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Report "crisi"   6-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Praga aspetta il disarmo nuke di Obama. ( da "Manifesto, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la stessa del presidente Vaclav Klaus - all'intervento in economia dello stato e al «protezionismo americano». Discorso che Topolanek ha già pronunciato dal Parlamento europeo lasciando la presidenza di turno della Commissione Ue. Ma il clima resta pesante, denuncia il movimento contro il sistema antimissile Ne Zagladne (No allo scudo).

Proteggere i lavoratori colpiti dalla crisi . Ma nessuna decisione ( da "Manifesto, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: le conseguenze sociali della crisi finanziaria ed economica potrebbero farsi sentire ben al di là. La questione sociale, dunque, è diventata il tema centrale di un Ecofin informale che, dopo le decisioni del G20 di Londra, sulle questioni più strettamente finanziarie non ha prodotto particolari passi in avanti.

Brown lo ha voluto accanto nella foto di gruppo del G20 mentre a tavola a Downing Street era seduto ... ( da "Stampa, La" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il successo di immagine si somma a quello politico, ottenuto per l'accettazione da parte del G20 delle sue posizioni contro il protezionismo, e vale doppio considerato il basso profilo della rivale argentina Cristina Kirchner. Facendogli sperare di essere prossimo al miraggio di un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza.

La crisi in Usa affonda migliaia di barche deluxe ( da "Stampa, La" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dalla crisi dei mercati finanziari si sono dati una risposta da soli, ricorrendo alla strategia dell'affondamento di massa. Di straforo. Negli Stati Uniti in queste settimane sono in atto migliaia di affondamenti notturni nei fiumi, nei laghi, nelle paludi e vicino alle coste atlantiche e pacifiche, per far sparire senza spese gli ingombranti giocattoli di un tempo felice che fu.

Se non hai una coscienza, quando non sai più che cosa fare di un cane lo abbandoni in autostrad... ( da "Stampa, La" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dalla crisi dei mercati finanziari si sono dati una risposta da soli, ricorrendo alla strategia dell'affondamento di massa. Di straforo. Negli Stati Uniti in queste settimane sono in atto migliaia di affondamenti notturni nei fiumi, nei laghi, nelle paludi e vicino alle coste atlantiche e pacifiche, per far sparire senza spese gli ingombranti giocattoli di un tempo felice che fu.

[FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK Gli hedge fund sono diventati l'immagine della crisi finanzi... ( da "Stampa, La" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: immagine della crisi finanziaria che ha sconvolto i mercati globali negli ultimi 20 mesi, e hanno avuto l'onore, si fa per dire, della citazione diretta nel comunicato finale dei Grandi del mondo. Vanno estese, hanno scritto i 20 leader, «le regolamentazioni e le supervisioni di tutti gli strumenti, le istituzioni e i mercati finanziari.

Il documento/3 - L'economian Per uscire dalla recessione occorre dare forza e gambe a intuizioni "profetiche" ( da "Cittadino, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Dalla crisi un altro futuro Servono nuove regole e comportamenti virtuosi La crisi finanziaria ed economica in corso ci interpella ogni giorno, ponendo alla nostra attenzione le cause che l'hanno generata, le conseguenze già in atto sulle famiglie e sulle imprese, le aspettative per il futuro, le possibili azioni correttive.

Il made in Italy sbarca a Mosca ( da "Libertà" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I solidi rapporti commerciali si sono confermati anche nel 2008, nonostante l'arrivo della crisi finanziaria: l'interscambio italo-russo è infatti aumentato dell' 11% sul 2007, per un totale di 26,5 miliardi di euro che deriva da esportazioni verso la Russia per 10,5 miliardi (+9,3%) e nostre importazioni per 16,1 miliardi (+12,1%).

I salari dei leader politici ( da "Miaeconomia" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Berlusconi non ha sicuramente risentito della crisi finanziaria dal momento che continua a dichiarare di possedere 5 appartamenti e due box a Milano, la comproprietà al 50% di un appartamento sempre nel capoluogo lombardo e il 7,46 % di parti comuni nella stessa città, due automobili (una Mercedes e un?

IL CONTO AI CITTADINI ( da "Stampa, La" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che consente ingenti trasferimenti di ricchezza ai mercati finanziari. Essa ha permesso all'amministrazione Obama di non dover tornare al Congresso a chiedere il denaro necessario a salvare le nostre banche, fornendo una strada per evitare la nazionalizzazione. Il problema è che noi già soffriamo di una crisi di fiducia.

le commesse ci sono, la cantieristica tiene ( da "Tirreno, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Non si parla di crisi al cantiere navale Arno, impegnato nella produzione di quattro yachts Leopard. «In questa fase di crisi finanziaria - ha spiegato il direttore di produzione Daniele Merlino - continuiamo a lavorare riuscendo a tenerci lontani dalla cassa integrazione, mantenendo occupati i nostri dipendenti nella costruzione delle barche che ci hanno resi famosi.

LE decisioni prese dal G20 nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura poten... ( da "Messaggero, Il (Metropolitana)" del 06-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: Londra meritano una più meditata lettura potendo rappresentare il punto di svolta di una crisi finanziaria ed economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci sono voluti due anni dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un punto che appare chiaramente nelle prime righe del Comunicato: "Una crisi globale richiede una soluzione globale".

LE decisioni prese dal G20 nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura poten... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 06-04-2009) + 6 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: Londra meritano una più meditata lettura potendo rappresentare il punto di svolta di una crisi finanziaria ed economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci sono voluti due anni dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un punto che appare chiaramente nelle prime righe del Comunicato: "Una crisi globale richiede una soluzione globale".

LA DIFFERENZA ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: depresso" dalla crisi finanziaria L'impairment In relazione alle perdite di valore diverse da quelle temporanee, il Fasb ha precisato che, per i titoli di debito, chi redige il bilancio dovrà considerare non tanto la propria volontà e capacità di possedere lo strumento fino al recupero del costo,quanto l'intenzione di venderlo.

La nuova ribalta del Fondo monetario ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dai Paesi membri e di guardiano delle riforme dei mercati finanziari varate dal nuovo Financial Stability Board. è un clamoroso ritorno alla ri-balta per un'istituzione, che,perno della soluzione di tutte le crisi finanziarie internazionali degli anni Ottanta e Novanta, era poi finita marginalizzata e ridimensionata dai propri errori e da uno straordinario periodo di bonaccia dell'

Draghi: bene il rapporto de Larosière ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: rafforzare la vigilanza finanziaria a livello nazionale, regionale e internazionale ». è convinto dell'efficacia della strada scelta in Europa per arrivare a un'armonizzazione sostanziale delle normative di controllo su mercati e intermediari il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che ieri è intervenuto all'Ecofin nella sua qualità di presidente del Financial Stability board,

No al nazionalismo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il nazionalismo sfocia nel protezionismo, di cui ci sono già avvisaglie pericolose: se dovessero consolidarsi, le prospettive per le economie di tutto il mondo si farebbero ancora più cupe. Una volta imboccata la china, non c'è certezza di dove il nazionalismo possa sfociare.

Io, filosofo, gestore di hedge fund ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che i nostri mercati finanziari sono diventati uno schema piramidale. L'azzardo morale, pensavamo,poteva tranquillamente essere ignorato proprio perché è " morale",parola che, come ogni vero scienziato sa, è sinonimo di "immaginario". Ma il mercato non è la fisica, gli economisti non sono fisici nucleari e l'azzardo morale nella faccende umane è il rischio che conta più di tutti.

Pensioni, spesa oltre il 15% del Pil ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esclusivamente dal netto peggioramento del prodotto interno determinato dalla crisi finanziaria internazionale, è la Ragioneria Generale dello Stato nel 10Ú Rapporto sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, pubblicato qualche giorno fa. Le nuove stime sono basate su un'ipotesi di calo del Pil medio annuo dello 0,8% nel triennio 2008-2010,

Nessun pericolo per i titoli di Stato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria» che ha indotto gli operatori a premiare i bond governativi della Germania, divenuti in questo contesto lo strumento di riferimento del mercato. La riprova che il mercato dei titoli di Stato italiani non stia scontando pericoli di default, è il buon andamento delle aste del Tesoro tanto che il governo è stato uno dei pochi ad avere portato a termine collocamenti

Assalto alla democrazia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: complice la crisi finanziaria ed economica – molti cittadini si stiano svegliando dal letargo politico. Lo scontento e la collera di quanti sono stati colpiti dal fallimento della Parmalat o della Enron, la rovinosa caduta del governo islandese e il furioso assalto di pochi giorni fa alla sede della Royal Bank of Scotland nella City di Londra sono tutti sintomi dell'

( da "Corriere della Sera" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Allude alla crisi finanziaria ed economica? «Sì. Berlusconi dimostra energia ed ottimismo, due qualità di cui oggi c'è bisogno. Non è tanto una strategia elettorale quanto una questione di carattere. Guardi che a ostentare queste due qualità è proprio Obama ».

La crisi non intacca la fiducia dei clienti nelle banche ( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mostra che la crisi finanziaria non ha inciso sulla fiducia della clientela retail, mentre ha impattato sugli addetti ai lavori. Per quanto riguarda la clientela corporate, le banche ritengono che sia meno sensibile a fenomeni emotivi, è pluribancarizzata ed è in grado di valutare direttamente la qualità della relazione».

UNGHERIA, CIB BANK LICENZIA 300 IMPIEGATI ( da "marketpress.info" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: controllata del gruppo Intesa-san Paolo, licenzierà 300 impiegati, pari all´8 per cento del suo staff in Ungheria, per fronteggiare gli effetti dell´attuale crisi finanziaria internazionale, afferma l´Ice. Sessanta posizioni di lavoro saranno tagliate dalla Cib Leasing Group, a causa del forte declino del mercato del leasing. . . . <<BACK

BANCHE: CLIENTI, PER SCEGLIERE CONTANO STAMPA E TV MA SOPRATTUTTO PASSAPAROLA NIENTE CONTA PIÙ DELL'ESPERIENZA DIRETTA PER CHI HA UN CONTO. LA CRISI FINANZIARIA NON INCIDE SULLA FI ( da "marketpress.info" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: LA CRISI FINANZIARIA NON INCIDE SULLA FIDUCIA DELLA CLIENTELA RETAIL MA IMPATTA SUGLI ADDETTI AI LAVORI Roma, 6 aprile 2009 - Chi ha un conto corrente dà peso soprattutto all?esperienza diretta e personale. Niente conta di più. Per chi invece non ha ancora un rapporto con la banca fa premio il passaparola,

PAVIA, PRESENTATE MISURE ANTICRISI VARATE DA REGIONE LA RUSSA E BUSCEMI: LE BANCHE TORNINO A FINAZIARE LE IMPRESE ZAMBETTI E ZANELLO: AUMENTATI FONDI PER FAVORIRE COMPETITIVITA' ( da "marketpress.info" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: termine approntate da Regione Lombardia per fronteggiare la crisi economico-finanziaria. Sono questi i temi affrontati dagli assessori Domenico Zambetti (Artigianato e Servizi), Romano La Russa (Industria,pmi e Cooperazione), Massimo Buscemi (Reti e Servizi di Pubblica Utilità) e Massimo Zanello (Culture, Identità e Autonomia), intervenuti questa mattina, presso la Questura di Pavia,

al via la campagna di russia degli imprenditori italiani ( da "Tirreno, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I solidi rapporti commerciali si sono confermati anche nel 2008, nonostante l'arrivo della crisi finanziaria: l'interscambio italo-russo è infatti aumentato dell' 11% sul 2007, per un totale di 26,5 miliardi di euro che deriva da esportazioni verso la Russia per 10,5 miliardi (+9,3%) e nostre importazioni per 16,1 miliardi (+12,1%).

Alle 10 a Roma si apre la prima conferenza dei prefetti ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Una risposta strutturale alla crisi finanziaria: riformare il diritto delle società per una governance responsabile nei confronti di tutti gli stakeholders». è il tema della tavola rotonda organizzata da EconomEtica. Corso di Porta Nuova, Milano (ore 17,30). Globalizzazione Quarto seminario del Master in educazione civica su «Globalizzazione: quo vadis Europa?

Argentina-Usa, Taiana incontra Clinton guardando a Vertice Americhe ( da "Velino.it, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ottica della lotta alla crisi finanziaria internazionale e il ruolo degli Usa negli equilibri geopolitici della regione latinoamericana. Negli ultimi mesi il rapporto tra Buenos Aires e Washington ha vissuto alti e bassi. Si è passati dalle speranze suscitate in America Latina per un nuovo corso di relazioni dovuto all'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca,

Dall'auto uno sguardo oltre la crisi ( da "Elettronicanews.it" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: conseguenza della crisi finanziaria e del credito - ha generato una condizione di generale eccedenza nella produzione. Tuttavia, la crescente domanda di sistemi di sicurezza e di dispositivi per l'intrattenimento, e la necessità di incrementare l'efficienza nei consumi di carburante, richiedono sempre più alti livelli di integrazione nei componenti e maggior contenuto di silicio,

agentediviaggi ha detto: non è affatto questione di soldi, ma di lungimiranza: per le prospettive future dell'Europa è meglio integrare di più la Turchia o Israele? E lasciamo star ( da "KataWeb News" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Ufficiale: Sex and the City 2 nel 2010 ( da "Blogosfere" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma Sarah Jessica Parker ha confermato che il film integrerà il tema della crisi finanziaria... i siti scandalistici, invece, brancolando nel buio, sono pronti a scommettere che ci sarà una nave spaziale da dove arriverà Brad Pitt pronto a strappare Carrie dalle braccia di Big... personalmente sono pronto a scommettere che riguarderà la maternità di Carrie.

Convegno a Palazzo Ghilini su prospettive e valore della creazione di impresa ( da "inalessandria.it" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: su prospettive e valore della creazione di impresa Una risposta locale alla crisi finanziaria. E? quella che la Provincia di Alessandria ha cercato di dare con l?organizzazione del convegno dedicato al servizio ?Creazione di Impresa D3?, avviato dall?ente a giugno del 2003, con il sostegno della Regione Piemonte, e conclusosi, nella sua prima fase, alla fine di settembre del 2008.

Praga aspetta il di Obama ( da "Manifesto, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la stessa del presidente Vaclav Klaus - all'intervento in economia dello stato e al «protezionismo americano». Discorso che Topolanek ha già pronunciato dal Parlamento europeo lasciando la presidenza di turno della Commissione Ue. Ma il clima resta pesante, denuncia il movimento contro il sistema antimissile Ne Zagladne (No allo scudo).

PAOLO SAVONA LE DECISIONI PRESE DAL G20 NELLA RIUNIONE DI LONDRA MERITANO UNA PIù MEDITATA L... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 06-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: Londra meritano una più meditata lettura potendo rappresentare il punto di svolta di una crisi finanziaria ed economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci sono voluti due anni dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un punto che appare chiaramente nelle prime righe del comunicato: «Una crisi globale richiede una soluzione globale».

Quei nove derivati a rischio per ( da "Corriere Economia" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: istituto svizzero che ha subito pesantemente le conseguenze della crisi finanziaria, avendo archiviato il 2008 con un terremoto ai vertici e perdite per qualcosa come 14 miliardi di euro. Vediamole, queste nove operazioni, stipulate tutte, come ha tenuto a precisare la Corte dei conti, con contratti in lingua inglese: anche i quattro conclusi con l'italiana Bnl.

Compensi folli per il blablà di Blair: banalità da 7.300 euro al minuto ( da "Giornale.it, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: pulpito che hanno dovuto ridimensionare le loro richieste di fronte alla crisi finanziaria che si è abbattuta sull'economia mondiale, Tony Blair continua a guadagnare cifre esorbitanti per ogni uscita pubblica. E poco importa che le parole dell'ex premier britannico non si distinguano propriamente per originalità, perché basta il suo nome in cartellone per garantire il successo.

Più surroghe e sostituzioni la crescita degli "altri mutui" ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Più surroghe e sostituzioni la crescita degli "altri mutui" ADRIANO BONAFEDE La crisi finanziaria ha colpito in modo particolare il settore dei mutui erogati alle famiglie. Nel 2008, secondo l?ultimo bollettino dell?Assosim, il calo di questi mutui è stato pari al 14,4 per cento rispetto all?anno precedente per quanto riguarda i flussi finanziari.

Quotarsi non è sempre la soluzione ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sia in Italia che in Europa di fatto la grande crisi finanziaria (e ora anche economica) ha di fatto bloccato questa forma di accesso al capitale. E neppure negli Stati Uniti le cose sono andate meglio. L?unico segnale positivo di questi mesi è in fondo, almeno nel nostro paese, la nascita di Aim Italia, il nuovo mercato per le piccole e medie imprese,

BLà BLà BLAIR (BILLIONAIRE) DA QUANDO HA LASCIATO LA POLITICA ATTIVA BIG TONY HA GUADAGNATO 16.5 MLN - IL CONFERENZIERE Più PAGATO: 200MILA PER MEZZ'ORA (da 400 a 1.000 a f ( da "Dagospia.com" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: pulpito che hanno dovuto ridimensionare le loro richieste di fronte alla crisi finanziaria che si è abbattuta sull'economia mondiale, Tony Blair continua a guadagnare cifre esorbitanti per ogni uscita pubblica. E poco importa che le parole dell'ex premier britannico non si distinguano propriamente per originalità, perché basta il suo nome in cartellone per garantire il successo.

TERREMOTO: MAGDI ALLAM (UDC), SERVE UNITA' POLITICA NAZIONALE. ( da "Asca" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: questo clima di unita' e solidarieta' nazionale avrebbe degli effetti altamente benefici per affrontare con uno spirito nuovo, improntato ai principi etici del bene comune e dell'interesse generale, la grave crisi finanziaria ed economica in cui versa il mondo intero e che colpisce pesantemente anche il nostro Paese''. fcz/sam/bra

babelick ha detto: la turchia è asia minore non europa(finnici e baschi sono europei),poi i confini dell'Ue sarebbero iraq,siria,iran..pop migliori del nostro (svedesi,tedeschi,fr ( da "KataWeb News" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

TERREMOTO: MAGDI ALLAM (UDC), SERVE UNITA' POLITICA ( da "Virgilio Notizie" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 'questo clima di unita' e solidarieta' nazionale avrebbe degli effetti altamente benefici per affrontare con uno spirito nuovo, improntato ai principi etici del bene comune e dell'interesse generale, la grave crisi finanziaria ed economica in cui versa il mondo intero e che colpisce pesantemente anche il nostro Paese''.

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA SERGIO CANCIANI LA NOSTRA AMICIZIA è A TUTTO CAMPO , ... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 06-04-2009) + 3 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: nonostante un rallentamento nella seconda metà dell'anno a causa della generale crisi finanziaria che in Russia ha colpito molto duro. Ma è significativo che le esportazioni italiane (10,5 miliardi di euro) hanno registrato una crescita del 9,3 per cento, mentre quelle verso gli altri mercati europei hanno segnato un dato negativo.

MONICA MARCHETTI SE è BIONDO DEVE ESSERE CORTO O CORTISSIMO, SE LUNGO INVECE MEGLIO UN MORBI... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 06-04-2009) + 3 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: in un momento pesantemente condizionato dalla crisi finanziaria mondiale, i consumi interni tengono e l'export è cresciuto soprattutto grazie alla diminuzione del costo del petrolio, quindi delle materie prime, e all'apprezzamento del dollaro». «Pensiamo che anche il 2009 - ha annunciato - si chiuderà con numeri positivi.

Politica: Ancora sulla crisi Riflessioni in progress ( da "Sannio Online, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Politica: Ancora sulla crisi Riflessioni in progress Pubblicato il 06-04-2009 di Giovanni Zarro La riflessione sulla eziologia della crisi finanziaria corrente viene da lontano, ormai; la crisi è stata, è e sarà, ancora, discussa ed approfondita nelle sue cause. Nel prossimo tempo!

diciamolochiaro ha detto: Annamaria, i due TG massonici e cioè TVE internazionale ed Euronews avevano già FATTO POLEMICA stamattina alle 8. ( da "KataWeb News" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Agricoltura, riforma della Pac e prospettiveAmadei: ( da "Sicilia, La" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Solo che la crisi finanziaria mondiale, intanto intervenuta, non l'ha consentito». Quando si potranno verificare, a suo giudizio, le condizioni per intervenire sulla Pac? «In questo momento di crisi, c'è il rischio che i fondi all'agricoltura siano ridotti perché indirizzati a rispondere a bisogni più urgenti.>

Economia territoriale per battere la crisi ( da "Denaro, Il" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: News sviluppo Economia territoriale per battere la crisi Gli effetti della crisi finanziaria globale riaccendono i riflettori sull'economia territoriale, sull'utilità di promuovere "azione locale per lo sviluppo globale". Puo' essere questa la strada per risalire la china? Se lo è chiesto l'Agenzia locale di sviluppo Città del fare che ha organizzato per oggi a Napoli,

Da Londra a Strasburgo ( da "AprileOnline.info" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, economica e sociale che scuote il pianeta non può che alimentare le tensioni, accrescere il militarismo, aprire la porta alle guerre ed è per questo che la lotta per la pace è indissociabile da quella contro un sistema che provoca miseria, disuguaglianze, recessione, dall'obiettivo del disarmo e di uno sviluppo durevole capace di soddisfare i bisogni dei popoli

Sentiment del mercato: parte la seconda gamba del rally? pag.1 ( da "Trend-online" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ricordiamo che dallo scoppio della crisi finanziaria nell?estate 2007 il Vix ha effettuato uno storico ?sorpasso? sul Vxn ? confermerebbe il calo delle tensioni sul settore finanziario ed un ritorno ad una percezione del rischio ?normale?. In attesa di questi ulteriori sviluppi, rimaniamo positivi.

conroe ha detto: Stavolta si tratta di polemiche fondate. Uno scienziato, geniale inventore, aveva messo a punto un sistema (per di più, estremamente preciso) per predire i terremo ( da "KataWeb News" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Crisi/ Ahmedinejad: Ok a ipotesi kazaka di valuta globale ( da "Virgilio Notizie" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: impatto della crisi finanziaria e rafforzare la cooperazione economica regionale". Ahmadinejad ha inoltre accusato i paesi "capitalisti" di voler "spostare i loro problemi" agli altri paesi. Nazarbaev ha lanciato in un recente articolo la proposta di modificare radicalmente il sistema finanziario, adottando dapprima valute regionali uniche e poi una valuta unica globale.

Crisi/ CamCom Milano: Tre imprenditori su cento a rischio ( da "Virgilio Notizie" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: imprenditori a rischio usura a causa della crisi finanziaria: l'1,7% teme per il futuro di dover ricorrere a prestiti personali a tassi superiori rispetto alla banca, lo 0,7% è già ricorso in passato, lo 0,3% sta valutando proprio ora. E' quanto emerge da un'indagine della Camera di commercio di Milano realizzata a fine 2008 su 300 piccole e medie imprese della provincia di Milano (

CRISI/ AHMEDINEJAD: OK A IPOTESI KAZAKA DI VALUTA GLOBALE ( da "Wall Street Italia" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: impatto della crisi finanziaria e rafforzare la cooperazione economica regionale". Ahmadinejad ha inoltre accusato i paesi "capitalisti" di voler "spostare i loro problemi" agli altri paesi. Nazarbaev ha lanciato in un recente articolo la proposta di modificare radicalmente il sistema finanziario, adottando dapprima valute regionali uniche e poi una valuta unica globale.

Vincitori e vinti del vertice londinese del G20 ( da "Panorama.it" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la convinzione comune di tutti i leader di non ritornare al protezionismo. Con Gran Bretagna e Giappone, gli Usa hanno voluto e ottenuto che venissero trovati più fondi per tentare di uscire dal tunnel. Dei 1.100 miliardi di dollari stanziati, 750 andranno al Fondo Monetario Internazionale, 250 miliardi per finanziare il commercio e 100 per le banche per lo sviluppo multilaterale.

CRISI/ CAMCOM MILANO: TRE IMPRENDITORI SU CENTO A RISCHIO USURA ( da "Wall Street Italia" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi/ CamCom Milano: Tre imprenditori su cento a rischio usura di Apcom I più a rischio sono donne e over 45 che creano micro-imprese -->Milano, 6 apr. (Apcom) - Sono tre su cento gli imprenditori a rischio usura a causa della crisi finanziaria: l'1,7% teme per il futuro di dover ricorrere a prestiti personali a tassi superiori rispetto alla banca,

L'Oms: rischio di mortalità raddoppiato dal mix di Tbc e Aids ( da "e-gazette" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria non deve deragliare l?attuazione del piano globale per fermare la Tbc - interviene Michel Kazatchkine, direttore esecutivo del Fondo globale per la lotta contro l?Aids, la tubercolosi e la malaria. - È al contrario il momento di aumentare il finanziamento degli interventi per la prevenzione,

annamaria_10 ha detto: Tanto per cambiare il giornale El Pais mi ha censurato per ennesima volta. ( da "KataWeb News" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

babelick ha detto: non sciacalliamo adesso. zapatero,el paìs e la TVE sono le ultime cose da prendere in considerazione.fate due cose utili:donate sangue e non guardate la TVE :D . ( da "KataWeb News" del 06-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,


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Praga aspetta il disarmo nuke di Obama. (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

VERTICI Oggi l'incontro Usa-Ue. Cortei vietati. Petizione del movimento contro lo scudo Praga aspetta il «disarmo nuke» di Obama Tommaso Di Francesco Barack Obama è arrivato ieri sera a Praga. L'ufficialità politica lo vuole oggi nella città magica e bellissima, come sempre. Sospesa da una parte tra lo scherno del buon soldato Svejk di Jaroslav Hasek - quello che rischia la galera perché le mosche hanno cacato sul ritratto dell'imperatore Franz Josef - e dall'altra dal meccanismo alienante, inglobante del potere senza volto di Franz Kafka. Oggi il presidente americano incontrerà le autorità ceche e parteciperà ad un incontro Usa e Ue sul dopo-G20 al palazzo dei Congressi. Ma soprattutto Obama avrà il suo bagno di folla, una sua piccola «primavera»: parlerà infatti sulla piazza del Castello sul tema del «disarmo nucleare». C'è molta attesa, si aspettano 25mila persone per quello che il governo ceco annuncia come «il più importante discorso europeo dell'anno». A proposito di governo ceco, Obama trova il premier Mirek Topolanek sfiduciato dal parlamento. Di fatto è caduto, ma resta in carica per gli affari correnti. Tra questi stamattina l'incontro con Barack Obama dove ribadirà probabilmente la sua contrarietà - la stessa del presidente Vaclav Klaus - all'intervento in economia dello stato e al «protezionismo americano». Discorso che Topolanek ha già pronunciato dal Parlamento europeo lasciando la presidenza di turno della Commissione Ue. Ma il clima resta pesante, denuncia il movimento contro il sistema antimissile Ne Zagladne (No allo scudo). Sono vietati tutti i cortei, è stata bocciata la richiesta dei pacifisti di sfilare da piazza Venceslao al palazzo dei Congressi. Forse ci sarà un percorso alternativo, ma marginale. La polizia è schierata in forze. «Siamo preoccupati - ci dice Jan Tamas, del Movimento non violento - dopo la repressione delle proteste contro il G-20 di Londra e quelle contro la Nato a Strasburgo. Noi abbiamo chiesto all'ambasciata americana di poter incontrare il presidente Usa con una nostra delegazione perché la maggioranza della popolazione è contraria al mega-radar, ma non so come finirà, non credo che ci riceverà. Vogliamo consegnargli una petizione già firmata da 140mila persone, pubblicata ormai da un anno sul sito www.nenasili.cz, critica verso le spese militari e le partecipazioni alle guerre d'aggressione». CONTINUA|PAGINA8 Già, lo Scudo, il tallone d'Achille di Obama in Europa. Quell'Europa dell'est che Bush ha portato consensualmente in guerra, prima in Iraq e poi in Afghanistan. Anche lo Scudo è stato voluto da Bush, e ora il neopresidente americano non può immediatamente cancellarlo. Ma allo stesso tempo cerca di rimandarlo ad una verifica sulla sua effettiva realizzazione e, ha dichiarato, sulla sua reale efficacia. Lo stesso Obama aveva dichiarato di essere pronto a fermare l'installazione del sistema anti-missile se Mosca avesse aiutato gli Stati uniti a impedire il nucleare e i missili iraniani. Ma ora, dopo le aperture della Casa bianca all'Iran e la disponibilità di Tehran verso il conflitto in Afghanistan, a che serve lo scudo antimissile? «La decisione sullo scudo antimissile in Europa orientale è un errore che è sulla coscienza della precedente amministrazione Usa - ha detto il presidente russo Dimitri Medvedev parlando giovedì alla London School of Economics - così la pensano anche molti colleghi europei. Lo scudo antimissile americano non può operare contro ogni minaccia, e inoltre esso si verrebbe a trovare vicino al nostro territorio. Per questo sono state elaborate misure di ritorsione. Non vorrei proprio dare ordine di attuarle. Ne ho parlato con il presidente Obama, e ha mostrato la volontà di ascoltare i nostri argomenti con un approccio del tutto nuovo». Eppure il progetto resta, con tutta la sua pericolosità. Gli Stati uniti ufficialmente vogliono ancora installare il sistema antimissile a ridosso della frontiera con la Russia, una base militare e un mega-radar nella Repubblica ceca nei Monti Brdy, a circa 70 km da Praga, e dieci rampe di missili intercettori in Polonia. Mettendo tra l'altro a repentaglio uno straordinario ecosistema. E infatti contro il mega-radar c'è il 70% dell'opinione pubblica ceca, secondo gli ultimissimi sondaggi, e sono mobilitati decine e decine di comuni interessati alla realizzazione della base militare, che hanno promosso una miriade di referendum locali. Intanto la questione dello Scudo torna a essere geo-strategica e tra potenze. Forse nemmeno oggi, come di sicuro non è accaduto al vertice della Nato, sarà all'ordine del giorno l'impatto sulle popolazioni locali di questo pericoloso sistema d'armi. «Siamo all'assurdo. Sembra che il nostro futuro - insiste Jan Tamas - non dipenda da noi e nemmeno dal nostro governo, ma dal governo americano e da quello russo». Il contrario di quello che chiede il movimento contro il sistema antimissile. Né va dimenticata la dura reazione che è arrivata quando è stata annunciata da Bush nell'ottobre del 2008 l' eventuale «mediazione» con la Russia, cioè la possibilità dell'arrivo nella Repubblica ceca di militari russi per controllare il mega-Radar Usa. Come se non fosse bastata la tragedia della Primavera di Praga. L'ultima iniziativa del movimento non-violento è stata l'organizzazione di un grande evento a Bruxelles due settimane fa con la Lega dei sindaci contro il radar. Ma soprattutto da molti mesi si è avviato un rapporto politico intessuto da alcuni deputati socialdemocratici della repubblica céca (attualmente all'opposizione) con il Partito democratico negli Stati uniti, che si è concretizzato nel 2008 con una delegazione a Washington ricevuta al Congresso dalla presidente della camera Nancy Pelosi. Il segretario dei socialdemocratici Jiri Paroubek ha dichiarato di essere contrario al mega-radar, e la vicenda pesa fortemente mentre si discute della nuova coalizione di governo. Che accadrà adesso? L'accordo per il mega-radar è stato ratificato solo dai due governi, ceco e Usa, con Condoleeza Rice venuta a Praga nell'agosto 2008 a firmarlo. Per la costituzione ceca, il parlamento deve approvarlo e poi l'ultima decisione sarà del presidente Vaclav Klaus. Ma il governo è caduto una settimana fa e tutto è sospeso. Aspettando Obama.

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Proteggere i lavoratori colpiti dalla crisi . Ma nessuna decisione (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

IL VERTICE ECOFIN DI PRAGA «Proteggere i lavoratori colpiti dalla crisi». Ma nessuna decisione Si è concluso ieri a Praga il vertice dell'Ecofin, tra grandi preoccupazione per l'aumento della disoccupazione in tutta Europa e gli effetti sociali della crisi economica. Per il commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia la parola d'ordine deve essere una sola: «Proteggere il più possibile i lavoratori colpiti dalla crisi e mantenerli al lavoro il più a lungo possibile». Spetta ai singoli Stati decidere come, ma l'emorragia di posti di lavoro in corso in Europa va assolutamente interrotta. Evitando soprattutto il dilagare dei licenziamenti collettivi. Perchè se la ripresa potrebbe arrivare nel 2010 e consolidarsi nel 2011, le conseguenze sociali della crisi finanziaria ed economica potrebbero farsi sentire ben al di là. La questione sociale, dunque, è diventata il tema centrale di un Ecofin informale che, dopo le decisioni del G20 di Londra, sulle questioni più strettamente finanziarie non ha prodotto particolari passi in avanti. Lla disoccupazione nell'Ue è attesa almeno al 10% alla fine del 2009. Il che vorrebbe dire almeno 6 milioni di disoccupati in più. «Preoccupato» si è detto anche il presidente della Bce Jean Claude Trichet, sottolineando come sul fronte della difesa e la creazione di posti di lavoro «tutto è in mano ai singoli Stati». Anche se l'azione della Bce, sempre mirata a garantire la stabilità dei prezzi nel medio termine, può continuare a contribuire molto sul fronte della crescita e, dunque, dell'occupazione.

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Brown lo ha voluto accanto nella foto di gruppo del G20 mentre a tavola a Downing Street era seduto ... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Brown lo ha voluto accanto nella foto di gruppo del G20 mentre a tavola a Downing Street era seduto di fronte a Obama, che quando lo ha visto lo ha salutato dicendo a voce alta: «Questo è il mio uomo, mi piace molto, è il presidente più popolare del Pianeta e... ha davvero un bell'aspetto». Il successo di immagine si somma a quello politico, ottenuto per l'accettazione da parte del G20 delle sue posizioni contro il protezionismo, e vale doppio considerato il basso profilo della rivale argentina Cristina Kirchner. Facendogli sperare di essere prossimo al miraggio di un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza.

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La crisi in Usa affonda migliaia di barche deluxe (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Colate a picco per non pagare le spese La storia La crisi in Usa affonda migliaia di barche deluxe LUIGI GRASSIA Se non hai una coscienza, quando non sai più che cosa fare di un cane lo abbandoni in autostrada. E quando non hai una coscienza e hai perso tutti i tuoi soldi, che cosa fai se possiedi una barca di lusso o un bel motoscafo che non riesci più a mantenere? Migliaia di americani ex ricchi travolti dalla crisi dei mercati finanziari si sono dati una risposta da soli, ricorrendo alla strategia dell'affondamento di massa. Di straforo. Negli Stati Uniti in queste settimane sono in atto migliaia di affondamenti notturni nei fiumi, nei laghi, nelle paludi e vicino alle coste atlantiche e pacifiche, per far sparire senza spese gli ingombranti giocattoli di un tempo felice che fu. In un solo fiume della South Carolina la polizia ha appena scoperto 150 grandi barche affondate fra gennaio e marzo, così tante che intralciavano la navigazione. Non è che si faccia tutto questo per fregare le assicurazioni: pochissimi ci provano, perché le probabilità di farla franca sarebbero ben scarse. Il desiderio è semplicemente di liberarsi di un peso divenuto insostenibile. Le barche costano care ai loro proprietari anche se stanno ferme, perché bisogna pagarci sopra le tasse di possesso, le spese di manutenzione e i diritti di ancoraggio. Venderle in questo momento sembra impossibile in America, perché c'è un'enorme offerta di «usato», e quasi nessuna richiesta; è difficile persino regalarle, e anche il disarmo in un arsenale abilitato e la cancellazione dai registri nautici possono costare troppo a persone in rovina che stanno ipotecando o svendendo alle banche le prime e le seconde case per fare fronte ai debiti. Allora ecco la soluzione da rude individualista americano, indolore per il suo portafoglio (anche se non per l'ambiente) e in un certo senso persino romantica, perché per una barca è più nobile finire travolta dai flutti che smontata in un asettico arsenale. E dunque si va di notte con un paio di amici lungo l'ultima rotta, si sceglie il posto isolato, si fa un buco nello scafo e poi si brinda - a riva - con un goccio di whisky e magari con qualche lacrimuccia. Però questa soluzione è pessima per la collettività. Fa danni all'ambiente e alla sicurezza. I motoscafi affondati rilasciano in acqua carburante, olio lubrificante e sostanze dannose dovute alla corrosione, e danneggiano il letto dei fiumi anche con il semplice ingombro. L'accumulo incontrollato di materiali sul fondale altera il flusso dell'acqua e può favorire straripamenti, e crea anche ostacoli alle imbarcazioni in transito quando i relitti si vanno a posare a poca profondità. E quest'ultima cosa è ancora più vera per le barche a vela con le loro alte alberature, che una volta inabissate rendono pericolosa la navigazione. Perciò la legge americana infligge pene severe a chi abbandona uno scafo: in alcuni Stati si arriva a 30 giorni di carcere e 5 mila dollari di multa. Ma vista la poca efficacia del bastone, in California stanno approvando una legge-carota: chi non può più mantenere la sua barca la consegni senza spese allo Stato, che poi si farà carico del resto. Sarebbe un po' come portare Fido al canile. Una soluzione non ideale, ma infinitamente più civile dell'abbandono in autostrada.

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Se non hai una coscienza, quando non sai più che cosa fare di un cane lo abbandoni in autostrad... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Se non hai una coscienza, quando non sai più che cosa fare di un cane lo abbandoni in autostrada. E quando non hai una coscienza e hai perso tutti i tuoi soldi, che cosa fai se possiedi una barca di lusso o un bel motoscafo che non riesci più a mantenere? Migliaia di americani ex ricchi travolti dalla crisi dei mercati finanziari si sono dati una risposta da soli, ricorrendo alla strategia dell'affondamento di massa. Di straforo. Negli Stati Uniti in queste settimane sono in atto migliaia di affondamenti notturni nei fiumi, nei laghi, nelle paludi e vicino alle coste atlantiche e pacifiche, per far sparire senza spese gli ingombranti giocattoli di un tempo felice che fu. In un solo fiume della South Carolina la polizia ha appena scoperto 150 grandi barche affondate fra gennaio e marzo, così tante che intralciavano la navigazione. Non è che si faccia tutto questo per fregare le assicurazioni: pochissimi ci provano, perché le probabilità di farla franca sarebbero ben scarse. Il desiderio è semplicemente di liberarsi di un peso divenuto insostenibile. Le barche costano care ai loro proprietari anche se stanno ferme, perché bisogna pagarci sopra le tasse di possesso, le spese di manutenzione e i diritti di ancoraggio. Venderle in questo momento sembra impossibile in America, perché c'è un'enorme offerta di «usato», e quasi nessuna richiesta; è difficile persino regalarle, e anche il disarmo in un arsenale abilitato e la cancellazione dai registri nautici possono costare troppo a persone in rovina che stanno ipotecando o svendendo alle banche le prime e le seconde case per fare fronte ai debiti. Allora ecco la soluzione da rude individualista americano, indolore per il suo portafoglio (anche se non per l'ambiente) e in un certo senso persino romantica, perché per una barca è più nobile finire travolta dai flutti che smontata in un asettico arsenale. E dunque si va di notte con un paio di amici lungo l'ultima rotta, si sceglie il posto isolato, si fa un buco nello scafo e poi si brinda - a riva - con un goccio di whisky e magari con qualche lacrimuccia. Però questa soluzione è pessima per la collettività. Fa danni all'ambiente e alla sicurezza. I motoscafi affondati rilasciano in acqua carburante, olio lubrificante e sostanze dannose dovute alla corrosione, e danneggiano il letto dei fiumi anche con il semplice ingombro. L'accumulo incontrollato di materiali sul fondale altera il flusso dell'acqua e può favorire straripamenti, e crea anche ostacoli alle imbarcazioni in transito quando i relitti si vanno a posare a poca profondità. E quest'ultima cosa è ancora più vera per le barche a vela con le loro alte alberature, che una volta inabissate rendono pericolosa la navigazione. Perciò la legge americana infligge pene severe a chi abbandona uno scafo: in alcuni Stati si arriva a 30 giorni di carcere e 5 mila dollari di multa. Ma vista la poca efficacia del bastone, in California stanno approvando una legge-carota: chi non può più mantenere la sua barca la consegni senza spese allo Stato, che poi si farà carico del resto. Sarebbe un po' come portare Fido al canile. Una soluzione non ideale, ma infinitamente più civile dell'abbandono in autostrada.

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[FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK Gli hedge fund sono diventati l'immagine della crisi finanzi... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

[FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK Gli hedge fund sono diventati l'immagine della crisi finanziaria che ha sconvolto i mercati globali negli ultimi 20 mesi, e hanno avuto l'onore, si fa per dire, della citazione diretta nel comunicato finale dei Grandi del mondo. Vanno estese, hanno scritto i 20 leader, «le regolamentazioni e le supervisioni di tutti gli strumenti, le istituzioni e i mercati finanziari... compresi gli hedge fund». Assieme ai paradisi fiscali, i fondi hedge sono stati additati come le aree più pericolose della finanza malata, ma per la verità né agli uni né agli altri sono stati addebitati crimini specifici, e tanto meno responsabilità clamorose, o dirette, nella creazione della bolla dei titoli tossici che ha avvelenato i bilanci delle banche d'affari e commerciali. Sono anzi state queste ultime, al paradossale riparo/controllo di enti di vigilanza non vigili, a produrre i mutui subprime e la febbre della leva dei rischi. E' vero comunque che le caratteristiche forti degli hedge fund sono la maggiore libertà operativa dei gestori e i minori obblighi di trasparenza rispetto ai fondi comuni, e quindi un giro di vite sarà inevitabile e positivo per ridare fiducia agli investitori, sempre che non uccida le qualità dello strumento. La più importante è la bassissima correlazione delle strategie di portafoglio degli hedge con le azioni. Negli ultimi 36 mesi, secondo gli indici della Dow Jones, a fronte del valore 1 del Dow Jones delle 30 blue chips (Djia), i 5 Djhfsb (Dow Jones Hedge Fund Strategy Benchmarks) delle 5 principali strategie d'investimento hedge sono arrivati al massimo di 0,03 degli hedge in «titoli fallimentari» e in «arbitraggio tra società in operazioni di fusione». Più il valore di una categoria di hedge è lontana da 1 e tende a zero, minore è la relazione della sua performance con quella del Dow Jones. Infatti, gli hedge in «titoli fallimentari» hanno dato il -35,2% in tre anni contro il -28,7% del Dow Jones, ma gli hedge specializzati negli «arbitraggi» hanno reso il +17,6%. Quelli «equity long/short», che giocano sui margini tra investimenti su titoli previsti in crescita (long) e su titoli previsti in caduta (short), hanno correlazione 0,02 e hanno dato il +2%; gli «event driven», gli hedge i cui gestori tengono conto degli «eventi» delle società e dei mercati nel comprare e vendere le relative azioni, hanno correlazione zero, e hanno perso il 14,3%, la metà del Dow. Infine, gli hedge «equity market neutral», in titoli neutrali rispetto alle borse, con una correlazione 0,02 hanno perso solo il 3,1%. Gli hedge, alla prova dei risultati, offrono dunque una reale diversificazione del rischio e hanno un utile ruolo di copertura finanziaria, più che di speculazione, per gli investitori.

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Il documento/3 - L'economian Per uscire dalla recessione occorre dare forza e gambe a intuizioni "profetiche" (sezione: crisi)

( da "Cittadino, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Dalla crisi un altro futuro Servono nuove regole e comportamenti virtuosi La crisi finanziaria ed economica in corso ci interpella ogni giorno, ponendo alla nostra attenzione le cause che l'hanno generata, le conseguenze già in atto sulle famiglie e sulle imprese, le aspettative per il futuro, le possibili azioni correttive. Ciò riguarda allo stesso tempo il quadro internazionale, il nostro Paese e le nostre comunità locali. (...)Chiedersi "quando finirà la crisi" significa in fondo avere già scelto di lasciare ad altri, e quindi allo stesso sistema di accumulo di potere economico-finanziario e di irresponsabilità che l'ha generata, il compito di determinarne gli esiti e le vie d'uscita.Noi riteniamo invece che sia necessario muovere in due direzioni.Da un lato ragionare su questi temi per superare la crisi, cercando di elaborare risposte immediate ed efficaci a favore di chi è colpito dai suoi effetti più diretti, in particolare con riferimento ai seguenti aspetti:- il sistema delle regole, per contribuire al processo di richiesta/individuazione di nuove regole di governance in ambito economico;- la responsabilità dei comportamenti, per comprendere se e quanto di ciò che è avvenuto deriva anche dai comportamenti individuali di ogni giorno, che dunque devono essere migliorati;- il focus sul nostro territorio, per poterci inserire in modo propositivo nel dibattito sulla situazione locale e sugli indirizzi di governo del Lodigiano.Parallelamente agli interventi di carattere immediato, utili ad arginare gli effetti della crisi e a rimettere in carreggiata il sistema dei rapporti economici sul quale si basa la nostra vita quotidiana e che incide così in profondità sulla struttura sociale e sulla convivenza civile, crediamo che sia inderogabile cogliere l'occasione che questo momento ci offre per "spingere più in là" le idee che ci stanno più a cuore, rimettendo criticamente e sistematicamente in discussione tutti gli assunti che sono alla base dell'agire economico nell'attuale sistema, con il coraggio di giocarsi in prima persona. (...)n IL SISTEMA Di REGOLELa crisi finanziaria americana e quella che, a ruota, ha investito le nostre economie europee, pur con i necessari distinguo, viene interpretata generalmente come una crisi sistemica del capitalismo globale, che pone l'attenzione sia sulle finalità e sulle forme storicamente assunte dall'economia di mercato, sia sul tema della sua governance attraverso un coerente ed efficace sistema di regole. Il postulato che la molla di ogni attività economica possa essere limitato all'interesse individuale e che il mercato sia in grado da solo di autoregolarsi ha mostrato drammaticamente tutti i suoi limiti. La massimizzazione del profitto e del risultato a scapito di ogni altro obiettivo, oltre tutto misurata in intervalli di tempo sempre più brevi, ha portato all'assunzione di rischi finanziari sempre più elevati e alla fine fuori controllo, portando la gran parte del capitale a svincolarsi dall'economia reale, diventando così capitale finanziario, speculativo, strumento di transazioni sempre più vorticose, estranee alla produzione di beni e servizi.La crisi finanziaria in corso è un segnale sempre più evidente dei rischi a cui conduce un capitalismo non regolato, ma non è certo l'unico. Non ci stancheremo mai di affermare che assai più grave e scandalosa - e del tutto collegata non solo alle deviazioni del sistema capitalistico, ma anche alla sua stessa struttura portante, che si basa da sempre su una disuguale distribuzione della ricchezza e delle opportunità tra fasce sociali e tra nord e sud del mondo - è ancora oggi l'esclusione dall'accesso ai beni essenziali come alimentazione, salute ed educazione di quasi due terzi dell'umanità.Non si tratta di rifiutare a priori lo strumento del mercato, i cui effetti virtuosi sono anzi potenzialmente in grado di determinare un progresso umano costante nel tempo (anche proprio attraverso le sue crisi). Vogliamo invece riaffermare che esso debba essere "governato", temperato da regole efficaci che, prendendo le mosse da autentici valori fondanti, tutelino gli interessi generali a partire da quelli delle persone più deboli, facendo prevalere il bene comune sugli interessi individuali o di parte.Il perseguimento di questi interessi generali non riguarda solo lo Stato, inteso quale unico soggetto competente per realizzare gli interessi pubblici, ma deve vedere coinvolti a pieno titolo tutti i soggetti protagonisti dell'agire economico. (...)Anzi oggi rispetto al passato è ancor più evidente l'esistenza di più soggetti dello sviluppo, che devono essere sostenuti e orientati: le imprese, piccole e grandi (impegnate in costante dialettica tra loro e sui mercati), i lavoratori (anche immigrati), i soggetti bancari e assicurativi (anch'essi in metamorfosi continua), le associazioni di categoria, i sindacati, gli enti locali, le società di rating e di certificazione dei bilanci, ecc.Ma il tema di fondo, in termini di sistema delle regole, sembra essere anche oggi sempre lo stesso: qual è il rapporto tra istituzioni e mercato?È indubbio che il primo ruolo fondamentale delle istituzioni è quello di "regolatore" del sistema economico, per garantire la concorrenza (evitando le concentrazioni monopolistiche o i cartelli, che danneggiano i consumatori e nuovi potenziali soggetti imprenditoriali), normare il mercato del lavoro e le sue forme, tutelare la trasparenza e la corretta informazione, erogare sicurezza e giustizia in modi e tempi efficaci.Ma alle istituzioni si chiede anche di ridurre povertà e disuguaglianze, intervenendo con l'imposizione fiscale e la redistribuzione del reddito, nonché fornendo un'educazione scolastica che possa garantire paritetiche condizioni di partenza ai giovani (non soffocando da subito il "merito" tanto sottolineato da tutti); sarebbe utile inoltre che le istituzioni potessero individuare corrette forme di "assicurazione sociale", tese ad evitare che le criticità del mercato possano tout court trasformarsi in crisi individuali di chi perde il posto di lavoro o la propria impresa (,,,). Accanto al mantenimento della progressività della tassazione, in particolare in Italia si pone in modo ineludibile il tema della lotta all'evasione fiscale e all'economia sommersa (...). Va inoltre affrontato con decisione il tema di un fisco più equo, in particolare nei confronti delle famiglie. Le modalità possono essere diverse, ma l'attuale immobilismo va quanto prima superato, attraverso interventi strutturali e non più una tantum. Lo Stato invece non dovrebbe produrre i beni e i servizi che i privati possono offrire meglio, evitando di agire direttamente nel mercato (per esempio nazionalizzando o operando come monopolista in alcuni settori). In Italia negli anni Novanta sono stati fatti passi importanti nell'aver separato l'economia dalla politica, con la privatizzazione di grandi imprese e banche e con il rafforzamento di autorità indipendenti con compiti di vigilanza e regolamentazione dei mercati (Banca d'Italia, Consob, Antitrust, ecc.), che si sono dimostrate però finora ancora poco incisive e soprattutto scarsamente anticipative dei fenomeni di criticità. Più di recente sono stati fatti altri tentativi di liberalizzazione, spesso però con forti opposizioni da parte delle categorie e delle professioni coinvolte, finendo così per risolversi a volte in una trappola per i consumatori: da una parte sono stati liberalizzati i prezzi, dall'altra è rimasta la barriera delle concessioni o licenze, che finiscono per impedire o fortemente limitare la concorrenza. L'attuale crisi sta anche dimostrando che forse va rivalutato uno spazio per lo Stato tra quelli tradizionalmente considerati: tra gestore invadente e semplice regolatore, va ricordato il ruolo di uno Stato che si mette decisamente dalla parte dei cittadini, per vigilare e continuare ad offrire servizi essenziali, quali ad esempio quello Sanitario e della Pubblica Istruzione, che non dovrebbero essere essere lasciati solo ai privati, rispondendo unicamente alla logica della domanda e dell'offerta. D'altra parte, anche nell'esercitare da parte dello Stato il ruolo di regolatore dell'economia di mercato vi sono vari rischi, il primo dei quali la cattiva politica (a volte peggiore del cattivo mercato): la commistione tra politici e lobby, le situazioni di conflitto di interessi, un welfare concepito anche per accontentare i bacini elettorali o gli interessi particolari, sono cause spesso di regole/decisioni sbagliate o inefficaci. O di regolatori che finiscono anche per diventare giocatori, se non di giocatori che pretendono anche di essere regolatori. (...)Vi sono poi i piani internazionali, su cui si giocano partite importanti per il progresso e lo sviluppo globali: un esempio per tutti l'Unione europea, che deve dimostrare capacità direttive sempre migliori per costruire mercati autentici e non distorti, con un'attenzione alle persone e alle fasce più deboli maggiore di quanto siano stati capaci di fare gli Stati Uniti.L'attuale crisi economica globale va perciò vista non solo come un'emergenza a cui dare risposte urgenti, ma come un terreno di prova per ripensare il modello di sviluppo per il futuro, ripartendo da valori di riferimento culturali e morali che rimettano realmente al centro l'uomo e non il profitto, e ridefinendo regole e strumenti capaci di assicurare uno sviluppo sostenibile. (...)n RESPONSABILITÀ E COMPORTAMENTIRiprendendo il principio costituzionale del "concorrere al progresso materiale e spirituale della società", già precedentemente citato, va evidenziato che questa azione non è stata configurata né come un diritto né come un dovere ma come un "compito". Questa indicazione costituzionale, se finalmente considerata in tutte le sue implicazioni, farebbe superare i termini di un dibattito che, nel nostro Paese, è venuto sviluppandosi dagli anni '70 (quasi a sancire l'esaurimento della vicenda del '68) aperto dalla celebre affermazione di Aldo Moro, secondo cui sarebbe stato ormai indispensabile passare "dalla stagione dei diritti a quella dei doveri".Un'affermazione esatta e pertinente, che però ha dato l'alibi a molte persone e a (quasi) tutti i ceti e gruppi sociali e professionali per sostenere, spesso impunemente, che proprio la negligenza degli "altri" a rispettare i propri doveri portava danno ai propri legittimi diritti e interessi, omettendo di riflettere anzitutto sulle responsabilità proprie e della propria "casta".Da qualche tempo questo dibattito ha ormai perso la sua forza propulsiva, avendo tuttavia nel frattempo procurato al nostro Paese una profonda lacerazione tra i ceti sociali ed economici, nella forma di una marcata propensione alla reciproca delegittimazione. L'ultima categoria rimasta intatta sino alla metà degli anni Novanta, quella della magistratura, è stata nel frattempo risucchiata nello stesso gorgo per le ben note ragioni politiche (...).In particolare, per effetto di questa dinamica è venuta a manifestarsi e poi a cristallizzarsi una macro separazione tra un presunto "ceto dei produttori" e un altrettanto presunto "ceto di tutti gli altri" (dipendenti pubblici e privati, consumatori, burocrati) che, almeno in una certa misura, riflette l'antica contrapposizione tra capitale e lavoro. L'Italia di chi lavora e quella di chi controlla; quella di chi produce e quella di chi consuma; il Paese che accumula e quello che disperde; il Settentrione dinamico e il Meridione parassitario. Ma anche (vista dall'altra fazione) l'Italia che paga le tasse e non può fissare prezzi e tariffe e quella che invece può evadere, aumentare i prezzi e così via. (...)In questo quadro, l'esercizio delle proprie responsabilità personali e di categoria è in qualche modo ridimensionato, se non addirittura rinviato o escluso (...). Peraltro si tratta di una circostanza che, accanto ad altre, spiega l'impossibilità nel nostro Paese di definire e applicare riforme davvero radicali nel campo privato dell'economia e in quello della pubblica amministrazione.Occorre un diverso quadro "emotivo" nella società e un più maturo clima politico nelle istituzioni, che contribuisca a ridare vigore alle ragioni della "corresponsabilità".L'esercizio autentico delle responsabilità individuali e sociali è infatti ciò che è necessario per la ripresa della fiducia tra le persone, tra i soggetti economici, tra le istituzioni locali e internazionali, e la ripresa di questa fiducia è ciò che può rilanciare anche una nuova economia.L'esercizio della responsabilità deve partire, però, da ogni persona nelle scelte di ogni giorno: nella correttezza (sostanziale e non solo formale) nei rapporti di lavoro e nell'esercizio delle professioni, nell'astenersi da iniziative in situazioni di conflitto d'interesse, nell'adempimento rispettoso degli obblighi di imposizione fiscale, nella trasparenza dei contratti, nella serietà di gestione dei ruoli di responsabilità. (...)Questa forza reattiva, che fa assumere le proprie responsabilità, deve domandare, esigere, provare a cambiare le cose: deve essere capace di mobilitare le energie sane e forti, di produrre idee che uniscano la morale al business, le idee nuove ai talenti.n IL FOCUS SUL NOSTRO TERRITORIOLa crisi investe pesantemente anche il Lodigiano, e il Lodigiano si sta attrezzando per rispondere all'emergenza. Sono almeno alcune migliaia i posti di lavoro a rischio, non si conosce il numero dei precari che alla scadenza non vedranno rinnovato il proprio contratto, le aziende medio-grandi stanno rivedendo l'entità della propria presenza sul territorio e le piccole imprese cercano di perseguire la propria sopravvivenza in attesa che la tempesta si attenui.Gli enti e le istituzioni stanno proponendo iniziative di risposta all'emergenza, stanziando fondi e suscitando una mobilitazione delle coscienze per slanci di solidarietà. La Chiesa lodigiana ha creato il Fondo di solidarietà per le famiglie; la neocostituita Fondazione Banca Popolare di Lodi ha riservato a questo scopo una parte significativa delle erogazioni previste nel 2009; il Comune di Lodi, come altri enti locali del territorio, ha creato un pacchetto di interventi di sostegno; la Camera di commercio ha promosso il tavolo della crisi economica insieme agli organismi pubblici, ai sindacati, ai responsabili delle attività produttive. (...)Ma questa crisi produrrà anche qualcosa di buono nel medio periodo? Come uscirà il Lodigiano dalla crisi, se questa sarà lunga e pesante? Quante aziende chiuse o ridimensionate non verranno rimpiazzate? Quanti posti di lavoro non verranno ricreati?Se oggi non sono possibili previsioni di medio periodo, che possano definirsi sufficientemente serie, tuttavia la crisi non deve portare solo ad atteggiamenti difensivi, ma deve a maggior ragione portare ad affrontare con determinazione i temi - già di per sé importanti - della programmazione economico-territoriale del Lodigiano, della tipologia auspicabile di nuovi insediamenti produttivi, degli stimoli allo sviluppo, dell'occupazione e delle sue forme. La crisi da un lato e le prossime elezioni amministrative dall'altro possono rivelarsi un'importante occasione (...).Ci permettiamo quindi, senza pretese di completezza e nella maggior parte dei casi - senza indicare provvedimenti puntuali da adottare, di esprimere alcune sottolineature di carattere locale, per contribuire alla riflessione sulle prospettive economico-occupazionali del Lodigiano.1. Le linee guida per gli insediamenti produttivi - In una fase di crisi si potrebbe sostenere che il nostro territorio, che già fa fatica a trattenere le imprese esistenti e - a maggior ragione - ad attrarre nuova imprenditorialità, dovrebbe forse accogliere con favore nuove imprese di qualunque natura, senza porre particolari condizioni. Noi riteniamo invece che il governo e la qualificazione delle opportunità di nuovi insediamenti siano fattori imprescindibili per non sprecare ulteriormente le nostre risorse territoriali. Chiediamo quindi chiari criteri per la razionalizzazione degli insediamenti produttivi-distributivi, a fianco di iniziative concrete per far nascere e/o attrarre imprenditori sul nostro territorio. Appare sempre più necessaria una visione d'insieme degli investimenti e delle infrastrutture, per un utilizzo ottimale del territorio, superando particolarismi e anche, se necessario, interessi legittimi di singoli Comuni, sviluppando invece forme che incentivino la collaborazione e la progettazione su scala territoriale. 2. L'investimento sulla filiera agroalimentare - Se l'agroalimentare può essere un elemento distintivo della programmazione economica territoriale, tutti (istituzioni, enti, sistema formativo, ecc.) dovrebbero sentirsi impegnati a convergere per soddisfare ogni esigenza che ne deriva. Questa unità d'intenti non sembra invece sufficientemente radicata. Oltre a proseguire il processo dell'insediamento universitario a Lodi e a sostenere lo sviluppo del Parco Tecnologico Padano, dovrebbe anche favorire con più decisione il rilancio produttivo dell'insediamento ex Polenghi, ad esempio collegandolo all'idea forte della costituzione di un polo di eccellenza nel campo dei prodotti da agricoltura biologica, favorendo una conversione sempre più ampia del nostro territorio a questo metodo di coltivazione e di allevamento, abbinandola allo sviluppo di produzioni tipiche di altissima qualità.3. La logistica e il consumo del territorio - Quella collegata alle esigenze della logistica è una tipologia di insediamento e di attività ormai presente sul territorio in misura rilevante. Il suo progressivo ampliamento non è stato certamente un esempio lungimirante di sviluppo territoriale sostenibile; oggi però esiste, e limitarsi a demonizzarla non serve. Serve invece gestire quanto all'interno si realizza, soprattutto in termini occupazionali e di rispetto delle regole contrattuali e legislative, anche alla luce della forte presenza di lavoratori stranieri in qualità di occupati. Detto questo, occorre definire il livello massimo di saturazione di questo tipo di insediamenti che il nostro territorio è in grado di sopportare (...)4. Le azioni di sostegno alle imprese locali - Sopravvivere alla crisi non vuol dire solo mantenersi vivi in una fase difficile, ma implica anche la capacità di pensare al domani. Per fare questo non bisogna mai smettere di qualificare la propria offerta, di innovare, di sviluppare la propria vocazione d'impresa. Alle aziende del territorio, specie se medio-piccole, occorre fornire supporti concreti, perché possano attivare o proseguire un cammino di sviluppo anche in questo momento di difficoltà. Questo può avvenire anche mediante strumenti amministrativi in grado di privilegiare, nell'assegnazione di incarichi e appalti, il radicamento locale e la stabilità del lavoro delle imprese, come valore aggiunto rispetto ai criteri già stabiliti per legge.5. La Pubblica Amministrazione - È necessario che ogni settore della Pubblica Amministrazione si ponga l'obiettivo del risparmio e di un migliore utilizzo delle risorse a propria disposizione. Dovrebbero essere incentivate forme di collaborazione fra Comuni per sviluppare servizi più efficienti, a costi minori, sfruttando maggiormente una forza contrattuale che sia davvero territoriale, anziché legata al singolo Ente. Questo vale sia per l'erogazione dei servizi, che per progetti di sviluppo. 6. L'energia - Nel nostro territorio vanno incentivate sia le molteplici forme possibili di risparmio energetico che la produzione di energia da fonti rinnovabili. Alcuni esempi di produzione di energia da biomasse già esistono nel territorio; vista la vocazione agricola e la presenza di scarti vegetali in loco, sarebbe interessante ponderare l'opportunità di uno sviluppo ulteriore di questo metodo, valutando anche la possibilità di utilizzare la frazione organica dei rifiuti domestici. Sarebbe inoltre opportuno valutare meglio la possibilità di produzione di energia idroelettrica, vista la ricchezza d'acqua del nostro territorio. 7. La difesa dei consumatori - Appare utile mettere in campo un più puntuale monitoraggio dei prezzi e delle pratiche commerciali, finalizzato a rilevare e a bloccare eventuali comportamenti locali lesivi della concorrenza (...)n IDEE PER UN FUTURO DIVERSONel momento in cui chiediamo a tutti di lavorare insieme per individuare le risposte più rapide ed efficaci ai problemi economici generati dalla crisi finanziaria, crediamo fortemente che sia questo il momento di dare forza e gambe a una serie di intuizioni e di esperienze maturate nel corso degli ultimi anni, delle quali si contano alcuni germi significativi anche nel nostro territorio (...).Il movimento per un commercio internazionale equo e solidale; la crescita della sensibilità ambientale; la critica alla teoria dello sviluppo inteso come sinonimo di crescita economica misurata in termini solamente numerici e monetari; l'azione di sensibilizzazione verso l'adozione di uno stile di vita sobrio e meno "pesante" sul pianeta e sulle generazioni future; l'attenzione all'esercizio critico e informato delle scelte di consumo; la critica ai dogmi della finanza internazionale e la denuncia degli squilibri mondiali accresciuti da una globalizzazione senza giustizia; la conseguente risposta rappresentata dalla costituzione delle prime forme di finanza etica; il movimento per la difesa dell'acqua pubblica; la sperimentazione concreta di nuovi modelli di socialità e di sviluppo economico, realizzati attraverso gli strumenti della cooperazione sociale, dei gruppi di acquisto solidale, dei bilanci di giustizia, del sostegno all'agricoltura biologica, della messa in rete dei soggetti che convidono questi forti ideali nelle prime esperienze di "reti" e "distretti" di economia solidale.L'insieme di queste e di altre esperienze descrive una sorta di "filo rosso", che negli ultimi decenni si è affiancato con tenacia e coraggio, facendo sentire la propria voce tramite canali di informazione alternativi e di gran lunga meno pervasivi rispetto a quelli a disposizione dei potenti dell'economia e della finanza, alla diffusione su scala mondiale dei sistemi di governo dell'economia e dei processi di globalizzazione che hanno contribuito in maniera determinante, oltre che ad aumentare le distanze tra nord e sud del mondo, tra pochi paesi ricchi e gran parte della popolazione del pianeta condannata strutturalmente a destini di progressivo impoverimento, a far ricadere sull'economia reale dei paesi occidentali la crisi che oggi stiamo sperimentando. Si tratta allora di restituire piena cittadinanza all'elaborazione e al perseguimento di idee e di visioni di futuro "altre", differenti, "eretiche" rispetto a quelle che ci vengono suggerite dai modi dominanti di pensare e di agire quotidianamente in ambito economico (...).Se vogliamo essere immuni dalla sindrome del pensiero unico, dobbiamo saper ricondurre i fondamenti sui quali si basa la nostra economia alla loro vera natura, al rango cioè di "opzioni" all'interno di una più ampia gamma di scelte possibili e altrettanto percorribili. Si tratta di scelte delle quali come singoli, comunità, soggetti economici e istituzioni abbiamo il dovere e il diritto di riappropriarci, mettendole in campo, senza complessi di inferiorità rispetto alla vulgata tuttora prevalente, che non è in grado di auspicare nulla se non la fine di questa crisi, al di là della quale ci sarebbe solo una nuova edizione del sistema che l'ha generata, solamente riveduto e corretto negli elementi che portano su di sé la parte maggiore di responsabilità per la situazione che si è venuta a creare.Ben consapevoli della complessità del compito che vediamo di fronte a noi, e di quanto ambizioso sia l'obiettivo che ci poniamo, cominciamo a delineare alcuni tratti del futuro che ci piacerebbe contribuire a costruire. (...)Su molti di questi spunti di riflessione, anche volutamente provocatori, il Laboratorio di Impegno Civile si ripromette di ritornare, per favorire il loro inserimento nel dibattito sulle nuove forme di economia, da costruire a tutti i livelli e in tutti i contesti.1. No all'ideologia, sì a nuove ideeOccorre riaffermare con decisione che al centro dell'economia vi è l'uomo e pertanto l'ideologia dello sviluppo, della crescita, dell'andamento del PIL non possono essere considerati né l'unico né il principale metro della ricchezza di un popolo.2. Sguardo rivolto al futuroUn obiettivo centrale, da condividere a tutti i livelli, è quello di preservare l'integrità del nostro territorio, e più in generale del pianeta, garantendo la possibilità di una vita di qualità per le generazioni che verranno dopo di noi. Va diffusa la consapevolezza del fatto che i nostri comportamenti non sono mai neutri, al di là del loro valore o impatto economico/monetario immediato e dal fatto che i loro effetti non siano attualmente prevedibili o classificabili come negativi. Per questo occorre schierarsi con decisione contro la costruzione di nuove centrali nucleari, contro la cementificazione del territorio, contro lo sfruttamento dissennato delle risorse naturali che oggi abbiamo a disposizione.3. Ritorno alla valorizzazione dei beni pubbliciOccorre promuovere un sistema pubblico non solo burocratico e controllore, ma che sappia accompagnare e indicare le vie per la conversione dell'economia: uno Stato che ti lascia meno solo, sia nella libertà di perseguire fini particolari che nella difficoltà di sostenere i momenti critici e di riorientare modelli produttivi superati.4. Squilibri Nord-Sud del mondoVa superato un sistema di produzione e di commercio delle merci che genera disuguaglianze e mette in secondo piano la dignità della persona e del lavoro. Così pure va rimessa in gioco una forte cooperazione internazionale, governata alla pari e in modo credibile: in questa logica occorre ripensare alle finalità, alla composizione e al modus operandi degli organismi che in questi anni hanno assunto il compito di indicare le linee di sviluppo dell'economia mondiale (Fmi, Banca Mondiale, Wto, G8)5. Finanza e creditoIn questo ambito crediamo che il futuro debba essere caratterizzato sempre più dalle nuove forme di finanza etica e di economia solidale, dalla promozione di comportamenti virtuosi, dalla diffusione di gesti di sobrietà e di giustizia. In questa prospettiva, è necessario prevedere anche forme più efficaci di controllo sociale sui soggetti che erogano il credito (mediante, per esempio, una maggiore vicinanza tra i soggetti che conferiscono al sistema bancario il loro risparmio e la destinazione degli investimenti effettuati dal sistema creditizio).6. Salvaguardia e promozione dell'ambienteUn obiettivo così fondamentale e non procrastinabile per tutti deve essere fortemente perseguito attraverso anche forme di produzione e distribuzione compatibili: ne sono esempi: i prodotti a km zero/filiera corta, la diffusione dell'agricoltura biologica, la diminuzione della mobilità, la promozione della ricerca e della messa in opera di nuove forme di produzione e immagazzinamento di energia, una tecnologia "leggera" che consenta di diminuire la propria impronta ecologica, la possibilità di riuso dei prodotti e non (solo) sul riciclo delle materie prime che li compongono, la riduzione generalizzata del consumo di risorse, il rifornimento di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere da produttori locali e con prodotti da sistemi di agricoltura biologica.In prospettiva occorre pensare interventi che accompagnino verso la sua fine l'era del petrolio e il modello di mobilità e di economia incentrato sull'automobile, con tutto l'indotto, puntando a un riequilibrio/riconversione del mercato dell'auto con altri settori produttiviÈ già in corso ma va accelerato il processo verso la dematerializzazione dei documenti, intervenendo ad esempio su tutte le forme di pubblicità non richiesta ad alto tasso di spreco di risorse naturali, dotando tutta la popolazione di strumenti informatici per la semplice fruizione di documenti e contenuti attualmente prodotti e diffusi in forma cartacea.7. Solidarietà e limitazioni all'accumulo e alla concentrazionedella ricchezzaSu questo tema, per poter passare da dichiarazioni generali da tutti condivise a modalità di attuazione realmente perseguite, occorre seriamente discutere su forme idonee a: diffondere meccanismi di solidarietà tra le generazioni e tra i gruppi sociali, privilegiare il primato dei risultati del lavoro rispetto alle rendite e alle plusvalenze finanziarie o ai grandi patrimoni, realizzare contratti di solidarietà per affrontare le situazioni di difficoltà, perseguire l'abolizione dei paradisi fiscali a partire da quelli a noi più vicini (vedi San Marino, Campione d'Italia), favorire fiscalmente in modo deciso le forme di solidarietà economica (deducibilità del sostegno ad opere sociali e di riequilibrio nord-sud), prevedere un tetto massimo mensile di guadagno o di retribuzione per qualunque tipo di lavoro e di livello di responsabilità.8. Calcolo dei redditi e tassazioneOccorre introdurre un modo diverso di calcolare i redditi e di tassare i guadagni o gli utili aziendali, premiando i comportamenti virtuosi e penalizzando quelli a più alto costo sociale e ambientale. Iniziare a ragionare in positivo e non in negativo: dare incentivi, spingere persone, famiglie e imprese a "guadagnarsi la riduzione", non solo deduzioni, detrazioni, che consentono a chi non ha convenienza o titolo a beneficiarne di disinteressarsi del peso del proprio stile di vita sugli altri, sull'ambiente e sulla società; considerare nella composizione del reddito sottoposto a tassazione il tasso di socialità, di inclusione sociale presente nelle imprese; assegnare vantaggi significativi (incentivi, diminuzione della tassazione) per chi adotta misure di "alleggerimento ambientale e sociale" dei processi di produzione di beni e servizi; premiare l'innovazione a tutto campo (...); premiare le azioni di riconversione dell'economia verso la sostenibilità, l'abbandono di produzioni dannose o inutili, la loro sostituzione con alternative virtuose.9. Un nuovo modo di organizzare il lavoro e la forma delle impresePer pensare l'impresa e il lavoro in modo nuovo, occorre sperimentare nuove modalità maggiormente atte a: valorizzare un elevato tasso di diffusione del potere decisionale/organizzativo all'interno delle imprese stesse, prevedere gli stessi diritti e le stesse provvidenze per tutti i lavoratori, ridefinire le forme dei rapporti di lavoro e dei vincoli e diritti ad essi connessi, anche rivedendo l'attuale statuto del lavoro, accorciare la catena decisionale nelle imprese e ridurre le disuguaglianze di retribuzione, valorizzare il contributo di ogni persona al progresso sociale mediante il proprio lavoro.10. Produrre beni e servizi dotati di senso Occorre criticamente rivedere modalità spesso date per acquisite nei comportamenti dell'attuale modello di consumo: rifuggire dal modello dell'offerta che genera la domanda, rivedere i sistemi di produzione e distribuzione malati di insensatezza (per esempio, trasportatali trasporto dell'acqua imbottigliata da un capo all'altro del paese, l'importazione di produzioni alimentari fuori stagione, l'asservimento produttivo di intere zone del mondo agli interessi o ai modelli di consumo di altri paesi).11. I beni pubblici essenziali, la loro proprietà e l'universalizzazione dei diritti di accessoOccorre perseguire con maggior decisione la tutela e l'estensione delle garanzie di accesso universale ai beni e ai servizi pubblici essenziali, aumentando il loro numero, includendovi anche beni e servizi abitualmente non compresi nella sfera dei "diritti indisponibili" e non commerciabili. Ne sono esempi: l'acqua, l'energia (elettricità, riscaldamento), la telefonia e le telecomunicazioni, l'istruzione, l'informazione, il servizio sanitario, i trasporti.

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Il made in Italy sbarca a Mosca (sezione: crisi)

( da "Libertà" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il made in Italy sbarca a Mosca MOSCA - L'Italia si prepara a sbarcare in Russia per quella che sarà la maggiore tra le missioni commerciali guidate dal governo italiano con la collaborazione della Confindustria, dell'Istituto del Commercio estero e dell'Associazione bancaria italiana. Circa 1.200 partecipanti e imprenditori, 500 tra enti e imprese e 12 gruppi bancari, la delegazione del Made in Italy parte per consolidare rapporti e stringere nuove intese commerciali contando su una collaborazione che già ha dato un'ottima prova di funzionare. Da Eni a Pirelli, da Enel a Finmeccanica, da Fiat a Iveco, solo per citare le più grandi, la presenza commerciale italiana in Russia è infatti ormai una realtà di peso. «Possiamo incrementare ancora la nostra presenza - afferma il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia - a vantaggio anche delle pmi. Siamo qui, proprio per favorire lo sviluppo delle nostre piccole e medie imprese che hanno tutte le carte in regola per proporsi come partner affidabili». E un occasione potrebbe essere rappresentata anche dai Giochi Olimpici Invernali di Sochi 2014. La Russia è il più importante partner economico-commerciale del nostro Paese al di fuori dell'Unione Europea e ad eccezione degli Stati Uniti, mercato storicamente consolidato. I solidi rapporti commerciali si sono confermati anche nel 2008, nonostante l'arrivo della crisi finanziaria: l'interscambio italo-russo è infatti aumentato dell' 11% sul 2007, per un totale di 26,5 miliardi di euro che deriva da esportazioni verso la Russia per 10,5 miliardi (+9,3%) e nostre importazioni per 16,1 miliardi (+12,1%). Il saldo è negativo per l'Italia di circa 5,5 miliardi di euro, un deficit strutturale legato alla voce principale dell'import italiano, quella dei combustibili, pari ad oltre 13 miliardi di euro. All'origine del processo di integrazione tra i due Paesi c'è senz'altro la perfetta complementarietà delle due economie: «Loro hanno materia prime, in primo luogo energetiche - afferma Emma Marcegaglia -. Noi abbiamo un'alta specializzazione manifatturiera in grado di soddisfare la domanda interna russa, dai macchinari ai beni di consumo». 06/04/2009

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I salari dei leader politici (sezione: crisi)

( da "Miaeconomia" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Gli ultimi articoli da: Esperto conti correnti Cointestazione c/c con quote differentiAccredito bonifico per protestatoVersamento assegno per protestatoRichiesta Pos per protestatoC/c e servizio di baseManacata copertura assegnoRichiesta c/c per protestatoC/c cointestato e de cuiusDurata iscrizione protestoCancellazione Cai Gli ultimi articoli da: Esperto mutui casa Mutuo per protestatoPiano ammortamento franceseVendita immobileDetrazione mutuo e Ici per immobileDetrazione 36% su boxDetrazione interessi passiviImmobile venduto all'astaDetrazione interessi mutuoAgevolazioni prima casa e donazioneDetrazione mutuo a favore dei genitori SOLDI E FAMIGLIA » Il costo della politica I salari dei leader politici (06/04/2009) Più equilibrata la classifica dei leader politici. Cavaliere a parte. Detto infatti che, a sorpresa, i suoi redditi del 2007 sono andati a picco per ben 120 milioni di euro, Berlusconi non ha sicuramente risentito della crisi finanziaria dal momento che continua a dichiarare di possedere 5 appartamenti e due box a Milano, la comproprietà al 50% di un appartamento sempre nel capoluogo lombardo e il 7,46 % di parti comuni nella stessa città, due automobili (una Mercedes e un’Audi), un terreno ad Antigua, tre imbarcazioni (la San Maurizio, la ormai famosa ‘Principessa vai via' e un motoscafo Magnum 70) e un nutrito pacchetto azionario (5.174.00 titoli della Dolcedrago; 4.294.000 della Fininvest; 2.548.000 della Holding Italiana prima; 2.199.600 della Holding italiana seconda; 1.193.400 della Holding italiana terza; 1.144.000 della Holding italiana ottava; 200 della Banca popolare di sviluppo). Il presidente del Consiglio dichiara poi di possedere 896.000 azioni custodite in un deposito presso la Banca popolare di Sondrio e altri titoli, di cui però non viene specificata la natura e la quantità, custoditi in tre depositi di gestione aperti presso le banche Popolare di Sondrio, Agricola Mantovana e Armer Italia. Berlusconi è, infine, anche presidente della Fondazione Luigi Berlusconi Onlus, mentre l’8 maggio del 2008, in ossequio alla legge sul conflitto di interessi, ha lasciato la carica di presidente del Milan che aveva riassunto dopo l’uscita da palazzo Chigi nel 2006. Nella classifica dei big di partito, dunque, subito dopo il primo ministro si piazza l’ex segretario del Pd Walter Veltroni che nel 2008 dichiarava 477.778 euro di reddito imponibile, in gran parte derivanti dai diritti d’autore dei suoi libri. Dario Franceschini ottiene, invece, il bronzo con 220.419 euro. L’attuale segretario del Partito Democratico ha denunciato, in particolare, un appartamento a Roma a uso abitativo, 2 autovetture (Suzuki Wagoner e Fiat Idea) e 100 azioni della Cassa di Risparmio di Ferrara. La moglie Silvia Bombardi risulta invece proprietaria di un appartamento a Ferrara, di una Nissan Micra e di un motorino Liberty Piaggio 125. Franceschini ha allegato alla dichiarazione anche le spese elettorali sostenute per le elezioni del 2008. Il leader Pd ha reso noto di aver ricevuto contributi per oltre 67 mila euro, 10mila dei quali dalla sola società Emmegi di Roma e di avere speso in spot tv e radio oltre 18mila euro. Al Pd di Ferrara, Franceschini ha poi versato 47 mila euro. Fuori dal podio il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, con 218.080 euro, seguito a ruota da Massimo D’Alema, che relativamente al 2007 ha dichiarato 171.044 euro. In coda arriva poi il numero uno dell’Udc, Pierferdinando Casini, con i suoi 142 mila euro, superando per un soffio il senatùr Umberto Bossi, che ne dichiara solo 134.450 euro. 4 voti - » Vota questa notizia »

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IL CONTO AI CITTADINI (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Joseph Stiglitz IL CONTO AI CITTADINI La proposta di Obama di investire 500 o più miliardi di dollari per sistemare le banche americane in sofferenza è stata descritta nei mercati come un'operazione win-win-win, dove tutte le parti coinvolte vincono e nessuna perde. In verità è una proposta win-win-lose: vincono le banche, vincono gli investitori, perdono i contribuenti. Il Tesoro americano spera di tirarci fuori da questo pasticcio replicando i metodi con cui il settore privato ha fatto crollare il mondo, cioè un eccesso di indebitamento nel settore pubblico, un eccesso di complessità, incentivi scarsi e mancanza di trasparenza. Proviamo a ricapitolare le cause dell'attuale disastro. Le banche sono finite - e hanno fatto finire noi - nei guai eccedendo nell'indebitamento, cioè utilizzando una parte relativamente piccola del loro capitale e prendendone a prestito una molto grande per comprare titoli immobiliari ad altissimo rischio. Per farlo hanno usato strumenti altamente complessi, come le obbligazioni collateralizzate di debito. La prospettiva di alti guadagni ha dato ai manager l'incentivo a essere miopi e assumere rischi eccessivi, anziché prestare il denaro con oculatezza. Le banche hanno fatto questi errori senza che nessuno lo sapesse, anche perché molti erano finanziamenti «fuori bilancio». In teoria il piano dell'amministrazione Obama lascia che sia il mercato a determinare il prezzo dei «titoli spazzatura» delle banche - compresi i prestiti per la casa e i titoli basati su quei prestiti. La realtà, però, è che il mercato non valuterà gli asset tossici in sé, ma le opzioni su quegli asset. Le due cose hanno ben poco a che vedere l'una con l'altra. Il piano del governo comporta infatti l'assicurazione di quasi tutte le perdite, con la conseguenza che gli investitori privati, liberi dalle perdite, «valuteranno» innanzitutto i loro guadagni potenziali. Questo significa dare loro un'opzione. Prendiamo un asset che abbia 50-50 probabilità di valere, nel giro di un anno, o zero o 200 dollari. Il suo «valore» medio è perciò di 100 dollari, cioè il prezzo che spunterebbe in un mercato competitivo. Nel piano del segretario al Tesoro Timothy Geithner il governo metterebbe circa il 92% del denaro necessario a comprarlo, ma riceverebbe solo il 50% degli eventuali guadagni, assorbendo praticamente tutte le eventuali perdite. Che razza di partnership è mai questa? Ipotizziamo che uno dei fondi pubblico-privati che il Tesoro ha promesso di creare intenda sborsare per quell'asset 150 dollari. Questo è il 50% più del suo effettivo valore, e la banca è ben felice di venderlo. Il partner privato mette 12 dollari e il governo il resto - 12 dollari in «equity» più 126 dollari sotto forma di prestito garantito. Se, nel giro di un anno, il valore effettivo dell'asset diventa zero, il privato perde 12 dollari e il governo 138. Se invece il valore effettivo è di 200 dollari, il governo e il partner privato si dividono i 74 dollari che rimangono dopo aver restituito il prestito di 126. In quel roseo scenario, il privato triplica il suo investimento di 12 dollari ma il contribuente, pur avendo rischiato 138 dollari, ne guadagna appena 37. Anche in un mercato imperfetto non si dovrebbe confondere il valore di un asset con il valore dell'opzione su quell'asset. È però probabile che gli americani perdano ancora di più per via di quell'effetto chiamato «selezione avversa». Poiché le banche possono scegliere i mutui e i titoli da vendere, saranno inclini a vendere gli asset più tossici, in particolare quelli che, secondo loro, sono sovrastimati dal mercato. È però probabile che il mercato capisca il gioco e abbassi il prezzo che è disposto a pagare. Solo un governo che si faccia carico di una quantità sufficiente di perdite riesce a contrastare la «selezione avversa». In questo caso il mercato non si preoccuperà se le banche lo «imbrogliano» vendendo i loro titoli peggiori, tanto paga il governo. Il vero problema è che le banche hanno creato la bolla speculativa sui mutui subprime e hanno fortemente speculato con denaro preso a prestito. Hanno perso il loro capitale, e questo capitale dev'essere rifuso. Pagare il giusto valore di mercato per gli asset non basta. Solo pagandoli più del dovuto le banche verranno adeguatamente ricapitalizzate. Ma superpagare gli asset significa semplicemente spostare le perdite sul governo. Alcuni americani temono che il governo possa «nazionalizzare» temporaneamente le banche, ma questa opzione sarebbe preferibile al piano Geithner. Dopo tutto la Fdci - Federal Deposit Insurance Corp, l'Agenzia governativa che svolge il ruolo di garante per i depositi presso le banche americane - ha già preso in precedenza il controllo di banche a rischio fallimento, e ha agito bene.. Quello che l'amministrazione Obama sta facendo è peggio di una nazionalizzazione: è pseudo capitalismo, che privatizza gli utili e socializza le perdite. È una «partnership» in cui un partner rapina l'altro. Una partnership del genere - con il controllo nelle mani private - dà stimoli perversi, ancora peggiori di quelli che ci hanno portato nel caos attuale. Allora, dove sta l'attrattiva di una proposta del genere? Forse è il tipo di «macchina di Rube Goldberg» che Wall Street adora - intelligente, complessa e non trasparente, che consente ingenti trasferimenti di ricchezza ai mercati finanziari. Essa ha permesso all'amministrazione Obama di non dover tornare al Congresso a chiedere il denaro necessario a salvare le nostre banche, fornendo una strada per evitare la nazionalizzazione. Il problema è che noi già soffriamo di una crisi di fiducia. Quando gli alti costi del piano Geithner diventeranno evidenti, ci sarà un'ulteriore erosione di fiducia. A quel punto il compito di ricreare un settore finanziario vivace, e di resuscitare l'economia, sarà ancora più difficile. © The New York Times

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le commesse ci sono, la cantieristica tiene (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 1 - Pisa Le commesse ci sono, la cantieristica tiene Grazie agli ordini precedenti, le società riuscirano a superare la crisi PISA. I cantieri navali pisani non sono in crisi, grazie alle commesse già acquisite di imbarcazioni di lusso e alle trattative in corso con nuovi clienti, soprattutto europei. La previsione per tutti è che la ripresa del mercato della nautica da diporto avverrà nel 2010 e non nel mese di settembre, come era emerso alla fine di febbraio dall'indagine del nostro giornale. Gli effetti maggiormente sentiti sono di tipo finanziario, in quanto i tempi del leasing si sono allungati, passando da due settimane a tre mesi, rallentando così i tempi di costruzione delle nuove imbarcazioni. Sta succedendo ai cantieri Fashion Yachts con otto contratti firmati, ma in attesa delle delibere. Problemi che non hanno impedito alla società di acquistare l'area adiacente di 16 mila metri quadri, arrivando a una superficie totale di 30 mila metri quadri. Inoltre le banche oggi richiedono una maggiore partecipazione delle aziende sui progetti da finanziare e ciò comporta la riduzione di alcune spese. In generale non si è fatto ricorso alla cassa integrazione per i dipendenti, ma si è dovuto adeguare il numero di operai esterni alla produzione attuale, che è inferiore al picco registrato negli ultimi due anni. Roberto Zambrini, direttore generale dei Cantieri di Pisa - gruppo Baglietto, ha confermato la sua visione della crisi e la previsione di tempi lunghi per superarla. «In questo periodo il mercato della nautica da diporto è quasi fermo - ha dichiarato Zambrini - e le trattative in corso sono poche. I tempi della crisi saranno lunghi e si vive in un clima di attesa, soprattutto per quanto riguarda gli armatori. Grazie però agli yachts in costruzione, i nostri cantieri non sono in crisi. Nei giorni scorsi abbiamo infatti consegnato un Akhir da 36 metri, a giugno sarà pronto quello da 41 metri ed è in costruzione l'imbarcazione da 47 metri, la cui consegna è prevista nel 2010. Il momento deve essere affrontato con strumenti particolari, ma non facendo ricorso alla cassa integrazione e al licenziamento dei dipendenti. Non mi faccio illudere dai movimenti della Borsa che ha recuperato, perché sotto il profilo dell'economia reale la situazione è la stessa. Ci attendiamo una ripresa nel 2010 e fino ad allora abbiamo le nostre regolari commesse. Nel frattempo però avremo bisogno di nuove vendite». Nessun cambiamento rispetto a un mese fa neppure ai cantieri Rossi, dove sono in costruzione quattro imbarcazioni e sono in corso trattative con nuovi clienti. «Dovendo fare una previsione sulla ripresa pensiamo al 2010 - ha detto Federico Rossi - e fino ad allora abbiamo il lavoro di quattro commesse acquisite per due motoryacht da 70 metri, uno da 45 metri e un altro da 36 metri. Sono inoltre in corso trattative con nuovi clienti europei per l'acquisto di imbarcazioni da 40 a 50 metri». Non si parla di crisi al cantiere navale Arno, impegnato nella produzione di quattro yachts Leopard. «In questa fase di crisi finanziaria - ha spiegato il direttore di produzione Daniele Merlino - continuiamo a lavorare riuscendo a tenerci lontani dalla cassa integrazione, mantenendo occupati i nostri dipendenti nella costruzione delle barche che ci hanno resi famosi. Sono in costruzione due Leopard da 34 e 46 metri, mentre tra poco partirà la produzione di altri due, rispettivamente da 46 e 56 metri. La nostra previsione è che la crisi durerà ancora un anno». Successo di vendite pur risentendo degli effetti finanziari della crisi ai cantieri Fashion Yachts, che stanno vivendo un momento di grande visibilità grazie alla storia d'amore tra l'amministratore delegato Fabrizio Politi e l'ex Spice Girl Geri Halilwell. «A livello commerciale non sentiamo la crisi, dal momento che abbiamo venduto otto barche negli ultimi due mesi - ha spiegato Politi - e la nostra produzione è in media di dieci imbarcazioni l'anno. Questo è dovuto al fatto che i grandi cantieri stanno crollando e la qualità delle nostre barche dalle caratteristiche particolari, di nicchia, sono amate da una clientela di livello mondiale, così come accade nella moda per firme come Versace e Cavalli. In questo momento abbiamo un'immagine internazionale di successo grazie alle scelte fatte, ma anche alla storia d'amore che sto vivendo. Gli effetti della crisi li sentiamo pur avendo i contratti, perché attendiamo le delibere dai leasing e abbiamo dovuto rallentare i tempi di costruzione delle barche: se prima bastavano due settimane, oggi sono necessari tre mesi. Inoltre le banche richiedono una maggiore partecipazione delle aziende sui progetti, partecipando al 60% e non più al 100% come prima. Questo ha comportato una riduzione dei costi fissi, con il licenziamento di tre operai, avvalendoci di ditte esterne quando dobbiamo lavorare, ma anche delle spese di marketing. Impieghiamo il denaro della società e da tre anni io e il mio socio non prendiamo né reddito né utili per reinvestire tutto sul cantiere». Daniela Salvestroni

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LE decisioni prese dal G20 nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura poten... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Metropolitana)" del 06-04-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il) (Messaggero, Il (Ostia))

Argomenti: Crisi

Lunedì 06 Aprile 2009 Chiudi di PAOLO SAVONA LE decisioni prese dal G20 nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura potendo rappresentare il punto di svolta di una crisi finanziaria ed economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci sono voluti due anni dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un punto che appare chiaramente nelle prime righe del Comunicato: "Una crisi globale richiede una soluzione globale". Questa soluzione, ancora sotto forma di impegno, si innesta nelle soluzioni nazionali che, nonostante ammontino complessivamente in 5 mila mld di dollari, non erano state finora capaci di ristabilire la fiducia tra gli investitori e i consumatori. Un'iniezione di ulteriori 1.100 mld, questa volta affidati alle capaci mani internazionali del Fondo monetario di Washington, e la fissazione di nuove regole contro gli avventurieri della finanza, anch'esse in gran parte affidate al Board di nuova costituzione guidato da Mario Draghi e all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (l'Ocse) con sede a Parigi, potrebbero infatti raggiungere il risultato di ricreare la fiducia. Alle decisioni di Londra le borse americane hanno risposto ancora di no, mentre quelle del resto del mondo di sì; occorre però aspettare che maturino su esse più fondate valutazioni. È pur vero che gli Stati Uniti, da cui ha origine la crisi, sono attualmente i più colpiti, ma sono anche il Paese che, insieme alla Cina, ha reagito con maggiore fermezza; gli americani destinando ingenti somme per il salvataggio delle banche e società finanziarie, i cinesi per sostituire domanda interna alla domanda estera. Dei 5 mila mld di dollari evidenziati nel Comunicato dei G20 di Londra, circa 2 mila sono stati stanziati per salvataggi e ricapitalizzazioni di banche e assicurazioni, altrettanti per il sostegno dell'attività produttiva e il residuo per il sociale. L'iniezione di 1.100 miliardi mette a disposizione delle agenzie sovranazionali (Fmi, Banca mondiale e altre istituzioni con compiti specifici) risorse per sostenere i Paesi in difficoltà o per promuovere lo sviluppo ma, al di là di questo importante intervento, ha grande valore simbolico l'aver disposto la creazione di 250 miliardi di dollari equivalenti in forma di Diritti speciali di prelievo, la moneta internazionale "tenuta in frigo", alla cui ideazione, che data dal 1968, diedero un apporto determinante e lungimirante i nostri Guido Carli e Rinaldo Ossola. Questa non è una decisione che sostituisce il dollaro dalla sua posizione centrale nel sistema dei pagamenti internazionali, anzi potrebbe rafforzarlo, risolvendo alcuni dei loro problemi di finanziamento estero. I nostri lettori ricorderanno certamente i dubbi che avevamo ripetutamente sollevati da questa colonna circa la stabilità del dollaro in caso di successo della ripresa economica americana. Che i G20 siano convinti d'aver preso una serie di decisioni importanti è testimoniato dal fatto che nel Comunicato in parola si sono avventurati ad affermare che l'insieme dei provvedimenti raddoppieranno il saggio di sviluppo globale, dal 2% previsto al 4% ottenibile. Che essi credano in questa possibilità è anche testimoniato dal fatto che, coscienti dell'entità delle manovre espansive monetarie attuate, nello stesso Comunicato si fa cenno alla necessità di definire fin d'ora un'exit strategy, ossia una strategia di intervento che, a causa di un possibile ritorno dell'inflazione, prepari gli strumenti per non costringere le banche centrali a strozzare la ripresa produttiva appena essa si presenta. Di ciò si è anche parlato nel fine settimana allo Workshop Ambrosetti di Villa d'Este facendo insorgere il dubbio che non siamo ancora certi dell'exit strategy per uscire dalla crisi, che già siamo costretti a parlare dell'exit strategy per uscire dalla ripresa! Ovviamente una ripresa che abbia le stesse caratteristiche "irrazionali esuberanti" della precedente.

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LE decisioni prese dal G20 nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura poten... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 06-04-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il (Ancona)) (Messaggero, Il (Umbria)) (Messaggero, Il (Abruzzo)) (Messaggero, Il (Latina)) (Messaggero, Il (Viterbo)) (Messaggero, Il (Rieti))

Argomenti: Crisi

Lunedì 06 Aprile 2009 Chiudi di PAOLO SAVONA LE decisioni prese dal G20 nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura potendo rappresentare il punto di svolta di una crisi finanziaria ed economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci sono voluti due anni dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un punto che appare chiaramente nelle prime righe del Comunicato: "Una crisi globale richiede una soluzione globale". Questa soluzione, ancora sotto forma di impegno, si innesta nelle soluzioni nazionali che, nonostante ammontino complessivamente a 5 mila mld di dollari, non erano state finora capaci di ristabilire la fiducia tra gli investitori e i consumatori. Un'iniezione di ulteriori 1.100 mld, questa volta affidati alle capaci mani internazionali del Fondo monetario di Washington, e la fissazione di nuove regole contro gli avventurieri della finanza, anch'esse in gran parte affidate al Board di nuova costituzione guidato da Mario Draghi e all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (l'Ocse) con sede a Parigi, potrebbero infatti raggiungere il risultato di ricreare la fiducia.

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LA DIFFERENZA (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-05 - pag: 2 autore: LA DIFFERENZA L'iniziativa del Fasb Il Fasb, il board che su mandato della Sec e del Governo Usa è chiamato a scriverei principi contabili applicati Oltreoceano, ha deciso di permettere un'interpretazione più flessibile dei parametri legati al fair value e all'impairment Il fair value Chiarendo l'uso del Financial statement n. 157 il Fasb ha suggerito di determinare il fair value di un titolo considerando la situazione di "inattività" del mercato, assegnandogli perciò un valore più alto rispettoa quello "depresso" dalla crisi finanziaria L'impairment In relazione alle perdite di valore diverse da quelle temporanee, il Fasb ha precisato che, per i titoli di debito, chi redige il bilancio dovrà considerare non tanto la propria volontà e capacità di possedere lo strumento fino al recupero del costo,quanto l'intenzione di venderlo. Nel caso in cui la probabilità di vendita non sia maggiore del 50%,l'ammontare residuo della perdita non connessa alla componente creditizia potrà essere rilevata al patrimonio netto e non portata nel conto economico L'effetto Questo significa che a parità di titoli "tossici" posseduti e di potenziale utile realizzato, una società Usa potrà conservare il nero in bilancio iscrivendo la perdita a patrimonio netto semplicemente ritenendo possibile al 51% di non vendere il titolo. La società europea, invece, in base alla Ias 39, in caso di oggettiva evidenza di perdita dovrebbe iscrivere la riduzione di valore immediatamente a conto economico con conseguente riduzione o azzeramento degli utili

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La nuova ribalta del Fondo monetario (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-05 - pag: 3 autore: ANALISI La nuova ribalta del Fondo monetario di Alessandro Merli «T he Imf is back». Il Fondo monetario è tornato. Dopo il G-20 di Londra, l'Fmi si ricolloca al centro della scena dell'economia e della finanza internazionale, come rivendicava giovedì sera a fine vertice il suo direttore Dominique Strauss-Kahn. Dei 1.100 miliardi di dollari promessi dai leader dei venti per rimettere in moto l'economia mondiale e assistere i Paesi investiti dalla crisi, 750 verranno canalizzati attraverso il Fondo. Al quale vengono anche affidati i nuovi ruoli di giudice dell'efficacia dei pacchetti di stimolo fiscale messi in atto dai Paesi membri e di guardiano delle riforme dei mercati finanziari varate dal nuovo Financial Stability Board. è un clamoroso ritorno alla ri-balta per un'istituzione, che,perno della soluzione di tutte le crisi finanziarie internazionali degli anni Ottanta e Novanta, era poi finita marginalizzata e ridimensionata dai propri errori e da uno straordinario periodo di bonaccia dell'economia mondiale. è difficile mantenere la propria credibilità di pompiere, un mestiere al quale viene spesso paragonato il lavoro dell'Fmi, se per anni non scoppia alcun incendio e dopo che, nello spegnere gli ultimi fuochi ( Asia, Argentina), si è rischiato di attizzare ancor di più le fiamme. Di fronte all'emergenza della crisi più grave da decenni, la comunità internazionale si è resa conto però di non disporre di alcuno strumento migliore dell'Fmi:vengono quindi triplicate le risorse dell'istituzione di Washington per assistere i Paesi in difficoltà (da 250 a 750 miliardi di dollari) e viene creata liquidità internazionale per altri 250 miliardi di dollari con l'emissione di diritti speciali di prelievo (dsp), il "paniere" dell'Fmi composto da dollaro, euro,yen e sterlina.«Il G-20 –dice Ousmene Mandeng, dell'hedge fund Ashmore – è stato anzi tutto un successo dell'Fmi». Su entrambe le decisioni, tuttavia, esistono alcune difficoltà, non solo tecniche, sul se e quando queste cifre saranno disponibili. Sotto i 500 miliardi di dollari di nuove risorse c'è per ora solo la firma del Giappone e l'impegno Ue (100 miliardi l'uno) e le promesse di alcuni Paesi più piccoli, come Canada e Norvegia. A Londra si è fissato un importo totale, ma non sono apparsi concretamente nuovi sottoscrittori, né gli Usa, né la Cina, né l'Arabia saudita,i tre principali indiziati, né altri. Per di più, la Cina intenderebbe finanziare l'Fmi non con un prestito di riserve, ma con l'acquisto di un'emissione di bond. Nonostante questa figuri negli statuti dell'Fmi, è un'operazione senza precedenti e resta da vedere quanto tempo richiederà per essere messa in piedi. Alcune fonti monetarie si chiedono se la Cina non voglia attendere qualche progresso sulla riforma delle quote nel capitale Fondo ( che il G-20 ha promesso verrà completata entro gennaio 2011) per vedere riconosciuto il suo accresciuto peso nell'economia mondiale. «La rilevanza dell'Fmi – dice Domenico Lombardi, presidente dell'Oxford Institute for Economic Policy – dipende da tre condizioni: la revisione delle condizioni collegate ai suoi prestiti,l'attivazione di linee precauzionali "pre-crisi" e la riforma della governance». Le prime due sono state appena realizzate, la terza, nonostante gli impegni del G-20, resta di non facile attuazione, anche per la riluttanza europea a cedere quote e seggi in consiglio a favore dei Paesi emergenti, ed è cruciale per un maggior coinvolgimento della Cina. L'emissione dei dsp non è una questione nuova:anzi l'Fmi l'aveva già approvata nel 1997, allo scoppio della crisi asiatica, ma l'operazione era sempre stata bloccata dal veto americano. è significativo che il via libera anche dagli Usa sia arrivato ora che si è insediato al Tesoro, come consulente del segretario Tim Geithner, Ted Truman, veterano della diplomazia economica americana, il quale in una recente audizione al Congresso aveva sostenuto proprio la necessità dell'allocazione di dsp. Uno degli ostacoli alla ratifica dell'operazione da parte degli Usa è stata in tutti questi anni la netta opposizione del Congresso, che deve approvarla. Nella situazione attuale, è improbabile che il Congresso sia disposto più benevolmente a concedere denari dei contribuenti americani al Fondo. A margine del G-20 circolava tuttavia l'indiscrezione, che, forse proprio grazie all'esperto Truman,l'amministrazione avrebbe trovato una scappatoia per far passare l'aumento dei dsp senza dover ricorrere al voto parlamentare. Diversamente, l'operazione rischia di impantanarsi e con essa una componente significativa del piano del G-20. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Draghi: bene il rapporto de Larosière (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-05 - pag: 3 autore: Il Governatore preannuncia un documento congiunto di Financial stability board e Fmi Draghi: bene il rapporto de Larosière Rossella Bocciarelli ROMA «Il rapporto de Larosière è un contributo importante al processo che porta a rafforzare la vigilanza finanziaria a livello nazionale, regionale e internazionale ». è convinto dell'efficacia della strada scelta in Europa per arrivare a un'armonizzazione sostanziale delle normative di controllo su mercati e intermediari il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che ieri è intervenuto all'Ecofin nella sua qualità di presidente del Financial Stability board, l'organismo che ha appena visto rafforzato il suo mandato a Londra, nel quale siedono tutti i regulator dei mercati finanziari dei Paesi G20, oltre a Spagna e Commissione europea. Draghi ha tra l'altro annunciato che già prima della fine di aprile, a Washington, Fondo monetario internazionale e Fsb, insieme, presenteranno un rapporto congiunto sul nuovo sistema di early warning per tenere sotto controllo i focolai di instabilità finanziaria, basato sull'uso degli stress test. Il fatto che i lavori del Fsb vadano nella stessa direzione delle raccomandazioni del gruppo de Larosière, ha sottolineato, riflette i progressi già realizzati nel processo di rafforzamento delle fondamenta del sistema finanziario globale. «Una delle lezioni della crisi – ha ricordato Draghi – sta nel fatto che è necessaria una maggiore cooperazione e coordinamento internazionale. Come sottolinea il rapporto de Larosière, viviamo in un mondo economico e finanziario integrato ed è interesse di tutti promuovere armonizzazione delle regole e standard di vigilanza comuni a livello mondiale ». Ciò che in particolare va sostenuto del rapporto de Larosière, ha detto Draghi, è «l'approccio macroprudenziale alla normativa». In sostanza, ha spiegato, uno dei motivi per i quali la nostra struttura di norme e di vigilanza si è rivelata carente va ricercato nel fatto che tanto le normative quanto le prassi di supervisione si concentrano sulle singole istituzioni finanziarie e tengono troppo poco conto della stabilità e della buona salute del sistema finanziario nel suo insieme. «Un approccio macroprudenziale richiede attenzione ai settori nei quali c'è una comune esposizione (com'è stato il caso dell'immobiliare) che attraversa le varie imprese finanziarie; richiede di considerare le interrelazioni tra i fenomeni e anche l'impatto del comportamento collettivo dei soggetti economici sul rischio aggregato». Il Governatore non si è nascosto, naturalmente, che, al di là dei principi generali, la definizione degli strumenti appropriati per fare vigilanza macroprudenziale sul sistema finanziario sarà «uno sforzo complesso e multilaterale» che richiede non solo più dati e indicatori per identificare il rischio sistemico, ma anche una ben definita cornice istituzionale per indicare quali siano le authority, quali i mandati e quali le responsabilità di controllo attribuite. Insomma, regole semplici non ve ne sono. Ma, dice Draghi «de Larosière formula proposte di grande aiuto in questo campo». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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No al nazionalismo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-05 - pag: 10 autore: No al nazionalismo Sono preoccupato per la situazione del nostro Paese, a causa della perdita del lavoro da parte di tante persone. Dobbiamo agire con saggezza e seguendo le regole della nostra Costituzione, lo Stato deve tutelare il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni. Ma questo sforzo non può essere realizzato soltanto dallo Stato, per avere ottimi risultati c'è bisogno di tutti, Governo, sindacati, imprese e lavoratori. Ognuno faccia la sua parte. C'è bisogno di senso di responsabilità, armonia e unificazione, basta tenere a cuore la frase del nostro inno («Fratelli d'Italia»). Ci vogliono ottimismo, nazionalismo e umanità. Alberto Calle email D' ac cordo su ( quasi)tutto,anche sull'inno. Dissenso totale sulla parola " nazionalismo". Un conto è essere orgogliosi del proprio Paese, scommettere sulle sue possibilità di ripresa, confidare nelle virtù nascoste e diffuse della stragrande maggioranza degli italiani. Un altro pensare che la soluzione alla crisi venga dalla guerra di tutti contro tutti. Il nazionalismo sfocia nel protezionismo, di cui ci sono già avvisaglie pericolose: se dovessero consolidarsi, le prospettive per le economie di tutto il mondo si farebbero ancora più cupe. Una volta imboccata la china, non c'è certezza di dove il nazionalismo possa sfociare.Di solito, in una guerra. • Ideologia futurista Nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblica il Manifesto Futurista, dando così vita al movimento più innovativo del 900 (la spudoratezza non conosce limiti...). E siccome siamo nel 2009, se ne festeggia il centenario. Ecco, allora, alcuni stralci di quel manifesto: «Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo- il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche,le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismoe contro ogni viltà opportunisticae utilitaria.è dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo». Lettera firmata I pomodori degli immigrati L'immigrazione è un tema frainteso e dominato dall'ideologia.Chi sostiene,ad esempio, che dobbiamo cacciarei lavoratori immigrati, dovrebbe essere coerente e dare il buon esempio andando a raccoglierei pomodori al loro posto. Cristiano Martorella email Qualità in tv La Rai annuncia il ritorno all'indice di gradimento col sistema Qualitel. Avrei due osservazioni da fare. La prima concerne la dimensione del campione di spettatori che va quanto meno raddoppiata rispetto a quella di Auditel. Un campione di 5mila utentiè scarsamente rappresentativo per un universo di almeno 20 milioni di utenti.L'altra considerazione riguarda i criteri di scelta degli utenti che non può trascurare le tendenze etiche degli spettatori rientranti nel campione. Visto l'andamento negativo di certi indici come quello dei matrimonie delle nascite, il rischio è che il campione rifletta queste scelte di vita, e non rispecchi quelle dell'universo degli utenti.Il timore sembra fondato tenuto conto dell'esperienza Auditel che premiava oves et boves, senza tener conto del contenuto etico dei programmi.Un'innovazione minima può riguardare la rotazione degli utenti, che non risulta ora venga applicata. Bruno Mardegan email

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Io, filosofo, gestore di hedge fund (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-05 - pag: 10 autore: Io, filosofo, gestore di hedge fund P er capire come siamo andati a infilarci in questo ginepraio economico, le complicate spiegazioni su derivati, regolamentazione insufficiente e così via non centrano il punto fondamentale. La migliore risposta è semplice e antica al tempo stesso: tracotanza. Nella moderna economia matematica, molte persone nel mondo ricco hanno deciso che finalmente eravamo riusciti a escogitare una serie di strumenti scientifici capaci di prevedere efficacemente il comportamento umano. Dopo aver consegnato il socialismo scientifico al riposo eterno, alla fine della Guerra fredda, ci siamo subito ritrovati avvolti nelle spire di un'altra Scienza dell'uomo. Le nostre convinzioni non nascevano da qualche esperimento nuovo o da qualche osservazione casuale, come succede per le vere rivoluzioni scientifiche. Gli economisti di solito non conducono esperimenti con soldi veri, e quando lo fanno, com'è successo nel caso del premio Nobel Myron Scholes messo alla guida del Long Term Capital Management (Ltcm), i rischi spesso superano i benefici (una lezione che a quanto sembra ancora non abbiamo recepito). Il vero fattore all'origine di quella trasformazione della scienza economica che ha portato al disastro è stato il semplice fatto che ormai ci si poteva permettere di dire certe cose in pubblico senza conseguenze. Alcuni tra noi credevano sinceramente nella fine della storia. E d'altronde non puoi avere una società ultima, utopica, senza avere anche una teoria scientifica ultima del comportamento umano, più una manciata di scienziati pazzi o philosophes a sovrintendere al tutto. Il problema è che tu puoi formulare queste nuove teorie nel modo più "scientifico" possibile, ma questo non le rende più vere. Il capitalismo, tra le altre cose, è una contesa individuale per il controllo di risorse scarse. Gli strateghi militari sanno da secoli che non esiste, e non può esistere, una scienza ultima della guerra. In una contesa reale su questioni che contano veramente, dobbiamo partire dal presupposto che abbiamo di fronte avversari pensanti, che possono vedere di noi cose che nemmeno noi vediamo. Per fare un esempio, se, conoscendo il modello che sta dietro a una certa politica, si possono realizzare dei profitti (un esempio sono i modelli usati dalla Federal Reserve), prima o poi i capitali convergeranno in massa alla ricerca di quel profitto, al punto che il particolare comincerà a prendere il sopravvento sul generale, com'è successo recentemente. La verità è che questi modelli sono utili quando sono in pochi a conoscerli, o quando la fede nella loro efficacia non ha raggiunto dimensioni universali. A mano a mano che tutti li accettano e cominciano a puntare su di essi, perdono progressivamente il loro valore di strumenti di previsione. Forse i mercati un tempo erano abbastanza efficienti, prima che arrivasse la teoria del mercato efficiente. Ma se investire vuol dire semplicemente assegnare i soldi a un indice,la liquidità diventa l'unico determinante dei prezzi e le valutazioni vanno nel pallone. Quando una percentuale consistente degli attori del mercato si limita a comprare un indice, viene meno anche il ruolo del mercato nell'assicurare il buongoverno delle aziende. La diffusione e il radicamento della convinzione che le bolle speculative sono impossibili è uno dei motivi alla base delle grandi bolle speculative degli ultimi decenni.La nostra fede collettiva nell'efficienza dei mercati ha contribuito a renderli mostruosamente inefficienti. Nonostante tutto questo, negli ultimi 20 anni gli economisti hanno cominciato a comportarsi come se pensassero veramente di poter prevedere il futuro dell'economia. Se l'universo non ottemperava ai nostri desiderata non era perché i nostri modelli erano sbagliati: la colpa era di un "fallimento del mercato". Non è chiaro perché, quando i mercati calavano drammaticamente, eravamo sicuri di essere in presenza di un fallimento del mercato, ma quando invece salivano ritenevamo di non aver motivo di cercare di capire che cosa c'era dietro. Né è chiaro perché tutti fossimo convinti che il fallimento della Lctm dopo l'11 settembre rappresentava un grave rischio per il sistema, mentre nessuno pensava che l'isteria per la new economy fosse da annoverarsi tra le bolle. Ogni volta che è scoppiata una bolla siamo intervenuti a mettere riparo, ma non abbiamo mai pensato a farle scoppiare noi deliberatamente.Il risultato è che i nostri mercati finanziari sono diventati uno schema piramidale. L'azzardo morale, pensavamo,poteva tranquillamente essere ignorato proprio perché è " morale",parola che, come ogni vero scienziato sa, è sinonimo di "immaginario". Ma il mercato non è la fisica, gli economisti non sono fisici nucleari e l'azzardo morale nella faccende umane è il rischio che conta più di tutti. La convinzione infondata di essere in grado di scrutare il futuro usando la scienza ci ha portati tutti a pronunciare una serie di promesse vinco-lanti su cose, in quel futuro, che nessun essere umano potrebbe garantire. Promettere qualcosa che dovremmo sapere che è impossibile garantire viene definito anche "mentire". Questo grande velo di menzogne adesso si sta lacerando. I Governi pensano di poter arrestare questo processo attraverso i soldi, ma ci sono diverse ragioni per credere che non funzionerà. Il sistema bancario probabilmente è già al di là del salvabile: molti istituti di credito semplicemente non sono più banche,ma esperimenti di vasta portata che non funzionano come previsto. Possiamo continuare per un bel po' a "stimolare"e "salvare"l'economia,ma otterremo solo di rimandare il necessario aggiustamento, fino a quando saremo co-stretti a lasciare che l'indispensabile distruzione creativa faccia il suo corso. Ma non è questo il vero problema.Il vero problema è l'ideologia pseudoscientifica che è alla base della crisi odierna. Una scienza dell'uomo ultima non ha spazio per una ripresa imprevedibile e non programmata, che è il solo modo con cui un'economia capitalistica è in grado di ripartire dopo una crisi di tale portata. Se rimaniamo avvinghiati alla falsa sicurezza di una presunta scienza che non funziona e ci dimentichiamo della filosofia che vi sta dietro, di concetti come la responsabilità personale e il diritto di fallire, i nostri leader, molto scientificamente, non ci porteranno in dote nessuna ripresa. Copyright: Project Syndicate 2009 (Traduzione di Fabio Galimberti) di Daniel Cloud PRINCETON UNIVERSITY

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Pensioni, spesa oltre il 15% del Pil (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-05 - pag: 12 autore: Conti pubblici. Le nuove stime della Ragioneria generale sulle tendenze di medio-lungo periodo Pensioni, spesa oltre il 15% del Pil Effetto crisi: +1,1% il rapporto con il prodotto interno nel 2008-2010 Davide Colombo ROMA La recessione in cui è caduta l'economia italiana produrrà un gobba imprevista nell'andamento della spesa pensionistica in rapporto al Pil che, tra il 2008 e il 2010, crescerà dell'1,1% in più (poco oltre il 15%) rispetto a quanto previsto un anno fa. A fotografare lo scarto della curva, determinato esclusivamente dal netto peggioramento del prodotto interno determinato dalla crisi finanziaria internazionale, è la Ragioneria Generale dello Stato nel 10Ú Rapporto sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, pubblicato qualche giorno fa. Le nuove stime sono basate su un'ipotesi di calo del Pil medio annuo dello 0,8% nel triennio 2008-2010, lo stesso scenario del Programma di stabilità che il Governo ha presentato lo scorso mese di febbraio a Bruxelles. Una prospettiva ancora ottimistica, dunque, se si tiene conto che all'inizio della settimana l'Ocse ha nuovamente aggiornato le sue previsioni attribuendo all'Italia un calo del 4,3% del Pil 2009, destinato a retrocedere di un ulteriore 0,4% l'anno prossimo. L'anno scorso, con l'entrata in vigore degli ultimi interventi in materia previdenziale (le leggi 127 e 247 del 2007) a far crescere la spesa per pensioni è stata la nuova indicizzazione degli assegni alla dinamica dei prezzi (pari all'1,6%), seguita dalla revisione dei requisiti di accesso al pensionamento di anzianità, le nuove possibilità di ricostituzione e i pagamenti una tantum legati alle modifiche delle quote di arretrati. L'incremento complessivo, secondo la Ragioneria, è rimasto in linea con i tassi di variazione registrati tra il 2000 e il 2007. Ma la transizione, ancora lunga, verso il pieno regime contributivo può rivelarsi molto impegnativa. Entro il 2013, data di entrata a regime dei requisiti minimi di età e anzianità contributiva previsti dal Protocollo Welfare (62 e 35 per i dipendenti, 63 per gli autonomi; ovvero le quote date dalle somme dei due requisiti a 97 e 98), il rapporto tra spesa pubblica per pensioni e prodotto interno, al netto delle indicizzazioni, sarebbe stabilizzato solo in un contesto di crescita economica reale dell'1,8% annuo. Insomma, anche scommettendo su una ritrovata via di moderato sviluppo dell'economia nazionale, quanti insistono sulla necessità di un nuovo intervento di riforma delle pensioni trovano in queste proiezioni qualche giustificazione. Nel più lungo periodo (2010-2060) la curva torna ad assumere la forma prevista dall'entrata in vigore delle grandi riforme degli anni Novanta. Sulla base delle ipotesi demografiche e macroeconomiche del cosiddetto «scenario nazionale base », vale a dire una crescita media annua del Pil dell'1,5%, un livello di speranza di vita ulteriormente incrementato (nel 2050 per le donne si attesterebbe a 89,5 anni e per gli uomini a 84,5) e un flusso migratorio in aumento di 50mila arrivi (a quota 200mila l'anno), la spesa si attesterebbe attorno al 15% tra il 2020 e il 2024, per poi tornare a salire fino al 15,5% del Pil attorno al 2038 e finalmente scendere tra il 14 e il 13% nella parte finale degli anni per cui vale la stima. Nel suo rapporto la Ragioneria dedica ovviamente un'attenzione molto particolare ai coefficienti di trasformazione, che entreranno in vigore il prossimo mese di gennaio per essere poi aggiornati ogni tre anni con una procedura amministrativa semplificata sulla base dell'evoluzione delle speranze di vita. Questi parametri sui cui è basato il calcolo per la trasformazione del montante contributivo in rendita, giocano un ruolo decisivo nella stabilizzazione della spesa già nei prossimi anni. Per non lasciare alcun spazio ai dubbi interpretativi, i tecnici offrono al legislatore e ai policy makers pensionistici due scenari: quello tracciato a normativa vigente, vale a dire con i nuovi coefficienti triennalizzati, e quello a normativa variata, vale a dire in assenza di revisione. Nel secondo caso il peggioramento del rapporto tra spesa per pensioni e Pil sarebbe sensibile, pari a 2,7 punti percentuali alla fine del periodo di stima, per arrivare a superare il 17,5% negli anni '40 del secolo, ben 5 punti oltre le medie Ue-15 calcolate dal Comitato di politica economica del Consiglio Ecofin. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE VALUTAZIONI La base è una contrazione annua dell'economia dello 0,8%, scenario più ottimistico rispetto alle ultime proiezioni Ocse ENTRO IL 2013 Stabilizzazione possibile solo in un contesto di sviluppo economico reale dell'1,8% all'anno L'incognita dei coefficienti

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Nessun pericolo per i titoli di Stato (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-05 - pag: 21 autore: Obbligazioni. Maria Cannata (d.g. del Tesoro) al convegno Liquidity2009 «Nessun pericolo per i titoli di Stato» Mara Monti VOLTERRA Dal nostro inviato L'allargamento degli spread tra il BTp e il Bund tedesco non è stato provocato da fattori legati al rischio Paese,ma«dall'impatto sistemico della crisi finanziaria» che ha indotto gli operatori a premiare i bond governativi della Germania, divenuti in questo contesto lo strumento di riferimento del mercato. La riprova che il mercato dei titoli di Stato italiani non stia scontando pericoli di default, è il buon andamento delle aste del Tesoro tanto che il governo è stato uno dei pochi ad avere portato a termine collocamenti di titoli sia a breve sia a lunga scadenza. Le rassicurazioni sono giunte dal direttore generale per il debito pubblico del ministero dell'Economia, Maria Cannata intervenuta al convegno «Liquidity 2009» sulla gestione del rischio di liquidità, organizzato da e-Mid e AticForex. Dal crack della Lehman Brothers la volatilità ha contagiato tutti i mercati, da quello azionario a quello obbligazionario e in questa «corsa alla qualità – ha spiegato il direttore del Tesoro – i Bund tedeschi sono stati ritenuti titoli più liquidi». Dai primi mesi di quest'anno, però, la situazione sta migliorando, tanto che il differenziale tra le quotazioni dei BTp in acquisto e in vendita «si sta stabilizzando su livelli toccati prima del crack Lehman, un segnale che la liquidità sta tornando». Se i primi segnali di distensione sui mercati finanziari cominciano a versi, il merito è anche delle misure intraprese da Governo e Banca d'Italia. Dal lancio degli swap del Tesoro alla istituzione del mercato interbancario collateralizzato ( Mic) per facilitare la circolazione della liquidità in forma anonima e garantita dall'istituto centrale. «Dal lancio del Mic, avvenuto lo scorso febbraio, i volumi stanno crescendo velocemente – ha spiegato Franco Passacantando, direttore centrale dell'area supervisione dei mercati della Banca d'Italia –, le banche stanno cogliendo questa opportunità a dimostrazione che per ripristinare la fiducia il mercato interbancario doveva essere sostenuto attraverso misure straordinarie ». Il direttore dell'istituto centrale non ha escluso che le massicce iniezioni di liquidità effettuate dalla Bce e dalla Fed possano avere scoraggiato a volte il prestito interbancario, congelando la liquidità nei depositi presso le banche centrali. «Ma con il crollo dei tassi, questa operatività non sarà più redditizia e spingerà le banche a tornare sul mercato – ha spiegato Francesco Cesarini, presidente di e-Mid, il mercato elettronico peri depositi interbancari –. I volumi stanno tornando a livelli significativi così come l'operatività per scadenze a lungo termine scambiate sul Mic, una misura al momento temporanea, introdotta per fare fronte alla crisi e ridare fiducia ai mercati, ma che auspico diventi uno strumento a disposizione delle Tesorerie delle banche ». L'esempio del Mic a livello nazionale è una soluzione estendibile anche agli altri Paesi europei. In ogni caso «bisogna cercare di fare funzionare le infrastrutture già esistenti ed evitare di fare lievitare i costi», ha ammonito Daniela Russo direttore generale per le infrastrutture dei mercati della Banca centrale europea. «Le crisi moderne hanno dimostrato come il contagio possa essere immediato e poco controllabile. Per questo – ha aggiunto – è necessario dare più stabilità al sistema attraverso una maggiore integrazione delle strutture finanziarie, trasparenza e standardizzazione delle negoziazioni, minori asimmetrie giuridiche tra Paesi». Le crisi moderne hanno mostrato i rischi della globalizzazione dei mercati, un virus per Marco Espinosa del Fondo Monetario Internazionale, che ha contagiato non solo le banche, ma tutto il sistema finanziario mostrando la sua fragilità: «Il castello di carta è crollato sotto il peso dei titoli tossici. Le banche centrali hanno il compito di conoscere la natura di queste interconnessioni per scongiurare lo scoppio di altri focolai». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL RECUPERO Il differenziale nelle quotazioni in acquisto e in vendita dei BTp stanno tornando sui livelli precedenti il crack Lehman

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Assalto alla democrazia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COPERTINA data: 2009-04-05 - pag: 25 autore: Assalto alla democrazia L'accusa del filosofo americano Sheldon Wolin: in Usa e in Occidente la commistione tra politica e affari e l'alleanza tra Stato e grandi corporations ha prodotto un «totalitarismo rovesciato» basato sulla smobilitazione delle masse di Remo Bodei N el suo ultimo libro, Democracy incorporated. Managed Democracy and the Spectre of Inverted Totalitarianism (Princeton and Oxford, Princeton University Press, pagg. 356, $ 29,96), Sheldon S. Wolin offre non solo una precisa diagnosi della democrazia americana, ma anche utili indicazioni sulla deriva che questo regime subisce in altre parti del mondo. Apparso poco prima dell'uscita di scena di George W. Bush, il volume contiene alcune tesi che le recenti scelte di Obama potrebbero rendere obsolete, ma il suo pregio e i suoi insegnamenti rimangono intatti. Wolin (classe 1922) è, per certi aspetti, l'analogo americano di Norberto Bobbio. Già professore di teoria politica a Berkeley e a Princeton, autore di studi fondamentali su continuità e innovazione nel pensiero politico occidentale e di monografie su diversi classici della sua disciplina, rappresenta tuttora, per lucidità e onestà intellettuale, la coscienza critica della democrazia americana. Del Tocqueville di La démocratie en Amérique, uno dei suoi testi preferiti, condivide l'idea che la democrazia possa fisiologicamente degenerare in un dispotismo mite, che lascia i cittadini in un perpetuo stato di minorità, preoccupandosi di assicurarne benessere e, al limite, di «levar loro totalmente il fastidio di pensare e la fatica di vivere». Nega però la radicata convinzione che gli Stati Uniti siano la culla della democrazia moderna. In origine la costituzione americana è, infatti, elitaria: ci sono voluti tre quarti di secolo prima di abolire formalmente la schiavitù e molto di più per assicurare il diritto di voto ai Neri e alle donne e quello di associazione ai sindacati. Se il New Deal è considerato l'unica parentesi democratica nella storia americana, a partire dalla Grande depressione e fino a oggi la democrazia viene per Wolin progressivamente svuotata dall'interno. La diminuzione del tasso di eguaglianza e di partecipazione dei cittadini ai processi decisionali – assieme alla trasformazione del Paese in Superpower, entità personificata alla stregua di Superman – ha prodotto quello che egli chiama il totalitarismo rovesciato o, meglio, rivolto verso l'interno ( inverted totalitarianism). Questa nuova creatura si basa non sulla mobilitazione, ma sulla smobilitazione delle masse e, soprattutto, sulla commistione tra sfera pubblica e sfera privata, tra politica e affari: in particolare sulla robusta rete di alleanze tra stato e grandi corporations, tra governo e chiese evangeliche, tra centri di ricerca e un poderoso apparato militare-industriale che ha speso, solo nello scorso anno, 623 miliardi di dollari, ossia quanto erogano per gli stessi scopi tutte le altre nazioni della Terra messe insieme. Non mediante rivoluzioni, bensì per spontanea evoluzione, la democrazia stessa genera quindi dal proprio seno questo mutante, che dirotta la paura provata nei confronti dei totalitarismi novecenteschi su nemici ubiqui, sia esterni, come i terroristi, che interni, come i delinquenti (un altro primato mondiale degli Stati Uniti è costituito dalla percentuale dei detenuti, 751 per ogni centomila abitanti). Ovviamente, nei paesi di inverted totalitarianism non esistono né campi di concentramento, né persecuzioni di massa, né abolizione del diritto di voto (esso serve anzi a legittimare quella che Michelangelo Bovero ha definito «autocrazia elettiva»). I cittadini vengono in ogni caso indotti all'indifferenza o spinti ad assistere più che a partecipare alla vita politica. Del resto la promessa reaganiana di «liberare il popolo del peso del governo» va proprio in tale direzione. Ampliando il raggio del discorso oltre Wolin, si può osservare come questo tipo di potere abbia avuto in Occidente il suo humus più fertile in un consenso ibrido, che in parte precede, in parte affianca la politica, abituata ad alimentarsene parassitariamente. Esso poggia sui miti e sulle aspettative di una cultura che privilegia il principio di piacere rispetto al principio di realtà, i desideri e i sogni di massa rispetto alla sobria analisi dei vincoli imposti e delle possibilità suggerite dalle condizioni storiche effettive. Ciò favorisce la propensione di chi comanda a plasmare la realtà secondo la propria interessata visione del mondo, ad accrescere cioè sistematicamente la quantità e la qualità delle menzogne da sempre utilizzate per governare. Il potere di persuasione, con i relativi apparati, rappresenta pertanto l'arma più potente dell'inverted totalitarianism, capace di far credere – a lungo quanto basta – alla presenza di armi di distruzione di massa in Irak, alla collusione di Saddam Hussein con Osama bin Laden o alla perfetta salute del sistema finanziario globale. A tale sofisticata strategia contribuisce la ripresa di rozzi ma collaudati strumenti di manipolazione del consenso, quale l'appello al popolo inteso quale blocco omogeneo e compatto che diffida dei politici di professione, ma si fida di chi si autoproclama suo genuino interprete ed è in grado di travestire le decisioni che scendono dall'alto in esigenze che salgono dal basso. Comune a tutte le democrazie occidentali è il fenomeno del crescente abbandono della divisione dei poteri, avvertita come un intralcio, a favore dell'esecutivo (con la conseguente strisciante riduzione del parlamento a cassa di risonanza delle scelte del governo e la limitazione delle prerogative del giudiziario), una tendenza che, per alcuni versi, l'attuale crisi economica accentua nel conferire allo stato funzioni salvifiche nei confronti del mercato. Anche se bisognerebbe capire a fondo le ragioni di una tale diffusa acquiescenza nei confronti delle oligarchie nascoste dietro paraventi democratici e quelle della concentrazione dei poteri nelle mani dell'esecutivo, da diversi segni sembra che – complice la crisi finanziaria ed economica – molti cittadini si stiano svegliando dal letargo politico. Lo scontento e la collera di quanti sono stati colpiti dal fallimento della Parmalat o della Enron, la rovinosa caduta del governo islandese e il furioso assalto di pochi giorni fa alla sede della Royal Bank of Scotland nella City di Londra sono tutti sintomi dell'incrinarsi del totalitarismo rovesciato. Forse non si tratta, come si è scritto (anche sui muri della capitale britannica) di un ritorno della lotta di classe in versione inedita, ma di una chiara condanna della connivenza tra una politica che non ha voluto porre regole certe e controlli rigorosi ai mercati e le persone e le istituzioni che hanno accumulato ingenti fortune mediante spericolate operazioni finanziarie e che, invece di essere punite, continuano ad apparire come miracolate. Le disuguaglianze estreme (e un'indagine di febbraio dell'Ocse mette gli Stati Uniti al quinto posto e l'Italia al sesto per differenze di reddito tra i più ricchi e i più poveri) vengono sempre meno tollerate e inducono a un maggior protagonismo politico e a una rivalutazione dell'ideale di eguaglianza, che la caduta del comunismo di stile sovietico aveva trascinato con sé. Il rischio è che, dopo aver dettato legge, godendo di un'ampia delega pubblica, le oligarchie finanziarie ed economiche, rinegoziando le quote di potere con la politica (talvolta più debole dei potentati economici), mantengano il loro effettivo, seppur ridotto potere, in fogge sempre più "camaleontiche". Inoltre, quanto durerà e come si evolverà da parte dei cittadini la voglia di partecipazione ai processi decisionali collettivi e al monitoraggio delle istituzioni? Sarebbe evidentemente auspicabile che ciascuno apprendesse a dirigere la propria vita in maniera più autonoma, a sopportare il peso delle scelte scaricate su di lui da una democrazia matura ed esigente, dai non sempre piacevoli processi di modernizzazione o dalla necessità di riposizionarsi incessantemente in un contesto mondiale che muta incessantemente. Ma come contrastare in molti il disorientamento e la conseguente emorragia di senso da cui scaturisce la richiesta di certezze assolute, cercate spesso più nelle religioni e nei governi forti che non nella pratica e nel rafforzamento dei principi ispiratori della democrazia (eguaglianza, dignità e libertà dell'uomo, diritti)? © RIPRODUZIONE RISERVATA La paura è dirottata verso nemici ubiqui, terroristi o delinquenti. E i cittadini vengono spinti ad assistere più che a partecipare La collera verso i finanzieri responsabili della crisi e i disordini durante il G-20 indicano che questo modello si sta incrinando ILLUSTRAZIONE DI PAOLO D'ALTAN

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(sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 06/04/2009 - pag: 7 Visto dagli Usa / 1 Luntz, già sondaggista del Cavaliere «Silvio?Entusiasmopositivo» WASHINGTON Da quasi 20 anni, da quando aiutò Rudolph Giuliani a farsi eleggere sindaco di New York, Frank Luntz è uno dei più autorevoli «pollster» repubblicani. Maestro dei «focus group», i cittadini che commentano in diretta i discorsi dei candidati, condusse in passato sondaggi anche per Berlusconi e il premier israeliano Netanyahu. A suo giudizio, «lo showmanship», il gusto dello spettacolo del nostro capo di governo, è positivo. «Manifestazioni di entusiasmo dice raramente nuocciono, per quanto siano oggetto di polemiche in Italia». Ha visto le foto e i filmati di Berlusconi al G20? «Non tutti, ma quanto basta per concluderne che si è ammantato della popolarità di Obama, forse a tratti con troppa disinvoltura. Del resto lo ha fatto, sia pure con più riserbo, anche il premier inglese Brown. Il mondo intero idolatra Obama, sospetto che molti altri leader vorrebbero essere come lui. Obama è carismatico e il suo carisma li aiuta». Ma Berlusconi è stato educatamente richiamato dalla regina Elisabetta... «L'etichetta non è il forte di Berlusconi. È un uomo vitale, spontaneo, che ama l'attenzione ed è quasi sempre se stesso, dovunque si trovi e con chiunque sia. Per me non è un connotato negativo in un politico, specialmente in momenti difficili come l'attuale». Allude alla crisi finanziaria ed economica? «Sì. Berlusconi dimostra energia ed ottimismo, due qualità di cui oggi c'è bisogno. Non è tanto una strategia elettorale quanto una questione di carattere. Guardi che a ostentare queste due qualità è proprio Obama ». Non pensa che gli atteggiamenti di Berlusconi diano fastidio a qualche altro leader? «Perché? Semmai contribuiscono ad alleviare le tensioni. Fosse stato al posto suo, il suo predecessore Prodi sarebbe rimasto sullo sfondo, oppure si sarebbe messo in un angolo a leggere un libro. Meglio Berlusconi che fa sorridere e discutere e cerca di avere buoni rapporti con tutti». Perché allora tante polemiche in Italia? «Non saprei. L'Italia non è un Paese facile. Ma lo ha eletto premier tre volte». E. C. Frank Luntz Con la società «Luntz Maslansky Strategic Research» cura l'immagine di colossi multinazionali tra cui Coca Cola e At&T

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La crisi non intacca la fiducia dei clienti nelle banche (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

La crisi non intacca la fiducia dei clienti nelle banche Chi ha un conto corrente dà peso soprattutto all’esperienza diretta e personale. Niente conta di più. Per chi invece non ha ancora un rapporto con la banca fa premio il passaparola, ma subito dopo l’immagine e le notizie riportate dalla stampa e dalla tv. Sono i primi risultati dell'indagine «Le banche e la valorizzazione della reputazione nei confronti della clientela retail», che l’Abi (Associazione bancaria italiana) sta mettendo a punto con l’Università di Parma. Ma quali sono i fattori che determinano la reputazione? Anche qui contano i fatti più delle parole. Pesano molto fattori relazionali - mantenere le promesse, correttezza, rispetto dei patti - e altri più legati a caratteristiche dell’offerta - professionalità, qualità dei prodotti, solidità della banca, affidabilità, rapporto qualità/prezzo - oltre a circostanze esterne come esposizione ai media, passaparola e informazioni di stampa. Ciò che genera fiducia nei clienti sono i comportamenti dell’azienda, mentre i fattori esterni agiscono come filtro o come rumore. Coerente con questa percezione, la clientela è più influenzata dall’esperienza maturata, seguita dalla trasparenza e chiarezza delle condizioni contrattuali e dall’immagine aziendale. Insomma, nulla conta di più dell’esperienza diretta per chi ha un conto corrente. Sulla clientela potenziale invece impatta soprattutto il passaparola, l’immagine aziendale e le notizie riportate dalla stampa e dalla tv. «L'analisi della reputazione delle banche - spiega l’Abi - mostra che la crisi finanziaria non ha inciso sulla fiducia della clientela retail, mentre ha impattato sugli addetti ai lavori. Per quanto riguarda la clientela corporate, le banche ritengono che sia meno sensibile a fenomeni emotivi, è pluribancarizzata ed è in grado di valutare direttamente la qualità della relazione». La percezione della reputazione come un asset e non solo come un rischio porta con se che si tratti di una variabile che può incidere positivamente sui risultati aziendali, creando valore. Di qui la consapevolezza che i contratti vanno costruiti sulle esigenze della clientela e che le condizioni di prezzo vanno calibrate sul valore creato e percepito dai clienti. «Determinante dunque la definizione di reputazione accolta dalle banche - sottolinea l’Abi -, che è in stretta relazione con i riferimenti della Banca d’Italia e dell’accordo di Basilea 2 sul rischio reputazionale. Le banche ritengono che la reputazione dell’azienda nei confronti della clientela retail sia rappresentata dalla fiducia della clientela stessa nella capacità della banca di mantenere un comportamento corretto e funzionale al rispetto delle sue esigenze. Di qui la conseguenza di considerare la reputazione aziendale un valore da sviluppare e non solo un rischio da evitare. In questa nuova prospettiva, le priorità strategiche da perseguire sono prima di tutto la soddisfazione della clientela, la reputazione aziendale e lo sviluppo sostenibile. Subito dopo viene la redditività aziendale e ciò non perchè si tratti di un obiettivo di secondo piano. In realtà si riconosce all’attenzione al cliente e alla reputazione della banca una priorità proprio per perseguire la redditività». «Cresce nelle banche la convinzione che la creazione di valore per gli azionisti vada coordinata con il modo in cui perseguire questo risultato - conclude l’Abi -. In più, per garantire uno sviluppo soddisfacente e sostenibile conta anche l’idea che il cliente si è fatto sulla ripetibilità nel tempo della sua soddisfazione».

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UNGHERIA, CIB BANK LICENZIA 300 IMPIEGATI (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 06 Aprile 2009 UNGHERIA, CIB BANK LICENZIA 300 IMPIEGATI Budapest, 6 aprile 2009 - La Cib Bank, controllata del gruppo Intesa-san Paolo, licenzierà 300 impiegati, pari all´8 per cento del suo staff in Ungheria, per fronteggiare gli effetti dell´attuale crisi finanziaria internazionale, afferma l´Ice. Sessanta posizioni di lavoro saranno tagliate dalla Cib Leasing Group, a causa del forte declino del mercato del leasing. . . . <<BACK

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BANCHE: CLIENTI, PER SCEGLIERE CONTANO STAMPA E TV MA SOPRATTUTTO PASSAPAROLA NIENTE CONTA PIÙ DELL'ESPERIENZA DIRETTA PER CHI HA UN CONTO. LA CRISI FINANZIARIA NON INCIDE SULLA FI (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 06 Aprile 2009 BANCHE: CLIENTI, PER SCEGLIERE CONTANO STAMPA E TV MA SOPRATTUTTO PASSAPAROLA NIENTE CONTA PIÙ DELL’ESPERIENZA DIRETTA PER CHI HA UN CONTO. LA CRISI FINANZIARIA NON INCIDE SULLA FIDUCIA DELLA CLIENTELA RETAIL MA IMPATTA SUGLI ADDETTI AI LAVORI Roma, 6 aprile 2009 - Chi ha un conto corrente dà peso soprattutto all’esperienza diretta e personale. Niente conta di più. Per chi invece non ha ancora un rapporto con la banca fa premio il passaparola, ma subito dopo l’immagine e le notizie riportate dalla stampa e dalla tv. Sono i primi risultati dell’Indagine “Le banche e la valorizzazione della reputazione nei confronti della clientela retail”, che l’Abi sta mettendo a punto con l’Università di Parma. Ma quali sono i fattori che determinano la reputazione? Anche qui contano i fatti più delle parole. Pesano molto fattori relazionali – mantenere le promesse, correttezza, rispetto dei patti – e altri più legati a caratteristiche dell’offerta – professionalità, qualità dei prodotti, solidità della banca, affidabilità, rapporto qualità/prezzo – oltre a circostanze esterne come esposizione ai media, passaparola e informazioni di stampa. Ciò che genera fiducia nei clienti sono i comportamenti dell’azienda, mentre i fattori esterni agiscono come filtro o come rumore. Coerente con questa percezione, la clientela è più influenzata dall’esperienza maturata, seguita dalla trasparenza e chiarezza delle condizioni contrattuali e dall’immagine aziendale. Insomma, nulla conta di più dell’esperienza diretta per chi ha un conto corrente. Sulla clientela potenziale invece impatta soprattutto il passaparola, l’immagine aziendale e le notizie riportate dalla stampa e dalla tv . L’analisi della reputazione delle banche mostra che la crisi finanziaria non ha inciso sulla fiducia della clientela retail, mentre ha impattato sugli addetti ai lavori. Per quanto riguarda la clientela corporate, le banche ritengono che sia meno sensibile a fenomeni emotivi, è pluribancarizzata ed è in grado di valutare direttamente la qualità della relazione. La percezione della reputazione come un asset e non solo come un rischio porta con se che si tratti di una variabile che può incidere positivamente sui risultati aziendali, creando valore. Di qui la consapevolezza che i contratti vanno costruiti sulle esigenze della clientela e che le condizioni di prezzo vanno calibrate sul valore creato e percepito dai clienti. Determinante dunque la definizione di reputazione accolta dalle banche, che è in stretta relazione con i riferimenti della Banca d’Italia e dell’accordo di Basilea 2 sul rischio reputazionale. Le banche ritengono che la reputazione dell’azienda nei confronti della clientela retail sia rappresentata dalla fiducia della clientela stessa nella capacità della banca di mantenere un comportamento corretto e funzionale al rispetto delle sue esigenze. Di qui la conseguenza di considerare la reputazione aziendale un valore da sviluppare e non solo un rischio da evitare. In questa nuova prospettiva, le priorità strategiche da perseguire sono prima di tutto la soddisfazione della clientela, la reputazione aziendale e lo sviluppo sostenibile. Subito dopo viene la redditività aziendale e ciò non perché si tratti di un obiettivo di secondo piano. In realtà si riconosce all’attenzione al cliente e alla reputazione della banca una priorità proprio per perseguire la redditività. Cresce nelle banche la convinzione che la creazione di valore per gli azionisti vada coordinata con il modo in cui perseguire questo risultato. In più, per garantire uno sviluppo soddisfacente e sostenibile conta anche l’idea che il cliente si è fatto sulla ripetibilità nel tempo della sua soddisfazione. . <<BACK

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PAVIA, PRESENTATE MISURE ANTICRISI VARATE DA REGIONE LA RUSSA E BUSCEMI: LE BANCHE TORNINO A FINAZIARE LE IMPRESE ZAMBETTI E ZANELLO: AUMENTATI FONDI PER FAVORIRE COMPETITIVITA' (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 06 Aprile 2009 PAVIA, PRESENTATE MISURE ANTICRISI VARATE DA REGIONE LA RUSSA E BUSCEMI: LE BANCHE TORNINO A FINAZIARE LE IMPRESE ZAMBETTI E ZANELLO: AUMENTATI FONDI PER FAVORIRE COMPETITIVITA´ Pavia, 6 aprile 2009 - Le misure a sostegno delle piccole e medie imprese e del comparto artigianale e le strategie a lungo e medio termine approntate da Regione Lombardia per fronteggiare la crisi economico-finanziaria. Sono questi i temi affrontati dagli assessori Domenico Zambetti (Artigianato e Servizi), Romano La Russa (Industria,pmi e Cooperazione), Massimo Buscemi (Reti e Servizi di Pubblica Utilità) e Massimo Zanello (Culture, Identità e Autonomia), intervenuti questa mattina, presso la Questura di Pavia, al convegno, organizzato da Finlombarda, "Crisi finanziaria: le sfide della Regione Lombardia a supporto delle imprese". "In un quadro economico connotato da congiunture negative - ha detto Zambetti - Regione Lombardia si è mossa da subito, grazie alle intuizioni del presidente Formigoni, lanciando 13 misure anticrisi a favore delle nostre imprese. Interventi mirati a potenziare il sistema delle garanzie, l´agevolazione degli investimenti, la ricerca, l´innovazione e l´internazionalizzazione, così come a sostenere, di concerto con Governo ed Unione europea, l´occupazione". Tutti ciò significa aver attivato garanzie per il credito fino a 3 miliardi di euro e finanziamenti per un altro miliardo. Non solo: sono stati rifinanziati il fondo ´Made in Lombardy´, in grado di attivare oltre 400 milioni di euro di finanziamenti, e, con 48 milioni, il Fondo regionale per le agevolazioni all´artigianato. "Lo scorso febbraio - ha aggiunto Zambetti - con il sistema camerale abbiamo stanziato anche 83 milioni di euro da impegnare sugli assi di intervento dedicati a innovazione, internazionalizzazione, comparto artigiano, micro impresa e sistema infrastrutturale lombardo, proprio perché riteniamo che la vitalità delle nostre imprese sia quanto mai strategica per uscire da una situazione generalmente non serena". L´assessore La Russa ha sottolineato invece il ruolo strategico che, in tale contesto, gli istituti di credito sono chiamati a svolgere, evidenziando a questo proposito "come Regione Lombardia si sia mossa in grande anticipo rispetto alle altre Regioni proprio per favorire l´accesso al credito rinnovando il sistema delle garanzie". "E averlo fatto in meno di 2 mesi - ha aggiunto - significa aver compreso il bisogno delle nostre imprese di sentire l´appoggio concreto delle istituzioni, un apporto che sarà ritenuto ancora più importante anche quando i nostri enti strumentali riusciranno ad accorciare ulteriormente i tempi della burocrazia e delle pratiche istruttorie, perché ogni giorno di ritardo, per le aziende, significa perdere soldi e capitali". "Dico questo - ha fatto notare La Russa - facendo tesoro delle osservazioni che mi fanno gli imprenditori che incontro. Il problema non è tanto la mancanza di lavoro o commesse, quanto di liquidità". Il ruolo strategico degli istituti di credito è stato sottolineato anche dall´assessore Buscemi, per il quale "è fondamentale che le banche tornino a fare il loro mestiere, iniziando di nuovo a rischiare e mettendosi al servizio di privati e imprese". Secondo l´assessore poi, tutto ciò deve andare di pari passo con riforme istituzionali che diminuiscano i costi a carico della collettività, aumentando, al contrario, i servizi. "La politica - ha aggiunti l´assessore Zanello - ha bisogno del contatto diretto con le imprese per cogliere i segnali che da lì derivano e quindi occorre studiare e realizzare interventi che siano reale risposta ai bisogni". "E affinché la competitività lombarda e italiana non venga meno - ha concluso - vogliamo valorizzarne e incrementarne i fattori scatenanti; fra i questi ci sono sicuramente la cultura, la storia e il recupero delle nostre identità. Ed è proprio per questo che, come Governo regionale, per il terzo anno consecutivo, abbiamo aumentato gli investimenti in questi settori". . <<BACK

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al via la campagna di russia degli imprenditori italiani (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Maxi-missione (1200 partecipanti) della Confindustria Al via la campagna di Russia degli imprenditori italiani MOSCA. L'Italia sbarca in Russia per quella che, a partire da oggi, sarà la maggiore tra le missioni commerciali guidate dal governo italiano con la collaborazione della Confindustria, dell'Istituto del Commercio estero e dell'Associazione bancaria italiana. Circa 1.200 partecipanti e imprenditori, 500 tra enti e imprese e 12 gruppi bancari, la delegazione del Made in Italy arrivano in Russia per consolidare rapporti e stringere nuove intese commerciali contando su una collaborazione che già ha dato un'ottima prova di funzionare. Da Eni a Pirelli, da Enel a Finmeccanica, da Fiat a Iveco, solo per citare le più grandi, la presenza commerciale italiana in Russia è infatti ormai una realtà di peso. «Possiamo incrementare ancora la nostra presenza - afferma il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia - a vantaggio anche delle pmi. Oggi siamo qui, proprio per favorire lo sviluppo delle nostre piccole e medie imprese che hanno tutte le carte in regola per proporsi come partner affidabili». E un occasione potrebbe essere rappresentata anche dai Giochi Olimpici Invernali di Sochi 2014. La Russia è il più importante partner economico-commerciale del nostro Paese al di fuori dell'Unione Europea e ad eccezione degli Stati Uniti, mercato storicamente consolidato. I solidi rapporti commerciali si sono confermati anche nel 2008, nonostante l'arrivo della crisi finanziaria: l'interscambio italo-russo è infatti aumentato dell' 11% sul 2007, per un totale di 26,5 miliardi di euro che deriva da esportazioni verso la Russia per 10,5 miliardi (+9,3%) e nostre importazioni per 16,1 miliardi (+12,1%). Il saldo è negativo per l'Italia di circa 5,5 miliardi di euro, un deficit strutturale legato alla voce principale dell'import italiano, quella dei combustibili, pari ad oltre 13 miliardi di euro.

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Alle 10 a Roma si apre la prima conferenza dei prefetti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: LE AGENDE DELLA SETTIMANA data: 2009-04-06 - pag: 12 autore: IN ITALIA A CURADIBARBARANEPITELLICOLLABORAZIONE ILSOLE24ORE/RADIOCOR Alle 10 a Roma si apre la prima conferenza dei prefetti Lunedì 6 aprile Dl incentivi In dirittura d'arrivo in Aula alla Camera l'esame del decreto legge con gli incentivi per l'auto e altri comparti.Il decreto è all'ordine del giorno dell'Aula del Senato mercoledì e deve essere approvato entro la settimana. Nel provvedimento è stato ripreso anche il decreto legge sulle quote latte. Interno Prima conferenza dei Prefetti. Previsto l'intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ( nella foto), e IMAGOECONOMICA del ministro dell'Interno,Roberto Maroni. Scuola superiore dell'amministrazione dell'Interno,via Veientana 386, Roma (ore 10). Industria Assemblea generale di Confapi su «Il futuro si fabbrica. Innovazione e ricerca per l'industria milanese e lombarda». Palazzo delle Stelline, corso Magenta 61, Milano (ore 11). Chimica Federchimica presenta in anteprima il video: «Chimica oltre il luogo comune» prodotto con il contributo del ministero dell'Istruzione.Via Giovanni da Procida 11, Milano (ore 10). Società «Una risposta strutturale alla crisi finanziaria: riformare il diritto delle società per una governance responsabile nei confronti di tutti gli stakeholders». è il tema della tavola rotonda organizzata da EconomEtica. Corso di Porta Nuova, Milano (ore 17,30). Globalizzazione Quarto seminario del Master in educazione civica su «Globalizzazione: quo vadis Europa?» promosso dall'Associazione Economia Reale Giovani. Università Luiss. Viale Romania 32, Roma (ore 17,30). Fondi Assogestioni comunica i dati sulla raccolta e patrimonio dei fondi comuni a marzo. Titoli di Stato Seconda comunicazione sull'asta di titoli a medio-lungo termine di giovedì. Martedì 7 aprile Dl sicurezza L'Aula della Camera prosegue l'esame del decreto legge sulla sicurezza. Italia-Russia Inizia la missione economica in Russia organizzata da Abi, Icee Confindustria. Lavoro L'Istat comunica i dati sull'andamento di contratti, retribuzioni e conflitti nel periodo gennaio-febbraio 2009 (ore 10). Innovazione Forum «Innovazionee Tecnologia» organizzato da Microsoft in collaborazione con Il Sole 24 Ore. Via Monte Rosa 91, Milano (ore 10). Fondi «Investitori istituzionali e fondi immobiliari: verso una nuova frontiera?»è il tema dell'incontro organizzato da Assogestionie Ipd.Nel corso dell'evento vengono presentati i risultati delle performance del settore immobiliare istituzionale italiano nel secondo semestre 2008 elaborati dall'Ipd e i risultati del rapporto sui fondi immobiliari nel secondo semestre 2008. Palazzo Turati, via Meravigli 9/b, Milano (ore 9,30). Mercoledì 8 aprile Economia Incontro promosso dall'Aspen Institute Italia su «Ue e la crisi: IMAGOECONOMICA come uscire dal tunnel». Partecipano il presidente della Camera, Gianfranco Fini ( nella foto), e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Montecitorio, Roma (ore 11). «Uscire dalla crisi con gli strumenti del risk management». è il convegno organizzato da Ipsoa in collaborazione con Aiafe Andaf. Centro Congressi Banca Popolare di Milano, via Massaua 6, Milano (ore 9,30). Energia Presentazione del «Trova offerte»dell'Autorità per l'energia.Presso la sede,via dei Crociferi 19, Roma (ore 11). Lavoro Aiba organizza un convegno sulla «Sicurezza sul lavoro, prevenzione e assicurazione: il broker per una compatibilità possibile». Via Ciro il Grande 10, Roma (ore 9,30). Infrastrutture «Italia 2020: più mobilità, più sicurezza». è il tema del convegno organizzato da Dexia Crediop e Istituto Piepoli. Partecipa il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli. Via XX Settembre 30, Roma (ore 14,30). Titoli di Stato Asta Bot. Giovedì 9 aprile Produzione industriale L'Istat comunica i dati sull'andamento della produzione industriale a febbraio (ore 10). Titoli di Stato Asta di titoli a medio-lungo

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Argentina-Usa, Taiana incontra Clinton guardando a Vertice Americhe (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. EST - Argentina-Usa, Taiana incontra Clinton guardando a Vertice Americhe Roma, 6 apr (Velino/Velino Latam) - Il ministro degli Esteri argentino, Jorge Taiana, incontrerà domani mattina a Washington il segretario del Dipartimento di Stato degli Usa, Hilary Clinton, in una riunione dall'agenda ancora non definita, ma che dovrebbe vedere al centro il rapporto tra i due Paesi nell'ottica della lotta alla crisi finanziaria internazionale e il ruolo degli Usa negli equilibri geopolitici della regione latinoamericana. Negli ultimi mesi il rapporto tra Buenos Aires e Washington ha vissuto alti e bassi. Si è passati dalle speranze suscitate in America Latina per un nuovo corso di relazioni dovuto all'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca, al fastidio argentino per l'“allarme” lanciato nei mesi scorsi da un dossier della Cia sulla situazione economica del Paese. L'incontro servirà anche a porre le basi per il Vertice delle Americhe che si terrà tra due settimane a Trinidad e Tobago, prima occasione in cui il nuovo presidente americano si confronterà con i capi di Stato del continente. Già oggi Taiana e la Clinton si incontreranno in occasione del cinquantesimo anniversario dell'accordo tra i due Paesi sull'Antartide. (mat) 6 apr 2009 10:19

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Dall'auto uno sguardo oltre la crisi (sezione: crisi)

( da "Elettronicanews.it" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

MERCATO AUTOMOTIVE Dall'auto uno sguardo oltre la crisi Selezione di Elettronica 06 Aprile 2009 L'industria dell'automotive si trova oggi in un difficile stato di crisi, che ha iniziato a diffondersi negli Stati Uniti e si è poi estesa a mercati quali quello giapponese e quello dell'Europa occidentale; la contrazione nelle vendite - conseguenza della crisi finanziaria e del credito - ha generato una condizione di generale eccedenza nella produzione. Tuttavia, la crescente domanda di sistemi di sicurezza e di dispositivi per l'intrattenimento, e la necessità di incrementare l'efficienza nei consumi di carburante, richiedono sempre più alti livelli di integrazione nei componenti e maggior contenuto di silicio, sebbene spesso in spazi più ridotti. Inoltre, la consapevolezza della necessità di una ristrutturazione - emersa in questa situazione - potrebbe portare, a lungo termine, grandi benefici: la crisi genera paura, e la paura spinge al cambiamento. A livello mondiale, il settore dei chip per l'automotive - di cui il 29% è costituito dagli analogici e il 24% dai microcontrollori - ha totalizzato poco più di 20 miliardi di dollari nel 2008, e per l'anno in corso Databeans ha stimato una contrazione del mercato pari al 25%. Il ritorno ai livelli dell'anno scorso potrà avvenire solo nel 2012, mentre nel 2014 - secondo un Cagr dell'8,5% - si dovrebbero infine raggiungere i 22,7 miliardi. I segmenti che seguiranno uno sviluppo più rapido saranno quelli dei dispositivi optoelettronici, dei sensori, dei componenti logici e dei processori.

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agentediviaggi ha detto: non è affatto questione di soldi, ma di lungimiranza: per le prospettive future dell'Europa è meglio integrare di più la Turchia o Israele? E lasciamo star (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 63 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Ufficiale: Sex and the City 2 nel 2010 (sezione: crisi)

( da "Blogosfere" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Apr 09 6 Ufficiale: Sex and the City 2 nel 2010 Pubblicato da Brad.dd alle 09:31 in Film, News Finalmente il tanto discusso sequel di Sex and the City ha una data di uscita... Sex and the City 2 arriverà sugli schermi il 28 maggio 2010, esattamente due anni dopo il primo film. Ritroveremo dunque Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Kristin Davis e Cynthia Nixon nuovamente alle prese con un copione di Michael Patrick King che forse tornerà a dirigere il sequel. Le riprese del film cominceranno in estate. Discutete con noi: Ci rivolgiamo a voi, fan di Sex and the City, qual è la trama che vorreste vedere nel seuqel. Nessuno ancora lo sa, ma Sarah Jessica Parker ha confermato che il film integrerà il tema della crisi finanziaria... i siti scandalistici, invece, brancolando nel buio, sono pronti a scommettere che ci sarà una nave spaziale da dove arriverà Brad Pitt pronto a strappare Carrie dalle braccia di Big... personalmente sono pronto a scommettere che riguarderà la maternità di Carrie... e voi?? (Fonte: Variety)

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Convegno a Palazzo Ghilini su prospettive e valore della creazione di impresa (sezione: crisi)

( da "inalessandria.it" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

(0) 6 Aprile 2009 Convegno a Palazzo Ghilini su prospettive e valore della creazione di impresa Una risposta locale alla crisi finanziaria. E’ quella che la Provincia di Alessandria ha cercato di dare con l’organizzazione del convegno dedicato al servizio “Creazione di Impresa D3”, avviato dall’ente a giugno del 2003, con il sostegno della Regione Piemonte, e conclusosi, nella sua prima fase, alla fine di settembre del 2008. In un quadro generale segnato da una crescente precarietà lavorativa e da un’oggettiva difficoltà di inserimento nel mercato occupazionale, a fare il punto della situazione sul servizio offerto e sulle sue prospettive di sviluppo c’erano il presidente della Provincia, Paolo Filippi, gli assessori al Lavoro e alla Formazione Professionale, Domenico Priora e Massimo Barbadoro, il prefetto di Alessandria, Francesco Paolo Castaldo, e il professor Renato Mannheimer, sociologo e saggista. Proprio Mannheimer ha aperto il tavolo dei lavori con una relazione sul ruolo delle aspettative in una situazione di crisi. “Il grado di aspettative – spiega Mannheimer – dipende dal grado di conoscenze che si ha: più si ha consapevolezza di una cosa e più positive sono le prospettive future. Questo è il ruolo degli sportelli di creazione d’impresa: fornire conoscenze e, di conseguenza, contribuire a migliorare le aspettative, rendendo meno irrazionali i comportamenti delle persone, dominati da componenti psicologiche come euforia e pessimismo”. A livello regionale sono 22 mila i soggetti che hanno usufruito del servizio rivolto al supporto dei neo-imprenditori, con 11 mila progetti avviati e più di 2.650 nuove imprese create in Piemonte. Degli 11 milioni di euro stanziati dalla Regione nel 2008, 1 milione e 92 mila euro sono destinati alla Provincia di Alessandria, per la prosecuzione del servizio anche nel biennio 2009-2010. “La dinamicità degli sportelli, i risultati raggiunti e la scientificità dell’analisi condotta – interviene il presidente della Provincia, Paolo Filippi – dimostrano la validità di uno strumento che si configura come il vero motore per uscire dalla crisi che ci ha colpito, combinando il sostegno alle imprese con l’attenzione alla creazione, ai giovani e alle donne. La nostra è una provincia a fortissima vocazione industriale, commerciale e artigianale, con filiere importanti come quella del freddo, aziende e industrie di livello nazionale e internazionale, un terreno fertile in cui questo servizio ha potuto crescere e svilupparsi, testimoniando il buon uso che si può e si deve fare dei soldi pubblici”. Sono otto gli sportelli a cui si appoggia il servizio creazione d’impresa – due ad Alessandria e gli altri distribuiti nei centri-zona della provincia – collegati ai Centri per l’Impiego e supportati dallo sportello virtuale www.alessandriacreaimpresa.it. Il progetto – che ha all’attivo 252 nuove imprese costituite ed avviate, 472 nuovi occupati e investimenti realizzati dalle aziende per un totale di 24 milioni 397 mila euro – è partito con un servizio di pre-accoglienza incentrato sulla diffusione di informazioni a quanti intendessero avviare un’attività imprenditoriale, valutando le motivazioni dei neo-imprenditori e favorendo incontri di orientamento. Duemilaseicentoventicinque sono stati i soggetti che ne hanno usufruito, con una percentuale di donne superiore rispetto agli uomini (53,75% contro 46,25%). A seguire un servizio di accoglienza vero e proprio, con incontri individuali con operatori specializzati per una prima valutazione delle idee imprenditoriali, analisi delle caratteristiche del futuro imprenditore, valutazione della coerenza tra ipotesi progettuali ed obiettivi, verifica dei fabbisogni formativi e avvio di successivi percorsi specialistici. Un’opportunità a cui hanno aderito 1.237 persone, tra cui 644 donne (55,06%) e 593 uomini (47,94%). “La piccola occupazione, intesa come piccole e micro imprese – commenta l’assessore al Lavoro, Domenico Priora – è la chiave usata da tutti i sistemi nei momenti di crisi epocale. Quello che serve adesso è la fiducia nelle nuove idee ed un più stretto rapporto tra i Business Plan, ossia i piani di impresa progettati, e la possibilità per questi di accedere in tempi rapidi e concreti ai finanziamenti. Una cifra significativa è testimoniata dal fatto che il 31,53% del totale di soggetti che si sono rivolti al servizio creazione d’impresa è rappresentato da lavoratori e lavoratrici disoccupati”. “Un altro tassello fondamentale per uscire da questa crisi – spiega l’assessore alla Formazione Professionale, Massimo Barbadoro – è l’investimento nella formazione professionale come elemento di prospettiva e crescita. Grazie ai fondi europei, prossimamente 3 milioni di euro saranno destinati alla formazione aziendale, mentre sono 35 mila le persone che, attualmente, hanno usufruito di questo servizio, con investimenti pari a 78 milioni di euro”. Durante il convegno sono, poi, stati premiati cinque casi significativi di nuove imprese create: la cooperativa sociale STartAL di Alessandria, che si occupa di gestione di musei e patrimonio culturale, per aver creato 29 nuovi posti di lavoro (27 dei quali occupati da donne); la Essevi s.r.l. di Tortona, che si occupa di commercio all’ingrosso di prodotti chimici, per la diversificazione produttiva e il mercato di riferimento a livello nazionale; la ditta Amarotti Carlo di Novi Ligure, intermediario del commercio, per il buon mix di soluzioni imprenditoriali e gestionali; l’impresa familiare Cuscinomania di Ovada, che si occupa di confezione di cuscini e articoli in tessuto, per la diversificazione produttiva a livello e la produzione artigianale di cuscini per il privato e l’industria (ad esempio, barche); la Mybasol s.r.l. di Alessandria, che si occupa di fabbricazione di fertilizzanti naturali, per la peculiarità del prodotto, di rilievo per la filiera produttiva locale e coerente con le politiche di sostenibilità ambientale. (Foto di Massimiliano Navarria) GALLERIA FOTOGRAFICA Leggi i

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Praga aspetta il di Obama (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

VERTICI Praga aspetta il «disarmo nuke» di Obama Oggi l'incontro Usa-Ue. Cortei vietati. Petizione del movimento contro lo scudo Tommaso Di Francesco Barack Obama è arrivato ieri sera a Praga. L'ufficialità politica lo vuole oggi nella città magica e bellissima, come sempre. Sospesa da una parte tra lo scherno del buon soldato Svejk di Jaroslav Hasek - quello che rischia la galera perché le mosche hanno cacato sul ritratto dell'imperatore Franz Josef - e dall'altra dal meccanismo alienante, inglobante del potere senza volto di Franz Kafka. Oggi il presidente americano incontrerà le autorità ceche e parteciperà ad un incontro Usa e Ue sul dopo-G20 al palazzo dei Congressi. Ma soprattutto Obama avrà il suo bagno di folla, una sua piccola «primavera»: parlerà infatti sulla piazza del Castello sul tema del «disarmo nucleare». C'è molta attesa, si aspettano 25mila persone per quello che il governo ceco annuncia come «il più importante discorso europeo dell'anno». A proposito di governo ceco, Obama trova il premier Mirek Topolanek sfiduciato dal parlamento. Di fatto è caduto, ma resta in carica per gli affari correnti. Tra questi stamattina l'incontro con Barack Obama dove ribadirà probabilmente la sua contrarietà - la stessa del presidente Vaclav Klaus - all'intervento in economia dello stato e al «protezionismo americano». Discorso che Topolanek ha già pronunciato dal Parlamento europeo lasciando la presidenza di turno della Commissione Ue. Ma il clima resta pesante, denuncia il movimento contro il sistema antimissile Ne Zagladne (No allo scudo). Sono vietati tutti i cortei, è stata bocciata la richiesta dei pacifisti di sfilare da piazza Venceslao al palazzo dei Congressi. Forse ci sarà un percorso alternativo, ma marginale. La polizia è schierata in forze. «Siamo preoccupati - ci dice Jan Tamas, del Movimento non violento - dopo la repressione delle proteste contro il G-20 di Londra e quelle contro la Nato a Strasburgo. Noi abbiamo chiesto all'ambasciata americana di poter incontrare il presidente Usa con una nostra delegazione perché la maggioranza della popolazione è contraria al mega-radar, ma non so come finirà, non credo che ci riceverà. Vogliamo consegnargli una petizione già firmata da 140mila persone, pubblicata ormai da un anno sul sito www.nenasili.cz, critica verso le spese militari e le partecipazioni alle guerre d'aggressione». Già, lo Scudo, il tallone d'Achille di Obama in Europa. Quell'Europa dell'est che Bush ha portato consensualmente in guerra, prima in Iraq e poi in Afghanistan. Anche lo Scudo è stato voluto da Bush, e ora il neopresidente americano non può immediatamente cancellarlo. Ma allo stesso tempo cerca di rimandarlo ad una verifica sulla sua effettiva realizzazione e, ha dichiarato, sulla sua reale efficacia. Lo stesso Obama aveva dichiarato di essere pronto a fermare l'installazione del sistema anti-missile se Mosca avesse aiutato gli Stati uniti a impedire il nucleare e i missili iraniani. Ma ora, dopo le aperture della Casa bianca all'Iran e la disponibilità di Tehran verso il conflitto in Afghanistan, a che serve lo scudo antimissile? «La decisione sullo scudo antimissile in Europa orientale è un errore che è sulla coscienza della precedente amministrazione Usa - ha detto il presidente russo Dimitri Medvedev parlando giovedì alla London School of Economics - così la pensano anche molti colleghi europei. Lo scudo antimissile americano non può operare contro ogni minaccia, e inoltre esso si verrebbe a trovare vicino al nostro territorio. Per questo sono state elaborate misure di ritorsione. Non vorrei proprio dare ordine di attuarle. Ne ho parlato con il presidente Obama, e ha mostrato la volontà di ascoltare i nostri argomenti con un approccio del tutto nuovo». Eppure il progetto resta, con tutta la sua pericolosità. Gli Stati uniti ufficialmente vogliono ancora installare il sistema antimissile a ridosso della frontiera con la Russia, una base militare e un mega-radar nella Repubblica ceca nei Monti Brdy, a circa 70 km da Praga, e dieci rampe di missili intercettori in Polonia. Mettendo tra l'altro a repentaglio uno straordinario ecosistema. E infatti contro il mega-radar c'è il 70% dell'opinione pubblica ceca, secondo gli ultimissimi sondaggi, e sono mobilitati decine e decine di comuni interessati alla realizzazione della base militare, che hanno promosso una miriade di referendum locali. Intanto la questione dello Scudo torna a essere geo-strategica e tra potenze. Forse nemmeno oggi, come di sicuro non è accaduto al vertice della Nato, sarà all'ordine del giorno l'impatto sulle popolazioni locali di questo pericoloso sistema d'armi. «Siamo all'assurdo. Sembra che il nostro futuro - insiste Jan Tamas - non dipenda da noi e nemmeno dal nostro governo, ma dal governo americano e da quello russo». Il contrario di quello che chiede il movimento contro il sistema antimissile. Né va dimenticata la dura reazione che è arrivata quando è stata annunciata da Bush nell'ottobre del 2008 l' eventuale «mediazione» con la Russia, cioè la possibilità dell'arrivo nella Repubblica ceca di militari russi per controllare il mega-Radar Usa. Come se non fosse bastata la tragedia della Primavera di Praga. L'ultima iniziativa del movimento non-violento è stata l'organizzazione di un grande evento a Bruxelles due settimane fa con la Lega dei sindaci contro il radar. Ma soprattutto da molti mesi si è avviato un rapporto politico intessuto da alcuni deputati socialdemocratici della repubblica céca (attualmente all'opposizione) con il Partito democratico negli Stati uniti, che si è concretizzato nel 2008 con una delegazione a Washington ricevuta al Congresso dalla presidente della camera Nancy Pelosi. Il segretario dei socialdemocratici Jiri Paroubek ha dichiarato di essere contrario al mega-radar, e la vicenda pesa fortemente mentre si discute della nuova coalizione di governo. Che accadrà adesso? L'accordo per il mega-radar è stato ratificato solo dai due governi, ceco e Usa, con Condoleeza Rice venuta a Praga nell'agosto 2008 a firmarlo. Per la costituzione ceca, il parlamento deve approvarlo e poi l'ultima decisione sarà del presidente Vaclav Klaus. Ma il governo è caduto una settimana fa e tutto è sospeso. Aspettando Obama.

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PAOLO SAVONA LE DECISIONI PRESE DAL G20 NELLA RIUNIONE DI LONDRA MERITANO UNA PIù MEDITATA L... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 06-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Caserta)) (Mattino, Il (Circondario Sud1))

Argomenti: Crisi

Paolo Savona Le decisioni prese dal G20 nella riunione di Londra meritano una più meditata lettura potendo rappresentare il punto di svolta di una crisi finanziaria ed economica che aveva tutti i tratti della drammaticità. Ci sono voluti due anni dall'inizio della crisi perché i grandi della terra trovassero un accordo su un punto che appare chiaramente nelle prime righe del comunicato: «Una crisi globale richiede una soluzione globale». Questa soluzione, ancora sotto forma di impegno, si innesta nelle soluzioni nazionali che, nonostante ammontino complessivamente in 5mila miliardi di dollari, non erano state finora capaci di ristabilire la fiducia tra gli investitori e i consumatori. SEGUE A PAGINA 10

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Quei nove derivati a rischio per (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 06/04/2009 - pag: 9 Affari e potere/1 La crisi e il calo dei tassi alleviano i conti del Governatore. Ma la «bomba» resta innescata per il futuro Quei nove derivati a rischio per «Mister Loiero» La Corte dei Conti punta il dito sui contratti di finanziamento stipulati dalla Regione. Tutti in inglese DI SERGIO RIZZO D evono aver benedetto la crisi, i responsabili della finanza della Regione Calabria, quando è cominciata la picchiata dei tassi d'interesse. Ma da questo a fargli tirare un definitivo respiro di sollievo ce ne passa. Perché nei conti della Regione calabrese, come in quelli di molti altri enti locali italiani, rimane ancora innescata, eccome, la bomba dei derivati. Parola alla Corte E' raccontato tutto in un recentissimo rapporto pubblicato dalla Corte dei conti presieduta da Tullio Lazzaro sul bilancio 2007 della Regione di Agazio Loiero. Da lì sono saltati fuori ben nove contratti per operazioni di finanza derivata conclusi con una serie di istituti di credito. Uno di questi con la tedesca Dresdner bank, quattro con la Banca nazionale del Lavoro e altri quattro con la Ubs: istituto svizzero che ha subito pesantemente le conseguenze della crisi finanziaria, avendo archiviato il 2008 con un terremoto ai vertici e perdite per qualcosa come 14 miliardi di euro. Vediamole, queste nove operazioni, stipulate tutte, come ha tenuto a precisare la Corte dei conti, con contratti in lingua inglese: anche i quattro conclusi con l'italiana Bnl. E già su questo si potrebbe discutere. Ma il fatto è che tutti, e proprio tutti, i nove contratti, alla data del 15 ottobre 2008, registravano un «mark to market», cioè una condizione rispetto all'andamento corrente del mercato «sfavorevole» alla Regione. Non di poco. A metà ottobre dello scorso anno questi contratti avevano prodotto una perdita teorica di 57 milioni 143.897 euro e 93 centesimi. Teorica, appunto, perché un crollo dei tassi potrebbe modificare anche sensibilmente in seguito il cosiddetto «mark to market». Ma ciò non toglie che l'insidia provocata da questo gioco d'azzardo, spesso resa incomprensibile per gli amministratori locali dai geroglifici in lingua inglese con cui vengono scritti i contratti, resti molto grave. Altrimenti la Corte dei conti non sarebbe arrivata a questa conclusione: «I contratti di derivati osservati presentano alcune situazioni contrattuali e gestionali che appaiono pregiudizievoli per la sana gestione dell'ente». La porta che ha consentito agli enti locali di accedere alla finanza derivata era stata aperta con la finanziaria 2002 (la prima del precedente governo di Silvio Berlusconi), ma soltanto allo scopo di consentire ai Comuni, alle Province e alle Regioni di ridurre i rischi per i propri bilanci. Derivati deviati Negli anni successivi si è scatenata una febbre contagiosa, che aveva talvolta il solo obiettivo di migliorare i conti degli enti locali spostando le perdite sulle gestioni future. «Il mostro dei mostri» dei derivati, come avrebbe avuto occasione di definirlo in seguito il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, aveva prodotto effetti contrari a quelli voluti. Facendo la felicità soltanto delle banche. Prendiamo gli ultimi due contratti che la regione Calabria ha stipulato con Bnl e la filiale londinese della Dresdner Bank il 21 dicembre del 2007, per ristrutturare una precedente operazione in essere con la giapponese Nomura international. Si tratta di un contratto di finanziamenti a tasso variabile che, secondo la Corte dei conti, «a partire dal 31 dicembre 2008 appare particolarmente gravoso per la Regione». Soltanto dieci mesi dopo la sottoscrizione, tuttavia, il «valore di mercato dell'operazion e» risultava «pari a 39.242.606 euro a sfavore della Regione, con una crescita negativa di euro 14.242.606 rispetto alle precedenti operazioni con l'istituto Nomura ». I debiti di domani Proseguono i giudici contabili: «Questa operazione in pool Bnl - Dresdner Bank ha avuto soltanto lo scopo (assai costoso) di evitare, per solo due semestri, differenziali negativi per la Regione, sostanzialmente spostandoli avanti nel tempo e aggravandone le perdite future per la Regione stessa». Inutile dire che l'assessore al Bilancio dell'ente locale ha contestato con una propria nota queste affermazioni, sostenendo che la stipula dei nuovi contratti ha avuto (al momento) l'effetto al contrario di rendere il «mark to market» meno gravoso del precedente. Le considerazioni di fondo, però, restano intatte. «Lo smontaggio delle operazioni in essere, afferma la Corte dei conti, non solo aumenta la complessità degli strumenti ma rappresenta, di norma, un ulteriore aggravio per gli enti, seppure negoziato per gli anni successivi. Occorre perciò porre attenzione al fenomeno delle rimodulazioni che possono determinare effetti a cascata con esposizioni finanziarie destinate a divenire progressivamente insostenibili ». Il riferimento non può che essere ai due contratti firmati con Bnl e Dresdner a fine 2007, che a parere dei magistrati contabili «non appaiono improntati a una chiara convenienza finanziaria e al minimo rischio per l'ente in quanto lo swap di tasso d'interesse in essere appare irrazionale e privo di ogni logica finanziaria e contrattuale». Buona fortuna. Governatore Agazio Loiero, 69 anni, è presidente della Giunta regionale calabrese dal 2005. È esponente del Pd. Imago Economica Presidente Alla guida della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro Eidonpress

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Compensi folli per il blablà di Blair: banalità da 7.300 euro al minuto (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 14 del 2009-04-06 pagina 14 Compensi folli per il blablà di Blair: banalità da 7.300 euro al minuto di Lorenzo Amuso L'ex premier britannico è in cima alla classifica degli oratori a gettone.E' lui l'unico a non ridursi il cachet. Per frasi come: "La politica è importante" Londra Neppure il credit crunch ne ha scalfito le lucrose parcelle di conferenziere tuttologo. Un instancabile oratore che svaria dalla politica alla religione, dalla crisi in Medioriente alla riorganizzazione aziendale. Le cui azioni sono invariabilmente in ascesa, a dispetto dei tempi grami. Perché, diversamente da altri big del pulpito che hanno dovuto ridimensionare le loro richieste di fronte alla crisi finanziaria che si è abbattuta sull'economia mondiale, Tony Blair continua a guadagnare cifre esorbitanti per ogni uscita pubblica. E poco importa che le parole dell'ex premier britannico non si distinguano propriamente per originalità, perché basta il suo nome in cartellone per garantire il successo. O meglio, la sua presenza carismatica sa riempire sale o aule magne di tutto il mondo, confermandolo il «conferenziere» più desiderato (e pagato). Lo ha dimostrato di recente nel corso di una visita di 36 ore nelle Filippine. Invitato a parlare da Manny Pangilinan, presidente della compagnia telefonica nazionale, Blair ha guadagnato oltre 200mila euro per ciascuno dei due interventi di mezz’ora nell’Università di Manila. E anche lì i duemila biglietti in vendita sono andati a ruba nonostante gli alti prezzi d’ingresso (poco meno di 400 euro). Inseguito e ammirato come una rock star dai centri congressi di mezzo mondo. Ricoperto d'oro per ogni intervento, pagato l’equivalente di 7300 euro al minuto. Dalle auguste stanze di Downing Street ai guadagni milionari. è stato calcolato che da quando ha lasciato la politica attiva, nel giugno 2007, l'ex Premier abbia guadagnato oltre 16,5 milioni di euro. Un business che lo ha portato negli ultimi mesi a costituire l'ennesima società - la Tony Blair Associates - per offrire consulenze in campo «politico ed economico». Un'iniziativa che gli ha però attirato le critiche della stampa conservatrice: avendo registrato la società come una «partnership» e non come un'azienda vera e propria, Blair potrà così evitare di dichiarare pubblicamente i suoi introiti, tenendo dunque segrete le entità delle consulenze. Nella classifica dei conferenzieri ha ormai scavalcato Bill Clinton e Al Gore, che sono stati costretti a tagliare i loro compensi. L'ex presidente degli Stati Uniti guadagnava al massimo 110mila euro per uno speech prima di interrompere la sua carriera e seguire la campagna elettorale della moglie Hillary. Lo stesso chiede ora George W. Bush. L’ex vice presidente Usa Al Gore, ora uno dei volti principali della campagna contro i cambiamenti climatici è sceso a 75.000 euro. Cifre comunque ben distanti dai compensi garantiti a Blair che pure non sembra eccellere in profondità d'analisi. Come testimoniato dal Sunday Times che ne ha trascritto alcune gemme dialettiche. «La politica è molto importante, ma molte cose che accadono non sono un granché», ha annunciato a Manila. E ancora: «La religione può essere una fonte di ispirazione o una scusa per il male». Frasi che non resteranno impresse nella storia del pensiero. Eppure funzionano e fatturano. Calcolando il cachet per minuto d’orazione e una media di cento parole al minuto, banalità come quelle sciorinate da Blair sono state pagate da 400 a oltre 1.000 euro a frase. A cui vanno aggiunti i compensi (circa 2 milioni di sterline l’anno) come consulente alla banca di investimenti, JP Morgan Chase, e circa 500mila sterline per lo stesso incarico svolto per il Zurich Financial Service. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Più surroghe e sostituzioni la crescita degli "altri mutui" (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Più surroghe e sostituzioni la crescita degli "altri mutui" ADRIANO BONAFEDE La crisi finanziaria ha colpito in modo particolare il settore dei mutui erogati alle famiglie. Nel 2008, secondo l’ultimo bollettino dell’Assosim, il calo di questi mutui è stato pari al 14,4 per cento rispetto all’anno precedente per quanto riguarda i flussi finanziari. La riduzione complessiva sarebbe stata ancora più consistente se non si fosse mosso in controtendenza il settore degli "Altri mutui". Questo segmento comprende varie voci: i mutui di surroga, quelli di sostituzione, quelli di liquidità, i ‘debt consolidation’ e i prestiti per ristrutturazione e costruzione. Globalmente il comparto degli Altri mutui ha avuto una crescita lo scorso anno pari al 47,3 per cento nelle erogazioni. Questo aumento, come si diceva, ha in parte compensato la forte diminuzione della componente principale dei mutui, quelli per l’acquisto di abitazione, scesi nello stesso arco di tempo del 23,1 per cento. Se si prende in considerazione proprio la categoria degli Altri mutui, si scopre che quelli di surroga, quelli di sostituzione e quelli di ristrutturazione e ricostruzione sono più o meno alla pari: ciascuno dei tre ha una quota tra il 28, 2 e il 28,8 per cento. I mutui di liquidità, quelli in sostanza che servono soltanto per procurarsi del contenta e a fronte di un immobile che funge da garanzia, sono il 12 per cento del totale. Minima la quota dei cosiddetti mutui ‘debt consolidation’ (2,5 per centi): si tratta di quei mutui che mettono assieme e, appunto, consolidano in un’unica rata diversi prestiti di vario tipo: ad esempio quelli accesi per acquistare casa ma anche i piccoli prestiti per le automobili o per un elettrodomestico. A volte alcune persone si rendono conto di aver acceso troppi prestiti in vari momenti, e trovano conveniente metterli in un’unica rata onnicomprensiva in modo da tenere sotto controllo l’ammontare totale dell’indebitamento familiare. Ma è anche un modo per abbassare le rate, allungandole nel tempo. C’è chi predice che questo tipo di mutui potrebbero prima o poi prendere piede, ma per ora non è sicuramente così. È interessante notare quanto valga la cosiddetta ormai ‘surroga’: un istituto che fino a due anni fa neppure esisteva e che è nato grazie alla ‘lenzuolata’ di liberalizzazioni dell’ex ministro Pierluigi Bersani. In base a questa normativa, una persona può trasferire un muto da una banca all'altra, evidentemente se trova migliori condizioni. «All'inizio la surroga non sembrava funzionare dice Umberto Filotto, segretario generale di Assofin ma la verità è che mancavano i regolamenti di attuazione. Quando questi regolamenti sono stati completati, questo mercato è cresciuto». Rimangono tuttavia rilevanti nel 2008 i mutui di sostituzioni. Quelli, cioè, in cui non soltanto si cambia banca ma anche mutuo. Si estingue quello vecchio e poi se ne rifà uno nuovo. Questa operazione, comunque, è molto più costosa della surroga, per cui sembra che le famiglie o non sanno che esiste l’altra possibilità o sono spinte dalla stesse banche a seguire questa procedura (di certo meno costosa per gli istituti di credito, visto che tutte le spese sono accollate al cliente). Sono comunque stati i mutui di sostituzione e le surroghe secondo il Bollettino Assofin a trainare il comparto degli ‘Altri mutui’, segno che lo scorso anno le famiglie hanno dedicato parte del loro tempo per cercare di contrastare l’aumento dei tassi (proseguito per tutta la parte dell’anno e fino a settembre). I mutui di sostituzione e di surroga rappresentano il 13,8 per cento del totale in termini di valore. Per il 2009, dopo un gennaio disastroso (meno 15 per cento), si è visto qualche segnale positivo. Secondo una ricerca del Crif, le domande di mutuo sono cresciute del 2 per cento su basi omogenee rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, dopo un 2008 tutto all’insegna del segno meno. «È troppo presto dice Roberto Anedda, vicepresidente di Mutuionline per dire se siamo di fronte a un’inversione di tendenza, Tuttavia noi notiamo già da dicembre un aumento delle richieste di mutui. E anche le banche confermano che stanno aumentando le richieste di mutuo, sebbene la loro qualità lasci molto a desiderare». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Quotarsi non è sempre la soluzione (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Quotarsi non è sempre la soluzione ADRIANO BONAFEDE Davvero la Borsa non è tutto. In questo periodo lo si vede ancora di più. Molte imprese che avrebbero voluto varcare il Rubicone della quotazione hanno dovuto fare marcia indietro in questi mesi. La Borsa è davvero messa male, sia in Italia che in Europa di fatto la grande crisi finanziaria (e ora anche economica) ha di fatto bloccato questa forma di accesso al capitale. E neppure negli Stati Uniti le cose sono andate meglio. L’unico segnale positivo di questi mesi è in fondo, almeno nel nostro paese, la nascita di Aim Italia, il nuovo mercato per le piccole e medie imprese, che rende più facile e rapida la quotazione. Tuttavia bisognerà aspettare che i mercati azionari riprendano fiducia prima che questo canale possa partire. Ancora peggio, se così si può dire, si sta dimostrando il canale del credito. E soprattutto per le piccole medie imprese la stretta comincia a sentirsi. Per cui comincia a essere un problema il reperimento del capitale. Sembra quindi che le imprese siano chiuse sia dal lato Borsa che dal lato banche. Per fortuna c’è una terza chance, che pare funzioni ancora. È quella del private equity che, seppur rallentato, continua ad avere ancora soldi da investire nelle imprese. E se è vero che le grandi operazioni, quelle da centinaia di milioni, sono quasi completamente ferme, le operazioni più piccole invece vanno avanti. «Il mid market — dice Giampio Bracchi, presidente dell’Aifi, l’associazione italiana del private equity e del venture capital — quello che riguarda in sostanza le imprese familiari, va ancora avanti. Per le operazioni da decine di milioni i soldi ci sono. Basti pensare che i fondi indipendenti italiani hanno a disposizione circa 7,5 miliardi da investire. Poi ci sono i fondi internazionali e infine i fondi captive (quelli delle banche). Tra tutti ci sono 1213 miliardi a disposizione delle aziende». Più di prima, quindi, le imprese piccole medie, che costituiscono l’ossatura del sistema imprenditoriale italiano, dovranno rivolgersi al private equity. «Questo canale — spiega ancora Bracchi — è in grado di mettere in moto anche il canale bancario. Oggi, infatti, le operazioni si fanno fiftyfifty, 50 mezzi propri del fondo di private equity e 50 di debito. Ci saranno un paio di anni difficili, ma poi chi avrà investito, tramite i fondi, in imprese sane, vedrà i vantaggi di questa operazione. I fondi di private equity, che in passato hanno tenuto le azioni delle società in cui erano entrate per 23 anni, in questo frangente arriveranno probabilmente a 5 anni. Ma i fondi che investono ora guadagneranno molto alla futura rivendita perché oggi i valori delle imprese, anche di quelle non quotate, sono incredibilmente bassi. Nel frattempo, i fondi di private equity devono guadagnare lavorando nell’impresa nel day by day». Anche in condizioni di mercati ‘normali’, comunque, il private equity può giocare alla pari con la Borsa le sue carte sul finanziamento delle imprese. Per mettersi in condizione di quotarsi al listino, infatti, bisogna che l’impresa: adotti un sistema di controllo di gestione adatto, metta a posto la compliance, faccia revisionare i bilanci con i criteri Ias, paghi gli avvocati per le questioni legali, e così via. Se si mette insieme tuta questa roba, il costo si calcola in milioni di euro. Ciò vuol dire che al collocamento si va per raccogliere decine di milioni di euro. È evidente che la stazza dell’impresa deve essere notevole. In Italia ci sono comunque troppo poche aziende quotate: 300, mentre ce ne dovrebbero essere almeno 2.000 considerando il potenziale: basta pensare che soltanto nel campo industriale ci sono circa 10 mila aziende considerate medie, cioè con più di 50 dipendenti. In futuro, passata la tempesta, grazie all’Aim Italia i costi della quotazione si potranno però ridurre in misura notevole. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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BLà BLà BLAIR (BILLIONAIRE) DA QUANDO HA LASCIATO LA POLITICA ATTIVA BIG TONY HA GUADAGNATO 16.5 MLN - IL CONFERENZIERE Più PAGATO: 200MILA PER MEZZ'ORA (da 400 a 1.000 a f (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> BLà BLà BLAIR (BILLIONAIRE) – DA QUANDO HA LASCIATO LA POLITICA ATTIVA BIG TONY HA GUADAGNATO 16.5 MLN € - IL CONFERENZIERE Più PAGATO: 200MILA € PER MEZZ’ORA (da 400 a 1.000 € a frase) – SUPERATI CLINTON E AL GORE – LE FRASI CHE NON FARANNO STORIA… Lorenzo Amuso per "il Giornale" Tony Blair Neppure il credit crunch ne ha scalfito le lucrose parcelle di conferenziere tuttologo. Un instancabile oratore che svaria dalla politica alla religione, dalla crisi in Medioriente alla riorganizzazione aziendale. Le cui azioni sono invariabilmente in ascesa, a dispetto dei tempi grami. Perché, diversamente da altri big del pulpito che hanno dovuto ridimensionare le loro richieste di fronte alla crisi finanziaria che si è abbattuta sull'economia mondiale, Tony Blair continua a guadagnare cifre esorbitanti per ogni uscita pubblica. E poco importa che le parole dell'ex premier britannico non si distinguano propriamente per originalità, perché basta il suo nome in cartellone per garantire il successo. O meglio, la sua presenza carismatica sa riempire sale o aule magne di tutto il mondo, confermandolo il «conferenziere» più desiderato (e pagato). Lo ha dimostrato di recente nel corso di una visita di 36 ore nelle Filippine. Invitato a parlare da Manny Pangilinan, presidente della compagnia telefonica nazionale, Blair ha guadagnato oltre 200mila euro per ciascuno dei due interventi di mezz'ora nell'Università di Manila. E anche lì i duemila biglietti in vendita sono andati a ruba nonostante gli alti prezzi d'ingresso (poco meno di 400 euro). Inseguito e ammirato come una rock star dai centri congressi di mezzo mondo. Ricoperto d'oro per ogni intervento, pagato l'equivalente di 7300 euro al minuto. i Clinton Dalle auguste stanze di Downing Street ai guadagni milionari. È stato calcolato che da quando ha lasciato la politica attiva, nel giugno 2007, l'ex Premier abbia guadagnato oltre 16,5 milioni di euro. Un business che lo ha portato negli ultimi mesi a costituire l'ennesima società - la Tony Blair Associates - per offrire consulenze in campo «politico ed economico». Un'iniziativa che gli ha però attirato le critiche della stampa conservatrice: avendo registrato la società come una «partnership» e non come un'azienda vera e propria, Blair potrà così evitare di dichiarare pubblicamente i suoi introiti, tenendo dunque segrete le entità delle consulenze. Nella classifica dei conferenzieri ha ormai scavalcato Bill Clinton e Al Gore, che sono stati costretti a tagliare i loro compensi. L'ex presidente degli Stati Uniti guadagnava al massimo 110mila euro per uno speech prima di interrompere la sua carriera e seguire la campagna elettorale della moglie Hillary. Lo stesso chiede ora George W. Bush. L'ex vice presidente Usa Al Gore, ora uno dei volti principali della campagna contro i cambiamenti climatici è sceso a 75.000 euro. Cifre comunque ben distanti dai compensi garantiti a Blair che pure non sembra eccellere in profondità d'analisi. Come testimoniato dal Sunday Times che ne ha trascritto alcune gemme dialettiche. Al Gore «La politica è molto importante, ma molte cose che accadono non sono un granché», ha annunciato a Manila. E ancora: «La religione può essere una fonte di ispirazione o una scusa per il male». Frasi che non resteranno impresse nella storia del pensiero. Eppure funzionano e fatturano. Calcolando il cachet per minuto d'orazione e una media di cento parole al minuto, banalità come quelle sciorinate da Blair sono state pagate da 400 a oltre 1.000 euro a frase. A cui vanno aggiunti i compensi (circa 2 milioni di sterline l'anno) come consulente alla banca di investimenti, JP Morgan Chase, e circa 500mila sterline per lo stesso incarico svolto per il Zurich Financial Service. [06-04-2009] George Bush

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TERREMOTO: MAGDI ALLAM (UDC), SERVE UNITA' POLITICA NAZIONALE. (sezione: crisi)

( da "Asca" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

TERREMOTO: MAGDI ALLAM (UDC), SERVE UNITA' POLITICA NAZIONALE (ASCA) - Milano, 6 apr - ''Rivolgo un invito al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a trasformare questa catastrofe umanitaria in una straordinaria opportunita' per ricreare un clima di unita' nazionale che abbiamo del tutto smarrito e di cui abbiamo massimamente bisogno. Sarebbe piu' che mai necessario che gli italiani vedano i leader politici riuniti attorno allo stesso tavolo per concordare una mobilitazione nazionale a favore dei terremotati e della ricostruzione dell'Abruzzo''. E' questo l'appello lanciato da Magdi Cristiano Allam, Presidente dei Protagonisti Per l'Europa Cristiana e candidato indipendente per le elezioni europee come capolista Udc nella circoscrizione Nord Ovest, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Secondo Allam, ''questo clima di unita' e solidarieta' nazionale avrebbe degli effetti altamente benefici per affrontare con uno spirito nuovo, improntato ai principi etici del bene comune e dell'interesse generale, la grave crisi finanziaria ed economica in cui versa il mondo intero e che colpisce pesantemente anche il nostro Paese''. fcz/sam/bra

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babelick ha detto: la turchia è asia minore non europa(finnici e baschi sono europei),poi i confini dell'Ue sarebbero iraq,siria,iran..pop migliori del nostro (svedesi,tedeschi,fr (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 64 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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TERREMOTO: MAGDI ALLAM (UDC), SERVE UNITA' POLITICA (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

(ASCA) - Milano, 6 apr - ''Rivolgo un invito al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a trasformare questa catastrofe umanitaria in una straordinaria opportunita' per ricreare un clima di unita' nazionale che abbiamo del tutto smarrito e di cui abbiamo massimamente bisogno. Sarebbe piu' che mai necessario che gli italiani vedano i leader politici riuniti attorno allo stesso tavolo per concordare una mobilitazione nazionale a favore dei terremotati e della ricostruzione dell'Abruzzo''. E' questo l'appello lanciato da Magdi Cristiano Allam, Presidente dei Protagonisti Per l'Europa Cristiana e candidato indipendente per le elezioni europee come capolista Udc nella circoscrizione Nord Ovest, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Secondo Allam, ''questo clima di unita' e solidarieta' nazionale avrebbe degli effetti altamente benefici per affrontare con uno spirito nuovo, improntato ai principi etici del bene comune e dell'interesse generale, la grave crisi finanziaria ed economica in cui versa il mondo intero e che colpisce pesantemente anche il nostro Paese''.

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SEGUE DALLA PRIMA PAGINA SERGIO CANCIANI LA NOSTRA AMICIZIA è A TUTTO CAMPO , ... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 06-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento)) (Mattino, Il (Circondario Sud1)) (Mattino, Il (Circondario Sud2))

Argomenti: Crisi

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA SERGIO CANCIANI «La nostra amicizia è a tutto campo», ha detto il premier all'agenzia Ria-Novosti alla vigilia della più grande mssione di sistema mai organizzata dall'Italia alla quale partecipano 800 imprese, assocciazioni di categoria, consorzi ed enti pubblici con il ministro Claudio Scajola e il sottosegretario Adolfo Urso che coordineranno i vari tavoli tecnici tra Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg e alcuni grandi centri siberiani. L'interscambio commerciale nel 2008 è passato da 23,9 a 25,5 miliardi di euro, con un aumento dell'11 per cento, nonostante un rallentamento nella seconda metà dell'anno a causa della generale crisi finanziaria che in Russia ha colpito molto duro. Ma è significativo che le esportazioni italiane (10,5 miliardi di euro) hanno registrato una crescita del 9,3 per cento, mentre quelle verso gli altri mercati europei hanno segnato un dato negativo. Il mercato russo, incomma, continua a reggere su tutti i fronti, dalla meccanica all'abbigliamento e ai mobili. Anche il vino italiano - soprattutto il rosso di pregio - sta vincendo la sfida. «Dopo la crisi scommettiamo su Mosca», afferma Claudio Scajola. Appunto è al dopo crisi che il «brain trust» del Cremlino sta lavorando almeno per arginare lo scivolamento del Pil previsto al ribasso per il 7 per cento. «La nostra reattività sarà adeguata», ha promesso il presidente Medvedev, prefigurando un programma di risanamento pari al 12 per cento del prodotto interno, il che però ha cambiando la prospettiva di alcuni grandi investimenti. Per alcuni - i più lungimiranti - l'orizzonte è gia ruotato. Gli investimenti degli oligarchi sono ormai planetari. Per questo tra Italia e Russia la prospettiva è totalmente bilaterale. Oltre i classici coinvestimenti Eni-Gazprom nel campo dell'energia ci sono i trust russi che hanno messo piede il Italia, acquisendo una quarantina di aziende soprattutto nel settore siderurgico. Ma non solo: Viktor Vekselberg, il miliardario che colleziona gioielli Fabergè, ha lanciato dall'Italia un progetto per la produzione di energia rinnovabile da estendere in tutto il Mediterraneo. Valore stimato 25 milioni di euro. Insomma la nave va ma Berlusconi vuole portarla oltre l'onda economica e ancorarla nel mare delle grandi manovre strategiche quelle che finiscono nei libri di storia (o nella leggenda). Di conseguenza, siglata la buona pagella dei rapporti bilaterali, Berlusconi vuole legittimare - prima con il vecchio amico Vladimir poi con il nuovo amico Dmitrij - il ruolo che si è dato di «facilitatore» del disgelo Est-Ovest. Vantiamo rapporti di amicizia con la Russia e gli Stati Uniti - dice il premier - sono convinto che gli interessi comuni prevalgano sulle divergenza a cominciare dalla sicurezza, dalla lotta al terrorismo alla stabilizzazione del Medio Oriente e dell'Afghanistan. «Non mi stancherò di ripetere che il mondo ha bisogno di tornare allo spirito di Pratica di Mare», quello che consentì nel maggio 2002 di associare la Russia alla Nato. L'appuntamento per una revisione del meccanismo multilaterale è per il G8 in Sardegna, terra cara al cuore del premier e dei suoi amici del Cremlino.

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MONICA MARCHETTI SE è BIONDO DEVE ESSERE CORTO O CORTISSIMO, SE LUNGO INVECE MEGLIO UN MORBI... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 06-04-2009)
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Argomenti: Crisi

MONICA MARCHETTI Se è biondo deve essere corto o cortissimo, se lungo invece meglio un morbido castano. Partono da Bologna i trend del beauty per la prossima stagione che, in tema di capigliatura, lanciano messaggi chiari e netti: il taglio deve essere curato, geometrico e, se corto, può virare verso il biondo platino. Alla Annie Lennox, per intenderci. Lungo, magari anche con i boccoli, morbido, il castano che ha fatto convertire anche una bionda come Scarlett Johansonn. Le novità e le tendenze si affacciano al Cosmoprof. Ma non si parla certamente solo di hair style tra i padiglioni della fiera bolognese. Ci sono trucchi e belletti, profumi e trattamenti anti age, anticellulite, e proposte di evasione in spa a tutte le latitudini. Uno spazio speciale, oltre 2500 metri quadri, è dedicato alle unghie e alla cura della mani. Un settore, quello dell'estetica, che pare risentire meno di altri della difficile congiuntura. Quasi che curare la propria bellezza e il proprio aspetto possa diventare una sorta di antistress, un prodotto di conforto e capace di assicurare il giusto spirito per affrontare la fase di crisi. I numeri parlano chiaro. Nel 2008 il fatturato del settore è cresciuto e il 2009 promette bene. Lo scorso anno è stato archiviato con un segno positivo: il fatturato segna un +1,2%, pari a 8,34 miliardi di euro, per un valore di mercato pari a 9,07 miliardi (+0,8%) e un export in progressione del 2,1% a oltre 2,31 miliardi. «È andata molto bene», ha commentato Fabio Franchina, presidente di Unipro (l'associazione dei produttori di Cosmetici), presentando la 42esima edizione di Cosmoprof, che si concluderà oggi, osservando che «in un momento pesantemente condizionato dalla crisi finanziaria mondiale, i consumi interni tengono e l'export è cresciuto soprattutto grazie alla diminuzione del costo del petrolio, quindi delle materie prime, e all'apprezzamento del dollaro». «Pensiamo che anche il 2009 - ha annunciato - si chiuderà con numeri positivi. Non possiamo nascondere le difficoltà legate alla contrazione dei consumi a livello internazionale. Siamo consapevoli della necessità di una riflessione a livello globale, ma riteniamo che dal comparto cosmetico italiano sia arrivato davvero un buon esempio di reazione proattiva». Confermata, anche nel campo dei profumi e della cosmesi, la tendenza al «naturale» che quest'anno utilizza soprattutto essenze di frutta e fiori. Mandarino, arancio, cedro, cocco, melo variamente mixati con mughetto, rosa e bergamotto. Nella galassia sempre più popolata dei cosmetici «verdi», la parte del leone la fanno creme per il viso e per il corpo, prodotti per capelli, bagnodoccia e saponi. «I bio-ecocosmetici offrono un'opportunità in più al crescente numero di consumatori interessati ai prodotti bio-ecologici - evidenzia Alessandro Spadoni, responsabile dell'area bio-ecocosmetica di Icea - Questi prodotti di bellezza fanno bene a chi li usa e all'ambiente perché vengono realizzati con processi il più possibile ecologici».

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Politica: Ancora sulla crisi Riflessioni in progress (sezione: crisi)

( da "Sannio Online, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Politica: Ancora sulla crisi Riflessioni in progress Pubblicato il 06-04-2009 di Giovanni Zarro La riflessione sulla eziologia della crisi finanziaria corrente viene da lontano, ormai; la crisi è stata, è e sarà, ancora, discussa ed approfondita nelle sue cause. Nel prossimo tempo! Ogni dettaglio verrà soppesato e scrutinato.... La riflessione sulla eziologia della crisi finanziaria corrente viene da lontano, ormai; la crisi è stata, è e sarà, ancora, discussa ed approfondita nelle sue cause. Nel prossimo tempo! Ogni dettaglio verrà soppesato e scrutinato. Ci sono aspetti, tuttavia, che non hanno ancora guadagnato l’onore dei “riflettori”. Quali? Eccoli, sotto forma di domande! Chi paga la crisi? Al risolversi dall’attuale catastrofe economica, quali saranno i fondamentali finanziari? La crisi è la prova del fallimento del capitalismo? Del fallimento del mercato? Quali costi dovranno ora essere pagati? Quali politiche per ridurre l’impatto di tali costi? Vi è rischio di deflazione? Ed anche di inflazione? Intanto una delle prime reazioni all’irrompere della crisi, è stata il domandarsi se quanto avveniva era ed è la testimonianza del fallimento del capitalismo e dei meccanismi di mercato? A prescindere dalle relative risposte sono divenute correnti espressioni come: ”Il capitalismo non sarà più come prima”, “lo Stato si riprenderà ciò che ha ceduto in termini di controllo nei decenni trascorsi” e “il mercato non sarà più lasciato fare”. Pur di fronte a fenomeni davvero “epocali”, come questi, non dimentichiamo quante volte, dopo l’11 settembre 2001, illustri politici e celebrati economisti hanno pronunciato la frase: “nulla sarà più come prima”. Nell’ambito del sistema economico mondiale ciò si traduceva in una previsione di forte rallentamento della crescita del commercio mondiale! E la realtà, però, fu pronta a replicare! A poco più di un anno, dal fatidico 11 settembre 2001, fioccarono le smentite. La corsa alla crescita economica ricominciava. Alla grande! Sempre come prima reazione! Concetti intesi, in prevalenza, con segno negativo, fino a qualche mese fa, come intervento pubblico, debito pubblico, creazione di moneta e, in misura minore, regolazione (...) del mercato hanno, di colpo, cambiato totalmente di segno. Dal segno negativo, al positivo! Ora ci ritroviamo tutti keynesiani! Si tutti Kenesiani! Anche Berlusconi e Tremonti! I liberisti sembrano scomparsi! Berlusconi e Tremonti già “acerrimi” liberisti scoprono l’economia sociale di mercato! Ciò, nonostante i trentacinque anni di contributi scientifici protesi a smontare il paradigma keynesiano. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito molte banche sono ormai nelle mani dello Stato! Le grandi imprese hanno bisogno dell’aiuto dello Stato per attraversare indenni “la nottata”! Hanno capito, quelle grandi e rilevanti, che, per evitare di fallire, possono scaricare sullo Stato il rischio di impresa tradottosi in rilevanti passivi. E i politici, pronti, confezionano giganteschi interventi fatti di trasferimenti monetari e di spesa pubblica in nome della parola d’ordine “ Che l’economia non si fermi”! Questi giganteschi interventi quale problema del sistema economico italiano ed internazionale affrontano? Il rapporto patrimonio-debito delle imprese finanziarie! Dal punto di vista operativo, appunto, il problema è la riduzione del rapporto tra il debito delle imprese ed il loro patrimonio! Detto in altro modo: il patrimonio delle imprese ha dato luogo ad una esposizione debitoria smisurata, sproporzionata. Sorprendente! Incredibile! Si tratta di riproporzionarlo! Il problema è comune, anche se in misura diversa, con i restanti Paesi, interessati alla crisi. Il problema è comune e globale, insieme! Perché operare gli interventi? Ed all’indirizzo di chi? All’indirizzo delle banche innanzitutto! Senza l’intervento dello Stato sotto forma di sostegno alla loro ricapitalizzazione, le banche di fronte alla difficoltà di raccogliere nuovo capitale di rischio sarebbero costrette a ridurre in modo drastico la loro esposizione nei confronti dei clienti; tale riduzione del credito sarebbe ulteriormente accentuata senza la garanzia dello Stato; garanzia, finalizzata a ridurre le difficoltà di raccogliere fondi tramite l’emissione di obbligazioni; finalizzata, ancora, ad evitare il “tracollo” della fiducia dei clienti depositanti! Non solo! I soggetti attivi del processo economico non sono solo le banche; sono anche le famiglie e le imprese. E dunque, interventi anche all’indirizzo delle imprese e delle famiglie! Quali? Intanto, perché? Per le famiglie e le imprese non finanziarie…. se la gestione delle difficoltà finanziarie avvenisse potendo contare solo sulle loro forze la riduzione dei consumi e degli investimenti sarebbe talmente drastica da produrre da sola una vera e propria depressione economica. Anche in questo caso, per evitare la caduta dei consumi e degli investimenti, l’intervento dello Stato è necessario! Quale lo strumento principe per tale intervento? La politica di Bilancio! Ovvio! Con la politica del prendere e del dare! Gli effetti delle politiche di bilancio, in questo settore, purtroppo potrebbero non essere rapidissimi. Il loro ritardo è compensato dalle Banche centrali! Le Banche Centrali si sono caricate di parte del rischio delle attività finanziarie poco affidabili ed usano tutti i mezzi a disposizione per far ripartire il settore del credito prima tra le banche e poi tra banche, le imprese e le famiglie. Detto degli interventi a favore delle banche, delle imprese e delle famiglie, ora domandiamoci: su chi cadono i costi della crisi? Nel complesso i costi dell’espansione drogata, delle bolla immobiliare dei primi anni duemila non possono essere caricati tutti sulle spalle delle generazioni attuali! In che modo? Non assumendo i provvedimenti dovuti! Perché? Perché l’effetto sarebbe disastroso non solo per loro stesse, ma anche per le generazioni a venire, future! La capacità produttiva che queste ultime erediterebbero sarebbe drasticamente decurtata. Sarebbe abbattuta! Gli effetti, dunque, vanno “spalmati” su più generazioni! Sulla presente e su quelle future! Sicché la linea di superamento della crisi è la traduzione del debito privato in debito pubblico. Ciò vuol dire, in ultima istanza, condividere, tra generazioni, l’onere della corrente crisi finanziaria. Per il tramite della spesa pubblica e del debito pubblico! I Governi, sicché, vanno assumendosi oneri crescenti per evitare che la recessione in atto si avviti in un processo di contrazione del credito e dell’attività economica; lo fanno per evitare l’abbattimento della struttura produttiva del paese; lo fanno anche con un occhio vigile alla deflazione. I governi sono impegnati, infatti, ad evitare una riduzione generalizzata del livello dei prezzi; ad evitare la deflazione! Perché? Per scongiurare, per questa via, la riduzione del livello dei consumi! E quindi l’avvitamento dell’economia verso il basso! Per ridurre l’impatto della crisi! La riduzione del livello dei prezzi e soprattutto la sua aspettativa, infatti, alimenterebbero il rinvio di decisioni di acquisto in attesa dì ulteriori riduzioni dei prezzi aggravando ancora di più la recessione. Non solo: la riduzione del livello dei prezzi aumenterebbe il valore reale del debito, appesantendo ulteriormente gli oneri reali per i debitori. Gli effetti della deflazione non sono conosciuti solo per il versante teorico. Vi sono sul punto episodi storici! Un caso emblematico di deflazione si è verificato in Giappone tra il 1999 e il 2005. Il livello dell’indice generale dei prezzi al consumo si ridusse a un tasso tra lo 0,5 e l’1 per cento all’anno. Lo stimolo economico, prodotto dalla politica monetaria espansiva, si esaurì sui mercati monetari; non esondò verso il mercato dei beni e dei servizi! Tuttavia, è bene precisare sul punto….. La politica monetaria pur fortemente espansiva non determinò rimbalzi inflazionistici! Perché? Perché messa in atto in un Paese, il Giappone, con famiglie ad elevata propensione al risparmio e molto orientate all’investimento finanziario, in titoli nazionali. Quale monito si può dedurre per l’attuale situazione economica? Insistere nell’impegno di evitare la deflazione! Epperò, La generalizzazione a più Paesi di interventi pubblici di dimensioni sinora inaudite stanno, comunque, generando timori relativi alla possibilità che, col tempo, tutto ciò si trasformi nel pericolo opposto! Come successe per il Giappone! Si trasformi, cioè, in un impulso inflazionistico altrettanto difficile da controllare. Dunque, attenzione al consistente aumento dell’offerta di moneta determinato in conseguenza delle decisioni delle autorità monetarie di mettere in atto tutti gli strumenti possibili per riattivare il credito tra le istituzioni finanziarie. L’ondata di moneta aggiuntiva pur funzionale alla necessità di finanziare gli impegni di emissione di titoli pubblici che i governi stanno prendendo per far fronte alle promesse di aiuti sinora fatte, può essere un pericolo! Può tradursi in inflazione! Per non spingere al rialzo i tassi di interesse le autorità monetarie acquistano titoli; aumentano in tal modo l’offerta di moneta con l’obiettivo esplicito di garantire un basso livello degli stessi tassi; un basso livello dei tassi di interesse a tutte le scadenze temporali. E l’inflazione? E’ in agguato! Rimane, però, vero l’assunto che fintanto vi è una forte propensione al risparmio ed all’investimento in titoli, i rischi di inflazio-ne sono potenzialmente molto limitati! Non lo sono nel caso contrario! Anche qui resta l’impegno di evitare il pericolo opposto alla deflazione: l’inflazione! Epperò …..affiora un ulteriore punto di difficoltà di questa manovra? La scelta più difficile, a crisi in via di superarmento, sarà individuare il momento opportuno in cui avviare la fase di rientro dell’offerta di moneta in relazione alla dinamica della liquidità. Evitando, contestualmente, di far abortire la ripresa! E’ un rischio che le politiche economiche, di sicuro, sono in grado di prendersi. Non basta! Vi sono inferenze quanto a debito pubblico! Quali? Come smaltire il debito pubblico che, ora, si accumula! Che queste manovre accumulano! Le economie occidentali hanno davanti a loro, per fatti oggettivi, un orizzonte di possibile aggravamento del livello del debito pubblico! In gran parte delle economie mature, infatti, l’invecchiamento della popolazione prospetta oneri per i bilanci pubblici che si trasformeranno o in maggiori imposte nette, oppure in maggiore debito pubblico. Il nuovo debito generato per governare l’attuale recessione si sommerà a quelli ereditati dal passato e a quello conseguente all’invecchiamento della popolazione. Sicché la domanda…come governare il progressivo aumento del debito pubblico? Nelle esperienze passate i debiti pubblici sono stati ridotti da maggiore crescita reale (ma la dinamica demografica attuale lo esclude, per i Paesi maturi), oppure da maggiore inflazione, una tassa che non richiede l’approvazione di alcun Parlamento. È questo che alcuni temono possa accadere soprattutto negli Stati Uniti, dove l’indipendenza della Banca centrale dal governo USA è molto più tenue che in altri Paesi.. e in particolare più tenue che in Europa. Timore questo sensibile visto il rapporto esistente tra la economia Usa e le economie del resto del mondo. E per altre vie, torna il pericolo dell’inflazione! Quale conclusione? La crisi va governata in un mondo globalizzato. E non vi è, purtroppo, una autorità globale! Quindi è necessario il coordinamento! Come si sta facendo dall’autunno 2008; come si è fatto l’altra settimana a Londra e come si farà nella prossima estate alla Maddalena! Il coordinamento è necessario, perché i singoli Paesi o aree stanno affrontando e la contrazione della domanda interna e la caduta della domanda estera e quindi hanno la necessità di fruire incentivi per declinare politiche monetarie e di bilancio che favoriscano lo stimolo economico; che evitino la corsa ad anticipare le mosse degli altri, da una parte e dallaltra, evitino l’eventualità del disimpegno! Il coordinamento dovrebbe distribuire i compiti del sostegno all’attività economica in funzione dell’entità degli avanzi nei conti con l’estero e del peso corrente del debito pubblico. Non tutto si può fare! Ovvio! Vi sono dei limiti! Vanno rispettati! E tuttavia il possibile va fatto in sinergia! Il coordinamento è ancora una volta di più opportuno nella prospettiva della costruzione di un nuovo ordinamento monetario mondiale, come già annunciato, visto la dimensione globale della crisi finanziaria e visto che la crescita economica futura non potrà contare nella stessa misura del passato sulla prodigalità delle famiglie americane. Insomma le domande iniziali oggi possono trovare la possibilità di una risposta! Alcune una risposta parziale altre di merito altre di metodo! Ce le riporremo, tuttavia, nel prossimo tempo. Gli orizzonti vanno scrutati e scrutinati! Costantemente! Per non essere in errore per non trovarsi in errore! E tuttavia per non essere ignavi!

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diciamolochiaro ha detto: Annamaria, i due TG massonici e cioè TVE internazionale ed Euronews avevano già FATTO POLEMICA stamattina alle 8. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 67 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Agricoltura, riforma della Pac e prospettiveAmadei: (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

il seminario jean monnet Agricoltura, riforma della Pac e prospettive Amadei: «Superare la crisi con l'innovazione» Catania. Prima ha bloccato la revisione della Politica agricola comune. Poi ha gonfiato i prezzi dei prodotti e le tasche degli speculatori. A breve, infine, potrebbe provocare il «dirottamento» dei fondi verso altri settori. Ma in compenso, forse, ha dimostrato che senza innovazione non c'è futuro. Ecco l'effetto della >crisi globale sull'agricoltura secondo Giorgio Amadei, già professore ordinario di Politica agraria all'Università di Bologna e presidente dell'Accademia nazionale di Agricoltura, alla facolta di Agraria di Catania come relatore su «Attualità e prospettive della riforma a medio termine della Pac» al seminario Jean Monnet, coordinato dai professori Filadelfio Basile e Francesco Bellia. «Dopo l'intervento del 2003 che doveva servire a completare la riforma ma il realtà è stata quella la vera riforma - spiega Amadei - era stato programmato un check-up della Pac. Solo che la crisi finanziaria mondiale, intanto intervenuta, non l'ha consentito». Quando si potranno verificare, a suo giudizio, le condizioni per intervenire sulla Pac? «In questo momento di crisi, c'è il rischio che i fondi all'agricoltura siano ridotti perché indirizzati a rispondere a bisogni più urgenti. Per altro verso, si auspica da più parti che l'economia reale si mantenga e anzi si rafforzi. Tutto, allora, dipende se si tornerà a all'idea di mantenere la libertà dei mercati: gli interventi finora attuati a livello internazionale portano in realtà al protezionismo, magari non nelle intenzioni ma nei fatti. C'è una chiusura, come accade sempre in fasi di crisi». Qual è l'effeto della crisi sul sistema agricolo? «Tra il 2006 e il 2007 ci fu un forte aumento dei prezzi, in concomitanza con grosse speculazioni internazionali, sulle materie prime come sui cereali. Questo era interpretato come una carenza di offerta di fronte all'esplosione della domanda e alla destinazione di crescenti superfici alle bio-energie. Invece le ragioni erano diverse. Eppure la produzione del 2007 è stata formidabile e ha superato di 100 milioni di tonnellate sul mercato mondiale quella dell'anno precedente, quando lo scambio di cereali è di 240 milioni. I prezzi sono calati, nel 2008 si è pagato il surplus di produzione e ora nessuno vuole fare scorte». Orazio Vecchio

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Economia territoriale per battere la crisi (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

News sviluppo Economia territoriale per battere la crisi Gli effetti della crisi finanziaria globale riaccendono i riflettori sull'economia territoriale, sull'utilità di promuovere "azione locale per lo sviluppo globale". Puo' essere questa la strada per risalire la china? Se lo è chiesto l'Agenzia locale di sviluppo Città del fare che ha organizzato per oggi a Napoli, presso Città della Scienza (sala Saffo), a partire dalle 14:30, l'evento sul tema "reagire alla crisi. L'azione territoriale per lo sviluppo". L'incontro è promosso dal ministero dello sviluppo economico - dipartimento per le politiche sociali, dalla Regione Campania, dall'Associazione studi e ricerche per il Mezzogiorno, dalla fondazione Mezzogiorno Europa, dalla Rete Pto (Patti territoriali per l'occupazione) e dalla Rete Slst (sistemi locali di sviluppo territoriale) Campania. L'organizzazione dell'evento è curata dall'Agenzia Città del fare. del 06-04-2009 num.

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Da Londra a Strasburgo (sezione: crisi)

( da "AprileOnline.info" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Da Londra a Strasburgo Giustiniano Rossi, da Parigi, 06 aprile 2009, 12:18 Approfondimento La crisi finanziaria, economica e sociale che scuote il pianeta non può che alimentare le tensioni, accrescere il militarismo, aprire la porta alle guerre ed è per questo che la lotta per la pace è indissociabile da quella contro un sistema che provoca miseria, disuguaglianze, recessione, dall'obiettivo del disarmo e di uno sviluppo durevole capace di soddisfare i bisogni dei popoli mediante, fra l'altro, la riduzione delle spese militari In questi giorni l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) - secondo i suoi contestatori sorta di sindacato militare, di braccio armato del capitalismo chiamato a salvare i banchieri, a respingere i migranti, a controllare le risorse energetiche - ha festeggiato il suo sessantesimo compleanno a Strasburgo e a Kehl, sulle due rive del Reno, oltre che a Baden Baden: con l'occasione Nicolas Sarkozy, che accoglieva il vertice in territorio francese, ha annunciato il rientro della Francia nel Trattato e nel suo comando strategico. Nello stesso tempo, di qua e di là dal ponte dell'Europa, 50.000 manifestanti sono venuti a festeggiare a modo loro i 60 anni di un'istituzione che mostra a Strasburgo senza possibilità di equivoci quale spazio democratico conceda ai suoi oppositori, sospendendo i diritti più elementari, in buona parte della città e per decine di chilometri intorno, sotto una cappa di piombo poliziesca. Questi guastafeste, non contenti di aver disturbato il G20 di Londra - che si è occupato delle decisioni economiche, mentre il vertice NATO di Strasburgo si è incaricato di quelle militari - lasciando un morto sull'asfalto della capitale britannica dopo aver manifestato la loro opposizione a un mondo diviso fra paesi ricchi e nuovi ricchi del nord del mondo e paesi poveri e in via di sviluppo del sud che continuano ad essere impoveriti, si sono uniti in un Collettivo NATO-Afghanistan per preparare un controvertice nel quale esprimere nel corso di manifestazioni, conferenze, meetings il rifiuto della politica della forza, della guerra, del riarmo e delle enormi spese militari prodotta da un sistema basato sulla dominazione del mondo da parte di alcune grandi potenze. Secondo gli anti-NATO, la crisi finanziaria, economica e sociale che scuote il pianeta non può che alimentare le tensioni, accrescere il militarismo, aprire la porta alle guerre ed è per questo che la lotta per la pace è indissociabile da quella contro un sistema che provoca miseria, disuguaglianze, recessione, dall'obiettivo del disarmo e di uno sviluppo durevole capace di soddisfare i bisogni dei popoli mediante, fra l'altro, la riduzione delle spese militari (1.335 miliardi di dollari nel 2007). Durante la sua campagna elettorale, nel 2007, Sarkozy aveva dichiarato di voler ritirare le truppe francesi dall'Afghanistan ma, un anno dopo la sua elezione, il presidente della Repubblica ha annunciato il reintegro del suo paese nel comando strategico della NATO, mentre per il 2009 il bilancio militare della Francia, dove quest'inverno delle persone sono morte di freddo per le strade, dove si tagliano i bilanci della scuola e della salute, si riducono salari e pensioni e si cancellano 3.000 posti di lavoro al giorno, aumenterà del 5,4%. In nome della "civiltà occidentale", ieri contro il comunismo, oggi contro il terrorismo, la NATO ha sostenuto - nei sessant'anni trascorsi dalla sua fondazione - la dittatura di Salazar in Portogallo, quella di Franco in Spagna, quella di Papadopoulos in Grecia, i vari colpi di Stato militari in Turchia, la strategia della tensione in Italia, organizzato le guerre in Yugoslavia (è stata ammessa come nuovo membro dell'alleanza, oltre all'Albania, la Croazia e la Macedonia seguirà fra breve) e in Afghanistan e tenta di accerchiare la Russia installando il sistema di difesa antimissili in Polonia e Repubblica Cèca. Tre incendi, cinquanta feriti, trecento fermi, cento arresti sono il bilancio, provvisorio, del confronto fra quanti rappresentano la Francia che vuole rientrare a pieno titolo nella NATO per allinearsi sulla politica degli USA e sulla sua visione di "guerra delle civiltà", sacrificando sull'altare dell'atlantismo quel simulacro di autonomia in politica estera che la distingueva dagli altri alleati occidentali e quanti, in nome della pace, della giustizia, della democrazia, sia pure con molte contraddizioni, rappresentano l'eterogenea maggioranza che vi si oppone. Di qua e di là dall'Atlantico sono sempre più numerosi coloro che hanno l'impressione che le guerre non sono che un pretesto per "riformare" le libertà individuali, vuotare di senso le Costituzioni, limitare i diritti fondamentali mediante leggi sulla sicurezza, legalizzare la registrazione di dati personali, abituando i cittadini a considerare normale una sempre maggiore collaborazione fra civili e militari. Il vertice si è chiuso con l'annuncio da parte di Obama dell'invio di ulteriori rinforzi in Afghanistan, sostenuto dalla Francia che però - a differenza di Germania, Gran Bretagna, Spagna, Paesi Bassi, Grecia, Portogallo e Italia - non ha inviato altri soldati e con la designazione del nuovo segretario generale dell'alleanza, il danese Rasmussen, che assumerà le sue funzioni a luglio. Alla scelta di Rasmussen, reo di non aver condannato il giornale che aveva pubblicato le famose caricature del profeta Maometto, si opponeva l'unico paese mussulmano dell'alleanza, la Turchia, ma grazie ad una provvidenziale telefonata di Silvio Berlusconi che, l'ormai storico telefonino in mano, è stato protagonista dell'ennesima gaffe davanti alle telecamere di mezzo mondo, lasciando la Merkel a sollecitare invano il piacere di dargli il benvenuto, il problema è stato risolto.

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Sentiment del mercato: parte la seconda gamba del rally? pag.1 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sentiment del mercato: parte la seconda gamba del rally? ANALISI TECNICA, clicca qui per leggere la rassegna di Gruppo Banca Sella , 06.04.2009 17:43 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! del rialzo sono individuabili in area 935/45, 9.000/100 e 1.900, rispettivamente. Una conferma che siamo alla vigilia di un nuovo strappo rialzista verrebbe da un calo della volatilità implicita che, nonostante si sia dimezzata rispetto ai picchi di fine ottobre 2008, non è più ridiscesa sui livelli precedenti il fallimento di Lehman dello scorso settembre. Se il Vix (vol. implicita S&P500) scendesse al di sotto di 40-41 e quindi del supporto critico in area 35-37, il segnale sarebbe davvero molto positivo per l’azionario. Una discesa ed un assestamento del Vix al di sotto del Vxn (vol. implicita Nasdaq) – ricordiamo che dallo scoppio della crisi finanziaria nell’estate 2007 il Vix ha effettuato uno storico “sorpasso” sul Vxn – confermerebbe il calo delle tensioni sul settore finanziario ed un ritorno ad una percezione del rischio “normale”. In attesa di questi ulteriori sviluppi, rimaniamo positivi. A cura di Maurizio Milano dell'Ufficio Analisi Tecnica Gruppo Banca Sella Si prega di leggere il Disclaimer

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conroe ha detto: Stavolta si tratta di polemiche fondate. Uno scienziato, geniale inventore, aveva messo a punto un sistema (per di più, estremamente preciso) per predire i terremo (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 71 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Crisi/ Ahmedinejad: Ok a ipotesi kazaka di valuta globale (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Roma, 6 apr. (Apcom-Nuova Europa) - L'Iran sostiene l'iniziativa del presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbaev per una riforma del sistema finanziario globale che prevede in un primo momento la creazione di monete uniche regionali, per poi arrivare a una valuta unica globale. L'ha detto ad Astana il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. "Il presidente Nazarbaev ha fatto proposte concretissime oggi, in particolare rispetto alla formazione di nuovi sistemi eocnomici e finanziari nella regione. Noi sosteniamo quest'idea", ha detto Ahmadinejad in una conferenza stampa congiunta, dopo aver incontrato il capo dello stato kazako. "Attraverso sforzi congiunti - ha continuato il leader iraniano - noi faremo in modo di neutralizzare l'impatto della crisi finanziaria e rafforzare la cooperazione economica regionale". Ahmadinejad ha inoltre accusato i paesi "capitalisti" di voler "spostare i loro problemi" agli altri paesi. Nazarbaev ha lanciato in un recente articolo la proposta di modificare radicalmente il sistema finanziario, adottando dapprima valute regionali uniche e poi una valuta unica globale. Anche la Cina nelle scorse settimane ha proposto una moneta unica globale.

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Crisi/ CamCom Milano: Tre imprenditori su cento a rischio (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Milano, 6 apr. (Apcom) - Sono tre su cento gli imprenditori a rischio usura a causa della crisi finanziaria: l'1,7% teme per il futuro di dover ricorrere a prestiti personali a tassi superiori rispetto alla banca, lo 0,7% è già ricorso in passato, lo 0,3% sta valutando proprio ora. E' quanto emerge da un'indagine della Camera di commercio di Milano realizzata a fine 2008 su 300 piccole e medie imprese della provincia di Milano (attraverso CedCamera con metodo Cati) e presentata oggi, che traccia anche un identikit delle categorie più a rischio usura: si tratta di donne e over-45 che creano micro-imprese (ditte individuali) perché spinti più dalle difficoltà presenti sul mercato del lavoro dipendente che per vera vocazione. Secondo la ricerca "Fare impresa e rischio di usura" della Camera di Commercio di Milano, in collaborazione con la Provincia di Milano e con la Fondazione Centro Nazionale di prevenzione e difesa sociale, e condotta su un focus-group di esperti provenienti dalla associazioni di categoria e con interviste a operatori del settore, a Milano più che un racket criminale, agisce un reticolo dell'usura fondato su una molteplicità di individui che agiscono "in proprio", dai fornitori della piccola impresa ad altri imprenditori dello stesso settore economico, ad operatori di società finanziarie, e che viene attivato attraverso il passaparola tra colleghi e amici. Per combattere il "rischio usura" la strada migliore è prevenire piuttosto che curare, riducendo gli incentivi degli imprenditori a rivolgersi al mercato dei servizi illegali di credito. E così occorre da un lato rafforzare i servizi per l'accompagnamento nella fase di start up dell'impresa, anche attraverso la creazione di una apposita figura di tutoring presso strutture e associazioni di categoria, che faccia crescere la cultura imprenditoriale. Dall'altro bisogna sensibilizzare maggiormente il sistema bancario verso la piccola impresa: personalizzando i servizi di finanziamento e favorendo il passaggio da un modello centrato solo sulla vendita di servizi finanziari a un modello di compartecipazione con l'imprenditore (al rischio ma anche ai profitti). Infine, è necessario rendere più flessibili le Banche dati del sistema creditizio che raccolgono le informazioni sugli imprenditori che non riescono a rimborsare un prestito e che rischiano di diventare altrimenti delle "gabbie" condannando l'imprenditore a non accedere di fatto ai finanziamenti bancari per tre anni (anche se nel frattempo ha sanato la sua situazione debitoria). "L'usura a Milano - ha commentato Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di commercio di Milano - non si presenta come un servizio che la città illegale offre alla città legale, ma sempre più come una offerta che alcuni settori della città legale mettono illegalmente a disposizione dei piccoli imprenditori in difficoltà nella gestione economica e finanziaria della propria attività".

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CRISI/ AHMEDINEJAD: OK A IPOTESI KAZAKA DI VALUTA GLOBALE (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi/ Ahmedinejad: Ok a ipotesi kazaka di valuta globale di Apcom Visita del leader iraniano in Kazakistan -->Roma, 6 apr. (Apcom-Nuova Europa) - L'Iran sostiene l'iniziativa del presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbaev per una riforma del sistema finanziario globale che prevede in un primo momento la creazione di monete uniche regionali, per poi arrivare a una valuta unica globale. L'ha detto ad Astana il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. "Il presidente Nazarbaev ha fatto proposte concretissime oggi, in particolare rispetto alla formazione di nuovi sistemi eocnomici e finanziari nella regione. Noi sosteniamo quest'idea", ha detto Ahmadinejad in una conferenza stampa congiunta, dopo aver incontrato il capo dello stato kazako. "Attraverso sforzi congiunti - ha continuato il leader iraniano - noi faremo in modo di neutralizzare l'impatto della crisi finanziaria e rafforzare la cooperazione economica regionale". Ahmadinejad ha inoltre accusato i paesi "capitalisti" di voler "spostare i loro problemi" agli altri paesi. Nazarbaev ha lanciato in un recente articolo la proposta di modificare radicalmente il sistema finanziario, adottando dapprima valute regionali uniche e poi una valuta unica globale. Anche la Cina nelle scorse settimane ha proposto una moneta unica globale.

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Vincitori e vinti del vertice londinese del G20 (sezione: crisi)

( da "Panorama.it" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

- Mondo - http://blog.panorama.it/mondo - Vincitori e vinti del vertice londinese del G20 Posted By michele.zurleni On 3/4/2009 @ 10:47 In Headlines, NotiziaHome | 3 Comments [1] Non c'è un vincitore assoluto, un asso piglia tutto, [2] nel vertice dei G20 a Londra. Alla fine, un onorevole compromesso tra le parti è stato raggiunto. Una mediazione verso l'alto, che premia lo sforzo comune di trovare un'intesa a tutti i costi. Da questo punto di vista, la figura di Barack Obama esce con forza dall'assise londinese: come quella un leader globale, capace di ascoltare e trovare insieme agli altri grandi della terra le misure, le soluzioni necessarie per risolvere la crisi economica mondiale. E' la sua interpretazione della "Nuova Leadership Globale Statunitense". Che è stata ben accolta dagli invitati attorno al tavolo. E che ha portato ad alcuni dei risultati a cui puntava la Casa Bianca, come la triplicazione dei fondi destinati a combattere la crisi. Come rafforzata appare l'asse franco-tedesca, rivalutata la presenza della Vecchia Europa in questo contesto. Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, avevano chiesto, a gran voce, che venissero indicate alcune priorità, e non altre. Le loro indicazioni, quella in particolare sui paradisi fiscali, sono state ascoltate e hanno trovato gran spazio nel documento finale. Su un terzo tema, tutti invece erano d'accordo: lanciare un segnale ai grandi manager. Il premier britannico Gordon Brown ha annunciato che è finita l'epoca dei bonus milionari per i dirigenti, soprattutto per coloro che hanno provocato fallimenti societari. Così nella conferenza stampa di fine lavori, nell'ora dedicata al botta e risposta con i giornalisti, Barack Obama è apparso molto soddisfatto anche se non trionfante, della fatica compiuta. "Il summit è stato produttivo e rappresenta una svolta" - ha dettosottolineando che i 20 hanno preso "decisioni senza precedenti per la ripresa e per evitare che crisi come queste si ripetano". Tra queste, ha citato la convinzione comune di tutti i leader di non ritornare al protezionismo. Con Gran Bretagna e Giappone, gli Usa hanno voluto e ottenuto che venissero trovati più fondi per tentare di uscire dal tunnel. Dei 1.100 miliardi di dollari stanziati, 750 andranno al Fondo Monetario Internazionale, 250 miliardi per finanziare il commercio e 100 per le banche per lo sviluppo multilaterale. Il direttore generale del FMI, il francese [3] Dominique Strauss-Kahn ha accolto con favore i nuovi fondi, spiegando che l'istituzione che egli guida ha ora "la potenza di fuoco per fare quello di cui il mondo ha bisogno". In realtà, Barack Obama aveva chiesto uno sforzo ancora maggiore per stimolare la ripresa dell'economia, ma l'asse franco tedesco, affiancato dalla solita sorniona Cina, si è opposto a prelevare ora dalle proprie casse statali per immetterli sui mercati altri miliardi di dollari, anche se, sulla carta, rimane l'impegno per distribuire 5mila miliardi di dollari (in gran parte come stimoli fiscali) nell'economia mondiale entro la fine del 2010. Se queste sono le misure che hanno accontentato Obama, Gordon Brown e il leader giapponese Taro Aso, gli altri provvedimenti - quelli che puntavano a maggiori controlli e regole - erano richiesti in particolare dalla Vecchia Europa. E sono arrivati. Due in particolare: la creazione di una lista nera dei paradisi fiscali che vengano sottoposti a sanzioni se non cambieranno regime e il rafforzamento della funzione del consiglio per la stabilità finanziaria (l'organismo che affiancherà il Fondo Monetario Internazionale nel controllo e nel monitoraggio dell'andamento della finanza mondiale). Nicolas Sarkozy le ha sbandierato come una propria vittoria. Anche se - e questo appare significativo per comprendere lo spirito del compromesso londinese - il presidente francese ha ringraziato Barack Obama e Gordon Brown per aver compreso l'importanza della sua richiesta. E per averla accettata. E' questa, in fondo, l'essenza del summit di Londra: il vertice non poteva fallire, per questo ha avuto successo. Perché i 20 Grandi hanno compreso che le loro ricette non potevano (dovevano) essere alternative, ma complementari per poter fare uscire il mondo dalla crisi in cui si trova. Un impegno comune, pur nelle differenze, per far uscire la locomotiva dal pantano in cui rischia di sprofondare. Se questa strategia, nel suo complesso, avrà successo lo diranno i prossimi mesi. Il G20 si è dato appuntamento a dopo l'estate per valutare l'impatto delle misure prese. A New York. Lì forse, si vedranno veramente i vincitori e i perdenti di Londra. LEGGI ANCHE: [4] Voci da Londra - [5] 1000 miliardi contro la crisi: le conclusioni [6] Guarda la GALLERY degli scontri

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CRISI/ CAMCOM MILANO: TRE IMPRENDITORI SU CENTO A RISCHIO USURA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi/ CamCom Milano: Tre imprenditori su cento a rischio usura di Apcom I più a rischio sono donne e over 45 che creano micro-imprese -->Milano, 6 apr. (Apcom) - Sono tre su cento gli imprenditori a rischio usura a causa della crisi finanziaria: l'1,7% teme per il futuro di dover ricorrere a prestiti personali a tassi superiori rispetto alla banca, lo 0,7% è già ricorso in passato, lo 0,3% sta valutando proprio ora. E' quanto emerge da un'indagine della Camera di commercio di Milano realizzata a fine 2008 su 300 piccole e medie imprese della provincia di Milano (attraverso CedCamera con metodo Cati) e presentata oggi, che traccia anche un identikit delle categorie più a rischio usura: si tratta di donne e over-45 che creano micro-imprese (ditte individuali) perché spinti più dalle difficoltà presenti sul mercato del lavoro dipendente che per vera vocazione. Secondo la ricerca "Fare impresa e rischio di usura" della Camera di Commercio di Milano, in collaborazione con la Provincia di Milano e con la Fondazione Centro Nazionale di prevenzione e difesa sociale, e condotta su un focus-group di esperti provenienti dalla associazioni di categoria e con interviste a operatori del settore, a Milano più che un racket criminale, agisce un reticolo dell'usura fondato su una molteplicità di individui che agiscono "in proprio", dai fornitori della piccola impresa ad altri imprenditori dello stesso settore economico, ad operatori di società finanziarie, e che viene attivato attraverso il passaparola tra colleghi e amici. Per combattere il "rischio usura" la strada migliore è prevenire piuttosto che curare, riducendo gli incentivi degli imprenditori a rivolgersi al mercato dei servizi illegali di credito. E così occorre da un lato rafforzare i servizi per l'accompagnamento nella fase di start up dell'impresa, anche attraverso la creazione di una apposita figura di tutoring presso strutture e associazioni di categoria, che faccia crescere la cultura imprenditoriale. Dall'altro bisogna sensibilizzare maggiormente il sistema bancario verso la piccola impresa: personalizzando i servizi di finanziamento e favorendo il passaggio da un modello centrato solo sulla vendita di servizi finanziari a un modello di compartecipazione con l'imprenditore (al rischio ma anche ai profitti). Infine, è necessario rendere più flessibili le Banche dati del sistema creditizio che raccolgono le informazioni sugli imprenditori che non riescono a rimborsare un prestito e che rischiano di diventare altrimenti delle "gabbie" condannando l'imprenditore a non accedere di fatto ai finanziamenti bancari per tre anni (anche se nel frattempo ha sanato la sua situazione debitoria). "L'usura a Milano - ha commentato Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di commercio di Milano - non si presenta come un servizio che la città illegale offre alla città legale, ma sempre più come una offerta che alcuni settori della città legale mettono illegalmente a disposizione dei piccoli imprenditori in difficoltà nella gestione economica e finanziaria della propria attività".

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L'Oms: rischio di mortalità raddoppiato dal mix di Tbc e Aids (sezione: crisi)

( da "e-gazette" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

L’Oms: rischio di mortalità raddoppiato dal mix di Tbc e Aids Il 25% delle persone decedute per la tubercolosi è sieropositivo. I dati (raddoppiati rispetto all’ultima stima) sono stati presentati dall’Organizzazione mondiale della sanità in occasione della Giornata mondiale della tubercolosi e del lancio di una campagna di controlli mondiali per frenare la malattia. Rio de Janeiro, 6 aprile – Tubercolosi e Aids, mix mortale. Soprattutto in Africa. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, difatti, il 25% delle persone che ha contratto la tubercolosi, ed è morta per questa causa, era anche sieropositivo. In cifre: circa 456mila su 1,75 milioni di decessi per tubercolosi nel mondo sarebbero causati dal legame tra Tbc e Hiv. Circa il doppio rispetto allultima stima dell’Oms. E tutto questo nonostante il numero di coloro che hanno contratto la Tbc nel 2007 sia rimasto costante rispetto agli anni precedenti. In sostanza, l’Oms sostiene che la combinazione tra la tubercolosi e il virus Hiv avrebbe causato un sensibile aumento del numero dei morti. I dati sono stati resi noti a Rio de Janeiro in occasione della “Giornata mondiale della tubercolosi” e del lancio di una campagna di controlli globali sulla stessa malattia. “Vista la situazione è urgente e necessario trattare la Tbc nelle persone sieropositive ed effettuare un test sull’Hiv nei pazienti tubercolotici”, ha detto Margaret Chan, direttore generale dell’Oms. “La crisi finanziaria non deve deragliare l’attuazione del piano globale per fermare la Tbc - interviene Michel Kazatchkine, direttore esecutivo del Fondo globale per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria. - È al contrario il momento di aumentare il finanziamento degli interventi per la prevenzione, il trattamento e la cura della tubercolosi in tutto il mondo”. Ma quanti sono i nuovi malati di tubercolosi? Sempre secondo l’Oms, ogni anno ci sono circa 9,27 milioni di nuovi malati nel mondo, una cifra più o meno costante rispetto agli anni precedenti. E-GAZETTE - 06/04/2009 e-gazette.it -->

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annamaria_10 ha detto: Tanto per cambiare il giornale El Pais mi ha censurato per ennesima volta. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 72 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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babelick ha detto: non sciacalliamo adesso. zapatero,el paìs e la TVE sono le ultime cose da prendere in considerazione.fate due cose utili:donate sangue e non guardate la TVE :D . (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 06-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 73 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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