Consiglio dei ministri che sarà chiamato a confrontarsi su azioni
concrete da prendere. Contemporaneamente il commissario giudica positivamente
l'ipotesi di aprire in Libia un punto organizzato gestito dalla Ue o dall'Alto
commissariato per i rifugiati dell'Onu per gestire all'origine la questione dei
flussi di immigrati clandestini. La proposta è stata avanzata dal presidente
del comitato interparlamentare su Schengen, Margherita Boniver, e Barrot la
riproporrà sia al prossimo Consiglio dei ministri Ue degli Interni a giugno,
sia nel suo prossimo viaggio in Libia.
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( da "Sole 24 Ore, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-12 - pag: 16 autore: Sui clandestini
il vantaggio della Lega, le divisioni del Pd A l di là delle critiche e dei
rimbrotti,l'Europa riconosce al governo italiano un punto fondamentale:
l'immigrazione clandestina è un problema che deve riguarda-re tutta l'Unione,
non può essere caricato sulle spalle di un solo Paese. è dunque la
comunitàeuropea nel suo complesso e con le sue istituzioni che ha il dovere di
trovare soluzioni condivise. Cosa produrrà questo riconoscimento, non è ancora
dato sapere. Ma per il governo di Roma è un passaggio cruciale. Naturalmente la
vicenda non finisce qui. I nodi giuridici, legati al
rispetto dei diritti umani, a cominciare dal diritto d'asilo, attendono ancora di essere
sciolti. Ma per il momento nella maggioranza si sono levate solo due voci per
riecheggiare preoccupazioni di tipo umanitario: dal
presidente della Camera Fini e dall'ex ministro dell'Interno Pisanu
(nell'intervista a questo giornale). Voci che si riallacciano ai
principi tradizionali della nostra civiltà giuridica, ma che sono destinate a
restare isolate perché almeno fino alle elezioni sarà la Lega a dettare la
linea. La Lega appoggiata dal presidente del Consiglio: purché sia chiaro che
il sostegno di Berlusconi a Bossi e Maroni è in realtà un tentativo di
sottrarre loro la bandiera esclusiva della lotta ai clandestini. è un modo per
competere sul piano elettorale con i leghisti. Questo spiega perché il premier
ha voluto caricare i toni oltre misura. La sua battuta sull'Italia che non deve
diventare una società multietnica implica un salto culturale di cui quasi
certamente Berlusconi non è consapevole. Intanto gli ha attirato una dura
critica da parte cattolica ed è forse la prima da molti anni a questa parte:
anni in cui il Vaticano lo ha considerato un interlocutore privilegiato da
trattare con ogni attenzione.S'intende,il rapporto non viene incrinato da
questo episodio. Tuttavia è opportuno, sia per Berlusconi sia per il Vaticano,
che lafase dell'emergenza venga chiusa al più presto. Magari attraverso nuovi
accordi con la Libia, così da verificare "in loco" il rispetto dei
diritti umani. Resta il fatto che il centro-destra è
riuscito a imporre il tema centrale della campagna elettorale. è probabile che
ne trarrà vantaggio soprattutto la Lega. Non ci sarebbe da meravigliarsi se
Bossi riuscisse a erodere qualche punto di consenso al Popolo della libertà.
Anche perché è tutto da dimostrare che la crisi coniugale del premier, per il
modo in cui è avvenuta e per le sue implicazioni, non abbia rappresentato un
trauma per la sensibilità di una parte dell'elettorato. C'è però un altro
aspetto che il tema dell'immigrazione ha portato alla luce. L'incertezza e la
confusione regnanti nel Partito democratico. In teoria il Pd era in grado di
rispondere con efficacia al governo, avendo alle spalle l'Europa e la
Chiesa.Nei fatti questo è accaduto solo in minima parte. Ancora una volta è
sembrato che nel centro-sinistra convivano alla rinfusa due o tre linee
diverse. C'è la posizione di Franceschini, quella di Fassino, di Violante, di
Rutelli, di D'Alema... Differenti fra loro e prive di sintesi. E sullo sfondo
si sente il rullare dei tamburi di Di Pietro, con le sue accuse di
"fascismo" e "razzismo" scagliate contro la maggioranza. La
stessa cosa sta accadendo con il referendum elettorale. Il segretario aveva
deciso per il "sì" al quesito Guzzetta-Segni, ma il partito ha via
via deciso di imboccare una strada opposta, dimostrando di non credere affatto
al sistema bipartitico che potrebbe scaturire da una vittoria referendaria.
Tutto lascia credere che dopo il voto comincerà una nuova partita nel Pd. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com Online «il Punto» di Stefano Folli 7
il PUNTO DI Stefano Folli Nonostante tutto, il centro-destra ha imposto il tema
della campagna elettorale
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( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Primo Piano
Pagina 103 Clandestini, la retromarcia di Fini «Garantire il diritto d'asilo».
Poi ammette: «Rimpatri leciti» --> «Garantire il diritto d'asilo». Poi
ammette: «Rimpatri leciti» Da Algeri il presidente della Camera Fini riconosce
che i rimpatri dei clandestini «sono leciti». Oggi la fiducia sul decreto
sicurezza. ROMA «Non credo che abbia molto senso dire che si voglia o meno una
società multietnica: è solo una questione demografica». E, comunque, per avere
una lungimirante politica in tema di immigrazione, ci si dovrebbe basare anche
su una forte cooperazione internazionale. Il presidente della Camera Gianfranco
Fini, da Algeri, dove si trova in visita ufficiale, mette un punto alla
polemica di questi giorni tra il premier Silvio Berlusconi e i Vescovi sul
fatto che l'Italia debba essere o no «una società multietnica». E lo fa alla
vigilia della richiesta ufficiale da parte del governo di mettere ben tre voti
di fiducia sul disegno di legge sicurezza ora all'esame dell'Aula della Camera:
il provvedimento con il quale la Lega si prefigge di cambiare volto alla
politica dell'immigrazione in Italia. «La questione dell'immigrazione -
aggiunge Fini - non può essere affrontata solo in un'ottica di sicurezza e
legalità». Si deve pensare anche in termini di integrazione
e di rispetto dei diritti umani. DIRITTI INTERNAZIONALI Ed è
proprio per invitare al rispetto dei diritti umani che anche il
Consiglio d'Europa richiama l'Italia, invitandola a smetterla con i
respingimenti di stranieri alle coste, perchè così facendo si lede il diritto
di tutti a chiedere asilo. Sul punto interviene il commissario ai
diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas
Hammarberg: «L'iniziativa italiana mette in discussione il diritto di chiedere
asilo» ed è per questo che non può essere considerata «una buona iniziativa».
Un invito analogo a quello di Fini. «Fermo restando che respingere l'immigrato
clandestino non viola il diritto internazionale - dice - va ricordato che noi
abbiamo come tutti gli altri il dovere di verificare se tra chi viene respinto
ci siano persone che hanno il diritto di richiedere asilo». COMPATTEZZA Il
centrodestra difende però la sua strategia anti clandestini e dichiara, come fa
il ministro della Cultura Sandro Bondi, che la questione immigrazione non può
che essere affrontata con «la fermezza e la severità» dimostrata in questi
giorni. A nulla sembra valere l'appello dei parlamentari cattolici di Pd e Udc
che chiedono alla maggioranza di ripensarci e di non varare il ddl sicurezza
che trasformerebbe la clandestinità in un reato. Pdl e Lega andranno avanti per
la loro strada e l'obiettivo è quello di vedere approvato il provvedimento
entro giovedì. Oggi il governo porrà ufficialmente alla Camera la questione di
fiducia già autorizzata dal Consiglio dei ministri straordinario di mercoledì
scorso: la stessa riunione nella quale si è autorizzata la fiducia anche per il
ddl sulle intercettazioni. E per domani sono previsti i tre voti di fiducia,
tanti quanti sono i maxi-emendamenti in cui è stato diviso il testo: tutti
considerati ammissibili dagli uffici di Montecitorio, come ribadito ieri da
Fini, perchè senza «alcun profilo di incostituzionalità». Poi ci sarà l'esame
degli ordini del giorno che si dovrebbe concludere entro giovedì. D'ALEMA
L'opposizione però continua nella sua protesta sostenendo, come fa Marco
Minniti (Pd), che con questo ddl «si tornerà ai tempi della capanna dello zio
Tom». Anche il giudizio di Massimo D'Alema è severo: sia sul provvedimento sia
sulla dichiarazione di Berlusconi, secondo il quale l'Italia non deve diventare
una società multietnica («parole senza senso»). Ma il centrodestra difende il
testo. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, parla delle ronde (che verranno
legalizzate con il ddl), come di un «pilastro del nuovo modello di sicurezza».
L'opposizione però continua a parlare di testo incostituzionale e chiede il
voto segreto.
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( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Primo Piano
Pagina 103 L'opposizione.
Parziale apertura ai respingimenti anche da parte di Bersani Pd, Rutelli rompe
il fronte del no L'opposizione.. Parziale apertura ai respingimenti anche da
parte di Bersani --> ROMA Francesco Rutelli rompe il fronte del no ai
respingimenti dei barconi verso la Libia e chiede al Pd di superare certe
«ipocrisie» sull'immigrazione clandestina, se vuole essere forza di governo
credibile. Un'apertura di credito alle iniziative del governo arriva da Pier
Luigi Bersani, pur con la preoccupazione che vengano violati i diritti umani. Conferma invece la linea di aperta critica il
segretario Dario Franceschini, che fa proprie le parole «dell'Onu e dei vescovi
italiani». L'APPELLO Rutelli, in un'intervista al Mattino, invita a «uscire dal
pendolo incessante che una volta va sull'accoglienza e la successiva sulla
paura e l'intolleranza. Dobbiamo comportarci - aggiunge - come un grande Paese.
Respingere senza ipocrisie l'immigrazione clandestina, organizzare senza paura
e con costanza l'integrazione». Deve farlo anche il Pd, se vuole essere forza
di governo. Comunque il presidente del Copasir boccia il governo Berlusconi:
«Tenta di nascondere gli insuccessi con dibattiti folli, tipo la proposta di
apartheid sul metrò milanese». Pensieri che riecheggiano quelli esposti sabato
da Piero Fassino, per il quale i respingimenti «non sono uno scandalo» se rispettano i diritti umani. D'altra
parte i, primi accordi bilaterali per il rientro dei clandestini li hanno
sottoscritti proprio i governi di centrosinistra. Le riserve nel Pd sui
respingimenti riguardano il fatto che avvengano violando il diritto
internazionale, soprattutto per la mancata verifica se tra i clandestini sui
barconi vi siano rifugiati politici che chiedono asilo. Tanto più che la
Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra. IL MONITO Bersani non boccia i
respingimenti, ma le «misure ad effetto». «Se veniamo meno noi al rispetto di
alcune prescrizioni internazionali - aggiunge - questo può provocare anche da
altri un allentamento del rispetto dei diritti internazionali e far allargare
le maglie dell'immigrazione. Non vorrei quindi che respingendo 500 clandestini
ce ne arrivassero 5mila». E infatti Marco Minniti, responsabile sicurezza del
Pd, ritiene che «sia dovere dell'Italia non limitarsi solo all'accompagnamento
nel porto di Tripoli, ma costruire con quel Paese un sistema che affronti il
tema dei diritti umani, la possibilità di chiedere
asilo, di essere riconosciuto come rifugiato politico». Per il Pd il terreno è
scivoloso: il partito non vuole deludere il suo elettorato tradizionale, ma
neppure passare come forza lassista davanti all'opinione pubblica moderata. «La
sfida - sintetizza Livia Turco - è unire la lotta alla clandestinità alla
salvaguardia dei diritti umani». Di qui la
preoccupazione di Franceschini: «Non si possono trasformare barconi pieni di
disperati in uno spot elettorale». Il Pd, dice, «è pronto anche a collaborare
per contrastare tutto ciò di criminale che è legato all'immigrazione
clandestina e fermare i flussi di immigrati irregolari. Ma, per il resto -
conclude - valgono le parole che hanno detto le organizzazioni internazionali,
l'Onu e i vescovi».
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( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Primo Piano
Pagina 103 braccio di ferro Anatema europeo: il Governo insorge Braccio di
ferro --> BRUXELLES Dopo gli attacchi sui rom e sul Cpt di Lampedusa, il
Consiglio d'Europa torna all'attacco dell'Italia e critica aspramente la
politica dei respingimenti: «Fermate Maroni», è l'appello lanciato ieri dal
commissario ai Diritti Umani dell'organizzazione di
Strasburgo. Ma da Bruxelles arriva invece un sostanziale via libera all'azione
italiana: «Un fatto usuale», commenta la Commissione Ue. «La comunità
internazionale deve sostenere il Vaticano e l'Onu e fermare l'iniziativa
unilaterale dell'Italia, che mette in discussione il
diritto di chiedere asilo e nega la possibilità di fuggire da situazioni di
repressioni e violenze», ha detto ieri il commissario del Consiglio d'Europa
Thomas Hammarberg, svedese, da 20 anni al servizio dei diritti umani e non nuovo alle polemiche con il governo Berlusconi. Ma
la Commissione Ue, che finora si era tenuta fuori dalle polemiche sui
respingimenti dei clandestini in Italia, ha dato ieri un sostanziale via libera
alle operazioni: «I respingimenti di clandestini trovati nelle acque
internazionali sono fatti usuali», ha detto il portavoce di Jacques Barrot,
Commissario Ue alla Giustizia, Libertà e Sicurezza. Non è la prima volta che si
verifica ed è da considerare un fatto normale, ha affermato. Inoltre, secondo
quanto ha spiegato dopo un incontro con Barrot il presidente del comitato
interparlamentare su Schengen, Margherita Boniver, Bruxelles giudica
positivamente la proposta del ministro degli Esteri Franco Frattini di aprire
in Libia un ufficio della Ue o dell'Alto commissariato per i rifugiati dell'Onu
per gestire all'origine le richieste di asilo. Stessa proposta che invece il
Consiglio d'Europa ha bocciato: «Non risolve il problema», ha detto Hammarberg.
Per Frattini le critiche dell'istituzione di Strasburgo erano «prevedibili», ma
l'Italia «è vincolata da una decisione della Ue», spiega. Duro il ministro per
le Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi, secondo cui da parte del Consiglio
d'Europa c'è «evidentemente un problema di pregiudizio nei confronti del nostro
Paese».
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( da "Manifesto, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
DELITTO D'ASILO
«L'Italia viola i diritti» Il Consiglio d'Europa
condanna Roma per i respingimenti. Il commissario ai diritti
umani Thomas Hammarberg: «Vengono impedite le
richieste di asilo politico, l'Ue intervenga» Alberto D'Argenzio BRUXELLES
«Stop ai respingimenti, proteggere i diritti umani e trovare una soluzione europea» al problema della pressione
migratoria e dei richiedenti asilo. Per Thomas Hammarberg, Commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa la soluzione al dramma dell'immigrazione
non va trovata nei muri alzati in mare e nelle battute di caccia ai gommoni
nelle acque internazionali. L'Italia, sostiene questo 67enne svedese, un
passato come segretario generale di Amnesty international e di Save the
Children, «deve bloccare quanto prima le azioni di respingimento» delle marina
in acque internazionali, un'iniziativa che considera «molto triste». La voce
del Consiglio d'Europa - istituzione che non ha nulla a che fare con la Ue, ma
che raccoglie 47 paesi del vecchio continente ed ha alcune competenze proprio
su questioni legate ai diritti umani
- si sovrappone così a quella dell'Onu e del Vaticano, il tutto mentre perdura
l'ostinato silenzio dell'altra Europa, quella che conta. Commissione e
Consiglio Ue non si sono infatti ancora espressi su una pratica che di fatto
impedisce l'esercizio di un diritto internazionalmente tutelato. Bloccare i
respingimenti, perché? L'Italia, bloccando e respingendo gli immigrati, lede i
loro diritti basici, non permette a chi ha i titoli di
farlo di chiedere lo status di rifugiato. Tutto ciò è inaccettabile. Il
respingimento è semplicemente un'iniziativa contraria ai diritti
basici, alle norme previste a livello internazionale, non è in regola con le
convenzioni sottoscritte dall'Italia. Gli stranieri che raggiungono l'Italia,
fuggendo da repressioni e violenze, devono avere una chanche per ottenere
l'asilo, ma ora in Italia tutto questo diventa impossibile. Lei ha accusato la
Ue di non aiutare Italia e Malta, cosa dovrebbe e potrebbe fare la Ue? La Ue
deve avere una politica coordinata e determinata con le stesse regole
dappertutto. I paesi che ricevono gli immigrati dal Nord Africa sono sottoposti
ad una pressione enorme e devono essere aiutati quando aumentano gli sbarchi,
anche con una ripartizione dei richiedenti asilo tra tutti i paesi della Ue. Ma
questi paesi che subiscono la pressione migratoria devono anche accettare e
rispettare gli impegni presi a livello internazionale: i diritti
riconosciuti devono essere rispettati. Fino al momento il commissario Ue alla
giustizia, libertà e sicurezza Jacques Barrot non ha fornito alcun commento
sull'azione del governo italiano. I 27 ne parleranno, forse, solo al consiglio
dei ministri degli interni di inizio giugno. Come giudica questo silenzio? Non
penso che il silenzio sia buono, sono molto critico con questa attitudine:
siamo di fronte ad un problema che va affrontato a Bruxelles, ai massimi
livelli. È una questione che tocca tutta l'Europa, la sua politica. Siamo di
fronte ad una violazione dei diritti umani, non si può rimanere in silenzio, bisogna aiutare
l'Italia. Berlusconi ha firmato un accordo con Gheddafi, che viene sventolato
come un successo dal governo, nonché come la base per poter attuare i
respingimenti. La Lega Nord continua a dire che la Libia è un paese sicuro,
qual è la sua opinione? Nessun paese europeo può esternalizzare le procedure di
asilo, non si può far ricadere su un paese terzo una responsabilità che spetta
agli stati europei. La Libia ultimamente ha fatto dei progressi sul terreno dei
diritti umani, ma non basta
per poter dire che è in grado di gestire il problema in maniera consona. Quella
dei respingimenti non è una soluzione. Questi respingimenti seguono la crisi
vissuta solo pochi mesi fa a Lampedusa, l'emergenza è continua, come uscirne?
Il problema a Lampedusa è figlio di un alto livello di disattenzione europeo,
c'è stato troppo silenzio. La soluzione non è quella di rigettare le persone o
lasciare quelle che arrivano in situazioni durissime, la soluzione deve passare
per l'Europa, attraverso una ripartizione dell'onere, del peso
dell'immigrazione, nel rispetto dei diritti. La crisi
tra Malta e Italia dimostra come questa soluzione europea manchi, come si
cerchi di risolvere i problemi gettandoli su un altro paese.
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( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Esteri Pagina 112
Gerusalemme. Lo sceicco Tamili ha tenuto un'arringa contro Israele. Grande
imbarazzo dei presenti Papa: «Non negare la Shoah» Gerusalemme.. Lo sceicco
Tamili ha tenuto un'arringa contro Israele. Grande imbarazzo dei presenti
Ratzinger allo Yad Vashem non cita però i nazisti --> Ratzinger allo Yad
Vashem non cita però i nazisti Un papa tedesco ha reso omaggio alle vittime
della Shoah. Benedetto XVI ha rivolto un appello a Israele a cercare la pace
con i palestinesi. GERUSALEMME In piedi davanti alla fiamma che ha acceso e
alla corona che ha deposto in silenzio sull'urna delle ceneri, il papa tedesco
parla con voce bassa e compresa. I nomi delle vittime dell'Olocausto, dice, non
devono mai «perire» e «le loro sofferenze» non devono «essere mai negate,
sminuite o dimenticate». Ratzinger ha reso omaggio alla memoria dei sei milioni
di ebrei uccisi nei lager nazisti, nella visita a Yad Vashem, una delle tappe
cruciali del suo viaggio in Israele, dove c'è la «sala dei nomi» che registra
quelli di alcuni milioni di vittime della Shoah, e la «sala della memoria», in
cemento armato, a forma di tenda, dove sono sepolte le ceneri di alcune vittime
dei forni creamatori. Al centro una fiamma eterna e intorno i nomi di 22 campi
di sterminio. NO AL NEGAZIONISMO L'esplicita condanna del negazionismo era
attesa dal mondo ebraico dopo le polemiche innescate dalle dichiarazioni
negazioniste del vescovo lefebvriano Richard Williamson. E Benedetto XVI l'ha
pronunciata auspicando che «ogni persona di buona volontà possa vigilare per
sradicare dal cuore dell'uomo qualsiasi cosa capace di portare a tragedie
simili» alla «orrenda tragedia» dell'Olocausto. Alcuni presenti, tra cui il
direttore di Yad Vashem Avner Shalev, hanno poi rimarcato il fatto che il
pontefice non abbia «nominato direttamente i persecutori, i nazisti», e lo
stesso Shalev avrebbe desiderato che il pontefice ripetesse al memoriale la
dura condanna dell'antisemitismo che ha fatto appena atterrato a Tel Aviv:
«Sfortunatamente - ha detto in aeroporto - l'antisemitismo continua a sollevare
la sua ripugnante testa in molte parti del mondo e ciò è inaccettabile»,
occorre fare «ogni sforzo per combattere l'antisemitismo dovunque si trovi, e
per promuovere il rispetto e la stima verso gli appartenenti ad ogni popolo,
razza, lingua e nazione in tutto il mondo». ESSERE TEDESCO In effetti Benedetto
XVI contrariamente a quanto fece ad Auschwitz nella primavera del 2006, non ha
ricordato il suo essere tedesco, né ha fatto altri accenni ai propri
sentimenti, da tedesco, sull'Olocausto. Ha citato il «grido delle vittime», che
si leva ancora oggi «contro ogni atto di ingiustizia e di violenza, perenne
condanna contro lo spargimento di sangue innocente». Ha ricordato l'impegno
della Chiesa per coloro che anche oggi sono perseguitati «a causa della razza,
del colore, della condizione di vita o della religione». Poi il breve incontro
con sei sopravvissuti ai lager. TEMI SENSIBILI Sia al memoriale, che nei
discorsi all'aeroporto e nel palazzo presidenziale rendendo visita a Shimon
Peres, Benedetto XVI ha affrontato tutto l'arco delle questioni sensibili di
Israele e Medio Oriente, compresi i rapporti con la Chiesa cattolica e la
responsabilità delle fedi. Shoah, accelerazione del processo di pace, rispetto
dei diritti umani, diritti dei
palestinesi, sicurezza, libertà di accesso e di conservazione dei Luoghi santi.
SCEICCO La giornata si è caratterizzata anche per la cordialità negli incontri
con Peres, premio Nobel per la pace insieme con Rabin e Arafat per il
contributo al processo che ha portato agli accordi di Oslo: i due anziani
leader hanno anche piantato insieme una pianta di ulivo nel giardino
presidenziale e hanno mangiato della frutta da un piattino. L'ultimo impegno
della densissima giornata, al Notre Dame Center of Jerusalem, ha registrato
l'imbarazzante incidente dello sceicco Tamili che, in arabo e senza che fosse
previsto un suo intervento, ha tenuto una arringa contro Israele, mentre il
patriarca Fouad Twal cercava di tacitarlo e un esponente ebreo abbandonava l'incontro,
poi sospeso.
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( da "EUROPA ON-LINE"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Articolo Sei in
Esteri 12 maggio 2009 Per Roxana Saberi l'odissea nisce dopo quattro mesi
TEHERAN Il dramma della giornalista americanoiraniana Roxana Saberi è finito
ieri. La corte di Teheran ha infatti ridotto la condanna, inflittale per
spionaggio a favore degli Stati Uniti, da otto a due anni di carcere con la
condizionale. La sentenza, arrivata all'indomani del giudizio d'appello, ha
rivisto la condanna inflitta il 13 aprile in primo grado per il reato di
«cooperazione con uno stato ostile», sulla base del fatto che Stati Uniti e
Iran non possono essere definiti paesi tra loro «ostili». Il reato è stato
quindi derubricato a «raccolta di documenti segreti», ha riferito l'avvocato,
Saleh Nikbakht. «Il verdetto di primo grado è stato rivisto», «la pena è stata
ridotta a due anni con la condizionale ». Roxana era stata rinchiusa nel
penitenziario di Evin il 31 gennaio, dopo un arresto inizialmente motivato
oltre che con l'assenza di accredito stampa dalla detenzione di alcolici,
proibiti nella repubblica islamica. Il 21 aprile aveva cominciato uno sciopero
della fame per protestare contro la sua condanna, interrotto solo la settimana
scorsa. «Sto bene, non voglio fare commenti ma sto bene», ha dichiarato
all'uscita dal carcere la trentaduenne giornalista, che si è poi allontanata in
auto insieme al padre Reza. Quest'ultimo ha dichiarato alla Cnn di volerla
riportare al più presto negli Stati Uniti. Secondo gli avvocati Roxana potrà
lasciare la repubblica islamica, anche se la sentenza stabilisce che solo se non
commetterà altri reti nei prossimi cinque anni la sua liberazione diventerà
definitiva. Dopo l'intervento in suo favore di Barack Obama, che a nome degli
Usa ne aveva chiesto la liberazione dicendosi certo che non fosse una spia,
c'era stata la presa di posizione del presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad,
che aveva chiesto che il giudizio d'appello salvaguardasse «i diritti della
difesa». Un intervento che, evidentemente, ha sortito i suoi effetti, visto che
l'appello è durato quattro ore a differenza dell'ora del giudizio di primo
grado. Ma la sentenza appare anche come un segnale distensivo verso gli usa
(Teheran ha sempre negato che la Saberi sia cittadina americana, avendo
passaporto iraniano), dopo l'offerta di dialogo dell'amministrazione Obama. La
reazione degli Usa, peraltro, non si è fatta attendere. Non solo il segretario
di stato Usa, Hillary Clinton che aveva parlato di processo «non trasparente,
imprevedibile e arbitrario» ha espresso soddisfazione per la sua liberazione,
che ci ha «molto rincuorato » anche se «naturalmente continuiamo a contestare
le incriminazioni e il verdetto contro di lei, ma la senatrice democratica Amy
Klobuchar «contenta stando a quanto si legge nel suo sito ufficiale per il
fatto che Roxana Saberi è ora libera di tornare a casa», ha affermato che
l'Iran «non avrebbe mai dovuto trattare questa giovane giornalista come una
pedina dei suoi giochi internazionali ». Soddisfazione per la liberazione della
giornalista è stato espresso in tutto il mondo. Il responsabile politica estera
del Partito democratico Piero Fassino, sollevato e
soddisfatto, ha auspicato «che, con questo atto, possa aprirsi una fase di
pieno rispetto dei diritti umani e civili in Iran e possa
avviarsi una stagione di relazioni aperte e positive tra Teheran e la comunità
internazionale nella ricerca di una soluzione politica negoziata al dossier
nucleare».
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( da "Manifesto, Il" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
POLITICA O QUASI
Se l'altro è maleodorante Ida Dominijanni Prendiamo l'ultima di Berlusconi,
«noi non siamo per la società multietnica», e analizziamola dal punto di vista
retorico. Che cosa significa una frase così? Il linguaggio del potere, come si
sa, è sempre performativo, ottiene cioè sempre effetti di realtà, anche quando,
come in questo caso, va palesemente contro la realtà. Essere contro la società
multietnica vorrebbe dire infatti essere contro una realtà di fatto, giacché
l'Italia, sia pure con grande ritardo rispetto ad altre democrazie occidentali,
una società multietnica sta di fatto diventando, anzi è già diventata. Si
tratta dunque di un'affermazione paranoica, che parte da una negazione bella e
buona del reale. Ma che produce però il suo effetto di realtà, che consiste
nell'instillare la convinzione - anch'essa paranoica - che «si possa» essere
contro la società multietnica, che si possa e si debba fare di questo una
bandiera politica, che si possa e si debba militare per questo. Di fatto, siamo
dunque di fronte in primo luogo a un'affermazione sobillatrice, che non si
limita a registrare o a cavalcare la xenofobia e il razzismo, ma li produce e
ne fa valori politici mobilitanti. In secondo luogo, trattandosi di Berlusconi
e non di un altro leader xenofobo della destra europea, l'affermazione va letta
nel quadro della sua estetica, ingrediente cruciale, com'è noto, della sua
etica e della sua politica. Il nostro ci aveva già spiegato che candidare veline
e dintorni serve a ripulire e profumare la scena istituzionale, abitata dai
rappresentanti «malvestiti e maleodoranti» dell'opposizione. Ora se i
parlamentari di centrosinistra sono malvestiti e maleodoranti figuriamoci i
migranti che arrivano per mare dal deserto stipati nei container e nelle stive.
Il senso estetico del premier non può sopportarlo. L'Italia, di conseguenza,
secondo lui nemmeno. E qui l'operazione di negazione raddoppia, e rientra nel
più generale remake della realtà a cui Berlusconi lavora da sempre: decidere il
canone del bello, imporlo via tv, resecare dal visibile e ridurre
all'invisibile tutto ciò che non vi si conforma. Fatto, la realtà diventa
reality e gli elettori si convincono di vivere nel più bello dei mondi
possibili. Su «la Repubblica» di ieri Stefano Rodotà invita giustamente a una
contromobilitazione: «10, 100, 1000 Rosa Parks all'incontrario» per cedere il
posto in metropolitana agli immigrati, ordinare a gran voce kebab nelle
città-fortino della pastasciutta, andare a Bergamo a mendicare per più di
un'ora ed esigere dai media la segnalazione puntale degli episodi di quotidiano
razzismo. C'è solo da sottoscrivere, e non c'è una parola da aggiungere alla
denuncia delle violazioni della Costituzione italiana e della Carta europea dei
diritti perpetrate, frase dopo frase, atto dopo atto,
dalla politica «di contenimento dell'immigrazione» del governo. Aggiungo
soltanto che ormai non si tratta più solo di violazione dei diritti,
ma di qualcosa di più profondo, più insidioso e, se non stiamo molto attenti,
più definitivo. Abituati a un uso meramente tattico della legge nonché della
sua violazione e sospensione, i regimi biopolitici si installano e governano
lavorando - e lavorandoci - anche se non prioritariamente su altri piani, che prima della nostra consapevolezza dei diritti, e di essere soggetti di diritti,
riguardano la nostra percezione del reale e dell'umano e il nostro modo di
essere umani. Decidono e impongono il bello e il brutto, il visibile e
l'invisibile, il dicibile e l'indicibile, e si insinuano, prima che nella
nostra testa, nei nostri sensi: vista, olfatto, tatto, sessualità. A
forza di vedere il canone estetico berlusconiano nelle tv berlusconiane (e
non), non vedremo altra realtà - altro reality - che quella. A forza di
ostentazione e ossessione sessuale berlusconiane, l'unica sessualità
riconoscibile diventa quella. A forza di sentirci dire che l'altro - che sia
l'avversario politico o l'immigrato - puzza e si veste male, il nostro olfatto
e il nostro gusto saranno allertati e si allerteranno a mettere all'opera
questo criterio nelle relazioni sociali, e a discriminare in base a questo
criterio chi è dei nostri e chi non lo è. Si vede bene, in questa sequenza,
come una certa politica sul corpo femminile sia sempre sintomatica di una più
generale politica sul corpo, e di un più generale modo di intendere l'umano e
di dividere il mondo fra chi è pienamente umano - «noi»: occidentali, bianchi,
indigeni, stanziali, belli e profumati - e chi lo è un po' meno, subumano o non
umano. Fino a poter essere trattato infatti come se non fosse più soggetto di
quelli che ancora chiamiamo, con pretese universalistiche, «diritti
umani». E a potere essere lasciato sospeso al confine
fra terra e mare, fra uno stato sovrano e un altro, o rinchiuso in un campo né
vivo né morto, né libero né prigioniero, né cittadino né ospite. Resecato dal
reale, in una terra di nessuno dove i nostri sensi, vista udito e tatto, non
possono né vederlo né ascoltarlo né toccarlo, e nemmeno raggiungerlo.
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( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 12/05/2009 - pag: 6 Malta rifiuta una nave
militare italiana Respinta la «Spica» con 69 clandestini. Il Consiglio d'Europa
accusa Roma: il governo si fermi ROMA «L'Italia si fermi », è l'appello che arriva dal commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg. «La comunità
internazionale deve sostenere il Vaticano e l'Onu e fermare l'iniziativa
unilaterale dell'Italia che respinge i clandestini in mare, e nega la
possibilità di chiedere asilo e di fuggire da situazioni di repressione e
violenza». Non è la prima volta che Hammarberg critica le politiche del
governo italiano in tema di immigrazione, quasi un anno fa per i raid della
polizia nei campi nomadi e per le condizioni del centro di Lampedusa lanciò
accuse durissime: «L'Italia è xenofoba e razzista». Hammarberg stavolta però
non se la prende soltanto con il nostro Paese, ammette che «il problema non è
solo italiano» e che l'Italia non va «lasciata sola ma ha bisogno di sostegno
europeo in quanto è terra meta di sbarchi, come la Grecia e Malta ». Proprio
tra Italia e Malta ieri per qualche ora è tornata a salire la tensione, già
molto alta nei giorni scorsi per la vicenda della Pinar, il mercantile turco
rimasto fermo 4 giorni con 144 migranti a bordo. Il governo maltese ha deciso
infatti di non concedere l'autorizzazione all'approdo al pattugliatore Spica
della Marina militare che nella notte aveva soccorso, in acque di competenza
maltese, un barcone con 69 clandestini, tra cui 16 donne, due in gravidanza. Il
no di Malta ha irrigidito le posizioni, ma poi i governi hanno trovato un
accordo e si è deciso di dirottare il pattugliatore verso Porto Empedocle dove
è arrivato nel pomeriggio. I migranti sono stati destinati al centro di Caltanissetta.
Se Amnesty International bacchetta Italia, Malta e Libia, e chiede al governo
italiano di «rispettare i diritti fondamentali delle persone in cerca di asilo,
dei migranti e dei rifugiati», il ministro per le Politiche europee Andrea
Ronchi reagisce con forza alle parole di Hammarberg. «L'ennesima dichiarazione
del commissario del Consiglio d'Europa dimostra una volta di più quanto poco
conosca la realtà italiana. Evidentemente c'è un problema di pregiudizio verso
il nostro Paese. Noi siamo in linea con l'Unione Europea in tema di
immigrazione. Hammarberg se ne faccia una ragione». Nessuna replica arriva
invece dall'Ue. «Non spetta a noi fare commenti su quanto affermato dal
Consiglio d'Europa », ha detto Michele Cercone, portavoce del commissario Ue Jacques
Barrot. Ma ha aggiunto, parlando dei respingimenti, che si tratta di «fatti
usuali». Il presidente del comitato interparlamentare su Schengen, Margherita
Boniver, ha però riferito che Barrot giudica positivamente l'ipotesi di aprire
in Libia un punto gestito dall'Ue o dall'Alto commissariato per i rifugiati
dell' Onu, per trattare all'origine la questione dei flussi di immigrati
clandestini. E che lo stesso Barrot la riproporrà al prossimo Consiglio dei
ministri Ue degli Interni. Mariolina Iossa
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( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 12/05/2009 - pag: 8 Diritti umani La Corte europea accoglie il ricorso di 35 immigrati MILANO La
Corte europea per i diritti umani ha ritenuto ammissibile il
ricorso presentato da 35 immigrati, provenienti dalla Grecia e sbarcati a
Venezia e negli altri porti adriatici, respinti dalle autorità italiane:
avevano la possibilità di chiedere asilo politico. Il caso era stato
denunciato dalle associazioni per i diritti umani
veneziane
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( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 12/05/2009 - pag: 12 Guerra infinita L'artiglieria
avrebbe colpito la zona dove sono assediate le Tigri Tamil e 50 mila profughi
L'Onu: massacro di civili in Sri Lanka «Mille vittime, cento i bambini». Il
governo respinge le accuse: «Falsità» «Lo avevamo detto, è accaduto: un bagno
di sangue». Gordon Weiss, il portavoce delle Nazioni Unite a Colombo, ha
denunciato ieri l'ennesima strage di innocenti in Sri Lanka. Mille civili, tra
i quali un centinaio di bambini, sarebbero morti sotto i bombardamenti
nell'ultimo fazzoletto di terra in cui sono state accerchiate le Tigri Tamil, i
ribelli che da 26 anni combattono il governo centrale. Centinaia di corpi
straziati dalle schegge sono stati portati in un ospedale di fortuna ai margini
di quella che doveva essere una «zona sicura », una sottile striscia di paludi
tra terraferma e mare nel Nordest del Paese. Mentre quel che rimane dell'Ltte
(Liberation Tigers of Tamil-Eelam) poche migliaia di uomini e donne è assediato
in uno spazio di meno di quattro chilometri quadrati insieme a circa 50 mila
civili. Le Tigri hanno accusato il governo di Colombo della strage: «Hanno
usato l'artiglieria». L'Onu sembra aver accettato questa versione, tanto che la
dichiarazione di Weiss è stata accolta con grande fastidio nella capitale
singalese. «Le Nazioni Unite ha detto ieri il portavoce hanno più volte
avvertito della possibilità di un bagno di sangue. Il massacro di civili
avvenuto tra sabato e domenica, inclusi più di cento bambini, dimostra che il
bagno di sangue è diventato realtà». Il segretario dell'Onu Ban Ki-moon ha poi
tuttavia ribadito l'appello alle parti per evitare l'uso di armi pesanti in
aree popolate ma ha anche puntato l'indice contro «la mancanza di rispetto»
mostrato dalle Tigri Tamil per la sicurezza dei civili. Atteggiamento che ha
portato migliaia di persone a rimanere intrappolate. Ban ha fatto appello alle
parti, nei termini più forti possibili, per il rispetto dei loro obblighi sul
fronte dei diritti umanitari. Secondo i dati dell'Onu,
negli ultimi tre mesi almeno 6.500 innocenti sarebbero stati uccisi nel corso
dei combattimenti. Il governo centrale risponde che i «danni collaterali» sono
dovuti in primo luogo alla stesse Tigri Tamil che «sparano di proposito contro i
civili in fuga dalle zone da loro controllate» e, in altri casi, agli
«inevitabili» tiri dell'esercito «in risposta agli attacchi dei terroristi».
«Ho contattato personalmente l'ospedale dove sono stati portati i corpi di quei
poveretti », dice al Corriere Rajiva Wijesinha, ministro singalese responsabile
del Processo di Pace, mentre si sta imbarcando per Ginevra, dove avrà a partire
da oggi una serie di incontri al Consiglio dell'Onu per i Diritti Umani. Scrittore prestato alla politica (è autore di Servi e
Atti di fede, Giovanni Tranchida Editore), il ministro non ha dubbi: «I fatti
sono chiari: i civili sono stati colpiti dalle Tigri in primo luogo per
impedire loro di abbandonare la zona, e poi per provocare una strage da
addossare al governo centrale». L'Onu non è stata tenera con voi,
perché? «La verità è che hanno una visione romantica delle Tigri, che dipingono
come 'combattenti per la libertà'. E sottovalutano la loro responsabilità in
questi massacri». In trappola Una donna Tamil nell'ospedale di Vavuniya, nel
Nord dello Sri Lanka, ferita negli scontri tra governativi e ribelli. Migliaia
di civili sono intrappolati nelle zone di combattimento. Secondo l'Onu, già ci
sarebbero mille morti, centinaia i feriti rimasti senza soccorsi (Reuters)
Paolo Salom
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( da "Tirreno, Il"
del 12-05-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino
di Padova, Il)
Argomenti: Diritti umani
di Andrea Palombi
Sui rimpatri l'alt del Consiglio d'Europa «L'Italia si fermi». Frattini: noi
rispettiamo le norme comunitarie Ma il commissario per i diritti umani riconosce che la Ue non aiuta i paesi in difficoltà
come Italia, Grecia e Malta ROMA. «Che il mondo fermi l'Italia!». E' un appello
che fino a qualche anno sarebbe risuonato come fantapolitica quello lanciato
ieri dal commissario per i Diritti umani del Consiglio
d'Europa, Thomas Hammarberg. Il Belpaese, tradizionalmente in prima fila in
tema di tolleranza e solidarietà, sembra però aver conquistato ormai la maglia
nera del più spietato verso i poveri cristi che quotidianamente si ammassano ai
confini dell'Europa. Anche Bruxelles scende così in campo contro la decisione
del governo italiano di respingere in blocco in mare gli immigrati clandestini.
E questo senza distinguere chi avrebbe diritto di asilo, rigettandolo così
verso la persecuzione, in qualche caso la tortura e la morte. Quella messa in
atto dal governo Berlusconi è «un'iniziativa molto triste», ha commentato
Hammarberg. «La comunità internazionale deve sostenere le posizioni del
Vaticano e dell'Onu e fermare l'iniziativa unilaterale dell'Italia».
Un'iniziativa, sostiene il commissario europeo, che «mette
completamente in discussione il diritto d'asilo», nega il diritto «di ogni
essere umano a fuggire dalla repressione e dalla violenza ricorrendo al diritto
d'asilo». Un diritto, sottolinea in una dura nota di condanna anche Amnesty
international, esplicitamente previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
Le accuse vengono seccamente respinte dal nostro ministro degli Esteri, Franco
Frattini, secondo il quale, al contrario, con i respingimenti l'Italia sta
rispettando proprio una regola approvata dall'Unione europea a dicembre. «Pensiamo
che questa politica, che continuerà, sia molto rispettosa delle politiche
europee, in quanto prevista dal Patto dell'immigrazione». Nei giorni scorsi
aveva ribadito che la «linea dura» continuerà anche il ministro Roberto Maroni,
il «padre» dell'iniziativa di respingere i clandestini direttamente in Libia.
Ieri però Maroni ha chiesto anche all'Unione europea di farsi carico di quanti
arrivano in Italia e, avendo diritto all'asilo, vengono accolti. Ha chiesto a
Bruxelles di applicare il «principio di solidarietà» e di farsi carico del loro
mantenimento. Una richiesta che appare però in contraddizione con la decisione
di respingere i barconi di migranti in mare, prima cioè di aver potuto fare
qualsiasi valutazione e distinzione su chi ha diritto d'asilo e chi no.
Hammerberg si è comunque lamentato anche del fatto che l'Unione europea sia
stata finora latitante sul tema dell'immigrazione clandestina e ha chiesto a
Bruxelles di farsi carico della questione proprio per evitare decisioni
unilaterali come quella italiana. «Fino ad oggi - ha infatti sottolineato -
l'Unione europea non ha aiutato paesi in difficoltà come Italia, Malta e
Grecia». E ha chiesto di «dare all'Italia il sostegno di cui ha bisogno». Ci
vuole subito, ha concluso, «un incontro di alto livello tra i leader europei e
quelli italiani, perché il problema è europeo e richiede una soluzione comune».
Diversi gruppi della sinistra hanno intanto chiesto la convocazione di una
riunione straordinaria della commissione libertà civili del Parlamento europeo
per discutere dell'iniziativa italiana. «Occorre verificare d'urgenza la
conformità al diritto europeo e internazionale, in particolare la Convenzione
di Ginevra e la Convenzione europea per i diritti dell'uomo», scrivono Claudio
Fava, coordinatore del gruppo socialista europeo, Jean Lambert (Verdi europei)
e Giusto Catania coordinatore della sinistra unitaria europea. «Siamo convinti
che gli atti delle autorità italiane, già sanzionati nel 2005
dall'Europarlamento e dalla Corte europea, violino i diritti dei richiedenti
asilo».
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( da "AmericaOggi Online"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Fini. Respingere
ma verificare prima il diritto all'asilo 12-05-2009 Il presidente della Camera
Gianfranco Fini, "Non credo che abbia molto senso dire che si voglia o
meno una società multietnica: è solo una questione demografica". E,
comunque, per avere una lungimirante politica in tema di immigrazione, ci si
dovrebbe basare anche su una forte cooperazione internazionale. ROMA. Il
presidente della Camera Gianfranco Fini, da Algeri, dove si trova in visita
ufficiale, mette un punto alla polemica di questi giorni tra il premier Silvio
Berlusconi e i Vescovi sul fatto che l'Italia debba essere o no "una
società multietnica". E lo fa alla vigilia della richiesta ufficiale da
parte del governo di mettere ben tre voti di fiducia sul disegno di legge sicurezza
ora all'esame dell'Aula della Camera: il provvedimento con il quale la Lega si
prefigge di cambiare volto alla politica dell'immigrazione in Italia. "La
questione dell'immigrazione - aggiunge Fini - non può essere affrontata solo in
un'ottica di sicurezza e legalità". Si deve pensare
anche in termini di integrazione e di rispetto dei diritti umani. Ed è proprio per invitare al rispetto dei diritti umani che anche il Consiglio d'Europa richiama l'Italia, invitandola a
smetterla con i 'respingimenti' di stranieri alle coste, perché così facendo si
lede il diritto di tutti a chiedere asilo. Sul punto interviene il
commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa,
Thomas Hammarberg: "L'iniziativa italiana mette in discussione il diritto
di chiedere asilo" ed è per questo che non può essere considerata
"una buona iniziativa". Un invito analogo a quello di Fini.
"Fermo restando che respingere l'immigrato clandestino non viola il
diritto internazionale - dice - va ricordato che noi abbiamo come tutti gli
altri il dovere di verificare se tra chi viene respinto ci siano persone che
hanno il diritto di richiedere asilo". Il centrodestra difende però la sua
strategia 'anti clandestini' e dichiara, come fa il ministro della Cultura
Sandro Bondi, che la questione immigrazione non può che essere affrontata con
"la fermezza e la severità" dimostrata in questi giorni. A nulla
sembra valere l'appello dei parlamentari cattolici di Pd e Udc che chiedono
alla maggioranza di ripensarci e di non varare il ddl sicurezza che trasformerebbe
la clandestinità in un reato. Pdl e Lega andranno avanti per la loro strada e
l'obiettivo è quello di vedere approvato il provvedimento entro giovedì.
Domani, infatti, il governo porrà ufficialmente nell'Aula della Camera la
questione di fiducia già autorizzata dal Consiglio dei ministri straordinario
di mercoledì scorso: la stessa riunione nella quale si è autorizzata la fiducia
anche per il ddl sulle intercettazioni. E per mercoledì sono previsti i tre
voti di fiducia, tanti quanti sono i maxi-emendamenti in cui è stato diviso il
testo: tutti considerati ammissibili dagli uffici di Montecitorio, come
ribadisce oggi Fini, perché senza "alcun profilo di
incostituzionalità". Poi ci sarà l'esame degli ordini del giorno che si
dovrebbe concludere entro giovedì perché i tempi del dibattito, non trattandosi
di un decreto, sono contingentati. L'opposizione però continua nella sua
protesta sostenendo, come fa Marco Minniti (Pd), che con questo ddl "si
tornerà ai tempi della capanna dello zio Tom", accusando di razzismo
governo e maggioranza. Anche il giudizio di Massimo D'Alema è severo: sia sul
provvedimento sia sulla dichiarazione di Berlusconi, secondo il quale l'Italia
non deve diventare una società multietnica ("parole senza senso"). Ma
il centrodestra difende il testo. Come il ministro dell'Interno Roberto Maroni,
che parla delle ronde (che verranno legalizzate con il ddl), come di un
"pilastro del nuovo modello di sicurezza". L'opposizione però
continua a parlare di 'testo incostituzionale' e pertanto chiede a Fini il voto
segreto.
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( da "Manifesto, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Terra Terra Cave
illegali in Palestina Marina Zenobio In Israele cominciano a scarseggiare i
materiali per ledilizia. Anzi, stando a uno studio fatto
realizzare dal governo, tra un decennio lo stato ebraico potrebbe ritrovarsi
senza più laterizi. Un bel problema per una nazione in continua «espansione»,
costantemente impegnata nella costruzione di nuovi insediamenti nei territori
occupati della Cisgiordania. È proprio da questi territori, dalle cave in terra
di Palestina, che Israele si rifornisce illegalmente - di sabbia, ghiaia e pietra
per costruire persino le stesse case degli insediamenti ebraici. La denuncia
arriva dallIstituto di ricerche applicate di
Gerusalemme (Arij) e da Yesh Din, organizzazione israeliana per la difesa dei
diritti umani con sede a Tel Aviv, che hanno accusato alcuni
costruttori israeliani di estrarre illegalmente in Cisgiordania materiali
destinati alledilizia; attività estrattive in cave che,
trovandosi nei territori occupati, vengono operate naturalmente sotto la
giurisdizione
delle Forze armate israeliane. Così, mentre continua loccupazione
della Cisgiordania, giustificandola davanti alla comunità internazionale con
ragioni di sicurezza nazionale, Israele ne approfitta per espropriare la Palestina delle
sue risorse naturali, che siano acqua, terra, o lo stesso materiale da
costruzione che, in parte viene utilizzato per ampliare gli insediamenti
ebraici esistenti, in parte per costruirne di nuovi, ma il grosso viene
utilizzato direttamente in territorio israeliano. Ogni anno infatti, dalle
dieci cave esistenti in Cisgiordania e menzionate nella denuncia di Yesh Din,
Israele estrae12 milioni di tonnellate di materiale da costruzione per il
proprio fabbisogno; si tratta di appropriazione illegale di terra nel senso
letterale del termine. Michael Sfard, avvocato dellorganizzazione
per i diritti umani, non usa certo mezzi termini e in una intervista
rilasciata il mese scorso al New York Times accusa Israele di «pratica illegale
di un brutale sfruttamento economico dei territori occupati per soddisfare
esclusivamente le necessità della potenza occupante, in violazione dei più
elementari dispositivi del diritto internazionale». A queste fanno eco le
parole di Jamil Mtoot, responsabile ambiente per lAutorità
palestinese a Ramallah che denuncia i danni ambientali dei lavori di estrazione nelle cave di
pietra, ghiaia e sabbia in Cisgiordania: «Le terre agricole subiscono danni che
le rendono incoltivabili per anni, le polveri che si alzano rendono
irrespirabile laria e aumentano i casi di asma soprattutto tra i bambini
che vivono nelle vicinanze delle cave, senza parlare dellinquinamento
acustico». Tutte cose vietate in Israele che, in termini di controlli su
inquinamento acustico e ambientale sul proprio territorio, ha invece una legislazione molto restrittiva. A
questo poi si è aggiunta la carenza, nel paese, di materiali per ledilizia
che, però, i costruttori israeliani rastrellano nei territori occupati;
entrandoci con i camion persino di notte, alla ricerca di ghiaia e rocce diventate allimprovviso
preziose. È solo uno dei tanti motivi per cui Israele ha tutto linteresse
a mantenere loccupazione militare dei territori palestinesi in
Cisgiordania. Yesh Din ha portato la denuncia davanti la Corte di giustizia
israeliana, e nel testo vengono citati anche alcuni documenti militari israeliani che
testimoniano la mole di materiale di scavo prelevato in Cisgiordania e venduto
ogni anno in Israele. Difficile però credere che ci sarà una risposta.
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( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 1 - Prima Pagina DIRITTI UMANI E SICUREZZA ANTONIO CASSESE Alla base del
respingimento in alto mare di centinaia di migranti clandestini vi è un grave
scontro tra interessi nazionali e valori della comunità internazionale.
L´immigrazione clandestina è certo un problema molto serio, soprattutto ora che
essa aumenta a ritmi vertiginosi. Spesso i clandestini non hanno
documenti, e quindi è difficile identificarne la nazionalità; tra essi si
nascondono criminali; soprattutto, i flussi migratori, aumentando rapidamente,
incidono seriamente sul nostro mercato del lavoro. SEGUE A PAGINA 31
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( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 11 -
Interni L´ex terrorista detenuto in Brasile parla in tv: non ho mai ucciso.
Frattini: nessuna indulgenza. La Russa: sfrontatezza senza limiti Dal carcere
Battisti minaccia il suicidio "L´Italia mi fa paura, non tornerò
vivo" Oggi a Brasilia l´audizione in Parlamento: presente anche Achille
Lollo OMERO CIAI ROMA - «Piuttosto che tornare in Italia mi uccido», parola di
Cesare Battisti. L´ex terrorista italiano che si trova rinchiuso nel carcere di
Papuda, alla periferia della capitale brasiliana, in attesa di una sentenza
definitiva sull´estradizione da parte del Tribunale Supremo del paese
sudamericano ha rilasciato un´altra delle sue "interviste concordate"
a due giornalisti della tv franco-tedesca Arte. Il colloquio si è svolto dopo
che il procuratore generale dello Stato ha invitato gli undici magistrati del
Tribunale Supremo ad «estinguere» il processo a carico di Battisti, perché nel
frattempo egli ha ottenuto lo status di rifugiato politico, e alla vigilia
dell´audizione di oggi, presso la Commissione diritti umani di Camera e Senato del Parlamento di Brasilia, alla quale
parteciperà, in qualità di giornalista, anche Achille Lollo, condannato in
Italia per il Rogo di Primavalle. Nell´intervista, l´ex leader dei Pac, afferma
di avere «troppa paura» di tornare in Italia e aggiunge minacciando il
suicidio: «Non ho intenzione di arrivarci vivo. Vi sono cose che si
possono ancora scegliere, una è il momento della nostra morte». Proclamandosi
ancora una volta «innocente», dice: «Dopo 30 anni mi hanno messo in prigione
per crimini che non ho commesso. Non ho mai ucciso, ma ho fatto parte di una
organizzazione armata, ho fatto delle rapine, ero un militante qualunque e mi
hanno fatto diventare un mostro, un assassino». L´incontro con Battisti verrà
trasmesso sulla rete franco-tedesca questo sabato alle 19.00 ma, dagli stralci
che ne sono stati diffusi ieri, è una intervista che rientra nel genere di
quelle che il team dei suoi avvocati ha finora sempre concordato. L´ex
terrorista italiano infatti ha sempre rifiutato di incontrare giornalisti senza
conoscere prima le domande che gli sarebbero state rivolte e negandosi a tutti
quei giornali, non solo italiani, ma anche brasiliani, come i maggiori - la
Folha e il Globo - , che non gli garantissero in anticipo di svolgere il ruolo
di semplici megafoni della sua versione dei fatti. Così andò con il settimanale
Epoca a dicembre, poco prima che il ministro della Giustizia brasiliano
concedesse, tra la sorpresa generale, l´asilo politico. «Se torno in Italia mi
ammazzano», disse. Ieri ha ripetuto lo stesso concetto rovesciandolo: «Se mi
rimandate in Italia mi suicido». Numerose le reazioni in Italia. «Quella di
Battisti - ha detto il ministro La Russa - è una sfrontatezza senza limiti. Se
davvero meditava il suicidio avrebbe potuto pensarci dopo gli omicidi da lui
commessi». Mentre l´esponente Udc Giampiero D´Alia ha detto che è piuttosto
l´Italia «che ha avuto e continua ad avere paura di terroristi efferati come
lui». Il ministro degli Esteri Frattini ha lamentato l´assenza di «una azione
più corale - e bipartisan - dopo le parole del Capo dello Stato», aggiungendo
comunque che «l´Italia non accetta segnali di indulgenza o di amnistia» per i
terroristi, in particolare «nel caso di Cesare Battisti». Il quale - secondo il
ministro della Giustizia Angelino Alfano - «non ha nulla di cui aver paura,
perchè le nostre carceri sono sicure e al loro interno sono rispettati i
diritti individuali». A Brasilia la data per l´assemblea plenaria del Tribunale
non è stata ancora fissata ma dovrebbe svolgersi prima della fine di maggio.
Con molte probabilità l´ultima settimana del mese. L´avvicinarsi della sessione
nella quale si discuterà di Battisti spiega anche l´intervista concessa ad Arte
con l´obiettivo di preparare il clima.
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( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 2 - Esteri
Teheran, Roxana torna libera "Gli Usa non sono nostri nemici"
Hillary: "Sono rincuorata". Obama: "Bel gesto umanitario"
Il segretario di Stato Usa: "Restano questioni aperte le accuse contro di
lei e il verdetto emesso" Che l´arresto di Roxana avesse un significato
politico lo si era capito subito, e alcuni si erano chiesti se non fosse quella
la risposta di Ahmadinejad alla "mano tesa" di Obama. Ma il
presidente iraniano era intervenuto pubblicamente e con un gesto insolito aveva
raccomandato che all´imputata venissero riconosciuti «tutti i diritti a un
processo giusto e imparziale». Da allora tutto si è svolto con rapidità , quasi
con precipitazione. Il processo di appello, previsto per mercoledì, è stato
anticipato di due giorni, e la sentenza consegnata direttamente all´avvocato
Nikbakht alla fine di un dibattimento durato ben cinque ore, in cui la difesa
ha potuto presentare liberamente le prove a favore dell´imputata. Due ore dopo,
Roxana Saberi lasciava il carcere di Evin e tornava a casa in compagnia del
padre, che aveva potuto visitarla solo brevemente due volte nei cento giorni in
cui la figlia vi era stata rinchiusa. Quasi non si crede ai propri occhi nel
leggere, nella sentenza di un tribunale iraniano, che «gli Stati Uniti e l´Iran
non possono essere definiti due Paesi ostili». I falchi in Iran fanno politica
con le impiccagioni e le sentenze dure, ma c´è anche chi è deciso a non
lasciarsi sfuggire l´opportunità di accogliere, dopo trent´anni di chiusura, la
disponibilità americana a ristabilire relazioni normali. La combinazione di offerta di dialogo e fermezza sulle questioni dei
diritti umani dimostrata da Washington ha fatto presa anche sul presidente
Ahmadinejad, impegnato in una difficile campagna elettorale in cui i candidati
rivali, anche dello stesso gruppo conservatore, gli imputano la responsabilità
dell´isolamento internazionale e della difficile situazione economica in cui si
trova oggi l´Iran. «Sto bene, non voglio fare commenti ma sto bene» ha
detto la 31enne giornalista all´uscita dal carcere. Ora è libera di uscire
dall´Iran e il padre ha detto alla Cnn che la riporterà a casa "non appena
possibile". La Casa Bianca, che aveva chiesto ripetutamente la
scarcerazione della giovane giornalista americana di origine iraniana, ha
espresso soddisfazione per il "gesto umanitario"
pur sottolineando che la giornalista era stata accusata ingiustamente. Anche
Hillary Clinton si è detta «rincuorata dal suo rilascio, anche se rimangono
aperte le questioni delle accuse formulate nei suoi confronti». «L´appello di
tutti fortunatamente è andato a segno - ha detto il ministro degli Esteri
Frattini - Teheran ha voluto dare un segno alla comunità internazionale». v.v.
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( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 8 -
Cronaca Lo sbarco Fini a Maroni: verificare il diritto d´asilo Il Consiglio
d´Europa: no ai respingimenti. Malta blocca una nave italiana Oggi la fiducia
sul pacchetto sicurezza. Divisioni anche nel Pd. Rutelli: sui clandestini
bisogna superare le ipocrisie della sinistra LIANA MILELLA ROMA - Un colpo da
Fini e uno dal Consiglio d´Europa. Uno più duro dell´altro. Contro Maroni e la
politica di ributtare in Libia gli immigrati prima di qualsiasi verifica sui
possibili diritti d´asilo, indifferente a bambini e donne incinte. Con il
ministro dell´Interno resta quello degli Esteri Frattini («Attuiamo le norme
europee»), ma anche chi, tra gli ex di An come La Russa e Ronchi, mal vede le
aperture umanitarie del presidente della Camera. Alla
vigilia della fiducia a Montecitorio sul pacchetto sicurezza (sarà posta oggi,
votata domani e giovedì), la svolta di Maroni continua a dividere la
maggioranza, ma anche il Pd. L´interrogativo è uno: l´Italia può respingere in
Libia gli stranieri senza verificare se c´è chi avrebbe diritto all´asilo? La
Chiesa si è spesa con tante voci per un no netto. Fini l´aveva anticipato
subito e ieri l´ha ridetto mentre era ad Algeri per un incontro con il
presidente Bouteflika. «Non si può dire che respingere l´immigrato che entra
clandestinamente violi il diritto internazionale, ma abbiamo il dovere di verificare
se tra i respinti c´è chi ha diritto di chiedere asilo». Soprattutto perché «è
noto che in alcuni paesi non vengono rispettati i diritti dell´uomo». è quanto
sostengono l´Onu e organizzazioni come Amnesty international e Save the
children. Perché non ci siano equivoci, Fini ribadisce: «Un conto è l´immigrato
clandestino, un conto chi può chiedere l´asilo». Esulta il segretario di
Rifondazione Ferrero perché «dice cose di buon senso, parla da esponente di una
destra europea, né fascista né razzista». Fascismo e razzismo che «starebbero
nel governo». In contemporanea, a Bruxelles, parla Thomas
Hammarberg, il commissario per i diritti umani del
Consiglio d´Europa, che ha già bacchettato Maroni per via dei rom e del Cpt di
Lampedusa. «Spero che l´Italia non vada avanti con questa politica perché la
sua iniziativa mina totalmente il diritto di ogni essere umano di chiedere
asilo». E ancora: «Io sono totalmente in linea con la posizione del
Vaticano». A bilanciare le sue parole ci sarebbe, ma a dirlo è la
sottosegretaria agli Esteri Margherita Boniver, quanto le avrebbe comunicato il
commissario Ue per la giustizia Jacques Barrot. Un via libera all´operazione
italiana con l´appoggio anche all´ipotesi di aprire in Libia un punto Ue o Onu
per gestire i clandestini. Per Hammarberg un´idea non «risolutiva». Respingere
o accogliere? Destra e sinistra si dividono. Come nel Pd dove Rutelli è
favorevole ai respingimenti («Basta con le ipocrisie»), Franceschini e Bersani
contro. E mentre 69 migranti, su un barcone a 70 miglia da Lampedusa
(quindi in acque Sar, "search and rescue", maltesi), vengono
recuperati dalla nave Spica della Marina militare cui Malta rifiuta l´ingresso
in un suo porto. Ne nasce uno scontro, l´ennesimo, tra i due stati. Ma il
salvataggio passa in secondo piano perché gli approdi in Italia diventeranno
un´eccezione. Lo prova il sostegno che tre ministri, La Russa (Difesa), Alfano
(Giustizia) e Ronchi (Politiche comunitarie) danno a Maroni. Il primo va contro
Fini perché «il diritto d´asilo va esaminato solo quando si entra in acque
italiane». Il secondo definisce l´asilo «un diritto soggettivo». Il terzo
rampogna Hammarberg che «non conosce la realtà italiana» e lo sfida a chiedere
alla Ue di «assumersi l´onere dei clandestini». è il tema posto da Maroni, che
vede d´accordo Casini (Udc) e Nucara (Pri), ma su cui l´Europa non ha finora
risposto. Glielo rimprovera il leader siciliano dell´Mpa Lombardo che boccia i
respingimenti («Non mi piacciono per nulla, la penso come il Vaticano»), ma
critica la Ue che «predica bene e razzola male perché non investe in quei
paesi».
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( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 31 -
Commenti DIRITTI UMANI E SICUREZZA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
Tuttavia, respingendo centinaia di clandestini verso la Libia, si viola un
principio essenziale della comunità internazionale, un principio di solidarietà
consacrato nell´Articolo 33 della Convenzione sui rifugiati del 1951: che
impone ad ogni Stato contraente di non espellere o respingere un rifugiato
verso territori in cui "la sua vita e la sua libertà possono essere
minacciate a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un
particolare gruppo sociale o opinione politica". Dopo il 1951 questo
principio si è esteso a tutti gli immigranti, anche a coloro che non hanno
ancora lo status di rifugiato ma intendono acquisirlo o chiedere asilo
politico. Anche se tra le centinaia di clandestini che il ministro Maroni ha
fatto rinviare in Libia vi erano solo 30 o 40 perseguitati
politici o cittadini di paesi profondamente autoritari, essi avevano diritto di
ingresso in Italia, perché venisse accertato e riconosciuto il loro status.
L´azione italiana, facendo prevalere interessi di sicurezza ed
economico-politici nazionali sull´obbligo internazionale di rispettare i
diritti umani, si è posta in conflitto con quei diritti. Ma il problema
è serio, e non ci si può limitare a criticare il Governo perché adotta misure
di corto respiro e contrarie a valori internazionali. è evidente che bisogna
porre mano a soluzioni destinate nel lungo periodo a ridurre e controllare i
flussi migratori, in armonia però con le norme internazionali che siamo tenuti
a rispettare. Penso a due direttrici di azione. Anzitutto, si potrebbe chiedere
alla Libia di consentire a nostri funzionari di assistere le autorità libiche
nell´identificare i migranti che abbiamo respinto e respingiamo verso la Libia.
Insieme potrebbero accertare se tra essi si trovano persone che hanno diritto
allo status di rifugiato (perché sono perseguitate, o temono di essere
perseguitate, nei loro paesi di origine, per ragioni politiche, razziali,
religiose, ecc.) o che hanno diritto all´asilo politico previsto dall´Articolo
10 della nostra Costituzione (che lo concede a chi non può godere in patria
delle libertà democratiche che noi garantiamo in Italia). In tal modo si
potrebbe salvaguardare l´interesse a non far entrare nel nostro territorio
valanghe di clandestini, assicurando però il rispetto dei diritti di cui alcuni
di essi devono godere. Un´altra misura si avvarrebbe del concorso dell´Europa e
si basa sul concetto che è bene che gli altri paesi dell´Unione europea
facciano la loro parte (concetto su cui ha giustamente insistito Maroni qualche
settimana fa). Esiste dal 2004, con sede a Varsavia, un agenzia dell´Unione,
chiamata Frontex, che si occupa della "gestione delle frontiere esterne".
Ebbene, quest´agenzia potrebbe aiutare le nostre autorità sia a pattugliare le
coste, sia ad identificare gli immigrati e a facilitare il rimpatrio dei
clandestini che non hanno diritto allo status di rifugiato o il diritto di
asilo. Queste ed altre misure di ampio respiro potrebbero forse prevenire
ulteriori lesioni di importanti valori internazionali.
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( da "Arena.it, L'" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Fini e Consiglio
d'Europa: «Garantire asilo politico» IMMIGRAZIONE. La terza carica dello Stato
replica al premier Berlusconi: «L'Italia multietnica esiste nei fatti». A Porto
Empedocle 69 clandestini respinti da Malta Berlusconi: ma nessuno sui barconi
ne ha i requisiti Il presidente della Camera: i respingimenti sono legali
12/05/2009 rss e-mail print Porto Empedocle: i migranti recuperati ieri in
acque maltesi ROMA «L'Italia fermi i respingimenti e la comunità internazionale
intervenga a sostegno delle posizioni del Vaticano e dell'Onu». Il monito
arriva dal commissario ai diritti umani del
Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, dopo le polemiche innescate dalla
decisione del governo italiano di rimandare in Libia i barconi carichi di
migranti. Ma anche il presidente della Camera, Fini, è intervenuto: «Si ai
respingimenti, ma bisogna garantire il diritto d'asilo», ha detto alla vigilia
della richiesta da parte del governo di mettere tre voti di fiducia sul
disegno di legge sicurezza in esame dell'Aula della Camera. Il provvedimento,
che sarà divisio in tre maxi-emendamenti, prevede soprattutto il reato di
clandestinità. «L'iniziativa del governo italiano sui respingimenti mette in
discussione il diritto di chiedere asilo», ha spiegato Hammarberg, «così si
nega la possibilità di fuggire da situazioni di repressioni. La Ue dovrebbe
cominciare a dare all'Italia il sostegno di cui ha bisogno. Era «prevedibile»,
per il ministro degli Esteri, l'invito del Consiglio d'Europa. Ma, ha spiegato
Frattini, «noi siamo vincolati da una decisione dell'Ue», che obbliga a
pattugliare le coste e a respingere i clandestini, mentre una soluzione per
tutelare chi chiede asilo potrebbe essere quella di far sì che «le richieste di
asilo partano direttamente dai Paesi di origine e transito». Il premier
Berlusconi, ieri a Sharm el Sheikh in Egitto, però è intervenuto: «Su questi
barconi, come dicono le statistiche, persone che hanno diritto d'asilo non ce
ne è praticamente nessuna. Solo casi eccezionalissimi. Per chi chiede asilo in
Italia ci sono le leggi che ci impongono di darlo: diamo asilo per chi viene da
paesi dove manca la libertà o ci sono stati di polizia. Noi comunque abbiamo
sempre uno spirito umanitario». Intanto si è riaperta
la polemica con Malta, che ieri ha respinto l'ingresso nel porto della Valletta
della nave «Spica» della Marina Militare Italiana con a bordo 69 migranti,
recuperati domenica nel Canale di Sicilia e che sono approdati a Porto
Empedocle, sulla costa agrigentina, «Respingere l'immigrato clandestino non
viola il diritto internazionale», ha riconosciuto ieri dall'Algeria Fini, che
però si è smarcato dal pugno di ferro del governo: «Resta il dovere di
verificare se tra quelli che vengono respinti ci siano persone che hanno il
diritto di richiedere asilo. Il tema è cosi delicato da non poter essere
affrontato in maniera superficiale o, peggio ancora, propagandista». È tornato
poi anche sulle frasi di Berlusconi, contro l'idea di «un'Italia multietnica»:
«È una questione demografica, non credo abbia senso dire che si voglia o meno
una società multietnica. In Italia il numero degli stranieri è aumentato ed è
destinato a salire ancora». Berlusconi ha replicato: «Fini? Non mi va di
parlarne».
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( da "Avvenire" del
12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
CRONACA
12-05-2009 LA NUOVA EMERGENZA Da Algeri, il presidente della Camera Fini
ricorda che «respingere gli irregolari è legittimo», ma che è altrettanto
doveroso «verificare se tra loro ci sono persone che hanno diritto di chiedere
asilo» Europa «bifronte» sui respingimenti L'Unione sostiene la politica
italiana, che è però contrastata dal Consiglio d'Europa DA ROMA DANILO PAOLINI
L' Unione europea appoggia il governo italiano, il Consiglio d'Europa lo
critica aspramente. L'immigrazione clandestina, sotto qualsiasi profilo la si
osservi, è questione continentale. E il problema ripete da Algeri, dove si
trova in visita ufficiale, il presidente della Camera Gianfranco Fini è «di
diritto internazionale», perché respingere gli irregolari è legittimo, ma è doveroso
«verificare se tra loro ci siano persone che hanno diritto di chiedere asilo».
Proprio all'Unione europea si appella il ministro dell'Interno Roberto Maroni.
E incassa il pieno sostegno sperato. «Sui rifugiati abbiamo chiesto all'Ue di
applicare il principio di solidarietà: noi ci occupiamo della prima
accoglienza, come è giusto spiega Maroni ma la sistemazione dev'essere a carico
di tutti i Paesi». La richiesta italiana sarà all'ordine del giorno del
Consiglio dei ministri degli Interni Ue, fissato per il 5 giugno, fa sapere il
commissario europeo alla Giustizia Jacques Barrot, il quale riconosce
«l'estrema difficoltà affrontata dall'Italia » e «la necessità di ripartire
meglio gli sforzi a livello comunitario». Barrot, che ieri ha incontrato il
presidente del comitato interparlamentare Schengen Margherita Boniver,
considera «normali» i respingimenti in Libia informa quest'ultima «perché
avvenuti in acque internazionali ». E il portavoce di Barrot aggiunge che ciò
«è già avvenuto in passato e probabilmente accadrà anche in futuro». Insomma,
si tratta di «fatti usuali». La politica italiana è al contrario condannata da
Thomas Hammarberg, commissario ai Diritti umani del
Consiglio d'Europa (organismo con sede a Strasburgo, nato nel 1949 per la
tutela e l'affermazione dei diritti umani), che con
l'Ue non ha niente a che vedere. La scelta di ricondurre le imbarcazioni in
Libia «mette completamente in discussione il diritto di chiedere asilo »,
obietta Hammarberg, il quale invita perciò «la comunità internazionale a
fermare l'iniziativa unilaterale dell'Italia». E accusa l'Unione europea di
latitanza. Ma lo svedese Hammarberg non è nuovo ad attacchi verso il nostro
Paese, sostiene il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, e dimostra
di avere «un pregiudizio» anti-italiano. Inoltre, replica il ministro degli
Esteri Franco Frattini, il governo di Roma sta «soltanto osser- vando una norma
dell'Ue». Il riferimento è al patto europeo per l'immigrazione: «Uno dei
capisaldi sottolinea Frattini è che i clandestini intercettati in alto mare
siano riaccompagnati al porto di provenienza, adempiendo all'obbligo assoluto
di salvare le vite delle persone». Resta il problema dei richiedenti asilo. Per
Frattini può essere risolto facendo in modo che «le richieste partano
direttamente dai Paesi d'origine e di transito», in primo luogo con l'apertura
in Libia di un ufficio dell'Alto commissariato Onu. Una linea condivisa da
Barrot che riferisce Boniver «ne parlerà con Gheddafi durante la sua missione
in Libia all'inizio dell'estate». Il problema è così «complicato » annota
dall'Algeria Fini da non potersi esaurire nei temi «della sicurezza e della
legalità». E «non ha molto senso» dire che non si vuole un'Italia multietnica,
come ha fatto Berlusconi, perché «il numero degli stranieri è destinato a
salire ancora per ragioni demografiche». Anche secondo il leader dell'Udc Pier
Ferdinando Casini «dire 'no' a una società multirazziale, vuol dire tornare
all'età delle caverne», tuttavia «l'Europa non deve lasciarci soli nel contrasto
all'immigrazione clandestina». Il commissario ai Diritti
umani Hammarberg chiede alla comunità internazionale di «fermare
l'iniziativa unilaterale» del nostro governo. Ma Frattini ricorda: «Osserviamo
una norma Ue» Bruxelles, la sede del Parlamento europeo (Foto Ap)
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(
da "Avvenire"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
MONDO 12-05-2009 Roma Alla Gregoriana il terzo corso per diplomatici dedicato quest'anno alla politica della Santa Sede verso i Paesi dell'Oriente «Nucleare e terrorismo i più grandi nemici dell'Asia» DA ROMA GIANNI CARDINALE L' Asia è il continente più popolato al mondo, ma anche quello in cui la presenza cristiana è più esigua. Anche per questo risulta di particolare interesse che il terzo Corso per Diplomatici sul tema 'La Chiesa cattolica e la politica internazionale della Santa Sede', organizzato dalla Fondazione La Gregoriana e l'Istituto internazionale Jacques Maritain, sia dedicato quest'anno proprio alle giovani feluche asiatiche. Nel 2007 il Corso fu rivolto ai diplomatici del Mediterraneo e del Medio Oriente, lo scorso anno a quelli africani. L'iniziativa è stata inaugurata ieri nella storica Università gestita dalla Compagnia di Gesù, dal presidente della Fondazione, padre Franco Imoda, e dal segretario generale del-- l'Istituto, Roberto Papini. Sono intervenuti anche il cardinale Renato R. Martino, presidente del pontificio Consiglio della giustizia e della pace, l'ambasciatore Surin Pitsuwan, ex ministro degli Esteri thailandese, segretario generale dell'Asean, e l'arcivescovo filippino Orlando Quevedo, segretario generale della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche. L'onorevole Lavinia Mennuni ha portato il saluto del sindaco di Roma Gianni Alemanno, mentre il rettore della Gregoriana, padre Gianfranco Ghirlanda ha assistito alla cerimonia. Il Corso si articolerà in due settimane. La prima - dall'11 al 17 maggio - a Roma dove si susseguiranno lezioni tenute, tra gli altri, dai monsignori Gabriele Caccia e Pietro Parolin, rispettivamente assessore e sottosegretario per le relazioni con gli stati della Segreteria di stato, e l'arcivescovo Beniamino Stella, presidente della pontificia Accademia ecclesiastica, la scuola diplomatica della Santa Sede. La seconda settimana dal 18 al 23 il Corso sarà ospitato a Torino, presso la sede della Fondazione della locale Cassa di Risparmio (mentre nella giornata finale è prevista una visita al Monastero di Bose). Nel suo intervento, dedicato a 'Le sfide di giustizia e pace in Asia' il cardinale Martino ha evidenziato che nel continente «innumerevoli persone soffrono discriminazione a causa della loro cultura, colore, razza, casta, stato economico o modo di pensare». «Tra di essi - ha aggiunto - vanno annoverati anche coloro che sono oppressi a causa della loro conversione al cristianesimo ». Il porporato ha inoltre indicato nel fenomeno del terrorismo e nella crescita della produzione e commercializzazione della armi nucleari e convenzionali le maggiori sfide alla pace e alla stabilità in Asia. Da parte sua, il segretario generale dell'Asean Pitswuan, che ha parlato della 'Mutua comprensione e cooperazione tra culture in Asia', ha affermato che «la presenza della Chiesa e quel che la Chiesa ha da offrire e condividere con noi in Asia è di fondamentale importanza per raggiungere i nostri obiettivi che sono quelli della pace, della dignità, >dei
diritti umani,
del progresso umano ed economico, della sicurezza e della stabilità».
L'arcivescovo Quevedo ha quindi delineato quali siano ' Gli obiettivi della
Chiesa cattolica in Asia'. Facendo riferimento alle conclusioni della prima
Assemblea plenaria delle Conferenze episcopali asiatiche celebrata a Taipei nel
1974, il presule ha
indicato tre obiettivi principali: l'inculturazione, il dialogo inter-religioso
e lo sviluppo umano integrale. Il professor Papini infine ha spiegato che il
fine dell'iniziativa è quello di spiegare «l'azione nel mondo di un'istituzione
che, come ha ribadito nei giorni scorsi il Papa volando verso la Terra Santa,
'non è un potere politico, ma una forza spirituale' » . Da segnalare che
nell'elenco dei partecipanti al Corso ne figurano alcuni (quelli di
Afghanistan, Laos, Malaysia, Myanmar e Vietnam) che provengono da Paesi che
attualmente non hanno rapporti diplomatici con la Santa Sede. Il segretario
dell'Asean, Surin Pitsuwan: «La presenza della Chiesa è fondamentale per
raggiungere la pace e lo sviluppo economico» L'università Gregoriana
(
da "Avvenire"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
CRONACA
12-05-2009 Rimpatrii, la Giovanni XXIII: no RIMINI. Per l' Associazione
Comunità Papa Giovanni XXIII le misure per respingere gli immigrati clandestini
«sono provvedimenti immorali che ci feriscono e verso i quali, come cittadini
italiani, proviamo vergogna e indignazione». Perciò la Comunità fondata da don
Benzi «sta valutando la possibilità di adire le vie legali idonee per
contrastare le misure di respingimento». Per Giovanni Paolo Ramonda,
responsabile generale dell'Associazione, i respingimenti «non solo sono
illegittimi in quanto violano la disciplina nazionale, europea ed
internazionale sulla possibilità di richiesta di asilo politico nel caso di
individui bisognosi di protezione, come rilevato dall'Onu e dal Consiglio
d'Europa, ma offendono l'etica di un intero paese, che in questo modo rinchiude
in veri e propri lager esseri umani disperati che
scappano dalla guerra, dalle torture, dalla fame e dalla miseria». Ramonda ha
rilevato ancora che «i migranti che sbarcano in Sicilia costituiscono solo l'8%
del totale dei clandestini presenti nel nostro paese e la
maggior parte di loro è in fuga da regimi in guerra o dittatoriali e avrebbe
diritto allo status di rifugiato politico, con gli oneri di asilo e protezione umanitaria che questo comporta». Ma «cancellare i diritti umani ha concluso porta al contrario instabilità e pericolo».
(
da "Repubblica.it"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
NAZRAN
(INGUSCEZIA) - Il monumento alle vittime dell'oppressione politica consiste in
un fascio di cinque torri d'avvistamento, alte una ventina di metri, tra le cui
cuspidi svolazza uno stormo di corvi grassi e chiassosi. È qui che ci dà
appuntamento Gairat Gardanov, 43 anni, insegnante di matematica e attivista
dell'unico e semi-clandestino movimento d'opposizione inguscio. "È più
prudente incontrarsi al mausoleo, perché loro non ci vengono mai". Loro
chi, gli chiediamo? "Gli assassini, ossia i poliziotti, i terroristi o i
banditi", sorride Gairat, mostrando una chiostra interamente dorata.
Nell'ultimo anno, in Inguscezia ci sono stati più morti ammazzati che nella
vicina Cecenia. Secondo Human Rights Watch, la più
autorevole organizzazione per i diritti umani,
l'Inguscezia è diventato il luogo più violento del Caucaso e gli eccessi della
lotta al terrorismo rischiano di scatenare un conflitto cruento come è stato
quello ceceno. "Ogni giorno, le milizie dei servizi di sicurezza dell'Fsb
compiono rastrellamenti 'preventivi', come li chiamano loro. Sequestrano
gli uomini e li torturano", dice Gairat. Il 31 agosto scorso, l'avvocato
Magomet Evloev, leader dell'opposizione e fondatore del sito online più critico
nei confronti del potere è stato prelevato dalla polizia e assassinato con un
colpo di pistola alla tempia. "Un tragico incidente": questa la
versione fornita dalle autorità. Per reciprocità, il 30 settembre, un kamikaze
si è fatto esplodere al passaggio dell'auto del ministro dell'Interno, Musa Medov,
che si è salvato per miracolo. OAS_RICH('Middle'); Prima di entrare a Nazran,
Gairat ci porta nella vicina Magas, la nuova capitale della repubblica russa.
Qui ci sono la sede del governo, qualche banca e una base dell'Fsb protetta da
alte mura di cemento armato. Magas non conta più di 600 residenti, è circondata
da posti di blocco e ostenta imponenti edifici postmoderni, in puro stile
putiniano. Alle undici del mattino, le strade sono ancora deserte. "È la
roccaforte delle milizie filogovernative - spiega Gairat - da qui partono per
compiere le spedizioni punitive nelle campagne o nei villaggi di montagna. E
qui, dopo aver compiuto i loro crimini, vengono a rifugiarsi". Il centro
di Nazran è invece intasato di auto, molte senza targa. Tra signore impellicciate
e uomini con il colbacco d'astrakan, trotterellano popolose mute di cani
randagi. Le case di mattoni rossi di questa città di mezzo milione da abitanti
ricordano architettonicamente quelle del New England. "Il nostro popolo è
diviso, come a Grozny prima della guerra - racconta il commerciante Hamzat
Ciaranov, anche lui con la bocca piena di denti d'oro - alla violenza delle
milizie di Stato i terroristi rispondono come possono. Ma sono divisi in
piccole bande rivali. Tra loro c'è chi vuole il potere, chi i soldi, chi
vendicare un parente torturato e ucciso. Troppo spesso, però, in mezzo a questa
guerra ci finisce un innocente. Un mese fa, in uno scontro a fuoco, è rimasto
per sbaglio ucciso un bimbo". Stupisce la ricchezza di Nazran. Molte case
sono state restaurate di recente, il centro è colonizzato da nuovissimi e
affollati centri commerciali, il traffico è composto per lo più da macchine di
grossa cilindrata. Sui banchi di pesce del mercato troneggiano confezioni di
caviale daghestano di contrabbando, a 600 euro al chilo. "Il premier Putin
è un uomo molto astuto - dice Gairat - ha capito che per vincere la sua guerra
contro il terrorismo la repressione non basta perciò, dopo aver inviato i più
feroci tagliagola del suo esercito, ha inondato la repubblica di rubli".
Nazran è a pochi chilometri dall'Ossezia del Nord, e da un altro mausoleo,
quello di Beslan, dove quattro anni fa un commando di terroristi, alcuni dei
quali ingusci, massacrò 200 bambini. Tra le due città, stazionano carri armati
delle forze d'interposizione russe, per via di un antico contenzioso, acceso
dalla crudeltà di Stalin e non ancora sopito. Nel febbraio del 1944,
accusandole di collaborazionismo con i nazisti, il dittatore sovietico fece
deportare, in un solo giorno, le popolazioni dell'Inguscezia e della Cecenia.
Cinquecentomila persone furono caricate su carri bestiame e spedite in Siberia
e Kazachstan. Gli ingusci furono riabilitati soltanto nel 1956, dopo la morte
del Piccolo padre. Ma chi era sopravvissuto a dodici anni di gulag, una volta
tornato in patria trovò la sua casa e la sua terra occupate dai ossetini
provenienti dalla Georgia. Quel conflitto permane tuttora, e a volte s'infiamma
con violenza, come accadde negli anni Novanta, quando nel distretto di
Prigorodni gli scontri tra ingusci e ossetini provocarono 546 vittime civili.
Nel suo ultimo rapporto sull'Inguscezia, Human Rights Watch documenta la
"sporca guerra" delle forze di sicurezza. Descrive decine di
detenzioni illegali, torture e atti di crudeltà, sparizioni forzate ed
esecuzioni sommarie. "I crimini in Inguscezia rievocano le migliaia di
casi di sparizioni forzate e omicidi che hanno afflitto la Cecenia per più di
un decennio", scrive Tanya Lokshina, incaricata delle ricerche sul campo.
"Le brutali politiche anti-insurrezionali della Russia si stanno
guadagnando l'ostilità della popolazione". Per via delle leggi
anti-terrorismo, il personale di sicurezza responsabile di violazioni dei
diritti umani non è perseguibile. Dice l'attivista
Albert Khantygov: "La polizia ha stilato liste di giovani islamici. Quando
ne ammazzano uno, la gente pensa: "Hanno ucciso un islamico, allora è vero
che gli infedeli ci fanno la guerra". E così sono sempre più numerosi i
giovani che s'arruolano nelle fila dei guerriglieri". Proprio come sognava,
poco prima di venir ucciso, il leader del terrore ceceno Shamil Basaev. (12
maggio 2009
(
da "Articolo21.com"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Una
serata per ricordare Anna di redazione Una serata per parlare di libertà di
stampa e per ricordare ricordare Anna Politkovskaja, la giornalista russa
uccisa a Mosca il 7 ottobre del 2006
a seguito dei suoi reportages dalla
Cecenia e dei suoi articoli a difesa dei diritti umani, fortemente
critici nei confronti della politica del presidente Vladimir Putin, pubblicati
sulla Novaja Gazeta. L'Ordine dei giornalisti del Veneto e il Circuito cinema
del Comune di Venezia l'hanno organizzata per martedì 12 maggio 2009 alle ore
21, al centro culturale Candiani di Mestre (piazzale Candiani, dietro
piazza Ferretto). Sarà l'occasione per proiettare il film "Letter to
Anna", un interessante documentario, vincitore del "Vaclav Havel
Award 2008", che racconta il lavoro in cui era impegnata Anna
Politkovskaja attraverso le testimonianze di colleghi e persone a lei vicine.
La proiezione sarà seguita da un dibattito sulla preoccupante situazione sul
fronte della libertà di stampa in Russia, coordinato dal giornalista Giovanni
Viafora, al quale parteciperà Andrea Riscassi, inviato della Rai di Milano, fondatore
dell'associazione "Anna Viva" e autore di un libro sulla vicenda.
Ingresso libero
(
da "EUROPA ON-LINE"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Articolo
Sei in Interni 12 maggio 2009 Dottor Ghedda Laurea ad honorem al dittatore?
"Lo stragismo da Lockerbie a oggi". Oppure "Finanziare Settembre
nero e vivere felici". O ancora, "L'arma del ricatto nel diritto
internazionale". Se tutto filerà liscio a Muammar Gheddafi non mancheranno
gli argomenti per una lectio magistralis che pochi dimenticheranno. La facoltà
di giurisprudenza dell'università di Sassari ha intenzione di conferirgli una
laurea honoris causa in Legge. La richiesta unanime del consiglio di facoltà
dovrò ora passare il vaglio del senato accademico e poi del ministro Gelmini.
L'imprimatur ministeriale è l'ultimo ostacolo a un evento che rischia di
coprire anche l'attesa partecipazione di Gheddafi al G8 di luglio, come rappresentante
dell'Africa, democraticamente accampato in una tenda tra le tende. Il premier
Berlusconi ha annunciato che il dittatore libico dovrebbe essere presto in
Italia. Forse sa qualcosa che noi non sappiamo. I due si dicono amici ed è di
pochi mesi fa la firma su un accordo che ha rimarginato una ferita storica. Ora
dalle scuse si passa ai ringraziamenti. In Italia la laurea honoris causa è uno
strumento di marketing da molti anni, tanto che l'ex ministro dell'università
Mussi decise di mettere il freno al diplomificio ad honorem. Sassari spera che
il nuovo governo sia più tollerante. E che l'Italia, patria
del diritto, possa premiare la sapienza giuridica di un politico così
democratico che comanda indisturbato dal 1969, che è accusato di violare i
diritti umani in patria e di usare sistematicamente il ricatto come arma di
pressione nel contesto internazionale. Caro ministro, perché invece di
respingere tanti disperati alla frontiera, non respingiamo la laurea a chi ce
li spedisce? Giovanni Cocconi
(
da "Sicilia, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Nelle sale il documentario «Taxi to the dark side» Oscar 2008
La tortura ai presunti terroristi, lato oscuro dell'America Roma. Si chiamava
Dilawar, era un giovanissimo taxista, era afgano. Il primo dicembre 2002 fa
salire sull'auto tre passeggeri che gli sembrano come tanti: sarà la sua ultima
corsa e a casa non tornerà mai più. Morirà nella prigione americana di
Bagram, una di quelle in cui vengono rinchiusi terroristi o presunti tali,
oltre ogni legge a parte quella della tortura. Se sei innocente come, dal
racconto di testimoni, venne fuori nel caso del taxista, non conta. Ormai sei
dentro. «E' proprio questo il punto che più mi colpì leggendo l'articolo di Tim
Golden sul "New York Times". Mi colpì il fatto che veniva riportata
la confessione di un soldato che ricostruendo il terzo giorno di interrogatorio
di Dilawar, sottolineava che ormai erano convinti della sia innocenza eppure si
continuò a colpirlo: a morte». Così racconta Alex Gibney, che ha scritto e
diretto «Taxi to the dark side», il toccante doc vincitore dell'Oscar nel 2008
e che, con questo film, parla ancora di corruzione dopo «Enron». Lì era la
corruzione dell'economia, qui è la corruzione delle leggi, tutte e due, dice
lui, «parlano della corruzione delle coscienze». E tutte e due non possono non
apparire allo spettatore necessari. Almeno a quello spettatore cui interessa
creare connessioni e legami per spiegare lo stato del presente. E magari
collegare il carcere di Baghram con Abu Ghraib, questo con Gunatanamo e
Guantanamo con Washington. E, si badi bene, centrando i riflettori sui
colpevoli piuttosto che sulle vittime di una follia, di un panico, di un'ansia
cieca che ha cambiato l'America ai tempi di Bush. «Io -dice Gibney, il cui
docufilm sta per arrivare sui nostri schermi- preferisco fare film sui
colpevoli e anche il povero taxista, coinvolto per caso e per sbaglio, è al
centro della storia ma il tema principale del film è l'indagine su come un
piccolo numero di americani ha potuto trascinare l'intero paese nel suo lato
oscuro. In questo senso il mio film non è neppure sulla guerra in Iraq, parla
della "guerra globale al terrorismo" dichiarata da Bush e da ciò che
questa ha determinato nel carattere degli americani». Per far questo Gibney non
ha voluto esperti e addetti ai lavori: ha voluto i testimoni: «Sono andato alla
ricerca di ogni persona che era dentro quel carcere. Ho cercato gli avvocati
dei detenuti ma anche ufficiali dell'esercito». SILVIA DI PAOLA
(
da "Sicilia, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
marina di ragusa Effettuata raccolta di firme in favore dei
diritti umani
Pozzallo. Dodici giugno 1829. Data storica per la città della Torre. Con
decreto di Francesco I di Borbone, la borgata marinara dipendente da Modica,
diventava comune autonomo. Centottanta anni dopo l'Amministrazione comunale
intende celebrare l'importante ricorrenza con alcune iniziative culturali di
spessore. Ad illustrare il programma delle attività, nel corso di una
partecipata conferenza stampa, presenti gli ex sindaci della città Vincenzo
Galfo, Natalino Amodeo, Aurelio Modica, assessori, consiglieri comunali,
autorità militari, religiose, civili e politiche, il sindaco Giuseppe Sulsenti,
l'on. Attilio Sigona, assessore alla Cultura, il prof. Giuseppe Barone,
ordinario di Storia contemporanea all'Università di Catania, la studiosa locale
prof.ssa Grazia Dormiente. Fra gli eventi più importanti un convegno di studi
sulla storia di Pozzallo, coordinato dal prof. Giuseppe Barone e articolato in
tre sessioni, a maggio, giugno e agosto, una mostra, dall'11 giugno al 31
agosto, curata da Grazia Dormiente e dai fotografi Massimo e Ninì Assenza, dal
titolo "Pozzallo: biografia di una città di mare", che ripercorre la
storia del comune attraverso fotografie d'epoca ed un concorso rivolto agli
studenti delle scuole elementari, medie ed inferiori e istituti secondari,
collegato ai temi della mostra e al convegno di studi. M. G.
(
da "Sicilia, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
ragusa
Ormai in dirittura d'arrivo il piano particolareggiato Marina di Ragusa. Si è
svolta nei giorni scorsi, al lungomare Andrea Doria a Marina di Ragusa, la raccolta firme in favore dei diritti umani da parte dei
volontari della Chiesa di Scientology e di Gioventù per i Diritti Umani per chiedere una più completa attuazione e maggiori
opportunità di eventi, manifestazioni e incontri per aumentare la conoscenza
nel pubblico della dichiarazione universale dei diritti umani. Sono state centinaia le firme raccolte in poche ore e i
ragusani hanno dimostrato un indistinguibile interesse e sensibilità per
l'argomento dimostrazione del fatto che vogliono acquisire maggiore
consapevolezza sui diritti umani. Il filosofo umanitario Ron Hubbard affermava: I diritti umani devono
essere resi un fatto, non un sogno idealistico
ma a 60 anni dalla promulgazione della dichiarazione universale, si è lontani
dall'avere un'attuazione completa della carta e spesso la vita di tutti i
giorni ci fa vedere che solo parole su un pezzo di carta. Per questo i volontari
sono sempre più impegnati, in attività di educazione sui diritti umani , soprattutto verso i giovani così che, hanno
spiegato, possano diventare sostenitori di tolleranza e
di pace grazie anche a del materiale didattico appositamente creato
dall'associazione Gioventù per i diritti umani
costituito da opuscoli informativi, filmati e manuali didattici per gli
insegnanti che vogliono approfondire l'argomento con i propri alunni che si
possono richiedere gratuitamente al sito web www.youthforhumanrights.org. M. B.
(
da "Sicilia, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Rutelli
amplia il fronte nel Pd «No ipocrisie sui clandestini» Roma. Francesco Rutelli
rompe il fronte del no ai respingimenti
dei barconi verso la Libia e chiede al Pd di superare certe «ipocrisie»
sull'immigrazione clandestina, se vuole essere forza di governo credibile. Una
apertura
di credito alle iniziative del governo arriva da Pier Luigi Bersani, pur con la
preoccupazione che vengano violati i diritti umani.
Una aperta critica alle politiche del centrodestra è invece confermata dal
segretario Dario Franceschini, che fa proprie le parole di «dell'Onu e dei
vescovi italiani». Rutelli, in un'intervista al Mattino, ha invitato a «uscire
dal pendolo incessante che una volta va sull'accoglienza e la successiva sulla
paura e l'intolleranza. Dobbiamo comportarci - ha aggiunto - come un grande
Paese. Respingere senza ipocrisie l'immigrazione clandestina, organizzare senza
paura e con costanza l'integrazione». Deve farlo anche il Pd, se vuole aspirare
ad essere forza di governo. Per altro, il presidente del Copasir boccia il
governo Berlusconi: «Tenta di nascondere gli insuccessi con dibattiti folli,
tipo la proposta di apartheid sui trasporti milanesi». Ragionamenti che
riecheggiano quelli esposti sabato da Piero Fassino, per il quale i
respingimenti «non sono uno scandalo» se effettuati rispettando
i diritti umani. D'altra parte i, primi accordi bilaterali per il rientro dei
clandestini li hanno sottoscritti proprio i governi di centrosinistra. Le
riserve nel Pd sui respingimenti riguardano il fatto che avvengano violando il
diritto internazionale, soprattutto per la mancata verifica se tra i
clandestini sui barconi vi siano rifugiati politici che chiedono asilo.
Tanto più che la Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra. Bersani non
boccia i respingimenti, ma mette in guardia da «misure ad effetto». «Se veniamo
meno noi al rispetto di alcune prescrizioni internazionali - aggiunge - questo
può provocare anche da parte di altri un allentamento del rispetto dei diritti
internazionali e far allargare le maglie dell'immigrazione. Non vorrei quindi
che respingendo 500 clandestini ce ne arrivassero 5.000». E infatti Marco
Minniti, responsabile sicurezza del Pd, ritiene che «sia dovere dell'Italia non
limitarsi solo all'accompagnamento nel porto di Tripoli, ma costruire lì, con
quel Paese, un sistema che affronti il tema dei diritti umani,
la possibilità di chiedere asilo, di essere riconosciuto come rifugiato
politico». Per il Pd il terreno è scivoloso: il partito non vuole essere spinto
sul piano degli slogan, sgradito specie al suo elettorato tradizionale che
chiede di affrontare i problemi nella loro complessità; al contempo non vuole
passare come forza lassista davanti all'opinione pubblica moderata. «La sfida -
sintetizza Livia Turco - è tenere insieme la lotta alla clandestinità e la
salvaguardia dei diritti umani». Di qui la
preoccupazione di Dario Franceschini: «Non si possono trasformare barconi pieni
di disperati - ha detto - in uno spot o in un manifesto elettorale per
raccogliere voti». Il Pd, ha aggiunto, «è pronto anche a collaborare per
contrastare tutto ciò di criminale che è legato all'immigrazione clandestina e
per fermare i flussi di immigrati irregolare. Ma, per il resto - ha concluso -
valgono le parole che hanno detto le organizzazioni internazionali, l'Onu e i
vescovi italiani». Non per nulla ieri sette parlamentari cattolici del Pd,
assieme a tre dell'Udc, hanno lanciato un appello ai loro colleghi credenti del
centrodestra a «ripensare» le norme sull'immigrazione contenute nel ddl
sicurezza perché estranee al principio cristiano della solidarietà. Giovanni
Innamorati
(
da "Sicilia, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Berlusconi: «Sui barconi non c'è nessuno imbarcato per chiedere rifugio politico» Anna Laura Bussa Roma. «Non credo che abbia molto senso dire che si voglia o meno una società multietnica: è solo una questione demografica». E, comunque, per avere una lungimirante politica in tema di immigrazione, ci si dovrebbe basare anche su una forte cooperazione internazionale. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, da Algeri, dove si trova in visita ufficiale, mette un punto alla polemica di questi giorni tra il premier Silvio Berlusconi e i vescovi sul fatto che l'Italia debba essere o no «una società multietnica». E lo fa alla vigilia della richiesta ufficiale da parte del governo di mettere ben tre voti di fiducia sul disegno di legge sicurezza ora all'esame dell'Aula della Camera: il provvedimento con il quale la Lega si prefigge di cambiare volto alla politica dell'immigrazione in Italia. «La questione dell'immigrazione ? aggiunge Fini ? non può essere affrontata solo in un'ottica di sicurezza e legalità». >Si
deve pensare anche in termini di integrazione e di rispetto dei diritti umani. Ed è proprio per invitare al rispetto dei diritti umani che anche il Consiglio d'Europa richiama l'Italia, invitandola a
smetterla con i «respingimenti» di stranieri alle coste, perchè così facendo si
lede il diritto di tutti a chiedere asilo. Sul punto interviene il
commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa,
Thomas Hammarberg: «L'iniziativa italiana mette in discussione il diritto di
chiedere asilo» ed è per questo che non può essere considerata «una buona
iniziativa». Un invito analogo a quello di Fini. «Fermo restando che respingere
l'immigrato clandestino non viola il diritto internazionale dice , va
ricordato che noi abbiamo come tutti gli altri il dovere di verificare se tra
chi viene respinto ci siano persone che hanno il diritto di richiedere asilo».
Il centrodestra difende però la sua strategia «anti clandestini». Berlusconi
dall'Egitto dichiara: «Su
quei barconi nessuno s'imbarca per chiedere rifugio politico. Oppure, succede
solo in casi eccezionalissimi». Per il ministro della Cultura, Bondi, la
questione non può che essere affrontata con «la fermezza e la severità»
dimostrata in questi giorni. A nulla sembra valere l'appello dei parlamentari
cattolici di Pd e Udc che chiedono alla maggioranza di ripensarci e di non
varare il ddl sicurezza che trasformerebbe la clandestinità in un reato. Pdl e
Lega andranno avanti per la loro strada e l'obiettivo è quello di vedere
approvato il provvedimento entro giovedì. Oggi, infatti, il governo porrà
ufficialmente nell'Aula della Camera la questione di fiducia già autorizzata
dal Consiglio dei ministri straordinario di mercoledì scorso: la stessa
riunione nella quale si è autorizzata la fiducia anche per il ddl sulle
intercettazioni. E per domani sono previsti i tre voti di fiducia, tanti quanti
sono i maxi-emendamenti in cui è stato diviso il testo: tutti considerati
ammissibili dagli uffici di Montecitorio, come ha ribadito ieri Fini, perchè
senza «alcun profilo di incostituzionalità». Poi ci sarà l'esame degli ordini
del giorno che si dovrebbe concludere entro giovedì perchè i tempi del
dibattito, non trattandosi di un decreto, sono contingentati. L'opposizione
però continua nella sua protesta sostenendo, come fa Marco Minniti (Pd), che
con questo ddl «si tornerà ai tempi della capanna dello zio Tom», accusando di
razzismo governo e maggioranza. Anche il giudizio di Massimo D'Alema è severo:
sia sul provvedimento sia sulla dichiarazione di Berlusconi, secondo il quale
l'Italia non deve diventare una società multietnica («parole senza senso»). Ma
il centrodestra difende il testo. Come il ministro dell'Interno, Roberto
Maroni, che parla delle ronde (che saranno legalizzate con il ddl), come di un
«pilastro del nuovo modello di sicurezza». L'opposizione però continua a
parlare di «testo incostituzionale» e pertanto chiede a Fini il voto segreto.
(
da "Repubblica.it"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
ROMA -
Sergio Morelli, presidente delle Ong italiane si aggiunge alla protesta delle
Nazioni Unite in relazione alla politica delle espulsioni indiscriminate
praticata dal governo italiano. "Ci sono due palesi e inaccettabili
inadempienze del Presidente del Consiglio" - dice Morelli - che insiste
nel dire che la linea adottata dal ministro Maroni altro non è che la
traduzione delle decisioni da lui stesso sottoscritte in Libia un mese fa con
Gheddafi. "La prima si riferisce al fatto l'accordo evocato da Berlusconi
è stato negoziato con un paese, la Libia, che non figura tra i firmatari della
convenzione di Ginevra del luglio 1951, che sanciva principi di accoglienza e
solidarietà nei confronti di chi fugge da luoghi dove i diritti umani vengono umiliati e calpestati. Principi diametralmente
opposti a quelli di fatto praticati oggi dal governo italiano". "La
seconda inadempienza - ha aggiunto Sergio Morelli - consiste nell'aver
cancellato dagli orizzonti politici del governo l'unica vera soluzione che
potrebbe contribuire ad attenuare i flussi migratori dai paesi poveri del
mondo: e cioè l'investimento di risorse economiche destinate allo sviluppo
nelle zone depresse e depredate del Pianeta. È' sufficiente ricordare il taglio
del 56% dei fondi per la cooperazione. Un'altra un'inadempieza in conflitto con
l'impegno sottoscritto dall'Italia di destinare almeno lo 0,7% del Pil, oggi
ridotto allo 0.09%: sette volte più basso del minimo per il quale il nostro
Paese si era impegnato a livello internazionale". Ma c'è un altro dato che
Morelli ha tenuto a ricordare: "Secondo una recente statistica dell'UNHCR,
l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati - il 70% delle persone che riescono a
sopravvivere alle traversate in mare sui barconi che partono dalle coste
libiche risultano rifugiati, cioè in fuga da paesi dove,
secondo il diritto internazionale, i diritti umani non vengono
rispettati o non esistono affatto. Quello che invece si cerca di affermare - ha
concluso Morelli - è l'idea che si stia arginando, a largo delle nostre coste,
l'assalto di una pericolosa massa di delinquenti".
OAS_RICH('Middle'); (12 maggio 2009
(
da "Sestopotere.com"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Ministro
degli Esteri di San Marino stamane a Madrid (12/5/2009 14:48) | (Sesto Potere)
- San Marino - 12 maggio 2009 -Il Segretario di Stato per gli Affari Esteri
della Repubblica di San Marino, Antonella Mularoni, ha partecipato ai lavori
della 119 a
sessione del Comitato dei Ministri del Consiglio d Europa che si sono aperti stamane a Madrid. Dopo una
introduzione del Ministro degli Affari Esteri spagnolo, Moratinos, e del
Segretario Generale del Consiglio dEuropa, Terry
Davis, e intervenuto Sua Altezza Reale il Principe delle Asturie, che,
nel sottolineare i principali risultati raggiunti dal Consiglio dEuropa
per la promozione dei diritti umani e laffermazione dei principi democratici nei suoi 60 anni di
storia, ha voluto ricordare come la prima visita europea compiuta da Sua Maesta il Re di Spagna , trenta anni fa, fu proprio al
Consiglio dEuropa, che ha fornito un contributo importante alla Spagna,
divenutane membro nel 1977, quando muoveva i suoi primi passi verso la
democrazia. Il dibattito dei lavori della sessione ha riservato una particolare
attenzione al comma relativo alla elezione del Segretario Generale del
Consiglio dEuropa. Infatti, rispetto alle quattro
candidature presentate, il Comitato dei Ministri ha individuato solo in due i
requisiti corrispondenti alle indicazioni fissate dal “Rapporto Junker” per la
figura del Segretario Generale, ribadendo la propria volonta di sottoporle quindi alla successiva e definitiva
selezione
dellAssemblea Parlamentare. La votazione effettuata
nella sessione odierna ha visto solo 7 voti favorevoli alla richiesta, espressa
da alcuni Rappresentanti,di riaprire il dibattito sul punto, onde trasmettere
all'Assemblea i nominativi dei 4 candidati anziche' dei soli 2 selezionati dal
Comitato dei Ministri. Nel corso della riunione, le Delegazioni hanno
effettuato un articolato confronto anche sul contributo del Consiglio dEuropa alla stabilita ed alla sicurezza comuni, e
quindi ai seguiti finora dati al Vertice di Varsavia ed alle decisioni per le
future attivita. Al termine
dellampio dibattito, il Comitato dei Ministri ha adottato una
Dichiarazione in occasione del 60o Anniversario del Consiglio dEuropa. A
margine della sessione del Comitato dei Ministri, si e svolta anche una apposita riunione della Conferenza
degli Stati Parte alla Convenzione europea dei Diritti Umani,
in cui e stato adottato il testo del “Protocollo 14
bis”. Tale strumento , a carattere temporaneo, consentira – stante il perdurare dellattesa dellentrata in vigore del Protocollo 14
alla Convenzione europea dei Diritti Umani – di snellire
ed accellerare in modo sostanziale le procedure della Corte europea dei Diritti dellUomo , al fine di
assicurare il mantenimento ed il rafforzamento della efficacia del sistema
di controllo della Convenzione di fronte al continuo aumento della mole di
lavoro cui e sottoposta la Corte. Dal 27 maggio prossimo,
pertanto, il Protocollo 14 bis sara aperto alla firma degli Stati. Nel
suo intervento,
a tale proposito il Segretario di Stato Mularoni ha espresso “ la soddisfazione
per questo risultato , oggi ottenuto con la adozione di tali misure, che
permetteranno lapplicazione provvisoria
di alcune riforme fondamentali contenute nel Protocollo 14. Questa
riforma dara la possibilita di migliorare in modo
decisivo la capacita della Corte, rendendo possible lesame di un
numero notevolmente piu elevato di ricorsi nei tempi piu brevi.” Il
Segretario di Stato Mularoni ha anche auspicato che, al di la della adozione di tali misure a carattere temporaneo,
lattenzione dei Paesi europei non si allontani dall'obbiettivo
principale, che resta quello dell' entrata in vigore del Protocollo 14
attraverso la sua ultima ratifica, tuttora mancante.
(
da "AprileOnline.info"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Un'Italia
ed un'Europa multietnica Umberto Guidoni*, 12 maggio 2009, 19:40 L'intervento
Le espulsioni collettive' violano la Convenzione
europea dei diritti dell'uomo e la Carta di Nizza. Gli immigrati, una volta
saliti a bordo di navi italiane passano sotto la giurisdizione del nostro paese che
prevede il rispetto degli impegni assunti a livello europeo. Per di più la
Direttiva europea 85, del 2005, stabilisce che chiunque deve essere in
condizione di presentare richiesta di asilo. Il governo
italiano sta violando tutte le normative europee che riguardano i diritti
fondamentali dell'uomo, ma l'Unione Europea non è esente da responsabilità
Secondo il commissario per i diritti umani del
Consiglio d'Europa Hammarberg, l'Italia ha il dovero di accettare gli immigrati
in navigazione verso le coste italiane anche se intercettati fuori dai confini
marittimi europei. Richiedere lo status di rifugiato politico è un
diritto fondamentale sancito da vari trattati. In particolare, dall'Art.19
della Carta dei Diritti Fondamentali dell'UE vieta ai
Paesi Membri di procedere ad espulsioni collettive. Nessuno può essere
allontanato, espulso o estradato verso Stati in cui esiste un rischio di essere
sottoposto alla pena di morte, a torture o a trattamenti inumani.
Riportare i profughi verso la Libia, che non ha firmato le convezioni sul
diritto d'asilo, è perciò una grave violazione del diritto comunitario. A
questo va aggiunta la violazione del diritto internazionale che il nostro
Governo compie quando stabilisce, unico tra i paesi della UE, il principio del respingimento'. La Convenzione di Ginevra del 1951,
firmata da tutti i paesi europei, include il principio di non
respingimento' dei richiedenti d'asilo per imporre agli Stati procedure di
accertamento dello status individuale degli immigrati, prima di prendere qualsiasi
decisione. Fatto ancor più grave, le espulsioni
collettive' violano la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la Carta di
Nizza. Gli immigrati, una volta saliti a bordo di navi italiane passano sotto la giurisdizione
del nostro paese che prevede il rispetto degli impegni assunti a livello
europeo. Per di più la Direttiva europea 85, del 2005, stabilisce che chiunque
deve essere in condizione di presentare richiesta di asilo. Il governo italiano
sta violando tutte le normative europee che riguardano i diritti fondamentali
dell'uomo, ma l'Unione Europea non è esente da responsabilità. Se l'Europa
vuole essere una forza di distensione non può utilizzare le sue forze armate
solo per fini di guerra, come sta accadendo in Iraq e in Afghanistan, ne solo
per proteggere merci che transitano nel Golfo di Aden, ma deve essere capace di
interventi umanitari, come un eventuale utilizzo dei
militari nel Mediterraneo per il recupero e il salvataggio dei migranti. La Commissione
deve condannare senza titubanze l'operato del Governo Italiano che viola
palesamente la Carta dei Diritti Fondamentali e la
Convenzione ONU di Ginevra ma, al tempo stesso, deve attivarsi per definire una
politica comune per l'immigrazione. Una politica che riconosca a tutti il
diritto a richiedere asilo politico, stabilisca una ripartizione dei
richiedenti tra tutti i paesi della UE e impedisca agli Stati Membri di firmare
accordi con chi utilizza la tortura e la pena di morte. Molti dei profughi che
arrivano sulle coste europee sono in fuga da scenari di guerra che, spesso,
vedono coinvolti paesi europei: dovremmo riflettere sulle conseguenze delle
guerre al terrorismo che abbiamo intrapreso. Il fenomeno dell'immigrazione nel
Meditteraneo, confine dell'Europa, non deve essere un problema solo per i paesi
che vi si affacciano: per molti degli immigrati la destinazione finale non è
l'Italia ma altri paesi europei. Vista l'incapacità e le difficoltà dei singoli
paesi membri a gestire questa situazione, sarebbe auspicabile un intervento
coordinato dell'UE. C'è bisogno di armonizzare le politiche sull'asilo, di dare
regole uguali per tutti. Bruxelles deve gestire questo processo e dare risposte
ai problemi che si stanno verificando sul versante mediterraneo dell'Europa:
Italia, Malta, Cipro, Grecia e Spagna. Gettando poi lo sguardo al prossimo
futuro, il fenomeno dell'immigrazione può raggiungere dimensioni
"bibliche" se non sapremo mettere in campo politiche di contrasto ai
cambiamenti climatici. Secondo l'Università delle Nazioni Unite di Bonn i
profughi "climatici", concentrati principalmente nelle zone più
povere del mondo, sono oggi 500 mila ma potrebbero diventare 50 milioni entro
il 2050. Prima che il fenomeno diventi ingovernabile bisogna trovare una
politica sull'immigrazione comunitaria che guardi alle persone e non solo alle
cifre. Sinistra e Libertà manifesterà a Montecitorio contro il decreto
sicurezza del governo italiano, per chiedere maggior rispetto dei diritti dei
migranti senza guardare alla loro provenienza. Contrariamente a Berlusconi non
temiamo che il nostro paese diventi "multi-etnico", anzi crediamo che
l'Italia e l'Europa debbano fare dell'accoglienza una risorsa. Vogliamo
un'Europa aperta a tutti i popoli e a tutte le genti. *Parlamentare europeo
Sinistra e Libertà
(
da "EUROPA ON-LINE"
del 12-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Articolo
Sei in News Analysis 13 maggio 2009 Il buon senso del centrosinistra
Respingimenti di sinistra? Sì, ma erano tutta un'altra cosa Mentre in sede
internazionale non si placano le polemiche contro i respingimenti in salsa
cattivista (l'agenzia Onu per i rifugiati chiede all'Italia di riammettere i
respinti che hanno diritto, la Commissione europea strachiamata in causa da
tutto il centrodestra e da Frattini prende tempo), il Cavaliere da Sharm-el-
Sheik è un fiume in piena. Difende Maroni, spiega che visto che paga un
biglietto, la boat people non può essere costituita da rifugiati (come se un
rifugiato, per scappare da una guerra avesse diritto all'esenzione dal ticket
in un settore notoriamente gestito dalle organizzazioni criminali) e che,
appunto, sui barconi c'è gente reclutata dal crimine organizzato. Poi, giocando
a dividere, manifesta apprezzamento per Fassino e Rutelli «persone di buon
senso che non seguono fino in fondo l'ideologia» perché hanno di recente
dichiarato che i respingimenti non sono uno scandalo (se fatti in un certo
modo). Tirando l'acqua al mulino della propaganda, Berlusconi fa finta di
dimenticare che il riformismo di centrosinistra di cui entrambi gli esponenti
del Pd sono parte integrante ha abbandonato da tempo la logica delle frontiere
aperte. Secondo il leitmotiv "contrasto alla clandestinità e sostegno
all'immigrazione regolare" (diritti e doveri) che ha caratterizzato in
particolare il primo governo Prodi, tant'é che è lo stesso Fassino a ricordare
che di accordi di riammissione, ai tempi, ne firmò tanti (poco meno di trenta).
Accordi con i paesi d'origine per riprendersi i clandestini in cambio di
sostegno economico, quote garantite nei flussi di immigrazione regolare, aiuti
nei pattugliamenti delle coste. Con l'Albania l'approccio fu risolutivo, la
rotta adriatica non fu più battuta. Senza che si ponesse mai la questione del
rispetto delle norme internazionali sui rifugiati. Perché il punto non è se
respingere o meno, quando è necessario, ma come farlo (a fronte di politiche
che sostengano l'ingresso regolare e il radicamento di chi lavora, sapendo che
la crisi economica e il grande flusso migratorio pongono la questione
"guerra dei poveri"). Come del resto ricorda al Sole 24 Ore anche
l'ex ministro dell'interno il forzista Pisanu: le nostre leggi consentono i
respingimenti individuali alla frontiera, non i rimpatri collettivi (come
questi). Con l'individuazione caso per caso di chi ha diritto o no all'asilo e
i dovuti allontanamenti. Ciò che il governo Berlusconi bis e ter praticò
sempre. E che ora salta in forza del cattivismo elettorale che agita la clava
senza riuscire a entrare nel merito della vera questione, (alla luce del fatto
che una parte minima dei clandestini arriva coi barconi, i più entrano con
visto turistico): far funzionare il sistema delle espulsioni. La strada è la
via diplomatica, e oggi con la Libia la questione è più complessa: perché è un
paese di transito e non d'origine e perché gli stati africani da cui arrivano i
clandestini hanno poca voglia di riprendersi chi ha cercato di andarsene. E
perché è uno stato non democratico, che non dà sufficienti
garanzie sulla tutela dei diritti umani. Per questo
impacchettare la boat people e rimandarla a Tripoli senza chiedere garanzie o
imporle, più che fare scandalo, viola norme internazionali di impronta
liberale. E agita un dibattito politico già surriscaldato dalla fiducia su un
ddl sicurezza che ideologico lo è davvero. Il Pd è diviso fra chi pensa
che l'accoglienza la dovrebbe comunque fare l'Italia e chi, come Fassino (e, ai
tempi, Blair) propone l'apertura di uffici in Libia e negli altri paesi per i
richiedenti asilo (il governo ora ci sta pensando). Ma lo scandalo non è il
contenimento dei flussi clandestini. È il cattivismo fine a sé stesso. Fabrizia
Bagozzi
(
da "Stampaweb, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
ROMA È
scontro tra il Governo italiano e lOnu
sullaccoglienza
ai rifugiati. Se per Silvio Berlusconi a bordo delle carrette del mare in
viaggio verso Lampedusa «non vi è nessuno che possa godere del diritto di
asilo», per lAlto Commissariato delle
Nazioni Uniti per i rifugiati (Unhcr) il quadro è ben diverso: «LItalia» si legge in una lettera inviata a Roma da
Ginevra, «deve riammettere le persone respinte e identificate come in cerca di
rifugio internazionale». Parole che trovano lavallo del segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, che «condivide la
posizione dellUnhcr», come chiarisce un
portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. In un briefing a Ginevra, il
portavoce dellagenzia Onu ha sottolineato come per lUnhcr la linea
adottata dallItalia «comporti il rischio di violare il principio fondamentale
di non respingimento tutelato dalla Convenzione del 1951 sullo statuto dei
Rifugiati e nella legislazione dellUe e
in altre leggi internazionali per la tutela dei diritti umani». La «preoccupazione» dellOnu è poi «rafforzata» dal fatto che la Libia -Paese
verso il quale sono stati rimandati i migranti- «non è uno Stato membro della
Convenzione del 1951 sullo status dei rifugiati e non ha una legge per
lasilo o un sistema per la tutela dei profughi». «Non cè quindi assicurazione -aggiunge il portavoce Ron
Redmond- che le persone bisognose di protezione internazionale possano trovarla
in Libia». A dividere Ginevra e Roma sono, in primo luogo, le statistiche. Per
il Premier queste «confermano» che i potenziali rifugiati a bordo dei barconi
respinti sono «casi eccezionali»; lUnhcr,
invece, ha di recente ricordato i numeri del Viminale: di 32mila domande di
asilo fatte lo scorso anno ne è stata accolta ben la metà. Dietro queste cifre, però, il
governo indica una realtà diversa: «Questi barconi non sono occasionali», ha
detto Berlusconi da Sharm el Sheik, dove si è tenuto il vertice italo-egiziano.
Si tratta invece del «frutto di una organizzazione criminale che recluta
scientificamente, dal mondo del lavoro e del non lavoro, delle persone». A
queste «viene offerta la possibilità di venire in Italia a pagamento» e chi «ha
pagato un biglietto non è spinto da una particolare situazione allinterno di quei Paesi in cui si è vittime di ingiustizie». «Non
credo», rassicura il premier, «che vi sia nessuno che avendo i requisiti per
chiedere di essere accolto in Italia, possa dire di non essere stato accolto.
Ci sentiamo ind dovere di dare accoglienza a chi fugge da una situazione
pericolosa per la sua vita e per la sua libertà». Nonostante queste
rassicurazione, il governo sembra adombrare un nuovo concetto di rifugiato e
dellaccoglienza, in una campagna elettorale in cui
il premier assume su di se tutta la responsabilità della linea dura sullimmigrazione. Non ci sta, Berlusconi, a lasciare alla
Lega il merito dei respingimenti di migranti: «Gli accordi con Gheddafi -
sottolinea il presidente del Consiglio - li ho fatti io, li ho gestiti io e
Maroni li ha eseguiti». Bossi, dunque, stia attento a non rubare voti al Pdl su
questo terreno e a non «esagerare» la polemica con An: «Non offriamo allopposizione - è lappello di Berlusconi - pretesti
di polemiche e di campagna elettorale, come nel caso delle ronde, che sono
tuttaltro rispetto a quello che dice lopposizione».
«La quale - chiosa Berlusconi - non è soltanto Franceschini ma anche »persone
di buon senso, che non seguono fino in fondo lideologia«. Come Piero
Fassino e Francesco Rutelli, gli esponenti del Pd che non hanno considerato uno scandalo il
respingimento in Libia delle carrette del mare.
(
da "Arena, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mercoledì
13 Maggio 2009 NAZIONALE Pagina 6 LA SVOLTA. Eletti nel
Consiglio Onu dopo anni di boicottaggio da Bush Diritti umani,
tocca agli Usa NEW YORK Nuova svolta dell'America di Barack Obama sul fronte
delle istituzioni multilaterali: gli Stati Uniti sono stati eletti ieri nel
Consiglio per i diritti umani, un organismo dell'Onu con sede a Ginevra boicottato negli anni
scorsi da Bush. Hanno votato a favore dell'ingresso Usa 167 paesi su 192
membri dell'Assemblea generale. Gli Stati Uniti continuano a mantenere riserve
nei confronti del Consiglio, ma ora si impegnano a «lavorare dall'interno del
Consiglio con una vasta sezione dei suoi membri per rafforzarlo e riformarlo»,
ha detto l'ambasciatrice all'Onu, Susan Rice, con cui si è subito congratulato
il rappresentante permanente italiano, Giulio Terzi, il quale ha reso noto che
proprio ieri l'Italia ha annunciato la sua candidatura per il periodo
2011-2014. Quello di Obama è il segnale di una svolta. Fanno parte del
Consiglio per i diritti umani 47 paesi. Gli Stati
Uniti sono una delle 18 nazioni elette ieri assieme a Cina, Cuba e Arabia
Saudita, tre paesi nel mirino degli attivisti per i diritti umani.
La svolta americana era stata annunciata dal segretario di Stato, Hillary
Clinton, all'inizio di aprile come segno di una «nuova era di impegno» con
altre nazioni «per far progredire gli interessi degli Stati Uniti» nel mondo.
(
da "Arena, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mercoledì
13 Maggio 2009 NAZIONALE Pagina 3 «È vietato respingere chi chiede protezione E
vale per tutti i Paesi» Il respingimento di rifugiati o richiedenti asilo è
tassativamente vietato dagli obblighi internazionali che scaturiscono, in
particolare, dalla Convenzione sui rifugiati del 1951 e dal Protocollo del
1967, dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e
politici, dalla Convenzione Onu contro la tortura e dalla Convenzione europea
sulla protezione dei diritti umani: a spiegare la lunga serie di
norme che vengono disattese è, in una nota, l'Alto commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati (Unhcr). L'obbligo di non respingimento per gli
Stati non contempla alcuna limitazione geografica e si applica a tutti gli
agenti statali nell'esercizio delle loro funzioni, indipendentemente dal fatto
che si trovino all'interno o all'esterno del territorio nazionale, afferma
l'Unhcr. L'obbligo di non respingere un rifugiato o un richiedente asilo vieta
quindi non solo l'espulsione dal territorio di uno Stato, ma anche il
respingimento alle frontiere dello Stato o il rinvio o l'accompagnamento verso
il luogo di temuta persecuzione. Nel caso di persone che affrontano un viaggio
via mare, il principio di non respingimento si applica all'interno delle 12 miglia di acque
territoriali, così come nelle acque contigue, in mare aperto e nelle acque
costiere di Paesi terzi. Il rinvio diretto di un rifugiato o di un richiedente
asilo verso un Paese nel quale teme di essere perseguitato non rappresenta
l'unica forma di respingimento. Anche il rinvio indiretto verso un Paese terzo
che potrebbe successivamente inviare la persona verso il Paese di temuta
persecuzione costituisce respingimento, e in questo caso - specifica la nota
dell'Alto commissariato dOnu per i rifugiati - entrambi i Paesi sarebbero
ritenuti responsabili. Nessun richiedente asilo dovrebbe essere quindi rinviato
verso un Paese terzo che non possa garantire i criteri-base di protezione, che
sono l'osservanza del principio di non respingimento, l'impegno a esaminare in
maniera imparziale e obiettiva la domanda di asilo della persona, e il fatto
che quel Paese abbia dimostrato capacità e volontà di fornire efficace
protezione in tutti i casi che la esigevano.
(
da "Arena, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mercoledì
13 Maggio 2009 NAZIONALE Pagina 3 VITE ALLA DERIVA. «Pieno appoggio» di Ban
Ki-Moon alla lettera che l'Unhcr invia al governo di Roma. Il ministro
Frattini: li rimandiamo indietro per il loro bene Migranti, Onu all'attacco
«Preoccupati dall'Italia» E Berlusconi: quasi nessuno ha diritto a ottenere
l'asilo Maroni: «Le Nazioni Unite verifichino le cose in Libia» ROMA L'Onu
torna all'attacco contro la politica del governo Berlusconi sugli immigrati. E
lo fa con una lettera ufficiale dell'Unhcr, l'Alto commissariato per i
rifugiati, che incassa il «pieno appoggio» del segretario Ban Ki-Moon, proprio
nel giorno in cui il premier, da Sharm el-Sheikh, difende il ministro leghista
Maroni e arriva a sostenere - sulla base di dati che però non diffonde - che
sui barconi non c'è «praticamente» nessuno che abbia diritto all'asilo.
Critiche all'Italia arrivano anche dall'Ue che definisce l'asilo «un principio
universale che va rispettato ovunque», e inserisce il tema all'ordine del
giorno della riunione dei ministri dell'interno dell'Ue, già fissata per il 5
giugno. All'Unhcr, che esprime «grave preoccupazione» per la politica dei
respingimenti e chiede di «riammettere» le persone respinte e «identificate
come individui che cercano protezione internazionale», Berlusconi risponde
indirettamente da Sharm el-Sheikh. E assicura che sui barconi, «come dicono le
statistiche, persone che hanno diritto d'asilo non ce n'è praticamente nessuna.
Solo casi eccezionalissimi» (per i dati, vedi articolo sotto il grafico, ndr).
Dice che a salpare sono persone «reclutate dalla criminalità», che «hanno
pagato un biglietto» e «non sono spinte da una loro speciale situazione
all'interno di Paesi dove sarebbero vittime di ingiustizie, ma sono reclutate
dal mondo del lavoro o del non lavoro in maniera scientifica dalle
organizzazioni criminali». Berlusconi difende poi il suo ministro dell'Interno,
al quale l'Unhcr ha inviato la lettera, e spiega: Maroni non fa altro che
eseguire «gli accordi con la Libia presi direttamente tra me e il leader libico
Gheddafi». E la maggioranza fa quadrato accanto al premier: il presidente del Senato
Renato Schifani assicura che «l'Italia sta esercitando un proprio diritto»,
previsto «dalle norme nelle intese europee» (ma il Patto di ottobre 2008 non
parla dei respingimenti: vedi articolo in basso a destra, ndr), il ministro
della Difesa Ignazio La Russa liquida le critiche ai respingimenti come
«chiacchiere», e Maroni contrattacca: «L'Onu può verificare in Libia se
sussistono le condizioni per la concessione dell'asilo politico a persone che
ne abbiano diritto». La Libia, tuttavia, non mai ha sottoscritto la Convenzione
sui rifugiati del 1951 (vedi articolo in alto a destra, ndr). Frattini arriva a
sostenere che il respingimento in mare è un modo per tutelare gli immigrati:
«Preferisco rimandarli indietro prima che arrivino sulle coste italiane, perché
arrivano in situazioni disperate. Preferisco aiutarli, salvare vite umane che è
la priorità». La lettera dell'Unhcr esprime al governo italiano «grave
preoccupazione», e chiede di «riammettere quelle persone rinviate dall'Italia e
identificate dall'Unhcr quali individui che cercano protezione internazionale».
«L'Unhcr-Roma», dice a Ginevra il portavoce Ron Redmond, «ha mandato una
lettera al governo» italiano «per affermare che l'Unhcr resta gravemente
preoccupato che la politica ora applicata dall'Italia mini l'accesso all'asilo
nell'Unione europea e comporti il rischio di violare il principio di non
respingimento». Intanto, Maroni dice che il commissario ai
diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg, che l'altro ieri aveva
criticato la politica italiana, dovrebbe dimettersi dopo che il segretario del
Consiglio d'Europa ha detto che parlava a titolo personale.
(
da "Arena, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mercoledì
13 Maggio 2009 LETTERE Pagina 21 BARCONI RESPINTI Ecco perché sono contrario
Domenica 10 maggio la bambina che ho in affido ha fatto la sua prima comunione.
Al termine della celebrazione liturgica ho letto una preghiera da me preparata
che diceva: «Gesù Eucarestia altro non è che Gesù vivo e presente nel pane
spezzato e distribuito. E' nella frazione del pane, nella condivisione del
pane, nella comunione fraterna che abbiamo realmente la possibilità di
conoscere Gesù. Signore, in questo giorno nel quale i nostri ragazzi e le
nostre ragazze ti hanno ricevuto vivo e presente, indica a tutti noi la strada
- attraverso l'esempio quotidiano - affinchè anche le nostre esistenze possano
essere spezzate e distribuite, soprattutto nei confronti dei tuoi figli
prediletti: i piccoli, i sofferenti, gli emarginati, i reietti, i rifiutati,
gli esclusi. I nostri ragazzi e le nostre ragazze, oggi, offrono a tutti la
possibilità di pensare quello che questo pane spezzato può voler dire a
ciascuno : tutti noi, credenti o non credenti, tutti con la nostra ricerca, la
nostra angoscia, la nostra speranza». Questa invocazione in questi giorni ce
l'ho sempre davanti agli occhi e mi rimbomba continuamente nella mente. Anche
perché, in questi giorni, sono successe cose e situazioni che dovrebbero
quantomeno farci riflettere. In questi giorni un assessore di Milano propone di
separare le etnie in metropolitana riservando alcune carrozze ai milanesi,
altre alle donne, altre agli ospiti stranieri (ma successivamente ci hanno
detto che "era solo una battuta". sic.), in questi giorni si
respingono contro il parere del Consiglio d'Europa (gridando oltretutto alla
vittoria) barconi colmi di persone disperate e si respingono in paesi come la
Libia che non rispetta la "Convenzione per i Diritti
dell'Uomo" (ci sono prove che vengono violentati e uccisi anche bambini e
donne), in questi giorni il nostro parlamento ha approvato un decreto sicurezza
nel quale si obbliga di fatto i pubblici ufficiali (medici, ecc.) a denunciare
l'immigrato non ancora regolare. E continuo a chiedermi: se quello che facciamo
non è facciata , se le cose che si fanno hanno un minimo di serietà e di
coerenza, non possiamo più rimanere muti, inerti (se non addirittura
consenzienti) davanti a tutto questo. Come minimo abbiamo il dovere (e non solo
come credenti, ma come esseri umani) almeno di
"gridare" la nostra contrarietà. Lo ha fatto la Chiesa attraverso il
suo organo ufficiale: "l'Osservatore Romano" (a mio avviso lo ha
fatto tiepidamente, ma spero continui a farlo e con maggior vigore), lo stanno
facendo sacerdoti e vescovi (tra gli altri don Luigi Ciotti e il vescovo di
Milano Dionigi Tettamanzi), spero lo facciano i nostri parroci nelle omelie
domenicali. E si badi bene: la politica, gli schieramenti partitici non
c'entrano nulla, vengono tirati fuori "ad arte" per creare
confusione. C'entra il rispetto della persona e dei diritti
umani. Mi ha molto colpito un articolo di sabato 9 maggio di Moni
Ovadia, attore teatrale, cantante e compositore, che, anche in maniera molto
"forte", sconquassa (o dovrebbe sconquassare) le nostre coscienze. Ne
riporto alcuni passaggi: "se foste un musulmano, o un africano, o comunque
un uomo dalla pelle scura, il pacchetto sicurezza non lo prendereste
solo come l'ennesima sortita di un governo populista e conservatore, eccessiva
ma tutto sommato veniale. Se foste un lavoratore che guadagna il pane per sé e
per i suoi figli su un'impalcatura, l'annacquamento delle leggi sulla sicurezza
nei luoghi di lavoro non lo dimentichereste il giorno dopo per occuparvi di
altro. Se foste migrante, il rinvio verso la condanna a morte, la fame o la
schiavitù, non provocherebbe solo il sussulto di un'indignazione passeggera. Se
foste veri cristiani, rifiutereste di vedere rappresentati i valori della
famiglia da notori pluridivorziati. Se foste padri, madri, nonne e nonni che
hanno cura per la vita dei loro figli e nipoti, non vendereste il loro futuro
in cambio dei trenta denari di promesse virtuali. Se foste esseri umani degni di questo nome, avreste vergogna di tutto questo
schifo". Dobbiamo avere il coraggio di denunciarlo "tutto questo
schifo" memori del nostro passato e volonterosi di costruire un futuro
soprattutto per i nostri figli, per trovare la forza di costruire un domani sul
principio dell'universalità dei diritti umani, sociali
e civili, a partire appunto "dai piccoli, dai sofferenti, dagli
emarginati, dai reietti, dai rifiutati, dagli esclusi". Enrico Zampini
PESCANTINA (VR)
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Primo
Piano Pagina 105 Sui rimpatri il commissario «ha parlato a titolo personale» -->
MADRID Il segretario generale del Consiglio d'Europa Terry Davis ha smorzato
ieri a Madrid i toni della polemica con l'Italia innescata dalle dichiarazioni
del commissario ai diritti umani dell'organizzazione
sul riaccompagnamento dei clandestini precisando in chiusura della riunione dei
ministri degli esteri dei 47 che le parole di Thomas Hammarberg sono state
pronunciate a titolo «personale». In mattinata il sottosegretario agli esteri
Alfredo Mantica aveva espresso davanti ai capi della diplomazia dei paesi
membri il disappunto dell'Italia per le dichiarazioni di Hammarberg, che lunedì
aveva invitato la comunità internazionale a «fermare l'iniziativa unilaterale»
di Roma che «respinge i clandestini in mare e nega la possibilità di chiedere
asilo e di fuggire da situazioni di repressione e violenza». Mantica a Madrid
ha respinto come «del tutto infondate» le critiche di Hammerberg: «dispiace
dover prendere nota», ha detto, di «dichiarazioni, che non sono state
evidentemente precedentemente verificate». Mantica ha poi sottolineato che il
governo italiano «rispetta rigorosamente in questa materia le norme
internazionali ed europee, rafforzate da accordi internazionali con paesi sia
di transito che di origine dei clandestini». Il sottosegretario ha anche rilevato
che l'Italia «si trova al centro del Mediterraneo in prima linea nella lotta,
spesso solitaria, all'immigrazione clandestina»: un fenomeno che «richiede un
ben maggiore impegno e una stretta cooperazione complessiva fra paesi europei,
nonchè con gli stati della sponda meridionale del Mediterraneo». Parlando con i
cronisti Mantica ha poi rilevato come lo stesso Hammarberg abbia ammesso che
«il problema non è solo italiano» e che «l'Italia non va lasciata sola ma ha
bisogno di sostegno europeo in quanto è terra meta di sbarchi». Al termine del
vertice diplomatico, le parole distensive di Davis. Le
dichiarazioni di Hammarberg - ha chiarito il segretario generale -sono da
considerare «personali», in quanto l'istituzione non aveva parlato della
questione, anche se nella veste di commissario ai diritti umani «aveva il diritto di farle».
(
da "Repubblica, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 2
- Interni Immigrati, Ban Ki-moon contro il governo Maroni: "Vada l´Onu a
controllare in Libia" Berlusconi: "Sui barconi comandano i criminali,
il Viminale applica gli ordini" Il Commissariato per i rifugiati esprime
"grave preoccupazione" per il rinvio in Libia CLAUDIO TITO DAL NOSTRO
INVIATO SHARM EL SHEIK - Il segretario generale dell´Onu Ban Ki Moon,
attraverso il suo portavoce esprime il «pieno appoggio» alla posizione
ufficiale dell´Alto commissariato per i rifugiati, che ieri aveva inviato al
governo italiano una lettera in cui si esprimeva «grave preoccupazione» per il
rinvio in Libia di migranti intercettati o soccorsi in mare. E chiedeva alle
autorità italiane di «riammettere quelle persone rinviate dall´Italia ed
identificate dall´Unhcr quali individui che cercano protezione internazionale».
La dichiarazione di Ban Ki Moon scatena però la reazione di Roberto Maroni. «La
Libia fa parte dell´Onu, è stata anche presidente della Commissione per i
diritti umani: in Libia è presente l´Alto commissariato
per i rifugiati della Nazione unite, che può fare gli accertamenti delle
persone che chiedono asilo», dice il ministro dell´Interno. E se ce ne sono,
invoca, «se ne deve fare carico tutta l´Unione Europea. Chi
ha diritto d´asilo non vedo perché debba essere mandato in Italia». Infine
arriva anche l´invito a dimettersi per il commissario ai diritti umani del Consiglio d´Europa Thomas Hammarberg. «Il commissario - fa
notare Maroni - è stato smentito dal suo capo». Una posizione durissima,
avallata da Silvio Berlusconi dall´Egitto. Il Cavaliere, infatti, difende la
scelta dei «respingimenti» e rivendica gli accordi con la Libia: «Li ho
sottoscritti io», ricorda. Prima di incontrare il presidente egiziano Mubarak,
il Presidente del consiglio torna alla carica e difende la linea dell´esecutivo
sugli immigrati. Secondo il Cavaliere, però, le polemiche di questi giorni sono
ingiustificate. I barconi di immigrati che salpano verso l´Italia «non sono
fatti occasionali ma il frutto di una organizzazione criminale» all´interno
della quale vi sono persone che «sono reclutate in maniera scientifica». Tant´è
che risponde per le rime pure al presidente della Camera, Gianfranco Fini, che
ha invocato il diritto d´asilo: «Sono persone che hanno pagato un biglietto, non
sono persone spinte da una loro speciale situazione all´interno di quei paesi
dove sarebbero vittime di ingiustizie». «Non credo - ha puntualizzato - che ci
sia nessuno che avendo i requisiti per chiedere di essere accolto in Italia
possa dire di non essere stato accolto». Su questo terreno, quindi, Berlusconi
sembra voler anche sfidare la Lega per assegnare al Pdl il ruolo di campione
della politica "anti-immigrati". «Gli accordi con la Libia - ha
ricordato - li ho gestiti io, li ho sottoscritti io. Maroni esegue quelli che
sono gli accordi presi direttamente tra me ed il leader libico Gheddafì». E chi
sa se è solo un caso che il ministro degli Interni, pur previsto, non sia
venuto a Sharm el Sheik. Per qualcuno si è trattato di un´assenza "tattica".
«E´ un caso tipico di merito del governo Berlusconi - ammette il ministro della
Difesa, Ignazio La Russa, sulla linea dura - anzi, mi permetto di dire di
Berlusconi. In questo caso sia Maroni, sia io, nel mio piccolo, siamo solo
esecutori». Davanti a Mubarak, però, non ha usato gli stessi toni. Il leader
egiziano chiede un´intesa dell´Unione europea sui respingimenti. E il premier
italiano ha risposto: «Le democrazie mondiali devono unirsi nel progetto di
democraticizzazione» dei paesi d´origine degli immigrati. Nei prossimi decenni
è previsto un incremento della popolazione mondiale di 2 mld di persone,
concentrato soprattutto in quei paesi che oggi sono «fuori dal benessere».
Dunque non servono «elargizioni finanziarie» ma «opere concrete
infrastrutturali». Infine una concessione ad una parte dell´opposizione. «Mi fa
piacere - ha detto riferendosi a Fassino e Rutelli - che anche nell´opposizione
ci sia qualche persona di buonsenso che non segue fino in fondo l´ideologia».
(
da "Unita, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Gli Usa di Obama entrano nel Consiglio diritti umani Onu NEW YORK Gli
Stati Uniti di Barack Obama sono stati eletti dall'Assemblea Generale dell'Onu
al Consiglio per i diritti umani
boicottato da George Bush per le sue critiche ad Israele e per la presenza tra
i membri di Paesi con dubbi curriculum in materia. Posizione che
Washington, all'insegna del dialogo anche con Paesi non amici o alleati, il
mese scorso ha deciso di rivedere candidandosi ad uno dei tre seggi per «Paesi
europei ed occidentali» vacanti. Il caso
(
da "Unita, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
DONNE E
BAMBINI CRIMINALI? FRONTE DEL VIDEO Scriviamo dopo aver sentito, nel grande tg
unificato, l'ultima dichiarazione di Berlusconi sulla tragica questione
dell'immigrazione. Ovviamente può essere che tale dichiarazione sia già stata
smentita, o attribuita alle solite manipolazioni della sinistra, ma l'abbiamo
appena ascoltata con le nostre orecchie incredule, benché ormai abituate a
tutto. Il boss dei boss ha dichiarato che il ministro Maroni si limita ad
eseguire i suoi diktat, perché i leghisti non sono poi così cattivi come li si
dipinge. Dunque, siamo da lui stesso autorizzati a pensare che il cattivo in
realtà è Berlusconi. Infatti, ha continuato sostenendo che
il suo governo non lede i diritti umani (come
ritengono l'Europa, l'Onu e perfino la Chiesa cattolica) perché quei disperati
che ogni giorno rischiano la vita sui barconi, non sono profughi o perseguitati
politici, ma manovalanza al soldo della criminalità organizzata.
Domanda: anche le donne e i bambini neonati? E i bambini non ancora nati?
(
da "Unita, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
L'Alto
commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) scrive al governo italiano esprimendo
«grave preoccupazione» per il respingimento in Libia degli immigrati. La
richiesta alle autorità italiane, appoggiata esplicitamente dal segretario
generale dell'Onu Ban Ki-Moon, è di «riammettere quelle persone rinviate
dall'Italia ed identificate dall'Unhcr quali individui che cercano protezione
internazionale». «La politica dell'Italia - scrive il portavoce dell'Unhcr Ron
Redmond - mina l'accesso all'asilo nell'Unione europea e comporta il rischio di
violare il principio fondamentale di non respingimento previsto dalla
Convenzione del 1951 sui rifugiati». «Gli Stati sono obbligati a rispettare
questo principio ovunque esercitino la loro giurisdizione, anche in alto mare».
L'Alto Commissariato ricorda che la Libia non ha firmato la Convenzione del
1951, dunque non vi sono garanzie che i richiedenti asilo possano trovare in
quel paese protezione internazionale. Da alcuni colloqui effettuati in Libia
dall'Unhcr risulta che alcuni dei rifugiati respinti, provenienti da Somalia ed
Eritrea, «potrebbero avere diritto alla protezione». Secondo l'Unhcr nel 2008
oltre il 75% degli immigrati arrivati in Italia via mare ha fatto richiesta di
asilo e al 50% di loro (circa 15mila) è stata concessa una forma di protezione.
La Ue per ora non si pronuncia, anche se il Commissario Jacques Barrot ricorda
che «il diritto di asilo va rispettato ovunque». Intanto il
segretario generale del Consiglio d'Europa Terry Davis, dopo le proteste italiane,
dice che le critiche all'Italia del commissario ai diritti umani Hammarberg erano «a titolo personale». E Maroni incassa:
«Hammarberg dovrebbe dimettersi, l'Onu verifichi in Libia chi ha il diritto
all'asilo, poi se ne faccia carico l'Ue». IL PREMIER INSISTE Berlusconi
risponde indirettamente all'Onu da Sharm-el Sheik: «Gli accordi con la Libia li
ho gestiti io con Gheddafi, Maroni esegue». Su quei barconi, dice il premier,
non ci sono rifugiati ma gente «reclutata in maniera scientifica dalle organizzazioni
criminali», che «paga il biglietto». «Non sono persone spinte da una loro
speciale situazione all'interno di paesi dove sarebbero vittime di
ingiustizie», rincara il Cavaliere. Nella maggioranza sembrano tutti d'accordo
sulla linea Berlusconi- Maroni. «Sui respingimenti l'Italia sta esercitando un
proprio diritto», dice il presidente del Senato Schifani. Dal Pd arriva la
richiesta di fermarsi e ascoltare le richieste dell'Onu. Dice Franceschini: «Il
governo sbaglia a respingere i disperati che fuggono dalla guerra, lo diciamo
anche se può far perdere voti». oggi la fiducia La tensione sui temi
dell'immigrazione e della sicurezza è altissimo. Oggi alla Camera il triplice
voto di fiducia sul ddl sicurezza Dure le opposizioni, con il capogruppo Pd
Soro che ha contestato l'ammissibilità dei tre maxi-emendamenti, visto che i
deputati non potranno votare a scrutinio segreto su diritti fondamentali. Soro
ha anche sottolineato che in quelle norme vi sono elementi di
incostituzionalità, a partire dall'obbligo di denuncia dei clandestini da parte
dei pubblici ufficiali. Fini ha risposto che i maxi-emendamenti sono
ammissibili ma che, in effetti, vi sono dubbi sulla costituzionalità di alcune
norme. Replica Donatella Ferranti (Pd): «Fini ha di fatto avallato norme razziste
e xenofobe». Unica voce fuori dal coro nel Pdl è Beppe Pisanu: «La Lega dice e
fa cose pericolose sull'immigrazione. C'è il rischio di alimentare il
razzismo».
(
da "Repubblica, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina
IX - Palermo Il direttore Dalla Caritas a Biagio Conte, 50 associazioni
mobilitate per la campagna "Non aver paura". Già raccolte 3.000 firme
Petizione antirazzista del volontariato I promotori "C´è una città che crede nei diritti umani e nell´integrazione"
CLAUDIA BRUNETTO Una raccolta di firme contro il razzismo. In un momento in cui
si adottano rigide misure di sicurezza per regolare i flussi migratori, i
clandestini vengono respinti verso la Libia o lasciati in mare per giorni come
quelli della Pinar, da Palermo si consolida una rete di solidarietà che
aderisce alla campagna nazionale "Non avere paura. Apriti agli
altri, apri ai diritti". Per sostenere tutti gli stranieri che cercano una
vita migliore lontana dalle limitazioni della libertà individuale e dagli
stenti e che lo fanno nel rispetto delle regole e della convivenza civile. Cosa
che a volte arriva anche alla ribalta della cronaca come il caso dei due
clandestini nigeriani che l´altro ieri alla stazione centrale hanno bloccato un
folle che colpiva a martellate due anziani e che per questo otterranno il
permesso di soggiorno. Alla campagna contro il razzismo hanno aderito più di
cinquanta realtà: associazioni di volontariato, università, scuole e comunità
parrocchiali che operano sul territorio. Come la Caritas diocesana guidata da
padre Benedetto Genualdi, i centri Agape, Astalli e Santa Chiara, la missione
di Biagio Conte, la comunità di Sant´Egidio e le associazioni del progetto
Albergheria e Capo Insieme. «L´intento - dice Tommaso Calamia del progetto
Albergheria e Capo Insieme - è quello di prendere posizione contro una cultura
di paura e razzismo che si sta diffondendo in tutta Italia. Le firme hanno un
valore simbolico per testimoniare che c´è una Palermo che crede nei diritti umani e nelle possibilità reali di integrazione e di
rispetto degli altri». Un modo, dunque, per trasmettere ai giovani una nuova
cultura: «Dobbiamo lavorare con e per le nuove generazioni - dice Don Giovanni
D´Andrea del centro Santa Chiara - Non devono avere paura degli altri. Devono
aprirsi alla diversità». La petizione che si chiuderà il 30 di maggio in piazza
Politeama e piazza Mondello, ha già raggiunto la quota di tremila firme che
saranno inviate al capo dello Stato Giorgio Napolitano, assieme alle altre provenienti
da tutta Italia. Il 12 giugno la rete palermitana di "Non aver paura"
ha previsto un incontro cittadino.
(
da "Unita, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Rifugiato
È un rifugiato chi è fuggito o è stato espulso a causa di discriminazioni
politiche, religiose o razziali dal proprio Paese e trova ospitalità in un
Paese straniero. Il rifugiato ha dallo stato che lo ospita e dalle convenzioni
internazionali lo status e la relativa protezione attraverso l'asilo politico.
Protezione sussidiaria Il permesso di soggiorno per protezione sussidiaria è
rilasciato dalla Questura a chi ha lo «status di protezione sussidiaria», riconosciuto chi rischia di subire gravi danni (condanna a morte,
tortura, minaccia alla vita in caso di guerra interna o internazionale), o
violenze e sfruttamento per le quali veniva precedentemente rilasciato il
«permesso per protezione sociale o umanitaria», se tornasse nel Paese di
origine o, nel caso di un apolide, nel Paese in cui aveva la dimora abituale.
Richiedente asilo Il richiedente asilo è colui che è fuori dal proprio paese ed
inoltra una domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato.
(
da "Unita, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Sui
barconi, «come dicono le statistiche, persone che hanno diritto d'asilo non ce
n'è praticamente nessuna. Solo casi eccezionalissimi». Una notizia falsa
scaccia una notizia vera, deve aver pensato il presidente del consiglio
Berlusconi dicendo quelle parole ieri a Sharm el Sheik alla vigilia del vertice
italo-egiziano. Del resto, per lui è una tecnica sperimentata. E così, per
difendere Maroni e i respingimenti della Marina, ecco che i clandestini sui
barconi diventano «persone reclutate in maniera scientifica dalle
organizzazioni criminali» e «senza diritto d'asilo». Falsità. «Dati ufficiali,
quelli di ministero dell'Interno e della Giustizia e quelli delle
organizzazioni sovranazionali - dice Luigi Manconi, già sottosegretario alla
Giustizia e presidente di A Buon Diritto - dimostrano, in maniera
inequivocabile, l'esatto contrario: circa il 35% degli oltre 36mila migranti
sbarcati in Italia nel corso del 2008 ha ottenuto lo status di rifugiato
(pressappoco la metà di quanti lo hanno richiesto). A ciò si aggiunga che una
ricerca condotta da A Buon Diritto, qualche anno fa, documentava l' origine
geografica di quanti giungono in Italia via mare: oltre al 7,3% di curdi, il
12,3% proveniva dalla Somalia, l'11,5% dalla Palestina, l'8,3% dall'Iraq,
dunque, da situazioni di guerra o di guerra civile. Altro che
"praticamente nessuno"». Ma su quei barconi non ci sono nemmeno
delinquenti. Ci sono persone, volti e storie. Eccone alcune. Tedros, Eritrea.
Tedros ha 33 anni, è laureato in scienze sociali e nel suo paese, l'Eritrea, si
occupava di educazione e assistenza alle persone disabili. È arrivato in Italia
l'estate scorsa, il 30 luglio 2008. Sulla sua carretta erano in ventisei,
uomini, donne e un bambino. Prima l'arrivo a Lamepdusa, poi il trasferimento
nel centro d'accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, alle
porte di Roma. Proprio ieri il governo italiano gli ha consegnato i documenti
che gli consentiranno di restare in Italia come rifugiato politico. Tedros dopo
la laurea, come il governo eritreo impone, si è iscritto al partito unico, il
«People front for Democracy and Justice». Ma, per un pretesto, è stato
giudicato non sufficientemente allineato e ha scontato 8 mesi di carcere.
Uscito da lì, è iniziata la sua fuga. Kante, Burkina Faso. L'orrore scampato ha
lasciato un segno sul braccio di Kante. Lei, trentenne del Burkina Faso, mostra
con pudore quella ferita fatta con il «coltello utilizzato per
l'infibulazione». All'epoca era ancora una bambina, salvata appena in tempo da
un'altra donna. «Mi avevano già legato i piedi» confida. «Il peso di quei corpi
che mi tenevano stretta ha lasciato un dolore che sento ancora oggi». Kante
riuscì a sfuggire all'infibulazione, ma la sua vita era segnata. Un giorno
viene fermata da due uomini. «Non fai parte di noi» le dicono puntandole una
pistola al volto. Poi altre minacce. Viene presa anche a sassate. «Vivevo nella
paura, decisi di scappare, questa volta per sempre». Abdul, Sudan. A trent'anni
A.H. ha detto basta. Non voleva più né fare la guerra né subire le vessazioni e
le torture del governo sudanese. Per questo è fuggito dal Darfur. Tutto
comincia quando viene spedito al fronte, dove si muore e Abdul che è di una
tribù ostile al governo centrale subisce continue vessazioni. Dopo tre anni lo
sbattono in un carcere militare dove subisce ogni specie di
tortura. Quando fugge a casa i militari vanno a riprenderselo. Al suo posto
arrestano il padre: lo torturano e lo uccidono. E dopo di lui uccidono i suoi
fratelli. Nessuno rivela dove si nasconde Abudl, che solo un anno fa,
attraversando il deserto a piedi e penando per guadagnare i 1200 euro da
consegnare ai trafficanti egiziani, riesce a scappare in Italia, dove
chiede l'asilo. Il Centro italiano per i rifugiati, che ha raccolto la sua
storia, lo assiste. E alla fine Abudl ce la fa. E se la Marina lo avesse
respinto? Aisha, Eritrea. «Sono scappata dall'Eritrea perché non volevo essere
reclutata nell'esercito e mandata nella guerra senza fine contro l'Etiopia. I
miei fratelli e sorelle erano nell'esercito e non sono mai più tornati a casa».
A raccontare questa storia è una donna eritrea, la chiameremo Aisha, l'ha
raccolta Medici Senza Frontiere in uno dei centri di detenzione per immigrati
di Malta dove vengono trattenuti gli immigrati respinti dall'Italia ed è
contenuta nel rapporto "Not Criminals". «In Libia sono stata messa in
un centro di detenzione dove sono stata violentata e picchiata diverse volte.
Sono stata trattata come una schiava dalle guardie e dai soldati. Per due anni
non ho avuto possibilità di fuga - spiega Aisha -. Quando mi sono imbarcata
speravo di trovare la libertà, ma mi sono ritrovata ancora una volta in cella».
M. GERINA, M. DI DIO e C. BUQUICCHIO Le storie
(
da "Tempo, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
stampa
Ma l'Onu chiede al governo di riammettere i clandestini Richiamo «Siamo
preoccupati perché la Libia non tutela i profughi» Maroni: «Hammaberg dovrebbe
avere la dignità di dimettersi» L'agenzia dell'Onu per i rifugiati ha chiesto
al governo italiano di «riammettere le persone respinte dall'Italia e
identificate dall'Unhcr come richiedenti protezione internazionale». Nella
lettera inviata al governo italiano l'Onu ribadisce la «seria preoccupazione
che la politica ora adottata dall'Italia metta a rischio l'accesso all'asilo
nell'Unione Europea». Nel briefing a Ginevra, il portavoce dell'agenzia Onu ha
anche sottolineato come la linea del nostro governo «comporti il rischio di
violare il principio fondamentale di non respingimento tutelato dalla Convenzione
del 1951 sullo statuto dei Rifugiati e nella legislazione dell'Ue e in altre
leggi internazionali per la tutela dei diritti umani».
«Il principio di non respingimento — ha ricordato il portavoce — non ha
limitazioni geografiche. Gli stati sono obbligati a rispettarlo, ovunque
abbiano giurisdizione, anche in alto mare». La «preoccupazione» dell'Onu è poi
«rafforzata» dal fatto che la Libia «non è uno stato membro della Convenzione
del 1951 sullo status dei rifugiati e non ha una legge per l'asilo o un sistema
per la tutela dei profughi. Non c'è quindi assicurazione che le persone
bisognose di protezione internazionale possano trovarla in Libia». Intanto il
ministro dell'Interno Roberto Maroni, prendendo le distanze da quanto
dichiarato dal presidente del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg,
sull'Italia, tuona: «Il commissario è stato smentito dal suo capo. Se io avessi
detto "facciamo i respingimenti" e Berlusconi avesse detto che io
parlo a titolo personale io mi sarei dimesso. Hammaberg dovrebbe quindi avere
la dignità di dimettersi».
(
da "Unita, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Ban
Ki-Moon: sui migranti l'Italia viola le norme Onu ANDREA CARUGATI L'Alto
commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) scrive al governo italiano esprimendo
«grave preoccupazione» per il respingimento in Libia degli immigrati. La
richiesta alle autorità italiane, appoggiata esplicitamente dal segretario
generale dell'Onu Ban Ki-Moon, è di «riammettere quelle persone rinviate
dall'Italia ed identificate dall'Unhcr quali individui che cercano protezione
internazionale». «La politica dell'Italia - scrive il portavoce dell'Unhcr Ron
Redmond - mina l'accesso all'asilo nell'Unione europea e comporta il rischio di
violare il principio fondamentale di non respingimento previsto dalla
Convenzione del 1951 sui rifugiati». «Gli Stati sono obbligati a rispettare
questo principio ovunque esercitino la loro giurisdizione, anche in alto mare».
L'Alto Commissariato ricorda che la Libia non ha firmato la Convenzione del
1951, dunque non vi sono garanzie che i richiedenti asilo possano trovare in
quel paese protezione internazionale. Da alcuni colloqui effettuati in Libia
dall'Unhcr risulta che alcuni dei rifugiati respinti, provenienti da Somalia ed
Eritrea, «potrebbero avere diritto alla protezione». Secondo l'Unhcr nel 2008
oltre il 75% degli immigrati arrivati in Italia via mare ha fatto richiesta di
asilo e al 50% di loro (circa 15mila) è stata concessa una forma di protezione.
La Ue per ora non si pronuncia, anche se il Commissario Jacques Barrot ricorda
che «il diritto di asilo va rispettato ovunque». Intanto il
segretario generale del Consiglio d'Europa Terry Davis, dopo le proteste
italiane, dice che le critiche all'Italia del commissario ai diritti umani Hammarberg erano «a titolo personale». E Maroni incassa:
«Hammarberg dovrebbe dimettersi, l'Onu verifichi in Libia chi ha il diritto
all'asilo, poi se ne faccia carico l'Ue». IL PREMIER INSISTE Berlusconi
risponde indirettamente all'Onu da Sharm-el Sheik: «Gli accordi con la Libia li
ho gestiti io con Gheddafi, Maroni esegue». Su quei barconi, dice il premier,
non ci sono rifugiati ma gente «reclutata in maniera scientifica dalle
organizzazioni criminali», che «paga il biglietto». «Non sono persone spinte da
una loro speciale situazione all'interno di paesi dove sarebbero vittime di
ingiustizie», rincara il Cavaliere. Nella maggioranza sembrano tutti d'accordo
sulla linea Berlusconi- Maroni. «Sui respingimenti l'Italia sta esercitando un
proprio diritto», dice il presidente del Senato Schifani. Dal Pd arriva la
richiesta di fermarsi e ascoltare le richieste dell'Onu. Dice Franceschini: «Il
governo sbaglia a respingere i disperati che fuggono dalla guerra, lo diciamo
anche se può far perdere voti». oggi la fiducia La tensione sui temi
dell'immigrazione e della sicurezza è altissimo. Oggi alla Camera il triplice
voto di fiducia sul ddl sicurezza Dure le opposizioni, con il capogruppo Pd
Soro che ha contestato l'ammissibilità dei tre maxi-emendamenti, visto che i
deputati non potranno votare a scrutinio segreto su diritti fondamentali. Soro
ha anche sottolineato che in quelle norme vi sono elementi di
incostituzionalità, a partire dall'obbligo di denuncia dei clandestini da parte
dei pubblici ufficiali. Fini ha risposto che i maxi-emendamenti sono
ammissibili ma che, in effetti, vi sono dubbi sulla costituzionalità di alcune
norme. Replica Donatella Ferranti (Pd): «Fini ha di fatto avallato norme
razziste e xenofobe». Unica voce fuori dal coro nel Pdl è Beppe Pisanu: «La
Lega dice e fa cose pericolose sull'immigrazione. C'è il rischio di alimentare
il razzismo». L'Alto commissariato per i rifugiati scrive al premier:
«Riammettete chi cerca protezione internazionale». Il segretario generale del
Consiglio d'Europa: le critiche all'Italia di Hammarberg erano «a titolo
personale».
(
da "Tempo, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
stampa
Libia Fornì le prove per guerra in Iraq Suicida in cella TRIPOLI È stato
trovato morto nella sua cella in Libia Ali Mohammed Abdelaziz Al Fakhiri, alias
Ibn Sheikh Al-Libi, l'islamista libico che con sua falsa testimonianza su Al
Qaeda aveva fornito gli Stati Uniti una motivazione per giustificare
l'invasione dell'Iraq. Secondo il giornale libico che ha dato la notizia,
«Oed», il 46enne si sarebbe suicidato, ma le organizzazioni
per i diritti umani hanno chiesto di fare piena luce sul decesso. Le autorità di
Tripoli hanno aperto un'inchiesta. La testimonianza in cui Al Libi sosteneva
che Saddam Hussein avesse fornito armi chimiche e biologiche alla rete del
terrore di Osama bin Laden era stata tenuta in grande considerazione dalla Cia
e fu uno dei presupposti su cui fu basata la guerra in Iraq. Al Libi era
stato catturato in Pakistan nelle settimane seguenti gli attentati dell'11
settembre 2001, dalle forze della coalizione a guida Usa. Secondo «Oed», l'uomo
era stato detenuto a Guantanamo (circostanza smentita dal Pentagono) e quindi
estradato dagli Stati Uniti in Libia nel 2006. Nello stesso anno un tribunale
libico lo condannò all'ergastolo.
(
da "Tempo, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
stampa
L'affrontoIl ministro della Giustizia brasiliano Genro ci attacca: «Trattati
dall'Italia come paese di serie B. Non vi daremo un capro espiatorio» La
vergogna di Lollo Lo stragista oggi depone in difesa dell'amico Battisti
Prosegue il braccio di ferro tra l'Italia e il Brasile per il caso Cesare
Battisti, il terrorista dei Pac latitante da vent'anni attualmente detenuto nel
carcere brasiliano di Papuda. L'Italia ha chiesto l'estradizione del terrorista
che deve scontare la pena per due omicidi. Il governo brasiliano gli ha invece
concesso lo status di rifugiato politico. E non vuole cambiare posizione. Ieri il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro è stato
ascoltato dalla Commissione dei Diritti Umani
della Camera dei Deputati dove ha accusato l'Italia «di trattare il Brasile
come un paese di seconda categoria» proprio in riferimento alla crisi
diplomatica tra i due paesi scoppiata dopo la concessione dello stato di
rifugiato politico a Battisti. «Il trattamento dell'Italia nei confronti
del Brasile è molto differente da quello che riservò alla Francia quando il
paese europeo concesse l'asilo politico a Battisti per undici lunghi anni.
L'Italia disprezza lo Stato e le leggi brasiliane. Il governo brasiliano non ha
intenzione di estradare nessuno che possa servire come capo espiatorio per i
fatti tragici che ha vissuto la società italiana». Genro ha ribadito che Cesare
Battisti è un criminale politico e che lui stesso si considera criminale perché
subì un processo durante il regime militare. Pur convinto che qualsiasi giudice
minimamente neutrale avrebbe assolto l'ex militante dei Proletari Armati per il
Comunismo per mancanza di prova, il ministro brasiliano della Giustizia ha
sottolineato che con la sua decisione di concedere lo statuto di rifugiato
politico a Battisti non ha voluto offendere nè la giustizia, nè lo Stato nè il
governo italiani, e tanti meno il dolore delle vittime del terrorismo. I
rapporti tra i due paesi, dunque, sono ridotti al lumicino. E come se non
bastasse, oggi è prevista l'audizione davanti alla Commissione dei diritti umani del Congresso di Brasilia addirittura di Achille
Lollo, altro rifugiato in Brasile, condannato per la strage del rogo di
Primavalle dove morirono Virgilio e Stefano Mattei, figli del segretario della
sezione del Msi del quartiere di Primavalle. L'ex membro di Potere Operaio che
ora fa il giornalista nel paese carioca parlerà in difesa dell'amico Battisti.
- «Con Lollo in cattedra siamo oltre la soglia della decenza»: si è definito
«rabbrividito» Andrea Ronchi, Ministro per le politiche comunitarie, per il
fatto che sia proprio Achille Lollo «condannato per l'assassinio di due ragazzi
incolpevoli» a difendere la reputazione di Cesare Battisti, ex terrorista rosso
dei Proletari armati per il comunismo, in cella in Brasile in attesa del
verdetto sulla sua estradizione in Italia. «Il presidente brasiliano Ignacio
Lula da Silva - atteso al G8 dell'Aquila tra un paio di mesi - non può pensare
che si possa far passare in secondo piano un'offesa simile al nostro Paese».
«Sono sicuro - ha aggiunto il ministro - che il presidente Berlusconi saprà
trovare le parole e i modi per mostrarsi in linea con quanto detto dal
presidente Napolitano» che, recentemente ha ricordato che non è opportuno che a
ricostruire i fatti con le loro «memorie romanticheggianti e
autogiustificative» siano «personaggi che ebbero parte attiva in quella
stagione sciagurata». Sarà la corte Suprema del Brasile a decidere se il
terrorista Battisti va consegnato o meno alle autorità italiane. Intanto il
presidente della Commissione, Luiz Couto, del governativo Partito dei
Lavoratori (Pt) - ha detto che il Supremo Tribunale Federale (Stf) esaminerà probabilmente
la richiesta di estradizione presentata dall'Italia su Battisti nel prossimo
mese di giugno.
(
da "Stampa, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Dall'egittologia
a Guccini passando per Obama Il Paese ospite di Librolandia 2009, è
protagonista della «Lectio magistralis» del popolarissimo archeologo Zahi
Hawass, che parlerà di «Segreti e scoperte dell'antico Egitto» (ore 12, Sala
Gialla). Alle 15, in
Sala Gialla, si cambia scenario geografico, e si riflette
su «Il caso Politkovskaja e i Diritti Umani nel mondo»:
intervengono Emma Bonino e Pietro Marcenaro, coordinati da Francesca Sforza,
con letture di Giuliana De Sio. Alle 15 in sala Azzurra arriva l'acclamata Luxuria
(nella foto), mentre alle 17,30 Alberto Bevilacqua si racconta ai lettori.
Alle 18 in
Sala Gialla, incontro con l'attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva che
parla del suo libro «Ritorno alla terra» assieme al regista Ermanno Olmi (nella
foto) e al fondatore di Slow Food, Carlo Petrini. Alle 18,30 in Sala Azzurra,
intervento del direttore de «La Stampa», Mario Calabresi, dal titolo «Viaggio
nell'America di Obama. La fortuna non esiste». Alle 19,30 in Sala Gialla, il
microfono passa al cantautore e scrittore Francesco Guccini, mentre in
contemporanea, la Sala Azzurra ospita Simonetta Agnello Hornby. Alle 21 in Sala Gialla si celebrano
i 40 anni dell'editrice Sellerio.
(
da "Repubblica, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina
XVIII - Palermo IL GIURISTA ACCIDIOSO CHE ANTICIPò BECCARIA Alcuni dei principi
contenuti nel testo dell´illuminista milanese del 1764 erano già nelle sue
"Riflessioni politiche sull´efficacia delle pene" di cinque anni
prima rimaste chiuse nel cassetto per timore dell´Inquisizione Secondo l´abate
Domenico Scinà era un uomo "grande nel pensare, ma pigro e indolente. Se
amava la gloria non la sapeva cercare" SALVATORE FALZONE lcune delle cose
che scrisse Cesare Beccaria nel 1764
a proposito dei delitti e delle pene, lui le aveva
scritte cinque anni prima. Solo che erano rimaste dentro il cassetto: paura
dell´Inquisizione. Così, quando l´illuminista milanese pubblicò la sua opera
conquistando l´attenzione del pubblico internazionale, Tommaso Natale si mangiò
la mani. Provò a rivendicare la primogenitura della dottrina sull´efficacia
delle pene in una lettera aperta apparsa sulle pagine di "Notizie de´
letterati". Ma fu inutile. Beccaria diventò subito famoso, lui no. Neanche
il tempo l´ha risarcito. Oggi Beccaria è il padre della dottrina dell´abolizione della pena di morte e della tortura, Tommaso Natale è
il nome della borgata sorta intorno al suo baglio, nella Piana dei Colli,
all´estremità occidentale di Palermo. Lì era nato il 3 giugno 1733. Figlio
primogenito di Domenico e Beatrice Rao, Tommaso Natale, marchese di
Monterosato, fu filosofo, filologo, giurista e letterato. Insegnò per
lungo tempo all´Università di Palermo e occupò diverse e prestigiose cariche
pubbliche, tra cui quelle di consigliere di Stato, di governatore del Monte di
Pietà e di maestro razionale del Tribunale del Real Patrimonio. Intellettuale
sobrio e versatile, propugnò fra l´altro il frazionamento dei grandi feudi
siciliani in appezzamenti più piccoli. Fece anche politica: per due volte fu
deputato del Regno delle Due Sicilie. Uno zio paterno, Giovanni, poeta e
grecista, lo aveva educato fin dall´infanzia alle lettere umanistiche
facendogli frequentare le migliori scuole dell´epoca. Imparò a tradurre
all´impronta le lingue classiche e a parlava inglese e francese. A vent´anni
scatenò le ire del Tribunale dell´Inquisizione, perché pubblicò un appassionato
poemetto in versi toscani sulla filosofia di Gottfried Leibniz in cui proponeva
il risveglio dal lungo letargo in cui era sprofondata l´isola a causa del
predominio dell´ordine dei Gesuiti, che verrà bandito dall´isola nel 1867. Lo
denunziarono. Poi il Tribunale (abolito nel 1872) emanò un editto: nessuno
doveva leggere né possedere l´opera proibita del marchese. Le copie in
circolazione andavano restituite. Lo stampatore, Valenza, fu messo in carcere
insieme ad altri della tipografia. Il libro fu posto all´indice, lui fece le
valigie. Si trasferì a Napoli, dove sposò la figlia del reggente di Stato
Rosalia Guggino, dalla quale ebbe nove figli, e scrisse quelle
"Riflessioni politiche intorno all´efficacia delle pene" (stampate a
Palermo nel 1772 da Bentivenga) che anticipavano la sostanza del riformismo
penale di Beccaria e che lo condannarono a un futuro di trombato. Gli andarono
sempre stretti i panni del Beccaria siciliano e non perdette occasione per
mettere i puntini sulle i: «Io scrissi le mie riflessioni - precisò in più
occasioni - mentre mi trovavo l´anno 1759 in Napoli, e molto prima, per conseguenza,
che fosse pubblicato il saggio sistema del signor Beccaria intorno ai delitti
ed alle pene». Comunque il valore delle intuizioni di Natale venne riconosciuto
da intellettuali suoi conterranei come Domenico Scinà, autore del
"Prospetto della storia letteraria di Sicilia" stampato a Palermo nel
1825. L´abate non aveva dubbi: Natale è un «sommo uomo», tanto quanto Beccaria.
Ma attribuiva all´indole del giurista palermitano il mancato successo della sua
opera. Secondo Scinà, Tommaso Natale era «grande nel pensare» ma pigro,
indolente e sempre annoiato. Non era uno che sapeva farsi avanti. Anche perché
non parlava come scriveva: il suo eloquio era incerto, spezzato in privato,
inetto in pubblico. Era un tipo lento. Anche nel camminare. A ogni ostacolo si
fermava. «Se amava la gloria - conclude Scinà - non la sapeva cercare». In ogni
caso, le sue tesi sull´efficacia delle pene non combaciavano del tutto con
quelle di Beccaria. Entrambi ebbero di mira l´uomo, la sua dignità e i suoi
diritti: così osservava Pietro Lanza principe di Scordia nelle sue
"Considerazioni sulla storia di Sicilia" del 1836. Ma Beccaria
considerava l´uomo in astratto, mentre Natale lo vedeva così com´è. Era un
siciliano doc. La sua visione dell´uomo era molto realistica. E l´uomo per lui
era un animale schiavo dell´«amor proprio» e del vizio, cui era naturalmente
portato. Però su un punto erano tutti e due d´accordo: ogni pena non dev´essere
una violenza di uno o di molti contro un privato cittadino. Non solo.
L´efficacia delle sanzioni non deriva né dalla loro severità né dalla loro
frequenza. La pena dev´essere essenzialmente pubblica, pronta e dettata dalle
leggi. Ma per Tommaso Natale, a differenza di Beccaria, essa non dev´essere «la
minima possibile». Piuttosto, va «adattata», così da risultare più efficace.
Non solo. Se Beccaria vede le pene come una «vendetta dei delitti» e per questo
dice che devono essere necessariamente proporzionate, Natale va oltre: la pena,
spiega, è anche una «medicina» per chi delinque e, soprattutto, serve da
esempio. Il milanese esclude inoltre la pena di morte sempre e comunque, il
palermitano no. La ammette, anche se in un caso solo: quando «la presenza del
reo sia di nocumento alla cosa pubblica». Così suggerisce, al posto della pena
capitale, di condannare i rei a una «vita infelice». L´amputazione delle
membra? Può servire, a seconda dei delitti commessi: per quelli atroci sì, per
gli altri no. E la tortura? Va esclusa come mezzo di investigazione della
verità ma ammessa come castigo. Insomma, Tommaso Natale non è Beccaria. Ha le
«sue» idee. Ed è più filosofo che giurista. Le pene, scriveva, possono valere a
castigare il vizio ma non a sostenere le virtù. Per questo proponeva un
principio: l´»educazione politica», una sorta di moderna educazione civica.
Comunque il vecchio marchese rimase fino alla fine un uomo di studio (la
biblioteca di Palermo custodisce molti dei suoi manoscritti). A parte un´opera
sui discorsi di Machiavelli su Tito Livio, aveva tradotto in versi sciolti
l´Iliade di Omero. I suoi interessi culturali erano disparati. Illuminista
siciliano, come Giovanni Agostino De Cosmi e Domenico Caracciolo, Tommaso
Natale fu un pensatore convinto della possibilità di una trasformazione della
società civile basata sui principi di un riformismo illuminato. Trascorreva le
sue ultime giornate nella stanza dei libri del sontuoso palazzo che fece
costruire alla Kalsa, tra via Magione e via Garibaldi, alla cui facciata è
ancora attaccata una lapide di marmo che lo ricorda come «emulo» di Beccaria.
Morì a 86 anni il 28 settembre 1819. Lo stesso anno veniva promulgato il nuovo
codice penale delle Due Sicilie: conteneva le riforme che aveva propugnato.
(
da "Repubblica, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina
37 - Esteri Il caso Primo giorno di libertà per la
cronista: "Nessuna tortura" Roxana ritorna alla vita "Ora voglio
riposare" TEHERAN Il desiderio di riposarsi e lasciarsi alle spalle la
terribile esperienza del carcere, ma subito una parola per chi si è battuto per
la sua liberazione. Roxana Saberi nel primo incontro con i giornalisti ha fatto
pochi programmi per il futuro. «Voglio stare con la mia famiglia e
rilassarmi» ha detto la giornalista irano-americana all´indomani della sentenza
d´appello che le ha ridotto la pena per spionaggio e le ha restituito la
libertà, e ha aggiunto: «Sono felice per il rilascio e per essermi potuta
ricongiungere con mio padre e mia madre. Ringrazio tutte le persone che si sono
battute per la mia liberazione, anche coloro che non mi conoscevano». Il padre
di Roxana Saberi, Reza, ha affermato che la famiglia si sta preparando per
tornare negli Stati Uniti. Reza Saberi ha anche detto che la figlia non ha
subito torture, ma che «il carcere non è un posto piacevole per nessuno e ha
perso molto peso. La scorsa notte però ha già fatto un lungo sonno e mangiato
del buon cibo, per cui sta già recuperando». Il padre di Roxana Saberi ha anche
spiegato che dopo il suo arresto in gennaio la figlia «aveva fatto alcune
ammissioni di colpevolezza sotto pressione, ma le aveva poi ritrattate» e nel
processo d´appello è stato tenuto conto di ciò.
(
da "Secolo XIX, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Così le
normeper chi chiede asilo i divieti nGINEVRA. Il respingimento di rifugiati o
richiedenti asilo è tassativamente vietato dagli obblighi internazionali che
scaturiscono, in particolare, dalla Convenzione sui Rifugiati del 1951 e dal
Protocollo del 1967, dalla Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, dalla Convenzione Onu contro la Tortura e dalla Convenzione Europea sulla Protezione dei Diritti Umani, spiega l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati
(Unhcr). L'obbligo di non-respingimento per gli Stati non comporta alcuna
limitazione geografica e si applica a tutti gli agenti statali nell'esercizio
delle loro funzioni all'interno o all'esterno del territorio nazionale, afferma
l'Unhcr. L'obbligo di non respingere un rifugiato o un richiedente asilo vieta
quindi non solo l'espulsione dal territorio di uno Stato ma anche il
respingimento alle frontiere dello Stato o il rinvio o l'accompagnamento verso
il luogo di temuta persecuzione. Nel caso di persone che affrontano un viaggio
via mare, il principio di non-respingimento si applica all'interno delle 12 miglia di acque
territoriali, così come nelle acque contigue, in mare aperto e nelle acque
costiere di paesi terzi. Il rinvio diretto di un rifugiato o di un richiedente
asilo verso un paese nel quale teme di essere perseguitato non rappresenta
l'unica forma di respingimento. Anche il rinvio indiretto verso un paese terzo
che potrebbe successivamente inviare la persona verso il paese di temuta
persecuzione costituisce respingimento, ed in questo caso entrambe i paesi
sarebbero ritenuti responsabili, afferma la nota dell'Unhcr. Nessun richiedente
asilo dovrebbe essere quindi rinviato verso un Paese terzo che non possa
garantire criteri base di protezione: osservanza del principio di non-respingimento,
impegno ad esaminare in maniera imparziale ed obiettiva la domanda di asilo
della persona, e che abbia dimostrato capacità e volontà di fornire efficace
protezione in tutti i casi competenti. Intanto la Commissione europea ha
escluso per il momento l'eventualità di convocare un vertice speciale, come
richiesto dal ministro degli Esteri Franco Frattini, sul tema
dell'immigrazione. «C'è già un incontro previsto il 5 giugno tra i ministri
dell'Interno Ue in cui la questione immigrazione è centrale», ha detto il
portavoce del commissario Ue per gli Affari interni Jacques Barrot. «Per ora il
luogo ideale per discutere di queste questioni è e resta il consiglio dei
ministri dell'Interno». Secondo Frattini, invece, «è maturo il momento per un
vertice europeo» in materia di immigrazione. 13/05/2009
(
da "AmericaOggi Online"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
ONU. No
a respingimenti. Maroni: andiamo avanti 13-05-2009 L'Alto commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha annunciato a Ginevra di aver
scritto al governo italiano esprimendo "grave preoccupazione" per il
rinvio in Libia di migranti intercettati o soccorsi in mare e per chiedere alle
autorità italiane di "riammettere quelle persone rinviate dall'Italia ed
identificate dall'Unhcr quali individui che cercano protezione
internazionale" ROMA. Per l'Onu il principio del non respingimento non
conosce limitazione geografica. D'accordo anche il Segretario generale dell'Onu
Ban Ki-Moon, che "appoggia" le richieste dell'Unhcr all'Italia di
riammettere i respinti che hanno i requisiti per chiedere protezione. Lo ha
assicurato all'ANSA Farhan Haq,
portavoce del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. L'Onu "appoggia la
richiesta dell'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr)", che ha
espresso oggi "grave preoccupazione" verso l'Italia per il rinvio di
migranti intercettati o soccorsi in mare, ha aggiunto. Il portavoce ha spiegato
che l'Unhcr è la "voce guida dell'Onu per quanto concerne i rifugiati, e i
rapporti con Roma su questo tema saranno gestiti dallo stesso commissariato,
nella persona del suo alto rappresentante, Antonio Guterres". Haq ha
precisato che il Palazzo di Vetro di New York, che è in contatto quotidiano con
l'agenzia dei rifugiati, "rispetta la richiesta contenuta nella lettera
dell'Unhcr al governo italiano". "L'Unhcr-Roma - ha detto a Ginevra
il portavoce Ron Redmond - ha mandato stamattina una lettera al governo
italiano per affermare che l'Unhcr, pur essendo cosciente del problema che
l'immigrazione irregolare pone all'Italia e agli altri Paesi dell'Ue, resta
gravemente preoccupato che la politica ora applicata dall'Italia mina l'accesso
all'asilo nell'Unione europea e comporta il rischio di violare il principio
fondamentale di non respingimento" (non refoulement) previsto dalla
Convenzione del 1951 sui rifugiati. "Il principio di non respingimento -
ha detto il portavoce Ron Redmond in un briefing alla stampa - non conosce
limitazione geografica e gli Stati sono obbligati a rispettare questo principio
ovunque esercitano la loro giurisdizione, in alto mare incluso". Il
portavoce ha ricordato che la Libia non ha firmato la Convenzione del 1951 e
che non vi sono quindi garanzie che le persone bisognose di protezione
internazionale possano trovarla in Libia. "L'Unhcr si sta sforzando di
fornire assistenza umanitaria e protezione alle
persone rinviate in Libia dall'Italia e dai primi colloqui risulta che alcune
di loro chiedono protezione internazionale e potrebbero avere diritto a tale
protezione. Si tratta ad esempio di persone provenienti dalla Somalia e
dall'Eritrea", a detto Redmond. "In considerazione del fatto che gli
Stati sono responsabili delle conseguenze delle loro azioni che colpiscono
persone sotto la loro giurisdizione, chiediamo al governo italiano di
riammettere quelle persone respinte e identificate dall'Unhcr quali individui
che chiedono protezione internazionale. Le loro domande d'asilo potrebbero
allora essere determinate in conformità alla legge italiana", ha spiegato
il portavoce. Secondo i dati dell'Unhcr, nel 2008 oltre il 75% di coloro giunti
in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e al 50% di questi è stata
concessa una forma di protezione internazionale. Più del 70 % delle circa
31mila domande d'asilo nel 2008
in I'Italia provenivano da persone sbarcate sulle coste
meridionali del Paese. ROMA - ''I respingimenti verso la Libia continueranno. Dopo
la fase iniziale c'e' una fase di assestamento, si e' trattato di una vera
svolta e quindi vanno fatti aggiustamenti giorno per giorno''. Lo ha detto il
ministro dell'Interno, Roberto Maroni, annunciando che la prossima settimana
andra' in Libia. ''Ho parlato oggi con l'ambasciatore libico in Italia Gaddur -
ha informato il ministro - e non ci sono problemi, il programma continua.
Naturalmente - ha aggiunto - e' un processo che per noi vede sempre al primo
posto la vita umana''. ''La Libia fa parte dell'Onu, in Libia e' presente
l'alto commissariato per i rifugiati della nazione Unite (Unhcr), che puo' fare
gli accertamenti delle persone che chiedono asilo''. ha aggiunto il ministro. E
per coloro che hanno diritto all'asilo, ha sostenuto Maroni, ''non vedo perche'
dovrebbero essere mandati in Italia come dice l'Unhcr: l'Europa se ne faccia
carico, e' questa la proposta che ho fatto al commissario europeo per la
giustizia, Jacques Barrot''. Il commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg dovrebbe dimettersi, ha
aggiunto Maroni, commentando quanto dichiarato dal presidente del Consiglio
d'Europa che ha preso le distanze dalle critiche fatte da Hammarberg all'Italia
sui respingimenti. "Il commissario - ha fatto notare Maroni - è
stato smentito dal suo capo. Se io avessi detto 'facciamo i respingimenti' e
Berlusconi avesse detto che io parlo a titolo personale io mi sarei dimesso.
Hammaberg dovrebbe quindi avere la dignità di dimettersi". "Ci sono -
ha proseguito il ministro - molti pregiudizi sulla Libia. Io credo che la
verifica dell'asilo si possa benissimo fare anche lì. Basta volerlo. Certo, se
poi l'Unhcr ci manda una persona part-time...". La cosa, secondo Maroni,
dovrebbe funzionare così: "L'Unhcr - ha osservato - in Libia riceve le
richieste di asilo; fa le verifiche e decide che un certo numero di persone
hanno diritto alla protezione; dopo di che, questi ultimi vengono mandati dove
vogliono andare. Perché solo in Italia e non in tutti i Paesi membri
dell'Unione?". I barconi di immigrati che salpano verso l'Italia "non
sono fatti occasionali ma il frutto di una organizzazione criminale":
all'interno vi sono persone che "sono reclutate in maniera scientifica
dalle organizzazioni criminali". Lo ha sottolineato il premier Silvio Berlusconi
tornando a parlare stamane a Sharm El Sheik della questione immigrazione.
"Questi barconi - sono state le parole del presidente del Consiglio - non
sono fatti occasionali, ma il frutto di una organizzazione criminale che offre
a chi vuole venire in Italia la possibilità di venirci a pagamento".
"Queste persone - ha rimarcato il premier - sono persone che hanno pagato
un biglietto, non sono persone spinte da una loro speciale situazione
all'interno di paesi dove sarebbero vittime di ingiustizie, ma sono reclutate
dal mondo del lavoro o del non lavoro in maniera scientifica dalle
organizzazioni criminali". "Gli accordi con la Libia" per il
rimpatrio degli immigrati clandestini "li ho gestiti io, li ho
sottoscritti io, Maroni esegue quelli che sono gli accordi presi direttamente
tra me ed il leader libico Gheddafì. Lo ha sottolineato il premier Silvio
Berlusconi da Sharm El Sheik parlando del ruolo della Lega nella gestione del
dossier immigrazione. "Ci sentiamo in dovere di dare accoglienza a chi
fugge da una situazione pericolosa per la sua vita e la sua libertà", ha
detto ancora Berlusconi. "Non credo che ci sia nessuno - ha aggiunto - che
avendo i requisiti per chiedere di essere accolto in Italia possa dire di non
essere stato accolto".
(
da "Manifesto, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
DON
CIOTTI «Bisogna avere il coraggio della denuncia, o si è complici» Don Ciotti,
fondatore di Libera contro le mafie, fa sentire la sua voce contro i
respingimentid egli immigrati verso la Libia. Secondo il «prete antimafia»
respingere i migranti è «contro la Dichiarazione Universale
dei diritti umani» e «una cosa priva di attenzione, di umanità, di
rispetto delle leggi, dei diritti e della dignità umana». Don Ciotti ha
ribadito l'importanza della lotta alla criminalità, precisando però che «i
criminali arrivano da canali superassicurati», e ha esortato le istituzioni a
coniugare «l'accoglienza e il diritto». «Bisogna creare le condizioni
per non respingere gente già disperata - ha aggiunto Don Ciotti - e fare un
riconoscimento per verificare se i migranti hanno i titoli per avere, ad
esempio, l'asilo nel nostro paese o il diritto a un intervento umanitario». Il fondatore di Libera ha concluso la sua
dichiarazione con un esortazione: «Bisogna avere il coraggio della denuncia.
Non ci si può permettere di stare in silenzio: anche il silenzio rende
complici»
(
da "Manifesto, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
COMMENTO
Nel pensatoio della Bassa Andrea Fabozzi L'ultima volta che l'Italia fu messa
all'indice delle Nazioni unite - a capo del governo c'era un altro cavaliere,
Benito Mussolini - finì male per le Nazioni unite. O Società delle nazioni,
come si chiamavano nel 1935 quando decisero le sanzioni economiche contro il
nostro paese per l'aggressione fascista all'Etiopia. Ma non riuscirono a farle
rispettare e precipitarono in una crisi che ne determinò, da lì a poco, il
fallimento. L'edificante storiella si trova sul sito ragionpolitica.it, il
giornale online del Popolo della libertà di cui era direttore Gianni Baget
Bozzo. Ne avrà tratto ispirazione Silvio Berlusconi che di fronte alle critiche
dell'Onu sui respingimenti degli immigrati ha deciso di tirare dritto.
Probabilmente ha i sondaggi dalla sua: è più popolare dell'Onu. Ed è in ottima
compagnia. Gli ex fascisti La Russa e Gasparri sono scattati: l'Onu «fa solo
chiacchiere» e «nasconde la testa sotto la sabbia». Per i due colonnelli della
defunta An l'autarchia è un concetto familiare. Contano di più i malumori, le
paure e i rancori dell'ultimo bar della Bassa, è evidente, delle denunce del
segretario generale delle Nazioni unite. Ban Ki-moon non vota in Italia ed è
difficile che incroci i sondaggisti del cavaliere. Una vecchia legge
dell'economia dice che la moneta cattiva scaccia quella buona, il guaio è che
la buona avrebbero dovuto essere i moderati presentabili del centrodestra. Se
c'erano sono stati scacciati. La geopolita e le relazioni internazionali sono
affidate alla Lega, insieme con le garanzie dei diritti umani. Nell'ultimo miglio elettorale Berlusconi e i suoi volenterosi
seguaci hanno un solo obiettivo: non farsi scavalcare a destra. Non da Fassino,
che pure ci tenta, ma dalla Lega. Il cavaliere che parla lùmbard non si
preoccupa di coprire l'alleato leghista, o di difenderlo dalle critiche, ma di
scacciarlo di lato e mettersi al centro dello scandalo internazionale. È
lui che vuole i meriti dei respingimenti marini. Maroni, ha spiegato, «esegue
gli accordi firmati da me». Da lui e insieme a un futuro dottore honoris causa
in diritto, un altro colonnello ma stavolta libico. È una corsa in discesa
quella dei berlusconiani e dei leghisti, una discesa senza fondo. L'ideuzza
stile Soweto di riservare i posti ai milanesi sui mezzi pubblici è al massimo
una «provocazione». Maroni è un grande mago che riconosce gli immigrati dalle
coste. Sulle navi che vengono respinte, lui lo sa, «non c'è praticamente
nessuno che abbia diritto all'asilo». Praticamente una balla, che Berlusconi
non può lasciare impunita. Deve subito superarla e dunque dichiara: «Nessuno
che ne aveva i requisiti può dire di non essere stato accolto». O al limite lo
sta dicendo a un carceriere libico che praticamente se ne frega. O la prenderà
come una provocazione. Provocano un bel po' anche i democratici col berretto da
guardacoste. Strateghi del consenso elettorale come dimostrano le ultime e le
penultime elezioni, vorrebbero discutere con i leghisti per mitigarne i più
bollenti spiriti. Ma il problema loro lo vedono. Non è lo scandalo
internazionale di un paese che non riconosce i diritti elementari, ma è la
minacciosa immigrazione clandestina. Prima erano Fassino e Rutelli, adesso
anche la possibile candidata alla segreteria del Pd Anna Finocchiaro. Si
accomodino, possiamo fornire una lista dei principali think-thank della
politica estera governativa. I peggiori bar della Bassa, anzi le osterie che è
più autarchico.
(
da "Manifesto, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
MIGRANTI
ML' Onu : riprendere chi chiede asilo Il segretario generale Ban Ki-Moon
attacca l'Italia e si dice d'accordo con l'Acnur che chiede di riammettere i
profughi respinti in mare. L'Ue sogna l'esternalizzazione dell'asilo in Libia
Alberto D'Argenzio BRUXELLES Sale, e di molto, la tensione tra l'Onu e
l'Italia, con l'Alto commissariato per i rifugiati che attacca frontalmente il
governo. E con Ban ki-Moon che gli dà manforte. C'è «grande preoccupazione» per
quanto sta facendo l'Italia, dice il portavoce del Segretario generale delle
Nazioni unite. E ieri anche la Commissione europea, invocata da tutti, ha rotto
il suo silenzio. Lo ha fatto non per criticare Roma, ma per lanciare un primo
timido e indiretto abbraccio alle posizioni che va predicando in giro la Lega
Nord, ossia il governo. Da Ginevra Ron Redmond, portavoce dell'Acnur, punta il
dito su Roma invitando Maroni a «riammettere i migranti che potrebbero chiedere
la protezione internazionale». «L'Acnur - ha detto Redmond in una conferenza
stampa - ha inviato stamattina (ieri per chi legge, ndr) una missiva al governo
italiano per affermare che, pur essendo cosciente del problema che
l'immigrazione irregolare pone all'Italia e agli altri paesi dell'Ue, resta
gravemente preoccupato che la politica ora applicata dall'Italia mini l'accesso
all'asilo nell'Unione europea e comporti il rischio di violare il principio
fondamentale di non respingimento», previsto dalla Convenzione del 1951 sui
rifugiati. Una regola, questa, che vale anche per le acque internazionali. «Il
principio di non respingimento - prosegue infatti Redmond - non conosce
limitazione geografica e gli Stati sono obbligati a rispettare questo principio
ovunque esercitano la loro giurisdizione, in alto mare incluso». Il
ragionamento prosegue, fino a chiedere a Roma di riprendere le persone scortate
via mare in Libia. Visto che «gli Stati sono responsabili delle conseguenze
delle loro azioni che colpiscono persone sotto la loro giurisdizione - dice
sempre Redmond - chiediamo al governo italiano di riammettere quelle persone
respinte e identificate dall'Acnur quali individui che chiedono protezione
internazionale. Le loro domande d'asilo potrebbero allora essere indicate come
in conformità con la legge italiana». L'Onu si fa forte anche delle cifre che
indicano che il 75% di chi arriva per mare in Italia chiede lo status di
rifugiato e che la metà delle domande viene accolta con la concessione di
qualche forma di protezione internazionale. In sostanza, la statistica dice che
nei barconi respinti c'erano persone che avevano il diritto e le condizioni per
ricevere protezione in Italia. Non in Libia. La Libia, ricorda Redmond, non ha
infatti «firmato la Convenzione del 1951» e «non vi sono - insiste - le
garanzie che le persone bisognose di protezione internazionale possano trovarla
lì». Da Ginevra si sottolinea in particolare il caso «di persone provenienti
dalla Somalia e dall'Eritrea». Parole, quelle di Redmond, che sono di fatto
sottoscritte da Ban ki-Moon, assicura il suo portavoce Farhan Haq. Il Palazzo
di vetro, dice Haq, «rispetta la richiesta contenuta nella lettera dell'Acnur
al governo italiano». Opinioni diverse a Bruxelles. Michele Cercone, portavoce
del commissario Ue alla giustizia ed interni, pur affermando che il «diritto
all'asilo è un principio universale che va rispettato», ha pure detto che «la
priorità è salvare delle vite, quindi bloccare le partenze» di imbarcazioni.
Nessuna parola sull'esercizio del diritto d'asilo, considerata una «questione
molto complessa» nel caso dei blocchi in acque internazionali. «Una questione
che non si può affrontare a caldo», anche quando il caldo è passato da un pezzo
e i respingimenti sono ormai prassi da giorni. E sempre sull'esercizio del
diritto di asilo, Cercone ha detto chiaramente che la Commissione sogna una
bella esternalizzazione del problema, «favorendo la gestione delle domande
d'asilo in Libia». Peccato che sia una soluzione
considerata al momento inapplicabile tanto dall'Acnur quanto dal Commissario ai
diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg. Dal portavoce d Barrot
nessuna parola, invece, sul fatto che Frattini giustifichi i respingimenti
chiamando in causa il Patto europeo per l'immigrazione, approvato sotto
Presidenza francese. Il Patto per la verità non menziona assolutamente
questa pratica, ribadendo invece che il necessario rafforzamento dei controlli
alle frontiere europee non deve impedire l'accesso ai sistemi di protezione da
parte delle persone che hanno diritto di beneficiarne. Ossia dice il contrario.
Grave che a storpiare gli accordi presi sia un ex commissario europeo alla
giustizia ed interni e grave che dalla stessa Commissione non arrivi alcuna
precisazione. Ma si sa che Barroso vuole la rielezione e per quella ci vuole
anche il sostegno di Berlusconi. I ministri dei 27 affronteranno la faccenda
dei respingimenti il 4 e 5 giugno in Lussemburgo.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-13 - pag: 14 autore:
ANALISI Messaggio a Bruxelles con tante incognite di Marco Ludovico S
alvaguardare in ogni caso il diritto d'asilo o riportare comunque gli immigrati
clandestini là dove sono partiti. Il dibattito sulle operazioni svolte finora
dall'Italia si divide su queste direttrici. Molti sono pronti a giurare sulla
correttezza giuridica dei cosiddetti respingimenti. In uno dei casi in
questione, il soccorso è stato richiesto da un nave libica per un'imbarcazione
di disperati in balìa delle onde in acque internazionali. L'unità della Marina
militare italiana è intervenuta prestando soccorso e riportando, come da
richiesta libica, i naufraghi nel Paese da cui erano partiti. Sotto il profilo
del rispetto delle regole internazionali, dunque, secondo alcune fonti qualificate
«non si potrebbe parlare neanche di respingimento, operazione che avviene in
acque territoriali durante un pattugliamento ». In realtà il rispetto del
diritto d'asilo rimane la grande incognita della vicenda e se più di una voce –
come il presidente della Camera, Gianfranco Fini – si è levata a chiederne la
tutela, il sospetto di una forzatura indebita è fondato. Perché i respingimenti
di massa sono vietati e non sarebbe stata concessa alcuna possibilità di fare
richiesta d'asilo a chi ne avrebbe avuto diritto. Il principio da tutelare è
quello del non refoulement, sancito dall'articolo 33 della Convenzione di
Ginevra relativa allo status di rifugiato, che vieta agli stati di espellere o
respingere un rifugiato verso le frontiere di territori dove la sua vita o la
sua libertà siano minacciate a causa della sua razza, della sua religione,
della sua nazionalità, della sua appartenenza a una determinata categoria
sociale o delle sue opinioni politiche. Riportare clandestini in Libia, dunque,
significa consegnarli a uno Stato dove la democrazia e il
rispetto dei diritti umani non sono certo al centro dei valori politici e sociali. Così si
giustificano anche le numerose proposte, come quella del ministro della Difesa
Ignazio La Russa, di istituire in Libia centri per la richiesta di asilo. Idee
che hanno comunque bisogno di non poco tempo per essere realizzate. Nel
frattempo i respingimenti continueranno, come ha confermato il ministro Maroni.
Già il ministro Beppe Pisanu riuscì, quando era all'Interno, a rinviare in
Libia diverse centinaia di clandestini sbarcati a Lampedusa. Ma l'operazione
avvenne non in mare: si ricorse a diversi voli di rimpatrio. Anche in quel caso
comunque ci furono molte proteste delle organizzazioni umanitarie
e in particolare dell'Unhcr (l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati). Pisanu si fermò. Sulle recenti mosse di Maroni, in realtà, c'è una
lettura più ampia che spiega bene il senso delle ultime scelte, quasi al
limite, del Viminale. Bisogna tornare al caso recente della nave Pinar.
L'Interno si è esposto alle invettive internazionali aspettando più giorni
prima di portare soccorso alla nave turca con 150 disperati. Ma così ha
sollevato il problema, in sede europea, dei ruoli e degli impegni italiani e
maltesi. Allo stesso modo, Maroni era certo consapevole delle proteste che
sarebbero giunte dall'Unhcr con i respingimenti in Libia. Ma, al netto del
consenso politico rinforzato con l'elettorato leghista, c'è un altro segnale
molto chiaro del Viminale all'Europa: raggiunte le intese con la Libia,
sappiate che possiamo agire da soli, visto che siamo costretti a farlo e
l'Unione continua a essere latitante; non possiamo però garantire sempre le
richieste d'asilo. Bruxelles non potrà far finta di niente, anche per non
apparire immobile di fronte alla salvaguarda dei diritti umanitari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA MANCATA COOPERAZIONE A rischio le regole sugli
asilanti: il governo prova a forzare anche per denunciare i troppi silenzi
dell'Europa
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-13 - pag: 14 autore:
Immigrati. Il premier: sono reclute della criminalità, Maroni esegue gli
accordi che ho preso con Gheddafi - Tensione con Fini «Sui barconi nessun
rifugiato» Ma l'Onu insiste: riammettere i respinti - Ban Ki-moon: pieno
appoggio all'Unhcr Gerardo Pelosi SHARM EL SHEIKH. Dal nostro inviato Nessuna
delega sulla lotta ai clandestini alla Lega che «certe volte esagera». Nessun
cedimento alle posizioni "buoniste" di An che «come partito
nominalmente non esiste più».La politica dell'immigrazione, fa capire senza
tanti giri di parole il premier Silvio Berlusconi a Sharm el Sheikh per il
vertice italo- egiziano con Hosni Mubarak, ormai (e soprattutto sotto elezioni)
la farà lui e soltanto lui forte di un consenso ai massimi storici «sia nel
Parlamento che nel Paese ».L'importante«è non dare pretesti all'opposizione »,
a quella sinistra che voleva lasciare aperte le porte spalancate ai clandestini
mentre «noi vogliamo tenerle socchiuse ».è sempre lui che ha trovato l'accordo
con Gheddafi. Al ministro Maroni non resta che eseguire quanto già scritto. Ed
è ancora lui che ha stabilito la linea dei respingimenti pur nel rispetto del
diritto di asilo perché «chi paga il biglietto ai trafficanti» non scappa da
guerre e persecuzioni. Poco conta,poi,che l'Alto commissariato per i rifugiati
delle Nazioni Unite scriva al Governo italiano per esprimere forte
preoccupazionee che l'Unhcr abbia ricevuto il pieno sostegno del segretario
generale dell'Onu Ban Ki-moon. Insomma un Berlusconi a tutto campo
sull'immigrazione quello che va in scena lunedì notte nella visita al mega
villaggio turistico Coral Bay dell'imprenditore Ettore Preatoni e prima
dell'incontro con Mubarak. Innanzi tutto la polemica An-Lega. «Non credo si
possa parlare ancora di polemiche – osserva il premier –: intanto An non esiste
più nominalmente perché confluita nel Popolo della libertà; poi la Lega esagera
ma sono esagerazioni più di facciata che di sostanza perché i signori della
Lega sono persone per bene e nelle amministrazioni locali sono coloro che
aiutano di più chi ha bisogno». Ma soprattutto è sbagliato, per Berlusconi,
offrire all'opposizione pretesti come quello delle ronde. Una sini-stra,
aggiunge il premier, che ha voluto tenere aperte le porte ai clandestini mentre
la gente vuole il contrario e «noi vogliamo tenere quelle porte socchiuse, fare
entrare solo chi vuole contribuire alla nostra economia e integrarsi nella
nostra società». E poi, aggiunge Berlusconi, «sono io che ho gestito gli
accordi con la Libia, li ho sottoscritti io, Maroni esegue quelli che sono gli
impegni assunti direttamente da me e da Gheddafi che sta rispettando gli
accordi presi con me ». Quanto all'asilo Berlusconi precisa: «Non credo che ci
sia nessuno che, avendo i requisiti per chiedere di essere accolto in Italia, possa
dire di non essere stato accolto ». Perché, aggiunge, «ci sentiamo in dovere di
dare accoglienza a chi fugge da una situazione pericolosa per la sua vita e per
la sua libertà». Ma subito dopo precisa che questi barconi «non sono fatti
occasionali ma il frutto di una organizzazione criminale che offre a chi vuole
venire in Italia la possibilità di venirci a pagamento. Queste persone –
aggiunge sempre il premier – che hanno pagato un biglietto non sono spinte da
una loro particolare situazione o vittime di ingiustizie, sono reclutati dal
mondo del lavoro, o del non lavoro,in maniera scientifica dalle organizzazioni
criminali ». Casi «eccezionalissimi» i richiedenti asilo su quei barconi, aveva
detto il premier nella notte di lunedì. Ma casi tuttavia meritevoli per
l'Unhcr, l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, di essere
valutati secondo la convenzione del '51 che prevede il diritto al non
respingimento. E dall'Unhcr arriva al Governo italiano una presa di posizione
ufficiale via lettera in cui si esprime «forte preoccupazione » per la nuova
politica del governo italiano che «mina l'accesso al diritto di asilo nella Ue
e rischia di violare il principio fondamentale del non respingimento ».
Risponde il ministro Maroni: «La Libia fa parte dell'Onu,in Libia è presente
l'Alto commissariato per i rifugiati della nazione Unite, che può fare gli
accertamenti delle persone che chiedono asilo».L'Europa, aggiunge, deve farsi
carico dei richiedenti asilo («è la proposta che ho fatto al commissario europeo
per la giustizia, Jacques Barrot »), mentre per Maroni il
commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg, dovrebbe dimettersi
dopo che le sue critiche all'Italia sono state definite «personali»dal
segretario generale dell'organizzazione. Intanto il segretario del Pd Dario
Franceschini i respingimenti devono rispettare i diritti dei richiedenti asilo
e «non ci sono altre linee del Pd» come quella di Fassino o Rutelli che,
secondo Berlusconi, sono «persone di buon senso che non seguono l'ideologia».
IL MINISTRO DELL'INTERNO «L'Europa si faccia carico dei richiedenti asilo, ci
si attrezzi per la verifica in Libia. Lo stop del Consiglio? Hammarberg si
dimetta»
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-13 - pag: 11
autore: NAZIONI UNITE Diritti
umani: gli Usa tornano nel consiglio Gli
Stati Uniti di Barack Obama tornano nel consiglio per i diritti umani dell'Onu. Ieri l'assemblea generale ha eletto Washington, con
Belgio e Norvegia, ai tre posti vacanti nell'organismo e riservati ai «paesi
europei e occidentali ». Dopo anni di boicottaggio da parte
dell'amministrazione Bush per le critiche del consiglio a Israele e per la
presenza di Stati poco rispettosi dei diritti umani,
gli Usa si sono candidati e hanno ottenuto 167 voti. «Ci siamo candidati perché
questa amministrazione e il popolo americano sono profondamente impegnati sul
fronte dei diritti umani», ha commentato
l'ambasciatrice americana all'Onu Susan Rice. «Noi stessi non siamo stati
perfetti - ha aggiunto riferendosi alle violazioni commesse
dall'amministrazione Bush - ma vogliamo andare avanti sulla base dei forti
principi e delle convinzioni degli americani sul rispetto dei diritti umani e il sostegno della democrazia». Sono stati in tutto
18 i nuovi membri eletti a maggioranza dall'assemblea Generale. Tra questi,
Cuba, Cina, Arabia Saudita, Giordania e Kyrgyzstan. Per la presenza di paesi
non sempre con le carte in regola nel rispetto dei diritti, la stampa
conservatrice americana ha però criticato la decisione del governo Obama di
tornare nell'organismo. Polemiche sono state sollevate anche per il fatto che
soltanto 20 paesi fossero in lizza per 18 seggi da assegnare in totale.
(
da "marketpress.info"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mercoledì
13 Maggio 2009 PARLAMENTO EUROPEO : PANORAMICA SULLA PLENARIA DI MAGGIO IL
PRESIDENTE HANS-GERT POTTERING CHIEDE AI CITTADINI DI ANDARE A VOTARE.
Strasburgo, 13 maggio 2009 - L´ultima sessione plenaria di questa legislatura
del Parlamento Europeo ha messo al bando di quasi tutti i prodotti derivati
dalle foche e approvato alcune misure a favore degli animali da laboratorio.
Non è passato il compromesso sul pacchetto telecom, che vedrà un altro round di
negoziati nel prossimo periodo legislativo. Gettate le basi per un congedo di
maternità e di paternità minimo per tutti in Europa. Ultima sessione prima
delle elezioni europee di giugno: il presidente del Parlamento Europeo, Hans-gert
Pottering pronuncia il suo discorso di commiato chiedendo ai cittadini di
andare a votare. La crisi economica e le dovute risposte occupano buona parte
della sessione: il fondo europeo per la globalizzazione è riformato per
contrastare l´emergenza disoccupazione, e passa il regolamento che impone
regole severe per la supervisione del settore bancario. Diritti umani: il
Parlamento chiede a gran voce il rilascio della giornalista irano-americana
Roxana Saberi incarcerata in Iran e fa il punto sullo stato dei diritti umani nel mondo. Protesta sull´annunciata decisione di permettere il
mix di vino bianco e rosso per ottenere il rosé. Infine, i saluti: molti
deputati hanno usato il tempo di parola a loro disposizione per fare il
bilancio dei 5 anni al Parlamento. Per qualcuno di loro addio, per altri un
arrivederci. La decisione spetta agli elettori, il 6-7 giugno! . . <<BACK
(
da "Corriere della Sera"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 13/05/2009 - pag: 2 Bruxelles Barrot:
diritto d'asilo priorità assoluta Niente supervertice A giugno confronto tra i
ministri Ue DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Roma chiama Bruxelles: l'Europa
«si faccia carico» degli emigranti extracomunitari che hanno diritto all'asilo
politico, dichiara il ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni; «non vedo
perché dovrebbero essere mandati in Italia come dice l'Unhcr» (l'Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che ieri ha espresso «grave
preoccupazione» chiedendo all'Italia di «riammettere i respinti», ndr). Quanto
ai controlli su chi può davvero chiamarsi rifugiato, per Maroni possono essere
fatti sul posto: «La Libia fa parte dell'Onu, in Libia è presente l'Unhcr, che
può fare gli accertamenti delle persone che chiedono asilo». È una proposta,
spiega il ministro, «che ho fatto al commissario europeo per la Giustizia,
Jacques Barrot». Mentre non è una proposta, ma un secco invito «dovrebbe
dimettersi» quello che il titolare del Viminale rivolge a Thomas Hammarberg, il commissario per i diritti umani del
Consiglio d'Europa che aveva criticato l'Italia. E Bruxelles chiama Roma: la
Commissione Europea chiederà all'Italia «tutte le informazioni necessarie» su
quanto sta accadendo nel Mediterraneo, e in particolare il testo del trattato
con la Libia, che sarà esaminato nei dettagli. L'emergenza-immigrazione
è una ferita che fa sempre più male, a tutti. E infatti sarà al centro del
prossimo Consiglio dei ministri degli Interni Ue, il 5 giugno, a Bruxelles.
Secondo la Commissione europea, sarà quello «il luogo politico più appropriato»
per discutere se i «rimpatri forzati» violino le norme europee. Non vi sarà
dunque, almeno per ora, il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo
che era stato richiesto dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini.
All'appuntamento del 5 giugno, tutti guardano con la speranza che sciolga più
di un nodo. Perché le parole pesano molto, oggi, a Bruxelles come a Roma,
proprio come pesano i silenzi: e i dubbi esistono ovunque, e il problema di
quei disperati alla deriva sembra troppo grande e drammatico per essere
affrontato con i «soliti» strumenti della negoziazione politica. Primo:
«salvare vite umane». Secondo: «prevenire tragedie, impedire che in migliaia si
imbarchino su battelli di emergenza, in balia dei trafficanti». Terzo:
«garantire il diritto inviolabile alla richiesta di asilo». Nelle parole del
suo portavoce, l'italiano Michele Cercone, queste sono le priorità del
commissario europeo alla Giustizia, Barrot. E il diritto alla richiesta
d'asilo, nei fatti, almeno temporalmente viene collocato dopo la priorità più
assoluta, il salvataggio di vite umane. Ma è vero anche che «la questione è
molto complessa», come ripetono alla Commissione Europea, presa fra molti
fuochi (oltre che vicina alla scadenza del suo mandato). Appuntamento, ancora
una volta, al 5 giugno. Nella speranza che, nel frattempo, la morte non torni
all'arrembaggio di quei barconi. Luigi Offeddu loffeddu@rcs.it
(
da "Corriere della Sera"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 13/05/2009 - pag: 15 Onu Gli Usa eletti nel
Consiglio diritti umani NEW YORK
Nuovo impegno a favore delle istituzioni multilaterali per l'amministrazione
Obama. Gli Stati Uniti sono stati eletti a larga maggioranza nel Consiglio per
i diritti umani, un organismo dell'Onu con sede a Ginevra, apertamente
boicottato dall'amministrazione Bush per le critiche rivolte ad Israele e per
la presenza al suo interno di Paesi accusati di violazione sistematica
dei diritti umani come Cuba, la Cina e l'Arabia
Saudita. Washington, pur conservando alcune riserve sul Consiglio, ha deciso di
rivedere la propria posizione candidandosi con successo ad uno dei tre seggi
vacanti per i paesi occidentali sui 47 di cui è composto l'organismo.
(
da "Corriere della Sera"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere
della Sera sezione: Cronache data: 13/05/2009 - pag: 18 Brasilia Caso Battisti,
oggi l'audizione di Lollo BRASILIA Si svolgerà oggi a Brasilia l'audizione di
Achille Lollo, chiamato a testimoniare sul caso di Cesare Battisti, nell'ambito
del processo di estradizione dell'ex terrorista dei Pac. La decisione di
convocare un altro latitante italiano in Brasile è della
commissione diritti umani della Camera e ha suscitato proteste in Italia. Secondo Andrea
Ronchi, ministro per le politiche comunitarie, «la decisione di far difendere
un assassino da un altro assassino fa rabbrividire». Ieri il ministro della
Giustizia brasiliano Tarso Genro ha difeso la posizione del governo, che ha
concesso asilo politico a Battisti, ritenendo che la Corte suprema non potrà
ribaltare la decisione perché «si tratta di crimini politici, e il Brasile non
concede mai l'estradizione in questi casi». Il latitante Achille Lollo R. Co.
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Iglesias
Pagina 2020 sala lepori Oggi il dibattito sui desaparecidos Sala lepori -->
Si svolgerà stasera dalle 18 e 15, nella sala Lepori di via Isonzo, un
dibattito pubblico dal titolo Anno
internazionale dei Diritti umani: il contributo dei
sardi nel mondo e il ruolo della società civile,
organizzato dal Centro di documentazione Mastinu-Marras col patrocinio del
Comune di Iglesias e della Provincia. Oltre ai temi portanti del dibattito,
durante l'incontro verrà approfondita la drammatica vicenda di Martino Mastinu
e Mario Bonarino Marras, i due sardi assassinati dalla dittatura militare
argentina negli anni '70. Sono previsti gli interventi di Enrico Calamai,
vice-console italiano a Buenos Aires all'epoca dei fatti, e Luigi Cogodi,
difensore di parte civile dei familiari dei desaparecidos sardi. (p. m.)
(
da "Repubblica.it"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
PECHINO
- "Pensi che possono mandare l'esercito a ucciderci?" Zhang Xianling
non dimenticherà mai quella domanda. Le ultime parole di suo figlio. E non può
perdonarsi di avergli risposto: "E' impossibile, non è mai successo, il
partito comunista non lo ha fatto neppure durante le violenze della Rivoluzione
culturale. Possono sparare proiettili di gomma o prendervi a manganellate.
Proteggiti la testa". Era la sera del 3 giugno 1989, suo figlio Wang Nan
aveva 19 anni e ancora poche ore di vita. Nella notte sarebbe morto a Piazza
Tienanmen. Era venuto a casa dei genitori che avevano amici a cena. Ma quando
dalle finestre si udirono i primi spari Wang era già là fuori. "Da un mese
andava ogni giorno a Tienanmen - mi dice la mamma - aveva seguito tutto lo
sciopero della fame iniziato il 13 maggio dagli studenti. La sua passione era
la foto, da grande voleva fare il fotoreporter. Su e giù per la città in
bicicletta, con l'apparecchio a tracolla: mi diceva che stava fissando la
storia nelle sue foto". Wang avrebbe potuto lasciare centinaia di
immagini, documenti eccezionali: la sua memoria di quel maggio 1989 quando
Pechino sognò la democrazia. "Ma la macchina fotografica è scomparsa -
racconta la madre - fu la prima cosa che gli strapparono i soldati mentre lui
era a terra moribondo. E due giorni dopo i suoi amici bruciarono anche le foto
che aveva a casa, erano prove che la polizia poteva usare per arrestarli".
Come quegli scatti di Wang distrutti per sempre, nella coscienza della Cina di
oggi c'è un grande vuoto, il tabù di una pagina di storia cancellata d'imperio.
La signora Zhang mi guida nei luoghi della tragedia, in uno straziante
pellegrinaggio che lei ha ripetuto troppe volte in questi vent'anni. All'angolo
della via Nanchang, l'ingresso occidentale di Piazza Tienanmen di fronte
all'Assemblea del Popolo, ora scorrono fiumi di automobili, e una massa di
passanti frettolosi e indifferenti. Lì mi indica il marciapiede dove il figlio
è caduto. OAS_RICH('Middle'); "La pallottola è entrata dalla tempia e
uscita dietro la nuca. Ma non è morto subito! C'era tanta gente attorno a lui,
ho rintracciato i testimoni, ho ritrovato il medico Hu che cercava di
soccorrere i feriti e fu bloccato dai soldati. Ho parlato con il tassista Liu,
ricorda un'anziana donna in ginocchio che supplicava i militari, perché
lasciassero portar via mio figlio che sanguinava alla testa. Una crudeltà
mostruosa. Neppure in guerra si impedisce di curare i feriti". Camminiamo
per poche decine di metri ed ecco sul fianco della Piazza la scuola media
statale numero 28: la madre punta il dito, lì c'è l'aiuola dove il corpo di
Wang Nan fu ritrovato a dieci giorni dal massacro. Almeno il suo cadavere si è
salvato, l'ho potuto identificare. Sa perché? A scuola lui era arrivato primo
in un'esercitazione, il premio era una cintura dell'esercito che lui metteva
sempre. Nella confusione dopo la strage, quando i poliziotti sono venuti a
portar via i morti, per la cintura qualcuno l'ha scambiato per un soldato e lo
hanno sepolto lì. La maggior parte delle vittime invece le cremavano per far
sparire le prove. Altre madri di Tienanmen hanno avuto una sorte perfino
peggiore della mia, la morte dei loro figli è stata negata, censurata per
sempre". Rientriamo a casa sua. La signora Zhang tira fuori da un armadio
un vecchio casco rosso da motociclista. Fu l'unica precauzione che il figlio
prese quella sera uscendo di casa, confortato dalle parole della madre:
"Non spareranno per uccidere, non è possibile". Dietro, il casco è
deformato da un gonfiore osceno, il grosso foro della pallottola. Li ricorda
bene quei ragazzi dell'89, il professor Xu Youyu. "Erano ingenui
rivoluzionari, volevano cambiare la Cina ma molti di loro credevano ancora
negli ideali che il comunismo gli aveva insegnato a scuola. L'esercito è del
popolo, mi dicevano, starà dalla nostra parte". Xu viene a trovarmi a casa,
sperando di eludere la sorveglianza della polizia. Lui è rimasto fedele agli
ideali di quella primavera democratica. E' un noto dissidente, nel dicembre
scorso ha sfidato il regime firmando l'appello Carta 08 per
i diritti umani. All'epoca della rivolta Xu aveva quarant'anni, insegnava
all'Accademia delle Scienze Sociali e il maggio dell'89 lo visse con i suoi
studenti fino all'ultimo. "Sono rimasto al centro di Piazza Tienanmen per
tutta la notte, fra il 3 e il 4 giugno, mentre si stringeva la morsa dei
carriarmati. Non potevo andarmene finché l'ultimo dei miei ragazzi non
riusciva a scappare. Sono rientrato a casa all'alba, camminando come un automa
in mezzo a quel paesaggio di morte. Sembrava un'allucinazione. Ricordo di aver
sfiorato tre giovani distesi su un marciapiede, così calmi e immobili che ho
pensato: perché dormono qui per terra, adesso? Erano crivellati di colpi".
Zhang Boshu oggi è un altro leader del nuovo dissenso cinese. L'89 cambiò la
sua vita: "Aprii gli occhi sulla degenerazione del partito comunista, il
baratro in cui è capace di precipitarci l'autoritarismo". Lui vent'anni fa
fu salvato da un'istintiva paura della moglie. "La sera del 3 giugno -
ricorda - ero tornato a riposare qualche ora a casa, in periferia, e lei fece
sparire la mia bicicletta per impedirmi di tornare a passare quella notte con
gli studenti". Anche lui è tra i firmatari di Carta 08. Oggi vive
destreggiandosi tra le angherie del regime, la sorveglianza poliziesca sui suoi
spostamenti, i castighi che gli infliggono le autorità accademiche. Ha
l'aspetto di un giovane Pietro Nenni cinese, gli occhiali da ultramiope con le
lenti spesse, la capigliatura scarmigliata, la foga nel parlare. Si esalta
quando rivive l'atmosfera di quel maggio, ricostruisce giorno per giorno
l'escalation degli eventi: "Per un mese e mezzo Pechino fu al centro
dell'attenzione mondiale, ci sentivamo a un passo dalla conquista della
libertà, fino a quella notte di terrore che uccise ogni illusione". Tutto
comincia il 22 aprile 1989 al funerale di Hu Yaobang, l'ex leader riformista
del partito, quando il corteo funebre all'improvviso si trasforma in una
gigantesca manifestazione di protesta. Il 4 maggio una marea studentesca invade
Piazza Tienanmen, in ricordo di un'altra ribellione giovanile che sconvolse la
capitale esattamente 70 anni prima. Proprio com'era accaduto all'inizio del
Novecento, i giovani istruiti della capitale diventano l'avanguardia che dà
voce a un'esasperazione diffusa in tutti gli strati sociali. Le riforme di
mercato volute dall'erede moderato di Mao, Deng Xiaoping, stentano a diffondere
il benessere e hanno portato l'inflazione alle stelle. Nel partito dilaga la
corruzione. L'élite delle università assaggia i primi frutti dell'apertura
verso il resto del mondo, divora le notizie dall'estero, si sente parte dello
storico sommovimento in atto in Unione sovietica e nell'Europa centrale,
discute di diritti umani, di democrazia. Il 13 maggio
parte lo sciopero della fame tra i giovani accampati sulla Piazza Tienanmen: il
centro simbolico del potere politico dai tempi degli imperatori. "Quella
data fu scelta con cura - ricorda Zhang Boshu - perché il 15 era prevista la
visita ufficiale del leader sovietico Michail Gorbaciov. In quel momento il
regime cinese era spaccato. Deng vedeva un complotto destabilizzante, quei
giovani in piazza gli evocavano ricordi di un altro caos, il decennio della
Rivoluzione culturale. Sul fronte opposto c'era il segretario del partito, Zhao
Ziyang, favorevole alle riforme politiche e disposto a dialogare con noi. In
quella impasse speravamo che la visita di Gorbaciov potesse aiutarci. Urss e
Cina erano ancora le due Chiese del comunismo mondiale, con Gorbaciov c'era un
nuovo flusso di idee, la sensazione che tutto poteva cambiare". La visita
del leader sovietico offriva anche una visibilità senza precedenti, per
l'arrivo di tanti reporter occidentali al suo seguito. Gli studenti di Pechino
fecero le mosse giuste per colpire l'opinione pubblica mondiale. L'immagine
potente della Statua della Libertà in polistirolo eretta davanti alla
gigantografia di Mao, all'ingresso della Città Proibita, era perfetta per le
riprese della Cnn. Ma lo "spiraglio Gorbaciov" si richiuse in fretta.
"Il 17 maggio la partita era compromessa - dice Zhang Boshu - Ai vertici
la resa dei conti si era conclusa con la vittoria di Deng. Il 18 maggio Zhao
Ziyang fece un gesto disperato, uscì dai palazzi del potere per venire a
parlare con noi in Piazza Tienanmen. Era l'atto finale di un perdente, prima
dell'uscita di scena. Zhao era ancora formalmente il capo del partito, in
realtà il potere gli scivolava via dalle mani. Venne a scongiurarci di
interrompere lo sciopero della fame. Piangeva e continuava a ripetere: è troppo
tardi ormai. Quarantotto ore dopo, la sera del 19 maggio, scattava la legge
marziale. Quando io andai a portare una lettera di protesta alla redazione del
Quotidiano del Popolo, un vicedirettore mi rispose: 'Ormai qui dentro
pubblichiamo solo quello che comanda l'esercito'". Il massacro si poteva
ancora evitare? "Noi ci illudevamo - ricorda Zhang Boshu - perché ci fu
uno stallo di due settimane. Per due volte l'esercito tentò di entrare in città
e fu respinto dalla popolazione civile, che era dalla nostra parte. Ma più il
regime stentava a riprendere il controllo di Tienanmen, più Deng si allarmava,
si convinceva che era in gioco la sopravvivenza del partito. E cresceva la sua
determinazione". La ferocia finale la ricorda anche Shen Shiyun, un
ex-ragazzo dell'89 che oggi è rientrato nei ranghi, come la maggioranza dei
suoi coetanei. Da piccolo imprenditore, proprietario di una rete di negozi di
telefonini, nella Cina del 2009 Shen gode i tanti benefici dello sviluppo
economico. Non ha lo spirito del reduce, non ha contatti con gli ambienti del
dissenso. Nel suo mondo privato però custodisce la memoria di vent'anni fa,
quel maggio che anche lui passò con i compagni a occupare Piazza Tienanmen. La
sua vita ha voltato pagina; non per questo è disposto a perdonare il massacro:
"Cominciarono a sparare dieci chilometri prima del centro. Aprirsi un
varco nella folla che resisteva era così difficile che si facevano strada
uccidendo. Tra la gente di Pechino nessuno poteva credere che sarebbero stati
capaci di tanto. Quando si capì che avevano l'ordine di fare una strage la
gente urlava con orrore: "è peggio dell'invasione giapponese!". La
controreazione fu spontanea: tank assaliti, incendiati, soldati aggrediti. Ma
contro l'esercito non avevamo chances. A me hanno ammazzato l'amico più caro,
un giovane ricercatore dell'università, morto in ospedale dopo venti giorni di
agonia. In seguito per anni la polizia si è accanita sulla sua vedova. Ogni 5
aprile alla festa dei morti, ogni 4 giugno, lei riceveva minacce e avvertimenti
pesanti: proibito unirsi agli altri parenti delle vittime. Un giorno è sparita,
ha fatto perdere le tracce, ha tagliato tutti i rapporti anche con me, forse
non sopportava più il peso di quel ricordo". L'imprenditore Shen è la
prova vivente che il regime non ha usato solo la repressione. Vent'anni di boom
hanno costruito una base di consenso reale, il progresso nelle condizioni di
vita è stato stupefacente. Eppure anche lui conserva uno spirito critico:
"Dopo Tienanmen - dice - il partito ha anestetizzato le nuove generazioni
con l'ideologia del denaro. Questi giovani apolitici non si pongono più
domande". Il revisionismo di regime è riuscito a riscrivere la storia.
Molti cinesi hanno finito per accettare l'unica versione di quegli eventi,
quella di Deng: secondo lui gli studenti di Tenanmen stavano per trascinare il
paese in una nuova guerra civile, come nel primo Novecento o nella Rivoluzione
culturale. "E la maggior parte degli intellettuali da allora sono stati
letteralmente comprati - osserva il professor Xu - Mai nella storia della Cina
c'erano state tante opportunità di carriera e di arricchimento. Promozioni,
denaro, successo, abbondano per chi accetta di stare al gioco". Due
generazioni di leader si sono succedute al potere dopo Deng. Neppure l'attuale
classe dirigente, tecnocratica e modernizzatrice, trova il coraggio di un gesto
pacificatore. Il numero delle vittime dell'89 rimane coperto dal segreto di
Stato. "E' la logica del regime, perché discutere liberamente quella
tragedia è un passo pericoloso per loro. Il dogma dell'infallibilità del partito
non si può rimettere in gioco. Si aprirebbe la strada al pluralismo, i cinesi
chiederebbero di più". I dissidenti Xu e Zhang, la mamma del fotografo
Wang, non sanno ancora come passeranno questo 4 giugno. Si avverte il desiderio
di un gesto, una testimonianza, anche privata, perché il ventennale non passi
sotto silenzio. "Probabilmente finiremo agli arresti domiciliari molto
prima", commenta amaro il professor Xu. (13 maggio 2009
(
da "Arena.it, L'"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
«È
vietato respingere chi chiede protezione E vale per tutti i Paesi» 13/05/2009
rss e-mail print Uno sbarco avvenuto a Lampedusa il 29 marzo di quest'anno Il
respingimento di rifugiati o richiedenti asilo è tassativamente vietato dagli
obblighi internazionali che scaturiscono, in particolare, dalla Convenzione sui
rifugiati del 1951 e dal Protocollo del 1967, dalla
Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, dalla Convenzione Onu
contro la tortura e dalla Convenzione europea sulla protezione dei diritti umani: a spiegare la lunga serie di norme che vengono disattese è, in
una nota, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
L'obbligo di non respingimento per gli Stati non contempla alcuna limitazione
geografica e si applica a tutti gli agenti statali nell'esercizio delle loro
funzioni, indipendentemente dal fatto che si trovino all'interno o all'esterno
del territorio nazionale, afferma l'Unhcr. L'obbligo di non respingere un
rifugiato o un richiedente asilo vieta quindi non solo l'espulsione dal
territorio di uno Stato, ma anche il respingimento alle frontiere dello Stato o
il rinvio o l'accompagnamento verso il luogo di temuta persecuzione. Nel caso
di persone che affrontano un viaggio via mare, il principio di non
respingimento si applica all'interno delle 12 miglia di acque
territoriali, così come nelle acque contigue, in mare aperto e nelle acque
costiere di Paesi terzi. Il rinvio diretto di un rifugiato o di un richiedente
asilo verso un Paese nel quale teme di essere perseguitato non rappresenta
l'unica forma di respingimento. Anche il rinvio indiretto verso un Paese terzo
che potrebbe successivamente inviare la persona verso il Paese di temuta
persecuzione costituisce respingimento, e in questo caso - specifica la nota
dell'Alto commissariato dOnu per i rifugiati - entrambi i Paesi sarebbero
ritenuti responsabili. Nessun richiedente asilo dovrebbe essere quindi rinviato
verso un Paese terzo che non possa garantire i criteri-base di protezione, che
sono l'osservanza del principio di non respingimento, l'impegno a esaminare in
maniera imparziale e obiettiva la domanda di asilo della persona, e il fatto
che quel Paese abbia dimostrato capacità e volontà di fornire efficace
protezione in tutti i casi che la esigevano.
(
da "Manifesto, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
MIGRANTI
L' Onu : riprendere chi chiede asilo Il segretario generale Ban Ki-Moon attacca
l'Italia e si dice d'accordo con l'Acnur che chiede di riammettere i profughi
respinti in mare. L'Ue sogna l'esternalizzazione dell'asilo in Libia Alberto
D'Argenzio BRUXELLES Sale, e di molto, la tensione tra l'Onu e l'Italia, con
l'Alto commissariato per i rifugiati che attacca frontalmente il governo. E con
Ban ki-Moon che gli dà manforte. C'è «grande preoccupazione» per quanto sta
facendo l'Italia, dice il portavoce del Segretario generale delle Nazioni
unite. E ieri anche la Commissione europea, invocata da tutti, ha rotto il suo
silenzio. Lo ha fatto non per criticare Roma, ma per lanciare un primo timido e
indiretto abbraccio alle posizioni che va predicando in giro la Lega Nord,
ossia il governo. Da Ginevra Ron Redmond, portavoce dell'Acnur, punta il dito
su Roma invitando Maroni a «riammettere i migranti che potrebbero chiedere la
protezione internazionale». «L'Acnur - ha detto Redmond in una conferenza
stampa - ha inviato stamattina (ieri per chi legge, ndr) una missiva al governo
italiano per affermare che, pur essendo cosciente del problema che
l'immigrazione irregolare pone all'Italia e agli altri paesi dell'Ue, resta
gravemente preoccupato che la politica ora applicata dall'Italia mini l'accesso
all'asilo nell'Unione europea e comporti il rischio di violare il principio
fondamentale di non respingimento», previsto dalla Convenzione del 1951 sui
rifugiati. Una regola, questa, che vale anche per le acque internazionali. «Il
principio di non respingimento - prosegue infatti Redmond - non conosce
limitazione geografica e gli Stati sono obbligati a rispettare questo principio
ovunque esercitano la loro giurisdizione, in alto mare incluso». Il
ragionamento prosegue, fino a chiedere a Roma di riprendere le persone scortate
via mare in Libia. Visto che «gli Stati sono responsabili delle conseguenze
delle loro azioni che colpiscono persone sotto la loro giurisdizione - dice
sempre Redmond - chiediamo al governo italiano di riammettere quelle persone
respinte e identificate dall'Acnur quali individui che chiedono protezione
internazionale. Le loro domande d'asilo potrebbero allora essere indicate come
in conformità con la legge italiana». L'Onu si fa forte anche delle cifre che
indicano che il 75% di chi arriva per mare in Italia chiede lo status di
rifugiato e che la metà delle domande viene accolta con la concessione di
qualche forma di protezione internazionale. In sostanza, la statistica dice che
nei barconi respinti c'erano persone che avevano il diritto e le condizioni per
ricevere protezione in Italia. Non in Libia. La Libia, ricorda Redmond, non ha
infatti «firmato la Convenzione del 1951» e «non vi sono - insiste - le
garanzie che le persone bisognose di protezione internazionale possano trovarla
lì». Da Ginevra si sottolinea in particolare il caso «di persone provenienti
dalla Somalia e dall'Eritrea». Parole, quelle di Redmond, che sono di fatto
sottoscritte da Ban ki-Moon, assicura il suo portavoce Farhan Haq. Il Palazzo
di vetro, dice Haq, «rispetta la richiesta contenuta nella lettera dell'Acnur
al governo italiano». Opinioni diverse a Bruxelles. Michele Cercone, portavoce
del commissario Ue alla giustizia ed interni, pur affermando che il «diritto
all'asilo è un principio universale che va rispettato», ha pure detto che «la
priorità è salvare delle vite, quindi bloccare le partenze» di imbarcazioni.
Nessuna parola sull'esercizio del diritto d'asilo, considerata una «questione
molto complessa» nel caso dei blocchi in acque internazionali. «Una questione
che non si può affrontare a caldo», anche quando il caldo è passato da un pezzo
e i respingimenti sono ormai prassi da giorni. E sempre sull'esercizio del
diritto di asilo, Cercone ha detto chiaramente che la Commissione sogna una
bella esternalizzazione del problema, «favorendo la gestione delle domande
d'asilo in Libia». Peccato che sia una soluzione
considerata al momento inapplicabile tanto dall'Acnur quanto dal Commissario ai
diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg. Dal portavoce d Barrot
nessuna parola, invece, sul fatto che Frattini giustifichi i respingimenti
chiamando in causa il Patto europeo per l'immigrazione, approvato sotto
Presidenza francese. Il Patto per la verità non menziona assolutamente
questa pratica, ribadendo invece che il necessario rafforzamento dei controlli
alle frontiere europee non deve impedire l'accesso ai sistemi di protezione da
parte delle persone che hanno diritto di beneficiarne. Ossia dice il contrario.
Grave che a storpiare gli accordi presi sia un ex commissario europeo alla
giustizia ed interni e grave che dalla stessa Commissione non arrivi alcuna
precisazione. Ma si sa che Barroso vuole la rielezione e per quella ci vuole
anche il sostegno di Berlusconi. I ministri dei 27 affronteranno la faccenda
dei respingimenti il 4 e 5 giugno in Lussemburgo.
(
da "Avvenire"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
CRONACA
13-05-2009 LA NUOVA EMERGENZA Da Sharm el-Sheik affondo contro chi critica la
politica del governo sull'immigrazione Domani il titolare degli Interni sarà a
Gaeta per consegnare alle autorità libiche tre motovedette «Sui barconi solo
gente reclutata dai criminali» Berlusconi attacca: sbarchi non occasionali DA
ROMA DANILO PAOLINI S e c'è un responsabile della nuova politica italiana nel
contrasto all'immigrazione clandestina, si chiama Silvio Berlusconi. Ci mette
la firma e la faccia, il premier, malgrado i numerosi richiami giunti al suo
governo, ultimi in ordine di tempo quelli dell'Alto Commissariato Onu per i
rifugiati. È convinto di essere nel giusto e, soprattutto, di essere in
sintonia con la maggioranza degli italiani. Sulle malridotte imbarcazioni che
solcano il Mediterraneo lungo la rotta della disperazione non ci sono profughi
di guerra o perseguitati politici afferma ma gente «reclutata in maniera
scientifica dalle organizzazioni criminali», gente che «paga il biglietto» per
approdare nel nostro Paese. Gli sbarchi a cui finora abbiamo assistito sulle
coste siciliane, dunque, «non sono fatti occasionali», bensì «il frutto di
un'organizzazione criminale». È «doverosa», al contrario, l'accoglienza verso
chi effettivamente «fugge» perché in pericolo. Tuttavia obietta Berlusconi «non
credo ci sia nessuno che, avendo i requisiti, possa dire di non essere stato
accolto». Il presidente del Consiglio parla da Sharm el-Sheik, Egitto, dove la
delegazione italiana incontra quella locale guidata dal presidente Hosni
Mubarak. Si parla di Medio Oriente, di cooperazione e amicizia tra i due Paesi,
di democrazia, di sviluppo economico e, naturalmente, d'immigrazione. Con
Berlusconi c'è anche Roberto Maroni, il ministro dell'Interno leghista
bersagliato dalle opposizioni, dai sindacati, dall'associazionismo per i
respingimenti degli immigrati in Libia. Ma è inutile prendersela con lui,
sottolinea il Cavaliere, che rivendica in prima persona la paternità del piano:
«Gli accordi con la Libia li ho fatti io, li ho gestiti io, li ho sottoscritti
io. Maroni esegue gli accordi tra me e il leader libico Gheddafi». È anche un
modo, per il numero uno del Pdl, per non farsi scavalcare dagli scalpitanti
alleati del Carroccio sui temi della sicurezza e dell'immigrazione, in piena
campagna elettorale per le Europee e per molte amministrazioni locali. Tra i
leghisti, certo, talvolta qualcuno «esagera» con proposte che fanno discutere
(vedi quella dei posti riservati ai milanesi sui mezzi pubblici) ammette il
premier ma «sono esagerazioni più di facciata che di sostanza, perché poi i
signori della Lega sono persone perbene». A seguire, un taglio netto alle
possibili polemiche con Gianfranco Fini sul diritto d'asilo e i complimenti
agli avversari Fassino e Rutelli, a suo dire i soli «di buon senso» nel Pd, non
accecati «dall'ideologia» di una sinistra che vuole soltanto «spalancare le
porte» dell'Italia a chiunque. Intanto l'intesa con la Libia si va completando:
domani Maroni sarà a Gaeta per consegnare alle autorità di Tripoli le prime tre
delle sei motovedette che saranno impiegate per i pattugliamenti congiunti del
Mediterraneo. «La sinistra ci aveva provato a fare l'accordo, ma non c'era
riuscita ricorda soddisfatto il ministro della Difesa Ignazio La Russa . La
novità non è nel riaccompagnamento degli immigrati, a cui ambivano anche i
governi di sinistra. La novità sta nel fatto che Gheddafi ci fa attraccare le
navi e questo è merito solo di Berlusconi». Ma il segretario del Pd Dario
Franceschini accusa il centrodestra di fare campagna elettorale sulla pelle
degli extracomunitari: «Dovremmo stare zitti per non perdere un punto
percentuale? Dovremmo dire che fanno bene a respingere i barconi, a violare i diritti umani e il diritto
d'asilo? No, io parlo a prescindere dai sondaggi...». Tra i respinti «ci sono
anche i cristiani del Sudan meridionale, che rischiano di essere rispediti da
chi li vuole morti», avverte Savino Pezzotta, deputato Udc e presidente del
Consiglio italiano per i rifugiati. Proprio l'Udc, con il senatore Gianpiero
D'Alia, chiede al governo di «riferire urgentemente» al Parlamento sui
respingimenti. Si tratta di «azioni illegali e prima o poi dovremo risponderne
all'Unione europea», protesta Luigi Li Gotti dell'Idv. Il premier ritiene
invece doverosa l'accoglienza di chi fugge perché in pericolo. E difende le
decisioni di Maroni: esegue gli accordi presi tra me e Gheddafi Il presidente
del Consiglio, Silvio Berlusconi (Ansa)
(
da "Avvenire"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
CRONACA
13-05-2009 Accordi con l'Africa per blindare la costa: così la Spagna ferma le
navi dei migranti DA MADRID MICHELA CORICELLI U na lunga lista di accordi per
blindare buona parte della costa occidentale africana: dal Marocco alla Guinea
Bissau, passando per Mauritania e Senegal. È uno dei pilastri della strategia
del governo socialista spagnolo per frenare l'immigrazione clandestina: intensa
attività diplomatica con i paesi africani, progetti di sviluppo, ma soprattutto
cooperazione per formare le polizie locali e coinvolgerle nella lotta contro i
flussi irregolari. Nel 2008 il governo di Zapatero ha firmato 11 accordi che
riguardano la vigilanza migratoria con paesi dell'Africa subsahariana e del
Magreb. Alla Mauritania, al Senegal e a Capo Verde sono stati donati tre aerei
di vigilanza C-212, mentre in Gambia sono state inviate due lance per il
pattugliamento marittimo. Come nella sua prima versione, anche nel secondo
Piano Africa (2009-2012) - che verrà presentato ufficialmente il 25 maggio - le
intese sui controlli migratori, le riammissioni e l'espulsione occupano uno
spazio importante. Ma la politica adottata dal premier José Luis Rodriguez
Zapatero per bloccare i flussi clandestini africani non è esente dalle
critiche, in particolare da parte delle associazioni per i
diritti umani. Una delle situazioni più spinose riguarda la Mauritania, con la
quale la Spagna mantiene un accordo bilaterale fin dal 2003, quando governava
il centrodestra di José Maria Aznar. Da allora il paese africano può arrestare
i subsahariani che vorrebbero salpare per le isole Canarie e quelli che sono
già stati espulsi dalla Spagna. Lo scorso anno Amnesty International
denunciò che la Mauritania si era trasformata nella "polizia d'Europa e
della Spagna", con 200 o 300 arresti mensili. Gli immigrati vengono
inviati al centro di detenzione di Nuadibù e da lì espulsi in Senegal o Mali.
Amnesty definì la struttura di Nuadibù come una 'piccola Guantanamo', in cui i
detenuti non ricevono assistenza giuridica né informazioni. Pochi giorni fa ha
rincarato la dose delle critiche anche la Commissione spagnola di aiuto al
rifugiato (Cear). Dopo una visita al centro di Nuadibù, la Cear ha denunciato
che gli immigrati vengono arrestati senza basi legali, non hanno un avvocato e
sono costretti a restare tutto il giorno in celle affollatissime, in condizioni
precarie. Successivamente vengono espulsi dalla frontiera mauritana attraverso
piccoli autobus: arrivati al confine, vengono abbandonati senza i mezzi
necessari per tornare nei loro paesi. Questa «situazione è la conseguenza degli
accordi che la Spagna e altri paesi dell'Ue mantengono con paesi come la
Mauritania perché fermino l'emigrazione verso l'Europa, senza vincolare questi
accordi all'esigenza e al controllo del rispetto dei diritti umani»,
sostiene Cear. Il centro di detenzione di Nuadibù è un'ex scuola che fu
ristrutturata dai membri dell'esercito spagnolo con fondi dell'agenzia di
cooperazione del paese iberico. Prima delle coste occidentali del continente
nero, la preoccupazione principale della Spagna era il Marocco. Anche con Rabat
la strategia è stata simile: aiuti e cooperazione per controllare
l'emigrazione. Ma secondo Amnesty, «il trasferimento delle responsabilità del
controllo migratorio a paesi come Marocco, Mauritania o Senegal » e
«l'indurimento delle politiche di controllo » alle Canarie, Ceuta e Melilla, fa
sì che «molte persone che cercano di arrivare nel nostro paese fuggendo dalle
violazioni dei diritti umani, non sono potute arrivare
e chiedere asilo o non sono state identificate come persone che hanno bisogno
di protezione internazionale». La Spagna ha registrato una progressiva
riduzione degli sbarchi clandestini: dai 38.180 immigrati arrivati nel 2006 si
è passati ai 18.057 del 2007. Nel 2008 attraverso le Canarie, le Baleari, Ceuta
e Melilla sono entrati in Spagna 13.524 (-25%) irregolari. Il governo Zapatero
si è mosso con diversi Stati per bloccare le partenze degli immigrati Ma
l'intesa con la Mauritania è nel mirino di Amnesty
(
da "Avvenire"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
CRONACA
13-05-2009 il caso Botta e risposta tra i vertici del Palazzo di vetro e
l'Italia. Schifani: esercitiamo i nostri diritti LA NUOVA EMERGENZA La
preoccupazione dell'Onu: «Riammettere chi chiede asilo» Ban Ki-moon: appoggiamo
le richieste avanzate dall'Acnur DA ROMA LUCA LIVERANI R iammettere chi è stato
respinto e chiede protezione internazionale. Perché nessun Paese può violare il
principio internazionale del non refoulement, il non respingimento. Dall'Alto
commissariato Onu per i rifugiati col sostegno del segretario generale Ban
Ki-moon arriva un avvertimento al governo italiano, dopo i respingimenti in
Libia delle navi di migranti. Anche perché, ricorda l'Acnur, più di un terzo
degli stranieri sbarcati nel 2008 sono stati poi riconosciuti come rifugiati.
Secca la replica del ministro dell'Interno Maroni: «La Libia fa parte dell'Onu,
in Libia è presente l'Alto commissariato che può fare gli accertamenti delle
persone che chiedono asilo». Più in generale, del fenomeno «deve farsi carico
tutta l'Unione europea» ribadisce Maroni, che poi chiede le
dimissioni del commissario ai diritti umani del
Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg, da cui erano giunte critiche all'Italia.
«L'Europa deve intervenire», fa eco il presidente del Senato Schifani. Il
commissario Ue alla Giustizia Barrot ribadisce che il diritto d'asilo «va
rispettato ovunque» e che il tema sarà affrontato a Bruxelles il 5 giugno.
Da Ginevra dunque arriva la precisazione del portavoce dell'Acnur, Ron Redmond,
forte dell'appoggio di Ban Ki-moon che «condivide la posizione» ed esprime
«grave preoccupazione» sul rimpatrio in Libia. Redmond spiega che l'Acnur-Roma
ha scritto al governo italiano perché, «pur cosciente del problema che
l'immigrazione irregolare pone all'Italia» e all'Ue, «resta gravemente
preoccupato» perché «l'Italia mina l'accesso all'asilo nell'Ue» e rischia «di
violare il principio fondamentale del non-respingimento della Convenzione del
1951 sui rifugiati». Un principio che gli stati sono obbligati a rispettare,
ovunque esercitino la loro giurisdizione, «in alto mare incluso». L'Acnur
ricorda che la Libia non ha mai firmato la Convenzione e quindi lì non ci sono
garanzie per chi ha bisogno di protezione internazionale. Dai colloqui che
l'Alto commissariato ha in corso con le persone «rinviate in Libia risulta che
alcune di loro potrebbero avere diritto» allo status di rifugiati, perché
«provenienti da Somalia ed Eritrea». «Chiediamo al governo italiano di
riammetterle», dice il portavoce, perché «le loro domande d'asilo potrebbero essere
conformi alla legge italiana». Lo dice l'esperienza: l'Acnur informa che nel
2008 oltre il 75% di chi è sbarcato in Italia ha chiesto asilo. E la metà di
loro se l'è visto riconoscere. Non solo: più del 70% delle 31 mila domande
erano di stranieri sbarcati sulle coste del Sud. Una precisazione che suona
come una risposta al premier Berlusconi, secondo il quale sui barconi «di gente
che ha diritto d'asilo non ce n'è nessuno, lo dicono le statistiche». All'Acnur
replica il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano: «Noi continueremo con
la politica dei respingimenti, l'unica conforme a diritto che permette di far
sì che i problemi siano affrontati e risolti». Ma riconosce che l'Acnur «pone
un problema che deve essere condiviso quantomeno a 27». L'Ue «si organizzi nel
suo insieme, organizzi centri fuori dei propri confini in collaborazione con
stati sovrani come la Libia. E dopo un esame attento» provveda alla
«distribuzione equa sul territorio europeo» dei rifugiati. Perché «è
inaccettabile che l'Italia debba continuare a sostenere da sola o quasi questo
peso». «L'Italia sta esercitando un proprio diritto», dichiara Renato Schifani,
così «come lo eserciterebbero altri paesi». Sul diritto d'asilo il presidente
del Senato riconosce che «occorre che l'Italia si faccia carico della soluzione
del problema», magari «nei luoghi da dove partono », se non «sulle stesse navi
che effettuano il respingimento ». Ma l'Europa «deve intervenire e non può
rimanere assente». Il segretario generale del Consiglio d'Europa Terry Davis,
intanto, smorza gli attacchi all'I- talia del commissario ai diritti umani Thomas Hammarberg: «Parole pronunciate a titolo
personale». Le diplomazie sono al lavoro. Italia, Malta, Grecia e Cipro premono
per portare l'immigrazione clandestina al consiglio europeo di giugno. La
settimana scorsa il ministro Maroni ha incontrato il suo omologo maltese e il
commissario alla Giustizia europeo Jacques Barrot. Ferdinando Nelli Feroci,
capo della rappresentanza italiana presso l'Ue, spiega che «l'obiettivo è
tradurre il principio di solidarietà in misure concrete». Secondo l'Alto
commissariato, tre irregolari su quattro hanno chiesto lo status di rifugiati
dopo lo sbarco sulle nostre coste E la metà di loro l'ha ottenuto Il Consiglio
d'Europa: personali le critiche di Hammarberg Maroni: allora si dimetta E
incalza la Ue sui richiedenti asilo L'arrivo in Italia di alcuni migranti
recuperati dalle motovedette (Reuters)
(
da "Articolo21.com"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
La
Perugia-Assisi a Gerusalemme di redazione Questanno
la Marcia per la pace Perugia-Assisi si farà in Terra Santa. Liniziativa
sarà presentata domani, giovedì 14 maggio 2009, in una conferenza
stampa, promossa dalla Tavola della pace, il Coordinamento Nazionale degli
Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e la
Piattaforma delle Ong per il Medio Oriente e in collaborazione con Articolo 21
e la Federazione Nazionale della Stampa alle ore 11.30 a Roma presso la sede
della FNSI, corso Vittorio Emanuele II, 349 “LEuropa
deve fare quello che sta facendo in questi giorni, Papa Benedetto XVI: andare a
Gerusalemme. Noi lo faremo. Questanno la storica Marcia per la pace
Perugia-Assisi non si farà in Umbria ma a Gerusalemme.” Lo ha dichiarato, oggi,
Flavio Lotti,
Coordinatore nazionale della Tavola della pace. Abbiamo bisogno di scrivere la
parola fine sul tragico conflitto che continua ad insanguinare la Terra Santa e
lEuropa non può continuare a restare alla
finestra. Domani, continua Lotti, presenteremo a Roma questo progetto
in una Conferenza stampa insieme a due straordinari amici, israeliani e
palestinesi, di Sderot e di Gaza: Erik Yellin, israeliano, della città di
Sderot, presidente dellassociazione pacifista The
Other Voice Yousef Handouna palestinese di Gaza, operatore del REC (Remedial
Education Center). La Conferenza stampa, promossa dalla Tavola della pace, il
Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti
Umani e la Piattaforma delle Ong per il Medio Oriente e in collaborazione con
Articolo 21 e la Federazione Nazionale della Stampa si terrà giovedì 14 maggio
alle ore 11.30 a
Roma presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, corso
Vittorio Emanuele II, 349, con la partecipazione di: Sergio Bassoli,
Coordinatore della piattaforma delle ONG per il Medio Oriente Francesco
Cavalli, Vicepresidente del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la
pace e i diritti umani Giuseppe Giulietti, portavoce
Articolo 21 Flavio Lotti, Coordinatore nazionale della Tavola della pace
(
da "Sicilia, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Tra
Cupola della Roccia e Muro del pianto spunta la questione palestinese New York.
Nuova svolta dell'America di Barack Obama sul fronte delle istituzioni
multilaterali: gli Stati Uniti sono stati eletti ieri nel Consiglio per i
diritti umani, un organismo dell'Onu con sede a
Ginevra apertamente boicottato negli anni scorsi dall'amministrazione Bush.
Hanno votato a favore dell'ingresso di Washington 167 paesi su 192 membri
dell'Assemblea generale. Gli Stati Uniti continuano a mantenere riserve nei
confronti del Consiglio, ma ora si impegnano a «lavorare dall'interno del
Consiglio con una vasta sezione dei suoi membri per rafforzarlo e riformarlo»,
ha detto l'ambasciatrice all'Onu, Susan Rice, con cui si è subito congratulato
il rappresentante permanente italiano, Giulio Terzi: «Ho confermato la nostra
disponibilità a collaborare anche sul piano bilaterale all'interno del
Consiglio, per il quale l'Italia ha annunciato la candidatura per il periodo
2011-2014». Quello di Obama è il segnale di una svolta. L'elezione di
Washington era ampiamente scontata dal momento che il gruppo occidentale aveva
espresso tre candidati per tre seggi: oltre agli Stati Uniti, Belgio e
Norvegia, eletti rispettivamente con 179 e 177 preferenze. Fanno
parte del Consiglio per i diritti umani 47 paesi.
Gli Stati Uniti sono una delle 18 nazioni elette ieri assieme a Cina, Cuba e
Arabia Saudita, tre paesi nel mirino degli attivisti per i diritti umani. In due gruppi regionali - Africa e Europa Orientale -
l'elezione è stata contestata: per l'Africa il Kenya non è stato eletto mentre
sono entrati Camerun, Gibuti, Mauritania e Senegal. In Europa
Occidentale l'Azerbaijan ha perso a svantaggio di Russia e Ungheria. Eletti
anche Bangladesh, Giordania, Kyrgyzstan, Messico e Uruguay. La svolta americana
era stata annunciata dal segretario di Stato, Hillary Clinton, all'inizio di
aprile come segno di una «nuova era di impegno» con altre nazioni «per far
progredire gli interessi degli Stati Uniti» nel mondo. Alessandra Baldini
(
da "Stampaweb, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
ROMA La
prima notizia è che il governo oggi ha incassato ben tre fiducie in un giorno
solo, una per ogni maxi-emendamento presentato alla Camera al ddl sicurezza; il
dato politico è che in maggioranza si registrano ancora scintille tra il
presidente della Camera Gianfranco Fini e il leader della Lega Umberto Bossi
sul respingimento dei richiedenti asilo politico ma, quando poi si tratta di
presentarsi allappuntamento con
lurna, la maggioranza avanza compatta. E il presidente del Consiglio,
alla Camera durante lultimo voto della giornata, sorride soddisfatto. Eppure,
questa mattina la tensione nella coalizione di governo era alta. Fini,
conversando con i cronisti, aveva infatti detto chiaro e tondo che «lOnu non è in campagna elettorale», mentre in Italia ci
sono «eccessi propagandistici» che sarebbe meglio evitare, soprattutto su una
faccenda delicata come i richiedenti asilo politico e il loro respingimento.
«Bisogna evitare eccessi propagandistici», il ragionamento di Fini, e la
proposta del ministro dellInterno Roberto Maroni di
di far verificare le richieste di asilo in Libia «è unipotesi tra le tante, non peregrina». Insomma, un
problema con i respingimenti «cè» e «non è un problema di punti di vista:
ci sono le norme di diritto internazionale. Esiste il problema del
respingimento dei migranti ed esiste il diritto allasilo.
Solo che va verificato. Se si verifica sul territorio nazionale esistono i Cie,
se si verifica durante il trasferimento deve essere certo che sia fatto in modo
esaustivo e completo». «Forse bisognerebbe pensare a istituire dei centri anche
nei paesi notoriamente di transito, coinvolgendo le organizzazioni
internazionali come lOnu e la Ue», dice Fini
con pacatezza. Ma le parole del presidente della Camera scatenano la replica
della Lega. È proprio il Senatur Umberto Bossi a dire la sua: i richiedenti asilo?
«Cominciamo a respingerli - afferma lapidario - e dopo si vedrà». Poi, la
risposta al presidente della Camera: «Se poi non fai propaganda quando sei
sotto elezioni, quando la fai?». Scintille, appunto, che necessitano di un
chiarimento immediato. Colloquio di una mezzora
nello studio del presidente della Camera tra i due (alla presenza del
capogruppo del Carroccio Roberto Cota) e, al termine, lo stesso Bossi
puntualizza che «Fini è uomo di parola, lui la parola la mantiene». Del resto, il
Senatur ha sempre riconosciuto che «con Fini il rapporto è facile, se ti dà la
parola la mantiene. Insomma... abbiamo parlato di cose alte, di come ci si
comporta reciprocamente tra alleati». Ma sul ddl sicurezza piovono anche le
dure critiche dei vescovi. Secondo il direttore dellUfficio per la pastorale degli immigrati della Cei,
padre Gianromano Gnesotto, «il grande tema tenuto sotto silenzio» del ddl
sicurezza è «il tema dellintegrazione» mentre i suoi effetti sono nella
direzione contraria a quella di «una società che vuole essere integrata».
Interpellato dallagenzia Ansa sul ddl in
votazione alla Camera, lesponente della Cei spiega che questo pacchetto
sicurezza «non avrà gli effetti propri di una società che vuole essere
integrata».
«Il grande tema - insiste Gnesotto - che viene messo a lato da questo
provvedimento è quello dellintegrazione
perchè il pacchetto sicurezza non parla di questo e non avrà gli effetti propri
di una società che vuole essere integrata». Sullo sfondo, il voto parlamentare
sul ddl sicurezza, cavallo di battaglia della Lega e dellinquilino del Viminale, ultimamente sostenuto a spada
tratta anche da palazzo Chigi: tre maxi-emendamenti con tre voti di fiducia,
passati senza intoppi. Berlusconi, paciere, uscendo da Montecitorio
tira le somme. Le politiche adottate dal Governo italiano sui respingimenti dei
clandestini, sancisce il premier «sono in linea con le direttive Ue, col
diritto internazionale, con la legge italiana. Tutto il resto sono cose...».
Insomma, «cè unagenzia dellOnu in Libia -
aggiunge Berlusconi - chi vuole venire qui e chiedere di essere accolto perchè
ha i requisiti per essere considerato persona da accogliere si reca
allagenzia dellOnu in Libia e lì avrà la ricezione del suo nome. E
ricordiamoci
che la Libia ha avuto negli ultimi tempi la presidenza del consiglio dellOnu per i diritti umani». Chiuso
"lincidente" tra Fini e la Lega e risolta la
formalità dei voti, a Montecitorio resta solo lopposizione, a recriminare
per la fiducia posta dal governo al ddl e a presentare odg per «sfidare
lesecutivo almeno ad unassunzione di responsabilità su temi che in
commissione apparivano condivisi» e che sono usciti dal ddl a causa dei
maxi-emendamenti. Laura Garavini, capogruppo del Pd in commissione Antimafia,
annuncia infatti di aver convertito gli emendamenti dei Democratici in odg e
spiega che «laver posto la fiducia sul
ddl impedisce allopposizione di votare a favore di quegli emendamenti, di
cui è stata artefice. Mettendoci in una posizione assurda». «Inoltre - prosegue
Garavini - è assurdo che questo pacchetto sicurezza non venga utilizzato dal governo per
inserire tutta una serie di aspetti determinanti nella lotta alla mafia», anche
se nel testo ci sono «comunque alcuni elementi positivi». «Noi comunque -
conclude la democratica - saremo impegnati in prima fila al Senato perche
queste proposte migliorative vengano inserite nel pacchetto sicurezza».
(
da "Libertà"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Berlusconi
tranquillo: «Norme in linea con le direttive europee» ROMA - Sui
«respingimenti» degli immigrati, Silvio Berlusconi si sente tranquillo. Dice di
essere «in linea totale con le direttive europee, il diritto internazionale e
la legge italiana». In Libia c'è un'agenzia dell'Onu, dove chi ha i requisiti
può ottenere di «essere accolto». La Libia è un paese rassicurante, perché -
dice Berlusconi - ha avuto la presidenza del consiglio per
i diritti umani. Giornata tumultuosa sui problemi dell'immigrazione, perchè il
dibattito ha investito parlamento, sedi politiche e luoghi cattolici,
soprattutto per le precedenti affermazioni del presidente del Consiglio: quasi
nessuno, degli immigrati esaminati, ha titoli per il diritto di asilo. In
una intervista alla radio vaticana, Cristopher Hein, direttore del comitato per
i rifugiati, lo smentisce con i dati del 2008: 37mila persone sbarcate, il 70%
ha chiesto l'asilo e un terzo del 37mila lo ha ottenuto. Marco Pannella fa
salire al 40% la quota degli immigrati che ha avuto lo status di rifugiato. Il
ministro dell'Interno, Roberto Maroni, parla di 10mila. E criticando l'Ue («Ci
ha lasciati soli») ha detto che i respingimenti andranno avanti «fino a che gli
sbarchi non si fermeranno». Giusta la linea del Governo. I riconoscimenti sulle
navi non sono possibili: ci vorrebbero tre mesi. L'asilo può essere richiesto
in Libia. Ma il problema è dell'intera Ue: l'accoglienza avvenga in tutti i
Paesi; creazione in Europa di centri per il riconoscimento. Una tesi che
riversa anche sulla Ue il peso finanziario dell'operazione: l' Italia ha speso
per il 2009 circa 30 milioni di euro. Per sei anni, la commissione Ue ne ha
stanziati 21. Proprio ieri, la commissione europea ha indicato le sue priorità,
non ancora ufficiali: una politica dei rimpatri più efficace; un'azione «più
decisa» contro gli abusi sul diritto di asilo. Sul fronte interno, di rilievo
la richiesta delle opposizioni al Senato: informativa del governo sui
«respingimenti». Firme: Anna Finocchiaro Pd, Felice Belisario Idv, Gianpiero
D'Alia Udc. Gianfranco Fini si è distinto ancora una volta dalla sua
maggioranza e dal Governo, dicendo che sull'immigrazione è bene «evitare
eccessi propagandistici». L'allusione è verso Maroni: la sua è una «ipotesi tra
le tante, non peregrina» e a lui sono addebitati «eccessi polemici», sia pure
in clima di campagna elettorale. Commento realistico di Umberto Bossi: «Se non
la fai sotto elezioni la propaganda, quando la fai?». In polemica con Beppe
Pisanu, Pdl, il leghista Roberto Calderoli ha detto che i respingimenti hanno
un «significato preventivo». I leghisti hanno protestato contro Pisanu, che
aveva parlato di «atteggiamento pericoloso» da parte loro. Pisanu, nella sua
autonomia di giudizio, ha detto di non aver voluto offendere la Lega. Renato
Venditti 14/05/2009
(
da "Arena, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Giovedì
14 Maggio 2009 NAZIONALE Pagina 3 NORME SULLA SICUREZZA. Ok al disegno di legge
che prevede anche le ronde. Oggi l'ultima prova, poi al Senato. Il Carroccio
vuole il varo prima delle elezioni europee Reato di clandestinità, la Camera
vota la fiducia Berlusconi: noi in linea con il diritto internazionale Onu:
vertice con il Viminale Fini alla Lega: propaganda UMBERTO BOSSI ROMA Con tre
fiducie al governo in poche ore, la Camera ha detto sì ad altrettanti
maxi-emendamenti al disegno di legge sulla sicurezza che introduce il reato di
clandestinità, le ronde di privati e un contributo di 80 euro per chi chiede un
permesso di soggiorno. Oggi il provvedimento sarà approvato dall'assemblea di
Montecitorio e passerà poi all'esame del Senato. Il ministro dell'Interno
Roberto Maroni ha espresso la sua soddisfazione: «Abbiamo completato il
percorso iniziato un anno fa e finalmente siamo arrivati a garantire la
sicurezza ai cittadini e il contrasto all'immigrazione clandestina». «Chi la
dura la vince», ha commentato Umberto Bossi. Il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi, ieri in Aula per votare, ha confermato la linea. nonostante le
critiche arrivate in questi giorni dall'Onu e dalla Cei: «Noi siamo in linea
con il diritto internazionale, le direttive europee e la legge italiana. C'è
un' agenzia dell'Onu in Libia, chi vuole venire da noi ed ha i requisiti si
rechi li», ha detto, «e ricordiamoci che la Libia che ha
avuto negli ultimi tempi la presidenza dell'Onu per i diritti umani». LA LIBIA E L'ONU. Oggi a Gaeta saranno consegnate tre
motovedette alla Libia. Quanto alle critiche delle istituzioni internazionali,
il titolare del Viminale ha annunciato che domani incontrerà il commissario
Laurens Jolls, che è il responsabile italiano dell'Unchr. Nel colloquio
con il rappresentate dell'Alto commissariato dei rifugiati il ministro leghista
rilancerà la proposta di creare una struttura in Libia per valutare là se
qualcuno dei clandestini ha i requisiti per lo status di rifugiato. «Altre
soluzioni non sono possibili. Perché», ha sostenuto Maroni, «è impossibile
chiedere che il riconoscimento avvenga nelle navi», perché i tempi delle
procedure sono lunghi e non sarebbe possibile lasciare tre mesi le navi in
mezzo al mare. E visto che il fenomeno dell'immigrazione riguarda tutta
l'Europa, secondo il ministro dell'Interno occorre da parte della Comunità
«un'azione più incisiva». Da parte sua insisterà con la Commissione Ue e con il
commissario Ue alla giustizia e libertà Barrot su due fronti: che l'accoglienza
dei rifugiati avvenga in tutti i Paesi dell'Unione europea, e quello di un
ruolo più attivo per la Frontex, l'agenzia creata nel 2004 per la gestione
delle frontiere. L'obiettivo è quello di creare una rete europea di centri di
riconoscimento. Maroni ha inoltre sostenuto che la vera lotta per fermare
l'immigrazione clandestina è quella contro i trafficanti e nel racket di esseri
umani sono coinvolti anche italiani. FINI:
«PROPAGANDA». Il clima nella maggioranza comunque non si rasserena. Ieri c'è
stato un botta e risposta tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e
Bossi, poi ricucito. «Bisogna evitare eccessi propagandistici», ha detto Fini
ai giornalisti mentre era in corso il primo voto di fiducia. «Ma se la
propaganda non la fai in campagna elettorale», ha replicato Bossi, «quando la
fai?». Fini, però, non ha smorzato i toni anche sulla polemica tra il governo e
l'Onu, che ha criticato i respingimenti senza che venga concesso il diritto di
asilo. Alla domanda dei cronisti su chi delle due parti avrebbe dovuto evitare
eccessi polemici, Fini ha risposto: «Non mi pare che l'Onu sia in campagna
elettorale...». Poco più tardi, un faccia a faccia tra i due. «Con Fini il
rapporto è facile, se ti dà la parola, la mantiene...», ha poi risposto Bossi.
La Lega, insomma, non nasconde l'intento propagandistico del provvedimento. Ora
l'unica cosa che conta, sottolinea Maroni, è che il testo diventi legge entro
maggio, con l'ok del Senato prima delle elezioni.
(
da "Arena, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Giovedì
14 Maggio 2009 LETTERE Pagina 19 IMMIGRATI La verità sui campi libici Come è
noto, motovedette italiane di pattugliamento nel Canale di Sicilia hanno
fermato un battello carico di un centinaio di profughi in fuga dalle Coste
Africane, e li hanno rinviati in Libia, da dove sembra fossero partiti. Azione
definita, con termine elegante e molto appropriato «respingimento». Essa è
stata adottata dal nostro Paese - e ripetuta poco dopo - con un certo orgoglio,
al grido di «era ora», che sembrerebbe molto condiviso dagli italiani, per lo
meno secondo i nostri parlamentari e molti mass media. Cittadini intervistati
per la strada hanno manifestato soddisfazione perché «finalmente si adottano
misure concrete e non chiacchiere» per respingere i clandestini, gli
irregolari, e quindi i futuri criminali. Molti rappresentanti politici, sia del
governo che dell'opposizione, hanno plaudito. Per il Ministro degli Interni si
tratta di «una svolta storica nel contrasto dell'ingresso illegale» ovviamente
«rivolta soprattutto a punire i trafficanti di merce umana,
e rispettosa delle vite dei profughi. che vengono per noi prima di ogni altra
cosa». E se tra gli sventurati dei barconi ci fossero stati dei possibili
rifugiati politici, dei perseguitati aventi comunque diritto all'asilo - come
ci viene ricordato anche dall'ONU, ebbene «anche in Libia c'è un CIR (Centro
Italiano per i Rifugiati), si possono rivolgere là». La stampa ci
avverte però che il Ministro dimentica i dettagli. L'unico CIR in Libia è stato
aperto pochi giorni fa, con un solo addetto, nessun finanziamento se non lo
stipendio dell'impiegato. Naturalmente non è riconosciuto dalla Libia, cioè dal
Paese - che non riconosce nessuna Carta dei Diritti
Umani - con cui abbiamo stipulato i costosi accordi per fermare l'emigrazione.
Al ministro Maroni fa eco -pur con diverse sfumature, l'entourage governativo,
da Ronchi a Bricolo, a Fini stesso. Si associa anche una parte della
opposizione: l'ex ministro Fassino conferma la legittimità dell'azione, in
linea con i trattati internazionali. Molti «benpensanti della sinistra»
ricordano l'ovvietà, cioè che i problemi dei migrantes vanno risolti a casa
loro creando - naturalmente al loro Paese - posti di lavoro, libertà e
democrazia. Grazie, la soluzione era talmente semplice che non ci eravamo
arrivati. C'è qualcosa di strano in questa come in altre vicende politiche
italiane di questi giorni. E' un poco come se il nostro Paese fosse colpito da
un virus encefalitico molto peggiore di quello messicano. Si chiama il silenzio
della ragione ed il trionfo della farneticazione. Le verità che infastidiscono
vengono sostituite da falsificazioni di comodo, che poi possono essere sempre
smentite. Si afferma l'idea che davanti ai problemi del macrocosmo - la
povertà, la fame, l'avvento di una società multietnica - complessi e difficili
da affrontare, non occorra battersi per cercare faticosamente le soluzioni, ma
sia preferibile - e più gradito alle masse elettorali - rimuovere il problema,
trasferirlo via da noi, seppellirlo da qualche parte in modo che non dia più
fastidio alla vista dei benpensanti. Problema spostato, problema dimenticato,
per usare una finezza letteraria di un nostro Parlamentare, che si adatta bene
a tutti i poveri ed a chi non ha voce per gridare, non ha mezzi per difendersi.
Poi però c'è il resto del Mondo. Del Mondo Civile, che ci ricorda qualche
verità dimenticata e che rompe questa voluta oscurità. Anzitutto le Nazioni
Unite. L'Alto Commissario ci rammenta che la Carta dei Diritti
del'Uomo l'abbiamo sottoscritta anche noi, a Ginevra nel 1951. Secondo la quale
«chi fugge per timore di persecuzioni dovute alla sua razza, religione,
cittadinanza, opinioni politiche, chi fugge dalle guerre e da persecuzioni
belliche. ha diritto all'asilo politico». Principio ribadito quasi alla lettera
dall'articolo 10 della nostra Costituzione. Ebbene, secondo il direttore del
Consiglio Italiano dei Rifugiati, Christofer Hein, analizzando le statistiche
del Centro di Lampedusa, il 72% dei profughi chiede asilo, e la metà di essi lo
ottiene perché ne ha diritto. Come osserva Gianantonio Stella sul «Corriere»
probabilmente varie decine nei due-trecento «respinti» avevano titolo all'
asilo. E tutti avevano diritto di non essere «infoibati». «Sono stati
ricondotti in Libia, abbiamo imboccato la via giusta». Fa specie che tra i
politici più entusiasti di questa nuova ma vecchissima strategia emergano anche
noti rappresentanti di sedicenti movimenti «cristiani». Per questo fanno bene
all'anima gli appelli che si sono levati dalla Chiesa Cattolica a tutela della
dignità umana. Andrea Segre ci ha infatti ricordato - in un suo reportage per
la Unione Europea, l'inferno dei campi libici di detenzione dei profughi
africani. Dove ad esempio i migranti etiopi od eritrei di religione copta
vengano torturati dai carcerieri libici, fino alle esecuzioni sommarie. Dove -
dati confermati dalla Charitas, Medecins sans Frontieres, Amnesty etc.- la
maggior parte delle donne e molti dei minori vengono sistematicamente e
ripetutamente violentati. Dove - secondo il rapporto 2006 del Direttore del
Sisde, dr. Mori, al comitato parlamentare di controllo- «i clandestini vengono
raccolti nei furgoni come cani, bastonandoli e legandoli, e trasportati in
campi profughi dove i sorveglianti lavorano con maschere per gli odori
nauseabondi», dovuti alla mancanza di qualsiasi struttura igienica o di polizia
obituaria. Testimoni anzi hanno descritto nel campo di Seba, scenari di vita
preistorica . Secondo l'Alto Commissariato ONU «i container viaggiano nel
deserto con il loro carico umano per due tre giorni, senza viveri né acqua, con
i prigionieri che bevono la propria urina.». Secondo Fortress Europe
(Osservatorio sulle Vittime delle Migrazioni), mediamente ogni anno 3000-4000
persone muoiono perché abbandonate nel deserto lungo la frontiera libica con il
Niger, Ciad , Sudan o Egitto, e più o meno altrettante vengono vendute ai
mercanti di schiavi». Cadono le braccia. Fermiamoci qui. Nessuno pretende che
lo spirito più profondo del cristianesimo, il suo più grande e delicato contenuto
esistenziale possano essere compresi, introiettati e vissuti da tutti sul
pianeta, anche dal predone del deserto nato, ed educato nella legge della
violenza e della sopraffazione . Sappiamo che può essere molto difficile
riconoscersi realmente nel sommo comandamento, e praticarlo, ancor più in
questa «affluent» e fatua società. Un logo che reciti «ama il prossimo tuo come
te stesso» può apparire troppo impegnativo ed impraticabile tra i cellulari ed
il jet set, apparentemente così lontani dalle miserie del Terzo e Quarto Mondo.
Ma sembra opportuno, visti i tempi, che qualcuno ricordi almeno ai consorzi umani di ispirazione cristiana, e soprattutto a quei
responsabili politici che in questi giorni hanno inneggiato al «respingimento»
dei profughi, e che al primo accenno alle cellule staminali o alle unioni
civili sbandierano il loro inossidabile cristianesimo, qualche concetto che
sembra caduto nell'oblio. Come dicevano Giovanni e Pietro nelle loro Lettere,
«Deus Charitas est». Senza alcuna retorica, sarebbe forse utile certi nostri
parlamentari provassero a rivalutare le loro decisioni nelle vicende di questi
giorni ricorrendo al giudizio di un personaggio spesso da loro stessi evocato e
celebrato: Madre Teresa. Che così definiva l'unico vero significato della
nostra esistenza :«Combattere perché si riconosca Cristo in ogni uomo, arrivare
a Dio amando le sue creature». Ci riflettano un momento in silenzio. Dopo, solo
dopo, riprendano pure le interviste sulla «svolta storica» , sui «fatti invece
delle chiacchiere» etc etc. Massimo Gerosa VERONA
(
da "Tirreno, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Oggi la
festa, dedicata al 60º dei Diritti dell'Uomo Meeting
della Pace al palazzo dello sport ORBETELLO. Oggi, a partire dalle 9 nel
Palazzetto dello Sport di Orbetello, si terrà il 2º meeting della Pace,
organizzato dall'Istituto Comprensivo don Milani e che, per celebrare il 60º
anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani, quest'anno è stato intitolato "Io adotto un diritto".
«Il nostro Istituto già dallo scorso anno scolastico partecipa attivamente alle
iniziative della Rete Progetto Pace. - spiega l'insegnante Maria Pia Mecheroni,
coordinatrice del progetto - Questa rete collega fra loro scuole diverse che
condividono le proprie esperienze per diffondere una cultura di pace,
intesa come il rispetto della dignità della persona che si realizza
nell'attuare e vivere nella società, e in grandi valori quali, la centralità
dell'uomo nella storia, l'amore inteso come capacità di rinunciare ad affermare
se stessi sugli altri, la libertà come liberazione dalla schiavitù e dalle
idolatria del denaro e del successo, la giustizia intesa come autonoma
convinzione di ciascuno della necessità di adempiere pienamente ai propri
doveri e di rispettare i diritti altrui». Al raggiungimento di questo grande
obiettivo è dedicata la manifestazione di oggi. «Tutti gli studenti hanno
approfondito la conoscenza delle tematiche relative ai diversi articoli che
costituiscono la Dichiarazione Universale dei diritti umani
- conclude l'insegnante - e si sono impegnati nella realizzazione di numerose
attività, alcune delle quali verranno presentate questa mattina, sia dai nostri
studenti che da quelli provenienti da altri Istituti del territorio». Barbara
Uloremi
(
da "Tempo, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
stampa
l'estradizione del terrorista dei pac La vergogna di Lollo, lo stragista che
depone per Battisti Il ministro della Giustizia brasiliano Genro ci attacca:
"Trattati dall'Italia come paese di serie B. Non vi daremo un capro
espiatorio". Achille Lollo, altro rifugiato in Brasile e condannato per il
rogo di Primavalle, oggi depone in difesa dell'amico Battisti. Prosegue il
braccio di ferro tra l'Italia e il Brasile per il caso Cesare Battisti, il
terrorista dei Pac latitante da vent'anni attualmente detenuto nel carcere
brasiliano di Papuda. L'Italia ha chiesto l'estradizione del terrorista che
deve scontare la pena per due omicidi. Il governo brasiliano gli ha invece
concesso lo status di rifugiato politico. E non vuole cambiare posizione. Ieri il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro è stato
ascoltato dalla Commissione dei Diritti Umani
della Camera dei Deputati dove ha accusato l'Italia «di trattare il Brasile
come un paese di seconda categoria» proprio in riferimento alla crisi
diplomatica tra i due paesi scoppiata dopo la concessione dello stato di
rifugiato politico a Battisti. «Il trattamento dell'Italia nei confronti
del Brasile è molto differente da quello che riservò alla Francia quando il
paese europeo concesse l'asilo politico a Battisti per undici lunghi anni.
L'Italia disprezza lo Stato e le leggi brasiliane. Il governo brasiliano non ha
intenzione di estradare nessuno che possa servire come capo espiatorio per i
fatti tragici che ha vissuto la società italiana». Genro ha ribadito che Cesare
Battisti è un criminale politico e che lui stesso si considera criminale perché
subì un processo durante il regime militare. Pur convinto che qualsiasi giudice
minimamente neutrale avrebbe assolto l'ex militante dei Proletari Armati per il
Comunismo per mancanza di prova, il ministro brasiliano della Giustizia ha
sottolineato che con la sua decisione di concedere lo statuto di rifugiato politico
a Battisti non ha voluto offendere nè la giustizia, nè lo Stato nè il governo
italiani, e tanti meno il dolore delle vittime del terrorismo. I rapporti tra i
due paesi, dunque, sono ridotti al lumicino. E come se non bastasse, oggi è
prevista l'audizione davanti alla Commissione dei diritti umani
del Congresso di Brasilia addirittura di Achille Lollo, altro rifugiato in
Brasile, condannato per la strage del rogo di Primavalle dove morirono Virgilio
e Stefano Mattei, figli del segretario della sezione del Msi del quartiere di
Primavalle. L'ex membro di Potere Operaio che ora fa il giornalista nel paese
carioca parlerà in difesa dell'amico Battisti. - «Con Lollo in cattedra siamo
oltre la soglia della decenza»: si è definito «rabbrividito» Andrea Ronchi,
Ministro per le politiche comunitarie, per il fatto che sia proprio Achille
Lollo «condannato per l'assassinio di due ragazzi incolpevoli» a difendere la
reputazione di Cesare Battisti, ex terrorista rosso dei Proletari armati per il
comunismo, in cella in Brasile in attesa del verdetto sulla sua estradizione in
Italia. «Il presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva - atteso al G8
dell'Aquila tra un paio di mesi - non può pensare che si possa far passare in
secondo piano un'offesa simile al nostro Paese». «Sono sicuro - ha aggiunto il
ministro - che il presidente Berlusconi saprà trovare le parole e i modi per
mostrarsi in linea con quanto detto dal presidente Napolitano» che,
recentemente ha ricordato che non è opportuno che a ricostruire i fatti con le
loro «memorie romanticheggianti e autogiustificative» siano «personaggi che
ebbero parte attiva in quella stagione sciagurata». Sarà la corte Suprema del
Brasile a decidere se il terrorista Battisti va consegnato o meno alle autorità
italiane. Intanto il presidente della Commissione, Luiz Couto, del governativo
Partito dei Lavoratori (Pt) - ha detto che il Supremo Tribunale Federale (Stf)
esaminerà probabilmente la richiesta di estradizione presentata dall'Italia su
Battisti nel prossimo mese di giugno.
(
da "Repubblica, La"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina
17 - Esteri Il caso Bagdad, scoperta una fossa comune con 100 corpi BAGDAD -
Ossa di bambini, donne e anziani sono venute alla luce da una fossa comune dove
sono stati trovati almeno 100 corpi nel villaggio di al Bdair, a circa 180 km a Sud di Bagdad. Lo
riferisce l´agenzia irachena Nina citando fonti governative, secondo cui la
scoperta è stata fatta da alcuni pastori iracheni, a pochi chilometri dalla
città di Diwaniya. Con ogni probabilità, secondo le fonti, si tratta di curdi
uccisi dall´ex regime dopo la guerra del 1991. Il
responsabile dell´ufficio per la difesa dei diritti umani nella
provincia di Diwaniya, Fadil al-Qasir, ha affermato che un gruppo specializzato
della sua organizzazione ha visitato il sito e, iniziando a catalogare e
contare i resti delle vittime, ha rilevato che gran parte di esse indossavano
il costume tradizionale curdo. Al-Qasir ha aggiunto che sono già state
chieste le autorizzazioni necessarie al ministero dei diritti umani per iniziare lo scavo e il trasferimento dei resti,
dopo che sarà stata compiuta l´identificazione, ai cimiteri speciali per
martiri.
(
da "Repubblica, La"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina
19 - Esteri Gheddafi, "l´amico libico" in Italia per una visita
storica A giugno per un vertice a due, a luglio per il G8 Mistero su dove
pianterà la tenda, anche durante il G8 che si svolgerà all´Aquila VINCENZO
NIGRO ROMA - Odiato e amato, demonizzato e corteggiato. Muhammar Gheddafi per
l´Italia è stato tutto e il contrario di tutto. Di solito contemporaneamente. E
continua ad esserlo, 40 anni dopo aver preso il potere a Tripoli con la sua
rivoluzione verde. Dal 10 al 12 giugno il colonnello farà la sua prima visita
in Italia, per ritornare poi in Abruzzo al G8 di luglio, dove rappresenterà
l´Africa come presidente di turno dell´Oua, l´Unione africana. Arabo e
africano, statista e terrorista, anti-americano ma poi pro-americano, Gheddafi
ha fatto della sua lucida duplicità, apparentemente irrazionale, il segreto di
un record di sopravvivenza: è il leader più longevo di tutto il Medio Oriente,
del Mediterraneo, del mondo intero se possiamo trascurare personaggi marginali.
Ma in questo viaggio, nel corteggiamento intenso che riceve da Berlusconi,
Gheddafi si troverà di fronte un fenomeno interessante: il buon vecchio, doppio
binario della politica estera italiana non è stato per nulla abbandonato. Il
ministro degli Esteri Franco Frattini sta costruendo quasi una "duplicità
responsabile" che in politica estera permette al governo Berlusconi di
essere "il miglior amico" di Israele in Europa ma anche il miglior
socio commerciale dell´Iran di Ahmadinejad; l´alleato fedele degli Usa, ma
anche una forte sponda per la Russia di Putin. Il viaggio di Gheddafi per
partecipare al G8 italiano era già stato confermato da tempo, con tanto di
giocondo mistero sul luogo in cui il colonnello avrebbe piantato la
tradizionale tenda beduina, prima alla Maddalena e poi all´Aquila. Ma la
conferma che un mese prima del G8 Gheddafi sarà a Roma per una missione
totalmente bilaterale è l´ultimo segno della concreta importanza del rapporto
Italia-Libia. Gheddafi vedrà tutti, Napolitano, Berlusconi, Schifani, Fini,
l´opposizione. Ieri solo due "entità" hanno protestato per l´arrivo
del colonnello in Italia: la prima è il Partito radicale di Marco Pannella ed
Emma Bonino, che non dimentica il passato terrorista del regime libico, i
dissidenti uccisi anche in Italia sotto gli occhi distratti del Sismi e della
polizia. Così come Pannella e Bonino non dimenticano i
diritti umani nella Libia di oggi. E contestano quindi la concessione di una
laurea honoris causa che l´Università di Sassari vorrebbe consegnare al
colonnello. Altra associazione che obietta qualcosa è l´Airl, il comitato che
riunisce i rimpatriati dalla Libia, gli italiani espulsi dopo il 1970.
«Prima della visita di Gheddafi a Roma, Napolitano e Berlusconi ricevano anche
noi», dice Giovanna Ortu, combattiva leader dei rimpatriati: «La rinnovata
amicizia tra i due paesi ci ha permesso di tornare a Tripoli, dove abbiamo
partecipato all´inaugurazione del restaurato cimitero». Adesso gli associati
dell´Airl chiedono però che qualcuno si ricordi di onorare l´impegno di
rimborsare, di ricompensare le case espropriate, i negozi, le attività
confiscate dai libici. Non è quindi una vera protesta per l´arrivo di Gheddafi,
a Roma, è la richiesta di tutelare diritti che gli interessi di oggi e gli
affari del futuro potrebbero gettare nel cestino delle storie dimenticate. E´
quasi sicuro allora che a Roma il 10 giugno Muhammar Gheddafi verrà accolto con
interesse e curiosità, specchio arabo di una politica italiana che poi non è
mai stata così estranea alla sua.
(
da "Stampaweb, La"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
ROMA
Rush finale alla Camera per il pacchetto sicurezza. Dopo la tripla fiducia di
ieri che ha dato il via libera ai tre maxi-emendamenti del decreto, si
ricomincia questa mattina alle 9,30 con le votazioni sugli ordini del giorno.
Poi, dalle 11,30, dichiarazioni di voto finali e, da ultimo, il via libera
definitivo al provvedimento, che dovrà tornare al Senato per unulteriore lettura. La prima notizia die ier è che il
governo ieri ha incassato ben tre fiducie in un giorno solo, una per ogni
maxi-emendamento presentato alla Camera al ddl sicurezza; il dato politico
è che in maggioranza si registrano ancora scintille tra il presidente della
Camera Gianfranco Fini e il leader della Lega Umberto Bossi sul respingimento
dei richiedenti asilo politico ma, quando poi si tratta di presentarsi allappuntamento con lurna, la maggioranza avanza
compatta. E il presidente del Consiglio, alla Camera durante lultimo voto
della giornata, sorride soddisfatto. Eppure, ieri mattina la tensione nella
coalizione di governo era alta. Fini, conversando con i cronisti, aveva infatti detto
chiaro e tondo che «lOnu non è in campagna
elettorale», mentre in Italia ci sono «eccessi propagandistici» che sarebbe
meglio evitare, soprattutto su una faccenda delicata come i richiedenti asilo politico e il
loro respingimento. «Bisogna evitare eccessi propagandistici», il ragionamento
di Fini, e la proposta del ministro dellInterno
Roberto Maroni di di far verificare le richieste di asilo in Libia «è
unipotesi tra le tante, non peregrina». Insomma, un problema con i
respingimenti «cè» e «non è un problema di
punti di vista: ci sono le norme di diritto internazionale. Esiste il problema
del respingimento dei migranti ed esiste il diritto allasilo. Solo che va
verificato. Se si verifica sul territorio nazionale esistono i Cie, se si verifica
durante il trasferimento deve essere certo che sia fatto in modo esaustivo e
completo». «Forse bisognerebbe pensare a istituire dei centri anche nei paesi
notoriamente di transito, coinvolgendo le organizzazioni internazionali come lOnu e la Ue», ha detto Fini con pacatezza. Ma le parole
del presidente della Camera scatenano la replica della Lega. È proprio il
Senatur Umberto Bossi a dire la sua: i richiedenti asilo? «Cominciamo a
respingerli - ha affermato lapidario - e dopo si vedrà». Poi, la risposta al
presidente della Camera: «Se poi non fai propaganda quando sei sotto elezioni,
quando la fai?». Scintille, appunto, che necessitano di un chiarimento
immediato. Colloquio di una mezzora nello studio
del
presidente della Camera tra i due (alla presenza del capogruppo del Carroccio
Roberto Cota) e, al termine, lo stesso Bossi puntualizza che «Fini è uomo di
parola, lui la parola la mantiene». Del resto, il Senatur ha sempre
riconosciuto che «con Fini il rapporto è facile, se ti dà la parola la
mantiene. Insomma... abbiamo parlato di cose alte, di come ci si comporta
reciprocamente tra alleati». Ma sul ddl sicurezza piovono anche le dure
critiche dei vescovi. Secondo il direttore dellUfficio
per la pastorale degli immigrati della Cei, padre Gianromano Gnesotto, «il
grande tema tenuto sotto silenzio» del ddl sicurezza è «il tema dellintegrazione» mentre i suoi effetti sono nella
direzione contraria a quella di «una società che vuole essere integrata». Interpellato dallagenzia Ansa sul ddl in votazione alla Camera,
lesponente della Cei spiega che questo pacchetto sicurezza «non avrà gli
effetti propri di una società che vuole essere integrata». «Il grande tema -
insiste Gnesotto - che viene messo a lato da questo provvedimento è quello dellintegrazione perchè il pacchetto sicurezza non parla di
questo e non avrà gli effetti propri di una società che vuole essere
integrata». Sullo sfondo, il voto parlamentare sul ddl sicurezza, cavallo di
battaglia della Lega e dellinquilino del Viminale,
ultimamente sostenuto a spada tratta anche da palazzo Chigi: tre
maxi-emendamenti con tre voti di fiducia, passati senza intoppi. Berlusconi,
paciere, uscendo da Montecitorio tira le somme. Le politiche adottate dal
Governo
italiano sui respingimenti dei clandestini, sancisce il premier «sono in linea
con le direttive Ue, col diritto internazionale, con la legge italiana. Tutto
il resto sono cose...». Insomma, «cè
unagenzia dellOnu in Libia - aggiunge Berlusconi - chi vuole venire qui e
chiedere di essere accolto perchè ha i requisiti per essere considerato persona
da accogliere si reca allagenzia dellOnu in
Libia e lì avrà la ricezione del suo nome. E ricordiamoci che la Libia ha avuto
negli ultimi tempi la presidenza del consiglio dellOnu per i diritti umani». Chiuso
"lincidente" tra Fini e la Lega e risolta la
formalità dei voti, a Montecitorio resta solo lopposizione, a recriminare
per la fiducia posta dal governo al ddl e a presentare odg per «sfidare
lesecutivo almeno ad unassunzione di
responsabilità su temi che in commissione apparivano condivisi» e che sono
usciti dal ddl a causa dei maxi-emendamenti. Laura Garavini, capogruppo del Pd
in commissione Antimafia, annuncia infatti di aver convertito gli emendamenti dei Democratici
in odg e spiega che «laver posto la fiducia sul
ddl impedisce allopposizione di votare a favore di quegli emendamenti, di cui è stata
artefice. Mettendoci in una posizione assurda». «Inoltre - prosegue Garavini -
è assurdo che questo pacchetto sicurezza non venga utilizzato dal governo per
inserire tutta una serie di aspetti determinanti nella lotta alla mafia», anche
se nel testo ci sono «comunque alcuni elementi positivi». «Noi comunque -
conclude la democratica - saremo impegnati in prima fila al Senato perche
queste proposte migliorative vengano inserite nel pacchetto sicurezza».
(
da "Manifesto, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
IL
DIRITTO ALLA VITA Danilo Zolo Il parlamento italiano sta votando per
trasformare i migranti irregolari in criminali. Il successo della maggioranza
governativa agli ordini del suo seducente, ricchissimo sultano è scontato. Il
ministro degli interni Roberto Maroni, che dell'idea è il grande ispiratore,
spicca per il suo egocentrismo xenofobo e per il suo cinismo intellettualmente
misero oltre che moralmente deplorevole. E trionfa ancora una volta l'ottusità
giuridica e la ferocia sociale dell'idea di sicurezza e di identità etnica che
è propria del presidente del consiglio. Berlusconi, si sa, ama il prossimo suo
come se stesso, soprattutto se si tratta di giovani donne. Nulla ormai ci può
sorprendere nel contesto della deriva razzista e dell'indigenza intellettuale
che sta travolgendo l'Italia. Il tema da approfondire è però un altro: che
senso ha proclamare a tutti i venti - come hanno fatto, fra i molti altri, il
presidente della camera Fini e il pontefice romano - che l'Italia ha il dovere
di rispettare il diritto di asilo politico dei migranti invece di respingerli
tout court e di consegnarli alla Libia? Che senso ha chiedere all'Italia di
attenersi alle Convenzioni di Ginevra se è vero che da tempo nessuno le
rispetta, a cominciare dalle grandi potenze occidentali e dallo Stato di
Israele? E che senso ha richiamarsi all'art. 10 della Costituzione italiana sul
diritto di asilo se è una normativa, anche questa, che il governo può ignorare
senza problemi, esattamente come ignora l'articolo 11 che imporrebbe all'Italia
di non essere complice degli Stati uniti nella guerra di aggressione contro
l'Afghanistan? Anche l'autorevole giurista internazionalista, Antonio Cassese,
in un suo intervento su Repubblica (12 maggio), non ha saputo fare altro che
ripetere il refrain del diritto di asilo politico, per di più dopo aver
sostenuto, erroneamente, che l'immigrazione clandestina sta aumentando a ritmi
vertiginosi e che i flussi migratori incidono seriamente sul nostro mercato del
lavoro. Come è noto, la spinta migratoria verso i paesi euromediterranei è in
decrescita. Ed è altrettanto noto che circa il 10% della ricchezza prodotta nel
nostro paese è frutto dell'attività di imprenditori e di lavoratori provenienti
da paesi extracomunitari, con in testa nazioni come il Marocco, l'Albania, il
Senegal, la Tunisia. La questione cruciale è dunque molto
diversa, se è vero che il diritto alla vita è il diritto fondamentale
proclamato dalla Dichiarazione universale dei diritti umani nel 1948. È
una verità difficile da negare, dopo i fiumi di retorica che ci hanno investito
per la ricorrenza dei sessant'anni della Dichiarazione. Ma allora perché
il diritto alla vita è ignorato dalle norme nazionali e internazionali che
attribuiscono agli stranieri il diritto all'asilo politico? Ci sono aree del
pianeta da dove centinaia di migliaia di persone partono abbandonando le loro
famiglie, i loro affetti, le loro tradizioni, i loro universi simbolici, le
loro credenze religiose, i loro canti. Non lo fanno, salvo rare eccezioni,
perché sono alla ricerca delle «libertà democratiche» garantite dall'asilo
politico dei paesi occidentali. Lo fanno perché muoiono di fame. CONTINUA|PAGINA 7 Si calcola, ad esempio, che sono ormai quasi
due milioni i migranti che da sud a nord attraversano i deserti africani,
entrano in Libia superando i confini del Sudan e del Niger e convergono verso
le coste del Mediterraneo. I deserti africani, inclusi quelli libici, sono
ormai cosparsi di cadaveri, come lo è il fondo del Mediterraneo. L'ampiezza del
fenomeno migratorio non è semplicemente la conseguenza del carattere dispotico
di molti regimi politici non occidentali, di sanguinose guerre civili o di
condizioni generali di arretratezza civile, come si vuol far credere con la
retorica dell'asilo politico. Le migrazioni sono strettamente legate alla
crescente discriminazione «globale» fra i paesi ricchi e potenti, da una parte,
e i paesi deboli e poverissimi dall'altra. Al 20% più ricco della popolazione
mondiale è destinata una quota di ricchezza almeno 160 volte superiore a quella
del 20% più povero. E la differenza aumenta sempre più grazie alle decisioni
arbitrarie e incontrollabili di soggetti internazionali dotati di grande potere
economico-finanziario, politico e militare. Le cause della discriminazione
globale sono, oltre alla povertà, le malattie epidemiche, l'assenza di acqua
potabile, la devastazione dell'ambiente, le turbolenze ecologiche, il debito
estero. Il fenomeno è particolarmente grave nei paesi «in via di sviluppo»,
come ha segnalato Luciano Gallino: in India, dal 1996 al 2007, si sono
suicidati 250 mila contadini, perché oppressi dalla fame e dai debiti. Per loro
nessun «diritto di asilo» ha operato e nessun pattugliamento del Mediterraneo è
stato necessario. Che cosa è possibile fare? Quali strategie, in particolare la
sinistra europea, può adottare per far convivere i valori della cittadinanza
democratica con l'apertura verso le altre culture e civiltà? Come fare del
Mediterraneo uno spazio di cooperazione economica fra l'Europa e i paesi
arabo-islamici? Come accogliere e ospitare i migranti senza sfruttarli,
discriminarli e perseguitarli? Come controllare i flussi migratori in presenza
di un'abissale, crescente differenza fra il mondo dei ricchi e il mondo dei
poveri? Questi sono i problemi da affrontare se il diritto alla vita non è una
ignobile impostura globale.
(
da "Unita, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Marcia
indietro di Obama sulle torture Restano top secret le foto degli abusi GABRIEL
BERTINETTO La notizia è clamorosa, susciterà polemiche, e deluderà molti americani che votarono per Obama anche perché vedevano in lui uno
strenuo difensore dei diritti umani. Il presidente si oppone alla
pubblicazione delle foto che mostrano gli abusi compiuti dai soldati americani
ai danni dei prigionieri di Guantanamo, Abu Graib e altre carceri speciali.
TRUPPE IN PERICOLO La pubblicazione era così sicura, che era già stata fissata
una data, il 28 maggio. Quella data non c'è più. La Casa Bianca ha
avviato le procedure legali per bloccare la macchina che lei stessa aveva messo
in moto il mese scorso. Allora annunciò di non opporsi al verdetto di un
tribunale che aveva ordinato la divulgazione di quelle immagini crudeli.
Immagini di cui L'Unità due settimane fa anticipò i contenuti pubblicando i
disegni schizzati sulla base delle descrizioni di chi aveva potuto esaminare le
fotografie. «Il presidente crede fortemente che il rilascio di quelle foto,
particolarmente in questo momento, servirebbe solo ad infiammare i teatri di
guerra, danneggiare le forze Usa, e rendere il nostro lavoro più difficile in
posti come l'Iraq e l'Afghanistan». Queste le parole con cui un funzionario
governativo ha spiegato le ragioni dell'inatteso voltafaccia. Secondo la fonte,
Obama ha parlato con la squadra di consulenti legali della Casa Bianca,
esprimendo loro i motivi del suo disagio rispetto alla pubblicazione delle
immagini, pur ribadendo di non scusare in alcun modo il comportamento di coloro
che ricorsero a tecniche di interrogatorio brutali. Lo stesso funzionario ha
aggiunto che su istruzioni di Obama, gli avvocati della Casa Bianca «si
opporranno all'immediata diffusione delle foto». Il presidente valuta che «le
implicazioni che la divulgazione avrebbe sulla sicurezza nazionale non siano
state pienamente presentate alla corte» che optò per la pubblicazione. CONTENTI
I GENERALI Obama aveva anticipato l'altro giorno ai vertici militari una scelta
che sostanzialmente accoglie il loro punto di vista. Come ha dichiarato il
portavoce del Pentagono, Geoff Morrell, «i generali Odierno, McKiernan e
Petraeus avevano tutti espresso la loro preoccupazione, e avevano detto che
specialmente in Afghanistan questa è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno».
Secondo Morrell, quella è anche l'opinione del ministro della Difesa Robert
Gates. UMILIAZIONI E VIOLENZE Nessuno potrà dunque vedere le prove dei crimini
compiuti dalla Cia con il permesso di Bush: esecuzioni simulate, umiliazioni,
violenze fisiche e psichiche. Tutto orrendamente documentato nel dossier
fotografico che stava per vedere la luce, ed è destinato invece a rimanete
top-secret ancora chissà per quanto. I disegni pubblicati dall'Unità mostrano
scene raccapriccianti. Un uomo incappucciato, nudo, con il corpo ricoperto da
piaghe, se ne sta rannicchiato in mezzo ad una stanza vuota. Vicino a lui, cani
lupo dall'atteggiamento feroce, ringhianti, tenuti al guinzaglio e pronti ad
avventarglisi addosso. In un altra immagine si vede un individuo bendato, con
un collare che viene usato per strattonarlo e fargli sbattere la testa contro
il muro durante gli interrogatori. E ancora: due uomini bendati e incappucciati
in attesa di essere sottoposti all'ormai famigerato «waterboarding»,
l'annegamento simulato. L'acqua viene versata sul volto dei poveretti in
maniera da provocare una sensazione di imminente soffocamento. Ora si attende
di conoscere le reazioni delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani e dei compagni di partito di Obama che consideravano
la denuncia senza reticenze degli abusi un dovere cui un capo di Stato
progressista come Obama non poteva sottrarsi. La presidente della Camera Nancy
Pelosi aveva suggerito di nominare una «commissione di verità» che indagasse a
fondo sui metodi di interrogatorio violenti dell'era Bush. Marcia indietro di
Obama. Non diventeranno pubbliche le foto che mostrano le torture ai danni dei
detenuti nelle carceri speciali americane, da Abu Ghraib a Guantanamo. Il
presidente cede alle pressioni dei militari.
(
da "Corriere della Sera"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere
della Sera sezione: Politica data: 14/05/2009 - pag: 11 Immigrazione «Sui temi umanitari le Nazioni Unite si fidano di Tripoli» Berlusconi
incalza l'Onu: diritto internazionale rispettato Fini critica la Lega, Bossi
replica ma poi è pace: tutto a posto ROMA «C'è un'agenzia dell'Onu in Libia,
chi vuole essere accolto perché ha i requisiti per essere considerato come una
persona da accogliere si rechi dall'agenzia dell'Onu e lì avrà la ricezione del
suo nome». Silvio Berlusconi sottolinea con forza questo elemento mentre lascia
l'Aula di Montecitorio dove ha partecipato a uno dei voti di fiducia sui
maxiemendamenti del governo al disegno di legge sulla sicurezza. Le parole del
capo dell'esecutivo sono la replica alle critiche delle Nazioni Unite in
materia di respingimenti dei barconi in acque internazionali. Il Cavaliere, che
non ne fa alcuna menzione diretta, tuttavia precisa: «Ricordiamoci
che la Libia ha avuto negli ultimi tempi la presidenza del Consiglio dell'Onu
per i diritti umani». Un invito implicito rivolto a quanti desiderano lasciare
l'Africa a recarsi nelle sedi dell'Onu, e alla stessa Onu affinché si attivi
per verificare che le persone che si rivolgono ai propri uffici siano in
possesso dei requisiti per ottenere lo status di rifugiato. Del resto,
il premier non ha dubbi sulla correttezza degli interventi del suo governo:
«Siamo in linea totale con le direttive europee, il diritto internazionale e la
legge italiana». Le parole di Berlusconi giungono al termine di una giornata
caratterizzata da uno scambio di battute tra il presidente della Camera
Gianfranco Fini, che continua a ritagliarsi un ruolo di coscienza critica della
maggioranza di centrodestra, e il ministro per le Riforme, Umberto Bossi. Il
primo ricorda che nel dibattito «sull'immigrazione clandestina bisogna evitare
eccessi propagandistici ». E il secondo gli replica con una battuta:
«Propaganda? Ma se non la fai adesso che ci sono le elezioni quando la fai?».
Bossi, comunque, insiste: «Chi la dura la vince ». Il confronto a distanza
sfocia poi in un faccia a faccia vero e proprio tra i due, al termine del quale
il capo padano usa parole di apprezzamento per l'ex leader di An. «Fini è un
uomo di parola, lui la parola la mantiene», chiarisce Bossi soffermandosi sul contenuto
del colloquio: «Abbiamo parlato di cose alte, di come ci si comporta
reciprocamente tra alleati ». Segno che, dopo quell'accenno alla propaganda,
Bossi forse temeva qualche «scherzo » da parte dei partner su un provvedimento
che sta molto a cuore alla Lega. Timori dissolti a seguito di un chiarimento,
se così si può definirlo, avvenuto in una riunione allargata negli uffici del
governo alla Camera. A metà pomeriggio si sono, infatti, visti oltre che
Berlusconi e Bossi, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il
sottosegretario alle Riforme, Aldo Brancher, e i capigruppo del Pdl, Fabrizio
Cicchitto, e della Lega Nord, Roberto Cota. E proprio Bossi, uscendo, commenta
con soddisfazione: «Tutto è a posto, abbiamo parlato di tutto ed è andato tutto
bene». Lorenzo Fuccaro Relax Il premier Silvio Berlusconi mentre racconta una
barzelletta ad alcuni deputati (Lapresse/Marco Merlini)
(
da "Unita, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Fini
apre ai gay Ricevuti alla Camera per la prima volta Non si parla delle coppie
di fatto. Ma il leader che aveva detto che un omosessuale non avrebbe potuto
fare il maestro ora sarà il garante della legge contro l'omofobia SUSANNA TURCO
Appena fuori dalla stanza della terza carica dello Stato, Aurelio Mancuso,
presidente dell'Arcigay, quasi si aggrappa al busto in bronzo di Nilde Iotti.
«Oh, Nilde. Un mito. Posso fare una foto?», chiede. Un modo forse, per lui che
viene dal Pci, di ritrovare un approdo sicuro. Dopo il capogiro di essere stati
ricevuti dallo stesso uomo che, undici anni fa, al Maurizio Costanzo Show
dichiarava: «Lo so, ora l'intellighenzia mi farà a fettine, ma io la penso
così: un maestro elementare dichiaratamente omosessuale non può fare il
maestro». Ieri, invece, sempre predicando la strategia dell'«un passo alla
volta», e rigorosamente senza sfiorare il tema delle unioni di fatto,
Gianfranco Fini non ha solo ricevuto i rappresentanti delle organizzazioni per
i diritti civili degli omosessuali - primo presidente della Camera a farlo, e
dire che l'avevano chiesto anche a Bertinotti - ma ha pure promesso loro che
farà da «garante», da sponsor insomma, perché la legge contro l'omofobia,
relatrice la deputata del Pd Paola Concia, possa avere il cammino meno
accidentato e il sostegno trasversale possibile. Un semplice incontro come
tanti ne fa un presidente della Camera? Molto di più, in realtà. Come notato da
un divertitissimo Daniele Scalise sul web magazine della fondazione Fare
Futuro, infatti, «ricevere i gay a Montecitorio è una presa di posizione, è una
decisione politica, è un gesto simbolico fortissimo». Un gesto per il quale
certo Gianfranco Fini, con le sue svolte e i suoi strappi e il suo fermo insistere
sulla «dignità sulla persona umana», ha in qualche modo preparato il terreno.
Sorprendente, comunque. Piacevolmente sorpresi anche Arcigay, Famiglie
arcobaleno (genitori gay), Agedo (genitori di omosessuali) e Gaylib, le
associazioni ricevute da Fini. «Gli abbiamo parlato del progetto di legge e del
nostro report sulle violenze sugli omosessuali», racconta Mancuso, «abbiamo
trovato un interlocutore attento, sinceramente interessato a capire l'entità
del fenomeno. Ha detto cose importanti: che le tendenze affettive non possono
essere oggetto di pregiudizi, violenza, discriminazione. Che non può esserci un
legislatore che non sia d'accordo con questo. Né alcuno che possa affermare che
la omosessualità sia una malattia, o una perversione», racconta. Certo, se si
paragona tutto ciò ai «maestri non omosessuali» l'effetto è notevole.
«L'impressione era di avere davanti un uomo che ha fatto un percorso
autentico», dice Mancuso, «ma, al di là delle considerazioni personali, si
tratta di un Fini diverso. Un discorso come quello di oggi sarebbe stato
impossibile anni fa. Il che vuol dire che dall'omofobia si può guarire». E le
unioni di fatto? Discorso concordemente espunto dall'incontro. Solo gaylib ha
provato a parlarne, respinto con perdite. Soprattutto dopo tutto il gran
parlare che se ne è fatto. Un passo alla volta. «E la
tutela dei diritti umani, ossia una legge contro l'omofobia, viene prima dei diritti
civili», dice Mancuso. «Come presidente, ci ha detto che bisogna fare dei passi
avanti, rispetto all'attuale arretratezza. Il punto di partenza è la legge
sull'omofobia». Poi si vedrà. Il caso
(
da "Unita, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il parlamentare della commissione diritti umani del Senato: «La
Striscia isolata dal mondo, ho visto le ferite della guerra, ora c'è voglia di
normalità»
(
da "Unita, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
«Gaza è
una prigione ma non ha smesso di sognare la pace» U.D.G. Gaza è una immensa
prigione, e lo è ancor di più dopo la guerra. Ma la gente di Gaza non ha smesso
di sperare in una pace possibile». Roberto Della Seta, senatore Pd, ha visitato
nei giorni scorsi la Striscia di Gaza e Hebron, in Cisgiordania, assieme ad altri colleghi della Commissione per i diritti umani del Senato. Cosa le è rimasto impresso di questa visita? «Gaza
City in apparenza sembra vivere una vita normale, ma man mano che dalla città
ci si avvicina al valico di Erez, il confine tra la Striscia e Israele, il
paesaggio cambia in maniera sempre più radicale e a ridosso di Erez, l'immagine
è quella di una distruzione totale. La sensazione è che con l'operazione
Piombo Fuso, l'obiettivo di Israele fosse quello di creare una sorta di
"anello sanitario", senza più case, senza più nulla a ridosso delle
città israeliane di confine, quelle, come Sderot, bersagliate quotidianamente
dai razzi di Hamas. In questa visita eravamo accompagnati da operatori
dell'Unrwa (l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi), e abbiamo avuto modo di
incontrare rappresentanti dell'associazione degli imprenditori di Gaza e alcuni
esponenti di organizzazioni palestinesi che si occupano di diritti umani». Quale quadro emerge da questi incontri? «Dai loro
racconti e da quello che abbiamo potuto vedere di persona, l'immagine è quella
di una immensa prigione, isolata dal resto del mondo. Una prigione dove non si
può entrare, da dove non si può uscire, nella quale non può entrare alcun
prodotto di importazione, tranne pochissimi prodotti di primissima necessità,
farina, zucchero. Questo vuol dire che a Gaza oggi non è possibile
materialmente avviare alcuna ricostruzione, perché non si può fabbricare
cemento per ricostruire case o altro; non arriva abbastanza benzina per far
funzionare i macchinari industriali. Il tragico paradosso che le uniche merci
che arrivano a Gaza sono quelle che passano dai tunnel sotterranei, così che a
prosperare è l'economia illegale, mentre quella legale è totalmente
paralizzata». Cos'altro colpisce visitando Gaza? «Colpisce il fatto che la
popolazione di Gaza sia due volte vittima: vittima di questo blocco pressoché
totale imposto da Israele, e vittima di Hamas, rispetto al quale abbiamo
registrato opinioni critiche di diversi palestinesi. Ci hanno detto, ad
esempio, che nelle scuole controllate da Hamas pochi giorni fa è arrivata
un'ordinanza in base alla quale dal prossimo anno scolastico le ragazze che non
indossano il velo non potranno più frequentare quelle scuole. Ma a Gaza si
respira anche una grandissima voglia di normalità. La gente anela a passi
concreti in questa direzione, a cominciare dalla libertà di movimento per
persone e merci. Gaza vuol tornare a vivere. Una speranza che abbiamo riscontrato
anche nella popolazione israeliana di Sderot, fatta bersaglio dei razzi di
Hamas. È su questo desiderio di pace che occorre far leva per ridare linfa al
dialogo e gettare le basi per una pace giusta, fondata sul principio di due
Stati». Da dove ripartire? «Il primo ostacolo da superare è in Cisgiordania. Si
tratta degli insediamenti. Questo è un passaggio ineludibile se si vuole
davvero raggiungere una pace giusta». Intervista a Roberto Della Seta
(
da "Stampa, La"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pacchetto
sicurezza La Lega vince ancora [FIRMA]UGO MAGRI ROMA La Lega non vince:
stravince. Dopo il federalismo fiscale, dopo le quote latte, dopo i
«respingimenti» in mare dei clandestini, incassa adesso pure il «pacchetto
sicurezza». Tutte le richieste di Maroni vengono esaudite, comprese le ronde
che fanno levare alta la protesta degli avvocati («Svolta autoritaria»,
denuncia l'Unione delle Camere penali, in passato accusata di tifare per il
centrodestra). Ieri tre voti di fiducia senza sorprese, stasera a Montecitorio
via libera dei deputati. Nel Pdl non uno che si sfili. L'unico che potrebbe
mettere bastoni tra le ruote, cioè Fini, è stato il primo a congratularsi
privatamente con Bossi per il nuovo trionfo del suo partito. Che diventa, agli
occhi dell'Italia impaurita, il capofila della mano pesante. Emblematico il
colloquio tra i due, presente il capogruppo leghista Cota. Per tutta la mattina
si erano pizzicati, aveva cominciato Fini («Inviterei a evitare gli eccessi
propagandistici sulla politica per l'immigrazione»...), risposta a tono del
Senatùr («Se non la fai quando ci sono le elezioni, quand'è che fai
propaganda?»). Però poi, seduti l'uno davanti all'altro, si sono intesi senza
fatica. «Non ce l'ho con voi, anzi nutro rispetto per le vostre battaglie», ha
chiarito il presidente della Camera. Soggiungendo: «Ce l'avete fatta anche
sulla sicurezza, complimenti!». L'Umberto ha ricambiato in pubblico, «con Fini
il rapporto è facile, se ti dà la parola lui la mantiene». Poi Bossi (sempre
con Cota) s'è affacciato da Berlusconi. Una gara a chi, tra i due, è più
compiaciuto per gli sviluppi della guerra ai clandestini: «E' giusta, sì è
giusta, abbiamo fatto bene, sì sì, benissimo...». Il premier è consapevole che
nei sondaggi (quelli veri) la Lega galoppa. Pensa che la tattica migliore sia
di affiancarla nella crociata anti-immigrazione. Impossibile trovare una
sfumatura diversa tra Berlusconi e Maroni. Ieri hanno replicato entrambi
all'Onu, che contesta la politica dei «respingimenti». Scandisce il Cavaliere:
«Siamo in linea totale con le direttive dell'Unione europea, con il diritto
internazionale e con la legge italiana. C'è un'agenzia dell'Onu in Libia, chi
vuole essere accolto perché ha i requisiti per la richiesta d'asilo si rechi
all'agenzia delle Nazioni Unite... Ricordo che la Libia
negli ultimi tempi ha avuto la presidenza del Consiglio Onu per i diritti umani». Se sono così bravi, provvedano loro. Maroni idem, non molla di
un'unghia. Domani vede il rappresentante Onu per i rifugiati, gli consiglierà
di mandare più gente nell'ufficio di Tripoli (ora sono solo 28 impiegati,
lamenta l'Unhcr). Il ministro attacca l'Europa, «ci ha lasciati soli».
Blandisce la Libia, «sta incrementando il contrasto del racket». Riconosce che
pure dei «cittadini italiani» alimentano il traffico di clandestini. Difende le
norme più controverse del «pacchetto sicurezza», non è vero che a un'immigrata
senza permesso verrà vietato di registrare il figlio, avrà 6 mesi di tempo per
provvedere. E' «propaganda oscena» che quel bimbo verrà dato in adozione. In
realtà le nuove norme sono ambigue. Non è ben chiaro se i pubblici ufficiali
dovranno denunciare chi commette il reato di clandestinità. Il Pd protesta, con
la Ferranti avverte che nessuna donna senza permesso si farà mai scoprire
recandosi all'anagrafe per registrare il figlio: passati i 6 mesi se ne
dovrebbe andare. La Cei torna in campo, fa dire a padre Gnesotto che questo
«pacchetto» ignora l'obiettivo dell'integrazione... Tempo scaduto, però. Oggi
il gong.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-14 - pag: 10 autore: Stati Uniti. Le
immagini dei maltrattamenti sui detenuti iracheni e afghani non saranno rese
pubbliche «No alle foto sulle torture» Retromarcia di Obama: diffonderle
sarebbe pericoloso per le truppe Roberta Miraglia Dietrofront improvviso di
Barack Obama: le 44 fotografie che documentano gli abusi commessi da militari
americani sui prigionieri in Iraq e in Afghanistan non verranno rese pubbliche.
La decisione è stata annunciata ieri dalla Casa Bianca e ha
fatto infuriare le associazioni per i diritti umani che si sono
battute per quest'operazione di trasparenza. Il mese scorso, infatti, il
Pentagono aveva previsto di rendere pubblici gli scatti fissando anche la data,
il 28 maggio. Un atto non volontario ma obbligato dall'ordine di un giudice a
cui si era rivolta l'Unione americana per le libertà civili (Aclu). E il
presidente, che aveva appena rivelato i memorandum del governo Bush
sull'autorizzazione delle torture, si era detto d'accordo, sempre in nome della
trasparenza, abbandonando la strada di un ulteriore ricorso giudiziario. Nei
giorni scorsi, tuttavia, è arrivato il ripensamento che potrebbe portare ora a
un ricorso davanti alla Corte Suprema. Chiuso nel suo studio, Obama ha dato
un'occhiata a un campione delle foto che, secondo fonti citate dal New York
Times, mostrerebbero detenuti in posizioni umilianti e maltrattamenti. Alcune
sevizie sarebbero avvenute, tra il 2003 e il 2006, in quella prigione
di Abu Ghraib già teatro di uno scandalo internazionale. Il presidente si è
preso un po' di tempo per riflettere, ha detto ieri il portavoce Robert Gibbs,
e ha cambiato idea. L'inversione di rotta del commander in chief è stata
comunicata martedì a Robert Gates, segretario alla Difesa, e ai comandanti
delle operazioni in Iraq e Afghanistan, i più preoccupati dall'ipotesi della
pubblicazione. Le ragioni militari, forse anche le pressioni dei vertici
dell'esercito,hanno avuto la meglio: la retromarcia, ha spiegato Gibbs, è
avvenuta per il timore che la diffusione, in un frangente tanto delicato,
potesse compromettere la sicurezza delle truppe. «Il presidente è fermamente
convinto che la pubblicazione delle foto servirebbe soltanto allo scopo di
infiammare i teatri di guerra mettendo a rischio le forze statunitensi e
rendendo il nostro lavoro più difficile in posti come l'Iraq e l'Afghanistan ».
L'argomento principale è che in questo momento le operazioni militari nei due
paesi stanno entrando in fasi nuove con il ritiro dei soldati dai centri urbani
iracheni e l'invio a Kabul di 20mila effettivi per combattere l'insurrezione
talebana. «Ho cambiato idea - ha detto ieri a sua volta Gates durante
un'audizione parlamentare sulle torture dell'era Bush- perché sia il generale
Odierno che McKiernan hanno espresso serie riserve e la grande preoccupazione
che la diffusione delle immagini possa costare vite americane». Non soltanto di
soldati, stando ai funzionari del Pentagono, ma anche civili. Gli scatti
provocherebbero rabbia nel mondo islamico e potrebbero servire agli estremisti
per reclutare attentatori suicidi. In questi giorni le discussioni alla Difesa
devono essere state molto accese: i militari, rinfacciando alla Casa Bianca la
diffusione dei memos sulle torture, hanno chiesto di non andare oltre, citando
persino il caso delle vignette anti-islamiche danesi e delle rivolte nei paesi
arabi seguite alla loro apparizione sui giornali. Davanti a Obama, già alle
prese con una difficile situazione militare sui campi afghano e iracheno, si è
materializzato il fantasma di Abu Ghraib; l'eco mondiale che ebbero le foto
vergognose di soldati statunitensi che si accanivano su prigionieri inermi; le
reazioni rabbiose del mondo islamico con il quale il presidente vuole
riallacciare rapporti di amicizia. «L'amministrazione Obama adotta le stesse
tattiche e politiche opache del governo Bush che annullano il desiderio,
dichiarato dal presidente, di ripristinare la legge» ha commentato l'Aclu. «Si
è mentito agli americani. Agli ufficiali che hanno autorizzato e giustificato
gli abusi è stato dato un lasciapassare » ha chiosato Larry Cox, direttore
esecutivo di Amnesty International negli Usa. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE
POLEMICHE Dura reazione delle associazioni dei diritti umani:
adottate le stesse tattiche e politiche opache dell'amministrazione Bush
L'audizione. Philip Zelikow, ex consulente di Condoleezza Rice, ha testimoniato
ieri davanti alla Commissione Giustizia del Senato (nella foto) sull'avallo
giuridico delle torture durante l'amministrazione Bush ANSA
(
da "Stampaweb, La"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
ROMA
Rush finale alla Camera per il pacchetto sicurezza. Dopo la tripla fiducia di
ieri che ha dato il via libera ai tre maxi-emendamenti del decreto, si
ricomincia questa mattina alle 9,30 con le votazioni sugli ordini del giorno.
Poi, dalle 11,30, dichiarazioni di voto finali e, da ultimo, il via libera
definitivo al provvedimento, che dovrà tornare al Senato per unulteriore lettura. Il ministro dellinterno
Roberto Maroni, nel corso della cerimonia di consegna alle autorità Libiche, di
tre motovedette per fare i pattugliamenti, conferma la line a dura del governo
e si appella a Bruxellea: «LItalia è in prima linea nella lotta allimmigrazione clandestina, noi investiamo le nostre
risorse per proteggere anche i paesi europei, ma vogliamo che la Ue prenda
decisioni che finora non ha preso e aiuti i paesi più esposti su questo
fronte». Anche perchè, aggiunge il ministro, «la collaborazione internazionale è
indispensabile per contrastare il traffico di essere umani».
E «noi - aggiunge Maroni - abbiamo limpegno
morale, prima che il diritto, di contrastare lindegno traffico di esseri umani con ogni mezzo. Ciò non vuol dire chiudere le porte a
chi scappa dalle guerre e dalla fame». La prima notizia di ieri è che il
governo ieri ha incassato ben tre fiducie in un giorno solo, una per ogni
maxi-emendamento presentato alla Camera al ddl sicurezza; il dato politico è
che in maggioranza si registrano ancora scintille tra il presidente della
Camera Gianfranco Fini e il leader della Lega Umberto Bossi sul respingimento
dei richiedenti asilo politico ma, quando poi si tratta di presentarsi allappuntamento con lurna,
la maggioranza avanza compatta. E il presidente del Consiglio, alla Camera
durante lultimo voto della giornata, sorride soddisfatto. Eppure, ieri
mattina la tensione nella coalizione di governo era alta. Fini, conversando con
i cronisti,
aveva infatti detto chiaro e tondo che «lOnu
non è in campagna elettorale», mentre in Italia ci sono «eccessi
propagandistici» che sarebbe meglio evitare, soprattutto su una faccenda
delicata come i richiedenti asilo politico e il loro respingimento. «Bisogna evitare
eccessi propagandistici», il ragionamento di Fini, e la proposta del ministro
dellInterno Roberto Maroni di di far verificare le
richieste di asilo in Libia «è unipotesi tra le tante, non peregrina».
Insomma, un problema con i respingimenti «cè» e
«non è un problema di punti di vista: ci sono le norme di diritto
internazionale. Esiste il problema del respingimento dei migranti ed esiste il
diritto allasilo. Solo che va verificato. Se si verifica sul territorio
nazionale esistono i Cie, se si verifica durante il trasferimento deve essere
certo che sia fatto in modo esaustivo e completo». «Forse bisognerebbe pensare
a istituire dei centri anche nei paesi notoriamente di transito, coinvolgendo
le organizzazioni internazionali come lOnu e
la Ue»,
ha detto Fini con pacatezza. Ma le parole del presidente della Camera scatenano
la replica della Lega. È proprio il Senatur Umberto Bossi a dire la sua: i
richiedenti asilo? «Cominciamo a respingerli - ha affermato lapidario - e dopo
si vedrà». Poi, la risposta al presidente della Camera: «Se poi non fai
propaganda quando sei sotto elezioni, quando la fai?». Scintille, appunto, che
necessitano di un chiarimento immediato. Colloquio di una mezzora nello studio del presidente della Camera tra i due
(alla
presenza del capogruppo del Carroccio Roberto Cota) e, al termine, lo stesso
Bossi puntualizza che «Fini è uomo di parola, lui la parola la mantiene». Del
resto, il Senatur ha sempre riconosciuto che «con Fini il rapporto è facile, se
ti dà la parola la mantiene. Insomma... abbiamo parlato di cose alte, di come
ci si comporta reciprocamente tra alleati». Ma sul ddl sicurezza piovono anche
le dure critiche dei vescovi. Secondo il direttore dellUfficio per la pastorale degli immigrati della Cei,
padre Gianromano
Gnesotto, «il grande tema tenuto sotto silenzio» del ddl sicurezza è «il tema
dellintegrazione» mentre i suoi effetti sono nella
direzione contraria a quella di «una società che vuole essere integrata».
Interpellato dallagenzia Ansa sul ddl in votazione alla Camera,
lesponente della Cei spiega che questo pacchetto
sicurezza «non avrà gli effetti propri di una società che vuole essere
integrata». «Il grande tema - insiste Gnesotto - che viene messo a lato da
questo provvedimento è quello dellintegrazione perchè il pacchetto
sicurezza non parla di questo e non avrà gli effetti propri di una società che
vuole essere integrata». Sullo sfondo, il voto parlamentare sul ddl sicurezza,
cavallo di battaglia della Lega e dellinquilino
del Viminale, ultimamente sostenuto a spada tratta anche da palazzo Chigi: tre
maxi-emendamenti con tre voti di fiducia, passati senza intoppi. Berlusconi,
paciere, uscendo da Montecitorio tira le somme. Le politiche adottate dal
Governo italiano sui respingimenti dei clandestini, sancisce il premier «sono
in linea con le direttive Ue, col diritto internazionale, con la legge
italiana. Tutto il resto sono cose...». Insomma, «cè unagenzia dellOnu in Libia - aggiunge
Berlusconi - chi vuole venire qui e chiedere di essere accolto perchè ha i
requisiti per essere considerato persona da accogliere si reca allagenzia dellOnu in Libia e lì avrà la ricezione
del suo nome. E ricordiamoci che la Libia ha avuto negli ultimi tempi la
presidenza del consiglio dellOnu per i diritti umani». Chiuso "lincidente"
tra Fini e la Lega e risolta la formalità dei voti, a Montecitorio resta solo
lopposizione, a recriminare per la fiducia posta dal governo al ddl e a
presentare odg per «sfidare lesecutivo almeno ad unassunzione di
responsabilità su temi che in commissione apparivano condivisi» e che sono
usciti dal ddl a causa dei maxi-emendamenti. Laura Garavini, capogruppo del Pd
in commissione Antimafia, annuncia infatti di aver convertito gli emendamenti
dei Democratici in odg e spiega che «laver
posto la fiducia sul ddl impedisce allopposizione di votare a favore di
quegli emendamenti, di cui è stata artefice. Mettendoci in una posizione
assurda». «Inoltre - prosegue Garavini - è assurdo che questo pacchetto
sicurezza non venga utilizzato dal governo per inserire tutta una serie di aspetti
determinanti nella lotta alla mafia», anche se nel testo ci sono «comunque
alcuni elementi positivi». «Noi comunque - conclude la democratica - saremo
impegnati in prima fila al Senato perche queste proposte migliorative vengano
inserite nel pacchetto sicurezza».
(
da "Arena.it, L'"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Reato di
clandestinità, la Camera vota la fiducia NORME SULLA SICUREZZA. Ok al disegno
di legge che prevede anche le ronde. Oggi l'ultima prova, poi al Senato. Il
Carroccio vuole il varo prima delle elezioni europee Berlusconi: noi in linea
con il diritto internazionale Onu: vertice con il Viminale Fini alla Lega:
propaganda UMBERTO BOSSI 14/05/2009 rss e-mail print In coda per i permessi di
soggiorno: costeranno tra gli 80 e i 200 euro ROMA Con tre fiducie al governo
in poche ore, la Camera ha detto sì ad altrettanti maxi-emendamenti al disegno
di legge sulla sicurezza che introduce il reato di clandestinità, le ronde di
privati e un contributo di 80 euro per chi chiede un permesso di soggiorno.
Oggi il provvedimento sarà approvato dall'assemblea di Montecitorio e passerà
poi all'esame del Senato. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha espresso
la sua soddisfazione: «Abbiamo completato il percorso iniziato un anno fa e
finalmente siamo arrivati a garantire la sicurezza ai cittadini e il contrasto
all'immigrazione clandestina». «Chi la dura la vince», ha commentato Umberto
Bossi. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ieri in Aula per votare,
ha confermato la linea. nonostante le critiche arrivate in questi giorni
dall'Onu e dalla Cei: «Noi siamo in linea con il diritto internazionale, le
direttive europee e la legge italiana. C'è un' agenzia dell'Onu in Libia, chi
vuole venire da noi ed ha i requisiti si rechi li», ha detto, «e ricordiamoci che la Libia che ha avuto negli ultimi tempi la
presidenza dell'Onu per i diritti umani». LA LIBIA E
L'ONU. Oggi a Gaeta saranno consegnate tre motovedette alla Libia. Quanto alle
critiche delle istituzioni internazionali, il titolare del Viminale ha
annunciato che domani incontrerà il commissario Laurens Jolls, che è il
responsabile italiano dell'Unchr. Nel colloquio con il rappresentate
dell'Alto commissariato dei rifugiati il ministro leghista rilancerà la
proposta di creare una struttura in Libia per valutare là se qualcuno dei
clandestini ha i requisiti per lo status di rifugiato. «Altre soluzioni non
sono possibili. Perché», ha sostenuto Maroni, «è impossibile chiedere che il
riconoscimento avvenga nelle navi», perché i tempi delle procedure sono lunghi
e non sarebbe possibile lasciare tre mesi le navi in mezzo al mare. E visto che
il fenomeno dell'immigrazione riguarda tutta l'Europa, secondo il ministro
dell'Interno occorre da parte della Comunità «un'azione più incisiva». Da parte
sua insisterà con la Commissione Ue e con il commissario Ue alla giustizia e
libertà Barrot su due fronti: che l'accoglienza dei rifugiati avvenga in tutti
i Paesi dell'Unione europea, e quello di un ruolo più attivo per la Frontex,
l'agenzia creata nel 2004 per la gestione delle frontiere. L'obiettivo è quello
di creare una rete europea di centri di riconoscimento. Maroni ha inoltre
sostenuto che la vera lotta per fermare l'immigrazione clandestina è quella
contro i trafficanti e nel racket di esseri umani sono
coinvolti anche italiani. FINI: «PROPAGANDA». Il clima nella maggioranza
comunque non si rasserena. Ieri c'è stato un botta e risposta tra il presidente
della Camera Gianfranco Fini e Bossi, poi ricucito. «Bisogna evitare eccessi
propagandistici», ha detto Fini ai giornalisti mentre era in corso il primo
voto di fiducia. «Ma se la propaganda non la fai in campagna elettorale», ha
replicato Bossi, «quando la fai?». Fini, però, non ha smorzato i toni anche
sulla polemica tra il governo e l'Onu, che ha criticato i respingimenti senza
che venga concesso il diritto di asilo. Alla domanda dei cronisti su chi delle
due parti avrebbe dovuto evitare eccessi polemici, Fini ha risposto: «Non mi
pare che l'Onu sia in campagna elettorale...». Poco più tardi, un faccia a
faccia tra i due. «Con Fini il rapporto è facile, se ti dà la parola, la
mantiene...», ha poi risposto Bossi. La Lega, insomma, non nasconde l'intento
propagandistico del provvedimento. Ora l'unica cosa che conta, sottolinea
Maroni, è che il testo diventi legge entro maggio, con l'ok del Senato prima
delle elezioni.
(
da "Articolo21.com"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Un
governo senza umanità minaccia di toglierci la nostra umanità di Meeting nazionale per
unEuropa di Pace* Questi fatti ci offendono e ci feriscono! Chi non
riconosce i diritti degli altri non riconosce neanche i nostri “La decisione
del governo italiano di respingere i disperati che fuggono dalla guerra, dalle
torture,
dalla fame e dalla miseria ci fa male, ci offende e ci ferisce. Non parliamo di
immigrati ma di persone, donne, uomini e bambini. Hanno paura, freddo e fame.
Ci chiedono asilo e protezione e li respingiamo senza pietà. Come italiani,
proviamo vergogna. Nessun governo si può permettere di venire meno ai doveri di
solidarietà, di accoglienza e di difesa dei diritti umani
che sono iscritti nella nostra carta Costituzionale e nel diritto
internazionale dei diritti umani. Nessun governo può
togliere a nessuno il diritto al cibo, alla salute, allistruzione, ad un lavoro dignitoso. Questi fatti ci
offendono e ci feriscono. Così come ci sentiamo offesi e feriti da tutte quelle
leggi, quei provvedimenti, quelle dichiarazioni, quelle parole velenose che
stanno
alimentando nel nostro paese un clima di violenza, discriminazioni,
intolleranza, insofferenza, razzismo, divisione e insicurezza. Un governo senza
umanità minaccia di toglierci la nostra umanità. Non possiamo accettarlo. Senza umanità
saremo tutti più poveri, insicuri e indifesi. Solo riconoscendo agli altri i
diritti che vogliamo siano riconosciuti a noi, riusciremo a vivere meglio. Per
questo, mentre alcuni costruiscono muri e scavano fossati tra di noi e il resto
del mondo, noi ci impegniamo ad aprire le nostre città e comunità locali, a
renderle sempre più accoglienti e ospitali per tutti, per chi ci è nato e per
chi è arrivato da poco. Le città in cui vogliamo vivere sono le città dei
diritti umani. Città belle, accoglienti, dove si vive
bene perché ci si aiuta lun laltro.” *I
partecipanti al Meeting nazionale “per unEuropa di Pace” promosso dalla
Tavola della pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e
i Diritti Umani Assisi, 10 maggio 2009
(
da "Avvenire"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
POLITICA
14-05-2009 L'INSICUREZZA
È FIGLIA DELL'EMARGINAZIONE Un'analisi sballata produce scelte di paura
BENEDETTO IPPOLITO M entre il disegno di legge che introduce il 'reato di
clandestinità' sta per essere approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati,
è utile riflettere un momento sul significato che può avere all'interno delle
nostre società il contatto di persone dotate di cultura, di mentalità e di
comportamenti differenti. Spesso, infatti, a livello di opinione pubblica si
percepisce una sorta di equiparazione tra la presenza di migranti e l'aumento
progressivo della criminalità. In realtà, i due fenomeni non hanno un legame
necessario tra loro, e soprattutto non sono sovrapponibili. Da tempo le nostre
comunità sono prive di omogeneità, tanto che le attività economiche, in quasi
tutti i settori, sopravvivono ormai solo grazie all'apporto imprescindibile
della mano d'opera diversa sul piano etnico o anche solo culturale. La novità
in Italia, rispetto ad alcuni decenni fa, è semmai che allora l'incontro con la
diversità (relativa) era legato alle migrazioni dal sud al nord della Penisola,
mentre adesso coinvolge il mondo intero. In ogni caso, sicurezza e immigrazione
rimangono due problemi distinti. Il primo chiama in causa una responsabilità esclusivamente
politica: nessun cittadino può difendersi da solo, con le proprie risorse
individuali, perché l'«uso legittimo della forza» spetta solo agli organi di
pubblica sicurezza. La questione della cittadinanza, invece, riguarda il
rapporto esistente tra persone di cultura diversa in un determinato territorio,
un fatto che evidentemente non può essere gestito solo con un'efficiente
attuazione del codice penale. Alla base del bisogno generale di cittadinanza vi
sono dei diritti umani universali, richiesti e
reclamati legittimamente da chiunque. Attuare una precisa discriminazione dello
straniero come soluzione per una maggiore legalità significa, in definitiva,
restringere l'idea di cittadinanza al solo ambito mono-etnico di una cultura o
di un gruppo, limitando l'estensione generale dei diritti umani,
senza alcuna garantita crescita della sicurezza. Gli studi più recenti
mostrano, invece, che il vero motivo che porta la mescolanza di culture a
produrre un aumento dei reati e una diminuzione della legalità è
l'emarginazione di alcuni gruppi rispetto ad altri, ossia la mancata
trasformazione del multiculturalismo in una vera e compiuta interculturalità.
D'altronde, la legislazione di molti Paesi europei è rimasta un po' indietro
rispetto al fenomeno migratorio, presupponendo ancora esistente una società
compatta, gestibile secondo il modello tradizionale dello Statonazione. Mentre
oggi ad ostacolare un autentico clima di pace sociale è l'eccessiva
diseguaglianza nei diritti e doveri delle persone che vivono e lavorano
insieme, piuttosto che il mancato riconoscimento delle relative identità
culturali. Come ha rilevato il segretario generale della Cei, monsignor Mariano
Crociata, la sicurezza sociale esige una strategia che miri ad allargare la
qualità dei rapporti umani, in grado
quindi di generare un vero scambio culturale. Al contrario della sicurezza,
infatti, che è una responsabilità squisitamente politica delle istituzioni, i
diritti umani appartengono alle persone e alle comunità nel loro reciproco rapporto,
in virtù di alcuni presupposti oggettivi la cui validità universale è
precedente e indipendente dalla volontà dei governi. Il compito delle
istituzioni nazionali e comunitarie è, in conseguenza di ciò, avvicinare
l'Europa ad una prospettiva umana più universale, inserendo le attuali
condizioni sociali multi etniche dentro un quadro giuridico interculturale che
in prospettiva garantisca a tutte le persone, oltre la sicurezza e la legalità,
eguale dignità di vita e di speranza.
(
da "Sestopotere.com"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Ddl
Sicurezza, oggi question time alla Camera in diretta tivù (14/5/2009 13:12) |
(Sesto Potere) - Roma - 14 maggio 2009 - Si svolgerà oggi, giovedì 14 maggio
alle 15.00, il Question Time trasmesso dalla Rai in diretta televisiva e dal
sito della Camera on line con immagini video dallAula
di Montecitorio. Il ministro dellInterno, Roberto
Maroni, risponderà ad interrogazioni sulle iniziative per verificare il
rispetto dei diritti umani nei confronti degli immigrati
respinti nei centri di detenzione libici; sugli orientamenti del Governo in
merito alla proposta di scioglimento del consiglio comunale di Fondi; sulle
misure per il contrasto del terrorismo di matrice islamica e, infine, sulla
posizione del Governo in merito a recenti vicende verificatesi nellAlto Adige. Il ministro per i Rapporti con il
Parlamento, Elio Vito, risponderà ad interrogazioni sulle iniziative per
lattuazione del protocollo dintesa del 2007 relativo ai lavori di ristrutturazione
dellippodromo di Merano, e sullo stato di impegno e
coinvolgimento delle truppe italiane, anche in relazione allevoluzione
della situazione alla frontiera tra Pakistan e Afghanistan.
(
da "Sestopotere.com"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Consiglio
territoriale Immigrazione di Treviso. Tra i temi trattati: tratta esseri umani, violenza contro le donne (14/5/2009 14:41) | (Sesto
Potere) - Treviso - 14 maggio 2009 - Tratta degli esseri umani,
violenza nei confronti delle donne e problematiche di coesione sociale legate
alla presenza straniera nel territorio provinciale: questi i principali temi
trattati nel corso della seduta di ieri del Consiglio territoriale per lImmigrazione di Treviso, presieduta dal prefetto
Vittorio Capocelli. Ampio risalto è stato dato, nell'incontro, alla campagna
di sensibilizzazione “Cancelliamo la tratta” promossa dal ministero dellInterno. La campagna, che si inserisce nellambito
del Progetto di Cooperazione internazionale in materia di tratta “Operazione
Pentametro”, è finalizzata, tra laltro, a promuovere lutilizzo del Numero Verde Antitratta 800 290 290. Sul
tema della violenza alle donne, di particolare delicatezza, verrà insediato in
prefettura apposito tavolo tecnico interistituzionale con il compito di
promuovere strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno, attraverso
il monitoraggio dello stesso e lavvio
di iniziative divulgative e educative verso una cultura dei diritti umani e della non
discriminazione. Un ampio dibattito, infine, ha riguardato il tema della
presenza straniera sul territorio provinciale, anche in relazioni alle
possibili ricadute in termini di coesione sociale della crisi economica in
atto.
é stato anche fatto il punto sul numero delle pratiche pendenti presso lo
Sportello Unico dellImmigrazione, nonché
presso la locale Questura, che ha adottato procedure per ridurre i tempi delle
pratiche burocratiche. All'incontro hanno preso parte, insieme ai componenti
del
Consiglio Territoriale per lImmigrazione, le
rappresentanti della Consulta provinciale Femminile.
(
da "AprileOnline.info"
del 14-05-2009)
Argomenti: Diritti umani
Una
battaglia di democrazia e libertà Gianpiero Cioffredi*, 14 maggio 2009, 20:29
Con uno dei colpi di mano ai quali ci ha, purtroppo, da tempo abituato, il
regime birmano ha oggi disposto l'incarcerazione della leader dell'opposizione
democratica e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. Una decisione
illegittima e pretestuosa che segna una nuova stretta illiberale e una nuova
sfida alla comunità internazionale. Il governo italiano deve uscire dalla sua colpevole
indifferenza In questi giorni è in corso un duro braccio di ferro. Il prossimo
29 maggio è infatti fissata la scadenza degli arresti domiciliari ai quali San
Suu Kyi è da anni confinata. Da qui ad allora dobbiamo moltiplicare gli sforzi
per convincere il regime a rispettare il diritto internazionale e a non
rinnovare, ancora una volta, il provvedimento. La resistenza di questa donna
straordinaria è sempre più messa a dura prova. I suoi sostenitori, esponenti
della Lega per la Democrazia in Birmania, ci informano che le condizioni di
salute di San Suu Kyi sono preoccupanti. Il carcere - deliberato in seguito
all'inaccettabile accusa di aver ricevuto nella sua prigione domestica un'attivista per i diritti umani, un
cittadino americano a sua volta arrestato - rappresenta l'ennesimo atto di
violenza fisica e psicologica che San Suu Kyi si trova a subire. Di fronte a
questa escalation è urgente inviare un segnale forte, far crescere la
mobilitazione per squarciare la cortina di silenzio dietro la quale il regime
cerca di nascondersi. Il governo italiano deve uscire dalla sua
colpevole indifferenza. Non bastano parole generiche e professioni di impegno.
Il ministro degli esteri Frattini ha la possibilità - e, vorrei dire, il dovere
- di fare qualcosa di concreto, protestando formalmente contro il governo
birmano e richiamando in Italia l'ambasciatore italiano che ancora oggi si
trova - in una condizione di apparente normalità - nella capitale Rangoon. Il
mondo della politica deve scuotersi, essere protagonista di questa battaglia.
Facciamo appello a tutti i parlamentari e ai rappresentanti degli Enti locali
di inondare l'ambasciata di Myanmar in Italia di richieste di visto per
incontrare San Suu Kyi nel suo Paese. In questi giorni abbiamo scelto di fare
di Aung San Suu Kyi una protagonista della nostra campagna in vista delle
elezione europee, affiggendo sui muri di Roma migliaia e migliaia di manifesti
con il suo volto, per chiedere la sua liberazione. Proprio l'Europa, infatti,
si trova di fronte ad una sfida che chiama direttamente in causa il ruolo
internazionale. La sua capacità di essere protagonista, con una voce univoca,
in una battaglia di democrazia e libertà contro uno dei regimi più violenti e
sanguinari del mondo. Su queste sfide, sono convinto che si misurerà sempre di
più l'autonomia politica e l'effettiva dimensione unitaria dell'Unione Europea.
Costruire l'Unione come forza politica e non solo economica: a questo, se sarò
eletto al Parlamento europeo, continuerò a provare ad offrire il mio contributo.
*candidato Pd alle prossime elezioni europee