CENACOLO
DEI COGITANTI |
Stati Uniti: aprile, il
mese delle stragi ( da "Corriere.it"
del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: alla Università Virginia Tech di
Blacksburg, uno studente coreano naturalizzato americano, Cho Seung-Hui, uccise
32 persone: trenta studenti e due docenti, e si sparò alla tempia.
Dall'inchiesta, emerse che soffriva da tempo di gravi turbe psichiche, ma che
l'università non ne era stata mai messa al corrente.
Alcuni docenti torinesi si
sono rivolti al rettore dell'Università Pelizzetti per sollecit...
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Alcuni docenti torinesi si sono
rivolti al rettore dell'Università Pelizzetti per sollecitare l'ateneo a
recepire una legge del 2005 che impone ai prof di insegnare almeno 120 ore
l'anno. In via Po la legge non è mai stata recepita. Al punto che dopo
l'entrata in vigore, il Senato accademico ha emanato una delibera abbassando i
limiti:
Una "barriera"
per la cura dei tumori: nuova speranza dai ricercatori italiani
( da "Cittadino, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: docente del Dipartimento di
Biotecnologie mediche dell'Università di Padova, e da Silvio Bicciato (ex
ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche
dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Il processo delle metastasi,
attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario,
Camerieri o ingegneri?
Confronto su scuola e lavoro ( da "Giornale
di Brescia" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: se vogliamo una competizione vera
tra università, la soluzione è un'altra: la libera scelta dei docenti da parte
degli atenei, all'interno di un elenco di persone che hanno superato l'esame di
"libera docenza". La vera rivoluzione - prosegue il filosofo veneziano
- sarebbe l'abolizione del valore legale del titolo di studio».
No ad Ingegneria, sì a un
centro di ricerca ( da "Trentino"
del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: costruire strutture separate in cui
possano lavorare gomito a gomito personale dell'università, dei centri di
ricerca pubblici e privati e delle imprese. Servono ricercatori giovani ed
entusiasti, pronti a portare sul campo le competenze acquisite durante gli
studi universitari». Sul tema intervengono anche i segretari generali di Cgil,
Cisl e Uil Burli, Pomini e Monari.
ROVERETO. È oggi la
giornata più attesa del Festival città imprese: ...
( da "Trentino" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: ci saranno il presidente Dellai e
il rettore dell'Università di Trento Davide Bassi. Il progetto verrà illustrato
da Giovanni Marseguerra, responsabile scientifico del progetto e docente di
economia a Milano, e da Giulio Cainelli, docente di economia a Bari. Al termine
si terrà una tavola rotonda a cui parteciperanno l'assessore all'industria
Olivi, Mario Marangoni,
La diocesi tortonese in
lutto per la morte di monsignor Scabini
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: docente alla pontificia Università
lateranense di Roma, di cui era stato anche decano. Negli Anni Settanta ha
ricoperto l'incarico di assistente nazionale del settore adulti dell'Azione
cattolica. Dal 1995 al 2000 è stato assistente nazionale del Meic (Movimento
ecclesiale di impegno culturale), dopo aver accompagnato a lungo il gruppo
romano dell'
A Economia i più virtuosi
"Da anni siamo in regola guidati dalla necessità"
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: è che siamo stati costretti dalla
specificità della nostra facoltà a fissare altri limiti per i docenti che
insegnano a Economia. Tutto qua». A che cosa allude? «Noi possiamo contare su
un docente ogni 60 studenti. E' il rapporto di gran lunga più alto di tutta
l'Università di Torino. Non a caso, siamo quelli che più fanno ricorso ai
docenti a contratto e agli affidamenti».
All'università si lavora
sotto i minimi di legge ( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: università sotto assedio e i
professori accusati di essere fannulloni, non ce lo possiamo permettere».
Alcuni docenti si sono rivolti al rettore dell'Università Ezio Pelizzetti per
sollecitare l'ateneo a recepire una legge del 2005 che impone ai professori a
tempo pieno di insegnare almeno 120 ore l'anno come didattica frontale.
"Sì per etica e
immagine Sarebbe un bel segnale in un momento difficile"
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: anche un'operazione d'immagine, in
un momento che vede l'università sotto tiro». Il prorettore dell'Università
Sergio Roda vede di buon occhio l'iniziativa di chi vuole portare il minimo di
ore per la didattica dei docenti a
"Lavoriamo di più o
ci chiameranno tutti fannulloni"
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: La proposta di un gruppo di
docenti: "La legge impone di fare 120 ore non 90" [FIRMA]ANDREA ROSSI
«Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati dal ministero.
E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di
essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo proprio permettere.
[FIRMA]ANDREA ROSSI Se
continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati da...
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: Forse non hanno usato proprio
queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al rettore
dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa
di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di
creare qualche grattacapo.
Così l'Università di
Torino nel 2006: Il Senato Accademico all'unanimità d...
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Così l'Università di Torino nel
2006: «Il Senato Accademico all'unanimità delibera (...): 1) I docenti di I e
II fascia sono tenuti a svolgere attività didattica frontale (lezioni,
seminari, esercitazioni) per un minimo di 90 ore e fino ad un tetto massimo di
complessive 120 ore;
Medicina, tagliate 8
Scuole ( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: docente alla facoltà di Medicina e
primario della clinica Chirurgica -. I ragazzi si laureano qui e poi devono
andare in un'altra università a specializzarsi. Di fatto molti non cominceranno
nemmeno per non doversi trasferire poi. L'ospedale avrà meno medici al lavoro
nei reparti e vedrà limitato il principio anche del nuovo policlinico:
"Si lavori di
più" Pacchia finita all'Università
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: Forse non hanno usato proprio
queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al rettore
dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa
di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di
creare qualche grattacapo.
Ricercatori italiani
scoprono il gene che controlla le metastasi
( da "Libertà" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: è stata scoperta da un team di
ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di
Biotecnologie mediche dell'Università di Padova, e da Silvio Bicciato già
ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche
dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi,
microbiologo padovano.
Ex manifattura, in
commissione è polemica sulla riqualificazione
( da "Libertà" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: per accordi pubblico-privato in
grado di liberare una, almeno, delle quattro aree private sopracitate, così da
destinarla a verde pubblico in via definitiva. Se perciò il terreno di via
Cella-via Campesio è di proprietà della Conad che ci avrebbe volentieri
realizzato un suo supermarket, ecco che la variante commerciale ha previsto che
una struttura di vendita di 1.
Scoperto da italiani il
gene anti-metastasi ( da "Arena,
L'" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: È il risultato della ricerca
condotta da due team medici delle Università di Padova e di Modena e Reggio
Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell», guidati da Stefano
Piccolo, docente del Dipartimento patavino di Biotecnologie mediche, e Silvio Bicciato
del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio.
roma tre e il
"fantasma" di soria solo i buoni pasto ritirati regolarmente - paolo
griseri ( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: una docente declinava l´invito:
«Cari colleghi, non sono in grado di offrire consolazione in questa spiacevole
situazione anche perché il fatto che personalmente abbia visto il professor
Soria soltanto due o tre volte in quasi dieci anni, mi fa pensare che le
lamentele degli studenti fossero giustificate».
( da "Libertà" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: rivolto
a presidi e docenti, organizzato per l'ottavo anno consecutivo da Diesse e
Disal, in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano e il Liceo
della Comunicazione - Fondazione San Benedetto. «Molti dei nostri alunni
rischiano di essere vaccinati all'apprendimento insegnato scolastico - ha
ricordato Mazzeo -.
Uova benefiche
per l'Alba onlus Oggi, sabato 4 aprile, nei supermercati Rossetto di Borgo... ( da "Arena, L'" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: proseguiranno
gli incontri di formazione per genitori e docenti nell'ambito del progetto
«Formazione famiglie» realizzato con la collaborazione della Fondazione Exodus
di Verona. Relatore sarà il dottor Valter Drusetta, pedagogista della
Università della Famiglia, che tratterrà il tema: «Tra indipendenza ed
autonomia».
Italiani i
primi mini sensori alimentati da vibrazioni corpo umano ( da "Libertà" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: In una
ricerca pubblicata sulla rivista Physical Review Letters il gruppo
dell'università di Perugia coordinato da Luca Gammaitoni propone di creare
sensori utilizzando materiali piezoelettrici che generano piccole correnti
elettriche quando risentono di vibrazioni presenti nell'ambiente.
LEZIONE CON
FRATTA PASINI SU CRISI E SOSTEGNO ALLE IMPRESE ( da "Arena, L'" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: docente
del dipartimento di economia società e istituzioni. AUTOTRASPORTI ANCHE FAI
VERONA A ROMA PER PROTESTA CONTRO IL GOVERNO La Fai, Federazione
autotrasportatori, di Verona, ha partecipato alla protesta contro il governo a
Roma, con altri sindacati riuniti nella sigla Unitrans per chiedere al governo
di rispettare le promesse.
padova. e' il
cane da guardia delle cellule tumorali. finché sta al ... - fabiana pesci ( da "Nuova Sardegna, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: è stata
scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.
debora e
flavia, vite da provvisorie in città ( da "Nuova Venezia, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Cnr
sapendo che il posto è a rischio La realtà del precariato non è legata solo
alla ricerca universitaria: il problema della bassa retribuzione e di un futuro
lavorativo incerto investe anche migliaia di insegnanti delle scuole
elementari, delle medie, delle superiori e degli istituti di ricerca pubblici.
Debora Bellafiore, 28 anni, lavora come ricercatrice per il Cnr di Venezia.
attraverso la
conoscenza si può sconfiggere la crisi - silvia sanna ( da "Nuova Sardegna, La" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: dice il
docente di Economia -, in passato avevamo una squadra di artisti, musicisti e
cultori delle arti visive. Ce li siamo lasciati scappare». Ma forse quello che
veramente manca a Sassari è una classe dirigente di alto livello: «C'è un
problema di selezione - aggiunge Vannini -, negli enti la qualità media non è
elevata.
scoperto il
gene che blocca le metastasi - fabiana pesci ( da "Centro, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: è stata
scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.
alle urne il 22
e il 24 giugno subito dopo le amministrative ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: Il
decano Enrico Berti lo ha comunicato direttamente ai tre docenti l'altro
giorno: «Ho fatto le mie valutazioni - rivela il filosofo - E ho proposto
queste tre giornate. Anche se l'ufficializzazione della chiamata alle urne avverrà
a maggio, quando sarà emesso il decreto di indizione delle elezioni».
padova chiama
cina risponde nasce confucius institute ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: Università
di Padova. E' tutto pronto, dal team di docenti fino al progetto, dotato già di
metratura degli spazi. Ancora qualche anno e l'istituto di lingua e cultura
cinese, frutto del gemellaggio tra l'Ateneo patavino e l'Università di
Guangzhou (Pechino) aprirà ufficialmente le porte agli studenti della città del
santo.
Nuovo impianto
galvanico ( da
"Adige, L'" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: A far
gli onori ci casa il professor Pierluigi Bonora, direttore del Laboratorio e
docente dell'università, dipartimento di ingegneria dei materiali, che ha
presentato la nuova sede e l'impianto. Della ricerca e dei risultati ottenuti
hanno parlato Bonora, i professori Flavio Deflorian e Stefano Rossi e
l'ingegner Maria Lekka.
Il giorno di
Argomenti:
Cultura
Abstract: docente
di economia politica e membro del consiglio scientifico Cranec all'università
Cattolica di Milano (oltre che responsabile scientifico del progetto «Rovereto
2020»). Sul palco saliranno poi Giulio Cainelli, docente all'università di
Bari, il presidente della Provincia Lorenzo Dellai e il rettore dell'università
di Trento Davide Bassi.
mettere le
università - fulvio tessitore ( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: 3000
docenti, circe 10.0000 studenti). Far quanto propone De Sanctis significa
assegnare alle università cittadine e regionali una grande responsabilità, con
un grande peso decisionale (ma la rapidità di decisione degli atenei non teme
confronti con le burocrazie degli enti pubblici territoriali), ma anche con la
possibilità di mostrare all´
No, Ingegneria
sta bene dov'è DAVIDE BASSI ( da "Adige,
L'" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: dei
centri di ricerca pubblici e privati e delle imprese. Il trasferimento
tecnologico non lo fanno le matricole: servono ricercatori giovani ed
entusiasti, pronti a portare sul campo le competenze acquisite durante gli
studi universitari. Funziona così nelle buone università, e non vedo perché noi
dovremmo inventarci metodi alternativi:
scoperto il
gene che controlla le metastasi - fabiana pesci ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cultura
Abstract: è stata
scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.
plurilinguismo
tra malta e gorizia ( da "Messaggero
Veneto, Il" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: l'Università
di Udine a Gorizia ospiterà Giuseppe Brincat, docente di Linguistica italiana
all'Università di Malta. Martedì prossimo, 7 aprile, dalle 14 alle 16, nel
palazzo della Stella Matutina in via Nizza, Brincat terrà una lezione sul tema
"L'italiano in piazza nell'isola di Malta dal Quattrocento a oggi".
gal, arbau
prova a svelenire il clima ( da "Nuova
Sardegna, La" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: ultima
riunione del partenariato pubblico-privato per la formazione del Gal (Gruppo di
azione locale) per le regioni storiche di Barbagia, Gennargentu, Mandrolisai e
Supramonte. Si concludono così le assemblee che si sono tenute per i seminari
di formazione e adesione degli aderenti che hanno avuto inizio a Fonni, per
proseguire, poi,
elettrodotto,
chieste modifiche ( da "Messaggero
Veneto, Il" del
04-04-2009)
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Cultura
Abstract: necessarie
nuove forme di investimento pubblico-privato. Il progetto, fra l'altro, è un
elettrodotto interrato e non aereo, che già ne fa un'infrastruttura con minimo
impatto ambientale. L'assessore regionale ha fatto presente, inoltre, come
l'iter si sia completato con la Conferenza dei servizi del 15 febbraio 2008,
chiusasi con il parere favorevole di quasi tutti i partecipanti.
"sum,
irregolare la scelta dei prof" - franca selvatici ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: docente
di analisi matematica) e Augusto Marinelli (economia agraria), insieme con il
direttore Aldo Schiavone (diritto romano), esaminarono i titoli di docenti
delle più disparate discipline. Ma la legge - obietta il pm - impone che le
commissioni esaminatrici siano costituite da docenti esperti nella disciplina
oggetto della valutazione.
gli studenti
dell'onda all'ateneo "non è vero che lo spazio è inagibile" ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: abbiamo
dato vita a eventi culturali e ricevuto le adesioni di 65 docenti universitari,
oltre una ventina di scrittori» dicono i ragazzi. Secondo gli occupanti di
Bartleby, «dire che questo spazio è inagibile, come fa l´Alma Mater, non è
vero. Dopo i lavori, l´università non ha mai deciso la destinazione d´uso.
s. piero,
troppe competenze e lo svincolo resta pericoloso ( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)
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Cultura
Abstract: Un
progetto che i docenti universitari sono ben lieti di donare al territorio
affinché, chi di competenza, lo possa fare suo. Intanto, in attesa (che si
prevede molto lunga) di una ristrutturazione dello svincolo, residenti e
università chiedono un'attenzione maggiore per la manutenzione della
segnaletica e della cartellonistica.
consolidare le
eccellenze, liste di attesa corte - marco barabotti ( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: poco
meno di 1000 specializzandi e diverse centinaia di dottorandi, oltre a circa
360 unità di personale docente (a cui vanno aggiunti più di 300 'docenti a
contratto' ospedalieri). Gestire questo trasferimento non sarà una cosa da poco
ma le premesse ci sono tutte perché il processo vada a buon fine».
SANITÀ:
SCOPERTO GENE `BALUARDO' CHE BLOCCA METASTASI/ANSA ( da "Secolo XIX, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: di uno
studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena
e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica "Cell". I due
team di ricercatori sono stati guidati dal professor Stefano Piccolo, docente
del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal professor Silvio
Bicciato del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.
"le voci
dei vinti" eschilo e omero letti da pino caruso - laura nobile ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Docente
del Centro classica dell´università Iuav di Venezia, che promuove la rassegna
con l´associazione Engramma, Monica Centenni ha selezionato i testi: «è una
piccola collana di letture che mostra come il mito sia una materia plastica -
spiega - capace di parlare al presente attraverso le variazioni drammatiche e
poetiche della letteratura occidentale»
Montichiari,
riprendono i voli nazionali ( da "Giorno,
Il (Bergamo - Brescia)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: ROTTE
LOW COST CON LA NUOVA SOCIETÀ ITALIATOUR MONTICHIARI MENTRE I BRESCIANI in
cordata pubblico-privata cercano di comprarsi l'aeroporto D'Annunzio, la
veronese Catullo non pare intenzionata a cederne la proprietà, anzi rilancia.
Il presidente Fabio Bortolazzi parla di Montichiari come terza linea di
Malpensa, terminal per i cargo internazionali, in futuro anche dei passeggeri;
Ddl Università al
prossimo consiglio dei ministri ( da "Italia
Oggi" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Ddl
Università al prossimo consiglio dei ministri Rettori a tempo e un'abilitazione
nazionale per diventare docenti. Ma anche una diversa organizzazione degli
atenei su base federativa. Saranno questi, tra gli altri, i temi caldi del
disegno di legge che il ministro dell'istruzione e dell'università Mariastella
Gelmini vorrebbe portare al prossimo consiglio dei ministri.
IL CENTRO Studi
"De Gasperi" e le Acli hanno organizzato per oggi (inizio alle ore
9.30), ... ( da "Nazione,
La (Massa - Carrara)"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: coordinata
da Alessandro Volpi, docente di Storia Contemporanea all'Università di Pisa,
interverranno Alberto Vannucci, docente di Scienza della Politica
all'Università di Pisa e Luca Gori dell'Istituto Superiore Sant'Anna. Le
conclusioni sono affidate al presidente provinciale Acli, Stefano Lorenzelli.
Il "Santa
Maria Goretti" di Latina fra gli otto centri in Italia e i 120 al mondo
... ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: operativa
all'ospedale di Latina grazie alla convenzione con l'università "La
Sapienza". L'attività della nuova struttura è stata illustrata ieri
mattina dalla responsabile, la docente universitaria Raffaella Buzzetti, dal
direttore medico di presidio Rosario Sciuto e dal capo dipartimento Fabrizio
Soscia.
E' normale. La
vittoria soffiata da Stefano Fiorucci, il docente di Gastroenterologia g... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Al
docente dell'Università viene contestato il reato di peculato, per aver
utilizzato oltre due milioni di euro di enti pubblici (Miur, ateneo di Perugia
e Unione Europea) e privati per ricerche che secondo l'inchiesta risulterebbero
manipolate e falsificate, pubblicate su prestigiose riviste scientifiche
internazionali tra il 2000 e il 2006.
"Sobrietà
e comunicazione". E' questo tema della duegiorni, che si concluderà oggi,
voluta... ( da
"Messaggero, Il
(Umbria)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: e il
dottor Paolo Montesperelli docente ordinario di Metodologia e Tecnica della
Ricerca Sociale presso l'Università degli studi di Salerno. Oggi si proseguirà
dalle ore 9.30 alle 12.30 all'Auditorium San Domenico con la parte centrale del
festival e cioè il "Talk show su Sobrietà e Comunicazione" realizzato
dagli studenti degli Istituti scolastici superiori.
L'arte d'oggi
rilegge San Paolo ( da "Eco
di Bergamo, L'" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: e
spiegazioni di docenti universitari, riportati su pannelli. Questo il tema,
intonato all'attuale anno paolino, della sesta edizione della rassegna
organizzata sempre nel periodo quaresimale e con le stesse modalità dall'ateneo
milanese, avviata dal critico d'arte Luciano Caramel e curata dai docenti di
Storia dell'arte contemporanea Francesco Tedeschi e Cecilia De Carli e dall'
CelebrazioniArcene,
la Madonna delle Lacrime Celebrazioni per il 145 anniversario del miracolo
della lacrimazione della Madonna: ore 8, Messa nel santuario; ore 20, chiesa
parrocc ( da
"Eco di Bergamo, L'" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: curato
da Massimo Rivoltella, docente all'Università Cattolica di Milano. L'incontro
sarà intervallato da brani dell'organista Paolo Oreni. Zogno, nuova traduzione
della Bibbia Ore 17, nuova libreria «Spazio Volontalibro» in piazza Garibaldi
4, incontro sul tema «Tradurre per non tradire» col biblista mons.
Cinque
candidati, una sola intesa Serve un nuovo governo per l'ateneo ( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: ma solo
con poteri di verifica, per non incrinare l'autonomia dell'Università. Sia Tesi
che Caretti hanno poi invocato un'apposita «legge regionale». Tra i temi
affrontati, quello del pensionamento di 177 docenti nel 2010. «Urge una
politica che gestisca questo depotenziamento dell'offerta didattica», le parole
di Del Bimbo.
Pesaro Con la
conferenza SvobodaMagika: Il Faust di Strehler, Intollerance di Nono... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Massimo
Puliani, direttore dell'Istituto di Comunicazione Multimediale all'Accademia di
Macerata e docente al Dams dell'Università di Bologna, e Valentino Bellucci,
docente di Filosofia e anche di video Teatro all'Accademia di Macerata,
proporranno un suggestivo percorso nell'immaginario di "SvobodaMagika".
Musei a picco
allarme rosso ( da "Nazione,
La (Firenze)" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: operazione
di partnership pubblico-privata , che assicurerà il completamento del sistema
Uffizi-Pitti. Oltre al sottosegretario interverranno il direttore generale del
ministero, Roberto Cecchi, il direttore regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici, Mario Lolli Ghetti, e il direttore dei Musei Vaticani, Antonio
Paolucci.
Così il Comune
fa l'immobiliarista ( da "Resto
del Carlino, Il (Pesaro)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: in
cambio del diritto di superficie che consente alla società pubblica-privata di
realizzare il nuovo mercato) vede un valore dei beni molto più ridotto. E tutte
le transazioni di questo tipo sono, comunque, sottoposta a tassazione. Qualcuno
ha sbagliato i conti? INTANTO c'è un po' di agitazione anche a livello
urbanistico.
GIOVANI
PSICOLOGI nei condomini per superare i contrasti e puntare a una nuova co... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: docente
di Psicologia di comunità dell'Università di Bologna. IL SERVIZIO di mediazione
sociale è una caratteristica dell'Acer reggiano. Dai condomini arrivano
centinaia di richieste di intervento. Per un lavoro che spesso non ha orari, ma
può sfociare nel pranzo di Natale con la signora anziana o all'appostamento
notturno.
E' oggi l'addio
a monsignor Scabini ( da "Provincia
Pavese, La" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: docente
alla pontificia Università lateranense di Roma, di cui era stato anche decano.
Negli anni Settanta aveva ricoperto l'incarico di assistente nazionale del
settore adulti dell'Azione Cattolica Italiana. Dal 1995 al 2000 aveva ricoperto
la carica di assistente nazionale del Meic (Movimento ecclesiale di impegno
culturale)
Tumori,
scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi ( da "Giorno, Il (Milano)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: uno
studio condotto dalle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia,
pubblicato sulla rivista scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono
stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di
Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore
dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio
Emilia.
Tumori,
scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi ( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: uno
studio condotto dalle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia,
pubblicato sulla rivista scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono
stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di
Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore
dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio
Emilia.
Tumori,
scoperto il gene baluardo' che blocca le metastasi ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: il
risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di
Padova e di Modena, pubblicato sulla rivista scientifica Cell. I due team di
ricercatori sono stati guidati da Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di
Biotecnologie mediche di Padova, e da Silvio Bicciato del dipartimento di
Scienze biomediche di Modena e Reggio Emilia.
La città
(plurale) delle idee ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: docenti
universitari, musicisti, giornalisti. Un pubblico sceltissimo che sente la
bruciante attualità dell'«emergenza cultura». Felice Laudadio, direttore della
Casa del Cinema di Roma e dell'ItaliaFilmFest di Bari, e il rettore
dell'università di Bari Corrado Petrocelli, sono d'accordo: con i tagli
apportati da questo governo allo Spettacolo (
Tumori,
scoperta la proteina capace di bloccare le metastasi ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: uno
studio condotto dalle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia,
pubblicato sulla rivista scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono
stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di
Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore
dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio
Emilia.
Soru scioglie
il blind trust riprende il 17% del capitale ( da "Unita, L'" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: docente
dell'Università di Cagliari era stata trasferita lo scorso dicembre una quota
pari al 17,68% per ottemperare al conflitto di interessi di Soru in vista della
candidatura alle elezioni sarde. Racugno era stato nominato fiduciario al fine
di esercitare tutti i diritti (compreso il diritto di voto) e i privilegi
connessi alle azioni senza alcuna istruzione della parte fiduciante.
Scoperto il
gene che controlla le metastasi ( da "Tribuna
di Treviso, La" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: è stata
scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.
Testamento
biologico un gesto di libertà? ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: già
primario di Oncologia Medica al Businco, Maria Mura, magistrata della Corte
d'Appello, Maria Pia Massetti, insegnante lettere classiche, cattolica,
Fabrizio Oppo, insegnante di Filosofia e Storia, Chiesa Battista. Coordina
Grazia Maria De Matteis, docente Diritto penale all'Università e presidente
Comitato di Bioetica.
Quegli studenti ( da "Trentino" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: docente
di studi Orientali alla Sapienza di Roma. è intervenuto anche il Presidente
della Mezzaluna Rossa, un ente che svolge in Medio Oriente le funzioni della
nostra Croce Rossa. Dall'esposizione di quest'ultimo sono emerse ancora una
volta le drammatiche condizioni di Gaza, ma si è anche preso coscienza della
terribile situazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente.
scoperto il
gene che blocca le metastasi - fabiana pesci ( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: è stata
scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.
Tumori.
Scoperto il gene "baluardo" che blocca le metastasi ( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: gruppi
di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato
sulla rivista scientifica "Cell". I due team di ricercatori sono
stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di
Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore
dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio
Emilia.
Musica sacra
nelle chiese pavesi Tre concerti con esecuzioni rare ( da "Provincia Pavese, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Associazione
Docenti e Ricercatori Ateneo Pavese) e dal Cup (Circolo dell'Università di
Pavia), fa parte della stagione Musica in Università. La rassegna prenderà il
via martedì 7 aprile nella basilica di San Michele, approderà poi a Santa Maria
in Canepanova e toccherà, per l'appuntamento finale del 23 aprile, il prezioso
scrigno di San Teodoro.
Scoperto il
gene che blocca le metastasi ( da "Provincia
Pavese, La" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: è stata
scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.
Università, la
lasciano due ragazzi su cinque ( da "Giornale
di Vicenza.it, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: docente
dell'Universitat Politecnica de Catalunya a Barcellona, strappa sorrisi e
consensi segnalando come, nello stato di crisi attuale, «siano più importanti
le banche che le scuole. In Spagna il 50% dei giovani si iscrive
all'università». Paolo Bastianello, nominato da Emma Marcegaglia quale delegato
Education di Confindustria,
PADOVA. E' il
cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al ... ( da "Nuova Ferrara, La" del 04-04-2009) + 6 altre fonti
Argomenti:
Cultura
Abstract: è stata
scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.
Morresi: legge
40, nella pratica cambia poco ( da "Avvenire" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: è
Assuntina Moresi, docente di Chimica fisica all'università di Perugia e
componente del Comitato nazionale di bioetica. Nell'intervista apparsa sul sito
ilsussidiario.net, la consulente del ministero del Welfare conferma comunque
che dopo la sentenza, «nella pratica concreta, a quanto pare, cambia poco».
Scoperto il
gene che blocca le metastasi ( da "Avvenire" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: secondo
Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova,
«una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di
molti organi ha sottolineato Piccolo . Se p63 è persa da una cellula normale,
ciò non causa alcun danno, perché senza p63 quella cellula semplicemente muore.
Per i marittimi
più accoglienza nei porti italiani ( da "Avvenire" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: docente
presso l'Università di Genova, che ha coordinato la ricerca. «Quella che
colpisce i marittimi è una povertà di affetti », ha spiegato don Giacomo
Martino, direttore dell'Apostolato del mare della Fondazione Migrantes della
Cei. «Nell'epoca delle comunicazioni planetarie ha aggiunto un ma- rittimo
rischia di non telefonare a casa per due mesi»
13:47
UNIVERSITA': MEETING RETTORI UNIVERSITA' EUROPEE A SIENA ( da "Agi" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: che si
riunisce annualmente in una delle universita' partner, e' promuovere la
qualita' della ricerca e della didattica tramite la facilitazione della
mobilita' dei ricercatori, dei docenti e degli studenti e attraverso la
creazione di percorsi di studio integrati. Lo scorso 20 e 21 marzo l'incontro
del network si e' svolto a Budapest: il prossimo anno sara' l'
MATERA, UNA
MOSTRA SUL GENOCIDIO DEGLI ARMENI ( da "Basilicanet.it" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Associazione
Sinopia Luca Prisco e docente dellâ??Università di Lecce Isabella Bernardini
Dâ??Arnesian, quale rappresentante della comunità armena.
â??Lâ??Amministrazione Comunale ha accettato di buon grado questa iniziativa,
volta ad incentivare la partecipazione alla vita culturale e turistica della
città , nonché© a valorizzare il ricco patrimonio artistico e architettonico.
PADOVA. UN GENE
CONTRO LE METASTASI DEL TUMORE. UN GENE CONTRO LA MORTE. ESISTE E SI CHIAMA P6... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cultura
Abstract: docente
del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova, e da
Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'ateneo patavino), del dipartimento di
Scienze Biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Il risultato del
loro studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica «Cell».
La lotta alle
mosche passa attraverso il posizionamento di trappole in 15 siti
"sensibili"... ( da "Gazzettino,
Il (Rovigo)" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: spiegato
Marilena Leis docente dell'università di Ferrara e responsabile della ricerca,
saranno collocate 'trappole' su quindici punti del territorio, specialmente
nella zona commerciale e S. Maria Nord. Si tratta di due tipi di trappole:
cromotropiche, pannelli di
Fallita la Spa
mista, condanna anche ai consiglieri comunali ( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cultura
Abstract: prevedendo
la cessione a questo sodalizio pubblico-privato del diritto di superficie sulla
"Tagliamento". Sempre la Giunta attivò un bando di gara per
individuare un adeguato partner privato (che avrebbe assunto la maggioranza
della società), ma stabilì come unico atto di pubblicità del bando medesimo la
sua affissione per 10 giorni all'albo pretorio.
Importante
passo avanti nella ricerca medica per la lotta contri i tumori compiuto da un
team italiano delle università di Padova, Modena e Reggio Emilia Scoperto il
gene che blocc ( da "Gazzettino,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: ricerca
delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla
rivista scientifica «Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati dal
professor Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di
Padova, e dal professor Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino)
del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.
Nasce
l'associazione "Mosaico" con sessanta commercianti per fare rivivere
il centro storico ( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: la nuova
associazione pubblico-privata che avrà il compito di attivare e promuovere il
"Centro commerciale naturale" di Montebelluna. Alla base della nuova
associazione ci saranno, appunto, il Comune, il mandamento di Montebelluna
dell'Ascom, l'associazione commercianti per il centro storico che si prepara a
confluire nella nuova realtà.
Operai oggi,
tra lavoro e precariato ( da "Gazzettino,
Il (Venezia)" del
04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Una
parlata infrabruzzese e infraveneta enfatizza il gioco teatrale con cui si
racconta della disgregazione, della crisi dei valori, dell'incapacità di
comunicare tra simili, dell'assenza esistenziale. E anche dell'influenza del
pubblico sul privato: ossia di come come la perdita del lavoro possa
condizionare i rapporti umani.
Mostra del Cima
schiacciacrisi, commercianti in fermento: Occasione per rilanciare il centro ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: presidente
di Conegliano In Cima associazione pubblico-privata che ha come scopo proprio
quello di valorizzare le attività del centro città. «Proprio dalle sinergie
pubblico-private potrà svilupparsi la miglior strategia di comunicazione e di
promozione attorno a questa grande mostra che il territorio attendeva da tempo
e che rappresenta non solo un omaggio alla storia,
Piccole imprese
e credito: ecco come uscire dalla crisi ( da "Gazzettino, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: Non si
tratterebbe di una sorta di "bad real estate", ma di uno strumento di
temporanea smobilizzazione di garanzie per il quale sarebbe opportuno trovare
le necessarie forme di agevolazione fiscale. * docente di economia Università
Ca' Foscari Venezia
Promozione
turistica, alleanza tra Forlì-Cesena e Ravenna ( da "RomagnaOggi.it" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: nella
collaborazione tra enti pubblici e operatori privati, al fine di evitare
duplicazione di iniziative e sprechi di risorse. La Convenzione è sottoscritta,
in questa fase di avvio, da Camera di Commercio di Forlì-Cesena e Fondazione
Cassa dei Risparmi di Forlì, ma è prevista l'adesione del Comune di Forlì,
della Provincia di Forlì-Cesena e della Camera di Commercio di Ravenna,
Il suo utilizzo
consentirà cure migliori e personalizzate ( da "Sicilia, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: gruppi
di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato
sulla rivista scientifica «Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati
dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di
Padova, e dal Prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del
Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.
Salute/
Giornata nazionale persone con lesione midollo ( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: nell'aprile
del 2010, i tre più meritevoli saranno finanziati con un premio di 160.000 euro
ciascuno. Sono fondi, questi, messi a disposizione dalla generosità dei privati
che donano attraverso l'sms solidale della campagna "Si alzi chi può"
e grazie al contributo di aziende e fondazioni pubbliche e private.
SALUTE/
GIORNATA NAZIONALE PERSONE CON LESIONE MIDOLLO SPINALE ( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: nell'aprile
del 2010, i tre più meritevoli saranno finanziati con un premio di 160.000 euro
ciascuno. Sono fondi, questi, messi a disposizione dalla generosità dei privati
che donano attraverso l'sms solidale della campagna "Si alzi chi può"
e grazie al contributo di aziende e fondazioni pubbliche e private.
Un progetto per
la promozione turistica ed economica del territorio di Forlì-Cesena ( da "Sestopotere.com" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: come lo
scalo aeroportuale forlivese, nella collaborazione tra enti pubblici e
operatori privati, al fine di evitare duplicazione di iniziative e sprechi di
risorse. La Convenzione è sottoscritta, in questa fase di avvio, da Camera di
Commercio di Forlì-Cesena e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ma è
prevista l?
Scoperto gene
"baluardo" che blocca le metastasi ( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: è il
risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di
Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica
«Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo,
docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal Prof. Silvio
Bicciato (ex ricercatore dell?
18:13
EMIGRAZIONE: PRESENTATA RICERCA SUI VENETI IN ROMANIA ( da "Agi" del 04-04-2009)
Argomenti:
Cultura
Abstract: che ha
conseguito il dottorato di ricerca in storia presso l'universita' di Iasi iná
Romania. Referente scientifico del progetto e' il Gianpaolo Romanato, docente
di Storia contemporanea presso l'universita' di Padova e componente della
Consulta regionale dei Veneti nel Mondo. Nella storia della prima grande
emigrazione veneta nell'ultimo trentennio dell'Ottocento,
( da "Corriere.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Quasi tutte pianificate nei dettagli Stati Uniti: aprile, il mese delle
stragi Da Waco a Oklahoma City, dal liceo Columbine del Colorado a Virginia
Tech WASHINGTON - La maledizione di aprile perseguita l'America. La strage di
Binghamton è la quinta dal 1993 che viene compiuta in questo mese. E tutte e
cinque sono tra le più gravi della storia americana. I siti internet si
chiedono il perché di questa coincidenza. Nell'aprile
( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Alcuni docenti torinesi si sono rivolti al rettore
dell'Università Pelizzetti per sollecitare l'ateneo a recepire una legge del
2005 che impone ai prof di insegnare almeno 120 ore l'anno. In via Po la legge
non è mai stata recepita. Al punto che dopo l'entrata in vigore, il Senato
accademico ha emanato una delibera abbassando i limiti: minimo
90 ore, massimo 120. Rossi IN CRONACA
( da "Cittadino,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Una "barriera" per la cura dei tumori: nuova speranza dai
ricercatori italiani n Si chiama p63 il gene capace di funzionare da baluardo
contro la diffusione delle metastasi delle cellule tumorali. È il risultato di
uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica "Cell", e
condotto dai gruppi di ricerca guidati da Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di
Padova, e da Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del
Dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
Il processo delle metastasi, attraverso il quale una cellula lascia il tumore
primario, entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri
organi è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica.
Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata
accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Lo studio
padovano segna una decisa svolta: i ricercatori padovani hanno infatti scoperto
che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di p53 e di
RAS, se combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico
già in stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito
un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o
altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodono
e progressivamente indeboliscono le proprietà antimetastasi di p63.
( da "Giornale
di Brescia" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Edizione: 04/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:la città
Camerieri o ingegneri? Confronto su scuola e lavoro «Cosa significano quei
cartelli "Giù le mani dalla scuola?" Cosa vogliono dire, se il
rischio dei nostri ragazzi è quello di fare i camerieri agli ingegneri
indiani?». Bruno Vespa, nel mezzo della presentazione del suo libro, entra in
scivolata su un tema inevitabile, vista la presenza del ministro competente; e
scatena... un vespaio. Un vespaio tutto sommato civile, se si esclude qualche
fischio prolungato a Mariastella Gelmini e l'ostinazione di una donna del
pubblico che accusava il ministro di non volere il dialogo (e intanto impediva
al dibattito di andare avanti). Proprio per il timore di contestazioni poco
civili, alcune decine di persone erano state lasciate fuori dalla sala dei
Disciplini da un servizio d'ordine piuttosto deciso, «qualcuno è entrato lo
stesso», sospirano gli organizzatori». Tuttavia le schermaglie hanno lasciato
in breve il posto al dibattito, e dibattito è stato, e di alto livello. In
gioco c'è, come si dice spesso, «il futuro dei nostri ragazzi». «Se le
commissioni dei concorsi diventano a sorteggio, se si smontano le baronìe, se
si premia il merito, non credete che sia una rivoluzione?» chiede Vespa al
pubblico e ai compagni di tavolo. «La precarietà dei nostri giovani è un
problema di sistema» afferma Massimo Cacciari «e i migliori se ne vanno
all'estero, come hanno fatto due miei allievi. Tuttavia, se
vogliamo una competizione vera tra università, la soluzione è un'altra: la libera scelta dei docenti da parte
degli atenei, all'interno di un elenco di persone che hanno superato l'esame di
"libera docenza". La vera rivoluzione - prosegue il filosofo
veneziano - sarebbe l'abolizione del valore legale del titolo di studio».
Altro tema caldo, il rapporto tra scuola e lavoro. Per Cacciari «l'assillo
della prospettiva occupazionale è fuori luogo: le università
non devono insegnare mestieri, ma aprire la mente, insegnare a ragionare».
Emanuele Severino, come suo solito, introduce una visuale del tutto diversa e
molto... «severiniana»: «Nella scuola si pensa troppo alla macchina scolastica
e troppo poco ai contenuti. Si creano fabbriche per insegnare e imparare la
biologia, la letteratura, la matematica, ma non ci si chiede cosa deve sapere
un popolo, qual è il contenuto minimo della sua cultura. È un altro
scivolamento sulla tecnica». La Gelmini mette un po' di ordine e difende
l'impostazione della sua riforma: «La priorità è contenere il debito pubblico e
riqualificare la spesa: è il quadro in cui ci muoviamo. Detto questo, non
possiamo ridurre la scuola a un fatto contabile e per questo il dibattito ci
deve essere, con studenti, docenti e genitori. Ma dopo il confronto, si deve
decidere, nell'interesse non di una categoria o del ministro ma del paese». E
sul rapporto con lavoro: «Bisogna riqualificare innanzitutto le scuole tecniche
e professionali. Meglio un tecnico bravo che un laureato mediocre. Meglio una
scuola di specializzazione in meno che una fabbrica di diplomi che non trovano
riscontro nel mondo del lavoro. E meglio essere impopolari - conclude - che
antipopolari». sam
( da "Trentino"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
di Paolo Piffer «No ad Ingegneria, sì a un centro di ricerca» Il
rettore Bassi contrario al trasferimento all'ex Manifattura. A Sacco dottorati
e imprese Oggi (ore 9) al Mart il presidente Dellai illustrerà i programmi
della Provincia che riguardano la Rovereto dei prossimi dieci anni ROVERETO.
Oggi è il giorno della verità. Alle 9 al Mart sarà presentato il progetto per
la città del futuro con al centro il nuovo utilizzo dell'ex Manifattura
Tabacchi, la Tecnopolis del 2020. Il vicepresidente della Provincia Pacher non
appare entusiasta ma questa mattina a Rovereto sarà il governatore Dellai a
dettare la linea. Una cosa pare certa. Di trasferire la facoltà di Ingegneria
dalla collina di Trento all'ex stabilimento non se ne parla proprio. Piuttosto,
almeno questa è l'ipotesi più accreditata, verrà realizzato un polo di ricerca
assai flessibile. In altre parole, un polo che "occupi" i dottorati
universitari in stretta relazione con le imprese. Un sistema orientato allo
studio, e all'applicazione, di tecnologie ambientali capaci delle migliori
"prestazioni" in campo energetico, cioè che facciano risparmiare
soldi e ambiente. Il rettore Davide Bassi affida il suo pensiero ad un lungo
comunicato dopo che l'altra sera, all'inaugurazione del festival città delle
imprese, la presidente degli industriali Ilaria Vescovi aveva chiesto a gran
voce il trasferimento della facoltà. «Sbaglia - scrive - chi pensa di prendere
pezzi di questo sistema (quello universitario scientificio, n.d.r.) e di
traslocarli altrove. Piuttosto che pensare a costosi traslochi sarebbe meglio
investire le risorse disponibili per costruire ciò che ancora non abbiamo». E
Bassi si dilunga scrivendo di «economia della conoscenza» e di «terza
missione». Cioè, spiega, «costruire strutture separate in
cui possano lavorare gomito a gomito personale dell'università, dei centri di
ricerca pubblici e privati e delle imprese. Servono ricercatori giovani ed
entusiasti, pronti a portare sul campo le competenze acquisite durante gli
studi universitari». Sul tema intervengono anche i segretari generali di Cgil,
Cisl e Uil Burli, Pomini e Monari. «Non condividiamo le posizioni di
Confindustria circa futuribili spostamenti a Rovereto di facoltà e strutture.
Quello che ci vuole è una classe di imprenditori realmente propensa agli
investimenti innovativi». Il mondo politico e imprenditoriale roveretano è in
fibrillazione. C'è estrema cautela e prudenza nelle dichiarazioni.
L'industriale Mario Marangoni si limita a dire: «Non ho capito un granché
quello che ha detto Pacher. Aspettiamo domani (oggi per chi legge, n.d.r.) e
vediamo quello che ha da dirci Dellai». Non è che dica tanto di più l'assessore
comunale all'industria Paolo Farinati. «Dall'incontro di sabato penso proprio -
afferma - che un minimo di chiarimento possa venir fuori. D'altronde, il
"bastone" ce l'ha in mano Dellai. Sono sicuro che su alcuni aspetti
verrà fatta chiarezza e si individueranno dei percorsi. Ormai siamo al dunque».
Chi invece interviene a lungo è il consigliere provinciale della Lega Nord Claudio
Civettini. Attacca Pacher accusato di una «posizione Trento-centrica». Poi la
proposta: «Per Sacco si pensi ad una università dell'Euregio che metta Rovereto
protagonista dello sviluppo culturale e imprenditoriale».
( da "Trentino"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
ROVERETO. è oggi la giornata più attesa del Festival città imprese: ...
ROVERETO. è oggi la giornata più attesa del Festival città imprese: stamattina
alle ore 9 al Mart si illustra lo studio "Rovereto 2020", il modello
di sviluppo per il prossimo decennio, promosso per la città della Quercia dalla
Fondazione Caritro, dalla Cassa Rurale e dall'associazione culturale Rovereto
2020. Accanto al sindaco Valduga, ci saranno il presidente
Dellai e il rettore dell'Università di Trento Davide Bassi. Il progetto verrà
illustrato da Giovanni Marseguerra, responsabile scientifico del progetto e docente di economia a Milano, e da
Giulio Cainelli, docente di
economia a Bari. Al termine si terrà una tavola rotonda a cui parteciperanno
l'assessore all'industria Olivi, Mario Marangoni, il presidente della
Cassa Rurale Marega, e Giovanni Pegoretti, docente di
economia politica. Nel pomeriggio, alle ore 17, è la volta di Lucia Athens,
esperta in progetti di bioedilizia. Sarà introdotta da Gianni Lazzari,
amministratore delegato del distretto tecnologico trentino, e discuterà dei
nuovi modelli per il cambiamento economico. Infine, spazio al teatro: alle ore
21 - sempre al Mart - l'attore e regista Pino Costalunga presenta il suo
spettacolo "Canto per la metropoli Nord est".
( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
OGGI I FUNERALI. PASTORALISTA E TEOLOGO La diocesi tortonese in lutto
per la morte di monsignor Scabini Vengono celebrati stamane, alle 11, nella
chiesa parrocchiale di Pregola, in alta Valle Staffora, nel Pavese, i funerali
di monsignor Pino Scabini, figura sacerdotale eminente non solo della diocesi
di Tortona, ma dell'intero mondo cattolico italiano, protagonista della
stagione conciliare e dell'associazionismo cattolico. Monsignor Scabini è morto
l'altra sera, a 82 anni, nella sua casa di Pregola. Alla cerimonia funebre sono
attesi sacerdoti da tutta la diocesi. A presiederla dovrebbe essere il vescovo
Martino Canessa. Messaggi di condoglianze sono giunti in vescovado e ai
familiari da ogni parte d'Italia. La notizia ha suscitato profondo cordoglio in
Valle Staffora, dove era nato e dove ha trascorso gli ultimi 5-6 anni della sua
vita, nel Vogherese e nel Tortonese. A Tortona, in particolare, era stato
parroco di San Matteo e ancora oggi i parrocchiani lo ricordano con sincero
affetto. Monsignor Scabini è stato un importante teologo e pastoralista, docente alla pontificia Università
lateranense di Roma, di cui era stato anche decano. Negli Anni Settanta ha
ricoperto l'incarico di assistente nazionale del settore adulti dell'Azione
cattolica. Dal 1995 al 2000 è stato assistente nazionale del Meic (Movimento
ecclesiale di impegno culturale), dopo aver accompagnato a lungo il gruppo
romano dell'associazione. Rettore del Pontifico Seminario lombardo di
Roma, dopo il ritorno in diocesi aveva ricoperto gli incarichi di direttore
dell'istituto diocesano di formazione di Tortona e di assistente diocesano dei
gruppi Meic di Voghera e Tortona, dove prima di partire per Roma era stato
anche docente di religione al liceo. Lo scorso anno
monsignor Scabini aveva celebrato i 60 anni di ordinazione sacerdotale. E'
ricordato come una figura particolarmente significativa nel mondo dell'impegno
culturale cattolico, un protagonista della vita ecclesiale italiana, punto di
riferimento per tanti laici e tante famiglie, uno dei sacerdoti.
( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Gli stakanovisti A Economia i più virtuosi "Da anni siamo in
regola guidati dalla necessità" C'è una facoltà in cui il problema nemmeno
si pone. E dove da anni il limite minimo delle 90 ore di didattica frontale
all'anno per i professori a tempo pieno è stato stracciato. Economia da tempo
si è "adeguata" alla legge del 2005. «Per necessità», racconta il
preside Sergio Bortolani. Siete i più ligi di tutto l'ateneo, allora? «No, è che siamo stati costretti dalla specificità della nostra
facoltà a fissare altri limiti per i docenti che insegnano a Economia. Tutto
qua». A che cosa allude? «Noi possiamo contare su un docente ogni 60 studenti. E' il rapporto di gran lunga più alto di tutta
l'Università di Torino. Non a caso, siamo quelli che più fanno ricorso ai docenti
a contratto e agli affidamenti». E quindi avete dovuto correre ai ripari
e chiedere un sacrificio ai vostri professori? «Dovendo fare i conti con questo
problema - una grande varietà di corsi e molti studenti a fronte di pochi
docenti in proporzione - abbiamo imposto la regola delle 120 ore fin da subito.
Non avevamo scelta, altrimenti non saremmo riusciti a garantire la varietà
dell'offerta formativa che ci caratterizza». Quindi i vostri docenti sono gli i
stakanovisti dell'Università di Torino? «Ma no. Come carico didattico ciascun
professore è tenuto a garantire 120 ore di didattica frontale ogni anno, vale a
dire due corsi da 60 ore ciascuno, generalmente uno nel primo semestre e
l'altro nel secondo». Basta per riuscire a riempire tutte le caselle? «A volte
no. Ma si può intervenire». Come? «Soltanto in un secondo momento - qualora
siano rimasti alcuni corsi scoperti - si può proporre un ulteriore incarico a
un docente, che in quel caso riceve un compenso
aggiuntivo». Quindi c'è chi sfora le 120 ore? «Può capitare. Per alcuni di noi
a volte è una necessità».\
( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
IL CASO LUNEDÌ IL SENATO ACCADEMICO SI PRONUNCIA DOPO L'APPELLO DI
ALCUNI PROFESSORI IL NUOVO FILM SICUREZZA STRADALE DENUNCIA DELLA «STAMPA»
All'interno All'università si lavora sotto i minimi di
legge Ferrario e Littizzetto sul set alle Vallette con venti detenuti Il
governo non dà i fondi, saltano autovelox e rotonde Via il cemento piazza
Vittorio in stile Parigi Pane a 1 euro e cento sconti contro la crisi Previste
120 ore di lezione l'anno: qui c'è la deroga a 90 Claudia Ferrero Maurizio Tropeano
Servizio Intesa tra Provincia e supermercati Novacoop e Crai Valida sei mesi
Alessandro Mondo «Rischiamo i rimbrotti dal ministero. E con l'università sotto assedio e i professori
accusati di essere fannulloni, non ce lo possiamo permettere». Alcuni docenti
si sono rivolti al rettore dell'Università Ezio Pelizzetti per sollecitare
l'ateneo a recepire una legge del 2005 che impone ai professori a tempo pieno
di insegnare almeno 120 ore l'anno come didattica frontale. Molti
atenei, ad esempio il Politecnico, si sono adeguati. In via Po la legge non è
mai stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento,
che risale ai primi anni Ottanta. Al punto che dopo l'entrata in vigore della
legge il Senato accademico ha emanato una delibera abbassando i limiti: minimo
90 ore, massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non valesse
per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti
prima della sua entrata in vigore», la spiegazione dell'ateneo. Andrea Rossi
ALLE PAGINE 52 E 53
( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Il prorettore "Sì per etica e immagine Sarebbe un bel segnale in
un momento difficile" «Favorevole? No, favorevolissimo. Anche sul piano
etico. Di più: potrebbe essere un segnale. Volendo, anche
un'operazione d'immagine, in un momento che vede l'università sotto tiro». Il prorettore dell'Università Sergio Roda vede di
buon occhio l'iniziativa di chi vuole portare il minimo di ore per la didattica
dei docenti a
( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
"Lavoriamo di più o ci chiameranno tutti fannulloni" La proposta di un gruppo di docenti: "La legge impone di
fare 120 ore non 90" [FIRMA]ANDREA ROSSI «Se continuiamo così rischiamo
come minimo di essere rimbrottati dal ministero. E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori
accusati di essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo proprio
permettere. Dobbiamo metterci in regola. O, comunque, al riparo dalle
critiche». Forse non hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle
settimane scorse si sono rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio
Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa di una legge del 2005 che
l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di creare qualche grattacapo.
La norma è la 230 del 2005. Parla chiaro: i professori a tempo pieno devono
garantire un impegno minimo, sul fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di
cui almeno 250 per la didattica frontale, cioè l'insegnamento in aula.
Significa tenere due corsi da 60 ore l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30.
Limiti inferiori per i docenti part-time: 250 ore di didattica di cui 80
frontali. Molti atenei, ad esempio il Politecnico, si sono adeguati.
L'Università no. In via Po la legge non è mai stata recepita. Si è rimasti
ancorati allo status giuridico di riferimento, che è precedente alla norma e
risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi dopo l'entrata in vigore
della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato una delibera in cui ha
abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha ribadito quelli vecchi:
minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari ed esercitazioni; massimo
120. «Si è sempre agito considerando che la legge non valesse per gli atenei
con status giuridico precedente né per i professori assunti prima della sua
entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della facoltà di Scienze e
presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è controversa,
potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente
dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero
dovuti andare in pensione a 65 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era
entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione
e potrà insegnare altri cinque anni. Ecco perché l'Università non ha mai
modificato i minimi stabiliti prima del 2005, spiegano in ateneo. E, a dire il
vero, non ha mai ricevuto sanzioni né richiami dal ministero. Ora, però, i
tempi sono cambiati. E negli anni i carichi di lavoro non sono stati uguali per
tutti. A Economia si viaggia già "per decreto" a 120 ore. A Scienze
la media per ciascun docente è di 125 ore anche se non
c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la situazione è ben diversa.
Anche dentro le singole facoltà - persino nei dipartimenti - si sono prodotte
situazioni paradossali: docenti che si limitano al minimo indispensabile e
altri costretti agli straordinari, altro che 120 ore. Il risultato? «Troppa
iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il minimo di 90 ore ha favorito
la proliferazione di incarichi e contratti esterni. Una spesa non più
sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno sollecitato l'ateneo a
uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un intervento d'imperio da
Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in commissione didattica
dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda nell'ordine del
giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra favorevole»,
spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il blocco dei
concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la contrazione dei
finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a contratto». Insomma,
d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di più, anche per
sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano tutti
d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle
facoltà sono molte e ci sono questioni di ordine giuridico che potrebbero
mettersi di traverso.
( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
[FIRMA]ANDREA ROSSI «Se continuiamo così rischiamo come minimo di
essere rimbrottati dal ministero. E di questi tempi, con l'università
sotto assedio e i professori accusati di essere una categoria di fannulloni,
non ce lo possiamo proprio permettere. Dobbiamo metterci in regola. O,
comunque, al riparo dalle critiche». Forse non hanno usato
proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al
rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia.
Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia
di creare qualche grattacapo. La norma è la 230 del 2005. Parla chiaro:
i professori a tempo pieno devono garantire un impegno minimo, sul fronte della
didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno 250 per la didattica frontale, cioè
l'insegnamento in aula. Significa tenere due corsi da 60 ore l'anno, oppure uno
da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori per i docenti part-time: 250 ore di
didattica di cui 80 frontali. Molti atenei, ad esempio il Politecnico, si sono
adeguati. L'Università no. In via Po la legge non è mai stata recepita. Si è
rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che è precedente alla
norma e risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi dopo l'entrata in
vigore della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato una delibera in
cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha ribadito quelli
vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari ed esercitazioni;
massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non valesse per gli
atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti prima della
sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della facoltà di Scienze
e presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è controversa,
potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente
dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero
dovuti andare in pensione a 65 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era
entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione
e potrà insegnare altri cinque anni. Ecco perché l'Università non ha mai
modificato i minimi stabiliti prima del 2005, spiegano in ateneo. E, a dire il
vero, non ha mai ricevuto sanzioni né richiami dal ministero. Ora, però, i
tempi sono cambiati. E negli anni i carichi di lavoro non sono stati uguali per
tutti. A Economia si viaggia già "per decreto" a 120 ore. A Scienze
la media per ciascun docente è di 125 ore anche se non
c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la situazione è ben diversa.
Anche dentro le singole facoltà - persino nei dipartimenti - si sono prodotte
situazioni paradossali: docenti che si limitano al minimo indispensabile e
altri costretti agli straordinari, altro che 120 ore. Il risultato? «Troppa
iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il minimo di 90 ore ha favorito
la proliferazione di incarichi e contratti esterni. Una spesa non più
sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno sollecitato l'ateneo a
uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un intervento d'imperio da
Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in commissione didattica
dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda nell'ordine del
giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra favorevole»,
spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il blocco dei
concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la contrazione dei
finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a contratto». Insomma,
d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di più, anche per sopperire
alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano tutti d'accordo. Ma c'è
chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle facoltà sono molte e
ci sono questioni di ordine giuridico che potrebbero mettersi di traverso.
( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Così l'Università di Torino nel 2006: «Il Senato
Accademico all'unanimità delibera (...): 1) I docenti di I e II fascia sono
tenuti a svolgere attività didattica frontale (lezioni, seminari,
esercitazioni) per un minimo di 90 ore e fino ad un tetto massimo di
complessive 120 ore; 2) L'attività didattica frontale può
consistere, oltre che nella tenuta di corsi o moduli di lezioni, in seminari,
esercitazioni nonché nella docenza nei dottorati di ricerca».
( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
NOVARA.MENO MEDICI DISPONIBILI NEI REPARTI DELL'OSPEDALE «MAGGIORE»
Medicina, tagliate 8 Scuole Metà delle specializzazioni sono state "federate"
con l'ateneo di Torino [FIRMA]BARBARA COTTAVOZ NOVARA Il ministero «decapita»
le Scuole di specializzazione della facoltà novarese di Medicina. Per l'università significa perdere lo sbocco naturale dei laureati
mentre l'ospedale «Maggiore» vede svanire forza lavoro importante. E si torna
indietro di 15 anni. Sino a tre giorni fa, l'università
di Novara aveva sedici Scuole di specializzazione per una cinquantina di posti
e la promessa di aprirne dieci nuove, alcune in settori importanti come la
Nefrologia, reparto che vanta numeri elevati di trapianti renali. Poi il
ministro Gelmini ha cambiato idea: ha varato soltanto la nuova Scuola della
Medicina di Emergenza e ha stabilito che quelle con due o meno specializzandi
vengano accorpate ad altre nell'ambito della stessa regione. Così Novara perde
l'autonomia per otto Scuole, anche prestigiose e di tradizione: Anatomia
patologica, Chirurgia maxillo facciale, Dermatologia, Neurologia, Otorino,
Patologia clinica, Radioterapia e Urologia. Torino risulta capofila, il
Piemonte Orientale «federato». «Non c'è stata nessuna considerazione per Novara
- denuncia il preside di Medicina Giovanni Vacca -. In altre regione, come la
Lombardia, Milano non è sempre capofila e altre università
minori come ad esempio Varese hanno conservato la titolarità di alcune Scuole.
Per noi non è avvenuto». Quali sono le conseguenze dirette di questa decisione
per università e ospedale? «Gli studenti avranno
un'offerta formativa ridotta e l'ateneo rischia di diventare una sorta di liceo
- spiega Marcello Garavoglia, docente alla facoltà di Medicina e primario della clinica Chirurgica -.
I ragazzi si laureano qui e poi devono andare in un'altra università a specializzarsi. Di fatto
molti non cominceranno nemmeno per non doversi trasferire poi. L'ospedale avrà
meno medici al lavoro nei reparti e vedrà limitato il principio anche del nuovo
policlinico: didattica e assistenza assieme. La città ne esce
danneggiata profondamente». Lunedì il preside Vacca e il rettore Paolo
Garbarino incontreranno i loro omologhi della facoltà torinese per rivendicare
almeno i posti esistenti l'anno scorso, pur perdendo la «titolarità» delle
Scuole. Vacca ha annunciato anche una lettera al ministro Gelmini: «Qui non si
sta razionalizzando, si taglia una facoltà in crescita. Io insegno a Novara dal
1973, allora c'erano i corsi liberi, e ho partecipato alla creazione della
facoltà. Quando abbiamo avuto i soldi dallo Stato ci siamo espansi, quando sono
mancati li abbiamo trovati da fondazioni e sponsor privati finanziando così 16
posti da ricercatore e due da associato. Quando sono arrivati i criteri dei
requisiti minimi, alcune facoltà hanno chiuso dei corsi e noi invece abbiamo
creato due lauree magistrali nuove. Le nostre iscrizioni sono esplose. Adesso
il lavoro fatto si vanifica così».
( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
"Si lavori di più" Pacchia finita all'Università "I
professori devono adeguarsi alla legge: 120 ore di lezione o ci diranno
fannulloni" [FIRMA]ANDREA ROSSI TORINO «Se continuiamo così rischiamo come
minimo di essere rimbrottati dal ministero. E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di essere
una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo metterci
in regola. O, comunque, al riparo dalle critiche». Forse
non hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si
sono rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la
sostanza non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai
recepito ma che ora rischia di creare qualche grattacapo. La norma è la
230 del 2005. Parla chiaro: i professori a tempo pieno devono garantire un
impegno minimo, sul fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno
250 per la didattica frontale, cioè l'insegnamento in aula. Significa tenere
due corsi da 60 ore l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori
per i docenti part-time: 250 ore di didattica di cui 80 frontali. Molti atenei,
ad esempio il Politecnico, si sono adeguati. L'Università no. In via Po la
legge non è mai stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di
riferimento, che è precedente alla norma e risale ai primi anni Ottanta. Al
punto che pochi mesi dopo l'entrata in vigore della legge, nel 2006, il Senato
accademico ha emanato una delibera in cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento.
Meglio, ha ribadito quelli vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi
seminari ed esercitazioni; massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la
legge non valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i
professori assunti prima della sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte,
preside della facoltà di Scienze e presidente della Commissione didattica. «Ma
la questione è controversa, potrebbe essere sollevata davanti alla Corte
Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola:
secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 70 anni; chi
ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento
era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni. Ecco
perché l'Università non ha mai modificato i minimi stabiliti prima del 2005,
spiegano in ateneo. E, a dire il vero, non ha mai ricevuto sanzioni né richiami
dal ministero. Ora, però, i tempi sono cambiati. E negli anni i carichi di
lavoro non sono stati uguali per tutti. A Economia si viaggia già "per
decreto" a 120 ore. A Scienze la media per ciascun docente
è di 125 ore anche se non c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la
situazione è ben diversa. Anche dentro le singole facoltà - persino nei
dipartimenti - si sono prodotte situazioni paradossali: docenti che si limitano
al minimo indispensabile e altri costretti agli straordinari, altro che 120
ore. Il risultato? «Troppa iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il
minimo di 90 ore ha favorito la proliferazione di incarichi e contratti
esterni. Una spesa non più sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno
sollecitato l'ateneo a uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un
intervento da Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in commissione
didattica dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda nell'ordine
del giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra favorevole»,
spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il blocco dei
concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la contrazione dei
finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a contratto». Insomma,
d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di più, anche per
sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano tutti
d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle
facoltà sono molte.
( da "Libertà"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Ricercatori italiani scoprono il gene che controlla le metastasi roma -
E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile
ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si
allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per
disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua
funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano
Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova, e da Silvio
Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze
biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo
Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti di partenza, uno a valle
ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa alle cellule tumorali
migranti di provocare il 90 per cento delle morti di pazienti oncologici,
dall'altra la constatazione che come tutti i processi biologici anche la
metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e spegnimento di decine,
forse centinaia, di geni. Fino a "ieri" si riteneva che la migrazione
delle cellule malate fosse determinata da una sorta di «superpotere» ad
appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore primario. Lo studio,
pubblicato sulla rivista internazionale "Cell", segna una svolta. E'
stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a volte
migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I
ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e
progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa
è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di
molti organi - spiega Stefano Piccolo - Se P63 è persa da una cellula normale,
ciò non causa alcun danno, perché senza P63 quella cellula, semplicemente,
muore. Ma se P63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero da una
cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta ad un suo
comportamento »asociale«, alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla
conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico, soprattutto quando si ha a
che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo sconfiggere con le armi più
appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una nuova angolazione: ora si
sa che è un "sottoprodotto" di quelle forze che operano per favorire
la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di geni mutanti quasi
incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi su di
un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del segnale di via
fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già con il piede
sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la "spia molecolare".
L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni
"indicatori" capaci di rivelare la presenza o meno del gene
antimetastasi P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove "spie
molecolari" - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta
della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta
alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato
paziente». Lo studio è stato possibile anche grazie al fondamentale contributo
dell'Airc, associazione italiana per la ricerca sul cancro e della Fondazione
Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori
Piccolo e Bicciato i primi destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel
2007. Fabiana Pesci 04/04/2009
( da "Libertà"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Ex manifattura, in commissione è polemica sulla riqualificazione Il Pdl
non partecipa, Putzu si smarca e vota no: affare per chi costruisce L'ok della
maggioranza al piano: ma occorre più edilizia convenzionata È sufficiente
l'interesse pubblico contenuto nell'accordo urbanistico tra Comune e privati
che in cambio di quattro aree verdi portate nella disponibilità dell'ente
locale consente l'edificazione residenziale, con una quota di commerciale,
nell'ambito del progetto di riqualificazione del comparto dell'ex manifattura
tabacchi all'Infrangibile? Attorno a questo interrogativo ha ruotato la
discussione ieri in commissione 2 dove l'assessore al territorio Francesco
Cacciatore ha illustrato la pratica. quattro aree acquisite Da un lato ci sono
quattro aree private da anni inutilizzate che in totale misurano quasi 30mila
metri quadrati. Sono dei campi dove la proprietà, che da Prg può vantare
diritti edificatori, si è vista bloccare i propositi immobiliari dalla
contrarietà del Comune che ne giudica strategico il mantenimento a verde. Si
tratta delle aree tra via Cella e via Campesio, tra via Raffalda e via Cella,
tra via Perosi e via Zandonai, tra via Sanzio e via da Vinci. manifattura
tabacchi Dall'altro lato c'è l'ex manifattura tabacchi, tra via Montebello, via
Raffalda e via XXIV Maggio, di proprietà della Fintecna spa che nel
( da "Arena, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Sabato 04 Aprile 2009 PRIMAPAGINA Pagina 1 MEDICINA. Ricercatori di
Padova e Modena Scoperto da italiani il gene anti-metastasi Si chiama p63 il
gene capace di funzionare da «baluardo» contro la diffusione metastatica delle
cellule tumorali. È il risultato della ricerca condotta da
due team medici delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia,
pubblicato sulla rivista scientifica «Cell», guidati da Stefano Piccolo, docente del Dipartimento patavino di
Biotecnologie mediche, e Silvio Bicciato del Dipartimento di Scienze Biomediche
di Modena e Reggio. Il processo metastatico, attraverso cui una cellula
tumorale entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la
principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni
processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e
spegnimento di decine, forse centinaia, di geni.
( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina VII - Torino Roma Tre e il "fantasma" di Soria solo i
buoni pasto ritirati regolarmente Pochi parlano: "Non vogliamo essere
l´ateneo del galeotto" In dieci anni i più lo hanno visto 2 o 3 volte.
Tace il suo superiore e amico di vendemmie Avviso sulla porta del suo ufficio:
rivolgersi al professor Grilli fino a data da stabilire PAOLO GRISERI (segue
dalla prima di cronaca) Almeno fino a quando il chiavistello della cella delle
Vallette non tornerà a girare nel verso giusto. Ma questo, pudicamente,
l´avviso non lo dice. A Roma Tre meno si parla di quel professore e meglio è:
«Non vogliamo - sussurra uno studente - passare per l´università
del galeotto. E poi, adesso che non c´è, che differenza c´è?». Questo è il
punto. Nella sede della facoltà di lettere il problema principale è la tutela
dell´immagine. La sostanza rimane la stessa di sempre. Che da dieci anni
Giuliano Soria tenesse corsi in questa parte di Roma, a pochi passi dall´Eur,
se ne erano accorti davvero in pochi. Alessandra, storica rappresentante degli
studenti, racconta un aneddoto istruttivo: «Qualche tempo fa una ragazza è
venuta da noi a lamentarsi perché aveva scelto di dare la tesi con Soria e non
riusciva a laurearsi. Io l´ho cazziata». Perché arrabbiarsi con la poveretta?
Non era meglio prendersela con il professore? «Mi sono arrabbiata con lei -
spiega Alessandra - perché tutti sanno che Soria non c´è mai. Allora uno nella
vita deve anche farsi un furbo. Se si caccia nei guai è anche un po´ colpa
sua». Non sono esagerazioni di studenti. Perché al di là del vero e proprio
muro di omertà opposto dai vertici dell´ateneo, filtrano valutazioni analoghe
anche dalla sala professori. Nella notte tra il 23 e il 24 marzo scorso, quando
ormai la vicenda di Soria era finita su tutti i giornali e telegiornali della
nazione, c´era ancora chi tra i cattedratici cercava di raccogliere solidarietà
al patron del Grinzane contro le accuse di assenteismo degli studenti. Con un
messaggio di posta elettronica, una docente declinava l´invito: «Cari
colleghi, non sono in grado di offrire consolazione in questa spiacevole
situazione anche perché il fatto che personalmente abbia visto il professor Soria
soltanto due o tre volte in quasi dieci anni, mi fa pensare che le lamentele
degli studenti fossero giustificate». Perché, scoppiato lo scandalo, il
punto non è capire come sia stato possibile affidare una cattedra a un fantasma
ma cercare di sopire e troncare ogni polemica evitando il pubblico disdoro per
l´università. Che Giuliano Soria goda a Roma Tre di
amicizie potenti è dimostrato dalla ricca galleria fotografica che lo stesso
sito del Grinzane offre a chi voglia sfogliare l´album di famiglia dell´ex
presidente del Premio. Si scorgono così, tra le trasparenze dei flut della
vendemmia 2006, accanto a una sorridente Stefania Sandrelli, il bel volto di
Guido Fabiani, potente rettore dell´ateneo (imparentato con un´alta carica
istituzionale), quello del direttore amministrativo Pasquale Basilicata (per
quale ragione letteraria era presente un contabile?) e quello del direttore del
dipartimento, Otello Lottini che, per l´occasione, è giunto da Roma a Grinzane
accompagnato dalla consorte. Lottini, diretto superiore di Soria a Roma Tre,
non si è limitato a partecipare alla festa della vendemmia ma ha anche preso
parte ad altri viaggi grinzaniani come quello, di taglio più culturale, all´università spagnola di Salamanca. Una bella foto lo ritrae
accanto al rettore di quel secolare ateneo, Vicente Gonzales Martin. Oggi
Lottini non vuole intervenire sull´incresciosa vicenda Soria. Sale la scala che
porta al terzo piano dopo aver partecipato a una delicata riunione di docenti.
Professor Lottini, che cosa avete deciso? «Sul caso Soria non ho nulla da
dirle. Quel che dovevamo comunicare lo abbiamo comunicato alle competenti
autorità accademiche». è vero che Soria, da queste parti, non si vedeva mai?
«Non intendo rispondere a domande sull´argomento». Non ci può dire nulla
nemmeno sulla vostra conoscenza? Ci sono le fotografie che vi ritraggono
insieme.. «Sono rispettoso del vostro lavoro ma non intendo parlare. Buona
giornata». La riunione si è svolta in un clima cupo. I colleghi di Soria sono
ancora sotto shock per il servizio delle Iene che con la telecamera hanno
raccontato l´università dello scandalo. Il professore
è già stato sospeso dall´incarico il giorno dopo l´arresto. Bisogna ora
decidere se proporre sanzioni più severe. Alla vigilia della riunione quella che
si deve difendere è però la professoressa Marinella Rocca Longo, presidente del
collegio didattico, che alle Iene aveva risposto: «Ufficialmente non ne so
niente. Certo non era un professore assiduo». Come ha osato la professoressa
esprimersi con tanta libertà sull´assenteismo di Soria? Lei stessa corre
immediatamente ai ripari con una lettera inviata al rettore Fabiani e per
conoscenza «al direttore amministrativo, Pasquale Basilicata». Naturalmente la
colpa è del montaggio del servizio che «con opportuni tagli» avrebbe fornito
«un´immagine lesiva della dignità dell´ateneo». E poi, come si diceva negli
anni Settanta, il problema è a monte: «Il problema - si arrampica la
professoressa - è che nella mia posizione io ho sì, per statuto, il compito di
vigilare sulla regolarità della didattica. Ma nel medesimo statuto e nei
regolamenti non è specificato con che strumenti potrei esercitare tale
compito». Dunque esiste «una manchevolezza regolamentare nell´organizzazione
dell´università», ecc. ecc. ecc. Sospiro di sollievo:
evviva, la questione sta nella struttura, la povera professoressa ha le mani
legate come Victoria Abril in «Atame» di Almodovar e Soria poteva
tranquillamente bigiare le lezioni senza che nessuno se ne accorgesse. Sarà per
questo che la preside, Francesca Cantù, giunta da pochi mesi alla guida della
facoltà di Lettere, propone in riunione una sorta di sanatoria: «Quel che è
accaduto con il professor Soria - dice ai docenti - non deve ripetersi più.
Consideriamo quello di oggi il primo giorno dell´anno zero di una nuova epoca».
Dunque il redde rationem è rinviato a data da destinarsi, quando qualcuno sarà
riuscito ad accertare le cifre esatte dell´assenteismo del professore.
Nell´attesa tutti tacciono «ufficialmente». Ufficiosamente, nei corridoi, c´è
invece chi sparge voci maligne: «Il 18 di ogni mese - dice un ragazzo - i
docenti vanno a ritirare i buoni pasto in un ufficio che si trova vicino alla
sede del rettorato. Dicono che il blocchetto di Soria sia stato ritirato anche
nel mese di marzo». Quando il professore mangiava gratis già da qualche giorno,
a spese della casa circondariale delle Vallette.
( da "Libertà"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
«I ragazzi vaccinati contro le informazioni» Convegno
sull'apprendimento, alla prima giornata presenti oltre duecento professori
Ragazzi immersi in un mondo di informazioni, tanto da risultarne
"vaccinati". E a chi si chiede come è possibile coinvolgerli nell'apprendimento
scolastico, la risposta sembra semplice: lasciateli entrare nelle vostre
botteghe di insegnanti, mostrate, e non dimostrate, l'uso della ragione. Con le
materie di scuola ma anche nella vita. Così, ieri, Rosario Mazzeo, preside e
saggista, in apertura del convegno "Imparare ad apprendere - Insegnamento
metodo e competenza", rivolto a presidi e docenti,
organizzato per l'ottavo anno consecutivo da Diesse e Disal, in collaborazione
con la Fondazione di Piacenza e Vigevano e il Liceo della Comunicazione -
Fondazione San Benedetto. «Molti dei nostri alunni rischiano di essere
vaccinati all'apprendimento insegnato scolastico - ha ricordato Mazzeo -.
Crescono immersi in mille informazioni e credono già di sapere. Quando è così
difficilmente si impara. Quello che manca non è l'informazione ma l'attenzione
umana ad elaborarla. È necessario insegnare all'uso della ragione, in una serie
di incontri creativi, ossia ore di lezione che diventano occasione di incontro,
avvenimenti da non dimenticare, in cui si apprende l'arte del concentrarsi».
Fondamentale in tutto ciò la relazione umana di qualità, il reciproco
insegnarsi. «Occorre entrare in classe con speranza - ha detto Mazzeo -, e
guardare ogni ragazzo per ciò che è». Ermanno Puricelli, dell'Università di
Bergamo, ha centrato il suo intervento sulle competenze, in particolare quelle
del primo ciclo di studi. Il concetto fondamentale proposto è stato che: «La
competenza serve a creare un accordo più forte tra la scuola e la vita», ha
detto Puricelli. Il tutto declinato in un panorama scolastico che sta
cambiando. «La scuola sta investendo molto in questo ambito, pur tra forti
difficoltà di attuazione vissute dal ministero stesso e dagli insegnanti. Le
competenze esistono nella vita quotidiana, non è possibile fare nulla se non si
è minimamente competenti - ha osservato il professore -. Ma la competenza può
anche essere trasformata in apprendimento scolastico, visto che ciò è una
necessità della realtà». Puricelli ieri si è intrattenuto a parlare del senso e
della natura delle competenze scolastiche, e di quelle introdotte dagli ex
ministri dell'istruzione Fioroni e Moratti, e del linguaggio che le
caratterizza. A moderare gli interventi ieri il preside Mauro Monti che a
fronte di un'alta partecipazione (circa duecento i partecipanti) ha fatto
notare come «in un momento in cui la scuola sembra reinventarsi una ragione per
esistere, tanta gente è disposta ad adoperarsi per dare il suo contributo».
Oggi i lavori proseguiranno in Fondazione a partire dalle ore 9. Tra i
relatori: Roberto Vicini, docente e consulente DG
Formazione della Regione Lombardia con un intervento dal titolo "Obbligo
di istruzione e competenze nelle scuole superiori", Paola Bruno Longo, del
Politecnico di Torini, su "Imparare ad apprendere la matematica".
Dopo un momento di condivisione di esperienze didattiche le conclusioni saranno
lasciate a Renato Pistillo, direttore nazionale Diesse, e a Roberto Pelagatta,
presidente nazionale Disal. I lavori termineranno intorno alle 13 e 30. Ilaria Molinari
04/04/2009
( da "Arena, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Sabato 04 Aprile 2009 NECROLOGI Pagina 23 Uova benefiche per l'Alba
onlus Oggi, sabato 4 aprile, nei supermercati Rossetto di Borgo Uova benefiche
per l'Alba onlus Oggi, sabato 4 aprile, nei supermercati Rossetto di Borgo
Milano, Parona e Lugagnano i volontari dell'associazione Alba onlus, impegnati
nell'aiuto dei bambini malati di fibrosi cistica in Bielorussia, metteranno a
disposizione del pubblico delle uova pasquali di cioccolato del peso di oltre
tre etti per raccogliere fondi per le iniziative dell'associazione. L'offerta
minima è di 5 euro. Chi volesse contribuire comunque all'associazione può
versare un'offerta sul c/c postale 88164058 intestato ad Associazione Alba
onlus Progetto Fibrosi Cistica oppure con un bonifico bancario su Banca Popolare
di Verona (Iban: IT 11 E Abi 05188 Cab 11707 c/c bancario 41359). Liceo «G.
Fracastoro» incontri di formazione Martedì 7 aprile, alle 20.30, al liceo
scientifico «Fracastoro», nell'aula magna della sede di via Moschini, 11/A, proseguiranno gli incontri di formazione per genitori e docenti
nell'ambito del progetto «Formazione famiglie» realizzato con la collaborazione
della Fondazione Exodus di Verona. Relatore sarà il dottor Valter Drusetta,
pedagogista della Università della Famiglia, che tratterrà il tema: «Tra
indipendenza ed autonomia». L'incontro è rivolto a genitori e docenti ed
è aperto al pubblico. Giornata bio e per l'etica «Coltiviamo una ricchezza
diversa». Si svolge oggi, 4 aprile, la giornata nazionale del biologico per la
finanza etica, promossa da Ecor -NaturaSì (la più importante società di
distribuzione di prodotto biologici in Italia) e Banca popolare Etica (la prima
e unica banca italiana che opera esclusivamente secondo i criteri della finanza
etica. A Verona, per un giorno, nel negozio La Macina in via Nepote, 2/4, in
contemporanea con i negozi della rete B'io e con i supermercati NaturaSì in
tutta Italia, i clienti potranno non solo fare la spesa, ma anche conoscere un
modo equo ed etico di investire il proprio denaro, unendo l'attenzione per la
salute e i temi ambientali con quella per i temi sociali. In città aderiscono
all'iniziativa e metteranno a disposizione dei clienti materiale informativo
sulla finanza etica i NaturaSì di via Pisacane 2/a e di via Torbido 11/b (zona
Porta Vescovo). Come evitare le truffe Lunedì 6 aprile alle 15 al Centro S.
Toscana (Porta Vescovo) gestito dai volontari Fevoss in collaborazione con la
prima circoscrizione del Comune, la polizia di Stato informerà sui sistemi
applicati dai truffatori ai danni di persone vulnerabili ed indicherà i metodi
per evitarli. Tutti sono invitati a questo interessante incontro. Generazioni a
confronto Generazioni a confronto: anziani e bambini, i saperi dei primi a
supporto della formazione e crescita dei secondi. È il tema del progetto
realizzato da I.Ci.S.S., Istituti Civici di Servizio Sociale, e finanziato
dalla Regione Veneto che si è tradotto nel libro «I saperi degli anziani nella
formazione dei più piccoli. Riflessioni, esperienze, proposte di scambi
intergenerazionali nei servizi all'infanzia». L'incontro è per lunedì 6 aprile
dalle 15.30 alle 18, all'I.Ci.S.S. di via Carso 9.
( da "Libertà"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Italiani i primi mini sensori alimentati da vibrazioni corpo umano Sono
italiani i primi mini-sensori capaci di esplorare il corpo umano alla ricerca
del loro bersaglio prendendo energia direttamente dalle vibrazioni
dell'organismo. Finora era un problema riuscire ad alimentare dispositivi di
questo tipo a causa delle dimensioni (ad esempio, le celle a combustibile sono
troppo grandi) o per l'impossibilità di sostituire le batterie una volta che in
sensore èstato introdotto nell'organismo. In una ricerca pubblicata sulla rivista Physical Review
Letters il gruppo dell'università di Perugia coordinato da Luca Gammaitoni
propone di creare sensori utilizzando materiali piezoelettrici che generano
piccole correnti elettriche quando risentono di vibrazioni presenti nell'ambiente.
«Nei prossimi cinque-dieci anni avremo a disposizione un grande numero di
meccanismi su scala microscopica», osserva Gammaitoni. Nonostante il principio
che permette di convertire il rumore ambientale in energia utilizzabile sia
un'idea nota, la ricerca presenta una tecnica per sfruttare un'ampia banda di
vibrazioni. In particolare, sfruttare le oscillazioni non lineari permette di
ottenere una quantità di energia da quattro a sei volte maggiore di quanto non
si possa fare sfruttando le oscillazioni lineari. I metodi esistenti per
produrre energia dalle vibrazioni sfruttsno specifiche risonanze, ma secondo il
gruppo italiano questo approccio non si può sfruttare all'interno
dell'organismo umano, dove la maggioranza delle vibrazioni è distribuita su un
ampio spettro di frequenze. Così i fisici hanno progettato un esperimento per
determinare, in linea di principio, se le oscillazioni non lineari permettono
di ottenere una maggiore quantità di energia. Nell'esperimento è stato
utilizzato un pendolo in acciaio al quale era collegato del materiale
piezoelettrico.che fa capo al gruppo di Gammaitoni. La tecnica per mettere a
punto micro-ssensori che prendono energia dal corpo umano è stata brevettata
dalla Wispower, una spin-off che fa capo al gruppo di Gammaitoni e il cui
obiettivo è trasformare il principio fisico scoperto dai ricercatori di Perugia
in dispositivi utilizzabili. 04/04/2009
( da "Arena, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Sabato 04 Aprile 2009 ECONOMIA Pagina 39 Brevi ALL'UNIVERSITÀ LEZIONE
CON FRATTA PASINI SU CRISI E SOSTEGNO ALLE IMPRESE Lunedì alle 17.30 al Polo
Zanotto dell'Università di Verona, Carlo Fratta Pasini, presidente del banco
Popolare discuterà con gli studenti del corso di storia delle imprese sul tema
«Interventi di sostegno alle imprese e alle attività sociali in periodo di
crisi» nell'ambito di una lezione tenuta da Sergio Noto, docente del dipartimento di economia società e istituzioni.
AUTOTRASPORTI ANCHE FAI VERONA A ROMA PER PROTESTA CONTRO IL GOVERNO La Fai,
Federazione autotrasportatori, di Verona, ha partecipato alla protesta contro
il governo a Roma, con altri sindacati riuniti nella sigla Unitrans per
chiedere al governo di rispettare le promesse. Una mancata risposta
potrebbe portare a un fermo nazionale il 7 aprile, come ha annunciato Pasquale
Russo segretario della Conftrasporto. AUTOMOBILI VERONA PRIMA NEL VENETO PER
L'USO DEGLI ECOINCENTIVI In Veneto sono 12.380 le auto acquistate fino al 31
marzo con gli ecoincentivi. Nell'86% dei casi è stato rottamato un veicolo. Gli
ecoincentivi hanno avuto più successo a Verona, 2.397 acquisti, seguono Padova,
2.147; Treviso, 1.741; Vicenza, 1.727; Venezia, 1.651; Rovigo, 638 e Belluno,
346. È quanto emerge dai dell'Automobile Club d'Italia.
( da "Nuova
Sardegna, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina 13 - Attualità PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule
tumorali. Finché sta al ... FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle
cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile ed attento, le costringe a
restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano,
entrano nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi.
Il guardiano è il gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura
mirata del tumore, è stata scoperta da un team di
ricercatori guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di
Padova. Il team è composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore
dell'ateneo patavino, ora al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università
di Modena e Reggio Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano.
Due i punti di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica
che imputa alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle
morti di pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i
processi biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata
accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si
riteneva che la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta
di «superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore
primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una
svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a
volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I
ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e
progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa
è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di
molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno,
perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una
cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale,
allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità
cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio
nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per
poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la
metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di
quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola
combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale
pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in
attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori
partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la
«spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei
geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi
P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea
Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più
personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che
guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».
( da "Nuova
Venezia, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina 18 - Cronaca Debora e Flavia, vite da «provvisorie» in città
Insegnare a scuola e studiare al Cnr sapendo che il posto è
a rischio La realtà del precariato non è legata solo alla ricerca
universitaria: il problema della bassa retribuzione e di un futuro lavorativo
incerto investe anche migliaia di insegnanti delle scuole elementari, delle
medie, delle superiori e degli istituti di ricerca pubblici. Debora Bellafiore,
28 anni, lavora come ricercatrice per il Cnr di Venezia. Si è laureata a
Padova nel
( da "Nuova
Sardegna, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina 27 - Sassari «Attraverso la conoscenza si può sconfiggere la
crisi» Nella sala conferenze della Nuova esperti a confronto nel dibattito
organizzato dall'associazione «Amici di Sassari» SILVIA SANNA SASSARI. Dopo
vent'anni di dibattiti nessuno è sorpreso di scoprire che i problemi sono
sempre gli stessi. Probabilmente ad essere sbagliati erano i tempi, visto che
il nuovo Puc sembrava dietro l'angolo nel 1992: gli Amici di Sassari ne
parlavano già allora. E di un carcere più moderno si sentiva l'esigenza già nel
1994. Anni in cui discutere del recupero del centro storico aveva ancora un
senso, prima che Predda Niedda e i grandi centri commerciali prendessero il
sopravvento. Oggi il dibattito su ciò che non va si trasforma in una caccia
alle responsabilità reciproche. Nella sala convegni della sede della Nuova
Sardegna, quella che «sarebbe dovuta rimanere in città», dice lo storico Sandro
Ruiu, si confrontano le diverse anime protagoniste della rinascita possibile.
La crisi c'è, lo dicono i dati, le scelte sbagliate compiute negli anni hanno
scavato un solco difficile da colmare. Gli Amici di Sassari vogliono celebrare
il loro ventesimo compleanno spargendo un po' di ottimismo. Si parte dalle cose
fatte per incoraggiare, chi può, a impegnarsi di più. Il presidente
dell'associazione Giovanni Maniga esordisce con l'elogio al piano strategico e
al bilancio sociale, «strumenti di programmazione ragionata, attraverso i quali
l'amministrazione comunale ha scelto di seguire un percorso chiaro e
condiviso». Forse è proprio questo il cambiamento che ha segnato gli ultimi 20
anni di storia della città. Sandro Ruiu ricorda le preoccupazioni che
emergevano nei primi anni '90 dagli incontri organizzati dagli Amici di
Sassari: «A quei tempi dominava il triangolo edilizio, segnato dalle
speculazioni, dai progetti di dubbia utilità e di forte impatto ambientale. Per
fortuna molti sono rimasti sulla carta. Fu la giunta guidata dal sindaco Anna
Sanna a dire il primo no alle varianti urbanistiche, ad avviare la
progettazione del nuovo piano». In quel periodo di vacche grasse, nulla
sembrava ostacolare la realizzazione di opere faranoiche, più adatte a una
metropoli che a una città di provincia di 130mila abitanti. Il sindaco
Gianfranco Ganau fa il primo esempio: «L'Auditorium non è stato concepito come
un teatro ma come un ente lirico. Un monumento mastodontico che nessuno sano di
mente oggi si sognerebbe di ipotizzare. Un'amministrazione che pensa così in
grande, senza guardare cosa c'è nelle sue casse, fa del male alla città e lascia
un cimitero di incompiute. Noi l'Auditorim crediamo di poterlo completare, ma
il vero problema arriverà dopo: come sostenere i costi di gestione?». Il
rettore Alessandro Maida fa il secondo esempio: «Quando mi sono insediato,
l'orto botanico a Piandanna era già stato progettato ma a disposizione c'era
solo metà dell'importo. L'Università ha trovato i soldi, 20 milioni ce li ha
promessi l'ex presidente della Regione Renato Soru. Tra poche settimane partirà
il bando per il completamento delle strutture: Cagliari dovrà mantenere i
patti». Basterà questo perchè gli studenti inizino ad amare l'Università?
Basteranno i 410 posti letto in più (rispetto a 15 anni fa) ricordati dallo
storico e già presidente dell'Ersu Antonello Mattone? No, secondo l'economista
Marco Vannini, che indossa i panni del provocatore. Dice che l'ateneo sassarese
«è lento, poco aperto al confronto con quello che fanno da altre parti.
Dobbiamo imparare a guardare il mondo, a prendere esempio da chi ottiene
risultati migliori dei nostri». Perchè, secondo Vannini, solo la conoscenza e
il capitale umano, possono essere la chiave dello sviluppo. «Sassari è priva
dei luoghi della cultura della modernità - dice il docente di Economia -, in passato
avevamo una squadra di artisti, musicisti e cultori delle arti visive. Ce li
siamo lasciati scappare». Ma forse quello che veramente manca a Sassari è una
classe dirigente di alto livello: «C'è un problema di selezione - aggiunge Vannini
-, negli enti la qualità media non è elevata. Pochi sono bravissimi,
molti sono scarsi». Il rettore Maida non ci sta. Dice che in questi anni a
penalizzare Sassari è stato il rapporto difficile tra l'Università e le
istituzioni. «A Ferrara il Comune regala all'ateneo palazzi ottocenteschi, io
aspetto da un anno e tre mesi la valutazione dell'Istituto dei ciechi, che
l'Ateneo vuole acquistare per ampliare il polo umanistico». Il sindaco Ganau
replica subito: «La valutazione è stata fatta, l'immobile ha un valore di circa
4 miliardi. Ma il comune di Sassari non può permettersi di regalare neanche uno
spillo, le sue casse non lo consentono». Poi il discorso si sposta sul polo
agro-veterinario di Bonassai. Maida dice di non avere mai visto quell'idea di buon
occhio, «perchè le facoltà vanno potenziate in sede», e aggiunge che secondo
lui quel progetto non decollerà mai «perchè la Regione non metterà i soldi».
Poi non fa nomi, ma guarda dritto negli occhi il sindaco quando ricorda la
recente polemica con l'assessore alla Sanità Dirindin, «che ha detto che qui
non si fa nulla perchè Sassari si perde nelle sue beghe», e aggiunge: «Speravo
che oltre all'Università le replicasse qualcun altro». Di invidie, di scarso
senso di collaborazione parla anche l'imprenditore Rinaldo Carta, che il giorno
dopo la rapina nel supermercato di via Degli Astronauti confessa che gli è
mancata «la solidarietà di qualcuno». Ma contesta anche il livello di
preparazione dei laureati che assume come dipendenti: «Molti non sanno neppure
le tabelline, alcuni ignorano l'Atto di Dolore e persino il Padre Nostro». Ma
la colpa, in questi casi, di chi è? Molto più grave, secondo il giudice
onorario Francesca Maieli, non avere la percezione di un altro fenomeno che
cresce. A Sassari, città in crisi e a caccia di un'identità, i primi a soffrire
sono i più giovani. I minorenni che scelgono droga e alcol per allontanarsi da
una realtà che non gli piace e nella quale non riescono a trovare
un'alternativa.
( da "Centro,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina 4 - Attualità Scoperto il gene che blocca le metastasi Padova,
il team di ricercatori di Piccolo ha aperto la via alla cura mirata del tumore
FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta
al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un
qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema
circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il
gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano
Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti
di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa
alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di
pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi
biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e
spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che
la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di «superpotere»
ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore primario. Lo studio,
pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una svolta. E' stato
scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a volte migrano
dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I ricercatori
hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente
indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa è una proteina
nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi.
Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza
P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una cellula
staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si
apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità cioè di un
suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico,
soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo
sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una
nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di quelle forze che
operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di
geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la
metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del
segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già
con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la «spia
molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni
«indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi P63.
«L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea Bicciato -
permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata,
ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano
l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».
( da "Mattino
di Padova, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
UNIVERSITA' AL VOTO Alle urne il 22 e il 24 giugno subito dopo le
amministrative Nessun rischio collisione con le elezioni amministrative ed
europee del 6 e 7 giugno: al Bo si voterà per il nuovo rettore l'ultima
settimana di giugno. Le date decise sono lunedì 22 e mercoledì 24 e, per
l'eventuale ballottaggio tra i due candidati più votati dei tre (Giovanni
Bittante, Giorgio Palù e Giuseppe Zaccaria), venerdì 26 giugno. Il decano Enrico Berti lo ha comunicato direttamente ai tre
docenti l'altro giorno: «Ho fatto le mie valutazioni - rivela il filosofo - E
ho proposto queste tre giornate. Anche se l'ufficializzazione della chiamata
alle urne avverrà a maggio, quando sarà emesso il decreto di indizione delle
elezioni». Ieri il rettore attualmente in carica, Vincenzo Milanesi, ha
trasmesso una breve nota in cui sottoscrive la notizia e precisa che «il decano
ha inoltre fissato le tre assemblee elettorali previste dal regolamento di
Ateneo nei giorni 3 giugno (nella Sala dei Giganti del Liviano), 8 giugno (al
dipartimento di Fisica) e 12 giugno (in aula Morgagni, al Policlinico
universitario)». Un'altra data importante è quella di giovedì prossimo, con la
seduta straordinaria del senato accademico. All'ordine del giorno sarà
presentata la proposta di un codice etico che regolamenti il fair-play, da qui
alla chiamata alle urne, tra Bittante, Palù e Zaccaria. Tuttavia sembra che ai
piani alti di palazzo del Bo non siano molto interessati: la proposta è stata
infatti già snobbata al consesso del senato riunitosi lo scorso 30 marzo.
(m.tro.)
( da "Mattino
di Padova, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
POLO UMANISTICO Padova chiama Cina risponde Nasce Confucius Institute
Sorgerà nel nuovo polo umanistico di via Beato Pellegrino, all'interno
dell'attuale stabile dell'Ex Geriatrico, e si chiamerà Confucius Institute
dell'Università di Padova. E' tutto pronto, dal team di
docenti fino al progetto, dotato già di metratura degli spazi. Ancora qualche
anno e l'istituto di lingua e cultura cinese, frutto del gemellaggio tra
l'Ateneo patavino e l'Università di Guangzhou (Pechino) aprirà ufficialmente le
porte agli studenti della città del santo. Intanto la piattaforma
bilingue è stata battezzata con una targa e un accordo sottoscritto ieri
mattina al Bo da Vincenzo Milanesi e da una delegazione di diplomatici cinesi.
A dare la benedizione al «progetto che è simbolo di cooperazione culturale e
sociale quanto economica» c'erano anche il presidente della Camera di Commercio
Roberto Furlan e l'imprenditore Mario Carraro. Perché al cda del Confucius, oltre
ai due atenei, alla Camera di Commercio e alla Regione, ci saranno anche nomi
importanti del tessuto produttivo locale. Per quanto riguarda i finanziamenti,
però, bisogna ringraziare direttamente il governo cinese che ha investito 100
mila dollari. Il Bo ci mette le mura dell'edificio e l'ateneo cinese, invece, 3
mila libri i docenti madrelingua. Le prove generali di interscambio sono già
partite: da ottobre, le facoltà della Patavina Universitas ospitano 24 studenti
cinesi e da gennaio, in Cina, sono presenti 9 iscritti del Bo. «L'istituto -
precisano il rettore Yu Jianshe e il diplomatico Yang Changchun - è il sesto in
Italia». (m.tro.)
( da "Adige, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pergine Al Bic un Laboratorio anticorrosione Nuovo impianto galvanico
PERGINE - C'erano aziende trentine e venete venerdì 3 aprile all'inaugurazione
della sede del Laboratorio tecnologico anticorrosione industriale e del nuovo
impianto galvanico nella sede del Bic di viale dell'Industria. E con esse
rappresentanti di associazioni industriali, in particolare di Belluno e Trento,
con Assogalvanica italiana, studenti, giovani ingegneri trentini e veneti, borsisti,
ecc. A far gli onori ci casa il professor Pierluigi Bonora,
direttore del Laboratorio e docente dell'università, dipartimento di ingegneria dei materiali, che ha presentato la
nuova sede e l'impianto. Della ricerca e dei risultati ottenuti hanno parlato
Bonora, i professori Flavio Deflorian e Stefano Rossi e l'ingegner Maria Lekka.
04/04/2009
( da "Adige, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
al mart Ecco la città di domani Il giorno di «Rovereto 2020» Il
progetto «Rovereto 2020» prevede un nuovo modello di sviluppo nella città della
Quercia per il prossimo decennio. Lo studio, coordinato da un'apposita
associazione di professionisti e imprenditori e commissionato all'università Cattolica di Milano, sarà illustrato stamattina
al Mart. Lo studio parte da un'approfondita analisi della situazione lagarina,
dal punto di vista demografico, amministrativo, economico. Uno dei punti forti
è la Tecnopolis all'ex Manifattura di Sacco, un campus tra ricerca e produzione
con l'università di ingegneria e laboratori funzionali
alle industrie. Rovereto dovrebbe diventare il distretto tecnologico
dell'energia alternativa e dovrebbero farne parte anche l'area ex Casotte di
Mori e l'ex Alumetal. L'obiettivo del progetto è proprio quello di trasferire
in questo triangolo il futuro industriale orientato alla sviluppo della
conoscenza. L'introduzione è affidata al sindaco Guglielmo Valduga che lascerà
poi la parola a Giovanni Marseguerra, docente di economia politica e membro del consiglio scientifico Cranec
all'università Cattolica di
Milano (oltre che responsabile scientifico del progetto «Rovereto 2020»). Sul
palco saliranno poi Giulio Cainelli, docente all'università di Bari, il presidente della Provincia Lorenzo Dellai e il
rettore dell'università di
Trento Davide Bassi. A seguire ci sarà un'animata tavola rotonda con
Mario Marangoni, presidente della Fondazione Caritro e del gruppo omonimo,
Paolo Marega, presidente della Cassa rurale di Rovereto, Alessandro Olivi,
assessore provinciale all'industria, Giorgio Pegoretti, docente
di economia politica, e Giulio Andreolli, ingegnere e presidente del comito
scientifico di «Rovereto 2020». 04/04/2009
( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina VIII - Napoli METTERE LE UNIVERSITà FULVIO TESSITORE S i
trattava di articolare organicamente, e in piena autonomia di ciascuna sede,
rispettata nella propria indipendenza, intorno a due università
"generaliste", una di grande e lunga tradizione (la Federico II),
un´altra in giovanile espansione (Salerno), una rete di atenei specialistici,
anch´essi di autorevole esperienza: l´Orientale e il Suor Orsola. Era ed è
ancora (pur se vent´anni fa non fu capito per ingiustificata diffidenza verso
l´università quasi otto volte secolare, che, per
secoli era stato il solo "studium generale" non solo di Napoli, ma di
tutto il Mezzogiorno continentale) un progetto per creare uno spazio volano al
mondo della formazione, della ricerca, dello sviluppo civile per la città e per
la regione in una autentica dimensione internazionale. A questo indispensabile
carattere dei nostri atenei fa riferimento, con forza, il professor Francesco
De Sanctis, rettore del Suor Orsola, nel suo coraggioso e articolato
intervento, che condivido in toto. Fare delle università
non già le destinatarie di benevole "elargizioni", generose o meno,
dei fondi europei per la ricerca e la formazione, ma dei veri e propri partner
dell´ente Regione nella definizione della destinazione e nella gestione di tali
fondi. In tal modo si qualificherebbe la spesa, si eviterebbe la tentazione
delle inutili, dannose, improduttive ripartizione a pioggia (più o meno
clientelare), si garantirebbe la trasparenza delle operazioni, sottoposte a
rigorose valutazioni preliminari e consuntive. Naturalmente il sistema funzione
a condizione di saper definire precise priorità, di avere il coraggio di
valutare con rigore, di stabilire un piano anche di tempi diversi ma certi,
perché nessuno che meriti sia escluso, ma non giocando al ribasso per non
dispiacere nessuno. Far questo non significa attribuire un privilegio alle università, che, per altro, lo meritano perché sono, ormai,
il solo, vero sistema produttivo ed economicamente attivo della città e del
Mezzogiorno, con un vasto indotto, che non credo abbia confronti (ai miei
tempi, per far solo un esempio, il bilancio complessivo della Federico II
movimentava circa duemila miliardi delle vecchie lire all´anno, senza
considerare che cosa significano per l´economia della città e regione, 5000
impiegati amministrativi, 3000 docenti, circe 10.0000
studenti). Far quanto propone De Sanctis significa assegnare alle università cittadine e regionali una
grande responsabilità, con un grande peso decisionale (ma la rapidità di
decisione degli atenei non teme confronti con le burocrazie degli enti pubblici
territoriali), ma anche con la possibilità di mostrare all´opinione
pubblica che cosa veramente sono e sanno essere le università,
finalmente smettendola di farle apparire la sentina di tutti i vizi, come piace
presentarle a chi ha il gusto ipocrita e perverso dello scandalismo. Spero
fortemente che la proposta di Francesco De Sanctis sia valutata attentamente,
sia discussa criticamente, sia attuata.
( da "Adige, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Tecnopolis/2 No, Ingegneria sta bene dov'è DAVIDE BASSI (segue dalla
prima pagina) ... al posizionamento internazionale delle nostre facoltà di
Scienze ed Ingegneria. Times Higher Education pone le due facoltà intorno alla
250-esima posizione a livello mondiale, un grande risultato per la piccola
Università di Trento. Nel corso degli ultimi tre decenni, intorno all'asse
Povo-Mesiano si è sviluppato un complesso che vede operare assieme le due
facoltà di Science ed Ingegneria, l'Irst di Fbk, il Cnr, il Centro Microsoft ed
altri centri di ricerca minori. Sbaglia chi pensa di prendere pezzi di questo
sistema e di traslocarli altrove: le piante accademiche non sono adatte al
trapianto. Piuttosto che pensare a costosi traslochi, sarebbe meglio investire
le risorse disponibili per costruire ciò che ancora non abbiamo. Mi riferisco,
in particolare, a quel tipo di attività che vengono comunemente definite come
la «terza missione» degli atenei (almeno di quelli che hanno una solida
reputazione internazionale). Il termine è riferito al sostegno di tutte quelle
attività di sviluppo e di innovazione che costituiscono il fondamento
essenziale della cosiddetta «economia basata sulla conoscenza». Ad esempio, i
prodotti del futuro dovranno avere un contenuto ridotto di energia e di materie
prime. Ciò sarà possibile solo applicando meglio l'enorme quantità di
conoscenze che atenei e centri di ricerca producono quotidianamente. La crisi
economica ci ha distolti temporaneamente da questi problemi, ma la scarsità di
risorse naturali non è una invenzione dei media. Oggi non esiste ancora un
modello consolidato per lo svolgimento della «terza missione», ma alcuni punti
sono comunque acquisiti. Gli atenei non possono agire da soli e non devono
chiudere le loro conoscenze all'interno dei dipartimenti. È indispensabile
costruire strutture separate, in cui possano lavorare gomito a gomito personale
dell'università, dei centri di ricerca pubblici e privati e
delle imprese. Il trasferimento tecnologico non lo fanno le matricole: servono
ricercatori giovani ed entusiasti, pronti a portare sul campo le competenze
acquisite durante gli studi universitari. Funziona così nelle buone università,
e non vedo perché noi dovremmo inventarci metodi alternativi:
semplicemente copiamo da chi fa meglio di noi. Ovviamente non mancano le
difficoltà ed i buoni esempi vanno ricercati principalmente all'estero (come
del resto l'Ateneo di Trento ha sempre fatto). Vorrei ricordare che molti anni
fa i compianti Fabio Ferrari e Bruno Kessler si posero già questi problemi,
tentando un approccio pioneristico che forse anticipava troppo i tempi. Da
allora è passato molto tempo, l'Università di Trento ha fatto grandi progressi,
ma il nostro ruolo sul fronte della «terza missione» è ancora carente. Credo
che i tempi siano maturi per un nuovo approccio che faccia tesoro degli errori
del passato. Prima di tutto, non dobbiamo farci prendere la mano dal
provincialismo: una iniziativa «robusta» deve poter uscire dal limite locale.
In particolare, esistono ampie possibilità di collaborazione con partner sia
pubblici sia privati del Nord-Est e del Tirolo. La dimensione macro-regionale è
quella più adatta per stabilire una rete di relazioni in cui i singoli nodi
svolgano ruoli complementari e, assieme, possano raggiungere la massa critica
per muoversi in maniera efficace sullo scenario internazionale. Un altro errore
da evitare è quello di disperdere le energie su troppi fronti. Specialmente
nella fase iniziale del progetto, la tendenza ad aumentare il fatturato
potrebbe portare ad una ridotta capacità di selezione dei partner. Sarebbe uno
sbaglio, perché la confusione delle scelte iniziali riduce fortemente le
probabilità di successo. Un terzo errore da non fare è quello di trascurare il
ruolo della formazione continua per il personale delle imprese coinvolte nei
progetti di innovazione. Spesso le risorse umane sono il vero collo di
bottiglia del processo di innovazione e vanno formate utilizzando i metodi più
appropriati. Sviluppare a Rovereto una iniziativa in linea con i migliori
standard internazionali non è facile, ma neppure impossibile. Servono risorse
finanziarie, fiducia e reale propensione al rischio. L'Università di Trento è
pronta a fare la sua parte. Davide Bassi È il rettore dell'Università di Trento
04/04/2009
( da "Mattino
di Padova, Il" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova
Venezia, La)
Argomenti: Cultura
Pagina 9 - Attualità Scoperto il gene che controlla le metastasi
Padova, il team di ricercatori di Piccolo ha aperto la via alla cura mirata del
tumore FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali.
Finché sta al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se
per un qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema
circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il
gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano
Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti
di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa
alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di
pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi
biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e
spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che
la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di
«superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore
primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una
svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a
volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I
ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e
progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa
è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di
molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno,
perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una
cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale,
allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità
cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio
nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per
poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la
metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di
quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola
combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale
pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in
attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori
partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la
«spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei
geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi
P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea
Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più
personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che
guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina 3 - Gorizia Plurilinguismo tra Malta e Gorizia Brincat alla
Stella Matutina Per un giorno Malta e Gorizia si incontrano nel segno del
plurilinguismo e della comunicazione interlinguistica. Nell'ambito
dell'attività didattica del corso di Comunicazione e lingue speciali, tenuto da
Vincenzo Orioles nell'ambito del corso di laurea in Relazioni pubbliche, l'Università di Udine a Gorizia ospiterà Giuseppe Brincat, docente di Linguistica italiana
all'Università di Malta. Martedì prossimo, 7 aprile, dalle 14 alle 16, nel
palazzo della Stella Matutina in via Nizza, Brincat terrà una lezione sul tema
"L'italiano in piazza nell'isola di Malta dal Quattrocento a oggi".
Collaboratore scientifico del Centro internazionale sul plurilinguismo (Cip)
dell'Università di Udine, Brincat è il punto di riferimento di molte
partnerships dell'Ateneo con l'Università di Malta. Come spiega Vincenzo
Orioles, «Malta è l'unico Paese al di fuori del Regno Unito dove l'inglese è
lingua ufficiale. Il contatto del maltese con l'inglese è dunque molto intenso,
ma anche di lunga durata perché il bilinguismo ufficiale vige da 205 anni.
Infatti dopo Gibilterra, dove l'inglese è presente dal 1704, è stata Malta la
prima colonia britannica nel Mediterraneo». Giuseppe Brincat ha studiato alle
Università di Malta, Londra e Firenze. Ha tenuto corsi e seminari in varie
Università italiane. La sua attività di ricerca spazia dalla linguistica
italiana agli aspetti del plurilinguismo a Malta e, in generale, alle tematiche
della linguistica del contatto con particolare riguardo agli influssi inglesi
nelle lingue europee. Ha pubblicato, tra l'altro, l'edizione delle
"Rime" di Giovan Matteo di Meglio (1977), "La linguistica
prestrutturale" (1986) ed è autore di un importante profilo di storia
della lingua maltese "Malta. Una storia linguistica", compreso nella
collana "Mediterraneo plurilingue" (2004).
( da "Nuova
Sardegna, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
ARITZO Gal, Arbau prova a svelenire il clima Rinviata a venerdì
l'assemblea per la costituzione del nuovo organismo ARITZO. Si terrà ad Aritzo
l'ultima riunione del partenariato pubblico-privato per la
formazione del Gal (Gruppo di azione locale) per le regioni storiche di
Barbagia, Gennargentu, Mandrolisai e Supramonte. Si concludono così le
assemblee che si sono tenute per i seminari di formazione e adesione degli
aderenti che hanno avuto inizio a Fonni, per proseguire, poi, a Gavoi, a
Lodine e a Orani. L'assemblea di Aritzo (centro polivalente) è stata rinviata
alle ore 18,30 del 10. Mercoledì prossimo, infatti, Efisio Arbau, presidente
del Consorzio Bim Taloro, ente capofila per la realizzazione del nuovo Gal,
incontrerà l'assessore regionale all'agricoltura assieme i rappresentanti dei
parternariati della Sardegna. Prima, Arbau incontrerà le associazioni di
categoria, in particolare agricoltori e coltivatori diretti, che hanno
manifestato dissenso sulle modalità di costituzione dei Gal, promossi dal bando
regionale con la metodologia dell'omologo bando europeo Leader. Efisio Arbau
dovrà mediare e svelenire il clima con l'obiettivo di arrivare all'assemblea di
Aritzo, tutti uniti per l'approvazione dello statuto e la determinazione delle
quote sociali, come previsto nell'ordine del giorno notificato dall'Agenzia
Laore. Sulle polemiche delle associazioni di categoria, si è discusso nelle
assemblee seminariali con gli aderenti alla futura Fondazione del Gal.
Fondazione di partecipazione senza scopi di lucro e che non può distribuire
utili. Il gruppo di lavoro ha elaborato una bozza di statuto. Con la speranza
che prima dell'incontro di Aritzo, le polemiche siano state superate e che le
associazioni di categoria prendano parte all'atto finale dell'assemblea,
aderendo e partecipando al tavolo di partenariato. Durante le precedenti
assemblee infatti è stato evidenziato che il Gal deve nascere con la partecipazione
degli operatori delle campagne. Uno degli scopi principali della fondazione,
infatti è quello della rivitalizzazione del territorio. «Con un approccio dal
basso verso l'alto - ha voluto chiarire Giulio Mereu, aderente al parternariato
come professionista e componente del gruppo di lavoro per l'elaborazione dello
statuto - che sottintende strategie per il coinvolgimento di tutti gli
operatori del territorio e che non pone limite all'adesione di chiunque abbia a
cuore le sorti del territorio di appartenenza incluso nel Gal che si vuole
realizzare». (g.m.s.)
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Gorizia. Ieri vertice in Comune con alcuni primi cittadini della
provincia e l'assessore regionale Riccardi Elettrodotto, chieste modifiche I
sindaci suggeriscono sia spostato lungo il percorso autostradale 150 I
centimetri in altezza del cunicolo GORIZIA. Ieri, a Gorizia, si è tenuto
l'incontro, organizzato dal sindaco, Ettore Romoli, fra undici suoi colleghi di
altrettanti Comuni della provincia e l'assessore regionale alle infrastrutture,
Riccardo Riccardi (nella foto in alto). Presenti anche l'assessore comunale,
Francesco Del Sordi e l'architetto Pietro Giust, direttore del Servizio energia
e telecomunicazioni della Regione. Il tema della riunione era l'elettrodotto
transfrontaliero e soprattutto il suo tracciato che, considerata l'alta densità
edificativa e la sensibilità ambientale delle aree attraversate, a molte
amministrazioni locali sembra inopportuno e troppo invasivo sul territorio. I
sindaci la settimana passata avevano concordato che la soluzione ottimale
sarebbe quella di un corridoio tecnologico da realizzare lungo il raccordo
Gorizia-Villesse, dato che entro l'anno inizieranno i lavori per la conversione
in autostrada. Il sindaco del capoluogo isontino ha aperto la riunione facendo
una sintesi dello stato di fatto e delle posizioni di alcune amministrazioni,
sottolineando che comunque «l'obiettivo è di arrivare a contemperare le due
esigenze. Da un lato evitare che la realizzazione dell'elettrodotto
Vertoiba-Redipuglia attraversi alcuni centri urbani dell'Isontino, dall'altro
lato permettere di realizzare comunque l'infrastruttura, data la valenza
economica che avrebbe per il tessuto economico provinciale e regionale».
Riccardi, dal canto suo, ha ricordato i problemi energetici globali e i costi
di approvvigionamento attuali che dobbiamo affrontare e che incidono su un
sistema già fragile, per cui sono necessarie nuove forme di
investimento pubblico-privato. Il progetto, fra l'altro, è un elettrodotto
interrato e non aereo, che già ne fa un'infrastruttura con minimo impatto
ambientale. L'assessore regionale ha fatto presente, inoltre, come l'iter si
sia completato con la Conferenza dei servizi del 15 febbraio 2008, chiusasi con
il parere favorevole di quasi tutti i partecipanti. Ora spetta solo alla
giunta regionale l'individuazione della via da perseguire e l'esecutivo non
avrebbe in realtà motivazioni tecniche per dire no al tracciato
dell'elettrodotto transfrontaliero. Per quanto riguarda la proposta di farlo
passare a fianco del raccordo Villesse-Gorizia, e quindi fino a Redipuglia
lungo l'A4, tecnicamente sarebbe possibile, ma ciò significherebbe per il
consorzio italo-sloveno ricominciare daccapo ed economicamente non è di sicuro
conveniente. A fronte delle domande e dei dubbi espressi da alcuni sindaci
(inquinamento, interferenze) è intervenuto anche l'architetto Giust che ha
illustrato alcune caratteristiche tecniche: il cavo sarà interrato in un
cunicolo di circa
( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina IX - Firenze "Sum, irregolare la scelta dei prof"
Istituto di scienze umane, le accuse del pm. La difesa: tutto legittimo FRANCA
SELVATICI C´è un vizio di origine nella storia del Sum, l´Istituto di Scienze
Umane dedicato «all´alta formazione e alla ricerca nei diversi ambiti delle
scienze umane e sociali», che ha sede in Palazzo Strozzi. Lo sostiene il pm
Giulio Monferini che ha chiuso le indagini sulla nascita della terza università fiorentina e contesta l´abuso d´ufficio al
direttore del Sum, professor Aldo Schiavone, ai rettori delle università di Napoli e di Firenze, Guido Trombetti e Augusto
Marinelli (che con Schiavone costituivano il Consiglio provvisorio del nascente
istituto), nonché a tre illustri docenti, Alberto Varvaro (filologia romanza),
Guido Martinotti (sociologia) e Leonardo Morlino (scienza politica). Il 15
giugno 2006 il Consiglio provvisorio esaminò le domande dei professori ordinari
interessati all´«avviso di vacanza di posti da coprire mediante trasferimento»,
pubblicato il 14 aprile e riguardante diversi insegnamenti, dal diritto romano,
alla storia medievale, alla filosofia teoretica. I rettori Guido Trombetti (docente di analisi matematica) e Augusto
Marinelli (economia agraria), insieme con il direttore Aldo Schiavone (diritto
romano), esaminarono i titoli di docenti delle più disparate discipline. Ma la
legge - obietta il pm - impone che le commissioni esaminatrici siano costituite
da docenti esperti nella disciplina oggetto della valutazione. Per ogni
procedura si sarebbe dovuta costituire una distinta commissione giudicatrice. E
il consiglio provvisorio non avrebbe mai potuto esaminare il suo presidente
Aldo Schiavone, unico candidato per la cattedra di diritto romano, che nella
circostanza si limitò a uscire dalla stanza. Il collegio difensivo, formato fra
gli altri dagli avvocati Nino D´Avirro, Valerio Valignani, Duccio Traina e
Sigfrido Fenyes, obietta che non si trattò di concorsi per il passaggio di
ruolo, ma di procedure di trasferimento di professori ordinari. Con regole,
dunque, del tutto diverse.
( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina IX - Bologna L´occupazione Gli studenti dell´Onda all´Ateneo
"Non è vero che lo spazio è inagibile" Gli studenti dell´Onda
chiedono all´università di sedersi a un tavolo per
discutere del futuro di "Bartleby", lo spazio da loro occupato il 25
marzo scorso in via Capo di Lucca. «Siamo al decimo giorno di occupazione, abbiamo dato vita a eventi culturali e ricevuto le adesioni di 65
docenti universitari, oltre una ventina di scrittori» dicono i ragazzi. Secondo
gli occupanti di Bartleby, «dire che questo spazio è inagibile, come fa l´Alma
Mater, non è vero. Dopo i lavori, l´università non ha mai deciso la destinazione d´uso. E l´ultima
perizia, datata 2002, dichiara i locali agibili. Vogliamo chiarezza».
( da "Tirreno,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina 2 - Pisa S. Piero, troppe competenze e lo svincolo resta
pericoloso SAN PIERO. Un altro grave incidente. Teatro dello scontro fra
un'auto e un camion, giovedì pomeriggio, lo svincolo di San Piero. Da tempo, da
parte dei cittadini e dalla stessa facoltà di Agraria che vicino ha la sede del
Centro Avanzi, si chiede di rendere l'incrocio più sicuro. Ma gli appelli sono
caduti nel vuoto nonostante sia in gioco la vita delle persone. Su questo
svincolo ci sono ben tre competenze che non aiutano certamente alla risoluzione
del problema. L'intersezione è dell'Anas, la bretella che dall'intersezione va
fino all'autostrada è della Salt (la società autostradale) e la Provincia è
competente per via Provinciale del mare. «Non solo mettere d'accordo, ma anche
solo mettere intorno a un tavolino enti diversi è un lavoro molto complicato -
dice Gabriele Santoni, assessore provinciale alla viabilità -. Ho cercato di
risolvere il problema dell'uscita autostradale di Migliarino perché è un'area
molto pericolosa e la maggior parte degli incidenti sul territorio di Vecchiano
accade proprio lì. Ma Anas, competente sull'Aurelia, e le due società che
gestiscono la Firenze-Mare e la Genova-Rosignano, giunte alla stretta finale,
hanno disdetto i loro impegni. Ora, per quanto riguarda San Piero, non mi pare
che la Salt abbia la volontà di risolvere questi problemi. E anche l'Anas
dovrebbe fare la sua parte. Inoltre, ci occupiamo pure di questioni che non ci
spettano. Del taglio dell'erba, per esempio, ce ne interessiamo noi seppure non
è di nostra competenza. Solo la Provincia si è preoccupata e ha messo mano al
portafogli per mettere in sicurezza tutte le uscite della superstrada. E
vorremmo che altrettanto facessero gli altri. Ora noi siamo a fine legislatura
e credo che questo potrebbe essere un tema fondamentale della prossima
legislatura». Interessata a una maggiore sicurezza è la stessa Università di
Pisa che ha elaborato un nuovo progetto di totale ristrutturazione che prevede
la trasformazione a rotonda dell'attuale incrocio, con l'obiettivo di ridurre
il numero dei punti di conflitto e moderare la velocità di percorrenza. Un progetto che i docenti universitari sono ben lieti di donare
al territorio affinché, chi di competenza, lo possa fare suo. Intanto, in
attesa (che si prevede molto lunga) di una ristrutturazione dello svincolo,
residenti e università
chiedono un'attenzione maggiore per la manutenzione della segnaletica e della
cartellonistica. Strisce a terra di stop e diritto di precedenza sono
ormai inesistenti, i pali della segnaletica sono quasi tutti abbattuti e non
visibili, l'erba cresce. Il triangolo ampio dello spartitraffico non è curato.
E, anche per questo, Agraria ha un progetto per la sistemazione con piante
autoctone che hanno bisogno di poca acqua. Da parte del territorio, c'è una
grande volontà per rendere lo svincolo più sicuro e anche godibile, ma non è
così dall'altra parte. G.P.
( da "Tirreno,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina 1 - Pisa Consolidare le eccellenze, liste di attesa corte Il
nuovo direttore generale ha illustrato le linee guida dell'Aoup «nel segno
della continuità» MARCO BARABOTTI PISA. La più grande sfida? Mantenere le
eccellenze che ci sono e che fanno dell'Azienda ospedaliera universitaria
pisana un'attrazione nazionale di primissimo piano. E la scommessa maggiore?
Puntare sulla qualità dell'accessibilità alle cure, perché sulla
professionalità e sulla competenza il livello a Pisa è già elevato. Ma anche migliorare
le modalità di erogazione delle prestazioni. E non sarà facile, perché l'Aoup
vive su due poli ospedalieri, Santa Chiara e Cisanello, e questo può
rappresentare una criticità perché, a volte, è necessario spostare il paziente
fra questi due presidi, e i disagi non sono pochi. Però, con il trasferimento
definitivo a Cisanello, previsto intorno al 2014, tutto questo sarà risolto e
si andrà a riempire una struttura di 450mila metri quadri, una vera e propria
cittadella della salute, della ricerca e della formazione. Il nuovo direttore
generale dell'Aoup, Carlo Rinaldo Tomassini, si è presentato alla città
tracciando le linee guida davanti al sindaco Marco Filippeschi, al rettore
Marco Pasquali e al preside della Facoltà di Medicina e chirurgia Luigi Murri.
Non poteva mancare il ringraziamento a Vairo Contini, «che - ha detto il nuovo
direttore generale -, ha guidato quest'azienda per due anni contrassegnando il
proprio mandato, insieme all'Università e alla Regione, di importanti scelte
strategiche e di innovazioni». «L'Aoup è un'azienda - ha detto - con tante
eccellenze, con storia e tradizione e che deve avere per forza obiettivi
ambiziosi. Quindi l'aspettativa non è tanto su di me ma sull'azienda, e perciò
bisogna consolidare quanto è già patrimonio acquisito, potenziare ciò per cui
sono già state gettate le basi (un esempio è il Centro Ustioni, che è di
riferimento per tutta la Toscana e non solo), e consolidare le eccellenze, per
le quali siamo già attrattivi. Già mantenere tutto questo è una sfida significativa,
partendo da un livello così elevato». E con uno sguardo al prossimo futuro.
«Già in estate - ha detto - sono previsti i trasferimenti di altre unità
operative e, a fine anno, si sposta a Cisanello il 'cuore pulsante'
dell'ospedale, ossia il Pronto Soccorso e il Dea-Dipartimento emergenza e
accettazione. Quindi, progressivamente, si delinea il futuro di quest'azienda,
di cui ho avuto modo di apprezzare la fortissima personalità e il senso di
appartenenza, nel corso della recente riunione con l'Ufficio di Direzione».
Anche il sindaco Marco Filippeschi ha voluto innanzitutto esprimere
apprezzamento per il lavoro svolto in questi anni da Vairo Contini, che ha
lasciato l'incarico con «risultati straordinari». Oggi - ha detto Filippeschi -
diamo il benvenuto al nuovo direttore, per il quale parla da sé il curriculum e
i risultati conseguiti perché, fra i dirigenti di più alto livello della sanità
toscana, è fra quelli che, nelle valutazioni comparate, ha dato i migliori
risultati di gestione. Pisa è un polo d'eccellenza dell'alta formazione in
sanità ed è, dopo l'università, la più grande azienda
della città. Le priorità quindi sono non solo il potenziamento dell'ospedale ma
anche l'innovazione in termini organizzativi e di risposta ai bisogni di salute.
Quindi il mantenimento dell'alta specialità, la riduzione delle liste d'attesa
e la crescita professionale, perché vogliamo essere all'altezza di una realtà
di valenza nazionale». Il rettore Marco Pasquali ha espresso gratitudine a
Vairo Contini «di cui - ha detto - ho molto ammirato le doti umane, oltreché
professionali, per l'impegno messo nel lavoro nonostante la fatica per le sue
condizioni di salute». Il rettore non ha mancato di fare una annotazione
critica. «L'Aoup ha una forte attrattività anche da parte dell'area vasta - ha
detto -, e questo rappresenta ad esempio una criticità, dal punto di vista
delle compensazioni per le prestazioni, perché può costituire problemi di
bilancio. Su questo occorrerà riflettere anche perché gli investimenti non vanno
certo a diminuire ma semmai ad aumentare. Forse la Regione dovrà aumentare il
tetto dei finanziamenti su Pisa: noi spesso ci facciamo infatti carico dei
pazienti delle città vicine e questo per noi è un costo aggiunto. Che Pisa sia
un centro di richiamo nazionale, lo dice anche il fatto che qui c'è il Comitato
per la sperimentazione clinica del farmaco, che è fra i primi in Italia, la cui
eccellenza è riconosciuta anche dalle aziende farmaceutiche, e rappresenta
quindi uno strumento di vero finanziamento perché i risultati della ricerca si
trasferiscono rapidamente alle applicazioni cliniche. Laddove non c'è qualità
elevata di ricerca, difficilmente ci potrà essere elevata qualità
assistenziale». Infine, il preside di Medicina Luigi Murri ha assicurato che la
collaborazione fra le due componenti dell'Aoup continuerà. «Ora - ha detto - si
tratta di governare il trasferimento a Cisanello, dove si sposterà, per quanto
riguarda la facoltà di Medicina, qualcosa come circa 6500 studenti, poco meno di 1000 specializzandi e diverse centinaia di
dottorandi, oltre a circa 360 unità di personale docente (a cui vanno aggiunti più di 300 'docenti a contratto'
ospedalieri). Gestire questo trasferimento non sarà una cosa da poco ma le
premesse ci sono tutte perché il processo vada a buon fine».
( da "Secolo
XIX, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
SANITÀ: SCOPERTO GENE `BALUARDO´ CHE BLOCCA METASTASI/ANSA PADOVA. Si
chiama p63 il gene capace di funzionare da "baluardo" contro la
diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università
di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica
"Cell". I due team di ricercatori sono stati guidati dal professor
Stefano Piccolo, docente del
Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal professor Silvio
Bicciato del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia.
Il processo delle metastasi, attraverso il quale una cellula lascia il tumore
primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è
la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Come ogni
processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata accensione e
spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene
inventato dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule
embrionali, che durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da
speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche
semplicemente risvegliano questo «programma». Finora, si pensava che questo
recupero di capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche cellule
nel tumore primario. Lo studio padovano segna ora una decisa svolta: i
ricercatori hanno scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani,
quali quelle di p53 e di Ras, se combinate, definiscono una propensione a un
comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa
individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo
attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli
stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà
antimetastasi di p63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo
importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega il prof. Piccolo -.
Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza
p63 quella cellula semplicemente muore. Ma se p63 è persa da una cellula
staminale tumorale, potenzialmente immortale, allora si apre la porta a un suo
comportamento "asociale", alla possibilità cioè di un suo spostamento
e alla conseguente metastasi». Ma come individuare quei tumori che partono con
il «piede sbagliato»? Per rispondere a questa domanda il gruppo guidato dal
prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni "indicatori" capaci di
rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico
di queste nuove spie molecolari - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo
la scelta della cura migliore, più personalizzata, quella che meglio si adatta
alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato
paziente». Lo studio è stato possibile anche grazie al contributo
dell'Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc) e della Fondazione Cassa
di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori Piccolo e
Bicciato, primi destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel 2007.
04/04/2009
( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina XVIII - Palermo "Le voci dei vinti" Eschilo e Omero
letti da Pino Caruso Al Bellini Con una riflessione sulla violenza l´attore dà
il via al ciclo del Biondo basato su dialoghi ritagliati dai classici LAURA
NOBILE Letture teatrali costruite su frammenti di capolavori antichi e moderni,
dai poemi epici alle tragedie greche fino alle opere di Shakespeare. Dialoghi
ritagliati dai classici, per restituire, nella forma della comunicazione
teatrale, temi da sempre al centro della riflessione politica, estetica e
filosofica. S´intitola "Variazioni sul mito" la rassegna curata da
Monica Centenni e Anna Banfi, che parte stasera alle 21 al teatro Bellini con
"Le voci dei vinti", per le iniziative culturali del Teatro Biondo. Docente del Centro classica dell´università Iuav di Venezia, che promuove la rassegna con l´associazione
Engramma, Monica Centenni ha selezionato i testi: «è una piccola collana di
letture che mostra come il mito sia una materia plastica - spiega - capace di
parlare al presente attraverso le variazioni drammatiche e poetiche della
letteratura occidentale». Stasera alle 21 l´attore Pino Caruso sarà
protagonista del primo appuntamento: "La voce dei vinti" è una
riflessione, drammaticamente attuale, sulla violenza in tempo di guerra, che
condanna i vinti all´afasia ma costringe anche i vincitori a farsi carico del
pesante trofeo del racconto. I frammenti sono tratti da "Ecuba" di
Euripide, "Sette a Tebe", "Agamennone" e
"Coefore" di Eschilo, "Persiani" di Eschilo,
"Iliade" di Omero e "Il romanzo di Alessandro", un´opera
ellenistica che ritrae la conquista dell´Oriente di Alessandro il grande e il
suo toccante incontro con lo sconfitto re Dario. «Abbiamo cominciato con questa
lettura che è una delle più forti - continua la Centanni - Fin dalle origini la
ricostruzione della storia e della memoria è stata prerogativa dei vincitori,
ma la cultura greca ci insegna il valore e la dignità manifestati nei confronti
del nemico vinto: una capacità che noi moderni, così manichei, abbiamo perso
del tutto». Il 14 aprile tocca a Liliana Paganini rappresentare "Palinodia
per Elena", che ribalta con l´ausilio di testi di Omero, Saffo, Euripide,
Gorgia di Lentini, Ritsos e Pound la cattiva fama della donna più bella del
mito classico. Il 24 aprile va in scena "Nostos, o il ritorno di
Ulisse", sorta di processo a Odisseo, che mette in luce i lati oscuri
dell´eroe omerico, con Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice. Il 6 maggio
Luciano Roman e Galatea Ranzi rappresentano "Enigma: il teatro della
Sfinge" e il 13 maggio Aurora Falcone e Nello Mascia giocheranno con
"Bianco, rosso, blu, nero, oro: i colori del mito da Omero a
Shakespeare". A giugno, con date da definire, la rassegna avrà tre
appuntamenti al Cretto di Burri di Gibellina. L´ingresso è libero.
( da "Giorno,
Il (Bergamo - Brescia)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
BRESCIA pag. 8 Montichiari, riprendono i voli nazionali DEBUTTO ROTTE LOW COST CON LA NUOVA SOCIETÀ ITALIATOUR MONTICHIARI MENTRE
I BRESCIANI in cordata pubblico-privata cercano di comprarsi l'aeroporto D'Annunzio, la veronese Catullo
non pare intenzionata a cederne la proprietà, anzi rilancia. Il presidente
Fabio Bortolazzi parla di Montichiari come terza linea di Malpensa, terminal
per i cargo internazionali, in futuro anche dei passeggeri; e traccia il
quadrilatero anche con Linate al quale presterebbe le sue potenzialità Verona.
I quattro assieme, abbastanza vicini, formerebbero a suo dire, un grande hub
internazionale. Verona e Montichiari darebbero espansione ai due milanesi
impossibilitati. Resterebbero fuori dal gioco vecchie ipotesi di partnership
con Orio al Serio e Venezia. Intanto, dopo i precedenti fallimenti, un'ennesima
compagnia è arrivata nella Bassa con i suoi voli per Roma. Dall'8 aprile
Italiatour avvierà i collegamenti con la capitale, con proseguimenti per
Crotone. Saranno voli low cost, a partire da 60 euro per Roma, 90 per Crotone,
con aeromobile Avro RJ 85. Due orari sono previsti nei feriali, uno nel fine
settimana. Presidente della compagnia è l'onorevole Pietro Folena.
( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
ItaliaOggi sezione: Professioni data: 04/04/2009 - pag: 36 autore: Ddl Università al prossimo consiglio dei ministri Rettori a tempo
e un'abilitazione nazionale per diventare docenti. Ma anche una diversa
organizzazione degli atenei su base federativa. Saranno questi, tra gli altri,
i temi caldi del disegno di legge che il ministro dell'istruzione e dell'università Mariastella Gelmini vorrebbe
portare al prossimo consiglio dei ministri. Un restyling per il mondo
universitario che punta innanzitutto a una nuova forma di selezione dei
professori divisa in due tappe. La prima costituita da un'abilitazione
nazionale (della durata di cinque anni) sulla base di requisiti di produzione
scientifica. Abilitazione non a numero chiuso e che non sarà sufficiente a
offrire un posto agli aspiranti professori. Perché spetterà, poi, ai singoli
atenei reclutare i ricercatori e i docenti di cui hanno bisogno tra quanti sono
in possesso dell'abilitazione.
( da "Nazione,
La (Massa - Carrara)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
CRONACA MASSA pag. 4 IL CENTRO Studi "De Gasperi" e le Acli
hanno organizzato per oggi (inizio alle ore 9.30), ... IL CENTRO Studi "De
Gasperi" e le Acli hanno organizzato per oggi (inizio alle ore 9.30),
all'auditorium di San Sebastiano, una tavola rotonda sul tema "Elezioni
primarie e voto di preferenza strumenti della partecipazione democratica alle
scelte elettorali". L'introduzione è affidata a Giuseppe Mandorli,
presidente del "De Gasperi". Alla tavola rotonda, coordinata da Alessandro Volpi, docente di Storia Contemporanea all'Università di Pisa, interverranno
Alberto Vannucci, docente
di Scienza della Politica all'Università di Pisa e Luca Gori dell'Istituto
Superiore Sant'Anna. Le conclusioni sono affidate al presidente provinciale
Acli, Stefano Lorenzelli.
( da "Messaggero,
Il (Latina)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi di GIOVANNI DEL GIACCIO Il "Santa
Maria Goretti" di Latina fra gli otto centri in Italia e i 120 al mondo
che sperimentano "Defend", uno studio internazionale sul diabete di
tipo 1, quello delle fasce giovanili della popolazione. Studio che attraverso
una sorta di "vaccino" mira a ridurre l'apporto di insulina e a
preservare la capacità dei pazienti di "produrre" beta cellule. Un
trattamento di otto giorni, quindi controlli periodici, e miglioramento delle condizioni
di vita. E' una delle novità proposte dall'unità operativa complessa di
diabetologia, operativa all'ospedale di Latina grazie alla
convenzione con l'università "La Sapienza". L'attività della nuova struttura è
stata illustrata ieri mattina dalla responsabile, la docente universitaria Raffaella Buzzetti, dal direttore medico di
presidio Rosario Sciuto e dal capo dipartimento Fabrizio Soscia.
«Clinica e ricerca insieme - spiega la professoressa - questo è quello che
facciamo, fornendo un servizio che prima non c'era. I pazienti di Latina e
provincia erano costretti a rivolgersi a Roma o in altre regioni, noi cerchiamo
di seguirli a casa loro». Ad esempio con l'impianto di "infusori" per
l'insulina oltre che con la sperimentazione sul nuovo farmaco, presto con
l'ausilio anche di una dietista e uno psicologo, con studi anche sul diabete di
tipo 2. Poi c'è il progetto di collegamento con i medici di famiglia che vede
gli ospedalieri "andare" sul territorio. Per ora nel distretto nord,
presto anche altrove. «E' un esempio di reale integrazione tra università, ospedale e territorio - spiega Fabrizio Soscia -
Dispiace che si parli solo delle beghe tra medici, ci sono anche ottimi
esempi». Dal canto suo Sciuto ha ricordato gli sforzi per trovare gli spazi al
servizio che si trova nel poliambulatorio con 4 stanze e 2 letti di day
hospital. Si può contattare la diabetologia al numero 800.984449 o contattando
il centralino dell'ospedale allo 0773.6551
( da "Messaggero,
Il (Umbria)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi di CLAUDIO BIANCIARDI E' normale. La
vittoria soffiata da Stefano Fiorucci, il docente di
Gastroenterologia già indagato e arrestato, dopo la grazia del Cun (comitato
universitario nazionale), che invece di licenziarlo (come chiesto dal rettore
Bistoni) l'ha sospeso, poteva solo diventare un bersaglio. Così la Procura ha
ribadito le accuse contenute nell'avviso di conclusione delle indagini. Al docente
dell'Università viene contestato il reato di peculato, per aver utilizzato oltre
due milioni di euro di enti pubblici (Miur, ateneo di Perugia e Unione Europea)
e privati per ricerche che secondo l'inchiesta risulterebbero manipolate e
falsificate, pubblicate su prestigiose riviste scientifiche internazionali tra
il 2000 e il
( da "Messaggero,
Il (Umbria)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi "Sobrietà e comunicazione". E'
questo tema della duegiorni, che si concluderà oggi, voluta dalla Diocesi
nell'ambito del progetto culturale "Cittadini del Mondo". L'apertura,
ieri mattina, ha visto don Luigi Filippucci, un gruppo di giovani, e
l'assessore Salvatore stella tagliare il nastro inaugurale della manifestazione
accolta negli spazi del Chiostro e dell'Auditorium San Domenico. Qui si stanno
incontrando gli studenti degli istituti scolastici superiori di secondo grado
divenendo i protagonisti dell'evento culturale dedicato alla tematiche della
sobrietà e della comunicazione. La manifestazione è la conclusione del progetto
culturale Cittadini del Mondo, per l'anno scolastico 2008 - 2009, promosso
dalla Diocesi di Foligno che ha avuto l'intento di incoraggiare i giovani e
l'intera cittadinanza ad una forte presa di coscienza sul tema della sobrietà
intesa, non come povertà, ma come stile di vita che passa anche attraverso la
comunicazione, instaurando una vera e nuova relazione con i mezzi di
comunicazione sociale che stanno producendo, oggi, dei rapidi cambiamenti, sia
a livello di società che di sistema educativo. La mostra sul tema della Sobrietà
e Comunicazione e l'attivazione degli workshop laboratoriali su arte, musica e
teatro ha fatto da anteprima allatavola rotonda sul tema "Sobrietà e
solidarietà" per comprendere che l'uso corretto e sapiente dei beni
realizza una solidarietà piena ed equa cui ha preso parte il vescovo monsignor
Gualtiero Sigismondi insieme al professor Maurizio Renzini dirigente scolastico
dell'Istituto tecnico industriale e per geometri "Leonardo da Vinci" e il dottor Paolo Montesperelli docente ordinario di Metodologia e Tecnica della Ricerca Sociale presso
l'Università degli studi di Salerno. Oggi si proseguirà dalle ore 9.30 alle
12.30 all'Auditorium San Domenico con la parte centrale del festival e cioè il
"Talk show su Sobrietà e Comunicazione" realizzato dagli studenti
degli Istituti scolastici superiori. Interverranno monsignor Sigismondi
il sindaco Manlio Marini e il dottor Nicola Rossi Direttore generale
dell'ufficio scolastico regionale per l'Umbria.
( da "Eco di
Bergamo, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
L'arte d'oggi rilegge San Paolo --> Opere di pittori, scultori,
fotografi all'Università Cattolica Sabato 04 Aprile 2009 TERZA, pagina 44
e-mail print L'arte sacra contemporanea entra nella vita universitaria degli
studenti della Cattolica del Sacro Cuore, chiamandoli nel loro via vai tra
lezioni e pause dal centro del cortile d'onore e dalle antiche mura dei chiostri
bramanteschi dell'ateneo milanese. Fino al 12 maggio undici opere di artisti
ricordano la storia di San Paolo di Tarso, attraverso le potenzialità del
multiforme linguaggio dell'arte contemporanea e il riscontro storico degli
scritti dell'apostolo e delle ricostruzioni e spiegazioni
di docenti universitari, riportati su pannelli. Questo il tema, intonato
all'attuale anno paolino, della sesta edizione della rassegna organizzata
sempre nel periodo quaresimale e con le stesse modalità dall'ateneo milanese,
avviata dal critico d'arte Luciano Caramel e curata dai docenti di Storia
dell'arte contemporanea Francesco Tedeschi e Cecilia De Carli e dall'assistente
spirituale padre Enzo Viscardi. La mostra artistico-documentaria «Ti basta la
mia grazia», visibile dalle ore 9 alle 22 nei giorni feriali e fino alle ore 13
di sabato, approfondisce la figura del Santo, con il suo carattere e la sua
personalità: dalla formazione giudaica e greco-ellenistica all'annuncio del
Vangelo ai pagani, in particolare attraverso la strategia comunicativa delle
lettere, fino alla concezione della donna nella teologia paolina. I pittori
Pietro Albetti, Makiko Asada, Giovanni Bruno e Raul Gabriel hanno
rispettivamente preso spunto dal titolo della mostra e dal «Discorso di Paolo
davanti all'Areòpago di Atene», dipinto un «Addio agli anziani di Efeso.
Usure/ossessive con appunti» e riletto l'invito «Rivestitevi del Signore Gesù.
Untitled», senza aggiungere altro titolo all'opera. Gli scultori Pino Castagna
e Guido Peruz hanno interpretato l'uno una sintesi de «La Bibbia e i quattro
Vangeli», l'altro ha incontrato il tema «Sulla strada di Damasco». Il fotografo
Luigi Fresia ha colto «La parola della Croce» e la pittrice e incisore
Raffaella Surian si è lasciata cogliere dalla parola «Il Signore è il mio
corpo». Prosegue sullo stesso filo della conversione e della missione di San
Paolo «Afferrato da Cristo. Ad facere» della fotografa Elena Casazza, giovane
vincitrice del Premio del Centro culturale San Fedele di Milano come la
pittrice Daniela Novello, che espone nella stessa mostra «Discesa dalle mura».
La video installazione digitale, proveniente dal Duomo di Milano e realizzata
dell'artista inglese Mark Wallinger (di rilievo internazionale e presente alla
Biennale di Venezia del 2001) ripercorre la «Via Dolorosa», la Passione di
Cristo, nel cortile d'onore dell'ateneo. Sono autori scelti non dallo specifico
ambiente delle mostre d'arte sacra, ma da quello ampio e diversificato
dell'arte contemporanea, - come spiega il curatore Tedeschi - individuando
coloro che possano interpretare, per loro disponibilità e particolare
sensibilità, i temi della rassegna. Un ricerca che bene si colloca nell'attuale
contesto di «riscoperta» dell'arte sacra. «Gli artisti hanno sempre
rappresentato la spiritualità o anche il sacro nelle sue varie forme, magari in
chiave iconografica o nella ricerca di un assoluto interiore. Che oggi questo
fatto si estenda anche ad autori apparentemente lontani da questi temi è cosa
acquisita. I motivi sono forse il riconoscimento di un'attuale fase in cui è
difficile individuare tendenze artistiche specifiche e di una probabile crisi
dell'interpretazione critica dell'arte contemporanea alla luce delle più
moderne teorie (che sta generando una maggiore attenzione a categorie di contenuto
che a quelle di forma). Ciò potrebbe anche essere il frutto di una società
contemporanea meno attenta al sacro che lo può ritrovare non per vie
tradizionali». Elisabetta Calcaterra 04/04/2009 nascosto-->
( da "Eco di
Bergamo, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
CelebrazioniArcene, la Madonna delle Lacrime Celebrazioni per il 145°
anniversario del miracolo della lacrimazione della Madonna: ore 8, Messa nel
santuario; ore 20, chiesa parrocchiale, Messa solenne presieduta da mons -->
Sabato 04 Aprile 2009 AGENDA, pagina 22 e-mail print CelebrazioniArcene, la
Madonna delle Lacrime Celebrazioni per il 145° anniversario del miracolo della
lacrimazione della Madonna: ore 8, Messa nel santuario; ore 20, chiesa
parrocchiale, Messa solenne presieduta da mons. Roberto Amadei; a seguire
processione con la sacra effigie che partirà da piazza S. Michele per poi
attraversare le vie del paese con ritorno nella parrocchiale. celebrazioni
liturgicheRicordo del Vescovo Bonicelli Ore 10, chiesa parrocchiale di
Sant'Anna in Borgo Palazzo, il vescovo Francesco Beschi presiede una Messa di
suffragio per mons. Cesare Bonicelli, vescovo emerito di Parma, nel trigesimo
della scomparsa. ConvegniDa Leonardo a Leonardo dall'idea al progetto
All'Istituto Tecnico Commerciale e Turistico Statale «Vittorio Emanuele II»,
via Lussana 2, chiusura della XIX Settimana Nazionale della Cultura Scientifica
e Tecnologica. Ore 9 saluti delle autorità; ore 9,50 Grumelli Pedrocca
introduce Faggioli sul tema «Nuovi modelli per lo sviluppo dei territori
rurali»; L. Marino relaziona su «Nuovo marketing per il management dei
territori rurali a vocazione turistica»; a seguire relazioni di altri docenti.
Il verde in città: orti e giardini Porta S. Agostino, incontro su «Tra l'urbano
e il rurale. Metropoli e spazi residuali». Ore 9,30-13, tavola rotonda sul tema
«Le frontiere vegetali nella metropoli» con interventi di Marco Di Domenico,
Fabio Dovigo, Véronique Faucheur, Miguel e Pablo Georgieff, Michele Marziani,
Michela Pasquali e Gabriele Rinaldi. La Chiesa in Giovanni Calvino e nella
tradizione riformata Seminario di studio organizzato da Centro culturale
protestante e Scuola di Teologia del Seminario Vescovile di Bergamo. Ore 9,
sala Orlandi del Seminario, via Arena 11, apertura dei lavori con saluto di don
Giovanni Rota e di Janique Perrin, pastora della comunità evangelica di
Bergamo. Ore 9,15 introduzione di monsignor Angelo Bertuletti; ore 9,30 don
Angelo Maffeis parla su «Chiesa e ministeri nel pensiero di Giovanni Calvino»; ore
10,30, Fulvio Ferrario tratta il tema «Struttura e apostolicità nella
ecclesiologia riformata». Ore 11,30 dibattito. Politiche per l'infanzia Ore 9,
Teatro Donizetti, piazza Cavour, convegno organizzato dal Comune di Bergamo
rivolto a famiglie, associazioni, comitati e operatori sul tema «Il nido in
scena: i protagonisti di un cambiamento»; a seguire visita ai servizi per
l'infanzia della città. Curno, forum per lo sviluppo sostenibile Ore 10, sala
consiliare, piazza Papa Giovanni XXIII, seminario organizzato
dall'Amministrazione comunale sul confronto e dialogo tra chi vive sul
territorio e chi lo amministra. Torre Boldone «Cittadini si nasce e si diventa»
Giornata di sensibilizzazione sulla cultura della cittadinanza e della
partecipazione attiva e solidale rivolta a studenti, genitori e docenti,
organizzata dall'Istituto comprensivo. Ore 11, sala Gamma, incontro con
studenti e genitori con intervento del Consiglio comunale delle ragazze e dei
ragazzi dell'Istituto comprensivo; ore 11,10, proiezione film «Alla luce del
sole». Ore 15, sala civica centro polivalente, piazza del Bersagliere 1,
seminario «Cittadini si nasce e si diventa». Treviglio, il futuro urbanistico
Ore 17, auditorium della Cassa rurale, via Carcano, seminario organizzato dal
Circolo Nuova Italia sul tema «Il futuro urbanistico di Treviglio:
prospettive». feste e tradizioniGrone, festa della Riconoscenza
L'Amministrazione comunale organizza la «festa della Riconoscenza» a cui sono
invitati i 168 ultrasessantacinquenni del paese. Ore 9,40, ritrovo al
Palazzetto dello Sport; dopo il saluto del sindaco rinfresco e distribuzione di
palloncini gonfiabili a tutti i bambini. Quest'anno congiuntamente alla «festa
della Riconoscenza» verrà celebrata anche la «festa degli alberi». Per
l'occasione, prima della Messa, celebrata alle 11 dal parroco don Franco
Bertocchi, verranno piantumati, presso il Palazzetto, tre ulivi, su cui verrà
apposta una targa per ogni anno, a ricordo dei 29 bambini nati negli anni 2006,
2007 e 2008. fiereEdil 2009 Al Polo fieristico di via Lunga, 23ª edizione di
«Edil 2009», rassegna dedicata all'edilizia, organizzata da Ente Fiera
Promoberg in collaborazione con Camera di Commercio, Ascom e Bergamo Fiera
Nuova; fino a domani. Ore 10, sala Caravaggio, «Gli impianti termici nella
moderna edilizia residenziale»; ore 14,30, sala Caravaggio, «Risparmio
energetico attraverso l'isolamento superfici verticali opache. Protezione dal
fuoco, pitture ignifughe e intuminescenti»; ore 15, Campo prove gru in
sicurezza (area esterna B), gara di abilità nella conduzione in sicurezza di
apparecchi di sollevamento - gru automontante. Ore 19, sala Caravaggio,
direttamente da Zelig Diego Parassole presenta «Sorrisi in sicurezza... con la
sicurezza non si scherza», spettacolo di cabaret a scopo benefico; i proventi
saranno devoluti alla Casa degli Angeli di Mozzo. Orari di apertura: oggi e
domani 9-19. Entrata 6 euro, parcheggio 2 euro. Endine Gaiano, mostra
provinciale bovina Mostra provinciale bovini razza Bruna; fino a domani,
organizzata dal Comune, dalla Comunità Montana e dall'Apa-Associazione
provinciale degli allevatori. Ore 9, al campo sportivo in località Prada,
dimostrazione di caseificazione allestita dall'azienda agricola Filiselli.
Incontri«Adesso!» La testimonianza di don Primo Mazzolari Ore 14,30-18,30,
Comunità missionaria del Paradiso, via C. Cattaneo 7, incontro di spiritualità
proposto dal Centro diocesano di pastorale sociale in preparazione alla Pasqua
per gli impegnati nel sociopolitico. Luciano Valle, dell'Università di Pavia, propone
una meditazione sulla figura di don Primo Mazzolari. Donne nei classici
Rassegna «Invito alla lettura dei classici» organizzata dal Liceo classico
Paolo Sarpi e dedicata alle donne. Ore 15-16,30, sede del liceo in piazza
Rosate, incontro sul tema «Legiandria non veduta: itinerario tra autori del
'400 e '500»; relatrice Emanuela Grena. Pittura del Novecento a Bergamo Ore 17,
ex Sala consiliare di via Tasso 4, il giornalista Amanzio Possenti parla su
«Giulio Masseroni: il pittore-poeta degli ultimi». Rapporto alla città del
sindaco Bruni Ore 17,30, ex chiesa della Maddalena, via S. Alessandro,
«Rapporto alla città» con il sindaco di Bergamo Roberto Bruni e gli assessori
al termine del mandato 2004-2009. Viaggio nell'inferno di Dante Ore 16,
Biblioteca «Luigi Pelandi», via Corridoni 28/a, incontro «Viaggio con il canto
XVIII e il canto XIX dell'Inferno di Dante» con lettura, commento e immagini a
cura di Beatrice Gelmi. Clusone, settimana della cultura Chiusura della 3ª
edizione della «Settimana della cultura», organizzata dall'istituto di
istruzione superiore «A. Fantoni» di Clusone in memoria di mons. Bartolomeo
Calzaferri. Ore 10, premiazioni dell'8ª edizione del «Certamen Clusonese»,
concorso nazionale di lingua latina; ore 21, teatro mons. Tomasini, rappresentazione
dell'opera lirica «Don Pasquale» di Gaetano Donizetti. Moio de' Calvi ieri e
oggi Ore 20,30, sala civica di piazza IV Novembre, presentazione del volume
«Moio de' Calvi, ieri e oggi», curato dagli storici Felice Riceputi, Tarcisio
Bottani e Mara Milesi che guidano il Centro storico culturale Valle Brembana.
Nembro, romanzo di Rita Zanchi Ore 16, biblioteca centro cultura, Rita Zanchi
presenta il suo romanzo «Le contraddizioni del cuore»; interviene Gianluigi
Trovesi. Treviglio, in un libro la storia della chiesa di San Maurizio Ore 10,
auditorium Cassa rurale di via Carcano, 15, presentazione del libro «San
Maurizio in Portoli» dedicato alla chiesa più antica della città, curato da Massimo Rivoltella, docente all'Università Cattolica di Milano. L'incontro sarà intervallato
da brani dell'organista Paolo Oreni. Zogno, nuova traduzione della Bibbia Ore
17, nuova libreria «Spazio Volontalibro» in piazza Garibaldi 4, incontro sul
tema «Tradurre per non tradire» col biblista mons. Patrizio Rota Scalabrini
che presenterà la nuova traduzione del testo sacro. Mercatini Romano di
Lombardia Sotto i portici del centro storico, mercatino dell'antiquariato
organizzato dall'Avis. Mostre Bergamo Futura Urban Center di piazzale degli
Alpini, «Bergamo Futura. Vieni a conoscere oggi come sarà la Bergamo di
domani», mostra interattiva fino a domani. Orario: 10-13; 15-19,30. Esposizione
universale alla Gamec Nelle sale della Gamec, via S. Tomaso 53, mostra
dell'«Esposizione universale - L'arte alla prova del tempo»; fino al 26 luglio.
Orario: 11-19. Le opere di Marino Angelo Rossi Ore 18, ex Ateneo di Città Alta,
piazza Reginaldo, inaugurazione delle opere di Marino Angelo Rossi, maestro
intagliatore; fino al 13 aprile. MusicaCasazza, Valcavallina in musica Serata conclusiva
con premiazioni della 10ª rassegna di cori e bande in Val Cavallina «Val
Cavallina in musica» organizzata dalla Comunità montana e dai gruppi alpini
della Val Cavallina. Ore 20,45, sala della comunità, l'Entratichorus e il Coro
Alpini Valle Cavallina di Berzo San Fermo ospitano il coro «Val San Martino» di
Cisano Bergamasco. Ingresso libero. Lurano, musica sacra Ore 21, auditorium di
Borgo San Lino, concerto di musica sacra eseguito dall'Orchestra da camera
barocca, diretta dal maestro Antonio Brena, con la partecipazione del soprano
Maria Zilocchi. Ingresso libero. Mariano di Dalmine, il blues di Stefano Galli
Ore 21,30, al Paprika di Mariano, esibizione del chitarrista Stefano Galli in
trio con Marco Sacchitella (batteria) e Roberto Aiolfi (basso). San Pellegrino
Terme, concerto solidale Ore 20,30, chiesa parrocchiale, 4ª edizione del
concerto benefico «Un Angelo di speranza», con le voci bianche del Coro degli
Angeli di S. Pellegrino Terme dirette da Lorenzo Tassi e i cantori del coro
Nuove Armonie di Martinengo diretto da Cristina Belotti. Presenta Massimo
Ghirardi. Urgnano, il pop-rock italiano negli anni '70 Ore 17-24, auditorium
comunale, mostra-mercato sul pop-rock italiano negli anni '70. Ore 21, «Claudio
Rocchi Live» Pedra Mendalza & Songs, una serata di cinema e canzoni, di e
con Claudio Rocchi. Villa d'Ogna, «Stelle e strisce» Ore 21, casa della
comunità, 15ª edizione della manifestazione «Stelle e strisce», organizzata
dalla locale sezione dell'Associazione nazionale del fante. La serata sarà
rallegrata da «Macho e la sua orchestra» e dall'esibizione del Gruppo di ballo
«Nory Miss Dance», con premiazione di padre Diego Pellizzari, missionario in
Brasile, e del maestro Gianluigi Bigoni che da vent'anni dirige il Coro Idica
di Clusone. premiazioniL'Arte per l'Accademia l'Accademia per l'Arte Ore 9,30,
Accademia Guardia di finanza, via dello Statuto 21, 3ª edizione della mostra e
premiazione del concorso «L'arte per l'Accademia, l'Accademia per l'arte»
ispirata all'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
Solidarietà«Bottoni che fatica!» bancarella di volontariato Ore 10-19, via XX
Settembre, torna la bancarella di volontariato «Bottoni che fatica!» del gruppo
«Amiche per la vita», l'associazione nata per raccogliere fondi per i progetti
di Acmt-rete, che sostiene i malati di Charcot Marie Tooth, neuropatia rara che
colpisce mani e piedi limitandone progressivamente l'uso. Adb, stand e vendita
oggetti pasquali Ore 9-20, via XX settembre, davanti a palazzo Frizzoni, nell'ambito
della giornata nazionale della persona con lesioni al midollo spinale, stand di
sensibilizzazione e vendita di oggetti pasquali volti alla raccolta fondi per
l'acquisto di un camper attrezzato sia per il trasporto, sia per la guida da
parte di persone con lesione al midollo spinale. Festa di primavera a Colognola
Oratorio di Colognola, 3ª edizione della «Grande festa di primavera». Ore 15,
concerto degli Akwaba, gruppo multietnico dell'Associazione Arcobaleno; altri
migranti insegneranno balli e i disabili di Ceralacca onlus terranno un corso
fotografico dal titolo «Catturiamo la luce e diamo colore a Colognola». Ci
saranno bancarelle e laboratori per bambini. Spettacolo di Diego Parassole Ore
19, Sala Caravaggio, Fiera di via Lunga, «Sorridi in sicurezza... con la
sicurezza non si scherza», spettacolo di cabaret a scopo benefico con Diego
Parassole. Uildm, con Aurora un nuovo viaggio In piazza Vittorio Veneto,
nell'ambito della Giornata nazionale Uildm, Unione italiana lotta alla
distrofia muscolare, distribuzione di materiale informativo e vendita (con
contributo minimo di 5 euro) del peluche-farfalla «Aurora», contenente
cioccolatini. Uova pasquali per la «Paolo Belli» Per iniziativa
dell'associazione Paolo Belli, vendita di uova di Pasqua per raccogliere fondi
per la lotta contro la leucemia. I banchetti saranno posizionati davanti alla
biblioteca Mai in Città Alta, Landi Sport in via XX Settembre, largo Rezzara,
Porta Nuova (lato Credito Bergamasco), sagrato di San Bartolomeo. Tagliuno,
ravioli e torte Oggi e domani, di fronte alla chiesa parrocchiale, vendita a
scopo benefico di ravioli freschi e torte, organizzata dalla delegazione
«Famiglie bergamasche» dell'Associazione Valle del Centa. Villa d'Almè,
concerto per Niki Ore 20,30, teatro Serassi, «Crazy diamond», primo concerto
organizzato per ricordare Nicholas Pignataro, il cui ricavato verrà devoluto in
beneficenza alla carrozzeria «Chapecar Niki» di Cascavel, nello Stato
brasiliano del Paranà, intitolata al ventenne di Seriate ucciso lo scorso maggio.
Tempo liberoCapolavori a Palazzo della Ragione Ore 16, Palazzo della Ragione,
percorso nella pittura dal Rinascimento all'Ottocento «Palazzo della Ragione, i
ritratti a figura intera di Cesare Tallone», visita guidata gratuita con
ingresso al museo a pagamento a cura di Silvia Gervasoni. Brembate Sopra,
concorso letterario alla Torre del Sole All'Osservatorio astronomico «La Torre
del Sole», evento culturale della premiazione dei vincitori che hanno
partecipato al concorso letterario organizzato dall'associazione culturale «S.
Quasimodo» di Palazzago. Ore 15, visita guidata alla struttura; ore 16,30
proiezione del documentario «Oasi nello spazio»; ore 17,30 proiezione del
documentario Nasa sui misteri del cosmo; ore 21, conferenza e osservazione guidata
del cielo notturno; a seguire premiazioni. Utilità socialeCittà Alta Chiusura
al traffico dalle ore 21 alle ore 1. Consulenza su religioni e sette Ore 14-19,
via Conventino 8, Centro cattolico di ascolto e consulenza su religioni
alternative e sette. 04/04/2009 nascosto-->
( da "Nazione,
La (Firenze)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
24 ORE FIRENZE pag. 15 Cinque candidati, una sola intesa Serve un nuovo
governo per l'ateneo IL CONFRONTO TRA GLI ASPIRANTI RETTORI AL POLO DI NOVOLI
DALLA semplificazione al rapporto con gli enti, senza dimenticare didattica e
ricerca. È stato un dibattito-fiume quello che ieri al Polo di Novoli ha visto
per la prima volta confrontarsi i cinque candidati al rettorato, che hanno
accettato l'invito dell'Uspur e del Cnu, le i rappresentanze sindacali dei
docenti. Su un aspetto Paolo Caretti, Guido Chelazzi, Alberto Del Bimbo, Sandro
Rogari e Alberto Tesi sono d'accordo: il governo dell'Ateneo va ripensato sotto
il profilo della trasparenza e della semplificazione. «Spesso le decisioni
vengono assunte senza valutare l'impatto sul bilancio. Una carenza grave», ha
evidenziato Caretti, che vorrebbe «istituire un prorettore alla
partecipazione». «Per troppo tempo abbiamo confuso trasparenza con
assemblearismo» ha aggiunto Del Bimbo. Secondo i candidati, «è necessario
operare una netta distinzione tra i compiti del Senato e del Cda» per superare
sovrapposizioni. «Partiamo intanto col rafforzare le attività delle
commissioni. Quella edilizia in due anni non si è mai riunita», ha
puntualizzato Tesi. Quanto alla riorganizzazione amministrativa, se Rogari
punta ad una ricentralizzazione, dando vita a «sette divisioni amministrative
con a capo un prorettore e un dirigente», Caretti rigetta l'ipotesi, bollandola
come «un vecchio modello destinato a moltiplicare le fasi di gerarchizzazione».
E il rapporto con la Regione? Il più scettico è Chelazzi, che chiede all'ente
«una chiarezza d'impostazione». «Non dobbiamo farci espropriare dell'autonomia
in un'ottica di emergenza», sostiene. Gli altri invece aprono alla Regione, a
patto che si tratti di «un rapporto paritetico». Sì alla presenza in Cda, ma solo con poteri di verifica, per non incrinare l'autonomia
dell'Università. Sia Tesi che Caretti hanno poi invocato un'apposita «legge
regionale». Tra i temi affrontati, quello del pensionamento di 177 docenti nel
2010. «Urge una politica che gestisca questo depotenziamento dell'offerta
didattica», le parole di Del Bimbo. E Tesi: «Guardiamo se l'offerta
formativa è sostenibile». Infine, non è mancato lo spazio per una piccola
«fiera delle vanità», con la richiesta ai candidati di fare un auto-spot'. Solo
Del Bimbo ha ammesso di candidarsi anche per «ambizione». Gli altri hanno
ripercorso le loro esperienze nell'Ateneo. E svelato alcune virtù. «Ho
passione, entusiasmo e infinite energie», ha assicurato Rogari. E Chelazzi: «So
rimboccarmi le maniche». «Ho visioni innovative», ha sorriso Del Bimbo. Quanto
ai motivi della discesa in campo, Caretti ha parlato della «necessità di
reagire ad un diffuso senso di disaffezione». «Voglio contribuire a risollevare
l'Università», ha risposto Tesi, aggiungendo che senza la sollecitazione dei
colleghi non avrebbe mai preso una simile decisione. Elettra Gullè
( da "Messaggero,
Il (Pesaro)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi Pesaro Con la conferenza SvobodaMagika: Il
Faust di Strehler, Intollerance di Nono, la traviata di Svoboda che si terrà
oggi alle 18 nella sala del Consiglio comunale prenderà il via la serie di
incontri sul cinema Immagini e armonie. L'iniziativa è promossa da Mediateca
delle Marche con la collaborazione dell'assessorato alla Cultura del Comune,
l'Istituto Culturale Italo-Tedesco, l'associazione Dante Alighieri comitato di
Pesaro. Appuntamento dunque con un grande artista, scenografo e inventore di
teatro: Josef Svoboda (Boemia, 1920 - Praga 2002). Massimo
Puliani, direttore dell'Istituto di Comunicazione Multimediale all'Accademia di
Macerata e docente al Dams
dell'Università di Bologna, e Valentino Bellucci, docente di Filosofia e anche di video Teatro all'Accademia di Macerata,
proporranno un suggestivo percorso nell'immaginario di
"SvobodaMagika".
( da "Nazione,
La (Firenze)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
PRIMO PIANO FIRENZE pag. 2 Musei a picco allarme rosso Acidini:
«Ripensare allepolitiche di accoglienza» RISCHIA LA CRISI L'INDUSTRIA PIU'
RICCA L'UNICA PRIMAVERA radiosa per i musei fiorentini è rimasta quella di
Botticelli agli Uffizi. Per il resto il mese di marzo si è rivelato deludente.
Le file davanti alla Galleria potrebbero essere un ricordo, se per le vacanze
pasquali continuerà lo stesso trend delle ultime settimane. Un crollo nelle
classifiche mondiali di «appeal», un calo del 26 per cento dei visitatori.
Rispetto ai 511mila complessivi dell'anno scorso, quest'anno tutti i musei
hanno raggranellato 374.700 visitatori. Una vistosa emorragia, non spiegabile
esclusivamente con la crisi economica che colpisce i consumi culturali, e con
la diserzione dei turisti. Perché altrove i turisti ci sono. E la cultura
continua a tirare. Una delle speranze può venire dal rilancio della Galleria
degli Uffizi, con i 5 milioni di euro che arriveranno dagli sponsor (li
cercherà la Sercom, azienda di cartellonistica pubblicitaria) per l'adeguamento
impiantistico e funzionale del Corridoio vasariano. Sarà il sottosegretario ai
Beni culturali, Francesco Giro, il 6 aprile, a benedire l'operazione
di partnership pubblico-privata , che assicurerà il completamento del sistema Uffizi-Pitti.
Oltre al sottosegretario interverranno il direttore generale del ministero,
Roberto Cecchi, il direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici,
Mario Lolli Ghetti, e il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci.
( da "Resto del
Carlino, Il (Pesaro)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
PESARO pag. 4 Così il Comune fa l'immobiliarista In arrivo scambio tra
l'area vicino al cimitero e quella in fondo a viale Trieste IL CASO: A SUON DI
PERMUTE DI AREE CON PRIVATI NON E' fortunata con le permute l'amministrazione
comunale. Dopo aver visto bloccata la permuta di acquisizione della Domus
romana di via dell'Abbondanza, in cambio di 12 box auto al parcheggio di viale
Fiume, la giunta comunale ha visto la commissione consiliare Bilancio bloccare
anche il passaggio di proprietà dell'area privata a fianco
del cimitero (ancor oggi utilizzata come deposito di materiale inerte) con
un'area comunale in fondo a Viale Trieste. Non è fortunata l'amministrazione
comunale, perché l'area che vuole andare ad acquisire è già stata al centro di
una polemica nei lontani anni '80, legata all'esproprio della stessa per
l'ampliamento del cimitero. L'area comunale in offerta, invece, è quella dei
giochi e del rimessaggio barche, vicino al porto. Rientra in un intervento
urbanistico complesso, che dovrebbe portare, nell'ambito del nuovo piano
regolatore del porto, alla realizzazione di un albergo. Il consigliere del Pdl
Alessandro Bettini è duro: «Mi pare che ci sia un eccesso di attivismo in
queste permute, una voglia di avere un ruolo quasi affaristico da parte dei vertici
del Comune. Guarderemo bene i contenuti». NEL FRATTEMPO dovrebbe tornare in
commissione la permuta di via dell'Abbondanza. Gli undicimila euro della prima
valutazione dei 12 box di viale Fiume di proprietà comunale, diventeranno quasi
il doppio, cercando di avvicinare quantomeno i prezzi di mercato. Nel contempo,
però, aumenterà anche il valore dell'acquisizione archeologica, stimando
attentamente i costi sostenuti dalla ditta per salvare i reperti della Domus,
rinunciando ai previsti posti auto. Non è escluso che al Comune resti il cerino
in mano del plus valore: infatti la permuta che ha fatto con la Pesaro
Parcheggi (in cambio del diritto di superficie che consente
alla società pubblica-privata di realizzare il nuovo mercato)
vede un valore dei beni molto più ridotto. E tutte le transazioni di questo
tipo sono, comunque, sottoposta a tassazione. Qualcuno ha sbagliato i conti?
INTANTO c'è un po' di agitazione anche a livello urbanistico. Lunedì in
consiglio arrivano diverse delibere importanti (a cominciare dall'approvazione
definitiva dell'area Copredil di via Solferino). Respinte la gran parte delle
osservazioni: «Da parte dei privati si voleva tornare ad un regime di
convenzione dice il sindaco , noi invece vogliamo andare avanti con le nuove
normative, più stringenti». Molte le osservazioni anche sull'adeguamento del
regolamento edilizio. Nel contempo saranno approvati i progetti per le case
Erap a Muraglia; gli interventi a Villa Fastiggi per casa di riposo privata e asilo nido inseriti nel Peep; ed un piano di
recupero per il palazzo Angelotti posizionato tra via Branca e via Buozzi con
un incremento del 10% della superficie utile. Image: 20090404/foto/8129.jpg
( da "Resto del
Carlino, Il (R. Emilia)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
REGGIO pag. 13 GIOVANI PSICOLOGI nei condomini per superare i contrasti
e puntare a una nuova co... GIOVANI PSICOLOGI nei condomini per superare i
contrasti e puntare a una nuova convivenza. E' un'esperienza che non ha
precedenti quella avviata dal Comune di Reggio con Acer e Università di
Bologna. Un gruppo di giovani universitari arriveranno in città per affiancare
i mediatori sociali di Acer, Claudio Melioli e Filomena De Sciscio. LA FIRMA
tra Acer e l'Università ha dato ieri il via al progetto. «Perchè abbiamo
bisogno anche di una progettazione sociale», dice il sindaco Graziano Delrio.
Ogni anno sono 450 le segnalazioni che arrivano ai mediatori sociali, contrasti
che rendono la vita difficile nei condomini. Si va dai rumori notturni ai
contrasti sugli spazi comuni, dal parcheggio alle pulizie (ma un 12% delle liti
nasce da pregiudizi razziali). «Questa tra Acer e l'Università sarà la prima
esperienza del genere in Italia, c'è già interesse in Europa per vedere i
risultati», dice il vicepresidente Acer, Alfonso Chiessi, primo ideatore del
progetto. GLI STUDENTI di psicologia approderanno a Reggio per tirocini di 300
ore. Ne saranno impegnati tre contemporaneamente, in tutto una dozzina
all'anno. Potranno seguire progetti di socializzazione, lavorare insieme ai
mediatori culturali, gestire anche situazioni difficili. «La possibilità di
attivare tirocini sulle relazioni sociali è un'esperienza tra le più innovative
e di avanguardia - dice la preside della facoltà di psicologia di Bologna,
Fiorella Giusberti -. Si apre una professionalità nuova, la psicologia modula
le sue competenze e professionalità sulla trasformazione sociale». «Si apre una
possibilità formativa estremamente interessante per i nostri studenti», afferma
Elvira Cicognani, docente di
Psicologia di comunità dell'Università di Bologna. IL SERVIZIO di mediazione
sociale è una caratteristica dell'Acer reggiano. Dai condomini arrivano
centinaia di richieste di intervento. Per un lavoro che spesso non ha orari, ma
può sfociare nel pranzo di Natale con la signora anziana o all'appostamento
notturno. Oltre al rischio di ricevere delle parolacce. «Ora con questa
accordo possiamo aumentare le forze - dice Melioli - e allargare le nostre
analisi. Certo sarebbe un grande risultato istituire un servizio di mediatore
di quartiere».
( da "Provincia
Pavese, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
E' oggi l'addio a monsignor Scabini Ricoprì importanti incarichi a
Tortona, in seminario e anche a Roma BRALLO. Tortona e la diocesi piangono uno
dei suoi sacerdoti più stimati ed apprezzati: monsignor Pino Scabini, 82 anni.
Stamattina alle 11 nella chiesa parrocchiale di Pregola, frazione del Brallo
dove si era ritirato da qualche tempo, in alta Valle Staffora, si terranno i
funerali, alla presenza di molti sacerdoti, fedeli e persone che lo conoscevano
e lo apprezzavano. Monsignor Pino Scabini è deceduto l'altra sera. Figura
sacerdotale eminente non solo della diocesi di Tortona, ma dell'intero mondo
cattolico italiano, protagonista della stagione conciliare e
dell'associazionismo cattolico, è stato per oltre 10 anni parroco di San
Matteo: ancora oggi i parrocchiani lo ricordano con affetto, perché ha lasciato
una profonda traccia in moltissimi fedeli, prima di essere nominato rettore del
Seminario vescovile. La notizia della sua morte ha suscitato profondo cordoglio
in alta Valle Staffora, dove era nato e dove ha trascorso gli ultimi anni della
sua vita, ma è stata accolta con dispiacere anche da moltissimi tortonesi e
vogheresi. Monsignor Scabini è stato un importante teologo e pastoralista, docente alla pontificia Università
lateranense di Roma, di cui era stato anche decano. Negli anni Settanta aveva
ricoperto l'incarico di assistente nazionale del settore adulti dell'Azione
Cattolica Italiana. Dal 1995 al 2000 aveva ricoperto la carica di assistente
nazionale del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale), dopo
aver accompagnato a lungo il gruppo romano dell'associazione. Rettore del
Pontificio Seminario Lombardo di Roma, dopo il ritorno in diocesi aveva
ricoperto gli incarichi di direttore dell'istituto diocesano di formazione di
Tortona e di assistente diocesano dei Gruppi Meic di Voghera e Tortona. A
Tortona, prima di partire per Roma, era stato parroco di San Matteo e docente di religione al liceo «Giuseppe Peano». Monsignor
Pino Scabini era sempre molto disponibile verso i giovani per i quali aveva una
particolare considerazione fin da quando reggeva la parrocchia di San Matteo.
Relatore anche di molteplici incontri e conferenze, lo scorso anno aveva
celebrato i 60 anni di ordinazione sacerdotale. E' ricordato come una figura
particolarmente significativa nel mondo dell'impegno culturale cattolico, un
protagonista della vita ecclesiale italiana, punto di riferimento per tanti
laici e tante famiglie, considerato uno dei sacerdoti più significativi non
solo di tutta la zona, ma anche di un preciso contesto storico: la fine del XX
secolo, periodo in cui ha saputo dare il meglio di se stesso. Angelo Bottiroli
( da "Giorno,
Il (Milano)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
BREVI pag. 19 Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le
metastasi RICERCA A PADOVA E MODENA PADOVA Si chiama p63 il gene capace di
funzionare da baluardo' contro la diffusione metastatica delle cellule
tumorali. È il risultato di uno studio condotto dalle
Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista
scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof.
Stefano Piccolo, docente
del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio
Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze
Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico,
attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema
circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte
associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la
metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse
centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato de novo' dalle cellule
tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante
la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali
ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente
risvegliano questo programma'. Il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha
individuato dei geni indicatori' capaci di rivelare la presenza, o meno, del
gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari
sottolinea Bicciato permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore e più
personalizzata». Image: 20090404/foto/4106.jpg
( da "Nazione,
La (Firenze)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
BREVI pag. 19 Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le
metastasi RICERCA A PADOVA E MODENA PADOVA Si chiama p63 il gene capace di
funzionare da baluardo' contro la diffusione metastatica delle cellule
tumorali. È il risultato di uno studio condotto dalle
Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista
scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof.
Stefano Piccolo, docente
del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio Bicciato
(ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di
Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale una
cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per
disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla
patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende
dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni.
Questo programma non viene inventato de novo' dalle cellule tumorali, ma fa
parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione
degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i
Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo
programma'. Il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni
indicatori' capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63.
«L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari sottolinea Bicciato
permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore e più personalizzata».
Image: 20090404/foto/722.jpg
( da "Resto del
Carlino, Il (Modena)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
MODENA pag. 12 Tumori, scoperto il gene baluardo' che blocca le
metastasi LA RICERCA SI CHIAMA p63 il gene capace di funzionare da baluardo'
contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. E' il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca
delle Università di Padova e di Modena, pubblicato sulla rivista scientifica
Cell. I due team di ricercatori sono stati guidati da Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie
mediche di Padova, e da Silvio Bicciato del dipartimento di Scienze biomediche
di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale
una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per
disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla
patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende
dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni.
Questo programma non viene inventato de novo' dalle cellule tumorali, ma fa
parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione
degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i
Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo
programma. Fino ad ora, si pensava che questo recupero di capacità embrionali
fosse un potere ad appannaggio di poche cellule nel tumore primario. Lo studio
segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni
genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di p53 e di Ras, se
combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in
stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un
tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre
terapie. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari sottolinea
Bicciato permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, piu'
personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano
l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».
( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Corriere del Mezzogiorno sezione: 1CULTURA data: 04/04/2009 - pag: 17
Il tema Ieri a Bari un dibattito non rituale tra amministratori, operatori e
istituzioni La città (plurale) delle idee Come trovare risorse e politiche
culturali al tempo della crisi di FABRIZIO VERSIENTI Può accadere che un
centinaio di persone e cinque relatori stiano lì a discutere in pubblico di
cultura (tema quasi sconveniente, certo poco «elegante» di questi tempi) per
quasi tre ore per arrivare a scoprire che in realtà la discussione è solo
iniziata, che ci vorrebbe un altro giro e poi un altro ancora, e le domande del
pubblico e magari il tempo di elaborare una sintesi, una piattaforma comune.
Evidentemente, il tema è sensibile. Quel centinaio di persone convocate
dall'associazione Città Plurale nella biblioteca di Santa Teresa dei Maschi a
confrontarsi sul tema «La Città della Cultura della Città» in realtà non sono
un uditorio qualsiasi: ci sono organizzatori di festival e direttori di teatri,
ricercatori e professionisti, docenti universitari,
musicisti, giornalisti. Un pubblico sceltissimo che sente la bruciante
attualità dell'«emergenza cultura». Felice Laudadio, direttore della Casa del
Cinema di Roma e dell'ItaliaFilmFest di Bari, e il rettore dell'università di Bari Corrado Petrocelli,
sono d'accordo: con i tagli apportati da questo governo allo Spettacolo (enti
lirici, teatro, cinema), alla Cultura (patrimonio, musei, biblioteche), all'università e alla ricerca, dovremmo chiederci quale sarà la
situazione tra uno, due, tre anni. Da qui un parziale limite del dibattito, che
parte concentrato sulle città, sulle identità locali e sulle politiche mirate
al territorio, c0n il rischio di perdere di vista la desertificazione in corso
a partire dal «centro»: «Se per l'anno prossimo il governo manterrà i tagli
all'università del bilancio di quest'anno, prevedo che
la metà degli atenei italiani sarà al collasso», dice amaramente il rettore.
Poco prima, Laudadio si era chiesto, parola più parola meno, «cosa ce ne faremo
del Petruzzelli quando finalmente sarà riaperto, se nel frattempo non ci
saranno più risorse per il teatro e la musica in Italia?». Ma non tutto è così
nero. Il rettore ricorda che nonostante tutto l'ateneo barese va avanti:
elabora progetti per l'ex palazzo delle Poste di Narducci, immaginando un
megacentro d'accoglienza, orientamento e attività culturali per i suoi 60mila
studenti, e nel frattempo mantiene una presenza a Taranto che è una sorta di
presidio contro la «liquidazione» della città ionica. E l'assessore alle Culture
Laforgia lamenta la mortificante condizione di dover lavorare con un bilancio
annuale di quattro milioni di euro in una città di quasi mezzo milione di
abitanti. Eppure si lavora lo stesso. Ci sarebbero i privati, magari, o la
possibilità di forme di project financing che coinvolgano i privati, i fondi
europei, le fondazioni bancarie. Poco prima, il suo ex collega bresciano Paolo
Corsini (oggi deputato del Pd, ieri sindaco e assessore alla Cultura della sua
città) ricordava la quantità di iniziative costruite in una decina d'anni di
lavoro: valorizzazione dei monumenti e della storia urbanistica della città,
creazione di festival unici come quello dedicato al circo contemporaneo (ovvero
una delle forme più eccitanti e avventurose del teatro di oggi, in giro per
l'Europa) e più in generale la moltiplicazione dell'offerta di spettacolo, il
rapporto con le associazioni del territorio, l'iniziativa degli incontri
dedicati ai grandi temi filosofici, tradotti in incontri e pubblicazioni
editoriali per un successo da grandi numeri (48 volumi realizzati, 60mila
cittadini coinvolti). Lì, la ricchezza del tessuto economico ha permesso di
trovare sponsor nelle imprese e partner nelle fondazioni bancarie; e la
saggezza amministrativa ha consentito di capitalizzare al meglio le risorse
prodotte da un'azienda multiservizi comunale che distribuisce al Comune
dividendi da 80 milioni di euro all'anno. Fantascienza, per noi. Qual è il
cruccio di Corsini? Che l'attuale amministrazione stia cancellando rapidamente
tutti i suoi sforzi di creare una Brescia città delle idee e della cultura. Ed
è questo il punto, nell'Italia di oggi. Oltre alla scarsità di risorse. Che lo
spoil system praticato con ferocia dalle nuove maggioranze in ogni genere di
amministrazione finisce per provocare traumi al fragile tessuto culturale
italiano, cancellando anni di sacrifici e di pazienti costruzioni con pochi
tratti di penna. Come avevano indicato Roberto Ricco, direttore del teatro
Kismet oltre che esponente di Città Plurale, nella sua relazione introduttiva,
e la moderatrice, la nostra «direttora» Maddalena Tulanti, il punto è trovare
nuove forme di governance per nuovi progetti culturali. Che sappiano, tornando
a Bari, ripartire ad esempio dalla valorizzazione delle sue molteplici
identità: area metropolitana, città mediterranea, capitale della regione, porta
d'Oriente. Ma per questo ci vorrà un secondo dibattito. Un dramma italiano
Anche una città ricca come Brescia distrugge dieci anni di lavoro sulle
politiche culturali con un semplice cambio di maggioranza al Comune Sopra,
Paolo Corsini, relatore molto ammirato per la sua esperienza di sindaco e
assessore alla Cultura a Brescia. A lato, da sinistra, la platea dei relatori:
Roberto Ricco, il rettore Petrocelli, Corsini, Maddalena Tulanti, Nicola
Laforgia, Felice Laudadio
( da "Resto del
Carlino, Il (Bologna)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
BREVI pag. 19 Tumori, scoperta la proteina capace di bloccare le
metastasi RICERCA A PADOVA E MODENA PADOVA Si chiama p63 il gene capace di
funzionare da baluardo' contro la diffusione metastatica delle cellule
tumorali. È il risultato di uno studio condotto dalle
Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista
scientifica Cell'. I due team di ricercatori sono stati guidati dal prof.
Stefano Piccolo, docente
del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof. Silvio
Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze
Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico,
attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema
circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte
associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la
metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse
centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato de novo' dalle cellule
tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante
la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali
ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano
questo programma'. Il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato
dei geni indicatori' capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene
antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari
sottolinea Bicciato permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore e più
personalizzata». Image: 20090404/foto/7793.jpg
( da "Unita, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Soru scioglie il «blind trust» riprende il 17% del capitale Tiscali
Renato Soru scioglie il «blind trust», il negozio fiduciario nato per risolvere
i possibili conflitti di interesse. Soru torna in possesso diretto di un
pacchetto azionario del gruppo sardo pari al 17,68%, mentre i diritti di voto
del restante 2,7% restano al fiduciario, il professor Gabriele Racugno. È
quanto emerge dalla comunicazioni alla Consob. Al docente dell'Università di Cagliari era stata trasferita lo scorso
dicembre una quota pari al 17,68% per ottemperare al conflitto di interessi di
Soru in vista della candidatura alle elezioni sarde. Racugno era stato nominato
fiduciario al fine di esercitare tutti i diritti (compreso il diritto di voto)
e i privilegi connessi alle azioni senza alcuna istruzione della parte
fiduciante.
( da "Tribuna
di Treviso, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Scoperto il gene che controlla le metastasi Padova, il team di
ricercatori di Piccolo ha aperto la via alla cura mirata del tumore FABIANA
PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo
posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi
motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per
disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua
funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano
Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti
di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa
alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di
pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi
biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e
spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che
la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di
«superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore
primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una
svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a
volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I
ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e
progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa
è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di
molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno,
perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una
cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale,
allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità
cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio
nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per
poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la
metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di
quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola
combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale
pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in
attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori
partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la
«spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei
geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi
P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea
Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata,
ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano
l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».
( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Cultura Pagina 346 Testamento biologico un gesto di libertà? --> Il testamento biologico: un gesto di
libertà? È il tema del dibattito che si terrà lunedì alle 17.30 nella
sala Eleonora D'Arborea di via Lanusei 19a Cagliari. Introduce Annalisa Diaz,
responsabile del Centro di documentazione e studi delle donne. Intervengono:
Alberto Desogus, già primario di Oncologia Medica al
Businco, Maria Mura, magistrata della Corte d'Appello, Maria Pia Massetti,
insegnante lettere classiche, cattolica, Fabrizio Oppo, insegnante di Filosofia
e Storia, Chiesa Battista. Coordina Grazia Maria De Matteis, docente Diritto penale all'Università e
presidente Comitato di Bioetica.
( da "Trentino"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Quegli studenti Quegli studenti fuori dal seminato Ieri in Piazza Dante
gli studenti che molto eloquentemente si definiscono "anomali"
volevano dar luogo ad un presidio che aveva come bersaglio delle proprie
altrettanto anomale frecciate un Ministro, la Gelmini, che non c'è. Come è
assente ogni spirito autenticamente critico e realmente interessato ad altro
aspetto che non sia una sciocca, ops "gioiosa", alzata di ottuse
barricate. Quello che la sinistra non dice: una università
in cui 327 facoltà non superano i 15 iscritti, 37 corsi di laurea con un solo
studente, 94 università con più di 320 sedi distaccate
in posti non strategici. I numeri dell'università
italiana eccedono in corsi di laurea, materie insegnate, ore di lezione: il
tutto per avere meno laureati del Cile e non vedere nemmeno un nostro Ateneo
tra i primi 150 al mondo. Si sono moltiplicate cattedre e posti per professori,
senza tener conto delle reali esigenze dei ragazzi, aumentando la spesa in
maniera inaccettabile. In quest'ambito operano i tagli all'istruzione tanto
denunciati dagli "anomali", che "reclutano" studenti delle
medie con aperitivi più che volti ad incentivare l'interesse per la
mobilitazione, interessati a cooptare presenza acritica. Anomala e fuoricorso?
Proprio fuori dal seminato! Federica Pizzaia Azione Universitaria In
settant'anni tutto è cambiato Bastano due semplici istantanee a misurare il
cambiamento occorso in un Paese nell'arco di 70 anni? Certo che no, però magari
aiutano. 1939: Pio XII invia un radiomessaggio ai "figli dilettissimi
della Cattolica Spagna", dell'eroica Spagna nella sua "tradizionale e
cattolica grandezza". Il papa, che la considera "la Nazione eletta da
Dio come principale strumento di evangelizzazione del Nuovo Mondo e come
baluardo inespugnabile della fede cattolica", si felicita col "sano
popolo spagnolo", generoso e franco (ecco "le due caratteristiche del
nobilissimo suo spirito") per l'esito della guerra: "la più
sanguinosa guerra civile che la storia dei tempi moderni ricordi". 2009: a
Reus, località della Spagna tarragonese, un consigliere comunale - Ariel
Santamaria (non inganni il cognome, ndr), leader di un gruppo musicale friki
che costuma vestirsi alla Elvis e denudarsi alla fine dei concerti - propone di
piantare cannabis nelle zone verdi della città, di fare una pista ciclabile
sotterranea che di notte si trasformi in pista del "vicio", quindi di
trasformare il palacongressi di Reus in un "follodromo", con letti
matrimoniali, jacuzzi, distributori di preservativi e sala per la proiezione di
film (non d'autore, penso). Che dire? Sono solo due flash, scattati a settant'anni
di distanza, però qualcosa - mi pare - sulla Spagna dicono. Ruggero Morghen Nel
1939 i franchisti vinsero la guerra con l'appoggio degli alleati nazifascisti.
Nello stesso anno Hitler invase la Polonia, diede avvio alla seconda guerra
mondiale e al progetto di sterminio degli ebrei. Vogliamo proprio tornare a
settant'anni fa? (a.i.) La cultura palestinese che sa resistere Venerdì 27
marzo ho assistito, nella Sala Rosa della Regione alla presentazione del libro
- Cento anni di cultura palestinese - della professoressa Isabella Camera
D'Affitto, docente di studi
Orientali alla Sapienza di Roma. è intervenuto anche il Presidente della
Mezzaluna Rossa, un ente che svolge in Medio Oriente le funzioni della nostra
Croce Rossa. Dall'esposizione di quest'ultimo sono emerse ancora una volta le
drammatiche condizioni di Gaza, ma si è anche preso coscienza della terribile
situazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente. Per esempio in
Libano sono ridotti a livello di paria, inibiti dal poter svolgere quasi tutte
le professioni. Il discorso è anche caduto sull'equivalenza che oggi
l'ideologia dominante vorrebbe imporre e cioè quella che recita: antisionismo
uguale antisemitismo. Personalmente ritengo che i fautori di questa riduttiva
affermazione manchino soprattutto di spirito di analisi. Per venire al libro
non posso che essere estremamente grato ad una studiosa che è andata a
recuperare quella cultura palestinese, osteggiata, dimenticata, respinta che
però continua ad esistere a dispetto di coloro che la negano. è l'espressione
di un popolo che non cede alle disfatte, che nei disastri si organizza, che le
bombe non abbattono. Guido Tommasini S. CRISTOFORO AL LAGO Che fine ha fatto il
5 per mille? Alle soglie delle dichiarazioni dei redditi, gli italiani non
sanno ancora se potranno destinare anche quest'anno il 5 per mille dell'Irpef
alle associazioni no-profit. Lo scorso anno quasi 15 milioni di cittadini (il
55% dei contribuenti) hanno sostenuto le attività di volontariato sociale e
ambientale con questa scelta. Per questo il senatore del Pd Roberto Della Seta
ha firmato un'interrogazione ai ministri competenti, perché si provveda a
emanare il decreto che introduca la detrazione e perché si preveda la sua
stabilizzazione come già avvenuto per l'8 per mille. Tratto da newsletter di
Legambiente del 01/04/2009. Sarebbe opportuno che il pasticcio fosse ripreso
anche dai quotidiani e media locali. Michele Brugnara POVO
( da "Tirreno,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Pagina 4 - Attualità Scoperto il gene che blocca le metastasi Aperta la
via alla cura mirata del tumore Il team di ricercatori è tutto italiano FABIANA
PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo
posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi
motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per
disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua
funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano
Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti
di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa
alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di
pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi
biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e
spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che
la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di
«superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore
primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una
svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a
volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I
ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e
progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa
è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di
molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno,
perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una
cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale,
allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità
cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio
nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per
poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la
metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di
quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola
combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale
pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in
attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori
partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la
«spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei
geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi
P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea
Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più
personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che
guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».
( da "AmericaOggi
Online" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Tumori. Scoperto il gene "baluardo" che blocca le metastasi
04-04-2009 PADOVA. Si chiama "p63" il gene capace di funzionare da
"baluardo" contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È
il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca
delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla
rivista scientifica "Cell". I due team di ricercatori sono stati
guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal prof.
Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di
Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico,
attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema
circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte
associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la
metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse
centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato de novo' dalle cellule
tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante
la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali
ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente
risvegliano questo "programma". Fino ad ora, si pensava che questo
recupero di capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche cellule
nel tumore primario. Lo studio padovano segna ora una decisa svolta: i
ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori
umani, quali quelle di p53 e di Ras, se combinate, definiscono una propensione
a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo
significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più
aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso
come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le
proprietà antimetastasi di p63. "Questa è una proteina nota per svolgere
un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega il prof.
Piccolo -. Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno,
perché senza p63 quella cellula semplicemente muore. Ma se p63 è persa da una
cellula staminale tumorale, ovvero potenzialmente immortale, allora si apre la
porta a un suo comportamento asociale', alla possibilità cioé di un suo
spostamento e alla conseguente metastasi". Ma come individuare quei tumori
che partono con il "piede sbagliato"? Per rispondere a questa domanda
il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni indicatorì
capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63.
"L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari - sottolinea Bicciato
- permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata,
ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano
l'avanzamento della malattia in un determinato paziente". Lo studio è
stato possibile anche grazie al fondamentale contributo dell'Associazione
Italiana Ricerca sul Cancro (Airc) e della Fondazione Cassa di Risparmio di
Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori Piccolo e Bicciato i primi
destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel 2007.
( da "Provincia
Pavese, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Musica sacra nelle chiese pavesi Tre concerti con esecuzioni rare Il
via con la "Passione" di Mayr che da trent'anni non viene suonata Poi
debutta l'ensemble "Il Demetrio" con i brani di Rolla e Fioroni
PAVIA. Ancora una volta torna la musica sacra nelle chiese di Pavia, dalla
"Passione" di Giovanni Simone Mayr ai pezzi dei pavesi Alessandro
Rolla e Gian Andrea Fioroni che saranno eseguiti nel periodo della settimana
santa sfruttando la cornice delle basiliche pavesi. Il ciclo di concerti di musica
sacra, organizzato dall'Adrat (Associazione Docenti e
Ricercatori Ateneo Pavese) e dal Cup (Circolo dell'Università di Pavia), fa
parte della stagione Musica in Università. La rassegna prenderà il via martedì
7 aprile nella basilica di San Michele, approderà poi a Santa Maria in
Canepanova e toccherà, per l'appuntamento finale del 23 aprile, il prezioso
scrigno di San Teodoro. «Le chiese sono le sedi naturali di ascolto
della musica sacra, sedi di armonia e arte» ha spiegato il vescovo Giovanni
Giudici durante la presentazione. Tutti i concerti inizieranno alle 21.15 e
saranno ad ingresso libero, proprio perché, come ha invece sottolineato il
professor Piero Milani, «la nostra rassegna ha l'obiettivo di diffondere la
cultura musicale. Ed essere arrivati a riempire le basiliche di appassionati di
musica sacra provenienti da tutta la provincia e oltre è un risultato non di
poco conto». Il primo concerto, quello di martedì, vedrà l'orchestra Milano
Classica e il coro dell'Accademia Internazionale della Musica eseguire la nuova
edizione critica dell'Oratorio di Giovanni Simone Mayr "La Passione",
che non viene eseguito in Italia e in Europa da oltre trent'anni. Il secondo
concerto, che si terrà Santa Maria in Canepanova il 15 aprile, vedrà
protagonisti due strumenti, la tromba di Joseph Bierlmaier e l'organo suonato
da Roland Muhr, in un programma che presenterà pagine del Barocco europeo nelle
sue diverse espressioni. Il "trittico" di musica sacra si concluderà
il 23 aprile in San Teodoro con un programma quasi tutto "pavese" (e
l'inserzione di una sinfonia haydniana). I due brani di Rolla - Dixit Dominus e
Tantum ergo - sono le uniche composizioni di musica sacra nel catalogo del più
grande compositore-musicista pavese, a lungo direttore d'orchestra alla Scala
di Milano, di cui recentemente, a cura degli organizzatori di "Musica in
Università", è stato pubblicato un CD di inediti. Rolla fu allievo proprio
di quel Gian Andrea Fioroni, pavese e maestro di cappella nel duomo di Milano,
del quale si potrà ascoltare nel concerto una suggestiva Salve regina. Suona
l'ensemble "Il Demetrio", un complesso musicale pavese di recente
costituzione formato da musicisti specializzati nell'interpretazione della
musica antica con l'impiego di strumenti originali; il gruppo si dedica prevalentemente
al repertorio italiano del Sei-Settecento, con particolare attenzione agli
autori pavesi. "Il Demetrio" è guidato da Maurizio Schiavo, che
affianca all'attività direttoriale quella di strumentista alla viola e alla
viola d'amore. Da alcuni anni si è dedicato alla rivalutazione dei compositori
pavesi e di Alessandro Rolla in particolare. Tra i CD realizzati come direttore
si segnala l'uscita recente, in prima mondiale, delle Arie per soprano e
orchestra di Farinelli.
( da "Provincia
Pavese, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Scoperto il gene che blocca le metastasi Padova, il team di ricercatori
di Piccolo ha aperto la via alla cura mirata del tumore FABIANA PESCI PADOVA.
E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al suo posto, vigile
ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un qualsiasi motivo si
allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema circolatorio per
disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il gene P63. La sua
funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano
Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti
di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa
alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di
pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi
biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e
spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che
la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di
«superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore
primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una
svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a
volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I
ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e
progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa
è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di
molti organi. Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno,
perché senza P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una
cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale,
allora si apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità
cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio
nemico, soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per
poterlo sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la
metastasi da una nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di
quelle forze che operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola
combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale
pronto per la metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in
attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori
partono già con il piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la
«spia molecolare». L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei
geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi
P63. «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea
Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più
personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che
guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente».
( da "Giornale
di Vicenza.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
IL FESTIVAL CITTÀ D'IMPRESA. Dibattito al Lanificio Conte di Schio
Bastianello: «Risorse poche e spese male» 04/04/2009 rss e-mail print Un
momento del dibattito Due su cinque non ce la fanno e abbandonano gli studi
universitari fin dal primo anno. È un quadro italiano desolante quello offerto
dal convegno "A scuola d'innovazione - Per un nuovo rapporto tra
Università e Pmi", tenutosi ieri sera al Lanificio Conte di Schio
nell'ambito del Festival Città Impresa e moderato da Mariano Maugeri de
"Il Sole 24 ore". Un tentativo di mettere in collegamento università e imprenditoria, introdotto da Roberto Zuccato,
presidente Confindustria Vicenza: «La scuola prepara gli imprenditori di domani
che devono essere pronti, competitivi rispetto ai coetanei europei. Purtroppo i
giovani altrove crescono con una grinta che qui si è persa». Secondo Zuccato
«l'innovazione è alla base del successo del nostro sistema industriale. L'università deve modernizzarsi, abbandonare le spinte
campanilistiche e passare a logiche di merito e qualità. Purtroppo abbiamo
atenei con uno o due iscritti. Gli studenti si laureano in tempi lunghi, il
18,5% abbandona dopo il primo anno. Noi chiediamo professionalità tecniche e
scientifiche ma è un'istruzione poco diffusa. Bisogna aprire un confronto
costruttivo». Ad ascoltare in platea anche una cinquantina di studenti
universitari provenienti da ogni angolo del continente. Maugeri ha citato il
proliferare preoccupante delle sedi staccate anche se Zuccato, riferendosi a
quella di Vicenza, ha sottolineato come abbia «sbocchi reali rispetto ai
bisogni del territorio». Vincenzo Milanesi, rettore dell'Università di Padova
ha voluto puntualizzare su alcuni dati elencati da Zuccato: «Due su cinque
lasciano gli studi perchè si sono iscritti a corsi senza avere preparazione
specifica e attidudine. Manca una selezione a monte e l'adeguato orientamento».
Milanesi ha attaccato le università private
"telematiche": Non fanno insegnamento in presenza ma attraverso corsi
erogati on line. È una truffa legalizzata. Alcune hanno meno di dieci studenti
ma è bene chiarire la situazione». Pier Francesco Ghetti, rettore di Ca'
Foscari a Venezia, affonda il dito nella piaga: «La ricerca costa e noi
facciamo nozze coi fichi secchi.Non c'è futuro senza investimenti e i
finanziamenti non vengono distribuiti equamente». Francesco Solè Parellada, docente dell'Universitat Politecnica de
Catalunya a Barcellona, strappa sorrisi e consensi segnalando come, nello stato
di crisi attuale, «siano più importanti le banche che le scuole. In Spagna il
50% dei giovani si iscrive all'università». Paolo Bastianello, nominato da Emma Marcegaglia quale delegato
Education di Confindustria, riprende il filo della crisi: «È pesante e
profonda. Le risorse sono pochissime e spese male. Abbiamo una scuola con
troppi amministrativi e mai fatta valutare dai governi che si sono succeduti.
Eppure al Nord qualcosa si è fatto. I progetti "Alternanza scuola -
lavoro" sono un dato di fatto. E' una strada da seguire perchè un buon
rapporto fra piccole e medie imprese e università è
indispensabile». Mauro Sartori Mauro Sartori
( da "Nuova
Ferrara, La" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino)
(Alto Adige) (Gazzetta di Mantova, La) (Corriere delle Alpi) (Gazzetta di
Modena,La) (Gazzetta di Reggio)
Argomenti: Cultura
PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta al ...
FABIANA PESCI PADOVA. E' il cane da guardia delle cellule tumorali. Finché sta
al suo posto, vigile ed attento, le costringe a restare immobili. Se per un
qualsiasi motivo si allontana, le cellule scappano, entrano nel sistema
circolatorio per disseminarsi in altri organi: è metastasi. Il guardiano è il
gene P63. La sua funzione, che apre la strada verso la cura mirata del tumore, è stata scoperta da un team di ricercatori guidati da Stefano
Piccolo, docente del
dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di Padova. Il team è
composto inoltre da Silvio Bicciato già ricercatore dell'ateneo patavino, ora
al dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, e da Michelangelo Cordenonsi, microbiologo padovano. Due i punti
di partenza, uno a valle ed uno a monte: da una parte la statistica che imputa
alle cellule tumorali migranti di provocare il 90 per cento delle morti di
pazienti oncologici, dall'altra la constatazione che come tutti i processi
biologici anche la metastasi deve dipendere dalla coordinata accensione e
spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Fino a «ieri» si riteneva che
la migrazione delle cellule malate fosse determinata da una sorta di
«superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule annidiate nel tumore
primario. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Cell», segna una
svolta. E' stato scoperto il motivo del comportamento delle cellule: perché a
volte migrano dalla neoplasia originaria per generarne una nuova ed altre no. I
ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente
indeboliscano le proprietà antimetastasi del gene P63. «Questa è una proteina
nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi.
Se P63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza
P63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se P63 è persa da una cellula
staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si
apre la porta ad un suo comportamento «asociale», alla possibilità cioè di un
suo spostamento e alla conseguente metastasi». Conoscere il proprio nemico,
soprattutto quando si ha a che fare con un tumore, è fondamentale per poterlo
sconfiggere con le armi più appropriate. Lo studio inquadra la metastasi da una
nuova angolazione: ora si sa che è un «sottoprodotto» di quelle forze che
operano per favorire la crescita del tumore primario. Una sola combinazione di
geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la
metastasi su di un'immaginaria linea di partenza: ferma lì, in attesa del segnale
di via fornito dal microambiente tumorale. Alcuni tumori partono già con il
piede sbagliato. Ma quali? Ed ecco che entra in gioco la «spia molecolare».
L'equipe coordinata da Silvio Bicciato ha individuato dei geni «indicatori»
capaci di rivelare la presenza o meno del gene antimetastasi P63. «L'utilizzo
clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea Bicciato - permetterà
all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella
che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della
malattia in un determinato paziente».
( da "Avvenire"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
CRONACA 04-04-2009 Morresi: legge 40, nella pratica cambia poco MILANO.
«Bisogna aspettare le motivazioni della sentenza, e poi probabilmente ci sarà
bisogno di nuove linee guida, per chiarire effettivamente quali siano adesso le
procedure permesse, e quali le pratiche da seguire». A tirare le somme, dopo il
pronunciamento della Consulta sulla legge n.40, che regola la procreazione
medicalmente assistita, è Assuntina Moresi, docente di Chimica fisica all'università di Perugia e componente del
Comitato nazionale di bioetica. Nell'intervista apparsa sul sito
ilsussidiario.net, la consulente del ministero del Welfare conferma comunque
che dopo la sentenza, «nella pratica concreta, a quanto pare, cambia poco».
Perché «la norma da oggi in vigore dice che non si devono creare embrioni in
numero superiore a quello strettamente necessario, ma non si dà un limite
numerico - spiega Assuntina Morresi - , e poiché si mantiene il divieto di
congelamento, alla soppressione degli embrioni, alla loro selezione eugenetica,
e anche al loro uso per ricerca, mi chiedo: un medico che domani crea tre
embrioni, con queste nuove norme, che farà, visto che non ne può congelare o
sopprimere nessuno? Li dovrà trasferire tutti e tre, esattamente come prima».
Quanto a coloro che vanno ripetendo che la legge sulla procreazione
medicalmente assistita non funziona, la docente dell'università di Perugia replica dati alla mano («dal 2005 al
2007 sono aumentate le coppie, i cicli di trattamento, i bambini nati») e fa
risalire le critiche al «forte pregiudizio ideologico di chi non ha mai
accettato l'esito di un voto parlamentare e il risultato di un referendum».
Assuntina Morresi
( da "Avvenire"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
CRONACA 04-04-2009 Scoperto il gene che blocca le metastasi lo studio
Possibile fermare lo sviluppo delle cellule tumorali DA MILANO U no studio
condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e
Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell», ha portato alla
scoperta di un gene che può bloccare la diffusione metastatica delle cellule
tumorali. Il gene si chiama «p63» ed è in grado di funzionare da «baluardo»
contro lo sviluppo dei tumori. Il processo metastatico, attraverso il quale una
cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per
disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla
patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende
dal movimento coordinato di accensione e spegnimento di decine, forse
centinaia, di geni. Il programma non viene inventato dalle cellule tumorali, ma
fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante la
costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali.
Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo «programma».
Fino ad ora, si pensava che questo recupero di capacità embrionali fosse un potere
ad appannaggio di poche cellule nel tumore primario. Lo studio dei due atenei
segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni
genetiche comuni a molti tumori umani, se combinate, definiscono una
propensione a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia.
Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in
modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. Il «p63» è, secondo Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, «una
proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti
organi ha sottolineato Piccolo . Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non
causa alcun danno, perché senza p63 quella cellula semplicemente muore.
Ma se p63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero potenzialmente
immortale, allora si apre la porta a un suo comportamento 'asociale', alla
possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Come
individuare quei tumori che partono con il «piede sbagliato»? Il team guidato
da Silvio Bicciato, del Dipartimento di Scienze biomediche di Modena e Reggio
Emilia, ha individuato dei geni «indicatori» capaci di rivelare la presenza, o
meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie
molecolari ha sottolineato Bicciato permetterà all'oncologo la scelta della
cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle
forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato
paziente». Lo studio è stato condotto da due team dell'Università di Padova e
di Modena- Reggio Emilia ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica «Cell»
( da "Avvenire"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
CRONACA 04-04-2009 CONVEGNO A GENOVA Una ricerca evidenzia che chi
opera sulle navi soffre spesso di "povertà di affetti" Per i
marittimi più accoglienza nei porti italiani Migrantes, nuovo Welfare del mare
Bagnasco: serve maggiore solidarietà DA GENOVA ADRIANO TORTI U na povertà non
economica ma di affetti, di legami, relazioni, informazione e, non ultima, quella
legata alle difficoltà di partecipazione ai riti ed alle celebrazioni della
propria religione di appartenenza: è quella che colpisce i marittimi di tutto
il mondo e che, per la prima volta in Italia, è stata oggetto di uno studio
approfondito e scientifico confluito nella ricerca "Il benessere dei
lavoratori del mare. Indagine sui transiti dei marittimi in 60 porti
italiani". Una vera e propria ricerca sul Welfare marittimo realizzata per
iniziativa della Fondazione Migrantes della Cei, in collaborazione con le
Capitanerie di Porto, per la conduzione dell'Università di Genova e con il
contributo economico della Regione Liguria e della Fondazione Carige. I
risultati della ricerca sono stati presentati ieri mattina a Genova a Palazzo
San Giorgio, sede dell'Autorità portuale, nell'ambito del convegno nazionale
dell'Apostolato del mare che si chiuderà questa mattina nel capoluogo ligure e
che ha visto la partecipazione di oltre settanta delegati provenienti da tutta
Italia. I dati raccolti sono stati presentati dal senatore Enrico Musso, docente presso l'Università di Genova,
che ha coordinato la ricerca. «Quella che colpisce i marittimi è una povertà di
affetti », ha spiegato don Giacomo Martino, direttore dell'Apostolato del mare
della Fondazione Migrantes della Cei. «Nell'epoca delle comunicazioni
planetarie ha aggiunto un ma- rittimo rischia di non telefonare a casa per due
mesi». La loro, ha spiegato, è una vita "nascosta". Sono
"stranieri" che non hanno contatti con le città dove approdano e che,
con il passare del tempo e con la lontananza da casa, perdono, o rischiano di
perdere, anche l'identità nazionale di origine. «Molto spesso ha aggiunto don
Martino il marittimo è visto come un potenziale terrorista tanto che, con le
leggi anti-terrorismo in vigore, marittimi di alcune nazionalità non possono
neppure scendere sulla banchina». Per questo, ha ribadito, è necessario,
«elevare la qualità dell'accoglienza nei nostri porti» portando avanti «il
lavoro iniziato con i Comitati territoriali per il Welfare marittimo » e
costruendo «una serie di sinergie che consentano agli operatori di incidere in
maniera concertata ». Il convegno è stato chiuso dal cardinale Angelo Bagnasco,
che ha ricordato che la Chiesa si occupa anche dei marittimi perché le sta a
cuore ogni singolo essere umano. Il porporato ha poi ammonito a non perdere mai
di vista «la dignità inviolabile di ogni uomo», una dignità che è «intrinseca
alla natura umana», che è «riconosciuta da tutte le carte internazionali » e
che si deve fondare «nell'appartenenza di ciascuno alla famiglia umana» e non
«in quanto riconosciuta da parlamenti ed organismi nazionali». L'arcivescovo di
Genova e presidente della Cei ha poi ricordato che è necessario «continuare ed
intensificare la solidarietà che fa parte della nostra tradizione». Una
tradizione di accoglienza, ha aggiunto, «che ben conosciamo soprattutto a
Genova, città di mare e città che in passato è stato punto di partenza per
moltissimi emigranti ». Per monsignor Agostino Marchetto, infine, segretario
del Pontificio Consiglio per i Migranti ed itineranti, l'A- postolato del mare
«non può limitarsi a provvedere ai bisogni essenziali dei marittimi, ma
dovrebbe anche aiutarli a sentirsi veramente Chiesa, se cristiani». Per
l'Apostolato del mare, ha spiegato ancora Marchetto, l'equipaggio di ogni nave
che entra in porto rappresenta «un carico umano importantissimo, che può essere
anche di fratelli e sorelle nella fede, di cui dobbiamo prenderci cura guidati
dal principio evangelico dell'amore». Il cardinale Angelo Bagnasco durante
l'intervento al convegno di Migrantes sui lavoratori del mare
( da "Agi"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
UNIVERSITA': MEETING RETTORI UNIVERSITA' EUROPEE A SIENA (AGI) - Siena,
34 apr. - Si terra' a Siena nel 2010 Il Rectors' Meeting dell'International
Research Universities Network (IRUN) che lavora per rafforzare i legami tra
alcune universita' europee, note per la qualita' delle loro attivita'
internazionali nel campo della ricerca e della didattica. Obiettivo
dell'organizzazione, che si riunisce annualmente in una
delle universita' partner, e' promuovere la qualita' della ricerca e della
didattica tramite la facilitazione della mobilita' dei ricercatori, dei docenti
e degli studenti e attraverso la creazione di percorsi di studio integrati. Lo
scorso 20 e 21 marzo l'incontro del network si e' svolto a Budapest: il prossimo
anno sara' l'Ateneo senese e la citta' di Siena, con il suo patrimonio
storico e artistico, il luogo di lavoro e incontro dei massimi rappresentanti
degli atenei appartenenti al network. In qualita' di membro attivo di un altro
network internazionale, l'Ateneo ha recentemente partecipato anche alla
conferenza che si e' tenuta a Potsdam tra il 16 ed 18 marzo. Nella citta'
tedesca si sono riuniti piu' di 200 centri di mobilita' per i ricercatori della
rete europea "EURAXESS - Researchers in motion", creata dalla
Commissione Europea al fine di contribuire a sviluppare un ambiente favorevole
per la mobilita' dei ricercatori e incrementare lo sviluppo delle relazioni
scientifiche. I centri assistono i ricercatori stranieri nel progettare e
organizzare la loro permanenza in un paese europeo con un servizio
personalizzato per tutti i problemi di alloggio, visto, permessi di lavoro,
corsi di lingua, scuole per i figli, previdenza sociale e assistenza medica. Il
Centro EURAXESS dell'Universita' di Siena ogni anno fornisce assistenza a piu'
di 60 ricercatori stranieri che svolgono i loro progetti di ricerca presso i
laboratori ed i dipartimenti dell'Ateneo.
( da "Basilicanet.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
MATERA, UNA MOSTRA SUL GENOCIDIO DEGLI ARMENI 04/04/2009 12.28.17
[Basilicata] Sarà inaugurata il 7 aprile 2009, alle 18, nella chiesa di
Santa Maria de Armenis, la mostra dal titolo âIl primo genocidio del XX Secoloâ, organizzata
dallâAssociazione Sinopia, con la collaborazione dellâAmministrazione Comunale di Matera,
avente ad oggetto lo sterminio del popolo Armeno avvenuto nella prima Guerra
Mondiale. Allâincontro con la stampa hanno partecipato
lâAssessore Comunale allâUrbanistica Antonella
Guida, il consigliere comunale Emanuele Nicoletti, il presidente dellâAssociazione Sinopia Luca Prisco e docente dellâUniversità
di Lecce Isabella Bernardini DâArnesian, quale rappresentante della
comunità armena. âLâAmministrazione Comunale ha
accettato di buon grado questa iniziativa, volta ad incentivare la
partecipazione alla vita culturale e turistica della città , nonché© a
valorizzare il ricco patrimonio artistico e architettonico. Per il futuro, câè¨ in cantiere un gemellaggio tra tre
chiese, la nostra di Santa Maria degli Armeni, quella iraniana di San Taddeo e
il Monastero Armeno Nagorno Carabagâ.
Si tratta di una rassegna fotografica itinerante che viene proposta nel
novantaquattresimo anniversario dal genocidio del popolo armeno e che
cade proprio il 24 aprile. âGrazie
alla disponibilità delle associazioni armene e di molti comuni, siamo
riusciti ad organizzare una mostra, nella quale saranno esposte delle
suggestive foto di quei drammatici momenti trascorsi dalla popolazione armena
â spiega il consigliere
Nicoletti, che si è¨ fatto promotore dellâiniziativa -. Matera,
città della pace e patrimonio dellâUmanità riconosciuto
dallâUnesco, promuove così¬ una iniziativa di sensibilizzazione e
solidarietà verso il popolo armeno nella lotta al
riconoscimento della verità storica e per la difesa dei suoi diritti
inviolabiliâ. La prof. Bernardini, nel
ringraziare lâAmministrazione Comunale, ha posto
lâaccento sulla possibilità di approfondire gli studi e le
ricerche su una storia poco conosciuta come quella del popolo armeno, mentre il
presidente di Sinopia Prisco ha evidenziato il connubio tra la fase culturale e
storica e quella turistica che la città vivrà nel periodo della
mostra. Lâingresso alla mostra sarà
gratuito. (bas - 04)
( da "Mattino,
Il (Benevento)" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Nazionale))
Argomenti: Cultura
Padova. Un gene contro le metastasi del tumore. Un gene contro la
morte. Esiste e si chiama «p63», è capace di funzionare da baluardo contro la
moltiplicazione e diffusione delle cellule tumorali. Lo hanno scoperto i gruppi
di ricerca guidati da Stefano Piccolo, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell'Università di
Padova, e da Silvio Bicciato (ex ricercatore dell'ateneo patavino), del
dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
Il risultato del loro studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista
scientifica «Cell». Il processo metastatico, attraverso il quale una
cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per
disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte per tumore. Come
ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dall'accensione e
spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma non viene
inventato de novo dalle cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di
cellule embrionali, che normalmente, durante la costruzione degli organi, sono
stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i TGF-beta. Le cellule
tumorali metastatiche hanno semplicemente risvegliato questo «programma». Fino
a ora si pensava che questo «recupero» di capacità embrionali fosse un
«superpotere» ad appannaggio di pochissime cellule nel tumore primario. Lo
studio padovano segna ora una decisa svolta: i ricercatori padovani hanno
infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali
quelle di «p53» e di Ras, se combinate, definiscono una propensione a un
comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa
individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo
attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli
stimoli oncogenici erodono e progressivamente indeboliscono le proprietà
antimetastasi di «p63». «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo
importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega il ricercatore padovano
che ha guidato lo studio, il professor Stefano Piccolo - Se «p63» è persa da
una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perchè senza «p63» quella
cellula, semplicemente, muore. Ma se «p63» è persa da una cellula staminale
tumorale, cioè da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta
a un suo comportamento asociale, alla possibilità cioè di un suo spostamento e
alla conseguente metastasi». Secondo questa visione la metastasi sarebbe quindi
un «sottoprodotto» delle forze operanti per favorire la crescita del tumore
primario. Una combinazione di geni mutanti quasi incidentalmente definirebbe un
tipo tumorale pronto per la metastasi, metaforicamente quasi sulla linea di
partenza, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale,
spesso rappresentato dal fattore di crescita Tgf-beta. Ma come individuare quei
tumori che partono con il «piede sbagliato»? L'altro gruppo che ha firmato la
ricerca, guidato dal professor Silvio Bicciato, ha individuato dei geni
«indicatori» capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi
«p63». «L'utilizzo clinico di queste nuove «spie molecolari» - sottolinea
Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più
personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che
guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente». Soddisfatto
il preside della facoltà di Medicina, Giorgio Palù, che sottolinea come «questo
risultato dà ancora una volta la misura di come la medicina a Padova continui a
porsi tra le eccellenze in ambito internazionale, grazia anche a una facoltà
medica che si è posta come principio fondante l'interazione tra scienza di base
e scienza clinica». «Analisi di questo tipo - afferma Palù - potranno
sicuramente indirizzare percorsi diagnostici e prognostici ad approcci di nuove
terapie personalizzate che riconoscano «63» come bersaglio molecolare di una
nuova classe di inibitori, creando così nuovi farmaci intelligenti». Lo studio
è stato possibile anche grazie al contributo dell'Associazione italiana ricerca
sul cancro (Airc) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
( da "Gazzettino,
Il (Rovigo)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Sabato 4 Aprile 2009, La lotta alle mosche passa attraverso il
posizionamento di trappole in 15 siti "sensibili" del territorio. Il
Comune di Occhiobello ha siglato una convenzione con il Consorzio Ferrara
Ricerche per l'applicazione di un metodo scientifico per controllare
l'attuazione e l'efficacia dell'attività di demuscazione dell'Azienda Agricola
Occhiobello (allevamenti gruppo Eurovo). «Chiusa la stagione dei protocolli
d'intesa che non hanno dato risultati - ha spiegato in conferenza stampa
l'assessore all'Ecologia Lorenzo Feltrin -, abbiamo ora uno strumento di
controllo cogente in base all'autorizzazione integrata ambientale (Aia) che prevede
un piano di demuscazione obbligatorio e conseguenti verifiche. Il Comune ha ora
gli strumenti tecnici e amministrativi per verificare il rispetto delle
prescrizioni decise per l'azienda, nonché di imporne di ulteriori qualora il
monitoraggio nelle aree limitrofe allo stabilimento riscontrasse concentrazioni
anomale. Tra le prescrizioni più significative va ricordato l'obbligo di
smaltimento molto più frequente rispetto al passato della pollina. Lo scopo è
chiaramente la prevenzione della proliferazione degli insetti e il minor uso
possibile di insetticidi». Quali sono quindi le attività messe in campo? Dalla
settimana prossima e fino a ottobre, come ha spiegato
Marilena Leis docente dell'università di Ferrara e responsabile
della ricerca, saranno collocate 'trappole' su quindici punti del territorio,
specialmente nella zona commerciale e S. Maria Nord. Si tratta di due tipi di
trappole: cromotropiche, pannelli di
( da "Gazzettino,
Il (Pordenone)" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Gazzettino,
Il (Udine))
Argomenti: Cultura
Fallita la Spa mista, condanna anche ai consiglieri comunali
Responsabilità erariale: principio affermato dalla Corte dei conti sul caso
Arzene Sabato 4 Aprile 2009, Trieste NOSTRO INVIATO I consiglieri comunali sono
avvertiti. Quando votano la costituzione di una società partecipata dal loro
ente, stiano attenti a verificare preventivamente i progetti, le prospettive di
pubblico interesse. Perché non soltanto il sindaco e gli assessori, ma anche
loro possono essere chiamati dallo Stato a risarcire le eventuali perdite di
pubblici quattrini a causa di decisioni non suffragate da congrui elementi. I
condannati. Afferma di fatto questo principio, con ben 63 pagine fitte di
osservazioni, la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Trieste,
presieduta da Enrico Marotta, che ha esaminato una vicenda sviluppatasi fra il
2002 e il 2006: i giudici hanno condannato a pagare complessivamente 26.077
euro l'ex sindaco di Arzene Enrico Riservato (4.172 euro), i suoi assessori
Evelio Querin e Maria Lucia Raffin (4.172 euro), Giandaniele Molaro in qualità
di segretario comunale (2.607 euro), Lorenzo Galante in qualità di consulente
tecnico in materia finanziaria in base a contratto di diritto privato con il
Comune (1.303 euro), nonché con la condanna a pagare 1.390 euro ciascuno gli
allora consiglieri comunali Sidonia Viola, Luigi Perin, Dario Cecon e Renato e
Delio Bertoia. La genesi. La questione, sviscerata da un'inchiesta molto
complessa coordinata dal viceprocuratore generale della Corte, Emanuela Pesel,
ruota attorno alla caserma dismessa dell'Esercito "Tagliamento",
passata in proprietà dallo Stato al Comune di Arzene. Il Comune stabilì nel
2002 di dar vita a una società mista, nella quale sarebbe entrato con il 44 per
cento delle quote. Lo scopo era procedere a una riqualificazione urbanistica
dell'area. Senza preventivamente dotarsi di un adeguamento al Piano regolatore
- circostanza questa che la Corte ha stigmatizzato - la Giunta deliberò
nell'ottobre di quell'anno la nascita della società, che sarebbe stata la
Iniziativa Arzene Spa, prevedendo la cessione a questo
sodalizio pubblico-privato del diritto di superficie sulla
"Tagliamento". Sempre la Giunta attivò un bando di gara per
individuare un adeguato partner privato (che avrebbe assunto la maggioranza della
società), ma stabilì come unico atto di pubblicità del bando medesimo la sua
affissione per 10 giorni all'albo pretorio. Il broker di Dublino. Tale
procedura, considerata dalla Procura e infine dalla Corte non legittima per
mancanza delle garanzie di pubblicità previste dalla legge, condusse alla
scelta di un broker italiano residente a Dublino, il quale risultò l'unico
partecipante alla selezione. L'11 novembre 2002 il Consiglio comunale approvò
la costituzione della Spa e secondo la Procura (in base ad audizioni davanti ai
giudici) il broker avrebbe assistito a una seduta di Consiglio già prima di
essere prescelto. Senza un vero progetto. La Corte ha criticato la mancanza di
un progetto unitario di trasformazione dell'ex area militare, rilevando fra l'altro
l'assenza di un qualsiasi elaborato in tal senso fino al 21 dicembre 2003,
allorché uno studio professionale incaricato presentò un «progetto di massima»
approvato il 27 gennaio seguente dal Comune «quando ormai le sofferenze della
società erano già emerse», scrive la Corte nella sentenza. Da una parte,
«l'approvazione della variante al Piano regolatore generale che prevede la
destinazione dell'area militare dismessa a uso di attività artigianali,
industriali e commerciali è avvenuta - affermano i giudici - solo con delibera
del Consiglio comunale del 13 febbraio 2007» e cioè «quando la società
Iniziativa Arzene era già fallita con sentenza del 15 maggio 2006». Dall'altra
parte è vero che in una delibera del 22 ottobre 2002 con cui si avviava la
procedura di scelta del socio privato della Spa si dava atto che uno studio di
fattibilità sarebbe stato presentato al Consiglio comunale, tuttavia «di detto
studio non vi è alcun riscontro documentale idoneo a dimostrarne la
concretezza». Gli errori dei successori. La Corte dei conti definisce il
comportamento del socio privato con la parola «scorrettezza». Inoltre «vendeva
beni personali e prelevava somme ingiustificatamente» dai conti societari. Però
il danno erariale quantificato dalla Procura pari a 55.880 euro è stato ridotto
dai giudici in 39.116 euro. Ciò è avvenuto in conseguenza del già avvenuto
conferimento (anche se in realtà anticipato dal socio privato per accordi
interni) di 16.764 euro da parte del Comune alla Spa per i tre decimi delle
quote spettanti, in rapporto a una partecipazione globale pari al 44 per cento.
E se è vero che la nuova Amministrazione comunale uscita dalle elezioni del
( da "Gazzettino,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Importante passo avanti nella ricerca medica per la lotta contri i
tumori compiuto da un team italiano delle università di
Padova, Modena e Reggio Emilia Scoperto il gene che blocca le metastasi Sabato
4 Aprile 2009, Padova Si chiama p63 il gene capace di funzionare da «baluardo»
contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno
studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università
di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica
«Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati dal professor Stefano
Piccolo, docente del
Dipartimento di Biotecnologie mediche di Padova, e dal professor Silvio
Bicciato (ex ricercatore dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze
Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico,
attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema
circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte
associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la
metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse
centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato 'de novo' dalle
cellule tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che
durante la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali
segnali ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche
semplicemente risvegliano questo «programma». Fino ad ora, si pensava che
questo recupero di capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche
cellule nel tumore primario. Lo studio padovano segna ora una decisa svolta: i
ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori
umani, quali quelle di p53 e di Ras, se combinate, definiscono una propensione
a un comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo
significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più
aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso
come gli stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le
proprietà antimetastasi di p63. «Questa è una proteina nota per svolgere un
ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega il prof.
Piccolo -. Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno,
perché senza p63 quella cellula semplicemente muore. Ma se p63 è persa da una
cellula staminale tumorale, ovvero potenzialmente immortale, allora si apre la
porta a un suo comportamento 'asociale', alla possibilità cioè di un suo
spostamento e alla conseguente metastasi». Ma come individuare quei tumori che
partono con il «piede sbagliato»? Per rispondere a questa domanda il gruppo
guidato dal prof. Silvio Bicciato ha individuato dei geni 'indicatori' capaci
di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo
clinico di queste nuove spie molecolari - sottolinea Bicciato - permetterà
all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella
che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della
malattia in un determinato paziente». Lo studio è stato possibile anche grazie
al fondamentale contributo dell'Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (Airc)
e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha individuato
nei professori Piccolo e Bicciato i primi destinatari dei progetti di
eccellenza avviati nel 2007.
( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Nasce l'associazione "Mosaico" con sessanta commercianti per
fare rivivere il centro storico Sabato 4 Aprile 2009, MONTEBELLUNA - (L.Bon) Un
"Mosaico" di 60 commercianti per far vivere il centro storico. Nasce
ufficialmente lunedì, con l'assemblea costitutiva, preceduta nel primo
pomeriggio da una Conferenza stampa, "Il Mosaico-Un centro da
vivere", la nuova associazione pubblico-privata che avrà il compito di attivare
e promuovere il "Centro commerciale naturale" di Montebelluna. Alla
base della nuova associazione ci saranno, appunto, il Comune, il mandamento di
Montebelluna dell'Ascom, l'associazione commercianti per il centro storico che
si prepara a confluire nella nuova realtà. E un dato dimostra che,
forse, con la crisi allarmante in atto, i commercianti del centro hanno capito
che proprio l'aggregazione fra gli addetto ai lavori e l'ente pubblico può
rappresentare l'elemento in grado di salvare il commercio...e la città. Ben 60,
infatti, hanno già aderito all'aggregazione. "Lunedì sera -spiega Nevio Marchesini,
segretario dell'Ascom- i commercianti eleggeranno gli 8 loro rappresentanti nel
consiglio direttivo dell'associazione, che conta ovviamente anche componenti di
nomina pubblica. Possiamo dire che il primo obiettivo
è giùà stato raggiunto anche se potrebbero esserci molti altri aderenti. E
siamo sicuri che si aggiungeranno". Subito dopo lunedì, l'associazione
sarà operativa. Con quali interventi? "Penso che si partirà dai giovedì
con musica in centro e negozi aperti, che rappresentano già un'iniziativa
collaudata". Per il futuro, poi, non mancano le idee, come quella di
un'emittente radiofonica a circuito chiuso che nei negozi ma anche nelle piazze
diffonda musica e messaggi. C'è poi in cantiere un'adeguata segnaletica
commerciale come l'idea di un sito web dedicato.
( da "Gazzettino,
Il (Venezia)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Operai oggi, tra lavoro e precariato All'Aurora uno spaccato della
società in parte comico, in parte tragico Sabato 4 Aprile 2009, MESTRE -
Torino, 2009. Due operai, Tommaso e Chiara, sono sposi da dieci anni. Abruzzese
lui e veneta lei, si ritrovano schiacciati dentro casa per un'improvvisa cassa
integrazione. Scegliendo il registro della tragicommedia, Stefano Angelucci
Marino, autore, regista e interprete in scena insieme a Francesca D'Este,
affronta il tema del precariato e del lavoro con "Operai oggi", in
prima nazionale al teatro Aurora di Marghera questa sera alle 21 e domani alle
17. Lo spettacolo è prodotto da Questa Nave, dal Teatro del Sangro di Lanciano
(Chieti) diretto da Angelucci Marino, e dall'Assessorato alla Produzione
Culturale del Comune di Venezia. La compagnia incontrerà il pubblico sempre
oggi sabato, alle 18.30, al Teatro Aurora: l'ingresso all'incontro è gratuito.
Tra disoccupazione, isterie casalinghe, badanti dell'Est e follie
consumistiche, Tommaso e Chiara sono i protagonisti di una storia grottesca e
contemporanea: lui, perfetto metal-mezzadro degli Abruzzi di oggi, tutto centri
commerciali e mito dell'origine; lei, una donna spaesata, finita, corre dentro
l'inferno dei suoi desideri in profonda solitudine. Come cani in gabbia costretti
all'inattività dalla cassa integrazione, raccontano e vivono tensioni,
splendori e miserie di un certo operaismo dei giorni nostri, un operaismo che
si fa fatica a raccontare: ne esce fuori uno spaccato in parte comico, in parte
tragico. Una parlata infrabruzzese e infraveneta enfatizza
il gioco teatrale con cui si racconta della disgregazione, della crisi dei
valori, dell'incapacità di comunicare tra simili, dell'assenza esistenziale. E
anche dell'influenza del pubblico sul privato: ossia di come come la perdita
del lavoro possa condizionare i rapporti umani.
( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Mostra del Cima schiacciacrisi, commercianti in fermento: «Occasione
per rilanciare il centro» Sabato 4 Aprile 2009, Conegliano Le realtà economiche
cittadine sono in difficoltà non solo per la crisi globale dei consumi e
l'espandersi del made in china, ma anche «per la perdita di attrattiva del
territorio e della città» afferma Luca Ros, presidente di Ascom Conegliano. La
mostra del Cima che Artematica sta organizzando per il prossimo anno a Palazzo
Sarcinelli rappresenta un'importante occasione di visibilità a livello
internazionale per la città che ha dato i natali all'artista. È un'iniziativa
che al di là dell'indiscusso profilo culturale è destinata a portare in città
un gran flusso di turisti che potranno dare sviluppo e risvolto positivi a
molte altre attività indirettamente correlate. «L'idea di creare un evento
dedicato ad un 'grande' del nostro territorio si traduce in slancio e vigore
per l'economia locale ed in particolare per il settore del commercio che oggi
soffre non solo per la crisi dei consumi, ma anche per la perdita di attrattiva
del territorio e della città - afferma Luca Ros, presidente dell'Ascom
mandamentale -. Il poter contare su un evento che attrae significa avere una carta
vincente da giocarsi con i turisti ed i visitatori, a tutto favore del
commercio al dettaglio e delle piccole imprese». Pensiero condiviso anche da
Federico Capraro, presidente del Gruppo Provinciale Albergatori, il quale
afferma: «un evento artistico di altissimo livello che potrà senza dubbio
rappresentare un grande volano turistico ed un contributo indispensabile per
valorizzare questa provincia nei circuiti del turismo artistico e culturale».
Capraro anticipa che «il nostro settore è pronto a fare la propria parte,
creando pacchetti ad hoc, itinerari, visite guidate, offerte e proposte della
migliore tradizione della cucina trevigiana, per cogliere un'occasione
irripetibile per la città di Conegliano ed il territorio circostante». Sulla
stessa linea d'onda Maurizio Gibin, presidente di
Conegliano In Cima associazione pubblico-privata che ha come scopo proprio quello di valorizzare le attività del
centro città. «Proprio dalle sinergie pubblico-private potrà svilupparsi la
miglior strategia di comunicazione e di promozione attorno a questa grande
mostra che il territorio attendeva da tempo e che rappresenta non solo un
omaggio alla storia, ma una promessa per il futuro della città e del
centro storico, che in questo pittore può ritrovare una forte e positiva
identità». Elisa Giraud
( da "Gazzettino,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Piccole imprese e credito: ecco come uscire dalla crisi Sabato 4 Aprile
2009, Com'è noto, le difficoltà del sistema bancario e finanziario
internazionale sono legate, oltre che a un deficit di vigilanza e di governance
internazionali, alla creazione di strumenti finanziari innovativi che anziché
ripartire i rischi li hanno invece moltiplicati. Questi strumenti il più delle
volte sono divenuti "tossici" contribuendo ad alimentare una crisi di
fiducia e i recenti fenomeni di razionamento del credito. Tuttavia,
contrariamente a quanto comunemente si ritiene il problema oggi non è tanto
quello della liquidità quanto della solvibilità del sistema. Per risolvere
questo problema sono state avanzate ipotesi sulle quali ancora si discute: così
si va dalla proposta Paulson dell'acquisto di questi titoli tossici da parte
dello Stato (con i connessi problemi di valutazione che ciò comporta) all'idea
della "bad bank", alla emissione di "bond" attraverso i
quali favorire la ricapitalizzazione delle banche, alla proposta di Soros di
creare delle società "sidecar" in cui veicolare i titoli infetti, per
finire alla proposta non tanto velata della nazionalizzazione, proposta che
ovviamente non interesserebbe il caso italiano. Tutte queste proposte avrebbero
come finalità non tanto quelle di salvaguardare l'azionariato bancario o il
management, non certo privi di colpe, bensì di favorire un più corretto
rapporto tra capitale proprio e raccolta, in grado di consentire una ripresa
del finanziamento dell'economia. Il sistema bancario italiano, anche in virtù
dei recenti provvedimenti, di fatto denota aumenti nell'erogazione del credito,
aumenti che su base annua possono risultare anche abbastanza consistenti in
periodi normali, ma sono aumenti che non sono sufficienti a coprire il dilatato
fabbisogno di credito derivante dalla carenza di liquidità delle imprese, e
soprattutto dal venir meno di quella tradizionale forma di finanziamento che è
il credito mercantile e di fornitura. Perciò nelle filiere produttive si
assiste ad un pericoloso effetto "domino" legato all'elevato
intreccio finanziario esistente tra le imprese che in alcuni casi raggiungeva
livelli del 30-50% dell'intero passivo finanziario. Com'è noto il sistema delle
Pmi è tradizionalmente più indebitato della grande impresa e si finanzia in
modo cospicuo col credito commerciale, oggi di sempre più difficile esazione al
punto che le difficoltà dell'impresa committente finale trascinano con sè le
imprese a monte. Occorre pertanto uno sforzo ulteriore del sistema bancario per
aumentare il credito alla piccola e media impresa, ma a contrastare questa
elementare esigenza vi è un importante ostacolo costituito dalle garanzie. Per
lo più queste piccole e medie imprese ottenevano credito dando in garanzia
capannoni e terreni adibititi ad uso industriale o commerciale, garanzie che
hanno visto perdere rapidamente i loro valori, sia come conseguenza della
conclusione di un ciclo edilizio sia per effetto di una semplice considerazione
oggettiva. E' abbastanza evidente infatti che in presenza di una crisi
generalizzata con un "default" diffuso di molte piccole imprese, le
banche si troverebbero a dover realizzare i loro crediti liquidando garanzie
immobiliari, ma è altrettanto ovvio che un'immissione nel mercato immobiliare,
già di per sé depresso, di ulteriori unità avrebbe un effetto disastroso in
quanto vi sarebbe un ulteriore calo dei valori. Certo che queste garanzie non
sono titoli tossici né ricchezza virtuale, ma è ricchezza reale ben visibile e
tangibile, però il deprezzamento che esse subirebbero in caso di realizzo
forzato sarebbe una perdita di ricchezza pericolosa per il nostro sistema
bancario oltre che per le imprese. Le banche si trovano così ad essere ostaggio
di questa situazione, non possono chiedere la liquidazione delle imprese pena
il deprezzamento delle garanzie, mentre le imprese da parte loro vedono
crescere in modo esponenziale debito e oneri finanziari in presenza di
fatturati in rapido declino. Così come alcune interessanti proposte come quella
della bad bank o delle società "veicolo" proponevano di depurare il
sistema bancario dalle cosiddette attività tossiche, varrebbe la pena di
pensare a soluzioni di società immobiliari partecipate dalle Regioni o dalle
Finanziarie Regionali in cui convogliare queste garanzie, che hanno già perduto
parte del loro valore intrinseco, ma che soprattutto appaiono di improbabile
realizzo per l'effetto depressivo che avrebbero sul mercato in caso di
alienazione. Le banche e gli altri organismi finanziari coinvolti (Finanziarie
Regionali e Confidi) diventerebbero così azionisti, assieme alle imprese, di
queste società liberando le imprese di tutto o parte del debito, salvo
consentire loro un patto di riacquisto a crisi superata. Non
si tratterebbe di una sorta di "bad real estate", ma di uno strumento
di temporanea smobilizzazione di garanzie per il quale sarebbe opportuno
trovare le necessarie forme di agevolazione fiscale. * docente di economia Università Ca'
Foscari Venezia
( da "RomagnaOggi.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
4 aprile 2009 - 14.50 (Ultima Modifica: 04 aprile 2009) Promuovere il
territorio e le sue specificità in senso turistico. E' questo lo scopo
dell'alleanza siglata tra la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, Fondazione
della Cassa dei Risparmi di Forlì, il Comune di Forlì, la Provincia di
Forlì-Cesena, la Camera di Commercio di Ravenna e A.P.T. Un'attività
finalizzata alla promozione e valorizzazione del territorio di Forlì-Cesena e
Ravenna, unendo le potenzialità turistiche con le eccellenze e le tipicità
produttive. Tipicità che coinvolgono fari settori: artigianato, commercio,
ristorazione, enogastronomia, artigianato artistico, servizi, in un'unica
espressione di identità territoriale. Questa collaborazione ha portato alla
sottoscrizione di una "Convenzione per lo sviluppo della promozione
turistica ed economica del territorio", e alla costituzione di un Fondo
gestito e coordinato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena. L'idea è quella
di promuovere e commercializzare il sistema territoriale allargato, in Italia e
all'estero, utilizzando le strutture già presenti nel territorio, come lo scalo
aeroportuale forlivese, nella collaborazione tra enti
pubblici e operatori privati, al fine di evitare duplicazione di iniziative e
sprechi di risorse. La Convenzione è sottoscritta, in questa fase di avvio, da
Camera di Commercio di Forlì-Cesena e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì,
ma è prevista l'adesione del Comune di Forlì, della Provincia di Forlì-Cesena e
della Camera di Commercio di Ravenna, tramite una compartecipazione
finanziaria. Grazie a tali adesioni verrà costituito un Fondo gestito e
coordinato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena, con il quale sarà
possibile realizzare le azioni condivise di promozione e commercializzazione
delle eccellenze del territorio allargato. La Camera e la Fondazione hanno già
stanziato, rispettivamente, risorse per 170.000,00 euro e 100.000,00 (di cui
50.000,00 quale concorso finanziario alle iniziative da promuoversi in
collaborazione con il GAL "L'Altra Romagna"). Sulla base di questo
accordo saranno definite in breve tempo convenzioni operative con organismi del
territorio, che in stretto coordinamento con A.P.T. realizzeranno le azioni
pianificate. Il 2009 può considerarsi l'anno in cui prende il via questa
modalità "integrata" di programmazione, un anno, per così dire, di
sperimentazione; l'obiettivo però è quello di definire una pianificazione
pluriennale (2010-2012) che coinvolga in un arco di tempo triennale tutti gli
enti locali e le istituzioni delle province interessate. Le possibili attività
previste, oltre ad essere azioni di co-marketing in integrazione con i programmi
regionali e locali e di co-presenza nei mercati di interesse, sono rivolte a
sensibilizzare gli operatori professionali e i turisti stranieri sulle
opportunità che il territorio delle due province offre, con strumenti quali
web, p.r. on line, flyer, contatti con uffici stampa all'estero, pubblicità su
riviste specializzate, visibilità radiofonica, prediligendo i Paesi collegati
con lo scalo di Forlì. Il panorama proposto è vario e si presta a molteplici
offerte: spaziando tra Forlì, Cesena e Ravenna, scenari interessanti si
presentano dalla costa all'entroterra, non solo per ciò che riguarda il
patrimonio ambientale e artistico, ma anche dal punto di vista
dell'enogastronomia e dell'artigianato; le città d'arte, con i poli museali
forlivesi, cesenati e ravennati, le terme, il mare i parchi tematici
rappresentano un volano che coinvolge le due province, in uno stretto connubio
che lega il turismo e gli altri settori dell'economia, con evidenti ricadute in
termini di ricchezza e sviluppo. "Il Fondo - dichiara Tiziano
Alessandrini, Presidente della Camera di Commercio di Forlì-Cesena - è
un'esperienza inedita, uno strumento immediatamente operativo privo di costi
gestionali, che consente a tutte le istituzioni di Forlì, Cesena e Ravenna di
partecipare ad una attività promozionale del territorio e dei suoi prodotti,
supportando gli operatori economici nell'attività di incoming turistico".
Anche il Presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Pier Giuseppe
Dolcini, sottolinea l'importanza di questa collaborazione con l'Ente camerale:
"Auspico che tutte le istituzioni contribuiscano ad alimentare il Fondo
per far sì che l'alleanza pubblico-privato si trasformi in una opportunità
concreta di sviluppo del territorio".
( da "Sicilia,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Il suo utilizzo consentirà cure migliori e personalizzate Padova. Si
chiama p63 il gene capace di funzionare da «baluardo» contro la diffusione
metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto da
due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di
Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica «Cell». I due team
di ricercatori sono stati guidati dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di
Biotecnologie mediche di Padova, e dal Prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore
dell'Ateneo patavino) del Dipartimento di Scienze Biomediche di Modena e Reggio
Emilia. Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia
il tumore primario ed entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri
organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica.
Come ogni processo biologico, anche la metastasi dipende dalla coordinata
accensione e spegnimento di decine, forse centinaia, di geni. Questo programma
non viene inventato "de novo" dalle cellule tumorali, ma fa parte del
normale repertorio di cellule embrionali, che durante la costruzione degli
organi sono stimolate a migrare da speciali segnali ormonali, quali i Tgf-beta.
Le cellule tumorali metastatiche semplicemente risvegliano questo «programma».
Fino ad ora, si pensava che questo recupero di capacità embrionali fosse un
potere ad appannaggio di poche cellule nel tumore primario. Lo studio padovano
segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno infatti scoperto che lesioni
genetiche comuni a molti tumori umani, quali quelle di p53 e di Ras, se
combinate, definiscono una propensione a un comportamento metastatico già in
stadi precoci della malattia. Questo significa individuare fin da subito un
tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre
terapie. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogenici erodano e
progressivamente indeboliscano le proprietà antimetastasi di p63. «Questa è una
proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti
organi - spiega il prof. Piccolo -. Se p63 è persa da una cellula normale, ciò
non causa alcun danno, perchè senza p63 quella cellula semplicemente muore. Ma
se p63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero potenzialmente
immortale, allora si apre la porta a un suo comportamento "asociale",
alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi». Ma
come individuare quei tumori che partono con il «piede sbagliato»? Per
rispondere a questa domanda il gruppo guidato dal prof. Silvio Bicciato ha
individuato dei geni "indicatori" capaci di rivelare la presenza, o
meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste nuove spie molecolari
- sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore,
più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che
guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente». Lo studio è
stato possibile anche grazie al fondamentale contributo dell'Associazione
Italiana Ricerca sul Cancro (Airc) e della Fondazione Cassa di Risparmio di
Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori Piccolo e Bicciato i primi
destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel 2007.
( da "Virgilio
Notizie" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Roma, 4 apr. (Apcom) - Si celebra oggi la Giornata nazionale della
persona con lesione al midollo spinale: 75.000 le persone in Italia con questo
tipo di lesione. Per "non cedere al richiamo della ricerca che induce alla
falsa speranza e tesistere alla tentazione di credere ad una ricerca che
promette miracoli puntando invece sulla ricerca in grado di migliorare la
qualità della vita quotidiana di chi è ammalato nasce il progetto curato dalla
Faip "Mettiamo in piedi la ricerca", iniziativa clou della campagna
di sensibilizzazione e raccolta fondi "Si alzi chi può". Il
meccanismo è semplice: attraverso un bando di gara la Faip seleziona e finanzia
progetti di ricerca - di base e clinica - proposti da enti di ricerca italiani
sulle lesioni al midollo spinale. Il tutto in collaborazione con un Comitato
scientifico composto da un pool di esperti super partes di estrazione
internazionale. Ma soprattutto, con "Mettiamo in piedi la ricerca",
finalmente, nasceranno degli studi dedicati interamente alla lesione al midollo
spinale, una risposta netta e concreta all'attuale grave mancanza, in Italia,
di finanziamenti specifici per questa patologia. L'obiettivo a medio e lungo
termine è la creazione di un vero e proprio percorso di ricerca incentrato
sulle lesioni midollari per formare giovani ricercatori. Beneficiari diretti
dell'iniziativa sono tutti i ricercatori e i centri italiani che propongano
progetti destinati a migliorare la qualità della vita delle persone con lesione
al midollo spinale e sostanzialmente riconducibili ai seguenti raggruppamenti:
i laboratori di base che lavorano su preparazioni sperimentali, per giungere
alla comprensione del problema e proporre nuove strategie terapeutiche; i
centri clinici, per l'applicazione di strumenti pratici in grado di tradurre le
risultanze della ricerca di base a livello della componente clinica. Iprogetti
saranno raccolti a partire da oggi, 4 aprile 2009. Fra dodici mesi, nell'aprile del 2010, i tre più meritevoli saranno finanziati con
un premio di 160.000 euro ciascuno. Sono fondi, questi, messi a disposizione
dalla generosità dei privati che donano attraverso l'sms solidale della
campagna "Si alzi chi può" e grazie al contributo di aziende e
fondazioni pubbliche e private.
( da "Wall
Street Italia" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Salute/ Giornata nazionale persone con lesione midollo spinale di Apcom
Per aiutarle nasce progetto Faip 'Mettiamo in piedi la ricerca' -->Roma, 4
apr. (Apcom) - Si celebra oggi la Giornata nazionale della persona con lesione
al midollo spinale: 75.000 le persone in Italia con questo tipo di lesione. Per
"non cedere al richiamo della ricerca che induce alla falsa speranza e
tesistere alla tentazione di credere ad una ricerca che promette miracoli
puntando invece sulla ricerca in grado di migliorare la qualità della vita
quotidiana di chi è ammalato nasce il progetto curato dalla Faip "Mettiamo
in piedi la ricerca", iniziativa clou della campagna di sensibilizzazione
e raccolta fondi "Si alzi chi può". Il meccanismo è semplice:
attraverso un bando di gara la Faip seleziona e finanzia progetti di ricerca -
di base e clinica - proposti da enti di ricerca italiani sulle lesioni al
midollo spinale. Il tutto in collaborazione con un Comitato scientifico
composto da un pool di esperti super partes di estrazione internazionale. Ma
soprattutto, con "Mettiamo in piedi la ricerca", finalmente, nasceranno
degli studi dedicati interamente alla lesione al midollo spinale, una risposta
netta e concreta all'attuale grave mancanza, in Italia, di finanziamenti
specifici per questa patologia. L'obiettivo a medio e lungo termine è la
creazione di un vero e proprio percorso di ricerca incentrato sulle lesioni
midollari per formare giovani ricercatori. Beneficiari diretti dell'iniziativa
sono tutti i ricercatori e i centri italiani che propongano progetti destinati
a migliorare la qualità della vita delle persone con lesione al midollo spinale
e sostanzialmente riconducibili ai seguenti raggruppamenti: i laboratori di
base che lavorano su preparazioni sperimentali, per giungere alla comprensione
del problema e proporre nuove strategie terapeutiche; i centri clinici, per
l'applicazione di strumenti pratici in grado di tradurre le risultanze della
ricerca di base a livello della componente clinica. I progetti saranno raccolti
a partire da oggi, 4 aprile 2009. Fra dodici mesi, nell'aprile
del 2010, i tre più meritevoli saranno finanziati con un premio di 160.000 euro
ciascuno. Sono fondi, questi, messi a disposizione dalla generosità dei privati
che donano attraverso l'sms solidale della campagna "Si alzi chi può"
e grazie al contributo di aziende e fondazioni pubbliche e private.
( da "Sestopotere.com"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Un progetto per la promozione turistica ed economica del territorio di
Forlì-Cesena (4/4/2009 19:37) | (Sesto Potere) - Forlì- 4 aprile 2009 - La
Camera di Commercio di Forlì-Cesena ha avviato con la Fondazione della Cassa
dei Risparmi di Forlì, il Comune di Forlì, la Provincia di Forlì-Cesena, la
Camera di Commercio di Ravenna e A.P.T. unintensa
attività di progettazione di strategie di intervento comuni e coordinate,
finalizzate alla promozione e valorizzazione del territorio di Forlì-Cesena e
Ravenna, unendo le potenzialità turistiche con le eccellenze e le tipicità
produttive nei vari settori: artigianato, commercio, ristorazione,
enogastronomia, artigianato artistico, servizi, in ununica espressione di identità territoriale.
Questa collaborazione ha portato alla sottoscrizione di una “Convenzione per
lo sviluppo della promozione turistica ed economica del territorio”, e alla
costituzione di un Fondo gestito e coordinato dalla Camera di Commercio di
Forlì-Cesena. Lidea è quella di
promuovere e commercializzare il sistema territoriale allargato, in
Italia e allestero, utilizzando le strutture già
presenti nel territorio, come lo scalo aeroportuale forlivese, nella
collaborazione tra enti pubblici e operatori privati, al fine di evitare
duplicazione di iniziative e sprechi di risorse. La Convenzione è
sottoscritta, in questa fase di avvio, da Camera di Commercio di Forlì-Cesena e
Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ma è prevista ladesione del Comune di Forlì, della Provincia
di Forlì-Cesena e della Camera di Commercio di Ravenna, tramite una
compartecipazione finanziaria. Grazie a tali adesioni verrà costituito un Fondo
gestito e coordinato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena, con il quale
sarà possibile realizzare le azioni condivise di promozione e
commercializzazione delle eccellenze del territorio allargato. La Camera e la
Fondazione hanno già stanziato, rispettivamente, risorse per 170.000,00 euro e
100.000,00 (di cui 50.000,00 quale concorso finanziario alle iniziative da
promuoversi in collaborazione con il GAL “LAltra
Romagna”). Sulla base di questo accordo saranno definite in breve tempo
convenzioni operative con organismi del territorio, che in stretto
coordinamento con A.P.T. realizzeranno le azioni pianificate. Il 2009 può
considerarsi lanno in cui prende il via questa
modalità “integrata” di programmazione, un anno, per così dire, di
sperimentazione; lobiettivo però è quello di definire una pianificazione
pluriennale (2010-2012) che coinvolga in un arco di tempo triennale tutti gli enti
locali e le istituzioni delle province interessate. Le possibili attività
previste, oltre ad essere azioni di co-marketing in integrazione con i
programmi regionali e locali e di co-presenza nei mercati di interesse, sono
rivolte a sensibilizzare gli operatori professionali e i turisti stranieri
sulle opportunità che il territorio delle due province offre, con strumenti
quali web, p.r. on line, flyer, contatti con uffici stampa allestero, pubblicità su riviste specializzate,
visibilità radiofonica, prediligendo i Paesi collegati con lo scalo di Forlì.
Il panorama proposto è vario e si presta a molteplici offerte: spaziando tra
Forlì, Cesena e Ravenna, scenari interessanti si presentano dalla costa allentroterra, non solo per ciò che riguarda il
patrimonio ambientale e artistico, ma anche dal punto di vista dellenogastronomia e dellartigianato; le
città darte, con i poli museali forlivesi, cesenati e ravennati, le
terme, il mare i parchi tematici rappresentano un volano che coinvolge le due
province, in uno stretto connubio che lega il turismo e gli altri settori delleconomia, con evidenti ricadute in termini di
ricchezza e sviluppo. “Il Fondo – dichiara Tiziano Alessandrini, Presidente
della Camera di Commercio di Forlì-Cesena – è unesperienza inedita, uno
strumento immediatamente operativo privo di costi gestionali, che consente a
tutte le istituzioni di Forlì, Cesena e Ravenna di partecipare ad una attività
promozionale del territorio e dei suoi prodotti, supportando gli operatori
economici nellattività
di incoming turistico”. Anche il Presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi
di Forlì, Pier Giuseppe Dolcini, sottolinea limportanza di questa collaborazione con lEnte camerale:
“Auspico che tutte le istituzioni contribuiscano ad alimentare il Fondo
per far sì che lalleanza
pubblico-privato si trasformi in una opportunità concreta di sviluppo del
territorio”.
( da "Gazzetta
di Parma Online, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
Scoperto gene "baluardo" che blocca le metastasi Si chiama
p63 il gene capace di funzionare da «baluardo» contro la diffusione metastatica
delle cellule tumorali. è il risultato di uno studio condotto da due gruppi di
ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato
sulla rivista scientifica «Cell». I due team di ricercatori sono stati guidati
dal prof. Stefano Piccolo, docente del Dipartimento di
Biotecnologie mediche di Padova, e dal Prof. Silvio Bicciato (ex ricercatore
dellAteneo patavino) del Dipartimento di
Scienze Biomediche di Modena e Reggio Emilia. Il processo metastatico,
attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario ed entra nel sistema
circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte
associata alla patologia neoplastica. Come ogni processo biologico, anche la
metastasi dipende dalla coordinata accensione e spegnimento di decine, forse
centinaia, di geni. Questo programma non viene inventato 'de novò dalle cellule
tumorali, ma fa parte del normale repertorio di cellule embrionali, che durante
la costruzione degli organi sono stimolate a migrare da speciali segnali
ormonali, quali i Tgf-beta. Le cellule tumorali metastatiche semplicemente
risvegliano questo «programma». Fino ad ora, si pensava che questo recupero di
capacità embrionali fosse un potere ad appannaggio di poche cellule nel tumore
primario. Lo studio padovano segna ora una decisa svolta: i ricercatori hanno
infatti scoperto che lesioni genetiche comuni a molti tumori umani, quali
quelle di p53 e di Ras, se combinate, definiscono una propensione a un
comportamento metastatico già in stadi precoci della malattia. Questo significa
individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo
attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli
stimoli oncogenici erodano e progressivamente indeboliscano le proprietà
antimetastasi di p63. «Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo
importante nelle cellule staminali di molti organi – spiega il prof. Piccolo -.
Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perchè senza
p63 quella cellula semplicemente muore. Ma se p63 è persa da una cellula
staminale tumorale, ovvero potenzialmente immortale, allora si apre la porta a
un suo comportamento 'asocialè, alla possibilità cioè di un suo spostamento e
alla conseguente metastasi». Ma come individuare quei tumori che partono con il
«piede sbagliato»? Per rispondere a questa domanda il gruppo guidato dal prof.
Silvio Bicciato ha individuato dei geni 'indicatorì capaci di rivelare la
presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. «L'utilizzo clinico di queste
nuove spie molecolari – sottolinea Bicciato – permetterà alloncologo la scelta della cura migliore, più
personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che
guidano lavanzamento della malattia in un determinato paziente». Lo
studio è stato possibile anche grazie al fondamentale
contributo dellAssociazione
Italiana Ricerca sul Cancro (Airc) e della Fondazione Cassa di Risparmio di
Padova e Rovigo, che ha individuato nei professori Piccolo e Bicciato i primi
destinatari dei progetti di eccellenza avviati nel 2007.
( da "Agi"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cultura
EMIGRAZIONE: PRESENTATA RICERCA SUI VENETI IN ROMANIA (AGI) - Venezia,
18 mar. - E' stato presentato oggi a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale
del Veneto, dall'assessore ai Flussi Migratori Oscar De Bona, il volume
"Veneti in Romania". Si tratta dell'ultima pubblicazione della
collana "Civilta' Veneta nel mondo", diretta da Gianpaolo Romanato e
finanziata dalla Regione del Veneto. La Giunta regionale, infatti, su relazione
dello stesso assessore, aveva approvato un provvedimento con il quale ha accolto
la proposta - presentata dal Centro Interuniversitario di Studi Veneti (CISVe)
di Venezia e dall'associazione Bellunesi nel Mondo - per la realizzazione di
una serie di ricerche dedicate alla presenza veneta nel mondo, due delle quali
gia' pubblicate e relative al Sudafrica e agli Stati Uniti. Quella presentata
oggi e' una ricerca condotta dal Roberto Scagno, docente
di Lingua e Letteratura Romena presso l'universtita' di Padova, in
collaborazione con Paolo Tomasella, architetto e dottore di ricerca in architettura
tecnica presso l'universita' di Trieste e Corina Tucu, che
ha conseguito il dottorato di ricerca in storia presso l'universita' di Iasi
iná Romania. Referente scientifico del progetto e' il Gianpaolo Romanato, docente di Storia contemporanea presso
l'universita' di Padova e componente della Consulta regionale dei Veneti nel
Mondo. Nella storia della prima grande emigrazione veneta nell'ultimo
trentennio dell'Ottocento, un capitolo importante, ma ancora largamente
inesplorato, e' quello riguardante i Paesi dell'Europa centro orientale e in
particolare danubiano-balcanica. Nel processo di modernizzazione e di creazione
dell'indispensabile rete di infrastrutture stradali e ferroviarie e
dell'edilizia pubblica di quest'area, le maestranze venete e friulane ebbero un
ruolo importante e determinante. "Dell'emigrazione nell'Europa dell'est -
ribadisce l'assessore De Bona - si conosce poco e quel poco che si conosce
aveva bisogno di essere organizzato in maniera sistematica e questo ha inteso
fare la ricerca. Dallo studio emerge che la presenza di manodopera qualificata
proveniente dalle province venete, soprattutto dell'alto bellunese, divenne
insostituibile per lo sviluppo del Paese danubiano, al cui processo
parteciparono in modo rilevante anche artisti e uomini di cultura veneti.
Un'apprezzata attivita' professionale interrotta dall'instaurazione del regime
comunista nel 1948, che determino', tra l'altro, lo scioglimento delle
associazioni culturali che avevano accompagnato l'emigrazione veneta in
Romania". L'assessore De Bona ha infine annunciato che la prossima ricerca
riguardera' l'emigrazione dei veneti nel Canada.