CENACOLO
DEI COGITANTI |
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Crisi
Abstract: Qualche pessimista potrà
sottolineare che la comunità economica non ha superato il test della crisi
finanziaria internazionale e che di fronte al collasso del sistema del credito
gli stati nazionali europei si sono richiusi in vecchie logiche nazionali, adottando
di nuovo l'apparentemente abbandonata strategia di giocare ognuno per sé.
Dall'elettronica ai libri
( da "Italia Oggi (MarketingOggi)"
del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: casa specializzata nella pubblicazione
di opere su temi come l'energia, la globalizzazione e la crisi finanziaria.
«Negli anni ho seguito l'attività editoriale di mia figlia Valentina, che con
Valentina edizioni pubblicava tre-quattro libri all'anno. Si trattava di volumi
fotografici, per esempio su Milano, sull'Engadina o sulla Brianza.
i rischi della normalità -
luciano gallino ( da "Repubblica,
La" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: giacché i mercati finanziari
normalmente si auto-regolano, facendo affluire i capitali là dove sono meglio
utilizzati per produrre occupazione e ricchezza. Dove si capisce perché nel
bene o nel male, come diceva Keynes nelle due ultime righe della Teoria
generale, le idee siano più pericolose degli interessi costituiti.
Draghi: Trasparenza e meno
rischio sistemico ( da "Finanza
e Mercati" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: requisiti per evitare nuovi rischi
di collassi finanziari in futuro è «la trasparenza». Lo ha detto ieri il
governatore di Banca d'Italia, Mario Draghi, intervenendo a un convegno a
Berlino, secondo il quale la trasparenza «era e resta necessaria per uscire
dalla crisi. «Oggi, e per qualche anno ancora - ha continuato Draghi - sarà,
inoltre, necessario ridurre il rischio sistemico»
Europarlamento, ecco cosa
fa ( da "Corriere
delle Alpi" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: europea a fronte della crisi
finanziaria globale. L'ambiente. Sono state adottate norme in base alle quali
entro il 2020 le energie rinnovabili dovranno rappresentare almeno il 20 per
cento del consumo totale di energia dell'Unione; inoltre, dal 2007 è entrato in
vigore un provvedimento destinato a rendere più sicuro l'uso di circa 30 mila
sostanze chimiche potenzialmente pericolose.
senza innovazione l'expo è
un baraccone - luca beltrami gadola
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: guai se poi si sovrappongono più
problemi come la fame e la crisi finanziaria. Il tema milanese, il nostro
cavallo di battaglia, è il problema della nutrizione nel mondo: lo si è
affrontato con uno spirito tardo colonialista caritatevole. L´obiettivo prevalente
sembra essere quello di aiutare le popolazioni affamate a provvedere meglio ai
propri bisogni alimentari.
guerra e corruzione
costano 5 trilioni di dollari - cristina raschio
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: ma anche alla corruzione e alla
recente crisi finanziaria che, poco ma sicuro, non hanno contribuito a rendere
il clima più disteso. A sostenerlo è il terzo rapporto annuale del Global Peace
Index - l´indice che rileva il livello di pace dei Paesi - redatto in
collaborazione con la divisione analisi commerciale dell´Economist.
La disoccupazione morde
tutta l'Europa ( da "Manifesto,
Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: Finora si era discusso quasi
accademicamente di crisi finanziaria che poteva «contagiare» la produzione.
Adesso misuriamo la febbre. Lo fa l'Eurostat, che ieri ha diramato il suo
allarmato report. Ad aprile, nell'eurozona (i 16 paesi della moneta unica) è
arrivata al 9,2%, il livello più alto dal 1999.
Sul solare si allunga
l'ombra della crisi ( da "Italia
Oggi" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: Il rischio che lo sviluppo di
questo promettente comparto tecnologico venga messo in forse dalla crisi
finanziaria globale e da conseguenti decisioni in materia fiscale è molto
reale», sottolinea Marco Comelli, organizzatore delle Giornate della microgenerazione,
appuntamento annuale del settore organizzato dalla Camera di commercio di
Milano.
Dall'elettronica ai libri
( da "Italia Oggi" del
03-06-2009)
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Crisi
Abstract: casa specializzata nella
pubblicazione di opere su temi come l'energia, la globalizzazione e la crisi
finanziaria. «Negli anni ho seguito l'attività editoriale di mia figlia
Valentina, che con Valentina edizioni pubblicava tre-quattro libri all'anno. Si
trattava di volumi fotografici, per esempio su Milano, sull'Engadina o sulla
Brianza.
Sta diventando una crisi
sociale ( da "Riformista,
Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: crisi finanziaria sta
trasformandosi in una crisi sociale. Il dato preoccupante non è solo il valore
assoluto della disoccupazione ma la sua (probabile) durata. L'esperienza
storica ci insegna che le recessioni severe come quella in corso (ma anche
quelle che lo sono state meno) possono provocare un incremento nei tassi di
disoccupazione che persiste anche una volta che il ciclo
La crisi porta i coniugi
in aula ( da "Sole
24 Ore, Il (Centro Nord)" del
03-06-2009)
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Crisi
Abstract: Diritto e famiglia La crisi porta i
coniugi in aula A Bologna più separazioni giudiziali - Firenze in
controtendenza L a crisi finanziaria impatta anche sulle separazioni dei
coniugi, con ricadute diverse in due città non troppo distanti come Firenze e Bologna.
A Bologna, tra settembre 2008 e febbraio 2009, quindi in piena crisi
finanziaria dopo il crack Lehman,
Mistero sull'Airbus
scomparso Avvistati i rottami in Atlantico
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: u pagina 35 Abu Dhabi lascia
Barclays con una maxi-plusvalenza Pochi mesi dopo il suo ingresso, avvenuto nel
pieno della crisi finanziaria delle banche inglesi, il fondo Ipic esce dal
capitale di Barclays. Per Abu Dhabi il blitz si risolve con una
maxi-plusvalenza di 1,5 miliardi di sterline. u pagina 37
Designato l'erede di Kim
Jong-il ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: I mercati finanziari di Seul hanno
cominciato a dare segni di nervosismo e il governo ha deciso di costituire una
task force destinata a monitorare le possibili conseguenze negative
sull'economia - dagli investimenti stranieri all'eventuale cancellazione di
ordini per export - che potrebbero derivare da un aggravamento della tensione e
da sanzioni internazionali contro il Nord.
La moglie del Nobel e la
grande crisi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: DAL DIBATTITO ALLA RISSA La moglie
del Nobel e la grande crisi L a colpa è del protezionismo, ne basterebbe un
poco e la pillola della crisi andrebbe giù. Anatema! Solo il libero commercio
ci porterà alla ripresa. è evidente anche agli studenti della Bocconi che la
responsabilità della crisi va affibbiata al Garn-St. Germain Depository
Institutions Act varato da Reagan nel 1982.
La russa Lukoil pronta a
entrare nel mercato del gas ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: A dispetto della crisi finanziaria
internazionale, nei primi tre mesi dell'anno il paese ha registrato una
crescita economica del 4,3 per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA DISTRIBUTORI
CERCANSI Alekperov (nominato ieri commendatore) vuole aprire in Italia anche
una rete di vendita dei carburanti
Fondi, un business da
lumicino ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: In più si è aggiunta la crisi
finanziaria che, per esempio,l'anno scorso ha fatto arenare la vendita delle
torri di tlc di Wind e 3 Italia. Se F2i si è messa in moto, il trend nei Paesi
avanzati sembra muoversi in direzione opposta. Poche le operazioni fatte e una
raccolta di capitali ben al di sotto delle aspettative.
Si profila un deficit di
etanolo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: richiesta di etanolo come
carburante è calata per la crisi finanziaria e il contemporaneo ribasso del
petrolio, mentre i prezzi di zucchero e mais, da cui l'etanolo si ricava, sono
invece rincarati. Da qui un rallentamento produttivo che si è dimostrato più
rapido di quello della domanda. Il risultato, per Smith, è che nel 2008 il
settore ha registrato nel mondo un surplus di 1,
Il mercato, imperfetto
quanto inevitabile ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: La necessità di nuove regole Il
mercato, imperfetto quanto inevitabile di Orazio Carabini A ncora non la si può
chiamare euforia. Ma l'ottimismo che circonda gli ultimi dati sull'evoluzione
congiunturale e sul ritorno alla normalità dei mercati finanziari stanno già
mettendo in ombra quanto è successo nei mesi, o meglio negli anni scorsi.
La Merkel: sulla Bce
pressioni politiche per acquistare bond
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: germogli di una prossima crisi
finanziaria ed economica. Peraltro, la posizione della signora Merkel non è poi
molto diversa da quella assunta da alcuni banchieri centrali tedeschi. In varie
circostanze il governatore della Bundesbank Axel Weber ha sottolineato
l'importanza di evitare politiche monetarie talmente generosi da rendere molto
difficile il riassorbimento della liquidità.
I Lord: adesso rafforzare
Bank of England ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: mercati finanziari britannici. Il
verdetto della commissione Affari economici dei Lords non salva nessuno, ma
s'appella alla Banca d'Inghilterra per una futura gestione più accorta e
funzionale. Il rapporto sarà, insieme a quello di Lord Turner presidente della
Fsa (la Consob inglese) la pietra angolare dell'attesa proposta di legge di
riforma dei mercati allo studio dal governo
Draghi: preparare l'exit
strategy ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: Rossella Bocciarelli ROMA La
lezione più importante della crisi dei mercati finanziariè la necessità di
ridurre il rischio sistemico globale. E, tra le linee d'azione indicate dal
Financial Stability Board, la maggiore trasparenza da parte degli intermediari
rimane un requisito fondamentale. Lo ha ribadito ieri Mario Draghi da Berlino,
dove, come presidente del Fsb,
Koch e Deese, la rivincita
dei consulenti ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: quando versava in grave crisi
finanziaria. Koch ha venduto tutti gli attivi e, proprio quest'anno, ha portato
la società in liquidazione volontaria. Esperienze simili le ha poi fatte con
Champion Enterprises e Oxford Health. Ora i giornali americani danno per
scontata la sua nomina come liquidatore di General Motors in bancarotta.
Peugeot riapre alle
alleanze, ipotesi Fiat e Bmw ( da "Corriere
della Sera" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: accusa di protezionismo con un
gioco di parole: «Non è protezionismo, proteggo la nostra industria». In attesa
di sviluppi francesi, la partita dell'auto sul fronte tedesco non sembra del
tutto conclusa. E' di ieri una dichiarazione della cancelliera Angela Merkel
«l'operazione Opel comporta molti rischi e, in ogni caso,
Corre Bulgari, giù Telecom
Italia ( da "Corriere
della Sera" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
03/06/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corre Bulgari, giù
Telecom Italia Dopo una seduta altalenante e prevalentemente al ribasso,
l'indice Ftse Italia All Share ha chiuso in leggero rialzo (+0,15%), così come
l'Ftse-Mib (+0,06%), grazie a un'accelerazione finale favorita dall'
Fiducia sui conti, vola
Poltrona Frau ( da "Corriere
della Sera" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia
Mercati Finanziari data: 03/06/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Fiducia sui
conti, vola Poltrona Frau (g.fer.) Nuovo massimo dell'anno ieri per Poltrona
Frau. Il titolo ha chiuso infatti a quota 0,9355 euro, con un balzo del 10,84%.
Rispetto all'inizio dell'anno il recupero ha così raggiunto il 22,77%.
Abu Dhabi vende, Barclays
frena ( da "Corriere
della Sera" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
03/06/2009 - pag: 33 Il caso a Londra Abu Dhabi vende, Barclays frena (g.fer.)
L'annuncio che il fondo controllato dall'Emirato di Abu Dhabi l'International
Petroleum Investment Company ha deciso di vendere la propria quota (oltre
l'11%) nel capitale di Barclays ha fatto precipitare il titolo della banca
britannica,
Conti: Enel? Un titolo
anti-crisi Il fondo libico in avvicinamento
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: ho avvertito sintomi di risveglio
dei mercati finanziari: vedo che c'è liquidità sul mercato alla ricerca di
occasioni di investimento». Si parla con insistenza anche di un forte
interessamento del governo libico per entrare nel capitale Enel. Ci sono novità
su questo fronte? «Tutto quello che posso dire è che ho visto da parte dei
libici un gran interesse negli ultimi giorni.
Le gelaterie non conoscono
la crisi In quattro anni aumento del 16,7%
( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)"
del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: interno di una crisi finanziaria
mondiale senza precedenti. Ferrara non è un'isola serena in mezzo a un oceano
in tempesta, anzi la sua crisi economica viene da lontano, come attestano le
clamorose uscite di scena degli ultimi anni di emblematiche imprese locali:
Zanolini, Jean Klebert, Stayer, Coop Costruttori, ne costituiscono gli esempi
più appariscenti.
Riparte il mattone
americano ( da "Tempo,
Il" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: mutui concessi a clienti poco
svolvibili) del 2007, che ha preparato il terreno alla crisi finanziaria
esplosa alla fine del 2008, sono arrivati, ieri, i primi segnali dell'inizio
dell'inversione del ciclo. Gli atti di compromesso per l'acquisto di abitazioni
negli Usa ad aprile hanno registrato un balzo mensile del 6,7% dopo il +3,2% di
marzo.
E' allarme disoccupati
( da "Secolo XIX, Il"
del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: che dimostrano come la crisi
finanziaria ed economica - giunta probabilmente al suo apice - si stia sempre
più trasformando in crisi sociale. Infatti, mentre dal mondo dell'impresa
cominciano ad arrivare i primi, timidi segnali di una ripresa della fiducia e
di stabilizzazione del'attività economica, in aprile il numero dei disoccupati
è salito a quasi 21 milioni nell'
Crisi economica porta
sfiducia consumatori,che temono corruzione
( da "Reuters Italia"
del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: tra cui hub finanziari come Hong
Kong, Lussemburgo e Svizzera, il settore privato è ritenuto il comparto più
corrotto. "Questi risultati mettono in luce un pubblico colpito da una
crisi finanziaria aggravata da regolamentazioni deboli e dalla mancanza di
responsabilità aziendale", ha detto Huguette Labelle, presidente di Ti.
Bauman:
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Crisi
Abstract: Qualche pessimista potrà
sottolineare che la comunità economica non ha superato il test della crisi
finanziaria internazionale e che di fronte al collasso del sistema del credito
gli stati nazionali europei si sono richiusi in vecchie logiche nazionali, adottando
di nuovo l'apparentemente abbandonata strategia di giocare ognuno per sé.
Disoccupazione, mai così
alta dal '99 ( da "Sicilia,
La" del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: che dimostrano come la crisi
finanziaria ed economica - giunta probabilmente al suo apice - si stia sempre
più trasformando in crisi sociale. Infatti, mentre dal mondo dell'impresa
cominciano ad arrivare i primi, timidi segnali di una ripresa della fiducia e
di stabilizzazione dell'attività economica, in aprile il numero dei disoccupati
è salito a quasi 21 milioni nell'
Unindustria Treviso:
assemblea generale 2009 ( da "Sestopotere.com"
del 03-06-2009)
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Crisi
Abstract: Una gravissima crisi finanziaria si
è abbattuta sull?intero sistema bancario internazionale colpendo anche
l?economia reale. Il sistema produttivo trevigiano si è dovuto misurare con un
sensibile calo della domanda, con una restrizione del credito e con il
mutamento delle attitudini d?
Senza stipendio da 2 mesi
( da "Stampa, La" del
04-06-2009)
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Crisi
Abstract: azienda che da mesi sta
attraversando una forte crisi finanziaria potesse risollevarsi. Ma ora temono
il peggio e hanno deciso di scioperare. I dipendenti della DueGi Prefabbricati
di frazione Loreto a Fossano ieri mattina si sono presentati davanti ai
cancelli della sede centrale (c'è uno stabilimento anche a Narzole) per
protestare.
Meeting mondiale su
diritti minori a Nuoro ( da "Sardegna
oggi" del 04-06-2009)
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Crisi
Abstract: impatto della crisi finanziaria
sulla vita dei bambini, all'avvicinamento degli interessi dei bambini alle
istituzioni mondiali. Sul tavolo dei lavori anche la ''Petizione di Reggio
Calabria'' per il riconoscimento della pedopornografia quale crimine contro
l'umanità siglata nella città dello stretto dal Sindaco e dal Presidente dell'
La Finma vara regole più
severe per i bonus ( da "Finanza
e Mercati" del 04-06-2009)
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Crisi
Abstract: finita nel mirino per la sua
politica di bonus perseguita nel pieno della crisi finanziaria, e a oggi
l'unica ad avere ottenuto aiuti pubblici (circa sei miliardi di franchi, pari a
poco meno di quattro miliardi di euro), dovrà osservare criteri più severi già
da quest'anno. «Ubs parteciperà alla fase consultiva in modo adeguato», ha
dichiarato un portavoce dell'istituto di credito,
difendere la costituzione
- marco filippeschi ( da "Tirreno,
Il" del 04-06-2009)
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Crisi
Abstract: e ci dice la gravissima crisi
finanziaria ed economica che ancora scuote il mondo e che impone cambiamenti
molto profondi dei modi di pensare e di agire. Ma il giorno della Festa della
Repubblica, oltre a celebrare i valori più cari e a riaffermare la nostra
vicinanza alle forze armate e a coloro che servono lo Stato garantendo l'ordine
e la convivenza,
banche, problemi per 9
imprese su 10 ( da "Tirreno,
Il" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: denunciano problemi crescenti a
seguito della crisi finanziaria che non ha risparmiato il comprensorio pisano.
Uno scenario in cui il costo del denaro per navigare fuori dalle secche delle
difficoltà è una variabile decisiva. Anche la Cna di Pisa ha provato a tastare
il polso alle imprese, con un'indagine a campione: il 54% segnala una stabilità
nei rapporti con il sistema bancario.
Il filo d'Europa ci
porterà fuori dal labirinto ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria internazionale
scoppiata circa un anno fa si sta riflettendo inevitabilmente e pesantemente
sull'economia reale. In Italia, gli intermediari sono risultati meno colpiti,
sia perché gli interventi di regolamentazione e l'azione di vigilanza sin dagli
anni 90 hanno limitato la loro operatività nei settori cosiddetti innovativi,
L'utopia di una politica
ecologica ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è a dir poco capitale: attenuare la
crisi ecologica smorzando la crisi finanziaria, rilanciare l'economia per
riuscire a cambiarla». La strategia prevede così un massiccio intervento
pubblico. Si tratta d'affrontare la necessità di ripresa della produzione
attraverso forti investimenti nelle energie alternative e nel risanamento
ambientale,
Keynes non è la coperta di
Linus ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia non valuta come dovrebbe i
cambi strutturali avvenuti nei mercati finanziari, i modelli standardizzati non
lo consentono. Negli ultimi 25 anni, il sistema globale delle operazioni
finanziarie è mutato radicalmente e un approccio economico tradizionale non
basta per comprendere la realtà odierna. Per questo tanti economisti hanno
fallito.
La spagnola Iberia guarda
oltre Ba ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: forse l'obiettivo più attraente è
British Airways, tuttavia abbiamo molte alternative attraenti». Sui negoziati
con British Airways pesa non solo la crisi planetaria dei mercati finanziari,
ma soprattutto il deficit del fondo pensione della compagnia inglese che ha
toccato quota 1,7 miliardi di sterline (Ma.Mo.)
Gli avvocati puntano sugli
immobili ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: su cui la crisi finanziaria
culminata lo scorso autunno ha prodotto effetti negativi: inevitabili, visto
che poco meno della metà del patrimonio mobiliare della Cassa è investito in
azioni (il resto in titoli di Stato). Gli avvocati, com'è noto,possiedono da
anni partecipazioni importanti in UniCredit, oggi circa allo 0,
Borse in calo sui dati
economici ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-06-2009)
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Crisi
Abstract: Ma anche piuttosto istruttiva:
perché da quel che s'è visto ieri sui mercati finanziari s'è capito
perfettamente come siano le pure aspettative di una ripresa economica americana
a guidare i comportamenti di Wall Street e, di conseguenza, delle Borse europee,
del petrolio e delle altre materie prime, dei titoli di Stato e dei tassi
d'interesse.
Perché per il montismo si
riducono le sponde ( da "Riformista,
Il" del 04-06-2009)
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Crisi
Abstract: avuto il merito di isolare alcune
idee forti sulla crisi finanziaria attuale. Se qualcuno pensa oggi alle parole
d'ordine del centrodestra in economia, è indubbio che vengono in mente
esclusivamente quelle espresse dal ministro ne La paura e la speranza. Viene in
mente il mercatismo e la condanna degli eccessi della finanziarizzazione, il
paragone dell'attuale crisi con quella del '
Bernanke: allarme deficit
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 04 - pag: 3 autore: Bernanke:
allarme deficit «Sono in pericolo stabilità finanziaria e crescita degli Usa»
Marco Valsania NEW YORK Ben Bernanke lancia un nuovo monito: il prezzo del
salvataggio dell'economia dalla più grave recessione e crisi finanziaria dagli
anni Trenta non può essere lo sconquasso dei conti pubblici.
Fondo sociale tutto a
carico Ue ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è un passo importante per evitare
che una crisi finanziaria ed economica si trasformi in crisi sociale – ha
commentato il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani –un segnale
forte è l'iniziativa a favore del microcredito che riconosce come le piccole e
medie imprese siano l'ossatura del sistema economico europeo».
Fondazioni, il calo dei
profitti non frena le erogazioni ( da "Corriere
della Sera" del 04-06-2009)
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Crisi
Abstract: erogazioni ROMA La crisi
finanziaria ha colpito anche le ricche fondazioni bancarie, ma la riduzione del
35% dei proventi non ha determinato grosse variazioni nell'ammontare delle
erogazioni. Lo dice l'Acri, anticipando così i dati che saranno illustrati alla
prossima assemblea dell'Associazione che riunisce fondazioni e casse di
risparmio convocata a Siena per la prossima settimana.
Indici giù, si salva
Buzzi-Unicem ( da "Corriere
della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa di
Giacomo Ferrari Indici giù, si salva Buzzi-Unicem Giornata di realizzi, quella
di ieri, per tutte le Borse europee, penalizzate dal crollo del Pil in
Eurolandia. A Piazza Affari, l'Ftse- Mib ha ceduto l'1,98% e l'Ftse Italia All
Share l'1,
I conti trimestrali
affondano Bouygues ( da "Corriere
della Sera" del 04-06-2009)
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Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
04/06/2009 - pag: 43 Il caso a Parigi I conti trimestrali affondano Bouygues
(g.fer.) I conti trimestrali affossano la holding francese Bouygues, il cui
titolo ha chiuso ieri in calo del 7,94% a quota 28,08 euro. Nel periodo,
infatti, gli utili netti hanno registrato una flessione del 29% a 159 milioni
di euro rispetto ai 224 milioni dell'
Il mercato boccia
Metro-Arcandor ( da "Corriere
della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009 - pag: 43 Il caso a Francoforte Il
mercato boccia Metro-Arcandor (g. fer.) La proposta risale a due settimane fa e
mira a creare un «campione nazionale» della grande distribuzione, ma riceve un secco
no dal mercato.
bush, le parole non
bastano" - alberto stabile ( da "Repubblica,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La paura d´instabilità emersa dopo
la crisi finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti, una crisi in cui molti
uomini d´affari arabi hanno visto bruciare centinaia di miliardi di dollari. Se
Obama sente il bisogno di venire in medio Oriente a parlare di tutto ciò,
questo è un segnale positivo.
fondazioni, utili
dimezzati ma erogazioni stabili ( da "Repubblica,
La" del 04-06-2009)
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Crisi
Abstract: «per la contrazione dei mercati
finanziari». L´avanzo è servito per il 70% alle attività istituzionali (due:
erogazioni e accantonamento a fondi che le consentono in carenza di utili
annuali). Il restante 30% ha rimpinguato i patrimoni, che restano stabili
attorno a 36 miliardi per i 16 grandi enti.
Petrolio: Goldman Sachs
Group lo vede a quota 85$ al barile alla fine del 2009 -2
( da "Finanza.com" del
04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria che si sta
attuenando, le preoccupazioni sulla mancanza di fonti energetiche sono
superare", spiega Jeffrey Currie, l'analista di GS, che ha redatto il
report. La banca ha individuato un target price per il petrolio a dodici mesi di
90 dollari a barili dai 70 dollari indicati in precedenza e ha introdotto la
stima di un prezzo del greggio di 95 dollari a barile
OBAMA, MANO TESA ALL'ISLAM
- BROWN RESISTE, PER ORA AIRBUS AIRFRANCE: ESPLOSO IN VOLO? - GB: HEDGE FUND
MINACCIANO LA FUGA - BERNANKE AMMONISCE SUL DEFICIT USA SIRIA: GRAZIE AL
( da "Dagospia.com" del
04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: potrebbero incrementare la crisi
finanziaria e scoraggiare l'economia. 6 - STAMPA ARABA AL SHARQ AL AWSAT - quotidiano
panarabo edito a Londra, apre sulla visita in Arabia saudita del presidente
americano, "Barack Obama: ho deciso di iniziare il mio viaggio dalla culla
dell'Islam per consultarmi con il sovrano" saudita.
Abstract: Riformare i mercati finanziari a servizio dell'economia reale, dell'occupazione e della crescita». Si punta a stabilire «requisiti obbligatori di capitale», limiti «all'eccessivo indebitamento » ma anche alle retribuzioni e agli ormai famigerati bonus dei manager, in modo che «i loro compensi riflettano sia le perdite che i profitti»>
In tempi di crisi
economica chi può investe in gioielli e quadri: i 'beni rifugio' per eccellenza
( da "Soldionline"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: della crisi finanziaria hanno
scelto di liquidare prima altri beni e potendo contare su patrimoni più
consistenti non sono ancora arrivati al punto da doversi disfare delle opere
d'arte. I collezionisti che detengono opere importanti, sottolinea De Bernardi,
''preferiscono non rischiare, hanno paura di andare sul mercato senza avere la
certezza che la somma richiesta sarà accettata'
Editoriale - Le illusioni
del dopo crisi di Alberto Ronchey
( da "Corriere.it"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ipnosi dei listini si propaga da
tempo fra chi teme di trovarsi coinvolto nella crisi finanziaria e nella
correlata recessione dell'economia, sotto l'incubo dei fallimenti e dissesti
aziendali. Nei primi mesi di quest'anno, già il ricorso alla Cassa integrazione
ha raggiunto cifre di massimo rilievo. Questa crisi, come le cronache ripetono,
è senza precedenti da decenni.
nel mirino della gdf
( da "Sicilia, La"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: espressione che potremmo
riutilizzare per descrivere la crisi finanziaria che attanaglia il Comune, una
crisi tanto estesa da non escludere alcuno, neanche i morti. Da circa due mesi
il servizio comunale di trasporto funebre è, di fatto, sospeso. Non ci sono più
bare a disposizione perché la ditta fornitrice ha deciso di non fare ulteriore
credito al Comune che già le deve 160.
Condanna a 4 anni e 4 mesi
e multaSANTA CATERINA. ( da "Sicilia,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che solleverebbero, di non poco,
l'ente dalla attuale crisi finanziaria, permettendo di sbloccare alcune opere
già finanziate; tra cui la piazza. Inoltre, non si è provveduto ancora al
recupero degli oneri di urbanizzazioni e alle sanatorie edilizie degli anni
passati (alcune decine accertate, ma non recuperate)».
Argomenti:
Crisi
Abstract: a causa della crisi finanziaria
della ditta che si era aggiudicata l'appalto, furono interrotti, con l'Iacp che
non è più riuscito a riprenderli. Per Firrarello quegli edifici incompleti e
spesso in balìa dei vandali ripresentano una ferita che avrebbe al più presto
voluto curare e far rimarginare e così, quando è stato pubblicato il bando,
Cerutti rassicura le rsu
"No tagli di personale"
( da "Stampa, La"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 2009 saranno ancora punteggiati di
difficoltà perché la crisi finanziaria internazionale con inevitabili
ripercussioni anche sul settore dell'editoria ha prodotto un cocktail micidiale
sul mercato delle macchine da stampa di cui le Officine Meccaniche Cerutti sono
leader mondiali. Quindi, c'è da mettere in conto che la cassa integrazione
ordinaria, ora spalmata fino al 17 luglio,
Cerutti: "Non ci
saranno tagli" ( da "Stampa,
La" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 2009 saranno ancora punteggiati di
difficoltà perché la crisi finanziaria internazionale con inevitabili
ripercussioni anche sul settore dell'editoria ha prodotto un cocktail micidiale
sul mercato delle macchine da stampa di cui le Officine Meccaniche Cerutti sono
leader mondiali. Quindi, c'è da mettere in conto che la cassa integrazione
ordinaria, ora spalmata fino al 17 luglio,
"In Italia il credito
peggiora Utili a rischio per le banche"
( da "Stampa, La"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: allarme sul credito italiano è il
direttore centrale per la Vigilanza creditizia e finanziaria di Bankitalia,
Stefano Mieli, nel corso di una convention all'Abi su «Basilea 2 e la crisi
finanziaria». «Sulla base delle segnalazioni consolidate dei gruppi bancari
italiani - osserva Mieli - nel
la rivolta dei mobilieri
"dazi russi troppo alti il premier chiami mosca" - giorgio lonardi
( da "Repubblica, La"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dazi russi troppo alti il premier
chiami Mosca" Ma c´è chi assolve il protezionismo di Mosca: "Bisogna
aspettare che il petrolio risalga" GIORGIO LONARDI MILANO - Lui, Fiore
Piovesana, 69 anni ben portati, titolare della Camelgroup di Orsago, a cavallo
fra la provincia di Treviso e quella di Pordenone non ha peli sulla lingua:
«Berlusconi ci deve dare una mano.
vuote le casse dell'amia
un mese per evitare il crac - antonio fraschilla
( da "Repubblica, La"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Non a caso Cammarata in questi
giorni ripete sempre lo stesso ritornello: «Non dobbiamo più trovarci in queste
condizioni di astensione dal lavoro, ma c´è la necessità di risolvere la crisi
finanziaria dell´Amia. Con l´aiuto del governo sono certo che risolveremo il
problema».
Il risparmiatore nel
Triangolo delle Bermuda ( da "Finanza
e Mercati" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 2009 NELLO MASCIONI* La crisi
finanziaria in atto ha dato luogo a un dibattito internazionale
sull'innovazione finanziaria e sul suo ruolo nell'ambito dello sviluppo dei
mercati. Il tema è particolarmente complesso e delicato in considerazione
dell'essenza digitale della finanza che rende i concetti tradizionali di spazio
e tempo,
Banche, serve prudenza
( da "Italia Oggi"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: aprendo i lavori del convegno
annuale dell'associazione bancaria dedicato a «Basilea2 e la crisi
finanziaria», in programma fino a oggi a Roma. «Se il settore bancario italiano
ha potuto assorbire meglio i colpi della crisi», ha detto Zadra, «è grazie alla
preminente attenzione data al finanziamento delle imprese rispetto a quella
adottata nel resto del mondo.
Ing chiude filiali in
Europa ( da "Italia
Oggi" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per far fronte alla crisi
finanziaria, avrebbe dismesso alcune attività per recuperare tra i 6 e gli 8
miliardi di euro. Il gruppo ha inoltre beneficiato di 10 miliardi di euro di
aiuti di stato, una somma che dovrà tuttavia rimborsare. I vertici della banca
hanno annunciato che verranno venduti tra i 10 e i 15 asset minori,
Tributi, la restituzione
crea difficoltà ( da "Tempo,
Il" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria, problemi di
cassa, il terremoto in Abruzzo», dicono i professionisti. Questi si dichiarano
estremamente preoccupati e stupefatti per il negato rinvio ed informano che,
nonostante il massimo dell'impegno, non riusciranno per il 16 giugno prossimo a
raccogliere ed elaborare i dati di 7 annualità per circa 15 mila contribuenti.
"soldi e tecnologia
vinceremo la sfida" - antonio cianciullo
( da "Repubblica, La"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La somma della crisi finanziaria,
della crisi produttiva e della crisi ambientale può dare un risultato positivo.
L´economia ha bisogno di un salto tecnologico importante per ripartire, ha
bisogno della green economy come motore per uscire dalla crisi e rilanciare il
mercato.
Via libera a Mosca nella
Wto ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il giorno prima anche Putin aveva
risposto ai dubbi espressi dal Fondo monetario internazionale: «La crisi
finanziaria non ha cambiato il desiderio di integrarci nell'economia mondiale».
Per gli esperti impegnati nei negoziati, una conferma e una spinta ad alto
livello politico è necessariaper tentare di risolvere le questioni tecniche
rimaste aperte.
Se le nazioni rompono i
vincoli di bilancio ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: emissione di titoli del debito
pubblico ha avuto un ruolo decisivo nella creazione dei moderni mercati
finanziari che, quando non impazzisono, sono una delle fonti importanti della
crescita economica. La precoce, raffinata, finanziarizzazione dell'economia
inglese nasce a fine 600 con l'emissione dei titoli necessari a coprire il
disavanzo creato dalle guerre contro Luigi XIV.
Le condizioni per
allinearsi sono dettate dalla revisione
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: considerando anche la situazione di
crisi finanziaria, la possibilità di non applicare la maggiorazione del 3%,
almeno quando trovano applicazione i nuovi correttivi per tenere conto della
crisi. Sempre in relazione all'adeguamento, va rilevato che quest'anno trovano
applicazione ancora tre studi in applicazione monitorata (studi di ingegneria,
Sofferenze in aumento
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: durante una convegno Abi su
«Basilea 2 e la crisi finanziaria». «è necessario rafforzare - ha detto Mieli
la regolamentazione finanziaria e l'azione di supervisione, attraverso
l'ampliamento del perimetro della vigilanza prudenziale e una definizione più accurata
delle relazioni tra presidi di vigilanza e rischi bancari.
Ing si ritira da 10 paesi
per riuscire a superare la crisi finanziaria
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel corso di una conferenza
finanziaria a Francoforte. Ing aveva già annunciato che, per far fronte alla
crisi finanziaria, avrebbe dismesso alcune attività per recuperare tra i 6 e
gli 8 miliardi di euro. Il gruppo, che ha beneficiato di 10 miliardi di euro di
aiuti di Stato, non ha indicato quali saranno i Paesi da cui la banca se ne
andrà.
Trichet: nessun rischio
deflazione ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In futuro molto dipenderà dai
mercati finanziari e dall'andamento dell'euro, in rialzo da qualche settimana
sui mercati valutari. © RIPRODUZIONE RISERVATA I TEMPI DELLA RIPRESA Dopo un
periodo di stabilizzazione nel 2009, la crescita tornerà nell'Eurozona entro la
prima metà del 2010 Ripresa nel 2010.
No a dibattito sul G8,
facoltà serrate ( da "Manifesto,
Il" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la sede veniva bloccata per
impedire un'iniziativa su crisi finanziaria e G8 organizzata nel cortile della
sede dai «collettivi e laboratori di Roma Tre». Era previsto infatti prima un
dibattito con il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, e un rappresentante di
Attac Italia poi uno spettacolo teatrale.
Bce: Pil a picco Francia
senza lavoro Usa, 621 mila sussidi
( da "Manifesto, Il"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La crisi finanziaria ha toccata il
fondo»: è un altra delle affermazioni più sentite da mesi. In parte vero, ma i
colpi di coda non mancano: i governi di molti paesi stano per acquistare bond
spazzatura o quasi. La Bce ne acquisterà per 60 miliardi.
Fermi gli indici, corre
Mediolanum ( da "Corriere
della Sera" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 05/06/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa
Fermi gli indici, corre Mediolanum di Giacomo Ferrari Lottomatica Cresce il
fatturato del poker online e Lottomatica guadagna il 3,82% Indici praticamente
immobili ieri a Piazza Affari: +0,06% l'Ftse-Mib, +0,01% l'Ftse Italia All
Share.
Il rinnovo a Las Vegas
spinge Stefanel ( da "Corriere
della Sera" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
05/06/2009 - pag: 43 Il caso a Milano Il rinnovo a Las Vegas spinge Stefanel
(g.fer.) Balzo di Stefanel (+15,38%) ieri a Piazza Affari, dopo che Nuance,
retail aeroportuale partecipata al 50% dalla società italiana, ha prolungato
fino al 30 giugno 2012 la concessione nell'aeroporto internazionale di Las
Vegas.
Rio Tinto vende le scorte
e cade in Borsa ( da "Corriere
della Sera" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 05/06/2009 - pag: 43 Il caso a Londra Rio
Tinto vende le scorte e cade in Borsa (g.fer.) Un calo del 6,59%, a quota 2.720
pence: questa la chiusura di ieri a Londra del colosso minerario Rio Tinto, che
nel corso della seduta era sceso fino a un minimo di 2.
Obama incontra la Merkel a
Dresda "Per il M.O. soluzione a due Stati"
( da "Repubblica.it"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: riaffermando la necessità di non
accettare il protezionismo", bisogna "garantirci che manterremo
aperte le frontiere". Allo stesso tempo Obama - senza fare nomi - ha
aggiunto di essere "felice di vedere la soluzione della situazione qui in
Germania" del settore automobilistico. "Non è facile aiutare la
ristrutturazione del settore" ma "spero che vedremo stabilizzarsi e
tornare forti"
Ufficiali giudiziari senza
stipendiCgil-Fp. ( da "Sicilia,
La" del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: i lavoratori pagano la crisi
finanziaria del Comune e l'impossibilità dell'amministrazione comunale di
saldare i debiti nei confronti di fornitori e aziende partecipate». via Imperia
Presi due giovani topi di moto Agenti delle volanti nel pomeriggio dell'altro
ieri hanno arrestato in flagranza il cittadino nordafricano Amin Abouzahid
(nella foto)
Obama a Buchenwald:
"Ahmadinejad venga qui"
( da "Repubblica.it"
del 05-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: riaffermando la necessità di non
accettare il protezionismo", bisogna "garantirci che manterremo
aperte le frontiere". Allo stesso tempo Obama - senza fare nomi - ha
aggiunto di essere "felice di vedere la soluzione della situazione qui in
Germania" del settore automobilistico. "Non è facile aiutare la
ristrutturazione del settore" ma "spero che vedremo stabilizzarsi e
tornare forti"
Cassa a rotazione da
lunedì per cento operai e 30 impiegati
( da "Stampa, La"
del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «L'azienda ha deciso, vista la
crisi finanziaria attuale e mondiale, di utilizzare gli ammortizzatori sociali
previsti dalla legge» dice la direzione. Intanto, alla Rotoflex di Casalgrasso,
ditta «gemella» della Neograf, gran parte dei cento dipendenti stanno
terminando di smaltire le ferie arretrate.
"Senza aiuto delle
banche niente soldi per stipendi"
( da "Stampa, La"
del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria della DueGi
dura da diversi mesi, da quando alcune delle banche sulle quali si appoggiava
l'azienda hanno deciso di «chiudere i rubinetti». Lo stesso Giovanni Giaccardi,
fondatore e titolare della ditta di Loreto (ha anche una sede staccata a Narzole)
ha ammesso che la situazione è critica e le prospettive sono tutt'
L'Ucraina stampa denaroper
pagare la russa Gazprom ( da "Secolo
XIX, Il" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ucraina a far fronte alla crisi
finanziaria. Un passo che mira chiaramente a "internazionalizzare" un
problema sorto, inizialmente, come una mera questione bilaterale. «Non si
tratta di un problema soltanto tra Russia e Ucraina - ha specificato Medvedev -
È una questione che coinvolge le forniture di gas verso Paesi terzi, verso i
Paesi europei.
Tra poche settimane
l'Italia ospiterà il G8, che lei ha voluto a L'Aquila.
( da "Tempo, Il"
del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: un codice di norme per regolare il
mondo finanziario ed economico in modo da scongiurare il ripetersi di una crisi
così grave. Affronteremo poi la dimensione sociale della crisi e tutti i
dossier "caldi" della politica internazionale. Presiedo il G8 per la
terza volta dopo Napoli nel 1994 e Genova nel 2001.
disoccupati usa al 9,4%,
top da 25 anni - arturo zampaglione
( da "Repubblica, La"
del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: una svolta nella recessione più
lunga e dolorosa del dopoguerra ha alimentato ieri la fiducia dei mercati
finanziari. Gli indici della Borsa americana sono tornati ai livelli
dell´autunno scorso, recuperando tutte le perdite del 2009. E il prezzo del petrolio
ha di nuovo infranto i 70 dollari al barile: la Goldman Sachs prevede ormai una
quotazione sugli 85 dollari entro dicembre.
topi e scarafaggi, è
allarme sanitario una casa distrutta dai cassonetti in fiamme - antonio
fraschilla romina marceca ( da "Repubblica,
La" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Va data una soluzione immediata
alla crisi finanziaria dell´azienda, spero che tutte le istituzioni si mettano
al servizio per affrontare il problema economico dell´azienda», dice il
presidente Caruso. Berlusconi ha garantito un sostegno finanziario, che
dovrebbe arrivare con decreto legge solo dopo le elezioni, ma il Comune a
giugno non può trasferire fondi all´
Patti anti-recessivi in
un'impresa su tre ( da "Resto
del Carlino, Il (Modena)" del
06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria
internazionale, che ha frenato l'export e il forte calo di consumi interni.
Tutto questo ha mandato in crisi il 15% delle imprese artigiane, percentuale
che a Modena e a Sassuolo supera il 20%». Su cosa fare per uscire dal difficile
momento congiunturale, Benassi asserisce che «si esce con l'impegno di tutti,
Barack più freddo con
Berlino ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: © RIPRODUZIONE RISERVATA IN
DISACCORDO I due alleati si sono scontrati, negli ultimi mesi, sulle regole per
i mercati finanziari Divisioni anche su Guantanamo e Afghanistan AFP Occasioni.
Sconti del 20% su tutto in onore di Obama: «Yes we can, è il giorno di Obama».
Così in un negozio di Dresda
Le fondazioni vanno a
congresso ( da "Riformista,
Il" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La manifestazione cade in un
periodo in cui si compie un primo consuntivo della crisi finanziaria e si
cominciano a formulare previsioni sulla purtroppo non vicina ripresa. Un tempo,
il congresso avrebbe visto una massiccia partecipazione di esponenti
dell'allora partito di maggioranza relativa, la Democrazia cristiana, insieme
con rappresentanti dei partiti suoi alleati.
I privati in soccorso
della Biennale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: coincide con la fase più acuta
della crisi finanziaria. Eppure il presidente della Biennale, Paolo Ba-ratta,
non si è perso d'animo e,negli ultimi mesi, ha accettato le sfide poste
all'istituzione veneziana riuscendo, alla fine a rispettare la tabella di marcia
prevista. «Non è stata un'impresa facile ammette Paolo Baratta –
Marcegaglia: passi
indietro sui servizi pubblici locali
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: contrastando il protezionismo. E la
presidente di Confindustria ieri è tornata sul caso Fiat-Opel: «L'Italia deve
chiedere il rispetto delle regole europee sugli aiuti di Stato », ha detto,
riferendosi ai finanziamenti pubblici alla casa automobilistica. La Marcegaglia
ha insistito sulle chance che Fiat potrebbe ancora avere: «Spero che ci sia
ancora spazio,
Rio Tinto sceglie Bhp
Billiton ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'accordo era stato siglato
all'apice della crisi finanziaria e all'epoca era stato descritto dal chief
executive Tom Albanese come «la migliore soluzione », l'unica strada
percorribile per ridurre l'ingente debito di Rio. Ora i prezzi delle materie
prime sono risaliti e l'interesse degli investitori si è risvegliato.
Se il Dragone perde la
faccia ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Bieco protezionismo, insomma.
D'altronde,in questa gara ad alzar barriere contro gli stranieri, i cinesi ci
hanno messo molto del loro. Solo due mesi fa, Pechino aveva respinto un'offerta
da 2,4 miliardi di dollari di Coca Cola su Huiyuan Juice, il maggior produttore
cinese di succhi di frutta.
Gli Usa bruciano meno
posti ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: convincente che il momento peggiore
della recessione e del dissesto finanziario è alle spalle. Anche se la ripresa
si preannuncia lenta e debole, come dimostrato dalla continua distruzione di
posti di lavoro: il totale dalla fine del 2007 è salito a sei milioni. E i 17
mesi consecutivi di contrazioni occupazionali sono ormai il periodo negativo
più lungo dalla recessione del 1981-1982.
La sfida è migliorare
l'offerta ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: anche perché vi è una percezione
diffusa che si sia superata la fase peggiore della crisi finanziaria. Pertanto,
nonostante resti la minaccia di un aggravamento della crisi "reale",
investitori e distributori incominciano a costruire nuovi portafogli con un
orizzonte di medio termine. E, per le ragioni che ho appena detto, la via
maestra è quella di rientrare nel risparmio gestito.
Gli errori e la sfortuna:
nel dramma di Gordon il declino della sinistra
( da "Corriere della Sera"
del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e il crollo
del sistema bancario britannico hanno offuscato la sua immagine. Era naturale
ricordare, dopo tutto, che il fantasioso castello di carte in cui la Gran
Bretagna aveva vissuto per molti anni, era stato edificato quando Brown era
cancelliere dello Scacchiere.
Ma con la Merkel è grande
freddo ( da "Corriere
della Sera" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sia il suo amato ministro delle
Finanze Peer Steinbrück hanno più volte detto in pubblico che le responsabilità
della crisi finanziaria che il mondo attraversa sono da cercare in America e da
lì bisogna partire per ridisegnare il sistema. «Gli Stati Uniti perderanno il
loro status di superpotenza nel sistema finanziario mondiale», arrivò a
prevedere Steinbrück lo scorso ottobre.
Indici positivi, su
Italcementi e Saipem ( da "Corriere
della Sera" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 06/06/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di
Giacomo Ferrari Indici positivi, su Italcementi e Saipem L'ultima seduta della
settimana va in archivio a Piazza Affari con un nuovo piccolo rialzo, in
sintonia con il resto d'Europa.
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 06/06/2009 - pag: 35 Il caso a Milano
«Aspettiamo offerte»: balzo di Safilo (g. fer.) Nella graduatoria dei maggiori
rialzi della seduta di ieri a Piazza Affari, a conquistare nettamente la prima
posizione è stato il titolo Safilo.
Wal-Mart rilancia il maxi
buy-back ( da "Corriere
della Sera" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
06/06/2009 - pag: 35 Il caso a New York Wal-Mart rilancia il maxi buy-back
(g.fer.) Torna la fiducia nei consumi e gli amministratori di Wal-Mart, il
colosso mondiale della grande distribuzione, dopo aver annunciato giovedì 22
mila nuove assunzioni in Usa, ieri ha lanciato un sostanzioso piano di buy-
Quei ritardi di Bnp
eBankitalia ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Motivo della richiesta: «il
peggioramento della crisi finanziaria globale che ha colpito tutti i principali
mercati». E solo in data 29 dicembre 2008 da Via Nazionale arrivava la
decisione ufficiale della mancata concessione della proroga, invitando la Sgr a
liquidare i sottoscrittori entro fine giugno 2009.
Ci piace la solidità di
Sanofi ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Come la conferma che nonostante il
buon periodo vissuto nell'ultimo trimestre da Piazza Affari, la crisi non è
ancora definitivamente risolta. Uno dei nodi cruciali per la soluzione
definitiva della crisi è proprio lo stato di salute del sistema finanziario e
nel nostro Paese gli interventi statali non dovrebbero essere per fortuna
ingenti nell'immediato futuro.
silenzio russo sui dazi
per i mobilieri ( da "Repubblica,
La" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La Russia non è sfuggita e non
potrà sfuggire alle ricadute della crisi finanziaria globale. Però in futuro il
rublo potrà essere considerato tra le monete di riserva Ma come? Non è Putin il
grande amico di Berlusconi? Non fanno continuamente la spola tra Roma e Mosca e
San Pietroburgo (ieri si è rivisto sul palcoscenico russo il ministro dello
Sviluppo economico Claudio Scajola,
quando la finanza divora
l'economia - lucio villari ( da "Repubblica,
La" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: quanto fece Hilferding in Il
capitale finanziario. Era il 1909 e il capitalismo americano ed europeo
scontavano una gravissima crisi finanziaria e bancaria (simile in parte a
quella che stiamo vivendo) esplosa nel l907. è intorno a questa crisi
(l´impianto dell´opera e la sua struttura erano già chiare nel 1905, l´anno in
cui era comparsa negli Stati Uniti la critica Teoria dell´
"Un voto per cambiare
l'Europa" ( da "Tempo,
Il" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: un codice di norme per regolare il
mondo finanziario ed economico in modo da scongiurare il ripetersi di una crisi
così grave. Affronteremo poi la dimensione sociale della crisi e tutti i
dossier "caldi" della politica internazionale. Presiedo il G8 per la
terza volta dopo Napoli nel 1994 e Genova nel 2001.
Politica:
Argomenti:
Crisi
Abstract: caratterizzata dalla crisi
finanziaria, dall?avvento dei nuovi vertici politici negli Stati Uniti
d?America, e in Italia da alluvioni e terremoti, con la ulteriore sventura di
un?opposizione che mira solo a distruggere, Silvio Berlusconi non ha colpe. Gli
operai e i lavoratori di ogni settore, industria, agricoltura, commercio,
<È il momento di agire per la pace>(
da "Avvenire"
del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: protezionismo, bisogna mantenere
aperte le frontiere». Il presidente americano si è detto poi «ottimista» sulla
possibilità che gli Stati Uniti possano assumere una posizione di leader nella
lotta al mutamento del clima. Obama ha sottolineato che i Paesi europei hanno
avuto negli ultimi anni una posizione di avanguardia rispetto agli Usa circa la
lotta al riscaldamento del pianeta.
Argomenti:
Crisi
Abstract: È vero che la crisi finanziaria non
è così pesante in Italia, ma la situazione economica reale è più grave che nel
resto di Europa e Usa. L'Italia è un paese in recessione da un paio d'anni.
Quest'anno il Pil cadrà del 5% mentre gli Stati uniti del 3,5%. Il rischio qui
non viene dai titoli tossici, ma da un'economia in forte affanno.
Meldola: crisi al
poltronificio Stella. I sindacati: "Intervento delle istituzioni"
( da "RomagnaOggi.it"
del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Meldola versa in una situazione di
difficoltà generata da una grave crisi finanziaria: questa situazione rischia
di compromettere il futuro industriale e il mantenimento dei livelli
occupazionali": è l'ennesimo allarme dei sindacati in tempo di crisi.
Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, in stretto rapporto con i lavoratori, si
sono attivate nei confronti delle istituzioni locali,
I banchi alimentari, un
aiuto concreto ( da "Sicilia,
La" del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: parliamo della crisi finanziaria
mondiale e delle sue ripercussioni sull'economia reale non dobbiamo mai
dimenticare che la parte più debole della società, quella a cui manca spesso il
quotidiano sostentamento economico e alimentare, non deve essere dimenticata
proprio in questo momento e devono essere favoriti strumenti efficaci come
quello da anni sperimentato dai banchi alimentari»
Berlusconi
Argomenti:
Crisi
Abstract: Berlusconi «desnudo» denuncia tutti
«El País» pubblica le foto di villa Certosa e «Repubblica» le riprende: il
premier su tutte le furie Il premier reagisce: «Abbiamo fatto molti più viaggi
del governo precedente perché c'è stata la crisi finanziaria»
06-06-2009 19:02 economia
( da "Soldionline"
del 06-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sono chiamati ora a fare i conti
con una grave crisi finanziaria che dall'estero riverbera pesantemente i suoi
effetti sull'economia reale. E, mai come questa volta, il futuro del Paese
sembra dipendere proprio dalla capacita' che, tutti insieme, avremo di
reagire''.Dopo aver sottolienato l'impegno degli imprenditori Bracco sollecita
le istituzioni a fare altrettanto.
( da "EUROPA ON-LINE"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Articolo Sei in
Esteri 3 giugno 2009 «Siamo già europei. E non lo sappiamo» Parla Zygmunt
Bauman: «Uniti ma indipendenti, distinti ma inseparabili. È questa la chiave
della nostra identità comune» «L'Europa non è un tesoro che va scoperto, ma una
statua che deve essere scolpita: qualcosa che va creato, un dramma dalla trama
intricata, che sfida ogni possibilità di programmazione a priori. È come un
treno che mentre corre dispone i binari davanti a sé. Continua ad andare, senza
seguire un percorso prestabilito, ma adattando sempre la propria strada». Alla
vigilia delle elezioni per il parlamento europeo, Zygmunt Bauman, uno dei
maggiori sociologi viventi, riflette in una lunga conversazione con Europa sul
presente dell'Unione e sulle grandi sfide che la attendono in futuro. A
ottantaquattro anni, spesi per metà nella nativa Polonia e per metà
nell'adottiva Gran Bretgana, Bauman si considera un cittadino europeo: «Come
altro potrei definirmi? L'identità europea è inclusiva perché permette di
accomodare due o più punti di riferimento di identità nazionali ma al tempo
stesso annulla le differenze tra loro. Quando l'università di Praga mi ha
chiesto quale inno nazionale volevo suonato alla cerimonia di consegna della
laurea honoris causa, ho chiesto l'inno europeo: la Polonia mi ha esiliato, togliendomi
la cittadinanza; la Gran Bretagna mi ha accolto, ma sebbene naturalizzato
inglese continuo a sentirmi uno straniero. "Ogni uomo diventa
fratello", dicono le parole di quella struggente canzone e l'idea di
fratellanza è certo un perfetto emblema della identità europea: uniti ma
indipendenti, distinti ma inseparabili». Quali sono stati a suo parere fin qua
i più grandi risultati dell'Unione europea? L'Unione europea ha curato le
antiche ferite lasciate da secoli di odi tribali e antagonismi nazionali: si
tratta di un processo non finito, che probabilmente non ha ancora raggiunto il
punto di non ritorno. Il rischio di un'inversione è sempre in agguato, ma io
voglio essere ottimista e dire che soprattutto negli ultimi mesi abbiamo visto
questo processo consolidarsi ulteriormente. Qualche
pessimista potrà sottolineare che la comunità economica non ha superato il test
della crisi finanziaria internazionale
e che di fronte al collasso del sistema del credito gli stati nazionali europei
si sono richiusi in vecchie logiche nazionali, adottando di nuovo
l'apparentemente abbandonata strategia di giocare ognuno per sé. Ma
bisogna anche riconoscere che l'idea di pace e convivenza europea, l'idea di
vivere insieme nella differenza, ha talmente preso forza che, pur paragonando
la situazione attuale a quella della "Grande Crisi", anche le più
nefaste delle profezie si sono ben guardate dall'ipotizzare che questa
situazione possa degenerare in una corsa agli armamenti, in cinque anni di
guerra mondiale, in una nuova concentrazione di atrocità come quella che
abbiamo visto meno di settant'anni fa. Abbiamo forse bisogno di un'ulteriore
dimostrazione dei successi europei? Quali sfide ha davanti a sé l'Europa?
L'Europa ha ora il compito di portare a termine questo processo: come un tempo
siamo riusciti a trasformare comunità locali disperse e autoreferenziali in
stati nazionali, così ora bisogna trasformare stati nazionali dispersi e
autoreferenziali in una immaginaria comunità più ampia. Guardandomi attorno
noto che tutto questo sta già succedendo, forse non a livello istituzionale, ma
nella vita quotidiana di milioni di persone, che sempre più vedono l'Europa come
il loro guscio e difficilmente notano i confini nazionali durante le loro
peregrinazioni. Dopo l'ingresso della Polonia nell'Ue, circa due milioni di
giovani polacchi si sono trasferiti in Gran Bretagna per trovare un lavoro
migliore o nuove possibilità di studio e di vita. Per loro cambiare stata è
un'esperienza non dissimile dal trasferirsi in un'altra città polacca: anzi
certe volte un volo internazionale è più agevole di un lungo viaggio in treno.
Questi giovani si sentono già cittadini dell'Unione europea, piuttosto che
emigranti, espatriati o esiliati. Però al tempo stesso crescono fenomeni di
intolleranza, di discriminazione, di chiusura. La crescita della demagogia
euroscettica è a mio avviso solo apparente: le manifestazioni di massa contro gli
stranieri accusati di «rubare i nostri posti di lavoro» sono certamente
fenomeni più visibili del continuo supporto verso la comune casa europea che si
esprime invece in modo pacato, ma al tempo stesso anche più convinto, dato che
molti dei vociferanti critici dell'Europa cercano solo di usare a loro
vantaggio elettorale la crescita di insicurezza esistenziale che la
globalizzazione porta con sé. Come si può contrastare questa ondata di
estremismo, che rischia di essere la vera novità delle prossime elezioni?
Poiché la flessibilità del mercato del lavoro e la fragilità nei rapporti
sociali, che sono difficilmente visibili, avvengono in contemporanea con
l'arrivo di ondate di immigrati, che invece sono fisicamente presenti, tendiamo
ad individuare nell'effetto la causa delle nostre insicurezze e pensiamo che
eliminando quell'effetto avremo anche eliminato la causa. Emblematica in tal
senso mi pare l'ideologia della Lega in Italia: l'insicurezza per loro non è il
prodotto di politiche neo-liberiste, ma nasce semplicemente dalla necessità per
i lombardi di dividere le loro ricchezze con calabresi e siciliani, o per tutti
questi di condividerle con gli stranieri. La globalizzazione può essere
affrontata con due logiche, che sembrano incompatibili e invece sono necessariamente
complementari: la logica della chiusura locale e quella della responsabilità
globale. Contrariamente a quanto queste forze politiche dicono, per mero
consenso elettorale, l'Unione europea non è una minaccia all'autonomia degli
stati nazionali, non erode la sovranità nazionale limitando il potere dei
governi nel controllo dell'economia. Al contrario, queste dinamiche di erosione
sono portate avanti da forze globali, contro cui solo istituzioni
sovranazionali come l'Unione europea possono essere di contrasto: solo
ricostruendo a livello più ampio quella rete istituzionale che non controlla
più l'economia nazionale, è possibile salvaguardare i confini della sovranità
nazionale. La seconda logica invece ci dice che non è possibile difendere la libertà
e la democrazia a livello di stato nazionale, per quanto bene armato: i nostri
destini si decidono a livello globale e solo su questo piano possono essere
difesi i nostri valori. Come può l'Europa attrezzarsi per fare fronte a queste
sfide? Sono abbastanza anziano da ricordare che i padri fondatori dell'Europa
unita, Schuman, Monet, Adenauer, De Gasperi, non si sono posti queste domande:
hanno costruito l'Europa dalla porta della cucina, non dall'ingresso
monumentale, coordinando e integrando la produzione di carbone e acciaio e
senza porsi il problema della cultura europea, dell'identità europea e neppure
della comunità europea. Hanno creato un fatto compiuto, confidando che esso,
una volta sistemato, avrebbe poi creato la sua stessa logica giustificante. In
questo modo pragmatico e concreto sono riusciti dove tutti gli sforzi di
unificazione attraverso la fede o la forza erano miseramente falliti nei secoli
precedenti. Ora siamo di fronte ad un nuovo dilemma: c'è una divergenza
insanabile tra il potere e la politica. A livello globale c'è potere senza
controllo politico, mentre a livello locale c'è politica senza possibilità di
incidere. I poteri degli stati nazionali non sono più sufficienti nel mondo
globalizzato. Siamo quindi in una situazione analoga a quella di cinquant'anni
fa: non abbiamo un progetto, un ideale, un programma. Siamo come alpinisti sul
costone di una montagna che non è mai stato percorso in precedenza e non
sappiamo che cosa ci aspetti dall'altro lato: siamo spinti ad andare avanti non
dal desiderio di raggiungere qualcosa che non conosciamo, che non possiamo
neppure immaginare, ma dallo sconforto della situazione in cui ci troviamo.
Tornare indietro non è più possibile, fermarsi a riposare non è consentito.
Bisogna andare avanti, costruendo nella scalata i concetti per definire la
nuova realtà. Solo così possiamo arrivare alla forcella e vedere finalmente che
cosa ci aspetta dall'altra parte. Lazzaro Pietragnoli
( da "Italia Oggi (MarketingOggi)"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi Numero
130 pag. 22 del 3/6/2009 | Indietro Dall'elettronica ai
libri UN PROFESSIONISTA AL GIORNO Di Irene Greguoli Venini Le esperienze
professionali e gli hobby di Francesco Brioschi, presidente dell'omonima casa
editrice Ho insegnato e fatto ricerca per anni al Politecnico di Milano Poi
l'avventura nell'editoria in tandem con mia figlia Valentina «Nella mia vita ho
fatto tante cose». Con semplicità Francesco Brioschi, oggi presidente
dell'omonima casa editrice, sintetizza un percorso professionale segnato
dall'impegno in diversi campi, tra cui quello accademico, economico, aziendale
e, ora, anche editoriale. Un cammino iniziato con la laurea in ingegneria
elettronica presso il Politecnico di Milano nel 1962, dopo la quale Brioschi si
è buttato nella carriera accademica, partendo come borsista presso l'istituto
di elettrotecnica generale. Una delle tappe decisive, fra il 1967 e il 1968, è
stato il soggiorno negli Usa presso alcune business school, tra cui Harvard,
per studiare l'esperienza dei curricula accademici che integrano gli studi di
ingegneria con i temi dell'economia e della gestione d'impresa. Un'esperienza
da cui sarebbe nato il percorso che ha portato, al Politecnico, dapprima
all'introduzione dei corsi di marketing, ricerca operativa e gestione
aziendale, e poi alla creazione di ingegneria gestionale negli anni 90. «Un
progetto», sottolinea Brioschi, che ne è stato il fondatore, «che ha avuto
molto successo: i laureati sono più competitivi». Il tutto sempre accompagnato
dall'attività di docenza: «Ho cominciato insegnando elettrotecnica, poi
controlli automatici. In seguito ho vinto la cattedra in matematica. Adesso
insegno finanza». Detto così sembra semplice, ma il curriculum dell'editore è
davvero impressionante: tra le altre cose è stato, dal 1976, professore
straordinario e poi ordinario di ricerca operativa del neonato corso di
ingegneria delle tecnologie industriali a indirizzo economico-organizzativo,
passando poi alla cattedra di economia industriale (diventata in seguito economia
dei sistemi industriali) nel 1982, che avrebbe mantenuto fino al 1995. Dal 1989
al 1991 è stato docente del corso di fusioni e acquisizioni alla école de Ponts
et Chaussées di Parigi. è stato nominato membro del cda del Politecnico di
Milano, oltre che direttore della scuola a fini speciali in informatica a Como.
Una carriera, dice Brioschi, «punteggiata da incarichi ministeriali e consigli
di amministrazione»; tra questi ultimi, Banco di Desio, Navigazione Montanari e
Banknord Gepafi sim, di cui nel 1998 è diventato presidente. Nel
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 31 -
Commenti I RISCHI DELLA NORMALITà LUCIANO GALLINO Da qualche tempo si vanno
moltiplicando le dichiarazioni di autorità, operatori economici ed esperti
secondo le quali il peggio della crisi sarebbe passato. Se non la luce, in
fondo al tunnel si scorge un fioco chiarore. Imprenditori e consumatori
appaiono un po´ meno pessimisti riguardo al futuro. Il commercio mondiale pare
stia risalendo. Da tutto ciò i dichiaranti deducono che si sta avvicinando la
ripresa, il ritorno alla normalità della crescita per il nostro paese e per il
mondo. Il rischio che i neo-ottimisti non vedono, o hanno deciso di non vedere,
è che il peggior lascito della crisi sarebbe precisamente un ritorno alla
normalità. La crisi esplosa nel 2008 non è stato un incidente di percorso
dell´economia mondiale. è stata piuttosto un´espressione di quello che per una
trentina d´anni è stato giudicato e lodato come il suo normale funzionamento.
Era normale per il sistema bancario mettere in circolazione quasi 700 trilioni
di dollari di derivati al di fuori delle borse, sì da renderli non
rintracciabili dalle autorità di sorveglianza. Le quali, da parte loro,
trovavano affatto normale fingere di non vederli. Ma era comunque bene non fare
nulla, giacché i mercati
finanziari normalmente si auto-regolano, facendo
affluire i capitali là dove sono meglio utilizzati per produrre occupazione e
ricchezza. Dove si capisce perché nel bene o nel male, come diceva Keynes nelle
due ultime righe della Teoria generale, le idee siano più pericolose degli interessi
costituiti. In base alla idea dominante di normalità, era giudicato
ugualmente naturale che l´industria manifatturiera dell´Occidente arrivasse a
sviluppare un suo sistema finanziario capace di
generare una quota di fatturato quasi pari alla produzione di beni materiali;
insuperati, in questo, i costruttori di automobili statunitensi,
appropriatamente definiti da una ex manager dell´alta finanza (Nomi Prins)
«banche che vendevano automobili». E in complesso non era forse considerato
l´essenza della normalità un sistema economico che spende trilioni di dollari
l´anno in pubblicità e marketing per convincere un miliardo e mezzo di persone
a consumare beni in gran parte superflui? Intanto che, si noti, non trova i
quattro o cinquecento miliardi annui che basterebbero per dimezzare la quota di
coloro che sopravvivono con un dollaro al giorno (1,4 miliardi, secondo le
ultime stime della Banca Mondiale), o non dispongono di servizi igienici (2,6
miliardi), o soffrono la fame (1 miliardo, ma in aumento), ovvero abitano in
slums (oltre 1 miliardo); o, ancora, il numero dei bimbi che muoiono prima di
compiere cinque anni a causa di un raffreddore o un mal di pancia (10 milioni
l´anno, 25.000 al giorno). Ove si consideri che tutto ciò rappresentava la
normalità pre-crisi, va aggiunto che sia l´attesa passiva che essa prima o poi
si ristabilisca da sola, sia l´intento di accelerare attivamente il ritorno ad
essa, aprirebbero la porta a scenari assai peggiori di quelli attuali.
Anzitutto si porrebbero le premesse per il verificarsi di un´altra crisi
dell´economia mondiale, più grave di quella in corso, entro pochi anni.
Basterebbe ricordare che nel volgere di appena un decennio il sistema finanziario e quello ad esso intrecciato delle corporation finanziarizzate hanno fatto registrare ben quattro crisi di
portata planetaria. Ciascuna di queste crisi ha rischiato di affondare
l´economia mondiale, con un livello di rischio crescente tra la precedente e la
successiva. Ciascuna rifletteva la normalità del sistema in quel dato momento.
Ora è vero che la memoria degli operatori economici è notoriamente corta, e
altrettanto quella dei governi. Ma aspettarsi ancora una volta che la normalità
ritorni, senza provvedere a interventi regolativi sull´insieme del sistema finanziario e industriale del mondo, significherebbe davvero
credere che gli asini volano. Un danno non minore che un ritorno al business as
usual provocherebbe sarebbe che la insostenibilità da più punti di vista del
sistema economico odierno (o modello di sviluppo che dir si voglia)
avvicinerebbe il momento in cui essa comincerebbe a tradursi, più rapidamente
di quanto già non faccia ora, in immani tragedie collettive. Avrà forse
esagerato un po´, il principe Carlo d´Inghilterra, nell´indicare in soli 99
mesi il tempo per salvare il pianeta. Il fatto è che il rischio non viene solo
dal cambiamento climatico. Per assicurare entro una o due generazioni una vita
decente a qualche altro miliardo di persone non ci sarà acqua a sufficienza. Lo
dicono i rapporti Onu sullo sviluppo umano. Non ci saranno prodotti alimentari
a sufficienza, perché le superfici destinate ad usi agricoli si vanno riducendo
a causa dell´erosione e salinizzazione dei suoli, dello sviluppo delle colture
per la produzione di agrocarburanti, della distruzione di interi eco-sistemi.
Per diffondere in tutto il mondo i consumi oggi normali dell´occidente non ci
saranno nemmeno abbastanza metalli o carbone o petroli, né abbastanza mari,
forse nemmeno abbastanza ossigeno. Bisognerebbe dunque darsi da fare allo scopo
non di ricostruire la normalità di ieri, bensì di sviluppare una idea diversa
di sistema produttivo e finanziario normale. Per il
momento bisogna ammettere che né l´Unione Europea né gli Stati Uniti sembrano
muoversi con decisione in tale direzione, al di là delle generiche quanto
inconsistenti dichiarazioni del G-20 e delle terribili quanto inette minacce
rivolte ai paradisi fiscali o ai fondi speculativi. Visto che in campo
economico e politico non sono molti quelli che si lasciano influenzare da nuove
teorie dopo i venticinque o i trent´anni è ancora un
pensiero di Keynes forse si dovrà mandare al potere i ventenni. A
condizione di farli transitare in un sistema scolastico e universitario meno
prono dell´attuale al consenso di Washington o di Bruxelles.
( da "Finanza e Mercati"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Draghi:
«Trasparenza e meno rischio sistemico» da Finanza&Mercati del 03-06-2009
«Primo e più importante» fra i requisiti per evitare nuovi
rischi di collassi finanziari in futuro è «la trasparenza». Lo ha detto ieri il
governatore di Banca d'Italia, Mario Draghi, intervenendo a un convegno a
Berlino, secondo il quale la trasparenza «era e resta necessaria per uscire
dalla crisi. «Oggi, e per
qualche anno ancora - ha continuato Draghi - sarà, inoltre, necessario ridurre
il rischio sistemico» perché, ha ricordato, questa crisi
«è iniziata in un settore che può essere considerato marginale nell'industria finanziaria globale ed è poi esplosa contagiando tutto il
resto». Nel settore bancario internazionale, ha aggiunto Draghi, «non vedremo
almeno per qualche anno gli stessi tassi di redditività che abbiamo registrato
negli ultimi 5-6 anni» perché l'industria bancaria del futuro sarà «con più
capitale, meno debito e più regole». Tuttavia le banche italiane, ha spiegato
il governatore, sono rimaste, in questa crisi finanziaria,
«fuori dell'occhio del ciclone» anche grazie all'ondata di consolidamento del
sistema.
( da "Corriere delle Alpi"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Otto norme su
dieci devono rispondere ai criteri stabiliti a Bruxelles. Gestiti ogni anno 133
miliardi Europarlamento, ecco cosa fa Leggi e finanziamenti, dalla sanità
pubblica all'ambiente Il Parlamento europeo costa ad ogni cittadino meno di 3
euro l'anno 60 miliardi servono per promuovere competitività, crescita e
occupazione FRANCESCO JORI VENEZIA. Che a vararle sia il Parlamento o un
Consiglio regionale, otto leggi italiane su dieci devono rispondere a una serie
di requisiti decisi a livello di Unione Europea: ecco un ottimo motivo per
interessarsi al voto del 6 e 7 giugno prossimi, anche se la politica nostrana
fa di tutto per sminuirne il significato. Le decisioni prese tra Bruxelles e
Strasburgo, oltretutto, incidono sulla vita quotidiana di ciascuno molto più di
quanto si pensi, dall'occupazione alla sicurezza alimentare, dalla tutela
dell'ambiente alla sanità pubblica. Vediamo in concreto di cosa si andranno a
occupare le persone che eleggeremo tra qualche giorno. L'Europarlamento
gestisce ogni anno 133 miliardi di euro; quasi la metà (60 miliardi) va a
promuovere competitività, crescita e l'occupazione. Questi soldi, servono
inoltre a ridurre il divario tra le regioni più ricche e quelle più povere (in
sei anni è diminuito di un sesto). Destina 7,5 miliardi l'anno per la ricerca:
in questo campo rientrano progetti con ricadute concrete sulla vita quotidiana,
dai trasporti all'energia, dalla salute all'ambiente. Il Parlamento europeo
costa ad ogni cittadino dell'Unione meno di 3 euro l'anno. L'occupazione. Per
il periodo 2007-2013 c'è una somma di 350 miliardi destinata a stimolare la
crescita economica e a creare posti di lavoro. Nel periodo 1992-2006, il
mercato unico europeo ha permesso di creare 2,75 milioni di nuovi posti di
lavoro. Ogni anno 10 miliardi vengono finalizzati a interventi di aiuto a
imprese e lavoratori per superare situazioni di difficoltà. E' stato istituito
un Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, con una dotazione annuale
di 500 milioni per aiutare chi è stato licenziato a ritrovare un lavoro. Sono
stati stanziati 200 miliardi per sostenere l'economia europea
a fronte della crisi finanziaria globale. L'ambiente. Sono state adottate norme in base alle
quali entro il 2020 le energie rinnovabili dovranno rappresentare almeno il 20
per cento del consumo totale di energia dell'Unione; inoltre, dal 2007 è
entrato in vigore un provvedimento destinato a rendere più sicuro l'uso di
circa 30 mila sostanze chimiche potenzialmente pericolose. Le petroliere
a scafo unico sono state bandite dalle acque costiere dei Paesi UE. Nel 2008 è
stata approvata una proposta per eliminare la pesca illegale. Dal
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XVIII -
Milano Controcanto Senza innovazione l´Expo è un baraccone Riduzione dei
consumi e nuovi stili di vita: ecco cosa Milano deve mostrare al mondo LUCA
BELTRAMI GADOLA (segue dalla prima di Milano) Queste due accezioni sono proprio
quelle sulle quali ritorna insistentemente anche il nostro sindaco. Lo spirito
originario è scomparso. Avanti altro dunque, ma quale? Oggi il Bie sembra
mostrare attenzione ai problemi contemporanei, l´acqua, la salute, la città e
la fame ma, come tutte le istituzioni internazionali, arriva in ritardo: i
cambiamenti sono più rapidi di quanto una struttura burocratica e
autoreferenziale riesca a cogliere, guai se poi si
sovrappongono più problemi come la fame e la crisi
finanziaria. Il tema milanese, il nostro cavallo di
battaglia, è il problema della nutrizione nel mondo: lo si è affrontato con uno
spirito tardo colonialista caritatevole. L´obiettivo prevalente sembra essere
quello di aiutare le popolazioni affamate a provvedere meglio ai propri bisogni
alimentari. Certo, anche questo è un problema ma solo un aspetto di
quello più generale: le risorse rinnovabili del pianeta, drammaticamente in via
di esaurimento, sono assorbite dai Paesi sviluppati in maniera drammaticamente
squilibrata: fanno la parte del leone. Il consumo pro capite giornaliero di
energia misurato in chilogrammi di petrolio equivalente è:
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 22 -
Economia I dati del terzo Global Peace Index dell´Economist Guerra e corruzione
costano 5 trilioni di dollari CRISTINA RASCHIO ROMA - Più di 4,8 trilioni di
dollari all´anno. E´ quanto costa all´economia mondiale la mancanza di pace nel
mondo. Un´assenza dovuta non solo alle guerre e ai conflitti che purtroppo
dilaniano alcuni Paesi della terra, ma anche alla
corruzione e alla recente crisi finanziaria che, poco ma sicuro, non hanno contribuito a rendere il clima
più disteso. A sostenerlo è il terzo rapporto annuale del Global Peace Index -
l´indice che rileva il livello di pace dei Paesi - redatto in collaborazione
con la divisione analisi commerciale dell´Economist. Dalla classifica,
che vede l´Italia solo al 36esimo posto su un totale di 144 Paesi esaminati, si
deduce quindi che la pace non solo fa bene al cuore e alla serenità dei popoli,
ma anche alle tasche dei governi e delle imprese. «Non si può fare business in
un contesto fragile e frazionato», ha dichiarato durante la presentazione dello
studio Sir Moody Stuart, presidente di Anglo American e partner del Global
Peace Index. «Le attività produttive», ha sottolineato, «traggono grandi
vantaggi da condizioni ambientali non violente e forse è venuto il momento per
le aziende di riflettere sul fatto che pratiche trasparenti ed etiche possano
giocare un ruolo più ampio nell´ottenere pace e stabilità». Esiste quindi un
forte legame tra quella che è la cultura di pace di un Paese e il suo benessere
economico. Proprio ai primi posti della classifica si piazzano infatti Nuova
Zelanda, Danimarca e Norvegia, paesi che quasi non sono stati toccati dalla crisi globale. Interessante anche un altro dato: più un
Paese avanza in classifica di dieci posizioni, più aumenta la qualità di vita
dei suoi cittadini (3.100 dollari di Pil pro capite). Anche la stabilità
politica gioca però un ruolo fondamentale nella determinazione della pacificità
o meno di un Paese. E lo testimonia proprio l´Islanda che perde la maglia rosa
dell´anno scorso piazzandosi così al quarto posto. Seguono a ruota Austria,
Svezia, Giappone, Canada e Finlandia. Ottantatreesima e 136esima posizione
rispettivamente per Usa e Russia. Meno pacifici e, quindi, meno prosperi Sudan,
Israele, Somalia, Afghanistan e Iraq. Presenza o meno di guerre, buon vicinato
tra popoli, alto livello di scolarizzazione, rispetto per i diritti umani e,
non ultima, libertà di stampa sono stati fattori fondamentali nell´elaborazione
della classifica.
( da "Manifesto, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
EUROSTAT Senza
lavoro record (9,2%) in zona euro e nella Ue a 27 La disoccupazione morde tutta
l'Europa Francesco Piccioni La valanga è partita. Prevista, minimizzata dai
filogovernativi, solo nominata - come un fastidioso effetto di realtà
indesiderata, per cui non si hanno risposte adeguate - dall'opposizione
parlamentare. Ma ora è qui, con le sue prime potenti frustate, mentre correndo
a valle accumulerà via via altra massa. E' la disoccupazione. Finora si era discusso quasi accademicamente di crisi finanziaria che poteva
«contagiare» la produzione. Adesso misuriamo la febbre. Lo fa l'Eurostat, che
ieri ha diramato il suo allarmato report. Ad aprile, nell'eurozona (i 16 paesi
della moneta unica) è arrivata al 9,2%, il livello più alto dal 1999.
Soltanto un mese prima era all'8,9%, mentre un anno prima segnava il 7,3. Se le
percentuali vi sembrano non clamorose, potete calcolare in persone: 3,1 milioni
si sono trovati senza lavoro nel giro di 12 mesi, 396.000 solo ad aprile. Non
va meglio nell'Europa politica (27 paesi), che pure fa segnare un 8,6% in
crescita sia rispetto al mese precedente (8,4, ovvero 556.000 disoccupati in
più) sia - soprattutto - rispetto all'aprile del 2008, quando il tasso era al
6,8. Anche qui i numeri dicono che oltre 4,6 milioni di persone in più sono a
spasso. A pagare il prezzo più alto sono i lavoratori uomini (dal 6,6 all'8,9%
nell'eurozona in un anno), che hanno mediamente salari più alti, specie intorno
ai 45-55 anni. Ma anche le donne - già meno occupate - perdono quota, pur se in
misura minore (dall'8,9 al 9,4%). Il disastro assoluto riguarda i giovani sotto
i 25 anni, che nel mese di aprile si sono ritrovati a passare da un tasso di
disoccupazione del 18,5% a un 18,7. Ma soltanto un anno prima era appena al
14,7. Pare confermato che i contratti precari funzionino specie in questo
segmento generazionale come «camera di compensazione» nella gestione del
mercato del lavoro. Tutti dentro a quattro soldi e senza garanzie quando il
mercato tira, tutti fuori quando c'è crisi. Nell'Est,
la stessa logica liberista che ne aveva fatto un esempio di dinamismo rispetto
al «modello sociale europeo» di stampo socialdemocratico-bismarckiano sta
distruggendo ogni equilibrio sociale. In Lituania, in un anno, la
disoccupazione è salita da un modestissimo
( da "Italia Oggi"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: economia e politica data: 03/06/2009 - pag: 9 autore: Incertezza sul
fronte dei finanziamenti bancari Sul solare si allunga l'ombra della crisi Che cosa succederà nei prossimi due anni sul fronte
dei finanziamenti bancari, coperti dalla cessione dell'incentivo, che
alimentano il boom del fotovoltaico? Per ora c'è molta incertezza, ma è
evidente che se la tendenza europea alla riduzione degli incentivi proseguirà
(apripista sono stati Germania, -25% e Spagna, -35%) e si estenderà all'Italia,
la «bancabilità» del fotovoltaico inevitabilmente ne soffrirà. «Il rischio che lo sviluppo di questo promettente comparto
tecnologico venga messo in forse dalla crisi
finanziaria globale e da conseguenti decisioni in
materia fiscale è molto reale», sottolinea Marco Comelli, organizzatore delle
Giornate della microgenerazione, appuntamento annuale del settore organizzato
dalla Camera di commercio di Milano. «In positivo per il fotovoltaico
c'è il calo previsto dei prezzi dei pannelli solari, innescato da diversi
fattori, in primo luogo la sovraccapacità produttiva in tutti gli stadi della
filiera. È ancora troppo presto per capire se questa riduzione dei prezzi sarà
sostenuta da una contemporanea discesa dei costi derivanti da innovazioni
tecnologiche, per esempio l'aumento della produzione di pannelli a film
sottile». La tecnologia dei pannelli solari è dunque il terreno sul quale si
giocherà il futuro del settore nazionale e qualcosa sul fronte della ricerca si
sta già muovendo. Renergies Italia, società di Urbisaglia (Mc) che fa parte del
gruppo Afin (holding che controlla diverse società attive nei settori
fotovoltaico, eolico, biogas, biomasse e idroelettrico) ha inaugurato SolarLab,
un laboratorio di ricerca realizzato in collaborazione con l'università di
Camerino. «Nel laboratorio lavorano cinque ricercatori diretti da Roberto
Murri, docente di fisica generale presso l'università di Camerino e altri
cinque lavoreranno nel polo scientifico e tecnologico di Tortona dove
studieranno i substrati plastici per le celle di terza generazione. Vogliamo
recuperare il terreno perduto per rendere il fotovoltaico competitivo nei
confronti delle altre fonti energetiche», dice Fabrizio Longa, a.d. del gruppo
Afin. «Il conto energia è importante soprattutto perché ci consente di
finanziare il programma di ricerca che poniamo alla base del nostro sviluppo,
nel quale prevediamo di investire 10 milioni di euro nei prossimi quattro
anni».Renergies Italia assembla direttamente nel suo stabilimento i moduli
fotovoltaici e ha una capacità produttiva annuale di pannelli pari a 30
megawatt. Nel
( da "Italia Oggi"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Un professionista al giorno data: 03/06/2009 - pag: 22 autore: di
Irene Greguoli Venini Le esperienze professionali e gli hobby di Francesco
Brioschi, presidente dell'omonima casa editrice Dall'elettronica ai libri Ho
insegnato e fatto ricerca per anni al Politecnico di Milano Poi l'avventura
nell'editoria in tandem con mia figlia Valentina «Nella mia vita ho fatto tante
cose». Con semplicità Francesco Brioschi, oggi presidente dell'omonima casa
editrice, sintetizza un percorso professionale segnato dall'impegno in diversi
campi, tra cui quello accademico, economico, aziendale e, ora, anche
editoriale. Un cammino iniziato con la laurea in ingegneria elettronica presso
il Politecnico di Milano nel 1962, dopo la quale Brioschi si è buttato nella
carriera accademica, partendo come borsista presso l'istituto di elettrotecnica
generale. Una delle tappe decisive, fra il 1967 e il 1968, è stato il soggiorno
negli Usa presso alcune business school, tra cui Harvard, per studiare
l'esperienza dei curricula accademici che integrano gli studi di ingegneria con
i temi dell'economia e della gestione d'impresa. Un'esperienza da cui sarebbe
nato il percorso che ha portato, al Politecnico, dapprima all'introduzione dei
corsi di marketing, ricerca operativa e gestione aziendale, e poi alla
creazione di ingegneria gestionale negli anni 90. «Un progetto», sottolinea
Brioschi, che ne è stato il fondatore, «che ha avuto molto successo: i laureati
sono più competitivi».Il tutto sempre accompagnato dall'attività di docenza:
«Ho cominciato insegnando elettrotecnica, poi controlli automatici. In seguito
ho vinto la cattedra in matematica. Adesso insegno finanza». Detto così sembra
semplice, ma il curriculum dell'editore è davvero impressionante: tra le altre
cose è stato, dal 1976, professore straordinario e poi ordinario di ricerca
operativa del neonato corso di ingegneria delle tecnologie industriali a
indirizzo economico-organizzativo, passando poi alla cattedra di economia
industriale (diventata in seguito economia dei sistemi industriali) nel 1982,
che avrebbe mantenuto fino al 1995. Dal 1989 al 1991 è stato docente del corso
di fusioni e acquisizioni alla École de Ponts et Chaussées di Parigi. È stato
nominato membro del cda del Politecnico di Milano, oltre che direttore della
scuola a fini speciali in informatica a Como.Una carriera, dice Brioschi,
«punteggiata da incarichi ministeriali e consigli di amministrazione»; tra
questi ultimi, Banco di Desio, Navigazione Montanari e Banknord Gepafi sim, di
cui nel 1998 è diventato presidente. Nel
( da "Riformista, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Grande Recessione
Sta diventando una crisi sociale I dati sulla
disoccupazione in Europa diffusi ieri da Eurostat, l'ufficio statistico della
Commissione, confermano le previsioni già presentate nei mesi scorsi dall'Ocse
e da altre organizzazioni internazionali. Il messaggio è purtroppo lo stesso. La
crisi finanziaria sta
trasformandosi in una crisi
sociale. Il dato preoccupante non è solo il valore assoluto della
disoccupazione ma la sua (probabile) durata. L'esperienza storica ci insegna
che le recessioni severe come quella in corso (ma anche quelle che lo sono
state meno) possono provocare un incremento nei tassi di disoccupazione che
persiste anche una volta che il ciclo della produzione e del reddito
sono tornati nella fase ascendente. Una parziale buona notizia si può
riscontrare nel fatto che la recessione ha colpito l'Europa e altre regioni del
mondo quando la disoccupazione era molto contenuta e il tasso di occupazione
molto elevato. segue a pagina 2 di Pier Carlo Padoan 03/06/2009
( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Centro-Nord
sezione: COSTUME E SOCIETA data: 2009-06-03 - pag: 23 autore: Diritto e famiglia La crisi porta i coniugi in aula A Bologna più separazioni giudiziali -
Firenze in controtendenza L a crisi finanziaria impatta anche sulle separazioni dei coniugi, con ricadute
diverse in due città non troppo distanti come Firenze e Bologna. A Bologna, tra
settembre 2008 e febbraio 2009, quindi in piena crisi
finanziaria dopo il crack Lehman, si è
assistito a una lieve flessione delle separazioni consensuali mentre c'è stata
una vera e propria impennata di quelle giudiziali. Nello specifico, le
consensuali si sono attestate a 721 contro le 738 dello stesso periodo
dell'anno precedente mentre le giudiziali sono passate da
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-06-03 - pag: 1 autore: ... PANORAMA ... Mistero sull'Airbus
scomparso Avvistati i rottami in Atlantico Sono statiavvistati nell'Oceano
Atlantico,circa
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-06-03 - pag: 8 autore: Corea del Nord. Il dittatore
prepara la successione dopo essersi garantito il sostegno dell'esercito con i
recenti test missilistici Designato l'erede di Kim Jong-il Secondo fonti di
intelligence sudcoreane sarà il terzogenito Kim Jong-un, 25 anni Stefano Carrer
TOKYO. Dal nostro inviato è successo proprio il giorno del secondo e più
potente test atomico della Corea del Nord: il 25 maggio scorso il parlamento,
le forze armate e forse anche le missioni all'estero sono state sollecitate a
garantire la loro fedeltà all'ultimo rampollo dell'unica dinastia familiare di
un regime comunista: Kim Jong-un - il 25enne terzo figlio di Kim Jong-Il -
designato come successore in pectore dell'attuale dittatore. Lo hanno indicato
ieri prima un parlamentare sudcoreano dell'opposizione, membro del comitato
sulla sicurezza - informato dai servizi segreti - e poi altre fonti citate dai
media sudcoreani, che hanno evidenziato il risvolto non solo internazionale, ma
anche interno al regime, delle recenti provocazioni militari. Secondo le ultime
informazioni, Pyongyang starebbe preparando il lancio di altri missili,
compreso uno potenzialmente in grado di colpire il territorio Usa: c'è chi
ipotizza che il test a lunga gittata sarà effettuato il 16 giugno, giorno
dell'incontro tra il presidente americano Obama e quello sudcoreano Lee Myung-
bak. Missili a corto o medio raggio potrebbero essere lanciati in tempi più
brevi. Pyongyang potrebbe cercare anche uno scontro navale limitato in una zona
marittima dai confini contestati nel Mar Giallo, dove già in passato ci sono
state schermaglie pericolose. La Corea del Sud ha rafforzato il suo dispositivo
navale nell'area per tenersi pronta a ogni evenienza. I mercati finanziari di Seul hanno
cominciato a dare segni di nervosismo e il governo ha deciso di costituire una
task force destinata a monitorare le possibili conseguenze negative
sull'economia - dagli investimenti stranieri all'eventuale cancellazione di
ordini per export - che potrebbero derivare da un aggravamento della tensione e
da sanzioni internazionali contro il Nord. è però la notizia della
designazione dell'erede della dinastia fondata da Kim Il- Sung a essere
giudicata una svolta. Dopo l'ictus che avrebbe colpito il 67enne dittatore (già
sofferente di diabete) nell'agosto scorso, era emersa come una debolezza
strategica del regime l'incertezza sui meccanismi e i volti della successione.
Kim JongIl aveva cominciato a "studiare" da leader a 32 anni attraverso
una prima designazione informale, circa vent'anni prima della morte del padre
(avvenuta nel 1994). Nel frattempo aveva potuto seguire un cursus honorum
progressivo, la cui replica ora dovrà giocoforza seguire tempi e modi più
bruschi. Con un upgrading delle capacità belliche spendibili in termini
propagandistici «Kim JongIl intende facilitare il processo di successione, che
non è determinato solo da lui ma anche da alti esponenti del governo, del
partito e delle forze armate», ritiene Paik Hang-Soon, analista al Sejong
Institute. A Tokyo, intanto, il governo ha deciso di sviluppare nell'ambito
della nuova politica di utilizzo dello spazio anche per fini di difesa - un
sistema satellitare in grado di monitorare tempestivamente il lancio di
missili: il via libera è stato dato da una commissione presieduta dalla stesso
premier Taro Aso, ieri in camiciola bianca di Okinawa (kariyushi) per
promuovere l'annuale campagna “Cool Biz” (abitileggeri estivi per risparmiare
energia tenendo più bassa l'aria condizionata negli uffici pubblici). I venti
da Nordovest arroventano il clima politico: Tokyo dà segni di insofferenza per
il protrarsi delle discussione al Consiglio di sicurezza sul tema delle
sanzioni, che Cina e Russia intendono annacquare. Il ministro degli Esteri
cinese Yang Jeichi, in una telefonata al collega Hirofumi Nakasone, ha detto
che le sanzioni non risolvono il problema Corea del Nord: occorrerebbe una
risoluzione Onu «bilanciata», che non precluda il ritorno di Pyongyang al
tavolo dei negoziati a sei. © RIPRODUZIONE RISERVATA ESCALATION NELLA REGIONE
Mentre Pyongyang si prepara al lancio di nuovi vettori, Tokyo avvia lo sviluppo
di un sistema avanzato di monitoraggio satellitare
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-03 - pag: 12 autore: ... DAL DIBATTITO ALLA RISSA La moglie del Nobel e la grande crisi L
a colpa è del protezionismo,
ne basterebbe un poco e la pillola della crisi andrebbe giù. Anatema! Solo il libero
commercio ci porterà alla ripresa. è evidente anche agli studenti della Bocconi
che la responsabilità della crisi va affibbiata al Garn-St. Germain Depository
Institutions Act varato da Reagan nel 1982. Bubbole! Ogni laureanda
della Luiss potrebbe provare che furono Clinton e Rubin ad avviare la grande
slavina. Continuate a non vedere le colpe della Thatcher. Che c'entra? Sono i
manager ad aver perduto di vista le imprese. E le banche? Un mestiere noioso ha
giocato alla discoteca del profitto! Dove eravate quando Greenspan filava? E
voi dove quando Bernanke tesseva? Chi ha messo le regole sui derivati? Tax and
spend ecco il male. Mercatista! Statalista! Viva Marx! Viva Ricardo! Beh: sarà
tosta capire la crisi 2008. Il presidente Kennedy chiedeva un economista con un
solo braccio, per non sentirsi dire, «... da una parte... ma dall'altra». Ora
arrivano anche le colpe delle mogli, attribuite dal grande Bhagwati al Nobel
Stiglitz. Ci saranno foto?
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-03 - pag: 17 autore: Energia. I piani
della compagnia La russa Lukoil pronta a entrare nel mercato del gas Jacopo
Giliberto MOSCA La compagnia petrolifera russa Lukoil è interessata a entrare
nel mercato italiano del metano insieme con la Erg, la società della famiglia
genovese Garrone che sta progettando con la Shell un rigassificatore nella baia
di Priolo- Melilli ad Augusta (Siracusa). Ma Vagit Iusufovic Alekperov, il
petroliere a capo della Lukoil, vuole anche aprire in Italia una rete di
distributori che alzino le insegne bianco-rosse "Luk" della sua
compagnia. Dopo «la prima tappa d'ingresso »fatta con l'acquisizione del 49%
della raffineria Isab-Erg di Priolo – spiega Alekperov – la Lukoil intende
trovare «nuovi canali efficaci per ampliare la presenza in Italia». Lo stesso
amministratore delegato della Erg, Alessandro Garrone, conferma tale
possibilità «in un futuro commerciale»; la società genovese precisa che sarà
presente nel mercato del gas in Italia per ora con il progetto sulla
rigassificazione, ma è propensa a trovare ulteriori «fonti di collaborazione»
con la Lukoil. Aggiunge Alekperov che la sua compagnia «è un importante
produttore di gas. Produciamo in Russia, Azerbaigian, Tagikistan. In Russia
esiste una legge che stabilisce che ci sia un solo distributore di gas, ma noi
come Lukoil possiamo collaborare in altre direzioni». Alekperov vive a Mosca ma
il cuore della sua attività è in Azerbaigian, a Baku,dove l'imprenditore è nato
nel '50; si ritiene che la Lukoil sia la seconda società petrolifera al mondo
per dimensioni delle riserve e la seconda in Russia (dopo la Rosneft) per
fatturato. L'Italia è un paese difficile per gli investitori esteri, un paese
pieno di insidie burocratiche. Ma l'imprenditore azero non si lascia
scoraggiare: se non riuscirà lui, «ci penserà mio figlio Iusuf», sorride amaro
Alekperov. I programmi della Lukoil sono stati delineati ieri a Mosca durante
la cerimonia di consegna dell'onorificenza di commendatore, onorificenza che
gli è stata attribuita dal presidente Giorgio Napolitano e che gli è stata
consegnata con una cerimonia dall'ambasciatore Vittorio Claudio Surdo. La
commendatura all'ordine al merito gli è stata assegnata per lo sviluppo e il
rafforzamento dei rapporti fra Italia e Russia – ricorda l'agenzia Apcom –e
testimonia l'importanza della collaborazione tra la Lukoil e le aziende
italiane del settore dell'energia. La compagnia ha realizzato il più cospicuo
investimento russo in Italia,con l'accordo firmato il 7 novembre scorso da
Alekperov e da Alessandro Garrone,nell'ambito del verticeintergovernativo che
si è tenuto nel Cremino. La raffineria siracusana Isab è una delle più grandi
del Mediterraneo ed è caratterizzata da una notevole flessibilità, poiché può
trattare materie prime molto diverse, dai greggi più fini e pregiati fino ai
petroli più densi e difficili. Oltre a rifornire i distributori della catena
Erg e il mercato del Mezzogiorno, la raffineria ha una forte vocazione
all'export in veste di terzista. Il complesso è completato da una centrale
elettrica alimentata con la gassificazione dei catrami che rimangono dopo la
raffinazione, mentre la Erg insieme con la Shell sta completando l'iter
amministrativo per la costruzione del rigassificatore, il quale potrà importare
via nave il metano liquefatto. Nei giorni scorsi l'ipotesi di problemi di
estrazione in Azerbaigian aveva fatto temere anche per un altro progetto nel
settore del metano, cioè il gasdotto da Baku fino alla Puglia ( attraverso
Turchia e Grecia) sul quale è impegnata l'italiana Edison. Tuttavia
l'Azerbaigian ha annunciato che non ridurrà nel 2009 la sua produzione di
petrolio e gas. Il presidente azero Ilham Aliev ha detto che il paese estrarrà
quest'anno 45 milioni di tonnellate di petrolio e tra i 21 e i 27 miliardi di
metri cubi di gas. A dispetto della crisi finanziaria internazionale, nei
primi tre mesi dell'anno il paese ha registrato una crescita economica del 4,3
per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA DISTRIBUTORI CERCANSI Alekperov (nominato
ieri commendatore) vuole aprire in Italia anche una rete di vendita dei
carburanti
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-03 - pag: 36 autore: Infrastrutture.
Raccolta che langue e ritardi burocratici frenano gli operatori che hanno poche
occasioni di investimento Fondi, un business da lumicino Project financing
fermo sulle grandi opere: tutti a caccia di luci dei cimiteri Simone Filippetti
MILANO Il ponte sullo stretto di Messina, l'autostrada BreBeMi o la Pedemontana
Veneta. Chi pensava che fondi infrastrutturali e project finance avrebbero dato
all'Italia la spinta necessaria per costruire le grandi opere (o meglio gestire
le esistenti) si deve a oggi ricredere. Il private equity si muove al rallenty
e, salvo qualche eccezione, quando lo fa è per piccoli pezzi di infrastrutture
esistenti. E il project finance? Serve più spesso per finanziare i lumini dei
cimiteri o impianti sportivi che la costruzione di strade o aeroporti. Ma non
c'è solo l'Italia dei cronici ritardi burocratici e dei mille campanili locali
a decretare lo stallo delle infrastrutture. In giro per il mondo traballa il
modello stesso degli investimenti in grandi opere: c'è un'enorme fatica a
raccogliere denaro, la crisi rende impossibile fare
progetti a debito di lungo periodo e la parabola del numero uno al mondo
Macquarie, costretto a svendere pezzi pregiati, è il segnale della crisi. Lo stallo dei fondi Quando, la scorsa settimana, F2i
ha acquisito l'85% di Enel Rete Gas, Vito Gamberale ha potuto gioire: il fondo
da lui guidato è riuscito a chiudere la sua prima operazione di peso ( 480
milioni di euro il controvalore). Presentato due anni e mezzo fa e con una
dotazione di circa 1,8 miliardi, F21 finora aveva all'attivo solo investimenti
marginali. «Noi acquistiamo solo infrastrutture esistenti – precisa Galliano Di
Marco, capo degli investimenti di F2i - ma i tempi biblici delle
privatizzazioni e i veti dei molteplici enti locali frenano lo sviluppo». In più si è aggiunta la crisi
finanziaria che, per esempio,l'anno scorso ha fatto
arenare la vendita delle torri di tlc di Wind e 3 Italia. Se F2i si è messa in
moto, il trend nei Paesi avanzati sembra muoversi in direzione opposta. Poche
le operazioni fatte e una raccolta di capitali ben al di sotto delle
aspettative. Rispetto ai roboanti annunci, i principali fondi mondiali
non sono arrivati a raccogliere nemmeno la metà dell'ammontare prefissato. Kkr
Infrastructure Fund si è dovuto accontentare di 4 miliardi di dollari su 10; Jp
Morgan Asian Infrastructure appena 600 milioni su 1,5 miliardi; Sintonia della
famiglia Benetton ha coperto 1,7 miliardi su un obiettivo di
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MATERIE PRIME data: 2009-06-03 - pag: 40 autore: Biocombustibili. Il
rincaro dello zucchero sta influenzando la destinazione della canna in Brasile
Si profila un deficit di etanolo Nel 2009 la domanda supererà l'offerta di 513
milioni di litri Roberto Capezzuoli Nel 2009 si verificherà per la prima volta
una flessione dell'interscambio di etanolo e l'anno si chiuderà con un deficit.
La stima è di Alister Smith, analista della casa di consulenza Kingsman,
secondo cui le vicende degli ultimi mesi hanno scosso l'equilibrio del mercato:
la richiesta di etanolo come carburante è calata per la crisi finanziaria e il contemporaneo
ribasso del petrolio, mentre i prezzi di zucchero e mais, da cui l'etanolo si
ricava, sono invece rincarati. Da qui un rallentamento produttivo che si è
dimostrato più rapido di quello della domanda. Il risultato, per Smith, è che
nel 2008 il settore ha registrato nel mondo un surplus di 1,036 miliardi
di litri, mentre quest'anno il bilancio dovrebbe chiudersi con una carenza di
513 milioni, su un consumo globale che dovrebbe comunque superare i 72 miliardi
di litri bruciati nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-03 - pag: 2 autore: Sorveglianza. La necessità di nuove regole Il mercato, imperfetto quanto
inevitabile di Orazio Carabini A ncora non la si può chiamare euforia. Ma
l'ottimismo che circonda gli ultimi dati sull'evoluzione congiunturale e sul
ritorno alla normalità dei mercati finanziari stanno già mettendo in ombra quanto è successo nei mesi, o
meglio negli anni scorsi. La voglia di superare una fase difficile,
probabilmente la più dura dal Dopoguerra a oggi, rischia però di far
dimenticare quello che la crisi ha insegnato. O forse ha solo rammentato a chi
faceva finta, per convinzione, per innato ottimismo o per convenienza, di
essersene dimenticato. E cioè che il "mercato", nella sua versione
turbocapitalista imposta al mondo dopo l'autodistruzione delle economie
pianificate, non sempre è all'altezza delle aspettative. Nelle fasi di crisi
tornano a galla i suoi difetti. Quelli che, in tempi normali, si tende a
nascondere per non rinunciare ai benefici, indubbiamente consistenti, in
termini di crescita, occupazione, progresso tecnologico che esso porta. In
primo luogo il mercato non ha una sua etica. Chi sostiene il contrario fa della
retorica fine a se stessa. La crisi ha portato alla ribalta uno spettacolare
campionario di truffatori: da Bernie Madoff, il mago degli hedge fund, a Jerome
Kerviel, il trader di Société Générale, capaci di far sparire miliardi di dollari
o di euro sotto gli occhi delle autorità di vigilanza, dei sistemi ispettivi
interni, delle società di revisione. Ma i truffatori sono solo la schiuma di un
inquinamento più profondo che riguarda i meccanismi di gestione delle banche e
delle imprese in generale. Dove la cultura della massimizzazione del Roe
(Return on equity) è stata portata all'eccesso in una corsa al profitto
destinata a infrangersi sull'inevitabile ostacolo della sottovalutazione del
rischio. Già, perché per inseguire utili sempre crescenti a un certo punto è
diventato necessario osare più di quanto fosse lecito. Con il solo obiettivo di
remunerare gli azionisti ma soprattutto di garantire retribuzioni e gratifiche
da nababbo ai banchieri e ai manager. Tutti, salvo poche eccezioni, presi da
sfrenata ambizione e dal desiderio di estrarre dalla "loro" banca o
impresa il massimo dei benefici in termini di stipendio, bonus, pensione,
liquidazione, golden parachute, circoli del golf. Il secondo insegnamento è che
il mercato non si autoregolamenta. Chi ha sperato che gli operatori potessero
decidere da soli quali fossero le regole da rispettare è rimasto deluso. Di
fronte alle scappatoie che consentono di migliorare le performance, banchieri e
manager se ne infischiano di livellare il campo di gioco per competere ad armi
pari e dell'onta che ricade sul nome ( name shame) quando si infrangono le
regole. Conta il risultato. E più si riesce a tenere lontani i cani da guardia
(le autorità di vigilanza), meglio è. Anchei meccanismi di consultazione degli
operatori con cui sono state fatte le leggi in quasi tutti i paesi si sono
tradotti troppo spesso in una delega di responsabilità da parte del legislatore
e dei regolatori. Con il risultato che è prevalso l'interesse degli operatori
stessi, non sempre coincidente con quello della collettività. La terza lezione
è che, quando qualcosa si rompe, il mercato non si aggiusta con le proprie
forze. Sì, il Brambilla di Carate Brianza può fallire. Come può fallire la
banchetta locale. Ma i "grandi" non cadono mai perché la politica non
può permettere che succeda. è fallita la Lehman Brothers ma se qualcuno avesse
il potere di riportare il calendario al 15 settembre nessuno ripeterebbe
l'errore di allora. Le banche si salvano perché sono interconnesse (se ne crolla
una, se ne porta dietro chissà quante altre) e perché bisogna evitare il panico
tra i depositanti, con il conseguente " rischio sistemico". Le
imprese, come la Chrysler o la General Motors, sebbene non abbiano saputo
adeguare la capacità produttiva, le caratteristiche dei modelli e la rete
distributiva ai nuovi livelli di domanda di automobili, devono essere salvate
perché troppi posti di lavoro sono in gioco. E la politica non può permettersi
si sfidare l'impopolarità. Il mercato dunque non ha una sua etica, non si
autoregolamenta e non si aggiusta. Però funziona, e soprattutto non ha
alternative. Chi ora avverte «attenzione a non introdurre regole che lo
imbrigliano » ha ragione solo in parte: non servono lacci e lacciuoli
burocratici, obblighi insensati destinati ad aumentare il potere di veto di
qualche valvassore. Ma non si può far finta che non sia successo nulla. La
crisi scoppiata nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-03 - pag: 3 autore: La Merkel: sulla Bce
pressioni politiche per acquistare bond Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro
corrispondente Mai finora Angela Merkel aveva criticato la Banca centrale
europea in modo così netto. è successo ieri a Berlino quando il cancelliere
tedesco ha attaccato la politica monetaria troppo espansiva delle banche
centrali, proprio mentre la Bce si appresta a confermare la scelta di
acquistare obbligazioni sul mercato. «Guardo con estremo scetticismo
all'autorità che si è data la Federal Reserve e al margine di manovra che si è
concessa la Banca d'Inghilterra», ha detto la signora Merkel durante un
convegno a cui ha partecipato anche il governatore della Banca d'Italia Mario
Draghi. «Dobbiamo tornare ad avere banche centrali più indipendenti». Il
cancelliere, che si è così riferito ai molti istituti che hanno deciso di
lanciarsi nell'acquisto di titoli sul mercato monetario pur di riavviare i
flussi di credito all'economia reale, ha poi aggiunto: «Anche la Bce si è
sottomessa alle pressioni internazionali con l'acquisto di obbligazioni
garantite (&) Dobbiamo tornare a politiche monetarie indipendenti e più
ragionevoli». La presa di posizione della signora Merkel è giunta in un momento
delicatissimo. Molti in Germania guardano con preoccupazione all'abbondante
liquidità creata negli ultimi mesi da una politica monetaria molto espansiva.
Mentre in numerosi Paesi europei la principale preoccupazione è la deflazione,
nella Repubblica federale il timore è l'inflazione. L'angoscia di molti
tedeschi è legata ai ricordi dell'iperinflazione degli anni 20. La presa di
posizione del cancelliere è sorprendente visto che in questi anni la signora
Merkel è sempre stata attenta a non criticare la Bce. In questo senso è
possibile che dietro al suo attacco ci sia tra le altre cose il desiderio in
tempi di elezioni di cavalcare temi a cui l'opinione pubblica tedesca è
sensibile. Molti non solo guardano con timore a una politica monetaria troppo
generosa, ma assistono con altrettanto preoccupazione all'intervento crescente
dello Stato nell'economia. Nei due casi le politiche sono ritenute squilibrate
e pericolose, tali da creare i germogli di una prossima crisi finanziaria ed economica.
Peraltro, la posizione della signora Merkel non è poi molto diversa da quella
assunta da alcuni banchieri centrali tedeschi. In varie circostanze il
governatore della Bundesbank Axel Weber ha sottolineato l'importanza di evitare
politiche monetarie talmente generosi da rendere molto difficile il
riassorbimento della liquidità. Non è un caso quindi se ieri il
cancelliere ha detto che senza politiche monetarie diverse – vale a dire meno
espansive e più equilibrate – «si rischia di tornare tra 10 anni nella stessa
situazione di oggi». La signora Merkel non poteva parlare in un momento più
cruciale, almeno per quanto riguarda la zona euro. Il consiglio direttivo della
Bce dovrebbe annunciare domani gli aspetti tecnici che intende seguire nell'acquisto
sul mercato monetario di titoli garantiti ( covered bonds),un'operazione
annunciata nel mese scorso.L'istituto ha previsto acquisti per 60 miliardi di
euro. Non si prevedono invece decisioni sul costo del denaro, ridotto in maggio
all'1,0%. apagina6 L'articolo sui casi Opel-Arcandor REDINI MONETARIE LENTE Il
cancelliere tedesco critica il via libera sui «covered», attacca la Fed e la
Banca d'Inghilterra mentre chiede istituti centrali più autonomi «Banche
centrali più indipendenti». Angela Merkel AP/LAPRESSE
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-03 - pag: 3 autore: VIGILANZA A LONDRA I
Lord: adesso rafforzare Bank of England LONDRA. Dal nostro corrispondente
L'ambizione era creare il sistema "uno e trino", il risultato è stato
il caos, in una sovrapposizione di ruoli e responsabilità che ha lasciato ampi
varchi nellaregolamentazione dei mercati finanziari britannici. Il verdetto della commissione Affari economici dei
Lords non salva nessuno, ma s'appella alla Banca d'Inghilterra per una futura
gestione più accorta e funzionale. Il rapporto sarà, insieme a quello di Lord
Turner presidente della Fsa (la Consob inglese) la pietra angolare dell'attesa
proposta di legge di riforma dei mercati allo studio dal governo Brown. E i Pari del Regno hanno
bocciato proprio il capo del governo che, quando era Cancelliere dello
Scacchiere di Tony Blair, costruì un meccanismo tripartito fra Fsa, Tesoro e
Banca d'Inghilterra incapace, però, di prevedere l'avvicinarsi della crisi. Per
questo suggeriscono di dare maggiori poteri alla Banca centrale per esercitare
quella "vigilanza macro prudenziale capace di valutare globalmente
l'azione delle banche" che non c'è stata. La Fsa – hanno notatoi Lord –ha
badato a controllare i singoli istituti di credito e la tutela dei consumatori.
Un nuovo comitato per la stabilità finanziaria dovrà
essere creato all'interno della Banca d'Inghilterra, si legge nel rapporto,
presieduto dal governatore Mervyn King e composto anche da rappresentanti di
Tesoro e Fsa. E dovrà essere un comitato con pieni poteri esecutivi. La banca
centrale dovrà, quindi, invertire un corso che anche nei numeri dello staff
aveva adottato con nettezza la linea della riduzione. L. Mais.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-03 - pag: 3 autore: Draghi: preparare l'exit
strategy «In futuro rivedere maxideficit, politica monetaria e interventi sulle
banche» Rossella Bocciarelli ROMA La lezione più importante
della crisi dei mercati
finanziariè la necessità di ridurre il rischio sistemico globale. E, tra le
linee d'azione indicate dal Financial Stability Board, la maggiore trasparenza
da parte degli intermediari rimane un requisito fondamentale. Lo ha ribadito
ieri Mario Draghi da Berlino, dove, come presidente del Fsb, è
intervenuto a un convegno sull'economia sociale di mercato, al quale erano
presenti anche il cancelliere tedesco Angela Merkel e il commissario Ue per gli
Affari economici,Joaquin Almunia. La trasparenza «era e resta necessaria per
uscire dalla crisi. Oggi e per qualche anno ancora –ha
detto il numero uno di Bankitalia – sarà, inoltre, necessario ridurre il
rischio sistemico» perché, ha ricordato, «questa crisi
è iniziata in un settore che può essere considerato marginale nell'industria finanziaria globale ed è poi esplosa contagiando tutto il
resto ». La domanda centrale, quindi, è «cosa fare per ridurre il rischio
sistemico». In ogni caso, buona parte delle decisioni prese dal Fsb, «è già
stata attuata – ha ricordato Draghi –e le autorità di regolamentazione finanziaria hanno fatto progressi straordinari a una
velocità che era impensabile fino a qualche anno fa ». In una prospettiva di
medio termine, ha poi sottolineato il Governatore, sarà necessario mettere in
atto delle "exit strategy" per riportare le economie mondiali sulla
strada che era stata imboccata prima della crisi.
«L'agenda per il futuro è chiara: bisogna superare le debolezze del passato e
affrontare gli squilibri macroeconomici, tenendo presente nel frattempo che non
c'è un pianificatore mondiale che possa aggiustare questi squilibri in un
istante», ha detto Draghi.Ma,ha aggiunto,c'è anche un altro punto «che non è il
più importante adesso, ma che certamente sarà molto importante poco dopo:
preparare un'exit strategy. Servirà un'exit strategy per uscire dagli enormi
deficit di bilancio; sarà necessaria una strategia di uscita per modificare
l'attuale politica monetaria, allo scopo di riassorbire l'eccesso di liquidità
». Inoltre, secondo Draghi servirà un'analoga strategia «per uscire dagli interventi
del governo nelle banche, che hanno avuto luogo in modo massiccio in gran parte
dei paesi». In pratica, sarà necessario definire un percorso chiaro per il
rientro nel settore privato delle partecipazioni acquisite dalla mano pubblica
nelle banche. Infine, Draghi è tornato a sottolineare che le aziende di credito
italiane sono rimaste relativamente al riparo dal ciclone della crisi finanziaria. Le ragioni, ha affermato, sono varie: tra
queste, l'ondata di fusioni che«negli ultimi tre anni ha investito il sistema.
Il 70% del mercato in termini di asset totali si è consolidato intorno a due
banche e ciò ha portato a una grande opera di due diligence in tutto il sistema
e di pulizia di posizioni precedenti». Ci sono, tuttavia, anche ragioni
strutturali: per esempio, gli istituti nazionali «non sono mai stati realmente
dipendenti dalla raccolta all'ingrosso per il proprio fabbisogno: nella media –
ha sottolineato Draghi – il 70% proviene dai depositi al dettaglio. Inoltre, le
banche italiane emettono obbligazioni, ma le collocano principalmente ai propri
risparmiatori e la maggior parte degli asset viene usato per prestiti al
sistema produttivo». Pertanto «non c'era la predisposizione – ha spiegato – a
investire in prodotti che non conoscevano. Le banche che già avevano profitti
elevati non cercavano di aumentarli ancora di più a tutti i costi». Infine
«negli anni 70 diverse banche italiane, tra le migliori, hanno tentato
l'avventura sul mercato statunitense ed è andata male. Da qui una certa
riluttanza a espandersi sul mercato finanziario oltreoceano e la conseguente
mancanza di una base di clientela negli Usa». © RIPRODUZIONE RISERVATA LA
PRIORITà Ridurre i rischi sistemici è il principale obiettivo per evitare altre
crisi Banche italiane meno colpite dalla bufera finanziaria
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-03 - pag: 6 autore: I protagonisti del
turnaround Koch e Deese, la rivincita dei consulenti B rian Deese e Al Koch
sono praticamente l'uno l'opposto dell'altro. Un trentunenne che ancora deve
laurearsi all'università di Yale il primo, un sessantasettenne con una lunga
esperienza in società da risanare il secondo. Faccia pulita con un curriculum
ancora tutto da scrivere il primo, espressione di chi ne ha viste tante il
secondo. Eppure i destini del ragazzo Deese e del navigato Koch oggi
s'intrecciano: entrambi sono infatti due figure chiave nella bancarotta di
General Motors. Brian Deese è uno dei consulenti di Barack Obama per l'auto, Al
Koch è invece il possibile futuro liquidatore e risanatore di General Motors.
Il primo ha convinto il presidente degli Stati Uniti a far fallire il colosso
di Detroit, il secondo è chiamato per farlo risorgere dalle ceneri del «Chapter
11». Per Al Koch questa è solo l'ennesima sfida. Forse neppure la più
difficile. Come vice presidente e managing director di Alix Partners – la
società che si occupa proprio di risanamenti aziendali–, Koch ne ha infatti
viste tante. Ha per esempio risanato Kmart, la più grande catena di negozi mai
finita in fallimento negli Stati Uniti. Nel ruolo di direttore finanziario,
Koch nel maggio del
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 03/06/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 03/06/2009
- pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corre Bulgari, giù Telecom
Italia Dopo una seduta altalenante e prevalentemente al ribasso, l'indice Ftse
Italia All Share ha chiuso in leggero rialzo (+0,15%), così come l'Ftse-Mib
(+0,06%), grazie a un'accelerazione finale favorita dall'apertura
positiva di Wall Street. Sottili i volumi (per un controvalore di 1,9 miliardi
di euro) a causa della chiusura festiva degli sportelli bancari. Nel dettaglio
dei singoli titoli, Bulgari ha proseguito la corsa della vigilia, incrementando
anzi i progressi e collocandosi al primo posto della graduatoria delle
performance nell'ambito dei migliori titoli del listino, con un prezzo di
riferimento di 4,16 euro, il 5,05% in più rispetto a lunedì. Significativo
anche il recupero di Campari che grazie al balzo di ieri (+4,81%) ha toccato il
nuovo massimo dell'anno. Lo stesso vale per Impregilo, cresciuta a sua volta
del 4,03%. Seguono Saipem (+3,76%), che hasuperatoquota19europerlaprimavolta
quest'anno, StMicroelectronics (+2,92%) e Buzzi-Unicem (+2,75%). Meno evidenti
ma altrettanto consistenti i miglioramenti di Atlantia (+2,05%) e Mediobanca
(2,03%), mentre Fiat è salita dell'1,28% sulla scia degli ottimi risultati di
vendita sul mercato francese. Il peggior risultato dell'Ftse-Mib lo ha invece
incassato Telecom Italia (-3,77% la quotazione di riferimento) dopo il giudizio
negativo degli analisti di Bernstein. Giù anche Intesa Sanpaolo (-1,81%),
peggiore tra i bancari. Seguono Snam Rete Gas (-1,46%), Mediaset (-1,28%) e
Prysmian (-1,01%), parzialmente colpita dalle vendite di beneficio dopo
l'exploit della vigilia. Scambi «sottili» La giornata festiva ha limitato a 1,9
miliardi di euro il controvalore degli scambi
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 03/06/2009 - pag: 33 Il
caso a Milano Fiducia sui conti, vola Poltrona Frau (g.fer.) Nuovo massimo
dell'anno ieri per Poltrona Frau. Il titolo ha chiuso infatti a quota 0,9355
euro, con un balzo del 10,84%. Rispetto all'inizio dell'anno il recupero ha
così raggiunto il 22,77%. Non c'è nessuna notizia particolare dietro l'exploit
della società leader mondiale nell'arredamento di alta gamma. Semplicemente il
mercato sta apprezzando gli sforzi degli amministratori (presidente è Franco
Moschini, vicepresidente Matteo Montezemolo, ad Dario Rinero) impegnati, come
si legge nell'ultima relazione trimestrale, a favorire «il ritorno a una
redditività netta positiva già a partire da quest'anno ». Franco Moschini
presidente Poltrona Frau
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 03/06/2009
- pag: 33 Il caso a Londra Abu Dhabi vende, Barclays frena (g.fer.) L'annuncio
che il fondo controllato dall'Emirato di Abu Dhabi l'International Petroleum
Investment Company ha deciso di vendere la propria quota (oltre l'11%) nel
capitale di Barclays ha fatto precipitare il titolo della banca britannica,
che alla Borsa di Londra ha chiuso ieri con un calo del 13,52%, a quota 273,5
pence. La decisione del fondo di Abu Dhabi (che ha ricavato una plusvalenza di
2,5 miliardi di dollari) ha messo in allarme il mercato, che teme iniziative
simili da parte degli altri investitori esteri (cinesi, giapponesi, del Qatar e
di Singapore) allettati dalle plusvalenze realizzate dal titolo nelle ultime
settimane. John Varley ceo di Barclays
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 03/06/2009 - pag:
( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
FERRARA ECONOMIA
E POLITICA pag. 7 Le gelaterie non conoscono la crisi In
quattro anni aumento del 16,7% CAMERA DI COMMERCIO Gennaro Murolo, dal 1°
gennaio 2000 direttore generale della Cassa di Risparmio di Ferrara spa, non
nasconde la sua soddisfazione. Nonostante la crisi
mondiale che ha toccato anche il nostro Paese mettendo in difficoltà tutto il
sistema bancario, Moody's, l'agenzia che dà il giudizio e le valutazioni sul
mondo finanziario indicando ai mercati i reali valori degli istituti di
credito, ha confermato al Gruppo Carife il rating A3. Direttore, come valuta questa
conferma del rating da parte dell'agenzia internazionale newyorkese Moody's?
«Siamo davvero contenti del fatto che analisti internazionali di grande
prestigio hanno voluto confermare la loro opinion sul Gruppo Carife. Siamo
ancor più contenti constatando che per la maggior parte delle banche italiane
tale opinion è stata ridimensionata. Di particolare importanza il fatto che sia
stato altresì definito l'Outlook stabile da parte di Moody's, che attesta la
previsione positiva per il Gruppo bancario anche per l'immediato futuro».
Moody's conferma il rating sulla scorta dell'analisi dell'andamento del 2008,
per lei come è andato realmente lo scorso esercizio del Gruppo Carife?
«L'esercizio 2008 si è svolto all'interno di una crisi finanziaria mondiale senza precedenti.
Ferrara non è un'isola serena in mezzo a un oceano in tempesta, anzi la sua crisi economica viene da lontano, come
attestano le clamorose uscite di scena degli ultimi anni di emblematiche
imprese locali: Zanolini, Jean Klebert, Stayer, Coop Costruttori, ne
costituiscono gli esempi più appariscenti. Nonostante tutto ciò e
nonostante la penalizzazione che il Gruppo ha subito per la chiusura della
vicenda Costruttori è stato possibile assegnare un dividendo seppur ridotto a
tutti gli azionisti mentre, quasi tutte le banche del sistema, non sono state
in grado di fare altrettanto. La mia valutazione quindi non può che essere
concorde con quella di Moody's nel dire che il 2008 è stato un anno
soddisfacente». La crisi economica e finanziaria continua, anzi forse nel corso del 2009 è
diventata più pungente, come prevede l'evolversi della situazione per la sua
Banca? «Non vi è dubbio che la caduta clamorosa del tasso sull'Euribor avvenuta
negli ultimi quattro mesi (dal 3,12 all'1,04) e l'accentuarsi della criticità
del portafoglio crediti caratteristica delle situazioni di crisi,
costituiscono una miscela esplosiva per i conti economici del sistema bancario
italiano, in particolar modo per quelle banche la cui mission specifica è stata
ed è l'intermediazione danaro. Ancora una volta non possiamo dire che Ferrara è
un'isola felice in mezzo al mare tempestoso, ma Carife ha acquisito negli
ultimi anni risorse ed opportunità che le consentiranno di proseguire
serenamente la sua operatività. Non mancheremo di cogliere tra l'altro i
preziosi suggerimenti e osservazioni che ci sono pervenuti dall'Azionista di
riferimento e da quanti altri in questo momento continuano a seguirci con
fiducia, come testimonia l'andamento del valore del nostro titolo che,
diversamente da quelli delle banche quotate, non ha perso di valore ma anzi ha
continuato la sua evoluzione positiva che si attesta ancora oggi a 40,20
centesimi». Come vede sintetizzato il futuro prossimo dell'economia ferrarese e
dell'economia mondiale in generale? «Dopo la tempesta è sempre tornato il
sole».
( da "Tempo, Il" del
03-06-2009)
Argomenti: Crisi
stampa Bassi
livelli dei prezzi degli immobili e tassi ai minimi hanno ridato fiducia a
operatori e consumatori Riparte il mattone americano Acquisti Ad aprile i
compromessi per le case sono cresciuti del 6,7%. Molto più delle stime Il
mattone Usa riprende fiato. Dopo mesi di calo del mercato immobiliare e lo
scoppio della bolla dei subprime (mutui concessi a clienti
poco svolvibili) del 2007, che ha preparato il terreno alla crisi finanziaria esplosa alla fine del
2008, sono arrivati, ieri, i primi segnali dell'inizio dell'inversione del
ciclo. Gli atti di compromesso per l'acquisto di abitazioni negli Usa ad aprile
hanno registrato un balzo mensile del 6,7% dopo il +3,2% di marzo. Un
dato che è nettamente migliore rispetto alla stima di un rialzo dello 0,5%
avanzata dagli analisti. I cittadini americani, in altre parole, sono tornati
ad acquistare e a investire nel mercato degli immobili, con una rilevante
determinazione. L'aumento segnato ad aprile è, infatti, il maggiore registrata
da sette anni ed è stato trainato dal bassissimo livello dei prezzi delle case.
Oltre che da una politica monetaria espansiva che ha portato i tassi dei mutui
a livelli molto bassi. Nell'ultima sforbiciata al costo del denaro, decisa
dalla Federal Reserve guidata da Ben Bernanke, i tassi ufficiali sono arrivati
a un livello compreso tra lo 0% e lo 0,25%. Un calo che, superata la fase
critica della sfiducia da parte dei consumatori americani nella fase più acuta
della recessione, ha ridato smalto al comparto. Il valore evidenziato ieri ha
spinto al rialzo anche il dato raffrontato su base annua. Rispetto all'aprile
dello scorso anno si è avuto un incremento dei compromessi del 3,2%. Gli
economisti americani hanno per questo cominciato a vedere un futuro più roseo.
Il calo dei prezzi di mercato e gli incentivi fiscali potranno infatti aiutare
la stabilizzazione del settore immobiliare. E di conseguenza creare le premesse
per una veloce ripartenza dell'economia Usa. Da segnalare infine che per
l'economia americana un altro segnale positivo è giunto ieri dalle vendite del
colosso dell'automobile Ford che a maggio, hanno registrato negli Stati Uniti
un calo del 24,2%. Per la casa automobilistica - l'unica che non ha avviata la
procedura di bancarotta - il risultato benché negativo è migliore delle
previsioni. Comprendendo tutti i suoi marchi, Ford ha cos' venduto 161.531
vetture, dalle 213.328 di maggio 2008. Si tratta del risultato migliore da
luglio 2008.
( da "Secolo XIX, Il"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
E' allarme
disoccupati la crisi Nell'Eurozona i senza lavoro sono
il 9,2%. Drammatico il dato spagnolo: 18,1% bruxelles. L'onda lunga della crisi non sembra intenzionata a dare tregua al mondo del
lavoro. E così, mentre dalle aziende e dai mercati arrivano i primi segnali di
inversione di tendenza, i dati sull'occupazione peggiorano mese dopo mese. In
Europa, in particolare, l'allarme è ai massimi livelli. Ad aprile - secondo i
dati diffusi ieri da Eurostat - i cittadini senza lavoro sono aumentati di
oltre mezzo milione rispetto al mese di marzo, con un tasso di disoccupazione
che nella zona euro ha toccato il 9,2%, il livello più elevato degli ultimi
dieci anni. Di fatto, in un anno ci sono 4 milioni e 600 mila disoccupati in
più in tutto il Vecchio Continente, di cui 3 milioni e 100 mila in Eurolandia.
Si tratta di numeri pesanti che mettono a rischio anche le ultime, recenti
previsioni della Commissione Ue. Previsioni non certo rosee, visto che nel
biennio 2009-2010 già si attende la perdita di 8,5 milioni di posti, di cui 3,5
milioni quest'anno. Per questo domani Bruxelles presenterà un piano d'azione in
cui si sottolinea la necessità di «misure forti per contrastare l'aumento della
disoccupazione e per creare nuovi posti di lavoro». Piano che sarà presentato
al prossimo vertice dei leader Ue dell'8 e 9 giugno. Le statistiche. Quelle di
Eurostat sono cifre impressionanti, che dimostrano come la crisi finanziaria ed economica - giunta
probabilmente al suo apice - si stia sempre più trasformando in crisi sociale. Infatti, mentre dal mondo
dell'impresa cominciano ad arrivare i primi, timidi segnali di una ripresa
della fiducia e di stabilizzazione del'attività economica, in aprile il numero
dei disoccupati è salito a quasi 21 milioni nell'Ue-27 (556 mila in più
rispetto a marzo), di cui 14,5 milioni in Eurolandia (396 mila in più rispetto
al mese precedente). A preoccupare è soprattutto la situazione in Spagna, dove
il tasso di disoccupazione nel mese di aprile è schizzato al 18,1%, contro
l'8,9% della Francia e il 7,7% della Germania. Per l'Italia gli ultimi dati
disponibili di Eurostat risalgono al quarto trimestre 2008 (6,9%). L'Italia,
peraltro, secondo l'Eurostat nel
( da "Reuters Italia"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
BERLINO (Reuters)
- La fiducia dei consumatori è calata nel periodo della crisi
finanziaria, e circa la metà degli intervistati in tutto il mondo
ritiene che il settore privato sia corrotto. Lo ha rivelato oggi
l'organizzazione Transparency International. Un'indagine condotta dal gruppo
con sede a Berlino su oltre 73.000 persone in 69 paesi e territori, ha
evidenziato che il 53% degli intervistati vede il settore privato come
corrotto, in aumento rispetto al 45% che aveva dato la stessa risposta nel
( da "EUROPA ON-LINE"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Articolo Sei in
Esteri 3 giugno 2009 Bauman: «Siamo già europei. E non lo sappiamo» Parla il
sociologo polacco: «Uniti ma indipendenti, distinti ma inseparabili. È questa
la chiave della nostra identità comune» «L'Europa non è un tesoro che va
scoperto, ma una statua che deve essere scolpita: qualcosa che va creato, un
dramma dalla trama intricata, che sfida ogni possibilità di programmazione a
priori. È come un treno che mentre corre dispone i binari davanti a sé.
Continua ad andare, senza seguire un percorso prestabilito, ma adattando sempre
la propria strada». Alla vigilia delle elezioni per il parlamento europeo,
Zygmunt Bauman, uno dei maggiori sociologi viventi, riflette in una lunga
conversazione con Europa sul presente dell'Unione e sulle grandi sfide che la
attendono in futuro. A ottantaquattro anni, spesi per metà nella nativa Polonia
e per metà nell'adottiva Gran Bretgana, Bauman si considera un cittadino
europeo: «Come altro potrei definirmi? L'identità europea è inclusiva perché
permette di accomodare due o più punti di riferimento di identità nazionali ma
al tempo stesso annulla le differenze tra loro. Quando l'università di Praga mi
ha chiesto quale inno nazionale volevo suonato alla cerimonia di consegna della
laurea honoris causa, ho chiesto l'inno europeo: la Polonia mi ha esiliato,
togliendomi la cittadinanza; la Gran Bretagna mi ha accolto, ma sebbene
naturalizzato inglese continuo a sentirmi uno straniero. "Ogni uomo
diventa fratello", dicono le parole di quella struggente canzone e l'idea di
fratellanza è certo un perfetto emblema della identità europea: uniti ma
indipendenti, distinti ma inseparabili». Quali sono stati a suo parere fin qua
i più grandi risultati dell'Unione europea? L'Unione europea ha curato le
antiche ferite lasciate da secoli di odi tribali e antagonismi nazionali: si
tratta di un processo non finito, che probabilmente non ha ancora raggiunto il
punto di non ritorno. Il rischio di un'inversione è sempre in agguato, ma io
voglio essere ottimista e dire che soprattutto negli ultimi mesi abbiamo visto
questo processo consolidarsi ulteriormente. Qualche
pessimista potrà sottolineare che la comunità economica non ha superato il test
della crisi finanziaria
internazionale e che di fronte al collasso del sistema del credito gli stati
nazionali europei si sono richiusi in vecchie logiche nazionali, adottando di
nuovo l'apparentemente abbandonata strategia di giocare ognuno per sé.
Ma bisogna anche riconoscere che l'idea di pace e convivenza europea, l'idea di
vivere insieme nella differenza, ha talmente preso forza che, pur paragonando
la situazione attuale a quella della "Grande Crisi", anche le più
nefaste delle profezie si sono ben guardate dall'ipotizzare che questa
situazione possa degenerare in una corsa agli armamenti, in cinque anni di
guerra mondiale, in una nuova concentrazione di atrocità come quella che
abbiamo visto meno di settant'anni fa. Abbiamo forse bisogno di un'ulteriore
dimostrazione dei successi europei? Quali sfide ha davanti a sé l'Europa?
L'Europa ha ora il compito di portare a termine questo processo: come un tempo
siamo riusciti a trasformare comunità locali disperse e autoreferenziali in
stati nazionali, così ora bisogna trasformare stati nazionali dispersi e
autoreferenziali in una immaginaria comunità più ampia. Guardandomi attorno
noto che tutto questo sta già succedendo, forse non a livello istituzionale, ma
nella vita quotidiana di milioni di persone, che sempre più vedono l'Europa
come il loro guscio e difficilmente notano i confini nazionali durante le loro
peregrinazioni. Dopo l'ingresso della Polonia nell'Ue, circa due milioni di
giovani polacchi si sono trasferiti in Gran Bretagna per trovare un lavoro
migliore o nuove possibilità di studio e di vita. Per loro cambiare stata è
un'esperienza non dissimile dal trasferirsi in un'altra città polacca: anzi
certe volte un volo internazionale è più agevole di un lungo viaggio in treno.
Questi giovani si sentono già cittadini dell'Unione europea, piuttosto che
emigranti, espatriati o esiliati. Però al tempo stesso crescono fenomeni di
intolleranza, di discriminazione, di chiusura. La crescita della demagogia
euroscettica è a mio avviso solo apparente: le manifestazioni di massa contro
gli stranieri accusati di «rubare i nostri posti di lavoro» sono certamente
fenomeni più visibili del continuo supporto verso la comune casa europea che si
esprime invece in modo pacato, ma al tempo stesso anche più convinto, dato che
molti dei vociferanti critici dell'Europa cercano solo di usare a loro
vantaggio elettorale la crescita di insicurezza esistenziale che la
globalizzazione porta con sé. Come si può contrastare questa ondata di
estremismo, che rischia di essere la vera novità delle prossime elezioni?
Poiché la flessibilità del mercato del lavoro e la fragilità nei rapporti
sociali, che sono difficilmente visibili, avvengono in contemporanea con
l'arrivo di ondate di immigrati, che invece sono fisicamente presenti, tendiamo
ad individuare nell'effetto la causa delle nostre insicurezze e pensiamo che
eliminando quell'effetto avremo anche eliminato la causa. Emblematica in tal
senso mi pare l'ideologia della Lega in Italia: l'insicurezza per loro non è il
prodotto di politiche neo-liberiste, ma nasce semplicemente dalla necessità per
i lombardi di dividere le loro ricchezze con calabresi e siciliani, o per tutti
questi di condividerle con gli stranieri. La globalizzazione può essere
affrontata con due logiche, che sembrano incompatibili e invece sono
necessariamente complementari: la logica della chiusura locale e quella della
responsabilità globale. Contrariamente a quanto queste forze politiche dicono,
per mero consenso elettorale, l'Unione europea non è una minaccia all'autonomia
degli stati nazionali, non erode la sovranità nazionale limitando il potere dei
governi nel controllo dell'economia. Al contrario, queste dinamiche di erosione
sono portate avanti da forze globali, contro cui solo istituzioni
sovranazionali come l'Unione europea possono essere di contrasto: solo
ricostruendo a livello più ampio quella rete istituzionale che non controlla
più l'economia nazionale, è possibile salvaguardare i confini della sovranità
nazionale. La seconda logica invece ci dice che non è possibile difendere la
libertà e la democrazia a livello di stato nazionale, per quanto bene armato: i
nostri destini si decidono a livello globale e solo su questo piano possono
essere difesi i nostri valori. Come può l'Europa attrezzarsi per fare fronte a
queste sfide? Sono abbastanza anziano da ricordare che i padri fondatori
dell'Europa unita, Schuman, Monet, Adenauer, De Gasperi, non si sono posti
queste domande: hanno costruito l'Europa dalla porta della cucina, non
dall'ingresso monumentale, coordinando e integrando la produzione di carbone e
acciaio e senza porsi il problema della cultura europea, dell'identità europea
e neppure della comunità europea. Hanno creato un fatto compiuto, confidando
che esso, una volta sistemato, avrebbe poi creato la sua stessa logica
giustificante. In questo modo pragmatico e concreto sono riusciti dove tutti
gli sforzi di unificazione attraverso la fede o la forza erano miseramente
falliti nei secoli precedenti. Ora siamo di fronte ad un nuovo dilemma: c'è una
divergenza insanabile tra il potere e la politica. A livello globale c'è potere
senza controllo politico, mentre a livello locale c'è politica senza
possibilità di incidere. I poteri degli stati nazionali non sono più
sufficienti nel mondo globalizzato. Siamo quindi in una situazione analoga a
quella di cinquant'anni fa: non abbiamo un progetto, un ideale, un programma.
Siamo come alpinisti sul costone di una montagna che non è mai stato percorso
in precedenza e non sappiamo che cosa ci aspetti dall'altro lato: siamo spinti
ad andare avanti non dal desiderio di raggiungere qualcosa che non conosciamo,
che non possiamo neppure immaginare, ma dallo sconforto della situazione in cui
ci troviamo. Tornare indietro non è più possibile, fermarsi a riposare non è
consentito. Bisogna andare avanti, costruendo nella scalata i concetti per
definire la nuova realtà. Solo così possiamo arrivare alla forcella e vedere
finalmente che cosa ci aspetta dall'altra parte. Lazzaro Pietragnoli
( da "Sicilia, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Area euro. Tasso
al 9,2%. Persi in un anno 3,1 milioni di posti. Oggi proposte a Bruxelles
Disoccupazione, mai così alta dal '99 Bruxelles. In Europa è sempre più allarme
occupazione. Ad aprile - secondo i dati Eurostat - le persone senza lavoro sono
aumentate di oltre mezzo milione rispetto al mese di marzo, con un tasso di
disoccupazione che nella zona euro ha toccato il 9,2%, il livello più elevato
degli ultimi dieci anni. In pratica, in un anno ci sono 4 milioni e 600 mila
disoccupati in più in tutto il Vecchio Continente, di cui 3 milioni e 100 mila
in Eurolandia. Si tratta di numeri pesanti che mettono a rischio anche le
ultime, recenti previsioni della Commissione Ue. Previsioni non certo rosee,
visto che nel biennio 2009-2010 già si attende la perdita di 8,5 milioni di
posti, di cui 3,5 milioni quest'anno. Per questo oggi Bruxelles presenterà un
piano d'azione in cui si sottolinea la necessità di «misure forti per
contrastare l'aumento della disoccupazione e per creare nuovi posti di lavoro».
Piano che sarà presentato al prossimo vertice dei leader Ue dell'8 e 9 giugno.
I NUMERI. Quelle di Eurostat sono cifre impressionanti, che
dimostrano come la crisi finanziaria ed economica - giunta probabilmente al suo apice - si stia
sempre più trasformando in crisi sociale. Infatti, mentre dal mondo dell'impresa cominciano ad
arrivare i primi, timidi segnali di una ripresa della fiducia e di
stabilizzazione dell'attività economica, in aprile il numero dei disoccupati è
salito a quasi 21 milioni nell'Ue-27 (556 mila in più rispetto a marzo),
di cui 14,5 milioni in Eurolandia (396 mila in più rispetto al mese
precedente). A preoccupare è soprattutto la situazione in Spagna, dove il tasso
di disoccupazione nel mese di aprile è schizzato al 18,1%, contro l'8,9% della
Francia e il 7,7% della Germania. Per l'Italia gli ultimi dati disponibili di
Eurostat risalgono al quarto trimestre 2008 (6,9%). LE PROPOSTE. Quella che
oggi sarà presentata dal commissario Ue alle politiche sociali, Vladimir
Spidla, è una comunicazione che trae spunto dalla conclusioni del recente
vertice di Praga sull'occupazione e che sarà sottoposta al Consiglio Ue dell'8
e 9 giugno. Per la Commissione Ue la priorità è quella di mantenere il più
possibile i livelli occupazionali limitando al massimo i licenziamenti,
promuovendo la mobilità e facilitando l'accesso al mercato del lavoro a chi
perde il posto. Anche l'Ue è pronta a fare la sua parte. Due le principali misure
previste nel documento. La prima prevede la possibilità che il Fondo sociale
europeo possa intervenire nel periodo 2009-2010 anche in assenza del
co-finanziamento da parte degli Stati membri, col rimborso del 100% da parte
della Commissione Ue. La seconda misura prevede, attraverso la Banca europea
degli investimenti, lo stanziamento di 500 milioni di euro a favore delle
micro-imprese, quelle sotto i dieci dipendenti, che soffrono più di altre a
causa della stretta del credito.
( da "Sestopotere.com"
del 03-06-2009)
Argomenti: Crisi
Unindustria
Treviso: assemblea generale 2009 (3/6/2009 20:04) | (Sesto Potere) - Treviso -
3 giugno 2009 - Sabato 6 giugno, a Villa Loredan Gasparini di Venegazzù di
Volpago del Montello, si tiene lAssemblea generale di
Unindustria Treviso, appuntamento che è divenuto punto di riferimento per
cogliere i progetti e le aspettative degli imprenditori del Nord Est e insieme unoccasione
di riflessione su sviluppo e competitività del Paese. Questanno
lAssemblea degli Industriali trevigiani è intitolata "Imprese che
guardano avanti". “A partire dal settembre 2008 cittadini, imprese e
operatori di
tutto il mondo hanno assistito a un repentino cambiamento dello scenario. – si
legge nella presentazione – Una gravissima crisi finanziaria
si è abbattuta sullintero sistema bancario internazionale
colpendo anche leconomia reale. Il sistema produttivo trevigiano si è
dovuto misurare con un sensibile calo della domanda, con una restrizione del
credito e con il mutamento delle attitudini dacquisto dei consumatori. Lindustria
locale è, ancora una volta, impegnata in una flessibile e intelligente
strategia dadattamento fondata sulla ferma volontà di guardare avanti.
Gli imprenditori agiscono, giorno dopo giorno, interrogandosi, nello stesso tempo, su ciò che li attende. Lassemblea
2009 di Unindustria Treviso è loccasione per un approfondito confronto
sui grandi quesiti del momento. Quanto durerà ancora la crisi?
Quali mutamenti duraturi ci si deve attendere nella finanza, nei mercati e nellagire dei consumatori? Quali le
strategie del sistema bancario europeo per sostenere le imprese e avviare la
ripresa? Quale ruolo giocheranno Stati Uniti e Cina nel “dopo crisi”? I lavori si articolano in una parte interna, con
adempimenti statutari ed in una parte pubblica, con inizio alle 11, che fa
riferimento al tema conduttore dellAssemblea. Presentato
dalla giornalista Maria Pia Zorzi, lincontro vedrà la relazione del
Presidente Alessandro Vardanega, al primo anno del suo mandato di Presidenza.
La successiva
tavola rotonda sarà coordinata da Andrea Cabrini, Direttore di Class CNBC e di
Class News. Parteciperanno leconomista Andrea
Boltho, Francesco Garzarelli - Managing Director Goldman Sachs, Federico
Rampini - Editorialista de La Repubblica esperto di Cina e Usa, Dario Scannapieco -
Vice Presidente Banca europea per gli investimenti (Bei). Le conclusioni sono
affidate alla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. I lavori
assembleari saranno ripresi da Class CNBC e trasmessi in differita su Sky.
( da "Stampa, La" del
04-06-2009)
Argomenti: Crisi
CRISI. SEDE
CENTRALE A LORETO DI FOSSANO Senza stipendio da 2 mesi Protesta dei 95
dipendenti della DueGi. Il titolare: "Rischio chiusura" [FIRMA]WALTER
LAMBERTI FOSSANO Da due mesi e mezzo non ricevono lo stipendio. Si sono sempre
presentati al lavoro regolarmente, in cassa integrazione ordinaria a rotazione,
perché credevano che l'azienda che da mesi sta
attraversando una forte crisi finanziaria potesse risollevarsi. Ma ora temono il peggio e hanno deciso di
scioperare. I dipendenti della DueGi Prefabbricati di frazione Loreto a Fossano
ieri mattina si sono presentati davanti ai cancelli della sede centrale (c'è
uno stabilimento anche a Narzole) per protestare. Il presidio potrebbe
continuare nei prossimi giorni. I lavoratori erano accompagnati dai
sindacalisti degli edili di Cgil (Pasquale Stroppiana) e Cisl (Luigi Tona) che
da tempo seguono la vicenda. «I problemi durano da più di sei mesi - spiegano
-. Si sperava in una soluzione con la creazione di una nuova società e l'arrivo
di un altro socio, ma la questione non si sta concretizzando. Dal 1° luglio si
dovrebbe passare dalla cassa integrazione ordinaria a quella straordinaria. Non
è un buon segnale». I dipendenti sono 95: una ventina lavorano a Narzole, gli
altri nella sede centrale, negli uffici e nelle squadre esterne di montaggio.
Famiglie che faticano ad arrivare a fine mese. I figli da mandare a scuola, le
rate del mutuo, le bollette. Storie come quella di Hisak Ljiko, di origine
slava, dipendente della DueGi dal 2001 come il fratello Resat. «Non so più come
fare - spiega -: ho tre figli a carico, mia moglie non lavora. Non posso andare
avanti così». «Finora abbiamo lavorato anche senza stipendio, ma adesso
vogliamo risposte certe» aggiunge Mauro Cerato di Boves. Per lui fra le voci di
spesa c'è anche quella del viaggio per raggiungere lo stabilimento: 120 euro al
mese che divide con il collega Angelo Pappadà di Cervasca, alternando l'uso dell'auto.
Preoccupazioni e timori raccolti dal titolare della ditta, Giovanni Giaccardi.
«Devo ringraziare tutti i miei dipendenti che in questi mesi hanno dimostrato
un attaccamento al lavoro esemplare - commenta -. Purtroppo la crisi di liquidità ci impedisce di pagare gli stipendi, ma
anche di acquistare le materie prime che servono per lavorare». E ancora:
«Abbiamo chiesto alle banche di rifinanziarci i mutui, che sono tutti garantiti
da immobili e proprietà, ma la maggior parte degli istituti di credito con cui
lavoravamo non ci sta più aiutando e continua a temporeggiare. Abbiamo un nuovo
socio interessato, tuttavia senza sostegni bancari il nostro piano di
riorganizzazione non può partire. Se non si muoverà qualcosa, temo si arriverà
alla chiusura». Altri servizi ALLE PAG. 58 E 59
( da "Sardegna oggi"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
mercoledì, 03
giugno 2009 Meeting mondiale su diritti minori a Nuoro Nell'anno del G8 in
Italia, la Provincia di Nuoro, in collaborazione con l'Unicef Irc-Innocenti
research center ha organizzato l'O8 (Ombuds 8) primo meeting mondiale dei
Garanti per l'Infanzia e per l'Adolescenza dei Paesi che compongo il gruppo
degli otto grandi. L'iniziativa ha ottenuto il patrocinio del Ministro della
Pari Opportunità, Mara Carfagna. -->NUORO - I Garanti di Gran Bretagna,
Germania, Stati Uniti, Francia, Giappone, Canada, Russia e Italia
(rappresentata dal Garante per l'Infanzia del Veneto, Lucio Strumendo) si
incontreranno a Nuoro dal 25 al 26 giugno per definire le raccomandazioni
relative alle politiche dei diritti dei minori da consegnare ai leaders che
prenderanno parte ai lavori de L'Aquila. Il presidente della Provincia di
Nuoro, Roberto Deriu, promotore per l'istituzione del Garante dell'Infanzia e
dell'Adolescenza per l'Associazione di province europee ''Arco Latino'', ha
dichiarato: ''Attraverso la nostra iniziativa intendiamo influenzare le politiche
a favore dei minori nei Paesi del G8, assicurando la presenza del tema dei
diritti dei minori fra quelli in discussione già previsti nel summit abruzzese.
Vogliamo promuovere i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza quale aspetto
essenziale nelle strategie di cooperazione dei Paesi, rafforzare la figura del
Garante e promuovere l'azione di collaborazione e collegamento fra i Garanti''.
Nell'agenda dei lavori figurano riferimenti ai cambiamenti climatici, all'impatto della crisi finanziaria sulla vita dei bambini, all'avvicinamento degli interessi dei
bambini alle istituzioni mondiali. Sul tavolo dei lavori anche la ''Petizione
di Reggio Calabria'' per il riconoscimento della pedopornografia quale crimine
contro l'umanità siglata nella città dello stretto dal Sindaco e dal Presidente
dell'amministrazione provinciale, su iniziativa dell'Osservatorio sui
Diritti dei Minori. -->
( da "Finanza e Mercati"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
La Finma vara
regole più severe per i bonus da Finanza&Mercati del 04-06-2009 Dal gennaio
2010 si prepara un giro di vite per le norme che regolano i compensi dei
manager in istituti di credito e assicurazioni svizzeri. Sostanzialmente
verranno eliminati gli incentivi che spingano a prendere rischi eccessivi. Lo
ha stabilito la Eidgenössischen Finanzmarktaufsicht (Finma, l'ente svizzero di
supervisione dei mercati finanziari) che ha sottolineato come Ubs sarà
sottoposta a un controllo particolarmente accurato. Il calcolo dei bonus dovrà
essere legato più direttamente a obiettivi di utili di lungo periodo, tenendo
in considerazione i costi derivanti da iniziative rischiose. Tra le altre
misure, l'aumentata responsabilità del supervisory board e la pubblicazione di
report relativi ai compensi non solo per il senior management ma per tutti i
dipendenti. La maggior parte degli istituti dovranno aderire alle nuove norme
sin dal prossimo gennaio, dopo una fase di consultazione da ultimarsi in
agosto. La prima banca del Paese, Ubs, finita nel mirino
per la sua politica di bonus perseguita nel pieno della crisi finanziaria, e a oggi l'unica ad
avere ottenuto aiuti pubblici (circa sei miliardi di franchi, pari a poco meno
di quattro miliardi di euro), dovrà osservare criteri più severi già da
quest'anno. «Ubs parteciperà alla fase consultiva in modo adeguato», ha
dichiarato un portavoce dell'istituto di credito, senza entrare in
dettagli. Credit Suisse non ha commentato. L'uomo d'affari svizzero Thomas
Minder sta cercando di spingere per un referendum nazionale per mettere un
tetto ai bonus dei manager e secondo un recente sondaggio il 75% del Paese
voterebbe a favore di tali restrizioni.
( da "Tirreno, Il"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
IL 2 GIUGNO
DIFENDERE LA COSTITUZIONE MARCO FILIPPESCHI La città di Pisa ha celebrato la
Festa della Repubblica nella cornice di una delle piazze più belle e note del
mondo, a sottolineare la solennità della ricorrenza civile che più di ogni
altra amiamo: la nascita dell'Italia repubblicana, dalla lotta di liberazione
nazionale, sancita - il 2 e 3 giugno 1946 - dal voto a suffragio universale del
popolo italiano. L'unità nazionale, l'uguaglianza di tutti i cittadini, la
garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo, il ripudio della guerra, la
democrazia e il pluralismo, il diritto al lavoro, alla salute e all'istruzione,
la libertà delle arti e della cultura: questi i principi fondamentali della
nostra Carta, validi allora come oggi. Principi universali, che hanno
consentito al nostro Paese di iscriversi a pieno titolo nel consesso delle
società e delle nazioni democraticamente più evolute. La Costituzione
repubblicana ha sempre costituito e costituisce la bussola che orienta il
nostro agire e le nostre scelte, nella società locale e nazionale e nella
comunità internazionale, sia come cittadini, sia come istituzioni; è il nostro
comune punto di riferimento, tanto più importante quando dobbiamo affrontare le
questioni più delicate e controverse, in tanti campi e a tutti i livelli. La
nostra è una Carta viva e attualissima, per i valori di pari dignità, di
solidarietà, di richiamo all'etica della responsabilità di cui è informata,
valori imprescindibili per capire e trattare con spirito di giustizia i
complessi problemi delle società moderne, in particolare quelli originati dalle
sperequazioni economiche, dalle emarginazioni sociali, dall'impatto dei
fenomeni di immigrazione, dalle povertà, dai contraccolpi delle guerre che
affliggono il mondo. Il venir meno di questo spirito genera odio e dà fiato ad
egoismi vecchi e nuovi, corrode il tessuto connettivo delle comunità, umilia le
nostre migliori tradizioni di civiltà e di tolleranza. Anche questo ci dice
l'imporsi di fenomeni nuovi, ai quali si deve far fronte, quale quello del
terrorismo fondamentalista, e ci dice la gravissima crisi finanziaria ed economica che
ancora scuote il mondo e che impone cambiamenti molto profondi dei modi di
pensare e di agire. Ma il giorno della Festa della Repubblica, oltre a
celebrare i valori più cari e a riaffermare la nostra vicinanza alle forze
armate e a coloro che servono lo Stato garantendo l'ordine e la convivenza,
oltre ad essere dedicato per noi a chi ancora soffre della tragedia del
terremoto in Abruzzo, è per la nostra città anche una occasione straordinaria
per celebrare la sua storia e il suo ruolo nel mondo moderno. Un'occasione che
abbiamo saputo cogliere, tutti insieme, grazie alla generosa comprensione delle
città di Genova, di Venezia e di Amalfi, organizzando qui a Pisa la 54ª
edizione della Regata delle Antiche Repubbliche - che ci richiama appunto a
un'epoca tra le più gloriose della storia d'Italia e di Pisa - e dedicando la
stessa Regata al nome di Galileo Galilei, scienziato sommo, le cui scoperte
sono da sempre patrimonio dell'umanità, e figura altamente rappresentativa del
ruolo centrale che Pisa svolge, con le sue Scuole, nella comunità scientifica
mondiale. Una storia e un ruolo che ci danno la misura della qualità e della
eccezionalità di questa giornata, oltre che dell'entusiasmo con cui i pisani e
i nostri visitatori vi hanno partecipato, onorando con ciò anche il 63º
anniversario della Festa della Repubblica.
( da "Tirreno, Il"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 4 -
Pontedera Banche, problemi per 9 imprese su 10 Pampaloni Cna: «La situazione si
è aggravata negli ultimi mesi» Il costo del denaro è determinante per reggere
alla crisi i tassi applicati sono aumentati per il 58%
delle aziende PONTEDERA. è sempre più difficile il rapporto tra imprese e
banche. è quanto emerge da una recente indagine della Camera di commercio di
Pisa soprattutto in termini di richiesta di maggiori garanzie e di minori
concessioni di credito. Aspetto quest'ultimo per cui nove aziende su dieci denunciano problemi crescenti a seguito della crisi finanziaria che non ha risparmiato
il comprensorio pisano. Uno scenario in cui il costo del denaro per navigare
fuori dalle secche delle difficoltà è una variabile decisiva. Anche la Cna di
Pisa ha provato a tastare il polso alle imprese, con un'indagine a campione: il
54% segnala una stabilità nei rapporti con il sistema bancario. Ma per
il 46% delle aziende c'è una riduzione della disponibilità sul breve termine.
Mentre sul medio lungo termine la tendenza è alla stabilità, sebbene un 33%
indica una stretta. Invece, nelle condizioni di accesso sia i tempi d'incasso
che i tassi applicati sono aumentati per il 58% delle imprese. E, nonostante la
diminuzione del tasso di riferimento, aumentano anche gli spread e le garanzie
richieste. Mentre per i finanziamenti in essere c'è una sostanziale stabilità.
«La nostra rilevazione conferma le tensioni esistenti sul mercato del credito
alle piccole imprese già negli ultimi mesi del 2008 - afferma il direttore Cna
Pisa Rolando Pampaloni - E la situazione si è aggravata quest'anno, come
dimostrano gli ultimi dati raccolti nel mese di aprile». E aggiunge: «In
generale, tende a manifestarsi una più accentuata stretta del credito sui
diversi fronti anche se la situazione dell'economia pisana multisettoriale ha
consentito di risentire meno della crisi». E aggiunge
Chiara Di Sacco, responsabile Credito per Cna Pisa: «Nei rapporti in essere c'è
una tendenza al mantenimento delle posizioni anche se spesso legata a un
aumentare dei costi. In pratica, l'abbattimento del tasso di interesse è stato
compensato da un aumento degli spread e dall'inserimento dei Confidi, che
comunque hanno costi sia sulle spese d'istruttoria che nelle commissioni di
garanzia. E per i nuovi rapporti ci sono difficoltà se non sono accompagnati da
situazioni molto solide in termini di rating e di garanzie». M.M.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-06-04 - pag: 1 autore: LEZIONI PER IL FUTURO Il filo
d'Europa ci porterà fuori dal labirinto di Carlo Azeglio Ciampi H o accolto
molto volentieri l'invito a partecipare a questa serie di «Lezioni per il
futuro », iniziativa meritoria con la quale Il Sole 24 Ore dà vita a un
confronto a più voci sulla crisi. Mi offre l'occasione
di svolgere qualche considerazione che, movendo dalla crisi,
assume carattere più generale. Si tratta, d'altra parte, di temi sui quali mi
trovo sempre più spesso a riflettere in questa fase della vita. Tutte le volte
che sono stato sollecitato a esprimere un parere, una valutazione sullo
sconvolgimento del sistema finanziario internazionale mi son chiesto che cosa
ci si aspettasse da me. Come Guido Carli, mi vien fatto di osservare che
«esiste oggi una generazione di economisti che ha conoscenze più raffinate di
quelle delle quali io sono dotato e capace di offrire analisi economiche con le
quali non ho la presunzione di saper competere». Anch'io mi rendo conto che ciò
che posso offrire sono «giudizi di valore nei quali confluiscono esperienze
compiute nell'arco di quarant'anni in posizioni di maggiore o minore
responsabilità». Voglio iniziare citando nuovamente Carli, guida e
interlocutore non comune per un tratto non breve del mio percorso all'interno
delle istituzioni. La sua finezza di analisi ancora oggi colpisce per acutezza
e preveggenza. Più di vent'anni fa rilevava con una certa preoccupazione
«l'estensioneassunta dall'intermediazione finanziaria
in forme non riconducibili a quelle convenzionali e sempre più riottose
all'esser poste nei limiti di definizioni certe»; constatava che «invertire il
corso in atto da qualche tempo di assoggettamento dell'economia alla finanza è
esigenza avvertita un po' dappertutto; dove per economia si intendono uomini e
donne che lavorano, che producono, che consumano, che investono, che
costruiscono per sé e per le proprie famiglie». Alla percezione del problema è,
evidentemente, mancato il seguito dell'azione. La crisi finanziaria internazionale
scoppiata circa un anno fa si sta riflettendo inevitabilmente e pesantemente
sull'economia reale. In Italia, gli intermediari sono risultati meno colpiti,
sia perché gli interventi di regolamentazione e l'azione di vigilanza sin dagli
anni 90 hanno limitato la loro operatività nei settori cosiddetti innovativi,
sia perché le famiglie italiane, data la loro capacità di risparmio, fanno meno
ricorso al credito. Nonostante questi elementi positivi, la sofferenza
sull'economia reale è pesante. Nelle valutazioni della Banca d'Italia il Pil
dovrebbe cadere del 5% quest'anno, dopo la diminuzione di un punto nel 2008; il
tasso di disoccupazione potrebbe superare il 10 per cento. Gli effetti della crisi saranno, pertanto, più pronunciati rispetto agli altri
principali paesi del Gruppo dei 7. La nostra economia da alcuni anni attraversa
una fase di forte rallentamento. Non cresce come le altre quando le altre
crescono; fa registrare risultati peggiori quando la congiuntura internazionale
è debole o in calo. Le analisi concordano nel rilevare che la deludente
performance del nostro sistema economico ha radici profonde: il peso del debito
pubblico, gli squilibri del bilancio, l'insufficienza delle infrastrutture,
materiali e immateriali, la scarsità degli investimenti, il basso livello della
concorrenza in molti settori strategici. Continua u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-04 - pag: 12 autore: L'ECONOMIA E
LE IDEE ... L'utopia di una politica ecologica Q uasi in parallelo con
l'avanzare della crisi economica sembra guadagnare
interessi e consensi anche una tentazione: quella di cogliere questa occasione
per dare spazio a un nuovo modello di sviluppo, capace d'invertire
completamente la rotta rispetto all'epoca dell'industrializzazione. Si parla
così di "decrescita" e hanno ripreso quota e attenzione le teorie del
filosofo francese Serge Latouche, che predica da anni la necessità di far fare
passi indietro alla società dei consumi, di ridurre redditi e produzione, di
tornare a una società silvo-pastorale caratterizzata dalla frugalità, dalla
lentezza, dalla ricerca dell'essenziale. Le tesi di Latouche mirano ad
affrontare e tentare di risolvere anche il problema degli squilibri ambientali,
perché una frenata dell'attività industriale, del traffico, della produzione
d'energia porterebbe quasi naturalmente con sé anche una riduzione delle
emissioni e dell'inquinamento. La decrescita ha indubbiamente il fascino del
romanticismo economico, ma in questa fase sembra palesemente più una rinuncia a
voler affrontare i veri nodi della crisi che non una
prospettiva in grado d'offrire soluzioni reali: a meno di voler accettare la
povertà con tutte le sue implicazioni, carrozze a cavallo e lumi a petrolio
compresi. Una profonda e ambiziosa critica alla teoria della decrescita è anche
il cuore del libro dell'economista francese Jean-Paul Fitoussi La nuova
ecologia politica, scritto con éloi Laurent. «La posta in gioco per il 2009 -
scrive infatti Fitoussi - è a dir poco capitale: attenuare
la crisi ecologica
smorzando la crisi finanziaria, rilanciare l'economia per riuscire a cambiarla». La strategia
prevede così un massiccio intervento pubblico. Si tratta d'affrontare la
necessità di ripresa della produzione attraverso forti investimenti nelle
energie alternative e nel risanamento ambientale, e così rispondere alla
diminuzione della domanda di beni privati con una maggiore richiesta di beni
pubblici. Allo stesso modo, appare importante intervenire per ridurre le
disuguaglianze sociali perché, come ha drammaticamente dimostrato l'attuale crisi, è stata solo una perversa illusione americana quella
di pensare di attuare una politica redistributiva offrendo ai poveri prestiti
per acquistare case sempre più care. Finora l'intervento pubblico si è
contraddistinto nell'evitare che la crisi finanziaria
diventasse una crisi sistemica e si sono così messi a
disposizione delle banche ingenti capitali per chiudere le falle dei titoli
tossici e difendere un valore pubblico come il risparmio. Ora si tratterebbe di
destinare forti risorse alla difesa di beni altrettanto pubblici come
l'equilibrio ambientale e la qualità della vita. «La crisi
ecologica - afferma Fitoussi - si spiega con un ritmo troppo veloce di consumo
delle risorse naturali e un ritmo troppo lento d'investimento nelle nuove
tecnologie e dell'energia». L'obiettivo può allora diventare quello sviluppo
sostenibile che è troppo importante per essere lasciato solo nel mondo della
teoria. LA CITAZIONE “ «La crisi ecologica deriva
anche da un ritmo troppo lento d'investimento in nuove tecnologie» JEAN-PAUL
FITOUSSI, éLOI LAURENT Dal libro La nuova ecologia politica, edizioni Feltrinelli,
pagg. 124, ¬ 14,00 © RIPRODUZIONE RISERVATA
http://gianfrancofabi.blog.ilsole24ore.com/ di Gianfranco Fabi
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-04 - pag: 12 autore: Keynes non è
la coperta di Linus di Leonardo Maisano I l dubbio è che si sia sentito toccato
sul nervo scoperto dell'orgoglio accademico. O meglio, su quello, ancor più
sensibile, di un solido ego, giustificato com'è dalla grande fama raggiunta in
tenera età, per i tempi che si concedono a uno storico. Il dubbio è che Niall
Ferguson, 43 anni, docente ad Harvard e Oxford già assiso su un elenco di
volumi di formidabile successo (Penguin ha appena rilanciato l'edizione
paperback della sua bella storia della finanza mondiale The ascent of money)
non abbia mai digerito le poche parole con cui il Nobel Paul Krugman liquidò la
sua teoria sulle conseguenze del credit crunch. E per questo, Ferguson,
continui a polemizzare con lui, ma ora anche con Martin Wolf che ieri sul
Financial Time e sul Sole 24 Ore aveva confutato le sue tesi. «Krugman è stato
piuttosto villano, è vero. Ma la mia, anche con Wolf, è una disputa
intellettuale. A Martin ho replicato con una lettera (la sintesi è in basso, il
testo integrale in prima pagina, ndr). Ho tutto il diritto a contestare chi
sostiene che non ci sarà pressione sui tassi in presenza di un deficit da 1.800
miliardi di dollari. Soprattutto ora che c'è. La cosa straordinaria è che
Krugman e altri come lui sono tornati alla teoria generale di Keynes come se
fosse la coperta di Linus. Un approdo rassicurante, forse, ma che non tiene
conto degli ultimi 70 anni di storia». Ferguson nel salotto di Penguin, con
vista sullo Strand, è reduce da una lunga intervista alla Bbc. Sta preparando
una nuova lezione universitaria e affila la punta per un altro affondo contro
gli economisti colpevoli di non aver visto prima e di non capire oggi
l'avvicinarsi di una delle più grandi crisi della storia. «è pericoloso
generalizzare. Gli economisti con una visione storica hanno, infatti, compreso
prima degli altri. Penso a Ken Rogoff, docente ad Harvard ed ex chief economist
del Fondo monetario. La maggior parte, però, non ha intuito e non ha inteso,
perché il mondo considerato nei libri di testo d'economia
non valuta come dovrebbe i cambi strutturali avvenuti nei mercati finanziari, i modelli
standardizzati non lo consentono. Negli ultimi 25 anni, il sistema globale
delle operazioni finanziarie
è mutato radicalmente e un approccio economico tradizionale non basta per
comprendere la realtà odierna. Per questo tanti economisti hanno fallito.
Due sono a mio avviso le considerazioni di fondo: il mondo è molto diverso da
quello degli anni 30 e non si può pretendere di interpretarlo affidandosi ai
grafici; questa non è la Grande Depressione. La politica monetaria della Fed è
stata corretta e ha evitato l'aggravarsi della crisi, ma ora è sotto pressione.
Deve acquistare nuovi titoli di stato ampliando il suo bilancio molto oltre
l'impegno di 300 miliardi e per la Fed si crea un problema di credibilità. Dove
arriverà il suo bilancio? A 2mila miliardi di dollari, 3mila o addirittura
4mila? Qui non si tratta di stimoli fiscali o di approccio keynesiano, ma di
riconoscere il sostanziale fallimento dell'assetto strutturale del sistema finanziario americano. Il ricorso al debito è la principale
debolezza dell'impero americano». Ferguson non offre una soluzione, è ecumenico
nel riconoscere gli scenari che ci aspettano. E per cominciare liquida ancora
una volta le parole di Krugman che non più tardi di tre giorni fa ha
ridimensionato la minaccia di un'imminente ripresa dell'inflazione. «Krugman
dice ora che dobbiamo temere solo la paura dell'inflazione? è tautologico:il
più grande driver dell'inflazione è l'aspettativa. Credo che la popolazione
americana abbia tutti i motivi per temerla: deficit pubblico, le materie prime
che ripartono, crescita della massa monetaria con M1 al 20% e M2 al 9. Non puoi
avere deflazione fino a quando hai questi numeri, se Krugman sa citarmi un
esempio sarei davvero curioso di saperne di più. In prospettiva è diverso. La paura
dell'inflazione è legittima, ma lo è anche quella della deflazione. Ci sono due
grandi mostri che combattono là fuori, King Kong contro Godzilla. Inflazione e
deflazione. Io ritengo molto più probabile la prima, il prossimo anno
soprattutto, e lo dico anche perché ci sono interessi convergenti a farla
ripartire. è già accaduto negli anni 70». Nei giorni scorsi all'Hay festival
gallese, happening di intellettuali che ripensano, discutono, s'accapigliano
sul corso dell'esistenza, Ferguson ha tolto a Nouriel Rubini gli abiti di Dr
Doom, disegnando gli scenari di un dopo-crisi da brividi. Al collasso finanziario seguirà quello politico e un filo comune legherà
i paesi segnati dall'"asse della rivolta" destinata a
sostituire,nell'immaginario collettivo, l'"asse del male". Sembrano,
sono, battute di grande effetto, ma lo storico inglese le recupera e traccia in
questa conversazione le conseguenze ultime del credit crunch. «Non voglio
essere confuso con Nouriel, né voglio che mi si arruoli fra chi crede allo scenario
della Grande Depressione. Le rivolte che immagino non hanno nulla a che vedere
con le conseguenze politiche della crisi del 1929. Quando ho parlato di
"asse della rivolta" mi riferivo alla destabilizzazione dei governi
più deboli. Ne abbiamo visti cadere quattro nell'Europa dell'Est. Ne vedremo
cadere altri in Asia. La Thailandia trema. Assistiamo a qualcosa di simile
anche in Gran Bretagna, dove la sensibilità degli elettori verso lo scandalo
dei rimborsi parlamentari è stata acuita dalla crisi. E così hanno preso fiato
quelle forze populiste che non avevano mai trovato tanto spazio. E se Brown
continuerà a rinviare le elezioni permetterà a Bnp (British national party di
estrema estra, ndr) e all'Ukip (antieuropeisti,ndr)di strutturarsi, consentendo
loro di diventare presenze costanti della vita politica britannica. è
ragionevole attendersi atti di rivolta sociale che negli Usa avranno la forma
di un ritorno della crimina-lità, in Europa di dimostrazioni di piazza, in
altri Paesi colpi di stato o rivoluzioni. L'affermarsi del denaro, per citare
il mio libro, è seguito dalla discesa della democrazia. Anche in termini di
geopolitica». In Russia lo vediamo già. La fragilità ucraina, e in misura molto
minore quel-la dei paesi baltici, dischiude nuove opportunità a Mosca sul suo
estero vicino, eterna ossessione del Cremlino. Putin può stringere su Kiev e
anche sul Caucaso affermandosi come unico, vero partner economico per le
schegge infedeli dell'ex Unione Sovietica.Ma per Ferguson la crisi sarà la
grande prova sulla volontà cinese. «è uno scenario molto più complesso di
quello degli anni 30. Tutti gli alleati asiatici dell'America sono in ritirata,
mentre Pechino dovrà decidere se restare il partner del mondo occidentale
oppure giocarsi la partita neoimperialista. In parte è già in corso in Africa e
in Sud America. Una cosa è, infatti, la ricerca d'intese commerciali per avere
materie prime, un'altra, molto diversa, è l'acquisizione di
miniere,l'installazione di fabbriche per la trasformazione, la costruzione di
infrastrutture. Gli imperi nascono anche così. Si prevedevano molti decenni per
assistere a questo genere di evoluzione e invece la crisi darà, sta dando già,
una fortissima accelerazione. Goldman Sachs aveva già portato - prima del
credit crunch - al
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-04 - pag: 43 autore: PARTERRE 000 La
spagnola Iberia guarda oltre Ba D o po l'auto, ora a cercare partner per
sopravvivere sono le compagnie aeree. L'ultima a guardarsi attorno è la
spagnola Iberia che non esclude opzioni «attraenti» alternative alla fusione
con British Airways. «Una fusione con Ba è una soluzione allettan-te per
Iberia, ma un matrimonio con Lufthansa e Air France sarebbe altrettanto buono
», ha spiegato il direttore finanziario Enrique Dupuy,
precisando tuttavia di non aver avuto contatti con il gruppo tedesco e
francese. «Abbiamo speso molto tempo a esaminare questa alternative e di certo
non sono state escluse tutte le opzioni – ha aggiunto – forse
l'obiettivo più attraente è British Airways, tuttavia abbiamo molte alternative
attraenti». Sui negoziati con British Airways pesa non solo la crisi planetaria
dei mercati finanziari, ma
soprattutto il deficit del fondo pensione della compagnia inglese che ha
toccato quota 1,7 miliardi di sterline (Ma.Mo.)
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-04 - pag: 43 autore: Investimenti. La
Cassa Forense guarda al mattone e vuole utilizzare una Sgr Gli avvocati puntano
sugli immobili Marco lo Conte Aumentare la quota in investimenti immobiliari. E
utilizzare una Sgr – possibilmente in partnership con una società del settore –
per elevare lo standard professionale degli asset e rendere più efficiente
fiscalmente il patrimonio della Cassa. è questa la ricetta di Vincenzo La Russa
per la Cassa Forense, l'ente previdenziale di cui attualmente è consigliere
d'amministrazione e che si candida a guidare: nei prossimi giorni è previsto
l'insediamento del comitato dei delegati della Cassa di previdenza degli
avvocati, organo che quindi eleggerà il presidente, incarico oggi ricoperto da
Paolo Rosa. Con un patrimonio di 3,8 miliardi di euro, l'ente ha 144mi-la
iscritti, con entrate contributive che l'anno scorso hanno superato gli 800
milioni di euro eroga oltre 24mila prestazioni pensionistiche. E come le altre
casse professionali, anche quella Forense sta ultimando il lavoro di redazione
del bilancio 2008, su cui la crisi
finanziaria culminata lo scorso autunno ha prodotto
effetti negativi: inevitabili, visto che poco meno della metà del patrimonio
mobiliare della Cassa è investito in azioni (il resto in titoli di Stato). Gli
avvocati, com'è noto,possiedono da anni partecipazioni importanti in UniCredit,
oggi circa allo 0,25% del capitale (su cui le prime stime indicano
minusvalenze per oltre 150milioni di euro ma la redazione del bilancio è ancora
al vaglio dei vertici della Cassa); ma in portafoglio ci sono anche Enel (0,28%
del capitale), Generali e Mediobanca (entrambe con lo 0,75%). Ad oggi gli
immobili rappresentano circa il 13,5% del totale investito dalla Cassa Forense.
«C'è chi sostiene – dice La Russa – che la quota ottimale di immobili in un
ente previdenziale deve investire oscilla tra il 17 e il 25%: ci sono dunque
ampi margini per incrementare la quota». La Cassa Forense non è la sola a
guardare con interesse al mattone in questa fase: secondo una ricerca di Jones
Lang LaSalle, società attiva nel settore dei fondi immobiliari, entro la fine
del 2010 gli enti previdenziali investiranno quote crescenti del proprio avanzo
di gestione in immobili, per circa 4 miliardi di euro. Il come è importante.
«Negli ultimi anni la Cassa Forense ha approcciato questi investimenti in modo
poco sistematico –aggiunge La Russa – dopo la crisi
scatenata da Tangentopoli nei primi anni '90 i nuovi investimenti nel mattone
si sono ridotti a zero; per poi riprendere privilegiando soprattutto il canale
delle aste giudiziarie. Ma è un modo di fare all'antica, non possiamo andare
avanti senza una Sgr (società digestione del risparmio) che si occupi di
investire professionalmente i contributi dei nostri iscritti, in un mercato che
diventa giorno dopo giorno sempre più difficile. Per non parlare dei vantaggi
di utilizzare un veicolo di questa natura, che ci consente di non farci carico
di manutenzioni ordinarie e straordinarie e permette di dedurre fiscalmente
l'Iva, circostanza non possibile in caso di investimento diretto nel mattone».
Una strada già percorsa in vari modi da altri Enti previdenziali, come quello
dei notai o Inarcassa (architetti e ingegneri), l'Enpals (spettacolo) o Enasarco
(commercio). Anche per gli avvocati l'ipotesi prevalente è quella di istituire
una Sgr con un partner esperto del settore. Un tema di cui ci si occuperà dopo
le elezioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE STRATEGIE Il patrimonio ammonta a 3,8
miliardi di euro: il real estate rappresenta il 13,5% del totale, il 50% è in
azioni Vincenzo La Russa, attualmente è membro del Cda di Cassa Forense
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-06-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-04 - pag: 47 autore: Mercati. Hanno
deluso gli indicatori sui beni durevoli e sull'attività non manifatturiera
americana Borse in calo sui dati economici Wall Street giù dell'1,4% e l'Europa
del 2%- In forte ribasso anche le commodity Walter Riolfi Cercar di capire se
le Borse siano scese perché stavano calando i prezzi delle materie prime o
viceversa è questione assai oziosa. Ma anche piuttosto
istruttiva: perché da quel che s'è visto ieri sui mercati
finanziari s'è capito perfettamente come siano le
pure aspettative di una ripresa economica americana a guidare i comportamenti
di Wall Street e, di conseguenza, delle Borse europee, del petrolio e delle
altre materie prime, dei titoli di Stato e dei tassi d'interesse. A dare
il «la» al declino dei mercati sono stati alcuni
indicatori macroeconomici americani: quello sugli ordini di beni durevoli e
sull'attività non manifatturiera, entrambi inferiori alle attese. Così le
Borse, quelle europee già piuttosto stentate in mattinata, hanno accentuato il
ribasso chiudendo con sensibili perdite: -1,37% l'S&P500, -0,59% il Nasdaq
e -2% lo Stoxx (-1,98% Milano, -2,09% Londra,-1,74% Francoforte e -2,02%
Parigi). E siccome anche il prezzo del petrolio è calato di 2,5 dollari (a 66
$), così come quello del rame (-4,2%), le Borse che più si sono ritrovate in
affanno sono state quelle dell'America latina, particolarmente sensibili
all'andamento delle commodity: -3,5% il Brasile e -4,1% l'Argentina. Se lunedì
i mercati s'erano vivacizzati alla lettura dell'indice
Ism manifatturiero in crescita e superiore alle attese, ieri hanno decisamente
corretto il tiro osservando che l'attività nei servizi non dà segni di ripresa.
A 44 punti, l'indice è rimasto sostanzialmente al livello del mese precedente (
43,7). E se si considera che la componente ordini è calata a 40 punti da 44, la
piccola crescita dell'indicatore è dovuta solo all'aumento della voce prezzi.
Siccome sotto quota
( da "Riformista, Il"
del 04-06-2009)
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Perché per il
montismo si riducono le sponde Analisi. Cresce il tremontismo e la cultura
economica del Pd si atomizza. Il terzismo europeista del presidente della
Bocconi rischia così di non avere gli interlocutori di una volta. di Tonia
Mastrobuoni I governi Berlusconi che hanno guidato il paese quasi
ininterrottamente negli ultimi otto anni hanno tratto scarsi benefici dagli
ostentati rapporti privilegiati con Stati Uniti e Russia. È quanto ha osservato
ieri Mario Monti, sul Corriere della Sera. Nonostante la propaganda
"anti-mercatista", il governo non ha mai approfittato del «solido
asse» con gli Stati Uniti, costruito sull'accettazione acritica della dottrina
Bush, per fermare la finanza debordante. In altre parole, «per rendere le
politiche pubbliche meno succubi del mercato e ad accettare un loro
coordinamento». L'altrettanto aprioristica accettazione dei grimaldelli
geoenergetici di Putin, le incaute dichiarazioni di Berlusconi sulle guerre in
Cecenia e in Georgia e i colbacchi in conferenza stampa non sembrano aver
prodotto neanche vantaggi nella partita per la conquista di Opel. Anche lì,
osserva l'ex commissario europeo all'Antitrust, Putin è passato sull'Italia
come un rullo compressore e «le scorciatoie italiane verso Washington e Mosca
non sono state paganti». Dunque, conclude Monti, se è vero che in Europa è
tornato il vento della politica, come si compiace il governo, se è vero che ha
strappato il primato al mercato, l'Italia non sembra ancora averne tratto
grandi risultati. E dunque, dovrebbe impegnarsi almeno adesso a garantire una
strettissima vigilanza sul salvataggio di Opel (come fecero peraltro i governi
europei quando Prodi varò l'ultimo prestito-ponte per Alitalia). Quella di
Monti è una utile provocazione, ma se è difficile rispondergli non è solo
perché il paese sembra ipnotizzato dal Noemi-gate, ma anche per motivi che
hanno a che fare con il pensiero tremontiano, ormai egemonico a destra ma poco
coerente al suo interno. Inoltre, perché a sinistra il pensiero economico si è
rotto in mille pezzi. D'un lato, bisogna riconoscere che Giulio Tremonti ha avuto il merito di isolare alcune idee forti sulla crisi finanziaria attuale. Se qualcuno
pensa oggi alle parole d'ordine del centrodestra in economia, è indubbio che
vengono in mente esclusivamente quelle espresse dal ministro ne La paura e la
speranza. Viene in mente il mercatismo e la condanna degli eccessi della
finanziarizzazione, il paragone dell'attuale crisi con quella del '29, ma anche la tesi che le origini del
disastro vanno ricercate nella globalizzazione asiatica degli anni '90. Forse
viene in mente anche un passaggio del libro in cui Tremonti sottolinea che
l'Unione europea non dovrebbe essere celebrata con l'Inno alla gioia di
Beethoven, ma con l'Incompiuta di Schubert. Espressioni del suo eurocriticismo
di sempre. Tuttavia, alcune idee devono essere maturate molto di recente, nella
coscienza del ministro. Durante il precedente governo il ministro dell'Economia
ricorse agli strumenti finanziari strutturati e alle cartolarizzazioni per
tenere la finanza pubblica nei limiti del Patto di stabilità. Dunque, tornando
a Monti, difficilmente il governo avrebbe potuto in quegli anni sollevare
questioni sui derivati americani e sulle securitisation legate ai mutui
spazzatura. Invece che dalle regole per imporre limiti alla finanza
internazionale, invece di legal global standard, il dibattito italiano era
dominato, in quegli anni, dall'ossessione protezionistica della Lega e dai dazi
anticinesi. Durante un recente dibattito, il ministro ha anche rigettato con
forza la tesi del Financial Times sulla fine del thatcherismo. Per il ministro
la data dell'inizio della fine non è il 1979, quando la Thatcher conquistò
Downing Street, ma il 1989, quando è caduto il Muro di Berlino. Per contro,
manca completamente, a oggi, un'interpretazione unificante sulla crisi nel Partito democratico. Nel maggiore partito di
opposizione albergano una miriade di idee diverse sulla crisi
attuale, sui modi per uscirne, sui modelli da adottare in futuro, sui rapporti
con l'Europa. La vocazione maggioritaria veltroniana ha spazzato via la
sinistra radicale dal Parlamento. Ma il Pd, oggi, è ancora invaghito della
"terza via" blairiana o si sta orientando sui modelli
socialdemocratici? Scrive maiuscola la "c" di centrosinistra perché
vagheggia alleanze con l'Udc, come afferma negli ultimi tempi Enrico Letta, o
sta riordinando le sue priorità a favore del welfare e della giustizia sociale
per attirare i fuggitivi a sinistra, come sottolinea spesso Bersani? È
neoliberista, come continuano a pensare economisti molto ascoltati come Alesina
e Giavazzi, o è neokeynesiana, come fanno pensare i frequenti riferimenti a
Krugman o i rimproveri al governo per le scarse risorse pubbliche investite dal
governo per uscire dalla crisi? Al Pd atomizzato,
questo è sempre più evidente, manca un'identità sui temi economici e sui
rapporti con l'Europa. Forse non è un caso se litiga anche su dove sedersi, a
Bruxelles e Strasburgo. 04/06/2009
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-06-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-04 - pag: 3 autore:
Bernanke: allarme deficit «Sono in pericolo stabilità finanziaria e crescita degli Usa» Marco Valsania NEW YORK Ben Bernanke
lancia un nuovo monito: il prezzo del salvataggio dell'economia dalla più grave
recessione e crisi finanziaria dagli anni Trenta non può essere lo sconquasso dei conti
pubblici. Il presidente della Federal Reserve, chiamato dalla
commissione budget della camera, ha chiesto ai parlamentari e
all'amministrazione Obama di impegnarsi subito a ridurre un deficit che
quest'anno arriverà a 1.850 miliardi di dollari e a riportare il paese sulla
strada del rigore. Altrimenti, ha detto, il rischio è perdere la fiducia dei
mercati e covare future crisi. Bernanke ha anche
difeso a spada tratta gli straordinari interventi di salvataggio economico oggi
in corso, rispondendo ai critici che temono le iniziative della banca centrale
siano eccessive. Martedì il cancelliere tedesco Angela Merkel, prendendo di
mira le iniezioni di liquidità e i crescenti poteri di intervento della Fed,
aveva invocato un ritorno a politiche «ragionevoli» e di «indipendenza delle
banche centrali ». Bernanke ha fatto sapere di essere a «proprio agio» con le
scelte compiute e «rispettosamente » in disaccordo con Merkel: «Gli Stati Uniti
e le economie globali, Germania compresa, hanno fatto i conti con una
straordinaria combinazione di crisi finanziaria e
seria recessione ». Bernanke ha aggiunto che tutt'ora «affrontano eccezionali
problemi nel breve periodo e azioni incisive sono necessarie e appropriate». E
che una ripresa sarà solo «graduale», con continue difficoltà per
l'occupazione. Bernanke non è proprio agio, però,con l'esplosione dei deficit.
Tanto da avvertire che il paese non può continuare a indebitarsi «all'infinito»
e che la Fed non lo salverà semplicemente stampando denaro. «Se non dimostriamo
un forte impegno alla responsabilità fiscale nel lungo periodo - ha detto- non
avremo né stabilità finanziaria né crescita sana». Il
presidente della Fed ha illustrato con una cifra le dimensioni della sfida: il
rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo passerà dal 40% alla
vigilia della crisi al 70% nel 2011, un record nel
Dopoguerra. Oltre che per il sostegno all'economia, i conti pubblici finiranno
sotto pressione a causa dei costi del sistema pensionistico federale (social
security) e dell'assistenza sanitaria per gli anziani (Medicare), senza contare
le risorse richieste da una riforma voluta dalla Casa Bianca per offrire
copertura sanitaria a tutti gli americani. Barack Obama, per tenere conto degli
allarmi sul bilancio, ha messo nero su bianco il traguardo di un deficit dimezzato
nel 2013, ma si addensano i dubbi sulla possibilità di raggiungere il
traguardo. Bernanke ieri ha denunciato come i mercati, attraverso scosse nel
mercato obbligazionario che hanno spinto i prezzi al ribasso e i rendimenti al
livello più elevato in cinque mesi, abbiano già percepito i nuovi rischi.
«Questi movimenti sembrano rispecchiare la preoccupazione per il deficit » ha
detto, aggiungendo: «Mantenere la fiducia dei mercati richiede che, come paese,
cominciamo a pianificare il ritorno a un equilibrio di bilancio». Di recente
anche la Cina, grande investitore in titoli statunitensi, ha espresso
nervosismo, che il segretario al tesoro Tim Geithner ha cercato di alleviare
durante una visita a Pechino questa settimana. Sullo stato dell'economia,Bernanke
ha ribadito di aspettarsi schiarite, ma deboli: la crescita dovrebbe tornare
entro fine anno, come fanno sperare il disgelo in alcuni segmenti dei mercati
ei passi avanti compiuti dalle banche. I 19 istituti sottoposti a stress test
per esaminarne la solidità sono riusciti a rastrellare in un mese 85 miliardi
di dollari, spesso più di quanto ordinato dalle autorità. Numerose banche si
servono meno di programmi di soccorso e alcune, forse una decina, potrebbero
ottenere la prossima settimana l'autorizzazione a restituire gli aiuti ricevuti
dal Tarp, lo speciale fondo del tesoro nato per ricapitalizzare le banche. Una
batteria di dati ha confermato il quadro di una crisi
profonda, pur se con speranze di una fuoriuscita, deprimendo la Borsa. Gli
ordini alle fabbriche sono aumentati dello 0,7% in maggio, ma il settore dei
servizi si è contratto, con l'Ism a quota 44. E il sondaggio Adp
sull'occupazione nel settore privato ha mostrato la perdita di 532mila posti di
lavoro. © RIPRODUZIONE RISERVATA BUCO NEI CONTI Il rosso viaggia verso quota
1.850 miliardi di dollari L'amministrazione Obama si è già impegnata a ridurre
l'indebitamento Preoccupato. Il presidente della Fed Ben Bernanke testimonia
alla Camera AFP
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-06-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-04 - pag: 6 autore: Fondo sociale tutto a
carico Ue Piano Barroso per l'occupazione: finanzieremo nel 2009-2010 anche la
quota nazionale Enrico Brivio BRUXELLES. Dal nostro inviato A poche ore
dall'apertura delle urne europee, la Commissione batte un colpo e mette in
campo un piano per contenere la dilagante macchia nera della disoccupazione. Le
risorse sono quelle che sono e le competenze in materia di lavoro restano in
gran parte nazionali, ma da Bruxelles arriva un'articolata proposta di
intervento per attutire l'impatto della crisi, che
verrà sottoposta ai capi di Stato di Governo Ue al summit del 18-19 giugno. La
strategia si basa su tre pilastri: l'accelerazione dell'impiego di 19 miliardi
del Fondo sociale europeo, per i programmi di formazione e riqualificazione del
personale, prevedendo rimborsi al 100%, e non più limitati al 50%, da parte
dell'esecutivo Ue ai Governi dei 27 per il periodo 2009-2010; la creazione di
un nuovo sistema di microcredito a favore delle piccole imprese colpite dalla crisi o di soggetti che vogliano avviare una nuova attività
in proprio,grazie all'impiego di 100 milioni di euro del budget comunitario,
destinati a lievitare a 500 milioni con l'impegno della Bei; l'istituzione di
un nuovo servizio online "match and map", attraverso l'esistente
portale europeo del lavoro Eures, per aiutare chi cerca lavoro a correlare le
proprie abilità alle opportunità esistenti in Europa, con la garanzia che il
sussidio di disoccupazione venga versato per almeno sei mesi anche se ci si
trova in un altro Stato europeo. «L'impatto della crisi
sul lavoro è la nostra preoccupazione numero uno –ha ricordato il presidente
della Commissione europea, José Manuel Barroso – non si tratta più di
statistiche o di teoria economiche, ma di tragedie e preoccupazioni per milioni
di lavoratori, per le loro famiglie e le comunità. In questa settimana di
elezioni sarebbe un grande errore per l'Europa voltare le spalle a questo
problema». Resta da vedere quanto potrà la strategia di Bruxelles attutire gli
effetti di una montante marea di disoccupati, arrivata già a 21 milioni (9,2%) in
aprile in Europa, il livello più alto dal settembre '99 e destinata
inevitabilmente a crescere per effetto ritardato della crisi
in atto. Tra gli obiettivi della Commissione, garantire almeno 5 milioni di
contratti di apprendistato in tutta l'Unione ai giovani a rischio di
disoccupazione e assicurare tempestive offerte di lavoro o formazione entro un
mese ai giovani disoccupati di età inferiore a 20 anni, entro 2 mesi ai giovani
di meno di 25 anni e entro tre mesi per chi ha più di 25 anni. Il piano anti-disoccupazione
di Bruxelles «è un passo importante per evitare che una crisi
finanziaria ed economica si trasformi in crisi
sociale – ha commentato il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani –un
segnale forte è l'iniziativa a favore del microcredito che riconosce come le
piccole e medie imprese siano l'ossatura del sistema economico europeo».
Critico, invece, il presidente dei socialisti europei, Poul Nyrup Rasmussen:
«Una risposta debole e conservatrice di fronte alla più profonda crisi sociale da decenni». La Commissione europea ha
approvato ieri anche le nuove linee guida per ottenere più rapidamente
l'approvazione degli aiuti di Stato da destinare alla formazionee ai lavoratori
svantaggiati o disabili. Non dovranno più essere notificati a Bruxelles gli
aiuti alla formazione fino a un massimo di due milioni di euro. Per il sostegno
all'occupazione invece il tetto è fissato in 5 milioni di euro all'anno per
ciascuna impresa per sostenere i lavoratori svantaggiati e a 10 milioni di euro
per azienda all'anno per il sostegno ai disabili. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PROPOSTE Il presidente della Commissione: «L'impatto sul lavoro preoccupazione
numero uno». Esame al Consiglio del 18-19 giugno
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 04/06/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009 - pag: 43 La
Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici giù, si salva Buzzi-Unicem Giornata
di realizzi, quella di ieri, per tutte le Borse europee, penalizzate dal crollo
del Pil in Eurolandia. A Piazza Affari, l'Ftse- Mib ha ceduto l'1,98% e l'Ftse
Italia All Share l'1,89%. In aumento, dopo il ponte del 2 giugno, i volumi
scambiati, per un controvalore complessivo di 2,7 miliardi di euro. Sono
soltanto quattro, nell'ambito dei 40 titoli principali del listino telematico,
i segni positivi. Il rialzo più consistente lo ha messo a segno Buzzi-Unicem,
che ha proseguito la corsa delle ultime sedute guadagnando l'1,38%, con un
prezzo di riferimento di 11 euro, nuovo massimo dell'anno. Analogo il progresso
di Mondadori (+1,01%), più o meno la stessa performance della vigilia. Di
minore entità i rimbalzi di Fondiaria-Sai (+0,65%) e Snam Rete Gas (+0,5%). Ben
più numerosi (e di dimensioni in qualche caso significative) i titoli in ribasso.
Maglia nera per Pirelli (-5,21% a 0,291 euro), colpita dalle prese di beneficio
dopo le buone prestazioni delle precedenti sedute. Analoghe le ragioni che
hanno determinato il calo di StMicroelectronics (-4,52%), reduce dal massimo
dell'anno registrato martedì. Più di quattro punti, inoltre, ha ceduto Bulgari
(-4,39%), mentre fra i bancari i peggiori sono stati Banco Popolare (-4,07%) e
Ubi Banca (-3,42%), seguiti nell'ordine da Intesa Sanpaolo (-2,62%), Banca
Popolare di Milano (-2,33%) e Mediolanum (-2,24%). Sotto pressione anche gli
energetici, con Enel giù del 2,91%, Eni del 2,31% e Saipem del 2,81%. È di
Unipol (-3,93%), infine, il peggior risultato fra gli assicurativi. Frena
Pirelli Dopo i recenti rialzi, le vendite hanno fermato la corsa di Pirelli
(-5,21%)
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009
- pag: 43 Il caso a Parigi I conti trimestrali affondano Bouygues (g.fer.) I
conti trimestrali affossano la holding francese Bouygues, il cui titolo ha
chiuso ieri in calo del 7,94% a quota 28,08 euro. Nel periodo, infatti, gli
utili netti hanno registrato una flessione del 29% a 159 milioni di euro
rispetto ai 224 milioni dell'analogo periodo dell'anno precedente. Il
colosso francese delle telecomunicazioni ha inoltre ridotto le stime relative
al fatturato
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 04/06/2009 - pag: 43 Il
caso a Francoforte Il mercato boccia Metro-Arcandor (g. fer.) La proposta
risale a due settimane fa e mira a creare un «campione nazionale» della grande
distribuzione, ma riceve un secco no dal mercato. Metro, infatti, che aveva lanciato
l'idea di una fusione delle proprie attività nei grandi magazzini con quelle
della sua concorrente Arcandor, è stata ieri travolta dalle vendite alla Borsa
di Francoforte, dove ha chiuso a 35,41 euro, con un calo del 6,47%. L'ipotesi
riguarderebbe le catene metropolitane di centri commerciali Kaufhof e Karstadt.
Ma, se il titolo di Metro ha accusato una pesante perdita, quello di Arcandor è
rimasto stabile a quota 1,93 euro, il calo soltanto dello 0,52%. Eckhard Cordes
ceo di Metro
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 12 -
Esteri Obama mostra una volontà nuova ma sarà capace di mantenere le sue
promesse? Parla Ammar Mussawi, responsabile internazionale di Hezbollah: Bush,
le parole non bastano" "Ma per essere migliori di Non si può
predicare la democrazia e poi respingerne i risultati come nel caso della
vittoria di Hamas ALBERTO STABILE DAL NOSTRO INVIATO BEIRUT - Cosa si aspettano
gli Hezbollah dal discorso di Obama? «Non voglio fare previsioni - risponde
Ammar Mussawi, nel salotto dove esercita il suo ruolo di "ministro degli
Esteri" del partito di Dio - mi limito a rilevare che questa è la seconda
volta che il presidente Obama si rivolge al mondo arabo e islamico. La prima
volta fu in Turchia. E questo rivela il profondo deterioramento provocato dalla
precedente Amministrazione nel ruolo degli Stati Uniti e nei rapporti con
questa parte del mondo». Ad osservare Ammar Mussawi, esponente di una dinastia
sciita originaria della Bekaa, che vanta anche un segretario generale
assassinato dagli israeliani, si direbbe che Hezbollah si stia già preparando
alla conquista del potere (che secondo le previsioni avverrà alle elezioni di
domenica prossima) in una maniera soft, senza clamore e senza eccitare le paure
dell´Occidente. Sui 40 anni, appena un accenno di barba molto curata, Mussawi, invece
della tonaca e il turbante dei religiosi, indossa un elegante abito blu, una
camicia bianca perfettamente stirata, stivaletti leggeri, all´ultima moda. Un
diplomatico, nelle maniere e nel linguaggio, di stampo europeo. Ma cosa
dovrebbe dire Obama per conquistare la vostra fiducia? «Questa è l´essenza del
problema. Non è questione di parole ma di fatti, di azioni. Mi spiego. Vi sono
alcuni problemi talmente grandi e pericolosi che non possono essere affrontati
e risolti con un discorso, per quanto decorativo. Cito, per esempio, l´assoluto
sostegno dato dagli Usa a Israele accompagnato da uno sforzo assai limitato per
risolvere il conflitto. La propagazione della guerra in varie aree del Medio
Oriente sotto la bandiera discutibile della "war on terror", la
guerra al terrorismo. Lo sfruttamento sistematico delle risorse della regione. La paura d´instabilità emersa dopo la crisi
finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti, una crisi in cui molti uomini d´affari arabi
hanno visto bruciare centinaia di miliardi di dollari. Se Obama sente il
bisogno di venire in medio Oriente a parlare di tutto ciò, questo è un segnale
positivo. Ma non basta un discorso a costruire dei ponti». Tuttavia ci
sono parole che pesano come fatti. Per esempio, quando Obama dice: basta allo
scontro di civiltà. «Va bene. Obama manifesta una volontà nuova. Il punto è, in
che misura avrà la capacità di adempiere queste promesse. Francamente, ho dei
dubbi sullo staff che lo circonda. Non vorrei che tutto si risolvesse in
un´operazione di pubbliche relazioni». Obama ha detto anche che la democrazia e
la libertà sono valori universali che non vanno imposti con la forza. E´ una
svolta rispetto a Bush. O no? «D´accordo, la democrazia non va imposta con la
forza. Ma non si può predicare la democrazia e poi respingerne i risultati.
Prendiamo il caso di Hamas che, dopo aver vinto le elezioni del
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 27 -
Economia I bilanci Nel 2008 i primi sedici istituti hanno distribuito sul
territorio 1,27 miliardi di euro Fondazioni, utili dimezzati ma erogazioni
stabili Fondazioni, utili dimezzati ma erogazioni stabili nel 2008 L´avanzo
delle prime 16 cala da
( da "Finanza.com"
del 04-06-2009)
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Petrolio: Goldman
Sachs Group lo vede a quota 85$ al barile alla fine del 2009 -2 (4 Giugno 2009
- 10:00) MILANO (Finanza.com) - "Con la crisi
finanziaria che si sta attuenando, le preoccupazioni
sulla mancanza di fonti energetiche sono superare", spiega Jeffrey Currie,
l'analista di GS, che ha redatto il report. La banca ha individuato un target
price per il petrolio a dodici mesi di 90 dollari a barili dai 70 dollari
indicati in precedenza e ha introdotto la stima di un prezzo del greggio di 95
dollari a barile per la fine del 2010. Goldman si attende però che i
prezzi del petrolio saranno in calo durante la metà di quest'anno, per poi dare
vita a un rally nei mesi seguenti. (Micaela Osella - Riproduzione riservata)
( da "Dagospia.com" del
04-06-2009)
Argomenti: Crisi
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- BROWN RESISTE, PER ORA AIRBUS AIRFRANCE: ESPLOSO IN VOLO? - GB: HEDGE
FUND MINACCIANO LA FUGA - BERNANKE AMMONISCE SUL DEFICIT USA SIRIA:
GRAZIE AL WEB I GAY
ESCONO ALLO SCOPERTO
Rassegna stampa internazionale a
cura di Apcom Obama incontra Mubarak in Egitto 1 - SPAGNA EL PAIS - Cuba
celebra la "revoca storica" dell'espulsione da parte
dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa), ma fa sapere che non tornerà sui suoi passi. Un giudice
dell Florida ha stabilito che il tesoro della Nuestra Senora de la Mercedes,
veliero spagnolo del Diciannovesimo secolo recuperato dalla società americana
Odyssey, dovrà essere restituito alla Spagna. Iran, il riformista Musavi accusa
il presidente iraniano Ahmadinejad di umiliare il paese. EL MUNDO - Apertura
dedicata alle elezioni Europee. L'Olanda violerà l'embargo e pubblicherà i
risultati elettorali prima di domenica. Disastro aereo, il Brasile scarta
l'ipotesi che l'Airbus dell'Air France sia esploso in volo. Le ricerche
dell'Airbus Air France 2 - FRANCIA LE FIGARO - E' ancora l'incidente aereo al
largo del Brasile, in cui è rimasto coinvolto un Airbus dell'Air France, a
dominare la prima pagina: ora si segue la pista dell'esplosione in volo,
omaggio alle vittime in Notre Dame. Il presidente americano Barack Obama tende
la mano al mondo musulmano. Sarkozy mette in guardia l'Iran contro
l'"isolamento crescente". Sondaggio europee, Ump in vantaggio tranne
che nell'ovest della Francia. LIBERATION - Prima pagina dedicata alle europee e
in particolare alle speranze della leader socialista Martine Aubry che,
nonostante i sondaggi vedano in vantaggio l'Ump, crede ancora in una possibile
rimonta del suo partito, il Ps. L'Airbus dell'Air France non volava all'altezza
prevista, scrive Liberation riprendendo la notizia dal quotidiano brasiliano
Folha de Sao Paulo. 3 - GERMANIA 4 - GRAN BRETAGNA THE GUARDIAN - "Brown
resiste, per ora" dopo le dimissioni del ministro delle Comunità britannico
e una cospirazione via e-mail dei parlamentari laburisti. A guidare il
complotto contro il premier sono sette o otto, precisa The Guardian, e la loro
identità è rimasta finora segreta. Il gabinetto ha risposto unito a difesa di
Brown, evidenzia il quotidiano, ma le elezioni in programma oggi nel Paese
risulteranno comunque cruciali. Gordon Brown THE INDEPENDENT - In prima pagina
la sagoma del premier e la lettera fatta circolare via e-mail dai parlamentari
laburisti per indurlo alle dimissioni: "Caro Gordon, negli ultimi 12 anni
di governo, e anche prima, hai dato un enorme contributo a questo Paese e al
partito laburista, e questo è ampiamente riconosciuto. Tuttavia, oggi ti
scriviamo perchè riteniamo che nell'attuale situazione politica il migliore servizio
che tu possa prestare al partito laburista e al Paese sia quello di lasciare
l'incarico di premier e di consentire al partito di trovare un nuovo leader che
ci guidi alle prossime elezioni". THE TIMES - "Il complotto si
infittisce", dopo le dimissioni del ministro delle Comunità britannico,
Hazel Blear, e la raccolta di firme dei parlamentari laburisti in calce alla
lettera in cui si chiedono le dimissioni del premier. Secondo il quotidiano,
altri ministri dovrebbero presto lasciare il proprio incarico, ma Brown
continua a lavorare al suo piano di rimpasto del governo. FINANCIAL TIMES - In
prima pagina l'arrivo di Obama a Riad: "Il Presidente Usa inizia un
viaggio storico in Medio Oriente". Sul fronte economico, il Presidente
della Federal Reserve, Ben "Bernanke ammonisce sul deficit" e chiede
al Congresso Usa di varare al più presto una piano per uscire dalla spirale del
deficit di bilancio determinata dalle misure contro la crisi
economica. In Europa, "Gli hedge fund minacciano di lasciare il Regno
Unito a causa della proposta di legge europea sugli investimenti",
descritta come 'un complotto francese contro Londra'. 5 - STATI UNITI THE NEW
YORK TIMES - "Messaggi opposti mentre Obama sbarca in Medio Oriente":
prosegue la missione nella regione del presidente degli Stati Uniti, e voci
tanto eterogenee quanto quelle di al Qaida e del governo israeliano gareggiano
per strutturare come il suo messaggio debba essere interpretato.
Approfondimento sull'economia. "La crescita degli interessi sui debiti
delle nazioni potrebbe minare la crescita mondiale": i Paesi del mondo
stanno pagando tassi di interesse più alti sul proprio debito in aumento, il
che potrebbe tradursi in una crescita della spesa di centinaia di miliardi di
dollari per Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania. Anniversari.
Bernanke "Piazza Tiananmen lascia il segno sul soldato diventato
artista": Chen Guang, artista ed ex militare che partecipò allo sgombero
di piazza Tiananmen nel
(
da "Avvenire"
del 04-06-2009)
Argomenti: Crisi
MONDO 04-06-2009 I Socialisti «Un nuovo patto sociale per l'Ue: vecchi e "nuovi" diritti in 6 punti» DI DANILO PAOLINI U n nuovo «patto sociale» per l'Europa, energie pulite «contro il cambiamento climatico », risposte «umane» al fenomeno dell'immigrazione, realizzazione dell'«uguaglianza di genere» tra uomini e donne, riconoscimento in tutti i Paesi dell'Ue «dei matrimoni, delle unioni civili e dei diritti parentali legalmente riconosciuti in un altro Stato membro». Quindi anche delle unioni tra omosessuali e dei «diritti» conseguenti, con un evidente tentativo di scardinare il diritto di famiglia nei singoli Stati europei. Il programma del Partito del Socialismo europeo (Pse) per le elezioni di sabato e domenica prossimi s'intitola Prima le persone ed è articolato in sei capitoli tematici. In ciascuno di essi, la più grande forza della sinistra continentale cerca di marcare le differenze che la distinguono dai «conservatori» del Ppe. Si comincia dalla crisi economica e il traguardo fissato è ambizioso: «Riformare i mercati finanziari a servizio dell'economia reale, dell'occupazione e della crescita». Si punta a stabilire «requisiti obbligatori di capitale», limiti «all'eccessivo indebitamento » ma anche alle retribuzioni e agli ormai famigerati bonus dei manager, in modo che «i loro compensi riflettano sia le perdite che i profitti»>. Inoltre:
regolamentazione dei conflitti d'interesse; «pieno diritto» dei dipendenti a
essere informati su cessioni aziendali e fondi pensione; obbligo per le banche
di dichiarare nei bilanci «tutti i rischi ». Per quanto riguarda la lotta
all'evasione e all'elusione, i socialisti propongono «di mettere fine ai
paradisi fiscali» . L'assetto suggerito dovrebbe, nelle intenzioni del Pse,
prevenire nuove crisi finanziarie e consentire «una
crescita ecologica innovativa e creatrice d'occupazione». Proprio l'ecologia
occupa un posto importante nel programma. Per affrontare «il cambiamento
climatico » si pensa all'Ue come guida di «un negoziato internazionale per un
accordo globale». Obiettivi: «Ridurre le emissioni globali del 30% entro il
2020», con il contributo dei Paesi in via di sviluppo, ai quali l'Unione
dovrebbe riservare «massicci trasferimenti di tecnologie». Sul fronte sociale
si pensa un «accordo europeo sui salari» , ovvero «salario uguale per uguale
lavoro» e paghe minime «decorose» in tutti gli Stati membri. Alla voce «tutela
dei diritti dei cittadini», invece, si trova l'idea del rafforzamento della
«legislazione antidiscriminazione» per «rendere effettiva l'uguaglianza di
trattamento, quali che siano le differenze di genere, origine etnica,
disabilità, età, orientamento sessuale e religione». Da qui l'intenzione di
imporre il riconoscimento «comunitario » di ogni tipo di unione e di «diritti
parentali». Che, se le parole hanno un senso, aprirebbe la strada non solo ai
matrimoni gay, ma anche all'adozione di figli da parte delle coppie
omosessuali. Per le politiche migratorie, i socialisti pensano a una «Carta
europea per l'integrazione», basata su «eguali diritti e responsabilità e sul
mutuo rispetto». Inoltre, sì ai controlli alle frontiere per «arrestare
l'immigrazione clandestina» e alla «cooperazione con gli Stati terzi» per
gestire i flussi e promuovere lo sviluppo economico nei Paesi di provenienza.
Infine, lotta al terrorismo («nella legalità e nel rispetto delle libertà
fondamentali ») e riforma dell'Onu e dei principali organismi internazionali.
Tra le proposte avanzate il riconoscimento in tutti gli Stati membri di unioni
civili e matrimoni gay, riforma dei mercati finanziari
e risposte «umane» al fenomeno dell'immigrazione (
da "Soldionline"
del 04-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Corriere.it"
del 04-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sicilia, La"
del 04-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sicilia, La"
del 04-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sicilia, La"
del 04-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Stampa, La"
del 05-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Stampa, La"
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da "Repubblica, La"
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da "Repubblica, La"
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da "Finanza e Mercati"
del 05-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Italia Oggi"
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da "Sole 24 Ore, Il"
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da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sole 24 Ore, Il"
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da "Sole 24 Ore, Il"
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da "Manifesto, Il"
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da "Corriere della Sera"
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da "Corriere della Sera"
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da "Repubblica.it"
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da "Repubblica.it"
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da "Stampa, La"
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da "Secolo XIX, Il"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Tempo, Il"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Repubblica, La"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Repubblica, La"
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da "Resto del Carlino,
Il (Modena)" del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sole 24 Ore, Il"
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da "Riformista, Il"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
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da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sole 24 Ore, Il"
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da "Corriere della Sera"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Corriere della Sera"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Corriere della Sera"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Corriere della Sera"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Corriere della Sera"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sole 24 Ore, Il
(Plus)" del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sole 24 Ore, Il
(Plus)" del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Repubblica, La"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Repubblica, La"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Tempo, Il"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Sannio Online, Il"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Avvenire"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "Avvenire"
del 06-06-2009) Argomenti: Crisi (
da "RomagnaOggi.it"
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da "Sicilia, La"
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da "Soldionline"
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In tempi di crisi economica chi può investe in
gioielli e quadri: i 'beni rifugio' per eccellenza (sezione: crisi)
In tempi
di crisi economica chi può investe in gioielli e
quadri: i 'beni rifugio' per eccellenza Roma - (Adnkronos) - Il mercato
dell'arte lamenta la scarsità dell'offerta di capolavori. L'amministratore
delegato della casa d'aste Pandolfini all'Adnkronos: "I collezionisti
hanno scelto di liquidare prima altri beni" Roma, 3 giu. - (Adnkronos) -
Il mercato dell'arte, come anche quello dei gioielli e con le novità dei
reperti archeologici e degli oggetti orientali, ''tira'' come non mai. Ma la
vera novità seguita agli effetti della crisi economica
internazionale, non è la scarsità di liquidità nel settore delle aste
specializzate, bensì la scarsità dell'offerta di capolavori:chi possiede i
capolavori preferisce tenerseli, in attesa di tempi migliori, considerandoli un
'bene rifugio' piu' forte di ogni crisi. Le
aspettative delle vendite di arte impressionista e moderna di Sotheby's e
Christie's a New York, da sempre le più attese, non erano delle più ottimistiche.
''Tranne alcune eccezioni però i risultati hanno dimostrato la perdurante
capacità del mercato di mettere a segno qualche buon prezzo, anche se a livelli
inferiori rispetto a un tempo'', spiega la specialista Georgina Adam del
'Giornale dell'Arte'. Icataloghi delle aste di Christie's e Sotheby's
riflettono infatti la nuova realtà del mercato dell'arte: sono decisamente
ridotti, per via della scarsita' dell'offerta. Dall'autunno scorso dal mercato
sono ''spariti'' i grandi lavori di Claude Monet, Pablo Picasso, Amedeo
Modigliani, Vincent Van Gogh, Paul Gauguin, tanto per citare alcuni dei maestri
della pittura tra Otto e Novecento che hanno macinato un record dietro l'altro
negli ultimi vent'anni tra New York e Londra. ''Ottenere consegne è stato come
arrampicarsi sugli specchi'', ha ammesso Charlie Moffett, specialista di
Sotheby's a New York. ''I proprietari dei capolavori preferiscono non vendere
in questa fase, ha spiegato all'
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Editoriale - Le illusioni del dopo crisi di Alberto
Ronchey (sezione: crisi)
IPNOSI
DEI LISTINI, PAURE CHE RESTANO Le illusioni del dopo crisi
Le notizie di Borsa non attirano più solo speculatori, operatori
professionisti, risparmiatori di redditi maggiori o minori attenti alle pagine
finanziarie dei giornali, ma in larga misura le masse degli spettatori
televisivi. Anche se forse Rai e Mediaset non hanno avvertito il fenomeno a
sufficienza, quelle poche cifre offerte dai telegiornali ormai sembrano
familiari anche fra la gente comune. L'ipnosi dei listini
si propaga da tempo fra chi teme di trovarsi coinvolto nella crisi finanziaria e nella correlata
recessione dell'economia, sotto l'incubo dei fallimenti e dissesti aziendali.
Nei primi mesi di quest'anno, già il ricorso alla Cassa integrazione ha
raggiunto cifre di massimo rilievo. Questa crisi, come le cronache ripetono, è senza precedenti da decenni.
E anche se ora l'oscillazione del mercato finanziario è molto ridotta,
l'inquietudine collettiva persiste con l'aumento della disoccupazione. Si
prolunga l'attesa di qualche attendibile rassicurazione, dai governi o dai più
accreditati studiosi dell'economia come «triste scienza». Ma insieme con le
risposte compiacenti per evitare il panico, persistono quelle inclini a un rude
o malcelato pessimismo. Quando avrà fine la crisi
economica originata nel money game di Wall Street, con l'alternanza fra ribassi
e rialzi seguiti da patologici azzardi? Alcune voci rispondono che «il peggio è
passato», altre che «deve ancora venire». Anzi, ritorna in qualche caso il
catastrofismo dei paragoni con la depressione dopo il «grande crollo» del
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nel mirino della gdf (sezione: crisi)
nel
mirino della gdf «Quando ero bambino e la fame camminava bassa...»,
raccontavano una volta i vecchi contadini per descrivere la povertà che avevano
attraversato. Un modo per dire che la fame toccava tutti. Quasi tutti. Un'espressione che potremmo riutilizzare per descrivere la crisi finanziaria che attanaglia il
Comune, una crisi tanto
estesa da non escludere alcuno, neanche i morti. Da circa due mesi il servizio
comunale di trasporto funebre è, di fatto, sospeso. Non ci sono più bare a
disposizione perché la ditta fornitrice ha deciso di non fare ulteriore credito
al Comune che già le deve 160.000 euro. Vuole i feretri per i cittadini
defunti? Che li paghi, altrimenti ne farà a meno. E, così, chi, nello
scoramento di un lutto, vorrebbe almeno evitare lo stress della comparazione
dei prezzi e rivolgersi al pubblico, contando sulle tariffe fisse deliberate
dal Consiglio comunale, scopre di non poter contare neppure su questo servizio,
abitualmente apprezzato e di gran lunga più economico di quello offerto dai
privati. Si dirà che questo è l'ultimo dei problemi di una città che vorrebbe
vivere e guardare al futuro, ma anche da questo, dalla pietà per i defunti, si
misura la civiltà di un contesto politico e sociale. servizio 31
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Condanna a 4 anni e 4 mesi e multaSANTA CATERINA. (sezione: crisi)
Condanna
a 4 anni e 4 mesi e multaSANTA CATERINA. Sentenza a Monza per l'uomo sospettato
di essere un «corriere» Sommatino. I partiti dell'ex Patto per Sommatino (Mpa,
Socialisti, Rifondazione Comunista e Gruppo Misto), in una nota diffusa ieri si
dichiarano molto preoccupati per la situazione determinatasi negli ultimi
lavori consiliari, dove si è «definitivamente consumata - scrivono -
l'esperienza amministrativa della Giunta del sindaco Salvatore Gattuso». «In
merito - continua la nota - chiara appare la relazione dei Revisori dei conti,
che ha definito la situazione del Comune di Sommatino grave per l'enorme massa
di interessi passivi che l'ente continua a pagare annualmente, mentre non si è
ancora provveduti - a due anni dall'insediamento della nuova Amministrazione
comunale - alla riscossione dei crediti, che
solleverebbero, di non poco, l'ente dalla attuale crisi
finanziaria, permettendo di sbloccare alcune opere
già finanziate; tra cui la piazza. Inoltre, non si è provveduto ancora al
recupero degli oneri di urbanizzazioni e alle sanatorie edilizie degli anni
passati (alcune decine accertate, ma non recuperate)». «Tra le altre
inadempienze della Giunta - conclude la nota - vengono rilevate anche alcuni
debiti fuori bilancio, riconosciuti ma non pagati ed ancora il mancato
aggiornamento - come per legge - dell'inventario dei beni immobili del Comune.
Tutto ciò mentre vi sono circa 270 mila euro di avanzi di amministrazione non
spesi, preferendo invece, da parte della Giunta, continuare a tagliere servizi,
come ad esempio quello della Coop. di pulizia urbana Geos, mandando a casa i 26
lavoratori o cancellando l'assistenza domiciliare a tanti altri servizi
essenziali per la città. Preoccupati inoltre, si dicono i suddetti partiti per
le dichiarazioni dei Revisori circa l'invito alla Giunta, di "sanare le
carte contabili del Comune", segno evidente - per gli scriventi - che vi
siano zone d'ombra nella legittimità della gestione finanziaria
dell'ente». «Si prende atto, infine, che il Sindaco Gattuso non riesce, a
diversi mesi di distanza ormai, a ristabilire il quorum della sua Giunta,
nominando l'assessore mancante e assegnando la delega del Vice Sindaco, così
come non si comprende a che titolo resti in Giunta l'Assessore Giuseppe Cigna,
dopo l'espulsione dall'Udc. Mentre nel frattempo sembra consumata anche la
rottura anche con il Pd». Cigna è candidato a Caltanissetta per il rinnovo del
Consiglio comunale in una lista civica. «Gli unici atti che il sindaco riesce a
portare avanti - conclude la nota - sono solo quelli relativi agli aumenti
delle tasse, senza però nessun miglioramento ai servizi alla città. Dopo la
Tosap, pare ora toccare anche alla Tarsu, con un aumento previsto del 100%. I partiti
dell'ex maggioranza invitano il Sindaco Gattuso all'unica scelta che gli rimane
da fare: pensare seriamente a liberare il Comune di Sommatino da questa lenta
agonia, dimettendosi al più presto e facendo sì di evitare il completo disastro
del paese. Se vuole davvero bene a Sommatino».
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Paternò:
ieri incontro al Comune «Si nomini il revisore del Prg attraverso un bando di
gara» Il completamento delle case popolari dell'Iacp site nella zona denominata
«167 - Sciara Sant'Antonio» di Bronte diventa possibile. Il sindaco Pino
Firrarello, dopo aver firmato un'apposita convenzione con il presidente
dell'Iacp di Catania, Santino Cantarella, ha presentato un progetto
all'assessorato regionale ai Lavori pubblici per il recupero delle abitazioni,
approfittando del bando sulla «Riqualificazione urbana per alloggi a canone
sostenibile». Il progetto prevede lavori per circa 8 milioni di euro, con cui
Firrarello non intende soltanto completare gli appartamenti, ma dotare l'intera
area di servizi e infrastrutture, trasformando una zona che oggi è di periferia
in una moderna area residenziale. I lavori di questo complesso di edilizia
popolare cominciarono negli anni '90, ma poi, a causa della
crisi finanziaria della
ditta che si era aggiudicata l'appalto, furono interrotti, con l'Iacp che non è
più riuscito a riprenderli. Per Firrarello quegli edifici incompleti e spesso
in balìa dei vandali ripresentano una ferita che avrebbe al più presto voluto
curare e far rimarginare e così, quando è stato pubblicato il bando, non
ha perso tempo. «Quei due complessi abitativi non completati - dice il sindaco
Firrarello - sono un esempio di degrado in un'area che invece noi vogliamo
valorizzare. Per questo, quando è stato pubblicato il bando sulla
riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile, abbiamo subito
pensato agli alloggi popolari da completare». Chi ha seguito tutto l'iter è stato
il vicesindaco, Nunzio Calanna: «La ratio del bando regionale - afferma -
rispecchia perfettamente la volontà del Comune, che intende riqualificare le
aree già utilizzate e recuperare il patrimonio edilizio esistente. Pensate che,
completando i lavori, si recupereranno 60 appartamenti da consegnare ad
altrettante famiglie». Per quanto riguarda le infrastrutture e i servizi da
realizzare, il Comune ha previsto il collegamento viario con la Ss 284 e
l'allargamento del ponte di via Selvaggi sulla Circumetnea. Oltre a ciò, verrà
realizzato tanto verde e si sistemerà via Egitto, collegando Sciara
Sant'Antonio con il quartiere Borgonuovo. Sciara S. Antonio ospiterà la nuova
caserma dei carabinieri e, quando verranno finanziati i lavori previsti dal Pon
Sicurezza, in questa zona si realizzeranno campetti sportivi polivalenti e un
pattinodromo da utilizzare in collaborazione con le scuole.
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Cerutti rassicura le rsu "No tagli di
personale" (sezione: crisi)
CRISI.
IERI INCONTRO CON L'AD Cerutti rassicura le rsu "No tagli di
personale" Ma l'anno nero non è ancora finito L'azienda prepara strategie
di rilancio [FIRMA]SILVANA MOSSANO CASALE MONFERRATO Un immediato risultato
positivo l'incontro di ieri mattina tra delegati rsu delle Officine Meccaniche
Cerutti e amministratore delegato Giancarlo Cerutti l'ha sortito: si è
stemperata la tensione che da alcune settimane si era andata accumulando. Un malcontento
che, contrariamente al passato, era uscito fuori dal perimetro aziendale con
manifestazioni pubbliche, anche tramite volantinaggio in piazza. Una lettera
personale era stata inviata anche a tutti gli otto candidati sindaco della
città. D'altronde, la crisi di proporzioni mondiali e,
nell'ambito specifico, il ricorso (inedito, qui) alla cassa integrazione
ordinaria oltre alle paventate prospettive di mobilità (se pur agganciabili ai
casi di possibile prepensionamento) hanno scatenato comprensibili preoccupazioni.
Il confronto di ieri, sereno e improntato a disponibilità reciproche, ha aperto
strade che vanno ancora definite nei dettagli, ma che, secondo i delegati
sindacali, squarciano spiragli di fiducia. Intanto il primo dato rassicurante:
«L'amministratore delegato ha detto che non ci saranno tagli di personale». Un
bel respiro. Cerutti, riferiscono i portavoce delle rsu, non ha nascosto che
l'anno nero non è ancora finito e che i mesi a venire fino alla fine del 2009 saranno ancora punteggiati di difficoltà perché la crisi finanziaria internazionale con
inevitabili ripercussioni anche sul settore dell'editoria ha prodotto un
cocktail micidiale sul mercato delle macchine da stampa di cui le Officine
Meccaniche Cerutti sono leader mondiali. Quindi, c'è da mettere in conto che la
cassa integrazione ordinaria, ora spalmata fino al 17 luglio, proseguirà
anche dopo, per un periodo non ancora definibile. Ma il manager ha fornito
altresì alcune indicazioni su strategie e progetti innovativi che l'azienda intende
perseguire per superare l'impasse principalmente nel settore del rotocalco che
è quello pregnante per O
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Cerutti: "Non ci saranno tagli" (sezione: crisi)
CASALE
MONFERRATO. INCONTRO TRA AZIENDA E SINDACATI Cerutti: "Non ci saranno
tagli" [FIRMA]SILVANA MOSSANO CASALE MONFERRATO Positivo l'incontro di
ieri mattina tra delegati rsu delle Officine Meccaniche Cerutti e
amministratore delegato Giancarlo Cerutti. Si è così stemperata la tensione che
da alcune settimane si era andata accumulando. Un malcontento che era uscito
dal perimetro aziendale con manifestazioni pubbliche, anche tramite
volantinaggio in piazza. Una lettera personale era stata inviata anche a tutti
gli otto candidati sindaco della città. D'altronde, la crisi
di proporzioni mondiali e, nell'ambito specifico, il ricorso (inedito, qui)
alla cassa integrazione ordinaria oltre alle paventate prospettive di mobilità
(se pur agganciabili ai casi di possibile prepensionamento) ha scatenato
comprensibili preoccupazioni. Il confronto di ieri, sereno e improntato a
disponibilità reciproche, ha aperto strade che vanno ancora definite nei
dettagli ma che, secondo i delegati sindacali, squarciano spiragli di fiducia.
Intanto il primo dato rassicurante: «L'amministratore delegato ha detto che non
ci saranno tagli di personale». Un bel respiro. Cerutti, riferiscono i
portavoce delle rsu, non ha nascosto che l'anno nero non è ancora finito e che
i mesi a venire fino alla fine del 2009 saranno ancora
punteggiati di difficoltà perché la crisi finanziaria internazionale con inevitabili ripercussioni anche sul settore
dell'editoria ha prodotto un cocktail micidiale sul mercato delle macchine da
stampa di cui le Officine Meccaniche Cerutti sono leader mondiali. Quindi, c'è
da mettere in conto che la cassa integrazione ordinaria, ora spalmata fino al
17 luglio, proseguirà anche dopo, per un periodo non ancora definibile.
Ma il manager ha fornito altresì alcune indicazioni su strategie e progetti
innovativi che l'azienda intende perseguire per superare l'impasse
principalmente nel settore del rotocalco che è quello pregnante per O
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"In Italia il credito peggiora Utili a rischio
per le banche" (sezione: crisi)
BANKITALIA
SULL'AUMENTO DEI PRESTITI INCAGLIATI "In Italia il credito peggiora Utili
a rischio per le banche" [FIRMA]LUCA FORNOVO I crediti deteriorati sono
aumentati di quasi un terzo e la situazione potrebbe peggiorare per le banche
italiane nel 2009 con pesanti riflessi sui profitti. A lanciare l'allarme sul credito italiano è il direttore centrale per la
Vigilanza creditizia e finanziaria di Bankitalia, Stefano Mieli, nel corso di una convention
all'Abi su «Basilea 2 e la crisi finanziaria». «Sulla base delle segnalazioni consolidate dei gruppi bancari
italiani - osserva Mieli - nel
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la rivolta dei mobilieri "dazi russi troppo alti
il premier chiami mosca" - giorgio lonardi (sezione: crisi)
Pagina
24 - Economia L´export crollato del 40%: "Berlusconi convinca il suo amico
Putin" La rivolta dei mobilieri "Dazi russi
troppo alti il premier chiami Mosca" Ma c´è chi assolve il protezionismo di Mosca: "Bisogna
aspettare che il petrolio risalga" GIORGIO LONARDI MILANO - Lui, Fiore
Piovesana, 69 anni ben portati, titolare della Camelgroup di Orsago, a cavallo
fra la provincia di Treviso e quella di Pordenone non ha peli sulla lingua:
«Berlusconi ci deve dare una mano. E´ amico di Putin, no? E allora aiuti
il made in Italy. Convinca il presidente russo ad abbassare i dazi sui nostri
mobili». Fino adesso, però, da Palazzo Chigi nessuno risponde ad un SOS che
qui, fra veneto e Friuli, coinvolge da mesi decine di fabbriche piccole e
grandi. La paura? «Che salti tutto: aziende, fornitori, manodopera», sintetizza
Piovesana. E conclude: «Berlusconi chiami il suo amico». è da novembre, da
quando il governo russo ha aumentato i dazi dal 30% al 45% che il mobile
veneto, tradizionalmente il più presente fra i consumatori da Mosca a
Vladivostok, sta soffrendo. Allarga le braccia Michele Brustia, segretario
generale della camera di commercio italo-russa: «La situazione è drammatica.
Secondo alcune stime l´export di mobili made in Italy in Russia è crollato del
30%-40%». Poi aggiunge: «Attenzione, però: si tratta di una questione
complicata, molto tecnica». Lui, Brustia, ricorda che i russi hanno scelto di
alzare i dazi per contrastare il fenomeno della sottofatturazione. Oltre che
per difendere la loro industria con una misura francamente protezionistica.
Certo, questo della sottofatturazione è una questione che riguarda gli
importatori russi. Tuttavia bisogna andarci cauti e negoziare. E pensare che da
un paio d´anni la Russia era diventata il Paese dei Balocchi per il made in
Italy. Export che cresceva con il turbo un anno dopo l´altro fino a raggiugere
i 726 milioni nel 2007 e a superare gli 800 milioni secondo le stime per il
2008. Roba passata. Mastica amaro Oliviero Piovesana, cugino di Fiore e
mobiliere anche lui. Dice: «L´anno scorso con la mia ALF esportavo in Russia
per un milione e mezzo di euro al mese. Quest´anno il ritmo si è ridotto a un
milione». Più cauto Antonio Zigoni, presidente di Federlegno Veneto:
«Berlusconi? Certo, tutto è utile. Ma non si tratta di una vicenda nazionale,
qui c´è di mezzo l´Europa. E poi le difficoltà in Russia sono molteplici. A
cominciare dal rublo che si è svalutato del 30% sull´euro. E dal crollo della
Borsa di Mosca». Certo, anche Zigoni ammette che «la situazione è grave».
Spiega: «Nel comparto dei mobili per l´ufficio il crollo del nostro export è
stato del 50%, forse di più. Ora bisogna negoziare sui dazi a livello europeo e
dare qualcosa in cambio». Quanto al futuro Zigoni è ottimista: «Basta che il
petrolio torni sopra gli 80 dollari e la Russia riparte».
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vuote le casse dell'amia un mese per evitare il crac
- antonio fraschilla (sezione: crisi)
Pagina
IV - Palermo Vuote le casse dell´Amia un mese per evitare il crac Stipendi ad
alto rischio, il rebus degli aiuti statali Dietro la crisi
I dieci milioni di trasferimenti del Comune sono già in gran parte pignorati
dai creditori. La probabile soluzione è un decreto legge ANTONIO FRASCHILLA Se
tra qualche giorno non arriveranno nuove risorse all´Amia, a fine giugno
l´emergenza rifiuti rischia di ripresentarsi tale e quale. I numeri lasciano
poco spazio ai dubbi. Il trasferimento mensile che il Comune garantisce all´ex
municipalizzata è stato pignorato, e l´azienda non ha un euro in cassa per
poter garantire il pagamento dell´ordinario, stipendi degli operai compresi. Il
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha «garantito sostegno economico a
Palazzo delle Aquile». Ma, se non arriveranno soldi veri, entro pochi giorni
potrebbe diventare realtà la profezia del segretario nazionale del Pd, Dario
Franceschini: «Berlusconi ha promesso di risolvere il problema dei rifiuti a
Palermo la settimana prossima, ovvero dopo le elezioni. Insomma, "fatta la
festa, gabbato lo santo"», ha detto il leader dei democratici. I soldi
servono subito perché i dieci milioni di euro di trasferimenti mensili garantiti
dal Comune all´Amia sono in gran parte pignorati dai creditori. Ma al momento
non è chiaro come e con quale iter burocratico arriveranno i fondi statali.
Berlusconi ha assicurato al sindaco Diego Cammarata un aiuto immediato, che
consisterebbe nella certificazione dei 90 milioni di euro di crediti vantati
dall´Amia nei confronti di altri enti pubblici, cioè Ato rifiuti e Comuni che
scaricano a Bellolampo. Con questa certificazione il presidente dell´azienda,
Marcello Caruso, potrebbe chiedere subito un mutuo alle banche e poter
rimettere liquidità fresca in cassa. Ma come dovrebbe avvenire la
certificazione dei crediti da parte dello Stato? Le ipotesi sul tavolo sono
due: la prima sarebbe una semplice nota interna che dovrebbe firmare il
ministro dell´Economia, Giulio Tremonti. Un´ipotesi, questa, che però non
sembra tecnicamente percorribile. Una seconda strada, molto più sicura, sarebbe
quella di un decreto legge ad hoc da parte del governo. Decreto che lo staff
del sindaco avrebbe già scritto e che nei prossimi giorni dovrebbe consegnare
direttamente nelle mani di Tremonti. Il decreto dovrebbe essere votato dal
Consiglio dei ministri entro le prossime due settimane. In caso contrario
l´Amia potrebbe trovarsi nella stessa situazione di fine maggio, con gli operai
in stato di agitazione, e in breve la città sarebbe nuovamente invasa dai
rifiuti. Il Comune comunque non potrebbe intervenire in ogni caso con altre
risorse proprie nemmeno per garantire il pagamento degli stipendi di giugno
agli operai, visto che il Consiglio comunale non ha ancora approvato il
bilancio di previsione 2009. Insomma, servono soldi e subito per evitare una
nuova emergenza. Il capogruppo del Pdl a Sala delle Lapidi, Giulio Tantillo,
chiama in causa l´opposizione: «Non possiamo essere sempre noi a proporre
soluzioni, loro ci hanno portato a questo punto non approvando il regolamento
sulla Tarsu, adesso mettano in campo soluzioni per salvare l´azienda», dice.
Secca la replica del capogruppo del Pd, Davide Faraone: «Mi pare che Cammarata
abbia già annunciato che non intende dialogare con l´opposizione - dice -
comunque è impensabile aprire un tavolo di discussione con chi ha portato al
tracollo l´Amia». Al momento non sembrano esserci quindi altre strade per
evitare un nuovo sciopero dei netturbini, se non un intervento concreto del
governo nazionale entro le prossime settimane. Non a caso
Cammarata in questi giorni ripete sempre lo stesso ritornello: «Non dobbiamo
più trovarci in queste condizioni di astensione dal lavoro, ma c´è la necessità
di risolvere la crisi finanziaria dell´Amia. Con l´aiuto del governo sono certo che risolveremo il
problema».
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Il risparmiatore nel Triangolo delle Bermuda (sezione: crisi)
Il
risparmiatore nel Triangolo delle Bermuda da Finanza&Mercati del 05-06-2009 NELLO MASCIONI* La crisi
finanziaria in atto ha dato luogo a un dibattito
internazionale sull'innovazione finanziaria e sul suo ruolo nell'ambito dello sviluppo dei mercati. Il tema
è particolarmente complesso e delicato in considerazione dell'essenza digitale
della finanza che rende i concetti tradizionali di spazio e tempo, ma
anche il concetto di confine, privi di rilevanza sostanziale: per esempio con
un semplice click di un mouse è possibile spostare da un continente all'altro
una ingente somma di denaro in tempo reale travalicando i confini geografici ed
entrando in quelli normativi che regolano i singoli Paesi. È un tema complesso
poiché l'innovazione in questo ambito assume differenti connotazioni: si ha
innovazione finanziaria quando viene creato un nuovo
prodotto bancario, quando viene individuata una nuova tecnica di asset
management, quando viene ideato un nuovo algoritmo di calcolo correlato con
altri prodotti, quando viene creato un nuovo strumento di investimento, quando
viene modificato l'assetto contrattuale di un prodotto dando luogo a nuovi
veicoli entro i quali trasportare altre innovazioni. In ambito finanziario
l'innovazione può quindi essere immaginata all'interno di un triangolo che di
volta in volta diviene equilatero, scaleno o isoscele secondo
dell'importanza-lunghezza dei tre lati ai cui vertici è possibile immaginare
gli elementi base dell'innovazione finanziaria: il
quadro normativo, l'algoritmo di calcolo, la strategia di marketing per la
comunicazione e l'impacchettamento dei nuovi contenuti verso i risparmiatori. I
mutui subprime ne sono un esempio. Un materia prima banale, il mutuo, è stata
elaborata e plasmata secondo le logiche della distribuzione del rischio
applicando vari algoritmi di calcolo ed è stata impacchettata entro vari
veicoli complessi destinati a investitori qualificati. I quali a loro volta,
grazie ad alcune innovazioni normative, hanno reimpacchettato la materia prima
in altri veicoli-fondi e con un marketing sofisticato li hanno presentati alla
clientela di tutto il mondo come prodotti semplici a basso rischio, in grado di
generare rendimenti superiori ai titoli di Stato a breve e medio termine. Ma
l'innovazione è anche un tema molto delicato poiché è velocemente
implementabile, riproducibile, scalabile e distribuibile: nell'arco di tre o
quattro mesi una innovazione finanziaria nata negli
Stati Uniti è distribuibile in Europa, in Asia. In altri termini, il suo ciclo
di vita è di fatto brevissimo e questo pone la finanza in generale su un piano
estremamente delicato poiché può essere imitata, ulteriormente trasformata,
nuovamente redistribuita aumentando così la complessità generale. Inoltre,
talvolta, la finanza viene percepita e vissuta come soluzione o finalità anche
all'interno delle imprese industriali, producendo una allocazione inefficiente
degli skill o dell'attenzione del top management. La finanza ha assunto quindi
sembianze mitologiche, quasi titaniche. Con un mouse è possibile dominare il
mondo. Negli anni recenti anche le business school hanno contributo alla
costruzione di questo mito e di questo contesto surreale, proprio investendo su
un lato dell'innovazione finanziaria, quello degli
algoritmi di calcolo. Lo sviluppo della finanza quantitativa, delle tecniche di
risk management, di valutazione dei rischi e di tutti i prodotti derivati e
strutturati ha prevalso sugli altri due lati e soprattutto sul buon senso della
valutazione degli investitori finali. Si è quindi giunti alla netta separazione
tra la produzione delle idee e la distribuzione finale che pone al centro del
suo ambito il cliente e la sua analisi in termini di competenze e cultura finanziaria. La distanza che ne è nata è la causa delle
riflessione oggi in atto sulla innovazione finanziaria.
Questa distanza può essere colmata, e conseguentemente ricollocare
l'innovazione finanziaria in un ambito positivamente
evolutivo, solo se la produzione e la distribuzione fanno della trasparenza il
perno intorno al quale sviluppare le specifiche strategie commerciali. La
trasparenza del produttore verso il distributore e del distributore verso il
risparmiatore finale consente il raggiungimento di quel necessario livello di
consapevolezza distribuita, che rende interpretabile e gestibile ogni movimento
di mercato senza creare panico ed emotività nei mercati e quindi apprezzare
l'utilità dell'innovazione stessa. Senza questa consapevolezza l'innovazione finanziaria diviene mistero e genera diffidenza verso il
distributore e da quest'ultimo verso il produttore. *Pseudonimo di un
importante private banker
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Banche, serve prudenza (sezione: crisi)
ItaliaOggi
sezione: Mercati e Finanza data: 05/06/2009 - pag: 39 autore: Giuseppe Zadra,
d.g. Abi: sempre privilegiato finanziamenti alle imprese Banche, serve prudenza
Per evitare i disastri occorsi agli istituti europei La crisi
economica impone alle banche una gestione prudente dell'attività di credito. Lo
ha sottolineato il direttore generale dell'Abi, Giuseppe Zadra, aprendo i lavori del convegno annuale dell'associazione bancaria
dedicato a «Basilea2 e la crisi finanziaria», in programma fino a oggi a Roma. «Se il settore bancario
italiano ha potuto assorbire meglio i colpi della crisi», ha detto Zadra, «è grazie alla preminente attenzione data al
finanziamento delle imprese rispetto a quella adottata nel resto del mondo.
È un errore annoverare Basilea2 tra le cause delle difficoltà
economico-finanziarie che stiamo attraversando. La crisi»,
ha aggiunto, «impone prudenza e attenzione alla qualità del credito e Basilea2
ha contribuito a mantenere le nostre banche lontane dal credito facile, che ha
invece provocato il fallimento di decine di istituti negli Stati Uniti e in
Europa».Il principio di «sana e prudente gestione», evidenzia l'Abi, è «più che
mai attuale» in questa congiuntura negativa. Le banche italiane «si piazzano
meglio delle cugine europee nell'uso della raccolta, con il 63% dell'attività
(nel 2008) rappresentato dagli impieghi ai clienti (di cui il 40% alle imprese)
e con solo il 18% di attività finanziarie, contro una media del 47% nell'area
euro». La crisi economico-finanziaria
impone quindi «una riflessione sui principi di Basilea2, la normativa europea
sull'adeguatezza patrimoniale delle banche entrata pienamente in vigore l'1
gennaio 2008». Per questo, l'Abi ha avviato due giorni di confronto con le
autorità di vigilanza italiane ed europee e gli esperti del settore sui temi
della gestione del rischio di mercato e del rischio di credito, degli effetti
prociclici della normativa, della riforma delle agenzie di rating e
dell'impatto di Basilea2 sul rapporto banca-impresa, anche alla luce della crisi finanziaria. Nella sessione di ieri sono state
affrontate anche questioni ancora aperte relative agli accordi di Basilea2, in
particolare il calcolo dei requisiti minimi patrimoniali imposti dai regulator
per il rischio di credito e il rischio operativo. È stato anche esaminato
l'impatto di Basilea2 sul rapporto banca-impresa ed è stata annunciata la
diffusione, a breve, di una «Guida sul rating», messa a punto dall'Abi in
collaborazione con le associazioni di categoria delle imprese riunite
nell'osservatorio permanente sui rapporti banche-imprese.Un'iniziativa
«finalizzata a far capire e conoscere meglio, soprattutto agli imprenditori,
questo importante strumento di valutazione del rischio creditizio». Il
completamento di Basilea2, conclude l'Abi, «sia per le banche, sia per le
imprese, rappresenta un'opportunità, in quanto permetterà di coniugare la
necessità preservare la stabilità del sistema bancario con l'esigenza di
incentivare una più attenta gestione degli aspetti finanziari delle attività
delle imprese». Inoltre, «faciliterà lo sviluppo di una cultura della disclosure che consentirà alle imprese di fornire
alle banche informazioni trasparenti sulla propria situazione finanziaria e ottenere una valutazione quanto più possibile
oggettiva e puntuale».
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Ing chiude filiali in Europa (sezione: crisi)
ItaliaOggi
sezione: Mercati e Finanza data: 05/06/2009 - pag: 39 autore: in 10 paesi Ing
chiude filiali in Europa Il gruppo bancario e assicurativo olandese Ing si
prepara a ritirarsi, entro cinque anni, da 10 dei 48 paesi in cui opera. Lo ha
annunciato l'a.d. Jan Hommen a Francoforte. Ing aveva già annunciato che, per far fronte alla crisi finanziaria, avrebbe dismesso alcune attività per recuperare tra i 6 e gli 8
miliardi di euro. Il gruppo ha inoltre beneficiato di 10 miliardi di euro di
aiuti di stato, una somma che dovrà tuttavia rimborsare. I vertici della banca
hanno annunciato che verranno venduti tra i 10 e i 15 asset minori, ma
non è stato precisato quali saranno. Così come non è stato indicato quali
saranno i dieci paesi da cui la banca se ne andrà. A maggio Ing ha annunciato
una perdita netta di 793 milioni di euro nel primo trimestre, per un calo dei
prezzi degli asset. Il risultato è stato comunque migliore rispetto ai 3,1
miliardi di perdite del quarto trimestre. Un anno fa aveva registrato profitti
elevati.
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Tributi, la restituzione crea difficoltà (sezione: crisi)
stampa I
professionisti «curano» 15mila persone e, dopo la mancata concessione dello
slittamento, temono di non farcela Tributi, la restituzione crea difficoltà
Post-sisma I commercialisti chiedono più tempo per elaborare i dati dei
contribuenti Antonella Salvatore Nessun rinvio è stato stabilito per l'inizio dei
pagamenti dei tributi che erano stati sospesi per l'area del cratere: sul punto
scoppia la polemica degli imprenditori e commercialisti contro la direzione
regionale delle Entrate. «Non riusciamo ad elaborare dati di 15 mila persone in
qualche giorno», viene detto. Tutto ha avuto inizio il 6 maggio scorso, quando
i presidenti Siravo e Amoruso degli ordini professionali dei Consulenti del
Lavoro di Campobasso e dei Dottori Commercialisti di Larino, hanno
motivatamente sollecitato, tramite la Direzione Regionale delle Entrate di
Campobasso, un rinvio dell'inizio del rimborso rateale dei tributi e contributi
sospesi a seguito del terremoto dell'ottobre 2002. «Veniamo ora informati che,
per giovedì 4 giugno, la Direzione Regionale delle entrate ha convocato gli
ordini professionali per comunicare, probabilmente, qualche «specifica» alle
istruzioni ma, in sostanza, per comunicare un secco no, arrivato da Roma al
rinvio richiesto», hanno dichiarato i liberi professionisti del Cratere, gli
imprenditori, i dipendenti e i pensionati. «Dal 30 giugno 2008, momento della
fine della sospensione, il provvedimento di approvazione del modello e le
relative istruzioni per effettuare i versamenti, sono stati resi disponibili
solo il 10 aprile 2009. Dopo la formale richiesta di rinvio ed un altro
«sonnellino» delle istituzioni preposte per quasi 30 giorni arriva ora l'
incredibile diniego al rinvio. Facile supporre le motivazioni: la crisi finanziaria, problemi di cassa, il terremoto in Abruzzo», dicono i
professionisti. Questi si dichiarano estremamente preoccupati e stupefatti per
il negato rinvio ed informano che, nonostante il massimo dell'impegno, non
riusciranno per il 16 giugno prossimo a raccogliere ed elaborare i dati di 7
annualità per circa 15 mila contribuenti. A parte le difficoltà tecniche
ed operative riscontrate, manca il tempo materiale. A fronte del «no» allo
slittamento di qualche mese, i contribuenti dovranno rivolgersi all'Agenzia
delle Entrate e all'Inps per quantificare i versamenti da effettuare. «Si rischia
il caos e i sindaci del cratere si occupano di elezioni», hanno concluso i
professionisti, commercialisti e dipendenti.
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"soldi e tecnologia vinceremo la sfida" -
antonio cianciullo (sezione: crisi)
Pagina
36 - Cronaca Achim Steiner. Il direttore Ambiente dell´Onu "Il mondo deve
fare un nuovo balzo in avanti" "Soldi e tecnologia vinceremo la
sfida" "Negli ultimi 5 anni gli equilibri sono cambiati ma ora il
senso di marcia è chiaro" "La comunità economica è pronta a
confrontarsi con uno sviluppo ecosostenibile" ANTONIO CIANCIULLO «Rendere
più stabile il clima vuol dire rendere più stabile l´economia. E viceversa. è
questa la partita che si giocherà nei prossimi mesi: la crisi
come una grande opportunità per far fare al sistema produttivo il salto che lo
renderà un alleato e non un avversario dell´ambiente. Le premesse ci sono, ma
serve una spinta potente da parte dei consumatori e delle organizzazioni non
governative che devono far sentire la loro voce». Achim Steiner, direttore
dell´Unep, il Programma ambiente delle Nazioni Unite, ha preparato la giornata
mondiale dell´ambiente con una cura particolare perché è convinto che questo
sia il momento magico in cui tutto può accadere. E dal suo ufficio di Nairobi
spiega qual è la posta in gioco. Tra gli slogan per il 5 giugno c´è seal the
deal, firmare l´accordo di Copenaghen, concludere con un successo l´assemblea
Onu sul clima che si terrà a dicembre. è questo il messaggio centrale della
giornata dell´ambiente? E quante probabilità ci sono di raggiungere
l´obiettivo? «Oggi non si può parlare d´ambiente se non si parla anche di clima
e per Copenaghen non abbiamo alternative: uno scenario segnato dal fallimento
della trattativa sul clima è impensabile perché porterebbe a disastri di una
gravità che riusciamo solo a intravedere. La pressione sugli ecosistemi è
arrivata al limite e una crescita consistente della temperatura farebbe
precipitare un quadro già drammatico: nel 2025 quasi due miliardi di persone si
troveranno in uno stato di assoluta scarsità d´acqua. In America latina la
desertificazione si è già impossessata di un quarto del territorio; nel 2030 un
terzo delle coste africane sarà minacciato dalla crescita del livello dei mari.
Abbiamo validi motivi per essere allarmati, ma questi aspetti sono stati
sottolineati molte volte e credo che l´opinione pubblica abbia maturato la
consapevolezza del rischio che ha di fronte. Oggi il punto è un altro». Quale? «La somma della crisi finanziaria, della crisi
produttiva e della crisi
ambientale può dare un risultato positivo. L´economia ha bisogno di un salto
tecnologico importante per ripartire, ha bisogno della green economy come
motore per uscire dalla crisi e rilanciare il mercato. Da questo punto di vista il forum
dei business leader che si è appena concluso a Copenaghen ha lanciato un
segnale fortemente positivo: la comunità economica è pronta ad accettare la
sfida dell´ecosostenibilità. Le fonti rinnovabili, i materiali intelligenti, le
tecnologie a bassa intensità di carbonio non sono più progetti confinati nei
laboratori di ricerca ma muovono settori crescenti del mercato». All´interno
del mondo industriale c´è chi si è opposto agli obiettivi di efficienza
energetica e di rinnovabili indicati dall´Unione europea. «Non sempre il
mercato ha la vista lunga: la vecchia economia si confronta con la nuova. Ma
negli ultimi 5 anni gli equilibri sono cambiati e il senso di marcia è chiaro.
Le faccio un paio di esempi concreti. La Siemens calcola che oggi, non in un
futuro indeterminato ma oggi, deve il 20 per cento del proprio fatturato alla
green economy: un dollaro su cinque è già efficienza, innovazione ambientale,
risparmio. Esempio numero due: il rilancio della Fiat è strettamente legato
alla capacità dell´azienda italiana di fornire un prodotto in linea con le
nuove esigenze di un mercato che guarda ad auto più efficienti e più piccole».
La riconversione verso l´efficienza ha comunque un costo che non tutti sono
disposti ad affrontare. «Una parte dei fondi necessari è già in movimento. A
livello globale le misure di stimolo anti-crisi si
aggirano sui 3-4 mila miliardi di dollari e una quota importante è green
economy. Investendo l´1 per cento del Pil mondiale, circa 750 miliardi di
dollari, si possono aggiungere obiettivi importanti in cinque campi: efficienza
energetica, fonti rinnovabili, trasporto a basso impatto ambientale,
agricoltura sostenibile, difesa degli ecosistemi». Come dovrebbero cambiare
questi settori? «Un nodo fondamentale sono gli edifici: con 100 miliardi di
dollari spesi per rendere più efficienti le case negli Stati Uniti si possono
creare due milioni di posti di lavoro. Poi ci sono le fonti rinnovabili: con i
630 miliardi di dollari che verranno messi in campo entro il 2030 si darà
lavoro a 20 milioni di persone. E si prevede che gli investimenti necessari a
migliorare l´efficienza dei veicoli creino 4 milioni di posti di lavoro più 19
milioni nell´indotto, mentre quelli per l´agricoltura sostenibile aumenteranno
del 30 per cento l´occupazione nei campi. Infine si dovrà lavorare per
dimezzare entro il 2015 il numero delle persone che non hanno accesso all´acqua
e ai servizi sanitari: con 15 miliardi di investimenti all´anno si produrranno
benefici per 38 miliardi annui».
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Via libera a Mosca nella Wto (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-06-05 - pag: 10 autore: Russia. Entro il
2009 gli accordi con Europa e Stati Uniti, poi l'ingresso nell'Organizzazione
del commercio Via libera a Mosca nella Wto Il commissario Ue Ashton: «Abbiamo
concordato tempi e modalità» SAN PIETROBURGO. Dal nostro inviato La lunga
marcia della Russia verso la Wto, durata 15 anni, potrebbe essere vicina al
traguardo. «Abbiamo stabilito che i negoziati sull'adesione all'Organizzazione
mondiale del commercio dovrebbero essere completati prima della fine
dell'anno», ha dichiarato ieri Catherine Ashton, commissario europeo al
Commercio, a conclusione di un incontro con il ministro russo per l'Economia,
Elvira Nabiullina. Le sue parole sono state il primo risultato importante del
Forum economico di San Pietroburgo, tre giorni di dibattiti tra politici ed
economisti diventati ormai la Davos estiva della Russia. Nelle intenzioni del
Cremlino, il Forum è un momento di incontro per condividere i problemi che
accomunano le economie mondiali: la sede più appropriata per compiere un passo
avanti decisivo sulla Wto, dopo il gelo sceso sui rapporti tra Russia ed Europa
a causa della guerra in Georgia. «Abbiamo definito insieme le caselle che ora
ci restano da riempire», ha detto Catherine Ashton, accanto a Elvira
Nabiullina. «La sensazione è che stiamo arrivando all'accordo», ha confermato
il ministro russo. Se i negoziati fossero davvero conclusi entro quest'anno,
l'adesione vera e propria alla Wto potrebbe avvenire nel 2010. Mosca e
Bruxelles, tuttavia, non basterebbero a chiudere la partita. In realtà la
marcia russa ha potuto accelerare dopo che Barack Obama e Dmitrij Medvedev, al
loro primo incontro di aprile, hanno citato la Wto come una delle priorità da
seguire. Ieri a Pietroburgo era presente anche Ronald Kirk, rappresentante
americano al Commercio: il governo degli Stati Uniti, ha detto, sta lavorando
con la Russia con spirito di cooperazione, «abbiamo l'opportunità di compiere
progressi straordinari nei prossimi mesi, se non entro la fine dell'anno». Per
il capo negoziatore russo, Maxim Medvedkov, si tratta di una «finestra di
opportunità» che sarebbe un peccato non sfruttare. La Russia è l'ultima grande
economia mondiale rimasta al di fuori di un'organizzazione che conta 153 paesi
membri: per l'ingresso di Mosca tutti devono dare l'approvazione. Completati i
negoziati bilaterali con 60 paesi, restano aperte questioni di principio che la
crisi economica non ha fatto che aggravare:i sussidi
riservati all'agricoltura, i dazi sull'import di automobili e legname
dall'Unione Europea, la regolamentazione delle attività delle compagnie
statali. Eppure, come ha precisato ieri a Pietroburgo il braccio destro di
Vladimir Putin al governo, Igor Shuvalov, «aderire alla Wto è una delle
priorità per la Russia». Il giorno prima anche Putin aveva
risposto ai dubbi espressi dal Fondo monetario internazionale: «La crisi finanziaria non ha cambiato il
desiderio di integrarci nell'economia mondiale». Per gli esperti impegnati nei
negoziati, una conferma e una spinta ad alto livello politico è necessariaper
tentare di risolvere le questioni tecniche rimaste aperte. In queste il
gruppo di lavoro della Wto dedicato alla Russia ha rilevato dei progressi, resi
possibili da una maggiore disponibilità russa: fondamentale perché a Ginevra le
dichiarazioni politiche, da sole, non bastano più. A.S. PAROLE DI DISGELO Il
ministro del Cremlino, Nabiullina: «Stiamo arrivando all'intesa» Il
responsabile Usa, Kirk: «Progressi straordinari»
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Se le nazioni rompono i vincoli di bilancio (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-05 - pag: 12 autore:
Gli insegnamenti del passato Se le nazioni rompono i vincoli di bilancio di
Gianni Toniolo «I l debito pubblico è un prodigio che ha confuso la saggezza e
l'orgoglio degli statisti e dei sapienti. In ogni fase della sua crescita tutti
asserivano seriamente che la bancarotta e la rovina erano alle porte. Eppure il
debito continuò ad aumentare ma la bancarotta e la rovina restarono, come
sempre, lontane». Così il grande storico Thomas Macaulay riassumeva nel 1848 le
vicende del debito pubbico inglese a partire dalla fine del 600. Nel 1815,
concluse le guerre napoleoniche, l'indebitamento del governo di Sua Maestà
toccava, secondo stime attuali, il 250% del Pil. La crescita economica e
l'elevata tassazione ne ridussero poi progressivamente il peso sino a meno del
50% alla fine del secolo. La storia del paese dove è nato e cresciuto dà,
dunque, torto a Niall Ferguson? (si veda Il Sole 24 Ore di ieri: «Gli annali
storici forniscono pochi casi di economie con debiti pubblici oltre il 100% del
Pil che siano state ben governate o molto comode»). La risposta non è così
semplice. Nelle emergenze belliche così come in quelle finanziarie
i governi non sono mai andati per il sottile: è in gioco la sopravvivenza
stessa del paese, della sua economia.L'uso spregiudicato dell'indebitamento per
sostenere una spesa crescente è sempre stato una delle prime armi utlizzate. La
congiuntura attuale non fa eccezione. Durante le due guerre mondiali, il debito
pubblico britannico salì nuovamente ben sopra la fatidica soglia del 100%
stabilita da Ferguson. Anche in quelle occasioni non mancarono i profeti del
disastro economico causato dall'impossibilità di riassorbire tanti titoli del
debito pubblico. Il 16 febbraio 1916 il New York Times pubblicò un articolo che
rieccheggiava Macaulay: «Chi predisse che l'Inghilterra sarebbe affondata sotto
il peso di un debito di 50, poi di 80, poi di 150 e ora di 800 milioni cadde
nel doppio errore di sopravvalutare il peso del debito e di sottovalutare la
forza dell'economia che sosteneva quel debito». Il problema non è pertanto il
raggiungimento o meno, durante una grave emergenza nazionale, di un livello
d'indebitamento più o meno arbitrariamente stabilito, quanto - come in fondo
sostiene lo stesso Ferguson - della capacità successiva di rilanciare la
crescita e di ridurre progressivamente l'indebitamento. Dopo la fine delle
guerre napoleniche, il debito pubblico britannico rimase per mezzo secolo sopra
il 100% del Pil, eppure gli anni 1830-1860 furono tra i più dinamici
dell'economia inglese.Dopo la Seconda guerra mondiale il rientro fu più rapido
( dal 230% del 1945 al 100% nei primi anni 60). Il debito rimase, invece,
elevato negli anni 20 caratterizzati da bassa crescita e con-flittualità
sociale, il che fa sorgere la domanda se non si debba ribaltare l'affermazione
di Ferguson: non è tanto l'elevato debito a impedire la crescita, quanto
quest'ultima a ridurre il peso del debito. Va anche ricordato, non a Ferguson
che ha scritto una bella storia della finanza (recensita sul Sole del 22
marzo),che l'emissione di titoli del debito pubblico ha
avuto un ruolo decisivo nella creazione dei moderni mercati
finanziari che, quando non impazzisono, sono una
delle fonti importanti della crescita economica. La precoce, raffinata, finanziarizzazione dell'economia inglese
nasce a fine 600 con l'emissione dei titoli necessari a coprire il disavanzo
creato dalle guerre contro Luigi XIV. Il consolidamento del debito degli
stati voluto da Hamilton agli albori della repubblica americana crea a Wall
Street un mercato che servirà assai bene la crescita economica del paese. Il
debito in sé non va, dunque, demonizzato sempre e comunque. Ha svolto, in
passato, ruoli decisivi e può costituire arma potente nelle emergenze, quali
quella attuale. La storia mostra che tutto dipende da come esso viene
amministrato dopo le crisi, soprattutto rilanciando la crescita che la storia
economica britannica mostra possibile anche parntendo da livelli di debito molto
superiori al 100 per cento. Ilpericolo,semmai,è che passata l'emergenza si
ricorra a mezzi rozzi e sbrigativi per ridurre l'indebitamento pubblico. è
questa possibilità che oggi deve maggiormente im-pensiere, soprattutto i paesi
non amministrati in modo rigoroso e caratterizzati da bassa coesione
sociale.Dopo la Prima guerra mondiale, la Germania fece piazza pulita del
debito con la più colossale iperinflazione della storia europea dai tempi della
Rivoluzione francese. Nel secondo dopoguerra, non è chiaro quanto
consapevolmente, lo stesso Einaudi permise all'inflazione di distruggere
l'indebitamento bellico. La Germania pagò un prezzo sociale non piccolo a
questa soluzione: la distruzione della classe media. In Italia piansero
sottoscrittori del prestito Soleri, gli altri cittadini si consolarono, a tempo
debito, con la rapida crescita dei redditi. LE PAROLE DELLO STORICO “ «Il
debito pubblico è un prodigio che ha confuso la saggezza e l'orgoglio di
statisti e sapienti» Storico. L'inglese Thomas Macaulay AFP
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Le condizioni per allinearsi sono dettate dalla
revisione (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-06-05 - pag: 31 autore: Ricavi
e compensi. Le conseguenze per chi decide di adeguarsi Le condizioni per
allinearsi sono dettate dalla revisione Dario Deotto Adeguamento con più
risvolti per chi decide di allinearsi ai risultati di Gerico 2009. Per valutare
la situazione occorre, innanzitutto, distinguere tra soggetti interessati dalla
revisione degli studi per i periodi d'imposta 2007 e 2008 ( complessivamente
137 studi su 206) e quelli per i quali si prevede la revisione con riferimento
al periodo d'imposta 2009 (69 studi). Per gli studi di settore revisionati per
i periodi 2007/2008, l'eventuale adeguamento va fatto al valore puntuale
richiesto da Gerico. Per quelli che, invece, non sono stati interessati dall'evoluzione
nell'ultimo biennio, trovano ancora applicazione i " vecchi"
indicatori (articolo 1, comma 14, legge 296/2006). Con la conseguenza che
occorre tenere conto delle regole stabilite dal Dm 4 luglio 2007:
l'adeguamento,quindi, va fatto al maggior valore tra il valore minimo, tenendo
conto delle risultanze degli indicatori di normalità economica, e il valore
puntuale senza tenere conto degli indicatori. Tant'è che in questo caso cambia
anche il cosidetto «intervallo di confidenza», nel senso che risulta
delimitato: • dal valore minimo e dallo stesso valore (minimo) aumentato dagli
indicatori di normalità, quando il valore più elevato, anche ai fini
dell'adeguamento, risulta quello minimo aumentato dagli indicatori; • dal
valore minimo e dalvalore puntuale, senza tenere conto degli indicatori, quando
il valore più elevato, anche ai fini dell'adeguamento, risulta essere quello
puntuale senza tenere conto degli indicatori. Sempre in relazione
all'«intervallo di confidenza», va ricordato che, secondo la circolare
5/E/2008, il soggetto che si pone "naturalmente", cioè senza
intervento di adeguamento, all'interno dell'intervallo risulta
"congruo" ai fini degli studi di settore. Tale principio non vale per
coloro che risultano " non congrui" nemmeno rispetto ai valori
minimi, i quali, se effettuano l'adeguamento, devono farlo al valore puntuale
(studi revisionati per il 2007/2008) o al maggiore valore tra quello puntuale
senza gli indicatori e quelli minimo con gli indicatori (studi da revisionare
per il 2009). Per gli studi revisionati per il
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Sofferenze in aumento (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-05 - pag: 37 autore:
Stefano Mieli (Bankitalia): effetto negativo sugli utili 2009 «Sofferenze in
aumento» Rossella Bocciarelli ROMA Il rischio di credito tende ad aumentare per
le banche italiane, che quest'anno dovranno vedersela, al pari delle consorelle
di altri paesi, con gli effetti del peggioramento dell'economia reale. Lo ha
ricordato ieri il direttore centrale per la Vigilanza di Bankitalia, Stefano
Mieli, durante una convegno Abi su «Basilea 2 e la crisi finanziaria». «è necessario
rafforzare - ha detto Mieli la regolamentazione finanziaria e l'azione di supervisione, attraverso l'ampliamento del
perimetro della vigilanza prudenziale e una definizione più accurata delle
relazioni tra presidi di vigilanza e rischi bancari. Secondo il
dirigente di Via Nazionale «l'esperienza passata indica che l'emersione delle
sofferenze segue con ritardo il peggioramento della congiuntura ». Del resto
già il 2008, che si è chiuso con una flessione del Pil pari all'uno per cento,
ha visto una crescita considerevole dei cosiddetti " crediti
anomali". «Sulla base delle segnalazioni consolidate dei gruppi bancari
italiani, nel
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Ing si ritira da 10 paesi per riuscire a superare la
crisi finanziaria (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-05 - pag: 37 autore: Il
passo indietro del gruppo olandese Ing si ritira da 10 paesi per riuscire a
superare la crisi finanziaria Il gruppo bancario e
assicurativo olandese Ing si prepara a ritirarsi, entro cinque anni, da 10 dei
48 Paesi in cui opera attualmente. è quanto ha dichiarato l'amministratore
delegato Jan Hommen ( nella foto), nel corso di una
conferenza finanziaria a
Francoforte. Ing aveva già annunciato che, per far fronte alla crisi finanziaria, avrebbe dismesso
alcune attività per recuperare tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. Il gruppo, che
ha beneficiato di 10 miliardi di euro di aiuti di Stato, non ha indicato quali
saranno i Paesi da cui la banca se ne andrà. AFP
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Trichet: nessun rischio deflazione (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-05 - pag: 3 autore: Trichet:
nessun rischio deflazione «I prezzi scenderanno nei prossimi mesi ma poi
torneranno a salire» Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente La
Banca centrale europea, pur lasciando invariato il costo del denaro, ha
pubblicato ieri stime pessimiste sulla congiuntura nella zona euro. Nessuna
sorpresa quindi se la Bce ha confermato un programma di acquisto di
obbligazioni per riavviare il flusso di credito all'economia reale, nonostante
le recenti critiche del cancelliere tedesco. Le ultime proiezioni della Bce
mostrano una riduzione delle stime di crescita per il 2009 e per il 2010
rispetto alle previsioni di marzo. La contrazione dell'attività nell'anno in
corso dovrebbe essere del 4,6% (a marzo aveva previsto un -2,7%) a conferma di
un anno terribile per l'economia europea. L'anno prossimo la congiuntura
dovrebbe oscillare tra una recessione di -1% e una crescita dello 0,4 per
cento. Sul fronte dell'inflazione, la Bce prevede un aumento dei prezzi in
media annua dello 0,3% nel 2009 e dell'1% nel 2010. Dietro a quest'ultima stima
si nasconde tuttavia un periodo di inflazione negativa nei prossimi mesi, dopo
che in maggio nella zona euro i prezzi al consumo sono rimasti stabili su base
annua. Due i messaggi che il presidente Jean-Claude Trichet ha trasmesso ieri
commentando queste previsioni. Prima di tutto, ha respinto ancora una volta i
rischi di deflazione, sottolineando che il probabile periodo di inflazione
negativa «non ha alcun significato da un punto di vista di politica monetaria».
In secondo luogo, Trichet ha ammesso che «dopo una fase di stabilizzazione,
tassi di crescita positivi a livello trimestrale sono attesi entro metà 2010».
In questo modo, il presidente della Bce è parso piuttosto cauto sul futuro
dell'economia, nonostante i segnali positivi emersi non solo sui mercati emergenti ma anche in molti paesi industrializzati.
Oltre a pubblicare nuove previsioni economiche e lasciare invariato il costo
del denaro all'1%, l'istituto monetario ieri ha reso pubblici i criteri con i
quali acquisterà obbligazioni garantite sul mercato pur di riavviare i flussi
di credito all'economia reale. La Bce ha confermato acquisti per un totale di
60 miliardi di euro (si veda l'articolo pubblicato in questa pagina).
L'annuncio, già anticipato in maggio, è giunto nonostante le critiche del
cancelliere. All'inizio di questa settimana, Angela Merkel aveva rimproverato
alle banche centrali una politica monetaria troppo espansiva e poco indipendente.
«Anche la Bce-aveva precisato-si è sottomessaalle pressioni internazionali con
l'acquisto di obbligazioni garantite». Mettendo l'accentosui rischi a medio
termine di politiche monetarie generose, il cancelliere ha cavalcato in un
periodo pre-elettorale la sensibilità dell'opinione pubblica tedesca per i
pericoli di inflazione, in un momento peraltro in cui è accusata di usare
eccessivo denaro pubblico per aiutare le aziende in difficoltà. La vicenda
comunque ha indotto Trichet e Merkel a una telefonata diplomatica mercoledì in
modo da chiarire le loro reciproche posizioni. «Ho detto alla signora Merkel -
ha spiegato il presidente della Bce - che teniamo fortemente alla nostra
indipendenza. E posso dirvi che mi ha detto di voler rispettare pienamente la
nostra indipendenza ». Lo stesso ha assicurato il cancelliere. Trichet ha poi
ricordato che è decisivo in questo momento avere una strategia con la quale
abbandonare la politica imposta dalle difficilissime circostanze attuali,
appena una ripresa dell'economia lo permetterà. In questo senso, si è detto
d'accordo con il cancelliere sulla necessità di evitare una fiammata di
inflazione. Per ora, tuttavia, parlare di rialzo del costo del denaro è fuori
discussione. Nel suo comunicato di ieri, il consiglio direttivo parla di tassi
d'interesse a un livello «appropriato», lasciando intendere che per ora
dovrebbero rimanere stabili. In futuro molto dipenderà dai mercati finanziari e dall'andamento
dell'euro, in rialzo da qualche settimana sui mercati valutari. © RIPRODUZIONE RISERVATA I TEMPI DELLA RIPRESA Dopo un
periodo di stabilizzazione nel 2009, la crescita tornerà nell'Eurozona entro la
prima metà del 2010 Ripresa nel 2010. Il presidente della Bce Jean
Claude Trichet
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No a dibattito sul G8, facoltà serrate (sezione: crisi)
UNIVERSITA
ROMA TRE No a dibattito sul G8, facoltà serrate (giacomo russo spena) Sorpresa
ieri mattina per gli studenti e i docenti dell'università Roma Tre che si sono
trovati la facoltà di Scienze della Formazione chiusa con una catena. Un'azione
di protesta di qualcuno? Assolutamente no. A dare chiarimenti, il cartello
affisso fuori su cui è scritto nero su bianco: «L'ateneo si scusa per il
disagio procurato da cause di forza maggiore». Ovvero, la
sede veniva bloccata per impedire un'iniziativa su crisi
finanziaria e G8 organizzata nel cortile della sede
dai «collettivi e laboratori di Roma Tre». Era previsto infatti prima un
dibattito con il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, e un rappresentante di
Attac Italia poi uno spettacolo teatrale. In serata i ragazzi avrebbero
lasciato la facoltà. Una delibera interna emanata dieci giorni fa dal Senato
accademico (e voluta dal rettore Guido Fabiani) ha vietato qualsiasi iniziativa
politica all'interno dell'università. Soprattutto a quelli di sinistra. «La
decisione di Fabiani mina a imbavagliare le nostre attività - dice Stefano, un
attivista di Lettere - Forse ha deciso di accreditarsi agli occhi del sindaco
Alemanno». Sottolineando la diversa condotta del rettore da quando siede al
Campidoglio il nuovo primocittadino. Così gli studenti hanno deciso di violare
il diniego, mantenendo l'iniziativa già da tempo organizzata. Ma, ieri mattina,
tra lo stupore generale si sono trovati il cancello chiuso. E non solo loro.
«Una vergogna - esclama Matteo - avevo un esame. Ora che devo fare?». «Forse
sono impazziti?» si domanda invece Irene. Più composto, ma altrettanto
infuriato, il personale docente. Alla fine saltano undici esami e molte
lezioni. Con i collettivi che decidono di mantenere la giornata di
mobilitazione allestendo dibattito e spettacolo teatrale nello spazio
antistante la facoltà, blindato da tre blindati e la Digos. In serata gli
studenti affiggono anche uno striscione di fronte al rettorato: «I nostri
contenuti, le vostre catene».
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Bce: Pil a picco Francia senza lavoro Usa, 621 mila
sussidi (sezione: crisi)
DIARIO
DELLA CRISI Bce: Pil a picco Francia senza lavoro Usa, 621 mila sussidi
GALAPAGOS Va di moda il coro: tutti cantano che la crisi
sta rallentando e che la ripresa dell'economia globale è prossima. In realtà
tanto vicina la ripresa non appare.Tanto che ieri perfino la Bce ha affermato
che per una vera inversione di tendenza bisognerà attendere la seconda parte
del 2010 anno per il quale se tutto va bene il prodotto lordo registrerà una
variazione attorno allo zero. C'è da crederci? I dubbi non mancano: se le
previsioni della ripersa (che prima o poi arriverà) hanno la stessa attendibilità
delle più recenti previsioni macroeconomiche c'è da stare poco tranquilli.
L'ultimo esempio è quello dello proprio della Banca centrale europea che ha
rivisto al ribasso (di tanto) le previsioni sull'andamento del Pil per
quest'anno formulate meno di tre mesi fa: secondo quanto comunicato dal
presidente Trichet il Prodotto lordo nell'eurozona dovrebbe diminuire
quest'anno in una forbice compresa tra 5,1% e il 4,1% da -3,2/-2,2% indicati in
marzo. Nel prossimo anno il Pil dovrebbe oscillare tra il -1/% e il +0,4% dalla
fascia precedente -0,7/+0,7. Per il 2010 su arriva così a una previsione media
di -0,3%, mentre nelle stime di marzo era attesa una crescita zero. Non c'è
rischio di inflazione, ha fatto sapere Trichet. Ma il vero rischio è quello dei
conti pubblici e della disoccupazione. E l'ultimo pessimo dato è arrivato ieri
dalla Francia: nel primo trimestre il tasso di disoccupazione è salito al 9,1%
contro l'8% del quarto trimestre 2008. Che sia un pessimo dato l'ha dovuto
ammettere anche Christine Lagarde, il ministro dell'economia. Non va meglio
negli Stati uniti: nell'ultima settimana gli uffici del lavoro hanno ricevuto
621 mila domande iniziali di sussidi di disoccupazione. L'unica consolazione è
che si tratta di 4 mila domande meno della precedente settimana, ma sono oltre
6 milioni 735 mila i lavoratori che ricevono sussidi (per un massimo di 6 mesi)
perché non riescono a trovare lavoro. Oggi ne sapremo di più: il Dipartimento
al lavoro diffonderà i dati sull'occupazione in maggio, ma le previsioni non
sono rosse, visto che lo scorso mese dovrebbero essere stati distrutti tra i
550 e i 600 mila posti di lavoro. Solo la Wall Mart, la più grande catena di
supermercati del mondo - al contrario dei suoi lavoratori sottopagati - non
sembra conoscere la crisi e ieri ha sostenuto che
quest'anno assumerà altre 22 mila persone. Una brutta notizia arriva dal
Giappone: le spese per investimenti in conto capitale nel primo trimestre hanno
registrato un crollo del 25,3% a causa del taglio degli investimenti deciso per
fronteggiare la crisi economica. Il dato - fanno
sapere - è comunque migliore delle attese che indicavano un calo del 26,5%. Il
problema è che anche nel secondo trimestre gli investimenti ristagnano a causa
della caduta della domanda (in particolare l'export) e anche in Giappone la
disoccupazione sta crescendo rapidamente. Nell'Europa a 16, invece in aprile le
vendite al dettaglio sono aumentate (dopo 4 mesi di cadute) dello 0,2% su
marzo. I prossimi mesi ci diranno se si è trattato di reale inversione di
tendenza. «La crisi finanziaria ha toccata il fondo»: è un altra delle affermazioni più sentite
da mesi. In parte vero, ma i colpi di coda non mancano: i governi di molti
paesi stano per acquistare bond spazzatura o quasi. La Bce ne acquisterà per 60
miliardi. Intanto, anche la Svezia si appresta a intervenire nel sistema
bancario con nazionalizzazioni totali o parziali. Ieri intanto la Bce e la Boe,
la banca d'Inghilterra, hanno lasciati invariati i tassi d'intesse (all'1% e
allo 0,5%), Da ridurre c'è poco, ma occorre sottolineare che, soprattutto la
Bce si è mossa in ritardo: fino al luglio del
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Fermi gli indici, corre Mediolanum (sezione: crisi)
Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari
data: 05/06/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa Fermi gli indici, corre
Mediolanum di Giacomo Ferrari Lottomatica Cresce il fatturato del poker online
e Lottomatica guadagna il 3,82% Indici praticamente immobili ieri a Piazza
Affari: +0,06% l'Ftse-Mib, +0,01% l'Ftse Italia All Share. Una seduta
interlocutoria, insomma, con scambi sotto la media (per un controvalore
complessivo di 2,1 miliardi di euro) e concentrati su pochi titoli. D'altra
parte anche nel resto d'Europa l'andamento non è stato dissimile. Non ha avuto
effetti l'esito della riunione mensile della Bce, che ha mantenuto invariati i
tassi di interesse ma ha tagliato le stime di crescita in Eurolandia. Nel
dettaglio del listino italiano, Lottomatica ha registrato un progresso del
3,82% alla notizia del forte incremento di fatturato del poker online, un
business in grande sviluppo per la società di lotti e lotterie. Il balzo più
significativo lo ha fatto tuttavia Mediolanum: il titolo, reduce da una seduta
in netto calo, ha recuperato ampiamente terreno mettendo a segno un rialzo del
4,66%. Rimbalzi anche per altri due bancari: Ubi Banca ha recuperato il 3,07% e
Unicredit il 3,19%, mentre nello stesso comparto Banco Popolare ha proseguito
la discesa, cedendo il 2,39%. Bene, inoltre, Fondiaria-Sai, cresciuta del
2,02%, migliore performance nel settore assicurativo. Tra i due e i tre punti
percentuali, invece, i cali di un folto gruppo di titoli appartenenti a diversi
settori. Bulgari, per esempio, ha ceduto il 2,83%, Buzzi-Unicem il 2,73%,
Prysmian il 2,54%, Mondadori il 2,53% e Saipem il 2,20%. Invariata, infine, a
7,7 euro, la quotazione di Fiat, nonostante i segnali di riapertura in Germania
dell'asta per Opel.
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Il rinnovo a Las Vegas spinge Stefanel (sezione: crisi)
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
05/06/2009 - pag: 43 Il caso a Milano Il rinnovo a Las Vegas spinge Stefanel
(g.fer.) Balzo di Stefanel (+15,38%) ieri a Piazza Affari, dopo che Nuance,
retail aeroportuale partecipata al 50% dalla società italiana, ha prolungato
fino al 30 giugno 2012 la concessione nell'aeroporto internazionale di Las
Vegas. L'estensione della concessione, la cui scadenza era prevista nel
2010, riguarda tutti i quattro negozi del gruppo, di cui due duty-free, e
dovrebbe garantire a Nuance nei prossimi tre anni un fatturato cumulato di
almeno 40 milioni di dollari. Nuance, controllata al 50% da Stefanel e al 50%
da Gecos Spa (Gruppo Pam), opera con oltre 430 punti vendita in 63 aeroporti di
20 Paesi. Giuseppe Stefanel presidente del gruppo
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Rio Tinto vende le scorte e cade in Borsa (sezione: crisi)
Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari
data: 05/06/2009 - pag: 43 Il caso a Londra Rio Tinto vende le scorte e cade in
Borsa (g.fer.) Un calo del 6,59%, a quota 2.720 pence: questa la chiusura di
ieri a Londra del colosso minerario Rio Tinto, che nel corso della seduta era
sceso fino a un minimo di 2.620 pence. Tra le cause della flessione
l'annuncio di una maxi-vendita di scorte per riequilibrare la situazione finanziaria. Ma anche la prospettiva di un aumento di
capitale da 15 miliardi di dollari che gli azionisti dovrebbero affrontare se
non andranno in porto le trattative per la partnership con Chinalco. I contatti
con la società cinese, che dovrebbe entrare nel capitale di Rio Tinto erano
iniziati nel febbraio scorso. Tom Albanese ceo di Rio Tinto
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Obama incontra la Merkel a Dresda "Per il M.O.
soluzione a due Stati" (sezione: crisi)
DRESDA -
Il presidente americano Barack Obama ha incontrato oggi il cancelliere tedesco
Angela Merkel a Dresda. Una visita densa di significati simbolici. La Merkel si
è recata presso l'albergo dove alloggia il capo della Casa Bianca e i due
leader hanno poi visitato insieme il Gruenes Gewolbe, nel Castello di Dresda,
il museo d'Europa più ricco di tesori. Poi, in una conferenza stampa congiunta,
hanno riaffermato che per il Medio Oriente, tema al centro del successivo
faccia a faccia dopo il tour di Obama culminato nel discorso del Cairo, c'è
bisogno di "una soluzione a due Stati". Il processo di pace. "Il
discorso di Obama è molto importante", ha detto la cancelliera tedesca,
Angela Merkel, nel corso della conferenza stampa congiunta con il presidente
Usa, riferendosi al discorso del Cairo. Obama ha ribadito che "è adesso il
momento" di agire per arrivare a una pace in Medio Oriente "basata
sui due Stati", quello israeliano e quello palestinese. E ha aggiunto che
con il suo discorso al Cairo gli Usa hanno creato "il clima" e lo
spazio per far ripartire i negoziati, ma ora spetta alle parti compiere
"scelte difficili" perché l'America non può fare la pace da sola.
Merkel ha aggiunto che con l'amministrazione Usa si è creata
"un'opportunità unica per far ripartire il processo di pace". Dialogo
con l'Iran. Gli Stati Uniti, ha spiegato il presidente, sono pronti ad avviare
"un dialogo serio" con l'Iran che dovrà essere portato avanti in
collegamento con il "5+1", il gruppo di mediatori formato dai membri
permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania. "Dobbiamo
evitare una corsa agli armamenti in Medio Oriente", ha sottolineato il
presidente Usa. OAS_RICH('Middle'); La questione Guantanamo. Il capo della Casa
bianca ha parlato anche di Guantanamo, una "questione spinosa" non
solo per gli Usa ma "a livello internazionale", per risolvere la
quale "ci vorrà del tempo". E ha precisato di non aver chiesto né
ricevuto dalla Germania alcun impegno riguardo alla custodia dei detenuti. Ma
gli Stati Uniti hanno chiesto all'Ue di "aiutare e lavorare con noi"
per arrivare alla chiusura del carcere. Obama ha aggiunto come Guantanamo sia
divenuta una "struttura simbolo" che però "non rappresenta le
nostre tradizioni, i nostri ideali, il nostro stato di diritto". Merkel ha
ricordato come il suo governo sia sempre stato "in favore della chiusura
della struttura": "Continueremo a dialogare per cercare una
soluzione, sono certa che la troveremo". Crisi e settore auto. Nel colloquio
fra i due leader si è parlato anche di crisi economica "riaffermando la necessità di non accettare il protezionismo", bisogna
"garantirci che manterremo aperte le frontiere". Allo stesso tempo
Obama - senza fare nomi - ha aggiunto di essere "felice di vedere la
soluzione della situazione qui in Germania" del settore automobilistico.
"Non è facile aiutare la ristrutturazione del settore" ma "spero
che vedremo stabilizzarsi e tornare forti" le industrie
interessate. Il capo della Casa Bianca ha detto di aver visto "qualche
progresso" nei tentativi di riportare stabilità alla economia mondiale, e
di avere concordato con Merkel che occorre "lavorare insieme
strettamente" per continuare questi progressi. La visita a Buchenwald. Il
momento di maggior impatto della giornata sarà la visita di Obama al lager
nazista di Buchenwald, il più grande campo di concentramento sul suolo tedesco,
dove morirono 56mila prigionieri, in massima parte ebrei. Obama incontrerà Elie
Wiesel, premio Nobel per la pace e sopravvissuto alla Shoah. Il presidente Usa
vuole così rimarcare di non voler dimenticare l'Olocausto e sottolineare il
legame con Israele. Un prozio di Obama, Charles Payne, fu tra i soldati che
liberarono uno dei lager collegati a Buchenwald. Non a caso, Merkel ha parlato
di un viaggio la cui natura "è altamente simbolica". Infine il capo
della Casa Bianca visiterà l'ospedale militare americano di Landstuhl, dove
vengono curati soldati feriti provenienti da Iraq e Afghanistan. In serata sarà
in Francia, dove domani parteciperà alle celebrazioni per il 60esimo
anniversario dello sbarco in Normandia. Il tour si concluderà con un weekend a
Parigi. (5 giugno 2009
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Ufficiali giudiziari senza stipendiCgil-Fp. (sezione: crisi)
Ufficiali
giudiziari senza stipendiCgil-Fp. Categoria «esasperata», il 10 giugno sit in a
Palazzo di giustizia CIDEC Oggi il congresso provinciale Oggi, alle 17, nella
sede provinciale della Cidec (Confederazione italiana degli esercenti e
commercianti), in via Etnea 575 si terrà il Congresso provinciale
dell'organizzazione. Nel pomeriggio, elezione del nuovo direttivo provinciale
della Cidec e dei delegati per il congresso regionale che si terrà a Messina il
9 giugno ed i delegati per il congresso nazionale in programma dal 12 al 14
giugno alla Perla Ionica ad Acireale UILA UIL Direttivo provinciale di
categoria Un direttivo provinciale della Uila, l'organizzazione Uil del
comparto agroalimentare si terrà oggi, alle 10, all'hotel «Excelsior».
All'ordine del giorno, comunicazioni del
segretario generale nazionale Uila e determinazioni conseguenziali e
analisi della situazione politico-organizzativa. Parteciperanno il
segretario nazionale della Uila Stefano Mantegazza, i segretari regionale e provinciale
Uil
Claudio Barone e Angelo Mattone il presidente provinciale Uimec Nino Marino.
amt Servizio pollicino per le elezioni In occasione delle consultazioni
elettorali del 6 e 7 giugno (elezioni europee), 21 e 22 giugno (referendum), è
stato predisposto un servizio di trasporto pubblico per facilitare gli
spostamenti degli elettori portatori di handicap. Il servizio, effettuato sui
«Pollicino», si attiva su prenotazione. Le richieste dovranno pervenire domani,
sabato 6, dalle 15 alle 22, domenica 7 giugno dalle 7 alle 22 al numero
095/7519613. Domenica 21 giugno dalle 7 alle 22 al numero 095/7519613 e lunedì
22 dalle 7 alle 14 al numero 095/7519641. ugci Convegno sul giusto processo
Domani alle 9, nella facoltà di Giurisprudenza convegno organizzato dall'Unione
giuristi cattolici italiani sul tema del giusto processo. Saluti del prof.
Vincenzo Di Cataldo, dell'avv. Salvo Torrisi e dell'avv. Giuseppe Spampinato,
introduzione del presidente della corte d'appello Guido Marletta, relazioni del
prof. Giovanni Raiti, del prof. Angelo Pennisi, del dott. Giuseppe Caruso,
dell'avv. Antonino Ciavola, del prof. Vincenzo Vitale. rifondazione Solidarietà
ai lavoratori Amt Rifondazione Comunista in una nota - ha espresso solidarietà
ai lavoratori delle aziende delle pulizie che prestano servizio presso l'Amt,
da due mesi senza stipendio. «Ancora una volta - si legge - i lavoratori pagano la crisi finanziaria del Comune e l'impossibilità dell'amministrazione comunale di
saldare i debiti nei confronti di fornitori e aziende partecipate». via Imperia
Presi due giovani topi di moto Agenti delle volanti nel pomeriggio dell'altro
ieri hanno arrestato in flagranza il cittadino nordafricano Amin Abouzahid
(nella foto), di 18 anni e un suo complice minorenne. I due sono stati
sorpresi nella scivola corrispondente al garage del civico 9 di via Imperia in
possesso di un motociclo Honda Sh 150 che presentava segni di manomissione,
come il blocco di accensione danneggiato e alcuni fili tranciati. Il motociclo
era stato appena rubato. s. cristoforo Arresto per evasione dai domiciliari
Agenti del Commissariato S. Cristoforo hanno arrestato il pregiudicato
Salvatore Di Mauro, 43 anni. L'uomo, benché beneficiario della misura della
detenzione domiciliare, durante un controllo nel Cortile dell'Anguilla, è stato
sorpreso fuori dall'abitazione.
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Obama a Buchenwald: "Ahmadinejad venga qui" (sezione: crisi)
DRESDA -
E' la Germania la prima tappa europea del viaggio di Barack Obama oltreoceano,
dopo il passaggio mediorientale con lo storico discorso tenuto ieri al Cairo,
rivolto al mondo islamico. Il presidente americano Barack Obama ha incontrato
oggi il cancelliere tedesco Angela Merkel a Dresda. Una giornata densa di
significati simbolici, che culmina con la visita al campo di concentramento di
Buchenwald, dove Obama incontra il premio Nobel per la pace Elie Wiesel e
riprenderà il tema della Shoah. A questo proposito, in un'intervista prima
della visita, il presidente ha lanciato una prima stoccata al leader iraniano
Ahmadinejad. Alla domanda se il presidente iraniano avesse qualcosa da imparare
dalla sua visita, Obama ha risposto: "Dovrebbe venirci di persona. Non ho
pazienza per chi nega la storia. E la storia dell'Olocausto non è cosa su cui
si possa discutere". La Merkel si è recata presso l'albergo dove alloggia
il capo della Casa Bianca e i due leader hanno poi visitato insieme il Gruenes
Gewolbe, nel Castello di Dresda, il museo d'Europa più ricco di tesori. Poi, in
una conferenza stampa congiunta, hanno riaffermato che per il Medio Oriente,
tema al centro del successivo faccia a faccia dopo il tour di Obama culminato
nel discorso del Cairo, c'è bisogno di "una soluzione a due Stati".
Il processo di pace. "Il discorso di Obama è molto importante", ha
detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, nel corso della conferenza stampa
congiunta con il presidente Usa, riferendosi al discorso del Cairo. Obama ha ribadito
che "è adesso il momento" di agire per arrivare a una pace in Medio
Oriente "basata sui due Stati", quello israeliano e quello
palestinese. E ha aggiunto che con il suo discorso al Cairo gli Usa hanno
creato "il clima" e lo spazio per far ripartire i negoziati, ma ora
spetta alle parti compiere "scelte difficili" perché l'America non
può fare la pace da sola. Merkel ha aggiunto che con l'amministrazione Usa si è
creata "un'opportunità unica per far ripartire il processo di pace".
OAS_RICH('Middle'); Dialogo con l'Iran. Gli Stati Uniti, ha spiegato il
presidente, sono pronti ad avviare "un dialogo serio" con l'Iran che
dovrà essere portato avanti in collegamento con il "5+1", il gruppo
di mediatori formato dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu
più la Germania. "Dobbiamo evitare una corsa agli armamenti in Medio
Oriente", ha sottolineato il presidente Usa. La questione Guantanamo. Il
capo della Casa bianca ha parlato anche di Guantanamo, una "questione
spinosa" non solo per gli Usa ma "a livello internazionale", per
risolvere la quale "ci vorrà del tempo". E ha precisato di non aver
chiesto né ricevuto dalla Germania alcun impegno riguardo alla custodia dei
detenuti. Ma gli Stati Uniti hanno chiesto all'Ue di "aiutare e lavorare
con noi" per arrivare alla chiusura del carcere. Obama ha aggiunto come
Guantanamo sia divenuta una "struttura simbolo" che però "non
rappresenta le nostre tradizioni, i nostri ideali, il nostro stato di
diritto". Merkel ha ricordato come il suo governo sia sempre stato
"in favore della chiusura della struttura": "Continueremo a
dialogare per cercare una soluzione, sono certa che la troveremo". Crisi e
settore auto. Nel colloquio fra i due leader si è parlato anche di crisi
economica "riaffermando la necessità di non accettare
il protezionismo",
bisogna "garantirci che manterremo aperte le frontiere". Allo stesso
tempo Obama - senza fare nomi - ha aggiunto di essere "felice di vedere la
soluzione della situazione qui in Germania" del settore automobilistico.
"Non è facile aiutare la ristrutturazione del settore" ma "spero
che vedremo stabilizzarsi e tornare forti" le industrie
interessate. Il capo della Casa Bianca ha detto di aver visto "qualche
progresso" nei tentativi di riportare stabilità alla economia mondiale, e
di avere concordato con Merkel che occorre "lavorare insieme
strettamente" per continuare questi progressi. Obama firma il registro
d'Onore del castello di Dresda La visita a Buchenwald. Il momento di maggior
impatto della giornata è stata la visita di Obama al lager nazista di
Buchenwald, il più grande campo di concentramento sul suolo tedesco, dove
morirono 56mila prigionieri, di cui circa undicimila ebrei, e altre decine di
migliaia prigionieri di guerra sovietici e prigionieri politici. Oltre che dalla
Merkel e dal premio Nobel per la pace Elie Wiesel, sopravvissuto all'Olocausto,
Obama è stato accompagnato nella visita del campo di concentramento anche da
Bertrand Hertz, un altro sopravvissuto ora presidente del Comitato
internazionale degli ex internati di Buchenwald-Dora. I quattro hanno deposto
una rosa bianca sul monumento che ricorda "tutte le vittime" del
campo di sterminio. Obama ha chinato lievemente la testa, in raccoglimento,
prima di allontanarsi dal memoriale. Nel discorso tenuto nel campo, Obama ha
ricordato: "L'indignazione per quanto è avvenuto non è diminuita".
Parlando accanto alla Merkel, Obama ha ripreso il riferimento al presidente
iraniano e ai negazionisti della Shoah, ricordando che "alcuni negano
ancora che l'Olocausto sia mai avvenuto", e che "è necessario essere
vigili contro la diffusione del male ai nostri tempi". Alla Merkel poi, un
particolare omaggio: "Non deve essere facile guardare al proprio passato
con tanta chiarezza, e la capacità di far sì che non possa accadere di
nuovo". La cancelliera, dal canto suo, rendendo omaggio a tutte le
vittime, ha ricordato: "Qui a Buchenwald, vorrei sottolineare un obbligo
che ricade su noi tedeschi, come conseguenza del nostro passato: dobbiamo
difendere i diritti umani, dobbiamo difendere lo stato di diritto e difendere
la democrazia. Dobbiamo combattere contro il terrorismo, l'estremismo e
l'antisemitismo. E soltanto con la consapevolezza delle nostre responsabilità
potremo lottare per la pace con i nostri amici alleati negli Stati Uniti e nel
resto del mondo". Obama ha proseguito la visita del campo ascoltando le
spiegazioni del Nobel Wiesel, il cui padre è morto a Buchenwald tre mesi prima
della liberazione del campo nel 1945. Il presidente Usa ha una connessione
familiare col campo: il pro-zio materno Charlie Payne, in Europa con le truppe
americane, fu tra i liberatori di un campo satellite di Buchenwald. Tornò
sconvolto dalla esperienza. L'uomo, che ha 84 anni, vive a Chicago. Non a caso,
Merkel ha parlato di un viaggio la cui natura "è altamente
simbolica". Infine il capo della Casa Bianca visiterà l'ospedale militare
americano di Landstuhl, dove vengono curati soldati feriti provenienti da Iraq
e Afghanistan. In serata sarà in Francia, dove domani parteciperà alle celebrazioni
per il 65esimo anniversario dello sbarco in Normandia. Il tour si concluderà
con un weekend a Parigi. (5 giugno 2009
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Cassa a rotazione da lunedì per cento operai e 30
impiegati (sezione: crisi)
Neograf
di Moretta Cassa a rotazione da lunedì per cento operai e 30 impiegati Oggi è
l'ultimo giorno di ferie «residue» alla Neograf di Moretta. Nell'industria che
produce carte da imballaggio e confezionamento per alimenti, da lunedì inizierà
un periodo di cassa integrazione ordinaria per la flessione del mercato.
L'azienda ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali dopo aver chiesto ai
lavoratori di usufruire dei giorni festivi accumulati in periodo di
produttività «spinta». La «cassa» coinvolgerà 100 operai su 148 e trenta
impiegati su 43. Il periodo in cui il personale - a rotazione - sarà a casa si
concluderà il 5 settembre. Mercoledì all'Unione industriale di Cuneo ci sarà
una riunione tra i sindacati e la dirigenza, a cui i rappresentati dei
lavoratori hanno chiesto che partecipasse anche il proprietario Piero Calandri.
«L'intenzione di incontrare la direzione - spiegano i sindacalisti Mimmo
Formicola della Cgil e Ugo Brunetto, Cisl - c'è da settimane e finalmente si è
stabilita una data. Vogliamo conoscere le intenzioni della proprietà sul futuro
della Neograf e quali provvedimenti sono in programma per superare questi mesi
di crisi internazionale. Inoltre, dal punto di vista
operativo, sarà da capire che cosa significa la "cassa" per le
prospettive dello stabilimento e come si intende strutturare la rotazione fra i
dipendenti per non penalizzare alcuni in modo particolare». «L'azienda ha deciso, vista la crisi
finanziaria attuale e mondiale, di utilizzare gli
ammortizzatori sociali previsti dalla legge» dice la direzione. Intanto, alla
Rotoflex di Casalgrasso, ditta «gemella» della Neograf, gran parte dei cento
dipendenti stanno terminando di smaltire le ferie arretrate. Poi
potrebbe esserci anche in questo caso il ricorso alla «cassa». \
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"Senza aiuto delle banche niente soldi per
stipendi" (sezione: crisi)
il caso
Presidio alla DueGi prefabbricati "Senza aiuto delle banche niente soldi
per stipendi" WALTER LAMBERTI FOSSANO È continuato anche ieri il presidio
dei lavoratori di fronte ai cancelli della DueGi prefabbricati di Loreto di
Fossano che da mercoledì hanno deciso di incrociare le braccia e protestare. Da
quasi tre mesi non ricevono lo stipendio e nonostante ciò finora si sono sempre
presentati al lavoro, ma ormai la situazione non è più tollerabile. Molti di
loro sono stranieri, e molti hanno moglie e figli a carico e non sanno come
riusciranno ad arrivare alla fine del mese. La crisi finanziaria della DueGi dura da
diversi mesi, da quando alcune delle banche sulle quali si appoggiava l'azienda
hanno deciso di «chiudere i rubinetti». Lo stesso Giovanni Giaccardi, fondatore
e titolare della ditta di Loreto (ha anche una sede staccata a Narzole) ha
ammesso che la situazione è critica e le prospettive sono tutt'altro che
buone. «Ringrazio i dipendenti che sempre, ma soprattutto in questo ultimo
periodo, hanno dimostrato un attaccamento al lavoro esemplare - ha commentato
Giaccardi - capisco perfettamente la loro situazione e le loro difficoltà, ma
abbiamo le mani legate. Le banche alle quali abbiamo chiesto di rifinanziarci i
mutui stanno temporeggiando e senza liquidità non possiamo pagare gli stipendi
e acquistare materie prime». La situazione è seguita costantemente dai
sindacati. «Il fatto che le banche non stiano supportando l'attività
dell'azienda è un problema serio - commenta Pasquale Stroppiana della Cgil -; è
pur vero che la situazione attuale è il frutto di una gestione degli ultimi
anni che ha portato ad un forte indebitamento. È triste constatare come
purtroppo i primi a farne le spese sono proprio i lavoratori: 95 persone e
quindi 95 famiglie che ora si trovano in grave difficoltà. I servizi sociali
hanno già avuto richieste e segnalazioni e con il Comune di Fossano stanno
cercando di intervenire. Ma la situazione è davvero tragica». Della questione è
stato informato anche il presidente della Provincia, Raffaele Costa, che
giovedì mattina ha incontrato la proprietà e i sindacati. Presente anche il
segretario provinciale Cgil Marco Ricciardi. «Abbiamo concordato con i
proprietari un nuovo incontro al quale sono invitati quattro degli istituti di
credito che hanno rapporti con l'azienda - ha spiegato il presidente Costa -;
hanno dato la loro disponibilità per un confronto. Con loro cercheremo di
individuare una possibile soluzione. Contiamo anche di aprire un tavolo con i
parlamentari e i politici locali per tenere alta l'attenzione su questo caso».
L'incontro con le banche si terrà martedì alle 10,30. Il presidio dei
lavoratori di fronte alla sede di Loreto dovrebbe riprendere da lunedì.
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L'Ucraina stampa denaroper pagare la russa Gazprom (sezione: crisi)
L'Ucraina
stampa denaroper pagare la russa Gazprom la guerra del gas Il presidente
Yushchenko risponde all'ultimatum dell'azienda: «Il debito sarà estinto».
Medvedev chiede l'intervento Ue 06/06/2009 Kiev. Potrebbe essere evitata
all'ultimo momento - o comunque rinviata - la guerra del gas che oppone Russia
e Ucraina e che in prospettiva rischia di lasciare al freddo l'Europa questo
inverno. L'Ucraina ha deciso ieri di saldare il debito da 500 milioni di
dollari nei confronti di Gazprom, per le forniture di gas di maggio. Almeno
questo è quello che dice da Kiev il presidente Viktor Yushchenko. E che Mosca
per ora non conferma. «Non sono arrivate informazioni relative a un pagamento
da parte di Kiev», ha precisato ieri in serata Sergei Kuprianov, portavoce del
colosso russo. In precedenza, con una nota Gazprom aveva ribadito che il
termine ultimo per il pagamento, al netto dei festivi, era fissato per martedì
9 giugno. Nelle prossime ore, se il debito sarà effettivamente onorato, la
guerra sarà evitata. O forse solo rinviata: in mancanza di soluzioni
strutturali, il prossimo mese si riproporrà la stessa situazione. Vladimir
Putin in questi giorni ha previsto una nuova crisi,
con conseguenti interruzioni delle forniture verso l'Europa, per
«giugno-luglio». Kiev ha reali problemi ad onorare il debito a causa della crisi di liquidità, tanto che Il presidente ucraino è
arrivato ieri al punto di far stampare carta moneta - 3,8 miliardi di gryvne,
l'equivalente della somma dovuta - alla Banca centrale per pagare. «Non ho
altra scelta che far stampare il denaro. Il pagamento sarà effettuato entro la
giornata», ha assicurato Yushchenko nel pomeriggio, sottolineando che «la
situazione con i pagamenti del gas è critica». Nei giorni scorsi, il presidente
russo Dmitri Medvedev è tornato a minacciare Kiev di imporre sanzioni se non
avesse saldato il debito per le forniture di gas, chiedendo allo stesso tempo
al vicepremier Igor Sechin di velocizzare i colloqui con l'Unione europea per
sondare la disponibilità di Bruxelles ad «aiutare, se possibile» l'Ucraina a far fronte alla crisi
finanziaria. Un passo che mira chiaramente a
"internazionalizzare" un problema sorto, inizialmente, come una mera
questione bilaterale. «Non si tratta di un problema soltanto tra Russia e
Ucraina - ha specificato Medvedev - È una questione che coinvolge le forniture
di gas verso Paesi terzi, verso i Paesi europei. Mantenere un approccio
bilaterale non funziona». Appello finora caduto nel vuoto. Bruxelles ha messo
in chiaro che non arriveranno fondi per aiutare l'Ucraina a pagare per il gas
russo, anche se Germania e Italia sono impegnate nelle trattative. Soprattutto
l'Italia lavora a un consorzio russo-europeo per garantire credito a Kiev. Come
lo scorso gennaio, anche i "big" europei dell'energia hanno offerto
aiuto Lo ha fatto l'italiana Eni come la franco-belga Suez Gdf. «Saremo pronti
a contribuire, a fare ciò che è necessario», ha affermato il numero uno Paolo
Scaroni, in occasione della riunione a Pietroburgo tra il presidente russo
Dmitri Medvedev con i top manager delle società energetiche straniere.
06/06/2009
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Tra poche settimane l'Italia ospiterà il G8, che lei
ha voluto a L'Aquila. (sezione: crisi)
stampa
Tra poche settimane l'Italia ospiterà il G8, che lei ha voluto a L'Aquila.
Quale risultato si prefigge da presidente della riunione? Sarà un G8 innovativo
e ambizioso. Anzitutto, vogliamo rafforzare il confronto diretto con le
economie emergenti. Le sfide che ci troviamo a fronteggiare, dalla crisi economica e finanziaria ai
cambiamenti climatici e alla fame nel mondo, esigono risposte globali, da
assumere insieme. Il G8 è uno strumento efficace perché ristretto, ma dovrà
confrontarsi con il G5 (Cina, Brasile, India, Messico, Sudafrica) e l'Egitto,
che ho voluto invitare all'Aquila in quanto importante Paese arabo e musulmano.
Il confronto si allargherà quindi ai Paesi africani, a Spagna, Danimarca,
Olanda e Turchia e agli altri Paesi emettitori di gas serra, per discutere temi
come la sicurezza alimentare e i cambiamenti climatici. Sul fronte economico,
stiamo lavorando alla definizione di un Global Legal Standard, un codice di norme per regolare il mondo finanziario ed economico
in modo da scongiurare il ripetersi di una crisi così grave. Affronteremo poi la dimensione sociale della crisi e tutti i dossier
"caldi" della politica internazionale. Presiedo il G8 per la terza
volta dopo Napoli nel 1994 e Genova nel 2001. La missione di questo G8 è
far sì che i leader prendano le decisioni giuste e siano vicini ai cittadini,
specie ai più deboli. Come segnale di sobrietà, per risparmiare e mostrare la
solidarietà del mondo alla popolazione abruzzese colpita dal terremoto, abbiamo
deciso di spostare il vertice dalla Maddalena all'Aquila, una scelta che è
stata apprezzata da tutti i capi di Stato e di governo che vi parteciperanno.
Tra dieci giorni lei vedrà a Washington il presidente Obama. Il cambio di
colore politico dell'amministrazione americana avrà effetti sui rapporti con
l'Italia? Come giudica i primi passi della Casa Bianca sui dossier più delicati
del mondo: crisi finanziaria, Iran, Pakistan e Corea
del Nord? Giudico in modo assolutamente positivo tutto ciò che il Presidente
Obama ha fatto sin qui. Con lui la tradizionale amicizia e sintonia di vedute
fra Stati Uniti e l'Italia è destinata a rafforzarsi ancora. La forza di questo
rapporto è radicata anzitutto nella solida amicizia che lega i nostri due
popoli e dalla condivisione profonda di un modello politico economico e
sociale, che pone al centro di tutto la libertà. Gli Stati Uniti sono per tutto
il mondo il paese della libertà, e quindi, chiunque ne sia il presidente, noi
siamo con loro. In concreto Obama ha dato importanti segnali di speranza e di
apertura ed ha dimostrato anche grande fermezza verso chi, come la Corea del
Nord, mette in pericolo la sicurezza e la pace. Ancora una volta, l'Italia si
sente in sintonia con la politica estera americana. Il presidente Obama ha
rivolto ieri al mondo islamico un discorso di grande apertura. Siamo in grado
di dire che la grande tensione figlia dell'11 settembre inizia a trovare una
soluzione? Con il suo discorso al Cairo, Obama ha gettato le basi di "un
nuovo inizio" nei rapporti col mondo islamico. Una stagione che guarda al
futuro, e non al passato, e che potrà dare buoni frutti. Ha descritto una
strategia complessiva basata sulla fiducia e al riguardo della violenza e
dell'odio. Obama pensa a un Irak affidato agli iracheni, al dialogo con l'Iran,
alla pacifica convivenza fra due stati, Israele e Palestina. E' una prospettiva
che condividiamo e siamo pronti a aiutarlo, a mettere a disposizione la nostra
capacità tutta italiana di dialogo. Ora però sta ai principali protagonisti del
mondo arabo dare risposte adeguate. Sono certo che la gran parte degli stati e
dei popoli islamici voglia, come noi, una prospettiva di pace e di sicurezza
nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. E' superfluo aggiungere che in questo
quadro la sicurezza e l'integrità di Israele rimangono irrinunciabili. In
Italia lei sta sperimentando la guida di un governo sostenuto da una coalizione
che si regge su due partiti essenziali, Pdl e Lega. Questa formazione
semplificata sarà la chiave di svolta per le grandi riforme che attende il
Paese? Il Popolo della Libertà ha come obbiettivo nel tempo quello di arrivare
ad ottenere più del 50 per cento dei consensi elettorali. E' un'ambizione
legittima, perché le moderne democrazie si reggono su un sostanziale bipartitismo,
sul confronto tra due grandi partiti. Chi vince governa per cinque anni. Chi
perde esercita il controllo. Oggi in Italia siamo in presenza di un bipolarismo
che rappresenta comunque un passo avanti rispetto al passato. Grazie alla legge
elettorale da noi introdotta, e criticata a sproposito, un anno fa il popolo
italiano ha ridotto il numero dei partiti presenti in Parlamento. I gruppi
parlamentari sono scesi infatti da
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disoccupati usa al 9,4%, top da 25 anni - arturo
zampaglione (sezione: crisi)
Pagina
23 - Economia Disoccupati Usa al 9,4%, top da 25 anni Ma in maggio rallentano i
tagli di posti. Petrolio oltre quota 70 dollari Sono 9 milioni gli americani
che si sono dovuti accontentare di un lavoro part time ARTURO ZAMPAGLIONE NEW
YORK - A maggio il tasso di disoccupazione ha raggiunto negli Stati Uniti il
livello più alto dell´ultimo quarto di secolo - 9,4% - ma la perdita di posti
di lavoro è stata inferiore alle previsioni e meno drammatica che nei mesi
scorsi, avvalorando così le previsioni del presidente della Federal Reserve Ben
Bernanke che ha parlato in settimana di una ripresa economica entro la fine
dell´anno. La prospettiva di una svolta nella recessione
più lunga e dolorosa del dopoguerra ha alimentato ieri la fiducia dei mercati finanziari. Gli indici della
Borsa americana sono tornati ai livelli dell´autunno scorso, recuperando tutte
le perdite del 2009. E il prezzo del petrolio ha di nuovo infranto i 70 dollari
al barile: la Goldman Sachs prevede ormai una quotazione sugli 85 dollari entro
dicembre. Ma è proprio così? Non è forse prematuro annunciare la fine
della crisi?, si chiedono in molti, con un senso quasi di incredulità. Il
premio Nobel Robert Mundell risponde che l´America sarà il primo paese del
mondo ad avviarsi tra breve sulla strada del rilancio. Certamente continuano ad
arrivare segnali incoraggianti. Ad esempio la Wal Mart, la multinazionale degli
ipermercati, si prepara ad assumere 22 mila dipendenti
e a comprare sul mercato azioni proprie per sostenere le quotazioni. E la Gm ha
trovato nel gruppo Penske un acquirente per la Saturn, a conferma che persino
nell´auto americana non mancano segni di vitalità. L´ottimismo è comunque
temperato da due elementi: primo, dalla consapevolezza che anche la strada
della ripresa sarà lunga e difficile; secondo, che non mancheranno ostacoli, a
cominciare dal pericolo che i salvataggi statali e la manovra di stimolo (che
verrà accelerata da Barack Obama) riaccendano l´inflazione. Pubblicati ieri dal
ministero del Lavoro di Washington, i dati sull´occupazione a maggio rafforzano
le inquietudini. E´ vero infatti che il mese scorso, tra licenziamenti,
chiusure di fabbriche e blocco del turnover, sono stati persi negli Stati Uniti
solo 345mila posti di lavoro, rispetto ai 504mila di aprile, ai 652mila di
marzo e soprattutto ai 741mila di gennaio. Ma è altrettanto vero che il tasso
di disoccupazione è salito dal 8,9% di aprile al 9,4, il livello più alto dal
1983. E sarebbe stato quasi il doppio (16,4) se i conteggi avessero incluso
coloro che hanno smesso per disperazione di cercare un lavoro o i 9 milioni di
americani che si sono dovuti accontentare di un impiego part-time per non
averne trovato uno a tempo pieno. Gli esperti prevedono che il tasso di
disoccupazione continui a salire fino alla fine dell´anno e sfiori il record
del dopoguerra (10,8% nel 1982). Di sicuro i disoccupati, che oggi sono in
tutto 14,5, avranno difficoltà a trovare lavoro. Non solo molte aziende sono i
fase di ristrutturazione (la General Motors prevede altri 20 mila licenziamenti),
ma anche i gruppi più sani vogliono aspettare segnali sicuri sull´inversione di
tendenza prima di ricominciare ad assumere.
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topi e scarafaggi, è allarme sanitario una casa
distrutta dai cassonetti in fiamme - antonio fraschilla romina marceca (sezione: crisi)
Pagina V
- Palermo Solo cinque le squadre addette alla bonifica per tutta la città. In
via Roccella quattro persone intossicate Topi e scarafaggi, è allarme sanitario
una casa distrutta dai cassonetti in fiamme La Protezione civile annuncia:
"Entro domani situazione ritornata alla normalità" ANTONIO FRASCHILLA
ROMINA MARCECA L´emergenza rifiuti potrebbe già concludersi domani, come
assicura il premier Silvio Berlusconi, ma quella sanitaria continuerà ancora
per molto, perché la disinfestazione non è stata fatta in gran parte delle zone
dove nei giorni scorsi si sono accumulate seimila tonnellate di spazzatura.
Ieri comunque non sono mancati i roghi di cassonetti, con una famiglia di via
Gustavo Roccella rimasta intossicata e la casa distrutta dalle fiamme. Il
presidente dell´Amia Marcello Caruso continua a lanciare l´allarme sui conti
dell´azienda, che devono essere messi a posto prima di giugno. In caso
contrario Palermo rischia di essere di nuovo invasa dai rifiuti. Sul fronte
della raccolta straordinaria arrivano notizie confortanti: ieri l´unità di crisi della Prefettura ha calcolato in 1.800 le tonnellate
di spazzatura conferite nella discarica di Bellolampo in 24 ore, il doppio di
quelle prodotte giornalmente in città. Nella stessa discarica, ormai quasi
piena, hanno lavorato altri due caterpillar per spandere velocemente i rifiuti.
«Con quasi 80 mezzi di raccolta in funzione, contiamo di chiudere la raccolta
straordinaria entro domenica (domani, ndr)», dice il direttore della Protezione
civile regionale, Salvatore Cocina. Ieri sera rimanevano da raccogliere circa
duemila tonnellate dei giorni scorsi, e tra oggi e domani potrebbe essere
smaltito il pregresso. «Domenica mattina Palermo sarà riportata al livello di
civiltà e pulizia che le spetta», ha detto trionfante il premier Silvio
Berlusconi al Tg1. «Domani (oggi, ndr) - ha aggiunto il ministro dell´Ambiente
Stefania Prestigiacomo - ci sarà un ulteriore potenziamento e incremento dei
mezzi destinati al servizio». Nonostante gli sforzi però, cumuli di spazzatura
ieri si segnalavano dall´Olivella a Villa Sofia: dall´ospedale è arrivata una
segnalazione con richiesta «d´intervento urgente» della Protezione civile per
un cumulo di spazzatura proprio all´ingresso. Se sembra andare verso una
soluzione il problema dei rifiuti, rimane invece l´emergenza sanitaria, con
topi e scarafaggi che stanno proliferando. Una volta raccolti i sacchetti,
nella stessa via dovrebbe poi passare una squadra Amia addetta alla
disinfestazione. Ma l´ex municipalizzata ha solo cinque squadre per questo tipo
di pulizia, e prima che sarà disinfestata tutta la città passeranno settimane.
Anche ieri inoltre non sono mancati i cassonetti incendiati in diverse strade,
come via Roccella, via Colonna Rotta, via Sant´Isidoro, via Sampolo, via Piave,
via Papa Sergio, via D´Ossuna e via Braglia. In via Gustavo Roccella è stata
sfiorata la tragedia, dove la famiglia Cardinale ha perso la propria casa,
distrutta dalle fiamme dei cassonetti incendiati. «I miei figli avevano già la
stanza invasa dal fuoco, se siamo qui a raccontarlo è solo per un miracolo»,
dice Rosalia Gemelli. «Abbiamo avuto un angelo custode, il nostro vicino -
racconta - che ha iniziato a dare calci alla nostra porta di casa ed è riuscito
a svegliarci». Se comunque i cassonetti dati alle fiamme stanno diminuendo
negli ultimi giorni con il progredire della raccolta straordinaria, Palermo
rischia comunque di tornare nuovamente ad essere invasa dai rifiuti. Il motivo?
I conti dell´Amia non sono stati messi ancora a posto e gli stipendi a rischio
potrebbero provocare nuove proteste. «Va data una soluzione
immediata alla crisi finanziaria dell´azienda, spero che tutte le istituzioni si mettano al
servizio per affrontare il problema economico dell´azienda», dice il presidente
Caruso. Berlusconi ha garantito un sostegno finanziario, che dovrebbe arrivare
con decreto legge solo dopo le elezioni, ma il Comune a giugno non può
trasferire fondi all´azienda perché sono stati tutti pignorati.
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Patti anti-recessivi in un'impresa su tre (sezione: crisi)
SASSUOLO
pag. 15 Patti anti-recessivi in un'impresa su tre LE STATISTICHE OLTRE 2.700
IMPRESE artigiane hanno sottoscritto accordi in Emilia Romagna per far fronte
alla crisi. Complessivamente sono stati sospesi 12.500
dipendenti e perse 7 milioni d'ore. Nei primi 5 mesi del 2009, è stato
superato, di circa il 30%, il numero d'imprese che hanno fatto ricorso ad
accordi di sospensione nell'arco dell'anno 2003, anno di crisi.
Sempre nei primi 5 mesi triplicati i ricorsi alla sospensione rispetto al 2007.
Agostino Benassi, dal 1993 presidente dell'Ente Bilaterale Regionale che
corrisponde la cassa integrazione ai dipendenti delle imprese artigiane,
snocciola dati anche per la provincia di Modena dove il 30% delle aziende hanno
sottoscritto accordi per far fronte a situazioni di crisi.
In provincia, sospesi oltre 3.000 dipendenti e perse circa un milione e 500
mila ore. «La crisi della ceramica spiega Benassi - ha
avuto riflessi immediati sulle imprese artigiane che producono piastrelle
decorate e sulle attività artistiche e di taglio. Quaranta imprese nel
distretto di Sassuolo hanno sospeso complessivamente oltre 300 dipendenti per
più di 200 mila ore. Il riflesso più grave continua il Presidente di Ebr - si
manifesta anche a Sassuolo nel settore della meccanica, sia su quella mirata
alla produzione di tecnologia per la ceramica sia su quell'impiantistica». LE
CAUSE? Secondo Benassi sono «la crisi
finanziaria internazionale, che ha frenato l'export
e il forte calo di consumi interni. Tutto questo ha mandato in crisi il 15% delle imprese artigiane,
percentuale che a Modena e a Sassuolo supera il 20%». Su cosa fare per uscire
dal difficile momento congiunturale, Benassi asserisce che «si esce con
l'impegno di tutti, a cominciare dalle banche». Luigi Giuliani
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Barack più freddo con Berlino (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-06-06 - pag: 13 autore: Tensioni. Dopo il
caso Opel Barack più freddo con Berlino Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro
corrispondente Il presidente americano Barack Obama ha compiuto ieri la sua
terza visita in Germania in meno di un anno, riscuotendo successo popolare, a
differenza del suo predecessore George W. Bush. Eppure nonostante le folli
festanti e le parole di rito, le sue tre tappe di Dresda, Buchenwald e
Landstuhl si sono svolte all'insegna delle recenti incomprensioni con il
cancelliere Angela Merkel. Obama si è sentito in dovere ieri di smentire le
impressioni rimbalzate sulla stampa tedesca di una "visita-scalo" in
Germania, nella quale alla signora Merkel è stato attribuito uno «slot di appena
15 minuti», come sosteneva ieri Handelsblatt. «La verità è che la relazione tra
i nostri due paesi è eccellente». A molti osservatori i rapporti tra Berlino e
Washington paiono invece più tormentati: pesano i contrasti sulla gestione
della crisi e sulla stabilizzazione dell'Afghanistan. La questione economica è
quella dominante. Per settimane i disaccordi hanno riguardato la politica
economica: quanto e come aiutare la ripresa: gli Stati Uniti volevano di più;
la Germania frenava. Questa settimana, il cancelliere ha criticato anche la
politica monetaria americana, troppo espansiva, incurante dei rischi di
inflazione a medio termine. Da un lato, il dinamismo americano; dall'altro la
ponderatezza tedesca. L'altro tema sensibile è la questione delle regole finanziarie. «Chiariremo che siamo totalmente dedicati a un
aspetto: il rafforzamento del sistema multilaterale », ha ribadito ieri la
signora Merkel, riferendosi al prossimo G- 20 di Pittsburgh. Anche in questo
caso l'establishment tedesco è perplesso per via dell'apparente insensibilità
americana al problema di un mercato poco regolato, in piena crisi da eccesso di
deregolamentazione. Anche il caso Opel ha provocato screzi, se è vero che
Berlino si è lamentato della presenza di un semplice funzionario del Tesoro
americano in occasione delle trattative della settimana scorsa sulla vendita
della casa automobilistica. E ancora: qualche giorno fa le imprese tedesche
attive negli Stati Uniti hanno protestato con il governo americano per quella
che Axel Nitschke, un funzionario dell'associazione delle camere di commercio
Dihk, ha definito «l'introduzione di misure protezionistiche dalla porta di
servizio». Sul fronte politico l'America vorrebbe che Berlino mandasse truppe
nel sud dell'Afghanistan e accettasse sul proprio suolo degli ex prigionieri di
GuantÁnamo. Nei due casi la Germania ha risposto per ora di no, provocando
irritazione a Washington. Gli americani speravano che il discorso
internazionalista del vice presidente Joseph Biden a Monaco in febbraio avrebbe
aperto le porte all'aiuto tedesco. Per ora così non è stato. I due paesi stanno
attraversando fasi diverse. Da un lato la Germania non è più l'alleato fedele
pre-unificazione, ed è pronta più di prima a difendere i propri interessi;
dall'altro gli Stati Uniti, tra recessione economica e guerre mai vinte,
oscillano tra isolazionismo e multilateralismo. Il politologo Eberhard
Sandschneider vede già all'orizzonte una nuova sfida: «Cosa è pronta a fare
l'Europa - si chiede - per stabilizzare l'Iraq quando le truppe americane
avranno lasciato il paese?». Nel frattempo, c'è chi ricorda che nonostante
tutto nel suo discorso di Chicago, dopo la sua elezione alla Casa Bianca,
l'unico avvenimento internazionale citato da Obama era stato la Caduta del
Muro. Lo sguardo in Germania corre già ai festeggiamenti per il ventennale e a
una possibile venuta del presidente a Berlino alla fine dell'anno, nella
speranza che nuovi incontri con il cancelliere Merkel contribuiscano ad
accorciare le distanze. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN DISACCORDO
I due alleati si sono scontrati, negli ultimi mesi, sulle regole per i mercati finanziari Divisioni anche su
Guantanamo e Afghanistan AFP Occasioni. Sconti del 20% su tutto in onore di
Obama: «Yes we can, è il giorno di Obama». Così in un negozio di Dresda
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Le fondazioni vanno a congresso (sezione: crisi)
Banche
& potere Le fondazioni vanno a congresso Il 10 e 11 giugno si svolge, a
Siena, il congresso dell'Acri, l'antica associazione delle sole Casse di
risparmio, oggi soprattutto delle Fondazioni ex bancarie. La
manifestazione cade in un periodo in cui si compie un primo consuntivo della crisi finanziaria e si cominciano a
formulare previsioni sulla purtroppo non vicina ripresa. Un tempo, il congresso
avrebbe visto una massiccia partecipazione di esponenti dell'allora partito di
maggioranza relativa, la Democrazia cristiana, insieme con rappresentanti dei
partiti suoi alleati. Il presidente dell'Acri, che è anche presidente
della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, è stato capace di pilotare, con
saggezza e lungimiranza, le trasformazioni di questo mondo dopo la scissione,
con la legge Amato-Carli, delle casse di risparmio in fondazioni e aziende
bancarie e, soprattutto, dopo la fine della cosiddetta prima repubblica nella
quale l'importanza delle casse era per la Dc tale che Franco Evangelisti
avrebbe voluto inserire il loro logo nello stemma del partito. Era il periodo
delle lottizzazioni partitiche. I vertici, comunque, gestirono adeguatamente le
casse loro affidate. Le fondazioni hanno progressivamente acquisito un peso
rilevante nell'economia e nella società; hanno ottenuto, dal legislatore, un
ordinamento peculiare che ne salvaguarda l'autonomia di "soggetti privati
di utilità sociale", sconfiggendo così il tentativo, bocciato da una
storica sentenza della Corte costituzionale, di una loro marcata politicizzazione
territoriale, come avrebbe voluto il Ministro dell'Economia nel governo
Berlusconi del 2001; hanno amministrato le partecipazioni creditizie con lo
scopo di valorizzare il capitale investito, secondo i comportamenti di un
investitore istituzionale di lungo periodo, senza, nel complesso, ingerirsi
nella gestione degli istituti partecipati e rendendo possibile la
riorganizzazione e il consolidamento del sistema bancario promossi dalla Banca
d'Italia nell'ultimo quindicennio; hanno, in questo modo, contribuito alla
tutela del risparmio; hanno dato vita a importanti iniziative nei settori del
loro intervento istituzionale, da ultimo nelle attività di housing sociale;
sono diventati enti importanti per concorrere ad assicurare stabilità e
prospettive a soggetti come la Cassa Depositi e Prestiti partecipata con il 30
per cento, a proposito della quale, entro l'anno, dovranno decidere se
confermare l'interessenza; sono presenti in diversi settori, nelle public
utility, nelle autostrade, nei fondi per la promozione delle imprese minori,
ecc. A volte le Fondazioni sono state evocate per sottolineare una presunta
autoreferenzialità, senza però considerare il ruolo che svolgono, nei loro
confronti, le istituzioni del territorio, nonché la trasparente accountability dell'operare
e la vigilanza esercitata dal Tesoro. L'attività che esse svolgono, in effetti,
è riconducibile ai principi di sussidiarietà, che andrebbero vieppiù
valorizzati, come previsto dall'articolo 118 della Costituzione. Da ultimo, si
è aperta una discussione sulla opportunità o no della loro vocazione
territoriale, sostenendosi la necessità di un loro impegno in progetti di
rilievo nazionale: obiettivo senz'altro importante, ma da non valutare in
alternativa, bensì in concorso con l'attuale prevalente operatività,
compatibilmente con le previsioni statutarie e con le potenzialità delle
fondazioni interessate. Per effetto della crisi, nel
2008 i proventi degli investimenti di questi enti si sono ridotti. La
contrazione per le sedici maggiori fondazioni è stata del 34 per cento rispetto
al 2007 (da 3.055 milioni a 2.018). Ciononostante, le erogazioni (arte,
cultura, ricerca, volontariato, etc.) sono rimaste sostanzialmente stabili
(1.277 milioni a fronte di 1.290) attraverso il ricorso ai fondi costituiti in
bilancio per l'attività erogativa futura. Sufficiente è risultata la
redditività del patrimonio. Non mancano, all'interno del mondo delle
fondazioni, indirizzi e orientamenti articolati; sulle linee di fondo,
tuttavia, si riscontra una generale concordanza, anche per la funzione di
impulso che svolge il Presidente dell'Associazione. In una fase in cui la
finanza pubblica presenta le note criticità, le "organizzazioni delle
libertà sociali" - secondo la definizione che delle fondazioni ha dato il
Giudice delle leggi - sono chiamate a svolgere una funzione surrogatoria, nei
limiti del loro istituzionale operare. Se si accentua un identikit di questo
tipo per le fondazioni, allora, però, se ne dovranno trarre le conseguenze su
diversi piani, ivi incluso quello del trattamento fiscale. Fra poco saranno
trascorsi 20 anni dalla legge Amato-Carli di riforma della banca pubblica. Si
tratta, ora, di corroborare il ruolo degli enti in questione per i prossimi
decenni, accentuandone l'operatività nel campo della promozione dello sviluppo
economico. Il federalismo può essere un'opportunità, ma potrebbe anche
introdurre elementi distorsivi, alimentando aspettative di lottizzazione o di
sponsorizzazione. Se l'asse dello sviluppo economico, in una con quello della
socialità, viene valorizzato nella strategia delle fondazioni, i rischi si
ridurranno. C'è una funzione di forte rilievo nazionale che gli enti in
questione sono chiamati a svolgere. di Angelo De Mattia 06/06/2009
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I privati in soccorso della Biennale (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-06 - pag: 22 autore:
Cultura. Sponsor al posto di fondi pubblici per la mostra d'arte veneziana I
privati in soccorso della Biennale Gerardo Pelosi VENEZIA Una riduzione di
fondi pubblici di due milioni e mezzo compensata da nuovi sponsor ( primi fra
tutti l'Enel), raccolta di fondi tra privati,autofinanziamenti degli artisti
più affermati, ma anche recuperi di efficienza e sinergie tra vari centri di
spesa. La 53a Biennale d'arte che sarà inaugurata oggi dal presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, coincide con la fase più acuta della crisi finanziaria. Eppure il presidente della Biennale,
Paolo Ba-ratta, non si è perso d'animo e,negli ultimi mesi, ha accettato le
sfide poste all'istituzione veneziana riuscendo, alla fine a rispettare la
tabella di marcia prevista. «Non è stata un'impresa facile ammette Paolo
Baratta – è innegabile che la crisi ci sia e si faccia
sentire ma cultura e arte possono rappresentare ottimi antidoti per contrastare
quel calo di fiducia che contribuisce a rendere più grave la crisi».
La prima sfida riguarda l'Archivio storico. Un accordo tra Biennale e Comune di
Venezia raggiunto l'anno scorso ha previsto la concessione permanente dell'ex
Padiglione Italia e del giardino circostante consentendo alla Biennale di
risanare l'edificio (ora Palazzo delle Esposizioni della Biennale) e riaprirne
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Marcegaglia: passi indietro sui servizi pubblici
locali (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-06 - pag: 8 autore: Crisi
lunga. Il presidente di Confindustria: evitare eccessi di regolamentazione
Marcegaglia: passi indietro sui servizi pubblici locali Una crisi «lunga e
difficile ». Ci sono segnali positivi, ma va evitato,all'altra parte«un eccesso
di ottimismo». Emma Marcegaglia parla davanti agli industriali di Como, li
esorta a rimboccarsi le maniche per ragire alla crisi, «innovando, facendo
ricerca e patrimonializzando le imprese». Ma indica anche ciò che dovranno fare
Governo e banche per sostenere il sistema imprenditoriale ad uscire da questa
congiuntura difficile. Bisogna evitare uno Stato dirigista, contrastando il protezionismo. E la presidente di Confindustria ieri è tornata sul caso
Fiat-Opel: «L'Italia deve chiedere il rispetto delle regole europee sugli aiuti
di Stato », ha detto, riferendosi ai finanziamenti pubblici alla casa
automobilistica. La Marcegaglia ha insistito sulle chance che Fiat potrebbe
ancora avere: «Spero che ci sia ancora spazio, il piano industriale del
Lingotto è intelligente, porterebbe ad una ristrutturazione e ad un
consolidamento del settore a livello europeo ». Ed ha aggiunto che «quando la
politica decide, in base ai rapporti tra Stati e alle imminenti elezioni si
rischia di fare confusione». L'Italia deve comunque recuperare competitività.
Occorrono le riforme, dal welfare alle liberalizzazioni. Su questo punto,
secondo la Marcegaglia, il Governo ha fatto passi indietro nel campo dei
servizi pubblici locali. «Sono spesso monopoli inefficienti, che scaricano
extra- tariffe ed extra-costi su imprese e cittadini. Fanno concorrenza sleale
e non permettono lo sviluppo di alcuni settori». Non ci può essere crescita,
comunque, se le imprese non potranno avere credito in modo adeguato. «Gli
istituti di credito devono sostenere le imprese sane, possiamo giocarci un
pezzo del nostro sistema produttivo », ha detto la presidente di Confindustria.
Le banche, ha insistito, devono fare il loro mestiere, fornire sostegno alle
imprese e non finanziare i castelli di sabbia. Servono certamente nuove regole,
per evitare che una crisi come quella appena vissuta si ripeta. «Ma non bisogna
arrivare ad un eccesso di regolamentazione che potrebbe imbrigliare il mercato,
impedendo ai mercati finanziari di funzionare». Se il
credito è una priorità, lo è altrettanto la coesione sociale. «Se sarà
necessario chiederemo al Governo di allungare la cassa integrazione ordinaria
», ha detto la presidente, che ha fatto anche un riferimento al discorso del
presidente degli Stati Uniti, Barak Obama al Cairo: «Offre segnali di speranza,
Non si è parlato di terrorismo, ma di apertura e cooperazione economica tra gli
Usa e il mondo musulmano ». L'assemblea degli industriali di Como ieri ha
riconfermato alla presidenza Ambrogio Taborelli per il biennio 2009-2011. N. P.
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Rio Tinto sceglie Bhp Billiton (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-06 - pag: 10 autore: Chiuso
il negoziato con Chinalco, il gruppo sigla una joint venture con i rivali Rio
Tinto sceglie Bhp Billiton Nicol Degli Innocenti LONDRA Uno schiaffo alla Cina:
così un analista ha descritto ieri la decisione del colosso minerario Rio Tinto
di smantellare l'accordo con Chinalco siglato nel febbraio scorso puntando
invece su una joint venture con la società rivale Bhp Billiton e su
un'emissione di azioni da 15,2 miliardi di dollari per ridurre il debito. Il
mercato ha dato la sua approvazione all'annuncio: i titoli di entrambi i gruppi
anglo-australiani hanno chiuso in forte rialzo sia a Sydney che a Londra.
«Siamo molto delusi da questa decisione», ha commentato Chinalco in un comunicato
diffuso ieri. Incassare la penale da 195 milioni di dollari che Rio è tenuta a
pagare per non avere rispettato i patti è un magro premio di consolazione per
il gruppo cinese. Chinalco, che resta il maggiore azionista di Rio, puntava
sull'accordo da 19,5 miliardi di dollari che sarebbe stato il maggiore
investimento all'estero mai fatto da un'azienda di Stato di Pechino. Ora la
Cina, primo produttore di acciaio al mondo, si trova a dipendere da due
produttori stranieri che insieme controllano il 70% del mercato globale di
ferro. L'intesa tra Rio e Bhp Billiton crea infatti il maggiore produttore
mondiale con un output annuale di 270 milioni di tonnellate, scavalcando la
brasiliana Vale. La joint venture al 50/50, che riunisce le attività dei due
gruppi nell'Australia occidentale, porterà a sinergie per almeno 10 miliardi di
dollari. «Sono dieci anni che lavoriamo a questo accordo e ne è valsa la pena»,
ha dichiarato trionfante Marius Kloppers, chief executive di Bhp, che lo scorso
anno aveva tentato invano il takeover di Rio Tinto. L'annuncio di ieri è una
vittoria per gli azionisti di Rio, che si erano schierati contro l'intesa con
Chinalco fin dall'inizio, sostenendo che avrebbe concesso troppo potere alla
Cina. Anche le autorità australiane erano incerte sull'opportunità di cedere
alla Cina asset nazionali considerati strategici. L'accordo
era stato siglato all'apice della crisi finanziaria e all'epoca era stato descritto dal chief executive Tom Albanese
come «la migliore soluzione », l'unica strada percorribile per ridurre
l'ingente debito di Rio. Ora i prezzi delle materie prime sono risaliti e
l'interesse degli investitori si è risvegliato. L'emissione da 15,2
miliardi di dollari riservata agli azionisti colloca azioni a 28,29 dollari
australiani, uno sconto del 58%, e in Gran Bretagna a 14 sterline, uno sconto
del 49%, ma Chinalco non ha ancora deciso se partecipare o meno. L'annuncio
rafforza la posizione di Jan du Plessis, il nuovo presidente di Rio Tinto che
in poco più di un mese dalla sua nomina è riuscito a navigare in acque molto
tempestose. Più precaria invece la posizione di Albanese, che ancora non è
stato perdonato per la costosa acquisizione del produttore di alluminio Alcan
per 40 miliardi di dollari e che ora ha fatto una clamorosa marcia indietro su
un accordo da lui architettato solo pochi mesi fa. «Deve andarsene – ha detto
ieri Charles Kernot, analista di Evolution Securities a Londra. - è stato
l'artefice di questo accordo e il fallimento dell'intesa deve segnare la sua
fine». Il chief executive di Rio ha comunque insistito ieri di avere il «pieno
sostegno del consiglio di amministrazione ». Un ostacolo si è subito profilato
all'orizzonte ieri: la World Steel Association, l'associazione dei produttori
di acciaio che ha sede a Bruxelles, ha fatto sapere che la joint venture tra
Rio e Bhp «non è nell'interesse pubblico e quindi non dovrebbe avere
l'autorizzazione a procedere ». L'associazione teme che la mancanza di
concorrenza porti a un aumento dei prezzi. Per placare i timori, Rio e Bhp si
sono impegnati a tenere separate le attività di marketing. Lo scorso anno le
autorità Ue avevano sollevato obiezioni al previsto takeover di Rio da parte di
Bhp proprio per la posizione dominante che il nuovo gruppo avrebbe avuto sul
mercato del ferro. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'OPERAZIONE Per ridurre
l'indebitamento il colosso anglo-australiano aumenterà il capitale di 15,2
miliardi di dollari Ai cinesi 195 milioni Relax dopo l'accordo. Tom Albanese (a
sinistra),Ceo di RioTinto, insieme a Marius Kloppers, numero uno di Bhp
Billiton AFP
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Se il Dragone perde la faccia (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-06 - pag: 10 autore: ANALISI
Se il Dragone perde la faccia di Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro
corrispondente S e gli allibratori australiani avessero raccolto scommesse
sull'operazione Chinalco Rio Tinto, per la sconfitta di Pechino avrebbero
pagato giusto un pugno di spiccioli. Da settimane, ormai, l'esito dellapartita
che avrebbe dovuto portare in mani cinesi il 18% del colosso minerario
angloaustraliano era già scritto. E così è andata. Dopo un lungo, tormentato
esame dell'operazione, Rio Tinto ha chiuso la porta in faccia ai potenziali
acquirenti cinesi. E ha preferito gettarsi nelle braccia del suo concorrente di
sempre, Bhp Billiton. Ironia della sorte, a facilitare il disimpegno del gruppo
minerario australiano dagli accordi presi con Chinalco è stato il recente
aumento del prezzo dei minerali ferrosi, di cui oggi la Cina è il principale
consumatore mondiale. Risultato: Chinalco ha perduto una preziosa opportunità
per internazionalizzare il proprio business, aumentare la propria scala
produttiva e accrescere il proprio prestigio tra i grandi produttori di metalli
ferrosi. E la Cina, intesa come sistema e come governo, nel fallimento
dell'operazione Rio Tinto ha perso un po' la faccia. «Abbiamo fatto tutti gli
sforzi possibili,e abbiamo adottato un approccio costruttivo per adattare la
nostra offerta alle richieste degli azionisti - ha commentato ieri il
presidente di Chinalco, Xiong Weiping - . è andata male, ma noi continuiamo a
credere che la nostra proposta rappresentasse una straordinaria creazione di
valore per i soci di Rio Tinto e la premessa di un'alleanza strategica di lungo
termine tra le due società ». Le parole pronunciate a caldo del numero uno del
gruppo cinese non sono di circostanza. Ma contengono una verità: sotto il
profilo industriale e finanziario, l'operazione sarebbe stata vantaggiosa sia
per Chinalco che per Rio Tinto. Ancora una volta però le ragioni della politica
hanno prevalso su quelle del buon senso economico. Canberra ha detto di no a
Pechino per la stessa ragione per cui, quattro anni fa, Unocal declinò
un'offerta con i fiocchi da parte di Cnooc: nonostante la globalizzazione (e,
nel caso di Rio Tinto, anche le impellenti necessità di cassa),i settori
strategici non si vendono agli stranieri.Soprattutto,se questi ultimi parlano
cinese. Bieco protezionismo, insomma. D'altronde,in questa gara ad alzar barriere contro gli
stranieri, i cinesi ci hanno messo molto del loro. Solo due mesi fa, Pechino
aveva respinto un'offerta da 2,4 miliardi di dollari di Coca Cola su Huiyuan
Juice, il maggior produttore cinese di succhi di frutta. Probabilmente,
il violento fuoco di sbarramento alzato nelle ultime settimane da larga parte
del mondo politico australiano sull'operazione Rio Tinto si spiega anche con il
gran rifiuto espresso da Pechino a Coca Cola con motivazioni fumose e
inconsistenti dettate dalla nuova legge antimonopolio. Se i cinesi non sono
disposti ad aprire ai capitali esteri neppure le porte del loro mercato dei
soft drink, perché mai noi dovremmo lasciar loro campo libero in una delle
nostre più grandi aziende mi-nerarie?, si sono chiesti gli australiani
valutando l'offerta di Chinalco. Il ragionamento non fa una grinza. Ma non
porta lontano. Néi cinesi, né gli australiani. ganawar@gmail.com © RIPRODUZIONE
RISERVATA SMACCO A CHINALCO Per la Cina si tratta di una sconfitta cocente che
rischia di frenare l'espansione del suo campione nazionale
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Gli Usa bruciano meno posti (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-06 - pag: 11 autore: Gli Usa
bruciano meno posti A maggio persa la metà degli impieghi (345mila) distrutti a
gennaio Marco Valsania NEW YORK Il mercato del lavoro americano dà segni di
voler risalire la china dellacrisi.A maggio l'economia degli Stati Uniti ha
continuato a perdere occupazione, ma gli impieghi svaniti, 345mila, sono meno
del mezzo milione temuto alla vigilia e rappresentano il declino più contenuto
dal settembre dell'anno scorso. A moderare la flessione hanno contribuito
schiarite nei servizi, tradizionale serbatoio occupazionale, e anche in un
settore ancora al centro della bufera come le costruzioni. Una maggior
stabilità occupazionale, se trovasse conferme, rappresenterebbe l'indicazione
più convincente che il momento peggiore della recessione e
del dissesto finanziario è
alle spalle. Anche se la ripresa si preannuncia lenta e debole, come dimostrato
dalla continua distruzione di posti di lavoro: il totale dalla fine del 2007 è
salito a sei milioni. E i 17 mesi consecutivi di contrazioni occupazionali sono
ormai il periodo negativo più lungo dalla recessione del 1981-1982.
Soprattutto, il tasso di disoccupazione è salito anche a maggio: ha raggiunto
il 9,4% rispetto all' 8,9% del mese precedente, il livello più alto dal 1983. E
pare destinato a superare presto il 10 per cento. Soltanto per assorbire i
nuovi ingressi sul mercato del lavoro, l'economia deve infatti creare oltre
centomila posti al mese. A maggio, proprio l'ingresso nella forza lavoro attiva
di un numero particolarmente alto di americani, 350mila, ha gonfiato il tasso
di disoccupazione. I mercati finanziari, in presenza
di simili segnali contrastanti, ieri hanno scelto la prudenza con gli indici
quasi invariati. Mentre il dollaro si è rafforzato sull'euro, sceso sotto quota
1,40 sul biglietto verde. La Casa Bianca ha a sua volta reagito con toni
misurati: il vicepresidente Joe Biden ha promesso per la prossima settimana
l'accelerazione delle manovre di stimolo della crescita. «Anche se la
situazione comincia a migliorare- ha aggiunto il consigliere economico
Christina Romer - la disoccupazione resterà elevata per qualche tempo». La
Federal Reserve si aspetta che la crescita torni durante la seconda metà
dell'anno, ma lo stesso governatore Ben Bernanke ha ammesso che la salute
dell'economia rimane fragile a cominciare dal quadro occupazionale che dovrebbe
peggiorare ancora l'anno prossimo. Le nuove statistiche, tuttavia, sono state
accolte con sollievo da numerosi analisti. «Siamo davanti a notizie
incoraggianti. La recessione - ha detto Nariman Behravesh, di HIS Global
Insight - è vicina alla fine. Il mercato del lavoro è in brutte condizioni, ma
molto meno che in passato». E Richard Yamarone, di Argus, ha affermato che «la
marea sta cambiando direzione e la tendenza a riduzioni delle perdite
occupazionali dovrebbe proseguire». A maggio sono andati persi 156mila posti
nel settore manifatturiero, 29.800 nel comparto automobilistico. Dall'inizio
della crisi l'industria ha perso 1,8 milioni di occupati. Nelle costruzioni,
però, la flessione è stata limitata, pari a 59mila impieghi, l'andamento più
confortante in otto mesi. I servizi, a loro volta, hanno sofferto una flessione
di 120mila posti, con 30mila posti persi nella finanza e 17.500 nel commercio
al dettaglio, lontani da recenti punte massime di 400mila in un solo mese. Il
comparto alberghiero e del tempo libero, invece, ha guadagnato tremila posti.
Il pubblico impiego si è contratto di settemila, mentre sanità e istruzione
hanno creato 44mila posti di lavoro. E uno dei barometri dell'occupazione
futura, gli impieghi temporanei, ha subito solo un modesto calo, pari a 6.500
posti. Il dipartimento del Lavoro ha inoltre rivisto le stime dell'occupazione
svanita nei due mesi precedenti. Il mese peggiore, per il mercato del lavoro,
potrebbe così rimanere gennaio, quando sono andati persi 741mila posti, un
record dal 1949 e più del doppio della flessione di maggio.
mvalsania@ilsole24ore.us © RIPRODUZIONE RISERVATA BILANCIO AMARO Il crollo è
finora costato sei milioni di addetti dalla fine del 2007 Solo dall'industria
sono usciti 1,8 milioni di dipendenti
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La sfida è migliorare l'offerta (sezione: crisi)
Il
Sole-24 Ore sezione: FONDI data: 2009-06-06 - pag: 37 autore: INTERVISTA
Marcello Messori Assogestioni «La sfida è migliorare l'offerta» Il presidente
dei gestori italiani: solo in questo modo i fondi potranno ripartire Isabella
Della Valle «Ora o mai più». è questo in estrema sintesi il monito che Marcello
Messori, presidente di Assogestioni, lancia agli associati per cavalcare il
buon risultato di maggio. Un monito il cui obiettivo è proprio quello di far sì
che la raccolta positiva per 1,6 miliardi non resti un episodio, ma rappresenti
una riscossa duratura dell'industria del risparmio gestito. Professor
Messori,un dato così non si vedeva dall'agosto del 2007. Come lo spiega? Alla
base del risultato c'è l'effetto che la crisi in corso
sta avendo sulla valutazione del rischio da parte degli investitori; un effetto
che, come dimostrano anche i dati positivi degli altri paesi europei, favorisce
il comparto del risparmio gestito. Vale a dire? La crisi
ha convinto gli investitori a diffidare dei prodotti finanziari complessi, poco
trasparenti e illiquidi. Ciò porta a una riscoperta dei fondi di investimento
che sono diversificati, liquidabili e più trasparenti. Inoltre, oggi i
risparmiatori italiani sono schiacciati su investimenti di brevissimo termine
che, nel medio periodo, non possono offrire rendimenti appetibili. E questo
dunque spinge i sottoscrittori a riposizionare i portafogli? Sì; anche perché vi è una percezione diffusa che si sia superata la
fase peggiore della crisi finanziaria. Pertanto, nonostante resti la minaccia di un aggravamento della
crisi "reale",
investitori e distributori incominciano a costruire nuovi portafogli con un
orizzonte di medio termine. E, per le ragioni che ho appena detto, la via
maestra è quella di rientrare nel risparmio gestito. Infine, c'è una
circostanza contingente e favorevole che ritengo molto importante. Quale? Il
settore bancario non è più sottoposto a vincoli di liquidità così stringenti
come alla fine del 2008 o all'inizio del 2009: la Bce continua ad assicurare abbondante
liquidità e i rapporti diretti nell'interbancario hanno ripreso a funzionare.
Lei pensa che siamo di fronte a un'inversione di tendenza oppure questo
risultato potrebbe essere momentaneo? Devo essere sincero: non credo che il
positivo dato di maggio segnali la soluzione dei problemi del risparmio
gestito. Temo che, superata la crisi finanziaria,le
banche italiane tornino ad avere l'esigenza di raccogliere molti fondi liquidi;
e tale esigenza peserà negativamente sull'offerta di prodotti del risparmio
gestito.L'andamento di maggio, che dovrebbe trovare conferma nei prossimi mesi,
apre però una finestra di opportunità che gli attoridel settore e i canali
distributivi devono sfruttare. In che modo? Con un'offerta credibile imperniata
su buone performance, costi ragionevoli e un'effettiva consulenza. Se non si
migliora l'offerta alla clientela, il comparto del risparmio gestito perderà
una grande occasione di rilancio. La raccolta è comunque tornata positiva
nonostante i problemi che lei ha appena citato e quello fiscale di cui si è
tanto parlato e che penalizza le performance dei prodotti di diritto italiano
rispetto agli esteri. è sempre così urgente risolverlo? Assolutamente sì. Il
problema fiscale permane in tutta la sua gravità e pesa negativamente sui
rendimenti dei fondi italiani. La finestra, di cui parlavo, non può essere
utilizzata solo dagli attori di mercato; deve servire anche per eliminare le
disparità fiscali e regolamentari. Tornando ai numeri, è significativo che i
flussi abbiano interessato soprattutto gli azionari e i flessibili. Perché
questo ritorno? Nello scegliere prodotti più di-versificati, una parte dei
risparmiatori ha voluto scommettere su una ripresa dei mercati azionari; altri
risparmiatori hanno invece preferito portafogli flessibili per cautelarsi
rispetto alla volatilità; altri ancora non hanno voluto rinunciare alla
liquidità, ma non si sono più rifugiati nei depositi o nei pronti contro
termine. In tutti i casi gli investitori italiani hanno deciso di concedere una
temporanea fiducia ai fondi di investimento. è compito del settore dimostrare
che la loro scelta è giusta e non deve cambiare. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Il
problema fiscale deve essere risolto con urgenza per eliminare le disparità»
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Gli errori e la sfortuna: nel dramma di Gordon il
declino della sinistra (sezione: crisi)
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 06/06/2009 - pag:
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Ma con la Merkel è grande freddo (sezione: crisi)
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 06/06/2009 - pag: 14 Retroscena I dissensi su
clima, Afghanistan e Guantanamo Ma con la Merkel è grande freddo DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE BERLINO Dietro le Jazz Band e i gospel, freddo. Il breve viaggio
di Barack Obama in Germania, ieri, è un punto basso nelle relazioni tra
Washington e Berlino: non un dramma, però è il segno di un gap transatlantico
forse più ampio di quello che c'era tra Angela Merkel e George W. Bush. Il
fatto che il presidente americano abbia deciso di non mettere piede a Berlino,
ma solo a Dresda e Buchenwald in Francia, dopo la visita in Normandia, passerà
invece da Parigi e che sia rimasto meno di 24 ore sul suolo tedesco è stato
letto da molti commentatori come una piccola vendetta dopo che lo scorso luglio
la cancelliera tedesca aveva rifiutato al candidato Obama di parlare alla Porta
di Brandeburgo. C'è però molto di più. Negli ultimi mesi, una preoccupazione
costante di Berlino è stata quella di segnare le differenze con Washington. Sia
Frau Merkel sia il suo amato ministro delle Finanze Peer
Steinbrück hanno più volte detto in pubblico che le responsabilità della crisi finanziaria che il mondo
attraversa sono da cercare in America e da lì bisogna partire per ridisegnare
il sistema. «Gli Stati Uniti perderanno il loro status di superpotenza nel
sistema finanziario mondiale», arrivò a prevedere Steinbrück lo scorso ottobre.
Da allora, è stato un confronto a distanza, con la cancelliera che parlava di
un nuovo ordine economico e di una carta finanziaria
globale che mettesse in riga anche Wall Street. Dalla Casa Bianca, silenzio.
Anche i due stop che Obama si è preso da Berlino di recente pesano. La Grosse
Koalition ha ribadito che non si impegnerà in zone pericolose in Afghanistan,
esattamente la risposta che dava ogni volta a Bush: nessun aiuto in più a
Obama. Anche qui, niente polemiche da parte della Casa Bianca. Sulla richiesta
americana agli europei di ospitare alcuni dei detenuti di Guantanamo, molta
riluttanza da parte della coalizione che governa la Germania. E, di nuovo,
nessuna risposta da Washington. La settimana scorsa, poi, un'accusa diretta nel
corso delle trattative per trovare un piano di salvataggio per la Opel,
controllata dall'americana General Motors che in questo momento è sotto le cure
intensive del Tesoro Usa. I ministri coinvolti nelle trattative, Steinbrück
ancora in testa, hanno definito la posizione negoziale di Washington
«scandalosa» e «non d'aiuto». In più, secondo indiscrezioni, Merkel sarebbe sin
dall'elezione di Obama scettica sulla volontà reale della Casa Bianca di
cambiare politica in fatto di emissioni di gas serra. Insomma, la cancelliera
non ha aperto le braccia a Obama: anzi, ha segnalato più volte freddezza, anche
in occasione dei vertici del G20 a Londra e della Nato a Strasburgo a inizio
aprile. Lo staff del presidente americano non ha avuto reazioni vocali ma ha
mantenuto di basso profilo la visita di ieri, quasi a snobbare Frau Merkel.
Dresda, a festa, era coperta di adesivi «Ich bin ein Dresdner» per ricordare
l'«Ich bin ein Berliner» di John Kennedy. Ciò nonostante, anche la proposta di
una lunga passeggiata per Dresda, Merkel e Obama assieme, è stata oggetto di
contrasti. La cancelliera notano infine gli analisti non è ancora stata a
Washington da quando il nuovo presidente si è insediato. E Obama, se è per
quello, non ha messo piede a Berlino. Danilo Taino Sotto braccio Obama con la
cancelliera tedesca Angela Merkel al termine della conferenza stampa congiunta
tenuta ieri a Dresda (Ap/Pablo Martinez Monsivais) Divario transatlantico Il
divario transatlantico è forse più ampio di quello che c'era tra la Cancelliera
e George W. Bush
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Indici positivi, su Italcementi e Saipem (sezione: crisi)
Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari
data: 06/06/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici
positivi, su Italcementi e Saipem L'ultima seduta della settimana va in
archivio a Piazza Affari con un nuovo piccolo rialzo, in sintonia con il resto
d'Europa. I due principali indici, sorretti dall'andamento
moderatamente positivo di Wall Street, hanno chiuso con progressi frazionali:
+0,2% il Ftse-Mib, +0,22% il Ftse Italia All Share. Scambi ancora contenuti:
2,5 miliardi di euro il controvalore complessivo, in leggero progresso rispetto
al dato della vigilia. A brillare di più nel paniere dei titoli che compongono
il Ftse-Mib è stata Mediolanum che, dopo il già consistente rialzo della
vigilia, ha spiccato il volo, chiudendo con un progresso del 7,05%, a 3,91 euro,
nuovo massimo dell'anno. Motivo del-- l'exploit: la riscoperta del risparmio
gestito, settore nel quale la banca guidata da Ennio Doris è leader, con la
raccolta di maggio tornata positiva dopo venti mesi di corsa ai riscatti.
Significativo anche il rimbalzo di Saipem (+3,97%), dovuto in particolare al
ritorno del prezzo del greggio in prossimità dei 70 dollari il barile (il
titolo d'altra arte era reduce dal sensibile calo di giovedì). Prevalentemente
tecnici, invece, gli altri principali rialzi della giornata: Mediobanca è
cresciuta del 2,4%, Italcementi del 2,69% e Geox del 2,15%. Sul fronte dei
ribassi, infine, Lottomatica ha ceduto buona parte di quanto aveva guadagnato
giovedì in seguito alle notizie del buon andamento del poker on-line, terminando
a -2,28%. Ancora più pesante, invece, la flessione di Mondadori, pari al 4,25%,
che si aggiunge al ribasso della vigilia e riporta la quotazione del titolo
appena sopra quota 3 euro. Mediolanum È proseguita la corsa di Mediolanum, che
ha segnato un progresso del 7,05%
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Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari
data: 06/06/2009 - pag: 35 Il caso a Milano «Aspettiamo offerte»: balzo di
Safilo (g. fer.) Nella graduatoria dei maggiori rialzi della seduta di ieri a
Piazza Affari, a conquistare nettamente la prima posizione è stato il titolo
Safilo. Con un prezzo di riferimento di 0,475 euro, il progresso
sulla vigilia è stato del 14,46%. L'exploit si spiega con le fasi finali del
salvataggio della società che, con un indebitamento salito a 618 milioni di
euro a fine marzo, ha bisogno urgente di capitali freschi. Su richiesta della Consob,
Safilo ha confermato ieri di essere in attesa «in tempi brevi» delle offerte
per un «possibile ingresso» nel capitale di un fondo di private equity.
Vittorio Tabacchi presidente Safilo
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Wal-Mart rilancia il maxi buy-back (sezione: crisi)
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
06/06/2009 - pag: 35 Il caso a New York Wal-Mart rilancia il maxi buy-back
(g.fer.) Torna la fiducia nei consumi e gli amministratori di Wal-Mart, il
colosso mondiale della grande distribuzione, dopo aver annunciato giovedì 22
mila nuove assunzioni in Usa, ieri ha lanciato un sostanzioso piano di buy-back
(acquisto di azioni proprie) del valore di 15 miliardi di dollari. L'operazione
in realtà era stata già approvata lo scorso anno, ma a dicembre, a causa della
crisi delle vendite, era stata sospesa a tempo indeterminato. Ieri l'assemblea
dei soci ha dato il nuovo via libera. Modesto, tuttavia, l'impatto sul titolo a
Wall Street, che ha chiuso sostanzialmente al prezzo della vigilia. Michael
Duke ceo di Wal-Mart
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Quei ritardi di Bnp eBankitalia (sezione: crisi)
Plus
sezione: ATTUALITA data: 2009-06-06 - pag: 7 autore: AUTOGOL di Gianfranco
Ursino Quei ritardi di Bnp eBankitalia A buon intenditore poche parole. Tra le
centinaia di pagine della corposa Relazione Annuale 2008 di Banca d'Italia, il
breve e risolutivo passaggio dedicato ai fondi chiusi immobi-liari nella
sezione relativa all'attività di vigilanza sugli intermediari prende spunto
dall'incresciosa vicenda del fondo Bnl Portfolio Immobiliare Crescita. Il primo
fondo chiuso immobiliare quotato che doveva giungere alla sua naturale scadenza
il 31 dicembre scorso. Una chiusura che, dopo un susseguirsi di colpi di scena
che ha penalizzato gli oltre 12mila sottoscrittori, sta per concludersi in
questi giorni con la vendita all'asta degli ultimi asset in portafoglio. Dopo
aver comunicato nel giugno scorso di non volersi avvalere della proroga
triennale concessa dalla normativa per dismettere il portafoglio immobiliare,
Bnp Paribas Reim Sgr il 22 novembre scorso inoltrava a Banca d'Italia, fuori
tempo massimo, la richiesta del periodo di grazia della durata di tre anni per
completare, o forse in questo caso è meglio dire avviare, la vendita degli
immobili. Motivo della richiesta: «il peggioramento della crisi finanziaria globale che ha colpito
tutti i principali mercati». E solo in data 29 dicembre 2008 da Via Nazionale
arrivava la decisione ufficiale della mancata concessione della proroga,
invitando la Sgr a liquidare i sottoscrittori entro fine giugno 2009. D
alla Relazione di Banca d'Italia adesso si apprende che «la Vigilanza ha
ribadito l'opportunità che gli intermediari incorporino tempestivamente nei
piani di gestione dei fondi le variazioni degli scenari di mercato, al fine di
avviare per tempo le iniziative di dismissione e rispettare gli obiettivi e i
tempi prospettati ai sottoscrittori nei regolamenti di gestione». Un
ragionamento che non fa una piega e che lascia intendere anche agli altri
gestori di fondi vicini alla scadenza che l'eventuale "grazia" non
sarà concessa in automatico, anche qualora venisse richiesta nei termini di
regolamento. Peccato, però, che per rispedire al mittente la richiesta avanzata
dalla Sgr guidata da Michele Cibrario gli uomini di Via Nazionale abbiano
impiegato ben 40 giorni. Un ritardo che ha creato incertezza tra gli investitori
(il fondo ha perso il 20% nelle sedute successive la richiesta di proroga),
contribuendo alla formazione di asimmetrie informative che penalizzano i
piccoli risparmiatori.
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Ci piace la solidità di Sanofi (sezione: crisi)
Plus
sezione: ATTUALITA data: 2009-06-06 - pag: 16 autore: IL GESTORE DELLA
SETTIMANA Roberto Bragiotto Banca Cesare Ponti «Ci piace la solidità di Sanofi»
«è una società ben posizionata ed è anche leader in alcune linee
specialistiche» di Lucilla Incorvati S ull'economia italiana si abbatte la
difficile situazione delle imprese. I mercati anche se lentamente sembrano
recuperare ma in realtà sono ancora molto volatili. Il sistema dei fondi comuni
è ai minimi storici. E poi Moody's ha tagliato l'outlook sulle banche italiane
da stabile a negativo. Come interpretate questi segnali? Come
la conferma che nonostante il buon periodo vissuto nell'ultimo trimestre da
Piazza Affari, la crisi non
è ancora definitivamente risolta. Uno dei nodi cruciali per la soluzione
definitiva della crisi è
proprio lo stato di salute del sistema finanziario e nel nostro Paese gli
interventi statali non dovrebbero essere per fortuna ingenti nell'immediato
futuro. Il sistema bancario italiano, l'ultimo fra i big europei cui è
stato attribuito un outlook negativo, si è dimostrato inizialmente più
resistente alla crisi rispetto a quello di altri Paesi
grazie alla minor esposizione verso asset tossici e attività di investment
banking e capital market. Nonostante la crisi finanziaria
adesso si sia trasferita all'economia reale e la redditività peggiorerà nel
2009 e probabilmente nel 2010, il sistema bancario italiano resta uno dei
settori finanziari in Europa meno colpito dall'attuale crisi.
Molti policy makers ora convengono che il peggio sia passato e, almeno nel
breve periodo, lo stimolo delle politiche economiche sarà sufficiente a
stabilizzare l'attività. Quale è la strategia di investimento che avete
impostato in questo momento e quale quella per il medio termine ? Per molto
tempo abbiamo avuto un sottopeso strutturale per quanto riguarda l'equity che
in alcuni momenti è stato anche molto sensibile rispetto ai benchmark,
rinunciando ad investire in alcune aree geografiche, come ad esempio il
Giappone, o a selezionare direttamente delle single stock proprio per l'estrema
difficoltà di valutare oggettivamente le società. Ultimamente sulla scorta di
una stabilizzazione di alcuni indicatori macroeconomici e sull'assenza di
brutte notizie dal fronte societario, siamo tornati a investire in piccola
parte su quelle asset class che in qualche modo incorporano una maggiore
propensione al rischio anche se non abbiamo ancora indiscriminatamente fiducia
nell'azionario. Gli investimenti effettuati sulle azioni Usa sono parzialmente
coperti dal rischio cambio non solo per una questione di prudenza, ma perché è
venuta un po' meno la convinzione che il dollaro possa rafforzarsi nel medio
periodo contro l'euro, dopo che la grossa discesa dei corsi azionari aveva
contribuito a mantenerne una certa valenza di "bene rifugio". Quale
peso date all'azionario e quale all'obbligazionario? Si sta affermando la
convinzione che i segnali di miglioramento visti di recente non sembrerebbero
di reale recupero ma solo di rallentamento della caduta, con il rischio che il
crescere dei rendimenti dei titoli di Stato si rifletta in un rialzo dei tassi
di interesse che potrebbe compromettere una ripresa già debole. Abbiamo perciò
mantenuto un leggero sottopeso relativo nel comparto azionario e di recente
siamo tornati ad investire nei Paesi emergenti asiatici escluso il Giappone.
Per quanto concerne il comparto obbligazionario, l'atteggiamento nei confronti
delle obbligazioni governative, dopo un periodo di convenienza delle duration
lunghe, è oggi molto meno aggressivo dal momento che non riteniamo nel medio
periodo questa asset class particolarmente attraente se non in momenti di
estrema debolezza contando sui riacquisti che le Banche Centrali dovranno
attuare per finanziare gli enormi costi dei salvataggi pubblici. Abbiamo ricostituito
qualche posizione sulle componenti obbligazionarie a maggior propensione di
rischio come le obbligazioni corporate, le obbligazioni convertibili e le
obbligazioni dei Paesi emergenti Ci sono dei settori che prediligete o state
scommettendo su alcune aree geografiche? Nel nostro processo di investimento
non ci sono posizioni attive a livello settoriale anche se di fronte alle
previsioni di un trimestre difficile sarei particolarmente attento ad investire
su settori tradizionalmente difensivi come il farmaceutico, le utilities e gli
energetici, in vista anche di una ripresa delle quotazioni del petrolio. Per
quanto concerne le aree geografiche, il recente appesantimento della posizione
sui paesi asiatici emergenti rispecchia una visione favorevole di quest'area.
Tali mercati, beneficiando di una bassa leva finanziaria
e di un sostenuto livello di risparmi, rappresentano chiaramente la zona con la
crescita più importante a fronte delle economie tradizionali sicuramente più
stagnanti. Quali sono le società che vi piacciono di più e perché? Guardiamo
con attenzione società quali Sanofi-Aventis, Total, Fugro e RWE. Sanofi è un
titolo che gode di solidi fondamentali (da non trascurare un dividend yield
superiore al 5%) all'interno di un settore tradizionalmente difensivo, proprio
perché la crisi è essenzialmente economico-finanziaria e non intacca in modo sostanziale un settore
anti-ciclico e poco vulnerabile come quello della farmaceutica. La domanda di
salute, infatti, non cambia, né si attenua. Anzi, anche a seguito del crescere
dell`età media della popolazione, tende ad aumentare. La linea di SanofiAventis
è quella di essere un'azienda globale nel settore healthcare, un'azienda in
grado di spaziare dalla medicina di base al prodotto specifico in futuro anche
personalizzato, dalla ricerca all'innovazione, con una linea di sviluppo che
muove verso il consolidamento nelle zone emergenti, creando massa critica nei
mercati in forte crescita. Total è la compagnia petrolifera con i più bassi
costi di produzione in grado di controllare efficacemente i costi tecnici
rispetto ai propri concorrenti grazie a riserve diversificate geograficamente e
ad un portafoglio progetti qualificatissimo. Fugro, azienda leader nella
raccolta e nella interpretazione di dati geologici utili all'industria oil
& gas, mineraria e delle costruzioni, incarna ancora di più quell'aspetto
di crescita sostenibile che è alla base delle nostre selezioni, disponendo di
ottimi fondamentali in termini di Roe, earnings per share e peg ratio. RWE ha
alzato le sue previsioni, anticipando una crescita dell'utile operativo al 2010
del 5-10% annuo contro una stima precedente pari al 5%. Per quest'anno gli
utili sono attesi stabili, dopo la crescita realizzata lo scorso anno, con un
business che apporta flussi di cassa costanti anche in tempi difficili. ©
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silenzio russo sui dazi per i mobilieri (sezione: crisi)
Pagina
25 - Economia Global market Silenzio russo sui dazi per i mobilieri La Russia non è sfuggita e non potrà sfuggire alle ricadute della
crisi finanziaria globale.
Però in futuro il rublo potrà essere considerato tra le monete di riserva Ma
come? Non è Putin il grande amico di Berlusconi? Non fanno continuamente la
spola tra Roma e Mosca e San Pietroburgo (ieri si è rivisto sul palcoscenico
russo il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, alla Davos
russa) i membri del governo? E allora, perché il governo non cerca di prendere
provvedimenti per arginare il crollo del 40% dell´export di mobili italiani in
Russia, a causa dell´inasprimento dei dazi, passati bruscamente dal 30 al 40%?
Luigi Lusi, senatore del Pd che ha scritto una lettera all´Ice per sollecitare
Berlusconi e soci. Basta con le dichiarazioni d´intenti, è il succo della
missiva, occorrono misure concrete. Quanto a Scajola, si è limitato ad
auspicare l´ingresso della Russia nel Wto: così si forniranno «maggiori tutele
alle nostre imprese contro le derive protezionistiche e contro la
contraffazione». Morale della favola: nel Far West russo, gli sceriffi sono al
saloon. Leonardo Coen [la barca di murdoch] La ex barca di Rupert Murdoch costa
2,2 milioni di euro di revisione a Silvio Berlusconi. La Morning Glory, il
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quando la finanza divora l'economia - lucio villari (sezione: crisi)
Pagina
44 - Cultura Compie cent´anni "Il capitale finanziario" di Hilferding
QUANDO LA FINANZA DIVORA L´ECONOMIA Il testo è un classico del pensiero
politico L´autore scomparve nel nulla in una cella della Gestapo LUCIO VILLARI
Rudolf Hilferding scomparve nel nulla in un giorno del
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"Un voto per cambiare l'Europa" (sezione: crisi)
stampa
Intervista al premier Berlusconi "Un voto per cambiare l'Europa"
Silvio Berlusconi a Il Tempo: "A Bruxelles la nostra sinistra è come un
pesce fuor d'acqua. All'Italia servono istituzioni più snelle. Obama? Positivo
quello che fa, siamo in sintonia con la sua politica". Presidente
Berlusconi, quelle di oggi e domani sono innanzi tutto elezioni per il
Parlamento Europeo. Con quale obiettivo Lei ha deciso di guidare le liste del
Suo partito? Qual è il prossimo passo importante che deve compiere l'Europa?
Vorrei, prima di tutto, farle notare che in questa campagna elettorale c'è una
grande differenza tra noi e la sinistra. Invece di parlare di Europa, la
sinistra ha preferito cavalcare il gossip, il giustizialismo e la
demonizzazione dell'avversario, con una maldicenza continua anche a costo di
calpestare il diritto alla privacy. Non mi stupisce. In Europa la nostra
sinistra è come un pesce fuor d'acqua: il Pd non sa neppure a quale gruppo del
Parlamento europeo iscriverà i propri eletti. Noi, invece, coerenti con la
nostra storia e con i nostri valori, continuiamo a perseguire una politica di
riforme indispensabili per realizzare il sogno europeista, che mira a costruire
un soggetto politico mondiale forte, autorevole e portatore di pace. Oggi
purtroppo l'Europa, così com'è, lascia molto a desiderare. C'è troppa
burocrazia, troppe norme che imbrigliano e mortificano le imprese invece di
aiutarle a vincere le sfide sui mercati internazionali. Troppe norme lontane
dai cittadini e dalla vita di ogni giorno. Dobbiamo incidere sui meccanismi
decisionali, renderli più concreti e più vicini alla realtà. Abbiamo la moneta
unica e il mercato unico. Ma questo non basta più. Dobbiamo pretendere una voce
unica dell'Europa in politica estera, dobbiamo avere un esercito unico e una
difesa comune europea cui tutti contribuiscano, ottimizzando le risorse
nazionali, dimezzando così i costi di ciascun Paese. Dobbiamo colmare altre
lacune, così da avere una politica dell'energia, della sicurezza e
dell'immigrazione che siano veramente comuni. Tutto ciò richiede anche un
"premier europeo" che resti in carica non solo sei mesi come avviene
adesso per il presidente di turno del Consiglio dei capi di Stato e di governo,
ma per un tempo più lungo, almeno tre anni come prevede il Trattato di Lisbona.
Un tempo adeguato a realizzare un programma che sia "sentito" dai
cittadini europei come proprio. Tra poche settimane l'Italia ospiterà il G8,
che lei ha voluto a L'Aquila. Quale risultato si prefigge da presidente della
riunione? Sarà un G8 innovativo e ambizioso. Anzitutto, vogliamo rafforzare il
confronto diretto con le economie emergenti. Le sfide che ci troviamo a
fronteggiare, dalla crisi economica e finanziaria ai cambiamenti climatici e alla fame nel mondo,
esigono risposte globali, da assumere insieme. Il G8 è uno strumento efficace
perché ristretto, ma dovrà confrontarsi con il G5 (Cina, Brasile, India,
Messico, Sudafrica) e l'Egitto, che ho voluto invitare all'Aquila in quanto
importante Paese arabo e musulmano. Il confronto si allargherà quindi ai Paesi
africani, a Spagna, Danimarca, Olanda e Turchia e agli altri Paesi emettitori
di gas serra, per discutere temi come la sicurezza alimentare e i cambiamenti
climatici. Sul fronte economico, stiamo lavorando alla definizione di un Global
Legal Standard, un codice di norme per regolare il mondo
finanziario ed economico in modo da scongiurare il ripetersi di una crisi così grave. Affronteremo poi la
dimensione sociale della crisi e tutti i dossier "caldi" della politica
internazionale. Presiedo il G8 per la terza volta dopo Napoli nel 1994 e Genova
nel 2001. La missione di questo G8 è far sì che i leader prendano le
decisioni giuste e siano vicini ai cittadini, specie ai più deboli. Come
segnale di sobrietà, per risparmiare e mostrare la solidarietà del mondo alla
popolazione abruzzese colpita dal terremoto, abbiamo deciso di spostare il
vertice dalla Maddalena all'Aquila, una scelta che è stata apprezzata da tutti
i capi di Stato e di governo che vi parteciperanno. Tra dieci giorni lei vedrà
a Washington il presidente Obama. Il cambio di colore politico
dell'amministrazione americana avrà effetti sui rapporti con l'Italia? Come
giudica i primi passi della Casa Bianca sui dossier più delicati del mondo: crisi finanziaria, Iran, Pakistan e Corea del Nord? Giudico
in modo assolutamente positivo tutto ciò che il Presidente Obama ha fatto sin
qui. Con lui la tradizionale amicizia e sintonia di vedute fra Stati Uniti e
l'Italia è destinata a rafforzarsi ancora. La forza di questo rapporto è
radicata anzitutto nella solida amicizia che lega i nostri due popoli e dalla
condivisione profonda di un modello politico economico e sociale, che pone al
centro di tutto la libertà. Gli Stati Uniti sono per tutto il mondo il paese
della libertà, e quindi, chiunque ne sia il presidente, noi siamo con loro. In
concreto Obama ha dato importanti segnali di speranza e di apertura ed ha
dimostrato anche grande fermezza verso chi, come la Corea del Nord, mette in
pericolo la sicurezza e la pace. Ancora una volta, l'Italia si sente in
sintonia con la politica estera americana. Il presidente Obama ha rivolto ieri
al mondo islamico un discorso di grande apertura. Siamo in grado di dire che la
grande tensione figlia dell'11 settembre inizia a trovare una soluzione? Con il
suo discorso al Cairo, Obama ha gettato le basi di "un nuovo inizio"
nei rapporti col mondo islamico. Una stagione che guarda al futuro, e non al
passato, e che potrà dare buoni frutti. Ha descritto una strategia complessiva
basata sulla fiducia e al riguardo della violenza e dell'odio. Obama pensa a un
Irak affidato agli iracheni, al dialogo con l'Iran, alla pacifica convivenza
fra due stati, Israele e Palestina. E' una prospettiva che condividiamo e siamo
pronti a aiutarlo, a mettere a disposizione la nostra capacità tutta italiana
di dialogo. Ora però sta ai principali protagonisti del mondo arabo dare
risposte adeguate. Sono certo che la gran parte degli stati e dei popoli
islamici voglia, come noi, una prospettiva di pace e di sicurezza nel
Mediterraneo e nel Medio Oriente. E' superfluo aggiungere che in questo quadro
la sicurezza e l'integrità di Israele rimangono irrinunciabili. In Italia lei
sta sperimentando la guida di un governo sostenuto da una coalizione che si
regge su due partiti essenziali, Pdl e Lega. Questa formazione semplificata
sarà la chiave di svolta per le grandi riforme che attende il Paese? Il Popolo
della Libertà ha come obbiettivo nel tempo quello di arrivare ad ottenere più
del 50 per cento dei consensi elettorali. E' un'ambizione legittima, perché le
moderne democrazie si reggono su un sostanziale bipartitismo, sul confronto tra
due grandi partiti. Chi vince governa per cinque anni. Chi perde esercita il
controllo. Oggi in Italia siamo in presenza di un bipolarismo che rappresenta
comunque un passo avanti rispetto al passato. Grazie alla legge elettorale da
noi introdotta, e criticata a sproposito, un anno fa il popolo italiano ha
ridotto il numero dei partiti presenti in Parlamento. I gruppi parlamentari
sono scesi infatti da
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Politica:
Politica:
«La Sinistra di oggi ha disperso il patrimonio del passato. Berlusconi vince
per Pubblicato il 06-06-2009 Da qualche tempo,
attraverso giornali, televisioni, e altri mezzi di comunicazione, stiamo
subendo maltrattamenti, offese, ingiurie alle nostre intelligenze e alle nostre
esperienze di vita lavorativa... Da
qualche tempo, attraverso giornali, televisioni, e altri mezzi di
comunicazione, stiamo subendo maltrattamenti, offese, ingiurie alle nostre
intelligenze e alle nostre esperienze di vita lavorativa. Vediamo offeso e
ingiuriato in ogni maniera, al contempo, il Presidente del Consiglio dei
Ministri, Cavaliere del lavoro, Silvio Berlusconi, che noi Italiani abbiamo
votato in modo consistente e convinto, credendo fortemente nella sua figura di
intraprendente imprenditore, come dimostra la felice storia delle sue aziende
che vivono tutte in attivo. Noi crediamo che sia giunta finalmente lora di bandire una volta per tutte le chiacchiere
malevole e invidiose. Se non avesse avuto la fiducia piena e convinta di
milioni di Italiani, Silvio Berlusconi non sarebbe riuscito a creare un grande
partito come il Popolo della Libertà. In questa fase difficile per tutto il
Mondo, caratterizzata dalla crisi finanziaria, dallavvento dei nuovi vertici politici negli Stati Uniti
dAmerica, e in Italia da alluvioni e terremoti,
con la ulteriore sventura di unopposizione che mira solo a distruggere,
Silvio Berlusconi non ha colpe. Gli operai e i lavoratori di ogni settore,
industria, agricoltura, commercio, gli ambulanti, hanno creduto in Silvio
Berlusconi e gli hanno tributato un enorme consenso, poiché hanno capito che
grazie al Cavaliere si può lavorare e guadagnare. Con la Sinistra, invece, solo
scioperi, negligenze e malcostume. Questo, si badi bene, è il quadro della
sinistra di oggi. Un tempo, invece, quando i partiti di sinistra erano quelli
dei lavoratori, quando gli operai si dedicavano alla lettura dei giornali prima
di iniziare il proprio turno di lavoro, degni di essere cittadini in quanto
osservatori delle dinamiche civili che caratterizzavano la società dellepoca, la situazione era diversa. Erano i tempi dei
Signori Togliatti, Natta, Cossutta, Longo e altri che hanno saputo far crescere
il partito fondandosi sui valori supremi dellonestà e del rispetto umano. Un
enorme patrimonio durato per decenni, che la sinistra di oggi ha completamente
sgretolato e dimenticato. Lattuale Segretario
del Partito democratico, Dario Franceschini, ha tutta laria di chi,
accortosi tardi che lincarico ricevuto comporta una
responsabilità più onerosa di quanto credesse, si sta barcamenando alla belle meglio, mentre gli stessi che ne hanno perorato la
nomina si stanno drammaticamente pentendo. Lettera firmata
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<È il momento di agire per la pace>(sezione: crisi)
MONDO
06-06-2009 «È il momento di agire per la pace» La Casa Bianca rilancia il suo
piano per il Medio Oriente e chiama anche i palestinesi a «fare scelte dure» DA
DRESDA « L a Germania è un partner cruciale e stretta amica degli Stati Uniti».
Barack Obama ha scelto Dresda, la città un tempo simbolo della distruzione
della Seconda Guerra Mondiale e oggi della ricostruzione e della
riconciliazione, per dare inizio al nuovo asse della pace Washington-Berlino.
Obama punta sulla Merkel e sulla Germania, il Paese più ricco e potente
d'Europa, per dare una svolta alla risoluzione dei conflitti internazionali.
Tra le questioni al centro dei colloqui di Dresda tra Obama e la Merkel c'è stata
soprattutto la ripresa negoziati di pace in Medio Oriente. Entrambi nella
conferenza stampa congiunta hanno sottolineato «di credere al processo di pace
e ad una soluzione a due Stati». Obama ha annunciato che invierà la prossima
settimana nella regione l'inviato speciale Usa per il Medio Oriente, George
Mitchell. E ha sottolineato che non spetterà solo ad Israele «fare scelte
dure». Secondo Obama «anche i palestinesi dovranno svolgere la loro parte non
solo rinunciando alla violenza, ma anche creando strutture efficienti,
combattendo la corruzione e l'inefficienza». E un ruolo fondamentale lo
svolgeranno i Paesi arabi, che dovranno a loro volta «fare scelte difficili».
Con il cancelliere tedesco, Obama ha discusso anche del dossier nucleare
iraniano, sottolineando come gli Stati Uniti siano pronti ad avviare «un
dialogo serio» con Teheran, che dovrà essere condotto in collegamento con il
cosiddetto "5+1", il gruppo di mediatori costituito dai membri
permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, più la Germania. «Il dialogo
con l'Iran non può avvenire nell'isolamento, ma in un contesto più ampio per
evitare la corsa al riarmo», ha sottolineato Obama che poi ha aggiunto: «In
estate sarò in Russia per discutere la diminuzione degli arsenali nucleari di Stati
Uniti e Russia: per questo dico che il discorso è più ampio». Per la Merkel,
«l'Iran è una priorità dell'agenda politica e la Germania spera di poter
contribuire in modo concreto allo sviluppo positivo dei negoziati». Obama si è
quindi soffermato sui problemi economici che affliggono il suo Paese e tutto il
mondo riaffermando la necessità di «non accettare il protezionismo, bisogna mantenere aperte le frontiere». Il presidente americano
si è detto poi «ottimista» sulla possibilità che gli Stati Uniti possano
assumere una posizione di leader nella lotta al mutamento del clima. Obama ha
sottolineato che i Paesi europei hanno avuto negli ultimi anni una posizione di
avanguardia rispetto agli Usa circa la lotta al riscaldamento del pianeta.
«Gli Stati Uniti devono essere pronti a dare il buon esempio se vogliamo
coinvolgere nella soluzione del problema Paesi importanti come la Cina e
l'India». ( V.S a .)
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ECONOMIA
06-06-2009 Nouriel Roubini «La Bce ha tagliato troppo poco e tardi Oggi servono
scelte non convenzionali» DA MILANO GIUSEPPE MATARAZZO « S iamo ancora in una crisi economica globale forte. Le azioni di stimolo monetarie,
fiscali, creditizie che i vari Paesi hanno messo in campo negli ultimi mesi
hanno migliorato le condizioni. Siamo più vicini alla fine della recessione
rispetto a sei mesi fa. Il rischio di una depressione si è ridotto. Questo non
vuol dire però che siamo alla fine del tunnel ». Nouriel Roubini, non si
smentisce. Ma il professore di economia della New York University, uno dei più
importanti studiosi mondiali e soprattutto uno dei pochi ad aver previsto con
largo anticipo la crisi dei subprime in A- merica,
puntualizza: «Non sono un pessimista perenne. Sono realista: cerco di
analizzare la situazione e predirla nel modo più giusto. Prima o poi usciremo
da questa crisi. Ma le cose miglioreranno solo se
faremo le cose giuste». È proprio questo il problema. Fare cose giuste.
Stroncare i circoli viziosi che affliggono l'economia e la finanza globali.
Quello di Roubini è un 'vizio antico'. La sua tesi di laurea, in Bocconi, nel
1982, con relatore il professore Mario Monti, oggi presidente dell'università, era
proprio su «Il circolo vizioso. Le interazioni fra tasso di cambio e tassi
d'inflazione». A Milano per ricevere il premio di «Bocconiano dell'anno »
proprio dalle mani di Monti, il professore di origine iraniana, cresciuto in
Turchia e poi in Italia prima di trasferirsi in America, torna sull'argomento,
non risparmiando critiche alle istituzioni italiane ed europee. «Quest'anno ci
sarà grossa recessione in Europa. La crescita sarà prossima allo zero. La Banca
centrale europea è preoccupata dell'inflazione. Invece una politica monetaria
più espansiva può solo stimolare la crescita. Il rischio semmai è di
deflazione. La Bce ha fatto troppo poco e troppo lentamente rispetto a Usa,
Svizzera, Inghilterra, Giappone. La stretta monetaria rallenterà la ripresa dell'economia
dell'area Euro». Eppure i tassi sono scesi fino all'1%. Non basta, per Roubini.
«Altri Paesi continua li hanno portati allo zero, e poi intrapreso altre
iniziative non ortodosse come acquistare titoli governativi a lungo termine,
aumentare la base monetaria, mettere in atto azioni di stimolo per aiutare i
consumi e gli investimenti. In un momento di estrema crisi,
servono azioni non convenzionali». Se l'Europa non naviga in buone acque, l'I-
talia non fa eccezione. Anzi. Nonostante l'idea diffusa che il nostro Paese
stia meno peggio degli altri, la realtà è più complicata. «È
vero che la crisi finanziaria non è così pesante in Italia, ma la situazione economica reale è
più grave che nel resto di Europa e Usa. L'Italia è un paese in recessione da
un paio d'anni. Quest'anno il Pil cadrà del 5% mentre gli Stati uniti del 3,5%.
Il rischio qui non viene dai titoli tossici, ma da un'economia in forte
affanno. Non c'è lavoro, non c'è domanda, non c'è ripresa. No, non va
bene per niente ». E poi c'è un altro problema che riguarda molti Paesi: il
debito pubblico. «Le necessarie azioni di stimolo intraprese dalle autorità
fiscali e monetarie stanno facendo crescere eccessivamente i deficit fiscali.
Con la tentazione di continuare a stampare denaro e aumentare il rischio
inflazione». Cosa fare allora? «È cruciale far crescere l'economia, la
produttività. Servono riforme microeconomiche e strutturali. Stimolare gli
investimenti privati, ridurre la spesa pubblica e la tassazione. Intervenire su
lavoro e servizi. E anche sulle pensioni, prima o poi una riforma va fatta». Il
futuro è affidato ancora a banche centrali e governi. Con poche certezze e
molti rischi. Dipenderà da cosa faranno per far ripartire la domanda e sanare i
deficit statali. I costi della crisi e degli
interventi statali infatti non sono indolore. «Aumentare i debiti ha concluso
Roubini non è free lunch: comporta un aumento delle tasse e il taglio delle
spese. I costi degli interventi li dovremo pagare tutti nei prossimi anni. E
sarà un processo costoso». In economia, non esistono pasti gratis. L'economista
della New York University: «Ci saranno altri due anni difficili, necessario
contenere i deficit» Nouriel Roubini
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Meldola: crisi al poltronificio Stella. I sindacati:
"Intervento delle istituzioni" (sezione: crisi)
6 giugno
2009 - 13.17 (Ultima Modifica: 06 giugno 2009) MELDOLA - "Il poltronificio
Stella di Meldola versa in una situazione di difficoltà
generata da una grave crisi finanziaria: questa situazione rischia di compromettere il futuro
industriale e il mantenimento dei livelli occupazionali": è l'ennesimo
allarme dei sindacati in tempo di crisi. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, in stretto rapporto con i
lavoratori, si sono attivate nei confronti delle istituzioni locali,
Comune e Provincia, per costruire un percorso di salvataggio. Il percorso, per
i sindacati, deve essere in grado di dare prospettive industriali e garantire
tutele per i lavoratori a partire dal recupero delle retribuzioni arretrate e
dalla definizione di ammortizzatori sociali che consentano di attraversare la
grave crisi. Dicono i sindacati: "Bisogna che tutti
(Associazioni di categoria, Istituzioni, Sistema creditizio) si adoperino per
trovare soluzioni che diano prospettive a un'azienda che ha nelle maestranze il
suo patrimonio principale, evitando così la perdita di una realtà produttiva
importante per il territorio. Occorre infatti che la competitività, come da noi
sostenuto, sia giocata su qualità del prodotto e professionalità dei
lavoratori, e non sul ricorso al massimo risparmio creando dumping sociale che
il sindacato da sempre combatte e che è il primo nemico di chi lo pratica, vale
a dire le aziende stesse".
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I banchi alimentari, un aiuto concreto (sezione: crisi)
a
palermo il meeting annuale della feba I banchi alimentari, un aiuto concreto
Palermo. Il Banco alimentare della Sicilia aiuta oltre 1.100 enti e 350 mila
persone. Due i centri uno a Palermo che fa capo per la Sicilia occidentale con
160 mila persone aiutate, e l'altro a Catania per la Sicilia orientale con 180
mila. E proprio l'Isola, quest'anno per la prima volta, ospita il Meeting
annuale della Feba (Federazione europea dei Banchi alimentari) a Palermo, nel
Centro Francescano di Baida, per approfondire i temi della solidarietà e del
sostegno alimentare alle persone bisognose. Alla manifestazione, in programma
fino ad oggi, partecipano anche esponenti di UniCredit, il gruppo bancario che
sostiene da anni, attraverso la Fondazione Unidea, le iniziative della
Fondazione Banco Alimentare onlus. I lavori sono stati aperti dal presidente
del Banco di Sicilia, Ivan Lo Bello, e da Paola Pierri di Unidea - UniCredit
Foundation, e sono proseguiti con gli interventi di Giorgia Teruzzi e Anna
Ricifari che hanno presentato il progetto Pronto Banco. «Da anni ormai - spiega
Lo Bello - i banchi alimentari in Europa sono noti per le diverse attività di
recupero e distribuzione di alimenti alle persone bisognose e UniCredit,
attraverso la sua Fondazione Unidea, ha mostrato di credere in questo progetto.
Quando parliamo della crisi
finanziaria mondiale e delle sue ripercussioni
sull'economia reale non dobbiamo mai dimenticare che la parte più debole della
società, quella a cui manca spesso il quotidiano sostentamento economico e
alimentare, non deve essere dimenticata proprio in questo momento e devono
essere favoriti strumenti efficaci come quello da anni sperimentato dai banchi
alimentari». E' attivo, inoltre, il servizio «Pronto Banco» nelle
province di Palermo e Catania. La Fondazione Unidea ha avviato da tempo
contatti con la Fondazione Banco Alimentare che nel
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Berlusconi
Berlusconi «desnudo» denuncia tutti «El País» pubblica le
foto di villa Certosa e «Repubblica» le riprende: il premier su tutte le furie
Il premier reagisce: «Abbiamo fatto molti più viaggi del governo precedente
perché c'è stata la crisi finanziaria»
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06-06-2009 19:02 economia (sezione: crisi)
Diana
Bracco vede l'uscita dalla crisi: "Vinca la
cultura della sana gestione e dell'innovazione" Monza - (Adnkronos) - La
presidente di Assolombardia in una lettera indirizzata ai 6.000 imprenditori
milanesi che si riuniranno per l'assemblea del 15 giungo: "Per affrontare
e superare questo momento occorrono più coesione e un impegno condiviso nell'interesse
generale" Monza, 6 giu. - (Adnkronos) - Per affrontare e superare la crisi occorrono piu' ''coesione e un impegno condiviso
nell'interesse generale''. E noi imprenditori, come parte della classe
dirigente, ''dobbiamo riuscire a far vincere la cultura dell'innovazione, della
sana gestione, della responsabilita' e del lavorare insieme, insomma la cultura
del fare e del far bene''. E' quanto afferma la persidente di Assolombarda
Diana Bracco in una lettera ai 6.000 imprenditori milanesi in vista
dell'assemblea del 15 giugno che l'
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