CENACOLO  DEI  COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

CRONOLOGICA

 

Report "crisi"  3-6 giugno 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

( da "EUROPA ON-LINE" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Qualche pessimista potrà sottolineare che la comunità economica non ha superato il test della crisi finanziaria internazionale e che di fronte al collasso del sistema del credito gli stati nazionali europei si sono richiusi in vecchie logiche nazionali, adottando di nuovo l'apparentemente abbandonata strategia di giocare ognuno per sé.

Dall'elettronica ai libri ( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: casa specializzata nella pubblicazione di opere su temi come l'energia, la globalizzazione e la crisi finanziaria. «Negli anni ho seguito l'attività editoriale di mia figlia Valentina, che con Valentina edizioni pubblicava tre-quattro libri all'anno. Si trattava di volumi fotografici, per esempio su Milano, sull'Engadina o sulla Brianza.

i rischi della normalità - luciano gallino ( da "Repubblica, La" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: giacché i mercati finanziari normalmente si auto-regolano, facendo affluire i capitali là dove sono meglio utilizzati per produrre occupazione e ricchezza. Dove si capisce perché nel bene o nel male, come diceva Keynes nelle due ultime righe della Teoria generale, le idee siano più pericolose degli interessi costituiti.

Draghi: Trasparenza e meno rischio sistemico ( da "Finanza e Mercati" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: requisiti per evitare nuovi rischi di collassi finanziari in futuro è «la trasparenza». Lo ha detto ieri il governatore di Banca d'Italia, Mario Draghi, intervenendo a un convegno a Berlino, secondo il quale la trasparenza «era e resta necessaria per uscire dalla crisi. «Oggi, e per qualche anno ancora - ha continuato Draghi - sarà, inoltre, necessario ridurre il rischio sistemico»

Europarlamento, ecco cosa fa ( da "Corriere delle Alpi" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: europea a fronte della crisi finanziaria globale. L'ambiente. Sono state adottate norme in base alle quali entro il 2020 le energie rinnovabili dovranno rappresentare almeno il 20 per cento del consumo totale di energia dell'Unione; inoltre, dal 2007 è entrato in vigore un provvedimento destinato a rendere più sicuro l'uso di circa 30 mila sostanze chimiche potenzialmente pericolose.

senza innovazione l'expo è un baraccone - luca beltrami gadola ( da "Repubblica, La" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: guai se poi si sovrappongono più problemi come la fame e la crisi finanziaria. Il tema milanese, il nostro cavallo di battaglia, è il problema della nutrizione nel mondo: lo si è affrontato con uno spirito tardo colonialista caritatevole. L´obiettivo prevalente sembra essere quello di aiutare le popolazioni affamate a provvedere meglio ai propri bisogni alimentari.

guerra e corruzione costano 5 trilioni di dollari - cristina raschio ( da "Repubblica, La" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma anche alla corruzione e alla recente crisi finanziaria che, poco ma sicuro, non hanno contribuito a rendere il clima più disteso. A sostenerlo è il terzo rapporto annuale del Global Peace Index - l´indice che rileva il livello di pace dei Paesi - redatto in collaborazione con la divisione analisi commerciale dell´Economist.

La disoccupazione morde tutta l'Europa ( da "Manifesto, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Finora si era discusso quasi accademicamente di crisi finanziaria che poteva «contagiare» la produzione. Adesso misuriamo la febbre. Lo fa l'Eurostat, che ieri ha diramato il suo allarmato report. Ad aprile, nell'eurozona (i 16 paesi della moneta unica) è arrivata al 9,2%, il livello più alto dal 1999.

Sul solare si allunga l'ombra della crisi ( da "Italia Oggi" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il rischio che lo sviluppo di questo promettente comparto tecnologico venga messo in forse dalla crisi finanziaria globale e da conseguenti decisioni in materia fiscale è molto reale», sottolinea Marco Comelli, organizzatore delle Giornate della microgenerazione, appuntamento annuale del settore organizzato dalla Camera di commercio di Milano.

Dall'elettronica ai libri ( da "Italia Oggi" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: casa specializzata nella pubblicazione di opere su temi come l'energia, la globalizzazione e la crisi finanziaria. «Negli anni ho seguito l'attività editoriale di mia figlia Valentina, che con Valentina edizioni pubblicava tre-quattro libri all'anno. Si trattava di volumi fotografici, per esempio su Milano, sull'Engadina o sulla Brianza.

Sta diventando una crisi sociale ( da "Riformista, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria sta trasformandosi in una crisi sociale. Il dato preoccupante non è solo il valore assoluto della disoccupazione ma la sua (probabile) durata. L'esperienza storica ci insegna che le recessioni severe come quella in corso (ma anche quelle che lo sono state meno) possono provocare un incremento nei tassi di disoccupazione che persiste anche una volta che il ciclo

La crisi porta i coniugi in aula ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Diritto e famiglia La crisi porta i coniugi in aula A Bologna più separazioni giudiziali - Firenze in controtendenza L a crisi finanziaria impatta anche sulle separazioni dei coniugi, con ricadute diverse in due città non troppo distanti come Firenze e Bologna. A Bologna, tra settembre 2008 e febbraio 2009, quindi in piena crisi finanziaria dopo il crack Lehman,

Mistero sull'Airbus scomparso Avvistati i rottami in Atlantico ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: u pagina 35 Abu Dhabi lascia Barclays con una maxi-plusvalenza Pochi mesi dopo il suo ingresso, avvenuto nel pieno della crisi finanziaria delle banche inglesi, il fondo Ipic esce dal capitale di Barclays. Per Abu Dhabi il blitz si risolve con una maxi-plusvalenza di 1,5 miliardi di sterline. u pagina 37

Designato l'erede di Kim Jong-il ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I mercati finanziari di Seul hanno cominciato a dare segni di nervosismo e il governo ha deciso di costituire una task force destinata a monitorare le possibili conseguenze negative sull'economia - dagli investimenti stranieri all'eventuale cancellazione di ordini per export - che potrebbero derivare da un aggravamento della tensione e da sanzioni internazionali contro il Nord.

La moglie del Nobel e la grande crisi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: DAL DIBATTITO ALLA RISSA La moglie del Nobel e la grande crisi L a colpa è del protezionismo, ne basterebbe un poco e la pillola della crisi andrebbe giù. Anatema! Solo il libero commercio ci porterà alla ripresa. è evidente anche agli studenti della Bocconi che la responsabilità della crisi va affibbiata al Garn-St. Germain Depository Institutions Act varato da Reagan nel 1982.

La russa Lukoil pronta a entrare nel mercato del gas ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A dispetto della crisi finanziaria internazionale, nei primi tre mesi dell'anno il paese ha registrato una crescita economica del 4,3 per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA DISTRIBUTORI CERCANSI Alekperov (nominato ieri commendatore) vuole aprire in Italia anche una rete di vendita dei carburanti

Fondi, un business da lumicino ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In più si è aggiunta la crisi finanziaria che, per esempio,l'anno scorso ha fatto arenare la vendita delle torri di tlc di Wind e 3 Italia. Se F2i si è messa in moto, il trend nei Paesi avanzati sembra muoversi in direzione opposta. Poche le operazioni fatte e una raccolta di capitali ben al di sotto delle aspettative.

Si profila un deficit di etanolo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: richiesta di etanolo come carburante è calata per la crisi finanziaria e il contemporaneo ribasso del petrolio, mentre i prezzi di zucchero e mais, da cui l'etanolo si ricava, sono invece rincarati. Da qui un rallentamento produttivo che si è dimostrato più rapido di quello della domanda. Il risultato, per Smith, è che nel 2008 il settore ha registrato nel mondo un surplus di 1,

Il mercato, imperfetto quanto inevitabile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La necessità di nuove regole Il mercato, imperfetto quanto inevitabile di Orazio Carabini A ncora non la si può chiamare euforia. Ma l'ottimismo che circonda gli ultimi dati sull'evoluzione congiunturale e sul ritorno alla normalità dei mercati finanziari stanno già mettendo in ombra quanto è successo nei mesi, o meglio negli anni scorsi.

La Merkel: sulla Bce pressioni politiche per acquistare bond ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: germogli di una prossima crisi finanziaria ed economica. Peraltro, la posizione della signora Merkel non è poi molto diversa da quella assunta da alcuni banchieri centrali tedeschi. In varie circostanze il governatore della Bundesbank Axel Weber ha sottolineato l'importanza di evitare politiche monetarie talmente generosi da rendere molto difficile il riassorbimento della liquidità.

I Lord: adesso rafforzare Bank of England ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mercati finanziari britannici. Il verdetto della commissione Affari economici dei Lords non salva nessuno, ma s'appella alla Banca d'Inghilterra per una futura gestione più accorta e funzionale. Il rapporto sarà, insieme a quello di Lord Turner presidente della Fsa (la Consob inglese) la pietra angolare dell'attesa proposta di legge di riforma dei mercati allo studio dal governo

Draghi: preparare l'exit strategy ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Rossella Bocciarelli ROMA La lezione più importante della crisi dei mercati finanziariè la necessità di ridurre il rischio sistemico globale. E, tra le linee d'azione indicate dal Financial Stability Board, la maggiore trasparenza da parte degli intermediari rimane un requisito fondamentale. Lo ha ribadito ieri Mario Draghi da Berlino, dove, come presidente del Fsb,

Koch e Deese, la rivincita dei consulenti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: quando versava in grave crisi finanziaria. Koch ha venduto tutti gli attivi e, proprio quest'anno, ha portato la società in liquidazione volontaria. Esperienze simili le ha poi fatte con Champion Enterprises e Oxford Health. Ora i giornali americani danno per scontata la sua nomina come liquidatore di General Motors in bancarotta.

Peugeot riapre alle alleanze, ipotesi Fiat e Bmw ( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: accusa di protezionismo con un gioco di parole: «Non è protezionismo, proteggo la nostra industria». In attesa di sviluppi francesi, la partita dell'auto sul fronte tedesco non sembra del tutto conclusa. E' di ieri una dichiarazione della cancelliera Angela Merkel «l'operazione Opel comporta molti rischi e, in ogni caso,

Corre Bulgari, giù Telecom Italia ( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 03/06/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corre Bulgari, giù Telecom Italia Dopo una seduta altalenante e prevalentemente al ribasso, l'indice Ftse Italia All Share ha chiuso in leggero rialzo (+0,15%), così come l'Ftse-Mib (+0,06%), grazie a un'accelerazione finale favorita dall'

Fiducia sui conti, vola Poltrona Frau ( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 03/06/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Fiducia sui conti, vola Poltrona Frau (g.fer.) Nuovo massimo dell'anno ieri per Poltrona Frau. Il titolo ha chiuso infatti a quota 0,9355 euro, con un balzo del 10,84%. Rispetto all'inizio dell'anno il recupero ha così raggiunto il 22,77%.

Abu Dhabi vende, Barclays frena ( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 03/06/2009 - pag: 33 Il caso a Londra Abu Dhabi vende, Barclays frena (g.fer.) L'annuncio che il fondo controllato dall'Emirato di Abu Dhabi l'International Petroleum Investment Company ha deciso di vendere la propria quota (oltre l'11%) nel capitale di Barclays ha fatto precipitare il titolo della banca britannica,

Conti: Enel? Un titolo anti-crisi Il fondo libico in avvicinamento ( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ho avvertito sintomi di risveglio dei mercati finanziari: vedo che c'è liquidità sul mercato alla ricerca di occasioni di investimento». Si parla con insistenza anche di un forte interessamento del governo libico per entrare nel capitale Enel. Ci sono novità su questo fronte? «Tutto quello che posso dire è che ho visto da parte dei libici un gran interesse negli ultimi giorni.

Le gelaterie non conoscono la crisi In quattro anni aumento del 16,7% ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: interno di una crisi finanziaria mondiale senza precedenti. Ferrara non è un'isola serena in mezzo a un oceano in tempesta, anzi la sua crisi economica viene da lontano, come attestano le clamorose uscite di scena degli ultimi anni di emblematiche imprese locali: Zanolini, Jean Klebert, Stayer, Coop Costruttori, ne costituiscono gli esempi più appariscenti.

Riparte il mattone americano ( da "Tempo, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mutui concessi a clienti poco svolvibili) del 2007, che ha preparato il terreno alla crisi finanziaria esplosa alla fine del 2008, sono arrivati, ieri, i primi segnali dell'inizio dell'inversione del ciclo. Gli atti di compromesso per l'acquisto di abitazioni negli Usa ad aprile hanno registrato un balzo mensile del 6,7% dopo il +3,2% di marzo.

E' allarme disoccupati ( da "Secolo XIX, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che dimostrano come la crisi finanziaria ed economica - giunta probabilmente al suo apice - si stia sempre più trasformando in crisi sociale. Infatti, mentre dal mondo dell'impresa cominciano ad arrivare i primi, timidi segnali di una ripresa della fiducia e di stabilizzazione del'attività economica, in aprile il numero dei disoccupati è salito a quasi 21 milioni nell'

Crisi economica porta sfiducia consumatori,che temono corruzione ( da "Reuters Italia" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tra cui hub finanziari come Hong Kong, Lussemburgo e Svizzera, il settore privato è ritenuto il comparto più corrotto. "Questi risultati mettono in luce un pubblico colpito da una crisi finanziaria aggravata da regolamentazioni deboli e dalla mancanza di responsabilità aziendale", ha detto Huguette Labelle, presidente di Ti.

Bauman: ( da "EUROPA ON-LINE" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Qualche pessimista potrà sottolineare che la comunità economica non ha superato il test della crisi finanziaria internazionale e che di fronte al collasso del sistema del credito gli stati nazionali europei si sono richiusi in vecchie logiche nazionali, adottando di nuovo l'apparentemente abbandonata strategia di giocare ognuno per sé.

Disoccupazione, mai così alta dal '99 ( da "Sicilia, La" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che dimostrano come la crisi finanziaria ed economica - giunta probabilmente al suo apice - si stia sempre più trasformando in crisi sociale. Infatti, mentre dal mondo dell'impresa cominciano ad arrivare i primi, timidi segnali di una ripresa della fiducia e di stabilizzazione dell'attività economica, in aprile il numero dei disoccupati è salito a quasi 21 milioni nell'

Unindustria Treviso: assemblea generale 2009 ( da "Sestopotere.com" del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Una gravissima crisi finanziaria si è abbattuta sull?intero sistema bancario internazionale colpendo anche l?economia reale. Il sistema produttivo trevigiano si è dovuto misurare con un sensibile calo della domanda, con una restrizione del credito e con il mutamento delle attitudini d?

Senza stipendio da 2 mesi ( da "Stampa, La" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: azienda che da mesi sta attraversando una forte crisi finanziaria potesse risollevarsi. Ma ora temono il peggio e hanno deciso di scioperare. I dipendenti della DueGi Prefabbricati di frazione Loreto a Fossano ieri mattina si sono presentati davanti ai cancelli della sede centrale (c'è uno stabilimento anche a Narzole) per protestare.

Meeting mondiale su diritti minori a Nuoro ( da "Sardegna oggi" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: impatto della crisi finanziaria sulla vita dei bambini, all'avvicinamento degli interessi dei bambini alle istituzioni mondiali. Sul tavolo dei lavori anche la ''Petizione di Reggio Calabria'' per il riconoscimento della pedopornografia quale crimine contro l'umanità siglata nella città dello stretto dal Sindaco e dal Presidente dell'

La Finma vara regole più severe per i bonus ( da "Finanza e Mercati" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: finita nel mirino per la sua politica di bonus perseguita nel pieno della crisi finanziaria, e a oggi l'unica ad avere ottenuto aiuti pubblici (circa sei miliardi di franchi, pari a poco meno di quattro miliardi di euro), dovrà osservare criteri più severi già da quest'anno. «Ubs parteciperà alla fase consultiva in modo adeguato», ha dichiarato un portavoce dell'istituto di credito,

difendere la costituzione - marco filippeschi ( da "Tirreno, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e ci dice la gravissima crisi finanziaria ed economica che ancora scuote il mondo e che impone cambiamenti molto profondi dei modi di pensare e di agire. Ma il giorno della Festa della Repubblica, oltre a celebrare i valori più cari e a riaffermare la nostra vicinanza alle forze armate e a coloro che servono lo Stato garantendo l'ordine e la convivenza,

banche, problemi per 9 imprese su 10 ( da "Tirreno, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: denunciano problemi crescenti a seguito della crisi finanziaria che non ha risparmiato il comprensorio pisano. Uno scenario in cui il costo del denaro per navigare fuori dalle secche delle difficoltà è una variabile decisiva. Anche la Cna di Pisa ha provato a tastare il polso alle imprese, con un'indagine a campione: il 54% segnala una stabilità nei rapporti con il sistema bancario.

Il filo d'Europa ci porterà fuori dal labirinto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria internazionale scoppiata circa un anno fa si sta riflettendo inevitabilmente e pesantemente sull'economia reale. In Italia, gli intermediari sono risultati meno colpiti, sia perché gli interventi di regolamentazione e l'azione di vigilanza sin dagli anni 90 hanno limitato la loro operatività nei settori cosiddetti innovativi,

L'utopia di una politica ecologica ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è a dir poco capitale: attenuare la crisi ecologica smorzando la crisi finanziaria, rilanciare l'economia per riuscire a cambiarla». La strategia prevede così un massiccio intervento pubblico. Si tratta d'affrontare la necessità di ripresa della produzione attraverso forti investimenti nelle energie alternative e nel risanamento ambientale,

Keynes non è la coperta di Linus ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia non valuta come dovrebbe i cambi strutturali avvenuti nei mercati finanziari, i modelli standardizzati non lo consentono. Negli ultimi 25 anni, il sistema globale delle operazioni finanziarie è mutato radicalmente e un approccio economico tradizionale non basta per comprendere la realtà odierna. Per questo tanti economisti hanno fallito.

La spagnola Iberia guarda oltre Ba ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: forse l'obiettivo più attraente è British Airways, tuttavia abbiamo molte alternative attraenti». Sui negoziati con British Airways pesa non solo la crisi planetaria dei mercati finanziari, ma soprattutto il deficit del fondo pensione della compagnia inglese che ha toccato quota 1,7 miliardi di sterline (Ma.Mo.)

Gli avvocati puntano sugli immobili ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: su cui la crisi finanziaria culminata lo scorso autunno ha prodotto effetti negativi: inevitabili, visto che poco meno della metà del patrimonio mobiliare della Cassa è investito in azioni (il resto in titoli di Stato). Gli avvocati, com'è noto,possiedono da anni partecipazioni importanti in UniCredit, oggi circa allo 0,

Borse in calo sui dati economici ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma anche piuttosto istruttiva: perché da quel che s'è visto ieri sui mercati finanziari s'è capito perfettamente come siano le pure aspettative di una ripresa economica americana a guidare i comportamenti di Wall Street e, di conseguenza, delle Borse europee, del petrolio e delle altre materie prime, dei titoli di Stato e dei tassi d'interesse.

Perché per il montismo si riducono le sponde ( da "Riformista, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: avuto il merito di isolare alcune idee forti sulla crisi finanziaria attuale. Se qualcuno pensa oggi alle parole d'ordine del centrodestra in economia, è indubbio che vengono in mente esclusivamente quelle espresse dal ministro ne La paura e la speranza. Viene in mente il mercatismo e la condanna degli eccessi della finanziarizzazione, il paragone dell'attuale crisi con quella del '

Bernanke: allarme deficit ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 04 - pag: 3 autore: Bernanke: allarme deficit «Sono in pericolo stabilità finanziaria e crescita degli Usa» Marco Valsania NEW YORK Ben Bernanke lancia un nuovo monito: il prezzo del salvataggio dell'economia dalla più grave recessione e crisi finanziaria dagli anni Trenta non può essere lo sconquasso dei conti pubblici.

Fondo sociale tutto a carico Ue ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è un passo importante per evitare che una crisi finanziaria ed economica si trasformi in crisi sociale – ha commentato il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani –un segnale forte è l'iniziativa a favore del microcredito che riconosce come le piccole e medie imprese siano l'ossatura del sistema economico europeo».

Fondazioni, il calo dei profitti non frena le erogazioni ( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: erogazioni ROMA La crisi finanziaria ha colpito anche le ricche fondazioni bancarie, ma la riduzione del 35% dei proventi non ha determinato grosse variazioni nell'ammontare delle erogazioni. Lo dice l'Acri, anticipando così i dati che saranno illustrati alla prossima assemblea dell'Associazione che riunisce fondazioni e casse di risparmio convocata a Siena per la prossima settimana.

Indici giù, si salva Buzzi-Unicem ( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici giù, si salva Buzzi-Unicem Giornata di realizzi, quella di ieri, per tutte le Borse europee, penalizzate dal crollo del Pil in Eurolandia. A Piazza Affari, l'Ftse- Mib ha ceduto l'1,98% e l'Ftse Italia All Share l'1,

I conti trimestrali affondano Bouygues ( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009 - pag: 43 Il caso a Parigi I conti trimestrali affondano Bouygues (g.fer.) I conti trimestrali affossano la holding francese Bouygues, il cui titolo ha chiuso ieri in calo del 7,94% a quota 28,08 euro. Nel periodo, infatti, gli utili netti hanno registrato una flessione del 29% a 159 milioni di euro rispetto ai 224 milioni dell'

Il mercato boccia Metro-Arcandor ( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009 - pag: 43 Il caso a Francoforte Il mercato boccia Metro-Arcandor (g. fer.) La proposta risale a due settimane fa e mira a creare un «campione nazionale» della grande distribuzione, ma riceve un secco no dal mercato.

bush, le parole non bastano" - alberto stabile ( da "Repubblica, La" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La paura d´instabilità emersa dopo la crisi finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti, una crisi in cui molti uomini d´affari arabi hanno visto bruciare centinaia di miliardi di dollari. Se Obama sente il bisogno di venire in medio Oriente a parlare di tutto ciò, questo è un segnale positivo.

fondazioni, utili dimezzati ma erogazioni stabili ( da "Repubblica, La" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «per la contrazione dei mercati finanziari». L´avanzo è servito per il 70% alle attività istituzionali (due: erogazioni e accantonamento a fondi che le consentono in carenza di utili annuali). Il restante 30% ha rimpinguato i patrimoni, che restano stabili attorno a 36 miliardi per i 16 grandi enti.

Petrolio: Goldman Sachs Group lo vede a quota 85$ al barile alla fine del 2009 -2 ( da "Finanza.com" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria che si sta attuenando, le preoccupazioni sulla mancanza di fonti energetiche sono superare", spiega Jeffrey Currie, l'analista di GS, che ha redatto il report. La banca ha individuato un target price per il petrolio a dodici mesi di 90 dollari a barili dai 70 dollari indicati in precedenza e ha introdotto la stima di un prezzo del greggio di 95 dollari a barile

OBAMA, MANO TESA ALL'ISLAM - BROWN RESISTE, PER ORA AIRBUS AIRFRANCE: ESPLOSO IN VOLO? - GB: HEDGE FUND MINACCIANO LA FUGA - BERNANKE AMMONISCE SUL DEFICIT USA SIRIA: GRAZIE AL ( da "Dagospia.com" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: potrebbero incrementare la crisi finanziaria e scoraggiare l'economia. 6 - STAMPA ARABA AL SHARQ AL AWSAT - quotidiano panarabo edito a Londra, apre sulla visita in Arabia saudita del presidente americano, "Barack Obama: ho deciso di iniziare il mio viaggio dalla culla dell'Islam per consultarmi con il sovrano" saudita.

( da "Avvenire" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Riformare i mercati finanziari a servizio dell'economia reale, dell'occupazione e della crescita». Si punta a stabilire «requisiti obbligatori di capitale», limiti «all'eccessivo indebitamento » ma anche alle retribuzioni e agli ormai famigerati bonus dei manager, in modo che «i loro compensi riflettano sia le perdite che i profitti»>

In tempi di crisi economica chi può investe in gioielli e quadri: i 'beni rifugio' per eccellenza ( da "Soldionline" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della crisi finanziaria hanno scelto di liquidare prima altri beni e potendo contare su patrimoni più consistenti non sono ancora arrivati al punto da doversi disfare delle opere d'arte. I collezionisti che detengono opere importanti, sottolinea De Bernardi, ''preferiscono non rischiare, hanno paura di andare sul mercato senza avere la certezza che la somma richiesta sarà accettata'

Editoriale - Le illusioni del dopo crisi di Alberto Ronchey ( da "Corriere.it" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ipnosi dei listini si propaga da tempo fra chi teme di trovarsi coinvolto nella crisi finanziaria e nella correlata recessione dell'economia, sotto l'incubo dei fallimenti e dissesti aziendali. Nei primi mesi di quest'anno, già il ricorso alla Cassa integrazione ha raggiunto cifre di massimo rilievo. Questa crisi, come le cronache ripetono, è senza precedenti da decenni.

nel mirino della gdf ( da "Sicilia, La" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: espressione che potremmo riutilizzare per descrivere la crisi finanziaria che attanaglia il Comune, una crisi tanto estesa da non escludere alcuno, neanche i morti. Da circa due mesi il servizio comunale di trasporto funebre è, di fatto, sospeso. Non ci sono più bare a disposizione perché la ditta fornitrice ha deciso di non fare ulteriore credito al Comune che già le deve 160.

Condanna a 4 anni e 4 mesi e multaSANTA CATERINA. ( da "Sicilia, La" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che solleverebbero, di non poco, l'ente dalla attuale crisi finanziaria, permettendo di sbloccare alcune opere già finanziate; tra cui la piazza. Inoltre, non si è provveduto ancora al recupero degli oneri di urbanizzazioni e alle sanatorie edilizie degli anni passati (alcune decine accertate, ma non recuperate)».

( da "Sicilia, La" del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a causa della crisi finanziaria della ditta che si era aggiudicata l'appalto, furono interrotti, con l'Iacp che non è più riuscito a riprenderli. Per Firrarello quegli edifici incompleti e spesso in balìa dei vandali ripresentano una ferita che avrebbe al più presto voluto curare e far rimarginare e così, quando è stato pubblicato il bando,

Cerutti rassicura le rsu "No tagli di personale" ( da "Stampa, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 2009 saranno ancora punteggiati di difficoltà perché la crisi finanziaria internazionale con inevitabili ripercussioni anche sul settore dell'editoria ha prodotto un cocktail micidiale sul mercato delle macchine da stampa di cui le Officine Meccaniche Cerutti sono leader mondiali. Quindi, c'è da mettere in conto che la cassa integrazione ordinaria, ora spalmata fino al 17 luglio,

Cerutti: "Non ci saranno tagli" ( da "Stampa, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 2009 saranno ancora punteggiati di difficoltà perché la crisi finanziaria internazionale con inevitabili ripercussioni anche sul settore dell'editoria ha prodotto un cocktail micidiale sul mercato delle macchine da stampa di cui le Officine Meccaniche Cerutti sono leader mondiali. Quindi, c'è da mettere in conto che la cassa integrazione ordinaria, ora spalmata fino al 17 luglio,

"In Italia il credito peggiora Utili a rischio per le banche" ( da "Stampa, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: allarme sul credito italiano è il direttore centrale per la Vigilanza creditizia e finanziaria di Bankitalia, Stefano Mieli, nel corso di una convention all'Abi su «Basilea 2 e la crisi finanziaria». «Sulla base delle segnalazioni consolidate dei gruppi bancari italiani - osserva Mieli - nel 2008 l'ammontare delle esposizioni deteriorate verso clientela ordinaria (sofferenze, incagli,

la rivolta dei mobilieri "dazi russi troppo alti il premier chiami mosca" - giorgio lonardi ( da "Repubblica, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Dazi russi troppo alti il premier chiami Mosca" Ma c´è chi assolve il protezionismo di Mosca: "Bisogna aspettare che il petrolio risalga" GIORGIO LONARDI MILANO - Lui, Fiore Piovesana, 69 anni ben portati, titolare della Camelgroup di Orsago, a cavallo fra la provincia di Treviso e quella di Pordenone non ha peli sulla lingua: «Berlusconi ci deve dare una mano.

vuote le casse dell'amia un mese per evitare il crac - antonio fraschilla ( da "Repubblica, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Non a caso Cammarata in questi giorni ripete sempre lo stesso ritornello: «Non dobbiamo più trovarci in queste condizioni di astensione dal lavoro, ma c´è la necessità di risolvere la crisi finanziaria dell´Amia. Con l´aiuto del governo sono certo che risolveremo il problema».

Il risparmiatore nel Triangolo delle Bermuda ( da "Finanza e Mercati" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 2009 NELLO MASCIONI* La crisi finanziaria in atto ha dato luogo a un dibattito internazionale sull'innovazione finanziaria e sul suo ruolo nell'ambito dello sviluppo dei mercati. Il tema è particolarmente complesso e delicato in considerazione dell'essenza digitale della finanza che rende i concetti tradizionali di spazio e tempo,

Banche, serve prudenza ( da "Italia Oggi" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: aprendo i lavori del convegno annuale dell'associazione bancaria dedicato a «Basilea2 e la crisi finanziaria», in programma fino a oggi a Roma. «Se il settore bancario italiano ha potuto assorbire meglio i colpi della crisi», ha detto Zadra, «è grazie alla preminente attenzione data al finanziamento delle imprese rispetto a quella adottata nel resto del mondo.

Ing chiude filiali in Europa ( da "Italia Oggi" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per far fronte alla crisi finanziaria, avrebbe dismesso alcune attività per recuperare tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. Il gruppo ha inoltre beneficiato di 10 miliardi di euro di aiuti di stato, una somma che dovrà tuttavia rimborsare. I vertici della banca hanno annunciato che verranno venduti tra i 10 e i 15 asset minori,

Tributi, la restituzione crea difficoltà ( da "Tempo, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria, problemi di cassa, il terremoto in Abruzzo», dicono i professionisti. Questi si dichiarano estremamente preoccupati e stupefatti per il negato rinvio ed informano che, nonostante il massimo dell'impegno, non riusciranno per il 16 giugno prossimo a raccogliere ed elaborare i dati di 7 annualità per circa 15 mila contribuenti.

"soldi e tecnologia vinceremo la sfida" - antonio cianciullo ( da "Repubblica, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La somma della crisi finanziaria, della crisi produttiva e della crisi ambientale può dare un risultato positivo. L´economia ha bisogno di un salto tecnologico importante per ripartire, ha bisogno della green economy come motore per uscire dalla crisi e rilanciare il mercato.

Via libera a Mosca nella Wto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il giorno prima anche Putin aveva risposto ai dubbi espressi dal Fondo monetario internazionale: «La crisi finanziaria non ha cambiato il desiderio di integrarci nell'economia mondiale». Per gli esperti impegnati nei negoziati, una conferma e una spinta ad alto livello politico è necessariaper tentare di risolvere le questioni tecniche rimaste aperte.

Se le nazioni rompono i vincoli di bilancio ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: emissione di titoli del debito pubblico ha avuto un ruolo decisivo nella creazione dei moderni mercati finanziari che, quando non impazzisono, sono una delle fonti importanti della crescita economica. La precoce, raffinata, finanziarizzazione dell'economia inglese nasce a fine 600 con l'emissione dei titoli necessari a coprire il disavanzo creato dalle guerre contro Luigi XIV.

Le condizioni per allinearsi sono dettate dalla revisione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: considerando anche la situazione di crisi finanziaria, la possibilità di non applicare la maggiorazione del 3%, almeno quando trovano applicazione i nuovi correttivi per tenere conto della crisi. Sempre in relazione all'adeguamento, va rilevato che quest'anno trovano applicazione ancora tre studi in applicazione monitorata (studi di ingegneria,

Sofferenze in aumento ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: durante una convegno Abi su «Basilea 2 e la crisi finanziaria». «è necessario rafforzare - ha detto Mieli la regolamentazione finanziaria e l'azione di supervisione, attraverso l'ampliamento del perimetro della vigilanza prudenziale e una definizione più accurata delle relazioni tra presidi di vigilanza e rischi bancari.

Ing si ritira da 10 paesi per riuscire a superare la crisi finanziaria ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nel corso di una conferenza finanziaria a Francoforte. Ing aveva già annunciato che, per far fronte alla crisi finanziaria, avrebbe dismesso alcune attività per recuperare tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. Il gruppo, che ha beneficiato di 10 miliardi di euro di aiuti di Stato, non ha indicato quali saranno i Paesi da cui la banca se ne andrà.

Trichet: nessun rischio deflazione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In futuro molto dipenderà dai mercati finanziari e dall'andamento dell'euro, in rialzo da qualche settimana sui mercati valutari. © RIPRODUZIONE RISERVATA I TEMPI DELLA RIPRESA Dopo un periodo di stabilizzazione nel 2009, la crescita tornerà nell'Eurozona entro la prima metà del 2010 Ripresa nel 2010.

No a dibattito sul G8, facoltà serrate ( da "Manifesto, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la sede veniva bloccata per impedire un'iniziativa su crisi finanziaria e G8 organizzata nel cortile della sede dai «collettivi e laboratori di Roma Tre». Era previsto infatti prima un dibattito con il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, e un rappresentante di Attac Italia poi uno spettacolo teatrale.

Bce: Pil a picco Francia senza lavoro Usa, 621 mila sussidi ( da "Manifesto, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi finanziaria ha toccata il fondo»: è un altra delle affermazioni più sentite da mesi. In parte vero, ma i colpi di coda non mancano: i governi di molti paesi stano per acquistare bond spazzatura o quasi. La Bce ne acquisterà per 60 miliardi.

Fermi gli indici, corre Mediolanum ( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/06/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa Fermi gli indici, corre Mediolanum di Giacomo Ferrari Lottomatica Cresce il fatturato del poker online e Lottomatica guadagna il 3,82% Indici praticamente immobili ieri a Piazza Affari: +0,06% l'Ftse-Mib, +0,01% l'Ftse Italia All Share.

Il rinnovo a Las Vegas spinge Stefanel ( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 05/06/2009 - pag: 43 Il caso a Milano Il rinnovo a Las Vegas spinge Stefanel (g.fer.) Balzo di Stefanel (+15,38%) ieri a Piazza Affari, dopo che Nuance, retail aeroportuale partecipata al 50% dalla società italiana, ha prolungato fino al 30 giugno 2012 la concessione nell'aeroporto internazionale di Las Vegas.

Rio Tinto vende le scorte e cade in Borsa ( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/06/2009 - pag: 43 Il caso a Londra Rio Tinto vende le scorte e cade in Borsa (g.fer.) Un calo del 6,59%, a quota 2.720 pence: questa la chiusura di ieri a Londra del colosso minerario Rio Tinto, che nel corso della seduta era sceso fino a un minimo di 2.

Obama incontra la Merkel a Dresda "Per il M.O. soluzione a due Stati" ( da "Repubblica.it" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: riaffermando la necessità di non accettare il protezionismo", bisogna "garantirci che manterremo aperte le frontiere". Allo stesso tempo Obama - senza fare nomi - ha aggiunto di essere "felice di vedere la soluzione della situazione qui in Germania" del settore automobilistico. "Non è facile aiutare la ristrutturazione del settore" ma "spero che vedremo stabilizzarsi e tornare forti"

Ufficiali giudiziari senza stipendiCgil-Fp. ( da "Sicilia, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i lavoratori pagano la crisi finanziaria del Comune e l'impossibilità dell'amministrazione comunale di saldare i debiti nei confronti di fornitori e aziende partecipate». via Imperia Presi due giovani topi di moto Agenti delle volanti nel pomeriggio dell'altro ieri hanno arrestato in flagranza il cittadino nordafricano Amin Abouzahid (nella foto)

Obama a Buchenwald: "Ahmadinejad venga qui" ( da "Repubblica.it" del 05-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: riaffermando la necessità di non accettare il protezionismo", bisogna "garantirci che manterremo aperte le frontiere". Allo stesso tempo Obama - senza fare nomi - ha aggiunto di essere "felice di vedere la soluzione della situazione qui in Germania" del settore automobilistico. "Non è facile aiutare la ristrutturazione del settore" ma "spero che vedremo stabilizzarsi e tornare forti"

Cassa a rotazione da lunedì per cento operai e 30 impiegati ( da "Stampa, La" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «L'azienda ha deciso, vista la crisi finanziaria attuale e mondiale, di utilizzare gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge» dice la direzione. Intanto, alla Rotoflex di Casalgrasso, ditta «gemella» della Neograf, gran parte dei cento dipendenti stanno terminando di smaltire le ferie arretrate.

"Senza aiuto delle banche niente soldi per stipendi" ( da "Stampa, La" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria della DueGi dura da diversi mesi, da quando alcune delle banche sulle quali si appoggiava l'azienda hanno deciso di «chiudere i rubinetti». Lo stesso Giovanni Giaccardi, fondatore e titolare della ditta di Loreto (ha anche una sede staccata a Narzole) ha ammesso che la situazione è critica e le prospettive sono tutt'

L'Ucraina stampa denaroper pagare la russa Gazprom ( da "Secolo XIX, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ucraina a far fronte alla crisi finanziaria. Un passo che mira chiaramente a "internazionalizzare" un problema sorto, inizialmente, come una mera questione bilaterale. «Non si tratta di un problema soltanto tra Russia e Ucraina - ha specificato Medvedev - È una questione che coinvolge le forniture di gas verso Paesi terzi, verso i Paesi europei.

Tra poche settimane l'Italia ospiterà il G8, che lei ha voluto a L'Aquila. ( da "Tempo, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: un codice di norme per regolare il mondo finanziario ed economico in modo da scongiurare il ripetersi di una crisi così grave. Affronteremo poi la dimensione sociale della crisi e tutti i dossier "caldi" della politica internazionale. Presiedo il G8 per la terza volta dopo Napoli nel 1994 e Genova nel 2001.

disoccupati usa al 9,4%, top da 25 anni - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: una svolta nella recessione più lunga e dolorosa del dopoguerra ha alimentato ieri la fiducia dei mercati finanziari. Gli indici della Borsa americana sono tornati ai livelli dell´autunno scorso, recuperando tutte le perdite del 2009. E il prezzo del petrolio ha di nuovo infranto i 70 dollari al barile: la Goldman Sachs prevede ormai una quotazione sugli 85 dollari entro dicembre.

topi e scarafaggi, è allarme sanitario una casa distrutta dai cassonetti in fiamme - antonio fraschilla romina marceca ( da "Repubblica, La" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Va data una soluzione immediata alla crisi finanziaria dell´azienda, spero che tutte le istituzioni si mettano al servizio per affrontare il problema economico dell´azienda», dice il presidente Caruso. Berlusconi ha garantito un sostegno finanziario, che dovrebbe arrivare con decreto legge solo dopo le elezioni, ma il Comune a giugno non può trasferire fondi all´

Patti anti-recessivi in un'impresa su tre ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria internazionale, che ha frenato l'export e il forte calo di consumi interni. Tutto questo ha mandato in crisi il 15% delle imprese artigiane, percentuale che a Modena e a Sassuolo supera il 20%». Su cosa fare per uscire dal difficile momento congiunturale, Benassi asserisce che «si esce con l'impegno di tutti,

Barack più freddo con Berlino ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: © RIPRODUZIONE RISERVATA IN DISACCORDO I due alleati si sono scontrati, negli ultimi mesi, sulle regole per i mercati finanziari Divisioni anche su Guantanamo e Afghanistan AFP Occasioni. Sconti del 20% su tutto in onore di Obama: «Yes we can, è il giorno di Obama». Così in un negozio di Dresda

Le fondazioni vanno a congresso ( da "Riformista, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La manifestazione cade in un periodo in cui si compie un primo consuntivo della crisi finanziaria e si cominciano a formulare previsioni sulla purtroppo non vicina ripresa. Un tempo, il congresso avrebbe visto una massiccia partecipazione di esponenti dell'allora partito di maggioranza relativa, la Democrazia cristiana, insieme con rappresentanti dei partiti suoi alleati.

I privati in soccorso della Biennale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: coincide con la fase più acuta della crisi finanziaria. Eppure il presidente della Biennale, Paolo Ba-ratta, non si è perso d'animo e,negli ultimi mesi, ha accettato le sfide poste all'istituzione veneziana riuscendo, alla fine a rispettare la tabella di marcia prevista. «Non è stata un'impresa facile ammette Paolo Baratta –

Marcegaglia: passi indietro sui servizi pubblici locali ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: contrastando il protezionismo. E la presidente di Confindustria ieri è tornata sul caso Fiat-Opel: «L'Italia deve chiedere il rispetto delle regole europee sugli aiuti di Stato », ha detto, riferendosi ai finanziamenti pubblici alla casa automobilistica. La Marcegaglia ha insistito sulle chance che Fiat potrebbe ancora avere: «Spero che ci sia ancora spazio,

Rio Tinto sceglie Bhp Billiton ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: L'accordo era stato siglato all'apice della crisi finanziaria e all'epoca era stato descritto dal chief executive Tom Albanese come «la migliore soluzione », l'unica strada percorribile per ridurre l'ingente debito di Rio. Ora i prezzi delle materie prime sono risaliti e l'interesse degli investitori si è risvegliato.

Se il Dragone perde la faccia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Bieco protezionismo, insomma. D'altronde,in questa gara ad alzar barriere contro gli stranieri, i cinesi ci hanno messo molto del loro. Solo due mesi fa, Pechino aveva respinto un'offerta da 2,4 miliardi di dollari di Coca Cola su Huiyuan Juice, il maggior produttore cinese di succhi di frutta.

Gli Usa bruciano meno posti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: convincente che il momento peggiore della recessione e del dissesto finanziario è alle spalle. Anche se la ripresa si preannuncia lenta e debole, come dimostrato dalla continua distruzione di posti di lavoro: il totale dalla fine del 2007 è salito a sei milioni. E i 17 mesi consecutivi di contrazioni occupazionali sono ormai il periodo negativo più lungo dalla recessione del 1981-1982.

La sfida è migliorare l'offerta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anche perché vi è una percezione diffusa che si sia superata la fase peggiore della crisi finanziaria. Pertanto, nonostante resti la minaccia di un aggravamento della crisi "reale", investitori e distributori incominciano a costruire nuovi portafogli con un orizzonte di medio termine. E, per le ragioni che ho appena detto, la via maestra è quella di rientrare nel risparmio gestito.

Gli errori e la sfortuna: nel dramma di Gordon il declino della sinistra ( da "Corriere della Sera" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria e il crollo del sistema bancario britannico hanno offuscato la sua immagine. Era naturale ricordare, dopo tutto, che il fantasioso castello di carte in cui la Gran Bretagna aveva vissuto per molti anni, era stato edificato quando Brown era cancelliere dello Scacchiere.

Ma con la Merkel è grande freddo ( da "Corriere della Sera" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sia il suo amato ministro delle Finanze Peer Steinbrück hanno più volte detto in pubblico che le responsabilità della crisi finanziaria che il mondo attraversa sono da cercare in America e da lì bisogna partire per ridisegnare il sistema. «Gli Stati Uniti perderanno il loro status di superpotenza nel sistema finanziario mondiale», arrivò a prevedere Steinbrück lo scorso ottobre.

Indici positivi, su Italcementi e Saipem ( da "Corriere della Sera" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/06/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici positivi, su Italcementi e Saipem L'ultima seduta della settimana va in archivio a Piazza Affari con un nuovo piccolo rialzo, in sintonia con il resto d'Europa.

: balzo di Safilo ( da "Corriere della Sera" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/06/2009 - pag: 35 Il caso a Milano «Aspettiamo offerte»: balzo di Safilo (g. fer.) Nella graduatoria dei maggiori rialzi della seduta di ieri a Piazza Affari, a conquistare nettamente la prima posizione è stato il titolo Safilo.

Wal-Mart rilancia il maxi buy-back ( da "Corriere della Sera" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 06/06/2009 - pag: 35 Il caso a New York Wal-Mart rilancia il maxi buy-back (g.fer.) Torna la fiducia nei consumi e gli amministratori di Wal-Mart, il colosso mondiale della grande distribuzione, dopo aver annunciato giovedì 22 mila nuove assunzioni in Usa, ieri ha lanciato un sostanzioso piano di buy-

Quei ritardi di Bnp eBankitalia ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Motivo della richiesta: «il peggioramento della crisi finanziaria globale che ha colpito tutti i principali mercati». E solo in data 29 dicembre 2008 da Via Nazionale arrivava la decisione ufficiale della mancata concessione della proroga, invitando la Sgr a liquidare i sottoscrittori entro fine giugno 2009.

Ci piace la solidità di Sanofi ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Come la conferma che nonostante il buon periodo vissuto nell'ultimo trimestre da Piazza Affari, la crisi non è ancora definitivamente risolta. Uno dei nodi cruciali per la soluzione definitiva della crisi è proprio lo stato di salute del sistema finanziario e nel nostro Paese gli interventi statali non dovrebbero essere per fortuna ingenti nell'immediato futuro.

silenzio russo sui dazi per i mobilieri ( da "Repubblica, La" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La Russia non è sfuggita e non potrà sfuggire alle ricadute della crisi finanziaria globale. Però in futuro il rublo potrà essere considerato tra le monete di riserva Ma come? Non è Putin il grande amico di Berlusconi? Non fanno continuamente la spola tra Roma e Mosca e San Pietroburgo (ieri si è rivisto sul palcoscenico russo il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola,

quando la finanza divora l'economia - lucio villari ( da "Repubblica, La" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: quanto fece Hilferding in Il capitale finanziario. Era il 1909 e il capitalismo americano ed europeo scontavano una gravissima crisi finanziaria e bancaria (simile in parte a quella che stiamo vivendo) esplosa nel l907. è intorno a questa crisi (l´impianto dell´opera e la sua struttura erano già chiare nel 1905, l´anno in cui era comparsa negli Stati Uniti la critica Teoria dell´

"Un voto per cambiare l'Europa" ( da "Tempo, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: un codice di norme per regolare il mondo finanziario ed economico in modo da scongiurare il ripetersi di una crisi così grave. Affronteremo poi la dimensione sociale della crisi e tutti i dossier "caldi" della politica internazionale. Presiedo il G8 per la terza volta dopo Napoli nel 1994 e Genova nel 2001.

Politica: ( da "Sannio Online, Il" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: caratterizzata dalla crisi finanziaria, dall?avvento dei nuovi vertici politici negli Stati Uniti d?America, e in Italia da alluvioni e terremoti, con la ulteriore sventura di un?opposizione che mira solo a distruggere, Silvio Berlusconi non ha colpe. Gli operai e i lavoratori di ogni settore, industria, agricoltura, commercio,

<È il momento di agire per la pace>( da "Avvenire" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: protezionismo, bisogna mantenere aperte le frontiere». Il presidente americano si è detto poi «ottimista» sulla possibilità che gli Stati Uniti possano assumere una posizione di leader nella lotta al mutamento del clima. Obama ha sottolineato che i Paesi europei hanno avuto negli ultimi anni una posizione di avanguardia rispetto agli Usa circa la lotta al riscaldamento del pianeta.

( da "Avvenire" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: È vero che la crisi finanziaria non è così pesante in Italia, ma la situazione economica reale è più grave che nel resto di Europa e Usa. L'Italia è un paese in recessione da un paio d'anni. Quest'anno il Pil cadrà del 5% mentre gli Stati uniti del 3,5%. Il rischio qui non viene dai titoli tossici, ma da un'economia in forte affanno.

Meldola: crisi al poltronificio Stella. I sindacati: "Intervento delle istituzioni" ( da "RomagnaOggi.it" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Meldola versa in una situazione di difficoltà generata da una grave crisi finanziaria: questa situazione rischia di compromettere il futuro industriale e il mantenimento dei livelli occupazionali": è l'ennesimo allarme dei sindacati in tempo di crisi. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, in stretto rapporto con i lavoratori, si sono attivate nei confronti delle istituzioni locali,

I banchi alimentari, un aiuto concreto ( da "Sicilia, La" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: parliamo della crisi finanziaria mondiale e delle sue ripercussioni sull'economia reale non dobbiamo mai dimenticare che la parte più debole della società, quella a cui manca spesso il quotidiano sostentamento economico e alimentare, non deve essere dimenticata proprio in questo momento e devono essere favoriti strumenti efficaci come quello da anni sperimentato dai banchi alimentari»

Berlusconi denuncia tutti ( da "Sicilia, La" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Berlusconi «desnudo» denuncia tutti «El País» pubblica le foto di villa Certosa e «Repubblica» le riprende: il premier su tutte le furie Il premier reagisce: «Abbiamo fatto molti più viaggi del governo precedente perché c'è stata la crisi finanziaria»

06-06-2009 19:02 economia ( da "Soldionline" del 06-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sono chiamati ora a fare i conti con una grave crisi finanziaria che dall'estero riverbera pesantemente i suoi effetti sull'economia reale. E, mai come questa volta, il futuro del Paese sembra dipendere proprio dalla capacita' che, tutti insieme, avremo di reagire''.Dopo aver sottolienato l'impegno degli imprenditori Bracco sollecita le istituzioni a fare altrettanto.


Articoli

(sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Articolo Sei in Esteri 3 giugno 2009 «Siamo già europei. E non lo sappiamo» Parla Zygmunt Bauman: «Uniti ma indipendenti, distinti ma inseparabili. È questa la chiave della nostra identità comune» «L'Europa non è un tesoro che va scoperto, ma una statua che deve essere scolpita: qualcosa che va creato, un dramma dalla trama intricata, che sfida ogni possibilità di programmazione a priori. È come un treno che mentre corre dispone i binari davanti a sé. Continua ad andare, senza seguire un percorso prestabilito, ma adattando sempre la propria strada». Alla vigilia delle elezioni per il parlamento europeo, Zygmunt Bauman, uno dei maggiori sociologi viventi, riflette in una lunga conversazione con Europa sul presente dell'Unione e sulle grandi sfide che la attendono in futuro. A ottantaquattro anni, spesi per metà nella nativa Polonia e per metà nell'adottiva Gran Bretgana, Bauman si considera un cittadino europeo: «Come altro potrei definirmi? L'identità europea è inclusiva perché permette di accomodare due o più punti di riferimento di identità nazionali ma al tempo stesso annulla le differenze tra loro. Quando l'università di Praga mi ha chiesto quale inno nazionale volevo suonato alla cerimonia di consegna della laurea honoris causa, ho chiesto l'inno europeo: la Polonia mi ha esiliato, togliendomi la cittadinanza; la Gran Bretagna mi ha accolto, ma sebbene naturalizzato inglese continuo a sentirmi uno straniero. "Ogni uomo diventa fratello", dicono le parole di quella struggente canzone e l'idea di fratellanza è certo un perfetto emblema della identità europea: uniti ma indipendenti, distinti ma inseparabili». Quali sono stati a suo parere fin qua i più grandi risultati dell'Unione europea? L'Unione europea ha curato le antiche ferite lasciate da secoli di odi tribali e antagonismi nazionali: si tratta di un processo non finito, che probabilmente non ha ancora raggiunto il punto di non ritorno. Il rischio di un'inversione è sempre in agguato, ma io voglio essere ottimista e dire che soprattutto negli ultimi mesi abbiamo visto questo processo consolidarsi ulteriormente. Qualche pessimista potrà sottolineare che la comunità economica non ha superato il test della crisi finanziaria internazionale e che di fronte al collasso del sistema del credito gli stati nazionali europei si sono richiusi in vecchie logiche nazionali, adottando di nuovo l'apparentemente abbandonata strategia di giocare ognuno per sé. Ma bisogna anche riconoscere che l'idea di pace e convivenza europea, l'idea di vivere insieme nella differenza, ha talmente preso forza che, pur paragonando la situazione attuale a quella della "Grande Crisi", anche le più nefaste delle profezie si sono ben guardate dall'ipotizzare che questa situazione possa degenerare in una corsa agli armamenti, in cinque anni di guerra mondiale, in una nuova concentrazione di atrocità come quella che abbiamo visto meno di settant'anni fa. Abbiamo forse bisogno di un'ulteriore dimostrazione dei successi europei? Quali sfide ha davanti a sé l'Europa? L'Europa ha ora il compito di portare a termine questo processo: come un tempo siamo riusciti a trasformare comunità locali disperse e autoreferenziali in stati nazionali, così ora bisogna trasformare stati nazionali dispersi e autoreferenziali in una immaginaria comunità più ampia. Guardandomi attorno noto che tutto questo sta già succedendo, forse non a livello istituzionale, ma nella vita quotidiana di milioni di persone, che sempre più vedono l'Europa come il loro guscio e difficilmente notano i confini nazionali durante le loro peregrinazioni. Dopo l'ingresso della Polonia nell'Ue, circa due milioni di giovani polacchi si sono trasferiti in Gran Bretagna per trovare un lavoro migliore o nuove possibilità di studio e di vita. Per loro cambiare stata è un'esperienza non dissimile dal trasferirsi in un'altra città polacca: anzi certe volte un volo internazionale è più agevole di un lungo viaggio in treno. Questi giovani si sentono già cittadini dell'Unione europea, piuttosto che emigranti, espatriati o esiliati. Però al tempo stesso crescono fenomeni di intolleranza, di discriminazione, di chiusura. La crescita della demagogia euroscettica è a mio avviso solo apparente: le manifestazioni di massa contro gli stranieri accusati di «rubare i nostri posti di lavoro» sono certamente fenomeni più visibili del continuo supporto verso la comune casa europea che si esprime invece in modo pacato, ma al tempo stesso anche più convinto, dato che molti dei vociferanti critici dell'Europa cercano solo di usare a loro vantaggio elettorale la crescita di insicurezza esistenziale che la globalizzazione porta con sé. Come si può contrastare questa ondata di estremismo, che rischia di essere la vera novità delle prossime elezioni? Poiché la flessibilità del mercato del lavoro e la fragilità nei rapporti sociali, che sono difficilmente visibili, avvengono in contemporanea con l'arrivo di ondate di immigrati, che invece sono fisicamente presenti, tendiamo ad individuare nell'effetto la causa delle nostre insicurezze e pensiamo che eliminando quell'effetto avremo anche eliminato la causa. Emblematica in tal senso mi pare l'ideologia della Lega in Italia: l'insicurezza per loro non è il prodotto di politiche neo-liberiste, ma nasce semplicemente dalla necessità per i lombardi di dividere le loro ricchezze con calabresi e siciliani, o per tutti questi di condividerle con gli stranieri. La globalizzazione può essere affrontata con due logiche, che sembrano incompatibili e invece sono necessariamente complementari: la logica della chiusura locale e quella della responsabilità globale. Contrariamente a quanto queste forze politiche dicono, per mero consenso elettorale, l'Unione europea non è una minaccia all'autonomia degli stati nazionali, non erode la sovranità nazionale limitando il potere dei governi nel controllo dell'economia. Al contrario, queste dinamiche di erosione sono portate avanti da forze globali, contro cui solo istituzioni sovranazionali come l'Unione europea possono essere di contrasto: solo ricostruendo a livello più ampio quella rete istituzionale che non controlla più l'economia nazionale, è possibile salvaguardare i confini della sovranità nazionale. La seconda logica invece ci dice che non è possibile difendere la libertà e la democrazia a livello di stato nazionale, per quanto bene armato: i nostri destini si decidono a livello globale e solo su questo piano possono essere difesi i nostri valori. Come può l'Europa attrezzarsi per fare fronte a queste sfide? Sono abbastanza anziano da ricordare che i padri fondatori dell'Europa unita, Schuman, Monet, Adenauer, De Gasperi, non si sono posti queste domande: hanno costruito l'Europa dalla porta della cucina, non dall'ingresso monumentale, coordinando e integrando la produzione di carbone e acciaio e senza porsi il problema della cultura europea, dell'identità europea e neppure della comunità europea. Hanno creato un fatto compiuto, confidando che esso, una volta sistemato, avrebbe poi creato la sua stessa logica giustificante. In questo modo pragmatico e concreto sono riusciti dove tutti gli sforzi di unificazione attraverso la fede o la forza erano miseramente falliti nei secoli precedenti. Ora siamo di fronte ad un nuovo dilemma: c'è una divergenza insanabile tra il potere e la politica. A livello globale c'è potere senza controllo politico, mentre a livello locale c'è politica senza possibilità di incidere. I poteri degli stati nazionali non sono più sufficienti nel mondo globalizzato. Siamo quindi in una situazione analoga a quella di cinquant'anni fa: non abbiamo un progetto, un ideale, un programma. Siamo come alpinisti sul costone di una montagna che non è mai stato percorso in precedenza e non sappiamo che cosa ci aspetti dall'altro lato: siamo spinti ad andare avanti non dal desiderio di raggiungere qualcosa che non conosciamo, che non possiamo neppure immaginare, ma dallo sconforto della situazione in cui ci troviamo. Tornare indietro non è più possibile, fermarsi a riposare non è consentito. Bisogna andare avanti, costruendo nella scalata i concetti per definire la nuova realtà. Solo così possiamo arrivare alla forcella e vedere finalmente che cosa ci aspetta dall'altra parte. Lazzaro Pietragnoli

Torna all'inizio


Dall'elettronica ai libri (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi Numero 130  pag. 22 del 3/6/2009 | Indietro Dall'elettronica ai libri UN PROFESSIONISTA AL GIORNO Di Irene Greguoli Venini Le esperienze professionali e gli hobby di Francesco Brioschi, presidente dell'omonima casa editrice Ho insegnato e fatto ricerca per anni al Politecnico di Milano Poi l'avventura nell'editoria in tandem con mia figlia Valentina «Nella mia vita ho fatto tante cose». Con semplicità Francesco Brioschi, oggi presidente dell'omonima casa editrice, sintetizza un percorso professionale segnato dall'impegno in diversi campi, tra cui quello accademico, economico, aziendale e, ora, anche editoriale. Un cammino iniziato con la laurea in ingegneria elettronica presso il Politecnico di Milano nel 1962, dopo la quale Brioschi si è buttato nella carriera accademica, partendo come borsista presso l'istituto di elettrotecnica generale. Una delle tappe decisive, fra il 1967 e il 1968, è stato il soggiorno negli Usa presso alcune business school, tra cui Harvard, per studiare l'esperienza dei curricula accademici che integrano gli studi di ingegneria con i temi dell'economia e della gestione d'impresa. Un'esperienza da cui sarebbe nato il percorso che ha portato, al Politecnico, dapprima all'introduzione dei corsi di marketing, ricerca operativa e gestione aziendale, e poi alla creazione di ingegneria gestionale negli anni 90. «Un progetto», sottolinea Brioschi, che ne è stato il fondatore, «che ha avuto molto successo: i laureati sono più competitivi». Il tutto sempre accompagnato dall'attività di docenza: «Ho cominciato insegnando elettrotecnica, poi controlli automatici. In seguito ho vinto la cattedra in matematica. Adesso insegno finanza». Detto così sembra semplice, ma il curriculum dell'editore è davvero impressionante: tra le altre cose è stato, dal 1976, professore straordinario e poi ordinario di ricerca operativa del neonato corso di ingegneria delle tecnologie industriali a indirizzo economico-organizzativo, passando poi alla cattedra di economia industriale (diventata in seguito economia dei sistemi industriali) nel 1982, che avrebbe mantenuto fino al 1995. Dal 1989 al 1991 è stato docente del corso di fusioni e acquisizioni alla école de Ponts et Chaussées di Parigi. è stato nominato membro del cda del Politecnico di Milano, oltre che direttore della scuola a fini speciali in informatica a Como. Una carriera, dice Brioschi, «punteggiata da incarichi ministeriali e consigli di amministrazione»; tra questi ultimi, Banco di Desio, Navigazione Montanari e Banknord Gepafi sim, di cui nel 1998 è diventato presidente. Nel 2002 ha fondato la finanziaria Sofia holding e nel 2006 Sofia sgr, di cui è tuttora presidente. A ciò si affiancano numerosi articoli, soprattutto tra gli anni 70 e 80, comparsi su Il Sole 24 Ore, e la stesura di vari libri di ricerca. Poi, nel 2007, è arrivata una nuova avventura, con la fondazione di Francesco Brioschi editore, casa specializzata nella pubblicazione di opere su temi come l'energia, la globalizzazione e la crisi finanziaria. «Negli anni ho seguito l'attività editoriale di mia figlia Valentina, che con Valentina edizioni pubblicava tre-quattro libri all'anno. Si trattava di volumi fotografici, per esempio su Milano, sull'Engadina o sulla Brianza. Poi abbiamo deciso, con un po' di entusiasmo e un po' di incoscienza, di metterci a fare due linee. Da due anni, infatti, Valentina edizioni pubblica fiabe per bambini, seguendo un doppio filone: scoprire nuovi talenti italiani e tradurre autori inglesi. Sta funzionando bene, l'editoria infantile è un settore molto promettente». Poi c'è la parte a marchio Brioschi editore, «quella più mia. Ci sono quattro aree: storia economica, energia, management e economia del lavoro», spiega Francesco Brioschi. Tra gli argomenti su cui la casa editrice punta di più, «il clima e ambiente: per esempio, abbiamo pubblicato di recente L'auto pulita. La sfida tra Honda Toyota e le big mondiali dell'auto di Yozo Hasegawa, oppure Clima è vera emergenza, una sintesi del rapporto Stern sul clima». Un lavoro, quello di editore, «molto piacevole», ammette Brioschi, «c'è un'interazione forte con gli autori, le tematiche, le idee. è veramente interessante, per me è anche una maniera di rimanere vivo. Se non guardo i conti economici, è sicuramente un'iniziativa di successo». A tenere in forma Brioschi, però, non è solo il lavoro, ma anche cinque nipotini «che seguo molto». E poi un po' di sport, «in particolare lo sci e il golf», e qualche viaggio. Anche se l'editore è affezionato a Milano: «Ci vivo da sempre, a parte il periodo negli Stati Uniti e a Parigi, dove ho anche insegnato». Nel tempo libero, spazio anche al cinema («mi è piaciuto molto The millionaire») e, da buon milanese, alle serate alla Scala.

Torna all'inizio


i rischi della normalità - luciano gallino (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 31 - Commenti I RISCHI DELLA NORMALITà LUCIANO GALLINO Da qualche tempo si vanno moltiplicando le dichiarazioni di autorità, operatori economici ed esperti secondo le quali il peggio della crisi sarebbe passato. Se non la luce, in fondo al tunnel si scorge un fioco chiarore. Imprenditori e consumatori appaiono un po´ meno pessimisti riguardo al futuro. Il commercio mondiale pare stia risalendo. Da tutto ciò i dichiaranti deducono che si sta avvicinando la ripresa, il ritorno alla normalità della crescita per il nostro paese e per il mondo. Il rischio che i neo-ottimisti non vedono, o hanno deciso di non vedere, è che il peggior lascito della crisi sarebbe precisamente un ritorno alla normalità. La crisi esplosa nel 2008 non è stato un incidente di percorso dell´economia mondiale. è stata piuttosto un´espressione di quello che per una trentina d´anni è stato giudicato e lodato come il suo normale funzionamento. Era normale per il sistema bancario mettere in circolazione quasi 700 trilioni di dollari di derivati al di fuori delle borse, sì da renderli non rintracciabili dalle autorità di sorveglianza. Le quali, da parte loro, trovavano affatto normale fingere di non vederli. Ma era comunque bene non fare nulla, giacché i mercati finanziari normalmente si auto-regolano, facendo affluire i capitali là dove sono meglio utilizzati per produrre occupazione e ricchezza. Dove si capisce perché nel bene o nel male, come diceva Keynes nelle due ultime righe della Teoria generale, le idee siano più pericolose degli interessi costituiti. In base alla idea dominante di normalità, era giudicato ugualmente naturale che l´industria manifatturiera dell´Occidente arrivasse a sviluppare un suo sistema finanziario capace di generare una quota di fatturato quasi pari alla produzione di beni materiali; insuperati, in questo, i costruttori di automobili statunitensi, appropriatamente definiti da una ex manager dell´alta finanza (Nomi Prins) «banche che vendevano automobili». E in complesso non era forse considerato l´essenza della normalità un sistema economico che spende trilioni di dollari l´anno in pubblicità e marketing per convincere un miliardo e mezzo di persone a consumare beni in gran parte superflui? Intanto che, si noti, non trova i quattro o cinquecento miliardi annui che basterebbero per dimezzare la quota di coloro che sopravvivono con un dollaro al giorno (1,4 miliardi, secondo le ultime stime della Banca Mondiale), o non dispongono di servizi igienici (2,6 miliardi), o soffrono la fame (1 miliardo, ma in aumento), ovvero abitano in slums (oltre 1 miliardo); o, ancora, il numero dei bimbi che muoiono prima di compiere cinque anni a causa di un raffreddore o un mal di pancia (10 milioni l´anno, 25.000 al giorno). Ove si consideri che tutto ciò rappresentava la normalità pre-crisi, va aggiunto che sia l´attesa passiva che essa prima o poi si ristabilisca da sola, sia l´intento di accelerare attivamente il ritorno ad essa, aprirebbero la porta a scenari assai peggiori di quelli attuali. Anzitutto si porrebbero le premesse per il verificarsi di un´altra crisi dell´economia mondiale, più grave di quella in corso, entro pochi anni. Basterebbe ricordare che nel volgere di appena un decennio il sistema finanziario e quello ad esso intrecciato delle corporation finanziarizzate hanno fatto registrare ben quattro crisi di portata planetaria. Ciascuna di queste crisi ha rischiato di affondare l´economia mondiale, con un livello di rischio crescente tra la precedente e la successiva. Ciascuna rifletteva la normalità del sistema in quel dato momento. Ora è vero che la memoria degli operatori economici è notoriamente corta, e altrettanto quella dei governi. Ma aspettarsi ancora una volta che la normalità ritorni, senza provvedere a interventi regolativi sull´insieme del sistema finanziario e industriale del mondo, significherebbe davvero credere che gli asini volano. Un danno non minore che un ritorno al business as usual provocherebbe sarebbe che la insostenibilità da più punti di vista del sistema economico odierno (o modello di sviluppo che dir si voglia) avvicinerebbe il momento in cui essa comincerebbe a tradursi, più rapidamente di quanto già non faccia ora, in immani tragedie collettive. Avrà forse esagerato un po´, il principe Carlo d´Inghilterra, nell´indicare in soli 99 mesi il tempo per salvare il pianeta. Il fatto è che il rischio non viene solo dal cambiamento climatico. Per assicurare entro una o due generazioni una vita decente a qualche altro miliardo di persone non ci sarà acqua a sufficienza. Lo dicono i rapporti Onu sullo sviluppo umano. Non ci saranno prodotti alimentari a sufficienza, perché le superfici destinate ad usi agricoli si vanno riducendo a causa dell´erosione e salinizzazione dei suoli, dello sviluppo delle colture per la produzione di agrocarburanti, della distruzione di interi eco-sistemi. Per diffondere in tutto il mondo i consumi oggi normali dell´occidente non ci saranno nemmeno abbastanza metalli o carbone o petroli, né abbastanza mari, forse nemmeno abbastanza ossigeno. Bisognerebbe dunque darsi da fare allo scopo non di ricostruire la normalità di ieri, bensì di sviluppare una idea diversa di sistema produttivo e finanziario normale. Per il momento bisogna ammettere che né l´Unione Europea né gli Stati Uniti sembrano muoversi con decisione in tale direzione, al di là delle generiche quanto inconsistenti dichiarazioni del G-20 e delle terribili quanto inette minacce rivolte ai paradisi fiscali o ai fondi speculativi. Visto che in campo economico e politico non sono molti quelli che si lasciano influenzare da nuove teorie dopo i venticinque o i trent´anni – è ancora un pensiero di Keynes – forse si dovrà mandare al potere i ventenni. A condizione di farli transitare in un sistema scolastico e universitario meno prono dell´attuale al consenso di Washington o di Bruxelles.

Torna all'inizio


Draghi: Trasparenza e meno rischio sistemico (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Draghi: «Trasparenza e meno rischio sistemico» da Finanza&Mercati del 03-06-2009 «Primo e più importante» fra i requisiti per evitare nuovi rischi di collassi finanziari in futuro è «la trasparenza». Lo ha detto ieri il governatore di Banca d'Italia, Mario Draghi, intervenendo a un convegno a Berlino, secondo il quale la trasparenza «era e resta necessaria per uscire dalla crisi. «Oggi, e per qualche anno ancora - ha continuato Draghi - sarà, inoltre, necessario ridurre il rischio sistemico» perché, ha ricordato, questa crisi «è iniziata in un settore che può essere considerato marginale nell'industria finanziaria globale ed è poi esplosa contagiando tutto il resto». Nel settore bancario internazionale, ha aggiunto Draghi, «non vedremo almeno per qualche anno gli stessi tassi di redditività che abbiamo registrato negli ultimi 5-6 anni» perché l'industria bancaria del futuro sarà «con più capitale, meno debito e più regole». Tuttavia le banche italiane, ha spiegato il governatore, sono rimaste, in questa crisi finanziaria, «fuori dell'occhio del ciclone» anche grazie all'ondata di consolidamento del sistema.

Torna all'inizio


Europarlamento, ecco cosa fa (sezione: crisi)

( da "Corriere delle Alpi" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Otto norme su dieci devono rispondere ai criteri stabiliti a Bruxelles. Gestiti ogni anno 133 miliardi Europarlamento, ecco cosa fa Leggi e finanziamenti, dalla sanità pubblica all'ambiente Il Parlamento europeo costa ad ogni cittadino meno di 3 euro l'anno 60 miliardi servono per promuovere competitività, crescita e occupazione FRANCESCO JORI VENEZIA. Che a vararle sia il Parlamento o un Consiglio regionale, otto leggi italiane su dieci devono rispondere a una serie di requisiti decisi a livello di Unione Europea: ecco un ottimo motivo per interessarsi al voto del 6 e 7 giugno prossimi, anche se la politica nostrana fa di tutto per sminuirne il significato. Le decisioni prese tra Bruxelles e Strasburgo, oltretutto, incidono sulla vita quotidiana di ciascuno molto più di quanto si pensi, dall'occupazione alla sicurezza alimentare, dalla tutela dell'ambiente alla sanità pubblica. Vediamo in concreto di cosa si andranno a occupare le persone che eleggeremo tra qualche giorno. L'Europarlamento gestisce ogni anno 133 miliardi di euro; quasi la metà (60 miliardi) va a promuovere competitività, crescita e l'occupazione. Questi soldi, servono inoltre a ridurre il divario tra le regioni più ricche e quelle più povere (in sei anni è diminuito di un sesto). Destina 7,5 miliardi l'anno per la ricerca: in questo campo rientrano progetti con ricadute concrete sulla vita quotidiana, dai trasporti all'energia, dalla salute all'ambiente. Il Parlamento europeo costa ad ogni cittadino dell'Unione meno di 3 euro l'anno. L'occupazione. Per il periodo 2007-2013 c'è una somma di 350 miliardi destinata a stimolare la crescita economica e a creare posti di lavoro. Nel periodo 1992-2006, il mercato unico europeo ha permesso di creare 2,75 milioni di nuovi posti di lavoro. Ogni anno 10 miliardi vengono finalizzati a interventi di aiuto a imprese e lavoratori per superare situazioni di difficoltà. E' stato istituito un Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, con una dotazione annuale di 500 milioni per aiutare chi è stato licenziato a ritrovare un lavoro. Sono stati stanziati 200 miliardi per sostenere l'economia europea a fronte della crisi finanziaria globale. L'ambiente. Sono state adottate norme in base alle quali entro il 2020 le energie rinnovabili dovranno rappresentare almeno il 20 per cento del consumo totale di energia dell'Unione; inoltre, dal 2007 è entrato in vigore un provvedimento destinato a rendere più sicuro l'uso di circa 30 mila sostanze chimiche potenzialmente pericolose. Le petroliere a scafo unico sono state bandite dalle acque costiere dei Paesi UE. Nel 2008 è stata approvata una proposta per eliminare la pesca illegale. Dal 2002 a oggi, il Fondo di solidarietà della UE ha erogato 1,5 miliardi di aiuti agli Stati membri in 26 casi di calamità naturali. I consumatori. E' stata resa obbligatoria una garanzia di due anni, valida in tutti i Paese UE, sull'acquisto di qualsiasi prodotto. Le tariffe delle chiamate dall'estero da cellulare sono diminuite fino al 60 per cento. Con il contributo dell'Europarlamento, si è messo fine ai monopoli delle aziende fornitrici di gas ed elettricità. Un'apposita normativa impone a produttori e distributori di immettere sul mercato solo prodotti sicuri, pena il ritiro da tutta Europa. Sono state introdotte regole rigorose per la pubblicità audiovisiva destinata ai bambini. La sicurezza. Da gennaio in tutti i Paesi UE si possono chiamare per telefono i servizi di soccorso componendo il 112. Viene finanziata l'azione degli Stati membri per combattere la criminalità. Provvedimenti specifici sono stati adottati sul fronte del terrorismo: nel 2006, quasi 600 attentati sono stati sventati in 11 Stati. Sono state approvate norme che permettono ai singoli di cooperare nella lotta contro l'immigrazione clandestina. L'agricoltura. Lo strumento principale è la PAC (politica agricola comunitaria), che mira allo sviluppo sostenibile delle campagne; assorbe circa un terzo delle risorse complessive del bilancio UE. Tra gli altri campi d'azione, l'Europarlamento ha adottato una serie di misure per garantire la sicurezza alimentare e promuovere una dieta sana, fissando norme che prevedono tra l'altro controlli sulla salute degli animali, sui prodotti agricoli e sulle importazioni di cibo. Le disposizioni in materia di etichettatura dei prodotti alimentari assicurano ai consumatori informazioni precise. L'allargamento. I 12 nuovi Stati membri entrati nella UE tra il 2004 e il 2007 hanno arricchito il mercato interno europeo di 100 milioni di nuovi consumatori. Nel 2007 la quota delle esportazioni dei vecchi Stati membri verso i nuovi ha raggiunto il 7,5 per cento del totale, contro il 4,7 del 1999. Gli scambi commerciali tra vecchi e nuovi Paesi UE sono triplicati in meno di dieci anni, passando dai 175 miliardi del 1999 ai 500 del 2007. I lavoratori provenienti dai Paesi di nuova adesione hanno permesso di soddisfare la domanda supplementare di manodopera nei vecchi Stati membri, contribuendo in modo significativo al mantenimento della crescita economica. Nel mondo. L'Unione Europea nel 2008 ha destinato in aiuti allo sviluppo 49 miliardi, il 60 per cento del totale mondiale. Finanzia progetti per aiutare le donne a combattere la povertà e a ridurre le disuguaglianze con gli uomini. Partecipa alla ricostruzione dell'Iraq dopo la guerra, e gestisce misure di sostegno per i profughi. Ha stanziato 300 milioni per l'Autorità palestinese, con lo scopo di finanziare interventi destinati all'amministrazione pubblica, allo sviluppo sociale, alla crescita di attività imprenditoriali, alle infrastrutture e ad aiuti ai rifugiati. Difende la libertà degli scambi con norme antidumping, e protegge i produttori dalla concorrenza sleale e da variazioni drastiche dei flussi commerciali potenzialmente pericolose per l'economia europea.

Torna all'inizio


senza innovazione l'expo è un baraccone - luca beltrami gadola (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XVIII - Milano Controcanto Senza innovazione l´Expo è un baraccone Riduzione dei consumi e nuovi stili di vita: ecco cosa Milano deve mostrare al mondo LUCA BELTRAMI GADOLA (segue dalla prima di Milano) Queste due accezioni sono proprio quelle sulle quali ritorna insistentemente anche il nostro sindaco. Lo spirito originario è scomparso. Avanti altro dunque, ma quale? Oggi il Bie sembra mostrare attenzione ai problemi contemporanei, l´acqua, la salute, la città e la fame ma, come tutte le istituzioni internazionali, arriva in ritardo: i cambiamenti sono più rapidi di quanto una struttura burocratica e autoreferenziale riesca a cogliere, guai se poi si sovrappongono più problemi come la fame e la crisi finanziaria. Il tema milanese, il nostro cavallo di battaglia, è il problema della nutrizione nel mondo: lo si è affrontato con uno spirito tardo colonialista caritatevole. L´obiettivo prevalente sembra essere quello di aiutare le popolazioni affamate a provvedere meglio ai propri bisogni alimentari. Certo, anche questo è un problema ma solo un aspetto di quello più generale: le risorse rinnovabili del pianeta, drammaticamente in via di esaurimento, sono assorbite dai Paesi sviluppati in maniera drammaticamente squilibrata: fanno la parte del leone. Il consumo pro capite giornaliero di energia misurato in chilogrammi di petrolio equivalente è: 17,8 kg per l´America del Nord, 9,9 kg per l´Europa e 2,3 kg per il resto del mondo. Se passiamo ai problemi alimentari, c´è un indice che dice tutto: il consumo di cereali. Una persona nei Paesi avanzati consuma 2,5 kg di cereali il giorno, nel Terzo mondo 0,5. Se anche l´agricoltura dei paesi sottosviluppati facesse passi da gigante, il divario resterebbe incolmabile per la parte alimentare e irrisolto per la parte energetica. Allora il problema è quello del punto di equilibrio tra chi ha poco e chi ha troppo: dare di più ai primi e convincere i secondi a volere meno. Chi ha di più deve essere disposto a ridurre drasticamente i propri consumi e perché questo non sia un sacrificio inaccettabile bisogna avviare un processo lungo e complesso tra il tecnologico e il culturale. Nuovi stili di vita porterebbero effetti immediati e non traumatici come abbandonare un regime alimentare sempre basato sul consumo di proteine animali. Se vogliamo lanciare un segnale serio al mondo e utilizzare l´Expo non come un moderno baraccone da tre palle un soldo, dobbiamo mostrare con l´esempio che tutto questo è possibile. Quanti chilogrammi di petrolio equivalente dovremo impiegare per andare su e giù in barchetta sulle nuove vie d´acqua? Pensiamoci. Oggi ci prepariamo a esporre una cultura vecchia, fatta da vecchi, non solo anagraficamente in un Paese di vecchi nel vecchio continente.

Torna all'inizio


guerra e corruzione costano 5 trilioni di dollari - cristina raschio (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 22 - Economia I dati del terzo Global Peace Index dell´Economist Guerra e corruzione costano 5 trilioni di dollari CRISTINA RASCHIO ROMA - Più di 4,8 trilioni di dollari all´anno. E´ quanto costa all´economia mondiale la mancanza di pace nel mondo. Un´assenza dovuta non solo alle guerre e ai conflitti che purtroppo dilaniano alcuni Paesi della terra, ma anche alla corruzione e alla recente crisi finanziaria che, poco ma sicuro, non hanno contribuito a rendere il clima più disteso. A sostenerlo è il terzo rapporto annuale del Global Peace Index - l´indice che rileva il livello di pace dei Paesi - redatto in collaborazione con la divisione analisi commerciale dell´Economist. Dalla classifica, che vede l´Italia solo al 36esimo posto su un totale di 144 Paesi esaminati, si deduce quindi che la pace non solo fa bene al cuore e alla serenità dei popoli, ma anche alle tasche dei governi e delle imprese. «Non si può fare business in un contesto fragile e frazionato», ha dichiarato durante la presentazione dello studio Sir Moody Stuart, presidente di Anglo American e partner del Global Peace Index. «Le attività produttive», ha sottolineato, «traggono grandi vantaggi da condizioni ambientali non violente e forse è venuto il momento per le aziende di riflettere sul fatto che pratiche trasparenti ed etiche possano giocare un ruolo più ampio nell´ottenere pace e stabilità». Esiste quindi un forte legame tra quella che è la cultura di pace di un Paese e il suo benessere economico. Proprio ai primi posti della classifica si piazzano infatti Nuova Zelanda, Danimarca e Norvegia, paesi che quasi non sono stati toccati dalla crisi globale. Interessante anche un altro dato: più un Paese avanza in classifica di dieci posizioni, più aumenta la qualità di vita dei suoi cittadini (3.100 dollari di Pil pro capite). Anche la stabilità politica gioca però un ruolo fondamentale nella determinazione della pacificità o meno di un Paese. E lo testimonia proprio l´Islanda che perde la maglia rosa dell´anno scorso piazzandosi così al quarto posto. Seguono a ruota Austria, Svezia, Giappone, Canada e Finlandia. Ottantatreesima e 136esima posizione rispettivamente per Usa e Russia. Meno pacifici e, quindi, meno prosperi Sudan, Israele, Somalia, Afghanistan e Iraq. Presenza o meno di guerre, buon vicinato tra popoli, alto livello di scolarizzazione, rispetto per i diritti umani e, non ultima, libertà di stampa sono stati fattori fondamentali nell´elaborazione della classifica.

Torna all'inizio


La disoccupazione morde tutta l'Europa (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

EUROSTAT Senza lavoro record (9,2%) in zona euro e nella Ue a 27 La disoccupazione morde tutta l'Europa Francesco Piccioni La valanga è partita. Prevista, minimizzata dai filogovernativi, solo nominata - come un fastidioso effetto di realtà indesiderata, per cui non si hanno risposte adeguate - dall'opposizione parlamentare. Ma ora è qui, con le sue prime potenti frustate, mentre correndo a valle accumulerà via via altra massa. E' la disoccupazione. Finora si era discusso quasi accademicamente di crisi finanziaria che poteva «contagiare» la produzione. Adesso misuriamo la febbre. Lo fa l'Eurostat, che ieri ha diramato il suo allarmato report. Ad aprile, nell'eurozona (i 16 paesi della moneta unica) è arrivata al 9,2%, il livello più alto dal 1999. Soltanto un mese prima era all'8,9%, mentre un anno prima segnava il 7,3. Se le percentuali vi sembrano non clamorose, potete calcolare in persone: 3,1 milioni si sono trovati senza lavoro nel giro di 12 mesi, 396.000 solo ad aprile. Non va meglio nell'Europa politica (27 paesi), che pure fa segnare un 8,6% in crescita sia rispetto al mese precedente (8,4, ovvero 556.000 disoccupati in più) sia - soprattutto - rispetto all'aprile del 2008, quando il tasso era al 6,8. Anche qui i numeri dicono che oltre 4,6 milioni di persone in più sono a spasso. A pagare il prezzo più alto sono i lavoratori uomini (dal 6,6 all'8,9% nell'eurozona in un anno), che hanno mediamente salari più alti, specie intorno ai 45-55 anni. Ma anche le donne - già meno occupate - perdono quota, pur se in misura minore (dall'8,9 al 9,4%). Il disastro assoluto riguarda i giovani sotto i 25 anni, che nel mese di aprile si sono ritrovati a passare da un tasso di disoccupazione del 18,5% a un 18,7. Ma soltanto un anno prima era appena al 14,7. Pare confermato che i contratti precari funzionino specie in questo segmento generazionale come «camera di compensazione» nella gestione del mercato del lavoro. Tutti dentro a quattro soldi e senza garanzie quando il mercato tira, tutti fuori quando c'è crisi. Nell'Est, la stessa logica liberista che ne aveva fatto un esempio di dinamismo rispetto al «modello sociale europeo» di stampo socialdemocratico-bismarckiano sta distruggendo ogni equilibrio sociale. In Lituania, in un anno, la disoccupazione è salita da un modestissimo 4,3 a un mostruoso 16,8%. Stesso discorso per i «paesi fratelli» del Baltico: la Lettonia è passata dal 6,1 al 17,4, mentre l'Estonia va dal 3,7 al 13,9%. In leggerissima controtendenza la Spagna, in cui si notano i primi effetti del piano di investimenti pubblici (8 miliardi) in infrastrutture: la disoccupazione è diminuita dello 0,68% (quasi 25.000 persone). Un attimo di fiato, per il paese in cui l'assegno per i senza lavoro è stato richiesto quest'anno dal 54% in più rispetto al 2008. Percentuali simili anche per Romania e Grecia, gli unici altri paesi che fanno registrare un'esilissima crescita occupazionale. Nei dati Eurostat manca qualsiasi cenno all'Italia, che non ha presentato i dati aggiornati. L'ultimo dato ufficiale risale al quarto trimestre 2008. quando la disoccupazione era al 6,9%. Difficile fare proiezioni, ma Confindustria e Federmeccanica hanno presentato i loro report nelle scorse settimane. E parlano di un crollo della produzione industriale nei primi tre mesi dell'anno pari al 15%; che diventa drammatico per il settore metalmeccanico - che da solo rappresenta il 50% dell'export italiano - dove la produzione è scesa addirittura del 30%. Il crollo dell'occupazione, fin qui, è stato attenuato da un massiccio ricorso alla cassa integrazione (+1.400% in un anno, nella meccanica). Ma si tratta di un ammortizzatore sociale che ha comunque una scadenza temporale. A settembre le imprese faranno i loro conti. E anche per i lavoratori sarà il momento delle verifiche: su quale tipo di sindacato serve, quali obiettivi, quali forme di lotta. Foto: MADRID, IL GOVERNO INCENTIVA GLI IMMIGRATI SENZA LAVORO A TORNARE NEI LORO PAESI /FOTO REUTERS. IN BASSO, OPERAI DI MELFI IN CORTEO /AP

Torna all'inizio


Sul solare si allunga l'ombra della crisi (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: economia e politica data: 03/06/2009 - pag: 9 autore: Incertezza sul fronte dei finanziamenti bancari Sul solare si allunga l'ombra della crisi Che cosa succederà nei prossimi due anni sul fronte dei finanziamenti bancari, coperti dalla cessione dell'incentivo, che alimentano il boom del fotovoltaico? Per ora c'è molta incertezza, ma è evidente che se la tendenza europea alla riduzione degli incentivi proseguirà (apripista sono stati Germania, -25% e Spagna, -35%) e si estenderà all'Italia, la «bancabilità» del fotovoltaico inevitabilmente ne soffrirà. «Il rischio che lo sviluppo di questo promettente comparto tecnologico venga messo in forse dalla crisi finanziaria globale e da conseguenti decisioni in materia fiscale è molto reale», sottolinea Marco Comelli, organizzatore delle Giornate della microgenerazione, appuntamento annuale del settore organizzato dalla Camera di commercio di Milano. «In positivo per il fotovoltaico c'è il calo previsto dei prezzi dei pannelli solari, innescato da diversi fattori, in primo luogo la sovraccapacità produttiva in tutti gli stadi della filiera. È ancora troppo presto per capire se questa riduzione dei prezzi sarà sostenuta da una contemporanea discesa dei costi derivanti da innovazioni tecnologiche, per esempio l'aumento della produzione di pannelli a film sottile». La tecnologia dei pannelli solari è dunque il terreno sul quale si giocherà il futuro del settore nazionale e qualcosa sul fronte della ricerca si sta già muovendo. Renergies Italia, società di Urbisaglia (Mc) che fa parte del gruppo Afin (holding che controlla diverse società attive nei settori fotovoltaico, eolico, biogas, biomasse e idroelettrico) ha inaugurato SolarLab, un laboratorio di ricerca realizzato in collaborazione con l'università di Camerino. «Nel laboratorio lavorano cinque ricercatori diretti da Roberto Murri, docente di fisica generale presso l'università di Camerino e altri cinque lavoreranno nel polo scientifico e tecnologico di Tortona dove studieranno i substrati plastici per le celle di terza generazione. Vogliamo recuperare il terreno perduto per rendere il fotovoltaico competitivo nei confronti delle altre fonti energetiche», dice Fabrizio Longa, a.d. del gruppo Afin. «Il conto energia è importante soprattutto perché ci consente di finanziare il programma di ricerca che poniamo alla base del nostro sviluppo, nel quale prevediamo di investire 10 milioni di euro nei prossimi quattro anni».Renergies Italia assembla direttamente nel suo stabilimento i moduli fotovoltaici e ha una capacità produttiva annuale di pannelli pari a 30 megawatt. Nel 2008 ha fatturato circa 12 milioni di euro, e ha installato impianti fotovoltaici per una potenza complessiva di 5 megawatt.Le attività di SolarLab riguarderanno la crescita e la caratterizzazione delle proprietà elettriche e ottiche di materiali semiconduttori, sia in forma di volume sia di strati sottili. Obiettivi principali del nuovo centro ricerche sono: produrre materiale per substrati a basso costo destinati alla costruzione di celle solari a film sottile, costruire in tre anni prototipi di celle a film sottile, dispositivi con un'efficienza di conversione doppia di quelli oggi disponibili e costi di produzione ridotti del 40-50%. SolarLab avvierà inoltre studi sulla possibilità di utilizzare substrati di silicio policristallino, nastri di silicio (ribbon), solar grade e, in particolare, substrati a basso costo, metallici, ceramici e plastici.

Torna all'inizio


Dall'elettronica ai libri (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Un professionista al giorno data: 03/06/2009 - pag: 22 autore: di Irene Greguoli Venini Le esperienze professionali e gli hobby di Francesco Brioschi, presidente dell'omonima casa editrice Dall'elettronica ai libri Ho insegnato e fatto ricerca per anni al Politecnico di Milano Poi l'avventura nell'editoria in tandem con mia figlia Valentina «Nella mia vita ho fatto tante cose». Con semplicità Francesco Brioschi, oggi presidente dell'omonima casa editrice, sintetizza un percorso professionale segnato dall'impegno in diversi campi, tra cui quello accademico, economico, aziendale e, ora, anche editoriale. Un cammino iniziato con la laurea in ingegneria elettronica presso il Politecnico di Milano nel 1962, dopo la quale Brioschi si è buttato nella carriera accademica, partendo come borsista presso l'istituto di elettrotecnica generale. Una delle tappe decisive, fra il 1967 e il 1968, è stato il soggiorno negli Usa presso alcune business school, tra cui Harvard, per studiare l'esperienza dei curricula accademici che integrano gli studi di ingegneria con i temi dell'economia e della gestione d'impresa. Un'esperienza da cui sarebbe nato il percorso che ha portato, al Politecnico, dapprima all'introduzione dei corsi di marketing, ricerca operativa e gestione aziendale, e poi alla creazione di ingegneria gestionale negli anni 90. «Un progetto», sottolinea Brioschi, che ne è stato il fondatore, «che ha avuto molto successo: i laureati sono più competitivi».Il tutto sempre accompagnato dall'attività di docenza: «Ho cominciato insegnando elettrotecnica, poi controlli automatici. In seguito ho vinto la cattedra in matematica. Adesso insegno finanza». Detto così sembra semplice, ma il curriculum dell'editore è davvero impressionante: tra le altre cose è stato, dal 1976, professore straordinario e poi ordinario di ricerca operativa del neonato corso di ingegneria delle tecnologie industriali a indirizzo economico-organizzativo, passando poi alla cattedra di economia industriale (diventata in seguito economia dei sistemi industriali) nel 1982, che avrebbe mantenuto fino al 1995. Dal 1989 al 1991 è stato docente del corso di fusioni e acquisizioni alla École de Ponts et Chaussées di Parigi. È stato nominato membro del cda del Politecnico di Milano, oltre che direttore della scuola a fini speciali in informatica a Como.Una carriera, dice Brioschi, «punteggiata da incarichi ministeriali e consigli di amministrazione»; tra questi ultimi, Banco di Desio, Navigazione Montanari e Banknord Gepafi sim, di cui nel 1998 è diventato presidente. Nel 2002 ha fondato la finanziaria Sofia holding e nel 2006 Sofia sgr, di cui è tuttora presidente. A ciò si affiancano numerosi articoli, soprattutto tra gli anni 70 e 80, comparsi su Il Sole 24 Ore, e la stesura di vari libri di ricerca.Poi, nel 2007, è arrivata una nuova avventura, con la fondazione di Francesco Brioschi editore, casa specializzata nella pubblicazione di opere su temi come l'energia, la globalizzazione e la crisi finanziaria. «Negli anni ho seguito l'attività editoriale di mia figlia Valentina, che con Valentina edizioni pubblicava tre-quattro libri all'anno. Si trattava di volumi fotografici, per esempio su Milano, sull'Engadina o sulla Brianza. Poi abbiamo deciso, con un po' di entusiasmo e un po' di incoscienza, di metterci a fare due linee. Da due anni, infatti, Valentina edizioni pubblica fiabe per bambini, seguendo un doppio filone: scoprire nuovi talenti italiani e tradurre autori inglesi. Sta funzionando bene, l'editoria infantile è un settore molto promettente».Poi c'è la parte a marchio Brioschi editore, «quella più mia. Ci sono quattro aree: storia economica, energia, management e economia del lavoro», spiega Francesco Brioschi. Tra gli argomenti su cui la casa editrice punta di più, «il clima e ambiente: per esempio, abbiamo pubblicato di recente L'auto pulita. La sfida tra Honda Toyota e le big mondiali dell'auto di Yozo Hasegawa, oppure Clima è vera emergenza, una sintesi del rapporto Stern sul clima». Un lavoro, quello di editore, «molto piacevole», ammette Brioschi, «c'è un'interazione forte con gli autori, le tematiche, le idee. È veramente interessante, per me è anche una maniera di rimanere vivo. Se non guardo i conti economici, è sicuramente un'iniziativa di successo». A tenere in forma Brioschi, però, non è solo il lavoro, ma anche cinque nipotini «che seguo molto». E poi un po' di sport, «in particolare lo sci e il golf», e qualche viaggio. Anche se l'editore è affezionato a Milano: «Ci vivo da sempre, a parte il periodo negli Stati Uniti e a Parigi, dove ho anche insegnato». Nel tempo libero, spazio anche al cinema («mi è piaciuto molto The millionaire») e, da buon milanese, alle serate alla Scala.

Torna all'inizio


Sta diventando una crisi sociale (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Grande Recessione Sta diventando una crisi sociale I dati sulla disoccupazione in Europa diffusi ieri da Eurostat, l'ufficio statistico della Commissione, confermano le previsioni già presentate nei mesi scorsi dall'Ocse e da altre organizzazioni internazionali. Il messaggio è purtroppo lo stesso. La crisi finanziaria sta trasformandosi in una crisi sociale. Il dato preoccupante non è solo il valore assoluto della disoccupazione ma la sua (probabile) durata. L'esperienza storica ci insegna che le recessioni severe come quella in corso (ma anche quelle che lo sono state meno) possono provocare un incremento nei tassi di disoccupazione che persiste anche una volta che il ciclo della produzione e del reddito sono tornati nella fase ascendente. Una parziale buona notizia si può riscontrare nel fatto che la recessione ha colpito l'Europa e altre regioni del mondo quando la disoccupazione era molto contenuta e il tasso di occupazione molto elevato. segue a pagina 2 di Pier Carlo Padoan 03/06/2009

Torna all'inizio


La crisi porta i coniugi in aula (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Centro-Nord sezione: COSTUME E SOCIETA data: 2009-06-03 - pag: 23 autore: Diritto e famiglia La crisi porta i coniugi in aula A Bologna più separazioni giudiziali - Firenze in controtendenza L a crisi finanziaria impatta anche sulle separazioni dei coniugi, con ricadute diverse in due città non troppo distanti come Firenze e Bologna. A Bologna, tra settembre 2008 e febbraio 2009, quindi in piena crisi finanziaria dopo il crack Lehman, si è assistito a una lieve flessione delle separazioni consensuali mentre c'è stata una vera e propria impennata di quelle giudiziali. Nello specifico, le consensuali si sono attestate a 721 contro le 738 dello stesso periodo dell'anno precedente mentre le giudiziali sono passate da 141 a 186, con un incremento del 32 per cento: la somma delle due voci è quindi complessivamente in crescita. Il fenomeno, che non si riscontra a Firenze, secondo gli addetti ai lavori ha una spiegazione molto precisa: in epoca di crisi, le tensioni tra coniugi si concentrano maggiormente sugli aspetti economici e questo fa aumentare le liti in tribunale. La tendenza è più marcata nelle città dove maggiore è la ricchezza e il capoluogo felsineo ha delle caratteristiche peculiari rispetto al resto del Centro-Nord. Bologna ha infatti un reddito procapite di circa 26.700 euro (dati 2007), è l'indicatore più alto tra tutti i capoluoghi del Centro-Nord e stacca anche quello di Firenze. «In base alla mia esperienza - spiega l'avvocato Rita Rossi del foro di Bologna credo di poter dire che le difficoltà economiche costituiscono uno dei fattori che più spesso incidono nell'insorgere di difficoltà relazionali all'interno della coppia. La crisi economica ha fatto emergere senz'altro maggiori difficoltà a trovare accordi tra coniugi. I progetti di vita cui occorre rinunciare o di cui occorre rinviare la realizzazione, la riduzione delle vacanze, il menage familiare all'insegna della rinuncia sono tra i fattori che stanno determinando l'aumento delle separazioni giudiziali. Le trattativa, condotte in vista del raggiungimento di un accordo, si bloccano proprio sulle questioni economiche, che, in un momento di crisi, divengono determinanti ». Nel capoluogo toscano, invece la tendenza che si registra è un po' diversa. Nell'ultimo trimestre del 2008, le separazioni sono scese a 323 contro le 471 dello stesso periodo dell'anno precedente. Gli effetti della crisi hanno quindi rallentato la tendenza a separarsi da parte dei coniugi fiorentini. In Toscana le difficoltà economiche hanno fatto diminuire anche la litigiosità delle coppie. Soltanto a Firenze i ricorsi giudiziali sono diminuiti di oltre il 48%, scendendo da 184 dell'ultimo trimestre del 2007 a 95 dello stesso periodo del 2008: in questo caso la reazione è opposto rispetto a Bologna In generale, però, le separazioni consensuali continuano a superare di gran lunga quelle giudiziali. A Firenze, nell'ultimo trimestre dello scorso anno, il 70% delle coppie che si sono separate ha scelto una procedura consensuale, e a Bologna la percentuale supera il 74 per cento. «La scelta della via consensuale è sicuramente la più rapida e la meno costosa - spiega l'avvocato Ilaria Licciardi di Firenze, esperta di diritto di famiglia - per questo, soprattutto in tempi di crisi, molte coppie, prevalentemente appartenenti al ceto medio, la ritengono preferibile alla giudiziale. Diverse sono invece le considerazioni per le coppie inquadrabili nel ceto più alto, laddove la via giudiziale è quella maggiormente percorsa, considerati gli interessi in gioco». La crisi finanziaria incide anche sui divorzi:A Firenze,nell'ultimo trimestre del 2008, sono diminuiti complessivamente dell'8% su base annua. Marisa Marraffino Sul grande schermo. "La guerra dei Roses" con Michael Douglas (1989), storia di un divorzio difficile per lo scontro sulla casa

Torna all'inizio


Mistero sull'Airbus scomparso Avvistati i rottami in Atlantico (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-06-03 - pag: 1 autore: ... PANORAMA ... Mistero sull'Airbus scomparso Avvistati i rottami in Atlantico Sono statiavvistati nell'Oceano Atlantico,circa 650 chilometri a nord dell'isola brasiliana di Fernando de Noronha, alcuni rottami di aereo. Secondo il ministro brasiliano della Difesa, Nelson Jobim, sono i primi resti dell'Airbus dell'Air France scomparso lunedì mentre era in volo da Rio de Janeiro a Parigi con a bordo 228 persone tra cui dieci italiani. Ancora mistero sulle possibili cause della sciagura. u pagina8 Rimborsi, si dimette il ministro dell'Interno inglese Il ministro dell'Interno inglese, Jacqui Smith, si dimetterà a causa dello scandalo dei rimborsi: tra le note spese erano finiti due film porno acquistati via cavo dal marito. Gordon Brown ha annunciato che sostituirà Smith in un rimpasto di governo. u pagina 10 Palermo, eliminare i rifiuti costerà un milione di euro Per eliminare dalle strade di Palermo le 4.400 tonnellate di rifiuti accumulatesi sulle strade da quando è scattata la protesta dei dipendenti dell'Amia, il governo spenderà circa 100mila euro al giorno, 1 milione di euro in tutto. u pagina 15 Lombardia, per i pagamenti interverrà la Consulta La Corte dei conti lombarda chiama in causa la Corte costituziona-le, a cui chiede di valutare la legittimità della norma del Patto di stabilità che blocca, anche se i soldi ci sono, i pagamenti alle imprese da parte di Comuni e Province. u pagina 29 Acquisti online delle aziende: cresce l'e-procurement Vola la quota di acquisti online effettuati dalle aziende attraverso l'e-procurement. Nel 2008 la piattaforma digitale della Pubblica amministrazione ha registrato un incremento delle transazioni del 106%, per 170 milioni di euro. u pagina 21 A2A, oggi il Tribunale decide sul ricorso è attesa per questa mattina la sentenza del Tribunale di Brescia sul ricorso presentato dai Comuni di Milano e Brescia dopo lo stop all'assemblea di A2A.Successivamente alla sentenza i soci dell'utility si riuniranno per approvare il bilancio. u pagina 35 Abu Dhabi lascia Barclays con una maxi-plusvalenza Pochi mesi dopo il suo ingresso, avvenuto nel pieno della crisi finanziaria delle banche inglesi, il fondo Ipic esce dal capitale di Barclays. Per Abu Dhabi il blitz si risolve con una maxi-plusvalenza di 1,5 miliardi di sterline. u pagina 37

Torna all'inizio


Designato l'erede di Kim Jong-il (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-06-03 - pag: 8 autore: Corea del Nord. Il dittatore prepara la successione dopo essersi garantito il sostegno dell'esercito con i recenti test missilistici Designato l'erede di Kim Jong-il Secondo fonti di intelligence sudcoreane sarà il terzogenito Kim Jong-un, 25 anni Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato è successo proprio il giorno del secondo e più potente test atomico della Corea del Nord: il 25 maggio scorso il parlamento, le forze armate e forse anche le missioni all'estero sono state sollecitate a garantire la loro fedeltà all'ultimo rampollo dell'unica dinastia familiare di un regime comunista: Kim Jong-un - il 25enne terzo figlio di Kim Jong-Il - designato come successore in pectore dell'attuale dittatore. Lo hanno indicato ieri prima un parlamentare sudcoreano dell'opposizione, membro del comitato sulla sicurezza - informato dai servizi segreti - e poi altre fonti citate dai media sudcoreani, che hanno evidenziato il risvolto non solo internazionale, ma anche interno al regime, delle recenti provocazioni militari. Secondo le ultime informazioni, Pyongyang starebbe preparando il lancio di altri missili, compreso uno potenzialmente in grado di colpire il territorio Usa: c'è chi ipotizza che il test a lunga gittata sarà effettuato il 16 giugno, giorno dell'incontro tra il presidente americano Obama e quello sudcoreano Lee Myung- bak. Missili a corto o medio raggio potrebbero essere lanciati in tempi più brevi. Pyongyang potrebbe cercare anche uno scontro navale limitato in una zona marittima dai confini contestati nel Mar Giallo, dove già in passato ci sono state schermaglie pericolose. La Corea del Sud ha rafforzato il suo dispositivo navale nell'area per tenersi pronta a ogni evenienza. I mercati finanziari di Seul hanno cominciato a dare segni di nervosismo e il governo ha deciso di costituire una task force destinata a monitorare le possibili conseguenze negative sull'economia - dagli investimenti stranieri all'eventuale cancellazione di ordini per export - che potrebbero derivare da un aggravamento della tensione e da sanzioni internazionali contro il Nord. è però la notizia della designazione dell'erede della dinastia fondata da Kim Il- Sung a essere giudicata una svolta. Dopo l'ictus che avrebbe colpito il 67enne dittatore (già sofferente di diabete) nell'agosto scorso, era emersa come una debolezza strategica del regime l'incertezza sui meccanismi e i volti della successione. Kim JongIl aveva cominciato a "studiare" da leader a 32 anni attraverso una prima designazione informale, circa vent'anni prima della morte del padre (avvenuta nel 1994). Nel frattempo aveva potuto seguire un cursus honorum progressivo, la cui replica ora dovrà giocoforza seguire tempi e modi più bruschi. Con un upgrading delle capacità belliche spendibili in termini propagandistici «Kim JongIl intende facilitare il processo di successione, che non è determinato solo da lui ma anche da alti esponenti del governo, del partito e delle forze armate», ritiene Paik Hang-Soon, analista al Sejong Institute. A Tokyo, intanto, il governo ha deciso di sviluppare nell'ambito della nuova politica di utilizzo dello spazio anche per fini di difesa - un sistema satellitare in grado di monitorare tempestivamente il lancio di missili: il via libera è stato dato da una commissione presieduta dalla stesso premier Taro Aso, ieri in camiciola bianca di Okinawa (kariyushi) per promuovere l'annuale campagna “Cool Biz” (abitileggeri estivi per risparmiare energia tenendo più bassa l'aria condizionata negli uffici pubblici). I venti da Nordovest arroventano il clima politico: Tokyo dà segni di insofferenza per il protrarsi delle discussione al Consiglio di sicurezza sul tema delle sanzioni, che Cina e Russia intendono annacquare. Il ministro degli Esteri cinese Yang Jeichi, in una telefonata al collega Hirofumi Nakasone, ha detto che le sanzioni non risolvono il problema Corea del Nord: occorrerebbe una risoluzione Onu «bilanciata», che non precluda il ritorno di Pyongyang al tavolo dei negoziati a sei. © RIPRODUZIONE RISERVATA ESCALATION NELLA REGIONE Mentre Pyongyang si prepara al lancio di nuovi vettori, Tokyo avvia lo sviluppo di un sistema avanzato di monitoraggio satellitare ANSA Visti dal Sud. Attivisti di Seul bruciano il ritratto di Kim Jong-il e del figlio Jong-un, erede designato, di cui esistono solo fotografie da bambino

Torna all'inizio


La moglie del Nobel e la grande crisi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-03 - pag: 12 autore: ... DAL DIBATTITO ALLA RISSA La moglie del Nobel e la grande crisi L a colpa è del protezionismo, ne basterebbe un poco e la pillola della crisi andrebbe giù. Anatema! Solo il libero commercio ci porterà alla ripresa. è evidente anche agli studenti della Bocconi che la responsabilità della crisi va affibbiata al Garn-St. Germain Depository Institutions Act varato da Reagan nel 1982. Bubbole! Ogni laureanda della Luiss potrebbe provare che furono Clinton e Rubin ad avviare la grande slavina. Continuate a non vedere le colpe della Thatcher. Che c'entra? Sono i manager ad aver perduto di vista le imprese. E le banche? Un mestiere noioso ha giocato alla discoteca del profitto! Dove eravate quando Greenspan filava? E voi dove quando Bernanke tesseva? Chi ha messo le regole sui derivati? Tax and spend ecco il male. Mercatista! Statalista! Viva Marx! Viva Ricardo! Beh: sarà tosta capire la crisi 2008. Il presidente Kennedy chiedeva un economista con un solo braccio, per non sentirsi dire, «... da una parte... ma dall'altra». Ora arrivano anche le colpe delle mogli, attribuite dal grande Bhagwati al Nobel Stiglitz. Ci saranno foto?

Torna all'inizio


La russa Lukoil pronta a entrare nel mercato del gas (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-03 - pag: 17 autore: Energia. I piani della compagnia La russa Lukoil pronta a entrare nel mercato del gas Jacopo Giliberto MOSCA La compagnia petrolifera russa Lukoil è interessata a entrare nel mercato italiano del metano insieme con la Erg, la società della famiglia genovese Garrone che sta progettando con la Shell un rigassificatore nella baia di Priolo- Melilli ad Augusta (Siracusa). Ma Vagit Iusufovic Alekperov, il petroliere a capo della Lukoil, vuole anche aprire in Italia una rete di distributori che alzino le insegne bianco-rosse "Luk" della sua compagnia. Dopo «la prima tappa d'ingresso »fatta con l'acquisizione del 49% della raffineria Isab-Erg di Priolo – spiega Alekperov – la Lukoil intende trovare «nuovi canali efficaci per ampliare la presenza in Italia». Lo stesso amministratore delegato della Erg, Alessandro Garrone, conferma tale possibilità «in un futuro commerciale»; la società genovese precisa che sarà presente nel mercato del gas in Italia per ora con il progetto sulla rigassificazione, ma è propensa a trovare ulteriori «fonti di collaborazione» con la Lukoil. Aggiunge Alekperov che la sua compagnia «è un importante produttore di gas. Produciamo in Russia, Azerbaigian, Tagikistan. In Russia esiste una legge che stabilisce che ci sia un solo distributore di gas, ma noi come Lukoil possiamo collaborare in altre direzioni». Alekperov vive a Mosca ma il cuore della sua attività è in Azerbaigian, a Baku,dove l'imprenditore è nato nel '50; si ritiene che la Lukoil sia la seconda società petrolifera al mondo per dimensioni delle riserve e la seconda in Russia (dopo la Rosneft) per fatturato. L'Italia è un paese difficile per gli investitori esteri, un paese pieno di insidie burocratiche. Ma l'imprenditore azero non si lascia scoraggiare: se non riuscirà lui, «ci penserà mio figlio Iusuf», sorride amaro Alekperov. I programmi della Lukoil sono stati delineati ieri a Mosca durante la cerimonia di consegna dell'onorificenza di commendatore, onorificenza che gli è stata attribuita dal presidente Giorgio Napolitano e che gli è stata consegnata con una cerimonia dall'ambasciatore Vittorio Claudio Surdo. La commendatura all'ordine al merito gli è stata assegnata per lo sviluppo e il rafforzamento dei rapporti fra Italia e Russia – ricorda l'agenzia Apcom –e testimonia l'importanza della collaborazione tra la Lukoil e le aziende italiane del settore dell'energia. La compagnia ha realizzato il più cospicuo investimento russo in Italia,con l'accordo firmato il 7 novembre scorso da Alekperov e da Alessandro Garrone,nell'ambito del verticeintergovernativo che si è tenuto nel Cremino. La raffineria siracusana Isab è una delle più grandi del Mediterraneo ed è caratterizzata da una notevole flessibilità, poiché può trattare materie prime molto diverse, dai greggi più fini e pregiati fino ai petroli più densi e difficili. Oltre a rifornire i distributori della catena Erg e il mercato del Mezzogiorno, la raffineria ha una forte vocazione all'export in veste di terzista. Il complesso è completato da una centrale elettrica alimentata con la gassificazione dei catrami che rimangono dopo la raffinazione, mentre la Erg insieme con la Shell sta completando l'iter amministrativo per la costruzione del rigassificatore, il quale potrà importare via nave il metano liquefatto. Nei giorni scorsi l'ipotesi di problemi di estrazione in Azerbaigian aveva fatto temere anche per un altro progetto nel settore del metano, cioè il gasdotto da Baku fino alla Puglia ( attraverso Turchia e Grecia) sul quale è impegnata l'italiana Edison. Tuttavia l'Azerbaigian ha annunciato che non ridurrà nel 2009 la sua produzione di petrolio e gas. Il presidente azero Ilham Aliev ha detto che il paese estrarrà quest'anno 45 milioni di tonnellate di petrolio e tra i 21 e i 27 miliardi di metri cubi di gas. A dispetto della crisi finanziaria internazionale, nei primi tre mesi dell'anno il paese ha registrato una crescita economica del 4,3 per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA DISTRIBUTORI CERCANSI Alekperov (nominato ieri commendatore) vuole aprire in Italia anche una rete di vendita dei carburanti

Torna all'inizio


Fondi, un business da lumicino (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-03 - pag: 36 autore: Infrastrutture. Raccolta che langue e ritardi burocratici frenano gli operatori che hanno poche occasioni di investimento Fondi, un business da lumicino Project financing fermo sulle grandi opere: tutti a caccia di luci dei cimiteri Simone Filippetti MILANO Il ponte sullo stretto di Messina, l'autostrada BreBeMi o la Pedemontana Veneta. Chi pensava che fondi infrastrutturali e project finance avrebbero dato all'Italia la spinta necessaria per costruire le grandi opere (o meglio gestire le esistenti) si deve a oggi ricredere. Il private equity si muove al rallenty e, salvo qualche eccezione, quando lo fa è per piccoli pezzi di infrastrutture esistenti. E il project finance? Serve più spesso per finanziare i lumini dei cimiteri o impianti sportivi che la costruzione di strade o aeroporti. Ma non c'è solo l'Italia dei cronici ritardi burocratici e dei mille campanili locali a decretare lo stallo delle infrastrutture. In giro per il mondo traballa il modello stesso degli investimenti in grandi opere: c'è un'enorme fatica a raccogliere denaro, la crisi rende impossibile fare progetti a debito di lungo periodo e la parabola del numero uno al mondo Macquarie, costretto a svendere pezzi pregiati, è il segnale della crisi. Lo stallo dei fondi Quando, la scorsa settimana, F2i ha acquisito l'85% di Enel Rete Gas, Vito Gamberale ha potuto gioire: il fondo da lui guidato è riuscito a chiudere la sua prima operazione di peso ( 480 milioni di euro il controvalore). Presentato due anni e mezzo fa e con una dotazione di circa 1,8 miliardi, F21 finora aveva all'attivo solo investimenti marginali. «Noi acquistiamo solo infrastrutture esistenti – precisa Galliano Di Marco, capo degli investimenti di F2i - ma i tempi biblici delle privatizzazioni e i veti dei molteplici enti locali frenano lo sviluppo». In più si è aggiunta la crisi finanziaria che, per esempio,l'anno scorso ha fatto arenare la vendita delle torri di tlc di Wind e 3 Italia. Se F2i si è messa in moto, il trend nei Paesi avanzati sembra muoversi in direzione opposta. Poche le operazioni fatte e una raccolta di capitali ben al di sotto delle aspettative. Rispetto ai roboanti annunci, i principali fondi mondiali non sono arrivati a raccogliere nemmeno la metà dell'ammontare prefissato. Kkr Infrastructure Fund si è dovuto accontentare di 4 miliardi di dollari su 10; Jp Morgan Asian Infrastructure appena 600 milioni su 1,5 miliardi; Sintonia della famiglia Benetton ha coperto 1,7 miliardi su un obiettivo di 4. Ha fatto addirittura peggio Goldman Sachs: per il suo Infrastructure Fund II il rapporto tra raccolta e obiettivi è arrivato a un misero 27%. Quando poi, negli anni scorsi, operatori come Babcock, Rreef o Macquarie hanno comprato, lo hanno fatto a forte leva e ora pagano un prezzo salato alla crisi. Esemplare il caso di Macquarie: la merchant bank australiana, il più grande investitore in infrastrutture al mondo, oggi è costretta a vendere i gioielli di famiglia. Usciti due anni fa dall'Italia (dov'erano azionisti di Adr-Aeroporti di Roma), gli australiani stanno liquidando partecipazioni per far fronte alla recessione: pochi giorni fa ha detto addio alla Japan Airport Terminal, lo scalo di Tokyo, accettando di incassare meno della metà di quanto pagato. Project finance al palo Il nodo ferroviario della Tav di Firenze (nuova stazione e 8 km di "passante" di cui oltre la metà sottoterra) è uno dei lavori più importanti da qui al 2015 ed è stato appena approvato. Eppure nemmeno un euro viene dal project finance: l'opera verrà fatta con un normale contratto di finanziamento. Quando fu introdotto, agli inizi del Duemila, la «finanza di progetto»( vedi box in pagina), era stata salutata come la bacchetta magica per la fame di infrastrutture del Paese. «In Italia gli investimenti in nuovi progetti – osserva ancora Di Marco- pagano lo scotto di tempi che non sono mai certi». Il che rende impossibile il coinvolgimento dei fondi infrastrutturali, che come qualsiasi private equity deve remunerare il capitale dei sottoscrittori. Un caso su tutti: la BreBeMi, il cui progetto è stato presentato nel 2000 e ancora oggi nessun cantiere è partito. «Il project finance - lamenta Marco Nicolai, direttore generale di Finlombarda - ha di fatto cambiato pelle: al modello puro si va sempre più sostituendo la partnership pubblico-privato » con tutte le lungaggini e l'utilizzo inefficiente delle risorse che l'Italia sconta. Così languono le grandi opere (anche perché i project allo studio si basano su proiezioni di traffico/ flussi di cassa elaborati prima della crisi e non più applicabili), ma proliferano i piccoli progetti dall'illuminazione dei cimiteri, alle piscine ai parcheggi. E se fino all'anno scorso il project finance aveva conosciuto un boom (il valore cumulato dei bandi di gara sono balzati da 1,3 a 28 miliardi a tassi del 300% nei primi anni), ora il mercato ha iniziato anche a rallentare: il 2009 è iniziato con +20% di interventi ma un -22% di controvalore. Ossia, meno soldi e sparpagliati su un numero sempre maggiore di piccole opere. © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI OSTACOLI Di Marco (F2i): «Paghiamo privatizzazioni con tempi lunghi e i veti degli enti locali» Ma anche i colossi mondiali soffrono la crisi globale

Torna all'inizio


Si profila un deficit di etanolo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-06-03 - pag: 40 autore: Biocombustibili. Il rincaro dello zucchero sta influenzando la destinazione della canna in Brasile Si profila un deficit di etanolo Nel 2009 la domanda supererà l'offerta di 513 milioni di litri Roberto Capezzuoli Nel 2009 si verificherà per la prima volta una flessione dell'interscambio di etanolo e l'anno si chiuderà con un deficit. La stima è di Alister Smith, analista della casa di consulenza Kingsman, secondo cui le vicende degli ultimi mesi hanno scosso l'equilibrio del mercato: la richiesta di etanolo come carburante è calata per la crisi finanziaria e il contemporaneo ribasso del petrolio, mentre i prezzi di zucchero e mais, da cui l'etanolo si ricava, sono invece rincarati. Da qui un rallentamento produttivo che si è dimostrato più rapido di quello della domanda. Il risultato, per Smith, è che nel 2008 il settore ha registrato nel mondo un surplus di 1,036 miliardi di litri, mentre quest'anno il bilancio dovrebbe chiudersi con una carenza di 513 milioni, su un consumo globale che dovrebbe comunque superare i 72 miliardi di litri bruciati nel 2008. L'andamento del mercato saccarifero è un serio limite all'espansione della produzione brasiliana di etanolo: spinte dal deficit produttivo indiano, a Londra le quotazioni dello zucchero raffinato hanno toccato lunedì il record dal luglio 2006, a 453,70 $/tonn., recuperando oltre il 42% da inizio anno, mentre il coloniale grezzo scambiato a New York ha visto all'inizio della scorsa settimana il suo massimo biennale, a 15,94 cents per libbra, livello che supera quasi del 35% quello di fine 2008. Non è difficile capire perché quest'anno il Brasile – primo produttore mondiale di zucchero e di etanolo da canna – dedicherà solo il 57% di quest'ultima alla trasformazione in carburante, mentre il 43% sarà dedicata al dolcificante. Nel 2008 il rapporto era rispettivamente 60 e 40%. Il Brasile però sta cedendo tecnologia ai paesi dell'America latina perché seguano il suo esempio e sta progettando di ottenere etanolo anche da scarti cellulosici. Piani che hanno allarmato l'ex presidente Usa Bill Clinton: «Se lasciamo che il Brasile risolva i nostri problemi distruggendo la foresta tropicale – ha detto – avremo davvero guadagnato qualcosa?». © RIPRODUZIONE RISERVATA TIMORI PER LE FORESTE I progetti di Rio de Janeiro stanno allarmando l'ex presidente americano che ricorda la necessità di proteggere l'Amazzonia

Torna all'inizio


Il mercato, imperfetto quanto inevitabile (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-03 - pag: 2 autore: Sorveglianza. La necessità di nuove regole Il mercato, imperfetto quanto inevitabile di Orazio Carabini A ncora non la si può chiamare euforia. Ma l'ottimismo che circonda gli ultimi dati sull'evoluzione congiunturale e sul ritorno alla normalità dei mercati finanziari stanno già mettendo in ombra quanto è successo nei mesi, o meglio negli anni scorsi. La voglia di superare una fase difficile, probabilmente la più dura dal Dopoguerra a oggi, rischia però di far dimenticare quello che la crisi ha insegnato. O forse ha solo rammentato a chi faceva finta, per convinzione, per innato ottimismo o per convenienza, di essersene dimenticato. E cioè che il "mercato", nella sua versione turbocapitalista imposta al mondo dopo l'autodistruzione delle economie pianificate, non sempre è all'altezza delle aspettative. Nelle fasi di crisi tornano a galla i suoi difetti. Quelli che, in tempi normali, si tende a nascondere per non rinunciare ai benefici, indubbiamente consistenti, in termini di crescita, occupazione, progresso tecnologico che esso porta. In primo luogo il mercato non ha una sua etica. Chi sostiene il contrario fa della retorica fine a se stessa. La crisi ha portato alla ribalta uno spettacolare campionario di truffatori: da Bernie Madoff, il mago degli hedge fund, a Jerome Kerviel, il trader di Société Générale, capaci di far sparire miliardi di dollari o di euro sotto gli occhi delle autorità di vigilanza, dei sistemi ispettivi interni, delle società di revisione. Ma i truffatori sono solo la schiuma di un inquinamento più profondo che riguarda i meccanismi di gestione delle banche e delle imprese in generale. Dove la cultura della massimizzazione del Roe (Return on equity) è stata portata all'eccesso in una corsa al profitto destinata a infrangersi sull'inevitabile ostacolo della sottovalutazione del rischio. Già, perché per inseguire utili sempre crescenti a un certo punto è diventato necessario osare più di quanto fosse lecito. Con il solo obiettivo di remunerare gli azionisti ma soprattutto di garantire retribuzioni e gratifiche da nababbo ai banchieri e ai manager. Tutti, salvo poche eccezioni, presi da sfrenata ambizione e dal desiderio di estrarre dalla "loro" banca o impresa il massimo dei benefici in termini di stipendio, bonus, pensione, liquidazione, golden parachute, circoli del golf. Il secondo insegnamento è che il mercato non si autoregolamenta. Chi ha sperato che gli operatori potessero decidere da soli quali fossero le regole da rispettare è rimasto deluso. Di fronte alle scappatoie che consentono di migliorare le performance, banchieri e manager se ne infischiano di livellare il campo di gioco per competere ad armi pari e dell'onta che ricade sul nome ( name shame) quando si infrangono le regole. Conta il risultato. E più si riesce a tenere lontani i cani da guardia (le autorità di vigilanza), meglio è. Anchei meccanismi di consultazione degli operatori con cui sono state fatte le leggi in quasi tutti i paesi si sono tradotti troppo spesso in una delega di responsabilità da parte del legislatore e dei regolatori. Con il risultato che è prevalso l'interesse degli operatori stessi, non sempre coincidente con quello della collettività. La terza lezione è che, quando qualcosa si rompe, il mercato non si aggiusta con le proprie forze. Sì, il Brambilla di Carate Brianza può fallire. Come può fallire la banchetta locale. Ma i "grandi" non cadono mai perché la politica non può permettere che succeda. è fallita la Lehman Brothers ma se qualcuno avesse il potere di riportare il calendario al 15 settembre nessuno ripeterebbe l'errore di allora. Le banche si salvano perché sono interconnesse (se ne crolla una, se ne porta dietro chissà quante altre) e perché bisogna evitare il panico tra i depositanti, con il conseguente " rischio sistemico". Le imprese, come la Chrysler o la General Motors, sebbene non abbiano saputo adeguare la capacità produttiva, le caratteristiche dei modelli e la rete distributiva ai nuovi livelli di domanda di automobili, devono essere salvate perché troppi posti di lavoro sono in gioco. E la politica non può permettersi si sfidare l'impopolarità. Il mercato dunque non ha una sua etica, non si autoregolamenta e non si aggiusta. Però funziona, e soprattutto non ha alternative. Chi ora avverte «attenzione a non introdurre regole che lo imbrigliano » ha ragione solo in parte: non servono lacci e lacciuoli burocratici, obblighi insensati destinati ad aumentare il potere di veto di qualche valvassore. Ma non si può far finta che non sia successo nulla. La crisi scoppiata nel 2008 ha dimostrato che se si "lascia fare" troppo, il mercato si spinge oltre i limiti. E allora non va imbrigliato, ma regolato meglio e sorvegliato di più. è sbagliato affermare che negli ultimi due decenni non c'erano abbastanza regole: è mancato invece l'enforcement, ovvero non si è rivelato all'altezza del suo compito chi, forte di un mandato pubblico, avrebbe dovuto farle rispettare. Sarà perché pochi osavano andare contro la cultura dominante della deregulation. Sarà perché il grado di collusione tra sorveglianti e sorvegliati poche volte nella storia è risultato alto come negli ultimi due decenni. Ma questa è la realtà: chi vigilava sul funzionamento dei mercati era troppo debole rispetto ai soggetti vigilati. Ma le regole sarebbero state più che sufficienti per authority determinate ad assolvere alle loro funzioni. è vano sperare che il mercato cambi. I suoi difetti resteranno gli stessi. Tocca quindi allo stato impedire che producano danni costosi, se non irreparabili. Oggi di questo c'è bisogno:di legislatori che scelgano regole efficaci, di autorità di sorveglianza " occhiute", che vedano dove si annidano i rischi, di banche centrali che sappiano prevenire più che spiegare. Questo non significa mettere sabbia negli ingranaggi del mercato. Anzi. è il solo modo per far sì che sopravviva, e meglio di prima, a se stesso. © RIPRODUZIONE RISERVATA SPECCHIO DEFORMATO Nelle crisi vengono a galla i difetti che si tende a nascondere: è senza etica, non si autoregolamenta e non si aggiusta da solo

Torna all'inizio


La Merkel: sulla Bce pressioni politiche per acquistare bond (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-03 - pag: 3 autore: La Merkel: sulla Bce pressioni politiche per acquistare bond Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Mai finora Angela Merkel aveva criticato la Banca centrale europea in modo così netto. è successo ieri a Berlino quando il cancelliere tedesco ha attaccato la politica monetaria troppo espansiva delle banche centrali, proprio mentre la Bce si appresta a confermare la scelta di acquistare obbligazioni sul mercato. «Guardo con estremo scetticismo all'autorità che si è data la Federal Reserve e al margine di manovra che si è concessa la Banca d'Inghilterra», ha detto la signora Merkel durante un convegno a cui ha partecipato anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. «Dobbiamo tornare ad avere banche centrali più indipendenti». Il cancelliere, che si è così riferito ai molti istituti che hanno deciso di lanciarsi nell'acquisto di titoli sul mercato monetario pur di riavviare i flussi di credito all'economia reale, ha poi aggiunto: «Anche la Bce si è sottomessa alle pressioni internazionali con l'acquisto di obbligazioni garantite (&) Dobbiamo tornare a politiche monetarie indipendenti e più ragionevoli». La presa di posizione della signora Merkel è giunta in un momento delicatissimo. Molti in Germania guardano con preoccupazione all'abbondante liquidità creata negli ultimi mesi da una politica monetaria molto espansiva. Mentre in numerosi Paesi europei la principale preoccupazione è la deflazione, nella Repubblica federale il timore è l'inflazione. L'angoscia di molti tedeschi è legata ai ricordi dell'iperinflazione degli anni 20. La presa di posizione del cancelliere è sorprendente visto che in questi anni la signora Merkel è sempre stata attenta a non criticare la Bce. In questo senso è possibile che dietro al suo attacco ci sia tra le altre cose il desiderio in tempi di elezioni di cavalcare temi a cui l'opinione pubblica tedesca è sensibile. Molti non solo guardano con timore a una politica monetaria troppo generosa, ma assistono con altrettanto preoccupazione all'intervento crescente dello Stato nell'economia. Nei due casi le politiche sono ritenute squilibrate e pericolose, tali da creare i germogli di una prossima crisi finanziaria ed economica. Peraltro, la posizione della signora Merkel non è poi molto diversa da quella assunta da alcuni banchieri centrali tedeschi. In varie circostanze il governatore della Bundesbank Axel Weber ha sottolineato l'importanza di evitare politiche monetarie talmente generosi da rendere molto difficile il riassorbimento della liquidità. Non è un caso quindi se ieri il cancelliere ha detto che senza politiche monetarie diverse – vale a dire meno espansive e più equilibrate – «si rischia di tornare tra 10 anni nella stessa situazione di oggi». La signora Merkel non poteva parlare in un momento più cruciale, almeno per quanto riguarda la zona euro. Il consiglio direttivo della Bce dovrebbe annunciare domani gli aspetti tecnici che intende seguire nell'acquisto sul mercato monetario di titoli garantiti ( covered bonds),un'operazione annunciata nel mese scorso.L'istituto ha previsto acquisti per 60 miliardi di euro. Non si prevedono invece decisioni sul costo del denaro, ridotto in maggio all'1,0%. apagina6 L'articolo sui casi Opel-Arcandor REDINI MONETARIE LENTE Il cancelliere tedesco critica il via libera sui «covered», attacca la Fed e la Banca d'Inghilterra mentre chiede istituti centrali più autonomi «Banche centrali più indipendenti». Angela Merkel AP/LAPRESSE

Torna all'inizio


I Lord: adesso rafforzare Bank of England (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-03 - pag: 3 autore: VIGILANZA A LONDRA I Lord: adesso rafforzare Bank of England LONDRA. Dal nostro corrispondente L'ambizione era creare il sistema "uno e trino", il risultato è stato il caos, in una sovrapposizione di ruoli e responsabilità che ha lasciato ampi varchi nellaregolamentazione dei mercati finanziari britannici. Il verdetto della commissione Affari economici dei Lords non salva nessuno, ma s'appella alla Banca d'Inghilterra per una futura gestione più accorta e funzionale. Il rapporto sarà, insieme a quello di Lord Turner presidente della Fsa (la Consob inglese) la pietra angolare dell'attesa proposta di legge di riforma dei mercati allo studio dal governo Brown. E i Pari del Regno hanno bocciato proprio il capo del governo che, quando era Cancelliere dello Scacchiere di Tony Blair, costruì un meccanismo tripartito fra Fsa, Tesoro e Banca d'Inghilterra incapace, però, di prevedere l'avvicinarsi della crisi. Per questo suggeriscono di dare maggiori poteri alla Banca centrale per esercitare quella "vigilanza macro prudenziale capace di valutare globalmente l'azione delle banche" che non c'è stata. La Fsa – hanno notatoi Lord –ha badato a controllare i singoli istituti di credito e la tutela dei consumatori. Un nuovo comitato per la stabilità finanziaria dovrà essere creato all'interno della Banca d'Inghilterra, si legge nel rapporto, presieduto dal governatore Mervyn King e composto anche da rappresentanti di Tesoro e Fsa. E dovrà essere un comitato con pieni poteri esecutivi. La banca centrale dovrà, quindi, invertire un corso che anche nei numeri dello staff aveva adottato con nettezza la linea della riduzione. L. Mais.

Torna all'inizio


Draghi: preparare l'exit strategy (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-03 - pag: 3 autore: Draghi: preparare l'exit strategy «In futuro rivedere maxideficit, politica monetaria e interventi sulle banche» Rossella Bocciarelli ROMA La lezione più importante della crisi dei mercati finanziariè la necessità di ridurre il rischio sistemico globale. E, tra le linee d'azione indicate dal Financial Stability Board, la maggiore trasparenza da parte degli intermediari rimane un requisito fondamentale. Lo ha ribadito ieri Mario Draghi da Berlino, dove, come presidente del Fsb, è intervenuto a un convegno sull'economia sociale di mercato, al quale erano presenti anche il cancelliere tedesco Angela Merkel e il commissario Ue per gli Affari economici,Joaquin Almunia. La trasparenza «era e resta necessaria per uscire dalla crisi. Oggi e per qualche anno ancora –ha detto il numero uno di Bankitalia – sarà, inoltre, necessario ridurre il rischio sistemico» perché, ha ricordato, «questa crisi è iniziata in un settore che può essere considerato marginale nell'industria finanziaria globale ed è poi esplosa contagiando tutto il resto ». La domanda centrale, quindi, è «cosa fare per ridurre il rischio sistemico». In ogni caso, buona parte delle decisioni prese dal Fsb, «è già stata attuata – ha ricordato Draghi –e le autorità di regolamentazione finanziaria hanno fatto progressi straordinari a una velocità che era impensabile fino a qualche anno fa ». In una prospettiva di medio termine, ha poi sottolineato il Governatore, sarà necessario mettere in atto delle "exit strategy" per riportare le economie mondiali sulla strada che era stata imboccata prima della crisi. «L'agenda per il futuro è chiara: bisogna superare le debolezze del passato e affrontare gli squilibri macroeconomici, tenendo presente nel frattempo che non c'è un pianificatore mondiale che possa aggiustare questi squilibri in un istante», ha detto Draghi.Ma,ha aggiunto,c'è anche un altro punto «che non è il più importante adesso, ma che certamente sarà molto importante poco dopo: preparare un'exit strategy. Servirà un'exit strategy per uscire dagli enormi deficit di bilancio; sarà necessaria una strategia di uscita per modificare l'attuale politica monetaria, allo scopo di riassorbire l'eccesso di liquidità ». Inoltre, secondo Draghi servirà un'analoga strategia «per uscire dagli interventi del governo nelle banche, che hanno avuto luogo in modo massiccio in gran parte dei paesi». In pratica, sarà necessario definire un percorso chiaro per il rientro nel settore privato delle partecipazioni acquisite dalla mano pubblica nelle banche. Infine, Draghi è tornato a sottolineare che le aziende di credito italiane sono rimaste relativamente al riparo dal ciclone della crisi finanziaria. Le ragioni, ha affermato, sono varie: tra queste, l'ondata di fusioni che«negli ultimi tre anni ha investito il sistema. Il 70% del mercato in termini di asset totali si è consolidato intorno a due banche e ciò ha portato a una grande opera di due diligence in tutto il sistema e di pulizia di posizioni precedenti». Ci sono, tuttavia, anche ragioni strutturali: per esempio, gli istituti nazionali «non sono mai stati realmente dipendenti dalla raccolta all'ingrosso per il proprio fabbisogno: nella media – ha sottolineato Draghi – il 70% proviene dai depositi al dettaglio. Inoltre, le banche italiane emettono obbligazioni, ma le collocano principalmente ai propri risparmiatori e la maggior parte degli asset viene usato per prestiti al sistema produttivo». Pertanto «non c'era la predisposizione – ha spiegato – a investire in prodotti che non conoscevano. Le banche che già avevano profitti elevati non cercavano di aumentarli ancora di più a tutti i costi». Infine «negli anni 70 diverse banche italiane, tra le migliori, hanno tentato l'avventura sul mercato statunitense ed è andata male. Da qui una certa riluttanza a espandersi sul mercato finanziario oltreoceano e la conseguente mancanza di una base di clientela negli Usa». © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PRIORITà Ridurre i rischi sistemici è il principale obiettivo per evitare altre crisi Banche italiane meno colpite dalla bufera finanziaria

Torna all'inizio


Koch e Deese, la rivincita dei consulenti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-03 - pag: 6 autore: I protagonisti del turnaround Koch e Deese, la rivincita dei consulenti B rian Deese e Al Koch sono praticamente l'uno l'opposto dell'altro. Un trentunenne che ancora deve laurearsi all'università di Yale il primo, un sessantasettenne con una lunga esperienza in società da risanare il secondo. Faccia pulita con un curriculum ancora tutto da scrivere il primo, espressione di chi ne ha viste tante il secondo. Eppure i destini del ragazzo Deese e del navigato Koch oggi s'intrecciano: entrambi sono infatti due figure chiave nella bancarotta di General Motors. Brian Deese è uno dei consulenti di Barack Obama per l'auto, Al Koch è invece il possibile futuro liquidatore e risanatore di General Motors. Il primo ha convinto il presidente degli Stati Uniti a far fallire il colosso di Detroit, il secondo è chiamato per farlo risorgere dalle ceneri del «Chapter 11». Per Al Koch questa è solo l'ennesima sfida. Forse neppure la più difficile. Come vice presidente e managing director di Alix Partners – la società che si occupa proprio di risanamenti aziendali–, Koch ne ha infatti viste tante. Ha per esempio risanato Kmart, la più grande catena di negozi mai finita in fallimento negli Stati Uniti. Nel ruolo di direttore finanziario, Koch nel maggio del 2003 l'ha fatta uscire dal «Chapter 11», cioè dalla procedura di amministrazione controllata. Poi è diventato presidente e amministratore delegato di Handleman, distributore di Cd e video giochi, quando versava in grave crisi finanziaria. Koch ha venduto tutti gli attivi e, proprio quest'anno, ha portato la società in liquidazione volontaria. Esperienze simili le ha poi fatte con Champion Enterprises e Oxford Health. Ora i giornali americani danno per scontata la sua nomina come liquidatore di General Motors in bancarotta. Tecnicamente sarà nominato «chief restructuring officer »: sarà insomma colui che dovrà traghettare il colosso di Detroit dal passato al futuro. Koch negozierà i contratti per alcuni servizi tra la vecchia e la nuova Gm, coordinerà la liquidazione degli asset e l'intera procedura di amministrazione controllata. Per lui è l'ennesima sfida,da combattere in una città che conosce come le sue tasche: per 14 anni, prima di approdare ad Alix Partners, ha infatti lavorato negli uffici di Detroit della Ernst & Young. Non ha invece ancora avuto il tempo di laurearsi Brian Deese. Eppure Barack Obama l'ha scelto, insieme ad altri, per formare la task force per risanare l'industria automobilistica. Figlio di un'ingegnere e di un docente di scienze politiche, Deese si era già fatto notare da un ex membro dello staff di Bill Clinton ed era diventato consigliere economico di sua moglie Hillary ai tempi delle primarie. Poi Obama l'ha cercato per risanare il settore dell'auto. è stato lui – con gli altri consiglieri Steven Rattner,Ron Bloom e Diana Farrell – a suggerire al presidente di far fallire Gm. Se questa si rivelerà la scelta giusta, per Deese potrebbero aprirsi porte ancora più importanti in futuro. Lui può stare tranquillo: in suo destino, in fondo, è in mano a un risanatore d'esperienza. Al Koch. My.L. © RIPRODUZIONE RISERVATA DUE STORIE INTRECCIATE Uno è nella task force per l'auto voluta dal Presidente nonostante la giovane età, l'altro porterà le sue capacità di risanatore in Gm

Torna all'inizio


Peugeot riapre alle alleanze, ipotesi Fiat e Bmw (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 03/06/2009 - pag: 29 L'auto europea I grandi azionisti del gruppo francese: ben vengano nuovi accordi, ma vogliamo restare indipendenti Peugeot riapre alle alleanze, ipotesi Fiat e Bmw Merkel: l'operazione Opel comporta molti rischi, con Magna intesa non vincolante DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI Nel grande «monopoli » delle case automobilistiche mondiali, con possibili fusioni, fallimenti e matrimoni all'ordine del giorno, nessuno vuole e può stare alla finestra. Da ieri, il gruppo Psa Peugeot-Citroen ha un nuovo amministratore delegato: Philippe Varin, che ha preso il posto di Christian Streiff, defenestrato un po' bruscamente nel marzo scorso. A Varin, 56 anni, manager di grande esperienza internazionale, la famiglia Peugeot azionista di riferimento da quasi due secoli ha affidato l'obbiettivo del rilancio dell'impresa e dello sviluppo di possibili alleanze e cooperazione con altri gruppi. Forse è prematuro parlare di contatti avviati o semplici segnali lanciati al gruppo Fiat. In passato, si era peraltro parlato di possibile collaborazione anche con la tedesca Bmw. Ma l'intervista rilasciata ieri al quotidiano economico Les Echos da Thierry Peugeot, presidente del consiglio di sorveglianza, non lascia dubbi sulla volontà della famiglia di allargare il perimetro industriale. «Comincia una nuova era. Da internazionale, il gruppo diventerà mondiale. La priorità dell'impresa è la crescita. Non so quale sia la soglia critica, ma esistono piattaforme sulle quali si deve montare un numero di vetture il più grande possibile. E noi vogliamo salire nella classifica dei costruttori mondiali. Pur continuando a conservare la nostra indipendenza, non siamo affatto contrari a ipotesi di alleanze», ha detto in sintesi Peugeot, aggiungendo di essere disponibile ad esaminare l'eventualità di una «diluizione» dell'azionista di riferimento, oggi attorno al 30%. «Tutto dipende dalla proposta che verrà messa sul tavolo. Dicono che siamo una famiglia prudente e conservatrice, ma anche in passato abbiamo dimostrato di saper prendere decisioni rischiose». Psa-Peugeot- Citroën ha registrato perdite nette di 343 milioni lo scorso anno e annunciato riduzioni del personale. Il presidente Sarkozy ha deciso la concessione dei prestiti alle case francesi (circa sei miliardi di euro, ripartiti fra Renault e Psa) e incentivi all'acquisto di vetture, condizionandoli al mantenimento dei posti di lavoro in Francia. Al punto da doversi difendere dall'accusa di protezionismo con un gioco di parole: «Non è protezionismo, proteggo la nostra industria». In attesa di sviluppi francesi, la partita dell'auto sul fronte tedesco non sembra del tutto conclusa. E' di ieri una dichiarazione della cancelliera Angela Merkel «l'operazione Opel comporta molti rischi e, in ogni caso, Magna non ha firmato un accordo vincolante» che lascia spazio a nuove ipotesi, tenendo anche conto delle polemiche elettorali che l'accordo ha suscitato nel mondo politico tedesco e delle conseguenze a cascata che potrebbe avere sul piano economico. Il colosso dei beni di consumo Arcandor si è infatti fatto forte dell'intervento pubblico su Opel per reclamare aiuti e salvare la catena di grandi magazzini. Sarebbero in gioco cinquantamila posti di lavoro, il doppio di Opel. «Prima di concedere aiuti ha detto il ministro dell'economia Karl-Theodor Guttenberg (stesso partito della Merkel) bisogna valutare attentamente la situazione di ciascuna azienda in difficoltà. Altrimenti si fa campagna elettorale sulle spalle dei contribuenti». L'impegno «protettore» del governo per Opel è dell'ordine di sei miliardi di euro, fra prestito-ponte e garanzie pubbliche sul debito. Non è detto che sull'onda delle polemiche in casa tedesca possa riaprirsi la partita Fiat, ma certamente l'accordo Magna- Opel ha riproposto con forza il tema degli aiuti di Stato e del «protezionismo », del peso dell'Europa, dei rapporti fra governi e partner europei, non soltanto in ambito automobilistico. Ogni vicenda ha implicazioni diverse, ma i casi più recenti hanno messo in evidenza la predominanza di interessi nazionali su una visione europea e addirittura, come nel caso Magna-Opel, sulla volontà di alleanze in ambito strettamente europeo. Massimo Nava mnava@corriere.it Hummer ai cinesi di Sichuan Tengzhong Diventeranno probabilmente cinesi gli Hummer, i pesantissimi veicoli della Gm derivati dai blindati dell'esercito Usa. La Gm ha siglato un accordo preliminare per la vendita con Sichuan Tengzhong Thierry Peugeot Comincia una nuova era, da internazionale il gruppo diventerà mondiale La priorità è la crescita

Torna all'inizio


Corre Bulgari, giù Telecom Italia (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 03/06/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corre Bulgari, giù Telecom Italia Dopo una seduta altalenante e prevalentemente al ribasso, l'indice Ftse Italia All Share ha chiuso in leggero rialzo (+0,15%), così come l'Ftse-Mib (+0,06%), grazie a un'accelerazione finale favorita dall'apertura positiva di Wall Street. Sottili i volumi (per un controvalore di 1,9 miliardi di euro) a causa della chiusura festiva degli sportelli bancari. Nel dettaglio dei singoli titoli, Bulgari ha proseguito la corsa della vigilia, incrementando anzi i progressi e collocandosi al primo posto della graduatoria delle performance nell'ambito dei migliori titoli del listino, con un prezzo di riferimento di 4,16 euro, il 5,05% in più rispetto a lunedì. Significativo anche il recupero di Campari che grazie al balzo di ieri (+4,81%) ha toccato il nuovo massimo dell'anno. Lo stesso vale per Impregilo, cresciuta a sua volta del 4,03%. Seguono Saipem (+3,76%), che hasuperatoquota19europerlaprimavolta quest'anno, StMicroelectronics (+2,92%) e Buzzi-Unicem (+2,75%). Meno evidenti ma altrettanto consistenti i miglioramenti di Atlantia (+2,05%) e Mediobanca (2,03%), mentre Fiat è salita dell'1,28% sulla scia degli ottimi risultati di vendita sul mercato francese. Il peggior risultato dell'Ftse-Mib lo ha invece incassato Telecom Italia (-3,77% la quotazione di riferimento) dopo il giudizio negativo degli analisti di Bernstein. Giù anche Intesa Sanpaolo (-1,81%), peggiore tra i bancari. Seguono Snam Rete Gas (-1,46%), Mediaset (-1,28%) e Prysmian (-1,01%), parzialmente colpita dalle vendite di beneficio dopo l'exploit della vigilia. Scambi «sottili» La giornata festiva ha limitato a 1,9 miliardi di euro il controvalore degli scambi

Torna all'inizio


Fiducia sui conti, vola Poltrona Frau (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 03/06/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Fiducia sui conti, vola Poltrona Frau (g.fer.) Nuovo massimo dell'anno ieri per Poltrona Frau. Il titolo ha chiuso infatti a quota 0,9355 euro, con un balzo del 10,84%. Rispetto all'inizio dell'anno il recupero ha così raggiunto il 22,77%. Non c'è nessuna notizia particolare dietro l'exploit della società leader mondiale nell'arredamento di alta gamma. Semplicemente il mercato sta apprezzando gli sforzi degli amministratori (presidente è Franco Moschini, vicepresidente Matteo Montezemolo, ad Dario Rinero) impegnati, come si legge nell'ultima relazione trimestrale, a favorire «il ritorno a una redditività netta positiva già a partire da quest'anno ». Franco Moschini presidente Poltrona Frau

Torna all'inizio


Abu Dhabi vende, Barclays frena (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 03/06/2009 - pag: 33 Il caso a Londra Abu Dhabi vende, Barclays frena (g.fer.) L'annuncio che il fondo controllato dall'Emirato di Abu Dhabi l'International Petroleum Investment Company ha deciso di vendere la propria quota (oltre l'11%) nel capitale di Barclays ha fatto precipitare il titolo della banca britannica, che alla Borsa di Londra ha chiuso ieri con un calo del 13,52%, a quota 273,5 pence. La decisione del fondo di Abu Dhabi (che ha ricavato una plusvalenza di 2,5 miliardi di dollari) ha messo in allarme il mercato, che teme iniziative simili da parte degli altri investitori esteri (cinesi, giapponesi, del Qatar e di Singapore) allettati dalle plusvalenze realizzate dal titolo nelle ultime settimane. John Varley ceo di Barclays

Torna all'inizio


Conti: Enel? Un titolo anti-crisi Il fondo libico in avvicinamento (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 03/06/2009 - pag: 31 L'intervista L'amministratore delegato: siamo il primo gruppo ad azionariato diffuso, con 1,3 milioni di piccoli soci Conti: Enel? Un titolo anti-crisi Il fondo libico in avvicinamento «Meno debiti e più redditività con l'aumento di capitale» MILANO «C'è grande interesse e colgo un atteggiamento molto positivo sull'operazione. Noi siamo più che fiduciosi: alla fine allargheremo la struttura azionaria e potremo contare su una maggiore stabilità finanziaria». È un Fulvio Conti ottimista, all'indomani dell'avvio del maxi aumento di capitale Enel da 8 miliardi, e che, da Londra, ha appena intrapreso una fitta serie di road show che lo porteranno entro la fine della prossima settimana a girare l'Europa in lungo e in largo incontrando analisti e investitori. Un calendario impegnativo. Ha deciso di sondare in prima persona anche ogni minimo segnale di ripresa dei mercati finanziari? «Ci siamo divisi in due team, uno per la piazza nordamericana, a cominciare da New York e Boston, e un altro per quella europea: da Londra, domani ci sposteremo a Edimburgo e poi a seguire, Madrid, Parigi, Francoforte, Amsterdam, Rotterdam, per chiudere a Zurigo e Ginevra. E non basta: abbiamo in agenda anche una serie di conference call con altri grandi investitori già presenti nel nostro azionariato, dai Paesi del Golfo Persico a Singapore. Dai primi incontri che abbiamo avuto devo riconoscere che sì, ho avvertito sintomi di risveglio dei mercati finanziari: vedo che c'è liquidità sul mercato alla ricerca di occasioni di investimento». Si parla con insistenza anche di un forte interessamento del governo libico per entrare nel capitale Enel. Ci sono novità su questo fronte? «Tutto quello che posso dire è che ho visto da parte dei libici un gran interesse negli ultimi giorni. Credo si stiano avvicinando in qualche modo, però sarebbe scorretto da parte mia esprimere un giudizio in questa fase. Certo, ho letto anch'io le dichiarazioni rilasciate dall'ambasciatore libico in Italia, Haffed Gaddur, dove si ipotizza un possibile ingresso nel capitale Enel entro fine giugno con una quota del 2%. E anche Shokri Ghanem, numero uno della compagnia petrolifera di Stato, ha confermato che la Libia sta studiando investimenti in società italiane, come la nostra e l'Eni. Ma, ripeto, in questa fase non sono io a dover parlare su questo argomento ». Oltre ai grandi fondi di investimento, Enel punta molto anche sui piccoli risparmiatori. Qual è la ragione di questa attenzione? «Un dato che forse non tutti sanno è che siamo la società quotata italiana con il maggior numero di piccoli azionisti, con 1 milione 300 mila soci che posseggono più del 30% del capitale. E oggi, la minor attrattività di Bot e Cct, diventa un punto a nostro favore. Senza trascurare, comunque, che la nostra azienda, per la sua dimensione di scala e per la diversificazione geografica e tecnologica, offre una capacità di resistenza anche alle crisi più severe, come quelle che abbiamo appena attraversato e un rendimento in termini di dividendo tra i migliori in assoluto». Dopo il successo di un'operazione analoga portata a termine da Snam Rete Gas, anche l'aumento di capitale dell'Enel può essere considerato una sorta di riscatto della old economy nei confronti della finanza di carta? «Credo proprio di sì. E che per quanto ci riguarda in particolare, penso lo sia sotto ogni punto di vista. Del resto, grazie anche alle attività rilevate all'estero, l'anno scorso abbiamo aumentato del 40% i ricavi consolidati rispetto al 2007, superando abbondantemente i 61 miliardi, con un utile netto cresciuto anch'esso del 35%, fino a sfiorare i 5,3 miliardi. Anche i risultati del primo trimestre lo dimostrano: nonostante il rallentamento della domanda di energia registrato nella prima parte dell'anno, che peraltro sulla base dei dati di maggio appare in ripresa, abbiamo registrato una crescita del margine operativo del 14%. Adesso abbiamo lanciato l'aumento di capitale per mantenere una stabilità finanziaria del bilancio che ci consenta di guardare da un lato alle prospettive future pronti a cogliere le nuove opportunità che si dovessero presentare, e dall'altro a fronteggiare in maniera adeguata eventuali rischi, che peraltro non prevedo. Anzi, come ho detto, colgo segnali di ripresa». Gabriele Dossena Fulvio Conti amministratore delegato dell'Enel

Torna all'inizio


Le gelaterie non conoscono la crisi In quattro anni aumento del 16,7% (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

FERRARA ECONOMIA E POLITICA pag. 7 Le gelaterie non conoscono la crisi In quattro anni aumento del 16,7% CAMERA DI COMMERCIO Gennaro Murolo, dal 1° gennaio 2000 direttore generale della Cassa di Risparmio di Ferrara spa, non nasconde la sua soddisfazione. Nonostante la crisi mondiale che ha toccato anche il nostro Paese mettendo in difficoltà tutto il sistema bancario, Moody's, l'agenzia che dà il giudizio e le valutazioni sul mondo finanziario indicando ai mercati i reali valori degli istituti di credito, ha confermato al Gruppo Carife il rating A3. Direttore, come valuta questa conferma del rating da parte dell'agenzia internazionale newyorkese Moody's? «Siamo davvero contenti del fatto che analisti internazionali di grande prestigio hanno voluto confermare la loro opinion sul Gruppo Carife. Siamo ancor più contenti constatando che per la maggior parte delle banche italiane tale opinion è stata ridimensionata. Di particolare importanza il fatto che sia stato altresì definito l'Outlook stabile da parte di Moody's, che attesta la previsione positiva per il Gruppo bancario anche per l'immediato futuro». Moody's conferma il rating sulla scorta dell'analisi dell'andamento del 2008, per lei come è andato realmente lo scorso esercizio del Gruppo Carife? «L'esercizio 2008 si è svolto all'interno di una crisi finanziaria mondiale senza precedenti. Ferrara non è un'isola serena in mezzo a un oceano in tempesta, anzi la sua crisi economica viene da lontano, come attestano le clamorose uscite di scena degli ultimi anni di emblematiche imprese locali: Zanolini, Jean Klebert, Stayer, Coop Costruttori, ne costituiscono gli esempi più appariscenti. Nonostante tutto ciò e nonostante la penalizzazione che il Gruppo ha subito per la chiusura della vicenda Costruttori è stato possibile assegnare un dividendo seppur ridotto a tutti gli azionisti mentre, quasi tutte le banche del sistema, non sono state in grado di fare altrettanto. La mia valutazione quindi non può che essere concorde con quella di Moody's nel dire che il 2008 è stato un anno soddisfacente». La crisi economica e finanziaria continua, anzi forse nel corso del 2009 è diventata più pungente, come prevede l'evolversi della situazione per la sua Banca? «Non vi è dubbio che la caduta clamorosa del tasso sull'Euribor avvenuta negli ultimi quattro mesi (dal 3,12 all'1,04) e l'accentuarsi della criticità del portafoglio crediti caratteristica delle situazioni di crisi, costituiscono una miscela esplosiva per i conti economici del sistema bancario italiano, in particolar modo per quelle banche la cui mission specifica è stata ed è l'intermediazione danaro. Ancora una volta non possiamo dire che Ferrara è un'isola felice in mezzo al mare tempestoso, ma Carife ha acquisito negli ultimi anni risorse ed opportunità che le consentiranno di proseguire serenamente la sua operatività. Non mancheremo di cogliere tra l'altro i preziosi suggerimenti e osservazioni che ci sono pervenuti dall'Azionista di riferimento e da quanti altri in questo momento continuano a seguirci con fiducia, come testimonia l'andamento del valore del nostro titolo che, diversamente da quelli delle banche quotate, non ha perso di valore ma anzi ha continuato la sua evoluzione positiva che si attesta ancora oggi a 40,20 centesimi». Come vede sintetizzato il futuro prossimo dell'economia ferrarese e dell'economia mondiale in generale? «Dopo la tempesta è sempre tornato il sole».

Torna all'inizio


Riparte il mattone americano (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Bassi livelli dei prezzi degli immobili e tassi ai minimi hanno ridato fiducia a operatori e consumatori Riparte il mattone americano Acquisti Ad aprile i compromessi per le case sono cresciuti del 6,7%. Molto più delle stime Il mattone Usa riprende fiato. Dopo mesi di calo del mercato immobiliare e lo scoppio della bolla dei subprime (mutui concessi a clienti poco svolvibili) del 2007, che ha preparato il terreno alla crisi finanziaria esplosa alla fine del 2008, sono arrivati, ieri, i primi segnali dell'inizio dell'inversione del ciclo. Gli atti di compromesso per l'acquisto di abitazioni negli Usa ad aprile hanno registrato un balzo mensile del 6,7% dopo il +3,2% di marzo. Un dato che è nettamente migliore rispetto alla stima di un rialzo dello 0,5% avanzata dagli analisti. I cittadini americani, in altre parole, sono tornati ad acquistare e a investire nel mercato degli immobili, con una rilevante determinazione. L'aumento segnato ad aprile è, infatti, il maggiore registrata da sette anni ed è stato trainato dal bassissimo livello dei prezzi delle case. Oltre che da una politica monetaria espansiva che ha portato i tassi dei mutui a livelli molto bassi. Nell'ultima sforbiciata al costo del denaro, decisa dalla Federal Reserve guidata da Ben Bernanke, i tassi ufficiali sono arrivati a un livello compreso tra lo 0% e lo 0,25%. Un calo che, superata la fase critica della sfiducia da parte dei consumatori americani nella fase più acuta della recessione, ha ridato smalto al comparto. Il valore evidenziato ieri ha spinto al rialzo anche il dato raffrontato su base annua. Rispetto all'aprile dello scorso anno si è avuto un incremento dei compromessi del 3,2%. Gli economisti americani hanno per questo cominciato a vedere un futuro più roseo. Il calo dei prezzi di mercato e gli incentivi fiscali potranno infatti aiutare la stabilizzazione del settore immobiliare. E di conseguenza creare le premesse per una veloce ripartenza dell'economia Usa. Da segnalare infine che per l'economia americana un altro segnale positivo è giunto ieri dalle vendite del colosso dell'automobile Ford che a maggio, hanno registrato negli Stati Uniti un calo del 24,2%. Per la casa automobilistica - l'unica che non ha avviata la procedura di bancarotta - il risultato benché negativo è migliore delle previsioni. Comprendendo tutti i suoi marchi, Ford ha cos' venduto 161.531 vetture, dalle 213.328 di maggio 2008. Si tratta del risultato migliore da luglio 2008.

Torna all'inizio


E' allarme disoccupati (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

E' allarme disoccupati la crisi Nell'Eurozona i senza lavoro sono il 9,2%. Drammatico il dato spagnolo: 18,1% bruxelles. L'onda lunga della crisi non sembra intenzionata a dare tregua al mondo del lavoro. E così, mentre dalle aziende e dai mercati arrivano i primi segnali di inversione di tendenza, i dati sull'occupazione peggiorano mese dopo mese. In Europa, in particolare, l'allarme è ai massimi livelli. Ad aprile - secondo i dati diffusi ieri da Eurostat - i cittadini senza lavoro sono aumentati di oltre mezzo milione rispetto al mese di marzo, con un tasso di disoccupazione che nella zona euro ha toccato il 9,2%, il livello più elevato degli ultimi dieci anni. Di fatto, in un anno ci sono 4 milioni e 600 mila disoccupati in più in tutto il Vecchio Continente, di cui 3 milioni e 100 mila in Eurolandia. Si tratta di numeri pesanti che mettono a rischio anche le ultime, recenti previsioni della Commissione Ue. Previsioni non certo rosee, visto che nel biennio 2009-2010 già si attende la perdita di 8,5 milioni di posti, di cui 3,5 milioni quest'anno. Per questo domani Bruxelles presenterà un piano d'azione in cui si sottolinea la necessità di «misure forti per contrastare l'aumento della disoccupazione e per creare nuovi posti di lavoro». Piano che sarà presentato al prossimo vertice dei leader Ue dell'8 e 9 giugno. Le statistiche. Quelle di Eurostat sono cifre impressionanti, che dimostrano come la crisi finanziaria ed economica - giunta probabilmente al suo apice - si stia sempre più trasformando in crisi sociale. Infatti, mentre dal mondo dell'impresa cominciano ad arrivare i primi, timidi segnali di una ripresa della fiducia e di stabilizzazione del'attività economica, in aprile il numero dei disoccupati è salito a quasi 21 milioni nell'Ue-27 (556 mila in più rispetto a marzo), di cui 14,5 milioni in Eurolandia (396 mila in più rispetto al mese precedente). A preoccupare è soprattutto la situazione in Spagna, dove il tasso di disoccupazione nel mese di aprile è schizzato al 18,1%, contro l'8,9% della Francia e il 7,7% della Germania. Per l'Italia gli ultimi dati disponibili di Eurostat risalgono al quarto trimestre 2008 (6,9%). L'Italia, peraltro, secondo l'Eurostat nel 2006 ha destinato al welfare una spesa pari a 6.476 Spa (standard di potere d'acquisto, unità di moneta artificiale che elimina le differenze dei prezzi fra i vari paesi) per abitante, di poco superiore alla media Ue di 6.349 Spa, ma più bassa di quella di altri grandi Paesi dell'Unione. Le proposte dell'Ue. Quella che oggi sarà presentata dal commissario Ue alle politiche sociali, Vladimir Spidla, è una comunicazione che trae spunto dalla conclusioni del recente vertice di Praga sull'occupazione e che sarà sottoposta al Consiglio Ue dell'8 e 9 giugno. Per la Commissione Ue la prioritàè quella di mantenere il più possibile i livelli occupazionali limitando al massimo i licenziamenti, promuovendo la mobilità e facilitando l'accesso al mercato del lavoro a chi perde il posto. Anche l'Ue è pronta a fare la sua parte. Due le principali misure previste nel documento. La prima prevede la possibilità che il Fondo sociale europeo possa intervenire nel periodo 2009-2010 anche in assenza del co-finanziamento da parte degli Stati membri, col rimborso del 100% da parte della Commissione Ue. La seconda misura prevede, attraverso la Banca europea degli investimenti, lo stanziamento di 500 milioni di euro a favore delle micro-imprese, quelle sotto i dieci dipendenti. f. fe. 03/06/2009

Torna all'inizio


Crisi economica porta sfiducia consumatori,che temono corruzione (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

BERLINO (Reuters) - La fiducia dei consumatori è calata nel periodo della crisi finanziaria, e circa la metà degli intervistati in tutto il mondo ritiene che il settore privato sia corrotto. Lo ha rivelato oggi l'organizzazione Transparency International. Un'indagine condotta dal gruppo con sede a Berlino su oltre 73.000 persone in 69 paesi e territori, ha evidenziato che il 53% degli intervistati vede il settore privato come corrotto, in aumento rispetto al 45% che aveva dato la stessa risposta nel 2004. In circa un quinto dei paesi e territori presi in considerazione, tra cui hub finanziari come Hong Kong, Lussemburgo e Svizzera, il settore privato è ritenuto il comparto più corrotto. "Questi risultati mettono in luce un pubblico colpito da una crisi finanziaria aggravata da regolamentazioni deboli e dalla mancanza di responsabilità aziendale", ha detto Huguette Labelle, presidente di Ti. Oltre la metà dei partecipanti al Barometro Globale della Corruzione 2009 di Ti, crede che le aziende paghino tangenti per influenzare le politiche pubbliche. Il problema della corruzione del settore privato è visto come particolarmente grave negli stati che hanno conquistato da poco l'indipendenza, come la Georgia e l'Armenia, ma è percepito come una questione importante anche in America del Nord. "Ma vediamo anche che il pubblico è pronto a sostenere attivamente le attività oneste", ha aggiunto Labelle. "Adesso c'è bisogno di un'azione decisa da parte delle aziende ... per informare in modo più trasparente sulle proprie finanze e sui rapporti con il governo". La metà degli intervistati si è detta pronta a pagare un prezzo più elevato pur di comprare da aziende non corrotte. I partiti politici continuano comunque ad essere visti come le istituzioni più contaminate dalla corruzione, seguiti a breve distanza dalla pubblica amministrazione.

Torna all'inizio


Bauman: (sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Articolo Sei in Esteri 3 giugno 2009 Bauman: «Siamo già europei. E non lo sappiamo» Parla il sociologo polacco: «Uniti ma indipendenti, distinti ma inseparabili. È questa la chiave della nostra identità comune» «L'Europa non è un tesoro che va scoperto, ma una statua che deve essere scolpita: qualcosa che va creato, un dramma dalla trama intricata, che sfida ogni possibilità di programmazione a priori. È come un treno che mentre corre dispone i binari davanti a sé. Continua ad andare, senza seguire un percorso prestabilito, ma adattando sempre la propria strada». Alla vigilia delle elezioni per il parlamento europeo, Zygmunt Bauman, uno dei maggiori sociologi viventi, riflette in una lunga conversazione con Europa sul presente dell'Unione e sulle grandi sfide che la attendono in futuro. A ottantaquattro anni, spesi per metà nella nativa Polonia e per metà nell'adottiva Gran Bretgana, Bauman si considera un cittadino europeo: «Come altro potrei definirmi? L'identità europea è inclusiva perché permette di accomodare due o più punti di riferimento di identità nazionali ma al tempo stesso annulla le differenze tra loro. Quando l'università di Praga mi ha chiesto quale inno nazionale volevo suonato alla cerimonia di consegna della laurea honoris causa, ho chiesto l'inno europeo: la Polonia mi ha esiliato, togliendomi la cittadinanza; la Gran Bretagna mi ha accolto, ma sebbene naturalizzato inglese continuo a sentirmi uno straniero. "Ogni uomo diventa fratello", dicono le parole di quella struggente canzone e l'idea di fratellanza è certo un perfetto emblema della identità europea: uniti ma indipendenti, distinti ma inseparabili». Quali sono stati a suo parere fin qua i più grandi risultati dell'Unione europea? L'Unione europea ha curato le antiche ferite lasciate da secoli di odi tribali e antagonismi nazionali: si tratta di un processo non finito, che probabilmente non ha ancora raggiunto il punto di non ritorno. Il rischio di un'inversione è sempre in agguato, ma io voglio essere ottimista e dire che soprattutto negli ultimi mesi abbiamo visto questo processo consolidarsi ulteriormente. Qualche pessimista potrà sottolineare che la comunità economica non ha superato il test della crisi finanziaria internazionale e che di fronte al collasso del sistema del credito gli stati nazionali europei si sono richiusi in vecchie logiche nazionali, adottando di nuovo l'apparentemente abbandonata strategia di giocare ognuno per sé. Ma bisogna anche riconoscere che l'idea di pace e convivenza europea, l'idea di vivere insieme nella differenza, ha talmente preso forza che, pur paragonando la situazione attuale a quella della "Grande Crisi", anche le più nefaste delle profezie si sono ben guardate dall'ipotizzare che questa situazione possa degenerare in una corsa agli armamenti, in cinque anni di guerra mondiale, in una nuova concentrazione di atrocità come quella che abbiamo visto meno di settant'anni fa. Abbiamo forse bisogno di un'ulteriore dimostrazione dei successi europei? Quali sfide ha davanti a sé l'Europa? L'Europa ha ora il compito di portare a termine questo processo: come un tempo siamo riusciti a trasformare comunità locali disperse e autoreferenziali in stati nazionali, così ora bisogna trasformare stati nazionali dispersi e autoreferenziali in una immaginaria comunità più ampia. Guardandomi attorno noto che tutto questo sta già succedendo, forse non a livello istituzionale, ma nella vita quotidiana di milioni di persone, che sempre più vedono l'Europa come il loro guscio e difficilmente notano i confini nazionali durante le loro peregrinazioni. Dopo l'ingresso della Polonia nell'Ue, circa due milioni di giovani polacchi si sono trasferiti in Gran Bretagna per trovare un lavoro migliore o nuove possibilità di studio e di vita. Per loro cambiare stata è un'esperienza non dissimile dal trasferirsi in un'altra città polacca: anzi certe volte un volo internazionale è più agevole di un lungo viaggio in treno. Questi giovani si sentono già cittadini dell'Unione europea, piuttosto che emigranti, espatriati o esiliati. Però al tempo stesso crescono fenomeni di intolleranza, di discriminazione, di chiusura. La crescita della demagogia euroscettica è a mio avviso solo apparente: le manifestazioni di massa contro gli stranieri accusati di «rubare i nostri posti di lavoro» sono certamente fenomeni più visibili del continuo supporto verso la comune casa europea che si esprime invece in modo pacato, ma al tempo stesso anche più convinto, dato che molti dei vociferanti critici dell'Europa cercano solo di usare a loro vantaggio elettorale la crescita di insicurezza esistenziale che la globalizzazione porta con sé. Come si può contrastare questa ondata di estremismo, che rischia di essere la vera novità delle prossime elezioni? Poiché la flessibilità del mercato del lavoro e la fragilità nei rapporti sociali, che sono difficilmente visibili, avvengono in contemporanea con l'arrivo di ondate di immigrati, che invece sono fisicamente presenti, tendiamo ad individuare nell'effetto la causa delle nostre insicurezze e pensiamo che eliminando quell'effetto avremo anche eliminato la causa. Emblematica in tal senso mi pare l'ideologia della Lega in Italia: l'insicurezza per loro non è il prodotto di politiche neo-liberiste, ma nasce semplicemente dalla necessità per i lombardi di dividere le loro ricchezze con calabresi e siciliani, o per tutti questi di condividerle con gli stranieri. La globalizzazione può essere affrontata con due logiche, che sembrano incompatibili e invece sono necessariamente complementari: la logica della chiusura locale e quella della responsabilità globale. Contrariamente a quanto queste forze politiche dicono, per mero consenso elettorale, l'Unione europea non è una minaccia all'autonomia degli stati nazionali, non erode la sovranità nazionale limitando il potere dei governi nel controllo dell'economia. Al contrario, queste dinamiche di erosione sono portate avanti da forze globali, contro cui solo istituzioni sovranazionali come l'Unione europea possono essere di contrasto: solo ricostruendo a livello più ampio quella rete istituzionale che non controlla più l'economia nazionale, è possibile salvaguardare i confini della sovranità nazionale. La seconda logica invece ci dice che non è possibile difendere la libertà e la democrazia a livello di stato nazionale, per quanto bene armato: i nostri destini si decidono a livello globale e solo su questo piano possono essere difesi i nostri valori. Come può l'Europa attrezzarsi per fare fronte a queste sfide? Sono abbastanza anziano da ricordare che i padri fondatori dell'Europa unita, Schuman, Monet, Adenauer, De Gasperi, non si sono posti queste domande: hanno costruito l'Europa dalla porta della cucina, non dall'ingresso monumentale, coordinando e integrando la produzione di carbone e acciaio e senza porsi il problema della cultura europea, dell'identità europea e neppure della comunità europea. Hanno creato un fatto compiuto, confidando che esso, una volta sistemato, avrebbe poi creato la sua stessa logica giustificante. In questo modo pragmatico e concreto sono riusciti dove tutti gli sforzi di unificazione attraverso la fede o la forza erano miseramente falliti nei secoli precedenti. Ora siamo di fronte ad un nuovo dilemma: c'è una divergenza insanabile tra il potere e la politica. A livello globale c'è potere senza controllo politico, mentre a livello locale c'è politica senza possibilità di incidere. I poteri degli stati nazionali non sono più sufficienti nel mondo globalizzato. Siamo quindi in una situazione analoga a quella di cinquant'anni fa: non abbiamo un progetto, un ideale, un programma. Siamo come alpinisti sul costone di una montagna che non è mai stato percorso in precedenza e non sappiamo che cosa ci aspetti dall'altro lato: siamo spinti ad andare avanti non dal desiderio di raggiungere qualcosa che non conosciamo, che non possiamo neppure immaginare, ma dallo sconforto della situazione in cui ci troviamo. Tornare indietro non è più possibile, fermarsi a riposare non è consentito. Bisogna andare avanti, costruendo nella scalata i concetti per definire la nuova realtà. Solo così possiamo arrivare alla forcella e vedere finalmente che cosa ci aspetta dall'altra parte. Lazzaro Pietragnoli

Torna all'inizio


Disoccupazione, mai così alta dal '99 (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Area euro. Tasso al 9,2%. Persi in un anno 3,1 milioni di posti. Oggi proposte a Bruxelles Disoccupazione, mai così alta dal '99 Bruxelles. In Europa è sempre più allarme occupazione. Ad aprile - secondo i dati Eurostat - le persone senza lavoro sono aumentate di oltre mezzo milione rispetto al mese di marzo, con un tasso di disoccupazione che nella zona euro ha toccato il 9,2%, il livello più elevato degli ultimi dieci anni. In pratica, in un anno ci sono 4 milioni e 600 mila disoccupati in più in tutto il Vecchio Continente, di cui 3 milioni e 100 mila in Eurolandia. Si tratta di numeri pesanti che mettono a rischio anche le ultime, recenti previsioni della Commissione Ue. Previsioni non certo rosee, visto che nel biennio 2009-2010 già si attende la perdita di 8,5 milioni di posti, di cui 3,5 milioni quest'anno. Per questo oggi Bruxelles presenterà un piano d'azione in cui si sottolinea la necessità di «misure forti per contrastare l'aumento della disoccupazione e per creare nuovi posti di lavoro». Piano che sarà presentato al prossimo vertice dei leader Ue dell'8 e 9 giugno. I NUMERI. Quelle di Eurostat sono cifre impressionanti, che dimostrano come la crisi finanziaria ed economica - giunta probabilmente al suo apice - si stia sempre più trasformando in crisi sociale. Infatti, mentre dal mondo dell'impresa cominciano ad arrivare i primi, timidi segnali di una ripresa della fiducia e di stabilizzazione dell'attività economica, in aprile il numero dei disoccupati è salito a quasi 21 milioni nell'Ue-27 (556 mila in più rispetto a marzo), di cui 14,5 milioni in Eurolandia (396 mila in più rispetto al mese precedente). A preoccupare è soprattutto la situazione in Spagna, dove il tasso di disoccupazione nel mese di aprile è schizzato al 18,1%, contro l'8,9% della Francia e il 7,7% della Germania. Per l'Italia gli ultimi dati disponibili di Eurostat risalgono al quarto trimestre 2008 (6,9%). LE PROPOSTE. Quella che oggi sarà presentata dal commissario Ue alle politiche sociali, Vladimir Spidla, è una comunicazione che trae spunto dalla conclusioni del recente vertice di Praga sull'occupazione e che sarà sottoposta al Consiglio Ue dell'8 e 9 giugno. Per la Commissione Ue la priorità è quella di mantenere il più possibile i livelli occupazionali limitando al massimo i licenziamenti, promuovendo la mobilità e facilitando l'accesso al mercato del lavoro a chi perde il posto. Anche l'Ue è pronta a fare la sua parte. Due le principali misure previste nel documento. La prima prevede la possibilità che il Fondo sociale europeo possa intervenire nel periodo 2009-2010 anche in assenza del co-finanziamento da parte degli Stati membri, col rimborso del 100% da parte della Commissione Ue. La seconda misura prevede, attraverso la Banca europea degli investimenti, lo stanziamento di 500 milioni di euro a favore delle micro-imprese, quelle sotto i dieci dipendenti, che soffrono più di altre a causa della stretta del credito.

Torna all'inizio


Unindustria Treviso: assemblea generale 2009 (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 03-06-2009)

Argomenti: Crisi

Unindustria Treviso: assemblea generale 2009 (3/6/2009 20:04) | (Sesto Potere) - Treviso - 3 giugno 2009 - Sabato 6 giugno, a Villa Loredan Gasparini di Venegazzù di Volpago del Montello, si tiene l’Assemblea generale di Unindustria Treviso, appuntamento che è divenuto punto di riferimento per cogliere i progetti e le aspettative degli imprenditori del Nord Est e insieme un’occasione di riflessione su sviluppo e competitività del Paese. Quest’anno l’Assemblea degli Industriali trevigiani è intitolata "Imprese che guardano avanti". “A partire dal settembre 2008 cittadini, imprese e operatori di tutto il mondo hanno assistito a un repentino cambiamento dello scenario. – si legge nella presentazione – Una gravissima crisi finanziaria si è abbattuta sull’intero sistema bancario internazionale colpendo anche l’economia reale. Il sistema produttivo trevigiano si è dovuto misurare con un sensibile calo della domanda, con una restrizione del credito e con il mutamento delle attitudini d’acquisto dei consumatori. L’industria locale è, ancora una volta, impegnata in una flessibile e intelligente strategia d’adattamento fondata sulla ferma volontà di guardare avanti. Gli imprenditori agiscono, giorno dopo giorno, interrogandosi, nello stesso tempo, su ciò che li attende. L’assemblea 2009 di Unindustria Treviso è l’occasione per un approfondito confronto sui grandi quesiti del momento. Quanto durerà ancora la crisi? Quali mutamenti duraturi ci si deve attendere nella finanza, nei mercati e nell’agire dei consumatori? Quali le strategie del sistema bancario europeo per sostenere le imprese e avviare la ripresa? Quale ruolo giocheranno Stati Uniti e Cina nel “dopo crisi”? I lavori si articolano in una parte interna, con adempimenti statutari ed in una parte pubblica, con inizio alle 11, che fa riferimento al tema conduttore dell’Assemblea. Presentato dalla giornalista Maria Pia Zorzi, l’incontro vedrà la relazione del Presidente Alessandro Vardanega, al primo anno del suo mandato di Presidenza. La successiva tavola rotonda sarà coordinata da Andrea Cabrini, Direttore di Class CNBC e di Class News. Parteciperanno l’economista Andrea Boltho, Francesco Garzarelli - Managing Director Goldman Sachs, Federico Rampini - Editorialista de La Repubblica esperto di Cina e Usa, Dario Scannapieco - Vice Presidente Banca europea per gli investimenti (Bei). Le conclusioni sono affidate alla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. I lavori assembleari saranno ripresi da Class CNBC e trasmessi in differita su Sky.

Torna all'inizio


Senza stipendio da 2 mesi (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

CRISI. SEDE CENTRALE A LORETO DI FOSSANO Senza stipendio da 2 mesi Protesta dei 95 dipendenti della DueGi. Il titolare: "Rischio chiusura" [FIRMA]WALTER LAMBERTI FOSSANO Da due mesi e mezzo non ricevono lo stipendio. Si sono sempre presentati al lavoro regolarmente, in cassa integrazione ordinaria a rotazione, perché credevano che l'azienda che da mesi sta attraversando una forte crisi finanziaria potesse risollevarsi. Ma ora temono il peggio e hanno deciso di scioperare. I dipendenti della DueGi Prefabbricati di frazione Loreto a Fossano ieri mattina si sono presentati davanti ai cancelli della sede centrale (c'è uno stabilimento anche a Narzole) per protestare. Il presidio potrebbe continuare nei prossimi giorni. I lavoratori erano accompagnati dai sindacalisti degli edili di Cgil (Pasquale Stroppiana) e Cisl (Luigi Tona) che da tempo seguono la vicenda. «I problemi durano da più di sei mesi - spiegano -. Si sperava in una soluzione con la creazione di una nuova società e l'arrivo di un altro socio, ma la questione non si sta concretizzando. Dal 1° luglio si dovrebbe passare dalla cassa integrazione ordinaria a quella straordinaria. Non è un buon segnale». I dipendenti sono 95: una ventina lavorano a Narzole, gli altri nella sede centrale, negli uffici e nelle squadre esterne di montaggio. Famiglie che faticano ad arrivare a fine mese. I figli da mandare a scuola, le rate del mutuo, le bollette. Storie come quella di Hisak Ljiko, di origine slava, dipendente della DueGi dal 2001 come il fratello Resat. «Non so più come fare - spiega -: ho tre figli a carico, mia moglie non lavora. Non posso andare avanti così». «Finora abbiamo lavorato anche senza stipendio, ma adesso vogliamo risposte certe» aggiunge Mauro Cerato di Boves. Per lui fra le voci di spesa c'è anche quella del viaggio per raggiungere lo stabilimento: 120 euro al mese che divide con il collega Angelo Pappadà di Cervasca, alternando l'uso dell'auto. Preoccupazioni e timori raccolti dal titolare della ditta, Giovanni Giaccardi. «Devo ringraziare tutti i miei dipendenti che in questi mesi hanno dimostrato un attaccamento al lavoro esemplare - commenta -. Purtroppo la crisi di liquidità ci impedisce di pagare gli stipendi, ma anche di acquistare le materie prime che servono per lavorare». E ancora: «Abbiamo chiesto alle banche di rifinanziarci i mutui, che sono tutti garantiti da immobili e proprietà, ma la maggior parte degli istituti di credito con cui lavoravamo non ci sta più aiutando e continua a temporeggiare. Abbiamo un nuovo socio interessato, tuttavia senza sostegni bancari il nostro piano di riorganizzazione non può partire. Se non si muoverà qualcosa, temo si arriverà alla chiusura». Altri servizi ALLE PAG. 58 E 59

Torna all'inizio


Meeting mondiale su diritti minori a Nuoro (sezione: crisi)

( da "Sardegna oggi" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

mercoledì, 03 giugno 2009 Meeting mondiale su diritti minori a Nuoro Nell'anno del G8 in Italia, la Provincia di Nuoro, in collaborazione con l'Unicef Irc-Innocenti research center ha organizzato l'O8 (Ombuds 8) primo meeting mondiale dei Garanti per l'Infanzia e per l'Adolescenza dei Paesi che compongo il gruppo degli otto grandi. L'iniziativa ha ottenuto il patrocinio del Ministro della Pari Opportunità, Mara Carfagna. -->NUORO - I Garanti di Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, Francia, Giappone, Canada, Russia e Italia (rappresentata dal Garante per l'Infanzia del Veneto, Lucio Strumendo) si incontreranno a Nuoro dal 25 al 26 giugno per definire le raccomandazioni relative alle politiche dei diritti dei minori da consegnare ai leaders che prenderanno parte ai lavori de L'Aquila. Il presidente della Provincia di Nuoro, Roberto Deriu, promotore per l'istituzione del Garante dell'Infanzia e dell'Adolescenza per l'Associazione di province europee ''Arco Latino'', ha dichiarato: ''Attraverso la nostra iniziativa intendiamo influenzare le politiche a favore dei minori nei Paesi del G8, assicurando la presenza del tema dei diritti dei minori fra quelli in discussione già previsti nel summit abruzzese. Vogliamo promuovere i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza quale aspetto essenziale nelle strategie di cooperazione dei Paesi, rafforzare la figura del Garante e promuovere l'azione di collaborazione e collegamento fra i Garanti''. Nell'agenda dei lavori figurano riferimenti ai cambiamenti climatici, all'impatto della crisi finanziaria sulla vita dei bambini, all'avvicinamento degli interessi dei bambini alle istituzioni mondiali. Sul tavolo dei lavori anche la ''Petizione di Reggio Calabria'' per il riconoscimento della pedopornografia quale crimine contro l'umanità siglata nella città dello stretto dal Sindaco e dal Presidente dell'amministrazione provinciale, su iniziativa dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori. -->

Torna all'inizio


La Finma vara regole più severe per i bonus (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

La Finma vara regole più severe per i bonus da Finanza&Mercati del 04-06-2009 Dal gennaio 2010 si prepara un giro di vite per le norme che regolano i compensi dei manager in istituti di credito e assicurazioni svizzeri. Sostanzialmente verranno eliminati gli incentivi che spingano a prendere rischi eccessivi. Lo ha stabilito la Eidgenössischen Finanzmarktaufsicht (Finma, l'ente svizzero di supervisione dei mercati finanziari) che ha sottolineato come Ubs sarà sottoposta a un controllo particolarmente accurato. Il calcolo dei bonus dovrà essere legato più direttamente a obiettivi di utili di lungo periodo, tenendo in considerazione i costi derivanti da iniziative rischiose. Tra le altre misure, l'aumentata responsabilità del supervisory board e la pubblicazione di report relativi ai compensi non solo per il senior management ma per tutti i dipendenti. La maggior parte degli istituti dovranno aderire alle nuove norme sin dal prossimo gennaio, dopo una fase di consultazione da ultimarsi in agosto. La prima banca del Paese, Ubs, finita nel mirino per la sua politica di bonus perseguita nel pieno della crisi finanziaria, e a oggi l'unica ad avere ottenuto aiuti pubblici (circa sei miliardi di franchi, pari a poco meno di quattro miliardi di euro), dovrà osservare criteri più severi già da quest'anno. «Ubs parteciperà alla fase consultiva in modo adeguato», ha dichiarato un portavoce dell'istituto di credito, senza entrare in dettagli. Credit Suisse non ha commentato. L'uomo d'affari svizzero Thomas Minder sta cercando di spingere per un referendum nazionale per mettere un tetto ai bonus dei manager e secondo un recente sondaggio il 75% del Paese voterebbe a favore di tali restrizioni.

Torna all'inizio


difendere la costituzione - marco filippeschi (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

IL 2 GIUGNO DIFENDERE LA COSTITUZIONE MARCO FILIPPESCHI La città di Pisa ha celebrato la Festa della Repubblica nella cornice di una delle piazze più belle e note del mondo, a sottolineare la solennità della ricorrenza civile che più di ogni altra amiamo: la nascita dell'Italia repubblicana, dalla lotta di liberazione nazionale, sancita - il 2 e 3 giugno 1946 - dal voto a suffragio universale del popolo italiano. L'unità nazionale, l'uguaglianza di tutti i cittadini, la garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo, il ripudio della guerra, la democrazia e il pluralismo, il diritto al lavoro, alla salute e all'istruzione, la libertà delle arti e della cultura: questi i principi fondamentali della nostra Carta, validi allora come oggi. Principi universali, che hanno consentito al nostro Paese di iscriversi a pieno titolo nel consesso delle società e delle nazioni democraticamente più evolute. La Costituzione repubblicana ha sempre costituito e costituisce la bussola che orienta il nostro agire e le nostre scelte, nella società locale e nazionale e nella comunità internazionale, sia come cittadini, sia come istituzioni; è il nostro comune punto di riferimento, tanto più importante quando dobbiamo affrontare le questioni più delicate e controverse, in tanti campi e a tutti i livelli. La nostra è una Carta viva e attualissima, per i valori di pari dignità, di solidarietà, di richiamo all'etica della responsabilità di cui è informata, valori imprescindibili per capire e trattare con spirito di giustizia i complessi problemi delle società moderne, in particolare quelli originati dalle sperequazioni economiche, dalle emarginazioni sociali, dall'impatto dei fenomeni di immigrazione, dalle povertà, dai contraccolpi delle guerre che affliggono il mondo. Il venir meno di questo spirito genera odio e dà fiato ad egoismi vecchi e nuovi, corrode il tessuto connettivo delle comunità, umilia le nostre migliori tradizioni di civiltà e di tolleranza. Anche questo ci dice l'imporsi di fenomeni nuovi, ai quali si deve far fronte, quale quello del terrorismo fondamentalista, e ci dice la gravissima crisi finanziaria ed economica che ancora scuote il mondo e che impone cambiamenti molto profondi dei modi di pensare e di agire. Ma il giorno della Festa della Repubblica, oltre a celebrare i valori più cari e a riaffermare la nostra vicinanza alle forze armate e a coloro che servono lo Stato garantendo l'ordine e la convivenza, oltre ad essere dedicato per noi a chi ancora soffre della tragedia del terremoto in Abruzzo, è per la nostra città anche una occasione straordinaria per celebrare la sua storia e il suo ruolo nel mondo moderno. Un'occasione che abbiamo saputo cogliere, tutti insieme, grazie alla generosa comprensione delle città di Genova, di Venezia e di Amalfi, organizzando qui a Pisa la 54ª edizione della Regata delle Antiche Repubbliche - che ci richiama appunto a un'epoca tra le più gloriose della storia d'Italia e di Pisa - e dedicando la stessa Regata al nome di Galileo Galilei, scienziato sommo, le cui scoperte sono da sempre patrimonio dell'umanità, e figura altamente rappresentativa del ruolo centrale che Pisa svolge, con le sue Scuole, nella comunità scientifica mondiale. Una storia e un ruolo che ci danno la misura della qualità e della eccezionalità di questa giornata, oltre che dell'entusiasmo con cui i pisani e i nostri visitatori vi hanno partecipato, onorando con ciò anche il 63º anniversario della Festa della Repubblica.

Torna all'inizio


banche, problemi per 9 imprese su 10 (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 4 - Pontedera Banche, problemi per 9 imprese su 10 Pampaloni Cna: «La situazione si è aggravata negli ultimi mesi» Il costo del denaro è determinante per reggere alla crisi i tassi applicati sono aumentati per il 58% delle aziende PONTEDERA. è sempre più difficile il rapporto tra imprese e banche. è quanto emerge da una recente indagine della Camera di commercio di Pisa soprattutto in termini di richiesta di maggiori garanzie e di minori concessioni di credito. Aspetto quest'ultimo per cui nove aziende su dieci denunciano problemi crescenti a seguito della crisi finanziaria che non ha risparmiato il comprensorio pisano. Uno scenario in cui il costo del denaro per navigare fuori dalle secche delle difficoltà è una variabile decisiva. Anche la Cna di Pisa ha provato a tastare il polso alle imprese, con un'indagine a campione: il 54% segnala una stabilità nei rapporti con il sistema bancario. Ma per il 46% delle aziende c'è una riduzione della disponibilità sul breve termine. Mentre sul medio lungo termine la tendenza è alla stabilità, sebbene un 33% indica una stretta. Invece, nelle condizioni di accesso sia i tempi d'incasso che i tassi applicati sono aumentati per il 58% delle imprese. E, nonostante la diminuzione del tasso di riferimento, aumentano anche gli spread e le garanzie richieste. Mentre per i finanziamenti in essere c'è una sostanziale stabilità. «La nostra rilevazione conferma le tensioni esistenti sul mercato del credito alle piccole imprese già negli ultimi mesi del 2008 - afferma il direttore Cna Pisa Rolando Pampaloni - E la situazione si è aggravata quest'anno, come dimostrano gli ultimi dati raccolti nel mese di aprile». E aggiunge: «In generale, tende a manifestarsi una più accentuata stretta del credito sui diversi fronti anche se la situazione dell'economia pisana multisettoriale ha consentito di risentire meno della crisi». E aggiunge Chiara Di Sacco, responsabile Credito per Cna Pisa: «Nei rapporti in essere c'è una tendenza al mantenimento delle posizioni anche se spesso legata a un aumentare dei costi. In pratica, l'abbattimento del tasso di interesse è stato compensato da un aumento degli spread e dall'inserimento dei Confidi, che comunque hanno costi sia sulle spese d'istruttoria che nelle commissioni di garanzia. E per i nuovi rapporti ci sono difficoltà se non sono accompagnati da situazioni molto solide in termini di rating e di garanzie». M.M.

Torna all'inizio


Il filo d'Europa ci porterà fuori dal labirinto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-06-04 - pag: 1 autore: LEZIONI PER IL FUTURO Il filo d'Europa ci porterà fuori dal labirinto di Carlo Azeglio Ciampi H o accolto molto volentieri l'invito a partecipare a questa serie di «Lezioni per il futuro », iniziativa meritoria con la quale Il Sole 24 Ore dà vita a un confronto a più voci sulla crisi. Mi offre l'occasione di svolgere qualche considerazione che, movendo dalla crisi, assume carattere più generale. Si tratta, d'altra parte, di temi sui quali mi trovo sempre più spesso a riflettere in questa fase della vita. Tutte le volte che sono stato sollecitato a esprimere un parere, una valutazione sullo sconvolgimento del sistema finanziario internazionale mi son chiesto che cosa ci si aspettasse da me. Come Guido Carli, mi vien fatto di osservare che «esiste oggi una generazione di economisti che ha conoscenze più raffinate di quelle delle quali io sono dotato e capace di offrire analisi economiche con le quali non ho la presunzione di saper competere». Anch'io mi rendo conto che ciò che posso offrire sono «giudizi di valore nei quali confluiscono esperienze compiute nell'arco di quarant'anni in posizioni di maggiore o minore responsabilità». Voglio iniziare citando nuovamente Carli, guida e interlocutore non comune per un tratto non breve del mio percorso all'interno delle istituzioni. La sua finezza di analisi ancora oggi colpisce per acutezza e preveggenza. Più di vent'anni fa rilevava con una certa preoccupazione «l'estensioneassunta dall'intermediazione finanziaria in forme non riconducibili a quelle convenzionali e sempre più riottose all'esser poste nei limiti di definizioni certe»; constatava che «invertire il corso in atto da qualche tempo di assoggettamento dell'economia alla finanza è esigenza avvertita un po' dappertutto; dove per economia si intendono uomini e donne che lavorano, che producono, che consumano, che investono, che costruiscono per sé e per le proprie famiglie». Alla percezione del problema è, evidentemente, mancato il seguito dell'azione. La crisi finanziaria internazionale scoppiata circa un anno fa si sta riflettendo inevitabilmente e pesantemente sull'economia reale. In Italia, gli intermediari sono risultati meno colpiti, sia perché gli interventi di regolamentazione e l'azione di vigilanza sin dagli anni 90 hanno limitato la loro operatività nei settori cosiddetti innovativi, sia perché le famiglie italiane, data la loro capacità di risparmio, fanno meno ricorso al credito. Nonostante questi elementi positivi, la sofferenza sull'economia reale è pesante. Nelle valutazioni della Banca d'Italia il Pil dovrebbe cadere del 5% quest'anno, dopo la diminuzione di un punto nel 2008; il tasso di disoccupazione potrebbe superare il 10 per cento. Gli effetti della crisi saranno, pertanto, più pronunciati rispetto agli altri principali paesi del Gruppo dei 7. La nostra economia da alcuni anni attraversa una fase di forte rallentamento. Non cresce come le altre quando le altre crescono; fa registrare risultati peggiori quando la congiuntura internazionale è debole o in calo. Le analisi concordano nel rilevare che la deludente performance del nostro sistema economico ha radici profonde: il peso del debito pubblico, gli squilibri del bilancio, l'insufficienza delle infrastrutture, materiali e immateriali, la scarsità degli investimenti, il basso livello della concorrenza in molti settori strategici. Continua u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina

Torna all'inizio


L'utopia di una politica ecologica (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-04 - pag: 12 autore: L'ECONOMIA E LE IDEE ... L'utopia di una politica ecologica Q uasi in parallelo con l'avanzare della crisi economica sembra guadagnare interessi e consensi anche una tentazione: quella di cogliere questa occasione per dare spazio a un nuovo modello di sviluppo, capace d'invertire completamente la rotta rispetto all'epoca dell'industrializzazione. Si parla così di "decrescita" e hanno ripreso quota e attenzione le teorie del filosofo francese Serge Latouche, che predica da anni la necessità di far fare passi indietro alla società dei consumi, di ridurre redditi e produzione, di tornare a una società silvo-pastorale caratterizzata dalla frugalità, dalla lentezza, dalla ricerca dell'essenziale. Le tesi di Latouche mirano ad affrontare e tentare di risolvere anche il problema degli squilibri ambientali, perché una frenata dell'attività industriale, del traffico, della produzione d'energia porterebbe quasi naturalmente con sé anche una riduzione delle emissioni e dell'inquinamento. La decrescita ha indubbiamente il fascino del romanticismo economico, ma in questa fase sembra palesemente più una rinuncia a voler affrontare i veri nodi della crisi che non una prospettiva in grado d'offrire soluzioni reali: a meno di voler accettare la povertà con tutte le sue implicazioni, carrozze a cavallo e lumi a petrolio compresi. Una profonda e ambiziosa critica alla teoria della decrescita è anche il cuore del libro dell'economista francese Jean-Paul Fitoussi La nuova ecologia politica, scritto con éloi Laurent. «La posta in gioco per il 2009 - scrive infatti Fitoussi - è a dir poco capitale: attenuare la crisi ecologica smorzando la crisi finanziaria, rilanciare l'economia per riuscire a cambiarla». La strategia prevede così un massiccio intervento pubblico. Si tratta d'affrontare la necessità di ripresa della produzione attraverso forti investimenti nelle energie alternative e nel risanamento ambientale, e così rispondere alla diminuzione della domanda di beni privati con una maggiore richiesta di beni pubblici. Allo stesso modo, appare importante intervenire per ridurre le disuguaglianze sociali perché, come ha drammaticamente dimostrato l'attuale crisi, è stata solo una perversa illusione americana quella di pensare di attuare una politica redistributiva offrendo ai poveri prestiti per acquistare case sempre più care. Finora l'intervento pubblico si è contraddistinto nell'evitare che la crisi finanziaria diventasse una crisi sistemica e si sono così messi a disposizione delle banche ingenti capitali per chiudere le falle dei titoli tossici e difendere un valore pubblico come il risparmio. Ora si tratterebbe di destinare forti risorse alla difesa di beni altrettanto pubblici come l'equilibrio ambientale e la qualità della vita. «La crisi ecologica - afferma Fitoussi - si spiega con un ritmo troppo veloce di consumo delle risorse naturali e un ritmo troppo lento d'investimento nelle nuove tecnologie e dell'energia». L'obiettivo può allora diventare quello sviluppo sostenibile che è troppo importante per essere lasciato solo nel mondo della teoria. LA CITAZIONE “ «La crisi ecologica deriva anche da un ritmo troppo lento d'investimento in nuove tecnologie» JEAN-PAUL FITOUSSI, éLOI LAURENT Dal libro La nuova ecologia politica, edizioni Feltrinelli, pagg. 124, ¬ 14,00 © RIPRODUZIONE RISERVATA http://gianfrancofabi.blog.ilsole24ore.com/ di Gianfranco Fabi

Torna all'inizio


Keynes non è la coperta di Linus (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-04 - pag: 12 autore: Keynes non è la coperta di Linus di Leonardo Maisano I l dubbio è che si sia sentito toccato sul nervo scoperto dell'orgoglio accademico. O meglio, su quello, ancor più sensibile, di un solido ego, giustificato com'è dalla grande fama raggiunta in tenera età, per i tempi che si concedono a uno storico. Il dubbio è che Niall Ferguson, 43 anni, docente ad Harvard e Oxford già assiso su un elenco di volumi di formidabile successo (Penguin ha appena rilanciato l'edizione paperback della sua bella storia della finanza mondiale The ascent of money) non abbia mai digerito le poche parole con cui il Nobel Paul Krugman liquidò la sua teoria sulle conseguenze del credit crunch. E per questo, Ferguson, continui a polemizzare con lui, ma ora anche con Martin Wolf che ieri sul Financial Time e sul Sole 24 Ore aveva confutato le sue tesi. «Krugman è stato piuttosto villano, è vero. Ma la mia, anche con Wolf, è una disputa intellettuale. A Martin ho replicato con una lettera (la sintesi è in basso, il testo integrale in prima pagina, ndr). Ho tutto il diritto a contestare chi sostiene che non ci sarà pressione sui tassi in presenza di un deficit da 1.800 miliardi di dollari. Soprattutto ora che c'è. La cosa straordinaria è che Krugman e altri come lui sono tornati alla teoria generale di Keynes come se fosse la coperta di Linus. Un approdo rassicurante, forse, ma che non tiene conto degli ultimi 70 anni di storia». Ferguson nel salotto di Penguin, con vista sullo Strand, è reduce da una lunga intervista alla Bbc. Sta preparando una nuova lezione universitaria e affila la punta per un altro affondo contro gli economisti colpevoli di non aver visto prima e di non capire oggi l'avvicinarsi di una delle più grandi crisi della storia. «è pericoloso generalizzare. Gli economisti con una visione storica hanno, infatti, compreso prima degli altri. Penso a Ken Rogoff, docente ad Harvard ed ex chief economist del Fondo monetario. La maggior parte, però, non ha intuito e non ha inteso, perché il mondo considerato nei libri di testo d'economia non valuta come dovrebbe i cambi strutturali avvenuti nei mercati finanziari, i modelli standardizzati non lo consentono. Negli ultimi 25 anni, il sistema globale delle operazioni finanziarie è mutato radicalmente e un approccio economico tradizionale non basta per comprendere la realtà odierna. Per questo tanti economisti hanno fallito. Due sono a mio avviso le considerazioni di fondo: il mondo è molto diverso da quello degli anni 30 e non si può pretendere di interpretarlo affidandosi ai grafici; questa non è la Grande Depressione. La politica monetaria della Fed è stata corretta e ha evitato l'aggravarsi della crisi, ma ora è sotto pressione. Deve acquistare nuovi titoli di stato ampliando il suo bilancio molto oltre l'impegno di 300 miliardi e per la Fed si crea un problema di credibilità. Dove arriverà il suo bilancio? A 2mila miliardi di dollari, 3mila o addirittura 4mila? Qui non si tratta di stimoli fiscali o di approccio keynesiano, ma di riconoscere il sostanziale fallimento dell'assetto strutturale del sistema finanziario americano. Il ricorso al debito è la principale debolezza dell'impero americano». Ferguson non offre una soluzione, è ecumenico nel riconoscere gli scenari che ci aspettano. E per cominciare liquida ancora una volta le parole di Krugman che non più tardi di tre giorni fa ha ridimensionato la minaccia di un'imminente ripresa dell'inflazione. «Krugman dice ora che dobbiamo temere solo la paura dell'inflazione? è tautologico:il più grande driver dell'inflazione è l'aspettativa. Credo che la popolazione americana abbia tutti i motivi per temerla: deficit pubblico, le materie prime che ripartono, crescita della massa monetaria con M1 al 20% e M2 al 9. Non puoi avere deflazione fino a quando hai questi numeri, se Krugman sa citarmi un esempio sarei davvero curioso di saperne di più. In prospettiva è diverso. La paura dell'inflazione è legittima, ma lo è anche quella della deflazione. Ci sono due grandi mostri che combattono là fuori, King Kong contro Godzilla. Inflazione e deflazione. Io ritengo molto più probabile la prima, il prossimo anno soprattutto, e lo dico anche perché ci sono interessi convergenti a farla ripartire. è già accaduto negli anni 70». Nei giorni scorsi all'Hay festival gallese, happening di intellettuali che ripensano, discutono, s'accapigliano sul corso dell'esistenza, Ferguson ha tolto a Nouriel Rubini gli abiti di Dr Doom, disegnando gli scenari di un dopo-crisi da brividi. Al collasso finanziario seguirà quello politico e un filo comune legherà i paesi segnati dall'"asse della rivolta" destinata a sostituire,nell'immaginario collettivo, l'"asse del male". Sembrano, sono, battute di grande effetto, ma lo storico inglese le recupera e traccia in questa conversazione le conseguenze ultime del credit crunch. «Non voglio essere confuso con Nouriel, né voglio che mi si arruoli fra chi crede allo scenario della Grande Depressione. Le rivolte che immagino non hanno nulla a che vedere con le conseguenze politiche della crisi del 1929. Quando ho parlato di "asse della rivolta" mi riferivo alla destabilizzazione dei governi più deboli. Ne abbiamo visti cadere quattro nell'Europa dell'Est. Ne vedremo cadere altri in Asia. La Thailandia trema. Assistiamo a qualcosa di simile anche in Gran Bretagna, dove la sensibilità degli elettori verso lo scandalo dei rimborsi parlamentari è stata acuita dalla crisi. E così hanno preso fiato quelle forze populiste che non avevano mai trovato tanto spazio. E se Brown continuerà a rinviare le elezioni permetterà a Bnp (British national party di estrema estra, ndr) e all'Ukip (antieuropeisti,ndr)di strutturarsi, consentendo loro di diventare presenze costanti della vita politica britannica. è ragionevole attendersi atti di rivolta sociale che negli Usa avranno la forma di un ritorno della crimina-lità, in Europa di dimostrazioni di piazza, in altri Paesi colpi di stato o rivoluzioni. L'affermarsi del denaro, per citare il mio libro, è seguito dalla discesa della democrazia. Anche in termini di geopolitica». In Russia lo vediamo già. La fragilità ucraina, e in misura molto minore quel-la dei paesi baltici, dischiude nuove opportunità a Mosca sul suo estero vicino, eterna ossessione del Cremlino. Putin può stringere su Kiev e anche sul Caucaso affermandosi come unico, vero partner economico per le schegge infedeli dell'ex Unione Sovietica.Ma per Ferguson la crisi sarà la grande prova sulla volontà cinese. «è uno scenario molto più complesso di quello degli anni 30. Tutti gli alleati asiatici dell'America sono in ritirata, mentre Pechino dovrà decidere se restare il partner del mondo occidentale oppure giocarsi la partita neoimperialista. In parte è già in corso in Africa e in Sud America. Una cosa è, infatti, la ricerca d'intese commerciali per avere materie prime, un'altra, molto diversa, è l'acquisizione di miniere,l'installazione di fabbriche per la trasformazione, la costruzione di infrastrutture. Gli imperi nascono anche così. Si prevedevano molti decenni per assistere a questo genere di evoluzione e invece la crisi darà, sta dando già, una fortissima accelerazione. Goldman Sachs aveva già portato - prima del credit crunch - al 2027 l'anno del sorpasso fra l'economia cinese e quella statunitense. Non volevo crederci, ma ora mi sto convincendo che sia possibile. Entro un un paio di decenni.D'altra parte,quest'anno la Cina crescerà del 6% mentre il mondo occidentale si contrarrà. E lo sviluppo economico futuro dovrà venire dalla produttività». Vincerà davvero la temuta "democratura", quell'ibrido con il corpo di democrazia e la testa di dittatura di cui Pechino è l'esemplificazione suprema? Ferguson non arriva a tanto, ma non si nega un'ultima, amara constatazione. «Una cosa è certa. Nei prossimi dieci anni la crescita americana non sarà paragonabile a quella degli ultimi dieci, gonfiata dal debito e dai consumi interni. L'America non se lo può più permettere ». La Cina sì. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PARTITA DI PECHINO «Non volevo credere alle previsioni del sorpasso dell'economia cinese su quella Usa. Ora mi sto convincendo che sia possibile» Niall Ferguson, 43 anni, scozzese, insegna storia moderna CORBIS

Torna all'inizio


La spagnola Iberia guarda oltre Ba (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-04 - pag: 43 autore: PARTERRE 000 La spagnola Iberia guarda oltre Ba D o po l'auto, ora a cercare partner per sopravvivere sono le compagnie aeree. L'ultima a guardarsi attorno è la spagnola Iberia che non esclude opzioni «attraenti» alternative alla fusione con British Airways. «Una fusione con Ba è una soluzione allettan-te per Iberia, ma un matrimonio con Lufthansa e Air France sarebbe altrettanto buono », ha spiegato il direttore finanziario Enrique Dupuy, precisando tuttavia di non aver avuto contatti con il gruppo tedesco e francese. «Abbiamo speso molto tempo a esaminare questa alternative e di certo non sono state escluse tutte le opzioni – ha aggiunto – forse l'obiettivo più attraente è British Airways, tuttavia abbiamo molte alternative attraenti». Sui negoziati con British Airways pesa non solo la crisi planetaria dei mercati finanziari, ma soprattutto il deficit del fondo pensione della compagnia inglese che ha toccato quota 1,7 miliardi di sterline (Ma.Mo.)

Torna all'inizio


Gli avvocati puntano sugli immobili (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-04 - pag: 43 autore: Investimenti. La Cassa Forense guarda al mattone e vuole utilizzare una Sgr Gli avvocati puntano sugli immobili Marco lo Conte Aumentare la quota in investimenti immobiliari. E utilizzare una Sgr – possibilmente in partnership con una società del settore – per elevare lo standard professionale degli asset e rendere più efficiente fiscalmente il patrimonio della Cassa. è questa la ricetta di Vincenzo La Russa per la Cassa Forense, l'ente previdenziale di cui attualmente è consigliere d'amministrazione e che si candida a guidare: nei prossimi giorni è previsto l'insediamento del comitato dei delegati della Cassa di previdenza degli avvocati, organo che quindi eleggerà il presidente, incarico oggi ricoperto da Paolo Rosa. Con un patrimonio di 3,8 miliardi di euro, l'ente ha 144mi-la iscritti, con entrate contributive che l'anno scorso hanno superato gli 800 milioni di euro eroga oltre 24mila prestazioni pensionistiche. E come le altre casse professionali, anche quella Forense sta ultimando il lavoro di redazione del bilancio 2008, su cui la crisi finanziaria culminata lo scorso autunno ha prodotto effetti negativi: inevitabili, visto che poco meno della metà del patrimonio mobiliare della Cassa è investito in azioni (il resto in titoli di Stato). Gli avvocati, com'è noto,possiedono da anni partecipazioni importanti in UniCredit, oggi circa allo 0,25% del capitale (su cui le prime stime indicano minusvalenze per oltre 150milioni di euro ma la redazione del bilancio è ancora al vaglio dei vertici della Cassa); ma in portafoglio ci sono anche Enel (0,28% del capitale), Generali e Mediobanca (entrambe con lo 0,75%). Ad oggi gli immobili rappresentano circa il 13,5% del totale investito dalla Cassa Forense. «C'è chi sostiene – dice La Russa – che la quota ottimale di immobili in un ente previdenziale deve investire oscilla tra il 17 e il 25%: ci sono dunque ampi margini per incrementare la quota». La Cassa Forense non è la sola a guardare con interesse al mattone in questa fase: secondo una ricerca di Jones Lang LaSalle, società attiva nel settore dei fondi immobiliari, entro la fine del 2010 gli enti previdenziali investiranno quote crescenti del proprio avanzo di gestione in immobili, per circa 4 miliardi di euro. Il come è importante. «Negli ultimi anni la Cassa Forense ha approcciato questi investimenti in modo poco sistematico –aggiunge La Russa – dopo la crisi scatenata da Tangentopoli nei primi anni '90 i nuovi investimenti nel mattone si sono ridotti a zero; per poi riprendere privilegiando soprattutto il canale delle aste giudiziarie. Ma è un modo di fare all'antica, non possiamo andare avanti senza una Sgr (società digestione del risparmio) che si occupi di investire professionalmente i contributi dei nostri iscritti, in un mercato che diventa giorno dopo giorno sempre più difficile. Per non parlare dei vantaggi di utilizzare un veicolo di questa natura, che ci consente di non farci carico di manutenzioni ordinarie e straordinarie e permette di dedurre fiscalmente l'Iva, circostanza non possibile in caso di investimento diretto nel mattone». Una strada già percorsa in vari modi da altri Enti previdenziali, come quello dei notai o Inarcassa (architetti e ingegneri), l'Enpals (spettacolo) o Enasarco (commercio). Anche per gli avvocati l'ipotesi prevalente è quella di istituire una Sgr con un partner esperto del settore. Un tema di cui ci si occuperà dopo le elezioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE STRATEGIE Il patrimonio ammonta a 3,8 miliardi di euro: il real estate rappresenta il 13,5% del totale, il 50% è in azioni Vincenzo La Russa, attualmente è membro del Cda di Cassa Forense

Torna all'inizio


Borse in calo sui dati economici (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-04 - pag: 47 autore: Mercati. Hanno deluso gli indicatori sui beni durevoli e sull'attività non manifatturiera americana Borse in calo sui dati economici Wall Street giù dell'1,4% e l'Europa del 2%- In forte ribasso anche le commodity Walter Riolfi Cercar di capire se le Borse siano scese perché stavano calando i prezzi delle materie prime o viceversa è questione assai oziosa. Ma anche piuttosto istruttiva: perché da quel che s'è visto ieri sui mercati finanziari s'è capito perfettamente come siano le pure aspettative di una ripresa economica americana a guidare i comportamenti di Wall Street e, di conseguenza, delle Borse europee, del petrolio e delle altre materie prime, dei titoli di Stato e dei tassi d'interesse. A dare il «la» al declino dei mercati sono stati alcuni indicatori macroeconomici americani: quello sugli ordini di beni durevoli e sull'attività non manifatturiera, entrambi inferiori alle attese. Così le Borse, quelle europee già piuttosto stentate in mattinata, hanno accentuato il ribasso chiudendo con sensibili perdite: -1,37% l'S&P500, -0,59% il Nasdaq e -2% lo Stoxx (-1,98% Milano, -2,09% Londra,-1,74% Francoforte e -2,02% Parigi). E siccome anche il prezzo del petrolio è calato di 2,5 dollari (a 66 $), così come quello del rame (-4,2%), le Borse che più si sono ritrovate in affanno sono state quelle dell'America latina, particolarmente sensibili all'andamento delle commodity: -3,5% il Brasile e -4,1% l'Argentina. Se lunedì i mercati s'erano vivacizzati alla lettura dell'indice Ism manifatturiero in crescita e superiore alle attese, ieri hanno decisamente corretto il tiro osservando che l'attività nei servizi non dà segni di ripresa. A 44 punti, l'indice è rimasto sostanzialmente al livello del mese precedente ( 43,7). E se si considera che la componente ordini è calata a 40 punti da 44, la piccola crescita dell'indicatore è dovuta solo all'aumento della voce prezzi. Siccome sotto quota 50 l'Ism segnala contrazione, va da sè che non si può ancora parlare di ripresa, ma di un rallentamento della caduta economica. Se a questo si aggiunge che hanno deluso anche i dati sull'occupazione (532mila posti persi ad aprile, secondo ADP, mentre è stato rivisto al rialzo di 54mila unità quello di marzo), che langue il mercato dei mutui casa (-16,2% in settimana) e che il tasso d'interesse sui mutui trentennali è volato al 5,25% (dal 4,81%), si capisce come siano fondati i timori sulla consistenza della futura, eventuale ripresa economica. Per rispondere all'oziosa questione posta all'inizio, è parso che i movimenti delle commodity siano stati conseguenti a quelli delle Borse. In ogni caso i titoli che più hanno sofferto (con perdite medie superiori al 4%, sia negli Usa sia in Europa) sono stati quelli del settore minerario e dell'industria di base. Li hanno imitati i comparti industriale ed energetico con perdite comprese tra il 2 e il 4%. Così anche l'indice composito delle materie prime ( Crb) è calato del 2,8%, a segnalare come l'intero mercato delle commodity si stia muovendo sulla medesima scommessa fatta dalle Borse sulle ripresa economica e non per un aumento della domanda che, di fatto, non s'è ancora vista. Come corollario hanno ripreso un po' di vigore i titoli di Stato i cui rendimenti sono quindi scesi di 7 punti (al 3,54%) per i Treasury decennali Usa e di 8 punti (al 3,57%) per i bund. E, infine, ha tirato un sospiro anche il dollaro che, da 1,43 di martedì, è risalito a 1,41 sull'euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna all'inizio


Perché per il montismo si riducono le sponde (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Perché per il montismo si riducono le sponde Analisi. Cresce il tremontismo e la cultura economica del Pd si atomizza. Il terzismo europeista del presidente della Bocconi rischia così di non avere gli interlocutori di una volta. di Tonia Mastrobuoni I governi Berlusconi che hanno guidato il paese quasi ininterrottamente negli ultimi otto anni hanno tratto scarsi benefici dagli ostentati rapporti privilegiati con Stati Uniti e Russia. È quanto ha osservato ieri Mario Monti, sul Corriere della Sera. Nonostante la propaganda "anti-mercatista", il governo non ha mai approfittato del «solido asse» con gli Stati Uniti, costruito sull'accettazione acritica della dottrina Bush, per fermare la finanza debordante. In altre parole, «per rendere le politiche pubbliche meno succubi del mercato e ad accettare un loro coordinamento». L'altrettanto aprioristica accettazione dei grimaldelli geoenergetici di Putin, le incaute dichiarazioni di Berlusconi sulle guerre in Cecenia e in Georgia e i colbacchi in conferenza stampa non sembrano aver prodotto neanche vantaggi nella partita per la conquista di Opel. Anche lì, osserva l'ex commissario europeo all'Antitrust, Putin è passato sull'Italia come un rullo compressore e «le scorciatoie italiane verso Washington e Mosca non sono state paganti». Dunque, conclude Monti, se è vero che in Europa è tornato il vento della politica, come si compiace il governo, se è vero che ha strappato il primato al mercato, l'Italia non sembra ancora averne tratto grandi risultati. E dunque, dovrebbe impegnarsi almeno adesso a garantire una strettissima vigilanza sul salvataggio di Opel (come fecero peraltro i governi europei quando Prodi varò l'ultimo prestito-ponte per Alitalia). Quella di Monti è una utile provocazione, ma se è difficile rispondergli non è solo perché il paese sembra ipnotizzato dal Noemi-gate, ma anche per motivi che hanno a che fare con il pensiero tremontiano, ormai egemonico a destra ma poco coerente al suo interno. Inoltre, perché a sinistra il pensiero economico si è rotto in mille pezzi. D'un lato, bisogna riconoscere che Giulio Tremonti ha avuto il merito di isolare alcune idee forti sulla crisi finanziaria attuale. Se qualcuno pensa oggi alle parole d'ordine del centrodestra in economia, è indubbio che vengono in mente esclusivamente quelle espresse dal ministro ne La paura e la speranza. Viene in mente il mercatismo e la condanna degli eccessi della finanziarizzazione, il paragone dell'attuale crisi con quella del '29, ma anche la tesi che le origini del disastro vanno ricercate nella globalizzazione asiatica degli anni '90. Forse viene in mente anche un passaggio del libro in cui Tremonti sottolinea che l'Unione europea non dovrebbe essere celebrata con l'Inno alla gioia di Beethoven, ma con l'Incompiuta di Schubert. Espressioni del suo eurocriticismo di sempre. Tuttavia, alcune idee devono essere maturate molto di recente, nella coscienza del ministro. Durante il precedente governo il ministro dell'Economia ricorse agli strumenti finanziari strutturati e alle cartolarizzazioni per tenere la finanza pubblica nei limiti del Patto di stabilità. Dunque, tornando a Monti, difficilmente il governo avrebbe potuto in quegli anni sollevare questioni sui derivati americani e sulle securitisation legate ai mutui spazzatura. Invece che dalle regole per imporre limiti alla finanza internazionale, invece di legal global standard, il dibattito italiano era dominato, in quegli anni, dall'ossessione protezionistica della Lega e dai dazi anticinesi. Durante un recente dibattito, il ministro ha anche rigettato con forza la tesi del Financial Times sulla fine del thatcherismo. Per il ministro la data dell'inizio della fine non è il 1979, quando la Thatcher conquistò Downing Street, ma il 1989, quando è caduto il Muro di Berlino. Per contro, manca completamente, a oggi, un'interpretazione unificante sulla crisi nel Partito democratico. Nel maggiore partito di opposizione albergano una miriade di idee diverse sulla crisi attuale, sui modi per uscirne, sui modelli da adottare in futuro, sui rapporti con l'Europa. La vocazione maggioritaria veltroniana ha spazzato via la sinistra radicale dal Parlamento. Ma il Pd, oggi, è ancora invaghito della "terza via" blairiana o si sta orientando sui modelli socialdemocratici? Scrive maiuscola la "c" di centrosinistra perché vagheggia alleanze con l'Udc, come afferma negli ultimi tempi Enrico Letta, o sta riordinando le sue priorità a favore del welfare e della giustizia sociale per attirare i fuggitivi a sinistra, come sottolinea spesso Bersani? È neoliberista, come continuano a pensare economisti molto ascoltati come Alesina e Giavazzi, o è neokeynesiana, come fanno pensare i frequenti riferimenti a Krugman o i rimproveri al governo per le scarse risorse pubbliche investite dal governo per uscire dalla crisi? Al Pd atomizzato, questo è sempre più evidente, manca un'identità sui temi economici e sui rapporti con l'Europa. Forse non è un caso se litiga anche su dove sedersi, a Bruxelles e Strasburgo. 04/06/2009

Torna all'inizio


Bernanke: allarme deficit (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-04 - pag: 3 autore: Bernanke: allarme deficit «Sono in pericolo stabilità finanziaria e crescita degli Usa» Marco Valsania NEW YORK Ben Bernanke lancia un nuovo monito: il prezzo del salvataggio dell'economia dalla più grave recessione e crisi finanziaria dagli anni Trenta non può essere lo sconquasso dei conti pubblici. Il presidente della Federal Reserve, chiamato dalla commissione budget della camera, ha chiesto ai parlamentari e all'amministrazione Obama di impegnarsi subito a ridurre un deficit che quest'anno arriverà a 1.850 miliardi di dollari e a riportare il paese sulla strada del rigore. Altrimenti, ha detto, il rischio è perdere la fiducia dei mercati e covare future crisi. Bernanke ha anche difeso a spada tratta gli straordinari interventi di salvataggio economico oggi in corso, rispondendo ai critici che temono le iniziative della banca centrale siano eccessive. Martedì il cancelliere tedesco Angela Merkel, prendendo di mira le iniezioni di liquidità e i crescenti poteri di intervento della Fed, aveva invocato un ritorno a politiche «ragionevoli» e di «indipendenza delle banche centrali ». Bernanke ha fatto sapere di essere a «proprio agio» con le scelte compiute e «rispettosamente » in disaccordo con Merkel: «Gli Stati Uniti e le economie globali, Germania compresa, hanno fatto i conti con una straordinaria combinazione di crisi finanziaria e seria recessione ». Bernanke ha aggiunto che tutt'ora «affrontano eccezionali problemi nel breve periodo e azioni incisive sono necessarie e appropriate». E che una ripresa sarà solo «graduale», con continue difficoltà per l'occupazione. Bernanke non è proprio agio, però,con l'esplosione dei deficit. Tanto da avvertire che il paese non può continuare a indebitarsi «all'infinito» e che la Fed non lo salverà semplicemente stampando denaro. «Se non dimostriamo un forte impegno alla responsabilità fiscale nel lungo periodo - ha detto- non avremo né stabilità finanziaria né crescita sana». Il presidente della Fed ha illustrato con una cifra le dimensioni della sfida: il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo passerà dal 40% alla vigilia della crisi al 70% nel 2011, un record nel Dopoguerra. Oltre che per il sostegno all'economia, i conti pubblici finiranno sotto pressione a causa dei costi del sistema pensionistico federale (social security) e dell'assistenza sanitaria per gli anziani (Medicare), senza contare le risorse richieste da una riforma voluta dalla Casa Bianca per offrire copertura sanitaria a tutti gli americani. Barack Obama, per tenere conto degli allarmi sul bilancio, ha messo nero su bianco il traguardo di un deficit dimezzato nel 2013, ma si addensano i dubbi sulla possibilità di raggiungere il traguardo. Bernanke ieri ha denunciato come i mercati, attraverso scosse nel mercato obbligazionario che hanno spinto i prezzi al ribasso e i rendimenti al livello più elevato in cinque mesi, abbiano già percepito i nuovi rischi. «Questi movimenti sembrano rispecchiare la preoccupazione per il deficit » ha detto, aggiungendo: «Mantenere la fiducia dei mercati richiede che, come paese, cominciamo a pianificare il ritorno a un equilibrio di bilancio». Di recente anche la Cina, grande investitore in titoli statunitensi, ha espresso nervosismo, che il segretario al tesoro Tim Geithner ha cercato di alleviare durante una visita a Pechino questa settimana. Sullo stato dell'economia,Bernanke ha ribadito di aspettarsi schiarite, ma deboli: la crescita dovrebbe tornare entro fine anno, come fanno sperare il disgelo in alcuni segmenti dei mercati ei passi avanti compiuti dalle banche. I 19 istituti sottoposti a stress test per esaminarne la solidità sono riusciti a rastrellare in un mese 85 miliardi di dollari, spesso più di quanto ordinato dalle autorità. Numerose banche si servono meno di programmi di soccorso e alcune, forse una decina, potrebbero ottenere la prossima settimana l'autorizzazione a restituire gli aiuti ricevuti dal Tarp, lo speciale fondo del tesoro nato per ricapitalizzare le banche. Una batteria di dati ha confermato il quadro di una crisi profonda, pur se con speranze di una fuoriuscita, deprimendo la Borsa. Gli ordini alle fabbriche sono aumentati dello 0,7% in maggio, ma il settore dei servizi si è contratto, con l'Ism a quota 44. E il sondaggio Adp sull'occupazione nel settore privato ha mostrato la perdita di 532mila posti di lavoro. © RIPRODUZIONE RISERVATA BUCO NEI CONTI Il rosso viaggia verso quota 1.850 miliardi di dollari L'amministrazione Obama si è già impegnata a ridurre l'indebitamento Preoccupato. Il presidente della Fed Ben Bernanke testimonia alla Camera AFP

Torna all'inizio


Fondo sociale tutto a carico Ue (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-04 - pag: 6 autore: Fondo sociale tutto a carico Ue Piano Barroso per l'occupazione: finanzieremo nel 2009-2010 anche la quota nazionale Enrico Brivio BRUXELLES. Dal nostro inviato A poche ore dall'apertura delle urne europee, la Commissione batte un colpo e mette in campo un piano per contenere la dilagante macchia nera della disoccupazione. Le risorse sono quelle che sono e le competenze in materia di lavoro restano in gran parte nazionali, ma da Bruxelles arriva un'articolata proposta di intervento per attutire l'impatto della crisi, che verrà sottoposta ai capi di Stato di Governo Ue al summit del 18-19 giugno. La strategia si basa su tre pilastri: l'accelerazione dell'impiego di 19 miliardi del Fondo sociale europeo, per i programmi di formazione e riqualificazione del personale, prevedendo rimborsi al 100%, e non più limitati al 50%, da parte dell'esecutivo Ue ai Governi dei 27 per il periodo 2009-2010; la creazione di un nuovo sistema di microcredito a favore delle piccole imprese colpite dalla crisi o di soggetti che vogliano avviare una nuova attività in proprio,grazie all'impiego di 100 milioni di euro del budget comunitario, destinati a lievitare a 500 milioni con l'impegno della Bei; l'istituzione di un nuovo servizio online "match and map", attraverso l'esistente portale europeo del lavoro Eures, per aiutare chi cerca lavoro a correlare le proprie abilità alle opportunità esistenti in Europa, con la garanzia che il sussidio di disoccupazione venga versato per almeno sei mesi anche se ci si trova in un altro Stato europeo. «L'impatto della crisi sul lavoro è la nostra preoccupazione numero uno –ha ricordato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso – non si tratta più di statistiche o di teoria economiche, ma di tragedie e preoccupazioni per milioni di lavoratori, per le loro famiglie e le comunità. In questa settimana di elezioni sarebbe un grande errore per l'Europa voltare le spalle a questo problema». Resta da vedere quanto potrà la strategia di Bruxelles attutire gli effetti di una montante marea di disoccupati, arrivata già a 21 milioni (9,2%) in aprile in Europa, il livello più alto dal settembre '99 e destinata inevitabilmente a crescere per effetto ritardato della crisi in atto. Tra gli obiettivi della Commissione, garantire almeno 5 milioni di contratti di apprendistato in tutta l'Unione ai giovani a rischio di disoccupazione e assicurare tempestive offerte di lavoro o formazione entro un mese ai giovani disoccupati di età inferiore a 20 anni, entro 2 mesi ai giovani di meno di 25 anni e entro tre mesi per chi ha più di 25 anni. Il piano anti-disoccupazione di Bruxelles «è un passo importante per evitare che una crisi finanziaria ed economica si trasformi in crisi sociale – ha commentato il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani –un segnale forte è l'iniziativa a favore del microcredito che riconosce come le piccole e medie imprese siano l'ossatura del sistema economico europeo». Critico, invece, il presidente dei socialisti europei, Poul Nyrup Rasmussen: «Una risposta debole e conservatrice di fronte alla più profonda crisi sociale da decenni». La Commissione europea ha approvato ieri anche le nuove linee guida per ottenere più rapidamente l'approvazione degli aiuti di Stato da destinare alla formazionee ai lavoratori svantaggiati o disabili. Non dovranno più essere notificati a Bruxelles gli aiuti alla formazione fino a un massimo di due milioni di euro. Per il sostegno all'occupazione invece il tetto è fissato in 5 milioni di euro all'anno per ciascuna impresa per sostenere i lavoratori svantaggiati e a 10 milioni di euro per azienda all'anno per il sostegno ai disabili. © RIPRODUZIONE RISERVATA PROPOSTE Il presidente della Commissione: «L'impatto sul lavoro preoccupazione numero uno». Esame al Consiglio del 18-19 giugno

Torna all'inizio


Fondazioni, il calo dei profitti non frena le erogazioni (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 04/06/2009 - pag: 37 Acri Fondazioni, il calo dei profitti non frena le erogazioni ROMA La crisi finanziaria ha colpito anche le ricche fondazioni bancarie, ma la riduzione del 35% dei proventi non ha determinato grosse variazioni nell'ammontare delle erogazioni. Lo dice l'Acri, anticipando così i dati che saranno illustrati alla prossima assemblea dell'Associazione che riunisce fondazioni e casse di risparmio convocata a Siena per la prossima settimana. In particolare, l'analisi dei conti delle sedici maggiori fondazioni, che da sole rappresentano il 74% del patrimonio complessivo della categoria, rivela che nel 2008 i proventi ordinari si sono ridotti del 35%: da 3,055 miliardi a 2,018 miliardi di euro. Le erogazioni sono rimaste invece quasi stabili (-1%) a 1,277 miliardi di euro, destinate per la gran parte (29,3%) al sostegno di arte e beni culturali, della ricerca (16,1%) e di volontariato e filantropia (13,3%). Il patrimonio delle sedici fondazioni è cresciuto l'anno scorso dello 0,7% a 36,2 miliardi di euro con un totale dell'attivo salito a 43,8 miliardi, mentre la redditività media è scivolata dall'8,7 al 5,6%. Per il presidente Giuseppe Guzzetti i dati evidenziano «la validità di un'impostazione prudente» e ora «l'auspicio è che la ripresa non si faccia attendere troppo a lungo».

Torna all'inizio


Indici giù, si salva Buzzi-Unicem (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici giù, si salva Buzzi-Unicem Giornata di realizzi, quella di ieri, per tutte le Borse europee, penalizzate dal crollo del Pil in Eurolandia. A Piazza Affari, l'Ftse- Mib ha ceduto l'1,98% e l'Ftse Italia All Share l'1,89%. In aumento, dopo il ponte del 2 giugno, i volumi scambiati, per un controvalore complessivo di 2,7 miliardi di euro. Sono soltanto quattro, nell'ambito dei 40 titoli principali del listino telematico, i segni positivi. Il rialzo più consistente lo ha messo a segno Buzzi-Unicem, che ha proseguito la corsa delle ultime sedute guadagnando l'1,38%, con un prezzo di riferimento di 11 euro, nuovo massimo dell'anno. Analogo il progresso di Mondadori (+1,01%), più o meno la stessa performance della vigilia. Di minore entità i rimbalzi di Fondiaria-Sai (+0,65%) e Snam Rete Gas (+0,5%). Ben più numerosi (e di dimensioni in qualche caso significative) i titoli in ribasso. Maglia nera per Pirelli (-5,21% a 0,291 euro), colpita dalle prese di beneficio dopo le buone prestazioni delle precedenti sedute. Analoghe le ragioni che hanno determinato il calo di StMicroelectronics (-4,52%), reduce dal massimo dell'anno registrato martedì. Più di quattro punti, inoltre, ha ceduto Bulgari (-4,39%), mentre fra i bancari i peggiori sono stati Banco Popolare (-4,07%) e Ubi Banca (-3,42%), seguiti nell'ordine da Intesa Sanpaolo (-2,62%), Banca Popolare di Milano (-2,33%) e Mediolanum (-2,24%). Sotto pressione anche gli energetici, con Enel giù del 2,91%, Eni del 2,31% e Saipem del 2,81%. È di Unipol (-3,93%), infine, il peggior risultato fra gli assicurativi. Frena Pirelli Dopo i recenti rialzi, le vendite hanno fermato la corsa di Pirelli (-5,21%)

Torna all'inizio


I conti trimestrali affondano Bouygues (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009 - pag: 43 Il caso a Parigi I conti trimestrali affondano Bouygues (g.fer.) I conti trimestrali affossano la holding francese Bouygues, il cui titolo ha chiuso ieri in calo del 7,94% a quota 28,08 euro. Nel periodo, infatti, gli utili netti hanno registrato una flessione del 29% a 159 milioni di euro rispetto ai 224 milioni dell'analogo periodo dell'anno precedente. Il colosso francese delle telecomunicazioni ha inoltre ridotto le stime relative al fatturato 2009, a causa del debole andamento della raccolta pubblicitaria da parte della controllata Télévision Française 1. Nell'anno fiscale in corso i ricavi si attesteranno a 31,3 miliardi di euro a fronte dei previsti 31,7 miliardi. Martin Bouygues alla guida del gruppo

Torna all'inizio


Il mercato boccia Metro-Arcandor (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009 - pag: 43 Il caso a Francoforte Il mercato boccia Metro-Arcandor (g. fer.) La proposta risale a due settimane fa e mira a creare un «campione nazionale» della grande distribuzione, ma riceve un secco no dal mercato. Metro, infatti, che aveva lanciato l'idea di una fusione delle proprie attività nei grandi magazzini con quelle della sua concorrente Arcandor, è stata ieri travolta dalle vendite alla Borsa di Francoforte, dove ha chiuso a 35,41 euro, con un calo del 6,47%. L'ipotesi riguarderebbe le catene metropolitane di centri commerciali Kaufhof e Karstadt. Ma, se il titolo di Metro ha accusato una pesante perdita, quello di Arcandor è rimasto stabile a quota 1,93 euro, il calo soltanto dello 0,52%. Eckhard Cordes ceo di Metro

Torna all'inizio


bush, le parole non bastano" - alberto stabile (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 12 - Esteri Obama mostra una volontà nuova ma sarà capace di mantenere le sue promesse? Parla Ammar Mussawi, responsabile internazionale di Hezbollah: Bush, le parole non bastano" "Ma per essere migliori di Non si può predicare la democrazia e poi respingerne i risultati come nel caso della vittoria di Hamas ALBERTO STABILE DAL NOSTRO INVIATO BEIRUT - Cosa si aspettano gli Hezbollah dal discorso di Obama? «Non voglio fare previsioni - risponde Ammar Mussawi, nel salotto dove esercita il suo ruolo di "ministro degli Esteri" del partito di Dio - mi limito a rilevare che questa è la seconda volta che il presidente Obama si rivolge al mondo arabo e islamico. La prima volta fu in Turchia. E questo rivela il profondo deterioramento provocato dalla precedente Amministrazione nel ruolo degli Stati Uniti e nei rapporti con questa parte del mondo». Ad osservare Ammar Mussawi, esponente di una dinastia sciita originaria della Bekaa, che vanta anche un segretario generale assassinato dagli israeliani, si direbbe che Hezbollah si stia già preparando alla conquista del potere (che secondo le previsioni avverrà alle elezioni di domenica prossima) in una maniera soft, senza clamore e senza eccitare le paure dell´Occidente. Sui 40 anni, appena un accenno di barba molto curata, Mussawi, invece della tonaca e il turbante dei religiosi, indossa un elegante abito blu, una camicia bianca perfettamente stirata, stivaletti leggeri, all´ultima moda. Un diplomatico, nelle maniere e nel linguaggio, di stampo europeo. Ma cosa dovrebbe dire Obama per conquistare la vostra fiducia? «Questa è l´essenza del problema. Non è questione di parole ma di fatti, di azioni. Mi spiego. Vi sono alcuni problemi talmente grandi e pericolosi che non possono essere affrontati e risolti con un discorso, per quanto decorativo. Cito, per esempio, l´assoluto sostegno dato dagli Usa a Israele accompagnato da uno sforzo assai limitato per risolvere il conflitto. La propagazione della guerra in varie aree del Medio Oriente sotto la bandiera discutibile della "war on terror", la guerra al terrorismo. Lo sfruttamento sistematico delle risorse della regione. La paura d´instabilità emersa dopo la crisi finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti, una crisi in cui molti uomini d´affari arabi hanno visto bruciare centinaia di miliardi di dollari. Se Obama sente il bisogno di venire in medio Oriente a parlare di tutto ciò, questo è un segnale positivo. Ma non basta un discorso a costruire dei ponti». Tuttavia ci sono parole che pesano come fatti. Per esempio, quando Obama dice: basta allo scontro di civiltà. «Va bene. Obama manifesta una volontà nuova. Il punto è, in che misura avrà la capacità di adempiere queste promesse. Francamente, ho dei dubbi sullo staff che lo circonda. Non vorrei che tutto si risolvesse in un´operazione di pubbliche relazioni». Obama ha detto anche che la democrazia e la libertà sono valori universali che non vanno imposti con la forza. E´ una svolta rispetto a Bush. O no? «D´accordo, la democrazia non va imposta con la forza. Ma non si può predicare la democrazia e poi respingerne i risultati. Prendiamo il caso di Hamas che, dopo aver vinto le elezioni del 2006, ha dato via ad un governo legittimo. Ebbene quel governo è stato boicottato. E potrei citare anche i recenti discorsi sul Libano: vediamo i risultati delle elezioni, hanno detto, e poi decideremo la nostra politica. Alla fine, mi sembra che la posizione americana sia basata non sui valori ma su delle convenienze». Ma non è un fatto proporre il dialogo all´Iran? «E solo l´inizio, e come ho già detto, vedremo». Ma voi lo sostenete? «Non siamo contrari». Ma quante possibilità di successo assegna al dialogo? «Avrà possibilità di successo se riflette i desideri dell´uno e i bisogni e gli interessi dell´altro. Gli Stati Uniti hanno grandi problemi nella regione e l´Iran può aiutarli a risolverli. Ma il punto è: Obama darà a questo dialogo il tempo necessario per avanzare? Se Netanyahu continua a minacciare azioni militari contro l´Iran, chiaramente cerca di ostruire il dialogo». Altro fatto è la richiesta a Israele di congelare gli insediamenti. «Non mi sembra un passo così rilevante. Israele s´era già impegnata con la Road Map e nella Conferenza di Annapolis a fermare gli insediamenti. Ma hanno violato gli impegni presi per guadagnare tempo. La mia impressione è che l´approccio di Obama non sia poi così forte e che il conflitto israelo-palestinese non sia molto in alto nella scala delle sue priorità». Veniamo alle elezioni di domenica. L´opinione pubblica si chiede cosa cambierà in Libano se Hezbollah, o meglio, l´opposizione di cui fa parte, dovesse vincere. «Non cambierà nulla. Il mondo non ha nulla da temere. Saremo amici di tutti ma non accetteremo diktat da nessuno».

Torna all'inizio


fondazioni, utili dimezzati ma erogazioni stabili (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 27 - Economia I bilanci Nel 2008 i primi sedici istituti hanno distribuito sul territorio 1,27 miliardi di euro Fondazioni, utili dimezzati ma erogazioni stabili Fondazioni, utili dimezzati ma erogazioni stabili nel 2008 L´avanzo delle prime 16 cala da 2,8 a 1,5 miliardi. Guzzetti: "Paga la prudenza passata" MILANO - Utili dimezzati, più o meno come le grandi banche cui restano legate a doppio filo, ma erogazioni stabili a 1,27 miliardi per le 16 maggiori Fondazioni di origine bancaria. I bilanci 2008, che l´associazione Acri ha rielaborato, non dimoreranno nel cassetto dei bei ricordi. Tuttavia le provviste accumulate nei ricchi anni passati hanno permesso di distribuire sul territorio quasi gli stessi denari del 2007. Un problema, prospettico, però c´è: pagarsi le attività con le riserve non può durare. «L´impostazione prudente tenuta negli anni dei bilanci ricchi si è confermata valida – commenta Giuseppe Guzzetti, presidente dell´Acri (e della Cariplo) – L´auspicio è che la ripresa non si faccia attendere troppo a lungo». Il tema centrale, per questi investitori istituzionali, riguarda l´ammontare dei dividendi che le banche partecipate versano loro, e che normalmente si trasformano in erogazioni. Ma nel 2008, a parte Mps, nessuna grande banca ha distribuito denaro. E pure l´esercizio in corso non potrà essere troppo munifico. I proventi ordinari 2008 del campione analizzato sono scesi a 2 miliardi, da 3 l´anno prima, «per la contrazione dei mercati finanziari». L´avanzo è servito per il 70% alle attività istituzionali (due: erogazioni e accantonamento a fondi che le consentono in carenza di utili annuali). Il restante 30% ha rimpinguato i patrimoni, che restano stabili attorno a 36 miliardi per i 16 grandi enti. Quanto ai settori di intervento, il 29% dei fondi è andato ad arte e cultura (invariato), il 16% a ricerca e sviluppo (dal 15,3%), il 13,3% a volontariato, filantropia e beneficenza (13,7%), l´11,5% a educazione, istruzione, formazione (10,7%), l´8,4% all´assistenza sociale (7,9%), l´8% allo sviluppo locale (stabile), il 7,2% alla sanità (6,8%), il resto ad altre cause. (a.gr.)

Torna all'inizio


Petrolio: Goldman Sachs Group lo vede a quota 85$ al barile alla fine del 2009 -2 (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Petrolio: Goldman Sachs Group lo vede a quota 85$ al barile alla fine del 2009 -2 (4 Giugno 2009 - 10:00) MILANO (Finanza.com) - "Con la crisi finanziaria che si sta attuenando, le preoccupazioni sulla mancanza di fonti energetiche sono superare", spiega Jeffrey Currie, l'analista di GS, che ha redatto il report. La banca ha individuato un target price per il petrolio a dodici mesi di 90 dollari a barili dai 70 dollari indicati in precedenza e ha introdotto la stima di un prezzo del greggio di 95 dollari a barile per la fine del 2010. Goldman si attende però che i prezzi del petrolio saranno in calo durante la metà di quest'anno, per poi dare vita a un rally nei mesi seguenti. (Micaela Osella - Riproduzione riservata)

Torna all'inizio


OBAMA, MANO TESA ALL'ISLAM - BROWN RESISTE, PER ORA AIRBUS AIRFRANCE: ESPLOSO IN VOLO? - GB: HEDGE FUND MINACCIANO LA FUGA - BERNANKE AMMONISCE SUL DEFICIT USA SIRIA: GRAZIE AL (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> OBAMA, MANO TESA ALL’ISLAM - BROWN RESISTE, PER ORA – AIRBUS AIRFRANCE: ESPLOSO IN VOLO? - GB: HEDGE FUND MINACCIANO LA FUGA - BERNANKE AMMONISCE SUL DEFICIT USA – SIRIA: GRAZIE AL WEB I GAY ESCONO ALLO SCOPERTO… Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom Obama incontra Mubarak in Egitto 1 - SPAGNA EL PAIS - Cuba celebra la "revoca storica" dell'espulsione da parte dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa), ma fa sapere che non tornerà sui suoi passi. Un giudice dell Florida ha stabilito che il tesoro della Nuestra Senora de la Mercedes, veliero spagnolo del Diciannovesimo secolo recuperato dalla società americana Odyssey, dovrà essere restituito alla Spagna. Iran, il riformista Musavi accusa il presidente iraniano Ahmadinejad di umiliare il paese. EL MUNDO - Apertura dedicata alle elezioni Europee. L'Olanda violerà l'embargo e pubblicherà i risultati elettorali prima di domenica. Disastro aereo, il Brasile scarta l'ipotesi che l'Airbus dell'Air France sia esploso in volo. Le ricerche dell'Airbus Air France 2 - FRANCIA LE FIGARO - E' ancora l'incidente aereo al largo del Brasile, in cui è rimasto coinvolto un Airbus dell'Air France, a dominare la prima pagina: ora si segue la pista dell'esplosione in volo, omaggio alle vittime in Notre Dame. Il presidente americano Barack Obama tende la mano al mondo musulmano. Sarkozy mette in guardia l'Iran contro l'"isolamento crescente". Sondaggio europee, Ump in vantaggio tranne che nell'ovest della Francia. LIBERATION - Prima pagina dedicata alle europee e in particolare alle speranze della leader socialista Martine Aubry che, nonostante i sondaggi vedano in vantaggio l'Ump, crede ancora in una possibile rimonta del suo partito, il Ps. L'Airbus dell'Air France non volava all'altezza prevista, scrive Liberation riprendendo la notizia dal quotidiano brasiliano Folha de Sao Paulo. 3 - GERMANIA 4 - GRAN BRETAGNA THE GUARDIAN - "Brown resiste, per ora" dopo le dimissioni del ministro delle Comunità britannico e una cospirazione via e-mail dei parlamentari laburisti. A guidare il complotto contro il premier sono sette o otto, precisa The Guardian, e la loro identità è rimasta finora segreta. Il gabinetto ha risposto unito a difesa di Brown, evidenzia il quotidiano, ma le elezioni in programma oggi nel Paese risulteranno comunque cruciali. Gordon Brown THE INDEPENDENT - In prima pagina la sagoma del premier e la lettera fatta circolare via e-mail dai parlamentari laburisti per indurlo alle dimissioni: "Caro Gordon, negli ultimi 12 anni di governo, e anche prima, hai dato un enorme contributo a questo Paese e al partito laburista, e questo è ampiamente riconosciuto. Tuttavia, oggi ti scriviamo perchè riteniamo che nell'attuale situazione politica il migliore servizio che tu possa prestare al partito laburista e al Paese sia quello di lasciare l'incarico di premier e di consentire al partito di trovare un nuovo leader che ci guidi alle prossime elezioni". THE TIMES - "Il complotto si infittisce", dopo le dimissioni del ministro delle Comunità britannico, Hazel Blear, e la raccolta di firme dei parlamentari laburisti in calce alla lettera in cui si chiedono le dimissioni del premier. Secondo il quotidiano, altri ministri dovrebbero presto lasciare il proprio incarico, ma Brown continua a lavorare al suo piano di rimpasto del governo. FINANCIAL TIMES - In prima pagina l'arrivo di Obama a Riad: "Il Presidente Usa inizia un viaggio storico in Medio Oriente". Sul fronte economico, il Presidente della Federal Reserve, Ben "Bernanke ammonisce sul deficit" e chiede al Congresso Usa di varare al più presto una piano per uscire dalla spirale del deficit di bilancio determinata dalle misure contro la crisi economica. In Europa, "Gli hedge fund minacciano di lasciare il Regno Unito a causa della proposta di legge europea sugli investimenti", descritta come 'un complotto francese contro Londra'. 5 - STATI UNITI THE NEW YORK TIMES - "Messaggi opposti mentre Obama sbarca in Medio Oriente": prosegue la missione nella regione del presidente degli Stati Uniti, e voci tanto eterogenee quanto quelle di al Qaida e del governo israeliano gareggiano per strutturare come il suo messaggio debba essere interpretato. Approfondimento sull'economia. "La crescita degli interessi sui debiti delle nazioni potrebbe minare la crescita mondiale": i Paesi del mondo stanno pagando tassi di interesse più alti sul proprio debito in aumento, il che potrebbe tradursi in una crescita della spesa di centinaia di miliardi di dollari per Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania. Anniversari. Bernanke "Piazza Tiananmen lascia il segno sul soldato diventato artista": Chen Guang, artista ed ex militare che partecipò allo sgombero di piazza Tiananmen nel 1989, ha sfidato le autorità per raccontare la sua esperienza. THE WASHINGTON POST - "Il coraggioso primo incarico come procuratore di Manhattan aiutò a temprare la Sotomayor": gli anni nella Grande Mela diedero alla Sotomayor un punto di osservazione diretta su reati e pene. L'ex detective della polizia di New York, Chris Montanino, parla della sua frustrazione di quasi trent'anni fa, quando era pronto a dare la caccia ai distributori di pedopornografia ma non riusciva a trovare un procuratore che affrontasse seriamente la questione. Spazio poi all'economia. "Bernanke pressa per limitazioni fiscali". Gli Stati Uniti hanno bisogno di pianificare adesso un allineamento delle tasse e della spesa: lo ha detto ieri il presidente della Federal Reserve, Ben S. Bernanke, sostenendo che gli ampi deficit di bilancio, se sostenuto, potrebbero incrementare la crisi finanziaria e scoraggiare l'economia. 6 - STAMPA ARABA AL SHARQ AL AWSAT - quotidiano panarabo edito a Londra, apre sulla visita in Arabia saudita del presidente americano, "Barack Obama: ho deciso di iniziare il mio viaggio dalla culla dell'Islam per consultarmi con il sovrano" saudita. "Re Abdullah ad Obama: meriti la posizione che occupi". "Principio di Obama: gentile con i nemici e piega le mani agli amici", recita il titolo di un editoriale. "Tra gli invitati per il discorso di Obama al Cairo ci sarà l'addetto degli Affari iraniani in Egitto". "Presto una delegazione di militari americani a Damasco, 'per fermare i ribelli iracheni'". Voto libanese, "scoperte 4 mila tessere elettorali false a Baabda". Il ministro degli Esteri marocchino: "cerchiamo una intesa per risolvere il problema del Sahara". AL QUDS AL ARABI - giornale palestinese edito a Londra, "Per Obama, calda accoglienza in Araba saudita e sit-in di protesta nel Cairo", mentre "Bin Laden lo accusa di seguire le orme di Bush nel osteggiare i musulmani". "Obama smaschera l'ambiguita dei suoi alleati" arabi, titola l'editoriale in relazione all'affermazione del capo della Casa Bianca: "alcuni leader arabi in privato dicono che per loro l'Iran è più pericoloso di Israele". Egitto, come misura di sicurezza per l'arrivo di Obama, "le autorità vietano agli abitanti di sette quartieri del Cairo di lasciare casa", intanto, "le forze di sicurezza egiziane intensificano la presenza lungo il confine con la striscia di Gaza". Giordania, "parlamentare critica il governo per avere rifiutato offrire cure mediche all'ex ministro del Petrolio iracheno all'epoca di Saddam". Siria, Inchiesta: "approfittando della rete internet, i gay escono allo scoperto rompendo i vincoli sociali; appartengano ai ceti borghesi e si incontrano settimanalmente nei locali della vecchia Damasco e nei giardini pubblici". AL HAYAT - foglio panarabo edito a Londra, "Il sovrano saudita e Obama discutono sul processo di pace, il dossier dell'Iran e i legami con il mondo arabo". "preoccupazioni israeliane dal discorso di Obama in Cairo". Nucleare iraniano, il ministro degli Esteri iraniano, "Mottaqi a Parigi in cerca di un 'compromesso collettivo', e divergenze tra Barak e Lieberman sul colpo a Teheran". ASSAFIR - giornale libanese vicino allo schieramento anti-occidentale, titola l'editoriale: "Musulmani di tutto il mondo, Obama vi parlerà dal Cairo"; il presidente Usa, "prima del suo discorso del Cairo, ha voluto svelare 'lo specchio della verità': alcuni paesi arabi non ammettono che le preoccupazioni iraniane sono maggiori della minaccia di Israele". Libano, "intesa iraniana-francese a Parigi per evitare scosse qualunque sia l'esito del voto libanese" del 7 giugno prossimo. [04-06-2009]

Torna all'inizio


(sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

MONDO 04-06-2009 I Socialisti «Un nuovo patto sociale per l'Ue: vecchi e "nuovi" diritti in 6 punti» DI DANILO PAOLINI U n nuovo «patto sociale» per l'Europa, energie pulite «contro il cambiamento climatico », risposte «umane» al fenomeno dell'immigrazione, realizzazione dell'«uguaglianza di genere» tra uomini e donne, riconoscimento in tutti i Paesi dell'Ue «dei matrimoni, delle unioni civili e dei diritti parentali legalmente riconosciuti in un altro Stato membro». Quindi anche delle unioni tra omosessuali e dei «diritti» conseguenti, con un evidente tentativo di scardinare il diritto di famiglia nei singoli Stati europei. Il programma del Partito del Socialismo europeo (Pse) per le elezioni di sabato e domenica prossimi s'intitola Prima le persone ed è articolato in sei capitoli tematici. In ciascuno di essi, la più grande forza della sinistra continentale cerca di marcare le differenze che la distinguono dai «conservatori» del Ppe. Si comincia dalla crisi economica e il traguardo fissato è ambizioso: «Riformare i mercati finanziari a servizio dell'economia reale, dell'occupazione e della crescita». Si punta a stabilire «requisiti obbligatori di capitale», limiti «all'eccessivo indebitamento » ma anche alle retribuzioni e agli ormai famigerati bonus dei manager, in modo che «i loro compensi riflettano sia le perdite che i profitti»>. Inoltre: regolamentazione dei conflitti d'interesse; «pieno diritto» dei dipendenti a essere informati su cessioni aziendali e fondi pensione; obbligo per le banche di dichiarare nei bilanci «tutti i rischi ». Per quanto riguarda la lotta all'evasione e all'elusione, i socialisti propongono «di mettere fine ai paradisi fiscali» . L'assetto suggerito dovrebbe, nelle intenzioni del Pse, prevenire nuove crisi finanziarie e consentire «una crescita ecologica innovativa e creatrice d'occupazione». Proprio l'ecologia occupa un posto importante nel programma. Per affrontare «il cambiamento climatico » si pensa all'Ue come guida di «un negoziato internazionale per un accordo globale». Obiettivi: «Ridurre le emissioni globali del 30% entro il 2020», con il contributo dei Paesi in via di sviluppo, ai quali l'Unione dovrebbe riservare «massicci trasferimenti di tecnologie». Sul fronte sociale si pensa un «accordo europeo sui salari» , ovvero «salario uguale per uguale lavoro» e paghe minime «decorose» in tutti gli Stati membri. Alla voce «tutela dei diritti dei cittadini», invece, si trova l'idea del rafforzamento della «legislazione antidiscriminazione» per «rendere effettiva l'uguaglianza di trattamento, quali che siano le differenze di genere, origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale e religione». Da qui l'intenzione di imporre il riconoscimento «comunitario » di ogni tipo di unione e di «diritti parentali». Che, se le parole hanno un senso, aprirebbe la strada non solo ai matrimoni gay, ma anche all'adozione di figli da parte delle coppie omosessuali. Per le politiche migratorie, i socialisti pensano a una «Carta europea per l'integrazione», basata su «eguali diritti e responsabilità e sul mutuo rispetto». Inoltre, sì ai controlli alle frontiere per «arrestare l'immigrazione clandestina» e alla «cooperazione con gli Stati terzi» per gestire i flussi e promuovere lo sviluppo economico nei Paesi di provenienza. Infine, lotta al terrorismo («nella legalità e nel rispetto delle libertà fondamentali ») e riforma dell'Onu e dei principali organismi internazionali. Tra le proposte avanzate il riconoscimento in tutti gli Stati membri di unioni civili e matrimoni gay, riforma dei mercati finanziari e risposte «umane» al fenomeno dell'immigrazione

Torna all'inizio


In tempi di crisi economica chi può investe in gioielli e quadri: i 'beni rifugio' per eccellenza (sezione: crisi)

( da "Soldionline" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

In tempi di crisi economica chi può investe in gioielli e quadri: i 'beni rifugio' per eccellenza Roma - (Adnkronos) - Il mercato dell'arte lamenta la scarsità dell'offerta di capolavori. L'amministratore delegato della casa d'aste Pandolfini all'Adnkronos: "I collezionisti hanno scelto di liquidare prima altri beni" Roma, 3 giu. - (Adnkronos) - Il mercato dell'arte, come anche quello dei gioielli e con le novità dei reperti archeologici e degli oggetti orientali, ''tira'' come non mai. Ma la vera novità seguita agli effetti della crisi economica internazionale, non è la scarsità di liquidità nel settore delle aste specializzate, bensì la scarsità dell'offerta di capolavori:chi possiede i capolavori preferisce tenerseli, in attesa di tempi migliori, considerandoli un 'bene rifugio' piu' forte di ogni crisi. Le aspettative delle vendite di arte impressionista e moderna di Sotheby's e Christie's a New York, da sempre le più attese, non erano delle più ottimistiche. ''Tranne alcune eccezioni però i risultati hanno dimostrato la perdurante capacità del mercato di mettere a segno qualche buon prezzo, anche se a livelli inferiori rispetto a un tempo'', spiega la specialista Georgina Adam del 'Giornale dell'Arte'. Icataloghi delle aste di Christie's e Sotheby's riflettono infatti la nuova realtà del mercato dell'arte: sono decisamente ridotti, per via della scarsita' dell'offerta. Dall'autunno scorso dal mercato sono ''spariti'' i grandi lavori di Claude Monet, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Vincent Van Gogh, Paul Gauguin, tanto per citare alcuni dei maestri della pittura tra Otto e Novecento che hanno macinato un record dietro l'altro negli ultimi vent'anni tra New York e Londra. ''Ottenere consegne è stato come arrampicarsi sugli specchi'', ha ammesso Charlie Moffett, specialista di Sotheby's a New York. ''I proprietari dei capolavori preferiscono non vendere in questa fase, ha spiegato all'ADNKRONOS Pietro De Bernardi, amministratore delegato della casa d'aste Pandolfini. E questo perché anche i collezionisti colpiti dai contraccolpi della crisi finanziaria hanno scelto di liquidare prima altri beni e potendo contare su patrimoni più consistenti non sono ancora arrivati al punto da doversi disfare delle opere d'arte. I collezionisti che detengono opere importanti, sottolinea De Bernardi, ''preferiscono non rischiare, hanno paura di andare sul mercato senza avere la certezza che la somma richiesta sarà accettata''.Le sale delle grandi case d'aste sono affollattissime in questi mesi: accanto ai ''tradizionali'' clienti europei e americani sono sempre più numerosi i collezionisti asiatici. E non e' un caso se da un anno a questa parte, accanto ai dipinti moderni e contemporanei dei grandi pittori di fama internazionale, è forte anche la richiesta di reperti archeologici e di oggetti dell'arte orientale. ''Molti uomini d'affari dei paesi emergenti dell'Asia, i nuovi ricchi, partecipano sempre piu' frequentemente alle aste in Occidente per riportare in patria capolavori dell'arte dei loro paesi natali'', sottolinea Pietro De Bernardi. Anche per quanto riguarda l'arte italiana, c'è una crescente affluenza di clienti alle aste di Christie's, Sotheby's, Pandolfini e Bloomsbury, che tendono a selezionare le opere da mettere in vendita, puntando su nomi contemporanei affermati: si vendono bene infatti, con prezzi quasi da record, se non talvolta stabilendo anche nuovi primati, Giorgio Morandi, Giorgio De Chirico, Mario Schifano. ''Non v'e' dubbio che ancora una volta il mercato si e' dimostrato sempre piu' esigente dando punti positivi alle opere piu' selezionate a discapito di quelle con minore appeal'', sottolinea Stefano Moreni, specialista di Sotheby's Italia, a proposito dell'ultima asta milanese di arte contemporanea. E a dimostrazione che si stanno cercando nuovi ''beni rifugio'' in tempi di crisi economica c'e' l'exploit delle aste di manoscritti autografi, di personaggi storici o letterari, come ricorda Fabio Bertolo, responsabile della sede italiana della casa Bloomsbury.''L'arte è sempre stato un investimento sicuro, anche quella contemporanea'', lo conferma anche Simona Marchini, che quest'anno ha festeggiato i 50 anni della Nuova Pesa, la storica Galleria romana sul Corso, fondata dal padre Alvaro. Simona Marchini suggerisce di non azzardate mai in ambito di scelte e investimenti. ''E' sempre meglio farsi consigliare, guidare - dice- da persone serie, appassionate, affidabili. Due nomi per tutti. Due donne. Claudia Gianferrari e Helene de' Franchi. Purtroppo - conclude - il mercato dell'arte è troppo spesso in mano a privati, che rischiano in proprio. Nessun reale sostegno agli artisti, da parte dello Stato, all'interno di un sistema -arte che li valorizzi realmente, che li sostenga''. Anche Oliva Salviati, la nobildonna di origini toscane, la residenza nel milanese museo Poldi Pezzoli, esperta di pittura antica non ha dubbi. ''Con la crisi il mercato si sta raffinando e affinando - spiega - .Anche in ambiti di arte antica ci sono difficoltà legate alla crisi. Molte persone sono costrette a vendere. Sul mercato si immettono dunque sempre nuove opere. Ma rimangono un bene -rifugio, un investimento indubbiamente, che ognuno di noi puo' anche godersi. Diversamente, per esempio, dall'acquisto di titoli in borsa''. '''Anche la pietra preziosa continua ad essere un 'bene rifugio' soprattutto per la fascia di acquirenti medio-alta ed è un ottimo settore in cui oggi a causa del calo dei prezzi conviene investire''. Lo conferma Giovanni Bonanno, proprietario della storica 'Gioielleria B' a Roma, in via della Croce, specializzata in pietre preziose e orologi. "La vendita di orologi e pietre preziose, in particolare diamanti, è calata sia in Italia che all'estero, ma è diventata più particolare - ha spiegato Bonanno -. Lavoriamo soprattutto con la fascia di acquirenti 'medio-alta' che spende all'incirca tra i 5mila e i 20 mila euro mentre e' quasi scomparsa quella molto alta, che in passato arrivava a qualsiasi cifra, e la bassa, perche' tutto cio' che e' superfluo quando hai un problema non lo acquisti".

Torna all'inizio


Editoriale - Le illusioni del dopo crisi di Alberto Ronchey (sezione: crisi)

( da "Corriere.it" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

IPNOSI DEI LISTINI, PAURE CHE RESTANO Le illusioni del dopo crisi Le notizie di Borsa non attirano più solo speculatori, operatori professionisti, risparmiatori di redditi maggiori o minori attenti alle pagine finanziarie dei giornali, ma in larga misura le masse degli spettatori televisivi. Anche se forse Rai e Mediaset non hanno avvertito il fenomeno a sufficienza, quelle poche cifre offerte dai telegiornali ormai sembrano familiari anche fra la gente comune. L'ipnosi dei listini si propaga da tempo fra chi teme di trovarsi coinvolto nella crisi finanziaria e nella correlata recessione dell'economia, sotto l'incubo dei fallimenti e dissesti aziendali. Nei primi mesi di quest'anno, già il ricorso alla Cassa integrazione ha raggiunto cifre di massimo rilievo. Questa crisi, come le cronache ripetono, è senza precedenti da decenni. E anche se ora l'oscillazione del mercato finanziario è molto ridotta, l'inquietudine collettiva persiste con l'aumento della disoccupazione. Si prolunga l'attesa di qualche attendibile rassicurazione, dai governi o dai più accreditati studiosi dell'economia come «triste scienza». Ma insieme con le risposte compiacenti per evitare il panico, persistono quelle inclini a un rude o malcelato pessimismo. Quando avrà fine la crisi economica originata nel money game di Wall Street, con l'alternanza fra ribassi e rialzi seguiti da patologici azzardi? Alcune voci rispondono che «il peggio è passato», altre che «deve ancora venire». Anzi, ritorna in qualche caso il catastrofismo dei paragoni con la depressione dopo il «grande crollo» del 1929. L'ipotesi d'una replica di quella sciagura, tuttavia, sembra ignorare i ben più tragici fenomeni e dati d'allora, tramandati da Galbraith e altri storici dell'economia. Oggi, sia pure fra i peggiori pronostici, è improbabile il ripetersi di quella depressione grazie all'esperienza nell'uso dei capitali pubblici come stabilizzatori della domanda aggregata, sebbene già le spese di ogni Stato siano sovraccariche. In particolare, il Fondo Monetario prevede per l'Italia che nel 2010 il debito pubblico raggiungerà il 121 per cento del prodotto interno lordo con un aumento di 15 punti rispetto al 2008, circostanza che impone riforme urgenti e adeguate. Secondo l'interrogativo che ricorre ogni giorno, l'avventurismo della «finanza spettacolo» è davvero superato? Ha già dominato a lungo la scena internazionale. All'inevitabile caduta di eccessive quotazioni seguivano, e seguiranno forse ancora, inesorabili e temerarie speculazioni. A volte il mercato concede qualche momentanea illusione. Succede infatti che un titolo sopraquotato e necessariamente in caduta sia l'indomani protagonista del fenomeno c h i a m a t o dead-cat-bounce, il cosiddetto «rimbalzo del gatto morto» illustrato in breve dal New York Times: «Anche un gatto morto precipitato da un tetto rimbalza, ma è sempre un gatto morto». Pure le ripetute illusioni e delusioni, con simili episodi, hanno contribuito a diffondere lo smarrimento manifesto nelle nevrosi o ansie collettive. Gli oracoli tecnici avanzano generici consigli o solo ipotesi, deprecazioni e scongiuri. Contro «l'evanescenza dell'alta finanza», qualche sociologo raccomanda il ritorno alla «cultura produttiva di base» fuori dal money game. Possibile? Altri si limitano a supporre, o prevedere, che la vita economica e sociale non sarà più come prima di questa crisi. Probabile. Alberto Ronchey stampa |

Torna all'inizio


nel mirino della gdf (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

nel mirino della gdf «Quando ero bambino e la fame camminava bassa...», raccontavano una volta i vecchi contadini per descrivere la povertà che avevano attraversato. Un modo per dire che la fame toccava tutti. Quasi tutti. Un'espressione che potremmo riutilizzare per descrivere la crisi finanziaria che attanaglia il Comune, una crisi tanto estesa da non escludere alcuno, neanche i morti. Da circa due mesi il servizio comunale di trasporto funebre è, di fatto, sospeso. Non ci sono più bare a disposizione perché la ditta fornitrice ha deciso di non fare ulteriore credito al Comune che già le deve 160.000 euro. Vuole i feretri per i cittadini defunti? Che li paghi, altrimenti ne farà a meno. E, così, chi, nello scoramento di un lutto, vorrebbe almeno evitare lo stress della comparazione dei prezzi e rivolgersi al pubblico, contando sulle tariffe fisse deliberate dal Consiglio comunale, scopre di non poter contare neppure su questo servizio, abitualmente apprezzato e di gran lunga più economico di quello offerto dai privati. Si dirà che questo è l'ultimo dei problemi di una città che vorrebbe vivere e guardare al futuro, ma anche da questo, dalla pietà per i defunti, si misura la civiltà di un contesto politico e sociale. servizio 31

Torna all'inizio


Condanna a 4 anni e 4 mesi e multaSANTA CATERINA. (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Condanna a 4 anni e 4 mesi e multaSANTA CATERINA. Sentenza a Monza per l'uomo sospettato di essere un «corriere» Sommatino. I partiti dell'ex Patto per Sommatino (Mpa, Socialisti, Rifondazione Comunista e Gruppo Misto), in una nota diffusa ieri si dichiarano molto preoccupati per la situazione determinatasi negli ultimi lavori consiliari, dove si è «definitivamente consumata - scrivono - l'esperienza amministrativa della Giunta del sindaco Salvatore Gattuso». «In merito - continua la nota - chiara appare la relazione dei Revisori dei conti, che ha definito la situazione del Comune di Sommatino grave per l'enorme massa di interessi passivi che l'ente continua a pagare annualmente, mentre non si è ancora provveduti - a due anni dall'insediamento della nuova Amministrazione comunale - alla riscossione dei crediti, che solleverebbero, di non poco, l'ente dalla attuale crisi finanziaria, permettendo di sbloccare alcune opere già finanziate; tra cui la piazza. Inoltre, non si è provveduto ancora al recupero degli oneri di urbanizzazioni e alle sanatorie edilizie degli anni passati (alcune decine accertate, ma non recuperate)». «Tra le altre inadempienze della Giunta - conclude la nota - vengono rilevate anche alcuni debiti fuori bilancio, riconosciuti ma non pagati ed ancora il mancato aggiornamento - come per legge - dell'inventario dei beni immobili del Comune. Tutto ciò mentre vi sono circa 270 mila euro di avanzi di amministrazione non spesi, preferendo invece, da parte della Giunta, continuare a tagliere servizi, come ad esempio quello della Coop. di pulizia urbana Geos, mandando a casa i 26 lavoratori o cancellando l'assistenza domiciliare a tanti altri servizi essenziali per la città. Preoccupati inoltre, si dicono i suddetti partiti per le dichiarazioni dei Revisori circa l'invito alla Giunta, di "sanare le carte contabili del Comune", segno evidente - per gli scriventi - che vi siano zone d'ombra nella legittimità della gestione finanziaria dell'ente». «Si prende atto, infine, che il Sindaco Gattuso non riesce, a diversi mesi di distanza ormai, a ristabilire il quorum della sua Giunta, nominando l'assessore mancante e assegnando la delega del Vice Sindaco, così come non si comprende a che titolo resti in Giunta l'Assessore Giuseppe Cigna, dopo l'espulsione dall'Udc. Mentre nel frattempo sembra consumata anche la rottura anche con il Pd». Cigna è candidato a Caltanissetta per il rinnovo del Consiglio comunale in una lista civica. «Gli unici atti che il sindaco riesce a portare avanti - conclude la nota - sono solo quelli relativi agli aumenti delle tasse, senza però nessun miglioramento ai servizi alla città. Dopo la Tosap, pare ora toccare anche alla Tarsu, con un aumento previsto del 100%. I partiti dell'ex maggioranza invitano il Sindaco Gattuso all'unica scelta che gli rimane da fare: pensare seriamente a liberare il Comune di Sommatino da questa lenta agonia, dimettendosi al più presto e facendo sì di evitare il completo disastro del paese. Se vuole davvero bene a Sommatino».

Torna all'inizio


(sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 04-06-2009)

Argomenti: Crisi

Paternò: ieri incontro al Comune «Si nomini il revisore del Prg attraverso un bando di gara» Il completamento delle case popolari dell'Iacp site nella zona denominata «167 - Sciara Sant'Antonio» di Bronte diventa possibile. Il sindaco Pino Firrarello, dopo aver firmato un'apposita convenzione con il presidente dell'Iacp di Catania, Santino Cantarella, ha presentato un progetto all'assessorato regionale ai Lavori pubblici per il recupero delle abitazioni, approfittando del bando sulla «Riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile». Il progetto prevede lavori per circa 8 milioni di euro, con cui Firrarello non intende soltanto completare gli appartamenti, ma dotare l'intera area di servizi e infrastrutture, trasformando una zona che oggi è di periferia in una moderna area residenziale. I lavori di questo complesso di edilizia popolare cominciarono negli anni '90, ma poi, a causa della crisi finanziaria della ditta che si era aggiudicata l'appalto, furono interrotti, con l'Iacp che non è più riuscito a riprenderli. Per Firrarello quegli edifici incompleti e spesso in balìa dei vandali ripresentano una ferita che avrebbe al più presto voluto curare e far rimarginare e così, quando è stato pubblicato il bando, non ha perso tempo. «Quei due complessi abitativi non completati - dice il sindaco Firrarello - sono un esempio di degrado in un'area che invece noi vogliamo valorizzare. Per questo, quando è stato pubblicato il bando sulla riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile, abbiamo subito pensato agli alloggi popolari da completare». Chi ha seguito tutto l'iter è stato il vicesindaco, Nunzio Calanna: «La ratio del bando regionale - afferma - rispecchia perfettamente la volontà del Comune, che intende riqualificare le aree già utilizzate e recuperare il patrimonio edilizio esistente. Pensate che, completando i lavori, si recupereranno 60 appartamenti da consegnare ad altrettante famiglie». Per quanto riguarda le infrastrutture e i servizi da realizzare, il Comune ha previsto il collegamento viario con la Ss 284 e l'allargamento del ponte di via Selvaggi sulla Circumetnea. Oltre a ciò, verrà realizzato tanto verde e si sistemerà via Egitto, collegando Sciara Sant'Antonio con il quartiere Borgonuovo. Sciara S. Antonio ospiterà la nuova caserma dei carabinieri e, quando verranno finanziati i lavori previsti dal Pon Sicurezza, in questa zona si realizzeranno campetti sportivi polivalenti e un pattinodromo da utilizzare in collaborazione con le scuole.

Torna all'inizio


Cerutti rassicura le rsu "No tagli di personale" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

CRISI. IERI INCONTRO CON L'AD Cerutti rassicura le rsu "No tagli di personale" Ma l'anno nero non è ancora finito L'azienda prepara strategie di rilancio [FIRMA]SILVANA MOSSANO CASALE MONFERRATO Un immediato risultato positivo l'incontro di ieri mattina tra delegati rsu delle Officine Meccaniche Cerutti e amministratore delegato Giancarlo Cerutti l'ha sortito: si è stemperata la tensione che da alcune settimane si era andata accumulando. Un malcontento che, contrariamente al passato, era uscito fuori dal perimetro aziendale con manifestazioni pubbliche, anche tramite volantinaggio in piazza. Una lettera personale era stata inviata anche a tutti gli otto candidati sindaco della città. D'altronde, la crisi di proporzioni mondiali e, nell'ambito specifico, il ricorso (inedito, qui) alla cassa integrazione ordinaria oltre alle paventate prospettive di mobilità (se pur agganciabili ai casi di possibile prepensionamento) hanno scatenato comprensibili preoccupazioni. Il confronto di ieri, sereno e improntato a disponibilità reciproche, ha aperto strade che vanno ancora definite nei dettagli, ma che, secondo i delegati sindacali, squarciano spiragli di fiducia. Intanto il primo dato rassicurante: «L'amministratore delegato ha detto che non ci saranno tagli di personale». Un bel respiro. Cerutti, riferiscono i portavoce delle rsu, non ha nascosto che l'anno nero non è ancora finito e che i mesi a venire fino alla fine del 2009 saranno ancora punteggiati di difficoltà perché la crisi finanziaria internazionale con inevitabili ripercussioni anche sul settore dell'editoria ha prodotto un cocktail micidiale sul mercato delle macchine da stampa di cui le Officine Meccaniche Cerutti sono leader mondiali. Quindi, c'è da mettere in conto che la cassa integrazione ordinaria, ora spalmata fino al 17 luglio, proseguirà anche dopo, per un periodo non ancora definibile. Ma il manager ha fornito altresì alcune indicazioni su strategie e progetti innovativi che l'azienda intende perseguire per superare l'impasse principalmente nel settore del rotocalco che è quello pregnante per Omc, ma anche per l'imballaggio. Stamane i delegati delle rsu riferiranno il colloquio di ieri all'assemblea dei lavoratori. Via via emergeranno anche nuovi dettagli sulle precise prospettive a medio e lungo termine.

Torna all'inizio


Cerutti: "Non ci saranno tagli" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

CASALE MONFERRATO. INCONTRO TRA AZIENDA E SINDACATI Cerutti: "Non ci saranno tagli" [FIRMA]SILVANA MOSSANO CASALE MONFERRATO Positivo l'incontro di ieri mattina tra delegati rsu delle Officine Meccaniche Cerutti e amministratore delegato Giancarlo Cerutti. Si è così stemperata la tensione che da alcune settimane si era andata accumulando. Un malcontento che era uscito dal perimetro aziendale con manifestazioni pubbliche, anche tramite volantinaggio in piazza. Una lettera personale era stata inviata anche a tutti gli otto candidati sindaco della città. D'altronde, la crisi di proporzioni mondiali e, nell'ambito specifico, il ricorso (inedito, qui) alla cassa integrazione ordinaria oltre alle paventate prospettive di mobilità (se pur agganciabili ai casi di possibile prepensionamento) ha scatenato comprensibili preoccupazioni. Il confronto di ieri, sereno e improntato a disponibilità reciproche, ha aperto strade che vanno ancora definite nei dettagli ma che, secondo i delegati sindacali, squarciano spiragli di fiducia. Intanto il primo dato rassicurante: «L'amministratore delegato ha detto che non ci saranno tagli di personale». Un bel respiro. Cerutti, riferiscono i portavoce delle rsu, non ha nascosto che l'anno nero non è ancora finito e che i mesi a venire fino alla fine del 2009 saranno ancora punteggiati di difficoltà perché la crisi finanziaria internazionale con inevitabili ripercussioni anche sul settore dell'editoria ha prodotto un cocktail micidiale sul mercato delle macchine da stampa di cui le Officine Meccaniche Cerutti sono leader mondiali. Quindi, c'è da mettere in conto che la cassa integrazione ordinaria, ora spalmata fino al 17 luglio, proseguirà anche dopo, per un periodo non ancora definibile. Ma il manager ha fornito altresì alcune indicazioni su strategie e progetti innovativi che l'azienda intende perseguire per superare l'impasse principalmente nel settore del rotocalco che è quello pregnante per Omc, ma anche per l'imballaggio. Stamane i delegati delle rsu riferiranno il colloquio di ieri all'assemblea dei colleghi. Via via emergeranno anche nuovi dettagli sulle precise prospettive a medio e lungo termine.

Torna all'inizio


"In Italia il credito peggiora Utili a rischio per le banche" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

BANKITALIA SULL'AUMENTO DEI PRESTITI INCAGLIATI "In Italia il credito peggiora Utili a rischio per le banche" [FIRMA]LUCA FORNOVO I crediti deteriorati sono aumentati di quasi un terzo e la situazione potrebbe peggiorare per le banche italiane nel 2009 con pesanti riflessi sui profitti. A lanciare l'allarme sul credito italiano è il direttore centrale per la Vigilanza creditizia e finanziaria di Bankitalia, Stefano Mieli, nel corso di una convention all'Abi su «Basilea 2 e la crisi finanziaria». «Sulla base delle segnalazioni consolidate dei gruppi bancari italiani - osserva Mieli - nel 2008 l'ammontare delle esposizioni deteriorate verso clientela ordinaria (sofferenze, incagli, esposizioni ristrutturate, scadute o sconfinanti da oltre 180 giorni, ndr) è aumentato di poco meno di un terzo; sono cresciuti, in particolare, gli incagli, posizioni verso debitori in temporanea difficoltà, a riprova che il deterioramento del credito è destinato a proseguire nell'anno in corso». Le perdite su crediti, ha avvertito Mieli «incideranno negativamente sugli utili del 2009, riducendo le risorse da destinare all'ampliamento dei mezzi patrimoniali». Le banche italiane, continua Mieli, hanno mostrato «una buona tenuta» ma questo non significa «che non abbiano subito contraccolpi»: gli utili si sono ridotti di oltre il 40% e il Roe (indicatore della redditività) è sceso dall'11 al 5,7%. Nel corso del 2008 il flusso di nuove sofferenze rettificate è aumentato in rapporto ai prestiti complessivi; l'accelerazione è stata forte negli ultimi due trimestri ed è proseguita nel primo trimestre di quest'anno». Mieli ha evidenziato come «risultati di indagini condotte presso le imprese mostrano che l'aumento delle sofferenze potrebbe proseguire nei prossimi mesi con ritmi uguali o superiori rispetto a quelli già elevati osservati nel primo trimestre dell'anno. Stime basate sui dati delle esposizioni verso le imprese non finanziarie, che quantificano la probabilità di ingresso in sofferenza nell'arco di un anno utilizzando indicatori dei bilanci aziendali e dei rapporti creditizi, confermano il peggioramento del rischio di credito per il 2009». Dal responsabile della Vigilanza di Bankitalia è arrivato anche un altro richiamo alle banche: «Devono fare molto di più per valutare bene tutti i rischi come impongono le norme di Basilea ». L'unica positiva, evidenziata ieri da Bankitalia, è il calo dei derivati finanziari (Otc) che nel 2008 in Italia ha segnato una flessione dell'8,4%. In linea con i Paesi del G10, dove la riduzione è stata del 12%».

Torna all'inizio


la rivolta dei mobilieri "dazi russi troppo alti il premier chiami mosca" - giorgio lonardi (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 24 - Economia L´export crollato del 40%: "Berlusconi convinca il suo amico Putin" La rivolta dei mobilieri "Dazi russi troppo alti il premier chiami Mosca" Ma c´è chi assolve il protezionismo di Mosca: "Bisogna aspettare che il petrolio risalga" GIORGIO LONARDI MILANO - Lui, Fiore Piovesana, 69 anni ben portati, titolare della Camelgroup di Orsago, a cavallo fra la provincia di Treviso e quella di Pordenone non ha peli sulla lingua: «Berlusconi ci deve dare una mano. E´ amico di Putin, no? E allora aiuti il made in Italy. Convinca il presidente russo ad abbassare i dazi sui nostri mobili». Fino adesso, però, da Palazzo Chigi nessuno risponde ad un SOS che qui, fra veneto e Friuli, coinvolge da mesi decine di fabbriche piccole e grandi. La paura? «Che salti tutto: aziende, fornitori, manodopera», sintetizza Piovesana. E conclude: «Berlusconi chiami il suo amico». è da novembre, da quando il governo russo ha aumentato i dazi dal 30% al 45% che il mobile veneto, tradizionalmente il più presente fra i consumatori da Mosca a Vladivostok, sta soffrendo. Allarga le braccia Michele Brustia, segretario generale della camera di commercio italo-russa: «La situazione è drammatica. Secondo alcune stime l´export di mobili made in Italy in Russia è crollato del 30%-40%». Poi aggiunge: «Attenzione, però: si tratta di una questione complicata, molto tecnica». Lui, Brustia, ricorda che i russi hanno scelto di alzare i dazi per contrastare il fenomeno della sottofatturazione. Oltre che per difendere la loro industria con una misura francamente protezionistica. Certo, questo della sottofatturazione è una questione che riguarda gli importatori russi. Tuttavia bisogna andarci cauti e negoziare. E pensare che da un paio d´anni la Russia era diventata il Paese dei Balocchi per il made in Italy. Export che cresceva con il turbo un anno dopo l´altro fino a raggiugere i 726 milioni nel 2007 e a superare gli 800 milioni secondo le stime per il 2008. Roba passata. Mastica amaro Oliviero Piovesana, cugino di Fiore e mobiliere anche lui. Dice: «L´anno scorso con la mia ALF esportavo in Russia per un milione e mezzo di euro al mese. Quest´anno il ritmo si è ridotto a un milione». Più cauto Antonio Zigoni, presidente di Federlegno Veneto: «Berlusconi? Certo, tutto è utile. Ma non si tratta di una vicenda nazionale, qui c´è di mezzo l´Europa. E poi le difficoltà in Russia sono molteplici. A cominciare dal rublo che si è svalutato del 30% sull´euro. E dal crollo della Borsa di Mosca». Certo, anche Zigoni ammette che «la situazione è grave». Spiega: «Nel comparto dei mobili per l´ufficio il crollo del nostro export è stato del 50%, forse di più. Ora bisogna negoziare sui dazi a livello europeo e dare qualcosa in cambio». Quanto al futuro Zigoni è ottimista: «Basta che il petrolio torni sopra gli 80 dollari e la Russia riparte».

Torna all'inizio


vuote le casse dell'amia un mese per evitare il crac - antonio fraschilla (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina IV - Palermo Vuote le casse dell´Amia un mese per evitare il crac Stipendi ad alto rischio, il rebus degli aiuti statali Dietro la crisi I dieci milioni di trasferimenti del Comune sono già in gran parte pignorati dai creditori. La probabile soluzione è un decreto legge ANTONIO FRASCHILLA Se tra qualche giorno non arriveranno nuove risorse all´Amia, a fine giugno l´emergenza rifiuti rischia di ripresentarsi tale e quale. I numeri lasciano poco spazio ai dubbi. Il trasferimento mensile che il Comune garantisce all´ex municipalizzata è stato pignorato, e l´azienda non ha un euro in cassa per poter garantire il pagamento dell´ordinario, stipendi degli operai compresi. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha «garantito sostegno economico a Palazzo delle Aquile». Ma, se non arriveranno soldi veri, entro pochi giorni potrebbe diventare realtà la profezia del segretario nazionale del Pd, Dario Franceschini: «Berlusconi ha promesso di risolvere il problema dei rifiuti a Palermo la settimana prossima, ovvero dopo le elezioni. Insomma, "fatta la festa, gabbato lo santo"», ha detto il leader dei democratici. I soldi servono subito perché i dieci milioni di euro di trasferimenti mensili garantiti dal Comune all´Amia sono in gran parte pignorati dai creditori. Ma al momento non è chiaro come e con quale iter burocratico arriveranno i fondi statali. Berlusconi ha assicurato al sindaco Diego Cammarata un aiuto immediato, che consisterebbe nella certificazione dei 90 milioni di euro di crediti vantati dall´Amia nei confronti di altri enti pubblici, cioè Ato rifiuti e Comuni che scaricano a Bellolampo. Con questa certificazione il presidente dell´azienda, Marcello Caruso, potrebbe chiedere subito un mutuo alle banche e poter rimettere liquidità fresca in cassa. Ma come dovrebbe avvenire la certificazione dei crediti da parte dello Stato? Le ipotesi sul tavolo sono due: la prima sarebbe una semplice nota interna che dovrebbe firmare il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti. Un´ipotesi, questa, che però non sembra tecnicamente percorribile. Una seconda strada, molto più sicura, sarebbe quella di un decreto legge ad hoc da parte del governo. Decreto che lo staff del sindaco avrebbe già scritto e che nei prossimi giorni dovrebbe consegnare direttamente nelle mani di Tremonti. Il decreto dovrebbe essere votato dal Consiglio dei ministri entro le prossime due settimane. In caso contrario l´Amia potrebbe trovarsi nella stessa situazione di fine maggio, con gli operai in stato di agitazione, e in breve la città sarebbe nuovamente invasa dai rifiuti. Il Comune comunque non potrebbe intervenire in ogni caso con altre risorse proprie nemmeno per garantire il pagamento degli stipendi di giugno agli operai, visto che il Consiglio comunale non ha ancora approvato il bilancio di previsione 2009. Insomma, servono soldi e subito per evitare una nuova emergenza. Il capogruppo del Pdl a Sala delle Lapidi, Giulio Tantillo, chiama in causa l´opposizione: «Non possiamo essere sempre noi a proporre soluzioni, loro ci hanno portato a questo punto non approvando il regolamento sulla Tarsu, adesso mettano in campo soluzioni per salvare l´azienda», dice. Secca la replica del capogruppo del Pd, Davide Faraone: «Mi pare che Cammarata abbia già annunciato che non intende dialogare con l´opposizione - dice - comunque è impensabile aprire un tavolo di discussione con chi ha portato al tracollo l´Amia». Al momento non sembrano esserci quindi altre strade per evitare un nuovo sciopero dei netturbini, se non un intervento concreto del governo nazionale entro le prossime settimane. Non a caso Cammarata in questi giorni ripete sempre lo stesso ritornello: «Non dobbiamo più trovarci in queste condizioni di astensione dal lavoro, ma c´è la necessità di risolvere la crisi finanziaria dell´Amia. Con l´aiuto del governo sono certo che risolveremo il problema».

Torna all'inizio


Il risparmiatore nel Triangolo delle Bermuda (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il risparmiatore nel Triangolo delle Bermuda da Finanza&Mercati del 05-06-2009 NELLO MASCIONI* La crisi finanziaria in atto ha dato luogo a un dibattito internazionale sull'innovazione finanziaria e sul suo ruolo nell'ambito dello sviluppo dei mercati. Il tema è particolarmente complesso e delicato in considerazione dell'essenza digitale della finanza che rende i concetti tradizionali di spazio e tempo, ma anche il concetto di confine, privi di rilevanza sostanziale: per esempio con un semplice click di un mouse è possibile spostare da un continente all'altro una ingente somma di denaro in tempo reale travalicando i confini geografici ed entrando in quelli normativi che regolano i singoli Paesi. È un tema complesso poiché l'innovazione in questo ambito assume differenti connotazioni: si ha innovazione finanziaria quando viene creato un nuovo prodotto bancario, quando viene individuata una nuova tecnica di asset management, quando viene ideato un nuovo algoritmo di calcolo correlato con altri prodotti, quando viene creato un nuovo strumento di investimento, quando viene modificato l'assetto contrattuale di un prodotto dando luogo a nuovi veicoli entro i quali trasportare altre innovazioni. In ambito finanziario l'innovazione può quindi essere immaginata all'interno di un triangolo che di volta in volta diviene equilatero, scaleno o isoscele secondo dell'importanza-lunghezza dei tre lati ai cui vertici è possibile immaginare gli elementi base dell'innovazione finanziaria: il quadro normativo, l'algoritmo di calcolo, la strategia di marketing per la comunicazione e l'impacchettamento dei nuovi contenuti verso i risparmiatori. I mutui subprime ne sono un esempio. Un materia prima banale, il mutuo, è stata elaborata e plasmata secondo le logiche della distribuzione del rischio applicando vari algoritmi di calcolo ed è stata impacchettata entro vari veicoli complessi destinati a investitori qualificati. I quali a loro volta, grazie ad alcune innovazioni normative, hanno reimpacchettato la materia prima in altri veicoli-fondi e con un marketing sofisticato li hanno presentati alla clientela di tutto il mondo come prodotti semplici a basso rischio, in grado di generare rendimenti superiori ai titoli di Stato a breve e medio termine. Ma l'innovazione è anche un tema molto delicato poiché è velocemente implementabile, riproducibile, scalabile e distribuibile: nell'arco di tre o quattro mesi una innovazione finanziaria nata negli Stati Uniti è distribuibile in Europa, in Asia. In altri termini, il suo ciclo di vita è di fatto brevissimo e questo pone la finanza in generale su un piano estremamente delicato poiché può essere imitata, ulteriormente trasformata, nuovamente redistribuita aumentando così la complessità generale. Inoltre, talvolta, la finanza viene percepita e vissuta come soluzione o finalità anche all'interno delle imprese industriali, producendo una allocazione inefficiente degli skill o dell'attenzione del top management. La finanza ha assunto quindi sembianze mitologiche, quasi titaniche. Con un mouse è possibile dominare il mondo. Negli anni recenti anche le business school hanno contributo alla costruzione di questo mito e di questo contesto surreale, proprio investendo su un lato dell'innovazione finanziaria, quello degli algoritmi di calcolo. Lo sviluppo della finanza quantitativa, delle tecniche di risk management, di valutazione dei rischi e di tutti i prodotti derivati e strutturati ha prevalso sugli altri due lati e soprattutto sul buon senso della valutazione degli investitori finali. Si è quindi giunti alla netta separazione tra la produzione delle idee e la distribuzione finale che pone al centro del suo ambito il cliente e la sua analisi in termini di competenze e cultura finanziaria. La distanza che ne è nata è la causa delle riflessione oggi in atto sulla innovazione finanziaria. Questa distanza può essere colmata, e conseguentemente ricollocare l'innovazione finanziaria in un ambito positivamente evolutivo, solo se la produzione e la distribuzione fanno della trasparenza il perno intorno al quale sviluppare le specifiche strategie commerciali. La trasparenza del produttore verso il distributore e del distributore verso il risparmiatore finale consente il raggiungimento di quel necessario livello di consapevolezza distribuita, che rende interpretabile e gestibile ogni movimento di mercato senza creare panico ed emotività nei mercati e quindi apprezzare l'utilità dell'innovazione stessa. Senza questa consapevolezza l'innovazione finanziaria diviene mistero e genera diffidenza verso il distributore e da quest'ultimo verso il produttore. *Pseudonimo di un importante private banker

Torna all'inizio


Banche, serve prudenza (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Mercati e Finanza data: 05/06/2009 - pag: 39 autore: Giuseppe Zadra, d.g. Abi: sempre privilegiato finanziamenti alle imprese Banche, serve prudenza Per evitare i disastri occorsi agli istituti europei La crisi economica impone alle banche una gestione prudente dell'attività di credito. Lo ha sottolineato il direttore generale dell'Abi, Giuseppe Zadra, aprendo i lavori del convegno annuale dell'associazione bancaria dedicato a «Basilea2 e la crisi finanziaria», in programma fino a oggi a Roma. «Se il settore bancario italiano ha potuto assorbire meglio i colpi della crisi», ha detto Zadra, «è grazie alla preminente attenzione data al finanziamento delle imprese rispetto a quella adottata nel resto del mondo. È un errore annoverare Basilea2 tra le cause delle difficoltà economico-finanziarie che stiamo attraversando. La crisi», ha aggiunto, «impone prudenza e attenzione alla qualità del credito e Basilea2 ha contribuito a mantenere le nostre banche lontane dal credito facile, che ha invece provocato il fallimento di decine di istituti negli Stati Uniti e in Europa».Il principio di «sana e prudente gestione», evidenzia l'Abi, è «più che mai attuale» in questa congiuntura negativa. Le banche italiane «si piazzano meglio delle cugine europee nell'uso della raccolta, con il 63% dell'attività (nel 2008) rappresentato dagli impieghi ai clienti (di cui il 40% alle imprese) e con solo il 18% di attività finanziarie, contro una media del 47% nell'area euro». La crisi economico-finanziaria impone quindi «una riflessione sui principi di Basilea2, la normativa europea sull'adeguatezza patrimoniale delle banche entrata pienamente in vigore l'1 gennaio 2008». Per questo, l'Abi ha avviato due giorni di confronto con le autorità di vigilanza italiane ed europee e gli esperti del settore sui temi della gestione del rischio di mercato e del rischio di credito, degli effetti prociclici della normativa, della riforma delle agenzie di rating e dell'impatto di Basilea2 sul rapporto banca-impresa, anche alla luce della crisi finanziaria. Nella sessione di ieri sono state affrontate anche questioni ancora aperte relative agli accordi di Basilea2, in particolare il calcolo dei requisiti minimi patrimoniali imposti dai regulator per il rischio di credito e il rischio operativo. È stato anche esaminato l'impatto di Basilea2 sul rapporto banca-impresa ed è stata annunciata la diffusione, a breve, di una «Guida sul rating», messa a punto dall'Abi in collaborazione con le associazioni di categoria delle imprese riunite nell'osservatorio permanente sui rapporti banche-imprese.Un'iniziativa «finalizzata a far capire e conoscere meglio, soprattutto agli imprenditori, questo importante strumento di valutazione del rischio creditizio». Il completamento di Basilea2, conclude l'Abi, «sia per le banche, sia per le imprese, rappresenta un'opportunità, in quanto permetterà di coniugare la necessità preservare la stabilità del sistema bancario con l'esigenza di incentivare una più attenta gestione degli aspetti finanziari delle attività delle imprese». Inoltre, «faciliterà lo sviluppo di una cultura della “disclosure” che consentirà alle imprese di fornire alle banche informazioni trasparenti sulla propria situazione finanziaria e ottenere una valutazione quanto più possibile oggettiva e puntuale».

Torna all'inizio


Ing chiude filiali in Europa (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Mercati e Finanza data: 05/06/2009 - pag: 39 autore: in 10 paesi Ing chiude filiali in Europa Il gruppo bancario e assicurativo olandese Ing si prepara a ritirarsi, entro cinque anni, da 10 dei 48 paesi in cui opera. Lo ha annunciato l'a.d. Jan Hommen a Francoforte. Ing aveva già annunciato che, per far fronte alla crisi finanziaria, avrebbe dismesso alcune attività per recuperare tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. Il gruppo ha inoltre beneficiato di 10 miliardi di euro di aiuti di stato, una somma che dovrà tuttavia rimborsare. I vertici della banca hanno annunciato che verranno venduti tra i 10 e i 15 asset minori, ma non è stato precisato quali saranno. Così come non è stato indicato quali saranno i dieci paesi da cui la banca se ne andrà. A maggio Ing ha annunciato una perdita netta di 793 milioni di euro nel primo trimestre, per un calo dei prezzi degli asset. Il risultato è stato comunque migliore rispetto ai 3,1 miliardi di perdite del quarto trimestre. Un anno fa aveva registrato profitti elevati.

Torna all'inizio


Tributi, la restituzione crea difficoltà (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

stampa I professionisti «curano» 15mila persone e, dopo la mancata concessione dello slittamento, temono di non farcela Tributi, la restituzione crea difficoltà Post-sisma I commercialisti chiedono più tempo per elaborare i dati dei contribuenti Antonella Salvatore Nessun rinvio è stato stabilito per l'inizio dei pagamenti dei tributi che erano stati sospesi per l'area del cratere: sul punto scoppia la polemica degli imprenditori e commercialisti contro la direzione regionale delle Entrate. «Non riusciamo ad elaborare dati di 15 mila persone in qualche giorno», viene detto. Tutto ha avuto inizio il 6 maggio scorso, quando i presidenti Siravo e Amoruso degli ordini professionali dei Consulenti del Lavoro di Campobasso e dei Dottori Commercialisti di Larino, hanno motivatamente sollecitato, tramite la Direzione Regionale delle Entrate di Campobasso, un rinvio dell'inizio del rimborso rateale dei tributi e contributi sospesi a seguito del terremoto dell'ottobre 2002. «Veniamo ora informati che, per giovedì 4 giugno, la Direzione Regionale delle entrate ha convocato gli ordini professionali per comunicare, probabilmente, qualche «specifica» alle istruzioni ma, in sostanza, per comunicare un secco no, arrivato da Roma al rinvio richiesto», hanno dichiarato i liberi professionisti del Cratere, gli imprenditori, i dipendenti e i pensionati. «Dal 30 giugno 2008, momento della fine della sospensione, il provvedimento di approvazione del modello e le relative istruzioni per effettuare i versamenti, sono stati resi disponibili solo il 10 aprile 2009. Dopo la formale richiesta di rinvio ed un altro «sonnellino» delle istituzioni preposte per quasi 30 giorni arriva ora l' incredibile diniego al rinvio. Facile supporre le motivazioni: la crisi finanziaria, problemi di cassa, il terremoto in Abruzzo», dicono i professionisti. Questi si dichiarano estremamente preoccupati e stupefatti per il negato rinvio ed informano che, nonostante il massimo dell'impegno, non riusciranno per il 16 giugno prossimo a raccogliere ed elaborare i dati di 7 annualità per circa 15 mila contribuenti. A parte le difficoltà tecniche ed operative riscontrate, manca il tempo materiale. A fronte del «no» allo slittamento di qualche mese, i contribuenti dovranno rivolgersi all'Agenzia delle Entrate e all'Inps per quantificare i versamenti da effettuare. «Si rischia il caos e i sindaci del cratere si occupano di elezioni», hanno concluso i professionisti, commercialisti e dipendenti.

Torna all'inizio


"soldi e tecnologia vinceremo la sfida" - antonio cianciullo (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 36 - Cronaca Achim Steiner. Il direttore Ambiente dell´Onu "Il mondo deve fare un nuovo balzo in avanti" "Soldi e tecnologia vinceremo la sfida" "Negli ultimi 5 anni gli equilibri sono cambiati ma ora il senso di marcia è chiaro" "La comunità economica è pronta a confrontarsi con uno sviluppo ecosostenibile" ANTONIO CIANCIULLO «Rendere più stabile il clima vuol dire rendere più stabile l´economia. E viceversa. è questa la partita che si giocherà nei prossimi mesi: la crisi come una grande opportunità per far fare al sistema produttivo il salto che lo renderà un alleato e non un avversario dell´ambiente. Le premesse ci sono, ma serve una spinta potente da parte dei consumatori e delle organizzazioni non governative che devono far sentire la loro voce». Achim Steiner, direttore dell´Unep, il Programma ambiente delle Nazioni Unite, ha preparato la giornata mondiale dell´ambiente con una cura particolare perché è convinto che questo sia il momento magico in cui tutto può accadere. E dal suo ufficio di Nairobi spiega qual è la posta in gioco. Tra gli slogan per il 5 giugno c´è seal the deal, firmare l´accordo di Copenaghen, concludere con un successo l´assemblea Onu sul clima che si terrà a dicembre. è questo il messaggio centrale della giornata dell´ambiente? E quante probabilità ci sono di raggiungere l´obiettivo? «Oggi non si può parlare d´ambiente se non si parla anche di clima e per Copenaghen non abbiamo alternative: uno scenario segnato dal fallimento della trattativa sul clima è impensabile perché porterebbe a disastri di una gravità che riusciamo solo a intravedere. La pressione sugli ecosistemi è arrivata al limite e una crescita consistente della temperatura farebbe precipitare un quadro già drammatico: nel 2025 quasi due miliardi di persone si troveranno in uno stato di assoluta scarsità d´acqua. In America latina la desertificazione si è già impossessata di un quarto del territorio; nel 2030 un terzo delle coste africane sarà minacciato dalla crescita del livello dei mari. Abbiamo validi motivi per essere allarmati, ma questi aspetti sono stati sottolineati molte volte e credo che l´opinione pubblica abbia maturato la consapevolezza del rischio che ha di fronte. Oggi il punto è un altro». Quale? «La somma della crisi finanziaria, della crisi produttiva e della crisi ambientale può dare un risultato positivo. L´economia ha bisogno di un salto tecnologico importante per ripartire, ha bisogno della green economy come motore per uscire dalla crisi e rilanciare il mercato. Da questo punto di vista il forum dei business leader che si è appena concluso a Copenaghen ha lanciato un segnale fortemente positivo: la comunità economica è pronta ad accettare la sfida dell´ecosostenibilità. Le fonti rinnovabili, i materiali intelligenti, le tecnologie a bassa intensità di carbonio non sono più progetti confinati nei laboratori di ricerca ma muovono settori crescenti del mercato». All´interno del mondo industriale c´è chi si è opposto agli obiettivi di efficienza energetica e di rinnovabili indicati dall´Unione europea. «Non sempre il mercato ha la vista lunga: la vecchia economia si confronta con la nuova. Ma negli ultimi 5 anni gli equilibri sono cambiati e il senso di marcia è chiaro. Le faccio un paio di esempi concreti. La Siemens calcola che oggi, non in un futuro indeterminato ma oggi, deve il 20 per cento del proprio fatturato alla green economy: un dollaro su cinque è già efficienza, innovazione ambientale, risparmio. Esempio numero due: il rilancio della Fiat è strettamente legato alla capacità dell´azienda italiana di fornire un prodotto in linea con le nuove esigenze di un mercato che guarda ad auto più efficienti e più piccole». La riconversione verso l´efficienza ha comunque un costo che non tutti sono disposti ad affrontare. «Una parte dei fondi necessari è già in movimento. A livello globale le misure di stimolo anti-crisi si aggirano sui 3-4 mila miliardi di dollari e una quota importante è green economy. Investendo l´1 per cento del Pil mondiale, circa 750 miliardi di dollari, si possono aggiungere obiettivi importanti in cinque campi: efficienza energetica, fonti rinnovabili, trasporto a basso impatto ambientale, agricoltura sostenibile, difesa degli ecosistemi». Come dovrebbero cambiare questi settori? «Un nodo fondamentale sono gli edifici: con 100 miliardi di dollari spesi per rendere più efficienti le case negli Stati Uniti si possono creare due milioni di posti di lavoro. Poi ci sono le fonti rinnovabili: con i 630 miliardi di dollari che verranno messi in campo entro il 2030 si darà lavoro a 20 milioni di persone. E si prevede che gli investimenti necessari a migliorare l´efficienza dei veicoli creino 4 milioni di posti di lavoro più 19 milioni nell´indotto, mentre quelli per l´agricoltura sostenibile aumenteranno del 30 per cento l´occupazione nei campi. Infine si dovrà lavorare per dimezzare entro il 2015 il numero delle persone che non hanno accesso all´acqua e ai servizi sanitari: con 15 miliardi di investimenti all´anno si produrranno benefici per 38 miliardi annui».

Torna all'inizio


Via libera a Mosca nella Wto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-06-05 - pag: 10 autore: Russia. Entro il 2009 gli accordi con Europa e Stati Uniti, poi l'ingresso nell'Organizzazione del commercio Via libera a Mosca nella Wto Il commissario Ue Ashton: «Abbiamo concordato tempi e modalità» SAN PIETROBURGO. Dal nostro inviato La lunga marcia della Russia verso la Wto, durata 15 anni, potrebbe essere vicina al traguardo. «Abbiamo stabilito che i negoziati sull'adesione all'Organizzazione mondiale del commercio dovrebbero essere completati prima della fine dell'anno», ha dichiarato ieri Catherine Ashton, commissario europeo al Commercio, a conclusione di un incontro con il ministro russo per l'Economia, Elvira Nabiullina. Le sue parole sono state il primo risultato importante del Forum economico di San Pietroburgo, tre giorni di dibattiti tra politici ed economisti diventati ormai la Davos estiva della Russia. Nelle intenzioni del Cremlino, il Forum è un momento di incontro per condividere i problemi che accomunano le economie mondiali: la sede più appropriata per compiere un passo avanti decisivo sulla Wto, dopo il gelo sceso sui rapporti tra Russia ed Europa a causa della guerra in Georgia. «Abbiamo definito insieme le caselle che ora ci restano da riempire», ha detto Catherine Ashton, accanto a Elvira Nabiullina. «La sensazione è che stiamo arrivando all'accordo», ha confermato il ministro russo. Se i negoziati fossero davvero conclusi entro quest'anno, l'adesione vera e propria alla Wto potrebbe avvenire nel 2010. Mosca e Bruxelles, tuttavia, non basterebbero a chiudere la partita. In realtà la marcia russa ha potuto accelerare dopo che Barack Obama e Dmitrij Medvedev, al loro primo incontro di aprile, hanno citato la Wto come una delle priorità da seguire. Ieri a Pietroburgo era presente anche Ronald Kirk, rappresentante americano al Commercio: il governo degli Stati Uniti, ha detto, sta lavorando con la Russia con spirito di cooperazione, «abbiamo l'opportunità di compiere progressi straordinari nei prossimi mesi, se non entro la fine dell'anno». Per il capo negoziatore russo, Maxim Medvedkov, si tratta di una «finestra di opportunità» che sarebbe un peccato non sfruttare. La Russia è l'ultima grande economia mondiale rimasta al di fuori di un'organizzazione che conta 153 paesi membri: per l'ingresso di Mosca tutti devono dare l'approvazione. Completati i negoziati bilaterali con 60 paesi, restano aperte questioni di principio che la crisi economica non ha fatto che aggravare:i sussidi riservati all'agricoltura, i dazi sull'import di automobili e legname dall'Unione Europea, la regolamentazione delle attività delle compagnie statali. Eppure, come ha precisato ieri a Pietroburgo il braccio destro di Vladimir Putin al governo, Igor Shuvalov, «aderire alla Wto è una delle priorità per la Russia». Il giorno prima anche Putin aveva risposto ai dubbi espressi dal Fondo monetario internazionale: «La crisi finanziaria non ha cambiato il desiderio di integrarci nell'economia mondiale». Per gli esperti impegnati nei negoziati, una conferma e una spinta ad alto livello politico è necessariaper tentare di risolvere le questioni tecniche rimaste aperte. In queste il gruppo di lavoro della Wto dedicato alla Russia ha rilevato dei progressi, resi possibili da una maggiore disponibilità russa: fondamentale perché a Ginevra le dichiarazioni politiche, da sole, non bastano più. A.S. PAROLE DI DISGELO Il ministro del Cremlino, Nabiullina: «Stiamo arrivando all'intesa» Il responsabile Usa, Kirk: «Progressi straordinari»

Torna all'inizio


Se le nazioni rompono i vincoli di bilancio (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-05 - pag: 12 autore: Gli insegnamenti del passato Se le nazioni rompono i vincoli di bilancio di Gianni Toniolo «I l debito pubblico è un prodigio che ha confuso la saggezza e l'orgoglio degli statisti e dei sapienti. In ogni fase della sua crescita tutti asserivano seriamente che la bancarotta e la rovina erano alle porte. Eppure il debito continuò ad aumentare ma la bancarotta e la rovina restarono, come sempre, lontane». Così il grande storico Thomas Macaulay riassumeva nel 1848 le vicende del debito pubbico inglese a partire dalla fine del 600. Nel 1815, concluse le guerre napoleoniche, l'indebitamento del governo di Sua Maestà toccava, secondo stime attuali, il 250% del Pil. La crescita economica e l'elevata tassazione ne ridussero poi progressivamente il peso sino a meno del 50% alla fine del secolo. La storia del paese dove è nato e cresciuto dà, dunque, torto a Niall Ferguson? (si veda Il Sole 24 Ore di ieri: «Gli annali storici forniscono pochi casi di economie con debiti pubblici oltre il 100% del Pil che siano state ben governate o molto comode»). La risposta non è così semplice. Nelle emergenze belliche così come in quelle finanziarie i governi non sono mai andati per il sottile: è in gioco la sopravvivenza stessa del paese, della sua economia.L'uso spregiudicato dell'indebitamento per sostenere una spesa crescente è sempre stato una delle prime armi utlizzate. La congiuntura attuale non fa eccezione. Durante le due guerre mondiali, il debito pubblico britannico salì nuovamente ben sopra la fatidica soglia del 100% stabilita da Ferguson. Anche in quelle occasioni non mancarono i profeti del disastro economico causato dall'impossibilità di riassorbire tanti titoli del debito pubblico. Il 16 febbraio 1916 il New York Times pubblicò un articolo che rieccheggiava Macaulay: «Chi predisse che l'Inghilterra sarebbe affondata sotto il peso di un debito di 50, poi di 80, poi di 150 e ora di 800 milioni cadde nel doppio errore di sopravvalutare il peso del debito e di sottovalutare la forza dell'economia che sosteneva quel debito». Il problema non è pertanto il raggiungimento o meno, durante una grave emergenza nazionale, di un livello d'indebitamento più o meno arbitrariamente stabilito, quanto - come in fondo sostiene lo stesso Ferguson - della capacità successiva di rilanciare la crescita e di ridurre progressivamente l'indebitamento. Dopo la fine delle guerre napoleniche, il debito pubblico britannico rimase per mezzo secolo sopra il 100% del Pil, eppure gli anni 1830-1860 furono tra i più dinamici dell'economia inglese.Dopo la Seconda guerra mondiale il rientro fu più rapido ( dal 230% del 1945 al 100% nei primi anni 60). Il debito rimase, invece, elevato negli anni 20 caratterizzati da bassa crescita e con-flittualità sociale, il che fa sorgere la domanda se non si debba ribaltare l'affermazione di Ferguson: non è tanto l'elevato debito a impedire la crescita, quanto quest'ultima a ridurre il peso del debito. Va anche ricordato, non a Ferguson che ha scritto una bella storia della finanza (recensita sul Sole del 22 marzo),che l'emissione di titoli del debito pubblico ha avuto un ruolo decisivo nella creazione dei moderni mercati finanziari che, quando non impazzisono, sono una delle fonti importanti della crescita economica. La precoce, raffinata, finanziarizzazione dell'economia inglese nasce a fine 600 con l'emissione dei titoli necessari a coprire il disavanzo creato dalle guerre contro Luigi XIV. Il consolidamento del debito degli stati voluto da Hamilton agli albori della repubblica americana crea a Wall Street un mercato che servirà assai bene la crescita economica del paese. Il debito in sé non va, dunque, demonizzato sempre e comunque. Ha svolto, in passato, ruoli decisivi e può costituire arma potente nelle emergenze, quali quella attuale. La storia mostra che tutto dipende da come esso viene amministrato dopo le crisi, soprattutto rilanciando la crescita che la storia economica britannica mostra possibile anche parntendo da livelli di debito molto superiori al 100 per cento. Ilpericolo,semmai,è che passata l'emergenza si ricorra a mezzi rozzi e sbrigativi per ridurre l'indebitamento pubblico. è questa possibilità che oggi deve maggiormente im-pensiere, soprattutto i paesi non amministrati in modo rigoroso e caratterizzati da bassa coesione sociale.Dopo la Prima guerra mondiale, la Germania fece piazza pulita del debito con la più colossale iperinflazione della storia europea dai tempi della Rivoluzione francese. Nel secondo dopoguerra, non è chiaro quanto consapevolmente, lo stesso Einaudi permise all'inflazione di distruggere l'indebitamento bellico. La Germania pagò un prezzo sociale non piccolo a questa soluzione: la distruzione della classe media. In Italia piansero sottoscrittori del prestito Soleri, gli altri cittadini si consolarono, a tempo debito, con la rapida crescita dei redditi. LE PAROLE DELLO STORICO “ «Il debito pubblico è un prodigio che ha confuso la saggezza e l'orgoglio di statisti e sapienti» Storico. L'inglese Thomas Macaulay AFP

Torna all'inizio


Le condizioni per allinearsi sono dettate dalla revisione (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-06-05 - pag: 31 autore: Ricavi e compensi. Le conseguenze per chi decide di adeguarsi Le condizioni per allinearsi sono dettate dalla revisione Dario Deotto Adeguamento con più risvolti per chi decide di allinearsi ai risultati di Gerico 2009. Per valutare la situazione occorre, innanzitutto, distinguere tra soggetti interessati dalla revisione degli studi per i periodi d'imposta 2007 e 2008 ( complessivamente 137 studi su 206) e quelli per i quali si prevede la revisione con riferimento al periodo d'imposta 2009 (69 studi). Per gli studi di settore revisionati per i periodi 2007/2008, l'eventuale adeguamento va fatto al valore puntuale richiesto da Gerico. Per quelli che, invece, non sono stati interessati dall'evoluzione nell'ultimo biennio, trovano ancora applicazione i " vecchi" indicatori (articolo 1, comma 14, legge 296/2006). Con la conseguenza che occorre tenere conto delle regole stabilite dal Dm 4 luglio 2007: l'adeguamento,quindi, va fatto al maggior valore tra il valore minimo, tenendo conto delle risultanze degli indicatori di normalità economica, e il valore puntuale senza tenere conto degli indicatori. Tant'è che in questo caso cambia anche il cosidetto «intervallo di confidenza», nel senso che risulta delimitato: • dal valore minimo e dallo stesso valore (minimo) aumentato dagli indicatori di normalità, quando il valore più elevato, anche ai fini dell'adeguamento, risulta quello minimo aumentato dagli indicatori; • dal valore minimo e dalvalore puntuale, senza tenere conto degli indicatori, quando il valore più elevato, anche ai fini dell'adeguamento, risulta essere quello puntuale senza tenere conto degli indicatori. Sempre in relazione all'«intervallo di confidenza», va ricordato che, secondo la circolare 5/E/2008, il soggetto che si pone "naturalmente", cioè senza intervento di adeguamento, all'interno dell'intervallo risulta "congruo" ai fini degli studi di settore. Tale principio non vale per coloro che risultano " non congrui" nemmeno rispetto ai valori minimi, i quali, se effettuano l'adeguamento, devono farlo al valore puntuale (studi revisionati per il 2007/2008) o al maggiore valore tra quello puntuale senza gli indicatori e quelli minimo con gli indicatori (studi da revisionare per il 2009). Per gli studi revisionati per il 2008, in caso di adeguamento, non si deve corrispondere la maggiorazione del 3% prevista dall'articolo 2, comma 2-bis, Dpr 195/99. Occorre rilevare che quest'anno gli studi di settore tengono conto dei nuovi correttivi congiunturali in conseguenza della crisi economica. Quando, nel 2007, vennero introdotti i primi indicatori di normalità economica, la circolare 31/E/2007 precisò che l'introduzione dei nuovi indicatori doveva essere assimilata a una revisione degli studi in quanto si introducevano meccanismi di stima dei ricavi parzialmente diversi da quelli del passato. Pertanto, si stabilì che l'introduzione dei nuovi indicatori non determinava, nei casi previsti,l'applicazione della maggiorazione del 3 per cento. Nella successiva circolare 41/E/2007 venne precisato che la maggiorazione trovava applicazione quando non entravano in gioco i nuovi indicatori, cioè quando occorreva avere riguardo al valore puntuale senza indicatori. La maggiorazione non si applicava, quindi, quando l'adeguamento veniva fatto al valore minimo aumentato degli indicatori. Si rileva che la situazione di quest'anno, per effetto della revisione congiunturale e l'applicazione dei nuovi correttivi, risulta abbastanza simile a quella di quando si applicarono per la prima volta gli indicatori. Sarebbe auspicabile, quindi, che l'Agenzia valutasse, considerando anche la situazione di crisi finanziaria, la possibilità di non applicare la maggiorazione del 3%, almeno quando trovano applicazione i nuovi correttivi per tenere conto della crisi. Sempre in relazione all'adeguamento, va rilevato che quest'anno trovano applicazione ancora tre studi in applicazione monitorata (studi di ingegneria, revisori contabili e altre attività di amministrazione e contabilità, periti industriali). Per questi studi l'eventuale responso di "non congruità" dovrà essere confermato dalle risultanze del software definitivo di Gerico. L'eventuale adeguamento a Gerico 2009 evita comunque l'applicazione retroattiva dei risultati definitivi degli studi per le annualità " non congrue" in applicazione monitorata. © RIPRODUZIONE RISERVATA LO SCARTO I «vecchi» strumenti richiedono di posizionarsi al maggior valore tra il risultato puntuale e quello degli indicatori

Torna all'inizio


Sofferenze in aumento (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-05 - pag: 37 autore: Stefano Mieli (Bankitalia): effetto negativo sugli utili 2009 «Sofferenze in aumento» Rossella Bocciarelli ROMA Il rischio di credito tende ad aumentare per le banche italiane, che quest'anno dovranno vedersela, al pari delle consorelle di altri paesi, con gli effetti del peggioramento dell'economia reale. Lo ha ricordato ieri il direttore centrale per la Vigilanza di Bankitalia, Stefano Mieli, durante una convegno Abi su «Basilea 2 e la crisi finanziaria». «è necessario rafforzare - ha detto Mieli la regolamentazione finanziaria e l'azione di supervisione, attraverso l'ampliamento del perimetro della vigilanza prudenziale e una definizione più accurata delle relazioni tra presidi di vigilanza e rischi bancari. Secondo il dirigente di Via Nazionale «l'esperienza passata indica che l'emersione delle sofferenze segue con ritardo il peggioramento della congiuntura ». Del resto già il 2008, che si è chiuso con una flessione del Pil pari all'uno per cento, ha visto una crescita considerevole dei cosiddetti " crediti anomali". «Sulla base delle segnalazioni consolidate dei gruppi bancari italiani, nel 2008 l'ammontare delle esposizioni deteriorate verso clientela ordinaria (sofferenze, incagli, esposizioni ristrutturate, scadute o sconfinanti da oltre 180 giorni) – ha osservato Mieli - è aumentato di poco meno di un terzo; sono cresciuti, in particolare, gli incagli,posizioni verso debitori in temporanea difficoltà, a riprova che il deterioramento del credito è destinato a proseguire nell'anno in corso».E queste perdite su crediti «incideranno negativamente sugli utili del 2009, riducendo le risorse da destinare all'ampliamento dei mezzi patrimoniali ». Le banche italiane, ha spiegato Mieli, hanno mostrato «una buona tenuta» ma questo non significa «che non abbiano subito contraccolpi»: gli utili si sono ridotti di oltre il 40% e il Roe (indicatore della redditività) è sceso dall'11 al 5,7%. In ogni caso, nel 2008 il livello di patrimonializzazione del sistema bancario si è mantenuto al di sopra dei minimi regolamentari: a fine anno il patrimonio di vigilanza del sistema era pari a 204,6 miliardi, in aumento dell'1,4 per cento rispetto alla fine del 2007. Peraltro il patrimonio di base, pari a 145,2 miliardi è diminuito del 3 per cento. Ma, ha aggiunto Mieli «il grado di leva dei primi cinque gruppi bancari è più contenuto di quello delle principali banche europee». Il dirigente di via Nazionale ha poi avvertito che «risultati di indagini condotte presso le imprese mostrano che l'aumento delle sofferenze potrebbe proseguire nei prossimi mesi con ritmi uguali o superiori rispetto a quelli già elevati osservati nel primo trimestre dell'anno. Stime basate sui dati delle esposizioni verso le imprese non finanziarie confermano il peggioramento del rischio di credito per il 2009». Dal canto suo, Bankitalia ha rafforzato la sorveglianza sull'evoluzione della qualità degliattivi e ha condotto vari esercizi di stress per valutare la solidità del sistema. Mieli ha spiegato che, per quel che riguarda il rischio liquidità, è stato chiesto a dieci grandi gruppi bancari di valutare l'impatto di una ipotetica crisi di liquidità severa della durata di un mese. «Le prime evidenze indicano che la capacità di resistenza dei gruppi più grandi sarebbe più elevata, anche grazie alla diversificazione delle fonti di raccolta, in Italia e all'estero, e alla disponibilità di attività stanziabili per le operazioni di finanziamento con l'Eurosistema ». © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PREVISIONE Il direttore centrale per la Vigilanza: l'ammontare delle esposizioni deteriorate è cresciuto di un terzo nel 2008 e salirà ancora

Torna all'inizio


Ing si ritira da 10 paesi per riuscire a superare la crisi finanziaria (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-05 - pag: 37 autore: Il passo indietro del gruppo olandese Ing si ritira da 10 paesi per riuscire a superare la crisi finanziaria Il gruppo bancario e assicurativo olandese Ing si prepara a ritirarsi, entro cinque anni, da 10 dei 48 Paesi in cui opera attualmente. è quanto ha dichiarato l'amministratore delegato Jan Hommen ( nella foto), nel corso di una conferenza finanziaria a Francoforte. Ing aveva già annunciato che, per far fronte alla crisi finanziaria, avrebbe dismesso alcune attività per recuperare tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. Il gruppo, che ha beneficiato di 10 miliardi di euro di aiuti di Stato, non ha indicato quali saranno i Paesi da cui la banca se ne andrà. AFP

Torna all'inizio


Trichet: nessun rischio deflazione (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-05 - pag: 3 autore: Trichet: nessun rischio deflazione «I prezzi scenderanno nei prossimi mesi ma poi torneranno a salire» Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente La Banca centrale europea, pur lasciando invariato il costo del denaro, ha pubblicato ieri stime pessimiste sulla congiuntura nella zona euro. Nessuna sorpresa quindi se la Bce ha confermato un programma di acquisto di obbligazioni per riavviare il flusso di credito all'economia reale, nonostante le recenti critiche del cancelliere tedesco. Le ultime proiezioni della Bce mostrano una riduzione delle stime di crescita per il 2009 e per il 2010 rispetto alle previsioni di marzo. La contrazione dell'attività nell'anno in corso dovrebbe essere del 4,6% (a marzo aveva previsto un -2,7%) a conferma di un anno terribile per l'economia europea. L'anno prossimo la congiuntura dovrebbe oscillare tra una recessione di -1% e una crescita dello 0,4 per cento. Sul fronte dell'inflazione, la Bce prevede un aumento dei prezzi in media annua dello 0,3% nel 2009 e dell'1% nel 2010. Dietro a quest'ultima stima si nasconde tuttavia un periodo di inflazione negativa nei prossimi mesi, dopo che in maggio nella zona euro i prezzi al consumo sono rimasti stabili su base annua. Due i messaggi che il presidente Jean-Claude Trichet ha trasmesso ieri commentando queste previsioni. Prima di tutto, ha respinto ancora una volta i rischi di deflazione, sottolineando che il probabile periodo di inflazione negativa «non ha alcun significato da un punto di vista di politica monetaria». In secondo luogo, Trichet ha ammesso che «dopo una fase di stabilizzazione, tassi di crescita positivi a livello trimestrale sono attesi entro metà 2010». In questo modo, il presidente della Bce è parso piuttosto cauto sul futuro dell'economia, nonostante i segnali positivi emersi non solo sui mercati emergenti ma anche in molti paesi industrializzati. Oltre a pubblicare nuove previsioni economiche e lasciare invariato il costo del denaro all'1%, l'istituto monetario ieri ha reso pubblici i criteri con i quali acquisterà obbligazioni garantite sul mercato pur di riavviare i flussi di credito all'economia reale. La Bce ha confermato acquisti per un totale di 60 miliardi di euro (si veda l'articolo pubblicato in questa pagina). L'annuncio, già anticipato in maggio, è giunto nonostante le critiche del cancelliere. All'inizio di questa settimana, Angela Merkel aveva rimproverato alle banche centrali una politica monetaria troppo espansiva e poco indipendente. «Anche la Bce-aveva precisato-si è sottomessaalle pressioni internazionali con l'acquisto di obbligazioni garantite». Mettendo l'accentosui rischi a medio termine di politiche monetarie generose, il cancelliere ha cavalcato in un periodo pre-elettorale la sensibilità dell'opinione pubblica tedesca per i pericoli di inflazione, in un momento peraltro in cui è accusata di usare eccessivo denaro pubblico per aiutare le aziende in difficoltà. La vicenda comunque ha indotto Trichet e Merkel a una telefonata diplomatica mercoledì in modo da chiarire le loro reciproche posizioni. «Ho detto alla signora Merkel - ha spiegato il presidente della Bce - che teniamo fortemente alla nostra indipendenza. E posso dirvi che mi ha detto di voler rispettare pienamente la nostra indipendenza ». Lo stesso ha assicurato il cancelliere. Trichet ha poi ricordato che è decisivo in questo momento avere una strategia con la quale abbandonare la politica imposta dalle difficilissime circostanze attuali, appena una ripresa dell'economia lo permetterà. In questo senso, si è detto d'accordo con il cancelliere sulla necessità di evitare una fiammata di inflazione. Per ora, tuttavia, parlare di rialzo del costo del denaro è fuori discussione. Nel suo comunicato di ieri, il consiglio direttivo parla di tassi d'interesse a un livello «appropriato», lasciando intendere che per ora dovrebbero rimanere stabili. In futuro molto dipenderà dai mercati finanziari e dall'andamento dell'euro, in rialzo da qualche settimana sui mercati valutari. © RIPRODUZIONE RISERVATA I TEMPI DELLA RIPRESA Dopo un periodo di stabilizzazione nel 2009, la crescita tornerà nell'Eurozona entro la prima metà del 2010 Ripresa nel 2010. Il presidente della Bce Jean Claude Trichet REUTERS

Torna all'inizio


No a dibattito sul G8, facoltà serrate (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

UNIVERSITA ROMA TRE No a dibattito sul G8, facoltà serrate (giacomo russo spena) Sorpresa ieri mattina per gli studenti e i docenti dell'università Roma Tre che si sono trovati la facoltà di Scienze della Formazione chiusa con una catena. Un'azione di protesta di qualcuno? Assolutamente no. A dare chiarimenti, il cartello affisso fuori su cui è scritto nero su bianco: «L'ateneo si scusa per il disagio procurato da cause di forza maggiore». Ovvero, la sede veniva bloccata per impedire un'iniziativa su crisi finanziaria e G8 organizzata nel cortile della sede dai «collettivi e laboratori di Roma Tre». Era previsto infatti prima un dibattito con il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, e un rappresentante di Attac Italia poi uno spettacolo teatrale. In serata i ragazzi avrebbero lasciato la facoltà. Una delibera interna emanata dieci giorni fa dal Senato accademico (e voluta dal rettore Guido Fabiani) ha vietato qualsiasi iniziativa politica all'interno dell'università. Soprattutto a quelli di sinistra. «La decisione di Fabiani mina a imbavagliare le nostre attività - dice Stefano, un attivista di Lettere - Forse ha deciso di accreditarsi agli occhi del sindaco Alemanno». Sottolineando la diversa condotta del rettore da quando siede al Campidoglio il nuovo primocittadino. Così gli studenti hanno deciso di violare il diniego, mantenendo l'iniziativa già da tempo organizzata. Ma, ieri mattina, tra lo stupore generale si sono trovati il cancello chiuso. E non solo loro. «Una vergogna - esclama Matteo - avevo un esame. Ora che devo fare?». «Forse sono impazziti?» si domanda invece Irene. Più composto, ma altrettanto infuriato, il personale docente. Alla fine saltano undici esami e molte lezioni. Con i collettivi che decidono di mantenere la giornata di mobilitazione allestendo dibattito e spettacolo teatrale nello spazio antistante la facoltà, blindato da tre blindati e la Digos. In serata gli studenti affiggono anche uno striscione di fronte al rettorato: «I nostri contenuti, le vostre catene».

Torna all'inizio


Bce: Pil a picco Francia senza lavoro Usa, 621 mila sussidi (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

DIARIO DELLA CRISI Bce: Pil a picco Francia senza lavoro Usa, 621 mila sussidi GALAPAGOS Va di moda il coro: tutti cantano che la crisi sta rallentando e che la ripresa dell'economia globale è prossima. In realtà tanto vicina la ripresa non appare.Tanto che ieri perfino la Bce ha affermato che per una vera inversione di tendenza bisognerà attendere la seconda parte del 2010 anno per il quale se tutto va bene il prodotto lordo registrerà una variazione attorno allo zero. C'è da crederci? I dubbi non mancano: se le previsioni della ripersa (che prima o poi arriverà) hanno la stessa attendibilità delle più recenti previsioni macroeconomiche c'è da stare poco tranquilli. L'ultimo esempio è quello dello proprio della Banca centrale europea che ha rivisto al ribasso (di tanto) le previsioni sull'andamento del Pil per quest'anno formulate meno di tre mesi fa: secondo quanto comunicato dal presidente Trichet il Prodotto lordo nell'eurozona dovrebbe diminuire quest'anno in una forbice compresa tra 5,1% e il 4,1% da -3,2/-2,2% indicati in marzo. Nel prossimo anno il Pil dovrebbe oscillare tra il -1/% e il +0,4% dalla fascia precedente -0,7/+0,7. Per il 2010 su arriva così a una previsione media di -0,3%, mentre nelle stime di marzo era attesa una crescita zero. Non c'è rischio di inflazione, ha fatto sapere Trichet. Ma il vero rischio è quello dei conti pubblici e della disoccupazione. E l'ultimo pessimo dato è arrivato ieri dalla Francia: nel primo trimestre il tasso di disoccupazione è salito al 9,1% contro l'8% del quarto trimestre 2008. Che sia un pessimo dato l'ha dovuto ammettere anche Christine Lagarde, il ministro dell'economia. Non va meglio negli Stati uniti: nell'ultima settimana gli uffici del lavoro hanno ricevuto 621 mila domande iniziali di sussidi di disoccupazione. L'unica consolazione è che si tratta di 4 mila domande meno della precedente settimana, ma sono oltre 6 milioni 735 mila i lavoratori che ricevono sussidi (per un massimo di 6 mesi) perché non riescono a trovare lavoro. Oggi ne sapremo di più: il Dipartimento al lavoro diffonderà i dati sull'occupazione in maggio, ma le previsioni non sono rosse, visto che lo scorso mese dovrebbero essere stati distrutti tra i 550 e i 600 mila posti di lavoro. Solo la Wall Mart, la più grande catena di supermercati del mondo - al contrario dei suoi lavoratori sottopagati - non sembra conoscere la crisi e ieri ha sostenuto che quest'anno assumerà altre 22 mila persone. Una brutta notizia arriva dal Giappone: le spese per investimenti in conto capitale nel primo trimestre hanno registrato un crollo del 25,3% a causa del taglio degli investimenti deciso per fronteggiare la crisi economica. Il dato - fanno sapere - è comunque migliore delle attese che indicavano un calo del 26,5%. Il problema è che anche nel secondo trimestre gli investimenti ristagnano a causa della caduta della domanda (in particolare l'export) e anche in Giappone la disoccupazione sta crescendo rapidamente. Nell'Europa a 16, invece in aprile le vendite al dettaglio sono aumentate (dopo 4 mesi di cadute) dello 0,2% su marzo. I prossimi mesi ci diranno se si è trattato di reale inversione di tendenza. «La crisi finanziaria ha toccata il fondo»: è un altra delle affermazioni più sentite da mesi. In parte vero, ma i colpi di coda non mancano: i governi di molti paesi stano per acquistare bond spazzatura o quasi. La Bce ne acquisterà per 60 miliardi. Intanto, anche la Svezia si appresta a intervenire nel sistema bancario con nazionalizzazioni totali o parziali. Ieri intanto la Bce e la Boe, la banca d'Inghilterra, hanno lasciati invariati i tassi d'intesse (all'1% e allo 0,5%), Da ridurre c'è poco, ma occorre sottolineare che, soprattutto la Bce si è mossa in ritardo: fino al luglio del 2008 ha aumentato i tassi incapace di comprendere il diluvio che stava arrivando.

Torna all'inizio


Fermi gli indici, corre Mediolanum (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/06/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa Fermi gli indici, corre Mediolanum di Giacomo Ferrari Lottomatica Cresce il fatturato del poker online e Lottomatica guadagna il 3,82% Indici praticamente immobili ieri a Piazza Affari: +0,06% l'Ftse-Mib, +0,01% l'Ftse Italia All Share. Una seduta interlocutoria, insomma, con scambi sotto la media (per un controvalore complessivo di 2,1 miliardi di euro) e concentrati su pochi titoli. D'altra parte anche nel resto d'Europa l'andamento non è stato dissimile. Non ha avuto effetti l'esito della riunione mensile della Bce, che ha mantenuto invariati i tassi di interesse ma ha tagliato le stime di crescita in Eurolandia. Nel dettaglio del listino italiano, Lottomatica ha registrato un progresso del 3,82% alla notizia del forte incremento di fatturato del poker online, un business in grande sviluppo per la società di lotti e lotterie. Il balzo più significativo lo ha fatto tuttavia Mediolanum: il titolo, reduce da una seduta in netto calo, ha recuperato ampiamente terreno mettendo a segno un rialzo del 4,66%. Rimbalzi anche per altri due bancari: Ubi Banca ha recuperato il 3,07% e Unicredit il 3,19%, mentre nello stesso comparto Banco Popolare ha proseguito la discesa, cedendo il 2,39%. Bene, inoltre, Fondiaria-Sai, cresciuta del 2,02%, migliore performance nel settore assicurativo. Tra i due e i tre punti percentuali, invece, i cali di un folto gruppo di titoli appartenenti a diversi settori. Bulgari, per esempio, ha ceduto il 2,83%, Buzzi-Unicem il 2,73%, Prysmian il 2,54%, Mondadori il 2,53% e Saipem il 2,20%. Invariata, infine, a 7,7 euro, la quotazione di Fiat, nonostante i segnali di riapertura in Germania dell'asta per Opel.

Torna all'inizio


Il rinnovo a Las Vegas spinge Stefanel (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/06/2009 - pag: 43 Il caso a Milano Il rinnovo a Las Vegas spinge Stefanel (g.fer.) Balzo di Stefanel (+15,38%) ieri a Piazza Affari, dopo che Nuance, retail aeroportuale partecipata al 50% dalla società italiana, ha prolungato fino al 30 giugno 2012 la concessione nell'aeroporto internazionale di Las Vegas. L'estensione della concessione, la cui scadenza era prevista nel 2010, riguarda tutti i quattro negozi del gruppo, di cui due duty-free, e dovrebbe garantire a Nuance nei prossimi tre anni un fatturato cumulato di almeno 40 milioni di dollari. Nuance, controllata al 50% da Stefanel e al 50% da Gecos Spa (Gruppo Pam), opera con oltre 430 punti vendita in 63 aeroporti di 20 Paesi. Giuseppe Stefanel presidente del gruppo

Torna all'inizio


Rio Tinto vende le scorte e cade in Borsa (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/06/2009 - pag: 43 Il caso a Londra Rio Tinto vende le scorte e cade in Borsa (g.fer.) Un calo del 6,59%, a quota 2.720 pence: questa la chiusura di ieri a Londra del colosso minerario Rio Tinto, che nel corso della seduta era sceso fino a un minimo di 2.620 pence. Tra le cause della flessione l'annuncio di una maxi-vendita di scorte per riequilibrare la situazione finanziaria. Ma anche la prospettiva di un aumento di capitale da 15 miliardi di dollari che gli azionisti dovrebbero affrontare se non andranno in porto le trattative per la partnership con Chinalco. I contatti con la società cinese, che dovrebbe entrare nel capitale di Rio Tinto erano iniziati nel febbraio scorso. Tom Albanese ceo di Rio Tinto

Torna all'inizio


Obama incontra la Merkel a Dresda "Per il M.O. soluzione a due Stati" (sezione: crisi)

( da "Repubblica.it" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

DRESDA - Il presidente americano Barack Obama ha incontrato oggi il cancelliere tedesco Angela Merkel a Dresda. Una visita densa di significati simbolici. La Merkel si è recata presso l'albergo dove alloggia il capo della Casa Bianca e i due leader hanno poi visitato insieme il Gruenes Gewolbe, nel Castello di Dresda, il museo d'Europa più ricco di tesori. Poi, in una conferenza stampa congiunta, hanno riaffermato che per il Medio Oriente, tema al centro del successivo faccia a faccia dopo il tour di Obama culminato nel discorso del Cairo, c'è bisogno di "una soluzione a due Stati". Il processo di pace. "Il discorso di Obama è molto importante", ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, nel corso della conferenza stampa congiunta con il presidente Usa, riferendosi al discorso del Cairo. Obama ha ribadito che "è adesso il momento" di agire per arrivare a una pace in Medio Oriente "basata sui due Stati", quello israeliano e quello palestinese. E ha aggiunto che con il suo discorso al Cairo gli Usa hanno creato "il clima" e lo spazio per far ripartire i negoziati, ma ora spetta alle parti compiere "scelte difficili" perché l'America non può fare la pace da sola. Merkel ha aggiunto che con l'amministrazione Usa si è creata "un'opportunità unica per far ripartire il processo di pace". Dialogo con l'Iran. Gli Stati Uniti, ha spiegato il presidente, sono pronti ad avviare "un dialogo serio" con l'Iran che dovrà essere portato avanti in collegamento con il "5+1", il gruppo di mediatori formato dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania. "Dobbiamo evitare una corsa agli armamenti in Medio Oriente", ha sottolineato il presidente Usa. OAS_RICH('Middle'); La questione Guantanamo. Il capo della Casa bianca ha parlato anche di Guantanamo, una "questione spinosa" non solo per gli Usa ma "a livello internazionale", per risolvere la quale "ci vorrà del tempo". E ha precisato di non aver chiesto né ricevuto dalla Germania alcun impegno riguardo alla custodia dei detenuti. Ma gli Stati Uniti hanno chiesto all'Ue di "aiutare e lavorare con noi" per arrivare alla chiusura del carcere. Obama ha aggiunto come Guantanamo sia divenuta una "struttura simbolo" che però "non rappresenta le nostre tradizioni, i nostri ideali, il nostro stato di diritto". Merkel ha ricordato come il suo governo sia sempre stato "in favore della chiusura della struttura": "Continueremo a dialogare per cercare una soluzione, sono certa che la troveremo". Crisi e settore auto. Nel colloquio fra i due leader si è parlato anche di crisi economica "riaffermando la necessità di non accettare il protezionismo", bisogna "garantirci che manterremo aperte le frontiere". Allo stesso tempo Obama - senza fare nomi - ha aggiunto di essere "felice di vedere la soluzione della situazione qui in Germania" del settore automobilistico. "Non è facile aiutare la ristrutturazione del settore" ma "spero che vedremo stabilizzarsi e tornare forti" le industrie interessate. Il capo della Casa Bianca ha detto di aver visto "qualche progresso" nei tentativi di riportare stabilità alla economia mondiale, e di avere concordato con Merkel che occorre "lavorare insieme strettamente" per continuare questi progressi. La visita a Buchenwald. Il momento di maggior impatto della giornata sarà la visita di Obama al lager nazista di Buchenwald, il più grande campo di concentramento sul suolo tedesco, dove morirono 56mila prigionieri, in massima parte ebrei. Obama incontrerà Elie Wiesel, premio Nobel per la pace e sopravvissuto alla Shoah. Il presidente Usa vuole così rimarcare di non voler dimenticare l'Olocausto e sottolineare il legame con Israele. Un prozio di Obama, Charles Payne, fu tra i soldati che liberarono uno dei lager collegati a Buchenwald. Non a caso, Merkel ha parlato di un viaggio la cui natura "è altamente simbolica". Infine il capo della Casa Bianca visiterà l'ospedale militare americano di Landstuhl, dove vengono curati soldati feriti provenienti da Iraq e Afghanistan. In serata sarà in Francia, dove domani parteciperà alle celebrazioni per il 60esimo anniversario dello sbarco in Normandia. Il tour si concluderà con un weekend a Parigi. (5 giugno 2009

Torna all'inizio


Ufficiali giudiziari senza stipendiCgil-Fp. (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

Ufficiali giudiziari senza stipendiCgil-Fp. Categoria «esasperata», il 10 giugno sit in a Palazzo di giustizia CIDEC Oggi il congresso provinciale Oggi, alle 17, nella sede provinciale della Cidec (Confederazione italiana degli esercenti e commercianti), in via Etnea 575 si terrà il Congresso provinciale dell'organizzazione. Nel pomeriggio, elezione del nuovo direttivo provinciale della Cidec e dei delegati per il congresso regionale che si terrà a Messina il 9 giugno ed i delegati per il congresso nazionale in programma dal 12 al 14 giugno alla Perla Ionica ad Acireale UILA UIL Direttivo provinciale di categoria Un direttivo provinciale della Uila, l'organizzazione Uil del comparto agroalimentare si terrà oggi, alle 10, all'hotel «Excelsior». All'ordine del giorno, “comunicazioni del segretario generale nazionale Uila e determinazioni conseguenziali” e “analisi della situazione politico-organizzativa”. Parteciperanno il segretario nazionale della Uila Stefano Mantegazza, i segretari regionale e provinciale Uil Claudio Barone e Angelo Mattone il presidente provinciale Uimec Nino Marino. amt Servizio pollicino per le elezioni In occasione delle consultazioni elettorali del 6 e 7 giugno (elezioni europee), 21 e 22 giugno (referendum), è stato predisposto un servizio di trasporto pubblico per facilitare gli spostamenti degli elettori portatori di handicap. Il servizio, effettuato sui «Pollicino», si attiva su prenotazione. Le richieste dovranno pervenire domani, sabato 6, dalle 15 alle 22, domenica 7 giugno dalle 7 alle 22 al numero 095/7519613. Domenica 21 giugno dalle 7 alle 22 al numero 095/7519613 e lunedì 22 dalle 7 alle 14 al numero 095/7519641. ugci Convegno sul giusto processo Domani alle 9, nella facoltà di Giurisprudenza convegno organizzato dall'Unione giuristi cattolici italiani sul tema del giusto processo. Saluti del prof. Vincenzo Di Cataldo, dell'avv. Salvo Torrisi e dell'avv. Giuseppe Spampinato, introduzione del presidente della corte d'appello Guido Marletta, relazioni del prof. Giovanni Raiti, del prof. Angelo Pennisi, del dott. Giuseppe Caruso, dell'avv. Antonino Ciavola, del prof. Vincenzo Vitale. rifondazione Solidarietà ai lavoratori Amt Rifondazione Comunista in una nota - ha espresso solidarietà ai lavoratori delle aziende delle pulizie che prestano servizio presso l'Amt, da due mesi senza stipendio. «Ancora una volta - si legge - i lavoratori pagano la crisi finanziaria del Comune e l'impossibilità dell'amministrazione comunale di saldare i debiti nei confronti di fornitori e aziende partecipate». via Imperia Presi due giovani topi di moto Agenti delle volanti nel pomeriggio dell'altro ieri hanno arrestato in flagranza il cittadino nordafricano Amin Abouzahid (nella foto), di 18 anni e un suo complice minorenne. I due sono stati sorpresi nella scivola corrispondente al garage del civico 9 di via Imperia in possesso di un motociclo Honda Sh 150 che presentava segni di manomissione, come il blocco di accensione danneggiato e alcuni fili tranciati. Il motociclo era stato appena rubato. s. cristoforo Arresto per evasione dai domiciliari Agenti del Commissariato S. Cristoforo hanno arrestato il pregiudicato Salvatore Di Mauro, 43 anni. L'uomo, benché beneficiario della misura della detenzione domiciliare, durante un controllo nel Cortile dell'Anguilla, è stato sorpreso fuori dall'abitazione.

Torna all'inizio


Obama a Buchenwald: "Ahmadinejad venga qui" (sezione: crisi)

( da "Repubblica.it" del 05-06-2009)

Argomenti: Crisi

DRESDA - E' la Germania la prima tappa europea del viaggio di Barack Obama oltreoceano, dopo il passaggio mediorientale con lo storico discorso tenuto ieri al Cairo, rivolto al mondo islamico. Il presidente americano Barack Obama ha incontrato oggi il cancelliere tedesco Angela Merkel a Dresda. Una giornata densa di significati simbolici, che culmina con la visita al campo di concentramento di Buchenwald, dove Obama incontra il premio Nobel per la pace Elie Wiesel e riprenderà il tema della Shoah. A questo proposito, in un'intervista prima della visita, il presidente ha lanciato una prima stoccata al leader iraniano Ahmadinejad. Alla domanda se il presidente iraniano avesse qualcosa da imparare dalla sua visita, Obama ha risposto: "Dovrebbe venirci di persona. Non ho pazienza per chi nega la storia. E la storia dell'Olocausto non è cosa su cui si possa discutere". La Merkel si è recata presso l'albergo dove alloggia il capo della Casa Bianca e i due leader hanno poi visitato insieme il Gruenes Gewolbe, nel Castello di Dresda, il museo d'Europa più ricco di tesori. Poi, in una conferenza stampa congiunta, hanno riaffermato che per il Medio Oriente, tema al centro del successivo faccia a faccia dopo il tour di Obama culminato nel discorso del Cairo, c'è bisogno di "una soluzione a due Stati". Il processo di pace. "Il discorso di Obama è molto importante", ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, nel corso della conferenza stampa congiunta con il presidente Usa, riferendosi al discorso del Cairo. Obama ha ribadito che "è adesso il momento" di agire per arrivare a una pace in Medio Oriente "basata sui due Stati", quello israeliano e quello palestinese. E ha aggiunto che con il suo discorso al Cairo gli Usa hanno creato "il clima" e lo spazio per far ripartire i negoziati, ma ora spetta alle parti compiere "scelte difficili" perché l'America non può fare la pace da sola. Merkel ha aggiunto che con l'amministrazione Usa si è creata "un'opportunità unica per far ripartire il processo di pace". OAS_RICH('Middle'); Dialogo con l'Iran. Gli Stati Uniti, ha spiegato il presidente, sono pronti ad avviare "un dialogo serio" con l'Iran che dovrà essere portato avanti in collegamento con il "5+1", il gruppo di mediatori formato dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania. "Dobbiamo evitare una corsa agli armamenti in Medio Oriente", ha sottolineato il presidente Usa. La questione Guantanamo. Il capo della Casa bianca ha parlato anche di Guantanamo, una "questione spinosa" non solo per gli Usa ma "a livello internazionale", per risolvere la quale "ci vorrà del tempo". E ha precisato di non aver chiesto né ricevuto dalla Germania alcun impegno riguardo alla custodia dei detenuti. Ma gli Stati Uniti hanno chiesto all'Ue di "aiutare e lavorare con noi" per arrivare alla chiusura del carcere. Obama ha aggiunto come Guantanamo sia divenuta una "struttura simbolo" che però "non rappresenta le nostre tradizioni, i nostri ideali, il nostro stato di diritto". Merkel ha ricordato come il suo governo sia sempre stato "in favore della chiusura della struttura": "Continueremo a dialogare per cercare una soluzione, sono certa che la troveremo". Crisi e settore auto. Nel colloquio fra i due leader si è parlato anche di crisi economica "riaffermando la necessità di non accettare il protezionismo", bisogna "garantirci che manterremo aperte le frontiere". Allo stesso tempo Obama - senza fare nomi - ha aggiunto di essere "felice di vedere la soluzione della situazione qui in Germania" del settore automobilistico. "Non è facile aiutare la ristrutturazione del settore" ma "spero che vedremo stabilizzarsi e tornare forti" le industrie interessate. Il capo della Casa Bianca ha detto di aver visto "qualche progresso" nei tentativi di riportare stabilità alla economia mondiale, e di avere concordato con Merkel che occorre "lavorare insieme strettamente" per continuare questi progressi. Obama firma il registro d'Onore del castello di Dresda La visita a Buchenwald. Il momento di maggior impatto della giornata è stata la visita di Obama al lager nazista di Buchenwald, il più grande campo di concentramento sul suolo tedesco, dove morirono 56mila prigionieri, di cui circa undicimila ebrei, e altre decine di migliaia prigionieri di guerra sovietici e prigionieri politici. Oltre che dalla Merkel e dal premio Nobel per la pace Elie Wiesel, sopravvissuto all'Olocausto, Obama è stato accompagnato nella visita del campo di concentramento anche da Bertrand Hertz, un altro sopravvissuto ora presidente del Comitato internazionale degli ex internati di Buchenwald-Dora. I quattro hanno deposto una rosa bianca sul monumento che ricorda "tutte le vittime" del campo di sterminio. Obama ha chinato lievemente la testa, in raccoglimento, prima di allontanarsi dal memoriale. Nel discorso tenuto nel campo, Obama ha ricordato: "L'indignazione per quanto è avvenuto non è diminuita". Parlando accanto alla Merkel, Obama ha ripreso il riferimento al presidente iraniano e ai negazionisti della Shoah, ricordando che "alcuni negano ancora che l'Olocausto sia mai avvenuto", e che "è necessario essere vigili contro la diffusione del male ai nostri tempi". Alla Merkel poi, un particolare omaggio: "Non deve essere facile guardare al proprio passato con tanta chiarezza, e la capacità di far sì che non possa accadere di nuovo". La cancelliera, dal canto suo, rendendo omaggio a tutte le vittime, ha ricordato: "Qui a Buchenwald, vorrei sottolineare un obbligo che ricade su noi tedeschi, come conseguenza del nostro passato: dobbiamo difendere i diritti umani, dobbiamo difendere lo stato di diritto e difendere la democrazia. Dobbiamo combattere contro il terrorismo, l'estremismo e l'antisemitismo. E soltanto con la consapevolezza delle nostre responsabilità potremo lottare per la pace con i nostri amici alleati negli Stati Uniti e nel resto del mondo". Obama ha proseguito la visita del campo ascoltando le spiegazioni del Nobel Wiesel, il cui padre è morto a Buchenwald tre mesi prima della liberazione del campo nel 1945. Il presidente Usa ha una connessione familiare col campo: il pro-zio materno Charlie Payne, in Europa con le truppe americane, fu tra i liberatori di un campo satellite di Buchenwald. Tornò sconvolto dalla esperienza. L'uomo, che ha 84 anni, vive a Chicago. Non a caso, Merkel ha parlato di un viaggio la cui natura "è altamente simbolica". Infine il capo della Casa Bianca visiterà l'ospedale militare americano di Landstuhl, dove vengono curati soldati feriti provenienti da Iraq e Afghanistan. In serata sarà in Francia, dove domani parteciperà alle celebrazioni per il 65esimo anniversario dello sbarco in Normandia. Il tour si concluderà con un weekend a Parigi. (5 giugno 2009

Torna all'inizio


Cassa a rotazione da lunedì per cento operai e 30 impiegati (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Neograf di Moretta Cassa a rotazione da lunedì per cento operai e 30 impiegati Oggi è l'ultimo giorno di ferie «residue» alla Neograf di Moretta. Nell'industria che produce carte da imballaggio e confezionamento per alimenti, da lunedì inizierà un periodo di cassa integrazione ordinaria per la flessione del mercato. L'azienda ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali dopo aver chiesto ai lavoratori di usufruire dei giorni festivi accumulati in periodo di produttività «spinta». La «cassa» coinvolgerà 100 operai su 148 e trenta impiegati su 43. Il periodo in cui il personale - a rotazione - sarà a casa si concluderà il 5 settembre. Mercoledì all'Unione industriale di Cuneo ci sarà una riunione tra i sindacati e la dirigenza, a cui i rappresentati dei lavoratori hanno chiesto che partecipasse anche il proprietario Piero Calandri. «L'intenzione di incontrare la direzione - spiegano i sindacalisti Mimmo Formicola della Cgil e Ugo Brunetto, Cisl - c'è da settimane e finalmente si è stabilita una data. Vogliamo conoscere le intenzioni della proprietà sul futuro della Neograf e quali provvedimenti sono in programma per superare questi mesi di crisi internazionale. Inoltre, dal punto di vista operativo, sarà da capire che cosa significa la "cassa" per le prospettive dello stabilimento e come si intende strutturare la rotazione fra i dipendenti per non penalizzare alcuni in modo particolare». «L'azienda ha deciso, vista la crisi finanziaria attuale e mondiale, di utilizzare gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge» dice la direzione. Intanto, alla Rotoflex di Casalgrasso, ditta «gemella» della Neograf, gran parte dei cento dipendenti stanno terminando di smaltire le ferie arretrate. Poi potrebbe esserci anche in questo caso il ricorso alla «cassa». \

Torna all'inizio


"Senza aiuto delle banche niente soldi per stipendi" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

il caso Presidio alla DueGi prefabbricati "Senza aiuto delle banche niente soldi per stipendi" WALTER LAMBERTI FOSSANO È continuato anche ieri il presidio dei lavoratori di fronte ai cancelli della DueGi prefabbricati di Loreto di Fossano che da mercoledì hanno deciso di incrociare le braccia e protestare. Da quasi tre mesi non ricevono lo stipendio e nonostante ciò finora si sono sempre presentati al lavoro, ma ormai la situazione non è più tollerabile. Molti di loro sono stranieri, e molti hanno moglie e figli a carico e non sanno come riusciranno ad arrivare alla fine del mese. La crisi finanziaria della DueGi dura da diversi mesi, da quando alcune delle banche sulle quali si appoggiava l'azienda hanno deciso di «chiudere i rubinetti». Lo stesso Giovanni Giaccardi, fondatore e titolare della ditta di Loreto (ha anche una sede staccata a Narzole) ha ammesso che la situazione è critica e le prospettive sono tutt'altro che buone. «Ringrazio i dipendenti che sempre, ma soprattutto in questo ultimo periodo, hanno dimostrato un attaccamento al lavoro esemplare - ha commentato Giaccardi - capisco perfettamente la loro situazione e le loro difficoltà, ma abbiamo le mani legate. Le banche alle quali abbiamo chiesto di rifinanziarci i mutui stanno temporeggiando e senza liquidità non possiamo pagare gli stipendi e acquistare materie prime». La situazione è seguita costantemente dai sindacati. «Il fatto che le banche non stiano supportando l'attività dell'azienda è un problema serio - commenta Pasquale Stroppiana della Cgil -; è pur vero che la situazione attuale è il frutto di una gestione degli ultimi anni che ha portato ad un forte indebitamento. È triste constatare come purtroppo i primi a farne le spese sono proprio i lavoratori: 95 persone e quindi 95 famiglie che ora si trovano in grave difficoltà. I servizi sociali hanno già avuto richieste e segnalazioni e con il Comune di Fossano stanno cercando di intervenire. Ma la situazione è davvero tragica». Della questione è stato informato anche il presidente della Provincia, Raffaele Costa, che giovedì mattina ha incontrato la proprietà e i sindacati. Presente anche il segretario provinciale Cgil Marco Ricciardi. «Abbiamo concordato con i proprietari un nuovo incontro al quale sono invitati quattro degli istituti di credito che hanno rapporti con l'azienda - ha spiegato il presidente Costa -; hanno dato la loro disponibilità per un confronto. Con loro cercheremo di individuare una possibile soluzione. Contiamo anche di aprire un tavolo con i parlamentari e i politici locali per tenere alta l'attenzione su questo caso». L'incontro con le banche si terrà martedì alle 10,30. Il presidio dei lavoratori di fronte alla sede di Loreto dovrebbe riprendere da lunedì.

Torna all'inizio


L'Ucraina stampa denaroper pagare la russa Gazprom (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

L'Ucraina stampa denaroper pagare la russa Gazprom la guerra del gas Il presidente Yushchenko risponde all'ultimatum dell'azienda: «Il debito sarà estinto». Medvedev chiede l'intervento Ue 06/06/2009 Kiev. Potrebbe essere evitata all'ultimo momento - o comunque rinviata - la guerra del gas che oppone Russia e Ucraina e che in prospettiva rischia di lasciare al freddo l'Europa questo inverno. L'Ucraina ha deciso ieri di saldare il debito da 500 milioni di dollari nei confronti di Gazprom, per le forniture di gas di maggio. Almeno questo è quello che dice da Kiev il presidente Viktor Yushchenko. E che Mosca per ora non conferma. «Non sono arrivate informazioni relative a un pagamento da parte di Kiev», ha precisato ieri in serata Sergei Kuprianov, portavoce del colosso russo. In precedenza, con una nota Gazprom aveva ribadito che il termine ultimo per il pagamento, al netto dei festivi, era fissato per martedì 9 giugno. Nelle prossime ore, se il debito sarà effettivamente onorato, la guerra sarà evitata. O forse solo rinviata: in mancanza di soluzioni strutturali, il prossimo mese si riproporrà la stessa situazione. Vladimir Putin in questi giorni ha previsto una nuova crisi, con conseguenti interruzioni delle forniture verso l'Europa, per «giugno-luglio». Kiev ha reali problemi ad onorare il debito a causa della crisi di liquidità, tanto che Il presidente ucraino è arrivato ieri al punto di far stampare carta moneta - 3,8 miliardi di gryvne, l'equivalente della somma dovuta - alla Banca centrale per pagare. «Non ho altra scelta che far stampare il denaro. Il pagamento sarà effettuato entro la giornata», ha assicurato Yushchenko nel pomeriggio, sottolineando che «la situazione con i pagamenti del gas è critica». Nei giorni scorsi, il presidente russo Dmitri Medvedev è tornato a minacciare Kiev di imporre sanzioni se non avesse saldato il debito per le forniture di gas, chiedendo allo stesso tempo al vicepremier Igor Sechin di velocizzare i colloqui con l'Unione europea per sondare la disponibilità di Bruxelles ad «aiutare, se possibile» l'Ucraina a far fronte alla crisi finanziaria. Un passo che mira chiaramente a "internazionalizzare" un problema sorto, inizialmente, come una mera questione bilaterale. «Non si tratta di un problema soltanto tra Russia e Ucraina - ha specificato Medvedev - È una questione che coinvolge le forniture di gas verso Paesi terzi, verso i Paesi europei. Mantenere un approccio bilaterale non funziona». Appello finora caduto nel vuoto. Bruxelles ha messo in chiaro che non arriveranno fondi per aiutare l'Ucraina a pagare per il gas russo, anche se Germania e Italia sono impegnate nelle trattative. Soprattutto l'Italia lavora a un consorzio russo-europeo per garantire credito a Kiev. Come lo scorso gennaio, anche i "big" europei dell'energia hanno offerto aiuto Lo ha fatto l'italiana Eni come la franco-belga Suez Gdf. «Saremo pronti a contribuire, a fare ciò che è necessario», ha affermato il numero uno Paolo Scaroni, in occasione della riunione a Pietroburgo tra il presidente russo Dmitri Medvedev con i top manager delle società energetiche straniere. 06/06/2009

Torna all'inizio


Tra poche settimane l'Italia ospiterà il G8, che lei ha voluto a L'Aquila. (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Tra poche settimane l'Italia ospiterà il G8, che lei ha voluto a L'Aquila. Quale risultato si prefigge da presidente della riunione? Sarà un G8 innovativo e ambizioso. Anzitutto, vogliamo rafforzare il confronto diretto con le economie emergenti. Le sfide che ci troviamo a fronteggiare, dalla crisi economica e finanziaria ai cambiamenti climatici e alla fame nel mondo, esigono risposte globali, da assumere insieme. Il G8 è uno strumento efficace perché ristretto, ma dovrà confrontarsi con il G5 (Cina, Brasile, India, Messico, Sudafrica) e l'Egitto, che ho voluto invitare all'Aquila in quanto importante Paese arabo e musulmano. Il confronto si allargherà quindi ai Paesi africani, a Spagna, Danimarca, Olanda e Turchia e agli altri Paesi emettitori di gas serra, per discutere temi come la sicurezza alimentare e i cambiamenti climatici. Sul fronte economico, stiamo lavorando alla definizione di un Global Legal Standard, un codice di norme per regolare il mondo finanziario ed economico in modo da scongiurare il ripetersi di una crisi così grave. Affronteremo poi la dimensione sociale della crisi e tutti i dossier "caldi" della politica internazionale. Presiedo il G8 per la terza volta dopo Napoli nel 1994 e Genova nel 2001. La missione di questo G8 è far sì che i leader prendano le decisioni giuste e siano vicini ai cittadini, specie ai più deboli. Come segnale di sobrietà, per risparmiare e mostrare la solidarietà del mondo alla popolazione abruzzese colpita dal terremoto, abbiamo deciso di spostare il vertice dalla Maddalena all'Aquila, una scelta che è stata apprezzata da tutti i capi di Stato e di governo che vi parteciperanno. Tra dieci giorni lei vedrà a Washington il presidente Obama. Il cambio di colore politico dell'amministrazione americana avrà effetti sui rapporti con l'Italia? Come giudica i primi passi della Casa Bianca sui dossier più delicati del mondo: crisi finanziaria, Iran, Pakistan e Corea del Nord? Giudico in modo assolutamente positivo tutto ciò che il Presidente Obama ha fatto sin qui. Con lui la tradizionale amicizia e sintonia di vedute fra Stati Uniti e l'Italia è destinata a rafforzarsi ancora. La forza di questo rapporto è radicata anzitutto nella solida amicizia che lega i nostri due popoli e dalla condivisione profonda di un modello politico economico e sociale, che pone al centro di tutto la libertà. Gli Stati Uniti sono per tutto il mondo il paese della libertà, e quindi, chiunque ne sia il presidente, noi siamo con loro. In concreto Obama ha dato importanti segnali di speranza e di apertura ed ha dimostrato anche grande fermezza verso chi, come la Corea del Nord, mette in pericolo la sicurezza e la pace. Ancora una volta, l'Italia si sente in sintonia con la politica estera americana. Il presidente Obama ha rivolto ieri al mondo islamico un discorso di grande apertura. Siamo in grado di dire che la grande tensione figlia dell'11 settembre inizia a trovare una soluzione? Con il suo discorso al Cairo, Obama ha gettato le basi di "un nuovo inizio" nei rapporti col mondo islamico. Una stagione che guarda al futuro, e non al passato, e che potrà dare buoni frutti. Ha descritto una strategia complessiva basata sulla fiducia e al riguardo della violenza e dell'odio. Obama pensa a un Irak affidato agli iracheni, al dialogo con l'Iran, alla pacifica convivenza fra due stati, Israele e Palestina. E' una prospettiva che condividiamo e siamo pronti a aiutarlo, a mettere a disposizione la nostra capacità tutta italiana di dialogo. Ora però sta ai principali protagonisti del mondo arabo dare risposte adeguate. Sono certo che la gran parte degli stati e dei popoli islamici voglia, come noi, una prospettiva di pace e di sicurezza nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. E' superfluo aggiungere che in questo quadro la sicurezza e l'integrità di Israele rimangono irrinunciabili. In Italia lei sta sperimentando la guida di un governo sostenuto da una coalizione che si regge su due partiti essenziali, Pdl e Lega. Questa formazione semplificata sarà la chiave di svolta per le grandi riforme che attende il Paese? Il Popolo della Libertà ha come obbiettivo nel tempo quello di arrivare ad ottenere più del 50 per cento dei consensi elettorali. E' un'ambizione legittima, perché le moderne democrazie si reggono su un sostanziale bipartitismo, sul confronto tra due grandi partiti. Chi vince governa per cinque anni. Chi perde esercita il controllo. Oggi in Italia siamo in presenza di un bipolarismo che rappresenta comunque un passo avanti rispetto al passato. Grazie alla legge elettorale da noi introdotta, e criticata a sproposito, un anno fa il popolo italiano ha ridotto il numero dei partiti presenti in Parlamento. I gruppi parlamentari sono scesi infatti da 14 a 6. Questo tipo di bipolarismo consente alla nostra maggioranza di votare anche da sola le riforme necessarie per ammodernare l'Italia. Lei ha spesso criticato le lentezze delle istituzioni della Repubblica, Parlamento in testa. Quale progetto ha in mente su questo punto? Perseguirà l'obiettivo della riduzione dei membri delle due Camere con iniziativa di legge popolare? Non ho mai fatto critiche generiche, né ho mai detto che il Parlamento è inutile. Ho soltanto cercato di spiegare che è difficile governare se il presidente del Consiglio non ha alcun potere, tranne quello di redigere l'ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Un bicameralismo perfetto richiede tempi incompatibili con le continue emergenze con cui il Paese si trova a fare i conti. Una mancanza di efficienza che non ha certo trovato dei correttivi nel fatto che in Parlamento ci sono 630 deputati e 315 senatori, che votano le leggi guardando il pollice rivolto in alto o in basso dei capigruppo. Chiedere un parlamento più efficiente significa volerlo rafforzare, non certo indebolirlo. Oggi, così com'è, il Parlamento ha perso parte della sua funzione. Noi vogliamo ridargliela. Per questo, già nella legislatura 2001-2006 avevamo approvato una riforma costituzionale che riduceva il numero dei deputati e dei senatori, affidava il potere legislativo alla sola Camera dei deputati e istituiva il Senato delle Regioni. Quella riforma è stata contrastata dalla sinistra, che la fece abrogare con un referendum popolare. Ora la sinistra dice di avere cambiato idea, di essere d'accordo con il nostro progetto di dimezzare il numero dei parlamentari. Se manterrà la posizione e confermerà di essere pronta a votare, saremo lieti di condividere una legge di iniziativa parlamentare sulla riduzione di deputati e senatori. Noi comunque andremo avanti. Per questo nei prossimi giorni, allestiremo i gazebo per raccogliere le firme che servono ad un disegno di legge di iniziativa popolare per varare una riforma che porti alla riduzione del numero dei parlamentari. Il suo principale alleato, Umberto Bossi, dice che lei non farà campagna elettorale per il referendum di giugno. Sarà così? Quale risultato auspica veder uscire dall'urna? L'alleanza con la Lega è a prova di bomba? È fuori di dubbio che se il referendum superasse il quorum e avesse successo, sarebbe un grande passo avanti sulla strada del bipartitismo. E' questo l'obbiettivo del Popolo della Libertà. Per questo voterò sì, nell'interesse del Paese, prima ancora che del PDL. E nessuno meglio di Bossi, che è un amico prima ancora che un alleato, mi può capire. Però lo confermo, non farò nessuna campagna. E' giusto che su questo tema ogni italiano voti secondo coscienza. Il 2009 è l'anno della grande crisi economica. Lei ha fatto grandi sforzi di ottimismo, di cui le va dato atto in un panorama dominato dai "corvi". Vede una luce in fondo al tunnel? Cosa si deve fare per avere un'Italia economicamente più dinamica? Per contrastare la crisi, il governo ha fatto tutto ciò che si doveva fare, e l'ha fatto bene. Abbiamo messo in sicurezza i conti pubblici con la finanziaria triennale, scongiurando l'ennesimo assalto alla diligenza. Abbiamo protetto le famiglie, il risparmio e le imprese, mettendo a disposizione delle banche le risorse necessarie per fare in modo che il flusso del credito non si interrompesse. E abbiamo garantito un sostegno a chi perde il lavoro portando a 32 miliardi di euro le risorse per gli ammortizzatori sociali. Ora sono sempre più numerosi quelli che dicono che il peggio è alle nostre spalle. Lo penso anch'io, anche se la crisi non è finita e la sua estensione nel tempo dipenderà moltissimo dalla reazione psicologica dei consumatori. Purtroppo, la canzone del catastrofismo cantata dalla sinistra e dai suoi media, ha avuto effetti dannosi sull'economia. Potremo superare davvero la crisi solo se convinceremo chi può a non modificare il proprio stile di vita nei consumi e a non avere paura. E' una scelta di buon senso, la stessa linea che sta seguendo anche il presidente Obama negli Stati Uniti. Un'azienda italiana, la Fiat, è oggi al centro di un processo di aggregazione mondiale di produttori d'automobili. L'accordo con Chrysler c'è, mentre quello per Opel sembra tramontato. Nel lungo periodo sapremo conservare tutti i posti lavoro sul territorio italiano del nuovo colosso che nasce? Autorevoli economisti hanno spiegato che sul mercato mondiale dell'auto vi sarà spazio, nei prossimi anni, per non più di cinque o sei grandi gruppi. La partita per Opel sembra tutt'altro che chiusa, la Fiat si candida autorevolmente a essere uno di questi attraverso un'intelligente politica di acquisizioni e di alleanze che avrà riflessi positivi anche sulla tenuta dell'occupazione. Il governo, che ha supportato la Fiat nelle fasi più difficili e da ultimo anche attraverso gli incentivi al settore auto, sta lavorando per aprire un tavolo con l'azienda e le parti sociali sulle prospettive occupazionali future dell'azienda. Il punto fermo è la salvaguardia degli impianti e dei posti di lavoro in Italia, un impegno che peraltro il dottor Marchionne ha più volte ribadito e che non dubitiamo vorrà onorare. Questa campagna elettorale si è molto caratterizzata per vicende che riguardano la sua persona. Come giudica il comportamento dell'opposizione? La sinistra ha davvero toccato il fondo. Si sono resi conto di essere senza leader, senza idee, senza programmi, senza futuro. Così hanno rispolverato il metodo stalinista della distruzione dell'avversario e si sono buttati in una spregiudicata campagna di disinformazione e calunnia ai danni del Presidente del Consiglio. Gli italiani si sono resi conto di quello che è successo e tutte queste menzogne si sono già rivelate un boomerang per il Pd. E' ormai chiaro a tutti gli italiani di buon senso che una sinistra del genere non può né governare né rappresentare l'Italia. Roberto Arditti

Torna all'inizio


disoccupati usa al 9,4%, top da 25 anni - arturo zampaglione (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 23 - Economia Disoccupati Usa al 9,4%, top da 25 anni Ma in maggio rallentano i tagli di posti. Petrolio oltre quota 70 dollari Sono 9 milioni gli americani che si sono dovuti accontentare di un lavoro part time ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - A maggio il tasso di disoccupazione ha raggiunto negli Stati Uniti il livello più alto dell´ultimo quarto di secolo - 9,4% - ma la perdita di posti di lavoro è stata inferiore alle previsioni e meno drammatica che nei mesi scorsi, avvalorando così le previsioni del presidente della Federal Reserve Ben Bernanke che ha parlato in settimana di una ripresa economica entro la fine dell´anno. La prospettiva di una svolta nella recessione più lunga e dolorosa del dopoguerra ha alimentato ieri la fiducia dei mercati finanziari. Gli indici della Borsa americana sono tornati ai livelli dell´autunno scorso, recuperando tutte le perdite del 2009. E il prezzo del petrolio ha di nuovo infranto i 70 dollari al barile: la Goldman Sachs prevede ormai una quotazione sugli 85 dollari entro dicembre. Ma è proprio così? Non è forse prematuro annunciare la fine della crisi?, si chiedono in molti, con un senso quasi di incredulità. Il premio Nobel Robert Mundell risponde che l´America sarà il primo paese del mondo ad avviarsi tra breve sulla strada del rilancio. Certamente continuano ad arrivare segnali incoraggianti. Ad esempio la Wal Mart, la multinazionale degli ipermercati, si prepara ad assumere 22 mila dipendenti e a comprare sul mercato azioni proprie per sostenere le quotazioni. E la Gm ha trovato nel gruppo Penske un acquirente per la Saturn, a conferma che persino nell´auto americana non mancano segni di vitalità. L´ottimismo è comunque temperato da due elementi: primo, dalla consapevolezza che anche la strada della ripresa sarà lunga e difficile; secondo, che non mancheranno ostacoli, a cominciare dal pericolo che i salvataggi statali e la manovra di stimolo (che verrà accelerata da Barack Obama) riaccendano l´inflazione. Pubblicati ieri dal ministero del Lavoro di Washington, i dati sull´occupazione a maggio rafforzano le inquietudini. E´ vero infatti che il mese scorso, tra licenziamenti, chiusure di fabbriche e blocco del turnover, sono stati persi negli Stati Uniti solo 345mila posti di lavoro, rispetto ai 504mila di aprile, ai 652mila di marzo e soprattutto ai 741mila di gennaio. Ma è altrettanto vero che il tasso di disoccupazione è salito dal 8,9% di aprile al 9,4, il livello più alto dal 1983. E sarebbe stato quasi il doppio (16,4) se i conteggi avessero incluso coloro che hanno smesso per disperazione di cercare un lavoro o i 9 milioni di americani che si sono dovuti accontentare di un impiego part-time per non averne trovato uno a tempo pieno. Gli esperti prevedono che il tasso di disoccupazione continui a salire fino alla fine dell´anno e sfiori il record del dopoguerra (10,8% nel 1982). Di sicuro i disoccupati, che oggi sono in tutto 14,5, avranno difficoltà a trovare lavoro. Non solo molte aziende sono i fase di ristrutturazione (la General Motors prevede altri 20 mila licenziamenti), ma anche i gruppi più sani vogliono aspettare segnali sicuri sull´inversione di tendenza prima di ricominciare ad assumere.

Torna all'inizio


topi e scarafaggi, è allarme sanitario una casa distrutta dai cassonetti in fiamme - antonio fraschilla romina marceca (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina V - Palermo Solo cinque le squadre addette alla bonifica per tutta la città. In via Roccella quattro persone intossicate Topi e scarafaggi, è allarme sanitario una casa distrutta dai cassonetti in fiamme La Protezione civile annuncia: "Entro domani situazione ritornata alla normalità" ANTONIO FRASCHILLA ROMINA MARCECA L´emergenza rifiuti potrebbe già concludersi domani, come assicura il premier Silvio Berlusconi, ma quella sanitaria continuerà ancora per molto, perché la disinfestazione non è stata fatta in gran parte delle zone dove nei giorni scorsi si sono accumulate seimila tonnellate di spazzatura. Ieri comunque non sono mancati i roghi di cassonetti, con una famiglia di via Gustavo Roccella rimasta intossicata e la casa distrutta dalle fiamme. Il presidente dell´Amia Marcello Caruso continua a lanciare l´allarme sui conti dell´azienda, che devono essere messi a posto prima di giugno. In caso contrario Palermo rischia di essere di nuovo invasa dai rifiuti. Sul fronte della raccolta straordinaria arrivano notizie confortanti: ieri l´unità di crisi della Prefettura ha calcolato in 1.800 le tonnellate di spazzatura conferite nella discarica di Bellolampo in 24 ore, il doppio di quelle prodotte giornalmente in città. Nella stessa discarica, ormai quasi piena, hanno lavorato altri due caterpillar per spandere velocemente i rifiuti. «Con quasi 80 mezzi di raccolta in funzione, contiamo di chiudere la raccolta straordinaria entro domenica (domani, ndr)», dice il direttore della Protezione civile regionale, Salvatore Cocina. Ieri sera rimanevano da raccogliere circa duemila tonnellate dei giorni scorsi, e tra oggi e domani potrebbe essere smaltito il pregresso. «Domenica mattina Palermo sarà riportata al livello di civiltà e pulizia che le spetta», ha detto trionfante il premier Silvio Berlusconi al Tg1. «Domani (oggi, ndr) - ha aggiunto il ministro dell´Ambiente Stefania Prestigiacomo - ci sarà un ulteriore potenziamento e incremento dei mezzi destinati al servizio». Nonostante gli sforzi però, cumuli di spazzatura ieri si segnalavano dall´Olivella a Villa Sofia: dall´ospedale è arrivata una segnalazione con richiesta «d´intervento urgente» della Protezione civile per un cumulo di spazzatura proprio all´ingresso. Se sembra andare verso una soluzione il problema dei rifiuti, rimane invece l´emergenza sanitaria, con topi e scarafaggi che stanno proliferando. Una volta raccolti i sacchetti, nella stessa via dovrebbe poi passare una squadra Amia addetta alla disinfestazione. Ma l´ex municipalizzata ha solo cinque squadre per questo tipo di pulizia, e prima che sarà disinfestata tutta la città passeranno settimane. Anche ieri inoltre non sono mancati i cassonetti incendiati in diverse strade, come via Roccella, via Colonna Rotta, via Sant´Isidoro, via Sampolo, via Piave, via Papa Sergio, via D´Ossuna e via Braglia. In via Gustavo Roccella è stata sfiorata la tragedia, dove la famiglia Cardinale ha perso la propria casa, distrutta dalle fiamme dei cassonetti incendiati. «I miei figli avevano già la stanza invasa dal fuoco, se siamo qui a raccontarlo è solo per un miracolo», dice Rosalia Gemelli. «Abbiamo avuto un angelo custode, il nostro vicino - racconta - che ha iniziato a dare calci alla nostra porta di casa ed è riuscito a svegliarci». Se comunque i cassonetti dati alle fiamme stanno diminuendo negli ultimi giorni con il progredire della raccolta straordinaria, Palermo rischia comunque di tornare nuovamente ad essere invasa dai rifiuti. Il motivo? I conti dell´Amia non sono stati messi ancora a posto e gli stipendi a rischio potrebbero provocare nuove proteste. «Va data una soluzione immediata alla crisi finanziaria dell´azienda, spero che tutte le istituzioni si mettano al servizio per affrontare il problema economico dell´azienda», dice il presidente Caruso. Berlusconi ha garantito un sostegno finanziario, che dovrebbe arrivare con decreto legge solo dopo le elezioni, ma il Comune a giugno non può trasferire fondi all´azienda perché sono stati tutti pignorati.

Torna all'inizio


Patti anti-recessivi in un'impresa su tre (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

SASSUOLO pag. 15 Patti anti-recessivi in un'impresa su tre LE STATISTICHE OLTRE 2.700 IMPRESE artigiane hanno sottoscritto accordi in Emilia Romagna per far fronte alla crisi. Complessivamente sono stati sospesi 12.500 dipendenti e perse 7 milioni d'ore. Nei primi 5 mesi del 2009, è stato superato, di circa il 30%, il numero d'imprese che hanno fatto ricorso ad accordi di sospensione nell'arco dell'anno 2003, anno di crisi. Sempre nei primi 5 mesi triplicati i ricorsi alla sospensione rispetto al 2007. Agostino Benassi, dal 1993 presidente dell'Ente Bilaterale Regionale che corrisponde la cassa integrazione ai dipendenti delle imprese artigiane, snocciola dati anche per la provincia di Modena dove il 30% delle aziende hanno sottoscritto accordi per far fronte a situazioni di crisi. In provincia, sospesi oltre 3.000 dipendenti e perse circa un milione e 500 mila ore. «La crisi della ceramica spiega Benassi - ha avuto riflessi immediati sulle imprese artigiane che producono piastrelle decorate e sulle attività artistiche e di taglio. Quaranta imprese nel distretto di Sassuolo hanno sospeso complessivamente oltre 300 dipendenti per più di 200 mila ore. Il riflesso più grave continua il Presidente di Ebr - si manifesta anche a Sassuolo nel settore della meccanica, sia su quella mirata alla produzione di tecnologia per la ceramica sia su quell'impiantistica». LE CAUSE? Secondo Benassi sono «la crisi finanziaria internazionale, che ha frenato l'export e il forte calo di consumi interni. Tutto questo ha mandato in crisi il 15% delle imprese artigiane, percentuale che a Modena e a Sassuolo supera il 20%». Su cosa fare per uscire dal difficile momento congiunturale, Benassi asserisce che «si esce con l'impegno di tutti, a cominciare dalle banche». Luigi Giuliani

Torna all'inizio


Barack più freddo con Berlino (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-06-06 - pag: 13 autore: Tensioni. Dopo il caso Opel Barack più freddo con Berlino Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Il presidente americano Barack Obama ha compiuto ieri la sua terza visita in Germania in meno di un anno, riscuotendo successo popolare, a differenza del suo predecessore George W. Bush. Eppure nonostante le folli festanti e le parole di rito, le sue tre tappe di Dresda, Buchenwald e Landstuhl si sono svolte all'insegna delle recenti incomprensioni con il cancelliere Angela Merkel. Obama si è sentito in dovere ieri di smentire le impressioni rimbalzate sulla stampa tedesca di una "visita-scalo" in Germania, nella quale alla signora Merkel è stato attribuito uno «slot di appena 15 minuti», come sosteneva ieri Handelsblatt. «La verità è che la relazione tra i nostri due paesi è eccellente». A molti osservatori i rapporti tra Berlino e Washington paiono invece più tormentati: pesano i contrasti sulla gestione della crisi e sulla stabilizzazione dell'Afghanistan. La questione economica è quella dominante. Per settimane i disaccordi hanno riguardato la politica economica: quanto e come aiutare la ripresa: gli Stati Uniti volevano di più; la Germania frenava. Questa settimana, il cancelliere ha criticato anche la politica monetaria americana, troppo espansiva, incurante dei rischi di inflazione a medio termine. Da un lato, il dinamismo americano; dall'altro la ponderatezza tedesca. L'altro tema sensibile è la questione delle regole finanziarie. «Chiariremo che siamo totalmente dedicati a un aspetto: il rafforzamento del sistema multilaterale », ha ribadito ieri la signora Merkel, riferendosi al prossimo G- 20 di Pittsburgh. Anche in questo caso l'establishment tedesco è perplesso per via dell'apparente insensibilità americana al problema di un mercato poco regolato, in piena crisi da eccesso di deregolamentazione. Anche il caso Opel ha provocato screzi, se è vero che Berlino si è lamentato della presenza di un semplice funzionario del Tesoro americano in occasione delle trattative della settimana scorsa sulla vendita della casa automobilistica. E ancora: qualche giorno fa le imprese tedesche attive negli Stati Uniti hanno protestato con il governo americano per quella che Axel Nitschke, un funzionario dell'associazione delle camere di commercio Dihk, ha definito «l'introduzione di misure protezionistiche dalla porta di servizio». Sul fronte politico l'America vorrebbe che Berlino mandasse truppe nel sud dell'Afghanistan e accettasse sul proprio suolo degli ex prigionieri di GuantÁnamo. Nei due casi la Germania ha risposto per ora di no, provocando irritazione a Washington. Gli americani speravano che il discorso internazionalista del vice presidente Joseph Biden a Monaco in febbraio avrebbe aperto le porte all'aiuto tedesco. Per ora così non è stato. I due paesi stanno attraversando fasi diverse. Da un lato la Germania non è più l'alleato fedele pre-unificazione, ed è pronta più di prima a difendere i propri interessi; dall'altro gli Stati Uniti, tra recessione economica e guerre mai vinte, oscillano tra isolazionismo e multilateralismo. Il politologo Eberhard Sandschneider vede già all'orizzonte una nuova sfida: «Cosa è pronta a fare l'Europa - si chiede - per stabilizzare l'Iraq quando le truppe americane avranno lasciato il paese?». Nel frattempo, c'è chi ricorda che nonostante tutto nel suo discorso di Chicago, dopo la sua elezione alla Casa Bianca, l'unico avvenimento internazionale citato da Obama era stato la Caduta del Muro. Lo sguardo in Germania corre già ai festeggiamenti per il ventennale e a una possibile venuta del presidente a Berlino alla fine dell'anno, nella speranza che nuovi incontri con il cancelliere Merkel contribuiscano ad accorciare le distanze. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN DISACCORDO I due alleati si sono scontrati, negli ultimi mesi, sulle regole per i mercati finanziari Divisioni anche su Guantanamo e Afghanistan AFP Occasioni. Sconti del 20% su tutto in onore di Obama: «Yes we can, è il giorno di Obama». Così in un negozio di Dresda

Torna all'inizio


Le fondazioni vanno a congresso (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Banche & potere Le fondazioni vanno a congresso Il 10 e 11 giugno si svolge, a Siena, il congresso dell'Acri, l'antica associazione delle sole Casse di risparmio, oggi soprattutto delle Fondazioni ex bancarie. La manifestazione cade in un periodo in cui si compie un primo consuntivo della crisi finanziaria e si cominciano a formulare previsioni sulla purtroppo non vicina ripresa. Un tempo, il congresso avrebbe visto una massiccia partecipazione di esponenti dell'allora partito di maggioranza relativa, la Democrazia cristiana, insieme con rappresentanti dei partiti suoi alleati. Il presidente dell'Acri, che è anche presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, è stato capace di pilotare, con saggezza e lungimiranza, le trasformazioni di questo mondo dopo la scissione, con la legge Amato-Carli, delle casse di risparmio in fondazioni e aziende bancarie e, soprattutto, dopo la fine della cosiddetta prima repubblica nella quale l'importanza delle casse era per la Dc tale che Franco Evangelisti avrebbe voluto inserire il loro logo nello stemma del partito. Era il periodo delle lottizzazioni partitiche. I vertici, comunque, gestirono adeguatamente le casse loro affidate. Le fondazioni hanno progressivamente acquisito un peso rilevante nell'economia e nella società; hanno ottenuto, dal legislatore, un ordinamento peculiare che ne salvaguarda l'autonomia di "soggetti privati di utilità sociale", sconfiggendo così il tentativo, bocciato da una storica sentenza della Corte costituzionale, di una loro marcata politicizzazione territoriale, come avrebbe voluto il Ministro dell'Economia nel governo Berlusconi del 2001; hanno amministrato le partecipazioni creditizie con lo scopo di valorizzare il capitale investito, secondo i comportamenti di un investitore istituzionale di lungo periodo, senza, nel complesso, ingerirsi nella gestione degli istituti partecipati e rendendo possibile la riorganizzazione e il consolidamento del sistema bancario promossi dalla Banca d'Italia nell'ultimo quindicennio; hanno, in questo modo, contribuito alla tutela del risparmio; hanno dato vita a importanti iniziative nei settori del loro intervento istituzionale, da ultimo nelle attività di housing sociale; sono diventati enti importanti per concorrere ad assicurare stabilità e prospettive a soggetti come la Cassa Depositi e Prestiti partecipata con il 30 per cento, a proposito della quale, entro l'anno, dovranno decidere se confermare l'interessenza; sono presenti in diversi settori, nelle public utility, nelle autostrade, nei fondi per la promozione delle imprese minori, ecc. A volte le Fondazioni sono state evocate per sottolineare una presunta autoreferenzialità, senza però considerare il ruolo che svolgono, nei loro confronti, le istituzioni del territorio, nonché la trasparente accountability dell'operare e la vigilanza esercitata dal Tesoro. L'attività che esse svolgono, in effetti, è riconducibile ai principi di sussidiarietà, che andrebbero vieppiù valorizzati, come previsto dall'articolo 118 della Costituzione. Da ultimo, si è aperta una discussione sulla opportunità o no della loro vocazione territoriale, sostenendosi la necessità di un loro impegno in progetti di rilievo nazionale: obiettivo senz'altro importante, ma da non valutare in alternativa, bensì in concorso con l'attuale prevalente operatività, compatibilmente con le previsioni statutarie e con le potenzialità delle fondazioni interessate. Per effetto della crisi, nel 2008 i proventi degli investimenti di questi enti si sono ridotti. La contrazione per le sedici maggiori fondazioni è stata del 34 per cento rispetto al 2007 (da 3.055 milioni a 2.018). Ciononostante, le erogazioni (arte, cultura, ricerca, volontariato, etc.) sono rimaste sostanzialmente stabili (1.277 milioni a fronte di 1.290) attraverso il ricorso ai fondi costituiti in bilancio per l'attività erogativa futura. Sufficiente è risultata la redditività del patrimonio. Non mancano, all'interno del mondo delle fondazioni, indirizzi e orientamenti articolati; sulle linee di fondo, tuttavia, si riscontra una generale concordanza, anche per la funzione di impulso che svolge il Presidente dell'Associazione. In una fase in cui la finanza pubblica presenta le note criticità, le "organizzazioni delle libertà sociali" - secondo la definizione che delle fondazioni ha dato il Giudice delle leggi - sono chiamate a svolgere una funzione surrogatoria, nei limiti del loro istituzionale operare. Se si accentua un identikit di questo tipo per le fondazioni, allora, però, se ne dovranno trarre le conseguenze su diversi piani, ivi incluso quello del trattamento fiscale. Fra poco saranno trascorsi 20 anni dalla legge Amato-Carli di riforma della banca pubblica. Si tratta, ora, di corroborare il ruolo degli enti in questione per i prossimi decenni, accentuandone l'operatività nel campo della promozione dello sviluppo economico. Il federalismo può essere un'opportunità, ma potrebbe anche introdurre elementi distorsivi, alimentando aspettative di lottizzazione o di sponsorizzazione. Se l'asse dello sviluppo economico, in una con quello della socialità, viene valorizzato nella strategia delle fondazioni, i rischi si ridurranno. C'è una funzione di forte rilievo nazionale che gli enti in questione sono chiamati a svolgere. di Angelo De Mattia 06/06/2009

Torna all'inizio


I privati in soccorso della Biennale (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-06 - pag: 22 autore: Cultura. Sponsor al posto di fondi pubblici per la mostra d'arte veneziana I privati in soccorso della Biennale Gerardo Pelosi VENEZIA Una riduzione di fondi pubblici di due milioni e mezzo compensata da nuovi sponsor ( primi fra tutti l'Enel), raccolta di fondi tra privati,autofinanziamenti degli artisti più affermati, ma anche recuperi di efficienza e sinergie tra vari centri di spesa. La 53a Biennale d'arte che sarà inaugurata oggi dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, coincide con la fase più acuta della crisi finanziaria. Eppure il presidente della Biennale, Paolo Ba-ratta, non si è perso d'animo e,negli ultimi mesi, ha accettato le sfide poste all'istituzione veneziana riuscendo, alla fine a rispettare la tabella di marcia prevista. «Non è stata un'impresa facile ammette Paolo Baratta – è innegabile che la crisi ci sia e si faccia sentire ma cultura e arte possono rappresentare ottimi antidoti per contrastare quel calo di fiducia che contribuisce a rendere più grave la crisi». La prima sfida riguarda l'Archivio storico. Un accordo tra Biennale e Comune di Venezia raggiunto l'anno scorso ha previsto la concessione permanente dell'ex Padiglione Italia e del giardino circostante consentendo alla Biennale di risanare l'edificio (ora Palazzo delle Esposizioni della Biennale) e riaprirne 1.600 metri quadrati (la cosiddetta ala Sartor) al pubblico per ospitare dopo dieci anni la sede permanente dell'Asac, l'archivio storico delle arti contemporanee. Nell'edificio troverà anche posto un bookstore e un caffetteria di 250 metri quadrati coperti e 180 esterni.Nel giardino antistante il vecchio padiglione Sterling della Electa sarà risanato e destinato alla collezione di riviste d'arte e cataloghi. «L'intera operazione del nuovo padiglione Biennale ai Giardini aggiunge Baratta– ci costerà alla fine due milioni e quattrocentomila euro, quasi il costo di un appartamento in una zona buona di Venezia». Tutto invece a carico del ministero delle Infrastrutture attraverso il Magistrato alle acque di Venezia il costo del ponte realizzato in quattordici giorni che ha unito i Giardini con il sestiere di Castello facilitando la circolazione dei visitatori tra i Giardini e l'Arsenale (dove è ubicato il nuovo padiglione Italia inaugurato ieri dal ministro Sandro Bondi). A carico del Comune infine il costo del restauro di Cà Giustinian sede storica della Biennale dove dal 2 giugno sono tornati ad operare gli uffici dell'istituzione. Ma la sfida maggiore riguarda il confronto con la miriade di altri eventi ("controbiennale" di Cà Pesaro, collezione Pinault, museo Vedova, Rauschenberg al Guggenheim e tanti altri). «Un confronto non ci spaventa affatto - dice sempre Baratta – Venezia in giugno si presenta come un arcipelago della fratellanza all'insegna dell'arte».I problemi maggiori semmai riguardano il budget sempre limitato della Biennale. «Attualmente il bilancio per le attività si aggira sui 30 milioni di euro - osserva Baratta – ma rispetto al 2008 le sovvenzioni del ministero sono passate da 17,5 milioni a 15 milioni». Nasce da qui l'esigenza di ricorrere a sponsor privati (per la 53 mostra d'arte main sponsor è l'Enel seguito da Aci, Artek, Illy, Bisazza), donazioni di almeno 20 euro per chi partecipa ai vernissage, una card da 150 euro per partecipare all'inaugurazione ma anche, aggiunge Baratta «sostegno per le spese da parte degli artisti più affermati per concentrare le poche risorse sugli artisti più giovani». © RIPRODUZIONE RISERVATA ARMA VINCENTE Il presidente Baratta: «La crisi c'è e si fa sentire, ma questo genere di eventi sono ottimi antidoti per contrastare il calo di fiducia»

Torna all'inizio


Marcegaglia: passi indietro sui servizi pubblici locali (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-06 - pag: 8 autore: Crisi lunga. Il presidente di Confindustria: evitare eccessi di regolamentazione Marcegaglia: passi indietro sui servizi pubblici locali Una crisi «lunga e difficile ». Ci sono segnali positivi, ma va evitato,all'altra parte«un eccesso di ottimismo». Emma Marcegaglia parla davanti agli industriali di Como, li esorta a rimboccarsi le maniche per ragire alla crisi, «innovando, facendo ricerca e patrimonializzando le imprese». Ma indica anche ciò che dovranno fare Governo e banche per sostenere il sistema imprenditoriale ad uscire da questa congiuntura difficile. Bisogna evitare uno Stato dirigista, contrastando il protezionismo. E la presidente di Confindustria ieri è tornata sul caso Fiat-Opel: «L'Italia deve chiedere il rispetto delle regole europee sugli aiuti di Stato », ha detto, riferendosi ai finanziamenti pubblici alla casa automobilistica. La Marcegaglia ha insistito sulle chance che Fiat potrebbe ancora avere: «Spero che ci sia ancora spazio, il piano industriale del Lingotto è intelligente, porterebbe ad una ristrutturazione e ad un consolidamento del settore a livello europeo ». Ed ha aggiunto che «quando la politica decide, in base ai rapporti tra Stati e alle imminenti elezioni si rischia di fare confusione». L'Italia deve comunque recuperare competitività. Occorrono le riforme, dal welfare alle liberalizzazioni. Su questo punto, secondo la Marcegaglia, il Governo ha fatto passi indietro nel campo dei servizi pubblici locali. «Sono spesso monopoli inefficienti, che scaricano extra- tariffe ed extra-costi su imprese e cittadini. Fanno concorrenza sleale e non permettono lo sviluppo di alcuni settori». Non ci può essere crescita, comunque, se le imprese non potranno avere credito in modo adeguato. «Gli istituti di credito devono sostenere le imprese sane, possiamo giocarci un pezzo del nostro sistema produttivo », ha detto la presidente di Confindustria. Le banche, ha insistito, devono fare il loro mestiere, fornire sostegno alle imprese e non finanziare i castelli di sabbia. Servono certamente nuove regole, per evitare che una crisi come quella appena vissuta si ripeta. «Ma non bisogna arrivare ad un eccesso di regolamentazione che potrebbe imbrigliare il mercato, impedendo ai mercati finanziari di funzionare». Se il credito è una priorità, lo è altrettanto la coesione sociale. «Se sarà necessario chiederemo al Governo di allungare la cassa integrazione ordinaria », ha detto la presidente, che ha fatto anche un riferimento al discorso del presidente degli Stati Uniti, Barak Obama al Cairo: «Offre segnali di speranza, Non si è parlato di terrorismo, ma di apertura e cooperazione economica tra gli Usa e il mondo musulmano ». L'assemblea degli industriali di Como ieri ha riconfermato alla presidenza Ambrogio Taborelli per il biennio 2009-2011. N. P.

Torna all'inizio


Rio Tinto sceglie Bhp Billiton (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-06 - pag: 10 autore: Chiuso il negoziato con Chinalco, il gruppo sigla una joint venture con i rivali Rio Tinto sceglie Bhp Billiton Nicol Degli Innocenti LONDRA Uno schiaffo alla Cina: così un analista ha descritto ieri la decisione del colosso minerario Rio Tinto di smantellare l'accordo con Chinalco siglato nel febbraio scorso puntando invece su una joint venture con la società rivale Bhp Billiton e su un'emissione di azioni da 15,2 miliardi di dollari per ridurre il debito. Il mercato ha dato la sua approvazione all'annuncio: i titoli di entrambi i gruppi anglo-australiani hanno chiuso in forte rialzo sia a Sydney che a Londra. «Siamo molto delusi da questa decisione», ha commentato Chinalco in un comunicato diffuso ieri. Incassare la penale da 195 milioni di dollari che Rio è tenuta a pagare per non avere rispettato i patti è un magro premio di consolazione per il gruppo cinese. Chinalco, che resta il maggiore azionista di Rio, puntava sull'accordo da 19,5 miliardi di dollari che sarebbe stato il maggiore investimento all'estero mai fatto da un'azienda di Stato di Pechino. Ora la Cina, primo produttore di acciaio al mondo, si trova a dipendere da due produttori stranieri che insieme controllano il 70% del mercato globale di ferro. L'intesa tra Rio e Bhp Billiton crea infatti il maggiore produttore mondiale con un output annuale di 270 milioni di tonnellate, scavalcando la brasiliana Vale. La joint venture al 50/50, che riunisce le attività dei due gruppi nell'Australia occidentale, porterà a sinergie per almeno 10 miliardi di dollari. «Sono dieci anni che lavoriamo a questo accordo e ne è valsa la pena», ha dichiarato trionfante Marius Kloppers, chief executive di Bhp, che lo scorso anno aveva tentato invano il takeover di Rio Tinto. L'annuncio di ieri è una vittoria per gli azionisti di Rio, che si erano schierati contro l'intesa con Chinalco fin dall'inizio, sostenendo che avrebbe concesso troppo potere alla Cina. Anche le autorità australiane erano incerte sull'opportunità di cedere alla Cina asset nazionali considerati strategici. L'accordo era stato siglato all'apice della crisi finanziaria e all'epoca era stato descritto dal chief executive Tom Albanese come «la migliore soluzione », l'unica strada percorribile per ridurre l'ingente debito di Rio. Ora i prezzi delle materie prime sono risaliti e l'interesse degli investitori si è risvegliato. L'emissione da 15,2 miliardi di dollari riservata agli azionisti colloca azioni a 28,29 dollari australiani, uno sconto del 58%, e in Gran Bretagna a 14 sterline, uno sconto del 49%, ma Chinalco non ha ancora deciso se partecipare o meno. L'annuncio rafforza la posizione di Jan du Plessis, il nuovo presidente di Rio Tinto che in poco più di un mese dalla sua nomina è riuscito a navigare in acque molto tempestose. Più precaria invece la posizione di Albanese, che ancora non è stato perdonato per la costosa acquisizione del produttore di alluminio Alcan per 40 miliardi di dollari e che ora ha fatto una clamorosa marcia indietro su un accordo da lui architettato solo pochi mesi fa. «Deve andarsene – ha detto ieri Charles Kernot, analista di Evolution Securities a Londra. - è stato l'artefice di questo accordo e il fallimento dell'intesa deve segnare la sua fine». Il chief executive di Rio ha comunque insistito ieri di avere il «pieno sostegno del consiglio di amministrazione ». Un ostacolo si è subito profilato all'orizzonte ieri: la World Steel Association, l'associazione dei produttori di acciaio che ha sede a Bruxelles, ha fatto sapere che la joint venture tra Rio e Bhp «non è nell'interesse pubblico e quindi non dovrebbe avere l'autorizzazione a procedere ». L'associazione teme che la mancanza di concorrenza porti a un aumento dei prezzi. Per placare i timori, Rio e Bhp si sono impegnati a tenere separate le attività di marketing. Lo scorso anno le autorità Ue avevano sollevato obiezioni al previsto takeover di Rio da parte di Bhp proprio per la posizione dominante che il nuovo gruppo avrebbe avuto sul mercato del ferro. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'OPERAZIONE Per ridurre l'indebitamento il colosso anglo-australiano aumenterà il capitale di 15,2 miliardi di dollari Ai cinesi 195 milioni Relax dopo l'accordo. Tom Albanese (a sinistra),Ceo di RioTinto, insieme a Marius Kloppers, numero uno di Bhp Billiton AFP

Torna all'inizio


Se il Dragone perde la faccia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-06 - pag: 10 autore: ANALISI Se il Dragone perde la faccia di Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente S e gli allibratori australiani avessero raccolto scommesse sull'operazione Chinalco Rio Tinto, per la sconfitta di Pechino avrebbero pagato giusto un pugno di spiccioli. Da settimane, ormai, l'esito dellapartita che avrebbe dovuto portare in mani cinesi il 18% del colosso minerario angloaustraliano era già scritto. E così è andata. Dopo un lungo, tormentato esame dell'operazione, Rio Tinto ha chiuso la porta in faccia ai potenziali acquirenti cinesi. E ha preferito gettarsi nelle braccia del suo concorrente di sempre, Bhp Billiton. Ironia della sorte, a facilitare il disimpegno del gruppo minerario australiano dagli accordi presi con Chinalco è stato il recente aumento del prezzo dei minerali ferrosi, di cui oggi la Cina è il principale consumatore mondiale. Risultato: Chinalco ha perduto una preziosa opportunità per internazionalizzare il proprio business, aumentare la propria scala produttiva e accrescere il proprio prestigio tra i grandi produttori di metalli ferrosi. E la Cina, intesa come sistema e come governo, nel fallimento dell'operazione Rio Tinto ha perso un po' la faccia. «Abbiamo fatto tutti gli sforzi possibili,e abbiamo adottato un approccio costruttivo per adattare la nostra offerta alle richieste degli azionisti - ha commentato ieri il presidente di Chinalco, Xiong Weiping - . è andata male, ma noi continuiamo a credere che la nostra proposta rappresentasse una straordinaria creazione di valore per i soci di Rio Tinto e la premessa di un'alleanza strategica di lungo termine tra le due società ». Le parole pronunciate a caldo del numero uno del gruppo cinese non sono di circostanza. Ma contengono una verità: sotto il profilo industriale e finanziario, l'operazione sarebbe stata vantaggiosa sia per Chinalco che per Rio Tinto. Ancora una volta però le ragioni della politica hanno prevalso su quelle del buon senso economico. Canberra ha detto di no a Pechino per la stessa ragione per cui, quattro anni fa, Unocal declinò un'offerta con i fiocchi da parte di Cnooc: nonostante la globalizzazione (e, nel caso di Rio Tinto, anche le impellenti necessità di cassa),i settori strategici non si vendono agli stranieri.Soprattutto,se questi ultimi parlano cinese. Bieco protezionismo, insomma. D'altronde,in questa gara ad alzar barriere contro gli stranieri, i cinesi ci hanno messo molto del loro. Solo due mesi fa, Pechino aveva respinto un'offerta da 2,4 miliardi di dollari di Coca Cola su Huiyuan Juice, il maggior produttore cinese di succhi di frutta. Probabilmente, il violento fuoco di sbarramento alzato nelle ultime settimane da larga parte del mondo politico australiano sull'operazione Rio Tinto si spiega anche con il gran rifiuto espresso da Pechino a Coca Cola con motivazioni fumose e inconsistenti dettate dalla nuova legge antimonopolio. Se i cinesi non sono disposti ad aprire ai capitali esteri neppure le porte del loro mercato dei soft drink, perché mai noi dovremmo lasciar loro campo libero in una delle nostre più grandi aziende mi-nerarie?, si sono chiesti gli australiani valutando l'offerta di Chinalco. Il ragionamento non fa una grinza. Ma non porta lontano. Néi cinesi, né gli australiani. ganawar@gmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA SMACCO A CHINALCO Per la Cina si tratta di una sconfitta cocente che rischia di frenare l'espansione del suo campione nazionale

Torna all'inizio


Gli Usa bruciano meno posti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-06 - pag: 11 autore: Gli Usa bruciano meno posti A maggio persa la metà degli impieghi (345mila) distrutti a gennaio Marco Valsania NEW YORK Il mercato del lavoro americano dà segni di voler risalire la china dellacrisi.A maggio l'economia degli Stati Uniti ha continuato a perdere occupazione, ma gli impieghi svaniti, 345mila, sono meno del mezzo milione temuto alla vigilia e rappresentano il declino più contenuto dal settembre dell'anno scorso. A moderare la flessione hanno contribuito schiarite nei servizi, tradizionale serbatoio occupazionale, e anche in un settore ancora al centro della bufera come le costruzioni. Una maggior stabilità occupazionale, se trovasse conferme, rappresenterebbe l'indicazione più convincente che il momento peggiore della recessione e del dissesto finanziario è alle spalle. Anche se la ripresa si preannuncia lenta e debole, come dimostrato dalla continua distruzione di posti di lavoro: il totale dalla fine del 2007 è salito a sei milioni. E i 17 mesi consecutivi di contrazioni occupazionali sono ormai il periodo negativo più lungo dalla recessione del 1981-1982. Soprattutto, il tasso di disoccupazione è salito anche a maggio: ha raggiunto il 9,4% rispetto all' 8,9% del mese precedente, il livello più alto dal 1983. E pare destinato a superare presto il 10 per cento. Soltanto per assorbire i nuovi ingressi sul mercato del lavoro, l'economia deve infatti creare oltre centomila posti al mese. A maggio, proprio l'ingresso nella forza lavoro attiva di un numero particolarmente alto di americani, 350mila, ha gonfiato il tasso di disoccupazione. I mercati finanziari, in presenza di simili segnali contrastanti, ieri hanno scelto la prudenza con gli indici quasi invariati. Mentre il dollaro si è rafforzato sull'euro, sceso sotto quota 1,40 sul biglietto verde. La Casa Bianca ha a sua volta reagito con toni misurati: il vicepresidente Joe Biden ha promesso per la prossima settimana l'accelerazione delle manovre di stimolo della crescita. «Anche se la situazione comincia a migliorare- ha aggiunto il consigliere economico Christina Romer - la disoccupazione resterà elevata per qualche tempo». La Federal Reserve si aspetta che la crescita torni durante la seconda metà dell'anno, ma lo stesso governatore Ben Bernanke ha ammesso che la salute dell'economia rimane fragile a cominciare dal quadro occupazionale che dovrebbe peggiorare ancora l'anno prossimo. Le nuove statistiche, tuttavia, sono state accolte con sollievo da numerosi analisti. «Siamo davanti a notizie incoraggianti. La recessione - ha detto Nariman Behravesh, di HIS Global Insight - è vicina alla fine. Il mercato del lavoro è in brutte condizioni, ma molto meno che in passato». E Richard Yamarone, di Argus, ha affermato che «la marea sta cambiando direzione e la tendenza a riduzioni delle perdite occupazionali dovrebbe proseguire». A maggio sono andati persi 156mila posti nel settore manifatturiero, 29.800 nel comparto automobilistico. Dall'inizio della crisi l'industria ha perso 1,8 milioni di occupati. Nelle costruzioni, però, la flessione è stata limitata, pari a 59mila impieghi, l'andamento più confortante in otto mesi. I servizi, a loro volta, hanno sofferto una flessione di 120mila posti, con 30mila posti persi nella finanza e 17.500 nel commercio al dettaglio, lontani da recenti punte massime di 400mila in un solo mese. Il comparto alberghiero e del tempo libero, invece, ha guadagnato tremila posti. Il pubblico impiego si è contratto di settemila, mentre sanità e istruzione hanno creato 44mila posti di lavoro. E uno dei barometri dell'occupazione futura, gli impieghi temporanei, ha subito solo un modesto calo, pari a 6.500 posti. Il dipartimento del Lavoro ha inoltre rivisto le stime dell'occupazione svanita nei due mesi precedenti. Il mese peggiore, per il mercato del lavoro, potrebbe così rimanere gennaio, quando sono andati persi 741mila posti, un record dal 1949 e più del doppio della flessione di maggio. mvalsania@ilsole24ore.us © RIPRODUZIONE RISERVATA BILANCIO AMARO Il crollo è finora costato sei milioni di addetti dalla fine del 2007 Solo dall'industria sono usciti 1,8 milioni di dipendenti

Torna all'inizio


La sfida è migliorare l'offerta (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FONDI data: 2009-06-06 - pag: 37 autore: INTERVISTA Marcello Messori Assogestioni «La sfida è migliorare l'offerta» Il presidente dei gestori italiani: solo in questo modo i fondi potranno ripartire Isabella Della Valle «Ora o mai più». è questo in estrema sintesi il monito che Marcello Messori, presidente di Assogestioni, lancia agli associati per cavalcare il buon risultato di maggio. Un monito il cui obiettivo è proprio quello di far sì che la raccolta positiva per 1,6 miliardi non resti un episodio, ma rappresenti una riscossa duratura dell'industria del risparmio gestito. Professor Messori,un dato così non si vedeva dall'agosto del 2007. Come lo spiega? Alla base del risultato c'è l'effetto che la crisi in corso sta avendo sulla valutazione del rischio da parte degli investitori; un effetto che, come dimostrano anche i dati positivi degli altri paesi europei, favorisce il comparto del risparmio gestito. Vale a dire? La crisi ha convinto gli investitori a diffidare dei prodotti finanziari complessi, poco trasparenti e illiquidi. Ciò porta a una riscoperta dei fondi di investimento che sono diversificati, liquidabili e più trasparenti. Inoltre, oggi i risparmiatori italiani sono schiacciati su investimenti di brevissimo termine che, nel medio periodo, non possono offrire rendimenti appetibili. E questo dunque spinge i sottoscrittori a riposizionare i portafogli? Sì; anche perché vi è una percezione diffusa che si sia superata la fase peggiore della crisi finanziaria. Pertanto, nonostante resti la minaccia di un aggravamento della crisi "reale", investitori e distributori incominciano a costruire nuovi portafogli con un orizzonte di medio termine. E, per le ragioni che ho appena detto, la via maestra è quella di rientrare nel risparmio gestito. Infine, c'è una circostanza contingente e favorevole che ritengo molto importante. Quale? Il settore bancario non è più sottoposto a vincoli di liquidità così stringenti come alla fine del 2008 o all'inizio del 2009: la Bce continua ad assicurare abbondante liquidità e i rapporti diretti nell'interbancario hanno ripreso a funzionare. Lei pensa che siamo di fronte a un'inversione di tendenza oppure questo risultato potrebbe essere momentaneo? Devo essere sincero: non credo che il positivo dato di maggio segnali la soluzione dei problemi del risparmio gestito. Temo che, superata la crisi finanziaria,le banche italiane tornino ad avere l'esigenza di raccogliere molti fondi liquidi; e tale esigenza peserà negativamente sull'offerta di prodotti del risparmio gestito.L'andamento di maggio, che dovrebbe trovare conferma nei prossimi mesi, apre però una finestra di opportunità che gli attoridel settore e i canali distributivi devono sfruttare. In che modo? Con un'offerta credibile imperniata su buone performance, costi ragionevoli e un'effettiva consulenza. Se non si migliora l'offerta alla clientela, il comparto del risparmio gestito perderà una grande occasione di rilancio. La raccolta è comunque tornata positiva nonostante i problemi che lei ha appena citato e quello fiscale di cui si è tanto parlato e che penalizza le performance dei prodotti di diritto italiano rispetto agli esteri. è sempre così urgente risolverlo? Assolutamente sì. Il problema fiscale permane in tutta la sua gravità e pesa negativamente sui rendimenti dei fondi italiani. La finestra, di cui parlavo, non può essere utilizzata solo dagli attori di mercato; deve servire anche per eliminare le disparità fiscali e regolamentari. Tornando ai numeri, è significativo che i flussi abbiano interessato soprattutto gli azionari e i flessibili. Perché questo ritorno? Nello scegliere prodotti più di-versificati, una parte dei risparmiatori ha voluto scommettere su una ripresa dei mercati azionari; altri risparmiatori hanno invece preferito portafogli flessibili per cautelarsi rispetto alla volatilità; altri ancora non hanno voluto rinunciare alla liquidità, ma non si sono più rifugiati nei depositi o nei pronti contro termine. In tutti i casi gli investitori italiani hanno deciso di concedere una temporanea fiducia ai fondi di investimento. è compito del settore dimostrare che la loro scelta è giusta e non deve cambiare. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Il problema fiscale deve essere risolto con urgenza per eliminare le disparità»

Torna all'inizio


Gli errori e la sfortuna: nel dramma di Gordon il declino della sinistra (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 06/06/2009 - pag: 3 L'analisi Il successore di Blair ha provato a recuperare le radici socialiste Gli errori e la sfortuna: nel dramma di Gordon il declino della sinistra Serio e preparato, ma i tempi sono cambiati SEGUE DALLA PRIMA Il Labour divenne allora un partito moderno, anzi «swinging » come gli inglesi amavano definire la loro capitale, capace di affrontare le sfide della modernità e utilizzare spregiudicatamente, per la sua immagine, tutte le risorse della nuova comunicazione. Con una camaleontica genialità Blair riuscì a essere amico di tutti: di Clinton e di Bush, di D'Alema e di Berlusconi, di Aznar e di Schröder, dell'arcivescovo anglicano di Canterbury e del cardinale arcivescovo di Westminster. Sotto il suo regno i servizi pubblici, dalla sanità ai trasporti, funzionarono mediocremente, ma l'economia registrò brillanti tassi di crescita, la Borsa distribuì favolosi dividendi e la City attirò da tutto il mondo migliaia di giovanissimi maghi del denaro, instancabili inventori di nuovi prodotti finanziari. Nella sua veste di cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown amministrò le casse dello Stato e tenne con successo, accanto a Blair, le redini della finanza nazionale. Tutti sapevano che al momento della terza vittoria elettorale, nel 2005, i due artefici del successo britannico avevano stretto un patto e che Brown, dopo qualche mese, avrebbe preso possesso del numero 10 di Downing street. I pochi mesi divennero due anni durante i quali Blair, grande regista di se stesso, mise in scena con accorta lentezza lo spettacolo della sua dipartita. Quando Brown poté finalmente succedergli, molti laburisti tirarono un sospiro di sollievo. Volevano rinnovare l'immagine del partito, correggere gli effetti di alcune discusse decisioni di Blair (la guerra irachena per esempio), e recuperare i tradizionali valori del laburismo britannico: l'efficienza dei servizi pubblici, la sensibilità per i ceti sociali meno favoriti, una maggiore sobrietà mediatica. Figlio di un pastore presbiteriano e poco incline ai piaceri degli ozi italiani, Gordon Brown sembrava essere la persona più adatta a guidare il governo sino alla fine della legislatura e a conquistare per il partito una quarta vittoria elettorale. Le circostanze non gli sono state favorevoli. Alcuni incidenti di percorso e qualche discutibile lascito del suo predecessore hanno attraversato quasi immediatamente la sua strada e complicato sin dai primi mesi il suo insediamento alla testa del governo. La crisi finanziaria e il crollo del sistema bancario britannico hanno offuscato la sua immagine. Era naturale ricordare, dopo tutto, che il fantasioso castello di carte in cui la Gran Bretagna aveva vissuto per molti anni, era stato edificato quando Brown era cancelliere dello Scacchiere. Con una ammirevole forza di volontà riuscì a riprendere il controllo del timone, recuperò la tradizione statalista del partito, escogitò soluzioni che sarebbero state imitate da altri Paesi e riuscì a dare l'impressione, per qualche mese, che il responsabile economico della crisi fosse anche il migliore uomo a cui affidare il compito del salvataggio e della ripresa. Se le sue ricette sono quelle giuste, non sarà Brown, probabilmente, a trarne vantaggio. Dopo essere sopravvissuto a una crisi nella quale erano in gioco parecchi miliardi di sterline, Gordon Brown rischia di scivolare su qualche dozzina di rimborsi che assommano probabilmente a pochi milioni di sterline. Così è fatta la Gran Bretagna. Quando si stanca di un uomo, di un governo, di un partito, smette improvvisamente di essere compassata, flemmatica, imperturbabile, rispettosa dell'autorità, e diventa democraticamente spietata. Non basta. Come è dimostrato dalle dimissioni di una serie di ministri, i primi ad abbandonare il leader, in queste circostanze, sono i suoi più fedeli compagni. Quello che è accaduto nel 1990 a Margaret Thatcher potrebbe accadere domani a Gordon Brown. Sergio Romano Dalla Terza Via alla staffetta In alto, i leader della Terza Via a Firenze (1999): Blair, Cardoso, D'Alema, Clinton, Jospin, Schröder. Qui sopra, Brown con la moglie Sarah, premier designato (2007) 2 anni di governo Brown a Londra: dal 27 giugno 2007 Congiuntura La crisi finanziaria e il crollo del sistema bancario britannico hanno offuscato la sua immagine

Torna all'inizio


Ma con la Merkel è grande freddo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 06/06/2009 - pag: 14 Retroscena I dissensi su clima, Afghanistan e Guantanamo Ma con la Merkel è grande freddo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO Dietro le Jazz Band e i gospel, freddo. Il breve viaggio di Barack Obama in Germania, ieri, è un punto basso nelle relazioni tra Washington e Berlino: non un dramma, però è il segno di un gap transatlantico forse più ampio di quello che c'era tra Angela Merkel e George W. Bush. Il fatto che il presidente americano abbia deciso di non mettere piede a Berlino, ma solo a Dresda e Buchenwald in Francia, dopo la visita in Normandia, passerà invece da Parigi e che sia rimasto meno di 24 ore sul suolo tedesco è stato letto da molti commentatori come una piccola vendetta dopo che lo scorso luglio la cancelliera tedesca aveva rifiutato al candidato Obama di parlare alla Porta di Brandeburgo. C'è però molto di più. Negli ultimi mesi, una preoccupazione costante di Berlino è stata quella di segnare le differenze con Washington. Sia Frau Merkel sia il suo amato ministro delle Finanze Peer Steinbrück hanno più volte detto in pubblico che le responsabilità della crisi finanziaria che il mondo attraversa sono da cercare in America e da lì bisogna partire per ridisegnare il sistema. «Gli Stati Uniti perderanno il loro status di superpotenza nel sistema finanziario mondiale», arrivò a prevedere Steinbrück lo scorso ottobre. Da allora, è stato un confronto a distanza, con la cancelliera che parlava di un nuovo ordine economico e di una carta finanziaria globale che mettesse in riga anche Wall Street. Dalla Casa Bianca, silenzio. Anche i due stop che Obama si è preso da Berlino di recente pesano. La Grosse Koalition ha ribadito che non si impegnerà in zone pericolose in Afghanistan, esattamente la risposta che dava ogni volta a Bush: nessun aiuto in più a Obama. Anche qui, niente polemiche da parte della Casa Bianca. Sulla richiesta americana agli europei di ospitare alcuni dei detenuti di Guantanamo, molta riluttanza da parte della coalizione che governa la Germania. E, di nuovo, nessuna risposta da Washington. La settimana scorsa, poi, un'accusa diretta nel corso delle trattative per trovare un piano di salvataggio per la Opel, controllata dall'americana General Motors che in questo momento è sotto le cure intensive del Tesoro Usa. I ministri coinvolti nelle trattative, Steinbrück ancora in testa, hanno definito la posizione negoziale di Washington «scandalosa» e «non d'aiuto». In più, secondo indiscrezioni, Merkel sarebbe sin dall'elezione di Obama scettica sulla volontà reale della Casa Bianca di cambiare politica in fatto di emissioni di gas serra. Insomma, la cancelliera non ha aperto le braccia a Obama: anzi, ha segnalato più volte freddezza, anche in occasione dei vertici del G20 a Londra e della Nato a Strasburgo a inizio aprile. Lo staff del presidente americano non ha avuto reazioni vocali ma ha mantenuto di basso profilo la visita di ieri, quasi a snobbare Frau Merkel. Dresda, a festa, era coperta di adesivi «Ich bin ein Dresdner» per ricordare l'«Ich bin ein Berliner» di John Kennedy. Ciò nonostante, anche la proposta di una lunga passeggiata per Dresda, Merkel e Obama assieme, è stata oggetto di contrasti. La cancelliera notano infine gli analisti non è ancora stata a Washington da quando il nuovo presidente si è insediato. E Obama, se è per quello, non ha messo piede a Berlino. Danilo Taino Sotto braccio Obama con la cancelliera tedesca Angela Merkel al termine della conferenza stampa congiunta tenuta ieri a Dresda (Ap/Pablo Martinez Monsivais) Divario transatlantico Il divario transatlantico è forse più ampio di quello che c'era tra la Cancelliera e George W. Bush

Torna all'inizio


Indici positivi, su Italcementi e Saipem (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/06/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici positivi, su Italcementi e Saipem L'ultima seduta della settimana va in archivio a Piazza Affari con un nuovo piccolo rialzo, in sintonia con il resto d'Europa. I due principali indici, sorretti dall'andamento moderatamente positivo di Wall Street, hanno chiuso con progressi frazionali: +0,2% il Ftse-Mib, +0,22% il Ftse Italia All Share. Scambi ancora contenuti: 2,5 miliardi di euro il controvalore complessivo, in leggero progresso rispetto al dato della vigilia. A brillare di più nel paniere dei titoli che compongono il Ftse-Mib è stata Mediolanum che, dopo il già consistente rialzo della vigilia, ha spiccato il volo, chiudendo con un progresso del 7,05%, a 3,91 euro, nuovo massimo dell'anno. Motivo del-- l'exploit: la riscoperta del risparmio gestito, settore nel quale la banca guidata da Ennio Doris è leader, con la raccolta di maggio tornata positiva dopo venti mesi di corsa ai riscatti. Significativo anche il rimbalzo di Saipem (+3,97%), dovuto in particolare al ritorno del prezzo del greggio in prossimità dei 70 dollari il barile (il titolo d'altra arte era reduce dal sensibile calo di giovedì). Prevalentemente tecnici, invece, gli altri principali rialzi della giornata: Mediobanca è cresciuta del 2,4%, Italcementi del 2,69% e Geox del 2,15%. Sul fronte dei ribassi, infine, Lottomatica ha ceduto buona parte di quanto aveva guadagnato giovedì in seguito alle notizie del buon andamento del poker on-line, terminando a -2,28%. Ancora più pesante, invece, la flessione di Mondadori, pari al 4,25%, che si aggiunge al ribasso della vigilia e riporta la quotazione del titolo appena sopra quota 3 euro. Mediolanum È proseguita la corsa di Mediolanum, che ha segnato un progresso del 7,05%

Torna all'inizio


: balzo di Safilo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/06/2009 - pag: 35 Il caso a Milano «Aspettiamo offerte»: balzo di Safilo (g. fer.) Nella graduatoria dei maggiori rialzi della seduta di ieri a Piazza Affari, a conquistare nettamente la prima posizione è stato il titolo Safilo. Con un prezzo di riferimento di 0,475 euro, il progresso sulla vigilia è stato del 14,46%. L'exploit si spiega con le fasi finali del salvataggio della società che, con un indebitamento salito a 618 milioni di euro a fine marzo, ha bisogno urgente di capitali freschi. Su richiesta della Consob, Safilo ha confermato ieri di essere in attesa «in tempi brevi» delle offerte per un «possibile ingresso» nel capitale di un fondo di private equity. Vittorio Tabacchi presidente Safilo

Torna all'inizio


Wal-Mart rilancia il maxi buy-back (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/06/2009 - pag: 35 Il caso a New York Wal-Mart rilancia il maxi buy-back (g.fer.) Torna la fiducia nei consumi e gli amministratori di Wal-Mart, il colosso mondiale della grande distribuzione, dopo aver annunciato giovedì 22 mila nuove assunzioni in Usa, ieri ha lanciato un sostanzioso piano di buy-back (acquisto di azioni proprie) del valore di 15 miliardi di dollari. L'operazione in realtà era stata già approvata lo scorso anno, ma a dicembre, a causa della crisi delle vendite, era stata sospesa a tempo indeterminato. Ieri l'assemblea dei soci ha dato il nuovo via libera. Modesto, tuttavia, l'impatto sul titolo a Wall Street, che ha chiuso sostanzialmente al prezzo della vigilia. Michael Duke ceo di Wal-Mart

Torna all'inizio


Quei ritardi di Bnp eBankitalia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-06-06 - pag: 7 autore: AUTOGOL di Gianfranco Ursino Quei ritardi di Bnp eBankitalia A buon intenditore poche parole. Tra le centinaia di pagine della corposa Relazione Annuale 2008 di Banca d'Italia, il breve e risolutivo passaggio dedicato ai fondi chiusi immobi-liari nella sezione relativa all'attività di vigilanza sugli intermediari prende spunto dall'incresciosa vicenda del fondo Bnl Portfolio Immobiliare Crescita. Il primo fondo chiuso immobiliare quotato che doveva giungere alla sua naturale scadenza il 31 dicembre scorso. Una chiusura che, dopo un susseguirsi di colpi di scena che ha penalizzato gli oltre 12mila sottoscrittori, sta per concludersi in questi giorni con la vendita all'asta degli ultimi asset in portafoglio. Dopo aver comunicato nel giugno scorso di non volersi avvalere della proroga triennale concessa dalla normativa per dismettere il portafoglio immobiliare, Bnp Paribas Reim Sgr il 22 novembre scorso inoltrava a Banca d'Italia, fuori tempo massimo, la richiesta del periodo di grazia della durata di tre anni per completare, o forse in questo caso è meglio dire avviare, la vendita degli immobili. Motivo della richiesta: «il peggioramento della crisi finanziaria globale che ha colpito tutti i principali mercati». E solo in data 29 dicembre 2008 da Via Nazionale arrivava la decisione ufficiale della mancata concessione della proroga, invitando la Sgr a liquidare i sottoscrittori entro fine giugno 2009. D alla Relazione di Banca d'Italia adesso si apprende che «la Vigilanza ha ribadito l'opportunità che gli intermediari incorporino tempestivamente nei piani di gestione dei fondi le variazioni degli scenari di mercato, al fine di avviare per tempo le iniziative di dismissione e rispettare gli obiettivi e i tempi prospettati ai sottoscrittori nei regolamenti di gestione». Un ragionamento che non fa una piega e che lascia intendere anche agli altri gestori di fondi vicini alla scadenza che l'eventuale "grazia" non sarà concessa in automatico, anche qualora venisse richiesta nei termini di regolamento. Peccato, però, che per rispedire al mittente la richiesta avanzata dalla Sgr guidata da Michele Cibrario gli uomini di Via Nazionale abbiano impiegato ben 40 giorni. Un ritardo che ha creato incertezza tra gli investitori (il fondo ha perso il 20% nelle sedute successive la richiesta di proroga), contribuendo alla formazione di asimmetrie informative che penalizzano i piccoli risparmiatori.

Torna all'inizio


Ci piace la solidità di Sanofi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-06-06 - pag: 16 autore: IL GESTORE DELLA SETTIMANA Roberto Bragiotto Banca Cesare Ponti «Ci piace la solidità di Sanofi» «è una società ben posizionata ed è anche leader in alcune linee specialistiche» di Lucilla Incorvati S ull'economia italiana si abbatte la difficile situazione delle imprese. I mercati anche se lentamente sembrano recuperare ma in realtà sono ancora molto volatili. Il sistema dei fondi comuni è ai minimi storici. E poi Moody's ha tagliato l'outlook sulle banche italiane da stabile a negativo. Come interpretate questi segnali? Come la conferma che nonostante il buon periodo vissuto nell'ultimo trimestre da Piazza Affari, la crisi non è ancora definitivamente risolta. Uno dei nodi cruciali per la soluzione definitiva della crisi è proprio lo stato di salute del sistema finanziario e nel nostro Paese gli interventi statali non dovrebbero essere per fortuna ingenti nell'immediato futuro. Il sistema bancario italiano, l'ultimo fra i big europei cui è stato attribuito un outlook negativo, si è dimostrato inizialmente più resistente alla crisi rispetto a quello di altri Paesi grazie alla minor esposizione verso asset tossici e attività di investment banking e capital market. Nonostante la crisi finanziaria adesso si sia trasferita all'economia reale e la redditività peggiorerà nel 2009 e probabilmente nel 2010, il sistema bancario italiano resta uno dei settori finanziari in Europa meno colpito dall'attuale crisi. Molti policy makers ora convengono che il peggio sia passato e, almeno nel breve periodo, lo stimolo delle politiche economiche sarà sufficiente a stabilizzare l'attività. Quale è la strategia di investimento che avete impostato in questo momento e quale quella per il medio termine ? Per molto tempo abbiamo avuto un sottopeso strutturale per quanto riguarda l'equity che in alcuni momenti è stato anche molto sensibile rispetto ai benchmark, rinunciando ad investire in alcune aree geografiche, come ad esempio il Giappone, o a selezionare direttamente delle single stock proprio per l'estrema difficoltà di valutare oggettivamente le società. Ultimamente sulla scorta di una stabilizzazione di alcuni indicatori macroeconomici e sull'assenza di brutte notizie dal fronte societario, siamo tornati a investire in piccola parte su quelle asset class che in qualche modo incorporano una maggiore propensione al rischio anche se non abbiamo ancora indiscriminatamente fiducia nell'azionario. Gli investimenti effettuati sulle azioni Usa sono parzialmente coperti dal rischio cambio non solo per una questione di prudenza, ma perché è venuta un po' meno la convinzione che il dollaro possa rafforzarsi nel medio periodo contro l'euro, dopo che la grossa discesa dei corsi azionari aveva contribuito a mantenerne una certa valenza di "bene rifugio". Quale peso date all'azionario e quale all'obbligazionario? Si sta affermando la convinzione che i segnali di miglioramento visti di recente non sembrerebbero di reale recupero ma solo di rallentamento della caduta, con il rischio che il crescere dei rendimenti dei titoli di Stato si rifletta in un rialzo dei tassi di interesse che potrebbe compromettere una ripresa già debole. Abbiamo perciò mantenuto un leggero sottopeso relativo nel comparto azionario e di recente siamo tornati ad investire nei Paesi emergenti asiatici escluso il Giappone. Per quanto concerne il comparto obbligazionario, l'atteggiamento nei confronti delle obbligazioni governative, dopo un periodo di convenienza delle duration lunghe, è oggi molto meno aggressivo dal momento che non riteniamo nel medio periodo questa asset class particolarmente attraente se non in momenti di estrema debolezza contando sui riacquisti che le Banche Centrali dovranno attuare per finanziare gli enormi costi dei salvataggi pubblici. Abbiamo ricostituito qualche posizione sulle componenti obbligazionarie a maggior propensione di rischio come le obbligazioni corporate, le obbligazioni convertibili e le obbligazioni dei Paesi emergenti Ci sono dei settori che prediligete o state scommettendo su alcune aree geografiche? Nel nostro processo di investimento non ci sono posizioni attive a livello settoriale anche se di fronte alle previsioni di un trimestre difficile sarei particolarmente attento ad investire su settori tradizionalmente difensivi come il farmaceutico, le utilities e gli energetici, in vista anche di una ripresa delle quotazioni del petrolio. Per quanto concerne le aree geografiche, il recente appesantimento della posizione sui paesi asiatici emergenti rispecchia una visione favorevole di quest'area. Tali mercati, beneficiando di una bassa leva finanziaria e di un sostenuto livello di risparmi, rappresentano chiaramente la zona con la crescita più importante a fronte delle economie tradizionali sicuramente più stagnanti. Quali sono le società che vi piacciono di più e perché? Guardiamo con attenzione società quali Sanofi-Aventis, Total, Fugro e RWE. Sanofi è un titolo che gode di solidi fondamentali (da non trascurare un dividend yield superiore al 5%) all'interno di un settore tradizionalmente difensivo, proprio perché la crisi è essenzialmente economico-finanziaria e non intacca in modo sostanziale un settore anti-ciclico e poco vulnerabile come quello della farmaceutica. La domanda di salute, infatti, non cambia, né si attenua. Anzi, anche a seguito del crescere dell`età media della popolazione, tende ad aumentare. La linea di SanofiAventis è quella di essere un'azienda globale nel settore healthcare, un'azienda in grado di spaziare dalla medicina di base al prodotto specifico in futuro anche personalizzato, dalla ricerca all'innovazione, con una linea di sviluppo che muove verso il consolidamento nelle zone emergenti, creando massa critica nei mercati in forte crescita. Total è la compagnia petrolifera con i più bassi costi di produzione in grado di controllare efficacemente i costi tecnici rispetto ai propri concorrenti grazie a riserve diversificate geograficamente e ad un portafoglio progetti qualificatissimo. Fugro, azienda leader nella raccolta e nella interpretazione di dati geologici utili all'industria oil & gas, mineraria e delle costruzioni, incarna ancora di più quell'aspetto di crescita sostenibile che è alla base delle nostre selezioni, disponendo di ottimi fondamentali in termini di Roe, earnings per share e peg ratio. RWE ha alzato le sue previsioni, anticipando una crescita dell'utile operativo al 2010 del 5-10% annuo contro una stima precedente pari al 5%. Per quest'anno gli utili sono attesi stabili, dopo la crescita realizzata lo scorso anno, con un business che apporta flussi di cassa costanti anche in tempi difficili. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna all'inizio


silenzio russo sui dazi per i mobilieri (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 25 - Economia Global market Silenzio russo sui dazi per i mobilieri La Russia non è sfuggita e non potrà sfuggire alle ricadute della crisi finanziaria globale. Però in futuro il rublo potrà essere considerato tra le monete di riserva Ma come? Non è Putin il grande amico di Berlusconi? Non fanno continuamente la spola tra Roma e Mosca e San Pietroburgo (ieri si è rivisto sul palcoscenico russo il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, alla Davos russa) i membri del governo? E allora, perché il governo non cerca di prendere provvedimenti per arginare il crollo del 40% dell´export di mobili italiani in Russia, a causa dell´inasprimento dei dazi, passati bruscamente dal 30 al 40%? Luigi Lusi, senatore del Pd che ha scritto una lettera all´Ice per sollecitare Berlusconi e soci. Basta con le dichiarazioni d´intenti, è il succo della missiva, occorrono misure concrete. Quanto a Scajola, si è limitato ad auspicare l´ingresso della Russia nel Wto: così si forniranno «maggiori tutele alle nostre imprese contro le derive protezionistiche e contro la contraffazione». Morale della favola: nel Far West russo, gli sceriffi sono al saloon. Leonardo Coen [la barca di murdoch] La ex barca di Rupert Murdoch costa 2,2 milioni di euro di revisione a Silvio Berlusconi. La Morning Glory, il 48 metri a vela venduto dal tycoon australiano al Cavaliere nel ‘99 (quando i rapporti tra i due erano migliori) è finita di recente nei cantieri di San Diego, in California. Motivo: il "tagliando" obbligatorio del quindicesimo anno di età. Lavori di restauro, ritocchi alla strumentazione di sicurezza di bordo che hanno pesato per oltre 2 milioni (cui vanno aggiunti 800mila euro di spese di funzionamento) sui conti della Alba servizi, controllata della Fininvest. Il conto finale, però, non è arrivato in via Paleocapa. Lo splendido yacht del premier - come deciso a suo tempo da Murdoch - è ancorato come domicilio societario nel paradiso fiscale delle Bermuda. Ettore Livini

Torna all'inizio


quando la finanza divora l'economia - lucio villari (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 44 - Cultura Compie cent´anni "Il capitale finanziario" di Hilferding QUANDO LA FINANZA DIVORA L´ECONOMIA Il testo è un classico del pensiero politico L´autore scomparve nel nulla in una cella della Gestapo LUCIO VILLARI Rudolf Hilferding scomparve nel nulla in un giorno del 1941 in Francia, in una prigione della Gestapo. Nel nulla, significa che non si sa se fu ucciso o se, come il suo conterraneo Walter Benjamin, si sia suicidato per sottrarsi al nazismo. Era riuscito a fuggire dalla Germania nel 1933, rifugiandosi in Svizzera. Tenuto d´occhio dalla polizia tedesca, decise nel 1938 di trasferirsi a Parigi. Dopo la sconfitta militare della Francia nel giugno l940 e la creazione del governo collaborazionista di Vichy, Hilferding capì che l´unica via di scampo era la fuga negli Stati Uniti. Recatosi a Marsiglia per imbarcarsi su una nave di linea, fu arrestato da agenti di Vichy e consegnato ai nazisti. Interrogato e torturato, è probabile che il suo fisico - aveva sessantaquattro anni - non abbia retto. Non è rimasta testimonianza della sua fine. L´accanimento del governo nazista nei suoi confronti si spiega con il fatto che egli era uno dei pochi oppositori a non essere riuscito a far perdere le proprie tracce nel flusso imponente dell´emigrazione politica tedesca verso l´America rooseveltiana. Per quanto ormai solo e inerme, Hilferding era pur sempre un simbolo vagante di un tempo di libertà e di democrazia che gli esponenti della nuova Germania volevano far dimenticare. Nel 1909, esattamente cent´anni fa, aveva pubblicato un´opera che si può considerare un classico del pensiero economico e politico del Novecento, Il capitale finanziario. Fino al 1933 era stato una figura centrale della politica e dell´economia tedesca ed era riconosciuto come uno dei maggiori studiosi marxisti. Era stato ministro delle finanze in vari governi della repubblica di Weimar ed esponente di primo piano della parte moderata del partito socialdemocratico. Ora, mentre le armate tedesche erano vittoriose su tutti i fronti d´Europa, veniva inghiottito dal silenzio. Nato a Vienna nel 1877, Hilferding apparteneva a quel tempo dell´Europa borghese e socialista di fine Ottocento e del primo Novecento quando gli studi sulle società contemporanee, il confronto con la modernizzazione industriale, i partiti politici che si ispiravano a un liberalismo critico e a un socialismo riformatore, parevano confluire in quel contrastato rigoglio filosofico e politico che come un fiume senza argini scorreva in Europa e in Russia lambendo gli Stati Uniti d´America. La sua formazione e la sua adolescenza furono tedeschi e in Germania, dove si era trasferito con la famiglia, Hilferding rappresentò quell´avanguardia di sociologi e filosofi (da Rathenau alla Scuola di Francoforte) indagatori del loro tempo che fiorirono a Weimar. Come socialista rappresentò il conflitto tra chi credeva nell´evoluzione pacifica della lotta di classe e nel binomio democrazia–socialismo (era questa la Seconda Internazionale), e chi credeva nel socialismo come superamento della democrazia borghese, come comunismo, (era la Terza Internazionale di Lenin e del colpo di stato dell´ottobre l917 in Russia). Hilferding accettava lo spirito del Marx perplesso nei confronti della rivoluzione proletaria e, specie dopo il fallimento della Comune di Parigi nel l871, più incline a una via democratica e parlamentare al socialismo. Hilferding aveva l´idea di una democrazia dove il socialismo e il marxismo fossero parti essenziali del governo amministrativo e della crescita sociale di un sistema sociale capitalistico e "borghese". Questa ipotesi sarà per decenni il tormento irrisolto di gran parte della sinistra politica europea, ma, per restare nel campo dell´economia, fu assimilata da Schumpeter e in parte dallo stesso Keynes, da Joan Robinson e, in anni più vicini a noi, da Paul Sweezy e Paul Baran, dai nostri Caffè e Sylos Labini e da pochi altri. è tuttora un metodo aperto e operante, ad esempio, nelle Università americane. Marx aveva indagato il capitalismo di metà Ottocento, occorreva ora studiarlo in un Novecento che esordiva con soggetti e oggetti nuovi. Agli inizi di un fantastico e moderno Novecento andavano snidati i segreti dell´egemonia di un capitalismo che appariva vitale e sostanzialmente inattaccabile dalle lotte operaie. Dal capitalismo dei padroni delle ferriere era germinato, grazie anche al petrolio, alla chimica e all´elettricità, il capitalismo delle società per azioni, delle banche, degli "affari" regolati e controllati dai nuovissimi e veloci strumenti del telegrafo, del telefono, della radio. è quanto fece Hilferding in Il capitale finanziario. Era il 1909 e il capitalismo americano ed europeo scontavano una gravissima crisi finanziaria e bancaria (simile in parte a quella che stiamo vivendo) esplosa nel l907. è intorno a questa crisi (l´impianto dell´opera e la sua struttura erano già chiare nel 1905, l´anno in cui era comparsa negli Stati Uniti la critica Teoria dell´Impresa di Thorstein Veblen) che Hilferding scrisse la "continuazione" del Capitale di Marx. Nella prefazione Hilferding dettò parole sorprendenti per la loro attualità: «La caratteristica del Capitalismo "moderno" è data da quei processi di concentrazione che, da un lato, si manifestano nel "superamento della libera concorrenza", mediante la formazione di cartelli e trusts, e, dall´altro, in un rapporto sempre più stretto fra capitale bancario e capitale industriale. In forza di tale rapporto, il capitale assume (...) la forma di capitale finanziario, che rappresenta la sua più alta e più astratta forma fenomenica. Lo schema mistico che vela in genere i rapporti capitalistici raggiunge qui il massimo della impenetrabilità». Il capitale finanziario "penetrò" in quel capitalismo, ne tolse il velo mistico e fu subito al centro di dibattiti e riflessioni che solo la prima guerra mondiale, scoppiata cinque anni dopo, interruppe. Ancora nel 1916 Lenin fece sue le tesi dell´avversario Hilferding immaginando però (e sbagliando) che quel capitale finanziario fosse la fase suprema ma ultima del capitalismo e che aprisse perciò la strada alla rivoluzione proletaria. L´opera di Hilferding non lo autorizzava a questo, anche se Il capitale finanziario si chiudeva con queste inquietanti parole: «Il capitale finanziario è la più compiuta realizzazione della dittatura dei magnati del capitale. Ma appunto perciò la dittatura dei capitalisti che dominano uno Stato entra in contrasto sempre più aspro con gli interessi capitalistici degli altri Stati. Nello scontro violento degli inconciliabili interessi, la dittatura dei magnati del capitale si rovescia, infine, nella dittatura del proletariato». SEGUE A PAGINA 6

Torna all'inizio


"Un voto per cambiare l'Europa" (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Intervista al premier Berlusconi "Un voto per cambiare l'Europa" Silvio Berlusconi a Il Tempo: "A Bruxelles la nostra sinistra è come un pesce fuor d'acqua. All'Italia servono istituzioni più snelle. Obama? Positivo quello che fa, siamo in sintonia con la sua politica". Presidente Berlusconi, quelle di oggi e domani sono innanzi tutto elezioni per il Parlamento Europeo. Con quale obiettivo Lei ha deciso di guidare le liste del Suo partito? Qual è il prossimo passo importante che deve compiere l'Europa? Vorrei, prima di tutto, farle notare che in questa campagna elettorale c'è una grande differenza tra noi e la sinistra. Invece di parlare di Europa, la sinistra ha preferito cavalcare il gossip, il giustizialismo e la demonizzazione dell'avversario, con una maldicenza continua anche a costo di calpestare il diritto alla privacy. Non mi stupisce. In Europa la nostra sinistra è come un pesce fuor d'acqua: il Pd non sa neppure a quale gruppo del Parlamento europeo iscriverà i propri eletti. Noi, invece, coerenti con la nostra storia e con i nostri valori, continuiamo a perseguire una politica di riforme indispensabili per realizzare il sogno europeista, che mira a costruire un soggetto politico mondiale forte, autorevole e portatore di pace. Oggi purtroppo l'Europa, così com'è, lascia molto a desiderare. C'è troppa burocrazia, troppe norme che imbrigliano e mortificano le imprese invece di aiutarle a vincere le sfide sui mercati internazionali. Troppe norme lontane dai cittadini e dalla vita di ogni giorno. Dobbiamo incidere sui meccanismi decisionali, renderli più concreti e più vicini alla realtà. Abbiamo la moneta unica e il mercato unico. Ma questo non basta più. Dobbiamo pretendere una voce unica dell'Europa in politica estera, dobbiamo avere un esercito unico e una difesa comune europea cui tutti contribuiscano, ottimizzando le risorse nazionali, dimezzando così i costi di ciascun Paese. Dobbiamo colmare altre lacune, così da avere una politica dell'energia, della sicurezza e dell'immigrazione che siano veramente comuni. Tutto ciò richiede anche un "premier europeo" che resti in carica non solo sei mesi come avviene adesso per il presidente di turno del Consiglio dei capi di Stato e di governo, ma per un tempo più lungo, almeno tre anni come prevede il Trattato di Lisbona. Un tempo adeguato a realizzare un programma che sia "sentito" dai cittadini europei come proprio. Tra poche settimane l'Italia ospiterà il G8, che lei ha voluto a L'Aquila. Quale risultato si prefigge da presidente della riunione? Sarà un G8 innovativo e ambizioso. Anzitutto, vogliamo rafforzare il confronto diretto con le economie emergenti. Le sfide che ci troviamo a fronteggiare, dalla crisi economica e finanziaria ai cambiamenti climatici e alla fame nel mondo, esigono risposte globali, da assumere insieme. Il G8 è uno strumento efficace perché ristretto, ma dovrà confrontarsi con il G5 (Cina, Brasile, India, Messico, Sudafrica) e l'Egitto, che ho voluto invitare all'Aquila in quanto importante Paese arabo e musulmano. Il confronto si allargherà quindi ai Paesi africani, a Spagna, Danimarca, Olanda e Turchia e agli altri Paesi emettitori di gas serra, per discutere temi come la sicurezza alimentare e i cambiamenti climatici. Sul fronte economico, stiamo lavorando alla definizione di un Global Legal Standard, un codice di norme per regolare il mondo finanziario ed economico in modo da scongiurare il ripetersi di una crisi così grave. Affronteremo poi la dimensione sociale della crisi e tutti i dossier "caldi" della politica internazionale. Presiedo il G8 per la terza volta dopo Napoli nel 1994 e Genova nel 2001. La missione di questo G8 è far sì che i leader prendano le decisioni giuste e siano vicini ai cittadini, specie ai più deboli. Come segnale di sobrietà, per risparmiare e mostrare la solidarietà del mondo alla popolazione abruzzese colpita dal terremoto, abbiamo deciso di spostare il vertice dalla Maddalena all'Aquila, una scelta che è stata apprezzata da tutti i capi di Stato e di governo che vi parteciperanno. Tra dieci giorni lei vedrà a Washington il presidente Obama. Il cambio di colore politico dell'amministrazione americana avrà effetti sui rapporti con l'Italia? Come giudica i primi passi della Casa Bianca sui dossier più delicati del mondo: crisi finanziaria, Iran, Pakistan e Corea del Nord? Giudico in modo assolutamente positivo tutto ciò che il Presidente Obama ha fatto sin qui. Con lui la tradizionale amicizia e sintonia di vedute fra Stati Uniti e l'Italia è destinata a rafforzarsi ancora. La forza di questo rapporto è radicata anzitutto nella solida amicizia che lega i nostri due popoli e dalla condivisione profonda di un modello politico economico e sociale, che pone al centro di tutto la libertà. Gli Stati Uniti sono per tutto il mondo il paese della libertà, e quindi, chiunque ne sia il presidente, noi siamo con loro. In concreto Obama ha dato importanti segnali di speranza e di apertura ed ha dimostrato anche grande fermezza verso chi, come la Corea del Nord, mette in pericolo la sicurezza e la pace. Ancora una volta, l'Italia si sente in sintonia con la politica estera americana. Il presidente Obama ha rivolto ieri al mondo islamico un discorso di grande apertura. Siamo in grado di dire che la grande tensione figlia dell'11 settembre inizia a trovare una soluzione? Con il suo discorso al Cairo, Obama ha gettato le basi di "un nuovo inizio" nei rapporti col mondo islamico. Una stagione che guarda al futuro, e non al passato, e che potrà dare buoni frutti. Ha descritto una strategia complessiva basata sulla fiducia e al riguardo della violenza e dell'odio. Obama pensa a un Irak affidato agli iracheni, al dialogo con l'Iran, alla pacifica convivenza fra due stati, Israele e Palestina. E' una prospettiva che condividiamo e siamo pronti a aiutarlo, a mettere a disposizione la nostra capacità tutta italiana di dialogo. Ora però sta ai principali protagonisti del mondo arabo dare risposte adeguate. Sono certo che la gran parte degli stati e dei popoli islamici voglia, come noi, una prospettiva di pace e di sicurezza nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. E' superfluo aggiungere che in questo quadro la sicurezza e l'integrità di Israele rimangono irrinunciabili. In Italia lei sta sperimentando la guida di un governo sostenuto da una coalizione che si regge su due partiti essenziali, Pdl e Lega. Questa formazione semplificata sarà la chiave di svolta per le grandi riforme che attende il Paese? Il Popolo della Libertà ha come obbiettivo nel tempo quello di arrivare ad ottenere più del 50 per cento dei consensi elettorali. E' un'ambizione legittima, perché le moderne democrazie si reggono su un sostanziale bipartitismo, sul confronto tra due grandi partiti. Chi vince governa per cinque anni. Chi perde esercita il controllo. Oggi in Italia siamo in presenza di un bipolarismo che rappresenta comunque un passo avanti rispetto al passato. Grazie alla legge elettorale da noi introdotta, e criticata a sproposito, un anno fa il popolo italiano ha ridotto il numero dei partiti presenti in Parlamento. I gruppi parlamentari sono scesi infatti da 14 a 6. Questo tipo di bipolarismo consente alla nostra maggioranza di votare anche da sola le riforme necessarie per ammodernare l'Italia. Lei ha spesso criticato le lentezze delle istituzioni della Repubblica, Parlamento in testa. Quale progetto ha in mente su questo punto? Perseguirà l'obiettivo della riduzione dei membri delle due Camere con iniziativa di legge popolare? Non ho mai fatto critiche generiche, né ho mai detto che il Parlamento è inutile. Ho soltanto cercato di spiegare che è difficile governare se il presidente del Consiglio non ha alcun potere, tranne quello di redigere l'ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Un bicameralismo perfetto richiede tempi incompatibili con le continue emergenze con cui il Paese si trova a fare i conti. Una mancanza di efficienza che non ha certo trovato dei correttivi nel fatto che in Parlamento ci sono 630 deputati e 315 senatori, che votano le leggi guardando il pollice rivolto in alto o in basso dei capigruppo. Chiedere un parlamento più efficiente significa volerlo rafforzare, non certo indebolirlo. Oggi, così com'è, il Parlamento ha perso parte della sua funzione. Noi vogliamo ridargliela. Per questo, già nella legislatura 2001-2006 avevamo approvato una riforma costituzionale che riduceva il numero dei deputati e dei senatori, affidava il potere legislativo alla sola Camera dei deputati e istituiva il Senato delle Regioni. Quella riforma è stata contrastata dalla sinistra, che la fece abrogare con un referendum popolare. Ora la sinistra dice di avere cambiato idea, di essere d'accordo con il nostro progetto di dimezzare il numero dei parlamentari. Se manterrà la posizione e confermerà di essere pronta a votare, saremo lieti di condividere una legge di iniziativa parlamentare sulla riduzione di deputati e senatori. Noi comunque andremo avanti. Per questo nei prossimi giorni, allestiremo i gazebo per raccogliere le firme che servono ad un disegno di legge di iniziativa popolare per varare una riforma che porti alla riduzione del numero dei parlamentari. Il suo principale alleato, Umberto Bossi, dice che lei non farà campagna elettorale per il referendum di giugno. Sarà così? Quale risultato auspica veder uscire dall'urna? L'alleanza con la Lega è a prova di bomba? è fuori di dubbio che se il referendum superasse il quorum e avesse successo, sarebbe un grande passo avanti sulla strada del bipartitismo. E' questo l'obbiettivo del Popolo della Libertà. Per questo voterò sì, nell'interesse del Paese, prima ancora che del PDL. E nessuno meglio di Bossi, che è un amico prima ancora che un alleato, mi può capire. Però lo confermo, non farò nessuna campagna. E' giusto che su questo tema ogni italiano voti secondo coscienza. Il 2009 è l'anno della grande crisi economica. Lei ha fatto grandi sforzi di ottimismo, di cui le va dato atto in un panorama dominato dai "corvi". Vede una luce in fondo al tunnel? Cosa si deve fare per avere un'Italia economicamente più dinamica? Per contrastare la crisi, il governo ha fatto tutto ciò che si doveva fare, e l'ha fatto bene. Abbiamo messo in sicurezza i conti pubblici con la finanziaria triennale, scongiurando l'ennesimo assalto alla diligenza. Abbiamo protetto le famiglie, il risparmio e le imprese, mettendo a disposizione delle banche le risorse necessarie per fare in modo che il flusso del credito non si interrompesse. E abbiamo garantito un sostegno a chi perde il lavoro portando a 32 miliardi di euro le risorse per gli ammortizzatori sociali. Ora sono sempre più numerosi quelli che dicono che il peggio è alle nostre spalle. Lo penso anch'io, anche se la crisi non è finita e la sua estensione nel tempo dipenderà moltissimo dalla reazione psicologica dei consumatori. Purtroppo, la canzone del catastrofismo cantata dalla sinistra e dai suoi media, ha avuto effetti dannosi sull'economia. Potremo superare davvero la crisi solo se convinceremo chi può a non modificare il proprio stile di vita nei consumi e a non avere paura. E' una scelta di buon senso, la stessa linea che sta seguendo anche il presidente Obama negli Stati Uniti. Un'azienda italiana, la Fiat, è oggi al centro di un processo di aggregazione mondiale di produttori d'automobili. L'accordo con Chrysler c'è, mentre quello per Opel sembra tramontato. Nel lungo periodo sapremo conservare tutti i posti lavoro sul territorio italiano del nuovo colosso che nasce? Autorevoli economisti hanno spiegato che sul mercato mondiale dell'auto vi sarà spazio, nei prossimi anni, per non più di cinque o sei grandi gruppi. La partita per Opel sembra tutt'altro che chiusa, la Fiat si candida autorevolmente a essere uno di questi attraverso un'intelligente politica di acquisizioni e di alleanze che avrà riflessi positivi anche sulla tenuta dell'occupazione. Il governo, che ha supportato la Fiat nelle fasi più difficili e da ultimo anche attraverso gli incentivi al settore auto, sta lavorando per aprire un tavolo con l'azienda e le parti sociali sulle prospettive occupazionali future dell'azienda. Il punto fermo è la salvaguardia degli impianti e dei posti di lavoro in Italia, un impegno che peraltro il dottor Marchionne ha più volte ribadito e che non dubitiamo vorrà onorare. Questa campagna elettorale si è molto caratterizzata per vicende che riguardano la sua persona. Come giudica il comportamento dell'opposizione? La sinistra ha davvero toccato il fondo. Si sono resi conto di essere senza leader, senza idee, senza programmi, senza futuro. Così hanno rispolverato il metodo stalinista della distruzione dell'avversario e si sono buttati in una spregiudicata campagna di disinformazione e calunnia ai danni del Presidente del Consiglio. Gli italiani si sono resi conto di quello che è successo e tutte queste menzogne si sono già rivelate un boomerang per il Pd. E' ormai chiaro a tutti gli italiani di buon senso che una sinistra del genere non può né governare né rappresentare l'Italia.

Torna all'inizio


Politica: (sezione: crisi)

( da "Sannio Online, Il" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Politica: «La Sinistra di oggi ha disperso il patrimonio del passato. Berlusconi vince per Pubblicato il 06-06-2009 “Da qualche tempo, attraverso giornali, televisioni, e altri mezzi di comunicazione, stiamo subendo maltrattamenti, offese, ingiurie alle nostre intelligenze e alle nostre esperienze di vita lavorativa... “Da qualche tempo, attraverso giornali, televisioni, e altri mezzi di comunicazione, stiamo subendo maltrattamenti, offese, ingiurie alle nostre intelligenze e alle nostre esperienze di vita lavorativa. Vediamo offeso e ingiuriato in ogni maniera, al contempo, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Cavaliere del lavoro, Silvio Berlusconi, che noi Italiani abbiamo votato in modo consistente e convinto, credendo fortemente nella sua figura di intraprendente imprenditore, come dimostra la felice storia delle sue aziende che vivono tutte in attivo. Noi crediamo che sia giunta finalmente l’ora di bandire una volta per tutte le chiacchiere malevole e invidiose. Se non avesse avuto la fiducia piena e convinta di milioni di Italiani, Silvio Berlusconi non sarebbe riuscito a creare un grande partito come il Popolo della Libertà. In questa fase difficile per tutto il Mondo, caratterizzata dalla crisi finanziaria, dall’avvento dei nuovi vertici politici negli Stati Uniti d’America, e in Italia da alluvioni e terremoti, con la ulteriore sventura di un’opposizione che mira solo a distruggere, Silvio Berlusconi non ha colpe. Gli operai e i lavoratori di ogni settore, industria, agricoltura, commercio, gli ambulanti, hanno creduto in Silvio Berlusconi e gli hanno tributato un enorme consenso, poiché hanno capito che grazie al Cavaliere si può lavorare e guadagnare. Con la Sinistra, invece, solo scioperi, negligenze e malcostume. Questo, si badi bene, è il quadro della sinistra di oggi. Un tempo, invece, quando i partiti di sinistra erano quelli dei lavoratori, quando gli operai si dedicavano alla lettura dei giornali prima di iniziare il proprio turno di lavoro, degni di essere cittadini in quanto osservatori delle dinamiche civili che caratterizzavano la società dell’epoca, la situazione era diversa. Erano i tempi dei Signori Togliatti, Natta, Cossutta, Longo e altri che hanno saputo far crescere il partito fondandosi sui valori supremi dell’onestà e del rispetto umano. Un enorme patrimonio durato per decenni, che la sinistra di oggi ha completamente sgretolato e dimenticato. L’attuale Segretario del Partito democratico, Dario Franceschini, ha tutta l’aria di chi, accortosi tardi che l’incarico ricevuto comporta una responsabilità più onerosa di quanto credesse, si sta barcamenando alla bell’e meglio, mentre gli stessi che ne hanno perorato la nomina si stanno drammaticamente pentendo”. Lettera firmata

Torna all'inizio


<È il momento di agire per la pace>(sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

MONDO 06-06-2009 «È il momento di agire per la pace» La Casa Bianca rilancia il suo piano per il Medio Oriente e chiama anche i palestinesi a «fare scelte dure» DA DRESDA « L a Germania è un partner cruciale e stretta amica degli Stati Uniti». Barack Obama ha scelto Dresda, la città un tempo simbolo della distruzione della Seconda Guerra Mondiale e oggi della ricostruzione e della riconciliazione, per dare inizio al nuovo asse della pace Washington-Berlino. Obama punta sulla Merkel e sulla Germania, il Paese più ricco e potente d'Europa, per dare una svolta alla risoluzione dei conflitti internazionali. Tra le questioni al centro dei colloqui di Dresda tra Obama e la Merkel c'è stata soprattutto la ripresa negoziati di pace in Medio Oriente. Entrambi nella conferenza stampa congiunta hanno sottolineato «di credere al processo di pace e ad una soluzione a due Stati». Obama ha annunciato che invierà la prossima settimana nella regione l'inviato speciale Usa per il Medio Oriente, George Mitchell. E ha sottolineato che non spetterà solo ad Israele «fare scelte dure». Secondo Obama «anche i palestinesi dovranno svolgere la loro parte non solo rinunciando alla violenza, ma anche creando strutture efficienti, combattendo la corruzione e l'inefficienza». E un ruolo fondamentale lo svolgeranno i Paesi arabi, che dovranno a loro volta «fare scelte difficili». Con il cancelliere tedesco, Obama ha discusso anche del dossier nucleare iraniano, sottolineando come gli Stati Uniti siano pronti ad avviare «un dialogo serio» con Teheran, che dovrà essere condotto in collegamento con il cosiddetto "5+1", il gruppo di mediatori costituito dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, più la Germania. «Il dialogo con l'Iran non può avvenire nell'isolamento, ma in un contesto più ampio per evitare la corsa al riarmo», ha sottolineato Obama che poi ha aggiunto: «In estate sarò in Russia per discutere la diminuzione degli arsenali nucleari di Stati Uniti e Russia: per questo dico che il discorso è più ampio». Per la Merkel, «l'Iran è una priorità dell'agenda politica e la Germania spera di poter contribuire in modo concreto allo sviluppo positivo dei negoziati». Obama si è quindi soffermato sui problemi economici che affliggono il suo Paese e tutto il mondo riaffermando la necessità di «non accettare il protezionismo, bisogna mantenere aperte le frontiere». Il presidente americano si è detto poi «ottimista» sulla possibilità che gli Stati Uniti possano assumere una posizione di leader nella lotta al mutamento del clima. Obama ha sottolineato che i Paesi europei hanno avuto negli ultimi anni una posizione di avanguardia rispetto agli Usa circa la lotta al riscaldamento del pianeta. «Gli Stati Uniti devono essere pronti a dare il buon esempio se vogliamo coinvolgere nella soluzione del problema Paesi importanti come la Cina e l'India». ( V.S a .)

Torna all'inizio


(sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 06-06-2009 Nouriel Roubini «La Bce ha tagliato troppo poco e tardi Oggi servono scelte non convenzionali» DA MILANO GIUSEPPE MATARAZZO « S iamo ancora in una crisi economica globale forte. Le azioni di stimolo monetarie, fiscali, creditizie che i vari Paesi hanno messo in campo negli ultimi mesi hanno migliorato le condizioni. Siamo più vicini alla fine della recessione rispetto a sei mesi fa. Il rischio di una depressione si è ridotto. Questo non vuol dire però che siamo alla fine del tunnel ». Nouriel Roubini, non si smentisce. Ma il professore di economia della New York University, uno dei più importanti studiosi mondiali e soprattutto uno dei pochi ad aver previsto con largo anticipo la crisi dei subprime in A- merica, puntualizza: «Non sono un pessimista perenne. Sono realista: cerco di analizzare la situazione e predirla nel modo più giusto. Prima o poi usciremo da questa crisi. Ma le cose miglioreranno solo se faremo le cose giuste». È proprio questo il problema. Fare cose giuste. Stroncare i circoli viziosi che affliggono l'economia e la finanza globali. Quello di Roubini è un 'vizio antico'. La sua tesi di laurea, in Bocconi, nel 1982, con relatore il professore Mario Monti, oggi presidente dell'università, era proprio su «Il circolo vizioso. Le interazioni fra tasso di cambio e tassi d'inflazione». A Milano per ricevere il premio di «Bocconiano dell'anno » proprio dalle mani di Monti, il professore di origine iraniana, cresciuto in Turchia e poi in Italia prima di trasferirsi in America, torna sull'argomento, non risparmiando critiche alle istituzioni italiane ed europee. «Quest'anno ci sarà grossa recessione in Europa. La crescita sarà prossima allo zero. La Banca centrale europea è preoccupata dell'inflazione. Invece una politica monetaria più espansiva può solo stimolare la crescita. Il rischio semmai è di deflazione. La Bce ha fatto troppo poco e troppo lentamente rispetto a Usa, Svizzera, Inghilterra, Giappone. La stretta monetaria rallenterà la ripresa dell'economia dell'area Euro». Eppure i tassi sono scesi fino all'1%. Non basta, per Roubini. «Altri Paesi continua li hanno portati allo zero, e poi intrapreso altre iniziative non ortodosse come acquistare titoli governativi a lungo termine, aumentare la base monetaria, mettere in atto azioni di stimolo per aiutare i consumi e gli investimenti. In un momento di estrema crisi, servono azioni non convenzionali». Se l'Europa non naviga in buone acque, l'I- talia non fa eccezione. Anzi. Nonostante l'idea diffusa che il nostro Paese stia meno peggio degli altri, la realtà è più complicata. «È vero che la crisi finanziaria non è così pesante in Italia, ma la situazione economica reale è più grave che nel resto di Europa e Usa. L'Italia è un paese in recessione da un paio d'anni. Quest'anno il Pil cadrà del 5% mentre gli Stati uniti del 3,5%. Il rischio qui non viene dai titoli tossici, ma da un'economia in forte affanno. Non c'è lavoro, non c'è domanda, non c'è ripresa. No, non va bene per niente ». E poi c'è un altro problema che riguarda molti Paesi: il debito pubblico. «Le necessarie azioni di stimolo intraprese dalle autorità fiscali e monetarie stanno facendo crescere eccessivamente i deficit fiscali. Con la tentazione di continuare a stampare denaro e aumentare il rischio inflazione». Cosa fare allora? «È cruciale far crescere l'economia, la produttività. Servono riforme microeconomiche e strutturali. Stimolare gli investimenti privati, ridurre la spesa pubblica e la tassazione. Intervenire su lavoro e servizi. E anche sulle pensioni, prima o poi una riforma va fatta». Il futuro è affidato ancora a banche centrali e governi. Con poche certezze e molti rischi. Dipenderà da cosa faranno per far ripartire la domanda e sanare i deficit statali. I costi della crisi e degli interventi statali infatti non sono indolore. «Aumentare i debiti ha concluso Roubini non è free lunch: comporta un aumento delle tasse e il taglio delle spese. I costi degli interventi li dovremo pagare tutti nei prossimi anni. E sarà un processo costoso». In economia, non esistono pasti gratis. L'economista della New York University: «Ci saranno altri due anni difficili, necessario contenere i deficit» Nouriel Roubini

Torna all'inizio


Meldola: crisi al poltronificio Stella. I sindacati: "Intervento delle istituzioni" (sezione: crisi)

( da "RomagnaOggi.it" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

6 giugno 2009 - 13.17 (Ultima Modifica: 06 giugno 2009) MELDOLA - "Il poltronificio Stella di Meldola versa in una situazione di difficoltà generata da una grave crisi finanziaria: questa situazione rischia di compromettere il futuro industriale e il mantenimento dei livelli occupazionali": è l'ennesimo allarme dei sindacati in tempo di crisi. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, in stretto rapporto con i lavoratori, si sono attivate nei confronti delle istituzioni locali, Comune e Provincia, per costruire un percorso di salvataggio. Il percorso, per i sindacati, deve essere in grado di dare prospettive industriali e garantire tutele per i lavoratori a partire dal recupero delle retribuzioni arretrate e dalla definizione di ammortizzatori sociali che consentano di attraversare la grave crisi. Dicono i sindacati: "Bisogna che tutti (Associazioni di categoria, Istituzioni, Sistema creditizio) si adoperino per trovare soluzioni che diano prospettive a un'azienda che ha nelle maestranze il suo patrimonio principale, evitando così la perdita di una realtà produttiva importante per il territorio. Occorre infatti che la competitività, come da noi sostenuto, sia giocata su qualità del prodotto e professionalità dei lavoratori, e non sul ricorso al massimo risparmio creando dumping sociale che il sindacato da sempre combatte e che è il primo nemico di chi lo pratica, vale a dire le aziende stesse".

Torna all'inizio


I banchi alimentari, un aiuto concreto (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

a palermo il meeting annuale della feba I banchi alimentari, un aiuto concreto Palermo. Il Banco alimentare della Sicilia aiuta oltre 1.100 enti e 350 mila persone. Due i centri uno a Palermo che fa capo per la Sicilia occidentale con 160 mila persone aiutate, e l'altro a Catania per la Sicilia orientale con 180 mila. E proprio l'Isola, quest'anno per la prima volta, ospita il Meeting annuale della Feba (Federazione europea dei Banchi alimentari) a Palermo, nel Centro Francescano di Baida, per approfondire i temi della solidarietà e del sostegno alimentare alle persone bisognose. Alla manifestazione, in programma fino ad oggi, partecipano anche esponenti di UniCredit, il gruppo bancario che sostiene da anni, attraverso la Fondazione Unidea, le iniziative della Fondazione Banco Alimentare onlus. I lavori sono stati aperti dal presidente del Banco di Sicilia, Ivan Lo Bello, e da Paola Pierri di Unidea - UniCredit Foundation, e sono proseguiti con gli interventi di Giorgia Teruzzi e Anna Ricifari che hanno presentato il progetto Pronto Banco. «Da anni ormai - spiega Lo Bello - i banchi alimentari in Europa sono noti per le diverse attività di recupero e distribuzione di alimenti alle persone bisognose e UniCredit, attraverso la sua Fondazione Unidea, ha mostrato di credere in questo progetto. Quando parliamo della crisi finanziaria mondiale e delle sue ripercussioni sull'economia reale non dobbiamo mai dimenticare che la parte più debole della società, quella a cui manca spesso il quotidiano sostentamento economico e alimentare, non deve essere dimenticata proprio in questo momento e devono essere favoriti strumenti efficaci come quello da anni sperimentato dai banchi alimentari». E' attivo, inoltre, il servizio «Pronto Banco» nelle province di Palermo e Catania. La Fondazione Unidea ha avviato da tempo contatti con la Fondazione Banco Alimentare che nel 2004 ha iniziato ad operare anche in Sicilia. Da luglio 2005 il servizio è stato attivato anche nelle province di Caltanissetta, Messina e Trapani. Alessandra Galioto

Torna all'inizio


Berlusconi denuncia tutti (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Berlusconi «desnudo» denuncia tutti «El País» pubblica le foto di villa Certosa e «Repubblica» le riprende: il premier su tutte le furie Il premier reagisce: «Abbiamo fatto molti più viaggi del governo precedente perché c'è stata la crisi finanziaria»

Torna all'inizio


06-06-2009 19:02 economia (sezione: crisi)

( da "Soldionline" del 06-06-2009)

Argomenti: Crisi

Diana Bracco vede l'uscita dalla crisi: "Vinca la cultura della sana gestione e dell'innovazione" Monza - (Adnkronos) - La presidente di Assolombardia in una lettera indirizzata ai 6.000 imprenditori milanesi che si riuniranno per l'assemblea del 15 giungo: "Per affrontare e superare questo momento occorrono più coesione e un impegno condiviso nell'interesse generale" Monza, 6 giu. - (Adnkronos) - Per affrontare e superare la crisi occorrono piu' ''coesione e un impegno condiviso nell'interesse generale''. E noi imprenditori, come parte della classe dirigente, ''dobbiamo riuscire a far vincere la cultura dell'innovazione, della sana gestione, della responsabilita' e del lavorare insieme, insomma la cultura del fare e del far bene''. E' quanto afferma la persidente di Assolombarda Diana Bracco in una lettera ai 6.000 imprenditori milanesi in vista dell'assemblea del 15 giugno che l'ADNKRONOS e' in gradi di anticipare.L'Assemblea di Assolombarda, scrive Bracco, coincide con la conclusione del mio mandato alla guida degli imprenditori milanesi e con l'elezione del nuovo Presidente. ''Affido quindi a questa lettera alcune considerazioni su un periodo vissuto come una sfida che ho messo in cima alla mia agenda; in cui ho ascoltato molto per poter dare voce al meglio alle istanze di tutti i colleghi imprenditori. Per dare il nostro contributo allo sviluppo del nostro territorio e alla modernizzazione del Paese''.Bracco ricorda la battaglia per ''modificare il Reach ed evitare che nuove norme europee mettessero in ginocchio tante industrie italiane'', quella contro i ''no'' che ''privavano il nostro Paese di indispensabili infrastrutture come i rigassificatori o l'Alta Capacita' ferroviaria e il duro confronto sulla questione Tfr, la difesa del sistema aeroportuale milanese e soprattutto il ''pressing'' per convincere il Governo a detassare le attivita' di ricerca e sviluppo delle aziende, usando lo strumento facile ed efficace del credito d'imposta.Soffermandosi sul ''difficile momento economico internazionale'', Bracco ricorda che la discesa del Pil nel primo trimestre 2009 (-5,9% rispetto al primo trimestre 2008) ''e' purtroppo la peggiore performance dell'Italia dal 1980. Dato che si accompagna a quella della Germania nei primi tre mesi dell'anno (-6,9%, il peggior risultato dal 1970) e al record negativo della Spagna che ha messo a segno il peggior risultato degli ultimi 40 anni''.Allarmano, sottolinea, ''i dati sull'occupazione in Europa, e bene ha fatto la Commissione Europea a stanziare risorse consistenti per mantenere i posti di lavoro e finanziare la formazione. E sono pesanti anche le indicazioni italiane relative alla richiesta di Cassa Integrazione che registrano un brusco aumento, anche se solo una parte delle ore autorizzate viene effettivamente utilizzata.(secondo una recente stima dell'INPS, nel primo trimestre 2009 e' stato utilizzato solo il 26,8% delle ore di CIGO, CIGS e CIGS in deroga complessivamente autorizzate)''.Per Bracco ad aprile, la situazione congiunturale italiana sembra essersi, ''comunque, stabilizzata e i segnali di fiducia non mancano''. Imprese e cittadini, sottolinea, ''sono chiamati ora a fare i conti con una grave crisi finanziaria che dall'estero riverbera pesantemente i suoi effetti sull'economia reale. E, mai come questa volta, il futuro del Paese sembra dipendere proprio dalla capacita' che, tutti insieme, avremo di reagire''.Dopo aver sottolienato l'impegno degli imprenditori Bracco sollecita le istituzioni a fare altrettanto. ''Ci aspettiamo dalle istituzioni che, a loro volta, dopo aver affrontato con tempestivita' ed efficacia l'emergenza dovuta a una crisi globale di dimensioni impreviste, procedano a un cambio di passo. Ci aspettiamo che facciano tutte quelle riforme strutturali che incidono sulla spesa corrente e permettono di liberare risorse da investire nella tenuta del sistema industriale e manifatturiero italiano, fondamentale ricchezza del Paese''.E tra i settori su cui intervenire Bracco indica la spesa pensionistica, le lungaggini burocratiche e l'accesso al credito. ''Ci aspettiamo decisioni che diano risposte concrete ai problemi che cittadini e imprenditori vivono ogni giorno sulla loro pelle. Le imprese vanno difese, senza distinzioni tra piccole, medie e grandi, perche' non siano costrette a disperdere il loro patrimonio di competenze e risorse umane''.''Sono infatti profondamente convinta -rimarca Bracco- che fare impresa sia innanzitutto un'assunzione di responsabilita'. E' proprio in momenti difficili come questi, che si deve saper dimostrare nei fatti di credere in quei valori cui la migliore cultura d'impresa si ispira: responsabilita' sociale, coraggio, etica. Valori che si declinano in azioni concrete e condivise. Valori in cui Milano e' da sempre citta' di riferimento, a partire da quel ''modello ambrosiano'' nelle relazioni industriali che siamo riusciti a preservare con il coinvolgimento di tutti i soggetti''.Nella lettera Bracco non manca di ricordare la centralita' di Milano. ''Tutti in Italia devono rendersi conto che il futuro del Paese passa ancora da Milano. Il nostro territorio e' ancora il motore dello sviluppo. Lo dicono i dati. L'Italia deve investire con scelte lungimiranti in quest'area ''forte'' perche' la Lombardia e' la regione che meglio puo' reggere la competizione internazionale''.Soffermandosi sull'Expo 2015 Bracco osserva che si tratta di un ''grande progetto anticiclico che ci permettera' di recuperare competitivita', creare occupazione e attrarre investimenti. Un acceleratore dei piani infrastrutturali (finalmente vedremo realizzate opere che chiediamo da anni, come la BreBeMi, la Pedemontana, la TEM e le nuove linee del metro'), urbanistici, economici, culturali e sociali di Milano''.''In Italia, soprattutto oggi, come ci ha ricordato il Presidente Napolitano, occorrono piu' coesione e un impegno condiviso nell'interesse generale. Occorre, conclude, ''un segnale forte di ottimismo sul futuro, un segnale a favore della crescita delle imprese e del benessere del Paese''.

Torna all'inizio