CENACOLO DEI COGITANTI |
Il Papa: l'Abruzzo possa
vedere la luce (
da "Giornale di Brescia"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: violazioni dei diritti umani». Ma Gesù continua a soffrire - incalza - anche «quando i
credenti sono perseguitati, quando la giustizia viene amministrata in modo
distorto nei tribunali, quando la corruzione è radicata, le strutture ingiuste
schiacciano i poveri, le minoranze sono soppresse, i rifugiati e i migranti
maltrattati,
L'immigrazione vista dai
giovani Un progetto per conoscere meglio
( da "Adige, L'" del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Martina Camatta del Forum trentino
per la pace ed i diritti umani ha aperto i lavori ricordando che il progetto è
partito a novembre e ha portato a visitare Auschwitz e Birkenau 400 ragazzi
trentini. Un percorso che si snoda fra storia, memoria, testimonianza ed
impegno come presa di coscienza dei grandi problemi che hanno le radici nel
passato e si riflettono nel presente.
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: ma si esprimeva sulle cose minime
della vita: la libertà di movimento e i diritti umani che erano stati decisi
negli accordi di Helsinki». Dunque non si opponeva al partito, ma poneva al
partito questioni fondamentali. Gli occhi di Carlo Ripa di Meana si appuntarono
su Andrej Sakharov al quale decise di collegare l'edizione veneziana della
Biennale.
le ultime lettere di
saddam hussein - alberto flores d'arcais new york
( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: dissidenti e per le mostruose
torture applicate nelle sue carceri, Saddam aggiunge: «Non penso che ci sia
qualcuno con un cuore umanitario e sensibile in grado di dormire tra le urla
dei torturatori e di chi e torturato». In un´altra lettera, scritta il 24
dicembre del 2003, Saddam descrive puntigliosamente tutto ciò che possedeva al
momento dell´arresto da parte delle forze speciali Usa.
Abdelaziz Bouteflika
presidente a vita ( da "Manifesto,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: amnistia conviene anche ai militari
perché non chiede loro conto delle violazioni dei diritti umani di cui si sono
resi responsabili e che hanno contribuito ad aumentare il bilancio delle
brutali violenze. Per ora l'esercito, che aveva scelto Bouteflika altrimenti
non sarebbe mai arrivato al potere, si mantiene dietro le quinte ed
evidentemente approva la politica del presidente.
Obama chiede al Congresso
altri 83 miliardi di dollari per le guerre
( da "Manifesto, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: americano Leon Panetta ha
annunciato ufficialmente la chiusura delle prigioni segrete dove sono stati
torturati alcuni presunti terroristi di Al Qaeda. In una lettera spedita al personale
dell'agenzia, il direttore Panetta ha ribadito, inoltre, che gli Usa non
useranno più tecniche di tortura come il waterboarding, la simulazione
dell'annegamento.
I problemi della scuola e
degli alunni iperattivi spiegati dall'onorevole Mariella Bocciardo
( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Comitato dei cittadini per i
diritti umani», ente internazionale di tutela dei
diritti umani nel campo della salute mentale, in collaborazione con la Lega
Internazione dei Diritti dell'Uomo, Criminologia.it ed associazione Genitori
separati dai figli. Verrà data evidenza alla questione "Sindrome da
Deficit di Disattenzione ed Iperattivià",
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: bagno alla turca e senza docce
«Vivo in carrozzina, cella da tortura» Buoncammino..
Denuncia di un detenuto disabile: bagno alla turca e senza docce La direzione
del carcere: il Centro medico è sovraffollato --> La direzione del carcere:
il Centro medico è sovraffollato Giovanni Lattanzi è un detenuto pugliese
disabile.
Squatter a caccia di case
pignorate ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: che rivendica la casa, non solo come un diritto economico, ma anche come un diritto
umano per le persone più povere e ha appena fatto trasferire alcune famiglie in
13 immobili vuoti. A Philadelphia invece, la Kensignton Welfare Rights Union,
gestisce delle "case per i diritti umani" dove vivono 13 famiglie.
Speranza e accusa E' la
Via Crucis del terremoto ( da "Nazione,
La (Firenze)" del 11-04-2009)
+ 2 altre fonti
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: violazione di diritti umani... Chi
sono i colpevoli? Non basta puntare il dito sugli altri. GESÙ OGGETTO di scherno,
anche oggi, quando lasciamo che parole-simboli-valori
siano gettati a mare. Cerchiamo allora il Signore in piccoli segni silenziosi,
in una brezza, in un bambino ancora non nato, nella vita dei poveri.
Tamil, presidio in strada
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Cronaca di Milano data: 11/04/2009 - pag: 4 La protesta Tamil, presidio in
strada «Stop al genocidio» Qualche decina di persone, ieri in piazzale Baracca,
ha manifestato contro il genocidio della popolazione Tamil e per chiedere il
rispetto dei diritti umani violati.
L'opposizione torna in
piazza in Georgia contro il presidente Saakashvili
( da "Rai News 24" del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: E di non rispettare le regole
democratiche e i diritti umani e di non fare abbastanza per
combattere la crisi economica. Ieri il presidente aveva ignorato un ultimatum
di 24 ore per le sue dimissioni, affermando che intende restare regolarmente in
carica fino al 2013.
MOLDAVIA: APPELLO
COMMISSIONE UE A RISPETTO DIRITTI UMANI FONDAMENTALI.
( da "Asca" del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: APPELLO COMMISSIONE UE A RISPETTO
DIRITTI UMANI FONDAMENTALI (ASCA-AFP) - Bruxelles, 11 apr - L'Unione Europea ha
chiesto il rispetto dei diritti e delle liberta' fondamentali in Moldavia, dove
nei giorni scorsi c'e' stata una rivolta contro il governo. Il presidente della
commissione europea per le relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner,
Darfur/ Rama Yade: non ci
sarà pace nella regione senza ( da "Virgilio
Notizie" del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: (Apcom) - La
Segretario di Stato francese dei diritti umani, Rama Yade, durante una visita
di due giorni in Etiopia, ha detto che "non ci sarà pace in Darfur, né in
Sudan, senza giustizia", riferendosi al mandato di arresto lanciato dalla
Corte penale internazionale contro il presidente sudanese Omar al-Bashir.
DARFUR/ RAMA YADE: NON CI
SARÀ PACE NELLA REGIONE SENZA GIUSTIZIA
( da "Wall Street Italia"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Diritti umani
Abstract: Condanna del Segretario di Stato
francese dei diritti umani -->Addis Abeba, 11 apr. (Apcom) - La Segretario di Stato francese dei diritti umani, Rama
Yade, durante una visita di due giorni in Etiopia, ha detto che "non ci
sarà pace in Darfur, né in Sudan, senza giustizia", riferendosi al mandato
di arresto lanciato dalla Corte penale internazionale contro il presidente
sudanese Omar al-
( da "Giornale di Brescia"
del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Edizione: 11/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano
Venerdì Santo La Via Crucis Il Papa: l'Abruzzo possa vedere la luce Benedetto
XVI in ginocchio: «Il Risorto riscatta lacrime, pene e affanni» Dura accusa di
padre Cantalamessa contro la «sfrenata cupidigia» ROMA«Preghiamo con tutti i
sofferenti della terra terremotata dell'Aquila: preghiamo perché anche a loro
in questa notte oscura appaia la stella della speranza, la luce del Signore
risorto». Papa Ratzinger scandisce queste parole dall'alto del colle Palatino,
davanti al Colosseo illuminato da migliaia di fiammelle. È la conclusione della
Via Crucis, il tradizionale rito che si svolge la sera del Venerdì Santo nella
suggestiva cornice dell'anfiteatro Flavio. Il Pontefice parla di dolore e di
speranza. Ricorda che nel volto del Crocifisso «si riflette quello di ogni
persona sofferente, sola, abbandonata». Ma assicura che il Risorto riscatta «le
lacrime, le pene e gli affanni»: anche quelli delle popolazioni colpite in
questi giorni dal terremoto. Abruzzo, altra stazione della Via Crucis La
tragedia dell'Abruzzo - coincisa proprio con la Settimana Santa - ha segnato
ieri il Venerdì Santo di Benedetto XVI. E la Via Crucis del Colosseo ha avuto
idealmente una «stazione» in più: quella della caserma della Guardia di Finanza
di Coppito, a un passo dall'Aquila, dove ieri in
mattinata sono stati celebrati i funerali delle vittime. Il Papa è stato
presente spiritualmente attraverso il segretario di Stato vaticano cardinal
Tarcisio Bertone, che ha presieduto il rito, e il suo segretario particolare
monsignor Georg Gänswein, che all'inizio della Messa ha letto un messaggio
papale di solidarietà ai terremotati. Il cui dramma è risuonato anche nel
pomeriggio durante la celebrazione della passione del Signore nella basilica di
San Pietro. Di fronte a Ratzinger il predicatore della Casa Pontificia padre
Cantalamessa ha tuonato contro l'«avarizia insaziabile» e la «sfrenata
cupidigia di denaro», responsabili, a suo dire, di molti dei «mali sociali che
affliggono l'umanità». Giornata di sofferenza e
sgomento E ha lanciato un duro atto di accusa contro la superficialità e
l'imperizia di quanti hanno costruito gli edifici nella zona del sisma. «Perché - si è chiesto - nel terremoto dell'Abruzzo di
questi giorni sono crollati tanti palazzi? Cosa aveva indotto a mettere sabbia
al posto del cemento?». La Via Crucis della sera è divenuta così l'epilogo
naturale di una giornata scandita dallo sgomento e dalla sofferenza. Anche se
il rito - le cui meditazioni sono dell'arcivescovo indiano di Guwahati
monsignor Thomas Menamparampil - si è aperto con un «inno alla speranza» di
fronte alle difficoltà. «Quando una calamità fa di noi le sue vittime - recita
il testo introduttivo - la fiducia in noi stessi è del tutto scossa e la nostra
fede è messa alla prova». Ma «non tutto è ancora perduto», perché «sotto la
superficie di calamità naturali, guerre e conflitti di ogni genere vi è una
presenza silenziosa, un'azione divina mirata». Meditazioni del card.
Menamparampil Il Papa assiste al rito inginocchiato sulla terrazza del
Palatino, senza portare la croce, che durante le 14 stazioni passa dalle mani
del cardinale vicario di Roma, Vallini, a quelle di un giovane disabile, una
famiglia romana, un malato, una ragazza e due suore indiane, due giovani
africani e due frati della Terra Santa. Ricche di citazioni - da san Francesco
a Gandhi, da Dante a Shakespeare, da Frère Roger di Taizé a Tagore - le
meditazioni del presule indiano suonano come una severa denuncia delle
ingiustizie e dei drammi della nostra epoca. «Anche oggi - ammonisce monsignor
Menamparampil - siamo testimoni di omicidi, violenze su donne e bambini,
sequestri, estorsioni, conflitti etnici, violenza urbana, torture fisiche e
mentali, violazioni dei diritti umani». Ma Gesù
continua a soffrire - incalza - anche «quando i credenti sono perseguitati,
quando la giustizia viene amministrata in modo distorto nei tribunali, quando
la corruzione è radicata, le strutture ingiuste schiacciano i poveri, le
minoranze sono soppresse, i rifugiati e i migranti maltrattati, le donne
sono costrette a umiliarsi, i bambini dei quartieri poveri vanno in giro per le
strade a raccogliere i rifiuti». Alla fine Ratzinger raccoglie il grido di
dolore dell'arcivescovo ricordando che Cristo «ha cambiato il mondo non
uccidendo gli altri, ma lasciandosi uccidere appeso ad una croce». E ripropone
la strada del perdono e dell'amore seguita dai tanti «santi e martiri» che
anche nei nostri tempi hanno unito le loro sofferenze a quelle di Cristo realizzando
«un vero rinnovamento spirituale e sociale». Francesco M. Valiante
( da "Adige, L'" del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Provincia Incontro
organizzato a Palazzo Trentini L'immigrazione vista dai giovani Un progetto per
conoscere meglio Le problematiche dell'immigrazione viste dai giovani sono
state al centro dell'incontro, che si è svolto l'altro giorno a Palazzo
Trentini, organizzato in contemporanea con due analoghe iniziative programmate
nell'ambito del progetto «Treno della memoria 2009». Martina
Camatta del Forum trentino per la pace ed i diritti umani ha aperto i
lavori ricordando che il progetto è partito a novembre e ha portato a visitare
Auschwitz e Birkenau 400 ragazzi trentini. Un percorso che si snoda fra storia,
memoria, testimonianza ed impegno come presa di coscienza dei grandi problemi
che hanno le radici nel passato e si riflettono nel presente. L'ultima
tappa si terrà il 24 aprile con una fiaccolata ed un concerto. Il tema
dell'incontro riguardava l'immigrazione tra stereotipo e realtà, un'occasione
di conoscenza e riflessione sulle cause e sugli effetti delle migrazioni. In
particolare i relatori hanno messo a fuoco gli aspetti riguardanti rom,
migranti e frontiere d'Europa, superando quella realtà di diffidenza e chiusura
dell'attuale società. Tanja Ceranic e Marco Linardi di «Daltrocanto» e Stefano
Bleggi di «Si Minore» hanno posto l'attenzione sulle cause del fenomeno
migratorio, sulle discriminazioni nei confronti degli stranieri e sul modo di
conoscere chi viene da lontano. 11/04/2009
( da "Adige, L'" del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
«Che fatica la
Biennale del dissenso» CORONA PERER P oche persone, ma
importanti, ci furono: Goffredo Parise, l'editore Neri Pozza, Alberto Moravia,
il futuro premio Nobel Iosif Brodskii, che per la prima volta lesse in pubblico
le sue poesie. «E fu un canto», dice oggi l'ex presidente della Biennale di Venezia, Carlo Ripa di Meana . Poche furono
anche le istituzioni, ma alla fine qualcuna rispose: il Russicum, la Chiesa.
Quando Ripa di Meana volle realizzare la Biennale del dissenso a Venezia, si
trovò tutti contro. Le alte sfere erano seriamente impegnate a boicottarlo: il
governo Andreotti aveva un patto di non belligeranza con Pci e Psi e a Marghera
si costruivano navi per la flotta sovietica. L'ambasciatore russo faceva sapere
che il Pcus guardava con estrema preoccupazione a questa iniziativa. Solo Craxi
si smarcò e diede una mano. Uno spaccato di Italia degli anni 70
che vide comparire la Guerra Fredda anche nell'arte: in quegli anni l'Urss
aveva deciso di fermare la Biennale del dissenso di Venezia che l'ex parlamentare europeo (dal
1974 al 1978 presidente della Biennale di Venezia),
aveva organizzato. Era la seconda iniziativa di un certo sapore, dal momento
che al suo esordio come presidente, Ripa di Meana aveva già dedicato la
Biennale del 1974 al Cile, vittima del colpo di stato del generale Pinochet.
Era stata una scelta clamorosa decidere di organizzare la Biennale del
dissenso, dedicata all'arte e alla cultura «non ufficiale» dei Paesi
socialisti. Significava dar voce a chi non si era allineato. E così molti
furono i tentativi di boicottarla, da quelli messi in atto in Italia alle
manovre di Mosca. L o ha raccontato lui stesso l'altra sera a Trento in un
interessante incontro promosso in Biblioteca dal Centro studi sulla storia
dell'Europa orientale di Levico diretto da Fernando Landi pubblicamente
ringraziato dallo stesso Ripa di Meana per aver
materialmente contribuito a ricostruire con documenti e ricerche uno spaccato
non certo edificante. L'intreccio di interessi ha poi preso corpo in un libro
(dove in prefazione il centro di Levico è pure citato) nel quale si
ricostruiscono i dietro le quinte. Elegante e raffinato nell'eloquio, Carlo
Ripa di Meana ha raccontato dettagli di non poco conto, pur utilizzando un
linguaggio piano. Senza mai scadere nell'autocelebrazione ha narrato quel
lavoro definito «febbrile e ad alto rischio» che lo assorbì per un intero anno
impegnandolo su un percorso ad ostacoli dal gennaio al dicembre del '77. «Una
vicenda che rimase chiusa in un'ampolla di vetro, nessuno ne parlò e solo dopo
trent'anni è stata analizzata», ha esordito. In Russia - al tempo - «regnava»
Breznev a capo di una corazzata che era in fondo alla massima potenza visto che
l'America era uscita due anni prima con le ossa rotte dal Vietnam. Sulla scena internazionale
l'Unione Sovietica primeggiava, ma al suo interno aveva un forte dissenso. «Non
era frontale e politico», ha puntualizzato Ripa di Meana, «ma
si esprimeva sulle cose minime della vita: la libertà di movimento e i diritti umani che erano stati decisi negli accordi di Helsinki». Dunque non si
opponeva al partito, ma poneva al partito questioni fondamentali. Gli occhi di
Carlo Ripa di Meana si appuntarono su Andrej Sakharov al quale decise di
collegare l'edizione veneziana della Biennale. «Veniva
dal mondo della ricerca scientifica, ma la sua descrizione dello stallo
sovietico era nitida. L'Urss non gradì e mosse le sue pedine commerciali,
politiche e persino i servizi segreti. Eravamo a pochi giorni dalla conferenza
di Belgrado che avrebbe dovuto fare il punto e controllare lo stato esecutivo
degli accordi di Helsinki», ha raccontato Ripa di
Meana che ha descritto il braccio di ferro politico e diplomatico con il
Cremlino. Lo stato maggiore del Pcus esercitò ogni forma di pressione e di ricatto, ma grazie al sostegno di Bettino Craxi e dei
socialisti, Ripa di Meana riuscì nel suo intento e superò gli ostacoli eretti
dal mondo culturale e imprenditoriale italiano. Una brutta pagina quella
scritta da molti intellettuali, ma per la prima volta il sostegno al dissenso
non venne sacrificato sull'altare degli affari con Mosca. Eppure per impedirne
la realizzazione, ad esempio, si dimisero i tre direttori della Biennale,
Vittorio Gregotti, Luca Ronconi e Giacomo Gambetti. Al loro posto Ripa di Meana
nominò quattro esuli: Jiri Pelikan, Antonin e Mira Liehm e Gustaw Herling. Ad
uscire sconfitti furono molti personaggi della scena culturale italiana di
quegli anni. Pungolato da una nostra domanda Carlo Ripa di Meana ha fatto i
nomi: «Ci fu una delegazione italiana che mentre si apriva la Biennale del
dissenso andò a Mosca a negare l'esperienza veneziana e tra questi c'era
Corandini Andrea, il musicista Luigi Nono, il futuro rampante assessore
Nicolini, inventore delle notti bianche romane, lo stesso Giulio Carlo Argan fu
assai critico». Ma ci furono anche le persone che di fronte al boicottaggio
delle istituzioni (furono negati Palazzo Grassi già proprietà Snia e poi la
Fondazione Cini della Olivetti, persino la Ricordi
negò gli spartiti per un concerto su musiche di Dmitrij ostakovic)
aiutarono il coraggioso presidente della Biennale. «Il Patriarca di Venezia
Albino Luciani, futuro papa, mi diede degli spazi» e la Chiesa alla fine fu la
miglior alleata. Ripa di Meana infine ha potuto gettare dall'alto della sua esperienza uno sguardo -
altrettanto amaro - sull'oggi. «Ci vorrebbe una Biennale di
Venezia anche sui diritti umani in Cina,
sull'Iran, ma vedo ben poco in giro, anche il '68 di Praga non è stato
raccontato a dovere». Nell'Italia alle prese con il terrorismo, quella Biennale
ebbe il merito di aver aperto una pagina controcorrente: siamo alla vigilia del
tragico '78. Di lì a pochi mesi (la Biennale del dissenso apre nel novembre del
'77) l'onorevole Moro e la sua scorta verranno trucidati dalle Brigate rosse.
Resta un'amara constatazione. All'epoca, nonostante non ci fosse la libera
circolazione delle persone e delle idee si riuscì a dar corpo ad un evento
controcorrente sul dissenso, oggi che la circolazione delle idee e delle
persone è un dato di fatto acquisito, non si riesce a produrre eventi
«di-senso». Lo abbiamo chiesto a Carlo Ripa di Meana che annuendo ha risposto:
«Oggi gli eventi sono ripiegati sul mercato non sulle idee». 11/04/2009
( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Pagina 35 - Esteri
L´Fbi ha tolto il segreto sui messaggi che l´ex dittatore iracheno scriveva
durante la prigionia Arrogante, orgoglioso e fiero antiamericano: "Mi
avete torturato ma io non mi piegherò mai" Le ultime lettere di Saddam
Hussein Secondo l´ex raìs al momento della cattura gli sarebbero stati sottratti
oggetti personali, "cose necessarie" e soprattutto oltre un milione
di dollari ALBERTO FLORES D´ARCAIS NEW YORK dal nostro inviato «Negli ultimi tre giorni le mie ore totali di sonno non sono
state più di quattro-cinque. Il posto dove mi trovo, simile nelle condizioni a
tutti i centri di detenzione, sembra sia stato trasformato in un luogo di
tortura per i detenuti, in genere di notte ma molto spesso anche durante il
giorno». Così scriveva Saddam Hussein ai responsabili militari Usa due
settimane dopo la sua cattura, avvenuta nel "buco" vicino la sua
città natale di Tikrit. Due sue lettere sono ora pubbliche, grazie alla Abc News che le ha ottenute oltre due anni dopo
l´esecuzione del Raìs grazie al Freedom of Information Act, la legge che
permette di ottenere informazioni e documenti riservati del governo degli Stati
Uniti. «Oltre alle percosse dopo la mia cattura - scrive - quando non una
singola parte del mio corpo è stata risparmiata e le cui tracce sono ancora
visibili, voglio adesso informare le autorità interessate che la possibilità di
dormire in questo luogo è limitata e decisamente scarsa, nonostante sia a letto
per la maggior parte del mio tempo». Una volta in mano agli americani il
dittatore iracheno si lamenta perché non viene trattato come si aspetterebbe
per il suo rango di presidente. Tristemente noto per le sanguinarie repressioni
contro i dissidenti e per le mostruose torture applicate
nelle sue carceri, Saddam aggiunge: «Non penso che ci sia qualcuno con un cuore
umanitario e sensibile in grado di dormire tra le urla dei torturatori e di chi
e torturato». In un´altra lettera, scritta il 24 dicembre del 2003, Saddam
descrive puntigliosamente tutto ciò che possedeva al momento dell´arresto da
parte delle forze speciali Usa. Oltre a un certo numero di cose
necessarie, «le più importanti sono taccuini e altri documenti scritti»,
sottolinea di essere stato in possesso - nascosti in una valigia Samsonite e in
un forziere di ferro - di oltre un milione di dollari. Tra i documenti del
Federal Bureau ottenuti da Abc News c´è anche il rapporto con cui gli agenti dell´Fbi descrivono le informazioni che sono stati in grado
di strappare a Saddam e ad altri funzionari di primo piano del regime iracheno.
L´Intelligence americana nota che dopo una prima fase in cui Saddam era
«reticente», successivamente si può parlare di «cooperazione», considerato
anche il fatto che altri pezzi grossi del regime baathista (anch´essi
interrogati dall´ Fbi) «gli hanno addossato la colpa
per le violazioni dei diritti umani, le esecuzioni di massa e l´uso di armi di
sterminio di massa». Saddam inizia a collaborare anche grazie all´abilità
dell´agente George Piro, scelto dall´Fbi per
interrogare il dittatore: «Il rapporto tra Hussein e Piro col tempo e
cresciuto, così è stato possibile introdurre negli interrogatori anche
questioni molto complicate quali l´uso delle armi chimiche contro i curdi ad
Halabja nel 1988 e i dettagli della rivolta sciita nel 1991». Il rapporto con
l´agente Piro fu talmente importante che il Raìs, dopo avere iniziato uno
sciopero della fame accettò di terminarlo solo grazie a lui.
( da "Manifesto, Il" del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
ALGERIA Confermata
la vittoria annunciata nelle elezioni presidenziali Abdelaziz Bouteflika
presidente a vita Giuliana Sgrena >Vittoria annunciata per Abdelaziz
Bouteflika nelle elezioni presidenziali di giovedì scorso in Algeria.
Bouteflika ha stravinto con il 90,24 per cento dei voti, secondo i dati
ufficiali che hanno anche accreditato una partecipazione del 74,54 per cento
degli aventi diritto al voto. A sorprendere non è tanto la percentuale
«bulgara» ottenuta dal presidente uscente, che si candidava per il terzo
mandato, in mancanza di concorrenti in grado di contrastarlo (al secondo posto
la leader trotskista Louisa Hanoune ha ottenuto il 4,22 per cento, seguita da
altri quattro candidati di facciata), ma l'affluenza al voto. Il disinteresse
degli algerini di fronte a una campagna elettorale a senso unico, anche se il
presidente aveva mobilitato tutti gli apparati dello stato e quelle
organizzazioni della società civile che godono del sostegno statale, non
lasciavano prevedere una simile partecipazione. I dati ufficiali sono
fortemente contestati dall'opposizione che ha sostenuto il boicottaggio. «Si
tratta di una frode massiccia», i risultati elettorali «sono stati enormemente
gonfiati» ha affermato il leader del Fronte delle forze socialiste (Ffs),
Nassim Fadeg, che ha annunciato una «contestazione ufficiale». «Noi abbiamo
constatato un tasso di partecipazione del 18 per cento», ha aggiunto Fadeg. Il
risultato del voto era già stato deciso il 12 novembre scorso quando un
emendamento alla costituzione aveva permesso a Bouteflika di ricandidarsi
(prima la costituzione limitava a due i mandati presidenziali). Bouteflika infatti non aveva rivali: nei primi dieci anni ha governato
il paese come padre e padrone, prima ha convinto gli algerini con il suo
populismo e poi ha mantenuto un consenso favorendo quei settori che
costituiscono la sua base elettorale. Il resto lo ha fatto il suo discorso
demagogico sulla riconciliazione nazionale, che sarà portata a compimento con una amnistia generale e che metterà una pietra sopra il
sanguinoso decennio in cui i gruppi islamici armati hanno seminato decine di
migliaia di vittime. L'amnistia conviene anche ai militari
perché non chiede loro conto delle violazioni dei diritti umani di cui si sono resi responsabili e che hanno contribuito ad
aumentare il bilancio delle brutali violenze. Per ora l'esercito, che aveva
scelto Bouteflika altrimenti non sarebbe mai arrivato al potere, si mantiene
dietro le quinte ed evidentemente approva la politica del presidente. L'entusiasmo
per la rielezione di Bouteflika non è condiviso da molti, comprese le vittime
del terrorismo che non hanno avuto nessun risarcimento. Il quotidiano
indipendente algerino El Watan nel suo editoriale intitolato «Mandato a vita»
sottolinea il record di longevità di potere (quindici anni) che potrebbe
raggiungere il 72enne presidente rieletto portando a termine il terzo mandato.
I suoi predecessori più longevi sono stati Houari Boumediene e Chadli
Bendjedid, entrambi con 13 anni di presidenza. Si tratterebbe per Bouteflika di
una specie di rivalsa storica visto che nel 1979 si era visto scartare dalla
successione a Boumediene, di cui era stato ministro degli esteri, a favore di
Chadli. Per alcuni si tratta di una rivalsa, per altri di una
ironia della storia e per altri ancora, come per il leader del
Raggruppamento per la cultura e la democrazia (Rcd), Said Sadi, che ha
boicottato le elezioni, di «una marcia in un senso vietato della storia».
L'Algeria si trova in una situazione bloccata, con l'opposizione annichilita e
senza che vi sia per ora un qualsiasi cambiamento in vista. Foto: ALGERI,
PASSANTI INDIFFERENTI DAVANTI AI CARTELLONI ELETTORALI /AP
( da "Manifesto, Il" del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
STATI UNITI «Il
terrorismo di bin Laden minaccia l'America». La maggior parte dei nuovi
stanziamenti andrebbero al Pentagono Obama chiede al Congresso altri 83
miliardi di dollari per le guerre Matteo Bosco Bortolaso Altri soldi per le
guerre americane in Iraq, Afghanistan e Pakistan. In una lettera spedita alla
Camera, il presidente Barack Obama ha chiesto di stanziare altri 83,4 miliardi
di dollari per «aiutare il popolo dell'Iraq» e per «distruggere, smantellare e
sconfiggere al Qaeda in Pakistan e Afghanistan». Il motivo, spiega il
presidente, è sempre lo stesso: il terrorismo di Osama bin Laden che «minaccia
l'America dai suoi covi al confine afghano-pakistano» dove gli Usa vogliono
concentrare l'impegno militare. Non a caso gran parte delle risorse richieste
(circa 75 miliardi) finanzieranno il Pentagono, mentre 7 miliardi verranno
usati come aiuti alle capitali estere. La sempre più instabile Islamabad, ad
esempio, riceverà 1,8 miliardi. Se il Congresso darà luce verde, nel 2009 le
guerre americane costeranno 150 miliardi di dollari. Una cifra imponente, ma inferiore a quelle richieste dall'ex
presidente George W. Bush, che nel 2007 e 2008 aveva speso rispettivamente 171
e 188 miliardi di dollari in interventi militari. Secondo il Congressional
Research Office, l'ufficio di ricerca bipartisan del parlamento americano, con
gli 83 miliardi chiesti da Obama la guerra ad Al Qaeda costerà complessivamente
un trilione, mille miliardi di dollari. In realtà altri esperti, come il premio
nobel per l'economia Joseph Stiglitz, avevano previsto spese ben superiori già
solo per l'Iraq: un suo libro parla di una «guerra da tre trilioni di dollari».
Nonostante i mugugni dei pochi democratici no-war, il partito approverà gli
83,4 miliardi in più. Pure i repubblicani daranno il via libera, che arriverà
ufficialmente entro il Memorial Day, l'ultimo lunedì di maggio. Rimarrà fuori
dal coro la democratica californiana Lynn Woolsey, secondo cui le risorse
aggiuntive «prolungheranno la nostra occupazione in Iraq almeno fino alla fine
del 2011 ed espanderanno la nostra presenza militare in Afghanistan
indefinitamente: non posso appoggiare nessuno dei due scenari». L'analisi della
Woolsey è comunque corretta. La Casa Bianca intende chiudere il capitolo
iracheno gradualmente, entro il 2011. Il rebus afghano-pakistano, invece, è
molto più complesso. Al contrario di Bush, Obama vorrebbe conteggiare le spese
militari all'interno del bilancio regolare. Negli otto anni di George W. furono
approvati 17 «stanziamenti d'emergenza», che naturalmente hanno meno vincoli
rispetto al budget normale. Gli 83,4 miliardi richiesti «saranno l'ultimo
pagamento supplementare», ha promesso il presidente. Secondo Obama, «dobbiamo
rompere questa tradizione recente e includere i costi militari futuri nel
bilancio regolare: così saremo più onesti, più accurati e fiscalmente
responsabili nello stimare le spese federali». Sempre rompendo la tradizione
Bush, ieri la Cia guidata dall'italo-americano Leon Panetta
ha annunciato ufficialmente la chiusura delle prigioni segrete dove sono stati
torturati alcuni presunti terroristi di Al Qaeda. In una lettera spedita al
personale dell'agenzia, il direttore Panetta ha ribadito, inoltre, che gli Usa
non useranno più tecniche di tortura come il waterboarding, la simulazione
dell'annegamento. Gli interrogatori, inoltre, non verranno «appaltati» a
contractors esterni. In realtà, Casa Bianca, Cia e Pentagono non hanno escluso
il ricorso alle cosiddette extraordinary renditions, i rapimenti alla Abu Omar, che fu prelevato a Milano. E se è vero che
Obama ha chiesto la chiusura di Guantanamo nel primo giorno del suo mandato,
non è chiaro che fine farà la prigione afghana di Bagram, dove le forze armate
americane hanno commessi altri abusi.
( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
P.S. GIORGIO pag. 7
I problemi della scuola e degli alunni iperattivi spiegati dall'onorevole
Mariella Bocciardo CONFERENZA «DOVE STA andando la scuola?» è il tema della
conferenza promossa, alle ore 10 del 18 aprile nel teatro, dal «Comitato dei cittadini per i diritti umani», ente
internazionale di tutela dei diritti umani nel campo
della salute mentale, in collaborazione con la Lega Internazione dei Diritti dell'Uomo, Criminologia.it ed associazione Genitori separati dai
figli. Verrà data evidenza alla questione "Sindrome da Deficit di
Disattenzione ed Iperattivià", che tante polemiche sta scatenando
per il possibile ricorso a"cure" con psicofarmaci. Interverranno l'on
Mariella Bocciardo, prima firmataria della proposta di legge sulla
somministrazione di psicofarmaci sui bambini, l'on Ciccioli, il dott. Roberto
Cestari, Presidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti
Umani, il prof Fortunato, criminologo, il dottor Loiacono, psichiatra e la prof
Marzaioli. La manifestazione, patrocinata dai comuni di Fermo e P.S.Giorgio e
dalla Direzione didattica, è stata presentata ieri in conferenza stampa dal
sindaco di Fermo, Saturnino Di Ruscio, dall'assessore Maria Lina Vitturini e
dal portavoce del Comitato dei cittadini, Giovanni Rampazzo.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Cronaca di Cagliari
Pagina 1021 Buoncammino. Denuncia di un detenuto disabile: bagno alla turca e
senza docce «Vivo in carrozzina, cella da tortura» Buoncammino.. Denuncia di un detenuto disabile: bagno alla turca e
senza docce La direzione del carcere: il Centro medico è sovraffollato -->
La direzione del carcere: il Centro medico è sovraffollato Giovanni Lattanzi è
un detenuto pugliese disabile. Si muove su una carrozzina e, quando gli spazi
sono ristretti, usa le stampelle. A Buoncammino non vengono rispettati i
diritti degli agenti, figuriamoci quelli dei carcerati. Giovanni Lattanzi,
49enne di Bari, è un detenuto importato dalla Puglia. Si muove su una
carrozzina e, quando gli spazi sono ristretti, usa le stampelle. Vivere in
carcere è sinonimo di disagio, ma il limite - secondo quanto denuncia l'uomo in
una lettera - è stato abbondantemente superato. «Dovrei essere ricoverato nel
centro medico, ma è sovraffollato e sono costretto a rimanere in una cella
umida con la fossa turca». LA DENUNCIA Lattanzi (che sta scontando una pena
sino al 2018) è sotto processo in Puglia per reati mafiosi riconducibili alla
Sacra corona unita. Il magistrato, per esigenze giudiziarie, ha deciso di
spedirlo a Buoncammino, nel reparto alta sicurezza. «Sono invalido al 100 per
cento, mi sposto su una sedia a rotelle e per alcuni movimenti uso le
stampelle». Nel certificato clinico, lungo quanto un trattato medico, patologie
invalidanti. «Sono affetto da neuropatia degli arti
inferiori, ho un aneurisma trombico all'arteria sinistra, ho delle endoprotesi.
Per non parlare delle discopatie cervicali e lombo sacrali. E se non bastasse
soffro di ipertensione». Motivi più che validi -
secondo l'uomo - per ottenere un trasferimento nel Centro diagnostico
terapeutico (Cdt). Ma di traslochi neanche si parla. «Sono recluso nella
sezione As (alta sicurezza) , dove non vengono
effettuati i controlli periodici giornalieri. Dovrei essere ricoverato nel Cdt
del carcere, ma è stracolmo e sono costretto a rimanere in una cella umida, dove
i mie malanni non fanno che aggravarsi». LA CELLA Le
sofferenze di Lattanzi sono concentrate nel trattamento per reclusi ad alta
sicurezza. «Perché nessuno prende in considerazione il
mio stato di salute? In cella c'è la fossa turca, ma non potendo piegare la gambe per me è vietata. Non solo, manca anche la doccia,
così per lavarmi sono costretto ad affrontare le correnti fredde dei corridoi
che potrebbero provocarmi bronchiti. Perché non mi trasferiscono in un posto
più adatto alle mie patologie? Sono disperato, vi prego aiutatemi». IL CARCERE Il direttore di Buoncammino Gianfranco Pala
non si avventura in analisi mediche ma ammette che «il
Centro clinico del carcere è al completo. Il recluso, che è sottoposto al
regime di alta sicurezza e non può stare con i detenuti comuni, deve avere
pazienza, non ci siamo dimenticati di lui». Sulla stessa linea la direzione
sanitaria del carcere. «Nel Cdt ci sono a disposizione
trenta posti letto e sono tutti occupati. Lattanzi era ricoverato in una stanza
del reparto, ma quando è stato trasferito per un processo, il suo posto è stato
preso da un recluso molto grave proveniente da Alghero. Ci dispiace, stiamo
facendo il possibile per trovargli una soluzione adatta. C'è sovraffollamento e
c'è chi ha più bisogno di lui». ANDREA ARTIZZU
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA RISPARMIO GESTITO data: 2009-04-11 - pag: 30
autore: Il nuovo fenomeno della crisi: occupazioni favorite da
associazioni e autorità «Squatter» a caccia di case pignorate Giovanni Vegezzi
Negli Stati Uniti dopo lo scoppio della bolla dei subprime le case pignorate
tornano a riempirsi.E l'ondata dei nuovi inquilini è il segno di un singolare
paradosso che si sta diffondendo nel Paese: ad entrare in quelle stanze
lasciate vuote da migliaia di proprietari affossati dai debiti è un esercito
ancora più povero di squatter, che occupano gli immobili vuoti con l'appoggio
delle associazioni di beneficenza e di accondiscendenti vicini. Secondo quanto
ha rivelato alla stampa americana il direttore della National Coalition for the
Homeless (associazione delle persone senzatetto fondata nel 1982) quella che
sta prendendo piede è una singolare gara di solidarietà: una dozzina di gruppi
organizzati in tutto il Paese sta aiutando le famiglie senzatetto a prendere
possesso delle case vuote, con la tacita approvazione dei dipartimenti di
polizia che sembrano non avere fretta di ordinare sgomberi. Così, quello delle
associazioni pro-squatting, è un nuovo esercito in marcia in cui i diversi
battaglioni si muovono con strategie diverse, chi nel più totale segreto, chi
con azioni palesi e rivendicazioni politiche. Nel freddo stato settentrionale
del Minnesota è in azione un gruppo chiamato Poor People's Economic Human
Rights Campaign, che rivendica la casa, non solo come un diritto economico, ma anche come un diritto
umano per le persone più povere e ha appena fatto trasferire alcune famiglie in
13 immobili vuoti. A Philadelphia invece, la Kensignton Welfare Rights Union,
gestisce delle "case per i diritti umani" dove
vivono 13 famiglie. Tutte esperienze che, secondo gli attivisti, possono
essere sì momentanee, ma garantiscono agli occupanti di rimanere nelle
abitazioni prescelte almeno per un anno, prima che arrivi lo sfratto. E in
tempi di crisi il fenomeno sembra destinato ad esplodere: secondo il direttore
della Miami Coalition for Home-less, Ben Burton, prima della crisi in città il
fenomeno dello squatting era abbastanza raro. Adesso invece in Florida c'è
anche chi come Take Back the Land, controlla che i potenziali nuovi occupanti
non siano affetti da disturbi mentali o da tossicodipendenza e richiede ai
candidati di fare manutenzione agli immobili e di rimanere in pari con il
pagamento delle bollette. L'obiettivo è infatti quello
dei buoni rapporti di vicinato: i nuovi squatter insomma si allontanano dallo
stereotipo dell'occupante abusivo, per presentarsi amichevolmente ai vicini. Un
atteggiamento ricambiato dalla solidarietà dei residenti, che spesso donano ai
nuovi occupanti cibo e materassi. Con buona pace delle banche che pensano di
raccogliere fondi con le aste immobiliari. L'EMERGENZA Dopo il crollo dei
subprime ha fatto seguito un boom di sfratti per morosità: i cartelli «in
vedita» sono il richiamo per i senza-tetto
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 11-04-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno,
Il (Milano)) (Resto del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Diritti umani
PRIMO PIANO pag. 13
Speranza e accusa E' la Via Crucis del terremoto Il Papa: gli sfollati vedano
la luce di GIORGIO ACQUAVIVA ROMA LE SOFFERENZE causate dal terremoto d'Abruzzo
si materializzano anche nelle celebrazioni del Venerdì santo, nella predica di
padre Cantalamessa in San Pietro e nella Via Crucis al Colosseo, presieduta da
papa Benedetto XVI e sviluppatasi attorno alle meditazioni preparate dal
salesiano Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, in India, con
citazioni di San Francesco e Dante, Shakespeare e Tagore e riferimenti ai
martiri cristiani e a Gandhi. Trasmessa in mondovisione, la cerimonia si è
aperta con un inno alla speranza: «Quando le cattive
notizie si susseguono, siamo oppressi dall'ansia. Quando la disgrazia ci
colpisce più da vicino, ci scoraggiamo. Quando una calamità fa di noi le sue
vittime, la fiducia in noi stessi è del tutto scossa e la nostra fede è messa
alla prova». Eppure non smettiamo di credere e di sperare. Perché la sofferenza
di Cristo e la sua resurrezione dopo la morte, ci ricorda che «sotto la
superficie di calamità naturali, guerre, rivoluzioni e conflitti di ogni
genere, vi è una presenza silenziosa, vi è un'azione divina mirata». Perché Dio
sa trarre il bene dal male. LE STAZIONI della Via Crucis, nelle parole del
vescovo indiano, toccano situazioni note agli uomini e alle donne di oggi.
Cristo in agonia, ci parla del mistero del male e della sofferenza e ci spinge
a riscoprire la compassione. Gesù tradito dall'apostolo Giuda ci ricorda che la
violenza è suicida, che solo l'amore risana e invita alla riconciliazione e
all'amicizia. La condanna dell'Uomo-Dio innocente rimanda alle tante situazioni
di oppressione, mentre Pietro che rinnega richiama le debolezze umane e
l'incoerenza di ciascuno. Pilato non sembra interessato alla giustizia e alla
verità, ma solo alla propria carriera: ah, se i responsabili pubblici
coltivassero la buona coscienza! Gesù flagellato: scoppio di disumanità, odio e violenza, come oggi quando avvengono
omicidi, violenze su donne e bambini, sequestri, estorsioni, conflitti etnici,
violenza urbana, torture fisiche e mentali, violazione di
diritti umani... Chi sono i colpevoli? Non basta puntare il dito sugli altri.
GESÙ OGGETTO di scherno, anche oggi, quando lasciamo che parole-simboli-valori
siano gettati a mare. Cerchiamo allora il Signore in piccoli segni silenziosi,
in una brezza, in un bambino ancora non nato, nella vita dei poveri...
Simone il Cireneo è figurazione del discepolo fedele: Signore, tu innalzi gli
umili, gli emarginati, i baraccati, i sottoalimentati, gli intoccabili. Gesù
crocifisso si sente abbandonato e grida al Padre; eppure nulla è perduto,
neanche i peccati, come «legna secca nel freddo inverno». Il buon ladrone viene
salvato da uno sguardo d'amore che dissipa l'oscurità e il risentimento. Gesù
muore e attira tutti a sé. Deposto nel sepolcro, sembra invitare alla
riflessione, come dopo lo tsunami o dopo Hiroshima. Chiude papa Benedetto XVI,
apparso affaticato, con parole semplici e dense: siamo qui per rivivere la vicenda
tragica di un Uomo unico nella storia, che ha cambiato il mondo non uccidendo
gli altri, ma lasciandosi uccidere appeso a una croce. E poi: «Sono con tutti i
sofferenti della terra terremotata d'Abruzzo, perché anche a loro appaia la
stella della speranza e la luce del Risorto». NEL POMERIGGIO in Basilica si era
svolta la memoria della Passione, con una forte omelia del predicatore
pontificio: «Cosa ha indotto a mettere sabbia al posto del cemento?», ha
tuonato. E si è chiesto come mai in tante situazioni caratterizzate da
cupidigia anche nella crisi economica attuale non si parli di peccato, causa
principale dell'infelicità degli uomini. Ad ascoltare, papa Ratzinger, che al
momento dell'adorazione della croce cammina scalzo, senza scarpe, come quando
entrò nella moschea di Istanbul.
( da "Corriere della Sera"
del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data:
11/04/2009 - pag: 4 La protesta Tamil, presidio in strada «Stop al genocidio»
Qualche decina di persone, ieri in piazzale Baracca, ha manifestato contro il
genocidio della popolazione Tamil e per chiedere il rispetto dei diritti umani violati.
( da "Rai News 24" del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Mosca | 11 aprile
( da "Asca" del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
MOLDAVIA: APPELLO COMMISSIONE UE A RISPETTO DIRITTI UMANI FONDAMENTALI
(ASCA-AFP) - Bruxelles, 11 apr - L'Unione Europea ha chiesto il rispetto dei
diritti e delle liberta' fondamentali in Moldavia, dove nei giorni scorsi c'e'
stata una rivolta contro il governo. Il presidente della commissione europea
per le relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner, ha auspicato una
stabilizzazione della situazione di calma, aggiungendo che ''e' importante
evitare l'uso della forza o della provocazione verbale'' e che le autorita' moldave
''garantiscano il pieno rispetto delle liberta' e dei diritti fondamentali''.
La commissione europea ha infine commentato positivamente la decisione di una
verifica sui voti delle elezioni del 5 aprile scorso. luq/cam/ss
( da "Virgilio Notizie"
del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Addis Abeba, 11 apr.
(Apcom) - La Segretario di Stato
francese dei diritti umani, Rama Yade, durante una visita di due giorni in Etiopia, ha
detto che "non ci sarà pace in Darfur, né in Sudan, senza giustizia",
riferendosi al mandato di arresto lanciato dalla Corte penale internazionale
contro il presidente sudanese Omar al-Bashir. Secondo Yade il mandato di
arresto del Cpi "aiuterà le vittime di fronte alla giustizia".
Durante la sua visita nel paese africano Yade ha incontrato il presidente della
Commissione dell'Unione africana (Ua), Jean Ping, per parlare del Darfur e del
presidente sudanese. Per l'Ua il mandato di cattura nei confronti di Bashir
minaccia il processo di pace in Darfur e nel sud-Sudan.
( da "Wall Street Italia"
del 11-04-2009)
Argomenti: Diritti umani
Darfur/ Rama Yade:
non ci sarà pace nella regione senza giustizia di Apcom Condanna del Segretario
di Stato francese dei diritti umani -->Addis Abeba,
11 apr. (Apcom) - La Segretario di Stato francese dei
diritti umani, Rama Yade, durante una visita di due
giorni in Etiopia, ha detto che "non ci sarà pace in Darfur, né in Sudan,
senza giustizia", riferendosi al mandato di arresto lanciato dalla Corte
penale internazionale contro il presidente sudanese Omar al-Bashir. Secondo
Yade il mandato di arresto del Cpi "aiuterà le vittime di fronte alla
giustizia". Durante la sua visita nel paese africano Yade ha incontrato il
presidente della Commissione dell'Unione africana (Ua), Jean Ping, per parlare
del Darfur e del presidente sudanese. Per l'Ua il mandato di cattura nei
confronti di Bashir minaccia il processo di pace in Darfur e nel sud-Sudan.