CENACOLO
DEI COGITANTI |
Praga aspetta il disarmo
nuke di Obama. ( da "Manifesto,
Il" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la stessa del presidente Vaclav
Klaus - all'intervento in economia dello stato e al «protezionismo americano».
Discorso che Topolanek ha già pronunciato dal Parlamento europeo lasciando la
presidenza di turno della Commissione Ue. Ma il clima resta pesante, denuncia
il movimento contro il sistema antimissile Ne Zagladne (No allo scudo).
Proteggere i lavoratori
colpiti dalla crisi . Ma nessuna decisione
( da "Manifesto, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: le conseguenze sociali della crisi
finanziaria ed economica potrebbero farsi sentire ben al di là. La questione
sociale, dunque, è diventata il tema centrale di un Ecofin informale che, dopo
le decisioni del G20 di Londra, sulle questioni più strettamente finanziarie
non ha prodotto particolari passi in avanti.
Brown lo ha voluto accanto
nella foto di gruppo del G20 mentre a tavola a Downing Street era seduto ...
( da "Stampa, La" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il successo di immagine si somma a
quello politico, ottenuto per l'accettazione da parte del G20 delle sue
posizioni contro il protezionismo, e vale doppio considerato il basso profilo
della rivale argentina Cristina Kirchner. Facendogli sperare di essere prossimo
al miraggio di un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza.
La crisi in Usa affonda
migliaia di barche deluxe ( da "Stampa,
La" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dalla crisi dei mercati finanziari
si sono dati una risposta da soli, ricorrendo alla strategia dell'affondamento
di massa. Di straforo. Negli Stati Uniti in queste settimane sono in atto
migliaia di affondamenti notturni nei fiumi, nei laghi, nelle paludi e vicino
alle coste atlantiche e pacifiche, per far sparire senza spese gli ingombranti
giocattoli di un tempo felice che fu.
Se non hai una coscienza,
quando non sai più che cosa fare di un cane lo abbandoni in autostrad...
( da "Stampa, La" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dalla crisi dei mercati finanziari
si sono dati una risposta da soli, ricorrendo alla strategia dell'affondamento
di massa. Di straforo. Negli Stati Uniti in queste settimane sono in atto
migliaia di affondamenti notturni nei fiumi, nei laghi, nelle paludi e vicino
alle coste atlantiche e pacifiche, per far sparire senza spese gli ingombranti
giocattoli di un tempo felice che fu.
[FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW
YORK Gli hedge fund sono diventati l'immagine della crisi finanzi...
( da "Stampa, La" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: immagine della crisi finanziaria
che ha sconvolto i mercati globali negli ultimi 20 mesi, e hanno avuto l'onore,
si fa per dire, della citazione diretta nel comunicato finale dei Grandi del
mondo. Vanno estese, hanno scritto i 20 leader, «le regolamentazioni e le
supervisioni di tutti gli strumenti, le istituzioni e i mercati finanziari.
Il documento/3 -
L'economian Per uscire dalla recessione occorre dare forza e gambe a intuizioni
"profetiche" ( da "Cittadino,
Il" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dalla crisi un altro futuro Servono
nuove regole e comportamenti virtuosi La crisi finanziaria ed economica in
corso ci interpella ogni giorno, ponendo alla nostra attenzione le cause che
l'hanno generata, le conseguenze già in atto sulle famiglie e sulle imprese, le
aspettative per il futuro, le possibili azioni correttive.
Il made in Italy sbarca a
Mosca ( da "Libertà"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I solidi rapporti commerciali si
sono confermati anche nel 2008, nonostante l'arrivo della crisi finanziaria:
l'interscambio italo-russo è infatti aumentato dell' 11% sul 2007, per un
totale di 26,5 miliardi di euro che deriva da esportazioni verso la Russia per
10,5 miliardi (+9,3%) e nostre importazioni per 16,1 miliardi (+12,1%).
I salari dei leader
politici ( da "Miaeconomia"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Berlusconi non ha sicuramente
risentito della crisi finanziaria dal momento che continua a dichiarare di
possedere 5 appartamenti e due box a Milano, la comproprietà al 50% di un
appartamento sempre nel capoluogo lombardo e il 7,46 % di parti comuni nella stessa
città, due automobili (una Mercedes e un?
IL CONTO AI CITTADINI
( da "Stampa, La" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che consente ingenti trasferimenti
di ricchezza ai mercati finanziari. Essa ha permesso all'amministrazione Obama
di non dover tornare al Congresso a chiedere il denaro necessario a salvare le
nostre banche, fornendo una strada per evitare la nazionalizzazione. Il
problema è che noi già soffriamo di una crisi di fiducia.
le commesse ci sono, la
cantieristica tiene ( da "Tirreno,
Il" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Non si parla di crisi al cantiere
navale Arno, impegnato nella produzione di quattro yachts Leopard. «In questa
fase di crisi finanziaria - ha spiegato il direttore di produzione Daniele
Merlino - continuiamo a lavorare riuscendo a tenerci lontani dalla cassa
integrazione, mantenendo occupati i nostri dipendenti nella costruzione delle
barche che ci hanno resi famosi.
LE decisioni prese dal G20
nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura poten...
( da "Messaggero, Il (Metropolitana)"
del 06-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: Londra meritano una più meditata
lettura potendo rappresentare il punto di svolta di una crisi finanziaria ed
economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci sono voluti due anni
dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un
punto che appare chiaramente nelle prime righe del Comunicato: "Una crisi
globale richiede una soluzione globale".
LE decisioni prese dal G20
nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura poten...
( da "Messaggero, Il (Pesaro)"
del 06-04-2009) + 6 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: Londra meritano una più meditata
lettura potendo rappresentare il punto di svolta di una crisi finanziaria ed
economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci sono voluti due anni
dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un
punto che appare chiaramente nelle prime righe del Comunicato: "Una crisi
globale richiede una soluzione globale".
LA DIFFERENZA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: depresso" dalla crisi
finanziaria L'impairment In relazione alle perdite di valore diverse da quelle
temporanee, il Fasb ha precisato che, per i titoli di debito, chi redige il
bilancio dovrà considerare non tanto la propria volontà e capacità di possedere
lo strumento fino al recupero del costo,quanto l'intenzione di venderlo.
La nuova ribalta del Fondo
monetario ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dai Paesi membri e di guardiano
delle riforme dei mercati finanziari varate dal nuovo Financial Stability
Board. è un clamoroso ritorno alla ri-balta per un'istituzione, che,perno della
soluzione di tutte le crisi finanziarie internazionali degli anni Ottanta e
Novanta, era poi finita marginalizzata e ridimensionata dai propri errori e da
uno straordinario periodo di bonaccia dell'
Draghi: bene il rapporto
de Larosière ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: rafforzare la vigilanza finanziaria
a livello nazionale, regionale e internazionale ». è convinto dell'efficacia
della strada scelta in Europa per arrivare a un'armonizzazione sostanziale
delle normative di controllo su mercati e intermediari il Governatore della
Banca d'Italia, Mario Draghi, che ieri è intervenuto all'Ecofin nella sua
qualità di presidente del Financial Stability board,
No al nazionalismo
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il nazionalismo sfocia nel
protezionismo, di cui ci sono già avvisaglie pericolose: se dovessero
consolidarsi, le prospettive per le economie di tutto il mondo si farebbero
ancora più cupe. Una volta imboccata la china, non c'è certezza di dove il
nazionalismo possa sfociare.
Io, filosofo, gestore di
hedge fund ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che i nostri mercati finanziari
sono diventati uno schema piramidale. L'azzardo morale, pensavamo,poteva
tranquillamente essere ignorato proprio perché è " morale",parola
che, come ogni vero scienziato sa, è sinonimo di "immaginario". Ma il
mercato non è la fisica, gli economisti non sono fisici nucleari e l'azzardo
morale nella faccende umane è il rischio che conta più di tutti.
Pensioni, spesa oltre il
15% del Pil ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esclusivamente dal netto
peggioramento del prodotto interno determinato dalla crisi finanziaria
internazionale, è la Ragioneria Generale dello Stato nel 10Ú Rapporto sulle
tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario,
pubblicato qualche giorno fa. Le nuove stime sono basate su un'ipotesi di calo
del Pil medio annuo dello 0,8% nel triennio 2008-2010,
Nessun pericolo per i
titoli di Stato ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria» che ha indotto
gli operatori a premiare i bond governativi della Germania, divenuti in questo
contesto lo strumento di riferimento del mercato. La riprova che il mercato dei
titoli di Stato italiani non stia scontando pericoli di default, è il buon
andamento delle aste del Tesoro tanto che il governo è stato uno dei pochi ad
avere portato a termine collocamenti
Assalto alla democrazia
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: complice la crisi finanziaria ed
economica – molti cittadini si stiano svegliando dal letargo politico. Lo
scontento e la collera di quanti sono stati colpiti dal fallimento della
Parmalat o della Enron, la rovinosa caduta del governo islandese e il furioso
assalto di pochi giorni fa alla sede della Royal Bank of Scotland nella City di
Londra sono tutti sintomi dell'
Argomenti:
Crisi
Abstract: Allude alla crisi finanziaria ed
economica? «Sì. Berlusconi dimostra energia ed ottimismo, due qualità di cui
oggi c'è bisogno. Non è tanto una strategia elettorale quanto una questione di
carattere. Guardi che a ostentare queste due qualità è proprio Obama ».
La crisi non intacca la
fiducia dei clienti nelle banche ( da "Gazzetta
di Parma Online, La" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mostra che la crisi finanziaria non
ha inciso sulla fiducia della clientela retail, mentre ha impattato sugli
addetti ai lavori. Per quanto riguarda la clientela corporate, le banche
ritengono che sia meno sensibile a fenomeni emotivi, è pluribancarizzata ed è
in grado di valutare direttamente la qualità della relazione».
UNGHERIA, CIB BANK
LICENZIA 300 IMPIEGATI ( da "marketpress.info"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: controllata del gruppo Intesa-san
Paolo, licenzierà 300 impiegati, pari all´8 per cento del suo staff in
Ungheria, per fronteggiare gli effetti dell´attuale crisi finanziaria
internazionale, afferma l´Ice. Sessanta posizioni di lavoro saranno tagliate
dalla Cib Leasing Group, a causa del forte declino del mercato del leasing. . .
. <<BACK
BANCHE: CLIENTI, PER
SCEGLIERE CONTANO STAMPA E TV MA SOPRATTUTTO PASSAPAROLA NIENTE CONTA PIÙ
DELL'ESPERIENZA DIRETTA PER CHI HA UN CONTO. LA CRISI FINANZIARIA NON INCIDE
SULLA FI ( da "marketpress.info"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: LA CRISI FINANZIARIA NON INCIDE
SULLA FIDUCIA DELLA CLIENTELA RETAIL MA IMPATTA SUGLI ADDETTI AI LAVORI Roma, 6
aprile 2009 - Chi ha un conto corrente dà peso soprattutto all?esperienza
diretta e personale. Niente conta di più. Per chi invece non ha ancora un
rapporto con la banca fa premio il passaparola,
PAVIA, PRESENTATE MISURE
ANTICRISI VARATE DA REGIONE LA RUSSA E BUSCEMI: LE BANCHE TORNINO A FINAZIARE
LE IMPRESE ZAMBETTI E ZANELLO: AUMENTATI FONDI PER FAVORIRE COMPETITIVITA'
( da "marketpress.info"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: termine approntate da Regione
Lombardia per fronteggiare la crisi economico-finanziaria. Sono questi i temi
affrontati dagli assessori Domenico Zambetti (Artigianato e Servizi), Romano La
Russa (Industria,pmi e Cooperazione), Massimo Buscemi (Reti e Servizi di
Pubblica Utilità) e Massimo Zanello (Culture, Identità e Autonomia),
intervenuti questa mattina, presso la Questura di Pavia,
al via la campagna di
russia degli imprenditori italiani
( da "Tirreno, Il" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I solidi rapporti commerciali si
sono confermati anche nel 2008, nonostante l'arrivo della crisi finanziaria:
l'interscambio italo-russo è infatti aumentato dell' 11% sul 2007, per un
totale di 26,5 miliardi di euro che deriva da esportazioni verso la Russia per
10,5 miliardi (+9,3%) e nostre importazioni per 16,1 miliardi (+12,1%).
Alle 10 a Roma si apre la
prima conferenza dei prefetti ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Una risposta strutturale alla crisi
finanziaria: riformare il diritto delle società per una governance responsabile
nei confronti di tutti gli stakeholders». è il tema della tavola rotonda
organizzata da EconomEtica. Corso di Porta Nuova, Milano (ore 17,30).
Globalizzazione Quarto seminario del Master in educazione civica su
«Globalizzazione: quo vadis Europa?
Argentina-Usa, Taiana
incontra Clinton guardando a Vertice Americhe
( da "Velino.it, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ottica della lotta alla crisi
finanziaria internazionale e il ruolo degli Usa negli equilibri geopolitici
della regione latinoamericana. Negli ultimi mesi il rapporto tra Buenos Aires e
Washington ha vissuto alti e bassi. Si è passati dalle speranze suscitate in
America Latina per un nuovo corso di relazioni dovuto all'elezione di Barack
Obama alla Casa Bianca,
Dall'auto uno sguardo
oltre la crisi ( da "Elettronicanews.it"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: conseguenza della crisi finanziaria
e del credito - ha generato una condizione di generale eccedenza nella
produzione. Tuttavia, la crescente domanda di sistemi di sicurezza e di
dispositivi per l'intrattenimento, e la necessità di incrementare l'efficienza
nei consumi di carburante, richiedono sempre più alti livelli di integrazione
nei componenti e maggior contenuto di silicio,
agentediviaggi ha detto:
non è affatto questione di soldi, ma di lungimiranza: per le prospettive future
dell'Europa è meglio integrare di più la Turchia o Israele? E lasciamo star
( da "KataWeb News" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Ufficiale: Sex and the
City 2 nel 2010 ( da "Blogosfere"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma Sarah Jessica Parker ha
confermato che il film integrerà il tema della crisi finanziaria... i siti
scandalistici, invece, brancolando nel buio, sono pronti a scommettere che ci
sarà una nave spaziale da dove arriverà Brad Pitt pronto a strappare Carrie dalle
braccia di Big... personalmente sono pronto a scommettere che riguarderà la
maternità di Carrie.
Convegno a Palazzo Ghilini
su prospettive e valore della creazione di impresa
( da "inalessandria.it"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: su prospettive e valore della
creazione di impresa Una risposta locale alla crisi finanziaria. E? quella che
la Provincia di Alessandria ha cercato di dare con l?organizzazione del
convegno dedicato al servizio ?Creazione di Impresa D3?, avviato dall?ente a
giugno del 2003, con il sostegno della Regione Piemonte, e conclusosi, nella
sua prima fase, alla fine di settembre del 2008.
Praga aspetta il
Argomenti:
Crisi
Abstract: la stessa del presidente Vaclav
Klaus - all'intervento in economia dello stato e al «protezionismo americano».
Discorso che Topolanek ha già pronunciato dal Parlamento europeo lasciando la
presidenza di turno della Commissione Ue. Ma il clima resta pesante, denuncia
il movimento contro il sistema antimissile Ne Zagladne (No allo scudo).
PAOLO SAVONA LE DECISIONI
PRESE DAL G20 NELLA RIUNIONE DI LONDRA MERITANO UNA PIù MEDITATA L...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 06-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: Londra meritano una più meditata
lettura potendo rappresentare il punto di svolta di una crisi finanziaria ed
economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci sono voluti due anni
dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un
punto che appare chiaramente nelle prime righe del comunicato: «Una crisi
globale richiede una soluzione globale».
Quei nove derivati a
rischio per
Argomenti:
Crisi
Abstract: istituto svizzero che ha subito
pesantemente le conseguenze della crisi finanziaria, avendo archiviato il 2008
con un terremoto ai vertici e perdite per qualcosa come 14 miliardi di euro.
Vediamole, queste nove operazioni, stipulate tutte, come ha tenuto a precisare
la Corte dei conti, con contratti in lingua inglese: anche i quattro conclusi
con l'italiana Bnl.
Compensi folli per il
blablà di Blair: banalità da 7.300 euro al minuto
( da "Giornale.it, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: pulpito che hanno dovuto
ridimensionare le loro richieste di fronte alla crisi finanziaria che si è
abbattuta sull'economia mondiale, Tony Blair continua a guadagnare cifre
esorbitanti per ogni uscita pubblica. E poco importa che le parole dell'ex
premier britannico non si distinguano propriamente per originalità, perché
basta il suo nome in cartellone per garantire il successo.
Più surroghe e
sostituzioni la crescita degli "altri mutui"
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Più surroghe e sostituzioni la
crescita degli "altri mutui" ADRIANO BONAFEDE La crisi finanziaria ha
colpito in modo particolare il settore dei mutui erogati alle famiglie. Nel
2008, secondo l?ultimo bollettino dell?Assosim, il calo di questi mutui è stato
pari al 14,4 per cento rispetto all?anno precedente per quanto riguarda i
flussi finanziari.
Quotarsi non è sempre la
soluzione ( da "Affari
e Finanza (La Repubblica)" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sia in Italia che in Europa di
fatto la grande crisi finanziaria (e ora anche economica) ha di fatto bloccato
questa forma di accesso al capitale. E neppure negli Stati Uniti le cose sono
andate meglio. L?unico segnale positivo di questi mesi è in fondo, almeno nel
nostro paese, la nascita di Aim Italia, il nuovo mercato per le piccole e medie
imprese,
BLà BLà BLAIR
(BILLIONAIRE) DA QUANDO HA LASCIATO LA POLITICA ATTIVA BIG TONY HA GUADAGNATO
16.5 MLN - IL CONFERENZIERE Più PAGATO: 200MILA PER MEZZ'ORA (da 400 a 1.000 a
f ( da "Dagospia.com"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: pulpito che hanno dovuto
ridimensionare le loro richieste di fronte alla crisi finanziaria che si è
abbattuta sull'economia mondiale, Tony Blair continua a guadagnare cifre
esorbitanti per ogni uscita pubblica. E poco importa che le parole dell'ex
premier britannico non si distinguano propriamente per originalità, perché
basta il suo nome in cartellone per garantire il successo.
TERREMOTO: MAGDI ALLAM
(UDC), SERVE UNITA' POLITICA NAZIONALE.
( da "Asca" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: questo clima di unita' e
solidarieta' nazionale avrebbe degli effetti altamente benefici per affrontare
con uno spirito nuovo, improntato ai principi etici del bene comune e
dell'interesse generale, la grave crisi finanziaria ed economica in cui versa
il mondo intero e che colpisce pesantemente anche il nostro Paese''.
fcz/sam/bra
babelick ha detto: la
turchia è asia minore non europa(finnici e baschi sono europei),poi i confini
dell'Ue sarebbero iraq,siria,iran..pop migliori del nostro (svedesi,tedeschi,fr
( da "KataWeb News" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
TERREMOTO: MAGDI ALLAM
(UDC), SERVE UNITA' POLITICA ( da "Virgilio
Notizie" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 'questo clima di unita' e
solidarieta' nazionale avrebbe degli effetti altamente benefici per affrontare
con uno spirito nuovo, improntato ai principi etici del bene comune e
dell'interesse generale, la grave crisi finanziaria ed economica in cui versa
il mondo intero e che colpisce pesantemente anche il nostro Paese''.
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
SERGIO CANCIANI LA NOSTRA AMICIZIA è A TUTTO CAMPO , ...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 06-04-2009) + 3 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonostante un rallentamento nella
seconda metà dell'anno a causa della generale crisi finanziaria che in Russia
ha colpito molto duro. Ma è significativo che le esportazioni italiane (10,5
miliardi di euro) hanno registrato una crescita del 9,3 per cento, mentre
quelle verso gli altri mercati europei hanno segnato un dato negativo.
MONICA MARCHETTI SE è
BIONDO DEVE ESSERE CORTO O CORTISSIMO, SE LUNGO INVECE MEGLIO UN MORBI...
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 06-04-2009) + 3 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: in un momento pesantemente
condizionato dalla crisi finanziaria mondiale, i consumi interni tengono e
l'export è cresciuto soprattutto grazie alla diminuzione del costo del
petrolio, quindi delle materie prime, e all'apprezzamento del dollaro».
«Pensiamo che anche il 2009 - ha annunciato - si chiuderà con numeri positivi.
Politica: Ancora sulla
crisi Riflessioni in progress ( da "Sannio
Online, Il" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Politica: Ancora sulla crisi
Riflessioni in progress Pubblicato il 06-04-2009 di Giovanni Zarro La
riflessione sulla eziologia della crisi finanziaria corrente viene da lontano,
ormai; la crisi è stata, è e sarà, ancora, discussa ed approfondita nelle sue cause.
Nel prossimo tempo!
diciamolochiaro ha detto:
Annamaria, i due TG massonici e cioè TVE internazionale ed Euronews avevano già
FATTO POLEMICA stamattina alle 8.
( da "KataWeb News" del
06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Agricoltura, riforma della Pac e prospettiveAmadei: Abstract: Solo che la crisi finanziaria mondiale, intanto intervenuta, non l'ha consentito». Quando si potranno verificare, a suo giudizio, le condizioni per intervenire sulla Pac? «In questo momento di crisi, c'è il rischio che i fondi all'agricoltura siano ridotti perché indirizzati a rispondere a bisogni più urgenti.>
Argomenti: Crisi
Economia territoriale per
battere la crisi ( da "Denaro,
Il" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: News sviluppo Economia territoriale
per battere la crisi Gli effetti della crisi finanziaria globale riaccendono i
riflettori sull'economia territoriale, sull'utilità di promuovere "azione
locale per lo sviluppo globale". Puo' essere questa la strada per risalire
la china? Se lo è chiesto l'Agenzia locale di sviluppo Città del fare che ha
organizzato per oggi a Napoli,
Da Londra a Strasburgo
( da "AprileOnline.info"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria, economica e
sociale che scuote il pianeta non può che alimentare le tensioni, accrescere il
militarismo, aprire la porta alle guerre ed è per questo che la lotta per la
pace è indissociabile da quella contro un sistema che provoca miseria, disuguaglianze,
recessione, dall'obiettivo del disarmo e di uno sviluppo durevole capace di
soddisfare i bisogni dei popoli
Sentiment del mercato:
parte la seconda gamba del rally? pag.1
( da "Trend-online"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ricordiamo che dallo scoppio della
crisi finanziaria nell?estate 2007 il Vix ha effettuato uno storico ?sorpasso?
sul Vxn ? confermerebbe il calo delle tensioni sul settore finanziario ed un
ritorno ad una percezione del rischio ?normale?. In attesa di questi ulteriori
sviluppi, rimaniamo positivi.
conroe ha detto: Stavolta
si tratta di polemiche fondate. Uno scienziato, geniale inventore, aveva messo
a punto un sistema (per di più, estremamente preciso) per predire i terremo
( da "KataWeb News"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Crisi/ Ahmedinejad: Ok a
ipotesi kazaka di valuta globale ( da "Virgilio
Notizie" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: impatto della crisi finanziaria e
rafforzare la cooperazione economica regionale". Ahmadinejad ha inoltre
accusato i paesi "capitalisti" di voler "spostare i loro
problemi" agli altri paesi. Nazarbaev ha lanciato in un recente articolo
la proposta di modificare radicalmente il sistema finanziario, adottando
dapprima valute regionali uniche e poi una valuta unica globale.
Crisi/ CamCom Milano: Tre
imprenditori su cento a rischio ( da "Virgilio
Notizie" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: imprenditori a rischio usura a
causa della crisi finanziaria: l'1,7% teme per il futuro di dover ricorrere a
prestiti personali a tassi superiori rispetto alla banca, lo 0,7% è già ricorso
in passato, lo 0,3% sta valutando proprio ora. E' quanto emerge da un'indagine
della Camera di commercio di Milano realizzata a fine 2008 su 300 piccole e
medie imprese della provincia di Milano (
CRISI/ AHMEDINEJAD: OK A
IPOTESI KAZAKA DI VALUTA GLOBALE ( da "Wall
Street Italia" del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: impatto della crisi finanziaria e
rafforzare la cooperazione economica regionale". Ahmadinejad ha inoltre
accusato i paesi "capitalisti" di voler "spostare i loro
problemi" agli altri paesi. Nazarbaev ha lanciato in un recente articolo
la proposta di modificare radicalmente il sistema finanziario, adottando
dapprima valute regionali uniche e poi una valuta unica globale.
Vincitori e vinti del
vertice londinese del G20 ( da "Panorama.it"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la convinzione comune di tutti i
leader di non ritornare al protezionismo. Con Gran Bretagna e Giappone, gli Usa
hanno voluto e ottenuto che venissero trovati più fondi per tentare di uscire
dal tunnel. Dei 1.100 miliardi di dollari stanziati, 750 andranno al Fondo
Monetario Internazionale, 250 miliardi per finanziare il commercio e 100 per le
banche per lo sviluppo multilaterale.
CRISI/ CAMCOM MILANO: TRE
IMPRENDITORI SU CENTO A RISCHIO USURA
( da "Wall Street Italia"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi/ CamCom Milano: Tre
imprenditori su cento a rischio usura di Apcom I più a rischio sono donne e over
45 che creano micro-imprese -->Milano, 6 apr. (Apcom) - Sono tre su cento
gli imprenditori a rischio usura a causa della crisi finanziaria: l'1,7% teme
per il futuro di dover ricorrere a prestiti personali a tassi superiori
rispetto alla banca,
L'Oms: rischio di
mortalità raddoppiato dal mix di Tbc e Aids
( da "e-gazette"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria non deve
deragliare l?attuazione del piano globale per fermare la Tbc - interviene
Michel Kazatchkine, direttore esecutivo del Fondo globale per la lotta contro
l?Aids, la tubercolosi e la malaria. - È al contrario il momento di aumentare
il finanziamento degli interventi per la prevenzione,
annamaria_10 ha detto:
Tanto per cambiare il giornale El Pais mi ha censurato per ennesima volta.
( da "KataWeb News"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
babelick ha detto: non
sciacalliamo adesso. zapatero,el paìs e la TVE sono le ultime cose da prendere
in considerazione.fate due cose utili:donate sangue e non guardate la TVE :D .
( da "KataWeb News"
del 06-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
( da "Manifesto, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
VERTICI Oggi
l'incontro Usa-Ue. Cortei vietati. Petizione del movimento contro lo scudo
Praga aspetta il «disarmo nuke» di Obama Tommaso Di Francesco Barack Obama è
arrivato ieri sera a Praga. L'ufficialità politica lo vuole oggi nella città
magica e bellissima, come sempre. Sospesa da una parte tra lo scherno del buon
soldato Svejk di Jaroslav Hasek - quello che rischia la galera perché le mosche
hanno cacato sul ritratto dell'imperatore Franz Josef - e dall'altra dal
meccanismo alienante, inglobante del potere senza volto di Franz Kafka. Oggi il
presidente americano incontrerà le autorità ceche e parteciperà ad un incontro
Usa e Ue sul dopo-G20 al palazzo dei Congressi. Ma soprattutto Obama avrà il
suo bagno di folla, una sua piccola «primavera»: parlerà infatti sulla piazza
del Castello sul tema del «disarmo nucleare». C'è molta attesa, si aspettano
25mila persone per quello che il governo ceco annuncia come «il più importante
discorso europeo dell'anno». A proposito di governo ceco, Obama trova il premier
Mirek Topolanek sfiduciato dal parlamento. Di fatto è caduto, ma resta in
carica per gli affari correnti. Tra questi stamattina l'incontro con Barack
Obama dove ribadirà probabilmente la sua contrarietà - la
stessa del presidente Vaclav Klaus - all'intervento in economia dello stato e
al «protezionismo
americano». Discorso che Topolanek ha già pronunciato dal Parlamento europeo
lasciando la presidenza di turno della Commissione Ue. Ma il clima resta
pesante, denuncia il movimento contro il sistema antimissile Ne Zagladne (No
allo scudo). Sono vietati tutti i cortei, è stata bocciata la richiesta
dei pacifisti di sfilare da piazza Venceslao al palazzo dei Congressi. Forse ci
sarà un percorso alternativo, ma marginale. La polizia è schierata in forze.
«Siamo preoccupati - ci dice Jan Tamas, del Movimento non violento - dopo la
repressione delle proteste contro il G-20 di Londra e quelle contro la Nato a
Strasburgo. Noi abbiamo chiesto all'ambasciata americana di poter incontrare il
presidente Usa con una nostra delegazione perché la maggioranza della
popolazione è contraria al mega-radar, ma non so come finirà, non credo che ci
riceverà. Vogliamo consegnargli una petizione già firmata da 140mila persone,
pubblicata ormai da un anno sul sito www.nenasili.cz, critica verso le spese
militari e le partecipazioni alle guerre d'aggressione». CONTINUA|PAGINA8 Già,
lo Scudo, il tallone d'Achille di Obama in Europa. Quell'Europa dell'est che
Bush ha portato consensualmente in guerra, prima in Iraq e poi in Afghanistan.
Anche lo Scudo è stato voluto da Bush, e ora il neopresidente americano non può
immediatamente cancellarlo. Ma allo stesso tempo cerca di rimandarlo ad una
verifica sulla sua effettiva realizzazione e, ha dichiarato, sulla sua reale
efficacia. Lo stesso Obama aveva dichiarato di essere pronto a fermare
l'installazione del sistema anti-missile se Mosca avesse aiutato gli Stati
uniti a impedire il nucleare e i missili iraniani. Ma ora, dopo le aperture
della Casa bianca all'Iran e la disponibilità di Tehran verso il conflitto in
Afghanistan, a che serve lo scudo antimissile? «La decisione sullo scudo
antimissile in Europa orientale è un errore che è sulla coscienza della
precedente amministrazione Usa - ha detto il presidente russo Dimitri Medvedev
parlando giovedì alla London School of Economics - così la pensano anche molti
colleghi europei. Lo scudo antimissile americano non può operare contro ogni
minaccia, e inoltre esso si verrebbe a trovare vicino al nostro territorio. Per
questo sono state elaborate misure di ritorsione. Non vorrei proprio dare
ordine di attuarle. Ne ho parlato con il presidente Obama, e ha mostrato la
volontà di ascoltare i nostri argomenti con un approccio del tutto nuovo».
Eppure il progetto resta, con tutta la sua pericolosità. Gli Stati uniti
ufficialmente vogliono ancora installare il sistema antimissile a ridosso della
frontiera con la Russia, una base militare e un mega-radar nella Repubblica
ceca nei Monti Brdy, a circa
( da "Manifesto, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
IL VERTICE ECOFIN
DI PRAGA «Proteggere i lavoratori colpiti dalla crisi».
Ma nessuna decisione Si è concluso ieri a Praga il vertice dell'Ecofin, tra
grandi preoccupazione per l'aumento della disoccupazione in tutta Europa e gli
effetti sociali della crisi economica. Per il
commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia la parola
d'ordine deve essere una sola: «Proteggere il più possibile i lavoratori
colpiti dalla crisi e mantenerli al lavoro il più a
lungo possibile». Spetta ai singoli Stati decidere come, ma l'emorragia di
posti di lavoro in corso in Europa va assolutamente interrotta. Evitando
soprattutto il dilagare dei licenziamenti collettivi. Perchè se la ripresa
potrebbe arrivare nel 2010 e consolidarsi nel 2011, le
conseguenze sociali della crisi finanziaria ed economica potrebbero farsi sentire ben al di là. La questione
sociale, dunque, è diventata il tema centrale di un Ecofin informale che, dopo
le decisioni del G20 di Londra, sulle questioni più strettamente finanziarie
non ha prodotto particolari passi in avanti. Lla disoccupazione nell'Ue
è attesa almeno al 10% alla fine del 2009. Il che vorrebbe dire almeno 6
milioni di disoccupati in più. «Preoccupato» si è detto anche il presidente
della Bce Jean Claude Trichet, sottolineando come sul fronte della difesa e la
creazione di posti di lavoro «tutto è in mano ai singoli Stati». Anche se
l'azione della Bce, sempre mirata a garantire la stabilità dei prezzi nel medio
termine, può continuare a contribuire molto sul fronte della crescita e,
dunque, dell'occupazione.
( da "Stampa, La" del
06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Brown lo ha
voluto accanto nella foto di gruppo del G20 mentre a tavola a Downing Street
era seduto di fronte a Obama, che quando lo ha visto lo ha salutato dicendo a
voce alta: «Questo è il mio uomo, mi piace molto, è il presidente più popolare
del Pianeta e... ha davvero un bell'aspetto». Il successo
di immagine si somma a quello politico, ottenuto per l'accettazione da parte
del G20 delle sue posizioni contro il protezionismo, e vale doppio considerato il basso profilo della rivale
argentina Cristina Kirchner. Facendogli sperare di essere prossimo al miraggio
di un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza.
( da "Stampa, La" del
06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Colate a picco
per non pagare le spese La storia La crisi in Usa affonda migliaia di barche
deluxe LUIGI GRASSIA Se non hai una coscienza, quando non sai più che cosa fare
di un cane lo abbandoni in autostrada. E quando non hai una coscienza e hai
perso tutti i tuoi soldi, che cosa fai se possiedi una barca di lusso o un bel
motoscafo che non riesci più a mantenere? Migliaia di americani ex ricchi
travolti dalla crisi dei mercati
finanziari si sono dati una risposta da soli,
ricorrendo alla strategia dell'affondamento di massa. Di straforo. Negli Stati
Uniti in queste settimane sono in atto migliaia di affondamenti notturni nei
fiumi, nei laghi, nelle paludi e vicino alle coste atlantiche e pacifiche, per
far sparire senza spese gli ingombranti giocattoli di un tempo felice che fu.
In un solo fiume della South Carolina la polizia ha appena scoperto 150 grandi
barche affondate fra gennaio e marzo, così tante che intralciavano la
navigazione. Non è che si faccia tutto questo per fregare le assicurazioni:
pochissimi ci provano, perché le probabilità di farla franca sarebbero ben
scarse. Il desiderio è semplicemente di liberarsi di un peso divenuto
insostenibile. Le barche costano care ai loro proprietari anche se stanno
ferme, perché bisogna pagarci sopra le tasse di possesso, le spese di
manutenzione e i diritti di ancoraggio. Venderle in questo momento sembra
impossibile in America, perché c'è un'enorme offerta di «usato», e quasi
nessuna richiesta; è difficile persino regalarle, e anche il disarmo in un
arsenale abilitato e la cancellazione dai registri nautici possono costare
troppo a persone in rovina che stanno ipotecando o svendendo alle banche le
prime e le seconde case per fare fronte ai debiti. Allora ecco la soluzione da
rude individualista americano, indolore per il suo portafoglio (anche se non
per l'ambiente) e in un certo senso persino romantica, perché per una barca è
più nobile finire travolta dai flutti che smontata in un asettico arsenale. E
dunque si va di notte con un paio di amici lungo l'ultima rotta, si sceglie il
posto isolato, si fa un buco nello scafo e poi si brinda - a riva - con un
goccio di whisky e magari con qualche lacrimuccia. Però questa soluzione è
pessima per la collettività. Fa danni all'ambiente e alla sicurezza. I
motoscafi affondati rilasciano in acqua carburante, olio lubrificante e
sostanze dannose dovute alla corrosione, e danneggiano il letto dei fiumi anche
con il semplice ingombro. L'accumulo incontrollato di materiali sul fondale
altera il flusso dell'acqua e può favorire straripamenti, e crea anche ostacoli
alle imbarcazioni in transito quando i relitti si vanno a posare a poca
profondità. E quest'ultima cosa è ancora più vera per le barche a vela con le
loro alte alberature, che una volta inabissate rendono pericolosa la
navigazione. Perciò la legge americana infligge pene severe a chi abbandona uno
scafo: in alcuni Stati si arriva a 30 giorni di carcere e 5 mila dollari di
multa. Ma vista la poca efficacia del bastone, in California stanno approvando
una legge-carota: chi non può più mantenere la sua barca la consegni senza
spese allo Stato, che poi si farà carico del resto. Sarebbe un po' come portare
Fido al canile. Una soluzione non ideale, ma infinitamente più civile dell'abbandono
in autostrada.
( da "Stampa, La" del
06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Se non hai una
coscienza, quando non sai più che cosa fare di un cane lo abbandoni in
autostrada. E quando non hai una coscienza e hai perso tutti i tuoi soldi, che
cosa fai se possiedi una barca di lusso o un bel motoscafo che non riesci più a
mantenere? Migliaia di americani ex ricchi travolti dalla
crisi dei mercati finanziari si sono dati una risposta da soli, ricorrendo alla strategia
dell'affondamento di massa. Di straforo. Negli Stati Uniti in queste settimane
sono in atto migliaia di affondamenti notturni nei fiumi, nei laghi, nelle
paludi e vicino alle coste atlantiche e pacifiche, per far sparire senza spese
gli ingombranti giocattoli di un tempo felice che fu. In un solo fiume
della South Carolina la polizia ha appena scoperto 150 grandi barche affondate
fra gennaio e marzo, così tante che intralciavano la navigazione. Non è che si
faccia tutto questo per fregare le assicurazioni: pochissimi ci provano, perché
le probabilità di farla franca sarebbero ben scarse. Il desiderio è semplicemente
di liberarsi di un peso divenuto insostenibile. Le barche costano care ai loro
proprietari anche se stanno ferme, perché bisogna pagarci sopra le tasse di
possesso, le spese di manutenzione e i diritti di ancoraggio. Venderle in
questo momento sembra impossibile in America, perché c'è un'enorme offerta di
«usato», e quasi nessuna richiesta; è difficile persino regalarle, e anche il
disarmo in un arsenale abilitato e la cancellazione dai registri nautici
possono costare troppo a persone in rovina che stanno ipotecando o svendendo
alle banche le prime e le seconde case per fare fronte ai debiti. Allora ecco
la soluzione da rude individualista americano, indolore per il suo portafoglio
(anche se non per l'ambiente) e in un certo senso persino romantica, perché per
una barca è più nobile finire travolta dai flutti che smontata in un asettico
arsenale. E dunque si va di notte con un paio di amici lungo l'ultima rotta, si
sceglie il posto isolato, si fa un buco nello scafo e poi si brinda - a riva -
con un goccio di whisky e magari con qualche lacrimuccia. Però questa soluzione
è pessima per la collettività. Fa danni all'ambiente e alla sicurezza. I
motoscafi affondati rilasciano in acqua carburante, olio lubrificante e
sostanze dannose dovute alla corrosione, e danneggiano il letto dei fiumi anche
con il semplice ingombro. L'accumulo incontrollato di materiali sul fondale
altera il flusso dell'acqua e può favorire straripamenti, e crea anche ostacoli
alle imbarcazioni in transito quando i relitti si vanno a posare a poca
profondità. E quest'ultima cosa è ancora più vera per le barche a vela con le
loro alte alberature, che una volta inabissate rendono pericolosa la
navigazione. Perciò la legge americana infligge pene severe a chi abbandona uno
scafo: in alcuni Stati si arriva a 30 giorni di carcere e 5 mila dollari di
multa. Ma vista la poca efficacia del bastone, in California stanno approvando
una legge-carota: chi non può più mantenere la sua barca la consegni senza
spese allo Stato, che poi si farà carico del resto. Sarebbe un po' come portare
Fido al canile. Una soluzione non ideale, ma infinitamente più civile
dell'abbandono in autostrada.
( da "Stampa, La" del
06-04-2009)
Argomenti: Crisi
[FIRMA]GLAUCO
MAGGI NEW YORK Gli hedge fund sono diventati l'immagine
della crisi finanziaria che
ha sconvolto i mercati
globali negli ultimi 20 mesi, e hanno avuto l'onore, si fa per dire, della
citazione diretta nel comunicato finale dei Grandi del mondo. Vanno estese,
hanno scritto i 20 leader, «le regolamentazioni e le supervisioni di tutti gli
strumenti, le istituzioni e i mercati finanziari... compresi gli hedge fund». Assieme ai paradisi fiscali,
i fondi hedge sono stati additati come le aree più pericolose della finanza
malata, ma per la verità né agli uni né agli altri sono stati addebitati
crimini specifici, e tanto meno responsabilità clamorose, o dirette, nella
creazione della bolla dei titoli tossici che ha avvelenato i bilanci delle
banche d'affari e commerciali. Sono anzi state queste ultime, al paradossale
riparo/controllo di enti di vigilanza non vigili, a produrre i mutui subprime e
la febbre della leva dei rischi. E' vero comunque che le caratteristiche forti
degli hedge fund sono la maggiore libertà operativa dei gestori e i minori
obblighi di trasparenza rispetto ai fondi comuni, e quindi un giro di vite sarà
inevitabile e positivo per ridare fiducia agli investitori, sempre che non
uccida le qualità dello strumento. La più importante è la bassissima
correlazione delle strategie di portafoglio degli hedge con le azioni. Negli
ultimi 36 mesi, secondo gli indici della Dow Jones, a fronte del valore 1 del
Dow Jones delle 30 blue chips (Djia), i 5 Djhfsb (Dow Jones Hedge Fund Strategy
Benchmarks) delle 5 principali strategie d'investimento hedge sono arrivati al
massimo di 0,03 degli hedge in «titoli fallimentari» e in «arbitraggio tra
società in operazioni di fusione». Più il valore di una categoria di hedge è
lontana da 1 e tende a zero, minore è la relazione della sua performance con
quella del Dow Jones. Infatti, gli hedge in «titoli fallimentari» hanno dato il
-35,2% in tre anni contro il -28,7% del Dow Jones, ma gli hedge specializzati
negli «arbitraggi» hanno reso il +17,6%. Quelli «equity long/short», che
giocano sui margini tra investimenti su titoli previsti in crescita (long) e su
titoli previsti in caduta (short), hanno correlazione 0,02 e hanno dato il +2%;
gli «event driven», gli hedge i cui gestori tengono conto degli «eventi» delle
società e dei mercati nel comprare e vendere le
relative azioni, hanno correlazione zero, e hanno perso il 14,3%, la metà del
Dow. Infine, gli hedge «equity market neutral», in titoli neutrali rispetto
alle borse, con una correlazione 0,02 hanno perso solo il 3,1%. Gli hedge, alla
prova dei risultati, offrono dunque una reale diversificazione del rischio e
hanno un utile ruolo di copertura finanziaria, più che
di speculazione, per gli investitori.
( da "Cittadino, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Dalla
crisi un altro futuro Servono nuove regole e comportamenti
virtuosi La crisi finanziaria ed economica in corso ci
interpella ogni giorno, ponendo alla nostra attenzione le cause che l'hanno
generata, le conseguenze già in atto sulle famiglie e sulle imprese, le
aspettative per il futuro, le possibili azioni correttive. Ciò riguarda allo stesso tempo il
quadro internazionale, il nostro Paese e le nostre comunità locali.
(...)Chiedersi "quando finirà la crisi"
significa in fondo avere già scelto di lasciare ad altri, e quindi allo stesso
sistema di accumulo di potere economico-finanziario e di irresponsabilità che
l'ha generata, il compito di determinarne gli esiti e le vie d'uscita.Noi
riteniamo invece che sia necessario muovere in due direzioni.Da un lato
ragionare su questi temi per superare la crisi,
cercando di elaborare risposte immediate ed efficaci a favore di chi è colpito
dai suoi effetti più diretti, in particolare con riferimento ai seguenti
aspetti:- il sistema delle regole, per contribuire al processo di
richiesta/individuazione di nuove regole di governance in ambito economico;- la
responsabilità dei comportamenti, per comprendere se e quanto di ciò che è
avvenuto deriva anche dai comportamenti individuali di ogni giorno, che dunque
devono essere migliorati;- il focus sul nostro territorio, per poterci inserire
in modo propositivo nel dibattito sulla situazione locale e sugli indirizzi di
governo del Lodigiano.Parallelamente agli interventi di carattere immediato,
utili ad arginare gli effetti della crisi e a
rimettere in carreggiata il sistema dei rapporti economici sul quale si basa la
nostra vita quotidiana e che incide così in profondità sulla struttura sociale
e sulla convivenza civile, crediamo che sia inderogabile cogliere l'occasione
che questo momento ci offre per "spingere più in là" le idee che ci
stanno più a cuore, rimettendo criticamente e sistematicamente in discussione
tutti gli assunti che sono alla base dell'agire economico nell'attuale sistema,
con il coraggio di giocarsi in prima persona. (...)n IL SISTEMA Di REGOLELa crisi finanziaria americana e quella che, a ruota, ha
investito le nostre economie europee, pur con i necessari distinguo, viene
interpretata generalmente come una crisi sistemica del
capitalismo globale, che pone l'attenzione sia sulle finalità e sulle forme
storicamente assunte dall'economia di mercato, sia sul tema della sua
governance attraverso un coerente ed efficace sistema di regole. Il postulato
che la molla di ogni attività economica possa essere limitato all'interesse
individuale e che il mercato sia in grado da solo di autoregolarsi ha mostrato
drammaticamente tutti i suoi limiti. La massimizzazione del profitto e del
risultato a scapito di ogni altro obiettivo, oltre tutto misurata in intervalli
di tempo sempre più brevi, ha portato all'assunzione di rischi finanziari
sempre più elevati e alla fine fuori controllo, portando la gran parte del
capitale a svincolarsi dall'economia reale, diventando così capitale
finanziario, speculativo, strumento di transazioni sempre più vorticose,
estranee alla produzione di beni e servizi.La crisi
finanziaria in corso è un segnale sempre più evidente dei rischi a cui
conduce un capitalismo non regolato, ma non è certo l'unico. Non ci stancheremo
mai di affermare che assai più grave e scandalosa - e del tutto collegata non
solo alle deviazioni del sistema capitalistico, ma anche alla sua stessa
struttura portante, che si basa da sempre su una disuguale distribuzione della
ricchezza e delle opportunità tra fasce sociali e tra nord e sud del mondo - è
ancora oggi l'esclusione dall'accesso ai beni essenziali come alimentazione,
salute ed educazione di quasi due terzi dell'umanità.Non si tratta di rifiutare
a priori lo strumento del mercato, i cui effetti virtuosi sono anzi
potenzialmente in grado di determinare un progresso umano costante nel tempo
(anche proprio attraverso le sue crisi). Vogliamo
invece riaffermare che esso debba essere "governato", temperato da
regole efficaci che, prendendo le mosse da autentici valori fondanti, tutelino
gli interessi generali a partire da quelli delle persone più deboli, facendo
prevalere il bene comune sugli interessi individuali o di parte.Il
perseguimento di questi interessi generali non riguarda solo lo Stato, inteso
quale unico soggetto competente per realizzare gli interessi pubblici, ma deve
vedere coinvolti a pieno titolo tutti i soggetti protagonisti dell'agire
economico. (...)Anzi oggi rispetto al passato è ancor più evidente l'esistenza
di più soggetti dello sviluppo, che devono essere sostenuti e orientati: le
imprese, piccole e grandi (impegnate in costante dialettica tra loro e sui mercati),
i lavoratori (anche immigrati), i soggetti bancari e assicurativi (anch'essi in
metamorfosi continua), le associazioni di categoria, i sindacati, gli enti
locali, le società di rating e di certificazione dei bilanci, ecc.Ma il tema di
fondo, in termini di sistema delle regole, sembra essere anche oggi sempre lo
stesso: qual è il rapporto tra istituzioni e mercato?È indubbio che il primo
ruolo fondamentale delle istituzioni è quello di "regolatore" del
sistema economico, per garantire la concorrenza (evitando le concentrazioni
monopolistiche o i cartelli, che danneggiano i consumatori e nuovi potenziali
soggetti imprenditoriali), normare il mercato del lavoro e le sue forme,
tutelare la trasparenza e la corretta informazione, erogare sicurezza e giustizia
in modi e tempi efficaci.Ma alle istituzioni si chiede anche di ridurre povertà
e disuguaglianze, intervenendo con l'imposizione fiscale e la redistribuzione
del reddito, nonché fornendo un'educazione scolastica che possa garantire
paritetiche condizioni di partenza ai giovani (non soffocando da subito il
"merito" tanto sottolineato da tutti); sarebbe utile inoltre che le
istituzioni potessero individuare corrette forme di "assicurazione
sociale", tese ad evitare che le criticità del mercato possano tout court
trasformarsi in crisi individuali di chi perde il
posto di lavoro o la propria impresa (,,,). Accanto al mantenimento della
progressività della tassazione, in particolare in Italia si pone in modo
ineludibile il tema della lotta all'evasione fiscale e all'economia sommersa
(...). Va inoltre affrontato con decisione il tema di un fisco più equo, in
particolare nei confronti delle famiglie. Le modalità possono essere diverse,
ma l'attuale immobilismo va quanto prima superato, attraverso interventi strutturali
e non più una tantum. Lo Stato invece non dovrebbe produrre i beni e i servizi
che i privati possono offrire meglio, evitando di agire direttamente nel
mercato (per esempio nazionalizzando o operando come monopolista in alcuni
settori). In Italia negli anni Novanta sono stati fatti passi importanti
nell'aver separato l'economia dalla politica, con la privatizzazione di grandi
imprese e banche e con il rafforzamento di autorità indipendenti con compiti di
vigilanza e regolamentazione dei mercati (Banca d'Italia, Consob, Antitrust,
ecc.), che si sono dimostrate però finora ancora poco incisive e soprattutto
scarsamente anticipative dei fenomeni di criticità. Più di recente sono stati
fatti altri tentativi di liberalizzazione, spesso però con forti opposizioni da
parte delle categorie e delle professioni coinvolte, finendo così per
risolversi a volte in una trappola per i consumatori: da una parte sono stati
liberalizzati i prezzi, dall'altra è rimasta la barriera delle concessioni o
licenze, che finiscono per impedire o fortemente limitare la concorrenza.
L'attuale crisi sta anche dimostrando che forse va
rivalutato uno spazio per lo Stato tra quelli tradizionalmente considerati: tra
gestore invadente e semplice regolatore, va ricordato il ruolo di uno Stato che
si mette decisamente dalla parte dei cittadini, per vigilare e continuare ad
offrire servizi essenziali, quali ad esempio quello Sanitario e della Pubblica
Istruzione, che non dovrebbero essere essere lasciati solo ai privati,
rispondendo unicamente alla logica della domanda e dell'offerta. D'altra parte,
anche nell'esercitare da parte dello Stato il ruolo di regolatore dell'economia
di mercato vi sono vari rischi, il primo dei quali la cattiva politica (a volte
peggiore del cattivo mercato): la commistione tra politici e lobby, le
situazioni di conflitto di interessi, un welfare concepito anche per
accontentare i bacini elettorali o gli interessi particolari, sono cause spesso
di regole/decisioni sbagliate o inefficaci. O di regolatori che finiscono anche
per diventare giocatori, se non di giocatori che pretendono anche di essere
regolatori. (...)Vi sono poi i piani internazionali, su cui si giocano partite
importanti per il progresso e lo sviluppo globali: un esempio per tutti
l'Unione europea, che deve dimostrare capacità direttive sempre migliori per
costruire mercati autentici e non distorti, con un'attenzione alle persone e
alle fasce più deboli maggiore di quanto siano stati capaci di fare gli Stati
Uniti.L'attuale crisi economica globale va perciò
vista non solo come un'emergenza a cui dare risposte urgenti, ma come un
terreno di prova per ripensare il modello di sviluppo per il futuro, ripartendo
da valori di riferimento culturali e morali che rimettano realmente al centro
l'uomo e non il profitto, e ridefinendo regole e strumenti capaci di assicurare
uno sviluppo sostenibile. (...)n RESPONSABILITÀ E COMPORTAMENTIRiprendendo il
principio costituzionale del "concorrere al progresso materiale e
spirituale della società", già precedentemente citato, va evidenziato che
questa azione non è stata configurata né come un diritto né come un dovere ma
come un "compito". Questa indicazione costituzionale, se finalmente
considerata in tutte le sue implicazioni, farebbe superare i termini di un dibattito
che, nel nostro Paese, è venuto sviluppandosi dagli anni '70 (quasi a sancire
l'esaurimento della vicenda del '68) aperto dalla celebre affermazione di Aldo
Moro, secondo cui sarebbe stato ormai indispensabile passare "dalla
stagione dei diritti a quella dei doveri".Un'affermazione esatta e
pertinente, che però ha dato l'alibi a molte persone e a (quasi) tutti i ceti e
gruppi sociali e professionali per sostenere, spesso impunemente, che proprio
la negligenza degli "altri" a rispettare i propri doveri portava danno
ai propri legittimi diritti e interessi, omettendo di riflettere anzitutto
sulle responsabilità proprie e della propria "casta".Da qualche tempo
questo dibattito ha ormai perso la sua forza propulsiva, avendo tuttavia nel
frattempo procurato al nostro Paese una profonda lacerazione tra i ceti sociali
ed economici, nella forma di una marcata propensione alla reciproca
delegittimazione. L'ultima categoria rimasta intatta sino alla metà degli anni
Novanta, quella della magistratura, è stata nel frattempo risucchiata nello
stesso gorgo per le ben note ragioni politiche (...).In particolare, per
effetto di questa dinamica è venuta a manifestarsi e poi a cristallizzarsi una
macro separazione tra un presunto "ceto dei produttori" e un
altrettanto presunto "ceto di tutti gli altri" (dipendenti pubblici e
privati, consumatori, burocrati) che, almeno in una certa misura, riflette
l'antica contrapposizione tra capitale e lavoro. L'Italia di chi lavora e
quella di chi controlla; quella di chi produce e quella di chi consuma; il
Paese che accumula e quello che disperde; il Settentrione dinamico e il
Meridione parassitario. Ma anche (vista dall'altra fazione) l'Italia che paga
le tasse e non può fissare prezzi e tariffe e quella che invece può evadere,
aumentare i prezzi e così via. (...)In questo quadro, l'esercizio delle proprie
responsabilità personali e di categoria è in qualche modo ridimensionato, se
non addirittura rinviato o escluso (...). Peraltro si tratta di una circostanza
che, accanto ad altre, spiega l'impossibilità nel nostro Paese di definire e
applicare riforme davvero radicali nel campo privato dell'economia e in quello
della pubblica amministrazione.Occorre un diverso quadro "emotivo"
nella società e un più maturo clima politico nelle istituzioni, che contribuisca
a ridare vigore alle ragioni della "corresponsabilità".L'esercizio
autentico delle responsabilità individuali e sociali è infatti ciò che è
necessario per la ripresa della fiducia tra le persone, tra i soggetti
economici, tra le istituzioni locali e internazionali, e la ripresa di questa
fiducia è ciò che può rilanciare anche una nuova economia.L'esercizio della
responsabilità deve partire, però, da ogni persona nelle scelte di ogni giorno:
nella correttezza (sostanziale e non solo formale) nei rapporti di lavoro e
nell'esercizio delle professioni, nell'astenersi da iniziative in situazioni di
conflitto d'interesse, nell'adempimento rispettoso degli obblighi di
imposizione fiscale, nella trasparenza dei contratti, nella serietà di gestione
dei ruoli di responsabilità. (...)Questa forza reattiva, che fa assumere le
proprie responsabilità, deve domandare, esigere, provare a cambiare le cose:
deve essere capace di mobilitare le energie sane e forti, di produrre idee che
uniscano la morale al business, le idee nuove ai talenti.n IL FOCUS SUL NOSTRO
TERRITORIOLa crisi investe pesantemente anche il
Lodigiano, e il Lodigiano si sta attrezzando per rispondere all'emergenza. Sono
almeno alcune migliaia i posti di lavoro a rischio, non si conosce il numero dei
precari che alla scadenza non vedranno rinnovato il proprio contratto, le
aziende medio-grandi stanno rivedendo l'entità della propria presenza sul
territorio e le piccole imprese cercano di perseguire la propria sopravvivenza
in attesa che la tempesta si attenui.Gli enti e le istituzioni stanno
proponendo iniziative di risposta all'emergenza, stanziando fondi e suscitando
una mobilitazione delle coscienze per slanci di solidarietà. La Chiesa
lodigiana ha creato il Fondo di solidarietà per le famiglie; la neocostituita
Fondazione Banca Popolare di Lodi ha riservato a questo scopo una parte
significativa delle erogazioni previste nel 2009; il Comune di Lodi, come altri
enti locali del territorio, ha creato un pacchetto di interventi di sostegno;
la Camera di commercio ha promosso il tavolo della crisi
economica insieme agli organismi pubblici, ai sindacati, ai responsabili delle
attività produttive. (...)Ma questa crisi produrrà
anche qualcosa di buono nel medio periodo? Come uscirà il Lodigiano dalla crisi, se questa sarà lunga e pesante? Quante aziende chiuse
o ridimensionate non verranno rimpiazzate? Quanti posti di lavoro non verranno
ricreati?Se oggi non sono possibili previsioni di medio periodo, che possano
definirsi sufficientemente serie, tuttavia la crisi
non deve portare solo ad atteggiamenti difensivi, ma deve a maggior ragione
portare ad affrontare con determinazione i temi - già di per sé importanti -
della programmazione economico-territoriale del Lodigiano, della tipologia
auspicabile di nuovi insediamenti produttivi, degli stimoli allo sviluppo,
dell'occupazione e delle sue forme. La crisi da un
lato e le prossime elezioni amministrative dall'altro possono rivelarsi
un'importante occasione (...).Ci permettiamo quindi, senza pretese di completezza
e nella maggior parte dei casi - senza indicare provvedimenti puntuali da
adottare, di esprimere alcune sottolineature di carattere locale, per
contribuire alla riflessione sulle prospettive economico-occupazionali del
Lodigiano.1. Le linee guida per gli insediamenti produttivi - In una fase di crisi si potrebbe sostenere che il nostro territorio, che
già fa fatica a trattenere le imprese esistenti e - a maggior ragione - ad
attrarre nuova imprenditorialità, dovrebbe forse accogliere con favore nuove imprese
di qualunque natura, senza porre particolari condizioni. Noi riteniamo invece
che il governo e la qualificazione delle opportunità di nuovi insediamenti
siano fattori imprescindibili per non sprecare ulteriormente le nostre risorse
territoriali. Chiediamo quindi chiari criteri per la razionalizzazione degli
insediamenti produttivi-distributivi, a fianco di iniziative concrete per far
nascere e/o attrarre imprenditori sul nostro territorio. Appare sempre più
necessaria una visione d'insieme degli investimenti e delle infrastrutture, per
un utilizzo ottimale del territorio, superando particolarismi e anche, se
necessario, interessi legittimi di singoli Comuni, sviluppando invece forme che
incentivino la collaborazione e la progettazione su scala territoriale.
( da "Libertà" del
06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il made in Italy
sbarca a Mosca MOSCA - L'Italia si prepara a sbarcare in Russia per quella che
sarà la maggiore tra le missioni commerciali guidate dal governo italiano con
la collaborazione della Confindustria, dell'Istituto del Commercio estero e
dell'Associazione bancaria italiana. Circa 1.200 partecipanti e imprenditori,
500 tra enti e imprese e 12 gruppi bancari, la delegazione del Made in Italy
parte per consolidare rapporti e stringere nuove intese commerciali contando su
una collaborazione che già ha dato un'ottima prova di funzionare. Da Eni a
Pirelli, da Enel a Finmeccanica, da Fiat a Iveco, solo per citare le più
grandi, la presenza commerciale italiana in Russia è infatti ormai una realtà
di peso. «Possiamo incrementare ancora la nostra presenza - afferma il
presidente di Confindustria Emma Marcegaglia - a vantaggio anche delle pmi.
Siamo qui, proprio per favorire lo sviluppo delle nostre piccole e medie
imprese che hanno tutte le carte in regola per proporsi come partner
affidabili». E un occasione potrebbe essere rappresentata anche dai Giochi
Olimpici Invernali di Sochi 2014. La Russia è il più importante partner
economico-commerciale del nostro Paese al di fuori dell'Unione Europea e ad
eccezione degli Stati Uniti, mercato storicamente consolidato. I solidi rapporti commerciali si sono confermati anche nel 2008,
nonostante l'arrivo della crisi finanziaria: l'interscambio italo-russo è infatti aumentato dell' 11% sul
2007, per un totale di 26,5 miliardi di euro che deriva da esportazioni verso la
Russia per 10,5 miliardi (+9,3%) e nostre importazioni per 16,1 miliardi
(+12,1%). Il saldo è negativo per l'Italia di circa 5,5 miliardi di
euro, un deficit strutturale legato alla voce principale dell'import italiano,
quella dei combustibili, pari ad oltre 13 miliardi di euro. All'origine del
processo di integrazione tra i due Paesi c'è senz'altro la perfetta
complementarietà delle due economie: «Loro hanno materia prime, in primo luogo
energetiche - afferma Emma Marcegaglia -. Noi abbiamo un'alta specializzazione
manifatturiera in grado di soddisfare la domanda interna russa, dai macchinari
ai beni di consumo». 06/04/2009
( da "Miaeconomia"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Gli ultimi
articoli da: Esperto conti correnti Cointestazione c/c con quote
differentiAccredito bonifico per protestatoVersamento assegno per
protestatoRichiesta Pos per protestatoC/c e servizio di baseManacata copertura
assegnoRichiesta c/c per protestatoC/c cointestato e de cuiusDurata iscrizione
protestoCancellazione Cai Gli ultimi articoli da: Esperto mutui casa Mutuo per
protestatoPiano ammortamento franceseVendita immobileDetrazione mutuo e Ici per
immobileDetrazione 36% su boxDetrazione interessi passiviImmobile venduto
all'astaDetrazione interessi mutuoAgevolazioni prima casa e donazioneDetrazione
mutuo a favore dei genitori SOLDI E FAMIGLIA » Il costo della politica I salari
dei leader politici (06/04/2009) Più equilibrata la classifica dei leader
politici. Cavaliere a parte. Detto infatti che, a sorpresa, i suoi redditi del
2007 sono andati a picco per ben 120 milioni di euro, Berlusconi non ha
sicuramente risentito della crisi finanziaria dal
momento che continua a dichiarare di possedere 5 appartamenti e due box a
Milano, la comproprietà al 50% di un appartamento sempre nel capoluogo lombardo
e il 7,46 % di parti comuni nella stessa città, due automobili (una Mercedes e
unAudi), un terreno ad Antigua, tre imbarcazioni (la San Maurizio, la ormai
famosa Principessa vai via' e un motoscafo Magnum
70) e un nutrito pacchetto azionario (5.174.00 titoli della Dolcedrago;
4.294.000 della Fininvest; 2.548.000 della Holding Italiana prima; 2.199.600 della Holding italiana seconda;
1.193.400 della Holding italiana terza; 1.144.000 della Holding italiana
ottava; 200 della Banca popolare di sviluppo). Il presidente del Consiglio
dichiara poi di possedere 896.000 azioni custodite in un deposito presso la
Banca popolare di Sondrio e altri titoli, di cui però non viene specificata la
natura e la quantità, custoditi in tre depositi di gestione aperti presso le
banche Popolare di Sondrio, Agricola Mantovana e Armer Italia. Berlusconi è,
infine, anche presidente della Fondazione Luigi Berlusconi Onlus, mentre l8
maggio del
( da "Stampa, La" del
06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Joseph Stiglitz
IL CONTO AI CITTADINI La proposta di Obama di investire 500 o più miliardi di
dollari per sistemare le banche americane in sofferenza è stata descritta nei mercati come un'operazione win-win-win, dove tutte le parti
coinvolte vincono e nessuna perde. In verità è una proposta win-win-lose:
vincono le banche, vincono gli investitori, perdono i contribuenti. Il Tesoro
americano spera di tirarci fuori da questo pasticcio replicando i metodi con
cui il settore privato ha fatto crollare il mondo, cioè un eccesso di
indebitamento nel settore pubblico, un eccesso di complessità, incentivi scarsi
e mancanza di trasparenza. Proviamo a ricapitolare le cause dell'attuale
disastro. Le banche sono finite - e hanno fatto finire noi - nei guai eccedendo
nell'indebitamento, cioè utilizzando una parte relativamente piccola del loro
capitale e prendendone a prestito una molto grande per comprare titoli
immobiliari ad altissimo rischio. Per farlo hanno usato strumenti altamente
complessi, come le obbligazioni collateralizzate di debito. La prospettiva di
alti guadagni ha dato ai manager l'incentivo a essere miopi e assumere rischi
eccessivi, anziché prestare il denaro con oculatezza. Le banche hanno fatto
questi errori senza che nessuno lo sapesse, anche perché molti erano
finanziamenti «fuori bilancio». In teoria il piano dell'amministrazione Obama
lascia che sia il mercato a determinare il prezzo dei «titoli spazzatura» delle
banche - compresi i prestiti per la casa e i titoli basati su quei prestiti. La
realtà, però, è che il mercato non valuterà gli asset tossici in sé, ma le
opzioni su quegli asset. Le due cose hanno ben poco a che vedere l'una con
l'altra. Il piano del governo comporta infatti l'assicurazione di quasi tutte
le perdite, con la conseguenza che gli investitori privati, liberi dalle
perdite, «valuteranno» innanzitutto i loro guadagni potenziali. Questo
significa dare loro un'opzione. Prendiamo un asset che abbia 50-50 probabilità
di valere, nel giro di un anno, o zero o 200 dollari. Il suo «valore» medio è
perciò di 100 dollari, cioè il prezzo che spunterebbe in un mercato
competitivo. Nel piano del segretario al Tesoro Timothy Geithner il governo
metterebbe circa il 92% del denaro necessario a comprarlo, ma riceverebbe solo
il 50% degli eventuali guadagni, assorbendo praticamente tutte le eventuali
perdite. Che razza di partnership è mai questa? Ipotizziamo che uno dei fondi
pubblico-privati che il Tesoro ha promesso di creare intenda sborsare per
quell'asset 150 dollari. Questo è il 50% più del suo effettivo valore, e la
banca è ben felice di venderlo. Il partner privato mette 12 dollari e il
governo il resto - 12 dollari in «equity» più 126 dollari sotto forma di
prestito garantito. Se, nel giro di un anno, il valore effettivo dell'asset
diventa zero, il privato perde 12 dollari e il governo 138. Se invece il valore
effettivo è di 200 dollari, il governo e il partner privato si dividono i 74
dollari che rimangono dopo aver restituito il prestito di
( da "Tirreno, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 1 - Pisa
Le commesse ci sono, la cantieristica tiene Grazie agli ordini precedenti, le
società riuscirano a superare la crisi PISA. I
cantieri navali pisani non sono in crisi, grazie alle
commesse già acquisite di imbarcazioni di lusso e alle trattative in corso con
nuovi clienti, soprattutto europei. La previsione per tutti è che la ripresa
del mercato della nautica da diporto avverrà nel 2010 e non nel mese di
settembre, come era emerso alla fine di febbraio dall'indagine del nostro
giornale. Gli effetti maggiormente sentiti sono di tipo finanziario, in quanto
i tempi del leasing si sono allungati, passando da due settimane a tre mesi,
rallentando così i tempi di costruzione delle nuove imbarcazioni. Sta
succedendo ai cantieri Fashion Yachts con otto contratti firmati, ma in attesa
delle delibere. Problemi che non hanno impedito alla società di acquistare
l'area adiacente di 16 mila metri quadri, arrivando a una superficie totale di
30 mila metri quadri. Inoltre le banche oggi richiedono una maggiore
partecipazione delle aziende sui progetti da finanziare e ciò comporta la
riduzione di alcune spese. In generale non si è fatto ricorso alla cassa
integrazione per i dipendenti, ma si è dovuto adeguare il numero di operai
esterni alla produzione attuale, che è inferiore al picco registrato negli
ultimi due anni. Roberto Zambrini, direttore generale dei Cantieri di Pisa -
gruppo Baglietto, ha confermato la sua visione della crisi
e la previsione di tempi lunghi per superarla. «In questo periodo il mercato
della nautica da diporto è quasi fermo - ha dichiarato Zambrini - e le
trattative in corso sono poche. I tempi della crisi
saranno lunghi e si vive in un clima di attesa, soprattutto per quanto riguarda
gli armatori. Grazie però agli yachts in costruzione, i nostri cantieri non
sono in crisi. Nei giorni scorsi abbiamo infatti
consegnato un Akhir da
( da "Messaggero, Il (Metropolitana)"
del 06-04-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il) (Messaggero, Il (Ostia))
Argomenti: Crisi
Lunedì 06 Aprile
2009 Chiudi di PAOLO SAVONA LE decisioni prese dal G20 nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura potendo rappresentare il
punto di svolta di una crisi finanziaria ed economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci
sono voluti due anni dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un punto
che appare chiaramente nelle prime righe del Comunicato: "Una crisi globale richiede una soluzione
globale". Questa soluzione, ancora sotto forma di impegno, si
innesta nelle soluzioni nazionali che, nonostante ammontino complessivamente in
5 mila mld di dollari, non erano state finora capaci di ristabilire la fiducia
tra gli investitori e i consumatori. Un'iniezione di ulteriori 1.100 mld,
questa volta affidati alle capaci mani internazionali del Fondo monetario di
Washington, e la fissazione di nuove regole contro gli avventurieri della
finanza, anch'esse in gran parte affidate al Board di nuova costituzione
guidato da Mario Draghi e all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico (l'Ocse) con sede a Parigi, potrebbero infatti raggiungere il
risultato di ricreare la fiducia. Alle decisioni di Londra le borse americane
hanno risposto ancora di no, mentre quelle del resto del mondo di sì; occorre
però aspettare che maturino su esse più fondate valutazioni. È pur vero che gli
Stati Uniti, da cui ha origine la crisi, sono
attualmente i più colpiti, ma sono anche il Paese che, insieme alla Cina, ha
reagito con maggiore fermezza; gli americani destinando ingenti somme per il
salvataggio delle banche e società finanziarie, i cinesi per sostituire domanda
interna alla domanda estera. Dei 5 mila mld di dollari evidenziati nel
Comunicato dei G20 di Londra, circa 2 mila sono stati stanziati per salvataggi
e ricapitalizzazioni di banche e assicurazioni, altrettanti per il sostegno
dell'attività produttiva e il residuo per il sociale. L'iniezione di 1.100
miliardi mette a disposizione delle agenzie sovranazionali (Fmi, Banca mondiale
e altre istituzioni con compiti specifici) risorse per sostenere i Paesi in
difficoltà o per promuovere lo sviluppo ma, al di là di questo importante
intervento, ha grande valore simbolico l'aver disposto la creazione di 250
miliardi di dollari equivalenti in forma di Diritti speciali di prelievo, la
moneta internazionale "tenuta in frigo", alla cui ideazione, che data
dal 1968, diedero un apporto determinante e lungimirante i nostri Guido Carli e
Rinaldo Ossola. Questa non è una decisione che sostituisce il dollaro dalla sua
posizione centrale nel sistema dei pagamenti internazionali, anzi potrebbe
rafforzarlo, risolvendo alcuni dei loro problemi di finanziamento estero. I
nostri lettori ricorderanno certamente i dubbi che avevamo ripetutamente
sollevati da questa colonna circa la stabilità del dollaro in caso di successo
della ripresa economica americana. Che i G20 siano convinti d'aver preso una
serie di decisioni importanti è testimoniato dal fatto che nel Comunicato in
parola si sono avventurati ad affermare che l'insieme dei provvedimenti
raddoppieranno il saggio di sviluppo globale, dal 2% previsto al 4% ottenibile.
Che essi credano in questa possibilità è anche testimoniato dal fatto che, coscienti
dell'entità delle manovre espansive monetarie attuate, nello stesso Comunicato
si fa cenno alla necessità di definire fin d'ora un'exit strategy, ossia una
strategia di intervento che, a causa di un possibile ritorno dell'inflazione,
prepari gli strumenti per non costringere le banche centrali a strozzare la
ripresa produttiva appena essa si presenta. Di ciò si è anche parlato nel fine
settimana allo Workshop Ambrosetti di Villa d'Este facendo insorgere il dubbio
che non siamo ancora certi dell'exit strategy per uscire dalla crisi, che già siamo costretti a parlare dell'exit strategy
per uscire dalla ripresa! Ovviamente una ripresa che abbia le stesse
caratteristiche "irrazionali esuberanti" della precedente.
( da "Messaggero, Il (Pesaro)"
del 06-04-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Ancona)) (Messaggero, Il (Umbria)) (Messaggero, Il (Abruzzo)) (Messaggero,
Il (Latina)) (Messaggero, Il (Viterbo)) (Messaggero, Il (Rieti))
Argomenti: Crisi
Lunedì 06 Aprile
2009 Chiudi di PAOLO SAVONA LE decisioni prese dal G20 nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura potendo rappresentare il
punto di svolta di una crisi finanziaria ed economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci
sono voluti due anni dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un punto
che appare chiaramente nelle prime righe del Comunicato: "Una crisi globale richiede una soluzione
globale". Questa soluzione, ancora sotto forma di impegno, si
innesta nelle soluzioni nazionali che, nonostante ammontino complessivamente a
5 mila mld di dollari, non erano state finora capaci di ristabilire la fiducia
tra gli investitori e i consumatori. Un'iniezione di ulteriori 1.100 mld,
questa volta affidati alle capaci mani internazionali del Fondo monetario di
Washington, e la fissazione di nuove regole contro gli avventurieri della
finanza, anch'esse in gran parte affidate al Board di nuova costituzione
guidato da Mario Draghi e all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico (l'Ocse) con sede a Parigi, potrebbero infatti raggiungere il
risultato di ricreare la fiducia.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-05 - pag: 2 autore: LA DIFFERENZA
L'iniziativa del Fasb Il Fasb, il board che su mandato della Sec e del Governo
Usa è chiamato a scriverei principi contabili applicati Oltreoceano, ha deciso
di permettere un'interpretazione più flessibile dei parametri legati al fair
value e all'impairment Il fair value Chiarendo l'uso del Financial statement n.
157 il Fasb ha suggerito di determinare il fair value di un titolo considerando
la situazione di "inattività" del mercato, assegnandogli perciò un
valore più alto rispettoa quello "depresso" dalla
crisi finanziaria
L'impairment In relazione alle perdite di valore diverse da quelle temporanee,
il Fasb ha precisato che, per i titoli di debito, chi redige il bilancio dovrà
considerare non tanto la propria volontà e capacità di possedere lo strumento
fino al recupero del costo,quanto l'intenzione di venderlo. Nel caso in
cui la probabilità di vendita non sia maggiore del 50%,l'ammontare residuo
della perdita non connessa alla componente creditizia potrà essere rilevata al
patrimonio netto e non portata nel conto economico L'effetto Questo significa
che a parità di titoli "tossici" posseduti e di potenziale utile
realizzato, una società Usa potrà conservare il nero in bilancio iscrivendo la
perdita a patrimonio netto semplicemente ritenendo possibile al 51% di non
vendere il titolo. La società europea, invece, in base alla Ias
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-05 - pag: 3 autore: ANALISI La nuova
ribalta del Fondo monetario di Alessandro Merli «T he Imf is back». Il Fondo
monetario è tornato. Dopo il G-20 di Londra, l'Fmi si ricolloca al centro della
scena dell'economia e della finanza internazionale, come rivendicava giovedì
sera a fine vertice il suo direttore Dominique Strauss-Kahn. Dei 1.100 miliardi
di dollari promessi dai leader dei venti per rimettere in moto l'economia
mondiale e assistere i Paesi investiti dalla crisi, 750 verranno canalizzati
attraverso il Fondo. Al quale vengono anche affidati i nuovi ruoli di giudice
dell'efficacia dei pacchetti di stimolo fiscale messi in atto dai Paesi membri e di guardiano delle riforme dei mercati finanziari varate dal nuovo
Financial Stability Board. è un clamoroso ritorno alla ri-balta per
un'istituzione, che,perno della soluzione di tutte le crisi finanziarie internazionali degli anni
Ottanta e Novanta, era poi finita marginalizzata e ridimensionata dai propri
errori e da uno straordinario periodo di bonaccia dell'economia
mondiale. è difficile mantenere la propria credibilità di pompiere, un mestiere
al quale viene spesso paragonato il lavoro dell'Fmi, se per anni non scoppia
alcun incendio e dopo che, nello spegnere gli ultimi fuochi ( Asia, Argentina),
si è rischiato di attizzare ancor di più le fiamme. Di fronte all'emergenza
della crisi più grave da decenni, la comunità internazionale si è resa conto
però di non disporre di alcuno strumento migliore dell'Fmi:vengono quindi
triplicate le risorse dell'istituzione di Washington per assistere i Paesi in
difficoltà (da
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-05 - pag: 3 autore: Il Governatore
preannuncia un documento congiunto di Financial stability board e Fmi Draghi:
bene il rapporto de Larosière Rossella Bocciarelli ROMA «Il rapporto de
Larosière è un contributo importante al processo che porta a rafforzare la vigilanza finanziaria a livello nazionale, regionale e internazionale ». è convinto
dell'efficacia della strada scelta in Europa per arrivare a un'armonizzazione
sostanziale delle normative di controllo su mercati e intermediari il Governatore della Banca d'Italia, Mario
Draghi, che ieri è intervenuto all'Ecofin nella sua qualità di presidente del
Financial Stability board, l'organismo che ha appena visto rafforzato il
suo mandato a Londra, nel quale siedono tutti i regulator dei mercati finanziari dei Paesi G20, oltre a Spagna e
Commissione europea. Draghi ha tra l'altro annunciato che già prima della fine
di aprile, a Washington, Fondo monetario internazionale e Fsb, insieme,
presenteranno un rapporto congiunto sul nuovo sistema di early warning per
tenere sotto controllo i focolai di instabilità finanziaria,
basato sull'uso degli stress test. Il fatto che i lavori del Fsb vadano nella
stessa direzione delle raccomandazioni del gruppo de Larosière, ha
sottolineato, riflette i progressi già realizzati nel processo di rafforzamento
delle fondamenta del sistema finanziario globale. «Una
delle lezioni della crisi – ha ricordato Draghi – sta nel fatto che è
necessaria una maggiore cooperazione e coordinamento internazionale. Come
sottolinea il rapporto de Larosière, viviamo in un mondo economico e finanziario integrato ed è interesse di tutti promuovere
armonizzazione delle regole e standard di vigilanza comuni a livello mondiale
». Ciò che in particolare va sostenuto del rapporto de Larosière, ha detto
Draghi, è «l'approccio macroprudenziale alla normativa». In sostanza, ha
spiegato, uno dei motivi per i quali la nostra struttura di norme e di
vigilanza si è rivelata carente va ricercato nel fatto che tanto le normative
quanto le prassi di supervisione si concentrano sulle singole istituzioni finanziarie e tengono troppo poco conto della stabilità e
della buona salute del sistema finanziario nel suo
insieme. «Un approccio macroprudenziale richiede attenzione ai settori nei
quali c'è una comune esposizione (com'è stato il caso dell'immobiliare) che
attraversa le varie imprese finanziarie; richiede di
considerare le interrelazioni tra i fenomeni e anche l'impatto del
comportamento collettivo dei soggetti economici sul rischio aggregato». Il
Governatore non si è nascosto, naturalmente, che, al di là dei principi
generali, la definizione degli strumenti appropriati per fare vigilanza
macroprudenziale sul sistema finanziario sarà «uno
sforzo complesso e multilaterale» che richiede non solo più dati e indicatori
per identificare il rischio sistemico, ma anche una ben definita cornice
istituzionale per indicare quali siano le authority, quali i mandati e quali le
responsabilità di controllo attribuite. Insomma, regole semplici non ve ne
sono. Ma, dice Draghi «de Larosière formula proposte di grande aiuto in questo
campo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-05 - pag: 10 autore: No al
nazionalismo Sono preoccupato per la situazione del nostro Paese, a causa della
perdita del lavoro da parte di tante persone. Dobbiamo agire con saggezza e
seguendo le regole della nostra Costituzione, lo Stato deve tutelare il lavoro
in tutte le sue forme e applicazioni. Ma questo sforzo non può essere
realizzato soltanto dallo Stato, per avere ottimi risultati c'è bisogno di
tutti, Governo, sindacati, imprese e lavoratori. Ognuno faccia la sua parte.
C'è bisogno di senso di responsabilità, armonia e unificazione, basta tenere a
cuore la frase del nostro inno («Fratelli d'Italia»). Ci vogliono ottimismo,
nazionalismo e umanità. Alberto Calle email D' ac cordo su ( quasi)tutto,anche
sull'inno. Dissenso totale sulla parola " nazionalismo". Un conto è
essere orgogliosi del proprio Paese, scommettere sulle sue possibilità di
ripresa, confidare nelle virtù nascoste e diffuse della stragrande maggioranza
degli italiani. Un altro pensare che la soluzione alla crisi venga dalla guerra
di tutti contro tutti. Il nazionalismo sfocia nel protezionismo, di cui ci sono già
avvisaglie pericolose: se dovessero consolidarsi, le prospettive per le
economie di tutto il mondo si farebbero ancora più cupe. Una volta imboccata la
china, non c'è certezza di dove il nazionalismo possa sfociare.Di
solito, in una guerra. • Ideologia futurista Nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti
pubblica il Manifesto Futurista, dando così vita al movimento più innovativo
del 900 (la spudoratezza non conosce limiti...). E siccome siamo nel 2009, se
ne festeggia il centenario. Ecco, allora, alcuni stralci di quel manifesto:
«Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo. Noi vogliamo glorificare la
guerra - sola igiene del mondo- il militarismo, il patriottismo, il gesto
distruttore dei liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della
donna. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche,le accademie d'ogni
specie, e combattere contro il moralismo, il femminismoe contro ogni viltà
opportunisticae utilitaria.è dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo
nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi
il Futurismo». Lettera firmata I pomodori degli immigrati L'immigrazione è un
tema frainteso e dominato dall'ideologia.Chi sostiene,ad esempio, che dobbiamo
cacciarei lavoratori immigrati, dovrebbe essere coerente e dare il buon esempio
andando a raccoglierei pomodori al loro posto. Cristiano Martorella email
Qualità in tv La Rai annuncia il ritorno all'indice di gradimento col sistema
Qualitel. Avrei due osservazioni da fare. La prima concerne la dimensione del
campione di spettatori che va quanto meno raddoppiata rispetto a quella di
Auditel. Un campione di 5mila utentiè scarsamente rappresentativo per un
universo di almeno 20 milioni di utenti.L'altra considerazione riguarda i
criteri di scelta degli utenti che non può trascurare le tendenze etiche degli
spettatori rientranti nel campione. Visto l'andamento negativo di certi indici
come quello dei matrimonie delle nascite, il rischio è che il campione rifletta
queste scelte di vita, e non rispecchi quelle dell'universo degli utenti.Il
timore sembra fondato tenuto conto dell'esperienza Auditel che premiava oves et
boves, senza tener conto del contenuto etico dei programmi.Un'innovazione
minima può riguardare la rotazione degli utenti, che non risulta ora venga
applicata. Bruno Mardegan email
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-05 - pag: 10 autore: Io, filosofo,
gestore di hedge fund P er capire come siamo andati a infilarci in questo
ginepraio economico, le complicate spiegazioni su derivati, regolamentazione
insufficiente e così via non centrano il punto fondamentale. La migliore
risposta è semplice e antica al tempo stesso: tracotanza. Nella moderna
economia matematica, molte persone nel mondo ricco hanno deciso che finalmente
eravamo riusciti a escogitare una serie di strumenti scientifici capaci di
prevedere efficacemente il comportamento umano. Dopo aver consegnato il
socialismo scientifico al riposo eterno, alla fine della Guerra fredda, ci
siamo subito ritrovati avvolti nelle spire di un'altra Scienza dell'uomo. Le nostre
convinzioni non nascevano da qualche esperimento nuovo o da qualche
osservazione casuale, come succede per le vere rivoluzioni scientifiche. Gli
economisti di solito non conducono esperimenti con soldi veri, e quando lo
fanno, com'è successo nel caso del premio Nobel Myron Scholes messo alla guida
del Long Term Capital Management (Ltcm), i rischi spesso superano i benefici
(una lezione che a quanto sembra ancora non abbiamo recepito). Il vero fattore
all'origine di quella trasformazione della scienza economica che ha portato al
disastro è stato il semplice fatto che ormai ci si poteva permettere di dire
certe cose in pubblico senza conseguenze. Alcuni tra noi credevano sinceramente
nella fine della storia. E d'altronde non puoi avere una società ultima,
utopica, senza avere anche una teoria scientifica ultima del comportamento
umano, più una manciata di scienziati pazzi o philosophes a sovrintendere al
tutto. Il problema è che tu puoi formulare queste nuove teorie nel modo più
"scientifico" possibile, ma questo non le rende più vere. Il
capitalismo, tra le altre cose, è una contesa individuale per il controllo di
risorse scarse. Gli strateghi militari sanno da secoli che non esiste, e non
può esistere, una scienza ultima della guerra. In una contesa reale su
questioni che contano veramente, dobbiamo partire dal presupposto che abbiamo
di fronte avversari pensanti, che possono vedere di noi cose che nemmeno noi
vediamo. Per fare un esempio, se, conoscendo il modello che sta dietro a una
certa politica, si possono realizzare dei profitti (un esempio sono i modelli
usati dalla Federal Reserve), prima o poi i capitali convergeranno in massa
alla ricerca di quel profitto, al punto che il particolare comincerà a prendere
il sopravvento sul generale, com'è successo recentemente. La verità è che
questi modelli sono utili quando sono in pochi a conoscerli, o quando la fede
nella loro efficacia non ha raggiunto dimensioni universali. A mano a mano che
tutti li accettano e cominciano a puntare su di essi, perdono progressivamente
il loro valore di strumenti di previsione. Forse i mercati
un tempo erano abbastanza efficienti, prima che arrivasse la teoria del mercato
efficiente. Ma se investire vuol dire semplicemente assegnare i soldi a un
indice,la liquidità diventa l'unico determinante dei prezzi e le valutazioni
vanno nel pallone. Quando una percentuale consistente degli attori del mercato
si limita a comprare un indice, viene meno anche il ruolo del mercato
nell'assicurare il buongoverno delle aziende. La diffusione e il radicamento
della convinzione che le bolle speculative sono impossibili è uno dei motivi
alla base delle grandi bolle speculative degli ultimi decenni.La nostra fede
collettiva nell'efficienza dei mercati ha contribuito
a renderli mostruosamente inefficienti. Nonostante tutto questo, negli ultimi
20 anni gli economisti hanno cominciato a comportarsi come se pensassero
veramente di poter prevedere il futuro dell'economia. Se l'universo non
ottemperava ai nostri desiderata non era perché i nostri modelli erano
sbagliati: la colpa era di un "fallimento del mercato". Non è chiaro
perché, quando i mercati calavano drammaticamente,
eravamo sicuri di essere in presenza di un fallimento del mercato, ma quando
invece salivano ritenevamo di non aver motivo di cercare di capire che cosa
c'era dietro. Né è chiaro perché tutti fossimo convinti che il fallimento della
Lctm dopo l'11 settembre rappresentava un grave rischio per il sistema, mentre
nessuno pensava che l'isteria per la new economy fosse da annoverarsi tra le
bolle. Ogni volta che è scoppiata una bolla siamo intervenuti a mettere riparo,
ma non abbiamo mai pensato a farle scoppiare noi deliberatamente.Il risultato è
che i nostri mercati finanziari sono diventati uno schema piramidale. L'azzardo morale, pensavamo,poteva
tranquillamente essere ignorato proprio perché è " morale",parola
che, come ogni vero scienziato sa, è sinonimo di "immaginario". Ma il
mercato non è la fisica, gli economisti non sono fisici nucleari e l'azzardo
morale nella faccende umane è il rischio che conta più di tutti. La
convinzione infondata di essere in grado di scrutare il futuro usando la
scienza ci ha portati tutti a pronunciare una serie di promesse vinco-lanti su
cose, in quel futuro, che nessun essere umano potrebbe garantire. Promettere
qualcosa che dovremmo sapere che è impossibile garantire viene definito anche
"mentire". Questo grande velo di menzogne adesso si sta lacerando. I
Governi pensano di poter arrestare questo processo attraverso i soldi, ma ci
sono diverse ragioni per credere che non funzionerà. Il sistema bancario
probabilmente è già al di là del salvabile: molti istituti di credito
semplicemente non sono più banche,ma esperimenti di vasta portata che non
funzionano come previsto. Possiamo continuare per un bel po' a
"stimolare"e "salvare"l'economia,ma otterremo solo di
rimandare il necessario aggiustamento, fino a quando saremo co-stretti a
lasciare che l'indispensabile distruzione creativa faccia il suo corso. Ma non
è questo il vero problema.Il vero problema è l'ideologia pseudoscientifica che
è alla base della crisi odierna. Una scienza dell'uomo ultima non ha spazio per
una ripresa imprevedibile e non programmata, che è il solo modo con cui
un'economia capitalistica è in grado di ripartire dopo una crisi di tale
portata. Se rimaniamo avvinghiati alla falsa sicurezza di una presunta scienza
che non funziona e ci dimentichiamo della filosofia che vi sta dietro, di
concetti come la responsabilità personale e il diritto di fallire, i nostri
leader, molto scientificamente, non ci porteranno in dote nessuna ripresa.
Copyright: Project Syndicate 2009 (Traduzione di Fabio Galimberti) di Daniel
Cloud PRINCETON UNIVERSITY
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-05 - pag: 12 autore: Conti pubblici.
Le nuove stime della Ragioneria generale sulle tendenze di medio-lungo periodo
Pensioni, spesa oltre il 15% del Pil Effetto crisi:
+1,1% il rapporto con il prodotto interno nel 2008-2010 Davide Colombo ROMA La
recessione in cui è caduta l'economia italiana produrrà un gobba imprevista
nell'andamento della spesa pensionistica in rapporto al Pil che, tra il 2008 e
il 2010, crescerà dell'1,1% in più (poco oltre il 15%) rispetto a quanto
previsto un anno fa. A fotografare lo scarto della curva, determinato esclusivamente dal netto peggioramento del prodotto interno
determinato dalla crisi finanziaria internazionale, è la Ragioneria Generale dello Stato nel 10Ú
Rapporto sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e
socio-sanitario, pubblicato qualche giorno fa. Le nuove stime sono basate su
un'ipotesi di calo del Pil medio annuo dello 0,8% nel triennio 2008-2010,
lo stesso scenario del Programma di stabilità che il Governo ha presentato lo
scorso mese di febbraio a Bruxelles. Una prospettiva ancora ottimistica,
dunque, se si tiene conto che all'inizio della settimana l'Ocse ha nuovamente
aggiornato le sue previsioni attribuendo all'Italia un calo del 4,3% del Pil
2009, destinato a retrocedere di un ulteriore 0,4% l'anno prossimo. L'anno
scorso, con l'entrata in vigore degli ultimi interventi in materia
previdenziale (le leggi 127 e 247 del 2007) a far crescere la spesa per
pensioni è stata la nuova indicizzazione degli assegni alla dinamica dei prezzi
(pari all'1,6%), seguita dalla revisione dei requisiti di accesso al
pensionamento di anzianità, le nuove possibilità di ricostituzione e i
pagamenti una tantum legati alle modifiche delle quote di arretrati.
L'incremento complessivo, secondo la Ragioneria, è rimasto in linea con i tassi
di variazione registrati tra il 2000 e il 2007. Ma la transizione, ancora
lunga, verso il pieno regime contributivo può rivelarsi molto impegnativa.
Entro il 2013, data di entrata a regime dei requisiti minimi di età e anzianità
contributiva previsti dal Protocollo Welfare (62 e 35 per i dipendenti, 63 per
gli autonomi; ovvero le quote date dalle somme dei due requisiti a 97 e 98), il
rapporto tra spesa pubblica per pensioni e prodotto interno, al netto delle
indicizzazioni, sarebbe stabilizzato solo in un contesto di crescita economica
reale dell'1,8% annuo. Insomma, anche scommettendo su una ritrovata via di
moderato sviluppo dell'economia nazionale, quanti insistono sulla necessità di
un nuovo intervento di riforma delle pensioni trovano in queste proiezioni
qualche giustificazione. Nel più lungo periodo (2010-2060) la curva torna ad
assumere la forma prevista dall'entrata in vigore delle grandi riforme degli
anni Novanta. Sulla base delle ipotesi demografiche e macroeconomiche del
cosiddetto «scenario nazionale base », vale a dire una crescita media annua del
Pil dell'1,5%, un livello di speranza di vita ulteriormente incrementato (nel
2050 per le donne si attesterebbe a 89,5 anni e per gli uomini a 84,5) e un
flusso migratorio in aumento di 50mila arrivi (a quota 200mila l'anno), la
spesa si attesterebbe attorno al 15% tra il 2020 e il 2024, per poi tornare a
salire fino al 15,5% del Pil attorno al 2038 e finalmente scendere tra il 14 e
il 13% nella parte finale degli anni per cui vale la stima. Nel suo rapporto la
Ragioneria dedica ovviamente un'attenzione molto particolare ai coefficienti di
trasformazione, che entreranno in vigore il prossimo mese di gennaio per essere
poi aggiornati ogni tre anni con una procedura amministrativa semplificata
sulla base dell'evoluzione delle speranze di vita. Questi parametri sui cui è
basato il calcolo per la trasformazione del montante contributivo in rendita,
giocano un ruolo decisivo nella stabilizzazione della spesa già nei prossimi
anni. Per non lasciare alcun spazio ai dubbi interpretativi, i tecnici offrono
al legislatore e ai policy makers pensionistici due scenari: quello tracciato a
normativa vigente, vale a dire con i nuovi coefficienti triennalizzati, e
quello a normativa variata, vale a dire in assenza di revisione. Nel secondo
caso il peggioramento del rapporto tra spesa per pensioni e Pil sarebbe
sensibile, pari a 2,7 punti percentuali alla fine del periodo di stima, per
arrivare a superare il 17,5% negli anni '40 del secolo, ben 5 punti oltre le
medie Ue-15 calcolate dal Comitato di politica economica del Consiglio Ecofin.
© RIPRODUZIONE RISERVATA LE VALUTAZIONI La base è una contrazione annua
dell'economia dello 0,8%, scenario più ottimistico rispetto alle ultime
proiezioni Ocse ENTRO IL 2013 Stabilizzazione possibile solo in un contesto di
sviluppo economico reale dell'1,8% all'anno L'incognita dei coefficienti
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-05 - pag: 21 autore: Obbligazioni.
Maria Cannata (d.g. del Tesoro) al convegno Liquidity2009 «Nessun pericolo per
i titoli di Stato» Mara Monti VOLTERRA Dal nostro inviato L'allargamento degli
spread tra il BTp e il Bund tedesco non è stato provocato da fattori legati al
rischio Paese,ma«dall'impatto sistemico della crisi
finanziaria» che ha indotto gli operatori a premiare
i bond governativi della Germania, divenuti in questo contesto lo strumento di riferimento
del mercato. La riprova che il mercato dei titoli di Stato italiani non stia
scontando pericoli di default, è il buon andamento delle aste del Tesoro tanto
che il governo è stato uno dei pochi ad avere portato a termine collocamenti
di titoli sia a breve sia a lunga scadenza. Le rassicurazioni sono giunte dal
direttore generale per il debito pubblico del ministero dell'Economia, Maria
Cannata intervenuta al convegno «Liquidity 2009» sulla gestione del rischio di
liquidità, organizzato da e-Mid e AticForex. Dal crack della Lehman Brothers la
volatilità ha contagiato tutti i mercati, da quello
azionario a quello obbligazionario e in questa «corsa alla qualità – ha
spiegato il direttore del Tesoro – i Bund tedeschi sono stati ritenuti titoli
più liquidi». Dai primi mesi di quest'anno, però, la situazione sta
migliorando, tanto che il differenziale tra le quotazioni dei BTp in acquisto e
in vendita «si sta stabilizzando su livelli toccati prima del crack Lehman, un
segnale che la liquidità sta tornando». Se i primi segnali di distensione sui mercati finanziari cominciano a versi, il merito è anche
delle misure intraprese da Governo e Banca d'Italia. Dal lancio degli swap del
Tesoro alla istituzione del mercato interbancario collateralizzato ( Mic) per facilitare
la circolazione della liquidità in forma anonima e garantita dall'istituto
centrale. «Dal lancio del Mic, avvenuto lo scorso febbraio, i volumi stanno
crescendo velocemente – ha spiegato Franco Passacantando, direttore centrale
dell'area supervisione dei mercati della Banca
d'Italia –, le banche stanno cogliendo questa opportunità a dimostrazione che
per ripristinare la fiducia il mercato interbancario doveva essere sostenuto
attraverso misure straordinarie ». Il direttore dell'istituto centrale non ha
escluso che le massicce iniezioni di liquidità effettuate dalla Bce e dalla Fed
possano avere scoraggiato a volte il prestito interbancario, congelando la
liquidità nei depositi presso le banche centrali. «Ma con il crollo dei tassi,
questa operatività non sarà più redditizia e spingerà le banche a tornare sul
mercato – ha spiegato Francesco Cesarini, presidente di e-Mid, il mercato
elettronico peri depositi interbancari –. I volumi stanno tornando a livelli
significativi così come l'operatività per scadenze a lungo termine scambiate
sul Mic, una misura al momento temporanea, introdotta per fare fronte alla crisi e ridare fiducia ai mercati,
ma che auspico diventi uno strumento a disposizione delle Tesorerie delle
banche ». L'esempio del Mic a livello nazionale è una soluzione estendibile
anche agli altri Paesi europei. In ogni caso «bisogna cercare di fare
funzionare le infrastrutture già esistenti ed evitare di fare lievitare i
costi», ha ammonito Daniela Russo direttore generale per le infrastrutture dei mercati della Banca centrale europea. «Le crisi
moderne hanno dimostrato come il contagio possa essere immediato e poco
controllabile. Per questo – ha aggiunto – è necessario dare più stabilità al
sistema attraverso una maggiore integrazione delle strutture finanziarie,
trasparenza e standardizzazione delle negoziazioni, minori asimmetrie
giuridiche tra Paesi». Le crisi moderne hanno mostrato
i rischi della globalizzazione dei mercati, un virus
per Marco Espinosa del Fondo Monetario Internazionale, che ha contagiato non
solo le banche, ma tutto il sistema finanziario
mostrando la sua fragilità: «Il castello di carta è crollato sotto il peso dei
titoli tossici. Le banche centrali hanno il compito di conoscere la natura di
queste interconnessioni per scongiurare lo scoppio di altri focolai». ©
RIPRODUZIONE RISERVATA IL RECUPERO Il differenziale nelle quotazioni in
acquisto e in vendita dei BTp stanno tornando sui livelli precedenti il crack
Lehman
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COPERTINA data: 2009-04-05 - pag: 25 autore: Assalto alla democrazia
L'accusa del filosofo americano Sheldon Wolin: in Usa e in Occidente la
commistione tra politica e affari e l'alleanza tra Stato e grandi corporations
ha prodotto un «totalitarismo rovesciato» basato sulla smobilitazione delle
masse di Remo Bodei N el suo ultimo libro, Democracy incorporated. Managed
Democracy and the Spectre of Inverted Totalitarianism (Princeton and Oxford,
Princeton University Press, pagg. 356, $ 29,96), Sheldon S. Wolin offre non
solo una precisa diagnosi della democrazia americana, ma anche utili
indicazioni sulla deriva che questo regime subisce in altre parti del mondo.
Apparso poco prima dell'uscita di scena di George W. Bush, il volume contiene
alcune tesi che le recenti scelte di Obama potrebbero rendere obsolete, ma il
suo pregio e i suoi insegnamenti rimangono intatti. Wolin (classe 1922) è, per
certi aspetti, l'analogo americano di Norberto Bobbio. Già professore di teoria
politica a Berkeley e a Princeton, autore di studi fondamentali su continuità e
innovazione nel pensiero politico occidentale e di monografie su diversi
classici della sua disciplina, rappresenta tuttora, per lucidità e onestà
intellettuale, la coscienza critica della democrazia americana. Del Tocqueville
di La démocratie en Amérique, uno dei suoi testi preferiti, condivide l'idea
che la democrazia possa fisiologicamente degenerare in un dispotismo mite, che
lascia i cittadini in un perpetuo stato di minorità, preoccupandosi di
assicurarne benessere e, al limite, di «levar loro totalmente il fastidio di
pensare e la fatica di vivere». Nega però la radicata convinzione che gli Stati
Uniti siano la culla della democrazia moderna. In origine la costituzione
americana è, infatti, elitaria: ci sono voluti tre quarti di secolo prima di
abolire formalmente la schiavitù e molto di più per assicurare il diritto di
voto ai Neri e alle donne e quello di associazione ai sindacati. Se il New Deal
è considerato l'unica parentesi democratica nella storia americana, a partire
dalla Grande depressione e fino a oggi la democrazia viene per Wolin
progressivamente svuotata dall'interno. La diminuzione del tasso di eguaglianza
e di partecipazione dei cittadini ai processi decisionali – assieme alla
trasformazione del Paese in Superpower, entità personificata alla stregua di
Superman – ha prodotto quello che egli chiama il totalitarismo rovesciato o,
meglio, rivolto verso l'interno ( inverted totalitarianism). Questa nuova
creatura si basa non sulla mobilitazione, ma sulla smobilitazione delle masse
e, soprattutto, sulla commistione tra sfera pubblica e sfera privata, tra politica
e affari: in particolare sulla robusta rete di alleanze tra stato e grandi
corporations, tra governo e chiese evangeliche, tra centri di ricerca e un
poderoso apparato militare-industriale che ha speso, solo nello scorso anno,
623 miliardi di dollari, ossia quanto erogano per gli stessi scopi tutte le
altre nazioni della Terra messe insieme. Non mediante rivoluzioni, bensì per
spontanea evoluzione, la democrazia stessa genera quindi dal proprio seno
questo mutante, che dirotta la paura provata nei confronti dei totalitarismi
novecenteschi su nemici ubiqui, sia esterni, come i terroristi, che interni,
come i delinquenti (un altro primato mondiale degli Stati Uniti è costituito
dalla percentuale dei detenuti, 751 per ogni centomila abitanti). Ovviamente,
nei paesi di inverted totalitarianism non esistono né campi di concentramento,
né persecuzioni di massa, né abolizione del diritto di voto (esso serve anzi a
legittimare quella che Michelangelo Bovero ha definito «autocrazia elettiva»).
I cittadini vengono in ogni caso indotti all'indifferenza o spinti ad assistere
più che a partecipare alla vita politica. Del resto la promessa reaganiana di
«liberare il popolo del peso del governo» va proprio in tale direzione.
Ampliando il raggio del discorso oltre Wolin, si può osservare come questo tipo
di potere abbia avuto in Occidente il suo humus più fertile in un consenso
ibrido, che in parte precede, in parte affianca la politica, abituata ad
alimentarsene parassitariamente. Esso poggia sui miti e sulle aspettative di
una cultura che privilegia il principio di piacere rispetto al principio di
realtà, i desideri e i sogni di massa rispetto alla sobria analisi dei vincoli
imposti e delle possibilità suggerite dalle condizioni storiche effettive. Ciò
favorisce la propensione di chi comanda a plasmare la realtà secondo la propria
interessata visione del mondo, ad accrescere cioè sistematicamente la quantità
e la qualità delle menzogne da sempre utilizzate per governare. Il potere di
persuasione, con i relativi apparati, rappresenta pertanto l'arma più potente
dell'inverted totalitarianism, capace di far credere – a lungo quanto basta –
alla presenza di armi di distruzione di massa in Irak, alla collusione di
Saddam Hussein con Osama bin Laden o alla perfetta salute del sistema
finanziario globale. A tale sofisticata strategia contribuisce la ripresa di
rozzi ma collaudati strumenti di manipolazione del consenso, quale l'appello al
popolo inteso quale blocco omogeneo e compatto che diffida dei politici di
professione, ma si fida di chi si autoproclama suo genuino interprete ed è in
grado di travestire le decisioni che scendono dall'alto in esigenze che salgono
dal basso. Comune a tutte le democrazie occidentali è il fenomeno del crescente
abbandono della divisione dei poteri, avvertita come un intralcio, a favore
dell'esecutivo (con la conseguente strisciante riduzione del parlamento a cassa
di risonanza delle scelte del governo e la limitazione delle prerogative del
giudiziario), una tendenza che, per alcuni versi, l'attuale crisi
economica accentua nel conferire allo stato funzioni salvifiche nei confronti
del mercato. Anche se bisognerebbe capire a fondo le ragioni di una tale
diffusa acquiescenza nei confronti delle oligarchie nascoste dietro paraventi
democratici e quelle della concentrazione dei poteri nelle mani dell'esecutivo,
da diversi segni sembra che – complice la crisi finanziaria
ed economica – molti cittadini si stiano svegliando dal letargo politico. Lo
scontento e la collera di quanti sono stati colpiti dal fallimento della
Parmalat o della Enron, la rovinosa caduta del governo islandese e il furioso
assalto di pochi giorni fa alla sede della Royal Bank of Scotland nella City di
Londra sono tutti sintomi dell'incrinarsi del totalitarismo rovesciato. Forse non
si tratta, come si è scritto (anche sui muri della capitale britannica) di un
ritorno della lotta di classe in versione inedita, ma di una chiara condanna
della connivenza tra una politica che non ha voluto porre regole certe e
controlli rigorosi ai mercati e le persone e le istituzioni che hanno
accumulato ingenti fortune mediante spericolate operazioni finanziarie e che,
invece di essere punite, continuano ad apparire come miracolate. Le
disuguaglianze estreme (e un'indagine di febbraio dell'Ocse mette gli Stati
Uniti al quinto posto e l'Italia al sesto per differenze di reddito tra i più
ricchi e i più poveri) vengono sempre meno tollerate e inducono a un maggior
protagonismo politico e a una rivalutazione dell'ideale di eguaglianza, che la
caduta del comunismo di stile sovietico aveva trascinato con sé. Il rischio è
che, dopo aver dettato legge, godendo di un'ampia delega pubblica, le
oligarchie finanziarie ed economiche, rinegoziando le quote di potere con la
politica (talvolta più debole dei potentati economici), mantengano il loro
effettivo, seppur ridotto potere, in fogge sempre più
"camaleontiche". Inoltre, quanto durerà e come si evolverà da parte
dei cittadini la voglia di partecipazione ai processi decisionali collettivi e
al monitoraggio delle istituzioni? Sarebbe evidentemente auspicabile che
ciascuno apprendesse a dirigere la propria vita in maniera più autonoma, a
sopportare il peso delle scelte scaricate su di lui da una democrazia matura ed
esigente, dai non sempre piacevoli processi di modernizzazione o dalla
necessità di riposizionarsi incessantemente in un contesto mondiale che muta
incessantemente. Ma come contrastare in molti il disorientamento e la
conseguente emorragia di senso da cui scaturisce la richiesta di certezze
assolute, cercate spesso più nelle religioni e nei governi forti che non nella
pratica e nel rafforzamento dei principi ispiratori della democrazia
(eguaglianza, dignità e libertà dell'uomo, diritti)? © RIPRODUZIONE RISERVATA
La paura è dirottata verso nemici ubiqui, terroristi o delinquenti. E i
cittadini vengono spinti ad assistere più che a partecipare La collera verso i
finanzieri responsabili della crisi e i disordini
durante il G-20 indicano che questo modello si sta incrinando ILLUSTRAZIONE DI
PAOLO D'ALTAN
( da "Corriere della Sera"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 06/04/2009 - pag: 7 Visto dagli Usa / 1 Luntz,
già sondaggista del Cavaliere «Silvio?Entusiasmopositivo» WASHINGTON Da quasi
20 anni, da quando aiutò Rudolph Giuliani a farsi eleggere sindaco di New York,
Frank Luntz è uno dei più autorevoli «pollster» repubblicani. Maestro dei
«focus group», i cittadini che commentano in diretta i discorsi dei candidati,
condusse in passato sondaggi anche per Berlusconi e il premier israeliano
Netanyahu. A suo giudizio, «lo showmanship», il gusto dello spettacolo del
nostro capo di governo, è positivo. «Manifestazioni di entusiasmo dice raramente
nuocciono, per quanto siano oggetto di polemiche in Italia». Ha visto le foto e
i filmati di Berlusconi al G20? «Non tutti, ma quanto basta per concluderne che
si è ammantato della popolarità di Obama, forse a tratti con troppa
disinvoltura. Del resto lo ha fatto, sia pure con più riserbo, anche il premier
inglese Brown. Il mondo intero idolatra Obama, sospetto che molti altri leader
vorrebbero essere come lui. Obama è carismatico e il suo carisma li aiuta». Ma
Berlusconi è stato educatamente richiamato dalla regina Elisabetta...
«L'etichetta non è il forte di Berlusconi. È un uomo vitale, spontaneo, che ama
l'attenzione ed è quasi sempre se stesso, dovunque si trovi e con chiunque sia.
Per me non è un connotato negativo in un politico, specialmente in momenti
difficili come l'attuale». Allude alla crisi finanziaria ed economica? «Sì.
Berlusconi dimostra energia ed ottimismo, due qualità di cui oggi c'è bisogno.
Non è tanto una strategia elettorale quanto una questione di carattere. Guardi
che a ostentare queste due qualità è proprio Obama ». Non pensa che gli
atteggiamenti di Berlusconi diano fastidio a qualche altro leader? «Perché?
Semmai contribuiscono ad alleviare le tensioni. Fosse stato al posto suo, il
suo predecessore Prodi sarebbe rimasto sullo sfondo, oppure si sarebbe messo in
un angolo a leggere un libro. Meglio Berlusconi che fa sorridere e discutere e
cerca di avere buoni rapporti con tutti». Perché allora tante polemiche in
Italia? «Non saprei. L'Italia non è un Paese facile. Ma lo ha eletto premier
tre volte». E. C. Frank Luntz Con la società «Luntz Maslansky Strategic
Research» cura l'immagine di colossi multinazionali tra cui Coca Cola e
At&T
( da "Gazzetta di Parma Online, La"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
La crisi non intacca la fiducia dei clienti nelle banche Chi ha
un conto corrente dà peso soprattutto allesperienza
diretta e personale. Niente conta di più. Per chi invece non ha ancora un
rapporto con la banca fa premio il passaparola, ma subito dopo limmagine e le notizie riportate dalla stampa
e dalla tv. Sono i primi risultati dell'indagine «Le banche e la valorizzazione
della reputazione nei confronti della clientela retail», che lAbi
(Associazione bancaria italiana) sta mettendo a punto con lUniversità di Parma. Ma quali sono i fattori che
determinano la reputazione? Anche qui contano i fatti più delle parole. Pesano
molto fattori relazionali - mantenere le promesse, correttezza, rispetto dei
patti - e altri più legati a caratteristiche dellofferta
- professionalità,
qualità dei prodotti, solidità della banca, affidabilità, rapporto
qualità/prezzo - oltre a circostanze esterne come esposizione ai media,
passaparola e informazioni di stampa. Ciò che genera fiducia nei clienti sono i
comportamenti dellazienda, mentre i fattori esterni agiscono come filtro o
come rumore. Coerente con questa percezione, la clientela è più influenzata
dallesperienza maturata, seguita dalla trasparenza e chiarezza delle
condizioni contrattuali e dallimmagine aziendale. Insomma, nulla conta di più dellesperienza
diretta per chi ha un conto corrente. Sulla clientela potenziale invece impatta
soprattutto il passaparola, limmagine aziendale e le notizie riportate
dalla stampa e dalla tv. «L'analisi della reputazione delle banche - spiega lAbi
- mostra che la crisi finanziaria non ha inciso sulla fiducia della clientela retail, mentre ha
impattato sugli addetti ai lavori. Per quanto riguarda la clientela corporate,
le banche ritengono che sia meno sensibile a fenomeni emotivi, è pluribancarizzata
ed è in grado di valutare direttamente la qualità della relazione». La
percezione della reputazione come un asset e non solo come un rischio porta con
se che si tratti di una variabile che può incidere positivamente sui risultati
aziendali, creando valore. Di qui la consapevolezza che i contratti vanno
costruiti sulle esigenze della clientela e che le condizioni di prezzo vanno
calibrate sul valore creato e percepito dai clienti. «Determinante dunque la
definizione di reputazione accolta dalle banche - sottolinea lAbi
-, che è in stretta relazione con i riferimenti della Banca dItalia e
dellaccordo di Basilea 2 sul rischio reputazionale. Le banche ritengono
che la reputazione dellazienda nei confronti della clientela retail sia
rappresentata
dalla fiducia della clientela stessa nella capacità della banca di mantenere un
comportamento corretto e funzionale al rispetto delle sue esigenze. Di qui la
conseguenza di considerare la reputazione aziendale un valore da sviluppare e
non solo un rischio da evitare. In questa nuova prospettiva, le priorità
strategiche da perseguire sono prima di tutto la soddisfazione della clientela,
la reputazione aziendale e lo sviluppo sostenibile. Subito dopo viene la
redditività aziendale e ciò non perchè si tratti di un obiettivo di secondo
piano. In realtà si riconosce allattenzione al cliente e
alla reputazione della banca una priorità proprio per perseguire la
redditività». «Cresce nelle banche la convinzione che la creazione di valore
per gli azionisti vada coordinata con il modo in cui perseguire questo risultato - conclude
lAbi -. In più, per garantire uno sviluppo soddisfacente e
sostenibile conta anche lidea che il cliente si è fatto sulla
ripetibilità nel tempo della sua soddisfazione».
( da "marketpress.info"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Lunedì 06 Aprile
2009 UNGHERIA, CIB BANK LICENZIA 300 IMPIEGATI Budapest, 6 aprile 2009 - La Cib
Bank, controllata del gruppo Intesa-san Paolo, licenzierà 300 impiegati, pari
all´8 per cento del suo staff in Ungheria, per fronteggiare gli effetti dell´attuale
crisi finanziaria internazionale, afferma l´Ice.
Sessanta posizioni di lavoro saranno tagliate dalla Cib Leasing Group, a causa
del forte declino del mercato del leasing. . . . <<BACK
( da "marketpress.info"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Lunedì 06 Aprile
2009 BANCHE: CLIENTI, PER SCEGLIERE CONTANO STAMPA E TV MA SOPRATTUTTO
PASSAPAROLA NIENTE CONTA PIÙ DELLESPERIENZA DIRETTA PER
CHI HA UN CONTO. LA CRISI FINANZIARIA NON INCIDE SULLA FIDUCIA DELLA CLIENTELA
RETAIL MA IMPATTA SUGLI ADDETTI AI LAVORI Roma, 6 aprile 2009 - Chi ha un conto
corrente dà peso soprattutto allesperienza diretta e
personale. Niente conta di più. Per chi invece non ha ancora un rapporto con la
banca fa premio il passaparola, ma subito dopo limmagine e le notizie riportate dalla stampa e dalla
tv. Sono i primi risultati dellIndagine Le
banche e la valorizzazione della reputazione nei confronti della clientela
retail, che lAbi sta mettendo a punto con lUniversità di
Parma. Ma quali sono i fattori che determinano la reputazione? Anche qui
contano i fatti più delle parole. Pesano molto fattori relazionali
mantenere le promesse, correttezza, rispetto dei patti e altri più
legati a caratteristiche dellofferta professionalità, qualità dei
prodotti, solidità della
banca, affidabilità, rapporto qualità/prezzo
oltre a circostanze esterne come esposizione ai media, passaparola e
informazioni di stampa. Ciò che genera fiducia nei clienti sono i comportamenti
dellazienda, mentre i fattori esterni agiscono come filtro o come rumore. Coerente con
questa percezione, la clientela è più influenzata dallesperienza
maturata, seguita dalla trasparenza e chiarezza delle condizioni contrattuali e
dallimmagine aziendale. Insomma, nulla conta di più dellesperienza
diretta per chi
ha un conto corrente. Sulla clientela potenziale invece impatta soprattutto il
passaparola, limmagine aziendale e le notizie riportate
dalla stampa e dalla tv . Lanalisi della reputazione delle banche mostra
che la crisi finanziaria non ha inciso sulla fiducia della
clientela retail, mentre ha impattato sugli addetti ai lavori. Per quanto
riguarda la clientela corporate, le banche ritengono che sia meno sensibile a
fenomeni emotivi, è pluribancarizzata ed è in grado di valutare direttamente la
qualità della relazione. La percezione della reputazione come un asset e non
solo come un rischio porta con se che si tratti di una variabile che può
incidere positivamente sui risultati aziendali, creando valore. Di qui la
consapevolezza che i contratti vanno costruiti sulle esigenze della clientela e
che le condizioni di prezzo vanno calibrate sul valore creato e percepito dai
clienti. Determinante dunque la definizione di reputazione accolta dalle
banche, che è in stretta relazione con i riferimenti della Banca dItalia
e dellaccordo di Basilea 2 sul rischio reputazionale. Le banche ritengono
che la reputazione dellazienda nei confronti della clientela retail sia
rappresentata dalla fiducia della clientela stessa nella capacità della banca
di mantenere un
comportamento corretto e funzionale al rispetto delle sue esigenze. Di qui la
conseguenza di considerare la reputazione aziendale un valore da sviluppare e
non solo un rischio da evitare. In questa nuova prospettiva, le priorità
strategiche da perseguire sono prima di tutto la soddisfazione della clientela,
la reputazione aziendale e lo sviluppo sostenibile. Subito dopo viene la
redditività aziendale e ciò non perché si tratti di un obiettivo di secondo
piano. In realtà si riconosce allattenzione al cliente e alla reputazione della banca
una priorità proprio per perseguire la redditività. Cresce nelle banche la
convinzione che la creazione di valore per gli azionisti vada coordinata con il
modo in cui perseguire questo risultato. In più, per garantire uno sviluppo
soddisfacente e sostenibile conta anche lidea che il
cliente si è fatto sulla ripetibilità nel tempo della sua soddisfazione. . <<BACK
( da "marketpress.info"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Lunedì 06 Aprile
2009 PAVIA, PRESENTATE MISURE ANTICRISI VARATE DA REGIONE LA RUSSA E BUSCEMI:
LE BANCHE TORNINO A FINAZIARE LE IMPRESE ZAMBETTI E ZANELLO: AUMENTATI FONDI
PER FAVORIRE COMPETITIVITA´ Pavia, 6 aprile 2009 - Le misure a sostegno delle
piccole e medie imprese e del comparto artigianale e le strategie a lungo e
medio termine approntate da Regione Lombardia per
fronteggiare la crisi
economico-finanziaria. Sono
questi i temi affrontati dagli assessori Domenico Zambetti (Artigianato e
Servizi), Romano La Russa (Industria,pmi e Cooperazione), Massimo Buscemi (Reti
e Servizi di Pubblica Utilità) e Massimo Zanello (Culture, Identità e
Autonomia), intervenuti questa mattina, presso la Questura di Pavia, al
convegno, organizzato da Finlombarda, "Crisi finanziaria:
le sfide della Regione Lombardia a supporto delle imprese". "In un
quadro economico connotato da congiunture negative - ha detto Zambetti -
Regione Lombardia si è mossa da subito, grazie alle intuizioni del presidente
Formigoni, lanciando 13 misure anticrisi a favore
delle nostre imprese. Interventi mirati a potenziare il sistema delle garanzie,
l´agevolazione degli investimenti, la ricerca, l´innovazione e
l´internazionalizzazione, così come a sostenere, di concerto con Governo ed
Unione europea, l´occupazione". Tutti ciò significa aver attivato garanzie
per il credito fino a 3 miliardi di euro e finanziamenti per un altro miliardo.
Non solo: sono stati rifinanziati il fondo ´Made in Lombardy´, in grado di
attivare oltre 400 milioni di euro di finanziamenti, e, con 48 milioni, il
Fondo regionale per le agevolazioni all´artigianato. "Lo scorso febbraio -
ha aggiunto Zambetti - con il sistema camerale abbiamo stanziato anche 83
milioni di euro da impegnare sugli assi di intervento dedicati a innovazione,
internazionalizzazione, comparto artigiano, micro impresa e sistema
infrastrutturale lombardo, proprio perché riteniamo che la vitalità delle
nostre imprese sia quanto mai strategica per uscire da una situazione
generalmente non serena". L´assessore La Russa ha sottolineato invece il
ruolo strategico che, in tale contesto, gli istituti di credito sono chiamati a
svolgere, evidenziando a questo proposito "come Regione Lombardia si sia
mossa in grande anticipo rispetto alle altre Regioni proprio per favorire
l´accesso al credito rinnovando il sistema delle garanzie". "E averlo
fatto in meno di 2 mesi - ha aggiunto - significa aver compreso il bisogno
delle nostre imprese di sentire l´appoggio concreto delle istituzioni, un
apporto che sarà ritenuto ancora più importante anche quando i nostri enti
strumentali riusciranno ad accorciare ulteriormente i tempi della burocrazia e
delle pratiche istruttorie, perché ogni giorno di ritardo, per le aziende,
significa perdere soldi e capitali". "Dico questo - ha fatto notare
La Russa - facendo tesoro delle osservazioni che mi fanno gli imprenditori che
incontro. Il problema non è tanto la mancanza di lavoro o commesse, quanto di
liquidità". Il ruolo strategico degli istituti di credito è stato
sottolineato anche dall´assessore Buscemi, per il quale "è fondamentale
che le banche tornino a fare il loro mestiere, iniziando di nuovo a rischiare e
mettendosi al servizio di privati e imprese". Secondo l´assessore poi,
tutto ciò deve andare di pari passo con riforme istituzionali che diminuiscano
i costi a carico della collettività, aumentando, al contrario, i servizi.
"La politica - ha aggiunti l´assessore Zanello - ha bisogno del contatto
diretto con le imprese per cogliere i segnali che da lì derivano e quindi occorre
studiare e realizzare interventi che siano reale risposta ai bisogni".
"E affinché la competitività lombarda e italiana non venga meno - ha
concluso - vogliamo valorizzarne e incrementarne i fattori scatenanti; fra i
questi ci sono sicuramente la cultura, la storia e il recupero delle nostre
identità. Ed è proprio per questo che, come Governo regionale, per il terzo
anno consecutivo, abbiamo aumentato gli investimenti in questi settori". .
<<BACK
( da "Tirreno, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Maxi-missione
(1200 partecipanti) della Confindustria Al via la campagna di Russia degli
imprenditori italiani MOSCA. L'Italia sbarca in Russia per quella che, a
partire da oggi, sarà la maggiore tra le missioni commerciali guidate dal
governo italiano con la collaborazione della Confindustria, dell'Istituto del
Commercio estero e dell'Associazione bancaria italiana. Circa 1.200
partecipanti e imprenditori, 500 tra enti e imprese e 12 gruppi bancari, la
delegazione del Made in Italy arrivano in Russia per consolidare rapporti e
stringere nuove intese commerciali contando su una collaborazione che già ha
dato un'ottima prova di funzionare. Da Eni a Pirelli, da Enel a Finmeccanica,
da Fiat a Iveco, solo per citare le più grandi, la presenza commerciale italiana
in Russia è infatti ormai una realtà di peso. «Possiamo incrementare ancora la
nostra presenza - afferma il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia - a
vantaggio anche delle pmi. Oggi siamo qui, proprio per favorire lo sviluppo
delle nostre piccole e medie imprese che hanno tutte le carte in regola per
proporsi come partner affidabili». E un occasione potrebbe essere rappresentata
anche dai Giochi Olimpici Invernali di Sochi 2014. La Russia è il più
importante partner economico-commerciale del nostro Paese al di fuori
dell'Unione Europea e ad eccezione degli Stati Uniti, mercato storicamente
consolidato. I solidi rapporti commerciali si sono
confermati anche nel 2008, nonostante l'arrivo della crisi
finanziaria: l'interscambio italo-russo è infatti aumentato
dell' 11% sul 2007, per un totale di 26,5 miliardi di euro che deriva da
esportazioni verso la Russia per 10,5 miliardi (+9,3%) e nostre importazioni
per 16,1 miliardi (+12,1%). Il saldo è negativo per l'Italia di circa
5,5 miliardi di euro, un deficit strutturale legato alla voce principale
dell'import italiano, quella dei combustibili, pari ad oltre 13 miliardi di
euro.
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
del lunedì sezione: LE AGENDE DELLA SETTIMANA data: 2009-04-06 - pag: 12
autore: IN ITALIA A CURADIBARBARANEPITELLICOLLABORAZIONE ILSOLE24ORE/RADIOCOR
Alle
( da "Velino.it, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino
presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono
inserite. EST - Argentina-Usa, Taiana incontra Clinton guardando a Vertice
Americhe Roma, 6 apr (Velino/Velino Latam) - Il ministro degli Esteri
argentino, Jorge Taiana, incontrerà domani mattina a Washington il segretario
del Dipartimento di Stato degli Usa, Hilary Clinton, in una riunione
dall'agenda ancora non definita, ma che dovrebbe vedere al centro il rapporto
tra i due Paesi nell'ottica della lotta alla crisi finanziaria internazionale e il
ruolo degli Usa negli equilibri geopolitici della regione latinoamericana.
Negli ultimi mesi il rapporto tra Buenos Aires e Washington ha vissuto alti e
bassi. Si è passati dalle speranze suscitate in America Latina per un nuovo
corso di relazioni dovuto all'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca,
al fastidio argentino per l'“allarme” lanciato nei mesi scorsi da un dossier
della Cia sulla situazione economica del Paese. L'incontro servirà anche a
porre le basi per il Vertice delle Americhe che si terrà tra due settimane a
Trinidad e Tobago, prima occasione in cui il nuovo presidente americano si
confronterà con i capi di Stato del continente. Già oggi Taiana e la Clinton si
incontreranno in occasione del cinquantesimo anniversario dell'accordo tra i
due Paesi sull'Antartide. (mat) 6 apr 2009 10:19
( da "Elettronicanews.it"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
MERCATO
AUTOMOTIVE Dall'auto uno sguardo oltre la crisi
Selezione di Elettronica 06 Aprile
( da "KataWeb News"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 63 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin
Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva
immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto
determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è
nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se
serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello
stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez,
il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si
praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire
basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui
vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi
di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati
per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio
obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole
neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Blogosfere" del
06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Apr 09 6
Ufficiale: Sex and the City 2 nel 2010 Pubblicato da Brad.dd alle 09:31 in
Film, News Finalmente il tanto discusso sequel di Sex and the City ha una data
di uscita... Sex and the City 2 arriverà sugli schermi il 28 maggio 2010,
esattamente due anni dopo il primo film. Ritroveremo dunque Sarah Jessica
Parker, Kim Cattrall, Kristin Davis e Cynthia Nixon nuovamente alle prese con
un copione di Michael Patrick King che forse tornerà a dirigere il sequel. Le
riprese del film cominceranno in estate. Discutete con noi: Ci rivolgiamo a
voi, fan di Sex and the City, qual è la trama che vorreste vedere nel seuqel.
Nessuno ancora lo sa, ma Sarah Jessica Parker ha confermato
che il film integrerà il tema della crisi finanziaria... i siti scandalistici, invece, brancolando nel buio, sono
pronti a scommettere che ci sarà una nave spaziale da dove arriverà Brad Pitt
pronto a strappare Carrie dalle braccia di Big... personalmente sono pronto a
scommettere che riguarderà la maternità di Carrie... e voi?? (Fonte:
Variety)
( da "inalessandria.it"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(0) 6 Aprile 2009
Convegno a Palazzo Ghilini su prospettive e valore della creazione di impresa
Una risposta locale alla crisi finanziaria. E
quella che la Provincia di Alessandria ha cercato di dare con
lorganizzazione del convegno dedicato al servizio Creazione di
Impresa D3, avviato dallente a giugno del 2003, con il sostegno
della Regione Piemonte, e conclusosi, nella sua prima fase, alla fine di settembre del
( da "Manifesto, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
VERTICI Praga
aspetta il «disarmo nuke» di Obama Oggi l'incontro Usa-Ue. Cortei vietati.
Petizione del movimento contro lo scudo Tommaso Di Francesco Barack Obama è
arrivato ieri sera a Praga. L'ufficialità politica lo vuole oggi nella città
magica e bellissima, come sempre. Sospesa da una parte tra lo scherno del buon
soldato Svejk di Jaroslav Hasek - quello che rischia la galera perché le mosche
hanno cacato sul ritratto dell'imperatore Franz Josef - e dall'altra dal
meccanismo alienante, inglobante del potere senza volto di Franz Kafka. Oggi il
presidente americano incontrerà le autorità ceche e parteciperà ad un incontro
Usa e Ue sul dopo-G20 al palazzo dei Congressi. Ma soprattutto Obama avrà il
suo bagno di folla, una sua piccola «primavera»: parlerà infatti sulla piazza
del Castello sul tema del «disarmo nucleare». C'è molta attesa, si aspettano 25mila
persone per quello che il governo ceco annuncia come «il più importante
discorso europeo dell'anno». A proposito di governo ceco, Obama trova il
premier Mirek Topolanek sfiduciato dal parlamento. Di fatto è caduto, ma resta
in carica per gli affari correnti. Tra questi stamattina l'incontro con Barack
Obama dove ribadirà probabilmente la sua contrarietà - la
stessa del presidente Vaclav Klaus - all'intervento in economia dello stato e
al «protezionismo americano».
Discorso che Topolanek ha già pronunciato dal Parlamento europeo lasciando la
presidenza di turno della Commissione Ue. Ma il clima resta pesante, denuncia
il movimento contro il sistema antimissile Ne Zagladne (No allo scudo).
Sono vietati tutti i cortei, è stata bocciata la richiesta dei pacifisti di
sfilare da piazza Venceslao al palazzo dei Congressi. Forse ci sarà un percorso
alternativo, ma marginale. La polizia è schierata in forze. «Siamo preoccupati
- ci dice Jan Tamas, del Movimento non violento - dopo la repressione delle
proteste contro il G-20 di Londra e quelle contro la Nato a Strasburgo. Noi
abbiamo chiesto all'ambasciata americana di poter incontrare il presidente Usa
con una nostra delegazione perché la maggioranza della popolazione è contraria
al mega-radar, ma non so come finirà, non credo che ci riceverà. Vogliamo
consegnargli una petizione già firmata da 140mila persone, pubblicata ormai da
un anno sul sito www.nenasili.cz, critica verso le spese militari e le
partecipazioni alle guerre d'aggressione». Già, lo Scudo, il tallone d'Achille
di Obama in Europa. Quell'Europa dell'est che Bush ha portato consensualmente
in guerra, prima in Iraq e poi in Afghanistan. Anche lo Scudo è stato voluto da
Bush, e ora il neopresidente americano non può immediatamente cancellarlo. Ma
allo stesso tempo cerca di rimandarlo ad una verifica sulla sua effettiva
realizzazione e, ha dichiarato, sulla sua reale efficacia. Lo stesso Obama
aveva dichiarato di essere pronto a fermare l'installazione del sistema
anti-missile se Mosca avesse aiutato gli Stati uniti a impedire il nucleare e i
missili iraniani. Ma ora, dopo le aperture della Casa bianca all'Iran e la
disponibilità di Tehran verso il conflitto in Afghanistan, a che serve lo scudo
antimissile? «La decisione sullo scudo antimissile in Europa orientale è un
errore che è sulla coscienza della precedente amministrazione Usa - ha detto il
presidente russo Dimitri Medvedev parlando giovedì alla London School of
Economics - così la pensano anche molti colleghi europei. Lo scudo antimissile
americano non può operare contro ogni minaccia, e inoltre esso si verrebbe a
trovare vicino al nostro territorio. Per questo sono state elaborate misure di
ritorsione. Non vorrei proprio dare ordine di attuarle. Ne ho parlato con il
presidente Obama, e ha mostrato la volontà di ascoltare i nostri argomenti con
un approccio del tutto nuovo». Eppure il progetto resta, con tutta la sua
pericolosità. Gli Stati uniti ufficialmente vogliono ancora installare il
sistema antimissile a ridosso della frontiera con la Russia, una base militare
e un mega-radar nella Repubblica ceca nei Monti Brdy, a circa
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 06-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Caserta)) (Mattino, Il (Circondario Sud1))
Argomenti: Crisi
Paolo Savona Le
decisioni prese dal G20 nella riunione di Londra meritano
una più meditata lettura potendo rappresentare il punto di svolta di una crisi finanziaria ed economica che aveva
tutti i tratti della drammaticità. Ci sono voluti due anni dall'inizio della crisi perché i grandi della terra
trovassero un accordo su un punto che appare chiaramente nelle prime righe del
comunicato: «Una crisi
globale richiede una soluzione globale». Questa soluzione, ancora sotto
forma di impegno, si innesta nelle soluzioni nazionali che, nonostante
ammontino complessivamente in 5mila miliardi di dollari, non erano state finora
capaci di ristabilire la fiducia tra gli investitori e i consumatori. SEGUE A
PAGINA 10
( da "Corriere Economia"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 06/04/2009 - pag: 9 Affari e potere/1 La crisi e il calo dei tassi alleviano i conti del Governatore.
Ma la «bomba» resta innescata per il futuro Quei nove derivati a rischio per
«Mister Loiero» La Corte dei Conti punta il dito sui contratti di finanziamento
stipulati dalla Regione. Tutti in inglese DI SERGIO RIZZO D evono aver
benedetto la crisi, i responsabili della finanza della
Regione Calabria, quando è cominciata la picchiata dei tassi d'interesse. Ma da
questo a fargli tirare un definitivo respiro di sollievo ce ne passa. Perché
nei conti della Regione calabrese, come in quelli di molti altri enti locali
italiani, rimane ancora innescata, eccome, la bomba dei derivati. Parola alla
Corte E' raccontato tutto in un recentissimo rapporto pubblicato dalla Corte
dei conti presieduta da Tullio Lazzaro sul bilancio 2007 della Regione di
Agazio Loiero. Da lì sono saltati fuori ben nove contratti per operazioni di
finanza derivata conclusi con una serie di istituti di credito. Uno di questi
con la tedesca Dresdner bank, quattro con la Banca nazionale del Lavoro e altri
quattro con la Ubs: istituto svizzero che ha subito
pesantemente le conseguenze della crisi finanziaria, avendo archiviato il 2008 con un terremoto ai vertici e perdite
per qualcosa come 14 miliardi di euro. Vediamole, queste nove operazioni,
stipulate tutte, come ha tenuto a precisare la Corte dei conti, con contratti
in lingua inglese: anche i quattro conclusi con l'italiana Bnl. E già su
questo si potrebbe discutere. Ma il fatto è che tutti, e proprio tutti, i nove
contratti, alla data del 15 ottobre 2008, registravano un «mark to market»,
cioè una condizione rispetto all'andamento corrente del mercato «sfavorevole»
alla Regione. Non di poco. A metà ottobre dello scorso anno questi contratti
avevano prodotto una perdita teorica di 57 milioni 143.897 euro e 93 centesimi.
Teorica, appunto, perché un crollo dei tassi potrebbe modificare anche
sensibilmente in seguito il cosiddetto «mark to market». Ma ciò non toglie che
l'insidia provocata da questo gioco d'azzardo, spesso resa incomprensibile per
gli amministratori locali dai geroglifici in lingua inglese con cui vengono
scritti i contratti, resti molto grave. Altrimenti la Corte dei conti non
sarebbe arrivata a questa conclusione: «I contratti di derivati osservati
presentano alcune situazioni contrattuali e gestionali che appaiono pregiudizievoli
per la sana gestione dell'ente». La porta che ha consentito agli enti locali di
accedere alla finanza derivata era stata aperta con la finanziaria
2002 (la prima del precedente governo di Silvio Berlusconi), ma soltanto allo
scopo di consentire ai Comuni, alle Province e alle Regioni di ridurre i rischi
per i propri bilanci. Derivati deviati Negli anni successivi si è scatenata una
febbre contagiosa, che aveva talvolta il solo obiettivo di migliorare i conti
degli enti locali spostando le perdite sulle gestioni future. «Il mostro dei
mostri» dei derivati, come avrebbe avuto occasione di definirlo in seguito il
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, aveva prodotto effetti contrari a
quelli voluti. Facendo la felicità soltanto delle banche. Prendiamo gli ultimi
due contratti che la regione Calabria ha stipulato con Bnl e la filiale
londinese della Dresdner Bank il 21 dicembre del 2007, per ristrutturare una
precedente operazione in essere con la giapponese Nomura international. Si
tratta di un contratto di finanziamenti a tasso variabile che, secondo la Corte
dei conti, «a partire dal 31 dicembre 2008 appare particolarmente gravoso per
la Regione». Soltanto dieci mesi dopo la sottoscrizione, tuttavia, il «valore
di mercato dell'operazion e» risultava «pari a 39.242.606 euro a sfavore della
Regione, con una crescita negativa di euro 14.242.606 rispetto alle precedenti
operazioni con l'istituto Nomura ». I debiti di domani Proseguono i giudici
contabili: «Questa operazione in pool Bnl - Dresdner Bank ha avuto soltanto lo
scopo (assai costoso) di evitare, per solo due semestri, differenziali negativi
per la Regione, sostanzialmente spostandoli avanti nel tempo e aggravandone le
perdite future per la Regione stessa». Inutile dire che l'assessore al Bilancio
dell'ente locale ha contestato con una propria nota queste affermazioni,
sostenendo che la stipula dei nuovi contratti ha avuto (al momento) l'effetto
al contrario di rendere il «mark to market» meno gravoso del precedente. Le
considerazioni di fondo, però, restano intatte. «Lo smontaggio delle operazioni
in essere, afferma la Corte dei conti, non solo aumenta la complessità degli
strumenti ma rappresenta, di norma, un ulteriore aggravio per gli enti, seppure
negoziato per gli anni successivi. Occorre perciò porre attenzione al fenomeno
delle rimodulazioni che possono determinare effetti a cascata con esposizioni
finanziarie destinate a divenire progressivamente insostenibili ». Il
riferimento non può che essere ai due contratti firmati con Bnl e Dresdner a fine
2007, che a parere dei magistrati contabili «non appaiono improntati a una
chiara convenienza finanziaria e al minimo rischio per
l'ente in quanto lo swap di tasso d'interesse in essere appare irrazionale e
privo di ogni logica finanziaria e contrattuale».
Buona fortuna. Governatore Agazio Loiero, 69 anni, è presidente della Giunta
regionale calabrese dal 2005. È esponente del Pd. Imago Economica Presidente
Alla guida della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro Eidonpress
( da "Giornale.it, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
n. 14 del
2009-04-06 pagina 14 Compensi folli per il blablà di Blair: banalità da 7.300
euro al minuto di Lorenzo Amuso L'ex premier britannico è in cima alla
classifica degli oratori a gettone.E' lui l'unico a non ridursi il cachet. Per
frasi come: "La politica è importante" Londra Neppure il credit
crunch ne ha scalfito le lucrose parcelle di conferenziere tuttologo. Un
instancabile oratore che svaria dalla politica alla religione, dalla crisi in Medioriente alla riorganizzazione aziendale. Le cui
azioni sono invariabilmente in ascesa, a dispetto dei tempi grami. Perché,
diversamente da altri big del pulpito che hanno dovuto
ridimensionare le loro richieste di fronte alla crisi
finanziaria che si è abbattuta sull'economia
mondiale, Tony Blair continua a guadagnare cifre esorbitanti per ogni uscita
pubblica. E poco importa che le parole dell'ex premier britannico non si
distinguano propriamente per originalità, perché basta il suo nome in
cartellone per garantire il successo. O meglio, la sua presenza carismatica
sa riempire sale o aule magne di tutto il mondo, confermandolo il
«conferenziere» più desiderato (e pagato). Lo ha dimostrato di recente nel
corso di una visita di 36 ore nelle Filippine. Invitato a parlare da Manny
Pangilinan, presidente della compagnia telefonica nazionale, Blair ha
guadagnato oltre 200mila euro per ciascuno dei due interventi di mezzora
nellUniversità di Manila. E anche lì i duemila biglietti in vendita sono
andati a ruba nonostante gli alti prezzi dingresso (poco meno di 400 euro). Inseguito e ammirato come una
rock star dai centri congressi di mezzo mondo. Ricoperto d'oro per ogni
intervento, pagato lequivalente di 7300 euro al minuto.
Dalle auguste stanze di Downing Street ai guadagni milionari. è stato calcolato
che da quando
ha lasciato la politica attiva, nel giugno
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Più surroghe e
sostituzioni la crescita degli "altri mutui" ADRIANO BONAFEDE La crisi finanziaria ha colpito in modo particolare il settore
dei mutui erogati alle famiglie. Nel 2008, secondo lultimo
bollettino dellAssosim, il calo di questi mutui è stato pari al 14,4 per
cento rispetto allanno precedente per quanto riguarda i flussi
finanziari. La riduzione
complessiva sarebbe stata ancora più consistente se non si fosse mosso in
controtendenza il settore degli "Altri mutui". Questo segmento
comprende varie voci: i mutui di surroga, quelli di sostituzione, quelli di
liquidità, i debt consolidation e i prestiti per ristrutturazione
e costruzione. Globalmente il comparto degli Altri mutui ha avuto una crescita
lo scorso anno pari al 47,3 per cento nelle erogazioni. Questo aumento, come si
diceva, ha in parte compensato la forte diminuzione della componente principale
dei mutui, quelli per lacquisto di abitazione, scesi nello
stesso arco di tempo del 23,1 per cento. Se si prende in considerazione proprio
la categoria degli Altri mutui, si scopre che quelli di surroga, quelli di
sostituzione e quelli di ristrutturazione e ricostruzione sono più o meno alla pari: ciascuno
dei tre ha una quota tra il 28, 2 e il 28,8 per cento. I mutui di liquidità,
quelli in sostanza che servono soltanto per procurarsi del contenta e a fronte
di un immobile che funge da garanzia, sono il 12 per cento del totale. Minima
la quota dei cosiddetti mutui debt
consolidation (2,5 per centi): si tratta di quei mutui che mettono
assieme e, appunto, consolidano in ununica rata diversi prestiti di vario
tipo: ad esempio quelli accesi per acquistare casa ma anche i piccoli prestiti per le
automobili o per un elettrodomestico. A volte alcune persone si rendono conto
di aver acceso troppi prestiti in vari momenti, e trovano conveniente metterli
in ununica rata onnicomprensiva in modo da tenere sotto controllo lammontare
totale dellindebitamento familiare. Ma è anche un modo per abbassare le
rate, allungandole nel tempo. Cè chi predice che questo tipo di mutui
potrebbero prima o poi prendere piede, ma per ora non è sicuramente così. È interessante notare quanto valga
la cosiddetta ormai surroga: un istituto che fino
a due anni fa neppure esisteva e che è nato grazie alla lenzuolata
di liberalizzazioni dellex ministro Pierluigi Bersani. In base a questa
normativa, una persona può trasferire un muto da una banca all'altra, evidentemente
se trova migliori condizioni. «All'inizio la surroga non sembrava funzionare
dice Umberto Filotto, segretario generale di Assofin ma la verità è che
mancavano i regolamenti di attuazione. Quando questi regolamenti sono stati
completati, questo mercato è cresciuto». Rimangono tuttavia rilevanti nel 2008
i mutui di sostituzioni. Quelli, cioè, in cui non soltanto si cambia banca ma
anche mutuo. Si estingue quello vecchio e poi se ne rifà uno nuovo. Questa
operazione, comunque, è molto più costosa della surroga, per cui sembra che le
famiglie o non sanno che esiste laltra possibilità o
sono spinte dalla stesse banche a seguire questa procedura (di certo meno
costosa per gli istituti di credito, visto che tutte le spese sono accollate al
cliente). Sono comunque stati i mutui di sostituzione e le surroghe secondo il
Bollettino Assofin a trainare il comparto degli Altri
mutui, segno che lo scorso anno le famiglie hanno dedicato parte del loro
tempo per cercare
di contrastare laumento dei tassi (proseguito per tutta la
parte dellanno e fino a settembre). I mutui di sostituzione e di surroga
rappresentano il 13,8 per cento del totale in termini di valore. Per il 2009,
dopo un gennaio disastroso (meno 15 per cento), si è visto qualche segnale positivo. Secondo
una ricerca del Crif, le domande di mutuo sono cresciute del 2 per cento su
basi omogenee rispetto allo stesso mese dellanno
precedente, dopo un 2008 tutto allinsegna del segno meno. «È troppo
presto dice
Roberto Anedda, vicepresidente di Mutuionline per dire se siamo di fronte a uninversione
di tendenza, Tuttavia noi notiamo già da dicembre un aumento delle richieste di
mutui. E anche le banche confermano che stanno aumentando le richieste di
mutuo, sebbene
la loro qualità lasci molto a desiderare». Scopri come ricevere sul tuo
cellulare Repubblica Gold condividi
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Quotarsi non è
sempre la soluzione ADRIANO BONAFEDE Davvero la Borsa non è tutto. In questo
periodo lo si vede ancora di più. Molte imprese che avrebbero voluto varcare il
Rubicone della quotazione hanno dovuto fare marcia indietro in questi mesi. La
Borsa è davvero messa male, sia in Italia che in Europa di fatto la grande crisi finanziaria (e ora anche economica) ha di fatto
bloccato questa forma di accesso al capitale. E neppure negli Stati Uniti le
cose sono andate meglio. Lunico segnale positivo
di questi mesi è in fondo, almeno nel nostro paese, la nascita di Aim Italia,
il nuovo mercato per le piccole e medie imprese, che rende più facile e rapida
la quotazione. Tuttavia bisognerà aspettare che i mercati azionari riprendano
fiducia prima che questo canale possa partire. Ancora peggio, se così si può
dire, si sta dimostrando il canale del credito. E soprattutto per le piccole
medie imprese la stretta comincia a sentirsi. Per cui comincia a essere un
problema il reperimento del capitale. Sembra quindi che le imprese siano chiuse
sia dal lato Borsa che dal lato banche. Per fortuna cè
una terza chance, che pare funzioni ancora. È quella del private equity che,
seppur rallentato, continua ad avere ancora soldi da investire nelle imprese. E se è vero
che le grandi operazioni, quelle da centinaia di milioni, sono quasi
completamente ferme, le operazioni più piccole invece vanno avanti. «Il mid
market dice Giampio Bracchi, presidente
dellAifi, lassociazione italiana del private equity e del venture capital
quello che riguarda in sostanza le imprese familiari, va ancora
avanti. Per le operazioni da decine di milioni i soldi ci sono. Basti pensare
che i fondi indipendenti italiani hanno a disposizione circa 7,5 miliardi da investire.
Poi ci sono i fondi internazionali e infine i fondi captive (quelli delle
banche). Tra tutti ci sono 1213 miliardi a disposizione delle aziende». Più di
prima, quindi, le imprese piccole medie, che costituiscono lossatura del sistema imprenditoriale
italiano, dovranno rivolgersi al private equity. «Questo canale
spiega ancora Bracchi è in grado di mettere in moto anche il canale
bancario. Oggi, infatti, le operazioni si fanno fiftyfifty, 50 mezzi propri del
fondo di private
equity e 50 di debito. Ci saranno un paio di anni difficili, ma poi chi avrà
investito, tramite i fondi, in imprese sane, vedrà i vantaggi di questa
operazione. I fondi di private equity, che in passato hanno tenuto le azioni
delle società in cui erano entrate per 23 anni, in questo frangente arriveranno
probabilmente a 5 anni. Ma i fondi che investono ora guadagneranno molto alla
futura rivendita perché oggi i valori delle imprese, anche di quelle non
quotate, sono incredibilmente bassi. Nel frattempo, i fondi di private equity
devono guadagnare lavorando nellimpresa nel day by
day». Anche in condizioni di mercati normali, comunque, il private
equity può giocare alla pari con la Borsa le sue carte sul finanziamento delle
imprese. Per mettersi in condizione di quotarsi al listino, infatti, bisogna che limpresa:
adotti un sistema di controllo di gestione adatto, metta a posto la compliance,
faccia revisionare i bilanci con i criteri Ias, paghi gli avvocati per le
questioni legali, e così via. Se si mette insieme tuta questa roba, il costo si calcola in
milioni di euro. Ciò vuol dire che al collocamento si va per raccogliere decine
di milioni di euro. È evidente che la stazza dellimpresa
deve essere notevole. In Italia ci sono comunque troppo poche aziende quotate: 300, mentre ce ne
dovrebbero essere almeno 2.000 considerando il potenziale: basta pensare che
soltanto nel campo industriale ci sono circa 10 mila aziende considerate medie,
cioè con più di 50 dipendenti. In futuro, passata la tempesta, grazie allAim
Italia i costi della quotazione si potranno però ridurre in misura notevole.
Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi
( da "Dagospia.com"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
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DA QUANDO HA LASCIATO LA POLITICA ATTIVA BIG TONY HA GUADAGNATO 16.5 MLN
- IL CONFERENZIERE Più PAGATO: 200MILA PER MEZZORA (da
( da "Asca" del
06-04-2009)
Argomenti: Crisi
TERREMOTO: MAGDI
ALLAM (UDC), SERVE UNITA' POLITICA NAZIONALE (ASCA) - Milano, 6 apr - ''Rivolgo
un invito al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a trasformare questa
catastrofe umanitaria in una straordinaria opportunita' per ricreare un clima
di unita' nazionale che abbiamo del tutto smarrito e di cui abbiamo
massimamente bisogno. Sarebbe piu' che mai necessario che gli italiani vedano i
leader politici riuniti attorno allo stesso tavolo per concordare una
mobilitazione nazionale a favore dei terremotati e della ricostruzione
dell'Abruzzo''. E' questo l'appello lanciato da Magdi Cristiano Allam,
Presidente dei Protagonisti Per l'Europa Cristiana e candidato indipendente per
le elezioni europee come capolista Udc nella circoscrizione Nord Ovest, al presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi. Secondo Allam, ''questo
clima di unita' e solidarieta' nazionale avrebbe degli effetti altamente
benefici per affrontare con uno spirito nuovo, improntato ai principi etici del
bene comune e dell'interesse generale, la grave crisi
finanziaria ed economica in cui versa il mondo
intero e che colpisce pesantemente anche il nostro Paese''. fcz/sam/bra
( da "KataWeb News"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 64 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin
Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva
immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto
determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è
nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se
serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello
stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez,
il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si
praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire
basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui
vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi
di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati
per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio
obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole
neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Virgilio Notizie"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(ASCA) - Milano,
6 apr - ''Rivolgo un invito al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a
trasformare questa catastrofe umanitaria in una straordinaria opportunita' per
ricreare un clima di unita' nazionale che abbiamo del tutto smarrito e di cui
abbiamo massimamente bisogno. Sarebbe piu' che mai necessario che gli italiani
vedano i leader politici riuniti attorno allo stesso tavolo per concordare una
mobilitazione nazionale a favore dei terremotati e della ricostruzione
dell'Abruzzo''. E' questo l'appello lanciato da Magdi Cristiano Allam,
Presidente dei Protagonisti Per l'Europa Cristiana e candidato indipendente per
le elezioni europee come capolista Udc nella circoscrizione Nord Ovest, al
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Secondo Allam, ''questo clima di unita' e solidarieta' nazionale avrebbe degli
effetti altamente benefici per affrontare con uno spirito nuovo, improntato ai
principi etici del bene comune e dell'interesse generale, la grave crisi finanziaria ed economica in cui
versa il mondo intero e che colpisce pesantemente anche il nostro Paese''.
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 06-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento)) (Mattino, Il (Circondario Sud1)) (Mattino, Il (Circondario
Sud2))
Argomenti: Crisi
SEGUE DALLA PRIMA
PAGINA SERGIO CANCIANI «La nostra amicizia è a tutto campo», ha detto il
premier all'agenzia Ria-Novosti alla vigilia della più grande mssione di
sistema mai organizzata dall'Italia alla quale partecipano 800 imprese,
assocciazioni di categoria, consorzi ed enti pubblici con il ministro Claudio
Scajola e il sottosegretario Adolfo Urso che coordineranno i vari tavoli
tecnici tra Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg e alcuni grandi centri
siberiani. L'interscambio commerciale nel 2008 è passato da
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 06-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Circondario Sud1)) (Mattino, Il (Nazionale)) (Mattino, Il (Circondario
Sud2))
Argomenti: Crisi
MONICA MARCHETTI
Se è biondo deve essere corto o cortissimo, se lungo invece meglio un morbido
castano. Partono da Bologna i trend del beauty per la prossima stagione che, in
tema di capigliatura, lanciano messaggi chiari e netti: il taglio deve essere curato,
geometrico e, se corto, può virare verso il biondo platino. Alla Annie Lennox,
per intenderci. Lungo, magari anche con i boccoli, morbido, il castano che ha
fatto convertire anche una bionda come Scarlett Johansonn. Le novità e le
tendenze si affacciano al Cosmoprof. Ma non si parla certamente solo di hair
style tra i padiglioni della fiera bolognese. Ci sono trucchi e belletti,
profumi e trattamenti anti age, anticellulite, e proposte di evasione in spa a
tutte le latitudini. Uno spazio speciale, oltre
( da "Sannio Online, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
Politica:
Ancora sulla crisi Riflessioni in progress Pubblicato
il 06-04-2009 di Giovanni Zarro La riflessione sulla eziologia della crisi finanziaria corrente
viene da lontano, ormai; la crisi è stata, è
e sarà, ancora, discussa ed approfondita nelle sue cause. Nel prossimo tempo! Ogni dettaglio verrà soppesato e
scrutinato.... La riflessione sulla eziologia della crisi
finanziaria corrente viene da lontano, ormai; la crisi
è stata, è e sarà, ancora, discussa ed approfondita nelle sue cause. Nel
prossimo tempo! Ogni dettaglio verrà soppesato e scrutinato. Ci sono aspetti,
tuttavia, che non hanno ancora guadagnato lonore
dei riflettori. Quali? Eccoli, sotto forma di domande! Chi paga la crisi? Al
risolversi dallattuale catastrofe economica, quali saranno
i fondamentali finanziari? La crisi è la prova del fallimento
del capitalismo? Del fallimento del mercato? Quali costi dovranno ora essere
pagati? Quali politiche per ridurre limpatto di tali costi?
Vi è rischio di deflazione? Ed anche di inflazione? Intanto una delle prime
reazioni allirrompere
della crisi, è stata il domandarsi se quanto avveniva era ed è la
testimonianza del fallimento del capitalismo e dei meccanismi di mercato? A
prescindere dalle relative risposte sono divenute correnti espressioni come: Il
capitalismo non sarà
più come prima, lo Stato si riprenderà ciò che ha
ceduto in termini di controllo nei decenni trascorsi e il mercato
non sarà più lasciato fare. Pur di fronte a fenomeni davvero
epocali, come questi, non dimentichiamo quante volte, dopo
l11 settembre
2001, illustri politici e celebrati economisti hanno pronunciato la frase: nulla
sarà più come prima. Nellambito del sistema economico mondiale ciò
si traduceva in una previsione di forte rallentamento della crescita del
commercio mondiale! E la realtà, però, fu pronta a replicare! A poco più di un anno,
dal fatidico 11 settembre 2001, fioccarono le smentite. La corsa alla crescita
economica ricominciava. Alla grande! Sempre come prima reazione! Concetti
intesi, in prevalenza, con segno negativo, fino a qualche mese fa, come
intervento pubblico, debito pubblico, creazione di moneta e, in misura minore,
regolazione (...) del mercato hanno, di colpo, cambiato totalmente di segno.
Dal segno negativo, al positivo! Ora ci ritroviamo tutti keynesiani! Si tutti
Kenesiani! Anche Berlusconi e Tremonti! I liberisti sembrano scomparsi!
Berlusconi e Tremonti già acerrimi
liberisti scoprono leconomia sociale di mercato! Ciò, nonostante i
trentacinque anni di contributi scientifici protesi a smontare il paradigma keynesiano. Negli Stati Uniti e
nel Regno Unito molte banche sono ormai nelle mani dello Stato! Le grandi
imprese hanno bisogno dellaiuto dello Stato per
attraversare indenni la nottata! Hanno capito, quelle grandi e
rilevanti, che, per evitare di fallire, possono scaricare sullo Stato il rischio di impresa
tradottosi in rilevanti passivi. E i politici, pronti, confezionano giganteschi
interventi fatti di trasferimenti monetari e di spesa pubblica in nome della
parola dordine Che leconomia non si fermi!
Questi giganteschi interventi quale problema del sistema economico italiano ed
internazionale affrontano? Il rapporto patrimonio-debito delle imprese
finanziarie! Dal punto di vista operativo, appunto, il problema è la riduzione
del rapporto tra il debito delle imprese ed il loro patrimonio! Detto in altro modo: il
patrimonio delle imprese ha dato luogo ad una esposizione debitoria smisurata,
sproporzionata. Sorprendente! Incredibile! Si tratta di riproporzionarlo! Il
problema è comune, anche se in misura diversa, con i restanti Paesi,
interessati alla crisi. Il problema è comune e
globale, insieme! Perché operare gli interventi? Ed allindirizzo
di chi? Allindirizzo delle banche innanzitutto! Senza lintervento
dello Stato sotto forma di sostegno alla loro ricapitalizzazione, le banche di fronte alla
difficoltà di raccogliere nuovo capitale di rischio sarebbero costrette a
ridurre in modo drastico la loro esposizione nei confronti dei clienti; tale
riduzione del credito sarebbe ulteriormente accentuata senza la garanzia dello
Stato; garanzia, finalizzata a ridurre le difficoltà di raccogliere fondi
tramite lemissione di obbligazioni; finalizzata,
ancora, ad evitare il tracollo della fiducia dei clienti
depositanti! Non solo! I soggetti attivi del processo economico non sono solo le
banche; sono anche le famiglie e le imprese. E dunque, interventi anche allindirizzo
delle imprese e delle famiglie! Quali? Intanto, perché? Per le famiglie e le
imprese non finanziarie
. se la gestione delle difficoltà finanziarie avvenisse potendo
contare solo sulle loro forze la riduzione dei consumi e degli investimenti
sarebbe talmente drastica da produrre da sola una vera e propria depressione
economica. Anche in questo caso, per evitare la caduta dei consumi e degli
investimenti, lintervento dello Stato è necessario! Quale
lo strumento principe per tale intervento? La politica di Bilancio! Ovvio! Con
la politica del prendere e del dare! Gli effetti delle politiche di bilancio,
in questo settore, purtroppo potrebbero non essere rapidissimi. Il loro ritardo è
compensato dalle Banche centrali! Le Banche Centrali si sono caricate di parte
del rischio delle attività finanziarie poco affidabili ed usano tutti i mezzi a
disposizione per far ripartire il settore del credito prima tra le banche e poi
tra banche, le imprese e le famiglie. Detto degli interventi a favore delle
banche, delle imprese e delle famiglie, ora domandiamoci: su chi cadono i costi
della crisi? Nel complesso i costi dellespansione
drogata, delle bolla immobiliare dei primi anni duemila non possono essere caricati tutti
sulle spalle delle generazioni attuali! In che modo? Non assumendo i
provvedimenti dovuti! Perché? Perché leffetto sarebbe
disastroso non solo per loro stesse, ma anche per le generazioni a venire, future! La capacità
produttiva che queste ultime erediterebbero sarebbe drasticamente decurtata.
Sarebbe abbattuta! Gli effetti, dunque, vanno spalmati
su più generazioni! Sulla presente e su quelle future! Sicché la linea di
superamento della
crisi è la traduzione del debito privato in debito
pubblico. Ciò vuol dire, in ultima istanza, condividere, tra generazioni, lonere
della corrente crisi finanziaria. Per il tramite della spesa pubblica e del
debito pubblico! I Governi, sicché, vanno assumendosi oneri crescenti per
evitare che la recessione in atto si avviti in un processo di contrazione del
credito e dellattività economica; lo fanno per evitare
labbattimento della struttura produttiva del paese; lo fanno anche con un
occhio vigile alla deflazione.
I governi sono impegnati, infatti, ad evitare una riduzione generalizzata del
livello dei prezzi; ad evitare la deflazione! Perché? Per scongiurare, per
questa via, la riduzione del livello dei consumi! E quindi lavvitamento
delleconomia verso il basso! Per ridurre limpatto della crisi! La
riduzione del livello dei prezzi e soprattutto la sua aspettativa, infatti,
alimenterebbero il rinvio di decisioni di acquisto in attesa dì ulteriori
riduzioni dei prezzi aggravando ancora di più la recessione. Non solo: la
riduzione del livello dei prezzi aumenterebbe il valore reale del debito,
appesantendo ulteriormente gli oneri reali per i debitori. Gli effetti della
deflazione non sono conosciuti solo per il versante teorico. Vi sono sul punto
episodi storici! Un caso emblematico di deflazione si è verificato in Giappone
tra il 1999 e il 2005. Il livello dellindice generale
dei prezzi al consumo si ridusse a un tasso tra lo 0,5 e l1 per cento
allanno. Lo stimolo economico, prodotto dalla politica monetaria espansiva, si esaurì sui
mercati monetari; non esondò verso il mercato dei beni e dei servizi! Tuttavia,
è bene precisare sul punto
.. La politica
monetaria pur fortemente espansiva non determinò rimbalzi inflazionistici!
Perché? Perché messa in atto in un Paese, il Giappone, con famiglie ad elevata
propensione al risparmio e molto orientate allinvestimento
finanziario, in titoli nazionali. Quale monito si può dedurre per
lattuale situazione economica? Insistere nellimpegno di evitare la
deflazione!
Epperò, La generalizzazione a più Paesi di interventi pubblici di dimensioni
sinora inaudite stanno, comunque, generando timori relativi alla possibilità
che, col tempo, tutto ciò si trasformi nel pericolo opposto! Come successe per
il Giappone! Si trasformi, cioè, in un impulso inflazionistico altrettanto
difficile da controllare. Dunque, attenzione al consistente aumento dellofferta
di moneta determinato in conseguenza delle decisioni delle autorità monetarie
di mettere in atto tutti gli strumenti possibili per riattivare il credito tra le istituzioni
finanziarie. Londata di moneta aggiuntiva pur funzionale
alla necessità di finanziare gli impegni di emissione di titoli pubblici che i
governi stanno prendendo per far fronte alle promesse di aiuti sinora fatte, può essere un pericolo!
Può tradursi in inflazione! Per non spingere al rialzo i tassi di interesse le
autorità monetarie acquistano titoli; aumentano in tal modo lofferta
di moneta con lobiettivo esplicito di garantire un basso livello degli stessi tassi; un basso livello dei
tassi di interesse a tutte le scadenze temporali. E linflazione?
E in agguato! Rimane, però, vero lassunto che fintanto vi è una
forte propensione al risparmio ed allinvestimento in titoli, i rischi di
inflazio-ne sono
potenzialmente molto limitati! Non lo sono nel caso contrario! Anche qui resta
limpegno di evitare il pericolo opposto alla deflazione:
linflazione! Epperò
..affiora un ulteriore punto di difficoltà di
questa manovra? La scelta più difficile, a crisi in via di
superarmento, sarà individuare il momento opportuno in cui avviare la fase di
rientro dellofferta di moneta in relazione alla
dinamica della liquidità. Evitando, contestualmente, di far abortire la
ripresa! E un rischio che le politiche economiche, di sicuro, sono in grado di
prendersi. Non basta! Vi sono inferenze quanto a debito pubblico! Quali? Come
smaltire il debito pubblico che, ora, si accumula! Che queste manovre
accumulano! Le economie occidentali hanno davanti a loro, per fatti oggettivi,
un orizzonte di possibile aggravamento del livello del debito pubblico! In gran
parte delle economie mature, infatti, linvecchiamento
della popolazione prospetta oneri per i bilanci pubblici che si trasformeranno
o in maggiori imposte nette, oppure in maggiore debito pubblico. Il nuovo debito generato
per governare lattuale recessione si sommerà a quelli
ereditati dal passato e a quello conseguente allinvecchiamento della
popolazione. Sicché la domanda
come governare il progressivo aumento del
debito pubblico?
Nelle esperienze passate i debiti pubblici sono stati ridotti da maggiore
crescita reale (ma la dinamica demografica attuale lo esclude, per i Paesi
maturi), oppure da maggiore inflazione, una tassa che non richiede lapprovazione
di alcun Parlamento.
È questo che alcuni temono possa accadere soprattutto negli Stati Uniti, dove lindipendenza
della Banca centrale dal governo USA è molto più tenue che in altri Paesi.. e
in particolare più tenue che in Europa. Timore questo sensibile visto il rapporto esistente tra la economia Usa e
le economie del resto del mondo. E per altre vie, torna il pericolo dellinflazione!
Quale conclusione? La crisi va governata in un mondo globalizzato.
E non vi è, purtroppo, una autorità globale! Quindi è necessario il coordinamento!
Come si sta facendo dallautunno 2008; come si è fatto
laltra settimana a Londra e come si farà nella prossima estate alla
Maddalena! Il coordinamento è necessario, perché i singoli Paesi o aree stanno
affrontando e la contrazione della domanda interna e la caduta della domanda estera e
quindi hanno la necessità di fruire incentivi per declinare politiche monetarie
e di bilancio che favoriscano lo stimolo economico; che evitino la corsa ad
anticipare le mosse degli altri, da una parte e dallaltra, evitino leventualità
del disimpegno! Il coordinamento dovrebbe distribuire i compiti del sostegno
allattività economica in funzione dellentità degli avanzi nei conti
con lestero e del peso corrente del debito pubblico. Non tutto si può fare!
Ovvio! Vi sono
dei limiti! Vanno rispettati! E tuttavia il possibile va fatto in sinergia! Il
coordinamento è ancora una volta di più opportuno nella prospettiva della
costruzione di un nuovo ordinamento monetario mondiale, come già annunciato,
visto la dimensione globale della crisi finanziaria e
visto che la crescita economica futura non potrà contare nella stessa misura
del passato sulla prodigalità delle famiglie americane. Insomma le domande
iniziali oggi possono trovare la possibilità di una risposta! Alcune una
risposta parziale altre di merito altre di metodo! Ce le riporremo, tuttavia,
nel prossimo tempo. Gli orizzonti vanno scrutati e scrutinati! Costantemente!
Per non essere in errore per non trovarsi in errore! E tuttavia per non essere
ignavi!
( da "KataWeb News"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 67 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra,
qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a
dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di
cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i
capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati
per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio
obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole
neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita
dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che
riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato
gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente
nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè
prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
(
da "Sicilia, La"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
il seminario jean monnet Agricoltura, riforma della Pac e prospettive Amadei: «Superare la crisi con l'innovazione» Catania. Prima ha bloccato la revisione della Politica agricola comune. Poi ha gonfiato i prezzi dei prodotti e le tasche degli speculatori. A breve, infine, potrebbe provocare il «dirottamento» dei fondi verso altri settori. Ma in compenso, forse, ha dimostrato che senza innovazione non c'è futuro. Ecco l'effetto della >crisi
globale sull'agricoltura secondo Giorgio Amadei, già professore ordinario di
Politica agraria all'Università di Bologna e presidente dell'Accademia
nazionale di Agricoltura, alla facolta di Agraria di Catania come relatore su
«Attualità e prospettive della riforma a medio termine della Pac» al seminario
Jean Monnet, coordinato dai professori Filadelfio Basile e Francesco Bellia.
«Dopo l'intervento del 2003 che doveva servire a completare la riforma ma il realtà
è stata quella la vera riforma - spiega Amadei - era stato programmato un
check-up della Pac. Solo che la crisi
finanziaria mondiale, intanto intervenuta, non l'ha
consentito». Quando si potranno verificare, a suo giudizio, le condizioni per
intervenire sulla Pac? «In questo momento di crisi, c'è il rischio che i fondi all'agricoltura siano ridotti perché
indirizzati a rispondere a bisogni più urgenti. Per altro verso, si
auspica da più parti che l'economia reale si mantenga e anzi si rafforzi.
Tutto, allora, dipende se si tornerà a all'idea di mantenere la libertà dei
mercati: gli interventi finora attuati a livello internazionale portano in
realtà al protezionismo, magari non nelle intenzioni ma nei fatti. C'è una
chiusura, come accade sempre in fasi di crisi». Qual è
l'effeto della crisi sul sistema agricolo? «Tra il
2006 e il 2007 ci fu un forte aumento dei prezzi, in concomitanza con grosse
speculazioni internazionali, sulle materie prime come sui cereali. Questo era
interpretato come una carenza di offerta di fronte all'esplosione della domanda
e alla destinazione di crescenti superfici alle bio-energie. Invece le ragioni
erano diverse. Eppure la produzione del 2007 è stata formidabile e ha superato
di 100 milioni di tonnellate sul mercato mondiale quella dell'anno precedente,
quando lo scambio di cereali è di 240 milioni. I prezzi sono calati, nel 2008
si è pagato il surplus di produzione e ora nessuno vuole fare scorte». Orazio
Vecchio
(
da "Denaro, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "AprileOnline.info"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Trend-online"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "KataWeb News"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Virgilio Notizie"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Virgilio Notizie"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Wall Street Italia"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Panorama.it"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Wall Street Italia"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "e-gazette"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "KataWeb News"
del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "KataWeb News"
del 06-04-2009)
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