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Report "crisi"  7-8 giugno 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

VORREI METTERE in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che ... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria che ... VORREI METTERE in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che mi sembrano trascurati dai commentatori dei mass media. E' un dato di fatto che la maggior parte del potere economico e bancario mondiale sia ormai nelle mani di Stati e persone islamiche, che sono indifferenti od ostili all'

ASSOCIAZIONI di categoria, istituzioni e banche. Tutti devono dare il loro contri... ( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la difficoltà generata da una grave crisi finanziaria, causata anche dagli assetti societari. Questa situazione rischia di compromettere il futuro industriale e il mantenimento dei livelli occupazionali». Attualmente lo stabilimento dà lavoro a 55 persone. DA INIZIO mese è stato deciso di limitare i danni con la cassa integrazione straordinaria.

Vorrei mettere in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che mi sembrano trascurati... ( da "Giorno, Il (Milano)" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 16 Vorrei mettere in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che mi sembrano trascurati... Vorrei mettere in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che mi sembrano trascurati dai commentatori dei mass media. E' un dato di fatto che la maggior parte del potere economico e bancario mondiale sia ormai nelle mani di Stati e persone islamiche,

- alberto d'argenio ( da "Repubblica, La" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: avrà in mano le chiavi di questa sterminata attività legislativa che passa dai mercati finanziari alla protezione dei consumatori, dalla tutela del lavoro alle libertà civili. Contando sulle alleanze con i gruppi minori - a destra e sinistra - influenzerà la politica europea spaccata tra diverse visioni del mondo e dell´Unione.

bcc cartura cambia statuto oggi assemblea dei soci ( da "Mattino di Padova, Il" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Bcc Cartura cambia statuto Oggi assemblea dei soci In questi tempi di crisi finanziaria i clienti delle banche, sia privati che imprese, si chiedono non solo quanto al sicuro siano i propri risparmi ma anche in che termini le banche sono in grado di versare ai clienti le somme richieste. L'assemblea straordinaria dei soci della Bcc di Cartura di oggi alle 10 nella sede centrale,

La genialità dei poveri ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di crisi finanziaria, di posti di lavoro che saltano e quindi di tante famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Le soluzioni? Ognuno promette qualcosa, mentre le speranze affievoliscono e non è facile adattarsi ad un diverso tenore di vita che potrebbe anche incidere sulla qualità delle relazioni all'interno delle stesse famiglie.

La denuncia arriva ormai a scadenze regolari: il nuovo carcere di Vazia è terminato da un anno ... ( da "Messaggero, Il (Rieti)" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: apertura è la crisi finanziaria in cui versa il mondo della giustizia in generale e, più in particolare, quello dell'edilizia penitenziaria dove non ci sono fondi per costruire nuovi carceri e neppure per l'assumere agenti di custodia. «Voglio ricordare - sottolinea Rinaldi - le dichiarazioni del garante per i detenuti del Lazio,

Siniscalco: ( da "Eco di Bergamo, L'" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ex ministro del Tesoro Domenico Siniscalco si dichiara «meno ottimista della media» sulla fine della crisi finanziaria. «C'è stato un passaggio del debito dai privati al pubblico per 4.000 miliardi di dollari - ha commentato alla tavola rotonda che ha concluso l'incontro al Donizetti -. Ormai gli Stati Uniti vanno verso un debito al 100% del Pil e il Regno Unito al 90%.

( da "Eco di Bergamo, L'" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria globale per la quale molti posti di lavoro minacciano di essere perduti, come pure il modo in cui saranno investiti i risparmi e le pensioni di milioni di persone». «In questo contesto - ha spiegato van Luyin - la Chiesa auspica che il Parlamento europeo si dimostri in grado di trovare soluzioni improntate alla giustizia sociale e in grado di dare risposte anche

La fortuna degli americani? Credere sempre in se stessi ( da "Giornale.it, Il" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anno della crisi finanziaria: un Paese che ha come antidoto alle difficoltà un incrollabile ottimismo Oggi li chiamiamo divi, ma non è sempre stato così. Come racconta Tito Saffioti in Gli occhi della Follia (prefazione di Cesare Segre, BookTime, pp. 215, euro 30), «per tutto il Medioevo» l'uomo di spettacolo «ha sofferto di una clamorosa ambiguità sociale»

( da "Corriere della Sera" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: durante la crisi finanziaria. E la Ue si è posta all'avanguardia nel mondo, nella lotta al cambiamento climatico. Poi, sono state varate le norme sulla sicurezza dei prodotti chimici. E con la pianificazione finanziaria consolidata dal 2007 al 2013, abbiamo garantito anche alle generazioni più giovani l'accesso agli scambi culturali,

Uno risparmia, l'altro dilapida Aria di crisi nella coppia Chimerica ( da "Corriere della Sera" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: eccessiva leva finanziaria adottata dalle banche, e a un'ingegneria finanziaria scapestrata a gonfiare la bolla immobiliare americana: quando questa è scoppiata, la crisi è stata inevitabile. Per semplificare la storia, pensate a un matrimonio infelice in cui un partner risparmia mentre l'altro scialacqua a più non posso (e chi non conosce almeno una coppia di questo tipo?

Crisi e tragedie, ma solo le veline ci hanno divisi ( da "Stampaweb, La" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il mondo cerca la pace in Medio Oriente e la soluzione alla crisi finanziaria. Piange i morti dell?Airbus e assiste alle grandi fusioni. In Italia si polemizza sulle veline, sui gusti del premier e sul ritorno del fascismo. Questa è la cronaca di una campagna elettorale folle, allucinata e davvero spassosa.

Cena di solidarietà ( da "Corriere delle Alpi" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria ed economica sta pesando in modo particolare, secondo le recenti rivelazioni contenute nel rapporto Istat, sulla generazione che si colloca tra i 35 e i 54 anni. Dopo un iniziale momento di preghiera, seguiranno i saluti delle autorità e la presentazione da parte della Caritas del Fondo di solidarietà,

Pannella vota in carcere ( da "Vita non profit online" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In primo luogo, la crisi finanziaria globale per la quale molti posti di lavoro minacciano di essere perduti, come pure il modo in cui saranno investiti i risparmi e le pensioni di milioni di persone''. E' questa la priorita' della politica europea e dei nuovi eletti al prossimo Parlamento di Strasburgo per mons.

Il turismo, l'integrazione e uno snodo decisivo ( da "Trentino" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: credo che la crisi finanziaria ed economica dovrà imporre una riflessione anche al turismo, proprio perché è un settore portante dell'economia trentina, gestito da protagonisti motivati. Chi segue la rivista degli albergatori "Ospitalità Trentina " può rendersi conto di come questo ripensamento sia già iniziato, per quanto riguarda il territorio,

scettici e delusi ( da "Messaggero Veneto, Il" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria ci ha dimostrato, troppi elettori sembrano pensare ad altro. Eppure solo la realizzazione di un'Europa integrata, a dispetto della Lega e dello scetticismo, se non dell'indifferenza che serpeggia perfino nell'opposizione, potrebbe indurre finalmente la nostra visione politica a liberarsi dalle pulsioni provinciali che spesso la ingabbiano in calcoli localistici,

Etf senza crisi, cresce il valore ( da "Brescia Oggi" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in un anno 07/06/2009 rss e-mail print Etf senza crisi, cresce il valore La crisi finanziaria non tocca gli Etf. Il clima di sfiducia e l'incerto scenario economico non hanno pregiudicato le performance degli Exchange Traded Fund (Etf), che, nel corso del 2008 e nei primi mesi del 2009, hanno registrato una forte crescita.

Verso livelli di astensione record in tutta Europa ( da "Sicilia, La" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ue la crisi finanziaria sembra aver distratto gli elettori Verso livelli di astensione record in tutta Europa Roma. È un test sui governi, un vero banco di prova che collega le tematiche nazionali a quelle sovranazionali, anche se in quasi tutti i Paesi sono stati i temi interni e la crisi economica ad avere avuto il sopravvento.

albex74 ha detto: O forse el pais ha fatto il suo mestiere: raccontare i fatti. ( da "KataWeb News" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

DALL'INVIATO DONATELLA LONGOBARDI ROMA. Sì, Sì, SARà UNA BELLA FESTA... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anche il San Carlo sta superando una difficile crisi finanziaria. E penso che questo sia un modo per appoggiare e festeggiare comunque una città che nella storia della musica ha dato tanto». Si riferisce al Settecento napoletano? «Penso a Rossini, a Donizetti, ma anche alla canzone partenopea e alle mie radici campane.

Vertice Iata: prospettive ancora cupe per industria aerea ( da "Reuters Italia" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che si è aggiunto alle preoccupazioni per un settore industriale colpito dalla crisi finanziaria e dalla volatilità dei prezzi del petrolio. Ma diversi dirigenti di linee aeree difendono senza indugio l'aereo. "E' un aereo sicuro, è un buon aereo", ha detto Chew Choon Seng, amministratore delegato di Singapore Airlines, che ha ordinato 16 A330-200.

Focus sull'Economia italiana ( da "Bollettino Università & Ricerca" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Giuseppe Marotta - sono i riflessi della crisi finanziaria sui conti delle banche e come queste possano sostenere le imprese per agevolarne le trasformazioni richieste dal mutato contesto sui mercati in Italia e all?estero”. BUR.IT 08.06.09

VERTICE IATA: PROSPETTIVE ANCORA CUPE PER INDUSTRIA AEREA ( da "Wall Street Italia" del 07-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che si è aggiunto alle preoccupazioni per un settore industriale colpito dalla crisi finanziaria e dalla volatilità dei prezzi del petrolio. Ma diversi dirigenti di linee aeree difendono senza indugio l'aereo. "E' un aereo sicuro, è un buon aereo", ha detto Chew Choon Seng, amministratore delegato di Singapore Airlines, che ha ordinato 16 A330-200.

Pacchetto anticrisi Fondi per le bollette e sei borse lavoro ( da "Eco di Bergamo, L'" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il pacchetto «L'obiettivo è sostenere i nuclei familiari in questi momenti di crisi sia di lavoro che economica - spiega il sindaco Diego Locatelli -. Negli ultimi mesi sono arrivati in Comune alcuni casi di cittadini con problemi di indigenza derivati dalla crisi finanziaria: senza lavoro, con affitti e bollette da pagare.

Duello all'ultimo voto Pd-Pdl per il primato I veri vincitori Lega e Idv ( da "Corriere delle Alpi" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Scossa dalla crisi finanziaria che ha bruciato i risparmi, senza una vera guida capace di dettare decisioni alla Bce, l'Ue è decollata con l'euro che ha falcidiato il potere d'acquisto degli stipendi. E 8 anni dopo, si vedono gli effetti: la «voglia» di Europa si fa avvertire nell'ex blocco comunista mentre crolla negli Stati che hanno firmato il Patto costituente nel 1956.

Le doti dei bravi manager (non tutti superpagati) ( da "Corriere della Sera" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria americana quando si è saputo che i dirigenti delle grandi banche che hanno portato alla rovina i loro clienti avevano stipendi da milioni di dollari e nel fallimento si erano assegnati buonuscite incredibili. Esemplare il caso della Lehman Brothers, ma più grave quello della Aig che aveva ricevuto finanziamenti dallo Stato che i suoi manager hanno utilizzato per

L'agenda della nuova Commissione: banda larga per tutti e tecnologie verdi ( da "Corriere della Sera" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nei prossimi cinque anni dovremo ricostruire la fiducia nei mercati finanziari e creare di nuovo milioni di posti di lavoro che sono stati distrutti dalla recessione. Nuove opportunità occupazionali deriveranno da un sistema economico a basso tenore di carbonio ( low carbon) e si fonderanno su un equilibrio sostenibile fra esportazioni e spesa interna.

Il giorno più corto d'Europa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In questi ambiti di intervento politico, tanto determinanti per il consenso dei cittadini, i governi nazionali trattengono a sé competenze predominanti con un abusivo protezionismo politico. Continua u pagina 4 l'articolo prosegue in altra pagina

Mr. Grantham ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: origine della più virulenta crisi finanziaria ed economica da 80 anni a questa parte ci sia l'ipotesi del mercato efficiente. Vale a dire che se continuiamo ad addentrarci un po' perplessi in quella che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti chiama la "terra incognita" è per colpa dell'università di Chicago, dipartimento finanza.

Crisi, laboratorio Nuova Zelanda ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: perché i mercati finanziari reagiranno subito, e finirà la fase ascendente di quel ciclo della liquidità che ora sta gonfiando forse anche troppo- le quotazioni. Gli effetti potrebbero essere disordinati, e se a tutto questo dovesse aggiungersi anche un'accelerazione dei prezzi al consumo, le scelte saranno ancora più complesse.

Bond, cinque mesi da record ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I boom dell'ottimismo La ripresa dei mercati finanziari è arrivata grazie ad alcuni dati che sembrano indicare un miglioramento economico. Gli esperti suggeriscono molta prudenza, perché tanti indicatori congiunturali sono ancora neri. Ma gli investitori hanno comunque iniziato a scommettere –

E l'ottimismo pesa sul debito degli stati ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Questi sforzi servono ai Governi per aiutare i mercati finanziari e l'economia. Ma i mercati stanno mettendo i bastoni tra le ruote agli stessi Governi da cui hanno ricevuto aiuti. Motivo: l'ottimismo sulla ripresa economica – sebbene sia ancora tutto da dimostrare nei fatti –

Storni della complessità ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mercati finanziari, la distribuzione della ricchezza nella maggior parte delle nazioni, e i flussi delle informazioni su internet. In sistemi così diversi,sembrano essere all'opera processi organizzativi molto generali. Si sono fatti progressi immensi nel descriverli e i modelli migliori sull'andamento dei terremoti appaiono notevolmente simili ai modelli dei mercati finanziari

Ecco a voi i ritratti della paura ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Jesus Martinez Oliva, Jesus Segura, Ann-Sofi Sidén) che affrontano il tema della paura: paura del cambiamento, dell'altro, della crisi finanziaria, del futuro. Paura che, da comune sentimento legato alla sfera biologica, è diventato strumento attraverso il quale manipolare e imbrigliare individui e popolazioni intere.

Il futuro in una palla di vetro e numeri ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in tempi di crisi globale? L'insegnamento che si deve forse trarre dall'esperienza recente - osserva il vice direttore generale della Banca d'Italia, Ignazio Visco («La crisi finanziaria e le previsioni degli economisti », Università La Sapienza di Roma, 4 marzo 2009) è che una previsione va sempre comunicata e recepita nella sua interezza.

Io, manager prestato alla business school ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria attuale si può collegare anche alle carenze registrate da una parte dei top manager, a livello di assunzione di responsabilità? Questa recessione è in effetti anche il risultato di una carenza di leadership e di mancanza di presa di responsabilità di una parte dei dirigenti.

Se l'obbligazionista diventa azionista ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gli eventi estremi che caratterizzano i mercati finanziari – come l'insolvenza del colosso Gm – stanno dimostrando che gli investitori devono imparare a convivere con ricorrenti eccezioni di grande impatto, che mediamente vanno al di là delle loro conoscenze. Quando si compra un'obbligazione societaria singola A, per esempio, non bisogna concentrarsi sul 99,

per lo sviluppo ( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La recente crisi finanziaria ha suggerito, fra l'altro, l'impostazione di una serie di iniziative che si stanno sviluppando in collaborazione con Associazioni di categoria, Regioni e Province. Insieme sono state definite misure a sostegno dell'economia in generale e, più specificatamente, delle PMI.

La cinese ora è un rischio ( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Geithner e i suoi colleghi cinesi forse parleranno più concretamente delle misure da prendere insieme per stabilizzare i mercati finanziari e rilanciare l'economia globale. Sperano di avviare un nuovo circolo virtuoso di rapporti, in cui i cinesi consumino un po' di più e gli americani risparmino un po' di più, riducendo così lo squilibrio commerciale e finanziario fra i due Paesi.

( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Originato non da un riaccendersi della domanda ma da un'ondata speculativa simile a quella che ha portato prima alla crisi finanziaria e poi a quella economica. Questo il senso dell'analisi di Alberto Clô economista all'Università di Bologna, direttore della rivista Energia ed ex ministro dell'Industria nel governo Dini in un'intervista al Corriere Economia .

Trichet, la Merkel e l'euroliquidità ( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Unione europea i dubbi sulla gestione della crisi finanziaria attuata dall'organismo presieduto dal francese Jean-Claude Trichet, di cui fa parte anche l'italiano Lorenzo Bini Smaghi. Già dal 2007 il presidente francese Nicolas Sarkozy accusò la Bce di attuare una politica monetaria che favoriva gli speculatori e rendeva più difficile la vita alle imprese produttive.

In Borsa hanno vinto i piccoli passi ( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo un rialzo dei mercati che va dal 30% al 50% nei casi più estremi (Piazza Affari per esempio), ha senso seguire questa strategia? I patiti del pac dicono di sì ( vedi intervista ). In realtà, come sempre accade sui mercati finanziari non esistono garanzie di riuscita del metodo che comunque ha, in qualunque momento storico,

Due nuove stelle per il Dow Jones ( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che seleziona i titoli non solo in base a criteri finanziari Due nuove stelle per il Dow Jones Debuttano Cisco e Travelers: la crisi ha mandato in pensione la fallita Gm e Citigroup R ivoluzione a Wall Street. Da oggi l'indice di Borsa più famoso e più antico al mondo, il Dow Jones Industrial Average (DJIA) ha un nuovo look, più tecnologico.

Bond, la prevenzione è variabile ( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Non va dimenticato che la crisi finanziaria, che ha colpito una parte importante del sistema bancario, ha preso l'avvio negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Al di là delle differenti strategie di politica monetaria, le tre banche centrali presentano in questa fase una caratteristica comune: il livello più basso raggiunto dai loro tassi ufficiali.

BANCHE: ABI, CRISI IMPONE GESTIONE PRUDENTE DEL CREDITO ( da "marketpress.info" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria. Di questo, infatti, si parlerà nel corso del convegno annuale, organizzato dall?Associazione bancaria, dedicato a ?Basilea2 e la crisi finanziaria? in programma oggi e domani al Palazzo dei Congressi dell?Eur a Roma. ?Se il settore bancario italiano ha potuto assorbire meglio i colpi della crisi è grazie alla preminente attenzione data al finanziamento delle imprese

Governance, la svolta dell'Ocse ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in procinto di essere aggiornati per correggere le debolezze emerse con la crisi dei mercati. L'annuncio è contenuto nel documento sulla "corporate governance e crisi finanziaria" redatto da un gruppo di lavoro dell'Ocse – presieduto dall'italiano Marcello Bianchi (Consob) – che a novembre trasformerà le sue prime indicazioni in raccomandazioni vere e proprie.

Irlanda, governo sconfitto ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gli elettori irlandesi sono sembrati punire i partiti di governo per la cattiva gestione della crisi finanziaria ed economica in Irlanda, più che per le posizioni filoeuropeiste. Un esito comprensibile, alla luce del drammatico tracollo dell'economia,che ha lasciato in ginocchio quella che un tempo era definita con invidia la Tigre celtica.

Capitani d'impresa l'Ocse vigila ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: corporate governance ed alla crisi finanziaria" si rimane colpiti di come, in conseguenza dello sconquasso dei mercati, i "boss" aziendali portano con sé il sospetto dell'azzardo morale e di comportamenti mossi solto da ambizione e interessi personali. L'intera struttura di corporate governance disegnata nel rapporto è volta a circoscrivere il pericolo.

Cicale e formiche, le fiabe del Nord ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria ha colpito le economie di tutto il mondo con la felice eccezione della Norvegia Felix. Il paese dei fiordi ha trovato un suo modo particolare,dal sapore colbertiano,di affrontare la crisi: mentre gli altri paesi spendevano, lei risparmiava;

Lettera firmata Studenti a l'Aquila Mi dispiace, ma piuttosto che darla a voi, gli ... ( da "Unita, L'" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I lavoratori non sono guerrieri e questa eccessiva competizione dentro e fuori le aziende porta solo ad operare male. Così i risultati, da raggiungere ad ogni costo, si ottengono con metodi non sempre ortodossi, come evidenziato dalla crisi finanziaria e dal continuo aumento degli incidenti sul lavoro.

Il trionfo di Cohn-Bendit ( da "Vita non profit online" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Anche prima della crisi finanziaria in Europa venivano prodotte troppe automobili. La riconversione ecologica è il solo mezzo per salvare i posti di lavoro, ma bisogna che una parte dei lavoratori del settore sia formata per un altro mestiere, perché non potrà rimanere nell?

Elezioni, Ue promette leadership economica dopo voto ( da "Reuters Italia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Unione attraverso la crisi economica dopo che i partiti di centrodestra hanno vinto le elezioni per l'Europarlamento in un voto caratterizzato da un calo record dell'affluenza. Sebbene in alcuni paesi colpiti più gravemente dalla crisi finanziaria globale i partiti di governo siano stati sconfitti e l'affluenza al voto sia stata solo del 43%

duello all'ultimo voto pd-pdl per il primato i veri vincitori lega e idv - albino salmaso ( da "Mattino di Padova, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Scossa dalla crisi finanziaria che ha bruciato i risparmi, senza una vera guida capace di dettare decisioni alla Bce, l'Ue è decollata con l'euro che ha falcidiato il potere d'acquisto degli stipendi. E 8 anni dopo, si vedono gli effetti: la «voglia» di Europa si fa avvertire nell'ex blocco comunista mentre crolla negli Stati che hanno firmato il Patto costituente nel 1956.

Aldo953 ha detto: I comunisti spagnoli si confermano essere come tutti i comunisti: prima comunisti e poi Spagnoli, piuttosto che Italiani o Russi o Francesi o di qualsiasi altra n ( da "KataWeb News" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Europee, in Germania risultati favoriscono asse Merkel-Fdp ( da "Reuters Italia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i quali credono che sia spostata troppo a sinistra per fare fronte alla crisi finanziaria. Nelle ultimissime settimane c'è stato un importante dibattito sull'aiuto di stato alle aziende in difficoltà, come la casa automobilistica Opel e la catena di distribuzione Arcandor, con alcuni conservatori convinti che sul lungo periodo è meglio che alcune società falliscano.

BORSA MILANO SOPRA MINIMI, BENE MEDIOBANCA E TELECOM, GIÙ ENEL ( da "Wall Street Italia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: apertura Usa dopo le vendite della mattina ancora sui timori legati alla crisi finanziaria. Le possibili ricapitalizzazione degli istituti di credito in Usa e l'andamento dell'economia sono i principali elementi che danno incertezza ai mercati. I futures sulla borsa Usa sono negativi, quelli su Dow Jones e Nasdaq perdono l'1% circa.

Cooperazione, Belloni: attenzione su Africa e finanza innovativa ( da "Velino.it, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: impatto della crisi finanziaria sui Paesi in via di Sviluppo (Pvs)”. Per il Dg della Cooperazione, il G20 di Londra ha trattato il tema “con esiti insufficienti, ecco perché vogliamo far comprendere ai partner del G8 quanto le economie dei Pvs possono influire anche sulle nostre scelte per fronteggiare la crisi”

Argentina, Taiana riceve segretario spagnolo per Iberoamerica ( da "Velino.it, Il" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Tra questi la crisi finanziaria mondiale, lo stato dei negoziati per l?accordo commerciale tra Mercosur e Unione europea, la riforma dell?Onu, il problema dell?immigrazione e le attività legate alla celebrazione del bicentenario per l?indipendenza. (red/mat) 8 giu 2009 12:56

Borsa Milano sopra minimi, bene Mediobanca e Telecom, giù Enel ( da "Reuters Italia" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: apertura Usa dopo le vendite della mattina ancora sui timori legati alla crisi finanziaria. Le possibili ricapitalizzazione degli istituti di credito in Usa e l'andamento dell'economia sono i principali elementi che danno incertezza ai mercati. I futures sulla borsa Usa sono negativi, quelli su Dow Jones e Nasdaq perdono l'1% circa.

Autonoleggio, i difficili giorni della crisi ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi ha praticamente paralizzato il mercato, spiega Teofilatto: «Dopo i risultati positivi del 2008 (320.000 immatricolazioni, ben il 15% del mercato), con l?espandersi degli scenari di incertezza economica dovuta alla crisi finanziaria, le aziende clienti del noleggio a lungo termine hanno preferito da ottobre scorso rinviare decisioni già mature,

E per i Fondi pesa soprattutto la scarsa liquidità ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I fondi immobiliari sono stati investiti in pieno dalla crisi finanziaria e ora si trovano a fare i conti con la presenza di scambi ridotti, «cosa che potrebbe rendere molto penalizzante la liquidazione delle quote in determinate condizioni di mercato», come ha sottolineato il governatore di Bankitalia Mario Draghi.

Russia/ Mosca sfida Usa con 'lobby del grano' paesi ex Urss ( da "Virgilio Notizie" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: particolarmente importante in seno all'attuale crisi finanziaria mondiale", ha detto. Tra i principali obiettivi della United Grain Company, formata in Russia, vi e' anche la riqualificazione delle infrastrutture e la costruzione di nuove capacita' di esportazione. Da notare infine che il ministro Skrynnik e' soltanto da pochi mesi a capo del dicastero.

Il della ricercaasse con la Slovenia ( da "Sicilia, La" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ECONOMIA Il ruolo della banca locale nel contesto della crisi finanziaria Domani, martedì 9 giugno alle 10.30, nell'aula magna di Palazzo delle Scienze (facoltà di Economia), si terrà l'ultimo incontro del ciclo di seminari professionalizzanti, dal titolo "Gli effetti della crisi finanziaria sull'intermediazione bancaria", coordinato dal prof.

Elezioni europee ed euro ( da "Trend-online" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di fatto preoccupati per la crisi finanziaria,che ha fortemente intaccato gli equilibri sociali,vista la crescente e generalizzata disoccupazione. Alla luce di una mattinata poco volatile,rispetto al caos di venerdì pomeriggio e di un movimento dell?euro dollaro molto controllato,costituito da nuovi minimi intra day e rimbalzo tecnico successivo,

GAS: POSSIBILE NUOVA CRISI A LUGLIO NONOSTANTE PAGAMENTO KIEV. ( da "Asca" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Non abbiamo avuto altra scelta che ordinare l'emissione di nuove risorse per effettuare i pagamenti''. Risorse che derivano da una parte del prestito straordinario da 16,5 miliardi di dollari erogato dal Fondo Monetario Internazionale lo scorso novembre a favore di Kiev per far fronte alla crisi finanziaria . fgl/dnp/alf

17:21 ARMI: IL MERCATO NON CONOSCE CRISI, +4% DI VENDITE NEL 2008 ( da "Agi" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Rispetto alla crisi che ha colpito l'aviazione civile, l'industria della difesa resta solida. Eppure, nonostante la crescita, "la crisi finanziaria mondiale ha avuto un impatto anche sui profitti delle industrie che producono armi", ha commentato il Sipri.

EUROPEE: BONANNI, PASSARE DAL GOSSIP A IMPEGNI SOCIALI URGENTI. ( da "Asca" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria globale mettendo in campo seri programmi di riforma economico-sociale''. Lo sottolinea in una nota il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni. ''E' mancato quello che la Cisl chiede da tempo e cioe' - spiega Bonanni - un chiaro confronto programmatico tra le forze politiche sulle misure da adottare nel continente per imprimere un serio cambiamento del modello

Europee, Bonanni (Cisl): "E' ora di passare dal gossip agli impegni sociali più urgenti" ( da "Sestopotere.com" del 08-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria globale mettendo in campo seri programmi di riforma economico-sociale." Lo sottolinea in una nota il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni. "E' mancata quello che la Cisl chiede da tempo e cioè un chiaro confronto programmatico tra le forze politiche sulle misure da adottare nel continente per imprimere un serio cambiamento del modello di sviluppo industriale


Articoli

VORREI METTERE in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che ... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

LETTERE E COMMENTI pag. 34 VORREI METTERE in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che ... VORREI METTERE in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che mi sembrano trascurati dai commentatori dei mass media. E' un dato di fatto che la maggior parte del potere economico e bancario mondiale sia ormai nelle mani di Stati e persone islamiche, che sono indifferenti od ostili all'Occidente. Si legga, ad esempio, il libro di Andrea Morigi Multinazionali del terrore' (ed. Piemme 2004) che spiega come l'attuale situazione economica sia dovuta molto a questo fatto ed è una conseguenza logica. Un'altra evidenza dell'attuale crisi che viene, a mio avviso, messa in secondo piano dagli esperti è la concorrenza spietata e sleale operata dalla Cina e dall'India nel mercato globale. Se lo facesse un piccolo Paese, le conseguenze sarebbero molto minori, ma se è fatta da un sesto dell'umanità, è facile capire che i danni sono enormi per la maggior parte delle altre Nazioni. Finché l'umanità, con i suoi organismi internazionali, in primis l'Onu, non scioglierà questi due nodi, sarà impossibile un miglioramento sostanziale della situazione. Giorgio S., Parma

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ASSOCIAZIONI di categoria, istituzioni e banche. Tutti devono dare il loro contri... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

FORLI' PROVINCIA pag. 8 ASSOCIAZIONI di categoria, istituzioni e banche. Tutti devono dare il loro contri... ASSOCIAZIONI di categoria, istituzioni e banche. Tutti devono dare il loro contributo per permettere al poltronificio Stella di uscire dalla fase di crisi in cui si trova da qualche mese. È questo l'appello lanciato in maniera unitaria da Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl. A rendere la vita difficile all'azienda meldolese, secondo i sindacati, è stata «la difficoltà generata da una grave crisi finanziaria, causata anche dagli assetti societari. Questa situazione rischia di compromettere il futuro industriale e il mantenimento dei livelli occupazionali». Attualmente lo stabilimento dà lavoro a 55 persone. DA INIZIO mese è stato deciso di limitare i danni con la cassa integrazione straordinaria. La misura, prima di entrare nella fase esecutiva, attende che l'azienda predisponga un piano di attuazione. LA SOSTANZA è che la cassa integrazione straordinaria riguarderà il 50% dei dipendenti, seguendo il principio della rotazione (la misura, in caso di crisi aziendale, viene corrisposta per un massimo di dodici mesi). «Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl si legge nella nota dei sindacati , in stretto rapporto con i dipendenti, da tempo si sono attivate nei confronti di Comune e Provincia per costruire un percorso in grado di dare prospettive industriali e garantire tutele per i lavoratori a partire dal recupero delle retribuzioni arretrate e dalla definizione di ammortizzatori sociali che consentano di attraversare la grave crisi. Inoltre, per garantire la continuità produttiva, si sono favorite soluzioni che consentono ai dipendenti di percepire la retribuzione relativa all'ultimo periodo». IL POLTRONIFICIO Stella rappresenta l'ultimo esempio di azienda italiana del settore entrata in crisi. «Occorre che la competitività continua il documento sia giocata sulla qualità del prodotto e sulla professionalità dei lavoratori, e non sul ricorso al massimo risparmio creando dumping sociale (attraverso, per esempio, l'utilizzo di manodopera a basso costo, ndr), fenomeno che il sindacato da sempre combatte e che è il primo nemico di chi lo pratica, vale a dire le aziende stesse». A rendere ancora più dura la sopravvivenza c'è anche la concorrenza sleale delle aziende straniere, che spesso operano senza rispettare la normativa. «Concorrenza e trasparenza, ci sono anche questi ostacoli da superare spiegano gli esponenti dei sindacati . Chi lavora per conto terzi poi dovrebbe preservare la propria professionalità». IN FUTURO potrebbe riaprisi il capitolo relativo alla creazione di un Consorzio per effettuare acquisti comuni. Una struttura cioè che riunisca tutti i poltronifici del territorio e che permetta loro di acquistare, in forma associata, materie prime. «Un sistema terminano i sindacati che permetterebbe di risparmiare e del quale però non si parla da tempo. Bisognerà tornare a farlo».

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Vorrei mettere in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che mi sembrano trascurati... (sezione: crisi)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

LETTERE E COMMENTI pag. 16 Vorrei mettere in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che mi sembrano trascurati... Vorrei mettere in rilievo due aspetti dell'attuale crisi finanziaria che mi sembrano trascurati dai commentatori dei mass media. E' un dato di fatto che la maggior parte del potere economico e bancario mondiale sia ormai nelle mani di Stati e persone islamiche, che sono indifferenti od ostili all'Occidente. Un'altra evidenza dell'attuale crisi che viene, a mio avviso, messa in secondo piano dagli esperti è la concorrenza spietata e sleale operata dalla Cina e dall'India nel mercato globale. Se lo facesse un piccolo Paese, le conseguenze sarebbero molto minori, ma se è fatta da un sesto dell'umanità, è facile capire che i danni sono enormi per la maggior parte delle altre Nazioni. Finché l'umanità, con i suoi organismo internazionali, in primis l'Onu, non scioglierà questi due nodi, sarà impossibile un miglioramento sostanziale della situazione. Giorgio S.

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- alberto d'argenio (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 27 - Copertina ALBERTO D´ARGENIO conta e conterà sempre di più. Anche se offuscato dalla potenza mediatica di governi e Commissione europea, l´Europarlamento incide sul futuro dei cittadini del Vecchio continente, mezzo miliardo di persone. è qui, tra le aule di Strasburgo e di Bruxelles - le due sedi dell´unica assemblea multinazionale del mondo - che ogni giorno si incontrano e scontrano partiti, lobby, interessi politici ed industriali delle diverse nazioni. E chi prenderà più voti a livello continentale tra socialisti e cristiano-democratici, le due principali famiglie politiche dell´Unione, avrà in mano le chiavi di questa sterminata attività legislativa che passa dai mercati finanziari alla protezione dei consumatori, dalla tutela del lavoro alle libertà civili. Contando sulle alleanze con i gruppi minori - a destra e sinistra - influenzerà la politica europea spaccata tra diverse visioni del mondo e dell´Unione. Peccato che il grande pubblico non lo sappia. Colpa dei partiti che confinano la campagna elettorale a sfide e polemiche interne. Il grande cruccio di chi viene eletto a Strasburgo è sempre lo stesso: la visibilità. (segue nelle pagine successive) SEGUE A PAGINA 29

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bcc cartura cambia statuto oggi assemblea dei soci (sezione: crisi)

( da "Mattino di Padova, Il" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 23 - Cronaca Bcc Cartura cambia statuto Oggi assemblea dei soci In questi tempi di crisi finanziaria i clienti delle banche, sia privati che imprese, si chiedono non solo quanto al sicuro siano i propri risparmi ma anche in che termini le banche sono in grado di versare ai clienti le somme richieste. L'assemblea straordinaria dei soci della Bcc di Cartura di oggi alle 10 nella sede centrale, indetta per apportare alcune modifiche allo statuto richieste dalla Banca d'Italia, è l'occasione per affrontare anche questo aspetto tutt'altro che secondario visto che la Bcc fondata 50 anni fa può contare su uno degli indici di solvibilità più alti rispetto alla media. «Dopo un utile d'esercizio di quasi 6 milioni di euro, con un rialzo consecutivo del +8,7 % rispetto all'anno precedente - spiega il presidente della Bcc Mario Sarti - la nostra banca migliora la solidità patrimoniale e l'efficienza produttiva. Significativi sono gli indicatori patrimoniali e di solvibilità, in particolare il nostro «capital ratio» si è attestato sul 14,38%, un numero che ai profani dice poco ma che per gli addetti ai lavori è significativo. Basti pensare che alcune grandi banche sono ben al di sotto del 10 per cento. Anche i crediti in sofferenza sul totale degli impieghi rimangono al di sotto della media, con un risultato dello 0,83 per cento. Il patrimonio di vigilanza, fondamentale per fronteggiare i rischi, viene ancora più rafforzato, passando da 52,1 a 56,4 milioni di euro a fine 2008, con un incremento di oltre l'8 per cento, ben al di sopra dei valori richiesti dalla normativa vigente. Con questi numeri siamo in grado di affrontare con tranquillità questo periodo turbolento». Intanto continua a crescere il numero dei soci, arrivati a 2.400, con oltre un centinaio di iscrizioni, in particolare di giovani, solo negli ultimi cinque mesi. (n.s.)

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La genialità dei poveri (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

ROVIGO AGENDA pag. 17 La genialità dei poveri Lo spunto domenicale di don Licio Boldrin NEI GIORNI caldi che hanno preceduto queste complesse consultazioni elettorali abbiamo sentito parlare, a livelli diversi, di crisi finanziaria, di posti di lavoro che saltano e quindi di tante famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Le soluzioni? Ognuno promette qualcosa, mentre le speranze affievoliscono e non è facile adattarsi ad un diverso tenore di vita che potrebbe anche incidere sulla qualità delle relazioni all'interno delle stesse famiglie. Alla maniera di una moderna e bella parabola, si è venuti a conoscenza di una ricerca interessante, studiata da un gruppo di economisti americani che hanno cercato di capire come in alcune parti del mondo ci sia tanta gente che vive sostanzialmente bene pur dovendo contare su dei redditi bassissimi (meno di 2 dollari al giorno). Per un anno intero hanno osservato il comportamento di 250 famiglie povere di Bangladesh, Sudafrica e India, controllando come veniva speso ogni centesimo. A sorpresa hanno scoperto che i poveri sono molto creativi e non a dispetto della povertà, ma in virtù di questa. In certi casi riescono perfino a risparmiare qualcosa per eventuali spese straordinarie. Poveri che diventano geni della finanza, perché non c'è nulla di più difficile che far quadrare i conti, affrontando anche il matrimonio di un figlio o una malattia, con delle entrate insignificanti. Se la questione non fosse così seria, dal momento che si tratta della sopravvivenza non di milioni ma miliardi di persone, si potrebbe azzardare un paragone con la mancia di pochi euro settimanali che diamo ai nostri ragazzi per le figurine, i gelati e le cariche del cellulare. Una storia per tutte: Hamid fa il tassista con il suo risciò a Dacca, in Bangladesh, e la moglie cuce vestiti. Vivono con il figlio in una baraccopoli e guadagnano l'equivalente di 50 euro al mese, cioè 50 centesimi al giorno per ognuno dei tre componenti la famiglia. Hamid e la moglie sono analfabeti, ma in un anno sono riusciti a risparmiare 34 euro, che Khadeja (la moglie) ha voluto investire comprando dell'oro per gli eventuali momenti difficili. Solo che ai poveri venissero offerti degli strumenti finanziari adatti a loro, come microcrediti, assicurazioni, incentivi al risparmio più che al consumo, forse non sarebbero poveri per sempre. Non si poteva oggi cavalcare un tema che turbasse il silenzio elettorale; ci restava soltanto la possibilità di volare alto sugli scontri di lista, di partito e di ambizioni, ma senza perdere l'occasione di guardare anche in basso verso chi sta peggio di noi e di riflettere, nella festa della ss. Trinità, che Dio padre ama tutti i suoi figli, che Gesù ha donato all'umanità lo Spirito che lo ha generato e che non saranno i molti beni a renderci felici. La saggezza di tanti poveri insegna. Licio Boldrin

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La denuncia arriva ormai a scadenze regolari: il nuovo carcere di Vazia è terminato da un anno ... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Rieti)" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Domenica 07 Giugno 2009 Chiudi La denuncia arriva ormai a scadenze regolari: il nuovo carcere di Vazia è terminato da un anno ma resta chiuso perchè il ministero non ha i soldi per gestirlo e per assumere il personale. Un allarme che Vladimiro Rinaldi capogruppo della lista Storace alla Regione, rilancia ancora una volta criticando gli annunci del ministro Guardasigilli, Angelino Alfano, che vuole ridurre il sovraffollamento della popolazione carceraria attraverso la costruzione e l'apertura di nuovi penitenziari. Invece il tempo passa e per Vazia l'inaugurazione si allontana. La ditta ha concluso i suoi lavori rispettando i termini contrattuali, il ministero ha bandito l'interpello nazionale per reclutare gli agenti di polizia penitenziaria (molti i reatini che prestano servizio in altre città italiane, già in lista d'attesa) , ma per vedere il nuovo carcere in funzione occorrerà attendere, con ogni probabilità, il 2009. E' anche sfumata la possibilità di trasferire i detenuti attualmente ospiti di Santa Scolastica nella nuova e moderna struttura di Vazia. A ritardare però l'apertura è la crisi finanziaria in cui versa il mondo della giustizia in generale e, più in particolare, quello dell'edilizia penitenziaria dove non ci sono fondi per costruire nuovi carceri e neppure per l'assumere agenti di custodia. «Voglio ricordare - sottolinea Rinaldi - le dichiarazioni del garante per i detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, secondo il quale, per garantirne l'entrata in funzione, occorrerebbe una dotazione di circa 300 agenti di polizia penitenziaria oltre ad educatori e psicologi, tutte figure professionali che attualmente non ci sono».

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Siniscalco: (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Siniscalco: «Si salveranno i territori ben gestiti» --> Domenica 07 Giugno 2009 ECONOMIA, pagina 37 e-mail print La tavola rotonda Al centro da sinistra Bianchi, Pandolfi e Siniscalco foto Bedolis L'ex ministro del Tesoro Domenico Siniscalco si dichiara «meno ottimista della media» sulla fine della crisi finanziaria. «C'è stato un passaggio del debito dai privati al pubblico per 4.000 miliardi di dollari - ha commentato alla tavola rotonda che ha concluso l'incontro al Donizetti -. Ormai gli Stati Uniti vanno verso un debito al 100% del Pil e il Regno Unito al 90%. Noi siamo maestri nel vivere in questa situazione, potremmo esportare nostri tesorieri, ma un Paese con debito al 100% può prosperare». E questo perché quando si pagano interessi sul debito pari al 5% del Pil si ha una zavorra che impedisce il finanziamento di politiche di sviluppo. Siniscalco fa risalire al 2001 l'inizio della bolla che poi scoppiando, a partire dall'agosto 2007, ha provocato la crisi. «Alla prima riunione del G7 alla quale ho partecipato come direttore generale del Tesoro, poche settimane dopo l'Undici settembre - ha ricordato -, l'allora presidente della Federal Reserve, la banca centrale americana, Alan Greenspan ha sostenuto che l'unico rimedio era una forte iniezione di liquidità: nessuno ha osato dirgli di no». Oltre alla politica monetaria espansiva con denaro facile a costo quasi zero, Siniscalco cita altre tre concause della «bolla»: lo squilibrio commerciale, dato dagli Usa che consumono più del loro reddito e dall'Asia che invece risparmia il 40% del reddito e l'utilizza, acquistando titoli del Tesoro americano, per finanziare gli Usa nell'acquisto dei loro prodotti; la deregolamentazione bancaria che ha fatto cadere la distinzione tra banche al dettaglio e banche di investimento; l'assunzione di eccessivo rischio da parte delle banche «un po' per errori, ma anche per una componente di avidità». Adesso si tratta di trovare la «exit strategy», la via d'uscita dalla crisi. «Non so se sarà l'inflazione o la sostenuta pressione fiscale, per la quale serve però la crescita - commenta Siniscalco - Ma avranno maggiori possibilità di farcela le istituzioni e i territori ben gestiti e bilanciati. La "biodiversità" dà maggiori sicurezze: un territorio come quello bergamasco dove convivono agricoltura, manifatturiero, commercio, servizi e banche è sicuramente avvantaggiato rispetto ad altri specializzati solo nella finanza o nell'acciaio». E parlando in particolare della Popolare di Bergamo, Siniscalco - che ha «studiato» il dossier Ubi, dato che come vicepresidente di Morgan Stanley si è trovato a dovere dare parere di congruità in occasione della fusione Bpu-Banca Lombarda - si è dichiarato «colpito dall'alto livello dell'istituto per soci e capitale, bilancio, management e soprattutto clienti, un punto di forza per qualità di credito spesso trascurato». «Comparare la gestione speculativa delle banche americane a quella saggia, seppure non francescana negli utili, di un istituto come Ubi fa capire perché l'Italia è stata colpita in maniera molto inferiore da una crisi bancaria che a settembre-ottobre poteva diventare veramente sistemica» - ha osservato Siniscalco. Per l'ex ministro, le nazionalizzazioni e gli interventi pubblici effettuati nella finanza mondiale sono stati «necessari». Che in Italia il gruppo della Popolare di Bergamo sia tra i pochi a non ricorrere ai cosiddetti «Tremonti Bond» «è una manifestazione di orgoglio che ha il suo perché» - ha sostenuto Siniscalco, citando un apologo dove l'intervento pubblico nelle crisi bancarie è paragonato all'intervento dei pompieri in caso di incendio: «Spengono il fuoco, ma poi ci vogliono dieci anni per risolvere i danni provocati dall'acqua». Alla tavola rotonda ha partecipato anche Filippo Maria Pandolfi, che parlando della sua attività di ministro delle Finanze e del Tesoro alla fine degli anni Settanta, ha ricordato come mentre da Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi lamentava che l'80% del sistema bancario italiano fosse in mano pubblica (e per questo - ha puntualizzato - per sistemare il Banco San Marco rifiutò l'offerta della Comit favorendo il passaggio al Creberg), la Popolare di Bergamo fosse un riferimento «come buona banca». «E come bergamasco - ha aggiunto - questa è una banca che si è sempre identificata con Bergamo, a partire dalla presenza al centro della nuova urbanistica». Nel suo intervento l'ex presidente dell'Abi-Associazione bancaria italiana, Tancredi Bianchi ha subito strappato un applauso, auspicando di poter tornare ad essere direttamente socio della Popolare di Bergamo, dato che ora lo si può essere solo indirettamente come socio di Ubi che ne controlla il 100%. Poi a margine dell'incontro il presidente Emilio Zanetti ha sgomberato il campo dall'ipotesi sostenendo che «il ritorno in Borsa è difficile: la continuità è rappresentata da Ubi». Anche Tancredi Bianchi ha ricordato un paio di aneddoti. Di quando nel 1984, l'allora presidente Lorenzo Suardi declinò l'invito a partecipare con il Creberg all'acquisto della Banca Provinciale Lombarda e poi gli disse, mentre tornavano dall'aeroporto, che aveva comprato il Credito Varesino. «La sua logica era quella dell'acquisizione con autofinanziamento da utili e con aumenti di capitale da parte dei soci: impensabile un acquisto a debito - dice Tancredi Bianchi -. Emilio Zanetti ha mantenuto questa impostazione. Io sono favorevole alle fusioni perché con gli acquisti si espelle capitale proprio dalla banca per pagare i soci, ma quando Zanetti mi spiegò l'operazione con Comindustria, ricordo che gli dissi. «Avete anche i soldi per comprarla». E lui rispose di sì, ma che per prudenza, se non si spendono è meglio» S. R. 07/06/2009 nascosto-->

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(sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

«Dai nuovi eletti priorità alla crisi» --> Domenica 07 Giugno 2009 GENERALI, pagina 3 e-mail print Il nuovo Parlamento europeo dovrà affrontare per prima cosa la crisi economica e le sue conseguenze, dalla disoccupazione alla gestione dell'economia globale: lo ha detto monsignor Adrianus van Luyin, presidente della Commissione dei vescovi europei in un'intervista a «Radio Vaticana». «Il nuovo Parlamento europeo - ha detto il vescovo di Rotterdam - dovrà trattare inevitabilmente una serie di problemi gravi. In primo luogo, la crisi finanziaria globale per la quale molti posti di lavoro minacciano di essere perduti, come pure il modo in cui saranno investiti i risparmi e le pensioni di milioni di persone». «In questo contesto - ha spiegato van Luyin - la Chiesa auspica che il Parlamento europeo si dimostri in grado di trovare soluzioni improntate alla giustizia sociale e in grado di dare risposte anche a questioni dalle quali dipende la vita delle future generazioni: ambiente, energia, alimentazione». 07/06/2009 nascosto-->

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La fortuna degli americani? Credere sempre in se stessi (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

n. 137 del 2009-06-07 pagina 22 La fortuna degli americani? Credere sempre in se stessi di Redazione Mario Calabresi racconta gli Stati Uniti nell'anno della crisi finanziaria: un Paese che ha come antidoto alle difficoltà un incrollabile ottimismo Oggi li chiamiamo divi, ma non è sempre stato così. Come racconta Tito Saffioti in Gli occhi della Follia (prefazione di Cesare Segre, BookTime, pp. 215, euro 30), «per tutto il Medioevo» l'uomo di spettacolo «ha sofferto di una clamorosa ambiguità sociale». Era infatti «un fattore di disordine morale perchè non apparteneva a nessuno dei tre ordini in cui si divideva la società: oratores, bellatores, laboratores». La situazione è destinata a mutare solo qualche secolo più avanti, quando i buffoni iniziano ad essere considerati quali artisti tout court. Ballano, suonano e accettano, con un certo savoir fare, di diventare i bersagli passivi dei propri clienti. Regalando, qui e là, gesti di eroismo fuori dal comune. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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(sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 07/06/2009 - pag: 9 L'intervista Il presidente uscente dell'Europarlamento Hans-Gert Pöttering «Riforme importanti, non solo dibattiti sulle oche» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Cavalier Pöttering, ma davvero l'Europarlamento deve occuparsi della «protezione degli animali negli allevamenti, con particolare riguardo alla spennatura delle oche»? Dice così una risoluzione di cui avete discusso qualche mese fa: e magari certi argomenti contribuiscono al disincanto degli elettori... «Se è per questo, abbiamo discusso di tante altre cose. Comunque sì, credo anch'io che il Parlamento Europeo possa e debba concentrarsi soprattutto sui grandi temi. Che non mancano certamente». Hans-Gert Pöttering, tedesco, cristianodemocratico, capolista della Cdu nel suo Paese (e cavaliere di Gran croce al merito della Repubblica in Italia) ha appena terminato il suo mandato di presidente dell'Europarlamento. Anch'egli ha visto i sondaggi sull'astensionismo in aumento. Europa sotto accusa, Europarlamento inutile? «No. Non direi proprio. Conosco bene certe critiche, ma la verità è che l'Europarlamento è diventato sempre più influente e importante negli ultimi anni». In quali campi, che riguardino la vita dei cittadini? «Quattro esempi: è stato promosso un miglior controllo del sistema bancario, durante la crisi finanziaria. E la Ue si è posta all'avanguardia nel mondo, nella lotta al cambiamento climatico. Poi, sono state varate le norme sulla sicurezza dei prodotti chimici. E con la pianificazione finanziaria consolidata dal 2007 al 2013, abbiamo garantito anche alle generazioni più giovani l'accesso agli scambi culturali, come quelli del progetto Erasmus». Tuttavia la gente non sembra spasimare per il voto. Può citare 3 ragioni per andare oggi alle urne? «Solo tre? Beh, ci provo. Una: con il voto dobbiamo difendere la buona salute della moneta europea, l'euro; e ricordiamoci che, se non avessimo avuto l'euro in questa crisi, ora saremmo stati molto peggio. Due, dobbiamo portare fino in fondo la lotta per ripulire i cieli. Tre, dobbiamo completare l'integrazione nella Ue, il successo già avuto con l'ingresso di Bulgaria e Romania». E la trasparenza? L'«Economist» si scandalizza perché la maggioranza degli eurodeputati vorrebbe tenere segrete le future note-spese per le trasferte... «Abbiamo stabilito che d'ora in poi vengano rimborsati solo i biglietti di viaggio effettivamente utilizzati. Niente soldi in più. E con il nuovo statuto, saranno uguali i compensi degli eurodeputati in ogni Paese». Ma gli Stati avranno un paio d'anni per adeguarsi. «Gli Stati potranno ridurre i compensi degli eurodeputati attraverso la tassazione nazionale. Vede, il problema nascerebbe quando un eurodeputato dovesse guadagnare più di un suo collega nazionale, o di un primo ministro. E questo non dovrebbe più succedere». C'è qualcosa in più, che avrebbe potuto essere fatto in quest'ultima legislatura? «Sì: mi sarebbe piaciuto vedere il Trattato di Lisbona già in vigore. Quello è un bel rimpianto. Ma sono certo che il sì dell'Irlanda, e le ratifiche di Polonia, Germania e Repubblica Ceca, siano ormai vicini». Equilibri L'Europarlamento a Strasburgo (Reuters) L. Off.

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Uno risparmia, l'altro dilapida Aria di crisi nella coppia Chimerica (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 07/06/2009 - pag: 10 PECHINO E WASHINGTON Uno risparmia, l'altro dilapida Aria di crisi nella coppia Chimerica di NIALL FERGUSON D ue anni fa l'economista Moritz Schularick ed io abbiamo coniato la parola «Chimerica » per descrivere quella che ci appariva come la relazione chiave nell'allora dirompente economia globale: Cina più America. La manodopera a basso costo cinese rendeva altamente redditizie le multinazionali americane. I consumatori americani, sempre attenti ai prezzi, dal canto loro mantenevano in attività le aziende cinesi con gli ordinativi per le esportazioni. E le autorità monetarie cinesi trasformavano le eccedenze dell'esportazione in riserve in dollari, allo scopo di impedire l'apprezzamento della loro stessa valuta. Come conseguenza involontaria, la Cina ha finito per accumulare un credito multimiliardario nei confronti degli Stati Uniti, finanziando il deficit americano a prezzi stracciati. Sono stati i tassi bassi a lungo termine abbinati agli errori di politica monetaria commessi dalla Fed, a un'eccessiva leva finanziaria adottata dalle banche, e a un'ingegneria finanziaria scapestrata a gonfiare la bolla immobiliare americana: quando questa è scoppiata, la crisi è stata inevitabile. Per semplificare la storia, pensate a un matrimonio infelice in cui un partner risparmia mentre l'altro scialacqua a più non posso (e chi non conosce almeno una coppia di questo tipo?). Ma poi il partner spendaccione esagera con le carte di credito e allo stesso tempo il partner parsimonioso vede minacciato il suo posto di lavoro. Una relazione fino ad allora stabile comincia a traballare. A febbraio, il People's Daily cinese riconosceva «l'importanza e l'influenza globale» della Chimerica, ma prevedeva l'arrivo imminente di un «periodo di gelo». Stiamo assistendo a una svolta storica, quando l'ago della bilancia pende decisamente da una parte e si allontana da una potenza affermata a favore di uno sfidante emergente? Forse. Le crisi finanziarie spesso accelerano gli spostamenti graduali della tettonica geopolitica e svolgono, nella storia, una funzione simile ai terremoti in geologia. Difatti fu l'inflazione a minare le fondamenta della potenza asburgica e a spianare la strada alla repubblica olandese. Fu la disastrosa Bolla del Mississippi del 1718-19 a indebolire fatalmente la Francia dell'ancien régime, mentre la Gran Bretagna sopravviveva, in quegli stessi anni, alla Bolla dei Mari del Sud con il suo sistema fiscale intatto. Per gran parte del secolo XIX, le crisi finanziarie negli Stati Uniti ebbero solo effetti marginali sulla City londinese. Entro il 1907, però, il crac di Wall Street era già capace di scatenare onde d'urto da un capo all'altro dell'Impero Britannico, annunciando la nuova era di supremazia americana. Qualcosa di simile sta accadendo oggi come conseguenza della crisi finanziaria americana che è iniziata quasi due anni or sono. Considerate soltanto l'impatto di questa crisi su Stati Uniti e Cina. Secondo il Fondo monetario internazionale, l'economia americana subirà una contrazione del 2,8 per cento quest'anno, mentre le previsioni per la Cina indicano una crescita di oltre il 6 per cento. Certo, la Cina non è uscita del tutto indenne dal drammatico crollo delle esportazioni che ha devastato le economie asiatiche nell'ultimo scorcio del 2008 e nei primi mesi del 2009. In percentuale, molti più lavoratori cinesi hanno perso il loro impiego, in confronto agli americani, dall'inizio della crisi a oggi. Eppure io non credo (come fanno alcuni sino-pessimisti) che il regime di Pechino sia seriamente minacciato da disordini civili. Se i nonni sono sopravvissuti al Grande Balzo in avanti e i genitori alla Rivoluzione Culturale, i cittadini cinesi sapranno certamente affrontare un declino nel tasso di crescita dall'11 al 6 per cento. In breve, è forse venuto il momento di credere alle proiezioni elaborate da Jim O'Neill e dai suoi colleghi alla Goldman Sachs, che solo qualche anno fa avevano previsto che il Pil cinese avrebbe raggiunto quello americano entro il 2027. Ancor prima che la sua economia raggiunga il primato mondiale, la Cina può svolgere un ruolo molto più incisivo nei rapporti con gli Stati Uniti. È il coniuge con i soldi di solito ad avere la meglio, specie quando la discussione verte sui debiti dell'altro. «Gli Stati Uniti stanno prendendo decisioni dettate esclusivamente da calcoli interni, prestando scarsa attenzione al mondo esterno », si lamentava ad aprile Zhang Ming, economista dell'Accademia cinese di scienze sociali. «In questo caso, il governo cinese dovrà approntare le difese. Possiamo continuare a finanziare il debito americano, ma dovremo porre alcune condizioni». La grande questione è precisamente: quali condizioni? Timothy Geithner conoscerà il vecchio adagio: quando hai un piccolo debito con la banca, la banca ha il coltello dalla parte del manico; ma quando hai un debito enorme, è l'opposto. Luo Ping, direttore generale dell'Ente di controllo delle banche cinesi, si è espresso con eleganza in un'intervista a febbraio: «Se non acquistiamo buoni del tesoro americano, che cosa ci resta? I buoni del tesoro americani sono un bene rifugio per tutti, e anche per la Cina rappresentano l'unica opzione. È chiaro che vi detestiamo. Quando cominciate a emettere obbligazioni per 1 o 2 trilioni di dollari, sappiamo benissimo che il dollaro si svaluterà, e per questo vi detestiamo, ma che altro possiamo fare?». «Vi detestiamo? ». Qui si annuncia davvero una lite matrimoniale. Speriamo che Mr Geithner sarà bravo a schivare i piatti che volano. Come i divorzi, anche i grandi spostamenti nell'equilibrio del potere sono raramente amichevoli. © Niall Ferguson, 2009 traduzione di Rita Baldassarre CHIARA DATTOLA

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Crisi e tragedie, ma solo le veline ci hanno divisi (sezione: crisi)

( da "Stampaweb, La" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il mondo cerca la pace in Medio Oriente e la soluzione alla crisi finanziaria. Piange i morti dell’Airbus e assiste alle grandi fusioni. In Italia si polemizza sulle veline, sui gusti del premier e sul ritorno del fascismo. Questa è la cronaca di una campagna elettorale folle, allucinata e davvero spassosa. 1 maggio Giornata tranquilla dopo le rivelazioni del 28 aprile di Veronica Lario all’Ansa: mio marito è malato, frequenta le minorenni. 2 maggio Si discute di febbre suina. 3 maggio Veronica annuncia: divorzio. 4 maggio I soldati italiani uccidono una bimba di 13 anni in Afghanistan. Berlusconi: con Veronica è impossibile andare avanti. Nel Pd parla solo la Bindi: perché non ci si indigna per il premier? 5 maggio La Fiat tratta con Opel. Un bimbo chiede alla Rice: perché torturavate? Fini e Maroni litigano sui medici spia. Dell’Utri ricorda la bontà di Mussolini. Il papà di Noemi: la mia famiglia conosce Berlusconi tramite me. 6 maggio Fini e Maroni litigano sui presidi spia. Berlusconi a Porta a Porta: mia moglie mi chieda scusa. Dibattito sull’autenticità delle foto della festa di Casoria. 7 maggio La Lega chiede carrozze del metrò per soli milanesi. Franceschini teme il ritorno delle leggi razziali. Rivelazione: Noemi ha fatto il book fotografico a 16 anni tramite Dell’Utri. Smentite. La Guerritore legge Veronica in tv. 8 maggio Allarme occupazione a Pomigliano e Termini Imerese. La cassa integrazione sale dell’864%. L’Onu sui respingimenti: diritti violati. 9 maggio Fini vede il rischio Apartheid a Milano. Il fotografo Pasquale Cerullo svela che si sapeva dell’arrivo di Berlusconi a Casoria sin dalla mattina. Il Pd si interroga: attaccare o attendere? 10 maggio Incontro al Quirinale fra le vedove Calabresi e Pinelli. Berlusconi: no alll’Italia multietnica. Noemi al Times: papi non è mio padre. Un ex assessore napoletano: portai il papà di Noemi da Craxi. 11 maggio La Cei: l’Italia è già multietnica. Il Papa in medioriente. Bobo Craxi: il papà di Noemi non lo conosciamo. 12 maggio Il Papa: mai più Shoa. Il Pd pensa al ritorno del Mattarellum. Berlusconi in discoteca a Sharm el Sheikh. 13 maggio Via libera del Senato al nucleare. Onu: riammettete i migranti respinti. L’autore del book di Noemi si confessa. Di Pietro: con Berlusconi a rischio la democrazia. 14 maggio Il Papa in Palestina. Ok del Parlamento alle ronde. La Repubblica pone le dieci domande a Berlusconi. D’Alema: il premier ha l’ipertrofia dell’ego. Nel Pd ancora serrato il dibattito: attaccare o attendere? 15 maggio Napolitano: c’è una retorica xenofoba. Franceschini: tornano le camicie nere. Bill Emmot sulle dieci domande: informare è la nostra missione. Berlusconi: è una campagna di odio. D’Alema: racconti barzellette. 17 maggio Il Pil scende del 5.9%. Lite Onu-Maroni sui respingimenti. La Russa: l’Onu non conta un fico secco D’Alema: in che mani siamo. Di Pietro: propaganda da Ventennio. La mamma di Noemi al Times: Silvio faccia per Noemi ciò che non ha fatto per me. 18 maggio Stipendi, l’Italia in Europa 23^ su 30. Bersani: si abbassino le tasse. Si scopre che il Times ha mal tradotto: la mamma di Noemi non si rivolgeva a Silvio ma a Dio. 19 maggio Scontri all’Università di Torino per il G8. Il Times: il premier tratta i media come feudi. D’Alema: il premier guarda al modello coreano di democrazia. 20 maggio Condannato Mills: fu corrotto dal premier. Dibattito nel Pd: sulla giustizia attaccare o attendere? Di Pietro: Berlusconi fa orrore, è piduista, fascista e corruttore. 21 maggio Polemica attorno a Berlusconi: su Mills deve riferire in aula o no? Di Pietro: è un fascista. Si scopre che Noemi partecipò a una cena col premier e gli imprenditori a Villa Madama. 22 maggio All’Assemblea di Confindustria il premier attacca Parlamento (pletorico) e magistrati (eversivi): il mio giudice è comunista. Di Pietro: Berlusconi è il doppio Stato. Franceschini: si dimetta. 23 maggio Cassa integrazione ai livelli del ‘93. Salta fuori che Noemi andò anche al Galà del Milan. Casini: Silvio, rispondi alle dieci domande. Zanda: è una questione di Stato. Franceschini: dimettiti. D’Alema: arrogante. 24 maggio Berlusconi: la stampa è indegna, ignobile, sconcia. La Repubblica intervista Gino Flaminio, ex fidanzato di Noemi che racconta delle telefonate fra Berlusconi e Noemi. Il Pd vuole una riunione speciale di tutte le opposizioni. Di Pietro dice no: serve una mozione di sfiducia. 25 maggio La Germania si spacca sulla trattativa Opel-Fiat. D’Alema su Berlusconi: disgustoso. 26 maggio Bagnasco chiede tutele per i lavoratori. Test nucleari in Nord Corea. Il papà di Noemi: mia figlia è illibata, conobbi Silvio nel 1990. 27 maggio Tre morti alla Saras dei Moratti. Rivelazioni: Gino Flaminio è un pregiudicato. Di Pietro: Berlusconi come Dracula. 28 maggio - La stampa estera: Berlusconi è sfacciato, bugiardo e impunito. Intervista alla zia di Noemi. Franceschini: fareste educare i vostri figli da questuomo? I figli di Berlusconi sdegnati. Di Pietro: Berlusconi come Nerone. 29 maggio - Brunetta ai poliziotti: siete dei panzoni. 30 maggio - Draghi: servono riforme contro la crisi. Berlusconi: porterò i terremotati in crociera. Di Pietro: fascista, razzista, eversivo, piduista. D’Alema: irresponsabile, avvelenatore. 31 maggio - Santanché: Veronica ha un amante. Gino Flaminio scrive al Corriere: chiedo scusa a tutti. Dell’Utri: a Villa Certosa, durante le feste, c’è la gelateria in giardino. 1 giugno - Bondi: a Villa Cetosa ho cenato a lume di candea con Cicchitto. Scoppia la polemica sui voli di Stato, chi c’era a bordo dell’aereo diretto a villa Certosa? Apicella. 2 giugno - Cade un Airbus: 228 morti. Berlusconi: complotto contro di me, c’è anche Murdoch. Sul volo diretto a Villa Certosa c’era pure una ballerina di flamenco. 3 giugno - Napolitano: dopo le elezioni si abbassino i toni. 4 giugno - Bin Laden minaccia Obama. Per i voli di Stato indagato Berlusconi. la stampa straniera insiste. Il premier: sono insufflati dai comunisti. 5 giugno - Obama all’Islam: è l’ora della pace. Franceschini: sui voli di Stato è la legge del principe. Veltroni: l’Italia è violenta. Il Paìs pubblica le foto segrete di Villa Certosa, si vede Topolanek nudo. Calderoli: Noemi è brutta. 6 giugno - Si vota per le Europee. Qui ci si è divertiti un sacco.

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Cena di solidarietà (sezione: crisi)

( da "Corriere delle Alpi" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Cena di solidarietà Il 19 a Nebbiù per sostenere il fondo destinato a chi perde il posto di lavoro NEBBIU'. Il settimanale "L'Amico del popolo" e l'Arcidiaconato del Cadore promuovono per venerdì 19 giugno alle 20, alla Casa Alpina Mari di Nebbiù, una "Cena di solidarietà per chi perde il lavoro". L'iniziativa, che si colloca nell'ambito delle celebrazioni per il centenario del giornale diocesano, è promossa con l'intento di sostenere il fondo di solidarietà per le famiglie colpite dalla crisi da poco istituito dalla diocesi di Belluno-Feltre. All'appuntamento hanno già aderito anche Confindustria Dolomiti Belluno, Artigiani Uapi e Appia, Ascom, Cgil, Cisl e Uil, oltre a varie rappresentanze del mondo del volontariato e dell'associazionismo. L'attuale crisi finanziaria ed economica sta pesando in modo particolare, secondo le recenti rivelazioni contenute nel rapporto Istat, sulla generazione che si colloca tra i 35 e i 54 anni. Dopo un iniziale momento di preghiera, seguiranno i saluti delle autorità e la presentazione da parte della Caritas del Fondo di solidarietà, al quale saranno destinati i soldi raccolti. L'incontro è aperto a tutti, previa prenotazione, entro lunedì 15, contattando la segreteria de "L'Amico del popolo" in orario di ufficio (0437 940661) o scrivendo a segreteria@amicodelpopolo.it. La quota di partecipazione è di euro 30. (m.g.)

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Pannella vota in carcere (sezione: crisi)

( da "Vita non profit online" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pannella vota in carcere Reading time: 3 minutes --> di Redazione - pubblicato il 07 Giugno 2009 alle 10:13 La cronaca della prima giornata di voto: Napolitano, Berlusconi e Bossi hanno già votato. Affluenza in calo. Il leader radicale ha scelto il seggio di Regina Coeli Circa 50 milioni di italiani alle urne per le elezioni europee e amministrative. Cala l'affluenza. Alle 22 di ieri aveva votato il 17,8% contro il 20,5% del 2004. Più alto il dato per Provinciali (19,62%) e Comunali (22,94%). I seggi rimarranno aperti fino alle 22. Gli elettori devono scegliere i componenti della delegazione italiana che siederà a Strasburgo e votare per il rinnovo di 62 Province e in 4.281 Comuni. Prima giornata ieri in cabina elettorale anche per i big della politica che solitamente scelgono la domenica per esprimere il proprio voto nel segreto dell'urna. Voteranno domani, infatti, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (all'istituto Margherita di Savoia di via Panisperna), il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (nella scuola media Dante Alighieri di via Scrosati, a Milano) e il leader della Lega Umberto Bossi (sempre nel capoluogo lombardo presso la scuola elementare di via Fabriano). Ma già oggi alcuni degli esponenti di spicco della politica nostrana si sono recati al seggio, come riporta l'agenzia di stampa Adn Kronos: il segretario del Pd Dario Franceschini, che ha votato poco dopo le 18 in un seggio elettorale del centro storico della Capitale: seguito da fotografi, cineoperatori e giornalisti, prima di entrare nella sezione, il segretario del Pd si è soffermato a guardare i simboli elettorali e ha ironizzato: "Non vi preoccupate - ha detto ai giornalisti - non sono indeciso". Il leader radicale Marco Pannella ha scelto un luogo insolito, almeno per la stragrande maggioranza degli italiani, per esprimere il proprio voto, dal momento che lo ha fatto nel seggio allestito nel carcere romano di Regina Coeli. Ha votato anche Emma Bonino, in un seggio del centro di Roma. E ha votato , a Torino, Emanuele Filiberto di Savoia, candidato dell'Udc. Non senza nascondere una certa emozione: "E' la prima volta che un Savoia vota in Italia, ma sono anche un po' triste che questa campagna elettorale sia finita, è stata una campagna intensa ma interessante che mi ha permesso di incontrare tanta gente e di scoprire le bellezze del Piemonte. Comunque, vada come vada, sono felice". Al seggio elettorale oggi anche il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro, che ha votato a Curno, in provincia di Bergamo, e il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, che ha espresso il proprio voto per l'assemblea di Strasburgo in un seggio del quartiere romano dei Parioli, accompagnato dalla moglie Azzurra. Ha votato oggi pure l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, ovviamente a Bologna, e, come di consueto, accompagnato dalla moglie Flavia. Sul voto oggi la benedizione dei vescovi europei, che hanno chiesto ai nuovi eletti di affrontare le priorità della disoccupazione e della difesa del risparmio. ''Il nuovo parlamento europeo dovra' trattare inevitabilmente una serie di problemi gravi, che preoccupano e inquietano molti uomini. In primo luogo, la crisi finanziaria globale per la quale molti posti di lavoro minacciano di essere perduti, come pure il modo in cui saranno investiti i risparmi e le pensioni di milioni di persone''. E' questa la priorita' della politica europea e dei nuovi eletti al prossimo Parlamento di Strasburgo per mons. mons. Adrianus van Luyin, vescovo di Rotterdam e presidente della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea.

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Il turismo, l'integrazione e uno snodo decisivo (sezione: crisi)

( da "Trentino" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il turismo, l'integrazione e uno snodo decisivo Il sistema economico trentino non da ieri basa gran parte delle proprie fortune sulle entrate provenienti dal settore turistico. Sono a migliaia i visitatori che durante tutto l'anno giungono in Provincia per poter prendere parte alle tante iniziative culturali o semplicemente per contemplare le bellezze paesaggistiche che il nostro territorio ha ad offrire. Ingenti sono quindi gli investimenti pubblici e privati a livello di marketing, per diffondere ai potenziali visitatori l'immagine di un Trentino verde, attento alla natura, dove l'ospite può sentirsi come a casa. Se il turista può effettivamente sentirsi "a casa" nella provincia trentina questo lo si deve principalmente a tutti quei lavoratori operanti nel settore e assunti molte volte in nero, costretti spesso ad accettare buste paga irrisorie, il mancato pagamento di straordinari e l'impossibilità di fatto ad usufruire dei giorni di ferie e dei permessi previsti dal contratto nazionale di riferimento. La situazione era già grave nel 2006 quando il sindacalista Walter Largher della UIL TuCS si finse alla ricerca di lavoro in Val di Fiemme, venendo così a conoscenza degli aspetti più tristi e miseri di quello che dovrebbe essere il settore di punta dell'economia trentina. A distanza di tre anni da quell'indagine è aumentata in maniera considerevole la percentuale degli stranieri impiegati in strutture alberghiere e della ristorazione. Le nuove norme in materia di immigrazione -che collegano la richiesta di permesso di soggiorno al requisito obbligatorio del possesso di un posto di lavoro- e l'introduzione recente del "reato di clandestinità" non hanno fatto altro che esporre ancor più questa categoria di lavoratori a ricatti e soprusi di ogni genere. il caso di un giovane lavoratore ucraino, allontanato con la forza dal proprio posto di lavoro in un noto ristorante del capoluogo e colpevole solamente - dopo aver accettato un impiego pagato per metà in nero- di aver chiesto chiarimenti in merito alla sottrazione di permessi mai usufruiti dalla busta paga operata dal datore di lavoro, peraltro sotto la minaccia di eventuali ritorsioni sull'ottenimento del permesso di soggiorno. il caso di un lavoratore albanese, picchiato per futili motivi dal datore di lavoro fino a costringerlo a ricorrere alle cure ospedaliere con la certezza che la giustizia -parole sue- "crederà più ad un trentino che ad un albanese". La pur ottima iniziativa di folklore rappresentata dalla "Festa dei popoli" quindi da sola non basta a fare di Trento e della provincia un modello di convivenza; l'integrazione reale comincia sul posto di lavoro. Nessun senso di appartenenza comunitaria può nascere infatti tra chi vede calpestati ogni giorno i propri diritti inviolabili di essere umano nel normale esercizio della propria professionalità. Matteo Salvetti TRENTO Caro Salvetti, credo che la crisi finanziaria ed economica dovrà imporre una riflessione anche al turismo, proprio perché è un settore portante dell'economia trentina, gestito da protagonisti motivati. Chi segue la rivista degli albergatori "Ospitalità Trentina " può rendersi conto di come questo ripensamento sia già iniziato, per quanto riguarda il territorio, il suo valore, la necessità che non venga saccheggiato. Il prossimo passo dovrà necessariamente riguardare il lavoro. Ma rivedere i "rapporti", gli schemi, i sistemi di lavoro nel turismo non può essere solo una questione aziendale. Deve diventare categoriale (a livello di associazioni) e politica. Il sostegno ai buoni esempi, alle buone pratiche, deve venire dalla politica. Credo, sotto questo aspetto, che i casi segnalati pur riflettendo un clima generale abbastanza disinvolto nel gestire la "manodopera" turistica, siano anche fenomeni singoli, eccessi isolati. In molti alberghi ed esercizi i lavoratori tornano, dalle loro residenze estere, anno dopo anno. Nelle valli turistiche l'integrazione è - anche per la dimensione umana dei paesi - più avanzata rispetto a quella che si riscontra nelle periferie urbane. Non bisogna dunque fare di tutte le erbe un fascio. E però è vero, questi casi "crudeli" suonano come un campanello d'allarme. Il turismo trentino, con una tradizione centenaria alle spalle, settore portante dell'economia, pilastro radicato del territorio, non può vivere - nemmeno nella sua forza lavoro - alla giornata, basandosi sul precariato. Deve darsi un assetto. Non può accettare la disaffezione delle seconde e terze generazioni (bisognerebbe forse chiedere a chi se ne va la restituzione dei contributi ricevuti?) non può gestire la conduzione alberghiera al massimo ribasso, importando solo lavoratori esterni e prodotti non locali. In sostanza un settore portante come il turismo deve pensare a radicare, a motivare, a far crescere i suoi collaboratori, i suoi lavoratori, ad essere orgoglioso dei suo prodotti. Così è stato fino agli ani Ottanta, quando le "cameriere" provenienti dai masi e dai paesi contadini, trovavano nei servizi alberghieri non solo una fonte di redito, ma una scuola professionale di promozione sociale. Anche per gli immigrati deve essere così. Il lavoro nel turismo deve servire a radicarli (la natalità dei residenti è sempre in calo) a far loro conoscere il territorio, a promuoverne la residenzialità pacifica. Forse questa prospettiva meriterebbe un progetto specifico, con qualche incentivo. Ma il settore turistico è troppo importante per il Trentino perché si basi solo su un precariato avventizio, spesso sfruttato. Chi cerca lavoro, come chi dà lavoro, merita molto di più.

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scettici e delusi (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

xA CHI GIOVA L'ASTENSIONE? SCETTICI E DELUSI di ALCIDE PAOLINI Alle elezioni europee del 2004, l'Italia è stata il paese con la maggiore affluenza alle urne: il 73% (per la verità il Belgio ha raggiunto il 90%, ma giocava in casa), contro una media del 45%. Noi italiani rappresentavamo, insomma, i più convinti sostenitori dell'idea europeista e la cosa aveva un senso, sia perché eravamo uno dei cinque paesi fondatori sia perché la personalità di uno dei maggiori fautori fu Altiero Spinelli, colui che fin dal 1943, mentre era al confino nell'isola di Ventotene, assieme ad altri noti antifascisti, diede vita al primo Movimento federalista europeo. Sia infine perché pensavamo che l'avvento dell'Ue avrebbe costituito uno scopo degno per indurci a uscire dal nostro amato guscio provinciale. Ma questa volta, purtroppo, numerosi indizi porterebbero a prevedere un calo di votanti. Almeno a giudicare dalla contrarietà di partiti come la Lega, che considera l'Ue un ostacolo al progresso economico del Lombardo-Veneto; dall'evidente scetticismo dei nostri ministri economici e perfino dello stesso presidente del consiglio, il quale, dopo aver dato la colpa di tanti nostri guai all'euro, ha definito l'Ue «un problema». Ed è anche per questo che, motu proprio, ha trasformato artificialmente la consultazione in una sorta di referendum in suo favore (avendo deciso di apparire come primo candidato in tutte le circoscrizioni, pur non potendo essere eletto), ragione per cui spingerà i suoi sostenitori a votare comunque. Le ragioni di questo scetticismo ormai diffuso sono varie. Da un lato discendono dal fatto che l'Unione è percepita da molti come una sorta di baraccone dove si discute all'infinito di quote latte o della marca di un formaggio, invece di occuparsi dei grandi problemi politici ed economici che il mondo ha di fronte; dall'altro sembra invalsa la convinzione che il nostro paese, ogni giorno più incartato nelle sue baruffe da cortile, sempre uguali e rissose, ci rendono via via meno forti e assai confusi, incapaci purtroppo di qualsiasi scatto, non si dice utopico, ma nemmeno minimamente idealistico. Di qui l'astensione. Anche perché sembra a molti che ormai la nostra politica sia stata trasformata da quell'indubbiamente abile pifferaio che è il presidente del consiglio in una partita non solo con l'opposizione, ma ancor meglio tra lui e la sua maggioranza. Altro che Unione europea! Emerge insomma ancora una volta la fragilità del nostro paese, dove proprio nel momento in cui ci sarebbe maggior bisogno della partecipazione attenta e attiva dei suoi cittadini, una parte di loro sembra abbandonarsi alla delusione, voltando la testa dalla parte opposta; mentre l'altra si lascia attirare da una partita tutta interna, che nulla ha a che fare con la posta in gioco. Così, invece di concorrere alla realizzazione di un'Europa più unita, nell'interesse di tutti, essendo ormai l'unica strada perseguibile nei confronti dei problemi complessi, pressanti e ineludibili che la globalizzazione ci pone davanti, pena uno sconquasso di dimensioni mondiali, come la recente crisi finanziaria ci ha dimostrato, troppi elettori sembrano pensare ad altro. Eppure solo la realizzazione di un'Europa integrata, a dispetto della Lega e dello scetticismo, se non dell'indifferenza che serpeggia perfino nell'opposizione, potrebbe indurre finalmente la nostra visione politica a liberarsi dalle pulsioni provinciali che spesso la ingabbiano in calcoli localistici, rendendo meno miope e velleitaria la nostra partecipazione. Perché è spesso proprio l'eccessiva concentrazione su se stessi, sulle proprie questioni particulari, che ci impedisce di vedere qual è la strada giusta per far progredire il paese, culturalmente, politicamente ed economicamente. Lo spirito nazionalistico (un aspetto che non riguarda, purtroppo, solo l'Italia), che in parte può essere perfino comprensibile, per via della cultura e delle tradizioni che lo sostanziano, ci porta però spesso a sbagliare. Non si può e non si deve godere, per esempio, se un paese dell'Ue sta peggio di noi o è in crisi o ha problemi che noi non abbiamo e nel medesimo tempo dovremmo poter leggere come un dato positivo il fatto che un altro paese dell'Unione progredisce più del nostro, perché l'uno ci rafforza nella giustezza della nostra politica, l'altro ci stimola a prendere coscienza della necessità di migliorare il nostro modo di operare. A questo punto, potremmo chiederci: a chi giova l'astensione? Nel 2004 è servita al centro-sinistra perché la destra riteneva l'Ue un intralcio alla sua politica. Oggi lo ritiene ancora, ma questa volta c'è di mezzo l'incoronazione di Berlusconi. Ci pensi su due volte chi, deluso dall'opposizione, tende a trasformarsi in Tafazzi, andando al mare.

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Etf senza crisi, cresce il valore (sezione: crisi)

( da "Brescia Oggi" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Etf senza crisi, cresce il valore FINANZA. Flessibilità e trasparenza spingono sul mercato gli Exchange trade found attirando gli investitori in cerca di titoli «sicuri» Ripetuta la performance registrata nel 2000: in Italia progresso del 117% in un anno 07/06/2009 rss e-mail print Etf senza crisi, cresce il valore La crisi finanziaria non tocca gli Etf. Il clima di sfiducia e l'incerto scenario economico non hanno pregiudicato le performance degli Exchange Traded Fund (Etf), che, nel corso del 2008 e nei primi mesi del 2009, hanno registrato una forte crescita. CONTROTENDENZA. Che gli Etf siano stati abili nello sfruttare questo momento di crisi non è stata una sorpresa per chi conosce questo mercato: lo stesso copione è già andato in scena oltreoceano all'inizio del 2000 con lo scoppio della cosiddetta «bolla tecnologica». Da quel momento in poi si è assistito negli Stati Uniti a una costante ascesa dei «replicanti». Il mercato mondiale degli Etf è in continuo progresso. Negli Stati Uniti il boom è avvenuto qualche anno prima rispetto all'Europa ma la crescita nel Vecchio continente è esponenziale. In Italia la situazione è simile al resto d'Europa. Le masse sono ancora riferibili a investitori istituzionali anche se il mass market conosce questi strumenti e il loro utilizzo e potrebbe presto ingolosirsi. LA SITUAZIONE. Stando all'ultimo «Monthly report» diffuso da Borsa Italiana, anche nel mese di aprile è proseguita sui due mercati la crescita degli scambi su Etf ed Etc, con il numero medio di contratti giornalieri che ha riportato un progresso pari a circa il 117% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente a 12.464 per un controvalore medio giornaliero in crescita del 68% a 384,3 milioni di euro. Sull'Etf Plus, il mercato italiano degli Etf, nel corso del mese scorso la media giornaliera di contratti è stata pari a 9.618. I MOTIVI. Ma quali fattori hanno influito? Il primo punto fondamentale è sicuramente la flessibilità e la trasparenza. Con gli Etf è, infatti, possibile conoscere il portafoglio in tempo reale e i costi vengono esplicitati. Flessibilità e trasparenza, due caratteristiche che hanno attirato nell'ultimo periodo un numero sempre crescente di investitori italiani alla ricerca di investimenti il più possibile «sicuri». La separatezza patrimoniale è un fattore determinante perché in caso di fallimento della società emittente il patrimonio del fondo non viene intaccato. Una peculiarità che manca sia agli Etc sia ai certificati. FLESSIBILITÀ. Il segreto del successo è racchiuso anche nella possibilità di adattarsi alle esigenze dell'investitore. Gli Etf sono titoli che vengono negoziati come fossero un'azione, e questo gli dona maggiore flessibilità rispetto ai fondi comuni. Con gli Etf non c'è alcun vincolo temporale, si possono aprire e chiudere posizioni in un lasso di tempo ristretto e ciò ha spianato la strada ai monetari e agli obbligazionari, parcheggiando liquidità e disinvestendo in fretta. Due le tipologie di investitori: da un lato chi decide di acquistare per diversificare il portafoglio e investire in un orizzonte temporale di medio/lungo termine. E dall'altra chi usa gli Etf come strumenti di trading, quindi negoziati soprattutto su base giornaliera.

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Verso livelli di astensione record in tutta Europa (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

in molti paesi dell'ue la crisi finanziaria sembra aver distratto gli elettori Verso livelli di astensione record in tutta Europa Roma. È un test sui governi, un vero banco di prova che collega le tematiche nazionali a quelle sovranazionali, anche se in quasi tutti i Paesi sono stati i temi interni e la crisi economica ad avere avuto il sopravvento. Per questo, il voto alle europee è temuto molto dai leader nonostante l'affluenza al voto sia molto più ridotta quando c'è da decidere quale colore preferire per essere rappresentati in una Europa unita. Accertato il crollo laburista in Gran Bretagna del premier, Gordon Brown, che dopo le amministrative rischia un altro minimo storico alle urne europee, si attendono oggi i responsi sulla tenuta dei cristiano-democratici del Cancelliere Merkel in Germania a tre mesi dalle consultazioni nazionali, così come si vuole verificare la solidità socialista di Zapatero in Spagna messa in pericolo dopo le elezioni regionali in Galizia (perse contro il Pp) e se la dilaniata sinistra in Francia riuscirà a reggere l'urto elettorale. Ma c'è anche da verificare se il successo della corrente xenofoba in Olanda possa ripetersi anche in Austria dove le destre, con un peso pari a quello del partito socialdemocratici ora al governo, sono date in forte ascesa, e in Ungheria dove il voto potrebbe mettere la parola fine al dominio delle formazioni politiche che hanno traghettato il Paese fuori del comunismo. L'Europa che va alle urne per rinnovare il Parlamento (otto hanno già votato, tra cui Irlanda, Slovacchia, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) nel dare stasera, a partire dalle 22, i primi risultati teme di doverne comunicare uno in particolare, quello sull'affluenza. La debole partecipazione al voto è una costante delle europee, ma dalle prime stime l'astensione questa volta appare ancora più accentuata: in Repubblica Ceca gli elettori non sono stati più del 30%, in Slovacchia la corsa al voto è ai minimi storici, in Francia è attesa una «diserzione» record, con gli istituti di sondaggio che oscillano tra previsioni del 56% e di oltre il 62% di astenuti (nel 2004 fu del 57,2%, minimo assoluto) mentre in Germania non varcherà secondo le stime il 40% poiché - secondo gli esperti - elettori e partiti sarebbero stati «distratti» dalla crisi. Luca Masotto

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albex74 ha detto: O forse el pais ha fatto il suo mestiere: raccontare i fatti. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 304 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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DALL'INVIATO DONATELLA LONGOBARDI ROMA. Sì, Sì, SARà UNA BELLA FESTA... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

DALL'INVIATO Donatella Longobardi Roma. «Sì, sì, sarà una bella festa». Antonio Pappano ne è certo. Il suo concerto in piazza del Plebiscito con i cori e le orchestre riunite di Santa Cecilia e San Carlo, il 17 luglio, si annuncia come una serata da ricordare. E non solo perché è la sua prima volta a Napoli. «Purtroppo è una città che conosco poco», confessa il maestro chiacchierando a bassa voce nello studio-salotto al Parco della Musica, un divano di pelle nera, un tavolo tondo pieno di spartiti, una parete di vetro affacciata sul verde. Cinquant'anni a dicembre, nato in Inghilterra da una famiglia originaria di Castelfranco in Miscano, un piccolo paese del beneventano ai confini con la provincia di Foggia, poi trasferitosi negli Stati Uniti, il celebre direttore non si è mai esibito in città anche se i suoi legami con la terra d'origine sono saldissimi. Ogni estate vi torna per un concerto in ricordo del padre, Pasquale, il primo a introdurlo alle bellezze della musica. Eppure Pappano è una superstar a Londra, dove da vent'anni è direttore musicale del Covent Garden. In Italia ha creduto subito in lui Bruno Cagli, presidente dell'Accademia di Santa Cecilia, che dal 2005 è riuscito ad ingaggiarlo come direttore stabile. Oggi le sue esibizioni romane sono spesso sold out, in tanti vengono dall'estero per ascoltarlo. La Scala lo corteggia: in novembre dirigerà la Filarmonica, nella stagione 2010-11 la «Manon Lescaut». Il suo segreto, maestro Pappano? «Forse la concentrazione. Nella mia carriera operistica ho dedicato moltissimo tempo ai teatri in cui sono stato direttore stabile, negli ultimi otto-dieci anni ho raramente diretto opere fuori da Londra o Bruxelles». Per la musica sinfonica, invece, ha scelto Santa Cecilia. «Mi prende moltissimo tempo. L'orchestra è parecchio cambiata, quando arrivai c'erano trenta posti vacanti, oggi ci sono tanti giovani, stiamo allargando il nostro repertorio ma senza perdere l'identità». La sua orchestra ideale? «Penso debba avere un suono suo, abbastanza flessibile per accontentare diversi tipi di repertorio. Il suono che serve per eseguire Respighi non è lo stesso per Brahms, il suono di Mozart non è lo stesso per Beethoven o Debussy. Per questo l'orchestra deve essere camaleontica, ma capace di esprimere qualcosa di suo». Cosa chiede ai suoi musicisti? «Insisto su un suono caldo, che canta, perché il canto arriva al pubblico direttamente, è più bello». Nel concerto di Napoli dirigerà due orchestre e due cori. «Devo dire che questa proposta è bella per tante ragioni. Ho saputo da Zubin Mehta che l'anno scorso è stata una cosa esaltante e mi sono lasciato convincere». Lei non ha mai messo insieme tanti musicisti? «Non in questi termini esattamente. Feci una cosa del genere nell'82, non ero ancora direttore. L'anno scorso ho diretto la National Youth Orchestra e lì c'erano dieci tromboni, sedici corni, un'orchestraccia con un organico molto ampio, ma è fantastico il suono che si può tirare fuori, la massa degli archi è impressionante». Per Napoli ha scelto un programma verdiano, come mai? «L'anno scorso hanno suonato la Nona di Beethoven, non è facile preparare un programma per un organico così ampio. Per questo ho pensato ad un galà con arie e sinfonie di Verdi, alcune più note, altre meno. E naturalmente c'è un brano della "Luisa Miller", unica opera scritta per Napoli. Il finale è in sintonia: il famoso prologo dal "Mefistofele" di Boito, scelto da Toscanini per riaprire la Scala dopo la guerra. Sul palco dovremmo aggiungere il posto per una banda, un coro di bambini e un solista, il basso Alexander Tsymbalyuk». Insomma, di più non si può. «Credo che sia una musica adatta al luogo, un concerto all'aperto deve essere una festa. E in questo programma c'è anche molto spettacolo, la banda, i bambini, i cori... So che Napoli ha vissuto momenti complicati, anche il San Carlo sta superando una difficile crisi finanziaria. E penso che questo sia un modo per appoggiare e festeggiare comunque una città che nella storia della musica ha dato tanto». Si riferisce al Settecento napoletano? «Penso a Rossini, a Donizetti, ma anche alla canzone partenopea e alle mie radici campane. È una festa anche per me suonare a Napoli». La si potrebbe ascoltare presto anche al San Carlo? «Non corriamo, ho programmi fittissimi per i prossimi tre o quattro anni. Però ad agosto sarò a Castelfranco con Simone Alaimo, faremo un bellissimo concerto che io accompagnerò con il pianoforte e non mancheranno le canzoni napoletane. A mio padre piacevano tanto». Cosa porta di Napoli nella sua formazione? «Posso parlare della mia esperienza in un contesto di emigranti. A Londra lavoravamo come matti e spesso dimenticavamo che c'è una vita, un modo per non lasciarsi sopraffare dalla nostalgia. Ma lo spirito dell'improvvisazione, l'etica del lavoro, la gioia... Sì, in questo senso sono un vero uomo del Sud».

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Vertice Iata: prospettive ancora cupe per industria aerea (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

KUALA LUMPUR (Reuters) - La domanda nel settore dei viaggi aerei potrebbe calare ulteriormente nonostante i primi segni di una economia globale più stabile, e le prospettive di una ripresa sembrano assottigliarsi per quest'anno. Lo hanno riferito oggi i dirigenti del settore riuniti al vertice mondiale delle compagnie aeree La domanda per i voli cargo potrebbe essersi stabilizzata, ma una ripresa è improbabile a meno che non si riprenda la domanda negli Stati Uniti, secondo quanto ha dichiarato l'amministratore delegato di Korean Air,il maggiore vettore di aerei cargo del mondo. "Penso che abbiamo toccato il fondo", ha detto a Reuters Cho Yang Ho. Il costruttore di aerei europeo Airbus dice di mantenere il suo target di vendite per il 2009 di 300 ordinativi, ma sarà più difficile rispettarlo. Il vertice annuale della International Air Transport Association (Iata) è iniziato con una nota triste, a causa del disastro aereo della settimana scorsa, ancora non spiegato, che ha riguardato un Airbus A330-200 dell'Air France, che si è aggiunto alle preoccupazioni per un settore industriale colpito dalla crisi finanziaria e dalla volatilità dei prezzi del petrolio. Ma diversi dirigenti di linee aeree difendono senza indugio l'aereo. "E' un aereo sicuro, è un buon aereo", ha detto Chew Choon Seng, amministratore delegato di Singapore Airlines, che ha ordinato 16 A330-200. "Non bisogna saltare alle conclusioni". I responsabili delle compagnie aeree vedono altre preoccupazioni all'orizzonte, dall'aumento della disoccupazione a un surplus della portata delle flotte aeree che potrebbe colpire la redditività. Le compagnie aeree hanno tagliato i voli e i posti di lavoro per rispondere al calo degli utili, e alcune hanno rinviato o cancellato gli ordini di nuovi velivoli dai costruttori Boeing e Airbus, che è una società di EADS. Il presidente e fondatore dell'indiana Jet Airways ha detto che la sua compagnia aerea potrebbe rinviare il suo ordine per 10 Boeing 787 Dreamliners a causa della crisi economica.

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Focus sull'Economia italiana (sezione: crisi)

( da "Bollettino Università & Ricerca" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Università di Modena Focus sull’Economia italiana Economia e Finanza nella relazione della Banca d’Italia al centro di un approfondimento promosso dal CEFIN - Centro Studi Banca e Finanza dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e dalla Banca Popolare dell’Emilia Romagna. L’iniziativa, che si terrà oggi, avrà come relatore principale il dott. Fabio Panetta, Capo del Servizio Studi di Congiuntura e Politica Monetaria della Banca d’Italia. L’esame dello stato dell’economia italiana, come traspare dalle considerazioni esposte recentemente dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, avrà un appendice modenese. Per iniziativa del CEFIN – Centro Studi Banca e Finanza della facoltà di Economia “Marco Biagi” dell’Ateneo e della Banca Popolare dell’Emilia Romagna sul tema “Economia e Finanza nella relazione della Banca d’Italia” ci sarà un dibattito lunedì 8 giugno 2009 alle ore 17. 30 presso la Sala Bassoli del Forum “Guido Monzani” (via Aristotele 33) a Modena. L’incontro, introdotto dal dott. Pierpio Cerfogli della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, ruoterà attorno all’intervento del dott. Fabio Panetta, Capo del Servizio Studi di Congiuntura e Politica Monetaria della Banca d’Italia. Suoi interlocutori saranno due membri del CEFIN, i proff. Andrea Landi del Dipartimento di Economia Aziendale e Giuseppe Marotta del Dipartimento di Economia Politica dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. >> L’appuntamento, ad ingresso libero e aperto alla partecipazione degli operatori economici e della cittadinanza, contribuirà a far comprendere meglio le prospettive dell’economia italiana, come tratteggiate nella relazione del Governatore, ma anche a stimolare la riflessione su alcuni aspetti in essa contenuti. “Due tra questi, - anticipa il prof. Giuseppe Marotta - sono i riflessi della crisi finanziaria sui conti delle banche e come queste possano sostenere le imprese per agevolarne le trasformazioni richieste dal mutato contesto sui mercati in Italia e all’estero”. BUR.IT 08.06.09

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VERTICE IATA: PROSPETTIVE ANCORA CUPE PER INDUSTRIA AEREA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 07-06-2009)

Argomenti: Crisi

Vertice Iata: prospettive ancora cupe per industria aerea -->KUALA LUMPUR (Reuters) - La domanda nel settore dei viaggi aerei potrebbe calare ulteriormente nonostante i primi segni di una economia globale più stabile, e le prospettive di una ripresa sembrano assottigliarsi per quest'anno. Lo hanno riferito oggi i dirigenti del settore riuniti al vertice mondiale delle compagnie aeree La domanda per i voli cargo potrebbe essersi stabilizzata, ma una ripresa è improbabile a meno che non si riprenda la domanda negli Stati Uniti, secondo quanto ha dichiarato l'amministratore delegato di Korean Air,il maggiore vettore di aerei cargo del mondo. "Penso che abbiamo toccato il fondo", ha detto a Reuters Cho Yang Ho. Il costruttore di aerei europeo Airbus dice di mantenere il suo target di vendite per il 2009 di 300 ordinativi, ma sarà più difficile rispettarlo. Il vertice annuale della International Air Transport Association (Iata) è iniziato con una nota triste, a causa del disastro aereo della settimana scorsa, ancora non spiegato, che ha riguardato un Airbus A330-200 dell'Air France, che si è aggiunto alle preoccupazioni per un settore industriale colpito dalla crisi finanziaria e dalla volatilità dei prezzi del petrolio. Ma diversi dirigenti di linee aeree difendono senza indugio l'aereo. "E' un aereo sicuro, è un buon aereo", ha detto Chew Choon Seng, amministratore delegato di Singapore Airlines, che ha ordinato 16 A330-200. "Non bisogna saltare alle conclusioni". I responsabili delle compagnie aeree vedono altre preoccupazioni all'orizzonte, dall'aumento della disoccupazione a un surplus della portata delle flotte aeree che potrebbe colpire la redditività. Le compagnie aeree hanno tagliato i voli e i posti di lavoro per rispondere al calo degli utili, e alcune hanno rinviato o cancellato gli ordini di nuovi velivoli dai costruttori Boeing e Airbus, che è una società di EADS. Il presidente e fondatore dell'indiana Jet Airways ha detto che la sua compagnia aerea potrebbe rinviare il suo ordine per 10 Boeing 787 Dreamliners a causa della crisi economica.

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Pacchetto anticrisi Fondi per le bollette e sei borse lavoro (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pacchetto anticrisi Fondi per le bollette e sei borse lavoro --> Brembate Sopra, contratti da 500 euro al mese per i disoccupati Nel bilancio 130 mila euro a favore delle famiglie in difficoltà Lunedì 08 Giugno 2009 PROVINCIA, pagina 21 e-mail print Brembate SopraIl Comune di Brembate Sopra dichiara guerra alla crisi, sostenendo le famiglie in difficoltà. Sei borse lavoro della durata di otto mesi, con un compenso di 500 euro mensili per persone senza lavoro e senza più ammortizzatori sociali e situazione familiare difficile, è quanto l'Amministrazione comunale di Brembate Sopra ha deliberato come sostegno economico contro la crisi finanziaria che sta mettendo alle strette molte famiglie. Questo aiuto, però, non è il solo. Ci sono anche sostegni economici per far fronte agli affitti, mutui in scadenza, acquisto generi alimentari, pagamento di bollette e rette varie. La somma messa a disposizione per contributi assistenziali a famiglie bisognose è di 130.000 euro, ma se sarà il caso si potrà anche aumentarla. il pacchetto «L'obiettivo è sostenere i nuclei familiari in questi momenti di crisi sia di lavoro che economica - spiega il sindaco Diego Locatelli -. Negli ultimi mesi sono arrivati in Comune alcuni casi di cittadini con problemi di indigenza derivati dalla crisi finanziaria: senza lavoro, con affitti e bollette da pagare. Quindi, dopo un riscontro e un'analisi, si è deciso di intervenire con dei contributi per i casi particolari. Abbiamo deciso di stanziare la somma di 130.000 euro per l'assistenza economica e sociale, con l'istituzione di sei borse lavoro in accordo con una cooperativa». «Le persone senza lavoro - continua - dovranno mettersi a disposizione della cooperativa per effettuare lavori sul territorio comunale e in compenso riceveranno 500 euro al mese, da maggio a dicembre. Inoltre, daremo sostentamenti economici, dai tre ai nove mesi e da 150 fino a 350 euro, per far fronte agli affitti, mutui in scadenza, acquisto generi alimentari, mentre per il pagamento delle bollette e rette varie ci sarà un contributo una tantum. Sarà l'assistente sociale che verificherà i casi, uno per uno». il bilancio A illustrare le variazioni al bilancio è stato l'assessore competente Giacomo Rota, che ha spiegato come la somma venga finanziata con l'avanzo del consuntivo 2008. «L'avanzo di amministrazione 2008 è stato di due milioni e 268 mila euro, di cui un milione e 270 mila euro per oneri di urbanizzazione non verrà riscosso ma lasciato all'impresa che realizzerà per il Comune opere per un valore di circa un milione e 800 mila euro - precisa i dati Giacomo Rota -. L'operatore privato realizzerà il rialzo delle scuole medie, un nuovo parcheggio per i mezzi pesanti in via Marconi e la pista di atletica coperta di 80 metri per 20. Anche la somma di 285 mila euro per oneri di urbanizzazione non verrà riscossa, ricevendo dall'operatore un valore in opere per 450 mila euro: il passaggio pedonale di collegamento di via Mons. Battaglia con via IV Novembre e la passerella di attraversamento di via Bruno Locatelli». Inoltre, dell'avanzo 2008 sono state destinate altre somme: 8 mila euro per la meccanizzazione degli uffici; 12 mila euro per forniture straordinarie casa di riposo; 10 mila euro per la sistemazione delle sponde del torrente Lesina; 30 mila euro per interventi straordinari su strade; 5.300 euro quale contributo straordinario per la banda musicale per l'anno 2009. Le variazioni al bilancio 2009 sono state votate a maggioranza, con astensione della minoranza, che si è comunque dichiarata favorevole ai contributi straordinari per le famiglie bisognose. Angelo Monzani 08/06/2009 nascosto-->

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Duello all'ultimo voto Pd-Pdl per il primato I veri vincitori Lega e Idv (sezione: crisi)

( da "Corriere delle Alpi" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Duello all'ultimo voto Pd-Pdl per il primato I veri vincitori Lega e Idv In città sostanziale equilibrio tra le due coalizioni, i radicali viaggiano oltre il 5 per cento ALBINO SALMASO PADOVA. Sorridono solo Bossi e Di Pietro, gli altri leader masticano amaro. Il Pdl in leggera flessione e quindi lontanissimo dal traguardo del 40-45% tanto sbandierato in tv dal premier, mentre il Pd precipita al 26,5%: quei 6 punti in meno rispetto al 2008 sono stati distribuiti all'Italia dei Valori che balza dal 4,2 al 8% e ai radicali che incassano il 2,6% mentre alle politiche erano candidati nelle liste dei democratici. La Caporetto del Pd non c'è stata, anche se il divario col Pdl sale a 10 punti contro i 4 di un anno fa. Insomma, Franceschini dovrà scalare una montagna se vorrà raggiungere Berlusconi. Balza in avanti la Lega di Bossi che si attesta al 9,5-10%: il centrodestra, quindi, non è maggioranza assoluta. E a Padova? I primi dati ufficiali delle sezioni scrutinate in città danno il Pdl al 30 e la Lega al 15%. Sul fronte opposto il Pd è al 28-29%% e l'Italia dei Valori all'8,1%. Poi le liste minori. I radicali raccolgono il 4,5%, il PdCI e Rifondazione il 3% e Sinistra e libertà il 2,5%. Bassa l'Udc, che si ferma al 5,7%. Proiettati in chiave amministrativa, i primi risultati delle europee vedono la coalizione di centrodestra al 44% e quindi in vantaggio sul centrosinistra che si ferma al 42%. Si tratta ora di capire quale sarà l'effetto Zanonato; riuscirà a trascinare le sue 8 liste alla vittoria al primo turno oppure no? Ragionamento analogo per Marin, che parte da un voto altissimo di coalizione. In un'Europa che ha perso il suo appeal, l'Italia vanta il record della partecipazione con oltre il 60% contro il 22 della Germania e Padova si conferma tra le città leader in Italia con quasi il 75%, grazie all'abbinamento con le amministrative. Scossa dalla crisi finanziaria che ha bruciato i risparmi, senza una vera guida capace di dettare decisioni alla Bce, l'Ue è decollata con l'euro che ha falcidiato il potere d'acquisto degli stipendi. E 8 anni dopo, si vedono gli effetti: la «voglia» di Europa si fa avvertire nell'ex blocco comunista mentre crolla negli Stati che hanno firmato il Patto costituente nel 1956. Cinquant'anni dopo c'è un ritorno al nazionalismo, con le ondate xenofobe e di estrema destra che divampano un po' ovunque, a partire dall'Olanda e dall'Ungheria. E' il trionfo del localismo, la crisi di rigetto alla globalizzazione che spinge gli elettori a chiedere protezione, ad alzare barriere e muri invece di abbatterli. E' un voto che punisce i governi della Ue: spazzato via per lo scandalo dei rimborsi spesa a luci rosse, il premier inglese Gordon Brown si appresta a lasciare Downing Street dopo 17 anni di governo dei laburisti, mentre in Francia il premier Sarkozy festeggia il buon successo elettorale. E i socialisti crollano a vantaggio degli ecologisti di Daniel Cohn Bendit che balzano al 15%; fenomeno analogo in Germania con la sconfitta della Grande Coalizione e i Verdi oltre il 12%. Mastica amaro invece lo spagnolo Zapatero perché il popolare Aznar lo ha superato. E Silvio Berlusconi? Se i primi dati verranno confermati, il Pdl subisce una battuta d'arresto: sommerso dalle critiche del Noemigate, messo sott'inchiesta dai giudici per l'uso allegro degli aerei di Stato, il premier aveva scommesso di portare il Pdl al 45% e non ce l'ha fatta. Il modello populista del Cavaliere viene incrinato: ciò dimostra che gli italiani sorridono ma non gradiscono il «cucù» alla Merkel e il ricevimento nel parco di villa Certosa col leader ceco e presidente di turno dell'Ue Mirek Topolanek ha lasciato il segno: meno voti al premier. Chi brinda è Umberto Bossi, che ha lanciato l'ultima sfida con il «no» all'ingresso della Turchia in Europa: la Lega sale al 10%. Infine, il boom dei radicali, che superano il 5%: a Padova potrebbero fare la differenza e decidere gli equilibri delle amministrative. Oggi i verdetti veri della Provincia e del Comune di Padova.

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Le doti dei bravi manager (non tutti superpagati) (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 08/06/2009 - pag: 1 Pubblico&Privato di Francesco Alberoni Le doti dei bravi manager (non tutti superpagati) N egli ultimi tempi l'immagine del manager è peggiorata. Tutto è cominciato con la crisi finanziaria americana quando si è saputo che i dirigenti delle grandi banche che hanno portato alla rovina i loro clienti avevano stipendi da milioni di dollari e nel fallimento si erano assegnati buonuscite incredibili. Esemplare il caso della Lehman Brothers, ma più grave quello della Aig che aveva ricevuto finanziamenti dallo Stato che i suoi manager hanno utilizzato per concedersi premi favolosi. Ma anche in Europa e in Italia si è visto che, durante la crisi, di solito le retribuzioni e i premi dei top manager delle grandi imprese non sono stati toccati mentre gli altri lavoratori, insegnanti, impiegati, operai, artigiani, precari che già guadagnavano poco, si sono impoveriti o hanno perso il lavoro. Di qui una impressione di ingiustizia: i grandi manager sono sopravvalutati e non pagano per gli errori che hanno fatto. A poco a poco, la stampa e le chiacchiere hanno esteso questa immagine di profittatori strapagati a tutti i manager, anche a quelli che non operano nella finanza, che guadagnano poco e che hanno sempre agito bene. Mi sembra giusto ricordare al pubblico che bisogna distinguere fra la minoranza di top manager che guadagnano milioni di euro all'anno e la stragrande maggioranza dei manager che invece hanno retribuzioni modeste. Lo stipendio lordo medio dei dirigenti italiani si aggira sui 120.000 euro all'anno che, tolte le tasse, significa la metà. Inoltre essi sono stati falcidiati, più di altre categorie, dalla disoccupazione. Ho lavorato con moltissimi dirigenti di imprese pubbliche e private in tutti i settori e mi sono reso conto che il loro mestiere è veramente difficile e impegnativo. Ti occupa la mente tutto il tempo, anche quando torni a casa la sera. Sei responsabile giorno per giorno del successo o dell'insuccesso del tuo settore o del tuo prodotto. Devi identificare e risolvere tutti i problemi: dalla ricerca, alla produzione, alla distribuzione, al profitto. Devi cercare di prevedere e fronteggiare le mosse della concorrenza, le variazioni del mercato e perfino evenienze fortuite come una nevicata. E devi essere un leader, saper motivare i tuoi dipendenti, convincerli, guidarli, formarli. Sono qualità che richiedono intelligenza, sensibilità, obiettività, rigore. Trovare un bravo manager è perciò forse la cosa più difficile e importante per il successo di una impresa. www.corriere.it/alberoni \\ Fanno un lavoro difficile che decide il successo di un'azienda

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L'agenda della nuova Commissione: banda larga per tutti e tecnologie verdi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 08/06/2009 - pag: 32 GLI IMPEGNI PER I PROSSIMI CINQUE ANNI EUROPEI L'agenda della nuova Commissione: banda larga per tutti e tecnologie verdi di PETER MANDELSON I l popolo dell'Europa ha appena eletto un nuovo Parlamento europeo. Nelle settimane che ci attendono, i vari governi nomineranno il nuovo presidente della Commissione europea. Nella nuova legislatura, il Parlamento e la Commissione caratterizzeranno cinque anni d'importanza fondamentale nella storia economica europea. Avranno il compito ingrato, ma necessario, di farci pensare da europei, anche in tempi di crisi economiche nazionali. Nei prossimi cinque anni dovremo ricostruire la fiducia nei mercati finanziari e creare di nuovo milioni di posti di lavoro che sono stati distrutti dalla recessione. Nuove opportunità occupazionali deriveranno da un sistema economico a basso tenore di carbonio ( low carbon) e si fonderanno su un equilibrio sostenibile fra esportazioni e spesa interna. Il pagamento di somme elevate di debito pubblico e privato certo non renderà tutto ciò più facile. È vitale riuscire a percepire questo come un problema europeo oltre che nazionale. Non è necessariamente una questione di solidarietà, bensì di concretezza. L'Europa è un mercato unico. Tutti noi dipendiamo dalla grandezza e dalla forza di questo mercato unico. Se i governi europei dovessero adottare misure anticrisi che andranno a smantellare questo mercato proteggendo o sovvenzionando le industrie o l'occupazione locali, si distruggerebbe il motore stesso che guida il ritorno dell'Europa verso la crescita. Naturalmente, con una recessione destinata ad affrontare una profonda ristrutturazione aziendale o industriale, i risultati economici possono sembrare un gioco nazionale a somma zero. Ma quando parliamo di come viene gestito e regolamentato il mercato unico, dell'apertura al mondo dell'economia europea e del ruolo dei governi nell'economia, dobbiamo pensare nel lungo periodo e pensare europeo. A questo riguardo, la prossima Commissione dovrà in particolare fungere da nostra coscienza economica europea e prefissarsi due importanti compiti per il suo mandato quinquennale. Il primo consiste nell'essere la Commissione che ha sostenuto il mercato unico. L'attuale Commissione ha giustamente allentato le regole sugli aiuti di Stato per permettere interventi straordinari da parte dei governi a salvaguardia del sistema bancario e per evitare il fallimento di società solvibili, dato che la stretta creditizia non era attribuibile alla loro diretta responsabilità. Ma la prossima Commissione non dovrà avere scrupoli nel mettere fine a questo privilegio nel 2010. Invece di fissare il solito obiettivo vago del «completamento del mercato unico», la nuova Commissione dovrebbe proporre un'agenda mirata di liberalizzazione del mercato unico di beni e servizi, che sia la chiave per i vantaggi competitivi dell'Europa negli anni a venire: beni e servizi low carbon, servizi di rete come la banda larga e le comunicazioni digitali. La Commissione dovrebbe inoltre adottare una linea più rigida con gli Stati europei affinché queste leggi vengano rispettate. Ciò non riscuoterà sempre il consenso immediato dei governi, ma pazienza. I governi che polemizzano con la Commissione perché questa difende gli interessi economici di lungo periodo dell'Europa stanno facendo un gioco pericoloso. Il secondo compito di questa Commissione dovrebbe consistere nel condurre un dibattito europeo su come ricreare la forza economica dell'Europa in maniera sostenibile: una politica industriale del XXI secolo. È nella natura dei governi volere agire e, di fronte a economie in crisi, tale istinto spesso può generare interventismo e dirigismo. Dobbiamo incanalare questo attivismo in politiche che investono sulle persone e non su lavori specifici e su capacità più che in singole aziende. Questo ruolo attivista del governo in un'economia globalizzata è necessario e giusto. Le basi della competitività europea non sono cose che i mercati forniranno direttamente. Esse comprendono educazione, formazione, ricerca e sviluppo, infrastrutture, persino sistemi di previdenza sociale che permettono ai lavoratori una facile mobilità lavorativa e l'adattamento a rapidi cambiamenti economici. Nell'Europa dell'ultimo decennio, il presupposto di base è stato la liberazione dell'economia come sfida centrale. Ciò rimane vero ma, in un'economia globale, dobbiamo investire anche nelle nostre capacità fondamentali. La politica industriale non può consistere nella consegna di un assegno al cancello della fabbrica. Riguarda ad esempio specializzazioni, apprendistati, politiche di ricerca e sviluppo, efficaci mercati di capitale di rischio, infrastrutture digitali e un sistema di proprietà intellettuale che faciliti la commercializzazione delle nuove tecnologie. La nuova Commissione dovrebbe non soltanto incoraggiare il dibattito su come fare al meglio tutto questo a livello nazionale nella Ue, ma proporre nuovi modi per un consolidamento a livello europeo. Ecco qualche idea: fissare un nuovo obiettivo europeo per gli apprendistati; imperniare di nuovo il bilancio europeo sugli investimenti nella ricerca sull'innovazione in senso ambientalista; incentrare la spesa del Fondo sociale europeo sulla formazione delle persone per dotarle delle specializzazioni del futuro; creare un sistema europeo fast track per i brevetti per tecnologie verdi; redigere un piano d'azione europeo per garantire che ogni abitazione ed azienda nella Ue abbia accesso alla banda larga nel giro di qualche anno. Il vero rischio politico in Europa nei prossimi cinque anni è il fatto che la stretta creditizia e la recessione limitino le vedute dei governi rendendoli miopi. Il futuro economico dell'Europa si fonda su un mercato unico che sia aperto, ed aperto al mondo. La Commissione guidata da José Manuel Barroso ha positivamente promosso questo concetto negli ultimi cinque anni. La nuova Commissione dovrà fare altrettanto. Che si riformino le regole finanziarie e bancarie, si pianifichi un futuro low carbon o si pongano le fondamenta della futura forza economica europea, occorrerà pensare europeo. La nuova Commissione e il nuovo Parlamento dovranno fare in modo che ciò succeda. ministro britannico delle Attività produttive già commissario europeo per il Commercio BEPPE GIACOBBE

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Il giorno più corto d'Europa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-06-07 - pag: 1 autore: Il giorno più corto d'Europa di Carlo Bastasin L a scelta politica è, in ogni circostanza, il frutto di una visione del rapporto tra sé e gli altri. E non c'è ambito, più della politica europea, in cui il tema dell'alterità, tra popoli e paesi, sia vivo. Perché allora, perfino a urne aperte, la politica europea ci pare un deserto di passioni, privo di orizzonte? Allontanatesi le guerre mondiali, il mito fondativo dell'Unione, l'Europa, ancora priva di una Costituzione, offre ciò che le resta: una cornice di razionalità all'incontro tra popoli. Ma in politica la razionalità è solo un linguaggio, che nel migliore dei casi permette agli individui di comunicare tra loro e di misurare interessi confliggenti. Non assorbe le diverse visioni di ciò che ognuno di noi ritiene giusto o desiderabile. La componente conflittuale tra concezioni diverse di ciò che è bene, richiede infatti la continua e partecipata esplorazione delle differenze. E i cittadini non riconoscono al Parlamento europeo, con i suoi 170 partiti politici spesso male rappresentati, questo ruolo. Perché è tanto difficile staccare i cittadini dalla dimensione nazionale della politica? Si dice che gli Stati siano la sede di un confronto politico verbale, svuotato perché non coincide con la capacità fattuale di realizzazione delle politiche, e che il contrario valga per l'Unione europea, con danni per la legittimità di entrambi. Ma in realtà l'Unione non ha virtualmente alcuna competenza sui temi che scandiscono l'esperienza sociale dell'individuo: la sicurezza sociale, i sistemi sanitari, le politiche del lavoro, le tasse o la scuola. Su tutti questi temi esistono a Bruxelles sedi di confronto, scambi di esperienze e anche ampi indirizzi normativi, ma nessun vero potere europeo. In questi ambiti di intervento politico, tanto determinanti per il consenso dei cittadini, i governi nazionali trattengono a sé competenze predominanti con un abusivo protezionismo politico. Continua u pagina 4 l'articolo prosegue in altra pagina

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Mr. Grantham (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-07 - pag: 4 autore: Mr. Grantham In paradossale sintonia con quell'affermazione di John Maynard Keynes secondo la quale le idee degli economisti, tanto quelle giuste quanto quante sbagliate, sono molto più importanti di quanto comunemente si creda, Grantham sembra essersi convinto che all'origine della più virulenta crisi finanziaria ed economica da 80 anni a questa parte ci sia l'ipotesi del mercato efficiente. Vale a dire che se continuiamo ad addentrarci un po' perplessi in quella che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti chiama la "terra incognita" è per colpa dell'università di Chicago, dipartimento finanza. è laggiù che negli anni 60-70 nacque la teoriasecondo la quale i mercati finanziari sono sempre efficienti sotto il profilo informativo perché i prezzi degli asset scambiati ( azioni, obbligazioni etc.) già incorporano tutte le informazioni già note e variano, adeguandosi rapidamente in relazione alle informazioni nuove. Un modo per dire che il mercato è razionale. Negli ultimi dieci anni questa teoria ha subito i suoi bravi rovesci: non solo perché alcuni economisti hanno dimostrato sul piano teorico che la psicologia di massa e i comportamenti gregari hanno un enorme effetto sulla dinamica dei prezzi delle azioni; ma anche per via di dimostrazioni tangibili della sua inefficacia: prima c'è la stata la bolla speculativa legata alla new economy, poi la bolla del mercato immobiliare. Graham, essendo uomo dei mer-cati, alla teoria del mercato razionale non aveva mai creduto. Però, e qui sta la sua seconda conversione, proprio ora che ai mercati razionali non crede più nessuno, lui ha paradossalmente rivalutato la teoria, addebitandole in toto la responsabilità della crisi finanziaria. «Nel loro desiderio di ordine matematico e di eleganti modelli econometrici – ha scritto nella sua lettera trimestrale ai clienti – l'estabilishment economico ha giocato la parte di chi sbaglia comportamento ». In altri termini, la maggior parte dei leader del mondo finanziario è stata sedotta e si è fidata ciecamente di questa mitizzata razionalità del mercato; se ne sono rimasti tutti tranquilli anche mentre una pericolosa combinazione di bolle speculative, controlli regolamentari laschi, incentivi perversi e strumenti finanziari tremendamente complicati stava portando i mercati e le istituzioni finanziarie al collasso. «Nessuna di queste cose potrebbe accadere in un mondo razionale ed efficiente, sembrano essersi detti uomini di finanza e policy maker » scrive Grantham e in questo modo, secondo lui, si è creata una cronica sottovalutazione del rischio. Ma c'è anche chi, molto più semplicemente, consiglia di non sparare sul pianista accanendosi contro le teorie, fosse anche quella oramai démodé, del mercato razionale. Se un'istituzione finanziaria ha una leva di uno a 33 e se si prestano i soldi a lungo termine mentre si raccoglie a brevissimo termine è normale che le cose, prima o poi, si traducano in un collasso finanziario. Anche senza scomodare gli economisti della scuola di Chicago. Rossella Bocciarelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Crisi, laboratorio Nuova Zelanda (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-06-07 - pag: 8 autore: LENTE D'INGRANDIMENTO Gli scenari per l'uscita Crisi, laboratorio Nuova Zelanda di Riccardo Sorrentino C ome se ne uscirà? Se la crisi sta facendo perdere il sonno a molte persone anche l'uscita dalla crisi, secondo alcuni economisti, potrà essere un brutto momento, soprattutto per i banchieri centrali. Decidere quando cominciare a drenare la liquidità, quando alzare i tassi e con quale ritmo sarà sicuramente un compito difficile, perché i mercati finanziari reagiranno subito, e finirà la fase ascendente di quel ciclo della liquidità che ora sta gonfiando forse anche troppo- le quotazioni. Gli effetti potrebbero essere disordinati, e se a tutto questo dovesse aggiungersi anche un'accelerazione dei prezzi al consumo, le scelte saranno ancora più complesse. La Federal Reserve ha però scelto un banco di prova: la Nuova Zelanda. è all'esperienza del lontano paese oceanico che la Banca centrale di Washington sta guardando per capire cosa accade quando si aumenta rapidamente la liquidità in circolazione o, anche, per avere qualche rassicurazione sul futuro. La New Zealand Reserve Bank (Nzrb) ha fatto rapidamente crescere il suo bilancio fin dal 2006: la base monetaria (banconote più riserve delle banche) è rapidamente quadruplicata da 3 a 12 miliardi di dollari locali. Il motivo, allora, non era e non poteva essere la crisi ma la necessità di gestire meglio la liquidità interbancaria in un sistema che non impone alle banche, come accade invece negli Stati Uniti, in Eurolandia e altrove, una riserva obbligatoria (una quota dei depositi da "parcheggiare" in Banca centrale). Per rendere il sistema fluido, la Nzrb ha acquistato titoli di Stato e ha realizzato swap in valuta, in cambio di denaro liquido. Un processo non molto diverso, nel suo schema astratto, da quello usato oggi dalla Fed nel suo quantitative (o se si preferisce credit)easing.Questo aumento dell'offerta di denaro, o meglio di base monetaria spiega Michael Feroli di JPMorgan che ha dedicato al tema una ricerca - avrebbe potuto portare in basso i tassi di interesse se non fosse stato previsto un rendimento minimo - coincidente con il tasso ufficiale - sulle riserve detenute dalle banche presso la Nzrb, il quale ha funzionato da "pavimento" sotto il quale il costo del denaro non poteva andare. «Non c'è bisogno di dire che non c'è stata alcuna iperinflazionee questo è completamente coerente con la teoria economica standard», aggiunge Feroli che ricorda: «Gli aumenti di base monetaria attraverso operazioni di mercato aperto influenzano l'inflazione solo se essi incidono sui tassi di interesse». Questa esperienza è molto importante per la Fed (e non solo). Negli Stati Uniti, in realtà, le Banche che tengono riserve presso la banca centrale e quelle che da queste riserve guadagnano un interesse non coincidono e questo è un nodo da sciogliere. Eppure è proprio all'esperienza neozelandese che il vicepresidente Donald Khon stava probabilmente pensando nel corso di uno dei suoi ultimi discorsi sulla exit strategy. «Noi stiamo pagando interessi sulle riserve in eccesso - ha ricordato - e possiamo usare questo per creare un pavimento ai tassi sui Fed funds (quelli ufficiali, ndr), come fanno altre banche centrali, anche se il calo dei nostri prestiti alle banche o le operazioni di mercato aperto non sono sufficienti a ridurre le riserve a un livello desiderato». © RIPRODUZIONE RISERVATA CREDIT EASING ALLA PROVA Due anni fa il paese aumentò la sua base monetaria: ora per i banchieri centrali è un esempio (rassicurante) sugli effetti di un'iperliquidità

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Bond, cinque mesi da record (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-07 - pag: 7 autore: Bond, cinque mesi da record Già battuto il primato annuale di emissioni del 2001 ma si teme l'effetto boomerang Morya Longo Chiamatelo ottimismo. Definitela voglia di guardare avanti. Oppure eccesso di buonumore. Sta di fatto che sul mercato obbligazionario sta accadendo qualcosa di incredibile: nei soli primi cinque mesi del 2009, da gennaio a fine maggio, le aziende hanno emesso in Europa più obbligazioni che in qualunque intero anno del passato. Secondo le statistiche di Dealogic, le emissioni obbligazionarie di società con rating elevati nel 2009 hanno infatti raggiunto i 172,63 miliardi di euro (168,6 secondo Société Générale): più che l'intero 2008, più che l'intero 2007. Cinque soli mesi hanno bruciato anche il record annuale del 2001. Le imprese cercano soldi, per superare le reticenze delle banche. E gli investitori sono ben lieti di darglieli. Eppure questo boom sta iniziando a impensierire alcuni addetti ai lavori. Innanzitutto perché il buonumore non è ancora giustificato da un reale miglioramento congiunturale. Inoltre perché è in parte causato da un eccesso innaturale di liquidità, scaraventata sul sistema finanziario dalle banche centrali e dagli Stati. Infine perché sta creando alcuni effetti perversi, che rischiano di diventare controproducenti per la ripresa stessa. Insomma: va bene l'ottimismo, che è il sale della ripresa. Ma vanno meno bene gli eccessi: il rischio, ora, è che il «boom» diventi un «boomerang». I boom dell'ottimismo La ripresa dei mercati finanziari è arrivata grazie ad alcuni dati che sembrano indicare un miglioramento economico. Gli esperti suggeriscono molta prudenza, perché tanti indicatori congiunturali sono ancora neri. Ma gli investitori hanno comunque iniziato a scommettere – a torto o ragione – che la crisi stia per finire. Così sui mercati finanziari sono iniziati i comportamenti tipici delle fasi di crescita. Innanzitutto sono tornati gli acquisti in Borsa, tanto che dai minimi toccati a marzo Wall Street e i listini europei hanno recuperato il 38-39%. Poi sono scattate le vendite sui titoli di Stato,che – per la loro caratteristica di bene rifugio – vengono tradizionalmente acquistati durante le tempeste e poi venduti quando il cielo si fa sereno. Questo ha causato un brusco crollo dei prezzi e un repentino rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato stessi: i T-Bond americani decennali hanno registrato un balzo dei tassi d'interesse dal 2,22% di inizio anno al 3,83%, mentre i Bund tedeschi sono lievitati dal 2,94% al 3,72%. Il fenomeno più impressionante si vede però sulle obbligazioni aziendali. Grazie alla domanda molto forte, i prezzi dei bond sono volati verso l'alto: l'indice iBoxx (che misura l'andamento delle obbligazioni aziendali europee con rating solido) ha raggiunto un livello che non si vedeva da prima del crack di Lehman Brothers. I bond ad alto rischio di default, con rating sotto la "CCC", hanno addirittura registrato un rialzo dei prezzi del 64% in pochi mesi. Segno che gli investitori li vogliono, anche se sono ad altissimo rischio di crack. E le imprese cosa fanno? Ovvio: ne approfittano. Per far fronte a un calo dei finanziamenti bancari, e soprattutto per mettere fieno in cascina, tante aziende hanno iniziato a indebitarsi sul mercato attraverso le emissioni obbligazionarie. è per questo che in soli cinque mesi l'Europa ha battuto tutti i record del passato. Ed è per questo che, a livello globale, sono stati emessi bond per 525,76 miliardi di dollari: più del doppio di quanto non sia mai stato fatto nei primi cinque mesi degli anni passati. Il «boomerang» sui bond Tutto questo ha certamente tanti aspetti positivi. Uno su tutti: le imprese internazionali riescono ora a raccogliere finanziamenti, cosa che fino a pochi mesi fa non era affatto scontata. E riescono a farlo a tassi d'interesse più bassi, perché il rally dei prezzi ha ridotto i rendimenti. Eppure ci sono anche tanti aspetti negativi. Per esempio sta rendendo ancora più difficile la sopravvivenza delle imprese con bassissimi rating, quelle che lottano affannosamente tra la vita e il fallimento. Nei mesi scorsi queste aziende – soprattutto in America – avevano un'unica possibilità per tirare a campare: riacquistare (o ristrutturare) a prezzi stracciati le loro obbligazioni, in modo da ridurre con pochi spiccioli l'indebitamento. Dato che i bond «spazzatura» quotavano intorno al 32% del valore nominale, le imprese in affanno potevano riacquistarli: con 32 dollari, insomma, eliminavano 100 dollari di debiti. Questa strada l'hanno seguita in tanti: negli Usa – secondo i dati del professor Edward Altman – i buy-back nei primi mesi dell'anno avevano raggiunto il record di 14 miliardi di dollari. Ma ora, nell'era dell'ottimismo, questa strada non è più percorribile. I bond «junk» – secondo i dati di Merrill Lynch – dopo il rally quotano infatti al 60% del valore nominale: per eliminare 100 dollari di debiti con un buy back, quindi, oggi ne servono 60 e non più 32. Il costo è quindi diventato proibitivo per aziende in affanno. Morale: secondo un recente studio di Morgan Stanley, i casi di default potrebbero aumentare più del previsto. Questo è il primo paradosso dell'ottimismo. Il paradosso dei mutui Un altro effetto «boomerang» sta nei mutui. L'ottimismo, come detto, ha scatenato forti vendite sui titoli di Stato. Questo ha alzato i loro rendimenti e, di conseguenza, ha trascinato verso l'alto anche i tassi d'interesse dei mutui. In America – calcola Fannie Mae – i mutui trentennali hanno aumentato gli interessi in circa un mese dal 4,4% al 5,167%. E questo è un problema serio. Secondo i dati della Federal Reserve Usa, le famiglie americane hanno infatti ancora tanti debiti: il loro fardello ammontava a 13.800 miliardi di dollari a fine 2008, contro i 13.700 miliardi di fine 2007. Morale: l'ottimismo degli investitori rischia ora di strozzare le famiglie che hanno un mutuo. E il boomerang potrebbe ritorcersi contro la stessa ripresa economica. m.longo@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA I JUNK Il ritorno degli investitori ha alzato i prezzi del 64% rendendo proibitivi i costi dei buy back obbligazionari per le aziende in crisi I MUTUI PIù CARI Negli Stati Uniti i finanziamenti per la casa sono cresciuti in un mese dal 4,4% al 5,167%: famiglie in affanno

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E l'ottimismo pesa sul debito degli stati (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-07 - pag: 7 autore: E l'ottimismo pesa sul debito degli stati Hanno tagliato i tassi ufficiali ai minimi storici. Hanno iniziato a comprare titoli di Stato o altre obbligazioni sul mercato per tenere bassi anche i rendimenti a lunga scadenza. Eppure le banche centrali non riescono a vincere la sfida contro l'ottimismo del mercato: i tassi d'interesse dei titoli di Stato stanno salendo come palloni aerostatici pieni di gas. In America i rendimenti dei T-Bond decennali sono lievitati, da inizio anno, dal 2,22% al 3,83%. In Germania i Bund decennali sono saliti dal 2,94% al 3,72%. E in Italia i BTp hanno registrato un aumento dei tassi dal 4,38% al 4,71%. Il mercato sta vincendo il braccio di ferro con le banche centrali. Creando, indirettamente, un problema per gli Stati: il costo del loro debito aumenta proprio nell'anno in cui i Governi devono indebitarsi come non avevano mai fatto prima. Anche questo è un effetto paradossale della (auspicata) ripresa economica: il fardello degli Stati diventa più pesante solo perché gli investitori sono convinti che i loro sforzi avranno successo. Andiamo con ordine. Quest'anno per far fronte alla crisi economica i Governi di tutto il mondo hanno messo in campo un ammontare enorme di risorse. Per finanziare questi interventi (salvataggi di banche, aiuti all'economia e così via) gli Stati dovranno necessariamente aumentare le emissioni di titoli di Stato. Tradotto in parole povere: dovranno aumentare i debiti per tirare fuori dalla padella un sistema finanziario che fino a pochi mesi fa sembrava collassare. Quanti titoli di Stato dovranno " produrre"? Sul mercato girano varie stime. Il Fondo monetario calcola che solo Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Giappone dovranno emettere bond per 4mila miliardi solo nel 2009. Bank of America nei mesi scorsi calcolava che solo gli Stati Uniti quest'anno avranno necessità finanziarie per 2.140 miliardi di dollari. Gli economisti di Royal Bank of Scotland, invece, calcolano che nell'intera area dell'euro le emissioni di titoli di Stato saliranno dai 573 miliardi di euro del 2007 e dai 665 miliardi del 2008, agli 838 miliardi del 2009 e ai 996 miliardi del 2010. Di fatto, insomma, raddoppieranno. Questi sforzi servono ai Governi per aiutare i mercati finanziari e l'economia. Ma i mercati stanno mettendo i bastoni tra le ruote agli stessi Governi da cui hanno ricevuto aiuti. Motivo: l'ottimismo sulla ripresa economica – sebbene sia ancora tutto da dimostrare nei fatti – sta spingendo gli investitori a vendere titoli di Stato e questo sta facendo crollare i prezzi e volare i rendimenti. Morale: gli Stati si trovano ad emettere quella valanga di titoli di Stato a tassi d'interesse sempre più elevati. Il loro aggravio è facile da calcolare. Prendiamo gli Stati Uniti ei loro 2.140 miliardi di titoli da lanciare: rispetto ai tassi di gennaio, oggi queste emissioni costano – a spanne – una trentina di miliardi di dollari in più solo per effetto dell'aumento dei rendimenti. Per capirci: se gli investitori non avessero venduto i T-Bond, gli Stati Uniti avrebbero risparmiato risorse pari a quelle usate un anno fa per il salvataggio di Bear Stearns. My.L. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PARADOSSO Le aspettative di ripresa aumentano i rendimenti dei titoli pubblici e quindi il costo del finanziamento per i governi

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Storni della complessità (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: SCIENZA E FILOSOFIA data: 2009-06-07 - pag: 34 autore: Ordine spontaneo Storni della complessità Le interazioni tra atomi o molecole, tra formiche o esseri umani, obbediscono a leggi studiate da un nuovo ambito disciplinare. Tra i protagonisti il fisico Giorgio Parisi, che ora ha vinto il premio Lagrange Il fisico italiano Giorgio Parisi,dell'Università La Sapienza di Roma, è il vincitore della seconda edizione del Premio Lagrange- Fondazione Crt, assegnato ogni anno per un ammontare di 100mila euro a uno scienziato che si sia distinto nell'ambito dello studio dei Sistemi Complessi. Allo scrittoree giornalista americano Mark Buchanan, cui abbiamo chiesto l'articolo che qui pubblichiamo,va invece il premio speciale per la divulgazione scientifica. La cerimonia di premiazione si svolgerà venerdì 12 giugno alle 18, a Torino, presso il Teatro Gobetti (via Rossini 12). Prima della consegna ufficiale dei premi, il programma prevede l'intervento di Giovanni Ferrero della Fondazione Crt, coordinatore del comitato tecnico del Progetto Lagrange, e una tavola rotonda con i premiati e con il filosofo Maurizio Ferraris. Le conclusioni sono invece affidate a Mario Rasetti della Fondazione Isi. di Mark Buchanan N el 1972 il fisico americano Philip Anderson, futuro premio Nobel, pubblicò sul settimanale «Science» un articolo intolato «More is different », su ciò che accade quando interagiscono parecchi elementi, atomi o moleco-le, ma anche formiche o essere umani. Le interazioni, com'è ovvio, portano a una interdipendenza disordinata e rendono più difficile capire cosa succede e perché. In sostanza Anderson scriveva che le interazioni portano anche a una "emergenza", alla comparsa spontanea di nuovi tipi di ordine e di organizzazione, ad aspetti che non si possono far risalire al carattere delle singole parti. Studiate finché volete la struttura e le proprietà di un'unica molecola d'acqua, per esempio, e non riusciretelostessoaconcepirechea1ÚCuninsieme di quelle molecole formerà un liquido e un solido a -1ÚC. Il brusco cambiamento dauno stato all'altro non implica alcuna alterazione delle molecole di per sé, cambia la sottile organizzazione della rete delle loro interazioni. è vero anche per un ecosistema o un'economia. Non importa quante informazioni si raccolgano al livello di una sola specie o di un solo agente economico, non c'è verso di determinare le configurazioni organizzative che consentono al collettivo di funzionare in quanto tale. Come interagiscono migliaia di semplici geni e proteine per creare l'organismo umano in tutta la sua complessità e con tutte le sue capacità? E una colonia di formiche per organizzare i suoi membri, privi di intelligenza, in una comunità intelligente, capace di localizzare fonti di cibo e di orchestrare, con sbalorditiva raffinatezza, attacchi collettivi per respingere gli invasori? Domande come queste, e molte altre a esse col-legate, sono l'oggetto dalla scienza detta dei "sistemi complessi" o della complessità con la quale siamo passati dal tentativo di identificare e di capire le singole parti a quello di capire la funzione collettiva dei sistemi dai quali dipendiamo, dai molteplici ecosistemi del mondo in cui miriadi di specie interagiscono,al clima e all'economia globale.Un tempo, erano sistemi indagati esclusivamente da ricercatori strettamente specializzati. Oggi tuttavia è chiaro che si possono capire soltanto accorpando svariati saperi scientifici, con i fisici che prestano idee e metodi agli economisti, con biologi che collaborano con informatici e matematici. Questa scienza recente ha rivelato, ed è stata una scoperta importante,che molti sistemi all'apparenza senza nulla in comune mostrano profonde similitudini. Per esempio, semplici regolarità matematiche note come legge di potenza, descrivono statisticamente nel tempo l'andamento dei terremoti e, con pari accuratezza, le fluttazioni del mercati finanziari, la distribuzione della ricchezza nella maggior parte delle nazioni, e i flussi delle informazioni su internet. In sistemi così diversi,sembrano essere all'opera processi organizzativi molto generali. Si sono fatti progressi immensi nel descriverli e i modelli migliori sull'andamento dei terremoti appaiono notevolmente simili ai modelli dei mercati finanziari o del comportamento di internet. Un'altra scoperta è che, in linea generale, nella maggior parte dei sistemi complessi il cambiamento non assume la forma di tendenze lineari o di cicli regolari, al contrario: è per lo più erraticoe imprevedibile. Gli eventi dirompenti, per esempio, avvengono molto più spesso di quanto tendiamo a immaginare, e hanno effetti sproporzionati. Sull'arco di un decennio,la mezza dozzina dei terremoti più gravi produce più danni ai beni e alle persone di tutti gli altri messi insieme. Allo stesso modo, sull'arco di un anno la maggior parte del movimento di un dato titolo di borsa è spesso dovuta a cambiamenti repentini in pochi giorni precisi. Tipicamente, in un qualsiasi sistema complesso il ritmo del cambiamento presenza oscillazioni selvagge, con rari picchi che risaltano sullo sfondo di calma relativa, con transizioni improvvise e violente in mezzo a periodi di quiescenza. In un mondo complesso,l'imprevedibilità è normale. L'idea sottostante alla scienza dei sistemi complessi è che tutto sta nell'organizzazione. Nel nostro mondo, questa prende forme che la scienza classica non lascia presagire, concentrata com'è sulla ricerca delle leggi fondamentali e immutabili che descrivono l'universo, basti pensare alla teoria quantistica o alla cosmologia. Ma la scienza odierna è andata oltre, non è più ossessionata dalla previsione esatta e dal controllo. Ha imparato ad accettare che l'imprevedibilità è un aspetto inevitabile e a volte persino benefico del mondo, una risorsa da cui è possibile – ogni tanto – trarre vantaggio. Sappiamo ormai che alcune delle verità più profonde sul nostro mondo riguardano le sue organizzazioni complesse, e che se vogliamo viverci meglio e usarne saggiamente, la conoscenza di queste verità ci è indispensabile. (traduzione di Sylvie Coyaud) © RIPRODUZIONE RISERVATA Emergenze. Storni disturbati da un falco pellegrino. Foto di Manuel Presti vincitrice del premio Wildlife Photographer of the year 2005

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Ecco a voi i ritratti della paura (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ARTE data: 2009-06-07 - pag: 44 autore: ArsenaleNovissimo Ecco a voi i ritratti della paura «The Fear Society». «La Società della Paura. Padiglione dell'Urgenza»è un evento collaterale organizzato dalla Regione di Murcia presso l'Arsenale Novissimo. Raccoglie opere d'arte di dodici artisti (Jota Castro, Tania Bruguera, Fernando Bryce, Martin Dammann, Regina José Galindo, Rainer Ganahl, Goldiechiari, Hans Haacke, Alfredo Jaar, Jesus Martinez Oliva, Jesus Segura, Ann-Sofi Sidén) che affrontano il tema della paura: paura del cambiamento, dell'altro, della crisi finanziaria, del futuro. Paura che, da comune sentimento legato alla sfera biologica, è diventato strumento attraverso il quale manipolare e imbrigliare individui e popolazioni intere.

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Il futuro in una palla di vetro e numeri (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI data: 2009-06-07 - pag: 11 autore: Il futuro in una palla di vetro e numeri Istituti di ricerca e governi forniscono stime diverse: chi ha ragione? Qual è il valore reale? di Dino Pesole P il italiano in caduta del 4,3% nell'anno in corso, sentenzia l'Ocse,che due mesi dopo si corregge: sarà del 5,9 per cento. La flessione sarà del 4,4%, avvertono l'Fmi e la Commissione europea, con il deficit tra il 4,5 e il 4,8 per cento. E giù un diluvio di cifre: Banca d'Italia, con un inquietante -5%, Bce, Confindustria, Isae, e lo stesso Governo, che con l'ultima «Relazione unificata» prevede che la contrazione del nostro prodotto interno lordo si attesti al 4,2%, 2,2 punti in più rispetto all'aggiornamento del Programma di stabilità dello scorso febbraio, con il deficit a quota 4,6 per cento. La responsabilità è da attribuire per intero alla «persistente debolezza della congiuntura internazionale e del trascinamento negativo ereditato dall'anno precedente». Stime che, in tempi di recessione globale, hanno il respiro corto, anzi cortissimo, come abbiamo visto. Basta citare il flop delle previsioni sul Pil americano. Ne fa cenno Roberto Petrini nel suo ultimo libro Processo agli economisti: dalla primavera- estate 2008 al gennaio 2009 la differenza (ovviamente in peggio) delle stime è stata del 2% per l'Ocse, del 4,1% per la Fed, del 2,3% per la Commissione europea, del 2,2% per l'Fmi. Su un Pil di oltre 13mila miliardi di dollari, si tratta di una cifra che supera i 300 miliardi di dollari, circa 1.000 dollari per ogni cittadino americano. Come si vede, l'errore è tutt'altro che neutrale per ognuno di noi. La domanda allora appare obbligata: le stime hanno ancora un qualche valore e una qualche attendibilità? Ha un senso riferirsi a stime redatte in forma di "consenso", e dunque pienamente in linea con gli indicatori più accreditati soprattutto a livello internazionale, quando sono proprio questia evidenziare lacune e imprecisioni? Non sarà il caso di rivedere metodologie basate unicamente su complessi calcoli e modelli matematici ed econometrici? L'argomento - è evidente - trascende le dispute tra addetti ai lavori, poiché com'è noto in economia le aspettative hanno un qualche rilievo. Orientano, modificano, modellano le intenzioni di spesa dei consumatori e delle imprese. In poche parole hanno a che fare con quella magica parolina, la fiducia, che in tempi di crisi appare come la prima indispensabile precondizione per cominciare a intravvedere la fine del tunnel. Ma qui non si tratta di fare il processo agli economisti o ai "previsori", ma di capire se e come questa gran mole di dati, cifre, scenari macroeconomici e ipotesi per l'immediato futuro possano recuperare credibilità. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sull'argomento non sembra nutrire molti dubbi: le stime macroeconomiche, in questa fase, non hanno senso. E ancora meno valgono le previsioni degli economisti. Parafrasando Carl Schmitt, e il suo celebre « silete iureconsulti », ha invitato gli economisti a tacere: «Non avete previsto la crisi globale, le sue dimensioni, la sua profondità!». Quanto alle stime sia interne che internazionali sull'andamento del Pil, non si tratta altro che di «esercizi congetturali ». Niente altro che "congetture", ha ripetuto intervenendo lo scorso 21 maggio al congresso della Cisl. «I criteri contabili in uso sono quanto meno discutibili. Per questo è difficile fare previsioni». Gli unici dati che contano sono quelli statistici, che vengono formulati ex post. Se è così, la crisi rischia di travolgere da noi anche uno degli ultimi "sopravvissuti" delle manovre economiche vecchio stile. Stiamo parlando del "tendenziale", quel magico numeretto che la Ragioneria consegna al ministro dell'Economia, in cui viene fissato il livello del deficit presunto «a legislazione vigente», vale a dire il passivo nei conti pubblici annuali che si raggiungerebbe a bocce ferme, in base allo scenario prospettato dal bilancio. Su quel numerino, strettamente connesso con l'andamento del Pil, il Governo costruirà già con il prossimo Dpef il quadro macroeconomico di riferimento per la manovra del 2010 e per il trennio 2010-2012. Ora - viene da chiedersi - se le stime hanno così scarso valore, che peso dare al nuovo "tendenziale"? Ora lo scenario è decisamente più cupo rispetto al quadro di riferimento che ispirò la manovra triennale anticipata dell'estate 2008, peraltro superato in brevissimo tempo dall'aggravarsi della crisi internazionale. L'ultimo interrogativo è tutt'altro che irrilevante: in che modo il nuovo quadro previsionale e programmatico che il Governo proporrà tra breve con il Dpef andrà adattato ai tempi e ai modi di applicazione del federalismo fiscale? Vito Tanzi, ex direttore del Dipartimento di Finanza Pubblica dell'Fmi ed ex sottosegretario al Tesoro, è stato anche consulente della Banca mondiale, delle Nazioni Unite, dello Stanford Research Institute. «Nelle stime sull'andamento delle economie in tempo di crisi la possibilità d'incorrere in errori è alquanto elevata – ammette –. Le previsioni sono sempre corrette quando la situazione è stabile. Se si è in presenza di forti oscillazioni, la questione si complica. Mi chiedo effettivamente se sia il caso di spendere dei soldi per delle proiezioni che in due-tre mesi cambiano in modo così rilevante». In più vi è una variabile da non sottovalutare, quella politica. «Può essere considerato politicamente non opportuno pubblicare stime che registrano, faccio un esempio, una caduta mondiale del Pil del 10 per cento! Può prevalere in questo caso la preoccupazione di non alimentare un pericoloso sentimento di sfiducia». Marco Buti, direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea, invita a distinguere gli errori connessi alla qualità della procedura di stima da quelli legati alle variabili esterne. Tra questi ultimi, le revisioni dei dati, le ipotesi esterne, i cambiamenti di politica economica, gli shock non-anticipati. Le revisioni di dati preliminari sono inevitabili e devono essere prese in considerazione quando si valuta l'affidabilità delle previsioni. Il realismo delle ipotesi esterne sulle quali sono basate le stime (tassi d'interesse e di cambio, prezzi del petrolio, crescita e commercio globali) ha un ruolo importante nella qualità complessiva delle previsioni. Sono cruciali anche le ipotesi sulle politiche di bilancio, che comunque non incorporano mai variazioni radicali dovute ad esempio a un cambio del governo in carica. Per questo, le previsioni della Commissione sono basate sulla cosiddetta ipotesi d'invarianza della politica economica. Le misure annunciate dal governo ma non ancora approvate non sono comprese dunque nella formulazione delle previsioni. Può anche verificarsi il caso che la previsione induca una risposta di politica economica. Il che può rendere la previsione stessa obsoleta. Quanto agli shock non-anticipati,l'esempio più eclatante è il recente peggioramento della crisi finanziaria internazionale. La Commissione - sottolinea Buti - aveva lanciato a più riprese segnali d'avvertimento della crisi, invocando la necessità di correggere gli squilibri settoriali in alcune economie dell'Unione Europea. Tuttavia, la dimensione e l'eccezionalità della crisi che stiamo sperimentando ha posto nuove sfide costringendola, come tutti i principali istituti di previsione, a rivisitare i propri strumenti di previsione per cogliere meglio la natura e i meccanismi di trasmissione degli shock. Anche la classica assunzione che nel medio periodo gli squilibri accumulati da un'economia possano essere riassorbiti e sia possibile un ritorno all'equilibrio (crescita potenziale) deve essere messa in discussione, tanto più che diventa complicato stimare il potenziale di crescita. è difficile trovare evidenza empirica che un particolare istituto di previsione faccia costantemente meglio di altri, osserva Buti. In effetti, una previsione centrata in un anno particolare non esclude un pessimo risultato nell'esercizio successivo. In ogni caso, l'elevato grado di correlazione fra le previsioni economiche delle principali organizzazioni internazionali suggerisce che queste dispongono di «insiemi informativi » simili circa lo stato dell'economia. Un certo numero di studi mostra che le previsioni costruite come media di previsioni individuali (come Consensus) generalmente evidenziano una performance migliore della previsione individuale originaria. «Da questo punto di vista, le previsioni della Commissione mostrano una buona performance rispetto a Consensus, soprattutto per effetto del forte grado di coerenza che viene assicurato fra le previsioni degli stati membri dell'Unione Europea».Si tratta di un insieme comune d'ipotesi circa le variabili esterne e di una calibratura delle variabili relative alla domanda estera (le esportazioni di un paese devono corrispondere alla somma delle importazioni dei paesi partner commerciali). Le precisazioni appaiono utili e opportune. Resta l'interrogativo di partenza: come far fronte all'estrema volatilità delle stime, in tempi di crisi globale? L'insegnamento che si deve forse trarre dall'esperienza recente - osserva il vice direttore generale della Banca d'Italia, Ignazio Visco («La crisi finanziaria e le previsioni degli economisti », Università La Sapienza di Roma, 4 marzo 2009) è che una previsione va sempre comunicata e recepita nella sua interezza. Non solo quindi il suo valore numerico cen-trale, «ma anche le valutazioni sui rischi prevalenti, sulla loro dimensione e possibilità di realizzarsi». Non vi è dubbio che le previsioni «hanno tardato a riflettere le conseguenze della crisi finanziaria per lo sviluppo dell'attività economica».I«fruitori delle previsioni» dovrebbero prestare maggiore attenzione all'analisi dei rischi, ma anche i previsori dovrebbero «trasmettere con più forza e determinazione il proprio messaggio, modulando adeguatamente i propri segnali di allarme». © RIPRODUZIONE RISERVATA ATTENDIBILITà I modelli matematici finora utilizzati messi in discussione dalla tempesta finanziaria Tremonti: «In questa fase circolano esercizi congetturali» ALTA VARIABILITà Vito Tanzi, ex dirigente Fmi: «Mi chiedo se sia il caso di spendere soldi per proiezioni che cambiamo in maniera rilevante in due-tre mesi» ILLUSTRAZIONE DI DARIUSH RAPDOUR

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Io, manager prestato alla business school (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MANAGER data: 2009-06-07 - pag: 16 autore: INTERVISTA John Wells Presidente Imd «Io, manager prestato alla business school» di Lino Terlizzi «I nostri concorrenti diretti? Direi Harvard, Insead, London business school». Punta in alto John Wells, presidente dell'Imd di Losanna. E non lo nasconde. Nelle aule dell'International institute for management development, il nome per esteso dell'istituto elvetico, si cerca di insegnare l'eccellenza a manager provenienti da tutto il mondo e non vi è quindi motivo, dal punto di vista di chi ne tiene il timone, di non puntare all'eccellenza anche in proprio. L'indicazione dei nomi dei maggiori competitor, tutti e tre noti e celebrati, non è casuale, ma meditata. Si tratta di istituti con cui l'Imd è già abituata a competere, ogni anno, anche nelle classifiche delle business school internazionali, compilate dai giornali economici anglosassoni. L'Imd è nato nel 1990, attraverso la fusione di due istituti: Imi, creato nel 1946 dal gruppo canadese dell'alluminio Alcan; Imede, fondato dal gigante svizzero dell'alimentare Nestlé,nel 1957.è una fondazione no profit indipendente, che nel 2008 ha registrato un giro d'affari di 128 milioni di franchi (85 milioni di euro). Ogni anno, 8mila dirigenti di un centinaio di nazionalità diverse partecipano a una ventina di programmi Imd di Executive development, compresi quelli di Mba per i nuovi manager e imprenditori e quelli di Executive Mba per i dirigenti che già hanno avuto esperienze abbastanza consistenti di lavoro. La lingua dei corsi è l'inglese. I docenti sono 57, di 21 nazionalità, e dividono il tempo tra insegnamento, ricerca, consulenze.Non c'è distinzione tra docenti di ruolo e non. In genere i professori dell'Imd hanno avuto in passato, chi più chi meno, esperienze manageriali o comunque contatti di lavoro piuttosto approfonditi con l'universo delle aziende. John Wells, cittadino britannico, 56 anni, presidente e professore dell'Imd,è in un certo senso una rappresentazione emblematica di questa figura di manager docente, proprio perché lui ha vissuto (vedi scheda) un'esperienza internazionale molto ampia nel mondo delle imprese. Lei è arrivato alla presidenza di Imd dopo esser stato top manager in più di un'azienda. Crede che oggi sia necessario aver fatto esperienze manageriali per poter gestire al meglio un istituto? L'Imd è una autentica business school, indipendente e autonoma, che non riceve alcuna sovvenzione statale.Il suo approccio d'avanguardia e concreto con i problemi delle imprese ci permette di avere un legame privilegiato con il mondo degli affari. L'Imd è gestito come una vera impresa, deve avere rendimenti e performance impeccabili. I nostri docenti, inoltre, devono vantare esperienze manageriali di rilievo per poter insegnare in modo giusto e credibile i punti essenziali della leadership e del management. Considerando tutto ciò, credo che in effetti sia meglio essere al tempo stesso manager e docente, per gestire un istituto di formazione e di sviluppo come l'Imd. Qual è ora l'obiettivo più' importante, nella gestione di Imd? Il mio obiettivo è garantire la posizione dell'Imd all'interno dell'élite delle business school mondiali. Ci piazziamo con regolarità ai vertici delle classifiche internazionali: ad esempio nel 2008 siamo stati indicati come business school numero uno a livello mondiale dal «Financial Times», a pari merito con Harvard. Vorrei evidentemente conservare questa posizione al vertice. Ma, come in tutte le competizioni sportive, è più facile accedere al vertice della gerarchia mondiale che restarci. Per questo dobbiamo sempre mirare all'eccellenza nella qualità dei programmi, basandoci su una ricerca pragmatica. C'è un problema di adattamento dei programmi? Diciamo che adeguiamo sempre la gamma del piano di studi a quello che succede nel mondo. Dobbiamo essere in grado di preparare davvero i leader di domani ad essere più responsabili ed efficaci, a concentrarsi sull'ottenimento di buoni risultati, in modo giusto ed equo. La crisi finanziaria attuale si può collegare anche alle carenze registrate da una parte dei top manager, a livello di assunzione di responsabilità? Questa recessione è in effetti anche il risultato di una carenza di leadership e di mancanza di presa di responsabilità di una parte dei dirigenti. Spetta anche a noi, come business school, insegnare ai manager una leadership più responsabile, a livello individuale come d'impresa, su scala mondiale. Concretamente, in che modo volete mantenere aperti, come Imd, i vostri legami con il mondo delle imprese? Una delle azioni per me più essenziali è garantire questi legami privilegiati attraverso lo sviluppo di una partnership reale. L'Imd ha un suo network, composto da più di 200 imprese internazionali, che sono leader nei rispettivi segmenti di mercato e che condividono la stessa passione per la formazione dei dirigenti. Queste imprese alimentano il programma di ricerca di Imd e al tempo stesso ci mettono costantemente alla prova, perché dobbiamo sempre innovare. Ma è proprio il dialogo continuo che permette di assicurare l'eccellenza per quel che riguarda la qualità dell'insegnamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Abbiamo raggiunto i vertici delle classifiche mondiali Con l'innovazione vogliamo continuare a stare al top»

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Se l'obbligazionista diventa azionista (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: RISPARMIO E FAMIGLIE data: 2009-06-07 - pag: 23 autore: I CONTI IN TASCA Se l'obbligazionista diventa azionista ... di Marco Liera L a bancarotta General Motors è l'ennesima conferma della necessità in capo ai portatori di obbligazioni societarie di contemplare nella gamma di eventi che li attendono anche l'indesiderata modifica del loro status, da creditori ad azionisti. Gli obbligazionisti di Gm riceveranno infatti il 10% delle azioni della nuova società post-insolvenza, più warrant che permetteranno loro di acquistarne un altro 15%. Non è noto se e in quanto tempo questo scambio li compenserà della perdita subita. Quel che è certo è che nel loro portafoglio una parte dell'asset class a capitale garantito diventa capitale di rischio. Gli eventi estremi che caratterizzano i mercati finanziari – come l'insolvenza del colosso Gm – stanno dimostrando che gli investitori devono imparare a convivere con ricorrenti eccezioni di grande impatto, che mediamente vanno al di là delle loro conoscenze. Quando si compra un'obbligazione societaria singola A, per esempio, non bisogna concentrarsi sul 99,5%di probabilità che l'emittente paghi tutte le cedole e rimborsi regolarmente a scadenza il titolo, ma sul restante 0,5% di probabilità che entro cinque anni vada in default. Qualche astuto investitore pensa di cavarsela vendendo il titolo della società in difficoltà prima che la situazione diventi compromessa. Applicare una strategia stop-loss automatica sui bond societari (per esempio liquidare la posizione quando il titolo scende sotto quota 90) è più che legittimo, ma occorrerebbe verificare la redditività e la realizzabilità di questa metodologia su un campione sufficientemente ampio di bond e su un orizzonte temporale di qualche decennio. La storia è ricca di casi in cui le obbligazioni hanno accusato svalutazioni molto gravi solamente per la dinamica attesa dei tassi, e non per il deterioramento del merito di credito. E ci sono stati numerosi episodi in cui il peggioramento del merito di credito stimato dal mercato è stato temporaneo (si pensi al crollo dei bond delle banche a ottobre 2008, un fenomeno che in seguito è almeno in parte rientrato). Più solida (e, di fatto, una strada obbligata) è la strategia della diversificazione tra più titoli obbligazionari, tramite una gamma di emissioni in portafoglio sufficientemente ampia e/o tramite Etf specializzati. La prima è una soluzione adatta solo a chi è preparato ed è in grado di sostenere alti costi informativi (tempo da dedicare ogni settimana al controllo dell'andamento degli emittenti), analoghi a quelli tipici dei detentori di azioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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per lo sviluppo (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Pubblicita' data: 08/06/2009 - pag: 12 Soluzioni mirate per lo sviluppo Prodotti innovativi studiati per il sistema delle Pmi L a difficile situazione economica globale sta avendo ripercussioni anche sul sistema produttivo interno. Il settore delle Pmi, in particolare, fiore all'occhiello del modello di sviluppo italiano, sta forse pagando il prezzo più salato della congiuntura in atto. Il Gruppo Montepaschi è da tempo schierato in prima linea a sostegno delle piccole e medie imprese. Quali le soluzioni? Risponde Luigi De Stefano Responsabile Mercato Pmi Banca Monte Paschi. Quali sono le caratteristiche delle Pmi alle quali vi rivolgete? Di norma sono aziende con un fatturato superiore ai due milioni e mezzo di euro. Il nostro intervento è indirizzato verso l'economia reale, in particolare il settore manufatturiero. Sono realtà sane, concentrate sulla produzione di beni tangibili, capaci di competere globalmente grazie all'eccellenza dei prodotti e ad un' efficiente organizzazione produttiva. In quali aree territoriali siete presenti e con quali obiettivi? Attualmente operiamo su tutto il territorio nazionale attraverso la Rete dei centri PMI di BMps, Banca Antonveneta e BIVER- BANCA. La recente crisi finanziaria ha suggerito, fra l'altro, l'impostazione di una serie di iniziative che si stanno sviluppando in collaborazione con Associazioni di categoria, Regioni e Province. Insieme sono state definite misure a sostegno dell'economia in generale e, più specificatamente, delle PMI. Realizziamo interventi utilizzando fondi di garanzia regionali integrati dall'operativita' dei Confidi che mettono al servizio delle Banche il loro apparato di garanzie. Obiettivo: assicurare il giusto flusso finanziario alle aziende, utilizzando possibilmente prodotti che garantiscono nel tempo un aumento della patrimonializzazione. Il Prestito Partecipativo , per esempio, si sta dimostrando in tale contesto una risposta ef- ficace per finanziare investimenti nel medio e lungo periodo e migliorare al tempo stesso la struttura patrimoniale delle Aziende. Oggi da parte delle aziende c'è molta attenzione alle tempistiche. Applichiamo un severo monitoraggio sui tempi. Un sistema interno ci consente di tenere sotto controllo tutto l'iter della pratica. Uno dei vostri punti di forza è l'innovativo sistema di autodiagnostica. Sì, ci consente di individuare i punti di forza dell'impresa e di predisporre un intervento di medio periodo. Il tutto con la finalità di migliorare il rating. Arriviamo così alla definizione di piccoli piani industriali che trovano in "Patto" lo strumento ideale per fornire una concreta soluzione contro la crisi. Con "Patto" avviamo un percorso condiviso fra imprenditore e banca: il primo si impegna a rispettare un piano d'impresa a cinque anni, la seconda si impegna ad erogare il finanziamento necessario per lo stesso periodo. Come incentivate l'azienda? La diagnosi iniziale è a costo zero, una volta realizzata questa sorta di fotografia dettagliata dell'attività, l'imprenditore è libero di avviare o meno la collaborazione con la banca. Ulteriore vantaggio, con "Patto" mettiamo a disposizione un nucleo di specialisti pronti a collaborare con l'imprenditore anche sotto il profilo industriale.

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La cinese ora è un rischio (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)

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Corriere Economia sezione: PRIMOPIANO data: 08/06/2009 - pag: 2 Crisi e mercati/2 Il nodo del cambio dollaro-yuan crea tensioni sulle transazioni finanziarie. Crescono le riserve in oro La «fame» cinese ora è un rischio Pechino fa il pieno di greggio, ma anche di olio di palma. Squilibrando i prezzi I l ministro del Tesoro americano Timothy Geithner è tornato a Washington dal suo viaggio a Pechino la settimana scorsa con parole di conforto per il suo capo Barack Obama: i cinesi capiscono la nostra politica economica, gli ha detto, si fidano della nostra responsabilità nel gestire il bilancio, continueranno quindi a usare il dollaro come moneta per gli scambi internazionali e a comprare titoli di Stato Usa. I dirigenti del regime comunista da parte loro hanno promesso di andare a Washington in luglio per il primo incontro del nuovo «Dialogo Strategico ed Economico Usa-Cina », un G2 destinato ad eclissare gli altri vertici fra superpotenze, ristretti (G7 e G8) o allargati che siano (G20). Fra due mesi Geithner e i suoi colleghi cinesi forse parleranno più concretamente delle misure da prendere insieme per stabilizzare i mercati finanziari e rilanciare l'economia globale. Sperano di avviare un nuovo circolo virtuoso di rapporti, in cui i cinesi consumino un po' di più e gli americani risparmino un po' di più, riducendo così lo squilibrio commerciale e finanziario fra i due Paesi. Ma intanto Pechino non sta con le mani in mano: continua ad accumulare materie prime e a discutere con i partner commerciali non americani se usare la propria moneta, lo yuan, per le transazioni. Al centro delle preoccupazioni dei cinesi c'è il futuro della valuta Usa, come ha detto chiaramente il loro premier Wen Jiabao: se continua a svalutarsi, deprime il valore dei 767,9 miliardi di dollari che hanno investito in Treasury bond e, parallelamente, spinge all'insù le quotazioni delle materie prime, di cui l'economia cinese è affamata. Due buoni motivi per lanciarsi in un'ondata di acquisti di commodities, da accumulare come riserve per un uso futuro e per diversificare la gestione della ricchezza nazionale. Così le importazioni cinesi di rame sono aumentate a quasi 400 mila tonnellate in aprile e quelle di ferro a 57 tonnellate, un record mensile; mentre le riserve della banca centrale cinese in oro sono raddoppiate da meno di 500 tonnellate nel 2003 a 1.054 oggi. Appena partito Geithner da Pechino, poi, vi è arrivato il primo ministro malese Najib Abduul Razak che, dopo essersi incontrato con Jiabao, ha dichiarato: «Stiamo considerando se usare le valute locali per facilitare il commercio fra i nostri due Paesi. Quello che ci preoccupa è che il deficit Usa venga finanziato stampando più banconote. Ed è proprio quello che il Tesoro americano sta facendo». La Cina, insieme al Giappone, è il maggior importatore di petrolio, gas naturale, olio di palma e gomma dalla Malesia e, se il progetto discusso fra i due premier andasse avanti, un domani potrebbe pagare queste materie prime in yuan. Un'ipotesi già avanzata dalla Cina anche con il Brasile, altro suo grande fornitore di commodities. È stato lo stesso governatore della banca centrale di Pechino Zhou Xiaochuan a proporre la creazione di una nuova valuta globale per rimpiazzare il traballante dollaro: gli accordi bilaterali possono essere un primo passo in questo senso, anche se molti esperti avvertono che la strada non è semplice. «È difficile trovare un'alternativa al dollaro con sufficiente liquidità e volumi ha osservato parlando a un forum di Forbes Liz Ann Sonders, strategist per gli investimenti del broker fin anziario Charles Schwab . Lo yuan non è convertibile e i tassi d'interesse cinesi sono fissati dal governo». Ma la tendenza è avviata e può essere molto dannosa per gli interessi geopolitici degli Stati Uniti, ha fatto notare Bill Singer, avvocato d'affari esperto di finanza per lo studio legale Stark & Stark: «Per portare avanti il suo programma di accumulo delle materie prime la Cina sembra pronta a stringere patti con il diavolo, cioè con i molti regimi anti-americani ricchi di risorse naturali, dalla Venezuela di Chavez alla Somalia dei signori della guerra. Un'involontaria conseguenza dell'alleanza con governi repressivi del Terzo Mondo è che alla fine l'Ugly American (il brutto/sgradevole americano), simbolo dello sfruttamento del Terzo Mondo, venga rimpiazzato dall'Ugly Chinese». Ma Pechino, come si è visto per l'anniversario della strage di Piazza Tienanmen, non si preoccupa molto della sua immagine internazionale e pensa solo a non far deragliare la propria economia emergente. M. T. C. Pechino Guida la banca centrale Zhou Xiaochuan Getty Images

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: PRIMOPIANO data: 08/06/2009 - pag: 3 L'analisi Il ruolo della finanza: «E' il motore che spinge in alto i prezzi del greggio, scommettendo sulla fine della recessione» «Il vero pericolo viene dal petrolio» L'ex ministro Clô: «Le quotazioni stanno salendo in modo non giustificato.». Il caso Goldman Sachs M aterie prime nuova bolla? Una conferma viene dal petrolio. C'è il forte rischio che la ripresa economica, quando arriverà, sia soffocata da un rialzo dei prezzi. Originato non da un riaccendersi della domanda ma da un'ondata speculativa simile a quella che ha portato prima alla crisi finanziaria e poi a quella economica. Questo il senso dell'analisi di Alberto Clô economista all'Università di Bologna, direttore della rivista Energia ed ex ministro dell'Industria nel governo Dini in un'intervista al Corriere Economia . «Prima della crisi, a far crescere il prezzo delle materie prime, e del petrolio in particolare, sono stati sia l'aumento della domanda nei Paesi ad alta crescita sia il massiccio intervento della finanza. Fattori reali e fattori speculativi si sono intrecciati gonfiando oltremodo le quotazioni delle materie prime e facendo poi esplodere la bolla». La petrolio-story fornisce alcune indicazioni inquietanti. Il prezzo si è impennato nella seconda metà del 2007. «Già nel 2005 dice Clô Goldman Sachs, protagonista nel gioco del trading, prevedeva che le quotazioni del greggio sarebbero salite fino a tracimare nella recessione. In una fase in cui il barile costava poco più di 50 dollari, la banca previde che sarebbe potuto arrivare a 105. Fino a quando l'andamento dell' economia fosse stato insensibile alla crescita dei costi energetici era il ragionamento il prezzo dell'oro nero avrebbe continuato a salire. E in questa luce si individuava nel prezzo della benzina in America la vera variabile cruciale». La seconda metà del 2007 confermò la previsione dell' istituto finanziario americano: alla fine di quell'anno il petrolio sale verso i 100 dollari al barile senza però un impatto fortemente negativo sui consumi Usa, che comunque mostrano segni di cedimento. Nel 2008 il prezzo decolla e supera di slancio quota 100. Un nuovo rapporto Goldman Sachs innalza a 200 dollari la nuova asticella del mercato. E a luglio, malgrado una domanda americana in flessione, la quotazione tocca il record dei 147 dollari al barile. La caduta che ne segue è vertiginosa: i prezzi precipitano fino alla fine del 2008 a livelli poco al di sopra dei 30 dollari. La stabilizzazione, e poi la ripresa delle quotazioni, partono all'inizio di quest' anno. «La ricostruzione del recente passato dice Clô aiuta a capire la fase attuale. Che è un autentico paradosso. A partire dal gennaio scorso assistiamo a una divaricazione tra l'economia reale, che segna una forte caduta della domanda di petrolio, prevista per il 2009 in calo di 2,5 milioni di barili al giorno, e l'andamento dei prezzi, che salgono raddoppiando dal dicembre scorso a oggi a valori poco al di sotto dei 70 dollari, con prezzi a termine ancora superiori. Nel solo mese di maggio sono cresciuti del 30%». Come si spiega il paradosso? In un solo modo. «Il motore che spinge le quotazioni verso l'alto non è l'economia reale ma il mercato finanziario, che scommette su una prima risalita dal fondo della recessione». Qual è allora il pericolo? «Che così come ieri ha scatenato la crisi economica il prezzo dell'energia possa oggi soffocare la ripresa». Questo accade perché «dallo scoppio della crisi a oggi sono crollati gli investimenti dell'industria energetica», in particolare di quella petrolifera, in una misura superiore al 20%. I soli Paesi Opec hanno cancellato 35 dei 150 progetti minerari che avevano in corso. La capacità produttiva è effettivamente in largo eccesso, come l'offerta corrente; ma il rischio è che quando l'economia ripartirà «il meccanismo si rimetta in moto esattamente come prima», con tutti i suoi squilibri inalterati. Più volte, in passato, Alberto Clô ha sostenuto la necessità di prestare più attenzione ai fattori speculativi, in particolare ai derivati petroliferi, a proposito dei quali le autorità regolatorie americane parlano da tempo di scarsa trasparenza e di facili manipolazioni. Qualcosa è cambiato con Barack Obama? L'ex ministro non nasconde qualche scetticismo. «Finora il presidente ha lanciato soprattutto grandi annunci sulla green economy e sull'aumento dei finanziamenti per le energie rinnovabili. Utili, certo, però marginali e di lungo periodo. Ben poco invece ha fatto per aumentare la trasparenza dei mercati e ridurre le manipolazioni ». In qualche modo Obama e il suo staff stanno lasciando intatto il «sistema Wall Street », con i suoi pregi e i suoi molti difetti, confermando nei critici della Casa Bianca come il Nobel Paul Krugman la convinzione che il giovane presidente sia in realtà il volto nuovo del vecchio establishment finanziario americano, che all'idea di cambiare strada punta i piedi. EDOARDO SEGANTINI esegantini@corriere.it Già nel 2005 Goldman Sachs, protagonista del trading, prevedeva che i valori sarebbero saliti fino a tracimare Imago Economica Energia Alberto Clô, ex ministro nel governo Dini

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Trichet, la Merkel e l'euroliquidità (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Nazionale data: 08/06/2009 - pag: 14 Offshore a cura di Ivo Caizzi icaizzi@corriere.it Trichet, la Merkel e l'euroliquidità Nell'Ue aumentano i dubbi sulla Bce L e prime dure critiche mai espresse da un governo tedesco alla Banca centrale europea di Francoforte (Bce) pur poi attenuate con un diplomatico riconoscimento telefonico della cancelliera Angela Merkel all'indipendenza dell'istituzione hanno rilanciato nell'Unione europea i dubbi sulla gestione della crisi finanziaria attuata dall'organismo presieduto dal francese Jean-Claude Trichet, di cui fa parte anche l'italiano Lorenzo Bini Smaghi. Già dal 2007 il presidente francese Nicolas Sarkozy accusò la Bce di attuare una politica monetaria che favoriva gli speculatori e rendeva più difficile la vita alle imprese produttive. Ma a Francoforte avevano continuato a sottovalutare la speculazione finanziaria, che devastava il sistema bancario e l'economia mondiale. Trichet preferiva ammonire principalmente a tenere bassi i salari e a contenere la spesa pubblica. Adesso l'enorme liquidità elargita a bassissimo costo dalla Bce, come sostegno anti-crisi per ripristinare il credito alle imprese, potrebbe alimentare proprio le correnti speculative che hanno ritirato su i valori delle Borse e perfino il prezzo del petrolio. Molti operatori starebbero usando il denaro di Francoforte, direttamente o tramite i soliti «veicoli» occultati dietro il segreto dei paradisi fiscali, per cercare di coprire con rapide plusvalenze speculative le perdite accumulate con la crisi. Anche nella Borsa italiana spiccano tanti titoli schizzati all'insù di colpo in coincidenza con la liquidità immessa nel sistema bancario dalla Bce. Trichet deve ora confrontarsi non solo con le critiche della Merkel, ma anche con il rischio di contribuire a generare nuove bolle speculative e alti pericoli inflazionistici. In più il governatore di Bankitalia Mario Draghi segnala la scarsità di credito per le piccole e medie imprese. Nell'Ue è così riemerso il dubbio se la Bce debba continuare a essere guidata da esponenti spesso culturalmente vicini alle esigenze del settore bancariofinanziario. Anche perché l'istituzione di Francoforte, ora che nemmeno la Germania la difende più a oltranza, viene sempre più messa in discussione a livello politico. Inoltre le previsioni che non si sono realizzate, rivelandosi quindi sbagliate, non aiutano. Trichet nel 2007 respingeva sdegnato le accuse di Sarkozy rassicurando nonostante la tempesta finanziaria in arrivo. E ancora nel 2008 scivolava pesantemente azzardando il 2009 come anno della ripresa economica. Presidente Alla Bce, Jean Claude Trichet Eyedea/Contrasto

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In Borsa hanno vinto i piccoli passi (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Nazionale data: 08/06/2009 - pag: 20 Strategie Dopo il super-rialzo si moltiplicano gli inviti alla cautela: ecco come costruirsi un «piano» di battaglia tra liquidità e un po' di rischio calcolato In Borsa hanno vinto i piccoli passi Dall'agosto 2008 investire a rate ha reso fino all'8%, chi ha comprato in una sola volta perde il 17%. E ora... DI GIUDITTA MARVELLI U n buon parcheggio in liquidità, strappando i rendimenti più lontani dallo zero che si possono trovare. E poi tanti piccoli passi in Borsa, rinunciando alla fretta e al rialzo spettacolare. Questa strategia, conti alla mano, ha reso negli ultimi nove mesi anche l'8%. Troppo poco? Forse no, soprattutto se la pietra di paragone è un investimento azionario tutto in una volta, che nello stesso periodo, è andato in rosso del 17%. Prudenza Nel momento in cui da tutte le parti arrivano inviti alla prudenza, perché mancano ragioni forti per giustificare ulteriori crescite importanti dei listini azionari assediati dalla recessione, ecco un'idea (un po' vecchia e un po' nuova) per gli investitori tranquilli. I conti in tasca a diversi piani di accumulo azionari avviati alla fine di agosto 2008, un attimo prima del fallimento di Lehman Brothers, rivelano che l'investimento «sbriciolato» (un tot al mese, mentre il patrimonio destinato pian piano a finire in Borsa resta parcheggiato in liquidità) non è crollato con i listini e ha consentito di guadagnare a seconda dei mercati prescelti e dei rischi che si volevano correre da un minimo dell'1% a un massimo dell'8%. Un investimento «secco» in Borsa fatto lo stesso 31 agosto avrebbe portato in dote, nonostante il grandioso recupero del 30% realizzato dai mercati mondiali, una perdita a due cifre. I numeri, riassunti nella tabellina in alto a destra e nei grafici a centro pagina, sono interessanti. Si parte con un capitale di 100 mila euro che viene «dislocato» in azioni con la formula «tutto subito» nel primo caso, mentre nel secondo il gruzzolo viene messo in un Etf di liquidità da cui vengono prelevati 2.000 euro al mese che vanno ad alimentare un piano di accumulo azionario mirato su un'area geografica. Dopo nove mesi (la simulazione parte il 31 agosto 2008 e arriva fino al maggio 2009) l'esposizione in azioni di chi ha scelto la politica dei piccoli passi è del 20% circa, con un guadagno medio del 4,7%. Chi ha seguito la strada del piano rateale in alcuni momenti ha perso (ma non più dell'1%), mentre chi ha investito tutto in azioni oggi è comunque in rosso. Più o meno profondo (vedi box a pagina 21). Anatomia Fin qui i conti con il senno di poi. Ma ora, dopo un rialzo dei mercati che va dal 30% al 50% nei casi più estremi (Piazza Affari per esempio), ha senso seguire questa strategia? I patiti del pac dicono di sì ( vedi intervista ). In realtà, come sempre accade sui mercati finanziari non esistono garanzie di riuscita del metodo che comunque ha, in qualunque momento storico, il pregio di abbassare i rischi perché consente di mediare i prezzi a cui si acquistano le azioni. A sostegno dell'idea (opinabile come tutte) si può dire che il rialzo visto finora ancorché di dimensioni notevoli è stato un rimbalzo tecnico e un obbligato ritorno di flussi verso le azioni, in un mondo che gira ormai a tasso zero. Non a caso nelle ultime due settimane, anche se il ciclo positivo dei listini non si è interrotto drasticamente (qualche ribasso, ma nessun crollo) sono maturati diversi dubbi sulla sostenibilità del rialzo. «Noi crediamo che a questo punto i rischi di ulteriori salite o di nuove discese siano simmetrici scrivono gli analisti di Credit Suisse in un recentissimo report . Probabilmente andiamo incontro a una situazione di marcia senza direzione, come accadde negli anni Settanta ». Il teorema della prudenza è semplice: è vero che i mercati azionari anticipano di un

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Due nuove stelle per il Dow Jones (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Nazionale data: 08/06/2009 - pag: 21 Indici Come cambia il paniere storico nato nel 1896, che seleziona i titoli non solo in base a criteri finanziari Due nuove stelle per il Dow Jones Debuttano Cisco e Travelers: la crisi ha mandato in pensione la fallita Gm e Citigroup R ivoluzione a Wall Street. Da oggi l'indice di Borsa più famoso e più antico al mondo, il Dow Jones Industrial Average (DJIA) ha un nuovo look, più tecnologico. E perde due marchi storici. Sono usciti dal paniere il produttore di automobili General Motors e il gruppo bancario Citigroup, sostituiti da Cisco, gigante delle infrastrutture per telecom e Internet, e dalla compagnia assicurativa Travelers. A far scattare per GM la bocciatura è stato il suo ingresso in bancarotta lunedì scorso; mentre per Citigroup è stata la conversione delle azioni privilegiate in ordinarie, che porterà il governo americano a controllare il 24% del suo capitale, in cambio dei miliardi di dollari prestati alla banca dalle casse pubbliche per superare la crisi finanziaria. Come le automobili all'inizio del 20Ú secolo erano il simbolo della modernità e della nuova economia di allora, così oggi le autostrade di Internet, costruite da Cisco, rappresentano bene l'America del 21Ú secolo, ha spiegato Robert Thomson, il direttore responsabile del Wall Street Journal e del comitato ristretto del gruppo editoriale Dow Jones che decide la composizione del DJIA. Molti operatori si aspettavano che, invece di Cisco, nell'indice entrasse Google, regina del web. Ma la scelta delle 30 blue chip (azioni più importanti) del Dow Jones non dipende da formule matematiche o dal peso sul mercato: oggi come nel 1896 quando l'indice fu creato da Charles Henry Dow e Edward Davis Jones è frutto di un mix di scienza e arte, dove conta molto Ap la sensibilità dei giornalisti coinvolti. «Il DJIA vuole riflettere il panorama delle aziende quotate americane e catturare la performance della Borsa Usa nel lungo periodo», spiega John Prestbo, editor ed executive director di Dow Jones Indexes. Per questo negli ultimi mesi GM e Citigroup sono rimaste nell'indice nonostante le loro precarie condizioni finanziarie. Cisco è il terzo titolo tecnologico quotato al Nasdaq a entrare nel Dow Jones, dopo Intel (semiconduttori) e Microsoft (software), presenti dal 1999; le altre due azioni high-tech sono Hewlett- Packard (computer, dal 1997) e Ibm (dal 1979). L'ingresso nell'indice di Travelers, compagnia specializzata in polizze danni, compensa l'uscita nell'autunno scorso del gruppo assicurativo AIG, nazionalizzato dal governo Usa per evitarne il collasso. «Avevamo sostituito AIG con l'azienda alimentare Kraft Foods invece che con un'altra società finanziaria, perché il settore in quei giorni era nella tempesta ha spiegato Thomson . Ma così il comparto finanziario era diventato sottorappresentato, una carenza ora corretta con Travelers». Thomson ha precisato che in futuro, finita la ristrutturazione ed uscito il governo dal capitale, Citigroup potrebbe tornare nel Dow Jones, dove l'unico gruppo bancario rimasto è J.P.Morgan Chase. Delle aziende che facevano parte dell'indice nel 1896 solo General Electric è rimasta. Le due debuttanti hanno già riscosso il premio della novità, perché tutti i fondi comuni che seguono l'indice hanno dovuto adeguare i loro portafogli alla sua nuova composizione, comprando più azioni Cisco e Travelers. M. T.C. Leader John Chambers, alla guida di Cisco, una delle new entry nel Dow Jones

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Bond, la prevenzione è variabile (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Nazionale data: 08/06/2009 - pag: 24 Obbligazioni I banchieri europei fermi all'1%. Ecco perché, anche se il caro-vita dorme, è bene vaccinare i portafogli Bond, la prevenzione è variabile Fiducia al fisso breve. Indicizzati poco affascinanti, ma si può cominciare a tenerli d'occhio DI DAVIDE ANGELINI B anchieri d'Europa fermi in rada. Ma non è una sorpresa. Giovedì 4 giugno, né la Banca d'Inghilterra, né la Banca centrale europea hanno deciso di ridurre ancora i tassi di riferimento. Il livello raggiunto da Londra è assai poco comprimibile (0,50%), mentre qualche modesto spazio resta a Francoforte, il cui tasso di rifinanziamento è fermo all'1%, da poco meno di un mese. Due stili La lettura delle strategie attuate dalle maggiori banche centrali dell'occidente, vedi grafico, evidenzia due diversi stili: i paesi anglosassoni, Usa e Regno Unito, mantengono mediamente tassi superiori a quelli del Vecchio Continente, ma tendono ad abbassarli molto più rapidamente quando le cose vanno male. L'atteggiamento delle banche anglosassoni riflette lo stile di vita dei due paesi, più propensi all'assunzione di rischio di quanto lo siano Germania o Italia, Francia o Austria. Non va dimenticato che la crisi finanziaria, che ha colpito una parte importante del sistema bancario, ha preso l'avvio negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Al di là delle differenti strategie di politica monetaria, le tre banche centrali presentano in questa fase una caratteristica comune: il livello più basso raggiunto dai loro tassi ufficiali. Ma allora si aprono spiragli di segno contrario? Forse sì, per due motivi. Da un lato non è pensabile si possa riprodurre in occidente quanto accadde in Giappone. Dall'altro perché la svalutazione del dollaro potrebbe riportare la quotazione del petrolio verso valori sensibilmente superiori a quelli odierni. Se prevarrà quest'ultimo aspetto, il rischio inflazione, sempre in agguato, potrebbe tornare a preoccupare le autorità monetarie. Ed è ben noto che in questi casi nessuno ci pensa due volte a rialzare i tassi. Non è un pericolo per l'immediato, ma potrebbe diventarlo nella parte centrale del prossimo anno, se troverà conferma il rilancio delle economie mondiali. Per l'investitore, dunque, da subito si presenta il dilemma: ancora e solo titoli a cedola fissa o graduale immissione di tasso variabile? Il dilemma Se si osservano i rendimenti, vince ancora il tasso fisso. I parametri di riferimento dei prestiti a cedola indicizzata esprimono valori ancora in calo e, probabilmente, manterranno questa caratteristica ancora per qualche mese. Situazione non dissimile si prospetta per i titoli di Stato con interessi e capitale indicizzati all'inflazione d'area euro. Il coefficiente d'indicizzazione, che determina il valore delle cedole semestrali per i titoli italiani, o annuali, per quelli degli altri emittenti governativi, sta scendendo a rimorchio di un costo della vita calante. Non opera più con l'efficacia dei mesi scorsi e la rivalutazione apportata è sempre meno interessante. Per ambedue le tipologie di strumenti, la tempistica migliore si presenterà fra qualche mese, ma potrebbe essere opportuno comprare fin d'ora, con molta gradualità, una quota non rilevante di titoli di Stato collegati al rendimento dei Bot semestrali o di obbligazioni societarie indicizzate all'Euribor, il tasso applicato tra le banche d'area euro. La ricetta Attualmente, i prezzi di mercato di questa tipologia di emissioni sono bassi e potrebbero risalire nei prossimi mesi se i timori per un inflazione in rialzo saranno confermati. In un portafoglio a rischiosità media la quota di titoli a tasso variabile potrebbe arrivare al 15% del patrimonio complessivo, a fronte di una percentuale analoga di titoli a cedola fissa con durata medio lunga, da 5 a 30 anni, di un peso del 10% attribuito ai titoli governativi indicizzati all'inflazione d'area euro, ed al 60% di titoli a cedola fissa con durata massima due anni, due terzi dei quali scelti tra le emissioni governative e un terzo tra le obbligazioni societarie. Usa Ben Bernanke alla guida della Fed Reuters Euro Jean Claude Trichet governa la Bce Reuters Gran Bretagna Mervyn King, numero uno BoE Ap

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BANCHE: ABI, CRISI IMPONE GESTIONE PRUDENTE DEL CREDITO (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 08 Giugno 2009 BANCHE: ABI, CRISI IMPONE GESTIONE PRUDENTE DEL CREDITO Roma, 8 giugno 2009 - Zadra: “La crisi ci ha insegnato che è necessaria un’attenta valutazione del rischio di mercato. Banche italiane robuste, nonostante la crisi, continuano a finanziare le imprese. Per Basilea2 ampi margini di miglioramento, ma attualmente nessun altro sistema permette di misurare e gestire i rischi. E’ fondamentale in un mercato sempre più integrato e senza frontiere”. Il principio di “sana e prudente gestione” è più che mai attuale alla luce dell’odierna congiuntura economica. Le banche italiane si piazzano meglio delle “cugine” europee nell’utilizzo della raccolta con il 63% dell’attività (nel 2008) rappresentato dagli impieghi ai clienti (di cui il 40% alle imprese) e con solo il 18% di attività finanziarie contro una media del 47% dell’area euro. La crisi economico-finanziaria impone una riflessione sui principi di Basilea2, la normativa europea sull’adeguatezza patrimoniale delle banche, entrata pienamente in vigore dal 1° gennaio 2008. L’abi mette in cantiere due giorni di dibattito e confronto con le autorità di vigilanza italiane ed europee e gli esperti del settore sui temi della gestione del rischio di mercato e del rischio di credito, degli effetti prociclici della normativa, della riforma delle agenzie di rating e dell’impatto di Basilea2 sul rapporto banca-impresa anche alla luce della crisi finanziaria. Di questo, infatti, si parlerà nel corso del convegno annuale, organizzato dall’Associazione bancaria, dedicato a “Basilea2 e la crisi finanziaria” in programma oggi e domani al Palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma. “Se il settore bancario italiano ha potuto assorbire meglio i colpi della crisi è grazie alla preminente attenzione data al finanziamento delle imprese rispetto a quella adottata nel resto del mondo”, ha così commentato oggi il Direttore generale dell’Abi, Giuseppe Zadra, aprendo i lavori del convegno. “E’ un errore annoverare Basilea2 tra le cause delle difficoltà economico-finanziarie che stiamo attraversando – ha concluso Zadra - la crisi impone prudenza e attenzione alla qualità del credito e Basilea2 ha contribuito a mantenere le nostre banche lontane dal credito “facile” che ha, invece, provocato il fallimento di decine di istituti negli Stati Uniti e in Europa”. Nel corso del convegno non sono state trascurate questioni ancora aperte relative agli accordi di Basilea2, con particolare riferimento al calcolo dei requisiti minimi patrimoniali imposti dai regulators per il rischio di credito e il rischio operativo. Sono stati, inoltre, esaminati gli impatti di Basilea2 sul rapporto bancaimpresa ed è stata annunciata la diffusione, a breve, di una “Guida sul Rating” messa a punto dall’Abi in collaborazione con le associazioni di categoria delle imprese riunite nell’Osservatorio permanente sui rapporti banche-imprese. L’iniziativa “Guida sul Rating” è finalizzata a far capire e conoscere meglio, soprattutto agli imprenditori, questo importante strumento di valutazione del rischio creditizio. Il completamento di Basilea2, sia per le banche che per le imprese, rappresenta un’opportunità in quanto permetterà di coniugare la necessità preservare la stabilità del sistema bancario con l’esigenza di incentivare una più attenta gestione degli aspetti finanziari delle attività delle imprese. Inoltre, faciliterà lo sviluppo di una cultura della “disclosure” che consentirà alle imprese di fornire alle banche informazioni trasparenti sulla propria situazione finanziaria e ottenere una valutazione quanto più possibile oggettiva e puntuale. . <<BACK

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Governance, la svolta dell'Ocse (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: FINANZA data: 2009-06-08 - pag: 31 autore: Regole. Pronto il documento di consultazione predisposto in vista del G-8 dell'Aquila: 4 i punti di rilievo Governance, la svolta dell'Ocse Sarà avviato un monitoraggio globale dei sistemi di governo societario Riccardo Sabbatini La corporate governance diventa globale. A partire dal prossimo anno l'Ocse avvierà una verifica annuale su come i 30 paesi aderenti all'associazione rispettano i suoi principi di buon governo societario, in procinto di essere aggiornati per correggere le debolezze emerse con la crisi dei mercati. L'annuncio è contenuto nel documento sulla "corporate governance e crisi finanziaria" redatto da un gruppo di lavoro dell'Ocse – presieduto dall'italiano Marcello Bianchi (Consob) – che a novembre trasformerà le sue prime indicazioni in raccomandazioni vere e proprie. Ma già nelle prossime settimane potrebbero divenire operative visto che fanno parte dei materiali che l'Ocse si è impegnata a produrre in preparazione del prossimo vertice del G8 all'Aquila e della definizione di legal standard internazionali, particolarmente caldeggiata dalla presidenza italiana del gruppo. Al di là delle singole proposte la principale novità in arrivo è appunto rappresentata dal monitoraggio che l'Ocse si propone di compiere in una materia, quella della corporate governance, che fino a pochi anni fa veniva considerata una questione locale su cui pesavano tradizioni e caratteristiche di ciascun paese. Ma la globalizzazione dei mercati e, da ultimo, la crisi finanziaria hanno modificato questo assunto suggerendo problematiche comuni e l'esigenza, pertanto, anche di un approccio e di principi il più possibile armonizzati. La crisi dei mercati - è il punto di partenza del rapporto – ha fatto emergere una debolezza nei sistemi di controllo aziendali (soprattutto dei grandi intermediari bancari) incapaci di tenere sotto controllo "l'appetito al rischio" - ed anche alle retribuzioni – dei manager. Una debolezza che accomuna, con responsabilità simili, i board e gli azionisti. I suggerimenti dell'Ocse riguardano quattro aree specifiche della corporate governance aziendale: politiche di remunerazione del management, organizzazione dei controlli aziendali, funzionamento dei consigli di amministrazione, esercizio dei diritti degli azionisti. Se è necessario stringere i bulloni della governance aziendaleil rapporto dell'Ocse si preoccupa di suggerire soluzioni di mercato e di evitare un ritorno al passato, contrastando soprattutto quelle spinte che la crisi finanziaria ha fatto emergere verso un ruolo dirigista della politica e degli stati. Ad esempio, sui piani di remunerazione dei manager, la necessaria trasparenza e controlli sugli incentivi ai boss aziendali non dovrebbero «indurre a spostarsi verso eccessive componenti di retribuzione fissa». Allo stesso modo limiti legali agli stipendi – sono stati introdotti, ad esempio, negli Usa – dovrebbero, per l'Ocse – «essere limitati a specifiche e temporanee circostanze». Nel ruolo di vigilanza sulle scelte di manager e Cda gli azionisti, anche gli investitori istituzionali, hanno spesso svolto un «ruolo reattivo piuttosto che proattivo». Ma la crisi ha mostrato anche esempi in cui il protagonismo degli azionisti è stato volontariamente attenuato. Ad esempio diverse banche in difficoltà sono state ricapitalizzate da fondi sovrani con l'accordo che quest'ultimi non avrebbero interferito nei loro affari. Ma queste azioni – segnala l'Ocse –hanno «ridotto la responsabilità di board e management». Allo stesso modo viene considerata «controversa» la pratica (introdotta, ad esempio, in Germania e Francia) di negare i diritti di voto quando non può essere identificato il beneficiario. Viene giustificata dalla necessità che le imprese conoscano i propri azionisti ma può «essere usata in un modo più difensivo per scoraggiare quegli investitori che per una legittima ragione intendono rimanere anonimi». E che dire del ruolo degli investitori alternativi (fondi di private equity e hedge fund "attivisti")? Il loro ruolo di «investitori attivi non dovrebbe essere ostacolato da riforme regolamentari che si propongono di risolvere specifiche questioni che hanno creato problemi». Tra le proposte di più rilevante impatto pratico avanzate nel rapporto per rafforzare il sistema dei controlli societari c'è quella di far sì che il responsabile dei rischi ( chief risk officer) riporti direttamente al consiglio di amministrazione e non all'amministratore esecutivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA APPROCCIO SENZA CONFINI La crisi finanziaria ha fatto emergere tutti i limiti delle normative locali: adesso si punta sull'armonizzazione dei principi e delle regole

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Irlanda, governo sconfitto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-08 - pag: 8 autore: Dublino. Problemi per la maggioranza Irlanda, governo sconfitto BRUXELLES. Dal nostro inviato Per la coalizione di governo di centrosinistra guidata da Brian Cowen si è materializzata una cocente sconfitta in Irlanda, dove si è votato anche alle amministrative. Al punto da gettare la lunga ombra di una crisi politica nel paese, che potrebbe complicare il cammino del secondo referendum sul Trattato di Lisbona, proprio mentre i sondaggi indicano che gli irlandesi sono in maggioranza pronti a votare "sì". Dalle urne dell'isola nordica è uscito un complesso verdetto, anti-governativo ma non marcatamente euroscettico, anche se il Fianna Fail di Cowen perde un seggio, da 4 a 3, a Strasburgo a favore di uno meno europeista. Ma i candidati del più convinto gruppo antieuropeo Libertas non sono riusciti a spuntarla. Neppure il promotore della campagna del "no" a Lisbona, Declan Ganley, sembrava aver conquistato un seggio, secondo gli ultimi dati. In rimonta i laburisti con un 16% che dà loro diritto a 2 seggi. Gli elettori irlandesi sono sembrati punire i partiti di governo per la cattiva gestione della crisi finanziaria ed economica in Irlanda, più che per le posizioni filoeuropeiste. Un esito comprensibile, alla luce del drammatico tracollo dell'economia,che ha lasciato in ginocchio quella che un tempo era definita con invidia la Tigre celtica. In ogni caso, il partito di centrosinistra Fianna Fail di Cowen ha ottenuto il peggiore risultato della storia nelle amministrative raggiungendo solo il 23% dei consensi, con un calo di circa 9 punti percentuali e accusando seri arretramenti nelle aree urbane, mentre gli alleati Verdi hanno perso 15 dei 18 consiglieri locali (tutti i 10 a Dublino), ma comunque per ora non pensano di uscire dal governo; il Fine Gael di centro- destra è risultato il primo partito con il 30% e il suo leader Enda Kenny ha già preannunciato una mozione di sfiducia nei confronti dell'esecutivo. «Un'elezione anticipata - ha però ribattuto il ministro delle Finanze, Brian Lenihan - è l'ultima cosa di cui il nostro paese e la sua economia hanno bisogno in questo momento, per l'incertezza che genererebbe ». E la coalizione di Cowen sembra in grado di reggere. Nel caso però si arrivasse alla crisi di Governo e a nuove consultazioni nazionali, gradite al 55% degli elettori secondo un sondaggio Rte/Sunday Independent, ci potrebbe essere il rischio di uno slittamento della nuova consultazione referendaria sul Trattato di Lisbona. Ma si tratterebbe di un esito paradossale, in quanto gli irlandesi hanno al tempo stesso dimostrato, negli ultimi sondaggi svolti al momento del voto, di essere ora in netta maggioranza favorevoli al nuovo Trattato europeo. Rilevazioni svolte durante il weekend da Lansdowne Marketing hanno indicato una maggioranza di favorevoli "piuttosto ampia" del 54%, rispetto a solo 28% contrari e un 18% di indecisi. Un risultato che contrasta in modo speculare con quel 53,4% di "no" contro cui si infranse il 13 giugno 2008 il processo di ratifica in Irlanda, congelando l'entrata in vigore delle riforme istituzionali in tutta Europa. E. Br. © RIPRODUZIONE RISERVATA COWEN PERDE QUOTA La crisi premia i popolari all'opposizione, ma non sfondano gli euroscettici Il risultato getta ombre sul referendum per Lisbona

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Capitani d'impresa l'Ocse vigila (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-08 - pag: 14 autore: ... CORPORATE GOVERNANCE Capitani d'impresa l'Ocse vigila D a icone del capitalismo, massima espressione di quell'energia che trasforma il mondo e le sue regole, i manager esecutivi delle società sono divenuti soggetti a rischio, da sottoporre a vigilanza speciale. A leggere le 45 pagine del rapporto che l'Ocse ha dedicato alla "corporate governance ed alla crisi finanziaria" si rimane colpiti di come, in conseguenza dello sconquasso dei mercati, i "boss" aziendali portano con sé il sospetto dell'azzardo morale e di comportamenti mossi solto da ambizione e interessi personali. L'intera struttura di corporate governance disegnata nel rapporto è volta a circoscrivere il pericolo. I cda devono essere più indipendenti dai Ceo per prevenire i danni rappresentati dal loro eccessivo "appetito per il rischio" e il breve periodo del loro orizzonte operativo. Quanto alla struttura degli azionisti deve scrutinare con attenzione i comportamenti dei board, proprio per evitare che non siano troppo acquiescenti nei confronti di chi manda avanti un'azienda. Il tempo dei "grandi capitani d'impresa" forse è al tramonto.

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Cicale e formiche, le fiabe del Nord (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-08 - pag: 15 autore: Cicale e formiche, le fiabe del Nord L'Islanda sull'orlo della bancarotta, la Norvegia continua a crescere e rafforza il welfare di Vittorio Da Rold I slanda o Norvegia? Cicale o formiche? La crisi economica ha messo a nudo due modi di essere, due fiabe nordiche dal finale opposto, che si sono rivelati agli antipodi negli ultimi decenni della politica economica e che ora vede la rivincita dei tradizionalisti risparmiatori cultori del severo drammaturgo norvegese Henrik Ibsen contro chi ha trasformato il paese in una sorta di hedge fund collettivo seguaci di Alan Greenpsan, della deregulation e della liquidità a basso costo. Chi, come la Norvegia, negli anni passati ha pensato al futuro ora legge della crisi globale sui giornali mentre va sereno in vacanza nella seconda casa tra i boschi o veleggia tranquillo in barca tra i fiordi.Chi come l'Islanda,invece, ha seguito l'onda lunga dell'«irrazionale esuberanza dei mercati », speculato sui subprime e derivati, ridotto i controlli pubblici sulle banche, trasformando un piccolo paese di pescatori in un abnorme centro finanziario, oggi vede la sua vita peggiorare, i risparmi bruciati, la banche sul lastrico e chiede di entrare con urgenza nella Ue per agganciarsi alla ciambella di salvataggio dell'euro. Due storie emblematiche di come si è progettato il futuro negli ultimi venti anni da parte di due paesi nordici, simili culturalmente, ma profondamente divisi nella percezione del mercato e delle sue regole. Anche se i paesi-cicala sono molto di più: basti pensare alla crisi che morde i Baltici con le aste deserte dei bond, al recente salvataggio dell'Ungheria sommersa dai mutui in franchi svizzeri, ai moti di piazza della Grecia, anello debole di Eurolandia, ai sussulti dell'Ucraina e della Russia, ai timori di tenuta della Turchia. L'arco della crisi delle partite correnti in rosso, come la definisce Nouriel Roubini,parte dal Baltico,attraversa l'Europa centro-orientale e finisce sul Bosforo. La lezione islandese Secondo il capo missione dell'Fmi, Poul Thomsen,«dopo la privatizzazione delle banche completata nel 2003, le banche islandesi aumentarono i loro attivi dal 100% del pil al 1.000% del Prodotto interno pregiudicando la capacità di controllo delle autorità centrali di operare come prestatore di ultima istanza». Il sistema bancario era troppo grande rispetto all'economia reale basata su pesca e alluminio. Dopo la crisi l'Islanda ha scelto di cambiare l'esecutivo respingendo al mittente quella politica fallimentare da apprendista stregone che ha generato magicamente ricchezza dalla carta ma ha altresì provocato il disastro. Gli elettori, ex pescatori di merluzzi diventati banchieri, hanno bocciato a marzo David Oddsson, l'ex premier liberista e demagogo che negli ultimi anni ha guidato la Banca centrale, eliminando i più basilari controlli sul credito, totalmente fiducioso della "mano invisibile" del mercato. L'eredità di questa politica ultraliberista in salsa islandese è pesante: il Pil si ridurrà nel 2009 del 10%, il deficit salirà al 13,5%, la disoccupazione è al top (8,9%). Senza contare che la crisi ha falciato risparmi di una vita e fondi pensione mentre il crollo della moneta ha fatto schizzare i prezzi. Il nuovo premier socialdemocratico Sigurdardottir, ha azzerato i vertici dell'istituto centrale e ha rispolverato i libri di Keynes lanciando un piano di investimenti. Ora Reykjavik dovrà prendere la medicina amara anche su pressione dell'Fmi che ha concesso uno standby da 2,1 miliardi di dollari. Come? Cercando di stabilizzare la corona dalla svalutazione vista la montagna di debiti in va-luta, aumentando la pressione fiscale e riducendo le uscite. Il generoso welfare sarà solo un lontano ricordo. L'esperienza norvegese Tutta un'altra storia la vicenda norvegese. Quando il capitalismo sembrava sull'orlo del collasso lo scorso autunno, Kristin Halvorsen, il socialista ministro delle Finanze norvegese da sempre scettico sulle teorie del laissez- faire, fece una mossa controcorrente. Mentre gli investitori di tutto il mondo erano presi dal panico lei autorizzò il Fondo pensioni del Governo norvegese ad acquistare azioni per 60 miliardi di dollari - il 23% del pil del Paese, come rivelò al Forum di Davos. Mossa azzeccata. Il momento era quello giusto - ha detto Halvorsen, ripensando con soddisfazione al rialzo globale che iniziò a marzo.La crisi finanziaria ha colpito le economie di tutto il mondo con la felice eccezione della Norvegia Felix. Il paese dei fiordi ha trovato un suo modo particolare,dal sapore colbertiano,di affrontare la crisi: mentre gli altri paesi spendevano, lei risparmiava; mentre gli altri riducevano i controlli del governo la Norvegia rafforzava il ruolo del welfare pubblico. Olso preferiva che la mano pubblica aiutasse la "mano invisibile". La Norvegia è un piccolo paese omogeneo di 4,6 milioni di abitanti che beneficia della manna petrolifera pari a 68 miliardi di dollari nel 2008 quando i prezzi schizzarono ai massimi. Ma quando i prezzi sono scesi Olso non si è preoccupata. Questo perché la Norvegia non è caduta nella trappola che ha colpito molti paesi esportatori di petrolio. Invece di sperperare, il paeseha indirizzato i profitti della vendita del petrolio in un fondo sovrano, oggi tra i più ricchi al mondo. Così mentre altri paesi soffrono la Norvegia se la ride delle cicale che vedono avvicinarsi l'inverno economico in piena estate. Non solo. Nonostante la peggior recessione dai tempi della Grande depressione la sua economia è cresciuta appena sotto il 3 per cento. Il Governo ha un surplus di bilancio dell'11 per cento. Gli anglosassoni Anche gli Stati Uniti quest'anno si aspettano che il deficit salirà al 12% del Pil e il debito toccherà gli 11 mila miliardi, il 65% della prodotto interno mentre i T-bond decennali sono saliti venerdì al 3,82 per cento. La parsimonia norvegese contrasta anche con la Gran Bretagna che ha sperperato molte delle sue entrate petrolifere del Mare del Nord negli anni del boom. Le spese pubbliche sono salite dal 42% del pil nel 2003 al 47 attuali. Nello stesso periodo in Norvegia le spese pubbliche sono scese dal 48% del Pil al 40 per cento: statalisti sì, ma con jucio. Come è potuto accadere tutto ciò? «Islanda, Baltici, Usa e Regno Unito non hanno più il senso di colpa-dice Anders Aslund,esperto di Scandinavia al Peterson Institute of International Economics a Washington - . La Norvegia ha mantenuto un senso dei valori di un tempo ».Olso avrebbe ancora l'etica calvinista del dovere di fronte al denaro guadagnato. Anche il panorama cittadino a Olso parla del modo con cui si è progettato il futuro.A differenza di Reykjavik, Dublino, Dubai e Ryad dove i grattacieli a metà e le gru immobili punteggiano il panorama, Oslo oggi trasforma il suo ambiente urbano con l'inaugurazione di un nuovo teatro dell'Opera costato la bellezza di 800 milioni di dollari.«Nessun dorma»,cantano a Oslo in queste sera di primavera, ma il richiamo è per le cicale nel mondo. L'ORO NERO NEL MARE DEL NORD Dal 2003 al 2008 la Gran Bretagna ha aumentato la spesa pubblica dal 42 al 47% del Pil, mentre nello stesso periodo Oslo l'ha ridotta dal 48 al 40%

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Lettera firmata Studenti a l'Aquila Mi dispiace, ma piuttosto che darla a voi, gli ... (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Lettera firmata Studenti a l'Aquila «Mi dispiace, ma piuttosto che darla a voi, gli abitanti di Avezzano preferiscono non affittarla proprio...». Mi congeda così l'operatore dell'agenzia immobiliare dopo che la mia facoltà (Psicologia) da l'Aquila è finita ad Avezzano. Come me, migliaia di studenti fuori sede stanno cercando un posto dove stare in questi due mesi di esami: io sono toscano, impiego quattro ore di treno per raggiungere Roma, dove poi devo prendere l'autobus per Avezzano. Più fortunati gli iscritti alle facoltà rimaste in città, per cui la Protezione Civile ha messo a disposizione un foresteria di tende da dieci posti dove poter dormire tra un esame e l'altro: quelli che loro e noi facciamo nell'immenso piazzale di Coppito in tenda, facendo la fila sotto il sole. Ed io penso che noi fuori prima del terremoto, avevamo già la sensazione di essere percepiti con un certo fastidio, come intrusi. Quando una nuova matricola veniva ad abitare nell'appartamento-tugurio in cui vivevi in affitto, una delle prime cose che gli si diceva era «gli aquilani sono un po' freddi e chiusi, ma tra studenti ci si diverte». Poi il terremoto ha cambiato le cose: l'Italia ha pianto con noi, la Casa dello Studente è diventato un simbolo, l'Università si è auto-proclamata risorsa principale della città. Lo studente fuori sede è diventato improvvisamente il martire rimasto vittima della stessa città che lui aveva tenuto in vita con i soldi dell'affitto, con la birra bevuta il giovedì sera, iscrivendosi alle palestre, comprando i libri, con la spesa fatta alla Standa per mangiare tutte le settimane e così via. Ma, al di là del pietismo mediatico, le cose sono veramente cambiate? No. Lo studente fuori sede è tornato ad essere un fastidio. Giuseppe Manuli I rifiuti di Palermo Anche la vicenda dei rifiuti di Palermo dà l'idea del grado d'inaffidabilità del nostro premier. Come si fa ad attribuire alla sinistra responsabilità politiche e gestionali che sono sotto gli occhi di tutti. Quella sinistra che,molto più seria e onesta, ha riconosciuto le sue responsabilità per l'emergenza di Napoli che pure aveva avuto una storia più complessa e con responsabilità più diffuse. Bertolaso, Esercito, televisioni e mass-media compiacenti a certificare di nuovo strade pulite e linde delle zone più importanti della città servono a Berlusconi per trasformare la vergogna di Palermo nell'ennesimo presunto successo di questo governo. Fino alla prossima emergenza. Gustavo Gesualdo Depistaggi I servizi segreti americani alle dipendenze dell'"amico" Bush si lasciarono sfuggire la famosa velina su Berlusconi che indicava come in Italia regnassero «Corruzione governativa e vizio». Il Financial Times afferma ora che Berlusconi è «Un pericolo per l'Italia» e che l'opposizione politica è «sterile». L'informazione italiana ignora tutto e punta sulle risposte del capo al gossip di una storiella con diciottenne. Ecco i formidabili depistaggi di una informazione definita come «subalterna», sempre dal Financial Times, che, per Berlusconi ed i suoi, altro non è che una piccola testata di provincia, senza competenza ed autorevolezza, da sempre dedita ad infangare il buon nome di persone rispettabili e per bene. Il Comitato Pendolari Roma-Velletri I pendolari, i macchinisti e la sicurezza dei treni Siamo un gruppo di pendolari della linea ferroviaria Roma-Velletri, la stessa che per tanti anni ha utilizzato e utilizza Dante De Angelis, macchinista licenziato dalle Ferrovie il 15 agosto, che è sempre stato al nostro fianco, da pendolare e da lavoratore. Un lavoratore particolare, che prendeva il treno per andare a guidarne un altro, sempre pronto a darci una spiegazione in più quando, infuriati per l'ennesimo ritardo, volevamo "assalire" il malcapitato capotreno. Con Dante ci siamo battuti perché la nostra linea fosse più sicura anche dopo il grave incidente del 27 gennaio 1991, uno scontro tra due treni che causò la morte di 6 persone (tre ferrovieri e tre passeggeri) ed è per questo che riteniamo il licenziamento di Dante De Angelis un'ingiustizia che ci coinvolge direttamente. Dante è stato licenziato proprio perché ha parlato, in qualità di Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, dello stato della sicurezza sui treni. Ha fatto il suo dovere, difendendo anche la sicurezza di chi, come noi, ogni giorno ci viaggia. Per questo vogliamo dire alle Ferrovie dello Stato che il suo licenziamento non ci fa sentire più sicuri: torneremo a viaggiare sicuri solo quando Dante sarà di nuovo al suo posto di lavoro e quando saremo convinti che ogni ferroviere potrà, senza paure e condizionamenti, pensare prima di tutto al bene di quei viaggiatori che trasporta nelle carrozze, senza chiudere gli occhi e la bocca davanti a quello che non va. Questa è per noi la "fedeltà" che si mostra al proprio lavoro e all'azienda. Mauro Ottonello L'Italia e l'Inghilterra Forse è troppo pretendere che un ministro dell'Interno si dimetta perché il suo poco furbo marito ha gonfiato la nota spese includendovi pure il noleggio di un film porno. Non so. Di fatto in Inghilterra, per via dei rimborsi fasulli, si stanno dimettendo a catena ma io provo infinita ammirazione per una società in cui l'opinione pubblica si indigna quando è il caso, c'è un sacro rispetto delle istituzioni, senso di responsabilità, c'è capacità di ammettere le proprie colpe e di farsi da parte se beccati con le mani nel sacco. Quello che accade da noi è che i politici beccati a commettere reati molto più gravi, protestano, piagnucolano, blaterano di complotti internazionali e di giustizia a orologeria, si auto-assolvono citando il consenso ottenuto dalle urne, vivono la politica non come un servizio ma come un privilegio intoccabile. Alessandro Vitale Competitività pericolose Permettete che manifesti tutto il mio disappunto in merito all'esasperazione dei concetti di "competitività" e "risultato" echeggianti nelle aziende di oggi. Vincere, obiettivo, budget, non mollare, guerrieri, lottatori, gladiatori, mission... Tutti termini per spronare a una sempre maggiore "cattiveria" sul posto di lavoro. I lavoratori sono costretti ad essere attori di questa lotta fratricida che porta fieno nelle cascine dei padroni e dei top manager ma peggiora il "clima" sul posto di lavoro. I lavoratori non sono guerrieri e questa eccessiva competizione dentro e fuori le aziende porta solo ad operare male. Così i risultati, da raggiungere ad ogni costo, si ottengono con metodi non sempre ortodossi, come evidenziato dalla crisi finanziaria e dal continuo aumento degli incidenti sul lavoro.

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Il trionfo di Cohn-Bendit (sezione: crisi)

( da "Vita non profit online" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il trionfo di Cohn-Bendit Reading time: 3 minutes --> di Redazione - pubblicato il 08 Giugno 2009 alle 08:17 Il leader ecologista francese è la vera sorpresa delle europee. Ecco i contenuti della sua campgna La vera sorpresa di queste elezioni europee è lui, Daniel Cohn-Bendit: quarant' anni dopo aver guidato il '68 degli studenti e delle barricate a Parigi, Dany il rosso ha trascinato la lista verde Europe Ecologie a un risultato storico per i Verdi francesi ed europei: un 16% che pone gli 'ecolos' francesi in un serrato testa a testa con il partito socialista, in netta difficoltà, per il ruolo di secondo partito in Francia, dopo l' Ump di Nicolas Sarkozy, nettamente in testa con il 28%. Come spiega Ermete Realacci, il successo di Cohn-Bendit si spiega in due modi: la forza dei temi portati e il suo schieramento moderato a destra del Ps francese. «Il leader ecolo ha condotto una campagna tutta in positivo, senza polemizzare con Sarkozy. Questo lo ha premiato». «Preferisco essere un “vecchio adolescente” che un “vecchio sorpassato”», aveva detto di sé Daniel Cohn-Bendit davatnti ai militanti ecologisti di tutto il continente arrivati per assistere al congresso di Bruxelles lo scorso marzo. «I beg you pardon», si scusa questo tedesco che parla saltando da una lingua all’altra, «ma purtroppo non potrò viaggiare in tutti i paesi per fare campagna elettorale». I rimproveri gli arrivano solo dal partito francese, dove è la testa di una delle due liste dei Verdi dell’Ile-de-France, la regione parigina, perché dovrà lasciare la Francia e visitare almeno una dozzina di paesi europei per sostenere i suoi compagni. «Il programma dei Verdi è fondato su due pilastri, rivendica Cohn-Bendit: l’immediato, ad esempio il sostegno alla formazione di chi ha perso il lavoro in modo che possa intraprendere un altro mestiere, ed il lungo termine, per un’industria ecosostenibile. Non c’è solo il settore dell’auto, tutto “l’ambiente europeo” deve essere trasformato in modo da consumare meno energia. Infine bisogna investire nell’agricoltura ecosostenibile: trasformando l’agricoltura si crea anche del lavoro». Come può avvenire questa riconversione dell’industria dell’auto senza mandare troppa gente in disoccupazione? «Anche prima della crisi finanziaria in Europa venivano prodotte troppe automobili. La riconversione ecologica è il solo mezzo per salvare i posti di lavoro, ma bisogna che una parte dei lavoratori del settore sia formata per un altro mestiere, perché non potrà rimanere nell’auto. Chi dice il contrario mente alla gente». Vede nel piano di Obama un modello positivo per l’Ue? «Soprattutto per quanto riguarda la subordinazione degli aiuti alle industrie all’aumento delle riforme». «Per quanto riguarda l’Europa occorre saper dire che serve un progetto europeo sociale ed ecologico per uscire dalla crisi. Deve essere il direttore dei lavori, deve opporsi ai governanti, al Consiglio, e cercare l’alleanza con la maggioranza del Parlamento in questa trasformazione sociale ed ecologica».

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Elezioni, Ue promette leadership economica dopo voto (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

di Timothy Heritage BRUXELLES (Reuters) - I leader europei si sono impegnati a guidare l'Unione attraverso la crisi economica dopo che i partiti di centrodestra hanno vinto le elezioni per l'Europarlamento in un voto caratterizzato da un calo record dell'affluenza. Sebbene in alcuni paesi colpiti più gravemente dalla crisi finanziaria globale i partiti di governo siano stati sconfitti e l'affluenza al voto sia stata solo del 43%, i partiti di centrodestra al governo sono andati bene nella maggior parte dei grandi paesi europei. I risultati parziali indicano che il Partito Popolare Europeo ha ottenuto la maggioranza e i verdi hanno guadagnato terreno, mentre i grandi sconfitti sono stati i socialisti. L'estrema destra ha guadagnato qualche seggio in alcuni paesi, Gran Bretagna compresa, ma nel complesso, come altri partiti marginali sono andati meno bene di quanto prevedevano i sondaggisti. Il passaggio delle direttive attraverso l'assemblea, cui spetta il voto su gran parte della legislazione della Ue, ora sarà probabilmente liscio, ivi comprese le riforme del sistema regolativo finanziario teso a prevenire un'altra crisi globale. "Complessivamente, i risultati sono una vittoria innegabile di quei partiti e candidati che sostengono il progetto europeo e vogliono vedere l'Unione europea produrre risposte politiche alle loro preoccupazioni quotidiane", ha detto stanotte il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso commentando il voto. "Da oggi in poi l'Europa ha il debito verso gli elettori di mostrare ancora una volta che può farlo. Deve continuare a fare strada attraverso la crisi economica e finanziaria. Deve fare tutto quello che può per sostenere coloro che nella società sono più vulnerabili, soprattutto quelli che rischiano la disoccupazione". Barroso si è impegnato a combattere in modo decisivo il cambiamento climatico dopo il successo dei partiti verdi in vari paesi tra cui la Francia, dove una coalizione ecologista guidata dall'ex leader del '68 Daniel Cohn-Bendit ha guadagnato circa il 16% dei voti. Continua...

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duello all'ultimo voto pd-pdl per il primato i veri vincitori lega e idv - albino salmaso (sezione: crisi)

( da "Mattino di Padova, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 7 - Primo Piano Duello all'ultimo voto Pd-Pdl per il primato I veri vincitori Lega e Idv In città sostanziale equilibrio tra le due coalizioni, i radicali viaggiano oltre il 5 per cento ALBINO SALMASO PADOVA. Sorridono solo Bossi e Di Pietro, gli altri leader masticano amaro. Il Pdl in leggera flessione e quindi lontanissimo dal traguardo del 40-45% tanto sbandierato in tv dal premier, mentre il Pd precipita al 26,5%: quei 6 punti in meno rispetto al 2008 sono stati distribuiti all'Italia dei Valori che balza dal 4,2 al 8% e ai radicali che incassano il 2,6% mentre alle politiche erano candidati nelle liste dei democratici. La Caporetto del Pd non c'è stata, anche se il divario col Pdl sale a 10 punti contro i 4 di un anno fa. Insomma, Franceschini dovrà scalare una montagna se vorrà raggiungere Berlusconi. Balza in avanti la Lega di Bossi che si attesta al 9,5-10%: il centrodestra, quindi, non è maggioranza assoluta. E a Padova? I primi dati ufficiali delle sezioni scrutinate in città danno il Pdl al 30 e la Lega al 15%. Sul fronte opposto il Pd è al 28-29%% e l'Italia dei Valori all'8,1%. Poi le liste minori. I radicali raccolgono il 4,5%, il PdCI e Rifondazione il 3% e Sinistra e libertà il 2,5%. Bassa l'Udc, che si ferma al 5,7%. Proiettati in chiave amministrativa, i primi risultati delle europee vedono la coalizione di centrodestra al 44% e quindi in vantaggio sul centrosinistra che si ferma al 42%. Si tratta ora di capire quale sarà l'effetto Zanonato; riuscirà a trascinare le sue 8 liste alla vittoria al primo turno oppure no? Ragionamento analogo per Marin, che parte da un voto altissimo di coalizione. In un'Europa che ha perso il suo appeal, l'Italia vanta il record della partecipazione con oltre il 60% contro il 22 della Germania e Padova si conferma tra le città leader in Italia con quasi il 75%, grazie all'abbinamento con le amministrative. Scossa dalla crisi finanziaria che ha bruciato i risparmi, senza una vera guida capace di dettare decisioni alla Bce, l'Ue è decollata con l'euro che ha falcidiato il potere d'acquisto degli stipendi. E 8 anni dopo, si vedono gli effetti: la «voglia» di Europa si fa avvertire nell'ex blocco comunista mentre crolla negli Stati che hanno firmato il Patto costituente nel 1956. Cinquant'anni dopo c'è un ritorno al nazionalismo, con le ondate xenofobe e di estrema destra che divampano un po' ovunque, a partire dall'Olanda e dall'Ungheria. E' il trionfo del localismo, la crisi di rigetto alla globalizzazione che spinge gli elettori a chiedere protezione, ad alzare barriere e muri invece di abbatterli. E' un voto che punisce i governi della Ue: spazzato via per lo scandalo dei rimborsi spesa a luci rosse, il premier inglese Gordon Brown si appresta a lasciare Downing Street dopo 17 anni di governo dei laburisti, mentre in Francia il premier Sarkozy festeggia il buon successo elettorale. E i socialisti crollano a vantaggio degli ecologisti di Daniel Cohn Bendit che balzano al 15%; fenomeno analogo in Germania con la sconfitta della Grande Coalizione e i Verdi oltre il 12%. Mastica amaro invece lo spagnolo Zapatero perché il popolare Aznar lo ha superato. E Silvio Berlusconi? Se i primi dati verranno confermati, il Pdl subisce una battuta d'arresto: sommerso dalle critiche del Noemigate, messo sott'inchiesta dai giudici per l'uso allegro degli aerei di Stato, il premier aveva scommesso di portare il Pdl al 45% e non ce l'ha fatta. Il modello populista del Cavaliere viene incrinato: ciò dimostra che gli italiani sorridono ma non gradiscono il «cucù» alla Merkel e il ricevimento nel parco di villa Certosa col leader ceco e presidente di turno dell'Ue Mirek Topolanek ha lasciato il segno: meno voti al premier. Chi brinda è Umberto Bossi, che ha lanciato l'ultima sfida con il «no» all'ingresso della Turchia in Europa: la Lega sale al 10%. Infine, il boom dei radicali, che superano il 5%: a Padova potrebbero fare la differenza e decidere gli equilibri delle amministrative. Oggi i verdetti veri della Provincia e del Comune di Padova.

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Aldo953 ha detto: I comunisti spagnoli si confermano essere come tutti i comunisti: prima comunisti e poi Spagnoli, piuttosto che Italiani o Russi o Francesi o di qualsiasi altra n (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 305 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Europee, in Germania risultati favoriscono asse Merkel-Fdp (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

di Madeline Chambers BERLINO (Reuters) - I conservatori della cancelliera Angela Merkel restano il primo partito tedesco nonostante il calo registrato ieri alle elezioni europee, e il risultato aumenta la sua determinazione a restare al potere alle elezioni federali di settembre. Il partner di coalizione favorito da Merkel, il partito Liberaldemocratico (Fdp) è stato il principale vincitore del voto in Germania, e il risultato indica una possibile alleanza tra i partiti di centrodestra dopo le elezioni. "Se questi risultati si ripetessero a settembre, Merkel potrebbe solo formare una coalizione con l'Fdp", dice Dietmar Herz, professore di Scienze Politiche all'Università di Erfurt. Il consenso per i socialdemocratici della Spd, che dal 2005 governano in coalizione con i conservatori di Merkel, ha avuto un calo da record, dando così un colpo alle speranza del ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier di diventare cancelliere. Merkel non è riuscita a mobilitare alcuni sostenitori tradizionali, i quali credono che sia spostata troppo a sinistra per fare fronte alla crisi finanziaria. Nelle ultimissime settimane c'è stato un importante dibattito sull'aiuto di stato alle aziende in difficoltà, come la casa automobilistica Opel e la catena di distribuzione Arcandor, con alcuni conservatori convinti che sul lungo periodo è meglio che alcune società falliscano. Il risultato migliore del previsto ottenuto dalla Csu (l'Unione Socialcristiana), consorella bavarese della Cdu di Merkel, ha rafforzato il ministro dell'Economia Karl-Theodor zu Guttenberg, oppositore dei salvataggi di stato per le aziende in difficoltà. "L'approccio cauto di Guttenberg rispetto allo spendere i soldi dei contribuenti a favore delle aziende ha pagato", dice Rainald Becker, commentatore politico per la tv SWR. Continua...

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BORSA MILANO SOPRA MINIMI, BENE MEDIOBANCA E TELECOM, GIÙ ENEL (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Borsa Milano sopra minimi, bene Mediobanca e Telecom, giù Enel -->MILANO (Reuters) - A fine mattino la borsa di Milano è in ribasso sopra i minimi, in attesa dell'apertura Usa dopo le vendite della mattina ancora sui timori legati alla crisi finanziaria. Le possibili ricapitalizzazione degli istituti di credito in Usa e l'andamento dell'economia sono i principali elementi che danno incertezza ai mercati. I futures sulla borsa Usa sono negativi, quelli su Dow Jones e Nasdaq perdono l'1% circa. Alle 13 l'indice Ftse/Mib e il Ftse/All Share perdono l'1,6%, il Ftse/Mid Cap l'1,3%. Scambi a 1,2 miliardi. * I bancari, sotto pressione, risalgono leggermente dai minimi a metà seduta. INTESA SANPAOLO perde il 2,7%. In rialzo MEDIOBANCA (+2,3%), grazie a un upgrade di Ubs con un target a 11 euro, riferisce un dealer. Unicredit stabile sui valori di venerdì. Kbw ha rivisto i rating delle banche europee alzando Unicredit a "outperform" e tagliando Intesa a "market perform". * FINMECCANICA cede il 3,4%. Il titolo è stato declassato a "sell" da Goldman Sachs. * TELECOM ITALIA si rafforza a +0,8% dopo l'intervista a Reuters del responsabile del mercato interno Oscar Cicchetti che parla di primi segnali di ripresa in aprile e dice che Telecom investirà nella rete in modo graduale in funzione delle richieste del mercato. Il titolo perdeva oltre lo 0,6% prima della notizia. * ENEL è in ribasso del 3,8%, mentre è in corso l'aumento di capitale, che termina il 12 giugno. Il settore delle utilities in Europa perde l'1,3% sul greggio debole. * Sotto pressione anche BULGARI, -2,9%, dopo le indiscrezioni di stampa che parlano di possibile un aumento di capitale, ma che riferiscono anche di una smentità della società sull'argomento. * MANAGEMENT & CAPITALI in rialzo del 2,6% a 0,6925 euro, dopo che la società immobiliare MI.MO.SE della famiglia Segre ha annunciato un'offerta sul 100% a 0,08 euro a azione, dopo la distribuzione di 0,62 euro per azione e la conseguente riduzione del capitale. * BANCA PROFILO in rialzo del 3,7% dopo l'autorizzazione, venerdì, dell'Autorità svizzera al cambio indiretto del controllo della ginevrina Société Bancaire Privée SA (60,5% di Profilo). Il via libera elimina tutte le condizioni sospensive dell'accordo di investimento sottoscritto a febbraio da Profilo, Sator e i soci di riferimento della banca. Nel pomeriggio in programma assemblea ordinaria e straordinaria della società. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano

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Cooperazione, Belloni: attenzione su Africa e finanza innovativa (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. POL - Cooperazione, Belloni: attenzione su Africa e finanza innovativa Roma, 5 giu (Velino) - “Occorre fare il punto sulla Cooperazione allo Sviluppo in un periodo in cui l’intero settore attraversa difficoltà finanziare e ‘di cultura’”. Così il direttore generale per la Cooperazione della Farnesina, il ministro Elisabetta Belloni, ha illustrato nel corso del consueto briefing con la stampa del portavoce del ministero Maurizio Massari, gli obiettivi della riunione dei ministri dello Sviluppo del G8 in programma a Roma l’11 e 12 giugno prossimi. Per Belloni è necessario “che l’Italia riprenda il proprio ruolo di punta in questo settore delicato partendo dal tema che il ministro degli Esteri Franco Frattini ha scelto per inaugurare la riunione: l’impatto della crisi finanziaria sui Paesi in via di Sviluppo (Pvs)”. Per il Dg della Cooperazione, il G20 di Londra ha trattato il tema “con esiti insufficienti, ecco perché vogliamo far comprendere ai partner del G8 quanto le economie dei Pvs possono influire anche sulle nostre scelte per fronteggiare la crisi”. La proposta del ministro, ha proseguito Belloni, “è stata accolta con interesse dai partner e dai Paesi africani, che saranno coinvolti nella riunione in un ulteriore esercizio di outreach” della presidenza italiana. Già dal pomeriggio dell’11, ha spiegato, le porte si apriranno per i Paesi del G5 (India, Cina, Messico, Brasile, Sudafrica) e all’Egitto, all’Unione africana e al Nepad, “assieme alla partecipazione qualificata di organizzazioni internazionali che si occupano di sviluppo”. La scelta “è stata difficile ma comprende l’Ocse, l’Undesa e la Banca mondiale”. “Nell’esaminare le conseguenze della crisi sui Pvs – ha proseguito Belloni – sarà necessario prendere atto che i donatori dovranno concentrare gli sforzi su alcuni settori prioritari di investimento: salute e sicurezza alimentari”. Da cui il coinvolgimento anche del “polo alimentare romano” con Ifad, Fao, Pam e Bioversity. “Per i problema del finanziamento si deve avere il coraggio di pensare a nuovi strumenti – ha ripreso Belloni - senza negare che il denaro pubblico non è più sufficiente. Ecco perché poniamo l’accento sul concetto dei ‘finanziamenti innovativi’”, dei quali parlerà tra gli altri “anche l’ex ministro francese Philippe Douste-Blazy, in un dibattito che vogliamo sia aperto”. Si mantiene quindi, da un lato, l’enfasi sul finanziamento pubblico “facendo però sistema con le organizzazioni internazionali, i privati e la cooperazione decentrata delle Regioni”. Una politica che spiega anche l’incontro del 10 giugno alle 15 - il giorno prima della ministeriale -, tra il ministro Frattini e i rappresentanti delle Regioni, “per mettere a punto - ha aggiunto Massari - l’intesa del 2008 tra il governo e le Regioni in materia di coordinamento delle attività internazionali, rafforzando la coerenza in materia di internazionalizzazione”. (dam) 5 giu 2009 18:42

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Argentina, Taiana riceve segretario spagnolo per Iberoamerica (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. EST - Argentina, Taiana riceve segretario spagnolo per Iberoamerica Roma, 8 giu (Velino/Velino Latam) - Il ministro degli Esteri argentino Jorge Taiana incontrerà oggi il nuovo segretario di Stato spagnolo per l’Iberoamerica Juan Pablo de Laiglesia, arrivato questa mattina nella capitale argentina. Nel corso della riunione, che si terrà nella sede del ministero a palazzo San Martin, Taiana e de Laiglesia affornteranno una serie di tematiche relative al rapporto bilaterale ma discuteranno anche delle principali problematiche internazionali. Tra questi la crisi finanziaria mondiale, lo stato dei negoziati per l’accordo commerciale tra Mercosur e Unione europea, la riforma dell’Onu, il problema dell’immigrazione e le attività legate alla celebrazione del bicentenario per l’indipendenza. (red/mat) 8 giu 2009 12:56

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Borsa Milano sopra minimi, bene Mediobanca e Telecom, giù Enel (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

MILANO (Reuters) - A fine mattino la borsa di Milano è in ribasso sopra i minimi, in attesa dell'apertura Usa dopo le vendite della mattina ancora sui timori legati alla crisi finanziaria. Le possibili ricapitalizzazione degli istituti di credito in Usa e l'andamento dell'economia sono i principali elementi che danno incertezza ai mercati. I futures sulla borsa Usa sono negativi, quelli su Dow Jones e Nasdaq perdono l'1% circa. Alle 13 l'indice Ftse/Mib e il Ftse/All Share perdono l'1,6%, il Ftse/Mid Cap l'1,3%. Scambi a 1,2 miliardi. * I bancari, sotto pressione, risalgono leggermente dai minimi a metà seduta. INTESA SANPAOLO perde il 2,7%. In rialzo MEDIOBANCA (+2,3%), grazie a un upgrade di Ubs con un target a 11 euro, riferisce un dealer. Unicredit stabile sui valori di venerdì. Kbw ha rivisto i rating delle banche europee alzando Unicredit a "outperform" e tagliando Intesa a "market perform". * FINMECCANICA cede il 3,4%. Il titolo è stato declassato a "sell" da Goldman Sachs. * TELECOM ITALIA si rafforza a +0,8% dopo l'intervista a Reuters del responsabile del mercato interno Oscar Cicchetti che parla di primi segnali di ripresa in aprile e dice che Telecom investirà nella rete in modo graduale in funzione delle richieste del mercato. Il titolo perdeva oltre lo 0,6% prima della notizia. * ENEL è in ribasso del 3,8%, mentre è in corso l'aumento di capitale, che termina il 12 giugno. Il settore delle utilities in Europa perde l'1,3% sul greggio debole. * Sotto pressione anche BULGARI, -2,9%, dopo le indiscrezioni di stampa che parlano di possibile un aumento di capitale, ma che riferiscono anche di una smentità della società sull'argomento. * MANAGEMENT & CAPITALI in rialzo del 2,6% a 0,6925 euro, dopo che la società immobiliare MI.MO.SE della famiglia Segre ha annunciato un'offerta sul 100% a 0,08 euro a azione, dopo la distribuzione di 0,62 euro per azione e la conseguente riduzione del capitale. Continua...

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Autonoleggio, i difficili giorni della crisi (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Autonoleggio, i difficili giorni della crisi Bastano i dati negativi delle immatricolazioni e della presenza sul mercato per dare un’idea dello situazione attuale del comparto. E per capire che, comunque, quest’anno si chiuderà in rosso. La ripresa arriverà solo quando il sistema economico tornerà a crescere ROSARIA AMATO La crisi si è abbattuta anche sull’autonoleggio. Nel primo quadrimestre del 2009 si è registrato un calo complessivo delle auto immatricolate per il noleggio del 27,95% (91.936 rispetto alle 127.595 del 2008) ed una riduzione della presenza sul mercato dal 17,55% all’11,39. E’ quindi evidente che il comparto non sfuggirà almeno quest’anno ai numeri negativi: solo grazie all’eccezionale exploit del primo semestre è riuscito a chiudere il 2008 con una sostanziosa crescita del 5% sia per il fatturato che per la flotta, ma negli ultimi mesi il segno era cambiato, e l’andamento negativo non accenna a diminuire, nonostante da più parti si parli di primi segnali di uscita dalla crisi. Ma non nell’autonoleggio, afferma il presidente dell’Aniasa (l’associazione che fa capo a Confindustria e che raggruppa le società di autonoleggio) Roberto Lucchini: «Noi ancora non vediamo segnali di ripresa, perché essendo il nostro un comparto che segue a ruota altri settori, li vedremo dopo degli altri. Per cui adesso è impossibile fare previsioni: qualsiasi numero si dà è ancora uno sparo nel buio. Se facessi in questo momento il giro dei miei colleghi, chiedendo a tutti di fare una previsione sul fatturato 2009, mi darebbero tutti numeri diversi. Certo, siamo tutti d’accordo sul fatto che si tratterà di un numero negativo. Però ci dovremmo riuscire a tenere sotto le due cifre. Questa è la ragione per la quale il comparto sta lavorando con grande tatticismo, ma resta difficile prevedere qualsiasi tipo di evoluzione». In effetti l’autonoleggio fornisce servizi principalmente alle imprese o alla pubblica amministrazione (quello a lungo termine), e al turismo (quello a breve termine). E’ evidente che dunque non può esserci ripresa per il comparto se il sistema economico nel suo complesso non torna a crescere. E non soltanto quello italiano: il turismo straniero rappresenta per esempio una corposa percentuale per il breve termine: « Colpisce certamente il calo del turismo internazionale — conferma Lucchini — Tuttavia certi sottosegmenti come la settimana di Pasqua o i weekend sono addirittura in crescita. Si tende a concentrare le vacanze in particolari momenti, spesso con una decisione presa all’ultimo momento. E quindi in questo periodo di congiuntura alterneremo ad altissimi picchi di domanda la calma piatta. Nel complesso, il noleggio a breve perderà sicuramente volume perché se si guarda l’andamento del traffico passeggeri c’è un calo che si sta stabilizzando con numeri molto negativi… speriamo che il calo per il turismo sia inferiore al 10%. Mentre per il noleggio a breve ci aspettiamo un calo tra il 5 e l’8% se, come si spera ci sarà una ripresa per l’autunno». Se il noleggio a breve soffre, quello a lungo termine non ride. «I dati a fine maggio indicano una preoccupante contrazione del mercato delle flotte aziendali — rileva Pietro Teofilatto, direttore Aniasa — che a maggio 2009 sono scese dal 34% del maggio 2008 al 20%». La crisi ha praticamente paralizzato il mercato, spiega Teofilatto: «Dopo i risultati positivi del 2008 (320.000 immatricolazioni, ben il 15% del mercato), con l’espandersi degli scenari di incertezza economica dovuta alla crisi finanziaria, le aziende clienti del noleggio a lungo termine hanno preferito da ottobre scorso rinviare decisioni già mature, mirando al massimo contenimento dei costi. Le difficoltà dell’ottenimento del credito e la forte preoccupazione del management hanno quindi indotto a rinnovare i contratti di noleggio in scadenza. Così come si era verificato tra il 20062007 nel momento dell’incertezza fiscale, la clientela ha rallentato gli ordini, ma non si è allontanata dai servizi del noleggio, che continua ad apprezzare». Insomma, così come per tanti comparti produttivi, deve "passare la nottata": «La cosa che non ci fa essere pessimisti è che l’attuale rallentamento è legato alla congiuntura internazionale, dopo si tornerà a normali tassi di sviluppo, perché la penetrazione dell’autonoleggio è ancora inferiore alle sue potenzialità». E per il noleggio a lungo termine in particolare le prospettive future sono prevalentemente rivolte alle piccole e medie imprese, che in questo momento attraversano però una dura fase di riorganizzazione. «Una volta fuori dalla fase congiunturale — ritiene Lucchini — ad esse il noleggio offre servizi che permettono flessibilità e capacità di adattare il costo di gestione, e che vengono quindi visti con estremo favore». Altro versante di sviluppo è naturalmente quello della Pubblica Amministrazione, che però, pur essendo un cliente ambito, presenta un pesante handicap: quello di non pagare o pagare molto tardi: «Per il noleggio è anche peggio, — dice Lucchini — perché c’è un effetto perverso delle norme che consentono di sospendere il pagamento quando esiste una pendenza di ammende o di imposte. Questo per noi è una trappola mortale: è normale che ci siano multe magari per divieto di sosta in contestazione, magari si tratta di pendenze già risolte, però per effetti dei ritardi burocratici le informazioni arrivano con ritardo. Stiamo intervenendo su Equitalia per cercare di fermare un meccanismo perverso». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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E per i Fondi pesa soprattutto la scarsa liquidità (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

E per i Fondi pesa soprattutto la scarsa liquidità la situazione Più che la caduta delle quotazioni, preoccupa la scarsa liquidità. I fondi immobiliari sono stati investiti in pieno dalla crisi finanziaria e ora si trovano a fare i conti con la presenza di scambi ridotti, «cosa che potrebbe rendere molto penalizzante la liquidazione delle quote in determinate condizioni di mercato», come ha sottolineato il governatore di Bankitalia Mario Draghi. Difficoltà evidenti in questi ultimi mesi. Quanto ai valori, nelle ultime settimane c’è stato un recupero generalizzato, anche se le quotazioni continuano a essere di quasi il 40% inferiori rispetto al Nav (net asset value), indicatore calcolato da periti indipendenti che esprime il valore di mercato degli immobili detenuti in portafoglio. Scarto che tende ad aumentare nelle fasi negative delle borse, al ridursi degli scambi e al crescere dell’indebitamento. Su quest’ultimo fronte, comunque, i fondi immobiliari quotati a Piazza Affari non corrono particolari pericoli, beneficiando di una politica storicamente conservativa sul fronte debito. In ogni caso, la situazione resta molto penalizzante per i risparmiatori entrati nella fase di collocamento: qualora volessero uscire dall’investimento, dovrebbero infatti accollarsi sia il pesante differenziale sul Nav, sia il presumibile ampio spread tra denaro e lettera. Resta il fatto, comunque, che i fondi immobiliari sono un tipico investimento da valutare nel lungo termine e per esprimere un giudizio compiuto sulla loro convenienza occorre portarli a scadenza. Intanto, ad aprile l’indice di settore Bnp Paribas Reim ha messo a segno un rialzo del 7,26% raggiungendo i 138,71 punti, quota che non vedeva dallo scorso agosto. Anche se ancora molto distante dai 183,50 punti dell’estate 2007. Sul tema dei fondi immobiliari è intervenuta nei giorni scorsi Assomobiliare chiedendo che la Pa riduca sensibilmente i tempi di pagamento. Attualmente i canoni di locazione vengono pagati dal settore pubblico con un ritardo medio di dodici mesi, provocando conseguenze negative sulla liquidità dei portafogli immobiliari. (l.d.o.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Russia/ Mosca sfida Usa con 'lobby del grano' paesi ex Urss (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Una lobby del grano tra ex repubbliche sovietiche per sfidare gli Usa: questa l'idea sbocciata al Forum economico di San Pietroburgo, concluso lo scorso fine settimana e portata avanti dai ministri dell'agricoltura di Russia, Ucraina e Kazakistan. "Non c'ètempo da perdere" ha detto Elena Skrynnik, capo del dicastero russo. "La posizione di mercato dei nostri paesi, conquistata negli ultimi anni, deve essere sostenuta da seri investimenti in infrastrutture, in modo da creare solide basi per rendere la regione del Mar Nero competitiva a lungo termine". Il presidente Dmitri Medvedev ha sottolineato, nei giorni scorsi, la volontà di dinamizzare il settore, anche con l'obiettivo di fare della Russia un 'garante' internazionale della sicurezza alimentare in un momento in cui la crisi ha messo in evidenza gli squilibri nell'accesso e nella distribuzione delle risorse di base. Come il grano, appunto. Attualmente Mosca sta cercando di rilanciare il settore agricolo, nonostante serie difficoltà di base. Il sostegno alla produzione alimentare era già uno dei temi chiave della campagna elettorale dello scorso anno, per l'attuale leader del Cremlino Dmitri Medvedev. Di fatto negli ultimi anni, il Kazakistan, la Russia e l'Ucraina in materia di politiche commerciali sono diventati più aggressivi, portando la quota di mercato degli altri Paesi a ridursi. Gli Stati Uniti sono scesi nei contratti per le forniture di grano dal 28% nel 2008 al 20% nel 2009, il Canada dal 17% al 14% e l'Australia dal 16% al 13%, secondo Skrynnik. Per contro, la quota di Russia, Ucraina e Kazakistan è cresciuta dal 6% al 24% dal 2000. La Russia ha dimostrato la più grande crescita: da un misero 1% al 14%. L'Ucraina ha visto la propria quota aumentata dall' 1% al 5% e il Kazakistan, dal 4% al 5%. La creazione di una lobby di Paesi esportatori di grano nella regione del Mar Nero contribuirà a evitare la volatilità dei prezzi sul mercato mondiale di grano e la dipendenza di fattori speculativi sui prezzi. Oltre a creare secondo il ministro, un meccanismo comune di gestione internazionale delle risorse cerealicole. "Questo precedente potrebbe segnare il primo passo per costituire un fondo globale di grano e creare un prototipo di un sistema gestionale per le riserve alimentari", ha detto. Mosca punta quindi a ottimizzare gli investimenti in infrastrutture. "Questo e' particolarmente importante in seno all'attuale crisi finanziaria mondiale", ha detto. Tra i principali obiettivi della United Grain Company, formata in Russia, vi e' anche la riqualificazione delle infrastrutture e la costruzione di nuove capacita' di esportazione. Da notare infine che il ministro Skrynnik e' soltanto da pochi mesi a capo del dicastero. La Russia ha infatti una donna in cima al Ministero dell'Agricoltura, solo da tre mesi. Skrynnik in precedenza guidava la compagnia RosAgroLeasing e ha sostituito Aleksei Gordeev - oggi governatore della regione di Voronezh - un compito non semplice vista la condizione non agevole del settore agricolo russo. La nomina della Skrynnik a Ministro e' stata vista come un 'favore' di Medvedev ai comunisti, rappresentati alla Duma. Durante una seduta al Parlamento - dove il partito di Vladimir Putin ha la maggioranza - il deputato del Partito comunista russo, Konstantin Shirshov, aveva infatti proposto proprio quel nome, accolto poi dal Leader del Cremlino pochi giorni dopo l'8 marzo.

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Il della ricercaasse con la Slovenia (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il «souk» della ricerca asse con la Slovenia LINGUE Presentazione del volume sulla Tunisia, curato dal preside Famoso Domani, martedì 9 giugno alle 17, nell'aula A1 del Monastero dei Benedettini, si terrà la presentazione del volume "Tunisia. Ambiente, economia, società", curato dal preside della facoltà di Lingue e letterature straniere dell'Università di Catania, Nunzio Famoso (nella foto a fianco). Nel corso dell'incontro è previsto un dibattito al quale interverranno i docenti Grazia Arena (Università di Catania), Santo Burgio (Università di Catania), Girolamo Cusimano (Università di Palermo) e Rosario Lanzafame (Università di Catania). L'evento è promosso dalla facoltà di Lingue e letterature straniere, nell'ambito delle attività per il decennale della facoltà, e dal dipartimento di Scienze della cultura, dell'uomo e del territorio, in collaborazione con la Provincia regionale di Catania, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, il Consolato tunisino di Palermo, l'Osservatorio Mediterraneo e la Cuecm editrice. ECONOMIA Il ruolo della banca locale nel contesto della crisi finanziaria Domani, martedì 9 giugno alle 10.30, nell'aula magna di Palazzo delle Scienze (facoltà di Economia), si terrà l'ultimo incontro del ciclo di seminari professionalizzanti, dal titolo "Gli effetti della crisi finanziaria sull'intermediazione bancaria", coordinato dal prof. Sebastiano Mazzù e rivolto agli studenti dei corsi di laurea di primo livello in Economia aziendale ed Economia e amministrazione e controllo. Relatore dell'incontro conclusivo sarà il dott. Salvatore Inghilterra, direttore generale della Banca Agricola popolare di Ragusa, che discuterà su "Il ruolo della banca locale nel contesto della crisi finanziaria per lo sviluppo del territorio". Siracusa Mercoledì si presenta «In Ombra» la rivista degli studenti della facoltà di Architettura Mercoledì 10 giugno, alle 18,30, nella sede di Palazzo Impellizzeri a Siracusa, si terrà un incontro per la presentazione della nuova rivista "In ombra", curata dagli studenti della facoltà di Architettura. All'incontro, promosso dagli studenti Carlo Paternò, Marco Di Perna, Stefano Latina, Stefano Romano e Alfio Vassallo, interverranno - oltre ai rappresentanti degli studenti di Architettura - il preside della facoltà Giuseppe Dato, il presidente del Consorzio universitario "Archimede" Salvo Baio, il direttore dell'Ersu di Catania Nunzio Rapisarda e i presidenti dei corsi di laurea della facoltà. Alle 19,30 sarà inaugurata la mostra fotografica "Luoghi in ombra".

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Elezioni europee ed euro (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Elezioni europee ed euro FOREX, clicca qui per leggere la rassegna di Fabio Caldato , 08.06.2009 15:14 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Ci hanno chiesto a più riprese quale possa esser l’effetto voto sui prezzi della moneta unica e la risposta, diplomatica, era che al di là di vere sorprese,esso sarebbe stato pressoché nullo. I big delle nazioni più importanti,come il nostrano Berlusconi,insieme alla Merkel e Sarkozy,non hanno subito i malumori dei votanti,di fatto preoccupati per la crisi finanziaria,che ha fortemente intaccato gli equilibri sociali,vista la crescente e generalizzata disoccupazione. Alla luce di una mattinata poco volatile,rispetto al caos di venerdì pomeriggio e di un movimento dell’euro dollaro molto controllato,costituito da nuovi minimi intra day e rimbalzo tecnico successivo,possiamo affermare di aver previsto in modo opportuno l’apertura di settimana. In sostanza, i risultati delle elezioni non hanno portato novità eclatanti e il focus degli analisti forex è ancora concentrato sull’evidente inversione di trend di breve termine avvenuta la scorsa seduta. Si tratta, infatti, di capire quanto profonda sarà la correzione in essere e se già il supporto poco sotto a 1,38 potrà fermare il recupero del biglietto verde. Fare previsioni è arduo,ma il movimento va gestito operativamente e val la pena di incrementare le posizioni, in caso di ritracciamento. Il livello 1,41 è da ritenersi come stop assoluto per ogni posizione short multi day. Sotto 1,41 figura,area 1,4030 è rilevante ai fini dell’analisi grafica e va monitorata in caso di rivisitazione. Al ribasso,oltre al già citato 1,38,si evince dal grafico che la fascia 1,3675-1,3740 può esser target di questo calo del cambio. Fabio Caldato www.forex47.it

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GAS: POSSIBILE NUOVA CRISI A LUGLIO NONOSTANTE PAGAMENTO KIEV. (sezione: crisi)

( da "Asca" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

GAS: POSSIBILE NUOVA CRISI A LUGLIO NONOSTANTE PAGAMENTO KIEV (ASCA-AFP) - Mosca, 8 giu - Con il pagamento a Mosca del debito per le forniture di gas del mese scorso l'Ucraina potrebbe aver ottenuto solo un breve periodo di tranquillita'. Dopo aver minacciato di chiudere i rubinetti verso l'Ucraina, e quindi anche verso l'Europa, Gazprom ha confermato oggi di aver ricevuto il pagamento di maggio ma l'ennesimo picco della crisi del gas potrebbe tornare a ripetersi all'inizio del prossimo mese, quando scadra' per Kiev il pagamento delle forniture di giugno. ''Non si tratta nel modo piu' assoluto della fine del problema'' ha spiegato all'AFP un portavoce della Commissione europea mentre da Gazprom si sottolinea che e' ''improbabile'' che l'Ucraina possa pagare la prossima bolletta. Diversi analisti sottolineano come l'atteggiamento dell'Unione Europea sia poco comprensibile anche se qualche segnale di preoccupazione emerge dalla decisione di Bruxelles di inviare domani una delegazione a Mosca e poi a Kiev. La Russia ha gia' proposto all'UE di mettere a punto un sistema di finanziamento congiunto per garantire i pagamenti dell'Ucraina. Il presidente Viktor Yushchenko venerdi' scorso ha ammesso che la compagnia di stato Naftogaz non aveva le risorse per pagare il conto da 464 milioni di euro. ''La situazione e' critica - ha detto - saro' franco. E non e' mai stata cosi' prima. Non abbiamo avuto altra scelta che ordinare l'emissione di nuove risorse per effettuare i pagamenti''. Risorse che derivano da una parte del prestito straordinario da 16,5 miliardi di dollari erogato dal Fondo Monetario Internazionale lo scorso novembre a favore di Kiev per far fronte alla crisi finanziaria . fgl/dnp/alf

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17:21 ARMI: IL MERCATO NON CONOSCE CRISI, +4% DI VENDITE NEL 2008 (sezione: crisi)

( da "Agi" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

ARMI: IL MERCATO NON CONOSCE CRISI, +4% DI VENDITE NEL 2008 Stampa Invia questo articolo (AGI) - Stoccolma, 8 giu.- La vendita di armi e' uno dei pochi business che non conosce crisi economica: nel 2008 le spese militari nel mondo sono cresciute del 4%, raggiungendo la cifra record di 1.464 miliardi di dollari, oltre 900 miliardi di euro. Rispetto al dato di dieci anni fa l'aumento e' del 45%. E' quanto emerge dal rapporto annuale dell'istituto internazionale di ricerca per la pace (Sipri) di Stoccolma. Rispetto alla crisi che ha colpito l'aviazione civile, l'industria della difesa resta solida. Eppure, nonostante la crescita, "la crisi finanziaria mondiale ha avuto un impatto anche sui profitti delle industrie che producono armi", ha commentato il Sipri. Quasi tutte le industrie di armamenti sono americane (66%) o europee (31%), ma Russia, Giappone, Israele e India si stanno conquistando piccole fette di mercato. "Dal 2002, il valore delle armi e' cresciuto del 37%", spiga il Sipri. "Durante gli otto anni della presidenza di George W. Bush la spesa militare e' aumentata a livelli che non si registravano dalla Seconda guerra mondiale: questo periodo ha dato continuita' all'industria delle armi, che si era consolidata gia' nei primi anni Novanta". Infatti, al primo posto nelle spese militari si trovano gli Stati Uniti, con 607 miliardi di dollari nel 2008. Seguono la Cina e la Francia, con una spesa rispettivamente di 85 e di 65 miliardi di dollari. L'Italia si colloca all'ottavo posto di questa speciale classifica, con poco meno di 40 miliardi di dollari, mentre la Russia ha ridotto la distanza che la separava dagli Stati Uniti, con una spesa di oltre 58 miliardi di dollari. La spesa militare nel Medio Oriente e' leggermente in calo nel 2008, ma il Sipri conferma che e' una sitazioene temporanea. Un'eccezione e' l'Iraq, dove il budget militare e' cresciuto del 133% rispetto al 2007. "L'Iraq resta fortemente dipendente dalle forniture di armi provenienti dagli Stati Uniti", dice Sipri. Insieme, le guerre in Afghanistan e in Iraq sono costate agli Stati Uniti 903 miliardi di dollari. "L'idea della "guerra al terrore" ha incoraggiato molti paesi a guardare i propri problemi attraverso una lente altamente militarizzata, usandola per giusificare l'aumento delle spese miliari", ha concluso il Sipri. "Questo comportamento ha contribuito anche a far crescere vertiginosamente i deficit di bilancio. Le industrie che producono armi potrebbero affrontare un brusco calo della domanda in futuro, se i governi dovranno le spese militari per risollevare i propri bilanci statali.

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EUROPEE: BONANNI, PASSARE DAL GOSSIP A IMPEGNI SOCIALI URGENTI. (sezione: crisi)

( da "Asca" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

EUROPEE: BONANNI, PASSARE DAL GOSSIP A IMPEGNI SOCIALI URGENTI (ASCA) - Roma, 8 giu - ''Il vistoso calo della partecipazione al voto in questa consultazione europea non e' fisiologico ma e' la spia di un comprensibile malessere degli italiani rispetto ad una campagna elettorale chiassosa e confusionaria che ha privilegiato il pettegolezzo su ogni altro argomento a partire dal ruolo che deve assumere l'Europa in questa grave crisi finanziaria globale mettendo in campo seri programmi di riforma economico-sociale''. Lo sottolinea in una nota il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni. ''E' mancato quello che la Cisl chiede da tempo e cioe' - spiega Bonanni - un chiaro confronto programmatico tra le forze politiche sulle misure da adottare nel continente per imprimere un serio cambiamento del modello di sviluppo industriale all'insegna della democrazia economica e della partecipazione dei lavoratori. Occorre una svolta. E' ora di passare in Italia dal gossip ai fatti e cioe' agli impegni sociali piu' urgenti, alle scelte di governo sui grandi temi economici che interessano i lavoratori ed il paese. Rinnoviamo a tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione l'appello ad una coerente assunzione di responsabilita', per aprire una stagione di concertazione tra governo e parti sociali che non dia spazio alla protesta sterile e alle sparate ideologiche. Serve la collaborazione di tutti. Bisogna dare risposte concrete ai problemi sociali piu' urgenti, a partire da quelli dei pensionati che proprio per questo manifesteranno giovedi' prossimo a Roma''. com-mar/mar/lv

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Europee, Bonanni (Cisl): "E' ora di passare dal gossip agli impegni sociali più urgenti" (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 08-06-2009)

Argomenti: Crisi

Europee, Bonanni (Cisl): "E’ ora di passare dal gossip agli impegni sociali più urgenti" (8/6/2009 18:15) | (Sesto Potere) - Roma - 8 giugno 2009 -"Il vistoso calo della partecipazione al voto in questa consultazione europea non è fisiologico ma è la spia di un comprensibile malessere degli italiani rispetto ad una campagna elettorale chiassosa e confusionaria che ha privilegiato il pettegolezzo su ogni altro argomento a partire dal ruolo che deve assumere l'Europa in questa grave crisi finanziaria globale mettendo in campo seri programmi di riforma economico-sociale." Lo sottolinea in una nota il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni. "E' mancata quello che la Cisl chiede da tempo e cioè un chiaro confronto programmatico tra le forze politiche sulle misure da adottare nel continente per imprimere un serio cambiamento del modello di sviluppo industriale all'insegna della democrazia economica e della partecipazione dei lavoratori. Occorre una svolta. E' ora di passare in Italia dal gossip ai fatti e cioè agli impegni sociali più urgenti, alle scelte di governo sui grandi temi economici che interessano i lavoratori ed il paese. Rinnoviamo a tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione l'appello ad una coerente assunzione di responsabilità, per aprire una stagione di concertazione tra governo e parti sociali che non dia spazio alla protesta sterile e alle sparate ideologiche. Serve la collaborazione di tutti. Bisogna dare risposte concrete ai problemi sociali più urgenti, a partire da quelli dei pensionati che proprio per questo manifesteranno giovedì prossimo a Roma."

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