CENACOLO  DEI  COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

CRONOLOGICA

 

 


Report "Cultura"   4-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Cultura

Stati Uniti: aprile, il mese delle stragi ( da "Corriere.it" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: alla Università Virginia Tech di Blacksburg, uno studente coreano naturalizzato americano, Cho Seung-Hui, uccise 32 persone: trenta studenti e due docenti, e si sparò alla tempia. Dall'inchiesta, emerse che soffriva da tempo di gravi turbe psichiche, ma che l'università non ne era stata mai messa al corrente.

Alcuni docenti torinesi si sono rivolti al rettore dell'Università Pelizzetti per sollecit... ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Alcuni docenti torinesi si sono rivolti al rettore dell'Università Pelizzetti per sollecitare l'ateneo a recepire una legge del 2005 che impone ai prof di insegnare almeno 120 ore l'anno. In via Po la legge non è mai stata recepita. Al punto che dopo l'entrata in vigore, il Senato accademico ha emanato una delibera abbassando i limiti:

Una "barriera" per la cura dei tumori: nuova speranza dai ricercatori italiani ( da "Cittadino, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova, e da Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Il processo delle metastasi, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario,

Camerieri o ingegneri? Confronto su scuola e lavoro ( da "Giornale di Brescia" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: se vogliamo una competizione vera tra università, la soluzione è un'altra: la libera scelta dei docenti da parte degli atenei, all'interno di un elenco di persone che hanno superato l'esame di "libera docenza". La vera rivoluzione - prosegue il filosofo veneziano - sarebbe l'abolizione del valore legale del titolo di studio».

No ad Ingegneria, sì a un centro di ricerca ( da "Trentino" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: costruire strutture separate in cui possano lavorare gomito a gomito personale dell'università, dei centri di ricerca pubblici e privati e delle imprese. Servono ricercatori giovani ed entusiasti, pronti a portare sul campo le competenze acquisite durante gli studi universitari». Sul tema intervengono anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Burli, Pomini e Monari.

ROVERETO. È oggi la giornata più attesa del Festival città imprese: ... ( da "Trentino" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: ci saranno il presidente Dellai e il rettore dell'Università di Trento Davide Bassi. Il progetto verrà illustrato da Giovanni Marseguerra, responsabile scientifico del progetto e docente di economia a Milano, e da Giulio Cainelli, docente di economia a Bari. Al termine si terrà una tavola rotonda a cui parteciperanno l'assessore all'industria Olivi, Mario Marangoni,

La diocesi tortonese in lutto per la morte di monsignor Scabini ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente alla pontificia Università lateranense di Roma, di cui era stato anche decano. Negli Anni Settanta ha ricoperto l'incarico di assistente nazionale del settore adulti dell'Azione cattolica. Dal 1995 al 2000 è stato assistente nazionale del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale), dopo aver accompagnato a lungo il gruppo romano dell'

A Economia i più virtuosi "Da anni siamo in regola guidati dalla necessità" ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: è che siamo stati costretti dalla specificità della nostra facoltà a fissare altri limiti per i docenti che insegnano a Economia. Tutto qua». A che cosa allude? «Noi possiamo contare su un docente ogni 60 studenti. E' il rapporto di gran lunga più alto di tutta l'Università di Torino. Non a caso, siamo quelli che più fanno ricorso ai docenti a contratto e agli affidamenti».

All'università si lavora sotto i minimi di legge ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: università sotto assedio e i professori accusati di essere fannulloni, non ce lo possiamo permettere». Alcuni docenti si sono rivolti al rettore dell'Università Ezio Pelizzetti per sollecitare l'ateneo a recepire una legge del 2005 che impone ai professori a tempo pieno di insegnare almeno 120 ore l'anno come didattica frontale.

"Sì per etica e immagine Sarebbe un bel segnale in un momento difficile" ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: anche un'operazione d'immagine, in un momento che vede l'università sotto tiro». Il prorettore dell'Università Sergio Roda vede di buon occhio l'iniziativa di chi vuole portare il minimo di ore per la didattica dei docenti a 120 l'anno. Però ci tiene a precisare che «la realtà dei fatti non cambierebbe di molto».

"Lavoriamo di più o ci chiameranno tutti fannulloni" ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: La proposta di un gruppo di docenti: "La legge impone di fare 120 ore non 90" [FIRMA]ANDREA ROSSI «Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati dal ministero. E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo proprio permettere.

[FIRMA]ANDREA ROSSI Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati da... ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Forse non hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di creare qualche grattacapo.

Così l'Università di Torino nel 2006: Il Senato Accademico all'unanimità d... ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Così l'Università di Torino nel 2006: «Il Senato Accademico all'unanimità delibera (...): 1) I docenti di I e II fascia sono tenuti a svolgere attività didattica frontale (lezioni, seminari, esercitazioni) per un minimo di 90 ore e fino ad un tetto massimo di complessive 120 ore;

Medicina, tagliate 8 Scuole ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente alla facoltà di Medicina e primario della clinica Chirurgica -. I ragazzi si laureano qui e poi devono andare in un'altra università a specializzarsi. Di fatto molti non cominceranno nemmeno per non doversi trasferire poi. L'ospedale avrà meno medici al lavoro nei reparti e vedrà limitato il principio anche del nuovo policlinico:

"Si lavori di più" Pacchia finita all'Università ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Forse non hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di creare qualche grattacapo.

Ricercatori italiani scoprono il gene che controlla le metastasi ( da "Libertà" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova, e da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.

Ex manifattura, in commissione è polemica sulla riqualificazione ( da "Libertà" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: per accordi pubblico-privato in grado di liberare una, almeno, delle quattro aree private sopracitate, così da destinarla a verde pubblico in via definitiva. Se perciò il terreno di via Cella-via Campesio è di proprietà della Conad che ci avrebbe volentieri realizzato un suo supermarket, ecco che la variante commerciale ha previsto che una struttura di vendita di 1.

Scoperto da italiani il gene anti-metastasi ( da "Arena, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: È il risultato della ricerca condotta da due team medici delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell», guidati da Stefano Piccolo, docente del Dipartimento patavino di Biotecnologie mediche, e Silvio Bicciato del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio.

roma tre e il "fantasma" di soria solo i buoni pasto ritirati regolarmente - paolo griseri ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: una docente declinava l´invito: «Cari colleghi, non sono in grado di offrire consolazione in questa spiacevole situazione anche perché il fatto che personalmente abbia visto il professor Soria soltanto due o tre volte in quasi dieci anni, mi fa pensare che le lamentele degli studenti fossero giustificate».

( da "Libertà" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: rivolto a presidi e docenti, organizzato per l'ottavo anno consecutivo da Diesse e Disal, in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano e il Liceo della Comunicazione - Fondazione San Benedetto. «Molti dei nostri alunni rischiano di essere vaccinati all'apprendimento insegnato scolastico - ha ricordato Mazzeo -.

Uova benefiche per l'Alba onlus Oggi, sabato 4 aprile, nei supermercati Rossetto di Borgo... ( da "Arena, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: proseguiranno gli incontri di formazione per genitori e docenti nell'ambito del progetto «Formazione famiglie» realizzato con la collaborazione della Fondazione Exodus di Verona. Relatore sarà il dottor Valter Drusetta, pedagogista della Università della Famiglia, che tratterrà il tema: «Tra indipendenza ed autonomia».

Italiani i primi mini sensori alimentati da vibrazioni corpo umano ( da "Libertà" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: In una ricerca pubblicata sulla rivista Physical Review Letters il gruppo dell'università di Perugia coordinato da Luca Gammaitoni propone di creare sensori utilizzando materiali piezoelettrici che generano piccole correnti elettriche quando risentono di vibrazioni presenti nell'ambiente.

LEZIONE CON FRATTA PASINI SU CRISI E SOSTEGNO ALLE IMPRESE ( da "Arena, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente del dipartimento di economia società e istituzioni. AUTOTRASPORTI ANCHE FAI VERONA A ROMA PER PROTESTA CONTRO IL GOVERNO La Fai, Federazione autotrasportatori, di Verona, ha partecipato alla protesta contro il governo a Roma, con altri sindacati riuniti nella sigla Unitrans per chiedere al governo di rispettare le promesse.

padova. e' il cane da guardia delle cellule tumorali. finché sta al ... - fabiana pesci ( da "Nuova Sardegna, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.

debora e flavia, vite da provvisorie in città ( da "Nuova Venezia, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Cnr sapendo che il posto è a rischio La realtà del precariato non è legata solo alla ricerca universitaria: il problema della bassa retribuzione e di un futuro lavorativo incerto investe anche migliaia di insegnanti delle scuole elementari, delle medie, delle superiori e degli istituti di ricerca pubblici. Debora Bellafiore, 28 anni, lavora come ricercatrice per il Cnr di Venezia.

attraverso la conoscenza si può sconfiggere la crisi - silvia sanna ( da "Nuova Sardegna, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: dice il docente di Economia -, in passato avevamo una squadra di artisti, musicisti e cultori delle arti visive. Ce li siamo lasciati scappare». Ma forse quello che veramente manca a Sassari è una classe dirigente di alto livello: «C'è un problema di selezione - aggiunge Vannini -, negli enti la qualità media non è elevata.

scoperto il gene che blocca le metastasi - fabiana pesci ( da "Centro, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.

alle urne il 22 e il 24 giugno subito dopo le amministrative ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Il decano Enrico Berti lo ha comunicato direttamente ai tre docenti l'altro giorno: «Ho fatto le mie valutazioni - rivela il filosofo - E ho proposto queste tre giornate. Anche se l'ufficializzazione della chiamata alle urne avverrà a maggio, quando sarà emesso il decreto di indizione delle elezioni».

padova chiama cina risponde nasce confucius institute ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Università di Padova. E' tutto pronto, dal team di docenti fino al progetto, dotato già di metratura degli spazi. Ancora qualche anno e l'istituto di lingua e cultura cinese, frutto del gemellaggio tra l'Ateneo patavino e l'Università di Guangzhou (Pechino) aprirà ufficialmente le porte agli studenti della città del santo.

Nuovo impianto galvanico ( da "Adige, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: A far gli onori ci casa il professor Pierluigi Bonora, direttore del Laboratorio e docente dell'università, dipartimento di ingegneria dei materiali, che ha presentato la nuova sede e l'impianto. Della ricerca e dei risultati ottenuti hanno parlato Bonora, i professori Flavio Deflorian e Stefano Rossi e l'ingegner Maria Lekka.

Il giorno di ( da "Adige, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente di economia politica e membro del consiglio scientifico Cranec all'università Cattolica di Milano (oltre che responsabile scientifico del progetto «Rovereto 2020»). Sul palco saliranno poi Giulio Cainelli, docente all'università di Bari, il presidente della Provincia Lorenzo Dellai e il rettore dell'università di Trento Davide Bassi.

mettere le università - fulvio tessitore ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: 3000 docenti, circe 10.0000 studenti). Far quanto propone De Sanctis significa assegnare alle università cittadine e regionali una grande responsabilità, con un grande peso decisionale (ma la rapidità di decisione degli atenei non teme confronti con le burocrazie degli enti pubblici territoriali), ma anche con la possibilità di mostrare all´

No, Ingegneria sta bene dov'è DAVIDE BASSI ( da "Adige, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: dei centri di ricerca pubblici e privati e delle imprese. Il trasferimento tecnologico non lo fanno le matricole: servono ricercatori giovani ed entusiasti, pronti a portare sul campo le competenze acquisite durante gli studi universitari. Funziona così nelle buone università, e non vedo perché noi dovremmo inventarci metodi alternativi:

scoperto il gene che controlla le metastasi - fabiana pesci ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cultura

Abstract: è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.

plurilinguismo tra malta e gorizia ( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: l'Università di Udine a Gorizia ospiterà Giuseppe Brincat, docente di Linguistica italiana all'Università di Malta. Martedì prossimo, 7 aprile, dalle 14 alle 16, nel palazzo della Stella Matutina in via Nizza, Brincat terrà una lezione sul tema "L'italiano in piazza nell'isola di Malta dal Quattrocento a oggi".

gal, arbau prova a svelenire il clima ( da "Nuova Sardegna, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: ultima riunione del partenariato pubblico-privato per la formazione del Gal (Gruppo di azione locale) per le regioni storiche di Barbagia, Gennargentu, Mandrolisai e Supramonte. Si concludono così le assemblee che si sono tenute per i seminari di formazione e adesione degli aderenti che hanno avuto inizio a Fonni, per proseguire, poi,

elettrodotto, chieste modifiche ( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: necessarie nuove forme di investimento pubblico-privato. Il progetto, fra l'altro, è un elettrodotto interrato e non aereo, che già ne fa un'infrastruttura con minimo impatto ambientale. L'assessore regionale ha fatto presente, inoltre, come l'iter si sia completato con la Conferenza dei servizi del 15 febbraio 2008, chiusasi con il parere favorevole di quasi tutti i partecipanti.

"sum, irregolare la scelta dei prof" - franca selvatici ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente di analisi matematica) e Augusto Marinelli (economia agraria), insieme con il direttore Aldo Schiavone (diritto romano), esaminarono i titoli di docenti delle più disparate discipline. Ma la legge - obietta il pm - impone che le commissioni esaminatrici siano costituite da docenti esperti nella disciplina oggetto della valutazione.

gli studenti dell'onda all'ateneo "non è vero che lo spazio è inagibile" ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: abbiamo dato vita a eventi culturali e ricevuto le adesioni di 65 docenti universitari, oltre una ventina di scrittori» dicono i ragazzi. Secondo gli occupanti di Bartleby, «dire che questo spazio è inagibile, come fa l´Alma Mater, non è vero. Dopo i lavori, l´università non ha mai deciso la destinazione d´uso.

s. piero, troppe competenze e lo svincolo resta pericoloso ( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Un progetto che i docenti universitari sono ben lieti di donare al territorio affinché, chi di competenza, lo possa fare suo. Intanto, in attesa (che si prevede molto lunga) di una ristrutturazione dello svincolo, residenti e università chiedono un'attenzione maggiore per la manutenzione della segnaletica e della cartellonistica.

consolidare le eccellenze, liste di attesa corte - marco barabotti ( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: poco meno di 1000 specializzandi e diverse centinaia di dottorandi, oltre a circa 360 unità di personale docente (a cui vanno aggiunti più di 300 'docenti a contratto' ospedalieri). Gestire questo trasferimento non sarà una cosa da poco ma le premesse ci sono tutte perché il processo vada a buon fine».

SANITÀ: SCOPERTO GENE `BALUARDO' CHE BLOCCA METASTASI/ANSA ( da "Secolo XIX, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica "Cell". I due team di ricercatori sono stati guidati dal professor Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal professor Silvio Bicciato del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.

"le voci dei vinti" eschilo e omero letti da pino caruso - laura nobile ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Docente del Centro classica dell´università Iuav di Venezia, che promuove la rassegna con l´associazione Engramma, Monica Centenni ha selezionato i testi: «è una piccola collana di letture che mostra come il mito sia una materia plastica - spiega - capace di parlare al presente attraverso le variazioni drammatiche e poetiche della letteratura occidentale»

Montichiari, riprendono i voli nazionali ( da "Giorno, Il (Bergamo - Brescia)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: ROTTE LOW COST CON LA NUOVA SOCIETÀ ITALIATOUR MONTICHIARI MENTRE I BRESCIANI in cordata pubblico-privata cercano di comprarsi l'aeroporto D'Annunzio, la veronese Catullo non pare intenzionata a cederne la proprietà, anzi rilancia. Il presidente Fabio Bortolazzi parla di Montichiari come terza linea di Malpensa, terminal per i cargo internazionali, in futuro anche dei passeggeri;

Ddl Università al prossimo consiglio dei ministri ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Ddl Università al prossimo consiglio dei ministri Rettori a tempo e un'abilitazione nazionale per diventare docenti. Ma anche una diversa organizzazione degli atenei su base federativa. Saranno questi, tra gli altri, i temi caldi del disegno di legge che il ministro dell'istruzione e dell'università Mariastella Gelmini vorrebbe portare al prossimo consiglio dei ministri.

IL CENTRO Studi "De Gasperi" e le Acli hanno organizzato per oggi (inizio alle ore 9.30), ... ( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: coordinata da Alessandro Volpi, docente di Storia Contemporanea all'Università di Pisa, interverranno Alberto Vannucci, docente di Scienza della Politica all'Università di Pisa e Luca Gori dell'Istituto Superiore Sant'Anna. Le conclusioni sono affidate al presidente provinciale Acli, Stefano Lorenzelli.

Il "Santa Maria Goretti" di Latina fra gli otto centri in Italia e i 120 al mondo ... ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: operativa all'ospedale di Latina grazie alla convenzione con l'università "La Sapienza". L'attività della nuova struttura è stata illustrata ieri mattina dalla responsabile, la docente universitaria Raffaella Buzzetti, dal direttore medico di presidio Rosario Sciuto e dal capo dipartimento Fabrizio Soscia.

E' normale. La vittoria soffiata da Stefano Fiorucci, il docente di Gastroenterologia g... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Al docente dell'Università viene contestato il reato di peculato, per aver utilizzato oltre due milioni di euro di enti pubblici (Miur, ateneo di Perugia e Unione Europea) e privati per ricerche che secondo l'inchiesta risulterebbero manipolate e falsificate, pubblicate su prestigiose riviste scientifiche internazionali tra il 2000 e il 2006.

"Sobrietà e comunicazione". E' questo tema della duegiorni, che si concluderà oggi, voluta... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: e il dottor Paolo Montesperelli docente ordinario di Metodologia e Tecnica della Ricerca Sociale presso l'Università degli studi di Salerno. Oggi si proseguirà dalle ore 9.30 alle 12.30 all'Auditorium San Domenico con la parte centrale del festival e cioè il "Talk show su Sobrietà e Comunicazione" realizzato dagli studenti degli Istituti scolastici superiori.

L'arte d'oggi rilegge San Paolo ( da "Eco di Bergamo, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: e spiegazioni di docenti universitari, riportati su pannelli. Questo il tema, intonato all'attuale anno paolino, della sesta edizione della rassegna organizzata sempre nel periodo quaresimale e con le stesse modalità dall'ateneo milanese, avviata dal critico d'arte Luciano Caramel e curata dai docenti di Storia dell'arte contemporanea Francesco Tedeschi e Cecilia De Carli e dall'

CelebrazioniArcene, la Madonna delle Lacrime Celebrazioni per il 145 anniversario del miracolo della lacrimazione della Madonna: ore 8, Messa nel santuario; ore 20, chiesa parrocc ( da "Eco di Bergamo, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: curato da Massimo Rivoltella, docente all'Università Cattolica di Milano. L'incontro sarà intervallato da brani dell'organista Paolo Oreni. Zogno, nuova traduzione della Bibbia Ore 17, nuova libreria «Spazio Volontalibro» in piazza Garibaldi 4, incontro sul tema «Tradurre per non tradire» col biblista mons.

Cinque candidati, una sola intesa Serve un nuovo governo per l'ateneo ( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: ma solo con poteri di verifica, per non incrinare l'autonomia dell'Università. Sia Tesi che Caretti hanno poi invocato un'apposita «legge regionale». Tra i temi affrontati, quello del pensionamento di 177 docenti nel 2010. «Urge una politica che gestisca questo depotenziamento dell'offerta didattica», le parole di Del Bimbo.

Pesaro Con la conferenza SvobodaMagika: Il Faust di Strehler, Intollerance di Nono... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Massimo Puliani, direttore dell'Istituto di Comunicazione Multimediale all'Accademia di Macerata e docente al Dams dell'Università di Bologna, e Valentino Bellucci, docente di Filosofia e anche di video Teatro all'Accademia di Macerata, proporranno un suggestivo percorso nell'immaginario di "SvobodaMagika".

Musei a picco allarme rosso ( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: operazione di partnership pubblico-privata , che assicurerà il completamento del sistema Uffizi-Pitti. Oltre al sottosegretario interverranno il direttore generale del ministero, Roberto Cecchi, il direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, Mario Lolli Ghetti, e il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci.

Così il Comune fa l'immobiliarista ( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: in cambio del diritto di superficie che consente alla società pubblica-privata di realizzare il nuovo mercato) vede un valore dei beni molto più ridotto. E tutte le transazioni di questo tipo sono, comunque, sottoposta a tassazione. Qualcuno ha sbagliato i conti? INTANTO c'è un po' di agitazione anche a livello urbanistico.

GIOVANI PSICOLOGI nei condomini per superare i contrasti e puntare a una nuova co... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente di Psicologia di comunità dell'Università di Bologna. IL SERVIZIO di mediazione sociale è una caratteristica dell'Acer reggiano. Dai condomini arrivano centinaia di richieste di intervento. Per un lavoro che spesso non ha orari, ma può sfociare nel pranzo di Natale con la signora anziana o all'appostamento notturno.

E' oggi l'addio a monsignor Scabini ( da "Provincia Pavese, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente alla pontificia Università lateranense di Roma, di cui era stato anche decano. Negli anni Settanta aveva ricoperto l'incarico di assistente nazionale del settore adulti dell'Azione Cattolica Italiana. Dal 1995 al 2000 aveva ricoperto la carica di assistente nazionale del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale)

Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi ( da "Giorno, Il (Milano)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: uno studio condotto dalle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.

Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi ( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: uno studio condotto dalle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.

Tumori, scoperto il gene baluardo' che blocca le metastasi ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena, pubblicato sulla rivista scientifica Cell. I due team di ricercatori sono stati guidati da Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e da Silvio Bicciato del dipartimento di Scienze biomediche di Modena e Reggio Emilia.

La città (plurale) delle idee ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docenti universitari, musicisti, giornalisti. Un pubblico sceltissimo che sente la bruciante attualità dell'«emergenza cultura». Felice Laudadio, direttore della Casa del Cinema di Roma e dell'ItaliaFilmFest di Bari, e il rettore dell'università di Bari Corrado Petrocelli, sono d'accordo: con i tagli apportati da questo governo allo Spettacolo (

Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: uno studio condotto dalle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.

Soru scioglie il blind trust riprende il 17% del capitale ( da "Unita, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente dell'Università di Cagliari era stata trasferita lo scorso dicembre una quota pari al 17,68% per ottemperare al conflitto di interessi di Soru in vista della candidatura alle elezioni sarde. Racugno era stato nominato fiduciario al fine di esercitare tutti i diritti (compreso il diritto di voto) e i privilegi connessi alle azioni senza alcuna istruzione della parte fiduciante.

Scoperto il gene che controlla le metastasi ( da "Tribuna di Treviso, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.

Testamento biologico un gesto di libertà? ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: già primario di Oncologia Medica al Businco, Maria Mura, magistrata della Corte d'Appello, Maria Pia Massetti, insegnante lettere classiche, cattolica, Fabrizio Oppo, insegnante di Filosofia e Storia, Chiesa Battista. Coordina Grazia Maria De Matteis, docente Diritto penale all'Università e presidente Comitato di Bioetica.

Quegli studenti ( da "Trentino" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente di studi Orientali alla Sapienza di Roma. è intervenuto anche il Presidente della Mezzaluna Rossa, un ente che svolge in Medio Oriente le funzioni della nostra Croce Rossa. Dall'esposizione di quest'ultimo sono emerse ancora una volta le drammatiche condizioni di Gaza, ma si è anche preso coscienza della terribile situazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente.

scoperto il gene che blocca le metastasi - fabiana pesci ( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.

Tumori. Scoperto il gene "baluardo" che blocca le metastasi ( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica "Cell". I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.

Musica sacra nelle chiese pavesi Tre concerti con esecuzioni rare ( da "Provincia Pavese, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Associazione Docenti e Ricercatori Ateneo Pavese) e dal Cup (Circolo dell'Università di Pavia), fa parte della stagione Musica in Università. La rassegna prenderà il via martedì 7 aprile nella basilica di San Michele, approderà poi a Santa Maria in Canepanova e toccherà, per l'appuntamento finale del 23 aprile, il prezioso scrigno di San Teodoro.

Scoperto il gene che blocca le metastasi ( da "Provincia Pavese, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.

Università, la lasciano due ragazzi su cinque ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente dell'Universitat Politecnica de Catalunya a Barcellona, strappa sorrisi e consensi segnalando come, nello stato di crisi attuale, «siano più importanti le banche che le scuole. In Spagna il 50% dei giovani si iscrive all'università». Paolo Bastianello, nominato da Emma Marcegaglia quale delegato Education di Confindustria,

PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al ... ( da "Nuova Ferrara, La" del 04-04-2009) + 6 altre fonti
Argomenti: Cultura

Abstract: è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.

Morresi: legge 40, nella pratica cambia poco ( da "Avvenire" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: è Assuntina Moresi, docente di Chimica fisica all'università di Perugia e componente del Comitato nazionale di bioetica. Nell'intervista apparsa sul sito ilsussidiario.net, la consulente del ministero del Welfare conferma comunque che dopo la sentenza, «nella pratica concreta, a quanto pare, cambia poco».

Scoperto il gene che blocca le metastasi ( da "Avvenire" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: secondo Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, «una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi ha sottolineato Piccolo . Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza p63 quella cellula semplicemente muore.

Per i marittimi più accoglienza nei porti italiani ( da "Avvenire" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente presso l'Università di Genova, che ha coordinato la ricerca. «Quella che colpisce i marittimi è una povertà di affetti », ha spiegato don Giacomo Martino, direttore dell'Apostolato del mare della Fondazione Migrantes della Cei. «Nell'epoca delle comunicazioni planetarie ha aggiunto un ma- rittimo rischia di non telefonare a casa per due mesi»

13:47 UNIVERSITA': MEETING RETTORI UNIVERSITA' EUROPEE A SIENA ( da "Agi" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: che si riunisce annualmente in una delle universita' partner, e' promuovere la qualita' della ricerca e della didattica tramite la facilitazione della mobilita' dei ricercatori, dei docenti e degli studenti e attraverso la creazione di percorsi di studio integrati. Lo scorso 20 e 21 marzo l'incontro del network si e' svolto a Budapest: il prossimo anno sara' l'

MATERA, UNA MOSTRA SUL GENOCIDIO DEGLI ARMENI ( da "Basilicanet.it" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Associazione Sinopia Luca Prisco e docente dellâ??Università di Lecce Isabella Bernardini Dâ??Arnesian, quale rappresentante della comunità armena. â??Lâ??Amministrazione Comunale ha accettato di buon grado questa iniziativa, volta ad incentivare la partecipazione alla vita culturale e turistica della città , nonché© a valorizzare il ricco patrimonio artistico e architettonico.

PADOVA. UN GENE CONTRO LE METASTASI DEL TUMORE. UN GENE CONTRO LA MORTE. ESISTE E SI CHIAMA P6... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cultura

Abstract: docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova, e da Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'ateneo patavino), del dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Il risultato del loro studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica «Cell».

La lotta alle mosche passa attraverso il posizionamento di trappole in 15 siti "sensibili"... ( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: spiegato Marilena Leis docente dell'università di Ferrara e responsabile della ricerca, saranno collocate 'trappole' su quindici punti del territorio, specialmente nella zona commerciale e S. Maria Nord. Si tratta di due tipi di trappole: cromotropiche, pannelli di 30 centimetri per 20 che attirano le mosche in base al colore e altre trappole che invece attraggono le mosche per l'

Fallita la Spa mista, condanna anche ai consiglieri comunali ( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cultura

Abstract: prevedendo la cessione a questo sodalizio pubblico-privato del diritto di superficie sulla "Tagliamento". Sempre la Giunta attivò un bando di gara per individuare un adeguato partner privato (che avrebbe assunto la maggioranza della società), ma stabilì come unico atto di pubblicità del bando medesimo la sua affissione per 10 giorni all'albo pretorio.

Importante passo avanti nella ricerca medica per la lotta contri i tumori compiuto da un team italiano delle università di Padova, Modena e Reggio Emilia Scoperto il gene che blocc ( da "Gazzettino, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati dal professor Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal professor Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.

Nasce l'associazione "Mosaico" con sessanta commercianti per fare rivivere il centro storico ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: la nuova associazione pubblico-privata che avrà il compito di attivare e promuovere il "Centro commerciale naturale" di Montebelluna. Alla base della nuova associazione ci saranno, appunto, il Comune, il mandamento di Montebelluna dell'Ascom, l'associazione commercianti per il centro storico che si prepara a confluire nella nuova realtà.

Operai oggi, tra lavoro e precariato ( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Una parlata infrabruzzese e infraveneta enfatizza il gioco teatrale con cui si racconta della disgregazione, della crisi dei valori, dell'incapacità di comunicare tra simili, dell'assenza esistenziale. E anche dell'influenza del pubblico sul privato: ossia di come come la perdita del lavoro possa condizionare i rapporti umani.

Mostra del Cima schiacciacrisi, commercianti in fermento: Occasione per rilanciare il centro ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: presidente di Conegliano In Cima associazione pubblico-privata che ha come scopo proprio quello di valorizzare le attività del centro città. «Proprio dalle sinergie pubblico-private potrà svilupparsi la miglior strategia di comunicazione e di promozione attorno a questa grande mostra che il territorio attendeva da tempo e che rappresenta non solo un omaggio alla storia,

Piccole imprese e credito: ecco come uscire dalla crisi ( da "Gazzettino, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Non si tratterebbe di una sorta di "bad real estate", ma di uno strumento di temporanea smobilizzazione di garanzie per il quale sarebbe opportuno trovare le necessarie forme di agevolazione fiscale. * docente di economia Università Ca' Foscari Venezia

Promozione turistica, alleanza tra Forlì-Cesena e Ravenna ( da "RomagnaOggi.it" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: nella collaborazione tra enti pubblici e operatori privati, al fine di evitare duplicazione di iniziative e sprechi di risorse. La Convenzione è sottoscritta, in questa fase di avvio, da Camera di Commercio di Forlì-Cesena e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ma è prevista l'adesione del Comune di Forlì, della Provincia di Forlì-Cesena e della Camera di Commercio di Ravenna,

Il suo utilizzo consentirà cure migliori e personalizzate ( da "Sicilia, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal Prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.

Salute/ Giornata nazionale persone con lesione midollo ( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: nell'aprile del 2010, i tre più meritevoli saranno finanziati con un premio di 160.000 euro ciascuno. Sono fondi, questi, messi a disposizione dalla generosità dei privati che donano attraverso l'sms solidale della campagna "Si alzi chi può" e grazie al contributo di aziende e fondazioni pubbliche e private.

SALUTE/ GIORNATA NAZIONALE PERSONE CON LESIONE MIDOLLO SPINALE ( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: nell'aprile del 2010, i tre più meritevoli saranno finanziati con un premio di 160.000 euro ciascuno. Sono fondi, questi, messi a disposizione dalla generosità dei privati che donano attraverso l'sms solidale della campagna "Si alzi chi può" e grazie al contributo di aziende e fondazioni pubbliche e private.

Un progetto per la promozione turistica ed economica del territorio di Forlì-Cesena ( da "Sestopotere.com" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: come lo scalo aeroportuale forlivese, nella collaborazione tra enti pubblici e operatori privati, al fine di evitare duplicazione di iniziative e sprechi di risorse. La Convenzione è sottoscritta, in questa fase di avvio, da Camera di Commercio di Forlì-Cesena e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ma è prevista l?

Scoperto gene "baluardo" che blocca le metastasi ( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: è il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal Prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell?

18:13 EMIGRAZIONE: PRESENTATA RICERCA SUI VENETI IN ROMANIA ( da "Agi" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: che ha conseguito il dottorato di ricerca in storia presso l'universita' di Iasi iná Romania. Referente scientifico del progetto e' il Gianpaolo Romanato, docente di Storia contemporanea presso l'universita' di Padova e componente della Consulta regionale dei Veneti nel Mondo. Nella storia della prima grande emigrazione veneta nell'ultimo trentennio dell'Ottocento,


Articoli

Stati Uniti: aprile, il mese delle stragi (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Quasi tutte pianificate nei dettagli Stati Uniti: aprile, il mese delle stragi Da Waco a Oklahoma City, dal liceo Columbine del Colorado a Virginia Tech WASHINGTON - La maledizione di aprile perseguita l'America. La strage di Binghamton è la quinta dal 1993 che viene compiuta in questo mese. E tutte e cinque sono tra le più gravi della storia americana. I siti internet si chiedono il perché di questa coincidenza. Nell'aprile 1993, a Waco nel Texas, l'esercito e l'Fbi, la polizia federale, attaccarono il santuario di una setta accusata di abuso di minorenni, i davidiani, dopo che il loro «profeta», David Karesh, rifiutò di arrendersi. Nella battaglia e nell'incendio causato da un blindato, morirono 76 persone. Karesh si suicidò. COLUMBINE - Nell'aprile 1995, a Oklahoma City, un veterano, Timothy McWeight, fece 168 vittime, un tragico primato. L'omicida mise una bomba in un palazzo federale, sembra per vendicare la strage di Waco, da lui imputata allo Stato. Fu arrestato per caso da un agente che lo fermò per eccesso di velocità sull'autostrada. Solo in carcere fu identificato come l'autore dell'eccidio. Processato, venne condannato a morte e giustiziato. Il 20 'aprile 1999, al liceo Columbine di Littleton (Colorado), due allievi minorenni armati di fucili a ripetizione, uno di 15 l'altro di 16 anni, assassinarono dodici compagni e un insegnante, poi si tolsero la vita. Il regista Michael Moore ne trasse il traumatico documentario Bowling for Columbine. Tra gli interrogativi: perché nessuno aveva avuto sentore dei loro piani, delineati in internet? VIRGINIA TECH - Il 16 aprile 2007, alla Università Virginia Tech di Blacksburg, uno studente coreano naturalizzato americano, Cho Seung-Hui, uccise 32 persone: trenta studenti e due docenti, e si sparò alla tempia. Dall'inchiesta, emerse che soffriva da tempo di gravi turbe psichiche, ma che l'università non ne era stata mai messa al corrente. Tra i provvedimenti suggeriti ma per fortuna fu respinto uno di armare gli studenti per autodifesa. A parte la strage di Waco, accidentale e dovuta a una valutazione errata della setta da parte dell'esercito e dell'Fbi, le altre furono premeditate e programmate in ogni particolare. Ogni volta, innescarono un dibattito sulla libertà degli americani di portare armi, il cui numero supera quello degli abitanti, che sono 300 milioni. E ogni volta, il dibattito si è concluso senza nulla di fatto: girare armati sarebbe un diritto costituzionale. In venti dei 50 Stati, molti fedeli sono persino autorizzati a portare la pistola in chiesa. Ennio Caretto stampa |

Torna all'inizio


Alcuni docenti torinesi si sono rivolti al rettore dell'Università Pelizzetti per sollecit... (sezione: Cultura)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Alcuni docenti torinesi si sono rivolti al rettore dell'Università Pelizzetti per sollecitare l'ateneo a recepire una legge del 2005 che impone ai prof di insegnare almeno 120 ore l'anno. In via Po la legge non è mai stata recepita. Al punto che dopo l'entrata in vigore, il Senato accademico ha emanato una delibera abbassando i limiti: minimo 90 ore, massimo 120. Rossi IN CRONACA

Torna all'inizio


Una "barriera" per la cura dei tumori: nuova speranza dai ricercatori italiani (sezione: Cultura)

( da "Cittadino, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Una "barriera" per la cura dei tumori: nuova speranza dai ricercatori italiani n Si chiama p63 il gene capace di funzionare da baluardo contro la diffusione delle metastasi delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica "Cell", e condotto dai gruppi di ricerca guidati da Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova, e da Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Il processo delle metastasi, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario, entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Lo studio padovano segna una decisa svolta: i ricercatori padovani hanno infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di p53 e di RAS, se combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodono e progressivamente indeboliscono le proprietà antimetastasi di p63.

Torna all'inizio


Camerieri o ingegneri? Confronto su scuola e lavoro (sezione: Cultura)

( da "Giornale di Brescia" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Edizione: 04/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:la città Camerieri o ingegneri? Confronto su scuola e lavoro «Cosa significano quei cartelli "Giù le mani dalla scuola?" Cosa vogliono dire, se il rischio dei nostri ragazzi è quello di fare i camerieri agli ingegneri indiani?». Bruno Vespa, nel mezzo della presentazione del suo libro, entra in scivolata su un tema inevitabile, vista la presenza del ministro competente; e scatena... un vespaio. Un vespaio tutto sommato civile, se si esclude qualche fischio prolungato a Mariastella Gelmini e l'ostinazione di una donna del pubblico che accusava il ministro di non volere il dialogo (e intanto impediva al dibattito di andare avanti). Proprio per il timore di contestazioni poco civili, alcune decine di persone erano state lasciate fuori dalla sala dei Disciplini da un servizio d'ordine piuttosto deciso, «qualcuno è entrato lo stesso», sospirano gli organizzatori». Tuttavia le schermaglie hanno lasciato in breve il posto al dibattito, e dibattito è stato, e di alto livello. In gioco c'è, come si dice spesso, «il futuro dei nostri ragazzi». «Se le commissioni dei concorsi diventano a sorteggio, se si smontano le baronìe, se si premia il merito, non credete che sia una rivoluzione?» chiede Vespa al pubblico e ai compagni di tavolo. «La precarietà dei nostri giovani è un problema di sistema» afferma Massimo Cacciari «e i migliori se ne vanno all'estero, come hanno fatto due miei allievi. Tuttavia, se vogliamo una competizione vera tra università, la soluzione è un'altra: la libera scelta dei docenti da parte degli atenei, all'interno di un elenco di persone che hanno superato l'esame di "libera docenza". La vera rivoluzione - prosegue il filosofo veneziano - sarebbe l'abolizione del valore legale del titolo di studio». Altro tema caldo, il rapporto tra scuola e lavoro. Per Cacciari «l'assillo della prospettiva occupazionale è fuori luogo: le università non devono insegnare mestieri, ma aprire la mente, insegnare a ragionare». Emanuele Severino, come suo solito, introduce una visuale del tutto diversa e molto... «severiniana»: «Nella scuola si pensa troppo alla macchina scolastica e troppo poco ai contenuti. Si creano fabbriche per insegnare e imparare la biologia, la letteratura, la matematica, ma non ci si chiede cosa deve sapere un popolo, qual è il contenuto minimo della sua cultura. È un altro scivolamento sulla tecnica». La Gelmini mette un po' di ordine e difende l'impostazione della sua riforma: «La priorità è contenere il debito pubblico e riqualificare la spesa: è il quadro in cui ci muoviamo. Detto questo, non possiamo ridurre la scuola a un fatto contabile e per questo il dibattito ci deve essere, con studenti, docenti e genitori. Ma dopo il confronto, si deve decidere, nell'interesse non di una categoria o del ministro ma del paese». E sul rapporto con lavoro: «Bisogna riqualificare innanzitutto le scuole tecniche e professionali. Meglio un tecnico bravo che un laureato mediocre. Meglio una scuola di specializzazione in meno che una fabbrica di diplomi che non trovano riscontro nel mondo del lavoro. E meglio essere impopolari - conclude - che antipopolari». sam

Torna all'inizio


No ad Ingegneria, sì a un centro di ricerca (sezione: Cultura)

( da "Trentino" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

di Paolo Piffer «No ad Ingegneria, sì a un centro di ricerca» Il rettore Bassi contrario al trasferimento all'ex Manifattura. A Sacco dottorati e imprese Oggi (ore 9) al Mart il presidente Dellai illustrerà i programmi della Provincia che riguardano la Rovereto dei prossimi dieci anni ROVERETO. Oggi è il giorno della verità. Alle 9 al Mart sarà presentato il progetto per la città del futuro con al centro il nuovo utilizzo dell'ex Manifattura Tabacchi, la Tecnopolis del 2020. Il vicepresidente della Provincia Pacher non appare entusiasta ma questa mattina a Rovereto sarà il governatore Dellai a dettare la linea. Una cosa pare certa. Di trasferire la facoltà di Ingegneria dalla collina di Trento all'ex stabilimento non se ne parla proprio. Piuttosto, almeno questa è l'ipotesi più accreditata, verrà realizzato un polo di ricerca assai flessibile. In altre parole, un polo che "occupi" i dottorati universitari in stretta relazione con le imprese. Un sistema orientato allo studio, e all'applicazione, di tecnologie ambientali capaci delle migliori "prestazioni" in campo energetico, cioè che facciano risparmiare soldi e ambiente. Il rettore Davide Bassi affida il suo pensiero ad un lungo comunicato dopo che l'altra sera, all'inaugurazione del festival città delle imprese, la presidente degli industriali Ilaria Vescovi aveva chiesto a gran voce il trasferimento della facoltà. «Sbaglia - scrive - chi pensa di prendere pezzi di questo sistema (quello universitario scientificio, n.d.r.) e di traslocarli altrove. Piuttosto che pensare a costosi traslochi sarebbe meglio investire le risorse disponibili per costruire ciò che ancora non abbiamo». E Bassi si dilunga scrivendo di «economia della conoscenza» e di «terza missione». Cioè, spiega, «costruire strutture separate in cui possano lavorare gomito a gomito personale dell'università, dei centri di ricerca pubblici e privati e delle imprese. Servono ricercatori giovani ed entusiasti, pronti a portare sul campo le competenze acquisite durante gli studi universitari». Sul tema intervengono anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Burli, Pomini e Monari. «Non condividiamo le posizioni di Confindustria circa futuribili spostamenti a Rovereto di facoltà e strutture. Quello che ci vuole è una classe di imprenditori realmente propensa agli investimenti innovativi». Il mondo politico e imprenditoriale roveretano è in fibrillazione. C'è estrema cautela e prudenza nelle dichiarazioni. L'industriale Mario Marangoni si limita a dire: «Non ho capito un granché quello che ha detto Pacher. Aspettiamo domani (oggi per chi legge, n.d.r.) e vediamo quello che ha da dirci Dellai». Non è che dica tanto di più l'assessore comunale all'industria Paolo Farinati. «Dall'incontro di sabato penso proprio - afferma - che un minimo di chiarimento possa venir fuori. D'altronde, il "bastone" ce l'ha in mano Dellai. Sono sicuro che su alcuni aspetti verrà fatta chiarezza e si individueranno dei percorsi. Ormai siamo al dunque». Chi invece interviene a lungo è il consigliere provinciale della Lega Nord Claudio Civettini. Attacca Pacher accusato di una «posizione Trento-centrica». Poi la proposta: «Per Sacco si pensi ad una università dell'Euregio che metta Rovereto protagonista dello sviluppo culturale e imprenditoriale».

Torna all'inizio


ROVERETO. È oggi la giornata più attesa del Festival città imprese: ... (sezione: Cultura)

( da "Trentino" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

ROVERETO. è oggi la giornata più attesa del Festival città imprese: ... ROVERETO. è oggi la giornata più attesa del Festival città imprese: stamattina alle ore 9 al Mart si illustra lo studio "Rovereto 2020", il modello di sviluppo per il prossimo decennio, promosso per la città della Quercia dalla Fondazione Caritro, dalla Cassa Rurale e dall'associazione culturale Rovereto 2020. Accanto al sindaco Valduga, ci saranno il presidente Dellai e il rettore dell'Università di Trento Davide Bassi. Il progetto verrà illustrato da Giovanni Marseguerra, responsabile scientifico del progetto e docente di economia a Milano, e da Giulio Cainelli, docente di economia a Bari. Al termine si terrà una tavola rotonda a cui parteciperanno l'assessore all'industria Olivi, Mario Marangoni, il presidente della Cassa Rurale Marega, e Giovanni Pegoretti, docente di economia politica. Nel pomeriggio, alle ore 17, è la volta di Lucia Athens, esperta in progetti di bioedilizia. Sarà introdotta da Gianni Lazzari, amministratore delegato del distretto tecnologico trentino, e discuterà dei nuovi modelli per il cambiamento economico. Infine, spazio al teatro: alle ore 21 - sempre al Mart - l'attore e regista Pino Costalunga presenta il suo spettacolo "Canto per la metropoli Nord est".

Torna all'inizio


La diocesi tortonese in lutto per la morte di monsignor Scabini (sezione: Cultura)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

OGGI I FUNERALI. PASTORALISTA E TEOLOGO La diocesi tortonese in lutto per la morte di monsignor Scabini Vengono celebrati stamane, alle 11, nella chiesa parrocchiale di Pregola, in alta Valle Staffora, nel Pavese, i funerali di monsignor Pino Scabini, figura sacerdotale eminente non solo della diocesi di Tortona, ma dell'intero mondo cattolico italiano, protagonista della stagione conciliare e dell'associazionismo cattolico. Monsignor Scabini è morto l'altra sera, a 82 anni, nella sua casa di Pregola. Alla cerimonia funebre sono attesi sacerdoti da tutta la diocesi. A presiederla dovrebbe essere il vescovo Martino Canessa. Messaggi di condoglianze sono giunti in vescovado e ai familiari da ogni parte d'Italia. La notizia ha suscitato profondo cordoglio in Valle Staffora, dove era nato e dove ha trascorso gli ultimi 5-6 anni della sua vita, nel Vogherese e nel Tortonese. A Tortona, in particolare, era stato parroco di San Matteo e ancora oggi i parrocchiani lo ricordano con sincero affetto. Monsignor Scabini è stato un importante teologo e pastoralista, docente alla pontificia Università lateranense di Roma, di cui era stato anche decano. Negli Anni Settanta ha ricoperto l'incarico di assistente nazionale del settore adulti dell'Azione cattolica. Dal 1995 al 2000 è stato assistente nazionale del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale), dopo aver accompagnato a lungo il gruppo romano dell'associazione. Rettore del Pontifico Seminario lombardo di Roma, dopo il ritorno in diocesi aveva ricoperto gli incarichi di direttore dell'istituto diocesano di formazione di Tortona e di assistente diocesano dei gruppi Meic di Voghera e Tortona, dove prima di partire per Roma era stato anche docente di religione al liceo. Lo scorso anno monsignor Scabini aveva celebrato i 60 anni di ordinazione sacerdotale. E' ricordato come una figura particolarmente significativa nel mondo dell'impegno culturale cattolico, un protagonista della vita ecclesiale italiana, punto di riferimento per tanti laici e tante famiglie, uno dei sacerdoti.

Torna all'inizio


A Economia i più virtuosi "Da anni siamo in regola guidati dalla necessità" (sezione: Cultura)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Gli stakanovisti A Economia i più virtuosi "Da anni siamo in regola guidati dalla necessità" C'è una facoltà in cui il problema nemmeno si pone. E dove da anni il limite minimo delle 90 ore di didattica frontale all'anno per i professori a tempo pieno è stato stracciato. Economia da tempo si è "adeguata" alla legge del 2005. «Per necessità», racconta il preside Sergio Bortolani. Siete i più ligi di tutto l'ateneo, allora? «No, è che siamo stati costretti dalla specificità della nostra facoltà a fissare altri limiti per i docenti che insegnano a Economia. Tutto qua». A che cosa allude? «Noi possiamo contare su un docente ogni 60 studenti. E' il rapporto di gran lunga più alto di tutta l'Università di Torino. Non a caso, siamo quelli che più fanno ricorso ai docenti a contratto e agli affidamenti». E quindi avete dovuto correre ai ripari e chiedere un sacrificio ai vostri professori? «Dovendo fare i conti con questo problema - una grande varietà di corsi e molti studenti a fronte di pochi docenti in proporzione - abbiamo imposto la regola delle 120 ore fin da subito. Non avevamo scelta, altrimenti non saremmo riusciti a garantire la varietà dell'offerta formativa che ci caratterizza». Quindi i vostri docenti sono gli i stakanovisti dell'Università di Torino? «Ma no. Come carico didattico ciascun professore è tenuto a garantire 120 ore di didattica frontale ogni anno, vale a dire due corsi da 60 ore ciascuno, generalmente uno nel primo semestre e l'altro nel secondo». Basta per riuscire a riempire tutte le caselle? «A volte no. Ma si può intervenire». Come? «Soltanto in un secondo momento - qualora siano rimasti alcuni corsi scoperti - si può proporre un ulteriore incarico a un docente, che in quel caso riceve un compenso aggiuntivo». Quindi c'è chi sfora le 120 ore? «Può capitare. Per alcuni di noi a volte è una necessità».\

Torna all'inizio


All'università si lavora sotto i minimi di legge (sezione: Cultura)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

IL CASO LUNEDÌ IL SENATO ACCADEMICO SI PRONUNCIA DOPO L'APPELLO DI ALCUNI PROFESSORI IL NUOVO FILM SICUREZZA STRADALE DENUNCIA DELLA «STAMPA» All'interno All'università si lavora sotto i minimi di legge Ferrario e Littizzetto sul set alle Vallette con venti detenuti Il governo non dà i fondi, saltano autovelox e rotonde Via il cemento piazza Vittorio in stile Parigi Pane a 1 euro e cento sconti contro la crisi Previste 120 ore di lezione l'anno: qui c'è la deroga a 90 Claudia Ferrero Maurizio Tropeano Servizio Intesa tra Provincia e supermercati Novacoop e Crai Valida sei mesi Alessandro Mondo «Rischiamo i rimbrotti dal ministero. E con l'università sotto assedio e i professori accusati di essere fannulloni, non ce lo possiamo permettere». Alcuni docenti si sono rivolti al rettore dell'Università Ezio Pelizzetti per sollecitare l'ateneo a recepire una legge del 2005 che impone ai professori a tempo pieno di insegnare almeno 120 ore l'anno come didattica frontale. Molti atenei, ad esempio il Politecnico, si sono adeguati. In via Po la legge non è mai stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che risale ai primi anni Ottanta. Al punto che dopo l'entrata in vigore della legge il Senato accademico ha emanato una delibera abbassando i limiti: minimo 90 ore, massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti prima della sua entrata in vigore», la spiegazione dell'ateneo. Andrea Rossi ALLE PAGINE 52 E 53

Torna all'inizio


"Sì per etica e immagine Sarebbe un bel segnale in un momento difficile" (sezione: Cultura)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Il prorettore "Sì per etica e immagine Sarebbe un bel segnale in un momento difficile" «Favorevole? No, favorevolissimo. Anche sul piano etico. Di più: potrebbe essere un segnale. Volendo, anche un'operazione d'immagine, in un momento che vede l'università sotto tiro». Il prorettore dell'Università Sergio Roda vede di buon occhio l'iniziativa di chi vuole portare il minimo di ore per la didattica dei docenti a 120 l'anno. Però ci tiene a precisare che «la realtà dei fatti non cambierebbe di molto». Perché, professore? «Di fatto già oggi pochi insegnano 90 ore l'anno. Tanti colleghi tengono un corso da 60 e uno da 30 ore. Poi, è il mio caso ad esempio, insegnano nei dottorati. Si fa in fretta, così, ad arrivare a 120 ore». Ammetterà che non tutti sono così virtuosi, no? «Forse potrebbe esserci qualche resistenza nelle facoltà in cui ci sono molti docenti a tempo parziale o professori che hanno incarichi al di fuori dell'università. Per alcune facoltà, comunque, sarebbe certamente opportuno prevedere le 120 ore per ciascun singolo docente anziché come regola generale». Per compensare eventuali difformità tra docenti che lavorano troppo e altri che lavorano troppo poco? «Sì. Ma anche per alleggerire l'impegno dei ricercatori: dovrebbero occuparsi soprattutto di ricerca, invece finiscono spesso per essere pesantemente utilizzati nella didattica». Si prevedono riduzioni di personale nei prossimi anni. Un altro motivo che vi costringerà a lavorare di più? «Non è detto. Con i docenti, dal prossimo anno diminuiranno anche il numero dei corsi di laurea e degli esami che si possono sostenere: non più di 20 per le lauree triennali e 12 per le specialistiche. Quindi, diminuiranno anche gli insegnamenti. Il problema, piuttosto, è un altro». Cioè? «Il vero nodo da sciogliere, che appesantisce l'università, è il carico di incombenze amministrative che grava sui docenti e impedisce loro di dedicarsi con più intensità alla ricerca». Ad esempio? «Il reperimento dei fondi per la ricerca e le pratiche burocratiche per accedere ai bandi. Un tecnico amministrativo sarebbe certamente più competente, invece dobbiamo occuparcene noi».\

Torna all'inizio


"Lavoriamo di più o ci chiameranno tutti fannulloni" (sezione: Cultura)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

"Lavoriamo di più o ci chiameranno tutti fannulloni" La proposta di un gruppo di docenti: "La legge impone di fare 120 ore non 90" [FIRMA]ANDREA ROSSI «Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati dal ministero. E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo proprio permettere. Dobbiamo metterci in regola. O, comunque, al riparo dalle critiche». Forse non hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di creare qualche grattacapo. La norma è la 230 del 2005. Parla chiaro: i professori a tempo pieno devono garantire un impegno minimo, sul fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno 250 per la didattica frontale, cioè l'insegnamento in aula. Significa tenere due corsi da 60 ore l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori per i docenti part-time: 250 ore di didattica di cui 80 frontali. Molti atenei, ad esempio il Politecnico, si sono adeguati. L'Università no. In via Po la legge non è mai stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che è precedente alla norma e risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi dopo l'entrata in vigore della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato una delibera in cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha ribadito quelli vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari ed esercitazioni; massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti prima della sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della facoltà di Scienze e presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è controversa, potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 65 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni. Ecco perché l'Università non ha mai modificato i minimi stabiliti prima del 2005, spiegano in ateneo. E, a dire il vero, non ha mai ricevuto sanzioni né richiami dal ministero. Ora, però, i tempi sono cambiati. E negli anni i carichi di lavoro non sono stati uguali per tutti. A Economia si viaggia già "per decreto" a 120 ore. A Scienze la media per ciascun docente è di 125 ore anche se non c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la situazione è ben diversa. Anche dentro le singole facoltà - persino nei dipartimenti - si sono prodotte situazioni paradossali: docenti che si limitano al minimo indispensabile e altri costretti agli straordinari, altro che 120 ore. Il risultato? «Troppa iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il minimo di 90 ore ha favorito la proliferazione di incarichi e contratti esterni. Una spesa non più sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno sollecitato l'ateneo a uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un intervento d'imperio da Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in commissione didattica dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda nell'ordine del giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra favorevole», spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il blocco dei concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la contrazione dei finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a contratto». Insomma, d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di più, anche per sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano tutti d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle facoltà sono molte e ci sono questioni di ordine giuridico che potrebbero mettersi di traverso.

Torna all'inizio


[FIRMA]ANDREA ROSSI Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati da... (sezione: Cultura)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

[FIRMA]ANDREA ROSSI «Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati dal ministero. E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo proprio permettere. Dobbiamo metterci in regola. O, comunque, al riparo dalle critiche». Forse non hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di creare qualche grattacapo. La norma è la 230 del 2005. Parla chiaro: i professori a tempo pieno devono garantire un impegno minimo, sul fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno 250 per la didattica frontale, cioè l'insegnamento in aula. Significa tenere due corsi da 60 ore l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori per i docenti part-time: 250 ore di didattica di cui 80 frontali. Molti atenei, ad esempio il Politecnico, si sono adeguati. L'Università no. In via Po la legge non è mai stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che è precedente alla norma e risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi dopo l'entrata in vigore della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato una delibera in cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha ribadito quelli vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari ed esercitazioni; massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti prima della sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della facoltà di Scienze e presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è controversa, potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 65 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni. Ecco perché l'Università non ha mai modificato i minimi stabiliti prima del 2005, spiegano in ateneo. E, a dire il vero, non ha mai ricevuto sanzioni né richiami dal ministero. Ora, però, i tempi sono cambiati. E negli anni i carichi di lavoro non sono stati uguali per tutti. A Economia si viaggia già "per decreto" a 120 ore. A Scienze la media per ciascun docente è di 125 ore anche se non c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la situazione è ben diversa. Anche dentro le singole facoltà - persino nei dipartimenti - si sono prodotte situazioni paradossali: docenti che si limitano al minimo indispensabile e altri costretti agli straordinari, altro che 120 ore. Il risultato? «Troppa iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il minimo di 90 ore ha favorito la proliferazione di incarichi e contratti esterni. Una spesa non più sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno sollecitato l'ateneo a uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un intervento d'imperio da Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in commissione didattica dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda nell'ordine del giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra favorevole», spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il blocco dei concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la contrazione dei finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a contratto». Insomma, d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di più, anche per sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano tutti d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle facoltà sono molte e ci sono questioni di ordine giuridico che potrebbero mettersi di traverso.

Torna all'inizio


Così l'Università di Torino nel 2006: Il Senato Accademico all'unanimità d... (sezione: Cultura)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Così l'Università di Torino nel 2006: «Il Senato Accademico all'unanimità delibera (...): 1) I docenti di I e II fascia sono tenuti a svolgere attività didattica frontale (lezioni, seminari, esercitazioni) per un minimo di 90 ore e fino ad un tetto massimo di complessive 120 ore; 2) L'attività didattica frontale può consistere, oltre che nella tenuta di corsi o moduli di lezioni, in seminari, esercitazioni nonché nella docenza nei dottorati di ricerca».

Torna all'inizio


Medicina, tagliate 8 Scuole (sezione: Cultura)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

NOVARA.MENO MEDICI DISPONIBILI NEI REPARTI DELL'OSPEDALE «MAGGIORE» Medicina, tagliate 8 Scuole Metà delle specializzazioni sono state "federate" con l'ateneo di Torino [FIRMA]BARBARA COTTAVOZ NOVARA Il ministero «decapita» le Scuole di specializzazione della facoltà novarese di Medicina. Per l'università significa perdere lo sbocco naturale dei laureati mentre l'ospedale «Maggiore» vede svanire forza lavoro importante. E si torna indietro di 15 anni. Sino a tre giorni fa, l'università di Novara aveva sedici Scuole di specializzazione per una cinquantina di posti e la promessa di aprirne dieci nuove, alcune in settori importanti come la Nefrologia, reparto che vanta numeri elevati di trapianti renali. Poi il ministro Gelmini ha cambiato idea: ha varato soltanto la nuova Scuola della Medicina di Emergenza e ha stabilito che quelle con due o meno specializzandi vengano accorpate ad altre nell'ambito della stessa regione. Così Novara perde l'autonomia per otto Scuole, anche prestigiose e di tradizione: Anatomia patologica, Chirurgia maxillo facciale, Dermatologia, Neurologia, Otorino, Patologia clinica, Radioterapia e Urologia. Torino risulta capofila, il Piemonte Orientale «federato». «Non c'è stata nessuna considerazione per Novara - denuncia il preside di Medicina Giovanni Vacca -. In altre regione, come la Lombardia, Milano non è sempre capofila e altre università minori come ad esempio Varese hanno conservato la titolarità di alcune Scuole. Per noi non è avvenuto». Quali sono le conseguenze dirette di questa decisione per università e ospedale? «Gli studenti avranno un'offerta formativa ridotta e l'ateneo rischia di diventare una sorta di liceo - spiega Marcello Garavoglia, docente alla facoltà di Medicina e primario della clinica Chirurgica -. I ragazzi si laureano qui e poi devono andare in un'altra università a specializzarsi. Di fatto molti non cominceranno nemmeno per non doversi trasferire poi. L'ospedale avrà meno medici al lavoro nei reparti e vedrà limitato il principio anche del nuovo policlinico: didattica e assistenza assieme. La città ne esce danneggiata profondamente». Lunedì il preside Vacca e il rettore Paolo Garbarino incontreranno i loro omologhi della facoltà torinese per rivendicare almeno i posti esistenti l'anno scorso, pur perdendo la «titolarità» delle Scuole. Vacca ha annunciato anche una lettera al ministro Gelmini: «Qui non si sta razionalizzando, si taglia una facoltà in crescita. Io insegno a Novara dal 1973, allora c'erano i corsi liberi, e ho partecipato alla creazione della facoltà. Quando abbiamo avuto i soldi dallo Stato ci siamo espansi, quando sono mancati li abbiamo trovati da fondazioni e sponsor privati finanziando così 16 posti da ricercatore e due da associato. Quando sono arrivati i criteri dei requisiti minimi, alcune facoltà hanno chiuso dei corsi e noi invece abbiamo creato due lauree magistrali nuove. Le nostre iscrizioni sono esplose. Adesso il lavoro fatto si vanifica così».

Torna all'inizio


"Si lavori di più" Pacchia finita all'Università (sezione: Cultura)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

"Si lavori di più" Pacchia finita all'Università "I professori devono adeguarsi alla legge: 120 ore di lezione o ci diranno fannulloni" [FIRMA]ANDREA ROSSI TORINO «Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati dal ministero. E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo metterci in regola. O, comunque, al riparo dalle critiche». Forse non hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di creare qualche grattacapo. La norma è la 230 del 2005. Parla chiaro: i professori a tempo pieno devono garantire un impegno minimo, sul fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno 250 per la didattica frontale, cioè l'insegnamento in aula. Significa tenere due corsi da 60 ore l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori per i docenti part-time: 250 ore di didattica di cui 80 frontali. Molti atenei, ad esempio il Politecnico, si sono adeguati. L'Università no. In via Po la legge non è mai stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che è precedente alla norma e risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi dopo l'entrata in vigore della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato una delibera in cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha ribadito quelli vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari ed esercitazioni; massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti prima della sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della facoltà di Scienze e presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è controversa, potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 70 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni. Ecco perché l'Università non ha mai modificato i minimi stabiliti prima del 2005, spiegano in ateneo. E, a dire il vero, non ha mai ricevuto sanzioni né richiami dal ministero. Ora, però, i tempi sono cambiati. E negli anni i carichi di lavoro non sono stati uguali per tutti. A Economia si viaggia già "per decreto" a 120 ore. A Scienze la media per ciascun docente è di 125 ore anche se non c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la situazione è ben diversa. Anche dentro le singole facoltà - persino nei dipartimenti - si sono prodotte situazioni paradossali: docenti che si limitano al minimo indispensabile e altri costretti agli straordinari, altro che 120 ore. Il risultato? «Troppa iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il minimo di 90 ore ha favorito la proliferazione di incarichi e contratti esterni. Una spesa non più sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno sollecitato l'ateneo a uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un intervento da Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in commissione didattica dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda nell'ordine del giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra favorevole», spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il blocco dei concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la contrazione dei finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a contratto». Insomma, d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di più, anche per sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano tutti d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle facoltà sono molte.

Torna all'inizio


Ricercatori italiani scoprono il gene che controlla le metastasi (sezione: Cultura)

( da "Libertà" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Ricercatori italiani scoprono il gene che controlla le metastasi roma - E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova, e da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a "ieri" si riteneva che la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di «superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale "Cell", segna una svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega Stefano Piccolo - Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta ad un suo comportamento »asociale«, alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un "sottoprodotto" di quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la "spia molecolare". L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni "indicatori" capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove "spie molecolari" - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente». Lo studio è stato possibile anche grazie al fondamentale contributo dell'Airc, associazione italiana per la ricerca sul cancro e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori Piccolo e Bicciato i primi destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel 2007. Fabiana Pesci 04/04/2009

Torna all'inizio


Ex manifattura, in commissione è polemica sulla riqualificazione (sezione: Cultura)

( da "Libertà" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Ex manifattura, in commissione è polemica sulla riqualificazione Il Pdl non partecipa, Putzu si smarca e vota no: affare per chi costruisce L'ok della maggioranza al piano: ma occorre più edilizia convenzionata È sufficiente l'interesse pubblico contenuto nell'accordo urbanistico tra Comune e privati che in cambio di quattro aree verdi portate nella disponibilità dell'ente locale consente l'edificazione residenziale, con una quota di commerciale, nell'ambito del progetto di riqualificazione del comparto dell'ex manifattura tabacchi all'Infrangibile? Attorno a questo interrogativo ha ruotato la discussione ieri in commissione 2 dove l'assessore al territorio Francesco Cacciatore ha illustrato la pratica. quattro aree acquisite Da un lato ci sono quattro aree private da anni inutilizzate che in totale misurano quasi 30mila metri quadrati. Sono dei campi dove la proprietà, che da Prg può vantare diritti edificatori, si è vista bloccare i propositi immobiliari dalla contrarietà del Comune che ne giudica strategico il mantenimento a verde. Si tratta delle aree tra via Cella e via Campesio, tra via Raffalda e via Cella, tra via Perosi e via Zandonai, tra via Sanzio e via da Vinci. manifattura tabacchi Dall'altro lato c'è l'ex manifattura tabacchi, tra via Montebello, via Raffalda e via XXIV Maggio, di proprietà della Fintecna spa che nel 2002 l'ha rilevata dallo Stato. Sono 58mila metri quadrati, quasi 30mila dei quali occupati da capannoni. Nel Prg figurano come area produttiva, una classificazione che in Comune giudicano stridente con la vocazione residenziale che nel tempo l'Infrangibile ha assunto. variante commerciale Già la maxi-variante commerciale approvata nel 2007 aveva delineato una soluzione che, poggiando su una variante urbanistica che svincoli la quota di costruito dell'ex manifattura dalla classificazione produttiva, consentisse di utilizzare quel comparto come "stanza di compensazione" per accordi pubblico-privato in grado di liberare una, almeno, delle quattro aree private sopracitate, così da destinarla a verde pubblico in via definitiva. Se perciò il terreno di via Cella-via Campesio è di proprietà della Conad che ci avrebbe volentieri realizzato un suo supermarket, ecco che la variante commerciale ha previsto che una struttura di vendita di 1.500 metri quadrati (alimentari) possa insediarsi nell'ex manifattura a condizione che la Conad ceda al Comune l'area via Cella-via Campesio. E un meccanismo analogo scatta per l'area, sempre della Conad, tra via Cella e via Raffalda, stavolta però utilizzando come contraltare non il lotto di via Montebello, bensì l'ex fonderia Mazzoni in strada Agazzana, dove il supermercato (alimentare) di 1.500 metri già previsto viene ampliato a 2.500 metri. case per 440 abitanti Tornando al quadrante dell'Infrangibile, al posto dunque degli attuali capannoni via libera ad abitazioni e negozi. E precisamente, partendo dal residenziale: una serie di abitazioni di 4-5 piani (21mila metri quadrati) più la quota prestabilita di edilizia convenzionata pari al 10%, cioè quasi 3mila metri quadrati disposti su una palazzina di sei piani; in totale case per 440 persone. Quanto al commerciale, ci sono (versante di via Montebello) i 2.900 metri del Conad (1.500 metri di vendita più magazzini) a cui vanno aggiunti 1.850 metri di negozi di vicinato (tratto di via Raffalda verso via XXIV Maggio). Mille metri, infine, di superficie destinata ad attività ricreative. il patrimonio di verde Della partita dell'Infrangibile fanno parte anche due aree sul lato di via XXIV Maggio (ex Bolzoni) che vengono acquisite dal Comune rinforzando la quota di verde costituita dalla parti libere dell'ex manifattura (una fascia alberata caratterizzerà soprattutto il settore tra via Raffalda e via Montebello, mentre una pista ciclabile correrà lungo il perimetro e all'interno). Complessivamente, ha annotato Cacciatore, tutta l'operazione sulle aree aumenterà il patrimonio di verde del Comune di quasi 45mila metri quadrati e nel quartiere la dotazione di verde pro capite passera dagli attuali 8 a 12,87 metri. l'alternativa esproprio L'interesse pubblico, si diceva. L'assessore ha insistito sull'importanza dell'acquisizione di aree verdi sulle quali era stato posto il vincolo di pubblico utilità e sul fatto di riuscirci senza procedure di esproprio onerose per il Comune. Certo, ha riconosciuto, i privati si sono detti d'accordo non perché fanno regali, e tuttavia va sottolineato il sì all'unanimità dato sulla pratica dai due Quartieri interessati (il 2 e il 3). il voto Diverso il voto ieri in commissione. A favore la maggioranza anche se Marco Fumi (Per Piacenza con Reggi) e Carlo Pallavicini (Prc) hanno auspicato un aumento della quota di edilizia convenzionata. La stessa richiesta di Bruno Galvani (gruppo misto) che si è astenuto. L'opposizione non ha partecipato al voto riservandosi di approfondire la pratica, ma va registrato lo smarcamento di Filiberto Putzu (FI-Pdl) che ha votato contro il piano definendolo «un affarone per chi costruirà 21mila metri di residenziale e 5mila di commerciale». Una «speculazione» che vale 60 milioni di euro, ha detto a margine della seduta. Gustavo Roccella gustavo.roccella@liberta.it 04/04/2009

Torna all'inizio


Scoperto da italiani il gene anti-metastasi (sezione: Cultura)

( da "Arena, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Sabato 04 Aprile 2009 PRIMAPAGINA Pagina 1 MEDICINA. Ricercatori di Padova e Modena Scoperto da italiani il gene anti-metastasi Si chiama p63 il gene capace di funzionare da «baluardo» contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato della ricerca condotta da due team medici delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell», guidati da Stefano Piccolo, docente del Dipartimento patavino di Biotecnologie mediche, e Silvio Bicciato del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio. Il processo metastatico, attraverso cui una cellula tumorale entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni.  

Torna all'inizio


roma tre e il "fantasma" di soria solo i buoni pasto ritirati regolarmente - paolo griseri (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina VII - Torino Roma Tre e il "fantasma" di Soria solo i buoni pasto ritirati regolarmente Pochi parlano: "Non vogliamo essere l´ateneo del galeotto" In dieci anni i più lo hanno visto 2 o 3 volte. Tace il suo superiore e amico di vendemmie Avviso sulla porta del suo ufficio: rivolgersi al professor Grilli fino a data da stabilire PAOLO GRISERI (segue dalla prima di cronaca) Almeno fino a quando il chiavistello della cella delle Vallette non tornerà a girare nel verso giusto. Ma questo, pudicamente, l´avviso non lo dice. A Roma Tre meno si parla di quel professore e meglio è: «Non vogliamo - sussurra uno studente - passare per l´università del galeotto. E poi, adesso che non c´è, che differenza c´è?». Questo è il punto. Nella sede della facoltà di lettere il problema principale è la tutela dell´immagine. La sostanza rimane la stessa di sempre. Che da dieci anni Giuliano Soria tenesse corsi in questa parte di Roma, a pochi passi dall´Eur, se ne erano accorti davvero in pochi. Alessandra, storica rappresentante degli studenti, racconta un aneddoto istruttivo: «Qualche tempo fa una ragazza è venuta da noi a lamentarsi perché aveva scelto di dare la tesi con Soria e non riusciva a laurearsi. Io l´ho cazziata». Perché arrabbiarsi con la poveretta? Non era meglio prendersela con il professore? «Mi sono arrabbiata con lei - spiega Alessandra - perché tutti sanno che Soria non c´è mai. Allora uno nella vita deve anche farsi un furbo. Se si caccia nei guai è anche un po´ colpa sua». Non sono esagerazioni di studenti. Perché al di là del vero e proprio muro di omertà opposto dai vertici dell´ateneo, filtrano valutazioni analoghe anche dalla sala professori. Nella notte tra il 23 e il 24 marzo scorso, quando ormai la vicenda di Soria era finita su tutti i giornali e telegiornali della nazione, c´era ancora chi tra i cattedratici cercava di raccogliere solidarietà al patron del Grinzane contro le accuse di assenteismo degli studenti. Con un messaggio di posta elettronica, una docente declinava l´invito: «Cari colleghi, non sono in grado di offrire consolazione in questa spiacevole situazione anche perché il fatto che personalmente abbia visto il professor Soria soltanto due o tre volte in quasi dieci anni, mi fa pensare che le lamentele degli studenti fossero giustificate». Perché, scoppiato lo scandalo, il punto non è capire come sia stato possibile affidare una cattedra a un fantasma ma cercare di sopire e troncare ogni polemica evitando il pubblico disdoro per l´università. Che Giuliano Soria goda a Roma Tre di amicizie potenti è dimostrato dalla ricca galleria fotografica che lo stesso sito del Grinzane offre a chi voglia sfogliare l´album di famiglia dell´ex presidente del Premio. Si scorgono così, tra le trasparenze dei flut della vendemmia 2006, accanto a una sorridente Stefania Sandrelli, il bel volto di Guido Fabiani, potente rettore dell´ateneo (imparentato con un´alta carica istituzionale), quello del direttore amministrativo Pasquale Basilicata (per quale ragione letteraria era presente un contabile?) e quello del direttore del dipartimento, Otello Lottini che, per l´occasione, è giunto da Roma a Grinzane accompagnato dalla consorte. Lottini, diretto superiore di Soria a Roma Tre, non si è limitato a partecipare alla festa della vendemmia ma ha anche preso parte ad altri viaggi grinzaniani come quello, di taglio più culturale, all´università spagnola di Salamanca. Una bella foto lo ritrae accanto al rettore di quel secolare ateneo, Vicente Gonzales Martin. Oggi Lottini non vuole intervenire sull´incresciosa vicenda Soria. Sale la scala che porta al terzo piano dopo aver partecipato a una delicata riunione di docenti. Professor Lottini, che cosa avete deciso? «Sul caso Soria non ho nulla da dirle. Quel che dovevamo comunicare lo abbiamo comunicato alle competenti autorità accademiche». è vero che Soria, da queste parti, non si vedeva mai? «Non intendo rispondere a domande sull´argomento». Non ci può dire nulla nemmeno sulla vostra conoscenza? Ci sono le fotografie che vi ritraggono insieme.. «Sono rispettoso del vostro lavoro ma non intendo parlare. Buona giornata». La riunione si è svolta in un clima cupo. I colleghi di Soria sono ancora sotto shock per il servizio delle Iene che con la telecamera hanno raccontato l´università dello scandalo. Il professore è già stato sospeso dall´incarico il giorno dopo l´arresto. Bisogna ora decidere se proporre sanzioni più severe. Alla vigilia della riunione quella che si deve difendere è però la professoressa Marinella Rocca Longo, presidente del collegio didattico, che alle Iene aveva risposto: «Ufficialmente non ne so niente. Certo non era un professore assiduo». Come ha osato la professoressa esprimersi con tanta libertà sull´assenteismo di Soria? Lei stessa corre immediatamente ai ripari con una lettera inviata al rettore Fabiani e per conoscenza «al direttore amministrativo, Pasquale Basilicata». Naturalmente la colpa è del montaggio del servizio che «con opportuni tagli» avrebbe fornito «un´immagine lesiva della dignità dell´ateneo». E poi, come si diceva negli anni Settanta, il problema è a monte: «Il problema - si arrampica la professoressa - è che nella mia posizione io ho sì, per statuto, il compito di vigilare sulla regolarità della didattica. Ma nel medesimo statuto e nei regolamenti non è specificato con che strumenti potrei esercitare tale compito». Dunque esiste «una manchevolezza regolamentare nell´organizzazione dell´università», ecc. ecc. ecc. Sospiro di sollievo: evviva, la questione sta nella struttura, la povera professoressa ha le mani legate come Victoria Abril in «Atame» di Almodovar e Soria poteva tranquillamente bigiare le lezioni senza che nessuno se ne accorgesse. Sarà per questo che la preside, Francesca Cantù, giunta da pochi mesi alla guida della facoltà di Lettere, propone in riunione una sorta di sanatoria: «Quel che è accaduto con il professor Soria - dice ai docenti - non deve ripetersi più. Consideriamo quello di oggi il primo giorno dell´anno zero di una nuova epoca». Dunque il redde rationem è rinviato a data da destinarsi, quando qualcuno sarà riuscito ad accertare le cifre esatte dell´assenteismo del professore. Nell´attesa tutti tacciono «ufficialmente». Ufficiosamente, nei corridoi, c´è invece chi sparge voci maligne: «Il 18 di ogni mese - dice un ragazzo - i docenti vanno a ritirare i buoni pasto in un ufficio che si trova vicino alla sede del rettorato. Dicono che il blocchetto di Soria sia stato ritirato anche nel mese di marzo». Quando il professore mangiava gratis già da qualche giorno, a spese della casa circondariale delle Vallette.

Torna all'inizio


(sezione: Cultura)

( da "Libertà" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

«I ragazzi vaccinati contro le informazioni» Convegno sull'apprendimento, alla prima giornata presenti oltre duecento professori Ragazzi immersi in un mondo di informazioni, tanto da risultarne "vaccinati". E a chi si chiede come è possibile coinvolgerli nell'apprendimento scolastico, la risposta sembra semplice: lasciateli entrare nelle vostre botteghe di insegnanti, mostrate, e non dimostrate, l'uso della ragione. Con le materie di scuola ma anche nella vita. Così, ieri, Rosario Mazzeo, preside e saggista, in apertura del convegno "Imparare ad apprendere - Insegnamento metodo e competenza", rivolto a presidi e docenti, organizzato per l'ottavo anno consecutivo da Diesse e Disal, in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano e il Liceo della Comunicazione - Fondazione San Benedetto. «Molti dei nostri alunni rischiano di essere vaccinati all'apprendimento insegnato scolastico - ha ricordato Mazzeo -. Crescono immersi in mille informazioni e credono già di sapere. Quando è così difficilmente si impara. Quello che manca non è l'informazione ma l'attenzione umana ad elaborarla. È necessario insegnare all'uso della ragione, in una serie di incontri creativi, ossia ore di lezione che diventano occasione di incontro, avvenimenti da non dimenticare, in cui si apprende l'arte del concentrarsi». Fondamentale in tutto ciò la relazione umana di qualità, il reciproco insegnarsi. «Occorre entrare in classe con speranza - ha detto Mazzeo -, e guardare ogni ragazzo per ciò che è». Ermanno Puricelli, dell'Università di Bergamo, ha centrato il suo intervento sulle competenze, in particolare quelle del primo ciclo di studi. Il concetto fondamentale proposto è stato che: «La competenza serve a creare un accordo più forte tra la scuola e la vita», ha detto Puricelli. Il tutto declinato in un panorama scolastico che sta cambiando. «La scuola sta investendo molto in questo ambito, pur tra forti difficoltà di attuazione vissute dal ministero stesso e dagli insegnanti. Le competenze esistono nella vita quotidiana, non è possibile fare nulla se non si è minimamente competenti - ha osservato il professore -. Ma la competenza può anche essere trasformata in apprendimento scolastico, visto che ciò è una necessità della realtà». Puricelli ieri si è intrattenuto a parlare del senso e della natura delle competenze scolastiche, e di quelle introdotte dagli ex ministri dell'istruzione Fioroni e Moratti, e del linguaggio che le caratterizza. A moderare gli interventi ieri il preside Mauro Monti che a fronte di un'alta partecipazione (circa duecento i partecipanti) ha fatto notare come «in un momento in cui la scuola sembra reinventarsi una ragione per esistere, tanta gente è disposta ad adoperarsi per dare il suo contributo». Oggi i lavori proseguiranno in Fondazione a partire dalle ore 9. Tra i relatori: Roberto Vicini, docente e consulente DG Formazione della Regione Lombardia con un intervento dal titolo "Obbligo di istruzione e competenze nelle scuole superiori", Paola Bruno Longo, del Politecnico di Torini, su "Imparare ad apprendere la matematica". Dopo un momento di condivisione di esperienze didattiche le conclusioni saranno lasciate a Renato Pistillo, direttore nazionale Diesse, e a Roberto Pelagatta, presidente nazionale Disal. I lavori termineranno intorno alle 13 e 30. Ilaria Molinari 04/04/2009

Torna all'inizio


Uova benefiche per l'Alba onlus Oggi, sabato 4 aprile, nei supermercati Rossetto di Borgo... (sezione: Cultura)

( da "Arena, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Sabato 04 Aprile 2009 NECROLOGI Pagina 23 Uova benefiche per l'Alba onlus Oggi, sabato 4 aprile, nei supermercati Rossetto di Borgo Uova benefiche per l'Alba onlus Oggi, sabato 4 aprile, nei supermercati Rossetto di Borgo Milano, Parona e Lugagnano i volontari dell'associazione Alba onlus, impegnati nell'aiuto dei bambini malati di fibrosi cistica in Bielorussia, metteranno a disposizione del pubblico delle uova pasquali di cioccolato del peso di oltre tre etti per raccogliere fondi per le iniziative dell'associazione. L'offerta minima è di 5 euro. Chi volesse contribuire comunque all'associazione può versare un'offerta sul c/c postale 88164058 intestato ad Associazione Alba onlus Progetto Fibrosi Cistica oppure con un bonifico bancario su Banca Popolare di Verona (Iban: IT 11 E Abi 05188 Cab 11707 c/c bancario 41359). Liceo «G. Fracastoro» incontri di formazione Martedì 7 aprile, alle 20.30, al liceo scientifico «Fracastoro», nell'aula magna della sede di via Moschini, 11/A, proseguiranno gli incontri di formazione per genitori e docenti nell'ambito del progetto «Formazione famiglie» realizzato con la collaborazione della Fondazione Exodus di Verona. Relatore sarà il dottor Valter Drusetta, pedagogista della Università della Famiglia, che tratterrà il tema: «Tra indipendenza ed autonomia». L'incontro è rivolto a genitori e docenti ed è aperto al pubblico. Giornata bio e per l'etica «Coltiviamo una ricchezza diversa». Si svolge oggi, 4 aprile, la giornata nazionale del biologico per la finanza etica, promossa da Ecor -NaturaSì (la più importante società di distribuzione di prodotto biologici in Italia) e Banca popolare Etica (la prima e unica banca italiana che opera esclusivamente secondo i criteri della finanza etica. A Verona, per un giorno, nel negozio La Macina in via Nepote, 2/4, in contemporanea con i negozi della rete B'io e con i supermercati NaturaSì in tutta Italia, i clienti potranno non solo fare la spesa, ma anche conoscere un modo equo ed etico di investire il proprio denaro, unendo l'attenzione per la salute e i temi ambientali con quella per i temi sociali. In città aderiscono all'iniziativa e metteranno a disposizione dei clienti materiale informativo sulla finanza etica i NaturaSì di via Pisacane 2/a e di via Torbido 11/b (zona Porta Vescovo). Come evitare le truffe Lunedì 6 aprile alle 15 al Centro S. Toscana (Porta Vescovo) gestito dai volontari Fevoss in collaborazione con la prima circoscrizione del Comune, la polizia di Stato informerà sui sistemi applicati dai truffatori ai danni di persone vulnerabili ed indicherà i metodi per evitarli. Tutti sono invitati a questo interessante incontro. Generazioni a confronto Generazioni a confronto: anziani e bambini, i saperi dei primi a supporto della formazione e crescita dei secondi. È il tema del progetto realizzato da I.Ci.S.S., Istituti Civici di Servizio Sociale, e finanziato dalla Regione Veneto che si è tradotto nel libro «I saperi degli anziani nella formazione dei più piccoli. Riflessioni, esperienze, proposte di scambi intergenerazionali nei servizi all'infanzia». L'incontro è per lunedì 6 aprile dalle 15.30 alle 18, all'I.Ci.S.S. di via Carso 9.  

Torna all'inizio


Italiani i primi mini sensori alimentati da vibrazioni corpo umano (sezione: Cultura)

( da "Libertà" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Italiani i primi mini sensori alimentati da vibrazioni corpo umano Sono italiani i primi mini-sensori capaci di esplorare il corpo umano alla ricerca del loro bersaglio prendendo energia direttamente dalle vibrazioni dell'organismo. Finora era un problema riuscire ad alimentare dispositivi di questo tipo a causa delle dimensioni (ad esempio, le celle a combustibile sono troppo grandi) o per l'impossibilità di sostituire le batterie una volta che in sensore èstato introdotto nell'organismo. In una ricerca pubblicata sulla rivista Physical Review Letters il gruppo dell'università di Perugia coordinato da Luca Gammaitoni propone di creare sensori utilizzando materiali piezoelettrici che generano piccole correnti elettriche quando risentono di vibrazioni presenti nell'ambiente. «Nei prossimi cinque-dieci anni avremo a disposizione un grande numero di meccanismi su scala microscopica», osserva Gammaitoni. Nonostante il principio che permette di convertire il rumore ambientale in energia utilizzabile sia un'idea nota, la ricerca presenta una tecnica per sfruttare un'ampia banda di vibrazioni. In particolare, sfruttare le oscillazioni non lineari permette di ottenere una quantità di energia da quattro a sei volte maggiore di quanto non si possa fare sfruttando le oscillazioni lineari. I metodi esistenti per produrre energia dalle vibrazioni sfruttsno specifiche risonanze, ma secondo il gruppo italiano questo approccio non si può sfruttare all'interno dell'organismo umano, dove la maggioranza delle vibrazioni è distribuita su un ampio spettro di frequenze. Così i fisici hanno progettato un esperimento per determinare, in linea di principio, se le oscillazioni non lineari permettono di ottenere una maggiore quantità di energia. Nell'esperimento è stato utilizzato un pendolo in acciaio al quale era collegato del materiale piezoelettrico.che fa capo al gruppo di Gammaitoni. La tecnica per mettere a punto micro-ssensori che prendono energia dal corpo umano è stata brevettata dalla Wispower, una spin-off che fa capo al gruppo di Gammaitoni e il cui obiettivo è trasformare il principio fisico scoperto dai ricercatori di Perugia in dispositivi utilizzabili. 04/04/2009

Torna all'inizio


LEZIONE CON FRATTA PASINI SU CRISI E SOSTEGNO ALLE IMPRESE (sezione: Cultura)

( da "Arena, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Sabato 04 Aprile 2009 ECONOMIA Pagina 39 Brevi ALL'UNIVERSITÀ LEZIONE CON FRATTA PASINI SU CRISI E SOSTEGNO ALLE IMPRESE Lunedì alle 17.30 al Polo Zanotto dell'Università di Verona, Carlo Fratta Pasini, presidente del banco Popolare discuterà con gli studenti del corso di storia delle imprese sul tema «Interventi di sostegno alle imprese e alle attività sociali in periodo di crisi» nell'ambito di una lezione tenuta da Sergio Noto, docente del dipartimento di economia società e istituzioni. AUTOTRASPORTI ANCHE FAI VERONA A ROMA PER PROTESTA CONTRO IL GOVERNO La Fai, Federazione autotrasportatori, di Verona, ha partecipato alla protesta contro il governo a Roma, con altri sindacati riuniti nella sigla Unitrans per chiedere al governo di rispettare le promesse. Una mancata risposta potrebbe portare a un fermo nazionale il 7 aprile, come ha annunciato Pasquale Russo segretario della Conftrasporto. AUTOMOBILI VERONA PRIMA NEL VENETO PER L'USO DEGLI ECOINCENTIVI In Veneto sono 12.380 le auto acquistate fino al 31 marzo con gli ecoincentivi. Nell'86% dei casi è stato rottamato un veicolo. Gli ecoincentivi hanno avuto più successo a Verona, 2.397 acquisti, seguono Padova, 2.147; Treviso, 1.741; Vicenza, 1.727; Venezia, 1.651; Rovigo, 638 e Belluno, 346. È quanto emerge dai dell'Automobile Club d'Italia.  

Torna all'inizio


padova. e' il cane da guardia delle cellule tumorali. finché sta al ... - fabiana pesci (sezione: Cultura)

( da "Nuova Sardegna, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 13 - Attualità PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al ... FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di «superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la «spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».

Torna all'inizio


debora e flavia, vite da provvisorie in città (sezione: Cultura)

( da "Nuova Venezia, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 18 - Cronaca Debora e Flavia, vite da «provvisorie» in città Insegnare a scuola e studiare al Cnr sapendo che il posto è a rischio La realtà del precariato non è legata solo alla ricerca universitaria: il problema della bassa retribuzione e di un futuro lavorativo incerto investe anche migliaia di insegnanti delle scuole elementari, delle medie, delle superiori e degli istituti di ricerca pubblici. Debora Bellafiore, 28 anni, lavora come ricercatrice per il Cnr di Venezia. Si è laureata a Padova nel 2005 in fisica e subito dopo ha iniziato a svolgere ricerca presso in Cnr. Debora non è assunta direttamente dal Cnr, pur lavorando nel centro. Ha un contratto da precaria (co.co.pro), con il Centro Euro Mediterraneo che lavora in collaborazione con il Cnr. Si sta occupando di modellistica oceanografica, studia modelli numerici applicati alle correnti in Adriatico in termini di idrodinamica. Debora è nata a Conegliano, ma poi si è trasferita a Padova e dall'anno scorso è sbarcata in laguna. Divide la casa con un collega: pagano 720 euro al mese d'affitto. Al Cnr di Venezia circa il 50 per cento del personale è precario e lei nutre poche speranze di essere assunta: «Mi devo mettere in fila, ci sono tanti prima di me che aspettano da anni», racconta. «Mancano i fondi per la ricerca, svolgiamo un lavoro importante legato alla città e all'area dell'Adriatico: se dovessi pensare di andare all'estero per continuare il mio lavoro, sarebbe un ripiego». Flavia Sera, invece, è originaria di Roma, ha 32 anni, è diplomata all'Accademia di Belle Arti e ha preso l'abilitazione all'insegnamento in discipline pittoriche. Lavora come insegnante di sostegno all'Istituto d'arte (Isa) di Venezia, anche se appena terminerà la scuola il suo futuro è tutt'altro che programmabile. Abita a Marghera in un bilocale e guadagna 1200 euro: «Venire ad abitare a Venezia non era proprio possibile, volevo un po' d'indipendenza. Il periodo in cui condividevo la stanza è finito, almeno dovrebbe essere così visto che il lavoro lo avrei», spiega. E' venuta a Venezia, perché a Roma trovare anche una supplenza è difficile: «C'è tutta l'Italia del Centro Sud che si riversa nella capitale in cerca di lavoro, allora ho deciso di venire a Venezia, visto che con il mio punteggio ero ben messa in graduatoria. Cambiare ogni anno scuola è certamente uno svantaggio, in primo luogo per i ragazzi che seguiamo». (g.co.)

Torna all'inizio


attraverso la conoscenza si può sconfiggere la crisi - silvia sanna (sezione: Cultura)

( da "Nuova Sardegna, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 27 - Sassari «Attraverso la conoscenza si può sconfiggere la crisi» Nella sala conferenze della Nuova esperti a confronto nel dibattito organizzato dall'associazione «Amici di Sassari» SILVIA SANNA SASSARI. Dopo vent'anni di dibattiti nessuno è sorpreso di scoprire che i problemi sono sempre gli stessi. Probabilmente ad essere sbagliati erano i tempi, visto che il nuovo Puc sembrava dietro l'angolo nel 1992: gli Amici di Sassari ne parlavano già allora. E di un carcere più moderno si sentiva l'esigenza già nel 1994. Anni in cui discutere del recupero del centro storico aveva ancora un senso, prima che Predda Niedda e i grandi centri commerciali prendessero il sopravvento. Oggi il dibattito su ciò che non va si trasforma in una caccia alle responsabilità reciproche. Nella sala convegni della sede della Nuova Sardegna, quella che «sarebbe dovuta rimanere in città», dice lo storico Sandro Ruiu, si confrontano le diverse anime protagoniste della rinascita possibile. La crisi c'è, lo dicono i dati, le scelte sbagliate compiute negli anni hanno scavato un solco difficile da colmare. Gli Amici di Sassari vogliono celebrare il loro ventesimo compleanno spargendo un po' di ottimismo. Si parte dalle cose fatte per incoraggiare, chi può, a impegnarsi di più. Il presidente dell'associazione Giovanni Maniga esordisce con l'elogio al piano strategico e al bilancio sociale, «strumenti di programmazione ragionata, attraverso i quali l'amministrazione comunale ha scelto di seguire un percorso chiaro e condiviso». Forse è proprio questo il cambiamento che ha segnato gli ultimi 20 anni di storia della città. Sandro Ruiu ricorda le preoccupazioni che emergevano nei primi anni '90 dagli incontri organizzati dagli Amici di Sassari: «A quei tempi dominava il triangolo edilizio, segnato dalle speculazioni, dai progetti di dubbia utilità e di forte impatto ambientale. Per fortuna molti sono rimasti sulla carta. Fu la giunta guidata dal sindaco Anna Sanna a dire il primo no alle varianti urbanistiche, ad avviare la progettazione del nuovo piano». In quel periodo di vacche grasse, nulla sembrava ostacolare la realizzazione di opere faranoiche, più adatte a una metropoli che a una città di provincia di 130mila abitanti. Il sindaco Gianfranco Ganau fa il primo esempio: «L'Auditorium non è stato concepito come un teatro ma come un ente lirico. Un monumento mastodontico che nessuno sano di mente oggi si sognerebbe di ipotizzare. Un'amministrazione che pensa così in grande, senza guardare cosa c'è nelle sue casse, fa del male alla città e lascia un cimitero di incompiute. Noi l'Auditorim crediamo di poterlo completare, ma il vero problema arriverà dopo: come sostenere i costi di gestione?». Il rettore Alessandro Maida fa il secondo esempio: «Quando mi sono insediato, l'orto botanico a Piandanna era già stato progettato ma a disposizione c'era solo metà dell'importo. L'Università ha trovato i soldi, 20 milioni ce li ha promessi l'ex presidente della Regione Renato Soru. Tra poche settimane partirà il bando per il completamento delle strutture: Cagliari dovrà mantenere i patti». Basterà questo perchè gli studenti inizino ad amare l'Università? Basteranno i 410 posti letto in più (rispetto a 15 anni fa) ricordati dallo storico e già presidente dell'Ersu Antonello Mattone? No, secondo l'economista Marco Vannini, che indossa i panni del provocatore. Dice che l'ateneo sassarese «è lento, poco aperto al confronto con quello che fanno da altre parti. Dobbiamo imparare a guardare il mondo, a prendere esempio da chi ottiene risultati migliori dei nostri». Perchè, secondo Vannini, solo la conoscenza e il capitale umano, possono essere la chiave dello sviluppo. «Sassari è priva dei luoghi della cultura della modernità - dice il docente di Economia -, in passato avevamo una squadra di artisti, musicisti e cultori delle arti visive. Ce li siamo lasciati scappare». Ma forse quello che veramente manca a Sassari è una classe dirigente di alto livello: «C'è un problema di selezione - aggiunge Vannini -, negli enti la qualità media non è elevata. Pochi sono bravissimi, molti sono scarsi». Il rettore Maida non ci sta. Dice che in questi anni a penalizzare Sassari è stato il rapporto difficile tra l'Università e le istituzioni. «A Ferrara il Comune regala all'ateneo palazzi ottocenteschi, io aspetto da un anno e tre mesi la valutazione dell'Istituto dei ciechi, che l'Ateneo vuole acquistare per ampliare il polo umanistico». Il sindaco Ganau replica subito: «La valutazione è stata fatta, l'immobile ha un valore di circa 4 miliardi. Ma il comune di Sassari non può permettersi di regalare neanche uno spillo, le sue casse non lo consentono». Poi il discorso si sposta sul polo agro-veterinario di Bonassai. Maida dice di non avere mai visto quell'idea di buon occhio, «perchè le facoltà vanno potenziate in sede», e aggiunge che secondo lui quel progetto non decollerà mai «perchè la Regione non metterà i soldi». Poi non fa nomi, ma guarda dritto negli occhi il sindaco quando ricorda la recente polemica con l'assessore alla Sanità Dirindin, «che ha detto che qui non si fa nulla perchè Sassari si perde nelle sue beghe», e aggiunge: «Speravo che oltre all'Università le replicasse qualcun altro». Di invidie, di scarso senso di collaborazione parla anche l'imprenditore Rinaldo Carta, che il giorno dopo la rapina nel supermercato di via Degli Astronauti confessa che gli è mancata «la solidarietà di qualcuno». Ma contesta anche il livello di preparazione dei laureati che assume come dipendenti: «Molti non sanno neppure le tabelline, alcuni ignorano l'Atto di Dolore e persino il Padre Nostro». Ma la colpa, in questi casi, di chi è? Molto più grave, secondo il giudice onorario Francesca Maieli, non avere la percezione di un altro fenomeno che cresce. A Sassari, città in crisi e a caccia di un'identità, i primi a soffrire sono i più giovani. I minorenni che scelgono droga e alcol per allontanarsi da una realtà che non gli piace e nella quale non riescono a trovare un'alternativa.

Torna all'inizio


scoperto il gene che blocca le metastasi - fabiana pesci (sezione: Cultura)

( da "Centro, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 4 - Attualità Scoperto il gene che blocca le metastasi Padova, il team di ricercatori di Piccolo ha aperto la via alla cura mirata del tumore FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di «superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la «spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».

Torna all'inizio


alle urne il 22 e il 24 giugno subito dopo le amministrative (sezione: Cultura)

( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

UNIVERSITA' AL VOTO Alle urne il 22 e il 24 giugno subito dopo le amministrative Nessun rischio collisione con le elezioni amministrative ed europee del 6 e 7 giugno: al Bo si voterà per il nuovo rettore l'ultima settimana di giugno. Le date decise sono lunedì 22 e mercoledì 24 e, per l'eventuale ballottaggio tra i due candidati più votati dei tre (Giovanni Bittante, Giorgio Palù e Giuseppe Zaccaria), venerdì 26 giugno. Il decano Enrico Berti lo ha comunicato direttamente ai tre docenti l'altro giorno: «Ho fatto le mie valutazioni - rivela il filosofo - E ho proposto queste tre giornate. Anche se l'ufficializzazione della chiamata alle urne avverrà a maggio, quando sarà emesso il decreto di indizione delle elezioni». Ieri il rettore attualmente in carica, Vincenzo Milanesi, ha trasmesso una breve nota in cui sottoscrive la notizia e precisa che «il decano ha inoltre fissato le tre assemblee elettorali previste dal regolamento di Ateneo nei giorni 3 giugno (nella Sala dei Giganti del Liviano), 8 giugno (al dipartimento di Fisica) e 12 giugno (in aula Morgagni, al Policlinico universitario)». Un'altra data importante è quella di giovedì prossimo, con la seduta straordinaria del senato accademico. All'ordine del giorno sarà presentata la proposta di un codice etico che regolamenti il fair-play, da qui alla chiamata alle urne, tra Bittante, Palù e Zaccaria. Tuttavia sembra che ai piani alti di palazzo del Bo non siano molto interessati: la proposta è stata infatti già snobbata al consesso del senato riunitosi lo scorso 30 marzo. (m.tro.)

Torna all'inizio


padova chiama cina risponde nasce confucius institute (sezione: Cultura)

( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

POLO UMANISTICO Padova chiama Cina risponde Nasce Confucius Institute Sorgerà nel nuovo polo umanistico di via Beato Pellegrino, all'interno dell'attuale stabile dell'Ex Geriatrico, e si chiamerà Confucius Institute dell'Università di Padova. E' tutto pronto, dal team di docenti fino al progetto, dotato già di metratura degli spazi. Ancora qualche anno e l'istituto di lingua e cultura cinese, frutto del gemellaggio tra l'Ateneo patavino e l'Università di Guangzhou (Pechino) aprirà ufficialmente le porte agli studenti della città del santo. Intanto la piattaforma bilingue è stata battezzata con una targa e un accordo sottoscritto ieri mattina al Bo da Vincenzo Milanesi e da una delegazione di diplomatici cinesi. A dare la benedizione al «progetto che è simbolo di cooperazione culturale e sociale quanto economica» c'erano anche il presidente della Camera di Commercio Roberto Furlan e l'imprenditore Mario Carraro. Perché al cda del Confucius, oltre ai due atenei, alla Camera di Commercio e alla Regione, ci saranno anche nomi importanti del tessuto produttivo locale. Per quanto riguarda i finanziamenti, però, bisogna ringraziare direttamente il governo cinese che ha investito 100 mila dollari. Il Bo ci mette le mura dell'edificio e l'ateneo cinese, invece, 3 mila libri i docenti madrelingua. Le prove generali di interscambio sono già partite: da ottobre, le facoltà della Patavina Universitas ospitano 24 studenti cinesi e da gennaio, in Cina, sono presenti 9 iscritti del Bo. «L'istituto - precisano il rettore Yu Jianshe e il diplomatico Yang Changchun - è il sesto in Italia». (m.tro.)

Torna all'inizio


Nuovo impianto galvanico (sezione: Cultura)

( da "Adige, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pergine Al Bic un Laboratorio anticorrosione Nuovo impianto galvanico PERGINE - C'erano aziende trentine e venete venerdì 3 aprile all'inaugurazione della sede del Laboratorio tecnologico anticorrosione industriale e del nuovo impianto galvanico nella sede del Bic di viale dell'Industria. E con esse rappresentanti di associazioni industriali, in particolare di Belluno e Trento, con Assogalvanica italiana, studenti, giovani ingegneri trentini e veneti, borsisti, ecc. A far gli onori ci casa il professor Pierluigi Bonora, direttore del Laboratorio e docente dell'università, dipartimento di ingegneria dei materiali, che ha presentato la nuova sede e l'impianto. Della ricerca e dei risultati ottenuti hanno parlato Bonora, i professori Flavio Deflorian e Stefano Rossi e l'ingegner Maria Lekka. 04/04/2009

Torna all'inizio


Il giorno di (sezione: Cultura)

( da "Adige, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

al mart Ecco la città di domani Il giorno di «Rovereto 2020» Il progetto «Rovereto 2020» prevede un nuovo modello di sviluppo nella città della Quercia per il prossimo decennio. Lo studio, coordinato da un'apposita associazione di professionisti e imprenditori e commissionato all'università Cattolica di Milano, sarà illustrato stamattina al Mart. Lo studio parte da un'approfondita analisi della situazione lagarina, dal punto di vista demografico, amministrativo, economico. Uno dei punti forti è la Tecnopolis all'ex Manifattura di Sacco, un campus tra ricerca e produzione con l'università di ingegneria e laboratori funzionali alle industrie. Rovereto dovrebbe diventare il distretto tecnologico dell'energia alternativa e dovrebbero farne parte anche l'area ex Casotte di Mori e l'ex Alumetal. L'obiettivo del progetto è proprio quello di trasferire in questo triangolo il futuro industriale orientato alla sviluppo della conoscenza. L'introduzione è affidata al sindaco Guglielmo Valduga che lascerà poi la parola a Giovanni Marseguerra, docente di economia politica e membro del consiglio scientifico Cranec all'università Cattolica di Milano (oltre che responsabile scientifico del progetto «Rovereto 2020»). Sul palco saliranno poi Giulio Cainelli, docente all'università di Bari, il presidente della Provincia Lorenzo Dellai e il rettore dell'università di Trento Davide Bassi. A seguire ci sarà un'animata tavola rotonda con Mario Marangoni, presidente della Fondazione Caritro e del gruppo omonimo, Paolo Marega, presidente della Cassa rurale di Rovereto, Alessandro Olivi, assessore provinciale all'industria, Giorgio Pegoretti, docente di economia politica, e Giulio Andreolli, ingegnere e presidente del comito scientifico di «Rovereto 2020». 04/04/2009

Torna all'inizio


mettere le università - fulvio tessitore (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina VIII - Napoli METTERE LE UNIVERSITà FULVIO TESSITORE S i trattava di articolare organicamente, e in piena autonomia di ciascuna sede, rispettata nella propria indipendenza, intorno a due università "generaliste", una di grande e lunga tradizione (la Federico II), un´altra in giovanile espansione (Salerno), una rete di atenei specialistici, anch´essi di autorevole esperienza: l´Orientale e il Suor Orsola. Era ed è ancora (pur se vent´anni fa non fu capito per ingiustificata diffidenza verso l´università quasi otto volte secolare, che, per secoli era stato il solo "studium generale" non solo di Napoli, ma di tutto il Mezzogiorno continentale) un progetto per creare uno spazio volano al mondo della formazione, della ricerca, dello sviluppo civile per la città e per la regione in una autentica dimensione internazionale. A questo indispensabile carattere dei nostri atenei fa riferimento, con forza, il professor Francesco De Sanctis, rettore del Suor Orsola, nel suo coraggioso e articolato intervento, che condivido in toto. Fare delle università non già le destinatarie di benevole "elargizioni", generose o meno, dei fondi europei per la ricerca e la formazione, ma dei veri e propri partner dell´ente Regione nella definizione della destinazione e nella gestione di tali fondi. In tal modo si qualificherebbe la spesa, si eviterebbe la tentazione delle inutili, dannose, improduttive ripartizione a pioggia (più o meno clientelare), si garantirebbe la trasparenza delle operazioni, sottoposte a rigorose valutazioni preliminari e consuntive. Naturalmente il sistema funzione a condizione di saper definire precise priorità, di avere il coraggio di valutare con rigore, di stabilire un piano anche di tempi diversi ma certi, perché nessuno che meriti sia escluso, ma non giocando al ribasso per non dispiacere nessuno. Far questo non significa attribuire un privilegio alle università, che, per altro, lo meritano perché sono, ormai, il solo, vero sistema produttivo ed economicamente attivo della città e del Mezzogiorno, con un vasto indotto, che non credo abbia confronti (ai miei tempi, per far solo un esempio, il bilancio complessivo della Federico II movimentava circa duemila miliardi delle vecchie lire all´anno, senza considerare che cosa significano per l´economia della città e regione, 5000 impiegati amministrativi, 3000 docenti, circe 10.0000 studenti). Far quanto propone De Sanctis significa assegnare alle università cittadine e regionali una grande responsabilità, con un grande peso decisionale (ma la rapidità di decisione degli atenei non teme confronti con le burocrazie degli enti pubblici territoriali), ma anche con la possibilità di mostrare all´opinione pubblica che cosa veramente sono e sanno essere le università, finalmente smettendola di farle apparire la sentina di tutti i vizi, come piace presentarle a chi ha il gusto ipocrita e perverso dello scandalismo. Spero fortemente che la proposta di Francesco De Sanctis sia valutata attentamente, sia discussa criticamente, sia attuata.

Torna all'inizio


No, Ingegneria sta bene dov'è DAVIDE BASSI (sezione: Cultura)

( da "Adige, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Tecnopolis/2 No, Ingegneria sta bene dov'è DAVIDE BASSI (segue dalla prima pagina) ... al posizionamento internazionale delle nostre facoltà di Scienze ed Ingegneria. Times Higher Education pone le due facoltà intorno alla 250-esima posizione a livello mondiale, un grande risultato per la piccola Università di Trento. Nel corso degli ultimi tre decenni, intorno all'asse Povo-Mesiano si è sviluppato un complesso che vede operare assieme le due facoltà di Science ed Ingegneria, l'Irst di Fbk, il Cnr, il Centro Microsoft ed altri centri di ricerca minori. Sbaglia chi pensa di prendere pezzi di questo sistema e di traslocarli altrove: le piante accademiche non sono adatte al trapianto. Piuttosto che pensare a costosi traslochi, sarebbe meglio investire le risorse disponibili per costruire ciò che ancora non abbiamo. Mi riferisco, in particolare, a quel tipo di attività che vengono comunemente definite come la «terza missione» degli atenei (almeno di quelli che hanno una solida reputazione internazionale). Il termine è riferito al sostegno di tutte quelle attività di sviluppo e di innovazione che costituiscono il fondamento essenziale della cosiddetta «economia basata sulla conoscenza». Ad esempio, i prodotti del futuro dovranno avere un contenuto ridotto di energia e di materie prime. Ciò sarà possibile solo applicando meglio l'enorme quantità di conoscenze che atenei e centri di ricerca producono quotidianamente. La crisi economica ci ha distolti temporaneamente da questi problemi, ma la scarsità di risorse naturali non è una invenzione dei media. Oggi non esiste ancora un modello consolidato per lo svolgimento della «terza missione», ma alcuni punti sono comunque acquisiti. Gli atenei non possono agire da soli e non devono chiudere le loro conoscenze all'interno dei dipartimenti. È indispensabile costruire strutture separate, in cui possano lavorare gomito a gomito personale dell'università, dei centri di ricerca pubblici e privati e delle imprese. Il trasferimento tecnologico non lo fanno le matricole: servono ricercatori giovani ed entusiasti, pronti a portare sul campo le competenze acquisite durante gli studi universitari. Funziona così nelle buone università, e non vedo perché noi dovremmo inventarci metodi alternativi: semplicemente copiamo da chi fa meglio di noi. Ovviamente non mancano le difficoltà ed i buoni esempi vanno ricercati principalmente all'estero (come del resto l'Ateneo di Trento ha sempre fatto). Vorrei ricordare che molti anni fa i compianti Fabio Ferrari e Bruno Kessler si posero già questi problemi, tentando un approccio pioneristico che forse anticipava troppo i tempi. Da allora è passato molto tempo, l'Università di Trento ha fatto grandi progressi, ma il nostro ruolo sul fronte della «terza missione» è ancora carente. Credo che i tempi siano maturi per un nuovo approccio che faccia tesoro degli errori del passato. Prima di tutto, non dobbiamo farci prendere la mano dal provincialismo: una iniziativa «robusta» deve poter uscire dal limite locale. In particolare, esistono ampie possibilità di collaborazione con partner sia pubblici sia privati del Nord-Est e del Tirolo. La dimensione macro-regionale è quella più adatta per stabilire una rete di relazioni in cui i singoli nodi svolgano ruoli complementari e, assieme, possano raggiungere la massa critica per muoversi in maniera efficace sullo scenario internazionale. Un altro errore da evitare è quello di disperdere le energie su troppi fronti. Specialmente nella fase iniziale del progetto, la tendenza ad aumentare il fatturato potrebbe portare ad una ridotta capacità di selezione dei partner. Sarebbe uno sbaglio, perché la confusione delle scelte iniziali riduce fortemente le probabilità di successo. Un terzo errore da non fare è quello di trascurare il ruolo della formazione continua per il personale delle imprese coinvolte nei progetti di innovazione. Spesso le risorse umane sono il vero collo di bottiglia del processo di innovazione e vanno formate utilizzando i metodi più appropriati. Sviluppare a Rovereto una iniziativa in linea con i migliori standard internazionali non è facile, ma neppure impossibile. Servono risorse finanziarie, fiducia e reale propensione al rischio. L'Università di Trento è pronta a fare la sua parte. Davide Bassi È il rettore dell'Università di Trento 04/04/2009

Torna all'inizio


scoperto il gene che controlla le metastasi - fabiana pesci (sezione: Cultura)

( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova Venezia, La)

Argomenti: Cultura

Pagina 9 - Attualità Scoperto il gene che controlla le metastasi Padova, il team di ricercatori di Piccolo ha aperto la via alla cura mirata del tumore FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di «superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la «spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».

Torna all'inizio


plurilinguismo tra malta e gorizia (sezione: Cultura)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 3 - Gorizia Plurilinguismo tra Malta e Gorizia Brincat alla Stella Matutina Per un giorno Malta e Gorizia si incontrano nel segno del plurilinguismo e della comunicazione interlinguistica. Nell'ambito dell'attività didattica del corso di Comunicazione e lingue speciali, tenuto da Vincenzo Orioles nell'ambito del corso di laurea in Relazioni pubbliche, l'Università di Udine a Gorizia ospiterà Giuseppe Brincat, docente di Linguistica italiana all'Università di Malta. Martedì prossimo, 7 aprile, dalle 14 alle 16, nel palazzo della Stella Matutina in via Nizza, Brincat terrà una lezione sul tema "L'italiano in piazza nell'isola di Malta dal Quattrocento a oggi". Collaboratore scientifico del Centro internazionale sul plurilinguismo (Cip) dell'Università di Udine, Brincat è il punto di riferimento di molte partnerships dell'Ateneo con l'Università di Malta. Come spiega Vincenzo Orioles, «Malta è l'unico Paese al di fuori del Regno Unito dove l'inglese è lingua ufficiale. Il contatto del maltese con l'inglese è dunque molto intenso, ma anche di lunga durata perché il bilinguismo ufficiale vige da 205 anni. Infatti dopo Gibilterra, dove l'inglese è presente dal 1704, è stata Malta la prima colonia britannica nel Mediterraneo». Giuseppe Brincat ha studiato alle Università di Malta, Londra e Firenze. Ha tenuto corsi e seminari in varie Università italiane. La sua attività di ricerca spazia dalla linguistica italiana agli aspetti del plurilinguismo a Malta e, in generale, alle tematiche della linguistica del contatto con particolare riguardo agli influssi inglesi nelle lingue europee. Ha pubblicato, tra l'altro, l'edizione delle "Rime" di Giovan Matteo di Meglio (1977), "La linguistica prestrutturale" (1986) ed è autore di un importante profilo di storia della lingua maltese "Malta. Una storia linguistica", compreso nella collana "Mediterraneo plurilingue" (2004).

Torna all'inizio


gal, arbau prova a svelenire il clima (sezione: Cultura)

( da "Nuova Sardegna, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

ARITZO Gal, Arbau prova a svelenire il clima Rinviata a venerdì l'assemblea per la costituzione del nuovo organismo ARITZO. Si terrà ad Aritzo l'ultima riunione del partenariato pubblico-privato per la formazione del Gal (Gruppo di azione locale) per le regioni storiche di Barbagia, Gennargentu, Mandrolisai e Supramonte. Si concludono così le assemblee che si sono tenute per i seminari di formazione e adesione degli aderenti che hanno avuto inizio a Fonni, per proseguire, poi, a Gavoi, a Lodine e a Orani. L'assemblea di Aritzo (centro polivalente) è stata rinviata alle ore 18,30 del 10. Mercoledì prossimo, infatti, Efisio Arbau, presidente del Consorzio Bim Taloro, ente capofila per la realizzazione del nuovo Gal, incontrerà l'assessore regionale all'agricoltura assieme i rappresentanti dei parternariati della Sardegna. Prima, Arbau incontrerà le associazioni di categoria, in particolare agricoltori e coltivatori diretti, che hanno manifestato dissenso sulle modalità di costituzione dei Gal, promossi dal bando regionale con la metodologia dell'omologo bando europeo Leader. Efisio Arbau dovrà mediare e svelenire il clima con l'obiettivo di arrivare all'assemblea di Aritzo, tutti uniti per l'approvazione dello statuto e la determinazione delle quote sociali, come previsto nell'ordine del giorno notificato dall'Agenzia Laore. Sulle polemiche delle associazioni di categoria, si è discusso nelle assemblee seminariali con gli aderenti alla futura Fondazione del Gal. Fondazione di partecipazione senza scopi di lucro e che non può distribuire utili. Il gruppo di lavoro ha elaborato una bozza di statuto. Con la speranza che prima dell'incontro di Aritzo, le polemiche siano state superate e che le associazioni di categoria prendano parte all'atto finale dell'assemblea, aderendo e partecipando al tavolo di partenariato. Durante le precedenti assemblee infatti è stato evidenziato che il Gal deve nascere con la partecipazione degli operatori delle campagne. Uno degli scopi principali della fondazione, infatti è quello della rivitalizzazione del territorio. «Con un approccio dal basso verso l'alto - ha voluto chiarire Giulio Mereu, aderente al parternariato come professionista e componente del gruppo di lavoro per l'elaborazione dello statuto - che sottintende strategie per il coinvolgimento di tutti gli operatori del territorio e che non pone limite all'adesione di chiunque abbia a cuore le sorti del territorio di appartenenza incluso nel Gal che si vuole realizzare». (g.m.s.)

Torna all'inizio


elettrodotto, chieste modifiche (sezione: Cultura)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Gorizia. Ieri vertice in Comune con alcuni primi cittadini della provincia e l'assessore regionale Riccardi Elettrodotto, chieste modifiche I sindaci suggeriscono sia spostato lungo il percorso autostradale 150 I centimetri in altezza del cunicolo GORIZIA. Ieri, a Gorizia, si è tenuto l'incontro, organizzato dal sindaco, Ettore Romoli, fra undici suoi colleghi di altrettanti Comuni della provincia e l'assessore regionale alle infrastrutture, Riccardo Riccardi (nella foto in alto). Presenti anche l'assessore comunale, Francesco Del Sordi e l'architetto Pietro Giust, direttore del Servizio energia e telecomunicazioni della Regione. Il tema della riunione era l'elettrodotto transfrontaliero e soprattutto il suo tracciato che, considerata l'alta densità edificativa e la sensibilità ambientale delle aree attraversate, a molte amministrazioni locali sembra inopportuno e troppo invasivo sul territorio. I sindaci la settimana passata avevano concordato che la soluzione ottimale sarebbe quella di un corridoio tecnologico da realizzare lungo il raccordo Gorizia-Villesse, dato che entro l'anno inizieranno i lavori per la conversione in autostrada. Il sindaco del capoluogo isontino ha aperto la riunione facendo una sintesi dello stato di fatto e delle posizioni di alcune amministrazioni, sottolineando che comunque «l'obiettivo è di arrivare a contemperare le due esigenze. Da un lato evitare che la realizzazione dell'elettrodotto Vertoiba-Redipuglia attraversi alcuni centri urbani dell'Isontino, dall'altro lato permettere di realizzare comunque l'infrastruttura, data la valenza economica che avrebbe per il tessuto economico provinciale e regionale». Riccardi, dal canto suo, ha ricordato i problemi energetici globali e i costi di approvvigionamento attuali che dobbiamo affrontare e che incidono su un sistema già fragile, per cui sono necessarie nuove forme di investimento pubblico-privato. Il progetto, fra l'altro, è un elettrodotto interrato e non aereo, che già ne fa un'infrastruttura con minimo impatto ambientale. L'assessore regionale ha fatto presente, inoltre, come l'iter si sia completato con la Conferenza dei servizi del 15 febbraio 2008, chiusasi con il parere favorevole di quasi tutti i partecipanti. Ora spetta solo alla giunta regionale l'individuazione della via da perseguire e l'esecutivo non avrebbe in realtà motivazioni tecniche per dire no al tracciato dell'elettrodotto transfrontaliero. Per quanto riguarda la proposta di farlo passare a fianco del raccordo Villesse-Gorizia, e quindi fino a Redipuglia lungo l'A4, tecnicamente sarebbe possibile, ma ciò significherebbe per il consorzio italo-sloveno ricominciare daccapo ed economicamente non è di sicuro conveniente. A fronte delle domande e dei dubbi espressi da alcuni sindaci (inquinamento, interferenze) è intervenuto anche l'architetto Giust che ha illustrato alcune caratteristiche tecniche: il cavo sarà interrato in un cunicolo di circa 50 cm di larghezza e 150 di altezza, coperto da una piastra di acciaio per impedire qualsiasi effetto elettromagnetico. Con una maggior protezione, pertanto, di quanto previsto dalla normativa in vigore e con l'Arpa che ha dato il suo benestare, fugando perciò ogni timore su possibili rischi di inquinamento elettromagnetico. A conclusione dell'incontro, Romoli, ha chiesto, a nome di tutti, l'impegno dell'assessore Riccardi a incontrare Kb1909 e Iris per valutare in primis la seppur difficile possibilità di spostare il tracciato da quello attualmente progettato a quello lungo il percorso autostradale. E, in alternativa, per trovare una via di mezzo, modificando solamente i tratti più critici dell'elettrodotto, come quelli che passerebbero nell'abitato di Sagrado.

Torna all'inizio


"sum, irregolare la scelta dei prof" - franca selvatici (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IX - Firenze "Sum, irregolare la scelta dei prof" Istituto di scienze umane, le accuse del pm. La difesa: tutto legittimo FRANCA SELVATICI C´è un vizio di origine nella storia del Sum, l´Istituto di Scienze Umane dedicato «all´alta formazione e alla ricerca nei diversi ambiti delle scienze umane e sociali», che ha sede in Palazzo Strozzi. Lo sostiene il pm Giulio Monferini che ha chiuso le indagini sulla nascita della terza università fiorentina e contesta l´abuso d´ufficio al direttore del Sum, professor Aldo Schiavone, ai rettori delle università di Napoli e di Firenze, Guido Trombetti e Augusto Marinelli (che con Schiavone costituivano il Consiglio provvisorio del nascente istituto), nonché a tre illustri docenti, Alberto Varvaro (filologia romanza), Guido Martinotti (sociologia) e Leonardo Morlino (scienza politica). Il 15 giugno 2006 il Consiglio provvisorio esaminò le domande dei professori ordinari interessati all´«avviso di vacanza di posti da coprire mediante trasferimento», pubblicato il 14 aprile e riguardante diversi insegnamenti, dal diritto romano, alla storia medievale, alla filosofia teoretica. I rettori Guido Trombetti (docente di analisi matematica) e Augusto Marinelli (economia agraria), insieme con il direttore Aldo Schiavone (diritto romano), esaminarono i titoli di docenti delle più disparate discipline. Ma la legge - obietta il pm - impone che le commissioni esaminatrici siano costituite da docenti esperti nella disciplina oggetto della valutazione. Per ogni procedura si sarebbe dovuta costituire una distinta commissione giudicatrice. E il consiglio provvisorio non avrebbe mai potuto esaminare il suo presidente Aldo Schiavone, unico candidato per la cattedra di diritto romano, che nella circostanza si limitò a uscire dalla stanza. Il collegio difensivo, formato fra gli altri dagli avvocati Nino D´Avirro, Valerio Valignani, Duccio Traina e Sigfrido Fenyes, obietta che non si trattò di concorsi per il passaggio di ruolo, ma di procedure di trasferimento di professori ordinari. Con regole, dunque, del tutto diverse.

Torna all'inizio


gli studenti dell'onda all'ateneo "non è vero che lo spazio è inagibile" (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IX - Bologna L´occupazione Gli studenti dell´Onda all´Ateneo "Non è vero che lo spazio è inagibile" Gli studenti dell´Onda chiedono all´università di sedersi a un tavolo per discutere del futuro di "Bartleby", lo spazio da loro occupato il 25 marzo scorso in via Capo di Lucca. «Siamo al decimo giorno di occupazione, abbiamo dato vita a eventi culturali e ricevuto le adesioni di 65 docenti universitari, oltre una ventina di scrittori» dicono i ragazzi. Secondo gli occupanti di Bartleby, «dire che questo spazio è inagibile, come fa l´Alma Mater, non è vero. Dopo i lavori, l´università non ha mai deciso la destinazione d´uso. E l´ultima perizia, datata 2002, dichiara i locali agibili. Vogliamo chiarezza».

Torna all'inizio


s. piero, troppe competenze e lo svincolo resta pericoloso (sezione: Cultura)

( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 2 - Pisa S. Piero, troppe competenze e lo svincolo resta pericoloso SAN PIERO. Un altro grave incidente. Teatro dello scontro fra un'auto e un camion, giovedì pomeriggio, lo svincolo di San Piero. Da tempo, da parte dei cittadini e dalla stessa facoltà di Agraria che vicino ha la sede del Centro Avanzi, si chiede di rendere l'incrocio più sicuro. Ma gli appelli sono caduti nel vuoto nonostante sia in gioco la vita delle persone. Su questo svincolo ci sono ben tre competenze che non aiutano certamente alla risoluzione del problema. L'intersezione è dell'Anas, la bretella che dall'intersezione va fino all'autostrada è della Salt (la società autostradale) e la Provincia è competente per via Provinciale del mare. «Non solo mettere d'accordo, ma anche solo mettere intorno a un tavolino enti diversi è un lavoro molto complicato - dice Gabriele Santoni, assessore provinciale alla viabilità -. Ho cercato di risolvere il problema dell'uscita autostradale di Migliarino perché è un'area molto pericolosa e la maggior parte degli incidenti sul territorio di Vecchiano accade proprio lì. Ma Anas, competente sull'Aurelia, e le due società che gestiscono la Firenze-Mare e la Genova-Rosignano, giunte alla stretta finale, hanno disdetto i loro impegni. Ora, per quanto riguarda San Piero, non mi pare che la Salt abbia la volontà di risolvere questi problemi. E anche l'Anas dovrebbe fare la sua parte. Inoltre, ci occupiamo pure di questioni che non ci spettano. Del taglio dell'erba, per esempio, ce ne interessiamo noi seppure non è di nostra competenza. Solo la Provincia si è preoccupata e ha messo mano al portafogli per mettere in sicurezza tutte le uscite della superstrada. E vorremmo che altrettanto facessero gli altri. Ora noi siamo a fine legislatura e credo che questo potrebbe essere un tema fondamentale della prossima legislatura». Interessata a una maggiore sicurezza è la stessa Università di Pisa che ha elaborato un nuovo progetto di totale ristrutturazione che prevede la trasformazione a rotonda dell'attuale incrocio, con l'obiettivo di ridurre il numero dei punti di conflitto e moderare la velocità di percorrenza. Un progetto che i docenti universitari sono ben lieti di donare al territorio affinché, chi di competenza, lo possa fare suo. Intanto, in attesa (che si prevede molto lunga) di una ristrutturazione dello svincolo, residenti e università chiedono un'attenzione maggiore per la manutenzione della segnaletica e della cartellonistica. Strisce a terra di stop e diritto di precedenza sono ormai inesistenti, i pali della segnaletica sono quasi tutti abbattuti e non visibili, l'erba cresce. Il triangolo ampio dello spartitraffico non è curato. E, anche per questo, Agraria ha un progetto per la sistemazione con piante autoctone che hanno bisogno di poca acqua. Da parte del territorio, c'è una grande volontà per rendere lo svincolo più sicuro e anche godibile, ma non è così dall'altra parte. G.P.

Torna all'inizio


consolidare le eccellenze, liste di attesa corte - marco barabotti (sezione: Cultura)

( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 1 - Pisa Consolidare le eccellenze, liste di attesa corte Il nuovo direttore generale ha illustrato le linee guida dell'Aoup «nel segno della continuità» MARCO BARABOTTI PISA. La più grande sfida? Mantenere le eccellenze che ci sono e che fanno dell'Azienda ospedaliera universitaria pisana un'attrazione nazionale di primissimo piano. E la scommessa maggiore? Puntare sulla qualità dell'accessibilità alle cure, perché sulla professionalità e sulla competenza il livello a Pisa è già elevato. Ma anche migliorare le modalità di erogazione delle prestazioni. E non sarà facile, perché l'Aoup vive su due poli ospedalieri, Santa Chiara e Cisanello, e questo può rappresentare una criticità perché, a volte, è necessario spostare il paziente fra questi due presidi, e i disagi non sono pochi. Però, con il trasferimento definitivo a Cisanello, previsto intorno al 2014, tutto questo sarà risolto e si andrà a riempire una struttura di 450mila metri quadri, una vera e propria cittadella della salute, della ricerca e della formazione. Il nuovo direttore generale dell'Aoup, Carlo Rinaldo Tomassini, si è presentato alla città tracciando le linee guida davanti al sindaco Marco Filippeschi, al rettore Marco Pasquali e al preside della Facoltà di Medicina e chirurgia Luigi Murri. Non poteva mancare il ringraziamento a Vairo Contini, «che - ha detto il nuovo direttore generale -, ha guidato quest'azienda per due anni contrassegnando il proprio mandato, insieme all'Università e alla Regione, di importanti scelte strategiche e di innovazioni». «L'Aoup è un'azienda - ha detto - con tante eccellenze, con storia e tradizione e che deve avere per forza obiettivi ambiziosi. Quindi l'aspettativa non è tanto su di me ma sull'azienda, e perciò bisogna consolidare quanto è già patrimonio acquisito, potenziare ciò per cui sono già state gettate le basi (un esempio è il Centro Ustioni, che è di riferimento per tutta la Toscana e non solo), e consolidare le eccellenze, per le quali siamo già attrattivi. Già mantenere tutto questo è una sfida significativa, partendo da un livello così elevato». E con uno sguardo al prossimo futuro. «Già in estate - ha detto - sono previsti i trasferimenti di altre unità operative e, a fine anno, si sposta a Cisanello il 'cuore pulsante' dell'ospedale, ossia il Pronto Soccorso e il Dea-Dipartimento emergenza e accettazione. Quindi, progressivamente, si delinea il futuro di quest'azienda, di cui ho avuto modo di apprezzare la fortissima personalità e il senso di appartenenza, nel corso della recente riunione con l'Ufficio di Direzione». Anche il sindaco Marco Filippeschi ha voluto innanzitutto esprimere apprezzamento per il lavoro svolto in questi anni da Vairo Contini, che ha lasciato l'incarico con «risultati straordinari». Oggi - ha detto Filippeschi - diamo il benvenuto al nuovo direttore, per il quale parla da sé il curriculum e i risultati conseguiti perché, fra i dirigenti di più alto livello della sanità toscana, è fra quelli che, nelle valutazioni comparate, ha dato i migliori risultati di gestione. Pisa è un polo d'eccellenza dell'alta formazione in sanità ed è, dopo l'università, la più grande azienda della città. Le priorità quindi sono non solo il potenziamento dell'ospedale ma anche l'innovazione in termini organizzativi e di risposta ai bisogni di salute. Quindi il mantenimento dell'alta specialità, la riduzione delle liste d'attesa e la crescita professionale, perché vogliamo essere all'altezza di una realtà di valenza nazionale». Il rettore Marco Pasquali ha espresso gratitudine a Vairo Contini «di cui - ha detto - ho molto ammirato le doti umane, oltreché professionali, per l'impegno messo nel lavoro nonostante la fatica per le sue condizioni di salute». Il rettore non ha mancato di fare una annotazione critica. «L'Aoup ha una forte attrattività anche da parte dell'area vasta - ha detto -, e questo rappresenta ad esempio una criticità, dal punto di vista delle compensazioni per le prestazioni, perché può costituire problemi di bilancio. Su questo occorrerà riflettere anche perché gli investimenti non vanno certo a diminuire ma semmai ad aumentare. Forse la Regione dovrà aumentare il tetto dei finanziamenti su Pisa: noi spesso ci facciamo infatti carico dei pazienti delle città vicine e questo per noi è un costo aggiunto. Che Pisa sia un centro di richiamo nazionale, lo dice anche il fatto che qui c'è il Comitato per la sperimentazione clinica del farmaco, che è fra i primi in Italia, la cui eccellenza è riconosciuta anche dalle aziende farmaceutiche, e rappresenta quindi uno strumento di vero finanziamento perché i risultati della ricerca si trasferiscono rapidamente alle applicazioni cliniche. Laddove non c'è qualità elevata di ricerca, difficilmente ci potrà essere elevata qualità assistenziale». Infine, il preside di Medicina Luigi Murri ha assicurato che la collaborazione fra le due componenti dell'Aoup continuerà. «Ora - ha detto - si tratta di governare il trasferimento a Cisanello, dove si sposterà, per quanto riguarda la facoltà di Medicina, qualcosa come circa 6500 studenti, poco meno di 1000 specializzandi e diverse centinaia di dottorandi, oltre a circa 360 unità di personale docente (a cui vanno aggiunti più di 300 'docenti a contratto' ospedalieri). Gestire questo trasferimento non sarà una cosa da poco ma le premesse ci sono tutte perché il processo vada a buon fine».

Torna all'inizio


SANITÀ: SCOPERTO GENE `BALUARDO' CHE BLOCCA METASTASI/ANSA (sezione: Cultura)

( da "Secolo XIX, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

SANITÀ: SCOPERTO GENE `BALUARDO´ CHE BLOCCA METASTASI/ANSA PADOVA. Si chiama p63 il gene capace di funzionare da "baluardo" contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica "Cell". I due team di ricercatori sono stati guidati dal professor Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal professor Silvio Bicciato del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo delle metastasi, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo «programma». Finora, si pensava che questo recupero di capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche cellule nel tumore primario. Lo studio padovano segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di p53 e di Ras, se combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi di p63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega il prof. Piccolo -. Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza p63 quella cellula semplicemente muore. Ma se p63 è persa da una cellula staminale tumorale, potenzialmente immortale, allora si apre la porta a un suo comportamento "asociale", alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Ma come individuare quei tumori che partono con il «piede sbagliato»? Per rispondere a questa domanda il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni "indicatori" capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente». Lo studio è stato possibile anche grazie al contributo dell'Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori Piccolo e Bicciato, primi destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel 2007. 04/04/2009

Torna all'inizio


"le voci dei vinti" eschilo e omero letti da pino caruso - laura nobile (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina XVIII - Palermo "Le voci dei vinti" Eschilo e Omero letti da Pino Caruso Al Bellini Con una riflessione sulla violenza l´attore dà il via al ciclo del Biondo basato su dialoghi ritagliati dai classici LAURA NOBILE Letture teatrali costruite su frammenti di capolavori antichi e moderni, dai poemi epici alle tragedie greche fino alle opere di Shakespeare. Dialoghi ritagliati dai classici, per restituire, nella forma della comunicazione teatrale, temi da sempre al centro della riflessione politica, estetica e filosofica. S´intitola "Variazioni sul mito" la rassegna curata da Monica Centenni e Anna Banfi, che parte stasera alle 21 al teatro Bellini con "Le voci dei vinti", per le iniziative culturali del Teatro Biondo. Docente del Centro classica dell´università Iuav di Venezia, che promuove la rassegna con l´associazione Engramma, Monica Centenni ha selezionato i testi: «è una piccola collana di letture che mostra come il mito sia una materia plastica - spiega - capace di parlare al presente attraverso le variazioni drammatiche e poetiche della letteratura occidentale». Stasera alle 21 l´attore Pino Caruso sarà protagonista del primo appuntamento: "La voce dei vinti" è una riflessione, drammaticamente attuale, sulla violenza in tempo di guerra, che condanna i vinti all´afasia ma costringe anche i vincitori a farsi carico del pesante trofeo del racconto. I frammenti sono tratti da "Ecuba" di Euripide, "Sette a Tebe", "Agamennone" e "Coefore" di Eschilo, "Persiani" di Eschilo, "Iliade" di Omero e "Il romanzo di Alessandro", un´opera ellenistica che ritrae la conquista dell´Oriente di Alessandro il grande e il suo toccante incontro con lo sconfitto re Dario. «Abbiamo cominciato con questa lettura che è una delle più forti - continua la Centanni - Fin dalle origini la ricostruzione della storia e della memoria è stata prerogativa dei vincitori, ma la cultura greca ci insegna il valore e la dignità manifestati nei confronti del nemico vinto: una capacità che noi moderni, così manichei, abbiamo perso del tutto». Il 14 aprile tocca a Liliana Paganini rappresentare "Palinodia per Elena", che ribalta con l´ausilio di testi di Omero, Saffo, Euripide, Gorgia di Lentini, Ritsos e Pound la cattiva fama della donna più bella del mito classico. Il 24 aprile va in scena "Nostos, o il ritorno di Ulisse", sorta di processo a Odisseo, che mette in luce i lati oscuri dell´eroe omerico, con Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice. Il 6 maggio Luciano Roman e Galatea Ranzi rappresentano "Enigma: il teatro della Sfinge" e il 13 maggio Aurora Falcone e Nello Mascia giocheranno con "Bianco, rosso, blu, nero, oro: i colori del mito da Omero a Shakespeare". A giugno, con date da definire, la rassegna avrà tre appuntamenti al Cretto di Burri di Gibellina. L´ingresso è libero.

Torna all'inizio


Montichiari, riprendono i voli nazionali (sezione: Cultura)

( da "Giorno, Il (Bergamo - Brescia)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

BRESCIA pag. 8 Montichiari, riprendono i voli nazionali DEBUTTO ROTTE LOW COST CON LA NUOVA SOCIETÀ ITALIATOUR MONTICHIARI MENTRE I BRESCIANI in cordata pubblico-privata cercano di comprarsi l'aeroporto D'Annunzio, la veronese Catullo non pare intenzionata a cederne la proprietà, anzi rilancia. Il presidente Fabio Bortolazzi parla di Montichiari come terza linea di Malpensa, terminal per i cargo internazionali, in futuro anche dei passeggeri; e traccia il quadrilatero anche con Linate al quale presterebbe le sue potenzialità Verona. I quattro assieme, abbastanza vicini, formerebbero a suo dire, un grande hub internazionale. Verona e Montichiari darebbero espansione ai due milanesi impossibilitati. Resterebbero fuori dal gioco vecchie ipotesi di partnership con Orio al Serio e Venezia. Intanto, dopo i precedenti fallimenti, un'ennesima compagnia è arrivata nella Bassa con i suoi voli per Roma. Dall'8 aprile Italiatour avvierà i collegamenti con la capitale, con proseguimenti per Crotone. Saranno voli low cost, a partire da 60 euro per Roma, 90 per Crotone, con aeromobile Avro RJ 85. Due orari sono previsti nei feriali, uno nel fine settimana. Presidente della compagnia è l'onorevole Pietro Folena.

Torna all'inizio


Ddl Università al prossimo consiglio dei ministri (sezione: Cultura)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

ItaliaOggi sezione: Professioni data: 04/04/2009 - pag: 36 autore: Ddl Università al prossimo consiglio dei ministri Rettori a tempo e un'abilitazione nazionale per diventare docenti. Ma anche una diversa organizzazione degli atenei su base federativa. Saranno questi, tra gli altri, i temi caldi del disegno di legge che il ministro dell'istruzione e dell'università Mariastella Gelmini vorrebbe portare al prossimo consiglio dei ministri. Un restyling per il mondo universitario che punta innanzitutto a una nuova forma di selezione dei professori divisa in due tappe. La prima costituita da un'abilitazione nazionale (della durata di cinque anni) sulla base di requisiti di produzione scientifica. Abilitazione non a numero chiuso e che non sarà sufficiente a offrire un posto agli aspiranti professori. Perché spetterà, poi, ai singoli atenei reclutare i ricercatori e i docenti di cui hanno bisogno tra quanti sono in possesso dell'abilitazione.

Torna all'inizio


IL CENTRO Studi "De Gasperi" e le Acli hanno organizzato per oggi (inizio alle ore 9.30), ... (sezione: Cultura)

( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

CRONACA MASSA pag. 4 IL CENTRO Studi "De Gasperi" e le Acli hanno organizzato per oggi (inizio alle ore 9.30), ... IL CENTRO Studi "De Gasperi" e le Acli hanno organizzato per oggi (inizio alle ore 9.30), all'auditorium di San Sebastiano, una tavola rotonda sul tema "Elezioni primarie e voto di preferenza strumenti della partecipazione democratica alle scelte elettorali". L'introduzione è affidata a Giuseppe Mandorli, presidente del "De Gasperi". Alla tavola rotonda, coordinata da Alessandro Volpi, docente di Storia Contemporanea all'Università di Pisa, interverranno Alberto Vannucci, docente di Scienza della Politica all'Università di Pisa e Luca Gori dell'Istituto Superiore Sant'Anna. Le conclusioni sono affidate al presidente provinciale Acli, Stefano Lorenzelli.

Torna all'inizio


Il "Santa Maria Goretti" di Latina fra gli otto centri in Italia e i 120 al mondo ... (sezione: Cultura)

( da "Messaggero, Il (Latina)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi di GIOVANNI DEL GIACCIO Il "Santa Maria Goretti" di Latina fra gli otto centri in Italia e i 120 al mondo che sperimentano "Defend", uno studio internazionale sul diabete di tipo 1, quello delle fasce giovanili della popolazione. Studio che attraverso una sorta di "vaccino" mira a ridurre l'apporto di insulina e a preservare la capacità dei pazienti di "produrre" beta cellule. Un trattamento di otto giorni, quindi controlli periodici, e miglioramento delle condizioni di vita. E' una delle novità proposte dall'unità operativa complessa di diabetologia, operativa all'ospedale di Latina grazie alla convenzione con l'università "La Sapienza". L'attività della nuova struttura è stata illustrata ieri mattina dalla responsabile, la docente universitaria Raffaella Buzzetti, dal direttore medico di presidio Rosario Sciuto e dal capo dipartimento Fabrizio Soscia. «Clinica e ricerca insieme - spiega la professoressa - questo è quello che facciamo, fornendo un servizio che prima non c'era. I pazienti di Latina e provincia erano costretti a rivolgersi a Roma o in altre regioni, noi cerchiamo di seguirli a casa loro». Ad esempio con l'impianto di "infusori" per l'insulina oltre che con la sperimentazione sul nuovo farmaco, presto con l'ausilio anche di una dietista e uno psicologo, con studi anche sul diabete di tipo 2. Poi c'è il progetto di collegamento con i medici di famiglia che vede gli ospedalieri "andare" sul territorio. Per ora nel distretto nord, presto anche altrove. «E' un esempio di reale integrazione tra università, ospedale e territorio - spiega Fabrizio Soscia - Dispiace che si parli solo delle beghe tra medici, ci sono anche ottimi esempi». Dal canto suo Sciuto ha ricordato gli sforzi per trovare gli spazi al servizio che si trova nel poliambulatorio con 4 stanze e 2 letti di day hospital. Si può contattare la diabetologia al numero 800.984449 o contattando il centralino dell'ospedale allo 0773.6551

Torna all'inizio


E' normale. La vittoria soffiata da Stefano Fiorucci, il docente di Gastroenterologia g... (sezione: Cultura)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi di CLAUDIO BIANCIARDI E' normale. La vittoria soffiata da Stefano Fiorucci, il docente di Gastroenterologia già indagato e arrestato, dopo la grazia del Cun (comitato universitario nazionale), che invece di licenziarlo (come chiesto dal rettore Bistoni) l'ha sospeso, poteva solo diventare un bersaglio. Così la Procura ha ribadito le accuse contenute nell'avviso di conclusione delle indagini. Al docente dell'Università viene contestato il reato di peculato, per aver utilizzato oltre due milioni di euro di enti pubblici (Miur, ateneo di Perugia e Unione Europea) e privati per ricerche che secondo l'inchiesta risulterebbero manipolate e falsificate, pubblicate su prestigiose riviste scientifiche internazionali tra il 2000 e il 2006. C'è anche una imputazione per truffa aggravata, perchè secondo l'accusa avrebbe svolto per anni attività libero professionale e di consulenza per svariate società farmaceutiche avendo percepito cospicue somme di denaro all'insaputa dell'università e dell'ospedale di Perugia pur intrattenendo un rapporto professionale a tempo pieno con lo stesso ateneno di esclusiva con il nosocomio. Ma quello che sta ipotizzando la Procura è molto più vasto: le società farmaceutiche non avevano solo Fiorucci a falsificare dati in cambio di soldi, ma anche altri. Fiorucci ha sempre spiegato di essere assolutamente estraneo ad ogni accusa. Non solo: ha anche ribadito che quanto denunciato dal suo direttore Antonio Morelli all'Università prima e alla Procura poi, è assolutamente falso. Non solo non ci sarebbero lavori ritirati dalle riviste, ma neanche finanziamenti di industrie farmaceutiche o altro. Fiorucci, in realtà, è per sua ammissione un perfetto candidato a Nobel per la Medicina. E rispetto a questo punto vale riportare quanto dichiarato dall'avvocato David Brunelli, difensore di Morelli: «Tengo a precisare che, a quanto ci risulta, sinora la Commissione incaricata dall'Università di Perugia ha accertato che sono stati manipolati i dati fotografici degli esperimenti relativi a quindici pubblicazioni; tre lavori (uno pubblicato sul Journal Clinical Investigation e due sul British Journal of Pharmacology) sono stati ritirati dalle riviste internazionali che li avevano pubblicati, quattro lavori (tre pubblicati sul Proceedings of National Accademy and Science ed uno su Circulation) sono stati invece colpiti da una "expression of concern" (dichiarazione di dubbio) - vale a dire una dichiarazione dell'editore circa l'esistenza di forti dubbi sulla veridicità e l'integrità dei dati scientifici -, come emerge dalla consultazione on-line delle riviste le quali spiegano le ragioni dei loro provvedimenti per informare la comunità scientifica internazionale. Per quel che ci riguarda rimane ferma la convinzione che si sia raggiunta una prova sufficiente dell'avvenuta manipolazione. Nei prossimi giorni il Prof. Morelli spiegherà i dettagli tecnici dell'accaduto. Vale quindi riportare anche quanto dichiarato da Stefano Bagianti, difensore di Fiorucci: «Si segnala che a tutt'oggi nessuno degli articoli oggetto dell'inchiesta amministrativa avviata dall'Università degli Studi di Perugia risulta ritirato; tali articoli invero sono ancor oggi consultabili e scaricabili dalla Rete Internet sul sito delle banche dati PubMed e SciFinder». La commissione universitaria presieduta dal professor Puxeddu spiegò una cosa semplicissima: i lavori truccati ci sono e sono attribuibili al professor Stefano Fiorucci; questa conclusione arriva anche dall'analisi degli allegati originali dei lavori. Ma nonostante l'autorità dell'affermazione, la vicenda pare tutt'altro che conclusa.

Torna all'inizio


"Sobrietà e comunicazione". E' questo tema della duegiorni, che si concluderà oggi, voluta... (sezione: Cultura)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi "Sobrietà e comunicazione". E' questo tema della duegiorni, che si concluderà oggi, voluta dalla Diocesi nell'ambito del progetto culturale "Cittadini del Mondo". L'apertura, ieri mattina, ha visto don Luigi Filippucci, un gruppo di giovani, e l'assessore Salvatore stella tagliare il nastro inaugurale della manifestazione accolta negli spazi del Chiostro e dell'Auditorium San Domenico. Qui si stanno incontrando gli studenti degli istituti scolastici superiori di secondo grado divenendo i protagonisti dell'evento culturale dedicato alla tematiche della sobrietà e della comunicazione. La manifestazione è la conclusione del progetto culturale Cittadini del Mondo, per l'anno scolastico 2008 - 2009, promosso dalla Diocesi di Foligno che ha avuto l'intento di incoraggiare i giovani e l'intera cittadinanza ad una forte presa di coscienza sul tema della sobrietà intesa, non come povertà, ma come stile di vita che passa anche attraverso la comunicazione, instaurando una vera e nuova relazione con i mezzi di comunicazione sociale che stanno producendo, oggi, dei rapidi cambiamenti, sia a livello di società che di sistema educativo. La mostra sul tema della Sobrietà e Comunicazione e l'attivazione degli workshop laboratoriali su arte, musica e teatro ha fatto da anteprima allatavola rotonda sul tema "Sobrietà e solidarietà" per comprendere che l'uso corretto e sapiente dei beni realizza una solidarietà piena ed equa cui ha preso parte il vescovo monsignor Gualtiero Sigismondi insieme al professor Maurizio Renzini dirigente scolastico dell'Istituto tecnico industriale e per geometri "Leonardo da Vinci" e il dottor Paolo Montesperelli docente ordinario di Metodologia e Tecnica della Ricerca Sociale presso l'Università degli studi di Salerno. Oggi si proseguirà dalle ore 9.30 alle 12.30 all'Auditorium San Domenico con la parte centrale del festival e cioè il "Talk show su Sobrietà e Comunicazione" realizzato dagli studenti degli Istituti scolastici superiori. Interverranno monsignor Sigismondi il sindaco Manlio Marini e il dottor Nicola Rossi Direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per l'Umbria.

Torna all'inizio


L'arte d'oggi rilegge San Paolo (sezione: Cultura)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

L'arte d'oggi rilegge San Paolo --> Opere di pittori, scultori, fotografi all'Università Cattolica Sabato 04 Aprile 2009 TERZA, pagina 44 e-mail print L'arte sacra contemporanea entra nella vita universitaria degli studenti della Cattolica del Sacro Cuore, chiamandoli nel loro via vai tra lezioni e pause dal centro del cortile d'onore e dalle antiche mura dei chiostri bramanteschi dell'ateneo milanese. Fino al 12 maggio undici opere di artisti ricordano la storia di San Paolo di Tarso, attraverso le potenzialità del multiforme linguaggio dell'arte contemporanea e il riscontro storico degli scritti dell'apostolo e delle ricostruzioni e spiegazioni di docenti universitari, riportati su pannelli. Questo il tema, intonato all'attuale anno paolino, della sesta edizione della rassegna organizzata sempre nel periodo quaresimale e con le stesse modalità dall'ateneo milanese, avviata dal critico d'arte Luciano Caramel e curata dai docenti di Storia dell'arte contemporanea Francesco Tedeschi e Cecilia De Carli e dall'assistente spirituale padre Enzo Viscardi. La mostra artistico-documentaria «Ti basta la mia grazia», visibile dalle ore 9 alle 22 nei giorni feriali e fino alle ore 13 di sabato, approfondisce la figura del Santo, con il suo carattere e la sua personalità: dalla formazione giudaica e greco-ellenistica all'annuncio del Vangelo ai pagani, in particolare attraverso la strategia comunicativa delle lettere, fino alla concezione della donna nella teologia paolina. I pittori Pietro Albetti, Makiko Asada, Giovanni Bruno e Raul Gabriel hanno rispettivamente preso spunto dal titolo della mostra e dal «Discorso di Paolo davanti all'Areòpago di Atene», dipinto un «Addio agli anziani di Efeso. Usure/ossessive con appunti» e riletto l'invito «Rivestitevi del Signore Gesù. Untitled», senza aggiungere altro titolo all'opera. Gli scultori Pino Castagna e Guido Peruz hanno interpretato l'uno una sintesi de «La Bibbia e i quattro Vangeli», l'altro ha incontrato il tema «Sulla strada di Damasco». Il fotografo Luigi Fresia ha colto «La parola della Croce» e la pittrice e incisore Raffaella Surian si è lasciata cogliere dalla parola «Il Signore è il mio corpo». Prosegue sullo stesso filo della conversione e della missione di San Paolo «Afferrato da Cristo. Ad facere» della fotografa Elena Casazza, giovane vincitrice del Premio del Centro culturale San Fedele di Milano come la pittrice Daniela Novello, che espone nella stessa mostra «Discesa dalle mura». La video installazione digitale, proveniente dal Duomo di Milano e realizzata dell'artista inglese Mark Wallinger (di rilievo internazionale e presente alla Biennale di Venezia del 2001) ripercorre la «Via Dolorosa», la Passione di Cristo, nel cortile d'onore dell'ateneo. Sono autori scelti non dallo specifico ambiente delle mostre d'arte sacra, ma da quello ampio e diversificato dell'arte contemporanea, - come spiega il curatore Tedeschi - individuando coloro che possano interpretare, per loro disponibilità e particolare sensibilità, i temi della rassegna. Un ricerca che bene si colloca nell'attuale contesto di «riscoperta» dell'arte sacra. «Gli artisti hanno sempre rappresentato la spiritualità o anche il sacro nelle sue varie forme, magari in chiave iconografica o nella ricerca di un assoluto interiore. Che oggi questo fatto si estenda anche ad autori apparentemente lontani da questi temi è cosa acquisita. I motivi sono forse il riconoscimento di un'attuale fase in cui è difficile individuare tendenze artistiche specifiche e di una probabile crisi dell'interpretazione critica dell'arte contemporanea alla luce delle più moderne teorie (che sta generando una maggiore attenzione a categorie di contenuto che a quelle di forma). Ciò potrebbe anche essere il frutto di una società contemporanea meno attenta al sacro che lo può ritrovare non per vie tradizionali». Elisabetta Calcaterra 04/04/2009 nascosto-->

Torna all'inizio


CelebrazioniArcene, la Madonna delle Lacrime Celebrazioni per il 145 anniversario del miracolo della lacrimazione della Madonna: ore 8, Messa nel santuario; ore 20, chiesa parrocc (sezione: Cultura)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

CelebrazioniArcene, la Madonna delle Lacrime Celebrazioni per il 145° anniversario del miracolo della lacrimazione della Madonna: ore 8, Messa nel santuario; ore 20, chiesa parrocchiale, Messa solenne presieduta da mons --> Sabato 04 Aprile 2009 AGENDA, pagina 22 e-mail print CelebrazioniArcene, la Madonna delle Lacrime Celebrazioni per il 145° anniversario del miracolo della lacrimazione della Madonna: ore 8, Messa nel santuario; ore 20, chiesa parrocchiale, Messa solenne presieduta da mons. Roberto Amadei; a seguire processione con la sacra effigie che partirà da piazza S. Michele per poi attraversare le vie del paese con ritorno nella parrocchiale. celebrazioni liturgicheRicordo del Vescovo Bonicelli Ore 10, chiesa parrocchiale di Sant'Anna in Borgo Palazzo, il vescovo Francesco Beschi presiede una Messa di suffragio per mons. Cesare Bonicelli, vescovo emerito di Parma, nel trigesimo della scomparsa. ConvegniDa Leonardo a Leonardo dall'idea al progetto All'Istituto Tecnico Commerciale e Turistico Statale «Vittorio Emanuele II», via Lussana 2, chiusura della XIX Settimana Nazionale della Cultura Scientifica e Tecnologica. Ore 9 saluti delle autorità; ore 9,50 Grumelli Pedrocca introduce Faggioli sul tema «Nuovi modelli per lo sviluppo dei territori rurali»; L. Marino relaziona su «Nuovo marketing per il management dei territori rurali a vocazione turistica»; a seguire relazioni di altri docenti. Il verde in città: orti e giardini Porta S. Agostino, incontro su «Tra l'urbano e il rurale. Metropoli e spazi residuali». Ore 9,30-13, tavola rotonda sul tema «Le frontiere vegetali nella metropoli» con interventi di Marco Di Domenico, Fabio Dovigo, Véronique Faucheur, Miguel e Pablo Georgieff, Michele Marziani, Michela Pasquali e Gabriele Rinaldi. La Chiesa in Giovanni Calvino e nella tradizione riformata Seminario di studio organizzato da Centro culturale protestante e Scuola di Teologia del Seminario Vescovile di Bergamo. Ore 9, sala Orlandi del Seminario, via Arena 11, apertura dei lavori con saluto di don Giovanni Rota e di Janique Perrin, pastora della comunità evangelica di Bergamo. Ore 9,15 introduzione di monsignor Angelo Bertuletti; ore 9,30 don Angelo Maffeis parla su «Chiesa e ministeri nel pensiero di Giovanni Calvino»; ore 10,30, Fulvio Ferrario tratta il tema «Struttura e apostolicità nella ecclesiologia riformata». Ore 11,30 dibattito. Politiche per l'infanzia Ore 9, Teatro Donizetti, piazza Cavour, convegno organizzato dal Comune di Bergamo rivolto a famiglie, associazioni, comitati e operatori sul tema «Il nido in scena: i protagonisti di un cambiamento»; a seguire visita ai servizi per l'infanzia della città. Curno, forum per lo sviluppo sostenibile Ore 10, sala consiliare, piazza Papa Giovanni XXIII, seminario organizzato dall'Amministrazione comunale sul confronto e dialogo tra chi vive sul territorio e chi lo amministra. Torre Boldone «Cittadini si nasce e si diventa» Giornata di sensibilizzazione sulla cultura della cittadinanza e della partecipazione attiva e solidale rivolta a studenti, genitori e docenti, organizzata dall'Istituto comprensivo. Ore 11, sala Gamma, incontro con studenti e genitori con intervento del Consiglio comunale delle ragazze e dei ragazzi dell'Istituto comprensivo; ore 11,10, proiezione film «Alla luce del sole». Ore 15, sala civica centro polivalente, piazza del Bersagliere 1, seminario «Cittadini si nasce e si diventa». Treviglio, il futuro urbanistico Ore 17, auditorium della Cassa rurale, via Carcano, seminario organizzato dal Circolo Nuova Italia sul tema «Il futuro urbanistico di Treviglio: prospettive». feste e tradizioniGrone, festa della Riconoscenza L'Amministrazione comunale organizza la «festa della Riconoscenza» a cui sono invitati i 168 ultrasessantacinquenni del paese. Ore 9,40, ritrovo al Palazzetto dello Sport; dopo il saluto del sindaco rinfresco e distribuzione di palloncini gonfiabili a tutti i bambini. Quest'anno congiuntamente alla «festa della Riconoscenza» verrà celebrata anche la «festa degli alberi». Per l'occasione, prima della Messa, celebrata alle 11 dal parroco don Franco Bertocchi, verranno piantumati, presso il Palazzetto, tre ulivi, su cui verrà apposta una targa per ogni anno, a ricordo dei 29 bambini nati negli anni 2006, 2007 e 2008. fiereEdil 2009 Al Polo fieristico di via Lunga, 23ª edizione di «Edil 2009», rassegna dedicata all'edilizia, organizzata da Ente Fiera Promoberg in collaborazione con Camera di Commercio, Ascom e Bergamo Fiera Nuova; fino a domani. Ore 10, sala Caravaggio, «Gli impianti termici nella moderna edilizia residenziale»; ore 14,30, sala Caravaggio, «Risparmio energetico attraverso l'isolamento superfici verticali opache. Protezione dal fuoco, pitture ignifughe e intuminescenti»; ore 15, Campo prove gru in sicurezza (area esterna B), gara di abilità nella conduzione in sicurezza di apparecchi di sollevamento - gru automontante. Ore 19, sala Caravaggio, direttamente da Zelig Diego Parassole presenta «Sorrisi in sicurezza... con la sicurezza non si scherza», spettacolo di cabaret a scopo benefico; i proventi saranno devoluti alla Casa degli Angeli di Mozzo. Orari di apertura: oggi e domani 9-19. Entrata 6 euro, parcheggio 2 euro. Endine Gaiano, mostra provinciale bovina Mostra provinciale bovini razza Bruna; fino a domani, organizzata dal Comune, dalla Comunità Montana e dall'Apa-Associazione provinciale degli allevatori. Ore 9, al campo sportivo in località Prada, dimostrazione di caseificazione allestita dall'azienda agricola Filiselli. Incontri«Adesso!» La testimonianza di don Primo Mazzolari Ore 14,30-18,30, Comunità missionaria del Paradiso, via C. Cattaneo 7, incontro di spiritualità proposto dal Centro diocesano di pastorale sociale in preparazione alla Pasqua per gli impegnati nel sociopolitico. Luciano Valle, dell'Università di Pavia, propone una meditazione sulla figura di don Primo Mazzolari. Donne nei classici Rassegna «Invito alla lettura dei classici» organizzata dal Liceo classico Paolo Sarpi e dedicata alle donne. Ore 15-16,30, sede del liceo in piazza Rosate, incontro sul tema «Legiandria non veduta: itinerario tra autori del '400 e '500»; relatrice Emanuela Grena. Pittura del Novecento a Bergamo Ore 17, ex Sala consiliare di via Tasso 4, il giornalista Amanzio Possenti parla su «Giulio Masseroni: il pittore-poeta degli ultimi». Rapporto alla città del sindaco Bruni Ore 17,30, ex chiesa della Maddalena, via S. Alessandro, «Rapporto alla città» con il sindaco di Bergamo Roberto Bruni e gli assessori al termine del mandato 2004-2009. Viaggio nell'inferno di Dante Ore 16, Biblioteca «Luigi Pelandi», via Corridoni 28/a, incontro «Viaggio con il canto XVIII e il canto XIX dell'Inferno di Dante» con lettura, commento e immagini a cura di Beatrice Gelmi. Clusone, settimana della cultura Chiusura della 3ª edizione della «Settimana della cultura», organizzata dall'istituto di istruzione superiore «A. Fantoni» di Clusone in memoria di mons. Bartolomeo Calzaferri. Ore 10, premiazioni dell'8ª edizione del «Certamen Clusonese», concorso nazionale di lingua latina; ore 21, teatro mons. Tomasini, rappresentazione dell'opera lirica «Don Pasquale» di Gaetano Donizetti. Moio de' Calvi ieri e oggi Ore 20,30, sala civica di piazza IV Novembre, presentazione del volume «Moio de' Calvi, ieri e oggi», curato dagli storici Felice Riceputi, Tarcisio Bottani e Mara Milesi che guidano il Centro storico culturale Valle Brembana. Nembro, romanzo di Rita Zanchi Ore 16, biblioteca centro cultura, Rita Zanchi presenta il suo romanzo «Le contraddizioni del cuore»; interviene Gianluigi Trovesi. Treviglio, in un libro la storia della chiesa di San Maurizio Ore 10, auditorium Cassa rurale di via Carcano, 15, presentazione del libro «San Maurizio in Portoli» dedicato alla chiesa più antica della città, curato da Massimo Rivoltella, docente all'Università Cattolica di Milano. L'incontro sarà intervallato da brani dell'organista Paolo Oreni. Zogno, nuova traduzione della Bibbia Ore 17, nuova libreria «Spazio Volontalibro» in piazza Garibaldi 4, incontro sul tema «Tradurre per non tradire» col biblista mons. Patrizio Rota Scalabrini che presenterà la nuova traduzione del testo sacro. Mercatini Romano di Lombardia Sotto i portici del centro storico, mercatino dell'antiquariato organizzato dall'Avis. Mostre Bergamo Futura Urban Center di piazzale degli Alpini, «Bergamo Futura. Vieni a conoscere oggi come sarà la Bergamo di domani», mostra interattiva fino a domani. Orario: 10-13; 15-19,30. Esposizione universale alla Gamec Nelle sale della Gamec, via S. Tomaso 53, mostra dell'«Esposizione universale - L'arte alla prova del tempo»; fino al 26 luglio. Orario: 11-19. Le opere di Marino Angelo Rossi Ore 18, ex Ateneo di Città Alta, piazza Reginaldo, inaugurazione delle opere di Marino Angelo Rossi, maestro intagliatore; fino al 13 aprile. MusicaCasazza, Valcavallina in musica Serata conclusiva con premiazioni della 10ª rassegna di cori e bande in Val Cavallina «Val Cavallina in musica» organizzata dalla Comunità montana e dai gruppi alpini della Val Cavallina. Ore 20,45, sala della comunità, l'Entratichorus e il Coro Alpini Valle Cavallina di Berzo San Fermo ospitano il coro «Val San Martino» di Cisano Bergamasco. Ingresso libero. Lurano, musica sacra Ore 21, auditorium di Borgo San Lino, concerto di musica sacra eseguito dall'Orchestra da camera barocca, diretta dal maestro Antonio Brena, con la partecipazione del soprano Maria Zilocchi. Ingresso libero. Mariano di Dalmine, il blues di Stefano Galli Ore 21,30, al Paprika di Mariano, esibizione del chitarrista Stefano Galli in trio con Marco Sacchitella (batteria) e Roberto Aiolfi (basso). San Pellegrino Terme, concerto solidale Ore 20,30, chiesa parrocchiale, 4ª edizione del concerto benefico «Un Angelo di speranza», con le voci bianche del Coro degli Angeli di S. Pellegrino Terme dirette da Lorenzo Tassi e i cantori del coro Nuove Armonie di Martinengo diretto da Cristina Belotti. Presenta Massimo Ghirardi. Urgnano, il pop-rock italiano negli anni '70 Ore 17-24, auditorium comunale, mostra-mercato sul pop-rock italiano negli anni '70. Ore 21, «Claudio Rocchi Live» Pedra Mendalza & Songs, una serata di cinema e canzoni, di e con Claudio Rocchi. Villa d'Ogna, «Stelle e strisce» Ore 21, casa della comunità, 15ª edizione della manifestazione «Stelle e strisce», organizzata dalla locale sezione dell'Associazione nazionale del fante. La serata sarà rallegrata da «Macho e la sua orchestra» e dall'esibizione del Gruppo di ballo «Nory Miss Dance», con premiazione di padre Diego Pellizzari, missionario in Brasile, e del maestro Gianluigi Bigoni che da vent'anni dirige il Coro Idica di Clusone. premiazioniL'Arte per l'Accademia l'Accademia per l'Arte Ore 9,30, Accademia Guardia di finanza, via dello Statuto 21, 3ª edizione della mostra e premiazione del concorso «L'arte per l'Accademia, l'Accademia per l'arte» ispirata all'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Solidarietà«Bottoni che fatica!» bancarella di volontariato Ore 10-19, via XX Settembre, torna la bancarella di volontariato «Bottoni che fatica!» del gruppo «Amiche per la vita», l'associazione nata per raccogliere fondi per i progetti di Acmt-rete, che sostiene i malati di Charcot Marie Tooth, neuropatia rara che colpisce mani e piedi limitandone progressivamente l'uso. Adb, stand e vendita oggetti pasquali Ore 9-20, via XX settembre, davanti a palazzo Frizzoni, nell'ambito della giornata nazionale della persona con lesioni al midollo spinale, stand di sensibilizzazione e vendita di oggetti pasquali volti alla raccolta fondi per l'acquisto di un camper attrezzato sia per il trasporto, sia per la guida da parte di persone con lesione al midollo spinale. Festa di primavera a Colognola Oratorio di Colognola, 3ª edizione della «Grande festa di primavera». Ore 15, concerto degli Akwaba, gruppo multietnico dell'Associazione Arcobaleno; altri migranti insegneranno balli e i disabili di Ceralacca onlus terranno un corso fotografico dal titolo «Catturiamo la luce e diamo colore a Colognola». Ci saranno bancarelle e laboratori per bambini. Spettacolo di Diego Parassole Ore 19, Sala Caravaggio, Fiera di via Lunga, «Sorridi in sicurezza... con la sicurezza non si scherza», spettacolo di cabaret a scopo benefico con Diego Parassole. Uildm, con Aurora un nuovo viaggio In piazza Vittorio Veneto, nell'ambito della Giornata nazionale Uildm, Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, distribuzione di materiale informativo e vendita (con contributo minimo di 5 euro) del peluche-farfalla «Aurora», contenente cioccolatini. Uova pasquali per la «Paolo Belli» Per iniziativa dell'associazione Paolo Belli, vendita di uova di Pasqua per raccogliere fondi per la lotta contro la leucemia. I banchetti saranno posizionati davanti alla biblioteca Mai in Città Alta, Landi Sport in via XX Settembre, largo Rezzara, Porta Nuova (lato Credito Bergamasco), sagrato di San Bartolomeo. Tagliuno, ravioli e torte Oggi e domani, di fronte alla chiesa parrocchiale, vendita a scopo benefico di ravioli freschi e torte, organizzata dalla delegazione «Famiglie bergamasche» dell'Associazione Valle del Centa. Villa d'Almè, concerto per Niki Ore 20,30, teatro Serassi, «Crazy diamond», primo concerto organizzato per ricordare Nicholas Pignataro, il cui ricavato verrà devoluto in beneficenza alla carrozzeria «Chapecar Niki» di Cascavel, nello Stato brasiliano del Paranà, intitolata al ventenne di Seriate ucciso lo scorso maggio. Tempo liberoCapolavori a Palazzo della Ragione Ore 16, Palazzo della Ragione, percorso nella pittura dal Rinascimento all'Ottocento «Palazzo della Ragione, i ritratti a figura intera di Cesare Tallone», visita guidata gratuita con ingresso al museo a pagamento a cura di Silvia Gervasoni. Brembate Sopra, concorso letterario alla Torre del Sole All'Osservatorio astronomico «La Torre del Sole», evento culturale della premiazione dei vincitori che hanno partecipato al concorso letterario organizzato dall'associazione culturale «S. Quasimodo» di Palazzago. Ore 15, visita guidata alla struttura; ore 16,30 proiezione del documentario «Oasi nello spazio»; ore 17,30 proiezione del documentario Nasa sui misteri del cosmo; ore 21, conferenza e osservazione guidata del cielo notturno; a seguire premiazioni. Utilità socialeCittà Alta Chiusura al traffico dalle ore 21 alle ore 1. Consulenza su religioni e sette Ore 14-19, via Conventino 8, Centro cattolico di ascolto e consulenza su religioni alternative e sette. 04/04/2009 nascosto-->

Torna all'inizio


Cinque candidati, una sola intesa Serve un nuovo governo per l'ateneo (sezione: Cultura)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

24 ORE FIRENZE pag. 15 Cinque candidati, una sola intesa Serve un nuovo governo per l'ateneo IL CONFRONTO TRA GLI ASPIRANTI RETTORI AL POLO DI NOVOLI DALLA semplificazione al rapporto con gli enti, senza dimenticare didattica e ricerca. È stato un dibattito-fiume quello che ieri al Polo di Novoli ha visto per la prima volta confrontarsi i cinque candidati al rettorato, che hanno accettato l'invito dell'Uspur e del Cnu, le i rappresentanze sindacali dei docenti. Su un aspetto Paolo Caretti, Guido Chelazzi, Alberto Del Bimbo, Sandro Rogari e Alberto Tesi sono d'accordo: il governo dell'Ateneo va ripensato sotto il profilo della trasparenza e della semplificazione. «Spesso le decisioni vengono assunte senza valutare l'impatto sul bilancio. Una carenza grave», ha evidenziato Caretti, che vorrebbe «istituire un prorettore alla partecipazione». «Per troppo tempo abbiamo confuso trasparenza con assemblearismo» ha aggiunto Del Bimbo. Secondo i candidati, «è necessario operare una netta distinzione tra i compiti del Senato e del Cda» per superare sovrapposizioni. «Partiamo intanto col rafforzare le attività delle commissioni. Quella edilizia in due anni non si è mai riunita», ha puntualizzato Tesi. Quanto alla riorganizzazione amministrativa, se Rogari punta ad una ricentralizzazione, dando vita a «sette divisioni amministrative con a capo un prorettore e un dirigente», Caretti rigetta l'ipotesi, bollandola come «un vecchio modello destinato a moltiplicare le fasi di gerarchizzazione». E il rapporto con la Regione? Il più scettico è Chelazzi, che chiede all'ente «una chiarezza d'impostazione». «Non dobbiamo farci espropriare dell'autonomia in un'ottica di emergenza», sostiene. Gli altri invece aprono alla Regione, a patto che si tratti di «un rapporto paritetico». Sì alla presenza in Cda, ma solo con poteri di verifica, per non incrinare l'autonomia dell'Università. Sia Tesi che Caretti hanno poi invocato un'apposita «legge regionale». Tra i temi affrontati, quello del pensionamento di 177 docenti nel 2010. «Urge una politica che gestisca questo depotenziamento dell'offerta didattica», le parole di Del Bimbo. E Tesi: «Guardiamo se l'offerta formativa è sostenibile». Infine, non è mancato lo spazio per una piccola «fiera delle vanità», con la richiesta ai candidati di fare un auto-spot'. Solo Del Bimbo ha ammesso di candidarsi anche per «ambizione». Gli altri hanno ripercorso le loro esperienze nell'Ateneo. E svelato alcune virtù. «Ho passione, entusiasmo e infinite energie», ha assicurato Rogari. E Chelazzi: «So rimboccarmi le maniche». «Ho visioni innovative», ha sorriso Del Bimbo. Quanto ai motivi della discesa in campo, Caretti ha parlato della «necessità di reagire ad un diffuso senso di disaffezione». «Voglio contribuire a risollevare l'Università», ha risposto Tesi, aggiungendo che senza la sollecitazione dei colleghi non avrebbe mai preso una simile decisione. Elettra Gullè

Torna all'inizio


Pesaro Con la conferenza SvobodaMagika: Il Faust di Strehler, Intollerance di Nono... (sezione: Cultura)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi Pesaro Con la conferenza SvobodaMagika: Il Faust di Strehler, Intollerance di Nono, la traviata di Svoboda che si terrà oggi alle 18 nella sala del Consiglio comunale prenderà il via la serie di incontri sul cinema Immagini e armonie. L'iniziativa è promossa da Mediateca delle Marche con la collaborazione dell'assessorato alla Cultura del Comune, l'Istituto Culturale Italo-Tedesco, l'associazione Dante Alighieri comitato di Pesaro. Appuntamento dunque con un grande artista, scenografo e inventore di teatro: Josef Svoboda (Boemia, 1920 - Praga 2002). Massimo Puliani, direttore dell'Istituto di Comunicazione Multimediale all'Accademia di Macerata e docente al Dams dell'Università di Bologna, e Valentino Bellucci, docente di Filosofia e anche di video Teatro all'Accademia di Macerata, proporranno un suggestivo percorso nell'immaginario di "SvobodaMagika".

Torna all'inizio


Musei a picco allarme rosso (sezione: Cultura)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

PRIMO PIANO FIRENZE pag. 2 Musei a picco allarme rosso Acidini: «Ripensare allepolitiche di accoglienza» RISCHIA LA CRISI L'INDUSTRIA PIU' RICCA L'UNICA PRIMAVERA radiosa per i musei fiorentini è rimasta quella di Botticelli agli Uffizi. Per il resto il mese di marzo si è rivelato deludente. Le file davanti alla Galleria potrebbero essere un ricordo, se per le vacanze pasquali continuerà lo stesso trend delle ultime settimane. Un crollo nelle classifiche mondiali di «appeal», un calo del 26 per cento dei visitatori. Rispetto ai 511mila complessivi dell'anno scorso, quest'anno tutti i musei hanno raggranellato 374.700 visitatori. Una vistosa emorragia, non spiegabile esclusivamente con la crisi economica che colpisce i consumi culturali, e con la diserzione dei turisti. Perché altrove i turisti ci sono. E la cultura continua a tirare. Una delle speranze può venire dal rilancio della Galleria degli Uffizi, con i 5 milioni di euro che arriveranno dagli sponsor (li cercherà la Sercom, azienda di cartellonistica pubblicitaria) per l'adeguamento impiantistico e funzionale del Corridoio vasariano. Sarà il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro, il 6 aprile, a benedire l'operazione di partnership pubblico-privata , che assicurerà il completamento del sistema Uffizi-Pitti. Oltre al sottosegretario interverranno il direttore generale del ministero, Roberto Cecchi, il direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, Mario Lolli Ghetti, e il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci.

Torna all'inizio


Così il Comune fa l'immobiliarista (sezione: Cultura)

( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

PESARO pag. 4 Così il Comune fa l'immobiliarista In arrivo scambio tra l'area vicino al cimitero e quella in fondo a viale Trieste IL CASO: A SUON DI PERMUTE DI AREE CON PRIVATI NON E' fortunata con le permute l'amministrazione comunale. Dopo aver visto bloccata la permuta di acquisizione della Domus romana di via dell'Abbondanza, in cambio di 12 box auto al parcheggio di viale Fiume, la giunta comunale ha visto la commissione consiliare Bilancio bloccare anche il passaggio di proprietà dell'area privata a fianco del cimitero (ancor oggi utilizzata come deposito di materiale inerte) con un'area comunale in fondo a Viale Trieste. Non è fortunata l'amministrazione comunale, perché l'area che vuole andare ad acquisire è già stata al centro di una polemica nei lontani anni '80, legata all'esproprio della stessa per l'ampliamento del cimitero. L'area comunale in offerta, invece, è quella dei giochi e del rimessaggio barche, vicino al porto. Rientra in un intervento urbanistico complesso, che dovrebbe portare, nell'ambito del nuovo piano regolatore del porto, alla realizzazione di un albergo. Il consigliere del Pdl Alessandro Bettini è duro: «Mi pare che ci sia un eccesso di attivismo in queste permute, una voglia di avere un ruolo quasi affaristico da parte dei vertici del Comune. Guarderemo bene i contenuti». NEL FRATTEMPO dovrebbe tornare in commissione la permuta di via dell'Abbondanza. Gli undicimila euro della prima valutazione dei 12 box di viale Fiume di proprietà comunale, diventeranno quasi il doppio, cercando di avvicinare quantomeno i prezzi di mercato. Nel contempo, però, aumenterà anche il valore dell'acquisizione archeologica, stimando attentamente i costi sostenuti dalla ditta per salvare i reperti della Domus, rinunciando ai previsti posti auto. Non è escluso che al Comune resti il cerino in mano del plus valore: infatti la permuta che ha fatto con la Pesaro Parcheggi (in cambio del diritto di superficie che consente alla società pubblica-privata di realizzare il nuovo mercato) vede un valore dei beni molto più ridotto. E tutte le transazioni di questo tipo sono, comunque, sottoposta a tassazione. Qualcuno ha sbagliato i conti? INTANTO c'è un po' di agitazione anche a livello urbanistico. Lunedì in consiglio arrivano diverse delibere importanti (a cominciare dall'approvazione definitiva dell'area Copredil di via Solferino). Respinte la gran parte delle osservazioni: «Da parte dei privati si voleva tornare ad un regime di convenzione dice il sindaco , noi invece vogliamo andare avanti con le nuove normative, più stringenti». Molte le osservazioni anche sull'adeguamento del regolamento edilizio. Nel contempo saranno approvati i progetti per le case Erap a Muraglia; gli interventi a Villa Fastiggi per casa di riposo privata e asilo nido inseriti nel Peep; ed un piano di recupero per il palazzo Angelotti posizionato tra via Branca e via Buozzi con un incremento del 10% della superficie utile. Image: 20090404/foto/8129.jpg

Torna all'inizio


GIOVANI PSICOLOGI nei condomini per superare i contrasti e puntare a una nuova co... (sezione: Cultura)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

REGGIO pag. 13 GIOVANI PSICOLOGI nei condomini per superare i contrasti e puntare a una nuova co... GIOVANI PSICOLOGI nei condomini per superare i contrasti e puntare a una nuova convivenza. E' un'esperienza che non ha precedenti quella avviata dal Comune di Reggio con Acer e Università di Bologna. Un gruppo di giovani universitari arriveranno in città per affiancare i mediatori sociali di Acer, Claudio Melioli e Filomena De Sciscio. LA FIRMA tra Acer e l'Università ha dato ieri il via al progetto. «Perchè abbiamo bisogno anche di una progettazione sociale», dice il sindaco Graziano Delrio. Ogni anno sono 450 le segnalazioni che arrivano ai mediatori sociali, contrasti che rendono la vita difficile nei condomini. Si va dai rumori notturni ai contrasti sugli spazi comuni, dal parcheggio alle pulizie (ma un 12% delle liti nasce da pregiudizi razziali). «Questa tra Acer e l'Università sarà la prima esperienza del genere in Italia, c'è già interesse in Europa per vedere i risultati», dice il vicepresidente Acer, Alfonso Chiessi, primo ideatore del progetto. GLI STUDENTI di psicologia approderanno a Reggio per tirocini di 300 ore. Ne saranno impegnati tre contemporaneamente, in tutto una dozzina all'anno. Potranno seguire progetti di socializzazione, lavorare insieme ai mediatori culturali, gestire anche situazioni difficili. «La possibilità di attivare tirocini sulle relazioni sociali è un'esperienza tra le più innovative e di avanguardia - dice la preside della facoltà di psicologia di Bologna, Fiorella Giusberti -. Si apre una professionalità nuova, la psicologia modula le sue competenze e professionalità sulla trasformazione sociale». «Si apre una possibilità formativa estremamente interessante per i nostri studenti», afferma Elvira Cicognani, docente di Psicologia di comunità dell'Università di Bologna. IL SERVIZIO di mediazione sociale è una caratteristica dell'Acer reggiano. Dai condomini arrivano centinaia di richieste di intervento. Per un lavoro che spesso non ha orari, ma può sfociare nel pranzo di Natale con la signora anziana o all'appostamento notturno. Oltre al rischio di ricevere delle parolacce. «Ora con questa accordo possiamo aumentare le forze - dice Melioli - e allargare le nostre analisi. Certo sarebbe un grande risultato istituire un servizio di mediatore di quartiere».

Torna all'inizio


E' oggi l'addio a monsignor Scabini (sezione: Cultura)

( da "Provincia Pavese, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

E' oggi l'addio a monsignor Scabini Ricoprì importanti incarichi a Tortona, in seminario e anche a Roma BRALLO. Tortona e la diocesi piangono uno dei suoi sacerdoti più stimati ed apprezzati: monsignor Pino Scabini, 82 anni. Stamattina alle 11 nella chiesa parrocchiale di Pregola, frazione del Brallo dove si era ritirato da qualche tempo, in alta Valle Staffora, si terranno i funerali, alla presenza di molti sacerdoti, fedeli e persone che lo conoscevano e lo apprezzavano. Monsignor Pino Scabini è deceduto l'altra sera. Figura sacerdotale eminente non solo della diocesi di Tortona, ma dell'intero mondo cattolico italiano, protagonista della stagione conciliare e dell'associazionismo cattolico, è stato per oltre 10 anni parroco di San Matteo: ancora oggi i parrocchiani lo ricordano con affetto, perché ha lasciato una profonda traccia in moltissimi fedeli, prima di essere nominato rettore del Seminario vescovile. La notizia della sua morte ha suscitato profondo cordoglio in alta Valle Staffora, dove era nato e dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, ma è stata accolta con dispiacere anche da moltissimi tortonesi e vogheresi. Monsignor Scabini è stato un importante teologo e pastoralista, docente alla pontificia Università lateranense di Roma, di cui era stato anche decano. Negli anni Settanta aveva ricoperto l'incarico di assistente nazionale del settore adulti dell'Azione Cattolica Italiana. Dal 1995 al 2000 aveva ricoperto la carica di assistente nazionale del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale), dopo aver accompagnato a lungo il gruppo romano dell'associazione. Rettore del Pontificio Seminario Lombardo di Roma, dopo il ritorno in diocesi aveva ricoperto gli incarichi di direttore dell'istituto diocesano di formazione di Tortona e di assistente diocesano dei Gruppi Meic di Voghera e Tortona. A Tortona, prima di partire per Roma, era stato parroco di San Matteo e docente di religione al liceo «Giuseppe Peano». Monsignor Pino Scabini era sempre molto disponibile verso i giovani per i quali aveva una particolare considerazione fin da quando reggeva la parrocchia di San Matteo. Relatore anche di molteplici incontri e conferenze, lo scorso anno aveva celebrato i 60 anni di ordinazione sacerdotale. E' ricordato come una figura particolarmente significativa nel mondo dell'impegno culturale cattolico, un protagonista della vita ecclesiale italiana, punto di riferimento per tanti laici e tante famiglie, considerato uno dei sacerdoti più significativi non solo di tutta la zona, ma anche di un preciso contesto storico: la fine del XX secolo, periodo in cui ha saputo dare il meglio di se stesso. Angelo Bottiroli

Torna all'inizio


Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi (sezione: Cultura)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

BREVI pag. 19 Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi RICERCA A PADOVA E MODENA PADOVA Si chiama p63 il gene capace di funzionare da baluardo' contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto dalle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato de novo' dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo programma'. Il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni indicatori' capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari sottolinea Bicciato permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore e più personalizzata». Image: 20090404/foto/4106.jpg

Torna all'inizio


Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi (sezione: Cultura)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

BREVI pag. 19 Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi RICERCA A PADOVA E MODENA PADOVA Si chiama p63 il gene capace di funzionare da baluardo' contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto dalle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato de novo' dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo programma'. Il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni indicatori' capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari sottolinea Bicciato permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore e più personalizzata». Image: 20090404/foto/722.jpg

Torna all'inizio


Tumori, scoperto il gene baluardo' che blocca le metastasi (sezione: Cultura)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

MODENA pag. 12 Tumori, scoperto il gene baluardo' che blocca le metastasi LA RICERCA SI CHIAMA p63 il gene capace di funzionare da baluardo' contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. E' il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena, pubblicato sulla rivista scientifica Cell. I due team di ricercatori sono stati guidati da Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e da Silvio Bicciato del dipartimento di Scienze biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato de novo' dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo programma. Fino ad ora, si pensava che questo recupero di capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche cellule nel tumore primario. Lo studio segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di p53 e di Ras, se combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari sottolinea Bicciato permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, piu' personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».

Torna all'inizio


La città (plurale) delle idee (sezione: Cultura)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere del Mezzogiorno sezione: 1CULTURA data: 04/04/2009 - pag: 17 Il tema Ieri a Bari un dibattito non rituale tra amministratori, operatori e istituzioni La città (plurale) delle idee Come trovare risorse e politiche culturali al tempo della crisi di FABRIZIO VERSIENTI Può accadere che un centinaio di persone e cinque relatori stiano lì a discutere in pubblico di cultura (tema quasi sconveniente, certo poco «elegante» di questi tempi) per quasi tre ore per arrivare a scoprire che in realtà la discussione è solo iniziata, che ci vorrebbe un altro giro e poi un altro ancora, e le domande del pubblico e magari il tempo di elaborare una sintesi, una piattaforma comune. Evidentemente, il tema è sensibile. Quel centinaio di persone convocate dall'associazione Città Plurale nella biblioteca di Santa Teresa dei Maschi a confrontarsi sul tema «La Città della Cultura della Città» in realtà non sono un uditorio qualsiasi: ci sono organizzatori di festival e direttori di teatri, ricercatori e professionisti, docenti universitari, musicisti, giornalisti. Un pubblico sceltissimo che sente la bruciante attualità dell'«emergenza cultura». Felice Laudadio, direttore della Casa del Cinema di Roma e dell'ItaliaFilmFest di Bari, e il rettore dell'università di Bari Corrado Petrocelli, sono d'accordo: con i tagli apportati da questo governo allo Spettacolo (enti lirici, teatro, cinema), alla Cultura (patrimonio, musei, biblioteche), all'università e alla ricerca, dovremmo chiederci quale sarà la situazione tra uno, due, tre anni. Da qui un parziale limite del dibattito, che parte concentrato sulle città, sulle identità locali e sulle politiche mirate al territorio, c0n il rischio di perdere di vista la desertificazione in corso a partire dal «centro»: «Se per l'anno prossimo il governo manterrà i tagli all'università del bilancio di quest'anno, prevedo che la metà degli atenei italiani sarà al collasso», dice amaramente il rettore. Poco prima, Laudadio si era chiesto, parola più parola meno, «cosa ce ne faremo del Petruzzelli quando finalmente sarà riaperto, se nel frattempo non ci saranno più risorse per il teatro e la musica in Italia?». Ma non tutto è così nero. Il rettore ricorda che nonostante tutto l'ateneo barese va avanti: elabora progetti per l'ex palazzo delle Poste di Narducci, immaginando un megacentro d'accoglienza, orientamento e attività culturali per i suoi 60mila studenti, e nel frattempo mantiene una presenza a Taranto che è una sorta di presidio contro la «liquidazione» della città ionica. E l'assessore alle Culture Laforgia lamenta la mortificante condizione di dover lavorare con un bilancio annuale di quattro milioni di euro in una città di quasi mezzo milione di abitanti. Eppure si lavora lo stesso. Ci sarebbero i privati, magari, o la possibilità di forme di project financing che coinvolgano i privati, i fondi europei, le fondazioni bancarie. Poco prima, il suo ex collega bresciano Paolo Corsini (oggi deputato del Pd, ieri sindaco e assessore alla Cultura della sua città) ricordava la quantità di iniziative costruite in una decina d'anni di lavoro: valorizzazione dei monumenti e della storia urbanistica della città, creazione di festival unici come quello dedicato al circo contemporaneo (ovvero una delle forme più eccitanti e avventurose del teatro di oggi, in giro per l'Europa) e più in generale la moltiplicazione dell'offerta di spettacolo, il rapporto con le associazioni del territorio, l'iniziativa degli incontri dedicati ai grandi temi filosofici, tradotti in incontri e pubblicazioni editoriali per un successo da grandi numeri (48 volumi realizzati, 60mila cittadini coinvolti). Lì, la ricchezza del tessuto economico ha permesso di trovare sponsor nelle imprese e partner nelle fondazioni bancarie; e la saggezza amministrativa ha consentito di capitalizzare al meglio le risorse prodotte da un'azienda multiservizi comunale che distribuisce al Comune dividendi da 80 milioni di euro all'anno. Fantascienza, per noi. Qual è il cruccio di Corsini? Che l'attuale amministrazione stia cancellando rapidamente tutti i suoi sforzi di creare una Brescia città delle idee e della cultura. Ed è questo il punto, nell'Italia di oggi. Oltre alla scarsità di risorse. Che lo spoil system praticato con ferocia dalle nuove maggioranze in ogni genere di amministrazione finisce per provocare traumi al fragile tessuto culturale italiano, cancellando anni di sacrifici e di pazienti costruzioni con pochi tratti di penna. Come avevano indicato Roberto Ricco, direttore del teatro Kismet oltre che esponente di Città Plurale, nella sua relazione introduttiva, e la moderatrice, la nostra «direttora» Maddalena Tulanti, il punto è trovare nuove forme di governance per nuovi progetti culturali. Che sappiano, tornando a Bari, ripartire ad esempio dalla valorizzazione delle sue molteplici identità: area metropolitana, città mediterranea, capitale della regione, porta d'Oriente. Ma per questo ci vorrà un secondo dibattito. Un dramma italiano Anche una città ricca come Brescia distrugge dieci anni di lavoro sulle politiche culturali con un semplice cambio di maggioranza al Comune Sopra, Paolo Corsini, relatore molto ammirato per la sua esperienza di sindaco e assessore alla Cultura a Brescia. A lato, da sinistra, la platea dei relatori: Roberto Ricco, il rettore Petrocelli, Corsini, Maddalena Tulanti, Nicola Laforgia, Felice Laudadio

Torna all'inizio


Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi (sezione: Cultura)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

BREVI pag. 19 Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi RICERCA A PADOVA E MODENA PADOVA Si chiama p63 il gene capace di funzionare da baluardo' contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto dalle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato de novo' dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo programma'. Il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni indicatori' capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari sottolinea Bicciato permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore e più personalizzata». Image: 20090404/foto/7793.jpg

Torna all'inizio


Soru scioglie il blind trust riprende il 17% del capitale (sezione: Cultura)

( da "Unita, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Soru scioglie il «blind trust» riprende il 17% del capitale Tiscali Renato Soru scioglie il «blind trust», il negozio fiduciario nato per risolvere i possibili conflitti di interesse. Soru torna in possesso diretto di un pacchetto azionario del gruppo sardo pari al 17,68%, mentre i diritti di voto del restante 2,7% restano al fiduciario, il professor Gabriele Racugno. È quanto emerge dalla comunicazioni alla Consob. Al docente dell'Università di Cagliari era stata trasferita lo scorso dicembre una quota pari al 17,68% per ottemperare al conflitto di interessi di Soru in vista della candidatura alle elezioni sarde. Racugno era stato nominato fiduciario al fine di esercitare tutti i diritti (compreso il diritto di voto) e i privilegi connessi alle azioni senza alcuna istruzione della parte fiduciante.

Torna all'inizio


Scoperto il gene che controlla le metastasi (sezione: Cultura)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Scoperto il gene che controlla le metastasi Padova, il team di ricercatori di Piccolo ha aperto la via alla cura mirata del tumore FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di «superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la «spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».

Torna all'inizio


Testamento biologico un gesto di libertà? (sezione: Cultura)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Cultura Pagina 346 Testamento biologico un gesto di libertà? --> “Il testamento biologico: un gesto di libertà?” È il tema del dibattito che si terrà lunedì alle 17.30 nella sala Eleonora D'Arborea di via Lanusei 19a Cagliari. Introduce Annalisa Diaz, responsabile del Centro di documentazione e studi delle donne. Intervengono: Alberto Desogus, già primario di Oncologia Medica al Businco, Maria Mura, magistrata della Corte d'Appello, Maria Pia Massetti, insegnante lettere classiche, cattolica, Fabrizio Oppo, insegnante di Filosofia e Storia, Chiesa Battista. Coordina Grazia Maria De Matteis, docente Diritto penale all'Università e presidente Comitato di Bioetica.

Torna all'inizio


Quegli studenti (sezione: Cultura)

( da "Trentino" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Quegli studenti Quegli studenti fuori dal seminato Ieri in Piazza Dante gli studenti che molto eloquentemente si definiscono "anomali" volevano dar luogo ad un presidio che aveva come bersaglio delle proprie altrettanto anomale frecciate un Ministro, la Gelmini, che non c'è. Come è assente ogni spirito autenticamente critico e realmente interessato ad altro aspetto che non sia una sciocca, ops "gioiosa", alzata di ottuse barricate. Quello che la sinistra non dice: una università in cui 327 facoltà non superano i 15 iscritti, 37 corsi di laurea con un solo studente, 94 università con più di 320 sedi distaccate in posti non strategici. I numeri dell'università italiana eccedono in corsi di laurea, materie insegnate, ore di lezione: il tutto per avere meno laureati del Cile e non vedere nemmeno un nostro Ateneo tra i primi 150 al mondo. Si sono moltiplicate cattedre e posti per professori, senza tener conto delle reali esigenze dei ragazzi, aumentando la spesa in maniera inaccettabile. In quest'ambito operano i tagli all'istruzione tanto denunciati dagli "anomali", che "reclutano" studenti delle medie con aperitivi più che volti ad incentivare l'interesse per la mobilitazione, interessati a cooptare presenza acritica. Anomala e fuoricorso? Proprio fuori dal seminato! Federica Pizzaia Azione Universitaria In settant'anni tutto è cambiato Bastano due semplici istantanee a misurare il cambiamento occorso in un Paese nell'arco di 70 anni? Certo che no, però magari aiutano. 1939: Pio XII invia un radiomessaggio ai "figli dilettissimi della Cattolica Spagna", dell'eroica Spagna nella sua "tradizionale e cattolica grandezza". Il papa, che la considera "la Nazione eletta da Dio come principale strumento di evangelizzazione del Nuovo Mondo e come baluardo inespugnabile della fede cattolica", si felicita col "sano popolo spagnolo", generoso e franco (ecco "le due caratteristiche del nobilissimo suo spirito") per l'esito della guerra: "la più sanguinosa guerra civile che la storia dei tempi moderni ricordi". 2009: a Reus, località della Spagna tarragonese, un consigliere comunale - Ariel Santamaria (non inganni il cognome, ndr), leader di un gruppo musicale friki che costuma vestirsi alla Elvis e denudarsi alla fine dei concerti - propone di piantare cannabis nelle zone verdi della città, di fare una pista ciclabile sotterranea che di notte si trasformi in pista del "vicio", quindi di trasformare il palacongressi di Reus in un "follodromo", con letti matrimoniali, jacuzzi, distributori di preservativi e sala per la proiezione di film (non d'autore, penso). Che dire? Sono solo due flash, scattati a settant'anni di distanza, però qualcosa - mi pare - sulla Spagna dicono. Ruggero Morghen Nel 1939 i franchisti vinsero la guerra con l'appoggio degli alleati nazifascisti. Nello stesso anno Hitler invase la Polonia, diede avvio alla seconda guerra mondiale e al progetto di sterminio degli ebrei. Vogliamo proprio tornare a settant'anni fa? (a.i.) La cultura palestinese che sa resistere Venerdì 27 marzo ho assistito, nella Sala Rosa della Regione alla presentazione del libro - Cento anni di cultura palestinese - della professoressa Isabella Camera D'Affitto, docente di studi Orientali alla Sapienza di Roma. è intervenuto anche il Presidente della Mezzaluna Rossa, un ente che svolge in Medio Oriente le funzioni della nostra Croce Rossa. Dall'esposizione di quest'ultimo sono emerse ancora una volta le drammatiche condizioni di Gaza, ma si è anche preso coscienza della terribile situazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente. Per esempio in Libano sono ridotti a livello di paria, inibiti dal poter svolgere quasi tutte le professioni. Il discorso è anche caduto sull'equivalenza che oggi l'ideologia dominante vorrebbe imporre e cioè quella che recita: antisionismo uguale antisemitismo. Personalmente ritengo che i fautori di questa riduttiva affermazione manchino soprattutto di spirito di analisi. Per venire al libro non posso che essere estremamente grato ad una studiosa che è andata a recuperare quella cultura palestinese, osteggiata, dimenticata, respinta che però continua ad esistere a dispetto di coloro che la negano. è l'espressione di un popolo che non cede alle disfatte, che nei disastri si organizza, che le bombe non abbattono. Guido Tommasini S. CRISTOFORO AL LAGO Che fine ha fatto il 5 per mille? Alle soglie delle dichiarazioni dei redditi, gli italiani non sanno ancora se potranno destinare anche quest'anno il 5 per mille dell'Irpef alle associazioni no-profit. Lo scorso anno quasi 15 milioni di cittadini (il 55% dei contribuenti) hanno sostenuto le attività di volontariato sociale e ambientale con questa scelta. Per questo il senatore del Pd Roberto Della Seta ha firmato un'interrogazione ai ministri competenti, perché si provveda a emanare il decreto che introduca la detrazione e perché si preveda la sua stabilizzazione come già avvenuto per l'8 per mille. Tratto da newsletter di Legambiente del 01/04/2009. Sarebbe opportuno che il pasticcio fosse ripreso anche dai quotidiani e media locali. Michele Brugnara POVO

Torna all'inizio


scoperto il gene che blocca le metastasi - fabiana pesci (sezione: Cultura)

( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 4 - Attualità Scoperto il gene che blocca le metastasi Aperta la via alla cura mirata del tumore Il team di ricercatori è tutto italiano FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di «superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la «spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».

Torna all'inizio


Tumori. Scoperto il gene "baluardo" che blocca le metastasi (sezione: Cultura)

( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Tumori. Scoperto il gene "baluardo" che blocca le metastasi 04-04-2009 PADOVA. Si chiama "p63" il gene capace di funzionare da "baluardo" contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica "Cell". I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato de novo' dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo "programma". Fino ad ora, si pensava che questo recupero di capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche cellule nel tumore primario. Lo studio padovano segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di p53 e di Ras, se combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi di p63. "Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega il prof. Piccolo -. Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza p63 quella cellula semplicemente muore. Ma se p63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero potenzialmente immortale, allora si apre la porta a un suo comportamento asociale', alla possibilità cioé di un suo spostamento e alla conseguente metastasi". Ma come individuare quei tumori che partono con il "piede sbagliato"? Per rispondere a questa domanda il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni indicatorì capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. "L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente". Lo studio è stato possibile anche grazie al fondamentale contributo dell'Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (Airc) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori Piccolo e Bicciato i primi destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel 2007.

Torna all'inizio


Musica sacra nelle chiese pavesi Tre concerti con esecuzioni rare (sezione: Cultura)

( da "Provincia Pavese, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Musica sacra nelle chiese pavesi Tre concerti con esecuzioni rare Il via con la "Passione" di Mayr che da trent'anni non viene suonata Poi debutta l'ensemble "Il Demetrio" con i brani di Rolla e Fioroni PAVIA. Ancora una volta torna la musica sacra nelle chiese di Pavia, dalla "Passione" di Giovanni Simone Mayr ai pezzi dei pavesi Alessandro Rolla e Gian Andrea Fioroni che saranno eseguiti nel periodo della settimana santa sfruttando la cornice delle basiliche pavesi. Il ciclo di concerti di musica sacra, organizzato dall'Adrat (Associazione Docenti e Ricercatori Ateneo Pavese) e dal Cup (Circolo dell'Università di Pavia), fa parte della stagione Musica in Università. La rassegna prenderà il via martedì 7 aprile nella basilica di San Michele, approderà poi a Santa Maria in Canepanova e toccherà, per l'appuntamento finale del 23 aprile, il prezioso scrigno di San Teodoro. «Le chiese sono le sedi naturali di ascolto della musica sacra, sedi di armonia e arte» ha spiegato il vescovo Giovanni Giudici durante la presentazione. Tutti i concerti inizieranno alle 21.15 e saranno ad ingresso libero, proprio perché, come ha invece sottolineato il professor Piero Milani, «la nostra rassegna ha l'obiettivo di diffondere la cultura musicale. Ed essere arrivati a riempire le basiliche di appassionati di musica sacra provenienti da tutta la provincia e oltre è un risultato non di poco conto». Il primo concerto, quello di martedì, vedrà l'orchestra Milano Classica e il coro dell'Accademia Internazionale della Musica eseguire la nuova edizione critica dell'Oratorio di Giovanni Simone Mayr "La Passione", che non viene eseguito in Italia e in Europa da oltre trent'anni. Il secondo concerto, che si terrà Santa Maria in Canepanova il 15 aprile, vedrà protagonisti due strumenti, la tromba di Joseph Bierlmaier e l'organo suonato da Roland Muhr, in un programma che presenterà pagine del Barocco europeo nelle sue diverse espressioni. Il "trittico" di musica sacra si concluderà il 23 aprile in San Teodoro con un programma quasi tutto "pavese" (e l'inserzione di una sinfonia haydniana). I due brani di Rolla - Dixit Dominus e Tantum ergo - sono le uniche composizioni di musica sacra nel catalogo del più grande compositore-musicista pavese, a lungo direttore d'orchestra alla Scala di Milano, di cui recentemente, a cura degli organizzatori di "Musica in Università", è stato pubblicato un CD di inediti. Rolla fu allievo proprio di quel Gian Andrea Fioroni, pavese e maestro di cappella nel duomo di Milano, del quale si potrà ascoltare nel concerto una suggestiva Salve regina. Suona l'ensemble "Il Demetrio", un complesso musicale pavese di recente costituzione formato da musicisti specializzati nell'interpretazione della musica antica con l'impiego di strumenti originali; il gruppo si dedica prevalentemente al repertorio italiano del Sei-Settecento, con particolare attenzione agli autori pavesi. "Il Demetrio" è guidato da Maurizio Schiavo, che affianca all'attività direttoriale quella di strumentista alla viola e alla viola d'amore. Da alcuni anni si è dedicato alla rivalutazione dei compositori pavesi e di Alessandro Rolla in particolare. Tra i CD realizzati come direttore si segnala l'uscita recente, in prima mondiale, delle Arie per soprano e orchestra di Farinelli.

Torna all'inizio


Scoperto il gene che blocca le metastasi (sezione: Cultura)

( da "Provincia Pavese, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Scoperto il gene che blocca le metastasi Padova, il team di ricercatori di Piccolo ha aperto la via alla cura mirata del tumore FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di «superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la «spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».

Torna all'inizio


Università, la lasciano due ragazzi su cinque (sezione: Cultura)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

IL FESTIVAL CITTÀ D'IMPRESA. Dibattito al Lanificio Conte di Schio Bastianello: «Risorse poche e spese male» 04/04/2009 rss e-mail print Un momento del dibattito Due su cinque non ce la fanno e abbandonano gli studi universitari fin dal primo anno. È un quadro italiano desolante quello offerto dal convegno "A scuola d'innovazione - Per un nuovo rapporto tra Università e Pmi", tenutosi ieri sera al Lanificio Conte di Schio nell'ambito del Festival Città Impresa e moderato da Mariano Maugeri de "Il Sole 24 ore". Un tentativo di mettere in collegamento università e imprenditoria, introdotto da Roberto Zuccato, presidente Confindustria Vicenza: «La scuola prepara gli imprenditori di domani che devono essere pronti, competitivi rispetto ai coetanei europei. Purtroppo i giovani altrove crescono con una grinta che qui si è persa». Secondo Zuccato «l'innovazione è alla base del successo del nostro sistema industriale. L'università deve modernizzarsi, abbandonare le spinte campanilistiche e passare a logiche di merito e qualità. Purtroppo abbiamo atenei con uno o due iscritti. Gli studenti si laureano in tempi lunghi, il 18,5% abbandona dopo il primo anno. Noi chiediamo professionalità tecniche e scientifiche ma è un'istruzione poco diffusa. Bisogna aprire un confronto costruttivo». Ad ascoltare in platea anche una cinquantina di studenti universitari provenienti da ogni angolo del continente. Maugeri ha citato il proliferare preoccupante delle sedi staccate anche se Zuccato, riferendosi a quella di Vicenza, ha sottolineato come abbia «sbocchi reali rispetto ai bisogni del territorio». Vincenzo Milanesi, rettore dell'Università di Padova ha voluto puntualizzare su alcuni dati elencati da Zuccato: «Due su cinque lasciano gli studi perchè si sono iscritti a corsi senza avere preparazione specifica e attidudine. Manca una selezione a monte e l'adeguato orientamento». Milanesi ha attaccato le università private "telematiche": Non fanno insegnamento in presenza ma attraverso corsi erogati on line. È una truffa legalizzata. Alcune hanno meno di dieci studenti ma è bene chiarire la situazione». Pier Francesco Ghetti, rettore di Ca' Foscari a Venezia, affonda il dito nella piaga: «La ricerca costa e noi facciamo nozze coi fichi secchi.Non c'è futuro senza investimenti e i finanziamenti non vengono distribuiti equamente». Francesco Solè Parellada, docente dell'Universitat Politecnica de Catalunya a Barcellona, strappa sorrisi e consensi segnalando come, nello stato di crisi attuale, «siano più importanti le banche che le scuole. In Spagna il 50% dei giovani si iscrive all'università». Paolo Bastianello, nominato da Emma Marcegaglia quale delegato Education di Confindustria, riprende il filo della crisi: «È pesante e profonda. Le risorse sono pochissime e spese male. Abbiamo una scuola con troppi amministrativi e mai fatta valutare dai governi che si sono succeduti. Eppure al Nord qualcosa si è fatto. I progetti "Alternanza scuola - lavoro" sono un dato di fatto. E' una strada da seguire perchè un buon rapporto fra piccole e medie imprese e università è indispensabile». Mauro Sartori Mauro Sartori

Torna all'inizio


PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al ... (sezione: Cultura)

( da "Nuova Ferrara, La" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino) (Alto Adige) (Gazzetta di Mantova, La) (Corriere delle Alpi) (Gazzetta di Modena,La) (Gazzetta di Reggio)

Argomenti: Cultura

PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al ... FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di «superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la «spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».

Torna all'inizio


Morresi: legge 40, nella pratica cambia poco (sezione: Cultura)

( da "Avvenire" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

CRONACA 04-04-2009 Morresi: legge 40, nella pratica cambia poco MILANO. «Bisogna aspettare le motivazioni della sentenza, e poi probabilmente ci sarà bisogno di nuove linee guida, per chiarire effettivamente quali siano adesso le procedure permesse, e quali le pratiche da seguire». A tirare le somme, dopo il pronunciamento della Consulta sulla legge n.40, che regola la procreazione medicalmente assistita, è Assuntina Moresi, docente di Chimica fisica all'università di Perugia e componente del Comitato nazionale di bioetica. Nell'intervista apparsa sul sito ilsussidiario.net, la consulente del ministero del Welfare conferma comunque che dopo la sentenza, «nella pratica concreta, a quanto pare, cambia poco». Perché «la norma da oggi in vigore dice che non si devono creare embrioni in numero superiore a quello strettamente necessario, ma non si dà un limite numerico - spiega Assuntina Morresi - , e poiché si mantiene il divieto di congelamento, alla soppressione degli embrioni, alla loro selezione eugenetica, e anche al loro uso per ricerca, mi chiedo: un medico che domani crea tre embrioni, con queste nuove norme, che farà, visto che non ne può congelare o sopprimere nessuno? Li dovrà trasferire tutti e tre, esattamente come prima». Quanto a coloro che vanno ripetendo che la legge sulla procreazione medicalmente assistita non funziona, la docente dell'università di Perugia replica dati alla mano («dal 2005 al 2007 sono aumentate le coppie, i cicli di trattamento, i bambini nati») e fa risalire le critiche al «forte pregiudizio ideologico di chi non ha mai accettato l'esito di un voto parlamentare e il risultato di un referendum». Assuntina Morresi

Torna all'inizio


Scoperto il gene che blocca le metastasi (sezione: Cultura)

( da "Avvenire" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

CRONACA 04-04-2009 Scoperto il gene che blocca le metastasi lo studio Possibile fermare lo sviluppo delle cellule tumorali DA MILANO U no studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell», ha portato alla scoperta di un gene che può bloccare la diffusione metastatica delle cellule tumorali. Il gene si chiama «p63» ed è in grado di funzionare da «baluardo» contro lo sviluppo dei tumori. Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dal movimento coordinato di accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Il programma non viene inventato dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo «programma». Fino ad ora, si pensava che questo recupero di capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche cellule nel tumore primario. Lo studio dei due atenei segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, se combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. Il «p63» è, secondo Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, «una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi ha sottolineato Piccolo . Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza p63 quella cellula semplicemente muore. Ma se p63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero potenzialmente immortale, allora si apre la porta a un suo comportamento 'asociale', alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Come individuare quei tumori che partono con il «piede sbagliato»? Il team guidato da Silvio Bicciato, del Dipartimento di Scienze biomediche di Modena e Reggio Emilia, ha individuato dei geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari ha sottolineato Bicciato permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente». Lo studio è stato condotto da due team dell'Università di Padova e di Modena- Reggio Emilia ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica «Cell»

Torna all'inizio


Per i marittimi più accoglienza nei porti italiani (sezione: Cultura)

( da "Avvenire" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

CRONACA 04-04-2009 CONVEGNO A GENOVA Una ricerca evidenzia che chi opera sulle navi soffre spesso di "povertà di affetti" Per i marittimi più accoglienza nei porti italiani Migrantes, nuovo Welfare del mare Bagnasco: serve maggiore solidarietà DA GENOVA ADRIANO TORTI U na povertà non economica ma di affetti, di legami, relazioni, informazione e, non ultima, quella legata alle difficoltà di partecipazione ai riti ed alle celebrazioni della propria religione di appartenenza: è quella che colpisce i marittimi di tutto il mondo e che, per la prima volta in Italia, è stata oggetto di uno studio approfondito e scientifico confluito nella ricerca "Il benessere dei lavoratori del mare. Indagine sui transiti dei marittimi in 60 porti italiani". Una vera e propria ricerca sul Welfare marittimo realizzata per iniziativa della Fondazione Migrantes della Cei, in collaborazione con le Capitanerie di Porto, per la conduzione dell'Università di Genova e con il contributo economico della Regione Liguria e della Fondazione Carige. I risultati della ricerca sono stati presentati ieri mattina a Genova a Palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità portuale, nell'ambito del convegno nazionale dell'Apostolato del mare che si chiuderà questa mattina nel capoluogo ligure e che ha visto la partecipazione di oltre settanta delegati provenienti da tutta Italia. I dati raccolti sono stati presentati dal senatore Enrico Musso, docente presso l'Università di Genova, che ha coordinato la ricerca. «Quella che colpisce i marittimi è una povertà di affetti », ha spiegato don Giacomo Martino, direttore dell'Apostolato del mare della Fondazione Migrantes della Cei. «Nell'epoca delle comunicazioni planetarie ha aggiunto un ma- rittimo rischia di non telefonare a casa per due mesi». La loro, ha spiegato, è una vita "nascosta". Sono "stranieri" che non hanno contatti con le città dove approdano e che, con il passare del tempo e con la lontananza da casa, perdono, o rischiano di perdere, anche l'identità nazionale di origine. «Molto spesso ha aggiunto don Martino il marittimo è visto come un potenziale terrorista tanto che, con le leggi anti-terrorismo in vigore, marittimi di alcune nazionalità non possono neppure scendere sulla banchina». Per questo, ha ribadito, è necessario, «elevare la qualità dell'accoglienza nei nostri porti» portando avanti «il lavoro iniziato con i Comitati territoriali per il Welfare marittimo » e costruendo «una serie di sinergie che consentano agli operatori di incidere in maniera concertata ». Il convegno è stato chiuso dal cardinale Angelo Bagnasco, che ha ricordato che la Chiesa si occupa anche dei marittimi perché le sta a cuore ogni singolo essere umano. Il porporato ha poi ammonito a non perdere mai di vista «la dignità inviolabile di ogni uomo», una dignità che è «intrinseca alla natura umana», che è «riconosciuta da tutte le carte internazionali » e che si deve fondare «nell'appartenenza di ciascuno alla famiglia umana» e non «in quanto riconosciuta da parlamenti ed organismi nazionali». L'arcivescovo di Genova e presidente della Cei ha poi ricordato che è necessario «continuare ed intensificare la solidarietà che fa parte della nostra tradizione». Una tradizione di accoglienza, ha aggiunto, «che ben conosciamo soprattutto a Genova, città di mare e città che in passato è stato punto di partenza per moltissimi emigranti ». Per monsignor Agostino Marchetto, infine, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti ed itineranti, l'A- postolato del mare «non può limitarsi a provvedere ai bisogni essenziali dei marittimi, ma dovrebbe anche aiutarli a sentirsi veramente Chiesa, se cristiani». Per l'Apostolato del mare, ha spiegato ancora Marchetto, l'equipaggio di ogni nave che entra in porto rappresenta «un carico umano importantissimo, che può essere anche di fratelli e sorelle nella fede, di cui dobbiamo prenderci cura guidati dal principio evangelico dell'amore». Il cardinale Angelo Bagnasco durante l'intervento al convegno di Migrantes sui lavoratori del mare

Torna all'inizio


13:47 UNIVERSITA': MEETING RETTORI UNIVERSITA' EUROPEE A SIENA (sezione: Cultura)

( da "Agi" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

UNIVERSITA': MEETING RETTORI UNIVERSITA' EUROPEE A SIENA (AGI) - Siena, 34 apr. - Si terra' a Siena nel 2010 Il Rectors' Meeting dell'International Research Universities Network (IRUN) che lavora per rafforzare i legami tra alcune universita' europee, note per la qualita' delle loro attivita' internazionali nel campo della ricerca e della didattica. Obiettivo dell'organizzazione, che si riunisce annualmente in una delle universita' partner, e' promuovere la qualita' della ricerca e della didattica tramite la facilitazione della mobilita' dei ricercatori, dei docenti e degli studenti e attraverso la creazione di percorsi di studio integrati. Lo scorso 20 e 21 marzo l'incontro del network si e' svolto a Budapest: il prossimo anno sara' l'Ateneo senese e la citta' di Siena, con il suo patrimonio storico e artistico, il luogo di lavoro e incontro dei massimi rappresentanti degli atenei appartenenti al network. In qualita' di membro attivo di un altro network internazionale, l'Ateneo ha recentemente partecipato anche alla conferenza che si e' tenuta a Potsdam tra il 16 ed 18 marzo. Nella citta' tedesca si sono riuniti piu' di 200 centri di mobilita' per i ricercatori della rete europea "EURAXESS - Researchers in motion", creata dalla Commissione Europea al fine di contribuire a sviluppare un ambiente favorevole per la mobilita' dei ricercatori e incrementare lo sviluppo delle relazioni scientifiche. I centri assistono i ricercatori stranieri nel progettare e organizzare la loro permanenza in un paese europeo con un servizio personalizzato per tutti i problemi di alloggio, visto, permessi di lavoro, corsi di lingua, scuole per i figli, previdenza sociale e assistenza medica. Il Centro EURAXESS dell'Universita' di Siena ogni anno fornisce assistenza a piu' di 60 ricercatori stranieri che svolgono i loro progetti di ricerca presso i laboratori ed i dipartimenti dell'Ateneo.

Torna all'inizio


MATERA, UNA MOSTRA SUL GENOCIDIO DEGLI ARMENI (sezione: Cultura)

( da "Basilicanet.it" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

MATERA, UNA MOSTRA SUL GENOCIDIO DEGLI ARMENI 04/04/2009 12.28.17 [Basilicata] Sarà  inaugurata il 7 aprile 2009, alle 18, nella chiesa di Santa Maria de Armenis, la mostra dal titolo “Il primo genocidio del XX Secoloâ€, organizzata dall’Associazione Sinopia, con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Matera, avente ad oggetto lo sterminio del popolo Armeno avvenuto nella prima Guerra Mondiale. All’incontro con la stampa hanno partecipato l’Assessore Comunale all’Urbanistica Antonella Guida, il consigliere comunale Emanuele Nicoletti, il presidente dell’Associazione Sinopia Luca Prisco e docente dell’Università  di Lecce Isabella Bernardini D’Arnesian, quale rappresentante della comunità  armena. “L’Amministrazione Comunale ha accettato di buon grado questa iniziativa, volta ad incentivare la partecipazione alla vita culturale e turistica della città , nonché© a valorizzare il ricco patrimonio artistico e architettonico. Per il futuro, câ€™è¨ in cantiere un gemellaggio tra tre chiese, la nostra di Santa Maria degli Armeni, quella iraniana di San Taddeo e il Monastero Armeno Nagorno Carabagâ€. Si tratta di una rassegna fotografica itinerante che viene proposta nel novantaquattresimo anniversario dal genocidio del popolo armeno e che cade proprio il 24 aprile. “Grazie alla disponibilità  delle associazioni armene e di molti comuni, siamo riusciti ad organizzare una mostra, nella quale saranno esposte delle suggestive foto di quei drammatici momenti trascorsi dalla popolazione armena – spiega il consigliere Nicoletti, che si è¨ fatto promotore dell’iniziativa -. Matera, città  della pace e patrimonio dell’Umanità  riconosciuto dall’Unesco, promuove così¬ una iniziativa di sensibilizzazione e solidarietà  verso il popolo armeno nella lotta al riconoscimento della verità  storica e per la difesa dei suoi diritti inviolabiliâ€. La prof. Bernardini, nel ringraziare l’Amministrazione Comunale, ha posto l’accento sulla possibilità  di approfondire gli studi e le ricerche su una storia poco conosciuta come quella del popolo armeno, mentre il presidente di Sinopia Prisco ha evidenziato il connubio tra la fase culturale e storica e quella turistica che la città  vivrà  nel periodo della mostra. L’ingresso alla mostra sarà  gratuito. (bas - 04)

Torna all'inizio


PADOVA. UN GENE CONTRO LE METASTASI DEL TUMORE. UN GENE CONTRO LA MORTE. ESISTE E SI CHIAMA P6... (sezione: Cultura)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Nazionale))

Argomenti: Cultura

Padova. Un gene contro le metastasi del tumore. Un gene contro la morte. Esiste e si chiama «p63», è capace di funzionare da baluardo contro la moltiplicazione e diffusione delle cellule tumorali. Lo hanno scoperto i gruppi di ricerca guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova, e da Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'ateneo patavino), del dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Il risultato del loro studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica «Cell». Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte per tumore. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dall'accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato de novo dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che normalmente, durante la costruzione degli organi, sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i TGF-beta. Le cellule tumorali metastatiche hanno semplicemente risvegliato questo «programma». Fino a ora si pensava che questo «recupero» di capacità embrionali fosse un «superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule nel tumore primario. Lo studio padovano segna ora una decisa svolta: i ricercatori padovani hanno infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di «p53» e di Ras, se combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodono e progressivamente indeboliscono le proprietà antimetastasi di «p63». «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega il ricercatore padovano che ha guidato lo studio, il professor Stefano Piccolo - Se «p63» è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perchè senza «p63» quella cellula, semplicemente, muore. Ma se «p63» è persa da una cellula staminale tumorale, cioè da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta a un suo comportamento asociale, alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Secondo questa visione la metastasi sarebbe quindi un «sottoprodotto» delle forze operanti per favorire la crescita del tumore primario. Una combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi, metaforicamente quasi sulla linea di partenza, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale, spesso rappresentato dal fattore di crescita Tgf-beta. Ma come individuare quei tumori che partono con il «piede sbagliato»? L'altro gruppo che ha firmato la ricerca, guidato dal professor Silvio Bicciato, ha individuato dei geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi «p63». «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente». Soddisfatto il preside della facoltà di Medicina, Giorgio Palù, che sottolinea come «questo risultato dà ancora una volta la misura di come la medicina a Padova continui a porsi tra le eccellenze in ambito internazionale, grazia anche a una facoltà medica che si è posta come principio fondante l'interazione tra scienza di base e scienza clinica». «Analisi di questo tipo - afferma Palù - potranno sicuramente indirizzare percorsi diagnostici e prognostici ad approcci di nuove terapie personalizzate che riconoscano «63» come bersaglio molecolare di una nuova classe di inibitori, creando così nuovi farmaci intelligenti». Lo studio è stato possibile anche grazie al contributo dell'Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

Torna all'inizio


La lotta alle mosche passa attraverso il posizionamento di trappole in 15 siti "sensibili"... (sezione: Cultura)

( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Sabato 4 Aprile 2009, La lotta alle mosche passa attraverso il posizionamento di trappole in 15 siti "sensibili" del territorio. Il Comune di Occhiobello ha siglato una convenzione con il Consorzio Ferrara Ricerche per l'applicazione di un metodo scientifico per controllare l'attuazione e l'efficacia dell'attività di demuscazione dell'Azienda Agricola Occhiobello (allevamenti gruppo Eurovo). «Chiusa la stagione dei protocolli d'intesa che non hanno dato risultati - ha spiegato in conferenza stampa l'assessore all'Ecologia Lorenzo Feltrin -, abbiamo ora uno strumento di controllo cogente in base all'autorizzazione integrata ambientale (Aia) che prevede un piano di demuscazione obbligatorio e conseguenti verifiche. Il Comune ha ora gli strumenti tecnici e amministrativi per verificare il rispetto delle prescrizioni decise per l'azienda, nonché di imporne di ulteriori qualora il monitoraggio nelle aree limitrofe allo stabilimento riscontrasse concentrazioni anomale. Tra le prescrizioni più significative va ricordato l'obbligo di smaltimento molto più frequente rispetto al passato della pollina. Lo scopo è chiaramente la prevenzione della proliferazione degli insetti e il minor uso possibile di insetticidi». Quali sono quindi le attività messe in campo? Dalla settimana prossima e fino a ottobre, come ha spiegato Marilena Leis docente dell'università di Ferrara e responsabile della ricerca, saranno collocate 'trappole' su quindici punti del territorio, specialmente nella zona commerciale e S. Maria Nord. Si tratta di due tipi di trappole: cromotropiche, pannelli di 30 centimetri per 20 che attirano le mosche in base al colore e altre trappole che invece attraggono le mosche per l'odore. Due volte al mese verrà fatto, da parte dei tecnici dell'università di Ferrara, la raccolta delle trappole che indicheranno numericamente la presenza delle mosche. Marilena Leis seguirà anche il controllo interno all'azienda per verificare il rispetto del piano di demuscazione e l'eventuale necessità di correttivi. Cosa succederà se Eurovo non rispetta il piano? Il Comune può richiamare l'azienda e chiedere alla Provincia di emettere le sanzioni previste dalla legge oppure potranno essere emesse ordinanze. I risultati dei monitoraggi verranno trasmessi tempestivamente dall'università al Comune che rimane l'unico competente a intervenire in base all'Aia. I costi della convenzione, invece, sono a carico dell'azienda. L'amministrazione infine invita i cittadini a non toccare i pannelli per evitare di compromettere le rilevazioni. M.F.

Torna all'inizio


Fallita la Spa mista, condanna anche ai consiglieri comunali (sezione: Cultura)

( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Gazzettino, Il (Udine))

Argomenti: Cultura

Fallita la Spa mista, condanna anche ai consiglieri comunali Responsabilità erariale: principio affermato dalla Corte dei conti sul caso Arzene Sabato 4 Aprile 2009, Trieste NOSTRO INVIATO I consiglieri comunali sono avvertiti. Quando votano la costituzione di una società partecipata dal loro ente, stiano attenti a verificare preventivamente i progetti, le prospettive di pubblico interesse. Perché non soltanto il sindaco e gli assessori, ma anche loro possono essere chiamati dallo Stato a risarcire le eventuali perdite di pubblici quattrini a causa di decisioni non suffragate da congrui elementi. I condannati. Afferma di fatto questo principio, con ben 63 pagine fitte di osservazioni, la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Trieste, presieduta da Enrico Marotta, che ha esaminato una vicenda sviluppatasi fra il 2002 e il 2006: i giudici hanno condannato a pagare complessivamente 26.077 euro l'ex sindaco di Arzene Enrico Riservato (4.172 euro), i suoi assessori Evelio Querin e Maria Lucia Raffin (4.172 euro), Giandaniele Molaro in qualità di segretario comunale (2.607 euro), Lorenzo Galante in qualità di consulente tecnico in materia finanziaria in base a contratto di diritto privato con il Comune (1.303 euro), nonché con la condanna a pagare 1.390 euro ciascuno gli allora consiglieri comunali Sidonia Viola, Luigi Perin, Dario Cecon e Renato e Delio Bertoia. La genesi. La questione, sviscerata da un'inchiesta molto complessa coordinata dal viceprocuratore generale della Corte, Emanuela Pesel, ruota attorno alla caserma dismessa dell'Esercito "Tagliamento", passata in proprietà dallo Stato al Comune di Arzene. Il Comune stabilì nel 2002 di dar vita a una società mista, nella quale sarebbe entrato con il 44 per cento delle quote. Lo scopo era procedere a una riqualificazione urbanistica dell'area. Senza preventivamente dotarsi di un adeguamento al Piano regolatore - circostanza questa che la Corte ha stigmatizzato - la Giunta deliberò nell'ottobre di quell'anno la nascita della società, che sarebbe stata la Iniziativa Arzene Spa, prevedendo la cessione a questo sodalizio pubblico-privato del diritto di superficie sulla "Tagliamento". Sempre la Giunta attivò un bando di gara per individuare un adeguato partner privato (che avrebbe assunto la maggioranza della società), ma stabilì come unico atto di pubblicità del bando medesimo la sua affissione per 10 giorni all'albo pretorio. Il broker di Dublino. Tale procedura, considerata dalla Procura e infine dalla Corte non legittima per mancanza delle garanzie di pubblicità previste dalla legge, condusse alla scelta di un broker italiano residente a Dublino, il quale risultò l'unico partecipante alla selezione. L'11 novembre 2002 il Consiglio comunale approvò la costituzione della Spa e secondo la Procura (in base ad audizioni davanti ai giudici) il broker avrebbe assistito a una seduta di Consiglio già prima di essere prescelto. Senza un vero progetto. La Corte ha criticato la mancanza di un progetto unitario di trasformazione dell'ex area militare, rilevando fra l'altro l'assenza di un qualsiasi elaborato in tal senso fino al 21 dicembre 2003, allorché uno studio professionale incaricato presentò un «progetto di massima» approvato il 27 gennaio seguente dal Comune «quando ormai le sofferenze della società erano già emerse», scrive la Corte nella sentenza. Da una parte, «l'approvazione della variante al Piano regolatore generale che prevede la destinazione dell'area militare dismessa a uso di attività artigianali, industriali e commerciali è avvenuta - affermano i giudici - solo con delibera del Consiglio comunale del 13 febbraio 2007» e cioè «quando la società Iniziativa Arzene era già fallita con sentenza del 15 maggio 2006». Dall'altra parte è vero che in una delibera del 22 ottobre 2002 con cui si avviava la procedura di scelta del socio privato della Spa si dava atto che uno studio di fattibilità sarebbe stato presentato al Consiglio comunale, tuttavia «di detto studio non vi è alcun riscontro documentale idoneo a dimostrarne la concretezza». Gli errori dei successori. La Corte dei conti definisce il comportamento del socio privato con la parola «scorrettezza». Inoltre «vendeva beni personali e prelevava somme ingiustificatamente» dai conti societari. Però il danno erariale quantificato dalla Procura pari a 55.880 euro è stato ridotto dai giudici in 39.116 euro. Ciò è avvenuto in conseguenza del già avvenuto conferimento (anche se in realtà anticipato dal socio privato per accordi interni) di 16.764 euro da parte del Comune alla Spa per i tre decimi delle quote spettanti, in rapporto a una partecipazione globale pari al 44 per cento. E se è vero che la nuova Amministrazione comunale uscita dalle elezioni del 2004 ha revocato molti provvedimenti in regime di autotutela, impedendo così il passaggio del diritto di superficie alla società mista, la Corte censura la circostanza che non si sia agito per porre la Spa in liquidazione. In tal modo una parte del danno, pari a un terzo, non è imputabile ai vecchi amministratori ma ai nuovi, sentenzia la Corte. Così si arriva a un conto da pagare pari a 26.077 euro. Maurizio Bait

Torna all'inizio


Importante passo avanti nella ricerca medica per la lotta contri i tumori compiuto da un team italiano delle università di Padova, Modena e Reggio Emilia Scoperto il gene che blocc (sezione: Cultura)

( da "Gazzettino, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Importante passo avanti nella ricerca medica per la lotta contri i tumori compiuto da un team italiano delle università di Padova, Modena e Reggio Emilia Scoperto il gene che blocca le metastasi Sabato 4 Aprile 2009, Padova Si chiama p63 il gene capace di funzionare da «baluardo» contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati dal professor Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal professor Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato 'de novo' dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo «programma». Fino ad ora, si pensava che questo recupero di capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche cellule nel tumore primario. Lo studio padovano segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di p53 e di Ras, se combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi di p63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega il prof. Piccolo -. Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza p63 quella cellula semplicemente muore. Ma se p63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero potenzialmente immortale, allora si apre la porta a un suo comportamento 'asociale', alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Ma come individuare quei tumori che partono con il «piede sbagliato»? Per rispondere a questa domanda il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni 'indicatori' capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente». Lo studio è stato possibile anche grazie al fondamentale contributo dell'Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (Airc) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori Piccolo e Bicciato i primi destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel 2007.

Torna all'inizio


Nasce l'associazione "Mosaico" con sessanta commercianti per fare rivivere il centro storico (sezione: Cultura)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Nasce l'associazione "Mosaico" con sessanta commercianti per fare rivivere il centro storico Sabato 4 Aprile 2009, MONTEBELLUNA - (L.Bon) Un "Mosaico" di 60 commercianti per far vivere il centro storico. Nasce ufficialmente lunedì, con l'assemblea costitutiva, preceduta nel primo pomeriggio da una Conferenza stampa, "Il Mosaico-Un centro da vivere", la nuova associazione pubblico-privata che avrà il compito di attivare e promuovere il "Centro commerciale naturale" di Montebelluna. Alla base della nuova associazione ci saranno, appunto, il Comune, il mandamento di Montebelluna dell'Ascom, l'associazione commercianti per il centro storico che si prepara a confluire nella nuova realtà. E un dato dimostra che, forse, con la crisi allarmante in atto, i commercianti del centro hanno capito che proprio l'aggregazione fra gli addetto ai lavori e l'ente pubblico può rappresentare l'elemento in grado di salvare il commercio...e la città. Ben 60, infatti, hanno già aderito all'aggregazione. "Lunedì sera -spiega Nevio Marchesini, segretario dell'Ascom- i commercianti eleggeranno gli 8 loro rappresentanti nel consiglio direttivo dell'associazione, che conta ovviamente anche componenti di nomina pubblica. Possiamo dire che il primo obiettivo è giùà stato raggiunto anche se potrebbero esserci molti altri aderenti. E siamo sicuri che si aggiungeranno". Subito dopo lunedì, l'associazione sarà operativa. Con quali interventi? "Penso che si partirà dai giovedì con musica in centro e negozi aperti, che rappresentano già un'iniziativa collaudata". Per il futuro, poi, non mancano le idee, come quella di un'emittente radiofonica a circuito chiuso che nei negozi ma anche nelle piazze diffonda musica e messaggi. C'è poi in cantiere un'adeguata segnaletica commerciale come l'idea di un sito web dedicato.

Torna all'inizio


Operai oggi, tra lavoro e precariato (sezione: Cultura)

( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Operai oggi, tra lavoro e precariato All'Aurora uno spaccato della società in parte comico, in parte tragico Sabato 4 Aprile 2009, MESTRE - Torino, 2009. Due operai, Tommaso e Chiara, sono sposi da dieci anni. Abruzzese lui e veneta lei, si ritrovano schiacciati dentro casa per un'improvvisa cassa integrazione. Scegliendo il registro della tragicommedia, Stefano Angelucci Marino, autore, regista e interprete in scena insieme a Francesca D'Este, affronta il tema del precariato e del lavoro con "Operai oggi", in prima nazionale al teatro Aurora di Marghera questa sera alle 21 e domani alle 17. Lo spettacolo è prodotto da Questa Nave, dal Teatro del Sangro di Lanciano (Chieti) diretto da Angelucci Marino, e dall'Assessorato alla Produzione Culturale del Comune di Venezia. La compagnia incontrerà il pubblico sempre oggi sabato, alle 18.30, al Teatro Aurora: l'ingresso all'incontro è gratuito. Tra disoccupazione, isterie casalinghe, badanti dell'Est e follie consumistiche, Tommaso e Chiara sono i protagonisti di una storia grottesca e contemporanea: lui, perfetto metal-mezzadro degli Abruzzi di oggi, tutto centri commerciali e mito dell'origine; lei, una donna spaesata, finita, corre dentro l'inferno dei suoi desideri in profonda solitudine. Come cani in gabbia costretti all'inattività dalla cassa integrazione, raccontano e vivono tensioni, splendori e miserie di un certo operaismo dei giorni nostri, un operaismo che si fa fatica a raccontare: ne esce fuori uno spaccato in parte comico, in parte tragico. Una parlata infrabruzzese e infraveneta enfatizza il gioco teatrale con cui si racconta della disgregazione, della crisi dei valori, dell'incapacità di comunicare tra simili, dell'assenza esistenziale. E anche dell'influenza del pubblico sul privato: ossia di come come la perdita del lavoro possa condizionare i rapporti umani.

Torna all'inizio


Mostra del Cima schiacciacrisi, commercianti in fermento: Occasione per rilanciare il centro (sezione: Cultura)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Mostra del Cima schiacciacrisi, commercianti in fermento: «Occasione per rilanciare il centro» Sabato 4 Aprile 2009, Conegliano Le realtà economiche cittadine sono in difficoltà non solo per la crisi globale dei consumi e l'espandersi del made in china, ma anche «per la perdita di attrattiva del territorio e della città» afferma Luca Ros, presidente di Ascom Conegliano. La mostra del Cima che Artematica sta organizzando per il prossimo anno a Palazzo Sarcinelli rappresenta un'importante occasione di visibilità a livello internazionale per la città che ha dato i natali all'artista. È un'iniziativa che al di là dell'indiscusso profilo culturale è destinata a portare in città un gran flusso di turisti che potranno dare sviluppo e risvolto positivi a molte altre attività indirettamente correlate. «L'idea di creare un evento dedicato ad un 'grande' del nostro territorio si traduce in slancio e vigore per l'economia locale ed in particolare per il settore del commercio che oggi soffre non solo per la crisi dei consumi, ma anche per la perdita di attrattiva del territorio e della città - afferma Luca Ros, presidente dell'Ascom mandamentale -. Il poter contare su un evento che attrae significa avere una carta vincente da giocarsi con i turisti ed i visitatori, a tutto favore del commercio al dettaglio e delle piccole imprese». Pensiero condiviso anche da Federico Capraro, presidente del Gruppo Provinciale Albergatori, il quale afferma: «un evento artistico di altissimo livello che potrà senza dubbio rappresentare un grande volano turistico ed un contributo indispensabile per valorizzare questa provincia nei circuiti del turismo artistico e culturale». Capraro anticipa che «il nostro settore è pronto a fare la propria parte, creando pacchetti ad hoc, itinerari, visite guidate, offerte e proposte della migliore tradizione della cucina trevigiana, per cogliere un'occasione irripetibile per la città di Conegliano ed il territorio circostante». Sulla stessa linea d'onda Maurizio Gibin, presidente di Conegliano In Cima associazione pubblico-privata che ha come scopo proprio quello di valorizzare le attività del centro città. «Proprio dalle sinergie pubblico-private potrà svilupparsi la miglior strategia di comunicazione e di promozione attorno a questa grande mostra che il territorio attendeva da tempo e che rappresenta non solo un omaggio alla storia, ma una promessa per il futuro della città e del centro storico, che in questo pittore può ritrovare una forte e positiva identità». Elisa Giraud

Torna all'inizio


Piccole imprese e credito: ecco come uscire dalla crisi (sezione: Cultura)

( da "Gazzettino, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Piccole imprese e credito: ecco come uscire dalla crisi Sabato 4 Aprile 2009, Com'è noto, le difficoltà del sistema bancario e finanziario internazionale sono legate, oltre che a un deficit di vigilanza e di governance internazionali, alla creazione di strumenti finanziari innovativi che anziché ripartire i rischi li hanno invece moltiplicati. Questi strumenti il più delle volte sono divenuti "tossici" contribuendo ad alimentare una crisi di fiducia e i recenti fenomeni di razionamento del credito. Tuttavia, contrariamente a quanto comunemente si ritiene il problema oggi non è tanto quello della liquidità quanto della solvibilità del sistema. Per risolvere questo problema sono state avanzate ipotesi sulle quali ancora si discute: così si va dalla proposta Paulson dell'acquisto di questi titoli tossici da parte dello Stato (con i connessi problemi di valutazione che ciò comporta) all'idea della "bad bank", alla emissione di "bond" attraverso i quali favorire la ricapitalizzazione delle banche, alla proposta di Soros di creare delle società "sidecar" in cui veicolare i titoli infetti, per finire alla proposta non tanto velata della nazionalizzazione, proposta che ovviamente non interesserebbe il caso italiano. Tutte queste proposte avrebbero come finalità non tanto quelle di salvaguardare l'azionariato bancario o il management, non certo privi di colpe, bensì di favorire un più corretto rapporto tra capitale proprio e raccolta, in grado di consentire una ripresa del finanziamento dell'economia. Il sistema bancario italiano, anche in virtù dei recenti provvedimenti, di fatto denota aumenti nell'erogazione del credito, aumenti che su base annua possono risultare anche abbastanza consistenti in periodi normali, ma sono aumenti che non sono sufficienti a coprire il dilatato fabbisogno di credito derivante dalla carenza di liquidità delle imprese, e soprattutto dal venir meno di quella tradizionale forma di finanziamento che è il credito mercantile e di fornitura. Perciò nelle filiere produttive si assiste ad un pericoloso effetto "domino" legato all'elevato intreccio finanziario esistente tra le imprese che in alcuni casi raggiungeva livelli del 30-50% dell'intero passivo finanziario. Com'è noto il sistema delle Pmi è tradizionalmente più indebitato della grande impresa e si finanzia in modo cospicuo col credito commerciale, oggi di sempre più difficile esazione al punto che le difficoltà dell'impresa committente finale trascinano con sè le imprese a monte. Occorre pertanto uno sforzo ulteriore del sistema bancario per aumentare il credito alla piccola e media impresa, ma a contrastare questa elementare esigenza vi è un importante ostacolo costituito dalle garanzie. Per lo più queste piccole e medie imprese ottenevano credito dando in garanzia capannoni e terreni adibititi ad uso industriale o commerciale, garanzie che hanno visto perdere rapidamente i loro valori, sia come conseguenza della conclusione di un ciclo edilizio sia per effetto di una semplice considerazione oggettiva. E' abbastanza evidente infatti che in presenza di una crisi generalizzata con un "default" diffuso di molte piccole imprese, le banche si troverebbero a dover realizzare i loro crediti liquidando garanzie immobiliari, ma è altrettanto ovvio che un'immissione nel mercato immobiliare, già di per sé depresso, di ulteriori unità avrebbe un effetto disastroso in quanto vi sarebbe un ulteriore calo dei valori. Certo che queste garanzie non sono titoli tossici né ricchezza virtuale, ma è ricchezza reale ben visibile e tangibile, però il deprezzamento che esse subirebbero in caso di realizzo forzato sarebbe una perdita di ricchezza pericolosa per il nostro sistema bancario oltre che per le imprese. Le banche si trovano così ad essere ostaggio di questa situazione, non possono chiedere la liquidazione delle imprese pena il deprezzamento delle garanzie, mentre le imprese da parte loro vedono crescere in modo esponenziale debito e oneri finanziari in presenza di fatturati in rapido declino. Così come alcune interessanti proposte come quella della bad bank o delle società "veicolo" proponevano di depurare il sistema bancario dalle cosiddette attività tossiche, varrebbe la pena di pensare a soluzioni di società immobiliari partecipate dalle Regioni o dalle Finanziarie Regionali in cui convogliare queste garanzie, che hanno già perduto parte del loro valore intrinseco, ma che soprattutto appaiono di improbabile realizzo per l'effetto depressivo che avrebbero sul mercato in caso di alienazione. Le banche e gli altri organismi finanziari coinvolti (Finanziarie Regionali e Confidi) diventerebbero così azionisti, assieme alle imprese, di queste società liberando le imprese di tutto o parte del debito, salvo consentire loro un patto di riacquisto a crisi superata. Non si tratterebbe di una sorta di "bad real estate", ma di uno strumento di temporanea smobilizzazione di garanzie per il quale sarebbe opportuno trovare le necessarie forme di agevolazione fiscale. * docente di economia Università Ca' Foscari Venezia

Torna all'inizio


Promozione turistica, alleanza tra Forlì-Cesena e Ravenna (sezione: Cultura)

( da "RomagnaOggi.it" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

4 aprile 2009 - 14.50 (Ultima Modifica: 04 aprile 2009) Promuovere il territorio e le sue specificità in senso turistico. E' questo lo scopo dell'alleanza siglata tra la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì, il Comune di Forlì, la Provincia di Forlì-Cesena, la Camera di Commercio di Ravenna e A.P.T. Un'attività finalizzata alla promozione e valorizzazione del territorio di Forlì-Cesena e Ravenna, unendo le potenzialità turistiche con le eccellenze e le tipicità produttive. Tipicità che coinvolgono fari settori: artigianato, commercio, ristorazione, enogastronomia, artigianato artistico, servizi, in un'unica espressione di identità territoriale. Questa collaborazione ha portato alla sottoscrizione di una "Convenzione per lo sviluppo della promozione turistica ed economica del territorio", e alla costituzione di un Fondo gestito e coordinato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena. L'idea è quella di promuovere e commercializzare il sistema territoriale allargato, in Italia e all'estero, utilizzando le strutture già presenti nel territorio, come lo scalo aeroportuale forlivese, nella collaborazione tra enti pubblici e operatori privati, al fine di evitare duplicazione di iniziative e sprechi di risorse. La Convenzione è sottoscritta, in questa fase di avvio, da Camera di Commercio di Forlì-Cesena e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ma è prevista l'adesione del Comune di Forlì, della Provincia di Forlì-Cesena e della Camera di Commercio di Ravenna, tramite una compartecipazione finanziaria. Grazie a tali adesioni verrà costituito un Fondo gestito e coordinato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena, con il quale sarà possibile realizzare le azioni condivise di promozione e commercializzazione delle eccellenze del territorio allargato. La Camera e la Fondazione hanno già stanziato, rispettivamente, risorse per 170.000,00 euro e 100.000,00 (di cui 50.000,00 quale concorso finanziario alle iniziative da promuoversi in collaborazione con il GAL "L'Altra Romagna"). Sulla base di questo accordo saranno definite in breve tempo convenzioni operative con organismi del territorio, che in stretto coordinamento con A.P.T. realizzeranno le azioni pianificate. Il 2009 può considerarsi l'anno in cui prende il via questa modalità "integrata" di programmazione, un anno, per così dire, di sperimentazione; l'obiettivo però è quello di definire una pianificazione pluriennale (2010-2012) che coinvolga in un arco di tempo triennale tutti gli enti locali e le istituzioni delle province interessate. Le possibili attività previste, oltre ad essere azioni di co-marketing in integrazione con i programmi regionali e locali e di co-presenza nei mercati di interesse, sono rivolte a sensibilizzare gli operatori professionali e i turisti stranieri sulle opportunità che il territorio delle due province offre, con strumenti quali web, p.r. on line, flyer, contatti con uffici stampa all'estero, pubblicità su riviste specializzate, visibilità radiofonica, prediligendo i Paesi collegati con lo scalo di Forlì. Il panorama proposto è vario e si presta a molteplici offerte: spaziando tra Forlì, Cesena e Ravenna, scenari interessanti si presentano dalla costa all'entroterra, non solo per ciò che riguarda il patrimonio ambientale e artistico, ma anche dal punto di vista dell'enogastronomia e dell'artigianato; le città d'arte, con i poli museali forlivesi, cesenati e ravennati, le terme, il mare i parchi tematici rappresentano un volano che coinvolge le due province, in uno stretto connubio che lega il turismo e gli altri settori dell'economia, con evidenti ricadute in termini di ricchezza e sviluppo. "Il Fondo - dichiara Tiziano Alessandrini, Presidente della Camera di Commercio di Forlì-Cesena - è un'esperienza inedita, uno strumento immediatamente operativo privo di costi gestionali, che consente a tutte le istituzioni di Forlì, Cesena e Ravenna di partecipare ad una attività promozionale del territorio e dei suoi prodotti, supportando gli operatori economici nell'attività di incoming turistico". Anche il Presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Pier Giuseppe Dolcini, sottolinea l'importanza di questa collaborazione con l'Ente camerale: "Auspico che tutte le istituzioni contribuiscano ad alimentare il Fondo per far sì che l'alleanza pubblico-privato si trasformi in una opportunità concreta di sviluppo del territorio".

Torna all'inizio


Il suo utilizzo consentirà cure migliori e personalizzate (sezione: Cultura)

( da "Sicilia, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Il suo utilizzo consentirà cure migliori e personalizzate Padova. Si chiama p63 il gene capace di funzionare da «baluardo» contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal Prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato "de novo" dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo «programma». Fino ad ora, si pensava che questo recupero di capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche cellule nel tumore primario. Lo studio padovano segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di p53 e di Ras, se combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi di p63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega il prof. Piccolo -. Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perchè senza p63 quella cellula semplicemente muore. Ma se p63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero potenzialmente immortale, allora si apre la porta a un suo comportamento "asociale", alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Ma come individuare quei tumori che partono con il «piede sbagliato»? Per rispondere a questa domanda il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni "indicatori" capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente». Lo studio è stato possibile anche grazie al fondamentale contributo dell'Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (Airc) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori Piccolo e Bicciato i primi destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel 2007.

Torna all'inizio


Salute/ Giornata nazionale persone con lesione midollo (sezione: Cultura)

( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Roma, 4 apr. (Apcom) - Si celebra oggi la Giornata nazionale della persona con lesione al midollo spinale: 75.000 le persone in Italia con questo tipo di lesione. Per "non cedere al richiamo della ricerca che induce alla falsa speranza e tesistere alla tentazione di credere ad una ricerca che promette miracoli puntando invece sulla ricerca in grado di migliorare la qualità della vita quotidiana di chi è ammalato nasce il progetto curato dalla Faip "Mettiamo in piedi la ricerca", iniziativa clou della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi "Si alzi chi può". Il meccanismo è semplice: attraverso un bando di gara la Faip seleziona e finanzia progetti di ricerca - di base e clinica - proposti da enti di ricerca italiani sulle lesioni al midollo spinale. Il tutto in collaborazione con un Comitato scientifico composto da un pool di esperti super partes di estrazione internazionale. Ma soprattutto, con "Mettiamo in piedi la ricerca", finalmente, nasceranno degli studi dedicati interamente alla lesione al midollo spinale, una risposta netta e concreta all'attuale grave mancanza, in Italia, di finanziamenti specifici per questa patologia. L'obiettivo a medio e lungo termine è la creazione di un vero e proprio percorso di ricerca incentrato sulle lesioni midollari per formare giovani ricercatori. Beneficiari diretti dell'iniziativa sono tutti i ricercatori e i centri italiani che propongano progetti destinati a migliorare la qualità della vita delle persone con lesione al midollo spinale e sostanzialmente riconducibili ai seguenti raggruppamenti: i laboratori di base che lavorano su preparazioni sperimentali, per giungere alla comprensione del problema e proporre nuove strategie terapeutiche; i centri clinici, per l'applicazione di strumenti pratici in grado di tradurre le risultanze della ricerca di base a livello della componente clinica. Iprogetti saranno raccolti a partire da oggi, 4 aprile 2009. Fra dodici mesi, nell'aprile del 2010, i tre più meritevoli saranno finanziati con un premio di 160.000 euro ciascuno. Sono fondi, questi, messi a disposizione dalla generosità dei privati che donano attraverso l'sms solidale della campagna "Si alzi chi può" e grazie al contributo di aziende e fondazioni pubbliche e private.

Torna all'inizio


SALUTE/ GIORNATA NAZIONALE PERSONE CON LESIONE MIDOLLO SPINALE (sezione: Cultura)

( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Salute/ Giornata nazionale persone con lesione midollo spinale di Apcom Per aiutarle nasce progetto Faip 'Mettiamo in piedi la ricerca' -->Roma, 4 apr. (Apcom) - Si celebra oggi la Giornata nazionale della persona con lesione al midollo spinale: 75.000 le persone in Italia con questo tipo di lesione. Per "non cedere al richiamo della ricerca che induce alla falsa speranza e tesistere alla tentazione di credere ad una ricerca che promette miracoli puntando invece sulla ricerca in grado di migliorare la qualità della vita quotidiana di chi è ammalato nasce il progetto curato dalla Faip "Mettiamo in piedi la ricerca", iniziativa clou della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi "Si alzi chi può". Il meccanismo è semplice: attraverso un bando di gara la Faip seleziona e finanzia progetti di ricerca - di base e clinica - proposti da enti di ricerca italiani sulle lesioni al midollo spinale. Il tutto in collaborazione con un Comitato scientifico composto da un pool di esperti super partes di estrazione internazionale. Ma soprattutto, con "Mettiamo in piedi la ricerca", finalmente, nasceranno degli studi dedicati interamente alla lesione al midollo spinale, una risposta netta e concreta all'attuale grave mancanza, in Italia, di finanziamenti specifici per questa patologia. L'obiettivo a medio e lungo termine è la creazione di un vero e proprio percorso di ricerca incentrato sulle lesioni midollari per formare giovani ricercatori. Beneficiari diretti dell'iniziativa sono tutti i ricercatori e i centri italiani che propongano progetti destinati a migliorare la qualità della vita delle persone con lesione al midollo spinale e sostanzialmente riconducibili ai seguenti raggruppamenti: i laboratori di base che lavorano su preparazioni sperimentali, per giungere alla comprensione del problema e proporre nuove strategie terapeutiche; i centri clinici, per l'applicazione di strumenti pratici in grado di tradurre le risultanze della ricerca di base a livello della componente clinica. I progetti saranno raccolti a partire da oggi, 4 aprile 2009. Fra dodici mesi, nell'aprile del 2010, i tre più meritevoli saranno finanziati con un premio di 160.000 euro ciascuno. Sono fondi, questi, messi a disposizione dalla generosità dei privati che donano attraverso l'sms solidale della campagna "Si alzi chi può" e grazie al contributo di aziende e fondazioni pubbliche e private.

Torna all'inizio


Un progetto per la promozione turistica ed economica del territorio di Forlì-Cesena (sezione: Cultura)

( da "Sestopotere.com" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Un progetto per la promozione turistica ed economica del territorio di Forlì-Cesena (4/4/2009 19:37) | (Sesto Potere) - Forlì- 4 aprile 2009 - La Camera di Commercio di Forlì-Cesena ha avviato con la Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì, il Comune di Forlì, la Provincia di Forlì-Cesena, la Camera di Commercio di Ravenna e A.P.T. un’intensa attività di progettazione di strategie di intervento comuni e coordinate, finalizzate alla promozione e valorizzazione del territorio di Forlì-Cesena e Ravenna, unendo le potenzialità turistiche con le eccellenze e le tipicità produttive nei vari settori: artigianato, commercio, ristorazione, enogastronomia, artigianato artistico, servizi, in un’unica espressione di identità territoriale. Questa collaborazione ha portato alla sottoscrizione di una “Convenzione per lo sviluppo della promozione turistica ed economica del territorio”, e alla costituzione di un Fondo gestito e coordinato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena. L’idea è quella di promuovere e commercializzare il sistema territoriale allargato, in Italia e all’estero, utilizzando le strutture già presenti nel territorio, come lo scalo aeroportuale forlivese, nella collaborazione tra enti pubblici e operatori privati, al fine di evitare duplicazione di iniziative e sprechi di risorse. La Convenzione è sottoscritta, in questa fase di avvio, da Camera di Commercio di Forlì-Cesena e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ma è prevista l’adesione del Comune di Forlì, della Provincia di Forlì-Cesena e della Camera di Commercio di Ravenna, tramite una compartecipazione finanziaria. Grazie a tali adesioni verrà costituito un Fondo gestito e coordinato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena, con il quale sarà possibile realizzare le azioni condivise di promozione e commercializzazione delle eccellenze del territorio allargato. La Camera e la Fondazione hanno già stanziato, rispettivamente, risorse per 170.000,00 euro e 100.000,00 (di cui 50.000,00 quale concorso finanziario alle iniziative da promuoversi in collaborazione con il GAL “L’Altra Romagna”). Sulla base di questo accordo saranno definite in breve tempo convenzioni operative con organismi del territorio, che in stretto coordinamento con A.P.T. realizzeranno le azioni pianificate. Il 2009 può considerarsi l’anno in cui prende il via questa modalità “integrata” di programmazione, un anno, per così dire, di sperimentazione; l’obiettivo però è quello di definire una pianificazione pluriennale (2010-2012) che coinvolga in un arco di tempo triennale tutti gli enti locali e le istituzioni delle province interessate. Le possibili attività previste, oltre ad essere azioni di co-marketing in integrazione con i programmi regionali e locali e di co-presenza nei mercati di interesse, sono rivolte a sensibilizzare gli operatori professionali e i turisti stranieri sulle opportunità che il territorio delle due province offre, con strumenti quali web, p.r. on line, flyer, contatti con uffici stampa all’estero, pubblicità su riviste specializzate, visibilità radiofonica, prediligendo i Paesi collegati con lo scalo di Forlì. Il panorama proposto è vario e si presta a molteplici offerte: spaziando tra Forlì, Cesena e Ravenna, scenari interessanti si presentano dalla costa all’entroterra, non solo per ciò che riguarda il patrimonio ambientale e artistico, ma anche dal punto di vista dell’enogastronomia e dell’artigianato; le città d’arte, con i poli museali forlivesi, cesenati e ravennati, le terme, il mare i parchi tematici rappresentano un volano che coinvolge le due province, in uno stretto connubio che lega il turismo e gli altri settori dell’economia, con evidenti ricadute in termini di ricchezza e sviluppo. “Il Fondo – dichiara Tiziano Alessandrini, Presidente della Camera di Commercio di Forlì-Cesena – è un’esperienza inedita, uno strumento immediatamente operativo privo di costi gestionali, che consente a tutte le istituzioni di Forlì, Cesena e Ravenna di partecipare ad una attività promozionale del territorio e dei suoi prodotti, supportando gli operatori economici nell’attività di incoming turistico”. Anche il Presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Pier Giuseppe Dolcini, sottolinea l’importanza di questa collaborazione con l’Ente camerale: “Auspico che tutte le istituzioni contribuiscano ad alimentare il Fondo per far sì che l’alleanza pubblico-privato si trasformi in una opportunità concreta di sviluppo del territorio”.

Torna all'inizio


Scoperto gene "baluardo" che blocca le metastasi (sezione: Cultura)

( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

Scoperto gene "baluardo" che blocca le metastasi Si chiama p63 il gene capace di funzionare da «baluardo» contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. è il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal Prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell’Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato 'de novò dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo «programma». Fino ad ora, si pensava che questo recupero di capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche cellule nel tumore primario. Lo studio padovano segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di p53 e di Ras, se combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi di p63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi – spiega il prof. Piccolo -. Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perchè senza p63 quella cellula semplicemente muore. Ma se p63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero potenzialmente immortale, allora si apre la porta a un suo comportamento 'asocialè, alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Ma come individuare quei tumori che partono con il «piede sbagliato»? Per rispondere a questa domanda il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni 'indicatorì capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari – sottolinea Bicciato – permetterà all’oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l’avanzamento della malattia in un determinato paziente». Lo studio è stato possibile anche grazie al fondamentale contributo dell’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (Airc) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori Piccolo e Bicciato i primi destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel 2007.

Torna all'inizio


18:13 EMIGRAZIONE: PRESENTATA RICERCA SUI VENETI IN ROMANIA (sezione: Cultura)

( da "Agi" del 04-04-2009)

Argomenti: Cultura

EMIGRAZIONE: PRESENTATA RICERCA SUI VENETI IN ROMANIA (AGI) - Venezia, 18 mar. - E' stato presentato oggi a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale del Veneto, dall'assessore ai Flussi Migratori Oscar De Bona, il volume "Veneti in Romania". Si tratta dell'ultima pubblicazione della collana "Civilta' Veneta nel mondo", diretta da Gianpaolo Romanato e finanziata dalla Regione del Veneto. La Giunta regionale, infatti, su relazione dello stesso assessore, aveva approvato un provvedimento con il quale ha accolto la proposta - presentata dal Centro Interuniversitario di Studi Veneti (CISVe) di Venezia e dall'associazione Bellunesi nel Mondo - per la realizzazione di una serie di ricerche dedicate alla presenza veneta nel mondo, due delle quali gia' pubblicate e relative al Sudafrica e agli Stati Uniti. Quella presentata oggi e' una ricerca condotta dal Roberto Scagno, docente di Lingua e Letteratura Romena presso l'universtita' di Padova, in collaborazione con Paolo Tomasella, architetto e dottore di ricerca in architettura tecnica presso l'universita' di Trieste e Corina Tucu, che ha conseguito il dottorato di ricerca in storia presso l'universita' di Iasi iná Romania. Referente scientifico del progetto e' il Gianpaolo Romanato, docente di Storia contemporanea presso l'universita' di Padova e componente della Consulta regionale dei Veneti nel Mondo. Nella storia della prima grande emigrazione veneta nell'ultimo trentennio dell'Ottocento, un capitolo importante, ma ancora largamente inesplorato, e' quello riguardante i Paesi dell'Europa centro orientale e in particolare danubiano-balcanica. Nel processo di modernizzazione e di creazione dell'indispensabile rete di infrastrutture stradali e ferroviarie e dell'edilizia pubblica di quest'area, le maestranze venete e friulane ebbero un ruolo importante e determinante. "Dell'emigrazione nell'Europa dell'est - ribadisce l'assessore De Bona - si conosce poco e quel poco che si conosce aveva bisogno di essere organizzato in maniera sistematica e questo ha inteso fare la ricerca. Dallo studio emerge che la presenza di manodopera qualificata proveniente dalle province venete, soprattutto dell'alto bellunese, divenne insostituibile per lo sviluppo del Paese danubiano, al cui processo parteciparono in modo rilevante anche artisti e uomini di cultura veneti. Un'apprezzata attivita' professionale interrotta dall'instaurazione del regime comunista nel 1948, che determino', tra l'altro, lo scioglimento delle associazioni culturali che avevano accompagnato l'emigrazione veneta in Romania". L'assessore De Bona ha infine annunciato che la prossima ricerca riguardera' l'emigrazione dei veneti nel Canada.

Torna all'inizio