CENACOLO
DEI COGITANTI |
agentediviaggi ha detto:
io invece non capisco come paesi supermega industrializzati come Germania e
Giappone vengono dati per la fine del 2009 a -5, l'Italia a -4, e per la Spagna
( da "KataWeb News" del
04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
La crisi economica? Per il
nobel Krugman non mancano le risorse, ma la comprensione
( da "Giornale di Brescia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria scatenata
dall'allegra finanza degli anni precedenti stava scivolando verso la
depressione, Krugman veniva insignito del Nobel per l'economia. Una sorta di
rivincita su chi lo aveva aspramente criticato. L'economista di Princeton ha
così ripreso in mano il suo libro del 1999 aggiornandolo per indagare più a
fondo le cause della crisi odierna e per illustrare le
Pezzali candidato? A
giorni la decisione ( da "Gazzetta
di Mantova, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: amministrativa affrontando la crisi
finanziaria che squasserà dalle fondamenta i Comuni nei prossimi anni. A
crederci, sembrerebbe il Pdl, al quale non dispiacerebbe la candidatura forte
di Pezzali. Titubante invece la Lega, oggi tentata a correre da sola con il
candidato Mario Luppi e non più disponibile a sostenere un'eventuale intesa con
il Pdl e candidato il sindaco uscente Mauro Ghizzi.
Spilamberto. Il Pd: il
governo congela 6 milioni di euro
( da "Gazzetta di Modena,La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tutto aggravato dalla crisi
finanziaria ed economica: si chiede a gran voce di rilanciare l'economia e poi
si nega a chi potrebbe la possibilità di farlo. Per questo il Partito
democratico di Spilamberto, assieme ad altre forze politiche (Pdci, Prc, Idv,
Pri, Verdi e Psi), ha deciso di chiamare a raccolta i cittadini per raccogliere
la loro protesta e farla pervenire al governo.
"Sui conti off-shore
11 mila 500 miliardi" ( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dalla deregulation dei mercati
finanziari, negli Anni '70, il numero dei paradisi fiscali è più che
triplicato. Oltre 600 miliardi di dollari sono confluiti dall'Africa
subsahariana in massicci trasferimenti di capitale fin dal 1975 e per lo più
sono scomparsi, finiti in conti segreti o in compagnie offshore in posti come
Jersey,
La prof. Campra al Leardi
Sui bilanci quali effetti della crisi finanziaria Domani alle...
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: bilanci quali effetti della crisi
finanziaria Domani alle 10,30, nell'aula magna dell'Istituto Leardi di Casale
ultimo appuntamento di Professione Ragioniere, attività formativa in
collaborazione con l'Associazione Ex Allievi. Il ciclo di conferenze riservate
agli studenti di 4ª e 5ª del corso Commerciale si conclude con la conferenza
«Gli effetti della crisi finanziaria sul bilancio»
Ferrero: il prodotto in
primo piano, guardando all'economia reale
( da "Italia Oggi (MarketingOggi)"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi la politica dell'azienda è
mantenere la pressione pubblicitaria standard, ma con un occhio attento
all'evoluzione della crisi finanziaria internazionale e alle sue ripercussioni
sui consumi nazionali. Ferrero ha diversi prodotti in comunicazione per
promuovere i quali ha realizzato campagne molto diverse: la più tradizionale è
quella di Kinder basata su un testimonial sportivo
Campagna di Russia per il
Made in Italy ( da "Borsa
e Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I presupposti per un dietrofront
dei russi c'erano, alla luce della crisi finanziaria del Paese. Per giunta,
oggi il 20% di Gazpromneft vale in Borsa circa 2 miliardi di dollari, dunque
assai meno dello strike price della call. Eppure, negli ultimi giorni le
prospettive di una retromarcia russa si sono allentate.
I fuochi artificiali si
vedranno tra lunedì 6 e giovedì 9 aprile. Ma le polveri sono gi&#...
( da "Borsa e Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I presupposti per un dietrofront
dei russi c'erano, alla luce della crisi finanziaria del Paese. Per giunta,
oggi il 20% di Gazpromneft vale in Borsa circa 2 miliardi di dollari, dunque
assai meno dello strike price della call. Eppure, negli ultimi giorni le
prospettive di una retromarcia russa si sono allentate.
Mariella Burani non teme i
venti gelidi della Piazza Rossa ( da "Borsa
e Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: insaziabile dei russi per le firme
e i beni di lusso viene messo a dieta dalla crisi finanziaria. E se molte
aziende di moda da inizio anno hanno chiuso i battenti a Mosca (Manolo Blahnik,
Diesel, Alexander McQueen e Kookai) , il gruppo Burani, che in tutto il
territorio russo ha 65 punti vendita, a oggi non sembra risentire dei venti
gelidi provenienti dall'ex Unione Sovietica.
Mariella Burani non teme i
venti gelidi della Piazza Rossa. ( da "Borsa
e Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: insaziabile dei russi per le firme
e i beni di lusso viene messo a dieta dalla crisi finanziaria. E se molte
aziende di moda da inizio anno hanno chiuso i battenti a Mosca (Manolo Blahnik,
Diesel, Alexander McQueen e Kookai) , il gruppo Burani, che in tutto il
territorio russo ha 65 punti vendita, a oggi non sembra risentire dei venti
gelidi provenienti dall'ex Unione Sovietica.
Wall St. col Cuore oltre
l'Ostacolo ( da "Borsa
e Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Una discesa e un assestamento del
Vix al di sotto del Vxn - ricordiamo che dallo scoppio della crisi finanziaria
nell'estate 2007 il primo indice ha effettuato uno storico sorpasso sul secondo
- confermerebbe il calo delle tensioni sul settore finanziario e un ritorno a
una percezione del rischio normale. In attesa di questi ulteriori sviluppi,
rimaniamo positivi.
Salvagente alle imprese in
crisi ( da "Giorno,
Il (Lodi)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi finanziaria: le sfide della
Regione Lombardia a supporto delle imprese». «Pavia è ultima nella graduatoria
regionale degli aiuti e della previsione per gli investimenti 2009 - ha detto
il consigliere regionale leghista, Lorenzo Demartini - anche perché il 60%
degli imprenditori denuncia un inasprimento da parte delle banche per quanto
riguarda l'
All'estero non siamo presi
sul serio, neanche travestiti ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sotto accusa per avere provocato la
crisi finanziaria e ormai praticamente sostituita, nell'immaginario economico
del nuovo millennio, dal profilo rapace del suo grande creditore, la Cina
comunista e stracapitalista insieme, l'immagine dell'Italia, o almeno quella
del suo presidente del consiglio, resiste all'usura del tempo.
Ferrero: il prodotto in
primo piano, guardando all'economia reale
( da "Italia Oggi" del
04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi la politica dell'azienda è
mantenere la pressione pubblicitaria standard, ma con un occhio attento
all'evoluzione della crisi finanziaria internazionale e alle sue ripercussioni
sui consumi nazionali.Ferrero ha diversi prodotti in comunicazione per
promuovere i quali ha realizzato campagne molto diverse: la più tradizionale è
quella di Kinder basata su un testimonial sportivo
Rbs dice no ai compensi
dei manager ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è diventata uno dei simboli della
crisi finanziaria, attirandosi la rabbia dell'opinione pubblica. Durante le
manifestazioni contro il G20, i vetri degli uffici dell'istituto sono stati
sfondati dai manifestanti.Hampton ha cercato di placare gli azionisti annunciando
un programma di consistenti tagli alle spese e la promessa di tornare a
distribuire dividendi «
L'Antitrust attacca le
professioni ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il libero mercato tanto paventato
dall'Antitrust deriva da un'ideologia deteriore, «da cui discende la crisi
finanziaria che attanaglia e attanaglierà nei prossimi anni non solo le
economie ma le popolazioni dei principali paesi nel mondo».
di Fabrizio Goria Mille
miliardi contro la crisi ( da "Riformista,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: di Fabrizio Goria Mille miliardi
contro la crisi G20. Gli Stati Uniti hanno combattuto la battaglia per
convincere gli altri grandi a politiche comuni di deficit spending per
contrastare gli effetti del rallentamento economico e del pasticcio finanziario
innescato dai subprime. I soldi stanziati dagli americani sono molti più di
quanto si creda.
Sui paradisi fiscali un
impegno da coordinare ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Difficile negare che esista un
legame tra eccessi finanziari e ingiustizie sociali. Uno studio della
Bundesbank ("Funktionale Umverteilung") dimostra come dal 2000 al
2007 una quota superiore al 10% del reddito totale si sia spostata dal lavoro
al capitale. Solo la crisi finanziaria ha ridotto nel 2008 il divario, di ben
un terzo.
Quattro liste in cerca di
accordi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: utilizzati nella strutturazione di
complesse architetture finanziarie (prime tra tutti, gli hedge fund), i secondi
si prestano principalmente a occultare fondi di non residenti, consentendo loro
di sottrarsi alle pretese, non solo fiscali, dei Paesi di appartenenza. La
crisi finanziaria mondiale ha colmato le distanze, accomunando le due categorie
nella censura dei Paesi industrializzati.
gli economisti si dividono
sul g20 "misure reali". "no, è scenografia" - giorgio
lonardi ( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: travolto i mercati finanziari,
osserva che «nel suo insieme il G20 è stato positivo e ha avuto successo, c´è
stato un ampio accordo su una nutrita gamma di questioni, ma non è la soluzione
di tutto». Secondo Roubini «è stato positivo l´impegno del G20 sull´aumento dei
finanziamenti all´Fmi», così come il sostegno al commercio internazionale e la
regolamentazione del sistema finanziario.
Francia-Italia, la partita
Edison è tutta da giocare ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crollate per la crisi dei mercati
finanziari. L'operazione è seguita dall'amministratore delegato della holding
bresciana, Pietro Modiano, che opera in stretto contatto con Giovanni Bazoli,
presidente del consiglio di sorveglianza Intesa Sanpaolo e banchiere vicino da
sempre sia a Zaleski sia alla componente bresciana di A2A.
Il capitalismo si vede
dalle élite ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il capitalismo si vede dalle élite
di Carlo Carboni L e analisi riguardanti le cause dell'attuale crisi convergono
nell'imputarle alle degenerazioni del turbo capitalismo a trazione finanziaria
e tecnologica manifestatesi negli ultimi anni (per Bastasin, si veda Il Sole 24
Ore del 25 febbraio scorso, il 2004 è stato «l'anno galeotto») e alla
«superclasse» che lo pilotava (D.
Hedge al congiuntivo
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria internazionale, e
di mettere in discussione qualche luogo comune. Difendiamola: nei vertici, in
Borsa e nelle scuole. E non solo nell'interessedeiliberisti. • Tv senza pudore
Io capisco. Capisco che abbiamo bisogno di distrarci, e non pensare sempre ai
tanti lavoratori che improvvisamente si sono trovati nella disperazione per
aver perso il posto di lavoro,
Raddoppio di Blackberry:
fatturato record per Rim ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: società dei Blackberrys potrebbe
quindi ritornare entro la fine dell'anno ai livelli di settembre, alla vigilia
della crisi finanziaria. La società ha offerto previsioni rosee per il resto
dell'anno, un evento raro in questo periodo di crisi. Il successo dell'azienda
nel contenere i costi dovrebbe consentire di alzare i margini lordi di profitto
al 43-44% nel trimestre marzomaggio;
Draghi: spiragli
dall'economia ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Ci sono ora segnali positivi sui
mercati finanziari e sul mercato immobiliare negli Stati Uniti, anche se
bisogna stare attenti - ha messo in guardia il Governatore - a non interpretare
una rondine per primavera, perché sono segnali semplicemente di un
rallentamento nel deterioramento».
Serravalle, in Borsa il
20% ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: considerato lo stato di salute
attuale dei mercati finanziari. «Siamo ottimisti – dichiara Fabio Terragni,
presidente della Pedemontana Spa –. In primis, per il rapporto di partenariato
con Banca Intesa infrastrutture (Intesa SanPaolo). Poi perché stiamo raccogliendo
numerose manifestazioni d'interesse da parte di banche nazionali,
Nasce il livello
intermedio tra vigilanza nazionale e Fmi
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Alcuni di questi hanno ormai un
peso sui mercati finanziari che non può essere ignorato e al tempo stesso
l'inclusione nell'Fsb consentirà loro di avvalersi delle esperienze dei mercati
più avanzati, anche in modo da poter evitare di ripeterne gli errori.
alessandro.merli@lsole24ore.
Sì alle Regole ma con
metodo ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria internazionale in
atto, e reclamare solo nuovi «lacci e lacciuoli» alla libertà degli scambi non
rafforza i mercati, né ripristina quei sentimenti di sicurezza, di tranquillità
e di speranza su cui poggia la fiducia. Ebbene, le autorità monetarie e
finanziarie degli Stati Uniti sono alla ricerca delle vie più convenienti da
percorrere per ricostruire la fiducia
i vecchi fantasmi
dell'alleanza - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Atlantico dalle conseguenze sociali
e politiche della più grave crisi finanziaria ed economica dagli anni Trenta;
dalla minaccia terroristica del dopo 11 settembre e dal conseguente impegno
della stessa Alleanza in Afghanistan; e, per quanto riguarda in particolare
l´Europa, dai non semplici rapporti con la Russia, strascichi di una guerra
fredda emersi l´estate scorsa,
L'euro ha fatto da scudo
agli italiani di fronte ai contraccolpi della crisi finanziaria globale. Lo...
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha fatto da scudo agli italiani di
fronte ai contraccolpi della crisi finanziaria globale. Lo ha detto il membro
del comitato esecutivo della Banca centrale europea, Lorenzo Bini Smaghi (nella
foto), a margine della cerimonia di apertura di una mostra sull'euro
organizzata dalla Banca d'Italia a Roma, spiegando che «questa è la prima volta
che gli italiani affrontano una crisi e,
CNA e CO.FIDI Puglia a sostegno
delle imprese ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria si è abbattuta
su una situazione già di sofferenza, creando tra gli imprenditori forti
apprensioni per la tenuta del sistema produttivo, dato che sono proprio le
micro e piccole imprese ad essere più esposte e vulnerabili nel rapporto con il
mercato creditizio.
in memoria del divo giulio
e della sua sfida ( da "Unita,
L'" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La casa editrice passò una
gravissima crisi finanziaria tra il 1983 e il 1987. Finì con Mondadori. Che
cosa resta? L'eterno confronto tra la ricerca più alta e l'aspirazione ai
grandi numeri, tra l'egemonia culturale per mezzo secolo fino al nostro
Sessantotto e la commercializzazione, tra il rigore della vecchia Einaudi e la
contaminazione di Stile Libero (
VINCENZO ORTOLINA Una
benedizione sorprendente Da cattolico che sta serenamente nel centrosini...
( da "Unita, L'" del
04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il quale ha parlato anche
recentemente di una società malata di relativismo e di nichilismo, a riguardo
della conseguente crisi di valori, e in particolare del fallimento dei
matrimoni, non si è accorto che, in questi decenni, tale crisi, che ha
investito pesantemente le stesse famiglie cattoliche, è anche, se non
prevalentemente, frutto della cultura materialista,
C'è una lettera di Gianni
Rodari che comincia: Muy querido y distinguido hidalgo editorial...
( da "Unita, L'" del
04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La casa editrice passò una
gravissima crisi finanziaria tra il 1983 e il 1987. Finì con Mondadori. Che
cosa resta? L'eterno confronto tra la ricerca più alta e l'aspirazione ai
grandi numeri, tra l'egemonia culturale per mezzo secolo fino al nostro Sessantotto
e la commercializzazione, tra il rigore della vecchia Einaudi e la
contaminazione di Stile Libero (
Etica e capitali Lo scudo
Ue e il piano
Argomenti:
Crisi
Abstract: nella capitalizzazione diretta
delle imprese, il 70% fu reinvestito nei mercati finanziari (non certo solo
italiani) ed il 20% in immobili e beni di lusso. Ora l'aria è un po' diversa. E
di indulgenza fiscale nessuno parla più molto volentieri. Mario Sensini Imprese
Allo studio uno schema per il reinvestimento nelle imprese
senza titolo...........
( da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 04/04/2009 - pag: 37 Nome Titolo Tel. Prezzo
Var. Var. Min Max Capitaliz Rif. Rif. 02-01-2009 Anno Anno (in milioni (euro)
(in %) (in %) (euro) (euro) di euro) IGD *
................................(IGD) 0,921 -2,59 -18,54 0,813 1,369 285,5 Il
Sole 24 Ore.
Rbs, no dei soci ai super
compensi ( da "Corriere
della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
04/04/2009 - pag: 37 Il caso a Londra Rbs, no dei soci ai super compensi
(g.fer.) Tagli alle spese e il ritorno del dividendo «prima possibile»: queste
promesse, fatte all'assemblea dei soci dall'amministratore delegato Philip
Hampton, hanno fatto lievitare i titoli di Royal Bank of Scotland,
Abstract: amministratore delegato di Intesa poi ribadito che dalla crisi finanziaria «usciranno vincitrici le banche che hanno l'orgoglio di essere banche commerciali», quelle «dove l'attività finanziaria non c'è o è minimale». «Istituti come il nostro, che hanno fatto le ristrutturazioni in tempi di vacche grasse ora si trovano avvantaggiati», ha sottolineato.>
Pirelli ancora su, frena
Enel ( da "Corriere
della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 04/04/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa di
Giacomo Ferrari Pirelli ancora su, frena Enel Qualche vendita di beneficio ha
frenato la prima parte della seduta di ieri a Piazza Affari, che era reduce dal
forte rialzo di giovedì.
Prysmian vola sulla
commessa russa ( da "Corriere
della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
04/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano Prysmian vola sulla commessa russa
(g.fer.) Prysmian sul podio dell'S&P-Mib ieri a Piazza Affari. Il titolo
della società leader mondiale nei cavi ad alta tensione ha guadagnato l'8,20%
risalendo oltre quota 8 euro (8,445 la quotazione di riferimento),
(
da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Probabilmente anche perché gli
Stati non si sono comportati come negli anni Trenta: «Non si sono chiusi nel
protezionismo, hanno abbassato i tassi d'interesse, hanno immesso liquidità,
hanno impiegato risorse per far ripartire l'economia. E stanno collaborando ».
Non ci sarà una ricetta univ ersale, un solo modo di uscire dalla crisi, ma un
coordinamento sì.
La Fiat prova a mettere il
turbo e la Cgil ingrana la retromarcia
( da "Giornale.it, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: obietta che forse non è il modo
giusto per fare ridecollare il Pil depresso dalla crisi finanziaria,
l'esponente della sinistra Cgil ribatte: «La crisi la deve pagare chi l'ha
provocata. Fino a quando non ci rimetteranno lorsignori, noi andremo avanti».
Cosa significhi concretamente lo si capisce invece da alcuni recenti episodi di
cronaca sindacale passati più o meno inosservati.
Barack e la strategia
dell'umiltà ( da "Giornale.it,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: onestà intellettuale di ammetterlo:
«Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti
non possono uscire da soli. Gli Usa hanno bisogno degli altri; del sostegno
della Banca centrale europea per stabilizzare il sistema finanziario; dei
risparmi dei cinesi e dei fondi degli sceicchi arabi per acquistare i Buoni del
Tesoro;
Dow completa acquisizione
di Rohm and Haas ( da "Polimerica"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: effetto della crisi finanziaria e
del fallimento della joint-venture K-Dow con la kuwaitiana Petrochemicals
Industries Company. Come richiesto dalla Federal Trade Commission (FTC), nei
prossimi 240 giorni Dow dovrà dismettere alcuni assets: tra questi, gli
impianti di Clear Lake in Texas, per la produzione di acido acrilico ed esteri,
Il Rigoletto/ Aziende
italiane, che orgoglio ( da "Affari
Italiani (Online)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la ricetta anti-crisi di Calabrò
Venerdí 03.04.2009 10:52 Contro la crisi finanziaria, ecco un manifesto per il
nostro futuro: il ritorno all'industria. E' la ricetta contro la recessione
proposta da Antonio Calabrò, direttore Affari istituzionali e Relazioni esterne
del gruppo Pirelli e consigliere d'amministrazione di Pirelli Tyre,
CGIL: LE SINISTRE SI
RITROVANO A FIANCO DI EPIFANI ( da "ITnews.it"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: separate dalle scelte politiche, le
sinistre si sono ritrovate oggi, fianco a fianco, alla manifestazione indetta
dalla Cgil a Roma. A fare da collante, dopo i mesi delle incomprensioni e delle
reciproche accuse, le critiche alla politica economica con cui il governo
Berlusconi sta affrontando la crisi finanziaria internazionale.
I vecchi fantasmi
dell'alleanza ( da "Repubblica.it"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Atlantico dalle conseguenze sociali
e politiche della più grave crisi finanziaria ed economica dagli anni Trenta;
dalla minaccia terroristica del dopo 11 settembre e dal conseguente impegno
della stessa Alleanza in Afghanistan; e, per quanto riguarda in particolare
l'Europa, dai non semplici rapporti con la Russia, strascichi di una guerra
fredda emersi l'estate scorsa,
agentediviaggi ha detto:
non credo conroe che le cancellerie europee avranno il coraggio di snocciolare
dati simili, faranno come Zapatero che truccherà i dati.
( da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Ue/ Poettering: Sosterrò
ingresso Pdl nel Ppe ( da "Virgilio
Notizie" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Altro argomento caldo è la crisi
finanziaria sulla quale il presidente del Parlamento Europeo si dice convinto
della necessità di risolverla trovando una linea comune d'intervento: "La
convinzione alla base della nostra politica è che viviamo nel mercato ma che
questo ha una dimensione sociale.
G20/ Premier etiope
soddisfatto per risultati vertice per
( da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: abbiano presentato due grandi
agende al vertice, per misure forti contro la crisi finanziaria e per altri 50
miliardi di dollari di aiuti all'Africa - ha detto Zenawi, citato oggi dal
quotidiano sudanese Sudan Tribune - e il vertice ha, più o meno, risposto in
modo positivo a queste preoccupazioni africane sollevate durante il
summit".
G20/ PREMIER ETIOPE
SODDISFATTO PER RISULTATI VERTICE PER AFRICA
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: abbiano presentato due grandi
agende al vertice, per misure forti contro la crisi finanziaria e per altri 50
miliardi di dollari di aiuti all'Africa - ha detto Zenawi, citato oggi dal
quotidiano sudanese Sudan Tribune - e il vertice ha, più o meno, risposto in
modo positivo a queste preoccupazioni africane sollevate durante il
summit".
UE/ POETTERING: SOSTERRÒ
INGRESSO PDL NEL PPE ( da "Wall
Street Italia" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Altro argomento caldo è la crisi
finanziaria sulla quale il presidente del Parlamento Europeo si dice convinto
della necessità di risolverla trovando una linea comune d'intervento: "La
convinzione alla base della nostra politica è che viviamo nel mercato ma che
questo ha una dimensione sociale.
AGENDA DEGLI AVVENIMENTI
DI SABATO 4 E DOMENICA 5 APRILE 2009
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontro sulla crisi finanziaria
tra il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, il capo del Fmi Dominique
Strauss-Kahn, e il presidente della Banca mondiale Robert Zoellick Strasburgo -
Proteste contro il summit Nato organizzate dal gruppo "Stop the War"
- Seconda giornata del summit Nato Corea del Nord - Da oggi possibile lancio
del controverso satellite coreano DOMENICA 5 Cile -
Dominio ".eu",
tre anni di vita tre milioni di siti
( da "Stampaweb, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Neanche la crisi finanziaria ha
rallentato la crescita: il numero di nomi di dominio «.eu» è aumentato del 2%
nel corso del primo trimestre 2009, una crescita che lo consolida al quinto
posto tra i domini di primo livello geografico più popolari a livello mondiale.
PDL: POETTERING, SOSTERRO'
SUO INGRESSO NEL PPE. ( da "Asca"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Altro argomento caldo e' la crisi
finanziaria ed economica sulla quale il presidente del Parlamento Europeo si
dice convinto della necessita' di risolverla trovando una linea comune
d'intervento: ''La convinzione alla base della nostra politica e' che viviamo
nel mercato ma che questo ha una dimensione sociale.
G20, crisi: 1100 miliardi
di dollari a disposizione dell'FMI , l'ok dell'Ue
( da "Sestopotere.com"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari. L'accordo
raggiunto dal G20 è stato accolto con soddisfazione dall'UE, che ha ispirato
misure per impedire i comportamenti troppo disinvolti della banche che sono
all'origine della crisi finanziaria. Riprendendo le proposte europee, i leader
del Gruppo dei 20 hanno annunciato misure per promuovere la trasparenza e
prevenire minacce alla stabilità del sistema e l'
PDL: POETTERING, SOSTERRO'
SUO INGRESSO NEL PPE ( da "Virgilio
Notizie" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Altro argomento caldo e' la crisi
finanziaria ed economica sulla quale il presidente del Parlamento Europeo si
dice convinto della necessita' di risolverla trovando una linea comune
d'intervento: ''La convinzione alla base della nostra politica e' che viviamo
nel mercato ma che questo ha una dimensione sociale.
Quale futuro per
l'occupazione ( da "Denaro,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Cultura società Quale futuro per
l'occupazione Ecco gli effetti della crisi in corso sulle variabili della
realtà Floro Ernesto Caroleo* e Francesco Pastore** Per parlare del futuro
dell'occupazione è forse opportuno fare alcune brevi premesse sulle conseguenze
reali della pesante crisi finanziaria che stiamo vivendo.
Bei aumenta il capitale:
Ora è a quota 232,4 mld ( da "Denaro,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'aumento era stato inizialmente
previsto per il
Crisi, Tremonti: Ecofin
chiede a Iasb revisione mark to market
( da "Reuters Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si è piegato giovedì alle pressioni
del mondo finanziario consentendo una maggiore flessibilità nella valutazione
in bilancio dei titoli tossici, all'origine della crisi finanziaria. "C'è
stata la scelta indicativa di cambiare le regole contabili così come in
America, così in Europa", ha detto Tremonti.
CRISI: TREMONTI,SU
VIGILANZA MERCATI NON BASTANO SOLO MODIFICHE TECNICHE.
( da "Asca" del
04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: CRISI: TREMONTI,SU VIGILANZA
MERCATI NON BASTANO SOLO MODIFICHE TECNICHE (ASCA) - Praga, 4 apr - La crisi
finanziaria ha dimostrato che la vigilanza sui mercati in Europa necessita di
cambiamenti rilevanti, non soltanto di modifiche puramente tecniche.
CRISI, TREMONTI: ECOFIN
CHIEDE A IASB REVISIONE MARK TO MARKET
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si è piegato giovedì alle pressioni
del mondo finanziario consentendo una maggiore flessibilità nella valutazione
in bilancio dei titoli tossici, all'origine della crisi finanziaria. "C'è
stata la scelta indicativa di cambiare le regole contabili così come in
America, così in Europa", ha detto Tremonti.
BLOCCARNE UNO PER PAGARNE
CENTO. L'ABBIAMO PRESO E FINALMENTE L'AZIENDA HA SALDATO G...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: Perchè la crisi finanziaria ha
mostrato chiaramente, e a tutti, i limiti del sistema. E allora bisogna
riscrivere le regole e riassegnare al lavoro il giusto valore. Il rischio di un
populismo che sconfina nella violenza di piazza è molto forte di questi tempi.
GERARDO AUSIELLO UNA
RIDUZIONE DELLE INDENNITà DI ASSESSORI E CONSIGLIERI REGIONALI PER OTTE...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 04-04-2009) + 6 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: i problemi scaturiti dalla crisi
finanziaria e la necessità di destinare le risorse ad alcuni interventi
urgenti: «Stiamo attraversando - chiarisce il governatore - un momento
difficile a causa della crisi economica internazionale. La giunta è già
intervenuta in queste settimane stanziando 120 milioni di euro per integrare il
reddito di cassintegrati e precari,
babelick ha detto: così se
assaltano le banche crolla un sistema e non ne abbiamo uno pronto di riserva.
( da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Accerchiato da tre in
motoe rapinato di ventimila euro ( da "Sicilia,
La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: anziché farsi pagare in denaro
(vista la cronica crisi finanziaria dell'azienda) decise di incassare
l'equivalente della somma in biglietti aerei da utilizzare in un anno, con la
possibilità di rinnovare la validità dei ticket-volo anche per l'anno seguente.
Si badi: 25 mila euro di «voli» da spendere in due anni.
CRISI/POETTERING:FUTURO DI
TUTTI DIPENDE DA UE,NO A PROTEZIONISMI
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il presidente del Parlamento
europeo si è soffermato nel corso della sua lettura ad analizzare lo scottante
argomento della crisi finanziaria, facendo notare come "gli stessi Stati
Uniti hanno accettato una maggiore trasparenza nella gestione del sistema
finanziario". Un aspetto su cui, come ha fatto notare Pöttering,
"oggi si registra un consenso più ampio tra Usa ed Ue".
ECOFIN, TREMONTI:
DISCUSSIONE APERTA SU VIGILANZA UE
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si è piegato giovedì alle pressioni
del mondo finanziario consentendo una maggiore flessibilità nella valutazione
in bilancio dei titoli tossici, all'origine della crisi finanziaria. "I
ministri chiedono allo Iasb di lavorare da vicino con il Fasb per arrivare ad
un trattamento e a un'applicazione identica degli standard", dice la nota
ufficiale dell'Ecofin.
diciamolochiaro ha detto:
Sono d'accordo su quasi tutto quello che avete detto, meno con Babe in un post
piu' sotto che paventa accordi strategici per un do ut des.
( da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Nel 2010 torna
<Sex&the City> ( da "Corriere.it"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nella crisi economica mondiale. LA
SFIDA - L'attrice Sarah Jessica Parker ha già un'idea su come affrontare la
sfida: «Sarà bello risolvere il problema di come intrecciare il lusso in cui
vivono le protagoniste e la crisi finanziaria». E promette: «L'ultima volta vi
abbiamo raccontato una storia intelligente e sofisticata sui cuori spezzati.
babelick ha detto: Dio
santo berlusconi...ma non ha freni inibitori quell'uomo? :( prima si fa
rimproverare dalla regina come un moccioso in gita,poi fa aspettare il premier
tedesc ( da "KataWeb
News" del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
diciamolochiaro ha detto:
E ora passiamo alla presunta affidabilità della Spagna.
( da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
04/04/2009 21:31 BRASILE:
POLEMICHE PER FRASE LULA SU CRISI ECONOMICA E OCCHI AZZURRI
( da "ITnews.it"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: una recente frase del presidente
Luiz Inacio Lula che ha parlato di crisi finanziaria mondiale causata da
"comportamenti irrazionali di gente bianca con gli occhi azzurri, che
prima sembrava sapessero tutto e ora non sanno niente". La frase della
discordia, pronunciata la Lula in occasione della visita in Brasile del primo
ministro britannico Gordon Brown, "e' stata una metafora",
( da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 44 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin
Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva
immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto
determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è
nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se
serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello
stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez,
il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si
praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire
basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui
vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi
di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati
per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio
obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole
neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Giornale di Brescia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione:
04/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:cultura La crisi
economica? Per il nobel Krugman non mancano le risorse, ma la comprensione
Dalla folla ammassata a Wall Street nel 1929, ai colletti bianchi della Lehman
Brothers che nei mesi scorsi hanno lasciato gli uffici con le loro cose
raccolte in una scatola di cartone. Immagini figlie della depressione economica
che ci si era illusi di aver sconfitto per sempre ma che è riapparsa come un
virus, cogliendo di sorpresa gli scienziati. Nel nostro caso gli scienziati
colti di sorpresa (non proprio tutti, ma quasi) sono gli economisti non di rado
pronti a giurare di aver trovato la formula magica di una crescita permanente.
Nel 2003 il Premio Nobel per l'economia Robert Lucas tenne il discorso
presidenziale all'assemblea annuale della prestigiosa American Economic
Association per convincere i suoi ascoltatori che la macroeconomia, nata negli
anni Trenta in risposta alla Grande Depressione, aveva predisposto gli
strumenti essenziali per evitare una rovinosa ricaduta. Ben Bernanke, che di lì
a poco sarebbe diventato il Presidente della Federal Reserve, esprimeva, sia
pure in termini leggermente diversi, opinioni analoghe. Come si conciliavano
quei discorsi con la depressione che pochi anni prima aveva colpito il Giappone
e che non era ancora stata superata? Con la cecità dei loro autori? Con l'umana
tendenza alla rimozione? O più semplicemente, come sospettava Keynes di fronte
alla crisi del '29, con l'incomprensione di quel che
stava accadendo sotto gli occhi di tutti? Non lo sapremo mai. Sappiamo invece
che fin dal 1999 Paul Krugman aveva raccontato con precisione le crisi che avevano devastato l'Asia e l'America Latina
ammonendo che potevano accadere anche da noi. Allora venne considerato poco
meno di un profeta di sventura, com'era accaduto ad Aby Warburg alla vigilia
del crollo di Wall Street. Per ironia della sorte, nel settembre del 2008,
proprio mentre la crisi finanziaria scatenata dall'allegra finanza degli anni precedenti stava
scivolando verso la depressione, Krugman veniva insignito del Nobel per
l'economia. Una sorta di rivincita su chi lo aveva aspramente criticato.
L'economista di Princeton ha così ripreso in mano il suo libro del 1999
aggiornandolo per indagare più a fondo le cause della crisi odierna e per illustrare le misure che occorre adottare
perché fenomeni del genere non si ripetano («Il ritorno dell'economia della
depressione e la crisi del 2008», Garzanti). A parere
dell'autore la crisi ha le sue origini nella finanza
senza regole che non ha esitato a gettarsi in speculazioni irresponsabili, nella
concessione di credito che le banche non hanno saputo (o voluto) selezionare,
nella bolla immobiliare che non poteva proseguire indefinitamente. Quando il
convoglio impazzito è giunto al capolinea e si sono tirate le somme, si è
constatato che tutto era sfuggito di mano. Che fare, adesso? Nazionalizzare le
banche, sostenere i consumi, aiutare i disoccupati? Oppure appellarsi alla
«distruzione creatrice» cara a Schumpeter secondo il quale le crisi hanno la funzione di eliminare dal mercato le
inefficienze ovunque esse si annidano? (In questo caso, sia detto per inciso,
l'unica cosa che possiamo fare è assistere passivamente all'opera risanatrice
del mercato). Krugman è un tenace sostenitore della prima opzione: «Per la
prima volta in due generazioni - osserva - la prosperità di gran parte del
mondo è minacciata a causa dei fallimenti dal lato della domanda: la spesa
privata è insufficiente per garantire il pieno utilizzo delle capacità
produttive». Per poi concludere: nel nostro mondo «non sono le risorse, o le
virtù, a mancare, ma la capacità di comprensione». Il che è davvero un bel
guaio. Giovanni Vigo
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Porto. Anche il
Pdl lo vorrebbe fra i suoi Pezzali candidato? A giorni la decisione PORTO
MANTOVANO. Continua ad essere in movimento la situazione politica in vista
delle elezioni amministrative del 6 e 7 giugno. A sinistra le primarie di
coalizione hanno indicato in Maurizio Salvarani, leader di Vivere Porto, il
candidato dell'intesa Porto Insieme che avrà come vice Gabriele Lanfredi
(Pd-Porto democratica). Ma resta alta l'attesa per capire cosa farà l'ex
sindaco Remo Pezzali, la cui discesa in campo potrebbe sconvolgere gli
equilibri che sono stati fin qui raggiunti. La risposta verà nei primi giorni
dlela prossima settimana quando il carismatico ex primo cittadino scioglierà le
riserve. A frenarlo, in questo momento, le ancora parziali risposte all'idea di
una «grande coalizione», un'intesa al di sopra dei partiti la sola, secondo
Pezzali, in grado di dare solidità amministrativa
affrontando la crisi finanziaria che squasserà dalle fondamenta i Comuni nei prossimi anni. A
crederci, sembrerebbe il Pdl, al quale non dispiacerebbe la candidatura forte
di Pezzali. Titubante invece la Lega, oggi tentata a correre da sola con il
candidato Mario Luppi e non più disponibile a sostenere un'eventuale intesa con
il Pdl e candidato il sindaco uscente Mauro Ghizzi. Ghizzi non sembra
avere l'appoggio proprio di Pezzali e quindi si ritroverebbe isolato sulla
scacchiera politica. Il sindaco uscente ha preso contatti con l'Italia dei
Valori, che però nutre qualche dubbio e potrebbe rilanciare proponendo il
proprio referente provinciale Benedetta Graziano, come candidato della lista
porto, Sviluppo e Solidarietà.
( da "Gazzetta di Modena,La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Spilamberto. Il
Pd: il governo congela 6 milioni di euro SPILAMBERTO. Sei milioni di euro
"congelati" dal governo: è la denuncia del Pd cittadino. Il
segretario di circolo del Pd di Spilamberto, Daniela Barozzi, attacca la
politica del governo che penalizza i Comuni virtuosi e premia quelli in
dissesto. «Sei milioni di euro è la cifra che il Comune di Spilamberto ha a
disposizione per fare investimenti e manutenzioni e che, a causa della finanziaria del Governo Berlusconi, non può spendere,
nemmeno per pagare opere già avviate - spiega Barozzi - L'ultima legge finanziaria nega ai Comuni, anche ai più virtuosi, la
possibilità di spendere i soldi messi da parte per investire sul proprio
territorio. Allo stesso tempo però, il governo premia con una pioggia di
milioni Comuni come Catania, che il centrodestra ha portato sull'orlo della
bancarotta. Siamo quindi ad un paradosso: i Comuni "formichine", come
Spilamberto, vengono puniti, quelli che hanno "cicaleggiato" vengono
premiati. Per Spilamberto questo vuol dire meno servizi, meno lavoro per le
imprese ed i commercianti locali, il tutto aggravato dalla crisi finanziaria ed economica: si
chiede a gran voce di rilanciare l'economia e poi si nega a chi potrebbe la
possibilità di farlo. Per questo il Partito democratico di Spilamberto, assieme
ad altre forze politiche (Pdci, Prc, Idv, Pri, Verdi e Psi), ha deciso di
chiamare a raccolta i cittadini per raccogliere la loro protesta e farla
pervenire al governo. E' stata avviata, fra le altre iniziative, una
raccolta di firme a sostegno di tale mobilitazione, e quindi tutti i cittadini
sono invitati a recarsi presso i punti di raccolta per aderire alla protesta,
far sentire la loro voce, chiedere di potersi giovare dei frutti del buon
governo locale, contrastare la crisi e sostenere lo
sviluppo di Spilamberto. Le firme si raccolgono presso la sede del Pd in via S.
Adriano 9 e nei banchetti allestiti la domenica in piazza Caduti, il mercoledì
e il sabato davanti alla Coop».
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti: Crisi
"Sui conti
off-shore 11 mila 500 miliardi" Era un pomeriggio caldo e senza un alito
di vento dell'agosto 1995 e l'atmosfera nel mio ufficio di Saint Helier,
Jersey, era soffocante. Ero consigliere economico in questo paradiso fiscale
delle Channel Island, uno dei tanti satelliti offshore della City di Londra.
Davanti a me sedevano un multimilionario con la moglie e i loro sei consiglieri
finanziari e legali. Gli chiesi come mai non aveva
pagato un penny di tasse sul reddito in cinque anni. Si difese così: i miei
amici milionari non pagano le tasse e i miei consulenti mi hanno detto che non
occorre, perché avrei dovuto? Avrebbe potuto essere il manifesto dei facoltosi
di tutto il mondo: siamo ricchi, noi, siamo diversi, le tasse sono per i
poveretti. In seguito, per curiosità, verificai la sua affermazione sui ricconi
del Jersey ed era in gran parte vera. La maggior parte, in effetti, pagava
tasse sorprendentemente basse e, in almeno la metà dei casi, nulla del tutto. I
più ricchi del pianeta si sono isolati dal resto della società e si sono creati
un impero economico offshore dove possono sentirsi liberi da ogni regola e da
ogni obbligo, lasciando a noi i conti da pagare. Questo era l'universo
parallelo e segreto che avevo iniziato a indagare negli Anni '80: vivere nel
Jersey mi garantiva una copertura perfetta. Alcune cifre possono aiutare a
capire l'estensione del marciume. Dalla deregulation dei mercati finanziari, negli Anni '70, il
numero dei paradisi fiscali è più che triplicato. Oltre 600 miliardi di dollari
sono confluiti dall'Africa subsahariana in massicci trasferimenti di capitale
fin dal 1975 e per lo più sono scomparsi, finiti in conti segreti o in
compagnie offshore in posti come Jersey, Lussemburgo, Svizzera e Londra.
La portata di questo scandalo è sconvolgente. Secondo stime prudenti gli
individui più ricchi del mondo hanno parcheggiato 11 mila 500 miliardi di
dollari offshore, con una perdita secca di 250 miliardi da versare in tasse
ogni anno. È più della cifra richiesta dall'Onu per il Millenium project per
combattere la povertà globale. Ma è solo parte del quadro: l'evasione fiscale
delle corporazioni è ancora maggiore. Secondo la Banca Mondiale i flussi di
capitale frutto di attività criminali, corruzione ed evasione che passano i
confini vanno da
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti: Crisi
La prof. Campra
al Leardi Sui bilanci quali effetti della crisi finanziaria Domani alle 10,30,
nell'aula magna dell'Istituto Leardi di Casale ultimo appuntamento di
Professione Ragioniere, attività formativa in collaborazione con l'Associazione
Ex Allievi. Il ciclo di conferenze riservate agli studenti di 4ª e 5ª del corso
Commerciale si conclude con la conferenza «Gli effetti della crisi finanziaria sul bilancio»
tenuta da Maura Campra, coordinatrice della Facoltà di Economia a Palazzo
Hughues.
( da "Italia Oggi (MarketingOggi)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi Numero
080 pag. 11 del 4/4/2009 | Indietro Ferrero: il prodotto
in primo piano, guardando all'economia reale MARKETING OGGI Una comunicazione
incentrata sul prodotto, molto attenta all'economia reale, mai a quella
virtuale quella della Ferrero, l'azienda che guida la classifica 2008 dei top
spender in Italia. «Il nostro primo pensiero, come ha sempre sostenuto Michele
Ferrero», fanno sapere dal gruppo, «deve essere la soddisfazione del
consumatore che deve conoscere il prodotto e le sue qualità. Noi siamo
fermamente convinti che la consistenza nel messaggio rafforzi la marca e la sua
identità». In questo periodo di crisi la politica dell'azienda è mantenere la pressione pubblicitaria
standard, ma con un occhio attento all'evoluzione della crisi finanziaria internazionale e alle
sue ripercussioni sui consumi nazionali. Ferrero ha diversi prodotti in
comunicazione per promuovere i quali ha realizzato campagne molto diverse: la
più tradizionale è quella di Kinder basata su un testimonial sportivo di
forte impatto, la più innovativa è invece quella di Gran Soleil che prevede
dopo una prima fase di «awareness», molto legata al motivo musicale, una
seconda fase basata su una comunicazione di tipo più informativo. Entrambi gli
spot sono stati realizzati in collaborazione con l'agenzia creativa
Pubbliregia. Nel caso di Kinder la campagna on air è quello che vede Valentina
Vezzali, nel ruolo di atleta agonista e di mamma, promuovere insieme a suo
figlio Pietro il nuovo spot di Kinder Cereali. La seconda campagna Gran Soleil
invece è dedicata al lancio di una nuova categoria di prodotto che implica
nuove modalità di preparazione e di consumo. Il consumatore deve essere
invitato dallo spot a prepararlo correttamente per imparare a gustare al meglio
un dessert che prima del consumo deve passare dallo stato liquido a quello
solido.
( da "Borsa e Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
ATTUALITÀ
Campagna di Russia per il Made in Italy Eni, Enel e Finmeccanica guideranno la
missione italiana di Ice, ministero dello sviluppo e Confindustria. Sul tavolo
le call di Gazprom. Più le sorprese di 500 aziende al seguito (ben 30 le
quotate). A iniziare da Maire Tecnimont di Luca Testoni - 04-04-2009 OBIETTIVO
MOSCA/1 I fuochi artificiali si vedranno tra lunedì 6 e giovedì 9 aprile. Ma le
polveri sono già state preparate. La missione italiana d'aprile in Russia,
guidata dal ministero per lo Sviluppo economico assieme a Ice e Confindustria,
porterà a Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg, Krasnodar e Novosibirsk circa
500 aziende. Di queste, una trentina sono quotate a Piazza Affari. Si va dalla
meccanica (Carraro, Biesse, Brembo, Prima Industrie) alle infrastrutture
(Buzzi, Maire Tecnimont, Trevi, Telecom e Prysmian, che ha annunciato venerdì 3
aprile una commessa da 20 milioni a San Pietroburgo), dalle banche (Mps, Banco
Popolare, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Unicredit) fino all'alimentare (Cremonini,
La Doria). Si attendono annunci significativi: per esempio, si parla di un
accordo in arrivo per Maire Tecnimont. Soprattutto, però, il viaggio a Mosca
dovrebbe rivelarsi cruciale per le tre grandi partecipate del Tesoro:
Finmeccanica (vedere articolo a pagina 21) e le «cugine» Eni ed Enel. Queste
hanno un tavolo comune di negoziato con Gazprom. Dal quale potranno uscire
indicazioni chiave sul futuro delle due società in terra di Russia e non solo.
Al punto che l'ad di Eni, Paolo Scaroni, già giovedì 2 aprile era a Mosca per
parlare con il presidente di Gazprom Alexey Miller. Per preparare le polveri,
appunto. AFFARE GAZPROM. Il negoziato con il colosso russo del gas è
determinante per Eni dal punto di vista finanziario. Gazprom ha in mano una
call che risale a due anni fa (coincidenza, al 4 aprile 2007), quando Eni ed
Enel pagarono 5,8 miliardi di dollari per l'asta degli asset petroliferi della
fallita Yukos. Nel pacchetto c'era anche il 20% della ex-Sibneft (oggi
Gazpromneft) che la sola Eni si impegnò a rilevare in una sorta di portage per
Gazprom. Cui, appunto, l'avrebbe rigirato due anni più tardi (dunque, oggi) per
un valore di 3,7 miliardi oltre ai costi dell'operazione. Scaroni, nel corso
della presentazione del bilancio a Londra a metà febbraio, aveva parlato di un
valore di 4,3 miliardi di dollari, per un rendimento del 9% annuo. Un bel
pacchetto di denaro, già previsto nei budget del Cane a sei zampe. Tanto che la
prospettiva di una rinuncia (o un rinvio al 2012) dell'esercizio della call da
parte dei russi aveva messo in allarme il listino sul rischio che Eni potesse
trovarsi a corto di liquidità e dovesse in qualche modo ricorrere al mercato.
Lo stesso Scaroni aveva parlato chiaro: «Se Gazprom non esercita l'opzione, Eni
diventa d'emblée una società diversa, con un balzo immediato del 10%
dell'output, ma con la necessità di rivedere il proprio piano strategico, a
cominciare dalle acquisizioni». I presupposti per un
dietrofront dei russi c'erano, alla luce della crisi
finanziaria del Paese. Per giunta, oggi il 20% di
Gazpromneft vale in Borsa circa 2 miliardi di dollari, dunque assai meno dello
strike price della call. Eppure, negli ultimi giorni le prospettive di una
retromarcia russa si sono allentate. Una traccia in questo senso arriva
anche dalla mossa di bilancio di Gazprom che, proprio ultimamente, ha
presentato una quarta trimestrale 2008 con una sorprendente svalutazione di 9,8
miliardi di dollari per la controllata Gazpromneft. Perché questa mossa, si
sono chiesti gli analisti, se Miller aveva viceversa necessità di regalarsi un
utile consistente, tale da garantire un livello di dividendo accettabile al
Cremlino? Per giunta, con un downgrade in arrivo (Moody's ha tagliato il rating
venerdì 3 aprile da A3 a Baa1)? La risposta, appunto, potrebbe riguardare il
negoziato con Eni. Presentare a Scaroni un asset assai svalutato consente ai
russi maggiori margini di sconto in un'eventuale trattativa. Non è detto,
infatti, che le due società non trovino un'alternativa al pagamento cash dei
4,3 miliardi di dollari. Eni, per esempio, potrebbe accettare forniture di gas,
oppure asset energetici. Del resto, non va dimenticato che la liaison con
Gazprom è assai più vasta della call, ed è certificata dagli accordi del
novembre 2006. Proprio quelli cui, guarda caso, faceva riferimento la nota Eni
in merito all'incontro tra Scaroni e Miller. E sui quali si fonda la
realizzazione del South Stream (la mega pipeline che connetterà l'Asia centrale
al Sud Europa) e la strategia di asset swap nel dowstream, con Gazprom atteso
nel giacimento libico di Elephant. In cambio, magari, di nuove opportunità per
Eni in Siberia. LA SPONDA ENEL. Sugli asset siberiani entra in gioco anche
Enel. Il gruppo di Fulvio Conti, infatti, era a fianco di Eni nell'aprile 2007
per quanto all'acquisizione del pacchetto ex-Yukos. Oltre al 20% di
Gazpromneft, c'erano tre società produttive nella ricca (di gas) penisola di
Yamal (Arcticgaz, Urengoil e Neftegaztechnologia) per cui la società
Severenergia (Eni al 60% ed Enel al 40%) ha sborsato circa 2,1 miliardi di
dollari. Ebbene, Gazprom ha una call in scadenza anche sul 51% di questi asset.
L'esercizio dell'opzione sarebbe un benvenuto aiuto finanziario per Enel
(almeno 400 milioni), ma soprattutto un positivo passo strategico. Con Gazprom,
signore incontrastato dei gasdotti russi, nel capitale, il gas di Yamal si
garantisce un passepartout verso le centrali Enel sparse per la Russia. Il
gruppo di Conti, infatti, ha il controllo di Ogk-5, ossia di quattro impianti:
uno a Tver (Russia centrale), uno a Stavropol (Russia meridionale) e due sugli
Urali (di cui uno a Ekaterinburg). Per Enel è fondamentale avere certezza di
rifornimenti. In Ogk-5, dopo due Opa, Conti controlla il 55,8% del capitale,
dopo essere sceso dal 60% grazie all'entrata di un partner d'eccezione (la
Bers). E trattative per la cessione di un'altra piccola quota erano state
avviate con la World Bank. Insomma, Enel vuole garantirsi un ambiente «sicuro».
Perché la Russia è ormai un campo di gioco importante: nel 2008 il gruppo ha
prodotto nel Paese 40,7 miliardi di chilowattora, cifra già confrontabile con i
96 miliardi di kwh generati in Italia. E perché lo sarà in misura crescente.
Conti, infatti, punta a investire 2,1 miliardi di euro tra il 2009 e il 2013
nella ex terra degli Zar.
( da "Borsa e Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
ATTUALITÀ I
fuochi artificiali si vedranno tra lunedì 6 e giovedì 9 aprile. Ma le polveri
sono gi&#... di Redazione - 04-04-2009 I fuochi artificiali si vedranno tra
lunedì 6 e giovedì 9 aprile. Ma le polveri sono già state preparate. La
missione italiana d'aprile in Russia, guidata dal ministero per lo Sviluppo
economico assieme a Ice e Confindustria, porterà a Mosca, San Pietroburgo,
Ekaterinburg, Krasnodar e Novosibirsk circa 500 aziende. Di queste, una
trentina sono quotate a Piazza Affari. Si va dalla meccanica (Carraro, Biesse,
Brembo, Prima Industrie) alle infrastrutture (Buzzi, Maire Tecnimont, Trevi,
Telecom e Prysmian, che ha annunciato venerdì 3 aprile una commessa da 20
milioni a San Pietroburgo), dalle banche (Mps, Banco Popolare, Mediobanca, Intesa
Sanpaolo, Unicredit) fino all'alimentare (Cremonini, La Doria). Si attendono
annunci significativi: per esempio, si parla di un accordo in arrivo per Maire
Tecnimont. Soprattutto, però, il viaggio a Mosca dovrebbe rivelarsi cruciale
per le tre grandi partecipate del Tesoro: Finmeccanica (vedere articolo a
pagina 21) e le «cugine» Eni ed Enel. Queste hanno un tavolo comune di
negoziato con Gazprom. Dal quale potranno uscire indicazioni chiave sul futuro
delle due società in terra di Russia e non solo. Al punto che l'ad di Eni,
Paolo Scaroni, già giovedì 2 aprile era a Mosca per parlare con il presidente
di Gazprom Alexey Miller. Per preparare le polveri, appunto. AFFARE GAZPROM. Il
negoziato con il colosso russo del gas è determinante per Eni dal punto di
vista finanziario. Gazprom ha in mano una call che risale a due anni fa
(coincidenza, al 4 aprile 2007), quando Eni ed Enel pagarono 5,8 miliardi di
dollari per l'asta degli asset petroliferi della fallita Yukos. Nel pacchetto
c'era anche il 20% della ex-Sibneft (oggi Gazpromneft) che la sola Eni si
impegnò a rilevare in una sorta di portage per Gazprom. Cui, appunto, l'avrebbe
rigirato due anni più tardi (dunque, oggi) per un valore di 3,7 miliardi oltre
ai costi dell'operazione. Scaroni, nel corso della presentazione del bilancio a
Londra a metà febbraio, aveva parlato di un valore di 4,3 miliardi di dollari,
per un rendimento del 9% annuo. Un bel pacchetto di denaro, già previsto nei
budget del Cane a sei zampe. Tanto che la prospettiva di una rinuncia (o un
rinvio al 2012) dell'esercizio della call da parte dei russi aveva messo in
allarme il listino sul rischio che Eni potesse trovarsi a corto di liquidità e
dovesse in qualche modo ricorrere al mercato. Lo stesso Scaroni aveva parlato
chiaro: «Se Gazprom non esercita l'opzione, Eni diventa d'emblée una società
diversa, con un balzo immediato del 10% dell'output, ma con la necessità di
rivedere il proprio piano strategico, a cominciare dalle acquisizioni». I presupposti per un dietrofront dei russi c'erano, alla luce
della crisi finanziaria del
Paese. Per giunta, oggi il 20% di Gazpromneft vale in Borsa circa 2 miliardi di
dollari, dunque assai meno dello strike price della call. Eppure, negli ultimi
giorni le prospettive di una retromarcia russa si sono allentate. Una
traccia in questo senso arriva anche dalla mossa di bilancio di Gazprom che,
proprio ultimamente, ha presentato una quarta trimestrale 2008 con una
sorprendente svalutazione di 9,8 miliardi di dollari per la controllata
Gazpromneft. Perché questa mossa, si sono chiesti gli analisti, se Miller aveva
viceversa necessità di regalarsi un utile consistente, tale da garantire un
livello di dividendo accettabile al Cremlino? Per giunta, con un downgrade in
arrivo (Moody's ha tagliato il rating venerdì 3 aprile da A3 a Baa1)? La
risposta, appunto, potrebbe riguardare il negoziato con Eni. Presentare a
Scaroni un asset assai svalutato consente ai russi maggiori margini di sconto
in un'eventuale trattativa. Non è detto, infatti, che le due società non trovino
un'alternativa al pagamento cash dei 4,3 miliardi di dollari. Eni, per esempio,
potrebbe accettare forniture di gas, oppure asset energetici. Del resto, non va
dimenticato che la liaison con Gazprom è assai più vasta della call, ed è
certificata dagli accordi del novembre 2006. Proprio quelli cui, guarda caso,
faceva riferimento la nota Eni in merito all'incontro tra Scaroni e Miller. E
sui quali si fonda la realizzazione del South Stream (la mega pipeline che
connetterà l'Asia centrale al Sud Europa) e la strategia di asset swap nel
dowstream, con Gazprom atteso nel giacimento libico di Elephant. In cambio,
magari, di nuove opportunità per Eni in Siberia. LA SPONDA ENEL. Sugli asset
siberiani entra in gioco anche Enel. Il gruppo di Fulvio Conti, infatti, era a
fianco di Eni nell'aprile 2007 per quanto all'acquisizione del pacchetto
ex-Yukos. Oltre al 20% di Gazpromneft, c'erano tre società produttive nella
ricca (di gas) penisola di Yamal (Arcticgaz, Urengoil e Neftegaztechnologia)
per cui la società Severenergia (Eni al 60% ed Enel al 40%) ha sborsato circa
2,1 miliardi di dollari. Ebbene, Gazprom ha una call in scadenza anche sul 51%
di questi asset. L'esercizio dell'opzione sarebbe un benvenuto aiuto
finanziario per Enel (almeno 400 milioni), ma soprattutto un positivo passo
strategico. Con Gazprom, signore incontrastato dei gasdotti russi, nel
capitale, il gas di Yamal si garantisce un passepartout verso le centrali Enel
sparse per la Russia. Il gruppo di Conti, infatti, ha il controllo di Ogk-5, ossia
di quattro impianti: uno a Tver (Russia centrale), uno a Stavropol (Russia
meridionale) e due sugli Urali (di cui uno a Ekaterinburg). Per Enel è
fondamentale avere certezza di rifornimenti. In Ogk-5, dopo due Opa, Conti
controlla il 55,8% del capitale, dopo essere sceso dal 60% grazie all'entrata
di un partner d'eccezione (la Bers). E trattative per la cessione di un'altra
piccola quota erano state avviate con la World Bank. Insomma, Enel vuole
garantirsi un ambiente «sicuro». Perché la Russia è ormai un campo di gioco
importante: nel 2008 il gruppo ha prodotto nel Paese 40,7 miliardi di
chilowattora, cifra già confrontabile con i 96 miliardi di kwh generati in
Italia. E perché lo sarà in misura crescente. Conti, infatti, punta a investire
2,1 miliardi di euro tra il 2009 e il 2013 nella ex terra degli Zar.
( da "Borsa e Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
ATTUALITÀ
Mariella Burani non teme i venti gelidi della Piazza Rossa di Maria Giardini -
04-04-2009 OBIETTIVO MOSCA/3 L'appetito insaziabile dei
russi per le firme e i beni di lusso viene messo a dieta dalla crisi finanziaria. E se molte aziende di
moda da inizio anno hanno chiuso i battenti a Mosca (Manolo Blahnik, Diesel,
Alexander McQueen e Kookai) , il gruppo Burani, che in tutto il territorio
russo ha 65 punti vendita, a oggi non sembra risentire dei venti gelidi provenienti
dall'ex Unione Sovietica. Anzi, dal quartier generale della società di
«lusso accessibile» ribadiscono l'andamento positivo degli ordini. Sulla Piazza
Rossa, infatti, l'inflazione è tornata a salire così veloce che i prezzi dei
prodotti di largo consumo aumentano ogni giorno: da gennaio il carovita è già
arrivato al 2,9%. E se il ritmo viene mantenuto al 3% ogni mese e mezzo, anche
la previsione semiufficiale del 17% a fine 2009 potrebbe essere ampiamente
superata. A contribuire significativamente alla crescita dell'inflazione è la
forte svalutazione del rublo pilotata dalla Banca centrale e voluta dal
governo. Di fatto, per un Paese che importa gran parte dei prodotti finiti ed
esporta principalmente energia, la moneta indebolita si traduce in un aumento
poco controllabile dei prezzi dell'import. E mentre cambia la fisionomia della
domanda, il mercato di Mosca, abituato al lusso e al glamour a tutti i costi,
si adatta alla qualità dell'offerta. Perché alla moda i russi non rinunciano.
Ma dalla passione per il glamour, sono passati, e passeranno, a una maggiore
attenzione al rapporto qualità e prezzo. E forse il segreto dell'andamento,
finora positivo, nel mercato russo di Mariella Burani è stato proprio il buon
rapporto tra il prodotto offerto e il prezzo accessibile. «A oggi, gli ordini
autunno-inverno sono andati bene - puntualizza Giovanni Burani, amministratore
delegato della società quotata a Piazza Affari - Certo, il momento non è dei
migliori ma prevediamo una ripresa del mercato entro la fine di quest'anno».
Parlando più in generale, il manager dell'azienda emiliana è abbastanza
tranquillo per il futuro: «I dati di fatturato del bimestre gennaio-febbraio
mostrano una crescita del 2%. L'andamento della campagna vendite autuno-inverno
2009-
( da "Borsa e Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
ATTUALITÀ
Mariella Burani non teme i venti gelidi della Piazza Rossa di Maria Giardini -
04-04-
( da "Borsa e Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
ANALISI TECNICA
Wall St. col Cuore oltre l'Ostacolo I mercati rialzano la testa (indici a +25%
dai minimi) e si prepara un panic buying dei gestori sottopesati rispetto ai
benchmark. S&P500 al test 835-45 di Redazione - 04-04-2009 Ancora un'ottava
molto positiva, nonostante un avvio in forte lettera. Il rally partito dai
minimi del 6 marzo rimane tonico, con gli indici che sono tornati in
accelerazione al test dei massimi di periodo dopo alcune sedute di
assestamento. Il recupero dai minimi si aggira sul 25% per gli indici
principali, con rimbalzi di alcuni settori particolarmente volatili (tra cui
banche e auto) del 75% circa. Il fatto che i rialzi si siano estesi a tutti i
comparti, dai trasporti ai consumi durevoli, dal software alla tecnologia, conferma
che ci troviamo di fronte a un rimbalzo solido, anche se inserito all'interno
di un quadro tecnico più ampio che rimane ancora molto debole. Un bear-market
rally, come abbiamo ricordato più volte, ma non per questo meno interessante.
Basti pensare che gli spazi di apprezzamento rimangono ancora di tutto
rispetto. Una risalita verso i livelli di fine settembre 2008, precedenti al
crash di ottobre-novembre, vorrebbe dire un guadagno di un ulteriore 30% dai
livelli correnti. Se le resistenze in fase di test saranno superate al rialzo,
com'è lecito ipotizzare, potrebbe verificarsi una sorta di panic buying: i
gestori, particolarmente sottopesati rispetto ai benchmark di riferimento
sarebbero «costretti» a correre ad acquisti generalizzati per non trovarsi completamente
spiazzati. Il rialzo potrebbe così autoalimentarsi, consentendo l'avvio di una
seconda gamba rialzista verso gli obiettivi indicati. Per mantenere
un'impostazione tonica, gli indici Usa devono mantenersi al di sopra dei
seguenti supporti: 765/80 per l'S&P500, 7.400/550 per il Dow Jones
Industrial e 1.485-1.500 per il Nasdaq Composite. Le resistenze sotto attacco,
il cui superamento (confermato) farebbe partire una nuova ondata di acquisti,
sono le seguenti: 835/45, 8.000/300 e 1.600/50, rispettivamente, con primi
obiettivi importanti del rialzo individuabili in area 935/45, 9.000/100 e
1.900. Una conferma dell'imminente nuovo strappo rialzista verrebbe da un calo
della volatilità implicita che, nonostante si sia dimezzata rispetto ai picchi
di fine ottobre 2008, non è più ridiscesa sui livelli precedenti il fallimento
di Lehman dello scorso settembre. Se il Vix scendesse al di sotto di 40-41 e
quindi del supporto critico in area 35-37, il segnale sarebbe davvero molto
positivo per l'azionario. Una discesa e un assestamento del
Vix al di sotto del Vxn - ricordiamo che dallo scoppio della crisi finanziaria nell'estate 2007 il
primo indice ha effettuato uno storico sorpasso sul secondo - confermerebbe il
calo delle tensioni sul settore finanziario e un ritorno a una percezione del
rischio normale. In attesa di questi ulteriori sviluppi, rimaniamo positivi.
( da "Giorno, Il (Lodi)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
PAVIA pag. 11
Salvagente alle imprese in crisi Il consigliere
regionale Demartini: monitoreremo le banche ECONOMIA di MANUELA MARZIANI PAVIA
LIQUIDITÀ che manca da parte delle banche e interventi promossi ai quali gli
imprenditori pavesi spesso non accedono. «Pavia è maglia nera». È stato
ripetuto spesso ieri mattina durante il convegno organizzato da Finlombarda, «Crisi finanziaria: le sfide della Regione Lombardia a supporto delle imprese».
«Pavia è ultima nella graduatoria regionale degli aiuti e della previsione per
gli investimenti 2009 - ha detto il consigliere regionale leghista, Lorenzo
Demartini - anche perché il 60% degli imprenditori denuncia un inasprimento da
parte delle banche per quanto riguarda l'accesso al credito. Nei
prossimi giorni la prefettura comincerà a svolgere il ruolo di osservatore, ma
sarebbe meglio se inviasse i dati mensilmente, non ogni trimestre per
velocizzare gli interventi». E, SECONDO Carlo Porcari consigliere regionale del
Pd, per cominciare a dare ossigeno alle imprese, «i Comuni devono ridurre i
tempi di pagamento, perché un'azienda non può aspettare anni per ottenere un
saldo». Un accento sulla tempistica degli aiuti è stato posto anche da Piero
Mossi, presidente della Camera di commercio. «Sono state messe in campo delle
misure - ha detto -, ma si deve pensare ad aiuti tampone per chi non riesce a
sopravvivere. E bisogna farlo immediatamente o potrebbe essere inutile, perché
alla fine della crisi potremmo rischiare di non
trovare più le imprese di oggi». Che Pavia sia in fondo alle classifiche, però,
il direttore dell'Associazione Industriali non lo vuole sentire, anche se non
ha negato la gravità della situazione: «Il termometro è il ricorso alla cassa
integrazione. Nel 2008 sono state erogate 150 mila ore, nei primi mesi di
quest'anno siamo già a un milione che diventeranno 5 al 31 dicembre. LA
SITUAZIONE è pesante e impone altri ammortizzatori sociali». «Aiutiamo gli
impenditori - lo ha incalzato il presidente di Finlombarda, Giampaolo
Chirichelli - perché da Pavia a noi arrivano poche domande per i bandi che promuoviamo
e compilate male». La ricetta del presidente dell'Associazione Artigiani, Rino
Malinverno, per smuovere il mercato, invece è rivolta ai Comuni: «Devono
effettuare interventi di straordinaria manutenzione del loro patrimonio
edilizio per dare ossigeno alle imprese». Più drastico il presidente della
Confapi Pavia, Aurelio Albani, che ha richiesto per le piccole imprese «mutui a
10-15 anni al 3%, tasse al 30% e uno spostamento dei versamenti che effettuano
a giugno. Altrimenti manteniamo noi lo Stato», ha concluso. Image:
20090404/foto/2307.jpg
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 6 autore: Diego Gabutti G20 e
dintorni All'estero non siamo presi sul serio, neanche travestiti Finirà anche
la crisi, prima o dopo. Svanirà il ricordo delle
violente sgambettate sociali che hanno atterrato milioni di lavoratori e di
risparmiatori. Ne usciremo deglobalizzati oppure riglobalizzati. Saremo più
europei «che pria», come diceva Petrolini, o più sinoamericani, oppure sino e
basta, trangugiati dal grande salvadanaio giallo come monetine sgranocchiate
dalle macchinette del poker elettronico. Vivremo meglio o peggio. Saremo
scampati (oppure no) all'apocalisse. Ma le immagini della crisi
che resteranno impresse nella memoria dei posteri saranno queste due: i manager
sequestrati dalla piazza noglobal per essersi favolosamente arricchiti mentre
tutti gli altri s'impoverivano e s'indebitavano, e il presidente del consiglio
italiano Silvio Berlusconi che viene bacchettato da Sua Maestà la Regina
d'Inghilterra perché sta facendo troppo chiasso, come un liceale in gita
scolastica, alla riunione londinese del G2o. «Mister Obama! Mister Obama!»
strilla il Cavaliere nelle orecchie della regina, che incrocia dalle sue parti
con un abito rosa, il cappellino, l'aria dignitosissima, immemore del chiasso
fatto sui tabloid (e nei secoli) dai suoi discendenti e dai suoi avi. «I'm
Mister Berlusconi!», strilla il Cavaliere rivolto al presidente americano. Più
tardi Berlusconi vorrà anche la foto-ricordo: lui che abbraccia Obama e altri
potenti della terra (ma soprattutto Obama, il politico più trendy del momento)
con l'aria di non essersi mai divertito tanto. Berlusconi sorride da un
orecchio all'altro e anche gli altri sorridono. Sono tutti molto divertiti
(tranne la regina, naturalmente). Berlusconi, si sa, è un politico che conta
poco, come conta poco l'Italia, ma è un tipo piacevole. E così, mentre
s'appanna l'immagine della potenza americana, sotto accusa
per avere provocato la crisi finanziaria e ormai praticamente sostituita, nell'immaginario economico del
nuovo millennio, dal profilo rapace del suo grande creditore, la Cina comunista
e stracapitalista insieme, l'immagine dell'Italia, o almeno quella del suo
presidente del consiglio, resiste all'usura del tempo.Per quanto
ingombrante, non è poi un'immagine così brutta: la politica incravattata,
ideologica e contegnosa ha fatto il suo tempo, da noi come dappertutto. Pensate
alla vita sentimentale di Sarkozy o alle battute di caccia alla tigre siberiana
di Vladimir Putin. Fascisti e mafiosi a parte, ma in qualche modo persino loro,
almeno a giudicare dal Padrino di Coppola e dalla velocità con la quale negli
anni venti e trenta si diffuse nel mondo il Mussolini-style, gl'italiani sono
stati sempre dei gran simpaticoni. All'estero, negli anni novanta, sono
piaciuti persino i nostri magistrati, nessuno dei quali ha mai avuto l'aria del
buontempone. Ma c'è il solito ma: non siamo presi sul serio, nemmeno travestiti
da economisti, tipo Giulio Tremonti nei talk show, oppure da statisti, come
Berlusconi in gita scolastica a Londra mentre l'ombra della Crisi incombe.
Nessuno si aspetta che il Cavaliere, come un supereroe, salvi il mondo dai
manager mai sazi di bonus e dai titoli tossici. Ma si può contare sul fatto che
continuerà a fare «cucù», oppure le corna, agli altri capi di stato.
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Marketing Oggi data: 04/04/2009 - pag: 11 autore: Ferrero: il prodotto
in primo piano, guardando all'economia reale Una comunicazione incentrata sul
prodotto, molto attenta all'economia reale, mai a quella virtuale quella della
Ferrero, l'azienda che guida la classifica 2008 dei top spender in Italia. «Il
nostro primo pensiero, come ha sempre sostenuto Michele Ferrero», fanno sapere
dal gruppo, «deve essere la soddisfazione del consumatore che deve conoscere il
prodotto e le sue qualità. Noi siamo fermamente convinti che la consistenza nel
messaggio rafforzi la marca e la sua identità». In questo periodo di crisi la politica dell'azienda è
mantenere la pressione pubblicitaria standard, ma con un occhio attento
all'evoluzione della crisi finanziaria internazionale e alle sue ripercussioni sui consumi
nazionali.Ferrero ha diversi prodotti in comunicazione per promuovere i quali
ha realizzato campagne molto diverse: la più tradizionale è quella di Kinder
basata su un testimonial sportivo di forte impatto, la più innovativa è
invece quella di Gran Soleil che prevede dopo una prima fase di «awareness»,
molto legata al motivo musicale, una seconda fase basata su una comunicazione
di tipo più informativo. Entrambi gli spot sono stati realizzati in
collaborazione con l'agenzia creativa Pubbliregia.Nel caso di Kinder la
campagna on air è quello che vede Valentina Vezzali, nel ruolo di atleta
agonista e di mamma, promuovere insieme a suo figlio Pietro il nuovo spot di
Kinder Cereali. La seconda campagna Gran Soleil invece è dedicata al lancio di
una nuova categoria di prodotto che implica nuove modalità di preparazione e di
consumo. Il consumatore deve essere invitato dallo spot a prepararlo
correttamente per imparare a gustare al meglio un dessert che prima del consumo
deve passare dallo stato liquido a quello solido.
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Mercati e Finanza data: 04/04/2009 - pag: 40 autore: assemblea Rbs
dice no ai compensi dei manager L'assemblea di Royal bank of Scotland ha
bocciato il programma di remunerazioni dei dirigenti della banca, salvata dal
fallimento grazie all'intervento dello stato, che ne è ora il principale
azionista. Il voto non è vincolante, ma è una chiara espressione della rabbia
per la pensione da un milione di dollari all'anno concessa all'ex a.d. di Rbs,
Fred Goodwin, sotto la cui gestione la banca britannica si lanciò nelle
operazioni sui derivati che l'hanno portata al collasso. Ad avere votato contro
il documento è stato il 90,42% degli azionisti, riuniti a Edimburgo. Nel suo
discorso all'assemblea, il presidente di Rbs, Philip Hampton, ha chiesto che
sia messa fine alla «pubblica fustigazione» per gli errori commessi dalla
società in passato. Hampton ha però criticato l'acquisizione dell'olandese Abn
Amro decisa da Goodwin e ha sottolineato che «alcune pratiche che erano
accettabili ai tempi del boom non possono esserlo ora, se mai lo sono state»,
riferendosi alla sponsorizzazione di un team di Formula Uno e all'ordine, poi
cancellato, di un jet aziendale. Rbs, un pò come l'americana Aig, è diventata uno dei simboli della crisi
finanziaria, attirandosi la rabbia dell'opinione
pubblica. Durante le manifestazioni contro il G20, i vetri degli uffici
dell'istituto sono stati sfondati dai manifestanti.Hampton ha cercato di
placare gli azionisti annunciando un programma di consistenti tagli alle spese
e la promessa di tornare a distribuire dividendi «il prima possibile».
Royal bank of Scotland ha chiuso il 2008 con la perdita più elevata mai
registrata da qualunque gruppo della Gran Bretagna: una voragine da 24,1
miliardi di sterline. I costi scenderanno di 2,5 miliardi di sterline l'anno,
con ulteriori tagli all'organico non ancora quantificati. In Gran Bretagna sono
già state licenziate 2.700 persone. Intanto Hampton ha confermato la propria
fiducia nel responsabile finanziario del gruppo, Guy Whittaker.
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Ingegneri data: 04/04/2009 - pag: 37 autore: Il Consiglio nazionale
esprime sconcerto e preoccupazione dopo l'indagine sugli ordini L'Antitrust
attacca le professioni Gli ingegneri: quello dell'autorità è un approccio
ideologico Una vera e propria campagna mediatica montata ad arte contro i
liberi professionisti. È questo, in estrema sintesi, il giudizio che il
Consiglio nazionale degli ingegneri dà della recente indagine conoscitiva
riguardante il settore degli ordini professionali realizzata dall'Autorità
garante della concorrenza e del mercato. Un attacco che crea sconcerto e viva
preoccupazione in tutta la categoria e al quale il mondo ingegneristico sta
rispondendo in maniera pronta e decisa, attraverso una capillare e massiccia
comunicazione a tutti i livelli delle proprie ragioni. Una mobilitazione che è
partita dagli ordini provinciali, che hanno il dovere di informare gli iscritti
di quanto si va dicendo sulla «loro» pelle, per arrivare sino alle più alte
sfere istituzionali. Nei giorni scorsi il Consiglio nazionale degli ingegneri,
a firma del presidente, Paolo Stefanelli, ha inviato un telegramma
all'onorevole Silvio Berlusconi, presidente del consiglio dei ministri, nel
quale si sottolinea come i risultati e le richieste contenute nell'indagine
dell'Antitrust siano «in evidente contrasto con gli indirizzi provenienti dai
suddetti ambienti governativi». Insomma, la ferita è aperta e brucia. Nelle 133
pagine del documento dell'Autorità si legge, tra le altre cose, che «la maggior
parte degli ordini sta resistendo ai principi di liberalizzazione introdotti
dalla legge Bersani che va dunque rafforzata per garantire maggior concorrenza
nei servizi professionali». Ma gli ingegneri non rispondono alle accuse con
facili e improbabili slogan; da sempre i professionisti sono abituati a
ragionare e argomentare le proprie tesi accompagnandole con i fatti. Prima,
però, si impone una riflessione su una questione di metodo, che non è certa
sfuggita e che merita un'attenta analisi. «Quello dell'Antitrust», sottolinea
Paolo Stefanelli, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, «è un
attacco diretto nei confronti del mondo professionale. La cosa che più mi ha
ferito, però, è che l'indagine dell'Antitrust è stata presentata in pompa magna
sulla maggior parte degli organi di stampa e nelle televisioni nazionali senza
dar vita ad un dibattito, ad un confronto con le parti interessate. La mia
domanda, dunque», insiste l'ingegner Stefanelli, «è molto semplice: perché non
si è accettato il dialogo? Forse si vogliono imbavagliare e zittire
definitivamente i liberi professionisti?». E allora ecco che pare legittimo
chiedersi quali siano le reali finalità dell'Autorità di vigilanza, che
dovrebbe limitarsi a depositare in parlamento le conclusioni della sua
indagine, e che invece è andata molto più in là, con un «tam tam» mediatico di
enormi proporzioni. Facciamo un passo indietro: la concretezza degli ingegneri,
dicevamo, in questo caso assolutamente pertinente. Il Cni, in una nota, informa
che nei confronti dell'Autorità lo sconcerto deriva «soprattutto dalla mancata
considerazione dei dati di fatto, dei numeri, che caratterizzano il mondo delle
libere professioni e, in particolare, la professione di ingegnere in Italia.
Nelle 133 pagine della sua indagine, l'Antitrust non ha avuto modo di citarne
uno di numero».Ed allora eccoli i numeri su cui occorre confrontarsi, al di là
degli approcci ideologici. Innanzitutto, va detto che l'Italia vanta il maggior
numero di liberi professionisti in tutta Europa: soltanto gli ingegneri, per
fare un esempio, sono ben 207 mila. Ma non è mica finita qui: l'esame di stato,
di cui l'Autorità richiede, in contrasto con il dettato costituzionale, la
sostituzione con il titolo accademico abilitante, non costituisce un ostacolo
all'accesso alla professione di ingegnere, visto che la quota di promossi si
attesta mediamente al 90% dei candidati. Inoltre, pur in presenza dell'esame di
stato abilitante, il numero dei professionisti è enormemente cresciuto negli
ultimi anni; quello degli ingegneri è passato da 121.000 nel 1997 sino,
appunto, a 207.000 nel 2007. Conti alla mano, stiamo parlando di un incremento
che supera il 70%. Altra questione, il sistema dei minimi tariffari.
«Nonostante la presenza di un regime tariffario vincolante, recentemente
smantellato», spiegano al Cni, «i redditi professionali degli ingegneri sono
stati sempre tra i più bassi di tutti i paesi europei: il 25% circa degli
ingegneri che svolgono la libera professione ha un reddito professionale
inferiore a 20.000 euro annui. Nel nostro paese le tariffe vincolanti,
determinate dal governo e quindi ritenute legittime dalla stessa Corte di
giustizia europea, hanno avuto un ruolo calmierante dei prezzi delle
prestazioni professionali, a garanzia degli utenti. La libera ribassabilità dei
corrispettivi nel settore dei lavori pubblici sta determinando (con ribassi
massimi nell'ordine del 90%) l'espulsione dei professionisti più giovani da
tale mercato con, peraltro, un risparmio minimo (pari allo 0,4% del costo
complessivo dell'opera) per le stazioni appaltanti».Una corsa malata alla liberalizzazione
più sfrenata, dunque, che non trova nessun riscontro nelle altre realtà del
panorama professionale internazionale. Basti pensare agli Stati Uniti,
tradizionalmente considerata da tutti la patria del liberismo economico. Nel
paese a stelle e strisce, alle Associations professionali degli ingegneri
(governate da consigli i cui membri sono esclusivamente liberi professionisti)
è attribuito l'accreditamento dei corsi universitari utili per l'accesso
all'esame di stato abilitante (lì presente e valevole a livello esclusivamente
statale e non federale), la gestione dello stesso esame abilitante,
l'aggiornamento professionale (quasi sempre obbligatorio) degli iscritti, il
controllo deontologico sugli stessi. Insomma, tutti questi sono fatti, non parole.
Il libero mercato tanto paventato dall'Antitrust deriva da
un'ideologia deteriore, «da cui discende la crisi
finanziaria che attanaglia e attanaglierà nei
prossimi anni non solo le economie ma le popolazioni dei principali paesi nel
mondo».
( da "Riformista, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
di
Fabrizio Goria Mille miliardi contro la crisi G20. Gli
Stati Uniti hanno combattuto la battaglia per convincere gli altri grandi a
politiche comuni di deficit spending per contrastare gli effetti del
rallentamento economico e del pasticcio finanziario innescato dai subprime. I
soldi stanziati dagli americani sono molti più di quanto si creda. di Fabrizio Goria Mille miliardi
contro la crisi. È la cifra emersa dal G20 di Londra.
Ma a quanto ammonta la spesa programmata dagli Stati Uniti a partire da
dicembre 2007? A più di 7 trilioni e mezzo di dollari. Sommando le varie uscite
da parte di Federal Reserve e Tesoro, si scopre che le due istituzioni hanno
elargito rispettivamente più di 5 trilioni e quasi 2 trilioni di dollari. Tutto
senza contare le garanzie poste dalla Federal Deposit Insurance Corporation
(FDIC) sui depositi dei correntisti fino a 250mila dollari a persona. Ben
Bernanke, governatore della Fed, ha più volte manifestato l'intenzione di dare
ascolto agli operatori di mercato, foraggiandoli con liquidità a basso costo e
sostenendone le perdite. Il più celebre programma della banca centrale
statunitense è il Term Asset-Backed Loan Facility (TALF), per poco più di un
trilione di dollari. Ma scorrendo gli interventi visti finora, si parte dal
Term Auction Facility per quasi 500 miliardi di dollari a sostegno dei derivati
strutturati. Il TAF è datato 12 dicembre 2007 e ha segnato l'inizio delle
azioni della banca centrale per sostenere il mondo finanziario. Dopo i
fallimenti di Bear Stearns (marzo 2008) e il salvataggio di AIG (settembre
2008) furono messi a disposizione rispettivamente 29 e 46 miliardi. Altri 8
miliardi di dollari sono stati erogati per il sostegno delle asset backed
commercial paper. Questa decisione, insieme al Commercial Paper Funding
Facility di 1800 miliardi, sta cercando di porre un freno ai rossi di bilancio
delle società coinvolte. Dopo la svalutazione di questo genere di prodotti
nell'arco di pochissimi giorni a seguito del fallimento di Lehman Brothers,
come documentato dal centro studi dell'economista Nouriel Roubini, il mercato
della carta commerciale rischiava di far crollare l'intero sistema. Uno degli
agenti colpevoli in modo indiretto della crisi finanziaria
sono gli special purpuse vehicles (SPV), le società-fantasma create ad hoc per
effettuare le cartolarizzazioni, i cui bilanci non vengono consolidati fintanto
che l'SPV è in attivo. A supporto di tale segmento è stato creato il Money
Market Investor Funding Facility, per 600 miliardi complessivi. Ancora, altri
312 miliardi sono stati destinati all'implementazione dei servizi di
finanziamento interbancari, con lo Swap Line Program. Infatti, dopo Lehman,
Bernanke ha deciso di agire sui tassi overnight, che valutano il gradiente di
fiducia di un istituto di credito rispetto agli altri, basandosi sui prestiti
interbancari con termine a un giorno. Infine, il Term Securities Lending
Facility, con uno stanziamento iniziale di 107 miliardi, ad aiuto di tutti i
debiti non assicurati presenti sul mercato. A oggi, tuttavia, i mercati
concordano sull'inefficacia di tali operazioni: l'indice Vix, sulla volatilità finanziaria dei titoli quotati sulle piazze mondiali,
conferma la tendenza di sfiducia. Sul versante governativo, il Tesoro ha messo
in conto una spesa di quasi due trilioni di dollari, escludendo il Troubled
Asset Relief Program (TARP), o Piano Paulson, e il nuovo Public Private
Partnership Investment Program (PPIP), promosso dall'attuale Segretario al
Tesoro, Timothy Geithner. Va specificato che queste risorse non sono
contemplate nelle sole leggi di bilancio annuali, ma fanno parte di interventi
straordinari decisi dal Congresso. Il programma di stimolo fiscale di Obama
vale 787 miliardi, mentre le iniezioni di liquidità per contrastare le perdite
di Fannie Mae e Freddie Mac sono state per 400 miliardi. Analogo discorso per
Citigroup e Bank of America, i cui asset sono stati sottoposti a garanzia
federale per totali 414 miliardi di dollari. Forte anche il sostegno per il
settore immobiliare, quello che ha scatenato la crisi
che stiamo vivendo: 75 miliardi a favore dei titolari di mutui abitativi. Anche
il credito al consumo, secondo quanto previsto dal PPIP, sarà interessato dai
piani di aiuto statali. Dopo le perdite verificatesi nell'ultimo trimestre per
le due più grosse società di emissione di carte di credito, Mastercard e Visa,
Geithner aveva anticipato che non avrebbe lasciato crollare un altro segmento
finanziario statunitense. Di contro, il mondo dell'automotive, al centro delle
polemiche per la ventilata ipotesi di amministrazione controllata per General
Motors e Chrysler. Detroit ha ricevuto nel complesso 25 miliardi, comprese le
società minori. In previsioni ci sono gli ulteriori sei miliardi di dollari nel
caso la casa guidata da Robert Nardelli definisse e concludesse l'accordo con
la Fiat di Sergio Marchionne. In ogni caso, anche considerando per valida l'eventualità
di un fallimento delle due case, l'ammontare complessivo degli interventi sono
stati destinati al mercato degli immobili. 04/04/2009
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-04-04 - pag: 1 autore: DOPO IL G-20 Sui paradisi
fiscali un impegno da coordinare di Carlo Bastasin N elle ore che hanno
preceduto e seguito il G-20 di Londra, il legame tra protesta sociale e crisi economicaè emerso talvolta con violenza: rapimenti di
manager in Francia, assalti alle banche nella City, proteste negli Stati Uniti
afflitti da nuove povertà. Ovunque si avverte un sentimento non generico di
insofferenza verso i simboli del capitalismo globale e delle grandi
disuguaglianze, con cui i capi di governo dei maggiori Paesi devono imparare a
confrontarsi senza scorciatoie populiste. Il senso di ingiustizia cresce man
mano che vengono alla luce i comportamenti irresponsabili dei banchieri di Wall
Street. Le testimonianze personali del loro fallimento hanno tolto l'incanto a
un mondo che travestiva l'avidità con gli abiti dell'invincibilità e trafugava
per eroismo ciò che era abuso. Il disincanto non sarà passeggero né innocuo.
Descrivendo il malessere sociale ai tempi di Weimar, Elias Canetti definiva la crisi economica come una grande metafora «del
disorientamento psicosociale e della svalutazione civica» che avrebbe poi
condotto gli europei verso le dittature del secolo scorso. La novità politica
di oggi è invece che i governi, in alcuni casi corresponsabili dei fallimenti
degli ultimi anni, si sono schierati al fianco della protesta con piena forza
retorica. Barack Obama, legittimo emblema dell'homo novus, ha condannato
pubblicamente gli abusi dei manager, ha tassato al 90% i bonus dei banchieri,
ha tagliato la testa ai vertici delle imprese automobilistiche. Nicolas Sarkozy
ha usato toni concilianti nei confronti delle proteste anti-manager e alzato i
toni accusatori contro il mercato e il capitalismo, mentre il ministro delle
Finanze tedesco ha usato metafore belliche nell'attaccare le ricche trincee
svizzere del capitalismo nascosto. Il comunicato finale del G-20 si apre con
l'osservazione che la crescita per essere sostenibile deve essere condivisa. Difficile negare che esista un legame tra eccessi finanziari e
ingiustizie sociali. Uno studio della Bundesbank ("Funktionale
Umverteilung") dimostra come dal 2000 al 2007 una quota superiore al 10%
del reddito totale si sia spostata dal lavoro al capitale. Solo la crisi finanziaria ha ridotto nel 2008 il
divario, di ben un terzo. Continua u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-04 - pag: 2 autore: Quattro liste in
cerca di accordi Alla classificazione degli Stati dovranno seguire intese
bilaterali sulla trasparenza Carlo Galli Riparte dal G-20 di Londra l'opera di
contrasto ai paradisi fiscali e finanziari. Il summit segna infatti un
importante momento di convergenza, sul piano politico e sul piano tecnico. Sul
piano politico, è stata finalmente raggiunta un'intesa sui criteri per
individuare Stati e territori «non cooperativi». Il confronto ha riscaldato le
ore precedenti alla chiusura del vertice, in cui i rappresentanti dei vari
Paesi hanno cercato di difendere le rispettive aree di influenza. Alla fine,
l'accordo politico è stato reso più agevole affidando la pubblicazione della
lista alla terzietà dell'Ocse. Sotto il profilo tecnico,l'accordo ha accomunato
la censura nei confronti: –sia dei paradisi fiscali veri e propri (vale a dire
Stati e territori con fiscalità modesta o assentee una regolamentazione in
materia di istituzioni finanziarie altrettanto blanda); –sia dei paradisi
finanziari,caratterizzati innanzitutto dall'assenza di trasparenza dovuta al
segreto bancario ( Come Austria, Svizzera, Lussemburgo e Belgio). Se, infatti,
i primi sono stati molto utilizzati nella strutturazione di
complesse architetture finanziarie (prime tra tutti, gli hedge fund), i secondi
si prestano principalmente a occultare fondi di non residenti, consentendo loro
di sottrarsi alle pretese, non solo fiscali, dei Paesi di appartenenza. La crisi finanziaria mondiale ha colmato le
distanze, accomunando le due categorie nella censura dei Paesi
industrializzati. Il comunicato conclusivo del vertice sancisce così
l'impegno politico per la protezione del gettito dei Paesi partecipanti e per
la fine del segreto bancario. I punti di partenza La convergenza
nell'individuazione dei criteri e nella conseguente compilazione delle liste
parte dal 1998, con il primo rapporto Ocse in materia di concorrenza fiscale
dannosa ( Harmful Tax Competition. An Emerging Global Issue). Fin dalle
origini, obiettivo principale dell'organizzazione è stato lo scambio di
informazioni, nel presupposto che la concorrenza fiscale dovesse essere
frenata, ma che fosse necessaria la piena trasparenza per consentire ai Paesi
di origine dei capitali di applicare le rispettive norme di contrasto a
elusione ed evasione fiscale. Si considerava quindi «dannoso» non tanto il
regime fiscale particolarmente favorevole in termini di aliquota, ma quello
finalizzato ad attrarre capitali esteri offrendo in cambio la segretezza
necessaria per sottrarsi al Fisco dei propri Paesi di origine. L'Ocse ha quindi
puntato sulla negoziazione con gli Stati dai regimi in origine considerati
«dannosi » perché poco trasparenti, per ottenerne un impegno politico a
introdurre la necessaria permeabilità (in primo luogo, per scambio di
informazioni). A una prima fase, in cui l'opera di pressione politica ha
registrato un buon numero di Paesi impegnati a introdurre norme di maggiore
trasparenza e a cooperare con i Paesi industrializzati – la lista finale dei
Paesi non cooperativi comprendeva soltanto Andorra, Liechtenstein e Principato
di Monaco è seguita una fase di relativo stallo. L'attività di contrasto ha
conosciuto nuovo impulso a seguito della crisi finanziaria
mondiale, che ha indebolito la posizione dei paradisi fiscali più trasparenti
ma utilizzati nelle operazioni finanziarie internazionali e sui quali l'azione
di Stati Uniti e Regno Unito non era mai stata particolarmente incisiva. Negli
ultimi mesi, invece, negli Usa sono stati presentati tre progetti di legge sul
contrasto ai paradisi fiscali, mentre il Regno Unito ha avviato un dibattito
parlamentare sul pregiudizio erariale ascrivibile alle Dipendenze della Corona
(segnatamente le Isole Britanniche). I risultati Si è arrivati così, da giovedì
sera, alla compilazione di una lista in quattro parti, in cui i Paesi sono
stati classificati in funzione della loro adesione agli standard internazionali
sullo di scambio di informazioni in materia fiscale. Lo standard elaborato
dall'Ocse con l'ausilio di Stati terzi e approvato dal Consiglio dei ministri
finanziari del G20 e dal Comitato Onu di esperti in materia di Cooperazione
fiscale internazionale, prevede che le informazioni siano sempre scambiate su
richiesta, senza poter invocare il segreto bancario o altro interesse di natura
fiscale del Paese a cui le informazioni sono richieste. Fanno parte della lista
di Stati conformi allo standard i maggiori Paesi industrializzati, ma anche
Stati normalmente considerati paradisi fiscali, come Jersey, Guernsey, l'Isola
di Man o gli Emirati Arabi Uniti. Nella prima lista «grigia» vi sono i paradisi
fiscali che si sono impegnati politicamente ad adottare gli standard di
trasparenza e che in molti casi hanno già sottoscritto accordi bilaterali (
evidenziati nel grafico). La seconda lista «grigia» elenca gli Stati che non
sono considerati paradisi fiscali a livello internazionale ma che non hanno
ancora attuato gli standard internazionali di trasparenza. Fanno parte di
questo gruppo anche Austria, Belgio e Lussemburgo, che però, al pari della
Svizzera, avrebbero già iniziato le negoziazioni con i propri partner pattizi
per attuare un pieno scambio di informazioni. La lista nera, con soli quattro
Paesi, è stata oggetto di varie modifiche nel pomeriggio di giovedì, fino a
raggingere l'assetto attuale. Una nuova lista sarà prodotta a giugno,
probabilmente per il G8 della Maddalena, per verificare se l'impegno politico a
una maggiore trasparenza avrà trovato una prima attuazione. Prima di allora, si
attendono novità anche dal nuovo meeting franco tedesco. Stallo italiano Il
summit londinese non ha effetti immediati per l'Italia, che non ha concluso
alcun accordo per lo scambio di informazioni con paradisi fiscali. Le black
list previste dal nostro ordinamento differiscono significativamente da quelle
Ocse. Se a livello internazionale la piena censura ha colpito solo i quattro
Stati presenti nella lista nera, le black list del nostro ordinamento elencano
quasi tutti i Paesi presenti nella lista «grigia» dei paradisi fiscali, nonché
vari Stati presenti con l'Italia nella lista «bianca» (Barbados, Guernsey,
Jersey e Isola di Man). Questa distanza dagli standard internazionali potrà
essere colmata con la redazione delle liste previste dal nuovo articolo 168-bis
del Testo Unico, che identificheranno i Paesi e i territori che consentono
adeguato scambio di informazioni. è invece del tutto superato a livello
internazionale il riferimento al livello di tassazione, ancora previsto in
Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 21 -
Economia Cernobbio, primo bilancio sul summit. Roubini: ora la finanza è
regolata. Roach: gli Usa sprecano Gli economisti si dividono sul G20
"Misure reali". "No, è scenografia" GIORGIO LONARDI DAL
NOSTRO INVIATO CERNOBBIO - Economisti divisi qui a Cernobbio sui risultati del
G20. Al Workshop Finanza di Ambrosetti emerge il contrasto fra lo scetticismo
di Stephen Roach, presidente di Morgan Stanley Asia («al G20 darei un 10 per
gli sforzi e la scenografia e un 6 scarso per le decisioni»), e l´ottimismo di
Jacob Frenkel, vice presidente di Aig: «Il 50% della sfida per risolvere i
problemi è identificarli e a Londra ci siano riusciti. Ed è positivo l´accordo
tra i capi di Stato». Mentre Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa
San Paolo, sottolinea come «il G20 sia stato un vero successo perché tiene più
in conto l´equilibrio del mondo». In effetti quello fra Roach e Frenkel è
apparso come un vero e proprio duello verbale. «So che chi mi sta accanto non
condividerà le mie parole», ha esordito Roach riferendosi a Frenkel, «ma il G20
è stato di molte parole e di poca sostanza: oggi il problema principale per il
mondo sono gli squilibri globali destabilizzanti tra nazioni che risparmiano
troppo poco, come gli Usa, e Paesi che risparmiano troppo come la Cina». Ecco
perché, secondo Roach, il G20 conta poco, al contrario del G2 formato da Usa e
Cina, cioè «dal maggiore consumatore e dal maggiore produttore del mondo». Il
giudizio di Roach non è piaciuto a Norbert Walter, capo economista di Deutsche Bank
per cui «il vero G2 è quello formato da Usa ed Europa in materia di definizione
delle regole». Poi Walter ha aggiunto: «Se c´è un modo di ripensare le regole
globali, Usa e Ue sono i primi che possono definire standard validi nel tempo».
Mentre Frenkel ha rifiutato l´idea di un G20 «come una partita di calcio in cui
qualcuno vince e qualcun altro perde. Siamo come passeggeri di un stesso aereo
e dobbiamo essere contenti che i piloti vedano le cose nello stesso modo».
Quanto a Nouriel Roubini, professore di Economia alla Stern School of Business
della New York University, uno dei pochissimi economisti ad aver previsto lo
tsunami che avrebbe travolto i mercati
finanziari, osserva che «nel suo insieme il G20 è
stato positivo e ha avuto successo, c´è stato un ampio accordo su una nutrita
gamma di questioni, ma non è la soluzione di tutto». Secondo Roubini «è stato
positivo l´impegno del G20 sull´aumento dei finanziamenti all´Fmi», così come
il sostegno al commercio internazionale e la regolamentazione del sistema finanziario. Sul trattamento
degli asset tossici, invece, «i problemi di ogni Paese verranno risolti dalle
Autorità nazionali. Non è possibile un piano globale al riguardo». Riguardo ai
piani di stimolo fiscale elaborati dai vari Paesi per contrastare la crisi,
Roubini non ha dubbi: «Sono misure di breve termine». E ha sostenuto che nel
medio termine si dovrà fare affidamento sulla domanda interna da parte del
settore privato. E l´Italia? Per Roubini qui da noi «la recessione non sarà né
peggiore né migliore rispetto agli altri Paesi dell´Eurozona. L´Italia ha un
sistema finanziario sano, ben sorvegliato dalla Banca
d´Italia. I problemi in Italia sono più che altro strutturali».
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-04 - pag: 12 autore: NO COMMENT ...
Francia-Italia, la partita Edison è tutta da giocare I l presidente del
consiglio di gestione della A2A, Giuliano Zuccoli, ha indossato la fascia
tricolore e, nel nome dell'italianità, è uscito allo scoperto mettendo in
discussione i rapporti con Edf, il colosso francese dell'energia, in Edison, di
cui entrambe le società sono azioniste, direttamente o indirettamente. La
risposta dei francesi è stata, almeno per il momento, un silenzio talmente
silenzioso da risultare assordante. Contemporaneamente anche Umberto Quadrino,
amministratore delegato di Edison e molto stimato in casa Edf, ha preferito
soprassedere. Così lo stesso Zuccoli ha tirato il freno delle polemiche, ma la
partita è aperta e tutto lascia prevedere che gli animi si riaccenderanno
presto. Edf controlla metà di Edison. Poco più del 30% indirettamente tramite
la finanziaria Transalpina e il 19% circa
direttamente. A2A, tramite Delmi che è azionista di Transalpina al 50%, è
azionista di Edison al 30 per cento. In sintesi, i francesi hanno, di fatto, la
maggioranza assoluta. Ma giocano in trasferta e, di conseguenza, i rapporti di
forza andranno verificati sul campo. Sul versante opposto, A2A ha possibilità
di recuperare posizioni importanti in vista della resa dei conti. Lo può fare
puntando sulla quota di titoli, un rotondo 10%, in portafoglio al finanziere
Romain Zaleski. Il salvataggio di Zaleski passa dal congelamento dei debiti in
attesa della vendita delle partecipazioni azionarie del gruppo, crollate per la crisi dei mercati
finanziari. L'operazione è seguita
dall'amministratore delegato della holding bresciana, Pietro Modiano, che opera
in stretto contatto con Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di
sorveglianza Intesa Sanpaolo e banchiere vicino da sempre sia a Zaleski sia
alla componente bresciana di A2A. Ecco perché, ancora una volta, i
riflettori vanno accesi su Bazoli, il cui ruolo si conferma centrale nonostante
i cambiamenti del quadro politico (Bazoli è, per tradizione, riferimento di
buona parte del mondo di centro-sinistra). Attualmente il 10% di Edison
controllato da Zaleski risulta in pegno alle banche e, in particolare, a Intesa
Sanpaolo e UniCredit.Su tale quota c'è una prelazione di Transalpina (che è per
metà Edison-Edf e per metà A2A) ma l'acquisto dell'intero 10% rappresenta per
Zuccoli (A2A)la possibilità di accrescere la forza d'urto ( anche se dovrà fare
i conti, oltre che con i francesi, con la difficoltà di trovare le risorse
necessarie per l'acquisto, essendo A2A partecipata dai Comuni di Milano e
Brescia). Al di là degli equilibri nell'azionariato, la convinzione generale è
che il nodo rappresentato dalla gestione di Edison vada prima o poi sciolto in
quanto su scelte strategiche la contrapposizione tra Edf e A2A risulta
evidente. Per esempio, gli uomini di Edf sono convinti che Edison debba essere
sempre più radicata sul mercato retail, cioè nell'offerta d'energia elettrica e
gas ai singoli consumatori privati. Immaginabili le perplessità di A2A, che si
trova a fare i conti con un concorrente in più (e che, fra l'altro, ha adottato
una politica di sconti tariffari determinata). Un secondo esempio riguarda le
scelte d'internazionalizzazione. Per A2A, a parte le divergenze sulla campagna
acquisti in Egitto, lo sviluppo all'estero ha importanza fondamentale. Assai
minore, invece, è l'interesse dei francesi, dato che Edf è già molto presente
sui mercati internazionali. Ecco perché la partita per
il controllo di Edison è già cominciata, anche se il patto tra gli azionisti
scade tra un anno e mezzo. * fabio.tamburini@lsole24ore.com © RIPRODUZIONE
RISERVATA BAZOLI IN CAMPO Il banchiere ha un ruolo chiave per i rapporti con
Zaleski e i bresciani di A2A di Fabio Tamburini
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-04 - pag: 12 autore: Il capitalismo si vede dalle élite di Carlo Carboni L e analisi
riguardanti le cause dell'attuale crisi convergono nell'imputarle alle degenerazioni del turbo
capitalismo a trazione finanziaria e tecnologica manifestatesi negli ultimi anni (per Bastasin, si
veda Il Sole 24 Ore del 25 febbraio scorso, il 2004 è stato «l'anno galeotto»)
e alla «superclasse» che lo pilotava (D. J. Rothkopf, Superclass. La
nuova élite globale e il mondo che sta realizzando), composta non solo da
grandi magnati del capitalismo multinazionale, ma sempre più da top Ceo della
finanza e delle banche, editori e direttori di testate influenti, politici e
statisti, professori ed esponenti della cultura di fama mondiale. Questi gruppi
- minoranze elitarie emergenti nell'ultimo ventennio - hanno in comune il fatto
che il loro successo dipende dalle reti di relazioni di cui dispongono: sono
élite di networking. Un tempo per essere potenti occorreva essere élite per
nascita, mentre oggi per essere élite occorre essere potentie le net-élite hanno
dimostrato di esserlo. Esse sono state, in effetti, le vestali del capitalismo
globale. Tuttavia, la crisi attuale le ha messe con le
spalle al muro, inchiodandole alle loro responsabilità, soprattutto per via di
quella loro propensione a usare reti di relazioni per imporre la loro
influenza. Vocate alla leadership, le net-élite sarebbero accusate di aver
discrezionalmente, se non arbitrariamente, eluso regole degli Stati e dei
mercati o di averne surrogato l'assenza con pratiche di capitalismo relazionale:
Bernard Madoff è l'icona negativa ed estrema della relazionalità spinta fino
alla cinica frode finanziaria. Tuttavia, oggi il
capitalismo relazionale presenta due facce. La prima, positiva, meno esplorata,
ha il profilo della relazionalità di qualità, che è indispensabile per élite
pluraliste e moderne. Non solo le élite, ma anche la società ha mostrato di
essere molto sensibile agli "ultrapoteri" forniti dalle tecnologie
per aumentare le opportunità di relazionalità e comunicazione. Gran parte delle
nostre attività dipende dal nostro senso di connessione e di relazione ed è
ovvio che questo sia vero a maggior ragione per gli alti cerchi del potere. C'è
dunque un high concept della capacità relazionale e di connessione in quanto
abilità metodologica, interdisciplinare, che può giocare un ruolo molto
positivo nella capacità di trasformare abilità in risorse. Il professore
universitario di successo, ad esempio, ha in genere molte relazioni di lungo
raggio con i suoi colleghi, ma anche con autorità politiche, con protagonisti
dell'informazione e, sempre più spesso, con manager. La possibilità di
interscambio, di conseguenza, è elevata tra le net-élite: opinion makers che
diventano deputati, manager che entrano in politica, ma anche politici che
entrano nel mondo degli affari. C'è però una faccia negativa del capitalismo
relazionale, un low concept che lo vede come un fenomeno che inquina la
competizione, ad esempio all'interno di una grande azienda (con relazioni
amicali, parentali ecc.), ma anche come un fenomeno che inquina la corporate
governance e rende spesso le grandi società di fatto non contendibili (grazie
all'incrocio tra piramidi societarie e patti di sindacato come denunciato in
Italia dall'indagine dell'Agcm, 2009). Le manifestazioni degenerative del
capitalismo relazionale possono assumere le sembianze del crony capitalism che
secondo la nota immagine di Burton W. Folsom ( The Myth of the Robber Barons)
crea un ceto di imprenditori politici, da distinguere da quelli che si
confrontano sul mercato senza particolari aiuti statali e che sono imprenditori
di mercato. Crony capitalism indica quindi un inquinamento collusivo delle
rispettive sfere di competenza, condito da favoritismi amicali, cetuali e
nepotismi, non solo in economia, ma in molte attività in cui di fatto latita la
competizione che viene surrogata dall'esistenza di gruppi ristretti tra loro
collegati in networking con relazioni personali e di lobbing. Robert Reich,
discutendo dello stato precario della democrazia nel mondo globale ( Supercapitalismo,
2008), ha sottolineato la crescita esponenziale delle attività di lobbing negli
States nell'ultimo ventennio. Essa si è accompagnata con una marcata
finanziarizzazione della politica (campagne elettorali sempre più costose) che
ha di fatto favorito la discrezionalità e l'autoreferenzialità espresse dalle
valutazioni e dalle decisioni di moral hazard prese da Ceo apicali, punto
focale dell'attuale crisi finanziaria. Come evitare le
forme degenerative di relazionalità? Nelle società contemporanee e complesse
non è semplice, anche perché il capitalismo relazionale conosce, ad esempio in
Europa, diverse interpretazioni e manifestazioni nei vari Paesi. Tuttavia, una
ricetta generale ci sarebbe:il ripristino di un'effettiva circolazione delle
élite darebbe grande beneficio a un rinnovamento di cui si sente il bisogno nel
mondo globale e nelle singole nazioni: infatti, meno un personaggio ristagna
nella sua funzione dirigente e meno probabili sono sedimentazioni re-lazionali
negative, come nei casi di prassi cetuali, di clientelismo, favoritismi
personali e nepotismo. Al capitalismo relazionale che produce aristocrazie e
discrezionalità va contrapposto non lo statalismo, che è in parte cultura di
quel sistema, ma il diritto e l'assunzione di responsabilità e di nuove regole.
Il sistema ritroverà fiducia con la ripresa economica, ma, soprattutto, se i
cittadini di questo mondo globale avranno la percezione di un rinnovamento
morale e sociale degli alti circoli del potere, anche per regolare i poteri emergenti
di relazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PROSPETTIVE La soluzione non è lo
statalismo - è necessario creare un sistema di regole per favorire il ricambio
delle leadership DISEGNO DI UMBERTO GRATI
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-04 - pag: 12 autore: Hedge al
congiuntivo Estendere regole e vigilanza a tutti i mercati
finanziari, strumenti e istituzioni, «compresi gli hedge fund, che sono
individualmente o collettivamente d'importanza sistemica»: così il Sole 24 Ore,
riferendo sulle indicazioni del Financial Stability Forum. Dice proprio così,
usa un "sono" che ontologicamente accomuna, non un "siano"
che analiticamente discerna. Escludendo di attribuire al Governatore Draghi
l'uso di un indicativo al posto di un congiuntivo, la residua speranza è di
poterlo attribuire al traduttore. Come sarà l'originale?Inglese,s'immagina,dato
che lì,a differenza delle nostre banche e di Palazzo Chigi, quello si parla.
Come sarà? Might be? Un sogno. May be?Una fantasia.Non rimane che l'intrinseca
ambivalenza dell'"are".Triste vita,di questi tempi, quella di un
liberista, costretto ad attaccare le sue speranze all'ambiguità di un verbo.
Franco Debenedetti M essa così, gli hedge fund avrebbero intrigato anche
Shakespeare: ci avrebbe ricavato una nuova versione della Commedia degli
equivoci o un sequel, magari Gli allegri compari di Wall Street. Noi teniamoci
stretta la forza del congiuntivo, che ci consente di leggere con la giusta luce
la crisi finanziaria internazionale, e di mettere in
discussione qualche luogo comune. Difendiamola: nei vertici, in Borsa e nelle
scuole. E non solo nell'interessedeiliberisti. • Tv senza pudore Io capisco.
Capisco che abbiamo bisogno di distrarci, e non pensare sempre ai tanti
lavoratori che improvvisamente si sono trovati nella disperazione per aver
perso il posto di lavoro, né sempre ai poveri cristi che nella speranza di una
vita diversa, la vita la perdono in mare; e neppure alle morti nere chiamate
bianche. Capisco che ogni tanto conviene guardare in televisione anche
trasmissioni serene, magari di canzoni, come X Factor su Raidue,che l'altra sera
ho visto con piacere. Poi ho cambiato canale, sono andato su Raiuno, solo per
pochi minuti. C'era una specie di palcoscenico, con il primo attore che parlava
di sangue, del sangue di una povera ragazza uccisa con feroce violenza, e in
primo piano un computer e una bicicletta. Ognuno si distrae a suo modo, ho
pensato. E poi ho pensato ancora: ma i giudici che si occupano del caso,
saranno contenti che qualcuno faccia una sorta di processo in televisione? E
ancora: la sventurata ragazza morta, sarà contenta che a parlare del suo
sangue, delle macchie del suo sangue sparso, non siano solo le persone
costrette dal proprio lavoro (carabinieri, giudici, periti, cronisti,
eccetera), ma anche un conduttore che fa spettacolo? Sarà contenta la
sventurata ragazza morta che si parli e si straparli in televisione della sua
tragica morte e tante volte si faccia il suo nome? Da piccolo mi avevano
insegnato una preghiera in latino: «Requiem aeternam dona eis Domine et lux
perpetua luceat eis, requiescant in pace. Amen». La conoscerà qualche
conduttore tv? Lettera firmata La paga del tirocinante In epoca di grave crisi economica mi fa un po' sorridere vedere nella mia
busta paga (da tirocinante) una ritenuta fiscale, al netto delle detrazioni, di
130,44¬ su 750¬ totali al mese... Nessun contributo previdenziale, solo tasse
(aliquota del 23%); io ho 23 annie ho due genitori che fortunatamente lavorano
entrambi, e per di più ho la fortuna di lavorare con un'azienda seria che paga
i tirocini, ma chi invece passa da rinnovo a rinnovo, non perché studente ma
perché non trova altro tipo di lavoro, non dovrebbe godere di un trattamento
fiscale migliore, soprattutto di questi tempi? Luciano Lavecchia email La
rivincita di Keynes Berlusconi keynesiano? Ma non era liberale? Ebbene sì, abbiamo
visto anche questo. Ma non lo biasimo: anzi, sono compiaciuto. è la rivincita
dell'economia dal volto umano: di Keynes, del keynesismo e dei keynesiani.
Massimo Coppa Zenari Ischia (NA)
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-04 - pag: 29 autore: Media. Il
produttore del palmare balza del 21% a Wall Street: ricavi a +84% Raddoppio di
Blackberry: fatturato record per Rim Utili trimestrali in crescita del 26% a
512 milioni $ Daniela Roveda LOS ANGELES Nel boom e nella recessione, la
domanda mondiale di Blackberrys non accenna a diminuire. Anzi, un bilancio anticrisi che ha superato tutte le previsioni ha fatto volare
ieri del 21% il titolo della canadese Research in Motion (Rim), produttrice dei
popolari gadgets per la mail, al livello più alto degli ultimi sei mesi, un
aumento sufficiente a trascinare al rialzo l'intero listino del Nasdaq. Un
risultato ancor più eccezionale in una giornata in cui il governo ha reso noto
che l'economia Usa ha perso altri 663mila posti di lavoro e il tasso di
disoccupazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 26 anni. La
Research in Motion ha venduto 7,8 milioni di Blackberrys nel trimestre tra
dicembre e febbraio;il fatturato è quindi salito dell' 84% a 3,5 miliardi di
dollari grazie a sconti, iniziative promozionali e il lancio di nuovi modelli
durante l'importante stagione natalizia. I profitti sono balzati del 26% a 512
milioni di dollari, e i margini lordi si sono stabilizzati al 40 per cento.
Pochi analisti si aspettavano che la Rim potesse mantenere alti gli utili e
abbassare i prezzi allo stesso tempo. La società di recente ha adottato una
nuova strategia volta a conquistare la massa dei consumatori (inizialmente i
suoi telefonini intelligenti erano destinati alla clientela aziendale) ma i
nuovi modelli Storm e Pearl - il primo con un touch screen simile all'iPhone
della Apple e il secondo pieghevole - sono stati accolti con favore dal vasto
pubblico: le vendite annuali sono raddoppiate. Le preoccupazioni di Wall Street
sulla capacità della Rim di navigare nella recessione e allo stesso tempo lanciare
nuovi modelli adatti a tutte le categorie di consumatori avevano pesato sul
titolo negli ultimi due mesi, ma gli ultimi risultati trimestrali hanno
dissipato le nubi. Il rimbalzo di ieri ha portato le quotazioni oltre i 59
dollari, un aumento che ha consentito di recuperare tutte le perdite di inizio
anno. I bilanci della Research in Motion sono stati accolti con una valanga di
«upgrades» da parte degli analisti di Wall Street: il Credit Suisse per esempio
ha elevato il target sul titolo per il resto del 2009 da
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-04 - pag: 7 autore: Draghi: spiragli dall'economia
Tremonti invita l'Europa a seguire gli Stati Uniti sulle norme contabili Enrico
Brivio Dino Pesole PRAGA. Dai nostri inviati Una crisi profonda e complessa,
che sta attanagliando tutto il mondo, ma che nel suo processo di deterioramento
sta ora mostrando qualche segnale di rallentamento. Non vuole «fare profezie»,
ma apre spiragli di speranza sul futuro della congiuntura mondiale il
Governatore Mario Draghi, parlando a margine dell'Ecofin informale di Praga
nella sua veste di presidente di un Financial Stability Board dai poteri appena
rafforzati dal G-20. Draghi ha avvertito che l'attuale recessione è unica in
quanto «combina una velocità di diffusione e una dimensione senza precedenti»,
esibisce una interrelazione molto articolata tra finanza ed economia reale ed
«è sincronizzata globalmente, in quanto qualche mese fa non c'era un Paese che
andava bene». Per Draghi si tratta di componenti da tenere tutte sott'occhio.«Ci sono ora segnali positivi sui mercati
finanziari e sul mercato immobiliare negli Stati
Uniti, anche se bisogna stare attenti - ha messo in guardia il Governatore - a
non interpretare una rondine per primavera, perché sono segnali semplicemente
di un rallentamento nel deterioramento». Anche per il presidente
dell'Eurogruppo. Jean-Claude Juncker, in una situazione congiunturale «non
buona, ci sono segnali incoraggianti ma non numerosi », mentre il commissario
Ue agli Affari economici Joaquin Almunia ha avvertito che Bruxelles il 4 maggio
rivedrà al ribasso le stime economiche in quanto «i dati sul commercio estero e
sulla produzione industriale continuano a essere molto deboli e in terreno
negativo». Il presidente della Bce, JeanClaude Trichet, non ha escluso nuovi
cali dei tassi, ma ha espresso fiducia che le decisioni prese dal G20 «siano
quello che serve per ristabilire la fiducia, l'importante è ora metterle in
pratica rapidamente». A incrinare il clima di convergenza internazionale
anticrisiè però esplosa una nuova frattura transatlantica sugli standard
contabili. La decisione delle autorità americane del Fasb, su pressione del
Congresso, di rendere più flessibile la valutazione degli asset tossici (con
più margini discrezionali per le banche nel marktomarket), ha allarmato i
ministri Ue in quanto rischia di creare un grande squilibrio competitivo. Lo
Iasb, che fissa gli standard europei, ha tempi più lunghi e ha iniziato una
consultazione che potrebbe impiegare mesi. «Se aspettiamo lo Iasb ha detto il
ministro tedesco delle Finanze, Peer SteinbrÜck nel lungo periodo saremo tutti morti,
economicamente». Anche Giulio Tremonti ha insistito sul fatto che l'Europa deve
allinearsi al piano di allentamento delle regole contabili approvato negli Usa.
«Il macchinismo politico dell'Europa - ha spiegato - è lento rispetto alla
capacità decisionale degli Stati Uniti ». Secondo il ministro si deve fare in
fretta. «Non possiamo fare i templari del mercato - ha concluso quando il
tempio del mercati ha cambiato i criteri». L'analisi
del ministro dell'Economia è però accompagnata dalla constatazione che in altri
tempi il travolgente incedere degli eventi che dai mercati
si è trasferito all'economia reale avrebbe provocato scontri, enormi tensioni
sociali se non addirittura guerre. Al contrario alla globalizzazione si può
attribuire gran parte della crisi ma occorre riconoscerle il merito di aver
assicurato «un alto grado di pace civile e politica». Per Tremonti, la lunga
sequenza di vertici internazionali dallo scorso autunno in poi è il chiaro
segno del ritorno in grande stile della politica, ed è questo il fattore
decisivo che ha impedito finora che la crisi degenerasse in «scontri e disagi
sociali». Un lento, ma significativo progresso che dal G-20 di Washington fino
al meeting di Londra ha consentito di passare dai piani di azioni «coordinati»
a quelli «collettivi »: «Fino ad un anno fa, i governi agivano ognuno per conto
proprio ». Ora i Paesi mettono in campo misure nazionali «che diventano interdipendenti.
Decidono di fare la stessa cosa, ma fanno questa cosa in comune. è il principio
di una governance mondiale». All'interno di questo nuovo contesto, l'Europa
cerca una strada comune, e l'idea di Tremonti è che occorra una nuova versione
del piano Delors. Attenzione però a quella che Tremonti definisce «l'ossessiva
iterazione di dati e notizie negative, che rischiano di produrre un senso
diffuso di sfiducia, con il risultato di vanificare l'effetto degli stimoli
diretti all'economia». CLIMA DIVERSO Dal vertice europeo arriva un messaggio di
maggior fiducia dopo i risultati concreti del summit di Londra Meno pessimisti.
Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi (a sinistra) con il
commissario Ue Joaquin Almunia INFOPHOTO
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-04 - pag: 33 autore: Infrastrutture.
L'operazione porterebbe nelle casse dell'Ente 350 milioni di euro - Le critiche
della Lega «Serravalle, in Borsa il 20%» Penati (Provincia di Milano):
quotazione prevista nel 2010 Marco Morino MILANO Filippo Penati, presidente
della Provincia di Milano, rilancia con forza il progetto per la quotazione in
Borsa della Milano Serravalle, la concessionaria che gestisce l'autostrada per
Genova e le tangenziali milanesi e di cui Palazzo Isimbardi possiede il 53%
delle quote. «Si è esaurito il ruolo della Provincia come azionista di
maggioranza di Serravalle » dice Penati, parlando ieri alla presentazione del
progetto definitivo della Pedemontana lombarda, il grande asse autostradale che
permetterà, dal 2015, di raggiungere lo scalo di Malpensa partendo dalla zona
di Bergamo in meno di un'ora (tagliando fuori il nodo di Milano). «Il lavoro
delle istituzioni non è fare l'esattore al casello. Il mio impegno – aggiunge
Penati – è che la Serravalle si quoti in Borsa e si vada verso una
partecipazione molto più contenuta del socio Provincia di Milano». Nel
pomeriggio, raggiunto telefonicamente dal Sole 24 Ore, Penati precisa i
contorni del suo progetto: «Ribadisco l'impegno a collocare in Borsa il 20%
della Milano Serravalle entro il 2010. La quotazione dovrebbe portare nelle
casse della Provincia circa 350 milioni di euro. Di tale somma, 100 milioni
saranno destinati alla creazione di un grande fondo metropolitano, che
coinvolgerà anche fondazioni bancarie, Auser e Cassa depositi e prestiti, per
finanziare l'housing sociale (alloggi a basso costo)». La Lega però protesta:
«Da mesi – nota il capogruppo "lumbard" in Provincia di Milano, Fabio
Meroni – continua a mancare il numero legale in Consiglio provinciale perché
pezzi della maggioranza sono in dissenso con il presidente della Provincia.
Delle due l'una: o Penati pensa di collocare Serravalle in Borsa senza il voto
del Consiglio provinciale oppure il presidente, come al solito, sta giocando».
La Serravalle, a sua volta, è azionista di maggioranza (68%) di Autostrada
Pedemontana lombarda Spa, la concessionaria della futura autostrada ( a
pedaggio) Bergamo-Malpensa. In questi giorni è stato formalizzato l'ingresso,
nel capitale della Pedemontana, di alcune banche: Banca Intesa infrastrutture
(26%), Ubi banca e Bcc (5% complessivo). Dopo l'ingresso dei soci finanziari, Penati riconferma la volontà di aprire
ulteriormente l'azionariato della Pedemontana, autorizzando la Serravalle a
cedere una seconda tranche di azioni (33%), questa volta a soci industriali, ad
esempio costruttori e progettisti. Ieri, con la presentazione del progetto
definitivo, la Pedemontana ha compiuto un ulteriore avanzamento, anche se
l'appuntamento cruciale resta l'approvazione in sede Cipe, prevista per fine
luglio/inizio agosto. Vi sono tuttavia da sciogliere alcuni nodi legati al
piano finanziario.L'opera costerà, nel complesso,
4,7-4,8 miliardi di euro: un miliardo e 245 milioni sono stati stanziati dallo
Stato, il resto sarà finanziato con l'equity (500 milioni) e con il debito (i
restanti tre miliardi di euro). Un impegno non da poco, considerato lo stato di
salute attuale dei mercati finanziari. «Siamo
ottimisti – dichiara Fabio Terragni, presidente della Pedemontana Spa –. In
primis, per il rapporto di partenariato con Banca Intesa infrastrutture (Intesa
SanPaolo). Poi perché stiamo raccogliendo numerose manifestazioni d'interesse
da parte di banche nazionali, compresa la Cdp e internazionali per finanziare
il progetto». Ciò che conta, per attirare i finanziatori privati, è fissare un
adeguato rendimento sul capitale investito. «Sotto il 7% non possiamo andare»
chiarisce Terragni. © RIPRODUZIONE RISERVATA HOUSING SOCIALE Cento milioni
saranno destinati alla creazione di un fondo metropolitano, che coinvolgerà
fondazioni bancarie, Auser e Cdp
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-04 - pag: 7 autore: Il Financial
Stability Board Nasce il livello intermedio tra vigilanza nazionale e Fmi
Alessandro Merli LONDRA. Dal nostro inviato G iovedì sera, alla fine del G-20
di Londra,il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, teneva anzi tutto
a precisare quello che il Financial Stability Board, il nuovo organismo per
promuovere la stabilità finanziaria, non sarà. «Non è
un regolatore globale e non è un'autorità di vigilanza globale», ha detto
Draghi, che è stato il presidente del Financial Stability Forum e lo sarà del
nuovo Board, appena creato dai leader dei grandi Paesi industriali e delle più
importanti economie emergenti. Sono stati gli sviluppi della crisi, e la
preoccupazione dei Venti di normalizzare la situazione del sistema finanziario internazionale e soprattutto di minimizzare il
rischio che eventi devastanti come quelli dell'ultimo anno e mezzo possano
ripetersi, a determinare la metamorfosi dell'Fsf in un organismo con maggiori
poteri e una struttura rafforzata. La precisazione di Draghi non è oziosa. I
Paesi del G-20 non sono affatto unanimi sul fatto di avere un regolatore o un
ente di supervisione globale e anche durante gli incontri di Londra, gli Stati
Uniti si sono premurati di far sapere che una cessione di sovranità nazionale
sulla fissazione delle regole della finanza e sulla vigilanza delle istituzioni
americane sarebbe stata inaccettabile. Il lavoro dell'Fsb si svolgerà quindi da
un lato in stretto coordinamento con le autorità nazionali di vigilanza
bancaria e di controllo dei mercati e con le
istituzioni che già esistono per fissare degli standard comuni e dall'altro a
fianco del Fondo monetario, cui viene demandata la valutazione dei sistemi finanziari dei singoli Paesi e la corretta applicazione
delle regole fissate a livello internazionale e poi messe in atto a livello
nazionale. L'Fsb non avrà, di suo, poteri di imposizione delle regole, né di
sanzione agli inadempienti. All'Fsb viene anche assegnato un altro compito
nuovo e non facile: quello di creare, insieme al Fondo monetario, un sistema di
"preallarme" che metta sull'avviso i Paesi e la comunità finanziaria internazionale sul formarsi delle condizioni per
lo scoppio di una crisi. Il G-
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Sì alle Regole ma
con metodo --> Sabato 04 Aprile 2009 PRIMA, pagina 1 e-mail print Chi bene
amministra la cosa comune rende naturale l'osservanza di taluni obblighi,
divieti e/o limitazioni. Se si vieta la sosta in varie zone di una città, ma si
rende così impossibile l'uso dell'auto per assoluta mancanza di fatto di
parcheggi, quel divieto volgerà a non essere rispettato o ad essere aggirato,
sovente in proporzioni tali da rendere di fatto inapplicabili sanzioni
dissuasive. L'amministrazione locale perderà stima e consenso presso i
cittadini. Il divieto di sosta congiunto con adeguate aree di parcheggio, sì
che la circolazione di auto sia scorrevole, ma nessuna strada abbia vetture
ferme a ridurne la carreggiata, verrà invece rispettato e quasi gradito, anche
per il motivo che le zone, destinate a ospitare le macchine allorché ferme,
divengono aree dove si avverte sicurezza e tranquillità per quanto riguarda le
stesse autovetture. Il cittadino, insomma, deve avvertire il vantaggio, e non
il disagio, di rispettare gli obblighi, i divieti e le limitazioni. Queste
riflessioni, comuni ai miei cortesi lettori, si applicano in più campi; anche
in ordine alla disciplina dei mercati finanziari, che va completata e resa più
puntuale nei controlli, ma non trasformata in una serie di obblighi, di divieti
e di limitazioni che di fatto rendano impossibile la libertà dei mercati.
Magari con la giustificazione di eliminare per tale via i paradisi fiscali che,
al contrario, fiorirebbero. La ricostituzione di un clima di fiducia per quanto
attiene ai mercati monetari e finanziari integrati non poggia sui vincoli a
negoziare, ma sull'efficacia dei controlli a carico degli intermediari che si
interpongono negli scambi, sì che non ci si avveda, a posteriori, per esempio,
che quegli intermediari sono tutti carenti, in proporzione non piccola, di
mezzi propri in rapporto agli impegni assunti. La fiducia, leggo sul dizionario
del professor De Mauro, è «il sentimento di sicurezza, tranquillità, speranza,
et similia, che deriva dal confidare in qualcuno o in qualche cosa, nelle
possibilità proprie e altrui». La sicurezza, la tranquillità e la speranza che
una banca sia adeguatamente organizzata, disponga di risorse umane e di
capacità professionali per cui possa operare con piena consapevolezza e
trasparenza nei confronti delle controparti, non dipendono dai divieti o dalle
limitazioni al suo operare, ma dai controlli delle autorità preposte alla
vigilanza, che assicurino sia l'osservanza di comportamenti professionali
trasparenti ed efficienti, sia la capacità di onorare ogni impegno. Non
riconoscere le carenze dei controllori nella crisi
finanziaria internazionale in atto, e reclamare solo
nuovi «lacci e lacciuoli» alla libertà degli scambi non rafforza i mercati, né
ripristina quei sentimenti di sicurezza, di tranquillità e di speranza su cui
poggia la fiducia. Ebbene, le autorità monetarie e finanziarie degli Stati
Uniti sono alla ricerca delle vie più convenienti da percorrere per ricostruire
la fiducia degli operatori; riconoscono che le regole di mercato vanno
implementate; ammettono l'errore di principio di attribuire a priori a ogni
intermediario, in quanto catalogato come tale - per esempio una banca -, la
capacità di operare in ogni campo e non solo dopo il vaglio attento, da parte
della vigilanza cui è sottoposto, del proprio grado di organizzazione e di
disponibilità di risorse umane e di abilità professionali specifiche all'uopo;
sono convinti che la «securitisation» degli attivi degli intermediari non possa
significare senz'altro trasferimento senza garanzia dei rischi; e così via. Ma
quelle autorità sanno anche che togliere il segreto bancario in qualche Paese,
come vorrebbero alcuni «giustizieri» europei, non è l'elemento prioritario per
ricostituire la fiducia dei risparmiatori. Nuove regole sì, ma con metodo. La
libertà dei mercati è un plus. Tancredi Bianchi 04/04/2009 nascosto-->
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 31 -
Commenti I VECCHI FANTASMI DELL´ALLEANZA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Gliene
offre l´occasione la presenza di Barack Obama. Un neopresidente americano la
cui visione del mondo è assai diversa da quella del suo predecessore, anche per
quanto riguarda il ruolo e la natura dell´Alleanza; e la cui presenza coincide
con un momento gravato da rilevanti problemi irrisolti. Un momento appesantito
sulle due sponde dell´Atlantico dalle conseguenze sociali e
politiche della più grave crisi finanziaria ed economica dagli anni Trenta; dalla minaccia terroristica del
dopo 11 settembre e dal conseguente impegno della stessa Alleanza in
Afghanistan; e, per quanto riguarda in particolare l´Europa, dai non semplici
rapporti con la Russia, strascichi di una guerra fredda emersi l´estate scorsa,
con la crisi georgiana. In quelle settimane è stato
come se i fantasmi sepolti nell ´89, sotto le rovine del Muro, e poi usciti
dalla Storia nel ´91, con l´implosione dell´Unione Sovietica, si agitassero
all´improvviso nelle tombe. Quest´impressione è stata particolarmente viva
nell´Europa centrale, nei paesi appena entrati nella Nato («come in un
rifugio»), un tempo satelliti dell´Urss, e storicamente inquieti per la
vicinanza geografica della Russia. Queste diverse dinamiche geopolitiche, senza
uno stretto nesso, hanno reso attuale la necessità di rafforzare il legame
transatlantico, i cui valori e significati non sono valutati soltanto con
un´ottica militare. La necessità non è condivisa da tutti sul nostro
Continente, anzi è avversata da non pochi, lo dimostrano in queste ore le
manifestazioni ostili alla celebrazione del compleanno della Nato
(l´Organizzazione, appunto, dell´Alleanza), in cui molti vedono un puro
strumento dell´egemonia americana. Mentre altri, pur non manifestando, si
chiedono a cosa serva quell´alleanza dal momento che, con la dissoluzione del
Patto di Varsavia, l´alleanza dell´impero sovietico defunto, essa ha perduto la
sua iniziale ragion d´essere. Il dibattito è particolarmente vivo in Francia,
dove Nicolas Sarkozy, annullando la decisione presa dal generale de Gaulle nel
´66 (che espulse dal paese le basi militari americane e svincolò l´esercito
francese dal comando integrato, pur restando nell´Alleanza), ha scelto di
ritornare in pieno nella Nato, con la sola eccezione del «Gruppo dei piani
nucleari», per conservare l´autonomia della forza atomica nazionale.
Nell´opposizione di sinistra, ma anche tra i gollisti tradizionalisti, il
ritorno nel comando integrato suscita reazioni che vanno dalla perplessità
all´indignazione. Poiché si tratterebbe di un tradimento dell´eredità gollista,
e di una rinuncia all´indipendenza rispetto alla superpotenza americana. In
realtà la Francia ha già via via reintegrato, di fatto, tutte le componenti
dell´organizzazione, e quarantatrè anni dopo, in una situazione internazionale
cambiata, non fa una grande differenza che dei generali francesi occupino dei
posti di responsabilità nel «Comitato dei piani di difesa», dove si prendono le
decisioni militari. Perché, dice Sarkozy, rinunciare a posti di comando, quando
partecipando sul terreno a operazioni come quella in Afghanistan, si devono
eseguire ordini superiori impartiti da altri? Il presidente non ha del tutto
torto, ma, psicologicamente e simbolicamente, il pregiudizio resta. Il ritorno
della Quinta Repubblica nel comando integrato è «come un bel mazzo di fiori»
ossequiosamente offerto, in occasione del 60esimo anniversario della Nato, al
neopresidente americano nella bella città francese di Strasburgo, dice con
ironia un esponente della sinistra antiatlantica parigina. In realtà il vecchio
antiatlantismo non ha molti motivi per sopravvivere o deve essere riveduto e
corretto. Ossia adeguato a quello che adesso è l´Alleanza atlantica, la quale
ha anagraficamente sessant´anni, ma, avendo avuto più vite, nella sua più
recente e ancora indeterminata versione è, appunto, costretta a riflettere su
quello che farà da grande. Essa ha saputo sopravvivere alla fine della guerra
fredda, vinta senza sparare un solo colpo di cannone. E si è adattata alla
nuova realtà internazionale. Invece di scomparire come un´organizzazione
militare ormai inutile, ha al contrario esteso le sue competenze e la sua area
d´azione. Poteva spodestarla una difesa europea, ma questo non è avvenuto
perché gli europei non sono stati capaci di crearne una, impediti dai costi e
dai nazionalismi, oltre che dal timore di urtare la Nato dominata dagli
americani. Il dinamismo della Nato postsovietica è servito anzitutto, in un
primo tempo, a una vasta operazione di allargamento nell´Europa centrale e
orientale, ansiose di ritornare in Europa e di sottoscrivere al tempo stesso
un´assicurazione anti-russa. L´Alleanza atlantica è cosi arrivata sotto le mura
dell´ex impero sovietico, ferendo l´orgoglio della Santa Russia, postcomunista.
Ma l´evoluzione militare è avvenuta con la guerra nei Balcani, in Bosnia e nel
Kosovo, quando gli europei si sono resi conto di non essere in grado di
contenere la fiammata di violenza ai confini dell´Unione. L´Onu non essendosi
rivelata all´altezza, essi si sono rivolti alla Nato, scoprendo che gli
americani erano più che riluttanti ad intervenire. James Baker, il
sottosegretario americano dell´epoca, disse: «We don´t have a dog in this
fight». In sostanza: quella guerra non ci riguarda. è sotto la pressione dei
governi europei (in Italia governava la sinistra) e delle opinioni pubbliche,
compresa quella americana, sensibilizzate dai massacri e dalla pulizia etnica,
che la Nato intervenne. E fu il suo battesimo di fuoco, fuori dai suoi confini,
ossia non in difesa di uno Stato membro dell´Alleanza, come prevede l´articolo
5. Il grande salto è poi avvenuto con l´Afghanistan. L´estensione del raggio
d´azione dall´Europa all´Asia è avvenuta attraverso diverse tappe. Ma quella è
adesso la grande spedizione, di cui Barack Obama parlerà oggi a Strasburgo con
i capi di Stato o di governo dei ventotto paesi dell´Alleanza. La Croazia e
l´Albania sono gli ultimi arrivati. L´America di Bush jr avrebbe voluto
integrare nella Nato l´Ucraina e la Georgia. Ma gli europei l´hanno impedito
per non urtare la Russia. Per non provocarla. Ricordo questo episodio perché
dimostra come nell´Alleanza atlantica gli Stati Uniti non esercitino l´egemonia
di un tempo, pur restando di gran lunga la decisiva e insuperabile potenza
militare. Nel 2003, non solo la Francia con un unico piede nella Nato, ma anche
la Germania, membro a pieno titolo e fino allora disciplinato, condannò
apertamente la guerra di Bush jr in Iraq. E oggi gli europei impegnati in
Afghanistan respingono le richieste di aumentare gli effettivi dei loro
contingenti, mentre Barack Obama, deciso a dedicare a quel conflitto tutti gli
sforzi consentiti dal graduale disimpegno in Iraq, conta di raddoppiare, quasi,
quelli americani. Di portarli da
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi L'euro ha fatto da scudo agli italiani di
fronte ai contraccolpi della crisi finanziaria globale. Lo ha detto il membro del comitato esecutivo della
Banca centrale europea, Lorenzo Bini Smaghi (nella foto), a margine della
cerimonia di apertura di una mostra sull'euro organizzata dalla Banca d'Italia
a Roma, spiegando che «questa è la prima volta che gli italiani affrontano una crisi e, andando all'estero,
grazie all'euro, non si sentono impoveriti. La moneta unica rappresenta uno
strumento di grande stabilità».
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del
Mezzogiorno sezione: XPUBBLICITA data: 04/04/2009 - pag: 8 CNA e CO.FIDI Puglia
a sostegno delle imprese Il mondo della piccola impresa e dell'artigianato è
certamente fra i principali fruitori del credito bancario, in questi anni
abbiamo visto le imprese attraversare diversi momenti di difficoltà, come ben
sappiamo le crisi sono cicliche basti pensare a quando
avevamo tassi di interessi che arrivavano al 20% ma mai abbiamo assistito ad un
rapporto banca/impresa così logorato. La liquidità delle imprese è a rischio,
per effetto del peggioramento delle condizioni in essere con le banche: rientri
forzati, revoche, ritardi e incagli nell'erogazione di finanziamenti,
sofferenze ed escussioni delle garanzie. La crisi finanziaria si è abbattuta su una
situazione già di sofferenza, creando tra gli imprenditori forti apprensioni
per la tenuta del sistema produttivo, dato che sono proprio le micro e piccole
imprese ad essere più esposte e vulnerabili nel rapporto con il mercato
creditizio. Per cui in questo momento è fondamentale concentrarsi prima
di tutto sull'individuazione dei principali fattori di cambiamento che agiscono
sul mondo della finanza, sui nuovi bisogni delle imprese nell'ambito della
gestione finanziaria e sui nuovi orientamenti delle
politiche di sviluppo regionale. Per affrontare queste sfide, le imprese
necessitano di un polmone finanziario sicuro ed affidabile a medio lungo
termine, questa stabilità è fondamentale per ridurre i rischi connessi a tutte
le attività imprenditoriali ed a maggior ragione vale per gli investimenti
innovativi che hanno un rischio più elevato. La solidità finanziaria,
diviene quindi elemento decisivo per dare nuovo vigore e rendere più dinamico
il nostro sistema produttivo, consente nuovi investimenti e attiva alleanze fra
imprese finalizzate alla ricerca, all'innovazione organizzativa, gestionale e
tecnologica di processo e di prodotto ed alla penetrazione e al consolidamento
sui mercati globali. Necessitano garanzie, prestiti partecipativi, acquisizione
a scadenza di quote di minoranza e di intervento di riequilibrio della
struttura finanziaria dell'impresa. Senza una finanza
orientata allo sviluppo dei territori, pronta a sostenere l'impegno, la
creatività, la dedizione e le capacità dei nostri imprenditori, vecchi e nuovi,
non andremo molto lontano. Grande importanza assumerà in futuro il ruolo delle
garanzie dei Confidi, ma da solo non basta all'attività delle garanzie
bisognerà affiancare quella di tutor, realizzando così una funzione di
accompagnamento e di assistenza associate, in materia di finanza d'impresa. In
questa ottica, alcuni piccoli passi in avanti sono già stati fatti, la CNA
Provinciale di Bari sta istituendo uno staff che sia in grado di assistere
l'impresa nell'elaborazione dei progetti da presentare alla Regione per i bandi
in uscita. Pensiamo ai bandi per le imprese svantaggiate o a quelli per le
micro imprese, ai PIA ecc. La CO.FIDI PUGLIA ha firmato una convenzione con
Unicredit Banca di Roma relativa al progetto Impresa Italia, che da la possibilità
alle imprese di accedere a mutui chirografari e ipotecari senza limiti di
importi, elemento principale della convenzione è che sono comprese le
ristrutturazioni finanziarie. Dobbiamo quindi fare presto e soprattutto non
possiamo che puntare sull'esperienza e la professionalità delle strutture
esistenti: non possiamo sperimentare o inventare nulla! D'altro canto gli
interventi nazionali non interessano, se non del tutto in via marginale, la
realtà pugliese, in quanto gli interventi di controgaranzia sono stati
assicurati dalla Regione; i fondi antiusura sono spariti per magia. Per cui non
ci resta che puntare sulla Regione Puglia che tanto sta facendo in questi
giorni per i confidi e per le imprese nei termini di interventi diretti ma
anche e soprattutto adottando un approccio che contemporaneamente punta ad
accrescere capacità e competenza delle strutture indicando la via delle fusioni
fra più strutture esistenti come per il percorso necessario e fondamentale per
fornire alle imprese un servizio all'altezza delle sfide attuali. Quindi, tocca
a noi svolgere una funzione di assistenza, informazione e formazione, che,
insieme alla capacità di intermediazione creditizia e finanziaria
è sempre più il vero valore aggiunto dell'associazione. Con questo spirito
stiamo affrontando il futuro del sistema del credito della CNA, consapevoli che
se sosteniamo le imprese sosteniamo anche il sistema territoriale nel suo
complesso. Teresa Pellegrino Direttrice COFIDI Puglia
( da "Unita, L'" del
04-04-2009)
Argomenti: Crisi
in memoria del
divo giulio e della sua sfida ORESTE PIVETTA C'è una lettera di Gianni Rodari
che comincia: Muy querido y distinguido hidalgo editorial señor don Julio
Einaudi de Turin y Pinerol, marques de via Biancamano... come in un quadro del
Moroni, di profilo o di trequarti, il busto stretto nel corpetto ricamato,
nobilmente altezzoso, un po' dandy delle lettere e delle stampe e di altro
sicuramente, elegante da gran signore di campagna, cui piacciono i colori e i
tagli morbidi, seduttore indubbiamente mentre ti parla sussurrando un po' a
strascico con le parole, le labbra in una piega tra l'ironia e lo scetticismo
sui tempi che verranno. Don Julio è morto nel 1999 e dunque aveva le sue buone
ragioni per credere che le cose non sarebbero andate granché bene. Il divo
Giulio (lasciamo stare Tremonti), il Principe, dovendogli perdonare qualche
debolezza, qualche paura, molte civetterie, piccoli egoismi. Rifare la storia
chiederebbe chilometri di pagine. Luisa Mangoni, bravissima storica, ne ha
impiegate un migliaio (Pensare i libri. La casa editrice Einaudi dagli anni
trenta agli anni sessanta. Bollati Boringhieri), per fermarsi agli anni
sessanta: trent'anni appena e ne mancherebbero altri 30 o 40 o 50, perché anche
l'eredità conta. Ho conosciuto Giulio Einaudi. Una volta, tardi negli anni,
dopo la grande crisi che avrebbe condotto la sua
impresa nell'orbita di Mondadori, lo incontrai nello stand a Francoforte,
seduto in disparte e in solitudine: stanco e un po' naufrago... Sempre lo
avvicinavo con molti tremori e timori. In fondo era anche da vivo un monumento
e noi della generazione sessantottina con aspirazioni intellettualine dovevamo
moltissimo a lui e alla sua casa editrice. L'elenco dei nostri debiti sarebbe
enorme. Tanto per fare qualche esempio: I persuasori occulti di Vance Packard,
L'uomo a una dimensione di Marcuse, L'io diviso di Laing, I dannati della terra
di Frantz Fanon o Colletti bianchi di Wright Mills, dove per la prima volta si
vedeva o si intuiva scritto di «proletarizzazione dei ceti medi», che per noi
italiani era già una rivoluzione. Tutte letture, capite qui e là, che stavano
alle spalle del miglior Sessantotto, quello libertario e novatore,
internazionalista e pacifista, prima che tutto precipitasse nelle burocrazie
dei partitini con i loro capi e capetti, fino alla tragedia del terrorismo.
Senza contare ovviamente quanto era avvenuto prima o nei dintorni, quanto
Giulio Einaudi aveva appena pubblicato, tra italiani e stranieri, e che a
pagine o a frammenti di pagine era entrato nella nostro cultura non solo
scolastica: Brecht e Gadda, Lukàcs e i francofortesi, Elsa Morante, Lalla
Romano, Nuto Revelli, Basaglia, Fenoglio e Pavese e Levi-Strauss e Frazer e
poi, o soprattutto per noi che eravamo anche comunisti e addirittura pici,
Antonio Gramsci, tutte le opere di Antonio Gramsci. I Quaderni dal carcere
videro la luce editoriale definitivamente (cioè in edizione critica) solo nel
( da "Unita, L'" del
04-04-2009)
Argomenti: Crisi
VINCENZO ORTOLINA
Una benedizione sorprendente Da cattolico che sta serenamente nel
centrosinistra, mi stupisce e mi colpisce la benedizione, così solenne e così
convinta, dell'Osservatore Romano al partito del Popolo della libertà. Il più
capace di esprimere, dice il giornale, i valori comuni
della popolazione italiana, tra i quali quelli cattolici costituiscono una
parte non secondaria. Sarà. Io ho però la sensazione che questo mondo
cattolico, politicamente moderato o sedicente tale, che condivide, giustamente,
il giudizio del cardinale Ruini, il quale ha parlato anche
recentemente di una società malata di relativismo e di nichilismo, a riguardo
della conseguente crisi di valori, e in particolare del fallimento dei matrimoni, non si è accorto
che, in questi decenni, tale crisi, che ha investito pesantemente le stesse famiglie cattoliche, è
anche, se non prevalentemente, frutto della cultura materialista,
edonista, consumista (e volgare) diffusa a piene mani, in primis, proprio dai
media berlusconiani. Berlusconi e soci, vecchi e nuovi, modelli di virtù
cristiane no, per favore! Vittorio Melandri Pd e Pse C'è qualcosa di stonato
nell'affermazione di Franceschini relativa al fatto che il Pd non entrerà nel
Pse, alla fine ho capito cos'è. L'affermazione non è completa, il Pd, cioè i
suoi eletti non entreranno nel Pse, ma gli ex Ds ne usciranno. Ecco così la
cosa mi torna più chiara. Maria Lucia Ciliberti L'integrazione è fondamentale
Sono anch'io la mamma di un bimbo disabile e ho letto l'sms della signora Irene
Ponti, rabbrividendo. Da ieri, da quando ho letto il vostro articolo sul futuro
dei nostri bimbi, sono angosciata, perché i nostri figli, più di tutti gli
altri dovranno crescere in un paese in cui non è possibile essere diversi,
deboli, senza venire ghettizzati e isolati. Credo però nello strumento
dell'informazione, della divulgazione, della conoscenza, e nel nostro dovere di
batterci non solo per il futuro dei nostri figli ma per tutto, perché da questa
lotta possa nascere un modo di vedere e capire diverso e dove la scuola sia il
primo posto di integrazione, accoglienza e crescita. Tante mamme, e non solo di
bimbi disabili, penso si troveranno unite in una battaglia contro chi non vuole
vedere crescere uomini, ma soldatini perfetti con un unico pensiero. Giovan
Sergio Benedetti Carità con riserva Complimenti alla Chiesa che si muove
anch'essa a favore delle famiglie in difficoltà per la crisi,
creando un fondo da oltre 300 milioni cui attingere. Solo un po' di burocrazia,
Le famiglie candidate all'aiuto devono però essere in regola coi precetti
cattolici. Niente per le famiglie di conviventi. Sembra infatti che anche Gesù
Cristo, ai bambini che si presentavano affamati e assetati, chiedesse il
certificato di matrimonio dei genitori in bollo da quattordici denari. Solo chi
si trova in stato vegetativo ne è esonerato, anzi è obbligato, che sia figlio
di sposati o di conviventi, comunque a mangiare ed a dissetarsi. Gianni Toffali
La laicità di Fini Il Popolo delle libertà è fatto. Nei tre giorni "costituenti",
i relatori hanno più volte ribadito che il nuovo soggetto politico fonderà le
sue radici sui cosiddetti principi non negoziabili. Peccato che Fini abbia
manifestato in più circostanze, propositi di tutt'altra tendenza. Sulla
fecondazione assistita, sul testamento biologico, sull'eutanasia, sul caso
Englaro, sull'aborto, sul diritto di voto agli immigrati e sulla Chiesa, Fini
ha espresso opinioni del tutto simili alla sinistra. A conferma della sua
deriva laicista ed anticlericale, basti pensare al "meno male che Fini
c'è", proferito dall'icona dell'ateismo italiano Eugenio Scalfari.
Gabriella Petrella Amici fraterni Si potrebbe ricordare al nostro grande
premier che la crisi è partita sì dagli Stati Uniti ma
quando c'era il suo fraterno amico Bush? Invece di ridicolizzarci con le sue
pietosissime performances potrebbe rispettare almeno l' onorabilità di tanti
onestissimi italiani stando zitto?
( da "Unita, L'" del
04-04-2009)
Argomenti: Crisi
C'è una lettera
di Gianni Rodari che comincia: Muy querido y distinguido hidalgo editorial
señor don Julio Einaudi de Turin y Pinerol, marques de via Biancamano... come
in un quadro del Moroni, di profilo o di trequarti, il busto stretto nel
corpetto ricamato, nobilmente altezzoso, un po' dandy delle lettere e delle stampe
e di altro sicuramente, elegante da gran signore di campagna, cui piacciono i
colori e i tagli morbidi, seduttore indubbiamente mentre ti parla sussurrando
un po' a strascico con le parole, le labbra in una piega tra l'ironia e lo
scetticismo sui tempi che verranno. Don Julio è morto nel 1999 e dunque aveva
le sue buone ragioni per credere che le cose non sarebbero andate granché bene.
Il divo Giulio (lasciamo stare Tremonti), il Principe, dovendogli perdonare
qualche debolezza, qualche paura, molte civetterie, piccoli egoismi. Rifare la
storia chiederebbe chilometri di pagine. Luisa Mangoni, bravissima storica, ne
ha impiegate un migliaio (Pensare i libri. La casa editrice Einaudi dagli anni
trenta agli anni sessanta. Bollati Boringhieri), per fermarsi agli anni
sessanta: trent'anni appena e ne mancherebbero altri 30 o 40 o 50, perché anche
l'eredità conta. Ho conosciuto Giulio Einaudi. Una volta, tardi negli anni,
dopo la grande crisi che avrebbe condotto la sua
impresa nell'orbita di Mondadori, lo incontrai nello stand a Francoforte,
seduto in disparte e in solitudine: stanco e un po' naufrago... Sempre lo
avvicinavo con molti tremori e timori. In fondo era anche da vivo un monumento
e noi della generazione sessantottina con aspirazioni intellettualine dovevamo
moltissimo a lui e alla sua casa editrice. L'elenco dei nostri debiti sarebbe
enorme. Tanto per fare qualche esempio: I persuasori occulti di Vance Packard,
L'uomo a una dimensione di Marcuse, L'io diviso di Laing, I dannati della terra
di Frantz Fanon o Colletti bianchi di Wright Mills, dove per la prima volta si
vedeva o si intuiva scritto di «proletarizzazione dei ceti medi», che per noi
italiani era già una rivoluzione. Tutte letture, capite qui e là, che stavano
alle spalle del miglior Sessantotto, quello libertario e novatore,
internazionalista e pacifista, prima che tutto precipitasse nelle burocrazie
dei partitini con i loro capi e capetti, fino alla tragedia del terrorismo.
Senza contare ovviamente quanto era avvenuto prima o nei dintorni, quanto
Giulio Einaudi aveva appena pubblicato, tra italiani e stranieri, e che a
pagine o a frammenti di pagine era entrato nella nostro cultura non solo
scolastica: Brecht e Gadda, Lukàcs e i francofortesi, Elsa Morante, Lalla
Romano, Nuto Revelli, Basaglia, Fenoglio e Pavese e Levi-Strauss e Frazer e
poi, o soprattutto per noi che eravamo anche comunisti e addirittura pici,
Antonio Gramsci, tutte le opere di Antonio Gramsci. I Quaderni dal carcere
videro la luce editoriale definitivamente (cioè in edizione critica) solo nel
( da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 04/04/2009 - pag: 31 Rientri Lo studio a Bruxelles
Etica e capitali Lo scudo Ue e il piano «Prestito Italia» ROMA «Prestito
Italia». Dopo il G-20 di Londra, e la decisione di dare un giro di chiave
definitivo sui paradisi fiscali, la spinta per il rimpatrio dei capitali
detenuti all'estero diventa sempre più forte. E sebbene in Europa se ne siano
cominciati a studiare gli aspetti tecnici solo da pochi giorni, il piano, per
quel che riguarda l'Italia, ha già un nome. Niente di ufficiale, ma l'idea alla
quale i tecnici del Tesoro italiano hanno cominciato a lavorare con i colleghi,
e della quale si è discusso anche nell'Ecofin informale di Praga, inizia ad
avere anche i suoi connotati. Sarà, si spiega, «un'operazione etica». A
differenza dello scudo fiscale del 2001-2, e di quello immediatamente
successivo (che venne esteso dalle persone fisiche alle imprese), grazie al quale
riemersero la bellezza di 80 miliardi di euro, questa volta si ipotizza il
rientro fisico dei capitali. In compenso non si pagherebbe la 'tassa', che
allora fu quasi simbolica, appena il 2,5% dell'importo con un incasso per lo
Stato di meno di due miliardi di euro. La condizione vincolante, questa volta,
sarebbe il reinvestimento dei fondi nel circuito economico fiaccato dalla
crisi. Con almeno un paio di meccanismi. Uno diretto, che potrebbe essere
l'obbligo per gli imprenditori che rimpatriano i fondi di capitalizzare la
propria impresa. L'altro indiretto, con l'accensione, appunto, di un «Prestito
Italia ». Magari con la sottoscrizione di una particolare tipologia di titoli
pubblici, alla quale nei giorni scorsi aveva accennato anche il presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi. Un'emissione speciale il cui ricavato sarebbe
destinato al finanziamento dell'economia reale, ovvero alla capitalizzazione
delle imprese che lamentano, in questa fase, una scarsa disponibilità di
credito bancario. Nessuno si sbilancia sulle possibili dimensioni
dell'operazione. Quel che è certo è che di soldi 'italiani' in giro per il
mondo, parcheggiati soprattutto in quei paesi che garantiscono la tutela del
segreto bancario, ce ne sono ancora parecchi. Secondo gli esperti solo nella
vicina Svizzera, dalla quale emersero nel 2001-2003 circa il 60% delle somme
recuperate grazie allo scudo fiscale, ci sarebbero ancora almeno 300 miliardi
di euro di capitali italiani. Se il giro di vite sui paradisi fiscali promesso
dal G-20 dovesse scattare davvero, e a maggior ragione in virtù di un accordo
internazionale, o quanto meno europeo, le cifre in ballo sarebbero
rilevantissime. Come il beneficio per l'economia, grazie al vincolo 'etico' e
al rientro obbligato (con conseguente ampliamento della base imponibile) dei
capitali. Lo scudo fiscale varato in Italia negli anni scorsi imponeva, del
resto, solo la denuncia della loro esistenza. Allora, si stima, i fondi
riportati alla luce vennero impiegati solo per il 10% nella
capitalizzazione diretta delle imprese, il 70% fu reinvestito nei mercati finanziari (non certo solo
italiani) ed il 20% in immobili e beni di lusso. Ora l'aria è un po' diversa. E
di indulgenza fiscale nessuno parla più molto volentieri. Mario Sensini Imprese
Allo studio uno schema per il reinvestimento nelle imprese
( da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 04/04/2009 - pag: 37 Nome
Titolo Tel. Prezzo Var. Var. Min Max Capitaliz Rif. Rif. 02-01-2009 Anno Anno
(in milioni (euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro) IGD *
................................(IGD) 0,921 -2,59 -18,54 0,813 1,369 285,5 Il
Sole 24 Ore...................(S24)
1,947 +2,47 -14,61 1,530 2,466 83,7 Ima *................................(IMA)
12,350 -0,64 -7,56 11,941 13,519 423,3
Immsi...............................(IMS) 0,580 +3,29 -19,22 0,499 0,760 198,8
Impregilo ..........................(IPG) 2,130 +1,91 +3,15 1,711 2,237 855,3
Impregilo rnc ..................(IPGR) 7,485 +6,93+11,97 5,361 7,444 12,0
Indesit ..............................(IND) 2,510+ 16,88 -42,37 1,630 4,418 273,2
Indesit rnc ......................(INDR) 3,310+ 18,21 -25,11 1,950 4,500 1,7
Intek .................................(ITK) 0,349 +0,14+16,53 0,237 0,352
121,6 Intek r ...........................(ITKRP) 0,755 +0,13 +7,86 0,522 0,752
11,4 Intek w11.....................(WIT11) 0,050 -4,21+25,88 0,030 0,058
Interpump *.........................(IP) 2,817 +2,08 -36,69 2,015 4,406 213,1
Intesa SanPaolo.................(ISP) 2,165 +1,64 -14,76 1,380 2,720 25318,5
Intesa SanPaolo rnc ........(ISPR) 1,500 +3,09 -20,00 0,929 2,019 1361,3 Inv e
Sviluppo Med.........(IESM) 0,650 -7,14 -33,67 0,623 0,980 33,0 Inv e Sviluppo
Med w09(WIES9) 0,014 -2,14+71,25 0,006 0,013 Inv e Sviluppo Med w11(WIESM)
0,025 -32,25 0,023 0,040 Invest e Sviluppo...............(IES) 0,082 +0,86
-1,21 0,047 0,098 19,8 Ipi Spa................................(IPI) 1,293
-11,43 1,149 2,005 53,1 Irce * ................................(IRC) 1,520
-0,65 -1,81 1,302 1,835 42,8 Iride..................................(IRD) 0,980
-0,41 +5,72 0,632 0,982 724,4 Isagro *.............................(ISG) 2,920
-3,15+13,18 2,423 3,547 52,1 It Holding ..........................(ITH) IT WAY
* ...........................(ITW) 3,628 +1,04 -27,20 3,361 5,220 15,9
Italcementi ..........................(IT) 8,310 +2,03 -9,58 6,538 9,711 1469,1
Italcementi rnc ..................(ITR) 4,135 -0,36 -23,43 3,489 5,986 444,4
Italmobiliare .....................(ITM) 23,650 +5,11 -22,74 19,137 33,880
519,8 Italmobiliare rnc .............(ITMR) 16,810 +1,57 -17,60 12,727 23,379
271,4 Juventus FC * .........(JUVE) 0,700 +2,12 -10,83 0,649 0,873 141,5
Kaitech......................(KRE) 0,186 -1,75 -28,71 0,167 0,297 165,3 Kinexia
............................(KNX) 2,240 +5,66+14,87 1,400 2,209 16,8 KME
Group......................(KME) 0,638 +2,24+37,95 0,454 0,650 149,3 JK L M KME
Group rnc..............(KMER) 0,965 +4,44+30,41 0,695 0,940 17,9 KME Group w09
.......(WKME09) 0,030 +2,39 -21,05 0,019 0,052 La Doria
*.....................(LD) 1,648 +3,00+56,06 0,915 1,601 49,6 Landi Renzo *
....................(LR) 2,700 -2,17 -19,88 2,196 3,498 315,1
Lazio................................(SSL) 0,320 -2,74 -4,48 0,275 0,349 21,8
Lottomatica ......................(LTO) 12,770 -0,16 -27,40 12,072 18,010
1940,1 Luxottica ..........................(LUX) 11,980 -2,44 -5,97 9,571
13,469 5614,3 Maire Tecnimont.........(MT) 1,420 +0,71 -5,33 0,996 1,638 459,5
Management e C.............(MEC) 0,555 -0,36+21,44 0,334 0,545 255,0
Marcolin..........................(MCL) 1,235 +21,44 1,017 1,405 74,8 Mariella
Burani FG *......(MBFG) 7,400 +0,95 -27,59 7,274 10,125 217,5 MARR
*.........................(MARR) 5,030 -0,40 -8,55 4,562 5,556 335,0
Mediacontech .................(MCH) 2,145+ 11,31 +4,02 1,736 2,416 19,1
Mediaset...........................(MS) 3,658 +4,50 -10,96 3,101 4,520 4241,0
Mediobanca ......................(MB) 6,770 +1,20 -8,02 4,853 7,959 5497,3
Mediolanum....................(MED) 2,697 -0,09 -12,77 2,060 3,172 1955,0
Mediterranea Acque ........(MEA) 2,030 -0,73 -10,57 1,284 2,309 156,3 Mid
Industry Cap..............(MIC) 14,880 -0,13 -0,80 13,400 15,500 56,5 Mid
Industry Cap w10(WMIC10) 0,109 +5,83 -60,79 0,065 0,278 Milano Ass.
........................(MI) 1,830 +0,05 -20,69 1,121 2,320 1020,7 Milano Ass.
rnc ................(MIR) 1,977 -1,15 -16,76 1,234 2,426 61,1 Mirato
*...........................(MRT) 4,500 +2,62 -2,91 3,463 4,935 77,0
Mittel................................(MIT) 2,788 -0,09 -12,62 2,429 3,248
197,9 MolMed..........................(MLM) 1,100+ 19,57 +1,01 0,778 1,144
109,2 Mondadori ........................(MN) 2,462 +0,72 -32,53 2,297 3,740
641,5 Mondo Tv *......................(MTV) 3,425 +1,63 2,740 4,617 15,2 Monrif
............................(MON) 0,396 -2,22 -11,80 0,402 0,495 60,7 Monte
Paschi Si. ...........(BMPS) 1,046 -0,85 -32,95 0,791 1,579 5761,6
Montefibre.........................(MF) 0,166 -0,06 -22,62 0,125 0,224 21,4
Montefibre rnc ..............(MFNC) 0,211 -0,94 -13,49 0,135 0,250 5,4
Mutuionline * ..................(MOL) 3,598 -0,07+30,82 2,750 3,599 142,2
( da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 04/04/2009
- pag: 37 Il caso a Londra Rbs, no dei soci ai super compensi (g.fer.) Tagli
alle spese e il ritorno del dividendo «prima possibile»: queste promesse, fatte
all'assemblea dei soci dall'amministratore delegato Philip Hampton, hanno fatto
lievitare i titoli di Royal Bank of Scotland, che a Londra hanno chiuso
a 30,6 pence, con una crescita dell' 8,51%. Nel corso della stessa assemblea,
gli azionisti hanno bocciato con una maggioranza piuttosto netta (il 90,42%) il
piano di remunerazione dei dirigenti della banca. Il voto non è vincolante, ma
è stato letto come un nuovo segnale di protesta per la pensione d'oro (1
milione di dollari) concessa all'ex amministratore delegato Fred Goodwin.
Philip Hampton ceo di Rbs
(
da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera sezione: Economia data: 04/04/2009 - pag: 33 Accordi L'amministratore delegato dell'istituto: dalla crisi usciranno vincitrici le banche commerciali «Entro l'estate prenderemo Intesa Vita» Passera: rileveremo il 50%. Non escludiamo possibili acquisizioni «Siamo stati avvantaggiati dall'aver fatto la ristrutturazione in tempi di vacche grasse» DAL NOSTRO INVIATO CERNOBBIO (Como) È destinato a chiudersi «entro l'estate» il processo che riporterà Intesa Sanpaolo in possesso del 100% di Intesa Vita dopo lo scioglimento della joint venture al 50% con le assicurazioni Generali. E «per la fine dell'anno» il gruppo bancario intende completare il riassetto delle proprie attività assicurative. Così ha spiegato ieri l'amministratore delegato Corrado Passera, parl ando a margine del workshop Ambrosetti in corso a villa d'Este. «Riprenderemo il controllo dell'intero 100% di Intesa Vita e questo ci darà la possibilità di fare un riordino importante delle nostre quattro compagnie del settore - ha sottolineato -. Sono convinto che ne verrà fuori una bellissima società, leader sul mercato italiano ». Ad accorciare i tempi del passaggio di Intesa Vita contribuisce il fatto che si tratta di «un'azienda che conosciamo ». «Sarà una cosa facile», ha assicurato Passera. Niente è stato comunque ancora deciso per quanto riguarda il pagamento. Il mese scorso l'amministratore delegato del gruppo assicurativo triestino, Giovanni Perissinotto, aveva espresso il suo favore per una risoluzione in contanti, ma senza chiudere la strada ad altre opzioni. A Cernobbio, intervenend o alla sessione del workshop riservata ai giovani imprenditori, Passera ha anche parlato delle possibilità di una crescita dimensionale di Intesa Sanpaolo attraverso acquisizioni: «Non escludo assolutamente l'ipotesi di cogliere opportunità di sviluppo», ha osservato, mettendo però in guardia contro quelli che ha definito «i costi della complessità». A suo parere, proprio la crisi finanziaria ed economica mondiale potrebbe aprire spiragli nuovi «in settori dove vogliamo diventare più grandi», ma «bisogna avere la saggezza di individuare dove si trova il confine oltre il quale i costi eccedono il bene degli azionisti». L'>amministratore
delegato di Intesa poi ribadito che dalla crisi finanziaria «usciranno vincitrici le banche
che hanno l'orgoglio di essere banche commerciali», quelle «dove l'attività finanziaria non c'è o è minimale». «Istituti
come il nostro, che hanno fatto le ristrutturazioni in tempi di vacche grasse
ora si trovano avvantaggiati», ha sottolineato. Giancarlo Radice Manager Il numero uno di Intesa
Sanpaolo, Corrado Passera
(
da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Giornale.it, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Giornale.it, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Polimerica"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Affari Italiani
(Online)" del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "ITnews.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Repubblica.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Stampaweb, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Asca"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Sestopotere.com"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Denaro, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Denaro, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Reuters Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Asca"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento))
Argomenti: Crisi
(
da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento)) (Mattino, Il (Caserta)) (Mattino, Il (Salerno)) (Mattino, Il
(Circondario Nord)) (Mattino, Il (City)) (Mattino, Il (Circondario Sud2))
Argomenti: Crisi
(
da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Sicilia, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Corriere.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "ITnews.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: Crisi