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Report "crisi"   8-9 aprile 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

L'italoamericana che ha affondato il "Marine One" ( da "Stampa, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: parlamentari più sensibili al protezionismo. La vittoria dei democratici in novembre le ha fatto intuire che la meta era a portata di mano: ha aggiunto la motivazione che «il contratto venne assegnato da Bush a Italia e Gran Bretagna per ripagarle delle truppe in Iraq» e quindi ha redatto la lettera a Gates nella quale denunciava l'aumento di costi lamentando la violazione della legge «

La soluzione della crisi? Per ora è sulla carta ( da "Corriere delle Alpi" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma come è possibile che questa crisi sia passata dal campo finanziario a quello reale? Si è chiesto Muraro. La crisi finanziaria con il crollo delle azioni e quindi la perdita di patrimonio, ha determinato nelle famiglie una diminuzione della spesa. Calo dei consumi e stretta creditizia delle banche hanno determinato la crisi reale.

Dalla fase della recessione alla caduta libera ( da "Gazzetta di Reggio" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: onda lunga della crisi finanziaria è approdata anche nella nostra provincia. La conferma arriva dall'indagine congiunturale di Industriali Reggio Emilia che per il primo trimestre del 2009 rileva una marcata flessione dell'attività produttiva e commerciale. La fase recessiva, manifestatasi dall'ultimo trimestre del 2008,

I consiglieri decidono di tagliarsi lo stipendio ( da "Trentino" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: una fotografia assai realistica della situazione: c'è una grave crisi finanziaria ed economica che sta mettendo in seria difficoltà le famiglie e le imprese nel Paese. C'è la necessità di ridurre anche i costi della politica in un momento in cui, del resto, è prevedibile la riduzione delle disponibilità finanziarie pubbliche.

Compagnia di San Paolo investimenti in rosso ( da "Stampa, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: APPROVAZIONE DEL BILANCIO Compagnia di San Paolo investimenti in rosso TORINO La crisi finanziaria si fa sentire nel bilancio della Compagnia di San Paolo. La fondazione torinese, principale azionista di Intesa Sanpaolo, registrerebbe infatti forti minusvalenze potenziali nel bilancio 2008. L'ordine di grandezza, secondo quanto scrive Radiocor, è intorno a 250-280 milioni di euro.

di Stefano Galli La bellezza non conosce crisi. Al Cosmoprof, ... ( da "Leggo" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in un momento pesantemente condizionato dalla crisi finanziaria mondiale, i consumi interni tengono e l'export è cresciuto». Dati che fanno ben sperare per l'anno in corso: «Pensiamo che anche il 2009 continua Franchina si chiuderà con numeri positivi. Non possiamo nascondere le difficoltà legate alla contrazione dei consumi a livello internazionale.

Sarkozy primo socio di Bnp Paribas ( da "Milano Finanza (MF)" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: travolta dalla crisi finanziaria e salvata grazie ad aiuti e garanzie per 102 miliardi di euro. Lo strumento dell'esproprio dovrà essere applicato entro il 30 giugno e soltanto in assenza di alternative. L'esecutivo tedesco vuole così far pressione sull'investitore statunitense Jc Flowers, che detiene il 24% di Hypo Re e per ora non ha espresso la volontà di cedere la quota.

IL DIRETTORE amministrativo dell'Università degli Studi Emilio Miccolis... ( da "Nazione, La (Siena)" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ateneo alla crisi finanziaria. HANNO FATTO PARTE della commissione tecnica di indagine, nominati attraverso lo stesso decreto rettorale di istituzione, il professor Bernardo Giorgio Mattarella, professore ordinario di diritto amministrativo presso la Scuola superiore della Pubblica amministrazione di Roma, il professor Antonio Barretta,

pasqua: pranzi e viaggi per distrarsi i veneti spenderanno 130 milioni ( da "Mattino di Padova, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Purtroppo nessun segnale di superamento di un periodo di crisi e di stagnazione dei consumi che va ben oltre la crisi finanziaria. Gli stessi provvedimenti governativi non ci sembra stiano dando grandi frutti. A breve dovrebbero scattare gli ammortizzatori sociali per quelle famiglie in difficoltà a seguito della crisi occupazionale, ma è evidente che saranno un momentaneo palliativo»

Pasqua: pranzi e viaggi per distrarsi I veneti spenderanno 130 milioni ( da "Tribuna di Treviso, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Purtroppo nessun segnale di superamento di un periodo di crisi e di stagnazione dei consumi che va ben oltre la crisi finanziaria. Gli stessi provvedimenti governativi non ci sembra stiano dando grandi frutti. A breve dovrebbero scattare gli ammortizzatori sociali per quelle famiglie in difficoltà a seguito della crisi occupazionale, ma è evidente che saranno un momentaneo palliativo»

la crisi dell'agricoltura non tocca il consorzio ( da "Mattino di Padova, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per quanto riguarda le imprese agricole la crisi finanziaria internazionale ha travolto anche il nostro comparto agricolo trascinandoci in un autentico rally dei prezzi. Lo sforzo del Consorzio è stato principalmente quello di offrire protezione contro una speculazione devastante, nel rispetto comunque delle tendenze più o meno conservative dei nostri produttori»

Pronto soccorso liquidità alle piccole imprese ( da "Nazione, La (Firenze)" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ««« «La nostra banca afferma Massimo Cerbai, responsabile regione Centro Sud a seguito dell'attuale crisi finanziaria, ha intensificato la collaborazione con le associazioni di categoria; proprio al fine di assicurare alle imprese associate adeguati flussi finanziari».

cenando mentre il baratro s'avvicina - valerio petrarca ( da "Repubblica, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che avrebbero portato alla bancarotta le maggiori banche del mondo e avrebbero fatto della più grande crisi finanziaria di tutti i tempi anche la più grande e catastrofica crisi sociale e politica se gli Stati non fossero intervenuti a sostegno di quelle stesse banche portate alla rovina dai propri manager. SEGUE A PAGINA VI

Patto di stabilità, i sindaci fanno appello al prefetto ( da "Libertà" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria dei comuni italiani e permettere loro di utilizzare le proprie risorse per far ripartire gli investimenti. Dal prefetto l'assicurazione di interessarsi presso il ministero delle Finanze per far presente la situazione. I sindaci gli hanno consegnato il documento messo a punto per segnalare i vincoli eccessivi che riducono le già minime possibilità di investimento

Samb, in crisi finanziaria: ultimatum della Start per la trasferta di Sesto ( da "Messaggero, Il (Marche)" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mercoledì 08 Aprile 2009 Chiudi Samb, in crisi finanziaria: ultimatum della Start per la trasferta di Sesto Marinangeli a pag. 51

Finanziare gli interventi. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in Abruzzo significa reperire risorse finanziarie in tempi rapidi, per importi consistenti quantificabili in svariati miliardi di euro e al minor costo possibile per le casse di Stato e Regione: ma la gravità della crisi bancario-finanziaria e la fitta retedi vincoli e paletti imposti da Maastricht ed Eurostat sui conti pubblici rende difficilmente praticabile la formula del maxi-

In aumento fiducia e popolarità ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: le polemiche sull'erogazione di denaro pubblico alle istituzioni finanziarie e i feroci attacchi del partito repubblicano. La colpa dei problemi in cui versa l'America non è sua: per gli americani i maggiori responsabili della crisi finanziaria sono George Bush (33%), le istituzioni finanziarie (21%) e il Parlamento (11%).

Equità e rigore fanno il rilancio ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: avversione al rischio del sistema finanziario. La crisi globale ha esposto le debolezze del sistema finanziario. è probabile che, in risposta alla nuova situazione creatasi, il mercato diventi eccessivamente cauto. Un sistema finanziario più "conservatore" sarà meno propenso ad erogare credito per attività la cui redditività è particolarmente incerta,

Al più presto la Russia nella Wto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: un ruolo importante nello sbloccare il Doha Round e dire no al protezionismo ». Non solo: «Inserire la Russia in un contesto di regole riconosciute a livello internazionale potrà facilitare gli investimenti delle imprese italiane». Tutti temi che sono stati riaffrontati ieri pomeriggio, al Cremlino, nell'incontro tra il presidente Dmitri Medvedev e la delegazione imprenditoriale.

Restano lontani i criteri Usa e Ue ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: disallineamenti di durata fra attivo e passivo degli intermediari finanziari) anche per limitare il rischio di liquidità delle istituzioni finanziarie. Altra questione analizzata nello studio riguarda come tener conto dei fattori di rischio sistemico, che a volte, come insegna la crisi internazionale in corso sono stati provocati anche da intermediari non bancari (Aig o General Electric,

Wall Street teme le trimestrali ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: come barometro della crisi, sulle istituzioni finanziarie: «La chiave, per il mercato,sarà verificare i risultati delle banche – ha affermato Joe Veranth, della Dana Investment Advisors – E i commenti sul loro stato di salute». Per John Biel, di Cowen, gli investitori aspetteranno al varco i bilanci prima di decidere qualunque nuova mossa.

BULGARIA, LA CRISI FINANZIARIA COLPISCE SOPRATTUTTO L'EDILIZIA E IL SETTORE IMMOBILIARE: GLI INVESTIMENTI SI RIDUCONO DI DUE TERZI RISPETTO AD INIZIO 2008 (-66%) NEL SETTORE BANCAR ( da "marketpress.info" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: LA CRISI FINANZIARIA COLPISCE SOPRATTUTTO L?EDILIZIA E IL SETTORE IMMOBILIARE: GLI INVESTIMENTI SI RIDUCONO DI DUE TERZI RISPETTO AD INIZIO 2008 (-66%) NEL SETTORE BANCARIO PERMANGONO PERÒ CONDIZIONI CREDITIZIE FAVOREVOLI ALLE BANCHE ESTERE E LE BASSE IMPOSTE DIRETTE FAVORISCONO IL BUSINESS PER LE IMPRESE STRANIERE Sofia,

A scuola di fashion manager in accordo con la Toscana ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anche per effetto della crisi finanziaria. Ecco perché questo corso executive è l'ennesima risposta data a un sistema imprenditoriale che non deve temere i cambiamenti». Il fahion made in Italy è fatto da oltre 58mila imprese, con un volume complessivo di esportazioni superiore ai 27 miliardi di euro l'anno.

L'ONDA LUNGA della crisi finanziaria ... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 11 L'ONDA LUNGA della crisi finanziaria ... L'ONDA LUNGA della crisi finanziaria è ormai decisamente approdata anche nella nostra provincia. La conferma arriva anche dall'indagine congiunturale degli Industriali. Il primo trimestre del 2009 rileva una marcata flessione dell'attività produttiva e commerciale.

PIANO CASA ( da "marketpress.info" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria ed economica in questi mesi si è aggravata, così il presidente del Consiglio per rilanciare un settore chiave della nostra economia quale è l´edilizia e, nello stesso tempo, andare incontro alle esigenze delle famiglie italiane, ha lanciato la proposta di un Piano di interventi per l´ampliamento delle abitazioni di proprietà,

Bankitalia stringe sui manager ( da "Corriere della Sera" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma intanto ieri sul fronte della crisi finanziaria, Wall Street, che ha aperto in ribasso perdendo in avvio il 2%, e le altre borse europee che hanno chiuso in calo, hanno risentito delle stime anticipate dal Fondo monetario internazionale sul valore dei titoli tossici accumulati dalle banche.

Il Brasile frena Fiat, rimbalza Cir ( da "Corriere della Sera" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/04/2009 - pag: 39 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Il Brasile frena Fiat, rimbalza Cir Bancari giù Credito: scendono Intesa-Sanpaolo (-4,02%) e Banco Popolare (-3,52%) Alla fine l'S&P-Mib è arretrato dello 0,77% e il Mibtel dello 0,57%.

Fastweb, niente cedola. ( da "Corriere della Sera" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 08/04/2009 - pag: 39 Il caso a Milano/2 Fastweb, niente cedola. «Troppi debiti» (g.fer.) «Abbiamo deciso di privilegiare la riduzione del debito piuttosto che pagare il dividendo». Così il presidente Carlsten Schloter ha spiegato agli azionisti riuniti ieri in assemblea la scelta di accantonare l'

Pirelli, un rally che dura da sei sedute ( da "Corriere della Sera" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/04/2009 - pag: 39 Il caso a Milano/1 Pirelli, un rally che dura da sei sedute (g.fer.) È da martedì 31 marzo che la quotazione di Pirelli cresce incessantemente. Con il guadagno di ieri (+3,43%, migliore performance fra i titoli dell'S&P-Mib) il progresso ha ormai superato il 27%.

pasqua: pranzi e viaggi per distrarsi i veneti spenderanno 130 milioni ( da "Nuova Venezia, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Purtroppo nessun segnale di superamento di un periodo di crisi e di stagnazione dei consumi che va ben oltre la crisi finanziaria. Gli stessi provvedimenti governativi non ci sembra stiano dando grandi frutti. A breve dovrebbero scattare gli ammortizzatori sociali per quelle famiglie in difficoltà a seguito della crisi occupazionale, ma è evidente che saranno un momentaneo palliativo»

Blue Coat: il cambiamento tecnologico come soluzione per affrontare i tagli di bilancio ( da "FullPress.it" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria che esercita forti pressioni sui budget IT e la necessità delle organizzazioni di diventare ancora più efficienti. Secondo un recente sondaggio commissionato da Blue Coat, oltre la metà dei responsabili IT in Gran Bretagna è convinto che il 40%, se non di più, della larghezza di banda della rete viene utilizzato per applicazioni ricreative o non strettamente legate

Consob su dossier illeciti Telecom "I sindaci diano più informazioni" ( da "Repubblica.it" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mercati finanziari, per la prima volta interviene nella vicenda dei dossier illeciti di Telecom Italia. Con una lettera inviata al collegio sindacale della società la settimana scorsa il presidente Lamberto Cardia ha accolto i rilievi sollevati dai piccoli azionisti riuniti dall'Asati e ha chiesto che la relazione allegata al bilancio 2008 venga redatta in maniera più esauriente.

Multinazionali italiane sotto i riflettori da Finmeccanica a Campari ( da "BlueTG online" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria non arresta le attività di finanza straordinaria dei gruppi italiani. Così Finimeccanica tenta di non pensare allo stop alla commessa del "Marine One" (il nuovo elicottero presidenziale Usa) e si consola con il successo raggiunto dall'emissione di un nuovo bond decennale in sterline per 400 milioni di sterline,

Liveblogging dall'Assemblea Telecom ( da "Blog Stefano Quintarelli" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: le TLC sono un settore che resiste meglio alla crisi; la comunicazione e' un necessita' non comprimibile; i vas potrebbero risentire. Poi racconta della crisi finanziaria. La borsa italiana in un detrminato periodo e' stata la peggiore in europa (-49%), TI -28%. Bernabe' ha fatto un lavoro estremamente brillante per ottenere l'aumento del canone di ULL.

Sta nascendo un mondo migliore?. ( da "Giornale.it, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

UN PROBLEMA DI ESTERNALITÀ FINANZIARIA ( da "Lavoce.info" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: UN PROBLEMA DI ESTERNALITÀ FINANZIARIA di Tommaso Monacelli 08.04.2009 La crisi ci insegna non solo che un problema di esternalità finanziaria può condurre a effetti devastanti sui bilanci delle banche quando i prezzi degli asset cominciano a scendere. Ma anche che la necessità di svendere attività fortemente illiquide, può aggravare la situazione,

La crisi frena i traffici mercantili ( da "Denaro, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mediterraneo area med La crisi frena i traffici mercantili Il fenomeno vale per tutti gli scali marittimi: situazione critica per Genova La burrasca della crisi finanziaria mondiale agita anche le acque del Mediterraneo, con ripercussioni negative sul traffico mercantile.

La crisi finanziaria colpisce soprattutto l'edilizia ( da "Denaro, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mercati bulgaria La crisi finanziaria colpisce soprattutto l'edilizia "La dinamica degli investimenti esteri, che dalla metà del 2008 ha segnato una forte tendenza al calo, passando dal 20 per cento al 15 per cento del Pil, testimonia come l'economia bulgara stia risentendo della riduzione della crescita economica mondiale sottolinea Marco Montecchi,

Il nostro fatturato è in continuo aumento E proteggiamo gli agricoltori dalla crisi ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria internazionale ha travolto anche il comparto agricolo trascinando in un autentico rally dei prezzi tutti gli operatori e a tutti i livelli. Lo sforzo del Consorzio è stato principalmente quello di offrire protezione contro una speculazione devastante nel rispetto comunque delle tendenze più o meno conservative dei nostri produttori»

Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) ( da "Giornale.it, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore?. ( da "Giornale.it, Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

babelick ha detto: io non ne ho la più pallida idea di come funzionino i terremoti e gli sciami sismici,le cose che so sono quelle basilari delle superiori.Giuliani è stato smentit ( da "KataWeb News" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Russia/ Gref: crisi sistema bancario è solo all'inizio ( da "Virgilio Notizie" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: aveva previsto una seconda ondata di problemi nel settore finanziario, pur sottolineando che non vi sarebbero grandi fallimenti di banche. La Russia è fortemente influenzata dalla crisi finanziaria mondiale. La Borsa di Mosca ha perso più di due terzi del suo valore dal picco nel mese di maggio 2008.

Telecom Italia guarda con fiducia al futuro ( da "Trend-online" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è convinto che la società è in grado di affrontare la crisi finanziaria e guarda con fiducia al futuro grazie alla liquidità che produce e alla capacità di finanziarsi sul mercato dei capitali. Il manager ha spiegato: "abbiamo un margine di tesoreria che ci consente di far fronte ai rinmborsi dei prossimi mesi.

Uno sviluppo seriorispetta le tradizioni ( da "Sicilia, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria internazionale di questi mesi ha di fatto dimostrato il fallimento dei modelli di sviluppo e benessere occidentale. E' tempo di ridare il giusto peso alla saggezza, ai valori di questi popoli. Giuseppe Licitra (Presidente Corfilac)

Telecom Italia, cedola può salire, crisi non preoccupa ( da "Reuters Italia" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: conferma gli obiettivi del piano e guarda senza preoccupazioni alla crisi finanziaria. Lo hanno detto l'AD Franco Bernabè e il presidente Gabriele Galateri di Genola durante l'assemblea degli azionisti, ribadendo l'impegno in Brasile, dove Telecom Italia controlla Tim Participacoes e Argentina, dove controlla Telecom Argentina.

Rimini: dalla Provincia un fondo anti-recessione ( da "RomagnaOggi.it" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi , in seguito alla quale è stata approntata questa azione di sostegno alle persone, è economica ma nasce da una violenta crisi finanziaria. Certamente, se ci fosse stato più spazio per le istanze e i principi della finanza etica nel mondo, non avremmo avuto tante delle derive "tossiche" della finanza che ci hanno portato a questo punto.

diciamolochiaro ha detto: Cara Carmen, io non frivolizzo, io mi ARRABBIO COME UNA BESTIA quando vedo scritto ne El Pais o sento in TV come la vostra che 1) gli aiuti sono arrivati ( da "KataWeb News" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

La crisi penalizza Telecom Italia nel primo trimestre ( da "Soldionline" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale situazione di crisi finanziaria e dalla necessità di procedere con la riorganizzazione di alcune attività. Tuttavia, il management non è preoccupato per questa situazione. Inoltre, i vertici di Telecom Italia hanno precisato che metteranno in atto tutte le azioni a disposizione per recuperare i bonus assegnati negli scorsi anni a fronte di risultati non corretti.

babelick ha detto: thò riaffiorano vecchie conoscenze,quale onore...diciamolo ti assicuro che di quel che dice la spagna non me ne importa nulla. che dire?più che del pil pro-capit ( da "KataWeb News" del 08-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Intesa-Sanpaolo bonus, ma ridotti per i manager ( da "Stampa, La" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, molto seguito dall'opinione pubblica e sono numerose le critiche all'eccessiva sperequazione che negli ultimi anni ha fatto levitare alcune retribuzioni a livelli plurimilionari. Anche il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, l'ultima volta in questi giorni, ha ribadito la necessità di dare ampia pubblicità alle politiche retributive dei gruppi bancari

diciamolochiaro ha detto: E tu vattene AFFANCULO con la velocità del razzo ( da "KataWeb News" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Carlo Fratta Pasini a Lodi ospite dell'associazione dei piccoli azionisti: ( da "Cittadino, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ndr) ma siamo incappati come tutti nella crisi finanziaria internazionale. Nel corso del 2008 e nei primi mesi del 2009 la Bpl è comunque tornata a essere la banca di riferimento del sistema imprenditoriale locale. Nel 2008 abbiamo raccolto 14 miliardi di euro e ne abbiamo impiegati sul territorio altrettanti.

L'Arabia in Telecom Dividendo a 5 cent>( da "Giornale di Brescia" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Azionisti e soci a parte, contro l'attuale crisi finanziaria Telecom Italia dice di avere le spalle coperte, almeno per ora. «Dodici miliardi di liquidità permettono a Telecom di affrontare con serenità il momento di crisi economico finanziaria globale» ha affermato l'a.d., Franco Bernabè.

Asscat convoca l'assemblea dei soci ( da "Arena, L'" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: professore all'Università Cattolica di Milano ed editorialista del Sole 24 Ore), che parlerà del tema «Le prospettive dell'economia dopo la crisi finanziaria - il sistema cooperativo come calmieratore degli eccessi del mercato». In questa sede saranno infine presentati ufficialmente i nuovi prodotti/condizioni dedicati ai soci.

Vecchi bonus e spioni pesano ancora su Telecom ( da "Unita, L'" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Vecchi bonus e spioni pesano ancora su Telecom MARCO TEDESCHI Molte parole sulla crisi finanziaria, troppi silenzi sullo scandalo intercettazioni. Sono i principali ingredienti serviti ieri all'assemblea degli azionisti di Telecom Italia, che ha approvato il bilancio 2008 e la distribuzione dei dividendi dopo otto ore di riunione nella sede di Rozzano.

Molte parole sulla crisi finanziaria, troppi silenzi sullo scandalo intercettazioni. Sono i principa... ( da "Unita, L'" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Molte parole sulla crisi finanziaria, troppi silenzi sullo scandalo intercettazioni. Sono i principali ingredienti serviti ieri all'assemblea degli azionisti di Telecom Italia, che ha approvato il bilancio 2008 e la distribuzione dei dividendi dopo otto ore di riunione nella sede di Rozzano.

la regione investe in spettacolo tre milioni in più fino al 2011 - francesca parisini ( da "Repubblica, La" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E´ un 'gesto politico´, di risposta alla crisi finanziaria del momento e alle conseguenze nel settore dello spettacolo dal vivo: un Fus (fondo unico per lo spettacolo) sempre più risicato, le fondazioni bancarie, salvadanaio della cultura, molto meno generose e le amministrazioni locali che arrancano coi bilanci.

la fed: nel 2010 una lenta ripresa più disoccupati ( da "Repubblica, La" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Una ripresa lieve che arriverà grazie «alla fine della correzione in atto sul mercato immobiliare, agli effetti del piano di stimolo fiscale e all´indebolimento delle tensioni sui mercati». La stretta al credito perdurerà ancora, come le pressioni sulle istituzioni finanziarie, mentre i consumatori americani continueranno a spendere meno.

le regole tradite con i soldi deglialtri - luciano gallino ( da "Repubblica, La" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria esplosa tra l´estate e l´autunno 2008, con il dissesto di dozzine di istituzioni di calibro mondiale e del sistema finanziario alternativo che avevano costruito, con ricadute drammatiche su famiglie e collettività, ha mostrato a quali gravissimi pericoli la de-regolazione espone l´economia mondiale.

L'editoria MALGRADO LA CRISI ( da "Manifesto, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: editoria qualcosa di simile a quel che oggi accade nel sistema immobiliare: la prima crisi libraria, a Rivoluzione appena scoppiata, coincise in fondo con una crisi finanziaria, perché la maggior parte degli affari era condotta a credito e una parte notevole delle entrate di una impresa poteva essere costituita da cambiali commerciali, effetti all'ordine e lettere di cambio.

Un altro scudo fiscale in Italia? Purché stavolta sia rigido su tempi e sanzioni di Angelo De Mattia ( da "Milano Finanza (MF)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sistema finanziario ombra», la formazione e l'espansione del quale sono state tra le cause della crisi finanziaria. Per spiegarsi l'ingegnoso meccanismo deliberativo del vertice di Londra non vanno trascurate le passate resistenze degli Usa a un intervento deciso per indurre i centri offshore a collaborazioni interstatuali a fini fiscali.

La Nuova Aquila non sia l'ennesimo spreco ( da "Milano Finanza (MF)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Se la crisi finanziaria impone ormai di trovare nuovi obiettivi comuni per la crescita, passando dalla ricchezza al benessere, è necessario ripensare in primo luogo alle funzioni pubbliche, dalla sanità all'istruzione, dalle infrastrutture energetiche a quelle di telecomunicazioni, a quelle basate sull'informatica,

L'Europa forte di Giulio Tremonti è quella dei governi ( da "Riformista, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di un nuovo europeismo che sta nascendo nella crisi finanziaria. L'Unione europea che si sta delineando nella Grande Recessione è «più umana, più intelligente, meno dogmatica, più capace di entrare nella vita dei popoli che ne fanno parte», un'evoluzione che secondo Tremonti consentirebbe di superare la dicotomia tra euroentusiasti ed euroscettici nel nome di un nuovo pragmatismo.

I Governi devono essere più veloci ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e dobbiamo essere pronti ad affrontare eventi inattesi, una caratteristica propria di questa crisi. Insomma, dobbiamo rimanere permanentemente all'erta. L'impressione è che la crisi finanziaria si sia travasata nell'economia e che ora la stessa crisi economica possa tornare a pesare sulla finanza, attraverso l'aumento dei fallimenti societari.

( da "Riformista, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sta affrontando la crisi dei mercati finanziari con serenità, potendo contare su oltre 12 miliardi di liquidità». Nei primi tre mesi di quest'anno il gruppo telefonico ha rifinanziato oltre il 60 per cento del fabbisogno finanziario in scadenza nel 2009 a un costo medio leggermente superiore al costo medio del debito che è pari al 6 per cento circa.

Al traguardo il Dl rilancia-consumi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incentivi" interviene anche in tema di mercati finanziari, per difendere le imprese – si legge nel testo – da «manovre speculative».Tra l'altro, sale al 5% la misura della quota di partecipazione che l'azionista di controllo può incrementare senza dover promuovere un'offerta pubblica di acquisto totalitaria;

Obama: aiuti alle assicurazioni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tornato ad occuparsi di crisi finanziaria. Con una nuova sfida a distanza per i suoi partner del G20, soprattutto quelli europei: estenderà la missione dei fondi Tarp al ramo vita del settore assicurativo. Dopo gli aiuti alle banche e al settore auto, siamo dunque al terzo settore su cui interviene il Governo americano, questa volta con l'obiettivo di rassicurare il risparmiatore,

A Campari il bourbon di Pernod ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nel bel mezzo della più grave crisi finanziaria dal crollo di Wall Street del 1929 e di un'aspra recessione, l'azienda di alcolici della famiglia Garavoglia esce allo scoperto, in totale controtendenza, mettendo a segno la più grande acquisizione della sua storia: con una spesa di 433 milioni di euro (575 milioni di dollari) si compra il bourbon numero uno al mondo.

Berna congela i fondi per l'Ocse ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che ha acquisito Banca del Gottardo, ha registrato un utile netto di 101 milioni di franchi, sifra considerta "buona"vista l'attuale crisi finanziaria. © RIPRODUZIONE RISERVATA LO SCONTRO Per Gysi (Bsi) la Svizzera ha fatto bene ad accettare le richieste in tema di segreto bancario: contestati i metodi

Cingoli sale al vertice di Banca Esperia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La sfida in Banca Esperia sarà altrettanto stimolante: affrontare la crisi dei mercati e cercare di far crescere le masse gestite. L'istituto in realtà ha già dimostrato di reggere abbastanza bene alla crisi. Gli attivi sono scesi per effetto della crisi finanziaria, passando dagli 11,9 miliardi di fine 2007 a 9,6 miliardi del bilancio 2008.

Tutti nudi, stile Full Monty Pubblicità choc ad Aversa ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per affrontare la crisi finanziaria e vincere l'agguerrita concorrenza hanno deciso di farsi fotografare nudi, con il fondoschiena ben in evidenza, al fianco di Claudio Tessitore, 42 anni, di Frignano, titolare di un'agenzia di viaggi di Aversa. Per una volta niente modelle, nessun corpo statuario in mostra, neanche un ritocco al computer.

Rogo di auto, la rivolta anti ricchi ( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: pensano che la crescita del fenomeno sia legata alla crisi finanziaria, la quale spinge alcuni gruppi di autonomi a intensificare le azioni dimostrative: una tattica a basso rischio ma efficace per spaventare borghesi e beneficiati dal capitalismo. Secondo, temono che la tendenza si diffonda anche tra la criminalità comune e tra i giovani non politicizzati,

Soci Mediobanca: trend positivo, ma 2009 difficile ( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria ed economica: il trend è positivo ma il 2009 sarà comunque un anno difficile per tutti. Il board sui conti del trimestre è in calendario per il 12 maggio. Per il resto le riunioni del direttivo e dell'assemblea del patto presieduto da Cesare Geronzi sono state brevi (più o meno un'ora) e le cose sarebbero andate secondo il copione scritto dal testo stesso dell'

Nuovo patto tra i soci. E Atlantia vola ( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/04/2009 - pag: 41 Il caso a Milano/1 Nuovo patto tra i soci. E Atlantia vola (g.fer.) Con un balzo del 7,95% ieri Atlantia, la ex Autostrade, ha realizzato la migliore performance fra i t i t o l i del-- l'S& P-Mib.

Bpm vota, quattro liste per il board ( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 09/04/2009 - pag: 41 Il caso a Milano/2 Bpm vota, quattro liste per il board (pa.pic.) Sono quattro le liste che si daranno battaglia all'assemblea della Bpm che il 25 aprile dovrà rinnovare il consiglio. Il presidente uscente, Roberto Mazzotta, si ricandida sostenuto dai soci non dipendenti,

E Reagan fondò l'impero dei miopi ( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi del sistema finanziario americano e la rapida diffusione dei suoi effetti al mondo intero è solo uno degli argomenti, e neppure quello sul quale Tps insiste, anche se poteva facilmente sfruttare il suo vantaggio comparato di grande banchiere e studioso di finanza.

Già 127 imbarcazioni iscritte a ( da "Nazione, La (Grosseto)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nonostante la crisi finanziaria ed economica, la vela sembra reggere bene. La manifestazione, che prenderà il via venerdì 10 si protrarrà fino a lunedì 13, è organizzata dallo Yacht Club Santo Stefano con la collaborazione del Circolo velico e canoa, della Pro Loco Monte Argentario e dall'amministrazione comunale.

Approvato il progetto Marka Il progetto Marka Macerata Kamez ... ( da "Messaggero, Il (Marche)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sottolinea una nota «nonostante la crisi finanziaria internazionale, ha fatto registrare un sostanziale mantenimento dell'avanzo d'esercizio tale da conseguire a pieno gli obiettivi erogativi per il 2009», la nomina dei nuovi soci. Si tratta di Wolfango Alpini, Antonio Biondo Dalla Casapiccola, Guglielmo Borgiani, Nazzareno Chiaramoni,

CORINALDO APPROVATO con il solo voto della maggioranza il bilancio d... ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: maggioranza non si è riscontrata la necessaria attenzione alla grave crisi finanziaria che si sta sviluppando e che sta già interessando diverse famiglie - dichiarano i capigruppo Giuseppe Saccinto ed Adolfo Giampaolo - . Consci di questa situazione abbiamo creduto opportuno e doveroso presentare undici emendamenti che avrebbero permesso la costituzione di un fondo straordinario di 81.

PER ECCELLENZA il termine esterovestizione richiama l'internazionalizz... ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: pesante crisi finanziaria avrà conseguenze anche sulle attività professionali? «La crisi le ha già stravolte, non solo quelle dei professionisti finanziari, ma anche di quelli della consulenza, che dopo la crisi, sarà totalmente cambiata. Dovrà porsi definitivamente come selettiva e specialistica e in grado di affrontare la crescente complessità dei problemi e dei processi aziendali»

ALL'ISTITUTO Suore Mantellate, una scuola sempre impegnata ad aggiornare i p... ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria, individuando differenze ed analogie con quella del 1929; nelle altre due il professor Giorgio Petracchi, docente di storia delle relazioni internazionali all'università di Udine, ha ben inquadrato le molteplici condizioni che portarono alla caduta del muro di Berlino esaminando le conseguenze sull'Europa e sui rapporti tra Usa e Russia.

De Rossi da Champions ( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che a Genova criticò l'eccessivo protezionismo per i romani, il centrocampista ha solo parole di apprezzamento. «Se non fossi De Rossi nè Totti e il mio allenatore dicesse che non può vincere senza noi due mi innervosirei perdendo fiducia in me stesso e nel tecnico. Ci ha dimostrato stima sempre e, nonostante il carattere particolare,

Teatro, gli ex dipendenti cauti sull'accordo: ( da "Secolo XIX, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ieri il Comune di Genova e la Regione Liguria hanno trionfalmente annunciato la via d'uscita dalla crisi finanziaria del teatro lirico genovese mettendo sul tavolo sei milioni per una transazione che dovrebbe, definitivamente, chiudere la partita del fondo pensioni. Restituendo ai pensionati del Carlo Felice una parte dei loro risparmi accantonati, in trent'anni, nel fondo.

Nessuna alternativa, Merkel cede: nazionalizzata la banca HRE ( da "Rai News 24" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: opa è la prima tappa verso la completa nazionalizzazione dell'istituto, travolto dalla crisi finanziaria. Il prezzo pagato dallo Stato è superiore del 10% alla quotazione media del titolo Hre nei primi 15 giorni di febbraio, nel periodo di riferimento per l'opa. Il fondo federale di aiuto al settore bancario lancerà ufficialmente l'opa nei prossimi giorni.>

Il cambiamento tecnologico è la soluzione per affrontare la crisi ( da "TopTrade" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il cambiamento tecnologico è la soluzione per affrontare la crisi Le divisioni IT possono introdurre importanti cambiamenti nei processi e nell?efficienza di un?organizzazione. E se la crisi finanziaria taglia i budget IT e le organizzazioni devono diventare ancora più efficienti, questo è il momento per muoversi in questa direzione.

Cambiamento tecnologico per affrontare i tagli di bilancio ( da "I-dome.com" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: infrastruttura IT. E' giunto il momento di premere l?acceleratore in questa direzione con la crisi finanziaria che esercita forti pressioni sui budget IT e la necessità delle organizzazioni di diventare ancora più efficienti. by Redazione PMI-dome

Campari,'Dopo Wild Turkey,digeriamo il tacchino' ( da "Affari Italiani (Online)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 20 La crisi finanziaria non arresta l'avanzata delle multinazionali italiane, che in certi casi anzi approfittano del momento per fare shopping. E' il caso di Campari, che per 575 milioni di dollari si compra dalla francese Pernod Richard la Wild Turkey, che oltre all'omonimo marchio di bourbon whiskey, la distilleria di Lawrenceburg,

Piazza Affari inizia la giornata con il buonumore ( da "KataWebFinanza" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: conferma i target del piano e guarda con fiducia al domani senza timori per la crisi finanziaria. E' quanto hanno dichirato i vertici della compagnia durante l'assemblea, ribadendo l'impegno in Brasile e Argentina. Inizio di giornata positivo per Fastweb che saluta Peter Burmeister come nuovo direttore finanziario a partire dal 1 luglio 2009.

Piazza Affari inizia la giornata con il buonumore ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: conferma i target del piano e guarda con fiducia al domani senza timori per la crisi finanziaria. E' quanto hanno dichirato i vertici della compagnia durante l'assemblea, ribadendo l'impegno in Brasile e Argentina. Inizio di giornata positivo per Fastweb che saluta Peter Burmeister come nuovo direttore finanziario a partire dal 1° luglio 2009.

Ing: asset in vendita, punta a incasso tra 6 e 8 mld euro ( da "Trend-online" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nel tempo e appena le condizioni di mercato la permetteranno'', fa sapere la Ing, e questo consentira' di liberare risorse di capitale per circa 4 miliardi. Ing, in seguito alla crisi finanziaria, ha gia' ricevuto finanziamenti dallo Stato per 10 miliardi di euro e ha eliminato oltre la meta' dei 7mila posti di lavoro annunciati.

Telecom Italia, partenza con il segno meno (-1,7%) ( da "Soldionline" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale situazione di crisi finanziaria e dalla necessità di procedere con la riorganizzazione di alcune attività. Tuttavia, il management non è preoccupato per questa situazione. Inoltre, i vertici di Telecom Italia hanno precisato che metteranno in atto tutte le azioni a disposizione per recuperare i bonus assegnati negli scorsi anni a fronte di risultati non corretti.

Banco Popolare, si dimette il dg Minolfi ( da "Corriere del Veneto" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nel pieno del marasma da crisi finanziaria, aveva fatto dietrofront nello scorso autunno, provocando fortissime sbandate al titolo del Banco Popolare (che ora, come noto, ha lanciato un'Opa totalitaria sull'istituto di cui detiene il 30%). Minolfi era stato proprio colui che aveva condotto le trattative con i tedeschi.

Piazza Affari, il verde è meno intenso a metà seduta ( da "KataWebFinanza" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: conferma i target del piano e guarda con fiducia al domani senza timori per la crisi finanziaria. E' quanto hanno dichirato i vertici della compagnia durante l'assemblea, ribadendo l'impegno in Brasile e Argentina. Positiva Fastweb che saluta Peter Burmeister come nuovo direttore finanziario a partire dal 1 luglio 2009.

Piazza Affari, il verde è meno intenso a metà seduta ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: conferma i target del piano e guarda con fiducia al domani senza timori per la crisi finanziaria. E' quanto hanno dichirato i vertici della compagnia durante l'assemblea, ribadendo l'impegno in Brasile e Argentina. Positiva Fastweb che saluta Peter Burmeister come nuovo direttore finanziario a partire dal 1° luglio 2009.

catalan4ever ha detto: ma si dania, ha ragione! dopotutto ogni volta che splode una bomba del Eta; Zapatero fa le battute per non drammatizzare la situazione. ( da "KataWeb News" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Telecom Italia (-2,8%) la peggiore all'S&P/Mib ( da "Soldionline" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale situazione di crisi finanziaria e dalla necessità di procedere con la riorganizzazione di alcune attività. Tuttavia, il management non è preoccupato per questa situazione. Inoltre, i vertici di Telecom Italia hanno precisato che metteranno in atto tutte le azioni a disposizione per recuperare i bonus assegnati negli scorsi anni a fronte di risultati non corretti.

Cura dimagrante per LyondellBasell ( da "Polimerica" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il piano dovrebbe traghettare il gruppo fuori dalla crisi finanziaria, culminata con l'avvio, per le sole attività americane, delle procedure previste dalla legge fallimentare statunitense, il Chapter 11, che offre una protezione dal rischio di insolvenza per il tempo necessario alla ristrutturazione finanziaria.

Crisi, appello del sindaco alle banche ( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Annone Veneto Non sono affatto buoni i primi dati emersi dall'indagine avviata dal Comune di Annone per conoscere gli effetti della crisi finanziaria ed economica sulle imprese del territorio. I licenziamenti sicuri registrati negli ultimi sei mesi sono già 33, ovvero tutto il personale del Magazzino Conad, chiuso definitivamente avendo perso il ruolo di struttura interregionale.

GIUGLIANO. PER I BAGNANTI SARà UN'ALTRA ESTATE SENZA SPIAGGE LIBERE E, CON LA CRISI FINANZ... ( da "Mattino, Il (Circondario Nord)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per i bagnanti sarà un'altra estate senza spiagge libere e, con la crisi finanziaria in corso, forse addirittura senza mare, visti i costi dei lidi del litorale di Giugliano. Nel frattempo si arroventa sempre di più la polemica sui provvedimenti - passato in Consiglio coi soli voti della maggioranza - che riguarderanno l'estate 2010.

Bollettino Bce: recessione più profonda da anni '70, ripresa nel 2010 ( da "Finanza.com" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Eurozona si è aggravata in conseguenza dell'intensificazione della crisi finanziaria superando per durata quella degli anni settanta". Il Pil dell'area è sceso dell'1,5% su base trimestrale nell'ultimo scorcio di 2008, superata soltanto dal calo registrato durante la recessione del 1974-1975, quando nel 4 trimestre 1974 il Pil era sceso dell'1,6%.

babelick ha detto: Berlusconi è un professionista delle gaffe,ormai ci siamo abituati.ma non è che non avesse capito la gravità della situazione,anche franceschini (che non è fede) ( da "KataWeb News" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Impotenza addio ( da "Napoli.com" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: una situazione aggravatasi di recente per via della crisi finanziaria. Spesso il medicinale deve essere assunto da pensionati costretti a sopravvivere con poco più di mille euro al mese e non può essere certo una soluzione la mutabilità dei prodotti, agognata dalle case farmaceutiche, che aggraverebbe ulteriormente i disastrati bilanci della nostra sanità.

Isae: tiene la fiducia delle imprese e delle famiglie al sud ( da "Trend-online" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il Rapporto evidenzia in questo numero: - Gli effetti recessivi della crisi finanziaria internazionale sull?economia reale non accennano ad esaurirsi, anche se in Italia qualche segnale di tenuta arriva dai dati relativi alla fiducia dei consumatori. Complessivamente, l?indicatore di Clima Economico elaborato dalla Commissione Europea e riferito all?

Mibtel +1,77%: in evidenza bancari, Fiat e Pirelli; exploit Atlantia ( da "Sicilia, La" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: si stavano soppesando le misure che potrebbero limitare questo modo di operare sul mercato che, secondo alcuni, sta peggiorando la crisi finanziaria e spingendo al ribasso le azioni. La Sec sta dibattendo sulla eventualità di reintrodurre la regola «uptick» (eliminata nel 2007), che permette le vendite allo scoperto solo quando l'ultimo prezzo di vendita è più alto del precedente.

Egr. Presidente Berlusconi, ( da "Affari Italiani (Online)" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che oltretutto arriva nella peggiore crisi finanziaria di sempre e che non consente più alcun calcolo politico a chicchessia. In gioco ci sono vite umane, futuri di interi paesi e famiglie. Lasciamo quindi da parte qualunque frizione, conflitto ed interessi di parte e diamo una volta tanto, un segno unitario concreto, quale quello di usare la marea di soldi che si risparmierebbero,

Promotori, kamikaze o imprenditori? ( da "Trend-online" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: insieme alla crisi finanziaria in atto e alla crescente sfiducia delle famiglie italiane (e non solo) nella redditività degli investimenti, ha fatto sì che la professione del promotore abbia perso fascino e attrattiva. La prospettiva di un lavoro difficile e precario nei guadagni fungono di fatto da deterrente.

Dalla Provincia di Rimini un fondo antirecessione ( da "Sestopotere.com" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crediamo che anche questo vada sottolineato in questa iniziativa: la crisi , in seguito alla quale è stata approntata questa azione di sostegno alle persone, è economica ma nasce da una violenta crisi finanziaria. Certamente, se ci fosse stato più spazio per le istanze e i principi della finanza etica nel mondo, non avremmo avuto tante delle derive “

Piazza Affari fa +2,5%. Volano le banche, crolla Seat (-15%) ( da "Soldionline" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale situazione di crisi finanziaria e dalla necessità di procedere con la riorganizzazione di alcune attività. Tuttavia, il management non è preoccupato per questa situazione. Segno meno anche per Tiscali (-2,05%). FastWeb è salita dello 0,38% a 15,68 euro. La società telefonica ha annunciato la nomina del nuovo direttore finanziario.

Chiusura in rosso per Telecom Italia (-1%) ( da "Soldionline" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: assemblea degli azionisti i vertici del colosso telefonico hanno anticipato che i risultati dei primi tre mesi del 2009 sono stati penalizzati dall?attuale situazione di crisi finanziaria e dalla necessità di procedere con la riorganizzazione di alcune attività. Tuttavia, il management non è preoccupato per questa situazione. -->

Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina non è un reato. ( da "Giornale.it, Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

diciamolochiaro ha detto: Babe, sapevo BENISSIMO che mi avrebbero cancellato il post del vaffa ma l'ho fatto apposta. ( da "KataWeb News" del 09-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,


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L'italoamericana che ha affondato il "Marine One" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Personaggio Rosa DeLauro deputato del Connecticut L'italoamericana che ha affondato il "Marine One" Lobbista per la Sikorsky MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK La Casa Bianca conferma la rinuncia agli elicotteri di Finmeccanica e a Capitol Hill festeggia la deputata che più si è battuta per ottenerla: l'italoamericana Rosa DeLauro. La conferma della decisione del Segretario alla Difesa, Robert Gates, arriva da Robert Gibbs, portavoce del presidente, che da Istanbul spiega come «il costo del programma dell'elicottero appariva troppo alto per il contribuente» in quanto «la spesa iniziale di circa 6 miliardi di dollari era lievitata a oltre i 13» a fronte del fatto che «si tratta di elicotteri che non avrebbero avuto un lungo periodo di utilizzo». Le frasi di Gibbs sono musica per le orecchie di Rosa DeLauro, 66 anni, deputata del Connecticut e fra le più acerrime avversarie degli elicotteri di Finmeccanica sin da quando fu assegnata la commessa dall'amministrazione Bush. DeLauro conosce bene l'Italia: gli antenati immigrarono all'inizio del secolo in America, a New Haven dove risiede è un nome di spicco della comunità italoamericana e quando di recente il presidente della Camera, Nancy Pelosi, si è recata a Roma l'ha portata con sé. Oltre ad essere un volto di spicco del «caucus» italoamericano, che riunisce un'ottantita fra senatori e deputati, DeLauro è un'autorevole voce liberal grazie alle battaglie per i diritti delle donne, al seggio nella commissione «Appropriations» che gestisce l'allocazione di ingenti fondi e anche al marito, Stan Greenberg, fra i più accreditati guru dei sondaggi già consulente di Tony Blair e di molti leader della sinistra europea, italiani inclusi. Se DeLauro ha guidato l'offensiva contro l'elicottero VH 71 è perché rappresenta il terzo distretto dello Stato dove ha sede la Sikorsky, che ha costruito gli attuali Marine One ma perse nel 2005 la gara con il consorzio di Lockheed Martin del quale anche Finmeccanica fa parte. Per rimettere in gioco Sikorsky, DeLauro non ha risparmiato cartucce. Fu lei, pochi mesi dopo l'assegnazione del contratto, ad ammonire sul rischio che «il lavoro fatto da americani verrà trasferito agli europei» con il conseguente «trasferimento di nostra tecnologia ai cinesi», accusando Finmeccanica di «fare pressioni sul governo italiano» per impedire l'entrata delle aziende Usa sul mercato nazionale degli elicotteri. Negli ultimi due anni dell'amministrazione Bush, DeLauro ha costruito la coalizione anti-VH 71, riunendo tutti gli eletti nel Connecticut e reclutando i parlamentari più sensibili al protezionismo. La vittoria dei democratici in novembre le ha fatto intuire che la meta era a portata di mano: ha aggiunto la motivazione che «il contratto venne assegnato da Bush a Italia e Gran Bretagna per ripagarle delle truppe in Iraq» e quindi ha redatto la lettera a Gates nella quale denunciava l'aumento di costi lamentando la violazione della legge «Nunn-McCurdy». E' stata una mossa che ha messo in difficoltà la Marina, che gestiva la commessa, e ha spinto Gates a non opporsi, tanto più che DeLauro nel frattempo si imponeva a fianco di Obama come paladina dei diritti della «famiglie lavoratrici» grazie a iniziative su lavoro e sanità. A giocare in favore di DeLauro sono state anche le dimissioni di Hillary Clinton dal Senato: come rappresentante di New York l'ex First Lady si era battuta per Lockheed Martin in quanto il «Marine One» sarebbe stato assemblato a Owego, creando 800 posti di lavoro, mentre la nuova senatrice Kristen Gillibrand si è rivelata assai più timida. Quando il Pentagono ha fatto marcia indietro, DeLauro ha dichiarato vittoria con un comunicato scritto: «E' una decisione benvenuta, Lockheed non ha mai costruito elicotteri mentre Sikorsky ha 50 anni di esperienza e rispetto dei preventivi, continuerò a garantire la tutela dei contribuenti». Fino a quando Sikorsky ottenerà il nuovo appalto.

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La soluzione della crisi? Per ora è sulla carta (sezione: crisi)

( da "Corriere delle Alpi" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

di Roberto De Nart «La soluzione della crisi? Per ora è sulla carta» E' ottimista l'ex rettore di Padova dopo le ultime decisioni economiche Gli errori del passato le speculazioni e il ruolo delle banche La sala Dal Pont Bianchi ha ospitato lunedì sera la conferenza dal titolo «La crisi economica, le cause, i rimedi... alla ricerca delle vie d'uscita» organizzata dall'Associazione Mazziniana d'Italia di Belluno, presieduta da Romano Cavagna, già primario di Nefrologia al "S.Martino". Relatore il professor Gilberto Muraro, ordinario di scienza delle Finanze, già rettore dell'Università di Padova. Che, bloccato dal traffico, è arrivato con grande ritardo. Ma si è ampiamente riscattato, perché nell'ora successiva è riuscito a spiegare le cause che hanno determinato la crisi. Tre, secondo il professore. Prima di tutto la bolla immobiliare negli Usa: dopo l'attacco alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001 c'è timore della recessione; il costo del denaro si abbassa e le famiglie accedono ai mutui per la casa. La forte richiesta spinge in alto i prezzi, finché arriviamo al collasso. In altri tempi ci sarebbe stato il fallimento di alcune banche. Invece c'è stato il contagio. E siamo alla seconda causa. In secondo luogo l'evoluzione delle tecniche finanziarie: negli ultimi dieci anni i mutui immobiliari venivano mixati ad altri titoli e venduti ad altre banche che a loro volta confezionavano altri prodotti finanziari e li rivendevano ad altre banche ancora. Così, i titoli "tossici" sono arrivati anche in Europa e collocati al pubblico. Anche perché erano titoli considerati affidabili perché garantiti da mutui immobiliari e con rendimenti superiori ai titoli di Stato. Infine la leva finanziaria: l'eccessiva espansione di questi pacchetti ha prodotto una leva finanziaria. Partendo cioè da una piccola base di liquidità è stato generato un forte credito. Che però è crollato come un castello di carte, dove ad ogni piano che si saliva aumentava il rischio e il profitto per la banca. «Da sempre, infatti, le banche cercano di innalzare il rischio per aumentare i profitti» ha detto il professor Muraro «mentre le autorità vigilanti cercano di limitarlo». Solo che negli Usa le autorità centrali avevano perso il controllo affascinati dalla teoria secondo la quale i mercati si autoregolano e dunque non bisogna intervenire. Questa teoria ha fatto anche allentare i controlli sul piano normativo. Nel 1999 Clinton modifica una legge del 1933 e favorisce lo sviluppo delle banche d'affari, quelle che hanno confezionato i prodotti con titoli tossici poi passati alle banche commerciali e collocati ovunque. L'intervento degli Stati con le iniezioni di liquidità alle banche ha impedito fortunatamente che i risparmiatori terrorizzati andassero a prelevare i loro risparmi. Ma la sfiducia si è propagata tra le banche. Il credito interbancario si è inceppato fino alla situazione paradossale: le banche americane ricevono soldi dallo Stato, che però ritornano alla banca centrale perché non si fidano più tra banche. Per far ritornare la fiducia occorreva allora togliere di mezzo i titoli tossici. Ma come determinare il loro prezzo? Quello nominale no, perché il prezzo delle case è diminuito. Il valore di mercato è zero perché nessuno li vuole. Per questa ragione il piano Bush non ha funzionato. Ora il governo Obama chiama anche i privati, insieme allo Stato, a condividere il rischio. Così sarà il mercato a stabilire il prezzo a seconda della domanda. Ma come è possibile che questa crisi sia passata dal campo finanziario a quello reale? Si è chiesto Muraro. La crisi finanziaria con il crollo delle azioni e quindi la perdita di patrimonio, ha determinato nelle famiglie una diminuzione della spesa. Calo dei consumi e stretta creditizia delle banche hanno determinato la crisi reale. L'industriale che vede contrarre la domanda produce di meno e manda a casa gli operai. Negli anni '30 si pensò che la causa della forte disoccupazione fosse il costo elevato del lavoro e quindi vennero diminuiti i salari. Con l'effetto disastroso di aggravare la crisi perché c'erano ancora meno soldi per acquistare i prodotti. A correggere questo errore intervennero Roosevelt negli Usa, e anche Hitler e Mussolini che sostennero i redditi e le grandi opere pubbliche. Oggi il problema è lo stesso e il rimedio tende ad essere lo stesso, con la vecchia ricetta keynesiana un po' ritoccata. Quindi protezione dei salari e grandi opere. Ma il sistema capitalistico post keynesiano non è in grado di garantire un livello globale e dunque va controllato dallo Stato. Che deve spingere la domanda quando il mercato ristagna e viceversa. E se negli anni '30, quando non c'erano grossi scambi con l'estero, poteva andar bene il protezionismo, oggi con la globalizzazione le barriere doganali non si possono erigere o crollerebbero le esportazioni. «Per i Paesi emergenti, fuori delle grandi valute euro-dollaro, che rischiano il fallimento dello Stato» ha concluso il professor Muraro «poiché una falla potrebbe determinare l'affondamento della nave, è intervenuto il G20 con lo stanziamento di un milione di miliardi di dollari. Il mondo, insomma, ha trovato la capacità di ragionare con lungimiranza. Sulla carta dunque abbiamo la soluzione alla crisi e io mi sento ottimista».

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Dalla fase della recessione alla caduta libera (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Reggio" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Dalla fase della recessione alla caduta libera L'indagine congiunturale degli Industriali mette in luce dati preoccupanti Le aspettative sul secondo trimestre sono tutte negative REGGIO. L'onda lunga della crisi finanziaria è approdata anche nella nostra provincia. La conferma arriva dall'indagine congiunturale di Industriali Reggio Emilia che per il primo trimestre del 2009 rileva una marcata flessione dell'attività produttiva e commerciale. La fase recessiva, manifestatasi dall'ultimo trimestre del 2008, si è trasformata in una caduta della produzione industriale nel trimestre gennaio-marzo 2009, che ha visto i volumi calare del 37% rispetto allo stesso periodo del 2008. Il peggioramento ha interessato tutti i settori. Se nei mesi scorsi la crisi aveva colpito soprattutto le produzioni di beni di investimento e di consumo durevoli, ora il calo dell'occupazione e dei redditi delle famiglie si sta ripercuotendo anche sui beni di consumo non durevoli. Inoltre, piccole, medie e grandi imprese sono colpite con differenti sfumature ma uguale intensità. Il calo di produzione, ordini e fatturato rispecchia un indebolimento della domanda, interna ed estera, già in corso da diversi mesi. Il fatturato è in territorio negativo per il quinto trimestre consecutivo sia per la componente interna (-26,9%) che per quella estera (-31,5%). Gli ordinativi complessivi acquisiti nel trimestre sono in flessione (-35,3%) con un calo più accentuato (-35,5%) sui mercati esteri. A preoccupare le imprese sono i dati relativi alla situazione finanziaria e alla liquidità: il 58,6% delle imprese segnala ritardi negli incassi. L'effetto della crisi si fa sentire anche sui rapporti tra imprese e banche. Nel complesso, il peggioramento delle condizioni creditizie riguarda in primo luogo gli spread e, dunque, un costo del denaro più elevato (segnalato dal 59,0% delle imprese intervistate), seguito dai ritardi nella concessione dei crediti (16,2%). Il marcato deterioramento del quadro congiunturale si è riflesso sui livelli occupazionali. Nella media del trimestre gennaio-marzo 2009, l'occupazione ha registrato un netto calo, pari a circa l'1,7%, per difficoltà che si stanno manifestando in tutti i settori. In forte aumento gli interventi di Cassa Integrazione ordinaria, che hanno raggiunto 235.536 ore. Confrontando i dati di gennaio e febbraio con quelli dell'anno precedente si rileva che un'impennata del ricorso agli ammortizzatori sociali: il volume delle ore di Cig ordinaria autorizzate nei primi due mesi dell'anno supera quello relativo all'intero secondo semestre del 2008. E le aspettative sul secondo trimestre 2009 sono tutte negative.

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I consiglieri decidono di tagliarsi lo stipendio (sezione: crisi)

( da "Trentino" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

L'ufficio di presidenza ha ora 60 giorni, non di più, per preparare una legge ad hoc I consiglieri decidono di tagliarsi lo stipendio Passa quasi all'unanimità una mozione per risparmiare il 20 per cento sulle spese Il primo passo sarà quello di sganciare le indennità dagli aumenti automatici annuali su base Istat GIANPAOLO TESSARI TRENTO. La buona volontà, per ora solo quella, c'è tutta. I consiglieri regionali ieri hanno approvato una mozione che prevede la riduzione del 20 per cento dei costi della politica locale. Un documento proposto dalla maggioranza, sulla spinta di una crisi che rischia di allontanare sempre di più la "casta" dalla gente comune: l'hanno votata pressoché all'unanimità tutti i presenti (un astenuto ed un contrario) e prevede che entro 60 giorni si passi dalle parole ai fatti con una legge ad hoc. Non è difficile capire che il risparmio non sarà ottenuto solo bloccando la rivalutazione in automatico, come avviene ora, delle indennità su base Istat. Non sono maxi cifre, ma con l'inflazione degli ultimi periodi, circa 300 euro al colpo. No, per incidere veramente servirà un taglio di stipendi vero e proprio, oltre al meccanismo per evitare ulteriori scatti non propriamente opportuni con questi chiari di luna. La novità è che la crisi ha convinto anche la Svp, in passato "tiepida" con le sollecitazioni risparmiatrici del centrosinistra trentino, ad ascoltare i mugugni che, pure in Alto Adige, salgono con puntualità dalla base. In calce alla mozione vi è infatti la firma della capogruppo Rosa Thaler, subito sotto a quella del partito proponente il Pd, rappresentato da Luca Zeni. Documento firmato anche da Giorgio Lunelli (Upt), Mauro Ottobre (Patt) e Bruno Firmani (Idv). Sì anche dall'opposizione, con il capogruppo del Pdl Walter Viola a sottolineare l'opportunità di una simile decisione. La premessa del documento approvato è, in effetti, una fotografia assai realistica della situazione: c'è una grave crisi finanziaria ed economica che sta mettendo in seria difficoltà le famiglie e le imprese nel Paese. C'è la necessità di ridurre anche i costi della politica in un momento in cui, del resto, è prevedibile la riduzione delle disponibilità finanziarie pubbliche. Attualmente è in vigore una rivalutazione automatica annuale su base Istat delle indennità di carica e della diaria dei consiglieri regionali: meccanismo che alimenta la distanza tra gli aumenti previsti per i consiglieri regionali e quelli previsti per i lavoratori dipendenti determinata sulla base dell'inflazione programmata. Questo accade perché era stata modificata la legge regionale, nel 2004, decidendo che l'indennità dei consiglieri regionali venisse sganciata da quella dei parlamentari: come sorta di contrappeso era stato introdotto il vincolo agli aumenti dell'indice Istat. Ora pure considerato eccessivo. Che cosa propone nel dettaglio la mozione? Chiede all'ufficio di presidenza di elaborare in un tempo ben preciso, due mesi, una modifica della legge regionale che sovraintende all'indennità e alla previdenza dei consiglieri. In particolare si dovrà prevedere l'interruzione degli aumenti delle indennità, della diaria e dei vitalizi per il 2009-2010. A partire dal 2011 l'aumento sarà analogo a quanto previsto per i contratti nazionali collettivi per i lavoratori. La stessa modifica - raccomanda il documento - dovrebbe prevedere la riduzione dell'indennità di funzione ora corrisposta ai componenti dell'Ufficio di presidenza. Meno definita la terza raccomandazione, quella che prevede una riduzione complessiva del 20 per cento dei costi della politica rispetto alla legislatura precedente. Si calcola che si dovrà tagliare di circa il dieci per cento le indennità mensili che, per il semplice consigliere, sono di 14 mila euro lordi. Altri tagli dovranno per forza riguardare le varie cariche aggiuntive e, soprattutto, i costi dei gruppi politici. Analoga iniziativa è da tempo allo studio su base provinciale da parte del presidente del Consiglio provinciale Gianni Kessler, con una lente di ingrandimento proprio sui costi dei gruppi. Soddisfatto del passo fatto ieri il presidente del Consiglio regionale Marco Depaoli che, già qualche mese, si era autoridotto del 30 per cento l'indennità di carica.

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Compagnia di San Paolo investimenti in rosso (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

IN MAGGIO L'APPROVAZIONE DEL BILANCIO Compagnia di San Paolo investimenti in rosso TORINO La crisi finanziaria si fa sentire nel bilancio della Compagnia di San Paolo. La fondazione torinese, principale azionista di Intesa Sanpaolo, registrerebbe infatti forti minusvalenze potenziali nel bilancio 2008. L'ordine di grandezza, secondo quanto scrive Radiocor, è intorno a 250-280 milioni di euro. Le minusvalenze riguardano la quota di patrimonio considerata non strategica, cioè gli investimenti diversi dalla partecipazione in Intesa Sanpaolo (che rappresenta poco più di un terzo del totale). Investimenti confluiti in gestioni patrimoniali, quasi tutte gestite da Londra. La Compagnia di San Paolo, diversamente da altre fondazioni, ha preferito puntare su investimenti diversificati piuttosto che sull'acquisto di pacchetti significativi in società industriali e finanziarie. Inoltre, commentano fonti vicine alla Compagnia, per un criterio prudenziale nel bilancio vengono registrate le minusvalenze e non le plusvalenze potenziali. Il bilancio 2008 verrà approvato alla prossima riunione del consiglio generale, prevista a maggio. Le stesse fonti rilevano che comunque la minusvalenza eventuale non incide sulle attività della Compagnia. I 250-280 milioni di minusvalenze sono potenziali in quanto si tratta di operazioni ancora aperte. \

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di Stefano Galli La bellezza non conosce crisi. Al Cosmoprof, ... (sezione: crisi)

( da "Leggo" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

di Stefano Galli La bellezza non conosce crisi. Al Cosmoprof, il salone della cosmetica che si è chiuso lunedì nei padiglioni della fiera, i numeri parlano chiaro. Nel 2008 il fatturato del settore è cresciuto e il 2009 promette bene: lo scorso hanno è stato infatti archiviato con un segno positivo (+1,2%, pari a 8,34 miliardi di euro). «È andata molto bene ha commentato Fabio Franchina, presidente di Unipro (l'associazione dei produttori di Cosmetici) in un momento pesantemente condizionato dalla crisi finanziaria mondiale, i consumi interni tengono e l'export è cresciuto». Dati che fanno ben sperare per l'anno in corso: «Pensiamo che anche il 2009 continua Franchina si chiuderà con numeri positivi. Non possiamo nascondere le difficoltà legate alla contrazione dei consumi a livello internazionale. Siamo consapevoli della necessità di una riflessione a livello globale, ma riteniamo che dal comparto cosmetico italiano sia arrivato davvero un buon esempio di reazione». In tempi difficili, quando si è obbligati a ridurre le spese per l'abbigliamento, si guarda con più attenzione al dettaglio e agli accessori. Forse è proprio per questo che il settore della bellezza "tiene": curando il proprio aspetto si trova il giusto spirito per affrontare i periodi più bui.

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Sarkozy primo socio di Bnp Paribas (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Mercati Globali data: 08/04/2009 - pag: 15 autore: di Francesco Ninfole il veicolo statale sppe sale al 17% del capitale dopo il piano di sostegno alle banche Sarkozy primo socio di Bnp Paribas Il governo francese non avrà diritti di voto. Il presidente tedesco firma la legge sull'esproprio degli istituti. Tagli per Rbs Lo Stato francese è diventato il primo azionista di Bnp Paribas con una quota del 17,03%. L'operazione si inserisce nell'ambito del piano di sostegno alle banche varato dal presidente Nicolas Sarkozy: lo Stato non ha diritti di voto e non intende acquisire azioni ordinarie. Il veicolo Sppe (Société de Prise de Participation de l'Etat), controllato al 100% dal governo francese, ha sottoscritto l'aumento di capitale della banca da 5,1 miliardi di euro (per oltre 187 milioni di titoli preferenziali), superando come primo socio Axa, che detiene il 4,83%. L'obiettivo del piano statale è rafforzare il patrimonio degli istituti per sostenere il finanziamento dell'economia francese: lo stesso principio che ha spinto il governo italiano all'introduzione dei Tremonti-bond. La Sppe ha anticipato ieri in una lettera inviata all'Amf di non volere acquisire azioni ordinarie né di ottenere il controllo di Bnp Paribas. Il veicolo non richiederà neppure la nomina di uno o più rappresentanti nel consiglio di amministrazione. Nel capitale della banca transalpina potrebbe entrare anche lo Stato belga, nel caso arrivasse nei prossimi giorni il via libera sull'operazione Fortis. Ieri Bnp Paribas, che ha chiuso il 2008 con 3 miliardi di utili (dai 7,8 dell'anno precedente), è scesa del 3% alla borsa di Parigi a 33,85 euro.Lo Stato francese entrerà anche nel capitale di Société Générale e del gruppo Banque Populaire-Caisse d'Epargne. Il Crédit Agricole non ricorrerà ai fondi statali, mentre il Crédit Mutuel non ha ancora deciso. Finora il governo più attivo nell'aiuto alle banche è stato quello inglese, che ha acquisito quote di Lloyds-Hbos, Bradford & Bingley, Northern Rock e Royal Bank of Scotland (che ieri ha annunciato possibili tagli per 9 mila posti di lavoro in due anni e ha perso oltre il 10% sul listino londinese). Lo Stato tedesco ha invece rilevato il 25% di Commerzbank e l'8,7% di Hypo Re. Ieri il presidente tedesco Horst Koehler ha firmato la legge che consente l'esproprio delle banche: si avvicina così la totale nazionalizzare di Hypo Re, travolta dalla crisi finanziaria e salvata grazie ad aiuti e garanzie per 102 miliardi di euro. Lo strumento dell'esproprio dovrà essere applicato entro il 30 giugno e soltanto in assenza di alternative. L'esecutivo tedesco vuole così far pressione sull'investitore statunitense Jc Flowers, che detiene il 24% di Hypo Re e per ora non ha espresso la volontà di cedere la quota. Nei giorni scorsi il ministro delle Finanze, Peer Steinbrueck, ha annunciato di voler convocare subito dopo l'entrata in vigore della legge un'assemblea generale degli azionisti di Hypo Re, per approvare un aumento di capitale e cedere così allo Stato il controllo della banca. Se questa opzione dovesse fallire, la Germania opterà per l'esproprio.

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IL DIRETTORE amministrativo dell'Università degli Studi Emilio Miccolis... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Siena)" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACA SIENA pag. 4 IL DIRETTORE amministrativo dell'Università degli Studi Emilio Miccolis... IL DIRETTORE amministrativo dell'Università degli Studi Emilio Miccolis ha consegnato ieri mattina al sostituto procuratore della repubblica, dottor Mario Formisano, copia della relazione finale redatta dalla commissione tecnica di indagine amministrativa. Il documento, portato personalmente in tribunale dallo stesso Miccolis, era stato depositato ieri poco prima presso la direzione amministrativa dell'Ateneo dal segretario della commissione stessa, l'avvocato Ilaria D'Amelio. IL DIRETTORE amministrativo è arrivato al quarto piano del palazzo di giustizia qualche minuto prima di mezzogiorno e si è intrattenuto nell'ufficio del magistrato per quasi trenta minuti. Oltre ai documenti depositati, non è trapelata alcuna indiscrezione sul contenuto del colloquio. La presenza del dottor Miccolis non è comunque passata inosservata. La commissione tecnica di indagine amministrativa è stata costituita con decreto rettorale dello scorso 16 gennaio, su impulso del direttore amministrativo Emilio Miccolis, nell'ambito dell'accertamento amministrativo sulle cause e le eventuali responsabilità soggettive e oggettive che negli ultimi anni hanno condotto l'Ateneo alla crisi finanziaria. HANNO FATTO PARTE della commissione tecnica di indagine, nominati attraverso lo stesso decreto rettorale di istituzione, il professor Bernardo Giorgio Mattarella, professore ordinario di diritto amministrativo presso la Scuola superiore della Pubblica amministrazione di Roma, il professor Antonio Barretta, associato di Economia aziendale presso la facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Siena, l'avvocato Gaetano Prudente, responsabile dell'avvocatura interna dell'Università degli Studi di Bari. Sulle questioni tecnico-contabili pare di capire che siamo alle battute finali. Il prossimo passo potrebbe essere quello di individuare le varie responsabilità soggettive.

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pasqua: pranzi e viaggi per distrarsi i veneti spenderanno 130 milioni (sezione: crisi)

( da "Mattino di Padova, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 12 - Economia Pasqua: pranzi e viaggi per distrarsi I veneti spenderanno 130 milioni VENEZIA. Sono 130 i milioni che saranno spesi nel Veneto per la Pasqua 2009. Di questi, 30 milioni saranno spesi per colombe e uova pasquali; 14 milioni per il pranzo di Pasqua a casa a con amici; 4,5 milioni per il pranzo al ristorante o fuori casa; 2,5 milioni per la gita di Pasquetta. L'indagine svolta dalla Confesercenti del Veneto ha fotografato la Pasqua dei veneti. «Dallo studio emerge il profondo rispetto della tradizione - commenta Maurizio Franceschi, segretario Confesercenti Veneto -. I veneti festeggeranno la Pasqua con parenti e amici. La maggior parte (71%) la trascorrerà a casa; solo il 14% pranzerà in ristorante o in agriturismo; il 6% trascorreranno le festività in qualche luogo di villeggiatura in Italia o all'estero». Saranno quasi 300 mila i veneti in vacanza per le prossime festività pasquali. La stragrande maggioranza sceglierà una località turistica dell'Italia. Oltre 550mila veneti si riverseranno negli oltre 6 mila ristoranti ed agriturismi sparsi in tutta la regione. La stragrande maggioranza (sette su 10) se ne starà a casa a pranzare in modo tradizionale. Per Pasquetta invece, tempo permettendo, un veneto su 5 si riverserà nei parchi, sui colli, al lago o sulle spiagge, per una prima vera scampagnata primaverile. Si calcola che quasi un milione si concederanno la consueta scampagnata per Pasqua. Per quanto riguarda la spesa, non aumenterà rispetto al 2008 ma nemmeno presenterà grandi variazioni: 30 milioni se ne andranno in colombe e uova di cioccolato con una spesa media tra i 20 ed i 25 euro per famiglia (sostanzialmente uguale al 2008). Pur non rientrando nella ricerca Pasquale si prevede che ci sarà un buon incremento delle vendite di abbigliamento, che permetterà un piccolo recupero delle minori vendite di inizio 2009. «Sono previste più consumi ed acquisti nei giorni precedenti alla Pasqua, soprattutto nel settore abbigliamento - continua Franceschi -. Rispetto al 2008, quest'anno si registra una Pasqua alta e di questo dovrebbero goderne i consumi. Purtroppo nessun segnale di superamento di un periodo di crisi e di stagnazione dei consumi che va ben oltre la crisi finanziaria. Gli stessi provvedimenti governativi non ci sembra stiano dando grandi frutti. A breve dovrebbero scattare gli ammortizzatori sociali per quelle famiglie in difficoltà a seguito della crisi occupazionale, ma è evidente che saranno un momentaneo palliativo». Il quadro complessivo è quello di famiglie molto insicure sul futuro, una società che di fronte alla crisi non è tranquilla per il futuro e approfitta delle feste per dimenticare il momento delicato.

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Pasqua: pranzi e viaggi per distrarsi I veneti spenderanno 130 milioni (sezione: crisi)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pasqua: pranzi e viaggi per distrarsi I veneti spenderanno 130 milioni VENEZIA. Sono 130 i milioni che saranno spesi nel Veneto per la Pasqua 2009. Di questi, 30 milioni saranno spesi per colombe e uova pasquali; 14 milioni per il pranzo di Pasqua a casa a con amici; 4,5 milioni per il pranzo al ristorante o fuori casa; 2,5 milioni per la gita di Pasquetta. L'indagine svolta dalla Confesercenti del Veneto ha fotografato la Pasqua dei veneti. «Dallo studio emerge il profondo rispetto della tradizione - commenta Maurizio Franceschi, segretario Confesercenti Veneto -. I veneti festeggeranno la Pasqua con parenti e amici. La maggior parte (71%) la trascorrerà a casa; solo il 14% pranzerà in ristorante o in agriturismo; il 6% trascorreranno le festività in qualche luogo di villeggiatura in Italia o all'estero». Saranno quasi 300 mila i veneti in vacanza per le prossime festività pasquali. La stragrande maggioranza sceglierà una località turistica dell'Italia. Oltre 550mila veneti si riverseranno negli oltre 6 mila ristoranti ed agriturismi sparsi in tutta la regione. La stragrande maggioranza (sette su 10) se ne starà a casa a pranzare in modo tradizionale. Per Pasquetta invece, tempo permettendo, un veneto su 5 si riverserà nei parchi, sui colli, al lago o sulle spiagge, per una prima vera scampagnata primaverile. Si calcola che quasi un milione si concederanno la consueta scampagnata per Pasqua. Per quanto riguarda la spesa, non aumenterà rispetto al 2008 ma nemmeno presenterà grandi variazioni: 30 milioni se ne andranno in colombe e uova di cioccolato con una spesa media tra i 20 ed i 25 euro per famiglia (sostanzialmente uguale al 2008). Pur non rientrando nella ricerca Pasquale si prevede che ci sarà un buon incremento delle vendite di abbigliamento, che permetterà un piccolo recupero delle minori vendite di inizio 2009. «Sono previste più consumi ed acquisti nei giorni precedenti alla Pasqua, soprattutto nel settore abbigliamento - continua Franceschi -. Rispetto al 2008, quest'anno si registra una Pasqua alta e di questo dovrebbero goderne i consumi. Purtroppo nessun segnale di superamento di un periodo di crisi e di stagnazione dei consumi che va ben oltre la crisi finanziaria. Gli stessi provvedimenti governativi non ci sembra stiano dando grandi frutti. A breve dovrebbero scattare gli ammortizzatori sociali per quelle famiglie in difficoltà a seguito della crisi occupazionale, ma è evidente che saranno un momentaneo palliativo». Il quadro complessivo è quello di famiglie molto insicure sul futuro, una società che di fronte alla crisi non è tranquilla per il futuro e approfitta delle feste per dimenticare il momento delicato.

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la crisi dell'agricoltura non tocca il consorzio (sezione: crisi)

( da "Mattino di Padova, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

BOOM DI VENDITE NEL 2008: 166 MILIONI (+19%) La crisi dell'agricoltura non tocca il Consorzio L'aumento dei costi dei mezzi tecnici, dei carburanti, dei concimi e dei prodotti per l'agricoltura fa volare il fatturato del Consorzio agrario di Padova e Venezia (nella foto) che, per il 2008, si attesta oltre i 166 milioni di euro, il 19% in più rispetto al 2007. Anche in tempi di crisi gli affari vanno bene per la cooperativa con 42 punti vendita e 183 dipendenti sparsi nelle sue province e ben radicata sul territorio. Ad aumentare le opportunità di business non è solamente l'impennata dei costi delle materie prime ma anche il deciso sviluppo di settori di vendita come il giardinaggio, l'orticoltura, l'hobbystica, i prodotti del territorio, le energie alternative. «Oltre che essere un punto di riferimento per le nostre imprese agricole - spiega Federico Dianin, presidente del Consorzio - i nostri punti vendita sono sempre più frequentati dai privati che coltivano un orto, si prendono cura del giardino o di qualche animale domestico. E' un mercato che sta crescendo, in particolare nelle zone maggiormente urbanizzate, dove siamo una presenza storica. Per quanto riguarda le imprese agricole la crisi finanziaria internazionale ha travolto anche il nostro comparto agricolo trascinandoci in un autentico rally dei prezzi. Lo sforzo del Consorzio è stato principalmente quello di offrire protezione contro una speculazione devastante, nel rispetto comunque delle tendenze più o meno conservative dei nostri produttori». Se l'aumento del fatturato è dovuto principalmente all'impennata dei prezzi di produzione, aggiunge il direttore Paolo Martin, il Consorzio ha applicato a favore delle imprese alcune opportunità contrattuali che hanno permesso di commercializzare i prodotti raccolti nel momento di mercato più favorevole. «Non a caso gli agricoltori ci hanno premiato - spiega Martin - affidandoci un volume record di cereali da essiccare, stoccare e commercializzare, ben 2,2 milioni di quintali di mais, grano e soia. Per far fronte alla crisi dobbiamo razionalizzare il sistema produttivo e commerciale, in una logica di filiera capace di creare sinergie tenendo conto di un mercato sempre più selettivo».

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Pronto soccorso liquidità alle piccole imprese (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACHE pag. 24 Pronto soccorso liquidità alle piccole imprese Credito agevolato da Cariparma e Confictour di NICOLA DI RENZONE FIRENZE QUINDICI milioni di euro a disposizione delle piccole e medie imprese toscane. A tanto ammonta la cifra messa a disposizione in Toscana da Confictour (Consorzio finanziaria commercio e turismo) e Cariparma. Un'iniziativa che promette di favorire l'accesso al credito per quelle imprese che hanno bisogno di liquidità di breve periodo; e che è stata presentata ieri a Firenze. Si tratterà, in sostanza, di prestiti a condizioni molto vantaggiose per gli associati del consorzio e che, proprio grazie alla mediazione Confictour, saranno concessi anche a quelle imprese che altrimenti avrebbero difficoltà ad ottenere liquidità dalle banche. «Nella regione spiega Paolo Galardi, presidente di Confictour esistono già opportunità per chi vuole fare ricerca o investimenti. Noi invece vogliamo o occuparci delle necessità immediate degli artigiani, dei commercianti o delle piccole imprese; che hanno bisogno di liquidità o di contanti per attraversare questo periodo di crisi». CREDITO che sarà rivolto a 360 gradi alle attività economiche della regione: dal commercio all'artigianato, dall'agricoltura al turismo, dall'industria ai servizi. Confictour, consorzio fidi nato nel 1976 ed attivo a livello nazionale, ha visto transitare negli anni tra i suoi soci oltre 6mila imprese ed oggi è collocato ai primi posti, per valore patrimoniale, tra i consorzi iscritti alla Federascomfidi. «In un momento come quello attuale spiega Paolo Galardi, pensiamo sia necessario non lasciare in balia della crisi economica mondiale i tanti piccoli imprenditori che rischiano di non farcela. Per questo la cifra a nostra disposizione è rivolta specificamente a sostenere la gestione del circolante delle imprese, ed è utilizzabile per la copertura delle esigenze di liquidità dell'attività ordinaria». Le imprese toscane interessate ad ottenere un aiuto, spiegano da Confictour, possono presentare la propria situazione presso la sede di Firenze del consorzio, in Piazzale Donatello 3. Si tratterebbe, insomma, di una boccata di ossigeno per l'economia toscana; nata dall'intesa con Cariparma. Banca che avrebbe intuito la necessità del momento per la maggior parte delle piccole e medie imprese; e cioè resistere davanti agli effetti della crisi. Cariparma, da parte sua, sta rafforzando la sua presenza in un mercato strategico come quello toscano e oggi, dopo il consolidamento nella provincia di Pisa, è presente praticamente su tutto il territorio. ««« «La nostra banca afferma Massimo Cerbai, responsabile regione Centro Sud a seguito dell'attuale crisi finanziaria, ha intensificato la collaborazione con le associazioni di categoria; proprio al fine di assicurare alle imprese associate adeguati flussi finanziari».

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cenando mentre il baratro s'avvicina - valerio petrarca (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina I - Napoli Le idee Cenando mentre il baratro s´avvicina VALERIO PETRARCA Lunedì scorso, a Villa San Luigi, Marco Vitale e Dario Righetti hanno spiegato con chiarezza che cos´è una crisi economica e quale tipo di crisi oggi viviamo. L´incontro si è svolto per iniziativa dell´associazione Laici e Gesuiti per Napoli ed è stato introdotto dal teologo Andrea Vicini e dal manager di impresa Francesco Bevilacqua. Vitale pensa che cominciamo finalmente a confrontarci con la realtà della crisi. Lo avverte anche dalle domande che di solito gli vengono poste: non gli si chiede più quando usciremo dalla crisi e gli si domanda come possiamo uscirne. Alla prima domanda infatti egli non sa rispondere, perché non è un indovino, ma alla seconda sì. Usciremo dalla crisi se si smetterà di dire le bugie che l´hanno determinata e di negare o di trascurare le realtà che esistono anche se non ci vanno a genio. Si tratta, per esempio, di conoscere con esattezza l´ammontare dei cosiddetti "titoli tossici", che avrebbero portato alla bancarotta le maggiori banche del mondo e avrebbero fatto della più grande crisi finanziaria di tutti i tempi anche la più grande e catastrofica crisi sociale e politica se gli Stati non fossero intervenuti a sostegno di quelle stesse banche portate alla rovina dai propri manager. SEGUE A PAGINA VI

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Patto di stabilità, i sindaci fanno appello al prefetto (sezione: crisi)

( da "Libertà" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Patto di stabilità, i sindaci fanno appello al prefetto «Siamo gli enti più vicini alla gente. Con gli investimenti possiamo incidere per fronteggiare la crisi» piacenza - Borgonovo, Cadeo, Carpaneto, Castelsangiovanni, Castelvetro, Fiorenzuola, Monticelli, Piacenza, Podenzano, Pontenure, Rivergaro, Rottofreno, San Giorgio, i sindaci di questi comuni sono stati ricevuti dal prefetto Luigi Viana al quale hanno consegnato il documento in cui chiedono la revisione dei contenuti della finanziaria riguardo al patto di stabilità che, sostengono i sindaci, impedisce la spesa di finanziamenti a disposizione. Chiedono l'intervento del prefetto affinché estenda questo appello agli organi istituzionali ed al governo per attuare la mozione sottoscritta da tutte le parti politiche in Parlamento in data 17 marzo 2009 che impegna il governo ad intervenire per risolvere positivamente la crisi finanziaria dei comuni italiani e permettere loro di utilizzare le proprie risorse per far ripartire gli investimenti. Dal prefetto l'assicurazione di interessarsi presso il ministero delle Finanze per far presente la situazione. I sindaci gli hanno consegnato il documento messo a punto per segnalare i vincoli eccessivi che riducono le già minime possibilità di investimento per gli enti locali. L'iniziativa si sviluppa su tutto il territorio nazionale e prende avvio dall'Anci. Per la provincia di Piacenza il Comune capofila della protesta dei sindaci che mette insieme amministrazioni di diverso colore, è Carpaneto. «I Comuni sono l'istituzione più vicina ai cittadini che può fronteggiare in modo efficace la crisi economica con investimenti che siano un volano per l'economia - si dice nel documento - e con politiche sociali che sostengano famiglie e persone in difficoltà garantendo una comunità coesa e solidale». Dai documenti redatti dall'Anci, è evidente, segnalano che gli investimenti hanno subìto un ridimensionamento a causa del patto di stabilità. Consideriamo poi che i Comuni rappresentano il 60 per cento della spesa per investimenti del paese e che, all'interno della Pubblica amministrazione, sono l'unico comparto che presenta un avanzo, ma che partecipa, nel 2009, al risanamento dei conti pubblici per un importo pari ad 1 miliardo e 340 milioni di euro. E in questo quadro risulta che i Comuni della Provincia di Piacenza sono virtuosi in rapporto a capacità di investimenti, costi generali e del personale, costi della politica. Lamentano poi «una forte riduzione dei fondi destinati ai Comuni come quello riguardante le politiche giovanili pari a 55 milioni; edilizia scolastica pari a 23 milioni; trasporto pubblico pari a 37 milioni; fondo per le politiche sociali pari a 275 milioni; fondo per l'inclusione sociale pari a 100 milioni; fondo unico per lo spettacolo di circa 100 milioni di euro». Forte contrarietà - si segnala nel documento consegnato al prefetto - per le decisioni assunte «che hanno ripianato gestioni deficitarie e di dissesto finanziario o hanno escluso dal rispetto delle regole del patto di stabilità alcuni Comuni senza modificare le regole per tutti lasciando così spazio a gravi fenomeni di irresponsabilità amministrativa che hanno contribuito ad indebolire in larghi strati dell'opinione pubblica il senso e il valore della solidarietà tra diverse aree del Paese». Reputano importante «la definizione del federalismo fiscale come strumento per modernizzare il sistema Paese, il superamento della spesa storica e la individuazione di costi standard sulla base delle migliori efficienze. Al governo viene poi chiesto di avviare una fase di assistenza tecnica straordinaria nei confronti dei Comuni per sostenerli nella individuazione di meccanismi contabili ed amministrativi che consentano di trovare soluzioni efficaci e di avviare da subito il confronto con il Governo ed il Parlamento per definire il primo decreto delegato attuativo della legge di delega sul federalismo fiscale per attribuire maggiore autonomia ai Comuni e riformare profondamente il sistema della finanza locale». L'appello consegnato al prefetto viene esteso anche ai parlamentari piacentini «affinché assumano iniziative politiche e si rendano partecipi alle modifiche delle regole del patto di stabilità permettendo ai Comuni di effettuare investimenti ed accelerare i pagamenti delle opere e dei servizi in corso e si dia risposta positiva alle richieste». 08/04/2009

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Samb, in crisi finanziaria: ultimatum della Start per la trasferta di Sesto (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Marche)" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 08 Aprile 2009 Chiudi Samb, in crisi finanziaria: ultimatum della Start per la trasferta di Sesto Marinangeli a pag. 51

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Finanziare gli interventi. (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-08 - pag: 2 autore: Finanziare gli interventi. Le condizioni di mercato ostacolano le emissioni sul modello Umbria, Marche e Molise Più difficile ora il canale dei bond regionali Isabella Bufacchi ROMA Accelerare la ricostruzione delle aree terremotate in Abruzzo significa reperire risorse finanziarie in tempi rapidi, per importi consistenti quantificabili in svariati miliardi di euro e al minor costo possibile per le casse di Stato e Regione: ma la gravità della crisi bancario-finanziaria e la fitta retedi vincoli e paletti imposti da Maastricht ed Eurostat sui conti pubblici rende difficilmente praticabile la formula del maxi-prestito obbligazionario collocato sui mercati internazionali, uno strumento che in passato ha velocizzato gli interventi post-sisma in Umbria, Marche e, anche se in misura minore, Molise. Nell'arco di un solo decennio, dal 1999 al 2009, lo scenario dei bond destinati alla raccolta di fondi per la ricostruzione postterremoto è cambiato al punto da rendere questa operazione indigesta per la contabilità pubblica e molto costosa, se non addirittura antieconomica. Dieci anni fa, proprio nell'anno di ingresso dell'Italia nell'Unione monetaria europea, l'Umbria firmava a Londra un "debt issuance program" da 2,6 miliardi di euro: questo prospetto-quadro consentiva alla Regione, devastata dal terremoto del '97, di emettere speciali obbligazioni il cui pagamento di cedole e rimborso del capitale era a carico dello Stato perché veniva effettuato attingendo direttamente agli stanziamenti annuali previsti in Finanziaria per la ricostruzione delle aree terremotate del '97. Tra il 1999 e il 2005 l'Umbria ha collocato sette bond, all'epoca noti come "Terremoto-bond", per 4,24 miliardi acquistati in tutto il mondo, da investitori istituzionali americani (texani), giapponesi, irlandesi, francesi e tedeschi. «Le prime obbligazioni sono state sottoscritte a fermo dalle banche estere, poi di anno in anno abbiamo affinato lo strumento- ha ricordato ieri Vincenzo Riommi, assessore agli affari istituzionali dell'Umbria e responsabile dei programmi di ricostruzione delle aree colpite da eventi sismici- . La garanzia esplicita dello Stato non è stata utilizzata ma dal 2002 siamo ricorsi a formule diverse come la delegazione di pagamento, il ruolo di garante della protezione civile, la clausola pari passu che mettei bond sullo stesso piano degli oneri dei titoli di Stato». Queste obbligazioni emesse dall'Umbria ma a carico dello Stato, in definitiva debito pubblico, pagavano un rendimento leggermente superiore a quello dei titoli di Stato: perché erano meno liquide, strutturate e non godevano di garanzia diretta ed esplicita pubblica. Tuttavia il costo complessivo era contenuto (una manciata di punti percentuali sopra il rendimento dei BTp) e intanto la Regione poteva contare su incassi immediati e consistenti per mettere in moto la macchina per la ricostruzione post sisma: in aggiunta al primo stanziamento per parare l'emergenza che era stato di 870 miliardi di lire. La Regione Umbria inoltre poteva contare su rating elevati (Aa2/AA/AA), al livello della Repubblica italiana. Totalmente diverso è il contesto attuale. Innanzitutto la formula della delegazione di pagamento a carico delle casse statali nella cornice rafforzata di Maastricht e di Eurostat trasforma in maniera automatica l'emissione obbligazionaria in un titolo di Stato, ai fini del calcolo del debito pubblico. E al di là della contabilità pubblica, è il costo della raccolta a rendere il bond regionale poco conveniente rispetto ai titoli dello Stato. Per numerose ragioni. Il ratingdella Regione Abruzzo di Moody's è " A2", tre gradini al di sotto della Repubblica italiana: un bond regionale in questo momento paga un elevato premio a rischio sopra il titolo di Stato. La crisi finanziaria infatti ha ampliato il differenziale di rendimento lungo la scala dei rating. Un'altra aggravante è legata alla scarsa liquidità del sistema: le banche sono costrette a pagare alti costi di raccolta sul medio-lungo termine che inevitabilmente vengono scaricati sui debitori. Il mercato tuttavia sta già pensando a qualche alternativa: aste di titoli di Stato dedicate alla ricostruzione dell'Abruzzo con uno speciale allentamento dei criteri di Maastricht, emissioni ad hoc di bond della Bei, mutui speciali della Cdp, prestiti concessi dalle banche per anticipare la liquidità a carico dello Stato, con riscrittura della norma contenuta nella legge 488 che irrigidisce l'onere per le casse dello Stato in questo tipo di finanziamento. isabella.bufacchi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA VINCOLI E COSTI Le rigidità di Eurostat sul debito pubblico, il basso rating dell'Abruzzo, la scarsa liquidità del sistema rendono le obbligazioni più onerose

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In aumento fiducia e popolarità (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-08 - pag: 12 autore: Sondaggi. Secondo New York Times/CBS «si sta andando nella direzione giusta» In aumento fiducia e popolarità Daniela Roveda NEW YORK Gli americani sono soddisfatti del loro nuovo presidente e sono convinti che la nazione sia incamminata nella giusta direzione. Nonostante l'inasprirsi della recessione e l'impennata della disoccupazione ai livelli più alti degli ultimi 25 anni, l'ottimismo in America è in aumento da quando Barack Obama si è insediato alla Casa Bianca. Irisultati dell'ultimo sondaggio New York Times/Cbs News sono ancor più sorprendenti se messi a confronto con la rilevazione sulla fiducia degli amministratori delegati delle maggiori società americane nel futuro dell'economia: l'indice del Business Roundtable è sceso nel primo trimestre dell'anno addirittura sotto zero, a -5, il livello più basso dal 2002. Nel "popolo" americano, invece, l'iniziodell'era Obama segna un punto di svolta visibile persino a occhio nudo. Il grafico che mostra la percentuale di cittadini convinti che "le cose vadano nella giusta direzione" indica un calo dal febbraio 2005, l'inizio della seconda amministrazione di George Bush, fino al novembre 2008; quattro anni fa il 42% della popolazione era ottimista, in novembre solo il 10 per cento. Ma il grafico schizza in alto tra dicembre e aprile, mese in cui le risposte positive hanno raggiunto il 39%, apparente prova che Obama sta riuscendo a instillare fiducia e a risollevare lo spirito di una nazione umiliata e preoccupata. Il sondaggio conferma infatti che la popolazione americana continua a vivere in uno stato d'ansia, facilmente misurabile dalle risposte a una serie di domande specifiche sull'economia. Al 70% è per esempio relativamente o molto preoccupata che un membro della famiglia possa perdere il lavoro nei prossimi 12 mesi; il 40% ha confessato di aver abbassato le spese in beni superflui, il 10% in beni di prima necessità e il 31% in tutti e due; per l'82% è relativamente o molto preoccupata di non avere abbastanza soldi da parte per gli anni della pensione. La maggioranza crede che la recessione durerà almeno un altro anno. Detto questo, la percentuale di americani convinti che lo stato dell'economia stia migliorando è cresciuta dal 7% di metà gennaio al 20% in aprile; mentre la percentuale di chi crede che stia peggiorando è scesa dal 54% prima dell'insediamento di Obama all'attuale 34 per cento. In netta contrapposizione i Ceo sembrano convinti che il pacchetto di stimoli economici voluto dal presidente e approvato dal Parlamento è insufficiente. I risultati del sondaggio del New York Times rappresentano la più palese testimonianza dell'eccezionale sostegno popolare di cui gode il presidente. La popolarità di Barack Obama è tale da renderlo praticamente inattaccabile: il suo tasso di approvazione misurato dall'ultimo sondaggio della Cnn resta pari al 66% nonostante la recente adozione di misure economiche e di politica estera a volte controverse, nonostante gli inciampi della sua amministrazione, le polemiche sull'erogazione di denaro pubblico alle istituzioni finanziarie e i feroci attacchi del partito repubblicano. La colpa dei problemi in cui versa l'America non è sua: per gli americani i maggiori responsabili della crisi finanziaria sono George Bush (33%), le istituzioni finanziarie (21%) e il Parlamento (11%). © RIPRODUZIONE RISERVATA RISPUNTA L'OTTIMISMO Il 39% degli intervistati è soddisfatto di quanto sta facendo il presidente (era il 10% alla fine del mandato di Bush)

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Equità e rigore fanno il rilancio (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-08 - pag: 16 autore: LE RIFORME DIFFICILI POLITICHE DI BILANCIO Sembra paradossale ma la recessione può diventare un'occasione: si deve migliorare la qualità della spesa pubblica per rafforzare la competitività Equità e rigore fanno il rilancio di Marco Buti* u Continua da pagina 1 O ccorre chiedersi quale sarà la capacità del Paese di cogliere rapidamente i segnali di ripresa dell'economia mondiale, quando questi finalmente verranno. A fronte di alcune ben note debolezze, l'economia italiana presenta punti di forza che potrebbero aiutarla ad uscire dalla crisi più rapidamente di altri Paesi. In particolare, vi sono tre importanti elementi di debolezza cui fanno riscontro altrettanti punti di forza. e Indebitamento pubblico-indebitamento privato. L'esposizione delle diverse economie ai rischi della crisi finanziaria dipende, in larga misura, dal loro indebitamento complessivo. A questo riguardo, a fronte di un settore pubblico altamente indebitato, l'Italia può vantare una posizione finanziaria del settore privato, e soprattutto delle famiglie, migliore della media delle economie industrializzate. Grazie anche a bilanci bancari meno gravati da titoli tossici e all'assenza di una bolla immobiliare da cui rientrare, l'Italia sembra essere meno esposta di altri paesi agli elementi che hanno originato la crisi. r Bassa crescita della produttività-ristrutturazione del settore manifatturiero. In risposta al rallentamento prolungato della produttività dell'economia italiana nell'ultimo decennio ed alla conseguente perdita di competitività, abbiamo assistito ad un intenso processo di ristrutturazione nel settore manifatturiero. Attraverso un significativo miglioramento qualitativo dei prodotti, questo processo ha permesso un recupero di quote di mercato nel periodo 2006-2007. Ciò potrebbeaiutare il Paese ad agganciarsi più velocemente alla ripresa, che presumibilmente prenderà avvio proprio nell'industria con la ripresa del commercio mondiale. Ma questa ripresa sarà effimera se non si agisce sugli elementi strutturali alla base della bassa produttività. t Sistema di protezione sociale squilibrato- creazione di posti di lavoro. A fronte della debole crescita del Pil, nell'ultimo decennio la creazione di posti di lavoro è stata stupefacente, grazie tra l'altro alle riforme intraprese a partire dai primi anni 90. Questo fa ben sperare per la capacità di creazione di occupazione del sistema Italia quando la ripresa si manifesterà. Tuttavia, nel mercato del lavoro permangono fonti di rigidità, nonché iniquità, che si traducono in un'inefficiente allocazione delle risorse. In particolare, il sistema vigente di tutela dell'occupazione e di ammortizzatori sociali rimane altamente frammentato, si presta a notevole discrezionalità ed appare scollegato da azioni incentivanti la ricerca di lavoro. Nel contesto attuale, oltre a prendere in conto queste forze e debolezze, il decisore, nel formulare le risposte di politica economica, deve necessariamente tenere conto dei risvolti della crisi. Tre di questi sono particolarmente rilevanti per l'Italia: a) Si abbassa la crescita potenziale. Dato il carattere persistente dello shock, la crisi globale ha effetti negativi non solo sulla congiuntura ma anche sulla crescita potenziale. b) Si accresce l'avversione al rischio del sistema finanziario. La crisi globale ha esposto le debolezze del sistema finanziario. è probabile che, in risposta alla nuova situazione creatasi, il mercato diventi eccessivamente cauto. Un sistema finanziario più "conservatore" sarà meno propenso ad erogare credito per attività la cui redditività è particolarmente incerta, quali l'innovazione e la ricerca. c) La domanda di equità diventa ineludibile. La crisi dà luogo ad una domanda di maggiore equità che l'azione di politica economica deve soddisfare. Ma questa ricerca di equità deve coniugarsi ad una maggiore efficienza nell'allocazione delle risorse. Quali linee guida possiamo trarre per la politica economica in Italia alla luce di queste considerazioni? Al di là della necessità immediata di ristabilire la fiducia nei mercati finanziari attraverso interventi mirati ed una migliore regolamentazione e sorveglianza, la ricetta per l'Italia non cambia in tempi di crisi: riforme strutturali e disciplina di bilancio appaiono quanto mai necessarie. Esse devono essere tuttavia perseguite sotto il vincolo dell'equità. La crisi attuale richiede una risposta che va ben al di là dello stimolo fiscale, per il quale peraltro lo spazio in Italia è molto limitato. In particolare, bisogna dare la priorità a riforme indirizzate ad introdurre maggiore concorrenza nei mercati dei servizi. Questo per almeno due motivi: l'evidenza empirica mostra che, da una parte, esse possono produrre risultati più velocemente; dall'altra, possono creare condizioni favorevoli per riforme tese ad incidere sulle restanti rigidità del mercato del lavoro, evitando che queste ultime siano penalizzanti per i salari. Dal lato finanziario, bisognerà assicurare che la crisi si traduca il meno possibile in una riduzione dell'accesso al credito da parte delle imprese e in una contrazione del capitale di rischio, già penalizzato nel caso italiano da un sistema finanziario tradizionalmente refrattario a finanziare l'innovazione. Per quanto riguarda la politica di bilancio, per contrastare gli effetti fortemente penalizzanti della crisi sulla dinamica del debito pubblico bisogna continuare a perseguire una forte disciplina fiscale che nel medio periodo riporti i disavanzi di bilancio entro i parametri stabiliti nel Patto di Stabilità e Crescita. In questo contesto, diventa cruciale migliorare la qualità della finanza pubblica, con particolare attenzione all'efficienza e composizione della spesa pubblica. Questo è più che mai necessario per cogliere il duplice obiettivo di rilanciare la produttività e la competitività e tenere sotto controllo i conti pubblici. Inoltre, una riallocazione della spesa sociale appare essenziale alla luce delle inefficienze ed iniquità derivanti da un sistema di protezione sociale squilibrato verso la spesa pensionistica. Questo insieme coerente di riforme contribuirebbe a soddisfare contemporaneamente un'accresciuta domanda di equità e la richiesta generalizzata di stabilizzazione del ciclo, consentendo così di allargare la base del consenso per le riforme strutturali. Per quanto paradossale possa sembrare, la crisi può rappresentare un'opportunità per l'Italia per recuperare il terreno perduto. A questo riguardo, le riforme strutturali rimangono la chiave di volta per migliorare il potenziale di crescita dell'economia, ma nel caso italiano più che altrove esse devono essere pensate e realizzate in un'ottica di equità e coesione sociale. * Direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea © RIPRODUZIONE RISERVATA DISEGNO DI DOMENICO ROSA

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Al più presto la Russia nella Wto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-08 - pag: 19 autore: Competitività. La presidente Marcegaglia sostiene l'ingresso della Federazione nell'organizzazione mondiale del commercio «Al più presto la Russia nella Wto» Pieno successo a Mosca della missione economica di Confindustria-Ice-Abi Nicoletta Picchio MOSCA. Dal nostro inviato La Russia chiama, sollecitando maggiori investimenti italiani, e Confindustria risponde: non solo con gli accordi appena firmati e con gli oltre mille imprenditori presenti in questi giorni nella missione italiana nella Federazione russa, ma anche con l'appoggio politico nelle partite che il Cremlino ha a in gioco a livello internazionale. Prima tra tutte l'adesione al Wto: la presidente Emma Marcegaglia è stata esplicita: «Siamo e saremo al vostro fianco in tutte le sedi internazionali nel percorso di adesione all'Organizzazione mondiale del commercio ». Ma anche nel rendere la Russia membro effettivo dell'Ocse e realizzare rapporti più stretti con la Ue. L'adesione alla Unione europea «in questa fase è prematura », ma i rapporti bilaterali devono essere più stretti: «L'Italia può essere la voce che porta la Ue a stringere rapporti più forti con la Russia», ha detto la Marcegaglia al Forum istituzionale di ieri, a Mosca, presenti i ministri russi delle Finanze, Aleksey Kudrin e dell'Industria Viktor Khristenko, e nell'inconto al Cremlino, ieri pomeriggio, con il presidente Dmitri Medvedev. Ed ha indicato una prima occasione: il G8 delle imprese che si terrà a fine aprile in Sardegna. è un riconoscimento dell'importanza della Russia come protagonista dell'economia mondiale e come «partner strategico». Un passaggio fondamentale «per aumentare gli investimenti reciproci» e far diventare l'Italia primo Paese fornitore della Federazione russa, come ha detto anche il ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola. L'interesse imprenditoriale c'è: la missione in Russia di Governo, Confindustria, Abi ed Ice, è la più grande mai realizzata, a riprova della volontà delle imprese di reagire alla crisi. Sono 6.500 gli incontri faccia a faccia tra imprese tra la tappa di Mosca e le successive quattro (Ekaterinburg, San Pietroburgo, Novosibirsk, Krasnodar) di oggi. Ed è costata al sistema italiano, ha detto Scajola, 2 milioni e mezzo di euro. Tutto il calendario è stato confermato, nonostante l'assenza di Silvio Berlusconi, rimasto a Roma per il dramma del terremoto. Se gli scambi commerciali sono saliti dal 2007 al 2008 dell'11%, ha detto la Marcegaglia, per quello che riguarda gli investimenti direttiin Russia c'è ancora molto da fare. Anche a causa delle barriere al mercato che ancora esistono e alla burocrazia. Sia il primo ministro Vladimir Putin, che ha concluso il Forum, sia i ministri russi hanno tracciato un piano di riforme fiscali e nuove misure per attratte investimenti, come le zone speciali (vedi articolo in pagina). Ma per la Marcegaglia va fatto un ulteriore passo avanti: «L'adesione della Russia al Wto potrebbe giocare un ruolo importante nello sbloccare il Doha Round e dire no al protezionismo ». Non solo: «Inserire la Russia in un contesto di regole riconosciute a livello internazionale potrà facilitare gli investimenti delle imprese italiane». Tutti temi che sono stati riaffrontati ieri pomeriggio, al Cremlino, nell'incontro tra il presidente Dmitri Medvedev e la delegazione imprenditoriale. Quasi due ore di colloquio, con una parentesi a tu per tu tra Medvedev e Marcegaglia. La presidente ha ipotizzato con Medvedev una partnership per aumentare gli investimenti russi in Italia, di dare un seguito settoriale alla missione e lo ha informato di aver invitato a Roma l'associazione degli imprenditori russi. Forse, ha detto il presidente Alexander Shokhin, verranno il prossimo anno: da subito ci sarà comunque un desk in Confindustria e uno a Mosca per il follow up della missione. Se il Governo russo vuole fare crescere un tessuto di piccole e medie imprese, mutuando da noi il sistema dei distretti, secondo la Marcegaglia «L'Italia può essere un benchmark importante ».Tra i settori in potenziale crescita c'è il turismo: si potrebbe salire, stima Daniel Winteler, presidente di Federturismo e numero uno di Alpitour Group, ad un milione di arrivi al giorno rispetto ai 400mila di oggi. Ma bisogna liberalizzare le rotte aeree, aprendo ai charter e superando l'accordo Alitalia- Aeroflot degli '60. Vanno resi più facili i visti, che ancora hanno bisogno di due-tre settimane, andando avanti nel processo di modrenizzazione del Paese, che è la condizione essenziale per la crescita economica. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA MISSIONE Nella fotografia a fianco il presidente russo, Dimitrij Medvedev (a destra) con il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Giuseppe Morandini e il presidente dell'Abi, Corrado Faissola. Nell'immagine in alto, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che ha guidato la missione economica, e al suo fianco il ministro delle Sviluppo economico Claudio Scajola PRIMO BILANCIO Sono stati oltre 6.500 gli incontri bilaterali delle imprese italiane per intese industriali e commerciali

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Restano lontani i criteri Usa e Ue (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-08 - pag: 37 autore: Contabilità. Londra risponde al Fasb Restano lontani i criteri Usa e Ue Rossella Bocciarelli Mauro Meazza ROMA Prima risposta ufficiale della contabilità europea al cambio di rotta annunciato dagli Stati Uniti: lo Iasb, il board di Londra che elabora i principi adottati dalla Ue, ha diffuso ieri un comunicato in cui prende atto delle modifiche annunciate dal Fasb (l'omologo statunitense) per fair value e valutazione di perdite su titoli di debito. Non senza una sfumatura polemica, gli esperti londinesi segnalano che, quando potranno prendere visione del documento americano ( sul sito Fasb, ancora ieri, compariva solo un lungo comunicato riassuntivo), avvieranno una consultazione sull'utilizzo del mark to market, da concludere entro il 20 aprile. Che è poi la data già fissata per la riunione del gruppo anti-crisi congiunto tra i due organismi (il Fcag, Financial Crisis Advisory Group). Se sul fair value il giudizio viene quindi rinviato, sul trattamento delle perdite diverse da quelle temporanee ( other than temporary), lo Iasb rammenta che la classificazione delle perdite continua a essere differente tra il sistema Ias e il sistema Fas. Quindi, argomentano i tecnici londinesi, è più che mai necessario procedere sulla convergenza, che sarà portata all'esame del meeting previsto tra il 20 e il 24 aprile.Nessun colpo d'acceleratore, perciò, come invece hanno chiesto i ministri economici Ue. Dei quali lo Iasb spiega di comprendere le preoccupazioni, senza però mutare l'agenda. Contro la «prociclicità» Anche se i comunicati ufficiali sembrano orientati a mantenere la linea attuale, si continua però a discutere sui possibili interventi per contenere al massimo quei comportamenti del settore finanziario che accentuano gli effetti della congiuntura economica. Non a caso, l'indicazione di mitigare la "prociclicità" campeggia nell'agenda del Financial stability board, l'organismo internazionale diretto dal Governatore Mario Draghi. E in un quaderno delle Questioni di economia e finanza realizzato in Banca d'Italia da Fabio Panetta a Paolo Angelini, con il contributo di una "squadra mista" di esperti dell'ufficio studi e della Vigilanza di via Nazionale si esaminano tutte le varie issues discusse in campo internazionale e si avanzano anche alcune proposte operative originali. Ad esempio, è noto che con le regole contabili internazionali attuali (Ias) per le banche è complicato fare accantonamenti a fronte di crediti concessi quando non sono emerse perdite vere e proprie. Una soluzione per attenuare la prociclicità di queste regole contabili è stata individuata dagli spagnoli, che hanno chiesto alle loro aziende di credito di fare accantonamenti prudenziali quando erogano crediti in funzione di una misura del rischio definita direttamente dalla Banca centrale spagnola. Ma questa decisione non è stata esente da critiche: alcuni hanno affermato che potrebbe penalizzare quelle banche che vantano una elevata crescita dei prestiti e che potrebbero essere le più efficienti; un'altra obiezione è che questa strategia interferisce con il Conto profitti e perdite delle aziende di credito e condiziona quindi la politica degli utili. La proposta avanzata dagli economisti di via Nazionale prevede un approccio leggermente differente: si chiederebbe alle banche di realizzare degli aggiustamenti di valore per i crediti durante i periodi economici favorevoli allo scopo di fare accantonamenti utili per le probabili perdite che arriveranno nell'epoca delle vacche magre. Ma queste rettifiche di valore dovrebbero essere valide soltanto ai fini del patrimonio di vigilanza, evitando quindi l'impatto sul conto economico e sui profitti. Un'altra questione esaminata nel paper Bankitalia riguarda l'opportunità di porre un freno ex ante all'espansione incontrollata del leverage, che viene comunemente ritenuta una delle cause della crisi finanziaria in corso. è opportuno mettere un tetto quantitativo al rapporto di leverage? A nostro parere – rispondono gli economisti di Bankitalia – regole semplici di questo tipo possono essere utili, soprattutto se integrate con altri strumenti di vigilanza. E spezzano una lancia a favore dell'utilità di introdurre vincoli quantitivi ( ad esempio delle limitazioni sui disallineamenti di durata fra attivo e passivo degli intermediari finanziari) anche per limitare il rischio di liquidità delle istituzioni finanziarie. Altra questione analizzata nello studio riguarda come tener conto dei fattori di rischio sistemico, che a volte, come insegna la crisi internazionale in corso sono stati provocati anche da intermediari non bancari (Aig o General Electric, solo per fare degli esempi). Infine, lo studio Bankitalia riprende un tema che è in cima all'agenda del FSB ma anche in quella di via Nazionale, che non a caso ha formulato da tempo una direttiva al riguardo: come riformulare gli schemi di compenso dei manager, in modo da evitare che si trasformino in incentivi ad assumere troppi rischi. Il rapporto lascia intendere che l'autoregolamentazione delle istituzioni finanziarie può certamente fare moltissimo, ma che in questo campo, soprattutto quando si tratta di banche, resta opportuno anche un vaglio attento delle autorità di vigilanza. © RIPRODUZIONE RISERVATA EFFETTI DA CONTENERE Dalla Banca d'Italia proposte contro la «prociclicità» dei princìpi nella collana «Questioni di economia e finanza»

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Wall Street teme le trimestrali (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-08 - pag: 36 autore: Borse. Gli analisti si aspettano una flessione degli utili dell'S&P500 del 36-37%: i settori più colpiti banche, auto, materie prime Wall Street teme le trimestrali Alcoa annuncia perdite per 497 milioni di dollari e vendite in calo del 36% Marco Valsania NEW YORK Wall Street ha paura dei bilanci aziendali. All'avvio della nuova stagione dei risultati della Corporate America, gli indici di Borsa hanno battuto in ritirata, anticipando un primo trimestre all'insegna di perdite o bruschi declini degli utili. Il Dow Jones ha ceduto il 2,34%, il Nasdaq il 2,8%e lo Standard and Poor's il 2,4%, con flessioni dalle banche all'auto, dall'energia fino al colosso dell'alluminio Alcoa che come di consueto ha inaugurato la stagione delle trimestrali annunciando perdite per 497 milioni di dollari, oltre le stime degli analisti. Le vendite sono scese dai 5,7 miliardi di dollari del quarto trimestre 2008 a 4,1 miliardi di dollari (-36% rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio). In calo anche le Borse europee con Milano che ha perso lo 0,77% (S&P-Mib) e Londra l'1,58 per cento. Timori sono affiorati su più fronti: dal Fondo Monetario Internazionale a Washington sono filtrate nuove e più preoccupanti stime sugli asset tossici dei gruppi finanziari, che potrebbero raggiungere i quattromila miliardi di dollari. In Borsa sono finiti sotto pressione JP Morgan e Wells Fargo. Da Detroit fonti vicine a General Motors hanno indicato che l'azienda ha "intensificato" i preparatativi per ricorrere all'amministrazione controllata. Il titolo ha ceduto oltre il 12 per cento. La Business Roundtable ha inoltre dato voce al pessimismo di molte imprese: un sondaggio semestrale sull'outlook degli amministratori delegati è sceso ad un record negativo ( a-5 da 16,5 in novembre), pronosticando continue riduzioni nelle vendite e nella spesa e tagli occupazionali. Alcoa è scivolata dell'1,26%, per poi risalire vistosamente (oltre il 6%) nel dopo Borsa. La generale ritirata ha toccato anche da Caterpillar ad Archer Daniels Midland eaExxonMobil. Gran parte dell'attenzione è tutavia rimasta concentrata, come barometro della crisi, sulle istituzioni finanziarie: «La chiave, per il mercato,sarà verificare i risultati delle banche – ha affermato Joe Veranth, della Dana Investment Advisors – E i commenti sul loro stato di salute». Per John Biel, di Cowen, gli investitori aspetteranno al varco i bilanci prima di decidere qualunque nuova mossa. Le previsioni sui conti, per adesso, hanno di sicuro alimentato il nervosismo. Thomson Reuters si aspetta un declino degli utili del 36,6% tra i gruppi nell'S&P 500, rispetto a una flessione del 12,5% ipotizzata a inizio anno. Bloomberg anticipa flessioni simili, pari al 37 per cento. Un peggioramento che rispecchia il moltiplicarsi di allarmi sui profitti: le società che hanno tagliato le stime sono più del quadruplo di quelle che promettono sorprese positive, rispetto a tradizionali medie vicine al doppio. Il calo degli utili diventerebbe il settimo consecutivo, senza precedenti almeno dalla Grande Depressione. Anche se non manca almeno un segno di speranza: gran parte degli allarmi son giunti nella prima parte del trimestre, con solo dieci giunti in marzo, facendo balenare la possibilità che le aziende potrebbero quantomeno superare o rispettare le previsioni ridimensionate. Di segno negativo, invece, è stata un'altra tendenza affermatasi nei mesi scorsi: per la prima volta dal 1955 i tagli del dividendo in un trimestre hanno superato gli aumenti. Sono state ridotte le cedole in 367 società, pari a 77 miliardi, contro 283 incrementi. Il nervosismo ha di sicuro frenato il recente rally dei listini, che aveva visto gli indici guadagnare circa il 20% dai minimi in dodici anni toccati nell'ultimo mese e mettere a segno le migliori quatro settimane dagli anni Trenta. A mettere in dubbio che il recente rally, adesso interrotto da due giorni di perdite, sia sostenibile è stato ieri, tra gli altri, il finanziere George Soros: in un'intervista a Bloomberg ha dichiarato che abbiamo assistito ad un rally in un mercato dell'Orso, cioè ribassista, perchè «l'economia non ha ancora svoltato».E ha aggiunto che l'attuale «non è una crisi finanziaria come altre ». © RIPRODUZIONE RISERVATA LA SEDUTA Listini europei in calo: Milano cede lo 0,77%, Londra l'1,58% Negli Usa il Dow Jones scende del 2,3%, il Nasdaq del 2,8%

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BULGARIA, LA CRISI FINANZIARIA COLPISCE SOPRATTUTTO L'EDILIZIA E IL SETTORE IMMOBILIARE: GLI INVESTIMENTI SI RIDUCONO DI DUE TERZI RISPETTO AD INIZIO 2008 (-66%) NEL SETTORE BANCAR (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 08 Aprile 2009 BULGARIA, LA CRISI FINANZIARIA COLPISCE SOPRATTUTTO L’EDILIZIA E IL SETTORE IMMOBILIARE: GLI INVESTIMENTI SI RIDUCONO DI DUE TERZI RISPETTO AD INIZIO 2008 (-66%) NEL SETTORE BANCARIO PERMANGONO PERÒ CONDIZIONI CREDITIZIE FAVOREVOLI ALLE BANCHE ESTERE E LE BASSE IMPOSTE DIRETTE FAVORISCONO IL BUSINESS PER LE IMPRESE STRANIERE Sofia, 8 aprile 2009 - “La dinamica degli investimenti esteri, che dalla metà del 2008 ha segnato una forte tendenza al calo, passando dal 20% al 15% del Pil, testimonia come l’economia bulgara stia risentendo della riduzione della crescita economica mondiale – sottolinea Marco Montecchi, Presidente della Camera di Commercio Italiana in Bulgaria – soprattutto per l’intermediazione finanziaria, l’immobiliare e l’edilizia, le produzioni ad alto consumo di energia”. Questi, secondo la Camera di Commercio Italiana a Sofia, i settori attualmente più esposti al calo della domanda dei Paesi europei, verso cui affluisce circa il 70% dell’export nazionale. “La bolla immobiliare sembra ormai destinata a sgonfiarsi dopo l’euforia del periodo 2005-2007, durante il quale, in previsione dell’ingresso della Bulgaria nell’Unione Europea, il Regno Unito, la Russia e altri Paesi europei sono stati protagonisti di una corsa all’acquisto di immobili, che ha portato al boom delle costruzioni e ad un forte aumento dei prezzi delle abitazioni”, prosegue Montecchi. Si tratta dunque della fine di un ciclo iniziato nel 2005, quando i prezzi degli immobili erano saliti del 37%, e protrattosi negli anni successivi (+16% nel 2006 e +27% nel 2007). Secondo la classifica della Global Property Guide nel 2007 Sofia figurava tra le 50 città più care nel mondo per costo degli immobili, con un prezzo medio di vendita pari a 2. 738 euro/mq. A partire dal quarto trimestre 2008 la recessione che ha colpito il Regno Unito e le difficoltà economiche incontrate dalla Russia in seguito alla diminuzione del prezzo del petrolio, hanno causato un brusco abbassamento del costo delle abitazioni, sceso in media a 695 €/mq, e per Sofia a circa 1. 000 €/mq. “Nonostante questi segnali di crisi, la Bulgaria potrebbe confermarsi anche nel 2009 un partner di primo riferimento per l’Italia – conclude Montecchi – le condizioni per i crediti consentono una buona redditività per le banche estere, che rappresentano il 90% degli istituti finanziari, con una forte presenza italiana. A ciò si aggiungono l’assenza di problematiche nella gestione e la struttura stessa del debito pubblico e le basse imposte dirette, elementi in grado di rendere il business italiano in Bulgaria comunque vantaggioso e di garantire una certa stabilità economica”. . . <<BACK

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A scuola di fashion manager in accordo con la Toscana (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Nord-Est sezione: EST data: 2009-04-08 - pag: 9 autore: In programma al Cuoa di Altavilla Vicentina da ottobre A scuola di fashion manager in accordo con la Toscana VICENZA Aziende venete e toscane si stringono la mano per superare la crisi e creare progetti di formazione comune. Con la partnership tra la business school del Nord-Est Cuoa e Polimoda, centro di alta formazione per il settore moda toscano, con il patrocinio del Sistema Moda Italia, nasce il corso di Fashion Management, per creare i nuovi manager. «Con questa iniziativa abbiamo voluto unire le capacità di due importanti realtà nel campo dell'alta formazione per dare vita a un'offerta che in questo delicato momento congiunturale può dare molto – commenta Ferruccio Ferragamo, firma della moda e presidente di Polimoda – Abbiamo infatti la capacità di offrire figure professionali in linea con ciò che è la effettiva richiesta». Per la moda italiana non è un periodo facile, e non è più possibile improvvisarsi professionisti: servono profili precisi e specializzati con un'adeguata formazione. «Inoltre, questa collaborazione rispecchia la volontà di Polimoda di essere presenti in distretti per noi strategici, quale è il Nord-Est italiano», conclude Ferragamo. Dello stesso avviso Vittorio Mincato, presidente del Cuoa, la fucina dei manager del NordEst: «Stiamo vivendo in una fase di trasformazioni cruciali per il nostro sistema imprenditoriale e per la nostra economia – afferma – Lo scenario è drasticamente cambiato e il nostro sistema manifatturiero, in particolare per quanto riguarda il comparto moda, oggi si trova a dover fronteggiare mercati internazionali severamente mutati, anche per effetto della crisi finanziaria. Ecco perché questo corso executive è l'ennesima risposta data a un sistema imprenditoriale che non deve temere i cambiamenti». Il fahion made in Italy è fatto da oltre 58mila imprese, con un volume complessivo di esportazioni superiore ai 27 miliardi di euro l'anno. L'11% di queste aziende parla veneto, per un'export pari al 17% del totale italiano. Per la quasi totalità si tratta di medio-piccole imprese. Ed è pensato proprio a loro il corso, il cui inizio è stato posticipato a ottobre 2009. Durante le lezioni tenute da esperti del settore verranno approfondite strategie e tecniche relative alla gestione di aziende del sistema moda (abbigliamento, calzature, accessori), con particolare attenzione ai modelli di sviluppo di imprese medio- piccole nella nuova dimensione globale. Il corso si svolgerà a Villa Valmarana Morosini di Altavilla Vicentina ( Vicenza), sede della Fondazione Cuoa, con uno study tour a Firenze, visite aziendali e lezioni didattiche presso Villa Strozzi a Firenze, sede di Polimoda. www.cuoa.it

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L'ONDA LUNGA della crisi finanziaria ... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

REGGIO pag. 11 L'ONDA LUNGA della crisi finanziaria ... L'ONDA LUNGA della crisi finanziaria è ormai decisamente approdata anche nella nostra provincia. La conferma arriva anche dall'indagine congiunturale degli Industriali. Il primo trimestre del 2009 rileva una marcata flessione dell'attività produttiva e commerciale. «La fase recessiva, manifestatasi già a partire dall'ultimo trimestre del 2008, si è trasformata in una vera e propria caduta della produzione industriale nel trimestre gennaio-marzo 2009, che ha visto i volumi flettere del 37% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente», è il commento dell'Associazione di via Toschi. Il forte peggioramento ha interessato quasi tutti i settori di attività economica. Se nei mesi scorsi la crisi aveva colpito soprattutto le produzioni di beni di investimento e di consumo durevoli, ora il brusco calo dell'occupazione e dei redditi delle famiglie si sta ripercuotendo anche sui beni di consumo non durevoli. Inoltre, piccole, medie e grandi imprese sono colpite con differenti sfumature ma uguale intensità. Il calo di produzione, ordini e fatturato rispecchia un indebolimento della domanda, interna ed estera, già in corso da diversi mesi. Il fatturato è in territorio negativo per il quinto trimestre consecutivo sia per la componente interna (-26,9%) che per quella estera (-31,5%). Gli ordinativi complessivi acquisiti nel trimestre sono in flessione (-35,3%) con un calo più accentuato (-35,5%) sui mercati esteri. A PREOCCUPARE particolarmente le imprese sono i dati relativi alla situazione finanziaria e alla liquidità: il 58,6% delle imprese segnala ritardi negli incassi. L'effetto della crisi si fa sentire anche sui rapporti tra imprese e banche. Nel complesso, il peggioramento delle condizioni creditizie riguarda in primo luogo gli spread e, dunque, un costo del denaro più elevato (segnalato dal 59,0% delle imprese intervistate), seguito dai ritardi nella concessione dei crediti (16,2%). Il marcato deterioramento del quadro congiunturale si è riflesso sui livelli occupazionali. Nella media del trimestre gennaio-marzo 2009, l'occupazione ha registrato un netto calo, pari a circa l'1,7%, per difficoltà che si stanno manifestando generalmente in tutti i settori. In forte aumento gli interventi di Cassa Integrazione ordinaria, che hanno raggiunto complessivamente 235.536 ore. Le aspettative sul secondo trimestre? Negative.

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PIANO CASA (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 08 Aprile 2009 PIANO CASA Roma, 8 aprile 2009 - "Sono soddisfatto per l´accordo raggiunto, un´altra intesa importante dopo quella sugli ammortizzatori sociali. Ringrazio le Regioni per la collaborazione istituzionale” così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri dell’ 1 aprile. Oggetto dell’accordo, il Piano casa del governo che si arricchisce di due nuove iniziative: le misure per l´ampliamento delle abitazioni e il progetto di costruire nuovi insediamenti urbani per chi la casa ha difficoltà ad affittarla o ad acquistarla. Se solo il 10% degli italiani, ha spiegato il premier, decidessero di mettere mano alle loro abitazioni, gli investimenti sarebbero dell’ordine di 60/70 miliardi, circa quattro punti di Pil. Per quanto riguarda le risorse necessarie per realizzare nuove abitazioni, destinate a chi casa ancora non ce l’ha, Berlusconi ha affermato che “sono già allo studio alcune soluzioni, a partire dalla vendita degli immobili pubblici. Obiettivo è di mettere a punto strumenti finanziari flessibili che possano consentire ai futuri proprietari di pagare mutui con rate più basse degli affitti che chiede il mercato. Il progetto di nuovi insediamenti urbanistici a misura d’uomo si aggiunge al piano per l´edilizia popolare e al piano per l´edilizia privata: tre interventi che servono da stimolo per il settore delle costruzioni, centrale secondo il premier per la ripresa economica. Il Piano casa del Governo, dunque, si fa in tre. Dapprima il Piano straordinario per l´edilizia residenziale pubblica, previsto originariamente nella manovra finanziaria d´estate e pensato per riammodernare il patrimonio immobiliare pubblico finalizzato a dare un alloggio sociale alle famiglie disagiate, agli anziani, alle giovani coppie. Questo Piano ha avuto una battuta di arresto per la mancata intesa con le regioni, di fatto sbloccata con l´accordo del 5 marzo 2009, ratificato nella riunione della conferenza del 12 marzo e che per essere completato è ora in attesa di un Dpcm. Lo stanziamento del Governo per attuare il piano di edilizia residenziale pubblica ammonta complessivamente a 550 milioni di euro. Nel frattempo, la crisi finanziaria ed economica in questi mesi si è aggravata, così il presidente del Consiglio per rilanciare un settore chiave della nostra economia quale è l´edilizia e, nello stesso tempo, andare incontro alle esigenze delle famiglie italiane, ha lanciato la proposta di un Piano di interventi per l´ampliamento delle abitazioni di proprietà, tenuto conto che l´85% delle famiglie italiane vive in case di proprietà. La proposta - dopo l´esame nel Consiglio dei ministri del 13 marzo 2009 - è stata oggetto di un tavolo tecnico congiunto Governo Regioni ed ha portato all´Intesa firmata il 31 marzo scorso. Intesa recepita dalla Conferenza Stato/regioni del primo aprile e di nuovo sottoposta al varo del Consiglio dei ministri riunitosi subito dopo la conferenza lo stesso primo aprile. Cosa prevede l´intesa: 1. Per gli edifici residenziali uni-bifamiliari o comunque di cubatura non superiore a 1000 metri possibilità di ampliamento entro il limite del venti per cento della volumetria esistente; 2. Demolizione e ricostruzione possibilità di ampliamento per edifici a destinazione residenziale entro il limite del trentacinque per cento della volumetria esistente, al fine di migliorarne qualità architettonica ed efficienza energetica, nonché di utilizzare fonti di energie rinnovabili; 3. Semplificazione delle procedure per velocizzare la concreta applicazione di quanto previsto. Sono esclusi interventi edilizi di ampliamento su edifici abusivi o nei centri storici o in aree di inedificabilità assoluta. Infine, per venire incontro al fabbisogno abitativo delle famiglie o di particolari categorie, che hanno difficoltà ad accedere al libero mercato della locazione, il Governo avvierà congiuntamente con le Regioni e le autonomie locali uno studio di fattibilità per nuovi insediamenti urbanistici da edificare con risorse pubbliche e private, in aggiunta a quelle già stanziate (Accordo 5 marzo 2009). . <<BACK

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Bankitalia stringe sui manager (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 08/04/2009 - pag: 36 Banche e conti Allarme del Fmi: titoli tossici a quota 4 mila miliardi di dollari Bankitalia stringe sui manager I paletti per le assemblee. Unicredit: bonus legati ai risultati pluriennali Nuove istruzioni di Via Nazionale. Panetta: emolumenti agganciati al rischio e a performance di lungo periodo ROMA La Banca d'Italia insiste: da via Nazionale è partita una nuova sollecitazione alle banche in vista delle assemblee di bilancio perché adottino le nuove regole sugli stipendi dei manager. Le istruzioni della Vigilanza sono dettagliate, chiedono in primo luogo la completa informativa all'assemblea delle politiche retributive e ribadiscono la necessità di ancorare i compensi ai rendimenti di lungo periodo. Del resto Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia ha solo qualche giorno fa, nella sua veste di presidente del Financial stability board, ha chiesto alle autorità dei paesi del G20 di intervenire per contenere gli stipendi dei manager. E ieri Fabio Panetta, capo del servizio studi di congiuntura e politica monetaria di via Nazionale, ha ricordato in un occasional paper che occorre graduare i compensi al rischio corso (meno rischi più compensi) e comunque erogarli durante un periodo più lungo. Su questo terreno Unicredit ha bruciato tutti sul tempo: in vista dell'assemblea del 27 aprile ha annunciato il taglio ai mega bonus, o superliquidazioni per i manager che lasciano l'azienda. E ha indicato un sistema di incentivi spalmati nel tempo sulla base del raggiungimento degli obiettivi. In pratica una parte, circa la metà, della retribuzione - per esempio dell'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo - sarà fissa ed il resto distribuita negli anni in base alla performance del gruppo. Ma intanto ieri sul fronte della crisi finanziaria, Wall Street, che ha aperto in ribasso perdendo in avvio il 2%, e le altre borse europee che hanno chiuso in calo, hanno risentito delle stime anticipate dal Fondo monetario internazionale sul valore dei titoli tossici accumulati dalle banche. Potrebbero superare 4 mila miliardi di dollari, quasi il doppio di quanto ipotizzato sempre dagli stessi economisti dell'organismo di Washington nel gennaio scorso. Si tratta di un'anticipazione del rapporto che verrà presentato nella capitale degli Usa il 21 aprile, alla vigilia degli incontri primaverili del Fmi, diffusa dal sito del quotidiano Times. In particolare la gran parte delle attività cattive o tossiche, pari a 3.100 miliardi di dollari, sono originate negli Stati Uniti mentre 900 miliardi vengono dall'Europa e dall'Asia. Per cercare di alleggerire il fardello dei titoli tossici, riavviando per quel che possibile i meccanismi di scambio, gli Usa col suo comitato Fasb (Financial accounting standards board) hanno annunciato un'attenuazione dei principi contabili legati al fair value (valore equo), cioè ai valori di mercato dei titoli che in questo momento sono azzerati. E l'Europa, anche dietro la spinta dell'Ecofin, sta meditando di fare altrettanto: lo Iasb (Internationale accounting standards board), il comitato autonomo europeo che definisce i principi contabili, ha avviato una consultazione sui punti della proposta americana e presenterà le sue conclusioni dopo il 20 aprile. Stefania Tamburello

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Il Brasile frena Fiat, rimbalza Cir (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/04/2009 - pag: 39 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Il Brasile frena Fiat, rimbalza Cir Bancari giù Credito: scendono Intesa-Sanpaolo (-4,02%) e Banco Popolare (-3,52%) Alla fine l'S&P-Mib è arretrato dello 0,77% e il Mibtel dello 0,57%. Ma nel corso della seduta la discesa degli indici aveva superato i due punti percentuali. A Piazza Affari, insomma, c'è ancora molta incertezza dopo l'intonazione positiva della passata settimana. Un sentimento che d'altra parte coinvolge anche le altre Borse, soprattutto dopo le nuove stime sugli asset tossici delle banche e la conferma del calo del Pil in Europa. Anche a livello di singoli titoli quella di ieri è stata una giornata contrastata. A calare di più è stata Fiat (-4,81%), che oltre alle vendite di beneficio ha subìto l'impatto di alcune cattive notizie, come la nuova cassa integrazione per gli impiegati e la perdita della leadership (a favore di Volkswagen) sul mercato automobilistico brasiliano. Superiore ai quattro punti percentuali anche la perdita di Intesa-Sanpaolo (-4,02%) che, insieme con il Banco Popolare (-3,52%), si colloca tra i peggiori titoli del comparto creditizio. Brusca frenata, inoltre, per Saipem (-3,18%) e, soprattutto, per Ansaldo Sts (-3,86%), scesa per il secondo giorno consecutivo fermandosi comunque sopra la soglia psicologica di quota 10 euro. Per quanto riguarda, invece, i titoli in progresso, il balzo più consistente dell'S&P-Mib lo ha fatto Cir (+3,79%), seguito a ruota da Pirelli (+3,43%) che continua il recupero in atto ormai da sei sedute. In recupero di oltre due punti percentuali un piccolo drappello di titoli: nell'ordine Autogrill (+2,82%), Buzzi- Unicem (+2,38%), Terna (+2,21%) e Unipol (+2,07%). Di circa 2,3 miliardi di euro, infine, il controvalore degli scambi.

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Fastweb, niente cedola. (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/04/2009 - pag: 39 Il caso a Milano/2 Fastweb, niente cedola. «Troppi debiti» (g.fer.) «Abbiamo deciso di privilegiare la riduzione del debito piuttosto che pagare il dividendo». Così il presidente Carlsten Schloter ha spiegato agli azionisti riuniti ieri in assemblea la scelta di accantonare l'utile realizzato da Fastweb nel 2008. Schloter, che è anche amministratore delegato di Swisscom, socio di riferimento di Fastweb, ha infatti osservato che il debito della controllata è pari «a 2,6 volte il margine operativo lordo». La decisione (insieme con il giudizio buy di Banca Leonardo) è stata apprezzata dal mercato: ieri Fastweb ha guadagnato l'1,25%, chiudendo a quota 15,42 euro. Stefano Parisi ad di Fastweb

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Pirelli, un rally che dura da sei sedute (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/04/2009 - pag: 39 Il caso a Milano/1 Pirelli, un rally che dura da sei sedute (g.fer.) È da martedì 31 marzo che la quotazione di Pirelli cresce incessantemente. Con il guadagno di ieri (+3,43%, migliore performance fra i titoli dell'S&P-Mib) il progresso ha ormai superato il 27%. Anche se rispetto all'inizio dell'anno il bilancio è ancora negativo, un rimbalzo che dura da sei sedute è comunque un fatto da rilevare. Sono almeno un paio le ragioni che giustificano la riscoperta della società milanese. In primo luogo il «riposizionamento» del titolo sulla scia del recupero del comparto automobilistico. E poi il calo del prezzo del caucciù, la materia prima necessaria per la produzione della gomma. M. Tronchetti Provera presidente Pirelli

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pasqua: pranzi e viaggi per distrarsi i veneti spenderanno 130 milioni (sezione: crisi)

( da "Nuova Venezia, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 13 - Economia Pasqua: pranzi e viaggi per distrarsi I veneti spenderanno 130 milioni VENEZIA. Sono 130 i milioni che saranno spesi nel Veneto per la Pasqua 2009. Di questi, 30 milioni saranno spesi per colombe e uova pasquali; 14 milioni per il pranzo di Pasqua a casa a con amici; 4,5 milioni per il pranzo al ristorante o fuori casa; 2,5 milioni per la gita di Pasquetta. L'indagine svolta dalla Confesercenti del Veneto ha fotografato la Pasqua dei veneti. «Dallo studio emerge il profondo rispetto della tradizione - commenta Maurizio Franceschi, segretario Confesercenti Veneto -. I veneti festeggeranno la Pasqua con parenti e amici. La maggior parte (71%) la trascorrerà a casa; solo il 14% pranzerà in ristorante o in agriturismo; il 6% trascorreranno le festività in qualche luogo di villeggiatura in Italia o all'estero». Saranno quasi 300 mila i veneti in vacanza per le prossime festività pasquali. La stragrande maggioranza sceglierà una località turistica dell'Italia. Oltre 550mila veneti si riverseranno negli oltre 6 mila ristoranti ed agriturismi sparsi in tutta la regione. La stragrande maggioranza (sette su 10) se ne starà a casa a pranzare in modo tradizionale. Per Pasquetta invece, tempo permettendo, un veneto su 5 si riverserà nei parchi, sui colli, al lago o sulle spiagge, per una prima vera scampagnata primaverile. Si calcola che quasi un milione si concederanno la consueta scampagnata per Pasqua. Per quanto riguarda la spesa, non aumenterà rispetto al 2008 ma nemmeno presenterà grandi variazioni: 30 milioni se ne andranno in colombe e uova di cioccolato con una spesa media tra i 20 ed i 25 euro per famiglia (sostanzialmente uguale al 2008). Pur non rientrando nella ricerca Pasquale si prevede che ci sarà un buon incremento delle vendite di abbigliamento, che permetterà un piccolo recupero delle minori vendite di inizio 2009. «Sono previste più consumi ed acquisti nei giorni precedenti alla Pasqua, soprattutto nel settore abbigliamento - continua Franceschi -. Rispetto al 2008, quest'anno si registra una Pasqua alta e di questo dovrebbero goderne i consumi. Purtroppo nessun segnale di superamento di un periodo di crisi e di stagnazione dei consumi che va ben oltre la crisi finanziaria. Gli stessi provvedimenti governativi non ci sembra stiano dando grandi frutti. A breve dovrebbero scattare gli ammortizzatori sociali per quelle famiglie in difficoltà a seguito della crisi occupazionale, ma è evidente che saranno un momentaneo palliativo». Il quadro complessivo è quello di famiglie molto insicure sul futuro, una società che di fronte alla crisi non è tranquilla per il futuro e approfitta delle feste per dimenticare il momento delicato.

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Blue Coat: il cambiamento tecnologico come soluzione per affrontare i tagli di bilancio (sezione: crisi)

( da "FullPress.it" del 08-04-2009)

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In questa situazione di confusione e complessità, qual è l’approccio che un responsabile IT deve adottare nel 2009 per offrire valore e affrontare i tagli di bilancio? Pubblicato il: 08/04/2009 --> Per affrontare il 2009 basta sfruttare il valore dell’infrastruttura IT. Le divisioni IT sono in grado di introdurre importanti cambiamenti nei processi e nell’efficienza di un’organizzazione. Adesso è giunto il momento di premere l’acceleratore in questa direzione con la crisi finanziaria che esercita forti pressioni sui budget IT e la necessità delle organizzazioni di diventare ancora più efficienti. Secondo un recente sondaggio commissionato da Blue Coat, oltre la metà dei responsabili IT in Gran Bretagna è convinto che il 40%, se non di più, della larghezza di banda della rete viene utilizzato per applicazioni ricreative o non strettamente legate all’attività aziendale, ma confessano di non avere visibilità sulle applicazioni in esecuzione all’interno delle reti aziendali. La maggior parte di essi sostiene inoltre che il numero di applicazioni utilizzate nella rete aziendale è cresciuto del 200%, o persino di più, nel corso degli ultimi due anni. In questa situazione di confusione e complessità, qual è l’approccio che un responsabile IT deve adottare nel 2009 per offrire valore e affrontare i tagli di bilancio? Favorire il lavoro in remoto Il lavoro in remoto può costituire una fonte di risparmio per l’azienda e rendere gli utenti più efficienti. Etichette: blue coat Segnala questa notizia: STAMPA

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Consob su dossier illeciti Telecom "I sindaci diano più informazioni" (sezione: crisi)

( da "Repubblica.it" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

MILANO - La Consob, l'authority di vigilanza sui mercati finanziari, per la prima volta interviene nella vicenda dei dossier illeciti di Telecom Italia. Con una lettera inviata al collegio sindacale della società la settimana scorsa il presidente Lamberto Cardia ha accolto i rilievi sollevati dai piccoli azionisti riuniti dall'Asati e ha chiesto che la relazione allegata al bilancio 2008 venga redatta in maniera più esauriente. Dunque già all'assemblea di oggi, che inizierà alle 11 presso la sede Telecom di Rozzano, i sindaci uscenti dovranno spiegare in maniera più chiara e più trasparente ciò che è successo in Telecom dal 2001 al 2007. Finora il collegio sindacale presieduto da Paolo Golia aveva omesso completamente, nella sua relazione, ciò che è accaduto dal 2001 al 2003, anche perché non era ancora entrata pienamente in vigore la legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle società. Quello è però un periodo chiave, secondo Franco Lombardi, presidente di Asati, per capire effettivamente da dove arrivavano le richieste di spionaggio poi realizzate dalla security interna anche in collaborazione con agenzie investigative esterne alla società. Lo stesso tema è stato sollevato ieri da due esponenti del Pd, Marco Filippi e Silvio Sircana, quest'ultimo ex portavoce di Romano Prodi dal 2006 al 2008, proprio in una lettera indirizzata alla Consob e che riprendeva i temi sollevati dall'Asati. "Chiediamo che la Consob, a garanzia e a tutela degli azionisti di Telecom italia e nell'esercizio dei poteri conferitigli dalla legge, inviti il collegio sindacale, in occasione dell'assemblea dell'8 aprile, a integrare la relazione sul bilancio 2008, esponendo le proprie considerazioni sul periodo 2001-2007 nel quale, come è noto, si è verificato lo scandalo del dossieraggio". I due parlamentari forse non sapevano che in effetti Cardia si era già mosso in seguito alla richiesta di Asati e comunque oggi i sindaci saranno chiamati a uno sforzo supplementare. Quanto sarà ampio questo sforzo lo si vedrà anche misurandolo con le ulteriori richieste che sono arrivate da piccoli azionisti e parlamentari. "Chiediamo inoltre - prosegue la lettera di Filippi e Sircana - che lo stesso collegio sindacale predisponga una delibera che prenda in esame l'opportunità di sporgere azione di responsabilità non solo nei confronti della dirigenza Telecom dell'epoca ma anche nei confronti di quanti dal 2001 al 2003 resero possibile che fosse il capo della security di Pirelli ad indirizzare, anche operativamente, l'attività della security di Telecom". OAS_RICH('Middle'); In pratica, dalle carte processuali ormai tutte pubbliche, risulta evidente che fin dall'estate 2001, periodo nel quale Pirelli acquisisce il controllo di Telecom, Giuliano Tavaroli, allora responsabile della secutiry della società milanese, aveva fin da subito cominciato a lavorare per estromettere i responsabili della sicurezza della società telefonica con il fine evidente di prendere il loro posto. Fatto che poi avvenne puntualmente nel 2003. Da qui nasce la richiesta ai sindaci della società di far piena luce su quel periodo poiché solo in tal modo si può stabilire a chi effettivamente rendeva conto Tavaroli. Tutto ciò assume anche un significato particolarein vista dell'apertura dell'udienza preliminare del processo a Milano il prossimo 23 aprile, processo che potrebbe avere vita breve dal momento che molti degli imputati hanno hanno intenzione di chiedere il patteggiamento della pena. Ma i giudici dovranno in qualche modo tener conto delle 4 mila persone che rappresentano le parti offese di questo procedimento, tra cui anche personaggi noti dello sport e dello spettacolo, molte delle quali determinate a chiedere ingenti risarcimenti in sede civile. (8 aprile 2009

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Multinazionali italiane sotto i riflettori da Finmeccanica a Campari (sezione: crisi)

( da "BlueTG online" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Multinazionali italiane sotto i riflettori da Finmeccanica a Campari 08-04-2009 10:38 - La crisi finanziaria non arresta le attività di finanza straordinaria dei gruppi italiani. Così Finimeccanica tenta di non pensare allo stop alla commessa del "Marine One" (il nuovo elicottero presidenziale Usa) e si consola con il successo raggiunto dall'emissione di un nuovo bond decennale in sterline per 400 milioni di sterline, cedola 8%, prezzo di riofferta pari a 99,022, completamente collocato presso investitori istituzionali. Campari fa anche meglio, portando a termine l'acquisizione di Wild Turkey (che oltre all'omonimo marchio di bourbon whiskey, una distilleria in Kentuky e le scorte di prodotto invecchiato controlla il brand Amerian Honey), la maggiore mai realizzata nella storia della multinazionale italiana, acquisita per 575 milioni di dollari dalla francese Pernod Richard. (l.s.)

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Liveblogging dall'Assemblea Telecom (sezione: crisi)

( da "Blog Stefano Quintarelli" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

08 aprile 2009 Liveblogging dall'Assemblea Telecom 11.40 Galateri: con Telefonica competiamo vigorosamente dove siamo entrambi presenti e collaboriamo altrove. La qualita' delle relazioni con l'autorita' e' molto migliorata. Open access e' una cosa che va bene a tutti; assoluta parita' di trattamento interno/esterno, con buona parte degli impegni in vigore da 1 aprile. Vogliamo essere attori del processo di modernizzazione del paese. Il bilancio di sostenibilita' e' stato distribuito con una chiavetta USB (facce a punto di domanda, ndr). Migliora l'efficienza energetica.le TLC sono un settore che resiste meglio alla crisi; la comunicazione e' un necessita' non comprimibile; i vas potrebbero risentire. Poi racconta della crisi finanziaria. La borsa italiana in un detrminato periodo e' stata la peggiore in europa (-49%), TI -28%. Bernabe' ha fatto un lavoro estremamente brillante per ottenere l'aumento del canone di ULL. Fiducia nel piano industriale e determinazione per gli obiettivi. 11.22 Paolo Golia: Golia legge un comunicato della Consob relativo alla vicenda Security Consob invita il collegio sindacale a integrare le proprie comunicazioni in assemblea riportando gli esiti della procedura che il collegio sindacale aveva messo in atto. (monitoraggio del processo giudiziario, compliance rispetto a obblighi in materia dati personali e di traffico). Revisione in corso di aspetti organizzativi e tecnologici per la compliance. Riferisce avviso conclusione indagini preliminari tavaroli, e iscrizione societa' in registro indagati per corruzione; incarico a consulenti legali di esame documentazione (160 faldoni). Per integrazione richiesta consob: fino a 2007, rimanda alla documentazione gia' fornita agli azionisti; per il 2008 in poi processo di revisione attualmente in corso su presidio compliance processi e tecnologie. I capi di imputazione non riguardano amministratori delle societa'. In Teoria si potrebbe determinare una responsabilita' della societa' se all'epoca dei fatti ci fosse stata una negligenza e fosse stata fatta a beneficio della societa', addebito che la societa' ritiene infondata. Suggerito di proseguire vigilanza sull'adeguatezza organizzazione All'esito delle indagini sin qui, il Collegio Sindacale premesso che il penale e' in fase iniziale e l'esame e' in corso, ritiene che l'esame debba continuare per valutare eventuali anomalie organizzative o procedurali. Il testo letto viene distribuito in cartaceo, lo alleghero' appena possibile. 11.20 Galateri dice che sono vietate riprese e registrazioni (non foto, infatti ci sono fotografi... mah..) 11.18 mi e' stato fatto presente che non si possono fare foto; risultano iscritti ad ora 30 interventi In sala, oltre agli "italiani", c'e' anche Linares di Telefonica in persona. Grillo non si vede, in compenso c'e' Sergio Cusani che si e' avvicinato al banco dove si prenotano gli interventi. 11.05 Inizia Galateri ricordando la tragedia del terromoto. Non c'e' stata interruzione di servizio, ma solo un po' di congestione in qualche momento. Distribuite carte prepagate gratuite per rete fissa e 280.000 ricariche da 10 Euro per gli abbonati TIM. Un minuto di silenzio. Premesso che non sono uno stenografo e in buona fede commetto certamente errori, se qualcuno ne individuasse, me li segnali che correggo. Permalink

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Sta nascendo un mondo migliore?. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 45 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 39 ) » (7 voti, il voto medio è: 2.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 53 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.8 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 72 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (10) blog (1) capitalismo (11) cina (19) comunicazione (3) crisi (14) democrazia (62) economia (32) era obama (18) europa (14) francia (25) germania (6) giornalismo (52) giustizia (2) gli usa e il mondo (66) globalizzazione (48) immigrazione (40) islam (20) israele (2) Italia (153) manipolazione (7) medio oriente (13) notizie nascoste (47) partito democratico (3) pdl (2) politica (2) presidenziali usa (23) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (26) spin (8) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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UN PROBLEMA DI ESTERNALITÀ FINANZIARIA (sezione: crisi)

( da "Lavoce.info" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

>UN PROBLEMA DI ESTERNALITÀ FINANZIARIA di Tommaso Monacelli 08.04.2009 La crisi ci insegna non solo che un problema di esternalità finanziaria può condurre a effetti devastanti sui bilanci delle banche quando i prezzi degli asset cominciano a scendere. Ma anche che la necessità di svendere attività fortemente illiquide, può aggravare la situazione, esacerbando i problemi di liquidità. Ma come prevenire gli eccessi di espansione della leva e del credito? Ricordando che dove c'è un'esternalità, c'è una imperfezione del mercato. Che richiede una regolamentazione. E le nuove regole non possono prescindere dal concetto di rischio aggregato. Un concetto base che si insegna agli studenti del primo anno di economia è quello di esternalità. Facciamo un esempio. Allo stadio posso essere tentato di alzarmi in piedi per seguire meglio una fase della partita in cui è impegnato il mio calciatore preferito. Questo gesto è chiaramente ottimale dal punto di vista del mio benessere individuale (sarò io a vedere meglio degli altri). Nello scattare in piedi seguendo il mio istinto individuale, però, di fatto non tengo conto delle conseguenze “esterne” della mia azione: se ogni spettatore agisse in questo modo, con lo scopo di massimizzare il proprio benessere, tutti finirebbero per vedere limitata la propria visuale della partita. Risultato: tutti finirebbero per stare peggio. Abbiamo quindi un’esternalità quando un individuo prende una decisione che sembra ottimale dal punto di vista della propria utilità o profitto individuale, ma che risulta invece negativa dal punto di vista del benessere collettivo (se tante di queste decisioni individuali sono aggregate simultaneamente). La ragione di fondo è che ogni individuo, nel prendere le proprie decisioni, agisce come se tale decisione fosse adottata in completo isolamento. ESTERNALITÀ IN BANCA Un problema di esternalità è probabilmente alla base del boom del credito prodromo della crisi finanziaria recente. Molto spesso si sente dire che la crisi deriva da un “eccesso di credito facile”. Quello che non è chiaro, però, è “eccesso” rispetto a quale valore fondamentale? C’è un senso in cui possiamo interpretare le ricorrenti fasi di boom del credito a cui abbiamo assistito in diverse economie del mondo sviluppato (e non) negli ultimi trent’anni, e che poi spesso sono sfociate in crisi finanziarie acute, come inefficientidal punto di vista del benessere sociale? Sostituite il nostro individuo “monade” da stadio con una banca. Intorno costruite la scenografia dello squilibrio finanziario globale: dai primi anni Novanta da una parte del mondo, i paesi asiatici e produttori di petrolio, proviene un eccesso di offerta di risparmio alla ricerca di elevata remunerazione. In estrema sintesi, lo sviluppo della finanza strutturata è stata una risposta ottimale del sistema bancario anglo-americano a un eccesso di offerta di risparmio che non trovava a casa propria, in Asia, un impiego adeguato sotto forma di investimenti, e questo dovuto alle inefficienze del sistema finanziario dei paesi asiatici, essenzialmente la Cina. Ogni banca giocava il gioco della finanza strutturata agendo in maniera potente sulla leva finanziaria, cioè indebitandosi sempre di più quando le cose andavano bene per poter a propria volta prestare di più. Nel fare ciò, però, ogni banca agiva come se i prezzi dei titoli che venivano scambiati fossero indipendenti dalle loro azioni. Tecnicamente, ogni banca prendeva decisioni sulla propria leva finanziaria assumendo i prezzi di queste stesse attività come dati, in particolare titoli del tipo mortgage-backed securities (Mbs) che andavano accumulandosi nei loro bilanci. Ma ovviamente più ogni banca tendeva a comportarsi così individualmente, più i prezzi degli asset stessi salivano. Perciò le banche non internalizzavano adeguatamente il fatto che in uno stato del mondo avverso avrebbero dovuto fare una svendita forzosa (fire-sale) dei loro asset. La svendita avrebbe innescato un processo vizioso di auto-rafforzamento: prezzi degli asset che scendono, banche che cercano di vendere i titoli in bilancio per tamponare le perdite, ulteriore effetto depressivo sui prezzi, e così via in un circolo vizioso di liquidità che si prosciuga. Rispetto a quello che sarebbe socialmente ottimo, le banche attribuiscono quindi alla liquidità un valore eccessivamente alto durante le fasi di boom, ma eccessivamente basso durante quelle di contrazione. La conclusione: troppo indebitamento e troppo rischio per tutti. Esattamente come allo stadio: tutti in piedi e tutti scontenti. In generale, possiamo pensare a questa “esternalità finanziaria” come a un elemento strutturale dei nostri sistemi economici avanzati. In tale contesto, le banche non internalizzano gli effetti macroeconomici (di “equilibrio generale”) sui prezzi degli asset delle loro decisioni finanziarie individuali. È esattamente in questo senso che è rigoroso definire il famoso boom del credito facile degli ultimi quindici anni come socialmente inefficiente. (1) E quindi argomentare in maniera fondata che le banche stavano accumulando un livello di rischio eccessivo dal punto di vista del benessere collettivo. Si dirà: come è possibile che la politica di leva finanziaria (più debito in tempi grassi) fosse ottimale dal punto di vista di ciascun operatore finanziario? Che cosa c’entra l’esternalità? Queste banche erano semplicemente scriteriate, adottavano politiche insostenibili dal punto di vista della loro capacità di ripagare il debito. (2) In realtà anche una teoria basata sull’esternalità finanziaria spiega questo presunto dilemma. Pensiamo allo stadio: è proprio quando tutti si alzano in piedi (che è poi l’equilibrio risultante del sistema) che risulta per me individualmente ottimo alzarmi (e rimanere) in piedi (altrimenti come faccio a vedere?). (3) Allo stesso modo: è proprio quando i prezzi degli asset sono “eccessivamente” elevati (e abbiamo chiarito in che senso), e c’è il mercato in ascesa, che può sembrare ottimo agire ulteriormente sulla leva finanziaria (perché offro come garanzia asset che crescono di valore). Ne segue una ulteriore possibile implicazione. Il boom del credito non avrebbe niente a che fare con problemi di moral hazard. Cioè con l’aspettativa da parte delle banche che se anche avessero fatto crescere la loro leva finanziaria a dismisura, lo Stato sarebbe poi in qualche modo intervenuto per salvarle, è la tesi del “too big to fail”. Per coloro che credono alla tesi del moral hazard, la causa principale delle crisi finanziarie risiede in un “eccesso di assicurazione”, proprio quella derivante dallo Stato come prestatore di ultima istanza. Secondo l’interpretazione dell’esternalità finanziaria, invece, il fatto che le banche prevedano in anticipo che in caso di fallimento lo Stato le salverà è del tutto irrilevante. Un elemento chiave della recente crisi è che l’esternalità finanziaria ha soprattutto coinvolto le famose banche di investimento. Queste banche avevano una particolare conformazione dei bilanci: detenevano asset a lungo termine, i famigerati Mbs, finanziati con debito a breve termine, di solito titoli commercial paper. Si noti la differenza con l’attività delle banche tradizionali, che generalmente detengono attività a lungo termine (prestiti alle imprese) finanziate con passività a vista (i depositi delle famiglie). In presenza di shock negativi, queste banche cercano di svendere asset fortemente illiquidi, e quindi quasi per definizione si trovano di fronte a un problema di liquidità (la cosiddetta liquidità di mercato). Perciò, la crisi ci insegna non solo che un problema di esternalità finanziaria può condurre a effetti devastanti sui bilanci delle banche quando i prezzi degli asset cominciano a scendere; ma anche che la necessità di svendere attività fortemente illiquide frutto della securitization, può aggravare la crisi stessa, esacerbando a sua volta i problemi di liquidità. RISCHI E ASSICURAZIONI Quali implicazioni ne derivano per la politica economica? Distinguiamo tra situazione ex-post ed ex-ante crisi. Durante la crisi, è chiaro che sia necessario intervenire per frenare la svendita degli asset, sia attraverso una ricapitalizzazione delle banche o una stabilizzazione dei prezzi dei titoli. Ma questo ovviamente non risolve il problema di base: prevenire gli eccessi di espansione della leva e del credito ex-ante. Per farlo, è necessario tenere a mente il problema dell’esternalità finanziaria. Dove c’è un’esternalità, c’è una imperfezione del mercato, e questo richiede una regolamentazione. Molti si chiedono tuttora se requisiti di capitale adeguati per le banche potrebbero prevenire il ricorrente problema dell’eccesso di leva finanziaria. La risposta è che possono farlo solo se tali requisiti, a differenza di quanto stabilito sotto Basilea II, tengono ben presente il concetto di rischio aggregato (o di sistema). C’è quindi una ragione di efficienza economica per sostenere che nuove forme di regolamentazione debbano obbligare le banche ad adottare sistemi di valutazione del rischio “tarati” per il rischio macroeconomico. Proprio come per tutti noi è obbligatorio fare l’assicurazione sulla macchina: ma in questo caso, per le banche, un tipo molto particolare e innovativo di assicurazione.   (1) Per ulteriori approfondimenti si veda G. Lorenzoni, “Inefficient Credit Booms”, Review of Economic Studies 75 (3), 809-833; A. Korinek, “Systemic Risk-Taking: Amplification Effects, Externalities, and Regulatory Responses”, September 2008, Mimeo, University of Maryland. (2) Nota a latere: sarebbe una teoria questa? (3) Tecnicamente: se quando tutti si alzano in piedi è individualmente ottimo stare in piedi (e viceversa), allora “tutti in piedi” è un equilibrio. Ovviamente un altro equilibrio sarebbe: tutti seduti. Ma questo richiede coordinamento, indotto o da regole (gli steward allo stadio) o da “norme sociali”.

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La crisi frena i traffici mercantili (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mediterraneo area med La crisi frena i traffici mercantili Il fenomeno vale per tutti gli scali marittimi: situazione critica per Genova La burrasca della crisi finanziaria mondiale agita anche le acque del Mediterraneo, con ripercussioni negative sul traffico mercantile. Che, dal mese di gennaio, ha fatto registrare un calo del 20 per cento per cento. Contraccolpo della minore produttività (quando non della chiusura) di molte imprese esportatrici, che si ripercuote sui volumi dei traffici portuali in generale. Un fenomeno che vale per tutti gli scali marittimi e, in particolare, per quello italiano di Genova (uno dei porti principali negli scambi con la Tunisia), per quelli spagnoli e per quello francese di Marsiglia dove, tra l'altro, il cantiere di riparazioni Union Naval Marseille è stato dichiarato fallito. Lo stato di crisi viene evidenziato anche dal forte calo registrato lo scorso febbraio dal traffico nel Canale di Suez: - 24,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008, con 1.272 navi contro 1.676. Di particolare rilievo la contrazione del traffico delle navi rinfusiere (-44 per cento), delle car carrier (-43,4) e delle portacontainer (-32 per cento). Nel primo bimestre dell'anno nel canale sono transitate 2.585 navi, con una diminuzione del 23,2 per cento rispetto al primo bimestre dello scorso anno. Di tutto ciò si è discusso a Tunisi esperti di vari Paesi, nell'ambito del convegno "Il trasporto marittimo, trait d'union per il Mediterraneo", organizzato in occasione del cinquantenario della Compagnie de Navigation Tunisienne (Ctn). Il francese Paul Tourret, direttore dell' Istituto Superiore di Economia Marittima (Isemar), non usa mezzi termini affermando che i porti del Mediterraneo sono duramente colpiti dalla crisi. Concetti ribaditi da John Vershelden, direttore di Apm Terminals, uno dei maggiori nel suo settore a livello mondiale, che ha parlato di una realtà molto inquietante. E ciò nonostante una riduzione dei prezzi praticati per il trasporto. Per quanto riguarda i porti tunisini, i risultati dell'andamento del primo trimestre dell'anno non sono ancora stati resi noti, ma gli specialisti si sono dimostrati pessimisti, in quanto la loro attività di esportazione si basa in gran parte su settori più toccati dalla crisi quali il tessile-abbigliamento, l'agroalimentare e l'industria meccanica. Mare meno agitato per il segretario di stato tunisino al Commercio estero, Chokri Mamoghli che, parlando dei progetti per le infrastrutture portuali (Enfidha in particolare), si è detto fiducioso in quanto risolveranno i problemi. Più realista il ministro dei Trasporti, Abderrahim Zouari, secondo il quale la crisi farà segnare alla Tunisia "un ribasso dal 10 al 15 per cento nei trasporti delle merci nel primo semestre dell'anno". Quando si placherà la burrasca? Secondo i pareri più concordi, nel 2010. Nel frattempo (e in previsione della realizzazione del porto in acque profonde di Enfidha, nel centro della Tunisia) ci si deve impegnare nello sviluppo del progetto delle autostrade del mare sulle rotte Tunisi-Genova e Tunisi-Marsiglia. Al riguardo la Ctn è stata incaricata dalla Commissione Europea, che le fornirà adeguata assistenza tecnica, di redigere un apposito studio. del 08-04-2009 num.

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La crisi finanziaria colpisce soprattutto l'edilizia (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Borsa & Mercati bulgaria La crisi finanziaria colpisce soprattutto l'edilizia "La dinamica degli investimenti esteri, che dalla metà del 2008 ha segnato una forte tendenza al calo, passando dal 20 per cento al 15 per cento del Pil, testimonia come l'economia bulgara stia risentendo della riduzione della crescita economica mondiale sottolinea Marco Montecchi, Presidente della Camera di Commercio Italiana in Bulgaria soprattutto per l'intermediazione finanziaria, l'immobiliare e l'edilizia, le produzioni ad alto consumo di energia". Questi, secondo la Camera di Commercio Italiana a Sofia, i settori attualmente più esposti al calo della domanda dei Paesi europei, verso cui affluisce circa il 70 per cento dell'export nazionale. "La bolla immobiliare sembra ormai destinata a sgonfiarsi dopo l'euforia del periodo 2005-2007, durante il quale, in previsione dell'ingresso della Bulgaria nell'Unione Europea, il Regno Unito, la Russia e altri Paesi europei sono stati protagonisti di una corsa all'acquisto di immobili, che ha portato al boom delle costruzioni e ad un forte aumento dei prezzi delle abitazioni", prosegue Montecchi. Si tratta dunque della fine di un ciclo iniziato nel 2005, quando i prezzi degli immobili erano saliti del 37 per cento, e protrattosi negli anni successivi (più 16 per cento nel 2006 e più 27 per cento nel 2007). Secondo la classifica della Global Property Guide nel 2007 Sofia figurava tra le 50 città più care nel mondo per costo degli immobili, con un prezzo medio di vendita pari a 2 mila 738 euro/mq. del 08-04-2009 num.

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Il nostro fatturato è in continuo aumento E proteggiamo gli agricoltori dalla crisi (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

«Il nostro fatturato è in continuo aumento E proteggiamo gli agricoltori dalla crisi» Mercoledì 8 Aprile 2009, Balzo in avanti di oltre il 19 per cento rispetto all'anno precedente per il fatturato del Consorzio Agrario di Padova e Venezia, che nel 2008 si è assestato sui 166 milioni 424 mila euro. Un risultato che porta il consorzio tra le prime posizioni a livello nazionale e ne fa una delle maggiori aziende della provincia, con 183 dipendenti, 30 tra agenti e tecnici, 42 punti vendita e 2,2 milioni di quintali di cereali stoccati. Numeri ancora più significativi in questo periodo di difficoltà economica, nel quale però il sistema agricolo può giocare un ruolo di spicco per favorire la ripresa. Inoltre il Consorzio Agrario allarga le proprie opportunità di business a settore come il giardinaggio, l'orticoltura, l'hobbistica, la promozione dei prodotti del territorio, le energie alternative. «La scorsa annata è stata veramente molto difficile - afferma Federico Dianin, presidente del Consorzio Agrario di Padova e Venezia - e nel volgere di pochi mesi si è passati da quotazioni record a valori di minimo storico. La crisi finanziaria internazionale ha travolto anche il comparto agricolo trascinando in un autentico rally dei prezzi tutti gli operatori e a tutti i livelli. Lo sforzo del Consorzio è stato principalmente quello di offrire protezione contro una speculazione devastante nel rispetto comunque delle tendenze più o meno conservative dei nostri produttori».

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Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo 1 Commento » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 46 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 39 ) » (7 voti, il voto medio è: 2.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 53 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.8 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 72 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (10) blog (1) capitalismo (11) cina (19) comunicazione (3) crisi (14) democrazia (62) economia (32) era obama (18) europa (14) francia (25) germania (6) giornalismo (52) giustizia (2) gli usa e il mondo (66) globalizzazione (48) immigrazione (40) islam (20) israele (2) Italia (153) manipolazione (7) medio oriente (13) notizie nascoste (47) partito democratico (3) pdl (2) politica (2) presidenziali usa (23) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (26) spin (8) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore?. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo 1 Commento » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 46 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 39 ) » (7 voti, il voto medio è: 2.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 53 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.8 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 72 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (10) blog (1) capitalismo (11) cina (19) comunicazione (3) crisi (14) democrazia (62) economia (32) era obama (18) europa (14) francia (25) germania (6) giornalismo (52) giustizia (2) gli usa e il mondo (66) globalizzazione (48) immigrazione (40) islam (20) israele (2) Italia (153) manipolazione (7) medio oriente (13) notizie nascoste (47) partito democratico (3) pdl (2) politica (2) presidenziali usa (23) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (26) spin (8) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Federico: Ieri a Porta a Porta c'era in collegamento il signor Giuliani, che in maniera più o meno... Ultime news An error has occured; the feed is probably down. Try again later. Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog di Marista Urru il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. 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babelick ha detto: io non ne ho la più pallida idea di come funzionino i terremoti e gli sciami sismici,le cose che so sono quelle basilari delle superiori.Giuliani è stato smentit (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 83 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Russia/ Gref: crisi sistema bancario è solo all'inizio (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mosca, 8 apr. (Apcom-Nuova Europa) - La crisi del sistema bancario in Russia è solo all'inizio: lo sostiene il presidente della prima banca russa, Sberbank, German Gref. "E' ancora alla sua infanzia e proviene dall'economia reale", ha dichiarato l'ex Ministro dello sviluppo economico, secondo l'agenzia russa Ria Novosti. Per il capo di Sberbank, non vi era alcuna crisi bancaria in autunno nel paese, poiché i risparmi non sono stati esposti a prodotti finanziari complessi. Ma ora bisogna che le autorità russe risolvano rapidamente la questione del rimborso dei crediti: la crescita economica dipende da esso. "La lentezza nel processo decisionale e l'indebolimento dei requisiti di regolamentazione porta all'accumulo di crediti inesigibili", ha aggiunto Gref, rilevando che la percentuale di difetti nei pagamenti raggiunge il 20% del portafoglio prestiti delle banche. "La crescita del paese non può continuare senza una pulizia di bilancio del settore bancario", ha poi notato. Il premier russo Vladimir Putin ha detto lunedì scorso che il rischio di collasso del sistema bancario russo era ormai "ridotto". Pochi giorni prima, il ministro delle Finanze russo Aleksei Kudrin, aveva previsto una seconda ondata di problemi nel settore finanziario, pur sottolineando che non vi sarebbero grandi fallimenti di banche. La Russia è fortemente influenzata dalla crisi finanziaria mondiale. La Borsa di Mosca ha perso più di due terzi del suo valore dal picco nel mese di maggio 2008. La crisi minaccia anche la crescita del paese, in particolare a causa del crollo del prezzo del petrolio, la principale fonte di esportazioni verso la Russia.

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Telecom Italia guarda con fiducia al futuro (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Telecom Italia guarda con fiducia al futuro NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 08.04.2009 15:10 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! L'amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, è convinto che la società è in grado di affrontare la crisi finanziaria e guarda con fiducia al futuro grazie alla liquidità che produce e alla capacità di finanziarsi sul mercato dei capitali. Il manager ha spiegato: "abbiamo un margine di tesoreria che ci consente di far fronte ai rinmborsi dei prossimi mesi.Nei primi mesi dell'anno abbiamo rifinanziato una quota significativa del debito in scadenza nell'anno". Telecom Italia nel primo trimestre ha rifinanziato oltre il 60% del fabbisogno in scadenza nel 2009 e ha liquidità sufficiente a far fronte alle scadenze di rimborso del debito dei prossimi 18-24 mesi. Bernabè ha spiegato che il gruppo "sta affrontando la crisi dei mercati finanziari con serenità, potendo contare su oltre 12 miliardi di liquidità, composti da 5,1 miliardi di cassa o titoli equivalenti e da 6,5 miliardi di linee di credito a lungo termine (scadenza 2014), non revocabili e prontamente disponibili".

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Uno sviluppo seriorispetta le tradizioni (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

Uno sviluppo serio rispetta le tradizioni Aver conosciuto direttamente alcune realtà africane, in Niger ed in Benin, e molte altre grazie anche ad incontri con rappresentanti di comunità africane e mediorientali - Egitto, Tunisia, Marocco, Siria, Libano, Kenia, Uganda, Burkina Faso, Mali, India - lascia un senso di impotenza insopportabile. Molti sono i progetti inascoltati, ignorati ma che risolverebbero problemi veri a tante comunità di questi Paesi. Purtroppo i buoni propositi rappresentati da tante piccole gocce d'acqua non bastano a risolvere il mare di problemi che persistono in questi Paesi e che aspirano ad uno sviluppo che garantisca una decorosa qualità della vita. La soluzione, certamente complessa e non univoca, è in mano ai potenti del mondo. Molti gli sprechi, pochi i risultati concreti, ma la diagnosi non è semplice. Forse bisogna decentralizzare le decisioni e le scelte dei progetti finanziabili. Forse è il tempo di rivoluzionare i criteri di valutazione: non più business, ma sviluppo sociale e culturale, nel rispetto delle identità locali e delle risorse naturali ed ambientali, ed anche economico e non viceversa. L'impatto con le comunità rurali di etnia Peuhl lascia esterrefatti: vivono con niente o con pochissimo. Nei villaggi vivono famiglie in comunità da generazioni dove esiste una precisa gerarchia con il fondamentale ruolo degli anziani. Ogni fascia di età ha il suo ruolo sociale, con una netta distinzione tra i sessi. Le donne risultano, comunque, assolutamente fondamentali per la vita della comunità stessa. Sono responsabili di tutte le necessità della famiglia, dalla preparazione del cibo all'accudire i figli, e sono anche, condizione fondamentale per la missione del CoRFiLaC, le uniche responsabili per la trasformazione del latte in un formaggio simbolo dell'etnia stessa quale è il "Gasiidje in lingua fulfuldè o Wagashii". In realtà, sono l'essenza economica della comunità, in quanto qualsiasi guadagno viene reinvestito nella comunità stessa. Gli uomini ed i giovani si occupano dell'allevamento e gli utili sono spesso gestiti a livello personale. Il latte viene, comunque, quotidianamente consegnato alle donne per gli usi alimentari della comunità e l'eccedenza per la trasformazione casearia. E' un'economia di sostentamento più che di mercato, vivono con meno di un dollaro al giorno, ma nei villaggi che abbiamo visitato non esiste malnutrizione diffusa o bambini denutriti. Troppi errori sono stati fatti nei rapporti tra l'Occidente e queste realtà. Vanno sviluppati progetti che rispondono alle loro esigenze quotidiane e soprattutto coinvolgerli nello sviluppo progettuale perché devono essere loro i veri padroni del loro destino. C'è poco tempo, perché la globalizzazione fallita in Occidente, investirà sempre più in questi Paesi, in nome dello sradicamento della povertà, ma in realtà per consolidarsi in nuovi mercati. La nostra non è un'idea di chiusura o di rigetto verso lo sviluppo, assolutamente no, ed i nuovi mezzi di comunicazione e di trasporto internazionale sono una grande opportunità che va colta in pieno, ma il tutto deve essere finalizzato ad uno sviluppo reale endogeno integrato e non sottoposto al mondo più avanzato. Proprio la globalizzazione ha reso chiaro a tutti che non esistono più stati, nazioni, interessi per pochi a discapito di altri. Esiste un pianeta (Morin 1994) dove il vero benessere dovrà arrivare da un benessere condiviso e equo. Il divario sempre più largo tra ricchi e poveri porta a conflitti, terrorismo, azioni, ovviamente mai giustificabili, ma che difendono la sopravvivenza materiale di ogni essere umano e della sua collettività. E' necessario uno sviluppo sostenibile, dove la diffusione della conoscenza, in tutti i campi, è l'elemento essenziale per poter continuare a sperare in un mondo migliore. Guardando gli occhi di donne e bambini si sente un bisogno assoluto di voler vivere, di avere delle opportunità, di poter volare, di poter sognare. Si può e si deve fare molto, ma è necessario decodificare i reali bisogni di questi esseri umani. Quali sono i modelli di progresso conciliabili con la loro cultura, la loro storia, le loro religioni, le loro tradizioni? Sviluppo non deve significare azzerare il passato per un futuro che non gli appartiene. Il mondo evoluto sta rivalutando le proprie radici, sarebbe insensato per questi Paesi perderle, visto che le hanno ancora molto forti, per rimpiangerle e magari tentare di recuperarle. E' innegabile che queste comunità hanno bisogno di strutture, infrastrutture, mezzi tecnici, ma il tutto deve essere finalizzato ai loro progetti di sviluppo, alle loro necessità. Sviluppo non deve significare, occidentalizzarsi. Il pianeta ha uno straordinario bisogno della multietnicità, della biodiversità culturale e materiale che oggi l'Africa, ma anche l'India, la Cina, il sud-America rappresentano. La crisi finanziaria internazionale di questi mesi ha di fatto dimostrato il fallimento dei modelli di sviluppo e benessere occidentale. E' tempo di ridare il giusto peso alla saggezza, ai valori di questi popoli. Giuseppe Licitra (Presidente Corfilac)

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Telecom Italia, cedola può salire, crisi non preoccupa (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

MILANO (Reuters) - Telecom Italia apre alla possibilità di un aumento della cedola nei prossimi esercizi, conferma gli obiettivi del piano e guarda senza preoccupazioni alla crisi finanziaria. Lo hanno detto l'AD Franco Bernabè e il presidente Gabriele Galateri di Genola durante l'assemblea degli azionisti, ribadendo l'impegno in Brasile, dove Telecom Italia controlla Tim Participacoes e Argentina, dove controlla Telecom Argentina. La cedola sui conti 2008, 5 centesimi per le ord e 6,1 per le risparmio, è da considerare un punto di minimo rispetto a quanto sarà distribuito negli anni successivi. "Il dividendo 2008 ci consente di conciliare l'esigenza di riduzione del debito e una remunerazione ragionevole per gli azionisti, in linea con le attese medie del mercato", ha detto Bernabè. "Dobbiamo considerare che tale livello è un 'floor' su cui costruire la crescita negli anni a venire". Galateri ha garantito sui target del piano industraile presentato a dicembre 2008. "Abbiamo fiducia nel piano e siamo determinati a raggiungere gli obiettivi", ha detto. E si è detto convinto che gli effetti positivi ci saranno anche in termini di apprezzamento del titolo in borsa. "Restaurando il clima di fiducia sarà possibile far apprezzare il miglioramento dei fondamentali del gruppo", ha detto. Galateri ha parlato in generale della necessità di restituire fiducia ai mercati e, per Telecom, della politica del gruppo di migliorare i rapporti "con tutti gli stakeholders", comprese le autorità, e con gli operatori concorrenti. CRISI NON PREOCCUPA, RIFINANZIATE 60% SCADENZE 2009 Telecom Italia, nel primo trimestre, ha rifinanziato oltre il 60% del fabbisogno in scadenza nel 2009 e ha liquidità sufficiente a far fronte alle scadenze di rimborso del debito dei prossimi 18-24 mesi. Continua...

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Rimini: dalla Provincia un fondo anti-recessione (sezione: crisi)

( da "RomagnaOggi.it" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

8 aprile 2009 - 16.09 (Ultima Modifica: 08 aprile 2009) RIMINI - Stamane il presidente della Provincia di Rimini, Ferdinando Fabbri e il presidente di Eticredito, Maurizio Focchi, hanno presentato il bando per l'accesso al prestito per il Fondo anti recessione provinciale a favore di lavoratori e famiglie in difficoltà. Il presidente Fabbri, aprendo l'incontro, ha ricordato che il Fondo anti recessione è stato il frutto di un lungo lavoro fatto di concerto con i Comuni, i sindacati e le categorie economiche del territorio. "E' un tentativo di contrastare i morsi della crisi" ha detto il presidente della Provincia e ha spiegato che i destinatari sono tutti coloro che hanno perduto il lavoro. "Un credito, un prestito d'onore - ha detto il presidente Fabbri - per le famiglie in difficoltà, per bisogni imprevisti, per momenti di difficoltà immediate". Massimo 5000 euro, 24 mesi per la restituzione, tasso zero. Le domande vanno inoltrate entro il 30 aprile. Il presidente di Eticredito, Maurizio Focchi, ha voluto, in premessa, ricordare le finalità principali della banca etica e rimarcare la collaborazione con la Provincia di Rimini, per altro socio della banca. ""Il credito è un diritto umano" questo recita il manifesto della finanza etica e questo è scritto nello statuto di Eticredito perché la banca nasce anche con questo obiettivo" , ha detto Focchi. Che ha poi proseguito: "Essere una banca etica significa non perseguire la massimizzazione del profitto (quello lo fanno gli speculatori!) ma promuovere azioni che possano concretamente migliorare la qualità della vita sociale e ambientale del territorio dove si svolge la propria azione. Ecco perché questa azione in collaborazione con la Provincia: noi ci siamo e ci saremo sempre in ogni attività che promuove la persona e la sua dignità. Noi ci siamo nel microcredito a favore delle famiglie e non solo. Ci siamo negli accordi per offrire prestiti ai dipendenti di aziende a condizione eque e con forme di sostegno mutualistico reciproco.è uno degli scopi di Eticredito; che devono essere raggiunti con un'azione efficiente e economicamente sostenibile". Il presidente Focchi ha poi concluso: "Mi pare importante ringraziare l'amministrazione provinciale per aver deciso di affidare a noi la gestione del fondo antirecessione Provinciale. Soprattutto per il messaggio che lancia a favore della finanza eticamente orientata. Crediamo che anche questo vada sottolineato in questa iniziativa: la crisi , in seguito alla quale è stata approntata questa azione di sostegno alle persone, è economica ma nasce da una violenta crisi finanziaria. Certamente, se ci fosse stato più spazio per le istanze e i principi della finanza etica nel mondo, non avremmo avuto tante delle derive "tossiche" della finanza che ci hanno portato a questo punto. Uscire dalla crisi in modo da sviluppare dinamiche ed elementi che abbiano in sé gli anticorpi in grado di prevenire il riproporsi di questi pericoli deve essere un obiettivo di tutti noi. Promuovere una banca che si preoccupa delle conseguenze "non economiche" delle proprie azioni economiche significa ricollocare nel giusto contesto la finanza che non è fine a se stessa ma funzionale allo sviluppo sostenibile dell'economia reale e, conseguentemente della dimensione sociale e ambientale di un territorio. Eticredito nasce per questo".

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diciamolochiaro ha detto: Cara Carmen, io non frivolizzo, io mi ARRABBIO COME UNA BESTIA quando vedo scritto ne El Pais o sento in TV come la vostra che 1) gli aiuti sono arrivati (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 86 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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La crisi penalizza Telecom Italia nel primo trimestre (sezione: crisi)

( da "Soldionline" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

La crisi penalizza Telecom Italia nel primo trimestre Le tags: telecom italia Quotazioni: TELECOM ITALIA Commenta l'articolo Edoardo Fagnani mercoledì, 8 aprile 2009 - 18:47 Nel corso dell’assemblea degli azionisti di Telecom Italia i vertici del colosso telefonico hanno anticipato che i risultati dei primi tre mesi del 2009 sono stati penalizzati dallattuale situazione di crisi finanziaria e dalla necessità di procedere con la riorganizzazione di alcune attività. Tuttavia, il management non è preoccupato per questa situazione. Inoltre, i vertici di Telecom Italia hanno precisato che metteranno in atto tutte le azioni a disposizione per recuperare i bonus assegnati negli scorsi anni a fronte di risultati non corretti. -->

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babelick ha detto: thò riaffiorano vecchie conoscenze,quale onore...diciamolo ti assicuro che di quel che dice la spagna non me ne importa nulla. che dire?più che del pil pro-capit (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 08-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 88 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Intesa-Sanpaolo bonus, ma ridotti per i manager (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

RETRIBUZIONI il caso Banche e stipendi Intesa-Sanpaolo bonus, ma ridotti per i manager Oggi la decisione del consiglio di sorveglianza F. MANACORDA E F. MONGA MILANO Ci sarà, anche se in misura ridotta, il bonus relativo all'esercizio 2008 per il top management di Intesa-Sanpaolo - in prima fila il consigliere delegato Corrado Passera e il direttore generale Francesco Micheli - e nel complesso per tutti i dipendenti. Il comitato remunerazioni della banca si prepara infatti a presentare oggi al consiglio di sorveglianza, che si riunisce per deliberare anche sulla questione del premio annuale, una proposta che, proprio per quel che riguarda la prima linea del gruppo, dovrebbe situarsi in una fascia intermedia tra l'attribuzione dell'intero bonus e la sua semplice eliminazione. Per Passera, che nell'esercizio 2007 ha percepito una retribuzione complessiva lorda di 3,5 milioni di euro, dove la parte fissa è stata di 2 milioni e quella variabile di 1,5 milioni, si preannuncia quindi uno stipendio legato all'esercizio 2008 appena terminato relativamente più «povero». Del resto il 2008 si è concluso per il gruppo con un utile netto di 3,9 miliardi di euro, in calo del 10,6% rispetto ai 4,4 miliardi dell'esercizio precedente e la decisione che verrà sottoposta all'assemblea di bilancio è quella di non distribuire il dividendo. Il tema delle retribuzioni dei manager industriali e bancari è, dopo lo scoppio della crisi finanziaria, molto seguito dall'opinione pubblica e sono numerose le critiche all'eccessiva sperequazione che negli ultimi anni ha fatto levitare alcune retribuzioni a livelli plurimilionari. Anche il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, l'ultima volta in questi giorni, ha ribadito la necessità di dare ampia pubblicità alle politiche retributive dei gruppi bancari e di ancorarle comunque ai risultati di lungo periodo delle banche. Nel consiglio di sorveglianza dell'istituto, presieduto da Giovanni Bazoli, e all'interno dello stesso comitato remunerazioni di Intesa-Sanpaolo, presieduto da Gianluca Ponzellini e composto anche da Giulio Lubatti ed Enrico Pavarani, ci si sarebbe confrontati a lungo nelle scorse settimane sul tema, valutando sia i risultati raggiunti, sia il posizionamento relativo raggiunto dalla banca rispetto ai maggiori concorrenti. Il metodo che viene seguito per la valutazione delle retribuzioni si può trovare nella relazione sul governo societario, da poco pubblicata, dove si spiega che per il consigliere delegato - che non riceve stock options - la componente variabile relativa al 2008 dipende sia dai parametri che riguardano tutti i consiglieri di gestione, ossia «la redditività, la qualità del credito, l'efficienza operativa e la solidità patrimoniale», con una soglia minima per ciascuno di essi, sia da «valori differenti, strettamente correlati alle previsioni di budget, nonché da un ulteriore parametro costituito dal rating sul debito a medio e lungo termine assegnato alla banca dall'agenzia Standard & Poor's». Inoltre a tutti i consiglieri di gestione può essere attribuita una parte variabile a fine mandato, in base al «raggiungimento di alcuni risultati di medio periodo» identificati nel piano d'impresa 2007-2009.

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diciamolochiaro ha detto: E tu vattene AFFANCULO con la velocità del razzo (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 90 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Carlo Fratta Pasini a Lodi ospite dell'associazione dei piccoli azionisti: (sezione: crisi)

( da "Cittadino, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

«Taglieremo gli stipendi dei consiglieri» Il presidente del Banco annuncia la riduzione del 25 per cento n Nel 2009 gli stipendi degli amministratori del Banco Popolare saranno tagliati del 25 per cento. Lo ha annunciato il presidente dell'istituto di credito che controlla la Bpl, Carlo Fratta Pasini, martedì sera a Lodi all'assemblea organizzata dall'associazione degli azionisti del Banco guidata da Tino Modesto Volpe. Un'assemblea partecipata, con moltissimi dipendenti della Banca Popolare di Lodi, manager e amministratori. Accanto all'avvocato Fratta Pasini c'era il presidente della Bpl, Enrico Perotti. Fari puntati, ovviamente, sull'andamento del Banco Popolare, sul calo di valore del titolo (da circa 21 a 4 euro) e sui maxi stipendi che il mondo bancario garantisce, anche in tempo di >crisi, ad amministratori e manager. «Siamo molti nella struttura amministrativa del Banco - ha riconosciuto Fratta Pasini -, la nostra è una struttura complessa (consiglio di sorveglianza, consiglio di gestione e consigli di amministrazione delle banche controllate, ndr) e sulla quale occorrerà una riflessione. Il futuro non assomiglierà più al passato prossimo: pensiamo di andare a incidere sui nostri compensi e l'obiettivo è una riduzione del 25 per cento degli emolumenti per il 2009. Lo proporremo all'assemblea dei soci». Discorso diverso invece per i manager, ai quali Volpe ha fatto esplicito riferimento. «I top manager del Banco hanno stipendi indicati dal mercato - ha detto Fratta Pasini -: in questa situazione certamente i premi non scatteranno, ma non ci sarà una riduzione dello stipendio fisso. So però che le banche in futuro guadagneranno meno e logica vorrebbe che anche chi lavora in banca guadagni un po' meno, certo non potremo infierire sulle persone che stanno allo sportello. L'attenzione sarà comunque tesa a non perdere gli uomini migliori». Uomini migliori che serviranno per permettere al Banco di recuperare il terreno perso in Borsa negli ultimi mesi di burrasca, prima e dopo l'addio di Fabio Innocenzi. «Non nascondiamo di essere andati peggio del mercato - ha confessato Fratta Pasini - abbiamo pagato la scelta di aggregazione con la ex Banca Popolare Italiana, ma credo che questa aggregazione nel medio-lungo periodo abbia grandi potenzialità. Italease ci costerà molto - ha aggiunto Fratta Pasini - il Banco assume in pieno questa responsabilità, speriamo che alla fine l'esperienza di Saviotti e il mercato ci permettano di digerire questa operazione in maniera meno pesante di quanto previsto. Il Banco ha presentato un bilancio 2008 molto rigoroso (perdita di 333 milioni di euro, ndr) che rappresenta la base per la strategia di rilancio». Proprio guardando al futuro, nel quale grandi gruppi come Intesa-San Paolo e Unicredit cercheranno di radicarsi in provincia, il presidente del Banco ha spiegato che «la concorrenza sui nostri territori non è una novità, ma le nostre banche popolari hanno creduto nell'idea di mettersi insieme e dunque coglieremo i vantaggi dell'aggregazione pur mantenendo banche locali che si relazioneranno con il cliente, il quale potrà diventare socio e partecipare alla vita del Banco». Fratta Pasini, in merito alla competizione con le altre banche, ha parlato di «una sfida difficile in anni di vacche magre come questi: dovremo avere costi più bassi ed essere più operativi sul territorio; abbiamo tante filiali, anche piccole - ha aggiunto - e dunque sul territorio stiamo meglio di altre banche che hanno poche grandi filiali». Il presidente della Banca Popolare di Lodi, Perotti, ha confermato che «il Lodigiano ha la sua banca». «All'interno del Banco la Bpl aveva un percorso di recupero da fare - ha ammesso - finora questo percorso è stato virtuoso. Potevamo avere dati di bilancio migliori (la Bpl ha chiuso il 2008 perdendo 55 milioni di euro, ndr) ma siamo incappati come tutti nella crisi finanziaria internazionale. Nel corso del 2008 e nei primi mesi del 2009 la Bpl è comunque tornata a essere la banca di riferimento del sistema imprenditoriale locale. Nel 2008 abbiamo raccolto 14 miliardi di euro e ne abbiamo impiegati sul territorio altrettanti. Impieghi che sono aumentati del 21 per cento». Lorenzo Rinaldi

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L'Arabia in Telecom Dividendo a 5 cent (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 09/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia L'Arabia in Telecom Dividendo a 5 cent MILANOGli arabi sono entrati anche nel capitale di Telecom. Dopo i libici in Unicredit ed Eni e Abu Dhabi in Ferrari, tocca alla Banca Centrale dell'Arabia Saudita che ha preso una quota nel gruppo guidato da Franco Bernabè. Per il momento si tratta di una quota irrisoria essendo ferma allo 0,3%. Tuttavia, conferma l'interesse dei fondi sovrani appartenenti ai Paesi produttori di greggio per il nostro Paese. È questa una delle novità emerse nel corso dell'assemblea dei soci Telecom, chiamati ad approvare il bilancio 2008, la nomina del collegio sindacale e l'ingresso in Cda di Stefano Cao, già cooptato al posto del dimissionario Gianni Mion. Tra i soci, Telco ha una quota del 24,53%, Findim è al 5,007%, Brandes al 4,024%, Alliance Bernstein al 2,069%, Barclays al 2,033 per cento. Asati è presente con circa lo 0,3% del capitale; Pirelli con l'1,3%. Azionisti e soci a parte, contro l'attuale crisi finanziaria Telecom Italia dice di avere le spalle coperte, almeno per ora. «Dodici miliardi di liquidità permettono a Telecom di affrontare con serenità il momento di crisi economico finanziaria globale» ha affermato l'a.d., Franco Bernabè. Il gruppo ha infatti un margine di tesoreria sufficiente per far fronte ai rimborsi dei prossimi mesi. L'assemblea, approvando il bilancio 2008, ha proposto un dividendo di 5 centesimi di euro per ciascuna azione ordinaria e di 6,1 centesimi di euro per ciascuna azione di risparmio. Il dividendo sarà messo in pagamento dal 23 aprile, con stacco di cedola il 20 aprile.

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Asscat convoca l'assemblea dei soci (sezione: crisi)

( da "Arena, L'" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 09 Aprile 2009 ECONOMIA Pagina 36 ASSOCIAZIONI. Per martedì 14 aprile Asscat convoca l'assemblea dei soci L'Asscat, l'associazione dei piccoli azionisti di Cattolica, si prepara all'assemblea annuale del 26 aprile. Il consiglio direttivo e il presidente Giangaetano Bissaro convocano l'assemblea Asscat martedì prossimo 14 aprile alle 18 nell'auditorium della Fondazione Toniolo in via Dogana Vecchia. L'appuntamento dei soci, inizialmente fissato per il 17 aprile in un comunicato stampa dell'8 aprile, avrà come ordine del giorno la relazione sull'attività svolta dell'associazione nell'ultimo anno, l'esame del bilancio Cattolica e infine verrà data l'anteprima sulle nuove polizze/condizioni riservate ai soci Cattolica. Alla fine ci sarà una «risottata» nel chiostro adiacente all'auditorium. Giovedì prossimo, il 16 aprile, invece Asscat organizza, alle 18 all'auditorium Bisoffi di Cattolica, un convegno con l'economista Giacomo Vaciago (professore all'Università Cattolica di Milano ed editorialista del Sole 24 Ore), che parlerà del tema «Le prospettive dell'economia dopo la crisi finanziaria - il sistema cooperativo come calmieratore degli eccessi del mercato». In questa sede saranno infine presentati ufficialmente i nuovi prodotti/condizioni dedicati ai soci.  

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Vecchi bonus e spioni pesano ancora su Telecom (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Vecchi bonus e spioni pesano ancora su Telecom MARCO TEDESCHI Molte parole sulla crisi finanziaria, troppi silenzi sullo scandalo intercettazioni. Sono i principali ingredienti serviti ieri all'assemblea degli azionisti di Telecom Italia, che ha approvato il bilancio 2008 e la distribuzione dei dividendi dopo otto ore di riunione nella sede di Rozzano. Da un lato i vertici della società hanno sciorinato numeri e previsioni per rassicurare sul roseo futuro del gruppo, dall'altro hanno evitato di fornire qualsiasi valutazione sullo scandalo security. Nonostante la Consob avesse chiesto ai sindaci di Telecom di fare chiarezza sul lavoro svolto in merito ai dossier illeciti. PAROLE SULLA CRISI A proposito dell'attuale congiuntura economica, l'amministratore delegato Franco Bernabè si è detto «ragionevolmente ottimista» e «non è azzardato parlare di fiducia perchè la crisi non è uguale per tutti e l'incidenza su mercato tlc è stata inferiore ad altri settori». Ha ricordato che entro il 2011 il debito di Telecom sarà ridotto di 6 miliardi grazie al taglio del dividendo, alle nuove efficienze e ai 3 miliardi di dismissioni annunciate. E che la società, dopo la rinegoziazione dei debiti, ha in cassa 12 miliardi di liquidità con cui fare fronte alle scadenze dei prossimi tre anni. Una somma che permette a Telecom di «affrontare con serenità» il momento di crisi globale. Così «nel 2011 contiamo di migliorare di cinque punti percentuali l'indice di soddisfazione» dei clienti. E sul fronte costi l'obiettivo è di raggiungere «efficienze complessive per oltre 2 miliardi di euro mantenendo un livello di investimento elevato, circa 10 miliardi euro». Alle critiche arrivate dall'assemblea sugli eccessivi bonus erogati a certi manager, poi, Bernabè ha ribattuto: «Telecom attiverà tutte le iniziative finalizzate al recupero dei danni subiti, compresi i bonus erogati a fronte di risultati non veritieri». SILENZI SULLE INTERCETTAZIONI Ma l'intervento più atteso della giornata era quello del presidente del collegio sindacale Paolo Golia, a cui la Consob aveva chiesto di fare chiarezza sulle indagini svolte sui dossier illeciti.Invece non è stata fornita alcuna risposta concreta. Il presidente del collegio sindacale si è limitato a dire che, dopo aver dato mandato lo scorso settembre a due consulenti esterni di esaminare la questione, ancora non è possibile trarre valutazioni conclusioni e fare alcun tipo d'intervento. «Il collegio sindacale ha chiesto ai professionisti di procedere a un primo sintetico scrutinio, attualmente in corso, della vastissima documentazione depositata» ha dichiarato Golia. «In conclusione, all'esito delle indagini effettuate e premesso che il processo penale è attualmente in una fase iniziale, il collegio ritiene che l'esame e la selezione della documentazione depositata nel processo debbano essere proseguiti al fine di individuare eventuali anomalie operative o procedurali». Tanti giri di parole per prendere tempo, perchè sulle indagini svolte in sei mesi dagli avvocati è presto per far commenti. Non a caso, dopo lo sfuggente intervento, diversi piccoli azionisti hanno iniziato a sollevare dubbi sul lavoro svolto dal collegio sindacale, sulla crescita di Telecom, sul livello del debito e sugli stipendi del management, Golia compreso. E non a caso anche il presidente di Telecom Gabriele Galateri ha dovuto affrontare l'argomento: «Siamo convinti di avere ora un sistema di controllo affidabile e che certi fatti non si possano più ripetere. Abbiamo dato mandato ai nostri avvocati di difendere gli interessi del gruppo». L'assemblea degli azionisti Telecom ha approvato ieri il bilancio del 2008. Ma il presidente del collegio sindacale Golia non ha fatto chiarezza sulle intercettazioni illegali. Nonostante le richieste della Consob.

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Molte parole sulla crisi finanziaria, troppi silenzi sullo scandalo intercettazioni. Sono i principa... (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Molte parole sulla crisi finanziaria, troppi silenzi sullo scandalo intercettazioni. Sono i principali ingredienti serviti ieri all'assemblea degli azionisti di Telecom Italia, che ha approvato il bilancio 2008 e la distribuzione dei dividendi dopo otto ore di riunione nella sede di Rozzano. Da un lato i vertici della società hanno sciorinato numeri e previsioni per rassicurare sul roseo futuro del gruppo, dall'altro hanno evitato di fornire qualsiasi valutazione sullo scandalo security. Nonostante la Consob avesse chiesto ai sindaci di Telecom di fare chiarezza sul lavoro svolto in merito ai dossier illeciti. PAROLE SULLA CRISI A proposito dell'attuale congiuntura economica, l'amministratore delegato Franco Bernabè si è detto «ragionevolmente ottimista» e «non è azzardato parlare di fiducia perchè la crisi non è uguale per tutti e l'incidenza su mercato tlc è stata inferiore ad altri settori». Ha ricordato che entro il 2011 il debito di Telecom sarà ridotto di 6 miliardi grazie al taglio del dividendo, alle nuove efficienze e ai 3 miliardi di dismissioni annunciate. E che la società, dopo la rinegoziazione dei debiti, ha in cassa 12 miliardi di liquidità con cui fare fronte alle scadenze dei prossimi tre anni. Una somma che permette a Telecom di «affrontare con serenità» il momento di crisi globale. Così «nel 2011 contiamo di migliorare di cinque punti percentuali l'indice di soddisfazione» dei clienti. E sul fronte costi l'obiettivo è di raggiungere «efficienze complessive per oltre 2 miliardi di euro mantenendo un livello di investimento elevato, circa 10 miliardi euro». Alle critiche arrivate dall'assemblea sugli eccessivi bonus erogati a certi manager, poi, Bernabè ha ribattuto: «Telecom attiverà tutte le iniziative finalizzate al recupero dei danni subiti, compresi i bonus erogati a fronte di risultati non veritieri». SILENZI SULLE INTERCETTAZIONI Ma l'intervento più atteso della giornata era quello del presidente del collegio sindacale Paolo Golia, a cui la Consob aveva chiesto di fare chiarezza sulle indagini svolte sui dossier illeciti.Invece non è stata fornita alcuna risposta concreta. Il presidente del collegio sindacale si è limitato a dire che, dopo aver dato mandato lo scorso settembre a due consulenti esterni di esaminare la questione, ancora non è possibile trarre valutazioni conclusioni e fare alcun tipo d'intervento. «Il collegio sindacale ha chiesto ai professionisti di procedere a un primo sintetico scrutinio, attualmente in corso, della vastissima documentazione depositata» ha dichiarato Golia. «In conclusione, all'esito delle indagini effettuate e premesso che il processo penale è attualmente in una fase iniziale, il collegio ritiene che l'esame e la selezione della documentazione depositata nel processo debbano essere proseguiti al fine di individuare eventuali anomalie operative o procedurali». Tanti giri di parole per prendere tempo, perchè sulle indagini svolte in sei mesi dagli avvocati è presto per far commenti. Non a caso, dopo lo sfuggente intervento, diversi piccoli azionisti hanno iniziato a sollevare dubbi sul lavoro svolto dal collegio sindacale, sulla crescita di Telecom, sul livello del debito e sugli stipendi del management, Golia compreso. E non a caso anche il presidente di Telecom Gabriele Galateri ha dovuto affrontare l'argomento: «Siamo convinti di avere ora un sistema di controllo affidabile e che certi fatti non si possano più ripetere. Abbiamo dato mandato ai nostri avvocati di difendere gli interessi del gruppo».

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la regione investe in spettacolo tre milioni in più fino al 2011 - francesca parisini (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XI - Bologna La Regione investe in spettacolo tre milioni in più fino al 2011 Il piano triennale aumenterà i fondi a tutti i settori Le nuove linee della Legge 13: più aiuti a chi promuove iniziative legate al territorio regionale FRANCESCA PARISINI Un milione di euro in più per i prossimi tre anni allo spettacolo in Emilia Romagna, con un incremento di stanziamenti su tutti i settori, prosa, musica, danza, cinema e attività interdisciplinari. Confermate, poi, le linee già seguite nel triennio precedente: si privilegia chi si differenzia per offerta culturale, chi promuove la diffusione delle iniziative su territorio regionale, infine l´attenzione al contemporaneo. L´assessorato alla cultura di viale Aldo Moro ha presentato ieri il nuovo programma della legge 13/1999 "Norme in materia di spettacolo", valido da quest´anno al 2011. Se il budget complessivo di tutto l´assessorato rimane fermo a 17.610.000 di euro, nella prossima triennalità l´esborso per la cultura passa da 6.771.031 euro a 7.828.196 all´anno, registrando quindi un aumento di 1.057.165 euro. E´ un ´gesto politico´, di risposta alla crisi finanziaria del momento e alle conseguenze nel settore dello spettacolo dal vivo: un Fus (fondo unico per lo spettacolo) sempre più risicato, le fondazioni bancarie, salvadanaio della cultura, molto meno generose e le amministrazioni locali che arrancano coi bilanci. La Legge 13 della Regione agisce con accordi stipulati con le Province, attraverso cui finanzia 108 progetti per un totale di 2.163.540 euro all´anno (con 328.509 euro di incremento rispetto al triennio appena concluso). La Provincia di Bologna, per esempio, avrà 530.990 euro (+ 38mila euro rispetto al passato). Altro canale di finanziamento è quello delle convenzioni (sono 35 in tutto), dirette a singole iniziative o a soggetti promotori di attività coordinate su territorio regionale. E´ in questo ambito che stanno le principali novità. Santarcangelo dei teatri riceverà dal 2009 25mila euro in più (211.569 euro all´anno) perchè la regione premia così la scelta del festival di affidare ogni anno la direzione artistica alle più innovative compagnie di teatro emiliano-romagnole; quest´anno comincia la Raffaello Sanzio. Poi debutta una convenzione da 50mila euro all´anno con l´Accademia Filarmonica di Bologna, chiamata a commissionare ogni volta la composizione di un autore contemporaneo. Sempre in campo musicale, aumenta di 20 mila euro l´accordo con Bologna Festival e di 100mila euro quello con il Comunale di Bologna, soprattutto in vista delle coproduzioni con gli altri teatri regionali impegnati sulla lirica. Tra le attività più d´avanguardia, la legge premia Xing (70mila euro) perchè con le rassegne di F.I.S.Co e Netmage lavoreranno su tutto il territorio emiliano-romagnolo. Stesso discorso per la rete Anticorpi di Ravenna (37mila euro). Infine, una voce di finanziamento a parte è quella delle iniziative dirette. A cominciare dalla Film Commission, incentivata a sviluppare le peculiarità della produzione cinematografica regionale, vale a dire documentari e i film d´animazione. La convenzione le destina 200mila euro all´anno (20mila in più rispetto al 2008). Sempre in tema di cinema poi la Regione aumenta di 15mila euro i finanziamenti alla Cineteca di Bologna, che riceve così 140mila euro. Buone notizie anche per i teatri cittadini: 20mila euro in più all´Arena del Sole, 13mila euro alla Baracca e 10mila euro ai Teatri di Vita.

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la fed: nel 2010 una lenta ripresa più disoccupati (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 25 - Economia Il documento La Fed: nel 2010 una lenta ripresa più disoccupati ROMA - L´economia americana continua a deteriorarsi. Vedono nero gli economisti della Federal Reserve che nella riunione del 18 marzo scorso, hanno ridotto le stime sul Pil degli Stati Uniti sia per la seconda metà del 2009 che per il 2010, quando il prodotto interno tornerà a salire, anche se molto lentamente. Una ripresa lieve che arriverà grazie «alla fine della correzione in atto sul mercato immobiliare, agli effetti del piano di stimolo fiscale e all´indebolimento delle tensioni sui mercati». La stretta al credito perdurerà ancora, come le pressioni sulle istituzioni finanziarie, mentre i consumatori americani continueranno a spendere meno. Il 2010 sarà anche un anno buio per la disoccupazione, che probabilmente crescerà «più intensamente» nei primi sei mesi, per poi stabilizzarsi al livello più elevato. Le maggiori preoccupazioni sono per le attività economiche già deboli, a cominciare dai mercati finanziari, definiti ancora «fragili e instabili». E nessun aiuto verrà dall´esterno è previsto un «apparente e deciso calo nell´attività economica estera». Un quadro difficile, un peggioramento della congiuntura, tanto che gli economisti della Fed prevedono che i tassi d´interesse a breve resteranno «eccezionalmente bassi» ancora per diverso tempo, mentre l´inflazione dovrebbe restare moderata, anche se c´è chi continua a vedere rischi di deflazione.

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le regole tradite con i soldi deglialtri - luciano gallino (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 43 - Cultura L´anticipazione LE REGOLE TRADITE CON I SOLDI DEGLIALTRI Una massa enorme di risparmio viene gestita in assenza di controlli di merito e valutazioni di responsabilità LUCIANO GALLINO Per quanto la rete delle cause e concause sia complessa, i fallimenti dell´economia mondo sono riconducibili principalmente a due sviluppi correlati. Il primo in ordine di tempo è stata la completa de-regolazione dei movimenti di capitale, dei mercati finanziari e dell´ambito di attività delle banche che è partita dagli Stati Uniti nel 1974 per essere poi adottata anche da tutti paesi europei negli anni Ottanta. La de-regolazione dei movimenti di capitale ha consentito alle istituzioni finanziarie ogni sorta di sregolatezza, poiché gran parte delle loro attività diventa invisibile alle autorità di sorveglianza, vuoi per la complessità dei prodotti che le prime inventano, vuoi perché grosse quote di questi ultimi circolano fuori bilancio, essendo considerati contratti privati, tipo i derivati scambiati «al banco» senza alcun intermediario. La crisi finanziaria esplosa tra l´estate e l´autunno 2008, con il dissesto di dozzine di istituzioni di calibro mondiale e del sistema finanziario alternativo che avevano costruito, con ricadute drammatiche su famiglie e collettività, ha mostrato a quali gravissimi pericoli la de-regolazione espone l´economia mondiale. Tuttavia anche prima degli anni Settanta essa ha conosciuto altri periodi di grande fortuna. Si sono verificati nel corso dell´Ottocento, nel primo decennio del Novecento, e poi negli anni Venti di questo. Non sono pochi gli storici che vedono in tali cicli di sregolatezza della finanza un elemento di peso fra i tanti che hanno spinto il mondo prima verso la prima guerra mondiale, successivamente verso la crisi del 1929, infine verso la seconda guerra mondiale. Il ciclo attuale della finanza de-regolata, che pure ha molti tratti in comune con i precedenti, se ne distingue tuttavia per un tratto specifico. Una massa enorme di risparmio, equivalente all´incirca al Pil del mondo - ecco il secondo sviluppo - viene al presente gestita senza alcun controllo di merito né alcuna valutazione di responsabilità nei confronti di qualunque soggetto che non sia compreso tra i loro sottoscrittori, e talora nemmeno nei confronti di questi, da enti finanziari quali fondi pensione, fondi di investimento e compagnie di assicurazione, più vari tipi di fondi speculativi. Enti accanto ai quali e dietro a molti dei quali (nel senso che loro stesse li hanno istituiti) operano le banche dei maggiori paesi. Sono enti che di mestiere investono quotidianamente denaro di proprietà altrui, detti investitori istituzionali per distinguerli da altri tipi di investitori che così non fanno, quali singole persone, imprese o enti pubblici. (...) In grandissima parte i capitali nel portafoglio degli investitori istituzionali sono formati e alimentati giorno per giorno dal risparmio di centinaia di milioni di lavoratori dipendenti del settore privato come del settore pubblico di tutto il mondo, nonché di molti autonomi. Dai gestori dei loro risparmi i sottoscrittori dei vari tipi di fondi o di assicurazione si attendono, giustamente, che il valore della loro futura pensione come minimo non diminuisca in termini reali, e possibilmente aumenti; che i risparmi investiti rendano un po´ più dell´interesse bancario; che la polizza vita, quando sarà riscossa alla scadenza da loro stessi o dagli eredi, abbia in totale reso più di quanto sarebbe accaduto lasciando lo stesso capitale su un conto di deposito. In modo del tutto legittimo e razionale, i gestori dei risparmi così accumulatisi rispondono alle suddette attese spostando dinamicamente gli attivi a loro disposizione verso quegli impieghi che massimizzano il rendimento del capitale derivante sia da dividendi (o cedole obbligazionarie) che da plusvalenze dei titoli. Sebbene non disdegnino l´acquisto di obbligazioni statali, per la maggior parte i gestori effettuano investimenti mediante l´acquisto di azioni e obbligazioni di imprese. Percorrendo con determinazione codesta strada gli investitori istituzionali (banche incluse) sono diventati proprietari di maggioranza dell´industria e dei produttori di servizi delle prime economie del mondo. Più della metà del capitale azionario delle prime cento imprese per valore borsistico in Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti sta nel portafoglio di investitori istituzionali. L´effetto perverso deriva dal fatto che nel tutelare gli interessi dei risparmiatori gli investitori istituzionali sono del tutto indifferenti alla natura e alle conseguenze degli investimenti che effettuano con i soldi degli altri. L´unico criterio che li guida è la massimizzazione del rendimento del capitale investito - preferibilmente a breve termine. In senso stretto, essi operano come soggetti economici irresponsabili - tolto il numero limitato degli enti che si propongono ed effettivamente operano come investitori socialmente responsabili. (...) I gestori si ritengono responsabili soltanto nei confronti dei risparmiatori che hanno acquistato quote del loro fondo, e agiscono a loro vantaggio senza curarsi delle conseguenze a carico di altri soggetti. Senza tuttavia trascurare di beneficiare se stessi, tanto che i compensi totali degli alti dirigenti degli investitori istituzionali sono ormai prossimi a quelli delle grandi imprese. Agiscono sotto ogni profilo come fossero dei proprietari, pur non essendolo da un punto di vista formale: sono dei capitalisti per procura.

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L'editoria MALGRADO LA CRISI (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

INCHIESTA/2 IL MERCATO DEL LIBRO PASSA PER QUESTE PORTE L'editoria MALGRADO LA CRISI Alcuni tra i responsabili della editoria maggiore parlano degli effetti razionalizzanti della attuale congiuntura economica. La messa in scena delle aste selvagge, con cifre a sei zeri e tempi di scelta dei titoli ridotti a poche ore, è finita. All'altro capo della filiera, però, si accentua la tendenza delle librerie a fare ruotare l'esposizione dei libri a una velocità proibitiva, danneggiando sia i piccoli editori che i lettori Francesca Borrelli Nel mondo dell'Ancien Régime successe all'editoria qualcosa di simile a quel che oggi accade nel sistema immobiliare: la prima crisi libraria, a Rivoluzione appena scoppiata, coincise in fondo con una crisi finanziaria, perché la maggior parte degli affari era condotta a credito e una parte notevole delle entrate di una impresa poteva essere costituita da cambiali commerciali, effetti all'ordine e lettere di cambio. Lo spiega Frédéric Barbier nella sua Storia del libro. Dall'antichità al XX secolo (Dedalo 2004), commentando il pericolo che era a quel tempo all'ordine del giorno. «Ebbene, non soltanto questi effetti circolano con firme di credito sulle quali non è sempre possibile avere informazioni precise, ma il fallimento di un attore abbastanza importante può far vacillare, con una reazione a catena, tutto l'equilibrio finanziario della catena.» Sono passati più di due secoli e le minacce che oggi affliggono il mondo dell'editoria sembrano essere di tutt'altra natura. Certo è che tra i due estremi del book on demand, ossia il libro in una sola copia stampata su ordinazione e il mercato dei bestseller, ovvero i libri che superano le 30.000 copie vendute, l'industria editoriale ha conosciuto cambiamenti più forti negli ultimi quindici anni di quelli avvenuti lungo tutto il corso del XX secolo. Radiografia del dopo Schiffrin La fotografia della situazione al tempo stesso più avvincente, e più puntuale ce la restituì, alcuni anni fa André Schiffrin in due suoi pregevoli libri - Editoria senza editori, 2000 e Il controllo della parola, 2006 (entrambi di Bollati Boringhieri) quando si propose di seguire la parabola del libro e il suo rapido passaggio da prodotto di una attività di carattere artigianale a concentrato di profitti perseguiti da marchi editoriali via via assorbiti dai grandi gruppi internazionali. Le conseguenze più evidenti che Schiffrin denunciava erano la rinuncia a un progetto culturale, le scorciatoie nella acquisizione del prestigio realizzate saccheggiando i cataloghi altrui, l'accaparramento di autori della concorrenza a suon di anticipi, e soprattutto la rincorsa a margini di profitto tradizionalmente estranei al mondo dell'editoria: se una volta si limitavano al 4 per cento, oggi si pretendono tra il 12 e il 15 per cento. «Contrariamente a ciò che ci si vorrebbe far credere, il controllo dei media e del nostro modo di pensare da parte dei grandi gruppi non è una ineluttabile fatalità legata alla globalizzazione, bensì un processo politico al quale ci si può opporre, e con successo»: così André Schiffrin concludeva, circa quattro anni fa, il suo ultimo pamphlet. Sul fronte dell'editoria, la battaglia è da tempo ingaggiata: ne sono protagoniste le più valide tra le piccole case editrici indipendenti (alle quali dedicheremo la prossima puntata di questa inchiesta, il 12 aprile) che cercano di competere come possono e di ritagliarsi uno spazio di visibilità, mentre non solo le grandi concentrazioni incalzano, ma monta la minaccia del ricorso alla stampa digitale, che oggi è in grado di sfornare all'incirca mille pagine al minuto. Confrontata con la sofferenza del mondo imprenditoriale, la crisi patita dalla editoria maggiore in coincidenza con la attuale recessione viene dichiarata come inesistente: i bilanci dell'anno passato saranno resi noti più o meno in coincidenza con la Fiera del libro di Torino, nel frattempo l'amministratore delegato della Mondadori, Gian Arturo Ferrari, si fa negare e declina l'invito a parlare anche il direttore editoriale della Einaudi, Ernesto Franco, probabilmente convinti - non senza ragioni - che i giornali abbiano una vocazione allarmista alla quale è opportuno non fornire esche. Eppure, la situazione complessiva è tutt'altro che tragica: lo conferma Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato della GeMs (Gruppo Mauri Spagnol), che pubblica all'incirca 900 novità all'anno (di cui 400 sono riedizioni e delle 500 opere mai apparse sul mercato italiano all'incirca 150 sono di nuovi autori). «Nel settembre scorso la crisi nera dei mercati ha indotto a contenere le prenotazioni delle novità in libreria, eppure io guardavo il sell out su Nielsen e anche nelle settimane di calo più insistente della Borsa constatavo che le vendite delle librerie non diminuivano. Poi siamo andati alla Buchmesse di Francoforte, una fiera importante non tanto per l'acquisto dei diritti, che si fa tutto l'anno via Internet, ma per tastare il polso della produzione mondiale, e l'impressione che la crisi finanziaria non si riflettesse sul mercato dei libri è stata confermata. Certo, non circolano più gli anticipi irrazionali che hanno girato fino all'anno passato, con esordienti costati più di centomila euro: la crisi ha imposto una razionalizzazione dei costi, i librai sono più cauti nel prenotare le novità, e gli agenti tengono da parte i loro goielli, perché sanno che gli editori sono meno propensi a spendere. Dunque, tutto assume un carattere di incertezza maggiore, ma poiché noi editori lavoriamo sul medio periodo, il nostro futuro dipenderà da quel che abbiamo fatto negli anni passati, ossia - per esempio - da quella che è stata la nostra capacità di coltivare gli autori a cui teniamo». La prudenza innanzi tutto Dall'osservatorio di Stefano Mauri, che è tra quelli con una presa diretta sul ventaglio dell'editoria più a ampio raggio, si sono avvertiti spostamenti di gusto negli ultimi anni? «Mi sembra che dopo l'11 settembre si sia sviluppato un po' di più l'interesse per la saggistica: viviamo in una contingenza storica connotata da violenti scossoni e repentini cambiamenti, di conseguenza i lettori sono più attenti a capire cosa sta succedendo in questo mondo globalizzato; d'altra parte, nel campo della narrativa abbiamo assistito, più o meno a partire dal 2000, a una maggior fiducia del pubblico nella nuova generazione degli autori italiani, che per parte loro sono più attenti alla dimensione dell'entertainment di quanto non lo fossero i loro padri.» È un argomento, questo, del tutto estraneo alla Bollati Boringhieri, che l'anno passato ha fatto 112 novità e 132 ristampe, e per l'anno in corso si prepara a ridimensionare il numero dei titoli passando a 85 novità e 90 ristampe, restando fedele alla promozione del libro destinato a durare nel tempo. Soprattutto le collane scientifiche possono contare su lettori appassionati, dunque - dice Alberto Conte, membro del comitato scientifico e del consiglio di amministrazione della Bollati Boringhieri - tanto meglio se questa congiuntura porterà a eliminare qualche scoria. Quest'anno, nelle collane scientifiche faremo poche novità in meno e qualche riproposta in più dal catalogo, ma soprattutto per ragioni di contenuti, per esempio perché il succedersi dell'anniversario di Darwin e poi di Galilei ci ha consentito di riproporre qualche nostro classico.» Certo, poiché la sua strategia non è quella di inseguire il bestseller, anche per quanto riguarda gli anticipi la casa editrice torinese si è sempre comportata in modo molto parsimonioso, e dunque non è questo il capitolo al quale guardare per un eventuale contenimento dei costi: «mentre altri editori non esitano a pagare fino a venti, trentamila dollari anche per libri scientifici, noi non abbiamo mai proposto anticipi che andassero oltre i due-tremila dollari; e cerchiamo sempre di più di contenere i prezzi dei titoli.» Diversamente morigerati, ma tradizionalmente restii a gettarsi nelle aste a sei zeri, anche gli editor della Feltrinelli confermano la loro politica «conservatrice». Fabio Muzi Falconi, responsabile della narrativa straniera ricorda, con l'orgoglio di chi riesce a fare bene con poco, che «da sempre siamo stati quelli che davano gli anticipi più bassi, fatte salve le eccezioni: per esempio per una autrice come Isabel Allende, i cui diritti vengono trattati direttamente da Carlo Feltrinelli, siamo nell'ordine delle centinaia di migliaia di euro, però bisogna considerare che ne vendiamo davvero tante copie. In genere, la nostra è una politica piuttosto realista, nella peggiore delle ipotesi ogni nostro libro, almeno per quel che riguarda la narrativa straniera, deve andare in pareggio. Quest'anno taglieremo forse due o tre titoli, quelli che si vendono meno, ma non intendiamo penalizzare libri di qualità, infatti - per esempio - continueremo a pubblicare un autore difficile come Lobo Antunes, sebbene ne vendiamo pochissime copie.» Anche per Muzi Falconi la crisi si presenta, dunque, più come una occasione razionalizzante che come una difficoltà: «pubblichiamo tra le cento e le centoventi novità l'anno, cinquanta tra narrativa italiana e straniera, il resto di saggistica e tra giugno e settembre cambieremo distribuzione passando alla pde, dunque salteremo due o tre lanci estivi, ma per motivi che, appunto, nulla hanno che vedere con la crisi.» La storica cautela della Feltrinelli viene confermata anche dal responsabile della narrativa italiana, Alberto Rollo: «è tempo di stare con i piedi per terra e l'immaginazione viva. Abbiamo la necessità di meditare meglio e al tempo stesso di privilegiare la continuità, coltivando i nostri autori di bandiera, e cercando voci più giovani. Siamo incoraggiati dal fatto che sta tornando, anche presso gli esordienti italiani, l'attenzione alla trama, in passato spesso proiettata sullo sfondo a vantaggio della tessitura linguistica, dello stile: ci si è affrancati da quel leit motiv avanguardista per cui noi italiani non saremmo portati per il romanzo.» La storia, anche nel campo dell'editoria, presenta i suoi ricorsi e poche sorprese: tra queste, la fortuna incontrata dal genere reportage scritto in uno stile marcatamente narrativo. È stata una delle scommesse, vincenti, di Matteo Codignola, che racconta come alla Adelphi, pur non risentendo della congiuntura critica, ci si accordi tuttavia alla pratica generale della prudenza: «facciamo 80-90 titoli tra novità e riproposte, e non ridurremmo il numero perché il tentativo di non strafare è per noi una costante: la lotta è sempre per cercare di pubblicare due libri in meno piuttosto che due in più. È vero che il genere del reportage incontra una buona risposta dei lettori ma, paradossalmente, questi che abbiamo pubblicato nella collana dei Casi sono un po' scrittori per scrittori, la gran parte del pubblico continua a essere più interessato alla narrativa.» Quel che cambia nella filiera E se dovesse segnalare le novità più significative degli ultimi anni nella filiera del libro Matteo Codignola a cosa penserebbe? «Da un certo punto di vista il mutamento più importante sta nel rapporto con le librerie, che si è molto complicato: la velocità, la rotazione ossessiva dei titoli, hanno trasformato le librerie in locali di passaggio dove i libri transitano con tempi molto rapidi, e con un meccanismo che penalizza fortissimamente i piccoli editori; ma anche dalla parte di chi legge si lamenta la mancanza di tempo per orientarsi. Questa, però, è una fase di passaggio, non bisogna mai dare le cose per eterne. Per esempio negli ultimi tempi, già a partire dal salone del libro di Londra dell'anno passato e di più a Francoforte abbiamo visto, grazie al cielo, lo sgonfiamento di una bolla internazionale che scimmiottava in modo un po' patetico la finanza d'assalto: parlo di tutta quella messa in scena determinata dalle aste selvagge, con tempi di scelta ridotti a ore per comprare libri presentati - ogni volta - come il caso del decennio. La situazione stava virando verso il grottesco puro, anche perché i libri non sono diamanti, né armi, né droga, è inutile far finta che muovano grandi quantità di denaro. Anche le cifre per gli anticipi e per la acquisizione dei diritti si sono sgonfiate, tutto è stato riportato, finalmente, a una vaga sensazione di realtà.» Punti di riferimento internazionali Dunque, almeno per quanto riguarda la grande editoria italiana, la crisi mondiale sembrerebbe piuttosto riscattarla da una certa arroganza degli agenti, che risultano alla fine dei conti i veri penalizzati in un mercato che non può più concedersi all'euforia. Anche Paolo Zaninoni, direttore editoriale della Rizzoli e della Bur, dice che «almeno fino alla fine di febbraio il mercato librario non ha dato segni di cedimento; ma non è detto che debba restare così per tutto il 2009, perciò navighiamo a vista. Tra Rizzoli e Bur facciamo circa 500 novità l'anno, più o meno il 30 per cento sono manuali, libri illustrati, arte e varia, il 10 per cento sono libri per ragazzi e il restante 60 è diviso in maniere paritetica tra fiction e saggistica. Quest'anno abbiamo solo un po' modificato il rapporto tra novità rilegate e tascabili, ma dipende dal fatto che ricorre il sessantesimo anniversario della Bur.» Anche Zaninoni è d'accordo sul fatto che gli autori italiani si sono guadagnati una maggior fiducia negli ultimi anni? «Sì, e una delle ragioni principali credo stia nel distacco da un certo condizionamento della nostra tradizione letteraria, e nel fatto che i punti di riferimento sono diventati più internazionali.» CONTINUA | PAGINA 14 «C'è una koiné narrativa globalizzata che attinge a fonti esterne ai nostri confini. Inoltre, si è formata una lingua media priva delle scollature tra alto e basso che hanno caratterizzato gli anni passati.» Ma forse è vero che se si vuole andare a cercare quali siano i cambiamenti più recenti nella industria del libro, gli aspetti ai quali bisogna guardare sono soprattutto «i canali di distribuzione e di vendita »: ne è convinta Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale della Bompiani, per la quale «la figura del libraio che suggerisce il titolo di cui si innamora, al di là della pressione commerciale dell'editore, rischia di essere un romantico ricordo. E qualche libro, anche qualche bel libro, ne soffre. Però, il lettore forte, oggi come ieri, va a cercare le sue letture ovunque con estrema attenzione, per esempio sul web, dove ci si scambiano segnalazioni, critiche e consigli.» Anche per Elisabetta Sgarbi, in fondo, la crisi agisce come motore di razionalizzazione: «in un clima di sfiducia nel mercato si chiede attenzione ai ricavi effettivi e il ridimensionamento delle uscite è una strada inevitabile, sebbene la Bompiani non abbia mai forzato il numero dei titoli e abbia sempre misurato il numero delle novità sull'intento di lavorare al meglio i libri pubblicati.» Anche voi avete investito di più sugli autori italiani? La Bompiani ha una tradizione di narrativa straniera che continua a essere ostinatamente coltivata, e a buon diritto; ma è anche vero che l'attenzione prestata agli autori italiani è andata crescendo negli ultimi anni, e lo si deve proprio al fatto che la nostra narrativa ha attinto nuove forze dal cuore stesso della società, che sta cambiando a ritmi vertiginosi. Molti scrittori lamentavano di non aver quasi più nulla da dire, e ora si sono come risvegliati, scoprendo un mondo imprevisto e imprevedibile che aspettava di essere raccontato.»

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Un altro scudo fiscale in Italia? Purché stavolta sia rigido su tempi e sanzioni di Angelo De Mattia (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Primo Piano data: 09/04/2009 - pag: 2 autore: Un altro scudo fiscale in Italia? Purché stavolta sia rigido su tempi e sanzioni di Angelo De Mattia Quattro Paesi (Uruguay, Filippine, Malaysia e Costa Rica) sono usciti dalla lista nera dei paradisi legali e fiscali curata dall'Ocse e sono entrati in quella «grigia», aggregandosi agli altri 38; ora fanno parte del novero dei Paesi impegnati a collaborare con gli altri Stati ai fini dello scambio di dati e informazioni in materia fiscale. Si è subito osservato che questo ravvedimento (si spera, operoso) è l'effetto delle decisioni del recente G20 londinese che sul tema dei paradisi legali e fiscali ha lungamente discusso e che, per trovare un punto di mediazione tra le diverse posizioni e sancire un impegno anti-centri offshore, ha dovuto usare una tecnica deliberativa «ob relationem», facendo appunto riferimento alla lista Ocse per recepirla.È possibile che l'impegno a collaborare dei quattro Paesi sia conseguenza, oltre che dei deliberati del G20, del generale clima che si è diffuso a livello internazionale contro le zone franche, soprattutto perché si è esteso il convincimento che l'operatività transitata per quei centri ha concorso allo sviluppo di un «sistema finanziario ombra», la formazione e l'espansione del quale sono state tra le cause della crisi finanziaria. Per spiegarsi l'ingegnoso meccanismo deliberativo del vertice di Londra non vanno trascurate le passate resistenze degli Usa a un intervento deciso per indurre i centri offshore a collaborazioni interstatuali a fini fiscali. Il cambiamento di impostazione, coincidente con il rinnovo dell'amministrazione americana, non poteva essere radicale, nonostante le pressioni di Germania e Francia. Adesso comunque la crisi ha fatto sì che questo problema venisse finalmente affrontato, con la conseguenza che la situazione odierna è certamente migliore rispetto a quando si guardava, da parte di molti Paesi, ai paradisi in questione, accettandone tout court l'esistenza. Anzi, consentendo gli insediamenti in essi con la motivazione di non potere sfavorire i residenti, persone fisiche e giuridiche, sul piano della competitività con altri soggetti esteri. Naturalmente un'azione di contrasto adeguata presuppone non solo accordi internazionali sullo scambio di informazioni ma anche una rafforzata disciplina sanzionatoria da adottare da parte dei singoli Stati nei confronti delle persone fisiche e giuridiche che comunque operino in tali centri (pur sussistendo le «vie di fuga» rappresentate delle triangolazioni con altri Paesi).Accordi di scambio a livello internazionale e rigorosa disciplina interna dovrebbero essere il presupposto per riesaminare la praticabilità di uno «scudo fiscale ter», della cui normativa si è annunciata l'eventualità della sottoposizione al Consiglio dei ministri. In questo momento, nel quale per l'Italia si combinano la crisi finanziaria ed economica e la grande tragedia del terremoto in Abruzzo (con l'assoluta necessità di ricostruire in tempi rapidi e in maniera efficiente i centri segnati da tanti lutti e sofferenze) il rientro dei capitali detenuti nei paradisi è una ipotesi che non va esclusa, nel quadro del reperimento delle occorrenti risorse finanziarie. Ma alcuni punti fermi andrebbero posti. La forma anonima del reimpatrio dovrebbe essere condizionata all'assolvimento di un'imposta e all'impiego dei fondi in specifici settori. Dovrebbe essere fissato un termine, molto stretto, entro il quale attuare il rientro, dopodiché scatterebbe il più rigoroso regime sanzionatorio.Si tratterebbe di una sanatoria, di un ritornante condono? Sarebbe la ripetizione delle precedenti due edizioni di scudo fiscale che non hanno dato risultati così lusinghieri? Di certo l'effetto-sanatoria, con ciò che esso induce nei comportamenti dei cittadini, non è esaltante. In caso di un provvedimento di condono generare è tipico che si diffonda l'aspettativa di ulteriori misure della specie, almeno nel medio termine: dunque, bisogna incidere sulla visione della stabilità dell'ordinamento e, in definitiva, sulla certezza del diritto. Tuttavia, nel nostro caso, la sanatoria per i capitali rientranti (che, si stima, potrebbero raggiungere e superare, anche di molto, quota 100 miliardi) sarebbe accompagnata dagli accennati interventi normativi e dunque replicherebbe, sia pure in condizioni molto diverse, ciò che avvenne a metà degli anni 70 del secolo scorso quando, al passaggio delle esportazioni illegittime di capitali da illecito amministrativo a illecito penale, si concesse una sanatoria per il reimpatrio, entro un periodo limitato, dei capitali irregolarmente detenuti all'estero. Fondamentale sarebbe altresì uno stretto coordinamento a livello di Unione Europea per valutare la fattibilità di un'operazione come questa. Sarebbe assurda una competizione, nella Ue, nell'agevolazione dei rientri. La tragedia che si è abbattuta sull'Abruzzo non può certo essere occasione per forzare la mano sul piano del reperimento delle risorse; anzi, è motivo di maggiore rigore nei comportamenti, riguardino essi il settore finanziario o il comparto urbanistico ed edilizio. La ricostruzione in quelle terre martoriate (che, per onorare la memoria delle tante vittime, dovrà essere uno specchio di trasparenza, correttezza, tempestività) non potrà decollare con un provvedimento di sostegno finanziario, diretto o indiretto, che susciti dubbi.

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La Nuova Aquila non sia l'ennesimo spreco (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Commenti & Analisi data: 09/04/2009 - pag: 6 autore: di Guido Salerno Aletta La Nuova Aquila non sia l'ennesimo spreco La storia dell'Italia è segnata dai terremoti, ma ancor più segnata dalle ricostruzioni che ne sono seguite. E' la storia delle ricostruzioni a darci le dimensioni della capacità di creare il futuro. La mappa del rischio sismico serve, al più, a dettare le regole di buona costruzione in determinate zone. Ma oggi serve molto di più che usare con appropriatezza il cemento armato. Dopo il terremoto in Abruzzo, di cui scopriamo -ora dopo ora- le devastazioni, si ripropone la scelta del modello da seguire. Ma la scelta vera non si può basare sul semplice confronto tra i modelli amministrativi adottati nei vari casi, comparandone l'efficacia. Si citano le esperienze dei casi più recenti: Belice, Friuli, Irpinia, Umbria. Ma si tratta di modelli diversi tra loro solo in termini di correttezza amministrativa, di rispetto di tempi accettabili nel ricostruire, di capacità concreta nel recuperare e restaurare le opere d'arte tramandate dal passato. Sono parametri insufficienti, inconsistenti dal punto di vista della progettualità sociale ed economica. Sono tutti accomunati dalla caratteristica di essere modelli inadatti a progettare un contesto urbano moderno, a ripensare la città come contesto sociale e funzionale. Così come è nella storia delle ricostruzioni dopo i terremoti che hanno colpito l'Italia nel secondo dopoguerra: si sono limitate al recupero delle vecchie abitazioni, alla costruzione di nuovi edifici pubblici, alla edificazione di villette e di centri commerciali in periferia, alla realizzazione di nuovi campi sportivi e di ancor più numerosi raccordi stradali. Ma è vano cercare in questi precedenti un'idea unificante, quella delle città nuove, di cui parla ora il premier Berlusconi, dopo aver constatato lo scempio procurato dal sisma. Per trovare un esempio di città nuove, beninteso di quelle realizzate dopo una calamità naturale, occorre tornare un po' indietro nel tempo, al maremoto che colpì Messina e Reggio di Calabria nel 1908. Qui si coglie nettamente la differenza di approccio rispetto alle esperienze prima citate. A Messina si ebbe il coraggio di affrontare la ricostruzione attraverso la realizzazione di una città completamente nuova, mentre nel secondo caso ci si limitò ad alcune suture tra vecchio e nuovo. E la parte nuova, il lungomare di Reggio, la via Marina, interamente ricostruita con le case in stile liberty a farne collana, costituì la realizzazione di un progetto così affascinante che d'Annunzio arrivò a definirlo «il chilometro più bello d'Italia». Vi sono esempi ancora più consistenti, purtroppo sempre nella Sicilia orientale, colpita da un disastroso terremoto nel 1693. Fu allora che intere città vennero costruite, interamente nuove, con un impianto urbanistico e stilistico moderno, di cui il barocco divenne il potente momento unificante: dai palazzi alle cattedrali, dalle piazze alle fontane, dalle scalinate ai giardini. Un impianto urbano razionale e dichiaratamente scenografico: Catania, Scicli, Noto, Avola e Ragusa Ibla, ne sono testimonianza, ancora oggi, in quello che ormai è diventato il loro centro storico. A Siracusa, l'antico ed il moderno si fusero: le colossali colonne doriche del tempio di Athena divennero così parte integrante del Duomo, in cui il barocco della facciata e dell'altare segnava il nuovo tempo. Furono le assemblee dei cittadini a decidere i nuovi siti e le istituzioni rappresentative del potere e della organizzazione sociale dell'epoca, il Feudo e la Chiesa, assunsero responsabilità ed obblighi, palesando il proprio ruolo civile direttamente all'interno delle nuove città, con i palazzi e le chiese che venivano realizzate – spesso fronte a fronte- nelle piazze e nelle strade principali. Non si ritirarono nei castelli e neppure negli eremi. Il Feudo pose mano alle ricchezze accumulate e, si narra, vennero raggiunti accordi con le istituzioni ecclesiastiche locali, che si impegnarono a loro volta a non esigere la decima per un lungo periodo. Oggi si pone una scelta di fondo, che dipende solo ed esclusivamente da noi: se vogliamo dichiararci abruzzesi solo nel giorno in cui rendiamo omaggio ai morti e conforto ai sopravvissuti durante una visita commossa ai luoghi colpiti dal terremoto, berlinesi d'occasione, oppure se dimostriamo di essere capaci di trasformare le vampate di orgoglio in un impegno che guarda davvero al futuro.Diversi sono gli strumenti ormai in cantiere: il piano casa del luglio scorso, che si fonda su risorse pubbliche; le misure volte a semplificare le procedure edilizie, che intendono sollecitare l'impiego del capitale privato a condizione di migliorare la qualità ambientale ed energetica delle abitazioni; lo scudo fiscale, che induce il rientro dei capitali a condizione di pagare una tassa di reingresso. Sono strumenti che, se realizzati a cascata, perdono di impatto. Tutta la provincia di quella che fu l'Aquila, e probabilmente l'intero Abruzzo, deve avere una disciplina speciale, senza distinguere tra paesi disastrati, aree del cratere e centri solo danneggiati, in una insulsa litania di priorità nell'accesso alle provvidenze. È inutile la rincorsa a realizzare centri industriali, poli di sviluppo, aree di eccellenza, atenei universitari e relative sedi distaccate, che proliferano nei documenti di programmazione degli ultimi anni. La Nuova Aquila, se ci sarà la volontà, non nascerà dall'obiettivo, insostenibile, di ricostruire quanto è distrutto dal terremoto e di rimettere in moto un sistema economico già da tempo declinante.Stato e mercato, pubblico e privato, industria e finanza, famiglie e corpi sociali, sono chiamati tutti ad assumersi nuove responsabilità. Se la crisi finanziaria impone ormai di trovare nuovi obiettivi comuni per la crescita, passando dalla ricchezza al benessere, è necessario ripensare in primo luogo alle funzioni pubbliche, dalla sanità all'istruzione, dalle infrastrutture energetiche a quelle di telecomunicazioni, a quelle basate sull'informatica, perché le nuove città abruzzesi non rappresentino nuovamente – come avviene in tutto il Paese - un delirante spreco di risorse pubbliche e private, in cui si moltiplicano sedi, ospedali, scuole, uffici pubblici. Dove ognuno fa per sé e il tutto è di gran lunga inferiore alla somma degli sforzi e delle risorse. Le Nuove Aquile d'Abruzzo, se ne saremo capaci, saranno nuovamente un simbolo: quello del nuovo millennio.

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L'Europa forte di Giulio Tremonti è quella dei governi (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

L'Europa forte di Giulio Tremonti è quella dei governi Crisi/1. Il ministro vede l'Unione rafforzata dalla debolezza delle sue istituzioni per l'interventismo (positivo) degli esecutivi. Ma l'europeista "classico" Mario Monti è preoccupato. di Stefano Feltri In un convegno dell'Aspen Institute alla Camera ieri il ministro Giulio Tremonti ha tracciato i contorni di un nuovo europeismo che sta nascendo nella crisi finanziaria. L'Unione europea che si sta delineando nella Grande Recessione è «più umana, più intelligente, meno dogmatica, più capace di entrare nella vita dei popoli che ne fanno parte», un'evoluzione che secondo Tremonti consentirebbe di superare la dicotomia tra euroentusiasti ed euroscettici nel nome di un nuovo pragmatismo. L'ottimismo di Tremonti, però, deriva in realtà proprio dalla debolezza delle istituzioni comunitarie: «L'asse si è spostato verso i governi non perché la Commissione si sia indebolita, ma perché gli Stati si sono rafforzati». Il progressivo prevalere di una dimensione intergovernativa nella gestione della crisi ha consentito di passare dall'intervento soltanto «coordinato» certificato dal G20 di Washington in novembre a quello «collettivo» degli ultimi vertici europei (500 miliardi pronti per sostenere le economie dell'Est) fino al G20 del due aprile a Londra dove si sono raggiunte intese come l'aumento della dotazione del Fondo monetario efficaci in tempi abbastanza rapidi perchè «attuabile con atti amministrativi». Cioè direttamente a livello statale, senza il coinvolgimento delle istituzioni europee. Paolo Guerrieri, vicepresidente dell'Istituto Affari Internazionali e autore con Pier Carlo Padoan di "L'economia europea" (Il Mulino) la vede così: «La crisi sta mettendo l'Europa davanti alla necessità di scegliere, se essere solo una somma di Paesi o una vera Unione. Anche il rafforzamento politico dell'Europa che si era percepito durante il semestre a presidenza francese era comunque frutto di una spinta verso un modello intergovernativo». Un'Europa in cui le decisioni si prendono sempre più ai Consigli dei capi di Stato e di governo e sempre meno nell'Europarlamento o nella Commissione sarebbe anche pronta, secondo Tremonti, al «passaggio finale», cioè a occuparsi di investimenti pubblici «in applicazione del vecchio e glorioso piano Delors». Traduzione: è arrivato il momento del debito pubblico europeo. Tremonti rivaluta anche il modello di sviluppo italiano degli anni ottanta, centrato proprio sull'espansione dell'indebitamento, non troppo diverso e forse più virtuoso di quello fondato sui debiti privati negli Stati Uniti e in alcuni Paesi del nord europa, su tutti Islanda e Gran Bretagna. Secondo Alberto Quadrio Curzio, economista della Cattolica, sarebbe tecnicamente abbastanza semplice, basterebbe garantire le emissioni di titoli europei «garantendoli con i 377 milioni di once d'oro che sono nelle casse degli Stati nazionali». Il problema è che questo passaggio decisivo è stato sempre bocciato a livello europeo ogni volta che l'Italia l'ha riproposto. «Un'emissione di bond europei sarebbe auspicabile, ma la reputo poco probabile perché contrasta con gli interessi della Germania», dice al Riformista Guido Tabellini, rettore della Bocconi, che considera più probabile «che ci siano dei passi verso il coordinamento nella regolamentazione». Una valutazione su come l'Europa uscirà da questa crisi sembra però ancora difficile, perché sotto la pressione degli eventi molti Stati stanno prendendo iniziative di cui è presto per misurare: la Germania, per esempio, ha concesso incentivi per la rottamazione delle auto così generosi (1500 euro) che ora rischiano di diventare un problema per la finanza pubblica, visto che hanno avuto troppo successo e sono stati richiesti da oltre 1,2 milioni di tedeschi. Mario Monti, ex commissario europeo alla Concorrenza e presidente della Bocconi, ha denunciato il problema sul Corriere della Sera e sul Financial Times: «Se non vi è alcun coordinamento tra le rispettive fiscalità, gli Stati si trovano in piena concorrenza tra loro, le basi fiscali più mobili (come capitali e imprese) vanno là dove le porta il fisco più conveniente». E il rischio è che la concorrenza fiscale crei squilibri che alimentano rapidi boom e ancor più rapidi declini (come nel caso dell'Iralnda, si veda l'articolo qui sotto). Anche ieri, al convegno dell'Aspen, Monti ha sostenuto che ci sono troppi rischi nella prevalenza del livello di governo nazionale su quello europeo: «Serve un patto strategico nell'Unione che deve essere proposto dalla Commissione per evitare la concorrenza fiscale. Molti diranno di no, ma lo hanno fatto anche alla fine degli anni Novanta quando si negoziava l'euro». Guerrieri è d'accordo: «Se non si risponde a livello europeo a certi problemi come quello della concorrenza fiscale, si sfalda il tessuto stesso dell'integrazione». 09/04/2009

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I Governi devono essere più veloci (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-09 - pag: 11 autore: INTERVISTA Jean-Claude Trichet Presidente della Banca centrale europea I Governi devono essere più veloci Per riportare la fiducia sui mercati è fondamentale la rapidità degli interventi Beda Romano FRACOFORTE. Dal nostro corrispondente L'ufficio di Jean-Claude Trichet non è certo disordinato, ma è sommerso di documenti, faldoni e incartamenti vari. Sono ovunque: sulla scrivania, sulla mensola della libreria, sul lungo tavolo di riunioni. A due anni dallo scoppio della peggiore crisi economica e finanziaria dai tempi della Grande Depressione, il 66enne presidente della Banca centrale europea è in trincea o meglio in prima linea, e su diversi fronti. «è affaticato?» chiede l'intervistatore. «I tempi sono impegnativi, ma no, grazie, non sono stanco». è un Trichet diverso dal solito, meno economista, più discorsivo e quindi più politico. La Bce, criticata per essere stata troppo lenta e cauta, respinge le accuse. Anzi incita i Governi a introdurre le tante misure promesse in questi mesi. Dal canto suo, il compito dell'istituto monetario è di infondere fiducia, evitare scelte che penalizzerebbero la fiducia a lungo termine e dalle quali è poi difficile tornare indietro: «In molti campi abbiamo preso decisioni non convenzionali prima di altri. Lei lo sa per esempio che grazie in particolare all'offerta illimitata di liquidità i tassi d'interesse a sei e a dodici mesi sul mercato monetario sono più bassi in Europa che negli Stati Uniti?». è appena terminata la riunione del G-20 a Londra. Una strategia comune tra i maggiori Paesi del mondo è stata trovata, anche se talvolta manca di mordente in molti campi. Che giudizio ne dà, almeno sul fronte della cooperazione internazionale? Questa riunione rappresenta una svolta molto, molto importante nella cooperazione internazionale. Il G-20 appare ormai come un foro indispensabile nella gestione di questa crisi. Bisogna dire che il G-20 non è una istituzione informale totalmente nuova. è nata in realtà alla fine degli anni 90 come reazione alla crisi asiatica e si era dimostrata anche allora molto utile. Oggi però ha fatto un evidente salto di qua-lità, diventando un importante complemento del G-7 o del G-8. Insomma, la riunione di Londra è stata un'occasione storica, molto importante. Sono state prese molte decisioni: nuove regole per la finanza, nuovo denaro al Fondo monetario internazionale, nuovo assetto più strutturato del Financial Stability Forum. Quali le più importanti? Non metterei l'accento su una misura in particolare. Sono tutte importanti e vanno considerate insieme. Mi sembra che coprano tutti gli aspetti più rilevanti di questa crisi. Ora l'importante è che queste vengano introdotte in modo rapido, veloce e il più professionalmente possibile. Sarà importante a questo punto anche introdurre progressivamente misure anti-cicliche, nel campo dei regolamenti in particolare. Vuole dire per caso che nonostante tutto finora i Governi sono stati lenti nell'introdurre misure per alleviare le conseguenze della crisi e aiutare l'economia e la finanza? Non direi che i Governi siano stati lenti. Direi piuttosto che a livello mondiale, e quindi anche della zona euro, non sono stati abbastanza rapidi per essere interamente convincenti agli occhi degli operatori economici. Le misure di sostegno decise sono molto significative - rappresentano nell'Unione il 23% del Pil - , ma non sempre sono state introdotte in modo efficace. Ecco perché le misure decise a Londra debbono essere introdotte velocemente, rapidamente e nel modo più professionale possibile. A proposito della situazione finanziaria: da qualche settimana i mercati sono in rialzo. C'è luce in fondo al tunnel? Oè più saggio rimanere cauti? è da 18 mesi che questa domanda mi viene posta con una certa regolarità, prima e dopo il 15 settembre 2008 quando la crisi peggiorò a causa del fallimento improvviso di Lehman Brothers. Stiamo affrontando una correzione di mercato molto importante, molto impegnativa e molto turbolenta. è un processo ancora in corso. Dobbiamo dimostrare responsabilità, a livello pubblico e privato, e dobbiamo essere pronti ad affrontare eventi inattesi, una caratteristica propria di questa crisi. Insomma, dobbiamo rimanere permanentemente all'erta. L'impressione è che la crisi finanziaria si sia travasata nell'economia e che ora la stessa crisi economica possa tornare a pesare sulla finanza, attraverso l'aumento dei fallimenti societari. Fino a metà settembre dell'anno scorso, la crisi era soprattutto finanziaria. Le ricordo che fino al fallimento di un'istituzione sistemica americana i Paesi emergenti non erano stati toccati o quasi dal rallentamento economico. Con la bancarotta della banca d'investimento americana la crisi è peggiorata improvvisamente, si è generalizzata all'intero pianeta, colpendo non solo ilsistema finanziario ma anche l'economia reale. Si è quindi creato una specie di circolo vizioso, che ha caratterizzato gli ultimi due trimestri. Le ripeto: siamo in un periodo di correzione dei mercati sempre in corso e di grandissima magnitudine. In questo contesto, in molti Paesi si discute dell'ipotesi di nazionalizzare le banche. Secondo alcuni sarebbe un modo per ridare fiducia ai mercati e agli investitori, sempre preoccupati da istituti di credito ancora troppo fragili. Lei cosa ne pensa? Quando si parla di nazionalizzazione vi sono due opzioni. Nella prima opzione, lo Stato prende il controllo di una banca, senza però modificare l'impianto legale. La società rimane di diritto privato e il Governo è un semplice azionista. Nella seconda opzione, lo Stato cambia la natura stessa dell'istituto di credito, che diventa di diritto pubblico. Dal mio punto di vista, se il controllo statale dovesse rivelarsi necessario sarebbe preferibile di gran lunga che fosse effettuato in base alla prima opzione. L'obiettivo è quindi di garantire una presenza dello Stato nella società che sia temporanea, dando al Governo una via d'uscita? Esattamente. La credibilità delle scelte dipende anche dalla presenza di una strategia di ritorno a una situazione normale. Nello stesso modo in cui noi come banca centrale dobbiamo avere una via d'uscita da una politica monetaria in tempi eccezionali, i Governi devono pensare a una via d'uscita da misure straordinarie di politica economica. In politica monetaria, via d'uscita significa che i tassi non possono scendere più di tanto? Per le banche centrali via d'uscita significa avere un cammino chiaro attraverso il quale revocare le misure non convenzionali prese finora. Questo è essenziale per garantire ai cittadini che possono contare su di noi non solo per prendere decisioni coraggiose oggi, ma anche per assicurare la stabilità dei prezzi nel medio e lungo termine. Tornando alle nazionalizzazioni, crede che il controllo pubblico delle banche sia inevitabile per uscire da questa crisi? è molto importante in queste circostanze essere umili. Guardare alle cifre e ai fatti caso per caso. Certamente non esiste un'unica e sola soluzione per tutti.In alcuni casi eccezionali, però, il controllo di un istituto di credito da parte dello Stato potrebbe rivelarsi necessario e inevitabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com La versione integrale dell'intervista a Trichet NAZIONALIZZAZIONI «La presa di controllo pubblica di un istituto di credito può essere inevitabile, ma non deve cambiare la natura giuridica della società» DISEGNO DI DARIUSH RADPOUR Jean-Claude Trichet

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(sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Assemblea Telecom «Abbiamo 12 miliardi di liquidità» di Gianmaria Pica La crisi finanziaria non preoccupa Telecom Italia. Lo hanno detto l'amministratore delegato, Franco Bernabè e il presidente Gabriele Galateri di Genola durante l'assemblea della società di telecomunicazioni che si è tenuta ieri a Rozzano in provincia di Milano. Bernabè ha spiegato agli azionisti (tra i presenti anche i rapprresentanti della banca centrale saudita, azionista con lo 0,34 per cento del capitale) che il gruppo «sta affrontando la crisi dei mercati finanziari con serenità, potendo contare su oltre 12 miliardi di liquidità». Nei primi tre mesi di quest'anno il gruppo telefonico ha rifinanziato oltre il 60 per cento del fabbisogno finanziario in scadenza nel 2009 a un costo medio leggermente superiore al costo medio del debito che è pari al 6 per cento circa. Il margine di tesoreria - ha detto Bernabè - è sufficiente «a far fronte alle scadenze del debito dei prossimi 18-24 mesi». Secondo i due manager nei prossimi anni potrebbe anche aumentare la cedola dei dividendi. Ieri è stato comunicato il valore del dividendo relativo all'esercizio finanziario del 2008: 5 centesimi per le azioni ordinarie e 6,1 per quelle risparmio. E questi saranno i valori minimi da cui partire per capire quanto verrà distribuito agli azionisti negli anni successivi. Per Bernabè, il dividendo relativo al 2008 ha consentito a Telecom «di conciliare l'esigenza di riduzione del debito e una remunerazione ragionevole per gli azionisti, in linea con le attese medie del mercato». Galateri, invece, ha parlato in generale della necessità di restituire fiducia ai mercati e, per Telecom, della politica del gruppo di migliorare i rapporti «con tutti gli stakeholders» comprese le autorità, e con gli operatori concorrenti. La società ha anche confermato che Brasile e Argentina sono due Paesi strategici su cui investire: il piano Telecom, ha detto Bernabè, «prevede una forte crescita in Brasile, un Paese che riteniamo abbia, nel lungo periodo, grandi potenzialità. Continueremo a investire in innovazione per restituire a Tim Brasil il ruolo di leader del mercato». Il numero uno di Telecom ha anche ribadito le critiche alla Cndc - l'autorità antitrust Argentina - che, con una delibera dei giorni scorsi, ha inibito ai consiglieri di Telecom Argentina (controllata di Telecom Italia) di svolgere le loro funzioni gestionali: «La decisione dell'autorità argentina - ha detto Bernabè - ha molti profili di illegittimità», il gruppo «continuerà a difendere i propri diritti in tutte le sedi». 09/04/2009

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Al traguardo il Dl rilancia-consumi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-09 - pag: 25 autore: Decreto incentivi. Via libera definitivo del Senato con la quindicesima fiducia della legislatura - Varati interventi per 2,8 miliardi Al traguardo il Dl rilancia-consumi Patto di stabilità attenuato - Platea allargata sull'Iva per cassa - Regole anti-scalate Valentina Maglione Marco Peruzzi ROMA Blindato da un altro voto di fiducia (il quindicesimo nei primi 11 mesi della legislatura), il decreto incentivi è diventato legge. Ieri l'Aula del Senato ha, infatti, concluso l'esame sprint (il testo era arrivato dalla Camera martedì) e dato il via libera definitivo (con 164 «sì», 119 «no» e 2 astenuti) alla conversione del decreto 5 del 2009. Tutte confermate, quindi, le integrazioni votate a Montecitorio: che hanno gonfiato il testo dai 9 articoli originari a 26, per un totale di oltre 150 commi. Nel provvedimento hanno così trovato posto una serie di disposizioni eterogenee da oltre 2,8 miliardi, che si sono affiancate al blocco originario dei contributi pensati per rilanciare l'economia: i bonus concessi a chi cambia l'auto o la moto,la detrazione Irpef del 20% per chi acquista mobili, elettromestici, televisori e computer (ma solo se nel frattempo è stata avviata la ritrutturazione dell'immobile da arredare), le agevolazioni per i distretti industriali e le reti d'impresa, nonché bonus per le aggregazioni aziendali. A far lievitare il provvedimento è stato, intanto, l'assorbimento della sanatoria – in origine contenuta nel decreto legge 4 del 2009 – per gli allevatori che hanno "splafonato" le quote latte assegnate. I produttori conquistano la possibilità di pagare a rate i debiti accumulati fino alla campagna lattiera 2008-2009 e di almeno 25mila euro. Per i debiti più pesanti (oltre 300mila euro) le rate possono arrivare a 30 anni. Non solo. La versione definitiva del decreto incentivi porta in dote anche alcuni paracadute per chi perde il posto di lavoro: si va dagli incentivi alle imprese che assumono i lavoratori in cassa integrazione alla "liberalizzazione" del lavoro accessorio. Arriva poi l'alleggerimento del patto di stabilità interno per gli enti locali: dai saldi per il 2009 vengono sfilate alcune spese per investimenti, anche (fino a 150 milioni) nel sociale e per la sicurezza. Misure che hanno però lasciato insoddisfatti i Comuni. Il Parlamento detta, poi, novità per Alitalia. Potrà infatti essere esteso ai fornitori dell'ex compagnia di bandiera (e delle altre aziende in amministrazione straordinaria) il regime dell'Iva per cassa: a occuparsene sarà un Dpcm,ma solo dopo l'autorizzazione della Ue. Viene delineato anche il meccanismo che consentirà agli obbligazionisti di Alitalia di ottenere un parziale rimborso. Le risorse arriveranno dal fondo dei conti dormienti: 100 milioni che permetteranno agli obbligazionisti di cedere al ministero dell'Economia i loro titoli e ottenere in cambio (al 50% del valore) altri titoli di Stato fino a 100mila euro per obbligazionista. Ancora: il decreto "incentivi" interviene anche in tema di mercati finanziari, per difendere le imprese – si legge nel testo – da «manovre speculative».Tra l'altro, sale al 5% la misura della quota di partecipazione che l'azionista di controllo può incrementare senza dover promuovere un'offerta pubblica di acquisto totalitaria; la Consob potrà ridurre al di sotto del 2% la soglia per le comunicazioni delle partecipazioni rilevanti; e aumenta dal 10 al 20% la quota delle azioni proprie che possono essere acquistate. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com L'Abc del decreto incentivi ALLEPAGINE29-32 La prima parte del provvedimento INTERVENTI ETEROGENEI Il Parlamento ha inserito il perdono per chi ha sforato le quote latte e i rimborsi per gli obbligazionisti Alitalia l'articolo prosegue alle pagine 29 32

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Obama: aiuti alle assicurazioni (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-09 - pag: 42 autore: Salvataggi. L'obiettivo della decisione è quello di tutelare il risparmio dei cittadini - Forti rialzi in Borsa per i titoli delle compagnie Obama: aiuti alle assicurazioni L'amministrazione Usa estenderà i fondi del piano Tarp anche alle polizze vita Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente Rientrato a Washington dopo il suo debutto " mondiale", Barack Obama è tornato ad occuparsi di crisi finanziaria. Con una nuova sfida a distanza per i suoi partner del G20, soprattutto quelli europei: estenderà la missione dei fondi Tarp al ramo vita del settore assicurativo. Dopo gli aiuti alle banche e al settore auto, siamo dunque al terzo settore su cui interviene il Governo americano, questa volta con l'obiettivo di rassicurare il risparmiatore, che improvvisamente vede a rischio risparmi di una vita impegnati in polizze che alla scadenza garantivano mensilità o rimborsi in blocco degli investimenti accumulati. Finora i governi europei hanno resistito all'idea di estendere troppo i confini dell'intervento dello stato a settori come quello assicurativo. Ma con la decisione americana, le pressioni aumenteranno certamente anche in Europa. La misura sarà annunciata formalmente nei prossimi giorni, ma indiscrezioni raccolte in ambienti politici a Washington e confermate da fonti stampa fra cui il Wall Street Journal, anticipano che la decisione è presa. Anche per questo ieri il mercato ha reagito bene, premiando soprattutto i titoli assicurativi: poco prima della chiusura Prudential Finance era al rialzo del 12%, MetLife dell'8,4%, Hartford del 29% e Lincoln National del 32%. Il ramo vita del settore aveva sofferto molto negli ultimi mesi, creando una dinamica potenzialmente pericolosissima. Con l'improvvisa percezione di fragilità di colossi che avevano un'immagine antica e granitica agli occhi del consumatore, si è innescato un meccanismo che poteva aprire un nuovo fronte di sfiducia, proprio quando il mercato sembrava stabilizzarsi. A fronte di risultati di bilancio negativi e della scarsa liquidità, le agenzie per la valutazione del credito hanno abbassato i voti dei principali gruppi del settore rafforzando ulteriormente la percezione di debolezza. Il pericolo, in caso di una crisi di sfiducia, è quello che il consumatore chieda il rimborso immediato delle sue polizze. Per rimborsare i clienti la compagnia di assicurazione, che investe in genere ingenti quantità di danaro in titoli in Borsa, avrebbe dovuto liquidare le posizioni di portafoglio, aggiungendo pressioni ribassiste a un mercato che, al di là della stabilizzazione delle ultime settimane, resta ancora in convalescenza. Per questo la decisione di Obama, su raccomandazione del Tesoro, di intervenire subito con un messaggio forte: il risparmio del cittadino sarà tutelato almeno in parte dallo stato in modo non diverso da come si protegge il conto corrente bancario. La situazione ha cominciato a preoccupare perchè ad essere colpiti dalla crisi non erano gruppi secondari: nei momenti peggiori colossi come MetLife, Lincoln National, Hartford, hanno perso in borsa fra il 75% e il 90%, al di sotto della media peggiore dell'indice S&P 500, che ha perso fino al 50%. La situazione per questi colossi assicurativi è diversa da quella di Aig, su cui il governo intervenne organizzando un salvataggio ad hoc che ha sfiorato finora un costo di 200 miliardi di dollari per il contribuente americano. Le inadempienze di Aig sui credit default swaps potevano aggravare di molto e in modo diretto il sistema finanziario e dunque, fin dalla seconda metà di settembre, il Tesoro intervenne per evitare un'altra reazione a catena nel settore finanziario. In questo caso l'intervento del Tesoro avrà natura diversa. Il Tarp ha ancora una disponibilità liquida di circa 130 miliardi di dollari e i fondi potrebbero essere mobilitati subito in caso di necessità. A differenza del settore bancario, alcune compagnie di assicurazione importanti hanno difeso la loro tradizionale solidità finanziaria e hanno così mantenuto il voto di tripla A da parte delle agenzie per la valutazione del credito. Fra queste vi sono la Massachusetts Mutual Life Insurance Co., la New York Life Insurance Co., la Northwestern Mutual Life Insurance Co. e il TIAA-CREF, il colossale fondo pensione per gli insegnanti californiani. Si aprono a questo punto due rischi, il primo è che possa esserci un ritorno di protesta popolare per i continui aiuti a colossi finanziari che pagano compensi da favola ai loro top executive. Su questo punto non vi è dubbio che le compagnie di assicurazione che chiederanno aiuti dello stato dovranno sottoporsi come le banche a severi limiti dei compensi. Il secondo rischio riguarda l'estensione degli aiuti: dopo le banche, le auto e le assicurazioni, altri settori potrebbero rivendicare la condizione di "pilastro sistemico" che ha bisogno dell'aiuto dello stato. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA SFIDA Con questa misura il Governo Usa prende le distanze dai partner europei orientati a non allargare troppo l'intervento pubblico

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A Campari il bourbon di Pernod (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-09 - pag: 39 autore: Multinazionali. Il gruppo delle bevande alcoliche compra per 433 milioni di euro il whisky numero uno negli Usa A Campari il bourbon di Pernod Per l'azienda italiana è l'acquisizione record - «Absolut» indigesta ai francesi Simone Filippetti Campari conquista il big americano del whisky, il Wild Turkey. Nel bel mezzo della più grave crisi finanziaria dal crollo di Wall Street del 1929 e di un'aspra recessione, l'azienda di alcolici della famiglia Garavoglia esce allo scoperto, in totale controtendenza, mettendo a segno la più grande acquisizione della sua storia: con una spesa di 433 milioni di euro (575 milioni di dollari) si compra il bourbon numero uno al mondo. Da tempo Campari puntava a un big deal e l'aveva apertamente dichiarato al mercato. Ora la grande occasione è arrivata e l'attesa è stata premiata: perché Campari ha sfilato uno dei marchi di whisky più noti al mondo alla Pernod Ricard, uno dei due colossi mondiali (l'altro è Diageo) ma finita in difficoltà e schiacciata da troppi debiti. Campari è oggi il sesto gruppo di alcolici al mondo e con Wild Turkey consolida la sua posizione sullo scacchiere internazionale, ma soprattutto, con quella che è la quinta più grande acquisizione mai fatta da un'azienda italiana negli Usa, sposta sempre più il baricentro Oltreoceano, sui mercati internazionali il mercato più redditizio. Oggi però gli Stati Uniti soffrono una pesante recessione, le famiglie si sono fortemente impoverite e i consumi cadono: uno scenario macro che non preoccupa per nulla. «A pagare la crisi è il mercato degli alcolici ultra premium, mentre la fascia premium, come Wild Turkey, resiste e anzi si espande» spiega l'ad di Campari Bob KunzeConcewitz. La crisi sta imponendo un cambiamento di mercato: il consumo fuori casa, più costoso e che in America copre l'80% del mercato, sta lasciano il passo a quello tra le mura domestiche, privilegiando i canali della grande distribuzione e prodotti un gradino sotto la fascia alta, dove Campari è forte. Il marchio neo-acquisito ha un prezzo compreso tra i 18 e i 25 dollari che in questa fase sta beneficiando della contrazione delle vendite della categoria di brand venduti a più di 80 dollari a bottiglia, ha spiegato l'ad. Il Wild Turkey è attualmente venduto in 60 Paesi e principalmente in Usa (570mila casse all'anno), Australia (120mila casse) e Giappone (75mila casse). Negli ultimi sette anni in America Campari ha investito complessivamente 1,1 miliardi: dopo Skyy Vodka, nel 2007 è stata la volta di Cabo Wabo e X-Rated (di proprietà dell'ex cantante del gruppo pop Van Halen) e oggi il Paese pesa per il 25% dei ricavi complessivi del gruppo. Ovvio, comunque, che, come tutti i beni voluttuari e discrezionali, gli alcolici non sono immuni dal calo dei consumi, ma per Campari il 2009 finora non segna una contrazione, fatte salve le differenze tra i vari Paesi e settori. In particolare in Italia, ha spiegato l'ad, «stanno scendendo super alcolici e vino, ma cresce il mercato degli aperitivi». E nel segmento delle bevande da «happy hour» l'azienda milanese è leader con numerosi marchi ( Campari, Crodino e Aperol). La crescita del settore, ormai un fenomeno che interessa tutta l'Italia, più che compenserà eventuali cali in altri segmenti. Mettere a segno un'acquisizione strategica (assistita dallo studio legale Allen&Overy) e continuare a pagare dividendi non è cosa da poco di questi tempo, ma dimostra uno dei teoremi della crisi: le aziende solide (Campari ha chiuso il 2008 con ricavi in linea a 942 milioni e un utile stabili a 126 milioni) che generano cassa possono approfittare della recessione. Campari paga 9,7 il Mol di Wild Turkey (al netto dei costi di pubblicità e marketing) e 12 volte quello atteso nei prossimi dodici mesi: a prima vista è un multiplo alto, in valore assoluto, ma appena un anno fa la Vodka Absolut è stata venduta a 21 volte e di fatto i multipli di Wild Turkey sono gli stessi che sul settore si pagavano tre anni fa, prima della bolla finanziaria. Per spesare la maxi acquisizione (che vale quasi la metà del giro d'affari di Campari e porterà a 100 milioni di euro di ricavi in più, senza tenere conto delle sinergie sulle quali non sono state fornire indicazioni) sarà un finanziamento bancario (già esistente ma non completamente utilizzato) di un pool di quattro istituti ( Bank of America, che è anche advisor, Bnp Paribas, Intesa Sanpaolo e Calyon). L'acquisizione caricherà di debito Campari: l'esposizione salirà a 3 volte il Mol, «un multiplo investment grade e non preoccupante » ha precisato Kunze-Concewitz rassicurando il mercato anche sulla politica dei dividendi. I soci non dovranno rinunciare alla cedola e grazie alla liquidità che l'azienda ogni anno produce (123 milioni il free cash flow nel 2008) il debito ritornerà sotto le 3 volte il Mol. Fedele alla politica prudente della casa, Kunze-Concewitz ha già fatto sapere che non ci saranno altre acquisizioni (salvo occasioni irrinunciabili che dovessero presentarsi) per concentrarsi a digerire il "tacchino". Piazza Affari ha gradito: il titolo è salito dell'1,8% (dopo un picco del 6% in mattinata). © RIPRODUZIONE RISERVATA LA BORSA PREMIA IL BLITZ La mossa su «Wild Turkey», marchio di livello mondiale, ha spinto al rialzo il titolo dell'impero dei Garavoglia Ricard aumenterà il capitale

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Berna congela i fondi per l'Ocse (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-09 - pag: 42 autore: Regole. I rapporti rimangono tesi Berna congela i fondi per l'Ocse Lino Terlizzi LUGANO «La Svizzera ha fatto bene ad aderire ai criteri dell'Ocse sull'evasione fiscale, ma la stessa Ocse ha avuto un comportamento inaccettabile nella vicenda della lista grigia. Ora, prima di mettere mano al portafoglio, la Svizzera dovrebbe chiedere garanzie di maggiore correttezza ». Alfredo Gysi, ceo della Bsi (Gruppo Generali) e presidente dell'Associazione banche estere in Svizzera, esprime la posizione di una parte consistente del mondo bancario elvetico. Sono in molti nella Confederazione a non aver digerito il metodo dell'Ocse e del G20. Non viene contestato il fatto che la Svizzera abbia accettato, dopo le pressioni di Usa e Ue, di allentare insieme ad altre piazze il segreto bancario. Vengono invece contestati altri due fatti: la mancata informazione preventiva alla Svizzera, membro Ocse, sulla lista nera dei paradisi fiscali poi diventata grigia, cioè per Paesi che cooperano in modo non completo; l'assenza dalla stessa lista grigia di piazze come le Isole del Canale britanniche o come le cinesi Hong Kong e Macao, o ancora come il Delaware o alcune isole caraibiche Usa. A Berna il Segretariato di Stato per l'Economia ( Seco), un ufficio governativo, ha deciso ora di porre il veto su una posta di bilancio dell'Ocse. Si tratta di soli 136mila euro, destinati alla collaborazione con il G20, ma il valore simbolico c'è tutto. «Un passo giusto – dice Gysi – e anzi direi che ora bisognerebbe riflettere anche sui modi e sui tempi dell'uscita di fondi svizzeri ben più importanti, ad esempio quelli che riguardano miliardi». Il riferimento è alla decisione, sancita ieri dal Governo elvetico, di aumentare sino a 10 miliardi di dollari il limite superiore dei crediti elvetici al Fondo monetario internazionale, conseguenza pratica del piano anticrisi messo a punto dal G20 di Londra. Questo contributo elvetico, secondo una parte dei banchieri, andrebbe accompagnato appunto da una richiesta di maggiore coinvolgimento della Svizzera da parte dell'Ocse e di un'entrata nel G20.L'ottenimento di un secondo seggio elvetico nel Financial Stability Forum è stato ben salutato ma non esaurisce la questione. Gysi mette le mani avanti anche sui prossimi negoziati bilaterali sulla doppia imposizione, che dovranno recepire l'allentamento del segreto bancario sull'evasione fiscale. «Questi nuovi accordi sono necessari – afferma Gysi –ma bisognerà stare attenti a non stravolgere la cooperazione sull'evasione fiscale, che dovrà essere sempre su richieste motivate, non automatica ». Berna a fine mese comincerà i negoziati con gli Usa e li ha già avviati con il Giappone, poi ci saranno molti Paesi europei. Il ministro delle Finanze HansRudolph Merz ha chiesto che l'Ocse modifichi i criteri per la definizione dei paradisi fiscali e ha annunciato che 14 Paesi hanno già chiesto nuovi accordi bilaterali con Berna. Il primo dei nuovi accordi fiscali bilaterali, probabilmente con Usa o Giappone, potrà essere sottoposto a referendum facoltativo; gli altri no, a meno che siano sostanzialmente diversi dal primo. Ma Gysi sottolinea anche l'opportunità di mettersi allo stesso livello di Usa e Gran Bretagna. «Ad esempio – dice – l'istituto dei trust nel mondo anglosassone, specie a Londra, è molto diffuso. A questo punto la Svizzera dovrebbe cambiare le sue norme, in modo da poter disporre di forme giuridiche ammesse come i trust, che ora invece non ha». Gysi non teme fughe di capitali dalla Svizzera in questa fase. «Non ce ne sono e anche i risultati di Bsi lo confermano”, afferma. Nel 2008 la banca luganese, che ha acquisito Banca del Gottardo, ha registrato un utile netto di 101 milioni di franchi, sifra considerta "buona"vista l'attuale crisi finanziaria. © RIPRODUZIONE RISERVATA LO SCONTRO Per Gysi (Bsi) la Svizzera ha fatto bene ad accettare le richieste in tema di segreto bancario: contestati i metodi

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Cingoli sale al vertice di Banca Esperia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-09 - pag: 40 autore: Private banking. La nomina adegua l'istituto alle richieste di Bankitalia Cingoli sale al vertice di Banca Esperia MILANO Un rafforzamento al vertice per adeguare la governance alle richieste della Banca d'Italia. E per continuare a crescere nell'era della crisi. Banca Esperia, l'istituto di private banking posseduto al 48,5% da Mediobanca e al 48,5% da Mediolanum, ha scelto un amministratore delegato: il quarantottenne Andrea Cingoli, in arrivo dal private banking di Ubs. Non si tratta però di un «nuovo» amministratore delegato, per il semplice motivo che Banca Esperia non ne ha mai avuto uno. Il presidente Stefano Preda, infatti, è sempre stato operativo: è sempre stato lui a guidare l'istituto. Ma dopo che la Banca d'Italia ha chiesto a Esperia una governance più precisa, con una figura operativa e amministratori indipendenti, ecco che l'istituto ha avviato l'adeguamento. Nominando innanzitutto al vertice Andrea Cingoli. E aspettando l'assemblea di fine aprile per completare il cda. Laureato in Economia aziendale alla Bocconi, Cingoli ha iniziato la sua carriera nel 1986 partecipando allo start-up della Banca Internazionale Lombarda. Poi è passato a Ubs Italia, con la carica di vicedirettore generale e responsabile del team di advisor. Alla fine è diventato amministratore delegato del private banking di Ubs. Il settore del risparmio gestito per grandi patrimoni, insomma, lo conosce. La sfida in Banca Esperia sarà altrettanto stimolante: affrontare la crisi dei mercati e cercare di far crescere le masse gestite. L'istituto in realtà ha già dimostrato di reggere abbastanza bene alla crisi. Gli attivi sono scesi per effetto della crisi finanziaria, passando dagli 11,9 miliardi di fine 2007 a 9,6 miliardi del bilancio 2008. Ma la clientela – secondo i dati diffusi dall'azionista Mediobanca – è cresciuta del 3% e la raccolta netta è stata positiva per 436 milioni di euro nel core business della clientela privata. Per di più Banca Esperia non è dovuta ricorrere ai cosiddetti "gate", per bloccare i riscatti, come è accaduto ad altri istituti del settore. Detto questo, per il nuovo amministratore delegato la sfida sarà comunque intensa. In vista dell'assemblea degli azionisti è in preparazione un piano strategico, che ha l'obiettivo principale di riportare fiducia tra i clienti. La ricetta consisterà, dal punto di vista delle linee di principio, in un ritorno alla semplicità dei prodotti e in una maggiore attenzione alla correlazione tra il profilo di rischio e il prodotto offerto. L'idea è quella di rendere il business di Banca Esperia più strutturato e di aumentare la trasparenza nell'offerta. E l'obiettivo è di continuare il sentiero della crescita. My.L. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Tutti nudi, stile Full Monty Pubblicità choc ad Aversa (sezione: crisi)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Mezzogiorno sezione: CASERTA data: 09/04/2009 - pag: 11 Il caso Tessitore, titolare dell'agenzia: «Volevo colpire, il turismo è in crisi» Tutti nudi, stile Full Monty Pubblicità choc ad Aversa Idea trash di un tour operator. E' subito polemica Da giorni i muri cittadini tappezzati di manifesti: cinque uomini nudi con i fondoschiena in bella evidenza AVERSA Da quindici giorni, i muri dell'Agro aversano sono tappezzati dai loro manifesti. Alcuni operatori del settore turistico, per affrontare la crisi finanziaria e vincere l'agguerrita concorrenza hanno deciso di farsi fotografare nudi, con il fondoschiena ben in evidenza, al fianco di Claudio Tessitore, 42 anni, di Frignano, titolare di un'agenzia di viaggi di Aversa. Per una volta niente modelle, nessun corpo statuario in mostra, neanche un ritocco al computer. La pubblicità, in questa occasione, non privilegia il bello, ma la normalità, cinque uomini comuni che, novelli Full Monty, mostrano, in pieno, i loro difetti fisici. «L'unico a far vedere la faccia dichiara Tessitore sono io. D'altronde, l'attività commerciale è la mia e dovevo spendermi più degli altri. Da cinque anni, ho deciso di occuparmi, in maniera professionale, delle vacanze degli altri. Il settore, però, non vive un momento florido ed anch'io ho risentito della crisi economica degli ultimi mesi». Da qui l'idea di spogliarsi, per farsi notare. «Avrei potuto utilizzare delle modelle e promuovere un'immagine bella e accattivante. Invece ho accettato il consiglio del mio amico Gabriele Musella, anche lui operatore turistico, artista e creativo per passione. Volevamo colpire e, visti i risultati, credo che ci siamo riusciti. Nel giro di pochi giorni, mi hanno chiamato molte persone. Qualcuno, che non mi vedeva da tempo, mi ha riconosciuto nei manifesti. Tanti complimenti, ma anche critiche, quelle bigotte, che non mancano mai. Ci sono persone che, se vedono un bel corpo, anche nudo, di un modello o di un attore non si scandalizzano. Di fronte a gente normale, che si mostra per quello che è, invece, arricciano ipocritamente il naso. Per quanto mi riguarda, va bene così, il mio obiettivo è stato raggiunto». Soddisfatto è anche l'ideatore della campagna pubblicitaria fai da te. «Non mi aspettavo tanto successo afferma Gabriele Musella . Inizialmente pensavo di comporre un'immagine usando semplicemente le note della canzone di Gabriella Ferri, con scritto il ritornello ''Tutti al mare a mostrar le chiappe chiare'', ma mi sembrava scontato. Così ho proposto a Claudio e ad altri amici del settore di spogliarci nudi (Musella è il secondo da destra, con il cappellino, ndr) sul refrain del motivetto degli anni Settanta. Ho eliminato anche alcuni elementi, come la spiaggia e il mare, che andavano aggiunti, per dare forza all'immagine del nostro nudo. Mi sembra che ho avuto ragione». Ignazio Riccio

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Rogo di auto, la rivolta anti ricchi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 09/04/2009 - pag: 31 Berlino Centinaia di auto date alle fiamme: il gruppo prende di mira le Mercedes, le Porsche, le Bmw e i Suv Ecoterrorismo Colpiti il più famoso creativo tedesco e il direttore di un istituto di studi economici Rogo di auto, la rivolta anti ricchi In alcuni casi si tratta di azioni di eco-terrorismo contro i mezzi che emettono grandi quantità di gas DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO Nuove tattiche di guerriglia urbana, in Germania. Colpiscono dritto al cuore della società, mirano cioè a una delle proprietà più amate dai tedeschi, le automobili. In piena notte, vengono messe a fuoco, ai bordi delle strade. Soprattutto se sono potenti, lucide e simboli di ricchezza. Lo scorso fine settimana, ne sono state bruciate otto nella sola Berlino. E in buona parte dei casi si tratta di attacchi (si fa per dire) politici: contro la «società neo-liberale» che occupa pezzi di città ed espelle chi è povero e contro l'inquinamento dei Suv. Firmato: gruppi legati al Movimento per la resistenza militante, il cui acronimo in tedesco fa - buontemponi - Bmw. La polizia è preoccupata sul serio, al punto che nella capitale ha promesso un premio di diecimila euro per chi darà informazioni utili a scoprire le bande che stanno sviluppando questa forma di protesta. Perché il fenomeno non è nuovissimo: già nel 2007 c'erano stati numerosi casi di attacchi con l'accendino. L'anno scorso, però, l'attività era molto diminuita. Ora, siamo in pieno boom: in questi primi mesi dell'anno, 32 attentati a Berlino. Molti altri a Monaco, Francoforte, Amburgo. Statistiche precise non si hanno, ma si stima che gli incendi avvenuti in tempi recenti siano parecchie centinaia. Per averne un'idea, si può andare sul sito web www.brennende-autos.de: appare una mappa di Berlino e, dopo poco, tutti i punti della città in cui gli attacchi sono avvenuti, con il modello di vettura bruciata. Il timore delle autorità è doppio. Primo, pensano che la crescita del fenomeno sia legata alla crisi finanziaria, la quale spinge alcuni gruppi di autonomi a intensificare le azioni dimostrative: una tattica a basso rischio ma efficace per spaventare borghesi e beneficiati dal capitalismo. Secondo, temono che la tendenza si diffonda anche tra la criminalità comune e tra i giovani non politicizzati, che diventi cioè uno sport del week-end. I marchi che attraggono maggiormente i piromani sono Mercedes, Bmw, Audi, Porsche, Smart, oltre ai Suv in genere. Ma non mancano auto di minore prestigio e i furgoni delle Poste e della Dhl. Il fatto è che il movimento attacca l'oggetto per attaccarne il proprietario anche se di solito non sa di chi sia la vettura. Qualche volta lo fa per protestare contro la «gentrification » di aree della città, cioè per intimorire gli architetti, gli artisti, i pubblicitari e i professionisti che prendono casa in quartieri popolari, li trasformano in indirizzi di lusso e provocano aumenti dei prezzi insostenibili per i vecchi abitanti. Tra le vittime, ad Amburgo, ci sono per esempio stati Holger Jung , uno dei creativi pubblicitari più famosi di Germania, con la sua Bmw X5, e il direttore di un istituto di studio dell'economia mondiale, Thomas Straubhaar (una Mitsubishi). Altre volte, si tratta di una forma minore di eco-terrorismo, cioè di protesta violenta contro le auto che emettono grandi quantità di gas a effetto serra. Danilo Taino Guerriglia Una delle Porsche bruciate in Germania. I marchi più colpiti, a parte la Porsche, sono Mercedes, Audi, Smart e Bmw. Proprio Bmw è l'acronimo del Movimento per la resistenza militante

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Soci Mediobanca: trend positivo, ma 2009 difficile (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 09/04/2009 - pag: 35 Il patto di Piazzetta Cuccia Soci Mediobanca: trend positivo, ma 2009 difficile MILANO Prime indicazioni sull'andamento del terzo trimestre di Mediobanca. Ieri, al termine della breve riunione del patto di sindacato sui conti semestrali al 31 dicembre, dai grandi soci sono trapelate indicazioni sui primi tre mesi dell'anno (l'esercizio di Piazzetta Cuccia si chiude il 30 giugno): i segnali di miglioramento delle dinamiche del settore «core» dell'istituto dovrebbe avere un impatto positivo sui conti del periodo. L'attività bancaria dell'istituto si conferma dunque positiva anche se sul bilancio restano inevitabili i riflessi della crisi finanziaria ed economica: il trend è positivo ma il 2009 sarà comunque un anno difficile per tutti. Il board sui conti del trimestre è in calendario per il 12 maggio. Per il resto le riunioni del direttivo e dell'assemblea del patto presieduto da Cesare Geronzi sono state brevi (più o meno un'ora) e le cose sarebbero andate secondo il copione scritto dal testo stesso dell'accordo parasociale: i soci si riuniscono per esaminare i conti approvati dal consiglio. Il board ha dato l'ok il 24 febbraio alla semestrale chiusa con utili pari a 100 milioni, rispetto ai 640 di metà esercizio precedente, per l'impatto della crisi finanziaria, cioè delle svalutazioni e dei minori utili da partecipazioni. Al termine dell'incontro i grandi soci, lasciando l'istituto, hanno espresso soddisfazione per la gestione dell'istituto guidato da Alberto Nagel. Oscar Zannoni ha detto che «il management si conferma eccezionale, sa reagire bene alla crisi e sa capire le situazioni in anticipo. È nei momenti difficili che si vede la qualità». Zannoni ha poi sottolineato che il clima della riunione «è stato cordiale». Andrea Riffeser ha spiegato ai giornalisti che è «andato tutto benissimo e il contesto è molto buono». Sarebbe poi stato sottolineato di nuovo che in Mediobanca «non c'è preoccupazione» per la minore remunerazione delle Generali, principale partecipazione della banca d'affari. S. Bo. 12 maggio Il consiglio che esaminerà i conti del terzo trimestre di Piazzetta Cuccia (che chiude il bilancio al 30 giugno dell'anno) è stato fissato per il prossimo 12 maggio

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Nuovo patto tra i soci. E Atlantia vola (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/04/2009 - pag: 41 Il caso a Milano/1 Nuovo patto tra i soci. E Atlantia vola (g.fer.) Con un balzo del 7,95% ieri Atlantia, la ex Autostrade, ha realizzato la migliore performance fra i t i t o l i del-- l'S& P-Mib. A dare il via agli acquisti alcune decisioni che saranno sottoposte all'assemblea straordinaria dei soci convocata per i giorni 22 e 23 aprile. Innanzi tutto sarà proposto il cambio dello statuto per limitare a un anno l'incarico del cda: una mossa che dovrebbe favorire la nascita di un nuovo patto parasociale in vista dell'ingresso di nuovi soci, come il fondo Aabar di Abu Dhabi. Ma ci sarà anche un'emissione obbligazionaria e la proroga per ulteriori 18 mesi del programma di acquisto di azioni proprie. Gian Maria Gros-Pietro presidente Atlantia

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Bpm vota, quattro liste per il board (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/04/2009 - pag: 41 Il caso a Milano/2 Bpm vota, quattro liste per il board (pa.pic.) Sono quattro le liste che si daranno battaglia all'assemblea della Bpm che il 25 aprile dovrà rinnovare il consiglio. Il presidente uscente, Roberto Mazzotta, si ricandida sostenuto dai soci non dipendenti, presentando tra gli altri il nome dell'ex senatore Franco Debenedetti. Lo sfidante è Massimo Ponzellini, attuale numero di impregilo, candidato dai dipendentisoci e dai sindacati interni con una lista che schiera anche Giorgio Benvenuto. C'è poi la «lista change» guidata dal vicepresidente della Legnano Antonello Polita e Andrea Monorchio e quella dei pensionati capitanata da Franco del Favero. Fiorenzo Dalù dg della Pop. Milano

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E Reagan fondò l'impero dei miopi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Terza Pagina data: 09/04/2009 - pag: 47 Scenari Tommaso Padoa-Schioppa propone una visione pedagogica delle funzioni di governo E Reagan fondò l'impero dei miopi La «veduta corta» in economia è frutto della rivoluzione liberista di MICHELE SALVATI L a conversazione di Tommaso Padoa- Schioppa (Tps) con Beda Romano La veduta corta (Il Mulino, pagine 188, e 14) riguarda dice il sottotitolo del volume il grande crollo della finanza. In realtà essa spazia su un campo molto più ampio. La crisi del sistema finanziario americano e la rapida diffusione dei suoi effetti al mondo intero è solo uno degli argomenti, e neppure quello sul quale Tps insiste, anche se poteva facilmente sfruttare il suo vantaggio comparato di grande banchiere e studioso di finanza. Quello che gli interessa è andare al di sotto della crisi finanziaria, metterne in luce le cause economiche, quelle politiche e sociali: come mai sia stata possibile negli Stati Uniti e negli ultimi venticinque anni quell'abnorme accumulazione di debito privato e pubblico, interno e internazionale, che poi ha rovinosamente provocato «il grande crollo della finanza ». È stata possibile questa è la tesi dell'autore per l'intreccio di tre fattori: una ideologia fondamentalista del mercato, specie nella sua applicazione ai mercati finanziari; la «veduta corta», ovvero un accorciamento degli orizzonti nella condotta degli affari pubblici e privati; il perdurante nazionalismo delle politiche economiche, che ha portato ad un crescente divario tra il perimetro dei mercati e quello dei poteri pubblici. Il primo fattore appartiene al mondo delle idee, alle teorie economiche che sono venute prevalendo a partire dagli anni Settanta del secolo scorso e alle ideologie neoliberiste che le hanno accompagnate; il secondo, secondo Tps, appartiene al mondo del costume sociale e degli stati psicologici; il terzo al mondo delle istituzioni, all'incapacità dei poteri pubblici nazionali e internazionali di seguire e disciplinare l'enorme espansione dei mercati. A questi fattori sono dedicati il terzo e il quarto capitolo, i più importanti dell'intervista. Il quinto capitolo è dedicato all'Europa un passaggio obbligato, trattandosi di Padoa- Schioppa dopo che lo sguardo, nei capitoli precedenti, si era prevalentemente concentrato sugli Stati Uniti e sull'economia-mondo. Il sesto è una breve conclusione sulle prospettive che ci attendono o, meglio, su che cosa si dovrebbe fare. Si sarà già capito che questo è «un libro da leggere»: raramente, su temi così complessi, si incontrano analisi così lucide, di lettura così agevole, così sobriamente appassionate. Lo spazio è però tiranno quanto il tempo e, più che sottolineare le amplissime aree di consenso, credo sia utile segnalare una perplessità che riguarda la tesi centrale del libro, quella che gli dà il titolo, «la veduta corta». Non perché il fenomeno denunciato da Tps un restringimento dei compiti e degli orizzonti della politica economica non ci sia stato: c'è stato e ha caratterizzato in modo crescente il periodo che va dalla grande svolta nel regime di politica economica operata da Ronald Reagan e Paul Volcker all'inizio degli anni Ottanta del secolo scorso sino alla crisi nella quale siamo immersi oggi. Ma perché vedere questo restringimento come un fenomeno che ha a che fare con «il mondo del costume sociale e degli stati psicologici» a me sembra che spieghi poco. E poco spiega anche il riferimento al mutamento tecnologico, che ha accelerato i tempi del produrre, del muoversi, del trasmettere informazioni. Di nuovo, fenomeni veri, ma graduali nel loro sviluppo, mentre la vista corta, la perdita di riferimenti al periodo lungo, l'affidamento alle capacità di autoregolazione del mercato di compiti che in precedenza svolgeva lo Stato, sono fenomeni che hanno un'origine politica e temporale ben precisa: il passaggio da un regime (in senso lato) keynesiano ad un regime monetarista, neoliberista, deregolativo. Passaggio descritto mirabilmente per limitarci a due riferimenti assai diversi e però complementari da Andrew Glyn ( Capitalismo scatenato, Brioschi, pagine 287, e 25) e da Robert Reich ( Supercapitalismo, Fazi, pagine 317, e 25). Dopo di che, come l'intendenza di Napoleone, gli stati psicologici e il costume sociale seguono, si adattano, e tutti gli attori adottano una vista corta. Insomma, quel che è avvenuto è stato un mutamento di egemonia che matura in alcuni importanti Paesi capitalistici (ma ovviamente il Paese che conta sono gli Stati Uniti) a partire dai tardi anni Sessanta, si approfondisce per tutti gli anni Settanta ed esplode politicamente nel 1979 con le vittorie di Margaret Thatcher e di Ronald Reagan. Un mutamento di egemonia che, prima di diventare politico, era avvenuto nell'accademia, nella teoria economica, nelle ideologie dominanti, nel senso comune. Ed è per questo che il riferimento a valutazioni rigorosamente meritocratiche come possibili antidoti alla vista corta che è prevalsa anche nel mondo accademico non coglie il punto: come si valuta il merito? Se Tps, quand'era ministro dell'Economia nel governo Prodi, fosse riuscito nel suo lodevole proposito di scardinare il corporativismo dell'accademia italiana ne fa menzione nell'intervista e dunque di far prevalere concorsi onesti e basati sul merito (misurato come? Con l'impact factor?), probabilmente avrebbe accentuato e non ritardato l'adozione della «vista corta», dei modelli e delle concezioni prevalenti oltre-atlantico. Quantomeno in economia, la disciplina che conosco meglio e che è più rilevante per la politica economica. E adesso? Come allungare la vista? Come costruire un programma di sviluppo all'altezza delle sfide che minacciano l'economia-mondo? I suggerimenti che Tps racchiude nel capitoletto conclusivo in sostanza, frenare la crescita dei Paesi ricchi e stimolare quella dei Paesi poveri devono essere condivisi da chiunque non abbia una vista schiacciata sul presente. Ma esiste qualche remota possibilità che i governi di questo pianeta possano mai seguirli? Possono mai avere una vista lunga quando il loro potere deriva se sono democrazie da elettorati frammentati nazionalmente e di vista cortissima? Queste domande non ottengono risposta, se non in termini di dover essere: «Chi governa deve essere scelto da chi è governato, ma nello stesso tempo deve governare chi l'ha scelto. È indispensabile che chi governa sappia anche svolgere una funzione educativa, pedagogica, e sappia indicare la strada a coloro che lo hanno eletto... Se tutto ciò lo vogliamo chiamare visione elitista del governo, non respingo la definizione». Investitori vittime della febbre della Borsa (disegno Images.com /Corbis) Gli autori del libro intervista: Tommaso Padoa- Schioppa (in alto) e Beda Romano

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Già 127 imbarcazioni iscritte a (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Grosseto)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

VARIE GROSSETO pag. 10 Già 127 imbarcazioni iscritte a «Pasquavela» Vela Grande attesa per la manifestazione che si svolge tutti gli anni in questo periodo sulle acque dell'Argentario MANCANO pochi giorni alla partenza della prima regata di «Pasquavela» e già sul registro il numero degli iscritti è arrivato a quota 127 di cui 74 sono barche d'altura, 36 monotipi, 17 monotipi Este 24. C'è da dire che, nonostante la crisi finanziaria ed economica, la vela sembra reggere bene. La manifestazione, che prenderà il via venerdì 10 si protrarrà fino a lunedì 13, è organizzata dallo Yacht Club Santo Stefano con la collaborazione del Circolo velico e canoa, della Pro Loco Monte Argentario e dall'amministrazione comunale. La flotta dei regatanti con ogni probabilità non raggiungerà il numero dello scorso (190) anno ma 127 (per ora) concorrenti sono un bel numero per questi tempi di crisi. Va rilevato che molte barche vengono da molto lontano e non solo dall'area tirrenica ma anche dall'Adriatico e questo è un dato che dimostra quanto è ambita la partecipazione, e magari un buon piazzamento, a questa manifestazione di cui corre quest'anno la 22 edizione. Tra i timonieri di spicco, il guru della vela italiana Pelaschier. Molte imbarcazioni varate da poco tempo vengono a collaudare le loro prestazioni nelle acque dell'Argentario. Fanno parte del lotto dei concorrenti anche due imbarcazioni di Porto S. Stefano: «Nausica» di Danilo Solari e «Pizzi & Teo» di Cassiano Sabatini.

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Approvato il progetto Marka Il progetto Marka Macerata Kamez ... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Marche)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 09 Aprile 2009 Chiudi Approvato il progetto Marka Il progetto Marka-Macerata Kamez in rete per lo sviluppo è stato approvato dalla giunta comunale. Si tratta di un progetto da sottoporre alla Regione Marche per il sostegno di riorganizzazione del Comune di Kamez, in Albania, il sostegno di formazione dei diritti umani e il sostegno alla nascita di micro-imprese. Inizialmente il progetto coinvolgeva solo la Caritas, mentre ora anche altri enti pubblici si sono aggiunti, e sono previsti stage per studenti e programmi per il servizio civile. Nuovi soci alla Fondazione Assemblea dei soci della Fondazione Carima. All'ordine del giorno, oltre alla presa d'atto del bilancio d'esercizio per l'annualità 2008 che, sottolinea una nota «nonostante la crisi finanziaria internazionale, ha fatto registrare un sostanziale mantenimento dell'avanzo d'esercizio tale da conseguire a pieno gli obiettivi erogativi per il 2009», la nomina dei nuovi soci. Si tratta di Wolfango Alpini, Antonio Biondo Dalla Casapiccola, Guglielmo Borgiani, Nazzareno Chiaramoni, Aldo Cifola, Enrico Crucianelli, Fabrizio Donnari, Emanuele Fagioli ed Enzo Manasse. Ruba generi alimentari CORRIDONIA Arrestata per furto donna romena di 55 anni sorpresa ieri all'una mentre si metteva in tasca generi alimentari presi dagli scaffali del negozio Penny market della zona industriale di Corridonia. L'arresto è stato operato dai carabinieri della locale stazione. Abuso d'ufficio, rinvio RECANATI E' stato rinviato a giugno il processo a carico dell'architetto Mario Sensini, dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di Recanati, accusato di abuso d'ufficio per aver rilasciato tra il 2005 e il 2006 due permessi di costruzione a Montefiore di Recanati. L'accusa dice che sono stati rilasciati in violazione di norme tecniche; di diverso avviso la difesa, sostenuta dall'avvocato Massimo Ortenzi, che ieri ha depositato una memoria in cui contesta la ricostruzione della Procura facendo rilevare che i permessi sono state rilasciate in corrispondenza di tecniche giuridiche. Il processo è stato rinviato per valutare l'ammissione a riti alternativi. Il turismo nell'entroterra USSITA Domani, alle 18, al cinema teatro di Ussita, su iniziativa del Pd, si tiene il convegno "Il turismo nell'entroterra". Dopo il saluto di Sante Basilli, coordinatore del Pd locale, intervengono Daniele Salvi, assessore provinciale allo Sviluppo economico, Giulio Silenzi, presidente della Provincia, Vittoriano Solazzi, assessore regionale al Turismo, Francesco Comi, vice presidente dell'Assemblea legislativa delle Marche.

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CORINALDO APPROVATO con il solo voto della maggioranza il bilancio d... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

SENIGALLIA pag. 14 CORINALDO APPROVATO con il solo voto della maggioranza il bilancio d... CORINALDO APPROVATO con il solo voto della maggioranza il bilancio di previsione 2009 e quello pluriennale 2009 -2011. «L'amministrazione comunale - dice il sindaco, Livio Scattolini - ha ritenuto opportuno adottare efficaci misure, relativamente ai servizi a domanda individuale e alle tariffe in genere, mirate a contenere la crisi economica, che si sta abbattendo sulle famiglie. La giunta ha ridotto del 50% le tariffe relative al trasporto scolastico e alle mense scolastiche, ha provveduto alla riduzione del 20% delle tariffe dell'Asilo nido; ha concesso un contributo di 9 euro euro mensili a favore dei residenti che utilizzano il trasporto pubblico in abbonamento; ha concesso uno sconto del 40% sul prezzo indicativo al pubblico alla farmacia comunale, sui farmaci da banco, per i residenti ultrasessantacinquenni e lo sconto del 20%, sull'acquisto del latte per neonati». DELUSI i gruppi di minoranza "Uniti per Corinaldo" e "Amare Corinaldo". «Al di là delle tante parole, da parte della maggioranza non si è riscontrata la necessaria attenzione alla grave crisi finanziaria che si sta sviluppando e che sta già interessando diverse famiglie - dichiarano i capigruppo Giuseppe Saccinto ed Adolfo Giampaolo - . Consci di questa situazione abbiamo creduto opportuno e doveroso presentare undici emendamenti che avrebbero permesso la costituzione di un fondo straordinario di 81.000 euro per interventi a sostegno del reddito delle famiglie che fossero state colpite dalla perdita dei posti di lavoro o da provvedimenti di cassa integrazione; ulteriori 9.500 euro sarebbero stati destinati ad integrare altri interventi a favore dei cittadini. Le nostre proposte sono state liquidate' però con estrema disinvoltura».

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PER ECCELLENZA il termine esterovestizione richiama l'internazionalizz... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

ANCONA pag. 6 PER ECCELLENZA il termine esterovestizione richiama l'internazionalizz... PER ECCELLENZA il termine esterovestizione richiama l'internazionalizzazione dei mercati che sono sotto il fuoco della crisi finanziaria globale. Quali siano state o saranno le conseguenze lo abbiamo chiesto al giovane avvocato Lorenzo Bacciardi, dello Studio legale pesarese Bacciardi & Partners. «Dal riscontro dei nostri clienti abbiamo potuto verificare che le aziende con un piano di sviluppo nazionale e internazionale predefinito hanno subìto poche ripercussioni e realizzano i risultati pianificati anche incrementandoli». Questa pesante crisi finanziaria avrà conseguenze anche sulle attività professionali? «La crisi le ha già stravolte, non solo quelle dei professionisti finanziari, ma anche di quelli della consulenza, che dopo la crisi, sarà totalmente cambiata. Dovrà porsi definitivamente come selettiva e specialistica e in grado di affrontare la crescente complessità dei problemi e dei processi aziendali». Processi e problemi che appaiono sempre più sofisticati. Come mai, secondo lei? «Perché tutto il mondo è ormai interconnesso e questa crisi lo ha dimostrato. A questa interconnessione l'azienda non può sfuggire e può svilupparsi solamente all'interno di essa. Basti pensare alle normative nazionali e soprattutto sopranazionali in ambito bancario e valutario». Ma quali sono le imprese a rischio di tassazione per esterovestizione? «Tecnicamente tutte quelle che detengono partecipazioni di controllo su società straniere. In sostanza tutte le aziende che hanno internazionalizzato devono attuare il rispetto della fiscalità internazionale in materia di residenza fiscale delle società estere. Pensi che negli ultimi dieci anni il nostro studio ha costituito più di 130 società all'estero per conto di aziende marchigiane». Fiscalità farebbe venire in mente i commercialisti e invece voi siete avvocati... «Nell'internazionalizzazione non esiste più una precisa distinzione fra le due attività professionali. In tutti i nostri progetti di internazionalizzazione abbiamo sempre lavorato fianco a fianco del commercialista del nostro cliente». Avvocato e commercialista è un binomio che risolve tutto? «Per la verità no, bisogna aggiungere il settore doganale dei trasporti internazionali che hanno una regolamentazione molto complessa. Più che di un binomio si tratta di una terna: legale, fiscale e doganale». Che tipologia di azienda riesce a muoversi meglio nel mercato dell'internazionalizzazione? «I progetti di imprese marchigiane nostre clienti, in alcuni casi anche raggruppate, che noi stiamo portando avanti puntano a penetrare i mercati stranieri soprattutto attraverso il trasferimento di know how e della tecnologia. E non necessariamente hanno sempre particolare capacità di investimento». Avvocato Bacciardi, come può reagire un'azienda in questo scenario di crisi? «Solo attraverso la capacità di presidiare i fenomeni di interconnessione, che ormai sono tutti di dimensione internazionale, se non globale. Occorre una conoscenza pragmatica e una operatività efficace, apporti altamente strategici che il professionista e il consulente devono fornire all'azienda».

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ALL'ISTITUTO Suore Mantellate, una scuola sempre impegnata ad aggiornare i p... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Pistoia)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

24 ORE PISTOIA pag. 7 ALL'ISTITUTO Suore Mantellate, una scuola sempre impegnata ad aggiornare i p... ALL'ISTITUTO Suore Mantellate, una scuola sempre impegnata ad aggiornare i propri contenuti e a rinnovare le metodologie, si è tenuto un ciclo di tre conferenze. Nella prima il professor Piero Tani, docente di economia all'università di Firenze, ha analizzato le cause storiche ed economiche dell'attuale crisi finanziaria, individuando differenze ed analogie con quella del 1929; nelle altre due il professor Giorgio Petracchi, docente di storia delle relazioni internazionali all'università di Udine, ha ben inquadrato le molteplici condizioni che portarono alla caduta del muro di Berlino esaminando le conseguenze sull'Europa e sui rapporti tra Usa e Russia. I tre incontri sono stati di grande spessore ed hanno coinvolto gli studenti del triennio del liceo socio-psico-pedagogico. Al primo hanno partecipato anche i ragazzi del Forteguerri.

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De Rossi da Champions (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Sport data: 09/04/2009 - pag: 11 Derby -2 Il centrocampista della Roma parla della tragedia e del futuro De Rossi da Champions «Ma temo la Lazio» Col cuore in Abruzzo: «Non so se è giusto giocare» De Rossi a tutto campo. A ridosso del derby parla della tragedia dell'Aquila ma anche del futuro della Roma e del tecnico Sono giorni di dolore anche per i privilegiati e milionari del pallone. Visibilmente turbato dagli effetti disastrosi del sisma che ha messo in ginocchio l'Italia, Daniele De Rossi esprime il cordoglio e la vicinanza alle persone disperate con la saggezza del giovane veterano. «Quella in Abruzzo è la tragedia più grave che ricordi. Non so se fosse opportuno fermare la serie A, questo è un evento che prescinde dall'aspetto sportivo». Anche per questo non devolvere l'incasso a favore dei terremotati è una scelta che fa discutere. «In casa gioca la Lazio, è una scelta che non mi compete. Vorrei che qualcosa di concreto si muovesse e sono convinto che la Roma parteciperà agli aiuti perché mai è stata indifferente alla solidarietà, possibilmente senza enfatizzare le iniziative». Sulla stessa lunghezza d'onda anche Totti: «Bisogna aiutare e stare vicini alle persone colpite dal sisma. Il calcio va messo da parte. In un momento così non è facile trovare le parole. Dobbiamo stare vicino a chi è rimasto senza nulla». Tornando al calcio, sabato si giocherà un derby tra squadre con ambizioni ridimensionate ma di grande importanza per il futuro prossimo di entrambe. De Rossi conosce l'importanza della posta in palio e non si aspetta un avversario in disarmo. «Si giocherà in un clima surreale, non sarà da vertice ma Roma ha vissuto sfide in tono molto più dimesso. La Lazio è nella condizione nostra all'andata. Al derby non mi fido di chi è in crisi, perché si trovano energie insospettabili». È la gara che fa eccezione, il suo rendimento continuo e sopra la media spesso non si conferma con i cugini. «Ora vivo la partita con maggiore serenità, mentre fin dai tempi delle giovanili giocavo pietrificato dalla tensione dopo una settimana di attesa. Non inseguo il primo gol, l'importante sarà giocar bene e non sempre ci sono riuscito ». Volge all'epilogo una stagione difficile che è iniziata male col rischio che finisca peggio. «Confermo che le responsabilità vanno ripartite equamente. Siamo stati penalizzati dai troppi infortuni, che grazie a Dio hanno risparmiato me. Abbiamo compiuto uno sforzo per rimontare e c'eravamo quasi riusciti, ma dopo il 3-0 al Genoa l'ambiente parlava di scudetto, quando io avrei tenuto stretto il quarto posto. Ignoro quanti punti abbia in classifica la Roma, so solo che abbiamo cinque lunghezze di ritardo dal Genoa e possiamo ancora farcela. Più della tattica conterà la voglia di riscattare quest'annata in chiaroscuro». Altalenante anche per uno scollamento interno, che ha fatto partire la squadra con due mesi di ritardo. Per Spalletti, che a Genova criticò l'eccessivo protezionismo per i romani, il centrocampista ha solo parole di apprezzamento. «Se non fossi De Rossi nè Totti e il mio allenatore dicesse che non può vincere senza noi due mi innervosirei perdendo fiducia in me stesso e nel tecnico. Ci ha dimostrato stima sempre e, nonostante il carattere particolare, mi piace il fatto che con lui si possa parlare di qualunque problema extracalcistico ». Sarà così anche in futuro, con Spalletti saldo al timone anche in caso di fallimento? «Scommesse non ne faccio mai. Ha un progetto e una parola data. Poi ha tante cose da fare che quest'anno penso non è riuscito a dimostrare, come noi del resto». Dopo la sottolineatura non casuale, chiusura su Collina. «Ci ho parlato dopo le polemiche di Inter-Roma per spiegargli le dichiarazioni che potevano essere male interpretate. Quando dico certe cose so cosa rischio e non ho bisogno di essere difeso. La società ha un altro ruolo». Dario Bersani \\ Quello dell'Abruzzo è il disastro più grave che abbia mai vissuto, sono certo che anche la mia società parteciperà agli aiuti alla popolazione \\ Spalletti ha mostrato sempre fiducia in Totti e in me, quindi niente polemiche. Certo, ha un carattere particolare, ma ha dato la parola che resterà

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Teatro, gli ex dipendenti cauti sull'accordo: (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Teatro, gli ex dipendenti cauti sull'accordo: «Vediamo l'offerta» il caso del carlo felice I vincitori della vertenza sul fondo pensioni aspettano i dettagli della proposta. Il commissario liquidatore: «Difficile rifiutare» 09/04/2009 Genova. «Le notizie le abbiamo lette sui giornali. Aspettiamo di ricevere una proposta ufficiale. Poi decideremo». Raniero Raggi, l'avvocato che difende una settantina di ex dipendenti in pensione del Carlo Felice, è cauto. >Ieri il Comune di Genova e la Regione Liguria hanno trionfalmente annunciato la via d'uscita dalla crisi finanziaria del teatro lirico genovese mettendo sul tavolo sei milioni per una transazione che dovrebbe, definitivamente, chiudere la partita del fondo pensioni. Restituendo ai pensionati del Carlo Felice una parte dei loro risparmi accantonati, in trent'anni, nel fondo. «Non vedo l'ora che mi presentino l'offerta - dice Raggi - ma per ora non mi ha contattato nessuno». Nato a inizio anni Settanta per integrare le pensioni dei dipendenti del teatro, che vi versavano ogni mese il 2 per cento dello stipendio, il fondo del Carlo Felice è fallito nel 2004. Al momento del fallimento, aveva cinque milioni di liquidità. Quattro sono stati restituiti ai pensionati, uno è rimasto nelle casse del fondo. Il debito complessivo del fondo nei confronti dei suoi ex iscritti è di undici milioni. Ora il teatro ne offre sette: i sei di Comune e Regione più il milione rimasto in cassa. I lavoratori accetteranno l'offerta? Raniero Raggi, per ora, non aggiunge altro: i suoi settanta assistiti hanno vinto una causa, proprio sul fondo pensioni, contro il Carlo Felice, che è stato condannato a restituire il 100 per cento dei debiti più la rivalutazione monetaria e gli interessi. Chi parla è invece il commissario liquidatore del fondo, Ermanno Martinetto. «Mi pare una proposta interessante, difficile da rifiutare. Considerando poi che i creditori sono in gran parte persone anziane, alcuni addirittura sono morti, credo sia opportuno accettare». Ai sei milioni degli enti locali si aggiungono altri due milioni circa di "una tantum", garantiti dal ministero dei Beni culturali per consentire al teatro di chiudere la stagione 2009. «Altrimenti non ce l'avremmo fatta», ammette Giuseppe Ferrazza, commissario straordinario del Carlo Felice. La programmazione per il 2009, approvata l'anno scorso dal consiglio d'amministrazione del teatro, «ci è costata - dice Ferrazza - sei milioni. Decisamente troppi per le nostre possibilità». Nei prossimi giorni il teatro dovrà approvare la produzione artistica del 2010. «Sarà una produzione diversa - annuncia il commissario straordinario - senza nomi altisonanti, che non potremmo permetterci, ma con molti, validissimi, artisti giovani». «Sentita e profonda gratitudine» per i milioni di euro promessi dagli enti locali e dal ministero arriva dai sindacati del teatro, che in un comunicato esprimono soddisfazione per il risultato, augurando lunga vita a «quel patrimonio di arte e cultura che è il teatro Carlo Felice».Francesco Margioccomargiocco@ilsecoloxix.it 09/04/2009

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Nessuna alternativa, Merkel cede: nazionalizzata la banca HRE (sezione: crisi)

( da "Rai News 24" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Berlino | 9 aprile 2009 Nessuna alternativa, Merkel cede: nazionalizzata la banca HRE Angela Merkel Il governo tedesco ha annunciato di aver lanciato un'offerta pubblica d'acquisto sulla banca Hypo Real Estate a 1,39 euro per azione. L'opa è la prima tappa verso la completa nazionalizzazione dell'istituto, travolto dalla crisi finanziaria. Il prezzo pagato dallo Stato è superiore del 10% alla quotazione media del titolo Hre nei primi 15 giorni di febbraio, nel periodo di riferimento per l'opa. Il fondo federale di aiuto al settore bancario lancerà ufficialmente l'opa nei prossimi giorni. In Germania è stata da poco approvata la legge che consente la nazionalizzazione della banca e l'acquisizione del 24% di Hypo Re in mano all'investitore statunitense Christopher Flowers. Hypo Re ha già ricevuto 100 miliardi di euro di aiuti pubblici e privati per rimanere in vita. La banca ha chiuso il 2008 con un rosso di 5,4 miliardi di euro. Lo stato tedesco controllava già da fine marzo il 9% di Hre; nonostante le polemiche politiche, il Governo ha più volte dichiarato che non esistono altre opzioni per evitare la bancarotta di Hre, un cataclisma per l'intera economia, una "Lehman Brothers alla tedesca".

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Il cambiamento tecnologico è la soluzione per affrontare la crisi (sezione: crisi)

( da "TopTrade" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il cambiamento tecnologico è la soluzione per affrontare la crisi Le divisioni IT possono introdurre importanti cambiamenti nei processi e nell’efficienza di un’organizzazione. E se la crisi finanziaria taglia i budget IT e le organizzazioni devono diventare ancora più efficienti, questo è il momento per muoversi in questa direzione. 09 Aprile 2009 Secondo un sondaggio commissionato da Blue Coat, oltre la metà dei responsabili IT in Gran Bretagna è convinto che il 40 per cento della larghezza di banda della rete viene utilizzato per applicazioni ricreative o non strettamente legate all’attività aziendale, ma confessano di non avere visibilità sulle applicazioni in esecuzione all’interno delle reti aziendali. La maggior parte di essi sostiene inoltre che il numero di applicazioni utilizzate nella rete aziendale è cresciuto del 200 per cento nel corso degli ultimi due anni. In questa situazione di confusione e complessità, qual è l’approccio che un responsabile IT deve adottare nel 2009 per offrire valore e affrontare i tagli di bilancio? Le risposte sono molteplici. Innanzitutto, favorire il lavoro in remoto, poi essere certi delle reali esigenze aziendali prima di incrementare la larghezza di banda della Wan. Inoltre è importante controllare costantemente la rete per identificare comportamenti insoliti e utilizzare tecnologie collaborative multifunzionali che consentono a un’organizzazione di operare in modo più efficiente. Anche le videoconferenze possono tradursi in notevoli risparmi dei costi di trasferimento e in una migliore comunicazione fra i dipendenti. Blue Coat, per esempio, offre al proprio staff seminari quotidiani via Web e chi non può partecipare alla diretta può collegarsi in un secondo tempo utilizzando le copie salvate. è necessario inoltre garantire che l’utilizzo della Wan sia ottimizzato per le applicazioni aziendali, valutare altri modelli di applicativi SaaS e implementare prodotti in grado di risolvere problemi in modo automatico.

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Cambiamento tecnologico per affrontare i tagli di bilancio (sezione: crisi)

( da "I-dome.com" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Cambiamento tecnologico per affrontare i tagli di bilancio 09/04/2009 Per affrontare il 2009 basta sfruttare il valore dell’infrastruttura IT. E' giunto il momento di premere l’acceleratore in questa direzione con la crisi finanziaria che esercita forti pressioni sui budget IT e la necessità delle organizzazioni di diventare ancora più efficienti. by Redazione PMI-dome

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Campari,'Dopo Wild Turkey,digeriamo il tacchino' (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Beverage/ Campari, acquisizione che dà alla testa. Si beve il bourbon di Wild Turkey Giovedí 09.04.2009 10:20 La crisi finanziaria non arresta l'avanzata delle multinazionali italiane, che in certi casi anzi approfittano del momento per fare shopping. E' il caso di Campari, che per 575 milioni di dollari si compra dalla francese Pernod Richard la Wild Turkey, che oltre all'omonimo marchio di bourbon whiskey, la distilleria di Lawrenceburg, in Kentuky (dove a marzo dello scorso anno è iniziata la costruzione di un nuovo modernissimo impianto con un investimento di 50 milioni di dollari, 20 dei quali saranno stati spesi da Pernod Richard prima del closing) e le scorte di prodotto invecchiato. controlla anche il marchio Amerian Honey. Per il gruppo della famiglia Garavoglia si tratta della maggiore acquisizione mai realizzata, dopo le acquisizioni di Skyy Vodka nel 2002, Cabo Wabo e X-Rated avvenute negli anni passati, che rafforza il profilo internazionale del gruppo (dopo l'operazione circa due terzi del fatturato proverrà dai mercati esteri) in particolare sul mercato degli Stati Uniti (dove l'importo finora investito in acquisizioni sale a 1,1 miliardi di dollari), "caratterizzato da elevata redditività" come ha subito dichiarato il Ceo di Campari, Bob Kunze-Concewitz. Il prezzo pagato, tuttavia, corrisponde a 9,7 volte il margine di contribuzione (margine lordo dopo le spese per pubblicità e promozioni) e a 12 volte l'Ebitda atteso nei primi dodici mesi dopo il closing dell'operazione, valori che hanno fatto storcere il naso a caldo a qualche analista ma che non sembrano impensierire la borsa, dove il titolo, che in giornata ha toccato rialzi sopra i 5 punti percentuali, conserva in chiusura un guadagno dell'1,89%. Del resto Wild Turkey è "un brand internazionale, con un buon potenziale di crescita" come fa notare Kunze-Concewitz, che individua nel posizionamento del prodotto nel mercato americano uno dei punti di forza dell'azienda. Il bourbon di Turkey "ha un prezzo compreso tra i 18 e i 25 dollari", ha spiegato il manager nel corso della presentazione dell'operazione, e "continua ad andar bene anche in questo momento di difficoltà". Turkey, infatti, appartiene ad una gamma di prodotti (quelli "premium", come la stessa Skyy Vodka) "che stanno beneficiando della contrazione delle vendite della categoria di brand venduti a più di 80 dollari" alla bottiglia e che nel corso dell'ultimo anno ha registrato una crescita in valore del 5,1%, subito alle spalle dei whiskey "standard" (+5,2% secondo le rilevazioni Nielsen), della vodka (+6,4%) e dei whiskey irlandesi (+27,1%). pagina successiva >>

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Piazza Affari inizia la giornata con il buonumore (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Piazza Affari inizia la giornata con il buonumore (Teleborsa) - Roma, 9 apr - Inizio di giornata con il sorriso per Piazza Affari, che avvia gli scambi in territorio positivo insieme ala resto d'Europa. Il nostro listino, segue la scia della buona performance registrata dalla borsa di Tokyo che stata sospinta dal piano di stimolo all'economia migliore del previsto predisposto dal Governo. Sul mercato valutario la situazione stazionaria in attesa delle decisioni della Bank of England sulla politica monetaria e di alcune rilevanti statistiche a stelle e strisce, come la bilancia commerciale. Il cross eur/usd vale 1,3306, mentre In lieve rialzo la sterlina nei confronti del biglietto verde a 1,4720. Il prezzo del petrolio sale a 50,96 USD al barile. A Milano,l'indice Mibtel avanza dell'1,33% a 13757 punti, il Midex dell'1,29% a 17968 punti. L S&P/Mib guadagna l'1,61% a 17217 punti e l'All Stars avvia la seduta con un +0,88% a quota 8503. Banche in grande spolvero. Banco Popolare resta la migliore. L'istituto ha comunicato che si risolto consensualmente il rapporto di lavoro tra il direttore generale Massimo Minolfi e l'istituto. Fanno bene anche Unicredit, MPS ed Intesa Sanpaolo. Mediobanca sale di oltre 2 punti. In frazionale rialzo gli assicurativi. Linea rossa per Telecom Italia. all'indomani dell'assemblea degli azionisti. Il gruppo apre alla possibilit di un aumento della cedola nei prossimi esercizi, conferma i target del piano e guarda con fiducia al domani senza timori per la crisi finanziaria. E' quanto hanno dichirato i vertici della compagnia durante l'assemblea, ribadendo l'impegno in Brasile e Argentina. Inizio di giornata positivo per Fastweb che saluta Peter Burmeister come nuovo direttore finanziario a partire dal 1 luglio 2009. Denaro per Lottomatica, che ha comunicato di aver deciso insieme con il gruppo turco Dogan Group di terminare l'accordo siglato lo scorso 16 febbrario alla gara per la gestione delle lotterie in Turchia. I petroliferi sono contrastati con Eni Tenaris e Saipem in verde, mentre fa peggio Socotherm, che ha approvato il bilancio 2008 con una perdita di 80,1 milioni di euro dopo svalutazioni e accantonamenti straordinarie per 54,7 milioni. Trevisan gi sospesa al rialzo. Sono state avviate delle trattative con le banche finalizzate all'ottenimento di una moratoria sulle linee di credito esistenti. Lo comunica la societ aggiungendo che il management continuer a cercare una soluzione per ii rafforzamento patrimoniale tramite operazioni di aumento di capitale riservate ad investitori terzi. 09/04/2009 - 09:44

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Piazza Affari inizia la giornata con il buonumore (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Piazza Affari inizia la giornata con il buonumore (Teleborsa) - Roma, 9 apr - Inizio di giornata con il sorriso per Piazza Affari, che avvia gli scambi in territorio positivo insieme ala resto d'Europa. Il nostro listino, segue la scia della buona performance registrata dalla borsa di Tokyo che è stata sospinta dal piano di stimolo all'economia migliore del previsto predisposto dal Governo. Sul mercato valutario la situazione è stazionaria in attesa delle decisioni della Bank of England sulla politica monetaria e di alcune rilevanti statistiche a stelle e strisce, come la bilancia commerciale. Il cross eur/usd vale 1,3306, mentre è In lieve rialzo la sterlina nei confronti del biglietto verde a 1,4720. Il prezzo del petrolio sale a 50,96 USD al barile. A Milano,l'indice Mibtel avanza dell'1,33% a 13757 punti, il Midex dell'1,29% a 17968 punti. L S&P/Mib guadagna l'1,61% a 17217 punti e l'All Stars avvia la seduta con un +0,88% a quota 8503. Banche in grande spolvero. Banco Popolare resta la migliore. L'istituto ha comunicato che si è risolto consensualmente il rapporto di lavoro tra il direttore generale Massimo Minolfi e l'istituto. Fanno bene anche Unicredit, MPS ed Intesa Sanpaolo. Mediobanca sale di oltre 2 punti. In frazionale rialzo gli assicurativi. Linea rossa per Telecom Italia. all'indomani dell'assemblea degli azionisti. Il gruppo apre alla possibilità di un aumento della cedola nei prossimi esercizi, conferma i target del piano e guarda con fiducia al domani senza timori per la crisi finanziaria. E' quanto hanno dichirato i vertici della compagnia durante l'assemblea, ribadendo l'impegno in Brasile e Argentina. Inizio di giornata positivo per Fastweb che saluta Peter Burmeister come nuovo direttore finanziario a partire dal 1° luglio 2009. Denaro per Lottomatica, che ha comunicato di aver deciso insieme con il gruppo turco Dogan Group di terminare l'accordo siglato lo scorso 16 febbrario alla gara per la gestione delle lotterie in Turchia. I petroliferi sono contrastati con Eni Tenaris e Saipem in verde, mentre fa peggio Socotherm, che ha approvato il bilancio 2008 con una perdita di 80,1 milioni di euro dopo svalutazioni e accantonamenti straordinarie per 54,7 milioni. Trevisan è già sospesa al rialzo. Sono state avviate delle trattative con le banche finalizzate all'ottenimento di una moratoria sulle linee di credito esistenti. Lo comunica la società aggiungendo che il management continuerà a cercare una soluzione per ii rafforzamento patrimoniale tramite operazioni di aumento di capitale riservate ad investitori terzi. 09/04/2009 - 09:44

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Ing: asset in vendita, punta a incasso tra 6 e 8 mld euro (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Ing: asset in vendita, punta a incasso tra 6 e 8 mld euro ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 09.04.2009 09:06 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 9 APR -Il gruppo olandese Ing mira a incassare fino a 8 miliardi di euro dalla vendita di alcuni asset, tra le dieci e le 15 attivita'. Avverra' ''nel tempo e appena le condizioni di mercato la permetteranno'', fa sapere la Ing, e questo consentira' di liberare risorse di capitale per circa 4 miliardi. Ing, in seguito alla crisi finanziaria, ha gia' ricevuto finanziamenti dallo Stato per 10 miliardi di euro e ha eliminato oltre la meta' dei 7mila posti di lavoro annunciati.

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Telecom Italia, partenza con il segno meno (-1,7%) (sezione: crisi)

( da "Soldionline" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Telecom Italia, partenza con il segno meno (-1,7%) Le tags: telecom italia Quotazioni: TELECOM ITALIA Commenta l'articolo Edoardo Fagnani giovedì, 9 aprile 2009 - 09:42 Telecom Italia inizia la giornata con una flessione dell’1,74% a 1,015 euro. I soci hanno approvato il bilancio dell’esercizio 2008 e la decisione di distribuire un dividendo di centesimi per le azioni ordinarie e di 0,061 euro per i titoli di risparmio. Inoltre, l’assemblea degli azionisti ha dato mandato al consiglio di amministrazione la facoltà di aumentare il capitale sociale per un ammontare massimo nominale di 880 milioni di euro e di emettere obbligazioni convertibili in azioni ordinarie per un ammontare massimo nominale di un miliardo di euro. Nel corso dell’assemblea degli azionisti i vertici del colosso telefonico hanno anticipato che i risultati dei primi tre mesi del 2009 sono stati penalizzati dallattuale situazione di crisi finanziaria e dalla necessità di procedere con la riorganizzazione di alcune attività. Tuttavia, il management non è preoccupato per questa situazione. Inoltre, i vertici di Telecom Italia hanno precisato che metteranno in atto tutte le azioni a disposizione per recuperare i bonus assegnati negli scorsi anni a fronte di risultati non corretti. -->

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Banco Popolare, si dimette il dg Minolfi (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: ECOVUOTA data: 09/04/2009 - pag: 11 Top manager Banco Popolare, si dimette il dg Minolfi VERONA Massimo Minolfi lascia il Banco Popolare. Lo annuncia una nota della banca veronese, precisando che il rapporto tra il direttore generale e l'istituto «si è risolto consensualmente ». Minolfi era entrato nel gruppo nel 2003, in qualità di direttore generale del Banco Popolare di Verona e Novara, per poi assumere nel luglio 2007 il ruolo di direttore generale corporate del Banco Popolare e di amministratore delegato della Popolare di Lodi. Di recente, aveva assunto la carica di direttore generale unico per il gruppo. «A Massimo Minolfi - conclude la nota - va il ringraziamento da parte dell'istituto per l'opera prestata fino ad oggi e per il contributo fornito al processo di crescita del Banco Popolare». La notizia non arriva certo inaspettata. Uomo legato all'ex amministratore delegato Fabio Innocenzi, Minolfi ha dovuto fare i conti con la politica di discontinuità, molto netta, decisa da Pier Francesco Saviotti, il nuovo consigliere delegato. Che, da quando si è insediato, ha scelto di smontare tutte le strategie e le operazioni messe in piedi da Innocenzi, accentrando tutti (o quasi) i poteri operativi. In questo contesto Minolfi, ennesimo prodotto della «scuola» Credito Italiano (come del resto Innocenzi), si trovava nella condizione di un dg praticamente esautorato. Inoltre, il manager paga il ribaltone Dz Bank: la società tedesca si era impegnata a rilevare gli asset Italease ma, nel pieno del marasma da crisi finanziaria, aveva fatto dietrofront nello scorso autunno, provocando fortissime sbandate al titolo del Banco Popolare (che ora, come noto, ha lanciato un'Opa totalitaria sull'istituto di cui detiene il 30%). Minolfi era stato proprio colui che aveva condotto le trattative con i tedeschi. L'addio del manager è stato comunicato a Borsa chiusa. Il titolo del Banco ieri è cresciuto del 4,39% a 4,22 euro. C.T. Addio a Verona Massimo Minolfi ha lasciato il Banco Popolare

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Piazza Affari, il verde è meno intenso a metà seduta (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Piazza Affari, il verde meno intenso a met seduta (Teleborsa) - Roma, 9 apr - Piazza Affari riduce i guadagni a met seduta, rimanendo comunque dalla parte degli acquisti ed allineandosi alle principali borse del Vecchio Continente. Il nostro Listino, che stamane aveva aperto con pi vigore, vede ridursi gli scambi in un'atmosfera prefestiva, in cui le principali piazze finanziarie domani saranno chiuse per la festivit di Pasqua. Intanto i segnali positivi che arrivano dai futures USA, fanno ben sperare su uno squillo intonato dell'opening bell. Sul mercato valutario la situazione stazionaria dopo che la Bank of England, ha appena annunciato che lascier invariati i tassi di interesse allo 0,50%. Il cross eur/usd vale 1,3273, mentre In lieve ribasso la sterlina nei confronti del biglietto verde a 1,4666. Il prezzo del petrolio sale a 50,77 dollari al barile. A Milano,l'indice Mibtel avanza dello 0,77% il Midex dello 0,72% L S&P/Mib guadagna lo 0,93% e l'All Stars mostra un +1,78%. Banche sulla strada degli acquisti. Banco Popolare resta la migliore. L'istituto ha comunicato che si risolto consensualmente il rapporto di lavoro tra il direttore generale Massimo Minolfi. Fanno bene anche Mediobanca, Unicredit ed Intesa Sanpaolo. In rialzo, anche gli assicurativi. Linea rossa per Telecom Italia. all'indomani dell'assemblea degli azionisti. Il gruppo apre alla possibilit di un aumento della cedola nei prossimi esercizi, conferma i target del piano e guarda con fiducia al domani senza timori per la crisi finanziaria. E' quanto hanno dichirato i vertici della compagnia durante l'assemblea, ribadendo l'impegno in Brasile e Argentina. Positiva Fastweb che saluta Peter Burmeister come nuovo direttore finanziario a partire dal 1 luglio 2009. Accende i motori la Fiat. L'industria automobilistica statunitense Chrysler ai "lavori forzati" per completare l'accordo con la casa torinese che porterebbe anche alla definizione di un nuovo board. Lo ha detto il vice-presidente Jim Press che ha parlato con i giornalisti all'Auto Show di New York. Il Lingotto, inoltre, ha annunciato, in una nota, che ricostruir l'asilo comunale all'Aquila. Brilla Bulgari favorita dal piano di stimolo all'economia pi ampio del previsto predisposto dal Governo giapponese. In grande spolvero Lottomatica, che ha comunicato di aver deciso insieme con il gruppo turco Dogan Group di terminare l'accordo siglato lo scorso 16 febbrario alla gara per la gestione delle lotterie in Turchia. I petroliferi sono contrastati con Eni debole, mentre Tenaris e Saipem mostrano freccia verde. Fa peggio Socotherm, che ha approvato il bilancio 2008 con una perdita di 80,1 milioni di euro dopo svalutazioni e accantonamenti straordinarie per 54,7 milioni. Autogrill corre veloce Il titolo della societ di ristorazione ha annunciato oggi di aver siglato una partnership esclusiva per l'apertura di ristoranti McDonald's nelle aree di servizio autostradali gestite dalla stessa Autogrill in Francia. Pirelli Real Estate fa un salto, guadagnando il 7,06%. Ieri in serata arrivato l'annuncio sulla rinuncia alla carica di vicepresidente esecutivo della societ di Carlo Puri Negri. Contestualmente, con il ruolo di amministratore delegato di Pirelli RE, entra a far parte del Gruppo Giulio Malfatto, al quale faranno capo le responsabilit di business. Trevisan ancora sospesa al rialzo. Sono state avviate delle trattative con le banche finalizzate all'ottenimento di una moratoria sulle linee di credito esistenti. Lo comunica la societ aggiungendo che il management continuer a cercare una soluzione per ii rafforzamento patrimoniale tramite operazioni di aumento di capitale riservate ad investitori terzi. 09/04/2009 - 13:15

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Piazza Affari, il verde è meno intenso a metà seduta (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Piazza Affari, il verde è meno intenso a metà seduta (Teleborsa) - Roma, 9 apr - Piazza Affari riduce i guadagni a metà seduta, rimanendo comunque dalla parte degli acquisti ed allineandosi alle principali borse del Vecchio Continente. Il nostro Listino, che stamane aveva aperto con più vigore, vede ridursi gli scambi in un'atmosfera prefestiva, in cui le principali piazze finanziarie domani saranno chiuse per la festività di Pasqua. Intanto i segnali positivi che arrivano dai futures USA, fanno ben sperare su uno squillo intonato dell'opening bell. Sul mercato valutario la situazione è stazionaria dopo che la Bank of England, ha appena annunciato che lascierà invariati i tassi di interesse allo 0,50%. Il cross eur/usd vale 1,3273, mentre è In lieve ribasso la sterlina nei confronti del biglietto verde a 1,4666. Il prezzo del petrolio sale a 50,77 dollari al barile. A Milano,l'indice Mibtel avanza dello 0,77% il Midex dello 0,72% L S&P/Mib guadagna lo 0,93% e l'All Stars mostra un +1,78%. Banche sulla strada degli acquisti. Banco Popolare resta la migliore. L'istituto ha comunicato che si è risolto consensualmente il rapporto di lavoro tra il direttore generale Massimo Minolfi. Fanno bene anche Mediobanca, Unicredit ed Intesa Sanpaolo. In rialzo, anche gli assicurativi. Linea rossa per Telecom Italia. all'indomani dell'assemblea degli azionisti. Il gruppo apre alla possibilità di un aumento della cedola nei prossimi esercizi, conferma i target del piano e guarda con fiducia al domani senza timori per la crisi finanziaria. E' quanto hanno dichirato i vertici della compagnia durante l'assemblea, ribadendo l'impegno in Brasile e Argentina. Positiva Fastweb che saluta Peter Burmeister come nuovo direttore finanziario a partire dal 1° luglio 2009. Accende i motori la Fiat. L'industria automobilistica statunitense Chrysler è ai "lavori forzati" per completare l'accordo con la casa torinese che porterebbe anche alla definizione di un nuovo board. Lo ha detto il vice-presidente Jim Press che ha parlato con i giornalisti all'Auto Show di New York. Il Lingotto, inoltre, ha annunciato, in una nota, che ricostruirà l'asilo comunale all'Aquila. Brilla Bulgari favorita dal piano di stimolo all'economia più ampio del previsto predisposto dal Governo giapponese. In grande spolvero Lottomatica, che ha comunicato di aver deciso insieme con il gruppo turco Dogan Group di terminare l'accordo siglato lo scorso 16 febbrario alla gara per la gestione delle lotterie in Turchia. I petroliferi sono contrastati con Eni debole, mentre Tenaris e Saipem mostrano freccia verde. Fa peggio Socotherm, che ha approvato il bilancio 2008 con una perdita di 80,1 milioni di euro dopo svalutazioni e accantonamenti straordinarie per 54,7 milioni. Autogrill corre veloce Il titolo della società di ristorazione ha annunciato oggi di aver siglato una partnership esclusiva per l'apertura di ristoranti McDonald's nelle aree di servizio autostradali gestite dalla stessa Autogrill in Francia. Pirelli Real Estate fa un salto, guadagnando il 7,06%. Ieri in serata è arrivato l'annuncio sulla rinuncia alla carica di vicepresidente esecutivo della società di Carlo Puri Negri. Contestualmente, con il ruolo di amministratore delegato di Pirelli RE, entra a far parte del Gruppo Giulio Malfatto, al quale faranno capo le responsabilità di business. Trevisan ancora sospesa al rialzo. Sono state avviate delle trattative con le banche finalizzate all'ottenimento di una moratoria sulle linee di credito esistenti. Lo comunica la società aggiungendo che il management continuerà a cercare una soluzione per ii rafforzamento patrimoniale tramite operazioni di aumento di capitale riservate ad investitori terzi. 09/04/2009 - 13:15

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catalan4ever ha detto: ma si dania, ha ragione! dopotutto ogni volta che splode una bomba del Eta; Zapatero fa le battute per non drammatizzare la situazione. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 93 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Telecom Italia (-2,8%) la peggiore all'S&P/Mib (sezione: crisi)

( da "Soldionline" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Telecom Italia (-2,8%) la peggiore all'S&P/Mib Le tags: telecom italia Quotazioni: TELECOM ITALIA Commenta l'articolo Edoardo Fagnani giovedì, 9 aprile 2009 - 12:47 Telecom Italia subisce una flessione del 2,81% a 1,004 euro. I soci hanno approvato il bilancio dell’esercizio 2008 e la decisione di distribuire un dividendo di centesimi per le azioni ordinarie e di 0,061 euro per i titoli di risparmio. Inoltre, l’assemblea degli azionisti ha dato mandato al consiglio di amministrazione la facoltà di aumentare il capitale sociale per un ammontare massimo nominale di 880 milioni di euro e di emettere obbligazioni convertibili in azioni ordinarie per un ammontare massimo nominale di un miliardo di euro. Nel corso dell’assemblea degli azionisti i vertici del colosso telefonico hanno anticipato che i risultati dei primi tre mesi del 2009 sono stati penalizzati dallattuale situazione di crisi finanziaria e dalla necessità di procedere con la riorganizzazione di alcune attività. Tuttavia, il management non è preoccupato per questa situazione. Inoltre, i vertici di Telecom Italia hanno precisato che metteranno in atto tutte le azioni a disposizione per recuperare i bonus assegnati negli scorsi anni a fronte di risultati non corretti. -->

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Cura dimagrante per LyondellBasell (sezione: crisi)

( da "Polimerica" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Cura dimagrante per LyondellBasell Scritto dalla redazione [calato] 09 aprile 2009 @ 14:24:06 CEST Annunciato un piano con 3.000 esuberi e risparmi di costi per 700 milioni di dollari. A rischio chiusura una decina di impianti. Il colosso chimico olandese ha annunciato un piano di ristrutturazione che porta a 700 milioni di dollari il target di riduzione dei costi fissi da qui alla fine del 2010, all'interno di un programma che prevede il miglioramento dei conti per complessivi 1,3 miliardi di dollari, anche attraverso il taglio della bolletta energetica e interventi sulle vendite. "Il piano originario prevedeva risparmi nei costi fissi per circa 200 milioni di dollari - spiega Ed Dineen, Chief Operating Officer di LyondellBasell - Ma in base ai risultati raggiunti nella seconda parte del 2008 e nei primi tre mesi del 2008 abbiamo alzato l'obiettivo fino a 700 milioni”. Il piano prevede il taglio di oltre 3.000 dipendenti, pari al 17% dell'attuale forza lavoro, a cui vanno aggiunti altri duemila lavoratori esterni, ovvero il 30% circa del totale. Ciò comporterà la chiusura di una ventina tra uffici e centri ricerche e il fermo di dieci o più impianti produttivi, alcuni dei quali annunciati (come quello francese di Fos-sur-Mer) o addirittura già chiusi. I dettagli del piano sono ancora in fase di elaborazione, ma saranno diffusi quanto prima, spiega la società in una nota. Il piano dovrebbe traghettare il gruppo fuori dalla crisi finanziaria, culminata con l'avvio, per le sole attività americane, delle procedure previste dalla legge fallimentare statunitense, il Chapter 11, che offre una protezione dal rischio di insolvenza per il tempo necessario alla ristrutturazione finanziaria.

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Crisi, appello del sindaco alle banche (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi, appello del sindaco alle banche Ruzzene invita gli istituti di credito a una maggiore attenzione verso le realtà locali Giovedì 9 Aprile 2009, Annone Veneto Non sono affatto buoni i primi dati emersi dall'indagine avviata dal Comune di Annone per conoscere gli effetti della crisi finanziaria ed economica sulle imprese del territorio. I licenziamenti sicuri registrati negli ultimi sei mesi sono già 33, ovvero tutto il personale del Magazzino Conad, chiuso definitivamente avendo perso il ruolo di struttura interregionale. In arrivo a breve termine ci saranno altri 44 licenziamenti provenienti da diverse azienda in crisi di ordini e fatturato: di contro le assunzioni sono state solo quattro. La somma dei risultati del questionario distribuito dal Comune e a cui hanno risposto, per il momento, una ventina di aziende, offre un calo del 18,7 per cento del fatturato complessivo, mentre gli ordini sono calati del 19,64 per cento. Tutti gli intervistati lamentano, negli ultimi quattro mesi, un calo nell'erogazione del credito. E proprio la difficoltà ad avere credito dagli istituti bancari è stata sottolineata unanimemente con forza all'incontro organizzato in municipio martedì dall'Amministrazione comunale con gli imprenditori per fare il punto della situazione. «Il primo vero nodo da sciogliere - dice il sindaco Paolo Ruzzene - è quello dell'apertura al credito delle aziende. Per questo, importante potrà essere il ruolo di Comune, tramite la Conferenza dei sindaci, Provincia e Regione. È su questo versante che gli imprenditori chiedono con forza un nostro intervento». «L'indagine che abbiamo avviato - spiega Ruzzene - tra le realtà economiche più significative del nostro Comune aveva appunto lo scopo di acquisire un quadro della situazione produttiva e occupazionale, non solo a fini statistici, ma per valutare eventuali iniziative da prendere da parte del Comune e della Conferenza dei sindaci, in particolare. Non si tratta solo di far fronte al problema sociale rappresentato dall'assistenza alle famiglie di chi resta senza lavoro, ma soprattutto di contribuire a riavviare l'economia. E questo anche nell'immediato tornaconto della casse comunali: con le fabbriche che chiudono c'è meno Ici e meno addizionale Irpef in entrata». Si aggiunga poi che Annone è il Comune che con il 15 per cento della popolazione ha la maggior presenza del Veneto Orientale di immigrati stranieri. In particolare la drammatica crisi dell'edilizia sta lasciando a casa la numerosa categoria degli intonacatori albanesi, che sempre più affolla i bar del paese e sempre meno i cantieri edili. Maurizio Marcon

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GIUGLIANO. PER I BAGNANTI SARà UN'ALTRA ESTATE SENZA SPIAGGE LIBERE E, CON LA CRISI FINANZ... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Circondario Nord)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Giugliano. Per i bagnanti sarà un'altra estate senza spiagge libere e, con la crisi finanziaria in corso, forse addirittura senza mare, visti i costi dei lidi del litorale di Giugliano. Nel frattempo si arroventa sempre di più la polemica sui provvedimenti - passato in Consiglio coi soli voti della maggioranza - che riguarderanno l'estate 2010. Per l'opposizione «il piano spiagge va revocato: l'amministrazione può agire in autotutela, altrimenti saremo noi ad adire le vie legali per farlo». Lo hanno annunciato ieri nel corso di una conferenza stampa i rappresentanti di Pd, Rifondazione, Udc, civiche, che contestano la decisione della maggioranza di votare un provvedimento che, secondo loro, avrebbe richiesto un'ampia discussione preventiva. A questo si aggiunge la polemica scoppiata in Consiglio sulla richiesta di ulteriore rinvio. Dalla maggioranza, intanto, si dicono disposti a rivedere il provvedimento. «Valuteremo la possibilità di revocare il piano spiagge - dice Antonio Dell'Aquila, capogruppo Pdl - Anche se l'attuazione è ancora tutta in discussione: come si sa, verrà rinviata per il regolamento in commissione consiliare». Oggetto della contesa, le spiagge libere: la minoranza teme che vengano ridotte, la maggioranza sostiene il contrario. to.li.

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Bollettino Bce: recessione più profonda da anni '70, ripresa nel 2010 (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Bollettino Bce: recessione più profonda da anni '70, ripresa nel 2010 (9 Aprile 2009 - 15:08) MILANO (Finanza.com) - La recessione più grave dal 1970. La Banca centrale europea non nega la gravità dell'attuale contrazione economica e nel consueto Bollettino mensile rivela come già alla fine del primo trimestre di quest'anno dovrebbe risultare la più grave dal 1970 in termini di flessioni del Pil. "Dopo due trimestri di cali piuttosto modesti - si legge nel Bollettino Bce - nel 4 trimestre 2008 la contrazione del Pil dell'Eurozona si è aggravata in conseguenza dell'intensificazione della crisi finanziaria superando per durata quella degli anni settanta". Il Pil dell'area è sceso dell'1,5% su base trimestrale nell'ultimo scorcio di 2008, superata soltanto dal calo registrato durante la recessione del 1974-1975, quando nel 4 trimestre 1974 il Pil era sceso dell'1,6%. Il Bollettino Bce rimarca come la velocità di rallentamento dell'economia sembra essersi ridotta con la possibilità di una ripresa graduale nel 2010. (Riproduzione riservata)

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babelick ha detto: Berlusconi è un professionista delle gaffe,ormai ci siamo abituati.ma non è che non avesse capito la gravità della situazione,anche franceschini (che non è fede) (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 95 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Impotenza addio (sezione: crisi)

( da "Napoli.com" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

9/4/2009 Impotenza addio di Achille della Ragione I farmaci contro l’impotenza maschile, scoperti nell’ultimo decennio, rappresentano una delle conquiste della medicina più brillanti ed hanno risolto in una percentuale molto alta di casi un problema che assilla non solo l’ uomo, ma anche la partner. Purtroppo il costo molto elevato di questi prodotti esclude dai benefici una fetta consistente della popolazione, essendo i medicinali non mutuabili. Ricordo con imbarazzo le proteste di tante pazienti che non potevano usufruire del farmaco da me prescritto ai loro compagni per motivi economici, una situazione aggravatasi di recente per via della crisi finanziaria. Spesso il medicinale deve essere assunto da pensionati costretti a sopravvivere con poco più di mille euro al mese e non può essere certo una soluzione la mutabilità dei prodotti, agognata dalle case farmaceutiche, che aggraverebbe ulteriormente i disastrati bilanci della nostra sanità. La sostanza attiva alla base di questi preparati in altre nazioni, ad esempio in Cina, ha un prezzo decine di volte inferiore, una circostanza che mette tristemente in evidenza la speculazione che alcune multinazionali esercitano, protette da leggi anacronistiche, sulla pelle dei cittadini. La differenza abissale nei prezzi dei medicinali tra l’Italia e l’estero è uno scandalo che grida vendetta e del quale i mass media non si sono mai interessati seriamente. Rimanendo nel campo dei preparati per la disfunzione erettile, una soluzione può essere l’acquisto su internet, dove una pillola di Viagra o di Cialis viene offerta a meno di un euro contro i 12 – 15 delle nostre farmacie, ma comperare in rete non è scevro di rischi per la salute, perché, non solo nei consigli di amministrazione, ma anche nel web si annidano speculatori e truffatori. Il problema va risolto permettendo l’acquisto diretto dei principi attivi lì dove costano un prezzo più conveniente, un discorso da applicare a gran parte della nostra farmacopea, che, se perseguito, permetterebbe consistenti risparmi sia per i cittadini che per lo Stato.

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Isae: tiene la fiducia delle imprese e delle famiglie al sud (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Isae: tiene la fiducia delle imprese e delle famiglie al sud NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 09.04.2009 14:35 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! E’ stato pubblicato il nuovo numero del Rapporto “Congiuntura Mezzogiorno” relativo al I° trimestre 2009, realizzato congiuntamente da ISAE-OBI-SRM per l’analisi della situazione congiunturale del settore manifatturiero, delle costruzioni, del terziario innovativo e delle famiglie, guardando ai dati relativi al Mezzogiorno e alle regioni che ne fanno parte, viste in relazione al quadro congiunturale nazionale. Il prodotto è uno strumento al “servizio” del territorio meridionale ed a tutti gli operatori economici e finanziari, pubblici e privati, che possono così disporre di una rilevazione periodica che dia, dati, informazioni ed un quadro congiunturale sull’andamento dell’economia del Mezzogiorno e delle sue regioni. Il Rapporto evidenzia in questo numero: - Gli effetti recessivi della crisi finanziaria internazionale sull’economia reale non accennano ad esaurirsi, anche se in Italia qualche segnale di tenuta arriva dai dati relativi alla fiducia dei consumatori. Complessivamente, l’indicatore di Clima Economico elaborato dalla Commissione Europea e riferito all’intera area UE perde altri dodici punti, passando da 73,3 a 61,5 e attestandosi su livelli di oltre 40 punti inferiori a quelli dello scorso anno. Una caduta particolarmente vistosa della fiducia si registra nell’industria (manifatturiera e costruzioni) e nei servizi; cali meno significativi invece li subiscono gli indici relativi al settore del commercio e ai consumatori. Anche in Italia il Clima Economico elaborato dall’ISAE continua a scendere, a ritmi leggermente meno sostenuti rispetto a quanto riscontrato mediamente a livello europeo: l’indice si porta infatti a 66,1 da 73,2 dell’ultimo trimestre del 2008; anche in questo caso il calo è più forte nell’industria e nei servizi rispetto al commercio. A differenza di quanto riscontrato nella media UE, segue pagina >>

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Mibtel +1,77%: in evidenza bancari, Fiat e Pirelli; exploit Atlantia (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mibtel +1,77%: in evidenza bancari, Fiat e Pirelli; exploit Atlantia Rino Lodato Partono male, poi recuperano abbondantemente, quindi chiudono in rialzo ma non sui massimi di giornata. Ecco in sintesi l'andamento delle Borse europee, più deboli dopo le incertezze mostrate da Wall Street alla diffusione dei dati sulle scorte all'ingrosso negli Stati Uniti. Dopo un'altalena i mercati statunitensi hanno chiuso con il segno positivo: Dow Jones +0,61%, Nasdaq +1,86%, S&P500 +1,17%. Le scorte all'ingrosso, a febbraio, hanno segnato una flessione mensile dell'1,5%, dopo il -0,9% di gennaio (dato rivisto). Gli economisti avevano previsto una contrazione dello 0,7%. Il ribasso segnato dalle scorte a febbraio è il più forte mai registrato nelle rilevazioni statistiche iniziate nel 1992. Le vendite dei grossisti sono aumentate per la prima volta da otto mesi a questa parte con un +0,6%, contribuendo così alla forte riduzione delle scorte. Non solo le scorte hanno disturbato i mercati statunitensi, forse soprattutto gli indici sono peggiorati dopo che il Dipartimento del Tesoro Usa ha annunciato i dettagli per l'accesso al piano di salvataggio pubblico anche ad alcuni assicurativi. Il governo Usa ha detto che alcune assicurazioni vita soddisfano i criteri per accedere al piano Tarp per via del loro status societario di holding bancarie e che le loro candidature sono adesso in fase di valutazione. Tuttavia, ha sottolineato che non lancerà un nuovo programma per sostenere queste istituzioni. Accolta con favore, invece, la notizia che la Sec, la commissione che vigilia sulla Borsa Usa, sta valutando la possibilità di limitare le vendite allo scoperto. In una riunione, fissata proprio per ieri si stavano soppesando le misure che potrebbero limitare questo modo di operare sul mercato che, secondo alcuni, sta peggiorando la crisi finanziaria e spingendo al ribasso le azioni. La Sec sta dibattendo sulla eventualità di reintrodurre la regola «uptick» (eliminata nel 2007), che permette le vendite allo scoperto solo quando l'ultimo prezzo di vendita è più alto del precedente. La regola, adottata per la prima volta dopo il crollo del 1929 dovrebbe allentare la pressione ribassista su un titolo che sta scendendo nettamente. Con lo Standard & Poor's 500 in calo del 45% da inizio 2008 e il Dow Jones Industrial Average di oltre il 40%, alcuni membri del Congresso hanno chiesto un ripristino di questa norma. Euro debole. Giornata di debolezza per euro e sterlina, appesantite da una serie di dati economici in Germania e Gran Bretagna che hanno alimentato i timori di un peggioramento della recessione. A beneficiarne è stato soprattutto lo yen. L'euro è sceso dello 0,4% a 132,79 yen dai 133,29 di ieri, mentre nei confronti del dollaro, dopo esser calato a un minimo di giornata a 1,3148, è risalito successivamente intorno agli 1,3272 dollari. La sterlina, invece, si è deprezzata dello 0,2% nei confronti del biglietto verde a 1,4037 dollari e dello 0,7% negli scambi con la divisa nipponica a 146,96 yen. Le Borse. Le Borse europee hanno chiuso contrastate una giornata incerta. Il Cac 40 ha guadagnato lo 0,65%, il Dax lo 0,82%, l'Aex lo 0,37%, lo Smi lo 0,51%. L'Ftse 100 a Londra è arretrato dello 0,13%. Piazza Affari. E' di nuovo regina d'Europa con il Mibtel a 13574 (+1,77%), S&P/Mib a 16939 (+2,28%), Midex a 17737 (+1,04%), All Stars a 8428 (+0,96%). Dopo le ultime trimestrali il clima in Borsa per Banco Popolare e UniCredit è decisamente cambiato: i due titoli hanno ottenuto un altro aumento - rispettivamente del 4,39% a 4,22 euro e del 3,77% a quota 1,59. Monte dei Paschi di Siena è cresciuto del 3,37% a 1,07 euro, Intesa SanPaolo del 2,83% a 2,08, Banca Popolare di Milano del 2,69% a 3,81; Fiat e Pirelli hanno corso per tutta la giornata: il primo ha chiuso in crescita del 4,28% a 6,7 euro, il secondo del 5,90% a un prezzo di 0,22. La maggior corrente di acquisti alla fine è stata registrata da Atlantia, cresciuta del 7,95% a 11,95 euro. Nettamente in positivo anche la chiusura di Telecom Italia nel giorno dell'assemblea: il titolo è aumentato del 2,48%. La chiusura più pesante tra i titoli a maggior capitalizzazione del listino milanese è stata accusata da Buzzi Unicem (-1,64% a 9,32 euro).

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Egr. Presidente Berlusconi, (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Politica Che i politici diano il "segno" Giovedí 09.04.2009 16:06 Di Alberto Fattori da Shanghai Egr. Presidente Berlusconi, Dopo la tragedia che ha colpito l'Abruzzo e il suo appello ai connazionali di "offrire soldi", è ora importante che il governo e i politici diano il "segno", quello vero all'intero popolo Italiano. Sarebbe veramente un'offesa alla dignità della gente accampata nelle tendopoli che il Governo, in maniera deliberata, gettasse al fumo non meno di 200 Milioni di EURO, per ragioni di mero calcolo politico che sconsigliano a qualcuno, di non accorpare le prossime tornate elettorali e il referendum. Presidente, in questo caso, in questa situazione, non possono più valere gli interessi di parte, ma solo ed esclusivamente quelli nazionali e del proprio popolo. Chi ha il dovere di gestirli, che ha ricevuto il voto per farlo, ora deve ricordarsi della missione che tutti gli Italiani, si aspettano sia realizzata. Per cui, di fronte al dramma umano che non ha colore politico, ne di pelle, ne di nazione, occorre che l'Italia tutta eviti di ripetere i tremendi errori del passato, dove alcuni cittadini, per decenni, si sono sentiti di serie B (o C) di fronte alle tragedie naturali dopo le quali, passata l'emergenza, molti di loro sono stati abbandonati. Ora, proprio sposando l'idea del fare che ha lanciato in tutte le sue dichiarazioni pubbliche e che la caratterizza in questo periodo al Governo, è giunto il momento di fare la cosa giusta: accorpare le tornate elettorali, senza alcun indugio. Contestualmente, i soldi risparmiati da tutta la collettività, destinarli direttamente alle azioni di supporto e ricostruzione, per cercare di accelerare il processo di ritorno alla normalità dell'area. E' un gesto concreto, privo di alcuna retorica che l'Italia tutta vedrebbe di "grande saggezza" e di Buon Governo. Un modo per far sentire a tutti gli Italiani, anche quelli all'estero, di aver potuto contribuire direttamente ad aiutare i propri concittadini, in questo triste momento. Non farlo sarebbe un indelebile segno di cinismo e ingiustificabile calcolo politico che rimarrà nel tempo, sommandosi ai precedenti casi di Mal Governo, di cui è caratterizzato il passato storico italiano. Sarebbe ora che episodi simili restassero solo nella storia di questo, per quanto strano, grande, unico e glorioso paese. Presidente Berlusconi, faccia questo gesto, dia il Segno che alle parole seguono realmente i fatti, quelli da lei stesso invocati, è nei suoi poteri, nelle sue possibilità, ma soprattutto è il gesto che cristianamente è giusto fare ora in momenti come questi, una risposta vera alle invocazioni d'aiuto che ieri ha ricevuto di persona. Sarebbe un modo reale per restituire ai terremotati in Abruzzo e a tutti gli Italiani, la dignità che saprà dare la forza di superare anche questo terribile momento che oltretutto arriva nella peggiore crisi finanziaria di sempre e che non consente più alcun calcolo politico a chicchessia. In gioco ci sono vite umane, futuri di interi paesi e famiglie. Lasciamo quindi da parte qualunque frizione, conflitto ed interessi di parte e diamo una volta tanto, un segno unitario concreto, quale quello di usare la marea di soldi che si risparmierebbero, per una giusta causa, questa. La ringrazio per l'attenzione. Alberto Fattori da Shanghai CHE COSA NE PENSI? ELEZIONI E REFERENDUM VANNO ACCORPATI? tags: referendum elezioni europee terremoto

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Promotori, kamikaze o imprenditori? (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Promotori, kamikaze o imprenditori? PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di Morningstar , 09.04.2009 17:47 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il mondo dei promotori finanziari sta vivendo un radicale cambiamento. Dopo che il primo gennaio ha visto ufficialmente nascere l’Organismo di tenuta dell'Albo dei promotori finanziari (Apf), prima conservato dalla Consob, ora si cambiano anche le modalità di esame. Questo, insieme alla crisi finanziaria in atto e alla crescente sfiducia delle famiglie italiane (e non solo) nella redditività degli investimenti, ha fatto sì che la professione del promotore abbia perso fascino e attrattiva. La prospettiva di un lavoro difficile e precario nei guadagni fungono di fatto da deterrente. Lo dicono anche i numeri. Infatti, secondo dati non ufficiali, ma ritenuti comunque affidabili dall’Apf, negli ultimi anni è avvenuta una sensibile diminuzione degli iscritti agli esami. Se pensiamo che dal 1999 al 2002 sono state registrate iscrizioni sempre superiori alle 25.000 unità, mentre negli ultimi cinque anni i numeri hanno oscillato tra 7.000 e 12.000, notiamo come il trend sia radicalmente cambiato. Secondo questi dati, l’anno record è stato il 2001 con 36.894 iscritti (di cui 33.207 presentati). Nel 2008 (i dati 2009 non sono ancora disponibili) il numero degli aspiranti promotori finanziari è stato 9.963 (6.859 presentati). Un’altra discrasia interessante si nota nelle precentuali di promossi, dovuta evidentemente alle differenze sostanziali tra vecchio e nuovo esame. Il nuovo esame è infatti molto selettivo, come commenta Giuseppe Capobianco, direttore responsabile operativo di Apf (Albo promotori finanziari). Prendiamo ad esempio la sessione del 31 marzo 2009. Ci sono stati 311 iscritti, di cui solo 283 si sono presentati, e alla fine solo 8 di questi sono stati promossi (l’esame è avvenuto in 3 differenti sedi: Bari, Milano e Firenze). Di certo, continua Capobianco, bisogna tener conto che qualunque novità strutturale segue pagina >>

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Dalla Provincia di Rimini un fondo antirecessione (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Dalla Provincia di Rimini un fondo antirecessione (9/4/2009 16:41) | (Sesto Potere) - Rimini - 9 aprile 2009 - Presentato questa mattina il bando per l’accesso al Fondo Antirecessione Provinciale (FAP) a favore di lavoratori e famiglie in difficoltà, nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato il presidente Ferdinando Fabbri, insieme al presidente di Eticredito, Banca Etica Adriatica, Maurizio Focchi. Il presidente Fabbri, aprendo l’incontro, ha ricordato che il Fondo anti recessione è stato il frutto di un lungo lavoro fatto di concerto con i Comuni, i sindacati e le categorie economiche del territorio. “E’ un tentativo di contrastare i morsi della crisi” ha detto il presidente della Provincia e ha spiegato che i destinatari sono tutti coloro che hanno perduto il lavoro. “Un credito, un prestito d’onore - ha detto il presidente Fabbri - per le famiglie in difficoltà, per bisogni imprevisti, per momenti di difficoltà immediate”. Massimo 5000 euro, 24 mesi per la restituzione, tasso zero. Le domande vanno inoltrate entro il 30 aprile. Il presidente di Eticredito, Maurizio Focchi, ha voluto, in premessa, ricordare le finalità principali della banca etica e rimarcare la collaborazione con la Provincia di Rimini, per altro socio della banca. “Il credito è un diritto umano” questo recita il manifesto della finanza etica e questo è scritto nello statuto di Eticredito perché la banca nasce anche con questo obiettivo” , ha detto Focchi. Che ha poi proseguito: “Essere una banca etica significa non perseguire la massimizzazione del profitto (quello lo fanno gli speculatori!) ma promuovere azioni che possano concretamente migliorare la qualità della vita sociale e ambientale del territorio dove si svolge la propria azione. Ecco perché questa azione in collaborazione con la Provincia: noi ci siamo e ci saremo sempre in ogni attività che promuove la persona e la sua dignità. Noi ci siamo nel microcredito a favore delle famiglie e non solo. Ci siamo negli accordi per offrire prestiti ai dipendenti di aziende a condizione eque e con forme di sostegno mutualistico reciproco. è uno degli scopi di Eticredito; che devono essere raggiunti con un’azione efficiente e economicamente sostenibile”. Il presidente Focchi ha poi concluso: “Mi pare importante ringraziare l’amministrazione provinciale per aver deciso di affidare a noi la gestione del fondo antirecessione Provinciale. Soprattutto per il messaggio che lancia a favore della finanza eticamente orientata. Crediamo che anche questo vada sottolineato in questa iniziativa: la crisi , in seguito alla quale è stata approntata questa azione di sostegno alle persone, è economica ma nasce da una violenta crisi finanziaria. Certamente, se ci fosse stato più spazio per le istanze e i principi della finanza etica nel mondo, non avremmo avuto tante delle derive “tossiche” della finanza che ci hanno portato a questo punto. Uscire dalla crisi in modo da sviluppare dinamiche ed elementi che abbiano in sé gli anticorpi in grado di prevenire il riproporsi di questi pericoli deve essere un obiettivo di tutti noi. Promuovere una banca che si preoccupa delle conseguenze “non economiche” delle proprie azioni economiche significa ricollocare nel giusto contesto la finanza che non è fine a se stessa ma funzionale allo sviluppo sostenibile dell’economia reale e, conseguentemente della dimensione sociale e ambientale di un territorio. Eticredito nasce per questo”.

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Piazza Affari fa +2,5%. Volano le banche, crolla Seat (-15%) (sezione: crisi)

( da "Soldionline" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Piazza Affari fa +2,5%. Volano le banche, crolla Seat (-15%) I titoli degli istituti di credito italiani sono saliti sulla scia del balzo di ING. Tra gli editoriali resta sotto i riflettori Seat nel giorno dell'assemblea degli azionisti. Indici in forte rialzo a Piazza Affari prima della lunga pausa pasquale. Le tags: bancari , seat pagine gialle Quotazioni: SEAT PAGINE GIALLE Commenta l'articolo Edoardo Fagnani giovedì, 9 aprile 2009 - 17:05 Segno più per le banche. I titoli degli istituti di credito italiani sono saliti sulla scia del balzo di ING. In mattinata l’istituto olandese aveva annunciato che nei prossimi anni procederà con la cessione di alcune attività considerate non più strategiche, asset che dovrebbero garantire introiti compresi tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. IntesaSanpaolo ha chiuso la giornata con un rialzo del 6,83% a 2,23 euro, nel giorno in cui si è riunito il consiglio di sorveglianza per l’esame dei risultati di bilancio. Andamento brillante anche per Unicredit (+5,26% a 1,68 euro). Mediobanca è salita del 4,18% a 6,855 euro. I vertici dell’istituto di Piazzetta Cuccia, nel corso dell’assemblea dei soci del patto di sindacato, hanno anticipato che i risultati del terzo trimestre dell’esercizio 2008/2009 hanno evidenziato un miglioramento. Tuttavia, il management non ha fornito cifre precise. Il Banco Popolare ha guadagnato l’1,66% a 4,29 euro. L’istituto ha annunciato le dimissioni di Massimo Minolfi dalla carica di direttore generale del gruppo, dopo sei anni di presenza all’interno della banca. Progressi nell’ordine del 3% per il Monte dei Paschi di Siena, la Popolare di Milano e UBI Banca. Tra gli istituti maggiormente attivi nel risparmio gestito spicca il balzo di Banca Generali, che ha guadagnato il 25,8% a 3,12 euro, dopo essere rimasta sospesa al rialzo per buona parte della seduta. Tra gli editoriali resta sotto i riflettori Seat. Il titolo della società editoriale ha subito un tonfo del 14,8% a 0,663 euro. Oggi si è tenuta l’assemblea degli azionisti della società editoriale, che ha approvato il bilancio dell’esercizio, chiuso con una perdita netta di circa 180 milioni di euro. Nel corso della riunione, il numero uno di Seat, Luca Majocchi, ha dichiarato che la società potrebbe tornare a distribuire il dividendo a partire dal bilancio dell’esercizio 2011. Majocchi ha ribadito che non c’è alcun progetto per delistare il titolo e ha anticipato che il trend dei ricavi nel primo trimestre del 2009 è in linea con quello degli ultimi mesi dello scorso anno. Mediaset ha recuperato il 3,19% a 3,72 euro. Dalle comunicazioni giornaliere fornite dalla Consob si apprende che il 1° aprile Barclays è diventato uno degli azionisti più importanti della società. Il gruppo britannico detiene il 2,027% del capitale del gruppo del Biscione, figurando come proprietario indiretto della partecipazione. Performance migliore per RcsMediaGroup (+5,07%). Indici in forte rialzo a Piazza Affari nell’ultima seduta della settimana prima della lunga pausa pasquale. Il mercato azionario italiano, infatti, resterà chiuso venerdì 10 aprile e lunedì 13 aprile, per riaprire martedì 14. Senza direzione i petroliferi. In difficoltà, invece, Telecom Italia, dopo l’approvazione del bilancio. Da segnalare i forti progressi di Atlantia e di Autogrill. L'S&P/Mib ha guadagnato il 2,77% a 17.408 punti, mentre il Mibtel è salito del 2,25% a 13.879 punti. Segno più anche per il Midex (+1,24%) e l'AllStars (+2,55%). I volumi non hanno risentito del clima semifestivo. Il controvalore degli scambi è stato pari a 2,88 miliardi di euro, valore che si confronta con i 2,75 miliardi di ieri. Su 343 titoli trattati, 250 hanno registrato una performance positiva, mentre i segni meno sono stati 77. Invariate le rimanenti 16 azioni. Le principali borse europee hanno registrato progressi nell’ordine del 2-3%. L’euro scende sotto gli 1,32 dollari. In generale rialzo i petroliferi. Eni ha registrato una frazionale progresso dello 0,41% a 14,76 euro. Secondo alcune indiscrezioni, il colosso italiano costruirà con il gruppo turco Calik Energy un oleodotto che porterà il petrolio dal Mar Caspio al Mar Mediterraneo. Il costo dell’impianto si dovrebbe aggirare nell’ordine dei 4 miliardi di dollari. Performance migliori per Saipem (+1,31% a 13,91 euro) e Tenaris (+5,95% a 8,55 euro). A due velocità Erg (+2,69% a 10,69 euro) e Saras (invariata a 2,14 euro). Terna ha ceduto lo 0,75% a 2,31 euro. Gli analisti di Barlclays Capital hanno iniziato la copertura sulla società con un giudizio “Overweight” (sovrappesare) e un prezzo obiettivo di 2,9 euro. Gli esperti apprezzano la generosa e sostenibile politica dei dividendi dell’azienda, grazie al flusso di cassa generato dall’attività operativa. A due velocità Enel (+0,98% a 3,8575 euro) e Snam Rete Gas (-0,39%). Giornata negativa per Telecom Italia, che ha subito una flessione dello 0,97% a 1,023 euro. L’assemblea degli azionisti ha dato mandato al consiglio di amministrazione la facoltà di aumentare il capitale sociale per un ammontare massimo nominale di 880 milioni di euro e di emettere obbligazioni convertibili in azioni ordinarie per un ammontare massimo nominale di un miliardo di euro. Nel corso dell’assemblea degli azionisti i vertici del colosso telefonico hanno anticipato che i risultati dei primi tre mesi del 2009 sono stati penalizzati dallattuale situazione di crisi finanziaria e dalla necessità di procedere con la riorganizzazione di alcune attività. Tuttavia, il management non è preoccupato per questa situazione. Segno meno anche per Tiscali (-2,05%). FastWeb è salita dello 0,38% a 15,68 euro. La società telefonica ha annunciato la nomina del nuovo direttore finanziario. --> Pagina: 1 2

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Chiusura in rosso per Telecom Italia (-1%) (sezione: crisi)

( da "Soldionline" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Chiusura in rosso per Telecom Italia (-1%) Le tags: telecom italia Quotazioni: TELECOM ITALIA Commenta l'articolo Edoardo Fagnani giovedì, 9 aprile 2009 - 17:45 Telecom Italia ha subito una flessione dello 0,97% a 1,023 euro. L’assemblea degli azionisti ha dato mandato al consiglio di amministrazione la facoltà di aumentare il capitale sociale per un ammontare massimo nominale di 880 milioni di euro e di emettere obbligazioni convertibili in azioni ordinarie per un ammontare massimo nominale di un miliardo di euro. Nel corso dell’assemblea degli azionisti i vertici del colosso telefonico hanno anticipato che i risultati dei primi tre mesi del 2009 sono stati penalizzati dall’attuale situazione di crisi finanziaria e dalla necessità di procedere con la riorganizzazione di alcune attività. Tuttavia, il management non è preoccupato per questa situazione. -->

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Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina non è un reato. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo è un reato. Per tutti, ma, evidentemente, non per "Repubblica". Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 4 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 26 ) » (3 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 58 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 39 ) » (7 voti, il voto medio è: 2.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 53 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.8 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Ambrogio: Certo che a me, vedere sempre Repubblica "trattato" quasi come un partito d'opposizione,... 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diciamolochiaro ha detto: Babe, sapevo BENISSIMO che mi avrebbero cancellato il post del vaffa ma l'ho fatto apposta. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 09-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 96 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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