CENACOLO  DEI  COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

CRONOLOGICA

 

Report "Cultura"  1-17 luglio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Cultura

gpl, ammoniaca e perfino tritolo ogni giorno 30 convogli da paura - (segue dalla prima pagina) ettore livini ( da "Repubblica, La" del 01-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: precisa lo studio delle Università di Roma e Bologna. «Non solo. Per i treni almeno esiste un sistema di regole. Fragili fin che si vuole, ma regole ? conclude il docente della Bocconi ?. Mentre nei centri della città possono entrare ogni giorno camion e cisterne carichi di sostanze ad altissimo rischio».

"no alla sovrattassa all'ateneo" firmano ricercatori e studenti ( da "Repubblica, La" del 01-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Una decisione presa dopo una riunione fra le varie anime che compongono l´università, «Questa petizione ? spiega Alessandro Ferretti, ricercatore a Fisica e tra i promotori dell´iniziativa ? è unitaria. Nel senso che vede coinvolti non solo gli studenti, ma anche noi ricercatori, i docenti, i precari , i tecnici e gli amministrativi dell´ateneo».

proroga per i commissari delle asl - giuseppe del bello ( da "Repubblica, La" del 01-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: I docenti (che oggi terranno un´altra assemblea) accettano una sola proposta della Regione, quella che mette sul piatto un finanziamento di 110 milioni, ma rifiutano il vincolo della disponibilità a trasferirsi dal centro storico. «La facoltà», si legge nel documento, «è disponibile a prendere in considerazione»,

Gpl, ammoniaca e tritolo ogni giorno 30 convogli a rischio ( da "Repubblica.it" del 01-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: precisa lo studio delle Università di Roma e Bologna. "Non solo. Per i treni almeno esiste un sistema di regole. Fragili fin che si vuole, ma regole - conclude il docente della Bocconi - . Mentre nei centri della città possono entrare ogni giorno camion e cisterne carichi di sostanze ad altissimo rischio".

La ricercatrice è volata negli Usa ( da "Corriere.it" del 01-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: Un altro cervello cacciato dunque, non come erroneamente si dice "in fuga". Come Rita, senza scrivere al presidente, sono circa tremila gli studiosi italiani che silenziosamente vanno a far ricca ricerca e pil di altri paesi. Così all'Italia che spende 500 mila euro in media per portare alla laurea uno studente,

università, nasce la super chirurgia - michela bompani ( da "Repubblica, La" del 02-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: decidono di fondere i loro istituti per creare una struttura con novanta docenti Università, nasce la super Chirurgia Il rettore Deferrari favorevole, ora si tratta solo di studiare il percorso più semplice per realizzare la fusione MICHELA BOMPANI Nasce un nuovo grande dipartimento di Scienze Chirurgiche all´Università di Genova: la proposta arriva da due luminari della Chirurgia,

"ma un posto di studio potrà ancora mantenerlo" ( da "Repubblica, La" del 02-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: università alla permanenza in servizio dei docenti con più di 70 anni. Lo scorso novembre, seguendo la logica di risanamento delle finanze, gli organi di governo dell´ateneo avevano deciso di non concedere il prolungamento oltre l´età pensionabile dell´attività di professori e ricercatori, salvo deroghe eccezionali che tenessero in considerazione il «

romagnani, la furia dello scienziato "vergognoso mandarmi in pensione" - gaia rau ( da "Repubblica, La" del 02-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Non poteva andare contro al suo consiglio di amministrazione». E adesso? «Ricorrerò al Tar. E´ già accaduto in Emilia Romagna, dove alcuni docenti nella mia situazione hanno avuto una sospensiva, anche perché la normativa in materia è molto confusa. Se andrà male, farò il pensionato».

Dalla fenomenologia di Husserl al confronto con l'opera di Gehlen ( da "Manifesto, Il" del 02-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Docente in molete università è morto nel 1996. La sua fama è soprattutto dovuta a testi come «Naufragio con spettatore», «La leggibilità del mondo», «Elaborazione del mito», «Tempo della vita e tempo del mondo» (Il Mulino). La pubblicazione postuma del carteggio con Carl Schmitt (Il manifesto, 17 aprile 2008) ha recentemente riacceso l'

Un lavoro per la ricercatrice in fuga ( da "Corriere della Sera" del 02-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: Grande Ippocrate per il ricercatore medico dell'anno », per due mesi affiancherà ad Atlanta il capo del Centro di controllo delle zoonosi. Cervello in fuga? Il presidente della Regione Veneto Galan nega: «Figuriamoci se lasciamo che ce la portino via. Fa parte di una squadra, l'Istituto zooprofilattico delle venezie, che la regione deve avere l'

Io, ricercatore (contento) tornato in Italia ( da "Corriere della Sera" del 02-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Italia ha un rapporto piuttosto singolare con la ricerca: a fronte di un finanziamento pubblico fra i più bassi in Europa vi sono risultati di eccellenza scientifica innegabili, comprovati dalle pubblicazioni internazionali. A fronte di salari bassissimi per i ricercatori, ci sono istituzioni private come Airc che raccolgono incessantemente donazioni.

I rettori: basta fuga di cervelli. Regione: ecco i fondi ( da "Corriere della Sera" del 02-07-2009)
Argomenti: Cultura , Cervelli

Abstract: università, o rischiamo di perdere punti rispetto agli altri Paesi europei». L'intervento della Regione, invece, «è importante, anche perché uno dei temi in discussione è il sistema di reclutamento di docenti e ricercatori ». Giulio Ballio, rettore del Politecnico, aggiunge: «È giusta la preoccupazione sulla fuga del capitale umano »

Patto con 12 rettori: è federalismo universitario ( da "Corriere della Sera" del 02-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: 02/07/2009 - pag: 1 Vertice al Pirellone contro la fuga dei cervelli. L'ex ministro Lombardi: atenei lasciati soli, giusto trovare nuovi sponsor Patto con 12 rettori: è federalismo universitario La Regione: 18 milioni di euro per la ricerca. Decleva: se manca lo Stato, sì agli aiuti locali Più finanziamenti alla ricerca.

La Chiesa indaga sulle suore americane ( da "Corriere.it" del 02-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: dice madre Sandra Schneiders, docente emerito di Nuovo Testamento e Spiritualità all'Università di Berkeley, in California. VISITA APOSTOLICA - La più capillare delle due indagini in corso è una Visita Apostolica, strumento in genere usato dal Vaticano solo in casi estremi come lo scandalo dei preti-pedofili.

Io, ricercatore (contento) tornato in Italia ( da "Corriere.it" del 03-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Italia ha un rapporto piuttosto singolare con la ricerca: a fronte di un finanziamento pubblico fra i più bassi in Europa vi sono risul­tati di eccellenza scientifica innegabili, com­provati dalle pubblicazioni internazionali. A fronte di salari bassissimi per i ricercatori, ci sono istituzioni private come Airc che raccol­gono incessantemente donazioni.

l'alma mater scala la classifica è seconda nell'indagine del censis - ilaria venturi ( da "Repubblica, La" del 03-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: è stato vincente «un corpo docente giovane, l´internazionalizzazione e l´aver seguito bene gli studenti». Così per Giliberto Capano, preside uscente di Scienze Politiche a Forlì (la neoeletta è Maria Serena Piretti, docente di storia contemporanea, allieva di Ruffilli): «E´ una conferma che viene da lontano».

Il merito da premiare ( da "Corriere della Sera" del 03-07-2009)
Argomenti: Cultura , Cervelli

Abstract: Questo avrebbe anche il vantaggio di indurre le famiglie a riflettere con più attenzione sulla scelta dell'università, e i ragazzi a ribellarsi se un docente arriva tardi a lezione e trascina stancamente il suo corso non cambiandolo mai, o se le aule sono sporche e la biblioteca chiude alle 2 del pomeriggio. La frase «L'università è gratuita, quindi di che cosa vi lamentate!

Nasce il museo del fumetto a Città Studi ( da "Corriere della Sera" del 03-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Non sarà un Museo civico, ma un polo pubblico-privato. Il Comune mette la sede. Sponsor, associazioni e fondazioni si occuperanno della gestione, personale e servizi. Finazzer lancia un appello: «Gli enti interessati si facciano avanti». A settembre si sceglie il progetto. A gennaio si entra in casa.

CORSI E FORMAZIONE ( da "Corriere della Sera" del 03-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Docenti altamente qualificati ti guideranno per scoprire, sviluppare e valorizzare il professionista che è in te con corsi Accademici (triennali e biennali, con laurea finale), Master (1° e 2° Livello), Professionali (annuali con attestato riconosciuto nell'U.

I toscani e gli Etruschi? Nessuna ( da "Corriere.it" del 03-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: nuovo studio condotto da ricercatori delle Università di Firenze, Ferrara, Pisa, Venezia e Parma, pubblicato on line su Molecular Biology and Evolution. LO STUDIO - La ricerca ha preso in considerazione anche campioni di Dna mitocondriale relativo a individui vissuti in età medievale (tra il X e il XV secolo) che sono stati comparati con reperti contemporanei e con quelli etruschi.

COSÌ LEGHEREMO ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 04/07/2009 - pag: 1 Università COSÌ LEGHEREMO I FINANZIAMENTI A QUALITÀ E MERITO di MARIASTELLA GELMINI Contro la fuga dei cervelli dal nostro Paese occorre far crescere qualità e merito. E' a questo che legheremo i finanziamenti del governo alle università. A PAGINA

Far crescere la cultura del merito per combattere la fuga dei cervelli ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2009)
Argomenti: Cultura , Cervelli

Abstract: In pochi anni il corpo docente è cresciuto del 27% ma gli ordinari sono oggi il 41% in più del 2000: se tanti giovani in gamba sono a spasso o all'estero non dipende dal fatto che sono mancati i soldi, ma dal fatto che le priorità del sistema, lasciato a se stesso, sono evidentemente altre.

Usa, il museo della creazione ma è la storia secondo la Bibbia ( da "Repubblica.it" del 04-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente di geologia all'università di Cincinnati e organizzatore della visita al museo, pensa che l'incontro sia stato utilissimo: "Spesso gli accademici ignorano il mondo che li circonda, e questo è sbagliato". Il creazionismo non comunque è qualcosa da riferire solo alla religione cristiano-cattolica: praticamente tutte le civiltà antiche hanno,

Così legheremo i finanziamenti a qualità e merito ( da "Corriere.it" del 05-07-2009)
Argomenti: Cultura , Cervelli

Abstract: In pochi anni il corpo docente è cresciuto del 27% ma gli ordinari sono oggi il 41% in più del 2000: se tanti giovani in gamba sono a spasso o all'estero non dipende dal fatto che sono mancati i soldi, ma dal fatto che le priorità del sistema, lasciato a se stesso, sono evidentemente altre.

streghe, massoni e manicaretti a triora l'alchimia della tavola - raffaele niri ( da "Repubblica, La" del 05-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente di Storia della scienza e della tecnica all´Università di Genova. Anche altri docenti genovesi (Ida Li Vigni, Federico Pastore, Emanuela Miconi) porteranno il loro contributo, mentre la relazione più attesa è quella del noto politologo Giorgio Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all´Università di Milano,

il ritorno di perone, in giunta con saitta ( da "Repubblica, La" del 06-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: esperienza a Berlino all´Istituto di cultura italiano è tornato al ruolo di docente Il ritorno del professore di filosofia alla Cultura. Non a Palazzo Civico, ma in Provincia. Ugo Perone, 64 anni, docente dell´Università del Piemonte Orientale entrerà nella nuova squadra di Saitta. Un nome indicato dall´area bindiana del Pd.

università, slitta l'aumento delle tasse - davide banfo ( da "Repubblica, La" del 06-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Anche su altre questioni come la riduzione dei compensi ai docenti a contratto va trovata una soluzione condivisa». A svelare qualcosa delle sorprese di Pelizzetti sono i rappresentanti degli studenti. Francesco Campobello, portavoce del Collettivo di Scienze, si aspetta un rinvio della questione tasse anche per il timore che la delibera venga subito impugnata perché illegittima:

Lo spettacolo e la politica sono le élite del potere ( da "Corriere della Sera" del 06-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: 1 Pubblico&Privato di Francesco Alberoni Lo spettacolo e la politica sono le élite del potere N el 1963 ho scritto il libro «L'élite senza potere», in cui sostenevo che, mentre nel mondo antico c'era una sola élite, quella del potere, formata dal re, la nobiltà e l'alto clero che, con la sua pompa e la sua magnificenza,

( da "Corriere della Sera" del 06-07-2009)
Argomenti: Cultura , Cervelli

Abstract: sotto dura accusa il sistema italiano della ricerca pubblica. «E' falso che il governo abbia voluto escludere dai finanziamenti i progetti che prevedono l'uso di linee di staminali embrionarie. Sono state le Regioni a chiedere di introdurre questa limitazione», replica piuttosto adirato Ferruccio Fazio che si appresta a prendere il timone del ripristinato dicastero della Salute.

un polo di ricerca tra italia e francia per progettare l'automobile del futuro ( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: centri di ricerca pubblici e privati nello sviluppo di nuove soluzioni di mobilità. La delegazione francese, composta tra gli altri da l´Università di Strasburgo, Behr, Delphi, sarà impegnata in 17 incontri b2b su progetti che spaziano dallo sviluppo di componentistica per fuel cell a innovativi serbatoi per gas ad alta pressione,

dalla compagnia di san paolo un sostegno per le neuroscienze ( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Il bando prevedeva la presentazione di progetti di ricerca di base e clinica, da parte di Istituti di Ricerca pubblici o privati, di natura non profit, e di Enti ospedalieri. Le proposte potevano essere presentate da singoli centri (Unicentrici) o da consorzi di più gruppi di ricerca (Multicentrici) con carattere multidisciplinare.

favorita, muore l'albero monumento era la quercia più antica della città - mario pintagro ( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Nelle Madonie ce ne sono a decine che hanno raggiunto i 500 anni, una sfiora addirittura il millennio. Stefano Colazza, docente di entomologia forestale è cauto: «Bisognerà accertare la morte è ascrivibile a un insetto o a un fungo oppure alla scarsa cura: il dipartimento Senfimizo dell´Università metterà a disposizione i propri tecnici».

l'ateneo promosso solo a metà migliorano i servizi agli studenti in picchiata didattica e ricerca - antonella romano ( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente. «Le contestazioni nell´arco di questi 10 anni sono diminuite. Il mondo universitario è più disponibile a valutarsi e a farsi valutare. La linea stessa seguita dal Miur è quella di collegare sempre più i finanziamenti alla qualità - spiega Aurelio Magistà, curatore della classifica speciale - Dare più soldi per la ricerca a chi è più bravo contribuisce a stabilire un sistema

"la frattura dell'asse era individuabile" - franca selvatici ( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente di meccanica applicata alle macchine all´università di Firenze, incaricato dalla procura di Lucca di svolgere la consulenza tecnica sul convoglio deragliato alla stazione di Viareggio. «La frattura dell´asse - chiarisce il professore - è un fenomeno articolato, che inizia da un difetto superficiale e si propaga con una velocità che dipende da vari fattori,

i costruttori promuovono la regione sull'urbanistica ( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Apprezzato il fatto che i progetti di sviluppo industriale saranno approvati con una procedura rapida dal Comune e poi saranno realizzati con un intervento diretto, oltre alla soluzione trovata per l´edilizia sociale «basata sullo strumento della negoziazione pubblico-privato».

viareggio, sotto accusa anche le altre cisterne - franca selvatici ( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente di meccanica applicata all´Università di Firenze e consulente della procura di Lucca, che ha repertato e «messo sotto chiave» tutti gli elementi del treno deragliato che dovranno essere esaminati. «La frattura - spiega - è un fenomeno articolato che inizia da un difetto superficiale e si propaga con una velocità che dipende da vari fattori,

con zyz giovani ingegneri mettono le vele ( da "Repubblica, La" del 08-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: realizzata da un team di docenti, ricercatori e studenti del dipartimento di Ingegneria meccanica dell´ateneo palermitano nell´ambito del concorso nazionale "Mille e una vela per l´università". Un team composto per la maggior parte da under 30. E vuoi per l´età, vuoi per le modalità che hanno condotto al progetto, Zyz rappresenta un esempio virtuoso di ricerca applicata,

"potranno sempre beneficiare della norma sul rientro dei capitali" - sara scheggia ( da "Repubblica, La" del 08-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: Dunque si tratta di una fuga di cervelli per 3 bolognesi ogni 100? «Questa è una città viva, nonostante il dica il contrario. Ci sono già 10 mila professori universitari bolognesi all´estero? Ben venga. Che li seguano altri diecimila». Il dato rimane comunque sospetto, e lo stesso presidente dei commercialisti frena: «Sono stime che deve fare la Guardia di Finanza,

docente fermata, sarkozy attacca l'iran - giampiero martinotti ( da "Repubblica, La" del 08-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Esteri Docente fermata, Sarkozy attacca l´Iran La Francia protesta con Teheran: "Non è una spia, liberatela subito" Clotilde Reiss, 23 anni, è stata arrestata poco prima di imbarcarsi su un volo per Beirut: "Tutte le accuse contro di lei sono fantasiose" GIAMPIERO MARTINOTTI dal nostro corrispondente PARIGI - «Lo dico nel modo più chiaro e più semplice:

Staminali embrionali, ricerca più facile negli Stati Uniti ( da "Corriere della Sera" del 08-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: ricerca al solo settore privato. Provocando una vera e propria fuga di cervelli Usa verso paesi quali Gran Bretagna, Canada Corea del Sud ed Israele, dove la ricerca sulle staminali è da anni più avanti rispetto all' America. Il provvedimento varato dall'Nih, l'istituto nazionale della Salute, permette lo stanziamento di fondi pubblici per lo studio delle cellule staminali embrionali

Più pluralismo, il tripolio non basta Sulla rete il nuovo ruolo di regista ( da "Corriere della Sera" del 08-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Il presidente ripropone così l'idea di una nuova società, a capitale misto pubblico-privato, che, spinta da un'adeguata remunerazione del capitale, realizzi la rete di nuova generazione: cioè i famosi 50 o 100 megabit per molti ma non per tutti. E candida l'Agcom a guidare la cabina di regia per l'«implementazione tecnica» del progetto.

candiolo, più ricerca e servizi ai pazienti - vera schiavazzi ( da "Repubblica, La" del 09-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: che dice meglio di ogni documento ufficiale la natura pubblico-privata della nuova formula: da un lato un personaggio da sempre impegnato sul fronte del sostegno alla ricerca sul cancro e legato alla famiglia Agnelli fin dai suoi inizi, 23 anni fa, dall´altro una manager con lunga esperienza nell´amministrazione del sistema sanitario.

l'illusione delle case a basso costo - luca beltrami gadola ( da "Repubblica, La" del 09-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: housing sociale Il piano Masseroli promette l´impegno del soggetto pubblico nel disegno della città LUCA BELTRAMI GADOLA (segue dalla prima di Milano) Insomma, un impegno che sembra guardare al rapporto pubblico-privato in maniera assai diversa da quella che è stata la prassi degli ultimi anni: meno disponibile verso gli interessi del blocco edilizio.

e serravalle fa il pieno di visitatori ( da "Repubblica, La" del 09-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: che dimostrano il gradimento crescente del pubblico per l´acquisto consapevole, che vede i grandi brand e l´alta qualità a prezzi ridotti, come uno dei fattori d´acquisto più ricercati dal pubblico. D´altro canto, l´Outlet di Serravalle è ormai un punto di riferimento dello shopping anche in tutto il resto dell´anno con visitatori che arrivano in particolare da Milano e Lombardia.

"revisioni insufficienti e alta velocità è mancato il buon senso tecnico" - franca selvatici ( da "Repubblica, La" del 09-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente di chimica industriale all´università di Venezia, è il presidente del Consiglio nazionale dei chimici. «Premesso che il trasporto su ferrovia è più sicuro di quello su gomma, non sembrano sufficienti - spiega il professore - le previsioni di un collaudo ogni 4 anni per le cisterne e ogni 6 per i carri ferroviari.

Regolarizzare, un rebus bipartisan ( da "Manifesto, Il" del 09-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Regolarizzare, un rebus bipartisan MAURIZIO AMBROSINI Regolarizzare, un rebus bipartisan «Alla fine le esigenze delle famiglie italiane vengono prima di tutto», parla Ambrosini, docente di sociologia dell'immigrazione all'Università di Milano PAGINA

Clima, la Cina non ci sta "Intesa non ci vincola"- ( da "Corriere.it" del 09-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: coordinare investimenti pubblici nella ricerca e nello sviluppo» delle tecnologie pulite, «con l'idea di raddoppiare questo tipo di investimento entro il 2015, riconoscendo l'importanza degli investimenti privati, della partnership pubblico-privata e della cooperazione internazionale, compresi i centri di ricerca regionali».

Regole anticrisi, il G14 dice sì ( da "Corriere.it" del 09-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: coordinare investimenti pubblici nella ricerca e nello sviluppo» delle tecnologie pulite, «con l'idea di raddoppiare questo tipo di investimento entro il 2015, riconoscendo l'importanza degli investimenti privati, della partnership pubblico-privata e della cooperazione internazionale, compresi i centri di ricerca regionali».

vecchio policlinico, i rettori oggi incontrano bassolino ( da "Repubblica, La" del 10-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: continua la querelle tra alcuni docenti e il rettore Rossi. Al chirurgo Luigi Santini che lo aveva accusato di avere sottoscritto per soli cento milioni il precedente protocollo, Rossi replica: «Non ero rettore, quel protocollo non è opera mia. Io penso alle cose serie e non alle sciocchezze che dice il professor Santini».

eroine-veline come testimonial polemica all'ateneo di bologna - ilaria venturi ( da "Repubblica, La" del 10-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: immagine della nostra università e il lavoro di qualità che i colleghi e le colleghe stanno facendo». Con lei i presidi di facoltà, unanimi nella condanna. La protesta di studenti e docenti ha intasato il sito dell´Alma Mater, correndo via e-mail. «Se questo è quello che l´università propone siamo alla frutta», ha detto Angelo Erbacci,

Il mondo accademico si pronunci contro la repressione del dissenso ( da "Manifesto, Il" del 10-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Terranova Tiziana (Docente di Sociologia delle com. L'Orientale); Corrao Francesca (Docente di Lingua e Letteratura Araba L'Orientale); Ercolessi Cristina (Docente di Sistemi politici e sociali dell'Africa contemporanea L'Orientale); Gargia Giulio (Docente di Giornalismo int.

Bologna, censurate le dell'Università ( da "Corriere.it" del 10-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: BOLOGNA L'Università censura le «Fantastiche 4» Rettore e docenti fanno oscurare il manifesto che pubblicizza le sedi distaccate dell'Ateneo DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA Dotta sì. Veli­na mai. Ma che ci fa il simbo­lo dell'Alma Mater, la più anti­ca università del mondo occi­dentale, severa, austera, ri­spettata,

Spunta Secchi per il Cda ( da "Corriere della Sera" del 10-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: È la soluzione a cui punta il neopresidente della Provincia Guido Podestà dopo le dimissioni dal Cda di Corali (indicato dall'ex presidente Pd di Palazzo Isimbardi, Filippo Penati). Docente di Economia politica, Secchi è stato rettore dell'Università Bocconi dal 2000 al 2004.

E l'università censura le ( da "Corriere della Sera" del 10-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: 27 Bologna Rettore e docenti fanno oscurare il manifesto che pubblicizza le sedi staccate dell'ateneo. «Sembrano veline» E l'università censura le «Fantastiche Quattro» DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA Dotta sì. Velina mai. Ma che ci fa il simbolo dell'Alma Mater, la più antica università del mondo occidentale, severa, austera,

Le aziende snobbano i dottorati Assunzione solo per uno su sette ( da "Corriere della Sera" del 10-07-2009)
Argomenti: Cultura , Cervelli

Abstract: sale per i superlaureati in ingegneria Le aziende italiane non amano (o non conoscono) i dottori di ricerca. Solo circa un settimo di questi giovani (il 15%) infatti, è assorbito dalle imprese private. Più di uno su due, invece, va nelle braccia delle università (43%) e degli istituti di ricerca (9%) pubblici, seguiti da università e istituti privati con un piccolo 5,5% in tutto.

Il G14 approva le regole anticrisi Accordo sul clima, la Cina non ci sta ( da "Corriere.it" del 10-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: coordinare investimenti pubblici nella ricerca e nello sviluppo» delle tecnologie pulite, «con l'idea di raddoppiare questo tipo di investimento entro il 2015, riconoscendo l'importanza degli investimenti privati, della partnership pubblico-privata e della cooperazione internazionale, compresi i centri di ricerca regionali».

2008, deraglia un treno a castello sono le prove generali di un disastro - franca selvatici ( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: il docente di ingegneria all´università di Firenze recentemente incaricato di svolgere gli accertamenti peritali sul disastro di Viareggio. Le indagini tecniche dimostrarono che si era spezzato l´asse del carrello, come è accaduto a Viareggio. E anche in quel caso fu rilevata la presenza di una vasta frattura (o cricca),

Altro che suggestione: l'ipnosi accende e spegne il nostro cervello ( da "Corriere della Sera" del 12-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: scoprendo che ha effetti biologici sul cervello e non solo. Ricercatori dell'Università di Ginevra, autori dell'ultimo studio in materia, recentemente pubblicato su Neuron, hanno scoperto, grazie alla risonanza magnetica funzionale, che quando una persona sotto ipnosi crede di avere una mano paralizzata, se gli si chiede di agitarla, l'area del cervello che governa il movimento si '

La biblioteca del collezionista di teste ( da "Corriere della Sera" del 12-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: Archivio digitale La biblioteca del collezionista di teste Il collezionista di cervelli è all'opera. Niente di illegale o di macabro: tutto avviene in un asettico laboratorio e il collezionista è, per restare in tema, un cervello italiano in fuga: Jacopo Annese, laurea in biologia a Roma, master in Inghilterra, ora alla direzione del Brain Observatory dell'Università della California,

pensaci mariastella basta la buona volontà? ( da "Repubblica, La" del 13-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: oscuramento dei requisiti di competenza ed esperienza scientifica dei docenti. Se ne deduce che per qualche Ateneo sarebbe forse conveniente sul piano finanziario sostituire gradualmente una certa percentuale di vecchi "baroni" con contrattisti, scelti in piena discrezionalità (tra giornalisti, personaggi della tv e dello spettacolo, esponenti del mondo dell´impresa e delle professioni,

Dalla gioventù alla maturità creare resta una rivoluzione ( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: 1 Pubblico&Privato di Francesco Alberoni Dalla gioventù alla maturità creare resta una rivoluzione S ono i giovani che producono il cambiamento nel campo del gusto e del costume. Lo producono giocando, facendo quello che gli piace, che li diverte, senza domandarsi che conseguenze avrà su loro stessi, sugli altri e nel futuro.

A Bruxelles, ( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia data: 13/07/2009 - pag: 42 Pubblico e privato per il recupero Ue A Bruxelles, il 13 luglio, giornata sui partenariati pubblico-privati per il recupero economico europeo: aziende, edifici, auto a basso consumo. rpid09.regware.be

voto minimo per fare la laurea specialistica - gaia rau ( da "Repubblica, La" del 14-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: lo studente dovrà superare un colloquio durante il quale i docenti valuteranno la sua preparazione e, eventualmente, indicheranno le lacune da colmare prima di poter proseguire con gli studi. Le modifiche ai regolamenti sono state approvate ieri dal Senato accademico, dopo che la riunione di mercoledì scorso era stata interrotta dalla protesta dei movimenti studenteschi.

l'ateneo scala la hit del sole 24 ore - ilaria venturi ( da "Repubblica, La" del 14-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: tra i tanti aspetti analizzati, la regolarità negli studi, il numero di docenti per studenti, l´occupazione a tre anni dalla laurea e i progetti di ricerca, su un totale di 60 università italiane statali. «Intanto siamo contenti di essere migliorati», commenta il prorettore agli studenti Paola Monari. «Ma non è questo il punto.

medicina interna, il tar boccia il policlinico - gabriella de matteis ( da "Repubblica, La" del 14-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: allergologico» è stata destinata dall´università prima e dal Policlinico poi al reparto di geriatria, in un ambulatorio che esiste solo sulla carta. Ma ora sulla storia della docente Mariateresa Ventura interviene il Tar. La terza sezione ha, infatti, accolto il ricorso della dottoressa, bacchettando la decisione del Policlinico.

Ballio: Politecnico, siamo primi in Italia Il governo deve premiarci con più fondi ( da "Corriere della Sera" del 14-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: di piazza Leonardo da Vinci al primo posto nella graduatoria nazionale delle università di qualità Ballio: Politecnico, siamo primi in Italia Il governo deve premiarci con più fondi Il rettore: quest'anno 80 docenti in pensione, potremo sostituirne la metà Tre buoni motivi per festeggiare: il «suo» ateneo è primo nella classifica italiana, i «suoi» laureati trovano subito lavoro,

( da "Corriere della Sera" del 14-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Il suo ateneo ha conquistato il primato italiano, «e per mantenere questa posizione, bisogna che ci sia riconosciuto uno status particolare». La richiesta: «Visto che siamo pochi e molto bravi, ci sia concesso di assumere qualche docente in più rispetto agli altri atenei. Altrimenti che meritocrazia è?». A PAGINA 3 Sacchi

alla Sapienza ( da "Corriere della Sera" del 14-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: 5 UNIVERSITÀ «Porte aperte» alla Sapienza Prendono il via oggi gli incontri di orientamento nel primo ateneo capitolino. «Porte aperte alla Sapienza» richiama, come ogni anno, centinaia di immatricolandi. Fino a giovedì, i docenti delle singole facoltà aiuteranno i futuri universitari a scegliere il percorso formativo più adatto alle proprie inclinazioni.

Università, pronta la riforma Gelmini: soldi a prof migliori e rettori a termine ( da "Corriere.it" del 15-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Le università potranno assumere solo coloro che saranno riconosciuti validi dalla commissione. Vengono previsti incentivi economici al trasferimento per i docenti al fine di rendere concretamente possibile la mobilità, con procedure semplificate per i docenti di università straniere che vogliono partecipare alle selezioni per posti in Italia.

i soldi alla ricerca non sono un lusso - salvatore settis ( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: età media dei docenti. Deve resistere alle sconsiderate pressioni in favore di ogni promozione ope legis, che in passato è stata la causa primaria del blocco delle assunzioni e dell´invecchiamento dei docenti, e a ogni mascheramento di possibili terze, quarte e quinte fasce (o colonne), che avrebbero l´effetto di ingessare ancora una volta l´

schiavone indagato: rimetto l'incarico - michele bocci>( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: ai rettori delle università di Napoli e di Firenze, Guido Trombetti e Augusto Marinelli (che con Schiavone costituivano il Consiglio provvisorio del nascente istituto), nonché a tre illustri docenti, Alberto Varvaro (filologia romanza), Guido Martinotti (sociologia) e Leonardo Morlino (scienza politica).

dal nettuno a santa croce cronaca di disastri annunciati ( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: attenzione sistematica ed efficace per la ricerca applicata» spiega il docente preoccupato del «collasso dei nostri monumenti». Solo in casi eclatanti, come per danneggiamenti alla Fontana del Nettuno o il Ratto di Polissena in Piazza Signoria, i pezzi danneggiati delle statue sono stati subito reintegrati con restauri.

È la lingua che ci fa uguali ( da "Manifesto, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Sono proprio i docenti più avvertiti che non si accontentano della rapidità con cui un bambino straniero impara a comunicare in italiano. Loro sanno che i percorsi in una lingua sono lunghi, che vanno esercitati con la lettura, con testi complessi, con l'esposizione ai codici specialistici: sanno che ci vogliono molti anni,

Pronta la riforma dell'Università I ricercatori? Ai licei chi non vale ( da "Corriere della Sera" del 15-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: 07/2009 - pag: 8 Pronta la riforma dell'Università I ricercatori? Ai licei chi non vale Mandato massimo di 8 anni per i rettori e scatti solo per i docenti migliori ROMA La riforma dell'università si farà. Il governo intende cambiare il reclutamento, la governance e combattere gli sprechi negli atenei a partire dal 2010.

La Sapienza, tutti in coda per le facoltà scientifiche ( da "Corriere della Sera" del 15-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: docente di Demografia, e Michele Galeotti, docente di strategie aziendali - ma i nostri laureati hanno una grande versatilità». E grande curiosità tra i futuri universitari hanno generato le nuove facoltà di Ingegneria dell'informazione e Ingegneria dell'aeronautica e dello spazio: due corsi che prendono il via per l'anno accademico 2009/

Arrampicate sui palazzi e salti nel vuoto Le notti in bilico degli uomini-ragno ( da "Corriere della Sera" del 16-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Niente ricerca del pubblico: «Siamo concentrati su noi stessi». In Internet girano parecchi filmati del parkour, o forse no, nel senso che non il parkour che i suoi adepti intendono; spesso si vedono semplici folli emulatori che rischiano l'osso del collo, con salti dai palazzi, tremende scalate di condomini.

Morte di Jackson: uno dei medici da studente faceva lo spacciatore ( da "Corriere.it" del 17-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: Shelley aveva più volte confermato lo scandalo ai colleghi dell'università. «Tra il corpo docente di Penn - spiegano adesso due di loro a Posner - tutti sapevano che quel Klein era stato buttato fuori per spaccio». In cambio della sua promessa di lasciare immediatamente Filadelfia, l'ospedale aveva accettato di non formalizzare la denuncia presso le autorità di polizia.

è fuga di cervelli da sud a nord - giovanni parente ( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: Economia è fuga di cervelli da Sud a Nord Emigrazione, 700 mila in 10 anni. Si sposta il 27% dei laureati Il Mezzogiorno Rapporto Svimez sull´economia del Mezzogiorno. Napolitano: "Ora superare i divari" In 173 mila conservano la residenza, ma lavorano in regioni centrosettentrionali GIOVANNI PARENTE ROMA - Alla fine di fronte alla domanda del medico in un ospedale fiorentino «

panzani batte a sorpresa oggè è il nuovo presidente del tribunale - sarah martinenghi ( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: ha effettuato cicli di lezioni presso la Scuola di Amministrazione aziendale presso l´Università di Torino, dove sino al 2003 è stato docente di Diritto dell´impresa presso la sede di Cuneo e poi di Torino. Ha svolto presso la stessa scuola l´incarico di docente di Istituzioni di diritto privato nell´anno accademico 2000-2001.

moggi non c'entra, il suo avvocato sì - (segue dalla prima pagina) simone monari ( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)
Argomenti: Cultura

Abstract: E ieri D´Onofrio ha fatto sapere che era a Casteldebole «solo in qualità di docente di diritto sportivo. Una materia che insegno all´Università di Bologna». Un esperto cui chiedere un consiglio. Guarda caso, proprio il giorno dell´audizione. Ma il verbale di interrogatorio della Procura recherà il nominativo del difensore?

Se i migranti siamo noi ( da "Manifesto, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: Giovani cervelli in fuga La mancanza di una prospettiva lavorativa, in particolare di livello medio-alta, porta a una vera e propria fuga dei cervelli verso lidi più benevoli. Nel 2004 tra i ragazzi che si laureavano a pieni voti era il 25% che partiva per cercare fortuna al nord.

In fuga il 38% dei laureati ( da "Corriere della Sera" del 17-07-2009)
Argomenti: Cervelli

Abstract: 6 Carriere In fuga il 38% dei laureati Nel 2004 partiva dal Sud per il Nord il 25 per cento dei giovani laureati con il massimo dei voti. Nel 2008 la fuga dei cervelli si è fatta più intensa portando questo dato al 38 per cento. Ma anche chi non si laurea con il massimo spesso finisce per partire: nel 2007 su 96 mila laureati meridionali 33 mila erano disoccupati,


Articoli

gpl, ammoniaca e perfino tritolo ogni giorno 30 convogli da paura - (segue dalla prima pagina) ettore livini (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 01-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 12 - Economia Gpl, ammoniaca e perfino tritolo ogni giorno 30 convogli da paura E due anni fa l´Authority disse: molti sono fuori norma La sicurezza Una trafila di verifiche che vanno dal costruttore del carro fino al macchinista Ma per gli esperti il trasporto su rotaia è molto più sicuro di quello su gomma (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) ETTORE LIVINI Ma ci sono anche polietilene cinque-sei convogli alla settimana – acido fluoridrico, ammoniaca, toluolo e persino tritolo. Materiale ad altissimo rischio, protetto (in teoria) da una rigida procedura di controlli ma su cui l´Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria (Ansf) ha da tempo acceso un faro: «Un´attenzione particolare – recita il suo ultimo rapporto – va posto in merito alla non conformità rilevate sul materiale rotabile per le merci pericolose, soprattutto relativamente ai trasporti di Trenitalia». Precisazione indispensabile visto che le ferrovie italiane garantiscono la trazione all´88% dei viaggi di questo tipo, trasportando però carri di proprietà di terzi. Un allarme inascoltato? Gli esperti assicurano che – malgrado tutto – non c´è da preoccuparsi: spedire questi prodotti in treno «è molto più sicuro che farli viaggiare per strada», dice Marco Ponti, docente di economia dei trasporti al Politecnico di Milano. E al di là dell´emotività legata al tragico incidente di lunedì notte, «un chilo di Gpl su rotaia ha costi sociali e umani molto inferiori rispetto a quello che si sposta su ruote», conferma Carlo Vaghi della Bocconi. «Il problema – aggiunge – è che le responsabilità dei controlli sono ancora troppo frazionate». La ferrocisterna della Gatx esplosa a Viareggio è in effetti un paziente in apparenza modello (aveva solo 4 anni di età) con troppi medici al capezzale. Come tutti i 450 vagoni dei Gpl Express in servizio quotidiano sulla rete ferroviaria della penisola. Il primo specialista che ne benedice il decollo è l´omologatore. Esamina il carro fresco di fabbrica. Misurandone con calibri e sensori elettronici la solidità e la robustezza, in base a parametri standard stabiliti dalla Ue. Diversi, come ovvio, a seconda delle sostanze pericolose da caricare. Ottenuto il "libretto di circolazione", l´onere di manutenzione e revisioni dei mezzi per il trasporto di merci pericolose passa in capo al titolare. I ritmi sono stabiliti per legge. La cisterna, l´elemento più delicato, va controllata da cima a fondo ogni quattro anni. I tecnici incaricati passano ai raggi X la struttura esterna per evidenziare possibili microfratture. Testano ogni singola valvola di carico e scarico, snodi delicatissimi per un sistema che deve pompare a bordo 45 tonnellate di gas sotto pressione, altamente infiammabile ed esplosivo. Esame passato a pieni voti lo scorso 2 marzo dalla ferrocisterna esplosa in Versilia. Pianale, ruote e assali (l´imputato numero uno per l´incidente di lunedì) devono invece essere controllati ogni sei anni. La lista dei responsabili della sicurezza dei viaggi ad alto rischio su rotaia si allunga ancora una volta che il treno si mette in marcia. Il primo filtro è negli uffici delle aziende che noleggiano i vagoni. Una precisa direttiva europea stabilisce che debbano nominare un "responsabile merci pericolose". Incaricato di verificare in via documentale che il titolare abbia effettuato tutti i controlli previsti dalla legge. Poi arriva la prova sul campo. Un check-up molto empirico, ma in teoria altrettanto efficace, che qui da noi è quasi sempre a carico di Trenitalia. I "verificatori" (spesso lo stesso conducente) «prima di avviare il locomotore analizzano lo stato di salute delle balestre, danno un occhio a eventuali perdite e allo stato generale di manutenzione», spiega Mario Castaldo, diretto della divisione cargo dell´azienda. Tutti i convogli che trasportano merci a rischio in Italia passano attraverso questa trafila di sicurezza apparentemente a prova di bomba. Ma tanti controlli, si lamenta qualcuno, possono esser sinonimo di nessun controllo. Le responsabilità sono parcellizzate. E l´allarme della Agenzia per la sicurezza ferroviaria sembra confermare che alla prova pratica – malgrado il rigido quadro normativo – queste "bombe su rotaia" non sono poi affidabili al 100%. «Servono verifiche più serie, fatte da un´authority indipendente – dice Edoardo Zanchini, responsabile trasporti di Legambiente –. Un organo ancora più indispensabile ora che il servizio non è garantito in esclusiva dal monopolio pubblico». L´inchiesta appena avviata cercherà di capire dove si è aperta una falla in questa rete di norme in apparenza difficili da dribblare. Ma il dramma di lunedì lascia aperta un´altra domanda preventiva: «Com´è possibile che un convoglio carico di sostanze ad altissimo rischio passi nel centro di una città?», sintetizza per tutti Zanchini. Uno studio statistico delle Università di Bologna e di Roma (in collaborazione con le Ferrovie) sui punti più critici della rete – Mantova e Livorno – ha stabilito che la soglia di rischio sociale dei trasporti di merci pericolose in centri abitati è «accettabile», pur consigliando ove possibile «l´utilizzo di percorsi a minimo impatto». «In effetti questo incidente può essere l´occasione per fare qualche riflessione sulla composizione e il tragitto di questi treni – ammette Ponti –. Anche se imporre un allungamento dei percorsi a un settore già in difficoltà potrebbe decretarne il fallimento». «La possibilità di un incidente per le merci pericolose trasportate su rotaia è infinitamente inferiore a quello degli altri mezzi di trasporto», getta acqua sul fuoco Vaghi. Un decimo rispetto alla strada, dicono gli esperti. Un incidente ogni cento milioni di anni per ogni chilometro percorso, precisa lo studio delle Università di Roma e Bologna. «Non solo. Per i treni almeno esiste un sistema di regole. Fragili fin che si vuole, ma regole – conclude il docente della Bocconi –. Mentre nei centri della città possono entrare ogni giorno camion e cisterne carichi di sostanze ad altissimo rischio». La lobby della gomma, ma non è una sorpresa, è molto più forte ed efficace dei paladini (malgrado tutto) della rotaia.

Torna all'inizio


"no alla sovrattassa all'ateneo" firmano ricercatori e studenti (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 01-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IX - Torino L´iniziativa "No alla sovrattassa all´ateneo" Firmano ricercatori e studenti L´aumento delle tasse universitarie agli studenti proprio non va giù. Dopo la creazione di un gruppo su Facebook, una raccolta firme su internet e la convocazione di un presidio in rettorato lunedì alle 15, hanno deciso di realizzare anche una petizione online contro questo incremento della tassazione. Una decisione presa dopo una riunione fra le varie anime che compongono l´università, «Questa petizione – spiega Alessandro Ferretti, ricercatore a Fisica e tra i promotori dell´iniziativa – è unitaria. Nel senso che vede coinvolti non solo gli studenti, ma anche noi ricercatori, i docenti, i precari , i tecnici e gli amministrativi dell´ateneo». «Un aumento delle tasse – continua Ferretti – sarebbe un primo passo verso la creazione di università di élite». (t. cla.)

Torna all'inizio


proroga per i commissari delle asl - giuseppe del bello (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 01-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina V - Napoli Proroga per i commissari delle Asl Vecchio Policlinico, la Regione prende tempo sul trasferimento Si conferma la linea attendista i manager restano tutti al loro posto fino al 31 ottobre GIUSEPPE DEL BELLO Proroga per i commissari Asl e bocce ferme sul fronte universitario. Due ore di giunta, programmata proprio per decidere le nomine della sanità e per deliberare sui protocolli d´intesa degli atenei (scaduti ieri), sono servite a confermare la linea attendista. Come aveva ventilato l´assessore alla Sanità Mario Santangelo, è prevalsa la logica di lasciare i commissari al loro posto, fino al 31 ottobre. Una logica condivisa anche da esponenti dell´opposizione e dal presidente della commissione Sanità Angelo Giusto. L´atto di proroga sottoscritto da Bassolino su proposta di Santangelo non menziona la situazione del Cardarelli dove il manager Enrico Iovino è in scadenza da una settimana. Ovviamente, in questo caso, in assenza di decisione istituzionale vige il dispositivo giuridico della prorogatio. Unico avvicendamento invece per la Asl Napoli 3: gestita fino a ieri da Loredana Cici, sarà diretta dal subcommissario Antonio Lamberti. Lo spostamento è conseguenza del desiderio della stessa Cici intenzionata a tornare a tempo pieno al suo ruolo di capo dell´ufficio legale di Bassolino. L´altro fronte caldo, quello universitario è stato affrontato solo marginalmente, per ricostruire un rapporto tra le parti ormai compromesso. Ma la corda non può essere tirata ancora a lungo, col protocollo scaduto e il manager Luigi Muto, incerto sulla consistenza di fondi su cui potrà contare. L´allarme per la drammatica situazione economica lo lancia l´assessore al Bilancio Mariano D´Antonio, nel caso il governo centrale non mantenesse gli impegni assunti erogando i due miliardi e 392 milioni di euro dovuti per il rispetto del Piano di rientro. «Un miliardo e 268 sono legati all´adozione di misure di riordino strutturale del sistema sanitario campano», osserva, «che competono a Santangelo, ma gli altri fondi non c´entrano». Quindi, è il ragionamento di D´Antonio, da Roma dovrebbe arrivare almeno un miliardo per risanare le casse della sanità. «Se non viene erogato», aggiunge, «le Asl non potranno pagare i fornitori che, a loro volta, si rifaranno coi decreti ingiuntivi. Ma in questo modo le Asl non potranno neanche pagare gli stipendi al personale». Dal Consiglio di Facoltà (II Ateneo), come si diceva, segnali non incoraggianti. I docenti (che oggi terranno un´altra assemblea) accettano una sola proposta della Regione, quella che mette sul piatto un finanziamento di 110 milioni, ma rifiutano il vincolo della disponibilità a trasferirsi dal centro storico. «La facoltà», si legge nel documento, «è disponibile a prendere in considerazione», la parte economica purché suscettibile di miglioramenti «e accettata soltanto per l´esercizio 2009». Per quanto riguarda la delocalizzazione, i punti irrinunciabili sono: «Il trasferimento delle strutture cliniche e didattiche in altre sedi non può prescindere dal primario interesse» del Policlinico da realizzare a Caserta (da 500 posti letto) «con la permanenza a Napoli di un polo unificato da 290 posti, in maniera tale che vengano conservati, due corsi di laurea, a Caserta e a Napoli». E, sempre qui, in città, i professori reclamano «interventi che identifichino una struttura che possa ospitare tutte le attività di didattica, di ricerca e di assistenza». In alternativa propongono la «riqualificazione delle strutture del centro storico». Che significa la ristrutturazione dei padiglioni di piazza Miraglia. Poi, concludono: «Chiediamo in maniera irrinunciabile l´attivazione da subito del presidente Bassolino di un tavolo tecnico paritetico, Università-Regione». Un ultimatum che da Santa Lucia avrebbero accolto.

Torna all'inizio


Gpl, ammoniaca e tritolo ogni giorno 30 convogli a rischio (sezione: Cultura)

( da "Repubblica.it" del 01-07-2009)

Argomenti: Cultura

MILANO - Sono i "sorvegliati speciali" delle ferrovie italiane. Poco più di trenta treni al giorno d'inverno (la metà tra aprile e ottobre). In tutto 450 vagoni che ogni 24 ore corrono su e giù per le rotaie della penisola, carichi di merci pericolose: nel 40% dei casi si tratta di Gpl, il micidiale innesco esplosivo di Viareggio. Ma ci sono anche polietilene cinque-sei convogli alla settimana - acido fluoridrico, ammoniaca, toluolo e persino tritolo. Materiale ad altissimo rischio, protetto (in teoria) da una rigida procedura di controlli ma su cui l'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria (Ansf) ha da tempo acceso un faro: "Un'attenzione particolare - recita il suo ultimo rapporto - va posto in merito alla non conformità rilevate sul materiale rotabile per le merci pericolose, soprattutto relativamente ai trasporti di Trenitalia". Precisazione indispensabile visto che le ferrovie italiane garantiscono la trazione all'88% dei viaggi di questo tipo, trasportando però carri di proprietà di terzi. Un allarme inascoltato? Gli esperti assicurano che - malgrado tutto - non c'è da preoccuparsi: spedire questi prodotti in treno "è molto più sicuro che farli viaggiare per strada", dice Marco Ponti, docente di economia dei trasporti al Politecnico di Milano. E al di là dell'emotività legata al tragico incidente di lunedì notte, "un chilo di Gpl su rotaia ha costi sociali e umani molto inferiori rispetto a quello che si sposta su ruote", conferma Carlo Vaghi della Bocconi. "Il problema - aggiunge - è che le responsabilità dei controlli sono ancora troppo frazionate". La ferrocisterna della Gatx esplosa a Viareggio è in effetti un paziente in apparenza modello (aveva solo 4 anni di età) con troppi medici al capezzale. Come tutti i 450 vagoni dei Gpl Express in servizio quotidiano sulla rete ferroviaria della penisola. Il primo specialista che ne benedice il decollo è l'omologatore. Esamina il carro fresco di fabbrica. Misurandone con calibri e sensori elettronici la solidità e la robustezza, in base a parametri standard stabiliti dalla Ue. Diversi, come ovvio, a seconda delle sostanze pericolose da caricare. OAS_RICH('Middle'); Ottenuto il "libretto di circolazione", l'onere di manutenzione e revisioni dei mezzi per il trasporto di merci pericolose passa in capo al titolare. I ritmi sono stabiliti per legge. La cisterna, l'elemento più delicato, va controllata da cima a fondo ogni quattro anni. I tecnici incaricati passano ai raggi X la struttura esterna per evidenziare possibili microfratture. Testano ogni singola valvola di carico e scarico, snodi delicatissimi per un sistema che deve pompare a bordo 45 tonnellate di gas sotto pressione, altamente infiammabile ed esplosivo. Esame passato a pieni voti lo scorso 2 marzo dalla ferrocisterna esplosa in Versilia. Pianale, ruote e assali (l'imputato numero uno per l'incidente di lunedì) devono invece essere controllati ogni sei anni. La lista dei responsabili della sicurezza dei viaggi ad alto rischio su rotaia si allunga ancora una volta che il treno si mette in marcia. Il primo filtro è negli uffici delle aziende che noleggiano i vagoni. Una precisa direttiva europea stabilisce che debbano nominare un "responsabile merci pericolose". Incaricato di verificare in via documentale che il titolare abbia effettuato tutti i controlli previsti dalla legge. Poi arriva la prova sul campo. Un check-up molto empirico, ma in teoria altrettanto efficace, che qui da noi è quasi sempre a carico di Trenitalia. I "verificatori" (spesso lo stesso conducente) "prima di avviare il locomotore analizzano lo stato di salute delle balestre, danno un occhio a eventuali perdite e allo stato generale di manutenzione", spiega Mario Castaldo, diretto della divisione cargo dell'azienda. Tutti i convogli che trasportano merci a rischio in Italia passano attraverso questa trafila di sicurezza apparentemente a prova di bomba. Ma tanti controlli, si lamenta qualcuno, possono esser sinonimo di nessun controllo. Le responsabilità sono parcellizzate. E l'allarme della Agenzia per la sicurezza ferroviaria sembra confermare che alla prova pratica - malgrado il rigido quadro normativo - queste "bombe su rotaia" non sono poi affidabili al 100%. "Servono verifiche più serie, fatte da un'authority indipendente - dice Edoardo Zanchini, responsabile trasporti di Legambiente - . Un organo ancora più indispensabile ora che il servizio non è garantito in esclusiva dal monopolio pubblico". L'inchiesta appena avviata cercherà di capire dove si è aperta una falla in questa rete di norme in apparenza difficili da dribblare. Ma il dramma di lunedì lascia aperta un'altra domanda preventiva: "Com'è possibile che un convoglio carico di sostanze ad altissimo rischio passi nel centro di una città?", sintetizza per tutti Zanchini. Uno studio statistico delle Università di Bologna e di Roma (in collaborazione con le Ferrovie) sui punti più critici della rete - Mantova e Livorno - ha stabilito che la soglia di rischio sociale dei trasporti di merci pericolose in centri abitati è "accettabile", pur consigliando ove possibile "l'utilizzo di percorsi a minimo impatto". "In effetti questo incidente può essere l'occasione per fare qualche riflessione sulla composizione e il tragitto di questi treni - ammette Ponti - . Anche se imporre un allungamento dei percorsi a un settore già in difficoltà potrebbe decretarne il fallimento". "La possibilità di un incidente per le merci pericolose trasportate su rotaia è infinitamente inferiore a quello degli altri mezzi di trasporto", getta acqua sul fuoco Vaghi. Un decimo rispetto alla strada, dicono gli esperti. Un incidente ogni cento milioni di anni per ogni chilometro percorso, precisa lo studio delle Università di Roma e Bologna. "Non solo. Per i treni almeno esiste un sistema di regole. Fragili fin che si vuole, ma regole - conclude il docente della Bocconi - . Mentre nei centri della città possono entrare ogni giorno camion e cisterne carichi di sostanze ad altissimo rischio". La lobby della gomma, ma non è una sorpresa, è molto più forte ed efficace dei paladini (malgrado tutto) della rotaia. (1 luglio 2009

Torna all'inizio


La ricercatrice è volata negli Usa (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 01-07-2009)

Argomenti: Cervelli

LA STORIA La ricercatrice delusa dall'Italia «Volo negli Usa, qui non ho futuro» Rita Clementi è partita per Boston dopo la lettera a Napolitano: «In questo Paese il merito non è premiato» MILANO È stata di parola. Rita Clementi è volata a Boston. Da giovedì lavorerà in un importan­te centro medico. Ha lasciato l'Italia, così come aveva promesso, la ricercatrice precaria di Pavia che ha scritto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per denunciare lo stato comatoso della ricerca nel nostro Paese e per raccontare la decisione di abbandonare l'Italia. Non è bastata a fermarla neanche un'offerta giunta all'ultimo minuto da un prestigioso centro di ricerca di Padova. Troppo tardi: «Ho dato la mia parola agli americani. Ora vediamo cosa succede. Non escludo un ritorno. Non è detto poi che non si possa collaborare tra Boston e Padova. D'altronde ricerca vuol dire collaborazione». Così, tirandosi dietro il suo trolley, dopo un ultimo bacio al marito e ai tre figli, la scopritrice dell'origi­ne genetica di alcune forme di lin­foma maligno ha girato i tacchi ed è entrata dentro l'aeroporto di Linate. Un volo low cost, via Londra per spendere meno, e le sue speranze volano Oltreoceano. ITALIA ADDIO - Sul volo lavorerà a maglia, come fa sempre durante i lunghi viaggi. In valigia tanti articoli da leggere, qualche libro e il computer con dentro i file con quella ricerca di tutta una vita, bocciata in Italia ma che negli Usa le prospetta un futuro più certo. Addio università italiana, addio baroni, addio raccomandati. Nessun rancore, un po' di rabbia: «Cosa mi mancherà dell'Italia? Be' a parte la mia famiglia, ma questa fa parte della mia vita personale, gli Stati Uniti sono un paese con tanti bei posti da visitare. Pardon, volevo dire l'Italia». Un bel lapsus quello di Rita. Un altro cervello cacciato dunque, non come erroneamente si dice "in fuga". Come Rita, senza scrivere al presidente, sono circa tremila gli studiosi italiani che silenziosamente vanno a far ricca ricerca e pil di altri paesi. Così all'Italia che spende 500 mila euro in media per portare alla laurea uno studente, rimane solo il compito di preparare costosissimi "cavalli di razza" della ricerca. SISTEMA MAFIOSO - «Vado via con rab­bia, con la sensazione che la mia abnegazione e la mia dedi­zione non siano servite a nulla. Vado via con l'intento di chie­dere la cittadinanza dello Stato che vorrà ospitarmi, rinuncian­do ad essere italiana», aveva scritto polemicamente nella lettera. "Signor presidente, la ricerca in questo Paese è ammalata". Di cosa? E la risposta è la solita: «Mancanza di meritocrazia e di fondi, meccanismi di promozione di carriera legati all'albero genealogico o alla simpatia». All'università di Pavia le sue parole non sono state prese bene. «Qualcuno si è lamentato. Dice che ho denigrato l'ateneo, ma ho detto solo la verità». Su Corriere.it oltre 400 messaggi: tanta solidarietà, tanti auguri e qualche sparuta critica. Ma un blog è arrivato a pubblicare i verbali dei due concorsi nei quali la dottoressa è stata "bocciata": «Avete confrontato i curriculum dei candidati? E sono limpidi i concorsi in Italia?» risponde Rita senza scomporsi. «Il sistema antimeri­tocratico danneggia non solo il singolo ricercatore precario, ma soprattutto le persone che vivono in questa nazione». Lei è stata danneggiata? «Non posso rispondere a questa domanda». Ha paura di ritorsioni? «Assolutamente sì». Incredibile, eppure stiano discutendo di università non di mafia. «I concorsi universitari erano dunque celebrati, discussi e decisi molto prima di quanto la loro effettuazione facesse pensare, a cura di commissari che sembravano simili a pochi "associati" a una "cosca" di sapore mafioso». Così scriveva il giudice Giuseppe De Benedictis in una sentenza sui concorsi truccati all'università. A questo punto buona fortuna. A lei e anche chi resta, s'intende. Nino Luca stampa |

Torna all'inizio


università, nasce la super chirurgia - michela bompani (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 02-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IX - Genova Berti Riboli e Valente decidono di fondere i loro istituti per creare una struttura con novanta docenti Università, nasce la super Chirurgia Il rettore Deferrari favorevole, ora si tratta solo di studiare il percorso più semplice per realizzare la fusione MICHELA BOMPANI Nasce un nuovo grande dipartimento di Scienze Chirurgiche all´Università di Genova: la proposta arriva da due luminari della Chirurgia, Edoardo Berti Riboli, direttore del Dicmi, e Umberto Valente, direttore del Discmit, che decidono di fondere i rispettivi istituti, creando una struttura più grande, più forte e burocraticamente più leggera, con 80-90 docenti e che riunirà tutti i chirurghi dell´Università, dagli ortopedici agli oculisti. L´iniziativa è stata presentata ieri nell´auletta di clinica Chirurgica del polo di San Martino da Valente e Berti Riboli, alla presenza del rettore Giacomo Deferrari e del preside di Medicina, Giancarlo Torre. Anche se deve essere ancora definito il percorso di "fusione", il traguardo per la realizzazione del nuovo dipartimento è gennaio 2010, come conferma il professor Berti Riboli. «In occasione di una riorganizzazione amministrativa - spiega il direttore del Dicmi - ci siamo resi conto, grazie anche al lavoro di alcuni consulenti della facoltà di Ingegneria, della grande opportunità che potremmo avere realizzando un unico grande dipartimento: anche perché i precedenti di fusione che esistono indicano che la ricerca e le attività di un grande dipartimento superano, e non di poco, la somma delle ricerche e delle attività dei singoli». Quello di ieri è stato il primo passo per cominciare un percorso che è comprensibilmente apprezzato dal rettore Giacomo Deferrari, perché la creazione di un grande dipartimento va nella stessa direzione indicata dal piano di riforma e riorganizzazione della governance che ha presentato il 4 maggio scorso a tutto l´Ateneo al teatro della Gioventù, il 16 giugno alla riunione congiunta di senato accademico e consiglio d´amministrazione e che gli organi accademici ora stanno valutando. Uno degli obiettivi del piano Deferrari, infatti, è il dimezzamento del numero dei dipartimenti e nella bozza di statuto si indica con precisione che ognuno dei "nuovi dipartimenti" dovrà accogliere da 50 a 100 docenti, proprio come conferma la proposta Berti Riboli-Valente. «Adesso dobbiamo decidere quale sarà l´iter per arrivare alla nascita del nuovo dipartimento di Scienze Chirurgiche - aggiunge il professor Berti Riboli - attraverso la fusione dei due oganismi pre-esistenti oppure con l´"afferenza" di tutti i docenti di uno dei dipartimenti nell´altro. Quest´ultima strada appare come la più veloce, ma è anche la più farraginosa». La data di nascita della nuova grande struttura sarà comunque entro il 1° gennaio 2010, con l´elezione di un nuovo, unico, direttore.

Torna all'inizio


"ma un posto di studio potrà ancora mantenerlo" (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 02-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IX - Firenze Marinelli spiega: dobbiamo dire no a tutti i colleghi "Ma un posto di studio potrà ancora mantenerlo" (segue dalla prima di cronaca) Così il rettore uscente archivia il «caso Romagnani», esprimendo il no definitivo dell´università alla permanenza in servizio dei docenti con più di 70 anni. Lo scorso novembre, seguendo la logica di risanamento delle finanze, gli organi di governo dell´ateneo avevano deciso di non concedere il prolungamento oltre l´età pensionabile dell´attività di professori e ricercatori, salvo deroghe eccezionali che tenessero in considerazione il «mantenimento del valore degli indicatori di performance della ricerca scientifica». Sulla base di questi criteri, il senato aveva accolto la richiesta di permanenza in servizio dell´immunologo Sergio Romagnani, incontrando tuttavia il parere contrario, oggi confermato da Marinelli, del cda. Sul no agli over 70 il rettore commenta: «Si tratta di professori di alto livello su cui non abbiamo mai inteso dare giudizi di valore: le delibere del senato accademico e del cda si sono basate su criteri oggettivi». «Tutti i docenti in questione - aggiunge - potranno mantenere un posto di studio in ateneo, l´accesso ai servizi bibliotecari e a quelli di posta elettronica ed, eventualmente, contratti di insegnamento e di ricerca. A parte la modifica dello status giuridico, il rapporto con l´università potrà continuare. Anche il professor Romagnani, coordinatore di progetti di ricerca che rivestono notevole importanza strategica per la comunità scientifica, potrà perciò fornire ancora il suo contributo a tali progetti, e tenuto conto della sua elevata professionalità, ricoprire eventualmente l´incarico di responsabile scientifico di progetti». (g.r.)

Torna all'inizio


romagnani, la furia dello scienziato "vergognoso mandarmi in pensione" - gaia rau (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 02-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IX - Firenze La ricerca Il sistema L´immunologo annuncia di voler fare ricorso al Tar: sono stato condannato da tre studenti e quattro sindacalisti Romagnani, la furia dello scienziato "Vergognoso mandarmi in pensione" Sarà lei a risentirne: stavo conducendo un progetto per il recupero dell´ischemia agli arti inferiori E´ la conferma che questo sistema non solo non riconosce il merito ma manda un segnale deleterio ai giovani GAIA RAU (segue dalla prima di cronaca) Si aspettava questo rifiuto? «No, e lo trovo vergognoso. La mia situazione era stata giudicata eccezionale dal senato accademico, il massimo organo politico dell´ateneo, e questo sulla base di criteri rigorosissimi e una selezione estenuante. Il mio fattore di impatto (il criterio di valutazione della produttività scientifica che misura la frequenza con cui un articolo viene citato dalle altre riviste, ndr) è di 1.750 su 290 pubblicazioni, con 21.300 citazioni sul web negli ultimi vent´anni. Anthony Fauci, massimo esperto mondiale di immunologia, ha scritto che il mio nome è quasi un sinonimo dell´Università di Firenze. E in questi termini si è espresso anche il premio Nobel Peter Doherty. Sarebbe stato meglio se l´università avesse detto di no a tutti fin dall´inizio, avrei risparmiato tempo prezioso». E´ stato il cda a respingere la sua richiesta. «Sono stato condannato da tre studenti e quattro sindacalisti. Una conferma che questo sistema non solo non riconosce il merito, ma anzi guarda ad esso con fastidio e ostilità, ed è un messaggio deleterio proprio per quei giovani che l´università dice di voler tutelare. Ma a risentirne, sarà soprattutto la ricerca: con la Regione stavo conducendo un progetto sull´ischemia degli arti inferiori, a costo zero per l´università, che dovevo dirigere fino al 2011, ma che da oggi è condannato come me». Il rettore, però, ha detto che potrà essere responsabile scientifico di progetti. «E´ un contentino, una dichiarazione priva di contenuto. Per svolgere la mia attività ho bisogno di potere decisionale: non si tratta solo di stare davanti al computer e fare ricerche, ma di prendere scelte operative in campo medico che da oggi mi saranno precluse». Ha parlato con Marinelli? «Preferisco di no, è una persona che stimo e immagino che sia stato sottoposto a forti pressioni. Non poteva andare contro al suo consiglio di amministrazione». E adesso? «Ricorrerò al Tar. E´ già accaduto in Emilia Romagna, dove alcuni docenti nella mia situazione hanno avuto una sospensiva, anche perché la normativa in materia è molto confusa. Se andrà male, farò il pensionato».

Torna all'inizio


Dalla fenomenologia di Husserl al confronto con l'opera di Gehlen (sezione: Cultura)

( da "Manifesto, Il" del 02-07-2009)

Argomenti: Cultura

MATERIALI Dalla fenomenologia di Husserl al confronto con l'opera di Gehlen «Uscite dalla caverna» (1989) è l'ultima opera pubblicata in vita da Hans Blumenberg dove si confronta con l'antropologia filosofica di Arnold Gehlen e l'opera di Jean-Paul Sartre. Nato nel 1926, Blumenberg si è laureato all'Università di Amburgo. Interrotto il dottorato per la seconda guerrà mondiale, la cui fine significò per Blumenberg due anni di carcere in quanto soldato dell'esercitgo tedesco, riprese gli studi, ottenendo l'abilitazione al dottorato con una tesi critica sulla fenomenologia di Husserl. Docente in molete università è morto nel 1996. La sua fama è soprattutto dovuta a testi come «Naufragio con spettatore», «La leggibilità del mondo», «Elaborazione del mito», «Tempo della vita e tempo del mondo» (Il Mulino). La pubblicazione postuma del carteggio con Carl Schmitt (Il manifesto, 17 aprile 2008) ha recentemente riacceso l'interesse per «La legittimità dell'età moderna» (Marietti).

Torna all'inizio


Un lavoro per la ricercatrice in fuga (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 02-07-2009)

Argomenti: Cervelli

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 02/07/2009 - pag: 29 Sanità e risorse Anche la Capua, esperta di aviaria, si trasferirà negli Usa. Il Veneto: la faremo rimanere qui Un lavoro per la ricercatrice in fuga La Clementi da ieri a Boston. Ma c'è un'offerta che arriva dall'Italia ROMA Certe storie possono avere un lieto fine. Sarà forse il caso di Rita Clementi, la ricercatrice precaria dell'università di Pavia che in una lettera al capo dello Stato Giorgio Napolitano, pubblicata dal Corriere, ha denunciato il sistema italiano, tutto malcostume, assenza di meritocrazia. Ieri la biologa molecolare è partita per Boston dove ha deciso di trasferirsi per sfuggire ai meccanismi del nostro Paese. Potrebbe però tornare sui propri passi dopo la proposta di una Fondazione privata «Città della speranza», che sostiene l'oncologia pediatrica. Il presidente, Oscar Camporese, le ha offerto un posto nel nuovo centro padovano che verrà completato entro il 2010, il più grande d'Europa, 10 mila metri quadrati, progetto di Paolo Portoghesi (contributo volontario). «Incontrerò la Clementi al ritorno dagli Usa dice Camporese . Era molto contenta. Dal '94 abbiamo raccolto e investito 30 milioni di euro nell'oncoematologia. Abbiamo finanziato l'attività di Paolo De Coppi che ha scoperto le staminali nel liquido amniotico e lavora tra Londra e Padova». La Clementi ha individuato l'origine genetica di alcune forme di linfoma maligno: «Ho dato la mia parola agli americani - ha raccontato al Corriere.it, prima di imbarcarsi su un volo low cost -. Vediamo cosa succede. Non escludo un ritorno. Si potrebbe collaborare tra Boston e Pavia. Scienza significa collaborazione. A Pavia qualcuno si è lamentato. Avrei denigrato l'ateneo. Ho detto solo la verità». Nella lettera aveva parlato di clientelismo, finanziamenti distribuiti senza regole, conflitto di interessi. Il Corriere.it ha ricevuto oltre 400 messaggi di solidarietà. E' vicina alla collega Elena Cattaneo, nota staminalista dell'Università di Milano, paladina della ricerca libera: «Ci sono situazioni professionali disperate. Il Parlamento deve affrontare il problema regolando le procedure di valutazione per la distribuzione dei fondi, tenendo fuori i giochi di potere. Devono decidere se la conoscenza deve essere un reale obiettivo dell'Italia. Nella comunità scientifica c'è preoccupazione e, purtroppo, rassegnazione». La Cattaneo, con Elisabetta Cerbai, università di Firenze, e Silvia Garagna, biologa a Pavia, ha presentato un ricorso contro la decisione del governo di escludere da un bando (8 milioni) i progetti che implicano l'uso di cellule staminali embrionali. La vicenda è stata riportata da Nature, uscito ieri. «Siamo rimasti sorpresi - spiega Cerbai - . La limitazione non ha un senso nè legislativo nè scientifico visto che si tratta di linee embrionali già esistenti, create nel 2001 in Usa, prima dei bandi». Vuole partire per gli Stati Uniti anche Ilaria Capua, massima esperta di influenza aviaria e nuova influenza, direttrice del centro di referenza di Padova. Fu lei, nel 2006, a caratterizzare per prima il virus dell'aviaria in Africa e a mettere i dati in un database aperto a tutti, nonostante l'invito contrario dell'Organizzazione mondiale sanità. Ilaria Capua, che ha appena avuto il premio «Grande Ippocrate per il ricercatore medico dell'anno », per due mesi affiancherà ad Atlanta il capo del Centro di controllo delle zoonosi. Cervello in fuga? Il presidente della Regione Veneto Galan nega: «Figuriamoci se lasciamo che ce la portino via. Fa parte di una squadra, l'Istituto zooprofilattico delle venezie, che la regione deve avere l'orgoglio di sostenere ». Margherita De Bac mdebac@corriere.it Sopra Rita Clementi. Sotto, ricercatori precari lo scorso ottobre a Roma I numeri della sperimentazione

Torna all'inizio


Io, ricercatore (contento) tornato in Italia (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 02-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 02/07/2009 - pag: 12 LA LETTERA Io, ricercatore (contento) tornato in Italia di VINCENZO BRONTE C aro Direttore, ho avuto il privilegio di stringere la mano del presidente della Repubblica Napolitano in occasione di due premi che mi sono stati conferiti dall'Accademia Nazionale dei Lincei e dalla Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Questi riconoscimenti sono stati molto importanti, per me e per il mio gruppo, perché hanno premiato ricerche condotte quasi integralmente in Italia, dopo il mio rientro dagli Stati Uniti. Hanno anche confermato che la scelta di rientrare in Italia per continuare le mie ricerche, pur tra diverse difficoltà, è stata una scelta giusta. Almeno, ne è valsa la pena. Nei momenti di maggiore difficoltà in questo lavoro non semplicissimo, mi consola il pensiero che abbiamo contribuito a formare giovani che hanno condiviso la passione per la ricerca, abbiamo mantenuto uno standard più che accettabile di qualità e lasceremo un'eredità a chi vorrà continuare per migliorare ancora, auspicalmente in Italia. L'Italia ha un rapporto piuttosto singolare con la ricerca: a fronte di un finanziamento pubblico fra i più bassi in Europa vi sono risultati di eccellenza scientifica innegabili, comprovati dalle pubblicazioni internazionali. A fronte di salari bassissimi per i ricercatori, ci sono istituzioni private come Airc che raccolgono incessantemente donazioni. Airc distribuisce questi fondi sotto forma di borse di studio e finanziamenti, attraverso il sistema del peer review, che implica il coinvolgimento di 300 revisori stranieri. Quando scrivo un progetto per avere finanziamenti da Airc, so che devo impegnarmi al massimo, che il mio progetto sarà giudicato da miei pari, che non faranno sconti e non terranno conto dei premi ricevuti ma solo della qualità ed innovazione della ricerca proposta. E questo vale ormai per quasi tutte le agenzie di finanziamento, in Italia ed in Europa, sia pubbliche che private, ad essere onesti. Non condivido, pertanto, le visioni estremamente pessimistiche di un sistema ricerca allo sbando. Ci sono delle evidenti carenze che dobbiamo definire con chiarezza per poterle colmare. In Italia abbiamo raggiunto importantissimi traguardi e recenti statistiche indicano che l'Italia è ai primissimi posti se si considera la produttività scientifica in relazione agli investimenti effettuati. La conclusione è che abbiamo risorse umane di spicco e la ricerca nasce soprattutto da queste risorse, non dimentichiamolo. L'aspetto negativo è che investiamo poco rispetto ad altri. Il nostro Paese deve cercare di realizzare le infrastrutture per attirare cervelli, di qualsiasi nazionalità essi siano. Come disse un mio amico, uno scienziato italiano che lavora all'estero da diversi anni, il problema reale non è il «rientro dei cervelli» ma «l'attrazione dei cervelli». (..) Dobbiamo investire di più nella ricerca e colmare il divario con gli altri Paesi europei, anche e soprattutto nei momenti di crisi. Sarebbe un segno che il Paese crede realmente nel suo futuro. Basterebbero piccoli segnali, come potrebbe essere la riduzione dell'Iva sugli acquisti effettuati con fondi assegnati a progetti di ricerca. Questo renderebbe utilizzabili, immediatamente, cospicue risorse per chi gode dei finanziamenti, servirebbe a premiare i più meritevoli (chi ha più finanziamenti avrà anche maggiori risorse) ed andrebbe nel solco dell'attuale tendenza già recepita da diversi Paesi dell'Ue. dirigente medico dell'Iov di Padova responsabile di ricerca presso l'Istituto Veneto di Medicina Molecolare

Torna all'inizio


I rettori: basta fuga di cervelli. Regione: ecco i fondi (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 02-07-2009)

Argomenti: Cultura , Cervelli

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 02/07/2009 - pag: 3 Iniziativa Patto atenei-Formigoni: Stato assente, giusto intervenire. «I professionisti che formiamo devono restare qui» I rettori: basta fuga di cervelli. Regione: ecco i fondi «Primo passo verso il federalismo universitario». Ballio: subito gli aiuti o perdiamo competitività Appena uscito dal vertice al Pirellone, il rettore della Statale, Enrico Decleva, sorride come non faceva da mesi. Il motivo è semplice: è riuscito a portare a casa 9 milioni di euro per la ricerca e una serie di incentivi contro la fuga dei cervelli. Commento: «Non vorrei dire, ma nel momento in cui lo Stato si ritira, è giusto che altri soggetti si facciano avanti...». Ecco, il senso del patto firmato ieri tra 12 università, un ente di ricerca (lo Iuss di Pavia) e Roberto Formigoni sta tutto in questa frase. Che suggella nuove alleanze e trasforma il Pirellone in promotore e interlocutore ufficiale del sistema accademico regionale. Il primo passo verso il federalismo universitario. Nessuna tregua. I rettori continuano a denunciare i tagli e sono terrorizzati all'idea di perdere competitività. Ma hanno trovato un nuovo alleato, il presidente della Regione, Roberto Formigoni. Con un «accordo-svolta» che ha l'obiettivo di «incrementare l'attrattività del territorio lombardo, valorizzare il capitale umano e migliorare la cooperazione scientifica». In pratica, la Regione mette a disposizione, attraverso Finlombarda, 9 milioni di euro che serviranno a cofinanziare al 50 per cento misure per «favorire il rientro dei ricercatori dall'estero in Lombardia »; «creare raccordi tra impresa e università»; «promuovere la partecipazione a progetti internazionali». Le risorse, spiega Formigoni, «saranno immediatamente disponibili», mentre il resto del finanziamento, altri 9 milioni, arriverà dal sistema universitario. A questi fondi si aggiungono altri 50 milioni di euro per tre bandi sempre a favore di innovazione e trasferimento tecnologico. Diciotto milioni per le casse disastrate degli atenei. «Abbiamo voluto assumerci questa responsabilità - ha spiegato Formigoni - consapevoli che la crescita, anche e soprattutto in un momento di difficoltà economica, è legata al coraggio di investire sull'innalzamento del capitale umano. Si tratta di cerare le migliori condizioni perché siano insediati nel nostro territorio i migliori talenti della ricerca ». Energia, ambiente, salute, beni culturali, biotecnologie. Dalla Bocconi passando per Pavia, Brescia e Bergamo, la soddisfazione è comune. Decleva insiste: «È un accordo robusto, dal valore esemplare ». Il presidente della Crui, la conferenza dei rettori, non risparmia qualche stoccata al governo: «O ci si rende conto, anche a Roma, dell'importanza strategica dell'università, o rischiamo di perdere punti rispetto agli altri Paesi europei». L'intervento della Regione, invece, «è importante, anche perché uno dei temi in discussione è il sistema di reclutamento di docenti e ricercatori ». Giulio Ballio, rettore del Politecnico, aggiunge: «È giusta la preoccupazione sulla fuga del capitale umano ». E fa un esempio: «Ogni anno, il 25 per cento dei nostri iscritti arriva da fuori Regione. Di questi, il 10 per cento va a lavorare all'estero subito dopo la laurea. Una volta restavano qui, nelle nostre imprese, nei nostri studi professionali. Ora preferiscono altri Paesi. E la nostra economia, inevitabilmente, ne paga le conseguenze». A. Sac. Gli istituti Previsti anche fondi per il trasferimento tecnologico e l'innovazione scientifica

Torna all'inizio


Patto con 12 rettori: è federalismo universitario (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 02-07-2009)

Argomenti: Cervelli

Corriere della Sera sezione: PRIMA PAGINA data: 02/07/2009 - pag: 1 Vertice al Pirellone contro la fuga dei cervelli. L'ex ministro Lombardi: atenei lasciati soli, giusto trovare nuovi sponsor Patto con 12 rettori: è federalismo universitario La Regione: 18 milioni di euro per la ricerca. Decleva: se manca lo Stato, sì agli aiuti locali Più finanziamenti alla ricerca. Con un accordo da 18 milioni di euro firmato ieri dal Pirellone, dodici atenei lombardi e dall'Istituto di studi superiori di Pavia. Obiettivo: fermare la fuga di cervelli e sostenere l'innovazione. Un patto anti-crisi a sostegno della formazione universitaria. Ma anche una svolta politica che suggella una nuova alleanza tra atenei e Roberto Formigoni. «Nel momento in cui lo Stato si ritira dice Enrico Decleva è giusto rivolgersi ad altri soggetti ». È d'accordo l'ex ministro Giancarlo Lombardi: «Il governo ha penalizzato troppo gli atenei». Giulio Ballio, a capo del Politecnico: «Non possiamo permetterci di perdere competitività». A PAGINA 3 Sacchi

Torna all'inizio


La Chiesa indaga sulle suore americane (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 02-07-2009)

Argomenti: Cultura

negli ultimi 30 anni le suore cattoliche negli Usa sono scese da 180mila a 65mila La Chiesa indaga sulle suore americane La Santa Sede ha fatto partire una doppia indagine allo scopo di mettere in riga le religiose troppo progressiste DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON (USA) Nell'arco di trent'anni, il numero delle suore cattoliche negli Stati Uniti è sceso da 180 mila a 65 mila. Ma nell'arco di trent'anni, le religiose di Santa Romana Chiesa in America hanno radicalmente riletto e spesso reinventato il loro ruolo nel mondo. Molte sorelle hanno smesso gli abiti monacali, hanno lasciato i conventi per vivere tra la gente, sono entrate nelle università, hanno abbracciato le libere professioni, si sono impegnate nel volontario, hanno animato organizzazioni di base e perfino gruppi di pressione in favore del sacerdozio femminile o del matrimonio dei preti. Troppo, forse, per il Vaticano nell'era di Benedetto XVI, un Pontefice legato a una visione molto dottrinaria e ortodossa del magistero cattolico, impegnato a contenere o spingere indietro ogni fermento modernista e contrario alla tradizione. DOPPIA INDAGINE - Rivela infatti il New York Times, che la Curia Romana ha lanciato due indagini a vasto raggio sulle suore americane, suscitando allarme e preoccupazione negli ordini, che ora temono di essere oggetto di una vera e propria inquisizione. E se alcune di loro cercano di far buon viso, salutando il fatto che Roma si interessi finalmente a una comunità in drammatico calo di vocazioni, la maggior parte sospetta che il vero obiettivo delle inchieste, sollecitate da alcuni vescovi americani, sia di metterle in riga. In altre parole, riportarle nei conventi, rimetter loro le tonache, organizzare le loro vite intorno ai quotidiani esercizi spirituali e, non ultimo, limitare le attività al lavoro alle istituzioni cattoliche, fossero ospedali, orfanotrofi o scuole. «Ci considerano solo come forza-lavoro ecclesiastica, mentre noi viviamo una vita di totale dedizione a Cristo e da ciò discende un profondo impegno per il bene di tutta l'unamità», dice madre Sandra Schneiders, docente emerito di Nuovo Testamento e Spiritualità all'Università di Berkeley, in California. VISITA APOSTOLICA - La più capillare delle due indagini in corso è una Visita Apostolica, strumento in genere usato dal Vaticano solo in casi estremi come lo scandalo dei preti-pedofili. Scopo ufficiale e molto vago dell'inchiesta: «Verificare la qualità della vita» degli istituti religiosi femminili. A condurla è la Superiora Generale delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, madre Mary Clare Millea, inviata da Roma, che ha già incontrato le pari grado di 127 ordini monacali, da Los Angeles a Boston. Sarà suo compito stilare un rapporto segreto per il cardinale Franc Rodè, responsabile degli ordini, sullo stato di ognuna delle 340 congregazioni di suore in America. Ma la ribellione è già in atto: in una e-mail che doveva rimanere confidenziale, ma è stata divulgata da una delle destinatarie, madre Schneiders ha invitato le sue consorelle a boicottare la Visita Apostolica, dicendo loro che gli inquisitori dovranno essere trattati «come ospiti non invitati, da ricevere in parlatorio e non portati in giro per la casa». L'altra inchiesta lanciata dal Vaticano è più mirata, ma ancora più segnata dai caratteri dell'inquisizione. Ordinata infatti dalla Congregazione per la dottrina della Fede, erede appunto della Santa Inquisizione, ha nel mirino la Leadership Conference of Women Religious, organizzazione americana di cui fanno parte 1500 donne, quasi tutte suore, accusata di aver deviato dagli insegnamenti romani su temi come il sacerdozio femminile, l'omosessualità e la supremazia di Santa Romana Chiesa come mezzo per la salvezza eterna. Paolo Valentino stampa |

Torna all'inizio


Io, ricercatore (contento) tornato in Italia (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 03-07-2009)

Argomenti: Cultura

LA LETTERA Io, ricercatore (contento) tornato in Italia Abbiamo mantenuto uno standard più che accettabile di qualità e lasceremo un'eredità a chi vorrà continuare per migliorare ancora, auspicalmente in Italia Caro Direttore, ho avuto il privilegio di stringere la mano del presiden­te della Repubblica Napolitano in occasione di due premi che mi so­no stati conferiti dall'Accademia Nazionale dei Lincei e dalla Fondazione Italia­na per la Ricerca sul Cancro. Questi riconosci­menti sono stati molto importanti, per me e per il mio gruppo, perché hanno premiato ri­cerche condotte quasi integralmente in Italia, dopo il mio rientro dagli Stati Uniti. Hanno an­che confermato che la scelta di rientrare in Ita­lia per continuare le mie ricerche, pur tra di­verse difficoltà, è stata una scelta giusta. Alme­no, ne è valsa la pena. Nei momenti di maggio­re difficoltà in questo lavoro non semplicissi­mo, mi consola il pensiero che abbiamo contri­buito a formare giovani che hanno condiviso la passione per la ricerca, abbiamo mantenuto uno standard più che accettabile di qualità e lasceremo un'eredità a chi vorrà continuare per migliorare ancora, auspicalmente in Italia. L'Italia ha un rapporto piuttosto singolare con la ricerca: a fronte di un finanziamento pubblico fra i più bassi in Europa vi sono risul­tati di eccellenza scientifica innegabili, com­provati dalle pubblicazioni internazionali. A fronte di salari bassissimi per i ricercatori, ci sono istituzioni private come Airc che raccol­gono incessantemente donazioni. Airc distri­buisce questi fondi sotto forma di borse di stu­dio e finanziamenti, attraverso il sistema del peer review, che implica il coinvolgimento di 300 revisori stranieri. Quando scrivo un pro­getto per avere finanziamenti da Airc, so che devo impegnarmi al massimo, che il mio pro­getto sarà giudicato da miei pari, che non fa­ranno sconti e non terranno conto dei premi ricevuti ma solo della qualità ed innovazione della ricerca proposta. E questo vale ormai per quasi tutte le agenzie di finanziamento, in Ita­lia ed in Europa, sia pubbliche che private, ad essere onesti. Non condivido, pertanto, le visioni estrema­mente pessimistiche di un sistema ricerca allo sbando. Ci sono delle evidenti carenze che dobbiamo definire con chiarezza per poterle colmare. In Italia abbiamo raggiunto importan­tissimi traguardi e recenti statistiche indicano che l'Italia è ai primissimi posti se si considera la produttività scientifica in relazione agli inve­stimenti effettuati. La conclusione è che abbia­mo risorse umane di spicco e la ricerca nasce soprattutto da queste risorse, non dimentichia­molo. L'aspetto negativo è che investiamo po­co rispetto ad altri. Il nostro Paese deve cerca­re di realizzare le infrastrutture per attirare cer­velli, di qualsiasi nazionalità essi siano. Come disse un mio amico, uno scienziato italiano che lavora all'estero da diversi anni, il proble­ma reale non è il «rientro dei cervelli» ma «l'at­trazione dei cervelli». (..) Dobbiamo investire di più nella ricerca e colmare il divario con gli altri Paesi europei, anche e soprattutto nei mo­menti di crisi. Sarebbe un segno che il Paese crede realmente nel suo futuro. Basterebbero piccoli segnali, come potreb­be essere la riduzione dell'Iva sugli acquisti ef­fettuati con fondi assegnati a progetti di ricer­ca. Questo renderebbe utilizzabili, immediata­mente, cospicue risorse per chi gode dei finan­ziamenti, servirebbe a premiare i più meritevo­li (chi ha più finanziamenti avrà anche maggio­ri risorse) ed andrebbe nel solco dell'attuale tendenza già recepita da diversi Paesi dell'Ue. Vincenzo Bronte dirigente medico dell'Iov di Padova responsabile di ricerca presso l'Istituto Veneto di Medicina Molecolare stampa |

Torna all'inizio


l'alma mater scala la classifica è seconda nell'indagine del censis - ilaria venturi (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 03-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IX - Bologna L´Alma Mater scala la classifica è seconda nell´indagine del Censis Il voto più alto alla voce "web" e quello più basso per pasti e le case dove alloggiare ILARIA VENTURI CI sono le Facoltà «gioiello» in Romagna, quelle che arrivano sempre sul podio: Psicologia a Cesena e Scienze politiche di Forlì. E ci sono quelle storiche, a Bologna, da primato: Giurisprudenza e Veterinaria. Insieme al primo posto conquistato dalla «piccola» Statistica. Poi c´è chi sale e chi scende, per un risultato complessivo, nella nuova guida all´Università di Repubblica-Censis, che premia l´Alma Mater. Dal terzo posto conquistato nel 2008, l´Ateneo quest´anno sale al secondo tra i mega-Atenei (quelli con più di 40mila iscritti), a pari merito con Padova, dietro a Torino. In tutto sono 88 i punti della media, con il «voto» più alto alla voce «web» (108) e quello più basso (72) sui «servizi», ovvero i pasti e i posti alloggio. Bologna si posiziona ai vertici anche per borse di studio e strutture. Non solo. In base ai dati raccolti dal Censis negli ultimi sei anni Bologna risulta seconda, dietro a Padova, davanti a Torino. Il podio delle Facoltà tra il 2004 e il 2009 è conquistato da Giurisprudenza, che si posiziona seconda (quest´anno è quarta), e da Veterinaria, terza (quest´anno è prima). «Emerge una costante valutazione di eccellenza della nostra Facoltà e ciò conferma la bontà del lavoro svolto» afferma il preside di Giurisprudenza Stefano Canestrari. «Le ragioni? L´internazionalizzazione, con la possibilità di conseguire doppi titoli di studio e di ospitare i più autorevoli giuristi stranieri. Inoltre, l´organizzazione del personale e l´alta qualità della didattica». Soddisfatto il preside di Veterinaria Santino Prosperi, appena rieletto: «Ci ha premiato l´aver impostato una didattica applicativa, nel segno della qualità». Per Angela Montanari, preside di Statistica, è stato vincente «un corpo docente giovane, l´internazionalizzazione e l´aver seguito bene gli studenti». Così per Giliberto Capano, preside uscente di Scienze Politiche a Forlì (la neoeletta è Maria Serena Piretti, docente di storia contemporanea, allieva di Ruffilli): «E´ una conferma che viene da lontano». La sua Facoltà ha gareggiato con altre trenta: «La ricetta? Avere bravi studenti e bravi professori e organizzare la didattica in funzione degli studenti» Fiorella Giusberti, preside di Psicologia, commenta: «Il nostro successo è legato alla ricchezza dell´offerta formativa, al livello didattico elevato dei docenti, ai laboratori e all´ottimo staff dei non docenti». Rispetto all´anno scorso perdono posizioni le Economie a Forlì e Rimini e Scienze della Formazione. «L´indagine fatta così è inattendibile, non guarda alla qualità della didattica», si difende il preside Luigi Guerra. Economia di Bologna fa un bel balzo in avanti: dal quarantesimo al ventisettesimo posto su 50 Facoltà. Salgono Lettere e Lingue, guidate da docenti donne neoelette, conquista il podio Farmacia, passando dal nono al terzo posto. Su 39 Facoltà Ingegneria è undicesima. E risale Medicina, ora diciannovesima su 38 Facoltà. SEGUE A PAGINA V

Torna all'inizio


Il merito da premiare (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 03-07-2009)

Argomenti: Cultura , Cervelli

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 03/07/2009 - pag: 29 La fuga dei «cervelli» Il merito da premiare SEGUE DALLA PRIMA La governance degli atenei, le modalità di reclutamento dei ricercatori, i criteri per la ripartizione dei fondi pubblici. Certo, servono anche i finanziamenti: i tagli previsti dalla Legge finanziaria, se confermati, non consentono di andare lontano. Ma se non si cambiano le regole, nuove risorse sarebbero denari gettati al vento. E se le risorse proprio non ci fossero, perché la crisi ci obbliga a destinare ogni spazio del bilancio pubblico a chi nei prossimi mesi perderà il lavoro? Allora occorre essere ancor più coraggiosi, accettando il principio che l'università di fatto gratuita è un trasferimento dai poveri ai ricchi: quindi alzare significativamente le rette, accompagnandole ad un sistema di borse di studio che garantisca a chiunque lo meriti la possibilità di accedere all'università. Questo avrebbe anche il vantaggio di indurre le famiglie a riflettere con più attenzione sulla scelta dell'università, e i ragazzi a ribellarsi se un docente arriva tardi a lezione e trascina stancamente il suo corso non cambiandolo mai, o se le aule sono sporche e la biblioteca chiude alle 2 del pomeriggio. La frase «L'università è gratuita, quindi di che cosa vi lamentate!» è uno dei motivi per cui è tanto difficile migliorare le nostre università. Ma il varo di quella legge viene rimandato di settimana in settimana, immagino perché interessi forti vi si oppongono: rettori, vecchi baroni, anche i grand commis che reggono il suo ministero. Caro Ministro, è venuto di momento di rompere l'indugio. Francesco Giavazzi

Torna all'inizio


Nasce il museo del fumetto a Città Studi (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 03-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Grande Milano data: 03/07/2009 - pag: 10 Cultura Nell'ex Motta di viale Campania una «casa» per Dylan Dog, il signor Bonaventura e Lupo Alberto Nasce il museo del fumetto a Città Studi Finazzer: anche le strisce hanno dignità artistica. Il Comune cerca sponsor Una casa per la Pimpa e Dylan Dog, il signor Bonaventura e Lupo Alberto. Un tetto per Cipputi, Corto Maltese e le donne di Manara. Milano avrà il suo Museo del fumetto in viale Campania 12, zona Città Studi, già fabbrica di panettoni Motta, poi deposito dei tram Atm e infine palazzo demaniale dismesso, in attesa di rinascita da 50 anni. L'avrà. La casa dei comics nascerà in mille metri quadri, di cui 600 per le esposizioni e 130 di terrazzo, edificio già dotato di luci, aria condizionata e caffetteria. «Vogliamo dare dignità culturale a un genere che, troppo semplicemente, è stato considerato mero intrattenimento », osserva l'assessore alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory. «Stiamo lavorando con la Fondazione del centenario del fumetto, il Museo sta diventando un progetto concreto», aggiunge il sindaco Letizia Moratti. Il Comune vuole trovare i partner privati dell'operazione entro settembre. Prima mostra: gennaio 2010. La nona arte. E cent'anni di storie. L'Italia raccontata dal Corriere dei Piccoli e un nuovo modo di vedere il mondo. Colorato, surreale. Vivo. Milano si assume il compito di dare ai fumetti «una nuova funzione sociale: il ludico che educa». Mettendo in mostra il Tex Willer di Bonelli e il Diabolik delle sorelle Giussani, le avventure de L'Intrepido e l'anticonformismo di Linus . Così Finazzer Flory: «Ricorderemo figure storiche ma anche fumetti impegnati sul piano sociale». L'edificio di viale Campania è in ordine. Non va ristrutturato. «Sarà un polo vivo, anzi vivissimo assicura l'assessore alla Cultura capace di pungere e stimolare i nostri giovani e animare l'intera zona». L'esposizione potrebbe essere articolata in tre sezioni: una sulla storia dell'editoria, un'altra sul fumetto come lente che legge e riflette i cambiamenti dei costumi e una terza ala dedicata alla vignetta e alla satira. Uno spazio permanente sarà riservato a Giorgio Forattini, «il maestro dello sberleffo», che giusto ieri ha inaugurato la sua personale a Palazzo Reale: «È il più bel regalo che Milano potesse farmi ». Da questo momento «vivrò qui», ha annunciato, in una città che pur trova brutta e sciatta: «Il mio sogno è coprire le facciate di questi palazzi orribili » con le immagini di com'erano un tempo, negli anni Trenta. Stile liberty. Una casa a grandissima richiesta. Italia Nostra e la Fondazione Franco Fossati lo invocano da tempo, un Museo del fumetto. A gennaio si era spesa la Moratti: «Ci stiamo lavorando ». Ora c'è l'annuncio ufficiale. Non sarà un Museo civico, ma un polo pubblico-privato. Il Comune mette la sede. Sponsor, associazioni e fondazioni si occuperanno della gestione, personale e servizi. Finazzer lancia un appello: «Gli enti interessati si facciano avanti». A settembre si sceglie il progetto. A gennaio si entra in casa. A. St.

Torna all'inizio


CORSI E FORMAZIONE (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 03-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Pubblicita' data: 03/07/2009 - pag: 22 a cura di RCS pubblicità CORSI E FORMAZIONE CORSI E FORMAZIONE SABINA UNIVERSITAS RIETI Il Polo Universitario Sabina Universitas di Rieti, in funzione da oltre un decennio e in costante espansione, è centro di studi d'eccellenza Sapienza vi opera, quale sede distaccata, con la Facoltà d'Ingegneria e i suoi quattro corsi di laurea e con la 1^ Facoltà di Medicina e Chirurgia con cinque corsi di laurea. Vi è attivo anche un corso di laurea della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi della Tuscia, con sei indirizzi di studio. L'offerta formativa si completa con un'intensa attività di master di 1° e di 2° livello assai specialistici ed è rivolta ad intercettare le aspirazioni e i personali desideri di crescita culturale e di formazione professionale dei giovani laziali e di quelli dell'Italia centro meridionale. per la didattica e la ricerca. L'Università degli Studi di Roma La RUFA Sogni un lavoro creativo? Una scuola formativa per il mondo del lavoro? Iscriviti alla RUFA! ...e la creatività diventa professione! L'Accademia RUFA, l'unica a Roma legalmente riconosciuta, da oltre un decennio è protagonista nell'Alta Formazione Artistica con proposte che spaziano dalle discipline tradizionali (Scultura, Scenografia, Pittura e Arti Visive) a quelle più recenti e innovative (Cinema, Design, Graphic Design, Arredamento d'interni e Moda). Docenti altamente qualificati ti guideranno per scoprire, sviluppare e valorizzare il professionista che è in te con corsi Accademici (triennali e biennali, con laurea finale), Master (1° e 2° Livello), Professionali (annuali con attestato riconosciuto nell'U.E.), Liberi e Workshop. Lezioni di prova gratuite e orientamento in sede. Special combat solutions CORSI DI KRAV MAGA E TECNICHE DI ANTIRAPINA E ANTISTUPRO giorni dalle forze di polizia israeliane. Il Krav Maga è una CORSI PER ISTRUTTORI L'attività di difesa personale è soprattutto una necessità che uno sport. La "Special Combat Solution" insegna tecniche derivanti dal Krav Maga,sistema di combattimento militare israeliano creato alla fine della seconda guerra mondiale e testato fino ai nostri difesa personale semplice ma allo stesso tempo di sorprendente efficacia, numerose sono le testimonianze di allievi della "Special Combat Solution" che sono riusciti a reagire a rapine con armi bianche e aggressioni a mani nude. Il programma prevede lo svolgimento delle tecniche sotto stress in modo da riuscire a reagire tempestivamente in caso di minaccia reale. Chiunque può imparare in breve tempo a difendersi contro aggressioni a mani nude,rapine con coltelli e armi da fuoco a scopo di furto o violenza sessuale. C.S.A.IN. http://www.specialcombat.org Per informazioni su questa rubrica telefonare al numero 06.84484950

Torna all'inizio


I toscani e gli Etruschi? Nessuna (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 03-07-2009)

Argomenti: Cervelli

lo studio I toscani e gli Etruschi? Nessuna «parentela» A stabilire la discontinuità genealogica tra le popolazioni attuali e quelle che nell'età del bronzo abitavano la stessa regione, è un nuovo studio condotto da ricercatori delle Università di Firenze, Ferrara, Pisa, Venezia e Parma Ed ecco che arriva la scienza a sfatare un mito caro, anzi, carissimo a tutti i toscani: gli attuali abitanti della Toscana non discendono dagli Etruschi. A stabilire la discontinuità genealogica tra le popolazioni attuali e quelle che nell'età del bronzo abitavano la stessa regione, è un nuovo studio condotto da ricercatori delle Università di Firenze, Ferrara, Pisa, Venezia e Parma, pubblicato on line su Molecular Biology and Evolution. LO STUDIO - La ricerca ha preso in considerazione anche campioni di Dna mitocondriale relativo a individui vissuti in età medievale (tra il X e il XV secolo) che sono stati comparati con reperti contemporanei e con quelli etruschi. Sulla base di questi dati, se tra i Toscani del medioevo e gli attuali esiste una chiara relazione genetica, il rapporto con quelli del 1000 A.C. non è provato. «Qualcuno ha ipotizzato che le sequenze del Dna più antico, di epoca etrusca appunto, potessero contenere degli errori o essere state contaminate spiegano David Caramelli dell'Università di Firenze e Guido Barbujani dell'Università di Ferrara ma test condotti con nuovi metodi escludono questa ipotesi. La spiegazione più semplice è che la struttura della popolazione toscana ha subito nel primo millennio avanti Cristo importanti cambiamenti demografici». L'interpretazione dei dati scientifici non implica necessariamente che gli Etruschi si siano estinti. È possibile che in particolari località isolate siano rimaste tracce della loro eredità genetica, e i gruppi di Ferrara e di Firenze stanno già lavorando con nuovi metodi statistici per individuarle. Ma nel complesso è evidente che «immigrazioni e emigrazioni forzate hanno diluito l'eredità genetica etrusca tanto da renderne difficile il riconoscimento» continua Caramelli. DIBATTITO ACCESO - Lo studio entra indirettamente anche nell'acceso dibattito aperto sulle origini degli Etruschi. «E' interessante che alcune ricerche abbiano dimostrato una somiglianza genetica fra i toscani attuali e le popolazioni dell'Anatolia, ma questi studi ci direbbero qualcosa sulle origini degli Etruschi solo se si dimostrasse una continuità genetica tra Etruschi e toscani contemporanei, mentre il nostro studio fa pensare che sia vero il contrario». stampa |

Torna all'inizio


COSÌ LEGHEREMO (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2009)

Argomenti: Cervelli

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 04/07/2009 - pag: 1 Università COSÌ LEGHEREMO I FINANZIAMENTI A QUALITÀ E MERITO di MARIASTELLA GELMINI Contro la fuga dei cervelli dal nostro Paese occorre far crescere qualità e merito. E' a questo che legheremo i finanziamenti del governo alle università. A PAGINA 8

Torna all'inizio


Far crescere la cultura del merito per combattere la fuga dei cervelli (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2009)

Argomenti: Cultura , Cervelli

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 04/07/2009 - pag: 8 IL MINISTRO GELMINI RISPONDE A GIAVAZZI Far crescere la cultura del merito per combattere la fuga dei cervelli di MARIASTELLA GELMINI * C aro Direttore, rispondo volentieri alle sollecitazioni che Francesco Giavazzi mi pone nel suo articolo di ieri. Sono particolarmente sensibile, anche per motivi generazionali, alle difficoltà che giovani studiosi di valore incontrano quando vogliono mettere a disposizione del nostro Paese le loro competenze e le loro energie. Se vogliamo trovare una soluzione a questo problema dobbiamo prima di tutto averne ben chiare le cause, che, come Giavazzi giustamente ricorda, non sono di carattere economico, ma organizzativo e «culturale». In pochi anni il corpo docente è cresciuto del 27% ma gli ordinari sono oggi il 41% in più del 2000: se tanti giovani in gamba sono a spasso o all'estero non dipende dal fatto che sono mancati i soldi, ma dal fatto che le priorità del sistema, lasciato a se stesso, sono evidentemente altre. I nostri docenti vanno in pensione molto più tardi dei loro colleghi stranieri; non ne viene mai valutata la produttività scientifica, se non quando partecipano ai famosi «concorsi». I fondi sono distribuiti a pioggia. Non importa se si assumono studiosi scadenti o geniali. Per questo la decisione più importante che abbiamo preso in questi mesi è stata quella di distribuire 550 milioni del fondo di finanziamento delle università su base meritocratica. È la prima volta che accade. Finalmente le università potranno toccare con mano la differenza tra chi assume studiosi seri e chi preferisce sistemare, per pigrizia mentale o peggio, i soliti noti. L'anno prossimo voglio aumentare la quota premiale, perché è solo rendendo chiara e netta la connessione tra qualità e risorse che si può spingere il sistema universitario sulla strada del merito. Se si crede nella qualità si deve poter contare su un'agenzia di valutazione forte, autorevole e indipendente. Il 17 luglio il Consiglio dei Ministri varerà il nuovo regolamento dell'Anvur, un regolamento innovativo che recepisce soprattutto l'esigenza di rendere l'agenzia più autonoma rispetto a quanto previsto nella precedente legislatura. Non sarà più il ministro a scegliere il presidente e neppure a nominare il comitato di selezione per individuare i membri del consiglio direttivo. Questi ultimi saranno nominati con un decreto del Presidente della Repubblica, non dal governo, proprio per garantire terzietà e indipendenza. Mi attendo dall'Anvur un contributo decisivo per far crescere la cultura del merito, la sola che può spingere a una nuova etica del reclutamento. Il disegno di legge quadro sulla riforma dell'università e della ricerca sarà presentato in autunno quando il calendario parlamentare, oggi fortemente intasato, consentirà una rapida approvazione del testo. La riforma dunque entrerà in vigore per l'anno accademico 2010-2011 così come previsto. Un anno che segnerà una svolta epocale. Le direttrici della riforma sono note: organi di governo degli atenei più snelli e responsabili, forme di reclutamento più vicine alla migliore prassi internazionale. Nelle settimane che ci separano dal varo del ddl vorrei ancora approfondire il dibattito pubblico su alcuni e specifici temi. Oggi, ad esempio, si diventa ricercatori in media a 37 anni, dopo un'estenuante attesa che frustra i talenti migliori proprio in una fase di grande produttività scientifica e opera nei fatti una selezione in base alla ricchezza. Vorrei riuscire ad abbassare drasticamente l'età di ingresso nel sistema, sperimentando forme innovative di reclutamento. Intanto già quest'anno ho destinato 8,5 milioni per finanziare sia le chiamate dirette dall'estero, che la nuova legge del gennaio scorso ha reso possibili anche per i ricercatori, sia un programma di contratti «Rita Levi Montalcini» per studiosi italiani o stranieri che vogliono venire a lavorare in Italia. Su questi temi sono aperta al contributo di tutti coloro che hanno a cuore la nostra università e specialmente dell'opposizione, con la quale mi auguro che si possa impostare un dialogo sereno e trovare un'intesa su punti qualificanti. Quanto poi alle presunte lobby che intendono bloccare la riforma voglio rassicurare il professor Giavazzi: nessuno è in grado di far desistere il ministro e questo governo dalla volontà di riformare profondamente il sistema universitario italiano. *Ministro dell'Istruzione BEPPE GIACOBBE

Torna all'inizio


Usa, il museo della creazione ma è la storia secondo la Bibbia (sezione: Cultura)

( da "Repubblica.it" del 04-07-2009)

Argomenti: Cultura

I PALEONTOLOGI che lo hanno visitato giorni fa sono rimasti senza parole: dal museo della Creazione del Kentucky sapevano di doversi aspettare qualcosa di speciale, ma non immaginavano quanto. Tra queste mura i libri di scienza che hanno studiato non vengono presi in considerazione, la terra e l'universo hanno appena 6000 anni e sono stati creati da Dio in sei giorni. Coerentemente, nel museo americano sono riprodotti solo dinosauri morti intorno al 2348 a. C., fatta eccezione per una cinquantina di specie che salirono a bordo dell'Arca di Noè ma si estinsero in seguito per ragioni ignote. Per permettere a chi ha una concezione creazionista della nascita della vita di visitare un museo di scienza naturale, la cittadina di Petersburg ha allestito un museo molto ben organizzato, con ricostruzioni tridimensionali e parchi acquatici, tutto nel segno di ciò che dice la Bibbia. A giudicare dal successo dell'iniziativa - 750mila visitatori a due anni dall'apertura - gli americani sembrano apprezzare, ma il verdetto più interessante era naturalmente quello dei paleontologi, che non si sono fatti attendere. La direzione museale, d'accordo con l'università locale, ha invitato scienziati provenienti dai laboratori più prestigiosi del mondo, dalla University of Pennsylvania al Museo di Storia Naturale di Londra, chiedendogli di guardare un filmato e commentare personalmente la visita. "L'esposizione dei dinosauri mi ha lasciato confuso. Ma ero davvero curioso di vedere il museo", ha detto al New York Times il geologo giapponese Tamaki Sato, della Tokyo Gakugei University. I cartelli sparsi nelle sale descrivono infatti dinosauri appartenenti a ere geologiche diverse, dal tardo al basso giurassico, ma per tutti la data di scomparsa è la stessa: 2348 a. C. OAS_RICH('Middle'); "Stessi i fatti, diverse le conclusioni", recita la brochure del museo, lasciando intuire che a chi ha allestito la mostra non interessa far riferimento ai libri di storia e scienza, ma solo alla Bibbia. Secondo l'interpretazione creazionista la vita sulla terra venne resettata circa 4400 anni fa dal diluvio universale, che ripulì il pianeta dai propri mali e dagli esseri viventi, ad eccezione di quelli salvati da Noè a brodo dell'Arca. Questo approccio si scontra con quello della paleontologia accademica, ma la visita di qualche giorno fa ha messo dignitosamente a confronto i due mondi: ospiti della University of Cincinnati, i 70 studiosi della North American Paleontological Convention sono saliti a bordo di alcuni autobus scolastici per attraversare l'Ohio River e dare un'occhiata al Creation Museum. "Incuriosito e affascinato - si è detto il paleo-zoologo Stefan Bengtson, del Museo Svedese di Storia Naturale - anche noi abbiamo una cosa simile in Svezia". Arnold I. Miller, docente di geologia all'università di Cincinnati e organizzatore della visita al museo, pensa che l'incontro sia stato utilissimo: "Spesso gli accademici ignorano il mondo che li circonda, e questo è sbagliato". Il creazionismo non comunque è qualcosa da riferire solo alla religione cristiano-cattolica: praticamente tutte le civiltà antiche hanno, nella loro mitologia, un racconto che spiega l'origine del mondo in questi termini e benché l'interpretazione in termini allegorici di questi racconti sia molto antica, fino al XVIII secolo quella letterale è stata prevalente, soprattutto a livello popolare. "Non ci aspettiamo certo di far cambiare idea a chi crede in qualcosa di diverso - ha precisato la ricercatrice del museo Terry Mortenson - ma abbiamo dato a tutti la possibilità di vedere, farsi un'idea con i propri occhi". Subito dopo l'entrata, l'esposizione comincia con una rappresentazione tridimensionale di una donna che da da mangiare una carota a uno scoiattolo, circondata da dinosauri. La didascalia di questa scena è insomma lontana anni luce da quelle dei musei di storia naturale di tutto il mondo, che spiegano che i primi uomini sono vissuti 65milioni di anni dopo gli ultimi dinosauri. Ma molto vicina alla Bibbia. (4 luglio 2009

Torna all'inizio


Così legheremo i finanziamenti a qualità e merito (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 05-07-2009)

Argomenti: Cultura , Cervelli

Università, Contro la fuga dei cervelli Così legheremo i finanziamenti a qualità e merito L'intevento del ministro Caro direttore, rispondo volentieri alle sollecitazioni che Francesco Giavazzi mi pone nel suo articolo di ieri. Sono particolarmente sensibile, anche per motivi generazionali, alle difficoltà che giovani studiosi di valore incontrano quando vogliono mettere a disposizione del nostro Paese le loro competenze e le loro energie. Se vogliamo trovare una soluzione a questo problema dobbiamo prima di tutto averne ben chiare le cause, che, come Giavazzi giustamente ricorda, non sono di carattere economico, ma organizzativo e «culturale». In pochi anni il corpo docente è cresciuto del 27% ma gli ordinari sono oggi il 41% in più del 2000: se tanti giovani in gamba sono a spasso o all'estero non dipende dal fatto che sono mancati i soldi, ma dal fatto che le priorità del sistema, lasciato a se stesso, sono evidentemente altre. I nostri docenti vanno in pensione molto più tardi dei loro colleghi stranieri; non ne viene mai valutata la produttività scientifica, se non quando partecipano ai famosi «concorsi». I fondi sono distribuiti a pioggia. Non importa se si assumono studiosi scadenti o geniali. Per questo la decisione più importante che abbiamo preso in questi mesi è stata quella di distribuire 550 milioni del fondo di finanziamento delle università su base meritocratica. È la prima volta che accade. Finalmente le università potranno toccare con mano la differenza tra chi assume studiosi seri e chi preferisce sistemare, per pigrizia mentale o peggio, i soliti noti. L'anno prossimo voglio aumentare la quota premiale, perché è solo rendendo chiara e netta la connessione tra qualità e risorse che si può spingere il sistema universitario sulla strada del merito. Se si crede nella qualità si deve poter contare su un'agenzia di valutazione forte, autorevole e indipendente. Il 17 luglio il Consiglio dei Ministri varerà il nuovo regolamento dell'Anvur, un regolamento innovativo che recepisce soprattutto l'esigenza di rendere l'agenzia più autonoma rispetto a quanto previsto nella precedente legislatura. Non sarà più il ministro a scegliere il presidente e neppure a nominare il comitato di selezione per individuare i membri del consiglio direttivo. Questi ultimi saranno nominati con un decreto del Presidente della Repubblica, non dal governo, proprio per garantire terzietà e indipendenza. Mi attendo dall'Anvur un contributo decisivo per far crescere la cultura del merito, la sola che può spingere a una nuova etica del reclutamento. Il disegno di legge quadro sulla riforma dell'università e della ricerca sarà presentato in autunno quando il calendario parlamentare, oggi fortemente intasato, consentirà una rapida approvazione del testo. La riforma dunque entrerà in vigore per l'anno accademico 2010-2011 così come previsto. Un anno che segnerà una svolta epocale. Le direttrici della riforma sono note: organi di governo degli atenei più snelli e responsabili, forme di reclutamento più vicine alla migliore prassi internazionale. Nelle settimane che ci separano dal varo del ddl vorrei ancora approfondire il dibattito pubblico su alcuni e specifici temi. Oggi, ad esempio, si diventa ricercatori in media a 37 anni, dopo un'estenuante attesa che frustra i talenti migliori proprio in una fase di grande produttività scientifica e opera nei fatti una selezione in base alla ricchezza. Vorrei riuscire ad abbassare drasticamente l'età di ingresso nel sistema, sperimentando forme innovative di reclutamento. Intanto già quest'anno ho destinato 8,5 milioni per finanziare sia le chiamate dirette dall'estero, che la nuova legge del gennaio scorso ha reso possibili anche per i ricercatori, sia un programma di contratti «Rita Levi Montalcini» per studiosi italiani o stranieri che vogliono venire a lavorare in Italia. Su questi temi sono aperta al contributo di tutti coloro che hanno a cuore la nostra università e specialmente dell'opposizione, con la quale mi auguro che si possa impostare un dialogo sereno e trovare un'intesa su punti qualificanti. Quanto poi alle presunte lobby che intendono bloccare la riforma voglio rassicurare il professor Giavazzi: nessuno è in grado di far desistere il ministro e questo governo dalla volontà di riformare profondamente il sistema universitario italiano. Mariastella Gelmini stampa |

Torna all'inizio


streghe, massoni e manicaretti a triora l'alchimia della tavola - raffaele niri (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 05-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina XIII - Genova Streghe, massoni e manicaretti a Triora l´alchimia della tavola RAFFAELE NIRI Volendo, si potrebbe partire dal menù della "cena stregonesca": ova de lo alchimista, rosto de carni cum magnifiche herbe et spetie et savori, delitie de la Strega. Oppure dal titolo scelto per il convegno nazionale organizzato dalla Gran Loggia d´Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Massoneria Universale di Rito Scozzese Antico e Accettato (le tredici maiuscole consecutive sono obbligatorie): "E farai in modo che niuna strega viva....". Ma - per capire - basta dare una lettura veloce ai titoli delle otto relazioni previste: "I vinti della storia: baccanti, gnostici, streghe", "Come si diventa strega", "Le radici storiche del processo inquisitorio, "Gli zingari, portatori di alterità", "Il capro espiatorio", "Le religioni matriarcali pagane e le nuove religioni", "Il volgo chiamò notte quel sol che non conobbe" e la più esplicita di tutte, "La metodologia massonica come risposta al conflitto fede-religione". La notizia, finalmente: il prossimo weekend streghe e massoni invaderanno la Liguria. Nella cornice medievale di Triora, il borgo conosciuto (oltre che per il pane) per il processo contro le streghe di fine 1500, sabato 11 e domenica 12 la Gran Loggia d´Italia (Obbedienza di piazza Del Gesù Palazzo Vitelleschi) organizza uno tra gli appuntamenti massonici più importanti dell´anno. Le streghe saranno solo evocate, i massoni saranno presenti in carne e ossa (ne arriveranno tanti, anche dalla vicina Francia e dai Paesi Bassi). Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro Luigi Pruneti, siete impazziti? «Assolutamente no. La strega rappresenta l´archetipo di nemico occulto nell´immaginario collettivo - spiega lui - E´ il simbolo delle persecuzioni nei confronti di minoranze e di "diversi" che hanno costellato tutte le epoche, compresa quella contemporanea. Ma la "caccia alle streghe" non è finita. Le minoranze culturali costituiscono tuttora, nell´immaginario collettivo della nostra società, una presenza considerata pericolosa, a cui guardare con sospetto». E sarà proprio Pruneti ad aprire il convegno che proseguirà con un´introduzione storica del professor Paolo Aldo Rossi, docente di Storia della scienza e della tecnica all´Università di Genova. Anche altri docenti genovesi (Ida Li Vigni, Federico Pastore, Emanuela Miconi) porteranno il loro contributo, mentre la relazione più attesa è quella del noto politologo Giorgio Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all´Università di Milano, sui "vinti della storia". Ma anche i massoni, sotto il grembiulino, hanno uno stomaco. Ed ecco che - evento nell´evento - Paolo Parisi, un allevatore toscano, noto per i prodotti biologici e per le sue uova al gusto di mandorla, preparerà un "banchetto stregonesco", anzi una "Magnifica et Opulenta Cena in honore de li Doctori ivi venuti per la Strega parata da la Nobile et Antiqua Cittade de Triora". Volendo, anche a dimostrare che massoni&streghe sono un binomio molto più attuale di quanto si creda e che Internet è uno strumento magico, c´è già un sito a disposizione. Ovviamente è www.niunastregaviva.it: se siete massoni, se siete streghe, se siete anche solo curiosi, volate a Triora. La partecipazione al convegno è gratuita (ma bisogna prenotarsi), il banchetto stregonesco è a pagamento. Come suggerisce il sito, occorre effettuare un bonifico (di 75 euro), non si accettano contanti: i grembiulini seri - digerita l´orribile stagione della P2 - non hanno tasche.

Torna all'inizio


il ritorno di perone, in giunta con saitta (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 06-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina III - Torino Assumerà lo stesso incarico che aveva con Castellani: assessore alla Cultura per la Provincia Il ritorno di Perone, in giunta con Saitta Dopo l´esperienza a Berlino all´Istituto di cultura italiano è tornato al ruolo di docente Il ritorno del professore di filosofia alla Cultura. Non a Palazzo Civico, ma in Provincia. Ugo Perone, 64 anni, docente dell´Università del Piemonte Orientale entrerà nella nuova squadra di Saitta. Un nome indicato dall´area bindiana del Pd. Cattolico, amico personale di Valentino Castellani, la sua prima esperienza amministrativa risale al 1993, quando entrò nel primo Castellani con la delega alla Cultura, per poi occuparsi anche di Istruzione, Turismo, Sport e Giovani. Lasciò poi nel 2001, quando a Palazzo Civico arrivò Chiamparino. Perone partì per Berlino per andare a dirigere, su nomina del ministro Dini, l´istituto italiano di Cultura, che dovette poi lasciare su pressioni del governo Berlusconi. Tra le sue scelte da assessore quella di ristrutturare la Mole per ospitare il Museo del Cinema. Perone appare come il nome più eccellente della nuova giunta Saitta che verrà presentata oggi pomeriggio. Quattro gli assessori Pd. Oltre a Perone, riconfermati Carlo Chiama, che si occuperà di Lavoro e Formazione, e Umberto D´Ottavio, all´Istruzione. Alberto Avetta alla Viabilità, Roberto Ronco all´Ambiente. Allo Sport andrà il presidente del Coni regionale Gianfranco Porqueddu, al Bilancio e Personale Alessandra Sartorio. Entrambi in quota Idv. Ida Vana alle Attività Produttive, mentre Piergiorgio Bertone (Moderati) alla Viabilità. Per Sinistra e Libertà è stata scelta Maria Giuseppina Puglisi e per l´Udc il segretario provinciale Michele Balagna. (d.lon.)

Torna all'inizio


università, slitta l'aumento delle tasse - davide banfo (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 06-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina III - Torino Università, slitta l´aumento delle tasse Il rettore prende tempo: "Aspettiamo i tagli di Roma , ma il sistema va rivisto" DAVIDE BANFO «Gli aumenti? Potrebbero anche slittare o essere modulati in modo diverso». Il rettore Ezio Pelizzetti annuncia due sorprese al Senato Accademico convocato per oggi sulla delicata questione del rincaro delle tasse universitarie. Reduce da una serie di incontri con i rappresentanti degli studenti e con i presidi, Pelizzetti sembra ottimista e prevede una specie di tregua-compromesso. Il presidio, convocato in via Po per le 15, non sembra spaventarlo più di tanto. «Agli studenti, ma non solo a loro, chiederò un atto di solidarietà. La nostra Università, che come avete scritto voi è in testa alla classifica del Ministero, se lo merita». Pelizzetti fa un po´ il misterioso su cosa significhi questo atto di solidarietà, mentre è meno vago sulla vicenda del rincaro delle tasse. «La mia proposta - spiega sotto l´acquazzone che ieri pomeriggio ha colpito il centro - sarà quella di rivedere l´attuale sistema. Ci sono tante cose che non funzionano e che vanno aggiustate. Su tutto c´è poi la questione del trasferimento dei fondi da Roma, una vicenda che si chiarirà solo nelle prossime settimane con la definizione del Dpef». Tradotto dal linguaggio dei magnifici rettori, la proposta di Pelizzetti sarà quella di prendere un po´ di tempo sugli aumenti, rinviando comunque una decisione sui rincari dai 20 ai 100 euro per ogni singola facoltà al pagamento della seconda rata. Dove invece Pelizzetti vuole intervenire subito è sulla definizione delle fasce: «L´attuale meccanismo - spiega Pelizzetti - presenta delle forti contraddizioni. A fronte di una percentuale di popolazione piemontese del 23 per cento che raggiunge i 60mila euro lordi annui, a pagare il massimo nella nostra Università è ben il 58 per cento. Questo non vuole dire che si paga troppo ma che qualcuno per evitare i controlli sull´indicatore Isee preferisce versare qualcosa in più ma non dichiarare il giusto». Pelizzetti insiste molto sullo spiritico ecumenico del Senato convocato per oggi: «Gli studenti hanno capito che non siamo la loro controparte, ma che questa emergenza va affrontata insieme. In Francia un governo di destra aumenta di 1 miliardo e 800 milioni all´anno gli stanziamenti per gli Atenei e la ricerca, in Italia si taglia in modo selvaggio. Anche su altre questioni come la riduzione dei compensi ai docenti a contratto va trovata una soluzione condivisa». A svelare qualcosa delle sorprese di Pelizzetti sono i rappresentanti degli studenti. Francesco Campobello, portavoce del Collettivo di Scienze, si aspetta un rinvio della questione tasse anche per il timore che la delibera venga subito impugnata perché illegittima: «Rettore e presidi lo sanno che c´è la norma che vieta aumenti che comportano un gettito superiore al 20 per cento del bilancio. Ci saranno proposti degli aggiustamenti come quello dell´1,2 per cento secondo quanto previsto dall´Istat e l´aumento di alcuni costi marginali come i bolli. L´importante è che la questione venga accantonata. Non c´è nessuna fretta e poi le facoltà che sono più in difficoltà come quelle scientifiche si sono dichiarate contro per la paura di perdere iscritti. La battaglia, almeno per noi, è appena cominciata».

Torna all'inizio


Lo spettacolo e la politica sono le élite del potere (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 06-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 06/07/2009 - pag: 1 Pubblico&Privato di Francesco Alberoni Lo spettacolo e la politica sono le élite del potere N el 1963 ho scritto il libro «L'élite senza potere», in cui sostenevo che, mentre nel mondo antico c'era una sola élite, quella del potere, formata dal re, la nobiltà e l'alto clero che, con la sua pompa e la sua magnificenza, veniva ammirata e costituiva un modello per tutti, oggi invece ve ne sono due. La seconda è formata dai divi, da star internazionali, dai personaggi dello spettacolo noti a tutti, amati, ammirati e imitati e che costituiscono l'oggetto del pettegolezzo collettivo nelle società di massa. Questa élite interessa per la sua vita privata, i suoi amori, i suoi divorzi e offre a tutti modelli di comportamento. E, pur non avendo un potere formale, ha un immenso peso sulla morale e sul costume. Quando scrivevo già si vedeva l'enorme influenza di Elvis Presley. Negli anni successivi arriveranno Joan Baez, i Beatles, gli hippy. Sono loro che mettono in moto la rivoluzione giovanile, quella sessuale e creano le condizioni per il femminismo. Cos'è cambiato da allora? I sociologi ci hanno detto che sono incominciati il postmoderno, il relativismo culturale, il neopaganesimo, che la società si è frantumata in tribù, è diventata liquida. E pare strano che nessuno di loro abbia notato il fatto più semplice ed elementare: che quella che avevo chiamato l'élite senza potere oggi in realtà ha preso il potere su tutti i mezzi di comunicazione di massa. Oggi è lei che plasma ufficialmente l'opinione pubblica e la morale corrente. Non sono più le università, i filosofi, il clero a dare modelli di comportamento. Il popolo se li fa da sé guardando e discutendo ciò che vede alla televisione. Ma a decidere chi arriverà sullo schermo e prenderà la parola è una élite formata dai grandi conduttori, divi, cineasti, cantanti, giornalisti, comici che si cooptano fra di loro. Essi si presentano come modelli da imitare, poi giudicano, danno consigli, lanciano slogan, animano e dirigono i dibattiti. Il tutto poi viene ripreso dai quotidiani, dai settimanali e da internet. Non esistono perciò più una élite del potere ed una élite senza potere, ma due élite del potere: quella politica e quella dello spettacolo. La prima si forma attraverso il dibattito politico e le elezioni, la seconda attraverso la cooptazione e l'audience. Inoltre le due sfere della politica e dello spettacolo spesso si sovrappongono e, nel campo del costume e dei valori, l'élite dello spettacolo tende a prevalere su quella politica. L'audience ha più peso del voto. www.corriere.it/alberoni \\ Ma nel campo dei valori l'audience ha più peso del voto

Torna all'inizio


(sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 06-07-2009)

Argomenti: Cultura , Cervelli

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 06/07/2009 - pag: 23 Scienza Scontro con le tre ricercatrici che hanno presentato ricorso al Tar contestando i limiti ai test «Staminali, i tagli decisi dalle Regioni» Il viceministro Fazio: nessun blocco del governo sulle embrionali ROMA Il viceministro contro la rivista Nature che ha messo sotto dura accusa il sistema italiano della ricerca pubblica. «E' falso che il governo abbia voluto escludere dai finanziamenti i progetti che prevedono l'uso di linee di staminali embrionarie. Sono state le Regioni a chiedere di introdurre questa limitazione», replica piuttosto adirato Ferruccio Fazio che si appresta a prendere il timone del ripristinato dicastero della Salute. E annuncia una rettifica. La prestigiosa testata scientifica nell'ultimo numero ha dato notizia del ricorso presentato da tre ricercatrici italiane (Elisabetta Cerbai, Elena Cattaneo e Silvia Garagna) contro il bando che stanzia 8 milioni per progetti sulle cellule staminali. La decisione di cancellare sperimentazioni su linee di origine embrionaria infrangerebbe «il diritto costituzionale alla libertà di ricerca». La Cerbai attacca: «Scelta voluta ad alto livello politico ». Viceministro, smentisce? «Sono state le Regioni a proporre quella modifica come dimostrano senza ombra di dubbio i verbali delle riunioni col governo avute tra dicembre 2008 e febbraio scorso. Le tre ricercatrici sono disinformate. Perderanno il ricorso». Il veto sulle staminali embrionarie è venuto dalla Lombardia. Il governo non poteva opporsi visto che altri Paesi finora ostili al finanziamento di questi studi, primi fra tutti gli Stati Uniti di Obama, hanno cambiato rotta? «Io ho il massimo rispetto il lavoro delle Regioni con le quali voglio mantenere un buon rapporto. Il mio obiettivo inoltre era mandare avanti il bando che altrimenti si sarebbe fermato. A volte è necessario accettare compromessi». Ritiene che le ricerche sulle staminali dell'embrione debbano essere portate avanti? «Da ricercatore sono convinto che dal punto di vista scientifico le staminali adulte siano più interessanti. Non c'è bisogno di scomodare l'embrione ». Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio Segreto del Vaticano, ha affermato che su alcune questioni, come cellule staminali e genetica, la Chiesa ragiona con gli stessi preconcetti nutriti a suo tempo nei confronti di Galileo. Che ne pensa? «L'apertura mi fa molto piacere. Lo dico come medico. Questo non sottintende un giudizio sulle cellule staminali embrionali. Credo però che la ragionevolezza debba sempre guidare il comportamento degli uomini». Come liberare il sistema italiano dal conflitto di interessi? Una legge che renda obbligatoria l'introduzione del principio del peer review (confronto tra pari) per dare trasparenza? «Sì alla legge, ma non è necessaria. Sono già d'accordo con il ministro Gelmini perché anche i fondi dell'università, come i nostri a partire da quest'anno, siano distribuiti con lo steso meccanismo». E i cervelli in fuga, ultimo caso quello di Rita Clementi, denunciato dal «Corriere»? «Intanto verrà stanziato un fondo per favorire la collaborazione tra chi lavora all'estero e i nostri centri. Una cifra contenuta per ora, 10 milioni. E' a buon punto l'anagrafe degli espatriati. Stiamo raccogliendo i dati attraverso le ambasciate ». Margherita De Bac mdebac@corriere.it \\ L'obiettivo era mandare avanti il bando di ricerca che altrimenti si sarebbe fermato

Torna all'inizio


un polo di ricerca tra italia e francia per progettare l'automobile del futuro (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina XII - Torino Oggi e domani delegazione dell´Alsazia in missione a Torino Un polo di ricerca tra Italia e Francia per progettare l´automobile del futuro Sono nove le aziende e centri di ricerca transalpini in visita a Torino domani e mercoledì per avviare programmi di sviluppo con aziende e centri di ricerca piemontesi selezionati tra i partner di «From Concept to Car». L´iniziativa - coordinata da Ceipiemonte - nasce dall´accordo siglato un anno fa tra la Camera di commercio di Torino e il Pole du Vehicule du Futur che, nelle regioni dell´Alsazia e della Franca Contea, riunisce imprese, centri di ricerca pubblici e privati nello sviluppo di nuove soluzioni di mobilità. La delegazione francese, composta tra gli altri da l´Università di Strasburgo, Behr, Delphi, sarà impegnata in 17 incontri b2b su progetti che spaziano dallo sviluppo di componentistica per fuel cell a innovativi serbatoi per gas ad alta pressione, dalle nuove architetture per veicoli urbani ecosostenibili ai sistemi evoluti per la gestione del traffico intelligente. E su questi temi il Piemonte, e in particolare le aziende di «From Concept to Car», vantano importanti competenze, testimoniate da prodotti come H-Due, veicolo ecologico, privo di emissioni nocive, H-Ergo, quadriciclo per persone a mobilità ridotta, Philla, piccola vettura ecologica.

Torna all'inizio


dalla compagnia di san paolo un sostegno per le neuroscienze (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina XII - Torino Stanziati 12 milioni per realizzare 85 progetti internazionali Dalla Compagnia di San Paolo un sostegno per le neuroscienze La Compagnia di San Paolo ha stanziato oltre 12 milioni a favore di 85 progetti nel campo delle Neuroscienze (su 424 proposte pervenute). E´ questo il risultato del bando del Programma Neuroscienze lanciato nell´aprile 2008, uno dei maggiori a livello europeo da parte di una fondazione. La scelta della Compagnia di concentrarsi sulle neuroscienze - spiega una nota - deriva dalla duplice consapevolezza che tale ambito rappresenta un settore scientifico in rapida evoluzione e che l´impatto sociale delle malattie neurologiche sulla popolazione è in costante crescita. Il bando prevedeva la presentazione di progetti di ricerca di base e clinica, da parte di Istituti di Ricerca pubblici o privati, di natura non profit, e di Enti ospedalieri. Le proposte potevano essere presentate da singoli centri (Unicentrici) o da consorzi di più gruppi di ricerca (Multicentrici) con carattere multidisciplinare.

Torna all'inizio


favorita, muore l'albero monumento era la quercia più antica della città - mario pintagro (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina VI - Palermo L´età stimata è di 300 anni. I rami sono ormai spogli e la corteccia sfaldata Favorita, muore l´albero monumento era la quercia più antica della città L´anno scorso era toccato al pino bicentenario di Villa Trabia Gli esperti "Bisogna verificare se si è trattato di incuria o di un insetto" MARIO PINTAGRO Uno dopo l´altro se ne vanno i pezzi più pregiati della collezione di alberi monumentali cittadini. L´anno scorso era toccato al bicentenario pino di villa Trabia, adesso è la volta della roverella della Favorita, probabilmente la quercia più antica della città, dall´età stimata di 300 anni circa. In ambito urbano per scovare una roverella bisogna raggiungere i recessi più distanti della Conca d´Oro. La roverella della Favorita era ancora in salute quest´inverno, ma adesso è completamente spoglia e la corteccia sfaldata. Situata nel bosco Niscemi, non molto distante dal campo Rom, era sicuramente preesistente all´intervento dei Borboni. L´agronomo Tommaso La Mantia era riuscito a misurarla: 17 metri di altezza, 4,93 di circonferenza al suolo. Numeri da record, ecco perché era inserita nell´elenco degli alberi monumentali del parco. «Sino agli anni ‘50 ce n´era un´altra di dimensioni simili - annota l´agronomo nel volume edito dal Comune - e con le ghiande la gente ci preparava il sostituto del caffè». L´albero insiste su uno dei percorsi più battuti da amatori e atleti professionisti. Gaspare Polizzi, già trainer di Antibo e della nazionale di atletica, si scaglia contro il Comune: «è l´anticamera della fine globale, adesso toccherà agli agrumeti che nessuno più irriga». Giuseppe Barbera, docente ad Agraria, è preoccupato: «Sicuramente è cambiato qualcosa nel clima, ma è presto per dire di che si tratta». Certo è che le roverelle sono piante di lunghissima vita. Nelle Madonie ce ne sono a decine che hanno raggiunto i 500 anni, una sfiora addirittura il millennio. Stefano Colazza, docente di entomologia forestale è cauto: «Bisognerà accertare la morte è ascrivibile a un insetto o a un fungo oppure alla scarsa cura: il dipartimento Senfimizo dell´Università metterà a disposizione i propri tecnici».

Torna all'inizio


l'ateneo promosso solo a metà migliorano i servizi agli studenti in picchiata didattica e ricerca - antonella romano (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina VII - Palermo I volti L´Ateneo promosso solo a metà migliorano i servizi agli studenti in picchiata didattica e ricerca Nella Grande guida di "Repubblica" e del Censis Palermo guadagna due posizioni Scendono ancora nelle classifiche Agraria, Ingegneria Giurisprudenza e Medicina ANTONELLA ROMANO Migliorano i servizi complessivi offerti alla popolazione studentesca ma per qualità della ricerca e della didattica le facoltà dell´Ateneo di Palermo continuano a essere in discesa libera, piazzandosi tutte - tranne Farmacia - nelle ultime caselle. Il ranking di qualità elaborato apposta per gli studenti che devono scegliere il corso di laurea da frequentare mette in evidenza che a Palermo non si arresta il tracollo delle facoltà maggiori come Giurisprudenza, Medicina, Agraria, Ingegneria, Scienza della Formazione, già in picchiata dall´anno scorso. In caduta anche Scienze politiche, che raggiunge l´ultimo posto. Lettere e Filosofia ed Economia restano stazionarie al penultimo posto. Primato al contrario anche per Scienze matematiche fisiche e naturali, ormai abbonata all´ultimo posto in Italia. Scienze motorie è nona su dieci (l´anno scorso il dato non era pervenuto). Alla fine, nella classifiche sulle singole facoltà, a Palermo possono ben vantarsi di aver fatto passi avanti solo in due: Farmacia, che è risalita a metà classifica, balzando dal ventitreesimo (su 29 facoltà) al quindicesimo posto, e Architettura, risalita comunque dal sedicesimo (su 21 facoltà) al quindicesimo posto. La Grande guida di Repubblica 2009/2010 (in edicola a 9,90 euro più il prezzo del quotidiano), che contiene la classifica realizzata dal Censis dei migliori atenei e delle migliori facoltà del nostro Paese, anche quest´anno registra la perdita di terreno delle università del Mezzogiorno, con le facoltà in fondo alla graduatoria. Nella classifica generale tra i mega-atenei, con oltre 40 mila iscritti, Palermo recupera però ben due posizioni in quanto a servizi e strutture offerti: l´anno scorso era ottava su undici, adesso è sesta con 83 punti ma quinta secondo la media. E si piazza sopra Bari, Firenze, Napoli, Catania e Roma-La Sapienza. Nei punteggi parziali, Palermo ottiene 78 per i servizi, 83 per le borse di studio, 84 per le strutture, 87 per la comunicazione via web. Il fatto che l´università di Palermo sia comunque prima tra i mega - atenei a sud di Pisa fa dire al rettore Roberto Lagalla: «è un risultato che smentisce il facile luogo comune secondo cui le università più periferiche sono peggiori e che impegna tutti noi a migliorare, puntando su innovazione, qualità, collaborazione con istituzioni e mondo produttivo. Allo stesso impegno chiamiamo tutti per migliorare le performance delle facoltà, che hanno ampi margini di crescita». Nell´ultima radiografia del Censis rimane infatti basso il giudizio statistico sulla qualità dell´insegnamento e della ricerca nelle facoltà palermitane. Precipitano in sei. Quattro mantengono lo status di ultime. Due sole avanzano. Ingegneria, che l´anno scorso aveva già perso nove punti, quest´anno ne perde altri tre e diventa terzultima in Italia: da trentaduesima a trentacinquesima (su trentotto facoltà). In picchiata anche Medicina, che da ventitreesima diventa venticinquesima (su trentacinque). «è un momento difficile per tutte le facoltà, specie per quelle del Sud, che scontano un divario storico - afferma il preside di Medicina Adelfio Elio Cardinale - Cerchiamo di adattarci ai nuovi parametri di qualità sfrondando i corsi meno validi. Siamo pronti a ripartire». Agraria torna a essere Cenerentola in Italia, ventiduesima, ovvero ultima, come due anni fa. Cala di un posto Giurisprudenza che ora tocca quota quarantadue (su quarantacinque). Perde più di tutti Scienza della Formazione, che passa dal quindicesimo al diciannovesimo posto (su ventidue). Lettere resta penultima tra le 41 facoltà d´Italia, pari merito con Roma - La Sapienza. «Cerchiamo di migliorare sotto tutti i profili ma si fa molta fatica e si vedono pochi risultati perché le risorse diminuiscono sempre più - dichiara il preside di Lettere Vincenzo Guarrasi - Quest´anno sotto il profilo economico finanziario per noi a Palermo la situazione è terribile, si rischia di vedere vanificati tutti gli sforzi». La Grande guida, che quest´anno compie i dieci anni, è l´unica che offre una valutazione di merito sulle 550 facoltà italiane. «é rivolta ai clienti delle università, ovvero le famiglie e i giovani. E i ragazzi scelgono innanzitutto una facoltà non un ateneo», spiega il direttore del Censis Servizi Roberto Ciampicacigli. Sulla permanenza degli Atenei del Mezzogiorno agli ultimi posti della graduatoria, Ciampicacigli conferma il poco brillante trend. Un luogo comune? «No, direi molteplici motivi, a partire da fattori congeniti nel sistema universitario degli atenei del Sud, per cui i risultati, almeno a una lettura di tipo quantitativo, appaiono non eccelsi - aggiunge il responsabile del Censis - Per la stragrande maggioranza delle facoltà prendiamo unicamente in esame i progetti Cofin, quelli finanziati dopo la valutazione del Miur, secondo una miscellanea di indicatori. Rimangono esclusi dunque i progetti di ricerca finanziati dalle regioni senza valutazione di terzi. Questo non esclude che nelle facoltà possano essere in corso altre attività di ricerca». Per quanto riguarda la didattica, tra gli indicatori utilizzati: i laureati in corso, il numero di studenti che passa dal primo al secondo anno, il tasso di dispersione, l´età media del corpo docente. «Le contestazioni nell´arco di questi 10 anni sono diminuite. Il mondo universitario è più disponibile a valutarsi e a farsi valutare. La linea stessa seguita dal Miur è quella di collegare sempre più i finanziamenti alla qualità - spiega Aurelio Magistà, curatore della classifica speciale - Dare più soldi per la ricerca a chi è più bravo contribuisce a stabilire un sistema meritocratico».

Torna all'inizio


"la frattura dell'asse era individuabile" - franca selvatici (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina II - Firenze Il professor Toni, consulente della procura di Lucca: "Se la manutenzione avesse funzionato e i controlli fossero stati frequenti" "La frattura dell´asse era individuabile" La falla sulla cisterna provocata da un picchetto che ha agito come "un apriscatole" FRANCA SELVATICI «Se la fase di manutenzione avesse funzionato, se fosse stata ben programmata e se i controlli fossero stati frequenti, quella frattura avrebbe avuto un´altissima probabilità di essere individuata». Lo ha spiegato il professor Paolo Toni, docente di meccanica applicata alle macchine all´università di Firenze, incaricato dalla procura di Lucca di svolgere la consulenza tecnica sul convoglio deragliato alla stazione di Viareggio. «La frattura dell´asse - chiarisce il professore - è un fenomeno articolato, che inizia da un difetto superficiale e si propaga con una velocità che dipende da vari fattori, finché la sezione resistente diventa talmente sottile da provocare la rottura». Fra i fattori che incidono sulla velocità di propagazione della frattura (detta anche cricca) ci sono il tipo di materiale, le sollecitazioni che l´asse subisce nel trasporto dei carichi, la corrosione. Dopo aver passato tre giorni sui binari a esaminare la dinamica dell´incidente e a mettere in sicurezza tutto il materiale che dovrà essere analizzato, ieri il professore ha incontrato il procuratore Aldo Cicala e il sostituto Giuseppe Amodeo per una prima messa a punto dei dati raccolti e dei passi successivi da compiere per accertare le cause e le responsabilità del cedimento strutturale. Riguardo alla falla nella cisterna, da cui è uscito il gpl poi esploso, il professor Toni conferma l´ipotesi che sia stata provocata «dall´impatto con uno spezzone di rotaia, un picchetto di acciaio che sporge di circa 30 centimetri e che, su una cisterna con 80 tonnellate di carico, ha agito come un apriscatole». In merito alle responsabilità, il docente spiega che «c´è un quadro normativo molto complesso»: «Abbiamo richiesto contratti, ordini e direttive. Devono essere verificate le regole sul trasporto e sulla manutenzione. Insomma tutto ciò che riguarda, per esempio, la società americana proprietaria delle cisterne, la divisione delle Fs che le ha noleggiate e le ditte che le hanno revisionate. La polizia ferroviaria sta ricercando la documentazione in mezza Europa». Durante le operazioni di recupero e di messa in sicurezza dei vagoni cisterna deragliati (quattro oltre quello che si è spezzato) i tecnici delle ferrovie hanno potuto constatare che c´erano problemi anche su altre boccole oltre quella all´interno della quale si è spezzata la parte terminale dell´asse. Problemi più o meno consistenti che comunque sembrano denotare una grave carenza di manutenzione. Nella relazione 2007 della Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria risulta un crescendo di incidenti attribuiti a difetti del «rodiggio» (cioè l´insieme di ruote, cerchioni, assi, boccole e cuscinetti): 1 nel 2005, 3 nel 2006, 5 nel 2007. Per cui, anche alla luce dell´immensa confusione di norme sulle competenze in materia di controlli e della polverizzazione del sistema di verifiche, è alto l´allarme nell´opinione pubblica, è forte il timore che analoghi incidenti possano ripetersi. «Una grande preoccupazione» che il procuratore di Lucca Aldo Cicala si sente di condividere. Anche per questo è grande l´impegno per chiarire ogni aspetto di questa tragedia.

Torna all'inizio


i costruttori promuovono la regione sull'urbanistica (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina VIII - Bologna Artoni: salto di qualità per lo sviluppo I costruttori promuovono la Regione sull´urbanistica Perplessità sul "Piano casa 2" che dovrebbe rilanciare il mattone imprenditori e costruttori promuovono la legge urbanistica regionale, nel nome di una «gestione del territorio che valorizza le attività economiche». Più tiepida l´accoglienza per il così detto "Piano casa 2", cioè l´accordo Stato-Regioni che, secondo il presidente regionale Ance, Gabriele Buia, «non sarà quel provvedimento anticongiunturale di cui il settore edile avrebbe avuto bisogno: troppi limiti agli interventi e costi troppo alti per la loro realizzazione». Semaforo verde invece per la legge regionale a partire dal metodo definito di «confronto costruttutivo» con cui si è realizzata. «Gli imprenditori hanno condiviso con la Regione la necessità di un salto di qualità nella gestione del territorio - hanno dichiarato Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria regionale e Gabriele Buia - in grado di valorizzare le attività economiche come fattore di sviluppo e attrattività dell´Emilia Romagna». Più strumenti flessibili, che rispondono alle «diversificate esigenze di ampliamento e sviluppo delle attività d´impresa». Apprezzato il fatto che i progetti di sviluppo industriale saranno approvati con una procedura rapida dal Comune e poi saranno realizzati con un intervento diretto, oltre alla soluzione trovata per l´edilizia sociale «basata sullo strumento della negoziazione pubblico-privato».

Torna all'inizio


viareggio, sotto accusa anche le altre cisterne - franca selvatici (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 07-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 22 - Cronaca Viareggio, sotto accusa anche le altre cisterne I periti: oltre all´asse rotto, boccole incomplete e un patchwork di pezzi diversi Il procuratore di Lucca dice di "comprendere questa grande preoccupazione" FRANCA SELVATICI DAL NOSTRO INVIATO VIAREGGIO - I tecnici che hanno lavorato sulla scena del disastro ferroviario avvenuto il 29 giugno alla stazione di Viareggio non hanno trovato solo la vasta fenditura, o cricca, che ha determinato la rottura dell´asse del primo carrello della prima cisterna del convoglio, provocandone il deragliamento, ma anche alcune magagne in altri carrelli del treno. Problemi meno gravi, qualche elemento non essenziale mancante all´interno di altre boccole, un patchwork di parti di provenienza diversa assemblate fra loro. Segnali, comunque, di carenza di manutenzione. Segnali che, dopo la fuoruscita del gpl e l´esplosione che ha fatto strage, allarmano l´opinione pubblica, che teme il ripetersi di altri incidenti. «Una grande preoccupazione», che il procuratore di Lucca Aldo Cicala ben comprende. Un allarme-sicurezza più volte lanciato dai lavoratori. Oggi, in coincidenza con i funerali delle vittime di Viareggio, i sindacati di base Cub, Cobas e Sdl hanno proclamato uno sciopero di alcune ore in tutti i settori del trasporto. «Se la fase di manutenzione avesse funzionato, se fosse stata ben programmata, se i controlli fossero stati frequenti, quella frattura nell´asse avrebbe avuto un´altissima probabilità di essere individuata», dichiara il professor Paolo Toni, docente di meccanica applicata all´Università di Firenze e consulente della procura di Lucca, che ha repertato e «messo sotto chiave» tutti gli elementi del treno deragliato che dovranno essere esaminati. «La frattura - spiega - è un fenomeno articolato che inizia da un difetto superficiale e si propaga con una velocità che dipende da vari fattori, finché la sezione resistente diventa talmente sottile da provocare la rottura. Però il test agli ultrasuoni dice la verità: magari una volta può non rilevare la frattura, ma alla lunga la individua». Per questo gli ultrasuoni devono essere eseguiti a intervalli frequenti. Capire che cosa sia accaduto all´asse che si è spezzato, però, è un´impresa impervia, perché si intrecciano passaggi e competenze fra fabbricante, proprietario, noleggiatore, officine italiane e straniere, in un garbuglio apparentemente inestricabile. «Però in Italia la manutenzione deve essere tracciabile», spiega il professore. Perciò il primo obiettivo è rintracciare in mezza Europa tutta la storia manutentiva di quell´asse. «Io spero che la normativa europea garantisca la tracciabilità. E se non troveremo delle carte, sarà già un elemento di colpa». Una volta completata la raccolta dei documenti e circoscritte le responsabilità con l´aiuto di un esperto come l´ingegner Enrico Mengozzi, dirigente Fs in pensione noto per la sua indipendenza, partiranno gli accertamenti con l´ausilio di un ingegnere dei vigili del fuoco e di due docenti dell´Università di Pisa. «Io - conclude il professor Toni - sarò un po´ il coordinatore del team. Sono stato consulente delle Ferrovie ma il mio unico padrone è la mia coscienza. Ho 65 anni, ho fama di persona corretta e la voglio conservare. Un evento come quello accaduto a Viareggio non può concludersi senza responsabilità».

Torna all'inizio


con zyz giovani ingegneri mettono le vele (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 08-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IX - Palermo La curiosità Con Zyz giovani ingegneri mettono le vele Si chiama Zyz, che in arabo significa "fiore". Un nome che richiama la leggerezza, la stessa che ha ispirato il progetto di questa barca, realizzata da un team di docenti, ricercatori e studenti del dipartimento di Ingegneria meccanica dell´ateneo palermitano nell´ambito del concorso nazionale "Mille e una vela per l´università". Un team composto per la maggior parte da under 30. E vuoi per l´età, vuoi per le modalità che hanno condotto al progetto, Zyz rappresenta un esempio virtuoso di ricerca applicata, nonostante il budget messo a disposizione per la realizzazione della barca: 8 mila euro in tutto per progettazione, acquisto materiali e costruzione in cantiere. «Se siamo riusciti a portare a termine il lavoro – dice Davide Tumino, ingegnere e membro del team guidato dal professore Antonio Mancuso – il merito è anche dell´entusiasmo di questa squadra. Con poche risorse, abbiamo avviato la progettazione e trovato degli sponsor privati. Inoltre, il 70 per cento del team è composto da studenti o neolaureati, che hanno potuto vedere sul campo come si passa dal progetto su computer alla realizzazione dell´imbarcazione». Zyz verrà presentata lunedì nel cantiere che è stato predisposto in viale delle Scienze. A settembre, parteciperà alla competizione tra le barche costruite dalle varie università iscritte al concorso. Nel frattempo, il team sarà impegnato a promuovere il progetto alla ricerca di investitori privati. d.p.

Torna all'inizio


"potranno sempre beneficiare della norma sul rientro dei capitali" - sara scheggia (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 08-07-2009)

Argomenti: Cervelli

Pagina IV - Bologna Il presidente del commercialisti Tomassoli spiega che "se non si vive all´estero per sette mesi non si è in regola" "Potranno sempre beneficiare della norma sul rientro dei capitali" SARA SCHEGGIA «Se sono i soliti furbi, vanno beccati e multati a dovere». Se, invece, sono cittadini rispettabili che all´estero «ci risiedono almeno 7 mesi all´anno per fare il bene dell´Italia», tanto di cappello. E´ il commento di Gianfranco Tomassoli, presidente dell´Ordine dei dottori commercialisti di Bologna, che tra i suoi colleghi in città vanta anche Vanni Trombetta, il consulente fiscale di Luciano Pavarotti nei suoi lunghi duelli con gli ispettori delle tasse. «Certo, se riferiti alla sola città di Bologna diecimila sono tanti - continua Tomassoli - il parere tecnico è molto semplice: o si è in regola o non lo si è. E se non si è a posto con la giustizia, vorrà dire che queste persone usufruiranno del rientro dei capitali». Tomassoli, che oltre all´ordine presiede anche l´omonima fondazione dei dottori commercialisti e degli esperti contabili bolognesi, si riferisce all´emendamento pronto ad entrare nel decreto legge anti-crisi, in sede di conversione in Parlamento. Una modifica che favorirebbe il rientro dei capitali detenuti all´estero illegalmente e a cui, secondo Tomassoli, «potrebbero beneficiare in molti». L´ago della bilancia, in questi casi, è il periodo che si passa effettivamente nella nazione in cui si dichiara di risiedere, che deve corrispondere almeno ad un semestre l´anno: «Se una persona è per 7 mesi all´anno a Bruxelles, significa che sta vivendo lì e sta facendo il bene del nostro paese dall´estero». Dunque si tratta di una fuga di cervelli per 3 bolognesi ogni 100? «Questa è una città viva, nonostante il dica il contrario. Ci sono già 10 mila professori universitari bolognesi all´estero? Ben venga. Che li seguano altri diecimila». Il dato rimane comunque sospetto, e lo stesso presidente dei commercialisti frena: «Sono stime che deve fare la Guardia di Finanza, in ogni caso direi che l´Emilia Romagna è messa molto meglio di altre regioni». Le verifiche da Palazzo d´Accursio sono in corso, e sarà utile controllare anche quanti cercheranno di beneficiare dei "condoni" dello scudo fiscale. Tomassoli, comunque, la risolve in maniera semplice: «Spesso è una mancanza di controlli: chi non è in regola deve pagare. Del resto io Valentino Rossi lo vedevo sempre a Cattolica...».

Torna all'inizio


docente fermata, sarkozy attacca l'iran - giampiero martinotti (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 08-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 20 - Esteri Docente fermata, Sarkozy attacca l´Iran La Francia protesta con Teheran: "Non è una spia, liberatela subito" Clotilde Reiss, 23 anni, è stata arrestata poco prima di imbarcarsi su un volo per Beirut: "Tutte le accuse contro di lei sono fantasiose" GIAMPIERO MARTINOTTI dal nostro corrispondente PARIGI - «Lo dico nel modo più chiaro e più semplice: esigiamo la liberazione della nostra connazionale. Queste accuse di spionaggio sono assolutamente fantasiose. Non voglio dubitare un solo istante che sarà liberata in tempi brevissimi. Non è un modo di fare». Nicolas Sarkozy alza la voce, chiede al regime iraniano di lasciar tornare Oltralpe Clotilde Reiss, l´universitaria di 23 anni arrestata il primo luglio con l´accusa di spionaggio. Durante una conferenza stampa tenuta insieme al presidente brasiliano Lula, il capo dello Stato francese ha nuovamente preso di mira Teheran: «Noi condanniamo le violenze, se il presidente Ahmadinejad è così tranquillo sui risultati, ci si chiede il perché di una tale repressione. Gli iraniani vogliono essere sovrani a casa loro, li capiamo, ma le immagini che abbiamo visto, la violenza sui manifestanti, sono inaccettabili». Teheran non ha risposto alle richieste francesi. I portavoce del regime hanno rifiutato qualsiasi commento ai giornalisti e non hanno nemmeno confermato l´arresto. Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha invece ribadito che la donna è stata fermata all´aeroporto di Teheran poco prima di imbarcarsi su un volo a destinazione di Beirut. L´accusa di spionaggio è stata costruita di sana pianta: la Reiss avrebbe mandato via mail a un amico di Teheran le foto, realizzate con il telefonino, delle manifestazioni svoltesi a Isfahan, la città in cui era lettrice. La donna si è laureata all´Istituto di studi politici a Lilla l´anno scorso con una tesi sull´Iran. Parla bene il farsi e si è occupata del sistema educativo iraniano. E´ partita in Iran nel febbraio scorso grazie alla borsa di studio offerta da un istituto di ricerca: «Se l´era sbrogliata da sola per ottenere un posto di lettrice all´università e poter così restare qualche mese laggiù», ha detto il direttore della facoltà di Lilla, Pierre Mathiot. Secondo una compagna di università, la Reiss è una vera appassionata dell´Iran, in cui ha fatto già diversi viaggi. Anche il padre ha chiesto ieri alle autorità iraniane di liberarla: «Mia figlia non fa politica. I motivi del suo arresto sono infondati e assurdi». Con il suo intervento, Sarkozy si è confermato come il paladino di una linea più intransigente nei confronti di Teheran. La Francia era stata il primo paese ad avanzare dubbi sulla regolarità delle elezioni presidenziali, a parlare di frodi massicce e a denunciare la repressione delle manifestazioni. L´altro ieri, al termine del vertice franco-britannico, Sarkozy e Gordon Brown avevano mostrato la loro reciproca solidarietà nell´affrontare le provocazioni del regime iraniano.

Torna all'inizio


Staminali embrionali, ricerca più facile negli Stati Uniti (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 08-07-2009)

Argomenti: Cervelli

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 08/07/2009 - pag: 23 Nuove regole Da ieri le cellule sono disponibili per gli scienziati. La Chiesa: così si distruggono vite umane Staminali embrionali, ricerca più facile negli Stati Uniti DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK Barack Obama ha mantenuto la promessa. A partire da ieri sono entrate in vigore negli Stati Uniti le nuove regole sull'utilizzo delle cellule embrionali staminali, annunciate dal presidente degli Stati Uniti in campagna elettorale. Secondo gli esperti è l'inizio di una nuova era di speranza che un giorno potrà portare a una cura per malattie neurodegenerative quali l'Alzheimer e il morbo di Parkinson. E non solo. Le nuove norme rimuovono i limiti ai finanziamenti federali imposti dal suo predecessore George W. Bush il 9 agosto 2001 (e poi ribaditi il 20 giugno 2007) che hanno relegato la ricerca al solo settore privato. Provocando una vera e propria fuga di cervelli Usa verso paesi quali Gran Bretagna, Canada Corea del Sud ed Israele, dove la ricerca sulle staminali è da anni più avanti rispetto all' America. Il provvedimento varato dall'Nih, l'istituto nazionale della Salute, permette lo stanziamento di fondi pubblici per lo studio delle cellule staminali embrionali collezionate anche prima dell'entrata in vigore dei divieti bushiani. Per colpa di tali divieti negli ultimi otto anni la ricerca Usa si è fermata allo studio di appena 21 «linee» di staminali. Con le nuove regole si potrà invece lavorare su centinaia di nuove «linee». Ma la strada annunciata ieri dall'amministrazione Obama pone anche precisi e severi limiti di carattere etico. L'Nhi sponsorizzerà soltanto la ricerca su cellule staminali provenienti da cliniche per la fertilità e quindi destinate ad essere distrutte. L'utilizzo di fondi per studiare embrioni creati a soli fini di ricerca continuerà invece ad essere vietato. Non solo. Le nuove regole ribadiscono una netta contrarietà anche a ogni programma che punti alla clonazione umana, definita più volte dallo stesso Obama «una pratica pericolosa e profondamente sbagliata». Per evitare abusi, lo stesso istituto vaglierà in modo approfondito «caso per caso», al momento di concedere i fondi, se ogni singolo programma di ricerca osserverà questi parametri. E a garantire la trasparenza sarà un Registro federale istituito ad hoc per monitorare di continuo ogni programma di ricerca approvato. Il registro elencherà in un sito web tutte le «vecchie linee» da oggi a disposizione, ma solo di quei ricercatori che riusciranno a dimostrare di essere in sintonia col nuovo codice etico imposto dall'Nhi. «Faremo un'analisi molto attenta, vagliando caso per caso», assicura il direttore dell'Nih, Raynard Kington. Grande soddisfazione da parte degli addetti ai lavori. «L'Nih ha deciso di ascoltare la stragrande maggioranza della comunità scientifica», afferma il George Q. Daley, direttore del Programma per il trapianto di cellule staminali del Children's Hospital di Boston, uno degli ospedali per bambini più noto del Paese. Molto diversa la reazione della Chiesa cattolica e dei gruppi pro-life, contrari a ogni tipo di ricerca sugli embrioni. «Le nuove norme sono immorali e antietiche e invece di curare uccidono», punta il dito Tony Perkins del Family Research Council, un'organizzazione della destra cristiana ultraconservatrice, «esse obbligano il contribuente a pagare la distruzione di vite umane al primo stadio della loro vita ». I fondi La Casa Bianca ha tolto i limiti del finanziamento pubblico e ha vietato la produzione di nuovi embrioni per gli studi Alessandra Farkas

Torna all'inizio


Più pluralismo, il tripolio non basta Sulla rete il nuovo ruolo di regista (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 08-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Economia data: 08/07/2009 - pag: 31 L'analisi Più pluralismo, il tripolio non basta Sulla rete il nuovo ruolo di regista Sia nel mercato televisivo che in quello telefonico una modernizzazione c'è stata, ma il processo riformatore non deve fermarsi. È questo il «messaggio forte» del presidente dell'Agcom Corrado Calabrò. Ma occorre tener presente che mentre in ambito telefonico l'Authority scrive le regole, nel piccolo schermo di fatto può soprattutto sollecitarle. Rispetto alla britannica Ofcom, riferimento internazionale per i regolatori europei, l'autorità italiana ha un peso specifico minore. Ma non è un vaso di coccio tra vasi di ferro. Semmai di legno, che galleggia meglio. O forse qualcosa di più. Negli anni si è guadagnata il rispetto delle imprese e dei politici. In parte grazie a una certa combattività: celebri le polemiche con il Tar, il tarlo che spesso si mangia le sue decisioni polverizzandone l'efficacia. In parte grazie alla volontà di entrare nel merito dei problemi tecnico ed economico, non solo giuridico nei due campi di competenza. L'Italia ha detto ieri Calabrò non è più il Far West dell'etere, il regno del duopolio che ci attirò la procedura d'infrazione di Bruxelles. Le frequenze, per la prima volta, sono state censite; il passaggio al digitale terrestre è stato avviato dal governo e la nuova tecnologia in alcune regioni italiane è già realtà; le frequenze liberate saranno messe all'asta, generando il cosiddetto dividendo digitale. Intanto siamo entrati nell'era del tripolio, con Sky che in fatturato sorpassa Mediaset e sale al secondo posto subito dopo la Rai. A questo punto però bisogna andare avanti con un ridisegno del sistema televisivo che garantisca «pluralismo ed equilibrio» reali. E con una riforma della Rai che renda l'azienda più indipendente dalla politica, almeno un po'. Calabrò si fa interprete di un'esigenza alquanto sentita da una parte dei telespettatori, che lamentano una caduta di qualità nel servizio pubblico. Se la televisione è una finestra sul pianeta, dice, quella italiana assomiglia a una finestra sul cortile di casa. Una grande tivù locale. Fin qui il piccolo schermo. Nelle telecomunicazioni, dove invece detiene un potere ben più ampio, l'autorità lo esercita anche a costo di farsi nuovi nemici, in Italia e all'estero. Bruxelles, per fare un esempio, non gradisce che l'autorità italiana abbia concluso un accordo con Telecom Italia per l'apertura della rete d'accesso senza coinvolgere gli uffici della Comunità. Calabrò, che è anche poeta, evita i toni aspri e le polemiche. Tranne una. Benissimo il piano del viceministro Paolo Romani per il recupero del «divario digitale» tra zone del Paese più o meno tecnologicamente dotate. Ma non si commetta l'errore di fermarsi a Eboli. L'Italia ha bisogno di un'infrastruttura a banda ultralarga che arrivi dappertutto e Telecom non ha i mezzi per dargliela. Il presidente ripropone così l'idea di una nuova società, a capitale misto pubblico-privato, che, spinta da un'adeguata remunerazione del capitale, realizzi la rete di nuova generazione: cioè i famosi 50 o 100 megabit per molti ma non per tutti. E candida l'Agcom a guidare la cabina di regia per l'«implementazione tecnica» del progetto. Ma su questo punto è facile prevedere che si concentreranno gli strali (giusti) della critica: il regolatore faccia le regole, non la regia. Caduta di qualità Calabrò si fa interprete di chi lamenta una caduta di qualità nel servizio pubblico Edoardo Segantini esegantini@corriere.it

Torna all'inizio


candiolo, più ricerca e servizi ai pazienti - vera schiavazzi (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 09-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina XII - Torino Candiolo, più ricerca e servizi ai pazienti Al via la Fondazione per l´oncologia: alla guida il ticket Grande Stevens e Flecchia VERA SCHIAVAZZI L´Istituto di Candiolo, punto di eccellenza nella cura del cancro in Piemonte e in Italia, diventa autonomo e cammina sulle sue gambe. E´ di una settimana fa, infatti, l´autorizzazione della Regione Piemonte alla Fondazione per l´oncologia per gestire i 150 posti letto dell´Istituto. La nuova Fondazione, partecipata da quella Piemontese per la Ricerca sul cancro che fin dall´inizio ha raccolto fondi e sostenuto il progetto di Candiolo e dalla Regione, è presieduta da Franzo Grande Stevens e diretta da Maria Teresa Flecchia, un ‘ticket´ che dice meglio di ogni documento ufficiale la natura pubblico-privata della nuova formula: da un lato un personaggio da sempre impegnato sul fronte del sostegno alla ricerca sul cancro e legato alla famiglia Agnelli fin dai suoi inizi, 23 anni fa, dall´altro una manager con lunga esperienza nell´amministrazione del sistema sanitario. La novità – attesa da tempo – è stata annunciata ieri nel quadro della presentazione del bilancio sociale dell´Ircc: «Il 2008 – ha proseguito Allegra Agnelli, presidente della più antica tra le due fondazioni – ha visto il compimento di un passo veramente sostanziale con la nascita della Fondazione per l´oncologia. E´ un nuovo impulso che consentirà di ampliare l´offerta di prestazioni e di portare avanti progetti innovativi e che renderà il Centro autonomo sotto tutti i punti di vista». Giampiero Gabotto, consigliere delegato, ha aggiunto che "la nascita della Fpo consentirà di sviluppare a Candiolo una struttura sanitaria di assistenza e di ricerca clinica stabilmente inserita nella Rete oncologica regionale". Parlando degli investimenti della Fprc, Gabotto ha sottolineato che "´in nuove strumentazioni cliniche e scientifiche sono stati investiti 2,4 milioni di euro, contro 1,8 dell´anno precedente, e in progetti di ricerca 3,7 milioni contro 2,6 del 2007". "Ci confortano poi – ha aggiunto - i dati del 5 per mille che indicano in 150 mila le persone che hanno scelto questa forma di sostegno al nostro ente, scegliendolo fra altre decine di migliaia di organizzazioni. D´altronde, la gente sa che per ogni euro dai noi ricevuto il 93% finanzia finalità istituzionali e solo il 7% è utilizzato per la gestione; nelle altre organizzazioni italiane il rapporto è in media di 70 a 30". Accanto alle novità nella gestione della struttura ricordate da Gabotto (nel periodo 2009-2012 verrà realizzato il completamento della parte clinica assistenziale, con l´ultimazione della quarta e quinta sala operatoria e col day surgery per gli interventi ambulatoriali) sono stati sottolineati i progressi scientifici: il direttore Federico Bussolino, che sei mesi fa ha sostituito Paolo Comoglio, ha indicato le linee guida sulle quali camminerà lo studio delle metastasi. «Ritengo che questa sfida – ha detto Bussolino – debba essere affrontata in modo multidisciplinare, piuttosto che sottolineare aspetti singoli del problema. Una strategia che faciliterà le sinergie fra Fprc e Fpo, le due fondazioni che operano nell´istituto. Già il 2008 ha visto il primo successo scientifico dell´istituto, con un a ricaduta diretta sui pazienti». Si tratta del lavoro svolto dal professor Alberto Bardelli, in collaborazione col il professor Salvatore Siena dell´ospedale Ca´ Niguarda di Milano: «E´ stata individuata una sottopopolazione di malati con carcinoma del colon retto con mutazione nell´oncogene Kras, i quali non rispondono ad una specifica terapia bersaglio con anticorpi monoclonali. La scoperta consente di evitare una terapia inutile, con riduzione dei costi e la possibilità di indirizzare i pazienti verso nuove cure».

Torna all'inizio


l'illusione delle case a basso costo - luca beltrami gadola (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 09-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina VII - Milano L´illusione delle case a basso costo Se il mercato non riparte non ci saranno i mezzi per l´housing sociale Il piano Masseroli promette l´impegno del soggetto pubblico nel disegno della città LUCA BELTRAMI GADOLA (segue dalla prima di Milano) Insomma, un impegno che sembra guardare al rapporto pubblico-privato in maniera assai diversa da quella che è stata la prassi degli ultimi anni: meno disponibile verso gli interessi del blocco edilizio. Velleità? In questo momento un´apertura di credito è indispensabile, poi si vedrà. Se queste sono le premesse, il conflitto di principio col piano casa in approvazione in Regione appare insanabile. Il piano casa non guarda in faccia a nessuno, non ha cultura, non si pone grandi problemi, è un´operazione fortemente connotata Lega, chi vuole e ha i soldi allarghi, alzi e ampli senza riguardo alle destinazioni d´uso: densificare la città come capita capita e accentuarne certamente gli squilibri. Ecco la vera sostanza del dibattito all´interno della maggioranza. La vena populista della Lega le fa dire di no all´edificazione sulle piste di allenamento dell´Ippodromo ma solo per dimostrare che sta dalla parte del popolo e non dei signori, poi però vuole la mano libera nel devastare la città. Questa è la coalizione che governa Milano, questa è la gente che tiene in piedi il governo Berlusconi qui e a Roma: l´alleato fedele. Quanto al Pgt di Masseroli, di cose da dire ce ne sono molte. Abbiamo accennato alla connessione tra sviluppo dell´edilizia e realizzazione di case a basso costo; se l´edilizia nel suo insieme, quella privata sostenuta da acquirenti solvibili, non riprende, restiamo al palo e ci restiamo su due versanti: da un lato non ci saranno oneri di urbanizzazione per dar corpo a quelle parti del Pgt che dipendono dalla mano pubblica (verde, infrastrutture viabilistiche, spazi pubblici, arredo urbano), dall´altra non si darà risposta alla domanda di fascia bassa che ha bisogno di case a prezzo contenuto, prezzo al di sotto dei valori di mercato. Ma è da qui che si mette in moto il volano della ripresa e la mobilità del mercato immobiliare. Abbiamo bisogno di un consistente investimento pubblico in edilizia economica: non è una novità per nessuno che gli anni migliori per il mercato immobiliare milanese abbiano coinciso con quelli dell´investimento in edilizia pubblica. Quanto alla qualità della nuova Milano indicate dall´assessore nel suo documento – La città sicura di sé, la città vivibile, la città efficiente – il discorso non si può esaurire in poche battute. Finalmente si parla di città sicura di sé senza evocare ronde, caserme di carabinieri e ciarpame destro-leghista, ci si confronta forse troppo in alto pensando alle case a basso costo di Madrid o al verde di Copenaghen o alla capillarità del trasporto pubblico londinese: per una volta in un documento pubblico non si sente parlare delle "eccellenze" milanesi ma si tratta di un ambizioso progetto. Finalmente siamo in grado di confrontarci con qualcosa di definito e chi si oppone potrà farlo con critiche puntuali là dove il progetto sembra più debole: la distribuzione delle aree di intervento, alcune scelte di destinazione d´uso francamente discutibili o molto controverse e la mancanza totale di ipotesi di coordinamento sovracomunale, tanto per cominciare.

Torna all'inizio


e serravalle fa il pieno di visitatori (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 09-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IV - Genova Nei primi cinque giorni di promozioni 100mila presenze e fatturati in crescita del 6% rispetto al 2008 E Serravalle fa il pieno di visitatori Oltre sei milioni di euro di incassi per il santuario dello shopping in Valle Scrivia La cittadella invasa già nel resto dell´anno sta vivendo un momento felice Se a Genova e provincia si attende per domani l´apertura dei saldi estivi, è già tempo di primi bilanci per quello che è un vero e proprio santuario degli appassionati di shopping non solo liguri ma di tutto il nord ovest. Nei primi cinque giorni di saldi estivi, , infatti, Serravalle Designer Outlet ha visto riempire le sue strade e le sue piazze di folla da record. Un vero successo per il Centro McArthurGlen piemontese che mai come quest´anno ha visto un´affluenza così importante: oltre 100.000 persone in soli cinque giorni (a Serravalle i saldi sono iniziati il primo luglio) dimostrano un successo senza eguali, probabilmente determinato anche dalla crisi economica, che ha spinto molti consumatori a cercare l´affare di stagione, prima magari di partire per le vacanze. Il successo dei saldi estivi, inoltre, è ampiamente dimostrato da un fatturato di 6.300.000 euro, registrato nei primi cinque giorni, il 6% in più rispetto all´inizio dei saldi estivi del 2008. Numeri davvero da record, importanti e significativi che dimostrano il gradimento crescente del pubblico per l´acquisto consapevole, che vede i grandi brand e l´alta qualità a prezzi ridotti, come uno dei fattori d´acquisto più ricercati dal pubblico. D´altro canto, l´Outlet di Serravalle è ormai un punto di riferimento dello shopping anche in tutto il resto dell´anno con visitatori che arrivano in particolare da Milano e Lombardia. (r. s.)

Torna all'inizio


"revisioni insufficienti e alta velocità è mancato il buon senso tecnico" - franca selvatici (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 09-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina V - Firenze L´opinione di Armando Zingales, presidente del Consiglio nazionale dei chimici "Revisioni insufficienti e alta velocità è mancato il buon senso tecnico" FRANCA SELVATICI «Senza voler fare scandalismi o recriminazioni alla cieca, i chimici sentono tuttavia di avere qualcosa da dire sulla gestione dei trasporti di sostanze pericolose. Il disastro di Viareggio dimostra che sono stati trascurati accorgimenti di buon senso tecnico». Il professor Armando Zingales, docente di chimica industriale all´università di Venezia, è il presidente del Consiglio nazionale dei chimici. «Premesso che il trasporto su ferrovia è più sicuro di quello su gomma, non sembrano sufficienti - spiega il professore - le previsioni di un collaudo ogni 4 anni per le cisterne e ogni 6 per i carri ferroviari. Le revisioni devono diventare più frequenti anche perché le nostre linee ferroviarie attraversano zone densamente abitate. E occorre un accentramento dei controlli, oggi troppo frazionati. Altro accorgimento di buon senso tecnico è quello di dotare le cisterne di respingenti che evitino, in caso di sviamento, l´impatto della cisterna con gli ostacoli acuminati che costellano la linea ferrata. In Svizzera hanno cominciato a montarli». «L´universo mondo sa che occorre una attenzione particolare al trasporto di merci pericolose. Eppure il treno deragliato a Viareggio poteva procedere a 100 km all´ora in quel tratto. I macchinisti andavano a 90. Ma anche 90 è troppo in una zona abitata. E un altro accorgimento, che un tempo era attuato e oggi sembra dimenticato probabilmente perché costa di più, era quello di frazionare i carichi e di intercalare un carro che contenente merci pericolose con vagoni vuoti o contenenti sostanze inerti, in modo da evitare l´effetto domino che si è pericolosamente rischiato a Viareggio». Dove il treno trasportava ben 14 ferrocisterne contenenti gpl. Se anche soltanto un altro serbatoio si fosse rotto, gli effetti della esplosione sarebbero stati terrificanti. (f.s.)

Torna all'inizio


Regolarizzare, un rebus bipartisan (sezione: Cultura)

( da "Manifesto, Il" del 09-07-2009)

Argomenti: Cultura

Regolarizzare, un rebus bipartisan MAURIZIO AMBROSINI Regolarizzare, un rebus bipartisan «Alla fine le esigenze delle famiglie italiane vengono prima di tutto», parla Ambrosini, docente di sociologia dell'immigrazione all'Università di Milano PAGINA 7

Torna all'inizio


Clima, la Cina non ci sta "Intesa non ci vincola"- (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 09-07-2009)

Argomenti: Cultura

il cairo con pechino: niente vincoli agli emergenti. l'onu: «al g8 progressi insufficienti» Accordo sul clima, la Cina non ci sta «L'intesa non ci vincola» Pechino prende le distanze dall'accordo dei Grandi ma loda la mediazione di Berlusconi: «Apprezziamo ruolo» L'AQUILA - L'accordo raggiunto dal G8 sui cambiamenti climatici non vincola la Cina, che ritiene fondamentale la necessità per i Paesi sviluppati di prendere in considerazione «le diverse condizioni» dei Paesi emergenti e di quelli in via di sviluppo. Lo ha detto a L'Aquila il direttore del servizio stampa e informazione del ministero degli esteri cinese Ma Daoxu. Come largamente preannunciato dunque, il governo di Pechino, pur riconoscendo e lodando il ruolo svolto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per gestire «con equità e rispetto di tutti i paesi partecipanti» agli incontri del G8+G5 di giovedì mattina, rende più esplicito il suo «no» all'intesa trovata dagli Otto Grandi sul clima. Pechino trova l'appoggio del Cairo. Anche l'Egitto infatti chiede che nessun vincolo sulla riduzione di gas serra venga imposto ai Paesi emergenti. In vista della conferenza di Copenaghen di fine anno che dovrà ridisegnare le strategie globali per il post-Kyoto, Mubarak ha invocato un compromesso «equo ed equilibrato», che prenda cioè in considerazione «le aspirazioni dei Paesi in via di sviluppo, e che non imponga loro vincoli che abbiano effetti su tali aspirazioni». L'accordo raggiunto (contenere a due gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale il riscaldamento massimo del pianeta e ridurre tra il 50 e l'80 per cento le emissioni di gas inquinanti entro il 2050) non ha vinto dunque le resistenze della Cina, raccogliendo d'altra parte anche le critiche dell'Onu. Secondo il numero uno delle Nazioni Unite Ban Ki-moon infatti i progressi raggiunti dagli Otto Grandi «non sono sufficienti». I Paesi del Mef (formato allargato del G8 più G5 più Australia, Indonesia e Corea del sud; più la Danimarca nel ruolo di presidente della conferenza mondiale sul clima del prossimo dicembre) hanno in realtà detto «sì» alla soglia dei due gradi centigradi, rifiutando però l'accordo sul taglio del 50 per cento delle emissioni, secondo quanto si apprende da una bozza della Dichiarazione finale del Forum dei leader delle maggiori economie che sarà approvata giovedì pomeriggio a L'Aquila. «PER SUPERARE LE DIFFERENZE C'È TEMPO» - Sui contrasti tra i Paesi del G8 e quelli emergenti, Barack Obama è ottimista. Il presidente americano, prima ancora che Cina e Egitto esprimessero le loro perplessità, ha spiegato che «c'è ancora tempo per superare le differenze con i paesi emergenti sulle riduzioni di gas nocivi» prima della conferenza di Copenhagen a dicembre. Più preciso l'appello del premier britannico Gordon Brown e di quello italiano Silvio Berlusconi: i due, ancora prima dell'accordo raggiunto dal Mef, hanno insistito a più riprese sulla «necessità di trovare un'intesa sul clima e sull'ambiente» per introdurre i sei paesi emergenti al tavolo degli Otto Grandi. PARTNERSHIP GLOBALE SU TECNOLOGIE PULITE - La novità più importante che emerge dalla bozza di Dichiarazione finale sul clima è invece la creazione di una partnership globale per spingere verso tecnologie «amiche del clima» a basso contenuto di carbone. I leader degli Otto più Australia, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico e Sudafrica si impegnano ad «aumentare considerevolmente» e a «coordinare investimenti pubblici nella ricerca e nello sviluppo» delle tecnologie pulite, «con l'idea di raddoppiare questo tipo di investimento entro il 2015, riconoscendo l'importanza degli investimenti privati, della partnership pubblico-privata e della cooperazione internazionale, compresi i centri di ricerca regionali». I principali settori di questa nuova azione sono l'efficienza energetica, l'energia solare, le reti elettriche interattive, la cattura l'uso e lo stoccaggio del carbone, i veicoli di ultima generazione, le tecnologie ad alta efficienza e bassa emissione, la bioenergia e le altre tecnologie «pulite». Il documento annuncia l'impegno a fare il punto della situazione il 15 novembre sui «piani d'azione e le roadmap, e per redigere raccomandazioni comuni che spingano verso i passi successivi». A PIEDI AL VERTICE - La seconda giornata di lavori si è aperta all'insegna di uno splendido sole di cui il presidente americano Barack Obama ha voluto subito approfittare, recandosi a piedi dal suo blindatissimo alloggio, all'interno della caserma di Coppito, fino alla palazzina che ospita i lavori. BERLUSCONI, LA CRISI E L'OTTIMISMO - E il look casual dell'inquilino della Casa Bianca ha fatto scuola al vertice. Silvio Berlusconi è arrivato in mattinata alla cittadella di Coppito, sede del summit, a bordo di una vettura elettrica. Come già Obama il giorno prima, il presidente del Consiglio si è presentato in camicia e cravatta. Appena sceso dall'auto per accogliere i leader del G5 e i colleghi del G8, il presidente del Consiglio si è infilato subito la giacca del suo abito blu. Aprendo i lavori del summit, il Cavaliere ha voluto sottolineare che dal vertice dell'Aquila «esce un messaggio di speranza e fiducia» per uscire dalla crisi economica internazionale. L'AGENDA - Fitta l'agenda di giornata a L'Aquila. Dalle 12.30 alle 14.30, colazione di lavoro G14 (G8+G5+Egitto) più organizzazioni internazionali su fonti future della crescita economica globale. Dalle 14.30 alle 15.00, i leader incontrano i giovani rappresentanti dei Paesi G14. Dalle 15.00 alle 18.30 le riunioni in formato Major Economies Forum (Mef), con il capo della Wto, per discutere dei progressi verso l'accordo sul trattato di Doha sul commercio globale. Alla fine della sessione, è previsto un documento sul commercio. Alle 16.15, sessione di lavoro del Mef con le Nazioni Unite e la Danimarca - che a dicembre ospiterà il summit dell'Onu sui cambiamenti climatici e dove è previsto un documento che sostituirà il trattato di Kyoto - per discutere il riscaldamento globale. Alla fine dell'incontro è previsto un briefing del presidente Obama con la stampa. Infine, alle 20.30 ci sarà la cena offerta a L'Aquila dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, a tutti i partecipanti (29 leader, più i rappresentanti delle organizzazioni internazionali). Alla cena sarà presente anche il governatore della Banca d'Italia MArio Draghi. LE FIRST LADY TRA LE MACERIE - Intenso il programma di giovedì anche per le first lady. Le mogli dei capi di Stato e di governo riuniti a L'Aquila sono arrivate giovedì mattina a Coppito, il quartier generale del G8, per la loro giornata abruzzese sulle zone colpite dal sisma del 6 aprile scorso. CONTINUANO LE SCOSSE - Nel capoluogo abruzzese la terra intanto continua a tremare: quattro lievi scosse sismiche hanno interessato l'Aquilano la scorsa notte e nella prima mattina. La più forte, di magnitudo 2.5 è stata registrata alle 7.56 e i Comuni prossimi all'epicentro sono stati quelli della Valle dell'Aterno e più precisamente Fagnano Alto, Fontecchio, Fossa, Ocre, Poggio Picenze, Prata d'Ansidonia, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, San Demetrio nè Vestini, Sant'Eusanio Forconese e Villa Sant'Angelo. Un'altra di magnitudo 2.4, è stata registrata alle 01.54 con epicentro Barete, Capitignano, Pizzoli. La seconda, di magnitudo 2.2 è avvenuta alle 03.10. Le zone prossime all'epicentro sono state Barete, L'Aquila, Pizzoli. La terza scossa, infine, si è avuta nella Valle dell'Aterno ed è stata registrata alle 03.33 con magnitudo 2.1. Tra le zone limitrofe all'epicentro i Comuni di Fagnano Alto, Fossa, Ocre, Poggio Picenze e Villa Sant'Angelo. stampa |

Torna all'inizio


Regole anticrisi, il G14 dice sì (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 09-07-2009)

Argomenti: Cultura

intesa su economia, doha e aiuti ai paesi poveri. l'onu: «al g8 progressi insufficienti» Il G14 approva le regole anticrisi Accordo sul clima, la Cina non ci sta Anche le economie emergenti dicono sì alla ricetta del G8. Pechino dice no al taglio dei gas serra entro il 2050 L'AQUILA - Anche il G14 fa sua l'intesa sulle regole anticrisi economica già approvata in seno al G8, ma non c'è l'intesa con la Cina per quanto riguarda il clima. L'accordo raggiunto dal G14 allargato a Indonesia, Australia e Corea del Sud infatti prevede un'intesa relativa alla necessità di non aumentare il riscaldamento globale di più di 2 gradi rispetto alla media dell'epoca preindustriale, ma non il taglio delle emissioni dei gas serra nella misura dell'80% di quelli attuali per i Paesi più industrializzati e del 50% per gli altri Paesi entro il 2050. Come detto in conferenza stampa dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama: «Da qui a Copenaghen (dove si terrà a dicembre il vertice mondiale sul clima ndr) negozieremo con i Paesi emergenti per raggiungere un obiettivo concreto nella riduzione dei gas serra anche per loro». CLIMA - L'accordo raggiunto dal G8 sui cambiamenti climatici non vincola infatti al momento la Cina, che ritiene fondamentale la necessità per i Paesi sviluppati di prendere in considerazione «le diverse condizioni» dei Paesi emergenti e di quelli in via di sviluppo. Lo ha detto a L'Aquila il direttore del servizio stampa e informazione del ministero degli esteri cinese Ma Daoxu. Come largamente preannunciato dunque, il governo di Pechino, pur riconoscendo e lodando il ruolo svolto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per gestire «con equità e rispetto di tutti i paesi partecipanti» agli incontri allargati del G14, G8+G5 (Brasile, Cina, India, Messico Sud Africa) più Egitto, ha reso più esplicito il suo «no» all'intesa trovata dagli Otto Grandi sul clima. Pechino ha trovato anche l'appoggio del Cairo. Anche l'Egitto infatti ha chiesto e ottenuto al momento che nessun vincolo sulla riduzione di gas serra venga imposto ai Paesi emergenti. In vista della conferenza di Copenaghen di fine anno che dovrà ridisegnare le strategie globali per il post-Kyoto, Mubarak ha invocato un compromesso «equo ed equilibrato», che prenda cioè in considerazione «le aspirazioni dei Paesi in via di sviluppo, e che non imponga loro vincoli che abbiano effetti su tali aspirazioni». «SÌ ALLA SOGLIA DEI DUE GRADI» - L'accordo raggiunto (contenere a due gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale il riscaldamento massimo del pianeta e ridurre tra il 50 e l'80 per cento le emissioni di gas inquinanti entro il 2050) non ha vinto dunque le resistenze della Cina, raccogliendo d'altra parte anche le critiche dell'Onu. Secondo il numero uno delle Nazioni Unite Ban Ki-moon infatti i progressi raggiunti dagli Otto Grandi «non sono sufficienti». I Paesi del Mef (formato allargato del G8 più G5 più Australia, Indonesia e Corea del sud; più la Danimarca nel ruolo di presidente della conferenza mondiale sul clima del prossimo dicembre) hanno in realtà detto «sì» alla soglia dei due gradi centigradi di riscaldamento globale rispetto all'era preindustriale, rifiutando però l'accordo sul taglio del 50 per cento delle emissioni, secondo quanto si apprende da una bozza della Dichiarazione finale del Forum dei leader delle maggiori economie che sarà approvata giovedì pomeriggio a L'Aquila. «PER SUPERARE LE DIFFERENZE C'È TEMPO» - Sui contrasti tra i Paesi del G8 e quelli emergenti, Barack Obama è ottimista. Il presidente americano, prima ancora che Cina e Egitto esprimessero le loro perplessità, ha spiegato che «c'è ancora tempo per superare le differenze con i paesi emergenti sulle riduzioni di gas nocivi» prima della conferenza di Copenhagen a dicembre. Più preciso l'appello del premier britannico Gordon Brown e di quello italiano Silvio Berlusconi: i due, ancora prima dell'accordo raggiunto dal Mef, hanno insistito a più riprese sulla «necessità di trovare un'intesa sul clima e sull'ambiente» per introdurre i sei paesi emergenti al tavolo degli Otto Grandi. PARTNERSHIP GLOBALE SU TECNOLOGIE PULITE - La novità più importante che emerge dalla bozza di Dichiarazione finale sul clima è invece la creazione di una partnership globale per spingere verso tecnologie «amiche del clima» a basso contenuto di carbone. I leader degli Otto più Australia, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico e Sudafrica si impegnano ad «aumentare considerevolmente» e a «coordinare investimenti pubblici nella ricerca e nello sviluppo» delle tecnologie pulite, «con l'idea di raddoppiare questo tipo di investimento entro il 2015, riconoscendo l'importanza degli investimenti privati, della partnership pubblico-privata e della cooperazione internazionale, compresi i centri di ricerca regionali». I principali settori di questa nuova azione sono l'efficienza energetica, l'energia solare, le reti elettriche interattive, la cattura l'uso e lo stoccaggio del carbone, i veicoli di ultima generazione, le tecnologie ad alta efficienza e bassa emissione, la bioenergia e le altre tecnologie «pulite». Il documento annuncia l'impegno a fare il punto della situazione il 15 novembre sui «piani d'azione e le roadmap, e per redigere raccomandazioni comuni che spingano verso i passi successivi». INTESA SULL'ECONOMIA - Successivamente il G14 è passato a trattare materie più strettamente economiche. Il G14 ha infatti approvato la dichiarazione sull'«Agenda globale» fatta propria già dal G8, che contiene i paragrafi economici, sul rilancio dei negoziati di Doha e sull'impegno comune verso i paesi più poveri. Tra i punti principali su cui è giunto l'ok anche dei paesi emergenti: la volontà di uscire con politiche condivise dalla crisi con lo stimolo all'economia dei diversi Paesi, il legal standard e il sostegno alle politiche di inclusione sociale. Gli 8 grandi, con i paesi del G5 (Cina, India, Messico, Sud Africa, Brasile) più l'Egitto, si impegnano inoltre insieme ai leader dei paesi del Mef (Major Economies Forum) - Australia, Corea del Sud e Indonesia - ad una conclusione dei negoziati di Doha, sul libero commercio mondiale, entro il 2010 si legge nella dichiarazione ufficiale. È necessario sostenere una ripresa «forte» dell'economia e «un tale contesto richiederà la riabilitazione dei settori bancari in alcuni Paesi e la ripresa del credito su una base sana». È quanto si sottolinea nella dichiarazione congiunta dei paesi del G14 a cui va aggiunta la Svezia, presidente di turno Ue. «Mentre continueremo a sostenere le nostre economie con ogni misura necessaria per superare la crisi, cominceremo anche a preparare le strategie di uscita dalle misure di Governo straordinarie adottate per rispondere alla crisi» è scritto nel documento. Il testo sottolinea che queste strategie di uscita «saranno adottate quando la ripresa sarà assicurata». IL BILANCIO - Il bilancio finale della due giorni di incontri è stato tirato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha spiegato che alle intese anticrisi e sul clima vanno aggiunte le scelte di politica comune per quanto riguarda il rapporto con l'Iran e più in generale sulla proliferazione delle arme atomiche annunciando un vertice a maggio 2010 «con tutti i Paesi detentori di armi nucleari per andare verso un mondo più sicuro» LA GIORNATA - La seconda giornata di lavori era cominciata all'insegna di uno splendido sole di cui il presidente americano Barack Obama ha voluto subito approfittare, recandosi a piedi dal suo blindatissimo alloggio, all'interno della caserma di Coppito, fino alla palazzina che ospita i lavori. E il look casual dell'inquilino della Casa Bianca ha fatto scuola al vertice. Silvio Berlusconi è arrivato in mattinata alla cittadella di Coppito, sede del summit, a bordo di una vettura elettrica. Come già Obama il giorno prima, il presidente del Consiglio si è presentato in camicia e cravatta. Appena sceso dall'auto per accogliere i leader del G5 e i colleghi del G8, il presidente del Consiglio si è infilato subito la giacca del suo abito blu. Aprendo i lavori del summit, il Cavaliere ha voluto sottolineare che dal vertice dell'Aquila «esce un messaggio di speranza e fiducia» per uscire dalla crisi economica internazionale. CENA DA NAPOLITANO - Ma la giornata a L'Aquila non si è ancora conclusa. Stasera infatti è prevista la cena offerta dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, a tutti i partecipanti (29 leader, più i rappresentanti delle organizzazioni internazionali, in tutto 43 persone). Alla cena sarà presente anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. LE FIRST LADY TRA LE MACERIE - Intenso il programma di giovedì anche per le first lady. Le mogli dei capi di Stato e di governo riuniti a L'Aquila sono arrivate giovedì mattina a Coppito, il quartier generale del G8, per la loro giornata abruzzese sulle zone colpite dal sisma del 6 aprile scorso. CONTINUANO LE SCOSSE - Nel capoluogo abruzzese la terra intanto continua a tremare: quattro lievi scosse sismiche hanno interessato l'Aquilano la scorsa notte e nella prima mattina. La più forte, di magnitudo 2.5 è stata registrata alle 7.56 e i Comuni prossimi all'epicentro sono stati quelli della Valle dell'Aterno e più precisamente Fagnano Alto, Fontecchio, Fossa, Ocre, Poggio Picenze, Prata d'Ansidonia, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, San Demetrio ne' Vestini, Sant'Eusanio Forconese e Villa Sant'Angelo. stampa |

Torna all'inizio


vecchio policlinico, i rettori oggi incontrano bassolino (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 10-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IV - Napoli La vertenza Vecchio Policlinico, i rettori oggi incontrano Bassolino Qualche giorno fa a Roma dal ministro Sacconi, oggi a Santa Lucia dal presidente della Regione. I rettori dei due atenei napoletani, Guido Trombetti (Federico II) e Franco Rossi (Seconda Università), dovrebbero incontrarsi stamani con Bassolino per tentare di trovare un accordo sul protocollo d´intesa, un documento che vede entrambi i Magnifici in aperto contrasto con Santa Lucia e con l´assessore alla Sanità Mario Santangelo. Un contrasto che si riassume in una richiesta di fondi più cospicui e nel no al trasferimento del Vecchio Policlinico. Intanto, continua la querelle tra alcuni docenti e il rettore Rossi. Al chirurgo Luigi Santini che lo aveva accusato di avere sottoscritto per soli cento milioni il precedente protocollo, Rossi replica: «Non ero rettore, quel protocollo non è opera mia. Io penso alle cose serie e non alle sciocchezze che dice il professor Santini». (g. d. b.)

Torna all'inizio


eroine-veline come testimonial polemica all'ateneo di bologna - ilaria venturi (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 10-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 30 - Cronaca Le "fantastiche 4" Eroine-veline come testimonial polemica all´ateneo di Bologna Pubblicità delle sedi romagnole criticata dal rettore Calzolari: "Non è nel nostro stile" ILARIA VENTURI BOLOGNA - Manifesti con quattro "veline", due bionde e due more, per attirare iscritti nelle sedi romagnole dell´università di Bologna. Maglietta attillata, sguardo ammiccante e, sul petto, i nomi delle quattro sedi delle facoltà decentrate: Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini. Sono "le fantastiche quattro dell´Alma Mater, il massimo per i tuoi studi universitari". Appena le foto sono apparse su repubblica.it è scoppiato lo scandalo, con un braccio di ferro tra i vertici dell´Ateneo più antico del mondo e gli enti sostenitori dei poli accademici decentrati promotori della campagna pubblicitaria. «Sconcertante. Questa promozione, fatta senza che noi sapessimo nulla, è sbagliata e altamente sconveniente, lontano mille miglia dal nostro stile», ha tuonato il rettore Pier Ugo Calzolari che ieri, appoggiato dal senato accademico, ha chiesto di togliere o coprire immediatamente i manifesti che tappezzano le città romagnole. I vertici dell´Ateneo non erano informati della campagna pubblicitaria, finanziata come ogni anno dagli enti sostenitori: la fondazione Flaminia a Ravenna, le società Serinar e Forlì e Cesena e UniRimini. Ma la Romagna un po´ burlona e vacanziera mostra di pensarla diversamente. «Togliere i manifesti? Prima ne discutiamo. Sui muri ci sono ben altre cose. E poi non dobbiamo far approvare dai vertici bolognesi la pubblicità pagata dai romagnoli», ha ribattuto il vicesindaco di Ravenna Giannatonio Mingozzi, l´ultimo dei repubblicani doc, che è anche vice presidente della Flaminia. A far scoppiare il caso è stata la giurista Carla Faralli, prima donna a salire in cattedra a Giurisprudenza in Italia, in passato presidente delle docenti. Ieri mattina ha sventolato in Senato le foto delle "fantastiche quattro". «Al di là del fatto che è lesivo della dignità di genere - ha tuonato - quello che è ancora più grave è il messaggio educativo che passa in un momento in cui le ragazze devono orientarsi nella scelta e hanno in testa l´idea: farò la velina, per poi fare la parlamentare. Non ho parole, sono indignata, così si colpisce l´immagine della nostra università e il lavoro di qualità che i colleghi e le colleghe stanno facendo». Con lei i presidi di facoltà, unanimi nella condanna. La protesta di studenti e docenti ha intasato il sito dell´Alma Mater, correndo via e-mail. «Se questo è quello che l´università propone siamo alla frutta», ha detto Angelo Erbacci, leader degli studenti cattolici vicini a Cl. E il consiglio di facoltà di Scienze politiche a Forlì ha deplorato la campagna pubblicitaria chiedendo controlli sulla comunicazione promozionale. Perché anche il prorettore alla Romagna, Guido Gambetta, ha confessato di essere stato informato a manifesti affissi. «Un incidente», ha commentato. Deciso a difendere la campagna, costata 40 mila euro, è invece Antonio Penso, direttore della fondazione Flaminia. «Non c´entra nulla con il velinismo, volevamo comunicare il nostro muoverci insieme dopo anni di campanilismi». «Se non ci fosse stata Noemi nessuno avrebbe avuto niente da dire», sospira Mingozzi. «Noi non ci abbiamo messo nessuna malizia».

Torna all'inizio


Il mondo accademico si pronunci contro la repressione del dissenso (sezione: Cultura)

( da "Manifesto, Il" del 10-07-2009)

Argomenti: Cultura

APPELLO Il mondo accademico si pronunci contro la repressione del dissenso Lunedì 6 luglio, con un evidente meccanismo di repressione a orologeria in vista del G8 dell'Aquila, sono stati effettuati 21 arresti in tutta Italia a carico di studenti attivisti per la manifestazione del G8 Università tenutasi due mesi fa a Torino (...). Tra questi arrestati c'è Egidio Giordano, un attivista studente precario della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Napoli L'Orientale, che aveva partecipato la notte precedente a L'Aquila alla fiaccolata che ha visto migliaia di cittadini aquilani rientrare nel centro storico della città dopo tre mesi dalla morte di 307 persone in occasione del sisma che ancora una volta ha tragicamente rivelato le responsabilità della speculazione edilizia in Italia. Martedì 7 sono stati effettuati 36 fermi e 8 arresti a carico degli studenti che a Roma erano scesi in piazza per opporsi alla giornata di apertura del G8. In questa occasione un altro studente dell'Università L'Orientale, Alessandro Ventura, iscritto alla laurea specialistica in Relazioni e Istituzioni dell'Asia e dell'Africa, uno dei fondatori della radio degli studenti dell'Orientale, è stato brutalmente fermato e portato in carcere con l'accusa di avere in tasca un oggetto metallico che «se lanciato» poteva avere «un effetto contundente»! In una società democratica, il diritto a manifestare è inalienabile. La possibilità di esprimere il proprio dissenso va salvaguardata e ribadita contro ogni tentativo autoritario repressivo, di stato di polizia e di deriva fascista. Il clima di questi ultimi mesi, anche in continuità con le terribili azioni repressive ad opera dei vertici della Polizia e dello Stato durante il G8 di Genova, ha visto ripetuti esempi ed episodi di intolleranza e di soffocamento di qualsiasi spinta o voce di dissenso: il provvedimento dei giudici di Torino appare dettato, in maniera allarmante, dal ministero degli Interni che, insieme agli arresti romani, ha optato per una politica di assurda intimidazione e di intollerabile violenza nei confronti di chiunque critichi l'inconcludente vertice del G8 dell'Aquila (...). Facciamo appello a tutte le componenti sociali, politiche ed accademiche ad esprimere, con quanta fermezza e determinazione possibile, l'assoluta inaccettabilità di quanto successo negli ultimi giorni. La necessità è di costituire un fronte comune di intellettuali, studiosi, uomini e donne di cultura, lavoratori, precari ed artisti che esprimano la loro dissidenza contro le pratiche attuali di negazione del comune, contro l'avvilimento di ogni spazio sociale di aggregazione, contro la dissoluzione di ogni pensiero creativo, critico e di opposizione alla morte della cultura e del vivere civile. Chambers Iain (Docente di Studi culturali e postcoloniali Un. L'Orientale); Carotenuto Silvana (Docente di Letteratura Inglese moderna e contemporanea Un. L'Orientale); Triulzi Alessandro (Docente di Storiografia dell'Africa contemporanea L'Orientale); Terranova Tiziana (Docente di Sociologia delle com. L'Orientale); Corrao Francesca (Docente di Lingua e Letteratura Araba L'Orientale); Ercolessi Cristina (Docente di Sistemi politici e sociali dell'Africa contemporanea L'Orientale); Gargia Giulio (Docente di Giornalismo int. L'Orientale); De Vivo Maria (Docente di Storia dell'arte contemporanea L'Orientale); D'Amico Tiziana (Docente di Letteratura slovacca L'Orientale); Russo Katherine (Docente di Lingua inglese L'Orientale); Di Filippo Marina (Docente di Lingua russa L'Orientale); Diodato Filomena (Docente di Semiotica e Teoria della Comunicazione L'Orientale); Gordon Poole (Docente di Letteratura NordAmericana); Colesanti Gemma (Docente di Storia medievale L'Orientale)

Torna all'inizio


Bologna, censurate le dell'Università (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 10-07-2009)

Argomenti: Cultura

BOLOGNA L'Università censura le «Fantastiche 4» Rettore e docenti fanno oscurare il manifesto che pubblicizza le sedi distaccate dell'Ateneo DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA Dotta sì. Veli­na mai. Ma che ci fa il simbo­lo dell'Alma Mater, la più anti­ca università del mondo occi­dentale, severa, austera, ri­spettata, sul seno di quattro sventole (due bionde e due more) intubate in sottilissime tutine, sotto una scritta che è un capolavoro di originalità («Le fantastiche 4, il massimo per i tuoi studi»), il tutto spal­mato su manifesti di 6 metri per 3? Prima ancora di darsi una risposta, una fetta consi­stente del corpo docente del­l'ateneo bolognese, con in te­sta il rettore Pier Ugo Calzola­ri, è andata su tutte le furie e, tra mitragliate di email e co­municati infuocati, ha intima­to ai promotori dell'inedita campagna di oscurare tutto, «perché questa è una struttu­ra di formazione, non una bir­ra o una fabbrica di veline». I contestati manifesti sono comparsi giorni fa a Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini, che ospitano alcune facoltà distac­cate dell'ateneo bolognese. L'idea dei promotori (alcu­ni degli enti che sostengono l'attività delle sedi romagno­le) era quella di attirare nuo­ve matricole, offrendo, non si sa quanto consapevolmente, una sorta di «lato B» della cul­tura: quello, appunto, delle «Fantastiche 4». La cosa non poteva passare inosservata e, come ha ricostruito sul Corrie­re di Bologna Marina Amaduz­zi, la protesta è subito monta­ta tra docenti e addetti ai lavo­ri. Fino ad approdare, con tut­to il suo carico di ufficialità, al Senato accademico, che ha chiesto all'unanimità la sop­pressione della pubblicità: «È un messaggio che svilisce il la­voro che si fa in Romagna dice la giurista Carla Faralli, portavoce della protesta , con l'aggravante che sfrutta il prototipo delle veline, partico­larmente negativo in questo momento». «Un incidente di percorso», lo definisce il retto­re Calzolari, che individua in «un deficit di consultazione con l'Università» la causa del corto circuito. Incidente chiu­so? Macché. La questione pla­nerà in consiglio d'ammini­strazione. E si annuncia tem­pesta. I promotori delle «Fan­tastiche 4» respingono le ac­cuse: «Non c'è nulla di sessi­sta o volgare, si rappresenta­no le quattro città». Malissi­mo, secondo un creativo anti­conformista come Oliviero To­scani: «Idea provinciale: quel­le mutande nere, i cinturo­ni... ». Bocciati. Francesco Alberti stampa |

Torna all'inizio


Spunta Secchi per il Cda (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 10-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 10/07/2009 - pag: 3 Società di gestione Spunta Secchi per il Cda Carlo Secchi al posto di Enrico Corali nel consiglio d'amministrazione della Soge, la società di gestione di Expo 2015. È la soluzione a cui punta il neopresidente della Provincia Guido Podestà dopo le dimissioni dal Cda di Corali (indicato dall'ex presidente Pd di Palazzo Isimbardi, Filippo Penati). Docente di Economia politica, Secchi è stato rettore dell'Università Bocconi dal 2000 al 2004.

Torna all'inizio


E l'università censura le (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 10-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 10/07/2009 - pag: 27 Bologna Rettore e docenti fanno oscurare il manifesto che pubblicizza le sedi staccate dell'ateneo. «Sembrano veline» E l'università censura le «Fantastiche Quattro» DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA Dotta sì. Velina mai. Ma che ci fa il simbolo dell'Alma Mater, la più antica università del mondo occidentale, severa, austera, rispettata, sul seno di quattro sventole (due bionde e due more) intubate in sottilissime tutine, sotto una scritta che è un capolavoro di originalità («Le fantastiche 4, il massimo per i tuoi studi»), il tutto spalmato su manifesti di 6 metri per 3? Prima ancora di darsi una risposta, una fetta consistente del corpo docente dell'ateneo bolognese, con in testa il rettore Pier Ugo Calzolari, è andata su tutte le furie e, tra mitragliate di email e comunicati infuocati, ha intimato ai promotori dell'inedita campagna di oscurare tutto, «perché questa è una struttura di formazione, non una birra o una fabbrica di veline». I contestati manifesti sono comparsi giorni fa a Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini, che ospitano alcune facoltà distaccate dell'ateneo bolognese. L'idea dei promotori (alcuni degli enti che sostengono l'attività delle sedi romagnole) era quella di attirare nuove matricole, offrendo, non si sa quanto consapevolmente, una sorta di «lato B» della cultura: quello, appunto, delle «Fantastiche 4». La cosa non poteva passare inosservata e, come ha ricostruito sul Corriere di Bologna Marina Amaduzzi, la protesta è subito montata tra docenti e addetti ai lavori. Fino ad approdare, con tutto il suo carico di ufficialità, al Senato accademico, che ha chiesto all'unanimità la soppressione della pubblicità: «È un messaggio che svilisce il lavoro che si fa in Romagna dice la giurista Carla Faralli, portavoce della protesta , con l'aggravante che sfrutta il prototipo delle veline, particolarmente negativo in questo momento». «Un incidente di percorso», lo definisce il rettore Calzolari, che individua in «un deficit di consultazione con l'Università» la causa del corto circuito. Incidente chiuso? Macché. La questione planerà in consiglio d'amministrazione. E si annuncia tempesta. I promotori delle «Fantastiche 4» respingono le accuse: «Non c'è nulla di sessista o volgare, si rappresentano le quattro città». Malissimo, secondo un creativo anticonformista come Oliviero Toscani: «Idea provinciale: quelle mutande nere, i cinturoni... ». Bocciati. Francesco Alberti Il cartellone sotto accusa Sei metri per tre: il manifesto pubblicitario affisso a Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini, le «fantastiche quattro» che ospitano alcune facoltà distaccate dell'ateneo bolognese

Torna all'inizio


Le aziende snobbano i dottorati Assunzione solo per uno su sette (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 10-07-2009)

Argomenti: Cultura , Cervelli

Corriere della Sera sezione: Lavoro data: 10/07/2009 - pag: 37 Il rapporto L'indagine condotta da «iniziativa interuniversitaria Stella-Cilea» Le aziende snobbano i dottorati Assunzione solo per uno su sette Ma l'interesse sale per i superlaureati in ingegneria Le aziende italiane non amano (o non conoscono) i dottori di ricerca. Solo circa un settimo di questi giovani (il 15%) infatti, è assorbito dalle imprese private. Più di uno su due, invece, va nelle braccia delle università (43%) e degli istituti di ricerca (9%) pubblici, seguiti da università e istituti privati con un piccolo 5,5% in tutto. I dati emergono dalla prima indagine occupazionale sul dottorato di ricerca condotta da «iniziativa interuniversitaria Stella-Cilea », che ha interpellato 3.980 giovani che hanno conseguito il titolo tra il 2005 e il 2007. Il disamore aziendale per questi superlaureati che, dopo la laurea specialistica, si sono accollati altri tre anni di formazione, è però ricambiato: la maggior parte dei PhD ritiene che la ricerca applicata in azienda sia una cosa che «sporca le mani», a differenza di quella di base in università considerata nobile. Eppure, uno dei motivi principali della bassa produttività delle aziende italiane è imputato alla scarsa innovatività e, quindi, al fatto che le imprese facciano poca ricerca. Perché allora non assumono chi è formato proprio per questo scopo? «Da una parte le aziende non possono pretendere di avere ricercatori modellati sulle esigenze dei loro clienti - spiega il presidente di Stella Nello Scarabottolo - dall'altra c'è un problema di impostazione dei corsi di dottorato, che oggi puntano solo sulla ricerca di base». Com'è prevedibile, però, il gradimento aziendale dei dottori di ricerca, varia molto a seconda del tipo di laurea. I più ambiti sono i PhD di scienze ingegneristiche, il 21% dei quali va nelle imprese private. Anche i dottori di ricerca di matematica, fisica, chimica e informatica superano la media delle immissioni in azienda (19%), seguiti da economia e statistica (18,5%), biologia e geologia (18%) e scienze mediche (17%). Nettamente sotto la media di richieste sono invece le scienze umanistiche (9,4%) e quelle giuridiche e sociali (3,8%). Sembra comunque che solo la passione per l'indagine di laboratorio possa attrarre un giovane intellettualmente dotato verso il dottorato di ricerca, visto che i tre anni di studio in più di una laurea magistralis non danno alcun vantaggio retributivo una volta impiegati. Appena assunto, infatti, un PhD guadagna in media 1.234 euro netti al mese e, dopo tre anni, 1.300. Solo 7 euro in più, secondo l'Istat, di un laureato triennale nel 2007. Un dato che, a proposito di «fuga dei cervelli », in parte fa capire perché l'11% degli interpellati spera di trovare lavoro all'estero, dove le retribuzioni sono spesso più che doppie rispetto a quelle nostrane. Enzo Riboni

Torna all'inizio


Il G14 approva le regole anticrisi Accordo sul clima, la Cina non ci sta (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 10-07-2009)

Argomenti: Cultura

intesa su economia, doha e aiuti ai paesi poveri. l'onu: «al g8 progressi insufficienti» Il G14 approva le regole anticrisi Accordo sul clima, la Cina non ci sta Anche le economie emergenti dicono sì alla ricetta del G8. Pechino dice no al taglio dei gas serra entro il 2050 L'AQUILA - Anche il G14 fa sua l'intesa sulle regole anticrisi economica già approvata in seno al G8, ma non c'è l'intesa con la Cina per quanto riguarda il clima. L'accordo raggiunto dal G14 allargato a Indonesia, Australia e Corea del Sud infatti prevede un'intesa relativa alla necessità di non aumentare il riscaldamento globale di più di 2 gradi rispetto alla media dell'epoca preindustriale, ma non il taglio delle emissioni dei gas serra nella misura dell'80% di quelli attuali per i Paesi più industrializzati e del 50% per gli altri Paesi entro il 2050. Come detto in conferenza stampa dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama: «Da qui a Copenaghen (dove si terrà a dicembre il vertice mondiale sul clima ndr) negozieremo con i Paesi emergenti per raggiungere un obiettivo concreto nella riduzione dei gas serra anche per loro». CLIMA - L'accordo raggiunto dal G8 sui cambiamenti climatici non vincola infatti al momento la Cina, che ritiene fondamentale la necessità per i Paesi sviluppati di prendere in considerazione «le diverse condizioni» dei Paesi emergenti e di quelli in via di sviluppo. Lo ha detto a L'Aquila il direttore del servizio stampa e informazione del ministero degli esteri cinese Ma Daoxu. Come largamente preannunciato dunque, il governo di Pechino, pur riconoscendo e lodando il ruolo svolto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per gestire «con equità e rispetto di tutti i paesi partecipanti» agli incontri allargati del G14, G8+G5 (Brasile, Cina, India, Messico Sud Africa) più Egitto, ha reso più esplicito il suo «no» all'intesa trovata dagli Otto Grandi sul clima. Pechino ha trovato anche l'appoggio del Cairo. Anche l'Egitto infatti ha chiesto e ottenuto al momento che nessun vincolo sulla riduzione di gas serra venga imposto ai Paesi emergenti. In vista della conferenza di Copenaghen di fine anno che dovrà ridisegnare le strategie globali per il post-Kyoto, Mubarak ha invocato un compromesso «equo ed equilibrato», che prenda cioè in considerazione «le aspirazioni dei Paesi in via di sviluppo, e che non imponga loro vincoli che abbiano effetti su tali aspirazioni». «SÌ ALLA SOGLIA DEI DUE GRADI» - L'accordo raggiunto (contenere a due gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale il riscaldamento massimo del pianeta e ridurre tra il 50 e l'80 per cento le emissioni di gas inquinanti entro il 2050) non ha vinto dunque le resistenze della Cina, raccogliendo d'altra parte anche le critiche dell'Onu. Secondo il numero uno delle Nazioni Unite Ban Ki-moon infatti i progressi raggiunti dagli Otto Grandi «non sono sufficienti». I Paesi del Mef (formato allargato del G8 più G5 più Australia, Indonesia e Corea del sud; più la Danimarca nel ruolo di presidente della conferenza mondiale sul clima del prossimo dicembre) hanno in realtà detto «sì» alla soglia dei due gradi centigradi di riscaldamento globale rispetto all'era preindustriale, rifiutando però l'accordo sul taglio del 50 per cento delle emissioni, secondo quanto si apprende da una bozza della Dichiarazione finale del Forum dei leader delle maggiori economie che sarà approvata giovedì pomeriggio a L'Aquila. «PER SUPERARE LE DIFFERENZE C'È TEMPO» - Sui contrasti tra i Paesi del G8 e quelli emergenti, Barack Obama è ottimista. Il presidente americano, prima ancora che Cina e Egitto esprimessero le loro perplessità, ha spiegato che «c'è ancora tempo per superare le differenze con i paesi emergenti sulle riduzioni di gas nocivi» prima della conferenza di Copenhagen a dicembre. Più preciso l'appello del premier britannico Gordon Brown e di quello italiano Silvio Berlusconi: i due, ancora prima dell'accordo raggiunto dal Mef, hanno insistito a più riprese sulla «necessità di trovare un'intesa sul clima e sull'ambiente» per introdurre i sei paesi emergenti al tavolo degli Otto Grandi. PARTNERSHIP GLOBALE SU TECNOLOGIE PULITE - La novità più importante che emerge dalla bozza di Dichiarazione finale sul clima è invece la creazione di una partnership globale per spingere verso tecnologie «amiche del clima» a basso contenuto di carbone. I leader degli Otto più Australia, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico e Sudafrica si impegnano ad «aumentare considerevolmente» e a «coordinare investimenti pubblici nella ricerca e nello sviluppo» delle tecnologie pulite, «con l'idea di raddoppiare questo tipo di investimento entro il 2015, riconoscendo l'importanza degli investimenti privati, della partnership pubblico-privata e della cooperazione internazionale, compresi i centri di ricerca regionali». I principali settori di questa nuova azione sono l'efficienza energetica, l'energia solare, le reti elettriche interattive, la cattura l'uso e lo stoccaggio del carbone, i veicoli di ultima generazione, le tecnologie ad alta efficienza e bassa emissione, la bioenergia e le altre tecnologie «pulite». Il documento annuncia l'impegno a fare il punto della situazione il 15 novembre sui «piani d'azione e le roadmap, e per redigere raccomandazioni comuni che spingano verso i passi successivi». INTESA SULL'ECONOMIA - Successivamente il G14 è passato a trattare materie più strettamente economiche. Il G14 ha infatti approvato la dichiarazione sull'«Agenda globale» fatta propria già dal G8, che contiene i paragrafi economici, sul rilancio dei negoziati di Doha e sull'impegno comune verso i paesi più poveri. Tra i punti principali su cui è giunto l'ok anche dei paesi emergenti: la volontà di uscire con politiche condivise dalla crisi con lo stimolo all'economia dei diversi Paesi, il legal standard e il sostegno alle politiche di inclusione sociale. Gli 8 grandi, con i paesi del G5 (Cina, India, Messico, Sud Africa, Brasile) più l'Egitto, si impegnano inoltre insieme ai leader dei paesi del Mef (Major Economies Forum) - Australia, Corea del Sud e Indonesia - ad una conclusione dei negoziati di Doha, sul libero commercio mondiale, entro il 2010 si legge nella dichiarazione ufficiale. È necessario sostenere una ripresa «forte» dell'economia e «un tale contesto richiederà la riabilitazione dei settori bancari in alcuni Paesi e la ripresa del credito su una base sana». È quanto si sottolinea nella dichiarazione congiunta dei paesi del G14 a cui va aggiunta la Svezia, presidente di turno Ue. «Mentre continueremo a sostenere le nostre economie con ogni misura necessaria per superare la crisi, cominceremo anche a preparare le strategie di uscita dalle misure di Governo straordinarie adottate per rispondere alla crisi» è scritto nel documento. Il testo sottolinea che queste strategie di uscita «saranno adottate quando la ripresa sarà assicurata». IL BILANCIO - Il bilancio finale della due giorni di incontri è stato tirato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha spiegato che alle intese anticrisi e sul clima vanno aggiunte le scelte di politica comune per quanto riguarda il rapporto con l'Iran e più in generale sulla proliferazione delle arme atomiche annunciando un vertice a maggio 2010 «con tutti i Paesi detentori di armi nucleari per andare verso un mondo più sicuro» LA GIORNATA - La seconda giornata di lavori era cominciata all'insegna di uno splendido sole di cui il presidente americano Barack Obama ha voluto subito approfittare, recandosi a piedi dal suo blindatissimo alloggio, all'interno della caserma di Coppito, fino alla palazzina che ospita i lavori. E il look casual dell'inquilino della Casa Bianca ha fatto scuola al vertice. Silvio Berlusconi è arrivato in mattinata alla cittadella di Coppito, sede del summit, a bordo di una vettura elettrica. Come già Obama il giorno prima, il presidente del Consiglio si è presentato in camicia e cravatta. Appena sceso dall'auto per accogliere i leader del G5 e i colleghi del G8, il presidente del Consiglio si è infilato subito la giacca del suo abito blu. Aprendo i lavori del summit, il Cavaliere ha voluto sottolineare che dal vertice dell'Aquila «esce un messaggio di speranza e fiducia» per uscire dalla crisi economica internazionale. CENA DA NAPOLITANO - Ma la giornata a L'Aquila si è conclusa solo con la cena offerta dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, a tutti i partecipanti (29 leader, più i rappresentanti delle organizzazioni internazionali, in tutto 43 persone). Alla cena era presente anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. LE FIRST LADY TRA LE MACERIE - Intenso il programma di giovedì anche per le first lady. Le mogli dei capi di Stato e di governo riuniti a L'Aquila sono arrivate giovedì mattina a Coppito, il quartier generale del G8, per la loro giornata abruzzese sulle zone colpite dal sisma del 6 aprile scorso. CONTINUANO LE SCOSSE - Nel capoluogo abruzzese la terra intanto continua a tremare: quattro lievi scosse sismiche hanno interessato l'Aquilano la scorsa notte e nella prima mattina. La più forte, di magnitudo 2.5 è stata registrata alle 7.56 e i Comuni prossimi all'epicentro sono stati quelli della Valle dell'Aterno e più precisamente Fagnano Alto, Fontecchio, Fossa, Ocre, Poggio Picenze, Prata d'Ansidonia, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, San Demetrio ne' Vestini, Sant'Eusanio Forconese e Villa Sant'Angelo. stampa |

Torna all'inizio


2008, deraglia un treno a castello sono le prove generali di un disastro - franca selvatici (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina VI - Firenze 2008, deraglia un treno a Castello sono le prove generali di un disastro L´inchiesta: fu lo stesso cedimento strutturale di Viareggio La carrozza era di proprietà Trenitalia: la ruota uscì dal binario per colpa del carrello FRANCA SELVATICI (segue dalla prima di cronaca) L´inchiesta fiorentina non riguarda però un vagone di proprietà privata, come la ferrocisterna che trasportava gpl deragliata a Viareggio, appartenente alla multinazionale Gatx cui competeva la manutenzione, ma una carrozza di proprietà di Trenitalia, controllata da Trenitalia. Al momento dello «svio» il treno non aveva ancora preso velocità. Altrimenti, a parere degli esperti, il deragliamento avrebbe potuto avere effetti disastrosi. Il 26 marzo 2008 la seconda carrozza del treno Intercity 704, proveniente da Napoli e diretto a Bologna, uscì dai binari alla stazione fiorentina di Castello. Il treno non aveva ancora preso velocità e i passeggeri quasi non si accorsero del deragliamento. Non ci furono feriti. I tecnici delle Ferrovie e gli investigatori della Polizia Ferroviaria costatarono che la ruota di uno dei carrelli era uscita dal binario e supposero sin dall´inizio che l´incidente fosse stato causato da un cedimento strutturale dell´asse del carrello. La notizia di reato fu inviata in procura e iscritta a ignoti. Dopo qualche mese arrivò sulla scrivania del sostituto procuratore Valentina Manuali, che decise di capire che cosa avesse determinato lo «svio» e affidò una consulenza al professor Paolo Toni, il docente di ingegneria all´università di Firenze recentemente incaricato di svolgere gli accertamenti peritali sul disastro di Viareggio. Le indagini tecniche dimostrarono che si era spezzato l´asse del carrello, come è accaduto a Viareggio. E anche in quel caso fu rilevata la presenza di una vasta frattura (o cricca), che aveva minato gran parte del diametro dell´asse. Fino al colpo di grazia, presumibilmente causato dal passaggio dell´Intercity sugli scambi. Quella cricca, secondo il professor Toni, poteva e doveva essere rilevata durante gli interventi di manutenzione e i controlli con gli apparecchi ad ultrasuoni. Il docente ricostruì l´intera storia di quell´asse, fabbricato negli anni Ottanta alla Lucchini e sottoposto a vari cicli di revisioni e manutenzioni, le ultime delle quali eseguite a Mestre e poi a Bologna. Ed è nel corso di questi controlli che l´esame con la sonda ad ultrasuoni avrebbe potuto e dovuto rilevare la frattura. Se il cedimento fosse avvenuto dopo che il treno aveva preso velocità, il vagone sviato ne avrebbe trascinati anche altri e il deragliamento avrebbe potuto causare morti e feriti. E´ questo il motivo per cui i due tecnici che eseguirono l´ultimo controllo nell´officina bolognese di Trenitalia sono indagati per violazione dell´artico 450 del codice penale (Delitti colposi di pericolo) per avere, con le loro azioni od omissioni colpose, fatto sorgere o persistere il pericolo di un disastro ferroviario. Assili ferroviari di quel modello ne sono stati costruiti in Italia 20 mila. Finora se ne è rotto soltanto uno, a Castello. Un secondo è stato scartato. Tutti gli altri sembrano godere di buona salute. Una indagine sulle rotture degli assili ferroviari in Europa mostra che in Gran Bretagna e in Germania sono più frequenti che in Italia. In Germania si sono rotti anche assili dell´alta velocità, che sono ad albero cavo e quindi molto più controllabili con la sonda a ultrasuoni. L´Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria ha rilevato in Italia quattro «svii» causati dalla rottura di un assile in dieci anni: il 18 gennaio 2004 a Fidenza (una macchina operatrice), il 26 marzo 2004 ad Albate Camerlata in Lombardia (la motrice e due vagoni passeggeri), il 26 marzo 2008 (4 anni esatti più tardi) a Castello (una carrozza passeggeri) e il 29 giugno 2009 a Viareggio (cinque ferrocisterne). L´incidente di Albate Camerlata e quello di Castello, in cui erano coinvolte carrozze di Trenitalia, dimostrano che ci sono falle anche nel sistema di manutenzione della società delle Ferrovie italiane. Gli esperti sostengono che i controlli devono essere non soltanto frequenti, ma anche affidati a personale estremamente qualificato. Ed è necessario che la storia di ogni elemento sia tracciabile. E´ questo il motivo per cui è in corso in mezza Europa la ricerca dei documenti del carrello che si è spezzato a Viareggio. A tal proposito la Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria smentisce che non sia stata trovata alcuna certificazione sugli interventi eseguiti nel novembre 2008 nella officina di Hannover dove il carrello era stato revisionato su indicazione della Gatx. Quando la notizia si è diffusa - precisa l´Agenzia - la acquisizione dei documenti non era ancora stata ultimata.

Torna all'inizio


Altro che suggestione: l'ipnosi accende e spegne il nostro cervello (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 12-07-2009)

Argomenti: Cervelli

Corriere della Sera sezione: Salute data: 12/07/2009 - pag: 47 Ricerca Svelati molti segreti (ma non tutti) dello stato di trance Altro che suggestione: l'ipnosi accende e spegne il nostro cervello «Visti» gli effetti con la Risonanza magnetica Il primo fu Franz Mesmer, che nel '700 che, fra luci soffuse e musiche, curava i pazienti a colpi di suggestione. Poi, a metà '800, James Braid, oculista inglese, coniò il termine ipnosi (dal greco: sonno) per indicare l'induzione di trance: ma non sapeva spiegare come e perché funzionasse. Negli ultimi 50 anni però i medici hanno cominciato a interrogarsi sull'ipnosi, scoprendo che ha effetti biologici sul cervello e non solo. Ricercatori dell'Università di Ginevra, autori dell'ultimo studio in materia, recentemente pubblicato su Neuron, hanno scoperto, grazie alla risonanza magnetica funzionale, che quando una persona sotto ipnosi crede di avere una mano paralizzata, se gli si chiede di agitarla, l'area del cervello che governa il movimento si 'accende' normalmente, ma risulta 'sconnessa' dai comandi volontari e l'ordine di muoversi non arriva a destinazione. L'ipnosi, quindi, è in grado di 'disturbare' i centri superiori della volontà e di modificare l'attività cerebrale, come ha dimostrato, tempo fa, anche il neurologo londinese, John Gruzelier, con un esperimento nel quale ha scoperto, con la risonanza magnetica funzionale, che nei soggetti in trance la risoluzione di test cognitivi attiva centri cerebrali diversi rispetto ai soggetti non ipnotizzati, rendendo più difficoltosa la risoluzione dei problemi. Ma, come spiega Enrica Luisa Santarcangelo, neurofisiologa dell'Università di Pisa, i misteri restano: «A tutt'oggi non è possibile identificare con certezza, attraverso risonanza magnetica, elettroencefalogramma o altre analisi strumentali, i segni tipici, sempre uguali, dello stato ipnotico: tutte le variazioni misurabili dipendono dal 'tipo' di suggestione impartita ». Insomma, se durante l'ipnosi ci viene detto di 'vedere' qualcosa si accendono o si spengono certe aree dell'encefalo, che sono però diverse da quelle che si attivano se l'ipnotizzatore non vuole farci sentire dolore. Certo è che, al di là degli effetti mentali ancora da chiarire, la trance ha effetti reali sull'organismo: lo prova l'analgesia che è in grado di indurre e, infatti, l'ipnosi viene usata in chirurgia e contro il dolore acuto e cronico. E, in psicoterapia, contro ansia, depressione, fobie, disturbi alimentari o traumi: sotto ipnosi il terapeuta può, per esempio, farci vivere serenamente situazioni angoscianti nella vita reale e questo può indurre, nell'ansioso e nel fobico, un positivo e duraturo 'cambiamento di vista'. «L'ipnosi non è un 'sonno' riprende Santarcangelo ma uno stato di veglia in cui ci si concentra su oggetti, idee, ricordi e sono attenuate alcune facoltà critiche. Non però fino al punto di indurre la persona a compiere azioni contrarie ai suoi valori». Non tutti, poi, si fanno ipnotizzare facilmente: un adulto su cinque è 'ipnosi-resistente' e solo il 10-15% è altamente ipnotizzabile, tanto da poter entrare in trance da solo. E, sorpresa, la suscettibilità all'ipnosi può avere implicazioni cliniche: «Abbiamo dimostrato che, in presenza di uno stress mentale o di uno stimolo doloroso, che di norma fanno ridurre il calibro dei vasi sanguigni, le arterie dei più suscettibili all'ipnosi si dilatano: succede grazie a una diversa funzionalità dell'endotelio, il tessuto che riveste i vasi spiega Santarcangelo . La funzione endoteliale è predittiva di patologie cardiovascolari: perciò la suscettibilità all'ipnosi potrebbe diventare un nuovo elemento per valutare il rischio cardiovascolare». «La pratica dell'ipnosi in Italia non è regolamentata, conclude Santarcangelo ma dovrebbe esserlo, perché innesca ricordi, sensazioni, emozioni che possono trovare impreparati operatori inesperti. Se si è interessati, dunque, meglio chiedere informazioni alla Società italiana di ipnosi clinica e sperimentale ». Elena Meli Variazioni Le modificazioni cerebrali indotte dall'ipnosi cambiano a seconda della suggestione creata, come dimostrano le analisi strumentali Concentrazione L'ipnosi non è un sonno, ma uno stato di veglia in cui ci si concentra su oggetti, idee, ricordi. Mentre sono attenuate alcune facoltà critiche

Torna all'inizio


La biblioteca del collezionista di teste (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 12-07-2009)

Argomenti: Cervelli

Corriere della Sera sezione: Salute data: 12/07/2009 - pag: 47 Archivio digitale La biblioteca del collezionista di teste Il collezionista di cervelli è all'opera. Niente di illegale o di macabro: tutto avviene in un asettico laboratorio e il collezionista è, per restare in tema, un cervello italiano in fuga: Jacopo Annese, laurea in biologia a Roma, master in Inghilterra, ora alla direzione del Brain Observatory dell'Università della California, a San Diego. La collezione di Annese è all'inizio, ma è cominciata dal cervello dell'uomo più studiato nella storia della psicologia: Henry Gustav Molaison, morto nel dicembre 2008 a 82 anni, la cui memoria era 'ferma' all'età di 27. Un intervento sperimentale (che per altro aveva comportato una perdita relativamente piccola di materia cerebrale), deciso per correggere una devastante forma di epilessia, gli aveva infatti causato una perdita totale delle capacità mnemoniche recenti, lasciando però intatti tutti i ricordi precedenti all'operazione. Il cervello di Molaison, congelato, è stato ora quasi completamente sezionato; le sezioni, scannerizzate, serviranno per ricostruire, in 3D, un atlante navigabile tramite software. Un 'tesoro' alla portata di tutti gli scienziati perché il caso Molaison ha permesso di capire che esistono diversi tipi di memoria, legati a differenti aree e che il 'luogo' in cui la memoria si forma (l'ippocampo, tra le zone danneggiate dall'intervento) non è quello in cui viene depositata (la corteccia cerebrale non intaccata). E ora Allese, per la sua biblioteca digitale del cervello, può contare su altri esemplari: i primi sono di tre pazienti colpiti da amnesia, seguiranno encefali danneggiati dal Parkinson e da altri disordini neurologici, e cervelli 'sani' di diverse età. D.N. Jacopo Annese, 42 anni, creatore della libreria dei cervelli

Torna all'inizio


pensaci mariastella basta la buona volontà? (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 13-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 27 - Commenti Pensaci Mariastella basta la buona volontà? «Nessuno è in grado di far desistere il ministro dalla volontà di riformare profondamente il sistema universitario italiano» afferma Mariastella Gelmini, titolare del dicastero che sovrintende a tutto l´universo formativo, dalle elementari agli atenei ed anche alla ricerca. Non ho dubbi sulla buona volontà del ministro, meno certo sono sulle sue possibilità di superare le ostilità trasversali delle varie consorterie accademiche e di partito che si frappongono alle misure più significative da lei annunciate e sempre rinviate. Già in una precedente rubrica ho segnalato i trabocchetti predisposti, come comprovano i numerosi messaggi che continuo a ricevere in queste settimane di attesa. Mi scrive, ad esempio, una ricercatrice di Storia moderna sulla questione centrale del concorso unico nazionale che dovrebbe tagliare l´erba sotto i piedi al clientelismo localistico e alle parentopoli, oggi imperanti: «Purtroppo nell´ultima bozza di legge quadro ciò che si prospetta non è affatto un concorso unico ma un´abilitazione scientifica nazionale e, cioè, una lista di abilitazione, senza limiti di numero, senza graduatoria di merito e totalmente scollegata dai reali posti disponibili nei singoli atenei, per i quali non solo continua a permanere il concorso locale, ma viene introdotta anche la "chiamata diretta" senza concorso (un tempo riservata a studiosi di chiara fama internazionale) per coloro che già lavorano presso l´ateneo! In sintesi non solo permane ma viene per così dire esaltato il localismo. In concreto, se la creazione della lista di abilitazione può snidare casi di totale inadeguatezza del candidato, non aiuta però i "bravi", e ce ne sono tanti, che non hanno protezioni. Si continuerà ad andare avanti in virtù di accordi e spartizioni tra ordinari (qui il mio, lì il tuo, oggi il mio, domani il tuo etc.). Tutto questo non è il prodotto della mente del ministro, ma dei suoi consulenti e dello stesso Cun, cioè di coloro che da sempre governano l´università e provocato le storture». Un ordinario di Letteratura italiana contemporanea, intervenendo anche lui sulla questione decisiva dei concorsi, invece, afferma che: «La legge in cantiere imposta su basi corrette la soluzione dei problemi del localismo e della scarsa trasparenza. Tuttavia non sono pochi nella stessa legge i punti critici, che potrebbero far rovinare l´intero sistema. Il più importante di tutti consiste nella legittimazione di una sorta di "docenza liquida", vale a dire dei contratti di ricerca o di attività didattica integrativa istituiti dalla Legge Moratti. Tali contratti sono stati attivati a migliaia per gonfiare l´offerta didattica, con l´invenzione anche di sapere di scarsa consistenza scientifica e magari di effimero appeal, e in casi più rari sono stati resi necessari dal blocco del turn over. Gli insegnamenti a contratto producono effetti di oggettivo oscuramento dei requisiti di competenza ed esperienza scientifica dei docenti. Se ne deduce che per qualche Ateneo sarebbe forse conveniente sul piano finanziario sostituire gradualmente una certa percentuale di vecchi "baroni" con contrattisti, scelti in piena discrezionalità (tra giornalisti, personaggi della tv e dello spettacolo, esponenti del mondo dell´impresa e delle professioni, o anche politici di secondo rango). Non si deve inoltre dimenticare che rimane vigente anche un´altra normativa, inaugurata dal ministro Berlinguer, che consente un ulteriore sistema di assunzione di personale docente "fuori sacco", vale a dire quella dei cosiddetti ricercatori a tempo determinato. A tale tipologia di assunzione aspira la gran massa dei dottori di ricerca e dei ricercatori precari, oggi in lista d´attesa, con la motivazione sindacale del diritto alla stabilizzazione. Non è chi non veda che se si imboccasse anche questa scorciatoia si giungerebbe presto a ripetere per la docenza universitaria il discutibile modello di ruolizzazione in blocco del personale, che si è perseguito per decenni nella scuola secondaria».

Torna all'inizio


Dalla gioventù alla maturità creare resta una rivoluzione (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 13/07/2009 - pag: 1 Pubblico&Privato di Francesco Alberoni Dalla gioventù alla maturità creare resta una rivoluzione S ono i giovani che producono il cambiamento nel campo del gusto e del costume. Lo producono giocando, facendo quello che gli piace, che li diverte, senza domandarsi che conseguenze avrà su loro stessi, sugli altri e nel futuro. Non si può nemmeno dire che rischiano perché non hanno ancora posizioni costituite da difendere, relazioni istituzionali da infrangere. Nel secolo scorso sono stati i giovani ad animare i movimenti nazionalisti, comunisti, fascisti e nazisti. E negli ultimi cinquant'anni a determinare le mode musicali, dell'abbigliamento e molte tendenze del gusto e della morale. Ma altre trasformazioni non possono farle loro perché richiedono un sapere che si acquista con gli anni. Nella scienza, nella filosofia, nella letteratura, nel cinema i contributi più significativi, più rivoluzionari, vengono dati nella maturità. Un'età in cui siamo più autocritici, temiamo di sbagliare. Pensiamo che Virgilio ad un certo punto voleva addirittura distruggere la sua «Eneide». Galileo ha riflettuto a lungo prima di pubblicare il «Dialogo sui massimi sistemi» non solo perché prevedeva reazioni negative da parte della Chiesa, ma anche perché, come scienziato, voleva avere prima prove inoppugnabili. Ma l'adulto ha anche dei dubbi morali perché si domanda quale effetto può avere la sua opera sugli altri. Freud è stato a lungo indeciso se pubblicare «Mosè e il monoteismo» perché si rendeva conto che il libro poteva ferire gli ebrei in un periodo in cui subivano una spaventosa persecuzione. Perciò lo ha pubblicato solo nel 1938, appena prima di morire. Nel campo scientifico lo studioso è felice quando sa che la sua opera ha effetti benefici, come è accaduto a Fleming con la scoperta della penicillina. Ma quando ha effetti negativi o devastanti se ne sente responsabile. Oppenheimer, dopo aver diretto il progetto Manhattan che ha creato la bomba atomica, ha avuto una gravissima crisi morale. Nel campo filosofico e letterario un autore che scrive un'opera rivoluzionaria la pubblica solo quando si è convinto che vale e non appartiene più a lui stesso, ma al mondo. Nabokov non sapeva decidersi a dare alle stampe il suo capolavoro «Lolita ». Lawrence era incerto se pubblicare «L'amante di Lady Chatterley», che gli avrebbe procurato critiche di ogni tipo. In sostanza l'autore adulto, a differenza del giovane, esercita un autocontrollo e talvolta una autocensura che in certi casi è opportuna, ma che può anche inibirlo nei momenti più creativi. www.corriere.it/alberoni \\ C'è un'età in cui siamo più autocritici e temiamo di sbagliare

Torna all'inizio


A Bruxelles, (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Economia data: 13/07/2009 - pag: 42 Pubblico e privato per il recupero Ue A Bruxelles, il 13 luglio, giornata sui partenariati pubblico-privati per il recupero economico europeo: aziende, edifici, auto a basso consumo. rpid09.regware.be

Torna all'inizio


voto minimo per fare la laurea specialistica - gaia rau (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 14-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina V - Firenze Voto minimo per fare la laurea specialistica Ma gli studenti di sinistra parlano di nuovi vincoli all´accesso all´università Il limite varia da 90 a 105 su 110 a seconda del percorso di studi prescelto La protesta studentesca aveva fatto slittare l´approvazione nell´ultima seduta GAIA RAU Un voto minimo alla laurea triennale o il superamento di un colloquio che verifichi la preparazione dello studente. A partire dal prossimo anno accademico per potersi iscrivere a un corso di laurea magistrale presso l´ateneo fiorentino non basterà essere in possesso di una laurea di primo livello, ma occorrerà dimostrare, nell´uno o nell´altro modo, un curriculum di tutto rispetto. Le norme, contenute nei regolamenti didattici delle singole facoltà, saranno diverse per ogni corso di laurea. In generale, comunque, per poter passare al biennio specialistico sarà necessario un voto minimo, alla laurea triennale, che varia da 90 a 105 su 110 a seconda del percorso di studi scelto. In alternativa, lo studente dovrà superare un colloquio durante il quale i docenti valuteranno la sua preparazione e, eventualmente, indicheranno le lacune da colmare prima di poter proseguire con gli studi. Le modifiche ai regolamenti sono state approvate ieri dal Senato accademico, dopo che la riunione di mercoledì scorso era stata interrotta dalla protesta dei movimenti studenteschi. Per il prorettore alla didattica, Sandro Rogari, non c´è nessuna rivoluzione in corso: «Si tratta del semplice adeguamento, da parte dell´ateneo, alla legge 270 del 2004, che richiede, per il passaggio dal primo al secondo livello, una verifica dei requisiti curriculari o una valutazione qualitativa e quantitativa della preparazione individuale dello studente. In pratica, non ci si potrà più iscrivere "con riserva", recuperando a studi già intrapresi eventuali debiti formativi: tutte le lacune dovranno essere colmate in anticipo. E la scelta di come questo dovrà avvenire spetta alle singole facoltà in piena autonomia». «L´unica discussione in fase di approvazione - continua Rogari - ha riguardato due corsi di laurea di Economia, all´interno dell´area aziendalistica, per i quali il voto minimo alla triennale (95/110) è stato previsto come sbarramento assoluto. Non si tratta di una prescrizione illegale, ma abbiamo comunque chiesto alla facoltà che siano garantiti anche altri corsi magistrali nei quali il voto di laurea non sia l´unica discriminante». Contrari su tutta la linea gli Studenti di sinistra, che dalla scorsa settimana hanno dato vita a una mobilitazione, nelle singole facoltà, per denunciare la politica degli sbarramenti: «Siamo sempre stati contrari al meccanismo e al principio dei blocchi che vincolano l´accesso all´università - spiegano - perché rappresentano, di fatto, una negazione del diritto allo studio, sancito peraltro dalla nostra Carta costituzionale». «Inoltre - continuano - siamo convinti che una buona qualità della didattica non si basi sulla selezione all´ingresso degli studenti, bensì sul controllo della proliferazione dei corsi, su adeguati strumenti di supporto alla docenza, su progetti formativi pianificati seriamente, con il coinvolgimento dei docenti e degli studenti». Il loro opuscolo, intitolato Sul filo del rasoio, è on line sul sito www.studentidisinistra.org.

Torna all'inizio


l'ateneo scala la hit del sole 24 ore - ilaria venturi (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 14-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina V - Bologna L´Ateneo scala la hit del Sole 24 Ore Ventesimo in classifica, ma dietro Modena e Reggio La graduatoria del quotidiano economico stabilita in base alla combinazione di dieci parametri ILARIA VENTURI L´ALMA Mater fa un passo avanti nella classifica del Sole 24 Ore sulla qualità delle università. Ma rimane ventesima (l´anno scorso era ventisettesima), dietro agli altri Atenei emiliani: Modena - Reggio Emilia conquista la medaglia d´argento preceduto, al primo posto, dal Politecnico di Milano, Ferrara è al sesto posto e Parma all´undicesimo. Il modello di campus all´emiliana, di «provincia» ma di qualità, batte il mega ateneo bolognese. La graduatoria del quotidiano economico, elaborata ogni anno in base ai dati forniti dal Comitato nazionale di valutazione, risulta dalla combinazione di dieci parametri che valutano, tra i tanti aspetti analizzati, la regolarità negli studi, il numero di docenti per studenti, l´occupazione a tre anni dalla laurea e i progetti di ricerca, su un totale di 60 università italiane statali. «Intanto siamo contenti di essere migliorati», commenta il prorettore agli studenti Paola Monari. «Ma non è questo il punto. Il problema è che ci sono alcuni parametri che oggettivamente ci penalizzano. Un esempio? Siamo tra i primi per attrattività, con il 41,7% di studenti che vengono da altre regioni. Ma avere tanti studenti fuori sede significa anche avere più abbandoni, soprattutto al primo anno: il caro vita in città, le difficoltà di inserimento pesano più su chi viene da lontano». Bologna è sedicesima per laureati in corso, ventunesima sull´occupazione a tre anni (77,6%) e scivola alla trentatreesima posizione sui fondi destinati alla ricerca. «Abbiamo un budget enorme e quindi anche se destiniamo molti fondi la percentuale risulta bassa», spiega Monari. E poi sono pochi fondi per la ricerca provenienti da enti esterni, mentre Bologna fa la parte del leone sui fondi europei: Modena, con il 79% di fondi esterni, si posiziona all´ottavo posto, mentre Ferrara, Parma e Bologna scivolano rispettivamente al 37 (62,4%), 38 (61,9%) e al 42 (60,3%) posto. Nota negativa per tutte e quattro le università è la disponibilità economica per la ricerca scientifica. Il prorettore comunque riconosce che «per noi la classifica è utilissima, certo è che non distinguendo tra piccoli e grandi atenei siamo penalizzati, così come è sbilanciata la gara con i Politecnici». L´Alma Mater risulta infatti prima tra i mega-Atenei per il Censis. Questione di parametri. «Nella classifica del Sole 24 Ore non siamo sempre messi male rispetto a Padova e Roma La Sapienza, è questo che occorre guardare», conclude Paola Monari. Bologna avanza grazie a un miglioramento su alcuni parametri tra cui un aumento di matricole «più brave», più laureati in corso e occupati. SEGUE A PAGINA V

Torna all'inizio


medicina interna, il tar boccia il policlinico - gabriella de matteis (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 14-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IX - Bari Bari Lungomare Bari Ceglie del campo Mette a segno tre rapine: voleva comprarsi vestiti nuovi Un pullman di docenti contro i provvedimenti del governo Si barricò in Comune preso per lite in casa Falsi pass disabili un altro denunciato Rissa tra giovanissimi un ferito e uno in cella Torna l´acqua, resta il rischio intossicazioni Medicina interna, il Tar boccia il Policlinico Assalta banca con un giubbino rifrangente per fingersi operaio Diecimila precari a rischio taglio da Bari al sit-in in Parlamento Accolto il ricorso di una docente destinata ad un ambulatorio fantasma In Puglia scatta l´allerta per l´emergenza caldo I giudici hanno annullato il provvedimento del direttore generale dell´ospedale: la prof deve esplicare la sua professionalità GABRIELLA DE MATTEIS Ha vinto un concorso di professore associato in medicina interna e nonostante abbia maturato in passato «una lunga esperienza in ambito immuno-dermo-allergologico» è stata destinata dall´università prima e dal Policlinico poi al reparto di geriatria, in un ambulatorio che esiste solo sulla carta. Ma ora sulla storia della docente Mariateresa Ventura interviene il Tar. La terza sezione ha, infatti, accolto il ricorso della dottoressa, bacchettando la decisione del Policlinico. «Ci appare incomprensibile e del tutto non condivisibile - scrivono i giudici - una collocazione della professoressa Ventura in geriatria, semmai in un eventuale ambulatorio di "Allergologia geriatrica" che dovrebbe essere inventato di sana pianta, per cui sarebbe di nuova istituzione e sarebbe chiaramente inappropriato rispetto alle esigenze della geriatria del territorio». La terza sezione, presieduta da Amedeo Urbano, ha quindi annullato il provvedimento del direttore generale del Policlinico con il quale la Ventura è stata assegnata all´ambulatorio del reparto di geriatria. «Si consenta, invece, alla professoressa Ventura di esplicare la sua indubbia professionalità in ambiti assistenziali a lei più consoni e più appropriati, quale sarebbe quello delle dermo-immuno-allergopatie» dice il Tar che aggiunge: «Una collocazione della professoressa Ventura presso l´unità operativa di Geriatria potrebbe, forse, anche giustificarsi sul piano meramente formale delle carte, ma non sarebbe certamente onesta nei riguardi della popolazione anziana malata che si attende con infinita fiducia prestazioni assistenziali appropriate, specifiche e di elevata professionalità». E il Tar, invece, ha dichiarato inammissibile il ricorso, presentato da Francesco Loperfido, uno dei candidati del concorso per un posto di ordinario in cardiologia, vinto da Stefano Favale, ma al centro di un lungo contenzioso amministrativo.

Torna all'inizio


Ballio: Politecnico, siamo primi in Italia Il governo deve premiarci con più fondi (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 14-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 14/07/2009 - pag: 3 La classifica L'ateneo di piazza Leonardo da Vinci al primo posto nella graduatoria nazionale delle università di qualità Ballio: Politecnico, siamo primi in Italia Il governo deve premiarci con più fondi Il rettore: quest'anno 80 docenti in pensione, potremo sostituirne la metà Tre buoni motivi per festeggiare: il «suo» ateneo è primo nella classifica italiana, i «suoi» laureati trovano subito lavoro, i «suoi» docenti sono tra i migliori. Ma visto che il rettore del Politecnico, Giulio Ballio, è un ingegnere abituato a «tenere i piedi per terra», anche in questo caso non si sbilancia: «Mantenere la posizione sarà dura». Cautela. E strategia: come far «pesare» il primato appena conquistato? La risposta è già pronta: «Il governo dia un bonus all'ateneo più virtuoso, cioè noi. In fondo, è proprio questo il concetto di meritocrazia». Professore, nemmeno un brindisi per il primo posto che le ha aggiudicato il «Sole 24 ore? » «Ma sì, siamo molto soddisfatti. Questa medaglia è il frutto del lavoro dei docenti, dei tecnici, degli amministrativi. Diciamo che siamo pochi e tutti buoni». È una lamentela? «In parte. Per continuare con questo trend positivo avremo bisogno di imbarcare tanti giovani docenti che ci consentano di migliorare la didattica e la ricerca». Sarà dura, non crede? «Sì, purtroppo le regole generali valgono anche per noi». Vorrebbe regole «ad ateneum»? «Facciamo un calcolo: quest'anno, al Politecnico, andranno in pensione 80 docenti. Con i paletti di Tremonti ne potremo assumere solo 40. E allora come facciamo a mantenere gli standard così elevati?». Lavorando di più? «Quello sicuramente. Ma siamo abituati a rimboccarci le maniche. Piuttosto, sarebbe giusto che ci venisse riconosciuto uno status particolare. Un bonus che ci permettesse di assumere un po' di più rispetto ai limiti imposti dal governo». Un premio ai migliori? «Sì. Soprattutto agli atenei che hanno pochi docenti rispetto al numero degli studenti». Altrimenti? «Altrimenti fino alla fine del 2010 ce la facciamo a stare in pari con il bilancio. Poi no». Aumentare le rette? «Le nostre tasse sono già sufficientemente alte e la ricerca è autofinanziata. Qui si parla di intervento dello Stato. Speriamo in un atto di generosità del ministro Tremonti». Per rimanere primi? «Per fare sì che al merito corrispondano davvero iniziative a sostegno dell'università». Capitolo alloggi? «È un punto dolente. Entro il 2010 noi del Politecnico arriveremo a duemila posti letto. Anche il Comune sta facendo la sua parte. Ma sull'accoglienza siamo ancora perdenti. Bisogna fare di più». In vista dell'Expo? «Anche. Nei programmi del 2015 c'è l'idea di rendere Milano più accogliente. E le università più accessibili a stranieri e fuorisede. Io me lo auguro. La preoccupazione, se mai, è un'altra». Quale? «Che tutti questi sforzi, che i nostri investimenti per essere competitivi non vadano più a beneficio della nostra Regione, la Lombardia». E a beneficio di chi? «Di altri Paesi. Una volta finiti gli studi, tanti fuorisede non si fermano più qui. Preferiscono andare a lavorare all'estero. E, in più, i nostri studenti stranieri fanno fatica a essere assunti nelle nostre aziende». Motivo? «Le difficoltà che incontrano nel regolarizzare la loro posizione e nell'avere il permesso di soggiorno. Per loro servirebbe qualche agevolazione ». Sta chiedendo un altro bonus? «Sì, ma questa volta al ministro Maroni». # Annachiara Sacchi

Torna all'inizio


(sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 14-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: PRIMA PAGINA data: 14/07/2009 - pag: 1 Il rettore del Politecnico, Giulio Ballio «Il governo dia un bonus alle università d'eccellenza» «Visto che siamo al primo posto nella classifica degli atenei virtuosi, sarebbe giusto ottenere un bonus dal governo». Un premio per essere i migliori. Una deroga alla «cura dimagrante» imposta da Tremonti. A invocarla è Giulio Ballio, rettore del Politecnico. >Il suo ateneo ha conquistato il primato italiano, «e per mantenere questa posizione, bisogna che ci sia riconosciuto uno status particolare». La richiesta: «Visto che siamo pochi e molto bravi, ci sia concesso di assumere qualche docente in più rispetto agli altri atenei. Altrimenti che meritocrazia è?». A PAGINA 3 Sacchi

Torna all'inizio


alla Sapienza (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 14-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Roma data: 14/07/2009 - pag: 5 UNIVERSITÀ «Porte aperte» alla Sapienza Prendono il via oggi gli incontri di orientamento nel primo ateneo capitolino. «Porte aperte alla Sapienza» richiama, come ogni anno, centinaia di immatricolandi. Fino a giovedì, i docenti delle singole facoltà aiuteranno i futuri universitari a scegliere il percorso formativo più adatto alle proprie inclinazioni. Saranno inoltre distribuiti i bandi e le prove d'ingresso per iscriversi: in base alle disposizioni ministeriali, infatti, tutti dovranno sostenere a settembre un test di verifica.

Torna all'inizio


Università, pronta la riforma Gelmini: soldi a prof migliori e rettori a termine (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 15-07-2009)

Argomenti: Cultura

il ministro a Parlamento e opposizione: «pacatezza e serenità Per affrontare riforma» Università, pronta la riforma Gelmini: soldi a prof migliori e rettori a termine Appello del ministro al Parlamento e all'opposizione: «Per affrontare la riforma servono pacatezza e serenità» ROMA - «Bisogna avere il coraggio di cambiare, premiando i giovani meritevoli e le università che puntano sulla qualità eliminando gli sprechi». Ma per affrontare la riforma degli atenei servono «più pacatezza e serenità». Per questo il ministro dell'Istruzione e dell'Università, Mariastella Gelmini, ha rivolto un «appello al Parlamento e all'opposizione» affinchè la riforma dell'Università possa avere «una durata superiore a quella di un governo. Più condivisione si trova, migliore è il servizio che si fa ai giovani». Il ministro ha presentato la sua riforma dell'università in occasione di un incontro organizzato a Roma dal Pdl. Tra le novità previste dal disegno di legge messo a punto dalla Gelmini un mandato massimo di otto anni per i rettori, scatti di stipendio solo ai professori migliori, la possibilità per gli atenei di fondersi tra loro per evitare duplicazioni e un consiglio di amministrazione con il 40% di membri esterni. Ecco la riforma punto per punto: FUSIONI TRA ATENEI PER ABBATTERE COSTI - Sarà possibile fondere o aggregare, su base federativa, università vicine, anche in relazione a singoli settori di attività, per aumentare la qualità, evitare duplicazioni e abbattere i costi. - BILANCI PIÙ TRASPARENTI - I bilanci delle università dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza (attualmente non calcolano, ad esempio, la base di patrimonio degli atenei). Debiti e crediti saranno resi più chiari secondo criteri nazionali concordati tra i ministeri Istruzione e Tesoro. DIMEZZATI SETTORI DISCIPLINARI - I settori scientifico-disciplinari passeranno dagli attuali 370 a circa la metà (con una consistenza minima di 50 ordinari per settore). La sforbiciata punta anche a evitare che cordate ristrette abbiano troppo potere. È poi prevista una delega al ministro per riorganizzare i dottorati di ricerca. PER RETTORI MANDATO MASSIMO DI 8 ANNI - Alla base della riforma della governance c'è l'adozione di un codice etico per evitare incompatibilità e conflitti di interessi legati a parentele. Per quanto riguarda i rettori è previsto un limite massimo complessivo di 8 anni per il loro mandato (inclusi quelli già trascorsi prima della riforma). Ci sarà una distinzione netta di funzioni tra Senato accademico e Cda: il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il Cda ad avere la responsabilità chiara delle spese, delle assunzioni e delle spese di gestione anche delle sedi distaccate. Sarà ridotto il numero di membri sia del Senato (al massimo 35 contro gli oltre 50 di oggi) sia del Cda (11 invece di 30) «per evitare organi pletorici e poco responsabilizzati». Il Cda avrà il 40% di membri esterni e sarà rafforzata la rappresentanza studentesca (questo anche nel senato). Un direttore generale prenderà il posto dell'attuale direttore amministrativo e avrà compiti di grande responsabilità, insomma sarà un vero e proprio manager dell'ateneo. Infine, il nucleo di valutazione d'ateneo sarà a maggioranza esterna (per garantire una valutazione imparziale) e sarà semplificata la struttura interna degli atenei. SCATTI STIPENDIALI SOLO A PROF MIGLIORI - Una commissione nazionale (con membri italiani e per la prima volta anche stranieri) dovrà abilitare coloro che sono ammessi a partecipare ai concorsi per le varie fasce. Saranno valutate le capacità e il curriculum sulla base di parametri predefiniti. Le università potranno assumere solo coloro che saranno riconosciuti validi dalla commissione. Vengono previsti incentivi economici al trasferimento per i docenti al fine di rendere concretamente possibile la mobilità, con procedure semplificate per i docenti di università straniere che vogliono partecipare alle selezioni per posti in Italia. I professori a tempo pieno dovranno lavorare 1.500 ore annue, di cui almeno 350 per docenza e servizio agli studenti. Scatti stipendiali solo ai prof migliori: si rafforzano le misure annunciate nel DM 180 in tema di valutazione biennale dell'attività di ricerca dei docenti; in caso di valutazione negativa si perde lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi. DIRITTO ALLO STUDIO - Delega al governo per riformare organicamente la legge 390 del 1991, in accordo con le Regioni, con l'obiettivo si spostare il sostegno direttamente agli studenti per favorire accesso agli studi superiori e mobilità. stampa |

Torna all'inizio


i soldi alla ricerca non sono un lusso - salvatore settis (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina 24 - Commenti I soldi alla ricerca non sono un lusso SALVATORE SETTIS La tavola rotonda di ieri al Senato sulla riforma dell´Università (coi ministri Gelmini e Tremonti) presuppone un tema molto più vasto e di massima attualità in tutto il mondo: Università e ricerca ai tempi della crisi economica globale. Nessuno ne ha parlato meglio del presidente Obama, in un discorso del 27 aprile alla National Academy of Sciences citatissimo in tutta Europa, ma quasi ignorato in Italia. Dice Obama: «In un momento difficile come il presente, c´è chi dice che non possiamo permetterci di investire in ricerca, che sostenere la scienza è un lusso quando bisogna dare priorità a ciò che è assolutamente necessario. Sono di opinione opposta. Oggi la ricerca è più essenziale che mai alla nostra prosperità, sicurezza, salute, ambiente, qualità della vita. (...) Per reagire alla crisi, oggi è il momento giusto per investire molto più di quanto si sia mai fatto nella ricerca applicata e nella ricerca di base, anche se in qualche caso i risultati si potranno vedere solo fra dieci anni o più: (...) i finanziamenti pubblici sono essenziali proprio dove i privati non osano rischiare. All´alto rischio corrispondono infatti alti benefici per la nostra economia e la nostra società». In questo contesto, Obama ha annunciato che l´America investirà più del 3 per cento del Pil in università e ricerca; raddoppierà il bilancio di agenzie di ricerca come la National Science Foundation; triplicherà il numero delle borse post-dottorali di ricerca; accrescerà i benefici fiscali alle imprese impegnate nella ricerca; introdurrà stimoli per l´innovazione in materia energetica e strategie per finanziare progetti pubblici di ricerche che implichino convergenze disciplinari (per esempio, fisica e scienze biomediche). I tagli imposti a università e ricerca in Italia nel 2008 vanno in direzione esattamente opposta a questa. La legge 133 ha previsto la riduzione del fondo di finanziamento ordinario delle università di 1.441 milioni di euro nel quinquennio 2009-2013, taglio che incide su una situazione già svantaggiata: secondo dati Eurostat, prima dei tagli l´Italia spendeva per l´università lo 0,7 per cento del Pil a fronte dell´1,37 per cento degli Usa; secondo l´OCSE, in Italia l´università assorbe l´1,6 per cento della spesa pubblica a fronte del 3,5 per cento degli Usa, del 2,7 per cento del Regno Unito, del 3 per cento della media OCSE. I tagli della legge 133 sono stati in parte corretti dal decreto legge 180, ma l´università è ancora lontana dal livello di sopravvivenza: ad oggi mancano 300 milioni per coprire i soli stipendi del personale nel 2010, quasi 500 milioni nel 2011. è bene sottolineare che questi tagli corrispondono a precise scelte politiche: il governo ha ritenuto di dare priorità, rispetto a università e ricerca, ai finanziamenti per l´EXPO di Milano (1.486 milioni nel settennio 2009-2015), a quelli per l´operazione Alitalia e ad altri ancora. Questo dato nettamente negativo non dev´essere tuttavia un alibi per nascondere gli errori (non solo gestionali, ma culturali ed etici) che l´università italiana ha compiuto in questi anni. Troppi atenei hanno violato le leggi spendendo per assegni fissi al personale oltre il 90 per cento del fondo ordinario; troppe volte la riforma degli ordinamenti didattici ("tre più due") ha innescato la moltiplicazione di corsi di laurea, insegnamenti pretestuosi, sovrabbondanti sedi distaccate, inconsistenti "università telematiche"; troppo spesso forme assembleari di governance hanno ucciso il merito e la qualità delle scelte a favore di indiscriminate promozioni sul campo. La micidiale strettoia in cui i tagli del governo hanno cacciato l´università italiana può e deve essere oggi (non sembri un paradosso) l´occasione per un ripensamento profondo, in cui è vitale che chi lavora nell´università sappia analizzare le ragioni culturali e storiche di comportamenti e pratiche gestionali inaccettabili. è opportuna oggi una riforma generale dell´università? Certamente sì, anche se c´è da scommettere che qualsiasi proposta genererà anticorpi immediati in questa o in quella corporazione. Il ministro Gelmini ha diffuso lo scorso novembre delle "Linee guida" da tradursi in un concreto disegno di legge, da troppo tempo promesso e rinviato. Ne girano varie versioni, ma non è il caso di fare puntuali commenti fino a quando non sarà disponibile la versione finale. Qualcosa però si può già dire. Ha ragione Barack Obama: l´università e la ricerca, anche e soprattutto in una fase di crisi economica globale, non sono un lusso. Al contrario, devono essere motore primario di riscatto e sviluppo, e perciò meritano alti investimenti pubblici, specialmente in Italia dove siamo così lontani dalla media OCSE e dagli obiettivi della strategia di Lisbona (3 per cento del Pil). L´accrescimento, indispensabile, delle risorse investite deve accompagnarsi a una severa correzione di rotta negli ordinamenti delle università e nella loro gestione. Una riforma degna della tradizione culturale italiana e del nostro posto in Europa deve prima di tutto conformarsi agli standard internazionali nella promozione e valutazione del merito. Deve introdurre nuovi meccanismi di reclutamento, anche mediante contratti temporanei con la prospettiva di assunzione in pianta stabile (secondo il modello Usa di tenure track), abbassando drasticamente l´età media dei docenti. Deve resistere alle sconsiderate pressioni in favore di ogni promozione ope legis, che in passato è stata la causa primaria del blocco delle assunzioni e dell´invecchiamento dei docenti, e a ogni mascheramento di possibili terze, quarte e quinte fasce (o colonne), che avrebbero l´effetto di ingessare ancora una volta l´università. Deve riavviare immediatamente i meccanismi concorsuali, arrestando l´emorragia dei giovani migliori, oggi costretti a cercar lavoro all´estero. Deve sconfiggere l´insensata frammentazione delle discipline, che i cosiddetti "settori scientifico-disciplinari" (invenzione italiana ignota altrove) trasformano in altrettante riserve di caccia. Deve mettere a sistema l´esperienza delle Scuole Superiori a ordinamento speciale, evitandone la proliferazione e introducendo regole certe per valutare e premiare la promozione del merito e l´intreccio didattica-ricerca, anche nelle scuole di dottorato. Deve favorire, mediante la trasparenza delle regole, il diffondersi di un´alta etica professionale, in troppi casi recentemente tradita. Deve evitare per il futuro (introducendo sani meccanismi di governance e di valutazione) la logica perversa dei tagli indiscriminati di bilancio, che (come è avvenuto nel 2008) colpiscano gli Atenei "virtuosi" quanto e più di quelli che hanno violato la legge. Perché una cosa è certa: le riforme a costo zero producono meno di zero. L´Italia merita un´università che stimoli lo sviluppo, sia competitiva a livello non solo europeo ma mondiale, sia il focolaio dell´innovazione, della circolazione delle persone e della libertà delle idee, nell´insegnamento come nella ricerca di base. Le politiche di settore annunciate da Obama, proprio perché sono una reazione alla crisi economica, segnano un rovesciamento di tendenza, The Case for Big Government per dirlo col titolo di un libro recente di Jeff Madrick. Il governo vorrà andare in questa direzione, come l´intervento dei ministri Tremonti e Gelmini lascia sperare, e cioè investire nell´università e nella ricerca e non solo confezionare un pacchetto di riforme per un sistema condannato comunque a languire?

Torna all'inizio


schiavone indagato: rimetto l'incarico - michele bocci (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina VI - Firenze Schiavone indagato: rimetto l´incarico Il direttore dell´Istituto di scienze umane accusato di peculato. Altri due avvisi MICHELE BOCCI (segue dalla prima di cronaca) L´avviso di garanzia di ieri arriva quando sta per chiudersi con la richiesta di rinvio a giudizio un´altra inchiesta sul Sum, che ha sede in Palazzo Strozzi, dove è coinvolto sempre Schiavone. Lo stesso pm Monferini ha già fatto l´avviso di conclusione indagini per il reato di abuso d´ufficio, che viene contestato al direttore, ai rettori delle università di Napoli e di Firenze, Guido Trombetti e Augusto Marinelli (che con Schiavone costituivano il Consiglio provvisorio del nascente istituto), nonché a tre illustri docenti, Alberto Varvaro (filologia romanza), Guido Martinotti (sociologia) e Leonardo Morlino (scienza politica). Le indagini partono da quanto successo il 15 giugno 2006, quando il Consiglio provvisorio esaminò le domande dei professori ordinari interessati all´«avviso di vacanza di posti da coprire mediante trasferimento», pubblicato il 14 aprile e riguardante diversi insegnamenti, dal diritto romano, alla storia medievale, alla filosofia teoretica. I rettori Guido Trombetti (docente di analisi matematica) e Augusto Marinelli (economia agraria), insieme con il direttore Aldo Schiavone (diritto romano), esaminarono i titoli di docenti di varie discipline. Fa però notare il pubblico ministero che per legge le commissioni esaminatrici devono essere costituite da docenti esperti nella disciplina oggetto della valutazione. Per assegnare i vari incarichi si sarebbero dovute costituire distinte commissioni. E il consiglio provvisorio non avrebbe mai potuto esaminare il suo presidente Aldo Schiavone, unico candidato per la cattedra di diritto romano, che nella circostanza uscì dalla stanza. Il collegio difensivo, formato fra gli altri dagli avvocati D´Avirro, Valignani, Traina e Fenyes, ha obiettato che non si trattò di concorsi per il passaggio di ruolo, ma di procedure di trasferimento di professori ordinari, che hanno regole diverse.

Torna all'inizio


dal nettuno a santa croce cronaca di disastri annunciati (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina VII - Firenze Una pubblicazione dell´Università curata da Gurrieri fa il punto sulle "perdite spesso irreversibili" del patrimonio d´arte della città Dal Nettuno a Santa Croce cronaca di disastri annunciati "è un grido d´allarme: ci siamo assuefatti, servono fondi e la ricerca applicata" Una città che perde pezzi, che in molti casi non recupererà mai più. Dalle facciate dei palazzi storici, dai monumenti come logge, statue e arredi. Un lungo elenco di rovine architettoniche che non evoca la poetica soglia consumata dal passo dei tanti che l´hanno calcata cara ad una lirica di HÖlderlin. E tanto meno il romantico «rovinismo romano» rappresentato da Piranesi. La città a pezzi/pezzi di città è la cronaca di un impietoso elenco di distacchi lapidei nel centro storico fiorentino, «una perdita della materia dei decori dei suoi palazzi e monumenti in molti casi irreversibile» denuncia Francesco Guerrieri, autore del quaderno appena edito per il Dipartimento di restauro e conservazione dei Beni architettonici dell´Università degli studi di Firenze, in cui censisce e documenta con foto e dettagli i danni alle opere d´arte tra il 1977 e il 2009. Dalla Fontana del Nettuno in Piazza Signoria, che ha subito nel corso del tempo numerosi atti vandalici (rottura delle zampe dei cavalli, della mano del Biancone), alle pietre logore e consumate delle Loggia dei Lanzi, alla caduta di frammenti dalla facciata di Palazzo Strozzi, di Santa Maria Novella, di Palazzo Pitti, la chiesa di San Gaetano, Palazzo Bartolini Salimbeni, Palazzo Vecchio, Santa Croce: la lista di danni e danneggiamenti è un´accusa contro gli agenti atmosferici, l´incuria, la mancanza di manutenzione, oltre che la denuncia di casi di sfregio di qualche vandalo. «L´intento della pubblicazione è sollevare un grido di allarme contro l´assuefazione a questo tipo di perdita, per richiamare l´attenzione alla ricerca applicata, reperire fondi e mezzi per arginare il fenomeno di logoramento e sfaldamento che attacca materiali come pietra serena, pietra forte e marmi di facciate, busti e statue - spiega Gurrieri - In alcuni casi le pietre distaccate sono state reintegrate da restauri, ma in molti altri vengono conservate in qualche magazzino o perdute e i decori architettonici ad esempio dell´Istituto degli Innocenti o di Palazzo Uguccioni in Piazza Signoria restano smozzicati irreparabilmente». Non bastano gli interventi di istituti sia pure prestigiosissimi come l´Opificio delle pietre dure e il Cnr: Gurrieri cita il fervore di riflessioni e ricerche dei primi anni ‘60 con studiosi come Piero Sampaolesi, Francesco Rodolico, i contributi del dopo alluvione del ‘66 con Umberto Baldini ai vertici dell´Opificio. «Ma oggi non ci sono più risorse e da troppi anni c´è un silenzio colpevole, manca un´attenzione sistematica ed efficace per la ricerca applicata» spiega il docente preoccupato del «collasso dei nostri monumenti». Solo in casi eclatanti, come per danneggiamenti alla Fontana del Nettuno o il Ratto di Polissena in Piazza Signoria, i pezzi danneggiati delle statue sono stati subito reintegrati con restauri. Ma nessun intervento tocca ad esempio i distacchi di pietra forte logorata dal tempo, dalle escursioni termiche, dal piogge e gelo nelle colonne del loggiato degli Uffizi, sulla facciata di pietra forte di Palazzo Strozzi. Pezzi di città consumati dal tempo, di decori scolpiti, di pietre vive che si attenuano e scompaiono, identità che si attenuano lentamente fino a sparire. «Serve nuova sensibilità e sapienza nuova, si devono trovare risorse per intervenire e per trovare strumenti, materiali, buone pratiche di manutenzione che contrastino questi fenomeni di depauperamento del patrimonio figurativo di Firenze» conclude Gurrieri lanciando il suo appello alla città. (m.a.)

Torna all'inizio


È la lingua che ci fa uguali (sezione: Cultura)

( da "Manifesto, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Cultura

È la lingua che ci fa uguali Tullia Colombo* Carla Ida Salviati* Si fa un gran parlare del picco di bocciature alla secondaria, del cinque in condotta, della solita maturità. Capita così che davanti all'incremento dei respinti alla secondaria si scopra con stupore come in grandissima maggioranza siano extracomunitari (l'88% è la percentuale nella mia città, Genova). Scuola razzista? si sono chiesti i giornali. Un gruppo di insegnanti, interpellati da una tv locale, ha parlato di assenza di mediatori culturali, di mancanza di quattrini per classi «particolari» (o non ci aveva già pensato la Lega?). Nessuno però ha lamentato la mancanza più clamorosa - a mio modesto parere - e cioè l'assenza assoluta di un piano di aggiornamento per affrontare, con rinnovati strumenti didattici, la rapida trasformazione delle nostre classi in comunità multilingue e multiculturali. Dirigo la più diffusa rivista della scuola, La Vita Scolastica e il suo supplemento mensile, Sesamo, dedicato alla didattica interculturale. Penso spesso a quanto sia diverso lo scenario che osservo dalla redazione rispetto a quello diffuso dai colleghi ben più illustri della stampa doc. Mi capita di dialogare con tanti insegnanti di rara preparazione didattica, che magari lavorano in classi dove la totalità o quasi dei ragazzi è appena italofona. Tutti invocano mediatori culturali e finanziamenti: ma molti chiedono anche formazione in servizio, materiali nuovi, strumenti e consigli per affrontare davvero la modernità. Sono proprio i docenti più avvertiti che non si accontentano della rapidità con cui un bambino straniero impara a comunicare in italiano. Loro sanno che i percorsi in una lingua sono lunghi, che vanno esercitati con la lettura, con testi complessi, con l'esposizione ai codici specialistici: sanno che ci vogliono molti anni, che non si comincia mai troppo presto, che questo percorso o lo pilota la scuola o non lo governa nessuno. Il numero esagerato di extracomunitari respinti dalla secondaria in parte è certo vittima della difficile condizione sociale: ma in parte lo è anche delle didattiche inadeguate. Per possedere una lingua, al punto da poter affrontare lo studio della fisica e della storia, bisogna averla frequentata in largo ma soprattutto in profondità. Più che mai, è il possesso della lingua che salva e promuove: oggi, più che mai, è la lingua che ci fa uguali. *Direttore riviste scolastiche Giunti Scuola La scuola, ma non solo. Il pianeta «ragazzi», questo mondo sconosciuto. Le recenti riforme della didattica hanno mandato in soffitta tutto un universo pedagogico e «inventato» una nuova figura di bambino cui riferirsi. Abbiamo chiesto ad operatori del settore (editori, scrittori, illustratori, educatori) di esprimere il loro punto di vista. Ognuno dalla propria «stazione». Cominciamo con una casa editrice che da più di 150 anni fa libri e riviste di scuola, la Giunti. Che ha deciso di mostrare distinti «due sguardi» per dare voce, in modo diverso, a ciò che vedono dal medesimo osservatorio. Mi piacerebbe parlare di quell'insegnante di Corleone (Palermo) che si era portata a casa la ragazzina minacciata dal padre mafioso; o di quell'altra di Quarto Oggiaro (quartiere di Milano) che mi dice che lei il telefonino lo fa usare ai suoi alunni, ma solo perché vuole che la chiamino a qualunque ora quando sono in pericolo; oppure ancora vorrei raccontare di quella maestra di Bergamo che da anni inizia la giornata a scuola facendo leggere liberamente un libro ai suoi bambini, o lei stessa ne legge uno a puntate ad alta voce a tutti, per mezz'ora, ogni giorno, prima di cominciare le lezioni, da che la conosco. E ormai è tanto tempo che ne conosco di insegnanti, per via del mio lavoro, che è fare libri di scuola. Insegnanti di ogni tipo, in scuole di frontiera dove prima ancora che «docenti», si fa gli educatori, dove si insegna la matematica, l'italiano, la storia perché bambini e bambine credano che un progetto di vita è possibile. Oppure quelli che stanno in scuole di «normale eccellenza», dove la ricerca in didattica dell'università si confronta col fare scuola ogni giorno delle maestre e dei maestri. Ma vedo anche nei miei giri tante e tante scuole dove chi insegna lo fa per tirare a campare, con fastidio, con malanimo verso i piccoli che non «riesce a tenere». Ed è con questa scuola, con questa università attiva, che mi confronto per il mio lavoro, vi cerco autori, provo con loro a introdurre dentro quei famigerati libri di testo, tanto bistrattati (debbo dire soprattutto dall'élite un po' snob anche di sinistra), a portarvi progetti didattici di qualità. Un piccolo esempio, nato proprio affondando le mani nella scuola vera: l'attenzione al linguaggio, a come è scritto il testo di storia, di matematica, degli esercizi... perché i bambini possano prima di tutto comprendere ciò che debbono imparare o fare. Sembra banale, ma non si fa! Un libro di testo è «lungo» un anno intero. E se fatto bene magari fa maturare la voglia di leggere, di esser curiosi, di pensare con la propria testa... Quello che vorrei è che di questa scuola, di queste persone che la abitano e di queste altre come noi che vi lavorano accanto, si occupassero persone responsabili, quelle che poi sulla scuola e sui libri prendon decisioni. È una cosa seria la scuola; il senso di un paese è l'importanza che esso dà all'istruzione dei suoi figli. Di questo senso mi piacerebbe discutere, pensando al futuro della scuola e del mio mestiere. Che i libri siano di carta o on line o da leggere sull'iPhone, poco importa. Importa quel che c'è scritto. Quel che i pensieri migliori pensano. *Direttore editoriale Giunti Scuola

Torna all'inizio


Pronta la riforma dell'Università I ricercatori? Ai licei chi non vale (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 15-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 15/07/2009 - pag: 8 Pronta la riforma dell'Università I ricercatori? Ai licei chi non vale Mandato massimo di 8 anni per i rettori e scatti solo per i docenti migliori ROMA La riforma dell'università si farà. Il governo intende cambiare il reclutamento, la governance e combattere gli sprechi negli atenei a partire dal 2010. Il ministro Mariastella Gelmini risponde a quanti accusano la maggioranza di essere bloccata su questo fronte illustrando, davanti a rettori ed esponenti del Pdl, i contenuti della proposta che inizierà il suo cammino in autunno. Il testo è piaciuto a Tremonti. I due ministri sono d'accordo anche su un ulteriore provvedimento, non compreso nella proposta, ispirato alla «tenure track», una procedura internazionale secondo la quale un ricercatore al termine del periodo di prova viene confermato solo se in grado di dimostrare la qualità nella propria docenza. In caso contrario utilizza una passerella e va ad insegnare nella scuola o lavora nella pubblica amministrazione. Nella Finanziaria di autunno, secondo il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, il ministro dell'Economia «potrebbe destinare risorse in più all'università». Si parla di una somma compresa tra i 400 e i 500 milioni di euro. In realtà Tremonti non ha fatto alcun accenno alla quantità di risorse. Ha parlato però di gradualità, riferendosi al processo di riforma. Secondo l'esegesi degli accademici la gradualità riguarderà anche i finanziamenti. Come dire: adeguamento dei fondi e riforme in grado di rendere più efficiente il sistema devono andare di pari passo. Il meccanismo di riforma è avviato. Nei prossimi giorni verrà presentata al Consiglio dei ministri l'Agenzia nazionale della valutazione dell' Università e della Ricerca (Anvur) che dovrebbe cominciare a funzionare tra un anno, un anno e mezzo. L'Agenzia, ha spiegato il ministro, «servirà per introdurre trasparenza: non più denaro a pioggia per alimentare sedi distaccate inutili, corsi di laurea che producono disoccupati, ma attenzione a qualità e merito ». Tra le novità previste dal disegno di legge, un filtro nazionale per garantire la qualità dei candidati che dovranno essere reclutati dai singoli atenei, un mandato massimo di otto anni per i rettori, scatti di stipendio solo ai professori migliori, la possibilità per gli atenei di fondersi tra loro per evitare duplicazioni. Ci sarà una distinzione netta di funzioni tra Senato accademico e Cda: il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il Cda ad avere la responsabilità chiara delle spese, delle assunzioni e delle spese di gestione. Sarà ridotto il numero di membri sia del Senato (al massimo 35 contro gli oltre 50 di oggi) sia del Cda (11 invece di 30) «per evitare organi pletorici e poco responsabilizzati». I settori scientifico-disciplinari passeranno dagli attuali 370 a circa la metà (con una consistenza minima di 50 ordinari per settore). La riforma della governance prevede anche l'adozione di un codice etico per evitare incompatibilità e conflitti di interessi legati a parentele. In materia di diritto allo studio, è prevista una delega al governo per riformare organicamente la legge 390 del 1991, in accordo con le Regioni, con l'obiettivo «spostare il sostegno direttamente agli studenti» in modo da «favorire la mobilità». La valutazione L'Agenzia di valutazione dell'attività accademica sarà presentata al prossimo Consiglio dei ministri ed entrerà in funzione tra un anno La scelta Futuri studenti universitari affollano uno degli stand di orientamento all'Università La Sapienza di Roma (Benvegnù/ Guaitoli) Giulio Benedetti

Torna all'inizio


La Sapienza, tutti in coda per le facoltà scientifiche (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 15-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Roma data: 15/07/2009 - pag: 3 Porte Aperte Boom per il «servizio orientamento» La Sapienza, tutti in coda per le facoltà scientifiche Ciò che colpiva, ieri, nella Sapienza invasa dalle nuove matricole, era la ressa davanti ai banchetti d'informazione e orientamento delle facoltà di Ingegneria, Scienze Matematiche, Fisiche e naturali, Medicina e Economia. Che l'effetto della crisi spinga in alto l'appeal delle lauree cosiddette scientifiche e applicative? Quelle, per intendersi, che studenti e famiglie percepiscono come dotate di una maggiore prospettiva occupazionale. «Nei momenti di difficoltà economica e di stagnazione del mondo del lavoro - spiega Cesare Carlo, docente di architettura tecnica e delegato all'orientamento per la facoltà di Ingegneria - può verificarsi una tendenza verso facoltà tecnico-operative, rispetto a corsi, altrettanto validi, ma meno caratterizzanti ». Come dire: se il futuro è incerto bisogna puntare in alto e dirigersi verso porti sicuri. «Ma la voglia di agguantare uno sbocco professionale sicuro non basta - sottolinea Emanuela Fachini, docente di Informatica alla facoltà di Scienze Matematiche - servono passione e impegno per affrontare determinati corsi di studio: chi sceglie materie scientifiche ha bisogno di maggiori informazioni e l'orientamento diventa fondamentale». Un trend positivo l'ha registrato anche la facoltà di Scienze Statistiche, poco conosciuta (e molto temuta), di sicuro un corso ad alto tasso occupazionale: «La statistica non è nei programmi della scuola di secondo grado e questo spaventa i ragazzi - spiegano Filomena Raciotti, docente di Demografia, e Michele Galeotti, docente di strategie aziendali - ma i nostri laureati hanno una grande versatilità». E grande curiosità tra i futuri universitari hanno generato le nuove facoltà di Ingegneria dell'informazione e Ingegneria dell'aeronautica e dello spazio: due corsi che prendono il via per l'anno accademico 2009/2010. Va detto che gli iscritti alle facoltà scientifiche raggiungono ancora percentuali basse, rispetto ad ambiti più gettonati. «L'interesse per le scienze - commenta il prorettore delegato all'orientamento, Piero Lucisano - testimonia che c'è ancora qualcuno interessato a capire la realtà. Ma per questi ragazzi serve più motivazione: la mancanza di borse di studio e di dottorati non aiuta la ricerca scientifica e la fuga dei migliori cervelli dalle nostre università resta». Se «non si fa presto - conclude Lucisano - ad inserire i laureati nel mondo del lavoro si perde non solo la spinta motivazionale, ma anche le competenze acquisite». La scelta Code ai banchetti per l'orientamento S. D. S.

Torna all'inizio


Arrampicate sui palazzi e salti nel vuoto Le notti in bilico degli uomini-ragno (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 16-07-2009)

Argomenti: Cultura

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 16/07/2009 - pag: 4 Moda La «parkour-mania» importata dalla Francia. «Ma i cittadini ci scambiano per ladri» Arrampicate sui palazzi e salti nel vuoto Le notti in bilico degli uomini-ragno La sfida di impiegati e laureandi: non è un gioco ma una disciplina di vita Non si arrampicano sugli specchi. Non sono i tipi, non ne hanno bisogno, fondamentalmente non amano gli specchi. Dicono: «Saltiamo, corriamo. Lo scopo del parkour è quello di spostarsi più rapidi che si può. Saltiamo, corriamo e, certo, saliamo». Sui palazzi? «Ma no. Qualche cittadino ci considera ladri di appartamento. Saliamo su stabili di aree abbandonate. Sempre stando attenti. Non ci credi? Non siamo degli esaltati. E il nostro non è uno sport: è disciplina». Chi ha parlato fin qui si chiama Nicolas. Ha 27 anni, fa il grafico, è americano di Chicago. Nicolas è uno dei leader del parkour in città. Il parkour arriva dalla Francia, il termine deriva da parcours du combattant , cioè percorso del combattente , poiché, di fatto, il parkour si è ispirato a un metodo d'allenamento per le truppe ideato da un militare. Torniamo a noi. Anzi, a loro. Venticinque unità, il gruppo milanese. Dai 13 (sì, 13) fino ai quarant'anni, o comunque fin quando il fisico regge: servono muscoli d'acciaio a gambe e braccia. Le gambe galleggiano in larghi («Servono per muoversi meglio») pantaloni della tuta; le braccia rimangono scoperte dalla t-shirt, non aderente, appunto a mezza manica. Ora, questo passaggio descrittivo sull'abbigliamento aiuta a mostrarli per quel che sono: semplici atleti, non marziani, o pseudosoldati metropolitani in mimetica. Architetti, un laureando in medicina, geometri, muratori, liceali, italiani, un filippino, un messicano: questi sono. Donne, quasi zero. L'agenda: un incontro settimanale diviso in due fasi; la prima fase di puro allenamento, mai meno di tre ore; la seconda fase di esercizio tecnico. E l'esercizio prevede questo: «Andare dal punto A al punto B, con le nostre uniche forze, nel modo più veloce e più sicuro possibile». I punti A e B possono essere individuati ovunque. Tirano molto i dintorni, «pieni di muretti», vicini alla fermata del metrò di Romolo; luoghi abbandonati in periferia; l'hinterland, come San Donato Milanese. Niente musica di accompagnamento: «Distrae ». Niente ricerca del pubblico: «Siamo concentrati su noi stessi». In Internet girano parecchi filmati del parkour, o forse no, nel senso che non il parkour che i suoi adepti intendono; spesso si vedono semplici folli emulatori che rischiano l'osso del collo, con salti dai palazzi, tremende scalate di condomini... Il gruppo milanese fa sapere: «Ci vuole preparazione. Niente improvvisazione. I nostri principianti, certi esercizi tecnici li eseguono solo dopo mesi». Qualcuno domanderà: a cosa serve il parkour? «Ci aiuta a superare le paure. Quelle dell'altezza e delle vertigini, per esempio. Ma molte altre paure ancora, paure e blocchi mentali». Scusi Nicolas, saremo banali e volgari, però, ecco, tipo una seduta di analisi? «Più o meno». Andrea Galli Sospesi Scalate, equilibrismi, discese a testa in giù: i giorni e soprattutto lenottidegliappassionatidelparkour ( foto di Uliano Conti) I tredicenni Nel gruppo italiani e stranieri. Molti gli studenti. «L'età minima? Da noi ci sono anche tredicenni» I filmati In Internet molti filmati di arrampicate. «Ma in troppi non rispettano le regole e rischiano la vita»

Torna all'inizio


Morte di Jackson: uno dei medici da studente faceva lo spacciatore (sezione: Cultura)

( da "Corriere.it" del 17-07-2009)

Argomenti: Cultura

A lanciare le accuse l'ex rettore della Facoltà dell'Università Ivy League Morte di Jackson: uno dei medici da studente faceva lo spacciatore Il dermatologo Arnold Klein era stato espulso dalla scuola di specializzazione perché vendeva psicofarmaci DAL NOSTRO CORRISPONDENTEAlessandra Farkas NEW YORK Uno dei medici indagati per la morte di Michael Jackson ha un passato da spacciatore. A lanciare l'accusa contro Arnold Klein, il dermatologo delle star di Hollywood che per 25 anni annoverò il Re del Pop tra i suoi amici e pazienti è Gerald Posner, capo dei reporter investigativi del Daily Beast, l'influente sito dell'ex direttrice del New Yorker Tina Brown. «Negli anni 70 il dottor Klein fu espulso dalla scuola di specializzazione dell'Ospedale di Penn, la University of Pennsylvania», scrive Posner, «perché fu colto a vendere potenti psicofarmaci contrabbandati illegalmente dal Messico ai suoi compagni di corso». L'ESPULSIONE - A puntare il dito contro il 64enne Klein (sospettato di essere il padre biologico dei figli di Michael Jackson) è stato il Professor Walter Shelley, l'ex rettore della Facoltà di Dermatologia della prestigiosa Università Ivy League dove Klein stava completando la specializzazione in dermatologia dopo la laurea in medicina nel 1972. Ben prima di morire, lo scorso febbraio, all'età di 91 anni, Shelley aveva più volte confermato lo scandalo ai colleghi dell'università. «Tra il corpo docente di Penn - spiegano adesso due di loro a Posner - tutti sapevano che quel Klein era stato buttato fuori per spaccio». In cambio della sua promessa di lasciare immediatamente Filadelfia, l'ospedale aveva accettato di non formalizzare la denuncia presso le autorità di polizia. Se l'avesse fatto la sua carriera medica sarebbe stata troncata sul nascere e non avrebbe mai potuto ottenere la licenza per praticare. IL TRASFERIMENTO - Fu così che Klein partì subito per la California, dove terminò la sua specializzazione presso l'Università della California a Los Angeles. Nel 1975 diventò addirittura il capo della scuola di specializzazione in Dermatologia dell'UCLA. La "macchia" dello spaccio non emerse mai nel suo curriculum vitae e da lì a qualche anno il dottore diventò il dermatologo più ricco e gettonato della Mecca del Cinema. «Ci disse di dover partire subito perché si era fidanzato con una californiana», ricorda a Daily Beast un ex compagno di corso. In realtà Klein non si è mai sposato. Prima di essere espulso aveva pubblicato insieme ad un amico, Drug Trip Abroad: American Drug-Refugees in Amsterdam and London, una sorta di guida pratica per gli sballati americani in cerca di paradisi artificiali nella capitali europee. Trentaquattro anni più tardi quel libro torna a perseguitarlo. Alessandra Farkas stampa |

Torna all'inizio


è fuga di cervelli da sud a nord - giovanni parente (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)

Argomenti: Cervelli

Pagina 9 - Economia è fuga di cervelli da Sud a Nord Emigrazione, 700 mila in 10 anni. Si sposta il 27% dei laureati Il Mezzogiorno Rapporto Svimez sull´economia del Mezzogiorno. Napolitano: "Ora superare i divari" In 173 mila conservano la residenza, ma lavorano in regioni centrosettentrionali GIOVANNI PARENTE ROMA - Alla fine di fronte alla domanda del medico in un ospedale fiorentino «Lei è napoletano? Emigrante?», il meridionale Gaetano, che pure aveva sempre difeso la scelta semplicemente di viaggiare e fare nuove esperienze, cedeva: «Sì». Era un film («Ricomincio da tre» di Massimo Troisi). Era l´inizio degli anni Ottanta. Sono passati circa tre decenni. Eppure c´è un´Italia che, invece di andare, continua a partire. Tra il 1997 e il 2008 circa 700mila residenti hanno lasciato il Sud. E solo negli ultimi dodici mesi, in 122mila si sono trasferiti nel Centro-Nord contro un flusso di rientro di 60mila persone. L´87% ha lasciato tre regioni: Campania, Puglia e Sicilia. E per la serie "sono sempre i migliori che se ne vanno", se nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti, tre anni dopo la quota è salita al 38%. Nel complesso, guardando il dato dei laureati meridionali a tre anni dal conseguimento del titolo di studio, si scopre che il 27% lavora in un´altra area del Paese: poco più di uno su quattro. è l´analisi del rapporto Svimez 2009 sull´economia del Mezzogiorno. Ma non ci sono solo quelli che vanno via definitivamente. Perché bisogna tener conto anche dei pendolari di lungo raggio. In pratica conservano la residenza al Sud ma hanno un posto di lavoro nel Centro-Nord e ritornano a casa nel week-end o un paio di volte al mese: mantengono le radici nel loro territorio d´origine per ragioni legate al costo della vita nelle aree urbane e molto spesso perché hanno un lavoro a tempo. Nel 2008 sono stati 173mila (in aumento del 15,3% sul 2007). L´80% ha meno di 45 anni. Quasi il 50% svolge professioni di livello elevato. Il 24% è laureato. L´altra faccia della medaglia è la crescita nel Meridione di un´area di disoccupati impliciti e scoraggiati: lo Svimez stima un aumento di 424mila unità dal 2004 al 2008. Il quadro macroeconomico indica una flessione del Pil quasi identica a quella settentrionale lo scorso anno. Ma la ricchezza per abitante al Sud è 17.971 euro mentre al Centro-Nord supera i 30mila. Alla base della recessione ci sono sia il calo degli investimenti (quelli industriali sono scesi a un ritmo del 2,1% annuo) sia una contrazione dei consumi delle famiglie. Ed è avvertito più che in altre zone il problema dell´accesso al credito. Dal 2004 al 2006, il 9,3% delle imprese meridionali ha riscontrato difficoltà su questo versante rispetto al 3,8% del Nord. Le eccellenze non mancano, il nodo però sta nel passo in più: la capacità di fare sistema e di "catturare" stabilmente i turisti stranieri e gli investitori. Anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricordato ieri che «occorre reagire accrescendo la consapevolezza, nelle istituzioni e in tutta la società italiana, del carattere prioritario e della portata strategica dell´obiettivo del superamento dei divari tra Nord e Sud». La disamina dello Svimez, secondo il ministro Raffaele Fitto, è «puntuale» ma «per oggettive ragioni di tempo, non ha nessun rapporto con quanto posto in essere dal governo Berlusconi». Dal presidente siciliano, Raffaele Lombardo, è arrivata la richiesta al premier di avviare «quanto necessario per invertire la pericolosa rotta che confina il Sud verso l´isolamento economico e culturale». Mentre il ministro dell´Economia Giulio Tremonti in serata ha ammesso: «Rifarei la Cassa per il Mezzogiorno».

Torna all'inizio


panzani batte a sorpresa oggè è il nuovo presidente del tribunale - sarah martinenghi (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina XIII - Torino Panzani batte a sorpresa Oggè è il nuovo presidente del Tribunale A suo favore il plenum del Csm si è espresso con 14 voti a favore Enfant prodige della magistratura è esperto in diritto fallimentare SARAH MARTINENGHI I suoi amici l´hanno soprannominato "l´enfant prodige". Perché la sua carriera è costellata di primati, successi e tappe "bruciate" non solo grazie alla professionalità, alle innumerevoli pubblicazioni e a una gigante esperienza di giurista, ma anche per la giovane età con cui è arrivato sempre a dirigere importanti uffici giudiziari. Il nuovo presidente del tribunale di Torino è, dunque, l´enfant prodige Luciano Panzani, magistrato di Cassazione, che mercoledì sera è stato nominato dal plenum del Csm con 14 voti a favore quale successore di Mario Barbuto. Panzani, 57 anni, torinese, sposato con due figli, ha "battuto" il giudice Alberto Oggè, che sembrava sino all´ultimo essere il candidato "interno" favorito alla presidenza del tribunale. Ma anche Panzani è stato a lungo giudice a Torino, dove si è specializzato nel campo che più lo ha reso famoso, quello del diritto fallimentare, delle società, bancario, e della concorrenza: «in questo campo è davvero un gigante - dicono amici e colleghi - e infatti è chiamato a partecipare a convegni in tutto il mondo». Nel curriculum riportato nel suo blog ci sono convegni e corsi di formazione in Nicaragua, Francia, Belgio, Brasile, Stati Uniti, Russia. E´ membro dell´ International Insolvency Institute ( I.I.I.), della I.E.E.I. (International Exchange of Experience in Insolvency) nonché fellow dell´American College of Bankruptcy. Consigliere della I Sezione civile della Corte di Cassazione, è stato il più giovane presidente di Tribunale, quello di Alba. Ma nel suo curriculum c´è anche una lunga parte dedicata all´insegnamento: ha effettuato cicli di lezioni presso la Scuola di Amministrazione aziendale presso l´Università di Torino, dove sino al 2003 è stato docente di Diritto dell´impresa presso la sede di Cuneo e poi di Torino. Ha svolto presso la stessa scuola l´incarico di docente di Istituzioni di diritto privato nell´anno accademico 2000-2001. E´ stato professore a contratto presso la Facoltà di Economia di Torino, dove ha tenuto sino al 1996 un corso sul piano legale dei conti. Ha svolto contratti di docenza presso la cattedra di diritto commerciale II della facoltà di giurisprudenza di Roma Tre, avente ad oggetto l´insegnamento di diritto fallimentare, partecipando anche al master per giuristi d´impresa nella medesima facoltà, presso l´università di Siena e presso la Arizona State University in materia di insolvenza transfrontaliera. Elencare le sue pubblicazioni sarebbe impossibile, ma Luciano Panzani è anche membro della redazione torinese della rivista "Giurisprudenza commerciale" e del comitato scientifico della rivista "Il Fallimento", cui collabora regolarmente, oltre che del comitato scientifico della Rivista dell´esecuzione forzata.

Torna all'inizio


moggi non c'entra, il suo avvocato sì - (segue dalla prima pagina) simone monari (sezione: Cultura)

( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)

Argomenti: Cultura

Pagina IX - Bologna Moggi non c´entra, il suo avvocato sì I Menarini davanti al procuratore con D´Onofrio, legale di Lucianone a Calciopoli Francesca: "Non vi dico chi ci ha assistito...". Lui: "Insegno all´Università" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) SIMONE MONARI (segue dalla prima di cronaca) E´ lo stesso D´Onofrio, tenetevi forte, che mercoledì ha assistito la famiglia Menarini a Casteldebole, nell´audizione condotta dalla Procura della Federcalcio. Proprio così, l´avvocato di Moggi è lo stesso dei Menarini. E lo s´apprende all´indomani delle decise dichiarazioni date da lady Francesca a Sestola, mercoledì pomeriggio, contro ogni illazione. «Una volta per tutte, non c´è nessuna ombra di Moggi sul Bologna». Può essere, in effetti, che questo D´Onofrio sia tanto bravo. Anzi, senz´altro lo è. A tal punto da essere preferito a tutti gli altri avvocati d´Italia, compresi quelli a libro paga del Bologna. Che non son pochi. Uno è Mattia Grassani, ritenuto fra i massimi esperti di diritto sportivo in Italia. Assoldato ai tempi di Cazzola, non è stato mai ricusato dai Menarini. Un altro è Leandro Cantamessa, legale del Milan, consulente di Lega, un principe del foro che segue, per conto dei Menarini, le controversie più importanti, oltre alle faccende di routine. Poi ci sono Luigi Stortoni e Maurizio Merlini, che difendono, contro Moggi, il Bologna a Napoli. Eppure a Casteldebole c´era D´Onofrio. Sarà un amico anche lui, come no. Anche perché, contrariamente ai processi penali, in quelli sportivi non esiste l´obbligatorietà del difensore né l´avvocato d´ufficio. In una fase istruttoria come questa, se ne può far a meno. «E´ stata un´audizione serena e trasparente, del resto non avevamo nulla da nascondere», aveva aggiunto lady Francesca. Lei e il padre avrebbero potuto tranquillamente scegliere di non essere scortati da nessun legale. E ieri D´Onofrio ha fatto sapere che era a Casteldebole «solo in qualità di docente di diritto sportivo. Una materia che insegno all´Università di Bologna». Un esperto cui chiedere un consiglio. Guarda caso, proprio il giorno dell´audizione. Ma il verbale di interrogatorio della Procura recherà il nominativo del difensore? Presto lo sapremo. Frattanto, il Bologna fa un altro passo nel ridicolo. Perché, se c´era una cartina di tornasole per indagare nei rapporti fra la famiglia Menarini e Lucianone, era proprio la scelta dei legali. Quando mercoledì a Sestola era stato domandato a Francesca chi fosse l´avvocato presente all´audizione, la risposta era stata secca: «Il nome non lo faccio». Il motivo appare ora solare. Al di là degli esiti dell´inchiesta (deferimento o proscioglimento), la frittata è completa. Se anche, come pare certo, non emergerà né un illecito né un tentativo d´illecito, risulta difficile negare i rapporti con Moggi, squalificato sino al 2011, sportivamente parlando un autentico reietto, al di là delle sue qualità di uomo di calcio. Lo stesso Moggi che stava per firmare un contratto da consulente del Bologna, che stava per insediare i suoi uomini a Casteldebole, che probabilmente aveva dietro, o forse ha, imprenditori pronti a dare una mano. Ora, coi Menarini, condivide pure l´avvocato.

Torna all'inizio


Se i migranti siamo noi (sezione: Cultura)

( da "Manifesto, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Cervelli

Sud «cenerentola» di tutta Europa. Dal 1997 al 2008 700mila persone sono «scappate» dal Mezzogiorno per cercare lavoro nel nord Italia Se i migranti siamo noi Alessandro Braga Non attraversano il Mediterraneo a bordo delle cosiddette «carrette del mare», barconi stracolmi di esseri umani disperati. Al massimo percorrono tutta l'Italia da sud a nord su un treno espresso, con tempi medi di percorrenza, dalla partenza all'arrivo, di circa 22 ore, o se non ne trovano, visto che ormai le Ferrovie dello Stato prediligono i velocissimi Eurostar, si adagiano su comode poltrone targate Trenitalia. Non parlano idiomi sconosciuti, dialetti di posti lontani, ma un perfetto italiano, «macchiato» solo da una leggera cadenza meridionale. A differenza dei loro padri e dei loro nonni, arrivati nelle ricche regioni del nord negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso con la valigia in mano tenuta chiusa dallo spago, in gran parte non cercano posti di lavoro alla Fiat o in un'altra delle grandi fabbriche di Piemonte e Lombardia, e neppure in quelle medie e piccole del facoltoso Nordest. Puntano a occuparsi nella pubblica amministrazione o come classe docente nelle scuole di ogni ordine e grado. Sono quasi tutti diplomati o laureati. Anche dopo l'approvazione dell'ultima legge razzista del governo voluta dalla Lega non sono diventati clandestini, e non necessitano di permessi di soggiorno o sanatorie. Ma sono, in tutto e per tutto, migranti. 700mila negli ultimi 11 anni La fotografia di un'Italia «spaccata in due» l'ha scattata l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, che ieri ha pubblicato il rapporto 2009 sull'economia delle regioni meridionali. A fronte di un centronord che continua ad attirare e smistare flussi all'interno del suo territorio c'è un sud che non riesce a trattenere i suoi giovani e manodopera varia, senza neppure riuscire a rimpiazzarla con pensionati, stranieri o persone comunque in arrivo da altre regioni. Una vera e propria emorragia: negli ultimi undici anni, tra il 1997 e il 2008, ben 700mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno; solo nello scorso anno sono state 122mila contro la metà circa, 60mila, che hanno invece deciso di fare il percorso inverso. A farla da padroni in questa «classifica» emigratoria, tre regioni, che da sole raggiungono l'87% del totale: Puglia (12200 partiti), Sicilia (11600) e Campania (25mila). Pendolari a lungo raggio A questo già elevatissimo numero si devono poi aggiungere i cosiddetti «pendolari a lungo raggio», persone che continuano a mantenere la residenza al sud, nel paese di origine, ma che hanno un posto di lavoro al centronord o addirittura all'estero. Gente che rientra «a casa» solo nel fine settimana o un paio di volte al mese. «Cittadini a termine», li definisce il rapporto. Generalmente maschi, single, decidono di non cambiare la residenza a causa del costo della vita nelle aree urbane o perché hanno contratti di lavoro a tempo determinato. La causa della loro migrazione l'impossibilità di trovare lavoro, in particolare di livello medio-alto, nelle zone natie. Gli «scoraggiati» e il Pil in calo Aumenta anche quella «zona grigia» della disoccupazione che raggruppa «scoraggiati» e «lavoratori potenziali». Solo nel 2008 sono cresciuti di 95mila unità, dal 2004 allo scorso anno sono 424mila le persone in più che rientrano in questa categoria. Se si sommano anche loro, il tasso di disoccupazione effettivo nel meridione d'Italia sale al 22%, con un tasso di occupazione che di conseguenza scende al 46,1% (meno 34mila). La disoccupazione ha colpito in particolare le nuove leve: tra i giovani meridionali tra i 15 e i 24 anni solo due su tre trovano lavoro a fronte dei coetanei del centronord dove invece solo il 15% non ci riesce. E sono aumentati anche i disoccupati di lungo periodo. La crisi globale non ha fatto altro che peggiorare la situazione: il settore industriale ha registrato un calo del Pil del 3,8%, mentre le produzioni manifatturiere addirittura di oltre sei punti. Giovani cervelli in fuga La mancanza di una prospettiva lavorativa, in particolare di livello medio-alta, porta a una vera e propria fuga dei cervelli verso lidi più benevoli. Nel 2004 tra i ragazzi che si laureavano a pieni voti era il 25% che partiva per cercare fortuna al nord. Cinque anni dopo la percentuale è salita al 38. E molti neodiplomati decidono di partire subito dopo la fine delle scuole superiori, per prendere la laurea in atenei del nord e trovare lì un lavoro, più facilmente e meglio remunerato. Napolitano: «Bisogna fare di più» «È necessario colmare il divario che esiste tra il nord e il sud del paese - ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dopo essere venuto a conoscenza dei risultati del rapporto - Le istituzioni si impegnino per permettere all'Italia di superare gli squilibri territoriali». Al momento, nessuna soluzione pervenuta.MILA I PENDOLARI residenti nel Mezzogiorno che nel 2007 sono stati costretti a lavorare nelle altre regioni. Il 25,7% di loro è laureato; il 43,5% ha la licenza superiore PERSONE OGNI 100 usano Internet al Sud. Nel resto dell'Italia sono 38,5. Secondo i dati della Svimez, aA utilizzare il Pc nel Mezzogiorno è il 33,9%, contro il 44,1% del Centro-Nord FAMIGLIE MERIDIONALI Su 100 non sono in grado di sostenere una spesa improvvisa di 600 euro. Al Centro-Nord la percentuale scende al 22,3% Foto: TORINO, ANNI '79: STAZIONE DI PORTA NUOVA. FOTO TRATTA DAL LIBRO «L'IMMIGRAZIONE» DI PAOLA CORTI PUBBLICATO DAGLI EDITORI RIUNITI

Torna all'inizio


In fuga il 38% dei laureati (sezione: Cultura)

( da "Corriere della Sera" del 17-07-2009)

Argomenti: Cervelli

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 17/07/2009 - pag: 6 Carriere In fuga il 38% dei laureati Nel 2004 partiva dal Sud per il Nord il 25 per cento dei giovani laureati con il massimo dei voti. Nel 2008 la fuga dei cervelli si è fatta più intensa portando questo dato al 38 per cento. Ma anche chi non si laurea con il massimo spesso finisce per partire: nel 2007 su 96 mila laureati meridionali 33 mila erano disoccupati, e il 78 per cento di questi viveva ancora nel Mezzogiorno. Dei 62 mila occupati, invece, quasi la metà (26 mila) lavorava al Centro Nord. Spostarsi conviene anche come livello di paga. Il 50 per cento dei giovani che restano al Sud trova uno stipendio che non raggiunge i mille euro al mese. Tra quelli che partono verso Nord, il 63 per cento guadagna tra 1.000 e 1.500 euro, il 16 per cento più di 1.500 euro.

Torna all'inizio