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Report "crisi"  3-11 maggio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Via dal Messico verso Europa e Caraibi ( da "Stampa, La" del 03-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Messico verso Europa e Caraibi Le Antille Le isole caraibiche erano disertate per via della crisi finanziaria. La crisi sanitaria in Messico le risolleva. Le capitali europee Parigi (foto) ma anche Vienna, Berlino, Londra, Madrid, Barcellona, Monaco: i sempreverdi del turismoSeychelles L'arcipelago nell'Oceano Indiano è lontano dal Messico quanto basta per essere tranquillizzante

Italia in ripresa ( 0,3%) già nel 2010 ( da "Stampa, La" del 03-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il sistema bancario italiano appare meno vulnerabile alla crisi finanziaria, e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri Paesi». Inoltre le famiglie «sono meno indebitate rispetto alla media dell'area dell'euro». Ancora dati. A causa del rallentamento economico le entrate tributarie italiane scendono del 2,1%, ma la pressione fiscale aumenta al 43,

marchionne fa rotta sulla opel da domani trattative a berlino - salvatore tropea ( da "Repubblica, La" del 03-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: da quel governo al quale la Gm ha chiesto un aiuto finanziario per uscire da una crisi finanziaria e industriale che, per alcuni versi, è peggiore di quella della Chrysler. Si dovrà fare molto in fretta, ma questo non sembra essere un problema per gli americani. L´alleanza tra Fiat e Chrysler era argomento delle prime pagine dei giornali quando, nella mattinata del primo maggio,

Sacconi e i : nemici della piccola impresa ( da "Corriere della Sera" del 03-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: deleghe concessemi da Amato e Carli mi sono occupato di regolazione dei mercati finanziari. Difesi la banca universale e sconfiggemmo quegli intellettuali borghesi che volevano separare l'investment banking dal credito commerciale. Erano i Cavazzuti, i Visco e gli Spaventa che ci volevano far fare l'errore che ha inguaiato i Paesi anglosassoni e che noi fortunatamente abbiamo evitato».

La fiducia del ministro ( da "Corriere della Sera" del 03-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria, secondo il ministro dell'Economia, ha caratteri prettamenti esogeni. E le peculiarità dell'Italia l'hanno messa al riparo più di tanti altri paesi europei dalla tempesta. Cui hanno fatto da schermo la «geografia politica del Paese» fatta da «una rete di municipalità medio piccole, e non concentrata in metropoli circondate da anelli ad alta tensione sociale »

Dall'Europa all'Asia tutti contro la crisi ( da "Manifesto, Il" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Caramanlis è messo sotto pressione dalla crisi finanziaria che ha causato un forte aumento della disoccupazione che a gennaio ha toccato quota 9,4%. Atene era paralizzata non solo per i cortei ma anche per lo sciopero dei trasporti aerei e marittimi. La compagnia «Olimpic airlines» ha cancellato 100 voli e dal porto del Pireo è stato quasi impossibile imbarcarsi per le isole dell'

400 cortei per non pagare la crisi. E il 16 tutti in piazza ( da "Manifesto, Il" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per imporre nuove regole ai mercati finanziari. Il Deutscher Gewerkschaftsbund, che pure rifiuta lo strumento dello sciopero politico, continuerà a intervenire nel dibattito sulla politica economica. La prossima occasione per farlo sarà una manifestazione il 16 maggio a Berlino, col motto: «Combattere la crisi.

Borsa italiana presenta l'Aim ( da "Stampa, La" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: LA NUOVA STRUTTURA DEI MERCATI FINANZIARI Borsa italiana presenta l'Aim Oggi a Piazza Affari verranno presentati il listino Aim Italia e la nuova struttura dei mercati di Borsa italiana.

obama: "insostenibile la finanza usa" - luca iezzi ( da "Repubblica, La" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mercati finanziari. In un´intervista con il New York Times, ha definito «insostenibile» il modello imposto da Wall Street e sfociato nella crisi attuale: «Ciò che credo cambierà, ciò che ritengo fosse un´aberrazione - ha spiegato - era una situazione in cui i profitti delle aziende del settore finanziario costituivano una parte così consistente della nostra ricchezza complessiva.

La selezione tra i fondi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Oggi, invece, complici la crisi finanziaria globale e la débcle del risparmio gestito in particolare, la tendenza è ormai quella opposta. Solo nei primi quattro mesi dell'anno, secondo i dati Morningstar, sono stati ritirati dal mercato italiano 313 tra fondi nazionali ed esteri.

Capitali come oche selvatiche ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ovunque soffia la bufera della crisi finanziaria. Così ai capitali (che, contrariamente alle oche, hanno una patria)non resta che tornare a casa.Un po' semplificata, ecco la sintesi dei commenti al calo negli ultimi sei mesi 2008 del 15% delle attività internazionali delle banche, dato appena reso pubblico dalla Banca dei regolamenti internazionali.

Impatto ammortizzato dai risparmi delle famiglie ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea: l'esposizione delle diverse economie ai rischi della crisi finanziaria dipende, in larga misura, dal loro indebitamento complessivo. «A questo riguardo, a fronte di un settore pubblico altamente indebitato, l'Italia può vantare una posizione finanziaria del settore privato,

Domanda in caduta e produzioni ferme ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-03 - pag: 31 autore: Cosa non va Domanda in caduta e produzioni ferme L o scenario resta difficile e la tempesta che ha imperversato sui mercati finanziari fra il 2007 e il 2008 si è estesa all'economia reale con profonde ricadute anche sulla domanda di acciaio, che è crollata di circa il 50 per cento.

Confindustria: Ue più unita, imprese pilastro anti-crisi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e il Manifesto lo sottolinea, qualsiasi forma di protezionismo da parte dei singoli Stati. La libera concorrenza è imprescindibile, e la strada maestra sono gli accordi multilaterali all'interno del Wto. Femo restando che, in caso di necessità, si attuino tempestivamente le misure antidumping e anti contraffazione.

I magnifici sette di Fiat-Chrysler ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: delle maggiori conglomerate finanziarie del mondo. Un sodalizio con Weill che durò fino al 1998 quando Dimon lasciava Citigroup. Una separazione che non scalfiva la sua immagine vincente. Anzi, alla guida di Jp Morgan dal 2004, Dimon è diventato nella grande crisi finanziaria che ha colpito le banche americane a partire dall'autunno 2008 uno dei pochi banchieri apprezzati da Obama.

Conoscere i Cds per una scelta più informata ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I mercati finanziari sono molto complessi, soprattutto quando ci si allontana dai porti sicuri dei titoli di Stato a brevissimo termine. Cercare di interpretarli in modo semplicistico procura grossi danni ai risparmi personali. Beni stabili, chiede lumi sul bond convertibile 2011 I n merito alle obbligazioni convertibili Beni Stabili 2,

Banche e compensi, il modello Unicredit ( da "Corriere Economia" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Come ha indicato Unicredit con una formula efficace nella relazione degli amministratori, remunerazioni, risultati e obiettivi devono essere «sostenibili». E questo sembra essere il primo cambiamento concreto, forse una lezione salutare, della crisi finanziaria.

La casa vince sempre, la Borsa recupera ( da "Corriere Economia" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crescita dei salari e la crisi finanziaria sono le prime emergenze da risolvere. Il 70% punterebbe sugli immobili. E, a sorpresa, sale l'interesse per le azioni in saldo DI GIUDITTA MARVELLI P reoccupati: e come biasimarli? Razionali nell'indicare i problemi dell'Italia.

( da "Corriere Economia" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria. «La formula segreta che ha distrutto Wall Street» è stato, ad esempio, il titolo di una grande inchiesta di Wired e si riferisce alla cupola gaussiana con cui dal 2000 in poi è stata calcolata la probabilità di default (fallimento) dei bond impacchettati nei Cdo (Collaterized debt obligation).

Giovedì il consiglio dei Governatori della Bce ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sulla crisi finanziaria statunitense (alle 18,30) e di Jeffrey Lacker (Fed) sullo scenario economico (alle 20). Sempre oggi, è in calendario la pubblicazione dei risultati degli stress test sulle 19 principali banche Usa. Martedì 5 maggio Zona euro Eurostat diffonde alle 11 l'indice dei prezzi alla produzione industriale: il tendenziale è previsto in calo del 2,

Il dazio stronca l'acqua italiana ( da "Stampa, La" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: LUIGI GRASSIA Il protezionismo strisciante (quella cosa perversa che sempre si manifesta nei periodi di crisi economica) fa una nuova vittima, che stavolta sono le acque minerali italiane esportate in America. Dal prossimo giorno 8, venerdì, gli Stati Uniti imporranno un dazio doganale del 100% sulle acque minerali in arrivo dal nostro Paese (

Un tycoon italiano alla guida di Panama ( da "Stampa, La" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il drago però comincia a perdere qualche colpo nel mezzo della crisi finanziaria mondiale e il 41 per cento della popolazione vive ancora sotto la soglia della povertà. Nato nella capitale, liceo negli Usa, dove poi si è laureato in amministrazione di impresa con master in marketing, Martinelli si è costruito un impero da solo.

directa galleggia nella tempesta - stefano parola ( da "Repubblica, La" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Per i mercati finanziari - commenta l´ad Fabbri - il 2008 è stato un anno drammatico, ma gli effetti sono stati contenuti. Nel complesso, grazie agli investimenti in tecnologia e i miglioramenti del servizio, abbiamo anzi rafforzato la nostra posizione competitiva».

Il mondo globale? È appena cominciato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il sostegno statale alle economie dei Paesi avanzati si accompagna a forme più o meno esplicite di protezionismo. Dall'altro, la crescita generalizzata dell'avversione al rischio induce il rimpatrio dei capitali investiti all'estero. Inoltre, uno dei principali mercati di sbocco, quello alimentato dalla spesa dei consumatori americani, era cresciuto troppo e dovrà ridimensionarsi.

Europa, l'ora di contare sul serio ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria mondiale si trasforma inesorabilmente in crisi economica e adesso in crisi industriale, un grido risuona per il continente: «Dov'è l'Europa?». Finora, la reazione di Bruxelles è stata tutt'altro che rassicurante. La linea d'azione della Commissione europea è difendere a tutti i costi l'integrità del Mercato unico e usare i suoi formidabili poteri giuridici per garantire

Montante: No ai protezionismi nelle ferrovie ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: No ai protezionismi nelle ferrovie» Rita Fatiguso MILANO «Gli investimenti infrastrutturali non dipendono dalle Ferrovie, ma dal Piano nazionale dello Stato». Poche parole, ma di peso, quelle rilasciate dall'amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, in occasione del convegno sull'economia del Sud organizzato a Palermo dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio,

E il Pil Usa sarà superato fra tre anni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: come si possono leggere le attuali crisi finanziaria e recessione, specie per quanto riguarda il peso dell'economia Usa? Per gli Stati Uniti si è trattato di un duro colpo, perché il sistema ha rischiato il collasso, un colpo anche dal punto di vista del prestigio. Ma il dollaro ha tenuto bene, e questo mi ha positivamente sorpreso.

Pil italiano giù del 4,4%, allarme occupazione ( da "Corriere della Sera" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che a metà concede un guizzo di luce: i mercati finanziari migliorano, e dice Joaquin Almunia, commissario Ue agli Affari economici e monetari le Borse sono impegnate in un tentativo di stabilizzazione; inoltre, le misure prese dai governi «dovrebbero fermare la caduta e consentire un recupero nel prossimo anno».

Piazza Affari corre in Europa. Bene Ubi ( da "Corriere della Sera" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa Piazza Affari corre in Europa. Bene Ubi di Giacomo Ferrari Il Fisco frena A2A A2A unico segno meno dell'S&P-Mib: la società dovrà restituire 65 milioni al Fisco Dopo il ponte del primo maggio e con Londra ancora chiusa per l'holiday bank,

I conti trimestrali spingono Cir ( da "Corriere della Sera" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/1 I conti trimestrali spingono Cir (g.fer.) È proseguita anche ieri la corsa di Cir, holding del gruppo De Benedetti, innescata dai buoni risultati del primo trimestre dell'anno, presentati giovedì scorso, prima del lungo weekend del primo maggio.

Saipem vola al massimo dell'anno ( da "Corriere della Sera" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/2 Saipem vola al massimo dell'anno (g.fer.) Torna a salire il prezzo del greggio (ieri a New York ha superato quota 53 dollari al barile) dopo la frenata della scorsa settimana dovuta agli effetti delle febbre messicana.

Bilanci delle quotate sotto la lente ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: curati dal servizio Analisi Mercati Finanziari, sono corredati dalle tabelle riassuntive sui conti 2008 a confronto con l'esercizio precedente e dall'andamento di Borsa degli ultimi dodici mesi. Una particolare attenzione è stata riservata agli effetti della crisi, che si è manifestata sui bilanci delle quotate italiane a partire soprattutto dall'ultimo trimestre:

antitrust, no al decreto blocca-scalate - luisa grion ( da "Repubblica, La" del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: quindi possono essere accettate solo in casi eccezionali - la crisi finanziaria in corso, per esempio - e per periodo di tempo limitato. Se non è una bocciatura, poco ci manca: l´Antitrust mette pesanti paletti alle norme anti-scalata varate dal governo lo scorso febbraio nell´ambito del decreto incentivi.

Variazioni appena percettibili ( da "Stampa, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria ha portato maggior attenzione del consumatore verso il mattone, non solo per l'acquisto». «C'è la percezione che il "piano casa" laciato dal governo stia generando una sorta di patrimonializzazione sugli immobili - continua Monge -: in pratica, chi già possiede una casa investe per migliorarla e aumentarne il valore.

Siamo al traino di Usa e Cina ( da "Corriere delle Alpi" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con la crisi finanziaria, le imprese hanno accusato una riduzione degli ordinativi e quindi la domanda ha iniziato a spegnersi. Ora bisogna vedere se si è toccato il pavimento, il livello minimo da cui il prezzo potrebbe rimbalzare». Però la Cina si sta avvantaggiando, acquistando materie prime e innescando un innalzamento delle quotazioni.

marchionne: vogliamo creare il secondo gruppo mondiale - joerg quoos oliver santen ( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il comparto auto attraversa una profonda crisi. Perché vuole costituire un nuovo gruppo dell´auto proprio adesso? «E´ il momento giusto! La crisi finanziaria ha messo sottosopra l´economia in tutto il mondo. Quanto 24 mesi fa era ancora finanziabile, oggi è impossibile. La crisi ha effetti enormi sull´industria dell´auto.

"i veri paperoni? a novara un gruzzolo da due milioni" - stefano parola ( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Naturalmente la crisi finanziaria dello scorso autunno li ha choccati parecchio, anche se, come sottolinea il dirigente dell´istituto bancario, le perdite sono state limitate: «Nel 2008 i mercati hanno perso oltre il 50% del proprio valore complessivo e anche il primo trimestre di quest´anno è stato difficile.

manovra-bis, la maggioranza ci prova il pd frena: "un assalto pre elettorale" ( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e gli altri sindaci alle prese con la crisi finanziaria, il contributo per la fiction Agrodolce, i fondi per i trattoristi dell´Esa: la maggioranza ci riprova. La manovra-bis è un´ipotesi, ma già fa litigare. Perché oggi, sul tavolo della riunione dei capigruppo, il presidente dell´Ars Francesco Cascio porrà al primo punto della discussione l´apertura di una finestra legislativa,

la crisi accorcia il festival della scienza - michela bompani ( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Accanto alle idee, però c´è la crisi finanziaria. Il festival della Scienza 2009 sarà "accorciato" di due giorni (11 anziché 13). Rispetto all´anno scorso il budget si è ridotto di un milione di euro: da 3,8 milioni a 2,8. Le contrazioni più consistenti nei finanziamenti arrivano dagli sponsor.

Dirigenti, guadagna chi sa tagliare ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economico e di crisi finanziaria, se è vero, come sottolinea Villa, che «la razionalizzazione di spesa è tornata a essere un tema centrale per le aziende, determinando un conseguente rialzo dei livelli retributivi». Analisi che trova conferma anche dalla lettura di Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager: «Nei momenti di difficile congiuntura come quella che stiamo vivendo,

Puntiamo su una fiera che valorizzi il distretto ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Puntiamo su una fiera che valorizzi il distretto L a crisi finanziaria che attraversa tutte le economie mondiali e che continua a pesare sui conti dei Paesi e sulle prospettive di ripresa, ha colpito duramente il nostro sistema che è basato su una rete diffusa di piccole e medie imprese e su una vitale propensione all'export.

Bernanke ottimista Spagna senza speranza ( da "Manifesto, Il" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: delle ricadute negative della crisi finanziaria sull'economia». In giornata lo stesso istituto anticipava che almeno 10 banche su 19 non hanno superato lo stress test, messo a punto dal governo per misurare la capacità degli istituti di credito di rispondere ai rischi d'insolvenza provocati dagli asset tossici nella loro casse.

Il premier: le banche fanno troppi utili ( da "Corriere della Sera" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: se la sono finora cavata meglio delle altre nella crisi finanziaria. Il rischio maggiore che corrono, come ha sottolineato la Banca d'Italia, ma anche il Comitato per la stabilità finanziaria presieduto dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, è quello sulla qualità del credito, sulle cosiddette sofferenze, cioè i prestiti non rimborsati dai clienti,

Crollano gli utili trimestrali Adidas ( da "Corriere della Sera" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 06/05/2009 - pag: 35 Il caso a Francoforte Crollano gli utili trimestrali Adidas (g.fer.) Il calo della domanda a livello mondiale e il costo della ristrutturazione del marchio Reebok hanno determinato il crollo degli utili di Adidas, scesi nel primo trimestre dell'anno a 5 milioni di euro dai 169 milioni dello stesso periodo dello scorso anno.

Piano ed Expo, corre Fieramilano ( da "Corriere della Sera" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 06/05/2009 - pag: 35 Il caso a Milano Piano ed Expo, corre Fieramilano (g.fer.) Una «forte accelerazione » del piano industriale e la «disponibilità a valutare forme di collaborazione nell'organizzazione di Expo 2015»: le parole di Michele Perini, presidente di Fieramilano, hanno fatto bene al titolo,

Indici piatti, sale Pop Milano ( da "Corriere della Sera" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/05/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa Indici piatti, sale Pop Milano di Giacomo Ferrari Scambi record Il controvalore degli scambi supera i 3,7 miliardi di euro, nuovo massimo dell'anno Dopo un avvio positivo, gli indici della Borsa italiana hanno ripiegato sul finale di seduta,

berlusconi attacca le banche: "utili eccessivi" ( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi. Un elemento che potrebbe peggiorare il quadro, sensibilmente, sarebbe un nuovo avvitamento della crisi finanziaria: i mercati sono tuttora sotto «considerevole stress». Ieri ha parlato anche il premio Nobel Joseph Stiglitz, e ha criticato l´approccio del governo Usa: prima di mettere altri soldi in salvataggi dovrebbe «

In un'epoca turbolenta come quella attuale, gli investitori esigono, giustamente, sempre di pi&... ( da "Stampa, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria e le conseguenti ripercussioni sui mercati mondiali dei capitali - afferma Gaëtan Herinckx, Responsabile per gli Investimenti socialmente responsabili, Dexia Asset Management, importante operatore nel mercato paneuropeo degli investimenti socialmente responsabili (ISR) - hanno sensibilizzato gli investitori rispetto a quanto è lecito attendersi dalle società in

Il 2008 è ormai nella storia come uno degli anni più neri per i mercati finanziari. Nel 20... ( da "Stampa, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il 2008 è ormai nella storia come uno degli anni più neri per i mercati finanziari. Nel 2008 l'indice S&P 500 del mercato azionario Usa è sceso del 38%, segnando uno dei cali più consistenti di sempre e, a Milano, il Mibtel è crollato di quasi il 50%. Per non eccedere con i numeri, basterà dire che non si è salvato nessuno: né tra i Paesi emergenti, né tra quelli «sviluppati».

In calo i prezzi delle abitazioni ma le grandi città resistono ( da "Stampa, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dai mercati finanziari. Sempre più alto è il numero di coloro che decidono di reinvestire parte dei loro risparmi nell'acquisto di un immobile (+2% solo negli ultimi 12 mesi). Alla fine del primo trimestre 2009 il mercato immobiliare residenziale italiano conferma quelle che erano le tendenze registrate alla fine dell'anno scorso:

Il francese che sfida le Generali in Italia ( da "Stampa, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma dopo che la crisi finanziaria ha pestato duro anche sul titolo Axa, il mito dei francesi che non sbagliano un colpo si è appannato. Ultima tragicommedia, la settimana scorsa, la richiesta ai soci della delega per poter aumentare il capitale di due miliardi, vissuta dal mercato come l'ammissione della necessità di capitali freschi.

Nasce il nuovo polo Porsche-Volkswagen ( da "Stampa, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: altro lato la crisi finanziaria, che ha reso le banche - prima schierate al fianco di Porsche - molto più restie a finanziare la scalata. Ora le carte si rimescolano. Nel giro di quattro settimane dovrebbe essere presentato un modello per la nuova società, dopo aver sentito la Bassa Sassonia e i rappresentanti dei lavoratori.

Tendenze economiche e investimenti Arrivano i primi segnali di ripresa ( da "Stampa, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: risparmio gestito e del mercato dei fondi comuni di investimento in Italia SIAMO VICINI ALLA STABILIZZAZIONE E AL RALLENTAMENTO DELLA FLESSIONE Tendenze economiche e investimenti Arrivano i primi segnali di ripresa L'attuale crisi dei mercati finanziari ha reso evidente la complessità dell'attività di asset management ma soprattutto l'insostenibilità di modelli di business basati sull'

scienza, il festival sbarca alla biennale - nadia campini ( da "Repubblica, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: determinante anche in funzione di trovare nuove aperture rispetto alla crisi finanziaria che quest´anno taglia i finanziamenti. Per il Festival della scienza del 2009 il budget è stato ridotto infatti di un milione di euro, con la conseguenza di dover tagliare anche di due giorni le iniziative. In compenso tra gli sponsor sembra che siano assicurati al Festival della scienza del 2009 80.

intesa con carphone vicina, tiscali vola in borsa ( da "Repubblica, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mercati finanziari, ma ha anche pagato in proprio il crollo della sterlina, che dai tempi dell´acquisizione di Pipex (fusa in Tiscali Uk a fine 2007), ha perso circa un terzo del valore nei confronti dell´euro. Un paio di mesi fa si è poi interrotta la lunga trattativa con la BskyB di Rupert Murdoch, che meglio di Carphone avrebbe potuto sfruttare i crediti fiscali di Tiscali Uk.

- (segue dalla prima pagina) david leonhardt ( da "Repubblica, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: probabilmente che alla luce della crisi finanziaria che è venuta fuori il fatto che sia Geithner che Summers abbiano una certa familiarità con le crisi finanziarie è stato un punto a loro favore, perché avevamo bisogno di persone capaci di partire in quarta. E francamente la lista era abbastanza limitata, perché l´ultimo presidente democratico che abbiamo avuto è stato Bill Clinton:

Usa, le banche sono a prova di stress e rallenta la disoccupazione ( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: bancario è in buona salute e che il peggio della crisi finanziaria è passato. Non la vede così l'economista Nouriel Roubini, che ricorda come le condizioni «estreme» usate dallo stress test per il primo trimestre siano state superate dalla realtà. Il marcio alla base del sistema finanziario (e politico)Usa inizia intanto ad emergere, addirittura dalla prima pagina del Financial Times.

Politiche COSMICHE ( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: l'Onu terrà a giugno la sua «Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo», da cui potrebbero venire risposte alla crisi più condivise, democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di Washington e Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati.

Politiche COSMICHE. ( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: l'Onu terrà a giugno la sua «Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo», da cui potrebbero venire risposte alla crisi più condivise, democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di Washington e Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati.

SPOT NEWS ( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha perso 34 milioni di dollari a causa della crisi finanziaria mondiale, come ammesso dal presidente dell'organismo, Jacques Rogge, in un'intervista a insidethegames.com. Il dirigente belga ha precisato che a causa delle perdite sui mercati finanziari le riserve del Cio, che si attestano sui 400 milioni di dollari, sono diminuite dell'otto percento dall'inizio del 2008.

Idee e regole per il mondo dopo la tempesta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di Guido Tabellini A quasi due anni di distanza dall'inizio della crisi finanziaria che ha travolto l'economia mondiale, può essere il momento di tirare le somme e inquadrare le principali lezioni per il futuro. è davvero un punto di svolta per le economie di mercato, una crisi sistemica che cambierà radicalmente la divisione dei compiti tra Stato e mercato?

La Ue modifica Basilea 2: dal 2010 vigilanza speciale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Un impegno ad aumentare la trasparenza nelle trasanzioni di strumenti derivati finora spesso oggetto di operazioni non pubbliche tra istituti finanziari, e considerate uno dei detonatori, che ha amplificato la crisi. © RIPRODUZIONE RISERVATA GIRO DI VITE Per limitare il rischio di nuove crisi del credito saranno elevati i requisiti patrimoniali e i regolatori avranno più poteri

LE PAROLE CHIAVE ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Di conseguenza la crisi finanziaria si è tradotta in una crisi dell'economia reale.Di nuovo,ciò ha determinato una minore richiesta di credito. Si è instaurato un circolo vizioso che tende a autoalimentarsi. Azzardo morale (l'irresponsabilità) Il termine deriva dal settore assicurativo.

Il mondo dopo la prima crisi globale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a doversi far carico dei debiti delle istituzioni in crisi, sia pure temporaneamente. Ma quale Stato, e quali contribuenti, quando l'istituzione finanziaria in crisi è una grande banca multinazionale? Per quanto di difficile soluzione, tuttavia, il problema non è nuovo. Le crisi finanziarie dei paesi emergenti, che avevano una frequenza quasi annuale nel corso degli anni 90,

Sarà lo sviluppo dei paesi poveri a salvare i ricchi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: un controllo globale dei mercati finanziari: per affermare tuttavia che «tutto ciò è inattuabile e così sarà per molto tempo ancora». Allora bisogna rassegnarsi al peggio, al ritorno del protezionimso,al disordine valutario,all'inflazione incontrollata? Qualcosa, sostiene Attali, realisticamete si può fare: accontentarsi di una gestione mondiale minimale dando più poteri a un G-

Il business del debito ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: BOOM DEGLI ADVISOR Il business del debito L a crisi finanziaria ed economica ha creato un nuovo business. è quello delle rinegoziazionie delle ristrutturazioni dei debiti. A partire dalla scorsa estate si sono moltiplicati i casi di società che si sono dovute sedere al tavolo delle trattative con le banche per rivedere le condizioni dei propri finanziamenti,

La Ue apre alla carne Usa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tradizionale adagio che vuole i democratici americani più propensi al protezionismo. «Al termine di una discussione molto produttiva, abbiamo raggiunto un'intesa che offre una pragmatica via d'uscita all'annosa disputa della carne bovina» hanno dichiarato la Ashton e Kirk, con un comunicato congiunto. In base all'accordo, gli Stati Uniti si sono impegnati a non applicare più le cosiddette «

L'effetto-domino sul settore ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: idea che è esplosa loro tra le mani con il crollo delle vendite di auto e il blocco dei mercati finanziari. Più che inserirsi nell'attuale fase di consolidamento, dunque, la fusione annunciata ieri dà un assetto più stabile a uno dei maggiori gruppi del settore. Ci sono somiglianze tra il progetto dei vertici Porsche e le attuali grandi manovre che vedono al centro la Fiat?

Porsche e Volkswagen pronte per la fusione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi economica e crash finanziario. La scelta è stata fatta durante una drammatica riunione al vertice tra le famiglie PiËch e Porsche, principali azionisti di Porsche, e indirettamente di Volkswagen. L'operazione - che dovrebbe essere precisata nei dettagli entro quattro settimane - è stata affidata a un gruppo che comprende dirigenti delle due aziende e i rappresentanti dei lavoratori.

Corre Saipem, scambi record ( da "Corriere della Sera" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corre Saipem, scambi record Piazza Affari realizza ancora una volta i risultati migliori in Europa: l'indice S&P-Mib dei titoli principali ieri è cresciuto del 2,1%, mentre il Mibtel è rimasto nella media (+1,7%).

Torna l'ipotesi Carphone e Tiscali vola ( da "Corriere della Sera" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009 - pag: 43 Il caso a Milano Torna l'ipotesi Carphone e Tiscali vola (g.fer.) La vendita della consociata britannica di Tiscali a Carphone Warehouse sarebbe imminente, stando almeno al quotidiano londinese The Times.

I conti trimestrali spingono Walt Disney ( da "Corriere della Sera" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009 - pag: 43 Il caso a New York I conti trimestrali spingono Walt Disney ( g. str.) Walt Disney, uno dei titoli «tornasole» di Wall Street, in grado di raccontare la capacità di spendere e divertirsi degli americani (e quindi le potenzialità di ripresa dell'economia), ha guadagnato ieri in una sola seduta l'

Obama: "Così ripartirà l'America mai più schiavi di Wall Street" ( da "Repubblica.it" del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: probabilmente che alla luce della crisi finanziaria che è venuta fuori il fatto che sia Geithner che Summers abbiano una certa familiarità con le crisi finanziarie è stato un punto a loro favore, perché avevamo bisogno di persone capaci di partire in quarta. E francamente la lista era abbastanza limitata, perché l'ultimo presidente democratico che abbiamo avuto è stato Bill Clinton:

BANCHE USA L'OCCASIONE MANCATA ( da "Stampa, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: effetto positivo sui mercati finanziari e continuerà a non darne in futuro. Il Tesoro sembra continuare a proporsi di evitare a ogni costo di dichiarare alcune banche insolventi, per timore di una crisi sistemica nei mercati finanziari e forse anche per limitare le perdite di management e azionisti delle banche, cui il ministro Geithner è vicino per frequentazione e interessi politici.

VENERDI' 8 Trattamento riabilitativo ATAHOTEL CONCORD, VIA LAGRANGE 47, ORE 9-17 C... ( da "Stampa, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi finanziaria SALA CONFERENZE, VIA ARNALDO DA BRESCIA 22, ORE 20,45 Incontro "Crisi finanziaria: come ne usciremo?", interviene Mario Deaglio. Info 011/3133141. Conferenze Esprimersi SEDE UNITRE, CORSO FRANCIA 27, ORE 21 Incontro "Depressione e silenzio", interviene il dott.

Telecom, utili in calo ma obiettivi confermati ( da "Stampa, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: considerati i tempi di crisi finanziaria, numeri non così drammatici da far immaginare tagli ai target previsti per il 2009. «In aprile si sono visti segnali di ripresa dell'economia mondiale», spiega Bernabè che si aspetta «miglioramenti nel prossimo trimestre». Numeri e parole che lì per lì scatenano un buon rialzo del titolo in Borsa che,

Astana senza stipendi Lance: "Me la compro" ( da "Stampa, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Leipheimer, Kloden e Popovich, è in grave crisi finanziaria e da mesi non paga gli stipendi. «I miei accordi con la squadra non prevedevano un ingaggio - ha precisato Armstrong, al quale bastano i soldi degli sponsor - ma gli altri corridori, i meccanici e i massaggiatori da mesi non vedono un dollaro».

Lo spezzatino Usa in salsa italiana ( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: spezzatino Usa in salsa italiana Francesco Paternò La crisi finanziaria mondiale ha accelerato un processo di ridefinizione del settore auto, che andava avanti su modelli di sviluppo vecchi e su margini sempre più insostenibili. Con l'operazione Chrysler, l'amministratore delegato della Fiat Sergio MarchionFrancesco Paternòne ha soltanto acceso il cerino e il fuoco è divampato dall'

La Francia esplode ( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria è la testa, la parte più spettacolare, di una crisi sistemica causata dalla deregulation che ha portato a lasciare il mercato a se stesso, ad autoregolarsi. Persino a destra si sta realizzando questa presa di coscienza, Sarkozy adesso dice che è una fortuna se abbiamo un sistema di protezione sociale che attenua gli effetti della crisi.

Da qualche settimana Sergio Marchionne fa la spola tra le due sponde dell'Atlantico, entra in m... ( da "Unita, L'" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: segnò la più grave crisi finanziaria della Fiat. Oggi l'auto rappresenta ancora il 50% del valore degli investimenti della Exxor, la finanziaria degli Agnelli. A Torino non vedono l'ora di ricevere un sms da Marchionne per poter voltare pagina. Gli Agnelli possono anche restare senza auto, il mondo è cambiato.

"sostituita l'incertezza con la trasparenza così il credito farà ripartire l'america" - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Non abbiamo raggiunto il fondo della recessione o della crisi finanziaria, ma gli stress test sulle banche dovrebbero accelerare il processo di ristrutturazione del nostro sistema finanziario e creare più solide premesse per la ripresa. * Segretario del Tesoro americano Copyright 2009 The New York Times (Distributed by The New York Times Syndicate) Traduzione di Anna Bissanti

nessuna insolvenza per le banche usa - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sia per i mercati finanziari che per gli executives degli istituti di credito, il governo americano ha reso noto ieri sera, alla chiusura di Wall Street, i risultati dello "stress test", l´esame sotto sforzo cui ha sottoposto le 19 maggiori banche americane per determinarne lo stato di salute e l´esigenza di nuove iniezioni di capitale.

Perché ora serve la distruzione creatrice ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La risposta dei governi alla crisi finanziaria è stata, in tutto il mondo, quella di dare a strutture dedite al profitto privato una crescente impalcatura di sostegno di rischio socializzato. E migliaia di miliardi sono stati gettati nel sistema in modo da evitare il processo naturale di creatività distruttiva che avrebbe colpito i creditori di queste istituzioni.

Maxi-stimolo Bce all'economia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il tentativo è di aiutare un mercato particolarmente colpito dalla crisi finanziaria ed economica degli ultimi mesi. Le obbligazioni garantite, o covered bonds in inglese, sono titoli di credito garantiti tendenzialmente da immobili ed emessi da banche. In Germania - che ne fa grande uso - si chiamano Pfandbriefe.

Banche, stress da 75 miliardi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Geithner ha detto che un aumento delle riserve è necessario in tutto il settore bancario americano e che il sostegno governativo ai mercati finanziari continuerà. E Wall Street, reduce da robusti rialzi, ha dato ieri spazio a realizzi di profitto in attesa di analizzare con cura l'esito dei test. Sotto osservazione, inoltre, restano le riforme dei controlli sul sistema finanziario.

Londra rivuole la leadership ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 5 autore: Piazze in crisi Londra rivuole la leadership LONDRA. Dal nostro corrispondente Messa sotto dalla più grave crisi finanziaria dal 1929 ad oggi, Londra cerca di rilanciare sè stessa immaginando di farsi incubatrice dei centri finanziari che si stanno aprendo nel mondo.

ECONOMISTI ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Attualmente è professore di Istituzioni bancarie e finanziarie alla Graduate School of Business della Columbia University. Nato nel 1951 a New York, ha pubblicato in italiano con altri autori il libro Economia dei mercati finanziari ( Pearson,2007). BLOOMBERG John Taylor è professore di Economia alla Stanford University.

Banche estere nel mirino del Fisco ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Attualmente gli istituti internazionali stanno già tendenzialmente rimpatriando le attività,per effetto della crisi finanziaria – tuona il presidente Guido Rosa –.Se a questo fenomeno generale si aggiunge un continuo aggravio dell'imposizione fiscale in Italia, il rischio è che le banche straniere diventino più restie a erogare finanziamenti a imprese italiane.

Zurich, per il vertice è corsa a tre ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per il vertice è corsa a tre Lino Terlizzi GINEVRA La crisi finanziaria si è fatta sentire nel primo trimestre 2009 sui conti di Zurich Financial Services, che però ha limitato i danni ed è riuscito a rimanere nelle cifre nere. Il gruppo assicurativo elvetico ha registrato nel periodo un utile netto di 362 milioni di dollari, in discesa del 75%.

Il protezionismo incrociato Pronti a tagliare ma sempre oltre confine ( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 8 Il caso I big mondiali e i governi Il protezionismo incrociato Pronti a tagliare ma sempre oltre confine MILANO La reazione, all'inizio, è sempre la stessa: la mongolfiera-azienda sta perdendo quota. Per salvarsi bisogna «tagliare». Scelta condivisa. Però ognuno vorrebbe che fossero gli altri a dire addio, per primi, al proprio sacchetto di sabbia.

Un prete e il re dell'olio nella partita dei Cavalieri ( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anno tremendo della crisi finanziaria non poteva comunque mancare un banchiere. Si tratta di Antonio Patuelli, ex deputato liberale (partito del quale è stato anche vicesegretario vicario), presidente della Cassa di risparmio di Ravenna. Entrato nella short list insieme al presidente dell'Ania, l'associazione delle compagnie assicurative,

Nagel: da Che Banca! il 10% della raccolta ( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: proprio la crisi finanziaria ha messo in luce «la lungimiranza» del progetto CheBanca! In primo luogo perché ha reso più evidente l'importanza di disporre di «una base di raccolta diretta stabile». E poi perché è diventato prioritario «proporre alla clientela prodotti più semplici, trasparenti e convenienti».

Banche Usa, servono 75 miliardi Salta il capo della Fed di New York ( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il capo della Fed di New York Friedman era anche nel board di Goldman Sachs MILANO La crisi finanziaria fa una vittima anche tra i banchieri centrali: il presidente della Federal Reserve di New York, Stephen Friedman, clamoroso caso di conflitto d'interessi visto che risiedeva anche nel board di una delle banche salvata da una probabile bancarotta, la Goldman Sachs, si è dimesso.

E Unicredit va al massimo, poi cade ( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/2 E Unicredit va al massimo, poi cade (g.fer.) Seduta in altalena, quella di ieri, per Unicredit, in linea con l'andamento dell'intero comparto creditizio, in attesa degli stress-test in corso sugli istituti statunitensi.

Il sì all'Opa Italease spinge Banco Popolare ( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/1 Il sì all'Opa Italease spinge Banco Popolare (g.fer.) L'autorizzazione della Banca d'Italia all'Offerta pubblica di acquisto su Italease ha messo le ali alle azioni del Banco Popolare, che ha chiuso la seduta con un prezzo di riferimento di 6,

Tregua per gli indici, corre Unipol ( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Tregua per gli indici, corre Unipol Arriva la tregua e Piazza Affari perde un po' più dell'Europa. L'S&P-Mib è sceso infatti dell'1,44% e il Mibtel ha ceduto l'1,11%.

( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria è la testa, la parte più spettacolare, di una crisi sistemica causata dalla deregulation che ha portato a lasciare il mercato a se stesso, ad autoregolarsi. Persino a destra si sta realizzando questa presa di coscienza, Sarkozy adesso dice che è una fortuna se abbiamo un sistema di protezione sociale che attenua gli effetti della crisi.

un'altra dose di medicina keynesiana - joseph e. stiglitz ( da "Repubblica, La" del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: gli ottimisti cominciano a vedere i "germogli" di una ripresa dalla recessione e dalla crisi finanziaria. Il mondo è cambiato molto dall´ultima primavera, da quando il governo Bush annunciava per l´ennesima volta di stare vedendo "la luce in fondo al tunnel". Sono cambiate le metafore e i governi, eppure, a quanto pare, l´ottimismo è rimasto invariato.

la medicina keynesiana - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Siamo davanti a un declino economico complesso: una crisi economica combinata con una crisi finanziaria. Fino all´avvio della crisi, a fare da motore alla crescita globale erano stati i molto indebitati consumatori americani. Questo modello si è spezzato e non troverà una sostituzione nel breve termine, perché anche se le banche statunitensi fossero sane,

"La volatilità dei mercati finanziari. Come prevederla e come gestirne il rischio". ( da "Corriere della Sera" del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La volatilità dei mercati finanziari. Come prevederla e come gestirne il rischio". Convegno organizzato da Unipol Gruppo Finanziario e Alma Mater Studiorum - Università di Bologna con la partecipazione di: ROBERT ENGLE Premio Nobel per l'Economia 2003. Intervengono: Pierluigi Stefanini - Presidente Unipol Gruppo Finanziario Gianluca Fiorentini -

Luxottica corre sui conti trimestrali ( da "Corriere della Sera" del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009 - pag: 35 Il caso a Milano Luxottica corre sui conti trimestrali (g.fer.) Rialzo a due cifre ieri per Luxottica (+10,14% il prezzo di riferimento), che ha toccato il nuovo massimo dell'anno a 15,96 euro. A spingere il titolo del made in Italy sono stati i risultati trimestrali migliori delle attese (

Piazza Affari guida i rialzi europei ( da "Corriere della Sera" del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Piazza Affari guida i rialzi europei Con le performance di ieri (+3,51% l'S&P-Mib, +2,8% il Mibtel), le migliori in Europa, Piazza Affari ha chiuso la nona settimana positiva consecutiva.

Le vendite di aprile spingono McDonald's ( da "Corriere della Sera" del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009 - pag: 35 Il caso a New York Le vendite di aprile spingono McDonald's (g.fer.) L'hamburger non sente la crisi. È di ieri la notizia che McDonald's, la più grande catena al mondo di fast-food, ha incrementato del 6,9% le proprie vendite globali nello scorso mese di aprile.

MA I FALLIMENTI SONO NECESSARI ( da "Stampa, La" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: intensità della crisi finanziaria attuale ha mostrato che il sistema finanziario nordamericano aveva finito per assumere una quantità di rischi in larga misura sottostimati. Alcuni di questi rischi sono stati presi proprio dagli operatori più grandi del settore, come testimoniano le ingenti perdite e i salvataggi del Tesoro nei confronti di Citigroup,

la via della ripresa è tutta in salita - giuseppe turani ( da "Repubblica, La" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Come professore ha studiato per decenni le crisi finanziarie, arrivato poi alla testa della Fed gli è toccato gestire la più grande crisi finanziaria mai verificatasi. All´inizio, dicono i suoi critici, non ha capito niente. Pensava di trovarsi di fronte solo allo scoppio della bolla immobiliare.

Ubi Banca, il board si autoriduce i compensi del 20% ( da "Corriere della Sera" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ultimo trimestre del 2008, dovuta alle svalutazioni prodotte dalla crisi finanziaria: l'istituto presieduto da Emilio Zanetti ha chiuso i primi tre mesi dell'anno con profitti per 24,3 milioni, che salgono a 98,6 milioni al netto delle svalutazioni per 75,4 milioni sulle quote in Intesa Sanpaolo (l'1,22% del capitale) e A2A.

L'inflazione non spaventa più ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Prima di pensare alla prossima crisi, c'è speranza di uscire a breve dall'attuale? La crisi finanziaria era una crisi di liquidità, tant'è che le Banche centrali sono riuscite ad arrestarla. Ma ciò non significa affatto che siamo alla vigilia della ripresa economica. Forse non ci saranno più shock, ma l'economia sta ancora rallentando: caliamo a un tasso inferiore,

Le sicurezze infrante di Greenspan e Bush ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: evitare il prodursi di squilibri eccessivi che sono stati alla base della crisi finanziaria mondiale. La crisi finanziaria si inscrive nell'ambito di forti squilibri favoriti essenzialmente dalla politica economica degli Usa di questi ultimi anni, volta a sostenere comunque la crescita economica. Senza una tale politica, non si sarebbero prodotte bolle speculative di tale ampiezza e,

Mondo invisibile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Perfino durante questa crisi finanziaria globale troviamo le grandi multinazionali presenti in forze nella classifica delle maggiori entità economiche mondiali: la diplomazia commerciale di aziende di mercati emergenti, come la cinese Haier e la messicana Cemex, hanno già capovolto i rapporti Nord-Sud più velocemente di quanto non sia mai riuscito a fare il movimento dei non allineati.

Marchionne: Fiat-Opel a fine mese ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: messa in vendita dalla casa madre in gravissima crisi finanziaria, dovrebbero farsi vive. Con l'occasione ha notato che la stessa Fiat non ha ancora potuto fare un'analisi seria dei conti di Opel. Assai meno diplomatico e tendenzialmente più combattivo il ministro-presidente della Renania-Palatinato, il socialdemocratico Kurt Beck.

Componenti auto già in recupero ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è assolutamente sicuro è che il settore sta attraversando una fase di estrema difficoltà, iniziata prima dello scoppio della crisi finanziaria mondiale. Ciò non toglie che il 2008 sia stato comunque un anno positivo, con un fatturato complessivo di 46,8 miliardi di euro, esportazioni per oltre 16 miliardi e un saldo positivo di 6 miliardi per la bilancia commerciale italiana.

Stress test sulle compagnie ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nessun caso Aig in Italia grazie alle nostre regole Riccardo Sabbatini Non è poi così vero che nella crisi finanziaria tutti i regolatori (e dappertutto) hanno fallito la prova. Aig, un tempo il maggiore assicuratore mondiale, è andato a gambe all'aria per per i tanti credit default swap ( assicurazioni sul rischio di insolvenza) che aveva sottoscritto.

Le Popolari si alleano con il credito cooperativo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che ha retto la crisi finanziaria dell'ultimo anno: l'Icbpi ha chiuso il 2008 con un utile in crescita del 90% a 66,8 milioni di euro e ricavi operativi per 304 milioni con un incremento del 3,52 per cento. L'assemblea di ieri che ha approvato il bilancio, ha ricordato tra le operazioni concluse lo scorso anno, l'acquisizione della maggioranza di SI holding,

Superpoteri alla Fed per evitare altri crac ( da "Stampa, La" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il tracollo dei mercati finanziari ha mostrato la necessità di creare un unico regolatore indipendente che sorvegli su pagamenti, accordi e società finanziarie Barack Obama [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Sarà la Federal Reserve il super-poliziotto di Wall Street incaricato di sorvegliare le banche per scongiurare nuove devastanti crisi del sistema finanziario.

"Solo i broker possono trattare i nostri bond" ( da "Stampa, La" del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: episodio ha scatenato la fase più acuta della crisi finanziaria mondiale che stiamo ancora vivendo, e in particolare in Italia ha coinvolto più di 150 mila risparmiatori che hanno perso in tutto 2 miliardi di euro. Nel documento di Lehman, che è scritto in lingua inglese e che tecnicamente costituisce una «technical circular» (prospetto) a uso degli acquirenti delle obbligazioni,

Inizia il regno di Jacob Zuma, cambiare tutto per lasciare tutto uguale ( da "Manifesto, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia mondiale è in crisi», ha detto il neo-presidente, evidenziando quello che sarà il principale problema del suo mandato, ossia affrontare gli effetti della crisi finanziaria che si stanno abbattendo sul paese. Dopo la vittoria trionfale alle elezioni del 22 aprile, in cui l'African national congress (Anc) ha visto confermato il consenso di cui gode dal 1994,

DINAMICO design ( da "Manifesto, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La modernità incompiuta La recente crisi dei mercati finanziari ha fatto riscoprire il sistema dei distretti industriali italiani, considerati ormai un laboratorio economico e produttivo per il nuovo capitalismo nella sinergia tra piccole e medie imprese e territorio, capitale umano e tecnologia, «saper fare» e conoscenza localizzata.

la politica dei barbari e i diritti - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che hanno inaugurato un protezionismo nazional-gastronomico (suppongo a difesa delle schifose pizze surgelate con pomodori cinesi e cascami di formaggio) e ordinare ad alta voce kebab, cibi aztechi e altri piatti etnici? Si può essere d´accordo con Vaticano e Onu nelle critiche alle politiche di "respingimento" selvaggio dei disperati che cercano di approdare sulle nostre coste?

Fmi, cambia la geografia del potere ( da "Corriere della Sera" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: motto della rivoluzione americana di oltre due secoli fa per dire che ora toccava al mondo: la crisi finanziaria, il conseguente aumento di risorse per l'Fmi deciso dal G20 di Londra e la disponibilità di nuovi protagonisti come Cina o Brasile di contribuirvi in modo determinante, faceva di quell'assemblea una tappa simbolica. La rivoluzione della rappresentanza, stavolta, è globale.

Nuove regole per volare non per legare ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nuove regole per volare non per legare di Gianni Toniolo O gni crisi finanziaria ha mutato in qualche modo l'economia e la società del proprio tempo, non fosse altro che attraverso un cambiamento delle aspettative e, dunque, dei comportamenti di chi investe e consuma. Sovente il mutamento è stato codificato in nuova legislazione.

Ubi torna all'utile ma sui tre mesi pesa l'effetto svalutazioni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e cioè ripulito dagli impatti straordinari legati alla crisi finanziaria. I dati del periodo –che evidenziano impieghi e raccolta in crescita – sono stati comunicati nel giorno dell'assemblea dei soci dell'istituto che ha approvato il bilancio, la distribuzione di un dividendo di 0,45 euro per azione e, infine, la manovra di rafforzamento patrimoniale.

No all'Italia multietnica del Pd ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: intervento russo in Georgia alla crisi finanziaria che – insiste – è in gran parte «psicologica» mentre «l'opposizione purtroppo sembra quasi guardarla con soddisfazione ». Il premier rivendica la centralità acquisita dall'Italia in politica estera grazie alla sua azione personale: «Ho una militanza che dura da 15 anni e nelle riunioni,

L'Avana capitale dell'Europa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Infine il ruolo degli Stati garantisce una certa protezione dei cittadini dal panico e dalla recessione. Ma il primo trimestre del 2009 ha incrinato le illusioni europee. Il crollo della produzione è stato radicale e le conseguenze si sono trasmesse dai settori esportatori a tutta l'economia.

Regole per volare non per impoverire ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: protezionismo, grande propagatore della crisi negli anni 30. Su questi due pilastri poggia la ragionevole speranza che si possa uscire prima e meglio dalla crisi attuale rispetto a quella di allora. La crisi del 2007-2009 è scoppiata alla fine di un quindicennio durante il quale la diffusione dello sviluppo economico ha prodotto a livello mondiale una rivoluzione con effetti benefici

QUEL PONTE TESO VERSO IL NULLA ( da "Unita, L'" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Prima che la crisi finanziaria si abbattesse come una mannaia, Putin aveva baldanzosamente dato fiato alle trombe e reclamizzare un programma da mille miliardi di dollari per modernizzarle. Cifre alla mano, gli analisti finanziari controbattono che nel 2008 sono stati spesi sì e no 42 miliardi di dollari, e che tra l'anno corrente e il prossimo gli stanziamenti scenderanno ancora,

Un anno di governo: tanti annunci e nessuna riforma ( da "Unita, L'" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: scuola e università, mercati finanziari, giustizia, edilizia abitativa e immigrazione. Una seconda tranche, riguardante informazione, sanità, energia e ambiente, federalismo fiscale, verrà pubblicata on-line domani. Prodi vs berlusconi Analoga operazione era stata effettuata a un anno dall'insediamento di Prodi.

È stato un anno positivo, ne sono orgoglioso . Al punto che allo scadere dei dodici ... ( da "Unita, L'" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: scuola e università, mercati finanziari, giustizia, edilizia abitativa e immigrazione. Una seconda tranche, riguardante informazione, sanità, energia e ambiente, federalismo fiscale, verrà pubblicata on-line domani. Prodi vs berlusconi Analoga operazione era stata effettuata a un anno dall'insediamento di Prodi.

Tra le impronte rom e il maestro unico resta il Lodo Alfano L'unico provvedimento approvato rapidamente è quello che dà l'immunità penale alle 5 più alte cariche dello Stato Su scu ( da "Unita, L'" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mercati finanziari. Misure per rafforzare la posizione dei soci di controllo (come il passaggio del tetto di acquisto di azioni proprie dal 10 al 20% e l'aumento dal 3 al 5% delle azioni che il socio di controllo può acquistare ogni anno senza incorrere in obblighi di Opa).

La sfida del Lingotto: più Stato, meno Agnelli nella Fiat dei due mondi ( da "Corriere Economia" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Lo stesso Marchionne dice: «Tre anni fa i mercati finanziari avrebbero appoggiato operazioni come le nostre, oggi sono scomparsi ». E allora il leader della Fiat teorizza l'intervento ponte degli Stati, a patto che sia prevista con chiarezza la via del ritorno sul mercato delle aziende oggi sussidiate.

Cnh, il trattore-pioniere leader negli Stati Uniti ( da "Corriere Economia" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anche nel mezzo della recessione e della crisi finanziaria globali, Cnh ha contribuito alle casse torinesi con il volume maggiore di profitti operativi, 49 milioni di euro contro i 27 dell'auto e le perdite di Iveco e della componentistica. Macchine e campi I macchinari per l'agricoltura rappresentano storicamente circa due terzi dell'attività totale di Cnh,

La concorrenza resta un valore ( da "Corriere Economia" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 05/2009 - pag: 13 Dopo la crisi Se gli interventi dei governi annichiliscono i mercati La concorrenza resta un valore L a crisi finanziaria del 2008 ha colpito mercati estesi su scala mondiale, con un gran numero di operatori diversi per taglia, capacità, specializzazione i milioni di clienti dotati di amplissima scelta.

( da "Corriere Economia" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Intanto il peggio della stretta creditizia e della crisi finanziaria sembra passato. O no? «La storia insegna che tutte le recessioni sono finite grazie allo stimolo monetario che permette al settore privato di impegnarsi in attività dove prima non erano disponibili abbastanza soldi per produrre.

E i trader tornano ai posti di combattimento ( da "Corriere Economia" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi DI PATRIZIA PULIAFITO L e Borse si sono risvegliate e i trader sono tornati alla console, ma il panorama finanziario non è più lo stesso. Perché sui mercati incombono sempre le nubi della crisi. Così, scalper (i day-trader) e investitori, s'interrogano sul futuro dei mercati finanziari e dell'industria del risparmio gestito che, in Italia, lamenta seri problemi strutturali.

La tentazione del variabile ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria, il ripetuto abbassamento del costo del denaro da parte della Bce (ridotto due giorni fa all'1%, vedi articolo a fianco) e il conseguente adeguamento di quei tassi Euribor al quale sono indicizzate le rate dei prestiti variabili (0,89% la scadenza a un mese, 1,33% il 3 mesi giovedì scorso) ha infatti ribaltato la situazione.>

Test retail per i titoli Aim ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: complice soprattutto il fatto che la crisi finanziaria ha penalizzato il profilo rischio-rendimento delle Pmi. Mentre conforta l'alta capacità delle quotate sull'Aim londinese di raccogliere capitali freschi, anche di recente, in operazioni successive alla quotazione. Per quanto invece riguarda il tasso di mortalità delle società quotate sul listino,


Articoli

Via dal Messico verso Europa e Caraibi (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 03-05-2009)

Argomenti: Crisi

Le rotte del turismo Via dal Messico verso Europa e Caraibi Le Antille Le isole caraibiche erano disertate per via della crisi finanziaria. La crisi sanitaria in Messico le risolleva. Le capitali europee Parigi (foto) ma anche Vienna, Berlino, Londra, Madrid, Barcellona, Monaco: i sempreverdi del turismoSeychelles L'arcipelago nell'Oceano Indiano è lontano dal Messico quanto basta per essere tranquillizzante

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Italia in ripresa ( 0,3%) già nel 2010 (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 03-05-2009)

Argomenti: Crisi

Mariella Burani, conti in chiaroscuro IL TESORO: «CE LA STIAMO CAVANDO MEGLIO DEGLI ALTRI PAESI». FRANCESCHINI (PD): «SBAGLIATO DIRE CHE LA CRISI È FINITA» Esplodono il deficit (pari al 4,6% del pil) e il debito (114,3%) Sale la pressione fiscale L'economia italiana si troverà in posizione più forte per beneficiare della ripresa nel 2010: edilizia e finanza non hanno accusato gli sconvolgimenti di altri Paesi Italia in ripresa (+0,3%) già nel 2010 Giulio Tremonti L'assemblea degli azionisti di Mariella Burani (nella foto, una modella con abiti e accessori della casa di moda) ha approvato il bilancio 2008 con un fatturato di 700,1 milioni di euro (+3,9 per cento), un margine operativo lordo (Ebitda) pari a 87,8 milioni (+5,3%) e un risultato operativo (Ebit) negativo per 26,9 milioni di euro. [FIRMA]LUIGI GRASSIA Il 2009 per il prodotto interno lordo italiano sarà l'anno peggiore dalla seconda guerra mondiale: il Tesoro dice che perderemo il 4,2% del Pil, cioè il doppio di quanto arretrammo nel 1975 (sull'onda della prima crisi petrolifera). Però la svolta è dietro l'angolo: già nel 2010 ci sarà un timido rimbalzo dello 0,3%, rafforzato dal +1,2% atteso nel 2011. Questo lascia spazio sia al governo per vedere il bicchiere mezzo pieno e sostenere che la situazione è sotto controllo, sia all'opposizione per lanciarsi all'attacco e accusare la maggioranza di non fare un bel nulla contro la crisi. Secondo le stime della Relazione unificata dell'economia e finanza, diffuse ieri dal ministero dell'Economia, l'impatto sui posti di lavoro in Italia si tradurrà in un indice di disoccupazione in crescita all'8,6% quest'anno e ancora in aumento all'8,7% nel 2010, per invertire la rotta solo nel 2011 con una discesa all'8,5%. Si tenga presente che nel 2007, prima della crisi, la disoccupazione era al 6,1%. Un punto dolente è quello del deficit pubblico, che aumenta di quasi due punti percentuali rispetto all'anno scorso arrivando al 4,6% del Pil. Il vincolo europeo è del 3%, ma nel 2009 lo supereranno quasi tutti i Paesi, per sostenere l'economia con un afflusso di risorse in disavanzo. Il Tesoro dice che nel 2010 resteremo inchiodati al valore di quest'anno e nel 2011 ci sarà una modesta discesa al 4,3%; tutti numeri preoccupanti per un Paese come l'Italia che ha il rapporto debito/Pil più alto fra le maggiori economie. Il debito pubblico dovrebbe crescere nel 2009 al 114,3% del prodotto interno lordo, in aumento rispetto alle stime di febbraio (110,5%), e continuare a salire nel 2010 al 117,1% e nel 2011 al 118,3% del Pil. In positivo, la relazione spiega che l'aumento del debito in Italia è meno forte rispetto a quei Paesi (quasi tutti) che hanno dovuto ricorrere ai fondi pubblici per sostenere le loro banche: sullo sfondo dei loro «massicci interventi», il Tesoro sottolinea che «il sistema bancario italiano appare meno vulnerabile alla crisi finanziaria, e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri Paesi». Inoltre le famiglie «sono meno indebitate rispetto alla media dell'area dell'euro». Ancora dati. A causa del rallentamento economico le entrate tributarie italiane scendono del 2,1%, ma la pressione fiscale aumenta al 43,5% del Pil; la spiegazione di questo paradosso è che si riduce (come abbiamo detto prima) la torta del prodotto lordo. A consuntivo la relazione dice che «in Italia non ci sono quegli squilibri interni che hanno contribuito ad appesantire l'attuale congiuntura sfavorevole in altri Paesi. Quindi, non appena sarà superata l'attuale fase di difficoltà della domanda mondiale, l'economia italiana potrà contare su una base più solida per la sua ripresa». Un concetto che il ministro del Tesoro Giulio Tremonti ha espresso in un discorso a porte chiuse all'Fmi il 25 aprile, il cui contenuto è stato reso noto solo ieri. Tutto diverso il punto di vista del segretario del Pd, Dario Franceschini: «Questi nuovi dati economici mi preoccupano e sono la conferma che è una cosa sbagliata dire che siamo già usciti dalla crisi, come è stato sbagliato averla negata per dei mesi».

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marchionne fa rotta sulla opel da domani trattative a berlino - salvatore tropea (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 03-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 12 - Economia Marchionne fa rotta sulla Opel da domani trattative a Berlino Marcegaglia: la nostra industria adesso è più forte Chrysler, vendite giù del 48%. Avviata la procedura per il Chapter 11 davanti al tribunale La guida del colosso di Detroit passerà all´ad del Lingotto prima che raggiunga il 51% SALVATORE TROPEA WASHINGTON - Adesso è l´ora della Gm che per la Fiat vuol dire soprattutto Opel. Per questo domani Sergio Marchionne vola a Berlino a incontrare gli esponenti del governo e dei sindacati. Ma anche se la partita si giocherà prevalentemente con le regole dell´Unione Europea e della Germania di Angela Merkel, il via dovrà essere dato da Washington ovvero da quel governo al quale la Gm ha chiesto un aiuto finanziario per uscire da una crisi finanziaria e industriale che, per alcuni versi, è peggiore di quella della Chrysler. Si dovrà fare molto in fretta, ma questo non sembra essere un problema per gli americani. L´alleanza tra Fiat e Chrysler era argomento delle prime pagine dei giornali quando, nella mattinata del primo maggio, davanti al giudice Arthur Gonzalez presso la Corte della bancarotta di New York, sono comparse le parti per cominciare a dirimere la questione sollevata dai creditori che hanno resistito in sede di negoziato rendendo necessario il ricorso al Chapter 11 ovvero al fallimento pilotato. Questo meccanismo legale, come è stato detto nei giorni scorsi, non impedisce l´operatività dell´accordo tra il Lingotto e la Chrysler che, secondo quanto dichiarato da un rappresentante dell´azienda americana, consentirà di salvare oltre 5 mila posti di lavoro. Anche se il rischio è quello di una controversia legale piuttosto lunga, come segnalava ieri il Wall Street Journal. Ma non c´è molto tempo da perdere. A confermare l´urgenza c´è la notizia che la più piccola delle big three americane in aprile ha venduto 76 mila 682 vetture con una flessione del 48 per cento, per arginare la quale ci vuole qualcosa di più energico dell´annunciato taglio del 50 per cento delle spese di marketing. In sede legale si è appreso che Chrysler prevede di lasciare in bancarotta otto impianti per un totale di 6 mila 500 lavoratori per i quali si dovrà trovare una sistemazione. Intanto è stata presentata la prima tranche di finanziamenti al governo per 4,5 miliardi di dollari su una richiesta complessiva di 6 miliardi. Un finanziamento vitale per l´azienda che deve vedersela con i fornitori i quali hanno rallentato e in qualche caso bloccato i flussi di componenti. Tutto questo accade mentre prosegue il countdown per il salvataggio di Gm, che in Europa vuol dire Opel: «Adesso dobbiamo concentrarci sulla Opel, sono loro i nostri partner ideali» ha dichiarato Sergio Marchionne. Nonostante l´autonomia di cui gode la provincia tedesca del colosso americano, l´ad del Lingotto dovrà tornare in America molto presto. Anche perché la possibilità della Fiat di annettersi la Opel passa per le decisioni che saranno prese tra Washington e Detroit entro il 31 di questo mese. Marchionne, ancora una volta, sarà costretto a misurarsi con la clessidra del tempo tra Torino, Berlino e Washington. E anche se la Marcegaglia saluta l´intesa con Chrysler affermando che «l´operazione della Fiat darà più forza a tutto il sistema imprenditoriale italiano, anche alle piccole e medie imprese», è chiaro che l´accoglienza tedesca non sarà delle migliori. A questo punto sono in molti a chiedersi, in America come in Europa e nel resto del mondo vista l´attenzione riservata dai giapponesi al caso Chrysler, se ce la farà Marchionne a chiudere e ad aggiungere questo pezzo importante al mosaico delle alleanze Fiat. Dopo Chrysler e grazie anche ai ripetuti giudizi lusinghieri di Obama in America è cresciuta notevolmente la considerazione nei confronti della Fiat e del suo ad al quale verrà affidata verosimilmente la guida dell´azienda ancor prima che essa raggiunga il 51 per cento e quindi il controllo. La continuità operativa e la difesa dei posti di lavoro sono due temi ancora vivi mentre Marchionne si appresta ad aggredire la questione della Gm: con la sicurezza di chi a Detroit si sente di casa. Tanto di casa da avvertire il bisogno di chiarire che non è diventato «Marchionne l´americano».

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Sacconi e i : nemici della piccola impresa (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 03-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Politica data: 03/05/2009 - pag: 12 Il colloquio Il ministro del Welfare: la concorrenza Pdl-Lega avverrà sui voti dei delusi dal Pd Sacconi e i «salotti borghesi»: nemici della piccola impresa «Berlusconi ha risvegliato il popolo, la sinistra copi il Pci e torni a farlo» di DARIO DI VICO ROMA Parte canticchiando De Gregori («Viva l'Italia, l'Italia che lavora / l'Italia che si dispera e l'Italia che si innamora /l'Italia metà giardino e metà galera») ma i discorsi che Maurizio Sacconi fa in un soleggiato pomeriggio romano, appena conclusa la celebrazione del Primo Maggio al Quirinale, sono ambiziosi. Puntano a rileggere la storia politica italiana almeno dagli anni Novanta ad oggi e sferrano un pugno nello stomaco a quelle che chiama con una certa acredine «le borghesie elitarie e autoreferenziali che se vogliono comandare facciano un partito e si presentino alle elezioni». La riflessione del ministro inizia da «quell'Italia interclassista che chiamo popolo», fatta di piccole e medie imprese, lavoratori autonomi e operai che non hanno perso la testa davanti alla Grande Crisi, hanno consentito che il Paese non subisse «né deindustrializzazione né rattrappimenti» e che ora stanno gradatamente «prendendo coscienza di sé», della propria forza. Non solo economica. «Berlusconi e il centrodestra hanno risvegliato il popolo e se ne sono giovati in termini elettorali, ma auspico dice Sacconi che anche la sinistra torni a praticare una visione nazional-popolare della politica, come il vecchio Pci. (Se non è un endorsement a Bersani, poco ci manca; ndr) ». Perché se la lotta politica diventa dialettica tra forze autenticamente popolari «il futuro del Paese sarà più solido e non più condizionato dagli opportunismi della borghesia elitaria». Sacconi sostiene di aver detto queste cose sia ai convegni degli imprenditori veneti e lombardi sia a quelli della Lega Coop e di aver constatato in entrambi i casi reazioni più che positive. Che volto ha questa borghesia e quali sono le figure che esprime? Sacconi dice di non amare le dietrologie e quindi «di non riferirsi a una loggia o a una cupola», bensì «a quei salotti che nella Prima Repubblica avevano come espressione politica il Pri e che successivamente sono riusciti ad affascinare una sinistra inibita dalla crisi del comunismo» rubandole l'anima. Questa borghesia ha acquistato peso negli Anni 90 con i governi tecnici anche se il ministro considera Carlo Azeglio Ciampi «la figura meno tipica di quegli ambienti». Pensa anche a coloro che tennero a battesimo l'esperienza di Alleanza Democratica e al ricco parterre dell'indipendentismo di sinistra. Racconta Sacconi: «Dall'87 al '92 grazie alle deleghe concessemi da Amato e Carli mi sono occupato di regolazione dei mercati finanziari. Difesi la banca universale e sconfiggemmo quegli intellettuali borghesi che volevano separare l'investment banking dal credito commerciale. Erano i Cavazzuti, i Visco e gli Spaventa che ci volevano far fare l'errore che ha inguaiato i Paesi anglosassoni e che noi fortunatamente abbiamo evitato». Se dalle questioni della finanza si passa ad analizzare l'industria, la riflessione di Sacconi si appunta «sulle due facce del capitalismo italiano». La prima corrisponde alle imprese dei distretti che hanno saputo via via crescere e diventare delle multinazionali tascabili non dando retta a quei borghesi che ripetevano che «la moda o il tessile erano settori maturi, da abbandonare ». L'altra faccia è quella, invece, «del capitalismo di relazione, parassitario, che campa di buona stampa e buoni rapporti e spesso è portato al compromesso con il sindacato più conservatore». Una borghesia boriosa che errore tragico ha sempre considerato «la piccola impresa un incidente di percorso e ha invitato a disboscarla, attraverso la clava fiscale, in nome della lotta al nanismo». In virtù di diverse polemiche che hanno visto Sacconi contrapposto alla Fiat è logico chiedergli se stia indicando Torino. «Non parlo della Fiat Auto risponde , che è una grande azienda di produzione, ce l'ho con i soloni che si sono autoproclamati avanguardia e che hanno ricoperto dentro il capitalismo un ruolo improprio». Sacconi non riconosce alle élite dell'economia nemmeno la preveggente scelta pro-euro. «La moneta unica la dobbiamo ad Andreotti e De Michelis, rappresentanti politici di forze autenticamente popolari. E ne parlo con cognizione di causa, c'ero in quanto sottosegretario di Guido Carli. Piuttosto i guai sono arrivati quando si è entrati nell'Unione monetaria solo comprimendo i costi e i salari e non sostenendo invece la produttività del lavoro e la competitività». Il ministro non crede che nell'Italia di oggi si corrano rischi di deriva populista, anzi obietta che «l'accusa di populismo, di devianza » risuona proprio per impedire una riorganizzazione della politica a misura del nuovo blocco interclassista che ha come valori fondanti Dio, Patria e famiglia. A suo giudizio non è nemmeno vero che alcune fondamentali scelte di risanamento e di modernizzazione del Paese siano state rese possibili dal vincolo esterno rappresentato da Bruxelles e dal ruolo delle élite europeiste. «Il vincolo esterno è un dato oggettivo, non una cultura politica replica Sacconi . E non va confuso l'europeismo con l'esterofilia dei soliti noti. Non riconosco alla nostra borghesia nemmeno il valore del suo presunto cosmopolitismo». Per il ministro, infatti, la vera internazionalizzazione la si trova nel coraggio del popolo degli imprenditori e dei loro operai e tecnici che prendono la valigetta e partono. «Conoscono più loro il mondo che i nostri intellettuali. In Cina ci vanno senza bisogno di leggere i sermoni dei grilli parlanti il cui cosmopolitismo inizia e finisce a Londra, nella City». Una ricognizione ad ampio raggio sulle classi dirigenti italiane di ieri e di oggi, su popolo ed élite non può però bypassare la funzione di supplenza che Bankitalia ha ricoperto nella transizione politica del nostro Paese e le eminenti figure che ha espresso. Sacconi non si sottrae: «Sono un estimatore della Banca d'Italia. Quando difesi la Banca Commerciale me la trovai a fianco. È stata la nostra Ena, il luogo della buona formazione delle élite e ho grande stima di Carli, Ciampi, Dini e Draghi». Ma e c'è un «ma» il ministro pensa che «si debba evitare che assuma qualsiasi ruolo improprio. La separazione tra Banca d'Italia e politica vale nei due sensi». Dopo questa requisitoria anti-establishment un dubbio però resta: non è che nasce tutto dalla preoccupazione del Pdl di contrastare efficacemente l'egemonia e l'avanzata leghista a Nord? «No risponde Sacconi . La competizione tra Lega e Pdl si muove già in un solco popolare condiviso. Anzi, la vera concorrenza si svolgerà sulla maggiore capacità di raccogliere il consenso dei settori popolari delusi dal Pd». ddivico@rcs.it \\ La moneta unica la dobbiamo ad Andreotti e De Michelis, rappresentanti politici di forze autenticamente popolari \\ I Cavazzuti, i Visco e gli Spaventa ci volevano far fare l'errore di separare l'investment banking dal credito commerciale Chi è La vita Maurizio Sacconi (sopra) è nato a Conegliano il 13 luglio 1950. Laureato in giurisprudenza, è docente a contratto di Economia del lavoro all'Università di Tor Vergata L'incarico È ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali. È stato funzionario dell'International Labour Office dell'Onu (1995-2001)

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La fiducia del ministro (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 03-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 03/05/2009 - pag: 27 Il caso La fiducia del ministro «Ora è possibile un cambiamento» ROMA «In questo momento, nella fase attuale della crisi, tutto dipende dal commercio mondiale, nel bene e nel male » ripete il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, riproponendo il tema della governance internazionale e soprattutto quello delle regole, i «global standard» che saranno il tema del G-8 sotto la presidenza italiana. La crisi finanziaria, secondo il ministro dell'Economia, ha caratteri prettamenti esogeni. E le peculiarità dell'Italia l'hanno messa al riparo più di tanti altri paesi europei dalla tempesta. Cui hanno fatto da schermo la «geografia politica del Paese» fatta da «una rete di municipalità medio piccole, e non concentrata in metropoli circondate da anelli ad alta tensione sociale », scrive nella Relazione. Poi l'imprenditorialità «diffusa in otto milioni di partite Iva», il «ruolo sociale ancora fondamentale della famiglia», che è un «welfare» sconosciuto altrove, la «sostanziale stabilità dell'assetto politico e di governo». Le banche italiane, aggiunge, sono «meno vulnerabili» alla crisi (perché, aveva detto in passato, meno intercorresse al sistema finanziario internazione) e il suo impatto sui bilanci è stato più contenuto rispetto ad altri Paesi. Le famiglie italiane, poi, «sono meno indebitate rispetto alla media dei paesi euro». E tutto questo, l'assenza di questi squilibri interni che in alcuni casi hanno determinato l'aggravarsi della crisi, può trasformarsi in un elemento di forza, una volta passata la tempesta. «Non appena sarà superata l'attuale fase di difficoltà della domanda mondiale, l'economia italiana scrive il ministro potrà contare su una base più solida per la sua ripresa. L'attuale crisi rappresenta un'opportunità di cambiamento e di sviluppo per l'Italia. Un'opportunità che deve essere colta» insiste il ministro. Benché senza nuove regole per il commercio e la finanza, ed istituzioni internazionali riformate, sia difficile pensare di uscire dalla crisi. «E' presto per trarne lezioni, Ma è già chiaro ha detto al Fmi una settimana fa che la sorveglianza e le regole richiedono molta più attenzione agli aspetti macroeconomici». M. Sen. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti: l'Italia è meno vulnerabile alla crisi

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Dall'Europa all'Asia tutti contro la crisi (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

MONDO Dall'Europa all'Asia tutti contro la crisi In ogni parte del mondo il primo maggio di quest'anno ha avuto come tema la crisi del capitalismo mondiale e le difficoltà di lavoratori e disoccupati. Centinaia di milioni di persone dall'Africa all'Europa, dall'America all'estremo oriente hanno manifestato per chiedere che non siano loro a pagare per tutti. Una protesta mai così forte. Oltre che in Germania e in Turchia, anche ad Atene ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia. Qualche centinaio di manifestanti ha risposto alle cariche degli agenti in tenuta antisommossa, lanciando anche alcune molotov. Migliaia di ateniesi hanno sfilato per le strade della città scortati da un'imponente spiegamento di forze dell'ordine, il governo del primo ministro Costas Caramanlis è messo sotto pressione dalla crisi finanziaria che ha causato un forte aumento della disoccupazione che a gennaio ha toccato quota 9,4%. Atene era paralizzata non solo per i cortei ma anche per lo sciopero dei trasporti aerei e marittimi. La compagnia «Olimpic airlines» ha cancellato 100 voli e dal porto del Pireo è stato quasi impossibile imbarcarsi per le isole dell'Egeo. I sindacati hanno ancora una volta celebrato la festa del lavoro divisi. Il fronte sindacale comunista Pame aveva come slogan: «E' la plutocrazia che deve pagare la crisi». Nel paese, come da tradizione milioni di greci hanno decorato le loro case con corone di fiori. Si sono registrati scontri a Zurigo dove la polizia ha arrestato 80 dimostranti per il lancio di pietre e bottiglie contro i poliziotti che hanno risposto con il gas lacrimogeno. Disordini anche a Linz in Austria con 20 feriti tra poliziotti e manifestanti. A Vienna centomila persone hanno partecipato alla manifestazione indetta dal partito socialdemocratico (Spo): hanno difeso l'imposta di equità fiscale che prevede di tassare i più ricchi. Un provvedimento che divide la coalizione al governo tra Spo e conservatori. Diecimila persone hanno manifestato a Madrid e hanno partecipato in tutta la Spagna ai cortei organizzati dai sindacati Ccoo e Ugt. Per i leader sindacali si è trattato del «più importante degli ultimi 15 anni». La Spagna, infatti, è il paese europeo più colpito dalla crisi, la disoccupazione è ormai oltre il 17%. Il governo prevede che nel prossimo anno un lavoratore su cinque rischi il posto. A Mosca 2000 manifestanti comunisti si sono dati appuntamento sotto la statua di Karl Marx. Cortei anche in molte altre città. A San Pietroburgo la polizia ha arrestato 120 estremisti e razzisti di destra. A Varsavia alcuni lavoratori in presidio davanti al parlamento hanno scandito lo slogan «Libertà, uguaglianza e socialismo». Trentaseimila persone hanno manifestato a Tokio e ottomila a Seul. Incidenti anche a Città del Messico perchè 200 lavoratori volevano marciare verso la sede del governo nonostante le manifestazioni fossero sospese per la febbre suina. A Cuba Raul Castro ha partecipato a un'imponente parata di 500 mila persone.

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400 cortei per non pagare la crisi. E il 16 tutti in piazza (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

GERMANIA 400 cortei per non pagare la crisi. E il 16 tutti in piazza Circa mezzo milione di persone ha partecipato a 400 cortei e comizi organizzati in tutta la Germania dal Dgb, l'unione dei sindacati tedeschi. Il motto di quest'anno, «Lavoro per tutti, con un salario decente», metteva l'accento sulla campagna per un salario minimo di 7,50 euro all'ora, imposto per legge sul modello francese. Il Dgb non vede altri mezzi per combattere la piaga dei minisalari, anche sotto i 5 euro, nei settori che non riesce più a organizzare, soprattutto nei servizi «precarizzati». Ogni intervento legislativo viene bloccato dai democristiani di Angela Merkel. Al di là della battaglia sui salari, l'agenda dei sindacati si è andata arricchendo negli ultimi mesi di proposte di politica economica e fiscale per non far pagare la crisi ai lavoratori. A Brema il presidente del Dgb Michael Sommer ha chiesto «un prestito forzoso», da imporre a «ricchi e superricchi» e da onorare con in interessi non speculativi. Il prestito dovrebbe finanziare un fondo per soccorrere aziende in difficoltà con partecipazioni alla proprietà e garanzie nei confronti delle banche. Sommer vuole aumentare l'importo degli assegni dell'assistenza sociale, finanziandoli anche con una maggiore contribuzione fiscale a carico dei redditi più alti e degli eredi di grossi patrimoni. E chiede al governo «leggi da approvare entro la fine della legislatura», per imporre nuove regole ai mercati finanziari. Il Deutscher Gewerkschaftsbund, che pure rifiuta lo strumento dello sciopero politico, continuerà a intervenire nel dibattito sulla politica economica. La prossima occasione per farlo sarà una manifestazione il 16 maggio a Berlino, col motto: «Combattere la crisi. Chi l'ha provocata paghi il conto». I legami politici del sindacato con la Spd si sono incrinati durante il cancellierato di Schröder, con le sue scelte neoliberiste. Ora i socialdemocratici, in vista delle prossime elezioni politiche a settembre, tentano un riavvicinamento. Il presidente della Spd Franz Müntefering, intervenendo a un comizio sindacale a Wuppertal, ha inveito contro manager che guadagnano anche 14 milioni l'anno, «anche se nessun presidente di una banca vale quanto 500 infermiere». Il candidato della Spd alla cancelleria, il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier, ha offerto una più stretta collaborazione: «La socialdemocrazia e i sindacati devono marciare insieme». Ma il Dgb non ha più nessuna voglia di lasciarsi imbrigliare. (g. a.)

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Borsa italiana presenta l'Aim (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

LA NUOVA STRUTTURA DEI MERCATI FINANZIARI Borsa italiana presenta l'Aim Oggi a Piazza Affari verranno presentati il listino Aim Italia e la nuova struttura dei mercati di Borsa italiana.

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obama: "insostenibile la finanza usa" - luca iezzi (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 14 - Economia Obama: "Insostenibile la finanza Usa" Oggi la Ue abbassa le stime del Pil: -4%. Bce verso il taglio dei tassi L´allarme della Casa Bianca. Pil della Ue verso il -4%, la Bce taglierà i tassi "Così la finanza Usa è insostenibile" LUCA IEZZI ROMA - «è importante comprendere che parte della ricchezza generata nell´ultimo decennio era puramente illusoria». Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama vuole rifondare l´economia e ricostruire la fiducia verso le banche anche grazie a una maggiore regolamentazione dei mercati finanziari. In un´intervista con il New York Times, ha definito «insostenibile» il modello imposto da Wall Street e sfociato nella crisi attuale: «Ciò che credo cambierà, ciò che ritengo fosse un´aberrazione - ha spiegato - era una situazione in cui i profitti delle aziende del settore finanziario costituivano una parte così consistente della nostra ricchezza complessiva. Una parte di questo cambiamento deve essere l´effetto di una regolazione che inibisce l´indebitamento e l´assunzione di rischi enormi, entrambi diventati così comuni». Il suo lavoro consiste dunque «nel costruire un ponte sul vuoto esistente tra lo status quo e quello che dobbiamo fare per il nostro futuro», rivoluzione che secondo il presidente è già in atto: «Sento che la direzione che abbiamo dato all´economia è quella giusta e che le decisioni adottate sono adeguate», ha ribadito. Decisioni adeguate che gli investitori europei si aspettano da Francoforte, dove giovedì si riunirà il Consiglio direttivo della Bce. I banchieri centrali opteranno per un probabile taglio del costo del denaro di un quarto di punto, per abbassare il tasso d´interesse all´1%, nuovo minimo storico. All´interno dell´Eurotower è già in corso il dibattito se quel livello sia una sorta di limite invalicabile per il costo del denaro oppure se, con il perdurare della crisi, si potrà ridurlo ancora. Non solo, il Direttivo dovrebbe approvare anche un pacchetto di misure "non convenzionali" per aiutare le banche, risposta europea ai piani di riacquisto di asset tossici messi in atto dall´americana Federal Reserve e dalla Banca d´Inghilterra. L´approccio sarà molto diverso: al massimo si allungheranno i prestiti di rifinanziamento a lungo termine concessi alle banche dai sei mesi attuali ad un anno. Oggi invece la Commissione Ue procederà nella "contabilità della recessione", tagliando drasticamente le sue previsioni di crescita per il 2009 di tutta l´Unione e indicando una possibile ripresa nel 2010, seppur lenta e graduale. Per Eurolandia la nuova stima dice meno 4% con tutti i principali Stati membri dell´Ue in crescita negativa: il dato peggiore è per la Germania con un meno 6%. Peraltro, ieri i Paesi della moneta unica hanno visto salire la disoccupazione complessiva all´8,9%, nuovo record negativo. Di conseguenza netto peggioramento per gli indicatori sui deficit pubblici tutti rivisti al rialzo e tutti superiori al 3% (nel caso dell´Italia si dovrebbe arrivare al 4-4,5%). Di qui l´invito a tutti i Paesi di proseguire, nonostante la crisi, sulla strada delle riforme, come quelle previdenziali. E di lavorare ad una "exit strategy" per tornare rapidamente entro i parametri di Maastricht una volta iniziata la ripresa.

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La selezione tra i fondi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-05-03 - pag: 1 autore: Finanza & Risparmio La selezione tra i fondi P er anni l'industria dei fondi comuni ha moltiplicato a dismisura la quantità di prodotti a disposizione dei risparmiatori. Oggi, invece, complici la crisi finanziaria globale e la débcle del risparmio gestito in particolare, la tendenza è ormai quella opposta. Solo nei primi quattro mesi dell'anno, secondo i dati Morningstar, sono stati ritirati dal mercato italiano 313 tra fondi nazionali ed esteri. Un'emorragia che si aggiunge a quella dello scorso anno, quando furono quasi mille i prodotti eliminati. A favorire il taglio sono state le fusioni tra diversi istituti e il crollo delle masse gestite. Gli approfondimenti di Plus24 u pagine 25-29 l'articolo prosegue alle pagine 25 29

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Capitali come oche selvatiche (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-03 - pag: 10 autore: Calo delle attività internazionali. Il rientro degli investimenti per gli effetti dell'instabilità Capitali come oche selvatiche di Giorgio Barba Navaretti I l volo delle oche selvatiche è spesso usato per rappresentare l'instabilità dei capitali globali. Appena arriva il freddo gli eleganti volatili se ne vanno verso lidi temperati. Ma questi non sono tempi di aria calda: ovunque soffia la bufera della crisi finanziaria. Così ai capitali (che, contrariamente alle oche, hanno una patria)non resta che tornare a casa.Un po' semplificata, ecco la sintesi dei commenti al calo negli ultimi sei mesi 2008 del 15% delle attività internazionali delle banche, dato appena reso pubblico dalla Banca dei regolamenti internazionali. E da cui discendono due altre conclusioni. Che le banche torneranno entro i confini nazionali (addio banca multinazionale). Che questo trendè un guaio serio soprattutto per i Paesi emergenti (addio alla nuova locomotiva). Una rivisitazione sia della storia che dei dati, ci dice che entrambe le conclusioni sono (parzialmente) errate. Quella della oche volanti, in realtà, è una favola di trasmissione dei processi di sviluppo,non una metafora sull'instabilità. Venne inizialmente utilizzata per spiegare i trasferimenti della tecnologia dal Giappone agli altri Paesi asiatici. Le oche volano in formazione triangolare. Il leader (il Giappone) determina la direzione dello sviluppo tecnologico che a poco a poco si trasferisce verso il resto delle truppe (Sud Corea, Singapore ecc.), fino alla base del triangolo. I capitali stranieri contribuiscono a consolidare questo processo: finanziano investimenti, permettono l'ingresso di imprese straniere, favoriscono il commercio e gli scambi di beni e servizi. Ma, dirà qualcuno, comunque prima o poi le oche emigrano. Non necessariamente: se, attraverso gli scambi e l'integrazione dei mercati, le economie raggiungono livelli simili di sviluppo, le oche saranno indifferenti al partire e restare, anzi, data la fatica del viaggio preferiranno restare. Ci saranno sempre americani pronti a investire in Europa ed europei in America. Se la frontiera della periferia si allontana, un numero crescente di Paesi sarà associato in questa sorta di global warming di sviluppo positivo. Già, ma ora siamo in pieno global cooling. E come spieghiamo i dati della Banca dei regolamenti internazionali? Proviamo a guardarli allora da vicino. In primo luogo,i valori degli asset esteri delle banche ( 31mila miliardi di dollari) era a fine 2008 circa uguale al giugno del 2007.Il calo dell'ultimo semestre segue al picco storico raggiunto da queste attività nel marzo del 2008. In secondo luogo, la riduzione delle attività internazionali non è particolarmente diversa da quella degli impieghi domestici. Se in alcuni casi la necessità di consolidamento patrimoniale e la moral suasion legata al supporto pubblico hanno indotto un riorientamento verso le attività domestiche e una riduzione degli investimenti esteri soprattutto a breve termine, in aggregato le banche non sembrano aver abbandonato i presidi oltrefrontiera. In terzo luogo, gran parte dei finanziamenti alle imprese medio-piccole e alle famiglie è fatto attraverso attività bancarie al dettaglio, svolte da sussidiarie o filiali estere delle banche multinazionali. Queste attività (circa un terzo del foreign banking) sono calate del 12%,meno dunque delle operazioni internazionali nel loro complesso. Insomma,non sembra ancora che sia arrivata la fine delle banche multinazionali. Ma che dire dei Paesi emergenti dove spesso le banche estere controllano la maggioranza delle attività finanziare e sono i giocatori dominanti anche nel credito commerciale al dettaglio? Prendiamo ad esempio l'Europa Centro Orientale. La grande esposizione sull'estero del sistema bancario locale è considerata ragione di potenziale instabilità. In realtà, nonostante l'uscita soprattutto dei capitali a breve termine e in alcuni casi la svalutazione del tasso di cambio, le attività al dettaglio delle banche straniere sono in dollari superiori al giugno 2007, il che significa che in termini reali gli impieghi sono cresciuti. Il problema, dunque, per questi Paesi non è la nazionalità estera dell'azionariato delle banche, ma la qualità delle stesse. L'evidenza empirica dimostra che le banche estere hanno un impatto importante sullo sviluppo del sistema finanziario locale e non sono necessariamente fonte di instabilità. La questione semmai è che la maggiore integrazione rafforza la trasmissione a queste economie degli shock finanziari che hanno origine nei Paesi industrializzati (il global cooling). Ora, se l'integrazione dei mercati dei capitali è una buona strada per lo sviluppo, è però necessario che questi Paesi possano avere accesso a strumenti di garanzia che permettano di limitare la trasmissione degli shock, soprattutto se il loro quadro di politica economica è in ordine. Per questo sia la Fed, che la Banca centrale europea hanno aperto linee di credito verso i Paesi emergenti. E per questo il potenziamento, deliberato dal G-20 di Londra, del Fondo monetario internazionale, le cui risorse vengono soprattutto impiegate in questi Paesi, è importante. Così anche qui le oche selvatiche continueranno a fare il nido. barba@unimi.it PRINCIPALI RICADUTE Gli istituti di credito rivedono i progetti senza abbandonare l'idea di banca multinazionale I Paesi emergenti soffrono ma non perdono protagonismo

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Impatto ammortizzato dai risparmi delle famiglie (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-03 - pag: 14 autore: ANALISI Impatto «ammortizzato» dai risparmi delle famiglie di Dino Pesole A lto debito pubblico ma anche un contenuto indebitamento privato. Dati alla mano, almeno sulla carta, la combinazione di questi due elementi consente al nostro Paese di far fronte alla crisi senza rischiare il tracollo finanziario. Così, nonostante il debito pubblico sia nuovamente in aumento fino al 114,3% del Pil a fine anno contro il 105,8% del 2008, come evidenzia la «Relazione unificata » diffusa ieri dal ministero dell'Economia (117,1% nel 2010) l'allarme questa volta non è scattato, tanto che l'agenzia di rating Moody's ha definito il nostro Paese, almeno nell'immediato, «non a rischio». A patto che si controlli la spesa e si intervenga nuovamente sulle pensioni, come suggeriscono il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard (si veda «Il Sole 24 Ore» del 26 aprile), ed Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria che invita il Governo a mettere mano a un pacchetto complessivo di riforme strutturali, dalla pubblica amministrazione alla sanità e appunto alla previdenza. Richieste che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, respinge perché in una fase di crisi come l'attuale finirebbero per ingenerare «incertezza e paura». è comunque un atout impor-tante, questo della relativa stabilità che deriva dalla combinazione debito pubblico e debito privato, come più volte ha sostenuto lo stesso Tremonti. Tesi condivisa da Marco Buti, direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea: l'esposizione delle diverse economie ai rischi della crisi finanziaria dipende, in larga misura, dal loro indebitamento complessivo. «A questo riguardo, a fronte di un settore pubblico altamente indebitato, l'Italia può vantare una posizione finanziaria del settore privato, e soprattutto delle famiglie, migliore della media delle economie industrializzate». Grazie anche a bilanci bancari meno gravati da titoli tossici e all'assenza di una bolla immobiliare da cui rientrare, «l'Italia sembra essere meno esposta di altri Paesi agli elementi che hanno originato la crisi». Stando alla nota mensile di marzo dell'Isae, che analizza la struttura finanziaria dei Paesi Ocse, la situazione finanziaria dell'Italia appare più equilibrata se, insieme al debito pubblico, si considera appunto anche la posizione finanziaria netta del settore privato, dunque famiglie e imprese. L'indebitamento complessivo delle famiglie si attesta al 48% del Pil, mentre Paesi come Danimarca, Irlanda, Paesi bassi, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti presentano un indebitamento familiare superiore alla ricchezza prodotta ogni anno. Le imprese italiane si collocano a metà classifica dei paesi Ocse tanto sul versante della ricchezza che su quello dell'indebitamento (lo stock, in quest'ultimo caso è pari a 2 volte il Pil). In alcuni paesi europei (Belgio, Spagna e Svezia) i debiti sono pari a 4 volte il valore del Pil. Punti di forza che tuttavia non pongono del tutto a riparo l'economia nazionale dai rischi del credit crunch, poiché la quota di indebitamento a breve di famiglie e imprese è andata aumentando negli ultimi anni. Al momento i paesi che possono vantare la situazione finanziaria complessiva (pubblica e privata) più equilibrata sono Germania e Austria. Per contro, la maggiore concentrazione di indicatori negativi per una o più categorie di operatori sono Belgio, Giappone, Irlanda, Portogallo e i paesi anglosassoni. In linea con queste valutazioni, uno studio recente della Confartigianato, che ricorda come nel 2009- stando agli ultimi dati diffusi dalla Commissione europea - il debito pubblico italiano si attesterà al 109,3% del Pil. Siamo il primo Paese europeo per debito pubblico, come noto «ma se consideriamo il debito privato il nostro Paese ha davanti 14 Paesi, e comunque è in linea con la media dell'eurozona». In questo caso si considera l'insieme del debito di famiglie e imprese: l'83,9% rispetto all'80% della media Ue. Per debito totale, l'Italia «si posiziona all'ottavo posto nell'Unione europea», con il 188% del Pil, mentre Paesi ad elevata crescita negli anni 2000, come Spagna e Irlanda, «mostrano un debito totale sensibilmente superiore a quello dell'Italia, rispettivamente 202,9% e 198,4% del Pil». Per la Cgia di Mestre, la ricchezza delle famiglie italiane ammonta a 2.941 miliardi di euro. MERCATI E ANALISTI Nonostante il balzo del passivo statale rispetto al 105,8% del 2008, per ora nessun allarme RIFORME Centri studi e organismi internazionali sono d'accordo: cruciali gli interventi per frenare la spesa pubblica

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Domanda in caduta e produzioni ferme (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-03 - pag: 31 autore: Cosa non va Domanda in caduta e produzioni ferme L o scenario resta difficile e la tempesta che ha imperversato sui mercati finanziari fra il 2007 e il 2008 si è estesa all'economia reale con profonde ricadute anche sulla domanda di acciaio, che è crollata di circa il 50 per cento. Un vero record se solo si pensa che la contrazione nel periodo della grande depressione si era fermata al 25% l'anno, anche se il trend era durato più anni annichilendo i produttori. Oggi la botta è stata molto più forte, ma la speranza è che duri molto meno, anche se ora molti impianti sono fermi e altri lavorano ben al di sotto delle capacità. Contrazione inaspettata e dolorosa, anche se c'è consenso sui tempi più rapidi della ripresa, che per molti dovrebbe scattare già dalla seconda metà del 2009. Nel frattempo, però, i produttori di acciaio soffrono pesantemente e sarà necessario attendere parecchi anni per tornare ai fasti del passato biennio. Ed è anche per questo che i critici vedono una ripercussione pure sull'attività impiantistica della multinazionale friulana; un business che oggi marcia sostanzialmente a pieno regime grazie a un portafoglio ordini ancora ben al di sopra dei 3,5 miliardi, seppur inferiore ai quasi 5 miliardi del 30 giugno 2008. Trend destinato ad accentuarsi nei prossimi mesi anche se, salvo il sopraggiungere di cancellazione di ordini o slittamenti più consistenti di quelli verificatisi sino ad oggi, la divisione dovrebbe iniziare a soffrire in misura significativa solo a partire dal 2011. E questo anche perché per il riaffacciarsi sul mercato di una nuova domanda sarà necessario attendere il consolidarsi della ripresa attesa a partire dai prossimi mesi, mentre il recupero nell'area della produzione di acciaio dovrebbe essere più rapido come più rapido è stato il crollo sopra descritto. Scenari oggettivamente difficili, anche se il bilanciamento fra attività impiantistica e produzione di acciaio permette alla Danieli di difendersi meglio di molti altri operatori del settore.

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Confindustria: Ue più unita, imprese pilastro anti-crisi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-03 - pag: 2 autore: Manifesto per le Europee. «Concorrenza e libero commercio valori guida» Confindustria: Ue più unita, imprese pilastro anti-crisi Nicoletta Picchio ROMA Un'Europa più forte e unita, che metta al centro l'impresa, definita «unico baluardo valido nella recessione globale». Tra un mese si vota per le elezioni europee e dal mondo imprenditoriale arriva una serie di raccomandazioni ai prossimi parlamentari di Bruxelles. Un vero e proprio Manifesto, dal titolo esplicativo: «Per un'Europa più forte. Il ruolo dell'Italia». Dall'inizio della recessione la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, insiste sulla necessità che l'Unione europea si muova senza divisioni tra i Paesi membri. «Solo una Ue compatta può far fronte alle sfide: sia quelle attuali, come la crisi economica e finanziaria, sia quelle a medio termine, come i cambiamenti climatici, l'invecchiamento della popolazione, i fenomeni migratori», ha detto la presidente di Confindustria, sintetizzando lo spirito del Manifesto, preparato con la regia di Andrea Moltrasio,vice presidente per l'Europa, ed approvato dalla Consulta dei presidenti. Un'Europa forte sulla scena mondiale, che «porti avanti con successo - ha continuato la Marcegaglia - una politica fondata sui due pilastri del libero commercio e della concorrenza leale, riconoscendo il valore del suo tessuto produttivo, unico al mondo ». Se l'impresa è al centro, allora dovranno essere conseguenti le scelte della Ue. Di fronte all'emergenza del credit crunch, ricordato nel Manifesto, la Bce dovrà intervenire in modo più deciso per sostenere la liquidità del sistema, anche riducendo il costo del denaro. Così come è fondamentale, per Confindustria, rafforzare le regole contro i ritardi di pagamento, soprattutto delle Pubbliche amministrazioni. Ma non c'è solo ilcredito: per far crescere il tessuto imprenditoriale, la Ue dovrebbe dare priorità agli investimenti in infrastrutture, materiali e immateriali, utilizzando i Fondi strutturali e specifici Fondi per le reti trans-europee. Evitando, e il Manifesto lo sottolinea, qualsiasi forma di protezionismo da parte dei singoli Stati. La libera concorrenza è imprescindibile, e la strada maestra sono gli accordi multilaterali all'interno del Wto. Femo restando che, in caso di necessità, si attuino tempestivamente le misure antidumping e anti contraffazione. Per i parlamentari europei di prospetta un'attività intensa, ma sarebbe un errore far lievitare il numero delle norme: anzi, per Confindustria è necessario uno snellimento del sistema legislativo europeo, spesso troppo farraginoso. Regole sì, ma senza penalizzare la competitività delle imprese. «è con questo spirito che bisogna attuare la lotta ai cambiamenti climatici »,insiste il Manifesto:l'azione della Ue deve diventare uno stimolo a innovazione e sviluppo in nuovi settori,come l'efficienza energetica ed energie rinnovabile, ma non un costo in più. Investire in ricerca e sviluppo è imprescindibile e servono risorse. Così come bisogna potenziale la formazione permanente, soprattutto in uno scenario che prevede la perdita di posti di lavoro nel 2009 attorno a 3,5 milioni. Serve un nuovo sistema di welfare, a partire dalla riforma delle pensioni, che punti alla flexsicurity. E un Patto europeo per l'immigrazione, con una politica comune per tutti gli Stati membri. Occorrono soldi: per trovarli Confindustria indica la strada di una riforma della politica agricola comune, che è tuttora la principale voce di bilancio della Ue, e una revisione dei Fondi strutturali. Sono temi che dovranno essere affrontati subito, e comunque, per quanto riguarda i Fondi strutturali, entro il 2013, quando scadrà il Quadro comunitario di sostegno. Sfide impegnative per l'Europa, sfide impegnative per l'Italia, che, dice Moltrasio, «dovrà avere più peso e più autorevolezza ». Per faro, «avrà bisogno di una rappresentanza di alto profilo, che tuteli gli interessi del nostro Paese e contemporaneamente rinsaldi nei cittadini il senso di appartenenza alla Ue». © RIPRODUZIONE RISERVATA L'AGENDA La Bce sostenga la liquidità, anche riducendo i tassi La legislazione va snellita mentre infrastrutture e ricerca restano le priorità

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I magnifici sette di Fiat-Chrysler (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-03 - pag: 4 autore: I magnifici sette di Fiat-Chrysler I manager, i banchieri, i politici e gli esponenti dei lavoratori al centro della trattativa Aldo Bernacchi «C omprare Chrysler con il cash? Mai. I soldi non ci sono perchè oggigiorno non c'è più un sistema finanziario internazionale che li fornisce come prima. Gli affari si fanno solo con il baratto di tecnologie». Giovedì della scorsa settimana, giorno del consiglio di Fiat sulla trimestrale, a poche ore da salire sull'aereo che l'avrebbe riportato per il rush finale della trattativa, Sergio Marchionne ribadiva, irremovibile, la strategia del Lingotto nell'affare Chrysler di cui senza dubbio è stato il grande protagonista, sempre rigorosamente con il suo maglione blu portafortuna, vincitore di una partita a più tavoli e più attori. Il tutto sotto l'occhio inflessibile di Obama, il presidente americano che per primo pubblicamente ha indicato in Fiat il partner ideale per risollevare Chrysler. Il numero uno di Fiat Come negoziatore l'aver portato Torino a essere l'azionista industriale di riferimento di Chrysler è la " madre di tutti i successi" di Marchionne che si accompagna a quelli ottenuti prima con Gm per l'annullamento del Master agreement e del put del marzo 2000 e quindi, qualche mese più tardi, con le banche del convertendo. Con i due accordi del 2005 Marchionne fece incassare a Fiat 5 miliardi di euro, decisivi per il rilancio dell'auto torinese. Con l'intesa per Chrysler, Marchionne ha aperto il mercato americano al Lingotto proiettandolo in un'aggregazione capace di produrre quanto prima 4 milioni di vetture: senza sborsare un soldo ma offrendo piattaforme, modelli e motori ecologici di nuovissima generazione per circa 8 miliardi. «Per Detroit questa dote di asset significa poter riprendere l'attività molto più celermente di quanto non sarebbe stato se ci fosse stato un accordo in cash». La caduta di Chrysler in "chapter eleven", soluzione che Fiat avrebbe preferito evitare, non rallenta i progetti di Marchionne, attratto tra l'altro da due marchi storici come Dodge e Jeep, pezzi forti della casa di Auburn Hills. Il chief executive di Chrysler, Bob Nardelli, dopo aver sostenuto fino a febbraio che la società da lui guidata ce la poteva fare anche senza l'aiuto di Fiat, ha finito per abbracciare il piano di Marchionne come l'unica ancora di salvataggio della malandata terza forza dell'auto Usa.Le pressioni di Barak Obama e del Tesoro Usa non sono state vane. Anche se si dava per scontato che l'arrivo del manager del Lingotto avrebbe significato per Nardelli una "deminutio capitis" se non l'uscita di scena. Come appunto accadrà a giorni dopo l'intesa del 30 aprile.Corsi e ricorsi della storia: sul finire degli anni Settanta era successo qualcosa di simile con la Chrysler piombata nella peggior crisi della sua storia (fino allora, perché oggi sta anche peggio). A spazzare via il vertice di allora rianimando il marchio, fu Lee Iacocca, un manager figlio di emigranti italiani originari del Sannio. Iacocca lanciò tra l'altro il Voyager, capostipite dei monovolumi. Oggi Chrysler, finita in bancarotta, si affida a Marchionne, manager italocanadese, nativo di Chieti ma partito, ancora ragazzo, con in genitori per il Canada. Nardelli, 59 anni, ha speso metà della sua carriera in General Electric alla corte di Jack Welch per poi passare alla Home Depot, una catena di supermercati specializzati in materiali, da cui è uscito nel 2008 con una liquidazione faraonica per andare in Chrysler. A chiamarlo a Detroit è stato Stephen Feinberg, il miliardario finanziere di Cerberus Capital, il fondo di private equity che l'anno scorso acquisì l'80% della Chrysler, ripudiata e abbandonata dai tedeschi della Daimler dopo dieci anni di un matrimonio finito male. Con Cerberus andò peggio anche se Nardelli, a digiuno di auto ma ricordando la scuola di Welch, ha incominciato a tagliare impianti, addetti e concessionari per arginare la falla delle perdite. Ha chiamato in aiuto come vicepresident un esperto Jim Press, ex manager della Toyota ma la sua cura non è bastata. E oggi è pronto a fare le valigie assieme al suo vice Tom La Sorda. «I sindacati, sia il nostro che quello americano dell'Union autoworkers, hanno fatto la loro parte. Di più era difficile». Ken Lewenza, il leader sindacale del Caw, non è sorpreso che Chrysler sia finita in fallimento. Quello che temeva era lo spezzatino su cui puntavano molti hedge funds ribelli a firmare l'intesa. Di fronte alla resistenza di una parte del fronte dei creditori, il "Chapter eleven", nella forma di una bancarotta pilotata, era diventata la soluzione più probabile e meno traumatica. Era stato lo stesso Marchionne, incontrando lunedì sera il leader sindacale della Caw e La Sorda in una steakhouse di Toronto, a preavvertire Lewenza. «Mi disse - ricorda il sindacalista - guarda Ken, tutto può cambiare ma se dovessi scommettere, punterei su una Chrysler finita in Chapter eleven ». Lewenza, classe 1954, nato a Windsor nell'Ontario a due passi dalle catene di montaggio dell'impianto canadese della Chrysler, lavora nell'auto fin da quando aveva 18 anni. La Chrysler è la sua vita. Vi ha lavorato suo padre, vi sta lavorando anche suo figlio. Lewenza ha preso la guida del Caw nel settembre dell'anno scorso. Giusto in tempo per affrontare la punta acuta della crisi. Con Marchionne («una controparte dura, ma leale »)ha siglato un'intesa approvata all' 87% degli iscritti al sindacato. Prevede una riduzione del costo del lavoro orario per 19 dollari canadesi grazie e la rinuncia da parte dei lavoratori ad alcuni benefici (premi natalizi e assistenza sanitaria integrativa). L'accordo ( che taglia di circa 200 milioni di dollari i costi annui del personale) ha aperto la strada a quello successivo con i lavoratori Usa. Ha perso circa 200mila iscritti negli ultimi anni ma se l'United Autoworkers (Uaw) ha ancora un prestigio da spendere lo deve al suo vecchio leader, Ron Gettelfinger, in carica dal 2002. Già a vent'anni (era il 1964)nell'impianto Ford di Louisville, un'esistenza nell'auto, Gettelfinger ha sempre difeso con ostinazione i privilegi previdenziali dei dipendenti ma di fronte al rischio di disintegrazione di uno dei blasoni storici dell'auto Usa, lui fan di Obama, ha ceduto firmando un accordo che ridimensiona salari e benefit, garantendo inoltre a Fiat "niente scioperi fino al 2015": «un'intesa dolorosa ma necessaria perché il gruppo possa accedere agli aiuti statali previsti». Gettelfinger, siglando l'intesa che di fatto trasformerà i lavoratori in azionisti di Chrysler con il 55% del capitale, si era augurato che il senso di responsabilità mostrato dall'Uaw «potesse convincere altri protagonisti della trattativa ad adoperarsi per una conclusione positiva». Ad ascoltarlo sono stati però solo i grandi creditori, più che sufficienti comunque a spianare la strada per l'ingresso di Fiat in Chrysler. A guidare i banchieri dell'accordo, accettando il taglio del 70% dei circa 7 miliardi di dollari di crediti concessi a Chrysler, è stato Jamie Dimon, il cinquantuduenne numero uno di JpMorgan Chase. Newyorchese, insieme con Sandy Weill che lo chiamò nel 1982 all'American Express, ha scalato in vent'anni i vertici della business community fino a creare con Citigroup una delle maggiori conglomerate finanziarie del mondo. Un sodalizio con Weill che durò fino al 1998 quando Dimon lasciava Citigroup. Una separazione che non scalfiva la sua immagine vincente. Anzi, alla guida di Jp Morgan dal 2004, Dimon è diventato nella grande crisi finanziaria che ha colpito le banche americane a partire dall'autunno 2008 uno dei pochi banchieri apprezzati da Obama. Il salvataggio della Washington Mutual da parte di Jp Morgan ne ha rafforzato il carisma. Che è servito a Dimon per convincere anche Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citigroup a siglare l'accordo con il Tesoro Usa. «Con questa alleanza, Chrysler avrà forti chance di successo per un brillante futuro».L'annuncio di Obama dell'accordo fatto con Fiat ha fatto il giro di mondo, chiudendo una settimana di passione. Al suo fianco c'era anche Steven Rattner, il manager incaricato dal presidente Usa a guidare la task force per il salvataggio di Chrysler e General Motors, alle dirette dipendenze del segretario del Tesoro, Timothy Geithner, e del capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Lawrence Summers. Risolto il nodo Chrysler, ora Rattner, che i media hanno subito chiamato "lo zar dell'auto americana", dovrà vedersela con quell'altra patata bollente che è Gm.Ma anche con un brutto scandalo in cui l'ex giornalista divenuto banchiere di investimentosi è trovato personalmente coinvolto con la sua Quadrangle, una società di società di private equity, che avrebbe pagato tangenti per ottenere contratti con il fondo pensione dello Stato di New York. A incastrarlo, mettendolo sotto inchiesta, sarebbero stati alcuni documenti riservati della Sec. «Un'operazione storica». Questo il primo commento di Marchionne ad accordo fatto. John Elkann, il presidente di Exor, azionista di riferimento di Fiat, con il blackberry continuamente a portata di mano, ha ricevuto, un attimo prima dell'annuncio ufficiale di Obama, l'attesa notizia da Washington. Elkann era fiducioso ma all'assemblea di martedì di Exor non si era sbilanciato: «Non ci resta che aspettare giovedì», ribadendo per l'ennesima volta il pieno sostegno di tutta la famiglia a Marchionne con il quale è sempre rimasto in contatto con una fitta rete di sms e mail. Quello che aveva sognato l'Avvocato, l'ha oggi realizzato il suo nipote prediletto mettendo mano alla Chrysler. Il mercato americano, dove Fiat era conosciuta solo per la Ferrari e i trattori di Case, si apre all'auto del Lingotto. Un successo storico per il giovane John dopo quello dell'accorciamento della catena di controllo con la fusione di Ifi e Ifil. Per la Fiat, che si avvia a compiere 110 anni di vita, un lifting di giovinezza e un ribaltamento di ruoli che ha dell'incredibile solo se si pensa a cosa era il Lingotto fino a qualche anno fa: non più preda ma cacciatore temuto con un unico grande obiettivo: essere uno dei cinque o sei protagonisti dell'industria mondiale dell'auto che verrà. E dopo Detroit nel mirino di Marchionne c'è l'Opel. © RIPRODUZIONE RISERVATA LAPRESSE IL LEADER ITALIANO Sergio Marchionne IL MANAGER USA Bob Nardelli BLOOMBERG Il chief executive di Chrysler BLOOMBERG IL RAPPRESENTANTE CANADESE Ken Lewenza Il sindacalista del Caw IL SINDACALISTA USA Ron Gettelfinger Lo storico leader della Uaw BLOOMBERG IL BANCHIERE Jamie Dimon Il numero uno di Jp Morgan BLOOMBERG LO «ZAR» DELL'AUTO Steven Rattner Guida la task force per Chrysler e GM BLOOMBERG L'AZIONISTA FIAT John Elkann Il presidente di Exor IMAGOECONOMICA

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Conoscere i Cds per una scelta più informata (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PLUS data: 2009-05-03 - pag: 28 autore: Conoscere i Cds per una scelta più informata D ata la specializzazione di «Plus24» e i "contatti" con il mondo della finanza e data l'importanza di avere informazioni chiare per fare scelte consapevoli (questo è quello che dicono tutti ma, in realtà, mi sembra che di cose concrete se ne stiano vedendo poche) mi chiedevo se sia così difficile creare una "banca dati" oppure una lista di obbligazioni classificate, riguardo alla "affidabilità", in \base a un mix tra rating medio (assegnato da almeno un paio di agenzie), dal valore dei Cds (Credit default swap) e da eventuali altri parametri. L'indicatore che ne esce potrebbe essere utile ad avere qualche sicurezza in più oppure una maggiore consapevolezza della rischiosità delle scelte. Non so se ci sia qualcuno (compreso lo Stato) interessato a fornire strumenti di questo tipo. Cosa ne pensate? Giorgio Canella - (via e-mail) • In teoria, più informazioni si ottengono prima di scegliere un qualsiasi investimento, e più sarà avveduta la decisione. Ed è per questo che, al Sole-24 Ore siamo sempre impegnati a rinnovare le nostre pagine di dati e analisi, sulla base delle esigenze dei nostri lettori. In realtà, esistono informazioni utili, e altre meno importanti, la cui conoscenza non aggiunge molto alla qualità della decisione; soprattutto, ci sono informazioni che possono essere distorte e fuorvianti perché provengono da fonti in conflitto di interessi o scaturiscono da mercati non del tutto efficienti. è questo il caso dei Cds, le assicurazioni sul credito che dovrebbero fornire una misura puntuale della rischiosità attribuita dagli investitori agli emittenti delle obbligazioni. Il fatto è che i Cds sono scambiati su mercati non regolamentati che possono generare quotazioni poco significative. Valga per tutti il caso dei Cds sui BTp italiani, che a giugno 2008 valevano 25 basis points (ossia bastavano 25mila euro per assicurare 10 milioni nominali di BTp), a dicembre 192 e ora quotano 109. Cosa è cambiato nel reale stato del debito pubblico italiano in questi 10 mesi per giustificare simili oscillazioni? Anche il rating di solvibilità è uno strumento tutt'altro che perfetto, al punto che è in corso una azione concertata a livello delle varie Authority dei mercati per disciplinare meglio questa attività. Integrare le varie informazioni provenienti da Cds e rating può rappresentare un passo avanti, come dice lei. Ma il vero passo avanti è quello di non considerare mai le informazioni come base di partenza per scorciatoie euristiche. Così si definiscono le relazioni causaeffetto che disegnano una realtà modello che è diversa da quella effettiva. Per esempio, scegliere di acquistare i bond Lehman Brothers perché erano nella lista «Patti Chiari» è stata una scorciatoia euristica (percorsa ben inteso sia dai venditori bancari sia dai loro clienti), perché non teneva in considerazione che le obbligazioni societarie come quelle, caratterizzate da un rating singola A, possono finire in default con una probabilità minima ( 0,5% su un orizzonte di cinque anni), ma pur sempre diversa da zero. I mercati finanziari sono molto complessi, soprattutto quando ci si allontana dai porti sicuri dei titoli di Stato a brevissimo termine. Cercare di interpretarli in modo semplicistico procura grossi danni ai risparmi personali. Beni stabili, chiede lumi sul bond convertibile 2011 I n merito alle obbligazioni convertibili Beni Stabili 2,5%, con scadenza nel 2011, vorrei sapere quando opera l'opzione di rimborso per l'obbligazionista di cui al punto 7.e del prospetto informativo e, in particolar modo, a quanto ammonta il rapporto indebitamento netto/patrimonio netto complessivo consolidato sulla base del bilancio 2008. Nel caso che questo rapporto superi il 185% Beni Stabili è obbligatoa rimborsare a 100, ma mi sfugge chi finanzierebbe l'operazione,perché vorrebbe dire che la società è in difficoltà finanziaria e il rimborso anticipato aggraverebbe questa situazione. L.Gai (via e-mail) • Il lettore richiede informazioni sull'obbligazione convertibile emessa da Beni Stabili (Isin IT0004115918). Il bond, sottolinea la società di consulenza indipendente Norisk, ha un valore nominale pari a un euro e scadrà il 27 ottobre 2011, una vita residua di poco meno di tre anni. Pagherà cedole annuali pari al 2,5% ed è previsto il rimborso a 100 alla scadenza. La parte opzionale riguarda il rapporto di conversione, pari a 1 a 1: per ogni convertibile il possessore può ottenere un'azione ordinaria, la facoltà può essere esercitata in ogni momento, fino al 30 settembre 2011. L'obbligazione convertibile quota attualmente sotto la pari a 88, rispetto a un valore dell'azione ordinaria di 0,47 euro, il rendimento a scadenza è del 7,7 per cento. La società emittente è uno dei player più importanti del settore "real estate" (immobiliare) italiano e il socio di maggioranza, con il 75%, è Fonciere Des Regions, partecipata a sua volta dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica. L'analisi del prospetto informativo fa emergere che il prestito può scadere anzitempo su richiesta dell'emittente oppure su azione dell'obbligazionista. Nel primo caso è richiesto che il prezzo del titolo azionario Beni Stabili rimanga per almeno 20 giorni di Borsa aperta, su 30 consecutivi, superiore a 1,3 euro, quindi su livelli molto più alti di quelli correnti. L'emittente può richiedere il rimborso anticipato qualora siano state convertite almeno il 90% del nozionale dello strumento e qualora vi sia un cambiamento del regime fiscale tale da aggravare la posizione del debitore. L'obbligazionista può richiedere il rimborso anticipato al valore nominale addizionato degli interessi di periodo maturati se avviene un«evento che comporta un cambio di controllo ». L'articolo7.e del prospetto informativo precisa cosa intende per tale espressione. Questo evento avviene nel caso in cui si verifichino un cambio di controllo e un evento peggiorativo di credito. La prima fattispecie è necessaria all'esercizio del diritto dell'obbligazionista e l'emittente è tenuto a comunicare al mercato questo mutamento del contesto aziendale. L'evento peggiorativo del merito di credito avviene qualora si abbia un peggioramento marcato, entro i 12 mesi successivi al cambiamento del controllo, della situazione debitoria. L'indicatore chiave è il rapporto tra l'indebitamento netto e il patrimonio netto consolidato, in quanto, coerentemente con il documento legale, l'obbligazione non possiede il rating. Questa previsione era stata inserita per scongiurare le cosiddette acquisizioni "a leva" che avrebbero potuto zavorrare i conti societari del debito prodotto per effettuare la scalata. La crisi economico-finanziaria ha ridotto la possibilità di queste azioni piuttosto ricorrenti negli anni passati e probabilmente per qualche anno sarà difficile assistere ad acquisizioni aggressive dal punto di vista del debito. Il calcolo di questa variabile, utilizzando i dati diffusi da Bloomberg, produce il risultato pari al 112% quindi inferiore al livello "barriera". Norisk sottolinea come però effettivamente manca l'elemento essenziale ovvero il cambio del controllo. La possibilità di questo evento appare al momento piuttosto remota considerando il forte controllo della società da parte della controllante francese (75%). Concludendo, l'eventuale investimento nel titolo non dovrebbe essere indotto dalla eventualità di un rimborso alla pari prima della scadenza naturale della obbligazione. «Ogni dettaglio in più è benvenuto a condizione che non sia fuorviante e male interpretato» a cura di Marco Liera

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Banche e compensi, il modello Unicredit (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 04/05/2009 - pag: 1 Banche e compensi, il modello Unicredit DI SERGIO BOCCONI Unicredit ha rivisto i criteri di remunerazione; Intesa Sanpaolo e Ubi per il momento assegnano all'assemblea il compito di votarli riservando a un secondo tempo eventuali modifiche; il Banco Popolare con il suo dualistico che vede i manager nel consiglio di gestione, considera di aver assolto agli impegni. Le disposizioni del Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, e il successivo pressing della direzione dell'istituto di vigilanza hanno impegnato le banche a costruire una nuova governance nel sistema di remunerazione dei vertici e dei manager di prima fila. E la strada principale sembra essere quella di aver legato le remunerazioni agli obiettivi di lungo periodo, individuati in almeno un paio di anni. Come ha indicato Unicredit con una formula efficace nella relazione degli amministratori, remunerazioni, risultati e obiettivi devono essere «sostenibili». E questo sembra essere il primo cambiamento concreto, forse una lezione salutare, della crisi finanziaria.

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La casa vince sempre, la Borsa recupera (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 04/05/2009 - pag: 18 Sondaggi L'Osservatorio «Tomorrow Swg» misura il polso al Paese: il pessimismo è notevole soprattutto al Sud e tra le donne La casa vince sempre, la Borsa recupera Italiani più preoccupati di ottobre. La crescita dei salari e la crisi finanziaria sono le prime emergenze da risolvere. Il 70% punterebbe sugli immobili. E, a sorpresa, sale l'interesse per le azioni in saldo DI GIUDITTA MARVELLI P reoccupati: e come biasimarli? Razionali nell'indicare i problemi dell'Italia. Innamorati del mattone a oltranza, ma anche consapevoli che la Borsa - se ci fossero i soldinon sarebbe mica una cattiva idea. Gli italiani nella piovosa primavera della crisi, dove si è acceso qualche timido spiraglio di sole, sono stati fotografati dall'osservatorio Tomorrow Swg. Al campione di 700 maggiorenni, intervistati tra il 28 e il 29 aprile, sono state fatte le stesse domande che CorrierEconom ia aveva pubblicato nei primi giorni di ottobre, nel momento di massima confusione seguito al fallimento della banca d'affari Lehman Brothers. La classifica «La crisi dei mercati è esplosa nel vissuto degli italiani spiega Diego Martone consulente di Swg che cura la ricerca trimestrale sul sentiment economico delle famiglie . Se fino a ottobre scorso solo un settimo della popolazione, il 15% circa, segnalava il crollo dei listini come problema principale, oggi ben un terzo degli italiani pensa che la débacle delle Borse e dell'economia sia la prima emergenza da tamponare ». Ovviamente il mancato aumento degli stipendi (41% contro il 42% di ottobre) resta sempre il tema più votato perché tocca direttamente tutti e non solo chi ha qualche possibilità di investire, ma la presa di coscienza dell'effetto a catena generato dalla scomparsa dei capitali è molto forte. La crisi dei mercati è più sentita tra chi ha più di 45 anni (e quindi ha messo da parte qualcosa) mentre l'erosione dei salari è più sentita dai giovani e da chi è nel pieno della carriera lavorativa. L'ottimismo non è materia abbondante in nessun luogo della Penisola. Il 55% del campione si autodefinisce pessimista (40%) o molto pessimista (15%), mentre il 31% non sa come sentirsi e solo il 12% si iscrive al partito di chi vede rosa. Con un 1% che addirittura si dice «molto ottimista ». In particolare sono pessimisti i residenti al Sud (63%), le donne (58%) e chi ha tra i 18 e i 44 anni. Ma in nessuna categoria si scende sotto il 50% di pessimisti: statisticamente significa che il veder nero è molto diffuso. Stabilità La preoccupazione per il proprio piccolo o grande portafoglio finanziario è invece rimasta praticamente immutata. Nell'ottobre del 2008 il panico diffuso dopo il crac di Lehman Brothers aveva prodotto un 51% di timorosi per il destino dei risparmi. Oggi siamo sempre al 50% ed è stabile al 29% anche la quota di chi non sa dire se è preoccupato o tranquillo e quella minoritaria dei «tranquilli» fermi al 17-18%. «Questo immobilismo ha una duplice lettura dice Martone . In autunno era una conseguenza della grande incertezza che impediva di valutare il futuro. Ora si hanno più elementi per comprendere e la preoccupazione può essere un sintomo della consapevolezza delle conseguenze della crisi sul ciclo economico». In che cosa investirebbe se ci fossero soldi e possibilità? Alla domanda chiave del sondaggio gli italiani rispondono con ancora più convinzione statistica di quella mostrata in autunno: «Case e ancora case». Il 67% del campione (a ottobre era il 62%) non ha dubbi: un bel mattone scaccia qualsiasi ansia. Forse un po' a sorpresa, invece, perdono terreno afflitti da rendimenti vicini allo zero gli inossidabili Bot. Solo il 29% li comprerebbe ora, mentre il 49% non li considera un buon acquisto. Nuove idee A identica sorte vanno incontro i Buoni postali (il 35% li comprerebbe, il 44% no) e anche i conti ad alta remunerazione. Interessante e, chissà se indice di una lenta maturazione di conoscenze finanziarie, la risposta sulle azioni. Solo il 19% le comprerebbe oggi, mentre il 61% ritiene che non sia il caso. Ma il paragone con ottobre mostra un gradimento in crescita di ben cinque punti percentuali: in autunno infatti solo il 14% avrebbe comprato e ben il 72% avrebbe lasciato perdere. L'idea che i mercati azionari si trovino ora a minimi storici che meritano una qualche considerazione ha un qualche riscontro anche nel sentiment delle famiglie.

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 04/05/2009 - pag: 19 Guru Lo scienziato di Yale che smonta l'uso delle formule per investire: ingannano perché non contemplano le anomalie «Diffidate dei maghi matematici» Mandelbrot: i modelli delle banche d'affari ignorano la vera imprevedibilità dei mercati H anno inventato le formule per trasformare i mutui subprime in titoli obbligazionari e impacchettarli in derivati complicatissimi. Ora sono sul banco degli imputati come colpevoli dell'attuale crisi finanziaria. «La formula segreta che ha distrutto Wall Street» è stato, ad esempio, il titolo di una grande inchiesta di Wired e si riferisce alla cupola gaussiana con cui dal 2000 in poi è stata calcolata la probabilità di default (fallimento) dei bond impacchettati nei Cdo (Collaterized debt obligation). Mentre l'inserto «Scienze» del quotidiano New York Times ha dedicato una copertina ai quants , i matematici e fisici che a Wall Street fanno finanza quantitativa e sui quali Warren Buffett ha lanciato l'avvertimento: «State attenti ai maghi dei computer che offrono formule». Ma il problema non è la matematica in sé: è invece quale tipo di matematica e come viene applicata alla Borsa, ha spiega Benoît Mandelbrot, professore di Scienze matematiche all'università di Yaledo alla Italian Academy della Columbia University di New York, in occasione del Festival della matematica. «Il (cattivo) comportamento dei mercati» era il tema della sua lezione, uguale al titolo del suo libro uscito nel 2004, ma ora ripubblicato e diventato un best seller: i modelli usati dalle banche d'affari sono sbagliati alla radice, perché descrivono i movimenti dei mercati come «moderatamente variabili». Così per questi modelli sono imprevedibili crolli del 23% in un giorno come è successo il 19 ottobre 1987 a Wall Street; ed è ugualmente impossibile il contagio dei titoli «tossici ». Quando avvengono questi «salti» sono considerati anomalie e liquidati come cattivi comportamenti. Invece secondo Mandelbrot sono il modo normale di funzionare dei mercati e sono rappresentabili con la geometria dei frattali da lui inventata: la volatilità dei prezzi è selvaggia e il loro andamento è ruvido, non liscio e continuo. «Il prezzo di un'azione può cambiare drammaticamente da un momento all'altro per esempio per l'arrivo di una notizia spiega Mandelbrot . Invece le teorie della probabilità comunemente usate in finanza, su cui si fondano il modello dei prezzi delle opzioni di Black-Scholes, il Var (Valore a rischio) e i portafogli efficienti, assumono una casualità mite e sottovalutano enormemente i rischi». Insomma secondo Mandelbrot le previsioni finanziarie non solo non sono accurate, ma sono anche pericolose perché danno un falso senso di sicurezza. Il rischio nella realtà è molto maggiore, come si vede dal fatto che Wall Street è oggi a un livello inferiore a dieci anni fa. È impossibile allora fare previsioni ed è meglio stare alla larga dalla Borsa? «No risponde Mandelbrot a CorrierEconomia -. L'importante è capire che la Borsa è un affare rischioso. C'è chi ha applicato le mie teorie al trading facendo un sacco di soldi, come Nassim Taleb, l'autore del 'Cigno Nero'. I mercati funzionano in modo molto più complesso di quanto i modelli standard vogliano far credere». M.T.C. Numeri Benoît Mandelbrot, matematico di Yale: no alle formule Ansa

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Giovedì il consiglio dei Governatori della Bce (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 04-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: LE AGENDE DELLA SETTIMANA data: 2009-05-04 - pag: 12 autore: NEL MONDO Giovedì il consiglio dei Governatori della Bce Lunedì 4 maggio Zona euro Alle 10 viene diffusa la seconda lettura dell'indice Pmi manifatturiero: gli analisti scommettono su una conferma della prima stima, a quota 36,7 (rispetto ai 33,9 punti registrati a marzo). Recuperi sono previsti anche per Germania,Francia e Italia. Alle 13 il vice-presidente della Banca centrale europea, Luca D. Papademos, tiene un discorso sulla crisi economica. Germania Dall'Ufficio federale di statistica arrivano i dati sulle vendite al dettaglio: la previsione è di un aumento dello 0,2% rispettoa febbraio e di una contrazione dello 0,4% rispetto ai livelli di marzo 2008. Francia La multinazionale francese Alcatel-Lucent che opera nel settore dell'elettronica e delle telecomunicazioni pubblica (prima dell'apertura dei mercati) i risultati del primo trimestre 2009. Stati Uniti Il dipartimento del commercio rende note alle 16 le statistiche sull'andamento della spesa nel settore delle costruzioni: gli analisti puntano su un dato ancora in calo– sarebbe il sesto consecutivo –di circa un punto e mezzo percentuale (–0,9%a febbraio). In giornata sono previsti anche gli interventi di Thomas Hoenig (Fed) sulla crisi finanziaria statunitense (alle 18,30) e di Jeffrey Lacker (Fed) sullo scenario economico (alle 20). Sempre oggi, è in calendario la pubblicazione dei risultati degli stress test sulle 19 principali banche Usa. Martedì 5 maggio Zona euro Eurostat diffonde alle 11 l'indice dei prezzi alla produzione industriale: il tendenziale è previsto in calo del 2,7% (a febbraio è stato registrato un –1,8%). Stati Uniti Alle 16 viene reso noto l'indice Ism del settore dei servizi: dopo i due cali consecutivi di febbraio e marzo , il consensus degli analisti punta su una lettura in rialzo, da 40,8 a quota 42. Alla stessa ora è in programma un'audizione del presidente della Fed, Ben Bernanke, sull'economia e sugli interventi a favore del sistema finanziario. Mercoledì 6 maggio Zona euro è in calendario alle 10 la diffusione della seconda stima dell'indice Pmi del settore non manifatturiero ad aprile: il consensus punta su una lettura invariata, a quota 43,1. Sempre oggi, alle 11 arrivano dall'Eurostat le statistiche sulle vendite al dettaglio a marzo: gli analisti prevedono un miglioramento dello 0,2% su base mensile (-0,6% a febbraio). Germania Vegono diffusi oggi da Munich Re, il colosso tedesco della riassicurazione, dal gruppo automobilistico Bmw e dalla compagnia elettrica Rwe che ha sede ad Essen, i risultati del primo trimestre. Stati Uniti L'Adp, società statunitense leader nel settore delle buste paga, diffonde alle 14,15 il report sui nuovi occupati ad aprile: la previsione è di una lettura in calo di 645mila unità. Il dato anticipa quello ufficiale del ministero del Lavoro che sarà comunicato venerdì 8. Alle 4,30, la presidente della Federal Reserve di San Francisco, Janet L. Yellen, tiene un discorso sulla recessione negli Stati Uniti. Giovedì 7 maggio Giappone La Banca del Giappone pubblica all'1,50 i verbali della riunione di politica monetaria del 6-7 aprile. Zona euro/Bce Si riunisce il consiglio dei governatori della Banca centrale europea: gli analisti prevedono un calo di 25 punti base del tasso Refi, all'1 per cento.L'annuncio è in programma alle 13,45; alle 14,30 è stata fissata la conferenza stampa del presidente Jean-Claude Trichet. Gran Bretagna Riunione di politica monetaria della Banca d'Inghilterra: il consensus punta su una conferma dell'attuale livello dei tassi (allo 0,5 per cento). L'annuncio è previsto alle 13. Germania Dal ministero dell'Economia vengono resi noti alle 12 i dati sugli ordini all'industria a marzo:gli analisti scommettono su una lettura invariata su base mensile dopo il calo del 3,5% registratoa febbraio. Su base annua, gli ordini dovrebbero risultare in calo del 34,8%, comunque in rallentamento dal minimo storico toccatoa febbraio (–38,2 per cento). Svizzera Swiss Re, il colosso elvetico con sede a Zurigo, ai primi postia livello mondiale nel settore delle riassicurazioni, diffonde oggi la prima trimestrale. Stati Uniti è in programma alle 14,30 la diffusione dei dati sulla produttività e il costo del lavoro nel primo trimestre:l'attesa è per una lettura in rialzo dello 0,8% nel primo caso e del 2,6% nel secondo. Alla stessa ora sono in uscita le richieste di sussidio alla disoccupazione nella settimana al 2 maggio. Nella frazione precedente è stato registrato un calo di 14mila unità che ha portato il livello complessivo a quota 631mila. Alle 15,30 discorso di Ben Bernanke sulla regolamentazione finanziaria. Venerdì 8 maggio Germania Dall'Ufficio federale di statistica arrivano alle 8 le statistiche sui movimenti della bilancia commerciale: l'attivo tedescoè dato in lieve rialzo, rispetto a febbraio, da 8,7 a 8,8 miliardi di euro Sempre oggi, ma alle 12, sono in uscita i dati sulla produzione industriale (–1,7%la previsione degli analisti, dopo il calo del 2,9% segnato a febbraio). Gran Bretagna L'Istituto nazionale di statistica diffonde, alle 10,30, i dati sull'andamento della produzione manifatturiera ( +0,2% mensilea marzo, +3,3% tendenziale). Stati Uniti Arriva il rapporto sul mercato del lavoro: i lavoratori dipendenti non agricoli sono dati in calo di 620mila unità (–663milaa marzo), mentre il tasso di disoccupazione è previsto in crescita dall'8,5 all'8,9% della popolazione attiva. Giappone Diffondono i dati di bilancio 2008/09 Toyota, la multinazionale che produce automobili, e Toshiba, la società nella top ten della produzione mondiale di chip. ACURADISTEFANONATOLICOLLABORAZIONEILSOLE24ORE/RADIOCOR

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Il dazio stronca l'acqua italiana (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

RITORSIONE DI WASHINGTON PER IL RIFIUTO EUROPEO DI CONSUMARE CARNE AMERICANA AGLI ORMONI Il dazio stronca l'acqua italiana In Usa un 100% di sovrattassa sulla minerale d'importazione [FIRMA]LUIGI GRASSIA Il protezionismo strisciante (quella cosa perversa che sempre si manifesta nei periodi di crisi economica) fa una nuova vittima, che stavolta sono le acque minerali italiane esportate in America. Dal prossimo giorno 8, venerdì, gli Stati Uniti imporranno un dazio doganale del 100% sulle acque minerali in arrivo dal nostro Paese (e dal resto dell'Unione europea). In sostanza il prezzo raddoppia. Una botta del genere ha un intento palesemente provocatorio e infatti le autorità di Washington la giustificano come mossa tattica sulla complicata scacchiera dei rapporti commerciali. Secondo l'Associazione delle camere di commercio italiane all'estero, l'imposizione è stata decisa dalla United States Trade Representative (Ustr) «per riavviare le trattative sul divieto d'importazione di carni di manzo trattata con sostanze ormonali, imposto dall'Ue». Cioè si tratterebbe di una ripicca o meglio di una pressione per ottenere risultati su un altro fronte. Peccato che il Wto e altre sedi internazionali siano state concepite per creare dei fori ad hoc dove risolvere le controversie commerciali evitando questo genere di ritorsioni. Peccato, anche, che la vertenza sulla carne coinvolga l'Italia come la media dei Paesi europei mentre la faccenda delle acque minerali pesa sul nostro Paese molto di più: secondo il presidente dell'Italian American Chamber of Commerce Midwest, Robert Allegrini, «all'Italia è imposto il pagamento del 37% dei dazi sul totale delle esportazioni colpite dal provvedimento, lasciando il restante 63% da dividere tra gli altri 26 Paesi dell'Ue». Per questo motivo la Camera di commercio italiana di Chicago ha promosso una petizione sottoscritta da oltre 60 ristoratori italiani (grandi importatori di acqua italiane per sposarle ai piatti) e rivolta a Ronald Kirk, rappresentante di Obama nelle trattative commerciali. Nella lettera si chiede di sospendere il provvedimento perché «penalizzerebbe le vendite nei ristoranti, con conseguenti ricadute sui posti di lavoro». Naturalmente questo è solo uno dei danni dei super dazi. Fra l'altro va notato che la sovrattassa del 100% non rappresenta il raddoppio di un prezzo modesto ma di un prezzo che già in partenza è piuttosto elevato: infatti in un'America dove quasi tutto costa poco in confronto all'Italia, se c'è una cosa che si paga più cara è proprio l'acqua minerale. Dal punto di vista degli Usa a essere protezionista non è l'America ma l'Europa, perché il Vecchio continente si rifiuta di importare le carni allevate in America in quanto piene di ormoni (legali da loro, proibiti da noi); è una scusa per chiudere le frontiere ai loro prodotti, secondo gli Usa.

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Un tycoon italiano alla guida di Panama (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Ricardo Martinelli Personaggio Un capo dell'Eta 60% ORIGINI TOSCANE SPOT A VALANGA GIAN ANTONIO ORIGHI Un tycoon italiano alla guida di Panama Il re dei supermercati stravince alle presidenziali «Si nasconde in un paese del Friuli» dei voti ai conservatori Il nonno emigrò da Lucca all'inizio del secolo scorso e sposò una spagnola Padrone di due tv, ha inondato la nazione di messaggi aggressivi MADRID Buona la seconda. A cinque anni dal suo primo debutto nell'arena elettorale, quando aveva riscosso un misero 5 per cento, l'oriundo italiano Ricardo Martinelli, leader del cartello conservatore Alianza por el Cambio (Ac) e principale imprenditore di Panama, ha stravinto le elezioni presidenziali dell'altro ieri con più del 60 per cento dei voti, contro il 36 per cento del progressista e governante Partido Revolucionario Democrático (Prd). Un trionfo superiore persino ai sondaggi, che già gli davano 16 punti di vantaggio. «Martinelli stravince», sintetizzava ieri «La Prensa», il principale giornale del Paese centroamericano, che conta poco più di tre milioni di abitanti. Il neo-eletto entrerà in carica il prossimo 1 luglio. Sposato e padre di 3 figli, cattolico, 57 anni, il primo discendente di immigrati del Belpaese a raggiungere la stanza dei bottoni nel Cono Sud ha festeggiato a suo modo, intonando a pieni polmoni, davanti ai fan che lo acclamavano, la popolare canzone «El Rey». Sempre in maglietta, vulcanico, con una pancia nemica delle palestre, e i capelli bianchi spettinati che cominciano a diradarsi, Martinelli ha promesso: «Ci sarà più lavoro e più equità, più sicurezza e finalmente un metrò nella capitale», sconvolta dal traffico e dove vive un terzo della popolazione: costo previsto 900 milioni di dollari. Il magnate, padrone di una serie infinita di aziende, tra cui la più importante catena di supermercati, direttore di due tv e di una banca, si è pagato di tasca sua la campagna elettorale ed i dilaganti spot. Il Prd l'aveva ribattezzato il «Berlusconi di Panamá». Ma questo populista e conservatore doc (patrimonio stimato in 400 milioni di dollari) che odia Chávez e i fratelli Castro, amico di Washington, e che ha promesso mari e monti in un Paese ribattezzato il «dragón centro-americano», che anche quest'anno dovrebbe crescere di oltre il tre per cento. Il drago però comincia a perdere qualche colpo nel mezzo della crisi finanziaria mondiale e il 41 per cento della popolazione vive ancora sotto la soglia della povertà. Nato nella capitale, liceo negli Usa, dove poi si è laureato in amministrazione di impresa con master in marketing, Martinelli si è costruito un impero da solo. Il Paperone è stato anche ministro del Canale dal 1999, quando gli Stati Uniti hanno restituito la proprietà della via tra l'Atlantico e il Pacifico ai panamensi, al 2004: un incarico strategico perché il Canale è l'industria più importante del Paese. Ed è stato anche tra i propulsori del suo raddoppio, un investimento di 5 miliardi di dollari che dovrà culminare proprio lui nel 2014. Comunicatore nato (il suo slogan: «Tu mi dai il voto, io ti dò il cambiamento»), estroverso, il miliardario ha promesso più investimenti esteri, una pensione di 100 dollari agli anziani oltre i 75 anni, case popolari. E, soprattutto, ha convinto le classi popolari che lui era il modello. Predicava nella campagna elettorale in cui ha percorso letteralmente il Paese, apparendo davanti alle telecamere persino tagliando banane insieme ai contadini. «L'imprenditore è una persona che sa fare tutto - spiegava -. Il politico è una persona che fa una sola cosa alla volta: o parla o cammina, o pensa o rutta. Io sono la novità». La sinistra? «Vende sogni d'oppio». Nel 1990 Martinelli ha fondato il suo partito, Cambio democratíco, perno di Ac. E dal 2004 è entrato in campagna, aiutato anche dalla moglie, presidentessa della Fundación Ricardo Martinelli, che ha distribuito a man bassa borse di studio agli studenti poveri. Gli avversari lo chiamavano «El Loco» (il pazzo) per una sua presunta malattia psichiatrica che curerebbe con pillole. «Noi pazzi siamo maggioranza», gongolava domenica notte, dopo che le urne gli hanno dato ragione. Il magnate che guiderà uno dei più fiorenti paradisi fiscali del mondo giura di lottare contro corruzione e criminalità. E tuona: «Me ne frego di essere definito di destra. Il mio obbiettivo è risolvere gli annosi problemi del Paese mai risolti dai politici tradizionali, che ci hanno lasciato miseria e fame». José Antonio Urritikoitxea Bengochea, 58 anni, capo politico dei terroristi baschi dell'Eta e ricercato per strage dal 2002, si nasconderebbe dal giugno 2007 in un paesino di 10 mila abitanti in provincia di Pordenone. Lo assicura il settimanale conservatore madrileno Época, secondo cui l'intelligence di Madrid lo controlla e non lo fa arrestare perchè Ternera, «falco» favorevole all'ultima tregua rotta poi 2 anni fa, è un asso nella manica che il governo Zapatero vuole preservare per ipotetici futuri negoziati.

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directa galleggia nella tempesta - stefano parola (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XIII - Torino Directa galleggia nella tempesta Per la società di trading flessioni contenute nell´orribile 2008 "Nonostante i crolli delle Borse siamo riusciti a rafforzare la nostra posizione" STEFANO PAROLA In autunno si è scatenata una tempesta finanziaria senza precedenti, eppure Directa Sim ha visto crescere il numero dei clienti operativi: oggi sono oltre 14 mila, cioè il 6 per cento in più rispetto alla fine del 2007. Insomma, nemmeno il timore per il grande crac ha placato la crescita del trading online. Del resto, come spiega Mario Fabbri, amministratore delegato della società torinese che dal 1995 permette di acquistare e cedere titoli in tempo reale, «chi opera in Borsa non viene turbato più di tanto da certi episodi: una volta che ha riassestato la propria visione delle cose riprende a operare come prima». Così chi già "giocava" a Piazza Affari ha continuato a farlo e ha visto aumentare il numero di colleghi investitori: «Una parte - dice il numero uno di Directa - proviene da nostri concorrenti, mentre molte persone hanno giudicato questo momento come il più vantaggioso per entrare nel mercato, grazie ai prezzi particolarmente bassi. E ancora, c´è chi si è scottato con qualche banca o qualche consulente, e allora preferisce fare da solo e dire: "Almeno se sbaglio, sbaglio io"». L´autunno è stato duro («c´è stato un momento, a ottobre, in cui sembrava che il sistema bancario non avrebbe retto alla catastrofe» dice Fabbri), ma ora Directa si attende un 2009 all´insegna del miglioramento, perché, spiega l´ad, «i mercati non sembrano essersi chiusi, anzi c´è una bella volatilità che è ideale per il trading online». L´anno passato la società torinese ha visto crescere il numero dei clienti, ma non quello delle operazioni, che però si sono mantenute stabili. In totale, si parla di 5,3 milioni di transizioni, cioè il 3 per cento in meno del 2007. Un risultato non del tutto negativo se si tiene conto della stasi che ha caratterizzato la parte centrale dell´anno e della grande crisi di ottobre. Fattori che hanno penalizzato soprattutto il bilancio di Directa. L´utile, infatti, è calato del 55 per cento, scendendo dai 2,65 milioni di euro di due esercizi fa agli 1,2 milioni dello scorso anno. «Per i mercati finanziari - commenta l´ad Fabbri - il 2008 è stato un anno drammatico, ma gli effetti sono stati contenuti. Nel complesso, grazie agli investimenti in tecnologia e i miglioramenti del servizio, abbiamo anzi rafforzato la nostra posizione competitiva».

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Il mondo globale? È appena cominciato (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-05-05 - pag: 1 autore: IL NOSTRO FUTURO Il mondo globale? è appena cominciato di Guido Tabellini U no dei fenomeni economici più rilevanti degli ultimi decenni è l'uscita dalla povertà di molti Paesi emergenti, dall'Asia all'America Latina. Nel 1970, quasi il 40% della popolazione mondiale viveva sotto la soglia di povertà (meno di un dollaro di reddito giornaliero). Nel 2000 questa frazione si era dimezzata, e si sarebbe dimezzata una seconda volta tra il 2000 e il 2015, secondo le previsioni formulate prima dello scoppio della crisi economica mondiale. E ora? Quali sono le implicazioni della crisi sulle tendenze di lungo periodo delle economie emergenti? Si interromperà la convergenza economica dei Paesi poveri verso quelli ricchi, oppure tutto tornerà presto come prima della crisi, o addirittura la convergenza sarà ancora più rapida? La crescita dei Paesi emergenti è stata spinta soprattutto da due fattori. Il primo è la globalizzazione. L'integrazione del commercio e della finanza mondiali ha aperto nuovi mercati di sbocco per beni e servizi, ha consentito di finanziare nuovi investimenti, ha facilitato la convergenza tecnologica diffondendo in tuttoil mondo l'accumulazione di conoscenza che originava nei Paesi avanzati. In secondo luogo, le politiche economiche attuate nei Paesi emergenti, e in particolare le liberalizzazioni, hanno migliorato il funzionamento dei mercati domestici e hanno portato stabilità macroeconomica. Non c'è dubbio che le principali incognite aperte dalla crisi riguardino soprattutto il futuro della globalizzazione. Da un lato, il sostegno statale alle economie dei Paesi avanzati si accompagna a forme più o meno esplicite di protezionismo. Dall'altro, la crescita generalizzata dell'avversione al rischio induce il rimpatrio dei capitali investiti all'estero. Inoltre, uno dei principali mercati di sbocco, quello alimentato dalla spesa dei consumatori americani, era cresciuto troppo e dovrà ridimensionarsi. Tuttavia, come è emerso anche dalla recente riunione del G-20, la consapevolezza sui danni del protezionismo è diffusa. Le organizzazioni internazionali, dal Fondo monetario internazionale alla Banca mondiale, sono state rafforzate; e l'invito alla Wto a vigilare per evitare recrudescenze protezionistiche non è solo retorica. Continua u pagina 17 l'articolo prosegue in altra pagina

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Europa, l'ora di contare sul serio (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-05 - pag: 16 autore: Europa, l'ora di contare sul serio M entre la crisi finanziaria mondiale si trasforma inesorabilmente in crisi economica e adesso in crisi industriale, un grido risuona per il continente: «Dov'è l'Europa?». Finora, la reazione di Bruxelles è stata tutt'altro che rassicurante. La linea d'azione della Commissione europea è difendere a tutti i costi l'integrità del Mercato unico e usare i suoi formidabili poteri giuridici per garantire che i piani di salvataggio e gli altri aiuti statali messi in campo dai Governi dell'Unione non falsino la concorrenza. è un mantraa cui siamo abituati e tra gli industriali sembra rafforzarsi la sensazione che non sia abbastanza. Mentre in Europa monta la paura che lo stallo dell'industria si traduca in una chiusura di stabilimenti importanti e in una perdita di posti di lavoro a catena in migliaia di aziende più piccole, i Governi nazionali si ritrovano in rotta di collisione con l'Unione Europea, anche se sanno che la loro migliore chance di salvezza risiede in un'azione concordata a livello europeo. A Bruxelles c'è la consapevolezza che la crisi offre un'opportunità politica reale, anche se la Commissione ancora non l'ha sfruttata. è giunta l'ora di un nuovo quadro di politica industriale dell'Unione, che consenta a Bruxelles di usare il suo status di honest broker per gestire interessi contrastanti. Gli eurocrati della Commissione dovrebbero rispolverare i loro archivi di trent'anni fa e ricordarsi di come i loro predecessori avevano affrontato la crisi dell'acciaio che allora minacciava di scatenare una guerra commerciale intraeuropea. Alla fine degli anni 70, la Commissione dichiarò lo stato di "crisi manifesta" e concordò con gli Stati membri i dettagli di quello che divenne noto col nome di Piano Davignon.Stilato dall'esponente belga della Commissione, responsabile dell'Industria, molte delle norme di quel Piano sono chiaramente valide anche per la situazione attuale, industria dell'auto inclusa. Il Piano Davignon impose produzione e controlli dei prezzi validi per tutta l'Europa, monitorò e coordinò gli aiuti di Stato dei Governi nazionali, predispose la chiusura delle fabbriche obsolete, incoraggiò le fusioni e concesse finanziamenti comunitari a programmi di riqualificazione per gli operai siderurgici in esubero.L'obiettivo di fondo era rendere l'ossatura dell'industria pesante europea più competitiva a livello internazionale. L'autore del Piano, il visconte étienne Davignon, ha dichiarato recentemente allastampa belga che non riesce a capire come mai la Commissione oggi non agisca in modo analogo: «Una cosa del genere legittimerebbe gli aiuti nazionali (all'industria automobilistica), ma farebbe sì che ci sia una strategia comune dell'Unione Europea dietro a questi aiuti », ha scritto. I segnali provenienti dalla Commissione, tuttavia, non sono incoraggianti. Il commissario all'Industria, GÜnther Verheugen, recentemente ha risposto così alla General Motors e alla Renault, che chiedevano un ruolo più "attivo" della Ue nel coordinare i piani di salvataggio: «Non ci sarà alcun piano d'intervento per settori specifici». Verheugen ha sottolineato che Bruxelles non ha né i fondi né la volontà di venire in soccorso dell'industria automobilistica, e vede scarse analogie tra i rischi di sistema che caratterizzano il settore finanziario e i problemi con cui devono fare i conti i comparti manifatturieri. Quello che conta non è se una nuova strategia anticrisi dell'Unione debba o non debba somigliare al Piano Davignon, ormai in buona parte dimenticato. Quello che conta è che l'Europa dovrebbe mostrare di aver predisposto un piano di massima comune per contrastare il rallentamento. Gli eurocrati insistono che gli strumenti e le regole necessari esistono già, ma questo vuol dire ignorare la realtà politica. Se non si riuscirà a rendere più flessibili le regole del mercato interno europeo, i Governi degli Stati membri le ignoreranno. La crisi inoltre ha sottolineato l'esigenza a lungo termine di un approccio più concer-tato alla politica industriale. In Europa cresce la consapevolezza che la crisi rimodellerà la nostra base industriale, man mano che le roccaforti d'eccellenza tecnologica di Unione Europea e Stati Uniti cederanno all'ascesa dei Paesi asiatici. Ma la strategia europea di Lisbona, vecchia di dieci anni, per garantirsi la leadership mondiale nei settori ad alta tecnologia è ampiamente screditata, ragione in più per riservare ampio spazio alla ricerca in qualsiasi programma industriale europeo. La presentazione è una parte fondamentale di ogni processo politico, ed è la parte su cui la Commissione europea è meno competente.Siagliindustrialicheicittadi-nicomunivoglionosentirdirechelaCom-missionestalavorandoaunapprocciopo-liticocheguardialdilàdeicupi cenaridel presente. Verve e squilli di tromba non saranno la specialità degli eurocrati di Bruxelles, ma c'è urgente bisogno di qualcuno bravo a "vendere" politicamente l'azione della Commissione per ristabilire un clima di fiducia nel progetto europeo, oltre che nell'economia. Copyright: Project Syndicate, 2009 (Traduzione di Fabio Galimberti) di Giles Merritt SEGRETARIO GENERALE FRIENDS OF EUROPE

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Montante: No ai protezionismi nelle ferrovie (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-05 - pag: 23 autore: Concorrenza. Proposta di Confindustria Montante: «No ai protezionismi nelle ferrovie» Rita Fatiguso MILANO «Gli investimenti infrastrutturali non dipendono dalle Ferrovie, ma dal Piano nazionale dello Stato». Poche parole, ma di peso, quelle rilasciate dall'amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, in occasione del convegno sull'economia del Sud organizzato a Palermo dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè. Un'affermazione questa condivisa da Antonello Montante, delegato nazionale Confindustria per i rapporti con le istituzioni preposte al controllo del territorio: «Mauro Moretti, un tecnico che è riuscito a portare in utile le Ferrovie, ha ragione quando chiede allo Stato di effettuare più investimenti per il Mezzogiorno». Con un'avvertenza, però. «Le risorse non devono arrivare solo sulla rete, ma anche su materiale rotabile e sulla componentistica – ha precisato Montante –. Dobbiamo evitare che a causa del protezionismo tipico di molti Paesi i costruttori di materiale rotabile, una parte pregiata del nostro made in Italy, finiscano ai margini del mercato». Montante quindi ha sottolineato che occorre intervenire su nuovi fronti. «Le Ferrovie dello Stato rispettano in pieno le normative comunitarie come pure vi si attengono strettamente le stesse multinazionali italiane - ha spiegato –, il problema, però, è un altro. Noi pretendiamo che anche le altre Ferrovie e le altre multinazionali europee facciano altrettanto non privilegiando in maniera unilaterale i propri mercati interni. Siamo certi che Mauro Moretti, nella sua veste di presidente europeo Cer, vigilerà su fenomeni di questo tipo». Le Fs (si veda Il Sole 24 Ore del 22 aprile) sono impegnate in una sfida aperta sui mercati esteri, con particolare riguardo per la rete francese, ma non è tutto. «Sono in arrivo investimenti immediati - ha ricordato Montante - risorse importanti che saranno cruciali per fermare il grave fenomeno dell'illegalità e della criminalità e per far ripartire l'economia del Sud e del Paese intero »(si veda anche l'articolo a pagina 6). Occorre avere ben chiari gli obiettivi da raggiungere. Tre sono le opere strategiche per il Mezzogiorno ricorda l'amministratore delegato delle Ferrovie: «Prima di tutto c'è il completamento dei corridoi europei con i collegamenti terminali con le grandi città del Sud: Bari, Catania e Palermo. Poi, stiamo progettando la Bari- Napoli, mentre serve un nuovo valico tra Benevento e Foggia». Necessari per Moretti anche gli interventi sul tratto Ogliastro-Sapri «un collo di bottiglia in Calabria, il punto di barriera per l'alta velocità». Infine, «è necessario realizzareuna dorsale ferroviaria in Sicilia che colleghi Palermo, Catania e Messina, permettendo di andare da Palermo a Catania in un'ora e venti». © RIPRODUZIONE RISERVATA L'INTERVENTO Le imprese a Moretti (Fs): risorse non solo sulla rete ma anche per la produzione di componenti e di materiale rotabile

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E il Pil Usa sarà superato fra tre anni (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 29 autore: INTERVISTA AngusMaddison Economistaestoricodellecontabilitànazionali «E il Pil Usa sarà superato fra tre anni» Mario Margiocco è impossibile addentrarsi nella storia economica, nei rapporti di forza di ieri e di oggi fra Asia e Occidente, fra Stati Uniti ed Europa, fra Cina e Giappone, senza fare i conti prima o poi con Angus Maddison. A lungo professore all'università di Groningen in Olanda, prima capo economista all'Ocse, formazione in Gran Bretagna dove è nato nel 1926 e negli Stati Uniti, Maddison è un pioniere negli studi delle contabilità nazionali. Attraverso le sue valutazioni, ha potuto ricostruire l'economia delle varie ere storiche e delle varie aree e ha acquisito una prospettiva di rara profondità e vastità sullo sviluppo delle ricchezze e delle società. Maddison ha lavorato a lungo sui dati del Pil della Repubblica popolare cinese (Rpc) per arrivare alla conclusione che il sorpasso sugli Stati Uniti non è affatto lontano, all'inizio del prossimo decennio, e non a metà secolo. Maddison, che oggi vive nel nord della Francia, era in Italia nei giorni scorsi per la presentazione della traduzione italiana di un suo saggio, L'economia mondiale dall'anno 1 al 2030 (edizioni Pantarei), e per due conferenze, al Politecnico di Milano e all'Università di Pavia. Negli equilibri storici fra aree economiche, come si possono leggere le attuali crisi finanziaria e recessione, specie per quanto riguarda il peso dell'economia Usa? Per gli Stati Uniti si è trattato di un duro colpo, perché il sistema ha rischiato il collasso, un colpo anche dal punto di vista del prestigio. Ma il dollaro ha tenuto bene, e questo mi ha positivamente sorpreso. Dopotutto la sterlina, in condizioni analoghe da parte della Gran Bretagna, ha perso il 30 per cento. è possibile però che quanto accaduto acceleri il sorpasso da parte della Cina quanto a Pil. I calcoli ufficiali pongono il sorpasso del Pil americano da parte di Pechino, in cifra assoluta e non pro capite ovviamente, fra alcuni decenni. Io penso possa avvenire fra due o tre anni. I miei calcoli infatti non si basano tanto sulle statistiche ufficiali cinesi, e tengono conto di una vasta produzione che credo non vi compaia. Oggi il Pil cinese secondo i miei calcoli è pari all'85% di quello Usa. Secondo la Banca mondiale non arriva alla metà, ma questo non mi pare realista. Vede in arrivo, o già arrivata, una deglobalizzazione? Credo che l'internazionalizzazione delle economie non farà grandi passi indietro. Certo non siamo in una fase propulsiva, ma piuttosto riflessiva. è possibile una certa rinazionalizzazione della finanza. Ma sono rimasto impressionato dal livello di internazionalizzazione del sistema bancario, che tuttavia adesso sarà più prudente nei suoi investimenti.Quanto al protezionismo, non vedo pressioni fortissime. Spinte sì, ma non pressioni a valanga. Il mondo è troppo interconnesso. C'è la possibilità di un modello cinese di sviluppo, da esportazione? No, la Cina si ritiene già il centro del mondo e non vuole colonizzare. L'Europa è stata colonizzatrice, e per certi versi gli Usa lo sono più ancora dell'Europa, perché hanno una componente messianica in più. I cinesi si ritengono superiori a tutto questo. Non hanno preso Hong Kong con la forza, non hanno preso Macao, e non prenderanno neppure Taiwan, con la forza. Ma anche l'India sta crescendo molto. Il mondo sarà meno occidentale? è un dato che già da alcuni anni l'Occidente non controlla più l'economia mondiale. Il totale fallimento del sistema di sorveglianza bancaria e finanziaria in Usa e Gran Bretagna non ha contribuito molto a rallentare il fenomeno. E il mondo sarà meno americano? Gli Stati Uniti sono e restano di gran lunga la prima economia del mondo. Hanno risorse territoriali, di materie prime, di capacità di ricerca e produzione senza confronti, oltre a una bassa densità di popolazione sul territorio. Quindi è presto per intonare il canto d'addio. La Cina non vuole rivaleggiare con gli Usa. Vuole solo recuperare Taiwan, pacificamente, ed essere rispettata come il vero portavoce dell'Asia, più del Giappone. Comunque sì, Stati Uniti in particolare e Occidente in genere hanno abbastanza fine tuning da praticare. Da dove incomincerebbe? Oh, c'è l'imbarazzo della scelta. Mi pare ad esempio che le banche centrali abbiano perso un po' la testa. Portare il costo del denaro a zero non serve granché, si è visto in Giappone. Poi, un esempio che conosco bene: ho due figli, uno fa l'economista, è brillante, è consulente del Governo, e guadagna 35mila sterline l'anno; l'altro fa il banchiere, è altrettanto brillante, e guadagna un milione di sterline l'anno. Qualcosa non funziona. mario.margiocco@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA «Il Prodotto della Rpc, in cifra assoluta, ha già raggiunto l'85% di quello americano» «La globalizzazione non farà grandi passi indietro: il mondo è troppo interconnesso» Esperto di bilanci. Classe 1926, l'inglese Angus Maddison ha guidato a lungo anche la Divisione economica dell'Ocse

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Pil italiano giù del 4,4%, allarme occupazione (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 05/05/2009 - pag: 5 Pil italiano giù del 4,4%, allarme occupazione «Ue, senza lavoro all'11,5%». Tremonti: sui conti l'Europa ci apprezza. Il fabbisogno sale a 48 miliardi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES- «Modest recovery », la parola chiave è questa: una «ripresa modesta », che l'Unione Europea dice di vedere al suo orizzonte. E che per l'Italia si dovrebbe tradurre in una prima, lieve inversione positiva di tendenza per il 2010: dovuta, dice sempre la Ue, anche alla «prudente politica di bilancio» fatta dal governo di Roma. Il ministro Giulio Tremonti incassa, e commenta: «Siamo molto soddisfatti». Le previsioni economiche di primavera, diffuse ieri da Bruxelles, sono un tuffo nel buio, che a metà concede un guizzo di luce: i mercati finanziari migliorano, e dice Joaquin Almunia, commissario Ue agli Affari economici e monetari le Borse sono impegnate in un tentativo di stabilizzazione; inoltre, le misure prese dai governi «dovrebbero fermare la caduta e consentire un recupero nel prossimo anno». Non siamo ancora fuori dalla caverna, e tuttavia «ci sono segnali positivi ». Parole non più udite da molto tempo. Ma poi c'è il tuffo nel buio, appunto: cioè «la recessione più pesante crisi: tutti i Paesi della zona euro supereranno nel 2009 il tetto del 3% nel rapporto deficit- Pil. Nei mesi successivi avverte Bruxelles andrà ancor peggio: il deficit in Germania sarà al 5,9%, in Spagna al 9,8%. L'Italia è nel gruppo, e pedala o frena quasi allo stesso ritmo: il suo Pil nel 2009 è visto in calo del 4,4%, il suo deficit punta al 4,5% e al 4,9% nel 2010, il suo debito pubblico oltre il 116%, la sua inflazione in crescita allo 0,8% e poi all'1,8%, la sua disoccupazione in salita verso l'8,8% (2009) e il 9,4%. E c'è un dato in arrivo anche da Roma: il fabbisogno statale dei primi 4 mesi 2009 è di circa 48.400 milioni, 17 mila milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2008. La «tregua» accordata al-- l'Italia per il 2010 si basa su un dato essenziale: Bruxelles prevede un Pil italiano in crescita dello 0,1%. La «ripresina » si dovrebbe avere anche in Germania (+0,3%) e altrove. Ma nella media della Ue, non ci sarà: -0,1%, recessione confermata per l'intero 2010. Mentre la discreta tenuta alla distanza dell'economia italiana si spiega, secondo Bruxelles, con «la relativa solidità del sistema bancario e la prudente risposta di bilancio data dal governo al rallentamento economico», fattori che «hanno finora contenuto l'impatto negativo della crisi sulle finanze pubbliche». Parole che accolgono Giulio Tremonti al suo arrivo a Bruxelles per l'Eurogruppo: «Ci riconosciamo nei numeri della Commissione europea commenta il ministro dell'Economia e siamo molto soddisfatti soprattutto per le parole di apprezzamento sulla sana e prudente gestione del bilancio». Il commissario Ue Joaquin Almunia e il ministro Giulio Tremonti Luigi Offeddu

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Piazza Affari corre in Europa. Bene Ubi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa Piazza Affari corre in Europa. Bene Ubi di Giacomo Ferrari Il Fisco frena A2A A2A unico segno meno dell'S&P-Mib: la società dovrà restituire 65 milioni al Fisco Dopo il ponte del primo maggio e con Londra ancora chiusa per l'holiday bank, Piazza Affari (+2,89% il Mibtel, +3,21% l'S&P-Mib) ha archiviato ieri il maggiore rialzo in Europa, grazie anche al balzo di Fiat, che ha toccato il nuovo massimo dell'anno, con un progresso dell'8,05%, a quota 8,12 euro, un livello che non vedeva dall'ottobre dello scorso anno. E con scambi record: sono infatti passate di mano oltre 80 milioni di azioni del Lingotto, pari al 7,3% del capitale, contro una media (già elevata) di 63 milioni nel corso dell'ultimo mese. Gli operatori puntano sul successo dell'operazione Opel, ma apprezzano soprattutto l'ipotesi di uno spin-off dell'auto. Anche il comparto bancario ha registrato un buon miglioramento, sulla scia della positiva apertura di Wall Street. In particolare, spiccano il +7,81% di Ubi Banca, il +6,36% del Banco Popolare e il +5,88% di Mediolanum. Il rialzo più consistente fra i titoli dell'S& P-Mib lo ha però registrato Cir, che ha guadagnato il 14,69% a 1,14 euro, con scambi pari all'1,12% del capitale, grazie ai giudizi positivi degli analisti dopo i conti trimestrali diffusi la scorsa settimana. Altri forti rialzi, trasversali a diversi settori, hanno poi riguardato Mondadori (+7,22%) fra gli editoriali, Pirelli (+6,72%) e StMicroelectronics (+5,89%) fra gli industriali, Tenaris (+5,23%) fra i petroliferi. Un solo segno negativo, infine, fra i 40 titoli dell'S&P-Mib: si tratta di A2A (-1,52%), dopo la notizia che la società dovrà restituire entro 30 giorni 65 milioni di euro di agevolazioni fiscali ritenute dall'Ue aiuti di Stato.

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I conti trimestrali spingono Cir (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/1 I conti trimestrali spingono Cir (g.fer.) È proseguita anche ieri la corsa di Cir, holding del gruppo De Benedetti, innescata dai buoni risultati del primo trimestre dell'anno, presentati giovedì scorso, prima del lungo weekend del primo maggio. Il balzo del titolo, anzi, è stato ancora più vistoso: +14,69% la quotazione di riferimento, migliore performance in assoluto fra i valori dell'S& P-Mib, con quasi 9 milioni di pezzi scambiati. Giudizi positivi sulla società sono arrivati ieri dagli analisti di Equita, Banca Leonardo e Cassa Lombarda. Il recupero ha coinvolto anche la controllante Cofide, a sua volta cresciuta del 17,18%. Stefano Micossi presidente di Cir

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Saipem vola al massimo dell'anno (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/2 Saipem vola al massimo dell'anno (g.fer.) Torna a salire il prezzo del greggio (ieri a New York ha superato quota 53 dollari al barile) dopo la frenata della scorsa settimana dovuta agli effetti delle febbre messicana. E recuperano prontamente anche le quotazioni dei titoli petroliferi. In Italia si è distinta in particolare Saipem, che ha chiuso con un prezzo di riferimento di 17,13 euro, in crescita del 4,64%, nuovo massimo dell'anno. Nel primo trimestre del 2009 la società di impiantistica dell'Eni ha registrato profitti per 186 milioni di euro (+26,5% sullo stesso periodo dell'anno precedente) e un portafoglio ordini di 19,04 miliardi di euro. Marco Mangiagalli presidente Saipem

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Bilanci delle quotate sotto la lente (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 47 autore: Assemblee. In edicola la Guida ai conti 2008 delle società italiane Bilanci delle quotate sotto la lente è ancora disponibile in edicola, in abbinamento al Sole 24 Ore al prezzo di 3,90 euro, l'edizione 2008 dello Speciale Bilanci. La pubblicazione analizza come di consueto i conti delle principali società quotate a Piazza Affari in vista della campagna assembleare di fine aprile. I testi, curati dal servizio Analisi Mercati Finanziari, sono corredati dalle tabelle riassuntive sui conti 2008 a confronto con l'esercizio precedente e dall'andamento di Borsa degli ultimi dodici mesi. Una particolare attenzione è stata riservata agli effetti della crisi, che si è manifestata sui bilanci delle quotate italiane a partire soprattutto dall'ultimo trimestre: sono state analizzate le conseguenze del credit crunch sull'attività gestionale, le modifiche introdotte a fine settembre ai principi contabili Ias, l'incidenza della pressione fiscale sul risultato finale. Quest'anno ai lettori dello Speciale Bilanci viene riservata l'opportunità di continuare ad aggiornarsi anche online, accedendo in esclusiva a contenuti di approfondimento sul sito www.ilsole24ore.com. Viene pubblicato infatti il codice di accesso che consente di raggiungere gratuitamente per 30 giorni tutte le aree riservate dello Speciale Assemblee. Inoltre attivando il codice promozionale sarà possibile accedere per un mese a tutti i contenuti e servizi di Premium 24 e Premium 24 Finanza: il notiziario dell'agenzia Radiocor e i dati di Borsa in tempo reale, dossier e documenti esclusivi, banche dati, strumenti di analisi, portafoglio virtuale, modulo grafico professionale.

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antitrust, no al decreto blocca-scalate - luisa grion (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 05-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 24 - Economia Antitrust, no al decreto blocca-scalate "Così danneggia mercati e investimenti, le norme siano solo temporanee" LUISA GRION ROMA - Ingessano il mercato e bloccano gli investimenti, quindi possono essere accettate solo in casi eccezionali - la crisi finanziaria in corso, per esempio - e per periodo di tempo limitato. Se non è una bocciatura, poco ci manca: l´Antitrust mette pesanti paletti alle norme anti-scalata varate dal governo lo scorso febbraio nell´ambito del decreto incentivi. Le regole in questione sono due. L´aumento della soglia di capitale (dal 3 al 5 per cento) che gli azionisti con una partecipazione superiore al 30 per cento possono fare senza per questo essere obbligati a promuovere un´opa totalitaria. L´incremento dal 10 al 20 per cento del limite massimo (fissato dal codice civile) previsto per una società per azioni che vuole acquistare azioni proprie. A chiedere un giudizio dell´Antitrust su queste due modifiche era stato Luigi Zanda, vicepresidente dei senatori del Pd, preoccupato sia per le conseguenze sul mercato che il decreto anti-opa ostile poteva avere; sia per un possibile conflitto d´interessi del premier Berlusconi con le norme stesse (che avrebbero protetto la Mediaset da scalate ostili). Su questo secondo punto l´authority guidata da Catricalà, nella delibera inviata ai presidenti di Camera e Senato, non accoglie i timori di Zanda. Le norme in questione - ha risposto il garante - non sono rilevanti riguardo al conflitto d´interessi perché «non idonee ad avvantaggiare in modo preferenziale Mediaset rispetto agli altri soggetti interessati». Sono norme di carattere generale, valide per qualsiasi spa. Sui rischi legati al mercato l´Antitrust ha espresso invece un giudizio netto: «E´ indubbio che le misure introdotte innalzino sensibilmente il rischio di congelamento degli assetti di controllo - si legge nella delibera - con possibili impatti negativi sugli incentivi all´investimento e sul corretto ed efficiente funzionamento dei mercati». Ecco quindi l´invito ad attribuire alle deroghe «un carattere di temporaneità, che ne confermi la natura eccezionale ancorandone la durata a specifiche esigenze e necessità dettate dalla crisi finanziaria in atto».

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Variazioni appena percettibili (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 06-05-2009)

Argomenti: Crisi

LE QUOTAZIONI Variazioni appena percettibili Qualche piccola riduzione, nell'ordine del 2%, ma sostanzialmente le quotazioni degli immobili cuneesi sono rimaste stabili nel secondo semestre 2008, l'ultimo periodo del quale si hanno rilevazioni. Così a Cuneo intorno a corso Nizza e sotto le torri di Alba si spendono anche 5000 euro al metro quadro, 3000 nel centro di Fossano, 2800 a Saluzzo, 2300 a Mondovì, Bra e Savigliano. «Sono medie credibili, anche se lasciano fuori le punte d'eccellenza che nei centri storici possono essere più alte - secondo Filippo Monge, presidente dell'Associazione costruttori edili di Cuneo -: un attico in centro ad esempio può arrivare a costare 7 mila euro. La crisi finanziaria ha portato maggior attenzione del consumatore verso il mattone, non solo per l'acquisto». «C'è la percezione che il "piano casa" laciato dal governo stia generando una sorta di patrimonializzazione sugli immobili - continua Monge -: in pratica, chi già possiede una casa investe per migliorarla e aumentarne il valore. Ciò dovrebbe generare un giro d'affari di 8 milioni di euro in Piemonte, di cui almeno 1 milione nella Granda». Gli operatori del mercato immobiliare non hanno dubbi: sul lungo periodo il mattone non ha mai tradito nessuno e quello immobiliare è il settore che più di ogni altro ha garantito in questi anni riparo dalle spinte inflazionistiche, anche in relazione alla scarsa remunerazione dei titoli di stato e visto l'alto indice di rischio dei mercati azionari globali. Tornando a Cuneo città, l'area più signorile resta quella di viale Angeli. Anche Cuneo 2 e San Rocco Castagnaretta sono tra le zone più ambite, mentre prezzi popolarei si riescono a spuntare a Confreria. Le case a Madonna dell'Olmo e Borgo Gesso hanno quotazioni medie.

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Siamo al traino di Usa e Cina (sezione: crisi)

( da "Corriere delle Alpi" del 06-05-2009)

Argomenti: Crisi

L'analisi di Vincenzo Pandolfo sui mercati delle materie prime e le nuove frontiere di business nel quadrante asiatico «Siamo al traino di Usa e Cina» «Subiamo gli effetti di decisioni prese altrove. La ripresa? Lontana» L'aumento dei prezzi grazie alla Cina: fa incetta di metalli industriali per creare riserve ROBERTA PAOLINI PADOVA. Le Borse asiatiche sono in fermento. In questi giorni (l'Hang Seng di Hong Kong nella seduta di ieri ha allungato del 5,5%), si registrano forti movimenti soprattutto sulle major legate all'acciaio. I fari sono tutti proiettati sulle piazze emergenti. In particolare sulla Cina che con i poderosi acquisti su (alcune) materie prime sta anabolizzando l'andamento delle commodities. Convincenti segnali della ripresa? Vincenzo Pandolfo amministratore delegato di Pandolfo Alluminio, azienda leader nel settore dell'estrusione, lavorazione e trattamento delle superfici in alluminio, ed esperto di questo segmento del mercato prova a dare una sua chiave di lettura. Con un'avvertenza di fondo: «Siamo pulci, possiamo solo subire decisioni che vengono prese altrove». Il prezzo delle materie prime pare tonificato rispetto a fine 2008. Resta solida la domanda legata alle materie prime agricole, che dopo la discesa avvertita a fine anno e l'ulteriore correzione di febbraio 2009 sembra impostata al rialzo. Sono segnali che ci devono incoraggiare? «Per quanto riguarda le materie prime agricole, come la soia e il frumento, gli incrementi di prezzo sono stati spinti in questi anni da un aumento esponenziale della domanda. Per quanto riguarda il frumento c'è stato un incremento di prezzo nell'ultimo periodo legato ad una ridotta previsione di produzione in Argentina. Mentre per la soia, anche se le quotazioni sono calate rispetto alla scorsa estate, negli ultimi sei mesi le notiamo nuovamente in salita. E' evidente che l'emergere di alcune economie ha trainato la domanda delle derrate agricole, ma su queste materie prime in futuro il prezzo potrà, ritengo, solo salire». E invece per quanto riguarda i metalli? Nei giorni scorsi i listini dell'area Asia Pacifico hanno innescato un rally. E ne sono risultati avvantaggiati soprattutto le compagnie che operano nel settore dei metalli industriali. Cosa ne pensa? «Il prezzo dei metalli è sceso vertiginosamente rispetto alla scorsa estate. Questo storno è dovuto principalmente al fatto che in passato l'aumento del prezzo era stato innescato da un aumento della domanda conseguente al ciclo di espansione economica. Successivamente, con la crisi finanziaria, le imprese hanno accusato una riduzione degli ordinativi e quindi la domanda ha iniziato a spegnersi. Ora bisogna vedere se si è toccato il pavimento, il livello minimo da cui il prezzo potrebbe rimbalzare». Però la Cina si sta avvantaggiando, acquistando materie prime e innescando un innalzamento delle quotazioni. Gli indici legati al rame sono cresciuti del 30% da dicembre. «Il fatto è che la Cina si sta approvvigionando in misura superiore a quelle che sono le sue reali necessità. L'impressione è che stiano facendo incetta di metalli industriali per creare riserve nel momento in cui l'economia ripartirà. Insomma sta consolidando la sua leadership economica». Questi movimenti cosa comporteranno per economie come la nostra? E quali ripercussioni ci saranno per le nostre imprese? «Noi possiamo solo subire. La centralità economica se la giocano Usa e Cina, noi possiamo solo stare al traino di quello che queste due economie stabiliranno di fare. Ma ritengo che se la ripresa si manifesterà per loro attorno alla fine del 2009, noi saremo certamente più lenti e non vedo segnali positivi prima della prossima primavera». Perché questo ritardo per la nostra economia? «Non si tratta solo dell'Italia. Il ritardo nella ripresa si verificherà a mio parere per tutta l'Europa. Usa e Cina hanno pacchetti di stimoli all'economia più incisivi. Noi abbiamo misure meno efficaci, qualche legge in ordine sparso, ma l'Europa non è in grado di marcare una politica economica di impatto per le singole economie nazionali. Ognuno va per conto proprio». Ammettendo che la tempesta sia passata, quale crede che sarà la prossima bolla? «Io credo che nel filone delle energie rinnovabili ci sia un rischio per il fotovoltaico. Gli impieghi nel solare hanno bisogno di una stampella, senza i sussidi governativi non ci sarebbero investimenti in questo settore, visto che realizza un rendimento in termini di energia utilizzabile attorno al 10/15%. Quando gli incentivi cesseranno credo che la bolla scoppierà».

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marchionne: vogliamo creare il secondo gruppo mondiale - joerg quoos oliver santen (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 7 - Economia Magna e i russi Produzione comune Marchionne: vogliamo creare il secondo gruppo mondiale "Impianti tedeschi salvi, faremo auto in comune" L´intervista Magna ha bisogno dell´aiuto russo. Se il governo tedesco considererà questa una buona soluzione sarei sorpreso La Punto e la Corsa hanno la stessa base. La Volkswagen realizza ciò in modo perfetto: comprate una Audi, ma in realtà è una Volkswagen JOERG QUOOS OLIVER SANTEN BERLINO - Fiat è decisa a mantenere aperti tutti gli impianti Opel in Germania, e il suo piano è costituire un gruppo che sia il numero due mondiale dell´auto. Lo dice il presidente di Fiat, Sergio Marchionne, in questa intervista. Signor Marchionne, perché volete conquistare Opel? «Piano, piano, questo concetto suona spaventosamente ostile. Fiat non vuole conquistare Opel, noi vogliamo costruire un nuovo, forte produttore dell´auto internazionale. Fiat e Opel hanno dimensioni analoghe e negli ultimi anni hanno già sviluppato e condiviso molto insieme. Noi vogliamo mantenere il marchio Opel e collaborare strettamente nella tecnica, nella ricerca e nella produzione, e così tagliare i costi e guadagnare. E´ così semplice. Nessuna azienda del comparto auto può farlo da solo, ma in un´unione è fattibile». Il comparto auto attraversa una profonda crisi. Perché vuole costituire un nuovo gruppo dell´auto proprio adesso? «E´ il momento giusto! La crisi finanziaria ha messo sottosopra l´economia in tutto il mondo. Quanto 24 mesi fa era ancora finanziabile, oggi è impossibile. La crisi ha effetti enormi sull´industria dell´auto. I maggiori costruttori erano americani, oggi sono a un passo dalla fine. La nostra soluzione è il meglio per tutti i paesi coinvolti: Germania, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Svezia, Belgio, Polonia e Stati Uniti. Non si tratta di Germania e Italia, si tratta di una soluzione paneuropea». Fiat e Opel costruiscono auto molto simili. Le gamme non si completano per nulla... «Su questo sono di un´opinione del tutto diversa. I modelli si accompagnano molto bene l´un l´altro e si completano a vicenda. Ma un´altra cosa è ancora più importante: noi potremmo costruire auto su piattaforme comuni e risparmiare in tal modo costi immensi. Opel e Fiat costruiscono un milione di auto sulla stessa piattaforma. Un esempio: la Punto e la Corsa hanno la stessa base. Ciò non lo vede nessuno. La Volkswagen realizza ciò in modo perfetto: comprate una Audi, ma in realtà è una Volkswagen». Il consiglio di fabbrica di Opel rifiuta decisamente un ingresso di Fiat perché teme licenziamenti in massa. «Nelle sue attuali dimensioni, Opel non può guadagnare soldi, e quando non si guadagnano soldi non si può sopravvivere. Io capisco le paure dei sindacati, ma questa è la realtà». Che cosa significa ciò per gli impianti Opel? «Noi non vogliamo chiudere nessuno dei quattro stabilimenti Opel in Germania. Ne avremo bisogno in futuro. Ma naturalmente l´occupazione dovrà essere ridotta. Questo dato non è mutabile. Gli impianti devono diventare più efficienti». Quanti dei 25mila posti di lavoro alla Opel vuole cancellare? «Se tutti i quattro impianti restano aperti, ciò naturalmente costerà denaro. Noi vogliamo assumerci questi costi. Ma oggi non sono ancora in grado di dirvi quanti lavoratori ci serviranno. Comunque saranno meno di oggi. Non dimenticate una cosa: il primo piano di salvataggio elaborato dalla Opel stessa prevedeva la chiusura di due impianti». Un tempo in Germania Fiat veniva presa in gito col gioco di parole sulla sigla, Fehler in allen Teilen, cioè errori in ogni pezzo. Come vuole combattere contro questo vecchio cliché? «E´ passato. Oggi la Fiat è un´impresa del tutto diversa anche rispetto a poche anni fa, offre auto del tutto diverse. Tra l´altro: abbiamo appena triplicato la nostra quota di mercato in Germania. La nostra fama insomma non può essere così cattiva». Lei può capire la paura dei dipendenti di Opel verso capi italiani? «Io sono canadese. Per Fiat oggi lavorano oltre 200mila persone. Ma non sono assolutamente tutti italiani che mangiano spaghetti ogni giorno. Siamo un´azienda internazionale con sede in Italia. E io non ho nessun problema se la centrale del nuovo gruppo Fiat-Opel sarà in Germania e in Italia». Nel governo federale sembra sia favorito un ingresso della Magna nella Opel. Come vuole convincere il governo tedesco della soluzione Fiat? «Magna vuole entrare in Opel con l´aiuto russo. Se il governo tedesco considererà questa una buona soluzione sarei sorpreso. Il nostro piano è chiaro: noi vogliamo costruire un vero gruppo automobilistico europeo, che abbia successo in tutto il mondo. Il comparto auto di Fiat si unisce con Opel e Chrysler. In tal modo diverremmo il secondo gruppo automobilistico del mondo dopo Toyota. Ciò renderebbe i posti di lavoro più sicuri in tutto il mondo, e in Germania». I critici la accusano di volere l´ingresso di Fiat in Opel per assicurarsi miliardi di garanzie pubbliche tedesche ai crediti. «Noi siamo l´unico produttore di auto in Europa che finora non ha chiesto aiuti pubblici». E può garantire che sarà così anche in futuro? «Al momento Opel brucia denaro, per questo abbiamo chiesto aiuti pubblici. Per questo lo Stato deve intervenire con garanzie. Ma ciò non può durare a lungo. Alla lunga lo Stato non avrà perso nulla in Opel. Dobbiamo farcela senza denaro dei contribuenti. Per questo vogliamo rimborsare le garanzie al più tardi entro tre anni». In Germania comincia la campagna elettorale. Ciò complica i negoziati? «Purtroppo la situazione, a causa di ciò, non sarà esattamente più facile. Ma io cerco di convincere con i fatti. La politica di questo o quel partito non dovrebbe giocare nessun ruolo». (Copyright Bild)

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"i veri paperoni? a novara un gruzzolo da due milioni" - stefano parola (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina III - Torino La prudenza Ghiglione, responsabile di Upb, "ridisegna" la mappa "I veri Paperoni? A Novara Un gruzzolo da due milioni" Il piemontese non ama mettere in mostra il proprio patrimonio ed è da sempre un grande risparmiatore STEFANO PAROLA Il reddito medio dei piemontesi è di poco inferiore ai 20 mila euro l´anno. è una media e quindi dentro c´è un po´ di tutto, da persone che non hanno nulla ad altre che hanno tanto o tantissimo. Sono queste ultime ad alzare decisamente i valori e ad affidare i propri patrimoni alle banche "private", quegli istituti che si occupano di clienti da 500 mila euro in su. Una delle più radicate in Piemonte è Unicredit private banking che di gruzzoli di questi "paperoni" ne gestisce settemila in regione, di cui duemila soltanto nella città di Torino. I 500 mila euro sono la soglia minima per accedere ai servizi della banca, ma questi nuclei familiari arrivano anche a superare la soglia dei 10 milioni. Come spiega Attilio Ghiglione, responsabile Nord Italia di Upb, «si tratta in prevalenza di piccoli e medi imprenditori, che assieme ai professionisti e ai dirigenti costituiscono circa il 60 per cento della nostra clientela. Il resto è composto per un 20-30 per cento da pensionati e da ricchezze costruite in altri modi o ereditate». In media, le famiglie piemontesi seguite da Upb dispongono di patrimoni per 1,5 milioni ciascuna, però ci sono province in cui il valore sale e altre in cui scende. Per esempio, quella mediamente più ricca è Novara, dove i clienti possono contare su un gruzzolo medio 2 milioni. Poi ci sono Biella (1,5 milioni), Torino e Vercelli (1,4 milioni). Chiudono i benestanti di Cuneo e Asti, che fanno registrare un taglio medio sugli 1,3 milioni. Quasi tutta gente schiva, poco avvezza a sbandierare la propria condizione: «L´investitore piemontese - dice Ghiglione - non ama mai mettere in mostra la propria ricchezza, che quasi sempre è stata accumulata negli anni grazie a un´elevata attenzione al risparmio». Naturalmente la crisi finanziaria dello scorso autunno li ha choccati parecchio, anche se, come sottolinea il dirigente dell´istituto bancario, le perdite sono state limitate: «Nel 2008 i mercati hanno perso oltre il 50% del proprio valore complessivo e anche il primo trimestre di quest´anno è stato difficile. Eppure le nostre performance hanno fatto registrare flessioni ridotte, tra il 3 e il 5 per cento. Molti si sono accorti che il fai-da-te è molto rischioso e stanno tornando a rivolgersi ai gestori professionali». Insomma, alla crisi il già prudente piemontese ha reagito con altrettanta prudenza. Come confermano anche le tendenze degli ultimi tempi: «C´è un ritorno al passato - spiega Ghiglione - sui depositi a tempo ed è anche aumentata la quota di banca assicurazione, che è uno strumento di difesa sempre più ricercato». Non solo, il responsabile area Nord di Upb dice che è tornato di moda anche il caro e vecchio mattone: «La richiesta di consulenza anche sull´immobiliare si sta facendo via via più forte, complici i tassi d´interesse particolarmente contenuti». Se in generale i clienti della banca private sono diventati sempre più attenti, il fenomeno è stato più evidente in coloro che possiedono una piccola o media impresa: «In loro - spiega Ghiglione - abbiamo avvertito una grandissima volontà di non abbandonare la propria azienda. Nel momento in cui il fatturato subiva un calo anche preoccupante e il ricorso alla cassa diventava d´obbligo, l´imprenditore voleva capitalizzare la propria impresa. Questo perché c´è una fortissima attitudine a interpretare il patrimonio aziendale come una parte integrante di quello personale».

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manovra-bis, la maggioranza ci prova il pd frena: "un assalto pre elettorale" (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina IV - Palermo Nel provvedimento ci sarebbero i soldi ai Comuni e il sostegno economico a "Agrodolce" Manovra-bis, la maggioranza ci prova il Pd frena: "Un assalto pre elettorale" Oggi in conferenza dei capigruppo la proposta di riconvocare l´aula I soldi per Cammarata e gli altri sindaci alle prese con la crisi finanziaria, il contributo per la fiction Agrodolce, i fondi per i trattoristi dell´Esa: la maggioranza ci riprova. La manovra-bis è un´ipotesi, ma già fa litigare. Perché oggi, sul tavolo della riunione dei capigruppo, il presidente dell´Ars Francesco Cascio porrà al primo punto della discussione l´apertura di una finestra legislativa, in piena campagna elettorale, per approvare i provvedimenti scartati dalla Finanziaria. Cascio non ha dubbi: «C´è un´emergenza sociale che va affrontata, al di là delle polemiche sull´utilizzo delle risorse a scopo elettorale - dice - Penso a una legge di una decina di articoli, rigorosa, della quale mi faccio garante io, prima ancora che gli assessori». Si tratta, in pratica, della riproposizione del maxi-emendamento del governo caduto nell´ultima notte di dibattito sulla Finanziaria a Sala d´Ercole, in seguito alle proteste dell´opposizione. Fra le misure previste, il finanziamento ventennale da quindici milioni l´anno per i Comuni capoluogo: il sindaco di Palermo Diego Cammarata, dopo averlo personalmente caldeggiato con una visita a Palazzo dei Normanni, si era lamentato - in qualità di presidente dell´Anci - della mancata approvazione. E ancora, nella lista delle norme in sospeso c´è il sostegno ad Agrodolce, che era stato garantito dal governatore Lombardo al direttore di Rai fiction Giovanni Minoli. Poi i cinque milioni per l´ente di sviluppo agricolo richiesti dall´assessore (e candidato del Pdl alle Europee) Giovanni La Via. L´elenco potrebbe essere più lungo, e il rischio è quello di una legge-omnibus, che finirebbe in aula a pochi giorni dal voto. I tempi, infatti, sono stretti. Per fare nuove leggi di spesa, infatti, bisogna attendere la pubblicazione di bilancio e finanziaria. E i funzionari dell´Ars hanno inviato solo lunedì la manovra al commissario dello Stato. Cascio ha potuto firmare i documenti solo in serata, ai bordi di un campo di calcetto, dove stava per partecipare a una partita fra amici. Il commissario ha tempo fino al termine della settimana per vagliare la manovra. Poi l´eventuale nuovo passaggio all´Ars per liberare le norme non impugnate e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Insomma, la manovra-bis, conferma il presidente dell´Ars, «non potrà cominciare il suo iter prima del 26 maggio: avremo potenzialmente due settimane per approvarla». Ma il Pd fiuta il pericolo di un assalto pre-elettorale. E si mette di traverso: «Quella di Cascio mi sembra giusto un esercizio intellettuale, poco più di una velleità. Al di là del merito dell´eventuale manovra-bis - dice il capogruppo Antonello Cracolici - non v´è dubbio che la legge va esaminata dalle commissioni di merito, poi dalla commissione Bilancio e infine dall´aula. Ventisei maggio? Forse potremmo cominciare a parlarne il 26 giugno. O il 26 dicembre…». e. la.

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la crisi accorcia il festival della scienza - michela bompani (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina V - Genova Finmeccanica Erzelli La crisi accorcia il Festival della Scienza Un milione di euro in meno dagli sponsor, tagliate due giornate Il gruppo deciso a investire 100 mila euro nella manifestazione, che garantisce grande visibilità, ma Tursi, in crisi di finanziamenti, vorrebbe dirottare questi fondi su altre iniziative La settima edizione verrà lanciata a fine giugno con una grande assemblea pubblica sulla collina "tecnologica" alle spalle di Sestri, sarà un´occasione per far conoscere quell´area MICHELA BOMPANI Il settimo festival della Scienza di Genova comincerà agli Erzelli: verrà lanciata con una grande assemblea cittadina, proprio sulla collina "tecnologica" della città, la nuova edizione della kermesse genovese, che avrà per tema il "Futuro". «Organizzeremo un importante evento pubblico a fine giugno, inizio luglio - spiega Manuela Arata, presidente del Festival - sulla collina degli Erzelli: sarà un "debat public" sull´innovazione e sul futuro tecnologico della città. Una folla salirà sulla spianata per conoscere il "futuro"». E oggi il sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi, a Genova per il Forum delle guardie costiere del Mediterraneo, annuncerà che il Festival della Scienza sarà la manifestazione di punta della prima edizione della Biennale del Mediterraneo di Genova (che il ministero contribuirà a finanziare) nel 2010, fortemente voluta dal sindaco. Accanto alle idee, però c´è la crisi finanziaria. Il festival della Scienza 2009 sarà "accorciato" di due giorni (11 anziché 13). Rispetto all´anno scorso il budget si è ridotto di un milione di euro: da 3,8 milioni a 2,8. Le contrazioni più consistenti nei finanziamenti arrivano dagli sponsor. Nel 2008 Telecom ha puntato 400.000 euro sul festival della Scienza, quest´anno 250.000. Ma c´è anche chi, tra gli sponsor, vorrebbe fortemente legare il proprio logo al festival ma è in attesa delle decisioni del Comune. Accade a Finmeccanica: Tursi si è aggiudicata un finanziamento complessivo sul 2009 di 400.000 euro (oltre al milione che Finmeccanica dà direttamente al Teatro Carlo Felice). Il Comune vorrebbe gestire questo denaro secondo le proprie linee strategiche. Ovvero, limitare i finanziamenti al festival, ritenuto una realtà già molto consolidata, dirottando parte del denaro su operazioni culturali nuove. Finmeccanica vorrebbe invece puntare 100.000 euro sul festival, anche per la visibilità internazionale che ormai ha conquistato la manifestazione (il "World Science Festival", che ha debuttato a New York, ha annunciato di "aver copiato, in piccolo, il festival di Genova"). Tursi spiega che sono in corso trattative, anche perché il finanziamento di 400.000 euro va ancora discusso: nel 2008 Finmeccanica aveva versato la cifra al netto dell´iva, quest´anno invece sarebbe lorda. «Il festival sarà più breve ma più concentrato», assicura Manuela Arata che annuncia un profilo per niente "low" della prossima edizione: le conferenze passeranno da 200 a 120 e la sezione cinematografica sarà dilatata. Le istituzioni locali dovrebbero confermare i contributi 2008: 200.000 euro il Comune (la decisione sarà presa venerdì), 250.000 euro la Regione (ma la giunta deve ancora deliberare) e 100.000 euro la Provincia. Poi la Camera di Commercio: 100.000 euro e alcune conferenze finanziate direttamente, mentre il Cnr metterà a disposizione personale per 300.000 euro.

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Dirigenti, guadagna chi sa tagliare (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: JOB 24 data: 2009-05-06 - pag: 30 autore: Dirigenti, guadagna chi sa tagliare Nel 2009 in crescita solo le retribuzioni dei credit controller e dei credit manager PAGINA A CURA DI Massimiliano Del Barba Credit manager, controller, tax manager e chief financial officer. La crisi economica sta mordendo le casse aziendali e a salire in alto, nella scala delle retribuzioni, sono oggi soprattutto i professionisti del cost saving, impegnati a tutto campo in un superlavoro di razionalizzazione delle spese e ottimizzazione degli investimenti. Lo conferma l'ultima "Global Financial Salary Guide", curata dalla società internazionale di recruitment Robert Half, che ha stilato una classifica dei profili retributivi degli executive dell'area finanziaria relativa agli Stati Uniti e ai principali Paesi europei. «Come per il 2008, anche quest'anno gli incrementi retributivi più evidenti - spiega Vittorio Villa, amministratore delegato di Robert Half - riguardano i credit controller, i credit manager e i cost accountant, per i quali le variazioni si aggirano attorno al 7-10% della parte fissa dello stipendio, il che li porterà a guadagnare in media, rispettivamente, 60, 85 e 90mila euro annui. La domanda di queste figure continua ad essere vivace, in maniera generalizzata, ma soprattutto per i profili senior, cioè con più di quindici anni di esperienza alle spalle». Un dinamismo tipico degli scenari di rallentamento economico e di crisi finanziaria, se è vero, come sottolinea Villa, che «la razionalizzazione di spesa è tornata a essere un tema centrale per le aziende, determinando un conseguente rialzo dei livelli retributivi». Analisi che trova conferma anche dalla lettura di Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager: «Nei momenti di difficile congiuntura come quella che stiamo vivendo, sono le funzioni che si occupano più da vicino della gestione della finanza aziendale a fare la parte del leone nel mercato del lavoro, mentre, per la legge del contrappasso, fra gli skills meno richiesti oggi troviamo figure come i direttori di produzione e i responsabili marketing. Il rischio, tuttavia, è che quando la crisi si sarà esaurita, le aziende potrebbero trovarsi a corto di know how strategici per riaccendere la macchina dell'innovazione tecnologicae per approcciare correttamente i nuovi mercati». Sempre per quanto riguarda le posizioni senior, la figura la cui la retribuzione risulta essere più alta è quella del direttore finanziario (Cfo) che, in Italia, può arrivare a raggiungere uno stipendio annuo lordo, nella sua parte fissa, di 130mila euro nelle Pmi e di 180mila euro nelle grandi aziende. «Negli ultimi anni - continua Villa - il Cfo è diventato sempre più un manager che affianca gli azionisti nelle decisioni strategiche delle aziende e sempre meno un professionista amministrativo e contabile. è per questo motivo che il pacchetto retributivo del Cfo ha anche una forte componente variabile. Spesso l'evoluzione professionale del Cfo vede il raggiungimento di cariche direzionali di massima responsabilità quali l'amministratore delegato o il direttore generale». Per quanto riguarda invece le cosiddette "posizioni junior", secondo le previsioni dei curatori dello studio, nel 2009 registreranno una crescita professionale più ampia (attorno al 5%) e un pacchetto retributivo più significativo i profili legati al controllo di gestione e alla tesoreria (25-30mila euro), skills caratterizzati da una visione tecnica e da una puntuale conoscenza delle dinamiche commerciali e del business del settore di riferimento. Dati, questi ultimi, che parrebbero confermare l'impressione di un progressivo invecchiamento dell'età media degli executive in posizione operativa e decisionale: «Il giovanilismo che ha caratterizzato i rampanti anni Ottanta si è esaurito - commenta il numero uno di Federmanager - e la conseguenza è che l'età media d'ingresso a funzioni dirigenziali si è innalzata, superando la soglia dei 40 anni. Contemporaneamente, però, le imprese italiane hanno cominciato a valorizzare maggiormente, anche da un punto di vista retributivo, la categoria dei quadri intermedi, che hanno assunto negli ultimi anni ruoli un tempo ricoperti dagli executive. Se prendiamo un giovane quadro di 35 anni, infatti, in molti casi il suo stipendio riesce ad assumere un carattere "dirigenziale", dato che può superare i 60mila euro lordi, a cui si aggiunge poi una parte variabile composta da bonus e incentivi». Un ultimo sguardo, infine, alla realtà internazionale: «Se ci concentriamo sul mercato europeo - puntualizza Villa - in generale possiamo dire che i Paesi che registrano livelli retributivi più alti rispetto all'Italia sono Austria, Germania, Lussemburgo e Svizzera, Paesi che hanno registrato una domanda più alta rispetto all'offerta: al crescere della richiesta di risorse specializzate da parte delle aziende corrisponde infatti un aumento del livello di retribuzione. Paesi caratterizzati da scarsità di risorse e, di conseguenza, di competenze specialistiche: da qui l'esigenza di reclutare spesso collaboratori all'esterno. E a questo si collega un'impennata del pacchetto retributivo». Per quanto riguarda invece Gran Bretagna e Stati Uniti, «mercati del lavoro flessibili dove la crisi economica ha avuto un impatto molto forte e diretto sulle retribuzioni », lo studio mostra come pressoché la totalità dei profili abbia subìto "un deciso abbassamento" rispetto alla dinamica degli scorsi anni e soprattutto ai livelli europei. «è però importante tener presente - conclude Villa che nel mondo anglosassone le parti variabili dello stipendio sono generalmente più alte rispetto all'Europa». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL MERCATO Villa (Global Financial Salary Guide): «La domanda di queste figure continua ad essere vivace soprattutto per i profili senior» ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO ROSA

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Puntiamo su una fiera che valorizzi il distretto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 06-05-2009)

Argomenti: Crisi

Centro-Nord sezione: A CONFRONTO (Toscana) data: 2009-05-06 - pag: 26 autore: Puntiamo su una fiera che valorizzi il distretto L a crisi finanziaria che attraversa tutte le economie mondiali e che continua a pesare sui conti dei Paesi e sulle prospettive di ripresa, ha colpito duramente il nostro sistema che è basato su una rete diffusa di piccole e medie imprese e su una vitale propensione all'export. Per questo motivo le decisioni del Governo e delle istituzioni locali sono state rivolte soprattutto a garantire il credito alle Pmi , sollecitando un ulteriore salto di qualità e di efficienza delle produzioni "made in Italy" che rappresentano l'ossatura fondamentale delle nostre esportazioni e la voce attiva della nostra bilancia commerciale. Il mobile e l'arredo rappresentano un comparto decisivo del nostro settore manifatturiero e un fattore determinante per la nostra economia e per l'occupazione. Pesaro e le Marche si trovano al centro di questo sistema e guidano, per numero di imprese e per fatturato, il distretto produttivo più importante del mobile italiano e, in particolare, quello della cucina. Le Fiere di Pesaro non potevano né dovevano rinunciare, in una situazione così critica e delicata per le aziende, a offrire ai mobilieri e all'industria della cucina una vetrina professionale e di qualità, orientata agli affari e all'ampliamento della presenza italiana sui mercati internazionali. Questo è il principale obbiettivo di Domo 360, evento che si terrà a Pesaro dal 24 al 27 settembre prossimo. Le più recenti ricerche sui distretti industriali e sulla evoluzione delle imprese che dentro i distretti operano, segnalano in tutta evidenza la vitalità degli stessi e la specificità di un sistema di produzione cheè un "unicum" senza riscontri in altre economie. I distretti ci sono stati invidiati da tutti e permangono come una caratteristica esclusiva del sistema economico del nostro Paese. Nel biennio che ci sta alle spalle i distretti hanno misurato una crescita delle piccole e medie imprese che toccano ormai il 75% della filiera manifatturiera. Pesaro è considerato dalla rilevazione dell'ufficio studi di BancaIntesa un distretto vincente che, nello specifico settore del mobile, condivide con il distretto friulano il primato dell'intero comparto nazionale. I processi di internazionalizzazione e l'allargamento della base produttiva attraverso la delocalizzazione non hanno colpito come in altri settori la vitalità del distretto che ha visto con la crescita internazionale una consolidata attività nei territori della tradizione e della filiera. Anche la crisi profonda che attraversa tutti i settori manifatturieri sta facendo emergere un'attenzione nuova non solo al mercato cosiddetto domestico ma spinge alla emersione, anche comunicazionale, di una precisa identità territoriale che vuol dire maggior valore aggiunto e garanzia di una superiore qualità per il consumatore. Il distretto è chiamato a rispondere a questa sfida che si aggiunge al concretizzarsi del progetto fiscale di distretto (legge Tremonti) e agli incentivi che legano le ristrutturazioni ai nuovi acquisti di mobili e di elettrodomestici. Poteva, quindi, il distretto marchigiano del mobile e Pesaro in particolare rinunciare all'appuntamento fieristico del Samp, pur rinnovato nelle finalità e adeguato alle attese delle imprese? Non c'è una ragione valida che può sostenere l'annullamento dell'incontro pesarese. Nessuna filiera e nessun settore rinuncia alla sua più importante risorsa cheè quella legata alla tradizione manifatturiera , culturale, storica: valori radicati solo su uno specifico territorio. L'orodi Arezzo e di Valenza non si accontentano della fiera di Vicenza. Le armi si radicano nella Fiera di Brescia. La moda non rinuncia al binomio Milano e Firenze. La nautica si orienta ormai ad avere più poli,così come l'agroalimentare dove la specificità della fiera di Cesena si accompagna alla tradizione di Cibus a Parma e di Tuttofood a Milano. Perché mai il mobile e le cucine dovrebbero accontentarsi della pur grandee unica al mondo kermesse del Salone di Rho? Perché non lavorare per una vetrina molto specializzata e professionale in grado di dare(per qualità e costi) un'ulteriore chance alle nostre imprese? Tutte queste ragioni ci hanno convinto a ridisegnare Domo 360 ea far sì che esso sia un contributo alla crescita economica del mobile del distrettoe dell'intero made in Italy. “ Vetrina specializzata Non ha senso rinunciare a un evento professionale alternativo a Milano e dedicato alle Pmi Ugo Calzoni FIERE DI PESARO Amministratore unico

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Bernanke ottimista Spagna senza speranza (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 06-05-2009)

Argomenti: Crisi

DIARIO DELLA CRISI Bernanke ottimista Spagna senza speranza Maurizio Galvani Il presidente della Federal Reserve (Fed) Ben Bernanke è fiducioso a metà. Da una parte ha comunicato che «la ripresa dell'economia Usa inizierà a fine 2009», dall'altra, ha aggiunto che «il miglioramento sarà lento, anzi fiacco e che il tasso di disoccupazione salirà ancora». Bernanke l'ha dichiarato in un'audizione davanti alla commissione economica del Congresso ed è stato ottimista come il suo presidente Barak Obama, anche se non ha evitato di dire che «l'attività economica toccherà il fondo prima di riprendersi». Intanto, però, l'indice Ism del settore dei servizi ha segnato in aprile un dato migliore delle attese, attestatosi a 43,7 punti contro i 40,8 punti che erano stati raggiunti a marzo. Bernanke - durante l'intervento - ha parlato «delle ricadute negative della crisi finanziaria sull'economia». In giornata lo stesso istituto anticipava che almeno 10 banche su 19 non hanno superato lo stress test, messo a punto dal governo per misurare la capacità degli istituti di credito di rispondere ai rischi d'insolvenza provocati dagli asset tossici nella loro casse. Il 7 maggio è la data nella quale verrà resa nota la lista delle banche a rischio, ma il Wall Street Journal ha già scritto che la Casa Bianca chiederà a questo istituti di ricapitalizzarsi attraverso fondi privati, in quanto il tesoro non ha intenzione di sborsare più un dollaro. Lunedì la BofA (Bank of America) e Citigroup hanno chiesto 10 miliardi l'una di aiuti ai privati. Ieri JP Morgan Chase ha fatto sapere di non aver bisogno di nuovo capitale. La «febbre» dei stress test contagia anche l'Europa e, all'Ecofin, il ministro delle finanze finlandese Jyrki Katainen ha suggerito che «l'Europa deve seguire gli Stati uniti e effettuare stress test per le banche per ridare fiducia ai mercati». Un modo per mettere argine ad una crisi che colpisce l'area dell'euro e «continua ad avere un effetto prolungato», hanno ribadito a margine dell'Ecofin. Conferma dei pessimi dati forniti da Bruxelles alla vigilia dell'incontro. In Spagna, intanto, si registra una cifra record di disoccupati, pari a 3.655.880 unità. La più alta disoccupazione dal 1996, se non la peggiore a livello mensile: circa 39 mila persone hanno perso lavoro a marzo contro 198 mila persone a gennaio. In un anno, in Spagna la disoccupazione è aumentata di un milione 300 mila persone, ovvero del 55,8%; la più alta di tutta Europa. Nel frattempo Madrid ha promosso il Piano di Rientro Volontario e, a Bucarest, il ministro del lavoro Celestino Corbacho ha firmato un accordo con il suo omonimo per il quale la Spagna si impegna a pagare - per tre mesi - l'assegno di disoccupazione ai lavoratori romeni che hanno perso il lavoro e sono rientrati in patria. A condizione, però, che entro tre mesi gli stessi lavoratori si impegnino a trovare un impiego. Ai lavoratori extracomunitari invece verrà assicurato un assegno, ma solo se rinunciano al permesso di soggiorno e di lavoro di tre anni. Uno scambio di diritti? La perdita di lavoro è per molti una vera e propria maledizione. In Turchia, ad esempio, 11 persone si sono tolte la vita domenica perché avevano perso il lavoro e non riuscivano a trovarne un altro. La disoccupazione in Turchia (sempre sulla porta dell'ingresso in Europa) ha toccato quest'anno il picco storico del 15,5%, ovvero 3,6 milioni di disoccupati. Questo è anche il mese dei rendiconti aziendali e bancari: Adidas (produttore tedesco di abbigliamento sportivo) ha riportato 5 milioni di euro di perdite negli utili del primo trimestre, che corrisponde ad un calo tendenziale del 97%. Il colosso dei mutui immobiliari HypoRe - che il governo tedesco vuole nazionalizzare - ha riportato perdite pari a 382 milioni di euro. Infine, la banca svizzera Ubs (più volte ricapitalizzata) ha dichiarato una perdita netta di due miliardi di franchi svizzeri (1,76 miliardi di euro), a causa di svalutazioni provocate dal ramo investiment bank.

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Il premier: le banche fanno troppi utili (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 06-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 06/05/2009 - pag: 29 Recessione e credito «La crisi da noi non sarà grave come altrove. Al G20 proposta italiana sui rating sovrani: valga anche il debito privato» Il premier: le banche fanno troppi utili «Gli istituti di credito devono sostenere le imprese, Bankitalia intervenga» ROMA - Le banche guadagnano troppo: il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lancia l'attacco durante la trasmissione televisiva «Porta a Porta». Non ha dubbi il premier, il governo, dice, «ha i fari accesi» sugli istituti di credito che stanno facendo «utili molto elevati, credo eccessivi ». Il problema è il sostegno all'economia da parte del sistema che in tempi di crisi, secondo Berlusconi, non è adeguato ai guadagni fatti. Da qui la richiesta rivolta al governatore Mario Draghi: «La Banca d'Italia deve intervenire affinché le banche continuino a fare il loro dovere di sostenere le imprese». Non è la prima volta che Berlusconi e il governo intervengono per sollecitare gli istituti di credito a non far mancare il credito alle imprese, soprattutto le piccole e medie che lamentano una restrizione delle condizioni. Lo stesso governatore in più occasioni ha invitato i banchieri a far bene il loro mestiere, a far bene i banchieri, «a non far mancare cioè credito alle imprese», pur conservando la sana e prudente valutazione del merito del prestito. Draghi ha poi chiesto agli amministratori delle banche, attraverso nuove regole per la governance e precise istruzioni della Vigilanza e in linea con quanto viene chiesto anche dai governi in campo internazionale, a contenere stipendi e incentivi. Per evitare rischi ingiustificati e soprattutto per puntare ad una gestione della banca redditizia nel medio e lungo periodo. Se le banche hanno seguito le sollecitazioni e le istruzioni della Banca d'Italia lo si vedrà nel corso delle assemblee di bilancio. Chi l'ha già riunita, come Unicredit e Intesa tanto per citare i gruppi maggiori, modificando le politiche retributive ha già risposto a Draghi che probabilmente darà la sua valutazione complessiva magari in occasione dell'assemblea della Banca d'Italia a fine maggio. Quanto ai profitti Unicredit ha presentato un bilancio 2008 con un utile netto di 4 miliardi mentre Intesa Sanpaolo si è fermata a 2,55 miliardi, il 60% in meno dell'anno precedente, senza distribuire dividendi. Gli utili dunque ci sono, anche se risultano in flessione significativa, nella media oltre il 35%. Le banche italiane, ha riconosciuto più di una volta lo stesso Berlusconi, se la sono finora cavata meglio delle altre nella crisi finanziaria. Il rischio maggiore che corrono, come ha sottolineato la Banca d'Italia, ma anche il Comitato per la stabilità finanziaria presieduto dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, è quello sulla qualità del credito, sulle cosiddette sofferenze, cioè i prestiti non rimborsati dai clienti, che stanno crescendo in modo consistente. Nasce anche da qui, secondo le banche, la prudenza nel finanziare le imprese. Quella prudenza che forse per il premier è eccessiva. Gli ultimi dati indicano una crescita degli impieghi del 4%, ma non fanno distinzione tra le grandi imprese e le piccolissime che sono quelle che soffrono di più. E che hanno d'altro canto più difficoltà a far fronte ai rimborsi. In questi giorni comunque si stanno riunendo gli osservatori regionali con la partecipazione dei prefetti, Abi e Confindustria, per tirare le somme dell'andamento dei prestiti. «Ritengo che la crisi economica da noi rispetto agli altri paesi Ue, non sarà così grave come si temeva», ha aggiunto comunque il premier ritrovando l'ottimismo sull'evoluzione della recessione in atto. «E il merito, aggiunge, è delle famiglie italiane che risparmiano e hanno pochi debiti. Mentre chi perde il lavoro è protetto da una rete di ammortizzatori». Anche il livello dell'inflazione, sotto l'1%, «per il momento non è un problema. Non lamentiamoci». Quanto all'alto debito pubblico e al maggior rischio che per questo corre l'italia nel collocare i suoi titoli di Stato «porteremo avanti in sede internazionale, presso il G20, la proposta di tener conto anche del debito privato e non solo di quello pubblico per valutare il rating degli Stati sovrani» ha annunciato Berlusconi. «È una proposta che abbiamo già avanzato al tavolo del Consiglio europeo», ha poi detto prima di definire «folle» il comportamento del mercato borsistico. La Borsa, si è lamentato infatti il premier, «continua a valutare le imprese solamente secondo termini speculativi e non considerandone gli asset». Stefania Tamburello

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Crollano gli utili trimestrali Adidas (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 06-05-2009)

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Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/05/2009 - pag: 35 Il caso a Francoforte Crollano gli utili trimestrali Adidas (g.fer.) Il calo della domanda a livello mondiale e il costo della ristrutturazione del marchio Reebok hanno determinato il crollo degli utili di Adidas, scesi nel primo trimestre dell'anno a 5 milioni di euro dai 169 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. In percentuale la flessione è del 97%. Per affrontare la crisi la società tedesca ha deciso di chiudere alcune sedi regionali in Asia ed Europa e di ridurre la rete di vendita. Misure che non sono bastate a frenare il calo del titolo in Borsa. In chiusura di seduta, infatti, la quotazione di Adidas è scesa dell'11,19%, a quota 26,20 euro. Herbert Hainer ceo di Adidas

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Piano ed Expo, corre Fieramilano (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 06-05-2009)

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Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/05/2009 - pag: 35 Il caso a Milano Piano ed Expo, corre Fieramilano (g.fer.) Una «forte accelerazione » del piano industriale e la «disponibilità a valutare forme di collaborazione nell'organizzazione di Expo 2015»: le parole di Michele Perini, presidente di Fieramilano, hanno fatto bene al titolo, terminato ieri con un prezzo di riferimento in crescita del 7,47%, a quota 5,68 euro, nuovo massimo dell'anno (ma nel corso della seduta la quotazione è arrivata a 5,885). Da gennaio l'incremento ha superato il 30%. C'è attesa, intanto, per la riunione del consiglio di amministrazione della società in programma venerdì prossimo, chiamato ad approvare i risultati del primo trimestre. Michele Perini presidente Fieramilano

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Indici piatti, sale Pop Milano (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 06-05-2009)

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Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/05/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa Indici piatti, sale Pop Milano di Giacomo Ferrari Scambi record Il controvalore degli scambi supera i 3,7 miliardi di euro, nuovo massimo dell'anno Dopo un avvio positivo, gli indici della Borsa italiana hanno ripiegato sul finale di seduta, influenzati dall'andamento incerto di Wall Street. In quasi totale sintonia l'esito finale: l'S&P-Mib ha ceduto lo 0,54% e il Mibtel lo 0,56%. In compenso è esploso il controvalore degli scambi, che ha superato i 3,7 miliardi di euro, il livello massimo da inizio anno. Ma se, stando agli indicatori statistici, il listino italiano non si è sostanzialmente mosso rispetto alla vigilia, scendendo nel dettaglio dei singoli titoli si possono individuare scostamenti in qualche caso significativi. Fra i 40 valori dell' S&P-Mib, per esempio, almeno tre sono cresciuti di oltre quattro punti percentuali. Si tratta nell'ordine di Banca Popolare di Milano (+4,45%), Luxottica (+4,27%) e Campari (+4,05%): in tutti e tre i casi la quotazione di riferimento ha toccato il nuovo record dell'anno. Bene anche Mondadori (+3,37%), Banco Popolare (+2,9%) e Parmalat (+2,47%). Fuori dall'S&P-Mib è proseguita invece la corsa di Cell Therapeutics (+40,72%) mentre Eems è cresciuta del 19,8% dopo la notizia di un accordo sul fotovoltaico stipulato dalla sua controllata Solsonica. Si è stabilizzato il prezzo di Fiat (-0,68%) benché il titolo sia rimasto costantemente sotto i riflettori, come dimostra la consistenza degli scambi (67 milioni di azioni trattate). Pochi, infine, sempre a livello dei valori più capitalizzati del listino, i segni negativi. Fra questi spiccano il -4,33% di Mediobanca (il titolo lunedì aveva toccato il massimo dell'anno) e il calo del 3,46% di Pirelli.

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berlusconi attacca le banche: "utili eccessivi" (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)

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Pagina 35 - Economia Berlusconi attacca le banche: "Utili eccessivi" Stress test, verso l´aumento di capitale per 10 istituti Usa su 19 MILANO - Silvio Berlusconi torna a parlare di banche, in tv. «Le banche oggi sono in una situazione su cui il governo ha i fari accesi. Credo che gli istituti stiano facendo utili molto elevati, arrivo a dire eccessivi». Per questo il presidente del consiglio considera doveroso l´intervento della Banca d´Italia, «stimolata dal governo a vigilare affinché le banche continuino a fare le banche, sostenendo imprese e Pmi». Le dichiarazioni giungono dopo le misure anticrisi, volte a mantenere regolare il credito alle imprese. Per lo stesso fine il governo ha istituito commissioni presso le Prefetture, proprio in collaborazione con la vigilanza creditizia. Anche in Francia Nicolas Sarkozy ha parlato di credito, ed ha chiesto che «l´Europa si doti di un Comitato di regolatori bancari, con veri poteri di sanzione. L´Europa dia l´esempio». Per il presidente francese il Vecchio continente dev´essere «esemplare sulle regole finanziarie, sulla regolamentazione degli hedge fund, sui paradisi fiscali, sulle remunerazioni dei manager». Intanto i mercati avanzano nervosi, negli Usa e in Europa, più concentrati sulla cautela che sui segnali di ottimismo. Gli indici hanno chiuso in calo mediamente di mezzo punto in Europa (Francoforte a parte, che ha ceduto l´1%) incuranti del miglioramento dell´indice Ism dei servizi negli Usa, per guardare all´attesa dei risultati degli stress test per le 19 principali banche Usa. A nulla sono valse le dichiarazioni del presidente della Fed, Ben Bernanke, che si è detto «soddisfatto» dei risultati dei test, che secondo le attese costringerebbero oltre metà del campione, 10 su 19, a irrobustire il patrimonio. «Molte banche saranno in grado di soddisfare i bisogni di nuovi capitali senza l´aiuto del governo», ha detto Bernanke, riferendosi al ruolo del mercato. Secondo lui, gli istituti preferiranno raccogliere mezzi freschi attraverso nuove emissioni, e potranno farlo in un congruo periodo di tempo (si dice sei mesi); altrimenti subentrerà la mano pubblica. I risultati tanto attesi saranno ufficializzati e commentati solo domani a Borse chiuse. Bernanke ha parlato anche di altro, nella sua audizione al Congresso: ha gettato luce cautamente positiva sul futuro dell´economia Usa. Ha detto che il ciclo dovrebbe riuscire a stabilizzarsi e a tornare a crescere - seppur lentamente - già entro fine anno. Ha spiegato che la madre di tutti i guai, il mercato immobiliare, si sta stabilizzando e il calo delle scorte è destinato a rallentare. Resterà invece elevato «per diverso tempo» il tasso di disoccupazione, e l´inflazione sarà «debole» anche quando ci sarà ripresa, a ulteriore prova di un andamento futuro molto lento, a ritmi lontani da quelli pre-crisi. Un elemento che potrebbe peggiorare il quadro, sensibilmente, sarebbe un nuovo avvitamento della crisi finanziaria: i mercati sono tuttora sotto «considerevole stress». Ieri ha parlato anche il premio Nobel Joseph Stiglitz, e ha criticato l´approccio del governo Usa: prima di mettere altri soldi in salvataggi dovrebbe «fare chiarezza su chi alla fine sosterrà i costi». In ogni caso, era meglio «sovvenzionare i contribuenti e non le banche». (vi.p)

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In un'epoca turbolenta come quella attuale, gli investitori esigono, giustamente, sempre di pi&... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 07-05-2009)

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In un'epoca turbolenta come quella attuale, gli investitori esigono, giustamente, sempre di più dalle società in cui investono. «La crisi finanziaria e le conseguenti ripercussioni sui mercati mondiali dei capitali - afferma Gaëtan Herinckx, Responsabile per gli Investimenti socialmente responsabili, Dexia Asset Management, importante operatore nel mercato paneuropeo degli investimenti socialmente responsabili (ISR) - hanno sensibilizzato gli investitori rispetto a quanto è lecito attendersi dalle società in termini di trasparenza, governance e sostenibilità». Gli investitori richiedono standard di trasparenza più elevati, non solo in termini di reporting finanziario, ma anche ambientale, sociale e di governance. La pubblicazione di indicatori di prestazione quali la performance resa nel rispetto di criteri «sociali» come le emissioni di CO2, il consumo idrico, la gestione della formazione e dei percorsi professionali, solo per citarne alcuni, assumeranno un ruolo estremamente importante. «La nostra strategia di investimento socialmente responsabile rivolge particolare attenzione al modo in cui le aziende rendono note le proprie attività. Il nostro approccio non impone nessun tipo di intervento alle imprese, bensì è imperniato su una reiterata richiesta di trasparenza e di divulgazione di informazioni corrette, che consentano a noi e ad altri partecipanti al mercato di comprendere appieno le loro iniziative e di analizzarle. Questa impostazione, infatti, aumenterà la rendicontabilità delle aziende». Anche la governance aziendale e, in particolare, l'adozione di politiche di incentivazione sono nell'occhio del ciclone. «Riteniamo che le retribuzioni e gli executive bonus debbano essere chiaramente collegati alla creazione di valore a lungo termine e non a prestazioni di breve termine - commenta Herinckx -. Come abbiamo già visto in passato, la mancanza di lungimiranza spesso fa sì che gli interessi del management divergano da quelli della società e delle sue parti in causa. La sfida consiste pertanto nella definizione di criteri e di indicatori di prestazione chiave «responsabili» pertinenti da rispettare. Questi indicatori saranno un incentivo per i dirigenti e li sproneranno a far convergere gli interessi della direzione, degli azionisti e di altre parti interessate all'interno della società in vista di un successo duraturo». Infine, si porrà maggiore enfasi su un modello aziendale sostenibile e sul principio dello sviluppo sostenibile: assicurare la crescita delle aziende senza compromettere gli interessi delle attuali parti interessate e delle generazioni future. «Per conseguire uno sviluppo sostenibile - continua Herinckx - crediamo che esistano due mezzi. Innanzitutto, le aziende dovrebbero assumere una posizione netta nei confronti di sfide a lungo termine quali il cambiamento climatico, l'invecchiamento demografico e lo sfruttamento delle risorse e, in secondo luogo, dovranno assicurare il rispetto degli interessi delle diverse parti in causa (dipendenti, investitori, fornitori, membri della comunità, ecc.). Solo soddisfacendo questi criteri sarà possibile generare autentico valore sostenibile a lungo termine. I fondi ISR rispondono perfettamente alle attuali istanze in quanto sono in grado di tener conto delle esigenze dello sviluppo sostenibile - conclude Herinckx -. La popolarità degli investimenti socialmente responsabili non ha infatti risentito della crisi, al contrario, e riteniamo che diventeranno sempre più importanti in futuro».

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Il 2008 è ormai nella storia come uno degli anni più neri per i mercati finanziari. Nel 20... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 07-05-2009)

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Il 2008 è ormai nella storia come uno degli anni più neri per i mercati finanziari. Nel 2008 l'indice S&P 500 del mercato azionario Usa è sceso del 38%, segnando uno dei cali più consistenti di sempre e, a Milano, il Mibtel è crollato di quasi il 50%. Per non eccedere con i numeri, basterà dire che non si è salvato nessuno: né tra i Paesi emergenti, né tra quelli «sviluppati». «In questo panorama - commenta Sergio Trezzi, Managing Director Invesco Italia e Coordinatore Europeo degli ETF (Exchange Traded Funds) di Invesco PowerShares - potrebbe stupire la crescita dei volumi degli ETF registrata nell'arco degli ultimi 12 mesi». Negli USA gli ETF hanno raccolto nel 2008 oltre 132 miliardi di dollari: quasi il doppio di quanto hanno raccolto, in media, negli anni 2003-2007, mentre i fondi comuni tradizionali perdevano in riscatti più di 185 miliardi di USD, segnando un crollo di oltre il 200% rispetto alla media dei 5 anni precedenti. In Italia il trend non è diverso: gli ETF quotati sulla Borsa milanese sono cresciuti in numero del 56,7%, passando da 208 a 326, e il loro patrimonio complessivo da 46 miliardi di fine 2007 a oltre 60 miliardi di euro a fine 2008. I fondi di investimento tradizionali, al contrario, hanno visto il loro patrimonio erodersi di oltre il 28%, da 570 a 409 miliardi di euro in un anno, dopo aver subito riscatti per 140 miliardi di euro. «Le cifre sono significative e confermano una previsione - commenta Trezzi -. Nei prossimi anni gli ETF ricopriranno un ruolo da protagonisti. Gli investitori, infatti, li riconoscono come strumenti finanziari semplici, flessibili, trasparenti e poco onerosi, in grado di rispondere alle molteplici esigenze di asset allocation degli investitori». Ma i vantaggi degli ETF non si esauriscono qui. «In fasi di mercato particolarmente difficili - continua Trezzi - la separazione del patrimonio del fondo da quello della società di gestione, come per i fondi di investimento tradizionali, è fondamentale. In una situazione che ha visto in serie difficoltà istituzioni finanziarie anche di primo piano, per i risparmiatori è importante assicurarsi che il loro denaro non sarà in nessun caso coinvolto nell'eventuale fallimento del gestore. Inoltre, la quotazione in Borsa permette ai sottoscrittori di negoziare gli ETF in tempi brevissimi, pagando solo le commissioni ordinarie, come accade con i titoli azionari quotati. La volatilità record del 2008 ha evidenziato la necessità di disporre di investimenti flessibili - conclude Trezzi -. Per chi cerca in primo luogo sicurezza, gli ETF offrono anche la possibilità di investire nel mercato monetario, mantenendosi liquidi, pronti quindi a cogliere le occasioni che dovessero presentarsi limitando al minimo i rischi dell'investimento».

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In calo i prezzi delle abitazioni ma le grandi città resistono (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 07-05-2009)

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ANALISI UBH, IL VALORE DESTINATO A SCENDERE ANCORA ENTRO LA FINE DEL 2009 In calo i prezzi delle abitazioni ma le grandi città resistono L'ufficio studi UBH ha di recente condotto un'analisi sull'andamento del mercato residenziale italiano, basandosi sulle rilevazioni effettuate tramite le reti Professionecasa e Grimaldi Immobiliare. Nel primo trimestre del 2009 i prezzi di vendita delle abitazioni risultano in calo del 7,8% rispetto allo stesso periodo del 2008. In particolare, Napoli registra un -9%, seguita da Palermo (-8,3%) e Bologna (-8%); cali meno accentuati invece a Venezia (-4%), Roma (-4,2%) e Trieste (-4,3%). Confrontando il primo trimestre del 2009 con lo stesso periodo del 2008 rileviamo prezzi in calo in tutte le grandi città. Resistono solo i centri storici di Milano e Roma dove i valori hanno mantenuto una certa stabilità e le compravendite si chiudono a prezzi simili a quelli di inizio 2008. «Sul fronte prezzi in questi primi tre mesi del 2009 non ci sono quindi forti variazioni negative da segnalare, resta l'analisi sul raffronto gennaio 2008-marzo 2009 che indica una flessione circa del 10% nominale medio per le abitazioni vecchie da ristrutturare e del 5,5% nominale medio per le abitazioni nuove o ristrutturate», commenta Alessandro Ghisolfi, Direttore dell'ufficio studi UBH. Se il ciclo negativo della domanda si farà più forte, questo indurrà sempre più venditori a ridurre il prezzo o a ritirare dal mercato il prodotto in attesa di tempi migliori. In sostanza, potremmo assistere a due scenari differenti: una riduzione dell'offerta oppure, più probabile, una riduzione dei prezzi. Ad oggi, dopo aver certificato che la discesa dei valori nel 2008 è stata dell'8,8%, l'ufficio studi UBH prevede ancora una riduzione entro la fine del 2009, ma non superiore a 9 punti percentuali nominali. «Oggi il mercato cittadino è fortemente caratterizzato da acquirenti con una sana e robusta base di liquidità, che sono intenzionati ad acquistare senza dover ricorrere a forti richieste di finanziamento. Quantificando in termini percentuali possiamo stimare che la domanda dei compratori "liquidi" oggi copre più del 50% del totale. I dati definitivi del 2008 hanno infatti fatto segnare un deciso decremento delle compravendite effettuate con l'ausilio di un mutuo, (-27,0%) a cui si aggiunge la diminuzione del capitale complessivo erogato che è stata di circa il 28,0%», aggiunge Alessandro Ghisolfi. Una ulteriore conferma sulla crescita di questa tipologia di domanda arriva dagli «investitori di ritorno» dai mercati finanziari. Sempre più alto è il numero di coloro che decidono di reinvestire parte dei loro risparmi nell'acquisto di un immobile (+2% solo negli ultimi 12 mesi). Alla fine del primo trimestre 2009 il mercato immobiliare residenziale italiano conferma quelle che erano le tendenze registrate alla fine dell'anno scorso: le compravendite sono scese sia nelle grandi sia nelle medie città ma a velocità differente. La velocità maggiore è data dagli scambi in discesa delle medie e piccole realtà urbane localizzate soprattutto nella provincia delle maggiori aree metropolitane (-4,5% rispetto al primo trimestre 2008). Nei grandi centri urbani la frenata è più contenuta (-3,2%). La tendenza al calo degli scambi nei comuni della Provincia investe, seppur con differenti pesi, tutte le macroaree del Nord, del Centro e del Sud del Paese. «Nelle grandi città la domanda ha rallentato ma in misura minore rispetto ai comuni della provincia; cresce la difficoltà ad acquistare da parte delle famiglie meno liquide, si alza la barriera del merito creditizio ed è in forte diminuzione della domanda dei lavoratori stranieri», conclude Ghisolfi.

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Il francese che sfida le Generali in Italia (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 07-05-2009)

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Personaggio Il conte ai vertici di Axa LA BANCASSICURAZIONE IL RISIKO Il francese che sfida le Generali in Italia De Castries: "Cresceremo grazie all'alleanza con Mps" FRANCESCO MANACORDA «A luglio con Antonveneta aumenteremo la nostra rete del 50%» «Non ripartirà subito per ora ci potranno essere solo piccole operazioni» INVIATO A ROMA L'Italia? Nel medio termine resta un paese attraente. È un mercato dove facciamo buoni margini, ma dove ci dovrà essere anche una buona crescita. E di crescita Henri de la Croix de Castries, quinto conte de Castries ma soprattutto presidente del colosso transalpino Axa, pare averne voglia anche in questi tempi difficili. Il cinquantacinquenne con l'aria da eterno ragazzino era fino a qualche mese fa uno dei protagonisti più invidiati e rispettati del mercato assicurativo mondiale. Lo rimane, ma dopo che la crisi finanziaria ha pestato duro anche sul titolo Axa, il mito dei francesi che non sbagliano un colpo si è appannato. Ultima tragicommedia, la settimana scorsa, la richiesta ai soci della delega per poter aumentare il capitale di due miliardi, vissuta dal mercato come l'ammissione della necessità di capitali freschi. «Un malinteso - lo archivia ora de Castries - perché siamo liquidi, siamo solvibili e siamo redditizi e dunque non abbiamo bisogno di nuovi capitali. I due miliardi sono uno strumento a disposizione, ma non intendiamo usarli. La priorità è mantenere la redditività delle attività che abbiamo e tenere i costi sotto controllo per contrastare il declino dei volumi nell'asset management». Un anno e mezzo fa de Castries si è infilato nella tana del Leone - quello di Trieste, ovviamente - sbarcando in Italia attraverso una joint-venture con Mps suggellata prima da una quota del 4,6% nella banca senese e poi, una settimana fa, con l'ingresso in consiglio di Frederic de Courtois, Ad di Axa-Mps. Adesso, proprio mentre le Generali sciolgono la loro jv con Intesa Sanpaolo, citando tra i motivi i risultati inferiori alle aspettative, il commento del presidente di Axa è tranchant: «La bancassicurazione forse è poco redditizia per alcuni operatori, ma non certo per noi. Grazie all'alleanza Mps ha accesso a tecnologie e a una gamma di prodotti ampia e innovativa. Noi, che vogliamo diventare più grandi in Italia, approfittiamo della rete distributiva di Montepaschi e del rapporto di stretta fiducia che ha con i suoi clienti». Quella joint-venture è così il fulcro «dalla quale passeranno anche eventuali altri accordi nella bancassicurazione» e sulla quale si innesterà, a partire da luglio, l'allargamento agli sportelli dell'Antonveneta, «aumentando così subito la nostra rete del 50%» spiega de Courtois. Sulla redditività dell'alleanza italiana gli uomini di Axa spiegano solo che «è in linea con quella del gruppo», sottolineando che la loro quota nel settore Vita già lo scorso anno è salita dal 5 al 6%. Non aspettatevi battaglie a colpi di acquisizioni, però. «Per ora ci potranno essere piccole operazioni, ma prima che riparta il risiko serve una migliore comprensione del quadro economico, in modo che si instauri un nuovo equilibrio tra chi compra e chi vende. I compratori vogliono acquistare qualcosa che poi non precipiti di prezzo, i venditori devono abituarsi a valutazioni dei loro asset che non sono più quelle pre-crisi». Insomma, i due miliardi resteranno per ora nelle tasche dei soci Axa, anche perché il presidente, prima di comprare intere compagnie, pensa che «si possono conquistare i clienti o i manager di compagnie in crisi. E di quelle ce ne sono molte». Al momento, dunque, de Castries sembra più che contento di mantenere quello status quo che vede, e probabilmente vedrà, l'Europa divisa sotto la triplice di Allianz, Axa e Generali. «Le tre grandi compagne europee verranno fuori dalla tempesta senza grandi problemi», è la previsione, anche se non manca un affondo su Allianz «che ha avuto la fortuna di vedere il governo tedesco aiutare con 18 miliardi la fusione Dresdner-Commerzbank in cui era coinvolta». E dalla crisi - parola di de Castries - uscirà vincente un modello europeo comune che «ci rafforzerà rispetto a quegli americani come Aig che sono al disastro perché hanno abbandonato il business assicurativo per trasformarsi in hedge fund, ma anche nei confronti di quegli europei come Fortis o Ing che hanno messo assieme banca e assicurazione».

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Nasce il nuovo polo Porsche-Volkswagen (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

LE CONTROMOSSE DI BERLINO NEL RISIKO DELL'AUTO Nasce il nuovo polo Porsche-Volkswagen Entro 4 settimane il modello della nuova società, ma la sede è ancora da decidere [FIRMA]ALESSANDRO ALVIANI BERLINO Tre anni dopo aver lanciato la scalata a Volkswagen Porsche è costretta a gettare la spugna e si avvia sulla strada della fusione col gigante di Wolfsburg. Il progetto di acquisizione è stato mandato in soffitta ieri con un breve comunicato: Volkswagen e Porsche puntano a creare «un'azienda automobilistica integrata». L'obiettivo è dar vita a un'unica società di gestione che controllerà dieci marchi, i quali resteranno tutti indipendenti. Porsche compresa. Piuttosto che manovrare le leve del comando di Vw, la casa di Stoccarda si trova insomma risucchiata nel più grande gruppo automobilistico europeo, in cui comparirà in futuro accanto a marchi come Audi, Seat e Lamborghini. Una svolta improvvisa, sancita nel corso di un lungo incontro a Salisburgo tra le famiglie Porsche e Piëch, proprietarie di Porsche. Due famiglie legate da rapporti non semplici, che sono riuscite a trovare una soluzione unitaria sebbene avessero in mente modelli differenti. Mentre il co-proprietario di Porsche e presidente del consiglio di sorveglianza di Volkswagen, Ferdinand Piëch, spingeva per vendere Porsche a Volkswagen, l'ad del marchio di Stoccarda, Wendelin Wiedeking, intendeva fondere Porsche con Vw, aprendo la strada a un aumento di capitale e all'ingresso di nuovi azionisti, come l'emirato del Qatar. La situazione non consentiva di perdere troppo tempo. Porsche è sì riuscita ad assicurarsi a poco a poco quasi il 51% di Volkswagen, col sostegno decisivo delle banche. In cambio, però, ha accumulato debiti che la stampa tedesca valuta in nove miliardi di euro. La scalata era rimasta come sospesa a metà: l'obiettivo iniziale di salire al 75% era diventato una chimera, mettendo a rischio un piano improntato sul classico schema del Davide contro Golia, che non a caso aveva lasciato molti a bocca aperta quando venne annunciato, nel settembre del 2005. Porsche, che costruisce appena 105.000 auto all'anno e impiega 12.200 dipendenti, puntava ad acquisire Vw, un impero con 370.000 dipendenti che assembla ogni anno oltre sei milioni di veicoli. L'astuta strategia, che all'inizio aveva dato i suoi frutti, si è però inceppata. Colpa di due ostacoli che né Wiedeking, né il suo direttore finanziario Holger Härter, né il presidente del consiglio di sorveglianza di Porsche, Wolfgang Porsche, avevano previsto. Da un lato la decisione di Bruxelles di lasciare in vita la «Legge Volkswagen», che assegna alla Bassa Sassonia (secondo azionista di Vw con circa il 20%) una minoranza di blocco che le consente di influire su tutte le decisioni più importanti. Dall'altro lato la crisi finanziaria, che ha reso le banche - prima schierate al fianco di Porsche - molto più restie a finanziare la scalata. Ora le carte si rimescolano. Nel giro di quattro settimane dovrebbe essere presentato un modello per la nuova società, dopo aver sentito la Bassa Sassonia e i rappresentanti dei lavoratori. I dettagli aperti restano però molti. A cominciare dalla sede della futura società comune (Wolfsburg o Stoccarda?). E dal futuro di Wiedeking.

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Tendenze economiche e investimenti Arrivano i primi segnali di ripresa (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Ecco quali sono le prospettive dell'industria del risparmio gestito e del mercato dei fondi comuni di investimento in Italia SIAMO VICINI ALLA STABILIZZAZIONE E AL RALLENTAMENTO DELLA FLESSIONE Tendenze economiche e investimenti Arrivano i primi segnali di ripresa L'attuale crisi dei mercati finanziari ha reso evidente la complessità dell'attività di asset management ma soprattutto l'insostenibilità di modelli di business basati sull'assunto che le azioni nel medio periodo «salgono sempre» a prescindere dal valore aggiunto insito nei prodotti collocati. «Il 2007 - afferma Giovanni Bagiotti, AD Allianz Global Investors Italia Sgr - con l'inizio della crisi del credito, rappresenta lo spartiacque, con le banche centrali tese a preservare la funzionalità del sistema finanziario e, contemporaneamente, a cambiarne la struttura per evitare il ripetersi dei passati eccessi. Per l'industria del risparmio gestito tutto ciò comporterà tre principali evoluzioni: maggiore regolamentazione, maggiore focalizzazione dei clienti verso prodotti meno volatili e più semplici, ricerca di prodotti sostitutivi ai fondi comuni sia da parte dei collocatori tipici sia dei clienti. Questo si traduce in un futuro denso di sfide e opportunità per l'attività di gestione dei patrimoni». Le flessioni dei mercati hanno reso evidente ai risparmiatori la necessità di affidare i propri patrimoni a istituzioni solide e di essere seguiti da un consulente con un rapporto di fiducia di lungo periodo. Nel nuovo scenario mantiene una sua logica economica, in una prospettiva di creazione di valore per il cliente, l'attività di gestione focalizzata sulla produzione di performance e su prodotti semplici, sulla soluzione dei problemi finanziari dei clienti tramite un contatto continuo con le reti distributive e sull'attenzione alla sostenibilità economica della piattaforma produttiva. «In questo senso - conclude Bagiotti - riposizionando l'offerta in modo molto più semplificato e chiaro, Allianz Global Investors Italia Sgr, entrata a far parte dal 2007 nel gruppo Allianz Global Investors, il primo operatore di asset management a livello mondiale, ha deciso di anticipare il processo di razionalizzazione che l'attuale contesto di mercato renderà inevitabile per tutti gli operatori del mercato». La «guarigione» del sistema bancario è una condizione indispensabile perché l'economia possa stabilizzarsi. La crescita e l'offerta di credito devono assolutamente migliorare prima che le banche possano ricominciare a concedere prestiti in modo normale. Malgrado possano sussistere alcune limitazioni della domanda dovute alla scarsa propensione all'indebitamento da parte di consumatori e aziende, l'incremento dell'offerta di crediti rappresenta un fattore di importanza critica. «Crediamo - afferma Bob Doll, Responsabile mondiale degli investimenti equity di BlackRock - che tutte le azioni intraprese dalle autorità siano importanti e possano contribuire a una normalizzazione del sistema bancario nel corso di quest'anno. Per quanto riguarda l'economia, alcuni recenti segnali indicano che potremmo essere vicini al punto di minimo; i miglioramenti registrati dall'indice che misura la costruzione di nuove case (housing starts), dal deficit della bilancia commerciale e dalle vendite al dettaglio indicano che almeno alcuni settori dell'economia si stanno avvicinando a tale punto e che la fase di declino sta rallentando. Questo non significa che l'economia è vicina a una ripresa, bensì suggerisce una certa stabilizzazione e il possibile rallentamento della flessione. Crediamo che il quarto trimestre del 2008 e il primo trimestre del 2009 possano avere segnato i minimi storici in termini di crescita economica. Per quanto sussista il rischio che le famiglie intendano ridurre il proprio indebitamento e aumentare i risparmi, mettendo sostanzialmente un freno ai consumi e all'economia in generale, è possibile che entro la fine dell'anno assisteremo a un inizio di ripresa economica, che potrebbe portare a una crescita, sempre sotto tono ma quanto meno di segno positivo, nel 2010». È difficile prevedere con esattezza come e quando l'economia inizierà a ripartire, ma l'esperienza passata suggerisce che alcuni settori potrebbero riprendersi prima di altri. «Dopo la stabilizzazione del sistema bancario, continua Doll, i mercati si focalizzeranno sull'identificazione di un punto di minimo per le spese al consumo; la fine della fase di declino delle spese personali sarà un segno che l'economia più ampia è pronta a crescere di nuovo. Nel settore aziendale, l'incremento sostenuto degli ordini di beni durevoli, così come una diminuzione dei livelli delle scorte, potrebbero segnalare una svolta e rappresentare importanti indicatori. Al contrario, un'area che tarderà a riprendersi è il mercato del lavoro. La disoccupazione continuerà a crescere anche durante le fasi iniziali della ripresa e potrebbe passare anche più di un anno tra il di punto minimo e l'inizio di una fase di incremento dell'occupazione». Come sempre i mercati azionari, obbligazionari e altre classi di attivi cominceranno ad anticipare nei prezzi una ripresa prima che si siano manifestati segnali concreti. Pertanto, gli asset a rischio più elevato (come i titoli azionari) potrebbero iniziare a riprendersi prima di altri settori economici. «Nel settore azionario, prosegue Doll, complessivamente restiamo convinti che le opportunità di valore più interessanti siano da ricercare fra le aziende di buona qualità che vantano bilanci relativamente solidi, buoni livelli di flussi di cassa e capacità di finanziamento adeguate. Al contempo, tuttavia, crediamo sia opportuno investire gradualmente anche in alcuni titoli di qualità inferiore e più ciclici, in previsione di una prossima ripresa dell'economia. Dal punto di vista geografico, sui mercati sviluppati continuiamo a prediligere una posizione sovrappesata in titoli azionari USA. La risposta politica alla crisi del credito è stata più decisa e rapida negli Stati Uniti, e i titoli statunitensi tendono ad avere utili più prevedibili e ad essere meno volatili rispetto a quelli di altri mercati. Inoltre, siamo ancora positivi sugli investimenti di lungo termine nei mercati emergenti. In modo particolare prediligiamo l'area asiatica (ex Giappone). Con riferimento ai settori, continuiamo a prediligere un posizionamento difensivo e crediamo che il settore salute sia il più interessante, grazie a prospettive sugli utili relativamente positive e ai buoni flussi di cassa. Fra i settori ciclici, prediligiamo quello dell'energia, che ha valutazioni attraenti. Infine, tra i settori growth, siamo concentrati sulla tecnologia, che sembra vantare prospettive sugli utili relativamente solide». Guardando in prospettiva, resta da capire se i movimenti positivi registrati dal mercato da inizio marzo (quando l'S&P è sceso bruscamente al nuovo minimo storico di 667 punti) rappresentino l'inizio di una fase di inversione o un semplice rimbalzo. «Alcuni segnali, conclude Doll, indicano un miglioramento delle condizioni di mercato: il "rally" di marzo è stato diffuso e ha registrato elevati volumi di contrattazioni, due fattori tecnici molto importanti. Inoltre, i titoli di qualità meno elevata hanno sovraperformato, un fatto che solitamente caratterizza le fasi di rimbalzo dei mercati. Malgrado ciò, è importante ricordare che i titoli azionari si trovano nel bel mezzo del processo di avvicinamento ai minimi (bottoming) e, pertanto, potrebbero subire ulteriori ribassi. Ad un certo punto, il continuo susseguirsi di nuovi record negativi che ha caratterizzato gli ultimi mesi si arresterà e sarà possibile capire quale è stato il "minimo definitivo" del ciclo attuale».

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scienza, il festival sbarca alla biennale - nadia campini (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina IX - Genova Scienza, il Festival sbarca alla Biennale Nel 2010 l´evento nella rassegna del Mediterraneo: tappe a Napoli e Palermo NADIA CAMPINI IL Festival della Scienza del 2010 avrà come filo conduttore il mare e sarà il primo evento della Biennale del Mediterraneo. Lo ha confermato ieri mattina il sottosegretario agli esteri Stefania Craxi, arrivata a Genova per partecipare al primo Forum delle guardie costiere del Mediterraneo che si è aperto alla Stazione Marittima. «L´idea alla quale stiamo lavorando è quella di mettere in rete diverse realtà e diversi eventi per la Biennale del Mediterraneo - ha spiegato a margine della manifestazione Stefania Craxi - con l´obiettivo di dare un impulso nell´ottica della cooperazione europea; di qui la scelta di non avere un unico punto di riferimento o un´unica sede, ma di favorire la messa in rete delle conoscenze. Genova in questo senso è importante, perché con la sua cultura e la sua storia intimamente legate al mare è la candidata naturale per iniziative europee legate al Mediterraneo». La Biennale dovrebbe articolarsi su quattro aree tematiche, arte, scienza, architettura e cultura, e avere tre o quattro sedi di eventi, manifestazioni, mostre, seminari e convegni: tra queste ci sono sicuramente Napoli e Palermo per il Sud, mentre per tutto il Nord Ovest il punto di riferimento dovrebbe essere Genova e il primo evento genovese della Biennale sarà proprio il Festival della Scienza, che avrà così la possibilità di ampliare il suo orizzonte, usufruendo anche di collaborazioni importanti a livello europeo. «La proposta di individuare il Festival della scienza come primo elemento della biennale del Mediterraneo è partita da noi - spiega l´assessore comunale Andrea Ranieri - abbiamo già fatto due riunioni a Roma e l´idea ha suscitato molto interesse, ora abbiamo anche l´impegno del ministero degli Esteri, che è un elemento molto importante, per altro finora siamo gli unici ad aver presentato una proposta concreta». Il Festival della scienza del 2010 avrà quindi un respiro più ampio e già ora sono stati presi contatti anche con Palermo per alcune collaborazioni nell´ottica della biennale del Mediterraneo. L´inserimento del festival in questa cornice diventa determinante anche in funzione di trovare nuove aperture rispetto alla crisi finanziaria che quest´anno taglia i finanziamenti. Per il Festival della scienza del 2009 il budget è stato ridotto infatti di un milione di euro, con la conseguenza di dover tagliare anche di due giorni le iniziative. In compenso tra gli sponsor sembra che siano assicurati al Festival della scienza del 2009 80.000 euro da Finmeccanica. Sono grosso modo la cifra che il Comune è riuscito a strappare in più sui contributo che la finanziaria pubblica dà per la cultura, che ammontano complessivamente a 1.400.000 euro. Un milione andrà al Carlo Felice, il resto il Comune lo destinerà ad iniziative varie, ma sembrava che in un primo momento il contributo fosse calcolato al lordo dell´Iva, ora invece sembra accertato che sarà una cifra netta e la differenza, 80.0000 euro appunto, andrà al Festival della scienza.

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intesa con carphone vicina, tiscali vola in borsa (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 31 - Economia Intesa con Carphone vicina, Tiscali vola in Borsa L´ipotesi di cessione delle attività britanniche fa salire del 16% il titolo La società sarda conferma le trattative, potrebbe incassare fino a 250 milioni di euro MILANO - Dalla Sardegna alla conquista del mondo per ritornare a casa, ridurre i debiti e concentrarsi sul rilancio delle attività italiane. Questa la parabola di Tiscali, che nelle prossime ore potrebbe finalizzare la vendita delle sue attività inglesi a Carphone Warehouse, restringendo così entro i confini nazionali il suo raggio di attività. Una soluzione obbligata, quella che potrebbe essere costretto ad accettare Renato Soru, dal momento che sul gruppo di telefonia gravano oltre 600 milioni di debiti. E le voci su un´imminente vendita di Tiscali Uk, hanno fatto volare il titolo in rialzo del 16% a 0,44 euro. Su questi movimenti la Consob ha chiesto lumi alla società, che ha ribadito l´esistenza di trattative in corso con gli inglesi. Il paradosso di quest´operazione di riassetto, che va avanti da oltre un anno, è che Carphone fu la prima società a essere esclusa dall´asta competitiva del 2008, perché tra tutte le offerte la sua era stata giudicata fin da subito la meno interessante. Inizialmente l´amministratore delegato Mario Rosso aveva vagliato le manifestazioni d´interesse di gruppi del calibro di Vodafone e Fastweb. Ma il tempo, in questo caso non è stato galantuomo. Non solo Tiscali ha dovuto affrontare uno degli anni peggiori per i mercati finanziari, ma ha anche pagato in proprio il crollo della sterlina, che dai tempi dell´acquisizione di Pipex (fusa in Tiscali Uk a fine 2007), ha perso circa un terzo del valore nei confronti dell´euro. Un paio di mesi fa si è poi interrotta la lunga trattativa con la BskyB di Rupert Murdoch, che meglio di Carphone avrebbe potuto sfruttare i crediti fiscali di Tiscali Uk. Inizialmente BskyB era infatti disposta ad offrire quasi il doppio rispetto all´attuale proposta di Carphone, ma poi il gruppo di Murdoch si era defilato. Questa invece potrebbe essere la volta buona: Jp Morgan e Intesa Sanpaolo hanno infatti cercato di trovare una mediazione con gli advisor di Carphone, che a breve dovrebbe formalizzarsi in un´offerta per circa 250 milioni di euro. E Tiscali, a questo punto, potrebbe essere propensa ad accettarla. Resta da capire se i proventi della vendita delle attività inglesi basteranno a riequilibrare il debito e dotare il gruppo delle risorse necessarie a rilanciare le attività italiane. (s.b.)

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- (segue dalla prima pagina) david leonhardt (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 42 - Economia Gli Stati Uniti batteranno la crisi se riusciranno a mettere un freno alle follie della finanza, a regolare i mercati, a preparare una generazione di lavoratori altamente istruiti e specializzati. Parola del capo della Casa Bianca che qui spiega la sua ricetta per l´economia e ammette: "Non so se tutto quello che facciamo funzionerà, ma restare fermi è impossibile" L´importanza di avere poteri regolatori forti: ma anche le imprese siano responsabili "Tim Geithner e Summers sono in grado di affrontare grandi emergenze economiche" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAVID LEONHARDT unque non ne sentiremo la mancanza? «Ne sentiremo la mancanza nel senso che la conseguenza delle gratifiche milionarie versate a gente di 25 anni era che queste persone poi erano disposte a pagare 100 dollari per una cena con bistecche e il cameriere si portava a casa mance che avrebbero fatto l´invidia di un professore universitario. E dunque alcune delle dinamiche del settore finanziario avranno delle ricadute, specialmente in un posto come Manhattan. Ma in realtà io penso che ci sia sempre stata una percezione di insostenibilità rispetto a quello che è successo a Wall Street negli ultimi 10-15 anni. Wall Street rimarrà una parte significativa e importante della nostra economia, esattamente come lo era negli anni 70 e 80. Semplicemente, non rappresenterà più la metà della nostra economia. E questo significa che un maggior numero di talenti e risorse saranno destinati ad altri settori dell´economia. E io questo lo ritengo salutare. Non vogliamo che ogni singolo laureato con il bernoccolo per la matematica vada a fare il trader di derivati. Vedremo un riequilibrio, ma non credo che perderemo gli enormi vantaggi che derivano dalla trasparenza, dall´apertura e dall´affidabilità dei nostri mercati. Se non altro, un regime di regole più energico contribuirà a ripristinare la fiducia, e saranno ancora tantissimi i capitali esteri desiderosi di venire a parcheggiarsi negli Stati Uniti». Ritiene positivo avere società molto grandi e potenti regolate da regolatori forti, oppure dobbiamo sottoporle a una cura dimagrante, come in passato quando una legge proibiva alle banche commerciali di operare nel settore delle banche d´affari? «I dati indicano che altri Paesi, che non hanno, nei loro mercati finanziari, alcuni dei problemi che abbiamo noi, non prevedono, ad esempio, una separazione tra banche d´affari e banche commerciali. Hanno un modello di "supermercato" fortemente regolamentato». Come il Canada? «Il Canada è un buon esempio. Sono riusciti a gestire molto bene un periodo di grande rischio nei mercati finanziari. Ma questo non significa, per esempio, che una compagnia assicurativa come l´Aig con innestato sopra un hedge fund sia qualcosa di ottimale. Anche con i migliori regolatori, se si comincia a differenziare troppo le funzioni e i prodotti all´interno di una singola azienda, di un singolo istituto, di una conglomerata, in sostanza le cose possono sfuggire di mano. E la gente semplicemente non sa in cosa si sta andando a mettere». Dopo la Grande Depressione, si vide un balzo nei diplomi liceali: anziché appannaggio dell´élite, divennero la norma, il biglietto per accedere alla classe media. Qual è oggi quel biglietto? Serve davvero la laurea universitaria? «Nei i nostri obiettivi, abbiamo incluso almeno un anno di addestramento post-liceale per tutti. Un corso completo di laurea, con quattro anni di studi, sarebbe chieder troppo. Però a tutti serve un addestramento post-liceale nei settori in cui si richiede esperienza tecnica; se no è difficile ottenere un impiego che permetta di vivere. Questo non andrà soltanto a beneficio dei singoli, ma sarà anche cruciale per l´economia. La sfida è anche nell´assicurare che i licei siano all´altezza del compito. Glielo spiego raccontandole di mia nonna. Mia nonna non si è mai laureata. Completò il liceo. Però riuscì a diventare vicepresidente di una banca, e questo in parte perché il liceo le aveva impartito un´istruzione rigorosa al punto da permetterle di comunicare e di analizzare le informazioni molto meglio, francamente, di quando sappiano fare oggi molti giovani universitari in questo Paese. Anzi, meglio dei miei ex-studenti alla Facoltà di Legge dell´Università di Chicago». Signor presidente, io però ho parlato con universitari che si chiedevano se tanto studio servisse davvero. Sono preoccupati che i loro impieghi verranno esportati in Cina. Lei come risponde? «Beh, guardi le statistiche. Il tasso di disoccupazione fra chi ha solo il diploma liceale è almeno tre volte superiore a quello fra i laureati, che hanno più possibilità di trovare un lavoro con un buono stipendio, da classe media. Però, la grande sfida nell´istruzione è assicurare che fin dal quattordicesimo anno di età, si apprendano le materie e le qualità necessari ad essere competitivi e produttivi in un´economia moderna, tecnologica. Voglio vedere in particolare più lauree in matematica e scienza, in ingegneria. L´economia postbubble, "post-bolla", che sto descrivendo si fonda in parte sul riequilibrio tra fabbriche e produzione di servizi. Nel lungo termine, se si osservano i grandi rivali nell´economia globale - Cina, India, Stati Uniti, Brasile, Corea - i Paesi che stanno producendo la forza lavoro più istruita, che agevolano le scienze e la matematica, e sanno tradurre quell´istruzione in applicazioni tecnologiche, saranno notevolmente avvantaggiati nell´economia». Lei ricorda spesso che sua nonna guadagnava più di suo nonno. Il divario fra i salari di uomini e donne esiste ancora, però i compensi economici maschili oggi sono stagnanti, mentre quelli femminili sono in aumento. E molti lavoratori, per esempio della Gm o della Chrysler, sono depressi. Com´è il futuro lavorativo degli uomini? «Ottima domanda, perché se vai nelle fabbriche, trovi uomini con abilità straordinarie e orgogliosi di quel che fanno. Per loro, il tracollo dell´industria è la fine di un modo di vita, non soltanto la perdita di uno stipendio. Un´economia sana deve avere un´ampia varietà di lavori, nessun impiego a mio avviso dovrebbe scomparire. Costituirà magari una percentuale dell´economia inferiore rispetto al passato. Però è chiaro che, per la nuova generazione, dovremmo creare nuovi lavori. Nel pacchetto dedicato al risanamento dell´economia ho sottolineato molte volte l´importanza di una nuova rete elettrica "intelligente" nel Paese, con ramificazioni importanti nel consumo energetico. Ebbene uno degli ostacoli maggiori oggi è la mancanza di elettricisti specializzati per attuare quel progetto. Ecco perciò un campo nel quale il governo può intervenire, aiutando: sollecitando una svolta nell´istruzione in vista delle richieste del futuro, e non soltanto del passato». Lei incoraggerebbe gli uomini a impegnarsi anche in campi tradizionalmente riservati alle donne? Ad esempio gli infermieri sono ben pagati. E servono nuove assunzioni. «Infermieri, insegnanti: sono tutti mestieri dove servono più uomini. Gli uomini in quei settori sono stati sottopagati perché entravano in un campo prevalentemente femminile. Bisogna eliminare il divario nei salari fra i due sessi, e fra i vari settori. Se infermiere e insegnanti cominceranno a guadagnare di più, e se lo stesso accadrà per altre professioni, vedrete più uomini. Ma certo bisognerà abbattere molti stereotipi». Sua moglie, Michelle, ha mai guadagnato più di lei, signor presidente? «Certo, che sì. Però per un breve periodo. Quando ero senatore statale, facevo tre lavori: oltre al Senato, insegnavo ed esercitavo da avvocato. A conti fatti, guadagnavo appena un po´ più di lei. Ma quando ho iniziato la campagna per le elezioni al Senato americano ho dovuto mollare qualche incarico, e allora è stata Michelle a sostenere la famiglia per un paio di anni». Durante la campagna presidenziale lei aveva detto d´aver molto riflettuto sui dibattiti economici abituali nella Casa Bianca di Clinton. Diceva di voler replicare, all´interno della sua squadra, le celebri discussioni fra Robert Rubin e Robert Reich. E bisogna ammettere che fra i suoi consiglieri economici lei ha reclutato soprattutto dei Democratici. «Già, però non ho né Paul Krugman, né Joseph Stieglitz (ndr. entrambi Premi Nobel e aspri critici della politica economica di Obama)». No, non mi riferivo a loro due... Ma nella sua cerchia di collaboratori più stretti predominano i protetti di Rubin. «Beh, certo, Larry Summers e Tim Geithner ovviamente hanno lavorato al Tesoro quando c´era Rubin. Quello che io cerco sempre è un pragmatismo impietoso quando si parla di politica economica. è vero probabilmente che alla luce della crisi finanziaria che è venuta fuori il fatto che sia Geithner che Summers abbiano una certa familiarità con le crisi finanziarie è stato un punto a loro favore, perché avevamo bisogno di persone capaci di partire in quarta. E francamente la lista era abbastanza limitata, perché l´ultimo presidente democratico che abbiamo avuto è stato Bill Clinton: lui è stato sulla scena per otto anni e per gran parte del tempo Bob Rubin è stato il principale artefice della sua politica economica. Perciò è più che normale che tutti quelli che hanno esperienza su quel fronte escano fuori da quella fucina. Secondo lei la recessione è un evento sufficientemente grande da rendere un Paese disponibile a prendere alcune di quelle scelte difficili che dobbiamo prendere in ambiti come la sanità, la tassazione sul lungo periodo – che non coprirà i costi dello Stato – l´energia? Tradizionalmente queste scelte vengono prese in periodi di depressione o di guerra. Siamo a quel livello? «Beh, in parte dipenderà dalla leadership. Perciò dovrò tirar fuori buoni argomenti. Ed è quello che sto cercando di fare da quando sono arrivato, sto cercando di dire che adesso è il momento per prendere decisioni importanti e difficili». Lei è entrato in carica quattro mesi dopo il crollo della Lehman Brothers. Qualcuno a un certo punto potrebbe cominciare a dire: «Ehi, perché le cose non migliorano?». «è una cosa a cui pensiamo. Ancora prima delle elezioni sapevo che sarebbe stato un viaggio molto difficile e che l´economia aveva subito un trauma serio, da cui non si sarebbe ripresa istantaneamente. Però, sia che io resti in carica per un mandato sia che resti in carica per due, i problemi sono talmente importanti e fondamentali che non posso girarci intorno. Quello di cui sono molto fiducioso è che, considerando le scelte difficili che abbiamo di fronte, stiamo prendendo decisioni valide, ragionate. Questo non significa che ogni scelta sarà giusta, che funzionerà proprio come vogliamo noi. Ma io mi sveglio la mattina e vado a letto la sera sentendo che la direzione verso cui stiamo cercando di muovere l´economia è quella giusta, e che le decisioni che prendiamo sono fondate». (Copyright The New York Times - la Repubblica) (Traduzione di Fabio Galimberti)

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Usa, le banche sono a prova di stress e rallenta la disoccupazione (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

DIARIO DELLA CRISI Usa, le banche sono «a prova di stress» e rallenta la disoccupazione Carlo Leone Del Bello In un clima economico ormai affetto da una forma acuta di ottimismo, anche la precaria salute dei colossi bancari americani viene giudicata sotto un'altra luce. Oggi la Federal reserve renderà noti i risultati dello stress test - ovvero una simulazione circa la capacità delle banche di far fronte ai requisiti di capitale in un ambiente economico «estremo» - ma sono già numerose le fughe di notizie. Anche troppo numerose, fino al punto che alcuni osservatori sono arrivati a ipotizzare che le autorità governative stiano in realtà testando le reazioni del mercato ai risultati dello stress test. Le indiscrezioni riguardano proprio le maggiori istituzioni bancarie: Bank of America avrà forse bisogno di 34 miliardi di dollari, Citigroup solamente di 10, Wells Fargo di 15, mentre J.P. Morgan sarebbe adeguatamente capitalizzata anche in caso di peggioramento della situazione economica. Bank of America, che nel settembre del 2008 inglobò la banca d'affari Merril Lynch con una operazione lampo che continua a suscitare polemiche, è dunque l'istituzione che presenterebbe più problemi. Eppure il titolo in borsa, nella giornata di ieri, è arrivato a guadagnare oltre il 16%. La reperibilità del capitale infatti potrebbe non essere un problema secondo gli analisti di borsa: infatti, a BofA basterebbe convertire in azioni ordinarie le azioni privilegiate (senza diritto di voto) detenute dal governo. Se le indiscrezioni saranno confermate, significherebbe che il sistema bancario è in buona salute e che il peggio della crisi finanziaria è passato. Non la vede così l'economista Nouriel Roubini, che ricorda come le condizioni «estreme» usate dallo stress test per il primo trimestre siano state superate dalla realtà. Il marcio alla base del sistema finanziario (e politico)Usa inizia intanto ad emergere, addirittura dalla prima pagina del Financial Times. L'articolo denuncia come sia stata l'intensa attività lobbyistica delle banche a provocare il vuoto di regolamentazione che ha contribuito allo scatenarsi della crisi. In particolare, 25 originatori di mutui subprime - ormai quasi tutti falliti - di cui erano proprietari in tutto o in parte i maggiori colossi finanziari, avrebbero speso almeno 370 milioni di dollari in attività di lobbying volte ad allentare sia i controlli delle autorità di vigilanza, sia il contesto normativo nel quale si è sviluppata la crescita esponenziale di credito facile del triennio 2005-2007. Ieri è stato anche il giorno della pubblicazione - da parte della società Adp, che gestisce le ritenute - dei dati sull'occupazione nel mese di aprile. Il numero di 491 mila posti di lavoro persi in un mese, sebbene altissimo, sarebbe comunque fonte di ottimismo, in quanto più basso sia di quello del mese precedente, sia di quello previsto dagli analisti. Il dato «vero» sull'occupazione sarà rilasciato venerdì dal dipartimento del lavoro, e anche se sarà simile a quello di Adp, potrebbe mostrare come dall'inizio della recessione i posti di lavoro perduti siano quasi 6 milioni. In Europa nel frattempo sono molto più scarsi i dati che fanno ben sperare nel futuro. In Spagna, la produzione industriale in marzo è crollata del 24% rispetto a un anno prima, mentre risulta triplicato in un anno il numero di famiglie e imprese che sono insolventi nei confronti dei creditori. Sul lato dell'occupazione non va meglio: per la Commissione europea i disoccupati nell'Unione hanno raggiunto quota venti milioni, cioé 4,1 milioni (il 25%) in più rispetto a un anno fa. Sono inoltre calate dello 0,6% le vendite al dettaglio in marzo. Unica nota positiva: l'indice Pmi servizi dell'eurozona è salito in aprile a 43,8 punti dai 40,9 di marzo. Si tratta di un aumento record.

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Politiche COSMICHE (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Politiche COSMICHE La crisi economica alimenta le speranze di un modello di governance planetaria basato su parole chiave come uguaglianza, nonviolenza e azione diretta. Un sentiero di lettura a partire da un volume sulla democrazia cosmopolita e da una raccolta di saggi sulle forme di aggregazione dopo l'era dei partiti di massa INNOVAZIONI TRA GLOBALE E LOCALE Mario Pianta La crisi finanziaria internazionale ha rivelato la fragilità del mercato come strumento di regolazione dell'ordine globale e ha ridato improvvisa legittimità all'azione degli stati nazionali. In tutti i paesi, nei governi, nei partiti e nei movimenti, sociali c'è chi, da un lato, è tentato dalla nostalgia di pensare che tutto possa tornare come prima; dall'altro, c'è chi invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione neoliberista la politica e la democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le mappe del cambiamento, verso l'«alto» dei processi globali e verso il «basso» della partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo. Verso una democrazia cosmopolitica, di Daniele Archibugi (Il Saggiatore, pp. 320, euro 20) disegna i contorni di un mondo possibile dopo l'epoca della sovranità degli stati nazionale. Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei partiti, a cura di Duccio Zola (Edizioni dell'Asino, euro 12) esplora invece le pratiche di democrazia dopo l'era della politica monopolizzata dai partiti. Su scala globale il «vuoto» di democrazia e capacità di governo è apparso evidente nell'inconcludente vertice del G20 del 2 aprile scorso a Londra, che ha tentato di mantenere gli attuali rapporti di potere attraverso forme più «multilaterali» di global governance. Una via alternativa alle copnclusioni del g20 londinese è la democrazia cosmopolitica proposta nel volume da Archibugi, che delinea un sistema di governo a più livelli ed estende i fondamenti della democrazia - diritti, partecipazione, poteri di controllo - oltre i confini nazionali. Tra nonviolenza e controllo popolare Alcuni passi in questa direzione sono già stati compiuti, ad esempio il Tribunale penale internazionale all'Aja deve tutelare i diritti umani fondamentali di tutti i cittadini del mondo e dispone per questo di un'autorità che scavalca quella degli stati. Altre azioni «cosmopolitiche» riguardano le richieste per rafforzare, democratizzare e rendere più autonome dai paesi più potenti le istituzioni sovranazionali legittime - come le Nazioni Unite, di cui fanno parte i 192 paesi del pianeta - e affidare a loro - anziché a un gruppo ristretto scelto dai più ricchi - responsabilità specifiche su problemi globali. Così, in contrapposizione al G20, l'Onu terrà a giugno la sua «Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo», da cui potrebbero venire risposte alla crisi più condivise, democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di Washington e Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati. Un altro insieme di proposte della democrazia cosmopolitica riguarda il riconoscimento ai cittadini del mondo di un insieme di nuovi diritti e doveri che superino quelli nazionali, e la creazione di nuove istituzioni sovranazionali che siano indipendenti dai governi degli stati e rispondano invece ai cittadini o alla società civile di tutti i paesi. Gli esempi comprendono la creazione di una Assemblea parlamentare delle Nazioni unite dove siano rappresentati i cittadini (o i parlamenti) - anziché i governi - del pianeta, il coinvolgimento di organizzazioni della società civile nei meccanismi di decisione delle organizzazioni sovranazionali, la creazione di un Consiglio per i diritti umani con un forte ruolo delle organizzazioni non governative, e così via. Proposte di questo tipo emergono, nel libro di Archibugi, da una visione della democrazia fondata su tre principi: nonviolenza, controllo popolare e uguaglianza politica, che va al di là degli aspetti più immediati - presenza di elezioni, partiti, libertà d'informazione. Tali principi, per essere effettivi su scala nazionale, devono affermarsi anche a livello globale. La nonviolenza definisce una condizione necessaria per la democrazia: l'accettazione di preventive regole condivise - che escludono l'uso della forza - su come si può ottenere o perdere il potere politico. Il controllo popolare deve riguardare anche le decisioni prese da altri stati (o da poteri economici transnazionali) e che hanno conseguenze sui cittadini di un singolo paese. L'uguaglianza politica deve portare a definire una comunità di cittadini del mondo con uguali diritti e doveri sui temi di rilievo globale. Sono evidenti qui i paralleli con le richieste avanzate dai movimenti globali che - da Seattle nel 1999 a Londra nel 2009 - si sono opposti alla globalizzazione neoliberista in nome della democrazia e della giustizia economica e sociale. Il volume individua alcuni temi di azione prioritaria - il controllo sull'uso della forza, l'accettazione delle diversità culturali, l'autodeterminazione dei popoli, il monitoraggio degli affari interni e la tutela dei diritti umani, la gestione partecipativa dei problemi globali - sui quali i cittadini del mondo potrebbero acquisire i diritti e doveri di una nascente «cittadinanza cosmopolitica». Per Archibugi la scommessa è di trasformare le rivendicazioni dei movimenti globali in nuove istituzioni capaci di estendere la democrazia e di porre vincoli alla sovranità degli stati, in un sistema di «costituzionalismo globale» in cui il nuovo possa convivere con l'attuale sistema inter-statale. Cinque modelli concreti di quest'ordine «ibrido» sono esaminati nella seconda parte di Cittadini del mondo, con i casi delle Nazioni unite, degli interventi umanitari, dell'«esportazione della democrazia», dell'autodeterminazione dei popoli e dei contesti multilinguistici. Ritroviamo qui uno dei punti di forza del volume: la capacità di unire una solida visione complessiva con la concretezza delle proposte, in parte già praticate dall'evoluzione dei rapporti internazionali e dal ruolo crescente della società civile mondiale. Meno convincente è invece lo schema che contrappone un'uniforme democrazia (nella sua versione liberale più standard) a un generico autoritarismo (in sostanza: l'assenza di elezioni politiche), mentre il rapporto tra democrazia e capitalismo su scala globale non viene affrontato. Il potere delle élite Le idee chiave per essere Cittadini del mondo si intrecciano bene alle proposte di Dopo la politica per le pratiche a scala nazionale. Qui è in gioco la ridefinizione della politica, oltre una democrazia rappresentativa svuotata e mediatizzata, controllata dalle élite e dai partiti. I contributi raccolti in Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei partiti esplorano così i meccanismi di tale declino e suggeriscono alcune direzioni per un rinnovamento radicale della politica. Il punto di partenza, individuato dal saggio di Jürgen Habermas, è la fine della politica dello stato sociale come si è affermata nel dopoguerra nei paesi europei. La debolezza della politica come strumento per «temperare» il capitalismo, la burocratizzazione del welfare e la forza dei mercati globali sono alla radice della caduta di efficacia e consenso di una politica nazionale fondata sulla redistribuzione promessa dal welfare. Per Habermas, la via d'uscita passa per un maggior spazio riconosciuto alla solidarietà come principio di regolazione sociale, rispetto ai meccanismi dominati dal potere dello stato e dal mercato, e per una espansione della sfera pubblica e dei processi di comunicazione che la caratterizzano. La prospettiva della democrazia deliberativa proposta da Habermas incontra così la società civile intesa come una sfera pubblica che vede protagonisti i cittadini e le loro relazioni sociali, tema questo al centro del capitolo di Duccio Zola. Il rinnovamento della democrazia può trovare terreno fertile in quest'incontro, che offre nuove modalità di definizione delle identità, di aggregazione degli interessi, di accordo sulle procedure per decidere sul bene comune. Resta aperta tuttavia la questione dei rapporti tra le attività della società civile e i processi istituzionali che caratterizzano la politica degli stati nazionali, un terreno senza regole, segnato da pratiche e comportamenti differenziati, e da una continua capacità della politica tradizionale di esercitare controllo e potere sulla società. La pratica del consenso Ma esiste una capacità della società civile di «reinventare» la democrazia? La risposta è nel capitolo di Donatella della Porta, che presenta i risultati di una ricerca europea sulla democrazia nei movimenti globali. Nelle risposte di duecento organizzazioni sociali europee, le idee e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti ruotano intorno a tre valori chiave: la partecipazione diretta (e la critica della rappresentanza), l'autonomia (delle esperienze, dei livelli territoriali, e la critica delle gerarchie), il metodo deliberativo del consenso (e la critica alle procedure di votazione). Tutto ciò ha alimentato i conflitti per chiedere più democrazia ai poteri politici ed economici sovranazionali e ha aperto la strada a una visione della politica come partecipazione, con un significativo avvicinamento tra richieste all'esterno di democratizzazione della politica e pratiche di democrazia all'interno della società civile. Quanto ai rapporti con le autorità politiche, è significativo che forti pratiche conflittuali non escludano forme di collaborazione con le istituzioni, soprattutto a livello locale e nazionale. Gli altri saggi - di Ekkehart Krippendorf, Carlo Donolo, Luigi Bobbio, Giuseppe Cotturri - aggiungono nuove prospettive sulle forme di autogoverno e di partecipazione sociale, mentre le conclusioni sono di Pino Ferraris e Giulio Marcon. CONTINUA|PAGINA12

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Politiche COSMICHE. (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Politiche COSMICHE La crisi economica alimenta le speranze di un modello di governance planetaria basato su parole chiave come uguaglianza, nonviolenza e azione diretta. Un sentiero di lettura a partire da un volume sulla democrazia cosmopolita e da una raccolta di saggi sulle forme di aggregazione dopo l'era dei partiti di massa INNOVAZIONI TRA GLOBALE E LOCALE Mario Pianta La crisi finanziaria internazionale ha rivelato la fragilità del mercato come strumento di regolazione dell'ordine globale e ha ridato improvvisa legittimità all'azione degli stati nazionali. In tutti i paesi, nei governi, nei partiti e nei movimenti, sociali c'è chi, da un lato, è tentato dalla nostalgia di pensare che tutto possa tornare come prima; dall'altro, c'è chi invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione neoliberista la politica e la democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le mappe del cambiamento, verso l'«alto» dei processi globali e verso il «basso» della partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo. Verso una democrazia cosmopolitica, di Daniele Archibugi (Il Saggiatore, pp. 320, euro 20) disegna i contorni di un mondo possibile dopo l'epoca della sovranità degli stati nazionale. Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei partiti, a cura di Duccio Zola (Edizioni dell'Asino, euro 12) esplora invece le pratiche di democrazia dopo l'era della politica monopolizzata dai partiti. Su scala globale il «vuoto» di democrazia e capacità di governo è apparso evidente nell'inconcludente vertice del G20 del 2 aprile scorso a Londra, che ha tentato di mantenere gli attuali rapporti di potere attraverso forme più «multilaterali» di global governance. Una via alternativa alle copnclusioni del g20 londinese è la democrazia cosmopolitica proposta nel volume da Archibugi, che delinea un sistema di governo a più livelli ed estende i fondamenti della democrazia - diritti, partecipazione, poteri di controllo - oltre i confini nazionali. Tra nonviolenza e controllo popolare Alcuni passi in questa direzione sono già stati compiuti, ad esempio il Tribunale penale internazionale all'Aja deve tutelare i diritti umani fondamentali di tutti i cittadini del mondo e dispone per questo di un'autorità che scavalca quella degli stati. Altre azioni «cosmopolitiche» riguardano le richieste per rafforzare, democratizzare e rendere più autonome dai paesi più potenti le istituzioni sovranazionali legittime - come le Nazioni Unite, di cui fanno parte i 192 paesi del pianeta - e affidare a loro - anziché a un gruppo ristretto scelto dai più ricchi - responsabilità specifiche su problemi globali. Così, in contrapposizione al G20, l'Onu terrà a giugno la sua «Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo», da cui potrebbero venire risposte alla crisi più condivise, democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di Washington e Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati. Un altro insieme di proposte della democrazia cosmopolitica riguarda il riconoscimento ai cittadini del mondo di un insieme di nuovi diritti e doveri che superino quelli nazionali, e la creazione di nuove istituzioni sovranazionali che siano indipendenti dai governi degli stati e rispondano invece ai cittadini o alla società civile di tutti i paesi. Gli esempi comprendono la creazione di una Assemblea parlamentare delle Nazioni unite dove siano rappresentati i cittadini (o i parlamenti) - anziché i governi - del pianeta, il coinvolgimento di organizzazioni della società civile nei meccanismi di decisione delle organizzazioni sovranazionali, la creazione di un Consiglio per i diritti umani con un forte ruolo delle organizzazioni non governative, e così via. Proposte di questo tipo emergono, nel libro di Archibugi, da una visione della democrazia fondata su tre principi: nonviolenza, controllo popolare e uguaglianza politica, che va al di là degli aspetti più immediati - presenza di elezioni, partiti, libertà d'informazione. Tali principi, per essere effettivi su scala nazionale, devono affermarsi anche a livello globale. La nonviolenza definisce una condizione necessaria per la democrazia: l'accettazione di preventive regole condivise - che escludono l'uso della forza - su come si può ottenere o perdere il potere politico. Il controllo popolare deve riguardare anche le decisioni prese da altri stati (o da poteri economici transnazionali) e che hanno conseguenze sui cittadini di un singolo paese. L'uguaglianza politica deve portare a definire una comunità di cittadini del mondo con uguali diritti e doveri sui temi di rilievo globale. Sono evidenti qui i paralleli con le richieste avanzate dai movimenti globali che - da Seattle nel 1999 a Londra nel 2009 - si sono opposti alla globalizzazione neoliberista in nome della democrazia e della giustizia economica e sociale. Il volume individua alcuni temi di azione prioritaria - il controllo sull'uso della forza, l'accettazione delle diversità culturali, l'autodeterminazione dei popoli, il monitoraggio degli affari interni e la tutela dei diritti umani, la gestione partecipativa dei problemi globali - sui quali i cittadini del mondo potrebbero acquisire i diritti e doveri di una nascente «cittadinanza cosmopolitica». Per Archibugi la scommessa è di trasformare le rivendicazioni dei movimenti globali in nuove istituzioni capaci di estendere la democrazia e di porre vincoli alla sovranità degli stati, in un sistema di «costituzionalismo globale» in cui il nuovo possa convivere con l'attuale sistema inter-statale. Cinque modelli concreti di quest'ordine «ibrido» sono esaminati nella seconda parte di Cittadini del mondo, con i casi delle Nazioni unite, degli interventi umanitari, dell'«esportazione della democrazia», dell'autodeterminazione dei popoli e dei contesti multilinguistici. Ritroviamo qui uno dei punti di forza del volume: la capacità di unire una solida visione complessiva con la concretezza delle proposte, in parte già praticate dall'evoluzione dei rapporti internazionali e dal ruolo crescente della società civile mondiale. Meno convincente è invece lo schema che contrappone un'uniforme democrazia (nella sua versione liberale più standard) a un generico autoritarismo (in sostanza: l'assenza di elezioni politiche), mentre il rapporto tra democrazia e capitalismo su scala globale non viene affrontato. Il potere delle élite Le idee chiave per essere Cittadini del mondo si intrecciano bene alle proposte di Dopo la politica per le pratiche a scala nazionale. Qui è in gioco la ridefinizione della politica, oltre una democrazia rappresentativa svuotata e mediatizzata, controllata dalle élite e dai partiti. I contributi raccolti in Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei partiti esplorano così i meccanismi di tale declino e suggeriscono alcune direzioni per un rinnovamento radicale della politica. Il punto di partenza, individuato dal saggio di Jürgen Habermas, è la fine della politica dello stato sociale come si è affermata nel dopoguerra nei paesi europei. La debolezza della politica come strumento per «temperare» il capitalismo, la burocratizzazione del welfare e la forza dei mercati globali sono alla radice della caduta di efficacia e consenso di una politica nazionale fondata sulla redistribuzione promessa dal welfare. Per Habermas, la via d'uscita passa per un maggior spazio riconosciuto alla solidarietà come principio di regolazione sociale, rispetto ai meccanismi dominati dal potere dello stato e dal mercato, e per una espansione della sfera pubblica e dei processi di comunicazione che la caratterizzano. La prospettiva della democrazia deliberativa proposta da Habermas incontra così la società civile intesa come una sfera pubblica che vede protagonisti i cittadini e le loro relazioni sociali, tema questo al centro del capitolo di Duccio Zola. Il rinnovamento della democrazia può trovare terreno fertile in quest'incontro, che offre nuove modalità di definizione delle identità, di aggregazione degli interessi, di accordo sulle procedure per decidere sul bene comune. Resta aperta tuttavia la questione dei rapporti tra le attività della società civile e i processi istituzionali che caratterizzano la politica degli stati nazionali, un terreno senza regole, segnato da pratiche e comportamenti differenziati, e da una continua capacità della politica tradizionale di esercitare controllo e potere sulla società. La pratica del consenso Ma esiste una capacità della società civile di «reinventare» la democrazia? La risposta è nel capitolo di Donatella della Porta, che presenta i risultati di una ricerca europea sulla democrazia nei movimenti globali. Nelle risposte di duecento organizzazioni sociali europee, le idee e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti ruotano intorno a tre valori chiave: la partecipazione diretta (e la critica della rappresentanza), l'autonomia (delle esperienze, dei livelli territoriali, e la critica delle gerarchie), il metodo deliberativo del consenso (e la critica alle procedure di votazione). Tutto ciò ha alimentato i conflitti per chiedere più democrazia ai poteri politici ed economici sovranazionali e ha aperto la strada a una visione della politica come partecipazione, con un significativo avvicinamento tra richieste all'esterno di democratizzazione della politica e pratiche di democrazia all'interno della società civile. Quanto ai rapporti con le autorità politiche, è significativo che forti pratiche conflittuali non escludano forme di collaborazione con le istituzioni, soprattutto a livello locale e nazionale. Gli altri saggi - di Ekkehart Krippendorf, Carlo Donolo, Luigi Bobbio, Giuseppe Cotturri - aggiungono nuove prospettive sulle forme di autogoverno e di partecipazione sociale, mentre le conclusioni sono di Pino Ferraris e Giulio Marcon. CONTINUA|PAGINA12 Per Pino Ferraris, dopo la politica dei partiti deve seguire una diffusa «politicizzazione dal sociale», magari con una «confederazione» leggera delle esperienze sociali che hanno progetti di cambiamento, su basi solidaristiche. Giulio Marcon definisce questo percorso come il passaggio dalla «monarchia dei partiti» alla «repubblica della politica», in cui ogni forma di politica diffusa - nei movimenti, nelle associazioni, nel terzo settore, nei gruppi locali, nel sindacato, etc. - abbia la stessa dignità e riconoscimento della politica dei partiti nel definire il bene comune e le decisioni da prendere. Tanto a livello globale che nazionale, la possibilità di partecipare in prima persona e di esercitare un controllo sulle decisioni restano i due pilastri su cui costruire il futuro della democrazia, al tramonto dell'epoca in cui lo stato nazionale e la politica dei partiti definivano l'unica arena della democrazia.

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SPOT NEWS (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

SPOT NEWS DETROIT UN CAMPIONE DEL CANESTRO ALLA GUIDA DELLA CITTA? Una star del basket alla guida della città più colpita dalla recessione economica. Dave Bing, 65 enne ex campione dei Detroit Pistons e dei Boston Celtics, da ieri è il nuovo sindaco di Detroit; ha battuto lo sfidante, Ken Cockrel, democratico come lui. Bing prende il posto di Kwame Kilpatrick, che ha dato le dimissioni in settembre ed è finito in galera per aver mentito durante un processo per nascondere uno scandalo sessuale con la responsabile del suo staff. Quella di Bing è comunque una carica provvisoria: l'ex-cestista, dopo aver portato a termine il mandato di Kilpatrick, dovrà vincere le elezioni di novembre per riconfermarsi sindaco. AUTOMOBILISMO È MORTO IL FIGLIO DI MOSLEY, FORSE PER OVERDOSE È morto Alexander Mosley, 39enne figlio di Max Mosley, presidente della Federazione internazionale dell'automobile (Fia). L'uomo, come riferisce il quotidiano 'The Sun', è stato trovato morto nella sua abitazione londinese di Notting Hill. Si sospetta che il decesso sia stato provocato da un'overdose. La tragedia sarebbe avvenuta ieri ma Scotland Yard ha aspettato prima di comunicare l'identità dell'uomo. CIO GROSSE PERDITE PER IL CREDIT CRUNCH Il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) ha perso 34 milioni di dollari a causa della crisi finanziaria mondiale, come ammesso dal presidente dell'organismo, Jacques Rogge, in un'intervista a insidethegames.com. Il dirigente belga ha precisato che a causa delle perdite sui mercati finanziari le riserve del Cio, che si attestano sui 400 milioni di dollari, sono diminuite dell'otto percento dall'inizio del 2008. Ma nessuna competizione è a rischio. CICLISMO L'ASTANA IN GRAVI DIFFICOLTÀ ECONOMICHE La Astana di Lance Armstrong è in crisi finanziaria. La sua partecipazione al Giro d'Italia non è a rischio, ma - come scrive il New York Times - gli effetti della crisi globale hanno toccato in modo significativo anche le casse della Samruk-Kazyna, la società governativa del Kazakhistan che attraverso la compagnia area Air Astana finanzia l'omonima squadra ciclistica. Attualmente i corridori non ricevono lo stipendio e il ritardo nei pagamenti continuerà. La crisi, peraltro, non tocca Lance Armstrong, che pur di tornare alle corse ha accettato di correre senza percepire compensi. Il New York Times precisa che l'Uci ha lasciato aperta la possibilità che la squadra possa venire espulsa dal Giro qualora non rispettasse il regolamento, che prevede bilanci in attivo da parte di tutte le squadre. CICLISMO VALVERDE CONTRO TORRI PER IL DOPING Il caso Alejandro Valverde si arricchisce di un altro capitolo. Il ciclista spagnolo ha comunicato di avere intrapreso un'azione «giudiziaria penale» contro il procuratore antidoping del Coni, Ettore Torri, con due ipotesi di reato: aver «disobbedito alle autorità giudiziarie spagnole» e «aver falsificato dei documenti». Lo scorso 11 febbraio, Torri aveva convocato il ciclista spagnolo contestandogli l'uso di doping sulla base degli esiti delle indagini della Procura di Roma: il confronto tra un controllo sangue-urine effettuato il 21 luglio scorso a Prato Nevoso durante la tappa italiana del Tour e i dati sulle sacche di sangue dell'Operacion Puerto attribuivano allo spagnolo l'identità del ciclista finito nel ciclone dell'inchiesta spagnola. Il primo aprile, Torri aveva deferito Valverde e chiesto 2 anni di squalifica. La Spagna aveva rivendicato la competenza del caso, ma sia l'Uci, la federazione mondiale, sia la Wada, l'agenzia mondiale antidoping, si sono costituite presso il Coni contro Valverde.

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Idee e regole per il mondo dopo la tempesta (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-05-07 - pag: 1 autore: LEZIONI PER IL FUTURO Idee e regole per il mondo dopo la tempesta La crisi finanziaria del 2008 muterà in radice il nostro mondo o, quando si concluderà, mercati, lavoro, finanza, produzione, assetti geopolitici torneranno al passato? Chi e che cosa hanno innescato la turbolenza prima su Borse e banche poi nella vita di tanti di noi? Quali regole e quali riforme sono necessarie, agli istituti finanziari, alla banche centrali e ai paesi perché la tempesta perfetta non si ripeta? Il Sole 24 Ore apre, in collaborazione con il Financial Times e Foreign Policy, un dibattito sul futuro del nostro mondo e le vie per accelerare la ripresa. Interverranno studiosi, politici ed economisti e voi lettori potrete dialogare sul sito internet del giornale. Apre la discussione Guido Tabellini,nostro columnist e rettoredell'Università Bocconi di Milano. di Guido Tabellini A quasi due anni di distanza dall'inizio della crisi finanziaria che ha travolto l'economia mondiale, può essere il momento di tirare le somme e inquadrare le principali lezioni per il futuro. è davvero un punto di svolta per le economie di mercato, una crisi sistemica che cambierà radicalmente la divisione dei compiti tra Stato e mercato? Oppure, corretti alcuni importanti problemi tecnici riguardanti la regolamentazione finanziaria, tutto tornerà presto come prima? Cominciamo dal fallimento del mercato.Non c'è dubbio che la crisi abbia rivelato un grave fallimento dei mercati più sofisticati al mondo, i moderni mercati finanziari. Un compito cruciale dei mercati finanziari è l'allocazione del rischio. In questo la finanza ha fallito clamorosamente. Il rischio è stato sottovalutato, e molti intermediari ne hanno assunto una dose eccessiva. Quali siano le ragioni del fallimento, e quali le implicazioni di politica economica, tuttavia, è meno scontato. Una spiegazione non implausibile è che si sia trattato di un banale errore di valutazione. L'innovazione finanziaria è stata così rapida che anche operatori sofisticati non sempre erano in grado di comprendere a fondo la rischiosità degli strumenti finanziari che venivano costruiti. Le implicazioni sistemiche di questi strumenti erano ancora meno chiare. Di conseguenza, molti investitori hanno sovrastimato la capacità di resistenza dei mercati finanziari globali, trascurando il rischio sistemico e il rischio di illiquidità, che invece si sono rivelati cruciali in questa crisi. L'errore è in parte spiegabile anche con la difficoltà di valutare correttamente la probabilità di eventi rari e poco frequenti. Se fosse tutto qui, potremmo stare tranquilli. Questa crisi non sarà dimenticata, e sicuramente lascerà il segno nei comportamenti e nei modelli organizzativi preposti alla gestione dei rischi degli intermediari finanziari.C'è anche una spiegazione meno bene-vola del fallimento dei mercati finanziari, che sottolinea la distorsione sistematica degli incentivi individuali, anziché errori di valutazione. Innanzitutto il modello originate and distribute, che separa la concessione del prestito dalla decisione di investimento finanziario, comporta ovvi problemi di azzardo morale. In secondo luogo, le agenzie di rating, pagate da chi emette i titoli oggetto di valutazione, hanno un ovvio conflitto di interesse. Continua u pagina 3 l'articolo prosegue in altra pagina

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La Ue modifica Basilea 2: dal 2010 vigilanza speciale (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-07 - pag: 2 autore: La Ue modifica Basilea 2: dal 2010 vigilanza speciale Enrico Brivio BRUXELLES. Dal nostro inviato Semaforo verde all'Europarlamento a un giro di vite su requisiti patrimoniali delle banche, supervisione ed emissioni ad alto rischio. Con 454 voti favorevoli, 106 contrari e 25 astensioni, l'Assemblea di Strasburgo ha avallato il compromesso raggiunto con i Governi Ue, per minimizzare l'eventualità di ulteriori terremoti finanziari che coinvolgano gli istituti di credito. Le nuove norme, che si applicheranno dal dicembre 2010 correggendo i criteri fissati dalla cosiddetta "Basilea 2", impediscono a una banca di impegnare oltre il 25% dei fondi propri nei confronti di un solo cliente o gruppo di clienti (il limite potrà essere superato solo per le esposizioni tra gli enti creditizi ma nel limite di 150 milioni di euro). Viene imposto poi a un istituto che lanci un'operazione di cartolarizzazione di mantenerein prima persona un'esposizione di almeno il 5% sul rendimento dell'investimento proposto. Un deterrente, insomma, alla promozione di rischi da parte dei clienti, che l'istituto emittente non sarebbe disposto ad accollarsi. «è una regola che ha una sua logica – ha osservato il commissario europeo al Mercato interno, Charlie McCreevy, intervendo di fronte all'Europarlamento – e applica il semplice buon senso comune». Vedono poi la luce i collegi di supervisione formati dalle autorità nazionali di vigilanza per promuovere la cooperazione tra le autorità incaricate della sorveglianza delle banche transfrontaliere. In caso di conflitto tra i membri del collegio viene previsto un sistema di mediazione a livello comunitario. La Commissione europea è stata poi chiamata a presentare una proposta legislativa che miri in un secondo momento ad accrescere ulteriormente l'integrazione della supervisione entro il 31 dicembre 2009, nella prospettiva di creare, entro il 31 dicembre 2011, un vero sistema di sorveglianza su scala europea. Secondo il relatore del provvedimento, il democratico-cristiano austriaco Othmar Karas, la revisione della direttiva sui requisiti patrimoniali degli istituti di credito costituisce una "pietra miliare" per ristabilire la credibilità e l'affidabilità del sistema. «Ci saranno a maggiore attenzione controllo e trasparenza – ha fatto presente Karas – le fondamenta per dare maggiore stabilità ai mercati». Non sono però passati gli emendamenti socialisti a favore di criteri più stretti, portando dal 5% al 15% o al 10% la partecipazione dell'istituto emittente nell'emissione di prodotti strutturati, che si sono scontrati con la fiera opposizione della Gran Bretagna, portabandiera della posizione della City di Londra e anche della Federazione bancaria europea. I deputati hanno però ottenuto una clausola di revisione molto esigente che affida alla Commissione il mandato di proporre, entro il 31 dicembre 2009, un eventuale aumento del 5% dopo aver consultato il comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria e tenendo conto degli sviluppi internazionali. «Dobbiamo mandare un segnale ai mercati finanziari – ha sostenuto Elisa Ferreira, portoghese socialista – che tutto non può continuare come prima, "business as usual". La presidenza ceca dell'Unione europea ha sostenuto che la riforma costituisce una risposta sensata e proporzionata alla crisi finanziaria. La Commissione è stata poi invitata a presentare entro fine anno proposte legislative per aumentare la trasparenza del mercato over the counter e istituire una stanza di compensazione unica per i credit default swaps in Europa. Un impegno ad aumentare la trasparenza nelle trasanzioni di strumenti derivati finora spesso oggetto di operazioni non pubbliche tra istituti finanziari, e considerate uno dei detonatori, che ha amplificato la crisi. © RIPRODUZIONE RISERVATA GIRO DI VITE Per limitare il rischio di nuove crisi del credito saranno elevati i requisiti patrimoniali e i regolatori avranno più poteri

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LE PAROLE CHIAVE (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-07 - pag: 3 autore: LE PAROLE CHIAVE Leva finanziaria (la trappola del debito) Indebitarsi, cioè ricorrere a mezzi finanziari di terzi, dovrebbe essere un processo effettuato tenendo presente la "sostenibilità" nel tempo del proprio livello di debito. Sfruttare, quindi, la leva finanziaria equivale a mettere sotto tensione la propria capacità di restituire il debito nel futuro. è classico l'esempio dei mutui dove la sostenibilità del costo del debito e la restituzione del capitale devono essere verificate in base alle proprie risorse.Per una banca "l'indebitamento"si traduce nel possesso di titoli finanziari aventi un'attività sottostante rischiosa ed emessi a un livello eccessivamente elevato rispetto alla disponibilità di capitale proprio. Nel caso della grande crisi, tutte le emissioni che vanno sotto il nome di cartolarizzazioni, Abs Cdo o titoli subordinati sono state utilizzate per sfruttare al massimo la leva finanziaria. Che, poi, ha colpito al contrario, moltiplicando a dismisura le perdite. Prociclico (l'amplificatore) Prociclico è ciò che accompagna il ciclo economico e ne accentua gli aspetti. Un esempio:quando l'economia è in recessione,il riflesso per le banche è un aumento del livello di insolvenza da parte delle imprese alle quali sono state concesse linee di credito. Si riduce quindi per gli istituti la dotazione patrimoniale per effetto della necessità di adeguare il valore iscritto in bilancio alla effettiva qualità del credito. Questa "pulizia degli attivi di bilancio" comporta una riduzione del livello di patrimonializzazione che successivamente deve essere riportato all'ammontare richiesto dalle Autorità di controllo. In tali condizioni le banche sono costrette a contrarre l'offerta di credito. Sistemico (il contagio) è sistemico un rischio che coinvolge un intero sistema e non solo singoli soggetti. In un contesto di interdipendenza, il fallimento di un'entità o di un gruppo di entità può comportare una reazione a catena. La grande crisi è stata originata dal tracollo di alcune istituzioni, a partire da Lehman Brothers. Questa situazione ha fatto perdere fiducia nel sistema finanziario, il quale a sua volta, trovandosi alle strette, ha fortemente ridotto l'erogazione di credito al sistema economico. Di conseguenza la crisi finanziaria si è tradotta in una crisi dell'economia reale.Di nuovo,ciò ha determinato una minore richiesta di credito. Si è instaurato un circolo vizioso che tende a autoalimentarsi. Azzardo morale (l'irresponsabilità) Il termine deriva dal settore assicurativo. Gli assicurati talvolta possono essere spintia comportamenti rischiosi se credono che sarà impossibile per le compagnie assicurative verificare eventuali casi di dolo o negligenza. Gli operatori economici negli ultimi anni si sono in molti casi sentiti incentivati a intraprendere comportamenti temerari poiché pensavano chei costi di un eventuale esito negativo di queste scelte sarebbero ricaduti sulla collettività o su altre categorie di operatori. Per molte banche, la grande dimensione è stata poi determinante nell'azzardo morale:convinte di essere "troppo grandi per fallire" e che lo Stato avrebbe agitoa tutela dei risparmiatori. Originate to distribute (lo scaricarischi) Si generano attività ( originate) e se ne scaricano i pericoli ( distribute). Le istituzioni finanziarie in questi anni hanno utilizzato un modello che prevede il trasferimento del rischio di un investimento ad altri operatori del mercato tramite strumenti finanziari come la securitization. Questa operazione consiste nella trasformazione in titoli (la cosiddetta "carta") di attività finanziarie come i prestiti (i cosiddetti "sottostanti") che possono essere molto diversi tra loro e con un grado di rischio elevato. Chi acquistava questi titoli generalmente non si preoccupava di verificarne le singole componenti e la loro rischiosità. Quando ci si è resi conto che molti di questi sottostanti non avevano valore di mercato, era troppo tardi. Maria Adelaide Marchesoni

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Il mondo dopo la prima crisi globale (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-07 - pag: 3 autore: Il mondo dopo la prima crisi globale La tempesta sarà superata, ma servono regole nuove e occhio a inflazione e conti pubblici di Guido Tabellini u Continua da pagina 1 T erzo, gli schemi di remunerazione dei manager incoraggiano comportamenti miopi e l'eccessiva assunzione di rischi: se il bonus dipende da indicatori di performance di breve periodo, il singolo gestore è indotto a esporsi a rischi grandi ma rari. Se tutto ciò è vero, vuol dire che non possiamo fidarci della capacità di apprendimento dei mercati. Occorre anche correggere gli incentivi di-storti, con una nuova e più severa regolamentazione, anche al prezzo di rallentare significativamente l'innovazione finanziaria o rinunciare ad alcuni dei suoi effetti benefici. Gli errori nella gestione del rischio non possono essere imputati solo agli operatori privati. Anche la supervisione ha sbagliato clamorosamente, consentendo alle banche di accumulare passività implicite fuori bilancio e tollerando una crescita eccessiva della leva finanziaria (cioè del rapporto tra l'attivo di bilancio e il capitale) e quindi del debito. Ciò può essere dovuto alla cattura dei supervisori da parte delle banche sottoposte alla regolamentazione, a fenomeni di arbitraggio e competizione internazionale tra agenzie di supervisione, e a carenze nell'attuazione. Ma vi è stato soprattutto un errore di tipo concettuale: la scelta di monitorare ogni istituzione finanziaria su una base esclusivamente individuale, considerando quale parametro di valutazione il [/FIRMAINI] value at risk del singolo intermediario, senza tenere conto in alcun modo del rischio sistemico. è lo stesso errore che hanno commesso i singoli operatori all'interno delle banche. Il fallimento della regolamentazione Una crisi di queste proporzioni non può essere scaturita esclusivamente da errori nella gestione del rischio. La ragione è che gli investimenti ad alto rischio erano relativamente piccoli rispetto alla dimensione complessiva dei mercati finanziari mondiali. In molti si aspettavano che la bolla immobiliare americana prima o poi sarebbe scoppiata. Ma ben pochi immaginavano che ciò avrebbe travolto i mercati finanziari di tutto il mondo. Se ciò è successo, è perché hanno operato importanti meccanismi di amplificazione degli shock. Questa amplificazione è in gran parte riconducibile all'impostazione della regolamentazione finanziaria. In altre parole, più ancora che da un fallimento del mercato, la crisi è stata scatenata da un fallimento della regolamentazione. Non tanto nel senso che la regolamentazione fosse troppo blanda, o che la de-regolamentazione si fosse spinta troppo avanti. Bensì nel senso che l'impostazione stessa della regolamentazione ha amplificato gli effetti di uno shock di dimensioni tutto sommato contenute. I mutui subprime, i prodotti finanziari la cui insolvenza ha dato origine alla crisi attuale, ammontano a un po' più di un trilione di dollari. è una cifra grande in assoluto, ma modesta rispetto al totale di circa 80 trilioni di dollari di attività finanziarie del sistema bancario mondiale. Come termine di paragone, le perdite originariamente stimate nel 1990 durante la crisi delle casse di risparmio americano (la cosiddetta savings and loans crisis) erano circa 600-800 milioni di dollari, meno rispetto al totale dei mutui subprime, ma allora anche il totale delle attività finanziarie era molto più piccolo. Eppure quella crisi fu superata in fretta e senza sconvolgimenti rilevanti. Perché invece questa volta è stato così diverso? Vi sono due aspetti della regolamentazione che hanno amplificato gli effetti dello shock iniziale: innanzitutto la prociclicità della leva finanziaria, indotta dai vincoli imposti sul capitale delle banche. In secondo luogo, i principi contabili che impongono di valutare i titoli secondo i valori di mercato. A fronte di una perdita sugli investimenti, che erode il capitale degli intermediari finanziari, i vincoli di Basilea impongono di ridurre la leva finanziaria (cioè il debito), e dunque costringono le banche a vendere i titoli in attivo per fare cassa. Il problema viene in questo modo esacerbato: le vendite forzate riducono il prezzo di mercato dei titoli, peggiorando i bilanci di altri investitori ed inducendo ulteriori vendite forzate di titoli, in una spirale involutiva. Esattamente l'opposto succede in una fase di boom: i guadagni di capitale sui titoli in portafoglio consentono di accrescere la leva finanziaria, cioè di indebitarsi per finanziare nuovi acquisti di titoli, spingendone al rialzo il prezzo e inducendo altri intermediari a indebitarsi per inseguire prezzi sempre più elevati. Insomma, la regolamentazione dellebanche ha creato un meccanismo che amplifica gli effetti degli shock e accentua le fluttuazioni cicliche dell'indebitamento degli intermediari finanziari. Una delle principali lezioni da trarre dalla crisi è che occorre ripensare a fondo la regolamentazione finanziaria, e chiedersi quale debba essere in ultima analisi il suo obiettivo: correggere gli incentivi distorti degli operatori, creare dei cuscinetti che riducano la prociclicità della leva finanziaria, oppure contenere i rischi, e se sì quali rischi? Una regolamentazione correttamente impostata dovrebbe rispondere a due esigenze: primo, correggere gli incentivi distorti dei singoli intermediari o operatori finanziari; secondo, ridurre le esternalità negative ed il rischio sistemico, nella consapevolezza che valutare le procedure di gestione del rischio all'interno del singolo intermediario non è sufficiente. E alla fine, inevitabilmente, questa impostazione dovrà tradursi in regole che riducano la dimensione assoluta della leva finanziaria e la sua pro ciclicità. Gli errori nella gestione della crisi è opinione diffusa che l'attuale situazione sia soprattutto il risultato di errori di politica economica (nella regolamentazione, nella supervisione e secondo alcuni anche nella politica monetaria) compiuti prima dello scoppio della crisi. Il corollario di questa tesi è che basti correggere questi errori per scongiurare la prossima crisi. Ma in realtà, alcuni tra gli errori più gravi sono stati compiuti durante la gestione della crisi stessa, e hanno contributo significativamente a far precipitare la situazione. Forse perché si è stentato a capirne le cause, fin dal suo primo momento la crisiè stata gestita con improvvisazione e senza un'idea chiara di quale sarebbe stato il prossimo passo. Si è scelto di salvare Bear Stearns, di far fallire Lehman Brothers, di salvare Aig. Ogni volta si improvvisava, senza essere guidati da una strategia coerente e da criteri prestabiliti. Il risultato è stato che, anziché dare fiducia, gli interventi delle autorità di politica economica hanno contribuito ad aggravare lo sconcerto e a diffondere panico e paura. Al centro di qualunque crisi finanziaria vi è la perdita della fiducia. Le aspettative circa il comportamento delle autorità e degli altri operatori hanno un ruolo fondamentale nel determinare se vi sarà contagio o se lo shock sarà riassorbito. Ma per influire sulle aspettative e ridare fiducia, le autorità di politica economica devono agire secondo procedure e criteri ben noti e condivisi, sapendo quali sono gli obiettivi ultimi da perseguire e i punti di sbocco della crisi. Questa chiarezza è assolutamente mancata, fin dall'inizio. è un'altra delle lezioni importanti da trarre dalla crisi. Per evitare il ripetersi di simili errori, sarà necessario elaborare nuove e dettagliate procedure per gestire fenomeni complessi quali il fallimento delle grandi banche e, più in generale, politiche tese ad evitare l'aggravarsi di crisi sistemiche. Poiché le grandi banche con implicazioni sistemiche sono tipicamente multinazionali, tali procedure dovranno essere coordinate a livello internazionale. Ciò non è facile, poiché in ultima analisil'unico soggetto che può coprire il rischio sistemico è lo Stato, dunque i contribuenti; sono questi ultimi, infatti, a doversi far carico dei debiti delle istituzioni in crisi, sia pure temporaneamente. Ma quale Stato, e quali contribuenti, quando l'istituzione finanziaria in crisi è una grande banca multinazionale? Per quanto di difficile soluzione, tuttavia, il problema non è nuovo. Le crisi finanziarie dei paesi emergenti, che avevano una frequenza quasi annuale nel corso degli anni 90, sono diventate meno frequenti e meno devastanti anche grazie alle procedure di gestione della crisi elaborate in seno al Fondo monetario internazionale. Si tratta ora di mettere a frutto quelle esperienze, adattandole ai problemi specifici delle grandi banche multinazionali. Come gestire il dopo crisi Anche se gli eventi recenti non posso essere interpretati come una crisi sistemica, ma scaturiscono da alcuni importanti problemi tecnici nell'ambito dei mercati finanziari,essi potrebbero diventare un punto di svolta storico se l'uscita dalla crisi fosse gestita con la stessa improvvisazione dimostrata nei mesi precedenti. Per sostenere gli intermediari in difficoltà, le banche centrali hanno inondato i mercati di liquidità. Nel giro di pochi mesi dopo il fallimento di Lehman Brothers, il bilancio della Federal Reserve è quasi triplicato, e secondo le proiezioni delle stessa banca centrale americana potrebbe quasi raddoppiare ancora un vol-ta nel prossimo futuro, raggiungendo quasi un terzo del reddito nazionale americano. Questa enorme massa di liquidità è stata subito riassorbita senza generare inflazione, perché oggi l'avversione al rischio è così alta che tutti vogliono solo detenere attività liquide e poche rischiose. Anzi, nell'immediato il rischio è l'opposto; che la domanda di liquidità sia ancora più elevata della creazione di moneta, e che ciò possa produrre deflazione. Man mano che si avvicinerà l'uscita dalla crisi, tuttavia, la domanda di liquidità tornerà a scendere su livelli normali, e il timore della deflazione lascerà il posto al rischio di inflazione. Per evitarlo, la liquidità dovrà essere tempestivamente ritirata. Ciò è più facile a dirsi che a farsi. Una svolta di politica monetaria troppo rapida potrebbe causare perdite sui titoli in circolazione e far precipitare di nuova la crisi. Ma una svolta tardiva non riuscirebbe a contrastare l'avvio di una spirale inflazionistica. Le difficoltà sono acuite dalla fragilità del mercato dei cambi, dove la supremazia del dollaro come bene rifugio per molti paesi asiatici potrebbe di colpo essere messa in discussione. Per avere successo, sarà fondamentale riuscire a indirizzare le aspettative, rassicurando gli agenti economici che la stabilità dei prezzi è un obiettivo prioritario. Analoghe e forse maggiori difficoltà riguarderanno la politica fiscale. Il Fondo monetario internazionale stima che in media il debito pubblico nei paesi avanzati del G-20 raggiungerà il 110% del reddito nazionale entro il 2014. E questo è lo scenario favorevole; nell'ipotesi peggiore, il debito pubblico in media potrebbe raggiungere il 140% del reddito. Di nuovo, gli Stati Uniti sono tra i paesi più esposti, e secondo le proiezioni dello stesso Congresso il disavanzo americano continuerà restare intorno al 6% del reddito nazionale ancora nel 2019, pur nell'ipotesi di un ritorno rapido a ritmi di crescita molto sostenuti (sopra il 3,6% in media tra il 2011 e il 2015). Per evitare instabilità finanziaria, sarà inevitabile far salire significativamente la pressione fiscale e avviare un percorso credibile e rigoroso di rientro dal debito pubblico. Ma qui vi è un'incognita in più. Mentre la politica monetaria è gestita da una burocrazia indipendente secondo criteri tecnici, la politica fiscale scaturisce da processi politici dagli esiti più difficilmente prevedibili. Non si può escludere che l'espansione del ruolo dello Stato, nata per contrastare temporaneamente la crisi, duri a lungo e porti a cambiamenti significativi nella divisione dei compiti tra Stato e mercato anche nei paesi in cui tradizionalmente il settore pubblico aveva un ruolo più contenuto che non in Europa continentale. La via d'uscita Come sarà ricordata questa crisi nei libri di storia economica? Come una crisi sistemica e un punto di svolta, oppure come un incidente temporaneo e presto riassorbito dovuto ad una crescita troppo rapida dell'innovazione finanziaria? Se guardiamo alle cause delle crisi, e alle lezioni da trarne, la risposta è senz'altro la seconda. In estrema sintesi, la crisi è scoppiata per via di alcuni specifici problemi tecnici riguardanti il funzionamento e la regolamentazione dei mercati finanziari, ed è stata acuita da una serie di errori commessi durante la gestione della crisi. Sebbene si tratti di problemi complessi, essi possono essere affrontati e risolti con adeguate seppure profonde riforme della regolamentazione finanziaria. Se sapremo imparare da questi errori e gestire bene l'uscita dalla crisi, il mondo dell'economia tornerà a essere come prima, anzi meglio di prima, con meno eccessi e più stabilità. Parlare di crisi del capitalismo, di fine della globalizzazione, di crisi di un sistema e di un modo di pensare, sarebbe una solenne stupidaggine. Ciò non vuol dire che questo esito sia scon-tato, tuttavia. La crisi non è ancora finita, e soprattutto non sappiamo ancora come saranno affrontate le difficoltà legate all'uscita dalla crisi. Eventuali errori tecnici o politici in questa seconda fase potrebbero avere conseguenze durature sugli scenari economici, sulla distribuzione del potere economico tra diverse parti del mondo e sulla divisione dei compiti tra Stato e mercato. © RIPRODUZIONE RISERVATA ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI

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Sarà lo sviluppo dei paesi poveri a salvare i ricchi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-07 - pag: 12 autore: L'ECONOMIA E LE IDEE ... Sarà lo sviluppo dei paesi poveri a salvare i «ricchi» D opo le analisi sulle ragioni che hanno portato all'attuale gravissima crisi economica e finanziaria, si amplia sempre di più il ventaglio delle opinioni sulle soluzioni necessarie non solo per uscire dalle difficoltà, ma anche per evitare che altre crisi di questo tipo si possano verificare in futuro. Un obiettivo indubbiamente difficile, al limite del temerario anche perché, come già annotava John K.Galbraith,bisogna evitare quanto avvenuto nel ' 29 quando «la Depressione in pieno sviluppo venne affrontata con la ferma determinazione di aggravarla». E peraltro la soluzione delle crisi finanziarie normalmente produce i germi delle crisi successive. Non a caso, sul banco degli imputati della recessione attuale è stata messa in primo luogo quella politica monetaria particolarmente espansiva che ha preso avvio dalle scelte della Federal Reserve americana sia dopo il crollo in Borsa dal 1987, sia e soprattutto dopo gli attentati del settembre 2001. E in prospettiva non si può che osservare che il sistema globale appare molto più in grado di moltiplicare i segmenti di rischio, più che di creare gli anticorpi necessari a determinare un nuovo equilibrio. Jacques Attali,autore del rapporto sulla "liberazione della crescita" voluto all'inizio del suo mandato dal presidente francese Nicolas Sarkozy, è uno degli economisti più attenti alle prospettive della globalità, e traccia nel saggio La crisi, e poi? alcuni elementi di fondo per ridare stabilità al sistema finanziario globale. La strategia si muove lungo due linee guida ugualmente importanti: da una parte le regole, che non possono che essere globali e gestite da un'autorità sovranazionale, dall'altra le risorse. Attali pensa a un governo mondiale, a una moneta unica, a una polizia e una giustizia planetaria, a un controllo globale dei mercati finanziari: per affermare tuttavia che «tutto ciò è inattuabile e così sarà per molto tempo ancora». Allora bisogna rassegnarsi al peggio, al ritorno del protezionimso,al disordine valutario,all'inflazione incontrollata? Qualcosa, sostiene Attali, realisticamete si può fare: accontentarsi di una gestione mondiale minimale dando più poteri a un G-24 e rafforzando anche patrimonialmente il Fondo monetario internazionale. E intanto prepararsi a «cogliere le formidabili opportunità che le nuove tecnologie offrono per inventare un mondo nuovo ».Sitratta di governare l'esplosione delle transazioni finanziarie che può ancora avvenire grazie all'allargamento dei sistemi di comunicazione, di creare una solidarietà e una volontà internazionale per contrastare i cambiamenti climatici, di consolidare nuovi parametri etici che convincano del fatto che«l'umanità può sopravvivere soltanto se tutti si rendono conto che vale la pena di comportarsi meglio degli altri». Ci sono le condizioni per cui la giustizia sociale possa diventare uno dei più importanti fattori di crescita. E in fondo la sfida più importante è quella di riuscire a far diventare lo sviluppo dei paesi poveri il vero motore della salvezza economica dei paesi ricchi. © RIPRODUZIONE RISERVATA http://gianfrancofabi.blog.ilsole24ore.com/ LA CITAZIONE “ «L'umanità può sopravvivere se tutti si rendono conto che vale la pena di comportarsi meglio degli altri» JACQUES ATTALI Dal libro La crisi, e poi? Fazi Editore, pagg. 142, à 16,00 di Gianfranco Fabi

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Il business del debito (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-07 - pag: 12 autore: ... BOOM DEGLI ADVISOR Il business del debito L a crisi finanziaria ed economica ha creato un nuovo business. è quello delle rinegoziazionie delle ristrutturazioni dei debiti. A partire dalla scorsa estate si sono moltiplicati i casi di società che si sono dovute sedere al tavolo delle trattative con le banche per rivedere le condizioni dei propri finanziamenti, o addirittura per mettere mano a una vera e propria ristrutturazione finanziaria. E come farlo senza un advisor, soprattutto quando le condizioni non sono di piena tranquillità o gli interlocutori sono molteplici e a volte internazionali? Le banche d'affari internazionali e indipendenti che vantano una decennale esperienza nel settore (Lazard e Rothschild), le banche e le società di consulenza italiane specializzate anche in ristrutturazioni (Mediobanca, Banca Leonardo e Vitale e Associati) e le boutique indipendenti (Eidos Partners) hanno avuto una pioggia di mandati. Così come gli studi legali, dagli stranieri (Cleary Gottlieb) agli italiani (Gianni, Origoni, Gruppo o Lombardie Molinari). Insomma c'è crisi, ma non per tutti.

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La Ue apre alla carne Usa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-07 - pag: 19 autore: La guerra dei dazi. Intesa preliminare tra Bruxelles e Washington: un primo plafond di 20mila tonnellate La Ue apre alla carne Usa Scongiurata la penalizzazione delle acque minerali made in Italy Enrico Brivio BRUXELLES. Dal nostro inviato Dal punto di vista italiano a fare notizia è soprattutto lo scampato pericolo: la sospensione, alla vigilia della minacciata entrata in vigore da parte di Washington, del superdazio del 100% sulle acque minerali esportate nel grande mercato americano. Ma, allargando la prospettiva,l'accordo di massima sulla carne agli ormoni, raggiunto ieri tra il commissario Ue al commercio, Catherine Ashton, e il rappresentante commerciale americano, Ron Kirk, appare come uno storico armistizio, in grado di chiudere una guerra commerciale che ha avvelenato per oltre vent'anni i rapporti transatlantici. E di lanciare un confortante segnale sull'atteggiamento pragmatico della amministrazione Obama in campo commerciale, smentendo il tradizionale adagio che vuole i democratici americani più propensi al protezionismo. «Al termine di una discussione molto produttiva, abbiamo raggiunto un'intesa che offre una pragmatica via d'uscita all'annosa disputa della carne bovina» hanno dichiarato la Ashton e Kirk, con un comunicato congiunto. In base all'accordo, gli Stati Uniti si sono impegnati a non applicare più le cosiddette «sanzioni Carosello». I maxi-dazi che avrebbero dovuto abbattersi questa settimana sulle acque minerali italiane, il Roquefort francese e molti altri prodotti europei. Gli Stati Uniti, manterranno al livello attuale le ridotte sanzioni già in vigore (inferiori del 68%, o di 79 milioni di dollari, a quelle sventate) e le elimineranno entro quattro anni. Ma offriranno in cambio quote addizionali a dazio zero alla carne di alta qualità (20mila tonnellate nei primi tre anni e 45mila nel quarto). Prima della fine del quarto anno, l'intesa dovrà essere rinegoziata. Per i produttori italiani ciò significa che sfuggono in extremis dalla mannaia dei superdazi americani le acque minerali italiane e il fogliame ornamentale. Escono dalla lista dei prodotti colpiti dopo 10 anni ( il Carosello era in vigore dal 1999) i pomodori in scatola, le carote, le cipolle, la cicoria, la mostarda e le fette biscottate. Restano invece colpiti dalle minisanzioni rimaste in vigore i tartufi e la carne bovina, che vede però aprirsi nuove quote a dazio zero per le qualità migliori. «è una vittoria storica – ha commentato Adolfo Urso, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega al Commercio estero, –perchè oltre a salvare la produzione italiana abbiamo ottenuto maggiore quote per le carni di qualitÁ che servono alla nostra industria alimentare ». Urso ha messo in luce l'efficacia del pressing politico di Roma per salvare le acque minerali italiani, che si è avvalso anche del lavoro di squadra del ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi e dell'ambasciatore a Washington, Gianni Castellaneta. L'intesa «ci permetterà di continuare a valorizzare oltreoceano una risorsa di eccellenza del made in Italy come l'acqua minerale » ha commentato Stefano Agostini, ad e presidente di Sanpellegrino, esprimendo «grande soddisfazione » per il risultato. Ci si avvia così all'epilogo di una contesa nata nei primi anni '80 con la decisione europea di vietarel'importdi carne americana trattata con ormoni. E continuata con raffiche di esposti al Wto e di ricorsi, dazi, controdazi e contese scientifiche senza fine sulla pericolosità o meno del trattamento dei bovini con ormoni, utilizzati dagli allevatori americani. Nel'96 gli Stati Uniti e Canada avevano sfidato il bando ritenendolo non fondato scientificamente e ottenuto il diritto nel '99 dal Wto di imporre sanzioni del valore di 116,8 milioni di euro. Nell'ottobre 2003 l'Unione europra aveva varato una nuova direttiva, dimostrando la pericolosità di un ormone e invocando il principio di precauzione per altre cinque sostanze utilizzate negli allevamenti americani. Nel novembre 2008 il Wto non è però stato in grado di pronunciarsi sulla compatibilità della legge europea con le regole internazionali, lasciando la spinosa questione aperta. © RIPRODUZIONE RISERVATA AL TRAGUARDO Al raggiungimento dell'intesa il contributo del ministro per le Politiche europee Ronchi e dell'ambasciatore a Washington, Castellaneta

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L'effetto-domino sul settore (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-07 - pag: 41 autore: ANALISI L'effetto-domino sul settore di Andrea Malan L a scalata di Porsche a Volkswagen è nata nel 2005 da una nostalgia familiare – riunire le due aziende fondate dai Porsche – e da due esigenze di carattere industriale: garantire il futuro della cooperazione tra i due marchi contro il rischio di una scalata ostile a Vw, e porre le premesse per "diluire" le sportive assetate di benzina in una gamma più ecologica, in vista delle future norme antinquinamento. Una decisione strategica, dunque, che ha approfittato tatticamente della scalabilità di Vw. Dal punto di vista finanziario, l'idea di Wendelin Wiedeking e del suo direttore finanziario Holger Haerter era in sostanza quella di un leveraged buyout: pagare l'acquisto con i soldi della stessa Volkswagen, senza sborsare un euro. Un'idea che è esplosa loro tra le mani con il crollo delle vendite di auto e il blocco dei mercati finanziari. Più che inserirsi nell'attuale fase di consolidamento, dunque, la fusione annunciata ieri dà un assetto più stabile a uno dei maggiori gruppi del settore. Ci sono somiglianze tra il progetto dei vertici Porsche e le attuali grandi manovre che vedono al centro la Fiat? Anche qui c'è una motivazione strategica presa da tempo: conferire Fiat Auto in un grande gruppo per ridurrei rischi e aumentare le economie di scala. E anche qui c'è un'abile gestione tattica da parte di Sergio Marchionne e del " suo" direttore finanziario, lo stesso Sergio Marchionne. Visto che i colloqui con aziende come Bmw o Peugeot non avevano avuto esito, i vertici del Lingotto hanno fatto una scommessa sulla crisi, convinti che le difficoltà finanziarie dei colossi Usa e la volontà di molti Governi di sostenere il settore permettano di creare un gruppo più grande e competitivo senza esborsi da parte dei vecchi azionisti. La prima parte della scommessa sembra avviata a soluzione positiva: l'ingresso in Chrysler potrebbe essere questione di settimane. Il dossier tedesco appare al momento più ostico. Finora la scelta di Fiat di gettarsi nella mischia non è stata seguita da molte concorrenti. Le stesse Peugeot e Bmw, citate come possibili partner, si muovono con prudenza pur avendo entrambe le famiglie proprietarie (Peugeot e Quandt) aperto ad accordi. Daimler ha puntellato l'azionariato con un socio arabo ma non potrà sfuggire all'esigenza di completare la gamma verso il basso. Certo, come dice un esperto del settore, «a siglare una fusione bastano dieci giorni, a farla funzionare possono non bastare dieci anni». Forse non è un caso che l'unica altra azienda a guardare a Chrysler sia stata Nissan, e che ora si riparli di Nissan (e/o Renault) per un possibile acquisto di Saturn dalla Gm. Carlos Ghosn è il manager dell'auto più simile a Marchionne, ma è anche l'unico a guidare un'alleanza ritenuta da tutti di successo. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE STRATEGIE La crisi permette di finanziare operazioni con fondi pubblici ma l'execution risk frena i matrimoni

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Porsche e Volkswagen pronte per la fusione (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-07 - pag: 41 autore: Auto. La decisione al termine di un vertice famigliare segreto nelle Alpi austriache Porsche e Volkswagen pronte per la fusione Utilitarie e supercar: nasce un nuovo colosso tedesco Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Mai rovesciamento di fronte è stato più clamoroso nella storia recente del mondo automobilistico tedesco. Doveva essere una scalata; sarà invece una fusione, quella tra Porsche e Volkswagen. Anticipata dalle voci dei giorni scorsi, l'operazione tutta famigliare è un nuovo tassello in un mondo dell'auto in fortissimo cambiamento, come dimostra anche il tentativo di Fiat di assorbire Opel dopo aver siglato l'alleanza con Chrysler. L'obiettivo è di creare una società "integrata", ha spiegato Porsche in un comunicato con il quale ha annunciato una fusione con Volkswagen. «Nella struttura finale, sotto lo stesso tetto vi saranno dieci marchi tutti indipendenti l'uno dall'altro». In particolare verrà salvaguardata proprio l'indipendenza di Porsche, una società che come poche altre nel giro di pochi mesi ha subito in pieno crisi economica e crash finanziario. La scelta è stata fatta durante una drammatica riunione al vertice tra le famiglie PiËch e Porsche, principali azionisti di Porsche, e indirettamente di Volkswagen. L'operazione - che dovrebbe essere precisata nei dettagli entro quattro settimane - è stata affidata a un gruppo che comprende dirigenti delle due aziende e i rappresentanti dei lavoratori. Un ruolo particolare lo avrà anche la Bassa Sassonia che in Vw ha una quota del 20%, e che ieri si è detta pronta a esaminare l'operazione. L'annuncio diieri –a seguito di un vertice misterioso nelle Alpi austriache – giunge a conclusione di tre anni e mezzo a dir poco rocamboleschi. Nel 2005, i Porsche e i PiËch decidono di architettare la scalata di Porsche ai danni di Volkswagen con l'obiettivo di creare un gigante industriale. Tutto bene in un primo tempo; fino a quando l'operazione, basata su ingegnosi acquisti di opzioni e derivati, si arena sulle onde della crisi finanziaria e del crollo di Borsa. Il predatore, in questo caso Porsche, si trasforma in preda. Oberata da debiti per nove miliardi di euro, la casa di Stoccarda si indebolisce improvvisamente. I dubbi della vigilia, espressi da numerosi analisti finanziari, emergono prepotentemente: Porsche, quindici volte più piccola di Volkswagen, si vede costretta ad abbandonare l'obiettivo di controllare il 75% del gruppo automobilistico di Wolfsburg, fermandosi al 51 per cento. Da settimane ormai, i Porsche e PiËch stavano discutendo animatamente delle varie opzioni non tanto per unire le due aziende, ma ormai per salvare Porsche. Due erano le possibilità sul tavolo. La prima, promossa dal presidente del consiglio di gestione della società di Stoccarda Wendelin Wiedeking, prevedeva giust'appunto una fusione tra le due società, senza escludere l'aiuto di un nuovo azionista danaroso, per esempio un fondo sovrano arabo. La seconda, voluta da Ferdinand PiËch, presidente del consiglio di sorveglianza di Volkswagen e azionista di Porsche, era invece ancor più clamorosa: rovesciare completamente l'operazione e chiedere a Vw di acquistare la casa di Stoccarda. «Cambiamenti strutturali nell'assetto di Porsche sono inevitabili», sosteneva ieri Marc-René Tonn, analista di M.M. Warburg ad Amburgo, prima dell'annuncio della decisione delle due famiglie azioniste. Nel suo comunicato di ieri, Porsche parla di imprecisate «misure finanziarie ».è possibile l'arrivo di un nuovo socio, come chiesto da Wiedeking, magari per indebolire PiËch, grande vecchio dell'auto tedesca? O gli azionisti hanno in mente operazioni particolari per ridurre il debito della nuova entità?Comunque,l'accordo tra le due famiglie, e in particolare tra Wolfgang Porsche e il cugino PiËch, è un clamoroso compromesso dell'ultimo minuto. Ieri mattina, mentre le due famiglie si riunivano in gran segreto nella regione di Salisburgo il capo del consiglio di fabbrica di Porsche, Uwe HÜck, escludeva con forza un acquisto, o meglio un colpo di mano di Vw: «Porsche non sarà venduta», affermava alla rete televisiva N-TV. In effetti i principali azionisti, almeno formalmente, hanno preferito puntare su una fusione (non proprio alla pari)che garantisca però l'indipendenza dei marchi. Dietro all'idea originale di unire le due aziende automobilistiche non vi sono soltanto ragioni industriali - crescere per meglio affrontare il mercato - ma anche sentimentali: riunire le due creature fondate dall'antenato Ferdinand Porsche nel primo dopoguerra. Ironia della sorte, la crisi ha trasformato un sogno un po' imperiale in un salvataggio dell'ultimo minuto,non della preda ma del predatore. La lezione è che la finanza non può tutto e che size matters, la taglia conta. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE TAPPE L'operazione sarà definita entro quattro settimane Anche la Bassa Sassonia, socia al 20%, pronta a esaminare il deal

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Corre Saipem, scambi record (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corre Saipem, scambi record Piazza Affari realizza ancora una volta i risultati migliori in Europa: l'indice S&P-Mib dei titoli principali ieri è cresciuto del 2,1%, mentre il Mibtel è rimasto nella media (+1,7%). Nuovo record anche per i volumi trattati: il controvalore degli scambi ha superato infatti per la prima volta quest'anno i 4 miliardi di euro. Il comparto petrolifero, spinto dal nuovo rialzo del prezzo del greggio, è stato tra i più gettonati, insieme con quello del credito, che sembra ignorare le difficoltà delle banche Usa apprezzando invece i risultati migliori delle attese della francese Bnp. Il titolo con la migliore performance della giornata è stato comunque Saipem (+8,07%), molto più degli altri appartenenti allo stesso comparto: Snam Rete Gas si è fermata a +3,68% mentre la capogruppo Eni è rimasta sostanzialmente ferma (+0,9%). Soltanto Tenaris ha messo a segno un robusto rialzo (+5,98%). Per quanto riguarda i bancari, gran balzo della Popolare di Milano (+7,89% e nuovo massimo dell'anno a 5,06 euro), mentre il Banco Popolare è cresciuto del 6,18% e Unicredit del 5,64%. Risveglio anche per gli editoriali: nell'S& P-Mib prosegue la corsa di Mondadori (+6,92%) e nel Midex Rcs MediaGroup e l'Espresso hanno guadagnato rispettivamente il 4,05% e il 2,01%. La conferma delle trattative in corso per la cessione degli asset in Gran Bretagna ha inoltre rilanciato Tiscali, che ha chiuso con un rialzo del 16,04%. In calo, infine, Luxottica (-2,18%) reduce dal record annuale toccato martedì e soprattutto Fiat (-2,29%), colpita dalle vendite di beneficio dopo il rally delle precedenti sedute. Editoriali ok Continua a correre Mondadori (+6,92%), bene Rcs MediaGroup (+4,05%)

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Torna l'ipotesi Carphone e Tiscali vola (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009 - pag: 43 Il caso a Milano Torna l'ipotesi Carphone e Tiscali vola (g.fer.) La vendita della consociata britannica di Tiscali a Carphone Warehouse sarebbe imminente, stando almeno al quotidiano londinese The Times. La società conferma (come ha sempre fatto in passato ogni volta che sono circolate indiscrezioni in questo senso) l'esistenza di trattative e promette di «informare prontamente » il mercato se ci saranno sviluppi. Ma intanto Piazza Affari scommette sull'operazione. E il titolo della società che fa capo a Renato Soru corre. Ieri il prezzo di riferimento è balzato a 0,4485 euro, in crescita del 16,04% rispetto alla vigilia, con 67 milioni di azioni scambiate. Mario Rosso presidente Tiscali

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I conti trimestrali spingono Walt Disney (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009 - pag: 43 Il caso a New York I conti trimestrali spingono Walt Disney ( g. str.) Walt Disney, uno dei titoli «tornasole» di Wall Street, in grado di raccontare la capacità di spendere e divertirsi degli americani (e quindi le potenzialità di ripresa dell'economia), ha guadagnato ieri in una sola seduta l'11,75% a 25,87 dollari. Merito soprattutto della trimestrale pubblicata la sera prima, con profitti sì in calo ma a sorpresa sopra le attese di molti analisti di Borsa. L'impennata di ieri porta a oltre il 18% l'aumento delle quotazioni dal primo maggio a oggi della più grande compagnia dell'entertainment a stelle e strisce. Avvicinandosi ai valori pre-crac Lehman intorno a quota 30 dollari. Robert A. Iger Ceo di Walt Disney

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Obama: "Così ripartirà l'America mai più schiavi di Wall Street" (sezione: crisi)

( da "Repubblica.it" del 07-05-2009)

Argomenti: Crisi

Signor presidente, come concepisce la finanza nell'economia di domani: dovrà avere un ruolo ridotto? Avrà inevitabilmente un ruolo ridotto? "Innanzitutto penso che dovremmo distinguere tra la finanza che è linfa vitale della nostra economia e la finanza che è un'industria importante dove godiamo di un vantaggio comparato. Se la questione è semplicemente far crescere la nostra economia, dobbiamo avere credito a sufficienza per finanziare le imprese, grandi e piccole, per dare ai consumatori la flessibilità necessaria per fare acquisti a lungo termine come una macchina o una casa. Questo non cambierà. E sarei preoccupato se il nostro mercato del credito si riducesse al punto da non consentire il finanziamento della crescita sul lungo termine. Ciò significa che non dobbiamo soltanto avere un settore bancario sano, ma che dobbiamo cercare di capire che cosa fare con quel settore non bancario che erogava quasi la metà del credito in circolazione nel nostro Paese. E dobbiamo stabilire se riusciremo o no, a seguito di alcune delle misure assunte dalla Fed e dal Tesoro, a ricreare il mercato per i prodotti cartolarizzati. Sono ottimista, penso che alla fine riusciremo a rimettere in moto questa parte del settore finanziario, ma potrebbe volerci del tempo per riconquistare fiducia e sicurezza. "Quello che secondo me cambierà, quello che secondo me era un'aberrazione, era una situazione in cui i profitti delle aziende del settore finanziario hanno rappresentato una parte molto consistente della nostra redditività complessiva negli ultimi dieci anni. Questo secondo me cambierà. E in parte sarà dovuto agli effetti della regolamentazione, che impedirà almeno in parte tutta quella leva finanziaria e quell'assunzione di rischi che erano diventati tanto comuni. Per certi aspetti penso sia importante rendersi conto che una parte di quella ricchezza era illusoria fin dal primo momento". OAS_RICH('Middle'); Dunque non ne sentiremo la mancanza? "Ne sentiremo la mancanza nel senso che la conseguenza delle gratifiche milionarie versate a gente di 25 anni era che queste persone poi erano disposte a pagare 100 dollari per una cena con bistecche e il cameriere si portava a casa mance che avrebbero fatto l'invidia di un professore universitario. E dunque alcune delle dinamiche del settore finanziario avranno delle ricadute, specialmente in un posto come Manhattan. Ma in realtà io penso che ci sia sempre stata una percezione di insostenibilità rispetto a quello che è successo a Wall Street negli ultimi 10-15 anni. Wall Street rimarrà una parte significativa e importante della nostra economia, esattamente come lo era negli anni 70 e 80. Semplicemente, non rappresenterà più la metà della nostra economia. E questo significa che un maggior numero di talenti e risorse saranno destinati ad altri settori dell'economia. E io questo lo ritengo salutare. "Non vogliamo che ogni singolo laureato con il bernoccolo per la matematica vada a fare il trader di derivati. Vedremo un riequilibrio, ma non credo che perderemo gli enormi vantaggi che derivano dalla trasparenza, dall'apertura e dall'affidabilità dei nostri mercati. Se non altro, un regime di regole più energico contribuirà a ripristinare la fiducia, e saranno ancora tantissimi i capitali esteri desiderosi di venire a parcheggiarsi negli Stati Uniti". Ritiene positivo avere società molto grandi e potenti regolate da regolatori forti, oppure dobbiamo sottoporle a una cura dimagrante, come in passato quando una legge proibiva alle banche commerciali di operare nel settore delle banche d'affari? "I dati indicano che altri Paesi, che non hanno, nei loro mercati finanziari, alcuni dei problemi che abbiamo noi, non prevedono, ad esempio, una separazione tra banche d'affari e banche commerciali. Hanno un modello di "supermercato" fortemente regolamentato". Come il Canada? "Il Canada è un buon esempio. Sono riusciti a gestire molto bene un periodo di grande rischio nei mercati finanziari. Ma questo non significa, per esempio, che una compagnia assicurativa come l'Aig con innestato sopra un hedge fund sia qualcosa di ottimale. Anche con i migliori regolatori, se si comincia a differenziare troppo le funzioni e i prodotti all'interno di una singola azienda, di un singolo istituto, di una conglomerata, in sostanza le cose possono sfuggire di mano. E la gente semplicemente non sa in cosa si sta andando a mettere". Dopo la Grande Depressione, si vide un balzo nei diplomi liceali: anziché appannaggio dell'élite, divennero la norma, il biglietto per accedere alla classe media. Qual è oggi quel biglietto? Serve davvero la laurea universitaria? "Nei i nostri obiettivi, abbiamo incluso almeno un anno di addestramento post-liceale per tutti. Un corso completo di laurea, con quattro anni di studi, sarebbe chieder troppo. Però a tutti serve un addestramento post-liceale nei settori in cui si richiede esperienza tecnica; se no è difficile ottenere un impiego che permetta di vivere. Questo non andrà soltanto a beneficio dei singoli, ma sarà anche cruciale per l'economia. La sfida è anche nell'assicurare che i licei siano all'altezza del compito. Glielo spiego raccontandole di mia nonna. Mia nonna non si è mai laureata. Completò il liceo. Però riuscì a diventare vicepresidente di una banca, e questo in parte perché il liceo le aveva impartito un'istruzione rigorosa al punto da permetterle di comunicare e di analizzare le informazioni molto meglio, francamente, di quando sappiano fare oggi molti giovani universitari in questo Paese. Anzi, meglio dei miei ex-studenti alla Facoltà di Legge dell'Università di Chicago". Signor presidente, io però ho parlato con universitari che si chiedevano se tanto studio servisse davvero. Sono preoccupati che i loro impieghi verranno esportati in Cina. Lei come risponde? "Beh, guardi le statistiche. Il tasso di disoccupazione fra chi ha solo il diploma liceale è almeno tre volte superiore a quello fra i laureati, che hanno più possibilità di trovare un lavoro con un buono stipendio, da classe media. Però, la grande sfida nell'istruzione è assicurare che fin dal quattordicesimo anno di età, si apprendano le materie e le qualità necessari ad essere competitivi e produttivi in un'economia moderna, tecnologica. Voglio vedere in particolare più lauree in matematica e scienza, in ingegneria. L'economia postbubble, "post-bolla", che sto descrivendo si fonda in parte sul riequilibrio tra fabbriche e produzione di servizi. Nel lungo termine, se si osservano i grandi rivali nell'economia globale - Cina, India, Stati Uniti, Brasile, Corea - i Paesi che stanno producendo la forza lavoro più istruita, che agevolano le scienze e la matematica, e sanno tradurre quell'istruzione in applicazioni tecnologiche, saranno notevolmente avvantaggiati nell'economia". Lei ricorda spesso che sua nonna guadagnava più di suo nonno. Il divario fra i salari di uomini e donne esiste ancora, però i compensi economici maschili oggi sono stagnanti, mentre quelli femminili sono in aumento. E molti lavoratori, per esempio della Gm o della Chrysler, sono depressi. Com'è il futuro lavorativo degli uomini? "Ottima domanda, perché se vai nelle fabbriche, trovi uomini con abilità straordinarie e orgogliosi di quel che fanno. Per loro, il tracollo dell'industria è la fine di un modo di vita, non soltanto la perdita di uno stipendio. Un'economia sana deve avere un'ampia varietà di lavori, nessun impiego a mio avviso dovrebbe scomparire. Costituirà magari una percentuale dell'economia inferiore rispetto al passato. Però è chiaro che, per la nuova generazione, dovremmo creare nuovi lavori. Nel pacchetto dedicato al risanamento dell'economia ho sottolineato molte volte l'importanza di una nuova rete elettrica "intelligente" nel Paese, con ramificazioni importanti nel consumo energetico. Ebbene uno degli ostacoli maggiori oggi è la mancanza di elettricisti specializzati per attuare quel progetto. Ecco perciò un campo nel quale il governo può intervenire, aiutando: sollecitando una svolta nell'istruzione in vista delle richieste del futuro, e non soltanto del passato". Lei incoraggerebbe gli uomini a impegnarsi anche in campi tradizionalmente riservati alle donne? Ad esempio gli infermieri sono ben pagati. E servono nuove assunzioni. "Infermieri, insegnanti: sono tutti mestieri dove servono più uomini. Gli uomini in quei settori sono stati sottopagati perché entravano in un campo prevalentemente femminile. Bisogna eliminare il divario nei salari fra i due sessi, e fra i vari settori. Se infermiere e insegnanti cominceranno a guadagnare di più, e se lo stesso accadrà per altre professioni, vedrete più uomini. Ma certo bisognerà abbattere molti stereotipi". Sua moglie, Michelle, ha mai guadagnato più di lei, signor presidente? "Certo, che sì. Però per un breve periodo. Quando ero senatore statale, facevo tre lavori: oltre al Senato, insegnavo ed esercitavo da avvocato. A conti fatti, guadagnavo appena un po' più di lei. Ma quando ho iniziato la campagna per le elezioni al Senato americano ho dovuto mollare qualche incarico, e allora è stata Michelle a sostenere la famiglia per un paio di anni". Durante la campagna presidenziale lei aveva detto d'aver molto riflettuto sui dibattiti economici abituali nella Casa Bianca di Clinton. Diceva di voler replicare, all'interno della sua squadra, le celebri discussioni fra Robert Rubin e Robert Reich. E bisogna ammettere che fra i suoi consiglieri economici lei ha reclutato soprattutto dei Democratici. "Già, però non ho né Paul Krugman, né Joseph Stieglitz (ndr. entrambi Premi Nobel e aspri critici della politica economica di Obama)". No, non mi riferivo a loro due... Ma nella sua cerchia di collaboratori più stretti predominano i protetti di Rubin. "Beh, certo, Larry Summers e Tim Geithner ovviamente hanno lavorato al Tesoro quando c'era Rubin. Quello che io cerco sempre è un pragmatismo impietoso quando si parla di politica economica. È vero probabilmente che alla luce della crisi finanziaria che è venuta fuori il fatto che sia Geithner che Summers abbiano una certa familiarità con le crisi finanziarie è stato un punto a loro favore, perché avevamo bisogno di persone capaci di partire in quarta. E francamente la lista era abbastanza limitata, perché l'ultimo presidente democratico che abbiamo avuto è stato Bill Clinton: lui è stato sulla scena per otto anni e per gran parte del tempo Bob Rubin è stato il principale artefice della sua politica economica. Perciò è più che normale che tutti quelli che hanno esperienza su quel fronte escano fuori da quella fucina". Secondo lei la recessione è un evento sufficientemente grande da rendere un Paese disponibile a prendere alcune di quelle scelte difficili che dobbiamo prendere in ambiti come la sanità, la tassazione sul lungo periodo - che non coprirà i costi dello Stato - l'energia? Tradizionalmente queste scelte vengono prese in periodi di depressione o di guerra. Siamo a quel livello? "Beh, in parte dipenderà dalla leadership. Perciò dovrò tirar fuori buoni argomenti. Ed è quello che sto cercando di fare da quando sono arrivato, sto cercando di dire che adesso è il momento per prendere decisioni importanti e difficili". Lei è entrato in carica quattro mesi dopo il crollo della Lehman Brothers. Qualcuno a un certo punto potrebbe cominciare a dire: "Ehi, perché le cose non migliorano?". "È una cosa a cui pensiamo. Ancora prima delle elezioni sapevo che sarebbe stato un viaggio molto difficile e che l'economia aveva subito un trauma serio, da cui non si sarebbe ripresa istantaneamente. Però, sia che io resti in carica per un mandato sia che resti in carica per due, i problemi sono talmente importanti e fondamentali che non posso girarci intorno. Quello di cui sono molto fiducioso è che, considerando le scelte difficili che abbiamo di fronte, stiamo prendendo decisioni valide, ragionate. Questo non significa che ogni scelta sarà giusta, che funzionerà proprio come vogliamo noi. Ma io mi sveglio la mattina e vado a letto la sera sentendo che la direzione verso cui stiamo cercando di muovere l'economia è quella giusta, e che le decisioni che prendiamo sono fondate". (Copyright The New York Times - la Repubblica. Traduzione di Fabio Galimberti) (7 maggio 2009

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BANCHE USA L'OCCASIONE MANCATA (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Alberto Bisin BANCHE USA L'OCCASIONE MANCATA CONTINUA A PAGINA 41La giornata di ieri sembrerebbe aver segnato una svolta nella crisi finanziaria: la Banca Centrale Europea ha abbassato il tasso di interesse di riferimento al suo minimo storico, e il Tesoro americano ha pubblicato i risultati dello stress test sui bilanci delle principali banche. Purtroppo non è così, siamo ancora in alto mare. Innanzitutto, le misure classiche di politica monetaria, come la riduzione dei tassi, hanno effetti minimi su una crisi finanziaria profonda come quella in cui ci troviamo. La Fed ha ridotto i tassi negli Stati Uniti essenzialmente a zero mesi orsono, senza effetti significativi sulla disponibilità di credito a famiglie e imprese. Lo stress test dei bilanci delle banche americane operato dal Tesoro ha invece un obiettivo fondamentale. Eliminare gli ostacoli che la situazione finanziaria delle banche frappone alla ristabilizzazione dei flussi di credito, senza i quali uscire dalla recessione è impresa titanica anche per economie di mercato ben sviluppate. Nonostante le intenzioni, però, anche questo intervento rappresenta una grande occasione perduta piuttosto che non la svolta necessaria alla crisi. Vediamo perché. Nei bilanci delle banche sono nascoste passività e rischi di enorme entità. Le stime recenti del Fondo Monetario Internazionale riportano 1000 miliardi di dollari di perdite in tutto il sistema finanziario, il 50% in capo alle banche, di cui solo 200 miliardi realizzati a bilancio. I creditori di ogni singola banca, specie gli azionisti, hanno interesse a mantenere queste passività nascoste fino a che la ripresa economica non se le porti via (o fino a che il governo non le addossi ai contribuenti). Ogni banca ha persino interesse a che le altre banche ripuliscano i loro bilanci, così da sostenere una ripresa economica che ne ripulisca il proprio. Lo stallo che questa situazione genera è estremamente dannoso per l'economia globale proprio perché una ripresa vivace e tempestiva è impossibile fino a che le banche non abbiano ripulito i propri bilanci e il mercato del credito non torni a operare efficientemente. È qui che lo stress test del Tesoro potrebbe intervenire: passare i bilanci delle banche ai raggi X, costringerle a realizzare le perdite e a ricapitalizzarsi in modo da poter sopportare anche i rischi derivanti da una rinnovata attività nei mercati del credito. Ho usato il verbo «costringere» a ragion veduta. Come ho detto, le banche non hanno interesse a ripulire i bilanci, mentre il sistema economico ha interesse che lo facciano con celerità. Lo stress test rappresenta una grande occasione persa per due ragioni. Prima di tutto, perché il Tesoro non ha prodotto un'analisi trasparente dei bilanci delle banche, ma anzi ne ha concordato i risultati con le banche stesse. In questo modo non si risolvono i dubbi degli investitori (cui spetterà la necessaria ricapitalizzazione) sul reale stato di solvibilità del sistema finanziario. Ma lo stesso test è una grande occasione perduta soprattutto perché il Tesoro non costringe le banche a nulla. Anzi, continua a prometter loro interventi e sussidi pubblici nel caso la ricapitalizzazione sul mercato privato fallisca. In questo modo si riducono enormemente gli incentivi delle banche a realizzare le perdite nascoste nelle pieghe dei loro bilanci. La politica perseguita dal ministro Geithner è quindi la stessa iniziata dal ministro Paulson: salvare le banche prima di tutto. Stime della commissione di controllo del Congresso (Congressional Oversight Panel) riportano perdite dirette per i contribuenti dagli interventi sui mercati finanziari a oggi dell'ordine di 170 miliardi di dollari, cui vanno aggiunte garanzie assicurative valutabili in oltre 100 miliardi di dollari. Infine, i fondi di investimento a partecipazione pubblica e privata che acquisteranno le attività «tossiche» delle banche, annunciati ma non ancora istituiti, costeranno ai contribuenti secondo i più attenti osservatori 2 dollari per ogni dollaro investito dal settore privato. Questa politica non ha dato a oggi alcun significativo effetto positivo sui mercati finanziari e continuerà a non darne in futuro. Il Tesoro sembra continuare a proporsi di evitare a ogni costo di dichiarare alcune banche insolventi, per timore di una crisi sistemica nei mercati finanziari e forse anche per limitare le perdite di management e azionisti delle banche, cui il ministro Geithner è vicino per frequentazione e interessi politici. In questo modo però il mercato del credito rimane congelato e la ripresa economica più lontana e anemica. Era questo il momento per il Tesoro di sollevare la testa dalla sabbia e proporre come meglio affrontare il rischio sistemico invece di nasconderlo. Peccato, sarà per la prossima volta.

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VENERDI' 8 Trattamento riabilitativo ATAHOTEL CONCORD, VIA LAGRANGE 47, ORE 9-17 C... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

VENERDI' 8 Trattamento riabilitativo ATAHOTEL CONCORD, VIA LAGRANGE 47, ORE 9-17 Convegno - Corso d'Aggiornamento regionale dal titolo "Le lesioni dell'apparato muscolo scheletrico nelle coagulopatie congenite: dalla diagnosi al trattamento riabilitativo", organizzato e presieduto dal professor Mario Boccadoro, dal professor Paolo Rossi e dalla dottoressa Maria Pia Schieroni. Filo continuo VIA LIVORNO ANGOLO CORSO MORTARA, ORE 11-19 "Filo Continuo ripulisce le svastiche", la comunità di Acmos Filo Continuo ha organizzato una giornata di lavoro per ridipingere il muro della rotonda di via Livorno angolo Corso Mortara, recentemente vandalizzata con alcuni disegni di svastiche. Regio dietro le quinte TEATRO REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 15,30 "Il Regio dietro le quinte - itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita guidata al teatro. Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Cultura umana MUSEO REGIONALE SCIENZE NATURALI, VIA GIOLITTI 36, ORE 17,45 Nell'ambito delle iniziative sulla mostra "La scimmia nuda. Storia naturale dell'umanità", CinemAmbiente e Arnica organizzano la conferenza "Cultura umana: tra evoluzione e involuzione", interviene Francesco Remotti. Ingresso libero. Info www.mrsntorino.it. Bisanzio CENTRO PANNUNZIO, VIA MARIA VITTORIA 35/H, ORE 18 Donatella Taverna parlerà sul tema "Bisanzio e il Piemonte", introdurrà Franco Mazzilli. Info 011/8123023 o www.centropannunzio.it. Autoguarigione Ngal-gSo CENTRO BUDDHA DELLA MEDICINA, VIA CENISCHIA 13, ORE 19 Per approfondire la pratica Ngal-gSo ed i suoi aspetti connessi al canto dei Mantra, ai movimenti dei Mudra, alla concentrazione ed ai significati sottili delle pratiche. Info 011/355523 o 011/3241650. Fantasmi a Torino PALAZZO BAROLO, VIA DELLE ORFANE 7, ORE 19,50 Un itinerario alla scoperta di noti fantasmi. Costo 10 euro. Info e prenotazioni 011/853670 o www.barburin.com. Comunicazione ipnotica OFFICINA DELLA MENTE, CORSO MONCALIERI 389, ORE 21 Conferenza gratuita sul tema della "Comunicazione efficace: essere assertivi nel trasmettere messaggi, evitare fraintendimenti e malintesi, creare un rapport immediato, anche con l' ausilio di tecniche ipnotihe". Prenotazione obbligatoria al 347/2666402. Bio-risonanze ASSOCIAZIONE OM SHANTI, CORSO DANTE 43, ORE 21 Vibrazioni sonore e bio-risonanze, incontro con Armando Giovanni Valsania. Info e prenotazioni 011/6505542 o info@om-shanti.it. Alexander Lowen CASCINA ROCCAFRANCA, VIA RUBINO 45, ORE 21 Il Centro Studi e Sperimentazioni Bioenergetiche presenta "Tributo ad Alexander Lowen. Arrendersi al corpo", conferenza con proiezione del video intervista al padre fondatore dell'Analisi Bioenergetica. Ingresso gratuito. Info centrostudibio@fastwebmail.it. Vesak CENTRO STUDI OLISTICI BRAHMA VIDYA, VIA VANDALINO 82/28, ORE 21 Celebrazione del Vesak. Chi volesse intervenire porti un fiore. Info 334/3145040 o brahmavidya06@yahoo.it. Sclerosi multipla ACCADEMIA DI MEDICINA, VIA PO 18, ORE 21 Seduta scientifica dal titolo "Farmacogenomica della sclerosi multipla", interviene Antonio Bertolotto. Le sedute sono pubbliche. Info: www.accademiadimedicina.unito.it. Corpo ARCHIVIO DI STATO, PIAZZALE MOLLINO 1, ORE 21 Tavola rotonda "Corpo e nuovi sintomi nel XXI secolo", intervengono Giorgio Blandino, Marie-Hélène Brousse, Tiziana Massola, presiede Maria Bolgiani. Ingresso libero. Info 349/6042296. Ladakh ASSOCIAZIONE ORIENT@MENTI, VIA TESSO 30, ORE 21 Presentazione del programma di viaggio in Ladakh, immagini e percorsi nel Piccolo Tibet Indiano. Info www.orientalmenti.org. Letture Tondelliane LEGOLIBRI, VIA MARIA VITTORIA 31, ORE 21 La voce di Pier Vittorio Tondelli attraverso il racconto personale di Enos Rota e i suoi brani interpretati da Marco Canavesi, Andrea Demarchi, Fabio Geda e Morena Martinese. Info 011/888975 o www.legolirbi.it. SABATO 9 Finanza etica ASSOCIAZIONE CULTURALE JAK BANK, VIA MARTINI 4/B, ORE 9-13,30 Convegno Nazionale "Jak Bank Italia: costruttori di futuro": esperienze di finanza etica sul campo a confronto. Info 011/19824349. Visite a Palazzo PALAZZO CIVICO, PIAZZA CORPUS DOMINI 17, ORE 9,30; 10,30; 15 E 16 Visite gratuite nelle sale auliche, partenze ogni ora con gruppi di 28 persone, fino a esaurimento posti. Operatori prima infanzia OPERA MUNIFICA ISTRUZIONE, VIA SAN MASSIMO 21, ORE 9,45-13 Seminario di approfondimento sulle tematiche riguardanti la prima infanzia e il ruolo degli operatori che lavorano nei servizi rivolti alla fascia di età 0-3 anni. L'intervento, tenuto da Elisa Jouvenal, si intitola "Osservare per comprendere". Incontro gratuito, iscrizione obbligatoria. Info 011/8178968. Alfa Romeo Duetto PIAZZALE DELLA BASILICA DI SUPERGA, ORE 10 Il Club Alfa Romeo Duetto, porterà infatti a Torino oltre 40 mitiche spider provenienti da tutta Italia e anche dalla Svizzera in occasione del Raid Torino- Sanremo-Montecarlo: prende il via il primo equipaggio. Info info@clubarduetto.it. Parco Avventura 8GALLERY, VIA NIZZA 230, ORE 10-20 Ritorna il Parco Avventura, il nuovo appuntamento dedicato ai bambini alla Corte dei Giochi, percorsi di difficoltà ad altezze crescenti offrono ai più piccoli nuovi spazi di divertimento all'interno del Centro e ai loro genitori la tranquillità di un gioco sano in un'area delimitata e vigilata. Ingresso gratuito per tutti i bambini dai 4 anni in su, dalle 10 alle 20. Info 011/6630768. Diogene MASTIO DELLA CITTADELLA, CORSO GALILEO FERRARIS ANGOLO VIA CERNAIA, ORE 10 "Vecchi e nuovi giganti. La Cittadella che fu demolita e il grattacielo che avremo. La nuova Stazione di Porta Susa", accompagnano Arch. Clara Palmas e Arch. Maria Teresa Roli. Info www.italianostra.to.it. Madama Knit PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 10-12 Nuovo appuntamento a Palazzo Madama per condividere l'esperienza di lavorare a maglia in uno spazio unico. Info e adesioni 011/4429911. Il notaio BIBLIOTECA CIVICA VILLA AMORETTI, CORSO ORBASSANO 200, ORE 10-13 Servizio di consulenza gratuita al cittadino a cura del Consiglio Notarile di Torino, dei distretti riuniti di Torino e Pinerolo, in collaborazione con Assessorato al Bilancio e Assessorato alla Cultura della Città di Torino. Info 011/4438604. Partigiani sovietici CIMITERO MONUMENTALE, CORSO NOVARA 135, ORE 10 In occasione della ricorrenza della liberazione dal nazifascismo e del giorno della vittoria in Russia, il 9 maggio, l'associazione culturale Russkij Mir di Torino e la locale comunità russa invitano a rendere omaggio ai partigiani sovietici sepolti nel cimitero monumentale. Alla presenza di una delegazione del Consolato generale russo di Milano, verranno deposti corone e fiori al campo della Gloria - sacrario della Resistenza e commemorati i partigiani sovietici che parteciparono alla lotta di liberazione in Piemonte. Info 011/547190 o russkij@arpnet.it. Calvino e il calvinismo politico SALONE DELLA CASA VALDESE, CORSO VITTORIO EMANUELE 23, ORE 10 "Calvino eil calvinismo politico dalle origini cinquecentesche all'età contemporanea", IV sessione: Attualità del calvinismo politico? Un dibattito aperto; intervengono Enzo Baldini, Lucia Felici, Ugo Perone, Claudio Palazzolo, Pier Paolo Portinaro, Angelo Torre Ed Edoardo Tortarolo, presiede Giorgio Bouchard. Vie d'acqua BORGO MEDIEVALE, PARCO DEL VALENTINO, ORE 10-19 "Vie d'acqua. Di acqua... il viaggio", festa tematica che vede protagonista l'acqua come via di trasporto e di comunicazione. Molte le iniziative proposte lungo le vie del Borgo e all'interno della Rocca: laboratori e attività ludiche per i bambini, degustazioni, mostre e proiezioni legate al tema dell'acqua. Inoltre i visitatori potranno imbarcarsi su battelli per un percorso lungo il fiume Po in compagnia di musici e teatranti. Info 011/4431701. Pacchetto sicurezza GIARDINI, VIA MARINUZZI 1, ORE 10-12 Dibattito pubblico sul razzismo e sul pacchetto sicurezza, il comitato antirazzista e il dipartimento degli studenti ci invitano a confrontarci in un dibattito pubblico sul razzismo e sul pacchetto sicurezza. Luigi Einaudi ARCHIVIO DI STATO, PIAZZA MOLLINO 1, ORE 10,30 Visita guidata alla mostra "L'eredità di Luigi Einaudi. La nascita dell'Italia repubblicana e la costituzione dell'Europa". Organizza l'Associazione Amici dell'Arte e dell'Antiquariato. Prenotazioni al 335/6784471. A casa di Kha MUSEO DELLE ANTICHITA' EGIZIE, VIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE 6, ORE 10,30 Percorso pensato per i più piccoli, che in compagnia dei genitori verranno accompagnati da esperti egittologi alla scoperta della vita quotidiana ai tempi dei faraoni. Costo 3,50 euro, è consigliata la prenotazione. Info 011/4406903 o info@museitorino.it. Costruire giocando BORGO MEDIEVALE, PARCO DEL VALENTINO, ORE 10,30-12,30 E 15,30-17,30 "Costruire giocando - mani e materia: specchio delle mie brame", laboratorio in cui si affronta la lavorazione del vetro, che nel medioevo ha prodotto risultati straordinari come le bellissime vetrate delle cattedrali gotiche. Gli specchi realizzati durante l'attività, piccoli tondi decorati, saranno un piacevole oggetto da appendere in casa. Info 011/4431710. Regio dietro le quinte TEATRO REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 11 E 15,30 "Il Regio dietro le quinte - itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita guidata al teatro. Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Visite guidate MAO, VIA SAN DOMENICO 9-11, ORE 11,30 E 16,30 Servizio di visite guidate, costo 3 euro. Al mattino visita alla galleria Paesi Islamici, al pomeriggio alla galleria Asia Meridionale. È consigliata la prenotazione. Info 011/4436928. Festa della mamma PUNTO INCONTRO ANZIANI, VIA ROMSINI 3, ORE 15 Pomeriggio danzante con musica dal vivo. Info 011/9218633. Inaugurazione CICLOFFICINA, VIA VIRLE 22, ORE 15 Inaugura la Ciclofficina: aperitivo del ciclista con proiezione video ed esposizione di biciclette d'epoca. Info www.assarcobaleno.org. Lunedì insieme CENTRO D'INCONTRO, CORSO BELGIO 91, ORE 15 Inaugurazione degli incontri "Lunedì insieme", laboratorio di arte e creatività che comprenderà 3 corsi: Pittura - Origami - Composizioni e decorazioni floreali. Le iscrizioni e il pagamento della quota associativa si effettueranno lunedì 11, dalle 16 alle 17,30. Info 011/4335726. Sentieri e storie PARCO NATURALE COLLINA TORINESE, STRADA FUNICOLARE 55, ORE 15,30 Escursione di mezza giornata, in cui a guidarci non sarà semplicemente la carta dei sentieri ma saranno racconti tratti da libri che ognuno porterà. Quota 7euro adulti, 5 bambini sino ai 14 anni. Info e prenotazioni 011/8903667. Intorno alla mostra PALAZZO BRICHERASIO, VIA LAGRANGE 20, ORE 15,30-18,30 "Arte bimbo", atelier concepito con l'intento di far vivere il Museo come uno spazio divertente ed emozionante dove è possibile scoprire i grandi capolavori dell'arte attraverso il gioco. La merendina è gentilmente offerta dalla Centrale del Latte di Torino. Info e prenotazioni 011/5711820. Medico e cittadini POLIAMBULATORIO GRUPPO LARC., CORSO VENEZIA 10, ORE 15,30 Conferenza del ciclo incontri del medico con i cittadini: "Mordi la vita! L'importanza di allungare la vita media del dente", interviene Thomas Senni. Ingresso libero. Info 011/2486216 o www.larc.it. Incontri Lut CENTRO STUDI TEOSOFICI, VIA ISONZO 33, ORE 17 "La Chiave della Teosofia, di H.P.Blavatsky", incontro di studio a cura di Leonardo Sola. Donne di quadri ACI. GALLERY, CORSO NOVARA 20/F, ORE 18 Inaugurazione della mostra collettiva d'arte contemporanea "Donne di quadri", dove pittori, scultori e poeti svilupperanno il tema, assecondando la propria fantasia artistica. Le opere saranno esposte fino al 29 maggio. Intorno alla mostra PALAZZO BRICHERASIO, VIA LAGRANGE 20, ORE 18,30 Visite fisse per singoli. La visita non richiede prenotazione, massimo 25 persone. Info 011/5711820. Fantasmi a Torino PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 19,15 Un itinerario alla scoperta di noti fantasmi. Costo 10 euro. Info e prenotazioni 011/853670 o www.barburin.com. Nel bosco di notte PARCO NATURALE COLLINA TORINESE, STRADA FUNICOLARE 55, ORE 21 Due personaggi fantastici: un folletto e uno gnomo guideranno insieme il gruppo in questa passeggiata notturna. I due personaggi, alternandosi di tappa in tappa, racconteranno storie e leggende legate ai paesaggi e ai luoghi che faranno da scenario durante l'itinerario. Quota 9 euro adulti, 6 bambini sino ai 14 anni. Info e prenotazioni: 011/8903667. DOMENICA 10 Quali bisogni? ASSOCIAZIONE IBTG-SGT, VIA ANDREA DORIA 27, ORE 10-18 Seminario per scoprire attraverso esercizi di consapevolezza corporea, lavori individuali e in coppia, quali sono gli autentici bisogni della propria vita e quali invece sono stati costruiti sotto l'influenza della famiglia e dell'ambiente. Info 011/334653 o 338/1565574. Vie d'acqua BORGO MEDIEVALE, PARCO DEL VALENTINO, ORE 10-19 "Vie d'acqua. Di acqua... il viaggio", festa tematica che vede protagonista l'acqua come via di trasporto e di comunicazione. Molte le iniziative proposte lungo le vie del Borgo e all'interno della Rocca: laboratori e attività ludiche per i bambini, degustazioni, mostre e proiezioni legate al tema dell'acqua. Inoltre i visitatori potranno imbarcarsi su battelli per un percorso lungo il fiume Po in compagnia di musici e teatranti. Info 011/4431701. Parco Avventura 8GALLERY, VIA NIZZA 230, ORE 10-20 Ritorna il Parco Avventura, il nuovo appuntamento dedicato ai bambini alla Corte dei Giochi, percorsi di difficoltà ad altezze crescenti offrono ai più piccoli nuovi spazi di divertimento all'interno del Centro e ai loro genitori la tranquillità di un gioco sano in un'area delimitata e vigilata. Ingresso gratuito per tutti i bambini dai 4 anni in su, dalle 10 alle 20. Info 011/6630768. Meditazione universale CENTRO DELL'UOMO - ONLUS, VIA SERVAIS 92 INT. 149, ORE 10,30 Il contatto con la Luce e l'Armonia Celestiali: la più elevata forma di meditazione, alla base delle maggiori filosofie e religioni mondiali, un'esperienza pratica alla portata di tutti. Info 335/6876189. Intorno alla mostra PALAZZO BRICHERASIO, VIA LAGRANGE 20, ORE 11-12,30 "Freud e l'uomo Mosè (parte I)", incontro di approfondimento con Antonio Quesito e Stefania Guido. Ingresso libero, col biglietto della mostra. Info 011/5711820. Giochiamo con Bes MUSEO DELLE ANTICHITA' EGIZIE, VIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE 6, ORE 15 Laboratorio "Giochiamo con Bes", dedicato alle famiglie: itinerario tematico seguito da un'attività di laboratorio, ciascuno della durata di un'ora. Costo 6 euro + biglietto del Museo. Durante il laboratorio verrà fornito un foglio di rame a testa, con il quale verrà creato un amuleto con la tecnica dello sbalzo. I manufatti realizzati saranno lasciati in dono ai partecipanti. Prenotazioni allo 011/4406903 o a info@museitorino.it. Il bosco racconta PARCO NATURALE COLLINA TORINESE, STRADA FUNICOLARE 55, ORE 15,30 Escursione di mezza giornata nei boschi della Collina Torinese, dedicata ai bambini e alle loro famiglie, alla scoperta di fiabe, leggende e racconti sul bosco e sui suoi abitanti, reali o fantastici, noti e meno noti...Una serie di letture ricche di suggestioni, attività di esplorazione e scoperta vi accompagneranno lungo il sentiero scelto per aiutarvi a vivere un'esperienza ricca di emozioni. Basta chiudere gli occhi, mettersi in ascolto e liberare la fantasia. Quota 7 euro adulti, 5 bambini sino ai 14 anni. Info e prenotazioni 011/8903667. Biologia creativa PAV, VIA GIORDANO BRUNO 31, ORE 15,30-17,30 "Eranimesidiseminare, riflessioni sul vivente. Arte contemporanea, natura e scienza al Parco Arte Vivente", suggeriti dal paesaggio nascente del PAV, parole e segni misti ad argilla, colori alimentari e materiali naturali saranno i costituenti di un elaborato personale e, allo stesso tempo, collettivo dal quale possono emergere le molte definizioni di vivente. Info 011/3182235 o lab@parcoartevivente.it. Giardino di lettura MAUSOLEO DELLA BELA ROSIN, STRADA CASTELLO DI MIRAFIORI 148/7, ORE 16 Attività per bambini dai 6 ai 10 anni. Info 011/4429847. Visite guidate MAO, VIA SAN DOMENICO 9-11, ORE 16 Servizio di visite guidate, costo 3 euro. Visita a tutte le collezioni. È consigliata la prenotazione. Info 011/4436928. Visita guidata PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 16 Visita guidata "Diciotto secoli d'arte. Visita al Palazzo e ai capolavori delle collezioni". Costo 3 euro. Info e prenotazioni 011/4429911. Visita guidata PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 17 Visita guidata alla mostra "Feste barocche". Costo 3 euro. Info e prenotazioni 011/4429911. LUNEDI' 11 Eco-innovazione TORINO INCONTRA, VIA NINO COSTA 8, ORE 9-17,30 La Camera di commercio di Torino organizza una giornata informativa sul programma comunitario Cip- Eco- innovation, volto a supportare la diffusione in Europa di tecnologie, modalità di gestione, processi, prodotti e servizi innovativi che contribuiscano a ridurre l'impatto ambientale e ad ottimizzare l'uso delle risorse. Info 011/5716326 o www.promopoint.to.camcom.it/iniziative. Servizio Sanitario CENTRO CONGRESSI MOLINETTE INCONTRA, CORSO BRAMANTE 88/90, ORE 9-17 Convegno dal titolo "Conflitto di interesse e trasparenza nel Servizio Sanitario", coordinato dal dottor Pierantonio Visentin e dal dottor Gianni Ciccone dell'ospedale Molinette di Torino. Il fulcro della giornata sarà la Lettura del professor Silvio Garattini su "Inappropriatezza nell'uso dei farmaci: quali le cause?". Lo sport dei giovani SALA MULTIFUNZIONALE ATC, CORSO DANTE 14, ORE 9,30 Convegno promosso da Uisp Piemonte su "Lo sport dei giovani. I ragazzi delle scuole si confrontano sullo sport". Introduzione di Massimo AGhilar. Caffé Letterari CENTRO CONGRESSI UNIONE INDUSTRIALE, VI FANTI 17, ORE 15 Incontro condotto da Margherita Oggero e dedicato al libro "Il vento dell'odio", con l'intervento dell'autore Roberto Cotroneo. Calder's Snuck at Gam GAM, CORSO GALILEO FERRARIS 30, ORE 15 Spettacolo di animazione in inglese aperto a tutti, con protagonisti i bambini che hanno partecipato nel corso dell'anno scolastico 2008-2009 all'omonimo progetto. Lo spettacolo che riunisce alcune performance espressive è utile per coinvolgere i genitori nelle attività che i figli fanno al museo e contemporaneamente verificare in modo divertente le competenze acquisite dai ragazzi. Ingresso libero. Info 011/4429546. Espanol BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE, VIA CANDIOLO 79, ORE 17-19 Lettrici e lettori si incontrano in biblioteca per conversare in spagnolo. Info 011/4437080. Incontri del lunedì ASSOCIAZIONE LUCA AUROBINDO CAPOSIO, VIA BIANZE' 28/A, ORE 17,30-19,30 Corso di psicosintesi tenuto da Rina Oddone, Marco Balbi e Giuliano Caposio: "L'arte della memoria I. Esercizi". Un secolo di sport BIBLIOTECA CIVICA A. PASSERIN D'ENTRÈVES, VIA G. RENI 102, ORE 17,30 "Il mio nome è Nedo Ludi", di Pippo Russo, ambientato nel 1989, anno di profondi cambiamenti, nei quali si inserisce la crisi di identità del protagonista, stopper che non si orienta più nella "zona". Info 011/4435290. Concorso I Murazzi CIRCOLO DEI LETTORI, VIA BOGINO 9, ORE 17,30 Premiazione del Concorso di poesia per editi e inediti "I Murazzi", indetto dall'associazione culturale onlus Elogio della Poesia. Intervengono Giorgio Bárberi Squarotti, Daniele Cantore, Gianni Chiostri, Pier Franco Quaglieni, Armando Santinato e Serena Siniscalco come Comitato d'Onore; Giovanni Chiellino, Giovanna Colonna, Mirka Corato, Sandro Gros-Pietro e Pierantonio Milone come Giuria. Giallo&Nero FNAC, VIA ROMA 56, ORE 18 Delitti e misteri del passato, intervengono Luciano Garofano, comandante Ris di Parma, e Roberto Testi, medico legale. Cavour CENTRO PANNUNZIO, VIA MARIA VITTORIA 35/H, ORE 18 Giuseppe Balbiano d'Aramengo terrà la terza conferenza del ciclo "Cavour prepara il Piemonte al 1859" sul tema "Le infrastrutture dell'economia", introdurrà Francesco Spiga. Info 011/8123023 o www.centropannunzio.it. Apertura gratuita CENTRO DELLA NORMA, VIA ASSISI 6, ORE 18-19 Centro aperto gratuitamente per il "Progetto di sostegno, aiuto e di salvaguardia del benessere di ciascuno". Ingresso gratuito. Orgoglio industriale SALA CONFERENZE FONDAZIONE GIOVANNI AGNELLI, VIA GIACOSA 38, ORE 18 Presentazione di " Orgoglio industriale. La scommessa italiana contro la crisi globale" di Antonio Calabrò, insieme all'autore, ne discutono Gianfranco Carbonato, Piero Fassino e Francesco Profumo, modera la discussione Andrea Gavosto. Info e prenotazioni fondazione-agnelli@fga.it o 011/6500553. Slim Pilates ASSOCIAZIONE FIOR DI LOTO, VIA OROPA 105, ORE 18,45 Pilates per perdere peso, in grado di conciliare esercizi utili a bruciare grassi e perdere peso, e tecniche di distensione e rilassamento autogeno. Incontro dimostrativo gratuito su prenotazione. Info 346/2412183. Sicurezza alimentare VSSP, VIA TOSELLI 1, ORE 20-22 Incontro "La sovranità alimentare nel Nord del mondo: dai gruppi di acquisto solidale alle filiere corte partecipate", interviene Andrea Saroldi. Info www.coopi.org. Fiori di Bach ASSOCIAZIONE IBTG-SGT, VIA ANDREA DORIA 27, ORE 20-23 Inizia un corso per conoscere il pensiero e le essenze floreali del dott. Bach, rimedi utili per riequilibrare energeticamente l'organismo e sostenere i passaggi difficili della vita. Info 011/334653 o 338/1565574. Elezioni europee FABBRICA DELLE E, CORSO TRAPANI 91/B, ORE 21 "L'Italia verso le elezioni europee", dibattito con Gianluca Susta, Vittorio Agnoletto e Diego Novelli. Info www.acmos.net. MARTEDI' 12 Martedì Salute AGORA' CENTRO CONGRESSI, VIA FANTI 17, ORE 10 Si parla di "Le degenerazioni dell'anca e sue possibilità di cura", intervengono Giacomo Massé, Ernesto Indemini e Alessandro Dallera. Info 011/5718246. Se non sai non sei BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE, VIA CANDIOLO 79, ORE 15 Progetto a sostegno della formazione permanente degli adulti, con laboratori di informatica per la terza età a cura di Spi-Cgil e Auser. Info 011/6062203. Adei Wizo COMUNITA' EBRAICA, PIAZZETTA PRIMO LEVI 12, ORE 15 Per "L'anno dell'Astronomia" tutte all'Osservatorio e al Planetario di Pino Torinese. Info 011/6508332. Martedì Culturali CENTRO CHANTAL, VIA PERAZZO 7, ORE 15,30 "I ragazzi di via Pacchiotti", antologia di brani lirici degli allievi della Scuola Media Statale Dante Alighieri di Torino, relatrice Flavia Rama. Ingresso libero. Info http://www.smgoretti.it/mc.htm. Regio dietro le quinte TEATRO REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 15,30 "Il Regio dietro le quinte - itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita guidata al teatro. Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Il notaio BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE, VIA CANDIOLO 79, ORE 16,45-19,45 Servizio di consulenza gratuita al cittadino a cura del Consiglio Notarile di Torino, dei distretti riuniti di Torino e Pinerolo, in collaborazione con Assessorato al Bilancio e Assessorato alla Cultura della Città di Torino. Info 011/4437080. Il notaio BIBLIOTECA CIVICA PRIMO LEVI, VIA LEONCAVALLO 17, ORE 16,45-19,45 Servizio di consulenza gratuita al cittadino a cura del Consiglio Notarile di Torino, dei distretti riuniti di Torino e Pinerolo, in collaborazione con Assessorato al Bilancio e Assessorato alla Cultura della Città di Torino. Info 011/4431262. Lectures 2009 UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI TORINO, VIA VERDI 8, ORE 17 La Fondazione Franco e Marilisa Caligara per l'alta formazione interdisciplinare presenta le "Lectures 2009": due occasioni di riflessione e di approfondimento sul tema della pluralità dei saperi e della loro possibile integrazione, secondo i punti di vista di un ingegnere e di un umanista. Il professor Carlo Ossola affronterà il tema "Molteplicità e fondamento. Il lascito di Calvino per le nostre scienze". Il professor Ossola proverà a immaginare il contenuto della sesta Memos mai scritta da Calvino, tra quelle previste per le Norton Lectures ad Harvard. Info 011/8126853 o www.fondazionecaligara.it. Informatica TORINO INCONTRA, VIA NINO COSTA 8, ORE 17-19,30 Incontro sul tema "La sicurezza informatica e le sue implicazioni legali", con intervento di giuristi, tecnici ed esperti in gestione aziendale. La partecipazione al seminario è gratuita, previa iscrizione. Info 011/5716554. 1848 BIBLIOTECA CIVICA VILLA AMORETTI, CORSO ORBASSANO 200, ORE 17,30 "Il 1848: seminario sul Risorgimento", a cura del Panis. Info 011/4439604. L'Universo BIBLIOTECA NAZIONALE UNIVERSITARIA, PIAZZA CARLO ALBERTO 3, ORE 17,30 Per il ciclo "L'Universo, a te scoprirlo", conferenza di Attilio Ferrari, dell'Università di Torino, su "Tutti i colori dell'Universo". Info www.ada-astrofisica.to.infn.it. Masala Energy PALESTRE TORINO, VIALE CEPPI 5, ORE 19 Lezione introduttiva di Masala Energy Yoga con Lois Novo. Incontro gratuito, prenotazione necessaria. Info 347/6458599 o 011/7940319. Campane tibetane ASSOCIAZIONE NUOVE VIE, VIA VESPUCCI 6 /F, ORE 19,45 "Rilassamento e Meditazione con le Campane Tibetane". Serata a ingresso libero e gratuito aperta a tutti. Info 011/5684191. Aperitivo d'arte CIRCOLO UNIONE IDUSTRIALE, VIA VELA 17, ORE 20 Con le amiche della Fidapa Torino Est e del Lions Club Torino Monviso: "Simultaneità, velocità, energia: il futurismo come fenomeno non solo culturale", con intervento di Tiziana Conti. Info e prenotazioni 335/6784471. Crisi finanziaria SALA CONFERENZE, VIA ARNALDO DA BRESCIA 22, ORE 20,45 Incontro "Crisi finanziaria: come ne usciremo?", interviene Mario Deaglio. Info 011/3133141. Conferenze Esprimersi SEDE UNITRE, CORSO FRANCIA 27, ORE 21 Incontro "Depressione e silenzio", interviene il dott. Enrico Pascal, coordina Patrizia Donà. Ingresso libero. Info 011/4343700. Anarchia in Israele SPAZIO INCONTRI, CORSO FERRUCCI 65/A, ORE 21 "Anarchici contro il Muro", incontro con l'anarchico israeliano Ury Gordon. Serata di solidarietà attiva ai palestinesi in lotta contro il muro dell'apartheid. Info 338/6594361. Abusi sui minori LEGOLIBRI, VIA MARIA VITTORIA 31, ORE 21 Presentazione del libro "Abusi sessuali collettivi sui minori" di Angelo Zappalà. Info 011/888975 o www.legolirbi.it. Progetto essere CENTRO FORMAZIONE LE VELE, STRADA SAN MAURO 97/15, ORE 21 Glutine di frumento, seitan, tofu, tempeh: parole nuove per alimenti antichi. Come possiamo integrarli nella vita quotidiana. Ne parlano Enrico Orlando e la dottoressa Franca Castelina. Info 333/9356126. Famiglia e occupazione UNIVERSITAì PONTIFICIA SALESIANA, VIA CABOTO 27, ORE 21 Tavola rotonda "Famiglia e occupazione: quali prospettive?", intervengono Giorgio Campanini, Luigi Lombardi, Angela Migliasso e Giovanna Ventura. Info 011/8122083 o eee.ucidtorino.it. Martedì Sera CENTRO CONGRESSI UNIONE INDUSTRIALE, VI FANTI 17, ORE 21,15 Serata dedicata a "Un progetto per lo sviluppo della Città: Torino Città della conoscenza", interverranno, coordinati dal giornalista de La Stampa Luigi La Spina, Mercedes Bresso, Gianfranco Carbonato, Sergio Chiamparino, Ezio Pelizzetti, Francesco Profumo. Viaggio in Portogallo LIBRERIA MASSENA 28, VIA MASSENA 28, ORE 21,30 Per il ciclo di incontri "Viaggio in Portogallo - Un percorso tra parole e immagini": salpare verso Madeira e le Azzorre, "Le isole sconosciute". Info ass.tucatula@gmail.com. MERCOLEDI' 13 Ingegneri senza frontiere ATRIO DEL POLITECNICO, CORSO DUCA DEGLI ABRUZZI 24, ORE 10-19 "Isf European meeting", 2 giorni per parlare di sostenibilità, educazione e cooperazione, con delegazioni provenienti da Spagna, Francia, Grecia, Svezia, Danimarca, Inghilterra e Italia. Ingresso libero. Info 011/5647907 o http://isf.polito.it. Gli Appuntamenti CENTRO CONGRESSI UNIONE INDUSTRIALE, VI FANTI 17, ORE 10 Incontro dedicato a "Allenamento della memoria e stili di vita attivi", con interventi di Dario Brocco, Sergio Cabodi e Ugo Marchisio. Regio dietro le quinte TEATRO REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 15,30 "Il Regio dietro le quinte - itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita guidata al teatro. Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Gran Tour 2009 MUSEO ACCORSI, VIA PO 55, ORE 16 "Gran Tour 2009. Sguardo ad oriente. Cina ed esotismo", visita tematica alla scoperta del gusto per le cineserie che si sviluppa con Luigi XIV diffondendosi in tutta Europa nel corso del Settecento. Prenotazione obbligatoria 800/329329. Visite guidate MAO, VIA SAN DOMENICO 9-11, ORE 16,30 Servizio di visite guidate, costo 3 euro. Visita alla galleria Himalaya. È consigliata la prenotazione. Info 011/4436928. Il piemontese BIBLIOTECA CIVICA VILLA AMORETTI, CORSO ORBASSANO 200, ORE 17 Gli scrittori, le opere, i luoghi, le parole, l'avvenire, a cura del Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis. Info 011/4438604. See you BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE, VIA CANDIOLO 79, ORE 17-19 "See you @ your library", lettrici e lettori si incontrano in biblioteca per conversare in inglese. Info 011/4437080. Focus India TORINO INCONTRA, VIA NINO COSTA 8, ORE 17-19 Appuntamento dedicato all'India, la partecipazione all'iniziativa è gratuita previa iscrizione on-line alla pagina: www.promopoint.to.camcom.it/iniziative. Info 011/5716361. Premi di laurea ACCADEMIA DI MEDICINA, VIA PO 18, ORE 17 Consegna 2009 dei premi di laurea "Italo Arneodo 2008", con relativa presentazione delle tesi selezionate, al dottor Francesco Panero ed alla dottoressa Maria Teresa Ricci. Verrà consegnato anche il Premio di laurea "Giampiero Gaidano" Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero 2008 con relativa presentazione della tesi selezionata al dottor Marco Ravazzoli. Info: www.accademiadimedicina.unito.it. Economy 21st FACOLTÀ DI ECONOMIA, CORSO UNIONE SOVIETICA 218/BIS, ORE 17 La ESCP-EAP European School of Management prosegue il ciclo di incontri "Economy 21st", con la conferenza "Collateral Damage: how the crisis is changing our landscape", interviene Nicola Pianon, Senior Partner and Managing Director of The Boston Consulting Group. Incontro aperto al pubblico, in lingua inglese. Per partecipare: events@escp-eap.it o 011/6705894. Margherita di Valois CIRCOLO DEI LETTORI, VIA BOGINO 9, ORE 18 Per il 450° anniversario del 10 Luglio 1559: "Margherita di Valois sposa Emanuele Filiberto. Miniature, corredi, cerimonie, epitalami", interverranno Alessandro Braja, Presidente Lions Club Torino Castello, Franca Porticelli, Direttore Sala Manoscritti della Biblioteca Nazionale, Maria Luisa Tibone, storico dell'arte, i Lions Alessandro Bianco e Giovanni Bonino. Masala Energy PALESTRE TORINO, VIALE CEPPI 5, ORE 18 Lezione introduttiva di Masala Energy Yoga con Lois Novo. Incontro gratuito, prenotazione necessaria. Info 347/6458599 o 011/7940319. Blogbar 2.0 FNAC, VIA ROMA 56, ORE 18 Lilliputting: personal computer sempre più personali, sempre più piccoli, sempre meno costosi. Il fenomeno dei netbook cambierà il modo di concepire il PC? Conduce l'incontro Vittorio Pasteris, il nostro Bloggante moderante, insieme a esperti del settore. Ingresso libero e gratuito. Info 011/5516711. In inglese BIBLIOTECA CIVICA A. PASSERIN D'ENTRÈVES, VIA G. RENI 102, ORE 18,15 Incontri in lingua inglese, condotti da Antonella Del Torchio. Info 011/4435290. Premio Bruno Caccia UNIONE INDUSTRIALE, VIA FANTI 17, ORE 18,30 Cerimonia di consegna del Premio Bruno Caccia per l'anno rotariano 2008/2009 all'Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini. Nel corso della cerimonia sarà consegnato anche il Premio allo Studio Bruno Caccia alla dottoressa Elisa Brino. Info 011/532807. San Massimo ISTITUTO MISSIONI CONSOLATA, VIA CIALDINI 4, ORE 18,30 Conferenza "San Massimo di Torino e Torino al tempo di San Massimo", intervengono Nicola di Mauro, Maria Chiara de Filippis Cappai, Sandro Caranzano, modera Vittorio G. Cardinali, letture dell'attore Antonio Cranco. Slim Pilates ASSOCIAZIONE FIOR DI LOTO, VIA OROPA 105, ORE 18,45 Pilates per perdere peso, in grado di conciliare esercizi utili a bruciare grassi e perdere peso, e tecniche di distensione e rilassamento autogeno. Incontro dimostrativo gratuito su prenotazione. Info 346/2412183. Yoga CENTRO BUDDHA DELLA MEDICINA, VIA CENISCHIA 13, ORE 20-22 Uno dei sistemi più antichi per lo sviluppo dell'equilibrio fisico e della conoscenza di sé, che può essere praticato con successo da chiunque e ad ogni età. Info 011/355523 o 011/3241650. Sapori d'Egitto MUSEO DELLE ANTICHITA' EGIZIE, VIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE 6, ORE 20,30 E 21,30 È un percorso serale in museo a porte chiuse che verte sull'alimentazione nell'Antico Egitto. In compagnia di un'egittologa, si incontrano tutti i reperti inerenti al tema. Al termine del percorso, nello Statuario, il Mastro Birraio del Birrificio Torino offre una degustazione di birra egizia, ispirata a quella dei faraoni e accompagnata da assaggi a tema. Prenotazioni allo 011/4406903 o a info@museitorino.it. Progetto Salute 2009 OSPEDALE SAN GIOVANNI, VIA CAVOUR 31, ORE 20,45 Ciclo "Ecologia materiale e spirituale", incontro "Da cuore a cuore, principi della comunicazione empatica", interviene Marie Noelle Urech. Info 011/9874917 o 328/2171027. Fisioniomica CENTRO STUDI OLISTICI BRAHMA VIDYA, VIA VANDALINO 82/28, ORE 21 Conferenza "Fisioniomica: il corpo parla". Ingresso gratuito. Info 334/3145040 o brahmavidya06@yahoo.it. Aci reding A.C.I. GALLERY, CORSO NOVARA 20/F, ORE 21 Aci Reading: il salotto culturale dell'Aci Gallery, conduce Anna Sciarrillo, in collaborazione con l'amico poeta Ermanno Eandi e l'attrice Laura Bersano. L'elmo di Scipio EDUCATORIO DELLA DIVINA PROVVIDENZA, CORSO TRENTO 13, ORE 21 Conferenza organizzata dall'Associazione Culturale Terra Taurina, in collaborazione con la Soprintendenza ai beni Archeologici del Piemonte, "L'elmo di Scipio: l'esercito romano nella media Repubblica", interviene Stefano Marchiaro. Info 338/7542749. Psicosomatica LEGOLIBRI, VIA MARIA VITTORIA 31, ORE 21 Presentazione del libro "S.T.o.E. - Sigmasophy Theory of Everything. Sigmasofia Io-somatica. Visioni emergenti di psicosomatica" di Nello Mangiameli. Info 011/888975 o www.legolirbi.it. Apertura gratuita CENTRO DELLA NORMA, VIA ASSISI 6, ORE 21 Appuntamento con gli artisti del laboratorio "Pensieri clauguilliani dall'isola che c'è: chiudo tutto e vado ai Caraibi", con Claudia Rapetti. Ingresso gratuito. Grande Maestro del Buddhismo ASSOCIAZIONE SAMVEDA, VIA TIZIANO 15, ORE 21 Thich Nhat Hanh, un Grande Maestro del Buddhismo: Ritiro in italiano, video su maxischermo, riflessioni con M. Di Grazia. Info www.samveda.it o 335/8040934. Angolo dell'avventura SERMIG, VIA BORGO DORA 61, ORE 21,30 Proiezione "Dal Kyrgyzstan al Nepal, passando per il tetto del mondo", immagini di Simona Garibaldi. Info www.angolodellavventuraroma.com/regioni/piemonte/piemonte.htm. GIOVEDI' 14 Ingegneri senza frontiere ATRIO DEL POLITECNICO, CORSO DUCA DEGLI ABRUZZI 24, ORE 10-19 "Isf European meeting", 2 giorni per parlare di sostenibilità, educazione e cooperazione, con delegazioni provenienti da Spagna, Francia, Grecia, Svezia, Danimarca, Inghilterra e Italia. Alle 10,30 laboratorio per la costruzione di un forno solare, alle 15 quello di saponificazione. Alle 19,30 per la festa di chiusura ci si sposta al parco di Valentino. Ingresso libero. Info 011/5647907 o http://isf.polito.it. Africa contemporanea CENTRO PIEMONTESE DI STUDI AFRICANI, VIA VANCHIGLIA 4/E, ORE 14,30 Presentazione del volume di Marcello Monteleone "Processo penale e giustizia riparativa nella tradizione dogon (Mali)", intervengono Roberto Beneduce, Ugo Mattei e Claudio Sarzotti, modera Mohamed Aden Sheikh. Info 011/4365006 o www.csapiemonte.it. Brand Me SAA, VIA VENTIMIGLIA 115, ORE 15 Incontro con Beau Toskich, un cantiere per costruire il proprio brand. Regio dietro le quinte TEATRO REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 15,30 "Il Regio dietro le quinte - itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita guidata al teatro. Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Il tempo della scienza ISTITUTO NAZIONALE DI RICERCA METROLOGICA, STRADA DELLE CACCE 91, ORE 16 Per il ciclo di conferenze "Il Tempo della Scienza - Incontri del Giovedì", Piero Messidoro di Thales Alenia Space, interviene su "Esplorazione umana dello spazio: dalla stazione spaziale internazionale alle basi su Luna e Marte". Info 011/3919524. I Frassati UNIONE INDUSTRIALE, VIA FANTI 17, ORE 16 Conferenza mensile "Alfredo e Piergiorgio Frassati protagonisti nella storia", relatore Cristina Siccardi, moderatore Maria Teresa Martinengo, ospite d'onore Jas Gawronski. Info 011/4342450. Maria Cristina di Savoia ARCHIVIO DI STATO, PIAZZETTA MOLLINO 1, ORE 16,45 A cura dell'Associazione Pro Cultura Femminile, la Dott. Annabella Riccadonna terrà una conversazione su "Maria Cristina di Savoia: una manager alla corte dei Borboni". Info 011/6688627. Lingue in scena GAM, CORSO GALILEO FERRARIS 30, ORE 17 Il Servizio Educativo Gam partecipa alla nona edizione del Festival Studentesco Europeo di Teatro Plurilingue che si svolge a Torino dall'11 al 15 maggio e che prevede spettacoli e performance con gruppi di giovani studenti stranieri: sono in programma due performances dal titolo "Dialoghi internazionali tra teatro e arte", a cura di Alice Herberger e Véronique Bouteille. Al termine delle performance il pubblico potrà assistere allo spettacolo "Storie di famiglia" recitato in latino e spagnolo, a cura del Liceo Classico Statale Francesco Petrarca di Trieste. Ingresso libero. Info 011/4429546. Amore & psiche EUROSTUDIO, VIA SAN QUINTINO 31, ORE 17,30 Tavola rotonda "Vita di coppia: cosa dire e cosa tacere al proprio partner", conduce in studio lo psicologo Maurizio Brescello. Ingresso libero, prenotazione obbligatoria. Info 011/5631233. Incontri nel Foyer SALA COLONNE TEATRO GOBETTI, VIA ROSSINI 8, ORE 17,30 Incontro con Antonio Tarantino, Mauro Avogadro, Valter Malosti e la compagnia dello spettacolo "Quattro atti profani" di Antonio Tarantino, conduce Guido Davico Bonino. Info 011/5169406 o www.teatrostabiletorino.it. Fiori e aromi BORGO MEDIEVALE, PARCO DEL VALENTINO, ORE 17,30 "Fiori e aromi al giardino medievale. Iris botanici e rifiorenti", lezione in giardino per adulti a cura di Edoardo Santoro, curatore del giardino del Borgo Medievale. Costo 2 euro, prenotazione obbligatoria. Info 011/4431714. Consulenza aziendale APSI, VIA BAGETTI 19/A, ORE 18-21 Seminario formativo "La consulenza aziendale: come proporsi e come gestire il rapporto con gli interlocutori aziendali", Rodolfo Sabbadini risponderà ai quesiti proposti dai partecipanti e organizzerà role playing di colloqui tra consulente e committente. Info www.associazionepsicologiitaliani.it o 347/2103410. Fortezze sulle Alpi CENTRO INCONTRI REGIONE PIEMONTE, CORSO STATI UNITI 23, ORE 18 Roberto Sconfienza e Francesco Rubat Borel parleranno di "Fortezze sulle Alpi: l'archeologia militare nei contesti piemontesi del XVII e XVIII secolo", nel ciclo delle conferenze mensili dell'Associazione Amici del Museo di Antichità di Torino. Info 338/4621470 o associazione@amicimuseoantichita.torino.it. Poesia in progress CIRCOLO DEI LETTORI, VIA BOGINO 9, ORE 18 Serata poetico-letteraria: Gianna Montanari Bevilacqua presenta l'opera inedita di Ginetta Ortona. Ora d'arte PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 18 Appuntamento settimanale per scoprire un'opera di Palazzo Madama raccontata da chi è a quotidiano contatto con le collezioni: "Una storia lunga duemila anni: il compianto di Domenico Marzagora". Costo 3 euro. Info e prenotazioni 011/4429911. Lavoro al cinema CIRCOSCRIZIONE 5, VIA STRADELLA 192/D, ORE 18 Per "Lavoro al cinema alla Cinque", incontro "Cipputi e l'egemonia appannata della classe operaia", con proiezione del montaggio video dello spettacolo "Cipputi. Cronache dal bel paese" scritto da Francesco Tullio Altan e Giorgio Gallione e "Un'altra Italia nelle bandiere dei lavoratori", di Paolo Gobetti; interviene Eugenio Allegri. Memoria MUSEO DIFFUSO DELLA RESISTENZA, CROSO VALDOCCO 4/A, ORE 18 "Gli strumenti della memoria. 1976-1983 ricerca di verità, giustizia e memoria nella tragedia argentina". Ingresso libero fino a esaurimento posti. Nell'occasione verrà presentato il libro "Memoria del Buio". Intervengono Giuseppe Castronovo, Taty Almeida, Alba Lanzillotto, Estela Robledo e Alicia Schiavoni, Maurizio Baradello, conduce l'incontro Gianni Minà. Info 011/4363470. Tommaso d'Aquino SALA CONFERENZE, VIA ARNALDO DA BRESCIA 22, ORE 18,15 "Possibilità e limiti dell'educazione. Il problema educativo in Tommaso d'Acquino": l'educare è autoeducazione?, interviene Raffaele Rizzello. Info 011/3133162. Streghe a Torino CHIESA SAN DOMENICO, VIA SAN DOMENICO, ORE 18,45 Un itinerario tra Inquisizione, roghi, tribunali e forche. Costo 10 euro. Info e prenotazioni 011/853670 o www.barburin.com. I 5 Tibetani CENTRO YOGA SAMADHI, VIA TRIPOLI 181, ORE 19,15-20,30 Presentazione Gratuita dell'antica tradizione del ringiovanimento. Info 347/4278055 o mtluce@virgilio.it. Yogaflex ATELIER BODY & FIT, CORSO MATTEOTTI 40, ORE 19,45 Incontro dimostrativo gratuito di Yogaflex, una nuova disciplina, concepita per l'allineamento posturale, nata dall'unione ponderata dello yoga al pilates. Info 346/2412183. Aperitivo d'autore SHORTBUS, VIA GAUDENZIO FERRARI 5/L, ORE 20 Interviene Fabio Balmas, per l'appuntamento dedicato a quadri, arte e cibo. Ingresso libero. Addestramento mentale CENTRO BUDDHA DELLA MEDICINA, VIA CENISCHIA 13, ORE 20,30 Serata di insegnamenti con il Ven. Lama Michel che descriverà come si può addestrare la mente in 8 modi per ottenere la felicità, indipendentemente dalle condizioni esterne. Info 011/355523 o 011/3241650. Scuola per genitori CENTRO INCONTRI REGIONE PIEMONTE, CORSO STATI UNITI 23, ORE 20,30 Continuano gli incontri della scuola per genitori con la direzione scientifica del prof. P. Crepet: il prof. Umberto Galimberti parlerà di "L'ospite inquietante. I giovani e il nichilismo". Info e iscrizioni 011/4348076 o www.genitorando.it. Verità e responsabilità LICEO CATTANEO, VIA SOSTEGNO 41/10, ORE 20,45 "Leggo, dunque è accaduto?", uno sguardo sul mondo dei mass media e sulle dinamiche che lo governano, relatrice Silvia Pochettino, modera Federica Bello. Info 011/7790560. Escursione notturna PARCO NATURALE COLLINA TORINESE, STRADA FUNICOLARE 55, ORE 21 Affascinante escursione nel bosco del Parco della Collina Torinese alla scoperta dei suoni e degli odori della notte e delle sensazioni uniche che la visione crepuscolare suscita. Quota 7 euro adulti, 5 bambini sino ai 14 anni. Info e prenotazioni 011/8903667. Romanzo familiare LEGOLIBRI, VIA MARIA VITTORIA 31, ORE 21 "Romanzo familiare" di Andreina Bert, con l'autrice intervengono Augusto Romano e Francesca Tonso. Info 011/888975 o www.legolirbi.it. Eft CENTRO YOGA SAMADHI, VIA TRIPOLI 181, ORE 21-22,30 Presentazione Gratuita di tecniche di liberazione emozionale. Info www.eft-italia.it o 011/3183651. Slim Pilates ATELIER BODY & FIT, CORSO MATTEOTTI 40, ORE 21 Pilates per perdere peso, in grado di conciliare esercizi utili a bruciare grassi e perdere peso, e tecniche di distensione e rilassamento autogeno. Incontro dimostrativo gratuito su prenotazione. Info 346/2412183. Capire la pittura CENTRO CONGRESSI UNIONE INDUSTRIALE, VI FANTI 17, ORE 21,15 Anna Maria Bava parlerà de "I grandi veneti del Cinquecento nelle collezioni sabaude". Reiki CENTRO STUDI OLISTICI BRAHMA VIDYA, VIA VANDALINO 82/28, ORE 21,30 Serata Reiki, il sistema di guarigione di Mikao Usui. La serata è aperta a tutti; chi vuole intervenire potrà ricevere un trattamento gratuito. Ingresso gratuito. Info 334/3145040 o brahmavidya06@yahoo.it. MOSTRE Serenant et Illuminant PALAZZO BAROLO, VIA CORTE D'APPELLO 22 È stata prorogata fino al 2 giugno la mostra "Serenat et Illuminat. I grandi libri illustrati per l'infanzia della SEI (1908 - 2008)", a cura di Pompeo Vagliani. Orari lunedì - venerdì dalle 9,30 alle 12,30 e domenica dalle 15,30 alle 18,30. Ingresso libero. Info 011/3716661. Aperture al pubblico VILLA DELLA REGINA, STRADA SANTA MARGHERITA 40 Dal 3 maggio al 27 settembre la Villa sarà aperta al pubblico la domenica, dalle 10 alle 18,30 (ingresso ultimo gruppo alle ore 16). Ogni giorno verranno organizzati 6 gruppi di visita di 25 persone, partenze gruppi: ore 10; 11; 12; 14; 15 e 16. Gli ingressi delle ore 14; 15 e 16 sono riservati ai gruppi preorganizzati. Modalità di prenotazione: visitatori singoli, prenotazione telefonica 800/329329; prenotazione diretta presso lo sportello InfoPiemonte di piazza Castello angolo via Garibaldi. Gruppi preorganizzati: direttamente presso la Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici del Piemonte, 011/5641717 o villadellaregina@artito.arti.beniculturali.it. INfo www.artito.arti.beniculturali.it/Villa ThyssenKrupp CIRCOSCRIZIONE 5, VIA STRADELLA 192 La mostra fotografica sulla tragedia ThyssenKrupp "Chi muore al lavoro" è visitabile fino al 31 maggio, dal lunedì al venerdì, con orario continuato dalle ore 10,30 alle 17,30. Ingresso gratuito. Info 011/4435507. Oggetti e libri CIRCOLO DEI LETTORI, VIA BOGINO 9, La mostra "Voglio essere libro, ovvero il libro che diventa altro" presenta la grande collezione di oggetti a forma di libro di Clemente Zanolo, grande lettore, estimatore di musica classica, bibliofilo, amante della cultura e dell'arte. La mostra sarà visitabile dall'11 al 22 maggio. Evoluzione dell'auto MUSEO NAZIONALE DELL'AUTOMOBILE, CORSO MASSIMO D'AZEGLIO 15 La mostra "L'evoluzione dell'automobile", un nuovo appuntamento dedicato alla storia dell'automobile, sarà visitabile fino al 27 settembre, con orario, dal martedì alla domenica 10-18. Info 011/6599872. Esposizioni 2009 TURINGARDEN, STRADA DEL MAINERO 64 Fino al 16 maggio si possono apprezzare "Peonie erbacee e suffruticose. Varietà cinesi, indiane ed europee per amatori e collezionisti". Dall'11 maggio al 6 giugno "Selezione di rose antiche e moderne per amatori e collezionisti". Info www.turingarden.it o vietti@turingarden.it. Treno della Memoria VIA LAGRANGE ANGOLO VIA MARIA VITTORIA La mostra fotografica di Paolo Saglia "Treno della Memoria", racconta il viaggio del treno organizzato dall'Associazione Terra del Fuoco. Sarà visibile fino al 31 maggio. Info www.terradelfuoco.org. Mostra calligrafica ARCHIVIO DI STATO, VIA PIAVE 21 La V Mostra Calligrafica Internazionale "Il Mondo nell'Alfabeto" è visitabile fino al 18 maggio, con orario lunedì - venerdì, 9,30-18; sabato 9,30-13, chiuso i festivi. Ingresso gratuito. Info www.caus.it. Chapeau! ISTITUTO D'ARTE PASSONI, VIA DELLA ROCCA 7 L'esposizione "Chapeau! I cappelli di Popy Moreni. Paris" è apprezzabile fino al 30 settembre, col seguente orario: lunedì e martedì, 9-16; mercoledì - venerdì, 9-13; sabato 9-12. Info 011/8177377. Diabolik NH HOTELES SANTO STEFANO, VIA PORTA PALATINA 19 Le tele della mostra "Diabolik" saranno visibili fino al 15 maggio. Info www.mycrom.it. Tutte le mostre MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NATURALI, VIA GIOLITTI 36 La mostra "La scimmia nuda. Storia naturale dell'umanità" è aperta fino al 10 gennaio; fino al 31 maggio si può visitare l'esposizione di quadri di Marco Ramasso "Le poetiche della natura"; "Cosa sono le nuvole?", fotografie di Mario Lanzardo sono visibili fino al 31 maggio. Inoltre si possono visitare le mostre permanenti "Museo storico di zoologia", "Arca" e "Mineralia 2". Orario 10-19 tutti i giorni, chiuso il martedì. Info 011/4326354 o www.mrsntorino.it. Feste barocche PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO La mostra "Feste barocche. Cerimonie e spettacoli alla corte dei Savoia tra Cinque e Settecento", sarà visitabile fino al 5 luglio, con orario: martedì-sabato 10-18, domenica 10-20, chiuso lunedì. Info 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it e www.fondazionetorinomusei.it. Costituzione MUSEO DIFFUSO DELLA RESISTENZA, CORSO VALDOCCO 4/A La mostra "I giovani e la Costituzione. Disegni, laboratori, performance e videoinstallazioni" sarà visitabile fino al 21 giugno, con orario martedì - domenica, ore 10-18; giovedì 14-22; lunedì chiuso. Info www.museodiffusotorino.it. Vulcano di Fogo MUSEO DI VALSALICE, VIALE THOVEZ 37 La mostra tematica sul vulcano di Fogo, Capo Verde, "Conoscere per convivere con il vulcano", sarà visitabile fino al 24 maggio, con orario da lunedì a venerdì e sabato mattina, su prenotazione, 9-12,30 e 14,30-18,30; nei pomeriggi di sabato, domenica e festivi non occorre prenotare. Ingresso gratuito. Info 011/6300611. Rive Gauche LUNGO DORA NAPOLI, PONTE CARPANINI-PONTE DUCE DEGLI ABRUZZI Ogni seconda domenica del mese, da marzo a dicembre, con l'esclusione di agosto e novembre, dalle 9 alle 18 "Rive Guache. Pittori a Torino", esposizione di quadri, sculture, disegni, fotografie e artigianato di pregio. Info 349/7513918 o www.bdtorino.it. Scatole di latta BIBLIOTECA DELLA REGIONE PIEMONTE, VIA CONFIENZA 14 La mostra "Immagini di Torino e del Piemonte attraverso le scatole di latta" ospita circa 100 scatole di biscottifici, fabbriche di cioccolato e torrone, pasticcerie torinesi e piemontesi, realizzate tra i primi del '900 e gli anni Trenta e appartenenti alla preziosa, e più vasta, collezione raccolta nel corso degli anni dalla signora Silvie Mola di Nomaglio. La mostra è visitabile fino al 29 maggio, dal lunedì al venerdì ore 9-13 e 14-16. Info 011/5757371. Akhenaton PALAZZO BRICHERASIO, VIA LAGRANGE 20 Fino al 14 giugno sarà visitabile la mostra "Akhenaton. Faraone del sole". Info 011/5711888 o www.palazzobricherasio.it. Usseglio MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA, PIAZZALE MONTE CAPPUCCINI 7 Fino al 17 maggio sarà visitabile la mostra "Crescere a Usseglio. Ritratti fotografici di Enzo Isaia". Orario da martedì a domenica 9-19; chiuso il lunedì. Info 011/6604104. VARIE Kinder +Sport GAZEBO, PIAZZA VITTORIO VENETO Partirà sabato 9 e domenica 10 maggio il tour olimpico voluto ed organizzato dal Coni, che animerà le piazze principali di diverse città, toccando con la sua vitalità Bologna, Milano e Catania nei successivi week-end del mese. Kinder +Sport utilizzerà il Tour secondo la sua mission di promuovere l'attività fisico/motoria giovanile: tutti i bambini e i ragazzi che lo vorranno potranno infatti fare sport e sfidarsi divertendosi nell'area attrezzata con i kit di atletica e kit da minivolley che dal 2004 vengono distribuiti nelle scuole primarie e secondarie di tutta Italia. Ospiti sabato 9 le due formidabili giocatrici della Nazionale Italiana di Volley Giulia Rondon e Lucia Crisanti. Domenica 10 saranno invece presenti Andrew Howe e Giorgio Di Centa. Info www.kinderpiusport.it. Domeniche ecologiche AREA DELLA ZTL AMBIENTALE Le cinque domeniche ecologiche del 2009 cadranno il 10 e 31 maggio; 27 settembre, 11 ottobre e 15 novembre e la chiusura al traffico avverrà dalle 10 alle 19. Nelle piazze principali saranno predisposti banchetti informativi per avvicinare i cittadini ai temi ambientalisti. Immersioni PISCINA AQUATICA, CORSO GALILEO FERRARIS 290 Lo Scuba Adventure team offre prove gratuite d'immersione a partire dal mese di maggio ogni giovedì dalle 20,30. Info e prenotazioni, necessaria: 334/1735024. Spazio per il gioco SCUOLA DELL'INFANZIA, VIA MORETTA 57 Tutti i sabati, dal 9 maggio all'11 luglio, dalle 9 alle 13, sarà possibile portare i bambini tra i 3 e gli 11 anni a giocare nel giardino della scuola; in caso di pioggia il gioco non si ferma, si trasferisce solo all'interno dei locali della scuola. Saranno organizzati laboratori di manipolazione, costruzione e pittura; ci sarà uno spazio per il gioco libero con giochi di abilità, di ingegno e di movimento. Guida sicura MIRAFIORI MOTOR VILLAGE, PIAZZA CATTANEO 9 Tutti i mercoledì dalle 18 alle 20, Mirafiori Motor Village mette a disposizione Alfa Romeo MiTo, Brera e Alfa GT per vivere un quarto d'ora di adrenalina pura sullo storico circuito di prova interno del comprensorio di Mirafiori. A richiesta sarà inoltre possibile compiere un giro finale a tutta velocità con il pilota alla guida per vivere l'esperienza della vera guida sportiva. Il costo della corsa è di 15 euro. Tutti i sabati e le domeniche invece appuntamento con i corsi di guida sicura: verranno effettuate lezioni di teoria e pratica per ottenere dalla guida il massimo piacere e la piena sicurezza. Alla fine del corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Il costo del corso è di 170 euro. Info e prenotazioni 011/23416829. MirafuoriTv BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE, VIA CANDIOLO 79 MirafuoriTv si apre al quartiere invitando tutti gli interessati a costituire un gruppo redazionale e una troupe, con lo scopo di raccontare con piccole news di 5 minuti il loro punto di vista sul territorio. Gli incontri di redazione avranno luogo tutti i martedì di maggio, dalle 17,30 alle 19,30. Info 011/4437080. Apertura SALGARI CAMPUS, CORSO CHIERI 60 Il parco a tema apre i battenti nei giorni festivi dalle 10 alle 18, proponendo attività per famiglie, ragazzi, giovani. Non occorre prenotazione, con eccezione per i gruppi di oltre 8-10 persone. Info e prenotazioni 340/5414755 o 339/6497243. Attività anziani SPAZIO ANZIANI, VIA OSASCO 80 Lo spazio anziani circoscrizionale è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12; lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 15,30 alle 18,30, e giovedì dalle 14,30 alle 17. Info 011/3852919. Terza età e computer ASSOCIAZIONE EURO 3, VIA VERDI 7 Proseguono le iscrizioni ai corsi di computer base per principianti, a disposizione un pc per ogni allievo. I corsi durano 30 ore (una lezione a settimana di 3 ore consecutive) da farsi il venerdì al mattino o a scelta il pomeriggio. Info 011/8129772 o scuola.eurotre@email.it. GITE Torino Today Tour URBAN CENTER METROPOLITANO, NUMERO VERDE 800/329329 Due itinerari a nord e a sud della città per conoscere edifici, spazi aperti, giardini e attrezzature collettive dei quartieri pubblici sorti nel corso del Novecento nelle periferie della città come risposta ai fabbisogni abitativi del dopoguerra: "TTT.04 La città pubblica verso Falchera" (sabato 9 maggio, 6 giugno, 4 luglio, 12 settembre, 10 ottobre) e "TTT.05 La città pubblica verso Mirafiori" (sabato 16 maggio, 13 giugno, 11 luglio, 19 settembre, 17 ottobre). Costo di 12 euro, durata di 4 ore. Ritrovo davanti alle Ogr, ore 9,30. Roma CONSULTA PER LE PERSONE IN DIFFICOLTÀ ONLUS, VIA SAN MARINO 10 Gita a Roma per i "giovani" della terza età, dal 14 al 17 maggio. Quota di partecipazione 280 euro, con mezza pensione e trasferimenti bus attrezzato. Info 011/3198145. Safari Blu VITAGAIA, TEL. 348/2593592 O WWW.VITAGAIA.IT Domenica 17 maggio, gita in barca alla scoperta delle Cetacei, in Liguria: mattina in spiaggia, pomeriggio in barca, navigando nel santuario internazionale dei cetacei. Partenza alle 8 da corso Marche 34. Itinerari del vento ASD ANEMOS, WWW.ANEMOSTORINO.COM Domenica 10 e domenica 24 maggio "Raggi&Paesaggi XII edizione corso base di mountain bike"; sempre domenica 24 "Escursione in mountain bike". Info 011/6317065 o info@anemostorino.com. Sorrento UILP - UIL, VIA BARLETTA135/A Sono aperte le iscrizioni per il Tour della penisola sorrentina di 7 giorni, dal 5 all'11 settembre. Costo euro 490. Info e prenotazioni, entro il 31 maggio, 011/351967. Escursioni I NATURALENTI, WWW.NATURALENTI.IT I NaturaLenti organizzano: sabato 9 e domenica 10 maggio un interessante weekend "Magia Verde", dedicato all'arte antica di alimentarsi con le erbe selvatiche; dal 30 maggio al 2 giugno quattro giorni di escursioni e turismo nelle splendide Gorges du Verdon, nel Sud della Francia. Info e prenotazioni 340/4106172 o patrizia@naturalenti.it. Romania RAGGIUNGERE TOUR OPERATOR, WWW.RAGGIUNGERE.IT Da San Sebastian a Balbao passando per le cantine di Navarra, dal 30 maggio al 2 giugno; dal 16 al 26 luglio itinerario culturale alla scoperta della Romania, tra vestigia greche e romane. Info 011/6604261. Iran e Giappone CTC, PIAZZA BERNINI 16 Viaggio ad Amsterdam durante la festività di San Giovanni (quota in base doppia 780 euro); Turandot il 25 e 26 luglio: un weekend nei luoghi nativi di Puccini, accompagnati dalle sue opere. Spagna del Nord dall'8 al 21 agosto, lungo il Cammino di Santiago (quota base in doppia 1650 euro). Info e prenotazioni 011/5604183, info@assoctc.it o www.assoctc.it. Due ruote ASSOCIAZIONE BICI&DINTORNI, WWW.BICIEDINTORNI.IT Sabato 9 maggio "Stra d'la Lola.... ovvero ... Il mare in pianura", gita in mezzo alle risaie allagate con gli amici del CAI di Venaria e Chivasso. Info 011/4112471. A spasso nella 9 EUT 9, VIA BOSSOLI 72/A L'Ecomuseo 9 in collaborazione con l'Associazione Turistica Torinese, propone visite guidate nel quartiere, della durata di due ore circa ciascuna. Numero partecipanti minimo 15, massimo 25. "Scoprire e riscoprire Italia '61", il 30 maggio alle 10,30; "Dai mercati generali al Lingotto", il 9 maggio alle 10. Info e prenotazioni 347/7574366. Basaglia viaggi CAFFE' BASAGLIA, VIA MANTOVA 34, ORE 21 Proposte viaggi per il 2009: Mali dal 24 ottobre al 15 novembre, prenotazioni entro il 10 settembre. Info 347/2734202. Giappone ASSOCIAZIONE INTERCULTURALE ITALIA-GIAPPONE SAKURA, WWW.SAKURATORINO.IT Dal 29 giugno al 10 luglio viaggio in Giappone, che toccherà le città di Tokyo, Nikko, Ise, Kanazawa (località termale) Kyoto, Nara. Info e prenotazioni postmaster@sakuratorino.it o 348/8101343. Inverno/Primavera MGM VIAGGI, VIA GIOLITTI 45 Lourdes, 22-25 e 28-30 maggio; Engadina col Bernina Express dal 23 al 24 maggio. Info 011/8177629. Praga e Londra VIAGGI ELIANTO, VIA DELLA MISERICORDIA 6 Dal 19 al 25 maggio viaggio nelle Fiandre; dal 30 maggio al 2 giugno alla scoperta di Berlino. Dal 26 giugno al 2 luglio viaggio a Mosca e San Pietroburgo; dal 12 al 27 agosto tour della California. Info 011/5612818. Tour guidati SOMEWHERE, VIA BOTERO 15 Ogni giovedì e sabato alle 21 appuntamento con "Torino Magica", ritrovo in piazza Statuto 15, durata del tour 2 ore e 30 minuti, costo di 20 euro (parte a piedi e parte in bus privato); ogni venerdì alle 20 e alle 20,30 "Torino Sotterranea", ritrovo in piazza Vittorio 5, durata del tour 3 ore e 30 minuti, costo 25 euro (parte a piedi e parte in bus privato); ogni giovedì alle 21 "Torino Gialla", costo 20 euro e sabato 14 "Speciale Venaria - Egitto e i tesori sommersi", partenza da piazza Statuto alle 20,30, costo 22 euro. Info e prenotazione obbligatoria 011/6680580 o booking@somewhere.it. Tour guidati WWW.TORINGIRANDO.IT; TEL 333/6791750. Giri guidati ideati e condotti dalla guida Micaela: "Signorsì", sui corpi militari di Venaria (5 euro); a Torino (10 euro) "Rol è ancora con noi" sul sensitivo torinese, "Seduzione e civetterie di donne alla conquista del Re", "Torino inglese e piccola Parigi", curiosità inglesi e francesi in città; "Torino proibita", tour trasgressivo su scandali e proibizioni del passato; "Il malatour", sulla mala di un tempo e ancora "Penne d'oro del Piemonte" su Pavese e Salgari, e "Torino elegante capitale alla moda". Info toringirando@yahoo.it o www.toringirando.it. Torino nello zodiaco RAFFAELA PALMA, WWW.CAUS.IT "Torino nello Zodiaco" è un nuovo e interessante percorso per le vie di Torino alla scoperta dei segni zodiacali esterni agli edifici del capoluogo subalpino. Ideato da Raffaele Palma con fotografie di Norberto Tosetti e progettazione internet di Flavio Portis, il percorso è scaricabile dal sito www.caus.it, con tanto di mappa. Una breve introduzione al singolare itinerario, aiuterà gli interessati esploratori alla comprensione e alla individuazione di questi dettagli architettonici tipici di Torino. CONCORSI Borse di ricerca FONDAZIONE CRT, WWW.PROGETTOLAGRANGE.IT La Fondazione Crt ha indetto un nuovo bando per 35 borse di ricerca di durata annuale, nell'ambito del Progetto Lagrange, avviato nel 2003 per sostenere attivamente l'attività di ricerca sui sistemi complessi. Contemporaneamente è stato reso pubblico anche il quarto bando per l'assegnazione di 18 borse Lagrange Start Up, riservate a giovani ricercatori che opereranno, per un anno, in giovani micro-imprese innovative. I due bandi e la relativa modulistica sono scaricabili dal sito www.progettolagrange.it, termine di presentazione delle domande: ore 12 del 29 maggio.

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Telecom, utili in calo ma obiettivi confermati (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

IL GRUPPO TELEFONICO HA ESAMINATO I CONTI DEI PRIMI TRE MESI DELL'ANNO. TITOLO IN CALO DELL'1,4% Telecom, utili in calo ma obiettivi confermati Rapporto Caio: servono 10 miliardi per dare la fibra ottica a 10 milioni di famiglie Bernabè: "Miglioramenti nel prossimo trimestre" [FIRMA]ARMANDO ZENI MILANO «Un trimestre soddisfacente alla luce del contesto macroeconomico», ha riassunto la situazione Franco Bernabè alla fine del consiglio d'amministrazione di Telecom Italia che ha esaminato i conti dei primi tre mesi dell'anno. Conti in discesa, come previsto dagli analisti - con l'utile netto in calo del 4,5% a 463 milioni, ricavi giù del 6,7% a 6,79 miliardi, il Mol (-4,9%) a 2,79 miliardi e indebitamento netto a 34,5 miliardi, 479 milioni in più di fine 2008 ma 918 in meno di un anno fa - ma tutto sommato, considerati i tempi di crisi finanziaria, numeri non così drammatici da far immaginare tagli ai target previsti per il 2009. «In aprile si sono visti segnali di ripresa dell'economia mondiale», spiega Bernabè che si aspetta «miglioramenti nel prossimo trimestre». Numeri e parole che lì per lì scatenano un buon rialzo del titolo in Borsa che, a caldo rivede quota 1 euro in rialzo del 3,8%, ma che in chiusura chiude in ribasso dell'1,4%. Conferma gli obiettivi, l'ad di Telecom, e le priorità: aumentare la redditività, la generazione di cassa e diminuire l'indebitamento. E ancora una volta, all'ennesima domanda sulla possibile ricapitalizzazione della società, nega («Non ne abbiamo bisogno, abbiamo la flessibilità necessaria e la capacità di reagire») prima di esercitarsi in uno scenario teorico: «Un aumento di capitale sarebbe giustificato solo in caso di accordi strategici di particolare importanza per il gruppo ma al momento non vedo niente del genere». Al momento in programma restano la possibile cessione di Hansenet in Germania («Ci stiamo concentrando sull'operazione, il mercato è complicato e non si sa quando è il momento giusto per far qualcosa») e il rilancio in Brasile dove Tim Partecipacoes ha annunciato utili in calo nel trimestre ma dove, parola di Bernabè, «ci sono segnali di recupero del mercato e siamo sulla strada giusta per tornare a una crescita profittevole nel secondo semestre». In Brasile resta aperto anche il dossier sull'obbligo di Opa (da parte di Telco), notizie sono attese - si dice - a breve, mentre anche dall'Argentina si aspettano con una certa dose di ottimismo notizie che consentano di sbloccare l'empasse in Telecom Argentina. Intanto, proprio nel giorno della trimestrale sembra surriscaldarsi il confronto sindacale. Il segretario generale della Slc-Cgil Emilio Miceli, chiedendo un incontro a Bernabè per far chiarezza sulle prospettive del gruppo, ha contestato la strategia dei tagli di organico - ieri Bernabè ha parlato di 3.700 già fatti - ribadendo che i problemi di Telecom sono altri: «un assetto proprietario che non fa crescere e il peso dei debiti». Mentre sul fronte della rete, viene confermata (da un'anticipazione del settimanale Panorama) una delle indicazioni contenute nel rapporto Caio e cioè che «per dotare 10 milioni di famiglie di un collegamento in fibra ottica occorre investire 10 miliardi di euro di fondi pubblici in 5 anni».

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Astana senza stipendi Lance: "Me la compro" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Domani al via il Giro Retroscena Armstrong vuole salvare il suo team «Terrò Contador» Astana senza stipendi Lance: "Me la compro" Partenza dal Lido GIORGIO VIBERTI INVIATO A VENEZIA Il Giro d'Italia del Centenario, che parte domani dal Lido di Venezia con una cronosquadre, molto difficilmente vedrà Lance Armstrong sul gradino più alto del podio finale. Rientrato in attività a inizio stagione dopo che si era ritirato al termine del Tour 2005, l'ex robocop texano è infatti reduce dalla grave frattura a una clavicola che ne ha compromesso parte della preparazione, per cui potrebbe decidere di sfruttare il Giro soprattutto per la sua campagna mondiale contro il cancro. «A quasi 38 anni - ha detto - non posso essere competitivo come un tempo», quando cioè fu capace di vincere il Tour per 7 anni consecutivi. L'insolita ammissione di vulnerabilità non gli impedisce tuttavia di cullare un'altra grande impresa, che potrebbe concretizzarsi proprio durante la Corsa Rosa. Il team Astana, che lo scorso settembre gli diede l'opportunità di rientrare nel ciclismo agonistico al fianco di altri campioni come Contador, Leipheimer, Kloden e Popovich, è in grave crisi finanziaria e da mesi non paga gli stipendi. «I miei accordi con la squadra non prevedevano un ingaggio - ha precisato Armstrong, al quale bastano i soldi degli sponsor - ma gli altri corridori, i meccanici e i massaggiatori da mesi non vedono un dollaro». L'Astana, squadra del Pro Tour con sede legale in Lussemburgo, è in realtà finanziata dal governo e dalle principali aziende del Kazakistan e infatti prende il nome dalla capitale di quel Paese. Emanazione del team spagnolo Liberty Seguros che nel 2006 fu spazzato via dallo scandalo doping Operación Puerto, il team kazako deve saldare i pagamenti arretrati entro il 27 maggio, altrimenti rischia l'esclusione dal Pro Tour e, magari, anche dal Giro. «Un giorno vorrei creare una squadra tutta mia, della quale essere manager, ds e magari anche corridore» aveva dichiarato Armstrong al suo arrivo in Italia. «A questo punto potrei decidere di accelerare la realizzazione dei miei sogni», ha aggiunto ieri. Armstrong sta infatti pensando di comprarsi l'Astana e chiamarla Livestrong, il nome della Fondazione da lui creata per la lotta al cancro. «Ma non mi basterebbe un team di secondo piano». Per il budget, almeno 10 milioni di dollari a stagione, si parla già di una multinazionale americana, fortemente interessata anche alla campagna per la cura dei tumori. Bisogna far presto, però, anche perché Contador, l'altra stella del team, potrebbe andarsene nel frattempo alla Caisse d'Epargne, che rischia a sua volta di perdere per motivi di doping il capitano Valverde. «Se dovessi rilevare la squadra - si è lasciato sfuggire Armstrong - vorrei tenere a tutti i costi Contador, il migliore del mondo nelle corse a tappe». Armstrong difficilmente lascerà un segno indelebile nel suo primo e probabilmente ultimo Giro, ma dalla spedizione italiana potrebbe tornare con un bottino anche più consistente: un nuovo team tutto suo.Una cronometro a squadre apre domani il Giro d'Italia del Centenario: partenza e arrivo a Lido di Venezia, percorso piatto di 20,5 km con 5 curve, la prima squadra scatterà alle 15, l'ultima alle 17,30, vestirà la maglia rosa il primo corridore della squadra più veloce. In tv: RaiSport Più alle 15, Rai3 alle 16. Oggi alle 17 Speciale Giro su Rai3.

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Lo spezzatino Usa in salsa italiana (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

ANALISI Fiat tratta con Gm, Vw risponde Porsche Lo spezzatino Usa in salsa italiana Francesco Paternò La crisi finanziaria mondiale ha accelerato un processo di ridefinizione del settore auto, che andava avanti su modelli di sviluppo vecchi e su margini sempre più insostenibili. Con l'operazione Chrysler, l'amministratore delegato della Fiat Sergio MarchionFrancesco Paternòne ha soltanto acceso il cerino e il fuoco è divampato dall'Europa agli Stati Uniti passando per l'Asia, dove i movimenti sono meno clamorosi ma altrettanto certi. Il New York Times di ieri dava nuove cifre sulla trattativa in corso fra la Fiat e la General Motors con al centro la Opel, ma non solo. Marchionne vuole prendersi la Opel e creare un nuovo gruppo, secondo al mondo per numeri dopo la Toyota. In cui però la Gm, attualmente controllante al cento per cento del marchio tedesco, diventi azionista, in cambio della Opel e delle sue attività in America latina. Gm, insomma, non riceverebbe denaro, perché questo in effetti non ce ne è a Torino. Secondo il quotidiano americano, Marchionne offrirebbe a Gm il 10% della nuova società, Gm vorrebbe il 30% considerando che le sue attività sudamericane porterebbero benefici immediati al gruppo (molto prima di quelli derivanti dall'integrazione con la Chrysler), perché lì i mercati vanno bene e la fabbriche girano. La Gm tratta benché molto debole, anche se in affari contano le carte in mano. Gli ultimi numeri dicono che il gruppo americano ha perso altri 6 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2009 e che le vendite sono in calo, perché la gente non si fida a comprare auto di marchi sulla via del fallimento. Il 31 maggio scade il termine dell'Amministrazione Obama perché Gm presenti un piano di rilancio credibile, altrimenti il colosso di Detroit finirà come la Chrysler in una bancarotta pilotata che salvi il salvabile in una good company e il resto messo in liquidazione in una bad company. Gm è un buco nero: il capo della finanza ha chiesto ulteriori 2,6 miliardi di dollari al governo americano in questo mese per tirare avanti, elevando nel caso a 18 miliardi il debito nei confronti dello stato. In una comunicazione alle autorità di borsa, la Gm stima un fabbisogno di 27 miliardi di dollari per portare a termine il piano di ristrutturazione, cioè 4,5 miliardi in più rispetto a quanto previsto in febbraio. A mettere soldi nell'auto, insomma, sono per ora soltanto i governi. Anche per la Opel, la casa madre di Detroit alza il prezzo, sostenendo che oltre alle proposte della Fiat e del fabbricante di componenti Magna sostenuto da una banca russa e dal costruttore Gaz, ci sarebbero altri aspiranti. Tutto un po' generico, come appare debole la cordata di Magna, considerando che una cosa è fare componenti, seppure a livello mondiale, un'altra macchine intere. E che il partner Gaz è guidato da Oleg Deripaska, oligarca assai vicino a Vladimir Putin ma attualmente in grandi disgrazie economiche, dal core business dell'acciaio all'auto stessa. E già che c'è, la Gm usa lo stesso disco anche sulla cessione dell'altra controllata Saab. Entro il mese deciderà su varie offerte ricevute, sostiene, erano dieci e dovrebbero ridursi a tre. Si parla dei cinesi di Geely, tra i pochi costruttori di automobili al mondo a disporre di denaro contante, e di fondi d'investimento che vanno da Singapore al mondo arabo. Anche qui tutto è un po' vago. Il governo svedese dovrà comunque dire la sua, avendo messo sulla Saab soldi veri, un prestito garantito di 600 milioni di euro perché il costruttore possa accedere ad altri finanziamenti della Bei, la banca d'investimenti europea. L'impressione è che fra tanti pretendenti, la Saab rischia di finire come il marchio Hummer, rimasto invenduto sul mercato per quasi un anno e ora chiuso da Gm per mancanza di acquirenti. Lo spezzatino americano in salsa italiana ha ricevuto intanto una piccante risposta da parte del gruppo Volkswagen, primo in Europa e quinto al mondo, che dal rafforzamento globale della Fiat ha soltanto da perdere. Dopo più di tre anni di conflitti familiari e di clamorosi conflitti di interesse, la Volkswagen ha chiuso la partita con la Porsche attraverso una fusione. Il gigante era stato scalato dalla Porsche, con un iniziale consenso del patron Ferdinand Piech che siede anche nel consiglio di amministrazione del piccolo marchio sportivo, a costo però dell'esplosione dell'indebitamento, pari a 9 miliardi di euro. Piech ha poi cambiato idea e ha tentato di far fuori l'ad di Porsche, Wendelin Wedeking, il manager dell'auto più pagato al mondo (circa 70 milioni di euro nel 2007). Scontro frontale e familiare, un intreccio che dura dal secolo scorso, finché Marchionne non ha dato fuoco alle polveri. Risultato: la Porsche, esausta, ha rinunciato ad arrivare al 75% della Volkswagen, la Volkswagen ha rinunciato alla controscalata che le sarebbe costata non meno di 8 o 9 miliardi di euro. Decidendo di impiegare i soldi per contrastare la crisi mondiale e i piani di crescita degli avversari come Fiat-Chrysler, con Opel o senza Opel. 9 marchi più 1 fanno 10, vincono Piech e il suo capo della Vw, Martin Winterkorn. Wedeking kaputt, fuori entro l'anno?

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La Francia esplode (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

CONFLITTI «La Francia esplode» esplode» Robert Castel: la crisi investe tutto il mondo del lavoro e la stessa cittadinanza. Ma la politica non offre risposte Anna Maria Merlo PARIGI Non passa giorno, a Parigi, senza che ci si una manifestazione. Dopo il grande corteo del 1° maggio, negli ultimi giorni, sono scese in piazza le ostetriche, che chiedono, dopo i 5 anni di studi post-liceo, che il loro diploma venga equiparato a una laurea. Ci sono stati scontri tra i secondini e la polizia, di fronte al carcere della Santé (qui protestano per i salari e per il sovraffollamento delle prigioni). E le università sono ormai alla quattordicesima settimana di agitazione. Anche i medici hanno manifestato contro la riforma degli ospedali, alla vigilia del 1° maggio. Nei bacini industriali, le proteste esplodono: Sony, Caterpillar, 3M, Continental, Molex e altre fabbriche sono state protegoniste dei cosiddetti «sequestri» di manager, un tentativo dell'ultima speranza per trovare un interlocutore nella società liquida dove il padrone non ha più volto. Gli annunci di chiusure di fabbriche sono pressoché quotidiani. La disoccupazione dovrebbe crescere ancora, mentre sono già 2 milioni e mezzo i senza lavoro, cifra che sale a 3 milioni e mezzo se si aggiungono coloro che hanno dovuto accettare un'attività ridotta, con il ricorso alla cassa integrazione. In una conversazione con il sociologo Robert Castel, autore di libri che hanno lasciato il segno, come Les Métamorphoses de la question sociale (Fayard, 1995) o L'insécurité sociale (Seuil, 2003), cerchiamo di capire cosa succede a 2 anni dall'elezione di Nicolas Sarkozy. Castel ha appena pubblicato un nuovo saggio, La montée des incertitudes (Seuil, 457 pag., 23 euro). Come giudica i cosidetti sequestri? Sono il sintomo di una grande esasperazione, che è ampiamente diffusa e consensuale negli ambienti popolari. Va detto che una parte di queste persone era stata sedotta da Sarkozy e dai suoi discorsi elettorali, due anni fa, dal «lavorare di più per guadagnare di più», o dalle promesse sul potere d'acquisto. L'esasperazione è nutrita da un sentimento di ingiustizia, perché la gente vede che vengono dati soldi alle banche e ai padroni. C'è un reale scontento. Ma, per ora almeno, si tratta di manifestazioni sporadiche, spontanee o quasi. Non si vede un movimento sociale vero e proprio. In altri termini, si tratta di una protesta a cui manca la percezione di cosa sarebbe possibile fare d'altro. E' normale, non tocca certo ai disoccupati o ai delocalizzati fare proposte positive. Toccherebbe alla politica, in particolare alla sinistra, che però sembra senza voce. Anche l'opposizione, il partito socialista o il centrista François Bayrou, hanno anch'essi la tendenza a limitarsi alla protesta. Siamo in piena difficoltà con l'esplosione della crisi finanziaria, ma non si vede delinearsi un'altra politica. Anche dal movimento delle università non vengono idee? Le università stanno vivendo una situazione di blocco. Ma anche qui la situazione è confusa, con il rischio di impantanamento, con le proteste crescenti degli studenti che vogliono sostenere gli esami. Non ci sono prospettive chiare. Eppure, è ampiamente diffusa la coscienza che delle riforme siano necessarie, anche tra i sindacati, Cgt compresa. Quali riforme? Da una trentina d'anni abbiamo avuto delle riforme di destra. Il neo-liberismo era diventato l'ideologia dominante. I tentativi di riforma liberista della destra sono consistiti nel limitare la protezione del diritto in nome del mercato. Oggi un numero crescente di persone comincia a capire che questo ci porta in un'impasse. La crisi finanziaria è la testa, la parte più spettacolare, di una crisi sistemica causata dalla deregulation che ha portato a lasciare il mercato a se stesso, ad autoregolarsi. Persino a destra si sta realizzando questa presa di coscienza, Sarkozy adesso dice che è una fortuna se abbiamo un sistema di protezione sociale che attenua gli effetti della crisi. Poiché le riforme della destra ci hanno portato in questa situazione, bisognerebbe ora definire cosa sia il riformismo di sinistra. A grandi linee vorrebbe dire non smantellare i diritti sociali ma al tempo stesso far fronte alla situazione attuale a livello economico. Cioè costruire nuove protezioni adatte alla situazione. Ma il programma della sinistra su questo fronte resta vago. L'offensiva liberista è stata forte, relativamente popolare, mentre l'altro riformismo appare in ritardo. Ci sono alcune idee, come la securizzazione dei percorsi professionali, la sicurezza sociale professionale, che associ le esigenze di mobilità o di flessibilità, come si dice oggi, e la sicurezza, la garanzia della protezione del lavoro. Il Ps resta nel vago, propone un aumento del potere d'acquisto, del salario minimo. Ma non tocca il vero problema: che è la questione della regolazione. Non è solo più la questione della spartizione, della redistribuzione. C'è oggi una differenza con gli anni del capitalismo industriale. Dagli anni '70, la regolazione è stata considerata un'ostacolo alla concorrenza, allo sviluppo del mercato, all'estensione della ricchezza. Le protezioni erano considerate troppo costose, il diritto del lavoro troppo rigido. Secondo lei, il cuore della questione è trovare una nuova regolazione? Se siamo destinati a vivere nel mercato, che almeno non ci divori interamente. Bisogna lavorare alla luce di quello che è stato fatto con il capitalismo industriale, che all'inizio del XIX secolo si è sviuppato in modo selvaggio e poi, poco per volta, attraverso le lotte, si è costruito un sistema potente di regolazione che aveva risposto in modo certo non meraviglioso, ma fornito delle risposte concrete per mettere delle barriere all'egemonia di un mercato autoregolato. Non vuol dire che la storia si riprodurrà, ma che oggi siamo in una fase di sfida dello stesso ordine di quello che l'occidente ha affrontato nel passato. Vedo due modi per uscirne: la costruzione di uno stato sociale adatto ai tempi oppure l'avvento di forme di fascismo. Il fascismo è stata una risposta selvaggia e totalistaria, ma un modo per controllare il mercato. All'inizio, come oggi, c'era dell'esasperazione sociale. Sfortunatamente, questa è una risposta che resta possibile ancora oggi. Per questo è urgente un riformismo di sinistra. IL SOCIOLOGO Robert Castel, nato nel 1933, è un sociologo francese noto a livello internazionale. Attualmente è direttore della Scuola di Alti Studi delle Scienze sociali. Allievo di Pierre Bourdieu e Michel Foucault, si è prima occupato di studi sulla psicanalisi e la psichiatria, per poi passare all'analisi della sociologia e del sociale. Tra i suoi libri più importanti, ricordiamo Le Psychanalysme (1973), L'Ordre psychiatrique (1977), La Gestion des risques (Minuit, 1981), La Société psychiatrique avancée (1979), Les Métamorphoses de la question sociale, une chronique du salariat (Fayard, 1995). E ancora: Propriété privée, propriété sociale, propriété de soi (avec Claudine Haroche - 2001). L'Insécurité sociale: qu'est-ce qu'être protégé? (Seuil, 2003). La discrimination négative (2007). IL SALARIATO In particolare, Castel si è interessato della figura sociale del «lavoratore salariato»: ha ricostruito come questo abbia preso, da elemento marginale, via via un ruolo di riferimento nelle società attuali, progressivamente associato alle protezioni sociali e alla nozione di «proprietà sociale». Nei tempi più recenti, Castel ha seguito il lavoratore nel suo frammentarsi nelle figure flessibili e del precariato, analizzando i conflitti e le contraddizioni che hanno attraversato il mondo del lavoro e i salariati nelle diverse declinazioni del nuovo inizio secolo.

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Da qualche settimana Sergio Marchionne fa la spola tra le due sponde dell'Atlantico, entra in m... (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

RINALDO GIANOLA Da qualche settimana Sergio Marchionne fa la spola tra le due sponde dell'Atlantico, entra in maglioncino nelle cancellerie, parla con i maggiori giornali cercando di salvare pezzi storici dell'industria dell'auto sull'orlo del fallimento. Questo dinamismo, che non trova emuli o competitori sullo scenario mondiale, è finalizzato a ridisegnare l'industria automobilistica in cui la Fiat, oggi uno dei più piccoli tra i produttori, dovrebbe conquistare un ruolo di primissimo piano. Se riuscirà a prendere la Opel dopo la Chrysler, a rilevare le attività Gm in America latina, Marchionne posizionerà il gruppo appena dietro la Toyota. Il manager italo-canadese è il solo a scommettere sulla crisi come occasione per una catarsi epocale della Fiat, nel mezzo di un cambiamento (di protagonisti, di prodotti, di ricerca) che dovrebbe trasformare il simbolo del capitalismo industriale dell'ultimo secolo. Il disegno di Marchionne, tuttavia, non è del tutto chiaro. Non si conoscono gli effetti profondi e duraturi che potrebbe avere sulla struttura produttiva della Fiat in Italia e nel mondo, sull'occupazione e anche sulla dimensione della presenza degli Agnelli nella futura multinazionale dell'auto. Per ora la missione di Marchionne, che ha giocato sull'emergenza e sulla debolezza delle sue "vittime" come fattore decisivo di trattativa, ha potuto procedere grazie alla disponibilità dei governi (i miliardi di Obama), alla partecipazione dei lavoratori (quelli della Chrysler hanno trasformato i loro crediti in azioni e si sono tagliati i salari), al fascino delle sue proposte. Il capo del Lingotto ha usato l'emergenza come chiavistello per conquistare le prede, è come un medico che porta la medicina miracolosa al capezzale di un malato terminale. Ora si vedrà se riuscirà a far breccia tra i duri sindacati tedeschi per prendere l'Opel, naturalmente con finanziamenti europei. E, soprattutto, i lavoratori italiani vogliono sapere cosa succederà nelle fabbriche, da Mirafiori a Termini Imerese: qualcuna chiuderà, oppure saranno solo "snellite" come dice educatamente Marchionne? In tutto questo lavoro, finora, non si è capito quale sarà il ruolo del mercato e degli Agnelli, gli azionisti storici del Lingotto. I soldi sono stati messi dai governi. I lavoratori hanno fatto i sacrifici necessari. Marchionne ha fornito idee e parole. A un certo punto qualcuno dovrà creare una nuova impresa, dotarla di capitali e di un management adeguato. Si chiami Fiat-Chrysler o Marchionne-Car, dovrà pur comparire il nuovo protagonista. L'ipotesi di scorporare l'auto dalla holding torinese per conferirla a una futura società automobilistica con un fatturato teorico di 80 miliardi l'abbiamo già sentita. Per la dinastia Agnelli sarà impossibile mantenere nella nuova società una presenza del 30%, quota che da molti anni le garantisce il controllo del gruppo e, nonostante l'amicizia dichiarata di Intesa, Unicredit e Mediobanca, un aiuto del sistema bancario sarà subordinato alla credibilità del progetto industriale. Ma, probabilmente, gli Agnelli non sono dispiaciuti dell'eventualità di non essere più padroni dell'auto e sono pronti, come ha detto John Elkann, a diventare soci più piccoli in una dimensione aziendale più grande. D'altra parte quanti anni sono che in casa Agnelli si discute dello scorporo dell'auto, della diversificazione, della scelta di nuove strade di investimento verso settori più remunerativi e meno impegnativi della vecchia industria? In passato gli Agnelli hanno pensato che con la Rinascente, il turismo, l'alimentare, le assicurazioni, le banche, la Rizzoli si poteva cambiare la natura del gruppo. Ma alla fine l'Avvocato tornava sempre a Mirafiori, dove batteva il cuore. Gli ultimi tentativi di allontanarsi dall'auto sono stati un disastro. Dieci anni fa gli Agnelli entrarono nel "nocciolino duro" della Telecom privatizzata, ma non capirono di essere seduti sulla più bella azienda italiana. Poi nel 2001 la scalata ai vecchi nemici della Montedison, per diversificare nell'energia, segnò la più grave crisi finanziaria della Fiat. Oggi l'auto rappresenta ancora il 50% del valore degli investimenti della Exxor, la finanziaria degli Agnelli. A Torino non vedono l'ora di ricevere un sms da Marchionne per poter voltare pagina. Gli Agnelli possono anche restare senza auto, il mondo è cambiato. L'analisi

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"sostituita l'incertezza con la trasparenza così il credito farà ripartire l'america" - (segue dalla prima pagina) (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 25 - Economia I benefici La prospettiva Il ministro del Tesoro Usa, Timothy Geithner, spiega i risultati dello stress test sulle banche "Sostituita l´incertezza con la trasparenza così il credito farà ripartire l´America" "OPERAZIONE TRASPARENZA COSI´ L´AMERICA RIPARTE" I tassi sui mutui sono a un minimo storico e le aziende stanno trovando più facile finanziare i propri investimenti Ci aspettiamo che le banche restituiscano qualcosa di più dei 25 miliardi di dollari inizialmente previsti (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Il nostro Programma ha l´obiettivo di rimettere in sesto il sistema finanziario, ripristinare il flusso creditizio e mettere la nazione americana sulla via della ripresa economica. Il presidente si è insediato alla Casa Bianca con la prospettiva di dover affrontare una fase di profonda recessione e porre rimedio a un sistema finanziario allo sfascio. Senza un intervento decisivo, saremmo andati incontro alla prospettiva di una recessione più grave e più lunga. Obama ha affrontato i problemi con interventi drastici, finalizzati a risolvere la crisi immobiliare e a rimettere in moto i mercati creditizi, responsabili di circa la metà di tutti i prestiti concessi alle imprese e ai consumatori. L´Amministrazione ha altresì messo a punto un programma per creare un mercato per i legacy loans e i legacy securities (titoli giacenti legati a prestiti e mutui) per aiutare le banche a ripulire i loro bilanci. Questi programmi intendono concorrere a sistemare i canali di prestito non veicolati dalle banche e contribuiranno a correggere il sistema bancario stesso. Abbiamo pertanto convocato i supervisori delle banche per effettuare una valutazione straordinaria delle potenzialità dei nostri 19 istituti bancari più importanti, per effettuare una stima delle potenziali perdite future, e garantire che tali banche abbiano capitali sufficienti per continuare a erogare prestiti anche in una recessione più grave. Il risultato di questo accertamento del capitale disponibile consiste nel contribuire a sostituire la trasparenza all´incertezza. Ciò farà chiarezza sulle risorse di cui dispongono le banche più importanti per assorbire le perdite future. Oltre a ciò, servirà a portare maggiori capitali privati nel sistema finanziario, aumentando la capacità di far fronte a prestiti futuri; consentirà agli investitori di operare chiare distinzioni tra le banche; e infine faciliterà alle banche il compito di mettere insieme capitali privati sufficienti a ripagare i finanziamenti che hanno già ottenuto dal governo. I risultati dello "stress test" indicano che alcune banche dovranno procedere a un aumento di capitale per assicurare più solide risorse e migliorare la loro situazione attuale dal punto di vista del capitale. Queste banche avranno a disposizione varie opzioni nei prossimi sei mesi, comprese una nuova offerta di common equity e la conversione di altre forme di capitale in common equity. Nell´ambito di tale processo, le banche continueranno a ristrutturare e a vendere le loro attività non core business per aumentare il capitale. In realtà abbiamo constatato che alcune banche, spronate dallo "stress test", hanno intrapreso passi significativi nel primo trimestre dell´anno per procedere a un aumento di capitale, vendere asset e rafforzare la loro posizione dal punto di vista del capitale. Col passare del tempo, il nostro sistema finanziario emergerà rafforzato e meno propenso agli eccessi. Le banche avranno inoltre la possibilità di chiedere un aumento di capitale dal governo tramite il Programma di Assistenza per il capitale del Tesoro. Il Tesoro fornirà questo aiuto così che i mercati siano fiduciosi che noi manterremo sufficienti capitali nel sistema finanziario. Nel caso di istituti dei quali il governo federale diventa azionista comune, cercheremo di ottimizzare il valore per i contribuenti e consentire a queste società di attirare capitali privati, riducendo così l´intervento del governo il più rapidamente possibile. Alcune banche saranno in grado di restituire il capitale al governo, a patto di dimostrare di potersi finanziare autonomamente senza le garanzie della Federal Deposit Insurance Corporation. Noi ci aspettiamo anzi che le banche restituiscano qualcosa di più dei 25 miliardi di dollari inizialmente previsti. Ciò renderà disponibili le risorse necessarie a contribuire al sostentamento di banche comunitarie, rimettere in moto i piccoli istituti di prestito e sistemare e far ripartire il mercato dei titoli. Questa crisi è andata preparandosi nel corso di svariati anni e il sistema finanziario ha bisogno di tempi più lunghi per correggersi. Ma il programma del presidente, unitamente alle iniziative della Federal Reserve e della FDIC, sta già ora contribuendo ad abbassare i premi di rischio dei crediti. I tassi di interesse sui mutui sono a un minimo storico, e ciò lascia più soldi nelle tasche dei proprietari di casa e al contempo serve a rallentare il calo dei prezzi degli immobili. Le aziende stanno trovando più facile adesso finanziare i propri investimenti contraendo nuovi debiti. Le spese legate ai prestiti erogati dai governi municipali sono scese in modo considerevole. Sta aumentando l´emissione di titoli sostenuti da prestiti al consumo e per l´acquisto di automobili e i tassi di interesse su questi titoli stanno scendendo. La Federal Reserve riferisce che le condizioni del credito adesso stanno iniziando a migliorare leggermente. Questo è soltanto l´inizio. Il nostro lavoro è lungi dal potersi dire concluso. Non abbiamo raggiunto il fondo della recessione o della crisi finanziaria, ma gli stress test sulle banche dovrebbero accelerare il processo di ristrutturazione del nostro sistema finanziario e creare più solide premesse per la ripresa. * Segretario del Tesoro americano Copyright 2009 The New York Times (Distributed by The New York Times Syndicate) Traduzione di Anna Bissanti

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nessuna insolvenza per le banche usa - arturo zampaglione (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 25 - Economia Nessuna insolvenza per le banche Usa Il Tesoro: ma servono forti aumenti di capitale. Bernanke: più rigore contro i rischi Entro l´inizio di giugno il governo pretende i programmi di azione specifici ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Dopo mesi di attesa snervante, sia per i mercati finanziari che per gli executives degli istituti di credito, il governo americano ha reso noto ieri sera, alla chiusura di Wall Street, i risultati dello "stress test", l´esame sotto sforzo cui ha sottoposto le 19 maggiori banche americane per determinarne lo stato di salute e l´esigenza di nuove iniezioni di capitale. La conclusione: la metà degli istituti - tra cui Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Regions Financial - avranno bisogno di altri fondi (circa 75 miliardi di dollari), ma c´è anche una componente ormai sana, solida, rappresentata da realtà come JPMorganChase e Goldman Sachs. Più in generale il test ha dimostrato che nessuna delle 19 banche è «a rischio solvibilità», secondo quanto ha chiarito poco prima dell´annuncio il presidente della Federal reserve, Ben Bernanke. Il quale ha anche invitato le banche a rivedere la pratiche sui compensi e sulle prese di rischio. Avviato a febbraio nel quadro dei piani di risanamento di Barack Obama, lo "stress test" - che è il primo del genere nella storia americana - servirà anche a individuare le riforme dei regolamenti bancari, e in particolare della legge Gramm-Leach-Billey del 1999, la cui inadeguatezza è considerata una delle ragioni della tempesta finanziaria globale. Gli esperti del Tesoro, della Fed e degli altri organismi di controllo hanno valutato le prospettive delle 19 banche nei prossimi due anni alla luce di due scenari possibili: il primo in linea con le previsioni degli economisti, il secondo molto più pessimista: disoccupazione al 10,3, prezzi della casa giù di un altro 22%. Tra i promossi figurano anche American Express, Bank of New York Mellon, Metlife: non avranno bisogno di altri capitali e, per loro, si apre la prospettiva di una restituzione degli aiuti ricevuti dal governo in autunno, che in quella fase erano serviti a evitare il peggio, ma che ora rappresentano un fardello e frenano i bonus per gli executives. Diversa è la situazione per altri istituti: Bank of America ha bisogno di non meno di 34 miliardi di dollari, Wells Fargo di 15, la Gmac (il braccio finanziario della General motors) di 11,5. Da dove arriveranno questi miliardi freschi? Per il momento si esclude un ulteriore intervento pubblico e quindi aggravi per i contribuenti. Ogni azienda sotto-capitalizzata dovrà invece cercare di raccoglierli sul mercato, di trovare partners privati o di studiare - specie nel caso di banche regionali - la fusione con istituti più robusti. Entro l´inizio di giugno il governo pretende di ricevere dei programmi di azione specifici. Una ipotesi aggiuntiva è quella di trasformare gli aiuti concessi in autunno sotto forma di prestiti convertibili in azioni ordinarie delle banche meno solide. Una strada che Obama è restio a incoraggiare per non sollevare altre critiche sull´eccessivo ruolo pubblico nell´economia americana.

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Perché ora serve la distruzione creatrice (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 2 autore: Crisi e aiuti di Stato Perché ora serve la distruzione creatrice di Matthew Richardson e Nouriel Roubini u Continua da pagina 1 Ma poiché il quadro economico già riflette le condizioni più sfavorevoli e dato che le stime recenti del Fondo monetario sulle perdite del settore finanziario americano sono raddoppiate in sei mesi, i risultati dello stress test non saranno interpretati come un segnale della salute delle banche. Invece, il mercato concluderà che le banche bisognose di nuovi capitali hanno in realtà fallito. E come conseguenza queste non potranno raccogliere capitali sui mercati ma avranno bisogno dell'aiuto governativo. Ancora una volta il nodo sarà come tenere a galla istituzioni semi-insolventi per evitare rischi sistemici. Ma la questione che dovremmo porci è: perché tenere a galla istituzioni del genere? Riteniamo che non esistano risposte convincenti; dovremmo piuttosto trovare il modo di governare i rischi sistemici derivanti da fallimenti bancari. Il maggior timore di Schumpeter era che la creatività distruttiva portasse all'implosione del capitalismo, con la società incapace di gestire il caos. Aveva ragione ad avere questi timori. La risposta dei governi alla crisi finanziaria è stata, in tutto il mondo, quella di dare a strutture dedite al profitto privato una crescente impalcatura di sostegno di rischio socializzato. E migliaia di miliardi sono stati gettati nel sistema in modo da evitare il processo naturale di creatività distruttiva che avrebbe colpito i creditori di queste istituzioni. E perché i creditori non dovrebbero sopportare le perdite? Una risposta potrebbe stare nel "fattore Lehman" - la fuga dalle banche che potrebbe essere la conseguenza di un grande fallimento bancario. Ma abbiamo imparato qualcosa dal caso Lehman e sappiamo come non lasciare il settore a secco quando una istituzione sistemica crolla. Fare totale chiarezza su quali sono le banche che hanno superato bene lo stress test aiuterebbe ad alleviare molti di questi timori. Un altro fattore è il rischio da controparte, la paura di trovarsi coinvolto in una transazione con una banca che fallisce. Ma a differenza di quanto fatto con Lehman, il governo potrebbe stare a supporto di ogni controparte. Questo sarebbe più facile se nuove regole sull'insolvenza per istituzioni finanziarie sistemiche venissero approvate con procedura d'urgenza dal Congresso. Un problema quindi quasi risolto. Restano i creditori: depositanti, detentori di debito a breve e a lungo, azioni privilegiate. Per le grandi banche sistemiche circa la metà del credito viene dai depositanti. Per evitare una fuga dei depositi, il governo deve provvedere garanzie. Ma non è chiaro che debba proteggere gli altri creditori, come i casi IndyMac e Washington Mutual attestano. Se poi rischi sistemici si materializzassero, il governo dovrebbe proteggere il debito (fino a un certo punto) solo delle banche solvibili, non di quelle insolventi. In questo modo il rischio delle insolvenze verrebbe restituito dal settore pubblico a quello privato, dal contribuente al creditore. Il governo potrebbe riuscire a limitare la confusione convincendo i creditori a lungo termine, gli obbligazionisti, a trasformare il loro credito in azioni, con relative perdite. Il fallimento dei recenti sforzi per fare così nei giorni scorsi con Chrysler suggerisce che potrebbe non essere facile. Ma una credibile minaccia di bancarotta potrebbe spingere gli obbligazionisti impauriti in una trattativa, per evitare perdite ancora maggiori. Ipotizziamo quindi che a questo punto il rischio sistemico sia evitato. L'altro argomento che sconsiglia di lasciare fallire le banche è che dopo forti perdite da parte dei loro creditori nessuno sarebbe più disposto a prestare soldi a una banca, cosa che devasterebbe i mercati del credito. Tuttavia la natura creativa-distruttiva del capitalismo schumpeteriano si prenderebbe cura di questo aspetto. Perché una volta che i detentori del debito non garantito delle banche insolventi hanno registrato le perdite, la disciplina del mercato viene subito reintrodotta nell'intero settore. Questa disciplina obbligherebbe le restanti banche a cambiare il proprio comportamento, e probabilmente a smembrare gli aggregati attuali. E la riforma del rischio sistemico nel mondo finanziario avverrebbe in modo organico, senza l'intervento del governo. Perché i creditori, prima che la crisi si palesasse, non hanno impedito alle banche di correre rischi eccessivi? Per la stessa ragione per cui adesso i creditori ottengono un traghettamento gratis: si aspettavano di venire salvati. Perché il capitalismo possa progredire, è tempo di un poco di ordinata distruzione creativa. Gli autori hanno contribuito al recente saggio collettivo su «Restoring financial stability: how to repair a failed system» GLI STRESS TEST Ancora una volta il nodo sarà come tenere a galla istituzioni semi-insolventi: ma perché farlo anziché governare i rischi globali? LA TEORIA DI SCHUMPETER Per restituire buona salute al capitalismo è bene tagliare i meccanismi di salvataggio: se una realtà fallisce sarà il mercato a riportare disciplina

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Maxi-stimolo Bce all'economia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 3 autore: Maxi-stimolo Bce all'economia Tassi tagliati all'1% e primo acquisto di obbligazioni per far ripartire il credito Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Anche la Banca centrale europea si arrende all'ipotesi di acquistare obbligazioni sul mercato per aiutare l'economia in recessione. Seguendo l'esempio della Banca d'Inghilterra e della Federal Reserve, l'istituto monetario ha deciso ieri - oltre alla settima riduzione del costo del denaro in poco più di sei mesi, all'1% - di percorrere un primo passo sulla strada innovativa del quantitative easing, l'allentamento monetario. «Il consiglio direttivo - ha spiegato ieri il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha deciso che in via di principio l'Eurosistema acquisterà nella zona euro obbligazioni garantite denominate nella valuta unica». I dettagli tecnici di questa operazione, mai compiuta finora dalla Bce, verranno decisi nelle prossime settimane e annunciate in giugno. Il banchiere centrale ha parlato di acquisti per 60 miliardi di euro. Il tentativo è di aiutare un mercato particolarmente colpito dalla crisi finanziaria ed economica degli ultimi mesi. Le obbligazioni garantite, o covered bonds in inglese, sono titoli di credito garantiti tendenzialmente da immobili ed emessi da banche. In Germania - che ne fa grande uso - si chiamano Pfandbriefe. Una delle banche tedesche specializzate in queste obbligazioni è la Hypo Real Estate, oggi in via di nazionalizzazione. Trichet ha negato che l'operazione annunciata dalla Bce voglia aiutare le banche tedesche: «Guardiamo all'intera zona euro», ha detto. Eppure il sospetto è lecito. Comunque l'obiettivo è di sostenere un mercato "particolarmente colpito" dalla crisi finanziaria. Nell'aiutare questo settore a ripartire, il tentativo è anche quello di facilitare il flusso di credito dal sistema bancario all'economia. L'operazione giunge dopo un lunghissimo dibattito in seno al consiglio direttivo. La questione è stata discussa per settimane. I banchieri si sono chiesti se valesse la pena concentrarsi sulle obbligazioni pubbliche o su quelle private. Alla fine la scelta è caduta, forse a mo' di compromesso, su un mercato molto particolare, quello dei titoli garantiti, oggi parzialmente illiquido. La decisione è stata accolta positivamente dagli economisti. L'acquisto di obbligazioni non verrà sterilizzato a priori dalla Bce. L'aggiunta di liquidità derivante da questa operazione di allentamento monetario potrebbe però essere compensata in parte da una minore domanda in occasione delle operazioni di rifinanziamento. L'acquisto di titoli garantiti riguarderà anche le nuove emissioni: in questo modo la Bce dà la possibilità di sviluppare questo mercato anche in paesi dove non esiste o è limitato, come l'Italia. Ieri Trichet ha annunciato altre tre decisioni: l'allungamento da sei a dodici mesi delle operazioni di rifinanziamento a tasso fisso e ad ammontare illimitato; la possibilità per la Banca europea degli investimenti (Bei) di partecipare ai pronti contro termine; e infine un nuovo ribasso del costo del denaro, questa volta dall'1,25 all'1 per cento. Il tasso sui depositi è rimasto allo 0,25%, mentre il tasso sui prestiti è sceso dal 2,25% all'1,75 per cento. Il presidente della Bce non ha voluto prendere impegni su nuovi allentamenti monetari. L'obiettivo del consiglio direttivo è di valutare l'impatto delle numerose decisioni prese in questi mesi, garantendosi anche una via d'uscita da una strategia mai percorsa prima. «Il livello dei tassi è appropriato », ha detto Trichet, che al tempo stesso però ha aggiunto: «Non abbiamo deciso oggi che il livello dell'1% è il livello più basso a cui possiamo scendere». In questo contesto, il presidente della Bce ha spiegato che in attesa di una ripresa graduale nel 2010, il 2009 sarà negativo, tanto più che «il primo trimestre è stato assai peggiore delle previsioni ». JÜrgen Michels, economista di Citigroup, parla a questo punto di «atteggiamento attendista» da parte dell'istituto monetario. Secondo l'analista «i tassi d'interesse rimarranno probabilmente ai livelli attuali per un periodo molto lungo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Apagina 12 Martin Wolf sulle banche centrali e l'inflazione LE ALTRE MOSSE Deciso anche l'allungamento da sei a dodici mesi dei rifinanziamenti e la partecipazione della Bei ai pronti contro termine Minimi storici. La Bce (nella foto Jean Claude Trichet) ha portato i tassi all'1% INFOPHOTO

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Banche, stress da 75 miliardi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 5 autore: Banche, stress da 75 miliardi L'esito del test di Fed e Governo può essere incoraggiante per il settore Marco Valsania NEW YORK Settantacinque miliardi di dollari per rafforzare il capitale delle banche più deboli.L'amministrazione di Barack Obama e la Federal Reserve hanno dato ieri notte le pagelle degli stress test, gli esami di solidità, condotti sui 19 principali istituti americani. Dieci sono stati bocciati e hanno ricevuto l'ordine di correre ai ripari (si veda anche la tabella a fianco): da Bank of America, che dovrà trovare 33,9 miliardi, a Wells Fargo, cui servono 13,7 miliardi. Citigroup ha bisogno di 5,5 miliardi, Morgan Stanley di 1,8 miliardi, Gmac, il colosso dei finanziamenti per l'auto, di 11,1 miliardi. Ma la cifra di 75 miliardi è stata inferiore a molte previsioni, che ancora nei giorni scorsi temevano la fragilità delle grandi banche richiedesse interventi da almeno cento miliardi di dollari. Promossi a pieni voti sono stati gli altri nove protagonisti dell'alta finanza sotto esame: JP Morgan, Goldman Sachs, American Express, State Street, Bank of New York Mellon, MetLife, Capital One, US Bancorp, BB&T. Il ministro del Tesoro Tim Geithner ha sottolineato «la chiarezza e trasparenza » offerta dai test e ha aggiunto che le banche sono «ragionevolmente convinte » di poter raccogliere i capitali necessari. Gli istituti in difetto di capitale si sono affrettati già ieri a svelare le prime risposte: Wells Fargo ha in programma un collocamento azionario da sei miliardi, Morgan Stanley un collocamento di azioni e obbligazioni da cinque miliardi. Bank of America, oltre che di nuove risorse, ha indicato di essere alla caccia di esponenti per rinnovare il cda. Il governatore della Fed Ben Bernanke, subito dopo le pagelle, ha a sua volta inviato un messaggio incoraggiante per il settore: gli esiti dei test, ha detto, dovrebbero dimostrarsi «piuttosto rassicuranti». Prima ancora dell'annuncio,parlando a Chicago, aveva già detto che «nessun istituto è insolvente» ed espresso la speranza che «i risultati consentano al mercato di avere maggior fiducia, di convincersi che le banche saranno solide e in grado di offrire prestiti anche se l'economia peggiorerà più del previsto». Tesoro e Fed hanno misurato i rischi per le banchenell'eventualità di un aggravarsi della recessione nei prossimi due anni, ipotizzando perdite per i 19 istituti pari a 600 miliardi nel 2009 e 2010, al 70% causate da mutui o prestiti al consumo. Le perdite totali dall'inizio della crisi potrebbero superare i 950 miliardi. Le banche in affanno hanno adesso un mese di tempo per presentare piani correttivi, da mettere in pratica entro il 9 novembre. Gli strumenti a loro disposizione vanno dalla cessione di asset alla vendita di pacchetti azionari, dalla conversione di titoli privilegiati in azioni ordinarie al ricorso ad aiuti pubblici. Il governo si augura però che gli istituti possano rafforzarsi senza ricorrere a nuovi fondi federali del Tarp, il programma di ricapitalizzazione delle banche che ha ancora in cassa circa 109 dei 700 miliardi iniziali. I timori sul futuro dell'alta finanza, però, non sono svaniti. Geithner ha detto che un aumento delle riserve è necessario in tutto il settore bancario americano e che il sostegno governativo ai mercati finanziari continuerà. E Wall Street, reduce da robusti rialzi, ha dato ieri spazio a realizzi di profitto in attesa di analizzare con cura l'esito dei test. Sotto osservazione, inoltre, restano le riforme dei controlli sul sistema finanziario. «La struttura di regolamentazione ha ammesso Bernanke - deve prevedere la capacità di monitorare, valutare e se necessario intervenire in presenza di potenziali rischi sistemici». Proprio la mobilitazione di ispettori federali per condurre gli stress test, ha detto il governatore, può servire da modello per una nuova era di supervisione. La stessa credibilità della Banca centrale è tuttavia finita nel mirino: ieri sera si è dimesso il presidente del board della Fed di New York, Stephen Friedman, dopo polemiche sui suoi legami con Goldman Sachs. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE RISPOSTE DEI BIG Wells Fargo ha annunciato un collocamento da 6 miliardi e anche Morgan Stanley punta a raccogliere 5 miliardi di dollari Usa. Il segretario al Tesoro statunitense Timothy Geithner con il governatore della Fed Ben Bernanke AFP

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Londra rivuole la leadership (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 5 autore: Piazze in crisi Londra rivuole la leadership LONDRA. Dal nostro corrispondente Messa sotto dalla più grave crisi finanziaria dal 1929 ad oggi, Londra cerca di rilanciare sè stessa immaginando di farsi incubatrice dei centri finanziari che si stanno aprendo nel mondo. Lo ha sostenuto con forza il Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling in un rapporto sul destino del Regno Unito come motore finanziario globale. Un documento preparato dallo stesso Cancelliere e da Win Bischoff, ex presidente di Citigroup. Darling nell'annunciare che in giugno sarà pronta l'ipotesi legislativa sulle nuove regole finanziarie che Londra si darà ( punto di partenza è il rapporto del Presidente della Fsa Adair Turner) ha insistito sul rilancio dei servizi nel Regno Unito. «Quelli finanziari rappresentano l'8% del Pil e il 14 % degli introiti fiscal – ha detto Win Bischoff –, ovvero una fetta consistente, ma non dissimile dagli Usa. E molto inferiore a nuove piazze come Singapore ». E questo per sfatare quello che al Tesoro considerano il luogo comune della " monocoltura" finanziaria quale asse portante dell'economia britannica. La vera scommessa per ridare alla Gran Bretagna la centralità che la crisi del credito ha scosso è la connessione con i mercati emergenti o in via di consolidamento. L'expertise britannico dovrà fare di Londra un hub finanziario per Hong Kong e Shangai, Singapore e Dubai. Gli esempi, secondo Darling e Bischoff, non mancano. Londra è già in posizione leader sulla finanza islamica e quindi partner ideale di Dubai e Abu Dhabi; ha già contribuito fortemente a sviluppare il mercato dei capitali in Cina e in particolare quello obbligazionario; è advisor costante delle autorità indiane. L.Mais © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ECONOMISTI (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-08 - pag: 13 autore: ECONOMISTI BLOOMBERG Frederic Mishkin è stato nel board dei governatori della Fed dal 2006 al 2008. Attualmente è professore di Istituzioni bancarie e finanziarie alla Graduate School of Business della Columbia University. Nato nel 1951 a New York, ha pubblicato in italiano con altri autori il libro Economia dei mercati finanziari ( Pearson,2007). BLOOMBERG John Taylor è professore di Economia alla Stanford University. Nato nel 1946 a New York, tra i suoi numerosi incarichi è stato dal 2001 al 2005, sotto la presidenza Bush, sottosegretario al Tesoro per gli Affari internazionali. Il suo libro più recente è Getting off track: How Government Actions and Interventions Caused, Prolonged, and Worsened the Financial Crisis ( Hoover 2009).

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Banche estere nel mirino del Fisco (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-08 - pag: 37 autore: Credito. L'agenzia delle Entrate avvia una decina di ispezioni per verificare la deducibilità dei finanziamenti con le case madri Banche estere nel mirino del Fisco Rosa (Aibe): «Questo può causare una riduzione delle erogazioni in Italia» Morya Longo Le ispezioni sono iniziate.E sono tuttora in corso. Le sedi italiane delle banche estere sono entrate nel mirino dell'Agenzia delle Entrate: gli ispettori del Fisco –secondo quanto risulta al Sole 24 Ore – ne hanno visitate almeno una decina. Con un obiettivo: verificare se le sedi italiane hanno un «fondo di dotazione» adeguato per stare in piedi da sole. Insomma: gli ispettori devono calcolare se le filiali di colossi come Citigroup o Deutsche Bank abbiano abbastanza capitale in Italia. Il problema è che spesso le sedi locali non ce l'hanno, per il semplice motivo che la normativa europea di Vigilanza consente loro di stare in piedi anche con poco capitale grazie a un finanziamento dalla casa madre. La Vigilanza lo consente. Ma per l'Agenzia delle Entrate, nell'ottica fiscale, questo potrebbe non andare bene: se le banche stanno in piedi grazie a un finanziamento della casa madre, a suo avviso gli interessi di questo finanziamento non devono essere fiscalmente deducibili. Morale:qualche banca estera potrebbe avere, alla fine delle ispezioni, un aggravio fiscale. Probabilmente si tratterà di qualche decina di milioni di tasse in più, nulla di eccessivo. Forse meno.Ma l'Italia è già il Paese d'Europa con il fisco più pesante: pochi milioni rischiano di diventare la proverbiale gocciolina che fa traboccare il vaso. La vicenda è molto complessa. Per di più, essendo in divenire, ha confini ancora incerti: la stessa Agenzia delle Entrate non ha ancora deciso in modo definitivo come comportarsi. Proprio per questo, contattata dal Sole-24 Ore,ha risposto solo «no comment». Gli ispettori del Fisco fanno leva sull'articolo 7 della Convenzione Ocse contro le doppie imposizioni. Questo articolo dice che le succursali delle banche estere devono essere tassate per il reddito prodotto in Italia come se fossero«autonome e indipendenti ». Ebbene: per l'Agenzia delle Entrate«autonome e indipendenti » significa che devono essere paragonate alle banche italiane. Dunque devono avere un fondo di dotazione adeguato, per stare in piedi da sole. Come se non avessero una casa madre alle spalle. Secondo la normativa europea di Vigilanza recepita in Italia, invece, non è così. La filiale in Italia di una banca tedesca, per fare un esempio, è considerata alla stregua della filiale tedesca: non deve avere un fondo di dotazione autonomo, perché fa parte di un gruppo europeo. è vero che l'approccio della Vigilanza è completamente diverso da quello del fisco, dato che la prima deve valutare se gli istituti sono solidi e la seconda se sussistono i presupposti di indeducibilità fiscale. Ma per le banche estere il problema rimane: questa diversa interpretazione potrebbe costare loro un po' di tasse in più. Da qui nasce il problema. L'Italia – si veda la tabella in pagina – è già oggi il Paese con il fisco più pesante per le banche. Il 31,1% degli utili prodotti in Italia viene infatti "bruciato" in tasse, contro il 24,1% medio in Europa. Mentre la comunità internazionale combatte contro i paradisi fiscali, il Belpaese può dunque "vantarsi" di essere il campione delle tasse. Per questo le ultime ispezioni stanno creando malumori. C'è chi, come Deutsche Bank, non dovrebbe avere particolari aggravi. Ma c'è anche chi potrebbe avere un aumento delle tasse di milioni di euro. Sapere i nomi è impossibile, dato che gli accertamenti sono in corso. Chiamando i singoli istituti, non si scuciono molte informazioni in più. A parlare per loro è però l'Aibe, l'associazione delle banche estere in Italia: «Attualmente gli istituti internazionali stanno già tendenzialmente rimpatriando le attività,per effetto della crisi finanziaria – tuona il presidente Guido Rosa –.Se a questo fenomeno generale si aggiunge un continuo aggravio dell'imposizione fiscale in Italia, il rischio è che le banche straniere diventino più restie a erogare finanziamenti a imprese italiane. Qualcuno potrebbe anche decidere di rimpatriare il credito già erogato ». L'Aibe annuncia dunque battaglia,perché le banche straniere – secondo i dati 2007 dell'associazione – hanno pagato in Italia imposte per 475 milioni a fronte di 103 miliardi di euro di impieghi. Il loro contributo all'economia italiana (e al fisco) non è indifferente. Quest'ultima "gocciolina", quindi, crea particolare malumore. m.longo@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI ACCERTAMENTI Se le filiali in Italia non hanno un fondo di dotazione sufficiente, la loro imposizione fiscale potrebbe aumentare

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Zurich, per il vertice è corsa a tre (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-08 - pag: 38 autore: Nella successione a Schiro in pole Andy Haste (Rsa), Axel Lehman e Mario Greco Zurich, per il vertice è corsa a tre Lino Terlizzi GINEVRA La crisi finanziaria si è fatta sentire nel primo trimestre 2009 sui conti di Zurich Financial Services, che però ha limitato i danni ed è riuscito a rimanere nelle cifre nere. Il gruppo assicurativo elvetico ha registrato nel periodo un utile netto di 362 milioni di dollari, in discesa del 75%. Il dato è inferiore alle attese di una parte degli analisti, ma mostra secondo altri la buona resistenza del gruppo alle forti ondate negative dei mesi scorsi sui mercati. Alla Borsa di Zurigo il titolo è sceso ieri del 3,9%. Al di là della reazione negativa di giornata, l'impressione di molti operatori è che il gruppo rimanga tra i meglio posizionati in questa fase nel settore. Zurich dispone di risorse per acquisizioni di rilievo e su questo versante, tra l'altro, le spiegazioni del gruppo sul recente acquisto del ramo veicoli dell'americana Aig hanno convinto anche alcuni analisti della piazza elvetica che in un primo momento avevano invece giudicato troppo onerosa l'operazione. Tornando ai conti, i premi di Zurich nel trimestre si sono attestati a 14,24 miliardi di dollari, solo di poco sotto il livello del primo trimestre 2008. Il business operating profit è diminuito del 40%, a 1,06 miliardi di dollari, ma il vertice del gruppo lo indica in questo contesto come un risultato «solido». «Abbiamo mostrato miglioramenti sin dall'inizio della crisi finanziaria e siamo fiduciosi, malgrado l'attuale tempesta», ha affermato il chief executive officer di Zurich, l'americano James Schiro. A proposito di Schiro, ci sono da registrare le indiscrezioni sulla scelta del suo successore. L'attuale Ceo, da sette anni al timone del gruppo, lascerà la carica a fine anno, al giro di boa dei suoi 63 anni. Secondo la stampa britannica, il gruppo elvetico avrebbe contattato Andy Haste, che guida la Rsa (già Royal Sun Alliance). Né quest'ultima né Zurich hanno voluto commentare queste indiscrezioni. E nessun commento è venuto anche al riguardo di alcune voci che si sono diffuse sulla piazza elvetica e secondo cui i favoriti nel percorso di successione a Schiro sarebbero due top manager interni al gruppo: l'italiano Mario Greco, chief executive della global life unit, e Axel Lehman, chief risk officer. Su una soluzione interna scommettono alcuni esperti del settore in Svizzera. Intanto anche il colosso svizzero delle riassicurazioni, Swiss Re, ha reso noti i dati relativi al primo trimestre 2009. Nel periodo Swiss Re è tornata a fare utili. Il gruppo ha registrato infatti un risultato netto di 150 milioni di franchi, in calo del 76% rispetto ai primi tre mesi del 2008, ma superiore alle attese. A Zurigo il titolo Swiss Re ieri ha fatto un balzo all'insù dell'11.8 per cento. I premi del gruppo si sono at-testati a 6,53 miliardi di franchi (+1%). «Ricostruire la fiducia ora è essenziale», ha detto il nuovo Ceo Stefan Lippe. Il gruppo intende proseguire nel ricentramento attorno alle attività principali di riassicurazione e stima le spese di ristrutturazione a 100 milioni di franchi per l'anno in corso. Nell'intero esercizio 2008, Swiss Re aveva subito perdite per 864 milioni di franchi. © RIPRODUZIONE RISERVATA I RISULTATI Nei tre mesi profitti in calo del 75% e raccolta stabile a 14,24 miliardi di dollari Swiss Re torna in «nero» e il titolo vola del 12%

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Il protezionismo incrociato Pronti a tagliare ma sempre oltre confine (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)

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Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 08/05/2009 - pag: 8 Il caso I big mondiali e i governi Il protezionismo incrociato Pronti a tagliare ma sempre oltre confine MILANO La reazione, all'inizio, è sempre la stessa: la mongolfiera-azienda sta perdendo quota. Per salvarsi bisogna «tagliare». Scelta condivisa. Però ognuno vorrebbe che fossero gli altri a dire addio, per primi, al proprio sacchetto di sabbia. L'ultimo caso è quello dell'operazione Fiat-Opel. Due aziende. Due governi. Due rappresentanze sindacali. Naturale che ognuno spinga affinché le chiusure di stabilimenti avvengano nel territorio altrui. È l'espressione del not in my back yard, non nel mio cortile, applicato al lavoro. La crisi ha dato decine di esempi. Anche in Italia. Lo scorso gennaio il gruppo francoitaliano St, ha annunciato un piano di tagli per 4.500 posti: 3.600 fuori e 900 a metà tra Italia e Francia. Ma lo abbiamo anche subìto. Il colosso dei cellulari Usa Mo-

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Un prete e il re dell'olio nella partita dei Cavalieri (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)

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Corriere della Sera sezione: Cronache data: 08/05/2009 - pag: 25 Il caso Per le onorificenze del lavoro il ministro proporrà anche Gabriella Parisse e Stefania Brancaccio Un prete e il re dell'olio nella partita dei Cavalieri Scajola presenterà a Napolitano una lista già definita. Fuori Bono della Fincantieri ROMA L'anno scorso non ce l'aveva fatta: per un soffio. Sulla sua esclusione aveva pesato quella grana dell'inchiesta giudiziaria sulla vendita di Wind, scoppiata improvvisamente alla fine di febbraio. E della quale si è persa ogni notizia. Quest'anno, invece, a meno di sorprese, l'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti potrebbe essere fra i 25 Cavalieri del lavoro che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nominerà il 2 giugno. Il nome è nella short list che il Consiglio dell'ordine dei Cavalieri, presieduto dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, ha partorito ieri, dopo il solito inevitabile travaglio. Un elenco di 46 cosiddetti «idonei» a ricevere l'onorificenza, compilato dopo una feroce scrematura delle 159 candidature iniziali pervenute dalle associazioni imprenditoriali e dal ministero (magari anche con qualche suggerimento esterno) e vagliate attentamente dalle prefetture. Con una differenza non di poco conto, rispetto alla prassi che si ripete ogni anno e in base alla quale i Cavalieri del lavoro vengono scelti da quell'elenco di comune accordo fra il ministro e il presidente della Repubblica. Scajola ha infatti manifestato al Consiglio il proposito di effettuare personalmente la selezione finale per proporre al Quirinale la lista secca dei 25 Cavalieri, con la motivazione che la legge attribuisce al ministro questa responsabilità. Non senza però suscitare qualche sorpresa. Fra gli «idonei» di quest'anno Conti è forse il nome più noto insieme a quello di un altro manager pubblico: il capo delle Poste italiane Massimo Sarmi. Ma due manager pubblici in corsa per il prestigioso distintivo forse erano già troppi. Così l'amministratore delegato della Fincantieri Giuseppe Bono, che era nel listone, è rimasto fuori. Avrà occasione di rifarsi. Escluso anche l'imprenditore marchigiano Germano Ercoli, della Confindustria di Macerata, sostenuto da Scajola. I cui candidati, tuttavia, non hanno avuto grosse difficoltà. Per esempio, è passato senza problema l'imprenditore di Imperia (città natale di Scajola) Gianfranco Carli, esponente della famiglia che controlla l'Olio Carli. È passato anche Sandro Bufacchi, già azionista della concessionaria Mercedes di Roma. È passato Paolo Barberini, presidente della Federdistribuzione, esponente dei commercianti. Non a caso, sostenuto anche dal presidente della Confcommercio Carlo Sangalli, considerato uno degli uomini più vicini al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ma ce l'ha fatta anche una candidata donna appoggiata dal ministro dello Sviluppo: Gabriella Parisse, manager della Johnson & Johnson Italia. Considerata meritevole al pari di Maria Cristina Gilardoni, imprenditrice del settore dei macchinari medici. Più donne, chiedeva del resto da tempo Napolitano. Ma anche più imprenditori meridionali. Allora ecco anche Serenella Pacifico, costruzioni, napoletana. E Stefania Brancaccio, industria elettromeccanica, anche lei napoletana. Poi Guido Moschini, produttore di laminati fini d'alluminio, che era stato segnalato dall'ex presidente della Confindustria Antonio D'Amato, industriale degli imballaggi. E Gaetano Carbonelli D'Angelo, settore tessile, un meridionale doc che produce quasi tutto all'estero. Nell'anno tremendo della crisi finanziaria non poteva comunque mancare un banchiere. Si tratta di Antonio Patuelli, ex deputato liberale (partito del quale è stato anche vicesegretario vicario), presidente della Cassa di risparmio di Ravenna. Entrato nella short list insieme al presidente dell'Ania, l'associazione delle compagnie assicurative, Fabio Cerchiai. Ma dei due, probabilmente, sarà promosso uno solo. E siccome con tutta evidenza questa tornata di onorificenze del 2 giugno è destinata a essere ricordata, fra i 46 candidati c'è anche un prete che si è trovato imprenditore quasi per caso. Il suo nome, Don Lamberto Pigini. Nel portafoglio del Piginigroup c'è anche una quota della società che ha inventato le Winx, i famosi personaggi dei fumetti e dei cartoni animati che hanno letteralmente invaso il mondo. Sergio Rizzo

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Nagel: da Che Banca! il 10% della raccolta (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 08/05/2009 - pag: 31 Il retail di Mediobanca Nagel: da Che Banca! il 10% della raccolta MILANO In 10 mesi CheBanca!, l'istituto retail del gruppo Mediobanca, ha raccolto 5,5 miliardi di depositi, il doppio rispetto alle previsioni per l'intero esercizio che si chiude a fine giugno, e registra 170 mila conti aperti. Dal via ha aperto 51 filiali ed entro l'anno ne aggiungerà altre 20. «Risultati molto importanti, ben oltre le attese», ha detto Alberto Nagel, amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, rilevando che la rete guidata da Christian Miccoli in un anno ha già «raggiunto il 10% del funding totale del gruppo» e l'obiettivo del 30% a fine triennio sarà a questi ritmi superato. Raccolta da utilizzare per le esigenze della stessa CheBanca! (come l'erogazione dei mutui), mentre il resto viene messo a disposizione del gruppo. Anche il funding istituzionale di Piazzetta Cuccia, ha comunque aggiunto Nagel, è «andato molto bene». I risultati «inaspettati, sorprendenti» sono stati illustrati ieri nella cornice insolita della Triennale di Milano fra qualche «effetto speciale» inconsueto per gli standard comunicativi di Mediobanca ma in linea con quelli della struttura «retail». Le cifre, rese note per la prima volta, sono state ottenute in un contesto di mercato complicato. Ma, ha sottolineato Nagel, proprio la crisi finanziaria ha messo in luce «la lungimiranza» del progetto CheBanca! In primo luogo perché ha reso più evidente l'importanza di disporre di «una base di raccolta diretta stabile». E poi perché è diventato prioritario «proporre alla clientela prodotti più semplici, trasparenti e convenienti». «Il progetto», ha proseguito il top manager di Mediobanca, «non solo è sostenuto dai nostri azionisti, ma dopo il fallimento di Lehman c'è un invito da parte di tutti a renderlo anche più robusto». Miccoli ha detto che la banca (che in un anno ha assunto 400 persone, giovani, a tempo indeterminato) punta a «essere la prima banca per tutti i clienti». Per raggiungere l'obiettivo, l'istituto introdurrà progressivamente nuovi prodotti. E ieri è stato presentato un mutuo «all'inglese» collegato a uno o più conti con una riduzione della rata proporzionale ai risparmi depositati. I risultati inattesi, ha infine rilevato Nagel, non porteranno a una revisione dei target «in coerenza con la politica di gruppo». Alberto Nagel S. Bo.

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Banche Usa, servono 75 miliardi Salta il capo della Fed di New York (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 08/05/2009 - pag: 35 Ricapitalizzazioni BofA, Fargo e GMac «vittime» degli stress test Banche Usa, servono 75 miliardi Salta il capo della Fed di New York Friedman era anche nel board di Goldman Sachs MILANO La crisi finanziaria fa una vittima anche tra i banchieri centrali: il presidente della Federal Reserve di New York, Stephen Friedman, clamoroso caso di conflitto d'interessi visto che risiedeva anche nel board di una delle banche salvata da una probabile bancarotta, la Goldman Sachs, si è dimesso. E non è stato l'unico scossone arrivato ieri nel mondo del credito Usa. Alla fine, gessetto bianco in mano, i professori Timothy Geithner e Ben Bernanke hanno tracciato sulla lavagna la linea che divide il sistema finanziario americano in buoni e cattivi. Da una parte Goldman Sachs, Bank of New York Mellon, American Express, Capital One, Metlife e altri 4 istituti. Dall'altra Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, GMac, Jp Morgan, Morgan Stanley e altri 4 «cattivi». Così, nel tardo pomeriggio della costa Est (dopo le 11 di sera in Italia), il segretario al Tesoro e il presidente della Federal Reserve hanno finalmente rivelato l'esito dell'esame a cui hanno sottoposto le banche per verificare la capacità di resistenza nel caso di un prolungarsi della crisi. «Stress test»: è questo il termine ormai entrato nella storia. Risultato: per stare tranquilli, servono complessivamente nuove risorse per 74,9 miliardi di dollari. Poco più di un decimo, insomma, di quanto messo in campo dal governo Bush con il Tarp. Rispetto alle indiscrezioni della vigilia non ci sono grandi sorprese. Bank of America dovrà rafforzare il proprio capitale di 33,9 miliardi di dollari, Wells Fargo avrà bisogno di 13,6 miliardi, Citigroup di almeno 5,5, GMac di 11,5, Morgan Stanley di 1,8, Jp Morgan di 1,5, Regional Financial e State Street di cifre inferiori. Bernanke ha assicurato che i test sui 19 istituti sono stati «rigorosi». E ha comunque messo in chiaro che è il sistema finanziario nel suo complesso a essere tenuto sotto costante monitoraggio. A Wall Street, l'attesa per il verdetto della Fed non ha provocato ieri grandi fibrillazioni. Non appena resi noti gli esiti è arrivata la reazione degli istituti a corto di difese. Wells Fargo ha annunciato che emetterà sul mercato 6 miliardi di dollari di nuovi titoli, per rafforzare la propria situazione finanziaria. E anche Morgan Stanley farà la stessa cosa, per circa 2 miliardi di dollari. Sopra Stephen Friedman, a sinistra, con Richard Grasso ex presidente del Nyse. A destra, il segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner Giancarlo Radice

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E Unicredit va al massimo, poi cade (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/2 E Unicredit va al massimo, poi cade (g.fer.) Seduta in altalena, quella di ieri, per Unicredit, in linea con l'andamento dell'intero comparto creditizio, in attesa degli stress-test in corso sugli istituti statunitensi. Il titolo del gruppo bancario italiano ha aperto la seduta in rialzo, con la quotazione che si è spinta fino a un massimo di 2,175 euro, nuovo record dell'anno. Nel pomeriggio, però, sono arrivate le vendite, con la conseguente discesa del prezzo fino a un minimo di 1,933 euro. Successivamente il titolo di Piazza Cordusio ha recuperato ed è nuovamente caduto, terminando infine a 1,984 euro, in ribasso del 3,34%. Alessandro Profumo ad di Unicredit

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Il sì all'Opa Italease spinge Banco Popolare (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/1 Il sì all'Opa Italease spinge Banco Popolare (g.fer.) L'autorizzazione della Banca d'Italia all'Offerta pubblica di acquisto su Italease ha messo le ali alle azioni del Banco Popolare, che ha chiuso la seduta con un prezzo di riferimento di 6,195 euro, in crescita del 5,99%. Si tratta della migliore performance fra i titoli dell'S&P-Mib e dell'unico in rialzo in un comparto bancario che ha registrato flessioni generalizzate. Nel corso delle contrattazioni, tra l'altro, la quotazione ha anche toccato quota 6,59 euro, il livello massimo mai raggiunto quest'anno. Consistenti anche i volumi trattati: sono passati di mano oltre 21,6 milioni di pezzi. P.Francesco Saviotti ad Banco Popolare

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Tregua per gli indici, corre Unipol (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Tregua per gli indici, corre Unipol Arriva la tregua e Piazza Affari perde un po' più dell'Europa. L'S&P-Mib è sceso infatti dell'1,44% e il Mibtel ha ceduto l'1,11%. Ma il paniere dei principali titoli presenta un panorama variegato. Sugli scudi il Banco Popolare (+5,99%), unico tra i principali valori bancari ad archiviare la seduta con un rialzo grazie all'autorizzazione ricevuta da Bankitalia a lanciare l'Opa su Italease. Nel comparto hanno invece registrato forti perdite Mediolanum (-4,92%), Ubi Banca (-4,09%), Popolare Milano (-3,56%) e Unicredit (-3,34%). Giù anche Fiat (-5,2%) maglia nera dell'S& P-Mib: il titolo del Lingotto ha subito la seconda battuta d'arresto consecutiva sia per ragioni tecniche (l'atteso assestamento dopo un rally durato parecchie settimane) sia a causa delle difficoltà incontrate sulla strada delle maxi-alleanze perseguita dall'amministratore delegato Sergio Marchionne. In ribasso, inoltre, Prysmian (-4,82%) nel giorno dell'annuncio dei risultati trimestrali, Ansaldo Sts (-4,64%) e Cir (-4,21%). Tornando invece ai valori in rialzo, bene Unipol (+3,45%) grazie al giudizio positivo di Banca Akros, poi Tenaris (+3,15%) che ha chiuso i primi tre mesi dell'anno con un utile di 2,45 miliardi di dollari, in calo rispetto al 2,63 miliardi del primo trimestre del 2008, Snam Rete Gas (+2,84%) e Terna (+2,04%). Ieri, infine, sono stati diffusi i dati della raccolta di aprile dei fondi d'investimento, che indicano un rallentamento dei riscatti. Secondo Assogestioni, il rosso è sceso a 826 milioni di euro, rispetto ai -5,1 miliardi di marzo, grazie soprattutto alla ripresa degli azionari, che hanno registrato un saldo positivo. Fondi, riscatti giù Frena in aprile la fuga dai fondi comuni Raccolta positiva per gli azionari

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(sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Crisi

CONFLITTI «La Francia esplode» esplode» Robert Castel: la crisi investe tutto il mondo del lavoro e la stessa cittadinanza. Ma la politica non offre risposte Anna Maria Merlo PARIGI Non passa giorno, a Parigi, senza che ci si una manifestazione. Dopo il grande corteo del 1° maggio, negli ultimi giorni, sono scese in piazza le ostetriche, che chiedono, dopo i 5 anni di studi post-liceo, che il loro diploma venga equiparato a una laurea. Ci sono stati scontri tra i secondini e la polizia, di fronte al carcere della Santé (qui protestano per i salari e per il sovraffollamento delle prigioni). E le università sono ormai alla quattordicesima settimana di agitazione. Anche i medici hanno manifestato contro la riforma degli ospedali, alla vigilia del 1° maggio. Nei bacini industriali, le proteste esplodono: Sony, Caterpillar, 3M, Continental, Molex e altre fabbriche sono state protegoniste dei cosiddetti «sequestri» di manager, un tentativo dell'ultima speranza per trovare un interlocutore nella società liquida dove il padrone non ha più volto. Gli annunci di chiusure di fabbriche sono pressoché quotidiani. La disoccupazione dovrebbe crescere ancora, mentre sono già 2 milioni e mezzo i senza lavoro, cifra che sale a 3 milioni e mezzo se si aggiungono coloro che hanno dovuto accettare un'attività ridotta, con il ricorso alla cassa integrazione. In una conversazione con il sociologo Robert Castel, autore di libri che hanno lasciato il segno, come Les Métamorphoses de la question sociale (Fayard, 1995) o L'insécurité sociale (Seuil, 2003), cerchiamo di capire cosa succede a 2 anni dall'elezione di Nicolas Sarkozy. Castel ha appena pubblicato un nuovo saggio, La montée des incertitudes (Seuil, 457 pag., 23 euro). Come giudica i cosidetti sequestri? Sono il sintomo di una grande esasperazione, che è ampiamente diffusa e consensuale negli ambienti popolari. Va detto che una parte di queste persone era stata sedotta da Sarkozy e dai suoi discorsi elettorali, due anni fa, dal «lavorare di più per guadagnare di più», o dalle promesse sul potere d'acquisto. L'esasperazione è nutrita da un sentimento di ingiustizia, perché la gente vede che vengono dati soldi alle banche e ai padroni. C'è un reale scontento. Ma, per ora almeno, si tratta di manifestazioni sporadiche, spontanee o quasi. Non si vede un movimento sociale vero e proprio. In altri termini, si tratta di una protesta a cui manca la percezione di cosa sarebbe possibile fare d'altro. E' normale, non tocca certo ai disoccupati o ai delocalizzati fare proposte positive. Toccherebbe alla politica, in particolare alla sinistra, che però sembra senza voce. Anche l'opposizione, il partito socialista o il centrista François Bayrou, hanno anch'essi la tendenza a limitarsi alla protesta. Siamo in piena difficoltà con l'esplosione della crisi finanziaria, ma non si vede delinearsi un'altra politica. Anche dal movimento delle università non vengono idee? Le università stanno vivendo una situazione di blocco. Ma anche qui la situazione è confusa, con il rischio di impantanamento, con le proteste crescenti degli studenti che vogliono sostenere gli esami. Non ci sono prospettive chiare. Eppure, è ampiamente diffusa la coscienza che delle riforme siano necessarie, anche tra i sindacati, Cgt compresa. Quali riforme? Da una trentina d'anni abbiamo avuto delle riforme di destra. Il neo-liberismo era diventato l'ideologia dominante. I tentativi di riforma liberista della destra sono consistiti nel limitare la protezione del diritto in nome del mercato. Oggi un numero crescente di persone comincia a capire che questo ci porta in un'impasse. La crisi finanziaria è la testa, la parte più spettacolare, di una crisi sistemica causata dalla deregulation che ha portato a lasciare il mercato a se stesso, ad autoregolarsi. Persino a destra si sta realizzando questa presa di coscienza, Sarkozy adesso dice che è una fortuna se abbiamo un sistema di protezione sociale che attenua gli effetti della crisi. Poiché le riforme della destra ci hanno portato in questa situazione, bisognerebbe ora definire cosa sia il riformismo di sinistra. A grandi linee vorrebbe dire non smantellare i diritti sociali ma al tempo stesso far fronte alla situazione attuale a livello economico. Cioè costruire nuove protezioni adatte alla situazione. Ma il programma della sinistra su questo fronte resta vago. L'offensiva liberista è stata forte, relativamente popolare, mentre l'altro riformismo appare in ritardo. Ci sono alcune idee, come la securizzazione dei percorsi professionali, la sicurezza sociale professionale, che associ le esigenze di mobilità o di flessibilità, come si dice oggi, e la sicurezza, la garanzia della protezione del lavoro. Il Ps resta nel vago, propone un aumento del potere d'acquisto, del salario minimo. Ma non tocca il vero problema: che è la questione della regolazione. Non è solo più la questione della spartizione, della redistribuzione. C'è oggi una differenza con gli anni del capitalismo industriale. Dagli anni '70, la regolazione è stata considerata un'ostacolo alla concorrenza, allo sviluppo del mercato, all'estensione della ricchezza. Le protezioni erano considerate troppo costose, il diritto del lavoro troppo rigido. Secondo lei, il cuore della questione è trovare una nuova regolazione? Se siamo destinati a vivere nel mercato, che almeno non ci divori interamente. Bisogna lavorare alla luce di quello che è stato fatto con il capitalismo industriale, che all'inizio del XIX secolo si è sviuppato in modo selvaggio e poi, poco per volta, attraverso le lotte, si è costruito un sistema potente di regolazione che aveva risposto in modo certo non meraviglioso, ma fornito delle risposte concrete per mettere delle barriere all'egemonia di un mercato autoregolato. Non vuol dire che la storia si riprodurrà, ma che oggi siamo in una fase di sfida dello stesso ordine di quello che l'occidente ha affrontato nel passato. Vedo due modi per uscirne: la costruzione di uno stato sociale adatto ai tempi oppure l'avvento di forme di fascismo. Il fascismo è stata una risposta selvaggia e totalistaria, ma un modo per controllare il mercato. All'inizio, come oggi, c'era dell'esasperazione sociale. Sfortunatamente, questa è una risposta che resta possibile ancora oggi. Per questo è urgente un riformismo di sinistra.

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un'altra dose di medicina keynesiana - joseph e. stiglitz (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 09-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 1 - Prima Pagina Un´altra dose di medicina keynesiana JOSEPH E. STIGLITZ Con l´arrivo della primavera, gli ottimisti cominciano a vedere i "germogli" di una ripresa dalla recessione e dalla crisi finanziaria. Il mondo è cambiato molto dall´ultima primavera, da quando il governo Bush annunciava per l´ennesima volta di stare vedendo "la luce in fondo al tunnel". Sono cambiate le metafore e i governi, eppure, a quanto pare, l´ottimismo è rimasto invariato. La buona notizia è che forse si è arrestata la caduta libera. Il ritmo della discesa economica è rallentato. SEGUE A PAGINA 35

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la medicina keynesiana - (segue dalla prima pagina) (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 09-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 39 - Commenti LA MEDICINA KEYNESIANA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Il pavimento di questa crisi potrebbe essere vicino, forse attorno alla fine dell´anno. Ciò non significa tuttavia che l´economia mondiale sia posizionata per una ripresa robusta nel breve periodo. Toccare i livelli più bassi non rappresenta un valido motivo per abbandonare le misure energiche adottate per rimettere in piedi l´economia del mondo. Siamo davanti a un declino economico complesso: una crisi economica combinata con una crisi finanziaria. Fino all´avvio della crisi, a fare da motore alla crescita globale erano stati i molto indebitati consumatori americani. Questo modello si è spezzato e non troverà una sostituzione nel breve termine, perché anche se le banche statunitensi fossero sane, la ricchezza delle famiglie è stata devastata. Gli americani hanno continuato ad accendere prestiti e a consumare basandosi sull´assunto che i prezzi delle case sarebbero cresciuti indefinitamente. Il collasso del credito ha poi peggiorato le cose e le aziende, trovandosi di fronte a un costo del credito più elevato e a mercati orientati al ribasso, hanno risposto rapidamente riducendo le scorte. Gli ordini sono conseguentemente crollati – in maniera sproporzionata rispetto al calo del Pil – e quei paesi la cui economia poggiava sui beni di investimento e sui beni durevoli (vale a dire, le spese in conto capitale che possono essere posticipate) sono stati colpiti molto duramente. Probabilmente si assisterà a una ripresa in alcuni di questi settori rispetto ai pavimenti toccati alla fine del 2008 e all´inizio di quest´anno, ma può essere utile esaminare i fondamentali. Negli Stati Uniti, i prezzi degli immobili continuano a scendere, milioni di famiglie sono sommerse da mutui che superano il prezzo di mercato della propria casa e la disoccupazione continua a crescere, mentre per centinaia di migliaia di persone si avvicina la fine delle 39 settimane coperte dall´assicurazione contro la perdita del posto di lavoro. Le amministrazioni degli Stati sono costrette a licenziare dei dipendenti a causa del crollo delle entrate fiscali. Il test per verificare se le banche sono adeguatamente capitalizzate si sono appena conclusi – "stress test" che non hanno previsto alcuno stress – e alcune sono state giudicate in condizioni accettabili. Sembra tuttavia che le banche, piuttosto che cogliere questa opportunità di ricapitalizzarsi, anche grazie all´aiuto del governo, propendano per una risposta di tipo giapponese: in qualche modo usciremo da questo pantano. Queste banche "zombi" – defunte ma che si aggirano ancora tra di noi – rappresentano, per dirla con le parole immortali di Ed Kane, "una scommessa sulla resurrezione". Riproponendo il copione della debacle degli istituti di credito e ipotecari degli anni Ottanta, la crisi savings & loan, le banche si stanno avvalendo di una rendicontazione non virtuosa (è stato permesso loro, per esempio, di tenere a bilancio degli asset dissestati, presumendo, o fantasticando, che conservandoli fino alla scadenza possano in qualche modo ritornare positivi). Peggio ancora è tuttavia il fatto che alle banche sia stato consentito di accedere a prestiti della Federal Reserve a condizioni estremamente vantaggiose e a fronte di garanzie poco solide e, al tempo stesso, di aprire posizioni di rischiose. Alcune banche hanno sì pubblicato le relazioni sul primo trimestre dell´anno, compilate però sulla base di una contabilità furbesca e dei profitti del settore della compravendita titoli (leggasi: speculazione). Questo non rimetterà in moto l´economia rapidamente. E se le scommesse non pagheranno, il costo per i contribuenti sarà più oneroso. Anche il governo statunitense ha scommesso sulla tattica di uscire dal pantano in qualche modo: le misure adottate dalla Fed e le garanzie offerte dal governo si traducono per le banche in un accesso a fondi a basso costo mentre i tassi di interesse dei prestiti rimangono alti. Se non accade niente di terribile – perdite sui mutui, sugli immobili commerciali, sui prestiti alle aziende o sul debito delle carte di credito – le banche potrebbero farcela e superare questa situazione evitando un´altra crisi. Da qui a qualche anno, le banche si saranno ricapitalizzate e l´economia tornerà alla normalità. Questo è lo scenario roseo. Le passate esperienze in altre parti del mondo, tuttavia, suggeriscono che questa è una prospettiva rischiosa. Anche se le banche fossero sane, il processo di ricondurre l´esposizione creditizia a livelli accettabili e la perdita di ricchezza che lo accompagna comporta una più alta probabilità che l´economia resti debole. Un´economia debole implica una più alta probabilità di ulteriori perdite per le banche. Il problema non è confinato agli Stati Uniti. Altri paesi, come la Spagna, stanno attraversando una propria crisi immobiliare. L´Europa dell´Est ha i suoi problemi, problemi che potrebbero avere un impatto sulle banche altamente indebitate dell´Europa Occidentale. In un mondo globalizzato, i problemi in una parte del sistema si ripercuotono rapidamente al resto del sistema. In alcune crisi precedenti, come quella asiatica di un decennio fa, la ripresa è stata celere perché i paesi colpiti poterono aprirsi la strada verso una nuova prosperità a colpi di esportazioni. Quello presente invece è un declino economico globale e sincronizzato. Gli Stati Uniti e l´Europa non possono uscire da questo un periodo economico stagnante a colpi di export. Il risanamento del sistema finanziario è necessario, ma non è una condizione sufficiente per la ripresa. La strategia degli Stati Uniti per risanare il proprio sistema finanziario è costosa e ingiusta, perché premia coloro che hanno creato l´attuale dissesto economico. Un´alternativa c´è tuttavia e prevede sostanzialmente che si rispettino le regole del gioco di una normale economia di mercato: lo scambio debito-mezzi propri. Un tale scambio riporterebbe la fiducia nel sistema bancario e i prestiti potrebbero riprendere a fluire con un costo minimo o addirittura nullo per il contribuente. Non è una strada particolarmente complicata né è nuova. Non piace ovviamente a chi ora detiene obbligazioni e che preferirebbe un regalo da parte del governo, ma il denaro pubblico può essere destinato a scopi più meritevoli, inclusa un´altra tornata di stimolo. Tutti i declini economici si concludono prima o poi. Il punto è quanto questo sarà prolungato e profondo. Nonostante i germogli primaverili, dovremmo essere pronti per un altro inverno buio: è arrivato il momento di attuare il Piano B per la ristrutturazione delle banche e di un´altra dose di medicina keynesiana. Joseph Stiglitz, professore di economia presso la Columbia University, presiede la Commissione di esperti per le riforme del sistema monetario e finanziario internazionale nominata dall´Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il tema di un nuovo sistema mondiale di riserva valutaria era già stato affrontato nel suo libro del 2006, "La globalizzazione che funziona". Copyright Project Syndicate, 2009 www. project-yndicate.org Traduzione di Guiomar Parada

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"La volatilità dei mercati finanziari. Come prevederla e come gestirne il rischio". (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 09/05/2009 - pag: 31 "La volatilità dei mercati finanziari. Come prevederla e come gestirne il rischio". Convegno organizzato da Unipol Gruppo Finanziario e Alma Mater Studiorum - Università di Bologna con la partecipazione di: ROBERT ENGLE Premio Nobel per l'Economia 2003. Intervengono: Pierluigi Stefanini - Presidente Unipol Gruppo Finanziario Gianluca Fiorentini - Preside della Facoltà di Economia Università di Bologna Ferruccio De Bortoli - Direttore de Il Corriere della Sera Renzo Costi - Docente di Diritto Commerciale Università di Bologna Carlo Salvatori - Amministratore Delegato Unipol Gruppo Finanziario Stefano Zamagni - Docente di Economia Politica Università di Bologna Università di Bologna - Aula Magna A Via Belmeloro, 14 14 maggio 2009 ore 17.30 Per confermare la partecipazione è necessario telefonare al numero 02/25514550 o inviare mail a segreteria@mover.it

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Luxottica corre sui conti trimestrali (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009 - pag: 35 Il caso a Milano Luxottica corre sui conti trimestrali (g.fer.) Rialzo a due cifre ieri per Luxottica (+10,14% il prezzo di riferimento), che ha toccato il nuovo massimo dell'anno a 15,96 euro. A spingere il titolo del made in Italy sono stati i risultati trimestrali migliori delle attese (anche se i profitti netti sono scesi del 22,5% a 80,4 milioni di euro) ma soprattutto le ottime prospettive per i prossimi mesi annunciate dai vertici della società. Dopo la diffusione dei dati, inoltre, sono arrivati i giudizi positivi di molti analisti. A rivedere al rialzo le stime sono stati per esempio Exane Bnp Paribas e Centrobanca, mentre Deutsche Bank ha confermato l'indicazione buy (comprare). Andrea Guerra ad di Luxottica

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Piazza Affari guida i rialzi europei (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Piazza Affari guida i rialzi europei Con le performance di ieri (+3,51% l'S&P-Mib, +2,8% il Mibtel), le migliori in Europa, Piazza Affari ha chiuso la nona settimana positiva consecutiva. Confermando anche la ripresa degli scambi, per un controvalore di 4,6 miliardi di euro. Gettonatissimi i titoli bancari grazie all'esito, migliore del previsto, degli stress-test negli Usa, ma anche quelli del lusso si sono nettamente rivalutati. Non a caso i due valori dell'S& P-Mib che hanno corso di più sono stati nell'ordine il Banco Popolare (+11,22%) e Luxottica (+10,14% grazie alla raccomandazione buy di Deutsche Bank dopo i risultati trimestrali migliori delle attese). L'elenco dei bancari superstar è particolarmente nutrito. Al secondo posto in assoluto nella classifica delle performance si colloca Unicredit, il cui prezzo di riferimento ha messo a segno un miglioramento dell'8,87%. Il mercato sta valorizzando il titolo anche in funzione della rivalutazione teorica delle azioni che saranno distribuite il prossimo 18 maggio al posto del dividendo. Consistenti anche i rialzi di Banca Popolare Milano (+6,56%), Ubi Banca (+6,49% alla vigilia dell'assemblea degli azionisti e dell'approvazione dei risultati trimestrali), Monte Paschi (+6,11%) e Mediolanum (+4,25%). Nel settore del made in Italy, invece, brilla Bulgari (+6,86%), mentre Atlantia ha toccato il nuovo record dell'anno a 14,27 euro, con un balzo del 4,54%, grazie a dati trimestrali migliori rispetto alle attese degli analisti. Pochi e trascurabili, infine, i segni negativi nell'ambito dei 40 valori più capitalizzati. Fra questi, StMicroelectronics, in calo del 3,72%. Record Scambi per oltre 4,6 miliardi di euro, a ridosso del record (5,1 miliardi) della vigilia

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Le vendite di aprile spingono McDonald's (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009 - pag: 35 Il caso a New York Le vendite di aprile spingono McDonald's (g.fer.) L'hamburger non sente la crisi. È di ieri la notizia che McDonald's, la più grande catena al mondo di fast-food, ha incrementato del 6,9% le proprie vendite globali nello scorso mese di aprile. Il titolo della compagnia, quotato a Wall Street, ha subito reagito positivamente, terminando la seduta a quota 54,92 dollari, con un progresso del 2,87% rispetto alla vigilia, dopo aver toccato nel corso della seduta un massimo di 55,45. Poco meno di un mese fa McDonald's ha stipulato un accordo con l'italiana Autogrill per aprire una serie di punti vendita nelle aree di servizio sulle autostrade francesi. Jim Skinner ceo di McDonald's

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MA I FALLIMENTI SONO NECESSARI (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pietro Garibaldi MA I FALLIMENTI SONO NECESSARI CONTINUA A PAGINA 8Le banche americane sono riuscite ad attirare 11 miliardi di dollari dal settore privato, in modo da rispondere alle richieste del Tesoro americano. Nelle stesse ore la Casa Bianca ha annunciato un ulteriore e in parte sorprendente piano di intervento nel settore finanziario. Timothy Geithner e l'amministrazione di Obama stanno elaborando un nuovo piano per controllare con maggior intensità alcune istituzioni finanziarie considerate «troppo grandi per fallire». L'esistenza del fallimento rappresenta il più profondo e naturale strumento di selezione di un'economia di mercato. L'uscita dal mercato delle imprese non in grado di operare, in modo da lasciare spazio e opportunità ad altri e più efficienti operatori, è forse la più alta e nobile immagine del meccanismo della «distruzione creatrice» della concorrenza e del mercato. Nei mercati finanziari i fallimenti sono molto rari e terribilmente complicati. Il fallimento di un grande operatore finanziario può infatti generare fallimenti a catena, in modo da portare al collasso l'intero sistema finanziario. Questi rischi sistemici sono sempre stati riconosciuti dalla teoria economica bancaria e dall'attività di supervisione delle banche centrali di tutto il mondo. Tuttavia, l'intensità della crisi finanziaria attuale ha mostrato che il sistema finanziario nordamericano aveva finito per assumere una quantità di rischi in larga misura sottostimati. Alcuni di questi rischi sono stati presi proprio dagli operatori più grandi del settore, come testimoniano le ingenti perdite e i salvataggi del Tesoro nei confronti di Citigroup, il più grande gruppo bancario statunitense che prima della crisi era arrivato a gestire delle attività per circa il 20 per cento del prodotto interno lordo (Pil) americano. Sapendo di essere comunque salvati e di poter evitare il fallimento, dicono i collaboratori di Timothy Geithner, questi giganti finanziari hanno finito per assumere rischi eccessivi che hanno portato alle immense perdite dei mesi passati. Le discussioni di questi giorni cercano di affrontare il problema del «too big to fail» in modo pragmatico, secondo la miglior tradizione americana. Dal momento che alcuni operatori sono effettivamente troppo grandi per poter fallire, d'ora in avanti dovranno essere controllati con maggior intensità. I problemi sul tappeto sono però ancora molti. Si deve decidere a chi spetterà il compito di controllare i giganti della finanza e come tale controllo dovrà nei fatti avvenire. Dobbiamo tutti augurarci che il controllo straordinario sugli operatori più grandi del mercato, se effettivamente sarà approvato dal Congresso, spetti alla Federal Reserve, la Banca centrale americana. Se l'autorità in grado di controllare i più grandi operatori fosse invece il Tesoro, finiremmo per avere un ulteriore e pericoloso intervento dello Stato, e quindi della politica, nel controllo delle banche. Come tale controllo debba nei fatti avvenire è un problema molto più complicato. Una possibilità sarebbe quella di definire esplicitamente un livello di capitalizzazione o di attività al di sopra del quale non si può crescere. Sarebbe come evitare per legge che si creino operatori troppi grandi. Una seconda possibilità, apparentemente meno draconiana, sarebbe stabilire un regime di supervisione permanente e più invasivo per gli operatori al di sopra di una certa dimensione. Entrambe le possibilità sono comunque difficili da rendere operative. Stabilire una dimensione massima per un operatore finanziario rischia di essere un vincolo facilmente eludibile, per esempio, attraverso un'apparente e fittizia divisione della mega istituzione in due istituzioni più piccole. Inoltre, non possiamo dimenticare che nei mercati finanziari vi sono importanti economie di scala, come testimoniato dal processo di consolidamento degli ultimi anni. Anche l'idea di una supervisione permanente è difficile da rendere operativa. In particolare, occorrerebbe evitare un'eccessiva presenza della politica americana nel governo delle banche, anche se la Federal Reserve è un'istituzione autorevole e rigorosa nella scelta dei propri funzionari. Vedremo dalle scelte del Tesoro e della Casa Bianca quale dei due modelli emergerà. I depositi delle famiglie americane saranno comunque assicurati, come già oggi avviene. Tuttavia, affinché i mercati finanziari possano in futuro operare in modo razionale ed efficiente, il fallimento dovrà tornare ad essere accettato come un fatto fisiologico. pietro.garibaldi@unito.it

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la via della ripresa è tutta in salita - giuseppe turani (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 22 - Economia Affari & politica LA VIA DELLA RIPRESA è TUTTA IN SALITA GIUSEPPE TURANI L´ottimismo, comprensibilmente, trionfa in Borsa e nei discorsi delle Autorità. I mercati stanno dimostrando una voglia incontenibile di andare su, dopo tanto andare giù, che si stanno prendendo in giro da soli. Ogni notizia è buona per mettere a segno un altro due per cento di aumento. E se poi la notizia è un po´ taroccata, va bene lo stesso. L´importante è andare su, poi si troverà anche il modo di rimanerci. O di cadere con un bel tonfo. Fra le opinioni delle Autorità spicca quella di Ben Bernanke, il capo della Federal Reserve, cioè della banca centrale americana. Quello di Bernanke è un curioso destino. Come professore ha studiato per decenni le crisi finanziarie, arrivato poi alla testa della Fed gli è toccato gestire la più grande crisi finanziaria mai verificatasi. All´inizio, dicono i suoi critici, non ha capito niente. Pensava di trovarsi di fronte solo allo scoppio della bolla immobiliare. E aveva anche calcolato che si sarebbero rovesciate sul mercato perdite per un centinaio di miliardi di dollari. Cifra che il mercato avrebbe potuto assorbire senza troppe scosse. Quando poi capi che di ben altro si trattava, si è mosso con tutta la velocità possibile, ma ormai, come direbbero a Tortona, i buoi erano scappati dalla stalla e siamo finiti nei guai che sappiamo. Adesso Bernanke tenta, come tutte le altre Autorità, di produrre un po´ di ottimismo. E quindi spiega che la ripresa è ormai alle porte e che gli Stati Uniti (la più grande economia del mondo) cresceranno del 2,5 per cento nel 2010 e addirittura del 4 per cento nel 2011. Insomma, l´anno prossimo cominciamo a sentire il sapore del ritorno al futuro (a prima della Grande Crisi) e poi nel 2011 facciamo festa davvero. Con gli Stati Uniti che corrono al ritmo del 4 per cento, il resto del mondo non potrà che gettare la parola crisi nel cestino e mettersi a volare. Boom di Borsa, boom dei consumi, boom di tutto. Ma sarà davvero così? C´è da dubitarne, e molto seriamente. Intanto, se si vuole, per una ragione molto semplice. Il potenziale di crescita degli Stati Uniti (in condizioni normali e di pieno impiego dei fattori) è di poco superiore al 3 per cento. E quindi che nel 2011 si possa arrivare al 4 per cento, con ancora milioni di disoccupati in giro, con il sistema bancario, forse risanato, ma certo non a posto, pieno di veleni e di diffidenze reciproche, appare un po´ strano. A questo si aggiunga che a quel punto tutti gli stati (dall´America in giù) dovranno cominciare a fare i conti con i loro bilanci, che sono stati disastrati da questa crisi a causa delle spese fatte per sostenere le banche e le altre situazioni di difficoltà. Per cui da un certo momento in avanti, tutti gli stati dovranno chiudere la fase delle politiche super-espansive (come è stato fino a oggi), fatte di sconti fiscali e di aiuti a chiunque ne avesse bisogno, per passare a una fase di politiche molto restrittive per cercare di mettere in salvo i loro stessi bilanci. In sostanza, oggi dentro l´economia mondiale romba il motore della finanza pubblica (fatto di risorse quasi illimitate), ma è un motore che presto dovrà essere spento. L´Italia, che ha fatto poco, sta andando ad esempio verso un debito pari al 120 per cento del Pil: è ovvio che si dovrà rientrare. Una volta spento il motore della finanza pubblica, le economie dovranno viaggiare con i soli propri mezzi. E quindi quella americana non volerà al 4 per cento, ma farà molto meno. In sostanza, dalla crisi stiamo per uscire, forse alla fine di quest´anno o forse all´inizio del 2010. Ma non si uscirà proiettandosi nell´iper-spazio della crescita come in Star Trek e raggiungendo in pochi istanti livelli di attività che erano già eccezionali prima della crisi (quando c´era, fra l´altro, molta finanza facile). Si uscirà pedalando molto e sudando anche un po´.

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Ubi Banca, il board si autoriduce i compensi del 20% (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 10/05/2009 - pag: 29 L'assemblea Ubi Banca, il board si autoriduce i compensi del 20% (g. fer.) Torna il profitto a Ubi Banca dopo la perdita di 551 milioni registrata nell'ultimo trimestre del 2008, dovuta alle svalutazioni prodotte dalla crisi finanziaria: l'istituto presieduto da Emilio Zanetti ha chiuso i primi tre mesi dell'anno con profitti per 24,3 milioni, che salgono a 98,6 milioni al netto delle svalutazioni per 75,4 milioni sulle quote in Intesa Sanpaolo (l'1,22% del capitale) e A2A. Svalutazioni riferite al 31 marzo e che, grazie alla ripresa delle Borse, oggi sarebbero completamente riassorbite. «Ovviamente siamo soddisfatti per il risultato», ha spiegato il consigliere delegato Victor Massiah a margine dell'assemblea dei soci, invitando comunque a «non abbassare minimamente la guardia». La trimestrale è stata diffusa ieri, nel giorno in cui l'assemblea dei soci (circa 2.900 i partecipanti) ha deliberato sulla ripartizione dell'utile (0,45 euro il dividendo 2008) e sulle misure di rafforzamento patrimoniale (emissione di 640 milioni di bond convertibili, con warrant gratuiti ai soci, che permetteranno tra due anni di sottoscrivere una nuova azione Ubi Banca a 12,3 euro ogni 20 warrant). «Non abbiamo usato i Tremonti bond - ha spiegato Massiah - perché in questo momento non abbiamo bisogno di capitale». In assemblea è stata anche resa nota la decisione dei consiglieri di gestione e di sorveglianza di tagliarsi la parte fissa del compenso del 20% per l'anno in corso. Inoltre è stato rinnovato il mandato al consiglio di Gestione per l'acquisto e la vendita di azioni proprie, entro i limiti dell'apposita riserva, di 64,2 milioni di euro.

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L'inflazione non spaventa più (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-09 - pag: 2 autore: INTERVISTA Bill Emmott Ex direttore Economist «L'inflazione non spaventa più» Gli indici resteranno freddi ma solo per «merito» di un'altra recessione Antonella Olivieri MILANO N on lo si può annoverare proprio tra i "gufi", ma di certo la visione di Bill Emmott ( 52 anni), commentatore internazionale ed ex direttore dell'Economist, non è delle più ottimiste.Un esempio?La sua opinione sul possibile ritorno di fiamma dell'inflazione legato ai massicci investimenti pubblici per contrastare la crisi. «Lo ritengo improbabile – osserva –:le Banche centrali e il mercato obbligazionario preverranno il rischio». In che senso? Appena ci saranno segnali di ripresa dell'inflazione, le Banche centrali saranno rapidissime a drenare la liquidità e il mercato dei bond esigerà rendimenti più elevati. Questo ci infilerà in una nuova recessione. La buona notizia è che l'inflazione non tornerà a galoppare, la cattiva è che questo sarà l'effetto della recessione. Prima di pensare alla prossima crisi, c'è speranza di uscire a breve dall'attuale? La crisi finanziaria era una crisi di liquidità, tant'è che le Banche centrali sono riuscite ad arrestarla. Ma ciò non significa affatto che siamo alla vigilia della ripresa economica. Forse non ci saranno più shock, ma l'economia sta ancora rallentando: caliamo a un tasso inferiore, ma caliamo. La disoccupazione aumenta e il processo di rientro dal debito continuerà a lungo. Può darsi che entro sei mesi ci si stabilizzi, ma resteranno le conseguenze dell'enorme debito pubblico lievitato per sostenere l'economia. Lei è stato per anni corrispondente da Tokyo. Trova analogie con la crisi giapponese degli anni 90? La situazione è molto simile, anche se il Giappone aveva il supporto dell'export, mentre ora tutto il mondo sta soffrendo all'unisono. Ma, nonostante una politica fiscale molto attiva, il Giappone non è riuscito a evitare una lunga stagnazione. Si è sorpreso dell'ingresso dello Stato nelle banche, nei paesi anglosassoni considera-ti ultraliberisti, e del sostegno a gruppi industriali potenzialmente in bancarotta? I governi sono stati fin troppo riluttanti a nazionalizzare le banche. Ce n'è bisogno per "punire" azionisti e banchieri, per riformare il sistema e alla fine riprivatizzarlo. Piuttosto sono sorpreso degli aiuti all'industria, che fanno più danni che altro. Perché sussidiare, per esempio, il settore auto e non quello delle costruzioni? Quello che si dà all'uno, si toglie all'altro.Nel Regno Unito si è aperto un dibattito su cosa avrebbe fatto la Thatcher se fosse stata al governo. Io credo che sarebbe intervenuta nel credito, ma non nell'industria. Gli Stati Uniti comunque si sono mossi tempestivamente, l'Europa è parsa più impacciata. Non c'è un problema di coordinamento delle politiche fiscali? Un coordinamento sarebbe desiderabile, ma politicamente non è possibile: sono i voti nazionali a determinare le politiche fiscali dei paesi. La politica monetaria invece è unica, ciò non toglie che la Bce sia stata molto lenta ad abbassare i tassi. Ma quello che ho trovato più disturbante è la competizione protezionistica che si è accesa tra i diversi paesi. Nel caso Fiat-Opel, per esempio, la Germania pretende che non si chiudano gli stabilimenti tedeschi. Questo legittima l'Italia a fare altrettanto. Può darsi che il progetto Fiat sfumi se non è possibile gestire un'azienda su base europea. Ritiene che la crisi cambierà il sistema ca-pitalistico, o che segnerà la fine dell'egemonia americana sulla finanza? Il Financial Times ha dedicato una serie di articoli al futuro del capitalismo, ma nessuno ha saputo spiegare davvero cosa succederà. Personalmente non penso che il sistema capitalistico cambierà. Quanto al tramonto dell'impero americano, è un tema che torna alla ribalta ogni 10-15 anni, dai tempi della guerra nel Vietnam. Ma sono convinto che la potenza Usa si riprenderà: le previsioni sulla crescita del dopo- crisi vedono in testa proprio gli Stati Uniti tra i Paesi del G-7. Se ci si riferisce invece all'influenza delle banche d'affari sulla finanza mondiale, beh non sarà più come prima. Si era fatto credere che avessero trovato il modo di fare sempre profitti e contenere i rischi, ma hanno peccato d'umiltà. E il ruolo del mercato? Lo vede ancora centrale in futuro? Certamente ci sarà maggior regolamentazione, gli investitori saranno meno propensi ai rischi, e i mercati saranno meno attivi nel promuovere la crescita economica. Alla fine come si uscirà da questa situazione? Qualcosa succederà, ma non saprei dire né cosa né quando. Dobbiamo essere realisti e ammettere che non siamo in grado di fare previsioni con largo anticipo. Per il momento l'unica buona notizia è che le cose stanno andando male più lentamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL CASO FIAT-OPEL «Quello che ho trovato più disturbante è la competizione protezionistica che si è accesa tra i diversi paesi» Bill Emmot, 52 anni, commentatore internazionale ed ex direttore dell'Economist INFOPHOTO

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Le sicurezze infrante di Greenspan e Bush (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-09 - pag: 2 autore: Politiche economiche Le sicurezze infrante di Greenspan e Bush di Innocenzo Cipolletta D ove abbiamo sbagliato e cosa dobbiamo fare in futuro per evitare una crisi come quella che stiamo affrontando? Questa domanda è stata lanciata da Guido Tabellini su questo giornale il 7 maggio. Certo, ci sono le regole da rivedere e c'è da rafforzare i controlli. Ma basterà per evitare in futuro nuove crisi sistemiche? Credo di no. Penso che sia anche e soprattutto necessario riportare sotto controllo la politica economica dei principali paesi, per evitare il prodursi di squilibri eccessivi che sono stati alla base della crisi finanziaria mondiale. La crisi finanziaria si inscrive nell'ambito di forti squilibri favoriti essenzialmente dalla politica economica degli Usa di questi ultimi anni, volta a sostenere comunque la crescita economica. Senza una tale politica, non si sarebbero prodotte bolle speculative di tale ampiezza e, quindi, non avremmo avuto fenomeni patologici di diffusione di prodotti finanziari nuovi che hanno aggirato controlli, sicuramente non efficaci. Negli anni 90 il mercato azionario conobbe la bolla delle cosiddette dotcom, ossia le imprese innovative legate a internet e al sistema telefonico. La bolla si formò anche perché la Fed, guidata già allora da Alan Greenspan, riteneva che la crescita economica elevata degli Usa non avrebbe portato a squilibri inflazionistici, grazie ai progressi della produttività impliciti nelle nuove tecnologie. A nulla valsero allora le analisi di molti economisti che non riuscivano a trovare riscontri di questi aumenti di produttività legati alle nuove tecnologie. L'assenza di inflazione bastò a convincere che la crescita poteva continuare senza ostacoli. Alla fine la bolla scoppiò, all'inizio di questo decennio: ciò avrebbe dovuto comportare una recessione che avrebbe potuto riequilibrare l'economia americana in fase di surriscaldamento. Ma intervenne il tragico attentato dell'11 settembre 2001 che minacciò di sprofondare gli Usa e il mondo in una depressione. Da qui, un rilancio dell'economia mondiale e di quella americana, che era appena entrata in recessione. Gli stimoli all'economia furono ingenti, sia dal lato fiscale che da quello monetario. I tassi di interesse vennero ridotti e i mercati furono inondati di liquidità. Quando apparve evidente che la recessione era stata evitata, si continuò a iniettare capacità di spesa sui mercati e si favorirono gli acquisti di case negli Usa, malgrado il manifestarsi di una evidente bolla sul mercato immobiliare, causata proprio dalla politica monetaria e fiscale espansiva. Inoltre, gli Usa iniziarono a spendere per finanziare le guerre al terrorismo, prima con l'intervento in Afghanistane poi in Iraq. Tutto questo sembrava possibile perché ancora non cresceva l'inflazione grazie, questa volta, alla globalizzazione, che assicurava prodotti e servizi a costi contenuti provenienti da Cina, India e altri paesi di nuova industrializzazione, e alla immigrazione che assicurava lavoro a basso costo. A nulla valsero i moniti di quanti segnalavano gli squilibri fondamentali degli Usa nella bilancia dei pagamenti, nei conti pubblici e nei conti delle famiglie che avevano azzerato la propensione media al risparmio. Unico obiettivo di Greenspan e dell'amministrazione Bush era quello di evitare una recessione che avrebbe fatto scoppiare la bolla immobiliare e avrebbe indebolito gli Usa. Paradossalmente, è stato il successo nella lotta all'inflazione,dopo l'epoca della stagflazione, vinta grazie alle deregolamentazioni e alle innovazioni anche finanziarie,una delle cause che poi hanno favorito l'emergere di questa crisi globale. Oggi stiamo pagando il prezzo del successo nella lotta all'inflazione, perché è venuto meno il termometro che avrebbe (forse) indotto la Fed a frenare la crescita prima che si arrivasse ad alimentare bolle speculative di questa ampiezza. L'aver ancorato la politica monetaria degli Usa all'inflazione e alla crescita, ha finito per far trascurare gli altri squilibri (bilancia dei pagamenti e conti pubblici) considerati minori e aggiustabili grazie alla pletora di nuovi strumenti finanziari disponibili. Di questo sono responsabili i governi di tutti i paesi, non solo quello degli Usa, perché la crescita faceva comodo a tutti. Chi non ricorda, negli anni passati, gli articoli e le dichiarazioni dei politici europei sull'" invidiare" la capacità di crescita americana e il ruolo della Fed, che non si preoccupava solo degli squilibri, come alla Bce, ma anche della crescita? Credo che per ridurre il rischio del prodursi di nuove devastanti crisi sistemiche siano sicuramente necessarie nuove regole, nuovi controlli, più attenzione alla gestione della crisi. Ma penso anche che sia necessario soprattutto un maggior rispetto degli equilibri tradizionali nella gestione della politica economica da parte dei governi dei principali paesi. icipoll@tin.it © RIPRODUZIONE RISERVATA LA BOLLA DEGLI ANNI 90 La Fed incoraggiò la crescita svincolata dai fondamentali: la lotta all'aumento dei prezzi con strumenti innovativi ha provocato gli squilibri attuali

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Mondo invisibile (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-09 - pag: 2 autore: DALLA PRIMA Mondo invisibile Perfino durante questa crisi finanziaria globale troviamo le grandi multinazionali presenti in forze nella classifica delle maggiori entità economiche mondiali: la diplomazia commerciale di aziende di mercati emergenti, come la cinese Haier e la messicana Cemex, hanno già capovolto i rapporti Nord-Sud più velocemente di quanto non sia mai riuscito a fare il movimento dei non allineati. Ci sono aspetti positivi in un mondo dove ogni uomo può essere la propria nazione. Novelli Medici postmoderni come Bill Gates, Anil Ambani, George Soros e Richard Branson si accollano il compito di curare pandemie, dirigere città aziendali, minare la tenuta di regimi autoritari e sponsorizzare ricerche per la preservazione del clima. Ma il Medioevo fu fondamen-talmente un'epoca di paura, incertezza, pestilenze e violenza. E lo stesso vale per la sua nuova versione. Aids e Sars, terrorismo e pirateria, cicloni e innalzamento del livello dei mari: non è più chiaro come fare per investire nel futuro, o in quale futuro investire. Per escogitare una risposta a questo mondo nuovo ci vorranno come minimo decenni. Il prossimo Rinascimento è ancora ben lontano. Parag Khanna L'autore è ricercatore presso la New America Foundation. Ha scritto "I tre imperi: nuovi equilibri globali nel XXI secolo". (Traduzione di Fabio Galimberti)

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Marchionne: Fiat-Opel a fine mese (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-09 - pag: 3 autore: Marchionne: Fiat-Opel a fine mese I governatori dei LÄnder restano scettici e ribadiscono: no alla chiusura di impianti Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente è continuata anche ieri mattina in Germania l'opera di convincimento della Fiat sulla bontà di una fusione con Opel. Nel giro di poche ore, l'amministratore delegato della casa italiana, Sergio Marchionne, ha incontrato due influenti ministri-presidenti di regione. Colloqui ancora preliminari, ma da cui è emerso chiaramente il desiderio della classe politica tedesca di difendere posti di lavoro in un anno elettorale. Le reazioni ufficiali sono state da neutre a negative. Il ministropresidente dell'Assia, Roland Koch ha spiegato in un comunicato che l'interesse della Fiat per Opel è positivo. Tuttavia ha sottolineato che l'operazione deve rispettare tre criteri: «Decisivi saranno la solidità futura dell'azienda, il mantenimento di quanti più posti di lavoro possibili e il minor aggravio possibile sulle casse pubbliche». Koch è un democristiano che appartiene all'ala più liberale della Cdu. Governa una regione ricca che ospita proprio la sede della Opel, a RÜsselsheim. In una nota alla stampa, ha anche fatto notare come tutte le società interessate alla filiale di General Motors, messa in vendita dalla casa madre in gravissima crisi finanziaria, dovrebbero farsi vive. Con l'occasione ha notato che la stessa Fiat non ha ancora potuto fare un'analisi seria dei conti di Opel. Assai meno diplomatico e tendenzialmente più combattivo il ministro-presidente della Renania-Palatinato, il socialdemocratico Kurt Beck. Dopo un incontro a Magonza con lo stesso Marchionne, Beck non ha esitato a spiegare ai giornalisti che «da un punto di vista tedesco e agli occhi della Renania-Palatinato, gli interrogativi sull'operazione Fiat-Opel dopo le discussioni di oggi sono ancor più numerosi di prima». Il Land ospita lo stabilimento di Kaiserslautern, una fabbrica che produce motori con 2.300 dipendenti. Secondo il ministro dell'Economia Karl-Theodor zu Guttenberg, proprio questo impianto è a rischio chiusura. A un giornale tedesco, Marchionne ha precisato che nessuno stabilimento Opel verrebbe chiuso in una eventuale fusione, ma i presunti piani di ristrutturazione pubblicati dalla stampa tedesca in questi giorni ne prevedono la fine. «Non potremmo certo accettare la chiusura di Kaiserslautern », ha ribadito Beck. Queste le posizioni prese dai due ministripresidenti (almeno in pubblico). In commenti riportati dall'agenzia di stampa Ansa, Marchionne si è voluto più tranquillizzante. Riguardo all'ipotesi di chiudere lo stabilimento in Renania-Palatinato, il dirigente di Fiat ha spiegato che «è ancora tutto da discutere ». L'obiettivo comunque è di chiudere rapidamente la partita. «La soluzione ideale – ha aggiunto Marchionne – sarebbe di chiudere entro la fine del mese». Il dirigente della casa italiana ha poi anche ammesso che «c'è ancora molto da fare», lasciando probabilmente intendere che il piano di fusione è in divenire. Secondo un sondaggio Zdf, solo il 22% dei tedeschi crede che Fiat possa assicurare il futuro di Opel. Le opinioni favorevoli a Magna International, l'altro potenziale acquirente in pista, sono poco più elevate: il 36 per cento. In un anno elettorale – si vota in settembre per il rinnovo del Bundestag e quindi per un nuovo governo –la partita è quasi più po-litica che strettamente economica. La vicenda sta spaccando il Paese. Preoccupato dall'idea di assistere alla chiusura di stabilimenti e alla perdita di posti di lavoro, il partito socialdemocratico ha respinto l'offerta di Fiat e fatto proprio l'interesse di Magna, meno pericoloso in termini di tagli al personale. Fiat sta cercando di presentare la fusione con Opel come una grande operazione europea (forte anche dell'integrazione con Chrysler che ieri ha ricevuto il benestare del tribunale fallimentare statunitense). C'è da chiedersi in questo frangente se paradossalmente proprio le nuove reazioni negative alle possibili chiusure di impianti in Gran Bretagna e Italia possano contribuire a imporre una soluzione continentale. In un certo senso, in un momento di grave recessione economica, la vicenda Opel è anche un banco di prova per un'Europa in bilico tra integrazione e disintegrazione. «In questo momento è tutto aperto», ha comunque det-to ieri il ministro Guttenberg, riferendosi ai diversi potenziali acquirenti. Secondo il Rheinische Post, un giornale regionale tedesco, Magna dovrebbe presentare un proprio piano, insieme ad alcuni soci russi, il 20 maggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI INCONTRI Il presidente dell'Assia, Koch: «Sarà decisivo conservare i posti di lavoro» Beck (Renania-Palatinato): «Ancora molti interrogativi» La ressa dei reporter. L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, circondato dai giornalisti al termine del suo incontro a Magonza con Kurt Beck, governatore del Land tedesco della Renania-Palatinato. In precedenza il Ceo del Lingotto aveva avuto un colloquio con il governatore dell'Assia, il conservatore Roland Kock. AFP

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Componenti auto già in recupero (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-09 - pag: 17 autore: A fine anno flessione limitata all'8% Componenti auto già in recupero Augusto Grandi TORINO Il primo quadrimestre si è chiuso con un calo del giro d'affari di circa il 13% ma per Mauro Ferrari, presidente del gruppo Anfia Componenti, il settore della componentistica auto italiana potrebbe intercettare i primi segnali di ripresa e chiudere il 2009 con una flessione limitata all'8%. Dunque spiragli di recupero, anche se lo stesso Ferrari, all'assemblea del gruppo, ammette che «la sfera di cristallo è offuscata» ed è quindi difficile avventurarsi in previsioni attendibili. Ciò che, invece, è assolutamente sicuro è che il settore sta attraversando una fase di estrema difficoltà, iniziata prima dello scoppio della crisi finanziaria mondiale. Ciò non toglie che il 2008 sia stato comunque un anno positivo, con un fatturato complessivo di 46,8 miliardi di euro, esportazioni per oltre 16 miliardi e un saldo positivo di 6 miliardi per la bilancia commerciale italiana. Un settore importante, con 2.700 aziende e 200mila dipendenti diretti. Anche per questo il presidente dell'Anfia Componenti sostiene la necessità di un intervento di sostegno da parte del governo, analogamente a quanto è stato fatto in altri Paesi. Perché gli ecoincentivi per l'auto sono utili, ma non sufficienti. Ferrari ricorda che in Germania sono stati messi a disposizione 500 milioni di euro nell'ambito della ricerca e sviluppo, per progetti automotive legati all'innovazione e al rispetto dell'ambiente con veicoli ecologici. In Francia 600 milioni sono stati destinati al Fondo per la componentistica per la ristrutturazione e internazionalizzazione del comparto, mentre altri 400 milioni serviranno alla ricerca e sviluppo nel settore dei veicoli elettrici e ibridi. E la derelitta Spagna ha messo a disposizione 800 milioni (il 60% per le aziende della componentistica) per la formazione e l'innovazione di prodotto, 420 milioni per la ricerca e sviluppo (con il coinvolgimento dell'indotto), 40 milioni per l'internazionalizzazione dell'indotto e 650 milioni sotto forma di strumenti finanziari a favore delle Pmi. In Italia, in attesa di provvedimenti, si guarda con interesse (qualcuno con preoccupazione) alle operazioni internazionali di Fiat. Ferrari è ottimista e sottolinea che la componentistica tedesca è la più forte di tutte perché ha i costruttori automobilistici più forti. Dunque un potenziamento internazionale della Fiat dovrebbe garantire ricadute positive anche sulla componentistica. Sia su chi ha dimensioni medio grandi che consentono di creare impianti all'estero, vicino agli stabilimenti auto, sia sui piccoli che avranno la capacità di creare alleanze e aggregazioni per crescere ed essere competitivi. LA NECESSITà Il settore chiede un intervento di sostegno da parte del governo come è avvenuto negli altri paesi

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Stress test sulle compagnie (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-09 - pag: 30 autore: Assicurazioni. Le società del settore dal 2008 a oggi hanno attuato un rafforzamento patrimoniale per 3,6 miliardi «Stress test sulle compagnie» Giannini (Isvap): nessun caso Aig in Italia grazie alle nostre regole Riccardo Sabbatini Non è poi così vero che nella crisi finanziaria tutti i regolatori (e dappertutto) hanno fallito la prova. Aig, un tempo il maggiore assicuratore mondiale, è andato a gambe all'aria per per i tanti credit default swap ( assicurazioni sul rischio di insolvenza) che aveva sottoscritto. In Italia ciò non è avvenuto ma non sarebbe stato neppure possibile. «Già, pochi lo sottolineano, ma i nostri regolamenti impediscono le assicurazioni su credito che non abbiano come sottostante un bene reale o crediti al consumo. Sulle obbligazioni, ad esempio, non si possono fare». Giancarlo Giannini, presidente dell'Isvap (l'autorità di controllo del settore assicurativo) raccoglie i frutti della prudenza con cui in Italia la vigilanza ha svolto il suo compito. E come per le polizze index linked – dal 2004 l'Isvap ha imposto il divieto di costruirle con prodotti strutturati o bond con basso rating - l'approccio "conservativo" ha permesso di limitare i danni. Proprio nel momento in cui i mercati finanziari sembrano sulla via di una stabilizzazione il presidente dell'Isvap fa il punto sullo stato di salute del settore («sta resistendo bene alla crisi») ma ammonisce che non è ancora il momento di abbassare la guardia. Sulla sua scrivania c'è un foglio sugli interventi di rafforzamento patrimoniale, per complessivi 3,6 miliardi, che le compagnie italiane hanno attuato nell'ultimo biennio e con particolare intensità negli ultimi 10 mesi. Quelli più significativi, dell'importo di oltre 100 milioni, hanno riguardato Generali,InaAssitalia, Eurizon Vita, Cnp vita, Lombarda vita. Quasi sempre, fa capire Giannini, le operazioni sono state anche il frutto di una moral suasion del regolatore. Perchè l'ha esercitata, cos'è che preoccupa? «Nelle banche-spiega Giannini – la crisi ha avuto un effetto immediato con l'inaridirsi dei flussi di liquidità, ma per le assicurazioni è diverso. Le compagnie prima incassano i premi e poi pagano il dovuto (capitali o rimborso dei sinistri). Non hanno dunque un problema di liquidità a meno che i flussi di cassa non diventino negativi ». Ed è proprio quello che è accaduto. «A fine 2007 per la prima volta le uscite, per scadenza delle polizze e riscatti, furono il 120% delle entrate e questo trend è rimasto lo stesso per tutto il 2008 con un aumento significativo dei clienti che hanno riscattato anzitempo la loro polizza ». Se i cuscitetti di liquidità delle compagnie si dovessero esaurire quest'ultime sarebbero costrette a vendere attività finanziarie che nel frattempo si sono ampiamente svalutate rendendo definitive (a carico di clienti e azionisti) le perdite che attualmente sono ancora temporanee benchè recepite nei bilanci. Per fortuna il trend sta ora cambiando. «Dagli ultimi dati risulta che nel ramo delle polizze vita tradizionali (ramo I) le uscite sono di nuovo inferiori alle entrate ( 93%)». Dagli stessi timori è nato il provvedimento del Governo che ha consentito agli assicuratori di bloccare al 30 giugno 2008 le minusvalenze sui propri asset, alleggerendo la pressione sui propri ratios di vigilanza. Giannini ne fornisce un primo consuntivo. La deroga contabile- spiega –è stata utilizzata da 35 compagnie, facenti capo a 18 gruppi e rappresentative del 43% del mercato. Per non perdere confidenza con la effettiva situazione del mercato, l'Isvap si appresta ad imporreun nuovo stress test alle compagnie italiane, dopo quello effettuato a fine 2007. «Questa volta non ci limiteremo a valutare la salute della finanza d'impresa ma intendiamo sondare anche solidità delle riserve così da ricavare una sorta di indice di resistenza delle imprese a possibili ulteriori cadute dei mercati». Con questa simulazione, in pratica, l'istituto proverà sul campo alcuni dei capisaldi del nuovo sistema di vigilanza prudenziale (Solvency II) approvato nei giorni scorsi dal Parlamento europeo che ha il pieno sostegno dell'Isvap perché consentirà di «tarare le esigenze di capitale di un assicuratore alla effettiva rischiosità della sua attività ». Gli insegnamenti della crisi? «Alcuni si ricavano dal recente "rapporto de Larosiere" che propone di consolidare come authority europee gli attuali comitati settoriali già operativi in Europa ( Cesr per i mercati mobiliari, il Cebs per le Banche e il Ceiops per le assicurazioni). Il fallimento della integrazione spinta tra business assicurativo e bancario, sperimentata con la crisi, mette in discussione i presupposti su cui si basava il modello di vigilanza per finalità (trasparenza e stabilità)». Candidato ad essere incorporato da Consob e Banca d'Italia, l'Isvap trova insomma con la crisi anche una nuova legittimazione. Infine Giannini non trascura di esprimersi sulla battaglia che in questi giorni è ripresa in Parlamento sul mantenimento delle "lenzuolate" dell'ex ministro Pierluigi Bersani sul plurimandato degli agenti assicurativi. «L'incertezza su un tema così delicato non giova al mercato. Sarebbe forse opportuna una pausa di riflessione in attesa di verificare quasi sono stati i reali effetti dell'istituto del plurimandato». © RIPRODUZIONE RISERVATA I CONTROLLI «Intendiamo sondare la solidità delle riserve così da ricavare un indice di resistenza delle imprese a possibili ulteriori cadute dei mercati» Isvap. Giancarlo Giannini, presidente dell'Istituto di vigilanza FOTOGRAMMA

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Le Popolari si alleano con il credito cooperativo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-09 - pag: 33 autore: Banche. Iccrea Holding entrerà nel capitale dell'Icbpi con una quota del 10% Le Popolari si alleano con il credito cooperativo De Censi: faremo le cose insieme, ciascuno con la propria identità Mara Monti MILANO Il mondo delle Banche Popolari segna una nuova tappa stringendo un'alleanza di ferro con il credito del mondo cooperativo. Quest'ultimo rappresentato da Iccrea holding, nel cui capitale sono presenti circa 400 istituti Bcc, entrerà nell'Istituto centrale delle Popolari Italiane (Icbpi) con una quota del 10 per cento. «Ciascuno manterrà la sua identità, ma faremo le cose insieme – ha commentato soddisfatto il presidente dell'Istituto, Giovanni De Censi, numero uno del Credito Valtellinese –. Rappresentando un terzo del sistema bancario, potremo sfruttare economie di scala in tutti i settori, a cominciare da quelli dei sistemi di pagamento e della monetica». De Censi ha parlato al termine dell'assemblea e del cda dell'Icbpi che hanno sancito il via libera all'entrata nell'istituto della realtà creditizia. Non prima però di avere perfezionato una ricapitalizzazione da 61 milioni di euro (43,9 euro per azione), operazione che deve ora passare da un'assemblea straordinaria fissata il 12 giugno. L'aumento di capitale –ha spiegato De Censi –riguarderà un numero massimo di 1,403 milioni di azioni. Al termine è probabile che le banche cooperative arriveranno ad avere un altro rappresentante nel consiglio dell'Icbpi da affiancare all'attuale consigliere Luciano Gornati, direttore generale di Iccrea Banca. «L'operazione è stata pensata per sfruttare le sinergie con una impresa che ha analogie con le nostre banche», ha detto il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi. Il quale sulla ricapitalizzazione ha aggiunto che Iccrea holding «può farla con le risorse che ha già». Un sistema, quello delle banche popolari e del credito cooperativo, che ha retto la crisi finanziaria dell'ultimo anno: l'Icbpi ha chiuso il 2008 con un utile in crescita del 90% a 66,8 milioni di euro e ricavi operativi per 304 milioni con un incremento del 3,52 per cento. L'assemblea di ieri che ha approvato il bilancio, ha ricordato tra le operazioni concluse lo scorso anno, l'acquisizione della maggioranza di SI holding, la società che controlla Carta SI, specializzata nelle carte di credito. De Censi ha precisato che l'autorizzazione della Banca d'Italia è attesa prima della fine di giugno, ed «entro quella data prevediamo di perfezionare l'acquisizione». A marzo era arrivato, invece, il via libera dell'Antitrust, necessario perché la quota di mercato detenuta da Carta SI e Key Client, altra controllata del gruppo nel settore carte di credito, salirà al 40-45% dal 20% attuale. All'Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane partecipano oltre 200 istituti di credito, imprese assicurative, altre società finanziarie cui fornisce supporto nei sistemi di pagamento, di amministrazione e di finanza. Nel 2008 è stata costituita Equens Italia, la società partecipata da Icbpi e Equens Se, operatore europeo specializzato nel business dei pagamenti e della monetica: l'obiettivo della partnership è di arrivare ad elaborare circa 8,7 miliardi di pagamenti e 3 miliardi di transazioni Pos e Atm all'anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Superpoteri alla Fed per evitare altri crac (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

Superpoteri alla Fed per evitare altri crac La Consob americana e il Congresso pronti a dare battaglia per non essere esautorati Il tracollo dei mercati finanziari ha mostrato la necessità di creare un unico regolatore indipendente che sorvegli su pagamenti, accordi e società finanziarie Barack Obama [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Sarà la Federal Reserve il super-poliziotto di Wall Street incaricato di sorvegliare le banche per scongiurare nuove devastanti crisi del sistema finanziario. La decisione è stata presa dal presidente americano, Barack Obama, e il ministro del Tesoro, Timothy Geithner, l'ha anticipata al Consiglio nazionale dell'economia durante una riunione nella Roosevelt Room della Casa Bianca durata un'ora. Sarà proprio Geithner a mettere nero su bianco la proposta legislativa alla quale il presidente della commissione Finanze della Camera, il democratico Barney Frank, ha già dato informalmente un parere positivo, facendo capire che la prima approvazione potrebbe arrivare entro il 4 luglio - l'Independence Day - per poi far concludere il lavoro ai colleghi del Senato. L'iniziativa nasce dalla scelta di Obama di creare «un unico regolatore indipendente con la responsabilità di sorvegliare su pagamenti, accordi e società finanziarie», senza escludere però l'ipotesi di creare anche un nuovo «consiglio per la regolamentazione» che potrebbe agire in raccordo con la Fed. L'idea di affidare alla Banca centrale il ruolo di super-poliziotto venne per la prima volta espressa nella scorsa estate da Henry Paulson, ministro del Tesoro di Bush, e ora Geithner punta a realizzarla con una legge che - secondo le indiscrezioni - assegnerà al regolatore l'autorità di raccogliere informazioni e analizzare i metodi di gestione delle banche, delle società di investimento, delle compagnie di assicurazione, degli hedge fund e di ogni altra aziende «sufficientemente importante da causare rischi sistemici per l'economia nazionale». I recenti «stress test» condotti dalla Fed sulle 19 banche destinatarie di aiuti pubblici hanno convinto Geithner sulla possibilità che lo staff di specialisti di Bernanke possa svolgere un simile lavoro di sorveglianza e accertamento permanenti. Per gli Stati Uniti si tratta di una svolta. Finora la Fed ha regolato solo le banche commerciali, mentre le banche di investimento sfuggivano al suo controllo stabilendo propri codici, e gli hedge fund non avevano neanche quelli. Fu proprio in ragione di tali limitazioni che Bernanke nel 2008 si trovò a negoziare di persona il salvataggio di Bear Stearn con Jp Morgan Chase in una cornice di forte instabilità - e alto rischio per l'intero sistema - che Obama e Geithner non vogliono più si possa ripetere. Assegnare i super-poteri alla Federal Reserve comporta una riduzione del ruolo del Congresso, che dopo la tempesta finanziaria del 2002 coincisa con il crollo di Enron varò la legge Sarbanes-Oxley dimostratasi incapace di prevenire il terremoto innescato dalla crisi dei subprime del settore immobiliare. «L'unico regolatore al quale ci possiamo affidare è chi, in ultima istanza, garantisce i crediti ovvero la Federal Reserve» spiega Alain Blinder, docente di economia a Princeton ed ex vice presidente della Fed, sottolineando come un aspetto chiave dei nuovi compiti sarà vegliare sulla «liquidità delle banche». Ciò non toglie che Geithner nelle prossime settimane è atteso da una delicata trattativa per stabile un possibile equilibrio fra i nuovi poteri della Federal Reserve e il «consiglio dei regolatori per scongiurare rischi sistemici» invocato a più riprese da Mary Shapiro, presidente della Sec (la Consob d'America), e Sheila Bair, presidente della Federal deposit insurance corporation. La Sec, alla quale finora hanno risposto le banche di investimento, punta a difendere il proprio ruolo e, secondo alcune fonti a Washington, potrebbe finire per esercitare «un ruolo di sorveglianza sugli hedge fund» consentendo agli Stati Uniti di mantenere gli impegni assunti al summit londinese del G20. Christopher Dodd, presidente della commissione Finanze del Senato, suggerisce di «evitare di accentrare tutto il potere in un'unica istituzione». «Gli stress test che abbiamo condotto sono stati rigorosi e siamo pronti ad assumere un ruolo molto energico come regolatori dell'intero sistema» ha assicurato Bernanke intervenendo giovedì al Congresso.

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"Solo i broker possono trattare i nostri bond" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 10-05-2009)

Argomenti: Crisi

DIVIETO DI VENDITA AI PRIVATI Documento Il prospetto Le istruzioni segrete di Lehman Brothers sulle sue obbligazioni "Solo i broker possono trattare i nostri bond" L'istituto fallito avvertiva che i suoi titoli erano riservati agli investitori istituzionali LUIGI GRASSIA TORINO Le obbligazioni della fallita Lehman Brothers che le banche hanno rifilato ai clienti non potevano essere rivendute ai piccoli risparmiatori imbrogliati ma dovevano restare nel portafoglio degli investitori istituzionali, cioè delle stesse banche, delle società di gestione del risparmio, delle compagnie di assicurazione eccetera. Chi lo dice? Intanto la logica, perché solo gli investitori grandi, organizzati e «sofisticati» erano in grado di valutare davvero i rischi di quei prodotti complicati e poco trasparenti. Ma in più lo dice anche, nero su bianco, un documento della stessa Lehman, scovato nei forzieri esteri dall'avvocato Angelo Castelli e pronto da allegare nella causa che il legale sta per intentare a un lotto di banche per costringerle a rimborsare ai clienti i risparmi perduti con quell'investimento fasullo. Le persone rappresentate da Castelli sono esposte per cifre fra i 300 mila e i 600 mila euro ciascuna. La Lehman era una della maggiori banche d'affari americane e ha fatto crac il 16 settembre scorso; quest'episodio ha scatenato la fase più acuta della crisi finanziaria mondiale che stiamo ancora vivendo, e in particolare in Italia ha coinvolto più di 150 mila risparmiatori che hanno perso in tutto 2 miliardi di euro. Nel documento di Lehman, che è scritto in lingua inglese e che tecnicamente costituisce una «technical circular» (prospetto) a uso degli acquirenti delle obbligazioni, si legge (a pagina 104) che le obbligazioni Lehman Brothers emesse il 9 aprile 2001 e con scadenza 9 aprile 2001 non potevano essere girate ai risparmiatori individuali se non dietro loro esplicita richiesta; l'eventuale compravendita è riservata «agli investitori professionali come definiti dall'articolo 31.2 del regolamento Consob etc». Il prospetto riguarda una specifica emissione obbligazionaria, ma l'avvocato Castelli spiega che «il modello era standard per le emissioni obbligazionarie di Lehman». Altre carte del genere verranno presumibilmente rinvenute dall'avvocato e sottoposte ai giudici. Castelli sosterrà in tribunale che «quando la banca vende prodotti proibiti nasce una responsabilità dell'intermediario, a meno che non si dimostri con documenti scritti che il cliente ha chiesto proprio quelle obbligazioni». Cioè l'onere della prova spetta alla banca. Obiezione: ma le banche erano proprio tenute a rispettare le indicazioni di Lehman Brothers? Dopotutto, pur facendo riferimento nel passo citato (e in altri) ai regolamenti della Consob, la Lehman non era mica la Consob. Castelli ribatte che «per vendere quei prodotti finanziari ai clienti "retail" la banche avrebbero dovuto prima presentare il prospetto alla Consob, che invece non lo ha mai avuto». Questa è la linea di attacco contro le banche nel caso di conti amministrati. Per quanto invece riguarda le polizze cosiddette «linked» a capitale garantito, che hanno (in teoria) natura assicurativa, Castelli sosterrà in giudizio che «in realtà di assicurativo hanno ben poco, trattandosi invece di prodotti a contenuto prevalentemente finanziario. Perciò confezionarle come prodotti assicurativi serve solo ad aggirare la regolamentazione della Consob e il Testo unico della finanza alla quale dovrebbero essere soggette, per sottoporle invece alla disciplina assicurativa, che è più blanda». Tanto nel caso dei conti amministrati quanto in quello della assicurazioni linked, «gli intermediari avrebbero dovuto informare i loro clienti della lunga fase di declino degli indicatori di affidabilità della Lehman, le cui obbligazioni avevano venduto ai risparmiatori. Invece non lo hanno fatto, e questo costituisce un'ulteriore colpa». L'avvocato Angelo Castelli di Formia è il massimo esperto italiano di tutela del risparmio: ha vinto per 145 volte contro le banche e ha in carniere più di 50 milioni di euro recuperati ai clienti nelle vicende dei bond di Argentina, Cirio e Parmalat. Oltre alle cause che porta avanti adesso per conto di alcuni clienti privati sul fronte Lehman, Castelli sta preparando una causa pilota contro le banche a nome della città dell'Aquila e di alcuni altri Comuni che ritengono di essere stati imbrogliati con prodotti finanziari derivati, che si sono rivelati la classica «spazzatura». Nel prospetto Lehman precisava che «gli operatori accettano di non vendere... se non a investitori professionali come definiti dall'articolo 31.2 del regolamento Consob».

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Inizia il regno di Jacob Zuma, cambiare tutto per lasciare tutto uguale (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

SUDAFRICA Giura il neo-presidente a Pretoria. Nel discorso, promette una svolta partecipativa nel segno della continuità Inizia il regno di Jacob Zuma, cambiare tutto per lasciare tutto uguale Stefano Liberti In una cerimonia per 5000 invitati, alla presenza del padre della patria Nelson Mandela, del suo ex capo e acerrimo rivale Thabo Mbeki e della più anziana delle sue tre mogli, ieri Jacob Zuma ha giurato a Pretoria come quarto capo di stato del Sudafrica post-apartheid. «Dobbiamo riconoscere che ci troviamo in un momento economico difficile. Tutta l'economia mondiale è in crisi», ha detto il neo-presidente, evidenziando quello che sarà il principale problema del suo mandato, ossia affrontare gli effetti della crisi finanziaria che si stanno abbattendo sul paese. Dopo la vittoria trionfale alle elezioni del 22 aprile, in cui l'African national congress (Anc) ha visto confermato il consenso di cui gode dal 1994, sia pure con una lieve inflessione, ora viene la parte più difficile per Jacob Zuma, arrivato alla presidenza in seguito a un vero e proprio percorso a ostacoli. Malvisto da Mbeki, che gli ha fatto la guerra per gran parte del suo secondo mandato, inviso alle élite dei black diamond, i neri istruiti che hanno preso le redini del paese dopo la fine del regime segregazionista, guardato con sospetto dagli investitori internazionali per le sue simpatie socialisteggianti, Zuma è riuscito a fronteggiare gli attacchi di Mbeki e del suo entourage, oltre che un numero impressionante di accuse (dallo stupro della figlia di amici a diversi casi di corruzione, malversazioni, riciclaggio di denaro sporco), molte delle quali cadute, alcune semplicemente sospese. Adorato dalle folle delle township, capace di stabilire un contatto immediato con il popolo, distante anni-luce dall'algido e tecnocrate Mbeki, da cui ha cercato di smarcarsi il più possibile, Zuma ha promesso tutto a tutti: ha cercato di rassicurare gli investitori facendo capire che non ci sarà alcuna svolta (e facendo capire che confermerà al suo posto Trevor Manuel, il potente ministro delle finanze e architetto delle privatizzazioni dell'era Mbeki). Ha promesso ai più poveri (e anche alla Cosatu, il potente sindacato) che si impegnerà a ridurre l'enorme divario esistente tra ricchi e poveri. Tutte promesse difficili da mantenere nel momento in cui il Sudafrica entra in recessione. Per oggi è previsto l'annuncio della composizione del suo governo, che permetterà di capire meglio l'orientamento delle sue politiche. Intanto ieri ha fatto un discorso di grande conciliazione. Ha ringraziato tutti i presidenti che lo hanno preceduto (Mandela, Mbeki e Kgalema Motlanthe, che ha assicurato l'interim dopo le dimissioni di Mbeki), ha detto che visiterà prestissimo tutte e nove le province del paese e ha parlato di «rinnovamento e democrazia partecipativa». Alla fine del discorso non ha ballato, come sempre faceva durante i comizi elettorali e si è limitato a dire alla folla in zulu: ««Sono solo il vostro leader, voi siete la speranza e il futuro di questo paese»

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DINAMICO design (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

TRA PROTOTIPI E PEZZI UNICI DINAMICO design Dalla mostra «Serie Fuori Serie», allestita fino al 30 giugno a Milano presso il museo della Triennale, emerge una storia dell'innovazione, in cui il confine che separa le merci riprodotte in catena di montaggio e le piccole serie numerate appare estremamente fluido Lorenzo Imbesi È il 30 maggio 1968: a Milano apre la XIV Triennale con una mostra dedicata al «grande numero», che intende analizzare i mutamenti provocati dall'industria e dalla produzione di massa in ogni settore della società. Sono ospitati gli allestimenti di artisti, architetti e designer internazionali, dagli Smithson a Gyorgy Kepes, dagli Archigram a Arata Isozaky, tutti chiamati a riflettere sul concetto di «quantità» (numerica, dimensionale, scalare), che assume un rilievo particolare nella società cosiddetta dei consumi, di cui segna un vero e proprio modello di sviluppo. La produzione di grandi numeri di oggetti identici ha riflessi importanti sulla conformazione dell'ambiente: sono i tempi delle megastrutture architettoniche, delle performance urbane e degli allestimenti nel paesaggio, del design light & pop, delle ricerche sull'industrializzazione in edilizia, come anche delle riflessioni in chiave semiotica sul sistema degli oggetti di Baudrillard o sulla struttura assente di Eco. In un clima molto diverso da quello della VII Triennale di Milano della «mostra internazionale della produzione di serie» del 1940, in cui Pagano cercava di elaborare i caratteri del disegno industriale propriamente detto, l'abbondanza senza precedenti di prodotti scaricata sulla società attraverso un mercato sempre più sofisticato stimola la riflessione sui processi omologanti di mercificazione e sul ruolo del progetto nelle società capitalistiche. Fuori del Palazzo dell'Arte, sede della mostra, monta la protesta, probabilmente più contro l'istituzione borghese che contro l'esposizione in sé, e fino all'ultimo il curatore Giancarlo De Carlo prova a scongiurare l'occupazione cercando un dialogo con i manifestanti. La mostra però non aprirà i battenti, ma l'episodio indica come il tema della produzione in serie sia capace di surriscaldare il dibattito sui rapporti tra creatività e industria. 21 marzo 2009: più di quarant'anni dopo Andrea Branzi, protagonista del dibattito radicale di quegli anni, torna negli stessi luoghi per curare un'esposizione sul tema Serie Fuori Serie, seconda «interpretazione» del Triennale Design Museum. Nel tentativo di raccontare la storia del design italiano attraverso le sue icone più o meno conosciute, la mostra si concentra sul significato di produzione in serie e sugli infiniti intrecci di cui si nutre, con la sperimentazione dei laboratori, con la ricerca nei linguaggi, con la natura della committenza, con i processi produttivi. Complesso di colpa Mediando tra arte e industria durante l'arco di tutto il Novecento, il disegno industriale ha sempre elaborato in maniera problematica il concetto di serialità imposto dalla catena di montaggio, a volte con veri e propri fenomeni di rigetto. Da William Morris a Ron Arad, sono molti e importanti i progettisti che hanno cercato di sottrarsi al destino di un disegno industriale inteso come progetto di artefatti riproducibili con processi meccanici, per alimentare la voce design dapprima come arte decorativa e applicata, poi come creazione di modelli per piccole serie se non di pezzi unici per il mercato del lusso. Un vero e proprio complesso di colpa nei confronti dell'arte, la cui dimensione più nobile sarebbe stata abbassata e piegata a fini pratici e riprodotta all'infinito con la meccanizzazione dei processi produttivi. La contrapposizione tra arte e tecnica ha sviluppato così nel tempo altre tensioni, come artigianato e industria, estetica e funzione, standardizzazione e personalizzazione, differenza e ripetizione. Dopo aver cercato le radici del design italiano nella cultura materiale più profonda che affonda fino all'animismo delle maschere etrusche, anziché limitarla alla nascita della fabbrica taylorista, la seconda edizione del Museo della Triennale diretto da Silvana Annichiarico cerca di interpretare la storia del design italiano rivolgendosi alla complessità dei suoi rapporti con la produzione. Il nuovo allestimento di Antonio Citterio, che ne mette a sistema il «giacimento» di pezzi provenienti da musei d'impresa e collezioni private e pubbliche, mette in scena una vicenda non lineare, che si può ricostruire solo attraverso la complessità dei rapporti tra industria di massa e artigianato locale, tecnologie avanzate e manualità, sperimentazione avanzata e tradizione. Ne emerge una storia dell'innovazione, in cui gli esiti della produzione industriale non sono soltanto merci di massa riprodotte in catena di montaggio, ma anche prototipi sperimentali, piccole serie numerate, prodotti su misura o personalizzati, che contribuiscono tutti in qualche modo a formare un circuito virtuoso. L'ipotesi teorica della mostra parte quindi dall'assunto che il disegno industriale deve includere, oltre ai prodotti della macchina e dell'industria, anche il «fatto a mano», i risultati dell'attività artigianale e quelle emergenze della sperimentazione progettuale come i prototipi o i pezzi unici che spesso non hanno avuto un seguito nella produzione di serie. Otto anni di ricerca formale e tecnologica sono stati necessari per raggiungere la forma perfetta del primo prototipo della sedia «superleggera» di Giò Ponti; altrettanto nei «malfatti», le sperimentazioni in laboratorio di Gaetano Pesce con resine di colori diverse, elaborano la seduta Nobody's perfect come forma di imperfezione «fuoriserie», intesa come valore positivo oltre l'industria e la massificazione dei consumi; mentre il lavoro di ricerca di Philippe Starck, per la creazione di uno stampo unico per la produzione in policarbonato trasparente della seduta «Marie», è indirizzata direttamente alla produzione in serie. Ma nell'era della postproduzione e delle macchine a controllo numerico, le categorie di serie e fuori serie si fluidificano ancora di più, mentre i segmenti del progetto e della sperimentazione si avvicinano a quello della produzione, fino a sviluppare forme mature di autoproduzione, dando vita a veri e propri fenomeni di self-brand. Quando il designer si autorganizza e riesce a diventare imprenditore di se stesso, apre al contempo a nuove opportunità e territori di sperimentazione che, nonostante facciano spesso i conti con ristrettezze di risorse e tecnologie, possono godere dell'affrancamento dalla produzione ufficiale. La modernità incompiuta La recente crisi dei mercati finanziari ha fatto riscoprire il sistema dei distretti industriali italiani, considerati ormai un laboratorio economico e produttivo per il nuovo capitalismo nella sinergia tra piccole e medie imprese e territorio, capitale umano e tecnologia, «saper fare» e conoscenza localizzata. E ancora, i distretti disegnano la specificità italiana rispetto a quei paesi che al contrario hanno vissuto una modernità industriale più compiuta. Proprio qui, secondo Andrea Branzi, si esprime l'anomalia del caso italiano che, nonostante le storiche arretratezze nell'industria e nei processi di modernizzazione, ha svolto un ruolo centrale e globalmente riconosciuto per il progetto, aprendo a nuovi scenari produttivi, e ancor più sociali, capaci di interpretare e rappresentare nuove forme di estetica. Questa specificità italiana, rispetto alla restante geografia produttiva e industriale mondiale, avrebbe dato origine a una modernità che «non arriva mai in tempo» e che «usa la tecnologia per le sue possibilità artistiche e l'arte per le sue possibilità tecnologiche», creando una forma di complessità problematica, piuttosto che la formulazione di soluzioni chiare e puntuali. La modernità incompiuta dell'Italia apre quindi la possibilità di uno speciale spazio di sperimentazione e ricerca progettuale non allineato agli altri paesi industrialmente avanzati. Oltre la serie, insomma. Foto: LO SGABELLO-TAVOLINO «NAPOLEON» DI PHILIPPE STARCK (1999) IN MOSTRA AL TRIENNALE DESIGN MUSEUM NELL'ESPOSIZIONE «SERIE FUORI SERIE»

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la politica dei barbari e i diritti - (segue dalla prima pagina) (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 27 - Commenti LA POLITICA DEI BARBARI E I DIRITTI (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Si può organizzare una pacifica marcia su Milano di cittadini italiani di pelle bianca e capello liscio che vadano a sedersi in metropolitana accanto agli immigrati, anzi cedano loro il posto? Si può chiedere al sindaco Moratti di usare i suoi colloqui su YouTube con Red Ronnie per una serie di convinti elogi degli immigrati brutti, sporchi e cattivi, e tuttavia indispensabili? Si può andare a Bergamo e esigere che si possa mendicare per più di un´ora? Si può andare nelle città che hanno inaugurato un protezionismo nazional-gastronomico (suppongo a difesa delle schifose pizze surgelate con pomodori cinesi e cascami di formaggio) e ordinare ad alta voce kebab, cibi aztechi e altri piatti etnici? Si può essere d´accordo con Vaticano e Onu nelle critiche alle politiche di "respingimento" selvaggio dei disperati che cercano di approdare sulle nostre coste? Si può chiedere ai mezzi d´informazione decenti di dedicare uno spazio specifico e ben identificato per segnalare gli episodi di strisciante o palese razzismo quotidiano? E infine (o prima di tutto): si può dire al presidente del Consiglio che il suo «no all´Italia multietnica» da una parte è un´insensatezza, perché basta guardare i volti delle persone per strada e si vede che l´Italia è multietnica senza possibilità di ritorno, e dall´altra che questo modo di parlare è l´ennesimo, pericolosissimo rifiuto di dare al nostro paese strutture e cultura rispettose dei diritti di tutti? Capisco che a Berlusconi la Costituzione non piaccia. Ma è il caso di ricordargli che l´articolo 3 vieta le discriminazioni basate proprio su razza, lingua e religione e che la Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea, da lui votata, non solo ribadisce questo principio ma, all´articolo 22 afferma anche la necessità di rispettare "la diversità culturale, religiosa e linguistica". Questi sono appunto i tratti di una società multietnica. Negandola, Berlusconi si pone una volta di più fuori dal quadro costituzionale italiano e europeo. Si deve essere intransigenti per impedire che si consolidi ancora di più un perverso senso comune che non è eccessivo chiamare razzismo. Certo, si possono accogliere con compiacimento la scomparsa delle norme sui medici-spia e i presidi-spia o le bacchettate di Gianfranco Fini a Matteo Salvini, inventore dei vagoni "riservati" agli immigrati nella metropolitana di Milano. Ma il semplice fatto che queste proposte vengano ormai avanzate a getto continuo, e arrivino fino alla soglia della loro trasformazione in norme di legge, è sconvolgente, è il segno di una regressione civile che rischia di cambiare nel fondo il modo d´essere della società italiana. Quando parlamentari, presidenti di Regione, sindaci, persone con responsabilità pubbliche fanno schiette dichiarazioni di razzismo, si producono almeno due effetti. Il primo riguarda il fatto che il cosiddetto "cittadino comune" si senta legittimato non solo a pensare nello stesso modo, ma a tenere comportamenti che rispecchiano appunto la linea dettata dai suoi rappresentanti, innescando forme di rifiuto dell´immigrato che arrivano, come tristemente ci ricordano le cronache, fino all´assassinio. La società, in questo modo, conosce la barbarie, alla quale rischia di assuefarsi. Il secondo effetto riguarda la raccolta del consenso, "lo stare sul territorio", l´essere in sintonia con il "popolo". Non ho dubbi sul fatto che la sinistra, nelle sue varie declinazioni, abbia gravemente indebolito le sue capacità di "leggere" e interpretare trasformazioni e bisogni della società italiana seguendo le chimere del partito leggero, affidando la propria capacità rappresentativa alla presenza nei talk show televisivi, divenendo oligarchica, accettando la logica della pura "democrazia d´investitura" che interrompe proprio il circuito della comunicazione continua con i cittadini. Ed è vero che la Lega si è insediata anche in questo vuoto. Ma, fatta questa constatazione e considerata la necessità di tornare ad altre forme di rapporto con i cittadini, si può poi sottovalutare il modo in cui tutto questo è avvenuto, la sollecitazione continua di pulsioni verso identità aggressive, in una parola la costruzione dell´"altro" come nemico? Una lunga condiscendenza ha fatto sì che questo atteggiamento si consolidasse. Sono state degradate a folklore le parole pesanti e irriferibili di sindaci e parlamentari della Lega, i maiali trascinati sui terreni destinati alla costruzione di una moschea. Si è pensato che le cene del lunedì ad Arcore tra Berlusconi e Bossi servissero davvero a disinnescare le "bravate" dei capi leghisti. Invece la deriva è continuata, si è trasformata in linea politica sempre più esibita (perché lamentarsi poi delle reazioni dell´Unione europea, che mi auguro sempre più vigili e dure?), ha trovato nelle ultime parole di Berlusconi una sorta di benedizione finale. Non è mai troppo tardi per reagire, per impegnarsi seriamente nel contrastare questa resistibile ascesa. Bisogna farlo essendo consapevoli di quel che stiamo perdendo. Il rispetto della dignità delle persone, degradate ad oggetto da accettare o respingere come un carico più o meno avariato, a merce da sfruttare da parte di imprenditori rapaci. Il rispetto del principio di eguaglianza, quando l´immigrato è discriminato davanti alla legge per questa sua condizione personale (lo vieta l´articolo 3 della Costituzione). Il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, quando salute, istruzione, possibilità di sposarsi vengono negati o compressi, cancellando così una idea di cittadinanza che consiste in un insieme di diritti che ci appartengono in quanto persone e che ci accompagnano quale che sia il luogo del mondo in cui ci troviamo. Quando si aprono questi varchi, ci si riferisce formalmente agli immigrati, ma in realtà si creano le premesse per mettere in discussione le libertà di tutti. è già avvenuto. Possiamo rassegnarci a vivere in un paese incivile?

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Fmi, cambia la geografia del potere (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Focus Vuota data: 11/05/2009 - pag: 10 La novità L'aumento di risorse per il Fondo deciso dal G20 si porta dietro il tema della riforma della rappresentanza I segnali Apertura degli Usa dopo 60 anni. Il segretario del Tesoro Tim Geithner: sì alla sorveglianza indipendente e franca Fmi, cambia la geografia del potere Cina e Brasile pronti a mettere soldi, ma vogliono contare di più Vincitori e vinti dopo la crisi. Seggio unico per l'Europa? A trovare la sintesi migliore ci ha pensato un delegato dall'anello d'oro al lobo destro e codino da pirata dietro la nuca, stretto in un gessato blu su cravatta amaranto. «No taxation without representation», ha scandito l'uomo nel microfono, «nessun prelievo senza rappresentanza ». E chissà se quel signore dall'orecchino, il ministro delle Finanze svedese Anders Borg, ha afferrato fino in fondo la sua stessa ironia. Ma agli statunitensi in sala dev'essere suonata, inevitabilmente, amara. L'occasione era l'assemblea annuale del Fondo monetario internazionale del mese scorso, ministri e delegati di 184 Paesi raccolti in una sala a Washington. È lì che Borg ha scelto un motto della rivoluzione americana di oltre due secoli fa per dire che ora toccava al mondo: la crisi finanziaria, il conseguente aumento di risorse per l'Fmi deciso dal G20 di Londra e la disponibilità di nuovi protagonisti come Cina o Brasile di contribuirvi in modo determinante, faceva di quell'assemblea una tappa simbolica. La rivoluzione della rappresentanza, stavolta, è globale. E il punto d'arrivo, sostiene Adam Posen, vicedirettore del Peterson Institute for International Economics, è una riforma del Fondo «che dia ai Paesi che vogliono mettere i soldi per l'aumento delle riserve più voce e un ruolo più chiaro nel governo» dell'organismo multilaterale. «Se Cina, Arabia Saudita o Brasile non volessero contribuire in modo adeguato sarebbe un conto dice Posen . Ma dato che invece possono e vogliono metterci i soldi, non c'è più giustificazione per non far loro concessioni». In fondo, non sarebbe neanche una sorpresa. Che il sisma finanziario e gli stessi sensi di colpa dei Paesi che ne sono l'epicentro avrebbero smosso le gerarchie formali o meno del mondo, era largamente atteso. Tre mesi fa, un concetto del genere lo aveva espresso brutalmente Roger Altman. Capo del fondo di investimento Evercore, ex numero due del Tesoro Usa durante il primo mandato di Bill Clinton, Altman ha affidato la sua facile previsione a un saggio su Foreign Affairs: «I danni (della crisi, ndr) hanno messo il modello americano di capitalismo sotto una nube», scrisse. Invece, «la posizione relativamente indenne della Cina le dà l'opportunità di consolidare i suoi vantaggi strategici mentre gli Stati Uniti e l'Europa faticano per riprendersi. Pechino sarà nella posizione di assistere altri Paesi sul piano finanziario e fare investimenti chiave». Ma queste, appunto, erano le grandi linee, colorite magari della velata ironia sull'Occidente del vicepremier cinese Wang Qishan: «I maestri, attualmente, hanno qualche problema». La differenza ora è che la svolta impressa dal G20 di Londra all'Fmi e il ruolo centrale assunto dal Fondo nel tamponare la crisi soprattutto (ma non solo) in Europa dell'Est stanno accelerando tutto. Quel blocco di cemento sulla diciannovesima strada a Washington è il luogo fisico nel quale spostamenti globali di lungo periodo precipitano in fatti concreti adesso. La sequenza delle ultime sei settimane non lascia dubbi: a inizio aprile il G20 ha deciso di triplicare le risorse del Fondo da 250 a 750 miliardi di dollari, ma fin qui solo il Giappone ha contribuito con cento miliardi. Cina e Brasile hanno segnalato la loro disponibilità a fornire probabilmente circa 150 miliardi in due, e senza di loro la promessa del G20 resterebbe vuota. Possono permetterselo: la Cina ha 2 mila miliardi di dollari di riserve ufficiali da investire e la traiettoria del debito pubblico di Brasilia punta in basso verso il 25% del prodotto lordo (all'opposto, molti Paesi avanzati stanno salendo oltre l'80% o il 100%). Sono loro due, nota Posen del Peterson Institute, «i maggiori vincitori relativi all'uscita della crisi». E non c'entra solo il loro ruolo di leader delle rispettive regioni del mondo. «Sono i più vicini alla ripresa, hanno seguito politiche economiche interne responsabili, hanno mostrato all'America e all'Europa che una certa disciplina di mercato è la via da seguire e non si sono macchiati dei problemi di gestione del settore finanziario». Il problema è che entrambi ora vogliono contare di più. Sono loro due che hanno condizionato il loro prestito al Fondo alla garanzia che le loro quote e i relativi diritti di voto nel consiglio dell'organismo saranno sostanzialmente rivisti al rialzo con la riforma da decidere nei prossimi 18 mesi. «No taxation without reprentation» è il loro messaggio, al quale si stanno accodando Arabia Saudita, Giappone e, meno credibilmente visto lo stato pessimo dell'economia, anche la Russia. E visto che l'Ue non è pronta a intervenire direttamente con risorse massicce sul proprio fianco Est, sul confronto all'interno del Fmi si gioca anche parte della stabilità della fascia dal Baltico ai Balcani. Si spiegano anche così le concessioni che i Paesi avanzati hanno iniziato a offrire o almeno discutere. Tim Geithner, segretario al Tesoro americano, all'assemblea del Fondo a fine aprile, a suo modo ha voltato pagina dopo 60 anni. Per la prima volta, con lui l'America ha aperto ai consigli e alle osservazioni del Fondo: «Non possiamo formulare le nostre politiche nell'isolamento», ha detto aprendo a una sorveglianza multilaterale «indipendente e franca». Per la prima volta un'amministrazione Usa aprirà dunque le porte agli ispettori del Fmi sulla vigilanza finanziaria (i cosiddetti rapporti Fsap) e macroeconomica (i rapporti «Articolo 4»). Sono gli stessi che ogni anno imbarazzano il governo italiano e altri, benché non sia affatto detto che la Casa Bianca sia disposta a lasciarsi imbarazzare così facilmente. «Non saremo sempre d'accordo», ha avvertito subito Geithner, e intanto i suoi stanno già lavorando per limitare l'accesso ai tecnici del Fmi. Altra capitale in relativa ritirata nel sommovi-

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Nuove regole per volare non per legare (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-05-10 - pag: 1 autore: Nuove regole per volare non per legare di Gianni Toniolo O gni crisi finanziaria ha mutato in qualche modo l'economia e la società del proprio tempo, non fosse altro che attraverso un cambiamento delle aspettative e, dunque, dei comportamenti di chi investe e consuma. Sovente il mutamento è stato codificato in nuova legislazione. La bolla speculativa del 1720 sui titoli delle Compagnia dei Mari del Sud si tradusse in una legge (Bubble Act) che sottoponeva la creazione di società a responsabilità limitata all'autorizzazione del Parlamento. La legge restò in vigore fino al 1854. In Italia, la crisi del 1893 portò, con la nascita della Banca d'Italia, a una forte regolazione della circolazione monetaria. La crisi del 1907 indusse gli Stati Uniti a dotarsi finalmente di una banca centrale. Si è trattato di conseguenze importanti, spesso di lungo periodo, ma limitate al settore bancario e finanziario. Non hanno mutato l'organizzazione della produzione, il ruolo dei mercati. Diverso è il caso di quella che resta la Grande Depressione per antonomasia. Esplosa nel mezzo della fragile tregua interposta tra i due momenti caldi della "seconda guerra dei trent'anni", la crisi iniziata nel 1929 è uno spartiacque della storia sociale e politica, oltre che economica, del ventesimo secolo. Insieme alla seconda guerra mondiale, delle cui origini la crisi non fu innocente, definì i rapporti tra Stato e mercato almeno fino agli anni 70. Continua u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina

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Ubi torna all'utile ma sui tre mesi pesa l'effetto svalutazioni (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-10 - pag: 25 autore: Ubi torna all'utile ma sui tre mesi pesa l'effetto svalutazioni Marigia Mangano MILANO Ubi Banca sconta l'effetto svalutazioni, ma nonostante ciò torna all'utile dopo il rosso dell'ultimo trimestre del 2008. L'istituto ha archiviato i primi tre mesi dell'anno con un utile netto contabile di 24,3 milioni (-88,9% rispetto ai 219,3 milioni del primo trimestre del 2008), valore che sale a 98,6 milioni se si guarda al risultato netto normalizzato, e cioè ripulito dagli impatti straordinari legati alla crisi finanziaria. I dati del periodo –che evidenziano impieghi e raccolta in crescita – sono stati comunicati nel giorno dell'assemblea dei soci dell'istituto che ha approvato il bilancio, la distribuzione di un dividendo di 0,45 euro per azione e, infine, la manovra di rafforzamento patrimoniale. E cioè: l'assegnazione di warrant che permetteranno dopo due anni la sottoscrizione di una azione ogni 20 warrant posseduti e l'emissione di obbligazioni convertibili per un massimo di 640 milioni. In particolare, in relazione alla proposta di attribuzione gratuita di warrant, il prezzo di sottoscrizione di ciascuna azione è stato fissato a 12,3 euro,mentre per l'emissione di obbligazioni, la cedola non potrà essere inferiore al 5%. L'assemblea, infine, ha anche preso atto della decisione dei componenti del consiglio di sorveglianza e di gestione «di rinunziare, per l'ultimo anno di carica, ad una quota del 20% del monte compensi fissi», si legge nel bilancio. Tornando ai risultati del trimestre, l'utile netto normalizzato di 98,6 milioni, seppur in contrazione del 47,4% rispetto ai 187,5 milioni del 2008, registra segnali di ripresa rispetto ai -102 milioni registrati nel quarto trimestre del 2008. Il difficile contesto economico non ha infatti impedito l'erogazionedi credito alla clientela che è cresciuta del 4% a 96,9 miliardi di euro mentre la raccolta diretta è aumentata dell'8% a 95,7 miliardi. Guardando poi all'utile netto contabile risente invece delle rettifiche di valore delle attività disponibili per la vendita ( 75,4 milioni), riferibili in particolare alle partecipazioni in Intesa Sanpaolo e A2A (anche se oggi, grazie alla ripresa del mercato azionario, le perdite di valore risultano assorbite). Il margine di interesse si è poi attestato a 693,8 milioni (-5,1%), i proventi operativi sono scesi a 995,7 milioni (-6,8% sul 2008), mentre le rettifiche di valore per deterioramento di crediti sono salite dai 59,7 milioni del primo trimestre del 2008 ai 159,6 milioni di quest'anno. Il consigliere delegato Massiah – che ha sottolineato che si sta già lavorando al piano industriale – ha mostrato soddisfazione per i risultati, ma nello stesso tempo cautela (e nessuna previsione) per un 2009 che sarà un anno «particolarmente difficile », molto più del 2008. «Ovviamente siamo soddisfatti per il risultato del primo trimestre - ha spiegato all'Ansa a margine dell'assemblea - resta comunque vero che stiamo operando in un contesto particolarmente difficile e quindi non possiamo che continuare a gestire con grandissima prudenza.». Massiah non fa previsioni sulla possibilità di chiudere il 2009 con un risultato migliore del 2008: «mi piacerebbe - ha detto - ma questa è una crisi fuori da qualunque paragone precedente». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL TRIMESTRE Il risultato netto a 24,3 milioni (-88,9%) risente delle rettifiche di valore sulle quote in Intesa Sanpaolo e A2A

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No all'Italia multietnica del Pd (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-10 - pag: 17 autore: Immigrazione. Il premier: non apriremo le porte a tutti come ha fatto la sinistra - «Presto Gheddafi verrà in Italia» «No all'Italia multietnica del Pd» Berlusconi: sì alla linea del Viminale, i rimpatri forzati non sono uno scandalo Barbara Fiammeri ROMA La linea dura sull'immigrazione non è solo della Lega e del ministro dell'Interno ma di tutto il Governo. Il rimpatrio forzato dei clandestini raccolti in mare «non è uno scandalo», afferma Silvio Berlusconi, che dice «no» all'Italia multietnica «voluta dalla sinistra» colpevole, quando era al governo, «di aver aperto le porte a ai clandestini provenienti da tutti i Paese». Alle critiche del Vaticano il premier preferisce evitare di rispondere, spiegando che «non è stato beninteso quel che abbiamo fatto» perchè la decisione, di riportare in Libia gli immigrati sorpresi in acque internazionali, «è assolutamente in linea con le disposizioni europee» e dunque non c'è stata «nessuna violazione di accordi internazionali nè delle norme a tutela dei diritti umani ». Berlusconi, assieme al titolare della Farnesina Franco Frattini, è a Palazzo Chigi per fare il punto sulla politica estera anche in vista del G- 8 di luglio i cui contenuti – spiega – dovranno essere discussi con l'amministrazione Usa. Che ha già dato l'ok,però,per la collocazione logistica del vertice all'Aquila. Per la sua visita a Washington non è stata invece ancora fissata la data («le diplomazie stanno consultando le agende dei due presidenti») ma Berlusconi assicura che «ci sarà». Nel frattempo a Roma arriverà Muammar Gheddafi: «Non accadeva da moltissimi anni», sottolinea il premier ricordando la chiusura del contenzioso con la Libia che, oltre ad offrire «eccellenti opportunità» per le imprese, consente all'Italia «di non accettare i clandestini che arrivano sulle nostre coste». I rimpatri dunque continueranno perchè – insiste il premier –«l'Italia accoglierà solo chi ha le condizioni per ottenere l'asilo politico ». Una tesi perfettamente in linea questa volta con quella della Lega, ma assai distante da quella portata avanti dal presidente della Camera Gianfranco Fini che proprio nei giorni scorsi aveva parlato di un'Italia sempre più multietnica («la generazione Ballottelli », l'aveva definita). I due sono sempre più distanti e da tempo si sono pressocchè interrotte le frequentazioni. Ma questa sponsorizzazione della linea dura, nonostante le preoccupazioni espresse apertamente dal Vaticano, vanno però lette anche in chiave elettorale. Berlusconi non vuole offrire sponde al suo principale concorrente. Il Carroccio continua a essere dato in crescita e attrae anche gli elettori del Pdl. Di qui la scelta di premere sull'acceleratore cavalcando i temi cari alla Lega anche a costo di incrinare momentaneamente i rapporti con i vertici della Chiesa già provati dall'affaire LarioNoemi. Una vicenda che Berlusconi vuole allontanare al più presto dall'attenzione dell'opinione pubblica nonostante il favore degli ultimi sondaggi, che confermerebbero- secondo il premierun gradimento del 75%. Anche la conferenza stampa di ieri rientra in questa strategia. Berlusconi ha ripercorso le tappe di questi ultimi 12 mesi, dall'intervento russo in Georgia alla crisi finanziaria che – insiste – è in gran parte «psicologica» mentre «l'opposizione purtroppo sembra quasi guardarla con soddisfazione ». Il premier rivendica la centralità acquisita dall'Italia in politica estera grazie alla sua azione personale: «Ho una militanza che dura da 15 anni e nelle riunioni, visto che sono il leader più anziano, prendo la parola per primo e questo mi consente di impostare in un certo modo le argomentazioni e poi intervengo per ultimo per trarre le conclusioni ». Frattini conferma: «Siamo tra i pochi a poter dialogare con tutti gli attori internazionali » e a mo' d'esempio ricorda che il presidente egiziano Hosni Mubarak si rivolge a Berlusconi chiamandolo «brother, fratello». © RIPRODUZIONE RISERVATA LA RISPOSTA ALLA CHIESA «Rispettate le norme europee e i diritti umani» Sul G-8 ok dagli Usa alla caserma Gdf, incerta la data della visita a Washington

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L'Avana capitale dell'Europa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-10 - pag: 2 autore: Le asimmetrie della ripresa L'Avana capitale dell'Europa Rigidità e gelosie impediscono la comune governance dell'economia di Carlo Bastasin A pparentemente nessuna delle cause della crisi è attribuibile all'Europa: non c'è nella Ue, nel suo complesso, uno squilibrio di risparmio, come dimostra la bilancia con l'estero. Il sistema bancario è meno compromesso con le attività tossiche e meno dipendente dai mercati. Infine il ruolo degli Stati garantisce una certa protezione dei cittadini dal panico e dalla recessione. Ma il primo trimestre del 2009 ha incrinato le illusioni europee. Il crollo della produzione è stato radicale e le conseguenze si sono trasmesse dai settori esportatori a tutta l'economia. Le previsioni per il 2009 sono di un calo del Pil di oltre il 4 per cento. Poichécadute tanto gravi hanno effetti di hysteresis cioè persistono oltre le loro cause dirette - il minor impiego di capitale diventa permanente e i disoccupati faticano a rientrare in attività-c'è il rischio che lacrisi "americana" diventi "europea". Nella disputa ideologica sul futuro del capitalismo, è pronta a insinuarsi l'analogia Europa-Avana: la composizione sociale delle capitali europee - Berlino in primis - è simile a quella dell'Avana.Oltre il 50% dei cittadini sono sussidiati dallo Stato, i dipendenti pubblici sono il triplo di quelli privati e la quota di pensionati o inoccupati è maggioritaria. In queste città si forma la politica e l'opinione pubblica che infatti a lungo non hanno nemmeno creduto all'arrivo della crisi. La sorpresa ora rischia di scardinare l'economia socialedi mercato. Metà dei critici saranno contro il "mercato", osservando che una maggior presenza degli stati avrebbe evitato la crisi. L'altra metà sarà contro il "sociale" criticando le rigidità salariali che ostacoleranno la ripresa europea, il minor ruolo della finanza che attenuerà il rimbalzo dei mercati e l'ingerenza di stati troppo indebitati. L'Europa dunque prigioniera del passato o modello del futuro? Entrambe le cose. Perché a ben vedere i paesi europei - presi singolarmente- non erano al riparo dalle cause della crisi. All'interno della Ue le bilance correnti sono altrettanto divergenti di quelle di Usa e Cina e anche tali divergenze non sono "governate". Il sistema bancario dei paesi europei si è potuto sottrarre a una vigilanza che non attraversa i confini nazionali, ciò alimenta la diffidenza nel far circolare il credito tra le banche e verso le imprese. Infine l'assenza di un governo comune ha rafforzato, all'inizio del 2009, il panico di fronte a una crisi che i governi nazionali da soli non possono contrastare. L'Europa dei mercati regolati è dunque il modello del futuro, ma i suoi paesi sono prigionieri del passato. L'insufficiente integrazione politica ha impedito di reagire alla crisi come avrebbe potuto fare un governo comune. Nascondere questo fatto - alla vigilia del voto per il Parlamento europeo - apre la strada a sentimenti antieuropei e al riflusso nel nazionalismo. L'intero assetto di governo dell'economia europea risente della diffidenza intergovernativa. La filosofia con cui il Consiglio dei governi Ue coordina le politiche economiche nazionali è quella di limitare i danni: si esercita una "pressione tra pari" senza strumenti sanzionatori e con obiettivi difensivi, seppur orientati a migliorare la struttura dell'offerta, cioè il funzionamento di un mercato integrato attraverso la libertà di circolazione e di concorrenza, nel contesto di un solido apparato regolatorio e di politiche sociali il cui grado di armonizzazione è finalizzato quasi solo alla libertà di movimento. Nonostante l'agenda di Lisbona, non ci sono riforme comuni del lavoro o della tassazione del capitale. La gestione della domanda comune non è prevista, nemmeno per ragioni anticicliche, il patto di stabilità consente infatti ai singoli paesi lo spazio degli stabilizzatori automatici, ma nemmeno in questo ambito esiste un vero coordinamento, quanto alla politica monetaria, proprio per l'assenza di un interlocutore responsabile della politica fiscale comune, non può che avere un unico obiettivo - anch'esso difensivo - la stabilità dei prezzi. Nel caso di normali recessioni cicliche, questo assetto ha il vantaggio di stimolare le riforme strutturali che vengono accomodate socialmente dal welfare state nazionale. Ma in una fase depressiva, quando la caduta della domanda è molto protratta, mancanoi poteri di coordinamento che consentono di mobilitare i tradizionali strumenti di governo dell'economia: rafforzare la rete sociale insieme alle riforme strutturali e coordinare gli stimoli a consumi e investimenti. Le risposte nazionali sono una soluzione di "second best", prevalgono cioè gli effetti nocivi: aggravano la divergenza strutturale sia dal lato dell'offerta (chi già sta meglio può permettersi riforme mirate), sia dal lato della domanda (chi ha bilanci migliori può spendere di più). Le politiche nazionali inoltre sono poco efficaci perché beneficiano gli elettori locali con consumi e investimenti condizionati da finalità politiche, circoscritti e in genere con bassi moltiplicatori fiscali, finendo per pregiudicare la sostenibilità dei conti e la fiducia dei cittadini e delle imprese. Così, in assenza di coordinamento e di stimolo comune, la ripresa non può venire dalla domanda interna dei singoli paesi e dipende ancora una volta dalla domanda esterna, che premierà però solo i paesi più competitivi. Inoltre l'assenza di una capacità politica comune rende più agevole ai paesi esterni all'euro e all'Ue svalutare le loro monete, danneggiando ancor più le economie dell'euro. Tutte queste dinamiche accrescono la divergenza tra paesi più e meno competitivi, fino a mettere a rischio l'assetto istituzionale dell'Unione, il mercato interno e la moneta unica. In un'area valutaria comune, per evitare che i paesi con alti deficit esterni debbano deprezzare il cambio in termini reali, cioè ridurre i redditi dei propri lavoratori, sarebbe necessario che i paesi in surplus (la Germania) aumentassero i propri. La flessibilità del cambio viene cioè sostituita da quella di prezzi e salari relativi. Senza questa flessibilità, le divergenze si scaricano sulla disoccupazione, fino a diventare socialmente insostenibili e a provocare scelte politiche distruttive: protezionismo o uscita dall'euro. Come nel caso dell'euro, per convincere la Germania a integrare le politiche di bilancio bisognerà creare istituzioni comuni e regole di garanzia "alla tedesca", che non potranno però non avere caratteri di governo. Nuovi automatismi dunque - freni fiscali, eurobonds, sistemi di compensazione - ma anche scelte discrezionali sul modello sociale e sul ruolo geopolitico dell'euro e dell'Unione.Di fatto se si vuole evitare la disintegrazione dell'Unione la strada è quella di un governo dell'euro. Diceva Hermann Hesse che dietro ogni inizio c'è una magia. Forse dietro ogni crisi c'è un inizio. carlo.bastasin@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA LA DIREZIONE DI MARCIA Se si vuole evitare la disintegrazione dell'Unione, non si può prescindere da una nuova forma istituzionale che consenta il governo dell'euro

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Regole per volare non per impoverire (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-10 - pag: 2 autore: Evitato un altro Ventinove Regole per volare non per impoverire di Gianni Toniolo u Continua da pagina 1 è, dunque, alle analogie e differenze rispetto a quella crisi che dobbiamo guardare per orientarci rispetto alla domanda di Tabellini se quella attuale sia «davvero una crisi sistemica che cambierà radicalmente la divisione dei rapporti tra Stato e mercato». La lunghezza, la profondità della caduta dei redditi e dell'occupazione, il carattere per la prima volta globale della crisi fecero negli anni 30 dubitare della validità stessa del sistema capitalistico. La Terza Internazionale poteva vantare la crescita robusta dell'Unione Sovietica rispetto al crollo del resto del mondo, Hitler la buona ripresa della Germania con la sua "terza via". Le riforme nacquero in questo contesto. E furono profonde. Lo Stato non si limitò a un nuovo ruolo di regolatore dei mercati finanziari, si assunse il compito di promuovere la piena occupazione, non solo con inediti interventi monetari e fiscali ma, in molti paesi, addossandosi direttamente il ruolo di produttore. Nacque l'idea dello stato sociale, giunta a maturazione nel dopoguerra. La riforma del sistema monetario internazionale, codificata a Bretton Woods nel 1944, si fonda sulle lezioni apprese dalla crisi: in assenza di forte cooperazione tra paesi, gold standard e piena mobilità dei capitali a breve si erano rivelati miscela esplosiva. Dalla crisi degli anni 30 e dalla guerra, il capitalismo mondiale non uscì distrutto, come molti temevano e alcuni si auguravano, ma profondamente cambiato. Alcuni tratti di quel cambiamento sopravvivono in Europa, nel cosiddetto capitalismo renano, anche dopo la "seconda globalizzazione". I nuovi equilibri tra stato e mercato nati negli anni 30 e rafforzati nel dopoguerra presiedettero, per oltre un ventennio, a quello straordinario sviluppo dell'economia europea che ricordiamo come una specie di età dell'oro prima di mostrare i propri limiti e la lenta capacità di adattarsi a mutate condizioni. Per cercare d'intuire quanto anche la crisi che stiamo vivendo possa rappresentare un punto di svolta per le economie di mercato, è utile chiedersi quali siano le analogie e quali le differenze con quella del 1929. Il calo della produzione e del commercio internazionale nel primo anno della crisi attuale è simile a quello dell'analogo dramma vissuto dai nostri nonni. Il suo carattere è altrettanto globale. Il ruolo della finanza nell'originare e diffondere la crisi è molto maggiore oggi che negli anni 30. Se queste tendenze dovessero continuare, come allora, per altri due anni le conseguenze sociali e quindi politiche potrebbero essere enormi. Un piccolo assaggio si intravede nella sistemazione della Chrysler dove la Fiat siederà, in posizione minoritaria, in un consiglio a maggioranza governativa e sindacale. Ma, accanto ad analogie, esistono grandi differenze tra ieri e oggi. La crisi attuale è stata affrontata - almeno negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Cina- con interventi di qualità, quantità e soprattutto tempestività molto maggiori a quelle di allora. Alcuni di essi sono criticabili ma non v'è dubbio che il consiglio dato da Keynes nel 1931 di «fare qualcosa purchessia» sia stato oggi seguito. L'altra grande differenza rispetto agli anni 30 è nelle relazioni internazionali, più favorevoli alla cooperazione sia nell'aggiustamento degli squilibri macroeconomici sia nel rifiuto del protezionismo, grande propagatore della crisi negli anni 30. Su questi due pilastri poggia la ragionevole speranza che si possa uscire prima e meglio dalla crisi attuale rispetto a quella di allora. La crisi del 2007-2009 è scoppiata alla fine di un quindicennio durante il quale la diffusione dello sviluppo economico ha prodotto a livello mondiale una rivoluzione con effetti benefici senza precedenti. Non furono certo così gli anni 20. La sfida delle riforme che certamente usciranno anche dalla crisi attuale è quella di creare condizioni che riportino i mercati finanziari al servizio dell'economia reale, nel loro ruolo di allocatori efficienti delle risorse e del rischio, evitando tuttavia che queste riforme tarpino le ali dell'innovazione e del progresso tecnico cha da secoli rendono vitale il sistema capitalistico. Se, negli anni recenti, la finanza ha clamorosamente fallito, i mercati dei beni e dei servizi sono stati capaci come non mai di creare e diffondere ricchezza su scala planetaria. Salvaguardare questa vitalità nel rapporto tra Stato e mercato è il compito difficile di chi lavorerà a costruire il mondo del "dopo la crisi". © RIPRODUZIONE RISERVATA RISCHI E RISORSE Il compito più importante che ci sta di fronte è creare le condizioni per riportare la finanza al servizio dell'economia reale

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QUEL PONTE TESO VERSO IL NULLA (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

QUEL PONTE TESO VERSO IL NULLA Giuliano Capecelatro Un mastodonte di due miglia, più o meno tre chilometri e duecento metri. Uno sproposito di travi e cavi d'acciaio. Un ponte. Che, in termini geografici, supererà con slancio aerodinamico il braccio di oceano Pacifico che separa la misconosciuta isola Russki a Vladivostok, porto un tempo strategico della Russia orientale, un occhio sul dirimpettaio Giappone, l'altro sulle contigue Corea del Nord e Cina. Nel linguaggio del realismo quotidiano, brandito con foga dai detrattori, un Ponte verso il Nulla. Ma un progetto finanziato con un miliardo di dollari. La Russia di Vladimir Putin punta decisa sui grandi eventi internazionali. Il pretesto per lanciare un ponte verso l'isola Russki, poche migliaia di abitanti, è il grande summit sulla cooperazione economica tra paesi asiatici dell'area del Pacifico, di scena appunto a Vladivostok nel 2012. Due anni fa, il primo ministro aveva accolto con giubilo l'assegnazione a Sochi, località di vacanze sul mar Nero da lui stesso frequentata con una certa assiduità, delle olimpiadi invernali del 2014. Con l'immediata apertura di un capitolo di spesa per sei miliardi di dollari. Il summit del 2012 nasce su basi più ambiziose. La Russia non si accontenta di atteggiarsi a potenza sullo scacchiere europeo. Vuole imporsi inequivocabilmente come tale anche di fronte agli ingombranti vicini di casa, il sempre insidioso Giappone e la Cina dall'inarrestabile crescita economica. Nel gioco di specchi della diplomazia, il ponte è un ovvio simbolo di grandezza. Che si trascina dietro altri sei miliardi di dollari per progetti con cui irrorare Vladivostok e la depressa regione di Primorskij, risucchiata in un declino inarrestabile dal giorno in cui l'impero sovietico prese a dissolversi. Il progetto suscita serie perplessità. Le cifre annunciate qualche risata sotto i baffi: tutti sanno benissimo quanto sia diffusa la corruzione nel paese, e hanno facile gioco nel profetizzare che i costi saliranno alle stelle. Ma economisti, tecnici, analisti, e non ultimi gli investitori stranieri, sono preoccupati dallo sfacelo delle infrastrutture. Prima che la crisi finanziaria si abbattesse come una mannaia, Putin aveva baldanzosamente dato fiato alle trombe e reclamizzare un programma da mille miliardi di dollari per modernizzarle. Cifre alla mano, gli analisti finanziari controbattono che nel 2008 sono stati spesi sì e no 42 miliardi di dollari, e che tra l'anno corrente e il prossimo gli stanziamenti scenderanno ancora, tra il 5 e il 7%, malgrado siano comprese le cospicue uscite per Sochi e Vladivostok. Nessuno, poi, è così sognatore da credere a un futuro in cui una regione, abbandonata negli ultimi anni da un quarto delle popolazione, scesa da otto a sei milioni (meno di un 5% dell'intera Russia), possa d'incanto trasformarsi nel volano economico della nazione. Mettiamo mano piuttosto, è la voce unanime, al disastroso sistema di trasporti, investiamo nelle ferrovie, nei porti, nella rete elettrica. Putin è troppo furbo per crederci. Ma sa che la politica delle cattedrali nel deserto può essere vincente nel breve periodo. Allora, ben vengano i ponti. Anche se proiettati verso il Nulla.

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Un anno di governo: tanti annunci e nessuna riforma (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Un anno di governo: tanti annunci e nessuna riforma SIMONE COLLINI «È stato un anno positivo, ne sono orgoglioso». Al punto che allo scadere dei dodici mesi dal suo insediamento, l'8 maggio, Silvio Berlusconi ha festeggiato con i suoi: «Oggi nel Consiglio dei ministri ho fatto i miei complimenti a tutti», ha fatto sapere. Per cosa? Risposta, davanti alle telecamere di "France 2": «Nessun governo nel passato ha fatto la metà di quello che abbiamo fatto noi in un anno di attività». Appunto, hanno fatto molto di più. E gli economisti del sito web "lavoce.info" lo hanno dimostrato, dedicando alle principali questioni che determinano la vita del nostro paese delle schede informative che mostrano tutta la distanza tra gli annunci via via fatti e le misure concrete adottate. Tanto attivismo nessuna riforma «Le schede hanno un denominatore comune - spiega Tito Boeri - l'attivismo del governo, che ha permesso di conquistare spesso i titoli di apertura dei giornali». Aggiunge il docente della Bocconi: «Ma le misure effettivamente varate si contano sulle dita di una mano. E nessuna di queste può definirsi una riforma. Anche di fronte alla crisi, si è scelta la linea dell'immobilismo». L'analisi è stata condotta sul tema delle pensioni, delle privatizzazioni, scuola e università, mercati finanziari, giustizia, edilizia abitativa e immigrazione. Una seconda tranche, riguardante informazione, sanità, energia e ambiente, federalismo fiscale, verrà pubblicata on-line domani. Prodi vs berlusconi Analoga operazione era stata effettuata a un anno dall'insediamento di Prodi. Anche nei giudizi sul governo dell'Unione erano segnalate diverse «occasioni mancate» (a cominciare dalle voci conflitto di interessi e informazione), ma si dava anche conto, tra le altre cose, della riduzione del cuneo fiscale, dello stanziamento di 300 milioni di euro per il piano asili nido 2007-2009, del decreto flussi, del cosiddetto patto per la salute, del decreto Visco-Bersani per la lotta all'evasione fiscale, dell'eliminazione dello scalone pensionistico. E questo nonostante quel governo fosse sostenuto da una coalizione eterogenea, potesse contare su una maggioranza risicata al Senato e fosse spesso vittima di veti incrociati. quantità e qualità Non è così per il governo Berlusconi, sostenuto da Pdl e Lega e da una maggioranza schiacciante in Parlamento. Ma la forza dei numeri non è servita a bilanciare la debolezza strategica. E così il primo anno, quello che come spiega Boeri «dà l'impronta di una politica economica per l'intera legislatura», quello «in cui si possono fare le riforme più difficili perché si è ancora lontani dal voto e si ha il tempo di ottenere risultati che potranno poi essere presentati agli elettori alla prossima scadenza elettorale», è filato via senza che sia stata approvata nessuna vera riforma. Analoga operazione era stata effettuata sul primo anno di governo Prodi, che ne usciva meglio. Ma Berlusconi esulta: «Orgoglioso di questi dodici mesi, ho fatto i miei complimenti ai ministri».

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È stato un anno positivo, ne sono orgoglioso . Al punto che allo scadere dei dodici ... (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

«È stato un anno positivo, ne sono orgoglioso». Al punto che allo scadere dei dodici mesi dal suo insediamento, l'8 maggio, Silvio Berlusconi ha festeggiato con i suoi: «Oggi nel Consiglio dei ministri ho fatto i miei complimenti a tutti», ha fatto sapere. Per cosa? Risposta, davanti alle telecamere di "France 2": «Nessun governo nel passato ha fatto la metà di quello che abbiamo fatto noi in un anno di attività». Appunto, hanno fatto molto di più. E gli economisti del sito web "lavoce.info" lo hanno dimostrato, dedicando alle principali questioni che determinano la vita del nostro paese delle schede informative che mostrano tutta la distanza tra gli annunci via via fatti e le misure concrete adottate. Tanto attivismo nessuna riforma «Le schede hanno un denominatore comune - spiega Tito Boeri - l'attivismo del governo, che ha permesso di conquistare spesso i titoli di apertura dei giornali». Aggiunge il docente della Bocconi: «Ma le misure effettivamente varate si contano sulle dita di una mano. E nessuna di queste può definirsi una riforma. Anche di fronte alla crisi, si è scelta la linea dell'immobilismo». L'analisi è stata condotta sul tema delle pensioni, delle privatizzazioni, scuola e università, mercati finanziari, giustizia, edilizia abitativa e immigrazione. Una seconda tranche, riguardante informazione, sanità, energia e ambiente, federalismo fiscale, verrà pubblicata on-line domani. Prodi vs berlusconi Analoga operazione era stata effettuata a un anno dall'insediamento di Prodi. Anche nei giudizi sul governo dell'Unione erano segnalate diverse «occasioni mancate» (a cominciare dalle voci conflitto di interessi e informazione), ma si dava anche conto, tra le altre cose, della riduzione del cuneo fiscale, dello stanziamento di 300 milioni di euro per il piano asili nido 2007-2009, del decreto flussi, del cosiddetto patto per la salute, del decreto Visco-Bersani per la lotta all'evasione fiscale, dell'eliminazione dello scalone pensionistico. E questo nonostante quel governo fosse sostenuto da una coalizione eterogenea, potesse contare su una maggioranza risicata al Senato e fosse spesso vittima di veti incrociati. quantità e qualità Non è così per il governo Berlusconi, sostenuto da Pdl e Lega e da una maggioranza schiacciante in Parlamento. Ma la forza dei numeri non è servita a bilanciare la debolezza strategica. E così il primo anno, quello che come spiega Boeri «dà l'impronta di una politica economica per l'intera legislatura», quello «in cui si possono fare le riforme più difficili perché si è ancora lontani dal voto e si ha il tempo di ottenere risultati che potranno poi essere presentati agli elettori alla prossima scadenza elettorale», è filato via senza che sia stata approvata nessuna vera riforma.

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Tra le impronte rom e il maestro unico resta il Lodo Alfano L'unico provvedimento approvato rapidamente è quello che dà l'immunità penale alle 5 più alte cariche dello Stato Su scu (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Tra le impronte rom e il maestro unico resta il Lodo Alfano L'unico provvedimento approvato rapidamente è quello che dà l'immunità penale alle 5 più alte cariche dello Stato Su scuola e università solo tagli. Ancora al palo il piano casa ANDREA CARUGATI Dal lodo Alfano, al maestro unico al piano-casa. Un anno di Berlusconi secondo l'analisi degli esperti de «lavoce.info» Giustizia. Al di là degli annunci, i provvedimenti varati sono «di portata ridotta». Spicca solo l'approvazione «a tamburo battente» del lodo Alfano. La riforma dell'ordinamento giudiziario, con la separazione delle carriere, è rimasta un annuncio. In campo penale si segnala il provvedimento volto a limitare l'utilizzo e soprattutto la pubblicazione delle intercettazioni, attualmente all'esame della Camera, per il quale il governo ha già autorizzato il voto di fiducia. Più «impegnative» le misure in tema di giustizia civile, con un provvedimento (che attende ancora il sì definitivo del Senato)che mira a snellire le procedure, a introdurre un filtro per i ricorsi in Cassazione e sanzioni per chi provoca l'allungamento del processo. Immigrazione. Si parte nel 2008 con «l'emergenza rom», con la nomina a commissari dei prefetti di Roma, Napoli e Milano: per il censimento dei campi viene annunciato il prelievo delle impronte digitali, anche per i minori, che suscita dure polemiche. Ma, di fatto, le impronte prese sono state «pochissime». «La questione rom resta irrisolta», dice «lavoce». Mentre le misure di integrazione, addotte di fronte alle istituzioni europee come giustificazione per i censimenti, «non si sono viste». Approvata l'aggravante di clandestinità, mentre il reato di ingresso clandestino e di permanenza in clandestinità è uno dei pilastri del ddl sicurezza che la Camera approverà la settimana prossima con la fiducia, dopo numerose polemiche anche all'interno della stessa maggioranza. In questo ddl anche le ronde, la detenzione dei clandestini nei Cie fino a sei mesi, mentre medici e presidi-spia sono stati formalmente aboliti. Nulla di fatto sul fronte dell'integrazione: il fondo è stato «quasi azzerato»: 5 milioni contro i 750 della Germania. Nulla neppure per il diritto di voto e l'accesso alla cittadinanza più rapido per i bambini nati in Italia. Nessun intervento contro lo sfruttamento in nero degli immigrati. Anzi, ispezioni e controlli «sono stati alleggeriti». Fino a ottobre 2008 le espulsioni sono state 6mila, contro le 740mila domande di regolarizzazione dell'ultimo decreto-flussi: dunque un tasso dell'1%. Risultato: la "cattiveria" «non ha sortito i risultati attesi», ma ha «scosso» l'immagine dell'Italia. Scuola. Il governo ha puntato tutto sulla riduzione dell'organico, anche con l'introduzione del «maestro prevalente». Ma le richieste di tempo pieno da parte delle famiglie vanno nella direzione opposta. Altri provvedimenti: il voto in condotta ai fini della valutazione complessiva, e la valutazione numerica anche alle elementari. Blocco delle Ssis con la «sostanziale chiusura di ogni canale di ingresso nella professione insegnante per le secondarie», unito alla riduzione di orari e curricola per le secondarie del secondo ciclo dal prossimo anno scolastico. Università. Tagli al Fondo di finanziamento ordinario con gravi rischi la didattica e la ricerca. Destinazione del 7% del Fondo in base a criteri di qualità, che però non sono stati ancora indicati dal ministero. Un ritardo «grave e inspiegabile», secondo «lavoce». Accantonata, per ora, la proposta di trasformare gli atenei in fondazioni. Sul fronte del reclutamento dei docenti, è stata annunciata una legge-delega, ma i tempi di approvazione rischiano di prolungare l'attuale blocco delle assunzioni di altri due anni. Casa. In un anno il governo non solo non ha dato il via ad alcun cantiere per nuove case. Di due giorni fa la notizia del ripristino, parziale (350 milioni su 550), dei fondi del piano casa per le fasce più deboli varato dal governo Prodi e azzerato da Berlusconi nel giugno 2008. Il piano casa più "famoso", quello che prevede l'aumento delle cubature, è ancora oggetto di discussioni tra governo e Regioni, dopo che l'esecutivo ha dovuto fare marcia indietro a riconoscere alle Regioni la potestà legislativa in materia di volumetrie. Pensioni. Abolizione del divieto di cumulo, con un costo stimato di 500 milioni. Quanto alla proposta Brunetta sull'aumento a 65 anni dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego, secondo lavoce «non produce risparmi rilevanti se confrontato interventi alternativi». Dure critiche alla sospensione del metodo contributivo per i dipendenti della Camera, compresi i deputati. Mercati finanziari. Misure per rafforzare la posizione dei soci di controllo (come il passaggio del tetto di acquisto di azioni proprie dal 10 al 20% e l'aumento dal 3 al 5% delle azioni che il socio di controllo può acquistare ogni anno senza incorrere in obblighi di Opa). «Un passo indietro», per «lavoce», che segnala le critiche dell'Antitrust. Il dossier

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La sfida del Lingotto: più Stato, meno Agnelli nella Fiat dei due mondi (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 11/05/2009 - pag: 2 Inchiesta/1 Il peso dei fondi pubblici: 12 miliardi di euro tra Germania e Usa La sfida del Lingotto: più Stato, meno Agnelli nella Fiat dei due mondi Il verbale dell'incontro tra Marchionne e gli analisti finanziari: «Noi siamo poveri e il mercato dei capitali è scomparso» DI MASSIMO MUCCHETTI L a Fiat si prepara a scorporare la Fiat Auto. Alla fine dei giochi, dunque, il cuore storico del gruppo di Torino avrà una compagine azionaria nuova della quale la Fiat sarà certo un socio rilevante, ma non più totalitario. Era l'idea di Umberto Agnelli. Ma l'esecuzione avrà probabilmente esiti che Umberto non poteva prevedere. Già oggi, infatti, dopo l'ingresso nella Chrysler, il capitale di rischio del sistema di imprese automobilistiche guidato da Sergio Marchionne è fornito anche dai governi degli Usa e del Canada e dai dipendenti della casa di Detroit. Domani, se si arriverà alla fusione con Opel, altre insolite figure potranno venire dalla Germania non foss'altro perché da Berlino sono attesi finanziamenti pubblici per 5-7 miliardi di euro. Del resto, già il 23 aprile, alla presentazione del primo trimestre, l'amministratore delegato di Fiat era stato chiaro con gli analisti. Verbali e analisti Citiamo dal verbale dell'incontro. Max Warburton, analista della Sanford Bernstein: «Sergio, la Fiat farà solo affari che possano essere ripagati con l'autofinanziamento e gli aiuti di Stato o riesci a intravederne uno così attraente da poter essere finanziato con un aumento di capitale o la vendita di qualcosa?». Marchionne: «Max, se ci fosse un affare veramente attraente tutto sarebbe possibile, ma voglio essere perfettamente onesto: di affari del genere non ne vedo alcuno». E per essere ancora più chiaro: «Penso che l'idea di una Fiat che si disimpegna da Cnh o da altre attività per sostenere la crescita dell'auto sia proprio come mettere the donkey ass backwards ». Che è un modo assai più colorito di dire: mettere il carro davanti ai buoi. «Qui il problema è l'auto», ha proseguito il top manager italo-canadese. «E non c'è una sola ragione al mondo perché la Fiat sacrifichi qualcosa cha ha faticato tanto a costruire». Le domande, a questo punto, sono due: a) chi metterà i denari che servono allo sviluppo di un gruppo automobilistico internazionale che dovrebbe produrre 6 milioni di automobili; b) perché la Fiat Spa non ci scommette. La prima risposta guarda al futuro. Lo scorporo delle produzioni Fiat, Lancia e Alfa Romeo lancerà un nuovo soggetto, distinto dalla Fiat Spa oggi quotata in Borsa. Il suo valore, al momento, non è enorme. Secondo il Credit Suisse, il valore di Fiat Auto proiettato al 2010 è pari a 5 miliardi di euro da cui andrebbero detratti mezzo milione di badwill sulla partecipazione Chrysler, che per 3 anni brucerà cassa, e la quota di competenza dei debiti finanziari (stimati complessivamente in 4,1 miliardi) e dei debiti verso i dipendenti (tfr, fondi pensione, 3,3 miliardi). Le valutazioni del Credit Suisse sono conservative rispetto agli attuali corsi azionari della Fiat, ma al dunque ci dicono che il nuovo soggetto dovrà saper raccontare una bella storia se vorrà attrarre capitali di investitori privati. Rafforzare Fiat Auto attraverso un robusto aumento di capitale riservato al mercato, con conseguente diluizione della partecipazione di Fiat, è l'esito logico dello scorporo, ma non sembra un'operazione possibile nel breve termine. Più realistico è contare sui soldi dei governi, che vogliono evitare tensioni sociali. Lo stesso Marchionne dice: «Tre anni fa i mercati finanziari avrebbero appoggiato operazioni come le nostre, oggi sono scomparsi ». E allora il leader della Fiat teorizza l'intervento ponte degli Stati, a patto che sia prevista con chiarezza la via del ritorno sul mercato delle aziende oggi sussidiate. Naturalmente, le condizioni dei prestiti pubblici, che a regime potrebbero arrivare, tra Usa e Germania, a 12-13 miliardi di euro, sono le vere materie del negoziato. Che potrebbe anche concludersi con un presidio dei governi nel capitale. Storia e bilanci La seconda risposta è invece figlia della storia. La Fiat, nel senso della Fabbrica italiana automobili Torino, ha fatto la fortuna degli Agnelli per i primi 70 anni della dinastia, ma poi, in coincidenza con il regno di Giovanni Agnelli, è stato un lungo declino, interrotto sì da qualche, straordinario anno di gloria ma infine inesorabile nell'accumularsi delle difficoltà. Le ragioni di questo declino sono ormai materia di ricerca storica. Di cui Marchionne ha anticipato la morale di fronte agli analisti con queste parole: «Noi siamo poveri, la nostra è un'industria incredibilmente povera, non abbiamo coperto i costi del capitale. Abbiamo provocato un danno incredibile... e mi ci metto anch'io. Non condanno nessuno, ma il nostro track record non è il migliore». Non abbiamo coperto i costi del capitale, riconosce Marchionne, usando un noi che rappresenta la continuità di una storia più che l'ammissione di responsabilità che, in effetti, non ha. E' un punto cruciale. Come spieghiamo nell'articolo a pagina 5, da quando la famiglia Agnelli ha blindato le azioni ordinarie Ifi, ora Exor, che le davano il controllo della Fiat, nella società in accomandita per azioni Giovanni Agnelli & C., si è verificata un'imponente distruzione di ricchezza. Anno dopo anno, la Fiat ha bruciato valore per circa 60 miliardi di euro. In altri termini, l'investimento in Fiat ha dato un rendimento composto (dividendi più le rivalutazioni o svalutazioni dell'azione nel tem- Leader Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Emblema

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Cnh, il trattore-pioniere leader negli Stati Uniti (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 11/05/2009 - pag: 5 Macchine pesanti Nel primo trimestre ha realizzato profitti per 49 milioni di euro Cnh, il trattore-pioniere leader negli Stati Uniti Il Lingotto non può rinunciare alla controllata americana C nh è la Cenerentola del gruppo Fiat, un marchio non sexy verso il largo pubblico come la Ferrari, né troppo amato a Wall Street, dove è quotata. Ma di venderla non se ne parla, ha ribadito Sergio Marchionne alla presentazione dei dati trimestrali del gruppo torinese. Leader mondiale nella produzione di trattori e mietitrebbie (prima per numero di macchine vendute, seconda dopo Deere per fatturato), Cnh è infatti «un asset prezioso», ha detto l'amministratore delegato del gruppo Fiat, che a coltivarlo e farlo crescere ha dedicato molto tempo ed energie negli ultimi quattro anni. E si capisce perché guardando il bilancio del primo trimestre 2009: anche nel mezzo della recessione e della crisi finanziaria globali, Cnh ha contribuito alle casse torinesi con il volume maggiore di profitti operativi, 49 milioni di euro contro i 27 dell'auto e le perdite di Iveco e della componentistica. Macchine e campi I macchinari per l'agricoltura rappresentano storicamente circa due terzi dell'attività totale di Cnh, nata nel 1999 dall'unione fra l'olandese New Holland (gruppo Fiat) e l'americana Case Corporation, guidata da Harold Boyanowsky. È un business molto redditizio, sottolinea Stefano Aversa, co-presidente della società di consulenza AlixPartners a New York ed esperto del settore: ha margini operativi che possono superare il 10%, il triplo dell'auto, con un ritorno della spesa in ricerca e sviluppo elevato perché i nuovi modelli durano a lungo. Inoltre gode di due tendenze di lungo termine molto importanti: il rialzo dei prezzi delle commodities come il grano e la soya, che hanno rilanciato gli investimenti nelle produzioni agricole anche in occidente; e la meccanizzazione delle lavorazioni nei campi nei Paesi Bric, Brasile, Russia, India e Cina. Il 2008, con le quotazioni dei cereali alle stelle, era stato un anno boom e Cnh aveva contribuito per un terzo ai profitti operativi del gruppo Fiat (1.112 milioni di euro su 3.362, il doppio dei 691 milioni dell'auto). Il 2009 è partito male, con una caduta della domanda mondiale del 10% per i macchinari agricoli. «Ma l'industria agricola continua ad andar bene perché i prezzi delle commodities sono ancora elevati - spiega Aversa - . Il problema viene dalla restrizione del credito, perché i grandi trattori e mietitrebbie hanno bisogno di corposi finanziamenti». In questa situazione Cnh ha mantenuto la sua quota di mercato e, sul fronte finanziario, sta approfittando del «Talf» (Term assetbacked securities loan facility), un programma della Federal Reserve (banca centrale Usa) che garantisce la solvenza dei titoli basati sui prestiti concessi ai clienti per comprarsi beni e servizi. La settimana scorsa Cnh ha emesso 1 miliardo di dollari di obbligazioni di questo tipo, dopo un'altra tranche da 500 milioni in aprile. «Sono soldi che servono a Cnh per sostenere gli agricoltori suoi clienti, ma in prospettiva possono anche aiutarla a restituire una parte dei 5,2 miliardi di debiti che ha con la capogruppo Fiat - dice John Kearney, analista di Morningstar a Chicago - Essendo Cnh controllata al 90% da Fiat, i soci di minoranza non hanno potere e il rischio è che le decisioni, in particolare in materia di cash, siano prese nell'interesse della holding e non dei piccoli azionisti ». Titoli e Borsa Lo scarso flottante è in effetti uno dei motivi del poco appeal del titolo Cnh a Wall Street, dove le sue performance sono inferiori a quelle dei concorrenti Deere e Agco. L'altro terzo del fatturato Cnh riguarda i macchinari per le costruzioni, un business crollato del 57% a livello mondiale nel primo trimestre 2009: gli esperti si aspettano segni di ripresa a fine anno e inizio 2010. «In questo settore Cnh non ha massa critica per competere con il gigante Caterpillar, ma nei trattori è leader e può continuare a macinare profitti - osserva Aversa - Per questo ha molto senso per Fiat tenerla ». Marchionne lo sa bene e - dice da Torino il portavoce Fiat Gualberto Ranieri - continuerà a partecipare come presidente operativo alle riunioni dei massimi dirigenti Cnh una volta al mese, dedic andoci magari un week-end come fa dal 2006: Chicago, dov'è il quartier generale Cnh, non è lontana da Detroit. MARIA TERESA COMETTO Manager Harold Boyanowsky, guida la Cnh, azienda americana controllata da Fiat. Mantiene le quote conquistate in passato.

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La concorrenza resta un valore (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 11/05/2009 - pag: 13 Dopo la crisi Se gli interventi dei governi annichiliscono i mercati La concorrenza resta un valore L a crisi finanziaria del 2008 ha colpito mercati estesi su scala mondiale, con un gran numero di operatori diversi per taglia, capacità, specializzazione i milioni di clienti dotati di amplissima scelta. Dal punto di vista della concorrenza, una situazione con pochi difetti. Dopo lo sconquasso le cose cambiano bruscamente: aiuti di Stato in quantità mai vista in passato; società esonerate in via politica dal fallimento o per dimensione ( too big to fail) o per rilevanza sistemica; borse cadenzate non dai fatti di bilancio ma dalle parole dei governi; azzardo morale incentivato. Tutto ciò pone alla concorrenza un duplice test: è in qualche modo responsabile della crisi? Va ora, in vista di un recupero dell'economia, attenuata ovvero modellata dall'alto? Molti rispondono di sì ma la risposta giusta, e non solo dal punto di vista di una autorità di concorrenza, crediamo sia no. A entrambe le domande. Chi si schiera per il sì nota che la finanza non ha saputo valutare e gestire il credito e che il mercato concorrenziale ha fallito nel suo compito essenziale di efficace allocazione delle risorse. Ne deriva che occorre una strategia politica che lo indirizzi e ne curi i crampi funzionali. I conservatori britannici pensano a una Antitrust rafforzato che sanzioni la grande dimensione in quanto tale e disegni un mercato di operatori a taglia piccola e paritaria. I governi autoritari dell'Asia contrappongono un capitalismo guidato dall'alto, equilibrato dalla saggezza del decisore politico al capitalismo irrazionale dei paesi occidentali. In Europa molti partiti della sinistra chiedono di estenderne l'economia i compiti, interessi, le aziende dello Stato. È possibile una diagnosi diversa. Negli ultimi venti anni l'innovazione è cresciuta in misura enorme seguendo la rivoluzione digitale che ha moltiplicato la potenza delle reti di comunicazione e l'efficacia delle attività svolte in esse. La finanza ha sfruttato al meglio l'opportunità tecnologica espandendo gli strumenti operativi e le prestazioni. Al contempo però ha reso più complessa e meno trasparente la gestione del rischio: si è diffusa l'illusione che la responsabilità (del finanziere) potesse separarsi dal rischio (trasferito, senza vincoli, a parti terze). È stata quasi una crisi di apprendimento: il salto operativo è avvenuto in tempi così brevi che l'abilità tecnica non è riuscita a seguire e si è rivelata drammaticamente scarsa rispetto alla potenza degli strumenti maneggiati. A far detonare il deficit cognitivo sono stati però segnali politici sbagliati: enormi iniezioni di liquidità sul mercato Usa, politica della casa per tutti basata sul credito facile, garanzie implicite a molti. Alla superficie appare un mercato competitivo di soggetti indipendenti che si prendono i propri rischi; in realtà c'è un settore finanziario composto da operatori interconnessi che per esigenze di stabilità non possono rispondere fino in fondo dei rischi assunti. Il salvataggio di sistema è pagato con i soldi dei contribuenti. Le dinamiche della concorrenza subiscono arresti, interferenze, limitazioni. Come denuncia lucidamente Neelie Kroes, commissario Ue alla concorrenza, ci sono pericolosi squilibri negli interventi fatti dai vari Stati europei. In Usa spesso le risorse pubbliche seguono più la capacità di lobbying (le grandi banche) che i meriti di impresa. L'azzardo morale riceve pericolosi avalli. In tempi medi ciò può portare a mercati cristallizzati che rallentano l'innovazione, ovvero il contrario di ciò che occorre per la ripresa dell'economia. La via di uscita è riconoscere entro il sistema finanziario quella parte che è essenziale e non può assoggettarsi al rischio di fallimento che è prerogativa essenziale di un mercato pienamente competitivo e per il resto ripristinare le dinamiche paritarie della concorrenza che generano attraverso l'incentivo all'innovazione gli aumenti di produttività. Il percorso è ancora più necessario per l'Italia dove, dai servizi pubblici (soprattutto locali) all'istruzione, sono così numerosi i settori in cui attività cruciali sono sottratte al pungolo della concorrenza e patiscono ritardi di efficienza. In Italia, dai servizi pubblici locali all'istruzione, sono numerosi i settori che patiscono ritardi di efficienza di ANTONIO PILATI Componente dell'Autorità Garante della Concorrenza

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 11/05/2009 - pag: 18 Idee L'economista che ha vissuto la Grande Depressione critica la Fed e dice che ci vorrà tempo per ristabilire l'equilibrio «Sprecata la lezione del '29» Schwartz: troppi soldi per salvare aziende non meritevoli. Così il mercato è confuso B en Bernanke non ha imparato la lezione giusta dalla Grande Depressione e la Federal Reserve sta contribuendo all'alta volatilità di Wall Street e alla confusione degli investitori. La stroncatura viene da Anna Jacobson Schwartz, economista dell'Nber (National bureau of economic research) autrice insieme al Nobel Milton Friedman della monumentale (888 pagine) Storia monetaria degli Stati Uniti 1867-1960 . Schwartz è anche l'unica importante economista vivente con un'esperienza diretta della Grande Depressione: è nata infatti l'11 novembre 1915 e nel 1935 lavorava già come ricercatrice. CorrierEconomia è andata a trovarla nell'ufficio di New York della Nber, dove tutti i giorni a 93 anni va ancora a lavorare, per capire che cosa aspettarsi dall'economia e dalla Borsa nei prossimi mesi. Quando inizierà la ripresa in America? «Non lo so, prima o poi ci sarà, perché la Fed sta facendo abbastanza con lo stimolo monetario, ma non sarà una robusta ripresa, sarà in tono minore. Non abbiamo ancora fatto i conti con le perdite dei patrimoni delle famiglie causate dal crollo dei prezzi immobiliari e azionari. I consumatori continueranno a sentirsi pressati a risparmiare invece di spendere». E lo stimolo economico del governo Obama? «Il presidente ha promesso che le sue misure creeranno milioni di posti di lavoro, ma non è credibile. Non ci sono segni di inversione della tendenza». Ma senza lo stimolo da 787 miliardi sarebbe stato peggio, dice Obama. Non si è così evitata la Grande Depressione? «Quella crisi, come tutte le recessioni, non fu sconfitta dagli stimoli fiscali governativi, ma dagli stimoli monetari. Alla vigilia della seconda guerra mondiale gli europei cominciarono a spedire grandi quantità di oro negli Stati Uniti, visti come un rifugio sicuro: questo pose le basi per una crescita monetaria negli Usa, perché il presidente Franklin D. Roosevelt permise l'aumento dell'offerta di dollari a fronte dei depositi d'oro. Comunque ogni confronto fra oggi e quell'epoca è fuorviante perché il sistema monetario è troppo diverso». Intanto il peggio della stretta creditizia e della crisi finanziaria sembra passato. O no? «La storia insegna che tutte le recessioni sono finite grazie allo stimolo monetario che permette al settore privato di impegnarsi in attività dove prima non erano disponibili abbastanza soldi per produrre. La Fed ha aumentato molto la disponibilità di moneta, ma così sta anche ponendo le premesse per un forte ritorno dell'inflazione. Secondo Bernanke questo è un rischio da affrontare dopo. Ma quando la Fed se ne è occupata tardi, il risultato è stata l'inflazione oltre il 10% negli Anni '70-'80. Inoltre oggi la Fed ha problemi tecnici a restringere l'offerta di moneta». Quali? «Ha in cassa molti titoli basati sui mutui, che aveva accettato nei mesi scorsi come garanzie per prestiti concessi alle banche in difficoltà: sono titoli senza mercato, che non può vendere come farebbe con i Treasury bond per ritirare liquidità. In più c'è il problema dell'indipendenza dalla politica: negli ultimi due anni la Fed ha sempre cooperato con il Tesoro e non sembra saper resistere alle pressioni del governo. Basti vedere il suo ruolo nel salvataggio delle banche». Non doveva evitare il crollo di Aig e degli altri istituti finanziari? «No. Ha usato soldi pubblici per salvare aziende che non lo meritavano. Ha lasciato andare in bancarotta la Lehman e poi salvato Aig, sostenendo che altrimenti il sistema finanziario sarebbe crollato. Ma non è detto che sarebbe davvero successo. Se la Fed fosse stata chiara e ferma nelle sue mosse, il mercato l'avrebbe capita e rispettata. Il salvataggio di business non sostenibili non funziona: Chrysler era già in crisi negli Anni '80 perché produceva auto che i consumatori non volevano; l'hanno salvata e ora è nelle stesse condizioni». Che cosa ci si può aspettare dallo stress test delle grandi banche? «La tradizione dello stress test risale alla Grande Depressione, quando Roosevelt chiuse le banche per quattro giorni e analizzò i loro bilanci per decidere quali erano abbastanza robuste per riaprire. Ora non è chiaro che cosa succederà alle banche incapaci di affrontare il mercato da sole: dovrebbero essere lasciate fallire». E se questo scatena il panico e la corsa a ritirare i depositi? «Non succede se i principi sono chiari. Bernanke aveva promesso più trasparenza quando diventò governatore della Fed tre anni fa, ma purtroppo non l'ha praticata». Che cosa ne ricava un comune risparmiatore? «Molta confusione. Ecco perché la Borsa è così volatile, e per i business continua ad essere difficile ottenere prestiti come per le famiglie avere un mutuo. Ci vorrà parecchio per uscire da questa situazione». MARIA TERESA COMETTO La storia insegna che le recessioni finiscono grazie agli stimoli monetari, quelli fiscali non sono decisivi. Il piano di Obama non è credibile Economista Anna Schwartz, 93 anni, lavora al Nber David Shankbone>Torna all'inizio


E i trader tornano ai posti di combattimento (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 11-05-2009)

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Corriere Economia sezione: Economia data: 11/05/2009 - pag: 21 Appuntamenti Il 21 e 22 la decima edizione di «It Forum» E i trader tornano ai posti di combattimento A Rimini convegni, incontri e lezioni per esorcizzare la crisi DI PATRIZIA PULIAFITO L e Borse si sono risvegliate e i trader sono tornati alla console, ma il panorama finanziario non è più lo stesso. Perché sui mercati incombono sempre le nubi della crisi. Così, scalper (i day-trader) e investitori, s'interrogano sul futuro dei mercati finanziari e dell'industria del risparmio gestito che, in Italia, lamenta seri problemi strutturali. Dare risposte sarà il compito di gestori, analisti, economisti e docenti universitari che interverranno ai centocinquanta incontri, in calendario nelle due giornate (21 e il 22 maggio) di ITForum. La fiera dell'investimento e del trading che, per la decima volta, torna al Palacongressi di Rimini (www.itiforum.it) organizzata da TraderLink , Trading Library e Morningstar (la società leader mondiale nel dare i rating ai fondi). Sfide «L'appuntamento di quest'anno è particolarmente impegnativo spiega Mauro Pratelli, presidente e fondatore di ITForum e amministratore delegato di Traderlink perché cade in un momento speciale e noi, come organizzatori, sentiamo forte la responsabilità di dare risposte esaurienti a operatori ed investitori che oggi sono un po' disorientati ed hanno un grande bisogno di capire come muoversi nel mondo del trading e degli investimenti ». Non mancherà, come da tradizione, la finale del Campionato Internazionale Top Trader di Borsa che porterà alla ribalta i migliori nomi europei del trading online che opereranno in diretta sullo stesso palco, mentre sei Big internazionali porteranno la loro esperienza da altri Paesi. Si cercherà di dare a tutti, non tralasciando nessun aspetto, nemmeno quello emotivo che condiziona, nel bene e nel male, le decisioni di trader e investitori. Sport e finanza Morningstar aprirà la riflessione sul tema, mettendo a confronto Finanza e Sport che hanno denominatori in comune. «Come nello sport spiega Davide Pelusi, amministratore delegato di Morningstar Italia anche in finanza, nei team di gestione, si vince con un buon gioco di squadra, mentre fiducia e correttezza sono alla base di un rapporto premiante tra intermediari ed investitori. Al contrario di eccessi e avidità che, prima o poi, si pagano cari, come il doping per gli sportivi». Al dibattito, parteciperanno due testimoni d'eccezione, il calciatore Paolo Rossi e il pallavolista Andrea Zorzi. Il binomio sport e finanza sarà anche il leit motiv nella serata del 20 maggio quando saranno premiati i migliori gestori e le migliori sgr (vedi articolo qui sotto). I gestori da Oscar illustreranno la loro visione sui mercati finanziari, durante un convegno, il 21 maggio. Al centro della Kermesse, ci sono anche il futuro ruolo delle banche (tema su cui si confronteranno esponenti del mondo creditizio, dell' industria del risparmio e delle associazioni dei consumatori) e la finanza sostenibile che, da gennaio 2009 è diventata materia d'esame per i promotori finanziari che, insieme ai consulenti indipendenti, sono l'altra platea, a cui si rivolge la fiera. «Per loro aggiunge Pelusi abbiamo organizzato convegni e seminari per cui è stata richiesta la certificazione Efpa (European Financial Planning Association) ». Gli incontri sono gratuiti ed aperti a tutti.

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La tentazione del variabile (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-05-09 - pag: 9 autore: Tassi in discesa / 1. Come scegliere il mutuo dopo il taglio dei tassi della Bce La tentazione del variabile U n mutuo con interessi al 2% o poco più? Nella storia recente del nostro Paese è forse impossibile trovare condizioni di mercato così favorevoli per contrarre un debito immobiliare, a patto però di affidarsi a quel tasso variabile che non più di sei mesi fa creava non pochi grattacapi alle famiglie italiane. La crisi finanziaria, il ripetuto abbassamento del costo del denaro da parte della Bce (ridotto due giorni fa all'1%, vedi articolo a fianco) e il conseguente adeguamento di quei tassi Euribor al quale sono indicizzate le rate dei prestiti variabili (0,89% la scadenza a un mese, 1,33% il 3 mesi giovedì scorso) ha infatti ribaltato la situazione. E così gli amanti del variabile stanno pian piano riprendendo il sopravvento, tanto è vero che nei primi 4 mesi del 2009, secondo le rilevazioni del broker Mutuionline, quasi una famiglia italiana su due (il 44,8%) ha richiesto un prodotto a tasso variabile (nel 2008 erano soltanto il 17,7%). La convenienza del momento Un classico caso di memoria corta? Può darsi, ma è anche innegabile che chi sottoscrive oggi un variabile da 100mila euro a 20 anni può farlo pagando rate mensili tutto sommato contenute e a partire da poco più di 500 euro, mentre chi si affida alla sicurezza del fisso deve sborsarne almeno 650. Gli interessi su questi ultimi prodotti sono infatti determinati una volta per tutte sulla base degli Irs, tassi a medio- lungo termine che viaggiano sì su livelli relativamente bassi, ma assolutamente non paragonabili agli Euribor. Al momento la differenza di importo tra le rate di un fisso e quelle di un variabile oscilla in base alle differenti durate tra il 10 e il 25% (vedi tabella sopra). Ma se è vero che i tassi interbancari potranno ulteriormente limare gli attuali livelli, è anche vero che nell'arco dei prossimi anni (e i mutui si sviluppano per definizione in un arco pluridecennale) ci sarà da mettere in conto un rialzo che potrebbe di nuovo mettere in crisi le famiglie che hanno puntato sul variabile, come già avvenuto nel periodo 2007-2008. Proprio per questo è opportuno farsi bene i calcoli al momento della scelta, cominciando magari a considerare quel reddito disponibile che spesso è una variabile trascurata. Le banche sono solite concedere prestiti con rate che non superino per importo un terzo delle entrate del nucleo famigliare: una regola non scritta che può essere sì utile, ma soltanto se applicata con criterio. A fare la differenza sono infatti anche l'età del richiedente (un giovane ha verosimilmente maggiori possibilità di incremento dello stipendio) e la sua professione (lavoratore dipendente o autonomo). «Stress test» sul finanziamento C'è poi da considerare la tipologia del mutuo, perché se il fisso l'esborso è certo fino al termine, il variabile è soggetto a oscillazioni e sarebbe opportuno applicare la regola del «terzo» non sulle mini-rate attuali, ma su quelle che potrebbero verificarsi in futuro. Se soltanto i tassi Euribor tornassero oltre il 5% come nell'ottobre scorso, la rata del mutuo ventennale da 100mila euro salirebbe a 751 euro, un balzo del 47% (e per durate trentennali l'aumento teorico può sfiorare il 70%) che deve essere tenuto in seria considerazione da chi vuole evitare guai. Uno «stress test» in piena regola, insomma, che ciascun risparmiatore può effettuare inserendo i dati del proprio mutuo (importo, durata e spread) nello strumento di calcolo presente all'interno della sezione online Mutui24 e che può essere d'aiuto nella decisione. Se la rata teorica determinata dall'algoritmo è infatti di quelle che fanno drizzare i capelli, forse è opportuno rifugiarsi nella sicurezza del fisso. A meno che un risparmiatore non pensi di approfittare temporaneamente dei tassi variabili da saldo dei prossimi mesi e di sostituire il mutuo nel momento in cui gli Euribor torneranno a farsi minacciosi. Ma a quel punto dovrà probabilmente scordarsi i tassi fissi che si vedono in questi giorni. pagina a cura di Maximilian Cellino © RIPRODUZIONE RISERVATA Mutui 24 Scopri se il tuo variabile è sostenibile Sullo speciale Mutui 24 il motore di calcolo per effettuare lo «stress test» al tuo mutuo variabile, ma anche le indicazioni utili per accedere alle agevolazioni del «tetto al 4%» e le previsioni sui tassi Euribor e Irs. www.ilsole24ore.com/mutui Rate inferiori del 10-25% rispetto al fisso Ma l'Euribor resta un'incognita

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Test retail per i titoli Aim (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 11-05-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-05-09 - pag: 11 autore: Mercati. Il nuovo listino di Borsa italiana in partnership con il London Stock Exchange Test retail per i titoli Aim L' obiettivo è evitare che al vantaggio di un lato del mercato, le società quotate, corrisponda uno svantaggio per l'altro lato, ossia gli investitori. è questa la sfida che affronta Borsa italiana al debutto ieri (venerdì 8 maggio) con le prime due matricole quotate sull'Aim (la greca Neurosoft e l'italiana Ikf), il listino elettivo per le piccole e medie imprese desiderose di raccogliere liquidità sui mercati. E per chi desidera cogliere opportunità nel segmento small and mid cap. La scommessa per Borsa italiana è allineare i vantaggi per le Pmi in termini di velocità e costi ridotti di quotazione, e le garanzie per chi investe nei titoli: la riduzione degli scambi sulle azioni quotate aumenta infatti il rischio per l'investitore di non incontrarne un altro pronto ad acquistare o vendere il titolo in questione ai prezzi sperati. E l'esperienza passata insegna che in tali casi si innesta una spirale che vede la società quotata ma poco scambiata, progressivamente trascurata prima dagli investitori poi da specialist e analisti. Nei titoli quotati sull'Aim possono investire oltre agli investitori istituzionali (fondi comuni, fondi pensione, hedge fund, private equity, fondazioni), anche il pubblico retail, cioè i più esposti al rischio di asimmetrie informative e di conseguenza a perdite in conto capitale. I piccoli risparmiatori potranno investire nelle società quotate solo dopo l'Ipo (o in quotazione solo se sollecitati con prospetto informativo, che per snellire le procedure per l'Aim non è obbligatorio). «Il nostro obiettivo è garantire flessibilità alle Pmi – dice Luca Peyrano, responsabile del mercato primario di Borsa Italiana – ma senza fare sconti ai presidi di trasparenza per gli investitori: anni di esperienza sui mercati ci insegnano che è necessario essere rigorosi e ricettivi alle esigenze degli investitori, che non vanno mai traditi, altrimenti il mercato non decolla. L'Aim è flessibile per tempi e costi di quotazione, non sulla sua qualità sostanziale». Ma quali sono i presidi a tutela degli investitori nell'Aim? Oltre all'obbligo della diffusione dei dati del bilancio annuale e delle semestrali, Borsa italiana impone alle quotate di essere assistite da specialist, ossia broker chiamati a garantire la liquidità degli scambi esponendosi in acquisto e vendita fino a un quantitativo minimo giornaliero in base a uno spread definito da Borsa italiana e diverso in base alla liquidità stimata del singolo titolo. Nessun vincolo è imposto invece sul flottante, ossia la quota del capitale a disposizione degli scambi di mercato, al contrario di quanto accade sugli altri listini. «è prassi però – aggiunge Peyrano – che una società si quoti con almeno il 10% della sua capitalizzazione. A meno che non si decida di cedere in Borsa una quota limitata di capitale, in attesa di fare un successivo aumento di capitale. Pensiamo che a regime il flottante si avvicinerà al 25-30% come sull'Mta, il mercato principale». Basteranno queste misure? Sarà il tempo a sottoporre a verifica queste misure. A parziale conforto c'è l'esperienza dell'Aim londinese, operativo da 14 anni sul London Stock Exchange (società di cui fa parte Borsa Italiana S.p.A.). Nell'ultimo anno l'Aim index ha perso più del listino principale londinese, complice soprattutto il fatto che la crisi finanziaria ha penalizzato il profilo rischio-rendimento delle Pmi. Mentre conforta l'alta capacità delle quotate sull'Aim londinese di raccogliere capitali freschi, anche di recente, in operazioni successive alla quotazione. Per quanto invece riguarda il tasso di mortalità delle società quotate sul listino, Borsa italiana sottolinea che sono sostanzialmente uguali sui due listini britannici, vicino al 3%. pagina a cura di Marco lo Conte http://marcoloconte.blog. ilsole24ore.com/ © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli specialist garantiranno la liquidità L'esperienza del listino inglese

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