CENACOLO
DEI COGITANTI |
Via dal Messico verso
Europa e Caraibi ( da "Stampa,
La" del 03-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Messico verso Europa e Caraibi Le
Antille Le isole caraibiche erano disertate per via della crisi finanziaria. La
crisi sanitaria in Messico le risolleva. Le capitali europee Parigi (foto) ma
anche Vienna, Berlino, Londra, Madrid, Barcellona, Monaco: i sempreverdi del
turismoSeychelles L'arcipelago nell'Oceano Indiano è lontano dal Messico quanto
basta per essere tranquillizzante
Italia in ripresa ( 0,3%)
già nel 2010 ( da "Stampa,
La" del 03-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il sistema bancario italiano appare
meno vulnerabile alla crisi finanziaria, e l'impatto sui bilanci delle banche
resta contenuto rispetto ad altri Paesi». Inoltre le famiglie «sono meno
indebitate rispetto alla media dell'area dell'euro». Ancora dati. A causa del
rallentamento economico le entrate tributarie italiane scendono del 2,1%, ma la
pressione fiscale aumenta al 43,
marchionne fa rotta sulla
opel da domani trattative a berlino - salvatore tropea
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: da quel governo al quale la Gm ha
chiesto un aiuto finanziario per uscire da una crisi finanziaria e industriale
che, per alcuni versi, è peggiore di quella della Chrysler. Si dovrà fare molto
in fretta, ma questo non sembra essere un problema per gli americani.
L´alleanza tra Fiat e Chrysler era argomento delle prime pagine dei giornali
quando, nella mattinata del primo maggio,
Sacconi e i
Argomenti:
Crisi
Abstract: deleghe concessemi da Amato e Carli
mi sono occupato di regolazione dei mercati finanziari. Difesi la banca
universale e sconfiggemmo quegli intellettuali borghesi che volevano separare
l'investment banking dal credito commerciale. Erano i Cavazzuti, i Visco e gli
Spaventa che ci volevano far fare l'errore che ha inguaiato i Paesi
anglosassoni e che noi fortunatamente abbiamo evitato».
La fiducia del ministro
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria, secondo il
ministro dell'Economia, ha caratteri prettamenti esogeni. E le peculiarità
dell'Italia l'hanno messa al riparo più di tanti altri paesi europei dalla
tempesta. Cui hanno fatto da schermo la «geografia politica del Paese» fatta da
«una rete di municipalità medio piccole, e non concentrata in metropoli
circondate da anelli ad alta tensione sociale »
Dall'Europa all'Asia tutti
contro la crisi ( da "Manifesto,
Il" del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Caramanlis è messo sotto pressione
dalla crisi finanziaria che ha causato un forte aumento della disoccupazione
che a gennaio ha toccato quota 9,4%. Atene era paralizzata non solo per i
cortei ma anche per lo sciopero dei trasporti aerei e marittimi. La compagnia
«Olimpic airlines» ha cancellato 100 voli e dal porto del Pireo è stato quasi
impossibile imbarcarsi per le isole dell'
400 cortei per non pagare
la crisi. E il 16 tutti in piazza
( da "Manifesto, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per imporre nuove regole ai mercati
finanziari. Il Deutscher Gewerkschaftsbund, che pure rifiuta lo strumento dello
sciopero politico, continuerà a intervenire nel dibattito sulla politica
economica. La prossima occasione per farlo sarà una manifestazione il 16 maggio
a Berlino, col motto: «Combattere la crisi.
Borsa italiana presenta
l'Aim ( da "Stampa,
La" del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: LA NUOVA STRUTTURA DEI MERCATI
FINANZIARI Borsa italiana presenta l'Aim Oggi a Piazza Affari verranno
presentati il listino Aim Italia e la nuova struttura dei mercati di Borsa
italiana.
obama: "insostenibile
la finanza usa" - luca iezzi
( da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari. In
un´intervista con il New York Times, ha definito «insostenibile» il modello
imposto da Wall Street e sfociato nella crisi attuale: «Ciò che credo cambierà,
ciò che ritengo fosse un´aberrazione - ha spiegato - era una situazione in cui
i profitti delle aziende del settore finanziario costituivano una parte così
consistente della nostra ricchezza complessiva.
La selezione tra i fondi
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Oggi, invece, complici la crisi
finanziaria globale e la débcle del risparmio gestito in particolare, la
tendenza è ormai quella opposta. Solo nei primi quattro mesi dell'anno, secondo
i dati Morningstar, sono stati ritirati dal mercato italiano 313 tra fondi
nazionali ed esteri.
Capitali come oche
selvatiche ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ovunque soffia la bufera della
crisi finanziaria. Così ai capitali (che, contrariamente alle oche, hanno una
patria)non resta che tornare a casa.Un po' semplificata, ecco la sintesi dei
commenti al calo negli ultimi sei mesi 2008 del 15% delle attività
internazionali delle banche, dato appena reso pubblico dalla Banca dei
regolamenti internazionali.
Impatto ammortizzato dai
risparmi delle famiglie ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: direttore generale per gli Affari
economici e finanziari della Commissione europea: l'esposizione delle diverse
economie ai rischi della crisi finanziaria dipende, in larga misura, dal loro
indebitamento complessivo. «A questo riguardo, a fronte di un settore pubblico
altamente indebitato, l'Italia può vantare una posizione finanziaria del
settore privato,
Domanda in caduta e
produzioni ferme ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-03
- pag: 31 autore: Cosa non va Domanda in caduta e produzioni ferme L o scenario
resta difficile e la tempesta che ha imperversato sui mercati finanziari fra il
2007 e il 2008 si è estesa all'economia reale con profonde ricadute anche sulla
domanda di acciaio, che è crollata di circa il 50 per cento.
Confindustria: Ue più
unita, imprese pilastro anti-crisi
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e il Manifesto lo sottolinea,
qualsiasi forma di protezionismo da parte dei singoli Stati. La libera
concorrenza è imprescindibile, e la strada maestra sono gli accordi
multilaterali all'interno del Wto. Femo restando che, in caso di necessità, si
attuino tempestivamente le misure antidumping e anti contraffazione.
I magnifici sette di
Fiat-Chrysler ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: delle maggiori conglomerate
finanziarie del mondo. Un sodalizio con Weill che durò fino al 1998 quando
Dimon lasciava Citigroup. Una separazione che non scalfiva la sua immagine
vincente. Anzi, alla guida di Jp Morgan dal 2004, Dimon è diventato nella grande
crisi finanziaria che ha colpito le banche americane a partire dall'autunno
2008 uno dei pochi banchieri apprezzati da Obama.
Conoscere i Cds per una
scelta più informata ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I mercati finanziari sono molto
complessi, soprattutto quando ci si allontana dai porti sicuri dei titoli di
Stato a brevissimo termine. Cercare di interpretarli in modo semplicistico
procura grossi danni ai risparmi personali. Beni stabili, chiede lumi sul bond
convertibile 2011 I n merito alle obbligazioni convertibili Beni Stabili 2,
Banche e compensi, il
modello Unicredit ( da "Corriere
Economia" del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Come ha indicato Unicredit con una
formula efficace nella relazione degli amministratori, remunerazioni, risultati
e obiettivi devono essere «sostenibili». E questo sembra essere il primo
cambiamento concreto, forse una lezione salutare, della crisi finanziaria.
La casa vince sempre, la
Borsa recupera ( da "Corriere
Economia" del 04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crescita dei salari e la crisi
finanziaria sono le prime emergenze da risolvere. Il 70% punterebbe sugli
immobili. E, a sorpresa, sale l'interesse per le azioni in saldo DI GIUDITTA
MARVELLI P reoccupati: e come biasimarli? Razionali nell'indicare i problemi
dell'Italia.
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi finanziaria. «La
formula segreta che ha distrutto Wall Street» è stato, ad esempio, il titolo di
una grande inchiesta di Wired e si riferisce alla cupola gaussiana con cui dal
2000 in poi è stata calcolata la probabilità di default (fallimento) dei bond
impacchettati nei Cdo (Collaterized debt obligation).
Giovedì il consiglio dei
Governatori della Bce ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
04-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sulla crisi finanziaria
statunitense (alle 18,30) e di Jeffrey Lacker (Fed) sullo scenario economico
(alle 20). Sempre oggi, è in calendario la pubblicazione dei risultati degli
stress test sulle 19 principali banche Usa. Martedì 5 maggio Zona euro Eurostat
diffonde alle 11 l'indice dei prezzi alla produzione industriale: il
tendenziale è previsto in calo del 2,
Il dazio stronca l'acqua
italiana ( da "Stampa,
La" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: LUIGI GRASSIA Il protezionismo
strisciante (quella cosa perversa che sempre si manifesta nei periodi di crisi
economica) fa una nuova vittima, che stavolta sono le acque minerali italiane
esportate in America. Dal prossimo giorno 8, venerdì, gli Stati Uniti
imporranno un dazio doganale del 100% sulle acque minerali in arrivo dal nostro
Paese (
Un tycoon italiano alla
guida di Panama ( da "Stampa,
La" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il drago però comincia a perdere
qualche colpo nel mezzo della crisi finanziaria mondiale e il 41 per cento
della popolazione vive ancora sotto la soglia della povertà. Nato nella
capitale, liceo negli Usa, dove poi si è laureato in amministrazione di impresa
con master in marketing, Martinelli si è costruito un impero da solo.
directa galleggia nella
tempesta - stefano parola ( da "Repubblica,
La" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Per i mercati finanziari -
commenta l´ad Fabbri - il 2008 è stato un anno drammatico, ma gli effetti sono
stati contenuti. Nel complesso, grazie agli investimenti in tecnologia e i
miglioramenti del servizio, abbiamo anzi rafforzato la nostra posizione competitiva».
Il mondo globale? È appena
cominciato ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il sostegno statale alle economie
dei Paesi avanzati si accompagna a forme più o meno esplicite di protezionismo.
Dall'altro, la crescita generalizzata dell'avversione al rischio induce il
rimpatrio dei capitali investiti all'estero. Inoltre, uno dei principali
mercati di sbocco, quello alimentato dalla spesa dei consumatori americani, era
cresciuto troppo e dovrà ridimensionarsi.
Europa, l'ora di contare
sul serio ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria mondiale si
trasforma inesorabilmente in crisi economica e adesso in crisi industriale, un
grido risuona per il continente: «Dov'è l'Europa?». Finora, la reazione di
Bruxelles è stata tutt'altro che rassicurante. La linea d'azione della Commissione
europea è difendere a tutti i costi l'integrità del Mercato unico e usare i
suoi formidabili poteri giuridici per garantire
Montante: No ai
protezionismi nelle ferrovie ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: No ai protezionismi nelle ferrovie»
Rita Fatiguso MILANO «Gli investimenti infrastrutturali non dipendono dalle
Ferrovie, ma dal Piano nazionale dello Stato». Poche parole, ma di peso, quelle
rilasciate dall'amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, in
occasione del convegno sull'economia del Sud organizzato a Palermo dal
sottosegretario alla presidenza del Consiglio,
E il Pil Usa sarà superato
fra tre anni ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: come si possono leggere le attuali
crisi finanziaria e recessione, specie per quanto riguarda il peso
dell'economia Usa? Per gli Stati Uniti si è trattato di un duro colpo, perché
il sistema ha rischiato il collasso, un colpo anche dal punto di vista del
prestigio. Ma il dollaro ha tenuto bene, e questo mi ha positivamente sorpreso.
Pil italiano giù del 4,4%,
allarme occupazione ( da "Corriere
della Sera" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che a metà concede un guizzo di
luce: i mercati finanziari migliorano, e dice Joaquin Almunia, commissario Ue
agli Affari economici e monetari le Borse sono impegnate in un tentativo di
stabilizzazione; inoltre, le misure prese dai governi «dovrebbero fermare la
caduta e consentire un recupero nel prossimo anno».
Piazza Affari corre in
Europa. Bene Ubi ( da "Corriere
della Sera" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa
Piazza Affari corre in Europa. Bene Ubi di Giacomo Ferrari Il Fisco frena A2A
A2A unico segno meno dell'S&P-Mib: la società dovrà restituire 65 milioni
al Fisco Dopo il ponte del primo maggio e con Londra ancora chiusa per
l'holiday bank,
I conti trimestrali
spingono Cir ( da "Corriere
della Sera" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/1 I
conti trimestrali spingono Cir (g.fer.) È proseguita anche ieri la corsa di
Cir, holding del gruppo De Benedetti, innescata dai buoni risultati del primo
trimestre dell'anno, presentati giovedì scorso, prima del lungo weekend del
primo maggio.
Saipem vola al massimo
dell'anno ( da "Corriere
della Sera" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/2
Saipem vola al massimo dell'anno (g.fer.) Torna a salire il prezzo del greggio
(ieri a New York ha superato quota 53 dollari al barile) dopo la frenata della
scorsa settimana dovuta agli effetti delle febbre messicana.
Bilanci delle quotate
sotto la lente ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: curati dal servizio Analisi Mercati
Finanziari, sono corredati dalle tabelle riassuntive sui conti 2008 a confronto
con l'esercizio precedente e dall'andamento di Borsa degli ultimi dodici mesi.
Una particolare attenzione è stata riservata agli effetti della crisi, che si è
manifestata sui bilanci delle quotate italiane a partire soprattutto
dall'ultimo trimestre:
antitrust, no al decreto
blocca-scalate - luisa grion ( da "Repubblica,
La" del 05-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: quindi possono essere accettate
solo in casi eccezionali - la crisi finanziaria in corso, per esempio - e per
periodo di tempo limitato. Se non è una bocciatura, poco ci manca: l´Antitrust
mette pesanti paletti alle norme anti-scalata varate dal governo lo scorso
febbraio nell´ambito del decreto incentivi.
Variazioni appena
percettibili ( da "Stampa,
La" del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha portato
maggior attenzione del consumatore verso il mattone, non solo per l'acquisto».
«C'è la percezione che il "piano casa" laciato dal governo stia
generando una sorta di patrimonializzazione sugli immobili - continua Monge -:
in pratica, chi già possiede una casa investe per migliorarla e aumentarne il
valore.
Siamo al traino di Usa e
Cina ( da "Corriere
delle Alpi" del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con la crisi finanziaria, le
imprese hanno accusato una riduzione degli ordinativi e quindi la domanda ha
iniziato a spegnersi. Ora bisogna vedere se si è toccato il pavimento, il
livello minimo da cui il prezzo potrebbe rimbalzare». Però la Cina si sta
avvantaggiando, acquistando materie prime e innescando un innalzamento delle
quotazioni.
marchionne: vogliamo
creare il secondo gruppo mondiale - joerg quoos oliver santen
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il comparto auto attraversa una
profonda crisi. Perché vuole costituire un nuovo gruppo dell´auto proprio
adesso? «E´ il momento giusto! La crisi finanziaria ha messo sottosopra
l´economia in tutto il mondo. Quanto 24 mesi fa era ancora finanziabile, oggi è
impossibile. La crisi ha effetti enormi sull´industria dell´auto.
"i veri paperoni? a
novara un gruzzolo da due milioni" - stefano parola
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Naturalmente la crisi finanziaria
dello scorso autunno li ha choccati parecchio, anche se, come sottolinea il
dirigente dell´istituto bancario, le perdite sono state limitate: «Nel 2008 i
mercati hanno perso oltre il 50% del proprio valore complessivo e anche il
primo trimestre di quest´anno è stato difficile.
manovra-bis, la
maggioranza ci prova il pd frena: "un assalto pre elettorale"
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e gli altri sindaci alle prese con
la crisi finanziaria, il contributo per la fiction Agrodolce, i fondi per i
trattoristi dell´Esa: la maggioranza ci riprova. La manovra-bis è un´ipotesi,
ma già fa litigare. Perché oggi, sul tavolo della riunione dei capigruppo, il
presidente dell´Ars Francesco Cascio porrà al primo punto della discussione
l´apertura di una finestra legislativa,
la crisi accorcia il
festival della scienza - michela bompani
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Accanto alle idee, però c´è la
crisi finanziaria. Il festival della Scienza 2009 sarà "accorciato"
di due giorni (11 anziché 13). Rispetto all´anno scorso il budget si è ridotto
di un milione di euro: da 3,8 milioni a 2,8. Le contrazioni più consistenti nei
finanziamenti arrivano dagli sponsor.
Dirigenti, guadagna chi sa
tagliare ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economico e di crisi finanziaria,
se è vero, come sottolinea Villa, che «la razionalizzazione di spesa è tornata
a essere un tema centrale per le aziende, determinando un conseguente rialzo
dei livelli retributivi». Analisi che trova conferma anche dalla lettura di
Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager: «Nei momenti di difficile
congiuntura come quella che stiamo vivendo,
Puntiamo su una fiera che
valorizzi il distretto ( da "Sole
24 Ore, Il (Centro Nord)" del
06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Puntiamo su una fiera che valorizzi
il distretto L a crisi finanziaria che attraversa tutte le economie mondiali e
che continua a pesare sui conti dei Paesi e sulle prospettive di ripresa, ha
colpito duramente il nostro sistema che è basato su una rete diffusa di piccole
e medie imprese e su una vitale propensione all'export.
Bernanke ottimista Spagna
senza speranza ( da "Manifesto,
Il" del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: delle ricadute negative della crisi
finanziaria sull'economia». In giornata lo stesso istituto anticipava che
almeno 10 banche su 19 non hanno superato lo stress test, messo a punto dal
governo per misurare la capacità degli istituti di credito di rispondere ai
rischi d'insolvenza provocati dagli asset tossici nella loro casse.
Il premier: le banche
fanno troppi utili ( da "Corriere
della Sera" del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: se la sono finora cavata meglio
delle altre nella crisi finanziaria. Il rischio maggiore che corrono, come ha
sottolineato la Banca d'Italia, ma anche il Comitato per la stabilità
finanziaria presieduto dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, è quello
sulla qualità del credito, sulle cosiddette sofferenze, cioè i prestiti non
rimborsati dai clienti,
Crollano gli utili
trimestrali Adidas ( da "Corriere
della Sera" del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
06/05/2009 - pag: 35 Il caso a Francoforte Crollano gli utili trimestrali
Adidas (g.fer.) Il calo della domanda a livello mondiale e il costo della
ristrutturazione del marchio Reebok hanno determinato il crollo degli utili di
Adidas, scesi nel primo trimestre dell'anno a 5 milioni di euro dai 169 milioni
dello stesso periodo dello scorso anno.
Piano ed Expo, corre
Fieramilano ( da "Corriere
della Sera" del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
06/05/2009 - pag: 35 Il caso a Milano Piano ed Expo, corre Fieramilano (g.fer.)
Una «forte accelerazione » del piano industriale e la «disponibilità a valutare
forme di collaborazione nell'organizzazione di Expo 2015»: le parole di Michele
Perini, presidente di Fieramilano, hanno fatto bene al titolo,
Indici piatti, sale Pop
Milano ( da "Corriere
della Sera" del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 06/05/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa
Indici piatti, sale Pop Milano di Giacomo Ferrari Scambi record Il controvalore
degli scambi supera i 3,7 miliardi di euro, nuovo massimo dell'anno Dopo un
avvio positivo, gli indici della Borsa italiana hanno ripiegato sul finale di
seduta,
berlusconi attacca le
banche: "utili eccessivi"
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi. Un elemento che potrebbe
peggiorare il quadro, sensibilmente, sarebbe un nuovo avvitamento della crisi
finanziaria: i mercati sono tuttora sotto «considerevole stress». Ieri ha
parlato anche il premio Nobel Joseph Stiglitz, e ha criticato l´approccio del
governo Usa: prima di mettere altri soldi in salvataggi dovrebbe «
In un'epoca turbolenta
come quella attuale, gli investitori esigono, giustamente, sempre di pi&...
( da "Stampa, La" del
07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria e le conseguenti
ripercussioni sui mercati mondiali dei capitali - afferma Gaëtan Herinckx,
Responsabile per gli Investimenti socialmente responsabili, Dexia Asset
Management, importante operatore nel mercato paneuropeo degli investimenti
socialmente responsabili (ISR) - hanno sensibilizzato gli investitori rispetto
a quanto è lecito attendersi dalle società in
Il 2008 è ormai nella
storia come uno degli anni più neri per i mercati finanziari. Nel 20...
( da "Stampa, La" del
07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il 2008 è ormai nella storia come
uno degli anni più neri per i mercati finanziari. Nel 2008 l'indice S&P 500
del mercato azionario Usa è sceso del 38%, segnando uno dei cali più
consistenti di sempre e, a Milano, il Mibtel è crollato di quasi il 50%. Per
non eccedere con i numeri, basterà dire che non si è salvato nessuno: né tra i
Paesi emergenti, né tra quelli «sviluppati».
In calo i prezzi delle
abitazioni ma le grandi città resistono
( da "Stampa, La" del
07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dai mercati finanziari. Sempre più
alto è il numero di coloro che decidono di reinvestire parte dei loro risparmi
nell'acquisto di un immobile (+2% solo negli ultimi 12 mesi). Alla fine del
primo trimestre 2009 il mercato immobiliare residenziale italiano conferma
quelle che erano le tendenze registrate alla fine dell'anno scorso:
Il francese che sfida le
Generali in Italia ( da "Stampa,
La" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma dopo che la crisi finanziaria ha
pestato duro anche sul titolo Axa, il mito dei francesi che non sbagliano un colpo
si è appannato. Ultima tragicommedia, la settimana scorsa, la richiesta ai soci
della delega per poter aumentare il capitale di due miliardi, vissuta dal
mercato come l'ammissione della necessità di capitali freschi.
Nasce il nuovo polo
Porsche-Volkswagen ( da "Stampa,
La" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: altro lato la crisi finanziaria,
che ha reso le banche - prima schierate al fianco di Porsche - molto più restie
a finanziare la scalata. Ora le carte si rimescolano. Nel giro di quattro
settimane dovrebbe essere presentato un modello per la nuova società, dopo aver
sentito la Bassa Sassonia e i rappresentanti dei lavoratori.
Tendenze economiche e
investimenti Arrivano i primi segnali di ripresa
( da "Stampa, La" del
07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: risparmio gestito e del mercato dei
fondi comuni di investimento in Italia SIAMO VICINI ALLA STABILIZZAZIONE E AL
RALLENTAMENTO DELLA FLESSIONE Tendenze economiche e investimenti Arrivano i
primi segnali di ripresa L'attuale crisi dei mercati finanziari ha reso evidente
la complessità dell'attività di asset management ma soprattutto
l'insostenibilità di modelli di business basati sull'
scienza, il festival
sbarca alla biennale - nadia campini
( da "Repubblica, La"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: determinante anche in funzione di
trovare nuove aperture rispetto alla crisi finanziaria che quest´anno taglia i
finanziamenti. Per il Festival della scienza del 2009 il budget è stato ridotto
infatti di un milione di euro, con la conseguenza di dover tagliare anche di
due giorni le iniziative. In compenso tra gli sponsor sembra che siano
assicurati al Festival della scienza del 2009 80.
intesa con carphone
vicina, tiscali vola in borsa ( da "Repubblica,
La" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari, ma ha anche
pagato in proprio il crollo della sterlina, che dai tempi dell´acquisizione di
Pipex (fusa in Tiscali Uk a fine 2007), ha perso circa un terzo del valore nei
confronti dell´euro. Un paio di mesi fa si è poi interrotta la lunga trattativa
con la BskyB di Rupert Murdoch, che meglio di Carphone avrebbe potuto sfruttare
i crediti fiscali di Tiscali Uk.
- (segue dalla prima
pagina) david leonhardt ( da "Repubblica,
La" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: probabilmente che alla luce della
crisi finanziaria che è venuta fuori il fatto che sia Geithner che Summers
abbiano una certa familiarità con le crisi finanziarie è stato un punto a loro
favore, perché avevamo bisogno di persone capaci di partire in quarta. E
francamente la lista era abbastanza limitata, perché l´ultimo presidente
democratico che abbiamo avuto è stato Bill Clinton:
Usa, le banche sono a
prova di stress e rallenta la disoccupazione
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: bancario è in buona salute e che il
peggio della crisi finanziaria è passato. Non la vede così l'economista Nouriel
Roubini, che ricorda come le condizioni «estreme» usate dallo stress test per
il primo trimestre siano state superate dalla realtà. Il marcio alla base del
sistema finanziario (e politico)Usa inizia intanto ad emergere, addirittura
dalla prima pagina del Financial Times.
Politiche COSMICHE
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: l'Onu terrà a giugno la sua
«Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo
sviluppo», da cui potrebbero venire risposte alla crisi più condivise,
democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di Washington e
Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati.
Politiche COSMICHE.
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: l'Onu terrà a giugno la sua
«Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo
sviluppo», da cui potrebbero venire risposte alla crisi più condivise,
democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di Washington e
Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati.
SPOT NEWS
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha perso 34 milioni di dollari a
causa della crisi finanziaria mondiale, come ammesso dal presidente
dell'organismo, Jacques Rogge, in un'intervista a insidethegames.com. Il
dirigente belga ha precisato che a causa delle perdite sui mercati finanziari
le riserve del Cio, che si attestano sui 400 milioni di dollari, sono diminuite
dell'otto percento dall'inizio del 2008.
Idee e regole per il mondo
dopo la tempesta ( da "Sole
24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: di Guido Tabellini A quasi due anni
di distanza dall'inizio della crisi finanziaria che ha travolto l'economia
mondiale, può essere il momento di tirare le somme e inquadrare le principali
lezioni per il futuro. è davvero un punto di svolta per le economie di mercato,
una crisi sistemica che cambierà radicalmente la divisione dei compiti tra
Stato e mercato?
La Ue modifica Basilea 2:
dal 2010 vigilanza speciale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Un impegno ad aumentare la
trasparenza nelle trasanzioni di strumenti derivati finora spesso oggetto di
operazioni non pubbliche tra istituti finanziari, e considerate uno dei
detonatori, che ha amplificato la crisi. © RIPRODUZIONE RISERVATA GIRO DI VITE
Per limitare il rischio di nuove crisi del credito saranno elevati i requisiti
patrimoniali e i regolatori avranno più poteri
LE PAROLE CHIAVE
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Di conseguenza la crisi finanziaria
si è tradotta in una crisi dell'economia reale.Di nuovo,ciò ha determinato una
minore richiesta di credito. Si è instaurato un circolo vizioso che tende a
autoalimentarsi. Azzardo morale (l'irresponsabilità) Il termine deriva dal settore
assicurativo.
Il mondo dopo la prima
crisi globale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a doversi far carico dei debiti
delle istituzioni in crisi, sia pure temporaneamente. Ma quale Stato, e quali
contribuenti, quando l'istituzione finanziaria in crisi è una grande banca
multinazionale? Per quanto di difficile soluzione, tuttavia, il problema non è
nuovo. Le crisi finanziarie dei paesi emergenti, che avevano una frequenza
quasi annuale nel corso degli anni 90,
Sarà lo sviluppo dei paesi
poveri a salvare i ricchi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: un controllo globale dei mercati
finanziari: per affermare tuttavia che «tutto ciò è inattuabile e così sarà per
molto tempo ancora». Allora bisogna rassegnarsi al peggio, al ritorno del
protezionimso,al disordine valutario,all'inflazione incontrollata? Qualcosa,
sostiene Attali, realisticamete si può fare: accontentarsi di una gestione
mondiale minimale dando più poteri a un G-
Il business del debito
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: BOOM DEGLI ADVISOR Il business del
debito L a crisi finanziaria ed economica ha creato un nuovo business. è quello
delle rinegoziazionie delle ristrutturazioni dei debiti. A partire dalla scorsa
estate si sono moltiplicati i casi di società che si sono dovute sedere al
tavolo delle trattative con le banche per rivedere le condizioni dei propri
finanziamenti,
La Ue apre alla carne Usa
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tradizionale adagio che vuole i
democratici americani più propensi al protezionismo. «Al termine di una
discussione molto produttiva, abbiamo raggiunto un'intesa che offre una
pragmatica via d'uscita all'annosa disputa della carne bovina» hanno dichiarato
la Ashton e Kirk, con un comunicato congiunto. In base all'accordo, gli Stati
Uniti si sono impegnati a non applicare più le cosiddette «
L'effetto-domino sul
settore ( da "Sole
24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: idea che è esplosa loro tra le mani
con il crollo delle vendite di auto e il blocco dei mercati finanziari. Più che
inserirsi nell'attuale fase di consolidamento, dunque, la fusione annunciata
ieri dà un assetto più stabile a uno dei maggiori gruppi del settore. Ci sono
somiglianze tra il progetto dei vertici Porsche e le attuali grandi manovre che
vedono al centro la Fiat?
Porsche e Volkswagen
pronte per la fusione ( da "Sole
24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi economica e crash
finanziario. La scelta è stata fatta durante una drammatica riunione al vertice
tra le famiglie PiËch e Porsche, principali azionisti di Porsche, e
indirettamente di Volkswagen. L'operazione - che dovrebbe essere precisata nei
dettagli entro quattro settimane - è stata affidata a un gruppo che comprende
dirigenti delle due aziende e i rappresentanti dei lavoratori.
Corre Saipem, scambi
record ( da "Corriere
della Sera" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa di
Giacomo Ferrari Corre Saipem, scambi record Piazza Affari realizza ancora una
volta i risultati migliori in Europa: l'indice S&P-Mib dei titoli principali
ieri è cresciuto del 2,1%, mentre il Mibtel è rimasto nella media (+1,7%).
Torna l'ipotesi Carphone e
Tiscali vola ( da "Corriere
della Sera" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009 - pag: 43 Il caso a Milano Torna
l'ipotesi Carphone e Tiscali vola (g.fer.) La vendita della consociata
britannica di Tiscali a Carphone Warehouse sarebbe imminente, stando almeno al
quotidiano londinese The Times.
I conti trimestrali
spingono Walt Disney ( da "Corriere
della Sera" del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
07/05/2009 - pag: 43 Il caso a New York I conti trimestrali spingono Walt
Disney ( g. str.) Walt Disney, uno dei titoli «tornasole» di Wall Street, in
grado di raccontare la capacità di spendere e divertirsi degli americani (e
quindi le potenzialità di ripresa dell'economia), ha guadagnato ieri in una
sola seduta l'
Obama: "Così
ripartirà l'America mai più schiavi di Wall Street"
( da "Repubblica.it"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: probabilmente che alla luce della
crisi finanziaria che è venuta fuori il fatto che sia Geithner che Summers
abbiano una certa familiarità con le crisi finanziarie è stato un punto a loro
favore, perché avevamo bisogno di persone capaci di partire in quarta. E
francamente la lista era abbastanza limitata, perché l'ultimo presidente
democratico che abbiamo avuto è stato Bill Clinton:
BANCHE USA L'OCCASIONE
MANCATA ( da "Stampa,
La" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: effetto positivo sui mercati
finanziari e continuerà a non darne in futuro. Il Tesoro sembra continuare a
proporsi di evitare a ogni costo di dichiarare alcune banche insolventi, per
timore di una crisi sistemica nei mercati finanziari e forse anche per limitare
le perdite di management e azionisti delle banche, cui il ministro Geithner è
vicino per frequentazione e interessi politici.
VENERDI' 8 Trattamento
riabilitativo ATAHOTEL CONCORD, VIA LAGRANGE 47, ORE 9-17 C...
( da "Stampa, La" del
08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi finanziaria SALA CONFERENZE,
VIA ARNALDO DA BRESCIA 22, ORE 20,45 Incontro "Crisi finanziaria: come ne
usciremo?", interviene Mario Deaglio. Info 011/3133141. Conferenze
Esprimersi SEDE UNITRE, CORSO FRANCIA 27, ORE 21 Incontro "Depressione e
silenzio", interviene il dott.
Telecom, utili in calo ma
obiettivi confermati ( da "Stampa,
La" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: considerati i tempi di crisi
finanziaria, numeri non così drammatici da far immaginare tagli ai target
previsti per il 2009. «In aprile si sono visti segnali di ripresa dell'economia
mondiale», spiega Bernabè che si aspetta «miglioramenti nel prossimo trimestre».
Numeri e parole che lì per lì scatenano un buon rialzo del titolo in Borsa che,
Astana senza stipendi
Lance: "Me la compro" ( da "Stampa,
La" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Leipheimer, Kloden e Popovich, è in
grave crisi finanziaria e da mesi non paga gli stipendi. «I miei accordi con la
squadra non prevedevano un ingaggio - ha precisato Armstrong, al quale bastano
i soldi degli sponsor - ma gli altri corridori, i meccanici e i massaggiatori
da mesi non vedono un dollaro».
Lo spezzatino Usa in salsa
italiana ( da "Manifesto,
Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: spezzatino Usa in salsa italiana
Francesco Paternò La crisi finanziaria mondiale ha accelerato un processo di
ridefinizione del settore auto, che andava avanti su modelli di sviluppo vecchi
e su margini sempre più insostenibili. Con l'operazione Chrysler, l'amministratore
delegato della Fiat Sergio MarchionFrancesco Paternòne ha soltanto acceso il
cerino e il fuoco è divampato dall'
La Francia esplode
( da "Manifesto, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria è la testa, la
parte più spettacolare, di una crisi sistemica causata dalla deregulation che
ha portato a lasciare il mercato a se stesso, ad autoregolarsi. Persino a
destra si sta realizzando questa presa di coscienza, Sarkozy adesso dice che è
una fortuna se abbiamo un sistema di protezione sociale che attenua gli effetti
della crisi.
Da qualche settimana
Sergio Marchionne fa la spola tra le due sponde dell'Atlantico, entra in m...
( da "Unita, L'" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: segnò la più grave crisi
finanziaria della Fiat. Oggi l'auto rappresenta ancora il 50% del valore degli
investimenti della Exxor, la finanziaria degli Agnelli. A Torino non vedono
l'ora di ricevere un sms da Marchionne per poter voltare pagina. Gli Agnelli
possono anche restare senza auto, il mondo è cambiato.
"sostituita
l'incertezza con la trasparenza così il credito farà ripartire l'america"
- (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica,
La" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Non abbiamo raggiunto il fondo
della recessione o della crisi finanziaria, ma gli stress test sulle banche
dovrebbero accelerare il processo di ristrutturazione del nostro sistema
finanziario e creare più solide premesse per la ripresa. * Segretario del
Tesoro americano Copyright 2009 The New York Times (Distributed by The New York
Times Syndicate) Traduzione di Anna Bissanti
nessuna insolvenza per le
banche usa - arturo zampaglione ( da "Repubblica,
La" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sia per i mercati finanziari che
per gli executives degli istituti di credito, il governo americano ha reso noto
ieri sera, alla chiusura di Wall Street, i risultati dello "stress
test", l´esame sotto sforzo cui ha sottoposto le 19 maggiori banche
americane per determinarne lo stato di salute e l´esigenza di nuove iniezioni
di capitale.
Perché ora serve la
distruzione creatrice ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La risposta dei governi alla crisi
finanziaria è stata, in tutto il mondo, quella di dare a strutture dedite al
profitto privato una crescente impalcatura di sostegno di rischio socializzato.
E migliaia di miliardi sono stati gettati nel sistema in modo da evitare il
processo naturale di creatività distruttiva che avrebbe colpito i creditori di
queste istituzioni.
Maxi-stimolo Bce
all'economia ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il tentativo è di aiutare un
mercato particolarmente colpito dalla crisi finanziaria ed economica degli
ultimi mesi. Le obbligazioni garantite, o covered bonds in inglese, sono titoli
di credito garantiti tendenzialmente da immobili ed emessi da banche. In
Germania - che ne fa grande uso - si chiamano Pfandbriefe.
Banche, stress da 75
miliardi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Geithner ha detto che un aumento
delle riserve è necessario in tutto il settore bancario americano e che il
sostegno governativo ai mercati finanziari continuerà. E Wall Street, reduce da
robusti rialzi, ha dato ieri spazio a realizzi di profitto in attesa di
analizzare con cura l'esito dei test. Sotto osservazione, inoltre, restano le
riforme dei controlli sul sistema finanziario.
Londra rivuole la
leadership ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO
data: 2009-05-08 - pag: 5 autore: Piazze in crisi Londra rivuole la leadership
LONDRA. Dal nostro corrispondente Messa sotto dalla più grave crisi finanziaria
dal 1929 ad oggi, Londra cerca di rilanciare sè stessa immaginando di farsi
incubatrice dei centri finanziari che si stanno aprendo nel mondo.
ECONOMISTI
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Attualmente è professore di
Istituzioni bancarie e finanziarie alla Graduate School of Business della
Columbia University. Nato nel 1951 a New York, ha pubblicato in italiano con
altri autori il libro Economia dei mercati finanziari ( Pearson,2007).
BLOOMBERG John Taylor è professore di Economia alla Stanford University.
Banche estere nel mirino
del Fisco ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Attualmente gli istituti
internazionali stanno già tendenzialmente rimpatriando le attività,per effetto
della crisi finanziaria – tuona il presidente Guido Rosa –.Se a questo fenomeno
generale si aggiunge un continuo aggravio dell'imposizione fiscale in Italia,
il rischio è che le banche straniere diventino più restie a erogare
finanziamenti a imprese italiane.
Zurich, per il vertice è
corsa a tre ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per il vertice è corsa a tre Lino
Terlizzi GINEVRA La crisi finanziaria si è fatta sentire nel primo trimestre
2009 sui conti di Zurich Financial Services, che però ha limitato i danni ed è
riuscito a rimanere nelle cifre nere. Il gruppo assicurativo elvetico ha
registrato nel periodo un utile netto di 362 milioni di dollari, in discesa del
75%.
Il protezionismo
incrociato Pronti a tagliare ma sempre oltre confine
( da "Corriere della Sera"
del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 8 Il caso I big mondiali e i
governi Il protezionismo incrociato Pronti a tagliare ma sempre oltre confine
MILANO La reazione, all'inizio, è sempre la stessa: la mongolfiera-azienda sta
perdendo quota. Per salvarsi bisogna «tagliare». Scelta condivisa. Però ognuno
vorrebbe che fossero gli altri a dire addio, per primi, al proprio sacchetto di
sabbia.
Un prete e il re dell'olio
nella partita dei Cavalieri ( da "Corriere
della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: anno tremendo della crisi
finanziaria non poteva comunque mancare un banchiere. Si tratta di Antonio
Patuelli, ex deputato liberale (partito del quale è stato anche vicesegretario
vicario), presidente della Cassa di risparmio di Ravenna. Entrato nella short
list insieme al presidente dell'Ania, l'associazione delle compagnie
assicurative,
Nagel: da Che Banca! il
10% della raccolta ( da "Corriere
della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: proprio la crisi finanziaria ha
messo in luce «la lungimiranza» del progetto CheBanca! In primo luogo perché ha
reso più evidente l'importanza di disporre di «una base di raccolta diretta
stabile». E poi perché è diventato prioritario «proporre alla clientela
prodotti più semplici, trasparenti e convenienti».
Banche Usa, servono 75
miliardi Salta il capo della Fed di New York
( da "Corriere della Sera"
del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il capo della Fed di New York
Friedman era anche nel board di Goldman Sachs MILANO La crisi finanziaria fa
una vittima anche tra i banchieri centrali: il presidente della Federal Reserve
di New York, Stephen Friedman, clamoroso caso di conflitto d'interessi visto
che risiedeva anche nel board di una delle banche salvata da una probabile
bancarotta, la Goldman Sachs, si è dimesso.
E Unicredit va al massimo,
poi cade ( da "Corriere
della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/2 E
Unicredit va al massimo, poi cade (g.fer.) Seduta in altalena, quella di ieri,
per Unicredit, in linea con l'andamento dell'intero comparto creditizio, in
attesa degli stress-test in corso sugli istituti statunitensi.
Il sì all'Opa Italease
spinge Banco Popolare ( da "Corriere
della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/1 Il sì
all'Opa Italease spinge Banco Popolare (g.fer.) L'autorizzazione della Banca
d'Italia all'Offerta pubblica di acquisto su Italease ha messo le ali alle
azioni del Banco Popolare, che ha chiuso la seduta con un prezzo di riferimento
di 6,
Tregua per gli indici,
corre Unipol ( da "Corriere
della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa di
Giacomo Ferrari Tregua per gli indici, corre Unipol Arriva la tregua e Piazza
Affari perde un po' più dell'Europa. L'S&P-Mib è sceso infatti dell'1,44% e
il Mibtel ha ceduto l'1,11%.
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria è la testa, la
parte più spettacolare, di una crisi sistemica causata dalla deregulation che
ha portato a lasciare il mercato a se stesso, ad autoregolarsi. Persino a
destra si sta realizzando questa presa di coscienza, Sarkozy adesso dice che è
una fortuna se abbiamo un sistema di protezione sociale che attenua gli effetti
della crisi.
un'altra dose di medicina
keynesiana - joseph e. stiglitz ( da "Repubblica,
La" del 09-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: gli ottimisti cominciano a vedere i
"germogli" di una ripresa dalla recessione e dalla crisi finanziaria.
Il mondo è cambiato molto dall´ultima primavera, da quando il governo Bush
annunciava per l´ennesima volta di stare vedendo "la luce in fondo al
tunnel". Sono cambiate le metafore e i governi, eppure, a quanto pare,
l´ottimismo è rimasto invariato.
la medicina keynesiana -
(segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica,
La" del 09-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Siamo davanti a un declino
economico complesso: una crisi economica combinata con una crisi finanziaria.
Fino all´avvio della crisi, a fare da motore alla crescita globale erano stati
i molto indebitati consumatori americani. Questo modello si è spezzato e non
troverà una sostituzione nel breve termine, perché anche se le banche
statunitensi fossero sane,
"La volatilità dei
mercati finanziari. Come prevederla e come gestirne il rischio".
( da "Corriere della Sera"
del 09-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La volatilità dei mercati
finanziari. Come prevederla e come gestirne il rischio". Convegno
organizzato da Unipol Gruppo Finanziario e Alma Mater Studiorum - Università di
Bologna con la partecipazione di: ROBERT ENGLE Premio Nobel per l'Economia
2003. Intervengono: Pierluigi Stefanini - Presidente Unipol Gruppo Finanziario
Gianluca Fiorentini -
Luxottica corre sui conti
trimestrali ( da "Corriere
della Sera" del 09-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
09/05/2009 - pag: 35 Il caso a Milano Luxottica corre sui conti trimestrali
(g.fer.) Rialzo a due cifre ieri per Luxottica (+10,14% il prezzo di
riferimento), che ha toccato il nuovo massimo dell'anno a 15,96 euro. A
spingere il titolo del made in Italy sono stati i risultati trimestrali
migliori delle attese (
Piazza Affari guida i
rialzi europei ( da "Corriere
della Sera" del 09-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di
Giacomo Ferrari Piazza Affari guida i rialzi europei Con le performance di ieri
(+3,51% l'S&P-Mib, +2,8% il Mibtel), le migliori in Europa, Piazza Affari
ha chiuso la nona settimana positiva consecutiva.
Le vendite di aprile
spingono McDonald's ( da "Corriere
della Sera" del 09-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009 - pag: 35 Il caso a New York Le
vendite di aprile spingono McDonald's (g.fer.) L'hamburger non sente la crisi.
È di ieri la notizia che McDonald's, la più grande catena al mondo di
fast-food, ha incrementato del 6,9% le proprie vendite globali nello scorso
mese di aprile.
MA I FALLIMENTI SONO
NECESSARI ( da "Stampa,
La" del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: intensità della crisi finanziaria
attuale ha mostrato che il sistema finanziario nordamericano aveva finito per
assumere una quantità di rischi in larga misura sottostimati. Alcuni di questi
rischi sono stati presi proprio dagli operatori più grandi del settore, come
testimoniano le ingenti perdite e i salvataggi del Tesoro nei confronti di Citigroup,
la via della ripresa è
tutta in salita - giuseppe turani
( da "Repubblica, La"
del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Come professore ha studiato per
decenni le crisi finanziarie, arrivato poi alla testa della Fed gli è toccato
gestire la più grande crisi finanziaria mai verificatasi. All´inizio, dicono i
suoi critici, non ha capito niente. Pensava di trovarsi di fronte solo allo
scoppio della bolla immobiliare.
Ubi Banca, il board si
autoriduce i compensi del 20% ( da "Corriere
della Sera" del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ultimo trimestre del 2008, dovuta
alle svalutazioni prodotte dalla crisi finanziaria: l'istituto presieduto da
Emilio Zanetti ha chiuso i primi tre mesi dell'anno con profitti per 24,3
milioni, che salgono a 98,6 milioni al netto delle svalutazioni per 75,4
milioni sulle quote in Intesa Sanpaolo (l'1,22% del capitale) e A2A.
L'inflazione non spaventa
più ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Prima di pensare alla prossima
crisi, c'è speranza di uscire a breve dall'attuale? La crisi finanziaria era
una crisi di liquidità, tant'è che le Banche centrali sono riuscite ad
arrestarla. Ma ciò non significa affatto che siamo alla vigilia della ripresa
economica. Forse non ci saranno più shock, ma l'economia sta ancora
rallentando: caliamo a un tasso inferiore,
Le sicurezze infrante di
Greenspan e Bush ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: evitare il prodursi di squilibri
eccessivi che sono stati alla base della crisi finanziaria mondiale. La crisi
finanziaria si inscrive nell'ambito di forti squilibri favoriti essenzialmente
dalla politica economica degli Usa di questi ultimi anni, volta a sostenere
comunque la crescita economica. Senza una tale politica, non si sarebbero
prodotte bolle speculative di tale ampiezza e,
Mondo invisibile
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Perfino durante questa crisi
finanziaria globale troviamo le grandi multinazionali presenti in forze nella
classifica delle maggiori entità economiche mondiali: la diplomazia commerciale
di aziende di mercati emergenti, come la cinese Haier e la messicana Cemex,
hanno già capovolto i rapporti Nord-Sud più velocemente di quanto non sia mai
riuscito a fare il movimento dei non allineati.
Marchionne: Fiat-Opel a
fine mese ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: messa in vendita dalla casa madre
in gravissima crisi finanziaria, dovrebbero farsi vive. Con l'occasione ha
notato che la stessa Fiat non ha ancora potuto fare un'analisi seria dei conti
di Opel. Assai meno diplomatico e tendenzialmente più combattivo il
ministro-presidente della Renania-Palatinato, il socialdemocratico Kurt Beck.
Componenti auto già in
recupero ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è assolutamente sicuro è che il settore
sta attraversando una fase di estrema difficoltà, iniziata prima dello scoppio
della crisi finanziaria mondiale. Ciò non toglie che il 2008 sia stato comunque
un anno positivo, con un fatturato complessivo di 46,8 miliardi di euro,
esportazioni per oltre 16 miliardi e un saldo positivo di 6 miliardi per la
bilancia commerciale italiana.
Stress test sulle
compagnie ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nessun caso Aig in Italia grazie alle
nostre regole Riccardo Sabbatini Non è poi così vero che nella crisi
finanziaria tutti i regolatori (e dappertutto) hanno fallito la prova. Aig, un
tempo il maggiore assicuratore mondiale, è andato a gambe all'aria per per i
tanti credit default swap ( assicurazioni sul rischio di insolvenza) che aveva
sottoscritto.
Le Popolari si alleano con
il credito cooperativo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che ha retto la crisi finanziaria
dell'ultimo anno: l'Icbpi ha chiuso il 2008 con un utile in crescita del 90% a
66,8 milioni di euro e ricavi operativi per 304 milioni con un incremento del
3,52 per cento. L'assemblea di ieri che ha approvato il bilancio, ha ricordato
tra le operazioni concluse lo scorso anno, l'acquisizione della maggioranza di
SI holding,
Superpoteri alla Fed per
evitare altri crac ( da "Stampa,
La" del 10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il tracollo dei mercati finanziari
ha mostrato la necessità di creare un unico regolatore indipendente che
sorvegli su pagamenti, accordi e società finanziarie Barack Obama
[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Sarà la Federal Reserve il
super-poliziotto di Wall Street incaricato di sorvegliare le banche per
scongiurare nuove devastanti crisi del sistema finanziario.
"Solo i broker
possono trattare i nostri bond"
( da "Stampa, La" del
10-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: episodio ha scatenato la fase più
acuta della crisi finanziaria mondiale che stiamo ancora vivendo, e in
particolare in Italia ha coinvolto più di 150 mila risparmiatori che hanno
perso in tutto 2 miliardi di euro. Nel documento di Lehman, che è scritto in
lingua inglese e che tecnicamente costituisce una «technical circular»
(prospetto) a uso degli acquirenti delle obbligazioni,
Inizia il regno di Jacob
Zuma, cambiare tutto per lasciare tutto uguale
( da "Manifesto, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia mondiale è in crisi», ha
detto il neo-presidente, evidenziando quello che sarà il principale problema
del suo mandato, ossia affrontare gli effetti della crisi finanziaria che si
stanno abbattendo sul paese. Dopo la vittoria trionfale alle elezioni del 22
aprile, in cui l'African national congress (Anc) ha visto confermato il
consenso di cui gode dal 1994,
DINAMICO design
( da "Manifesto, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La modernità incompiuta La recente
crisi dei mercati finanziari ha fatto riscoprire il sistema dei distretti
industriali italiani, considerati ormai un laboratorio economico e produttivo
per il nuovo capitalismo nella sinergia tra piccole e medie imprese e
territorio, capitale umano e tecnologia, «saper fare» e conoscenza localizzata.
la politica dei barbari e
i diritti - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica, La"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che hanno inaugurato un
protezionismo nazional-gastronomico (suppongo a difesa delle schifose pizze
surgelate con pomodori cinesi e cascami di formaggio) e ordinare ad alta voce
kebab, cibi aztechi e altri piatti etnici? Si può essere d´accordo con Vaticano
e Onu nelle critiche alle politiche di "respingimento" selvaggio dei
disperati che cercano di approdare sulle nostre coste?
Fmi, cambia la geografia
del potere ( da "Corriere
della Sera" del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: motto della rivoluzione americana
di oltre due secoli fa per dire che ora toccava al mondo: la crisi finanziaria,
il conseguente aumento di risorse per l'Fmi deciso dal G20 di Londra e la
disponibilità di nuovi protagonisti come Cina o Brasile di contribuirvi in modo
determinante, faceva di quell'assemblea una tappa simbolica. La rivoluzione
della rappresentanza, stavolta, è globale.
Nuove regole per volare
non per legare ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nuove regole per volare non per
legare di Gianni Toniolo O gni crisi finanziaria ha mutato in qualche modo
l'economia e la società del proprio tempo, non fosse altro che attraverso un
cambiamento delle aspettative e, dunque, dei comportamenti di chi investe e
consuma. Sovente il mutamento è stato codificato in nuova legislazione.
Ubi torna all'utile ma sui
tre mesi pesa l'effetto svalutazioni
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e cioè ripulito dagli impatti
straordinari legati alla crisi finanziaria. I dati del periodo –che evidenziano
impieghi e raccolta in crescita – sono stati comunicati nel giorno
dell'assemblea dei soci dell'istituto che ha approvato il bilancio, la
distribuzione di un dividendo di 0,45 euro per azione e, infine, la manovra di
rafforzamento patrimoniale.
No all'Italia multietnica
del Pd ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: intervento russo in Georgia alla
crisi finanziaria che – insiste – è in gran parte «psicologica» mentre
«l'opposizione purtroppo sembra quasi guardarla con soddisfazione ». Il premier
rivendica la centralità acquisita dall'Italia in politica estera grazie alla
sua azione personale: «Ho una militanza che dura da 15 anni e nelle riunioni,
L'Avana capitale
dell'Europa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Infine il ruolo degli Stati
garantisce una certa protezione dei cittadini dal panico e dalla recessione. Ma
il primo trimestre del 2009 ha incrinato le illusioni europee. Il crollo della
produzione è stato radicale e le conseguenze si sono trasmesse dai settori
esportatori a tutta l'economia.
Regole per volare non per
impoverire ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: protezionismo, grande propagatore
della crisi negli anni 30. Su questi due pilastri poggia la ragionevole
speranza che si possa uscire prima e meglio dalla crisi attuale rispetto a
quella di allora. La crisi del 2007-2009 è scoppiata alla fine di un quindicennio
durante il quale la diffusione dello sviluppo economico ha prodotto a livello
mondiale una rivoluzione con effetti benefici
QUEL PONTE TESO VERSO IL
NULLA ( da "Unita,
L'" del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Prima che la crisi finanziaria si
abbattesse come una mannaia, Putin aveva baldanzosamente dato fiato alle trombe
e reclamizzare un programma da mille miliardi di dollari per modernizzarle.
Cifre alla mano, gli analisti finanziari controbattono che nel 2008 sono stati
spesi sì e no 42 miliardi di dollari, e che tra l'anno corrente e il prossimo
gli stanziamenti scenderanno ancora,
Un anno di governo: tanti
annunci e nessuna riforma ( da "Unita,
L'" del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: scuola e università, mercati
finanziari, giustizia, edilizia abitativa e immigrazione. Una seconda tranche,
riguardante informazione, sanità, energia e ambiente, federalismo fiscale,
verrà pubblicata on-line domani. Prodi vs berlusconi Analoga operazione era
stata effettuata a un anno dall'insediamento di Prodi.
È stato un anno positivo,
ne sono orgoglioso . Al punto che allo scadere dei dodici ...
( da "Unita, L'" del
11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: scuola e università, mercati
finanziari, giustizia, edilizia abitativa e immigrazione. Una seconda tranche,
riguardante informazione, sanità, energia e ambiente, federalismo fiscale,
verrà pubblicata on-line domani. Prodi vs berlusconi Analoga operazione era
stata effettuata a un anno dall'insediamento di Prodi.
Tra le impronte rom e il
maestro unico resta il Lodo Alfano L'unico provvedimento approvato rapidamente
è quello che dà l'immunità penale alle 5 più alte cariche dello Stato Su scu
( da "Unita, L'" del
11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Mercati finanziari. Misure per
rafforzare la posizione dei soci di controllo (come il passaggio del tetto di
acquisto di azioni proprie dal 10 al 20% e l'aumento dal 3 al 5% delle azioni
che il socio di controllo può acquistare ogni anno senza incorrere in obblighi
di Opa).
La sfida del Lingotto: più
Stato, meno Agnelli nella Fiat dei due mondi
( da "Corriere Economia"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Lo stesso Marchionne dice: «Tre
anni fa i mercati finanziari avrebbero appoggiato operazioni come le nostre,
oggi sono scomparsi ». E allora il leader della Fiat teorizza l'intervento
ponte degli Stati, a patto che sia prevista con chiarezza la via del ritorno
sul mercato delle aziende oggi sussidiate.
Cnh, il trattore-pioniere
leader negli Stati Uniti ( da "Corriere
Economia" del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: anche nel mezzo della recessione e
della crisi finanziaria globali, Cnh ha contribuito alle casse torinesi con il
volume maggiore di profitti operativi, 49 milioni di euro contro i 27 dell'auto
e le perdite di Iveco e della componentistica. Macchine e campi I macchinari
per l'agricoltura rappresentano storicamente circa due terzi dell'attività
totale di Cnh,
La concorrenza resta un
valore ( da "Corriere
Economia" del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 05/2009 - pag: 13 Dopo la crisi Se
gli interventi dei governi annichiliscono i mercati La concorrenza resta un
valore L a crisi finanziaria del 2008 ha colpito mercati estesi su scala
mondiale, con un gran numero di operatori diversi per taglia, capacità, specializzazione
i milioni di clienti dotati di amplissima scelta.
Abstract: Intanto il peggio della stretta creditizia e della crisi finanziaria sembra passato. O no? «La storia insegna che tutte le recessioni sono finite grazie allo stimolo monetario che permette al settore privato di impegnarsi in attività dove prima non erano disponibili abbastanza soldi per produrre.
Abstract: crisi DI PATRIZIA PULIAFITO L e Borse si sono risvegliate e i trader sono tornati alla console, ma il panorama finanziario non è più lo stesso. Perché sui mercati incombono sempre le nubi della crisi. Così, scalper (i day-trader) e investitori, s'interrogano sul futuro dei mercati finanziari e dell'industria del risparmio gestito che, in Italia, lamenta seri problemi strutturali.
Abstract: La crisi finanziaria, il ripetuto abbassamento del costo del denaro da parte della Bce (ridotto due giorni fa all'1%, vedi articolo a fianco) e il conseguente adeguamento di quei tassi Euribor al quale sono indicizzate le rate dei prestiti variabili (0,89% la scadenza a un mese, 1,33% il 3 mesi giovedì scorso) ha infatti ribaltato la situazione.>
Test retail per i titoli
Aim ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 11-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: complice soprattutto il fatto che
la crisi finanziaria ha penalizzato il profilo rischio-rendimento delle Pmi.
Mentre conforta l'alta capacità delle quotate sull'Aim londinese di raccogliere
capitali freschi, anche di recente, in operazioni successive alla quotazione.
Per quanto invece riguarda il tasso di mortalità delle società quotate sul
listino,
( da "Stampa, La" del
03-05-2009)
Argomenti: Crisi
Le rotte del
turismo Via dal Messico verso Europa e Caraibi Le Antille
Le isole caraibiche erano disertate per via della crisi
finanziaria. La crisi sanitaria in Messico le risolleva. Le capitali europee Parigi
(foto) ma anche Vienna, Berlino, Londra, Madrid, Barcellona, Monaco: i
sempreverdi del turismoSeychelles L'arcipelago nell'Oceano Indiano è lontano
dal Messico quanto basta per essere tranquillizzante
( da "Stampa, La" del
03-05-2009)
Argomenti: Crisi
Mariella Burani,
conti in chiaroscuro IL TESORO: «CE LA STIAMO CAVANDO MEGLIO DEGLI ALTRI
PAESI». FRANCESCHINI (PD): «SBAGLIATO DIRE CHE LA CRISI È FINITA» Esplodono il
deficit (pari al 4,6% del pil) e il debito (114,3%) Sale la pressione fiscale
L'economia italiana si troverà in posizione più forte per beneficiare della
ripresa nel 2010: edilizia e finanza non hanno accusato gli sconvolgimenti di
altri Paesi Italia in ripresa (+0,3%) già nel 2010 Giulio Tremonti L'assemblea
degli azionisti di Mariella Burani (nella foto, una modella con abiti e
accessori della casa di moda) ha approvato il bilancio 2008 con un fatturato di
700,1 milioni di euro (+3,9 per cento), un margine operativo lordo (Ebitda)
pari a 87,8 milioni (+5,3%) e un risultato operativo (Ebit) negativo per 26,9
milioni di euro. [FIRMA]LUIGI GRASSIA Il 2009 per il prodotto interno lordo
italiano sarà l'anno peggiore dalla seconda guerra mondiale: il Tesoro dice che
perderemo il 4,2% del Pil, cioè il doppio di quanto arretrammo nel 1975
(sull'onda della prima crisi petrolifera). Però la
svolta è dietro l'angolo: già nel 2010 ci sarà un timido rimbalzo dello 0,3%,
rafforzato dal +1,2% atteso nel 2011. Questo lascia spazio sia al governo per
vedere il bicchiere mezzo pieno e sostenere che la situazione è sotto
controllo, sia all'opposizione per lanciarsi all'attacco e accusare la
maggioranza di non fare un bel nulla contro la crisi.
Secondo le stime della Relazione unificata dell'economia e finanza, diffuse
ieri dal ministero dell'Economia, l'impatto sui posti di lavoro in Italia si
tradurrà in un indice di disoccupazione in crescita all'8,6% quest'anno e
ancora in aumento all'8,7% nel 2010, per invertire la rotta solo nel 2011 con
una discesa all'8,5%. Si tenga presente che nel 2007, prima della crisi, la disoccupazione era al 6,1%. Un punto dolente è
quello del deficit pubblico, che aumenta di quasi due punti percentuali
rispetto all'anno scorso arrivando al 4,6% del Pil. Il vincolo europeo è del
3%, ma nel 2009 lo supereranno quasi tutti i Paesi, per sostenere l'economia
con un afflusso di risorse in disavanzo. Il Tesoro dice che nel 2010 resteremo
inchiodati al valore di quest'anno e nel 2011 ci sarà una modesta discesa al
4,3%; tutti numeri preoccupanti per un Paese come l'Italia che ha il rapporto
debito/Pil più alto fra le maggiori economie. Il debito pubblico dovrebbe
crescere nel 2009 al 114,3% del prodotto interno lordo, in aumento rispetto
alle stime di febbraio (110,5%), e continuare a salire nel 2010 al 117,1% e nel
2011 al 118,3% del Pil. In positivo, la relazione spiega che l'aumento del
debito in Italia è meno forte rispetto a quei Paesi (quasi tutti) che hanno
dovuto ricorrere ai fondi pubblici per sostenere le loro banche: sullo sfondo
dei loro «massicci interventi», il Tesoro sottolinea che «il
sistema bancario italiano appare meno vulnerabile alla crisi finanziaria, e l'impatto sui
bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri Paesi». Inoltre le
famiglie «sono meno indebitate rispetto alla media dell'area dell'euro». Ancora
dati. A causa del rallentamento economico le entrate tributarie italiane
scendono del 2,1%, ma la pressione fiscale aumenta al 43,5% del Pil; la
spiegazione di questo paradosso è che si riduce (come abbiamo detto prima) la
torta del prodotto lordo. A consuntivo la relazione dice che «in Italia non ci
sono quegli squilibri interni che hanno contribuito ad appesantire l'attuale
congiuntura sfavorevole in altri Paesi. Quindi, non appena sarà superata
l'attuale fase di difficoltà della domanda mondiale, l'economia italiana potrà
contare su una base più solida per la sua ripresa». Un concetto che il ministro
del Tesoro Giulio Tremonti ha espresso in un discorso a porte chiuse all'Fmi il
25 aprile, il cui contenuto è stato reso noto solo ieri. Tutto diverso il punto
di vista del segretario del Pd, Dario Franceschini: «Questi nuovi dati economici
mi preoccupano e sono la conferma che è una cosa sbagliata dire che siamo già
usciti dalla crisi, come è stato sbagliato averla
negata per dei mesi».
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 12 -
Economia Marchionne fa rotta sulla Opel da domani trattative a Berlino
Marcegaglia: la nostra industria adesso è più forte Chrysler, vendite giù del
48%. Avviata la procedura per il Chapter 11 davanti al tribunale La guida del
colosso di Detroit passerà all´ad del Lingotto prima che raggiunga il 51%
SALVATORE TROPEA WASHINGTON - Adesso è l´ora della Gm che per la Fiat vuol dire
soprattutto Opel. Per questo domani Sergio Marchionne vola a Berlino a
incontrare gli esponenti del governo e dei sindacati. Ma anche se la partita si
giocherà prevalentemente con le regole dell´Unione Europea e della Germania di
Angela Merkel, il via dovrà essere dato da Washington ovvero da quel governo al quale la Gm ha chiesto un aiuto finanziario
per uscire da una crisi finanziaria e industriale che, per alcuni versi, è peggiore di quella della
Chrysler. Si dovrà fare molto in fretta, ma questo non sembra essere un
problema per gli americani. L´alleanza tra Fiat e Chrysler era argomento delle
prime pagine dei giornali quando, nella mattinata del primo maggio,
davanti al giudice Arthur Gonzalez presso la Corte della bancarotta di New
York, sono comparse le parti per cominciare a dirimere la questione sollevata
dai creditori che hanno resistito in sede di negoziato rendendo necessario il
ricorso al Chapter 11 ovvero al fallimento pilotato. Questo meccanismo legale,
come è stato detto nei giorni scorsi, non impedisce l´operatività dell´accordo
tra il Lingotto e la Chrysler che, secondo quanto dichiarato da un
rappresentante dell´azienda americana, consentirà di salvare oltre 5 mila posti
di lavoro. Anche se il rischio è quello di una controversia legale piuttosto
lunga, come segnalava ieri il Wall Street Journal. Ma non c´è molto tempo da
perdere. A confermare l´urgenza c´è la notizia che la più piccola delle big
three americane in aprile ha venduto 76 mila 682 vetture con una flessione del
48 per cento, per arginare la quale ci vuole qualcosa di più energico
dell´annunciato taglio del 50 per cento delle spese di marketing. In sede
legale si è appreso che Chrysler prevede di lasciare in bancarotta otto
impianti per un totale di 6 mila 500 lavoratori per i quali si dovrà trovare
una sistemazione. Intanto è stata presentata la prima tranche di finanziamenti
al governo per 4,5 miliardi di dollari su una richiesta complessiva di 6
miliardi. Un finanziamento vitale per l´azienda che deve vedersela con i
fornitori i quali hanno rallentato e in qualche caso bloccato i flussi di
componenti. Tutto questo accade mentre prosegue il countdown per il salvataggio
di Gm, che in Europa vuol dire Opel: «Adesso dobbiamo concentrarci sulla Opel,
sono loro i nostri partner ideali» ha dichiarato Sergio Marchionne. Nonostante
l´autonomia di cui gode la provincia tedesca del colosso americano, l´ad del
Lingotto dovrà tornare in America molto presto. Anche perché la possibilità
della Fiat di annettersi la Opel passa per le decisioni che saranno prese tra
Washington e Detroit entro il 31 di questo mese. Marchionne, ancora una volta,
sarà costretto a misurarsi con la clessidra del tempo tra Torino, Berlino e
Washington. E anche se la Marcegaglia saluta l´intesa con Chrysler affermando
che «l´operazione della Fiat darà più forza a tutto il sistema imprenditoriale
italiano, anche alle piccole e medie imprese», è chiaro che l´accoglienza
tedesca non sarà delle migliori. A questo punto sono in molti a chiedersi, in
America come in Europa e nel resto del mondo vista l´attenzione riservata dai
giapponesi al caso Chrysler, se ce la farà Marchionne a chiudere e ad
aggiungere questo pezzo importante al mosaico delle alleanze Fiat. Dopo
Chrysler e grazie anche ai ripetuti giudizi lusinghieri di Obama in America è
cresciuta notevolmente la considerazione nei confronti della Fiat e del suo ad
al quale verrà affidata verosimilmente la guida dell´azienda ancor prima che
essa raggiunga il 51 per cento e quindi il controllo. La continuità operativa e
la difesa dei posti di lavoro sono due temi ancora vivi mentre Marchionne si
appresta ad aggredire la questione della Gm: con la sicurezza di chi a Detroit
si sente di casa. Tanto di casa da avvertire il bisogno di chiarire che non è
diventato «Marchionne l´americano».
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Politica data: 03/05/2009 - pag: 12 Il colloquio Il ministro del
Welfare: la concorrenza Pdl-Lega avverrà sui voti dei delusi dal Pd Sacconi e i
«salotti borghesi»: nemici della piccola impresa «Berlusconi ha risvegliato il
popolo, la sinistra copi il Pci e torni a farlo» di DARIO DI VICO ROMA Parte
canticchiando De Gregori («Viva l'Italia, l'Italia che lavora / l'Italia che si
dispera e l'Italia che si innamora /l'Italia metà giardino e metà galera») ma i
discorsi che Maurizio Sacconi fa in un soleggiato pomeriggio romano, appena
conclusa la celebrazione del Primo Maggio al Quirinale, sono ambiziosi. Puntano
a rileggere la storia politica italiana almeno dagli anni Novanta ad oggi e
sferrano un pugno nello stomaco a quelle che chiama con una certa acredine «le
borghesie elitarie e autoreferenziali che se vogliono comandare facciano un
partito e si presentino alle elezioni». La riflessione del ministro inizia da «quell'Italia
interclassista che chiamo popolo», fatta di piccole e medie imprese, lavoratori
autonomi e operai che non hanno perso la testa davanti alla Grande Crisi, hanno
consentito che il Paese non subisse «né deindustrializzazione né
rattrappimenti» e che ora stanno gradatamente «prendendo coscienza di sé»,
della propria forza. Non solo economica. «Berlusconi e il centrodestra hanno
risvegliato il popolo e se ne sono giovati in termini elettorali, ma auspico
dice Sacconi che anche la sinistra torni a praticare una visione
nazional-popolare della politica, come il vecchio Pci. (Se non è un endorsement
a Bersani, poco ci manca; ndr) ». Perché se la lotta politica diventa
dialettica tra forze autenticamente popolari «il futuro del Paese sarà più
solido e non più condizionato dagli opportunismi della borghesia elitaria».
Sacconi sostiene di aver detto queste cose sia ai convegni degli imprenditori
veneti e lombardi sia a quelli della Lega Coop e di aver constatato in entrambi
i casi reazioni più che positive. Che volto ha questa borghesia e quali sono le
figure che esprime? Sacconi dice di non amare le dietrologie e quindi «di non
riferirsi a una loggia o a una cupola», bensì «a quei salotti che nella Prima
Repubblica avevano come espressione politica il Pri e che successivamente sono
riusciti ad affascinare una sinistra inibita dalla crisi del comunismo»
rubandole l'anima. Questa borghesia ha acquistato peso negli Anni 90 con i
governi tecnici anche se il ministro considera Carlo Azeglio Ciampi «la figura
meno tipica di quegli ambienti». Pensa anche a coloro che tennero a battesimo
l'esperienza di Alleanza Democratica e al ricco parterre dell'indipendentismo
di sinistra. Racconta Sacconi: «Dall'87 al '92 grazie alle deleghe
concessemi da Amato e Carli mi sono occupato di regolazione dei mercati finanziari. Difesi la banca
universale e sconfiggemmo quegli intellettuali borghesi che volevano separare
l'investment banking dal credito commerciale. Erano i Cavazzuti, i Visco e gli
Spaventa che ci volevano far fare l'errore che ha inguaiato i Paesi
anglosassoni e che noi fortunatamente abbiamo evitato». Se dalle
questioni della finanza si passa ad analizzare l'industria, la riflessione di
Sacconi si appunta «sulle due facce del capitalismo italiano». La prima
corrisponde alle imprese dei distretti che hanno saputo via via crescere e
diventare delle multinazionali tascabili non dando retta a quei borghesi che
ripetevano che «la moda o il tessile erano settori maturi, da abbandonare ».
L'altra faccia è quella, invece, «del capitalismo di relazione, parassitario,
che campa di buona stampa e buoni rapporti e spesso è portato al compromesso
con il sindacato più conservatore». Una borghesia boriosa che errore tragico ha
sempre considerato «la piccola impresa un incidente di percorso e ha invitato a
disboscarla, attraverso la clava fiscale, in nome della lotta al nanismo». In
virtù di diverse polemiche che hanno visto Sacconi contrapposto alla Fiat è
logico chiedergli se stia indicando Torino. «Non parlo della Fiat Auto risponde
, che è una grande azienda di produzione, ce l'ho con i soloni che si sono
autoproclamati avanguardia e che hanno ricoperto dentro il capitalismo un ruolo
improprio». Sacconi non riconosce alle élite dell'economia nemmeno la
preveggente scelta pro-euro. «La moneta unica la dobbiamo ad Andreotti e De
Michelis, rappresentanti politici di forze autenticamente popolari. E ne parlo
con cognizione di causa, c'ero in quanto sottosegretario di Guido Carli.
Piuttosto i guai sono arrivati quando si è entrati nell'Unione monetaria solo
comprimendo i costi e i salari e non sostenendo invece la produttività del
lavoro e la competitività». Il ministro non crede che nell'Italia di oggi si
corrano rischi di deriva populista, anzi obietta che «l'accusa di populismo, di
devianza » risuona proprio per impedire una riorganizzazione della politica a
misura del nuovo blocco interclassista che ha come valori fondanti Dio, Patria
e famiglia. A suo giudizio non è nemmeno vero che alcune fondamentali scelte di
risanamento e di modernizzazione del Paese siano state rese possibili dal
vincolo esterno rappresentato da Bruxelles e dal ruolo delle élite europeiste.
«Il vincolo esterno è un dato oggettivo, non una cultura politica replica
Sacconi . E non va confuso l'europeismo con l'esterofilia dei soliti noti. Non
riconosco alla nostra borghesia nemmeno il valore del suo presunto
cosmopolitismo». Per il ministro, infatti, la vera internazionalizzazione la si
trova nel coraggio del popolo degli imprenditori e dei loro operai e tecnici
che prendono la valigetta e partono. «Conoscono più loro il mondo che i nostri
intellettuali. In Cina ci vanno senza bisogno di leggere i sermoni dei grilli
parlanti il cui cosmopolitismo inizia e finisce a Londra, nella City». Una
ricognizione ad ampio raggio sulle classi dirigenti italiane di ieri e di oggi,
su popolo ed élite non può però bypassare la funzione di supplenza che
Bankitalia ha ricoperto nella transizione politica del nostro Paese e le
eminenti figure che ha espresso. Sacconi non si sottrae: «Sono un estimatore
della Banca d'Italia. Quando difesi la Banca Commerciale me la trovai a fianco.
È stata la nostra Ena, il luogo della buona formazione delle élite e ho grande
stima di Carli, Ciampi, Dini e Draghi». Ma e c'è un «ma» il ministro pensa che
«si debba evitare che assuma qualsiasi ruolo improprio. La separazione tra
Banca d'Italia e politica vale nei due sensi». Dopo questa requisitoria
anti-establishment un dubbio però resta: non è che nasce tutto dalla
preoccupazione del Pdl di contrastare efficacemente l'egemonia e l'avanzata
leghista a Nord? «No risponde Sacconi . La competizione tra Lega e Pdl si muove
già in un solco popolare condiviso. Anzi, la vera concorrenza si svolgerà sulla
maggiore capacità di raccogliere il consenso dei settori popolari delusi dal
Pd». ddivico@rcs.it \\ La moneta unica la dobbiamo ad Andreotti e De Michelis,
rappresentanti politici di forze autenticamente popolari \\ I Cavazzuti, i
Visco e gli Spaventa ci volevano far fare l'errore di separare l'investment
banking dal credito commerciale Chi è La vita Maurizio Sacconi (sopra) è nato a
Conegliano il 13 luglio 1950. Laureato in giurisprudenza, è docente a contratto
di Economia del lavoro all'Università di Tor Vergata L'incarico È ministro del
Lavoro, Salute e Politiche Sociali. È stato funzionario dell'International
Labour Office dell'Onu (1995-2001)
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 03/05/2009 - pag: 27 Il caso La fiducia del
ministro «Ora è possibile un cambiamento» ROMA «In questo momento, nella fase
attuale della crisi, tutto dipende dal commercio
mondiale, nel bene e nel male » ripete il ministro dell'Economia Giulio
Tremonti, riproponendo il tema della governance internazionale e soprattutto
quello delle regole, i «global standard» che saranno il tema del G-8 sotto la
presidenza italiana. La crisi
finanziaria, secondo il ministro dell'Economia, ha
caratteri prettamenti esogeni. E le peculiarità dell'Italia l'hanno messa al
riparo più di tanti altri paesi europei dalla tempesta. Cui hanno fatto da
schermo la «geografia politica del Paese» fatta da «una rete di municipalità
medio piccole, e non concentrata in metropoli circondate da anelli ad alta
tensione sociale », scrive nella Relazione. Poi l'imprenditorialità
«diffusa in otto milioni di partite Iva», il «ruolo sociale ancora fondamentale
della famiglia», che è un «welfare» sconosciuto altrove, la «sostanziale
stabilità dell'assetto politico e di governo». Le banche italiane, aggiunge,
sono «meno vulnerabili» alla crisi (perché, aveva
detto in passato, meno intercorresse al sistema finanziario internazione) e il
suo impatto sui bilanci è stato più contenuto rispetto ad altri Paesi. Le
famiglie italiane, poi, «sono meno indebitate rispetto alla media dei paesi
euro». E tutto questo, l'assenza di questi squilibri interni che in alcuni casi
hanno determinato l'aggravarsi della crisi, può
trasformarsi in un elemento di forza, una volta passata la tempesta. «Non
appena sarà superata l'attuale fase di difficoltà della domanda mondiale,
l'economia italiana scrive il ministro potrà contare su una base più solida per
la sua ripresa. L'attuale crisi rappresenta
un'opportunità di cambiamento e di sviluppo per l'Italia. Un'opportunità che
deve essere colta» insiste il ministro. Benché senza nuove regole per il
commercio e la finanza, ed istituzioni internazionali riformate, sia difficile
pensare di uscire dalla crisi. «E' presto per trarne
lezioni, Ma è già chiaro ha detto al Fmi una settimana fa che la sorveglianza e
le regole richiedono molta più attenzione agli aspetti macroeconomici». M. Sen.
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti: l'Italia è meno vulnerabile alla crisi
( da "Manifesto, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
MONDO Dall'Europa
all'Asia tutti contro la crisi In ogni parte del mondo
il primo maggio di quest'anno ha avuto come tema la crisi
del capitalismo mondiale e le difficoltà di lavoratori e disoccupati. Centinaia
di milioni di persone dall'Africa all'Europa, dall'America all'estremo oriente
hanno manifestato per chiedere che non siano loro a pagare per tutti. Una
protesta mai così forte. Oltre che in Germania e in Turchia, anche ad Atene ci
sono stati scontri tra manifestanti e polizia. Qualche centinaio di
manifestanti ha risposto alle cariche degli agenti in tenuta antisommossa,
lanciando anche alcune molotov. Migliaia di ateniesi hanno sfilato per le
strade della città scortati da un'imponente spiegamento di forze dell'ordine,
il governo del primo ministro Costas Caramanlis è messo
sotto pressione dalla crisi finanziaria che ha causato un forte aumento della disoccupazione che a
gennaio ha toccato quota 9,4%. Atene era paralizzata non solo per i cortei ma
anche per lo sciopero dei trasporti aerei e marittimi. La compagnia «Olimpic
airlines» ha cancellato 100 voli e dal porto del Pireo è stato quasi
impossibile imbarcarsi per le isole dell'Egeo. I sindacati hanno ancora
una volta celebrato la festa del lavoro divisi. Il fronte sindacale comunista
Pame aveva come slogan: «E' la plutocrazia che deve pagare la crisi». Nel paese, come da tradizione milioni di greci hanno
decorato le loro case con corone di fiori. Si sono registrati scontri a Zurigo
dove la polizia ha arrestato 80 dimostranti per il lancio di pietre e bottiglie
contro i poliziotti che hanno risposto con il gas lacrimogeno. Disordini anche
a Linz in Austria con 20 feriti tra poliziotti e manifestanti. A Vienna
centomila persone hanno partecipato alla manifestazione indetta dal partito
socialdemocratico (Spo): hanno difeso l'imposta di equità fiscale che prevede
di tassare i più ricchi. Un provvedimento che divide la coalizione al governo
tra Spo e conservatori. Diecimila persone hanno manifestato a Madrid e hanno
partecipato in tutta la Spagna ai cortei organizzati dai sindacati Ccoo e Ugt.
Per i leader sindacali si è trattato del «più importante degli ultimi 15 anni».
La Spagna, infatti, è il paese europeo più colpito dalla crisi,
la disoccupazione è ormai oltre il 17%. Il governo prevede che nel prossimo
anno un lavoratore su cinque rischi il posto. A Mosca 2000 manifestanti
comunisti si sono dati appuntamento sotto la statua di Karl Marx. Cortei anche
in molte altre città. A San Pietroburgo la polizia ha arrestato 120 estremisti
e razzisti di destra. A Varsavia alcuni lavoratori in presidio davanti al
parlamento hanno scandito lo slogan «Libertà, uguaglianza e socialismo».
Trentaseimila persone hanno manifestato a Tokio e ottomila a Seul. Incidenti
anche a Città del Messico perchè 200 lavoratori volevano marciare verso la sede
del governo nonostante le manifestazioni fossero sospese per la febbre suina. A
Cuba Raul Castro ha partecipato a un'imponente parata di 500 mila persone.
( da "Manifesto, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
GERMANIA 400
cortei per non pagare la crisi. E il 16 tutti in piazza Circa mezzo milione di
persone ha partecipato a 400 cortei e comizi organizzati in tutta la Germania
dal Dgb, l'unione dei sindacati tedeschi. Il motto di quest'anno, «Lavoro per
tutti, con un salario decente», metteva l'accento sulla campagna per un salario
minimo di 7,50 euro all'ora, imposto per legge sul modello francese. Il Dgb non
vede altri mezzi per combattere la piaga dei minisalari, anche sotto i 5 euro,
nei settori che non riesce più a organizzare, soprattutto nei servizi
«precarizzati». Ogni intervento legislativo viene bloccato dai democristiani di
Angela Merkel. Al di là della battaglia sui salari, l'agenda dei sindacati si è
andata arricchendo negli ultimi mesi di proposte di politica economica e
fiscale per non far pagare la crisi ai lavoratori. A Brema il presidente del
Dgb Michael Sommer ha chiesto «un prestito forzoso», da imporre a «ricchi e
superricchi» e da onorare con in interessi non speculativi. Il prestito dovrebbe
finanziare un fondo per soccorrere aziende in difficoltà con partecipazioni
alla proprietà e garanzie nei confronti delle banche. Sommer vuole aumentare
l'importo degli assegni dell'assistenza sociale, finanziandoli anche con una
maggiore contribuzione fiscale a carico dei redditi più alti e degli eredi di
grossi patrimoni. E chiede al governo «leggi da approvare entro la fine della
legislatura», per imporre nuove regole ai mercati finanziari. Il Deutscher
Gewerkschaftsbund, che pure rifiuta lo strumento dello sciopero politico,
continuerà a intervenire nel dibattito sulla politica economica. La prossima
occasione per farlo sarà una manifestazione il 16 maggio a Berlino, col motto:
«Combattere la crisi. Chi l'ha provocata paghi il conto». I legami
politici del sindacato con la Spd si sono incrinati durante il cancellierato di
Schröder, con le sue scelte neoliberiste. Ora i socialdemocratici, in vista
delle prossime elezioni politiche a settembre, tentano un riavvicinamento. Il
presidente della Spd Franz Müntefering, intervenendo a un comizio sindacale a
Wuppertal, ha inveito contro manager che guadagnano anche 14 milioni l'anno,
«anche se nessun presidente di una banca vale quanto 500 infermiere». Il
candidato della Spd alla cancelleria, il ministro degli esteri Frank-Walter
Steinmeier, ha offerto una più stretta collaborazione: «La socialdemocrazia e i
sindacati devono marciare insieme». Ma il Dgb non ha più nessuna voglia di
lasciarsi imbrigliare. (g. a.)
( da "Stampa, La" del
04-05-2009)
Argomenti: Crisi
LA
NUOVA STRUTTURA DEI MERCATI FINANZIARI Borsa italiana presenta l'Aim Oggi a
Piazza Affari verranno presentati il listino Aim Italia e la nuova struttura
dei mercati di Borsa italiana.
( da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 14 -
Economia Obama: "Insostenibile la finanza Usa" Oggi la Ue abbassa le
stime del Pil: -4%. Bce verso il taglio dei tassi L´allarme della Casa Bianca.
Pil della Ue verso il -4%, la Bce taglierà i tassi "Così la finanza Usa è
insostenibile" LUCA IEZZI ROMA - «è importante comprendere che parte della
ricchezza generata nell´ultimo decennio era puramente illusoria». Il presidente
degli Stati Uniti Barack Obama vuole rifondare l´economia e ricostruire la
fiducia verso le banche anche grazie a una maggiore regolamentazione dei mercati finanziari. In un´intervista con
il New York Times, ha definito «insostenibile» il modello imposto da Wall
Street e sfociato nella crisi attuale: «Ciò che credo cambierà, ciò che ritengo
fosse un´aberrazione - ha spiegato - era una situazione in cui i profitti delle
aziende del settore finanziario costituivano una parte così consistente della nostra ricchezza
complessiva. Una parte di questo cambiamento deve essere l´effetto di
una regolazione che inibisce l´indebitamento e l´assunzione di rischi enormi,
entrambi diventati così comuni». Il suo lavoro consiste dunque «nel costruire
un ponte sul vuoto esistente tra lo status quo e quello che dobbiamo fare per
il nostro futuro», rivoluzione che secondo il presidente è già in atto: «Sento
che la direzione che abbiamo dato all´economia è quella giusta e che le
decisioni adottate sono adeguate», ha ribadito. Decisioni adeguate che gli
investitori europei si aspettano da Francoforte, dove giovedì si riunirà il
Consiglio direttivo della Bce. I banchieri centrali opteranno per un probabile
taglio del costo del denaro di un quarto di punto, per abbassare il tasso
d´interesse all´1%, nuovo minimo storico. All´interno dell´Eurotower è già in
corso il dibattito se quel livello sia una sorta di limite invalicabile per il
costo del denaro oppure se, con il perdurare della crisi, si potrà ridurlo
ancora. Non solo, il Direttivo dovrebbe approvare anche un pacchetto di misure
"non convenzionali" per aiutare le banche, risposta europea ai piani
di riacquisto di asset tossici messi in atto dall´americana Federal Reserve e
dalla Banca d´Inghilterra. L´approccio sarà molto diverso: al massimo si
allungheranno i prestiti di rifinanziamento a lungo termine concessi alle
banche dai sei mesi attuali ad un anno. Oggi invece la Commissione Ue procederà
nella "contabilità della recessione", tagliando drasticamente le sue
previsioni di crescita per il 2009 di tutta l´Unione e indicando una possibile
ripresa nel 2010, seppur lenta e graduale. Per Eurolandia la nuova stima dice
meno 4% con tutti i principali Stati membri dell´Ue in crescita negativa: il
dato peggiore è per la Germania con un meno 6%. Peraltro, ieri i Paesi della
moneta unica hanno visto salire la disoccupazione complessiva all´8,9%, nuovo
record negativo. Di conseguenza netto peggioramento per gli indicatori sui
deficit pubblici tutti rivisti al rialzo e tutti superiori al 3% (nel caso
dell´Italia si dovrebbe arrivare al 4-4,5%). Di qui l´invito a tutti i Paesi di
proseguire, nonostante la crisi, sulla strada delle riforme, come quelle
previdenziali. E di lavorare ad una "exit strategy" per tornare
rapidamente entro i parametri di Maastricht una volta iniziata la ripresa.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-05-03 - pag: 1 autore: Finanza & Risparmio La
selezione tra i fondi P er anni l'industria dei fondi comuni ha moltiplicato a
dismisura la quantità di prodotti a disposizione dei risparmiatori. Oggi, invece, complici la crisi
finanziaria globale e la débcle del risparmio
gestito in particolare, la tendenza è ormai quella opposta. Solo nei primi
quattro mesi dell'anno, secondo i dati Morningstar, sono stati ritirati dal
mercato italiano 313 tra fondi nazionali ed esteri. Un'emorragia che si
aggiunge a quella dello scorso anno, quando furono quasi mille i prodotti
eliminati. A favorire il taglio sono state le fusioni tra diversi istituti e il
crollo delle masse gestite. Gli approfondimenti di Plus24 u pagine 25-29
l'articolo prosegue alle pagine 25 29
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-03 - pag: 10 autore: Calo delle
attività internazionali. Il rientro degli investimenti per gli effetti
dell'instabilità Capitali come oche selvatiche di Giorgio Barba Navaretti I l
volo delle oche selvatiche è spesso usato per rappresentare l'instabilità dei
capitali globali. Appena arriva il freddo gli eleganti volatili se ne vanno
verso lidi temperati. Ma questi non sono tempi di aria calda: ovunque soffia la bufera della crisi
finanziaria. Così ai capitali (che, contrariamente
alle oche, hanno una patria)non resta che tornare a casa.Un po' semplificata,
ecco la sintesi dei commenti al calo negli ultimi sei mesi 2008 del 15% delle
attività internazionali delle banche, dato appena reso pubblico dalla Banca dei
regolamenti internazionali. E da cui discendono due altre conclusioni.
Che le banche torneranno entro i confini nazionali (addio banca
multinazionale). Che questo trendè un guaio serio soprattutto per i Paesi
emergenti (addio alla nuova locomotiva). Una rivisitazione sia della storia che
dei dati, ci dice che entrambe le conclusioni sono (parzialmente) errate.
Quella della oche volanti, in realtà, è una favola di trasmissione dei processi
di sviluppo,non una metafora sull'instabilità. Venne inizialmente utilizzata
per spiegare i trasferimenti della tecnologia dal Giappone agli altri Paesi
asiatici. Le oche volano in formazione triangolare. Il leader (il Giappone)
determina la direzione dello sviluppo tecnologico che a poco a poco si
trasferisce verso il resto delle truppe (Sud Corea, Singapore ecc.), fino alla
base del triangolo. I capitali stranieri contribuiscono a consolidare questo
processo: finanziano investimenti, permettono l'ingresso di imprese straniere,
favoriscono il commercio e gli scambi di beni e servizi. Ma, dirà qualcuno,
comunque prima o poi le oche emigrano. Non necessariamente: se, attraverso gli
scambi e l'integrazione dei mercati, le economie raggiungono livelli simili di sviluppo,
le oche saranno indifferenti al partire e restare, anzi, data la fatica del
viaggio preferiranno restare. Ci saranno sempre americani pronti a investire in
Europa ed europei in America. Se la frontiera della periferia si allontana, un
numero crescente di Paesi sarà associato in questa sorta di global warming di
sviluppo positivo. Già, ma ora siamo in pieno global cooling. E come spieghiamo
i dati della Banca dei regolamenti internazionali? Proviamo a guardarli allora
da vicino. In primo luogo,i valori degli asset esteri delle banche ( 31mila
miliardi di dollari) era a fine 2008 circa uguale al giugno del 2007.Il calo
dell'ultimo semestre segue al picco storico raggiunto da queste attività nel
marzo del 2008. In secondo luogo, la riduzione delle attività internazionali
non è particolarmente diversa da quella degli impieghi domestici. Se in alcuni
casi la necessità di consolidamento patrimoniale e la moral suasion legata al
supporto pubblico hanno indotto un riorientamento verso le attività domestiche
e una riduzione degli investimenti esteri soprattutto a breve termine, in
aggregato le banche non sembrano aver abbandonato i presidi oltrefrontiera. In
terzo luogo, gran parte dei finanziamenti alle imprese medio-piccole e alle
famiglie è fatto attraverso attività bancarie al dettaglio, svolte da
sussidiarie o filiali estere delle banche multinazionali. Queste attività
(circa un terzo del foreign banking) sono calate del 12%,meno dunque delle
operazioni internazionali nel loro complesso. Insomma,non sembra ancora che sia
arrivata la fine delle banche multinazionali. Ma che dire dei Paesi emergenti
dove spesso le banche estere controllano la maggioranza delle attività
finanziare e sono i giocatori dominanti anche nel credito commerciale al
dettaglio? Prendiamo ad esempio l'Europa Centro Orientale. La grande
esposizione sull'estero del sistema bancario locale è considerata ragione di
potenziale instabilità. In realtà, nonostante l'uscita soprattutto dei capitali
a breve termine e in alcuni casi la svalutazione del tasso di cambio, le
attività al dettaglio delle banche straniere sono in dollari superiori al
giugno 2007, il che significa che in termini reali gli impieghi sono cresciuti.
Il problema, dunque, per questi Paesi non è la nazionalità estera dell'azionariato
delle banche, ma la qualità delle stesse. L'evidenza empirica dimostra che le
banche estere hanno un impatto importante sullo sviluppo del sistema
finanziario locale e non sono necessariamente fonte di instabilità. La
questione semmai è che la maggiore integrazione rafforza la trasmissione a
queste economie degli shock finanziari che hanno origine nei Paesi
industrializzati (il global cooling). Ora, se l'integrazione dei mercati dei
capitali è una buona strada per lo sviluppo, è però necessario che questi Paesi
possano avere accesso a strumenti di garanzia che permettano di limitare la
trasmissione degli shock, soprattutto se il loro quadro di politica economica è
in ordine. Per questo sia la Fed, che la Banca centrale europea hanno aperto
linee di credito verso i Paesi emergenti. E per questo il potenziamento,
deliberato dal G-20 di Londra, del Fondo monetario internazionale, le cui
risorse vengono soprattutto impiegate in questi Paesi, è importante. Così anche
qui le oche selvatiche continueranno a fare il nido. barba@unimi.it PRINCIPALI
RICADUTE Gli istituti di credito rivedono i progetti senza abbandonare l'idea
di banca multinazionale I Paesi emergenti soffrono ma non perdono protagonismo
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-03 - pag: 14 autore: ANALISI Impatto
«ammortizzato» dai risparmi delle famiglie di Dino Pesole A lto debito pubblico
ma anche un contenuto indebitamento privato. Dati alla mano, almeno sulla
carta, la combinazione di questi due elementi consente al nostro Paese di far
fronte alla crisi senza rischiare il tracollo
finanziario. Così, nonostante il debito pubblico sia nuovamente in aumento fino
al 114,3% del Pil a fine anno contro il 105,8% del 2008, come evidenzia la
«Relazione unificata » diffusa ieri dal ministero dell'Economia (117,1% nel
2010) l'allarme questa volta non è scattato, tanto che l'agenzia di rating
Moody's ha definito il nostro Paese, almeno nell'immediato, «non a rischio». A
patto che si controlli la spesa e si intervenga nuovamente sulle pensioni, come
suggeriscono il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard (si veda «Il Sole 24
Ore» del 26 aprile), ed Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria che
invita il Governo a mettere mano a un pacchetto complessivo di riforme
strutturali, dalla pubblica amministrazione alla sanità e appunto alla
previdenza. Richieste che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, respinge
perché in una fase di crisi come l'attuale finirebbero
per ingenerare «incertezza e paura». è comunque un atout impor-tante, questo
della relativa stabilità che deriva dalla combinazione debito pubblico e debito
privato, come più volte ha sostenuto lo stesso Tremonti. Tesi condivisa da
Marco Buti, direttore generale per gli Affari economici e
finanziari della Commissione europea: l'esposizione delle diverse economie ai
rischi della crisi finanziaria dipende, in larga misura, dal loro indebitamento complessivo. «A
questo riguardo, a fronte di un settore pubblico altamente indebitato, l'Italia
può vantare una posizione finanziaria del settore privato, e soprattutto delle famiglie,
migliore della media delle economie industrializzate». Grazie anche a bilanci
bancari meno gravati da titoli tossici e all'assenza di una bolla immobiliare
da cui rientrare, «l'Italia sembra essere meno esposta di altri Paesi agli
elementi che hanno originato la crisi». Stando alla
nota mensile di marzo dell'Isae, che analizza la struttura finanziaria
dei Paesi Ocse, la situazione finanziaria dell'Italia
appare più equilibrata se, insieme al debito pubblico, si considera appunto
anche la posizione finanziaria netta del settore
privato, dunque famiglie e imprese. L'indebitamento complessivo delle famiglie
si attesta al 48% del Pil, mentre Paesi come Danimarca, Irlanda, Paesi bassi,
Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti presentano un indebitamento familiare
superiore alla ricchezza prodotta ogni anno. Le imprese italiane si collocano a
metà classifica dei paesi Ocse tanto sul versante della ricchezza che su quello
dell'indebitamento (lo stock, in quest'ultimo caso è pari a 2 volte il Pil). In
alcuni paesi europei (Belgio, Spagna e Svezia) i debiti sono pari a 4 volte il
valore del Pil. Punti di forza che tuttavia non pongono del tutto a riparo
l'economia nazionale dai rischi del credit crunch, poiché la quota di
indebitamento a breve di famiglie e imprese è andata aumentando negli ultimi
anni. Al momento i paesi che possono vantare la situazione finanziaria
complessiva (pubblica e privata) più equilibrata sono Germania e Austria. Per
contro, la maggiore concentrazione di indicatori negativi per una o più
categorie di operatori sono Belgio, Giappone, Irlanda, Portogallo e i paesi
anglosassoni. In linea con queste valutazioni, uno studio recente della Confartigianato,
che ricorda come nel 2009- stando agli ultimi dati diffusi dalla Commissione
europea - il debito pubblico italiano si attesterà al 109,3% del Pil. Siamo il
primo Paese europeo per debito pubblico, come noto «ma se consideriamo il
debito privato il nostro Paese ha davanti 14 Paesi, e comunque è in linea con
la media dell'eurozona». In questo caso si considera l'insieme del debito di
famiglie e imprese: l'83,9% rispetto all'80% della media Ue. Per debito totale,
l'Italia «si posiziona all'ottavo posto nell'Unione europea», con il 188% del
Pil, mentre Paesi ad elevata crescita negli anni 2000, come Spagna e Irlanda,
«mostrano un debito totale sensibilmente superiore a quello dell'Italia,
rispettivamente 202,9% e 198,4% del Pil». Per la Cgia di Mestre, la ricchezza
delle famiglie italiane ammonta a 2.941 miliardi di euro. MERCATI E ANALISTI
Nonostante il balzo del passivo statale rispetto al 105,8% del 2008, per ora
nessun allarme RIFORME Centri studi e organismi internazionali sono d'accordo:
cruciali gli interventi per frenare la spesa pubblica
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-03 - pag: 31
autore: Cosa non va Domanda in caduta e produzioni ferme L o scenario resta
difficile e la tempesta che ha imperversato sui mercati
finanziari fra il 2007 e il 2008 si è estesa
all'economia reale con profonde ricadute anche sulla domanda di acciaio, che è
crollata di circa il 50 per cento. Un vero record se solo si pensa che
la contrazione nel periodo della grande depressione si era fermata al 25%
l'anno, anche se il trend era durato più anni annichilendo i produttori. Oggi
la botta è stata molto più forte, ma la speranza è che duri molto meno, anche
se ora molti impianti sono fermi e altri lavorano ben al di sotto delle
capacità. Contrazione inaspettata e dolorosa, anche se c'è consenso sui tempi
più rapidi della ripresa, che per molti dovrebbe scattare già dalla seconda
metà del 2009. Nel frattempo, però, i produttori di acciaio soffrono
pesantemente e sarà necessario attendere parecchi anni per tornare ai fasti del
passato biennio. Ed è anche per questo che i critici vedono una ripercussione
pure sull'attività impiantistica della multinazionale friulana; un business che
oggi marcia sostanzialmente a pieno regime grazie a un portafoglio ordini
ancora ben al di sopra dei 3,5 miliardi, seppur inferiore ai quasi 5 miliardi
del 30 giugno 2008. Trend destinato ad accentuarsi nei prossimi mesi anche se,
salvo il sopraggiungere di cancellazione di ordini o slittamenti più
consistenti di quelli verificatisi sino ad oggi, la divisione dovrebbe iniziare
a soffrire in misura significativa solo a partire dal 2011. E questo anche
perché per il riaffacciarsi sul mercato di una nuova domanda sarà necessario
attendere il consolidarsi della ripresa attesa a partire dai prossimi mesi,
mentre il recupero nell'area della produzione di acciaio dovrebbe essere più
rapido come più rapido è stato il crollo sopra descritto. Scenari
oggettivamente difficili, anche se il bilanciamento fra attività impiantistica
e produzione di acciaio permette alla Danieli di difendersi meglio di molti
altri operatori del settore.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-03 - pag: 2 autore: Manifesto per le
Europee. «Concorrenza e libero commercio valori guida» Confindustria: Ue più
unita, imprese pilastro anti-crisi Nicoletta Picchio ROMA Un'Europa più forte e
unita, che metta al centro l'impresa, definita «unico baluardo valido nella
recessione globale». Tra un mese si vota per le elezioni europee e dal mondo
imprenditoriale arriva una serie di raccomandazioni ai prossimi parlamentari di
Bruxelles. Un vero e proprio Manifesto, dal titolo esplicativo: «Per un'Europa
più forte. Il ruolo dell'Italia». Dall'inizio della recessione la presidente di
Confindustria, Emma Marcegaglia, insiste sulla necessità che l'Unione europea
si muova senza divisioni tra i Paesi membri. «Solo una Ue compatta può far
fronte alle sfide: sia quelle attuali, come la crisi economica e finanziaria,
sia quelle a medio termine, come i cambiamenti climatici, l'invecchiamento
della popolazione, i fenomeni migratori», ha detto la presidente di
Confindustria, sintetizzando lo spirito del Manifesto, preparato con la regia
di Andrea Moltrasio,vice presidente per l'Europa, ed approvato dalla Consulta
dei presidenti. Un'Europa forte sulla scena mondiale, che «porti avanti con
successo - ha continuato la Marcegaglia - una politica fondata sui due pilastri
del libero commercio e della concorrenza leale, riconoscendo il valore del suo
tessuto produttivo, unico al mondo ». Se l'impresa è al centro, allora dovranno
essere conseguenti le scelte della Ue. Di fronte all'emergenza del credit
crunch, ricordato nel Manifesto, la Bce dovrà intervenire in modo più deciso
per sostenere la liquidità del sistema, anche riducendo il costo del denaro.
Così come è fondamentale, per Confindustria, rafforzare le regole contro i
ritardi di pagamento, soprattutto delle Pubbliche amministrazioni. Ma non c'è
solo ilcredito: per far crescere il tessuto imprenditoriale, la Ue dovrebbe
dare priorità agli investimenti in infrastrutture, materiali e immateriali,
utilizzando i Fondi strutturali e specifici Fondi per le reti trans-europee.
Evitando, e il Manifesto lo sottolinea, qualsiasi forma di protezionismo da parte dei singoli
Stati. La libera concorrenza è imprescindibile, e la strada maestra sono gli
accordi multilaterali all'interno del Wto. Femo restando che, in caso di
necessità, si attuino tempestivamente le misure antidumping e anti
contraffazione. Per i parlamentari europei di prospetta un'attività
intensa, ma sarebbe un errore far lievitare il numero delle norme: anzi, per
Confindustria è necessario uno snellimento del sistema legislativo europeo,
spesso troppo farraginoso. Regole sì, ma senza penalizzare la competitività
delle imprese. «è con questo spirito che bisogna attuare la lotta ai
cambiamenti climatici »,insiste il Manifesto:l'azione della Ue deve diventare
uno stimolo a innovazione e sviluppo in nuovi settori,come l'efficienza
energetica ed energie rinnovabile, ma non un costo in più. Investire in ricerca
e sviluppo è imprescindibile e servono risorse. Così come bisogna potenziale la
formazione permanente, soprattutto in uno scenario che prevede la perdita di
posti di lavoro nel 2009 attorno a 3,5 milioni. Serve un nuovo sistema di
welfare, a partire dalla riforma delle pensioni, che punti alla flexsicurity. E
un Patto europeo per l'immigrazione, con una politica comune per tutti gli
Stati membri. Occorrono soldi: per trovarli Confindustria indica la strada di
una riforma della politica agricola comune, che è tuttora la principale voce di
bilancio della Ue, e una revisione dei Fondi strutturali. Sono temi che
dovranno essere affrontati subito, e comunque, per quanto riguarda i Fondi
strutturali, entro il 2013, quando scadrà il Quadro comunitario di sostegno.
Sfide impegnative per l'Europa, sfide impegnative per l'Italia, che, dice Moltrasio,
«dovrà avere più peso e più autorevolezza ». Per faro, «avrà bisogno di una
rappresentanza di alto profilo, che tuteli gli interessi del nostro Paese e
contemporaneamente rinsaldi nei cittadini il senso di appartenenza alla Ue». ©
RIPRODUZIONE RISERVATA L'AGENDA La Bce sostenga la liquidità, anche riducendo i
tassi La legislazione va snellita mentre infrastrutture e ricerca restano le
priorità
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-03 - pag: 4 autore: I magnifici sette di
Fiat-Chrysler I manager, i banchieri, i politici e gli esponenti dei lavoratori
al centro della trattativa Aldo Bernacchi «C omprare Chrysler con il cash? Mai.
I soldi non ci sono perchè oggigiorno non c'è più un sistema finanziario
internazionale che li fornisce come prima. Gli affari si fanno solo con il
baratto di tecnologie». Giovedì della scorsa settimana, giorno del consiglio di
Fiat sulla trimestrale, a poche ore da salire sull'aereo che l'avrebbe
riportato per il rush finale della trattativa, Sergio Marchionne ribadiva,
irremovibile, la strategia del Lingotto nell'affare Chrysler di cui senza
dubbio è stato il grande protagonista, sempre rigorosamente con il suo maglione
blu portafortuna, vincitore di una partita a più tavoli e più attori. Il tutto
sotto l'occhio inflessibile di Obama, il presidente americano che per primo
pubblicamente ha indicato in Fiat il partner ideale per risollevare Chrysler.
Il numero uno di Fiat Come negoziatore l'aver portato Torino a essere
l'azionista industriale di riferimento di Chrysler è la " madre di tutti i
successi" di Marchionne che si accompagna a quelli ottenuti prima con Gm
per l'annullamento del Master agreement e del put del marzo 2000 e quindi,
qualche mese più tardi, con le banche del convertendo. Con i due accordi del
2005 Marchionne fece incassare a Fiat 5 miliardi di euro, decisivi per il rilancio
dell'auto torinese. Con l'intesa per Chrysler, Marchionne ha aperto il mercato
americano al Lingotto proiettandolo in un'aggregazione capace di produrre
quanto prima 4 milioni di vetture: senza sborsare un soldo ma offrendo
piattaforme, modelli e motori ecologici di nuovissima generazione per circa 8
miliardi. «Per Detroit questa dote di asset significa poter riprendere
l'attività molto più celermente di quanto non sarebbe stato se ci fosse stato
un accordo in cash». La caduta di Chrysler in "chapter eleven",
soluzione che Fiat avrebbe preferito evitare, non rallenta i progetti di
Marchionne, attratto tra l'altro da due marchi storici come Dodge e Jeep, pezzi
forti della casa di Auburn Hills. Il chief executive di Chrysler, Bob Nardelli,
dopo aver sostenuto fino a febbraio che la società da lui guidata ce la poteva
fare anche senza l'aiuto di Fiat, ha finito per abbracciare il piano di
Marchionne come l'unica ancora di salvataggio della malandata terza forza
dell'auto Usa.Le pressioni di Barak Obama e del Tesoro Usa non sono state vane.
Anche se si dava per scontato che l'arrivo del manager del Lingotto avrebbe
significato per Nardelli una "deminutio capitis" se non l'uscita di
scena. Come appunto accadrà a giorni dopo l'intesa del 30 aprile.Corsi e ricorsi
della storia: sul finire degli anni Settanta era successo qualcosa di simile
con la Chrysler piombata nella peggior crisi della sua
storia (fino allora, perché oggi sta anche peggio). A spazzare via il vertice
di allora rianimando il marchio, fu Lee Iacocca, un manager figlio di emigranti
italiani originari del Sannio. Iacocca lanciò tra l'altro il Voyager,
capostipite dei monovolumi. Oggi Chrysler, finita in bancarotta, si affida a
Marchionne, manager italocanadese, nativo di Chieti ma partito, ancora ragazzo,
con in genitori per il Canada. Nardelli, 59 anni, ha speso metà della sua
carriera in General Electric alla corte di Jack Welch per poi passare alla Home
Depot, una catena di supermercati specializzati in materiali, da cui è uscito
nel 2008 con una liquidazione faraonica per andare in Chrysler. A chiamarlo a
Detroit è stato Stephen Feinberg, il miliardario finanziere di Cerberus
Capital, il fondo di private equity che l'anno scorso acquisì l'80% della
Chrysler, ripudiata e abbandonata dai tedeschi della Daimler dopo dieci anni di
un matrimonio finito male. Con Cerberus andò peggio anche se Nardelli, a
digiuno di auto ma ricordando la scuola di Welch, ha incominciato a tagliare
impianti, addetti e concessionari per arginare la falla delle perdite. Ha
chiamato in aiuto come vicepresident un esperto Jim Press, ex manager della
Toyota ma la sua cura non è bastata. E oggi è pronto a fare le valigie assieme
al suo vice Tom La Sorda. «I sindacati, sia il nostro che quello americano
dell'Union autoworkers, hanno fatto la loro parte. Di più era difficile». Ken
Lewenza, il leader sindacale del Caw, non è sorpreso che Chrysler sia finita in
fallimento. Quello che temeva era lo spezzatino su cui puntavano molti hedge
funds ribelli a firmare l'intesa. Di fronte alla resistenza di una parte del
fronte dei creditori, il "Chapter eleven", nella forma di una
bancarotta pilotata, era diventata la soluzione più probabile e meno
traumatica. Era stato lo stesso Marchionne, incontrando lunedì sera il leader
sindacale della Caw e La Sorda in una steakhouse di Toronto, a preavvertire
Lewenza. «Mi disse - ricorda il sindacalista - guarda Ken, tutto può cambiare
ma se dovessi scommettere, punterei su una Chrysler finita in Chapter eleven ».
Lewenza, classe 1954, nato a Windsor nell'Ontario a due passi dalle catene di
montaggio dell'impianto canadese della Chrysler, lavora nell'auto fin da quando
aveva 18 anni. La Chrysler è la sua vita. Vi ha lavorato suo padre, vi sta
lavorando anche suo figlio. Lewenza ha preso la guida del Caw nel settembre
dell'anno scorso. Giusto in tempo per affrontare la punta acuta della crisi. Con Marchionne («una controparte dura, ma leale »)ha
siglato un'intesa approvata all' 87% degli iscritti al sindacato. Prevede una
riduzione del costo del lavoro orario per 19 dollari canadesi grazie e la
rinuncia da parte dei lavoratori ad alcuni benefici (premi natalizi e
assistenza sanitaria integrativa). L'accordo ( che taglia di circa 200 milioni
di dollari i costi annui del personale) ha aperto la strada a quello successivo
con i lavoratori Usa. Ha perso circa 200mila iscritti negli ultimi anni ma se
l'United Autoworkers (Uaw) ha ancora un prestigio da spendere lo deve al suo
vecchio leader, Ron Gettelfinger, in carica dal 2002. Già a vent'anni (era il
1964)nell'impianto Ford di Louisville, un'esistenza nell'auto, Gettelfinger ha
sempre difeso con ostinazione i privilegi previdenziali dei dipendenti ma di
fronte al rischio di disintegrazione di uno dei blasoni storici dell'auto Usa,
lui fan di Obama, ha ceduto firmando un accordo che ridimensiona salari e
benefit, garantendo inoltre a Fiat "niente scioperi fino al 2015":
«un'intesa dolorosa ma necessaria perché il gruppo possa accedere agli aiuti
statali previsti». Gettelfinger, siglando l'intesa che di fatto trasformerà i
lavoratori in azionisti di Chrysler con il 55% del capitale, si era augurato
che il senso di responsabilità mostrato dall'Uaw «potesse convincere altri
protagonisti della trattativa ad adoperarsi per una conclusione positiva». Ad
ascoltarlo sono stati però solo i grandi creditori, più che sufficienti
comunque a spianare la strada per l'ingresso di Fiat in Chrysler. A guidare i
banchieri dell'accordo, accettando il taglio del 70% dei circa 7 miliardi di
dollari di crediti concessi a Chrysler, è stato Jamie Dimon, il cinquantuduenne
numero uno di JpMorgan Chase. Newyorchese, insieme con Sandy Weill che lo
chiamò nel 1982 all'American Express, ha scalato in vent'anni i vertici della
business community fino a creare con Citigroup una delle
maggiori conglomerate finanziarie del mondo. Un sodalizio con Weill che durò
fino al 1998 quando Dimon lasciava Citigroup. Una separazione che non scalfiva
la sua immagine vincente. Anzi, alla guida di Jp Morgan dal 2004, Dimon è
diventato nella grande crisi finanziaria che ha colpito le banche americane a partire dall'autunno 2008
uno dei pochi banchieri apprezzati da Obama. Il salvataggio della
Washington Mutual da parte di Jp Morgan ne ha rafforzato il carisma. Che è
servito a Dimon per convincere anche Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citigroup
a siglare l'accordo con il Tesoro Usa. «Con questa alleanza, Chrysler avrà
forti chance di successo per un brillante futuro».L'annuncio di Obama
dell'accordo fatto con Fiat ha fatto il giro di mondo, chiudendo una settimana
di passione. Al suo fianco c'era anche Steven Rattner, il manager incaricato
dal presidente Usa a guidare la task force per il salvataggio di Chrysler e
General Motors, alle dirette dipendenze del segretario del Tesoro, Timothy
Geithner, e del capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Lawrence
Summers. Risolto il nodo Chrysler, ora Rattner, che i media hanno subito chiamato
"lo zar dell'auto americana", dovrà vedersela con quell'altra patata
bollente che è Gm.Ma anche con un brutto scandalo in cui l'ex giornalista
divenuto banchiere di investimentosi è trovato personalmente coinvolto con la
sua Quadrangle, una società di società di private equity, che avrebbe pagato
tangenti per ottenere contratti con il fondo pensione dello Stato di New York.
A incastrarlo, mettendolo sotto inchiesta, sarebbero stati alcuni documenti
riservati della Sec. «Un'operazione storica». Questo il primo commento di
Marchionne ad accordo fatto. John Elkann, il presidente di Exor, azionista di
riferimento di Fiat, con il blackberry continuamente a portata di mano, ha
ricevuto, un attimo prima dell'annuncio ufficiale di Obama, l'attesa notizia da
Washington. Elkann era fiducioso ma all'assemblea di martedì di Exor non si era
sbilanciato: «Non ci resta che aspettare giovedì», ribadendo per l'ennesima
volta il pieno sostegno di tutta la famiglia a Marchionne con il quale è sempre
rimasto in contatto con una fitta rete di sms e mail. Quello che aveva sognato
l'Avvocato, l'ha oggi realizzato il suo nipote prediletto mettendo mano alla
Chrysler. Il mercato americano, dove Fiat era conosciuta solo per la Ferrari e
i trattori di Case, si apre all'auto del Lingotto. Un successo storico per il
giovane John dopo quello dell'accorciamento della catena di controllo con la
fusione di Ifi e Ifil. Per la Fiat, che si avvia a compiere 110 anni di vita,
un lifting di giovinezza e un ribaltamento di ruoli che ha dell'incredibile
solo se si pensa a cosa era il Lingotto fino a qualche anno fa: non più preda
ma cacciatore temuto con un unico grande obiettivo: essere uno dei cinque o sei
protagonisti dell'industria mondiale dell'auto che verrà. E dopo Detroit nel
mirino di Marchionne c'è l'Opel. © RIPRODUZIONE RISERVATA LAPRESSE IL LEADER
ITALIANO Sergio Marchionne IL MANAGER USA Bob Nardelli BLOOMBERG Il chief
executive di Chrysler BLOOMBERG IL RAPPRESENTANTE CANADESE Ken Lewenza Il
sindacalista del Caw IL SINDACALISTA USA Ron Gettelfinger Lo storico leader
della Uaw BLOOMBERG IL BANCHIERE Jamie Dimon Il numero uno di Jp Morgan
BLOOMBERG LO «ZAR» DELL'AUTO Steven Rattner Guida la task force per Chrysler e
GM BLOOMBERG L'AZIONISTA FIAT John Elkann Il presidente di Exor IMAGOECONOMICA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PLUS data: 2009-05-03 - pag: 28 autore: Conoscere i Cds per una scelta
più informata D ata la specializzazione di «Plus24» e i "contatti"
con il mondo della finanza e data l'importanza di avere informazioni chiare per
fare scelte consapevoli (questo è quello che dicono tutti ma, in realtà, mi
sembra che di cose concrete se ne stiano vedendo poche) mi chiedevo se sia così
difficile creare una "banca dati" oppure una lista di obbligazioni
classificate, riguardo alla "affidabilità", in \base a un mix tra
rating medio (assegnato da almeno un paio di agenzie), dal valore dei Cds
(Credit default swap) e da eventuali altri parametri. L'indicatore che ne esce
potrebbe essere utile ad avere qualche sicurezza in più oppure una maggiore
consapevolezza della rischiosità delle scelte. Non so se ci sia qualcuno
(compreso lo Stato) interessato a fornire strumenti di questo tipo. Cosa ne
pensate? Giorgio Canella - (via e-mail) • In teoria, più informazioni si
ottengono prima di scegliere un qualsiasi investimento, e più sarà avveduta la
decisione. Ed è per questo che, al Sole-24 Ore siamo sempre impegnati a
rinnovare le nostre pagine di dati e analisi, sulla base delle esigenze dei
nostri lettori. In realtà, esistono informazioni utili, e altre meno importanti,
la cui conoscenza non aggiunge molto alla qualità della decisione; soprattutto,
ci sono informazioni che possono essere distorte e fuorvianti perché provengono
da fonti in conflitto di interessi o scaturiscono da mercati
non del tutto efficienti. è questo il caso dei Cds, le assicurazioni sul
credito che dovrebbero fornire una misura puntuale della rischiosità attribuita
dagli investitori agli emittenti delle obbligazioni. Il fatto è che i Cds sono
scambiati su mercati non regolamentati che possono
generare quotazioni poco significative. Valga per tutti il caso dei Cds sui BTp
italiani, che a giugno 2008 valevano 25 basis points (ossia bastavano 25mila
euro per assicurare 10 milioni nominali di BTp), a dicembre 192 e ora quotano
109. Cosa è cambiato nel reale stato del debito pubblico italiano in questi 10
mesi per giustificare simili oscillazioni? Anche il rating di solvibilità è uno
strumento tutt'altro che perfetto, al punto che è in corso una azione
concertata a livello delle varie Authority dei mercati
per disciplinare meglio questa attività. Integrare le varie informazioni
provenienti da Cds e rating può rappresentare un passo avanti, come dice lei.
Ma il vero passo avanti è quello di non considerare mai le informazioni come
base di partenza per scorciatoie euristiche. Così si definiscono le relazioni
causaeffetto che disegnano una realtà modello che è diversa da quella
effettiva. Per esempio, scegliere di acquistare i bond Lehman Brothers perché
erano nella lista «Patti Chiari» è stata una scorciatoia euristica (percorsa
ben inteso sia dai venditori bancari sia dai loro clienti), perché non teneva
in considerazione che le obbligazioni societarie come quelle, caratterizzate da
un rating singola A, possono finire in default con una probabilità minima (
0,5% su un orizzonte di cinque anni), ma pur sempre diversa da zero. I mercati finanziari sono molto complessi, soprattutto quando ci si allontana dai
porti sicuri dei titoli di Stato a brevissimo termine. Cercare di interpretarli
in modo semplicistico procura grossi danni ai risparmi personali. Beni stabili,
chiede lumi sul bond convertibile 2011 I n merito alle obbligazioni
convertibili Beni Stabili 2,5%, con scadenza nel 2011, vorrei sapere
quando opera l'opzione di rimborso per l'obbligazionista di cui al punto 7.e
del prospetto informativo e, in particolar modo, a quanto ammonta il rapporto
indebitamento netto/patrimonio netto complessivo consolidato sulla base del
bilancio 2008. Nel caso che questo rapporto superi il 185% Beni Stabili è
obbligatoa rimborsare a 100, ma mi sfugge chi finanzierebbe l'operazione,perché
vorrebbe dire che la società è in difficoltà finanziaria
e il rimborso anticipato aggraverebbe questa situazione. L.Gai (via e-mail) •
Il lettore richiede informazioni sull'obbligazione convertibile emessa da Beni
Stabili (Isin IT0004115918). Il bond, sottolinea la società di consulenza
indipendente Norisk, ha un valore nominale pari a un euro e scadrà il 27
ottobre 2011, una vita residua di poco meno di tre anni. Pagherà cedole annuali
pari al 2,5% ed è previsto il rimborso a 100 alla scadenza. La parte opzionale
riguarda il rapporto di conversione, pari a 1 a 1: per ogni convertibile il
possessore può ottenere un'azione ordinaria, la facoltà può essere esercitata
in ogni momento, fino al 30 settembre 2011. L'obbligazione convertibile quota
attualmente sotto la pari a 88, rispetto a un valore dell'azione ordinaria di
0,47 euro, il rendimento a scadenza è del 7,7 per cento. La società emittente è
uno dei player più importanti del settore "real estate" (immobiliare)
italiano e il socio di maggioranza, con il 75%, è Fonciere Des Regions,
partecipata a sua volta dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio, patron di
Luxottica. L'analisi del prospetto informativo fa emergere che il prestito può
scadere anzitempo su richiesta dell'emittente oppure su azione
dell'obbligazionista. Nel primo caso è richiesto che il prezzo del titolo
azionario Beni Stabili rimanga per almeno 20 giorni di Borsa aperta, su 30
consecutivi, superiore a 1,3 euro, quindi su livelli molto più alti di quelli
correnti. L'emittente può richiedere il rimborso anticipato qualora siano state
convertite almeno il 90% del nozionale dello strumento e qualora vi sia un
cambiamento del regime fiscale tale da aggravare la posizione del debitore.
L'obbligazionista può richiedere il rimborso anticipato al valore nominale
addizionato degli interessi di periodo maturati se avviene un«evento che
comporta un cambio di controllo ». L'articolo7.e del prospetto informativo
precisa cosa intende per tale espressione. Questo evento avviene nel caso in
cui si verifichino un cambio di controllo e un evento peggiorativo di credito.
La prima fattispecie è necessaria all'esercizio del diritto
dell'obbligazionista e l'emittente è tenuto a comunicare al mercato questo
mutamento del contesto aziendale. L'evento peggiorativo del merito di credito
avviene qualora si abbia un peggioramento marcato, entro i 12 mesi successivi
al cambiamento del controllo, della situazione debitoria. L'indicatore chiave è
il rapporto tra l'indebitamento netto e il patrimonio netto consolidato, in
quanto, coerentemente con il documento legale, l'obbligazione non possiede il
rating. Questa previsione era stata inserita per scongiurare le cosiddette
acquisizioni "a leva" che avrebbero potuto zavorrare i conti
societari del debito prodotto per effettuare la scalata. La crisi economico-finanziaria ha ridotto la possibilità di queste azioni
piuttosto ricorrenti negli anni passati e probabilmente per qualche anno sarà
difficile assistere ad acquisizioni aggressive dal punto di vista del debito.
Il calcolo di questa variabile, utilizzando i dati diffusi da Bloomberg,
produce il risultato pari al 112% quindi inferiore al livello
"barriera". Norisk sottolinea come però effettivamente manca
l'elemento essenziale ovvero il cambio del controllo. La possibilità di questo
evento appare al momento piuttosto remota considerando il forte controllo della
società da parte della controllante francese (75%). Concludendo, l'eventuale
investimento nel titolo non dovrebbe essere indotto dalla eventualità di un
rimborso alla pari prima della scadenza naturale della obbligazione. «Ogni
dettaglio in più è benvenuto a condizione che non sia fuorviante e male
interpretato» a cura di Marco Liera
( da "Corriere Economia"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 04/05/2009 - pag: 1 Banche e compensi, il modello
Unicredit DI SERGIO BOCCONI Unicredit ha rivisto i criteri di remunerazione;
Intesa Sanpaolo e Ubi per il momento assegnano all'assemblea il compito di
votarli riservando a un secondo tempo eventuali modifiche; il Banco Popolare
con il suo dualistico che vede i manager nel consiglio di gestione, considera
di aver assolto agli impegni. Le disposizioni del Governatore di Bankitalia,
Mario Draghi, e il successivo pressing della direzione dell'istituto di
vigilanza hanno impegnato le banche a costruire una nuova governance nel
sistema di remunerazione dei vertici e dei manager di prima fila. E la strada
principale sembra essere quella di aver legato le remunerazioni agli obiettivi
di lungo periodo, individuati in almeno un paio di anni. Come
ha indicato Unicredit con una formula efficace nella relazione degli
amministratori, remunerazioni, risultati e obiettivi devono essere
«sostenibili». E questo sembra essere il primo cambiamento concreto, forse una
lezione salutare, della crisi finanziaria.
( da "Corriere Economia"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 04/05/2009 - pag: 18 Sondaggi L'Osservatorio «Tomorrow
Swg» misura il polso al Paese: il pessimismo è notevole soprattutto al Sud e
tra le donne La casa vince sempre, la Borsa recupera Italiani più preoccupati
di ottobre. La crescita dei salari e la crisi finanziaria sono le prime
emergenze da risolvere. Il 70% punterebbe sugli immobili. E, a sorpresa, sale
l'interesse per le azioni in saldo DI GIUDITTA MARVELLI P reoccupati: e come
biasimarli? Razionali nell'indicare i problemi dell'Italia. Innamorati
del mattone a oltranza, ma anche consapevoli che la Borsa - se ci fossero i
soldinon sarebbe mica una cattiva idea. Gli italiani nella piovosa primavera
della crisi, dove si è acceso qualche timido spiraglio
di sole, sono stati fotografati dall'osservatorio Tomorrow Swg. Al campione di
700 maggiorenni, intervistati tra il 28 e il 29 aprile, sono state fatte le
stesse domande che CorrierEconom ia aveva pubblicato nei primi giorni di
ottobre, nel momento di massima confusione seguito al fallimento della banca
d'affari Lehman Brothers. La classifica «La crisi dei
mercati è esplosa nel vissuto degli italiani spiega Diego Martone consulente di
Swg che cura la ricerca trimestrale sul sentiment economico delle famiglie . Se
fino a ottobre scorso solo un settimo della popolazione, il 15% circa,
segnalava il crollo dei listini come problema principale, oggi ben un terzo
degli italiani pensa che la débacle delle Borse e dell'economia sia la prima
emergenza da tamponare ». Ovviamente il mancato aumento degli stipendi (41%
contro il 42% di ottobre) resta sempre il tema più votato perché tocca
direttamente tutti e non solo chi ha qualche possibilità di investire, ma la
presa di coscienza dell'effetto a catena generato dalla scomparsa dei capitali
è molto forte. La crisi dei mercati è più sentita tra
chi ha più di 45 anni (e quindi ha messo da parte qualcosa) mentre l'erosione
dei salari è più sentita dai giovani e da chi è nel pieno della carriera
lavorativa. L'ottimismo non è materia abbondante in nessun luogo della
Penisola. Il 55% del campione si autodefinisce pessimista (40%) o molto
pessimista (15%), mentre il 31% non sa come sentirsi e solo il 12% si iscrive
al partito di chi vede rosa. Con un 1% che addirittura si dice «molto ottimista
». In particolare sono pessimisti i residenti al Sud (63%), le donne (58%) e
chi ha tra i 18 e i 44 anni. Ma in nessuna categoria si scende sotto il 50% di
pessimisti: statisticamente significa che il veder nero è molto diffuso.
Stabilità La preoccupazione per il proprio piccolo o grande portafoglio finanziario
è invece rimasta praticamente immutata. Nell'ottobre del 2008 il panico diffuso
dopo il crac di Lehman Brothers aveva prodotto un 51% di timorosi per il
destino dei risparmi. Oggi siamo sempre al 50% ed è stabile al 29% anche la
quota di chi non sa dire se è preoccupato o tranquillo e quella minoritaria dei
«tranquilli» fermi al 17-18%. «Questo immobilismo ha una duplice lettura dice
Martone . In autunno era una conseguenza della grande incertezza che impediva
di valutare il futuro. Ora si hanno più elementi per comprendere e la
preoccupazione può essere un sintomo della consapevolezza delle conseguenze
della crisi sul ciclo economico». In che cosa
investirebbe se ci fossero soldi e possibilità? Alla domanda chiave del
sondaggio gli italiani rispondono con ancora più convinzione statistica di
quella mostrata in autunno: «Case e ancora case». Il 67% del campione (a
ottobre era il 62%) non ha dubbi: un bel mattone scaccia qualsiasi ansia. Forse
un po' a sorpresa, invece, perdono terreno afflitti da rendimenti vicini allo
zero gli inossidabili Bot. Solo il 29% li comprerebbe ora, mentre il 49% non li
considera un buon acquisto. Nuove idee A identica sorte vanno incontro i Buoni
postali (il 35% li comprerebbe, il 44% no) e anche i conti ad alta remunerazione.
Interessante e, chissà se indice di una lenta maturazione di conoscenze
finanziarie, la risposta sulle azioni. Solo il 19% le comprerebbe oggi, mentre
il 61% ritiene che non sia il caso. Ma il paragone con ottobre mostra un
gradimento in crescita di ben cinque punti percentuali: in autunno infatti solo
il 14% avrebbe comprato e ben il 72% avrebbe lasciato perdere. L'idea che i
mercati azionari si trovino ora a minimi storici che meritano una qualche
considerazione ha un qualche riscontro anche nel sentiment delle famiglie.
( da "Corriere Economia"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 04/05/2009 - pag: 19 Guru Lo scienziato di Yale che
smonta l'uso delle formule per investire: ingannano perché non contemplano le
anomalie «Diffidate dei maghi matematici» Mandelbrot: i modelli delle banche
d'affari ignorano la vera imprevedibilità dei mercati H anno inventato le
formule per trasformare i mutui subprime in titoli obbligazionari e
impacchettarli in derivati complicatissimi. Ora sono sul banco degli imputati
come colpevoli dell'attuale crisi
finanziaria. «La formula segreta che ha distrutto
Wall Street» è stato, ad esempio, il titolo di una grande inchiesta di Wired e
si riferisce alla cupola gaussiana con cui dal 2000 in poi è stata calcolata la
probabilità di default (fallimento) dei bond impacchettati nei Cdo
(Collaterized debt obligation). Mentre l'inserto «Scienze» del
quotidiano New York Times ha dedicato una copertina ai quants , i matematici e
fisici che a Wall Street fanno finanza quantitativa e sui quali Warren Buffett
ha lanciato l'avvertimento: «State attenti ai maghi dei computer che offrono
formule». Ma il problema non è la matematica in sé: è invece quale tipo di
matematica e come viene applicata alla Borsa, ha spiega Benoît Mandelbrot,
professore di Scienze matematiche all'università di Yaledo alla Italian Academy
della Columbia University di New York, in occasione del Festival della
matematica. «Il (cattivo) comportamento dei mercati» era il tema della sua
lezione, uguale al titolo del suo libro uscito nel 2004, ma ora ripubblicato e
diventato un best seller: i modelli usati dalle banche d'affari sono sbagliati
alla radice, perché descrivono i movimenti dei mercati come «moderatamente
variabili». Così per questi modelli sono imprevedibili crolli del 23% in un
giorno come è successo il 19 ottobre 1987 a Wall Street; ed è ugualmente
impossibile il contagio dei titoli «tossici ». Quando avvengono questi «salti»
sono considerati anomalie e liquidati come cattivi comportamenti. Invece
secondo Mandelbrot sono il modo normale di funzionare dei mercati e sono
rappresentabili con la geometria dei frattali da lui inventata: la volatilità
dei prezzi è selvaggia e il loro andamento è ruvido, non liscio e continuo. «Il
prezzo di un'azione può cambiare drammaticamente da un momento all'altro per
esempio per l'arrivo di una notizia spiega Mandelbrot . Invece le teorie della
probabilità comunemente usate in finanza, su cui si fondano il modello dei
prezzi delle opzioni di Black-Scholes, il Var (Valore a rischio) e i portafogli
efficienti, assumono una casualità mite e sottovalutano enormemente i rischi».
Insomma secondo Mandelbrot le previsioni finanziarie non solo non sono
accurate, ma sono anche pericolose perché danno un falso senso di sicurezza. Il
rischio nella realtà è molto maggiore, come si vede dal fatto che Wall Street è
oggi a un livello inferiore a dieci anni fa. È impossibile allora fare
previsioni ed è meglio stare alla larga dalla Borsa? «No risponde Mandelbrot a
CorrierEconomia -. L'importante è capire che la Borsa è un affare rischioso.
C'è chi ha applicato le mie teorie al trading facendo un sacco di soldi, come
Nassim Taleb, l'autore del 'Cigno Nero'. I mercati funzionano in modo molto più
complesso di quanto i modelli standard vogliano far credere». M.T.C. Numeri
Benoît Mandelbrot, matematico di Yale: no alle formule Ansa
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 04-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: LE AGENDE DELLA SETTIMANA data: 2009-05-04 - pag: 12 autore:
NEL MONDO Giovedì il consiglio dei Governatori della Bce Lunedì 4 maggio Zona
euro Alle 10 viene diffusa la seconda lettura dell'indice Pmi manifatturiero:
gli analisti scommettono su una conferma della prima stima, a quota 36,7
(rispetto ai 33,9 punti registrati a marzo). Recuperi sono previsti anche per
Germania,Francia e Italia. Alle 13 il vice-presidente della Banca centrale
europea, Luca D. Papademos, tiene un discorso sulla crisi
economica. Germania Dall'Ufficio federale di statistica arrivano i dati sulle
vendite al dettaglio: la previsione è di un aumento dello 0,2% rispettoa
febbraio e di una contrazione dello 0,4% rispetto ai livelli di marzo 2008.
Francia La multinazionale francese Alcatel-Lucent che opera nel settore
dell'elettronica e delle telecomunicazioni pubblica (prima dell'apertura dei
mercati) i risultati del primo trimestre 2009. Stati Uniti Il dipartimento del
commercio rende note alle 16 le statistiche sull'andamento della spesa nel
settore delle costruzioni: gli analisti puntano su un dato ancora in calo–
sarebbe il sesto consecutivo –di circa un punto e mezzo percentuale (–0,9%a
febbraio). In giornata sono previsti anche gli interventi di Thomas Hoenig
(Fed) sulla crisi finanziaria statunitense (alle 18,30) e di Jeffrey Lacker (Fed) sullo
scenario economico (alle 20). Sempre oggi, è in calendario la pubblicazione dei
risultati degli stress test sulle 19 principali banche Usa. Martedì 5 maggio
Zona euro Eurostat diffonde alle 11 l'indice dei prezzi alla produzione
industriale: il tendenziale è previsto in calo del 2,7% (a febbraio è
stato registrato un –1,8%). Stati Uniti Alle 16 viene reso noto l'indice Ism
del settore dei servizi: dopo i due cali consecutivi di febbraio e marzo , il
consensus degli analisti punta su una lettura in rialzo, da 40,8 a quota 42.
Alla stessa ora è in programma un'audizione del presidente della Fed, Ben
Bernanke, sull'economia e sugli interventi a favore del sistema finanziario.
Mercoledì 6 maggio Zona euro è in calendario alle 10 la diffusione della
seconda stima dell'indice Pmi del settore non manifatturiero ad aprile: il
consensus punta su una lettura invariata, a quota 43,1. Sempre oggi, alle 11
arrivano dall'Eurostat le statistiche sulle vendite al dettaglio a marzo: gli
analisti prevedono un miglioramento dello 0,2% su base mensile (-0,6% a
febbraio). Germania Vegono diffusi oggi da Munich Re, il colosso tedesco della
riassicurazione, dal gruppo automobilistico Bmw e dalla compagnia elettrica Rwe
che ha sede ad Essen, i risultati del primo trimestre. Stati Uniti L'Adp,
società statunitense leader nel settore delle buste paga, diffonde alle 14,15
il report sui nuovi occupati ad aprile: la previsione è di una lettura in calo
di 645mila unità. Il dato anticipa quello ufficiale del ministero del Lavoro
che sarà comunicato venerdì 8. Alle 4,30, la presidente della Federal Reserve
di San Francisco, Janet L. Yellen, tiene un discorso sulla recessione negli
Stati Uniti. Giovedì 7 maggio Giappone La Banca del Giappone pubblica all'1,50
i verbali della riunione di politica monetaria del 6-7 aprile. Zona euro/Bce Si
riunisce il consiglio dei governatori della Banca centrale europea: gli
analisti prevedono un calo di 25 punti base del tasso Refi, all'1 per
cento.L'annuncio è in programma alle 13,45; alle 14,30 è stata fissata la
conferenza stampa del presidente Jean-Claude Trichet. Gran Bretagna Riunione di
politica monetaria della Banca d'Inghilterra: il consensus punta su una
conferma dell'attuale livello dei tassi (allo 0,5 per cento). L'annuncio è
previsto alle 13. Germania Dal ministero dell'Economia vengono resi noti alle
12 i dati sugli ordini all'industria a marzo:gli analisti scommettono su una
lettura invariata su base mensile dopo il calo del 3,5% registratoa febbraio.
Su base annua, gli ordini dovrebbero risultare in calo del 34,8%, comunque in
rallentamento dal minimo storico toccatoa febbraio (–38,2 per cento). Svizzera
Swiss Re, il colosso elvetico con sede a Zurigo, ai primi postia livello
mondiale nel settore delle riassicurazioni, diffonde oggi la prima trimestrale.
Stati Uniti è in programma alle 14,30 la diffusione dei dati sulla produttività
e il costo del lavoro nel primo trimestre:l'attesa è per una lettura in rialzo
dello 0,8% nel primo caso e del 2,6% nel secondo. Alla stessa ora sono in
uscita le richieste di sussidio alla disoccupazione nella settimana al 2
maggio. Nella frazione precedente è stato registrato un calo di 14mila unità
che ha portato il livello complessivo a quota 631mila. Alle 15,30 discorso di
Ben Bernanke sulla regolamentazione finanziaria.
Venerdì 8 maggio Germania Dall'Ufficio federale di statistica arrivano alle 8
le statistiche sui movimenti della bilancia commerciale: l'attivo tedescoè dato
in lieve rialzo, rispetto a febbraio, da 8,7 a 8,8 miliardi di euro Sempre
oggi, ma alle 12, sono in uscita i dati sulla produzione industriale (–1,7%la
previsione degli analisti, dopo il calo del 2,9% segnato a febbraio). Gran
Bretagna L'Istituto nazionale di statistica diffonde, alle 10,30, i dati
sull'andamento della produzione manifatturiera ( +0,2% mensilea marzo, +3,3%
tendenziale). Stati Uniti Arriva il rapporto sul mercato del lavoro: i
lavoratori dipendenti non agricoli sono dati in calo di 620mila unità (–663milaa
marzo), mentre il tasso di disoccupazione è previsto in crescita dall'8,5
all'8,9% della popolazione attiva. Giappone Diffondono i dati di bilancio
2008/09 Toyota, la multinazionale che produce automobili, e Toshiba, la società
nella top ten della produzione mondiale di chip.
ACURADISTEFANONATOLICOLLABORAZIONEILSOLE24ORE/RADIOCOR
( da "Stampa, La" del
05-05-2009)
Argomenti: Crisi
RITORSIONE DI
WASHINGTON PER IL RIFIUTO EUROPEO DI CONSUMARE CARNE AMERICANA AGLI ORMONI Il
dazio stronca l'acqua italiana In Usa un 100% di sovrattassa sulla minerale
d'importazione [FIRMA]LUIGI GRASSIA Il protezionismo strisciante (quella cosa
perversa che sempre si manifesta nei periodi di crisi economica) fa una nuova
vittima, che stavolta sono le acque minerali italiane esportate in America. Dal
prossimo giorno 8, venerdì, gli Stati Uniti imporranno un dazio doganale del
100% sulle acque minerali in arrivo dal nostro Paese (e dal resto
dell'Unione europea). In sostanza il prezzo raddoppia. Una botta del genere ha
un intento palesemente provocatorio e infatti le autorità di Washington la
giustificano come mossa tattica sulla complicata scacchiera dei rapporti
commerciali. Secondo l'Associazione delle camere di commercio italiane
all'estero, l'imposizione è stata decisa dalla United States Trade
Representative (Ustr) «per riavviare le trattative sul divieto d'importazione
di carni di manzo trattata con sostanze ormonali, imposto dall'Ue». Cioè si
tratterebbe di una ripicca o meglio di una pressione per ottenere risultati su
un altro fronte. Peccato che il Wto e altre sedi internazionali siano state
concepite per creare dei fori ad hoc dove risolvere le controversie commerciali
evitando questo genere di ritorsioni. Peccato, anche, che la vertenza sulla
carne coinvolga l'Italia come la media dei Paesi europei mentre la faccenda
delle acque minerali pesa sul nostro Paese molto di più: secondo il presidente
dell'Italian American Chamber of Commerce Midwest, Robert Allegrini,
«all'Italia è imposto il pagamento del 37% dei dazi sul totale delle
esportazioni colpite dal provvedimento, lasciando il restante 63% da dividere
tra gli altri 26 Paesi dell'Ue». Per questo motivo la Camera di commercio
italiana di Chicago ha promosso una petizione sottoscritta da oltre 60
ristoratori italiani (grandi importatori di acqua italiane per sposarle ai
piatti) e rivolta a Ronald Kirk, rappresentante di Obama nelle trattative commerciali.
Nella lettera si chiede di sospendere il provvedimento perché «penalizzerebbe
le vendite nei ristoranti, con conseguenti ricadute sui posti di lavoro».
Naturalmente questo è solo uno dei danni dei super dazi. Fra l'altro va notato
che la sovrattassa del 100% non rappresenta il raddoppio di un prezzo modesto
ma di un prezzo che già in partenza è piuttosto elevato: infatti in un'America
dove quasi tutto costa poco in confronto all'Italia, se c'è una cosa che si
paga più cara è proprio l'acqua minerale. Dal punto di vista degli Usa a essere
protezionista non è l'America ma l'Europa, perché il Vecchio continente si
rifiuta di importare le carni allevate in America in quanto piene di ormoni
(legali da loro, proibiti da noi); è una scusa per chiudere le frontiere ai
loro prodotti, secondo gli Usa.
( da "Stampa, La" del
05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Ricardo
Martinelli Personaggio Un capo dell'Eta 60% ORIGINI TOSCANE SPOT A VALANGA GIAN
ANTONIO ORIGHI Un tycoon italiano alla guida di Panama Il re dei supermercati
stravince alle presidenziali «Si nasconde in un paese del Friuli» dei voti ai
conservatori Il nonno emigrò da Lucca all'inizio del secolo scorso e sposò una
spagnola Padrone di due tv, ha inondato la nazione di messaggi aggressivi
MADRID Buona la seconda. A cinque anni dal suo primo debutto nell'arena
elettorale, quando aveva riscosso un misero 5 per cento, l'oriundo italiano
Ricardo Martinelli, leader del cartello conservatore Alianza por el Cambio (Ac)
e principale imprenditore di Panama, ha stravinto le elezioni presidenziali
dell'altro ieri con più del 60 per cento dei voti, contro il 36 per cento del
progressista e governante Partido Revolucionario Democrático (Prd). Un trionfo
superiore persino ai sondaggi, che già gli davano 16 punti di vantaggio.
«Martinelli stravince», sintetizzava ieri «La Prensa», il principale giornale
del Paese centroamericano, che conta poco più di tre milioni di abitanti. Il
neo-eletto entrerà in carica il prossimo 1 luglio. Sposato e padre di 3 figli,
cattolico, 57 anni, il primo discendente di immigrati del Belpaese a
raggiungere la stanza dei bottoni nel Cono Sud ha festeggiato a suo modo,
intonando a pieni polmoni, davanti ai fan che lo acclamavano, la popolare
canzone «El Rey». Sempre in maglietta, vulcanico, con una pancia nemica delle
palestre, e i capelli bianchi spettinati che cominciano a diradarsi, Martinelli
ha promesso: «Ci sarà più lavoro e più equità, più sicurezza e finalmente un
metrò nella capitale», sconvolta dal traffico e dove vive un terzo della
popolazione: costo previsto 900 milioni di dollari. Il magnate, padrone di una
serie infinita di aziende, tra cui la più importante catena di supermercati,
direttore di due tv e di una banca, si è pagato di tasca sua la campagna
elettorale ed i dilaganti spot. Il Prd l'aveva ribattezzato il «Berlusconi di
Panamá». Ma questo populista e conservatore doc (patrimonio stimato in 400
milioni di dollari) che odia Chávez e i fratelli Castro, amico di Washington, e
che ha promesso mari e monti in un Paese ribattezzato il «dragón
centro-americano», che anche quest'anno dovrebbe crescere di oltre il tre per
cento. Il drago però comincia a perdere qualche colpo nel
mezzo della crisi finanziaria mondiale e il 41 per cento della popolazione vive ancora sotto
la soglia della povertà. Nato nella capitale, liceo negli Usa, dove poi si è
laureato in amministrazione di impresa con master in marketing, Martinelli si è
costruito un impero da solo. Il Paperone è stato anche ministro del
Canale dal 1999, quando gli Stati Uniti hanno restituito la proprietà della via
tra l'Atlantico e il Pacifico ai panamensi, al 2004: un incarico strategico
perché il Canale è l'industria più importante del Paese. Ed è stato anche tra i
propulsori del suo raddoppio, un investimento di 5 miliardi di dollari che
dovrà culminare proprio lui nel 2014. Comunicatore nato (il suo slogan: «Tu mi
dai il voto, io ti dò il cambiamento»), estroverso, il miliardario ha promesso
più investimenti esteri, una pensione di 100 dollari agli anziani oltre i 75
anni, case popolari. E, soprattutto, ha convinto le classi popolari che lui era
il modello. Predicava nella campagna elettorale in cui ha percorso
letteralmente il Paese, apparendo davanti alle telecamere persino tagliando
banane insieme ai contadini. «L'imprenditore è una persona che sa fare tutto -
spiegava -. Il politico è una persona che fa una sola cosa alla volta: o parla
o cammina, o pensa o rutta. Io sono la novità». La sinistra? «Vende sogni
d'oppio». Nel 1990 Martinelli ha fondato il suo partito, Cambio democratíco,
perno di Ac. E dal 2004 è entrato in campagna, aiutato anche dalla moglie,
presidentessa della Fundación Ricardo Martinelli, che ha distribuito a man
bassa borse di studio agli studenti poveri. Gli avversari lo chiamavano «El
Loco» (il pazzo) per una sua presunta malattia psichiatrica che curerebbe con
pillole. «Noi pazzi siamo maggioranza», gongolava domenica notte, dopo che le
urne gli hanno dato ragione. Il magnate che guiderà uno dei più fiorenti
paradisi fiscali del mondo giura di lottare contro corruzione e criminalità. E
tuona: «Me ne frego di essere definito di destra. Il mio obbiettivo è risolvere
gli annosi problemi del Paese mai risolti dai politici tradizionali, che ci
hanno lasciato miseria e fame». José Antonio Urritikoitxea Bengochea, 58 anni,
capo politico dei terroristi baschi dell'Eta e ricercato per strage dal 2002,
si nasconderebbe dal giugno 2007 in un paesino di 10 mila abitanti in provincia
di Pordenone. Lo assicura il settimanale conservatore madrileno Época, secondo
cui l'intelligence di Madrid lo controlla e non lo fa arrestare perchè Ternera,
«falco» favorevole all'ultima tregua rotta poi 2 anni fa, è un asso nella
manica che il governo Zapatero vuole preservare per ipotetici futuri negoziati.
( da "Repubblica, La"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XIII -
Torino Directa galleggia nella tempesta Per la società di trading flessioni
contenute nell´orribile 2008 "Nonostante i crolli delle Borse siamo
riusciti a rafforzare la nostra posizione" STEFANO PAROLA In autunno si è
scatenata una tempesta finanziaria senza precedenti,
eppure Directa Sim ha visto crescere il numero dei clienti operativi: oggi sono
oltre 14 mila, cioè il 6 per cento in più rispetto alla fine del 2007. Insomma,
nemmeno il timore per il grande crac ha placato la crescita del trading online.
Del resto, come spiega Mario Fabbri, amministratore delegato della società
torinese che dal 1995 permette di acquistare e cedere titoli in tempo reale,
«chi opera in Borsa non viene turbato più di tanto da certi episodi: una volta
che ha riassestato la propria visione delle cose riprende a operare come
prima». Così chi già "giocava" a Piazza Affari ha continuato a farlo
e ha visto aumentare il numero di colleghi investitori: «Una parte - dice il
numero uno di Directa - proviene da nostri concorrenti, mentre molte persone
hanno giudicato questo momento come il più vantaggioso per entrare nel mercato,
grazie ai prezzi particolarmente bassi. E ancora, c´è chi si è scottato con
qualche banca o qualche consulente, e allora preferisce fare da solo e dire:
"Almeno se sbaglio, sbaglio io"». L´autunno è stato duro («c´è stato
un momento, a ottobre, in cui sembrava che il sistema bancario non avrebbe
retto alla catastrofe» dice Fabbri), ma ora Directa si attende un 2009
all´insegna del miglioramento, perché, spiega l´ad, «i mercati
non sembrano essersi chiusi, anzi c´è una bella volatilità che è ideale per il
trading online». L´anno passato la società torinese ha visto crescere il numero
dei clienti, ma non quello delle operazioni, che però si sono mantenute
stabili. In totale, si parla di 5,3 milioni di transizioni, cioè il 3 per cento
in meno del 2007. Un risultato non del tutto negativo se si tiene conto della
stasi che ha caratterizzato la parte centrale dell´anno e della grande crisi di
ottobre. Fattori che hanno penalizzato soprattutto il bilancio di Directa.
L´utile, infatti, è calato del 55 per cento, scendendo dai 2,65 milioni di euro
di due esercizi fa agli 1,2 milioni dello scorso anno. «Per
i mercati finanziari -
commenta l´ad Fabbri - il 2008 è stato un anno drammatico, ma gli effetti sono
stati contenuti. Nel complesso, grazie agli investimenti in tecnologia e i
miglioramenti del servizio, abbiamo anzi rafforzato la nostra posizione
competitiva».
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-05-05 - pag: 1 autore: IL NOSTRO FUTURO Il mondo
globale? è appena cominciato di Guido Tabellini U no dei fenomeni economici più
rilevanti degli ultimi decenni è l'uscita dalla povertà di molti Paesi
emergenti, dall'Asia all'America Latina. Nel 1970, quasi il 40% della
popolazione mondiale viveva sotto la soglia di povertà (meno di un dollaro di
reddito giornaliero). Nel 2000 questa frazione si era dimezzata, e si sarebbe
dimezzata una seconda volta tra il 2000 e il 2015, secondo le previsioni
formulate prima dello scoppio della crisi economica mondiale. E ora? Quali sono
le implicazioni della crisi sulle tendenze di lungo periodo delle economie
emergenti? Si interromperà la convergenza economica dei Paesi poveri verso
quelli ricchi, oppure tutto tornerà presto come prima della crisi, o
addirittura la convergenza sarà ancora più rapida? La crescita dei Paesi
emergenti è stata spinta soprattutto da due fattori. Il primo è la
globalizzazione. L'integrazione del commercio e della finanza mondiali ha
aperto nuovi mercati di sbocco per beni e servizi, ha consentito di finanziare
nuovi investimenti, ha facilitato la convergenza tecnologica diffondendo in
tuttoil mondo l'accumulazione di conoscenza che originava nei Paesi avanzati.
In secondo luogo, le politiche economiche attuate nei Paesi emergenti, e in particolare
le liberalizzazioni, hanno migliorato il funzionamento dei mercati domestici e
hanno portato stabilità macroeconomica. Non c'è dubbio che le principali
incognite aperte dalla crisi riguardino soprattutto il futuro della
globalizzazione. Da un lato, il sostegno statale alle
economie dei Paesi avanzati si accompagna a forme più o meno esplicite di protezionismo. Dall'altro, la crescita
generalizzata dell'avversione al rischio induce il rimpatrio dei capitali
investiti all'estero. Inoltre, uno dei principali mercati di sbocco, quello
alimentato dalla spesa dei consumatori americani, era cresciuto troppo e dovrà
ridimensionarsi. Tuttavia, come è emerso anche dalla recente riunione
del G-20, la consapevolezza sui danni del protezionismo
è diffusa. Le organizzazioni internazionali, dal Fondo monetario internazionale
alla Banca mondiale, sono state rafforzate; e l'invito alla Wto a vigilare per
evitare recrudescenze protezionistiche non è solo retorica. Continua u pagina
17 l'articolo prosegue in altra pagina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-05 - pag: 16 autore: Europa, l'ora
di contare sul serio M entre la crisi finanziaria mondiale si trasforma inesorabilmente in crisi economica e adesso in crisi industriale, un grido risuona per
il continente: «Dov'è l'Europa?». Finora, la reazione di Bruxelles è stata
tutt'altro che rassicurante. La linea d'azione della Commissione europea è
difendere a tutti i costi l'integrità del Mercato unico e usare i suoi formidabili
poteri giuridici per garantire che i piani di salvataggio e gli altri
aiuti statali messi in campo dai Governi dell'Unione non falsino la
concorrenza. è un mantraa cui siamo abituati e tra gli industriali sembra
rafforzarsi la sensazione che non sia abbastanza. Mentre in Europa monta la
paura che lo stallo dell'industria si traduca in una chiusura di stabilimenti
importanti e in una perdita di posti di lavoro a catena in migliaia di aziende
più piccole, i Governi nazionali si ritrovano in rotta di collisione con
l'Unione Europea, anche se sanno che la loro migliore chance di salvezza
risiede in un'azione concordata a livello europeo. A Bruxelles c'è la
consapevolezza che la crisi offre un'opportunità
politica reale, anche se la Commissione ancora non l'ha sfruttata. è giunta
l'ora di un nuovo quadro di politica industriale dell'Unione, che consenta a
Bruxelles di usare il suo status di honest broker per gestire interessi
contrastanti. Gli eurocrati della Commissione dovrebbero rispolverare i loro archivi
di trent'anni fa e ricordarsi di come i loro predecessori avevano affrontato la
crisi dell'acciaio che allora minacciava di scatenare
una guerra commerciale intraeuropea. Alla fine degli anni 70, la Commissione
dichiarò lo stato di "crisi manifesta" e
concordò con gli Stati membri i dettagli di quello che divenne noto col nome di
Piano Davignon.Stilato dall'esponente belga della Commissione, responsabile
dell'Industria, molte delle norme di quel Piano sono chiaramente valide anche
per la situazione attuale, industria dell'auto inclusa. Il Piano Davignon
impose produzione e controlli dei prezzi validi per tutta l'Europa, monitorò e
coordinò gli aiuti di Stato dei Governi nazionali, predispose la chiusura delle
fabbriche obsolete, incoraggiò le fusioni e concesse finanziamenti comunitari a
programmi di riqualificazione per gli operai siderurgici in esubero.L'obiettivo
di fondo era rendere l'ossatura dell'industria pesante europea più competitiva
a livello internazionale. L'autore del Piano, il visconte étienne Davignon, ha
dichiarato recentemente allastampa belga che non riesce a capire come mai la
Commissione oggi non agisca in modo analogo: «Una cosa del genere
legittimerebbe gli aiuti nazionali (all'industria automobilistica), ma farebbe
sì che ci sia una strategia comune dell'Unione Europea dietro a questi aiuti »,
ha scritto. I segnali provenienti dalla Commissione, tuttavia, non sono
incoraggianti. Il commissario all'Industria, GÜnther Verheugen, recentemente ha
risposto così alla General Motors e alla Renault, che chiedevano un ruolo più
"attivo" della Ue nel coordinare i piani di salvataggio: «Non ci sarà
alcun piano d'intervento per settori specifici». Verheugen ha sottolineato che
Bruxelles non ha né i fondi né la volontà di venire in soccorso dell'industria
automobilistica, e vede scarse analogie tra i rischi di sistema che
caratterizzano il settore finanziario e i problemi con cui devono fare i conti
i comparti manifatturieri. Quello che conta non è se una nuova strategia anticrisi dell'Unione debba o non debba somigliare al Piano
Davignon, ormai in buona parte dimenticato. Quello che conta è che l'Europa
dovrebbe mostrare di aver predisposto un piano di massima comune per
contrastare il rallentamento. Gli eurocrati insistono che gli strumenti e le
regole necessari esistono già, ma questo vuol dire ignorare la realtà politica.
Se non si riuscirà a rendere più flessibili le regole del mercato interno
europeo, i Governi degli Stati membri le ignoreranno. La crisi
inoltre ha sottolineato l'esigenza a lungo termine di un approccio più
concer-tato alla politica industriale. In Europa cresce la consapevolezza che
la crisi rimodellerà la nostra base industriale, man
mano che le roccaforti d'eccellenza tecnologica di Unione Europea e Stati Uniti
cederanno all'ascesa dei Paesi asiatici. Ma la strategia europea di Lisbona,
vecchia di dieci anni, per garantirsi la leadership mondiale nei settori ad
alta tecnologia è ampiamente screditata, ragione in più per riservare ampio
spazio alla ricerca in qualsiasi programma industriale europeo. La
presentazione è una parte fondamentale di ogni processo politico, ed è la parte
su cui la Commissione europea è meno
competente.Siagliindustrialicheicittadi-nicomunivoglionosentirdirechelaCom-missionestalavorandoaunapprocciopo-liticocheguardialdilàdeicupi
cenaridel presente. Verve e squilli di tromba non saranno la specialità degli
eurocrati di Bruxelles, ma c'è urgente bisogno di qualcuno bravo a
"vendere" politicamente l'azione della Commissione per ristabilire un
clima di fiducia nel progetto europeo, oltre che nell'economia. Copyright:
Project Syndicate, 2009 (Traduzione di Fabio Galimberti) di Giles Merritt
SEGRETARIO GENERALE FRIENDS OF EUROPE
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-05 - pag: 23 autore: Concorrenza.
Proposta di Confindustria Montante: «No ai protezionismi
nelle ferrovie» Rita Fatiguso MILANO «Gli investimenti infrastrutturali non
dipendono dalle Ferrovie, ma dal Piano nazionale dello Stato». Poche parole, ma
di peso, quelle rilasciate dall'amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti,
in occasione del convegno sull'economia del Sud organizzato a Palermo dal
sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè.
Un'affermazione questa condivisa da Antonello Montante, delegato nazionale
Confindustria per i rapporti con le istituzioni preposte al controllo del
territorio: «Mauro Moretti, un tecnico che è riuscito a portare in utile le
Ferrovie, ha ragione quando chiede allo Stato di effettuare più investimenti
per il Mezzogiorno». Con un'avvertenza, però. «Le risorse non devono arrivare
solo sulla rete, ma anche su materiale rotabile e sulla componentistica – ha
precisato Montante –. Dobbiamo evitare che a causa del protezionismo
tipico di molti Paesi i costruttori di materiale rotabile, una parte pregiata
del nostro made in Italy, finiscano ai margini del mercato». Montante quindi ha
sottolineato che occorre intervenire su nuovi fronti. «Le Ferrovie dello Stato
rispettano in pieno le normative comunitarie come pure vi si attengono
strettamente le stesse multinazionali italiane - ha spiegato –, il problema,
però, è un altro. Noi pretendiamo che anche le altre Ferrovie e le altre
multinazionali europee facciano altrettanto non privilegiando in maniera
unilaterale i propri mercati interni. Siamo certi che Mauro Moretti, nella sua
veste di presidente europeo Cer, vigilerà su fenomeni di questo tipo». Le Fs
(si veda Il Sole 24 Ore del 22 aprile) sono impegnate in una sfida aperta sui
mercati esteri, con particolare riguardo per la rete francese, ma non è tutto.
«Sono in arrivo investimenti immediati - ha ricordato Montante - risorse
importanti che saranno cruciali per fermare il grave fenomeno dell'illegalità e
della criminalità e per far ripartire l'economia del Sud e del Paese intero
»(si veda anche l'articolo a pagina 6). Occorre avere ben chiari gli obiettivi
da raggiungere. Tre sono le opere strategiche per il Mezzogiorno ricorda
l'amministratore delegato delle Ferrovie: «Prima di tutto c'è il completamento
dei corridoi europei con i collegamenti terminali con le grandi città del Sud:
Bari, Catania e Palermo. Poi, stiamo progettando la Bari- Napoli, mentre serve
un nuovo valico tra Benevento e Foggia». Necessari per Moretti anche gli
interventi sul tratto Ogliastro-Sapri «un collo di bottiglia in Calabria, il
punto di barriera per l'alta velocità». Infine, «è necessario realizzareuna
dorsale ferroviaria in Sicilia che colleghi Palermo, Catania e Messina,
permettendo di andare da Palermo a Catania in un'ora e venti». © RIPRODUZIONE
RISERVATA L'INTERVENTO Le imprese a Moretti (Fs): risorse non solo sulla rete
ma anche per la produzione di componenti e di materiale rotabile
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 29 autore: INTERVISTA
AngusMaddison Economistaestoricodellecontabilitànazionali «E il Pil Usa sarà
superato fra tre anni» Mario Margiocco è impossibile addentrarsi nella storia
economica, nei rapporti di forza di ieri e di oggi fra Asia e Occidente, fra
Stati Uniti ed Europa, fra Cina e Giappone, senza fare i conti prima o poi con
Angus Maddison. A lungo professore all'università di Groningen in Olanda, prima
capo economista all'Ocse, formazione in Gran Bretagna dove è nato nel 1926 e
negli Stati Uniti, Maddison è un pioniere negli studi delle contabilità
nazionali. Attraverso le sue valutazioni, ha potuto ricostruire l'economia
delle varie ere storiche e delle varie aree e ha acquisito una prospettiva di
rara profondità e vastità sullo sviluppo delle ricchezze e delle società.
Maddison ha lavorato a lungo sui dati del Pil della Repubblica popolare cinese
(Rpc) per arrivare alla conclusione che il sorpasso sugli Stati Uniti non è
affatto lontano, all'inizio del prossimo decennio, e non a metà secolo.
Maddison, che oggi vive nel nord della Francia, era in Italia nei giorni scorsi
per la presentazione della traduzione italiana di un suo saggio, L'economia
mondiale dall'anno 1 al 2030 (edizioni Pantarei), e per due conferenze, al
Politecnico di Milano e all'Università di Pavia. Negli equilibri storici fra
aree economiche, come si possono leggere le attuali crisi finanziaria e recessione, specie
per quanto riguarda il peso dell'economia Usa? Per gli Stati Uniti si è
trattato di un duro colpo, perché il sistema ha rischiato il collasso, un colpo
anche dal punto di vista del prestigio. Ma il dollaro ha tenuto bene, e questo
mi ha positivamente sorpreso. Dopotutto la sterlina, in condizioni
analoghe da parte della Gran Bretagna, ha perso il 30 per cento. è possibile
però che quanto accaduto acceleri il sorpasso da parte della Cina quanto a Pil.
I calcoli ufficiali pongono il sorpasso del Pil americano da parte di Pechino,
in cifra assoluta e non pro capite ovviamente, fra alcuni decenni. Io penso
possa avvenire fra due o tre anni. I miei calcoli infatti non si basano tanto
sulle statistiche ufficiali cinesi, e tengono conto di una vasta produzione che
credo non vi compaia. Oggi il Pil cinese secondo i miei calcoli è pari all'85%
di quello Usa. Secondo la Banca mondiale non arriva alla metà, ma questo non mi
pare realista. Vede in arrivo, o già arrivata, una deglobalizzazione? Credo che
l'internazionalizzazione delle economie non farà grandi passi indietro. Certo
non siamo in una fase propulsiva, ma piuttosto riflessiva. è possibile una
certa rinazionalizzazione della finanza. Ma sono rimasto impressionato dal
livello di internazionalizzazione del sistema bancario, che tuttavia adesso
sarà più prudente nei suoi investimenti.Quanto al protezionismo,
non vedo pressioni fortissime. Spinte sì, ma non pressioni a valanga. Il mondo
è troppo interconnesso. C'è la possibilità di un modello cinese di sviluppo, da
esportazione? No, la Cina si ritiene già il centro del mondo e non vuole
colonizzare. L'Europa è stata colonizzatrice, e per certi versi gli Usa lo sono
più ancora dell'Europa, perché hanno una componente messianica in più. I cinesi
si ritengono superiori a tutto questo. Non hanno preso Hong Kong con la forza,
non hanno preso Macao, e non prenderanno neppure Taiwan, con la forza. Ma anche
l'India sta crescendo molto. Il mondo sarà meno occidentale? è un dato che già
da alcuni anni l'Occidente non controlla più l'economia mondiale. Il totale
fallimento del sistema di sorveglianza bancaria e finanziaria
in Usa e Gran Bretagna non ha contribuito molto a rallentare il fenomeno. E il
mondo sarà meno americano? Gli Stati Uniti sono e restano di gran lunga la
prima economia del mondo. Hanno risorse territoriali, di materie prime, di
capacità di ricerca e produzione senza confronti, oltre a una bassa densità di
popolazione sul territorio. Quindi è presto per intonare il canto d'addio. La
Cina non vuole rivaleggiare con gli Usa. Vuole solo recuperare Taiwan,
pacificamente, ed essere rispettata come il vero portavoce dell'Asia, più del
Giappone. Comunque sì, Stati Uniti in particolare e Occidente in genere hanno
abbastanza fine tuning da praticare. Da dove incomincerebbe? Oh, c'è
l'imbarazzo della scelta. Mi pare ad esempio che le banche centrali abbiano
perso un po' la testa. Portare il costo del denaro a zero non serve granché, si
è visto in Giappone. Poi, un esempio che conosco bene: ho due figli, uno fa
l'economista, è brillante, è consulente del Governo, e guadagna 35mila sterline
l'anno; l'altro fa il banchiere, è altrettanto brillante, e guadagna un milione
di sterline l'anno. Qualcosa non funziona. mario.margiocco@ilsole24ore.com ©
RIPRODUZIONE RISERVATA «Il Prodotto della Rpc, in cifra assoluta, ha già
raggiunto l'85% di quello americano» «La globalizzazione non farà grandi passi
indietro: il mondo è troppo interconnesso» Esperto di bilanci. Classe 1926,
l'inglese Angus Maddison ha guidato a lungo anche la Divisione economica
dell'Ocse
( da "Corriere della Sera"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 05/05/2009 - pag: 5 Pil italiano giù del 4,4%,
allarme occupazione «Ue, senza lavoro all'11,5%». Tremonti: sui conti l'Europa
ci apprezza. Il fabbisogno sale a 48 miliardi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES- «Modest recovery », la parola chiave è questa: una «ripresa modesta
», che l'Unione Europea dice di vedere al suo orizzonte. E che per l'Italia si
dovrebbe tradurre in una prima, lieve inversione positiva di tendenza per il
2010: dovuta, dice sempre la Ue, anche alla «prudente politica di bilancio»
fatta dal governo di Roma. Il ministro Giulio Tremonti incassa, e commenta:
«Siamo molto soddisfatti». Le previsioni economiche di primavera, diffuse ieri
da Bruxelles, sono un tuffo nel buio, che a metà concede un
guizzo di luce: i mercati finanziari migliorano, e dice Joaquin Almunia, commissario Ue agli Affari
economici e monetari le Borse sono impegnate in un tentativo di
stabilizzazione; inoltre, le misure prese dai governi «dovrebbero fermare la
caduta e consentire un recupero nel prossimo anno». Non siamo ancora
fuori dalla caverna, e tuttavia «ci sono segnali positivi ». Parole non più
udite da molto tempo. Ma poi c'è il tuffo nel buio, appunto: cioè «la
recessione più pesante crisi: tutti i Paesi della zona euro supereranno nel
2009 il tetto del 3% nel rapporto deficit- Pil. Nei mesi successivi avverte
Bruxelles andrà ancor peggio: il deficit in Germania sarà al 5,9%, in Spagna al
9,8%. L'Italia è nel gruppo, e pedala o frena quasi allo stesso ritmo: il suo
Pil nel 2009 è visto in calo del 4,4%, il suo deficit punta al 4,5% e al 4,9%
nel 2010, il suo debito pubblico oltre il 116%, la sua inflazione in crescita
allo 0,8% e poi all'1,8%, la sua disoccupazione in salita verso l'8,8% (2009) e
il 9,4%. E c'è un dato in arrivo anche da Roma: il fabbisogno statale dei primi
4 mesi 2009 è di circa 48.400 milioni, 17 mila milioni in più rispetto allo
stesso periodo del 2008. La «tregua» accordata al-- l'Italia per il 2010 si
basa su un dato essenziale: Bruxelles prevede un Pil italiano in crescita dello
0,1%. La «ripresina » si dovrebbe avere anche in Germania (+0,3%) e altrove. Ma
nella media della Ue, non ci sarà: -0,1%, recessione confermata per l'intero
2010. Mentre la discreta tenuta alla distanza dell'economia italiana si spiega,
secondo Bruxelles, con «la relativa solidità del sistema bancario e la prudente
risposta di bilancio data dal governo al rallentamento economico», fattori che
«hanno finora contenuto l'impatto negativo della crisi sulle finanze pubbliche».
Parole che accolgono Giulio Tremonti al suo arrivo a Bruxelles per
l'Eurogruppo: «Ci riconosciamo nei numeri della Commissione europea commenta il
ministro dell'Economia e siamo molto soddisfatti soprattutto per le parole di
apprezzamento sulla sana e prudente gestione del bilancio». Il commissario Ue
Joaquin Almunia e il ministro Giulio Tremonti Luigi Offeddu
( da "Corriere della Sera"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 La
Giornata in Borsa Piazza Affari corre in Europa. Bene Ubi di Giacomo Ferrari Il
Fisco frena A2A A2A unico segno meno dell'S&P-Mib: la società dovrà
restituire 65 milioni al Fisco Dopo il ponte del primo maggio e con Londra
ancora chiusa per l'holiday bank, Piazza Affari (+2,89% il Mibtel, +3,21%
l'S&P-Mib) ha archiviato ieri il maggiore rialzo in Europa, grazie anche al
balzo di Fiat, che ha toccato il nuovo massimo dell'anno, con un progresso
dell'8,05%, a quota 8,12 euro, un livello che non vedeva dall'ottobre dello
scorso anno. E con scambi record: sono infatti passate di mano oltre 80 milioni
di azioni del Lingotto, pari al 7,3% del capitale, contro una media (già
elevata) di 63 milioni nel corso dell'ultimo mese. Gli operatori puntano sul
successo dell'operazione Opel, ma apprezzano soprattutto l'ipotesi di uno
spin-off dell'auto. Anche il comparto bancario ha registrato un buon
miglioramento, sulla scia della positiva apertura di Wall Street. In
particolare, spiccano il +7,81% di Ubi Banca, il +6,36% del Banco Popolare e il
+5,88% di Mediolanum. Il rialzo più consistente fra i titoli dell'S& P-Mib
lo ha però registrato Cir, che ha guadagnato il 14,69% a 1,14 euro, con scambi
pari all'1,12% del capitale, grazie ai giudizi positivi degli analisti dopo i
conti trimestrali diffusi la scorsa settimana. Altri forti rialzi, trasversali
a diversi settori, hanno poi riguardato Mondadori (+7,22%) fra gli editoriali,
Pirelli (+6,72%) e StMicroelectronics (+5,89%) fra gli industriali, Tenaris
(+5,23%) fra i petroliferi. Un solo segno negativo, infine, fra i 40 titoli
dell'S&P-Mib: si tratta di A2A (-1,52%), dopo la notizia che la società dovrà
restituire entro 30 giorni 65 milioni di euro di agevolazioni fiscali ritenute
dall'Ue aiuti di Stato.
( da "Corriere della Sera"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 Il
caso a Milano/1 I conti trimestrali spingono Cir (g.fer.) È proseguita anche
ieri la corsa di Cir, holding del gruppo De Benedetti, innescata dai buoni
risultati del primo trimestre dell'anno, presentati giovedì scorso, prima del
lungo weekend del primo maggio. Il balzo del titolo, anzi, è stato ancora più
vistoso: +14,69% la quotazione di riferimento, migliore performance in assoluto
fra i valori dell'S& P-Mib, con quasi 9 milioni di pezzi scambiati. Giudizi
positivi sulla società sono arrivati ieri dagli analisti di Equita, Banca
Leonardo e Cassa Lombarda. Il recupero ha coinvolto anche la controllante
Cofide, a sua volta cresciuta del 17,18%. Stefano Micossi presidente di Cir
( da "Corriere della Sera"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 05/05/2009 - pag: 37 Il
caso a Milano/2 Saipem vola al massimo dell'anno (g.fer.) Torna a salire il
prezzo del greggio (ieri a New York ha superato quota 53 dollari al barile)
dopo la frenata della scorsa settimana dovuta agli effetti delle febbre
messicana.
E recuperano prontamente anche le quotazioni dei titoli petroliferi. In Italia
si è distinta in particolare Saipem, che ha chiuso con un prezzo di riferimento
di 17,13 euro, in crescita del 4,64%, nuovo massimo dell'anno. Nel primo
trimestre del 2009 la società di impiantistica dell'Eni ha registrato profitti
per 186 milioni di euro (+26,5% sullo stesso periodo dell'anno precedente) e un
portafoglio ordini di 19,04 miliardi di euro. Marco Mangiagalli presidente
Saipem
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 47 autore: Assemblee. In
edicola la Guida ai conti 2008 delle società italiane Bilanci delle quotate
sotto la lente è ancora disponibile in edicola, in abbinamento al Sole 24 Ore
al prezzo di 3,90 euro, l'edizione 2008 dello Speciale Bilanci. La
pubblicazione analizza come di consueto i conti delle principali società
quotate a Piazza Affari in vista della campagna assembleare di fine aprile. I
testi, curati dal servizio Analisi Mercati Finanziari, sono
corredati dalle tabelle riassuntive sui conti 2008 a confronto con l'esercizio
precedente e dall'andamento di Borsa degli ultimi dodici mesi. Una particolare
attenzione è stata riservata agli effetti della crisi, che si è manifestata sui
bilanci delle quotate italiane a partire soprattutto dall'ultimo trimestre:
sono state analizzate le conseguenze del credit crunch sull'attività
gestionale, le modifiche introdotte a fine settembre ai principi contabili Ias,
l'incidenza della pressione fiscale sul risultato finale. Quest'anno ai lettori
dello Speciale Bilanci viene riservata l'opportunità di continuare ad
aggiornarsi anche online, accedendo in esclusiva a contenuti di approfondimento
sul sito www.ilsole24ore.com. Viene pubblicato infatti il codice di accesso che
consente di raggiungere gratuitamente per 30 giorni tutte le aree riservate
dello Speciale Assemblee. Inoltre attivando il codice promozionale sarà
possibile accedere per un mese a tutti i contenuti e servizi di Premium 24 e
Premium 24 Finanza: il notiziario dell'agenzia Radiocor e i dati di Borsa in
tempo reale, dossier e documenti esclusivi, banche dati, strumenti di analisi,
portafoglio virtuale, modulo grafico professionale.
( da "Repubblica, La"
del 05-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 24 -
Economia Antitrust, no al decreto blocca-scalate "Così danneggia mercati e
investimenti, le norme siano solo temporanee" LUISA GRION ROMA - Ingessano
il mercato e bloccano gli investimenti, quindi possono
essere accettate solo in casi eccezionali - la crisi
finanziaria in corso, per esempio - e per periodo di
tempo limitato. Se non è una bocciatura, poco ci manca: l´Antitrust mette
pesanti paletti alle norme anti-scalata varate dal governo lo scorso febbraio
nell´ambito del decreto incentivi. Le regole in questione sono due.
L´aumento della soglia di capitale (dal 3 al 5 per cento) che gli azionisti con
una partecipazione superiore al 30 per cento possono fare senza per questo
essere obbligati a promuovere un´opa totalitaria. L´incremento dal 10 al 20 per
cento del limite massimo (fissato dal codice civile) previsto per una società
per azioni che vuole acquistare azioni proprie. A chiedere un giudizio
dell´Antitrust su queste due modifiche era stato Luigi Zanda, vicepresidente
dei senatori del Pd, preoccupato sia per le conseguenze sul mercato che il
decreto anti-opa ostile poteva avere; sia per un possibile conflitto
d´interessi del premier Berlusconi con le norme stesse (che avrebbero protetto
la Mediaset da scalate ostili). Su questo secondo punto l´authority guidata da
Catricalà, nella delibera inviata ai presidenti di Camera e Senato, non
accoglie i timori di Zanda. Le norme in questione - ha risposto il garante -
non sono rilevanti riguardo al conflitto d´interessi perché «non idonee ad avvantaggiare
in modo preferenziale Mediaset rispetto agli altri soggetti interessati». Sono
norme di carattere generale, valide per qualsiasi spa. Sui rischi legati al
mercato l´Antitrust ha espresso invece un giudizio netto: «E´ indubbio che le
misure introdotte innalzino sensibilmente il rischio di congelamento degli
assetti di controllo - si legge nella delibera - con possibili impatti negativi
sugli incentivi all´investimento e sul corretto ed efficiente funzionamento dei
mercati». Ecco quindi l´invito ad attribuire alle deroghe «un carattere di
temporaneità, che ne confermi la natura eccezionale ancorandone la durata a
specifiche esigenze e necessità dettate dalla crisi
finanziaria in atto».
( da "Stampa, La" del
06-05-2009)
Argomenti: Crisi
LE QUOTAZIONI
Variazioni appena percettibili Qualche piccola riduzione, nell'ordine del 2%,
ma sostanzialmente le quotazioni degli immobili cuneesi sono rimaste stabili
nel secondo semestre 2008, l'ultimo periodo del quale si hanno rilevazioni.
Così a Cuneo intorno a corso Nizza e sotto le torri di Alba si spendono anche
5000 euro al metro quadro, 3000 nel centro di Fossano, 2800 a Saluzzo, 2300 a
Mondovì, Bra e Savigliano. «Sono medie credibili, anche se lasciano fuori le
punte d'eccellenza che nei centri storici possono essere più alte - secondo
Filippo Monge, presidente dell'Associazione costruttori edili di Cuneo -: un
attico in centro ad esempio può arrivare a costare 7 mila euro. La crisi finanziaria ha portato maggior attenzione del consumatore verso il mattone,
non solo per l'acquisto». «C'è la percezione che il "piano casa"
laciato dal governo stia generando una sorta di patrimonializzazione sugli
immobili - continua Monge -: in pratica, chi già possiede una casa investe per
migliorarla e aumentarne il valore. Ciò dovrebbe generare un giro
d'affari di 8 milioni di euro in Piemonte, di cui almeno 1 milione nella
Granda». Gli operatori del mercato immobiliare non hanno dubbi: sul lungo
periodo il mattone non ha mai tradito nessuno e quello immobiliare è il settore
che più di ogni altro ha garantito in questi anni riparo dalle spinte
inflazionistiche, anche in relazione alla scarsa remunerazione dei titoli di
stato e visto l'alto indice di rischio dei mercati azionari globali. Tornando a
Cuneo città, l'area più signorile resta quella di viale Angeli. Anche Cuneo 2 e
San Rocco Castagnaretta sono tra le zone più ambite, mentre prezzi popolarei si
riescono a spuntare a Confreria. Le case a Madonna dell'Olmo e Borgo Gesso
hanno quotazioni medie.
( da "Corriere delle Alpi"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
L'analisi di
Vincenzo Pandolfo sui mercati delle materie prime e le nuove frontiere di
business nel quadrante asiatico «Siamo al traino di Usa e Cina» «Subiamo gli
effetti di decisioni prese altrove. La ripresa? Lontana» L'aumento dei prezzi
grazie alla Cina: fa incetta di metalli industriali per creare riserve ROBERTA
PAOLINI PADOVA. Le Borse asiatiche sono in fermento. In questi giorni (l'Hang
Seng di Hong Kong nella seduta di ieri ha allungato del 5,5%), si registrano
forti movimenti soprattutto sulle major legate all'acciaio. I fari sono tutti
proiettati sulle piazze emergenti. In particolare sulla Cina che con i poderosi
acquisti su (alcune) materie prime sta anabolizzando l'andamento delle
commodities. Convincenti segnali della ripresa? Vincenzo Pandolfo
amministratore delegato di Pandolfo Alluminio, azienda leader nel settore
dell'estrusione, lavorazione e trattamento delle superfici in alluminio, ed
esperto di questo segmento del mercato prova a dare una sua chiave di lettura.
Con un'avvertenza di fondo: «Siamo pulci, possiamo solo subire decisioni che
vengono prese altrove». Il prezzo delle materie prime pare tonificato rispetto
a fine 2008. Resta solida la domanda legata alle materie prime agricole, che
dopo la discesa avvertita a fine anno e l'ulteriore correzione di febbraio 2009
sembra impostata al rialzo. Sono segnali che ci devono incoraggiare? «Per
quanto riguarda le materie prime agricole, come la soia e il frumento, gli
incrementi di prezzo sono stati spinti in questi anni da un aumento esponenziale
della domanda. Per quanto riguarda il frumento c'è stato un incremento di
prezzo nell'ultimo periodo legato ad una ridotta previsione di produzione in
Argentina. Mentre per la soia, anche se le quotazioni sono calate rispetto alla
scorsa estate, negli ultimi sei mesi le notiamo nuovamente in salita. E'
evidente che l'emergere di alcune economie ha trainato la domanda delle derrate
agricole, ma su queste materie prime in futuro il prezzo potrà, ritengo, solo
salire». E invece per quanto riguarda i metalli? Nei giorni scorsi i listini
dell'area Asia Pacifico hanno innescato un rally. E ne sono risultati
avvantaggiati soprattutto le compagnie che operano nel settore dei metalli
industriali. Cosa ne pensa? «Il prezzo dei metalli è sceso vertiginosamente rispetto
alla scorsa estate. Questo storno è dovuto principalmente al fatto che in
passato l'aumento del prezzo era stato innescato da un aumento della domanda
conseguente al ciclo di espansione economica. Successivamente, con la crisi finanziaria, le imprese hanno accusato una riduzione degli ordinativi e
quindi la domanda ha iniziato a spegnersi. Ora bisogna vedere se si è toccato
il pavimento, il livello minimo da cui il prezzo potrebbe rimbalzare». Però la
Cina si sta avvantaggiando, acquistando materie prime e innescando un
innalzamento delle quotazioni. Gli indici legati al rame sono cresciuti
del 30% da dicembre. «Il fatto è che la Cina si sta approvvigionando in misura
superiore a quelle che sono le sue reali necessità. L'impressione è che stiano
facendo incetta di metalli industriali per creare riserve nel momento in cui
l'economia ripartirà. Insomma sta consolidando la sua leadership economica».
Questi movimenti cosa comporteranno per economie come la nostra? E quali
ripercussioni ci saranno per le nostre imprese? «Noi possiamo solo subire. La
centralità economica se la giocano Usa e Cina, noi possiamo solo stare al
traino di quello che queste due economie stabiliranno di fare. Ma ritengo che
se la ripresa si manifesterà per loro attorno alla fine del 2009, noi saremo
certamente più lenti e non vedo segnali positivi prima della prossima
primavera». Perché questo ritardo per la nostra economia? «Non si tratta solo
dell'Italia. Il ritardo nella ripresa si verificherà a mio parere per tutta
l'Europa. Usa e Cina hanno pacchetti di stimoli all'economia più incisivi. Noi
abbiamo misure meno efficaci, qualche legge in ordine sparso, ma l'Europa non è
in grado di marcare una politica economica di impatto per le singole economie
nazionali. Ognuno va per conto proprio». Ammettendo che la tempesta sia
passata, quale crede che sarà la prossima bolla? «Io credo che nel filone delle
energie rinnovabili ci sia un rischio per il fotovoltaico. Gli impieghi nel
solare hanno bisogno di una stampella, senza i sussidi governativi non ci
sarebbero investimenti in questo settore, visto che realizza un rendimento in
termini di energia utilizzabile attorno al 10/15%. Quando gli incentivi
cesseranno credo che la bolla scoppierà».
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 7 -
Economia Magna e i russi Produzione comune Marchionne: vogliamo creare il
secondo gruppo mondiale "Impianti tedeschi salvi, faremo auto in
comune" L´intervista Magna ha bisogno dell´aiuto russo. Se il governo
tedesco considererà questa una buona soluzione sarei sorpreso La Punto e la
Corsa hanno la stessa base. La Volkswagen realizza ciò in modo perfetto:
comprate una Audi, ma in realtà è una Volkswagen JOERG QUOOS OLIVER SANTEN
BERLINO - Fiat è decisa a mantenere aperti tutti gli impianti Opel in Germania,
e il suo piano è costituire un gruppo che sia il numero due mondiale dell´auto.
Lo dice il presidente di Fiat, Sergio Marchionne, in questa intervista. Signor
Marchionne, perché volete conquistare Opel? «Piano, piano, questo concetto
suona spaventosamente ostile. Fiat non vuole conquistare Opel, noi vogliamo costruire
un nuovo, forte produttore dell´auto internazionale. Fiat e Opel hanno
dimensioni analoghe e negli ultimi anni hanno già sviluppato e condiviso molto
insieme. Noi vogliamo mantenere il marchio Opel e collaborare strettamente
nella tecnica, nella ricerca e nella produzione, e così tagliare i costi e
guadagnare. E´ così semplice. Nessuna azienda del comparto auto può farlo da
solo, ma in un´unione è fattibile». Il comparto auto
attraversa una profonda crisi. Perché vuole costituire un nuovo gruppo dell´auto proprio
adesso? «E´ il momento giusto! La crisi finanziaria ha messo sottosopra l´economia in tutto il mondo. Quanto 24 mesi
fa era ancora finanziabile, oggi è impossibile. La crisi ha effetti enormi sull´industria dell´auto. I maggiori
costruttori erano americani, oggi sono a un passo dalla fine. La nostra
soluzione è il meglio per tutti i paesi coinvolti: Germania, Gran Bretagna,
Spagna, Italia, Svezia, Belgio, Polonia e Stati Uniti. Non si tratta di
Germania e Italia, si tratta di una soluzione paneuropea». Fiat e Opel
costruiscono auto molto simili. Le gamme non si completano per nulla... «Su
questo sono di un´opinione del tutto diversa. I modelli si accompagnano molto
bene l´un l´altro e si completano a vicenda. Ma un´altra cosa è ancora più
importante: noi potremmo costruire auto su piattaforme comuni e risparmiare in
tal modo costi immensi. Opel e Fiat costruiscono un milione di auto sulla
stessa piattaforma. Un esempio: la Punto e la Corsa hanno la stessa base. Ciò
non lo vede nessuno. La Volkswagen realizza ciò in modo perfetto: comprate una
Audi, ma in realtà è una Volkswagen». Il consiglio di fabbrica di Opel rifiuta
decisamente un ingresso di Fiat perché teme licenziamenti in massa. «Nelle sue
attuali dimensioni, Opel non può guadagnare soldi, e quando non si guadagnano
soldi non si può sopravvivere. Io capisco le paure dei sindacati, ma questa è
la realtà». Che cosa significa ciò per gli impianti Opel? «Noi non vogliamo
chiudere nessuno dei quattro stabilimenti Opel in Germania. Ne avremo bisogno
in futuro. Ma naturalmente l´occupazione dovrà essere ridotta. Questo dato non
è mutabile. Gli impianti devono diventare più efficienti». Quanti dei 25mila
posti di lavoro alla Opel vuole cancellare? «Se tutti i quattro impianti
restano aperti, ciò naturalmente costerà denaro. Noi vogliamo assumerci questi
costi. Ma oggi non sono ancora in grado di dirvi quanti lavoratori ci
serviranno. Comunque saranno meno di oggi. Non dimenticate una cosa: il primo
piano di salvataggio elaborato dalla Opel stessa prevedeva la chiusura di due
impianti». Un tempo in Germania Fiat veniva presa in gito col gioco di parole
sulla sigla, Fehler in allen Teilen, cioè errori in ogni pezzo. Come vuole
combattere contro questo vecchio cliché? «E´ passato. Oggi la Fiat è un´impresa
del tutto diversa anche rispetto a poche anni fa, offre auto del tutto diverse.
Tra l´altro: abbiamo appena triplicato la nostra quota di mercato in Germania.
La nostra fama insomma non può essere così cattiva». Lei può capire la paura
dei dipendenti di Opel verso capi italiani? «Io sono canadese. Per Fiat oggi
lavorano oltre 200mila persone. Ma non sono assolutamente tutti italiani che
mangiano spaghetti ogni giorno. Siamo un´azienda internazionale con sede in
Italia. E io non ho nessun problema se la centrale del nuovo gruppo Fiat-Opel
sarà in Germania e in Italia». Nel governo federale sembra sia favorito un
ingresso della Magna nella Opel. Come vuole convincere il governo tedesco della
soluzione Fiat? «Magna vuole entrare in Opel con l´aiuto russo. Se il governo
tedesco considererà questa una buona soluzione sarei sorpreso. Il nostro piano
è chiaro: noi vogliamo costruire un vero gruppo automobilistico europeo, che
abbia successo in tutto il mondo. Il comparto auto di Fiat si unisce con Opel e
Chrysler. In tal modo diverremmo il secondo gruppo automobilistico del mondo
dopo Toyota. Ciò renderebbe i posti di lavoro più sicuri in tutto il mondo, e
in Germania». I critici la accusano di volere l´ingresso di Fiat in Opel per
assicurarsi miliardi di garanzie pubbliche tedesche ai crediti. «Noi siamo
l´unico produttore di auto in Europa che finora non ha chiesto aiuti pubblici».
E può garantire che sarà così anche in futuro? «Al momento Opel brucia denaro,
per questo abbiamo chiesto aiuti pubblici. Per questo lo Stato deve intervenire
con garanzie. Ma ciò non può durare a lungo. Alla lunga lo Stato non avrà perso
nulla in Opel. Dobbiamo farcela senza denaro dei contribuenti. Per questo
vogliamo rimborsare le garanzie al più tardi entro tre anni». In Germania comincia
la campagna elettorale. Ciò complica i negoziati? «Purtroppo la situazione, a
causa di ciò, non sarà esattamente più facile. Ma io cerco di convincere con i
fatti. La politica di questo o quel partito non dovrebbe giocare nessun ruolo».
(Copyright Bild)
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina III -
Torino La prudenza Ghiglione, responsabile di Upb, "ridisegna" la
mappa "I veri Paperoni? A Novara Un gruzzolo da due milioni" Il
piemontese non ama mettere in mostra il proprio patrimonio ed è da sempre un
grande risparmiatore STEFANO PAROLA Il reddito medio dei piemontesi è di poco
inferiore ai 20 mila euro l´anno. è una media e quindi dentro c´è un po´ di
tutto, da persone che non hanno nulla ad altre che hanno tanto o tantissimo.
Sono queste ultime ad alzare decisamente i valori e ad affidare i propri
patrimoni alle banche "private", quegli istituti che si occupano di
clienti da 500 mila euro in su. Una delle più radicate in Piemonte è Unicredit
private banking che di gruzzoli di questi "paperoni" ne gestisce
settemila in regione, di cui duemila soltanto nella città di Torino. I 500 mila
euro sono la soglia minima per accedere ai servizi della banca, ma questi
nuclei familiari arrivano anche a superare la soglia dei 10 milioni. Come
spiega Attilio Ghiglione, responsabile Nord Italia di Upb, «si tratta in
prevalenza di piccoli e medi imprenditori, che assieme ai professionisti e ai
dirigenti costituiscono circa il 60 per cento della nostra clientela. Il resto
è composto per un 20-30 per cento da pensionati e da ricchezze costruite in
altri modi o ereditate». In media, le famiglie piemontesi seguite da Upb
dispongono di patrimoni per 1,5 milioni ciascuna, però ci sono province in cui
il valore sale e altre in cui scende. Per esempio, quella mediamente più ricca
è Novara, dove i clienti possono contare su un gruzzolo medio 2 milioni. Poi ci
sono Biella (1,5 milioni), Torino e Vercelli (1,4 milioni). Chiudono i
benestanti di Cuneo e Asti, che fanno registrare un taglio medio sugli 1,3
milioni. Quasi tutta gente schiva, poco avvezza a sbandierare la propria
condizione: «L´investitore piemontese - dice Ghiglione - non ama mai mettere in
mostra la propria ricchezza, che quasi sempre è stata accumulata negli anni
grazie a un´elevata attenzione al risparmio». Naturalmente
la crisi finanziaria dello
scorso autunno li ha choccati parecchio, anche se, come sottolinea il dirigente
dell´istituto bancario, le perdite sono state limitate: «Nel 2008 i mercati
hanno perso oltre il 50% del proprio valore complessivo e anche il primo
trimestre di quest´anno è stato difficile. Eppure le nostre performance
hanno fatto registrare flessioni ridotte, tra il 3 e il 5 per cento. Molti si
sono accorti che il fai-da-te è molto rischioso e stanno tornando a rivolgersi
ai gestori professionali». Insomma, alla crisi il già
prudente piemontese ha reagito con altrettanta prudenza. Come confermano anche
le tendenze degli ultimi tempi: «C´è un ritorno al passato - spiega Ghiglione -
sui depositi a tempo ed è anche aumentata la quota di banca assicurazione, che
è uno strumento di difesa sempre più ricercato». Non solo, il responsabile area
Nord di Upb dice che è tornato di moda anche il caro e vecchio mattone: «La
richiesta di consulenza anche sull´immobiliare si sta facendo via via più
forte, complici i tassi d´interesse particolarmente contenuti». Se in generale
i clienti della banca private sono diventati sempre più attenti, il fenomeno è
stato più evidente in coloro che possiedono una piccola o media impresa: «In
loro - spiega Ghiglione - abbiamo avvertito una grandissima volontà di non
abbandonare la propria azienda. Nel momento in cui il fatturato subiva un calo
anche preoccupante e il ricorso alla cassa diventava d´obbligo, l´imprenditore
voleva capitalizzare la propria impresa. Questo perché c´è una fortissima
attitudine a interpretare il patrimonio aziendale come una parte integrante di
quello personale».
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina IV -
Palermo Nel provvedimento ci sarebbero i soldi ai Comuni e il sostegno
economico a "Agrodolce" Manovra-bis, la maggioranza ci prova il Pd
frena: "Un assalto pre elettorale" Oggi in conferenza dei capigruppo
la proposta di riconvocare l´aula I soldi per Cammarata e
gli altri sindaci alle prese con la crisi finanziaria, il contributo per la fiction Agrodolce, i fondi per i
trattoristi dell´Esa: la maggioranza ci riprova. La manovra-bis è un´ipotesi,
ma già fa litigare. Perché oggi, sul tavolo della riunione dei capigruppo, il
presidente dell´Ars Francesco Cascio porrà al primo punto della discussione
l´apertura di una finestra legislativa, in piena campagna elettorale,
per approvare i provvedimenti scartati dalla Finanziaria. Cascio non ha dubbi:
«C´è un´emergenza sociale che va affrontata, al di là delle polemiche
sull´utilizzo delle risorse a scopo elettorale - dice - Penso a una legge di
una decina di articoli, rigorosa, della quale mi faccio garante io, prima
ancora che gli assessori». Si tratta, in pratica, della riproposizione del
maxi-emendamento del governo caduto nell´ultima notte di dibattito sulla
Finanziaria a Sala d´Ercole, in seguito alle proteste dell´opposizione. Fra le
misure previste, il finanziamento ventennale da quindici milioni l´anno per i
Comuni capoluogo: il sindaco di Palermo Diego Cammarata, dopo averlo
personalmente caldeggiato con una visita a Palazzo dei Normanni, si era
lamentato - in qualità di presidente dell´Anci - della mancata approvazione. E
ancora, nella lista delle norme in sospeso c´è il sostegno ad Agrodolce, che
era stato garantito dal governatore Lombardo al direttore di Rai fiction
Giovanni Minoli. Poi i cinque milioni per l´ente di sviluppo agricolo richiesti
dall´assessore (e candidato del Pdl alle Europee) Giovanni La Via. L´elenco
potrebbe essere più lungo, e il rischio è quello di una legge-omnibus, che
finirebbe in aula a pochi giorni dal voto. I tempi, infatti, sono stretti. Per
fare nuove leggi di spesa, infatti, bisogna attendere la pubblicazione di
bilancio e finanziaria. E i funzionari dell´Ars hanno
inviato solo lunedì la manovra al commissario dello Stato. Cascio ha potuto
firmare i documenti solo in serata, ai bordi di un campo di calcetto, dove
stava per partecipare a una partita fra amici. Il commissario ha tempo fino al
termine della settimana per vagliare la manovra. Poi l´eventuale nuovo
passaggio all´Ars per liberare le norme non impugnate e la pubblicazione in
Gazzetta ufficiale. Insomma, la manovra-bis, conferma il presidente dell´Ars,
«non potrà cominciare il suo iter prima del 26 maggio: avremo potenzialmente
due settimane per approvarla». Ma il Pd fiuta il pericolo di un assalto
pre-elettorale. E si mette di traverso: «Quella di Cascio mi sembra giusto un
esercizio intellettuale, poco più di una velleità. Al di là del merito
dell´eventuale manovra-bis - dice il capogruppo Antonello Cracolici - non v´è
dubbio che la legge va esaminata dalle commissioni di merito, poi dalla
commissione Bilancio e infine dall´aula. Ventisei maggio? Forse potremmo
cominciare a parlarne il 26 giugno. O il 26 dicembre
».
e. la.
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina V - Genova
Finmeccanica Erzelli La crisi accorcia il Festival
della Scienza Un milione di euro in meno dagli sponsor, tagliate due giornate
Il gruppo deciso a investire 100 mila euro nella manifestazione, che garantisce
grande visibilità, ma Tursi, in crisi di
finanziamenti, vorrebbe dirottare questi fondi su altre iniziative La settima
edizione verrà lanciata a fine giugno con una grande assemblea pubblica sulla
collina "tecnologica" alle spalle di Sestri, sarà un´occasione per
far conoscere quell´area MICHELA BOMPANI Il settimo festival della Scienza di
Genova comincerà agli Erzelli: verrà lanciata con una grande assemblea
cittadina, proprio sulla collina "tecnologica" della città, la nuova
edizione della kermesse genovese, che avrà per tema il "Futuro".
«Organizzeremo un importante evento pubblico a fine giugno, inizio luglio -
spiega Manuela Arata, presidente del Festival - sulla collina degli Erzelli:
sarà un "debat public" sull´innovazione e sul futuro tecnologico
della città. Una folla salirà sulla spianata per conoscere il
"futuro"». E oggi il sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi, a
Genova per il Forum delle guardie costiere del Mediterraneo, annuncerà che il
Festival della Scienza sarà la manifestazione di punta della prima edizione
della Biennale del Mediterraneo di Genova (che il ministero contribuirà a
finanziare) nel 2010, fortemente voluta dal sindaco. Accanto
alle idee, però c´è la crisi finanziaria. Il festival della Scienza 2009 sarà "accorciato" di
due giorni (11 anziché 13). Rispetto all´anno scorso il budget si è ridotto di
un milione di euro: da 3,8 milioni a 2,8. Le contrazioni più consistenti nei
finanziamenti arrivano dagli sponsor. Nel 2008 Telecom ha puntato
400.000 euro sul festival della Scienza, quest´anno 250.000. Ma c´è anche chi,
tra gli sponsor, vorrebbe fortemente legare il proprio logo al festival ma è in
attesa delle decisioni del Comune. Accade a Finmeccanica: Tursi si è aggiudicata
un finanziamento complessivo sul 2009 di 400.000 euro (oltre al milione che
Finmeccanica dà direttamente al Teatro Carlo Felice). Il Comune vorrebbe
gestire questo denaro secondo le proprie linee strategiche. Ovvero, limitare i
finanziamenti al festival, ritenuto una realtà già molto consolidata,
dirottando parte del denaro su operazioni culturali nuove. Finmeccanica
vorrebbe invece puntare 100.000 euro sul festival, anche per la visibilità
internazionale che ormai ha conquistato la manifestazione (il "World
Science Festival", che ha debuttato a New York, ha annunciato di
"aver copiato, in piccolo, il festival di Genova"). Tursi spiega che
sono in corso trattative, anche perché il finanziamento di 400.000 euro va
ancora discusso: nel 2008 Finmeccanica aveva versato la cifra al netto
dell´iva, quest´anno invece sarebbe lorda. «Il festival sarà più breve ma più
concentrato», assicura Manuela Arata che annuncia un profilo per niente
"low" della prossima edizione: le conferenze passeranno da 200 a 120
e la sezione cinematografica sarà dilatata. Le istituzioni locali dovrebbero
confermare i contributi 2008: 200.000 euro il Comune (la decisione sarà presa
venerdì), 250.000 euro la Regione (ma la giunta deve ancora deliberare) e
100.000 euro la Provincia. Poi la Camera di Commercio: 100.000 euro e alcune
conferenze finanziate direttamente, mentre il Cnr metterà a disposizione
personale per 300.000 euro.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: JOB 24 data: 2009-05-06 - pag: 30 autore: Dirigenti, guadagna chi sa
tagliare Nel 2009 in crescita solo le retribuzioni dei credit controller e dei
credit manager PAGINA A CURA DI Massimiliano Del Barba Credit manager,
controller, tax manager e chief financial officer. La crisi
economica sta mordendo le casse aziendali e a salire in alto, nella scala delle
retribuzioni, sono oggi soprattutto i professionisti del cost saving, impegnati
a tutto campo in un superlavoro di razionalizzazione delle spese e
ottimizzazione degli investimenti. Lo conferma l'ultima "Global Financial
Salary Guide", curata dalla società internazionale di recruitment Robert
Half, che ha stilato una classifica dei profili retributivi degli executive
dell'area finanziaria relativa agli Stati Uniti e ai
principali Paesi europei. «Come per il 2008, anche quest'anno gli incrementi
retributivi più evidenti - spiega Vittorio Villa, amministratore delegato di
Robert Half - riguardano i credit controller, i credit manager e i cost
accountant, per i quali le variazioni si aggirano attorno al 7-10% della parte
fissa dello stipendio, il che li porterà a guadagnare in media,
rispettivamente, 60, 85 e 90mila euro annui. La domanda di queste figure
continua ad essere vivace, in maniera generalizzata, ma soprattutto per i
profili senior, cioè con più di quindici anni di esperienza alle spalle». Un
dinamismo tipico degli scenari di rallentamento economico e
di crisi finanziaria, se è
vero, come sottolinea Villa, che «la razionalizzazione di spesa è tornata a
essere un tema centrale per le aziende, determinando un conseguente rialzo dei
livelli retributivi». Analisi che trova conferma anche dalla lettura di Giorgio
Ambrogioni, presidente di Federmanager: «Nei momenti di difficile congiuntura come
quella che stiamo vivendo, sono le funzioni che si occupano più da
vicino della gestione della finanza aziendale a fare la parte del leone nel
mercato del lavoro, mentre, per la legge del contrappasso, fra gli skills meno
richiesti oggi troviamo figure come i direttori di produzione e i responsabili
marketing. Il rischio, tuttavia, è che quando la crisi
si sarà esaurita, le aziende potrebbero trovarsi a corto di know how strategici
per riaccendere la macchina dell'innovazione tecnologicae per approcciare
correttamente i nuovi mercati». Sempre per quanto riguarda le posizioni senior,
la figura la cui la retribuzione risulta essere più alta è quella del direttore
finanziario (Cfo) che, in Italia, può arrivare a raggiungere uno stipendio
annuo lordo, nella sua parte fissa, di 130mila euro nelle Pmi e di 180mila euro
nelle grandi aziende. «Negli ultimi anni - continua Villa - il Cfo è diventato
sempre più un manager che affianca gli azionisti nelle decisioni strategiche
delle aziende e sempre meno un professionista amministrativo e contabile. è per
questo motivo che il pacchetto retributivo del Cfo ha anche una forte
componente variabile. Spesso l'evoluzione professionale del Cfo vede il
raggiungimento di cariche direzionali di massima responsabilità quali l'amministratore
delegato o il direttore generale». Per quanto riguarda invece le cosiddette
"posizioni junior", secondo le previsioni dei curatori dello studio,
nel 2009 registreranno una crescita professionale più ampia (attorno al 5%) e
un pacchetto retributivo più significativo i profili legati al controllo di
gestione e alla tesoreria (25-30mila euro), skills caratterizzati da una
visione tecnica e da una puntuale conoscenza delle dinamiche commerciali e del
business del settore di riferimento. Dati, questi ultimi, che parrebbero
confermare l'impressione di un progressivo invecchiamento dell'età media degli
executive in posizione operativa e decisionale: «Il giovanilismo che ha
caratterizzato i rampanti anni Ottanta si è esaurito - commenta il numero uno di
Federmanager - e la conseguenza è che l'età media d'ingresso a funzioni
dirigenziali si è innalzata, superando la soglia dei 40 anni.
Contemporaneamente, però, le imprese italiane hanno cominciato a valorizzare
maggiormente, anche da un punto di vista retributivo, la categoria dei quadri
intermedi, che hanno assunto negli ultimi anni ruoli un tempo ricoperti dagli
executive. Se prendiamo un giovane quadro di 35 anni, infatti, in molti casi il
suo stipendio riesce ad assumere un carattere "dirigenziale", dato
che può superare i 60mila euro lordi, a cui si aggiunge poi una parte variabile
composta da bonus e incentivi». Un ultimo sguardo, infine, alla realtà
internazionale: «Se ci concentriamo sul mercato europeo - puntualizza Villa -
in generale possiamo dire che i Paesi che registrano livelli retributivi più
alti rispetto all'Italia sono Austria, Germania, Lussemburgo e Svizzera, Paesi
che hanno registrato una domanda più alta rispetto all'offerta: al crescere
della richiesta di risorse specializzate da parte delle aziende corrisponde
infatti un aumento del livello di retribuzione. Paesi caratterizzati da
scarsità di risorse e, di conseguenza, di competenze specialistiche: da qui
l'esigenza di reclutare spesso collaboratori all'esterno. E a questo si collega
un'impennata del pacchetto retributivo». Per quanto riguarda invece Gran
Bretagna e Stati Uniti, «mercati del lavoro flessibili dove la crisi economica ha avuto un impatto molto forte e diretto
sulle retribuzioni », lo studio mostra come pressoché la totalità dei profili
abbia subìto "un deciso abbassamento" rispetto alla dinamica degli
scorsi anni e soprattutto ai livelli europei. «è però importante tener presente
- conclude Villa che nel mondo anglosassone le parti variabili dello stipendio sono
generalmente più alte rispetto all'Europa». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL MERCATO
Villa (Global Financial Salary Guide): «La domanda di queste figure continua ad
essere vivace soprattutto per i profili senior» ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO ROSA
( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Centro-Nord
sezione: A CONFRONTO (Toscana) data: 2009-05-06 - pag: 26 autore: Puntiamo su una fiera che valorizzi il distretto L a crisi finanziaria che attraversa tutte
le economie mondiali e che continua a pesare sui conti dei Paesi e sulle
prospettive di ripresa, ha colpito duramente il nostro sistema che è basato su
una rete diffusa di piccole e medie imprese e su una vitale propensione
all'export. Per questo motivo le decisioni del Governo e delle
istituzioni locali sono state rivolte soprattutto a garantire il credito alle
Pmi , sollecitando un ulteriore salto di qualità e di efficienza delle
produzioni "made in Italy" che rappresentano l'ossatura fondamentale
delle nostre esportazioni e la voce attiva della nostra bilancia commerciale.
Il mobile e l'arredo rappresentano un comparto decisivo del nostro settore
manifatturiero e un fattore determinante per la nostra economia e per
l'occupazione. Pesaro e le Marche si trovano al centro di questo sistema e
guidano, per numero di imprese e per fatturato, il distretto produttivo più
importante del mobile italiano e, in particolare, quello della cucina. Le Fiere
di Pesaro non potevano né dovevano rinunciare, in una situazione così critica e
delicata per le aziende, a offrire ai mobilieri e all'industria della cucina
una vetrina professionale e di qualità, orientata agli affari e all'ampliamento
della presenza italiana sui mercati internazionali. Questo è il principale
obbiettivo di Domo 360, evento che si terrà a Pesaro dal 24 al 27 settembre
prossimo. Le più recenti ricerche sui distretti industriali e sulla evoluzione
delle imprese che dentro i distretti operano, segnalano in tutta evidenza la
vitalità degli stessi e la specificità di un sistema di produzione cheè un
"unicum" senza riscontri in altre economie. I distretti ci sono stati
invidiati da tutti e permangono come una caratteristica esclusiva del sistema
economico del nostro Paese. Nel biennio che ci sta alle spalle i distretti
hanno misurato una crescita delle piccole e medie imprese che toccano ormai il
75% della filiera manifatturiera. Pesaro è considerato dalla rilevazione
dell'ufficio studi di BancaIntesa un distretto vincente che, nello specifico
settore del mobile, condivide con il distretto friulano il primato dell'intero
comparto nazionale. I processi di internazionalizzazione e l'allargamento della
base produttiva attraverso la delocalizzazione non hanno colpito come in altri
settori la vitalità del distretto che ha visto con la crescita internazionale
una consolidata attività nei territori della tradizione e della filiera. Anche
la crisi profonda che attraversa tutti i settori
manifatturieri sta facendo emergere un'attenzione nuova non solo al mercato
cosiddetto domestico ma spinge alla emersione, anche comunicazionale, di una
precisa identità territoriale che vuol dire maggior valore aggiunto e garanzia
di una superiore qualità per il consumatore. Il distretto è chiamato a
rispondere a questa sfida che si aggiunge al concretizzarsi del progetto
fiscale di distretto (legge Tremonti) e agli incentivi che legano le
ristrutturazioni ai nuovi acquisti di mobili e di elettrodomestici. Poteva,
quindi, il distretto marchigiano del mobile e Pesaro in particolare rinunciare
all'appuntamento fieristico del Samp, pur rinnovato nelle finalità e adeguato
alle attese delle imprese? Non c'è una ragione valida che può sostenere
l'annullamento dell'incontro pesarese. Nessuna filiera e nessun settore
rinuncia alla sua più importante risorsa cheè quella legata alla tradizione
manifatturiera , culturale, storica: valori radicati solo su uno specifico
territorio. L'orodi Arezzo e di Valenza non si accontentano della fiera di
Vicenza. Le armi si radicano nella Fiera di Brescia. La moda non rinuncia al
binomio Milano e Firenze. La nautica si orienta ormai ad avere più poli,così
come l'agroalimentare dove la specificità della fiera di Cesena si accompagna
alla tradizione di Cibus a Parma e di Tuttofood a Milano. Perché mai il mobile
e le cucine dovrebbero accontentarsi della pur grandee unica al mondo kermesse
del Salone di Rho? Perché non lavorare per una vetrina molto specializzata e
professionale in grado di dare(per qualità e costi) un'ulteriore chance alle
nostre imprese? Tutte queste ragioni ci hanno convinto a ridisegnare Domo 360
ea far sì che esso sia un contributo alla crescita economica del mobile del
distrettoe dell'intero made in Italy. “ Vetrina specializzata Non ha senso
rinunciare a un evento professionale alternativo a Milano e dedicato alle Pmi
Ugo Calzoni FIERE DI PESARO Amministratore unico
( da "Manifesto, Il"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
DIARIO DELLA
CRISI Bernanke ottimista Spagna senza speranza Maurizio Galvani Il presidente
della Federal Reserve (Fed) Ben Bernanke è fiducioso a metà. Da una parte ha
comunicato che «la ripresa dell'economia Usa inizierà a fine 2009», dall'altra,
ha aggiunto che «il miglioramento sarà lento, anzi fiacco e che il tasso di
disoccupazione salirà ancora». Bernanke l'ha dichiarato in un'audizione davanti
alla commissione economica del Congresso ed è stato ottimista come il suo
presidente Barak Obama, anche se non ha evitato di dire che «l'attività
economica toccherà il fondo prima di riprendersi». Intanto, però, l'indice Ism
del settore dei servizi ha segnato in aprile un dato migliore delle attese,
attestatosi a 43,7 punti contro i 40,8 punti che erano stati raggiunti a marzo.
Bernanke - durante l'intervento - ha parlato «delle
ricadute negative della crisi finanziaria sull'economia». In giornata lo stesso istituto anticipava che
almeno 10 banche su 19 non hanno superato lo stress test, messo a punto dal
governo per misurare la capacità degli istituti di credito di rispondere ai
rischi d'insolvenza provocati dagli asset tossici nella loro casse. Il 7
maggio è la data nella quale verrà resa nota la lista delle banche a rischio,
ma il Wall Street Journal ha già scritto che la Casa Bianca chiederà a questo
istituti di ricapitalizzarsi attraverso fondi privati, in quanto il tesoro non
ha intenzione di sborsare più un dollaro. Lunedì la BofA (Bank of America) e
Citigroup hanno chiesto 10 miliardi l'una di aiuti ai privati. Ieri JP Morgan
Chase ha fatto sapere di non aver bisogno di nuovo capitale. La «febbre» dei
stress test contagia anche l'Europa e, all'Ecofin, il ministro delle finanze
finlandese Jyrki Katainen ha suggerito che «l'Europa deve seguire gli Stati
uniti e effettuare stress test per le banche per ridare fiducia ai mercati». Un
modo per mettere argine ad una crisi che colpisce
l'area dell'euro e «continua ad avere un effetto prolungato», hanno ribadito a
margine dell'Ecofin. Conferma dei pessimi dati forniti da Bruxelles alla
vigilia dell'incontro. In Spagna, intanto, si registra una cifra record di
disoccupati, pari a 3.655.880 unità. La più alta disoccupazione dal 1996, se
non la peggiore a livello mensile: circa 39 mila persone hanno perso lavoro a
marzo contro 198 mila persone a gennaio. In un anno, in Spagna la
disoccupazione è aumentata di un milione 300 mila persone, ovvero del 55,8%; la
più alta di tutta Europa. Nel frattempo Madrid ha promosso il Piano di Rientro
Volontario e, a Bucarest, il ministro del lavoro Celestino Corbacho ha firmato
un accordo con il suo omonimo per il quale la Spagna si impegna a pagare - per
tre mesi - l'assegno di disoccupazione ai lavoratori romeni che hanno perso il
lavoro e sono rientrati in patria. A condizione, però, che entro tre mesi gli
stessi lavoratori si impegnino a trovare un impiego. Ai lavoratori
extracomunitari invece verrà assicurato un assegno, ma solo se rinunciano al
permesso di soggiorno e di lavoro di tre anni. Uno scambio di diritti? La
perdita di lavoro è per molti una vera e propria maledizione. In Turchia, ad
esempio, 11 persone si sono tolte la vita domenica perché avevano perso il
lavoro e non riuscivano a trovarne un altro. La disoccupazione in Turchia
(sempre sulla porta dell'ingresso in Europa) ha toccato quest'anno il picco
storico del 15,5%, ovvero 3,6 milioni di disoccupati. Questo è anche il mese
dei rendiconti aziendali e bancari: Adidas (produttore tedesco di abbigliamento
sportivo) ha riportato 5 milioni di euro di perdite negli utili del primo
trimestre, che corrisponde ad un calo tendenziale del 97%. Il colosso dei mutui
immobiliari HypoRe - che il governo tedesco vuole nazionalizzare - ha riportato
perdite pari a 382 milioni di euro. Infine, la banca svizzera Ubs (più volte
ricapitalizzata) ha dichiarato una perdita netta di due miliardi di franchi
svizzeri (1,76 miliardi di euro), a causa di svalutazioni provocate dal ramo
investiment bank.
( da "Corriere della Sera"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 06/05/2009 - pag: 29 Recessione e credito «La crisi da noi non sarà grave come altrove. Al G20 proposta
italiana sui rating sovrani: valga anche il debito privato» Il premier: le
banche fanno troppi utili «Gli istituti di credito devono sostenere le imprese,
Bankitalia intervenga» ROMA - Le banche guadagnano troppo: il presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, lancia l'attacco durante la trasmissione
televisiva «Porta a Porta». Non ha dubbi il premier, il governo, dice, «ha i
fari accesi» sugli istituti di credito che stanno facendo «utili molto elevati,
credo eccessivi ». Il problema è il sostegno all'economia da parte del sistema
che in tempi di crisi, secondo Berlusconi, non è
adeguato ai guadagni fatti. Da qui la richiesta rivolta al governatore Mario
Draghi: «La Banca d'Italia deve intervenire affinché le banche continuino a
fare il loro dovere di sostenere le imprese». Non è la prima volta che
Berlusconi e il governo intervengono per sollecitare gli istituti di credito a
non far mancare il credito alle imprese, soprattutto le piccole e medie che lamentano
una restrizione delle condizioni. Lo stesso governatore in più occasioni ha
invitato i banchieri a far bene il loro mestiere, a far bene i banchieri, «a
non far mancare cioè credito alle imprese», pur conservando la sana e prudente
valutazione del merito del prestito. Draghi ha poi chiesto agli amministratori
delle banche, attraverso nuove regole per la governance e precise istruzioni
della Vigilanza e in linea con quanto viene chiesto anche dai governi in campo
internazionale, a contenere stipendi e incentivi. Per evitare rischi
ingiustificati e soprattutto per puntare ad una gestione della banca redditizia
nel medio e lungo periodo. Se le banche hanno seguito le sollecitazioni e le
istruzioni della Banca d'Italia lo si vedrà nel corso delle assemblee di
bilancio. Chi l'ha già riunita, come Unicredit e Intesa tanto per citare i
gruppi maggiori, modificando le politiche retributive ha già risposto a Draghi
che probabilmente darà la sua valutazione complessiva magari in occasione
dell'assemblea della Banca d'Italia a fine maggio. Quanto ai profitti Unicredit
ha presentato un bilancio 2008 con un utile netto di 4 miliardi mentre Intesa
Sanpaolo si è fermata a 2,55 miliardi, il 60% in meno dell'anno precedente,
senza distribuire dividendi. Gli utili dunque ci sono, anche se risultano in
flessione significativa, nella media oltre il 35%. Le banche italiane, ha
riconosciuto più di una volta lo stesso Berlusconi, se la
sono finora cavata meglio delle altre nella crisi
finanziaria. Il rischio maggiore che corrono, come
ha sottolineato la Banca d'Italia, ma anche il Comitato per la stabilità finanziaria presieduto dal ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, è quello sulla qualità del credito, sulle
cosiddette sofferenze, cioè i prestiti non rimborsati dai clienti, che
stanno crescendo in modo consistente. Nasce anche da qui, secondo le banche, la
prudenza nel finanziare le imprese. Quella prudenza che forse per il premier è
eccessiva. Gli ultimi dati indicano una crescita degli impieghi del 4%, ma non
fanno distinzione tra le grandi imprese e le piccolissime che sono quelle che
soffrono di più. E che hanno d'altro canto più difficoltà a far fronte ai
rimborsi. In questi giorni comunque si stanno riunendo gli osservatori
regionali con la partecipazione dei prefetti, Abi e Confindustria, per tirare
le somme dell'andamento dei prestiti. «Ritengo che la crisi
economica da noi rispetto agli altri paesi Ue, non sarà così grave come si
temeva», ha aggiunto comunque il premier ritrovando l'ottimismo sull'evoluzione
della recessione in atto. «E il merito, aggiunge, è delle famiglie italiane che
risparmiano e hanno pochi debiti. Mentre chi perde il lavoro è protetto da una
rete di ammortizzatori». Anche il livello dell'inflazione, sotto l'1%, «per il
momento non è un problema. Non lamentiamoci». Quanto all'alto debito pubblico e
al maggior rischio che per questo corre l'italia nel collocare i suoi titoli di
Stato «porteremo avanti in sede internazionale, presso il G20, la proposta di
tener conto anche del debito privato e non solo di quello pubblico per valutare
il rating degli Stati sovrani» ha annunciato Berlusconi. «È una proposta che
abbiamo già avanzato al tavolo del Consiglio europeo», ha poi detto prima di
definire «folle» il comportamento del mercato borsistico. La Borsa, si è
lamentato infatti il premier, «continua a valutare le imprese solamente secondo
termini speculativi e non considerandone gli asset». Stefania Tamburello
( da "Corriere della Sera"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/05/2009
- pag: 35 Il caso a Francoforte Crollano gli utili trimestrali Adidas (g.fer.)
Il calo della domanda a livello mondiale e il costo della ristrutturazione del
marchio Reebok hanno determinato il crollo degli utili di Adidas, scesi nel
primo trimestre dell'anno a 5 milioni di euro dai 169 milioni dello stesso
periodo dello scorso anno. In percentuale la flessione è del 97%. Per
affrontare la crisi la società tedesca ha deciso di chiudere alcune sedi
regionali in Asia ed Europa e di ridurre la rete di vendita. Misure che non
sono bastate a frenare il calo del titolo in Borsa. In chiusura di seduta,
infatti, la quotazione di Adidas è scesa dell'11,19%, a quota 26,20 euro.
Herbert Hainer ceo di Adidas
( da "Corriere della Sera"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/05/2009
- pag: 35 Il caso a Milano Piano ed Expo, corre Fieramilano (g.fer.) Una «forte
accelerazione » del piano industriale e la «disponibilità a valutare forme di
collaborazione nell'organizzazione di Expo 2015»: le parole di Michele Perini,
presidente di Fieramilano, hanno fatto bene al titolo, terminato ieri
con un prezzo di riferimento in crescita del 7,47%, a quota 5,68 euro, nuovo
massimo dell'anno (ma nel corso della seduta la quotazione è arrivata a 5,885).
Da gennaio l'incremento ha superato il 30%. C'è attesa, intanto, per la
riunione del consiglio di amministrazione della società in programma venerdì
prossimo, chiamato ad approvare i risultati del primo trimestre. Michele Perini
presidente Fieramilano
( da "Corriere della Sera"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 06/05/2009 - pag: 35 La
Giornata in Borsa Indici piatti, sale Pop Milano di Giacomo Ferrari Scambi
record Il controvalore degli scambi supera i 3,7 miliardi di euro, nuovo
massimo dell'anno Dopo un avvio positivo, gli indici della Borsa italiana hanno
ripiegato sul finale di seduta, influenzati dall'andamento incerto di Wall Street.
In quasi totale sintonia l'esito finale: l'S&P-Mib ha ceduto lo 0,54% e il
Mibtel lo 0,56%. In compenso è esploso il controvalore degli scambi, che ha
superato i 3,7 miliardi di euro, il livello massimo da inizio anno. Ma se, stando
agli indicatori statistici, il listino italiano non si è sostanzialmente mosso
rispetto alla vigilia, scendendo nel dettaglio dei singoli titoli si possono
individuare scostamenti in qualche caso significativi. Fra i 40 valori dell'
S&P-Mib, per esempio, almeno tre sono cresciuti di oltre quattro punti
percentuali. Si tratta nell'ordine di Banca Popolare di Milano (+4,45%),
Luxottica (+4,27%) e Campari (+4,05%): in tutti e tre i casi la quotazione di
riferimento ha toccato il nuovo record dell'anno. Bene anche Mondadori
(+3,37%), Banco Popolare (+2,9%) e Parmalat (+2,47%). Fuori dall'S&P-Mib è
proseguita invece la corsa di Cell Therapeutics (+40,72%) mentre Eems è
cresciuta del 19,8% dopo la notizia di un accordo sul fotovoltaico stipulato
dalla sua controllata Solsonica. Si è stabilizzato il prezzo di Fiat (-0,68%)
benché il titolo sia rimasto costantemente sotto i riflettori, come dimostra la
consistenza degli scambi (67 milioni di azioni trattate). Pochi, infine, sempre
a livello dei valori più capitalizzati del listino, i segni negativi. Fra
questi spiccano il -4,33% di Mediobanca (il titolo lunedì aveva toccato il
massimo dell'anno) e il calo del 3,46% di Pirelli.
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 35 -
Economia Berlusconi attacca le banche: "Utili eccessivi" Stress test,
verso l´aumento di capitale per 10 istituti Usa su 19 MILANO - Silvio
Berlusconi torna a parlare di banche, in tv. «Le banche oggi sono in una
situazione su cui il governo ha i fari accesi. Credo che gli istituti stiano
facendo utili molto elevati, arrivo a dire eccessivi». Per questo il presidente
del consiglio considera doveroso l´intervento della Banca d´Italia, «stimolata
dal governo a vigilare affinché le banche continuino a fare le banche,
sostenendo imprese e Pmi». Le dichiarazioni giungono dopo le misure anticrisi, volte a mantenere regolare il credito alle imprese.
Per lo stesso fine il governo ha istituito commissioni presso le Prefetture,
proprio in collaborazione con la vigilanza creditizia. Anche in Francia Nicolas
Sarkozy ha parlato di credito, ed ha chiesto che «l´Europa si doti di un
Comitato di regolatori bancari, con veri poteri di sanzione. L´Europa dia
l´esempio». Per il presidente francese il Vecchio continente dev´essere
«esemplare sulle regole finanziarie, sulla regolamentazione degli hedge fund,
sui paradisi fiscali, sulle remunerazioni dei manager». Intanto i mercati
avanzano nervosi, negli Usa e in Europa, più concentrati sulla cautela che sui
segnali di ottimismo. Gli indici hanno chiuso in calo mediamente di mezzo punto
in Europa (Francoforte a parte, che ha ceduto l´1%) incuranti del miglioramento
dell´indice Ism dei servizi negli Usa, per guardare all´attesa dei risultati
degli stress test per le 19 principali banche Usa. A nulla sono valse le
dichiarazioni del presidente della Fed, Ben Bernanke, che si è detto
«soddisfatto» dei risultati dei test, che secondo le attese costringerebbero
oltre metà del campione, 10 su 19, a irrobustire il patrimonio. «Molte banche
saranno in grado di soddisfare i bisogni di nuovi capitali senza l´aiuto del
governo», ha detto Bernanke, riferendosi al ruolo del mercato. Secondo lui, gli
istituti preferiranno raccogliere mezzi freschi attraverso nuove emissioni, e
potranno farlo in un congruo periodo di tempo (si dice sei mesi); altrimenti
subentrerà la mano pubblica. I risultati tanto attesi saranno ufficializzati e
commentati solo domani a Borse chiuse. Bernanke ha parlato anche di altro,
nella sua audizione al Congresso: ha gettato luce cautamente positiva sul
futuro dell´economia Usa. Ha detto che il ciclo dovrebbe riuscire a
stabilizzarsi e a tornare a crescere - seppur lentamente - già entro fine anno.
Ha spiegato che la madre di tutti i guai, il mercato immobiliare, si sta
stabilizzando e il calo delle scorte è destinato a rallentare. Resterà invece
elevato «per diverso tempo» il tasso di disoccupazione, e l´inflazione sarà
«debole» anche quando ci sarà ripresa, a ulteriore prova di un andamento futuro
molto lento, a ritmi lontani da quelli pre-crisi. Un elemento che potrebbe peggiorare il quadro, sensibilmente,
sarebbe un nuovo avvitamento della crisi finanziaria: i mercati sono tuttora sotto «considerevole stress». Ieri ha
parlato anche il premio Nobel Joseph Stiglitz, e ha criticato l´approccio del
governo Usa: prima di mettere altri soldi in salvataggi dovrebbe «fare
chiarezza su chi alla fine sosterrà i costi». In ogni caso, era meglio
«sovvenzionare i contribuenti e non le banche». (vi.p)
( da "Stampa, La" del
07-05-2009)
Argomenti: Crisi
In un'epoca
turbolenta come quella attuale, gli investitori esigono, giustamente, sempre di
più dalle società in cui investono. «La crisi finanziaria e le conseguenti ripercussioni sui mercati mondiali dei capitali
- afferma Gaëtan Herinckx, Responsabile per gli Investimenti socialmente
responsabili, Dexia Asset Management, importante operatore nel mercato
paneuropeo degli investimenti socialmente responsabili (ISR) - hanno
sensibilizzato gli investitori rispetto a quanto è lecito attendersi dalle
società in termini di trasparenza, governance e sostenibilità». Gli
investitori richiedono standard di trasparenza più elevati, non solo in termini
di reporting finanziario, ma anche ambientale, sociale e di governance. La
pubblicazione di indicatori di prestazione quali la performance resa nel
rispetto di criteri «sociali» come le emissioni di CO2, il consumo idrico, la
gestione della formazione e dei percorsi professionali, solo per citarne
alcuni, assumeranno un ruolo estremamente importante. «La nostra strategia di
investimento socialmente responsabile rivolge particolare attenzione al modo in
cui le aziende rendono note le proprie attività. Il nostro approccio non impone
nessun tipo di intervento alle imprese, bensì è imperniato su una reiterata
richiesta di trasparenza e di divulgazione di informazioni corrette, che
consentano a noi e ad altri partecipanti al mercato di comprendere appieno le loro
iniziative e di analizzarle. Questa impostazione, infatti, aumenterà la
rendicontabilità delle aziende». Anche la governance aziendale e, in
particolare, l'adozione di politiche di incentivazione sono nell'occhio del
ciclone. «Riteniamo che le retribuzioni e gli executive bonus debbano essere
chiaramente collegati alla creazione di valore a lungo termine e non a
prestazioni di breve termine - commenta Herinckx -. Come abbiamo già visto in
passato, la mancanza di lungimiranza spesso fa sì che gli interessi del
management divergano da quelli della società e delle sue parti in causa. La
sfida consiste pertanto nella definizione di criteri e di indicatori di
prestazione chiave «responsabili» pertinenti da rispettare. Questi indicatori
saranno un incentivo per i dirigenti e li sproneranno a far convergere gli
interessi della direzione, degli azionisti e di altre parti interessate
all'interno della società in vista di un successo duraturo». Infine, si porrà
maggiore enfasi su un modello aziendale sostenibile e sul principio dello
sviluppo sostenibile: assicurare la crescita delle aziende senza compromettere
gli interessi delle attuali parti interessate e delle generazioni future. «Per
conseguire uno sviluppo sostenibile - continua Herinckx - crediamo che esistano
due mezzi. Innanzitutto, le aziende dovrebbero assumere una posizione netta nei
confronti di sfide a lungo termine quali il cambiamento climatico,
l'invecchiamento demografico e lo sfruttamento delle risorse e, in secondo
luogo, dovranno assicurare il rispetto degli interessi delle diverse parti in
causa (dipendenti, investitori, fornitori, membri della comunità, ecc.). Solo
soddisfacendo questi criteri sarà possibile generare autentico valore
sostenibile a lungo termine. I fondi ISR rispondono perfettamente alle attuali
istanze in quanto sono in grado di tener conto delle esigenze dello sviluppo
sostenibile - conclude Herinckx -. La popolarità degli investimenti socialmente
responsabili non ha infatti risentito della crisi, al
contrario, e riteniamo che diventeranno sempre più importanti in futuro».
( da "Stampa, La" del
07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il
2008 è ormai nella storia come uno degli anni più neri per i mercati
finanziari. Nel 2008 l'indice S&P 500 del mercato azionario Usa
è sceso del 38%, segnando uno dei cali più consistenti di sempre e, a Milano,
il Mibtel è crollato di quasi il 50%. Per non eccedere con i numeri, basterà
dire che non si è salvato nessuno: né tra i Paesi emergenti, né tra quelli
«sviluppati». «In questo panorama - commenta Sergio Trezzi, Managing Director
Invesco Italia e Coordinatore Europeo degli ETF (Exchange Traded Funds) di
Invesco PowerShares - potrebbe stupire la crescita dei volumi degli ETF
registrata nell'arco degli ultimi 12 mesi». Negli USA gli ETF hanno raccolto
nel 2008 oltre 132 miliardi di dollari: quasi il doppio di quanto hanno
raccolto, in media, negli anni 2003-2007, mentre i fondi comuni tradizionali
perdevano in riscatti più di 185 miliardi di USD, segnando un crollo di oltre
il 200% rispetto alla media dei 5 anni precedenti. In Italia il trend non è
diverso: gli ETF quotati sulla Borsa milanese sono cresciuti in numero del
56,7%, passando da 208 a 326, e il loro patrimonio complessivo da 46 miliardi
di fine 2007 a oltre 60 miliardi di euro a fine 2008. I fondi di investimento
tradizionali, al contrario, hanno visto il loro patrimonio erodersi di oltre il
28%, da 570 a 409 miliardi di euro in un anno, dopo aver subito riscatti per
140 miliardi di euro. «Le cifre sono significative e confermano una previsione
- commenta Trezzi -. Nei prossimi anni gli ETF ricopriranno un ruolo da
protagonisti. Gli investitori, infatti, li riconoscono come strumenti finanziari semplici, flessibili, trasparenti e poco onerosi,
in grado di rispondere alle molteplici esigenze di asset allocation degli
investitori». Ma i vantaggi degli ETF non si esauriscono qui. «In fasi di
mercato particolarmente difficili - continua Trezzi - la separazione del
patrimonio del fondo da quello della società di gestione, come per i fondi di
investimento tradizionali, è fondamentale. In una situazione che ha visto in
serie difficoltà istituzioni finanziarie anche di
primo piano, per i risparmiatori è importante assicurarsi che il loro denaro
non sarà in nessun caso coinvolto nell'eventuale fallimento del gestore.
Inoltre, la quotazione in Borsa permette ai sottoscrittori di negoziare gli ETF
in tempi brevissimi, pagando solo le commissioni ordinarie, come accade con i
titoli azionari quotati. La volatilità record del 2008 ha evidenziato la
necessità di disporre di investimenti flessibili - conclude Trezzi -. Per chi
cerca in primo luogo sicurezza, gli ETF offrono anche la possibilità di
investire nel mercato monetario, mantenendosi liquidi, pronti quindi a cogliere
le occasioni che dovessero presentarsi limitando al minimo i rischi
dell'investimento».
( da "Stampa, La" del
07-05-2009)
Argomenti: Crisi
ANALISI UBH, IL
VALORE DESTINATO A SCENDERE ANCORA ENTRO LA FINE DEL 2009 In calo i prezzi
delle abitazioni ma le grandi città resistono L'ufficio studi UBH ha di recente
condotto un'analisi sull'andamento del mercato residenziale italiano, basandosi
sulle rilevazioni effettuate tramite le reti Professionecasa e Grimaldi
Immobiliare. Nel primo trimestre del 2009 i prezzi di vendita delle abitazioni
risultano in calo del 7,8% rispetto allo stesso periodo del 2008. In
particolare, Napoli registra un -9%, seguita da Palermo (-8,3%) e Bologna
(-8%); cali meno accentuati invece a Venezia (-4%), Roma (-4,2%) e Trieste
(-4,3%). Confrontando il primo trimestre del 2009 con lo stesso periodo del
2008 rileviamo prezzi in calo in tutte le grandi città. Resistono solo i centri
storici di Milano e Roma dove i valori hanno mantenuto una certa stabilità e le
compravendite si chiudono a prezzi simili a quelli di inizio 2008. «Sul fronte
prezzi in questi primi tre mesi del 2009 non ci sono quindi forti variazioni
negative da segnalare, resta l'analisi sul raffronto gennaio 2008-marzo 2009
che indica una flessione circa del 10% nominale medio per le abitazioni vecchie
da ristrutturare e del 5,5% nominale medio per le abitazioni nuove o
ristrutturate», commenta Alessandro Ghisolfi, Direttore dell'ufficio studi UBH.
Se il ciclo negativo della domanda si farà più forte, questo indurrà sempre più
venditori a ridurre il prezzo o a ritirare dal mercato il prodotto in attesa di
tempi migliori. In sostanza, potremmo assistere a due scenari differenti: una
riduzione dell'offerta oppure, più probabile, una riduzione dei prezzi. Ad
oggi, dopo aver certificato che la discesa dei valori nel 2008 è stata
dell'8,8%, l'ufficio studi UBH prevede ancora una riduzione entro la fine del
2009, ma non superiore a 9 punti percentuali nominali. «Oggi il mercato
cittadino è fortemente caratterizzato da acquirenti con una sana e robusta base
di liquidità, che sono intenzionati ad acquistare senza dover ricorrere a forti
richieste di finanziamento. Quantificando in termini percentuali possiamo
stimare che la domanda dei compratori "liquidi" oggi copre più del
50% del totale. I dati definitivi del 2008 hanno infatti fatto segnare un
deciso decremento delle compravendite effettuate con l'ausilio di un mutuo, (-27,0%)
a cui si aggiunge la diminuzione del capitale complessivo erogato che è stata
di circa il 28,0%», aggiunge Alessandro Ghisolfi. Una ulteriore conferma sulla
crescita di questa tipologia di domanda arriva dagli «investitori di ritorno» dai mercati finanziari. Sempre più alto è il numero di coloro che decidono di
reinvestire parte dei loro risparmi nell'acquisto di un immobile (+2% solo
negli ultimi 12 mesi). Alla fine del primo trimestre 2009 il mercato
immobiliare residenziale italiano conferma quelle che erano le tendenze
registrate alla fine dell'anno scorso: le compravendite sono scese sia
nelle grandi sia nelle medie città ma a velocità differente. La velocità
maggiore è data dagli scambi in discesa delle medie e piccole realtà urbane
localizzate soprattutto nella provincia delle maggiori aree metropolitane
(-4,5% rispetto al primo trimestre 2008). Nei grandi centri urbani la frenata è
più contenuta (-3,2%). La tendenza al calo degli scambi nei comuni della
Provincia investe, seppur con differenti pesi, tutte le macroaree del Nord, del
Centro e del Sud del Paese. «Nelle grandi città la domanda ha rallentato ma in
misura minore rispetto ai comuni della provincia; cresce la difficoltà ad
acquistare da parte delle famiglie meno liquide, si alza la barriera del merito
creditizio ed è in forte diminuzione della domanda dei lavoratori stranieri»,
conclude Ghisolfi.
( da "Stampa, La" del
07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Personaggio Il
conte ai vertici di Axa LA BANCASSICURAZIONE IL RISIKO Il francese che sfida le
Generali in Italia De Castries: "Cresceremo grazie all'alleanza con
Mps" FRANCESCO MANACORDA «A luglio con Antonveneta aumenteremo la nostra
rete del 50%» «Non ripartirà subito per ora ci potranno essere solo piccole
operazioni» INVIATO A ROMA L'Italia? Nel medio termine resta un paese
attraente. È un mercato dove facciamo buoni margini, ma dove ci dovrà essere
anche una buona crescita. E di crescita Henri de la Croix de Castries, quinto
conte de Castries ma soprattutto presidente del colosso transalpino Axa, pare
averne voglia anche in questi tempi difficili. Il cinquantacinquenne con l'aria
da eterno ragazzino era fino a qualche mese fa uno dei protagonisti più invidiati
e rispettati del mercato assicurativo mondiale. Lo rimane, ma
dopo che la crisi finanziaria ha pestato duro anche sul titolo Axa, il mito dei francesi che
non sbagliano un colpo si è appannato. Ultima tragicommedia, la settimana
scorsa, la richiesta ai soci della delega per poter aumentare il capitale di
due miliardi, vissuta dal mercato come l'ammissione della necessità di capitali
freschi. «Un malinteso - lo archivia ora de Castries - perché siamo
liquidi, siamo solvibili e siamo redditizi e dunque non abbiamo bisogno di
nuovi capitali. I due miliardi sono uno strumento a disposizione, ma non intendiamo
usarli. La priorità è mantenere la redditività delle attività che abbiamo e
tenere i costi sotto controllo per contrastare il declino dei volumi nell'asset
management». Un anno e mezzo fa de Castries si è infilato nella tana del Leone
- quello di Trieste, ovviamente - sbarcando in Italia attraverso una
joint-venture con Mps suggellata prima da una quota del 4,6% nella banca senese
e poi, una settimana fa, con l'ingresso in consiglio di Frederic de Courtois,
Ad di Axa-Mps. Adesso, proprio mentre le Generali sciolgono la loro jv con
Intesa Sanpaolo, citando tra i motivi i risultati inferiori alle aspettative,
il commento del presidente di Axa è tranchant: «La bancassicurazione forse è
poco redditizia per alcuni operatori, ma non certo per noi. Grazie all'alleanza
Mps ha accesso a tecnologie e a una gamma di prodotti ampia e innovativa. Noi,
che vogliamo diventare più grandi in Italia, approfittiamo della rete
distributiva di Montepaschi e del rapporto di stretta fiducia che ha con i suoi
clienti». Quella joint-venture è così il fulcro «dalla quale passeranno anche
eventuali altri accordi nella bancassicurazione» e sulla quale si innesterà, a
partire da luglio, l'allargamento agli sportelli dell'Antonveneta, «aumentando
così subito la nostra rete del 50%» spiega de Courtois. Sulla redditività
dell'alleanza italiana gli uomini di Axa spiegano solo che «è in linea con
quella del gruppo», sottolineando che la loro quota nel settore Vita già lo
scorso anno è salita dal 5 al 6%. Non aspettatevi battaglie a colpi di
acquisizioni, però. «Per ora ci potranno essere piccole operazioni, ma prima
che riparta il risiko serve una migliore comprensione del quadro economico, in
modo che si instauri un nuovo equilibrio tra chi compra e chi vende. I
compratori vogliono acquistare qualcosa che poi non precipiti di prezzo, i
venditori devono abituarsi a valutazioni dei loro asset che non sono più quelle
pre-crisi». Insomma, i due miliardi resteranno per ora
nelle tasche dei soci Axa, anche perché il presidente, prima di comprare intere
compagnie, pensa che «si possono conquistare i clienti o i manager di compagnie
in crisi. E di quelle ce ne sono molte». Al momento,
dunque, de Castries sembra più che contento di mantenere quello status quo che
vede, e probabilmente vedrà, l'Europa divisa sotto la triplice di Allianz, Axa
e Generali. «Le tre grandi compagne europee verranno fuori dalla tempesta senza
grandi problemi», è la previsione, anche se non manca un affondo su Allianz
«che ha avuto la fortuna di vedere il governo tedesco aiutare con 18 miliardi
la fusione Dresdner-Commerzbank in cui era coinvolta». E dalla crisi - parola di de Castries - uscirà vincente un modello
europeo comune che «ci rafforzerà rispetto a quegli americani come Aig che sono
al disastro perché hanno abbandonato il business assicurativo per trasformarsi
in hedge fund, ma anche nei confronti di quegli europei come Fortis o Ing che
hanno messo assieme banca e assicurazione».
( da "Stampa, La" del
07-05-2009)
Argomenti: Crisi
LE CONTROMOSSE DI
BERLINO NEL RISIKO DELL'AUTO Nasce il nuovo polo Porsche-Volkswagen Entro 4
settimane il modello della nuova società, ma la sede è ancora da decidere
[FIRMA]ALESSANDRO ALVIANI BERLINO Tre anni dopo aver lanciato la scalata a
Volkswagen Porsche è costretta a gettare la spugna e si avvia sulla strada
della fusione col gigante di Wolfsburg. Il progetto di acquisizione è stato
mandato in soffitta ieri con un breve comunicato: Volkswagen e Porsche puntano
a creare «un'azienda automobilistica integrata». L'obiettivo è dar vita a
un'unica società di gestione che controllerà dieci marchi, i quali resteranno
tutti indipendenti. Porsche compresa. Piuttosto che manovrare le leve del
comando di Vw, la casa di Stoccarda si trova insomma risucchiata nel più grande
gruppo automobilistico europeo, in cui comparirà in futuro accanto a marchi
come Audi, Seat e Lamborghini. Una svolta improvvisa, sancita nel corso di un
lungo incontro a Salisburgo tra le famiglie Porsche e Piëch, proprietarie di
Porsche. Due famiglie legate da rapporti non semplici, che sono riuscite a
trovare una soluzione unitaria sebbene avessero in mente modelli differenti.
Mentre il co-proprietario di Porsche e presidente del consiglio di sorveglianza
di Volkswagen, Ferdinand Piëch, spingeva per vendere Porsche a Volkswagen, l'ad
del marchio di Stoccarda, Wendelin Wiedeking, intendeva fondere Porsche con Vw,
aprendo la strada a un aumento di capitale e all'ingresso di nuovi azionisti,
come l'emirato del Qatar. La situazione non consentiva di perdere troppo tempo.
Porsche è sì riuscita ad assicurarsi a poco a poco quasi il 51% di Volkswagen,
col sostegno decisivo delle banche. In cambio, però, ha accumulato debiti che
la stampa tedesca valuta in nove miliardi di euro. La scalata era rimasta come
sospesa a metà: l'obiettivo iniziale di salire al 75% era diventato una
chimera, mettendo a rischio un piano improntato sul classico schema del Davide
contro Golia, che non a caso aveva lasciato molti a bocca aperta quando venne
annunciato, nel settembre del 2005. Porsche, che costruisce appena 105.000 auto
all'anno e impiega 12.200 dipendenti, puntava ad acquisire Vw, un impero con
370.000 dipendenti che assembla ogni anno oltre sei milioni di veicoli.
L'astuta strategia, che all'inizio aveva dato i suoi frutti, si è però
inceppata. Colpa di due ostacoli che né Wiedeking, né il suo direttore
finanziario Holger Härter, né il presidente del consiglio di sorveglianza di
Porsche, Wolfgang Porsche, avevano previsto. Da un lato la decisione di
Bruxelles di lasciare in vita la «Legge Volkswagen», che assegna alla Bassa
Sassonia (secondo azionista di Vw con circa il 20%) una minoranza di blocco che
le consente di influire su tutte le decisioni più importanti. Dall'altro lato la crisi finanziaria, che ha reso le banche - prima schierate al fianco di Porsche -
molto più restie a finanziare la scalata. Ora le carte si rimescolano. Nel giro
di quattro settimane dovrebbe essere presentato un modello per la nuova
società, dopo aver sentito la Bassa Sassonia e i rappresentanti dei lavoratori.
I dettagli aperti restano però molti. A cominciare dalla sede della futura
società comune (Wolfsburg o Stoccarda?). E dal futuro di Wiedeking.
( da "Stampa, La" del
07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Ecco quali sono
le prospettive dell'industria del risparmio gestito e del
mercato dei fondi comuni di investimento in Italia SIAMO VICINI ALLA
STABILIZZAZIONE E AL RALLENTAMENTO DELLA FLESSIONE Tendenze economiche e
investimenti Arrivano i primi segnali di ripresa L'attuale crisi dei mercati finanziari ha reso evidente la
complessità dell'attività di asset management ma soprattutto l'insostenibilità
di modelli di business basati sull'assunto che le azioni nel medio
periodo «salgono sempre» a prescindere dal valore aggiunto insito nei prodotti
collocati. «Il 2007 - afferma Giovanni Bagiotti, AD Allianz Global Investors
Italia Sgr - con l'inizio della crisi del credito, rappresenta lo spartiacque,
con le banche centrali tese a preservare la funzionalità del sistema finanziario e, contemporaneamente, a cambiarne la struttura
per evitare il ripetersi dei passati eccessi. Per l'industria del risparmio
gestito tutto ciò comporterà tre principali evoluzioni: maggiore
regolamentazione, maggiore focalizzazione dei clienti verso prodotti meno
volatili e più semplici, ricerca di prodotti sostitutivi ai fondi comuni sia da
parte dei collocatori tipici sia dei clienti. Questo si traduce in un futuro
denso di sfide e opportunità per l'attività di gestione dei patrimoni». Le
flessioni dei mercati hanno reso evidente ai
risparmiatori la necessità di affidare i propri patrimoni a istituzioni solide
e di essere seguiti da un consulente con un rapporto di fiducia di lungo
periodo. Nel nuovo scenario mantiene una sua logica economica, in una prospettiva
di creazione di valore per il cliente, l'attività di gestione focalizzata sulla
produzione di performance e su prodotti semplici, sulla soluzione dei problemi finanziari dei clienti tramite un contatto continuo con le
reti distributive e sull'attenzione alla sostenibilità economica della
piattaforma produttiva. «In questo senso - conclude Bagiotti - riposizionando
l'offerta in modo molto più semplificato e chiaro, Allianz Global Investors
Italia Sgr, entrata a far parte dal 2007 nel gruppo Allianz Global Investors,
il primo operatore di asset management a livello mondiale, ha deciso di
anticipare il processo di razionalizzazione che l'attuale contesto di mercato
renderà inevitabile per tutti gli operatori del mercato». La «guarigione» del
sistema bancario è una condizione indispensabile perché l'economia possa
stabilizzarsi. La crescita e l'offerta di credito devono assolutamente
migliorare prima che le banche possano ricominciare a concedere prestiti in
modo normale. Malgrado possano sussistere alcune limitazioni della domanda
dovute alla scarsa propensione all'indebitamento da parte di consumatori e
aziende, l'incremento dell'offerta di crediti rappresenta un fattore di
importanza critica. «Crediamo - afferma Bob Doll, Responsabile mondiale degli investimenti
equity di BlackRock - che tutte le azioni intraprese dalle autorità siano
importanti e possano contribuire a una normalizzazione del sistema bancario nel
corso di quest'anno. Per quanto riguarda l'economia, alcuni recenti segnali
indicano che potremmo essere vicini al punto di minimo; i miglioramenti
registrati dall'indice che misura la costruzione di nuove case (housing
starts), dal deficit della bilancia commerciale e dalle vendite al dettaglio
indicano che almeno alcuni settori dell'economia si stanno avvicinando a tale
punto e che la fase di declino sta rallentando. Questo non significa che
l'economia è vicina a una ripresa, bensì suggerisce una certa stabilizzazione e
il possibile rallentamento della flessione. Crediamo che il quarto trimestre
del 2008 e il primo trimestre del 2009 possano avere segnato i minimi storici
in termini di crescita economica. Per quanto sussista il rischio che le
famiglie intendano ridurre il proprio indebitamento e aumentare i risparmi,
mettendo sostanzialmente un freno ai consumi e all'economia in generale, è
possibile che entro la fine dell'anno assisteremo a un inizio di ripresa
economica, che potrebbe portare a una crescita, sempre sotto tono ma quanto
meno di segno positivo, nel 2010». È difficile prevedere con esattezza come e
quando l'economia inizierà a ripartire, ma l'esperienza passata suggerisce che
alcuni settori potrebbero riprendersi prima di altri. «Dopo la stabilizzazione
del sistema bancario, continua Doll, i mercati si
focalizzeranno sull'identificazione di un punto di minimo per le spese al
consumo; la fine della fase di declino delle spese personali sarà un segno che
l'economia più ampia è pronta a crescere di nuovo. Nel settore aziendale,
l'incremento sostenuto degli ordini di beni durevoli, così come una diminuzione
dei livelli delle scorte, potrebbero segnalare una svolta e rappresentare
importanti indicatori. Al contrario, un'area che tarderà a riprendersi è il
mercato del lavoro. La disoccupazione continuerà a crescere anche durante le
fasi iniziali della ripresa e potrebbe passare anche più di un anno tra il di
punto minimo e l'inizio di una fase di incremento dell'occupazione». Come
sempre i mercati azionari, obbligazionari e altre
classi di attivi cominceranno ad anticipare nei prezzi una ripresa prima che si
siano manifestati segnali concreti. Pertanto, gli asset a rischio più elevato
(come i titoli azionari) potrebbero iniziare a riprendersi prima di altri
settori economici. «Nel settore azionario, prosegue Doll, complessivamente
restiamo convinti che le opportunità di valore più interessanti siano da
ricercare fra le aziende di buona qualità che vantano bilanci relativamente
solidi, buoni livelli di flussi di cassa e capacità di finanziamento adeguate.
Al contempo, tuttavia, crediamo sia opportuno investire gradualmente anche in
alcuni titoli di qualità inferiore e più ciclici, in previsione di una prossima
ripresa dell'economia. Dal punto di vista geografico, sui mercati
sviluppati continuiamo a prediligere una posizione sovrappesata in titoli
azionari USA. La risposta politica alla crisi del credito è stata più decisa e
rapida negli Stati Uniti, e i titoli statunitensi tendono ad avere utili più
prevedibili e ad essere meno volatili rispetto a quelli di altri mercati. Inoltre, siamo ancora positivi sugli investimenti
di lungo termine nei mercati emergenti. In modo
particolare prediligiamo l'area asiatica (ex Giappone). Con riferimento ai
settori, continuiamo a prediligere un posizionamento difensivo e crediamo che
il settore salute sia il più interessante, grazie a prospettive sugli utili
relativamente positive e ai buoni flussi di cassa. Fra i settori ciclici,
prediligiamo quello dell'energia, che ha valutazioni attraenti. Infine, tra i
settori growth, siamo concentrati sulla tecnologia, che sembra vantare
prospettive sugli utili relativamente solide». Guardando in prospettiva, resta
da capire se i movimenti positivi registrati dal mercato da inizio marzo
(quando l'S&P è sceso bruscamente al nuovo minimo storico di 667 punti)
rappresentino l'inizio di una fase di inversione o un semplice rimbalzo.
«Alcuni segnali, conclude Doll, indicano un miglioramento delle condizioni di
mercato: il "rally" di marzo è stato diffuso e ha registrato elevati
volumi di contrattazioni, due fattori tecnici molto importanti. Inoltre, i
titoli di qualità meno elevata hanno sovraperformato, un fatto che solitamente
caratterizza le fasi di rimbalzo dei mercati. Malgrado
ciò, è importante ricordare che i titoli azionari si trovano nel bel mezzo del
processo di avvicinamento ai minimi (bottoming) e, pertanto, potrebbero subire
ulteriori ribassi. Ad un certo punto, il continuo susseguirsi di nuovi record
negativi che ha caratterizzato gli ultimi mesi si arresterà e sarà possibile
capire quale è stato il "minimo definitivo" del ciclo attuale».
( da "Repubblica, La"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina IX -
Genova Scienza, il Festival sbarca alla Biennale Nel 2010 l´evento nella
rassegna del Mediterraneo: tappe a Napoli e Palermo NADIA CAMPINI IL Festival
della Scienza del 2010 avrà come filo conduttore il mare e sarà il primo evento
della Biennale del Mediterraneo. Lo ha confermato ieri mattina il
sottosegretario agli esteri Stefania Craxi, arrivata a Genova per partecipare
al primo Forum delle guardie costiere del Mediterraneo che si è aperto alla
Stazione Marittima. «L´idea alla quale stiamo lavorando è quella di mettere in rete
diverse realtà e diversi eventi per la Biennale del Mediterraneo - ha spiegato
a margine della manifestazione Stefania Craxi - con l´obiettivo di dare un
impulso nell´ottica della cooperazione europea; di qui la scelta di non avere
un unico punto di riferimento o un´unica sede, ma di favorire la messa in rete
delle conoscenze. Genova in questo senso è importante, perché con la sua
cultura e la sua storia intimamente legate al mare è la candidata naturale per
iniziative europee legate al Mediterraneo». La Biennale dovrebbe articolarsi su
quattro aree tematiche, arte, scienza, architettura e cultura, e avere tre o
quattro sedi di eventi, manifestazioni, mostre, seminari e convegni: tra queste
ci sono sicuramente Napoli e Palermo per il Sud, mentre per tutto il Nord Ovest
il punto di riferimento dovrebbe essere Genova e il primo evento genovese della
Biennale sarà proprio il Festival della Scienza, che avrà così la possibilità
di ampliare il suo orizzonte, usufruendo anche di collaborazioni importanti a
livello europeo. «La proposta di individuare il Festival della scienza come
primo elemento della biennale del Mediterraneo è partita da noi - spiega
l´assessore comunale Andrea Ranieri - abbiamo già fatto due riunioni a Roma e
l´idea ha suscitato molto interesse, ora abbiamo anche l´impegno del ministero
degli Esteri, che è un elemento molto importante, per altro finora siamo gli
unici ad aver presentato una proposta concreta». Il Festival della scienza del
2010 avrà quindi un respiro più ampio e già ora sono stati presi contatti anche
con Palermo per alcune collaborazioni nell´ottica della biennale del
Mediterraneo. L´inserimento del festival in questa cornice diventa determinante anche in funzione di trovare nuove aperture rispetto
alla crisi finanziaria che
quest´anno taglia i finanziamenti. Per il Festival della scienza del 2009 il
budget è stato ridotto infatti di un milione di euro, con la conseguenza di
dover tagliare anche di due giorni le iniziative. In compenso tra gli sponsor
sembra che siano assicurati al Festival della scienza del 2009 80.000
euro da Finmeccanica. Sono grosso modo la cifra che il Comune è riuscito a
strappare in più sui contributo che la finanziaria
pubblica dà per la cultura, che ammontano complessivamente a 1.400.000 euro. Un
milione andrà al Carlo Felice, il resto il Comune lo destinerà ad iniziative
varie, ma sembrava che in un primo momento il contributo fosse calcolato al
lordo dell´Iva, ora invece sembra accertato che sarà una cifra netta e la
differenza, 80.0000 euro appunto, andrà al Festival della scienza.
( da "Repubblica, La"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 31 -
Economia Intesa con Carphone vicina, Tiscali vola in Borsa L´ipotesi di
cessione delle attività britanniche fa salire del 16% il titolo La società
sarda conferma le trattative, potrebbe incassare fino a 250 milioni di euro
MILANO - Dalla Sardegna alla conquista del mondo per ritornare a casa, ridurre
i debiti e concentrarsi sul rilancio delle attività italiane. Questa la
parabola di Tiscali, che nelle prossime ore potrebbe finalizzare la vendita
delle sue attività inglesi a Carphone Warehouse, restringendo così entro i
confini nazionali il suo raggio di attività. Una soluzione obbligata, quella
che potrebbe essere costretto ad accettare Renato Soru, dal momento che sul
gruppo di telefonia gravano oltre 600 milioni di debiti. E le voci su un´imminente
vendita di Tiscali Uk, hanno fatto volare il titolo in rialzo del 16% a 0,44
euro. Su questi movimenti la Consob ha chiesto lumi alla società, che ha
ribadito l´esistenza di trattative in corso con gli inglesi. Il paradosso di
quest´operazione di riassetto, che va avanti da oltre un anno, è che Carphone
fu la prima società a essere esclusa dall´asta competitiva del 2008, perché tra
tutte le offerte la sua era stata giudicata fin da subito la meno interessante.
Inizialmente l´amministratore delegato Mario Rosso aveva vagliato le
manifestazioni d´interesse di gruppi del calibro di Vodafone e Fastweb. Ma il
tempo, in questo caso non è stato galantuomo. Non solo Tiscali ha dovuto
affrontare uno degli anni peggiori per i mercati finanziari, ma ha anche pagato in proprio il crollo della sterlina, che dai
tempi dell´acquisizione di Pipex (fusa in Tiscali Uk a fine 2007), ha perso
circa un terzo del valore nei confronti dell´euro. Un paio di mesi fa si è poi
interrotta la lunga trattativa con la BskyB di Rupert Murdoch, che meglio di
Carphone avrebbe potuto sfruttare i crediti fiscali di Tiscali Uk.
Inizialmente BskyB era infatti disposta ad offrire quasi il doppio rispetto
all´attuale proposta di Carphone, ma poi il gruppo di Murdoch si era defilato.
Questa invece potrebbe essere la volta buona: Jp Morgan e Intesa Sanpaolo hanno
infatti cercato di trovare una mediazione con gli advisor di Carphone, che a
breve dovrebbe formalizzarsi in un´offerta per circa 250 milioni di euro. E
Tiscali, a questo punto, potrebbe essere propensa ad accettarla. Resta da
capire se i proventi della vendita delle attività inglesi basteranno a
riequilibrare il debito e dotare il gruppo delle risorse necessarie a
rilanciare le attività italiane. (s.b.)
( da "Repubblica, La"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 42 -
Economia Gli Stati Uniti batteranno la crisi se
riusciranno a mettere un freno alle follie della finanza, a regolare i mercati, a preparare una generazione di lavoratori altamente
istruiti e specializzati. Parola del capo della Casa Bianca che qui spiega la
sua ricetta per l´economia e ammette: "Non so se tutto quello che facciamo
funzionerà, ma restare fermi è impossibile" L´importanza di avere poteri
regolatori forti: ma anche le imprese siano responsabili "Tim Geithner e
Summers sono in grado di affrontare grandi emergenze economiche" (SEGUE
DALLA PRIMA PAGINA) DAVID LEONHARDT unque non ne sentiremo la mancanza? «Ne
sentiremo la mancanza nel senso che la conseguenza delle gratifiche milionarie
versate a gente di 25 anni era che queste persone poi erano disposte a pagare
100 dollari per una cena con bistecche e il cameriere si portava a casa mance
che avrebbero fatto l´invidia di un professore universitario. E dunque alcune
delle dinamiche del settore finanziario avranno delle
ricadute, specialmente in un posto come Manhattan. Ma in realtà io penso che ci
sia sempre stata una percezione di insostenibilità rispetto a quello che è
successo a Wall Street negli ultimi 10-15 anni. Wall Street rimarrà una parte
significativa e importante della nostra economia, esattamente come lo era negli
anni 70 e 80. Semplicemente, non rappresenterà più la metà della nostra
economia. E questo significa che un maggior numero di talenti e risorse saranno
destinati ad altri settori dell´economia. E io questo lo ritengo salutare. Non
vogliamo che ogni singolo laureato con il bernoccolo per la matematica vada a
fare il trader di derivati. Vedremo un riequilibrio, ma non credo che perderemo
gli enormi vantaggi che derivano dalla trasparenza, dall´apertura e
dall´affidabilità dei nostri mercati. Se non altro, un
regime di regole più energico contribuirà a ripristinare la fiducia, e saranno
ancora tantissimi i capitali esteri desiderosi di venire a parcheggiarsi negli
Stati Uniti». Ritiene positivo avere società molto grandi e potenti regolate da
regolatori forti, oppure dobbiamo sottoporle a una cura dimagrante, come in
passato quando una legge proibiva alle banche commerciali di operare nel
settore delle banche d´affari? «I dati indicano che altri Paesi, che non hanno,
nei loro mercati finanziari, alcuni dei problemi che
abbiamo noi, non prevedono, ad esempio, una separazione tra banche d´affari e
banche commerciali. Hanno un modello di "supermercato" fortemente
regolamentato». Come il Canada? «Il Canada è un buon esempio. Sono riusciti a
gestire molto bene un periodo di grande rischio nei mercati
finanziari. Ma questo non significa, per esempio, che una compagnia
assicurativa come l´Aig con innestato sopra un hedge fund sia qualcosa di
ottimale. Anche con i migliori regolatori, se si comincia a differenziare
troppo le funzioni e i prodotti all´interno di una singola azienda, di un
singolo istituto, di una conglomerata, in sostanza le cose possono sfuggire di
mano. E la gente semplicemente non sa in cosa si sta andando a mettere». Dopo
la Grande Depressione, si vide un balzo nei diplomi liceali: anziché
appannaggio dell´élite, divennero la norma, il biglietto per accedere alla
classe media. Qual è oggi quel biglietto? Serve davvero la laurea
universitaria? «Nei i nostri obiettivi, abbiamo incluso almeno un anno di
addestramento post-liceale per tutti. Un corso completo di laurea, con quattro
anni di studi, sarebbe chieder troppo. Però a tutti serve un addestramento
post-liceale nei settori in cui si richiede esperienza tecnica; se no è
difficile ottenere un impiego che permetta di vivere. Questo non andrà soltanto
a beneficio dei singoli, ma sarà anche cruciale per l´economia. La sfida è
anche nell´assicurare che i licei siano all´altezza del compito. Glielo spiego
raccontandole di mia nonna. Mia nonna non si è mai laureata. Completò il liceo.
Però riuscì a diventare vicepresidente di una banca, e questo in parte perché
il liceo le aveva impartito un´istruzione rigorosa al punto da permetterle di
comunicare e di analizzare le informazioni molto meglio, francamente, di quando
sappiano fare oggi molti giovani universitari in questo Paese. Anzi, meglio dei
miei ex-studenti alla Facoltà di Legge dell´Università di Chicago». Signor
presidente, io però ho parlato con universitari che si chiedevano se tanto
studio servisse davvero. Sono preoccupati che i loro impieghi verranno
esportati in Cina. Lei come risponde? «Beh, guardi le statistiche. Il tasso di
disoccupazione fra chi ha solo il diploma liceale è almeno tre volte superiore
a quello fra i laureati, che hanno più possibilità di trovare un lavoro con un
buono stipendio, da classe media. Però, la grande sfida nell´istruzione è
assicurare che fin dal quattordicesimo anno di età, si apprendano le materie e
le qualità necessari ad essere competitivi e produttivi in un´economia moderna,
tecnologica. Voglio vedere in particolare più lauree in matematica e scienza,
in ingegneria. L´economia postbubble, "post-bolla", che sto
descrivendo si fonda in parte sul riequilibrio tra fabbriche e produzione di
servizi. Nel lungo termine, se si osservano i grandi rivali nell´economia
globale - Cina, India, Stati Uniti, Brasile, Corea - i Paesi che stanno
producendo la forza lavoro più istruita, che agevolano le scienze e la
matematica, e sanno tradurre quell´istruzione in applicazioni tecnologiche,
saranno notevolmente avvantaggiati nell´economia». Lei ricorda spesso che sua
nonna guadagnava più di suo nonno. Il divario fra i salari di uomini e donne
esiste ancora, però i compensi economici maschili oggi sono stagnanti, mentre
quelli femminili sono in aumento. E molti lavoratori, per esempio della Gm o
della Chrysler, sono depressi. Com´è il futuro lavorativo degli uomini? «Ottima
domanda, perché se vai nelle fabbriche, trovi uomini con abilità straordinarie
e orgogliosi di quel che fanno. Per loro, il tracollo dell´industria è la fine
di un modo di vita, non soltanto la perdita di uno stipendio. Un´economia sana
deve avere un´ampia varietà di lavori, nessun impiego a mio avviso dovrebbe
scomparire. Costituirà magari una percentuale dell´economia inferiore rispetto al
passato. Però è chiaro che, per la nuova generazione, dovremmo creare nuovi
lavori. Nel pacchetto dedicato al risanamento dell´economia ho sottolineato
molte volte l´importanza di una nuova rete elettrica "intelligente"
nel Paese, con ramificazioni importanti nel consumo energetico. Ebbene uno
degli ostacoli maggiori oggi è la mancanza di elettricisti specializzati per
attuare quel progetto. Ecco perciò un campo nel quale il governo può
intervenire, aiutando: sollecitando una svolta nell´istruzione in vista delle
richieste del futuro, e non soltanto del passato». Lei incoraggerebbe gli
uomini a impegnarsi anche in campi tradizionalmente riservati alle donne? Ad
esempio gli infermieri sono ben pagati. E servono nuove assunzioni.
«Infermieri, insegnanti: sono tutti mestieri dove servono più uomini. Gli
uomini in quei settori sono stati sottopagati perché entravano in un campo
prevalentemente femminile. Bisogna eliminare il divario nei salari fra i due
sessi, e fra i vari settori. Se infermiere e insegnanti cominceranno a
guadagnare di più, e se lo stesso accadrà per altre professioni, vedrete più
uomini. Ma certo bisognerà abbattere molti stereotipi». Sua moglie, Michelle,
ha mai guadagnato più di lei, signor presidente? «Certo, che sì. Però per un
breve periodo. Quando ero senatore statale, facevo tre lavori: oltre al Senato,
insegnavo ed esercitavo da avvocato. A conti fatti, guadagnavo appena un po´
più di lei. Ma quando ho iniziato la campagna per le elezioni al Senato
americano ho dovuto mollare qualche incarico, e allora è stata Michelle a
sostenere la famiglia per un paio di anni». Durante la campagna presidenziale
lei aveva detto d´aver molto riflettuto sui dibattiti economici abituali nella
Casa Bianca di Clinton. Diceva di voler replicare, all´interno della sua
squadra, le celebri discussioni fra Robert Rubin e Robert Reich. E bisogna
ammettere che fra i suoi consiglieri economici lei ha reclutato soprattutto dei
Democratici. «Già, però non ho né Paul Krugman, né Joseph Stieglitz (ndr.
entrambi Premi Nobel e aspri critici della politica economica di Obama)». No,
non mi riferivo a loro due... Ma nella sua cerchia di collaboratori più stretti
predominano i protetti di Rubin. «Beh, certo, Larry Summers e Tim Geithner
ovviamente hanno lavorato al Tesoro quando c´era Rubin. Quello che io cerco
sempre è un pragmatismo impietoso quando si parla di politica economica. è vero
probabilmente che alla luce della crisi
finanziaria che è venuta fuori il fatto che sia
Geithner che Summers abbiano una certa familiarità con le crisi finanziarie è stato un punto a loro favore, perché avevamo bisogno di
persone capaci di partire in quarta. E francamente la lista era abbastanza
limitata, perché l´ultimo presidente democratico che abbiamo avuto è stato Bill
Clinton: lui è stato sulla scena per otto anni e per gran parte del
tempo Bob Rubin è stato il principale artefice della sua politica economica.
Perciò è più che normale che tutti quelli che hanno esperienza su quel fronte
escano fuori da quella fucina. Secondo lei la recessione è un evento
sufficientemente grande da rendere un Paese disponibile a prendere alcune di
quelle scelte difficili che dobbiamo prendere in ambiti come la sanità, la
tassazione sul lungo periodo che non coprirà i
costi dello Stato l´energia? Tradizionalmente queste scelte vengono prese in periodi di
depressione o di guerra. Siamo a quel livello? «Beh, in parte dipenderà dalla
leadership. Perciò dovrò tirar fuori buoni argomenti. Ed è quello che sto
cercando di fare da quando sono arrivato, sto cercando di dire che adesso è il
momento per prendere decisioni importanti e difficili». Lei è entrato in carica
quattro mesi dopo il crollo della Lehman Brothers. Qualcuno a un certo punto
potrebbe cominciare a dire: «Ehi, perché le cose non migliorano?». «è una cosa
a cui pensiamo. Ancora prima delle elezioni sapevo che sarebbe stato un viaggio
molto difficile e che l´economia aveva subito un trauma serio, da cui non si
sarebbe ripresa istantaneamente. Però, sia che io resti in carica per un
mandato sia che resti in carica per due, i problemi sono talmente importanti e
fondamentali che non posso girarci intorno. Quello di cui sono molto fiducioso
è che, considerando le scelte difficili che abbiamo di fronte, stiamo prendendo
decisioni valide, ragionate. Questo non significa che ogni scelta sarà giusta,
che funzionerà proprio come vogliamo noi. Ma io mi sveglio la mattina e vado a
letto la sera sentendo che la direzione verso cui stiamo cercando di muovere
l´economia è quella giusta, e che le decisioni che prendiamo sono fondate».
(Copyright The New York Times - la Repubblica) (Traduzione di Fabio Galimberti)
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
DIARIO DELLA
CRISI Usa, le banche sono «a prova di stress» e rallenta la disoccupazione
Carlo Leone Del Bello In un clima economico ormai affetto da una forma acuta di
ottimismo, anche la precaria salute dei colossi bancari americani viene
giudicata sotto un'altra luce. Oggi la Federal reserve renderà noti i risultati
dello stress test - ovvero una simulazione circa la capacità delle banche di
far fronte ai requisiti di capitale in un ambiente economico «estremo» - ma
sono già numerose le fughe di notizie. Anche troppo numerose, fino al punto che
alcuni osservatori sono arrivati a ipotizzare che le autorità governative
stiano in realtà testando le reazioni del mercato ai risultati dello stress
test. Le indiscrezioni riguardano proprio le maggiori istituzioni bancarie:
Bank of America avrà forse bisogno di 34 miliardi di dollari, Citigroup
solamente di 10, Wells Fargo di 15, mentre J.P. Morgan sarebbe adeguatamente
capitalizzata anche in caso di peggioramento della situazione economica. Bank
of America, che nel settembre del 2008 inglobò la banca d'affari Merril Lynch
con una operazione lampo che continua a suscitare polemiche, è dunque
l'istituzione che presenterebbe più problemi. Eppure il titolo in borsa, nella
giornata di ieri, è arrivato a guadagnare oltre il 16%. La reperibilità del
capitale infatti potrebbe non essere un problema secondo gli analisti di borsa:
infatti, a BofA basterebbe convertire in azioni ordinarie le azioni
privilegiate (senza diritto di voto) detenute dal governo. Se le indiscrezioni saranno
confermate, significherebbe che il sistema bancario è in
buona salute e che il peggio della crisi finanziaria è passato. Non la vede così l'economista Nouriel Roubini, che
ricorda come le condizioni «estreme» usate dallo stress test per il primo trimestre
siano state superate dalla realtà. Il marcio alla base del sistema finanziario
(e politico)Usa inizia intanto ad emergere, addirittura dalla prima pagina del
Financial Times. L'articolo denuncia come sia stata l'intensa attività
lobbyistica delle banche a provocare il vuoto di regolamentazione che ha
contribuito allo scatenarsi della crisi. In
particolare, 25 originatori di mutui subprime - ormai quasi tutti falliti - di
cui erano proprietari in tutto o in parte i maggiori colossi finanziari, avrebbero
speso almeno 370 milioni di dollari in attività di lobbying volte ad allentare
sia i controlli delle autorità di vigilanza, sia il contesto normativo nel
quale si è sviluppata la crescita esponenziale di credito facile del triennio
2005-2007. Ieri è stato anche il giorno della pubblicazione - da parte della
società Adp, che gestisce le ritenute - dei dati sull'occupazione nel mese di
aprile. Il numero di 491 mila posti di lavoro persi in un mese, sebbene
altissimo, sarebbe comunque fonte di ottimismo, in quanto più basso sia di
quello del mese precedente, sia di quello previsto dagli analisti. Il dato
«vero» sull'occupazione sarà rilasciato venerdì dal dipartimento del lavoro, e
anche se sarà simile a quello di Adp, potrebbe mostrare come dall'inizio della
recessione i posti di lavoro perduti siano quasi 6 milioni. In Europa nel
frattempo sono molto più scarsi i dati che fanno ben sperare nel futuro. In
Spagna, la produzione industriale in marzo è crollata del 24% rispetto a un
anno prima, mentre risulta triplicato in un anno il numero di famiglie e
imprese che sono insolventi nei confronti dei creditori. Sul lato
dell'occupazione non va meglio: per la Commissione europea i disoccupati
nell'Unione hanno raggiunto quota venti milioni, cioé 4,1 milioni (il 25%) in
più rispetto a un anno fa. Sono inoltre calate dello 0,6% le vendite al
dettaglio in marzo. Unica nota positiva: l'indice Pmi servizi dell'eurozona è
salito in aprile a 43,8 punti dai 40,9 di marzo. Si tratta di un aumento
record.
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Politiche
COSMICHE La crisi economica alimenta le speranze di un
modello di governance planetaria basato su parole chiave come uguaglianza,
nonviolenza e azione diretta. Un sentiero di lettura a partire da un volume
sulla democrazia cosmopolita e da una raccolta di saggi sulle forme di
aggregazione dopo l'era dei partiti di massa INNOVAZIONI TRA GLOBALE E LOCALE
Mario Pianta La crisi finanziaria internazionale ha
rivelato la fragilità del mercato come strumento di regolazione dell'ordine
globale e ha ridato improvvisa legittimità all'azione degli stati nazionali. In
tutti i paesi, nei governi, nei partiti e nei movimenti, sociali c'è chi, da un
lato, è tentato dalla nostalgia di pensare che tutto possa tornare come prima;
dall'altro, c'è chi invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione
neoliberista la politica e la democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due
libri aiutano a tracciare le mappe del cambiamento, verso l'«alto» dei processi
globali e verso il «basso» della partecipazione dei cittadini. Cittadini del
mondo. Verso una democrazia cosmopolitica, di Daniele Archibugi (Il Saggiatore,
pp. 320, euro 20) disegna i contorni di un mondo possibile dopo l'epoca della
sovranità degli stati nazionale. Dopo la politica. Democrazia, società civile e
crisi dei partiti, a cura di Duccio Zola (Edizioni
dell'Asino, euro 12) esplora invece le pratiche di democrazia dopo l'era della
politica monopolizzata dai partiti. Su scala globale il «vuoto» di democrazia e
capacità di governo è apparso evidente nell'inconcludente vertice del G20 del 2
aprile scorso a Londra, che ha tentato di mantenere gli attuali rapporti di
potere attraverso forme più «multilaterali» di global governance. Una via
alternativa alle copnclusioni del g20 londinese è la democrazia cosmopolitica
proposta nel volume da Archibugi, che delinea un sistema di governo a più
livelli ed estende i fondamenti della democrazia - diritti, partecipazione,
poteri di controllo - oltre i confini nazionali. Tra nonviolenza e controllo
popolare Alcuni passi in questa direzione sono già stati compiuti, ad esempio
il Tribunale penale internazionale all'Aja deve tutelare i diritti umani
fondamentali di tutti i cittadini del mondo e dispone per questo di un'autorità
che scavalca quella degli stati. Altre azioni «cosmopolitiche» riguardano le richieste
per rafforzare, democratizzare e rendere più autonome dai paesi più potenti le
istituzioni sovranazionali legittime - come le Nazioni Unite, di cui fanno
parte i 192 paesi del pianeta - e affidare a loro - anziché a un gruppo
ristretto scelto dai più ricchi - responsabilità specifiche su problemi
globali. Così, in contrapposizione al G20, l'Onu terrà a
giugno la sua «Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo», da cui potrebbero
venire risposte alla crisi
più condivise, democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di
Washington e Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli
stati. Un altro insieme di proposte della democrazia cosmopolitica
riguarda il riconoscimento ai cittadini del mondo di un insieme di nuovi
diritti e doveri che superino quelli nazionali, e la creazione di nuove
istituzioni sovranazionali che siano indipendenti dai governi degli stati e
rispondano invece ai cittadini o alla società civile di tutti i paesi. Gli
esempi comprendono la creazione di una Assemblea parlamentare delle Nazioni
unite dove siano rappresentati i cittadini (o i parlamenti) - anziché i governi
- del pianeta, il coinvolgimento di organizzazioni della società civile nei
meccanismi di decisione delle organizzazioni sovranazionali, la creazione di un
Consiglio per i diritti umani con un forte ruolo delle organizzazioni non
governative, e così via. Proposte di questo tipo emergono, nel libro di
Archibugi, da una visione della democrazia fondata su tre principi:
nonviolenza, controllo popolare e uguaglianza politica, che va al di là degli
aspetti più immediati - presenza di elezioni, partiti, libertà d'informazione.
Tali principi, per essere effettivi su scala nazionale, devono affermarsi anche
a livello globale. La nonviolenza definisce una condizione necessaria per la
democrazia: l'accettazione di preventive regole condivise - che escludono l'uso
della forza - su come si può ottenere o perdere il potere politico. Il
controllo popolare deve riguardare anche le decisioni prese da altri stati (o
da poteri economici transnazionali) e che hanno conseguenze sui cittadini di un
singolo paese. L'uguaglianza politica deve portare a definire una comunità di
cittadini del mondo con uguali diritti e doveri sui temi di rilievo globale.
Sono evidenti qui i paralleli con le richieste avanzate dai movimenti globali
che - da Seattle nel 1999 a Londra nel 2009 - si sono opposti alla
globalizzazione neoliberista in nome della democrazia e della giustizia
economica e sociale. Il volume individua alcuni temi di azione prioritaria - il
controllo sull'uso della forza, l'accettazione delle diversità culturali,
l'autodeterminazione dei popoli, il monitoraggio degli affari interni e la
tutela dei diritti umani, la gestione partecipativa dei problemi globali - sui
quali i cittadini del mondo potrebbero acquisire i diritti e doveri di una
nascente «cittadinanza cosmopolitica». Per Archibugi la scommessa è di
trasformare le rivendicazioni dei movimenti globali in nuove istituzioni capaci
di estendere la democrazia e di porre vincoli alla sovranità degli stati, in un
sistema di «costituzionalismo globale» in cui il nuovo possa convivere con
l'attuale sistema inter-statale. Cinque modelli concreti di quest'ordine
«ibrido» sono esaminati nella seconda parte di Cittadini del mondo, con i casi
delle Nazioni unite, degli interventi umanitari, dell'«esportazione della
democrazia», dell'autodeterminazione dei popoli e dei contesti
multilinguistici. Ritroviamo qui uno dei punti di forza del volume: la capacità
di unire una solida visione complessiva con la concretezza delle proposte, in
parte già praticate dall'evoluzione dei rapporti internazionali e dal ruolo
crescente della società civile mondiale. Meno convincente è invece lo schema che
contrappone un'uniforme democrazia (nella sua versione liberale più standard) a
un generico autoritarismo (in sostanza: l'assenza di elezioni politiche),
mentre il rapporto tra democrazia e capitalismo su scala globale non viene
affrontato. Il potere delle élite Le idee chiave per essere Cittadini del mondo
si intrecciano bene alle proposte di Dopo la politica per le pratiche a scala
nazionale. Qui è in gioco la ridefinizione della politica, oltre una democrazia
rappresentativa svuotata e mediatizzata, controllata dalle élite e dai partiti.
I contributi raccolti in Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei partiti esplorano così i meccanismi di tale
declino e suggeriscono alcune direzioni per un rinnovamento radicale della
politica. Il punto di partenza, individuato dal saggio di Jürgen Habermas, è la
fine della politica dello stato sociale come si è affermata nel dopoguerra nei
paesi europei. La debolezza della politica come strumento per «temperare» il
capitalismo, la burocratizzazione del welfare e la forza dei mercati globali
sono alla radice della caduta di efficacia e consenso di una politica nazionale
fondata sulla redistribuzione promessa dal welfare. Per Habermas, la via
d'uscita passa per un maggior spazio riconosciuto alla solidarietà come
principio di regolazione sociale, rispetto ai meccanismi dominati dal potere
dello stato e dal mercato, e per una espansione della sfera pubblica e dei
processi di comunicazione che la caratterizzano. La prospettiva della
democrazia deliberativa proposta da Habermas incontra così la società civile
intesa come una sfera pubblica che vede protagonisti i cittadini e le loro
relazioni sociali, tema questo al centro del capitolo di Duccio Zola. Il
rinnovamento della democrazia può trovare terreno fertile in quest'incontro,
che offre nuove modalità di definizione delle identità, di aggregazione degli
interessi, di accordo sulle procedure per decidere sul bene comune. Resta
aperta tuttavia la questione dei rapporti tra le attività della società civile
e i processi istituzionali che caratterizzano la politica degli stati
nazionali, un terreno senza regole, segnato da pratiche e comportamenti
differenziati, e da una continua capacità della politica tradizionale di
esercitare controllo e potere sulla società. La pratica del consenso Ma esiste
una capacità della società civile di «reinventare» la democrazia? La risposta è
nel capitolo di Donatella della Porta, che presenta i risultati di una ricerca
europea sulla democrazia nei movimenti globali. Nelle risposte di duecento
organizzazioni sociali europee, le idee e le pratiche di democrazia all'interno
dei movimenti ruotano intorno a tre valori chiave: la partecipazione diretta (e
la critica della rappresentanza), l'autonomia (delle esperienze, dei livelli
territoriali, e la critica delle gerarchie), il metodo deliberativo del
consenso (e la critica alle procedure di votazione). Tutto ciò ha alimentato i
conflitti per chiedere più democrazia ai poteri politici ed economici
sovranazionali e ha aperto la strada a una visione della politica come
partecipazione, con un significativo avvicinamento tra richieste all'esterno di
democratizzazione della politica e pratiche di democrazia all'interno della
società civile. Quanto ai rapporti con le autorità politiche, è significativo
che forti pratiche conflittuali non escludano forme di collaborazione con le
istituzioni, soprattutto a livello locale e nazionale. Gli altri saggi - di
Ekkehart Krippendorf, Carlo Donolo, Luigi Bobbio, Giuseppe Cotturri -
aggiungono nuove prospettive sulle forme di autogoverno e di partecipazione
sociale, mentre le conclusioni sono di Pino Ferraris e Giulio Marcon.
CONTINUA|PAGINA12
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Politiche
COSMICHE La crisi economica alimenta le speranze di un
modello di governance planetaria basato su parole chiave come uguaglianza,
nonviolenza e azione diretta. Un sentiero di lettura a partire da un volume
sulla democrazia cosmopolita e da una raccolta di saggi sulle forme di
aggregazione dopo l'era dei partiti di massa INNOVAZIONI TRA GLOBALE E LOCALE
Mario Pianta La crisi finanziaria internazionale ha
rivelato la fragilità del mercato come strumento di regolazione dell'ordine
globale e ha ridato improvvisa legittimità all'azione degli stati nazionali. In
tutti i paesi, nei governi, nei partiti e nei movimenti, sociali c'è chi, da un
lato, è tentato dalla nostalgia di pensare che tutto possa tornare come prima;
dall'altro, c'è chi invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione
neoliberista la politica e la democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due
libri aiutano a tracciare le mappe del cambiamento, verso l'«alto» dei processi
globali e verso il «basso» della partecipazione dei cittadini. Cittadini del
mondo. Verso una democrazia cosmopolitica, di Daniele Archibugi (Il Saggiatore,
pp. 320, euro 20) disegna i contorni di un mondo possibile dopo l'epoca della
sovranità degli stati nazionale. Dopo la politica. Democrazia, società civile e
crisi dei partiti, a cura di Duccio Zola (Edizioni
dell'Asino, euro 12) esplora invece le pratiche di democrazia dopo l'era della
politica monopolizzata dai partiti. Su scala globale il «vuoto» di democrazia e
capacità di governo è apparso evidente nell'inconcludente vertice del G20 del 2
aprile scorso a Londra, che ha tentato di mantenere gli attuali rapporti di
potere attraverso forme più «multilaterali» di global governance. Una via
alternativa alle copnclusioni del g20 londinese è la democrazia cosmopolitica
proposta nel volume da Archibugi, che delinea un sistema di governo a più
livelli ed estende i fondamenti della democrazia - diritti, partecipazione,
poteri di controllo - oltre i confini nazionali. Tra nonviolenza e controllo
popolare Alcuni passi in questa direzione sono già stati compiuti, ad esempio
il Tribunale penale internazionale all'Aja deve tutelare i diritti umani
fondamentali di tutti i cittadini del mondo e dispone per questo di un'autorità
che scavalca quella degli stati. Altre azioni «cosmopolitiche» riguardano le
richieste per rafforzare, democratizzare e rendere più autonome dai paesi più
potenti le istituzioni sovranazionali legittime - come le Nazioni Unite, di cui
fanno parte i 192 paesi del pianeta - e affidare a loro - anziché a un gruppo
ristretto scelto dai più ricchi - responsabilità specifiche su problemi
globali. Così, in contrapposizione al G20, l'Onu terrà a
giugno la sua «Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo», da cui potrebbero
venire risposte alla crisi
più condivise, democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di
Washington e Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli
stati. Un altro insieme di proposte della democrazia cosmopolitica
riguarda il riconoscimento ai cittadini del mondo di un insieme di nuovi
diritti e doveri che superino quelli nazionali, e la creazione di nuove
istituzioni sovranazionali che siano indipendenti dai governi degli stati e
rispondano invece ai cittadini o alla società civile di tutti i paesi. Gli
esempi comprendono la creazione di una Assemblea parlamentare delle Nazioni
unite dove siano rappresentati i cittadini (o i parlamenti) - anziché i governi
- del pianeta, il coinvolgimento di organizzazioni della società civile nei
meccanismi di decisione delle organizzazioni sovranazionali, la creazione di un
Consiglio per i diritti umani con un forte ruolo delle organizzazioni non
governative, e così via. Proposte di questo tipo emergono, nel libro di
Archibugi, da una visione della democrazia fondata su tre principi:
nonviolenza, controllo popolare e uguaglianza politica, che va al di là degli
aspetti più immediati - presenza di elezioni, partiti, libertà d'informazione.
Tali principi, per essere effettivi su scala nazionale, devono affermarsi anche
a livello globale. La nonviolenza definisce una condizione necessaria per la
democrazia: l'accettazione di preventive regole condivise - che escludono l'uso
della forza - su come si può ottenere o perdere il potere politico. Il
controllo popolare deve riguardare anche le decisioni prese da altri stati (o
da poteri economici transnazionali) e che hanno conseguenze sui cittadini di un
singolo paese. L'uguaglianza politica deve portare a definire una comunità di
cittadini del mondo con uguali diritti e doveri sui temi di rilievo globale.
Sono evidenti qui i paralleli con le richieste avanzate dai movimenti globali
che - da Seattle nel 1999 a Londra nel 2009 - si sono opposti alla globalizzazione
neoliberista in nome della democrazia e della giustizia economica e sociale. Il
volume individua alcuni temi di azione prioritaria - il controllo sull'uso
della forza, l'accettazione delle diversità culturali, l'autodeterminazione dei
popoli, il monitoraggio degli affari interni e la tutela dei diritti umani, la
gestione partecipativa dei problemi globali - sui quali i cittadini del mondo
potrebbero acquisire i diritti e doveri di una nascente «cittadinanza
cosmopolitica». Per Archibugi la scommessa è di trasformare le rivendicazioni
dei movimenti globali in nuove istituzioni capaci di estendere la democrazia e
di porre vincoli alla sovranità degli stati, in un sistema di
«costituzionalismo globale» in cui il nuovo possa convivere con l'attuale sistema
inter-statale. Cinque modelli concreti di quest'ordine «ibrido» sono esaminati
nella seconda parte di Cittadini del mondo, con i casi delle Nazioni unite,
degli interventi umanitari, dell'«esportazione della democrazia»,
dell'autodeterminazione dei popoli e dei contesti multilinguistici. Ritroviamo
qui uno dei punti di forza del volume: la capacità di unire una solida visione
complessiva con la concretezza delle proposte, in parte già praticate
dall'evoluzione dei rapporti internazionali e dal ruolo crescente della società
civile mondiale. Meno convincente è invece lo schema che contrappone
un'uniforme democrazia (nella sua versione liberale più standard) a un generico
autoritarismo (in sostanza: l'assenza di elezioni politiche), mentre il
rapporto tra democrazia e capitalismo su scala globale non viene affrontato. Il
potere delle élite Le idee chiave per essere Cittadini del mondo si intrecciano
bene alle proposte di Dopo la politica per le pratiche a scala nazionale. Qui è
in gioco la ridefinizione della politica, oltre una democrazia rappresentativa
svuotata e mediatizzata, controllata dalle élite e dai partiti. I contributi
raccolti in Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi
dei partiti esplorano così i meccanismi di tale declino e suggeriscono alcune
direzioni per un rinnovamento radicale della politica. Il punto di partenza,
individuato dal saggio di Jürgen Habermas, è la fine della politica dello stato
sociale come si è affermata nel dopoguerra nei paesi europei. La debolezza
della politica come strumento per «temperare» il capitalismo, la
burocratizzazione del welfare e la forza dei mercati globali sono alla radice
della caduta di efficacia e consenso di una politica nazionale fondata sulla
redistribuzione promessa dal welfare. Per Habermas, la via d'uscita passa per
un maggior spazio riconosciuto alla solidarietà come principio di regolazione
sociale, rispetto ai meccanismi dominati dal potere dello stato e dal mercato,
e per una espansione della sfera pubblica e dei processi di comunicazione che
la caratterizzano. La prospettiva della democrazia deliberativa proposta da
Habermas incontra così la società civile intesa come una sfera pubblica che
vede protagonisti i cittadini e le loro relazioni sociali, tema questo al
centro del capitolo di Duccio Zola. Il rinnovamento della democrazia può
trovare terreno fertile in quest'incontro, che offre nuove modalità di
definizione delle identità, di aggregazione degli interessi, di accordo sulle
procedure per decidere sul bene comune. Resta aperta tuttavia la questione dei
rapporti tra le attività della società civile e i processi istituzionali che
caratterizzano la politica degli stati nazionali, un terreno senza regole,
segnato da pratiche e comportamenti differenziati, e da una continua capacità della
politica tradizionale di esercitare controllo e potere sulla società. La
pratica del consenso Ma esiste una capacità della società civile di
«reinventare» la democrazia? La risposta è nel capitolo di Donatella della
Porta, che presenta i risultati di una ricerca europea sulla democrazia nei
movimenti globali. Nelle risposte di duecento organizzazioni sociali europee,
le idee e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti ruotano intorno a
tre valori chiave: la partecipazione diretta (e la critica della
rappresentanza), l'autonomia (delle esperienze, dei livelli territoriali, e la
critica delle gerarchie), il metodo deliberativo del consenso (e la critica
alle procedure di votazione). Tutto ciò ha alimentato i conflitti per chiedere
più democrazia ai poteri politici ed economici sovranazionali e ha aperto la
strada a una visione della politica come partecipazione, con un significativo
avvicinamento tra richieste all'esterno di democratizzazione della politica e
pratiche di democrazia all'interno della società civile. Quanto ai rapporti con
le autorità politiche, è significativo che forti pratiche conflittuali non
escludano forme di collaborazione con le istituzioni, soprattutto a livello
locale e nazionale. Gli altri saggi - di Ekkehart Krippendorf, Carlo Donolo,
Luigi Bobbio, Giuseppe Cotturri - aggiungono nuove prospettive sulle forme di
autogoverno e di partecipazione sociale, mentre le conclusioni sono di Pino
Ferraris e Giulio Marcon. CONTINUA|PAGINA12 Per Pino Ferraris, dopo la politica
dei partiti deve seguire una diffusa «politicizzazione dal sociale», magari con
una «confederazione» leggera delle esperienze sociali che hanno progetti di
cambiamento, su basi solidaristiche. Giulio Marcon definisce questo percorso
come il passaggio dalla «monarchia dei partiti» alla «repubblica della
politica», in cui ogni forma di politica diffusa - nei movimenti, nelle
associazioni, nel terzo settore, nei gruppi locali, nel sindacato, etc. - abbia
la stessa dignità e riconoscimento della politica dei partiti nel definire il
bene comune e le decisioni da prendere. Tanto a livello globale che nazionale,
la possibilità di partecipare in prima persona e di esercitare un controllo
sulle decisioni restano i due pilastri su cui costruire il futuro della
democrazia, al tramonto dell'epoca in cui lo stato nazionale e la politica dei
partiti definivano l'unica arena della democrazia.
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
SPOT NEWS DETROIT
UN CAMPIONE DEL CANESTRO ALLA GUIDA DELLA CITTA? Una star del basket alla guida
della città più colpita dalla recessione economica. Dave Bing, 65 enne ex
campione dei Detroit Pistons e dei Boston Celtics, da ieri è il nuovo sindaco
di Detroit; ha battuto lo sfidante, Ken Cockrel, democratico come lui. Bing
prende il posto di Kwame Kilpatrick, che ha dato le dimissioni in settembre ed
è finito in galera per aver mentito durante un processo per nascondere uno
scandalo sessuale con la responsabile del suo staff. Quella di Bing è comunque
una carica provvisoria: l'ex-cestista, dopo aver portato a termine il mandato
di Kilpatrick, dovrà vincere le elezioni di novembre per riconfermarsi sindaco.
AUTOMOBILISMO È MORTO IL FIGLIO DI MOSLEY, FORSE PER OVERDOSE È morto Alexander
Mosley, 39enne figlio di Max Mosley, presidente della Federazione
internazionale dell'automobile (Fia). L'uomo, come riferisce il quotidiano 'The
Sun', è stato trovato morto nella sua abitazione londinese di Notting Hill. Si
sospetta che il decesso sia stato provocato da un'overdose. La tragedia sarebbe
avvenuta ieri ma Scotland Yard ha aspettato prima di comunicare l'identità
dell'uomo. CIO GROSSE PERDITE PER IL CREDIT CRUNCH Il Comitato Olimpico
Internazionale (Cio) ha perso 34 milioni di dollari a causa
della crisi finanziaria
mondiale, come ammesso dal presidente dell'organismo, Jacques Rogge, in
un'intervista a insidethegames.com. Il dirigente belga ha precisato che a causa
delle perdite sui mercati finanziari le riserve del Cio, che si attestano sui 400 milioni di dollari,
sono diminuite dell'otto percento dall'inizio del 2008. Ma nessuna
competizione è a rischio. CICLISMO L'ASTANA IN GRAVI DIFFICOLTÀ ECONOMICHE La
Astana di Lance Armstrong è in crisi finanziaria. La
sua partecipazione al Giro d'Italia non è a rischio, ma - come scrive il New
York Times - gli effetti della crisi globale hanno
toccato in modo significativo anche le casse della Samruk-Kazyna, la società
governativa del Kazakhistan che attraverso la compagnia area Air Astana
finanzia l'omonima squadra ciclistica. Attualmente i corridori non ricevono lo
stipendio e il ritardo nei pagamenti continuerà. La crisi,
peraltro, non tocca Lance Armstrong, che pur di tornare alle corse ha accettato
di correre senza percepire compensi. Il New York Times precisa che l'Uci ha
lasciato aperta la possibilità che la squadra possa venire espulsa dal Giro
qualora non rispettasse il regolamento, che prevede bilanci in attivo da parte
di tutte le squadre. CICLISMO VALVERDE CONTRO TORRI PER IL DOPING Il caso
Alejandro Valverde si arricchisce di un altro capitolo. Il ciclista spagnolo ha
comunicato di avere intrapreso un'azione «giudiziaria penale» contro il
procuratore antidoping del Coni, Ettore Torri, con due ipotesi di reato: aver
«disobbedito alle autorità giudiziarie spagnole» e «aver falsificato dei
documenti». Lo scorso 11 febbraio, Torri aveva convocato il ciclista spagnolo
contestandogli l'uso di doping sulla base degli esiti delle indagini della
Procura di Roma: il confronto tra un controllo sangue-urine effettuato il 21
luglio scorso a Prato Nevoso durante la tappa italiana del Tour e i dati sulle
sacche di sangue dell'Operacion Puerto attribuivano allo spagnolo l'identità
del ciclista finito nel ciclone dell'inchiesta spagnola. Il primo aprile, Torri
aveva deferito Valverde e chiesto 2 anni di squalifica. La Spagna aveva
rivendicato la competenza del caso, ma sia l'Uci, la federazione mondiale, sia
la Wada, l'agenzia mondiale antidoping, si sono costituite presso il Coni
contro Valverde.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-05-07 - pag: 1 autore: LEZIONI PER IL FUTURO Idee e
regole per il mondo dopo la tempesta La crisi finanziaria
del 2008 muterà in radice il nostro mondo o, quando si concluderà, mercati, lavoro, finanza, produzione, assetti geopolitici
torneranno al passato? Chi e che cosa hanno innescato la turbolenza prima su
Borse e banche poi nella vita di tanti di noi? Quali regole e quali riforme
sono necessarie, agli istituti finanziari, alla banche
centrali e ai paesi perché la tempesta perfetta non si ripeta? Il Sole 24 Ore
apre, in collaborazione con il Financial Times e Foreign Policy, un dibattito
sul futuro del nostro mondo e le vie per accelerare la ripresa. Interverranno
studiosi, politici ed economisti e voi lettori potrete dialogare sul sito
internet del giornale. Apre la discussione Guido Tabellini,nostro columnist e
rettoredell'Università Bocconi di Milano. di Guido
Tabellini A quasi due anni di distanza dall'inizio della crisi finanziaria che ha travolto
l'economia mondiale, può essere il momento di tirare le somme e inquadrare le
principali lezioni per il futuro. è davvero un punto di svolta per le economie
di mercato, una crisi
sistemica che cambierà radicalmente la divisione dei compiti tra Stato e
mercato? Oppure, corretti alcuni importanti problemi tecnici riguardanti
la regolamentazione finanziaria, tutto tornerà presto
come prima? Cominciamo dal fallimento del mercato.Non c'è dubbio che la crisi abbia rivelato un grave fallimento dei mercati più sofisticati al mondo, i moderni mercati finanziari. Un compito cruciale dei mercati finanziari è l'allocazione del rischio. In questo la
finanza ha fallito clamorosamente. Il rischio è stato sottovalutato, e molti
intermediari ne hanno assunto una dose eccessiva. Quali siano le ragioni del
fallimento, e quali le implicazioni di politica economica, tuttavia, è meno
scontato. Una spiegazione non implausibile è che si sia trattato di un banale
errore di valutazione. L'innovazione finanziaria è
stata così rapida che anche operatori sofisticati non sempre erano in grado di
comprendere a fondo la rischiosità degli strumenti finanziari
che venivano costruiti. Le implicazioni sistemiche di questi strumenti erano
ancora meno chiare. Di conseguenza, molti investitori hanno sovrastimato la
capacità di resistenza dei mercati finanziari globali,
trascurando il rischio sistemico e il rischio di illiquidità, che invece si
sono rivelati cruciali in questa crisi. L'errore è in
parte spiegabile anche con la difficoltà di valutare correttamente la
probabilità di eventi rari e poco frequenti. Se fosse tutto qui, potremmo stare
tranquilli. Questa crisi non sarà dimenticata, e
sicuramente lascerà il segno nei comportamenti e nei modelli organizzativi
preposti alla gestione dei rischi degli intermediari finanziari.C'è
anche una spiegazione meno bene-vola del fallimento dei mercati
finanziari, che sottolinea la distorsione sistematica degli incentivi
individuali, anziché errori di valutazione. Innanzitutto il modello originate
and distribute, che separa la concessione del prestito dalla decisione di
investimento finanziario, comporta ovvi problemi di
azzardo morale. In secondo luogo, le agenzie di rating, pagate da chi emette i
titoli oggetto di valutazione, hanno un ovvio conflitto di interesse. Continua
u pagina 3 l'articolo prosegue in altra pagina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-07 - pag: 2 autore: La Ue modifica
Basilea 2: dal 2010 vigilanza speciale Enrico Brivio BRUXELLES. Dal nostro
inviato Semaforo verde all'Europarlamento a un giro di vite su requisiti
patrimoniali delle banche, supervisione ed emissioni ad alto rischio. Con 454
voti favorevoli, 106 contrari e 25 astensioni, l'Assemblea di Strasburgo ha
avallato il compromesso raggiunto con i Governi Ue, per minimizzare
l'eventualità di ulteriori terremoti finanziari che
coinvolgano gli istituti di credito. Le nuove norme, che si applicheranno dal
dicembre 2010 correggendo i criteri fissati dalla cosiddetta "Basilea
2", impediscono a una banca di impegnare oltre il 25% dei fondi propri nei
confronti di un solo cliente o gruppo di clienti (il limite potrà essere
superato solo per le esposizioni tra gli enti creditizi ma nel limite di 150
milioni di euro). Viene imposto poi a un istituto che lanci un'operazione di
cartolarizzazione di mantenerein prima persona un'esposizione di almeno il 5%
sul rendimento dell'investimento proposto. Un deterrente, insomma, alla
promozione di rischi da parte dei clienti, che l'istituto emittente non sarebbe
disposto ad accollarsi. «è una regola che ha una sua logica – ha osservato il
commissario europeo al Mercato interno, Charlie McCreevy, intervendo di fronte
all'Europarlamento – e applica il semplice buon senso comune». Vedono poi la
luce i collegi di supervisione formati dalle autorità nazionali di vigilanza per
promuovere la cooperazione tra le autorità incaricate della sorveglianza delle
banche transfrontaliere. In caso di conflitto tra i membri del collegio viene
previsto un sistema di mediazione a livello comunitario. La Commissione europea
è stata poi chiamata a presentare una proposta legislativa che miri in un
secondo momento ad accrescere ulteriormente l'integrazione della supervisione
entro il 31 dicembre 2009, nella prospettiva di creare, entro il 31 dicembre
2011, un vero sistema di sorveglianza su scala europea. Secondo il relatore del
provvedimento, il democratico-cristiano austriaco Othmar Karas, la revisione
della direttiva sui requisiti patrimoniali degli istituti di credito
costituisce una "pietra miliare" per ristabilire la credibilità e
l'affidabilità del sistema. «Ci saranno a maggiore attenzione controllo e
trasparenza – ha fatto presente Karas – le fondamenta per dare maggiore
stabilità ai mercati». Non sono però passati gli
emendamenti socialisti a favore di criteri più stretti, portando dal 5% al 15%
o al 10% la partecipazione dell'istituto emittente nell'emissione di prodotti
strutturati, che si sono scontrati con la fiera opposizione della Gran
Bretagna, portabandiera della posizione della City di Londra e anche della
Federazione bancaria europea. I deputati hanno però ottenuto una clausola di
revisione molto esigente che affida alla Commissione il mandato di proporre,
entro il 31 dicembre 2009, un eventuale aumento del 5% dopo aver consultato il
comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria e tenendo conto degli
sviluppi internazionali. «Dobbiamo mandare un segnale ai mercati
finanziari – ha sostenuto Elisa Ferreira, portoghese socialista – che
tutto non può continuare come prima, "business as usual". La
presidenza ceca dell'Unione europea ha sostenuto che la riforma costituisce una
risposta sensata e proporzionata alla crisi finanziaria.
La Commissione è stata poi invitata a presentare entro fine anno proposte
legislative per aumentare la trasparenza del mercato over the counter e istituire
una stanza di compensazione unica per i credit default swaps in Europa. Un impegno ad aumentare la trasparenza nelle trasanzioni di
strumenti derivati finora spesso oggetto di operazioni non pubbliche tra
istituti finanziari, e
considerate uno dei detonatori, che ha amplificato la crisi. © RIPRODUZIONE RISERVATA GIRO DI VITE Per limitare il rischio
di nuove crisi del credito
saranno elevati i requisiti patrimoniali e i regolatori avranno più poteri
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-07 - pag: 3 autore: LE PAROLE CHIAVE Leva
finanziaria (la trappola del debito) Indebitarsi, cioè
ricorrere a mezzi finanziari di terzi, dovrebbe essere un processo effettuato
tenendo presente la "sostenibilità" nel tempo del proprio livello di
debito. Sfruttare, quindi, la leva finanziaria
equivale a mettere sotto tensione la propria capacità di restituire il debito
nel futuro. è classico l'esempio dei mutui dove la sostenibilità del costo del
debito e la restituzione del capitale devono essere verificate in base alle
proprie risorse.Per una banca "l'indebitamento"si traduce nel
possesso di titoli finanziari aventi un'attività sottostante rischiosa ed
emessi a un livello eccessivamente elevato rispetto alla disponibilità di
capitale proprio. Nel caso della grande crisi, tutte
le emissioni che vanno sotto il nome di cartolarizzazioni, Abs Cdo o titoli
subordinati sono state utilizzate per sfruttare al massimo la leva finanziaria. Che, poi, ha colpito al contrario,
moltiplicando a dismisura le perdite. Prociclico (l'amplificatore) Prociclico è
ciò che accompagna il ciclo economico e ne accentua gli aspetti. Un
esempio:quando l'economia è in recessione,il riflesso per le banche è un
aumento del livello di insolvenza da parte delle imprese alle quali sono state
concesse linee di credito. Si riduce quindi per gli istituti la dotazione
patrimoniale per effetto della necessità di adeguare il valore iscritto in
bilancio alla effettiva qualità del credito. Questa "pulizia degli attivi
di bilancio" comporta una riduzione del livello di patrimonializzazione
che successivamente deve essere riportato all'ammontare richiesto dalle
Autorità di controllo. In tali condizioni le banche sono costrette a contrarre
l'offerta di credito. Sistemico (il contagio) è sistemico un rischio che
coinvolge un intero sistema e non solo singoli soggetti. In un contesto di interdipendenza,
il fallimento di un'entità o di un gruppo di entità può comportare una reazione
a catena. La grande crisi è stata originata dal
tracollo di alcune istituzioni, a partire da Lehman Brothers. Questa situazione
ha fatto perdere fiducia nel sistema finanziario, il quale a sua volta,
trovandosi alle strette, ha fortemente ridotto l'erogazione di credito al
sistema economico. Di conseguenza la crisi finanziaria si è tradotta in una crisi dell'economia reale.Di nuovo,ciò
ha determinato una minore richiesta di credito. Si è instaurato un circolo
vizioso che tende a autoalimentarsi. Azzardo morale (l'irresponsabilità) Il
termine deriva dal settore assicurativo. Gli assicurati talvolta possono
essere spintia comportamenti rischiosi se credono che sarà impossibile per le
compagnie assicurative verificare eventuali casi di dolo o negligenza. Gli
operatori economici negli ultimi anni si sono in molti casi sentiti incentivati
a intraprendere comportamenti temerari poiché pensavano chei costi di un
eventuale esito negativo di queste scelte sarebbero ricaduti sulla collettività
o su altre categorie di operatori. Per molte banche, la grande dimensione è
stata poi determinante nell'azzardo morale:convinte di essere "troppo
grandi per fallire" e che lo Stato avrebbe agitoa tutela dei
risparmiatori. Originate to distribute (lo scaricarischi) Si generano attività
( originate) e se ne scaricano i pericoli ( distribute). Le istituzioni
finanziarie in questi anni hanno utilizzato un modello che prevede il
trasferimento del rischio di un investimento ad altri operatori del mercato
tramite strumenti finanziari come la securitization. Questa operazione consiste
nella trasformazione in titoli (la cosiddetta "carta") di attività
finanziarie come i prestiti (i cosiddetti "sottostanti") che possono
essere molto diversi tra loro e con un grado di rischio elevato. Chi acquistava
questi titoli generalmente non si preoccupava di verificarne le singole
componenti e la loro rischiosità. Quando ci si è resi conto che molti di questi
sottostanti non avevano valore di mercato, era troppo tardi. Maria Adelaide
Marchesoni
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-07 - pag: 3 autore: Il mondo dopo la
prima crisi globale La tempesta sarà superata, ma
servono regole nuove e occhio a inflazione e conti pubblici di Guido Tabellini
u Continua da pagina 1 T erzo, gli schemi di remunerazione dei manager
incoraggiano comportamenti miopi e l'eccessiva assunzione di rischi: se il
bonus dipende da indicatori di performance di breve periodo, il singolo gestore
è indotto a esporsi a rischi grandi ma rari. Se tutto ciò è vero, vuol dire che
non possiamo fidarci della capacità di apprendimento dei mercati.
Occorre anche correggere gli incentivi di-storti, con una nuova e più severa
regolamentazione, anche al prezzo di rallentare significativamente
l'innovazione finanziaria o rinunciare ad alcuni dei
suoi effetti benefici. Gli errori nella gestione del rischio non possono essere
imputati solo agli operatori privati. Anche la supervisione ha sbagliato
clamorosamente, consentendo alle banche di accumulare passività implicite fuori
bilancio e tollerando una crescita eccessiva della leva finanziaria
(cioè del rapporto tra l'attivo di bilancio e il capitale) e quindi del debito.
Ciò può essere dovuto alla cattura dei supervisori da parte delle banche
sottoposte alla regolamentazione, a fenomeni di arbitraggio e competizione
internazionale tra agenzie di supervisione, e a carenze nell'attuazione. Ma vi
è stato soprattutto un errore di tipo concettuale: la scelta di monitorare ogni
istituzione finanziaria su una base esclusivamente
individuale, considerando quale parametro di valutazione il [/FIRMAINI] value
at risk del singolo intermediario, senza tenere conto in alcun modo del rischio
sistemico. è lo stesso errore che hanno commesso i singoli operatori
all'interno delle banche. Il fallimento della regolamentazione Una crisi di queste proporzioni non può essere scaturita
esclusivamente da errori nella gestione del rischio. La ragione è che gli
investimenti ad alto rischio erano relativamente piccoli rispetto alla
dimensione complessiva dei mercati finanziari
mondiali. In molti si aspettavano che la bolla immobiliare americana prima o
poi sarebbe scoppiata. Ma ben pochi immaginavano che ciò avrebbe travolto i mercati finanziari di tutto il mondo. Se ciò è successo, è
perché hanno operato importanti meccanismi di amplificazione degli shock.
Questa amplificazione è in gran parte riconducibile all'impostazione della
regolamentazione finanziaria. In altre parole, più
ancora che da un fallimento del mercato, la crisi è
stata scatenata da un fallimento della regolamentazione. Non tanto nel senso
che la regolamentazione fosse troppo blanda, o che la de-regolamentazione si
fosse spinta troppo avanti. Bensì nel senso che l'impostazione stessa della
regolamentazione ha amplificato gli effetti di uno shock di dimensioni tutto
sommato contenute. I mutui subprime, i prodotti finanziari
la cui insolvenza ha dato origine alla crisi attuale,
ammontano a un po' più di un trilione di dollari. è una cifra grande in
assoluto, ma modesta rispetto al totale di circa 80 trilioni di dollari di
attività finanziarie del sistema bancario mondiale.
Come termine di paragone, le perdite originariamente stimate nel 1990 durante
la crisi delle casse di risparmio americano (la
cosiddetta savings and loans crisis) erano circa
600-800 milioni di dollari, meno rispetto al totale dei mutui subprime, ma
allora anche il totale delle attività finanziarie era molto
più piccolo. Eppure quella crisi fu superata in fretta
e senza sconvolgimenti rilevanti. Perché invece questa volta è stato così
diverso? Vi sono due aspetti della regolamentazione che hanno amplificato gli
effetti dello shock iniziale: innanzitutto la prociclicità della leva finanziaria, indotta dai vincoli imposti sul capitale delle
banche. In secondo luogo, i principi contabili che impongono di valutare i
titoli secondo i valori di mercato. A fronte di una perdita sugli investimenti,
che erode il capitale degli intermediari finanziari, i
vincoli di Basilea impongono di ridurre la leva finanziaria
(cioè il debito), e dunque costringono le banche a vendere i titoli in attivo
per fare cassa. Il problema viene in questo modo esacerbato: le vendite forzate
riducono il prezzo di mercato dei titoli, peggiorando i bilanci di altri
investitori ed inducendo ulteriori vendite forzate di titoli, in una spirale
involutiva. Esattamente l'opposto succede in una fase di boom: i guadagni di
capitale sui titoli in portafoglio consentono di accrescere la leva finanziaria, cioè di indebitarsi per finanziare nuovi
acquisti di titoli, spingendone al rialzo il prezzo e inducendo altri
intermediari a indebitarsi per inseguire prezzi sempre più elevati. Insomma, la
regolamentazione dellebanche ha creato un meccanismo che amplifica gli effetti
degli shock e accentua le fluttuazioni cicliche dell'indebitamento degli
intermediari finanziari. Una delle principali lezioni
da trarre dalla crisi è che occorre ripensare a fondo
la regolamentazione finanziaria, e chiedersi quale
debba essere in ultima analisi il suo obiettivo: correggere gli incentivi
distorti degli operatori, creare dei cuscinetti che riducano la prociclicità
della leva finanziaria, oppure contenere i rischi, e
se sì quali rischi? Una regolamentazione correttamente impostata dovrebbe
rispondere a due esigenze: primo, correggere gli incentivi distorti dei singoli
intermediari o operatori finanziari; secondo, ridurre
le esternalità negative ed il rischio sistemico, nella consapevolezza che
valutare le procedure di gestione del rischio all'interno del singolo
intermediario non è sufficiente. E alla fine, inevitabilmente, questa
impostazione dovrà tradursi in regole che riducano la dimensione assoluta della
leva finanziaria e la sua pro ciclicità. Gli errori
nella gestione della crisi è opinione diffusa che
l'attuale situazione sia soprattutto il risultato di errori di politica
economica (nella regolamentazione, nella supervisione e secondo alcuni anche
nella politica monetaria) compiuti prima dello scoppio della crisi.
Il corollario di questa tesi è che basti correggere questi errori per
scongiurare la prossima crisi. Ma in realtà, alcuni
tra gli errori più gravi sono stati compiuti durante la gestione della crisi stessa, e hanno contributo significativamente a far
precipitare la situazione. Forse perché si è stentato a capirne le cause, fin
dal suo primo momento la crisiè stata gestita con
improvvisazione e senza un'idea chiara di quale sarebbe stato il prossimo
passo. Si è scelto di salvare Bear Stearns, di far fallire Lehman Brothers, di
salvare Aig. Ogni volta si improvvisava, senza essere guidati da una strategia
coerente e da criteri prestabiliti. Il risultato è stato che, anziché dare
fiducia, gli interventi delle autorità di politica economica hanno contribuito
ad aggravare lo sconcerto e a diffondere panico e paura. Al centro di qualunque
crisi finanziaria vi è la perdita della fiducia. Le
aspettative circa il comportamento delle autorità e degli altri operatori hanno
un ruolo fondamentale nel determinare se vi sarà contagio o se lo shock sarà
riassorbito. Ma per influire sulle aspettative e ridare fiducia, le autorità di
politica economica devono agire secondo procedure e criteri ben noti e
condivisi, sapendo quali sono gli obiettivi ultimi da perseguire e i punti di
sbocco della crisi. Questa chiarezza è assolutamente
mancata, fin dall'inizio. è un'altra delle lezioni importanti da trarre dalla crisi. Per evitare il ripetersi di simili errori, sarà
necessario elaborare nuove e dettagliate procedure per gestire fenomeni
complessi quali il fallimento delle grandi banche e, più in generale, politiche
tese ad evitare l'aggravarsi di crisi sistemiche.
Poiché le grandi banche con implicazioni sistemiche sono tipicamente multinazionali,
tali procedure dovranno essere coordinate a livello internazionale. Ciò non è
facile, poiché in ultima analisil'unico soggetto che può coprire il rischio
sistemico è lo Stato, dunque i contribuenti; sono questi ultimi, infatti, a doversi far carico dei debiti delle istituzioni in crisi, sia pure temporaneamente. Ma
quale Stato, e quali contribuenti, quando l'istituzione finanziaria in crisi è una grande banca multinazionale? Per quanto di difficile
soluzione, tuttavia, il problema non è nuovo. Le crisi finanziarie
dei paesi emergenti, che avevano una frequenza quasi annuale nel corso degli
anni 90, sono diventate meno frequenti e meno devastanti anche grazie
alle procedure di gestione della crisi elaborate in
seno al Fondo monetario internazionale. Si tratta ora di mettere a frutto
quelle esperienze, adattandole ai problemi specifici delle grandi banche
multinazionali. Come gestire il dopo crisi Anche se
gli eventi recenti non posso essere interpretati come una crisi
sistemica, ma scaturiscono da alcuni importanti problemi tecnici nell'ambito
dei mercati finanziari,essi potrebbero diventare un
punto di svolta storico se l'uscita dalla crisi fosse
gestita con la stessa improvvisazione dimostrata nei mesi precedenti. Per
sostenere gli intermediari in difficoltà, le banche centrali hanno inondato i mercati di liquidità. Nel giro di pochi mesi dopo il
fallimento di Lehman Brothers, il bilancio della Federal Reserve è quasi
triplicato, e secondo le proiezioni delle stessa banca centrale americana
potrebbe quasi raddoppiare ancora un vol-ta nel prossimo futuro, raggiungendo
quasi un terzo del reddito nazionale americano. Questa enorme massa di
liquidità è stata subito riassorbita senza generare inflazione, perché oggi
l'avversione al rischio è così alta che tutti vogliono solo detenere attività
liquide e poche rischiose. Anzi, nell'immediato il rischio è l'opposto; che la
domanda di liquidità sia ancora più elevata della creazione di moneta, e che
ciò possa produrre deflazione. Man mano che si avvicinerà l'uscita dalla crisi, tuttavia, la domanda di liquidità tornerà a scendere
su livelli normali, e il timore della deflazione lascerà il posto al rischio di
inflazione. Per evitarlo, la liquidità dovrà essere tempestivamente ritirata.
Ciò è più facile a dirsi che a farsi. Una svolta di politica monetaria troppo
rapida potrebbe causare perdite sui titoli in circolazione e far precipitare di
nuova la crisi. Ma una svolta tardiva non riuscirebbe
a contrastare l'avvio di una spirale inflazionistica. Le difficoltà sono acuite
dalla fragilità del mercato dei cambi, dove la supremazia del dollaro come bene
rifugio per molti paesi asiatici potrebbe di colpo essere messa in discussione.
Per avere successo, sarà fondamentale riuscire a indirizzare le aspettative,
rassicurando gli agenti economici che la stabilità dei prezzi è un obiettivo
prioritario. Analoghe e forse maggiori difficoltà riguarderanno la politica
fiscale. Il Fondo monetario internazionale stima che in media il debito
pubblico nei paesi avanzati del G-20 raggiungerà il 110% del reddito nazionale
entro il 2014. E questo è lo scenario favorevole; nell'ipotesi peggiore, il
debito pubblico in media potrebbe raggiungere il 140% del reddito. Di nuovo,
gli Stati Uniti sono tra i paesi più esposti, e secondo le proiezioni dello
stesso Congresso il disavanzo americano continuerà restare intorno al 6% del
reddito nazionale ancora nel 2019, pur nell'ipotesi di un ritorno rapido a
ritmi di crescita molto sostenuti (sopra il 3,6% in media tra il 2011 e il
2015). Per evitare instabilità finanziaria, sarà
inevitabile far salire significativamente la pressione fiscale e avviare un
percorso credibile e rigoroso di rientro dal debito pubblico. Ma qui vi è
un'incognita in più. Mentre la politica monetaria è gestita da una burocrazia
indipendente secondo criteri tecnici, la politica fiscale scaturisce da
processi politici dagli esiti più difficilmente prevedibili. Non si può
escludere che l'espansione del ruolo dello Stato, nata per contrastare
temporaneamente la crisi, duri a lungo e porti a
cambiamenti significativi nella divisione dei compiti tra Stato e mercato anche
nei paesi in cui tradizionalmente il settore pubblico aveva un ruolo più
contenuto che non in Europa continentale. La via d'uscita Come sarà ricordata
questa crisi nei libri di storia economica? Come una crisi sistemica e un punto di svolta, oppure come un
incidente temporaneo e presto riassorbito dovuto ad una crescita troppo rapida
dell'innovazione finanziaria? Se guardiamo alle cause
delle crisi, e alle lezioni da trarne, la risposta è
senz'altro la seconda. In estrema sintesi, la crisi è
scoppiata per via di alcuni specifici problemi tecnici riguardanti il
funzionamento e la regolamentazione dei mercati finanziari,
ed è stata acuita da una serie di errori commessi durante la gestione della crisi. Sebbene si tratti di problemi complessi, essi possono
essere affrontati e risolti con adeguate seppure profonde riforme della
regolamentazione finanziaria. Se sapremo imparare da
questi errori e gestire bene l'uscita dalla crisi, il
mondo dell'economia tornerà a essere come prima, anzi meglio di prima, con meno
eccessi e più stabilità. Parlare di crisi del
capitalismo, di fine della globalizzazione, di crisi
di un sistema e di un modo di pensare, sarebbe una solenne stupidaggine. Ciò
non vuol dire che questo esito sia scon-tato, tuttavia. La crisi
non è ancora finita, e soprattutto non sappiamo ancora come saranno affrontate
le difficoltà legate all'uscita dalla crisi. Eventuali
errori tecnici o politici in questa seconda fase potrebbero avere conseguenze
durature sugli scenari economici, sulla distribuzione del potere economico tra
diverse parti del mondo e sulla divisione dei compiti tra Stato e mercato. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-07 - pag: 12 autore: L'ECONOMIA E
LE IDEE ... Sarà lo sviluppo dei paesi poveri a salvare i «ricchi» D opo le
analisi sulle ragioni che hanno portato all'attuale gravissima crisi economica
e finanziaria, si amplia sempre di più il ventaglio
delle opinioni sulle soluzioni necessarie non solo per uscire dalle difficoltà,
ma anche per evitare che altre crisi di questo tipo si possano verificare in
futuro. Un obiettivo indubbiamente difficile, al limite del temerario anche
perché, come già annotava John K.Galbraith,bisogna evitare quanto avvenuto nel
' 29 quando «la Depressione in pieno sviluppo venne affrontata con la ferma
determinazione di aggravarla». E peraltro la soluzione delle crisi finanziarie normalmente produce i germi delle crisi
successive. Non a caso, sul banco degli imputati della recessione attuale è
stata messa in primo luogo quella politica monetaria particolarmente espansiva
che ha preso avvio dalle scelte della Federal Reserve americana sia dopo il
crollo in Borsa dal 1987, sia e soprattutto dopo gli attentati del settembre
2001. E in prospettiva non si può che osservare che il sistema globale appare
molto più in grado di moltiplicare i segmenti di rischio, più che di creare gli
anticorpi necessari a determinare un nuovo equilibrio. Jacques Attali,autore
del rapporto sulla "liberazione della crescita" voluto all'inizio del
suo mandato dal presidente francese Nicolas Sarkozy, è uno degli economisti più
attenti alle prospettive della globalità, e traccia nel saggio La crisi, e poi?
alcuni elementi di fondo per ridare stabilità al sistema finanziario
globale. La strategia si muove lungo due linee guida ugualmente importanti: da
una parte le regole, che non possono che essere globali e gestite da
un'autorità sovranazionale, dall'altra le risorse. Attali pensa a un governo
mondiale, a una moneta unica, a una polizia e una giustizia planetaria, a un controllo globale dei mercati
finanziari: per affermare tuttavia che «tutto ciò è
inattuabile e così sarà per molto tempo ancora». Allora bisogna rassegnarsi al
peggio, al ritorno del protezionimso,al disordine valutario,all'inflazione
incontrollata? Qualcosa, sostiene Attali, realisticamete si può fare:
accontentarsi di una gestione mondiale minimale dando più poteri a un G-24
e rafforzando anche patrimonialmente il Fondo monetario internazionale. E
intanto prepararsi a «cogliere le formidabili opportunità che le nuove
tecnologie offrono per inventare un mondo nuovo ».Sitratta di governare
l'esplosione delle transazioni finanziarie che può
ancora avvenire grazie all'allargamento dei sistemi di comunicazione, di creare
una solidarietà e una volontà internazionale per contrastare i cambiamenti
climatici, di consolidare nuovi parametri etici che convincano del fatto
che«l'umanità può sopravvivere soltanto se tutti si rendono conto che vale la
pena di comportarsi meglio degli altri». Ci sono le condizioni per cui la
giustizia sociale possa diventare uno dei più importanti fattori di crescita. E
in fondo la sfida più importante è quella di riuscire a far diventare lo
sviluppo dei paesi poveri il vero motore della salvezza economica dei paesi
ricchi. © RIPRODUZIONE RISERVATA http://gianfrancofabi.blog.ilsole24ore.com/ LA
CITAZIONE “ «L'umanità può sopravvivere se tutti si rendono conto che vale la
pena di comportarsi meglio degli altri» JACQUES ATTALI Dal libro La crisi, e
poi? Fazi Editore, pagg. 142, à 16,00 di Gianfranco Fabi
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-07 - pag: 12 autore: ... BOOM DEGLI ADVISOR Il business del debito L a crisi finanziaria ed economica ha creato
un nuovo business. è quello delle rinegoziazionie delle ristrutturazioni dei
debiti. A partire dalla scorsa estate si sono moltiplicati i casi di società
che si sono dovute sedere al tavolo delle trattative con le banche per rivedere
le condizioni dei propri finanziamenti, o addirittura per mettere mano a
una vera e propria ristrutturazione finanziaria. E
come farlo senza un advisor, soprattutto quando le condizioni non sono di piena
tranquillità o gli interlocutori sono molteplici e a volte internazionali? Le
banche d'affari internazionali e indipendenti che vantano una decennale
esperienza nel settore (Lazard e Rothschild), le banche e le società di
consulenza italiane specializzate anche in ristrutturazioni (Mediobanca, Banca
Leonardo e Vitale e Associati) e le boutique indipendenti (Eidos Partners)
hanno avuto una pioggia di mandati. Così come gli studi legali, dagli stranieri
(Cleary Gottlieb) agli italiani (Gianni, Origoni, Gruppo o Lombardie Molinari).
Insomma c'è crisi, ma non per tutti.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-07 - pag: 19 autore: La guerra dei
dazi. Intesa preliminare tra Bruxelles e Washington: un primo plafond di 20mila
tonnellate La Ue apre alla carne Usa Scongiurata la penalizzazione delle acque
minerali made in Italy Enrico Brivio BRUXELLES. Dal nostro inviato Dal punto di
vista italiano a fare notizia è soprattutto lo scampato pericolo: la
sospensione, alla vigilia della minacciata entrata in vigore da parte di
Washington, del superdazio del 100% sulle acque minerali esportate nel grande
mercato americano. Ma, allargando la prospettiva,l'accordo di massima sulla
carne agli ormoni, raggiunto ieri tra il commissario Ue al commercio, Catherine
Ashton, e il rappresentante commerciale americano, Ron Kirk, appare come uno
storico armistizio, in grado di chiudere una guerra commerciale che ha
avvelenato per oltre vent'anni i rapporti transatlantici. E di lanciare un
confortante segnale sull'atteggiamento pragmatico della amministrazione Obama
in campo commerciale, smentendo il tradizionale adagio che
vuole i democratici americani più propensi al protezionismo. «Al termine di una discussione molto produttiva, abbiamo
raggiunto un'intesa che offre una pragmatica via d'uscita all'annosa disputa
della carne bovina» hanno dichiarato la Ashton e Kirk, con un comunicato
congiunto. In base all'accordo, gli Stati Uniti si sono impegnati a non
applicare più le cosiddette «sanzioni Carosello». I maxi-dazi che
avrebbero dovuto abbattersi questa settimana sulle acque minerali italiane, il
Roquefort francese e molti altri prodotti europei. Gli Stati Uniti, manterranno
al livello attuale le ridotte sanzioni già in vigore (inferiori del 68%, o di
79 milioni di dollari, a quelle sventate) e le elimineranno entro quattro anni.
Ma offriranno in cambio quote addizionali a dazio zero alla carne di alta
qualità (20mila tonnellate nei primi tre anni e 45mila nel quarto). Prima della
fine del quarto anno, l'intesa dovrà essere rinegoziata. Per i produttori
italiani ciò significa che sfuggono in extremis dalla mannaia dei superdazi
americani le acque minerali italiane e il fogliame ornamentale. Escono dalla
lista dei prodotti colpiti dopo 10 anni ( il Carosello era in vigore dal 1999)
i pomodori in scatola, le carote, le cipolle, la cicoria, la mostarda e le
fette biscottate. Restano invece colpiti dalle minisanzioni rimaste in vigore i
tartufi e la carne bovina, che vede però aprirsi nuove quote a dazio zero per
le qualità migliori. «è una vittoria storica – ha commentato Adolfo Urso, sottosegretario
allo Sviluppo economico con delega al Commercio estero, –perchè oltre a salvare
la produzione italiana abbiamo ottenuto maggiore quote per le carni di qualitÁ
che servono alla nostra industria alimentare ». Urso ha messo in luce
l'efficacia del pressing politico di Roma per salvare le acque minerali
italiani, che si è avvalso anche del lavoro di squadra del ministro per le
Politiche europee, Andrea Ronchi e dell'ambasciatore a Washington, Gianni
Castellaneta. L'intesa «ci permetterà di continuare a valorizzare oltreoceano
una risorsa di eccellenza del made in Italy come l'acqua minerale » ha
commentato Stefano Agostini, ad e presidente di Sanpellegrino, esprimendo
«grande soddisfazione » per il risultato. Ci si avvia così all'epilogo di una
contesa nata nei primi anni '80 con la decisione europea di vietarel'importdi
carne americana trattata con ormoni. E continuata con raffiche di esposti al
Wto e di ricorsi, dazi, controdazi e contese scientifiche senza fine sulla
pericolosità o meno del trattamento dei bovini con ormoni, utilizzati dagli
allevatori americani. Nel'96 gli Stati Uniti e Canada avevano sfidato il bando
ritenendolo non fondato scientificamente e ottenuto il diritto nel '99 dal Wto
di imporre sanzioni del valore di 116,8 milioni di euro. Nell'ottobre 2003
l'Unione europra aveva varato una nuova direttiva, dimostrando la pericolosità
di un ormone e invocando il principio di precauzione per altre cinque sostanze
utilizzate negli allevamenti americani. Nel novembre 2008 il Wto non è però
stato in grado di pronunciarsi sulla compatibilità della legge europea con le
regole internazionali, lasciando la spinosa questione aperta. © RIPRODUZIONE
RISERVATA AL TRAGUARDO Al raggiungimento dell'intesa il contributo del ministro
per le Politiche europee Ronchi e dell'ambasciatore a Washington, Castellaneta
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-07 - pag: 41 autore: ANALISI
L'effetto-domino sul settore di Andrea Malan L a scalata di Porsche a
Volkswagen è nata nel 2005 da una nostalgia familiare – riunire le due aziende
fondate dai Porsche – e da due esigenze di carattere industriale: garantire il
futuro della cooperazione tra i due marchi contro il rischio di una scalata
ostile a Vw, e porre le premesse per "diluire" le sportive assetate
di benzina in una gamma più ecologica, in vista delle future norme
antinquinamento. Una decisione strategica, dunque, che ha approfittato
tatticamente della scalabilità di Vw. Dal punto di vista finanziario,
l'idea di Wendelin Wiedeking e del suo direttore finanziario
Holger Haerter era in sostanza quella di un leveraged buyout: pagare l'acquisto
con i soldi della stessa Volkswagen, senza sborsare un euro. Un'idea che è esplosa loro tra le mani con il crollo delle vendite
di auto e il blocco dei mercati finanziari. Più che inserirsi nell'attuale fase di consolidamento, dunque,
la fusione annunciata ieri dà un assetto più stabile a uno dei maggiori gruppi
del settore. Ci sono somiglianze tra il progetto dei vertici Porsche e le
attuali grandi manovre che vedono al centro la Fiat? Anche qui c'è una
motivazione strategica presa da tempo: conferire Fiat Auto in un grande gruppo
per ridurrei rischi e aumentare le economie di scala. E anche qui c'è un'abile
gestione tattica da parte di Sergio Marchionne e del " suo" direttore
finanziario, lo stesso Sergio Marchionne. Visto che i
colloqui con aziende come Bmw o Peugeot non avevano avuto esito, i vertici del
Lingotto hanno fatto una scommessa sulla crisi, convinti che le difficoltà finanziarie dei colossi Usa e la volontà di molti Governi di
sostenere il settore permettano di creare un gruppo più grande e competitivo
senza esborsi da parte dei vecchi azionisti. La prima parte della scommessa
sembra avviata a soluzione positiva: l'ingresso in Chrysler potrebbe essere
questione di settimane. Il dossier tedesco appare al momento più ostico. Finora
la scelta di Fiat di gettarsi nella mischia non è stata seguita da molte
concorrenti. Le stesse Peugeot e Bmw, citate come possibili partner, si muovono
con prudenza pur avendo entrambe le famiglie proprietarie (Peugeot e Quandt) aperto
ad accordi. Daimler ha puntellato l'azionariato con un socio arabo ma non potrà
sfuggire all'esigenza di completare la gamma verso il basso. Certo, come dice
un esperto del settore, «a siglare una fusione bastano dieci giorni, a farla
funzionare possono non bastare dieci anni». Forse non è un caso che l'unica
altra azienda a guardare a Chrysler sia stata Nissan, e che ora si riparli di
Nissan (e/o Renault) per un possibile acquisto di Saturn dalla Gm. Carlos Ghosn
è il manager dell'auto più simile a Marchionne, ma è anche l'unico a guidare
un'alleanza ritenuta da tutti di successo. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE
STRATEGIE La crisi permette di finanziare operazioni con fondi pubblici ma
l'execution risk frena i matrimoni
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-07 - pag: 41 autore: Auto. La
decisione al termine di un vertice famigliare segreto nelle Alpi austriache
Porsche e Volkswagen pronte per la fusione Utilitarie e supercar: nasce un
nuovo colosso tedesco Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Mai
rovesciamento di fronte è stato più clamoroso nella storia recente del mondo
automobilistico tedesco. Doveva essere una scalata; sarà invece una fusione,
quella tra Porsche e Volkswagen. Anticipata dalle voci dei giorni scorsi,
l'operazione tutta famigliare è un nuovo tassello in un mondo dell'auto in
fortissimo cambiamento, come dimostra anche il tentativo di Fiat di assorbire
Opel dopo aver siglato l'alleanza con Chrysler. L'obiettivo è di creare una
società "integrata", ha spiegato Porsche in un comunicato con il
quale ha annunciato una fusione con Volkswagen. «Nella struttura finale, sotto
lo stesso tetto vi saranno dieci marchi tutti indipendenti l'uno dall'altro».
In particolare verrà salvaguardata proprio l'indipendenza di Porsche, una
società che come poche altre nel giro di pochi mesi ha subito in pieno crisi economica e crash finanziario. La
scelta è stata fatta durante una drammatica riunione al vertice tra le famiglie
PiËch e Porsche, principali azionisti di Porsche, e indirettamente di
Volkswagen. L'operazione - che dovrebbe essere precisata nei dettagli entro
quattro settimane - è stata affidata a un gruppo che comprende dirigenti delle
due aziende e i rappresentanti dei lavoratori. Un ruolo particolare lo
avrà anche la Bassa Sassonia che in Vw ha una quota del 20%, e che ieri si è
detta pronta a esaminare l'operazione. L'annuncio diieri –a seguito di un
vertice misterioso nelle Alpi austriache – giunge a conclusione di tre anni e
mezzo a dir poco rocamboleschi. Nel 2005, i Porsche e i PiËch decidono di
architettare la scalata di Porsche ai danni di Volkswagen con l'obiettivo di
creare un gigante industriale. Tutto bene in un primo tempo; fino a quando
l'operazione, basata su ingegnosi acquisti di opzioni e derivati, si arena
sulle onde della crisi finanziaria e del crollo di
Borsa. Il predatore, in questo caso Porsche, si trasforma in preda. Oberata da
debiti per nove miliardi di euro, la casa di Stoccarda si indebolisce
improvvisamente. I dubbi della vigilia, espressi da numerosi analisti
finanziari, emergono prepotentemente: Porsche, quindici volte più piccola di
Volkswagen, si vede costretta ad abbandonare l'obiettivo di controllare il 75%
del gruppo automobilistico di Wolfsburg, fermandosi al 51 per cento. Da
settimane ormai, i Porsche e PiËch stavano discutendo animatamente delle varie
opzioni non tanto per unire le due aziende, ma ormai per salvare Porsche. Due
erano le possibilità sul tavolo. La prima, promossa dal presidente del consiglio
di gestione della società di Stoccarda Wendelin Wiedeking, prevedeva
giust'appunto una fusione tra le due società, senza escludere l'aiuto di un
nuovo azionista danaroso, per esempio un fondo sovrano arabo. La seconda,
voluta da Ferdinand PiËch, presidente del consiglio di sorveglianza di
Volkswagen e azionista di Porsche, era invece ancor più clamorosa: rovesciare
completamente l'operazione e chiedere a Vw di acquistare la casa di Stoccarda.
«Cambiamenti strutturali nell'assetto di Porsche sono inevitabili», sosteneva
ieri Marc-René Tonn, analista di M.M. Warburg ad Amburgo, prima dell'annuncio
della decisione delle due famiglie azioniste. Nel suo comunicato di ieri,
Porsche parla di imprecisate «misure finanziarie ».è possibile l'arrivo di un
nuovo socio, come chiesto da Wiedeking, magari per indebolire PiËch, grande
vecchio dell'auto tedesca? O gli azionisti hanno in mente operazioni
particolari per ridurre il debito della nuova entità?Comunque,l'accordo tra le
due famiglie, e in particolare tra Wolfgang Porsche e il cugino PiËch, è un
clamoroso compromesso dell'ultimo minuto. Ieri mattina, mentre le due famiglie
si riunivano in gran segreto nella regione di Salisburgo il capo del consiglio
di fabbrica di Porsche, Uwe HÜck, escludeva con forza un acquisto, o meglio un
colpo di mano di Vw: «Porsche non sarà venduta», affermava alla rete televisiva
N-TV. In effetti i principali azionisti, almeno formalmente, hanno preferito
puntare su una fusione (non proprio alla pari)che garantisca però
l'indipendenza dei marchi. Dietro all'idea originale di unire le due aziende
automobilistiche non vi sono soltanto ragioni industriali - crescere per meglio
affrontare il mercato - ma anche sentimentali: riunire le due creature fondate
dall'antenato Ferdinand Porsche nel primo dopoguerra. Ironia della sorte, la crisi ha trasformato un sogno un po' imperiale in un
salvataggio dell'ultimo minuto,non della preda ma del predatore. La lezione è
che la finanza non può tutto e che size matters, la taglia conta. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA LE TAPPE L'operazione sarà definita entro quattro
settimane Anche la Bassa Sassonia, socia al 20%, pronta a esaminare il deal
( da "Corriere della Sera"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009 - pag: 43 La
Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corre Saipem, scambi record Piazza Affari
realizza ancora una volta i risultati migliori in Europa: l'indice S&P-Mib
dei titoli principali ieri è cresciuto del 2,1%, mentre il Mibtel è rimasto
nella media (+1,7%). Nuovo record anche per i volumi trattati: il controvalore
degli scambi ha superato infatti per la prima volta quest'anno i 4 miliardi di
euro. Il comparto petrolifero, spinto dal nuovo rialzo del prezzo del greggio,
è stato tra i più gettonati, insieme con quello del credito, che sembra
ignorare le difficoltà delle banche Usa apprezzando invece i risultati migliori
delle attese della francese Bnp. Il titolo con la migliore performance della
giornata è stato comunque Saipem (+8,07%), molto più degli altri appartenenti
allo stesso comparto: Snam Rete Gas si è fermata a +3,68% mentre la capogruppo
Eni è rimasta sostanzialmente ferma (+0,9%). Soltanto Tenaris ha messo a segno
un robusto rialzo (+5,98%). Per quanto riguarda i bancari, gran balzo della
Popolare di Milano (+7,89% e nuovo massimo dell'anno a 5,06 euro), mentre il
Banco Popolare è cresciuto del 6,18% e Unicredit del 5,64%. Risveglio anche per
gli editoriali: nell'S& P-Mib prosegue la corsa di Mondadori (+6,92%) e nel
Midex Rcs MediaGroup e l'Espresso hanno guadagnato rispettivamente il 4,05% e
il 2,01%. La conferma delle trattative in corso per la cessione degli asset in
Gran Bretagna ha inoltre rilanciato Tiscali, che ha chiuso con un rialzo del
16,04%. In calo, infine, Luxottica (-2,18%) reduce dal record annuale toccato
martedì e soprattutto Fiat (-2,29%), colpita dalle vendite di beneficio dopo il
rally delle precedenti sedute. Editoriali ok Continua a correre Mondadori
(+6,92%), bene Rcs MediaGroup (+4,05%)
( da "Corriere della Sera"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009 - pag: 43 Il
caso a Milano Torna l'ipotesi Carphone e Tiscali vola (g.fer.) La vendita della
consociata britannica di Tiscali a Carphone Warehouse sarebbe imminente, stando
almeno al quotidiano londinese The Times. La società conferma (come ha
sempre fatto in passato ogni volta che sono circolate indiscrezioni in questo
senso) l'esistenza di trattative e promette di «informare prontamente » il
mercato se ci saranno sviluppi. Ma intanto Piazza Affari scommette
sull'operazione. E il titolo della società che fa capo a Renato Soru corre.
Ieri il prezzo di riferimento è balzato a 0,4485 euro, in crescita del 16,04%
rispetto alla vigilia, con 67 milioni di azioni scambiate. Mario Rosso
presidente Tiscali
( da "Corriere della Sera"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 07/05/2009
- pag: 43 Il caso a New York I conti trimestrali spingono Walt Disney ( g.
str.) Walt Disney, uno dei titoli «tornasole» di Wall Street, in grado di
raccontare la capacità di spendere e divertirsi degli americani (e quindi le
potenzialità di ripresa dell'economia), ha guadagnato ieri in una sola seduta
l'11,75% a 25,87 dollari. Merito soprattutto della trimestrale
pubblicata la sera prima, con profitti sì in calo ma a sorpresa sopra le attese
di molti analisti di Borsa. L'impennata di ieri porta a oltre il 18% l'aumento
delle quotazioni dal primo maggio a oggi della più grande compagnia
dell'entertainment a stelle e strisce. Avvicinandosi ai valori pre-crac Lehman
intorno a quota 30 dollari. Robert A. Iger Ceo di Walt Disney
( da "Repubblica.it"
del 07-05-2009)
Argomenti: Crisi
Signor
presidente, come concepisce la finanza nell'economia di domani: dovrà avere un
ruolo ridotto? Avrà inevitabilmente un ruolo ridotto? "Innanzitutto penso
che dovremmo distinguere tra la finanza che è linfa vitale della nostra
economia e la finanza che è un'industria importante dove godiamo di un
vantaggio comparato. Se la questione è semplicemente far crescere la nostra
economia, dobbiamo avere credito a sufficienza per finanziare le imprese,
grandi e piccole, per dare ai consumatori la flessibilità necessaria per fare
acquisti a lungo termine come una macchina o una casa. Questo non cambierà. E
sarei preoccupato se il nostro mercato del credito si riducesse al punto da non
consentire il finanziamento della crescita sul lungo termine. Ciò significa che
non dobbiamo soltanto avere un settore bancario sano, ma che dobbiamo cercare
di capire che cosa fare con quel settore non bancario che erogava quasi la metà
del credito in circolazione nel nostro Paese. E dobbiamo stabilire se
riusciremo o no, a seguito di alcune delle misure assunte dalla Fed e dal
Tesoro, a ricreare il mercato per i prodotti cartolarizzati. Sono ottimista,
penso che alla fine riusciremo a rimettere in moto questa parte del settore finanziario, ma potrebbe volerci del tempo per riconquistare
fiducia e sicurezza. "Quello che secondo me cambierà, quello che secondo
me era un'aberrazione, era una situazione in cui i profitti delle aziende del
settore finanziario hanno rappresentato una parte molto
consistente della nostra redditività complessiva negli ultimi dieci anni.
Questo secondo me cambierà. E in parte sarà dovuto agli effetti della
regolamentazione, che impedirà almeno in parte tutta quella leva finanziaria e quell'assunzione di rischi che erano diventati
tanto comuni. Per certi aspetti penso sia importante rendersi conto che una
parte di quella ricchezza era illusoria fin dal primo momento".
OAS_RICH('Middle'); Dunque non ne sentiremo la mancanza? "Ne sentiremo la
mancanza nel senso che la conseguenza delle gratifiche milionarie versate a
gente di 25 anni era che queste persone poi erano disposte a pagare 100 dollari
per una cena con bistecche e il cameriere si portava a casa mance che avrebbero
fatto l'invidia di un professore universitario. E dunque alcune delle dinamiche
del settore finanziario avranno delle ricadute,
specialmente in un posto come Manhattan. Ma in realtà io penso che ci sia
sempre stata una percezione di insostenibilità rispetto a quello che è successo
a Wall Street negli ultimi 10-15 anni. Wall Street rimarrà una parte
significativa e importante della nostra economia, esattamente come lo era negli
anni 70 e 80. Semplicemente, non rappresenterà più la metà della nostra
economia. E questo significa che un maggior numero di talenti e risorse saranno
destinati ad altri settori dell'economia. E io questo lo ritengo salutare.
"Non vogliamo che ogni singolo laureato con il bernoccolo per la
matematica vada a fare il trader di derivati. Vedremo un riequilibrio, ma non
credo che perderemo gli enormi vantaggi che derivano dalla trasparenza,
dall'apertura e dall'affidabilità dei nostri mercati.
Se non altro, un regime di regole più energico contribuirà a ripristinare la
fiducia, e saranno ancora tantissimi i capitali esteri desiderosi di venire a
parcheggiarsi negli Stati Uniti". Ritiene positivo avere società molto
grandi e potenti regolate da regolatori forti, oppure dobbiamo sottoporle a una
cura dimagrante, come in passato quando una legge proibiva alle banche
commerciali di operare nel settore delle banche d'affari? "I dati indicano
che altri Paesi, che non hanno, nei loro mercati finanziari,
alcuni dei problemi che abbiamo noi, non prevedono, ad esempio, una separazione
tra banche d'affari e banche commerciali. Hanno un modello di "supermercato"
fortemente regolamentato". Come il Canada? "Il Canada è un buon
esempio. Sono riusciti a gestire molto bene un periodo di grande rischio nei mercati finanziari. Ma questo non significa, per esempio,
che una compagnia assicurativa come l'Aig con innestato sopra un hedge fund sia
qualcosa di ottimale. Anche con i migliori regolatori, se si comincia a
differenziare troppo le funzioni e i prodotti all'interno di una singola
azienda, di un singolo istituto, di una conglomerata, in sostanza le cose
possono sfuggire di mano. E la gente semplicemente non sa in cosa si sta
andando a mettere". Dopo la Grande Depressione, si vide un balzo nei
diplomi liceali: anziché appannaggio dell'élite, divennero la norma, il
biglietto per accedere alla classe media. Qual è oggi quel biglietto? Serve
davvero la laurea universitaria? "Nei i nostri obiettivi, abbiamo incluso
almeno un anno di addestramento post-liceale per tutti. Un corso completo di
laurea, con quattro anni di studi, sarebbe chieder troppo. Però a tutti serve
un addestramento post-liceale nei settori in cui si richiede esperienza
tecnica; se no è difficile ottenere un impiego che permetta di vivere. Questo
non andrà soltanto a beneficio dei singoli, ma sarà anche cruciale per
l'economia. La sfida è anche nell'assicurare che i licei siano all'altezza del
compito. Glielo spiego raccontandole di mia nonna. Mia nonna non si è mai
laureata. Completò il liceo. Però riuscì a diventare vicepresidente di una
banca, e questo in parte perché il liceo le aveva impartito un'istruzione
rigorosa al punto da permetterle di comunicare e di analizzare le informazioni
molto meglio, francamente, di quando sappiano fare oggi molti giovani
universitari in questo Paese. Anzi, meglio dei miei ex-studenti alla Facoltà di
Legge dell'Università di Chicago". Signor presidente, io però ho parlato
con universitari che si chiedevano se tanto studio servisse davvero. Sono
preoccupati che i loro impieghi verranno esportati in Cina. Lei come risponde?
"Beh, guardi le statistiche. Il tasso di disoccupazione fra chi ha solo il
diploma liceale è almeno tre volte superiore a quello fra i laureati, che hanno
più possibilità di trovare un lavoro con un buono stipendio, da classe media.
Però, la grande sfida nell'istruzione è assicurare che fin dal quattordicesimo
anno di età, si apprendano le materie e le qualità necessari ad essere
competitivi e produttivi in un'economia moderna, tecnologica. Voglio vedere in
particolare più lauree in matematica e scienza, in ingegneria. L'economia
postbubble, "post-bolla", che sto descrivendo si fonda in parte sul
riequilibrio tra fabbriche e produzione di servizi. Nel lungo termine, se si
osservano i grandi rivali nell'economia globale - Cina, India, Stati Uniti,
Brasile, Corea - i Paesi che stanno producendo la forza lavoro più istruita,
che agevolano le scienze e la matematica, e sanno tradurre quell'istruzione in
applicazioni tecnologiche, saranno notevolmente avvantaggiati
nell'economia". Lei ricorda spesso che sua nonna guadagnava più di suo
nonno. Il divario fra i salari di uomini e donne esiste ancora, però i compensi
economici maschili oggi sono stagnanti, mentre quelli femminili sono in
aumento. E molti lavoratori, per esempio della Gm o della Chrysler, sono
depressi. Com'è il futuro lavorativo degli uomini? "Ottima domanda, perché
se vai nelle fabbriche, trovi uomini con abilità straordinarie e orgogliosi di
quel che fanno. Per loro, il tracollo dell'industria è la fine di un modo di
vita, non soltanto la perdita di uno stipendio. Un'economia sana deve avere
un'ampia varietà di lavori, nessun impiego a mio avviso dovrebbe scomparire.
Costituirà magari una percentuale dell'economia inferiore rispetto al passato.
Però è chiaro che, per la nuova generazione, dovremmo creare nuovi lavori. Nel
pacchetto dedicato al risanamento dell'economia ho sottolineato molte volte
l'importanza di una nuova rete elettrica "intelligente" nel Paese,
con ramificazioni importanti nel consumo energetico. Ebbene uno degli ostacoli
maggiori oggi è la mancanza di elettricisti specializzati per attuare quel
progetto. Ecco perciò un campo nel quale il governo può intervenire, aiutando:
sollecitando una svolta nell'istruzione in vista delle richieste del futuro, e
non soltanto del passato". Lei incoraggerebbe gli uomini a impegnarsi anche
in campi tradizionalmente riservati alle donne? Ad esempio gli infermieri sono
ben pagati. E servono nuove assunzioni. "Infermieri, insegnanti: sono
tutti mestieri dove servono più uomini. Gli uomini in quei settori sono stati
sottopagati perché entravano in un campo prevalentemente femminile. Bisogna
eliminare il divario nei salari fra i due sessi, e fra i vari settori. Se
infermiere e insegnanti cominceranno a guadagnare di più, e se lo stesso
accadrà per altre professioni, vedrete più uomini. Ma certo bisognerà abbattere
molti stereotipi". Sua moglie, Michelle, ha mai guadagnato più di lei,
signor presidente? "Certo, che sì. Però per un breve periodo. Quando ero
senatore statale, facevo tre lavori: oltre al Senato, insegnavo ed esercitavo
da avvocato. A conti fatti, guadagnavo appena un po' più di lei. Ma quando ho
iniziato la campagna per le elezioni al Senato americano ho dovuto mollare
qualche incarico, e allora è stata Michelle a sostenere la famiglia per un paio
di anni". Durante la campagna presidenziale lei aveva detto d'aver molto
riflettuto sui dibattiti economici abituali nella Casa Bianca di Clinton.
Diceva di voler replicare, all'interno della sua squadra, le celebri
discussioni fra Robert Rubin e Robert Reich. E bisogna ammettere che fra i suoi
consiglieri economici lei ha reclutato soprattutto dei Democratici. "Già,
però non ho né Paul Krugman, né Joseph Stieglitz (ndr. entrambi Premi Nobel e
aspri critici della politica economica di Obama)". No, non mi riferivo a
loro due... Ma nella sua cerchia di collaboratori più stretti predominano i
protetti di Rubin. "Beh, certo, Larry Summers e Tim Geithner ovviamente
hanno lavorato al Tesoro quando c'era Rubin. Quello che io cerco sempre è un
pragmatismo impietoso quando si parla di politica economica. È vero probabilmente che alla luce della crisi
finanziaria che è venuta fuori il fatto che sia
Geithner che Summers abbiano una certa familiarità con le crisi finanziarie è stato un punto a loro favore, perché avevamo bisogno di
persone capaci di partire in quarta. E francamente la lista era abbastanza
limitata, perché l'ultimo presidente democratico che abbiamo avuto è stato Bill
Clinton: lui è stato sulla scena per otto anni e per gran parte del
tempo Bob Rubin è stato il principale artefice della sua politica economica.
Perciò è più che normale che tutti quelli che hanno esperienza su quel fronte
escano fuori da quella fucina". Secondo lei la recessione è un evento
sufficientemente grande da rendere un Paese disponibile a prendere alcune di
quelle scelte difficili che dobbiamo prendere in ambiti come la sanità, la
tassazione sul lungo periodo - che non coprirà i costi dello Stato - l'energia?
Tradizionalmente queste scelte vengono prese in periodi di depressione o di
guerra. Siamo a quel livello? "Beh, in parte dipenderà dalla leadership.
Perciò dovrò tirar fuori buoni argomenti. Ed è quello che sto cercando di fare
da quando sono arrivato, sto cercando di dire che adesso è il momento per
prendere decisioni importanti e difficili". Lei è entrato in carica
quattro mesi dopo il crollo della Lehman Brothers. Qualcuno a un certo punto
potrebbe cominciare a dire: "Ehi, perché le cose non migliorano?".
"È una cosa a cui pensiamo. Ancora prima delle elezioni sapevo che sarebbe
stato un viaggio molto difficile e che l'economia aveva subito un trauma serio,
da cui non si sarebbe ripresa istantaneamente. Però, sia che io resti in carica
per un mandato sia che resti in carica per due, i problemi sono talmente
importanti e fondamentali che non posso girarci intorno. Quello di cui sono
molto fiducioso è che, considerando le scelte difficili che abbiamo di fronte,
stiamo prendendo decisioni valide, ragionate. Questo non significa che ogni
scelta sarà giusta, che funzionerà proprio come vogliamo noi. Ma io mi sveglio
la mattina e vado a letto la sera sentendo che la direzione verso cui stiamo
cercando di muovere l'economia è quella giusta, e che le decisioni che
prendiamo sono fondate". (Copyright The New York Times - la Repubblica.
Traduzione di Fabio Galimberti) (7 maggio 2009
( da "Stampa, La" del
08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Alberto Bisin
BANCHE USA L'OCCASIONE MANCATA CONTINUA A PAGINA 41La giornata di ieri
sembrerebbe aver segnato una svolta nella crisi finanziaria:
la Banca Centrale Europea ha abbassato il tasso di interesse di riferimento al
suo minimo storico, e il Tesoro americano ha pubblicato i risultati dello
stress test sui bilanci delle principali banche. Purtroppo non è così, siamo
ancora in alto mare. Innanzitutto, le misure classiche di politica monetaria,
come la riduzione dei tassi, hanno effetti minimi su una crisi
finanziaria profonda come quella in cui ci troviamo. La Fed ha ridotto i
tassi negli Stati Uniti essenzialmente a zero mesi orsono, senza effetti
significativi sulla disponibilità di credito a famiglie e imprese. Lo stress
test dei bilanci delle banche americane operato dal Tesoro ha invece un
obiettivo fondamentale. Eliminare gli ostacoli che la situazione finanziaria delle banche frappone alla ristabilizzazione dei
flussi di credito, senza i quali uscire dalla recessione è impresa titanica
anche per economie di mercato ben sviluppate. Nonostante le intenzioni, però,
anche questo intervento rappresenta una grande occasione perduta piuttosto che
non la svolta necessaria alla crisi. Vediamo perché.
Nei bilanci delle banche sono nascoste passività e rischi di enorme entità. Le
stime recenti del Fondo Monetario Internazionale riportano 1000 miliardi di
dollari di perdite in tutto il sistema finanziario, il
50% in capo alle banche, di cui solo 200 miliardi realizzati a bilancio. I
creditori di ogni singola banca, specie gli azionisti, hanno interesse a
mantenere queste passività nascoste fino a che la ripresa economica non se le
porti via (o fino a che il governo non le addossi ai contribuenti). Ogni banca
ha persino interesse a che le altre banche ripuliscano i loro bilanci, così da
sostenere una ripresa economica che ne ripulisca il proprio. Lo stallo che
questa situazione genera è estremamente dannoso per l'economia globale proprio
perché una ripresa vivace e tempestiva è impossibile fino a che le banche non
abbiano ripulito i propri bilanci e il mercato del credito non torni a operare
efficientemente. È qui che lo stress test del Tesoro potrebbe intervenire:
passare i bilanci delle banche ai raggi X, costringerle a realizzare le perdite
e a ricapitalizzarsi in modo da poter sopportare anche i rischi derivanti da
una rinnovata attività nei mercati del credito. Ho
usato il verbo «costringere» a ragion veduta. Come ho detto, le banche non
hanno interesse a ripulire i bilanci, mentre il sistema economico ha interesse
che lo facciano con celerità. Lo stress test rappresenta una grande occasione
persa per due ragioni. Prima di tutto, perché il Tesoro non ha prodotto
un'analisi trasparente dei bilanci delle banche, ma anzi ne ha concordato i
risultati con le banche stesse. In questo modo non si risolvono i dubbi degli
investitori (cui spetterà la necessaria ricapitalizzazione) sul reale stato di
solvibilità del sistema finanziario. Ma lo stesso test
è una grande occasione perduta soprattutto perché il Tesoro non costringe le
banche a nulla. Anzi, continua a prometter loro interventi e sussidi pubblici
nel caso la ricapitalizzazione sul mercato privato fallisca. In questo modo si
riducono enormemente gli incentivi delle banche a realizzare le perdite
nascoste nelle pieghe dei loro bilanci. La politica perseguita dal ministro
Geithner è quindi la stessa iniziata dal ministro Paulson: salvare le banche
prima di tutto. Stime della commissione di controllo del Congresso
(Congressional Oversight Panel) riportano perdite dirette per i contribuenti
dagli interventi sui mercati finanziari a oggi
dell'ordine di 170 miliardi di dollari, cui vanno aggiunte garanzie
assicurative valutabili in oltre 100 miliardi di dollari. Infine, i fondi di
investimento a partecipazione pubblica e privata che acquisteranno le attività
«tossiche» delle banche, annunciati ma non ancora istituiti, costeranno ai
contribuenti secondo i più attenti osservatori 2 dollari per ogni dollaro
investito dal settore privato. Questa politica non ha dato a oggi alcun
significativo effetto positivo sui mercati finanziari e continuerà a non
darne in futuro. Il Tesoro sembra continuare a proporsi di evitare a ogni costo
di dichiarare alcune banche insolventi, per timore di una crisi sistemica nei mercati finanziari e forse anche per
limitare le perdite di management e azionisti delle banche, cui il ministro
Geithner è vicino per frequentazione e interessi politici. In questo
modo però il mercato del credito rimane congelato e la ripresa economica più
lontana e anemica. Era questo il momento per il Tesoro di sollevare la testa
dalla sabbia e proporre come meglio affrontare il rischio sistemico invece di
nasconderlo. Peccato, sarà per la prossima volta.
( da "Stampa, La" del
08-05-2009)
Argomenti: Crisi
VENERDI' 8
Trattamento riabilitativo ATAHOTEL CONCORD, VIA LAGRANGE 47, ORE 9-17 Convegno
- Corso d'Aggiornamento regionale dal titolo "Le lesioni dell'apparato
muscolo scheletrico nelle coagulopatie congenite: dalla diagnosi al trattamento
riabilitativo", organizzato e presieduto dal professor Mario Boccadoro,
dal professor Paolo Rossi e dalla dottoressa Maria Pia Schieroni. Filo continuo
VIA LIVORNO ANGOLO CORSO MORTARA, ORE 11-19 "Filo Continuo ripulisce le
svastiche", la comunità di Acmos Filo Continuo ha organizzato una giornata
di lavoro per ridipingere il muro della rotonda di via Livorno angolo Corso
Mortara, recentemente vandalizzata con alcuni disegni di svastiche. Regio
dietro le quinte TEATRO REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 15,30 "Il Regio
dietro le quinte - itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita
guidata al teatro. Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Cultura umana MUSEO
REGIONALE SCIENZE NATURALI, VIA GIOLITTI 36, ORE 17,45 Nell'ambito delle
iniziative sulla mostra "La scimmia nuda. Storia naturale
dell'umanità", CinemAmbiente e Arnica organizzano la conferenza
"Cultura umana: tra evoluzione e involuzione", interviene Francesco
Remotti. Ingresso libero. Info www.mrsntorino.it. Bisanzio CENTRO PANNUNZIO,
VIA MARIA VITTORIA 35/H, ORE 18 Donatella Taverna parlerà sul tema
"Bisanzio e il Piemonte", introdurrà Franco Mazzilli. Info
011/8123023 o www.centropannunzio.it. Autoguarigione Ngal-gSo CENTRO BUDDHA
DELLA MEDICINA, VIA CENISCHIA 13, ORE 19 Per approfondire la pratica Ngal-gSo
ed i suoi aspetti connessi al canto dei Mantra, ai movimenti dei Mudra, alla
concentrazione ed ai significati sottili delle pratiche. Info 011/355523 o
011/3241650. Fantasmi a Torino PALAZZO BAROLO, VIA DELLE ORFANE 7, ORE 19,50 Un
itinerario alla scoperta di noti fantasmi. Costo 10 euro. Info e prenotazioni
011/853670 o www.barburin.com. Comunicazione ipnotica OFFICINA DELLA MENTE,
CORSO MONCALIERI 389, ORE 21 Conferenza gratuita sul tema della
"Comunicazione efficace: essere assertivi nel trasmettere messaggi, evitare
fraintendimenti e malintesi, creare un rapport immediato, anche con l' ausilio
di tecniche ipnotihe". Prenotazione obbligatoria al 347/2666402.
Bio-risonanze ASSOCIAZIONE OM SHANTI, CORSO DANTE 43, ORE 21 Vibrazioni sonore
e bio-risonanze, incontro con Armando Giovanni Valsania. Info e prenotazioni
011/6505542 o info@om-shanti.it. Alexander Lowen CASCINA ROCCAFRANCA, VIA
RUBINO 45, ORE 21 Il Centro Studi e Sperimentazioni Bioenergetiche presenta
"Tributo ad Alexander Lowen. Arrendersi al corpo", conferenza con
proiezione del video intervista al padre fondatore dell'Analisi Bioenergetica.
Ingresso gratuito. Info centrostudibio@fastwebmail.it. Vesak CENTRO STUDI
OLISTICI BRAHMA VIDYA, VIA VANDALINO 82/28, ORE 21 Celebrazione del Vesak. Chi
volesse intervenire porti un fiore. Info 334/3145040 o brahmavidya06@yahoo.it.
Sclerosi multipla ACCADEMIA DI MEDICINA, VIA PO 18, ORE 21 Seduta scientifica
dal titolo "Farmacogenomica della sclerosi multipla", interviene
Antonio Bertolotto. Le sedute sono pubbliche. Info:
www.accademiadimedicina.unito.it. Corpo ARCHIVIO DI STATO, PIAZZALE MOLLINO 1,
ORE 21 Tavola rotonda "Corpo e nuovi sintomi nel XXI secolo",
intervengono Giorgio Blandino, Marie-Hélène Brousse, Tiziana Massola, presiede
Maria Bolgiani. Ingresso libero. Info 349/6042296. Ladakh ASSOCIAZIONE
ORIENT@MENTI, VIA TESSO 30, ORE 21 Presentazione del programma di viaggio in
Ladakh, immagini e percorsi nel Piccolo Tibet Indiano. Info
www.orientalmenti.org. Letture Tondelliane LEGOLIBRI, VIA MARIA VITTORIA 31, ORE
21 La voce di Pier Vittorio Tondelli attraverso il racconto personale di Enos
Rota e i suoi brani interpretati da Marco Canavesi, Andrea Demarchi, Fabio Geda
e Morena Martinese. Info 011/888975 o www.legolirbi.it. SABATO 9 Finanza etica
ASSOCIAZIONE CULTURALE JAK BANK, VIA MARTINI 4/B, ORE 9-13,30 Convegno
Nazionale "Jak Bank Italia: costruttori di futuro": esperienze di
finanza etica sul campo a confronto. Info 011/19824349. Visite a Palazzo
PALAZZO CIVICO, PIAZZA CORPUS DOMINI 17, ORE 9,30; 10,30; 15 E 16 Visite
gratuite nelle sale auliche, partenze ogni ora con gruppi di 28 persone, fino a
esaurimento posti. Operatori prima infanzia OPERA MUNIFICA ISTRUZIONE, VIA SAN
MASSIMO 21, ORE 9,45-13 Seminario di approfondimento sulle tematiche
riguardanti la prima infanzia e il ruolo degli operatori che lavorano nei
servizi rivolti alla fascia di età 0-3 anni. L'intervento, tenuto da Elisa
Jouvenal, si intitola "Osservare per comprendere". Incontro gratuito,
iscrizione obbligatoria. Info 011/8178968. Alfa Romeo Duetto PIAZZALE DELLA
BASILICA DI SUPERGA, ORE 10 Il Club Alfa Romeo Duetto, porterà infatti a Torino
oltre 40 mitiche spider provenienti da tutta Italia e anche dalla Svizzera in
occasione del Raid Torino- Sanremo-Montecarlo: prende il via il primo equipaggio.
Info info@clubarduetto.it. Parco Avventura 8GALLERY, VIA NIZZA 230, ORE 10-20
Ritorna il Parco Avventura, il nuovo appuntamento dedicato ai bambini alla
Corte dei Giochi, percorsi di difficoltà ad altezze crescenti offrono ai più
piccoli nuovi spazi di divertimento all'interno del Centro e ai loro genitori
la tranquillità di un gioco sano in un'area delimitata e vigilata. Ingresso
gratuito per tutti i bambini dai 4 anni in su, dalle 10 alle 20. Info
011/6630768. Diogene MASTIO DELLA CITTADELLA, CORSO GALILEO FERRARIS ANGOLO VIA
CERNAIA, ORE 10 "Vecchi e nuovi giganti. La Cittadella che fu demolita e
il grattacielo che avremo. La nuova Stazione di Porta Susa", accompagnano
Arch. Clara Palmas e Arch. Maria Teresa Roli. Info www.italianostra.to.it.
Madama Knit PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 10-12 Nuovo appuntamento a
Palazzo Madama per condividere l'esperienza di lavorare a maglia in uno spazio
unico. Info e adesioni 011/4429911. Il notaio BIBLIOTECA CIVICA VILLA AMORETTI,
CORSO ORBASSANO 200, ORE 10-13 Servizio di consulenza gratuita al cittadino a
cura del Consiglio Notarile di Torino, dei distretti riuniti di Torino e
Pinerolo, in collaborazione con Assessorato al Bilancio e Assessorato alla
Cultura della Città di Torino. Info 011/4438604. Partigiani sovietici CIMITERO
MONUMENTALE, CORSO NOVARA 135, ORE 10 In occasione della ricorrenza della
liberazione dal nazifascismo e del giorno della vittoria in Russia, il 9
maggio, l'associazione culturale Russkij Mir di Torino e la locale comunità
russa invitano a rendere omaggio ai partigiani sovietici sepolti nel cimitero
monumentale. Alla presenza di una delegazione del Consolato generale russo di
Milano, verranno deposti corone e fiori al campo della Gloria - sacrario della
Resistenza e commemorati i partigiani sovietici che parteciparono alla lotta di
liberazione in Piemonte. Info 011/547190 o russkij@arpnet.it. Calvino e il
calvinismo politico SALONE DELLA CASA VALDESE, CORSO VITTORIO EMANUELE 23, ORE
10 "Calvino eil calvinismo politico dalle origini cinquecentesche all'età
contemporanea", IV sessione: Attualità del calvinismo politico? Un
dibattito aperto; intervengono Enzo Baldini, Lucia Felici, Ugo Perone, Claudio
Palazzolo, Pier Paolo Portinaro, Angelo Torre Ed Edoardo Tortarolo, presiede
Giorgio Bouchard. Vie d'acqua BORGO MEDIEVALE, PARCO DEL VALENTINO, ORE 10-19
"Vie d'acqua. Di acqua... il viaggio", festa tematica che vede
protagonista l'acqua come via di trasporto e di comunicazione. Molte le
iniziative proposte lungo le vie del Borgo e all'interno della Rocca:
laboratori e attività ludiche per i bambini, degustazioni, mostre e proiezioni
legate al tema dell'acqua. Inoltre i visitatori potranno imbarcarsi su battelli
per un percorso lungo il fiume Po in compagnia di musici e teatranti. Info
011/4431701. Pacchetto sicurezza GIARDINI, VIA MARINUZZI 1, ORE 10-12 Dibattito
pubblico sul razzismo e sul pacchetto sicurezza, il comitato antirazzista e il
dipartimento degli studenti ci invitano a confrontarci in un dibattito pubblico
sul razzismo e sul pacchetto sicurezza. Luigi Einaudi ARCHIVIO DI STATO, PIAZZA
MOLLINO 1, ORE 10,30 Visita guidata alla mostra "L'eredità di Luigi
Einaudi. La nascita dell'Italia repubblicana e la costituzione
dell'Europa". Organizza l'Associazione Amici dell'Arte e dell'Antiquariato.
Prenotazioni al 335/6784471. A casa di Kha MUSEO DELLE ANTICHITA' EGIZIE, VIA
ACCADEMIA DELLE SCIENZE 6, ORE 10,30 Percorso pensato per i più piccoli, che in
compagnia dei genitori verranno accompagnati da esperti egittologi alla
scoperta della vita quotidiana ai tempi dei faraoni. Costo 3,50 euro, è
consigliata la prenotazione. Info 011/4406903 o info@museitorino.it. Costruire
giocando BORGO MEDIEVALE, PARCO DEL VALENTINO, ORE 10,30-12,30 E 15,30-17,30
"Costruire giocando - mani e materia: specchio delle mie brame",
laboratorio in cui si affronta la lavorazione del vetro, che nel medioevo ha
prodotto risultati straordinari come le bellissime vetrate delle cattedrali
gotiche. Gli specchi realizzati durante l'attività, piccoli tondi decorati, saranno
un piacevole oggetto da appendere in casa. Info 011/4431710. Regio dietro le
quinte TEATRO REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 11 E 15,30 "Il Regio dietro
le quinte - itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita guidata
al teatro. Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Visite guidate MAO, VIA SAN
DOMENICO 9-11, ORE 11,30 E 16,30 Servizio di visite guidate, costo 3 euro. Al
mattino visita alla galleria Paesi Islamici, al pomeriggio alla galleria Asia
Meridionale. È consigliata la prenotazione. Info 011/4436928. Festa della mamma
PUNTO INCONTRO ANZIANI, VIA ROMSINI 3, ORE 15 Pomeriggio danzante con musica
dal vivo. Info 011/9218633. Inaugurazione CICLOFFICINA, VIA VIRLE 22, ORE 15
Inaugura la Ciclofficina: aperitivo del ciclista con proiezione video ed esposizione
di biciclette d'epoca. Info www.assarcobaleno.org. Lunedì insieme CENTRO
D'INCONTRO, CORSO BELGIO 91, ORE 15 Inaugurazione degli incontri "Lunedì
insieme", laboratorio di arte e creatività che comprenderà 3 corsi:
Pittura - Origami - Composizioni e decorazioni floreali. Le iscrizioni e il
pagamento della quota associativa si effettueranno lunedì 11, dalle 16 alle
17,30. Info 011/4335726. Sentieri e storie PARCO NATURALE COLLINA TORINESE,
STRADA FUNICOLARE 55, ORE 15,30 Escursione di mezza giornata, in cui a guidarci
non sarà semplicemente la carta dei sentieri ma saranno racconti tratti da
libri che ognuno porterà. Quota 7euro adulti, 5 bambini sino ai 14 anni. Info e
prenotazioni 011/8903667. Intorno alla mostra PALAZZO BRICHERASIO, VIA LAGRANGE
20, ORE 15,30-18,30 "Arte bimbo", atelier concepito con l'intento di
far vivere il Museo come uno spazio divertente ed emozionante dove è possibile
scoprire i grandi capolavori dell'arte attraverso il gioco. La merendina è
gentilmente offerta dalla Centrale del Latte di Torino. Info e prenotazioni
011/5711820. Medico e cittadini POLIAMBULATORIO GRUPPO LARC., CORSO VENEZIA 10,
ORE 15,30 Conferenza del ciclo incontri del medico con i cittadini: "Mordi
la vita! L'importanza di allungare la vita media del dente", interviene
Thomas Senni. Ingresso libero. Info 011/2486216 o www.larc.it. Incontri Lut
CENTRO STUDI TEOSOFICI, VIA ISONZO 33, ORE 17 "La Chiave della Teosofia,
di H.P.Blavatsky", incontro di studio a cura di Leonardo Sola. Donne di
quadri ACI. GALLERY, CORSO NOVARA 20/F, ORE 18 Inaugurazione della mostra
collettiva d'arte contemporanea "Donne di quadri", dove pittori,
scultori e poeti svilupperanno il tema, assecondando la propria fantasia
artistica. Le opere saranno esposte fino al 29 maggio. Intorno alla mostra
PALAZZO BRICHERASIO, VIA LAGRANGE 20, ORE 18,30 Visite fisse per singoli. La
visita non richiede prenotazione, massimo 25 persone. Info 011/5711820.
Fantasmi a Torino PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 19,15 Un itinerario alla
scoperta di noti fantasmi. Costo 10 euro. Info e prenotazioni 011/853670 o
www.barburin.com. Nel bosco di notte PARCO NATURALE COLLINA TORINESE, STRADA
FUNICOLARE 55, ORE 21 Due personaggi fantastici: un folletto e uno gnomo
guideranno insieme il gruppo in questa passeggiata notturna. I due personaggi,
alternandosi di tappa in tappa, racconteranno storie e leggende legate ai
paesaggi e ai luoghi che faranno da scenario durante l'itinerario. Quota 9 euro
adulti, 6 bambini sino ai 14 anni. Info e prenotazioni: 011/8903667. DOMENICA
10 Quali bisogni? ASSOCIAZIONE IBTG-SGT, VIA ANDREA DORIA 27, ORE 10-18
Seminario per scoprire attraverso esercizi di consapevolezza corporea, lavori
individuali e in coppia, quali sono gli autentici bisogni della propria vita e
quali invece sono stati costruiti sotto l'influenza della famiglia e
dell'ambiente. Info 011/334653 o 338/1565574. Vie d'acqua BORGO MEDIEVALE,
PARCO DEL VALENTINO, ORE 10-19 "Vie d'acqua. Di acqua... il viaggio",
festa tematica che vede protagonista l'acqua come via di trasporto e di
comunicazione. Molte le iniziative proposte lungo le vie del Borgo e
all'interno della Rocca: laboratori e attività ludiche per i bambini,
degustazioni, mostre e proiezioni legate al tema dell'acqua. Inoltre i
visitatori potranno imbarcarsi su battelli per un percorso lungo il fiume Po in
compagnia di musici e teatranti. Info 011/4431701. Parco Avventura 8GALLERY,
VIA NIZZA 230, ORE 10-20 Ritorna il Parco Avventura, il nuovo appuntamento
dedicato ai bambini alla Corte dei Giochi, percorsi di difficoltà ad altezze
crescenti offrono ai più piccoli nuovi spazi di divertimento all'interno del
Centro e ai loro genitori la tranquillità di un gioco sano in un'area
delimitata e vigilata. Ingresso gratuito per tutti i bambini dai 4 anni in su,
dalle 10 alle 20. Info 011/6630768. Meditazione universale CENTRO DELL'UOMO -
ONLUS, VIA SERVAIS 92 INT. 149, ORE 10,30 Il contatto con la Luce e l'Armonia
Celestiali: la più elevata forma di meditazione, alla base delle maggiori
filosofie e religioni mondiali, un'esperienza pratica alla portata di tutti.
Info 335/6876189. Intorno alla mostra PALAZZO BRICHERASIO, VIA LAGRANGE 20, ORE
11-12,30 "Freud e l'uomo Mosè (parte I)", incontro di approfondimento
con Antonio Quesito e Stefania Guido. Ingresso libero, col biglietto della
mostra. Info 011/5711820. Giochiamo con Bes MUSEO DELLE ANTICHITA' EGIZIE, VIA
ACCADEMIA DELLE SCIENZE 6, ORE 15 Laboratorio "Giochiamo con Bes",
dedicato alle famiglie: itinerario tematico seguito da un'attività di
laboratorio, ciascuno della durata di un'ora. Costo 6 euro + biglietto del
Museo. Durante il laboratorio verrà fornito un foglio di rame a testa, con il
quale verrà creato un amuleto con la tecnica dello sbalzo. I manufatti
realizzati saranno lasciati in dono ai partecipanti. Prenotazioni allo 011/4406903
o a info@museitorino.it. Il bosco racconta PARCO NATURALE COLLINA TORINESE,
STRADA FUNICOLARE 55, ORE 15,30 Escursione di mezza giornata nei boschi della
Collina Torinese, dedicata ai bambini e alle loro famiglie, alla scoperta di
fiabe, leggende e racconti sul bosco e sui suoi abitanti, reali o fantastici,
noti e meno noti...Una serie di letture ricche di suggestioni, attività di
esplorazione e scoperta vi accompagneranno lungo il sentiero scelto per
aiutarvi a vivere un'esperienza ricca di emozioni. Basta chiudere gli occhi,
mettersi in ascolto e liberare la fantasia. Quota 7 euro adulti, 5 bambini sino
ai 14 anni. Info e prenotazioni 011/8903667. Biologia creativa PAV, VIA
GIORDANO BRUNO 31, ORE 15,30-17,30 "Eranimesidiseminare, riflessioni sul
vivente. Arte contemporanea, natura e scienza al Parco Arte Vivente",
suggeriti dal paesaggio nascente del PAV, parole e segni misti ad argilla,
colori alimentari e materiali naturali saranno i costituenti di un elaborato
personale e, allo stesso tempo, collettivo dal quale possono emergere le molte
definizioni di vivente. Info 011/3182235 o lab@parcoartevivente.it. Giardino di
lettura MAUSOLEO DELLA BELA ROSIN, STRADA CASTELLO DI MIRAFIORI 148/7, ORE 16
Attività per bambini dai 6 ai 10 anni. Info 011/4429847. Visite guidate MAO,
VIA SAN DOMENICO 9-11, ORE 16 Servizio di visite guidate, costo 3 euro. Visita
a tutte le collezioni. È consigliata la prenotazione. Info 011/4436928. Visita
guidata PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 16 Visita guidata "Diciotto
secoli d'arte. Visita al Palazzo e ai capolavori delle collezioni". Costo
3 euro. Info e prenotazioni 011/4429911. Visita guidata PALAZZO MADAMA, PIAZZA
CASTELLO, ORE 17 Visita guidata alla mostra "Feste barocche". Costo 3
euro. Info e prenotazioni 011/4429911. LUNEDI' 11 Eco-innovazione TORINO
INCONTRA, VIA NINO COSTA 8, ORE 9-17,30 La Camera di commercio di Torino
organizza una giornata informativa sul programma comunitario Cip- Eco-
innovation, volto a supportare la diffusione in Europa di tecnologie, modalità
di gestione, processi, prodotti e servizi innovativi che contribuiscano a
ridurre l'impatto ambientale e ad ottimizzare l'uso delle risorse. Info
011/5716326 o www.promopoint.to.camcom.it/iniziative. Servizio Sanitario CENTRO
CONGRESSI MOLINETTE INCONTRA, CORSO BRAMANTE 88/90, ORE 9-17 Convegno dal
titolo "Conflitto di interesse e trasparenza nel Servizio Sanitario",
coordinato dal dottor Pierantonio Visentin e dal dottor Gianni Ciccone
dell'ospedale Molinette di Torino. Il fulcro della giornata sarà la Lettura del
professor Silvio Garattini su "Inappropriatezza nell'uso dei farmaci:
quali le cause?". Lo sport dei giovani SALA MULTIFUNZIONALE ATC, CORSO
DANTE 14, ORE 9,30 Convegno promosso da Uisp Piemonte su "Lo sport dei
giovani. I ragazzi delle scuole si confrontano sullo sport". Introduzione
di Massimo AGhilar. Caffé Letterari CENTRO CONGRESSI UNIONE INDUSTRIALE, VI
FANTI 17, ORE 15 Incontro condotto da Margherita Oggero e dedicato al libro
"Il vento dell'odio", con l'intervento dell'autore Roberto Cotroneo.
Calder's Snuck at Gam GAM, CORSO GALILEO FERRARIS 30, ORE 15 Spettacolo di
animazione in inglese aperto a tutti, con protagonisti i bambini che hanno
partecipato nel corso dell'anno scolastico 2008-2009 all'omonimo progetto. Lo
spettacolo che riunisce alcune performance espressive è utile per coinvolgere i
genitori nelle attività che i figli fanno al museo e contemporaneamente
verificare in modo divertente le competenze acquisite dai ragazzi. Ingresso
libero. Info 011/4429546. Espanol BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE, VIA CANDIOLO
79, ORE 17-19 Lettrici e lettori si incontrano in biblioteca per conversare in
spagnolo. Info 011/4437080. Incontri del lunedì ASSOCIAZIONE LUCA AUROBINDO
CAPOSIO, VIA BIANZE' 28/A, ORE 17,30-19,30 Corso di psicosintesi tenuto da Rina
Oddone, Marco Balbi e Giuliano Caposio: "L'arte della memoria I.
Esercizi". Un secolo di sport BIBLIOTECA CIVICA A. PASSERIN D'ENTRÈVES,
VIA G. RENI 102, ORE 17,30 "Il mio nome è Nedo Ludi", di Pippo Russo,
ambientato nel 1989, anno di profondi cambiamenti, nei quali si inserisce la crisi di identità del protagonista, stopper che non si
orienta più nella "zona". Info 011/4435290. Concorso I Murazzi
CIRCOLO DEI LETTORI, VIA BOGINO 9, ORE 17,30 Premiazione del Concorso di poesia
per editi e inediti "I Murazzi", indetto dall'associazione culturale
onlus Elogio della Poesia. Intervengono Giorgio Bárberi Squarotti, Daniele
Cantore, Gianni Chiostri, Pier Franco Quaglieni, Armando Santinato e Serena
Siniscalco come Comitato d'Onore; Giovanni Chiellino, Giovanna Colonna, Mirka
Corato, Sandro Gros-Pietro e Pierantonio Milone come Giuria. Giallo&Nero
FNAC, VIA ROMA 56, ORE 18 Delitti e misteri del passato, intervengono Luciano
Garofano, comandante Ris di Parma, e Roberto Testi, medico legale. Cavour CENTRO
PANNUNZIO, VIA MARIA VITTORIA 35/H, ORE 18 Giuseppe Balbiano d'Aramengo terrà
la terza conferenza del ciclo "Cavour prepara il Piemonte al 1859"
sul tema "Le infrastrutture dell'economia", introdurrà Francesco
Spiga. Info 011/8123023 o www.centropannunzio.it. Apertura gratuita CENTRO
DELLA NORMA, VIA ASSISI 6, ORE 18-19 Centro aperto gratuitamente per il
"Progetto di sostegno, aiuto e di salvaguardia del benessere di
ciascuno". Ingresso gratuito. Orgoglio industriale SALA CONFERENZE
FONDAZIONE GIOVANNI AGNELLI, VIA GIACOSA 38, ORE 18 Presentazione di "
Orgoglio industriale. La scommessa italiana contro la crisi
globale" di Antonio Calabrò, insieme all'autore, ne discutono Gianfranco
Carbonato, Piero Fassino e Francesco Profumo, modera la discussione Andrea
Gavosto. Info e prenotazioni fondazione-agnelli@fga.it o 011/6500553. Slim
Pilates ASSOCIAZIONE FIOR DI LOTO, VIA OROPA 105, ORE 18,45 Pilates per perdere
peso, in grado di conciliare esercizi utili a bruciare grassi e perdere peso, e
tecniche di distensione e rilassamento autogeno. Incontro dimostrativo gratuito
su prenotazione. Info 346/2412183. Sicurezza alimentare VSSP, VIA TOSELLI 1,
ORE 20-22 Incontro "La sovranità alimentare nel Nord del mondo: dai gruppi
di acquisto solidale alle filiere corte partecipate", interviene Andrea
Saroldi. Info www.coopi.org. Fiori di Bach ASSOCIAZIONE IBTG-SGT, VIA ANDREA
DORIA 27, ORE 20-23 Inizia un corso per conoscere il pensiero e le essenze
floreali del dott. Bach, rimedi utili per riequilibrare energeticamente l'organismo
e sostenere i passaggi difficili della vita. Info 011/334653 o 338/1565574.
Elezioni europee FABBRICA DELLE E, CORSO TRAPANI 91/B, ORE 21 "L'Italia
verso le elezioni europee", dibattito con Gianluca Susta, Vittorio
Agnoletto e Diego Novelli. Info www.acmos.net. MARTEDI' 12 Martedì Salute
AGORA' CENTRO CONGRESSI, VIA FANTI 17, ORE 10 Si parla di "Le
degenerazioni dell'anca e sue possibilità di cura", intervengono Giacomo
Massé, Ernesto Indemini e Alessandro Dallera. Info 011/5718246. Se non sai non sei
BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE, VIA CANDIOLO 79, ORE 15 Progetto a sostegno
della formazione permanente degli adulti, con laboratori di informatica per la
terza età a cura di Spi-Cgil e Auser. Info 011/6062203. Adei Wizo COMUNITA'
EBRAICA, PIAZZETTA PRIMO LEVI 12, ORE 15 Per "L'anno dell'Astronomia"
tutte all'Osservatorio e al Planetario di Pino Torinese. Info 011/6508332.
Martedì Culturali CENTRO CHANTAL, VIA PERAZZO 7, ORE 15,30 "I ragazzi di
via Pacchiotti", antologia di brani lirici degli allievi della Scuola
Media Statale Dante Alighieri di Torino, relatrice Flavia Rama. Ingresso
libero. Info http://www.smgoretti.it/mc.htm. Regio dietro le quinte TEATRO
REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 15,30 "Il Regio dietro le quinte -
itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita guidata al teatro.
Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Il notaio BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE,
VIA CANDIOLO 79, ORE 16,45-19,45 Servizio di consulenza gratuita al cittadino a
cura del Consiglio Notarile di Torino, dei distretti riuniti di Torino e
Pinerolo, in collaborazione con Assessorato al Bilancio e Assessorato alla
Cultura della Città di Torino. Info 011/4437080. Il notaio BIBLIOTECA CIVICA
PRIMO LEVI, VIA LEONCAVALLO 17, ORE 16,45-19,45 Servizio di consulenza gratuita
al cittadino a cura del Consiglio Notarile di Torino, dei distretti riuniti di
Torino e Pinerolo, in collaborazione con Assessorato al Bilancio e Assessorato
alla Cultura della Città di Torino. Info 011/4431262. Lectures 2009 UNIVERSITA'
DEGLI STUDI DI TORINO, VIA VERDI 8, ORE 17 La Fondazione Franco e Marilisa
Caligara per l'alta formazione interdisciplinare presenta le "Lectures
2009": due occasioni di riflessione e di approfondimento sul tema della
pluralità dei saperi e della loro possibile integrazione, secondo i punti di
vista di un ingegnere e di un umanista. Il professor Carlo Ossola affronterà il
tema "Molteplicità e fondamento. Il lascito di Calvino per le nostre
scienze". Il professor Ossola proverà a immaginare il contenuto della
sesta Memos mai scritta da Calvino, tra quelle previste per le Norton Lectures
ad Harvard. Info 011/8126853 o www.fondazionecaligara.it. Informatica TORINO
INCONTRA, VIA NINO COSTA 8, ORE 17-19,30 Incontro sul tema "La sicurezza
informatica e le sue implicazioni legali", con intervento di giuristi,
tecnici ed esperti in gestione aziendale. La partecipazione al seminario è
gratuita, previa iscrizione. Info 011/5716554. 1848 BIBLIOTECA CIVICA VILLA
AMORETTI, CORSO ORBASSANO 200, ORE 17,30 "Il 1848: seminario sul Risorgimento",
a cura del Panis. Info 011/4439604. L'Universo BIBLIOTECA NAZIONALE
UNIVERSITARIA, PIAZZA CARLO ALBERTO 3, ORE 17,30 Per il ciclo "L'Universo,
a te scoprirlo", conferenza di Attilio Ferrari, dell'Università di Torino,
su "Tutti i colori dell'Universo". Info
www.ada-astrofisica.to.infn.it. Masala Energy PALESTRE TORINO, VIALE CEPPI 5,
ORE 19 Lezione introduttiva di Masala Energy Yoga con Lois Novo. Incontro
gratuito, prenotazione necessaria. Info 347/6458599 o 011/7940319. Campane
tibetane ASSOCIAZIONE NUOVE VIE, VIA VESPUCCI 6 /F, ORE 19,45
"Rilassamento e Meditazione con le Campane Tibetane". Serata a
ingresso libero e gratuito aperta a tutti. Info 011/5684191. Aperitivo d'arte
CIRCOLO UNIONE IDUSTRIALE, VIA VELA 17, ORE 20 Con le amiche della Fidapa
Torino Est e del Lions Club Torino Monviso: "Simultaneità, velocità,
energia: il futurismo come fenomeno non solo culturale", con intervento di
Tiziana Conti. Info e prenotazioni 335/6784471. Crisi finanziaria SALA CONFERENZE, VIA ARNALDO
DA BRESCIA 22, ORE 20,45 Incontro "Crisi finanziaria: come ne usciremo?", interviene Mario Deaglio. Info
011/3133141. Conferenze Esprimersi SEDE UNITRE, CORSO FRANCIA 27, ORE 21
Incontro "Depressione e silenzio", interviene il dott. Enrico
Pascal, coordina Patrizia Donà. Ingresso libero. Info 011/4343700. Anarchia in
Israele SPAZIO INCONTRI, CORSO FERRUCCI 65/A, ORE 21 "Anarchici contro il
Muro", incontro con l'anarchico israeliano Ury Gordon. Serata di
solidarietà attiva ai palestinesi in lotta contro il muro dell'apartheid. Info
338/6594361. Abusi sui minori LEGOLIBRI, VIA MARIA VITTORIA 31, ORE 21
Presentazione del libro "Abusi sessuali collettivi sui minori" di
Angelo Zappalà. Info 011/888975 o www.legolirbi.it. Progetto essere CENTRO
FORMAZIONE LE VELE, STRADA SAN MAURO 97/15, ORE 21 Glutine di frumento, seitan,
tofu, tempeh: parole nuove per alimenti antichi. Come possiamo integrarli nella
vita quotidiana. Ne parlano Enrico Orlando e la dottoressa Franca Castelina.
Info 333/9356126. Famiglia e occupazione UNIVERSITAì PONTIFICIA SALESIANA, VIA
CABOTO 27, ORE 21 Tavola rotonda "Famiglia e occupazione: quali
prospettive?", intervengono Giorgio Campanini, Luigi Lombardi, Angela
Migliasso e Giovanna Ventura. Info 011/8122083 o eee.ucidtorino.it. Martedì
Sera CENTRO CONGRESSI UNIONE INDUSTRIALE, VI FANTI 17, ORE 21,15 Serata
dedicata a "Un progetto per lo sviluppo della Città: Torino Città della
conoscenza", interverranno, coordinati dal giornalista de La Stampa Luigi
La Spina, Mercedes Bresso, Gianfranco Carbonato, Sergio Chiamparino, Ezio
Pelizzetti, Francesco Profumo. Viaggio in Portogallo LIBRERIA MASSENA 28, VIA
MASSENA 28, ORE 21,30 Per il ciclo di incontri "Viaggio in Portogallo - Un
percorso tra parole e immagini": salpare verso Madeira e le Azzorre,
"Le isole sconosciute". Info ass.tucatula@gmail.com. MERCOLEDI' 13
Ingegneri senza frontiere ATRIO DEL POLITECNICO, CORSO DUCA DEGLI ABRUZZI 24,
ORE 10-19 "Isf European meeting", 2 giorni per parlare di
sostenibilità, educazione e cooperazione, con delegazioni provenienti da
Spagna, Francia, Grecia, Svezia, Danimarca, Inghilterra e Italia. Ingresso
libero. Info 011/5647907 o http://isf.polito.it. Gli Appuntamenti CENTRO
CONGRESSI UNIONE INDUSTRIALE, VI FANTI 17, ORE 10 Incontro dedicato a
"Allenamento della memoria e stili di vita attivi", con interventi di
Dario Brocco, Sergio Cabodi e Ugo Marchisio. Regio dietro le quinte TEATRO
REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 15,30 "Il Regio dietro le quinte -
itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita guidata al teatro.
Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Gran Tour 2009 MUSEO ACCORSI, VIA PO 55, ORE
16 "Gran Tour 2009. Sguardo ad oriente. Cina ed esotismo", visita
tematica alla scoperta del gusto per le cineserie che si sviluppa con Luigi XIV
diffondendosi in tutta Europa nel corso del Settecento. Prenotazione
obbligatoria 800/329329. Visite guidate MAO, VIA SAN DOMENICO 9-11, ORE 16,30
Servizio di visite guidate, costo 3 euro. Visita alla galleria Himalaya. È
consigliata la prenotazione. Info 011/4436928. Il piemontese BIBLIOTECA CIVICA VILLA
AMORETTI, CORSO ORBASSANO 200, ORE 17 Gli scrittori, le opere, i luoghi, le
parole, l'avvenire, a cura del Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis.
Info 011/4438604. See you BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE, VIA CANDIOLO 79, ORE
17-19 "See you @ your library", lettrici e lettori si incontrano in
biblioteca per conversare in inglese. Info 011/4437080. Focus India TORINO
INCONTRA, VIA NINO COSTA 8, ORE 17-19 Appuntamento dedicato all'India, la
partecipazione all'iniziativa è gratuita previa iscrizione on-line alla pagina:
www.promopoint.to.camcom.it/iniziative. Info 011/5716361. Premi di laurea
ACCADEMIA DI MEDICINA, VIA PO 18, ORE 17 Consegna 2009 dei premi di laurea
"Italo Arneodo 2008", con relativa presentazione delle tesi selezionate,
al dottor Francesco Panero ed alla dottoressa Maria Teresa Ricci. Verrà
consegnato anche il Premio di laurea "Giampiero Gaidano" Fondazione
Piera, Pietro e Giovanni Ferrero 2008 con relativa presentazione della tesi
selezionata al dottor Marco Ravazzoli. Info: www.accademiadimedicina.unito.it.
Economy 21st FACOLTÀ DI ECONOMIA, CORSO UNIONE SOVIETICA 218/BIS, ORE 17 La
ESCP-EAP European School of Management prosegue il ciclo di incontri
"Economy 21st", con la conferenza "Collateral Damage: how the crisis is changing our landscape", interviene Nicola
Pianon, Senior Partner and Managing Director of The Boston Consulting Group.
Incontro aperto al pubblico, in lingua inglese. Per partecipare:
events@escp-eap.it o 011/6705894. Margherita di Valois CIRCOLO DEI LETTORI, VIA
BOGINO 9, ORE 18 Per il 450° anniversario del 10 Luglio 1559: "Margherita
di Valois sposa Emanuele Filiberto. Miniature, corredi, cerimonie,
epitalami", interverranno Alessandro Braja, Presidente Lions Club Torino
Castello, Franca Porticelli, Direttore Sala Manoscritti della Biblioteca
Nazionale, Maria Luisa Tibone, storico dell'arte, i Lions Alessandro Bianco e
Giovanni Bonino. Masala Energy PALESTRE TORINO, VIALE CEPPI 5, ORE 18 Lezione
introduttiva di Masala Energy Yoga con Lois Novo. Incontro gratuito,
prenotazione necessaria. Info 347/6458599 o 011/7940319. Blogbar 2.0 FNAC, VIA
ROMA 56, ORE 18 Lilliputting: personal computer sempre più personali, sempre
più piccoli, sempre meno costosi. Il fenomeno dei netbook cambierà il modo di
concepire il PC? Conduce l'incontro Vittorio Pasteris, il nostro Bloggante
moderante, insieme a esperti del settore. Ingresso libero e gratuito. Info
011/5516711. In inglese BIBLIOTECA CIVICA A. PASSERIN D'ENTRÈVES, VIA G. RENI
102, ORE 18,15 Incontri in lingua inglese, condotti da Antonella Del Torchio.
Info 011/4435290. Premio Bruno Caccia UNIONE INDUSTRIALE, VIA FANTI 17, ORE
18,30 Cerimonia di consegna del Premio Bruno Caccia per l'anno rotariano
2008/2009 all'Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini. Nel corso
della cerimonia sarà consegnato anche il Premio allo Studio Bruno Caccia alla
dottoressa Elisa Brino. Info 011/532807. San Massimo ISTITUTO MISSIONI
CONSOLATA, VIA CIALDINI 4, ORE 18,30 Conferenza "San Massimo di Torino e
Torino al tempo di San Massimo", intervengono Nicola di Mauro, Maria
Chiara de Filippis Cappai, Sandro Caranzano, modera Vittorio G. Cardinali,
letture dell'attore Antonio Cranco. Slim Pilates ASSOCIAZIONE FIOR DI LOTO, VIA
OROPA 105, ORE 18,45 Pilates per perdere peso, in grado di conciliare esercizi
utili a bruciare grassi e perdere peso, e tecniche di distensione e
rilassamento autogeno. Incontro dimostrativo gratuito su prenotazione. Info
346/2412183. Yoga CENTRO BUDDHA DELLA MEDICINA, VIA CENISCHIA 13, ORE 20-22 Uno
dei sistemi più antichi per lo sviluppo dell'equilibrio fisico e della
conoscenza di sé, che può essere praticato con successo da chiunque e ad ogni
età. Info 011/355523 o 011/3241650. Sapori d'Egitto MUSEO DELLE ANTICHITA'
EGIZIE, VIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE 6, ORE 20,30 E 21,30 È un percorso serale
in museo a porte chiuse che verte sull'alimentazione nell'Antico Egitto. In
compagnia di un'egittologa, si incontrano tutti i reperti inerenti al tema. Al
termine del percorso, nello Statuario, il Mastro Birraio del Birrificio Torino
offre una degustazione di birra egizia, ispirata a quella dei faraoni e
accompagnata da assaggi a tema. Prenotazioni allo 011/4406903 o a
info@museitorino.it. Progetto Salute 2009 OSPEDALE SAN GIOVANNI, VIA CAVOUR 31,
ORE 20,45 Ciclo "Ecologia materiale e spirituale", incontro "Da
cuore a cuore, principi della comunicazione empatica", interviene Marie
Noelle Urech. Info 011/9874917 o 328/2171027. Fisioniomica CENTRO STUDI
OLISTICI BRAHMA VIDYA, VIA VANDALINO 82/28, ORE 21 Conferenza "Fisioniomica:
il corpo parla". Ingresso gratuito. Info 334/3145040 o
brahmavidya06@yahoo.it. Aci reding A.C.I. GALLERY, CORSO NOVARA 20/F, ORE 21
Aci Reading: il salotto culturale dell'Aci Gallery, conduce Anna Sciarrillo, in
collaborazione con l'amico poeta Ermanno Eandi e l'attrice Laura Bersano.
L'elmo di Scipio EDUCATORIO DELLA DIVINA PROVVIDENZA, CORSO TRENTO 13, ORE 21
Conferenza organizzata dall'Associazione Culturale Terra Taurina, in
collaborazione con la Soprintendenza ai beni Archeologici del Piemonte,
"L'elmo di Scipio: l'esercito romano nella media Repubblica",
interviene Stefano Marchiaro. Info 338/7542749. Psicosomatica LEGOLIBRI, VIA
MARIA VITTORIA 31, ORE 21 Presentazione del libro "S.T.o.E. - Sigmasophy
Theory of Everything. Sigmasofia Io-somatica. Visioni emergenti di
psicosomatica" di Nello Mangiameli. Info 011/888975 o www.legolirbi.it.
Apertura gratuita CENTRO DELLA NORMA, VIA ASSISI 6, ORE 21 Appuntamento con gli
artisti del laboratorio "Pensieri clauguilliani dall'isola che c'è: chiudo
tutto e vado ai Caraibi", con Claudia Rapetti. Ingresso gratuito. Grande
Maestro del Buddhismo ASSOCIAZIONE SAMVEDA, VIA TIZIANO 15, ORE 21 Thich Nhat
Hanh, un Grande Maestro del Buddhismo: Ritiro in italiano, video su
maxischermo, riflessioni con M. Di Grazia. Info www.samveda.it o 335/8040934.
Angolo dell'avventura SERMIG, VIA BORGO DORA 61, ORE 21,30 Proiezione "Dal
Kyrgyzstan al Nepal, passando per il tetto del mondo", immagini di Simona
Garibaldi. Info www.angolodellavventuraroma.com/regioni/piemonte/piemonte.htm.
GIOVEDI' 14 Ingegneri senza frontiere ATRIO DEL POLITECNICO, CORSO DUCA DEGLI
ABRUZZI 24, ORE 10-19 "Isf European meeting", 2 giorni per parlare di
sostenibilità, educazione e cooperazione, con delegazioni provenienti da
Spagna, Francia, Grecia, Svezia, Danimarca, Inghilterra e Italia. Alle 10,30
laboratorio per la costruzione di un forno solare, alle 15 quello di
saponificazione. Alle 19,30 per la festa di chiusura ci si sposta al parco di
Valentino. Ingresso libero. Info 011/5647907 o http://isf.polito.it. Africa
contemporanea CENTRO PIEMONTESE DI STUDI AFRICANI, VIA VANCHIGLIA 4/E, ORE
14,30 Presentazione del volume di Marcello Monteleone "Processo penale e
giustizia riparativa nella tradizione dogon (Mali)", intervengono Roberto
Beneduce, Ugo Mattei e Claudio Sarzotti, modera Mohamed Aden Sheikh. Info
011/4365006 o www.csapiemonte.it. Brand Me SAA, VIA VENTIMIGLIA 115, ORE 15
Incontro con Beau Toskich, un cantiere per costruire il proprio brand. Regio
dietro le quinte TEATRO REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 15,30 "Il Regio
dietro le quinte - itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita
guidata al teatro. Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Il tempo della scienza
ISTITUTO NAZIONALE DI RICERCA METROLOGICA, STRADA DELLE CACCE 91, ORE 16 Per il
ciclo di conferenze "Il Tempo della Scienza - Incontri del Giovedì",
Piero Messidoro di Thales Alenia Space, interviene su "Esplorazione umana
dello spazio: dalla stazione spaziale internazionale alle basi su Luna e
Marte". Info 011/3919524. I Frassati UNIONE INDUSTRIALE, VIA FANTI 17, ORE
16 Conferenza mensile "Alfredo e Piergiorgio Frassati protagonisti nella
storia", relatore Cristina Siccardi, moderatore Maria Teresa Martinengo,
ospite d'onore Jas Gawronski. Info 011/4342450. Maria Cristina di Savoia ARCHIVIO
DI STATO, PIAZZETTA MOLLINO 1, ORE 16,45 A cura dell'Associazione Pro Cultura
Femminile, la Dott. Annabella Riccadonna terrà una conversazione su "Maria
Cristina di Savoia: una manager alla corte dei Borboni". Info 011/6688627.
Lingue in scena GAM, CORSO GALILEO FERRARIS 30, ORE 17 Il Servizio Educativo
Gam partecipa alla nona edizione del Festival Studentesco Europeo di Teatro
Plurilingue che si svolge a Torino dall'11 al 15 maggio e che prevede
spettacoli e performance con gruppi di giovani studenti stranieri: sono in
programma due performances dal titolo "Dialoghi internazionali tra teatro
e arte", a cura di Alice Herberger e Véronique Bouteille. Al termine delle
performance il pubblico potrà assistere allo spettacolo "Storie di
famiglia" recitato in latino e spagnolo, a cura del Liceo Classico Statale
Francesco Petrarca di Trieste. Ingresso libero. Info 011/4429546. Amore &
psiche EUROSTUDIO, VIA SAN QUINTINO 31, ORE 17,30 Tavola rotonda "Vita di
coppia: cosa dire e cosa tacere al proprio partner", conduce in studio lo
psicologo Maurizio Brescello. Ingresso libero, prenotazione obbligatoria. Info
011/5631233. Incontri nel Foyer SALA COLONNE TEATRO GOBETTI, VIA ROSSINI 8, ORE
17,30 Incontro con Antonio Tarantino, Mauro Avogadro, Valter Malosti e la
compagnia dello spettacolo "Quattro atti profani" di Antonio
Tarantino, conduce Guido Davico Bonino. Info 011/5169406 o
www.teatrostabiletorino.it. Fiori e aromi BORGO MEDIEVALE, PARCO DEL VALENTINO,
ORE 17,30 "Fiori e aromi al giardino medievale. Iris botanici e rifiorenti",
lezione in giardino per adulti a cura di Edoardo Santoro, curatore del giardino
del Borgo Medievale. Costo 2 euro, prenotazione obbligatoria. Info 011/4431714.
Consulenza aziendale APSI, VIA BAGETTI 19/A, ORE 18-21 Seminario formativo "La
consulenza aziendale: come proporsi e come gestire il rapporto con gli
interlocutori aziendali", Rodolfo Sabbadini risponderà ai quesiti proposti
dai partecipanti e organizzerà role playing di colloqui tra consulente e
committente. Info www.associazionepsicologiitaliani.it o 347/2103410. Fortezze
sulle Alpi CENTRO INCONTRI REGIONE PIEMONTE, CORSO STATI UNITI 23, ORE 18
Roberto Sconfienza e Francesco Rubat Borel parleranno di "Fortezze sulle
Alpi: l'archeologia militare nei contesti piemontesi del XVII e XVIII secolo",
nel ciclo delle conferenze mensili dell'Associazione Amici del Museo di
Antichità di Torino. Info 338/4621470 o
associazione@amicimuseoantichita.torino.it. Poesia in progress CIRCOLO DEI
LETTORI, VIA BOGINO 9, ORE 18 Serata poetico-letteraria: Gianna Montanari
Bevilacqua presenta l'opera inedita di Ginetta Ortona. Ora d'arte PALAZZO
MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 18 Appuntamento settimanale per scoprire un'opera
di Palazzo Madama raccontata da chi è a quotidiano contatto con le collezioni:
"Una storia lunga duemila anni: il compianto di Domenico Marzagora".
Costo 3 euro. Info e prenotazioni 011/4429911. Lavoro al cinema CIRCOSCRIZIONE
5, VIA STRADELLA 192/D, ORE 18 Per "Lavoro al cinema alla Cinque",
incontro "Cipputi e l'egemonia appannata della classe operaia", con
proiezione del montaggio video dello spettacolo "Cipputi. Cronache dal bel
paese" scritto da Francesco Tullio Altan e Giorgio Gallione e
"Un'altra Italia nelle bandiere dei lavoratori", di Paolo Gobetti;
interviene Eugenio Allegri. Memoria MUSEO DIFFUSO DELLA RESISTENZA, CROSO
VALDOCCO 4/A, ORE 18 "Gli strumenti della memoria. 1976-1983 ricerca di
verità, giustizia e memoria nella tragedia argentina". Ingresso libero
fino a esaurimento posti. Nell'occasione verrà presentato il libro
"Memoria del Buio". Intervengono Giuseppe Castronovo, Taty Almeida,
Alba Lanzillotto, Estela Robledo e Alicia Schiavoni, Maurizio Baradello,
conduce l'incontro Gianni Minà. Info 011/4363470. Tommaso d'Aquino SALA
CONFERENZE, VIA ARNALDO DA BRESCIA 22, ORE 18,15 "Possibilità e limiti
dell'educazione. Il problema educativo in Tommaso d'Acquino": l'educare è
autoeducazione?, interviene Raffaele Rizzello. Info 011/3133162. Streghe a
Torino CHIESA SAN DOMENICO, VIA SAN DOMENICO, ORE 18,45 Un itinerario tra
Inquisizione, roghi, tribunali e forche. Costo 10 euro. Info e prenotazioni
011/853670 o www.barburin.com. I 5 Tibetani CENTRO YOGA SAMADHI, VIA TRIPOLI
181, ORE 19,15-20,30 Presentazione Gratuita dell'antica tradizione del
ringiovanimento. Info 347/4278055 o mtluce@virgilio.it. Yogaflex ATELIER BODY
& FIT, CORSO MATTEOTTI 40, ORE 19,45 Incontro dimostrativo gratuito di
Yogaflex, una nuova disciplina, concepita per l'allineamento posturale, nata
dall'unione ponderata dello yoga al pilates. Info 346/2412183. Aperitivo d'autore
SHORTBUS, VIA GAUDENZIO FERRARI 5/L, ORE 20 Interviene Fabio Balmas, per
l'appuntamento dedicato a quadri, arte e cibo. Ingresso libero. Addestramento
mentale CENTRO BUDDHA DELLA MEDICINA, VIA CENISCHIA 13, ORE 20,30 Serata di
insegnamenti con il Ven. Lama Michel che descriverà come si può addestrare la
mente in 8 modi per ottenere la felicità, indipendentemente dalle condizioni
esterne. Info 011/355523 o 011/3241650. Scuola per genitori CENTRO INCONTRI
REGIONE PIEMONTE, CORSO STATI UNITI 23, ORE 20,30 Continuano gli incontri della
scuola per genitori con la direzione scientifica del prof. P. Crepet: il prof.
Umberto Galimberti parlerà di "L'ospite inquietante. I giovani e il
nichilismo". Info e iscrizioni 011/4348076 o www.genitorando.it. Verità e
responsabilità LICEO CATTANEO, VIA SOSTEGNO 41/10, ORE 20,45 "Leggo,
dunque è accaduto?", uno sguardo sul mondo dei mass media e sulle
dinamiche che lo governano, relatrice Silvia Pochettino, modera Federica Bello.
Info 011/7790560. Escursione notturna PARCO NATURALE COLLINA TORINESE, STRADA
FUNICOLARE 55, ORE 21 Affascinante escursione nel bosco del Parco della Collina
Torinese alla scoperta dei suoni e degli odori della notte e delle sensazioni
uniche che la visione crepuscolare suscita. Quota 7 euro adulti, 5 bambini sino
ai 14 anni. Info e prenotazioni 011/8903667. Romanzo familiare LEGOLIBRI, VIA
MARIA VITTORIA 31, ORE 21 "Romanzo familiare" di Andreina Bert, con
l'autrice intervengono Augusto Romano e Francesca Tonso. Info 011/888975 o
www.legolirbi.it. Eft CENTRO YOGA SAMADHI, VIA TRIPOLI 181, ORE 21-22,30
Presentazione Gratuita di tecniche di liberazione emozionale. Info
www.eft-italia.it o 011/3183651. Slim Pilates ATELIER BODY & FIT, CORSO
MATTEOTTI 40, ORE 21 Pilates per perdere peso, in grado di conciliare esercizi
utili a bruciare grassi e perdere peso, e tecniche di distensione e
rilassamento autogeno. Incontro dimostrativo gratuito su prenotazione. Info
346/2412183. Capire la pittura CENTRO CONGRESSI UNIONE INDUSTRIALE, VI FANTI
17, ORE 21,15 Anna Maria Bava parlerà de "I grandi veneti del Cinquecento
nelle collezioni sabaude". Reiki CENTRO STUDI OLISTICI BRAHMA VIDYA, VIA
VANDALINO 82/28, ORE 21,30 Serata Reiki, il sistema di guarigione di Mikao
Usui. La serata è aperta a tutti; chi vuole intervenire potrà ricevere un
trattamento gratuito. Ingresso gratuito. Info 334/3145040 o
brahmavidya06@yahoo.it. MOSTRE Serenant et Illuminant PALAZZO BAROLO, VIA CORTE
D'APPELLO 22 È stata prorogata fino al 2 giugno la mostra "Serenat et
Illuminat. I grandi libri illustrati per l'infanzia della SEI (1908 -
2008)", a cura di Pompeo Vagliani. Orari lunedì - venerdì dalle 9,30 alle
12,30 e domenica dalle 15,30 alle 18,30. Ingresso libero. Info 011/3716661.
Aperture al pubblico VILLA DELLA REGINA, STRADA SANTA MARGHERITA 40 Dal 3
maggio al 27 settembre la Villa sarà aperta al pubblico la domenica, dalle 10
alle 18,30 (ingresso ultimo gruppo alle ore 16). Ogni giorno verranno
organizzati 6 gruppi di visita di 25 persone, partenze gruppi: ore 10; 11; 12;
14; 15 e 16. Gli ingressi delle ore 14; 15 e 16 sono riservati ai gruppi
preorganizzati. Modalità di prenotazione: visitatori singoli, prenotazione
telefonica 800/329329; prenotazione diretta presso lo sportello InfoPiemonte di
piazza Castello angolo via Garibaldi. Gruppi preorganizzati: direttamente
presso la Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici del
Piemonte, 011/5641717 o villadellaregina@artito.arti.beniculturali.it. INfo
www.artito.arti.beniculturali.it/Villa ThyssenKrupp CIRCOSCRIZIONE 5, VIA
STRADELLA 192 La mostra fotografica sulla tragedia ThyssenKrupp "Chi muore
al lavoro" è visitabile fino al 31 maggio, dal lunedì al venerdì, con
orario continuato dalle ore 10,30 alle 17,30. Ingresso gratuito. Info
011/4435507. Oggetti e libri CIRCOLO DEI LETTORI, VIA BOGINO 9, La mostra
"Voglio essere libro, ovvero il libro che diventa altro" presenta la
grande collezione di oggetti a forma di libro di Clemente Zanolo, grande
lettore, estimatore di musica classica, bibliofilo, amante della cultura e dell'arte.
La mostra sarà visitabile dall'11 al 22 maggio. Evoluzione dell'auto MUSEO
NAZIONALE DELL'AUTOMOBILE, CORSO MASSIMO D'AZEGLIO 15 La mostra
"L'evoluzione dell'automobile", un nuovo appuntamento dedicato alla
storia dell'automobile, sarà visitabile fino al 27 settembre, con orario, dal
martedì alla domenica 10-18. Info 011/6599872. Esposizioni 2009 TURINGARDEN,
STRADA DEL MAINERO 64 Fino al 16 maggio si possono apprezzare "Peonie
erbacee e suffruticose. Varietà cinesi, indiane ed europee per amatori e collezionisti".
Dall'11 maggio al 6 giugno "Selezione di rose antiche e moderne per
amatori e collezionisti". Info www.turingarden.it o vietti@turingarden.it.
Treno della Memoria VIA LAGRANGE ANGOLO VIA MARIA VITTORIA La mostra
fotografica di Paolo Saglia "Treno della Memoria", racconta il
viaggio del treno organizzato dall'Associazione Terra del Fuoco. Sarà visibile
fino al 31 maggio. Info www.terradelfuoco.org. Mostra calligrafica ARCHIVIO DI
STATO, VIA PIAVE 21 La V Mostra Calligrafica Internazionale "Il Mondo
nell'Alfabeto" è visitabile fino al 18 maggio, con orario lunedì -
venerdì, 9,30-18; sabato 9,30-13, chiuso i festivi. Ingresso gratuito. Info
www.caus.it. Chapeau! ISTITUTO D'ARTE PASSONI, VIA DELLA ROCCA 7 L'esposizione
"Chapeau! I cappelli di Popy Moreni. Paris" è apprezzabile fino al 30
settembre, col seguente orario: lunedì e martedì, 9-16; mercoledì - venerdì,
9-13; sabato 9-12. Info 011/8177377. Diabolik NH HOTELES SANTO STEFANO, VIA
PORTA PALATINA 19 Le tele della mostra "Diabolik" saranno visibili
fino al 15 maggio. Info www.mycrom.it. Tutte le mostre MUSEO REGIONALE DI
SCIENZE NATURALI, VIA GIOLITTI 36 La mostra "La scimmia nuda. Storia
naturale dell'umanità" è aperta fino al 10 gennaio; fino al 31 maggio si
può visitare l'esposizione di quadri di Marco Ramasso "Le poetiche della
natura"; "Cosa sono le nuvole?", fotografie di Mario Lanzardo
sono visibili fino al 31 maggio. Inoltre si possono visitare le mostre
permanenti "Museo storico di zoologia", "Arca" e
"Mineralia 2". Orario 10-19 tutti i giorni, chiuso il martedì. Info
011/4326354 o www.mrsntorino.it. Feste barocche PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO
La mostra "Feste barocche. Cerimonie e spettacoli alla corte dei Savoia
tra Cinque e Settecento", sarà visitabile fino al 5 luglio, con orario:
martedì-sabato 10-18, domenica 10-20, chiuso lunedì. Info 011/4433501 o
www.palazzomadamatorino.it e www.fondazionetorinomusei.it. Costituzione MUSEO
DIFFUSO DELLA RESISTENZA, CORSO VALDOCCO 4/A La mostra "I giovani e la
Costituzione. Disegni, laboratori, performance e videoinstallazioni" sarà
visitabile fino al 21 giugno, con orario martedì - domenica, ore 10-18; giovedì
14-22; lunedì chiuso. Info www.museodiffusotorino.it. Vulcano di Fogo MUSEO DI
VALSALICE, VIALE THOVEZ 37 La mostra tematica sul vulcano di Fogo, Capo Verde,
"Conoscere per convivere con il vulcano", sarà visitabile fino al 24
maggio, con orario da lunedì a venerdì e sabato mattina, su prenotazione,
9-12,30 e 14,30-18,30; nei pomeriggi di sabato, domenica e festivi non occorre
prenotare. Ingresso gratuito. Info 011/6300611. Rive Gauche LUNGO DORA NAPOLI,
PONTE CARPANINI-PONTE DUCE DEGLI ABRUZZI Ogni seconda domenica del mese, da
marzo a dicembre, con l'esclusione di agosto e novembre, dalle 9 alle 18
"Rive Guache. Pittori a Torino", esposizione di quadri, sculture,
disegni, fotografie e artigianato di pregio. Info 349/7513918 o
www.bdtorino.it. Scatole di latta BIBLIOTECA DELLA REGIONE PIEMONTE, VIA
CONFIENZA 14 La mostra "Immagini di Torino e del Piemonte attraverso le
scatole di latta" ospita circa 100 scatole di biscottifici, fabbriche di
cioccolato e torrone, pasticcerie torinesi e piemontesi, realizzate tra i primi
del '900 e gli anni Trenta e appartenenti alla preziosa, e più vasta,
collezione raccolta nel corso degli anni dalla signora Silvie Mola di Nomaglio.
La mostra è visitabile fino al 29 maggio, dal lunedì al venerdì ore 9-13 e
14-16. Info 011/5757371. Akhenaton PALAZZO BRICHERASIO, VIA LAGRANGE 20 Fino al
14 giugno sarà visitabile la mostra "Akhenaton. Faraone del sole".
Info 011/5711888 o www.palazzobricherasio.it. Usseglio MUSEO NAZIONALE DELLA
MONTAGNA, PIAZZALE MONTE CAPPUCCINI 7 Fino al 17 maggio sarà visitabile la
mostra "Crescere a Usseglio. Ritratti fotografici di Enzo Isaia".
Orario da martedì a domenica 9-19; chiuso il lunedì. Info 011/6604104. VARIE
Kinder +Sport GAZEBO, PIAZZA VITTORIO VENETO Partirà sabato 9 e domenica 10
maggio il tour olimpico voluto ed organizzato dal Coni, che animerà le piazze
principali di diverse città, toccando con la sua vitalità Bologna, Milano e
Catania nei successivi week-end del mese. Kinder +Sport utilizzerà il Tour
secondo la sua mission di promuovere l'attività fisico/motoria giovanile: tutti
i bambini e i ragazzi che lo vorranno potranno infatti fare sport e sfidarsi
divertendosi nell'area attrezzata con i kit di atletica e kit da minivolley che
dal 2004 vengono distribuiti nelle scuole primarie e secondarie di tutta
Italia. Ospiti sabato 9 le due formidabili giocatrici della Nazionale Italiana
di Volley Giulia Rondon e Lucia Crisanti. Domenica 10 saranno invece presenti
Andrew Howe e Giorgio Di Centa. Info www.kinderpiusport.it. Domeniche
ecologiche AREA DELLA ZTL AMBIENTALE Le cinque domeniche ecologiche del 2009
cadranno il 10 e 31 maggio; 27 settembre, 11 ottobre e 15 novembre e la chiusura
al traffico avverrà dalle 10 alle 19. Nelle piazze principali saranno
predisposti banchetti informativi per avvicinare i cittadini ai temi
ambientalisti. Immersioni PISCINA AQUATICA, CORSO GALILEO FERRARIS 290 Lo Scuba
Adventure team offre prove gratuite d'immersione a partire dal mese di maggio
ogni giovedì dalle 20,30. Info e prenotazioni, necessaria: 334/1735024. Spazio
per il gioco SCUOLA DELL'INFANZIA, VIA MORETTA 57 Tutti i sabati, dal 9 maggio
all'11 luglio, dalle 9 alle 13, sarà possibile portare i bambini tra i 3 e gli
11 anni a giocare nel giardino della scuola; in caso di pioggia il gioco non si
ferma, si trasferisce solo all'interno dei locali della scuola. Saranno
organizzati laboratori di manipolazione, costruzione e pittura; ci sarà uno
spazio per il gioco libero con giochi di abilità, di ingegno e di movimento.
Guida sicura MIRAFIORI MOTOR VILLAGE, PIAZZA CATTANEO 9 Tutti i mercoledì dalle
18 alle 20, Mirafiori Motor Village mette a disposizione Alfa Romeo MiTo, Brera
e Alfa GT per vivere un quarto d'ora di adrenalina pura sullo storico circuito
di prova interno del comprensorio di Mirafiori. A richiesta sarà inoltre
possibile compiere un giro finale a tutta velocità con il pilota alla guida per
vivere l'esperienza della vera guida sportiva. Il costo della corsa è di 15
euro. Tutti i sabati e le domeniche invece appuntamento con i corsi di guida
sicura: verranno effettuate lezioni di teoria e pratica per ottenere dalla
guida il massimo piacere e la piena sicurezza. Alla fine del corso verrà
rilasciato un attestato di partecipazione. Il costo del corso è di 170 euro.
Info e prenotazioni 011/23416829. MirafuoriTv BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE,
VIA CANDIOLO 79 MirafuoriTv si apre al quartiere invitando tutti gli
interessati a costituire un gruppo redazionale e una troupe, con lo scopo di
raccontare con piccole news di 5 minuti il loro punto di vista sul territorio.
Gli incontri di redazione avranno luogo tutti i martedì di maggio, dalle 17,30
alle 19,30. Info 011/4437080. Apertura SALGARI CAMPUS, CORSO CHIERI 60 Il parco
a tema apre i battenti nei giorni festivi dalle 10 alle 18, proponendo attività
per famiglie, ragazzi, giovani. Non occorre prenotazione, con eccezione per i
gruppi di oltre 8-10 persone. Info e prenotazioni 340/5414755 o 339/6497243.
Attività anziani SPAZIO ANZIANI, VIA OSASCO 80 Lo spazio anziani
circoscrizionale è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12; lunedì,
martedì, mercoledì e venerdì dalle 15,30 alle 18,30, e giovedì dalle 14,30 alle
17. Info 011/3852919. Terza età e computer ASSOCIAZIONE EURO 3, VIA VERDI 7
Proseguono le iscrizioni ai corsi di computer base per principianti, a
disposizione un pc per ogni allievo. I corsi durano 30 ore (una lezione a
settimana di 3 ore consecutive) da farsi il venerdì al mattino o a scelta il
pomeriggio. Info 011/8129772 o scuola.eurotre@email.it. GITE Torino Today Tour
URBAN CENTER METROPOLITANO, NUMERO VERDE 800/329329 Due itinerari a nord e a
sud della città per conoscere edifici, spazi aperti, giardini e attrezzature
collettive dei quartieri pubblici sorti nel corso del Novecento nelle periferie
della città come risposta ai fabbisogni abitativi del dopoguerra: "TTT.04
La città pubblica verso Falchera" (sabato 9 maggio, 6 giugno, 4 luglio, 12
settembre, 10 ottobre) e "TTT.05 La città pubblica verso Mirafiori"
(sabato 16 maggio, 13 giugno, 11 luglio, 19 settembre, 17 ottobre). Costo di 12
euro, durata di 4 ore. Ritrovo davanti alle Ogr, ore 9,30. Roma CONSULTA PER LE
PERSONE IN DIFFICOLTÀ ONLUS, VIA SAN MARINO 10 Gita a Roma per i
"giovani" della terza età, dal 14 al 17 maggio. Quota di
partecipazione 280 euro, con mezza pensione e trasferimenti bus attrezzato.
Info 011/3198145. Safari Blu VITAGAIA, TEL. 348/2593592 O WWW.VITAGAIA.IT
Domenica 17 maggio, gita in barca alla scoperta delle Cetacei, in Liguria:
mattina in spiaggia, pomeriggio in barca, navigando nel santuario
internazionale dei cetacei. Partenza alle 8 da corso Marche 34. Itinerari del
vento ASD ANEMOS, WWW.ANEMOSTORINO.COM Domenica 10 e domenica 24 maggio
"Raggi&Paesaggi XII edizione corso base di mountain bike"; sempre
domenica 24 "Escursione in mountain bike". Info 011/6317065 o
info@anemostorino.com. Sorrento UILP - UIL, VIA BARLETTA135/A Sono aperte le
iscrizioni per il Tour della penisola sorrentina di 7 giorni, dal 5 all'11
settembre. Costo euro 490. Info e prenotazioni, entro il 31 maggio, 011/351967.
Escursioni I NATURALENTI, WWW.NATURALENTI.IT I NaturaLenti organizzano: sabato
9 e domenica 10 maggio un interessante weekend "Magia Verde",
dedicato all'arte antica di alimentarsi con le erbe selvatiche; dal 30 maggio
al 2 giugno quattro giorni di escursioni e turismo nelle splendide Gorges du
Verdon, nel Sud della Francia. Info e prenotazioni 340/4106172 o
patrizia@naturalenti.it. Romania RAGGIUNGERE TOUR OPERATOR, WWW.RAGGIUNGERE.IT
Da San Sebastian a Balbao passando per le cantine di Navarra, dal 30 maggio al
2 giugno; dal 16 al 26 luglio itinerario culturale alla scoperta della Romania,
tra vestigia greche e romane. Info 011/6604261. Iran e Giappone CTC, PIAZZA BERNINI
16 Viaggio ad Amsterdam durante la festività di San Giovanni (quota in base
doppia 780 euro); Turandot il 25 e 26 luglio: un weekend nei luoghi nativi di
Puccini, accompagnati dalle sue opere. Spagna del Nord dall'8 al 21 agosto,
lungo il Cammino di Santiago (quota base in doppia 1650 euro). Info e
prenotazioni 011/5604183, info@assoctc.it o www.assoctc.it. Due ruote
ASSOCIAZIONE BICI&DINTORNI, WWW.BICIEDINTORNI.IT Sabato 9 maggio "Stra
d'la Lola.... ovvero ... Il mare in pianura", gita in mezzo alle risaie
allagate con gli amici del CAI di Venaria e Chivasso. Info 011/4112471. A
spasso nella 9 EUT 9, VIA BOSSOLI 72/A L'Ecomuseo 9 in collaborazione con
l'Associazione Turistica Torinese, propone visite guidate nel quartiere, della
durata di due ore circa ciascuna. Numero partecipanti minimo 15, massimo 25.
"Scoprire e riscoprire Italia '61", il 30 maggio alle 10,30;
"Dai mercati generali al Lingotto", il 9 maggio alle 10. Info e
prenotazioni 347/7574366. Basaglia viaggi CAFFE' BASAGLIA, VIA MANTOVA 34, ORE
21 Proposte viaggi per il 2009: Mali dal 24 ottobre al 15 novembre,
prenotazioni entro il 10 settembre. Info 347/2734202. Giappone ASSOCIAZIONE
INTERCULTURALE ITALIA-GIAPPONE SAKURA, WWW.SAKURATORINO.IT Dal 29 giugno al 10
luglio viaggio in Giappone, che toccherà le città di Tokyo, Nikko, Ise,
Kanazawa (località termale) Kyoto, Nara. Info e prenotazioni
postmaster@sakuratorino.it o 348/8101343. Inverno/Primavera MGM VIAGGI, VIA
GIOLITTI 45 Lourdes, 22-25 e 28-30 maggio; Engadina col Bernina Express dal 23
al 24 maggio. Info 011/8177629. Praga e Londra VIAGGI ELIANTO, VIA DELLA
MISERICORDIA 6 Dal 19 al 25 maggio viaggio nelle Fiandre; dal 30 maggio al 2
giugno alla scoperta di Berlino. Dal 26 giugno al 2 luglio viaggio a Mosca e
San Pietroburgo; dal 12 al 27 agosto tour della California. Info 011/5612818.
Tour guidati SOMEWHERE, VIA BOTERO 15 Ogni giovedì e sabato alle 21
appuntamento con "Torino Magica", ritrovo in piazza Statuto 15,
durata del tour 2 ore e 30 minuti, costo di 20 euro (parte a piedi e parte in
bus privato); ogni venerdì alle 20 e alle 20,30 "Torino Sotterranea",
ritrovo in piazza Vittorio 5, durata del tour 3 ore e 30 minuti, costo 25 euro
(parte a piedi e parte in bus privato); ogni giovedì alle 21 "Torino
Gialla", costo 20 euro e sabato 14 "Speciale Venaria - Egitto e i
tesori sommersi", partenza da piazza Statuto alle 20,30, costo 22 euro.
Info e prenotazione obbligatoria 011/6680580 o booking@somewhere.it. Tour
guidati WWW.TORINGIRANDO.IT; TEL 333/6791750. Giri guidati ideati e condotti
dalla guida Micaela: "Signorsì", sui corpi militari di Venaria (5
euro); a Torino (10 euro) "Rol è ancora con noi" sul sensitivo
torinese, "Seduzione e civetterie di donne alla conquista del Re",
"Torino inglese e piccola Parigi", curiosità inglesi e francesi in
città; "Torino proibita", tour trasgressivo su scandali e proibizioni
del passato; "Il malatour", sulla mala di un tempo e ancora
"Penne d'oro del Piemonte" su Pavese e Salgari, e "Torino
elegante capitale alla moda". Info toringirando@yahoo.it o www.toringirando.it.
Torino nello zodiaco RAFFAELA PALMA, WWW.CAUS.IT "Torino nello
Zodiaco" è un nuovo e interessante percorso per le vie di Torino alla
scoperta dei segni zodiacali esterni agli edifici del capoluogo subalpino.
Ideato da Raffaele Palma con fotografie di Norberto Tosetti e progettazione
internet di Flavio Portis, il percorso è scaricabile dal sito www.caus.it, con
tanto di mappa. Una breve introduzione al singolare itinerario, aiuterà gli
interessati esploratori alla comprensione e alla individuazione di questi
dettagli architettonici tipici di Torino. CONCORSI Borse di ricerca FONDAZIONE
CRT, WWW.PROGETTOLAGRANGE.IT La Fondazione Crt ha indetto un nuovo bando per 35
borse di ricerca di durata annuale, nell'ambito del Progetto Lagrange, avviato
nel 2003 per sostenere attivamente l'attività di ricerca sui sistemi complessi.
Contemporaneamente è stato reso pubblico anche il quarto bando per
l'assegnazione di 18 borse Lagrange Start Up, riservate a giovani ricercatori
che opereranno, per un anno, in giovani micro-imprese innovative. I due bandi e
la relativa modulistica sono scaricabili dal sito www.progettolagrange.it,
termine di presentazione delle domande: ore 12 del 29 maggio.
( da "Stampa, La" del
08-05-2009)
Argomenti: Crisi
IL GRUPPO
TELEFONICO HA ESAMINATO I CONTI DEI PRIMI TRE MESI DELL'ANNO. TITOLO IN CALO
DELL'1,4% Telecom, utili in calo ma obiettivi confermati Rapporto Caio: servono
10 miliardi per dare la fibra ottica a 10 milioni di famiglie Bernabè:
"Miglioramenti nel prossimo trimestre" [FIRMA]ARMANDO ZENI MILANO «Un
trimestre soddisfacente alla luce del contesto macroeconomico», ha riassunto la
situazione Franco Bernabè alla fine del consiglio d'amministrazione di Telecom
Italia che ha esaminato i conti dei primi tre mesi dell'anno. Conti in discesa,
come previsto dagli analisti - con l'utile netto in calo del 4,5% a 463
milioni, ricavi giù del 6,7% a 6,79 miliardi, il Mol (-4,9%) a 2,79 miliardi e
indebitamento netto a 34,5 miliardi, 479 milioni in più di fine 2008 ma 918 in
meno di un anno fa - ma tutto sommato, considerati i tempi
di crisi finanziaria,
numeri non così drammatici da far immaginare tagli ai target previsti per il
2009. «In aprile si sono visti segnali di ripresa dell'economia mondiale»,
spiega Bernabè che si aspetta «miglioramenti nel prossimo trimestre». Numeri e
parole che lì per lì scatenano un buon rialzo del titolo in Borsa che, a
caldo rivede quota 1 euro in rialzo del 3,8%, ma che in chiusura chiude in
ribasso dell'1,4%. Conferma gli obiettivi, l'ad di Telecom, e le priorità:
aumentare la redditività, la generazione di cassa e diminuire l'indebitamento.
E ancora una volta, all'ennesima domanda sulla possibile ricapitalizzazione
della società, nega («Non ne abbiamo bisogno, abbiamo la flessibilità
necessaria e la capacità di reagire») prima di esercitarsi in uno scenario
teorico: «Un aumento di capitale sarebbe giustificato solo in caso di accordi
strategici di particolare importanza per il gruppo ma al momento non vedo
niente del genere». Al momento in programma restano la possibile cessione di
Hansenet in Germania («Ci stiamo concentrando sull'operazione, il mercato è
complicato e non si sa quando è il momento giusto per far qualcosa») e il
rilancio in Brasile dove Tim Partecipacoes ha annunciato utili in calo nel
trimestre ma dove, parola di Bernabè, «ci sono segnali di recupero del mercato
e siamo sulla strada giusta per tornare a una crescita profittevole nel secondo
semestre». In Brasile resta aperto anche il dossier sull'obbligo di Opa (da parte
di Telco), notizie sono attese - si dice - a breve, mentre anche dall'Argentina
si aspettano con una certa dose di ottimismo notizie che consentano di
sbloccare l'empasse in Telecom Argentina. Intanto, proprio nel giorno della
trimestrale sembra surriscaldarsi il confronto sindacale. Il segretario
generale della Slc-Cgil Emilio Miceli, chiedendo un incontro a Bernabè per far
chiarezza sulle prospettive del gruppo, ha contestato la strategia dei tagli di
organico - ieri Bernabè ha parlato di 3.700 già fatti - ribadendo che i
problemi di Telecom sono altri: «un assetto proprietario che non fa crescere e
il peso dei debiti». Mentre sul fronte della rete, viene confermata (da
un'anticipazione del settimanale Panorama) una delle indicazioni contenute nel
rapporto Caio e cioè che «per dotare 10 milioni di famiglie di un collegamento
in fibra ottica occorre investire 10 miliardi di euro di fondi pubblici in 5
anni».
( da "Stampa, La" del
08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Domani al via il
Giro Retroscena Armstrong vuole salvare il suo team «Terrò Contador» Astana
senza stipendi Lance: "Me la compro" Partenza dal Lido GIORGIO
VIBERTI INVIATO A VENEZIA Il Giro d'Italia del Centenario, che parte domani dal
Lido di Venezia con una cronosquadre, molto difficilmente vedrà Lance Armstrong
sul gradino più alto del podio finale. Rientrato in attività a inizio stagione
dopo che si era ritirato al termine del Tour 2005, l'ex robocop texano è
infatti reduce dalla grave frattura a una clavicola che ne ha compromesso parte
della preparazione, per cui potrebbe decidere di sfruttare il Giro soprattutto
per la sua campagna mondiale contro il cancro. «A quasi 38 anni - ha detto -
non posso essere competitivo come un tempo», quando cioè fu capace di vincere
il Tour per 7 anni consecutivi. L'insolita ammissione di vulnerabilità non gli
impedisce tuttavia di cullare un'altra grande impresa, che potrebbe
concretizzarsi proprio durante la Corsa Rosa. Il team Astana, che lo scorso
settembre gli diede l'opportunità di rientrare nel ciclismo agonistico al
fianco di altri campioni come Contador, Leipheimer, Kloden
e Popovich, è in grave crisi finanziaria e da mesi non paga gli stipendi. «I miei accordi con la squadra
non prevedevano un ingaggio - ha precisato Armstrong, al quale bastano i soldi
degli sponsor - ma gli altri corridori, i meccanici e i massaggiatori da mesi
non vedono un dollaro». L'Astana, squadra del Pro Tour con sede legale
in Lussemburgo, è in realtà finanziata dal governo e dalle principali aziende
del Kazakistan e infatti prende il nome dalla capitale di quel Paese.
Emanazione del team spagnolo Liberty Seguros che nel 2006 fu spazzato via dallo
scandalo doping Operación Puerto, il team kazako deve saldare i pagamenti
arretrati entro il 27 maggio, altrimenti rischia l'esclusione dal Pro Tour e,
magari, anche dal Giro. «Un giorno vorrei creare una squadra tutta mia, della
quale essere manager, ds e magari anche corridore» aveva dichiarato Armstrong
al suo arrivo in Italia. «A questo punto potrei decidere di accelerare la
realizzazione dei miei sogni», ha aggiunto ieri. Armstrong sta infatti pensando
di comprarsi l'Astana e chiamarla Livestrong, il nome della Fondazione da lui
creata per la lotta al cancro. «Ma non mi basterebbe un team di secondo piano».
Per il budget, almeno 10 milioni di dollari a stagione, si parla già di una
multinazionale americana, fortemente interessata anche alla campagna per la
cura dei tumori. Bisogna far presto, però, anche perché Contador, l'altra
stella del team, potrebbe andarsene nel frattempo alla Caisse d'Epargne, che
rischia a sua volta di perdere per motivi di doping il capitano Valverde. «Se
dovessi rilevare la squadra - si è lasciato sfuggire Armstrong - vorrei tenere
a tutti i costi Contador, il migliore del mondo nelle corse a tappe». Armstrong
difficilmente lascerà un segno indelebile nel suo primo e probabilmente ultimo
Giro, ma dalla spedizione italiana potrebbe tornare con un bottino anche più
consistente: un nuovo team tutto suo.Una cronometro a squadre apre domani il
Giro d'Italia del Centenario: partenza e arrivo a Lido di Venezia, percorso
piatto di 20,5 km con 5 curve, la prima squadra scatterà alle 15, l'ultima alle
17,30, vestirà la maglia rosa il primo corridore della squadra più veloce. In tv:
RaiSport Più alle 15, Rai3 alle 16. Oggi alle 17 Speciale Giro su Rai3.
( da "Manifesto, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
ANALISI Fiat
tratta con Gm, Vw risponde Porsche Lo spezzatino Usa in
salsa italiana Francesco Paternò La crisi finanziaria mondiale ha accelerato un processo di ridefinizione del settore
auto, che andava avanti su modelli di sviluppo vecchi e su margini sempre più
insostenibili. Con l'operazione Chrysler, l'amministratore delegato della Fiat
Sergio MarchionFrancesco Paternòne ha soltanto acceso il cerino e il fuoco è
divampato dall'Europa agli Stati Uniti passando per l'Asia, dove i
movimenti sono meno clamorosi ma altrettanto certi. Il New York Times di ieri
dava nuove cifre sulla trattativa in corso fra la Fiat e la General Motors con
al centro la Opel, ma non solo. Marchionne vuole prendersi la Opel e creare un
nuovo gruppo, secondo al mondo per numeri dopo la Toyota. In cui però la Gm,
attualmente controllante al cento per cento del marchio tedesco, diventi
azionista, in cambio della Opel e delle sue attività in America latina. Gm,
insomma, non riceverebbe denaro, perché questo in effetti non ce ne è a Torino.
Secondo il quotidiano americano, Marchionne offrirebbe a Gm il 10% della nuova
società, Gm vorrebbe il 30% considerando che le sue attività sudamericane
porterebbero benefici immediati al gruppo (molto prima di quelli derivanti
dall'integrazione con la Chrysler), perché lì i mercati vanno bene e la
fabbriche girano. La Gm tratta benché molto debole, anche se in affari contano
le carte in mano. Gli ultimi numeri dicono che il gruppo americano ha perso
altri 6 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2009 e che le vendite sono
in calo, perché la gente non si fida a comprare auto di marchi sulla via del
fallimento. Il 31 maggio scade il termine dell'Amministrazione Obama perché Gm
presenti un piano di rilancio credibile, altrimenti il colosso di Detroit
finirà come la Chrysler in una bancarotta pilotata che salvi il salvabile in
una good company e il resto messo in liquidazione in una bad company. Gm è un
buco nero: il capo della finanza ha chiesto ulteriori 2,6 miliardi di dollari
al governo americano in questo mese per tirare avanti, elevando nel caso a 18
miliardi il debito nei confronti dello stato. In una comunicazione alle
autorità di borsa, la Gm stima un fabbisogno di 27 miliardi di dollari per
portare a termine il piano di ristrutturazione, cioè 4,5 miliardi in più
rispetto a quanto previsto in febbraio. A mettere soldi nell'auto, insomma,
sono per ora soltanto i governi. Anche per la Opel, la casa madre di Detroit
alza il prezzo, sostenendo che oltre alle proposte della Fiat e del fabbricante
di componenti Magna sostenuto da una banca russa e dal costruttore Gaz, ci
sarebbero altri aspiranti. Tutto un po' generico, come appare debole la cordata
di Magna, considerando che una cosa è fare componenti, seppure a livello
mondiale, un'altra macchine intere. E che il partner Gaz è guidato da Oleg
Deripaska, oligarca assai vicino a Vladimir Putin ma attualmente in grandi
disgrazie economiche, dal core business dell'acciaio all'auto stessa. E già che
c'è, la Gm usa lo stesso disco anche sulla cessione dell'altra controllata
Saab. Entro il mese deciderà su varie offerte ricevute, sostiene, erano dieci e
dovrebbero ridursi a tre. Si parla dei cinesi di Geely, tra i pochi costruttori
di automobili al mondo a disporre di denaro contante, e di fondi d'investimento
che vanno da Singapore al mondo arabo. Anche qui tutto è un po' vago. Il
governo svedese dovrà comunque dire la sua, avendo messo sulla Saab soldi veri,
un prestito garantito di 600 milioni di euro perché il costruttore possa
accedere ad altri finanziamenti della Bei, la banca d'investimenti europea.
L'impressione è che fra tanti pretendenti, la Saab rischia di finire come il
marchio Hummer, rimasto invenduto sul mercato per quasi un anno e ora chiuso da
Gm per mancanza di acquirenti. Lo spezzatino americano in salsa italiana ha
ricevuto intanto una piccante risposta da parte del gruppo Volkswagen, primo in
Europa e quinto al mondo, che dal rafforzamento globale della Fiat ha soltanto
da perdere. Dopo più di tre anni di conflitti familiari e di clamorosi conflitti
di interesse, la Volkswagen ha chiuso la partita con la Porsche attraverso una
fusione. Il gigante era stato scalato dalla Porsche, con un iniziale consenso
del patron Ferdinand Piech che siede anche nel consiglio di amministrazione del
piccolo marchio sportivo, a costo però dell'esplosione dell'indebitamento, pari
a 9 miliardi di euro. Piech ha poi cambiato idea e ha tentato di far fuori l'ad
di Porsche, Wendelin Wedeking, il manager dell'auto più pagato al mondo (circa
70 milioni di euro nel 2007). Scontro frontale e familiare, un intreccio che
dura dal secolo scorso, finché Marchionne non ha dato fuoco alle polveri.
Risultato: la Porsche, esausta, ha rinunciato ad arrivare al 75% della
Volkswagen, la Volkswagen ha rinunciato alla controscalata che le sarebbe
costata non meno di 8 o 9 miliardi di euro. Decidendo di impiegare i soldi per
contrastare la crisi mondiale e i piani di crescita
degli avversari come Fiat-Chrysler, con Opel o senza Opel. 9 marchi più 1 fanno
10, vincono Piech e il suo capo della Vw, Martin Winterkorn. Wedeking kaputt,
fuori entro l'anno?
( da "Manifesto, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
CONFLITTI «La
Francia esplode» esplode» Robert Castel: la crisi
investe tutto il mondo del lavoro e la stessa cittadinanza. Ma la politica non
offre risposte Anna Maria Merlo PARIGI Non passa giorno, a Parigi, senza che ci
si una manifestazione. Dopo il grande corteo del 1° maggio, negli ultimi
giorni, sono scese in piazza le ostetriche, che chiedono, dopo i 5 anni di
studi post-liceo, che il loro diploma venga equiparato a una laurea. Ci sono
stati scontri tra i secondini e la polizia, di fronte al carcere della Santé
(qui protestano per i salari e per il sovraffollamento delle prigioni). E le
università sono ormai alla quattordicesima settimana di agitazione. Anche i
medici hanno manifestato contro la riforma degli ospedali, alla vigilia del 1°
maggio. Nei bacini industriali, le proteste esplodono: Sony, Caterpillar, 3M,
Continental, Molex e altre fabbriche sono state protegoniste dei cosiddetti
«sequestri» di manager, un tentativo dell'ultima speranza per trovare un
interlocutore nella società liquida dove il padrone non ha più volto. Gli
annunci di chiusure di fabbriche sono pressoché quotidiani. La disoccupazione
dovrebbe crescere ancora, mentre sono già 2 milioni e mezzo i senza lavoro,
cifra che sale a 3 milioni e mezzo se si aggiungono coloro che hanno dovuto
accettare un'attività ridotta, con il ricorso alla cassa integrazione. In una
conversazione con il sociologo Robert Castel, autore di libri che hanno
lasciato il segno, come Les Métamorphoses de la question sociale (Fayard, 1995)
o L'insécurité sociale (Seuil, 2003), cerchiamo di capire cosa succede a 2 anni
dall'elezione di Nicolas Sarkozy. Castel ha appena pubblicato un nuovo saggio,
La montée des incertitudes (Seuil, 457 pag., 23 euro). Come giudica i cosidetti
sequestri? Sono il sintomo di una grande esasperazione, che è ampiamente
diffusa e consensuale negli ambienti popolari. Va detto che una parte di queste
persone era stata sedotta da Sarkozy e dai suoi discorsi elettorali, due anni
fa, dal «lavorare di più per guadagnare di più», o dalle promesse sul potere
d'acquisto. L'esasperazione è nutrita da un sentimento di ingiustizia, perché
la gente vede che vengono dati soldi alle banche e ai padroni. C'è un reale
scontento. Ma, per ora almeno, si tratta di manifestazioni sporadiche,
spontanee o quasi. Non si vede un movimento sociale vero e proprio. In altri
termini, si tratta di una protesta a cui manca la percezione di cosa sarebbe
possibile fare d'altro. E' normale, non tocca certo ai disoccupati o ai
delocalizzati fare proposte positive. Toccherebbe alla politica, in particolare
alla sinistra, che però sembra senza voce. Anche l'opposizione, il partito
socialista o il centrista François Bayrou, hanno anch'essi la tendenza a
limitarsi alla protesta. Siamo in piena difficoltà con l'esplosione della crisi finanziaria, ma non si vede delinearsi un'altra
politica. Anche dal movimento delle università non vengono idee? Le università
stanno vivendo una situazione di blocco. Ma anche qui la situazione è confusa,
con il rischio di impantanamento, con le proteste crescenti degli studenti che
vogliono sostenere gli esami. Non ci sono prospettive chiare. Eppure, è
ampiamente diffusa la coscienza che delle riforme siano necessarie, anche tra i
sindacati, Cgt compresa. Quali riforme? Da una trentina d'anni abbiamo avuto
delle riforme di destra. Il neo-liberismo era diventato l'ideologia dominante.
I tentativi di riforma liberista della destra sono consistiti nel limitare la
protezione del diritto in nome del mercato. Oggi un numero crescente di persone
comincia a capire che questo ci porta in un'impasse. La crisi finanziaria è la testa, la parte
più spettacolare, di una crisi sistemica causata dalla deregulation che ha portato a lasciare
il mercato a se stesso, ad autoregolarsi. Persino a destra si sta realizzando
questa presa di coscienza, Sarkozy adesso dice che è una fortuna se abbiamo un
sistema di protezione sociale che attenua gli effetti della crisi. Poiché le riforme della
destra ci hanno portato in questa situazione, bisognerebbe ora definire cosa
sia il riformismo di sinistra. A grandi linee vorrebbe dire non smantellare i
diritti sociali ma al tempo stesso far fronte alla situazione attuale a livello
economico. Cioè costruire nuove protezioni adatte alla situazione. Ma il
programma della sinistra su questo fronte resta vago. L'offensiva liberista è
stata forte, relativamente popolare, mentre l'altro riformismo appare in
ritardo. Ci sono alcune idee, come la securizzazione dei percorsi
professionali, la sicurezza sociale professionale, che associ le esigenze di
mobilità o di flessibilità, come si dice oggi, e la sicurezza, la garanzia
della protezione del lavoro. Il Ps resta nel vago, propone un aumento del
potere d'acquisto, del salario minimo. Ma non tocca il vero problema: che è la
questione della regolazione. Non è solo più la questione della spartizione,
della redistribuzione. C'è oggi una differenza con gli anni del capitalismo
industriale. Dagli anni '70, la regolazione è stata considerata un'ostacolo
alla concorrenza, allo sviluppo del mercato, all'estensione della ricchezza. Le
protezioni erano considerate troppo costose, il diritto del lavoro troppo
rigido. Secondo lei, il cuore della questione è trovare una nuova regolazione?
Se siamo destinati a vivere nel mercato, che almeno non ci divori interamente.
Bisogna lavorare alla luce di quello che è stato fatto con il capitalismo
industriale, che all'inizio del XIX secolo si è sviuppato in modo selvaggio e
poi, poco per volta, attraverso le lotte, si è costruito un sistema potente di
regolazione che aveva risposto in modo certo non meraviglioso, ma fornito delle
risposte concrete per mettere delle barriere all'egemonia di un mercato
autoregolato. Non vuol dire che la storia si riprodurrà, ma che oggi siamo in
una fase di sfida dello stesso ordine di quello che l'occidente ha affrontato
nel passato. Vedo due modi per uscirne: la costruzione di uno stato sociale
adatto ai tempi oppure l'avvento di forme di fascismo. Il fascismo è stata una
risposta selvaggia e totalistaria, ma un modo per controllare il mercato.
All'inizio, come oggi, c'era dell'esasperazione sociale. Sfortunatamente,
questa è una risposta che resta possibile ancora oggi. Per questo è urgente un
riformismo di sinistra. IL SOCIOLOGO Robert Castel, nato nel 1933, è un
sociologo francese noto a livello internazionale. Attualmente è direttore della
Scuola di Alti Studi delle Scienze sociali. Allievo di Pierre Bourdieu e Michel
Foucault, si è prima occupato di studi sulla psicanalisi e la psichiatria, per
poi passare all'analisi della sociologia e del sociale. Tra i suoi libri più
importanti, ricordiamo Le Psychanalysme (1973), L'Ordre psychiatrique (1977),
La Gestion des risques (Minuit, 1981), La Société psychiatrique avancée (1979),
Les Métamorphoses de la question sociale, une chronique du salariat (Fayard,
1995). E ancora: Propriété privée, propriété sociale, propriété de soi (avec
Claudine Haroche - 2001). L'Insécurité sociale: qu'est-ce qu'être protégé?
(Seuil, 2003). La discrimination négative (2007). IL SALARIATO In particolare,
Castel si è interessato della figura sociale del «lavoratore salariato»: ha
ricostruito come questo abbia preso, da elemento marginale, via via un ruolo di
riferimento nelle società attuali, progressivamente associato alle protezioni
sociali e alla nozione di «proprietà sociale». Nei tempi più recenti, Castel ha
seguito il lavoratore nel suo frammentarsi nelle figure flessibili e del
precariato, analizzando i conflitti e le contraddizioni che hanno attraversato
il mondo del lavoro e i salariati nelle diverse declinazioni del nuovo inizio
secolo.
( da "Unita, L'" del
08-05-2009)
Argomenti: Crisi
RINALDO GIANOLA
Da qualche settimana Sergio Marchionne fa la spola tra le due sponde
dell'Atlantico, entra in maglioncino nelle cancellerie, parla con i maggiori
giornali cercando di salvare pezzi storici dell'industria dell'auto sull'orlo
del fallimento. Questo dinamismo, che non trova emuli o competitori sullo
scenario mondiale, è finalizzato a ridisegnare l'industria automobilistica in
cui la Fiat, oggi uno dei più piccoli tra i produttori, dovrebbe conquistare un
ruolo di primissimo piano. Se riuscirà a prendere la Opel dopo la Chrysler, a
rilevare le attività Gm in America latina, Marchionne posizionerà il gruppo
appena dietro la Toyota. Il manager italo-canadese è il solo a scommettere
sulla crisi come occasione per una catarsi epocale
della Fiat, nel mezzo di un cambiamento (di protagonisti, di prodotti, di
ricerca) che dovrebbe trasformare il simbolo del capitalismo industriale
dell'ultimo secolo. Il disegno di Marchionne, tuttavia, non è del tutto chiaro.
Non si conoscono gli effetti profondi e duraturi che potrebbe avere sulla
struttura produttiva della Fiat in Italia e nel mondo, sull'occupazione e anche
sulla dimensione della presenza degli Agnelli nella futura multinazionale
dell'auto. Per ora la missione di Marchionne, che ha giocato sull'emergenza e
sulla debolezza delle sue "vittime" come fattore decisivo di
trattativa, ha potuto procedere grazie alla disponibilità dei governi (i
miliardi di Obama), alla partecipazione dei lavoratori (quelli della Chrysler
hanno trasformato i loro crediti in azioni e si sono tagliati i salari), al
fascino delle sue proposte. Il capo del Lingotto ha usato l'emergenza come
chiavistello per conquistare le prede, è come un medico che porta la medicina
miracolosa al capezzale di un malato terminale. Ora si vedrà se riuscirà a far
breccia tra i duri sindacati tedeschi per prendere l'Opel, naturalmente con
finanziamenti europei. E, soprattutto, i lavoratori italiani vogliono sapere
cosa succederà nelle fabbriche, da Mirafiori a Termini Imerese: qualcuna chiuderà,
oppure saranno solo "snellite" come dice educatamente Marchionne? In
tutto questo lavoro, finora, non si è capito quale sarà il ruolo del mercato e
degli Agnelli, gli azionisti storici del Lingotto. I soldi sono stati messi dai
governi. I lavoratori hanno fatto i sacrifici necessari. Marchionne ha fornito
idee e parole. A un certo punto qualcuno dovrà creare una nuova impresa,
dotarla di capitali e di un management adeguato. Si chiami Fiat-Chrysler o
Marchionne-Car, dovrà pur comparire il nuovo protagonista. L'ipotesi di
scorporare l'auto dalla holding torinese per conferirla a una futura società
automobilistica con un fatturato teorico di 80 miliardi l'abbiamo già sentita.
Per la dinastia Agnelli sarà impossibile mantenere nella nuova società una presenza
del 30%, quota che da molti anni le garantisce il controllo del gruppo e,
nonostante l'amicizia dichiarata di Intesa, Unicredit e Mediobanca, un aiuto
del sistema bancario sarà subordinato alla credibilità del progetto
industriale. Ma, probabilmente, gli Agnelli non sono dispiaciuti
dell'eventualità di non essere più padroni dell'auto e sono pronti, come ha
detto John Elkann, a diventare soci più piccoli in una dimensione aziendale più
grande. D'altra parte quanti anni sono che in casa Agnelli si discute dello
scorporo dell'auto, della diversificazione, della scelta di nuove strade di
investimento verso settori più remunerativi e meno impegnativi della vecchia
industria? In passato gli Agnelli hanno pensato che con la Rinascente, il
turismo, l'alimentare, le assicurazioni, le banche, la Rizzoli si poteva
cambiare la natura del gruppo. Ma alla fine l'Avvocato tornava sempre a
Mirafiori, dove batteva il cuore. Gli ultimi tentativi di allontanarsi
dall'auto sono stati un disastro. Dieci anni fa gli Agnelli entrarono nel
"nocciolino duro" della Telecom privatizzata, ma non capirono di
essere seduti sulla più bella azienda italiana. Poi nel 2001 la scalata ai
vecchi nemici della Montedison, per diversificare nell'energia, segnò la più grave crisi finanziaria della Fiat. Oggi l'auto rappresenta ancora il 50% del valore
degli investimenti della Exxor, la finanziaria degli Agnelli. A Torino non vedono l'ora di ricevere un sms da
Marchionne per poter voltare pagina. Gli Agnelli possono anche restare senza
auto, il mondo è cambiato. L'analisi
( da "Repubblica, La"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 25 -
Economia I benefici La prospettiva Il ministro del Tesoro Usa, Timothy
Geithner, spiega i risultati dello stress test sulle banche "Sostituita
l´incertezza con la trasparenza così il credito farà ripartire l´America"
"OPERAZIONE TRASPARENZA COSI´ L´AMERICA RIPARTE" I tassi sui mutui
sono a un minimo storico e le aziende stanno trovando più facile finanziare i
propri investimenti Ci aspettiamo che le banche restituiscano qualcosa di più
dei 25 miliardi di dollari inizialmente previsti (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Il
nostro Programma ha l´obiettivo di rimettere in sesto il sistema finanziario,
ripristinare il flusso creditizio e mettere la nazione americana sulla via
della ripresa economica. Il presidente si è insediato alla Casa Bianca con la
prospettiva di dover affrontare una fase di profonda recessione e porre rimedio
a un sistema finanziario allo sfascio. Senza un intervento decisivo, saremmo
andati incontro alla prospettiva di una recessione più grave e più lunga. Obama
ha affrontato i problemi con interventi drastici, finalizzati a risolvere la crisi immobiliare e a rimettere in moto i mercati creditizi,
responsabili di circa la metà di tutti i prestiti concessi alle imprese e ai
consumatori. L´Amministrazione ha altresì messo a punto un programma per creare
un mercato per i legacy loans e i legacy securities (titoli giacenti legati a
prestiti e mutui) per aiutare le banche a ripulire i loro bilanci. Questi
programmi intendono concorrere a sistemare i canali di prestito non veicolati
dalle banche e contribuiranno a correggere il sistema bancario stesso. Abbiamo
pertanto convocato i supervisori delle banche per effettuare una valutazione
straordinaria delle potenzialità dei nostri 19 istituti bancari più importanti,
per effettuare una stima delle potenziali perdite future, e garantire che tali
banche abbiano capitali sufficienti per continuare a erogare prestiti anche in
una recessione più grave. Il risultato di questo accertamento del capitale
disponibile consiste nel contribuire a sostituire la trasparenza
all´incertezza. Ciò farà chiarezza sulle risorse di cui dispongono le banche
più importanti per assorbire le perdite future. Oltre a ciò, servirà a portare
maggiori capitali privati nel sistema finanziario, aumentando la capacità di
far fronte a prestiti futuri; consentirà agli investitori di operare chiare
distinzioni tra le banche; e infine faciliterà alle banche il compito di
mettere insieme capitali privati sufficienti a ripagare i finanziamenti che
hanno già ottenuto dal governo. I risultati dello "stress test"
indicano che alcune banche dovranno procedere a un aumento di capitale per
assicurare più solide risorse e migliorare la loro situazione attuale dal punto
di vista del capitale. Queste banche avranno a disposizione varie opzioni nei
prossimi sei mesi, comprese una nuova offerta di common equity e la conversione
di altre forme di capitale in common equity. Nell´ambito di tale processo, le
banche continueranno a ristrutturare e a vendere le loro attività non core
business per aumentare il capitale. In realtà abbiamo constatato che alcune
banche, spronate dallo "stress test", hanno intrapreso passi
significativi nel primo trimestre dell´anno per procedere a un aumento di
capitale, vendere asset e rafforzare la loro posizione dal punto di vista del
capitale. Col passare del tempo, il nostro sistema finanziario emergerà
rafforzato e meno propenso agli eccessi. Le banche avranno inoltre la
possibilità di chiedere un aumento di capitale dal governo tramite il Programma
di Assistenza per il capitale del Tesoro. Il Tesoro fornirà questo aiuto così
che i mercati siano fiduciosi che noi manterremo sufficienti capitali nel
sistema finanziario. Nel caso di istituti dei quali il governo federale diventa
azionista comune, cercheremo di ottimizzare il valore per i contribuenti e
consentire a queste società di attirare capitali privati, riducendo così
l´intervento del governo il più rapidamente possibile. Alcune banche saranno in
grado di restituire il capitale al governo, a patto di dimostrare di potersi
finanziare autonomamente senza le garanzie della Federal Deposit Insurance
Corporation. Noi ci aspettiamo anzi che le banche restituiscano qualcosa di più
dei 25 miliardi di dollari inizialmente previsti. Ciò renderà disponibili le
risorse necessarie a contribuire al sostentamento di banche comunitarie,
rimettere in moto i piccoli istituti di prestito e sistemare e far ripartire il
mercato dei titoli. Questa crisi è andata preparandosi
nel corso di svariati anni e il sistema finanziario ha bisogno di tempi più
lunghi per correggersi. Ma il programma del presidente, unitamente alle
iniziative della Federal Reserve e della FDIC, sta già ora contribuendo ad
abbassare i premi di rischio dei crediti. I tassi di interesse sui mutui sono a
un minimo storico, e ciò lascia più soldi nelle tasche dei proprietari di casa
e al contempo serve a rallentare il calo dei prezzi degli immobili. Le aziende
stanno trovando più facile adesso finanziare i propri investimenti contraendo
nuovi debiti. Le spese legate ai prestiti erogati dai governi municipali sono
scese in modo considerevole. Sta aumentando l´emissione di titoli sostenuti da
prestiti al consumo e per l´acquisto di automobili e i tassi di interesse su
questi titoli stanno scendendo. La Federal Reserve riferisce che le condizioni
del credito adesso stanno iniziando a migliorare leggermente. Questo è soltanto
l´inizio. Il nostro lavoro è lungi dal potersi dire concluso. Non abbiamo raggiunto il fondo della recessione o della crisi finanziaria, ma gli stress test
sulle banche dovrebbero accelerare il processo di ristrutturazione del nostro
sistema finanziario e creare più solide premesse per la ripresa. * Segretario
del Tesoro americano Copyright 2009 The New York Times (Distributed by The New
York Times Syndicate) Traduzione di Anna Bissanti
( da "Repubblica, La"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 25 -
Economia Nessuna insolvenza per le banche Usa Il Tesoro: ma servono forti
aumenti di capitale. Bernanke: più rigore contro i rischi Entro l´inizio di
giugno il governo pretende i programmi di azione specifici ARTURO ZAMPAGLIONE
NEW YORK - Dopo mesi di attesa snervante, sia per i mercati finanziari che per gli
executives degli istituti di credito, il governo americano ha reso noto ieri
sera, alla chiusura di Wall Street, i risultati dello "stress test",
l´esame sotto sforzo cui ha sottoposto le 19 maggiori banche americane per
determinarne lo stato di salute e l´esigenza di nuove iniezioni di capitale.
La conclusione: la metà degli istituti - tra cui Bank of America, Citigroup,
Wells Fargo, Regions Financial - avranno bisogno di altri fondi (circa 75
miliardi di dollari), ma c´è anche una componente ormai sana, solida,
rappresentata da realtà come JPMorganChase e Goldman Sachs. Più in generale il
test ha dimostrato che nessuna delle 19 banche è «a rischio solvibilità»,
secondo quanto ha chiarito poco prima dell´annuncio il presidente della Federal
reserve, Ben Bernanke. Il quale ha anche invitato le banche a rivedere la
pratiche sui compensi e sulle prese di rischio. Avviato a febbraio nel quadro
dei piani di risanamento di Barack Obama, lo "stress test" - che è il
primo del genere nella storia americana - servirà anche a individuare le
riforme dei regolamenti bancari, e in particolare della legge
Gramm-Leach-Billey del 1999, la cui inadeguatezza è considerata una delle
ragioni della tempesta finanziaria globale. Gli
esperti del Tesoro, della Fed e degli altri organismi di controllo hanno
valutato le prospettive delle 19 banche nei prossimi due anni alla luce di due
scenari possibili: il primo in linea con le previsioni degli economisti, il
secondo molto più pessimista: disoccupazione al 10,3, prezzi della casa giù di
un altro 22%. Tra i promossi figurano anche American Express, Bank of New York
Mellon, Metlife: non avranno bisogno di altri capitali e, per loro, si apre la
prospettiva di una restituzione degli aiuti ricevuti dal governo in autunno,
che in quella fase erano serviti a evitare il peggio, ma che ora rappresentano
un fardello e frenano i bonus per gli executives. Diversa è la situazione per
altri istituti: Bank of America ha bisogno di non meno di 34 miliardi di
dollari, Wells Fargo di 15, la Gmac (il braccio finanziario
della General motors) di 11,5. Da dove arriveranno questi miliardi freschi? Per
il momento si esclude un ulteriore intervento pubblico e quindi aggravi per i
contribuenti. Ogni azienda sotto-capitalizzata dovrà invece cercare di
raccoglierli sul mercato, di trovare partners privati o di studiare - specie
nel caso di banche regionali - la fusione con istituti più robusti. Entro
l´inizio di giugno il governo pretende di ricevere dei programmi di azione
specifici. Una ipotesi aggiuntiva è quella di trasformare gli aiuti concessi in
autunno sotto forma di prestiti convertibili in azioni ordinarie delle banche
meno solide. Una strada che Obama è restio a incoraggiare per non sollevare
altre critiche sull´eccessivo ruolo pubblico nell´economia americana.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 2 autore: Crisi e aiuti di
Stato Perché ora serve la distruzione creatrice di Matthew Richardson e Nouriel
Roubini u Continua da pagina 1 Ma poiché il quadro economico già riflette le
condizioni più sfavorevoli e dato che le stime recenti del Fondo monetario
sulle perdite del settore finanziario americano sono raddoppiate in sei mesi, i
risultati dello stress test non saranno interpretati come un segnale della
salute delle banche. Invece, il mercato concluderà che le banche bisognose di
nuovi capitali hanno in realtà fallito. E come conseguenza queste non potranno
raccogliere capitali sui mercati ma avranno bisogno dell'aiuto governativo.
Ancora una volta il nodo sarà come tenere a galla istituzioni semi-insolventi
per evitare rischi sistemici. Ma la questione che dovremmo porci è: perché
tenere a galla istituzioni del genere? Riteniamo che non esistano risposte
convincenti; dovremmo piuttosto trovare il modo di governare i rischi sistemici
derivanti da fallimenti bancari. Il maggior timore di Schumpeter era che la
creatività distruttiva portasse all'implosione del capitalismo, con la società
incapace di gestire il caos. Aveva ragione ad avere questi timori. La risposta dei governi alla crisi
finanziaria è stata, in tutto il mondo, quella di
dare a strutture dedite al profitto privato una crescente impalcatura di
sostegno di rischio socializzato. E migliaia di miliardi sono stati gettati nel
sistema in modo da evitare il processo naturale di creatività distruttiva che
avrebbe colpito i creditori di queste istituzioni. E perché i creditori
non dovrebbero sopportare le perdite? Una risposta potrebbe stare nel
"fattore Lehman" - la fuga dalle banche che potrebbe essere la
conseguenza di un grande fallimento bancario. Ma abbiamo imparato qualcosa dal
caso Lehman e sappiamo come non lasciare il settore a secco quando una
istituzione sistemica crolla. Fare totale chiarezza su quali sono le banche che
hanno superato bene lo stress test aiuterebbe ad alleviare molti di questi
timori. Un altro fattore è il rischio da controparte, la paura di trovarsi
coinvolto in una transazione con una banca che fallisce. Ma a differenza di
quanto fatto con Lehman, il governo potrebbe stare a supporto di ogni controparte.
Questo sarebbe più facile se nuove regole sull'insolvenza per istituzioni
finanziarie sistemiche venissero approvate con procedura d'urgenza dal
Congresso. Un problema quindi quasi risolto. Restano i creditori: depositanti,
detentori di debito a breve e a lungo, azioni privilegiate. Per le grandi
banche sistemiche circa la metà del credito viene dai depositanti. Per evitare
una fuga dei depositi, il governo deve provvedere garanzie. Ma non è chiaro che
debba proteggere gli altri creditori, come i casi IndyMac e Washington Mutual
attestano. Se poi rischi sistemici si materializzassero, il governo dovrebbe
proteggere il debito (fino a un certo punto) solo delle banche solvibili, non
di quelle insolventi. In questo modo il rischio delle insolvenze verrebbe
restituito dal settore pubblico a quello privato, dal contribuente al
creditore. Il governo potrebbe riuscire a limitare la confusione convincendo i
creditori a lungo termine, gli obbligazionisti, a trasformare il loro credito
in azioni, con relative perdite. Il fallimento dei recenti sforzi per fare così
nei giorni scorsi con Chrysler suggerisce che potrebbe non essere facile. Ma
una credibile minaccia di bancarotta potrebbe spingere gli obbligazionisti
impauriti in una trattativa, per evitare perdite ancora maggiori. Ipotizziamo
quindi che a questo punto il rischio sistemico sia evitato. L'altro argomento
che sconsiglia di lasciare fallire le banche è che dopo forti perdite da parte
dei loro creditori nessuno sarebbe più disposto a prestare soldi a una banca,
cosa che devasterebbe i mercati del credito. Tuttavia la natura
creativa-distruttiva del capitalismo schumpeteriano si prenderebbe cura di
questo aspetto. Perché una volta che i detentori del debito non garantito delle
banche insolventi hanno registrato le perdite, la disciplina del mercato viene
subito reintrodotta nell'intero settore. Questa disciplina obbligherebbe le
restanti banche a cambiare il proprio comportamento, e probabilmente a
smembrare gli aggregati attuali. E la riforma del rischio sistemico nel mondo
finanziario avverrebbe in modo organico, senza l'intervento del governo. Perché
i creditori, prima che la crisi si palesasse, non
hanno impedito alle banche di correre rischi eccessivi? Per la stessa ragione
per cui adesso i creditori ottengono un traghettamento gratis: si aspettavano
di venire salvati. Perché il capitalismo possa progredire, è tempo di un poco
di ordinata distruzione creativa. Gli autori hanno contribuito al recente
saggio collettivo su «Restoring financial stability: how to repair a failed
system» GLI STRESS TEST Ancora una volta il nodo sarà come tenere a galla
istituzioni semi-insolventi: ma perché farlo anziché governare i rischi
globali? LA TEORIA DI SCHUMPETER Per restituire buona salute al capitalismo è
bene tagliare i meccanismi di salvataggio: se una realtà fallisce sarà il
mercato a riportare disciplina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 3 autore: Maxi-stimolo Bce
all'economia Tassi tagliati all'1% e primo acquisto di obbligazioni per far
ripartire il credito Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Anche
la Banca centrale europea si arrende all'ipotesi di acquistare obbligazioni sul
mercato per aiutare l'economia in recessione. Seguendo l'esempio della Banca
d'Inghilterra e della Federal Reserve, l'istituto monetario ha deciso ieri -
oltre alla settima riduzione del costo del denaro in poco più di sei mesi,
all'1% - di percorrere un primo passo sulla strada innovativa del quantitative
easing, l'allentamento monetario. «Il consiglio direttivo - ha spiegato ieri il
presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha deciso che in via di principio
l'Eurosistema acquisterà nella zona euro obbligazioni garantite denominate
nella valuta unica». I dettagli tecnici di questa operazione, mai compiuta
finora dalla Bce, verranno decisi nelle prossime settimane e annunciate in
giugno. Il banchiere centrale ha parlato di acquisti per 60 miliardi di euro. Il tentativo è di aiutare un mercato particolarmente colpito
dalla crisi finanziaria ed
economica degli ultimi mesi. Le obbligazioni garantite, o covered bonds in
inglese, sono titoli di credito garantiti tendenzialmente da immobili ed emessi
da banche. In Germania - che ne fa grande uso - si chiamano Pfandbriefe.
Una delle banche tedesche specializzate in queste obbligazioni è la Hypo Real
Estate, oggi in via di nazionalizzazione. Trichet ha negato che l'operazione
annunciata dalla Bce voglia aiutare le banche tedesche: «Guardiamo all'intera
zona euro», ha detto. Eppure il sospetto è lecito. Comunque l'obiettivo è di
sostenere un mercato "particolarmente colpito" dalla crisi finanziaria. Nell'aiutare questo settore a ripartire,
il tentativo è anche quello di facilitare il flusso di credito dal sistema
bancario all'economia. L'operazione giunge dopo un lunghissimo dibattito in
seno al consiglio direttivo. La questione è stata discussa per settimane. I
banchieri si sono chiesti se valesse la pena concentrarsi sulle obbligazioni
pubbliche o su quelle private. Alla fine la scelta è caduta, forse a mo' di
compromesso, su un mercato molto particolare, quello dei titoli garantiti, oggi
parzialmente illiquido. La decisione è stata accolta positivamente dagli
economisti. L'acquisto di obbligazioni non verrà sterilizzato a priori dalla
Bce. L'aggiunta di liquidità derivante da questa operazione di allentamento
monetario potrebbe però essere compensata in parte da una minore domanda in
occasione delle operazioni di rifinanziamento. L'acquisto di titoli garantiti
riguarderà anche le nuove emissioni: in questo modo la Bce dà la possibilità di
sviluppare questo mercato anche in paesi dove non esiste o è limitato, come
l'Italia. Ieri Trichet ha annunciato altre tre decisioni: l'allungamento da sei
a dodici mesi delle operazioni di rifinanziamento a tasso fisso e ad ammontare
illimitato; la possibilità per la Banca europea degli investimenti (Bei) di
partecipare ai pronti contro termine; e infine un nuovo ribasso del costo del
denaro, questa volta dall'1,25 all'1 per cento. Il tasso sui depositi è rimasto
allo 0,25%, mentre il tasso sui prestiti è sceso dal 2,25% all'1,75 per cento.
Il presidente della Bce non ha voluto prendere impegni su nuovi allentamenti
monetari. L'obiettivo del consiglio direttivo è di valutare l'impatto delle numerose
decisioni prese in questi mesi, garantendosi anche una via d'uscita da una
strategia mai percorsa prima. «Il livello dei tassi è appropriato », ha detto
Trichet, che al tempo stesso però ha aggiunto: «Non abbiamo deciso oggi che il
livello dell'1% è il livello più basso a cui possiamo scendere». In questo
contesto, il presidente della Bce ha spiegato che in attesa di una ripresa
graduale nel 2010, il 2009 sarà negativo, tanto più che «il primo trimestre è
stato assai peggiore delle previsioni ». JÜrgen Michels, economista di
Citigroup, parla a questo punto di «atteggiamento attendista» da parte
dell'istituto monetario. Secondo l'analista «i tassi d'interesse rimarranno
probabilmente ai livelli attuali per un periodo molto lungo». © RIPRODUZIONE
RISERVATA Apagina 12 Martin Wolf sulle banche centrali e l'inflazione LE ALTRE
MOSSE Deciso anche l'allungamento da sei a dodici mesi dei rifinanziamenti e la
partecipazione della Bei ai pronti contro termine Minimi storici. La Bce (nella
foto Jean Claude Trichet) ha portato i tassi all'1% INFOPHOTO
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 5 autore: Banche, stress da 75
miliardi L'esito del test di Fed e Governo può essere incoraggiante per il
settore Marco Valsania NEW YORK Settantacinque miliardi di dollari per
rafforzare il capitale delle banche più deboli.L'amministrazione di Barack
Obama e la Federal Reserve hanno dato ieri notte le pagelle degli stress test,
gli esami di solidità, condotti sui 19 principali istituti americani. Dieci
sono stati bocciati e hanno ricevuto l'ordine di correre ai ripari (si veda
anche la tabella a fianco): da Bank of America, che dovrà trovare 33,9
miliardi, a Wells Fargo, cui servono 13,7 miliardi. Citigroup ha bisogno di 5,5
miliardi, Morgan Stanley di 1,8 miliardi, Gmac, il colosso dei finanziamenti
per l'auto, di 11,1 miliardi. Ma la cifra di 75 miliardi è stata inferiore a
molte previsioni, che ancora nei giorni scorsi temevano la fragilità delle
grandi banche richiedesse interventi da almeno cento miliardi di dollari.
Promossi a pieni voti sono stati gli altri nove protagonisti dell'alta finanza
sotto esame: JP Morgan, Goldman Sachs, American Express, State Street, Bank of
New York Mellon, MetLife, Capital One, US Bancorp, BB&T. Il ministro del
Tesoro Tim Geithner ha sottolineato «la chiarezza e trasparenza » offerta dai
test e ha aggiunto che le banche sono «ragionevolmente convinte » di poter
raccogliere i capitali necessari. Gli istituti in difetto di capitale si sono
affrettati già ieri a svelare le prime risposte: Wells Fargo ha in programma un
collocamento azionario da sei miliardi, Morgan Stanley un collocamento di
azioni e obbligazioni da cinque miliardi. Bank of America, oltre che di nuove
risorse, ha indicato di essere alla caccia di esponenti per rinnovare il cda.
Il governatore della Fed Ben Bernanke, subito dopo le pagelle, ha a sua volta
inviato un messaggio incoraggiante per il settore: gli esiti dei test, ha
detto, dovrebbero dimostrarsi «piuttosto rassicuranti». Prima ancora
dell'annuncio,parlando a Chicago, aveva già detto che «nessun istituto è
insolvente» ed espresso la speranza che «i risultati consentano al mercato di
avere maggior fiducia, di convincersi che le banche saranno solide e in grado
di offrire prestiti anche se l'economia peggiorerà più del previsto». Tesoro e
Fed hanno misurato i rischi per le banchenell'eventualità di un aggravarsi
della recessione nei prossimi due anni, ipotizzando perdite per i 19 istituti
pari a 600 miliardi nel 2009 e 2010, al 70% causate da mutui o prestiti al
consumo. Le perdite totali dall'inizio della crisi potrebbero superare i 950
miliardi. Le banche in affanno hanno adesso un mese di tempo per presentare
piani correttivi, da mettere in pratica entro il 9 novembre. Gli strumenti a
loro disposizione vanno dalla cessione di asset alla vendita di pacchetti
azionari, dalla conversione di titoli privilegiati in azioni ordinarie al
ricorso ad aiuti pubblici. Il governo si augura però che gli istituti possano
rafforzarsi senza ricorrere a nuovi fondi federali del Tarp, il programma di
ricapitalizzazione delle banche che ha ancora in cassa circa 109 dei 700
miliardi iniziali. I timori sul futuro dell'alta finanza, però, non sono
svaniti. Geithner ha detto che un aumento delle riserve è
necessario in tutto il settore bancario americano e che il sostegno governativo
ai mercati finanziari continuerà.
E Wall Street, reduce da robusti rialzi, ha dato ieri spazio a realizzi di
profitto in attesa di analizzare con cura l'esito dei test. Sotto osservazione,
inoltre, restano le riforme dei controlli sul sistema finanziario. «La struttura di regolamentazione ha ammesso Bernanke -
deve prevedere la capacità di monitorare, valutare e se necessario intervenire
in presenza di potenziali rischi sistemici». Proprio la mobilitazione di
ispettori federali per condurre gli stress test, ha detto il governatore, può
servire da modello per una nuova era di supervisione. La stessa credibilità
della Banca centrale è tuttavia finita nel mirino: ieri sera si è dimesso il
presidente del board della Fed di New York, Stephen Friedman, dopo polemiche
sui suoi legami con Goldman Sachs. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE RISPOSTE DEI BIG
Wells Fargo ha annunciato un collocamento da 6 miliardi e anche Morgan Stanley
punta a raccogliere 5 miliardi di dollari Usa. Il segretario al Tesoro
statunitense Timothy Geithner con il governatore della Fed Ben Bernanke AFP
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 5 autore:
Piazze in crisi Londra
rivuole la leadership LONDRA. Dal nostro corrispondente Messa sotto dalla più
grave crisi finanziaria dal
1929 ad oggi, Londra cerca di rilanciare sè stessa immaginando di farsi
incubatrice dei centri finanziari che si stanno aprendo nel mondo. Lo ha
sostenuto con forza il Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling in un
rapporto sul destino del Regno Unito come motore finanziario globale. Un
documento preparato dallo stesso Cancelliere e da Win Bischoff, ex presidente
di Citigroup. Darling nell'annunciare che in giugno sarà pronta l'ipotesi
legislativa sulle nuove regole finanziarie che Londra si darà ( punto di
partenza è il rapporto del Presidente della Fsa Adair Turner) ha insistito sul
rilancio dei servizi nel Regno Unito. «Quelli finanziari rappresentano l'8% del
Pil e il 14 % degli introiti fiscal – ha detto Win Bischoff –, ovvero una fetta
consistente, ma non dissimile dagli Usa. E molto inferiore a nuove piazze come
Singapore ». E questo per sfatare quello che al Tesoro considerano il luogo
comune della " monocoltura" finanziaria
quale asse portante dell'economia britannica. La vera scommessa per ridare alla
Gran Bretagna la centralità che la crisi del credito
ha scosso è la connessione con i mercati emergenti o in via di consolidamento.
L'expertise britannico dovrà fare di Londra un hub finanziario per Hong Kong e
Shangai, Singapore e Dubai. Gli esempi, secondo Darling e Bischoff, non
mancano. Londra è già in posizione leader sulla finanza islamica e quindi
partner ideale di Dubai e Abu Dhabi; ha già contribuito fortemente a sviluppare
il mercato dei capitali in Cina e in particolare quello obbligazionario; è
advisor costante delle autorità indiane. L.Mais © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-08 - pag: 13 autore: ECONOMISTI
BLOOMBERG Frederic Mishkin è stato nel board dei governatori della Fed dal 2006
al 2008. Attualmente è professore di Istituzioni bancarie e
finanziarie alla Graduate
School of Business della Columbia University. Nato nel 1951 a New York, ha
pubblicato in italiano con altri autori il libro Economia dei mercati finanziari ( Pearson,2007).
BLOOMBERG John Taylor è professore di Economia alla Stanford University.
Nato nel 1946 a New York, tra i suoi numerosi incarichi è stato dal 2001 al
2005, sotto la presidenza Bush, sottosegretario al Tesoro per gli Affari
internazionali. Il suo libro più recente è Getting off track: How Government
Actions and Interventions Caused, Prolonged, and Worsened the Financial Crisis
( Hoover 2009).
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-08 - pag: 37 autore: Credito.
L'agenzia delle Entrate avvia una decina di ispezioni per verificare la
deducibilità dei finanziamenti con le case madri Banche estere nel mirino del
Fisco Rosa (Aibe): «Questo può causare una riduzione delle erogazioni in
Italia» Morya Longo Le ispezioni sono iniziate.E sono tuttora in corso. Le sedi
italiane delle banche estere sono entrate nel mirino dell'Agenzia delle
Entrate: gli ispettori del Fisco –secondo quanto risulta al Sole 24 Ore – ne
hanno visitate almeno una decina. Con un obiettivo: verificare se le sedi
italiane hanno un «fondo di dotazione» adeguato per stare in piedi da sole.
Insomma: gli ispettori devono calcolare se le filiali di colossi come Citigroup
o Deutsche Bank abbiano abbastanza capitale in Italia. Il problema è che spesso
le sedi locali non ce l'hanno, per il semplice motivo che la normativa europea
di Vigilanza consente loro di stare in piedi anche con poco capitale grazie a
un finanziamento dalla casa madre. La Vigilanza lo consente. Ma per l'Agenzia
delle Entrate, nell'ottica fiscale, questo potrebbe non andare bene: se le
banche stanno in piedi grazie a un finanziamento della casa madre, a suo avviso
gli interessi di questo finanziamento non devono essere fiscalmente deducibili.
Morale:qualche banca estera potrebbe avere, alla fine delle ispezioni, un
aggravio fiscale. Probabilmente si tratterà di qualche decina di milioni di
tasse in più, nulla di eccessivo. Forse meno.Ma l'Italia è già il Paese
d'Europa con il fisco più pesante: pochi milioni rischiano di diventare la
proverbiale gocciolina che fa traboccare il vaso. La vicenda è molto complessa.
Per di più, essendo in divenire, ha confini ancora incerti: la stessa Agenzia
delle Entrate non ha ancora deciso in modo definitivo come comportarsi. Proprio
per questo, contattata dal Sole-24 Ore,ha risposto solo «no comment». Gli
ispettori del Fisco fanno leva sull'articolo 7 della Convenzione Ocse contro le
doppie imposizioni. Questo articolo dice che le succursali delle banche estere
devono essere tassate per il reddito prodotto in Italia come se
fossero«autonome e indipendenti ». Ebbene: per l'Agenzia delle Entrate«autonome
e indipendenti » significa che devono essere paragonate alle banche italiane.
Dunque devono avere un fondo di dotazione adeguato, per stare in piedi da sole.
Come se non avessero una casa madre alle spalle. Secondo la normativa europea
di Vigilanza recepita in Italia, invece, non è così. La filiale in Italia di
una banca tedesca, per fare un esempio, è considerata alla stregua della
filiale tedesca: non deve avere un fondo di dotazione autonomo, perché fa parte
di un gruppo europeo. è vero che l'approccio della Vigilanza è completamente
diverso da quello del fisco, dato che la prima deve valutare se gli istituti
sono solidi e la seconda se sussistono i presupposti di indeducibilità fiscale.
Ma per le banche estere il problema rimane: questa diversa interpretazione
potrebbe costare loro un po' di tasse in più. Da qui nasce il problema.
L'Italia – si veda la tabella in pagina – è già oggi il Paese con il fisco più
pesante per le banche. Il 31,1% degli utili prodotti in Italia viene infatti
"bruciato" in tasse, contro il 24,1% medio in Europa. Mentre la
comunità internazionale combatte contro i paradisi fiscali, il Belpaese può
dunque "vantarsi" di essere il campione delle tasse. Per questo le
ultime ispezioni stanno creando malumori. C'è chi, come Deutsche Bank, non
dovrebbe avere particolari aggravi. Ma c'è anche chi potrebbe avere un aumento
delle tasse di milioni di euro. Sapere i nomi è impossibile, dato che gli
accertamenti sono in corso. Chiamando i singoli istituti, non si scuciono molte
informazioni in più. A parlare per loro è però l'Aibe, l'associazione delle
banche estere in Italia: «Attualmente gli istituti internazionali stanno già
tendenzialmente rimpatriando le attività,per effetto della crisi
finanziaria – tuona il presidente Guido Rosa –.Se a questo fenomeno
generale si aggiunge un continuo aggravio dell'imposizione fiscale in Italia,
il rischio è che le banche straniere diventino più restie a erogare
finanziamenti a imprese italiane. Qualcuno potrebbe anche decidere di
rimpatriare il credito già erogato ». L'Aibe annuncia dunque battaglia,perché
le banche straniere – secondo i dati 2007 dell'associazione – hanno pagato in
Italia imposte per 475 milioni a fronte di 103 miliardi di euro di impieghi. Il
loro contributo all'economia italiana (e al fisco) non è indifferente.
Quest'ultima "gocciolina", quindi, crea particolare malumore.
m.longo@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI ACCERTAMENTI Se le filiali
in Italia non hanno un fondo di dotazione sufficiente, la loro imposizione
fiscale potrebbe aumentare
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-08 - pag: 38 autore: Nella successione
a Schiro in pole Andy Haste (Rsa), Axel Lehman e Mario Greco Zurich, per il vertice è corsa a tre Lino Terlizzi GINEVRA La crisi finanziaria si è fatta sentire nel
primo trimestre 2009 sui conti di Zurich Financial Services, che però ha
limitato i danni ed è riuscito a rimanere nelle cifre nere. Il gruppo
assicurativo elvetico ha registrato nel periodo un utile netto di 362 milioni
di dollari, in discesa del 75%. Il dato è inferiore alle attese di una
parte degli analisti, ma mostra secondo altri la buona resistenza del gruppo
alle forti ondate negative dei mesi scorsi sui mercati. Alla Borsa di Zurigo il
titolo è sceso ieri del 3,9%. Al di là della reazione negativa di giornata,
l'impressione di molti operatori è che il gruppo rimanga tra i meglio
posizionati in questa fase nel settore. Zurich dispone di risorse per
acquisizioni di rilievo e su questo versante, tra l'altro, le spiegazioni del
gruppo sul recente acquisto del ramo veicoli dell'americana Aig hanno convinto
anche alcuni analisti della piazza elvetica che in un primo momento avevano
invece giudicato troppo onerosa l'operazione. Tornando ai conti, i premi di
Zurich nel trimestre si sono attestati a 14,24 miliardi di dollari, solo di
poco sotto il livello del primo trimestre 2008. Il business operating profit è
diminuito del 40%, a 1,06 miliardi di dollari, ma il vertice del gruppo lo
indica in questo contesto come un risultato «solido». «Abbiamo mostrato miglioramenti
sin dall'inizio della crisi finanziaria e siamo
fiduciosi, malgrado l'attuale tempesta», ha affermato il chief executive
officer di Zurich, l'americano James Schiro. A proposito di Schiro, ci sono da
registrare le indiscrezioni sulla scelta del suo successore. L'attuale Ceo, da
sette anni al timone del gruppo, lascerà la carica a fine anno, al giro di boa
dei suoi 63 anni. Secondo la stampa britannica, il gruppo elvetico avrebbe
contattato Andy Haste, che guida la Rsa (già Royal Sun Alliance). Né
quest'ultima né Zurich hanno voluto commentare queste indiscrezioni. E nessun
commento è venuto anche al riguardo di alcune voci che si sono diffuse sulla
piazza elvetica e secondo cui i favoriti nel percorso di successione a Schiro
sarebbero due top manager interni al gruppo: l'italiano Mario Greco, chief
executive della global life unit, e Axel Lehman, chief risk officer. Su una
soluzione interna scommettono alcuni esperti del settore in Svizzera. Intanto
anche il colosso svizzero delle riassicurazioni, Swiss Re, ha reso noti i dati
relativi al primo trimestre 2009. Nel periodo Swiss Re è tornata a fare utili.
Il gruppo ha registrato infatti un risultato netto di 150 milioni di franchi,
in calo del 76% rispetto ai primi tre mesi del 2008, ma superiore alle attese.
A Zurigo il titolo Swiss Re ieri ha fatto un balzo all'insù dell'11.8 per
cento. I premi del gruppo si sono at-testati a 6,53 miliardi di franchi (+1%).
«Ricostruire la fiducia ora è essenziale», ha detto il nuovo Ceo Stefan Lippe.
Il gruppo intende proseguire nel ricentramento attorno alle attività principali
di riassicurazione e stima le spese di ristrutturazione a 100 milioni di
franchi per l'anno in corso. Nell'intero esercizio 2008, Swiss Re aveva subito
perdite per 864 milioni di franchi. © RIPRODUZIONE RISERVATA I RISULTATI Nei
tre mesi profitti in calo del 75% e raccolta stabile a 14,24 miliardi di
dollari Swiss Re torna in «nero» e il titolo vola del 12%
( da "Corriere della Sera"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 08/05/2009 - pag: 8 Il caso
I big mondiali e i governi Il protezionismo incrociato Pronti a tagliare ma sempre oltre confine MILANO La
reazione, all'inizio, è sempre la stessa: la mongolfiera-azienda sta perdendo
quota. Per salvarsi bisogna «tagliare». Scelta condivisa. Però ognuno vorrebbe
che fossero gli altri a dire addio, per primi, al proprio sacchetto di sabbia.
L'ultimo caso è quello dell'operazione Fiat-Opel. Due aziende. Due governi. Due
rappresentanze sindacali. Naturale che ognuno spinga affinché le chiusure di
stabilimenti avvengano nel territorio altrui. È l'espressione del not in my
back yard, non nel mio cortile, applicato al lavoro. La crisi ha dato decine di
esempi. Anche in Italia. Lo scorso gennaio il gruppo francoitaliano St, ha
annunciato un piano di tagli per 4.500 posti: 3.600 fuori e 900 a metà tra Italia
e Francia. Ma lo abbiamo anche subìto. Il colosso dei cellulari Usa Mo-
( da "Corriere della Sera"
del 08-05-2009)
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Corriere della
Sera sezione: Cronache data: 08/05/2009 - pag: 25 Il caso Per le onorificenze
del lavoro il ministro proporrà anche Gabriella Parisse e Stefania Brancaccio
Un prete e il re dell'olio nella partita dei Cavalieri Scajola presenterà a
Napolitano una lista già definita. Fuori Bono della Fincantieri ROMA L'anno
scorso non ce l'aveva fatta: per un soffio. Sulla sua esclusione aveva pesato
quella grana dell'inchiesta giudiziaria sulla vendita di Wind, scoppiata
improvvisamente alla fine di febbraio. E della quale si è persa ogni notizia.
Quest'anno, invece, a meno di sorprese, l'amministratore delegato dell'Enel
Fulvio Conti potrebbe essere fra i 25 Cavalieri del lavoro che il presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano nominerà il 2 giugno. Il nome è nella short
list che il Consiglio dell'ordine dei Cavalieri, presieduto dal ministro dello
Sviluppo economico Claudio Scajola, ha partorito ieri, dopo il solito
inevitabile travaglio. Un elenco di 46 cosiddetti «idonei» a ricevere
l'onorificenza, compilato dopo una feroce scrematura delle 159 candidature
iniziali pervenute dalle associazioni imprenditoriali e dal ministero (magari
anche con qualche suggerimento esterno) e vagliate attentamente dalle
prefetture. Con una differenza non di poco conto, rispetto alla prassi che si
ripete ogni anno e in base alla quale i Cavalieri del lavoro vengono scelti da
quell'elenco di comune accordo fra il ministro e il presidente della
Repubblica. Scajola ha infatti manifestato al Consiglio il proposito di
effettuare personalmente la selezione finale per proporre al Quirinale la lista
secca dei 25 Cavalieri, con la motivazione che la legge attribuisce al ministro
questa responsabilità. Non senza però suscitare qualche sorpresa. Fra gli
«idonei» di quest'anno Conti è forse il nome più noto insieme a quello di un
altro manager pubblico: il capo delle Poste italiane Massimo Sarmi. Ma due
manager pubblici in corsa per il prestigioso distintivo forse erano già troppi.
Così l'amministratore delegato della Fincantieri Giuseppe Bono, che era nel
listone, è rimasto fuori. Avrà occasione di rifarsi. Escluso anche
l'imprenditore marchigiano Germano Ercoli, della Confindustria di Macerata,
sostenuto da Scajola. I cui candidati, tuttavia, non hanno avuto grosse
difficoltà. Per esempio, è passato senza problema l'imprenditore di Imperia
(città natale di Scajola) Gianfranco Carli, esponente della famiglia che
controlla l'Olio Carli. È passato anche Sandro Bufacchi, già azionista della
concessionaria Mercedes di Roma. È passato Paolo Barberini, presidente della
Federdistribuzione, esponente dei commercianti. Non a caso, sostenuto anche dal
presidente della Confcommercio Carlo Sangalli, considerato uno degli uomini più
vicini al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ma ce l'ha fatta anche
una candidata donna appoggiata dal ministro dello Sviluppo: Gabriella Parisse,
manager della Johnson & Johnson Italia. Considerata meritevole al pari di
Maria Cristina Gilardoni, imprenditrice del settore dei macchinari medici. Più
donne, chiedeva del resto da tempo Napolitano. Ma anche più imprenditori
meridionali. Allora ecco anche Serenella Pacifico, costruzioni, napoletana. E
Stefania Brancaccio, industria elettromeccanica, anche lei napoletana. Poi
Guido Moschini, produttore di laminati fini d'alluminio, che era stato
segnalato dall'ex presidente della Confindustria Antonio D'Amato, industriale
degli imballaggi. E Gaetano Carbonelli D'Angelo, settore tessile, un
meridionale doc che produce quasi tutto all'estero. Nell'anno
tremendo della crisi finanziaria non poteva comunque mancare un banchiere. Si tratta di Antonio
Patuelli, ex deputato liberale (partito del quale è stato anche vicesegretario
vicario), presidente della Cassa di risparmio di Ravenna. Entrato nella short
list insieme al presidente dell'Ania, l'associazione delle compagnie
assicurative, Fabio Cerchiai. Ma dei due, probabilmente, sarà promosso
uno solo. E siccome con tutta evidenza questa tornata di onorificenze del 2
giugno è destinata a essere ricordata, fra i 46 candidati c'è anche un prete
che si è trovato imprenditore quasi per caso. Il suo nome, Don Lamberto Pigini.
Nel portafoglio del Piginigroup c'è anche una quota della società che ha
inventato le Winx, i famosi personaggi dei fumetti e dei cartoni animati che
hanno letteralmente invaso il mondo. Sergio Rizzo
( da "Corriere della Sera"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 08/05/2009 - pag: 31 Il retail di Mediobanca
Nagel: da Che Banca! il 10% della raccolta MILANO In 10 mesi CheBanca!,
l'istituto retail del gruppo Mediobanca, ha raccolto 5,5 miliardi di depositi,
il doppio rispetto alle previsioni per l'intero esercizio che si chiude a fine
giugno, e registra 170 mila conti aperti. Dal via ha aperto 51 filiali ed entro
l'anno ne aggiungerà altre 20. «Risultati molto importanti, ben oltre le
attese», ha detto Alberto Nagel, amministratore delegato di Piazzetta Cuccia,
rilevando che la rete guidata da Christian Miccoli in un anno ha già «raggiunto
il 10% del funding totale del gruppo» e l'obiettivo del 30% a fine triennio
sarà a questi ritmi superato. Raccolta da utilizzare per le esigenze della
stessa CheBanca! (come l'erogazione dei mutui), mentre il resto viene messo a
disposizione del gruppo. Anche il funding istituzionale di Piazzetta Cuccia, ha
comunque aggiunto Nagel, è «andato molto bene». I risultati «inaspettati,
sorprendenti» sono stati illustrati ieri nella cornice insolita della Triennale
di Milano fra qualche «effetto speciale» inconsueto per gli standard
comunicativi di Mediobanca ma in linea con quelli della struttura «retail». Le
cifre, rese note per la prima volta, sono state ottenute in un contesto di
mercato complicato. Ma, ha sottolineato Nagel, proprio la crisi finanziaria ha messo in luce «la
lungimiranza» del progetto CheBanca! In primo luogo perché ha reso più evidente
l'importanza di disporre di «una base di raccolta diretta stabile». E poi
perché è diventato prioritario «proporre alla clientela prodotti più semplici,
trasparenti e convenienti». «Il progetto», ha proseguito il top manager
di Mediobanca, «non solo è sostenuto dai nostri azionisti, ma dopo il fallimento
di Lehman c'è un invito da parte di tutti a renderlo anche più robusto».
Miccoli ha detto che la banca (che in un anno ha assunto 400 persone, giovani,
a tempo indeterminato) punta a «essere la prima banca per tutti i clienti». Per
raggiungere l'obiettivo, l'istituto introdurrà progressivamente nuovi prodotti.
E ieri è stato presentato un mutuo «all'inglese» collegato a uno o più conti
con una riduzione della rata proporzionale ai risparmi depositati. I risultati
inattesi, ha infine rilevato Nagel, non porteranno a una revisione dei target
«in coerenza con la politica di gruppo». Alberto Nagel S. Bo.
( da "Corriere della Sera"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 08/05/2009 - pag: 35 Ricapitalizzazioni BofA,
Fargo e GMac «vittime» degli stress test Banche Usa, servono 75 miliardi Salta il capo della Fed di New York Friedman era anche nel board di
Goldman Sachs MILANO La crisi finanziaria fa una vittima anche tra i banchieri centrali: il presidente
della Federal Reserve di New York, Stephen Friedman, clamoroso caso di
conflitto d'interessi visto che risiedeva anche nel board di una delle banche
salvata da una probabile bancarotta, la Goldman Sachs, si è dimesso. E
non è stato l'unico scossone arrivato ieri nel mondo del credito Usa. Alla
fine, gessetto bianco in mano, i professori Timothy Geithner e Ben Bernanke
hanno tracciato sulla lavagna la linea che divide il sistema finanziario
americano in buoni e cattivi. Da una parte Goldman Sachs, Bank of New York
Mellon, American Express, Capital One, Metlife e altri 4 istituti. Dall'altra
Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, GMac, Jp Morgan, Morgan Stanley e
altri 4 «cattivi». Così, nel tardo pomeriggio della costa Est (dopo le 11 di
sera in Italia), il segretario al Tesoro e il presidente della Federal Reserve
hanno finalmente rivelato l'esito dell'esame a cui hanno sottoposto le banche
per verificare la capacità di resistenza nel caso di un prolungarsi della crisi. «Stress test»: è questo il termine ormai entrato
nella storia. Risultato: per stare tranquilli, servono complessivamente nuove risorse
per 74,9 miliardi di dollari. Poco più di un decimo, insomma, di quanto messo
in campo dal governo Bush con il Tarp. Rispetto alle indiscrezioni della
vigilia non ci sono grandi sorprese. Bank of America dovrà rafforzare il
proprio capitale di 33,9 miliardi di dollari, Wells Fargo avrà bisogno di 13,6
miliardi, Citigroup di almeno 5,5, GMac di 11,5, Morgan Stanley di 1,8, Jp
Morgan di 1,5, Regional Financial e State Street di cifre inferiori. Bernanke
ha assicurato che i test sui 19 istituti sono stati «rigorosi». E ha comunque
messo in chiaro che è il sistema finanziario nel suo complesso a essere tenuto
sotto costante monitoraggio. A Wall Street, l'attesa per il verdetto della Fed
non ha provocato ieri grandi fibrillazioni. Non appena resi noti gli esiti è
arrivata la reazione degli istituti a corto di difese. Wells Fargo ha
annunciato che emetterà sul mercato 6 miliardi di dollari di nuovi titoli, per
rafforzare la propria situazione finanziaria. E anche
Morgan Stanley farà la stessa cosa, per circa 2 miliardi di dollari. Sopra
Stephen Friedman, a sinistra, con Richard Grasso ex presidente del Nyse. A
destra, il segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner Giancarlo Radice
( da "Corriere della Sera"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 Il
caso a Milano/2 E Unicredit va al massimo, poi cade (g.fer.) Seduta in
altalena, quella di ieri, per Unicredit, in linea con l'andamento dell'intero
comparto creditizio, in attesa degli stress-test in corso sugli istituti
statunitensi. Il titolo del gruppo bancario italiano ha aperto la seduta in rialzo,
con la quotazione che si è spinta fino a un massimo di 2,175 euro, nuovo record
dell'anno. Nel pomeriggio, però, sono arrivate le vendite, con la conseguente
discesa del prezzo fino a un minimo di 1,933 euro. Successivamente il titolo di
Piazza Cordusio ha recuperato ed è nuovamente caduto, terminando infine a 1,984
euro, in ribasso del 3,34%. Alessandro Profumo ad di Unicredit
( da "Corriere della Sera"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 Il
caso a Milano/1 Il sì all'Opa Italease spinge Banco Popolare (g.fer.)
L'autorizzazione della Banca d'Italia all'Offerta pubblica di acquisto su
Italease ha messo le ali alle azioni del Banco Popolare, che ha chiuso la
seduta con un prezzo di riferimento di 6,195 euro, in crescita del 5,99%. Si
tratta della migliore performance fra i titoli dell'S&P-Mib e dell'unico in
rialzo in un comparto bancario che ha registrato flessioni generalizzate. Nel
corso delle contrattazioni, tra l'altro, la quotazione ha anche toccato quota
6,59 euro, il livello massimo mai raggiunto quest'anno. Consistenti anche i
volumi trattati: sono passati di mano oltre 21,6 milioni di pezzi. P.Francesco
Saviotti ad Banco Popolare
( da "Corriere della Sera"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 08/05/2009 - pag: 37 La
Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Tregua per gli indici, corre Unipol Arriva
la tregua e Piazza Affari perde un po' più dell'Europa. L'S&P-Mib è sceso
infatti dell'1,44% e il Mibtel ha ceduto l'1,11%. Ma il paniere dei principali
titoli presenta un panorama variegato. Sugli scudi il Banco Popolare (+5,99%),
unico tra i principali valori bancari ad archiviare la seduta con un rialzo
grazie all'autorizzazione ricevuta da Bankitalia a lanciare l'Opa su Italease.
Nel comparto hanno invece registrato forti perdite Mediolanum (-4,92%), Ubi
Banca (-4,09%), Popolare Milano (-3,56%) e Unicredit (-3,34%). Giù anche Fiat
(-5,2%) maglia nera dell'S& P-Mib: il titolo del Lingotto ha subito la
seconda battuta d'arresto consecutiva sia per ragioni tecniche (l'atteso
assestamento dopo un rally durato parecchie settimane) sia a causa delle
difficoltà incontrate sulla strada delle maxi-alleanze perseguita
dall'amministratore delegato Sergio Marchionne. In ribasso, inoltre, Prysmian
(-4,82%) nel giorno dell'annuncio dei risultati trimestrali, Ansaldo Sts
(-4,64%) e Cir (-4,21%). Tornando invece ai valori in rialzo, bene Unipol
(+3,45%) grazie al giudizio positivo di Banca Akros, poi Tenaris (+3,15%) che
ha chiuso i primi tre mesi dell'anno con un utile di 2,45 miliardi di dollari,
in calo rispetto al 2,63 miliardi del primo trimestre del 2008, Snam Rete Gas
(+2,84%) e Terna (+2,04%). Ieri, infine, sono stati diffusi i dati della
raccolta di aprile dei fondi d'investimento, che indicano un rallentamento dei
riscatti. Secondo Assogestioni, il rosso è sceso a 826 milioni di euro,
rispetto ai -5,1 miliardi di marzo, grazie soprattutto alla ripresa degli
azionari, che hanno registrato un saldo positivo. Fondi, riscatti giù Frena in
aprile la fuga dai fondi comuni Raccolta positiva per gli azionari
( da "Manifesto, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Crisi
CONFLITTI «La
Francia esplode» esplode» Robert Castel: la crisi investe
tutto il mondo del lavoro e la stessa cittadinanza. Ma la politica non offre
risposte Anna Maria Merlo PARIGI Non passa giorno, a Parigi, senza che ci si
una manifestazione. Dopo il grande corteo del 1° maggio, negli ultimi giorni,
sono scese in piazza le ostetriche, che chiedono, dopo i 5 anni di studi
post-liceo, che il loro diploma venga equiparato a una laurea. Ci sono stati
scontri tra i secondini e la polizia, di fronte al carcere della Santé (qui
protestano per i salari e per il sovraffollamento delle prigioni). E le
università sono ormai alla quattordicesima settimana di agitazione. Anche i
medici hanno manifestato contro la riforma degli ospedali, alla vigilia del 1°
maggio. Nei bacini industriali, le proteste esplodono: Sony, Caterpillar, 3M,
Continental, Molex e altre fabbriche sono state protegoniste dei cosiddetti
«sequestri» di manager, un tentativo dell'ultima speranza per trovare un
interlocutore nella società liquida dove il padrone non ha più volto. Gli
annunci di chiusure di fabbriche sono pressoché quotidiani. La disoccupazione
dovrebbe crescere ancora, mentre sono già 2 milioni e mezzo i senza lavoro,
cifra che sale a 3 milioni e mezzo se si aggiungono coloro che hanno dovuto
accettare un'attività ridotta, con il ricorso alla cassa integrazione. In una
conversazione con il sociologo Robert Castel, autore di libri che hanno
lasciato il segno, come Les Métamorphoses de la question sociale (Fayard, 1995)
o L'insécurité sociale (Seuil, 2003), cerchiamo di capire cosa succede a 2 anni
dall'elezione di Nicolas Sarkozy. Castel ha appena pubblicato un nuovo saggio,
La montée des incertitudes (Seuil, 457 pag., 23 euro). Come giudica i cosidetti
sequestri? Sono il sintomo di una grande esasperazione, che è ampiamente
diffusa e consensuale negli ambienti popolari. Va detto che una parte di queste
persone era stata sedotta da Sarkozy e dai suoi discorsi elettorali, due anni
fa, dal «lavorare di più per guadagnare di più», o dalle promesse sul potere
d'acquisto. L'esasperazione è nutrita da un sentimento di ingiustizia, perché
la gente vede che vengono dati soldi alle banche e ai padroni. C'è un reale
scontento. Ma, per ora almeno, si tratta di manifestazioni sporadiche,
spontanee o quasi. Non si vede un movimento sociale vero e proprio. In altri termini,
si tratta di una protesta a cui manca la percezione di cosa sarebbe possibile
fare d'altro. E' normale, non tocca certo ai disoccupati o ai delocalizzati
fare proposte positive. Toccherebbe alla politica, in particolare alla
sinistra, che però sembra senza voce. Anche l'opposizione, il partito
socialista o il centrista François Bayrou, hanno anch'essi la tendenza a
limitarsi alla protesta. Siamo in piena difficoltà con l'esplosione della crisi finanziaria, ma non si vede delinearsi un'altra
politica. Anche dal movimento delle università non vengono idee? Le università
stanno vivendo una situazione di blocco. Ma anche qui la situazione è confusa,
con il rischio di impantanamento, con le proteste crescenti degli studenti che
vogliono sostenere gli esami. Non ci sono prospettive chiare. Eppure, è
ampiamente diffusa la coscienza che delle riforme siano necessarie, anche tra i
sindacati, Cgt compresa. Quali riforme? Da una trentina d'anni abbiamo avuto
delle riforme di destra. Il neo-liberismo era diventato l'ideologia dominante.
I tentativi di riforma liberista della destra sono consistiti nel limitare la
protezione del diritto in nome del mercato. Oggi un numero crescente di persone
comincia a capire che questo ci porta in un'impasse. La crisi finanziaria è la testa, la parte
più spettacolare, di una crisi sistemica causata dalla deregulation che ha portato a lasciare
il mercato a se stesso, ad autoregolarsi. Persino a destra si sta realizzando
questa presa di coscienza, Sarkozy adesso dice che è una fortuna se abbiamo un
sistema di protezione sociale che attenua gli effetti della crisi. Poiché le riforme della
destra ci hanno portato in questa situazione, bisognerebbe ora definire cosa
sia il riformismo di sinistra. A grandi linee vorrebbe dire non smantellare i
diritti sociali ma al tempo stesso far fronte alla situazione attuale a livello
economico. Cioè costruire nuove protezioni adatte alla situazione. Ma il
programma della sinistra su questo fronte resta vago. L'offensiva liberista è
stata forte, relativamente popolare, mentre l'altro riformismo appare in
ritardo. Ci sono alcune idee, come la securizzazione dei percorsi
professionali, la sicurezza sociale professionale, che associ le esigenze di
mobilità o di flessibilità, come si dice oggi, e la sicurezza, la garanzia
della protezione del lavoro. Il Ps resta nel vago, propone un aumento del
potere d'acquisto, del salario minimo. Ma non tocca il vero problema: che è la
questione della regolazione. Non è solo più la questione della spartizione,
della redistribuzione. C'è oggi una differenza con gli anni del capitalismo
industriale. Dagli anni '70, la regolazione è stata considerata un'ostacolo
alla concorrenza, allo sviluppo del mercato, all'estensione della ricchezza. Le
protezioni erano considerate troppo costose, il diritto del lavoro troppo
rigido. Secondo lei, il cuore della questione è trovare una nuova regolazione?
Se siamo destinati a vivere nel mercato, che almeno non ci divori interamente.
Bisogna lavorare alla luce di quello che è stato fatto con il capitalismo
industriale, che all'inizio del XIX secolo si è sviuppato in modo selvaggio e
poi, poco per volta, attraverso le lotte, si è costruito un sistema potente di
regolazione che aveva risposto in modo certo non meraviglioso, ma fornito delle
risposte concrete per mettere delle barriere all'egemonia di un mercato
autoregolato. Non vuol dire che la storia si riprodurrà, ma che oggi siamo in
una fase di sfida dello stesso ordine di quello che l'occidente ha affrontato
nel passato. Vedo due modi per uscirne: la costruzione di uno stato sociale
adatto ai tempi oppure l'avvento di forme di fascismo. Il fascismo è stata una
risposta selvaggia e totalistaria, ma un modo per controllare il mercato.
All'inizio, come oggi, c'era dell'esasperazione sociale. Sfortunatamente,
questa è una risposta che resta possibile ancora oggi. Per questo è urgente un
riformismo di sinistra.
( da "Repubblica, La"
del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 1 - Prima
Pagina Un´altra dose di medicina keynesiana JOSEPH E. STIGLITZ Con l´arrivo
della primavera, gli ottimisti cominciano a vedere i
"germogli" di una ripresa dalla recessione e dalla crisi finanziaria. Il mondo è cambiato
molto dall´ultima primavera, da quando il governo Bush annunciava per
l´ennesima volta di stare vedendo "la luce in fondo al tunnel". Sono
cambiate le metafore e i governi, eppure, a quanto pare, l´ottimismo è rimasto
invariato. La buona notizia è che forse si è arrestata la caduta libera.
Il ritmo della discesa economica è rallentato. SEGUE A PAGINA 35
( da "Repubblica, La"
del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 39 -
Commenti LA MEDICINA KEYNESIANA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Il pavimento di questa
crisi potrebbe essere vicino, forse attorno alla fine
dell´anno. Ciò non significa tuttavia che l´economia mondiale sia posizionata
per una ripresa robusta nel breve periodo. Toccare i livelli più bassi non
rappresenta un valido motivo per abbandonare le misure energiche adottate per
rimettere in piedi l´economia del mondo. Siamo davanti a un
declino economico complesso: una crisi economica combinata con una crisi
finanziaria. Fino all´avvio della crisi, a fare da motore alla crescita
globale erano stati i molto indebitati consumatori americani. Questo modello si
è spezzato e non troverà una sostituzione nel breve termine, perché anche se le
banche statunitensi fossero sane, la ricchezza delle famiglie è stata
devastata. Gli americani hanno continuato ad accendere prestiti e a consumare
basandosi sull´assunto che i prezzi delle case sarebbero cresciuti
indefinitamente. Il collasso del credito ha poi peggiorato le cose e le
aziende, trovandosi di fronte a un costo del credito più elevato e a mercati
orientati al ribasso, hanno risposto rapidamente riducendo le scorte. Gli
ordini sono conseguentemente crollati in maniera
sproporzionata rispetto al calo del Pil e quei paesi la cui economia
poggiava sui beni di investimento e sui beni durevoli (vale a dire, le spese in conto capitale che possono
essere posticipate) sono stati colpiti molto duramente. Probabilmente si
assisterà a una ripresa in alcuni di questi settori rispetto ai pavimenti
toccati alla fine del 2008 e all´inizio di quest´anno, ma può essere utile esaminare
i fondamentali. Negli Stati Uniti, i prezzi degli immobili continuano a
scendere, milioni di famiglie sono sommerse da mutui che superano il prezzo di
mercato della propria casa e la disoccupazione continua a crescere, mentre per
centinaia di migliaia di persone si avvicina la fine delle 39 settimane coperte
dall´assicurazione contro la perdita del posto di lavoro. Le amministrazioni
degli Stati sono costrette a licenziare dei dipendenti a causa del crollo delle
entrate fiscali. Il test per verificare se le banche sono adeguatamente
capitalizzate si sono appena conclusi "stress
test" che non hanno previsto alcuno stress e alcune sono state
giudicate in condizioni accettabili. Sembra tuttavia che le banche, piuttosto
che cogliere questa opportunità di ricapitalizzarsi, anche grazie all´aiuto del governo,
propendano per una risposta di tipo giapponese: in qualche modo usciremo da
questo pantano. Queste banche "zombi"
defunte ma che si aggirano ancora tra di noi rappresentano, per dirla
con le parole
immortali di Ed Kane, "una scommessa sulla resurrezione".
Riproponendo il copione della debacle degli istituti di credito e ipotecari
degli anni Ottanta, la crisi savings & loan, le
banche si stanno avvalendo di una rendicontazione non virtuosa (è stato
permesso loro, per esempio, di tenere a bilancio degli asset dissestati,
presumendo, o fantasticando, che conservandoli fino alla scadenza possano in
qualche modo ritornare positivi). Peggio ancora è tuttavia il fatto che alle
banche sia stato consentito di accedere a prestiti della Federal Reserve a
condizioni estremamente vantaggiose e a fronte di garanzie poco solide e, al
tempo stesso, di aprire posizioni di rischiose. Alcune banche hanno sì
pubblicato le relazioni sul primo trimestre dell´anno, compilate però sulla
base di una contabilità furbesca e dei profitti del settore della compravendita
titoli (leggasi: speculazione). Questo non rimetterà in moto l´economia
rapidamente. E se le scommesse non pagheranno, il costo per i contribuenti sarà
più oneroso. Anche il governo statunitense ha scommesso sulla tattica di uscire
dal pantano in qualche modo: le misure adottate dalla Fed e le garanzie offerte
dal governo si traducono per le banche in un accesso a fondi a basso costo
mentre i tassi di interesse dei prestiti rimangono alti. Se non accade niente
di terribile perdite sui mutui, sugli immobili
commerciali, sui prestiti alle aziende o sul debito delle carte di credito
le banche potrebbero farcela e superare questa situazione evitando
un´altra crisi. Da qui a qualche anno, le banche si saranno
ricapitalizzate e l´economia tornerà alla normalità. Questo è lo scenario
roseo. Le passate esperienze in altre parti del mondo, tuttavia, suggeriscono
che questa è una prospettiva rischiosa. Anche se le banche fossero sane, il
processo di ricondurre l´esposizione creditizia a livelli accettabili e la
perdita di ricchezza che lo accompagna comporta una più alta probabilità che
l´economia resti debole. Un´economia debole implica una più alta probabilità di
ulteriori perdite per le banche. Il problema non è confinato agli Stati Uniti.
Altri paesi, come la Spagna, stanno attraversando una propria crisi immobiliare. L´Europa dell´Est ha i suoi problemi,
problemi che potrebbero avere un impatto sulle banche altamente indebitate
dell´Europa Occidentale. In un mondo globalizzato, i problemi in una parte del
sistema si ripercuotono rapidamente al resto del sistema. In alcune crisi precedenti, come quella asiatica di un decennio fa, la
ripresa è stata celere perché i paesi colpiti poterono aprirsi la strada verso
una nuova prosperità a colpi di esportazioni. Quello presente invece è un
declino economico globale e sincronizzato. Gli Stati Uniti e l´Europa non
possono uscire da questo un periodo economico stagnante a colpi di export. Il
risanamento del sistema finanziario è necessario, ma non è una condizione
sufficiente per la ripresa. La strategia degli Stati Uniti per risanare il
proprio sistema finanziario è costosa e ingiusta, perché premia coloro che
hanno creato l´attuale dissesto economico. Un´alternativa c´è tuttavia e
prevede sostanzialmente che si rispettino le regole del gioco di una normale
economia di mercato: lo scambio debito-mezzi propri. Un tale scambio
riporterebbe la fiducia nel sistema bancario e i prestiti potrebbero riprendere
a fluire con un costo minimo o addirittura nullo per il contribuente. Non è una
strada particolarmente complicata né è nuova. Non piace ovviamente a chi ora
detiene obbligazioni e che preferirebbe un regalo da parte del governo, ma il
denaro pubblico può essere destinato a scopi più meritevoli, inclusa un´altra
tornata di stimolo. Tutti i declini economici si concludono prima o poi. Il
punto è quanto questo sarà prolungato e profondo. Nonostante i germogli
primaverili, dovremmo essere pronti per un altro inverno buio: è arrivato il
momento di attuare il Piano B per la ristrutturazione delle banche e di
un´altra dose di medicina keynesiana. Joseph Stiglitz, professore di economia
presso la Columbia University, presiede la Commissione di esperti per le
riforme del sistema monetario e finanziario internazionale nominata
dall´Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il tema di un nuovo sistema
mondiale di riserva valutaria era già stato affrontato nel suo libro del 2006,
"La globalizzazione che funziona". Copyright Project Syndicate, 2009
www. project-yndicate.org Traduzione di Guiomar Parada
( da "Corriere della Sera"
del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 09/05/2009 - pag: 31 "La
volatilità dei mercati finanziari. Come prevederla e come gestirne il rischio". Convegno
organizzato da Unipol Gruppo Finanziario e Alma Mater Studiorum - Università di
Bologna con la partecipazione di: ROBERT ENGLE Premio Nobel per l'Economia
2003. Intervengono: Pierluigi Stefanini - Presidente Unipol Gruppo Finanziario
Gianluca Fiorentini - Preside della Facoltà di Economia Università di
Bologna Ferruccio De Bortoli - Direttore de Il Corriere della Sera Renzo Costi
- Docente di Diritto Commerciale Università di Bologna Carlo Salvatori - Amministratore
Delegato Unipol Gruppo Finanziario Stefano Zamagni - Docente di Economia
Politica Università di Bologna Università di Bologna - Aula Magna A Via
Belmeloro, 14 14 maggio 2009 ore 17.30 Per confermare la partecipazione è
necessario telefonare al numero 02/25514550 o inviare mail a
segreteria@mover.it
( da "Corriere della Sera"
del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009
- pag: 35 Il caso a Milano Luxottica corre sui conti trimestrali (g.fer.)
Rialzo a due cifre ieri per Luxottica (+10,14% il prezzo di riferimento), che
ha toccato il nuovo massimo dell'anno a 15,96 euro. A spingere il titolo del
made in Italy sono stati i risultati trimestrali migliori delle attese (anche
se i profitti netti sono scesi del 22,5% a 80,4 milioni di euro) ma soprattutto
le ottime prospettive per i prossimi mesi annunciate dai vertici della società.
Dopo la diffusione dei dati, inoltre, sono arrivati i giudizi positivi di molti
analisti. A rivedere al rialzo le stime sono stati per esempio Exane Bnp
Paribas e Centrobanca, mentre Deutsche Bank ha confermato l'indicazione buy
(comprare). Andrea Guerra ad di Luxottica
( da "Corriere della Sera"
del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009 - pag: 35 La
Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Piazza Affari guida i rialzi europei Con
le performance di ieri (+3,51% l'S&P-Mib, +2,8% il Mibtel), le migliori in
Europa, Piazza Affari ha chiuso la nona settimana positiva consecutiva. Confermando anche la ripresa degli
scambi, per un controvalore di 4,6 miliardi di euro. Gettonatissimi i titoli
bancari grazie all'esito, migliore del previsto, degli stress-test negli Usa,
ma anche quelli del lusso si sono nettamente rivalutati. Non a caso i due
valori dell'S& P-Mib che hanno corso di più sono stati nell'ordine il Banco
Popolare (+11,22%) e Luxottica (+10,14% grazie alla raccomandazione buy di
Deutsche Bank dopo i risultati trimestrali migliori delle attese). L'elenco dei
bancari superstar è particolarmente nutrito. Al secondo posto in assoluto nella
classifica delle performance si colloca Unicredit, il cui prezzo di riferimento
ha messo a segno un miglioramento dell'8,87%. Il mercato sta valorizzando il
titolo anche in funzione della rivalutazione teorica delle azioni che saranno
distribuite il prossimo 18 maggio al posto del dividendo. Consistenti anche i
rialzi di Banca Popolare Milano (+6,56%), Ubi Banca (+6,49% alla vigilia dell'assemblea
degli azionisti e dell'approvazione dei risultati trimestrali), Monte Paschi
(+6,11%) e Mediolanum (+4,25%). Nel settore del made in Italy, invece, brilla
Bulgari (+6,86%), mentre Atlantia ha toccato il nuovo record dell'anno a 14,27
euro, con un balzo del 4,54%, grazie a dati trimestrali migliori rispetto alle
attese degli analisti. Pochi e trascurabili, infine, i segni negativi
nell'ambito dei 40 valori più capitalizzati. Fra questi, StMicroelectronics, in
calo del 3,72%. Record Scambi per oltre 4,6 miliardi di euro, a ridosso del
record (5,1 miliardi) della vigilia
( da "Corriere della Sera"
del 09-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/05/2009 - pag: 35 Il
caso a New York Le vendite di aprile spingono McDonald's (g.fer.) L'hamburger
non sente la crisi. È di ieri la notizia che McDonald's, la più grande catena
al mondo di fast-food, ha incrementato del 6,9% le proprie vendite globali
nello scorso mese di aprile. Il titolo della compagnia, quotato a Wall Street, ha
subito reagito positivamente, terminando la seduta a quota 54,92 dollari, con
un progresso del 2,87% rispetto alla vigilia, dopo aver toccato nel corso della
seduta un massimo di 55,45. Poco meno di un mese fa McDonald's ha stipulato un
accordo con l'italiana Autogrill per aprire una serie di punti vendita nelle
aree di servizio sulle autostrade francesi. Jim Skinner ceo di McDonald's
( da "Stampa, La" del
10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pietro Garibaldi
MA I FALLIMENTI SONO NECESSARI CONTINUA A PAGINA 8Le banche americane sono
riuscite ad attirare 11 miliardi di dollari dal settore privato, in modo da
rispondere alle richieste del Tesoro americano. Nelle stesse ore la Casa Bianca
ha annunciato un ulteriore e in parte sorprendente piano di intervento nel
settore finanziario. Timothy Geithner e
l'amministrazione di Obama stanno elaborando un nuovo piano per controllare con
maggior intensità alcune istituzioni finanziarie
considerate «troppo grandi per fallire». L'esistenza del fallimento rappresenta
il più profondo e naturale strumento di selezione di un'economia di mercato.
L'uscita dal mercato delle imprese non in grado di operare, in modo da lasciare
spazio e opportunità ad altri e più efficienti operatori, è forse la più alta e
nobile immagine del meccanismo della «distruzione creatrice» della concorrenza
e del mercato. Nei mercati finanziari i fallimenti
sono molto rari e terribilmente complicati. Il fallimento di un grande
operatore finanziario può infatti generare fallimenti
a catena, in modo da portare al collasso l'intero sistema finanziario.
Questi rischi sistemici sono sempre stati riconosciuti dalla teoria economica
bancaria e dall'attività di supervisione delle banche centrali di tutto il
mondo. Tuttavia, l'intensità della crisi finanziaria attuale ha mostrato
che il sistema finanziario
nordamericano aveva finito per assumere una quantità di rischi in larga misura
sottostimati. Alcuni di questi rischi sono stati presi proprio dagli operatori
più grandi del settore, come testimoniano le ingenti perdite e i salvataggi del
Tesoro nei confronti di Citigroup, il più grande gruppo bancario
statunitense che prima della crisi era arrivato a
gestire delle attività per circa il 20 per cento del prodotto interno lordo
(Pil) americano. Sapendo di essere comunque salvati e di poter evitare il
fallimento, dicono i collaboratori di Timothy Geithner, questi giganti finanziari hanno finito per assumere rischi eccessivi che
hanno portato alle immense perdite dei mesi passati. Le discussioni di questi
giorni cercano di affrontare il problema del «too big to fail» in modo
pragmatico, secondo la miglior tradizione americana. Dal momento che alcuni
operatori sono effettivamente troppo grandi per poter fallire, d'ora in avanti
dovranno essere controllati con maggior intensità. I problemi sul tappeto sono
però ancora molti. Si deve decidere a chi spetterà il compito di controllare i
giganti della finanza e come tale controllo dovrà nei fatti avvenire. Dobbiamo
tutti augurarci che il controllo straordinario sugli operatori più grandi del
mercato, se effettivamente sarà approvato dal Congresso, spetti alla Federal
Reserve, la Banca centrale americana. Se l'autorità in grado di controllare i
più grandi operatori fosse invece il Tesoro, finiremmo per avere un ulteriore e
pericoloso intervento dello Stato, e quindi della politica, nel controllo delle
banche. Come tale controllo debba nei fatti avvenire è un problema molto più
complicato. Una possibilità sarebbe quella di definire esplicitamente un
livello di capitalizzazione o di attività al di sopra del quale non si può
crescere. Sarebbe come evitare per legge che si creino operatori troppi grandi.
Una seconda possibilità, apparentemente meno draconiana, sarebbe stabilire un
regime di supervisione permanente e più invasivo per gli operatori al di sopra
di una certa dimensione. Entrambe le possibilità sono comunque difficili da
rendere operative. Stabilire una dimensione massima per un operatore finanziario rischia di essere un vincolo facilmente
eludibile, per esempio, attraverso un'apparente e fittizia divisione della mega
istituzione in due istituzioni più piccole. Inoltre, non possiamo dimenticare
che nei mercati finanziari vi sono importanti economie
di scala, come testimoniato dal processo di consolidamento degli ultimi anni.
Anche l'idea di una supervisione permanente è difficile da rendere operativa.
In particolare, occorrerebbe evitare un'eccessiva presenza della politica
americana nel governo delle banche, anche se la Federal Reserve è
un'istituzione autorevole e rigorosa nella scelta dei propri funzionari. Vedremo
dalle scelte del Tesoro e della Casa Bianca quale dei due modelli emergerà. I
depositi delle famiglie americane saranno comunque assicurati, come già oggi
avviene. Tuttavia, affinché i mercati finanziari
possano in futuro operare in modo razionale ed efficiente, il fallimento dovrà
tornare ad essere accettato come un fatto fisiologico.
pietro.garibaldi@unito.it
( da "Repubblica, La"
del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 22 -
Economia Affari & politica LA VIA DELLA RIPRESA è TUTTA IN SALITA GIUSEPPE
TURANI L´ottimismo, comprensibilmente, trionfa in Borsa e nei discorsi delle
Autorità. I mercati stanno dimostrando una voglia incontenibile di andare su,
dopo tanto andare giù, che si stanno prendendo in giro da soli. Ogni notizia è
buona per mettere a segno un altro due per cento di aumento. E se poi la
notizia è un po´ taroccata, va bene lo stesso. L´importante è andare su, poi si
troverà anche il modo di rimanerci. O di cadere con un bel tonfo. Fra le
opinioni delle Autorità spicca quella di Ben Bernanke, il capo della Federal
Reserve, cioè della banca centrale americana. Quello di Bernanke è un curioso
destino. Come professore ha studiato per decenni le crisi finanziarie, arrivato poi alla
testa della Fed gli è toccato gestire la più grande crisi
finanziaria mai verificatasi. All´inizio, dicono i
suoi critici, non ha capito niente. Pensava di trovarsi di fronte solo allo
scoppio della bolla immobiliare. E aveva anche calcolato che si
sarebbero rovesciate sul mercato perdite per un centinaio di miliardi di
dollari. Cifra che il mercato avrebbe potuto assorbire senza troppe scosse.
Quando poi capi che di ben altro si trattava, si è mosso con tutta la velocità
possibile, ma ormai, come direbbero a Tortona, i buoi erano scappati dalla
stalla e siamo finiti nei guai che sappiamo. Adesso Bernanke tenta, come tutte
le altre Autorità, di produrre un po´ di ottimismo. E quindi spiega che la
ripresa è ormai alle porte e che gli Stati Uniti (la più grande economia del
mondo) cresceranno del 2,5 per cento nel 2010 e addirittura del 4 per cento nel
2011. Insomma, l´anno prossimo cominciamo a sentire il sapore del ritorno al
futuro (a prima della Grande Crisi) e poi nel 2011 facciamo festa davvero. Con
gli Stati Uniti che corrono al ritmo del 4 per cento, il resto del mondo non
potrà che gettare la parola crisi nel cestino e
mettersi a volare. Boom di Borsa, boom dei consumi, boom di tutto. Ma sarà
davvero così? C´è da dubitarne, e molto seriamente. Intanto, se si vuole, per
una ragione molto semplice. Il potenziale di crescita degli Stati Uniti (in
condizioni normali e di pieno impiego dei fattori) è di poco superiore al 3 per
cento. E quindi che nel 2011 si possa arrivare al 4 per cento, con ancora
milioni di disoccupati in giro, con il sistema bancario, forse risanato, ma
certo non a posto, pieno di veleni e di diffidenze reciproche, appare un po´
strano. A questo si aggiunga che a quel punto tutti gli stati (dall´America in
giù) dovranno cominciare a fare i conti con i loro bilanci, che sono stati
disastrati da questa crisi a causa delle spese fatte
per sostenere le banche e le altre situazioni di difficoltà. Per cui da un
certo momento in avanti, tutti gli stati dovranno chiudere la fase delle
politiche super-espansive (come è stato fino a oggi), fatte di sconti fiscali e
di aiuti a chiunque ne avesse bisogno, per passare a una fase di politiche
molto restrittive per cercare di mettere in salvo i loro stessi bilanci. In
sostanza, oggi dentro l´economia mondiale romba il motore della finanza
pubblica (fatto di risorse quasi illimitate), ma è un motore che presto dovrà
essere spento. L´Italia, che ha fatto poco, sta andando ad esempio verso un
debito pari al 120 per cento del Pil: è ovvio che si dovrà rientrare. Una volta
spento il motore della finanza pubblica, le economie dovranno viaggiare con i
soli propri mezzi. E quindi quella americana non volerà al 4 per cento, ma farà
molto meno. In sostanza, dalla crisi stiamo per
uscire, forse alla fine di quest´anno o forse all´inizio del 2010. Ma non si
uscirà proiettandosi nell´iper-spazio della crescita come in Star Trek e
raggiungendo in pochi istanti livelli di attività che erano già eccezionali
prima della crisi (quando c´era, fra l´altro, molta
finanza facile). Si uscirà pedalando molto e sudando anche un po´.
( da "Corriere della Sera"
del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 10/05/2009 - pag: 29 L'assemblea Ubi Banca, il
board si autoriduce i compensi del 20% (g. fer.) Torna il profitto a Ubi Banca
dopo la perdita di 551 milioni registrata nell'ultimo
trimestre del 2008, dovuta alle svalutazioni prodotte dalla crisi finanziaria: l'istituto presieduto
da Emilio Zanetti ha chiuso i primi tre mesi dell'anno con profitti per 24,3
milioni, che salgono a 98,6 milioni al netto delle svalutazioni per 75,4
milioni sulle quote in Intesa Sanpaolo (l'1,22% del capitale) e A2A.
Svalutazioni riferite al 31 marzo e che, grazie alla ripresa delle Borse, oggi
sarebbero completamente riassorbite. «Ovviamente siamo soddisfatti per il
risultato», ha spiegato il consigliere delegato Victor Massiah a margine
dell'assemblea dei soci, invitando comunque a «non abbassare minimamente la
guardia». La trimestrale è stata diffusa ieri, nel giorno in cui l'assemblea
dei soci (circa 2.900 i partecipanti) ha deliberato sulla ripartizione
dell'utile (0,45 euro il dividendo 2008) e sulle misure di rafforzamento
patrimoniale (emissione di 640 milioni di bond convertibili, con warrant
gratuiti ai soci, che permetteranno tra due anni di sottoscrivere una nuova
azione Ubi Banca a 12,3 euro ogni 20 warrant). «Non abbiamo usato i Tremonti
bond - ha spiegato Massiah - perché in questo momento non abbiamo bisogno di
capitale». In assemblea è stata anche resa nota la decisione dei consiglieri di
gestione e di sorveglianza di tagliarsi la parte fissa del compenso del 20% per
l'anno in corso. Inoltre è stato rinnovato il mandato al consiglio di Gestione
per l'acquisto e la vendita di azioni proprie, entro i limiti dell'apposita
riserva, di 64,2 milioni di euro.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-09 - pag: 2 autore: INTERVISTA Bill
Emmott Ex direttore Economist «L'inflazione non spaventa più» Gli indici
resteranno freddi ma solo per «merito» di un'altra recessione Antonella
Olivieri MILANO N on lo si può annoverare proprio tra i "gufi", ma di
certo la visione di Bill Emmott ( 52 anni), commentatore internazionale ed ex
direttore dell'Economist, non è delle più ottimiste.Un esempio?La sua opinione
sul possibile ritorno di fiamma dell'inflazione legato ai massicci investimenti
pubblici per contrastare la crisi. «Lo ritengo
improbabile – osserva –:le Banche centrali e il mercato obbligazionario
preverranno il rischio». In che senso? Appena ci saranno segnali di ripresa
dell'inflazione, le Banche centrali saranno rapidissime a drenare la liquidità
e il mercato dei bond esigerà rendimenti più elevati. Questo ci infilerà in una
nuova recessione. La buona notizia è che l'inflazione non tornerà a galoppare,
la cattiva è che questo sarà l'effetto della recessione. Prima
di pensare alla prossima crisi, c'è speranza di uscire a breve dall'attuale? La crisi finanziaria era una crisi di liquidità, tant'è che le Banche
centrali sono riuscite ad arrestarla. Ma ciò non significa affatto che siamo
alla vigilia della ripresa economica. Forse non ci saranno più shock, ma
l'economia sta ancora rallentando: caliamo a un tasso inferiore, ma
caliamo. La disoccupazione aumenta e il processo di rientro dal debito
continuerà a lungo. Può darsi che entro sei mesi ci si stabilizzi, ma
resteranno le conseguenze dell'enorme debito pubblico lievitato per sostenere
l'economia. Lei è stato per anni corrispondente da Tokyo. Trova analogie con la
crisi giapponese degli anni 90? La situazione è molto
simile, anche se il Giappone aveva il supporto dell'export, mentre ora tutto il
mondo sta soffrendo all'unisono. Ma, nonostante una politica fiscale molto
attiva, il Giappone non è riuscito a evitare una lunga stagnazione. Si è
sorpreso dell'ingresso dello Stato nelle banche, nei paesi anglosassoni
considera-ti ultraliberisti, e del sostegno a gruppi industriali potenzialmente
in bancarotta? I governi sono stati fin troppo riluttanti a nazionalizzare le
banche. Ce n'è bisogno per "punire" azionisti e banchieri, per
riformare il sistema e alla fine riprivatizzarlo. Piuttosto sono sorpreso degli
aiuti all'industria, che fanno più danni che altro. Perché sussidiare, per
esempio, il settore auto e non quello delle costruzioni? Quello che si dà
all'uno, si toglie all'altro.Nel Regno Unito si è aperto un dibattito su cosa
avrebbe fatto la Thatcher se fosse stata al governo. Io credo che sarebbe
intervenuta nel credito, ma non nell'industria. Gli Stati Uniti comunque si
sono mossi tempestivamente, l'Europa è parsa più impacciata. Non c'è un
problema di coordinamento delle politiche fiscali? Un coordinamento sarebbe
desiderabile, ma politicamente non è possibile: sono i voti nazionali a
determinare le politiche fiscali dei paesi. La politica monetaria invece è
unica, ciò non toglie che la Bce sia stata molto lenta ad abbassare i tassi. Ma
quello che ho trovato più disturbante è la competizione protezionistica che si
è accesa tra i diversi paesi. Nel caso Fiat-Opel, per esempio, la Germania
pretende che non si chiudano gli stabilimenti tedeschi. Questo legittima
l'Italia a fare altrettanto. Può darsi che il progetto Fiat sfumi se non è
possibile gestire un'azienda su base europea. Ritiene che la crisi
cambierà il sistema ca-pitalistico, o che segnerà la fine dell'egemonia
americana sulla finanza? Il Financial Times ha dedicato una serie di articoli
al futuro del capitalismo, ma nessuno ha saputo spiegare davvero cosa
succederà. Personalmente non penso che il sistema capitalistico cambierà.
Quanto al tramonto dell'impero americano, è un tema che torna alla ribalta ogni
10-15 anni, dai tempi della guerra nel Vietnam. Ma sono convinto che la potenza
Usa si riprenderà: le previsioni sulla crescita del dopo- crisi
vedono in testa proprio gli Stati Uniti tra i Paesi del G-7. Se ci si riferisce
invece all'influenza delle banche d'affari sulla finanza mondiale, beh non sarà
più come prima. Si era fatto credere che avessero trovato il modo di fare
sempre profitti e contenere i rischi, ma hanno peccato d'umiltà. E il ruolo del
mercato? Lo vede ancora centrale in futuro? Certamente ci sarà maggior
regolamentazione, gli investitori saranno meno propensi ai rischi, e i mercati
saranno meno attivi nel promuovere la crescita economica. Alla fine come si
uscirà da questa situazione? Qualcosa succederà, ma non saprei dire né cosa né
quando. Dobbiamo essere realisti e ammettere che non siamo in grado di fare
previsioni con largo anticipo. Per il momento l'unica buona notizia è che le
cose stanno andando male più lentamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL CASO
FIAT-OPEL «Quello che ho trovato più disturbante è la competizione
protezionistica che si è accesa tra i diversi paesi» Bill Emmot, 52 anni,
commentatore internazionale ed ex direttore dell'Economist INFOPHOTO
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-09 - pag: 2 autore: Politiche economiche
Le sicurezze infrante di Greenspan e Bush di Innocenzo Cipolletta D ove abbiamo
sbagliato e cosa dobbiamo fare in futuro per evitare una crisi
come quella che stiamo affrontando? Questa domanda è stata lanciata da Guido
Tabellini su questo giornale il 7 maggio. Certo, ci sono le regole da rivedere
e c'è da rafforzare i controlli. Ma basterà per evitare in futuro nuove crisi sistemiche? Credo di no. Penso che sia anche e
soprattutto necessario riportare sotto controllo la politica economica dei
principali paesi, per evitare il prodursi di squilibri
eccessivi che sono stati alla base della crisi
finanziaria mondiale. La crisi
finanziaria si inscrive nell'ambito di forti
squilibri favoriti essenzialmente dalla politica economica degli Usa di questi
ultimi anni, volta a sostenere comunque la crescita economica. Senza una tale
politica, non si sarebbero prodotte bolle speculative di tale ampiezza e,
quindi, non avremmo avuto fenomeni patologici di diffusione di prodotti
finanziari nuovi che hanno aggirato controlli, sicuramente non efficaci. Negli
anni 90 il mercato azionario conobbe la bolla delle cosiddette dotcom, ossia le
imprese innovative legate a internet e al sistema telefonico. La bolla si formò
anche perché la Fed, guidata già allora da Alan Greenspan, riteneva che la
crescita economica elevata degli Usa non avrebbe portato a squilibri
inflazionistici, grazie ai progressi della produttività impliciti nelle nuove tecnologie.
A nulla valsero allora le analisi di molti economisti che non riuscivano a
trovare riscontri di questi aumenti di produttività legati alle nuove
tecnologie. L'assenza di inflazione bastò a convincere che la crescita poteva
continuare senza ostacoli. Alla fine la bolla scoppiò, all'inizio di questo
decennio: ciò avrebbe dovuto comportare una recessione che avrebbe potuto
riequilibrare l'economia americana in fase di surriscaldamento. Ma intervenne
il tragico attentato dell'11 settembre 2001 che minacciò di sprofondare gli Usa
e il mondo in una depressione. Da qui, un rilancio dell'economia mondiale e di
quella americana, che era appena entrata in recessione. Gli stimoli
all'economia furono ingenti, sia dal lato fiscale che da quello monetario. I tassi
di interesse vennero ridotti e i mercati furono inondati di liquidità. Quando
apparve evidente che la recessione era stata evitata, si continuò a iniettare
capacità di spesa sui mercati e si favorirono gli acquisti di case negli Usa,
malgrado il manifestarsi di una evidente bolla sul mercato immobiliare, causata
proprio dalla politica monetaria e fiscale espansiva. Inoltre, gli Usa
iniziarono a spendere per finanziare le guerre al terrorismo, prima con
l'intervento in Afghanistane poi in Iraq. Tutto questo sembrava possibile
perché ancora non cresceva l'inflazione grazie, questa volta, alla
globalizzazione, che assicurava prodotti e servizi a costi contenuti
provenienti da Cina, India e altri paesi di nuova industrializzazione, e alla
immigrazione che assicurava lavoro a basso costo. A nulla valsero i moniti di
quanti segnalavano gli squilibri fondamentali degli Usa nella bilancia dei
pagamenti, nei conti pubblici e nei conti delle famiglie che avevano azzerato
la propensione media al risparmio. Unico obiettivo di Greenspan e
dell'amministrazione Bush era quello di evitare una recessione che avrebbe
fatto scoppiare la bolla immobiliare e avrebbe indebolito gli Usa.
Paradossalmente, è stato il successo nella lotta all'inflazione,dopo l'epoca
della stagflazione, vinta grazie alle deregolamentazioni e alle innovazioni
anche finanziarie,una delle cause che poi hanno favorito l'emergere di questa crisi globale. Oggi stiamo pagando il prezzo del successo
nella lotta all'inflazione, perché è venuto meno il termometro che avrebbe
(forse) indotto la Fed a frenare la crescita prima che si arrivasse ad
alimentare bolle speculative di questa ampiezza. L'aver ancorato la politica
monetaria degli Usa all'inflazione e alla crescita, ha finito per far
trascurare gli altri squilibri (bilancia dei pagamenti e conti pubblici)
considerati minori e aggiustabili grazie alla pletora di nuovi strumenti
finanziari disponibili. Di questo sono responsabili i governi di tutti i paesi,
non solo quello degli Usa, perché la crescita faceva comodo a tutti. Chi non
ricorda, negli anni passati, gli articoli e le dichiarazioni dei politici
europei sull'" invidiare" la capacità di crescita americana e il
ruolo della Fed, che non si preoccupava solo degli squilibri, come alla Bce, ma
anche della crescita? Credo che per ridurre il rischio del prodursi di nuove
devastanti crisi sistemiche siano sicuramente
necessarie nuove regole, nuovi controlli, più attenzione alla gestione della crisi. Ma penso anche che sia necessario soprattutto un
maggior rispetto degli equilibri tradizionali nella gestione della politica
economica da parte dei governi dei principali paesi. icipoll@tin.it ©
RIPRODUZIONE RISERVATA LA BOLLA DEGLI ANNI 90 La Fed incoraggiò la crescita
svincolata dai fondamentali: la lotta all'aumento dei prezzi con strumenti
innovativi ha provocato gli squilibri attuali
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-09 - pag: 2 autore: DALLA PRIMA Mondo
invisibile Perfino durante questa crisi
finanziaria globale troviamo le grandi
multinazionali presenti in forze nella classifica delle maggiori entità
economiche mondiali: la diplomazia commerciale di aziende di mercati emergenti,
come la cinese Haier e la messicana Cemex, hanno già capovolto i rapporti
Nord-Sud più velocemente di quanto non sia mai riuscito a fare il movimento dei
non allineati. Ci sono aspetti positivi in un mondo dove ogni uomo può
essere la propria nazione. Novelli Medici postmoderni come Bill Gates, Anil
Ambani, George Soros e Richard Branson si accollano il compito di curare
pandemie, dirigere città aziendali, minare la tenuta di regimi autoritari e
sponsorizzare ricerche per la preservazione del clima. Ma il Medioevo fu
fondamen-talmente un'epoca di paura, incertezza, pestilenze e violenza. E lo
stesso vale per la sua nuova versione. Aids e Sars, terrorismo e pirateria,
cicloni e innalzamento del livello dei mari: non è più chiaro come fare per
investire nel futuro, o in quale futuro investire. Per escogitare una risposta
a questo mondo nuovo ci vorranno come minimo decenni. Il prossimo Rinascimento
è ancora ben lontano. Parag Khanna L'autore è ricercatore presso la New America
Foundation. Ha scritto "I tre imperi: nuovi equilibri globali nel XXI
secolo". (Traduzione di Fabio Galimberti)
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-09 - pag: 3 autore: Marchionne: Fiat-Opel
a fine mese I governatori dei LÄnder restano scettici e ribadiscono: no alla
chiusura di impianti Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente è
continuata anche ieri mattina in Germania l'opera di convincimento della Fiat
sulla bontà di una fusione con Opel. Nel giro di poche ore, l'amministratore
delegato della casa italiana, Sergio Marchionne, ha incontrato due influenti
ministri-presidenti di regione. Colloqui ancora preliminari, ma da cui è emerso
chiaramente il desiderio della classe politica tedesca di difendere posti di
lavoro in un anno elettorale. Le reazioni ufficiali sono state da neutre a
negative. Il ministropresidente dell'Assia, Roland Koch ha spiegato in un
comunicato che l'interesse della Fiat per Opel è positivo. Tuttavia ha
sottolineato che l'operazione deve rispettare tre criteri: «Decisivi saranno la
solidità futura dell'azienda, il mantenimento di quanti più posti di lavoro
possibili e il minor aggravio possibile sulle casse pubbliche». Koch è un
democristiano che appartiene all'ala più liberale della Cdu. Governa una
regione ricca che ospita proprio la sede della Opel, a RÜsselsheim. In una nota
alla stampa, ha anche fatto notare come tutte le società interessate alla
filiale di General Motors, messa in vendita dalla casa
madre in gravissima crisi finanziaria, dovrebbero farsi vive. Con l'occasione ha notato che la stessa
Fiat non ha ancora potuto fare un'analisi seria dei conti di Opel. Assai meno
diplomatico e tendenzialmente più combattivo il ministro-presidente della
Renania-Palatinato, il socialdemocratico Kurt Beck. Dopo un incontro a
Magonza con lo stesso Marchionne, Beck non ha esitato a spiegare ai giornalisti
che «da un punto di vista tedesco e agli occhi della Renania-Palatinato, gli
interrogativi sull'operazione Fiat-Opel dopo le discussioni di oggi sono ancor
più numerosi di prima». Il Land ospita lo stabilimento di Kaiserslautern, una
fabbrica che produce motori con 2.300 dipendenti. Secondo il ministro
dell'Economia Karl-Theodor zu Guttenberg, proprio questo impianto è a rischio
chiusura. A un giornale tedesco, Marchionne ha precisato che nessuno
stabilimento Opel verrebbe chiuso in una eventuale fusione, ma i presunti piani
di ristrutturazione pubblicati dalla stampa tedesca in questi giorni ne
prevedono la fine. «Non potremmo certo accettare la chiusura di Kaiserslautern
», ha ribadito Beck. Queste le posizioni prese dai due ministripresidenti
(almeno in pubblico). In commenti riportati dall'agenzia di stampa Ansa,
Marchionne si è voluto più tranquillizzante. Riguardo all'ipotesi di chiudere
lo stabilimento in Renania-Palatinato, il dirigente di Fiat ha spiegato che «è
ancora tutto da discutere ». L'obiettivo comunque è di chiudere rapidamente la
partita. «La soluzione ideale – ha aggiunto Marchionne – sarebbe di chiudere
entro la fine del mese». Il dirigente della casa italiana ha poi anche ammesso
che «c'è ancora molto da fare», lasciando probabilmente intendere che il piano di
fusione è in divenire. Secondo un sondaggio Zdf, solo il 22% dei tedeschi crede
che Fiat possa assicurare il futuro di Opel. Le opinioni favorevoli a Magna
International, l'altro potenziale acquirente in pista, sono poco più elevate:
il 36 per cento. In un anno elettorale – si vota in settembre per il rinnovo
del Bundestag e quindi per un nuovo governo –la partita è quasi più po-litica
che strettamente economica. La vicenda sta spaccando il Paese. Preoccupato
dall'idea di assistere alla chiusura di stabilimenti e alla perdita di posti di
lavoro, il partito socialdemocratico ha respinto l'offerta di Fiat e fatto
proprio l'interesse di Magna, meno pericoloso in termini di tagli al personale.
Fiat sta cercando di presentare la fusione con Opel come una grande operazione
europea (forte anche dell'integrazione con Chrysler che ieri ha ricevuto il
benestare del tribunale fallimentare statunitense). C'è da chiedersi in questo
frangente se paradossalmente proprio le nuove reazioni negative alle possibili
chiusure di impianti in Gran Bretagna e Italia possano contribuire a imporre
una soluzione continentale. In un certo senso, in un momento di grave
recessione economica, la vicenda Opel è anche un banco di prova per un'Europa
in bilico tra integrazione e disintegrazione. «In questo momento è tutto
aperto», ha comunque det-to ieri il ministro Guttenberg, riferendosi ai diversi
potenziali acquirenti. Secondo il Rheinische Post, un giornale regionale
tedesco, Magna dovrebbe presentare un proprio piano, insieme ad alcuni soci
russi, il 20 maggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI INCONTRI Il presidente
dell'Assia, Koch: «Sarà decisivo conservare i posti di lavoro» Beck
(Renania-Palatinato): «Ancora molti interrogativi» La ressa dei reporter.
L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, circondato dai
giornalisti al termine del suo incontro a Magonza con Kurt Beck, governatore
del Land tedesco della Renania-Palatinato. In precedenza il Ceo del Lingotto
aveva avuto un colloquio con il governatore dell'Assia, il conservatore Roland
Kock. AFP
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-09 - pag: 17 autore: A fine anno
flessione limitata all'8% Componenti auto già in recupero Augusto Grandi TORINO
Il primo quadrimestre si è chiuso con un calo del giro d'affari di circa il 13%
ma per Mauro Ferrari, presidente del gruppo Anfia Componenti, il settore della
componentistica auto italiana potrebbe intercettare i primi segnali di ripresa
e chiudere il 2009 con una flessione limitata all'8%. Dunque spiragli di
recupero, anche se lo stesso Ferrari, all'assemblea del gruppo, ammette che «la
sfera di cristallo è offuscata» ed è quindi difficile avventurarsi in
previsioni attendibili. Ciò che, invece, è assolutamente
sicuro è che il settore sta attraversando una fase di estrema difficoltà,
iniziata prima dello scoppio della crisi finanziaria mondiale. Ciò non toglie che il 2008 sia stato comunque un anno
positivo, con un fatturato complessivo di 46,8 miliardi di euro, esportazioni
per oltre 16 miliardi e un saldo positivo di 6 miliardi per la bilancia
commerciale italiana. Un settore importante, con 2.700 aziende e 200mila
dipendenti diretti. Anche per questo il presidente dell'Anfia Componenti
sostiene la necessità di un intervento di sostegno da parte del governo,
analogamente a quanto è stato fatto in altri Paesi. Perché gli ecoincentivi per
l'auto sono utili, ma non sufficienti. Ferrari ricorda che in Germania sono
stati messi a disposizione 500 milioni di euro nell'ambito della ricerca e
sviluppo, per progetti automotive legati all'innovazione e al rispetto
dell'ambiente con veicoli ecologici. In Francia 600 milioni sono stati
destinati al Fondo per la componentistica per la ristrutturazione e
internazionalizzazione del comparto, mentre altri 400 milioni serviranno alla
ricerca e sviluppo nel settore dei veicoli elettrici e ibridi. E la derelitta
Spagna ha messo a disposizione 800 milioni (il 60% per le aziende della
componentistica) per la formazione e l'innovazione di prodotto, 420 milioni per
la ricerca e sviluppo (con il coinvolgimento dell'indotto), 40 milioni per
l'internazionalizzazione dell'indotto e 650 milioni sotto forma di strumenti
finanziari a favore delle Pmi. In Italia, in attesa di provvedimenti, si guarda
con interesse (qualcuno con preoccupazione) alle operazioni internazionali di
Fiat. Ferrari è ottimista e sottolinea che la componentistica tedesca è la più
forte di tutte perché ha i costruttori automobilistici più forti. Dunque un
potenziamento internazionale della Fiat dovrebbe garantire ricadute positive
anche sulla componentistica. Sia su chi ha dimensioni medio grandi che
consentono di creare impianti all'estero, vicino agli stabilimenti auto, sia
sui piccoli che avranno la capacità di creare alleanze e aggregazioni per
crescere ed essere competitivi. LA NECESSITà Il settore chiede un intervento di
sostegno da parte del governo come è avvenuto negli altri paesi
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-09 - pag: 30 autore: Assicurazioni. Le
società del settore dal 2008 a oggi hanno attuato un rafforzamento patrimoniale
per 3,6 miliardi «Stress test sulle compagnie» Giannini (Isvap): nessun caso Aig in Italia grazie alle nostre regole Riccardo
Sabbatini Non è poi così vero che nella crisi
finanziaria tutti i regolatori (e dappertutto) hanno
fallito la prova. Aig, un tempo il maggiore assicuratore mondiale, è andato a
gambe all'aria per per i tanti credit default swap ( assicurazioni sul rischio
di insolvenza) che aveva sottoscritto. In Italia ciò non è avvenuto ma
non sarebbe stato neppure possibile. «Già, pochi lo sottolineano, ma i nostri
regolamenti impediscono le assicurazioni su credito che non abbiano come
sottostante un bene reale o crediti al consumo. Sulle obbligazioni, ad esempio,
non si possono fare». Giancarlo Giannini, presidente dell'Isvap (l'autorità di
controllo del settore assicurativo) raccoglie i frutti della prudenza con cui
in Italia la vigilanza ha svolto il suo compito. E come per le polizze index
linked – dal 2004 l'Isvap ha imposto il divieto di costruirle con prodotti
strutturati o bond con basso rating - l'approccio "conservativo" ha
permesso di limitare i danni. Proprio nel momento in cui i mercati
finanziari sembrano sulla via di una stabilizzazione il presidente
dell'Isvap fa il punto sullo stato di salute del settore («sta resistendo bene
alla crisi») ma ammonisce che non è ancora il momento
di abbassare la guardia. Sulla sua scrivania c'è un foglio sugli interventi di
rafforzamento patrimoniale, per complessivi 3,6 miliardi, che le compagnie
italiane hanno attuato nell'ultimo biennio e con particolare intensità negli
ultimi 10 mesi. Quelli più significativi, dell'importo di oltre 100 milioni,
hanno riguardato Generali,InaAssitalia, Eurizon Vita, Cnp vita, Lombarda vita.
Quasi sempre, fa capire Giannini, le operazioni sono state anche il frutto di
una moral suasion del regolatore. Perchè l'ha esercitata, cos'è che preoccupa?
«Nelle banche-spiega Giannini – la crisi ha avuto un
effetto immediato con l'inaridirsi dei flussi di liquidità, ma per le
assicurazioni è diverso. Le compagnie prima incassano i premi e poi pagano il
dovuto (capitali o rimborso dei sinistri). Non hanno dunque un problema di
liquidità a meno che i flussi di cassa non diventino negativi ». Ed è proprio
quello che è accaduto. «A fine 2007 per la prima volta le uscite, per scadenza
delle polizze e riscatti, furono il 120% delle entrate e questo trend è rimasto
lo stesso per tutto il 2008 con un aumento significativo dei clienti che hanno
riscattato anzitempo la loro polizza ». Se i cuscitetti di liquidità delle
compagnie si dovessero esaurire quest'ultime sarebbero costrette a vendere
attività finanziarie che nel frattempo si sono
ampiamente svalutate rendendo definitive (a carico di clienti e azionisti) le
perdite che attualmente sono ancora temporanee benchè recepite nei bilanci. Per
fortuna il trend sta ora cambiando. «Dagli ultimi dati risulta che nel ramo
delle polizze vita tradizionali (ramo I) le uscite sono di nuovo inferiori alle
entrate ( 93%)». Dagli stessi timori è nato il provvedimento del Governo che ha
consentito agli assicuratori di bloccare al 30 giugno 2008 le minusvalenze sui
propri asset, alleggerendo la pressione sui propri ratios di vigilanza.
Giannini ne fornisce un primo consuntivo. La deroga contabile- spiega –è stata
utilizzata da 35 compagnie, facenti capo a 18 gruppi e rappresentative del 43%
del mercato. Per non perdere confidenza con la effettiva situazione del
mercato, l'Isvap si appresta ad imporreun nuovo stress test alle compagnie italiane,
dopo quello effettuato a fine 2007. «Questa volta non ci limiteremo a valutare
la salute della finanza d'impresa ma intendiamo sondare anche solidità delle
riserve così da ricavare una sorta di indice di resistenza delle imprese a
possibili ulteriori cadute dei mercati». Con questa
simulazione, in pratica, l'istituto proverà sul campo alcuni dei capisaldi del
nuovo sistema di vigilanza prudenziale (Solvency II) approvato nei giorni
scorsi dal Parlamento europeo che ha il pieno sostegno dell'Isvap perché
consentirà di «tarare le esigenze di capitale di un assicuratore alla effettiva
rischiosità della sua attività ». Gli insegnamenti della crisi?
«Alcuni si ricavano dal recente "rapporto de Larosiere" che propone
di consolidare come authority europee gli attuali comitati settoriali già
operativi in Europa ( Cesr per i mercati mobiliari, il
Cebs per le Banche e il Ceiops per le assicurazioni). Il fallimento della
integrazione spinta tra business assicurativo e bancario, sperimentata con la crisi, mette in discussione i presupposti su cui si basava
il modello di vigilanza per finalità (trasparenza e stabilità)». Candidato ad
essere incorporato da Consob e Banca d'Italia, l'Isvap trova insomma con la crisi anche una nuova legittimazione. Infine Giannini non
trascura di esprimersi sulla battaglia che in questi giorni è ripresa in
Parlamento sul mantenimento delle "lenzuolate" dell'ex ministro
Pierluigi Bersani sul plurimandato degli agenti assicurativi. «L'incertezza su
un tema così delicato non giova al mercato. Sarebbe forse opportuna una pausa
di riflessione in attesa di verificare quasi sono stati i reali effetti
dell'istituto del plurimandato». © RIPRODUZIONE RISERVATA I CONTROLLI
«Intendiamo sondare la solidità delle riserve così da ricavare un indice di
resistenza delle imprese a possibili ulteriori cadute dei mercati»
Isvap. Giancarlo Giannini, presidente dell'Istituto di vigilanza FOTOGRAMMA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-09 - pag: 33 autore: Banche. Iccrea
Holding entrerà nel capitale dell'Icbpi con una quota del 10% Le Popolari si
alleano con il credito cooperativo De Censi: faremo le cose insieme, ciascuno
con la propria identità Mara Monti MILANO Il mondo delle Banche Popolari segna
una nuova tappa stringendo un'alleanza di ferro con il credito del mondo
cooperativo. Quest'ultimo rappresentato da Iccrea holding, nel cui capitale
sono presenti circa 400 istituti Bcc, entrerà nell'Istituto centrale delle
Popolari Italiane (Icbpi) con una quota del 10 per cento. «Ciascuno manterrà la
sua identità, ma faremo le cose insieme – ha commentato soddisfatto il
presidente dell'Istituto, Giovanni De Censi, numero uno del Credito
Valtellinese –. Rappresentando un terzo del sistema bancario, potremo sfruttare
economie di scala in tutti i settori, a cominciare da quelli dei sistemi di
pagamento e della monetica». De Censi ha parlato al termine dell'assemblea e
del cda dell'Icbpi che hanno sancito il via libera all'entrata nell'istituto
della realtà creditizia. Non prima però di avere perfezionato una
ricapitalizzazione da 61 milioni di euro (43,9 euro per azione), operazione che
deve ora passare da un'assemblea straordinaria fissata il 12 giugno. L'aumento
di capitale –ha spiegato De Censi –riguarderà un numero massimo di 1,403
milioni di azioni. Al termine è probabile che le banche cooperative arriveranno
ad avere un altro rappresentante nel consiglio dell'Icbpi da affiancare all'attuale
consigliere Luciano Gornati, direttore generale di Iccrea Banca. «L'operazione
è stata pensata per sfruttare le sinergie con una impresa che ha analogie con
le nostre banche», ha detto il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi. Il
quale sulla ricapitalizzazione ha aggiunto che Iccrea holding «può farla con le
risorse che ha già». Un sistema, quello delle banche popolari e del credito
cooperativo, che ha retto la crisi
finanziaria dell'ultimo anno: l'Icbpi ha chiuso il
2008 con un utile in crescita del 90% a 66,8 milioni di euro e ricavi operativi
per 304 milioni con un incremento del 3,52 per cento. L'assemblea di ieri che
ha approvato il bilancio, ha ricordato tra le operazioni concluse lo scorso
anno, l'acquisizione della maggioranza di SI holding, la società che
controlla Carta SI, specializzata nelle carte di credito. De Censi ha precisato
che l'autorizzazione della Banca d'Italia è attesa prima della fine di giugno,
ed «entro quella data prevediamo di perfezionare l'acquisizione». A marzo era arrivato,
invece, il via libera dell'Antitrust, necessario perché la quota di mercato
detenuta da Carta SI e Key Client, altra controllata del gruppo nel settore
carte di credito, salirà al 40-45% dal 20% attuale. All'Istituto Centrale delle
Banche Popolari Italiane partecipano oltre 200 istituti di credito, imprese
assicurative, altre società finanziarie cui fornisce supporto nei sistemi di
pagamento, di amministrazione e di finanza. Nel 2008 è stata costituita Equens
Italia, la società partecipata da Icbpi e Equens Se, operatore europeo
specializzato nel business dei pagamenti e della monetica: l'obiettivo della
partnership è di arrivare ad elaborare circa 8,7 miliardi di pagamenti e 3
miliardi di transazioni Pos e Atm all'anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Stampa, La" del
10-05-2009)
Argomenti: Crisi
Superpoteri alla
Fed per evitare altri crac La Consob americana e il Congresso pronti a dare
battaglia per non essere esautorati Il tracollo dei mercati finanziari ha mostrato la
necessità di creare un unico regolatore indipendente che sorvegli su pagamenti,
accordi e società finanziarie Barack Obama [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW
YORK Sarà la Federal Reserve il super-poliziotto di Wall Street incaricato di
sorvegliare le banche per scongiurare nuove devastanti crisi del sistema finanziario. La decisione è stata
presa dal presidente americano, Barack Obama, e il ministro del Tesoro, Timothy
Geithner, l'ha anticipata al Consiglio nazionale dell'economia durante una
riunione nella Roosevelt Room della Casa Bianca durata un'ora. Sarà proprio
Geithner a mettere nero su bianco la proposta legislativa alla quale il
presidente della commissione Finanze della Camera, il democratico Barney Frank,
ha già dato informalmente un parere positivo, facendo capire che la prima
approvazione potrebbe arrivare entro il 4 luglio - l'Independence Day - per poi
far concludere il lavoro ai colleghi del Senato. L'iniziativa nasce dalla
scelta di Obama di creare «un unico regolatore indipendente con la
responsabilità di sorvegliare su pagamenti, accordi e società finanziarie», senza escludere però l'ipotesi di creare anche
un nuovo «consiglio per la regolamentazione» che potrebbe agire in raccordo con
la Fed. L'idea di affidare alla Banca centrale il ruolo di super-poliziotto
venne per la prima volta espressa nella scorsa estate da Henry Paulson, ministro
del Tesoro di Bush, e ora Geithner punta a realizzarla con una legge che -
secondo le indiscrezioni - assegnerà al regolatore l'autorità di raccogliere
informazioni e analizzare i metodi di gestione delle banche, delle società di
investimento, delle compagnie di assicurazione, degli hedge fund e di ogni
altra aziende «sufficientemente importante da causare rischi sistemici per
l'economia nazionale». I recenti «stress test» condotti dalla Fed sulle 19
banche destinatarie di aiuti pubblici hanno convinto Geithner sulla possibilità
che lo staff di specialisti di Bernanke possa svolgere un simile lavoro di
sorveglianza e accertamento permanenti. Per gli Stati Uniti si tratta di una
svolta. Finora la Fed ha regolato solo le banche commerciali, mentre le banche
di investimento sfuggivano al suo controllo stabilendo propri codici, e gli
hedge fund non avevano neanche quelli. Fu proprio in ragione di tali
limitazioni che Bernanke nel 2008 si trovò a negoziare di persona il
salvataggio di Bear Stearn con Jp Morgan Chase in una cornice di forte
instabilità - e alto rischio per l'intero sistema - che Obama e Geithner non
vogliono più si possa ripetere. Assegnare i super-poteri alla Federal Reserve
comporta una riduzione del ruolo del Congresso, che dopo la tempesta finanziaria del 2002 coincisa con il crollo di Enron varò la
legge Sarbanes-Oxley dimostratasi incapace di prevenire il terremoto innescato
dalla crisi dei subprime del settore immobiliare. «L'unico regolatore al quale
ci possiamo affidare è chi, in ultima istanza, garantisce i crediti ovvero la
Federal Reserve» spiega Alain Blinder, docente di economia a Princeton ed ex
vice presidente della Fed, sottolineando come un aspetto chiave dei nuovi
compiti sarà vegliare sulla «liquidità delle banche». Ciò non toglie che
Geithner nelle prossime settimane è atteso da una delicata trattativa per
stabile un possibile equilibrio fra i nuovi poteri della Federal Reserve e il
«consiglio dei regolatori per scongiurare rischi sistemici» invocato a più
riprese da Mary Shapiro, presidente della Sec (la Consob d'America), e Sheila
Bair, presidente della Federal deposit insurance corporation. La Sec, alla
quale finora hanno risposto le banche di investimento, punta a difendere il
proprio ruolo e, secondo alcune fonti a Washington, potrebbe finire per
esercitare «un ruolo di sorveglianza sugli hedge fund» consentendo agli Stati
Uniti di mantenere gli impegni assunti al summit londinese del G20. Christopher
Dodd, presidente della commissione Finanze del Senato, suggerisce di «evitare
di accentrare tutto il potere in un'unica istituzione». «Gli stress test che
abbiamo condotto sono stati rigorosi e siamo pronti ad assumere un ruolo molto
energico come regolatori dell'intero sistema» ha assicurato Bernanke
intervenendo giovedì al Congresso.
( da "Stampa, La" del
10-05-2009)
Argomenti: Crisi
DIVIETO DI
VENDITA AI PRIVATI Documento Il prospetto Le istruzioni segrete di Lehman
Brothers sulle sue obbligazioni "Solo i broker possono trattare i nostri
bond" L'istituto fallito avvertiva che i suoi titoli erano riservati agli
investitori istituzionali LUIGI GRASSIA TORINO Le obbligazioni della fallita
Lehman Brothers che le banche hanno rifilato ai clienti non potevano essere
rivendute ai piccoli risparmiatori imbrogliati ma dovevano restare nel
portafoglio degli investitori istituzionali, cioè delle stesse banche, delle
società di gestione del risparmio, delle compagnie di assicurazione eccetera.
Chi lo dice? Intanto la logica, perché solo gli investitori grandi, organizzati
e «sofisticati» erano in grado di valutare davvero i rischi di quei prodotti complicati
e poco trasparenti. Ma in più lo dice anche, nero su bianco, un documento della
stessa Lehman, scovato nei forzieri esteri dall'avvocato Angelo Castelli e
pronto da allegare nella causa che il legale sta per intentare a un lotto di
banche per costringerle a rimborsare ai clienti i risparmi perduti con
quell'investimento fasullo. Le persone rappresentate da Castelli sono esposte
per cifre fra i 300 mila e i 600 mila euro ciascuna. La Lehman era una della
maggiori banche d'affari americane e ha fatto crac il 16 settembre scorso;
quest'episodio ha scatenato la fase più acuta della crisi finanziaria mondiale che stiamo
ancora vivendo, e in particolare in Italia ha coinvolto più di 150 mila
risparmiatori che hanno perso in tutto 2 miliardi di euro. Nel documento di
Lehman, che è scritto in lingua inglese e che tecnicamente costituisce una
«technical circular» (prospetto) a uso degli acquirenti delle obbligazioni,
si legge (a pagina 104) che le obbligazioni Lehman Brothers emesse il 9 aprile
2001 e con scadenza 9 aprile 2001 non potevano essere girate ai risparmiatori
individuali se non dietro loro esplicita richiesta; l'eventuale compravendita è
riservata «agli investitori professionali come definiti dall'articolo 31.2 del
regolamento Consob etc». Il prospetto riguarda una specifica emissione
obbligazionaria, ma l'avvocato Castelli spiega che «il modello era standard per
le emissioni obbligazionarie di Lehman». Altre carte del genere verranno
presumibilmente rinvenute dall'avvocato e sottoposte ai giudici. Castelli
sosterrà in tribunale che «quando la banca vende prodotti proibiti nasce una
responsabilità dell'intermediario, a meno che non si dimostri con documenti
scritti che il cliente ha chiesto proprio quelle obbligazioni». Cioè l'onere
della prova spetta alla banca. Obiezione: ma le banche erano proprio tenute a
rispettare le indicazioni di Lehman Brothers? Dopotutto, pur facendo
riferimento nel passo citato (e in altri) ai regolamenti della Consob, la
Lehman non era mica la Consob. Castelli ribatte che «per vendere quei prodotti
finanziari ai clienti "retail" la banche avrebbero dovuto prima
presentare il prospetto alla Consob, che invece non lo ha mai avuto». Questa è
la linea di attacco contro le banche nel caso di conti amministrati. Per quanto
invece riguarda le polizze cosiddette «linked» a capitale garantito, che hanno
(in teoria) natura assicurativa, Castelli sosterrà in giudizio che «in realtà
di assicurativo hanno ben poco, trattandosi invece di prodotti a contenuto
prevalentemente finanziario. Perciò confezionarle come prodotti assicurativi
serve solo ad aggirare la regolamentazione della Consob e il Testo unico della
finanza alla quale dovrebbero essere soggette, per sottoporle invece alla
disciplina assicurativa, che è più blanda». Tanto nel caso dei conti
amministrati quanto in quello della assicurazioni linked, «gli intermediari
avrebbero dovuto informare i loro clienti della lunga fase di declino degli
indicatori di affidabilità della Lehman, le cui obbligazioni avevano venduto ai
risparmiatori. Invece non lo hanno fatto, e questo costituisce un'ulteriore
colpa». L'avvocato Angelo Castelli di Formia è il massimo esperto italiano di
tutela del risparmio: ha vinto per 145 volte contro le banche e ha in carniere
più di 50 milioni di euro recuperati ai clienti nelle vicende dei bond di
Argentina, Cirio e Parmalat. Oltre alle cause che porta avanti adesso per conto
di alcuni clienti privati sul fronte Lehman, Castelli sta preparando una causa
pilota contro le banche a nome della città dell'Aquila e di alcuni altri Comuni
che ritengono di essere stati imbrogliati con prodotti finanziari derivati, che
si sono rivelati la classica «spazzatura». Nel prospetto Lehman precisava che
«gli operatori accettano di non vendere... se non a investitori professionali
come definiti dall'articolo 31.2 del regolamento Consob».
( da "Manifesto, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
SUDAFRICA Giura
il neo-presidente a Pretoria. Nel discorso, promette una svolta partecipativa
nel segno della continuità Inizia il regno di Jacob Zuma, cambiare tutto per
lasciare tutto uguale Stefano Liberti In una cerimonia per 5000 invitati, alla
presenza del padre della patria Nelson Mandela, del suo ex capo e acerrimo
rivale Thabo Mbeki e della più anziana delle sue tre mogli, ieri Jacob Zuma ha
giurato a Pretoria come quarto capo di stato del Sudafrica post-apartheid.
«Dobbiamo riconoscere che ci troviamo in un momento economico difficile. Tutta
l'economia mondiale è in crisi», ha detto il neo-presidente, evidenziando quello che sarà il
principale problema del suo mandato, ossia affrontare gli effetti della crisi finanziaria che si stanno
abbattendo sul paese. Dopo la vittoria trionfale alle elezioni del 22 aprile,
in cui l'African national congress (Anc) ha visto confermato il consenso di cui
gode dal 1994, sia pure con una lieve inflessione, ora viene la parte
più difficile per Jacob Zuma, arrivato alla presidenza in seguito a un vero e
proprio percorso a ostacoli. Malvisto da Mbeki, che gli ha fatto la guerra per
gran parte del suo secondo mandato, inviso alle élite dei black diamond, i neri
istruiti che hanno preso le redini del paese dopo la fine del regime
segregazionista, guardato con sospetto dagli investitori internazionali per le
sue simpatie socialisteggianti, Zuma è riuscito a fronteggiare gli attacchi di
Mbeki e del suo entourage, oltre che un numero impressionante di accuse (dallo
stupro della figlia di amici a diversi casi di corruzione, malversazioni,
riciclaggio di denaro sporco), molte delle quali cadute, alcune semplicemente
sospese. Adorato dalle folle delle township, capace di stabilire un contatto
immediato con il popolo, distante anni-luce dall'algido e tecnocrate Mbeki, da
cui ha cercato di smarcarsi il più possibile, Zuma ha promesso tutto a tutti:
ha cercato di rassicurare gli investitori facendo capire che non ci sarà alcuna
svolta (e facendo capire che confermerà al suo posto Trevor Manuel, il potente
ministro delle finanze e architetto delle privatizzazioni dell'era Mbeki). Ha
promesso ai più poveri (e anche alla Cosatu, il potente sindacato) che si
impegnerà a ridurre l'enorme divario esistente tra ricchi e poveri. Tutte
promesse difficili da mantenere nel momento in cui il Sudafrica entra in
recessione. Per oggi è previsto l'annuncio della composizione del suo governo,
che permetterà di capire meglio l'orientamento delle sue politiche. Intanto
ieri ha fatto un discorso di grande conciliazione. Ha ringraziato tutti i
presidenti che lo hanno preceduto (Mandela, Mbeki e Kgalema Motlanthe, che ha
assicurato l'interim dopo le dimissioni di Mbeki), ha detto che visiterà
prestissimo tutte e nove le province del paese e ha parlato di «rinnovamento e
democrazia partecipativa». Alla fine del discorso non ha ballato, come sempre
faceva durante i comizi elettorali e si è limitato a dire alla folla in zulu:
««Sono solo il vostro leader, voi siete la speranza e il futuro di questo
paese»
( da "Manifesto, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
TRA PROTOTIPI E
PEZZI UNICI DINAMICO design Dalla mostra «Serie Fuori Serie», allestita fino al
30 giugno a Milano presso il museo della Triennale, emerge una storia
dell'innovazione, in cui il confine che separa le merci riprodotte in catena di
montaggio e le piccole serie numerate appare estremamente fluido Lorenzo Imbesi
È il 30 maggio 1968: a Milano apre la XIV Triennale con una mostra dedicata al
«grande numero», che intende analizzare i mutamenti provocati dall'industria e
dalla produzione di massa in ogni settore della società. Sono ospitati gli
allestimenti di artisti, architetti e designer internazionali, dagli Smithson a
Gyorgy Kepes, dagli Archigram a Arata Isozaky, tutti chiamati a riflettere sul
concetto di «quantità» (numerica, dimensionale, scalare), che assume un rilievo
particolare nella società cosiddetta dei consumi, di cui segna un vero e
proprio modello di sviluppo. La produzione di grandi numeri di oggetti identici
ha riflessi importanti sulla conformazione dell'ambiente: sono i tempi delle
megastrutture architettoniche, delle performance urbane e degli allestimenti
nel paesaggio, del design light & pop, delle ricerche
sull'industrializzazione in edilizia, come anche delle riflessioni in chiave
semiotica sul sistema degli oggetti di Baudrillard o sulla struttura assente di
Eco. In un clima molto diverso da quello della VII Triennale di Milano della
«mostra internazionale della produzione di serie» del 1940, in cui Pagano
cercava di elaborare i caratteri del disegno industriale propriamente detto,
l'abbondanza senza precedenti di prodotti scaricata sulla società attraverso un
mercato sempre più sofisticato stimola la riflessione sui processi omologanti
di mercificazione e sul ruolo del progetto nelle società capitalistiche. Fuori
del Palazzo dell'Arte, sede della mostra, monta la protesta, probabilmente più
contro l'istituzione borghese che contro l'esposizione in sé, e fino all'ultimo
il curatore Giancarlo De Carlo prova a scongiurare l'occupazione cercando un
dialogo con i manifestanti. La mostra però non aprirà i battenti, ma l'episodio
indica come il tema della produzione in serie sia capace di surriscaldare il
dibattito sui rapporti tra creatività e industria. 21 marzo 2009: più di
quarant'anni dopo Andrea Branzi, protagonista del dibattito radicale di quegli
anni, torna negli stessi luoghi per curare un'esposizione sul tema Serie Fuori
Serie, seconda «interpretazione» del Triennale Design Museum. Nel tentativo di
raccontare la storia del design italiano attraverso le sue icone più o meno
conosciute, la mostra si concentra sul significato di produzione in serie e
sugli infiniti intrecci di cui si nutre, con la sperimentazione dei laboratori,
con la ricerca nei linguaggi, con la natura della committenza, con i processi
produttivi. Complesso di colpa Mediando tra arte e industria durante l'arco di
tutto il Novecento, il disegno industriale ha sempre elaborato in maniera
problematica il concetto di serialità imposto dalla catena di montaggio, a
volte con veri e propri fenomeni di rigetto. Da William Morris a Ron Arad, sono
molti e importanti i progettisti che hanno cercato di sottrarsi al destino di
un disegno industriale inteso come progetto di artefatti riproducibili con
processi meccanici, per alimentare la voce design dapprima come arte decorativa
e applicata, poi come creazione di modelli per piccole serie se non di pezzi
unici per il mercato del lusso. Un vero e proprio complesso di colpa nei
confronti dell'arte, la cui dimensione più nobile sarebbe stata abbassata e
piegata a fini pratici e riprodotta all'infinito con la meccanizzazione dei
processi produttivi. La contrapposizione tra arte e tecnica ha sviluppato così
nel tempo altre tensioni, come artigianato e industria, estetica e funzione,
standardizzazione e personalizzazione, differenza e ripetizione. Dopo aver
cercato le radici del design italiano nella cultura materiale più profonda che
affonda fino all'animismo delle maschere etrusche, anziché limitarla alla
nascita della fabbrica taylorista, la seconda edizione del Museo della
Triennale diretto da Silvana Annichiarico cerca di interpretare la storia del design
italiano rivolgendosi alla complessità dei suoi rapporti con la produzione. Il
nuovo allestimento di Antonio Citterio, che ne mette a sistema il «giacimento»
di pezzi provenienti da musei d'impresa e collezioni private e pubbliche, mette
in scena una vicenda non lineare, che si può ricostruire solo attraverso la
complessità dei rapporti tra industria di massa e artigianato locale,
tecnologie avanzate e manualità, sperimentazione avanzata e tradizione. Ne
emerge una storia dell'innovazione, in cui gli esiti della produzione
industriale non sono soltanto merci di massa riprodotte in catena di montaggio,
ma anche prototipi sperimentali, piccole serie numerate, prodotti su misura o
personalizzati, che contribuiscono tutti in qualche modo a formare un circuito
virtuoso. L'ipotesi teorica della mostra parte quindi dall'assunto che il
disegno industriale deve includere, oltre ai prodotti della macchina e
dell'industria, anche il «fatto a mano», i risultati dell'attività artigianale
e quelle emergenze della sperimentazione progettuale come i prototipi o i pezzi
unici che spesso non hanno avuto un seguito nella produzione di serie. Otto
anni di ricerca formale e tecnologica sono stati necessari per raggiungere la
forma perfetta del primo prototipo della sedia «superleggera» di Giò Ponti;
altrettanto nei «malfatti», le sperimentazioni in laboratorio di Gaetano Pesce
con resine di colori diverse, elaborano la seduta Nobody's perfect come forma
di imperfezione «fuoriserie», intesa come valore positivo oltre l'industria e
la massificazione dei consumi; mentre il lavoro di ricerca di Philippe Starck,
per la creazione di uno stampo unico per la produzione in policarbonato
trasparente della seduta «Marie», è indirizzata direttamente alla produzione in
serie. Ma nell'era della postproduzione e delle macchine a controllo numerico,
le categorie di serie e fuori serie si fluidificano ancora di più, mentre i
segmenti del progetto e della sperimentazione si avvicinano a quello della
produzione, fino a sviluppare forme mature di autoproduzione, dando vita a veri
e propri fenomeni di self-brand. Quando il designer si autorganizza e riesce a
diventare imprenditore di se stesso, apre al contempo a nuove opportunità e
territori di sperimentazione che, nonostante facciano spesso i conti con
ristrettezze di risorse e tecnologie, possono godere dell'affrancamento dalla
produzione ufficiale. La modernità incompiuta La recente
crisi dei mercati finanziari ha fatto riscoprire il sistema dei distretti industriali
italiani, considerati ormai un laboratorio economico e produttivo per il nuovo
capitalismo nella sinergia tra piccole e medie imprese e territorio, capitale
umano e tecnologia, «saper fare» e conoscenza localizzata. E ancora, i
distretti disegnano la specificità italiana rispetto a quei paesi che al
contrario hanno vissuto una modernità industriale più compiuta. Proprio qui,
secondo Andrea Branzi, si esprime l'anomalia del caso italiano che, nonostante
le storiche arretratezze nell'industria e nei processi di modernizzazione, ha
svolto un ruolo centrale e globalmente riconosciuto per il progetto, aprendo a
nuovi scenari produttivi, e ancor più sociali, capaci di interpretare e
rappresentare nuove forme di estetica. Questa specificità italiana, rispetto
alla restante geografia produttiva e industriale mondiale, avrebbe dato origine
a una modernità che «non arriva mai in tempo» e che «usa la tecnologia per le
sue possibilità artistiche e l'arte per le sue possibilità tecnologiche»,
creando una forma di complessità problematica, piuttosto che la formulazione di
soluzioni chiare e puntuali. La modernità incompiuta dell'Italia apre quindi la
possibilità di uno speciale spazio di sperimentazione e ricerca progettuale non
allineato agli altri paesi industrialmente avanzati. Oltre la serie, insomma.
Foto: LO SGABELLO-TAVOLINO «NAPOLEON» DI PHILIPPE STARCK (1999) IN MOSTRA AL
TRIENNALE DESIGN MUSEUM NELL'ESPOSIZIONE «SERIE FUORI SERIE»
( da "Repubblica, La"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
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Commenti LA POLITICA DEI BARBARI E I DIRITTI (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Si può
organizzare una pacifica marcia su Milano di cittadini italiani di pelle bianca
e capello liscio che vadano a sedersi in metropolitana accanto agli immigrati,
anzi cedano loro il posto? Si può chiedere al sindaco Moratti di usare i suoi
colloqui su YouTube con Red Ronnie per una serie di convinti elogi degli
immigrati brutti, sporchi e cattivi, e tuttavia indispensabili? Si può andare a
Bergamo e esigere che si possa mendicare per più di un´ora? Si può andare nelle
città che hanno inaugurato un protezionismo nazional-gastronomico (suppongo a difesa delle schifose pizze
surgelate con pomodori cinesi e cascami di formaggio) e ordinare ad alta voce
kebab, cibi aztechi e altri piatti etnici? Si può essere d´accordo con Vaticano
e Onu nelle critiche alle politiche di "respingimento" selvaggio dei
disperati che cercano di approdare sulle nostre coste? Si può chiedere
ai mezzi d´informazione decenti di dedicare uno spazio specifico e ben
identificato per segnalare gli episodi di strisciante o palese razzismo
quotidiano? E infine (o prima di tutto): si può dire al presidente del
Consiglio che il suo «no all´Italia multietnica» da una parte è
un´insensatezza, perché basta guardare i volti delle persone per strada e si
vede che l´Italia è multietnica senza possibilità di ritorno, e dall´altra che
questo modo di parlare è l´ennesimo, pericolosissimo rifiuto di dare al nostro
paese strutture e cultura rispettose dei diritti di tutti? Capisco che a
Berlusconi la Costituzione non piaccia. Ma è il caso di ricordargli che
l´articolo 3 vieta le discriminazioni basate proprio su razza, lingua e
religione e che la Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea, da lui
votata, non solo ribadisce questo principio ma, all´articolo 22 afferma anche
la necessità di rispettare "la diversità culturale, religiosa e
linguistica". Questi sono appunto i tratti di una società multietnica.
Negandola, Berlusconi si pone una volta di più fuori dal quadro costituzionale
italiano e europeo. Si deve essere intransigenti per impedire che si consolidi
ancora di più un perverso senso comune che non è eccessivo chiamare razzismo.
Certo, si possono accogliere con compiacimento la scomparsa delle norme sui
medici-spia e i presidi-spia o le bacchettate di Gianfranco Fini a Matteo
Salvini, inventore dei vagoni "riservati" agli immigrati nella
metropolitana di Milano. Ma il semplice fatto che queste proposte vengano ormai
avanzate a getto continuo, e arrivino fino alla soglia della loro
trasformazione in norme di legge, è sconvolgente, è il segno di una regressione
civile che rischia di cambiare nel fondo il modo d´essere della società
italiana. Quando parlamentari, presidenti di Regione, sindaci, persone con
responsabilità pubbliche fanno schiette dichiarazioni di razzismo, si producono
almeno due effetti. Il primo riguarda il fatto che il cosiddetto
"cittadino comune" si senta legittimato non solo a pensare nello
stesso modo, ma a tenere comportamenti che rispecchiano appunto la linea
dettata dai suoi rappresentanti, innescando forme di rifiuto dell´immigrato che
arrivano, come tristemente ci ricordano le cronache, fino all´assassinio. La
società, in questo modo, conosce la barbarie, alla quale rischia di assuefarsi.
Il secondo effetto riguarda la raccolta del consenso, "lo stare sul
territorio", l´essere in sintonia con il "popolo". Non ho dubbi
sul fatto che la sinistra, nelle sue varie declinazioni, abbia gravemente
indebolito le sue capacità di "leggere" e interpretare trasformazioni
e bisogni della società italiana seguendo le chimere del partito leggero,
affidando la propria capacità rappresentativa alla presenza nei talk show
televisivi, divenendo oligarchica, accettando la logica della pura
"democrazia d´investitura" che interrompe proprio il circuito della
comunicazione continua con i cittadini. Ed è vero che la Lega si è insediata
anche in questo vuoto. Ma, fatta questa constatazione e considerata la
necessità di tornare ad altre forme di rapporto con i cittadini, si può poi
sottovalutare il modo in cui tutto questo è avvenuto, la sollecitazione
continua di pulsioni verso identità aggressive, in una parola la costruzione
dell´"altro" come nemico? Una lunga condiscendenza ha fatto sì che
questo atteggiamento si consolidasse. Sono state degradate a folklore le parole
pesanti e irriferibili di sindaci e parlamentari della Lega, i maiali
trascinati sui terreni destinati alla costruzione di una moschea. Si è pensato
che le cene del lunedì ad Arcore tra Berlusconi e Bossi servissero davvero a
disinnescare le "bravate" dei capi leghisti. Invece la deriva è
continuata, si è trasformata in linea politica sempre più esibita (perché
lamentarsi poi delle reazioni dell´Unione europea, che mi auguro sempre più
vigili e dure?), ha trovato nelle ultime parole di Berlusconi una sorta di
benedizione finale. Non è mai troppo tardi per reagire, per impegnarsi
seriamente nel contrastare questa resistibile ascesa. Bisogna farlo essendo
consapevoli di quel che stiamo perdendo. Il rispetto della dignità delle
persone, degradate ad oggetto da accettare o respingere come un carico più o
meno avariato, a merce da sfruttare da parte di imprenditori rapaci. Il
rispetto del principio di eguaglianza, quando l´immigrato è discriminato
davanti alla legge per questa sua condizione personale (lo vieta l´articolo 3
della Costituzione). Il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, quando
salute, istruzione, possibilità di sposarsi vengono negati o compressi,
cancellando così una idea di cittadinanza che consiste in un insieme di diritti
che ci appartengono in quanto persone e che ci accompagnano quale che sia il
luogo del mondo in cui ci troviamo. Quando si aprono questi varchi, ci si
riferisce formalmente agli immigrati, ma in realtà si creano le premesse per
mettere in discussione le libertà di tutti. è già avvenuto. Possiamo
rassegnarci a vivere in un paese incivile?
( da "Corriere della Sera"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Focus Vuota data: 11/05/2009 - pag: 10 La novità L'aumento di
risorse per il Fondo deciso dal G20 si porta dietro il tema della riforma della
rappresentanza I segnali Apertura degli Usa dopo 60 anni. Il segretario del
Tesoro Tim Geithner: sì alla sorveglianza indipendente e franca Fmi, cambia la
geografia del potere Cina e Brasile pronti a mettere soldi, ma vogliono contare
di più Vincitori e vinti dopo la crisi. Seggio unico
per l'Europa? A trovare la sintesi migliore ci ha pensato un delegato
dall'anello d'oro al lobo destro e codino da pirata dietro la nuca, stretto in
un gessato blu su cravatta amaranto. «No taxation without representation», ha
scandito l'uomo nel microfono, «nessun prelievo senza rappresentanza ». E
chissà se quel signore dall'orecchino, il ministro delle Finanze svedese Anders
Borg, ha afferrato fino in fondo la sua stessa ironia. Ma agli statunitensi in
sala dev'essere suonata, inevitabilmente, amara. L'occasione era l'assemblea
annuale del Fondo monetario internazionale del mese scorso, ministri e delegati
di 184 Paesi raccolti in una sala a Washington. È lì che Borg ha scelto un motto della rivoluzione americana di oltre due secoli fa per dire
che ora toccava al mondo: la crisi finanziaria, il conseguente aumento di risorse per l'Fmi deciso dal G20 di
Londra e la disponibilità di nuovi protagonisti come Cina o Brasile di
contribuirvi in modo determinante, faceva di quell'assemblea una tappa simbolica.
La rivoluzione della rappresentanza, stavolta, è globale. E il punto
d'arrivo, sostiene Adam Posen, vicedirettore del Peterson Institute for
International Economics, è una riforma del Fondo «che dia ai Paesi che vogliono
mettere i soldi per l'aumento delle riserve più voce e un ruolo più chiaro nel
governo» dell'organismo multilaterale. «Se Cina, Arabia Saudita o Brasile non
volessero contribuire in modo adeguato sarebbe un conto dice Posen . Ma dato
che invece possono e vogliono metterci i soldi, non c'è più giustificazione per
non far loro concessioni». In fondo, non sarebbe neanche una sorpresa. Che il
sisma finanziario e gli stessi sensi di colpa dei Paesi che ne sono l'epicentro
avrebbero smosso le gerarchie formali o meno del mondo, era largamente atteso.
Tre mesi fa, un concetto del genere lo aveva espresso brutalmente Roger Altman.
Capo del fondo di investimento Evercore, ex numero due del Tesoro Usa durante
il primo mandato di Bill Clinton, Altman ha affidato la sua facile previsione a
un saggio su Foreign Affairs: «I danni (della crisi,
ndr) hanno messo il modello americano di capitalismo sotto una nube», scrisse.
Invece, «la posizione relativamente indenne della Cina le dà l'opportunità di
consolidare i suoi vantaggi strategici mentre gli Stati Uniti e l'Europa
faticano per riprendersi. Pechino sarà nella posizione di assistere altri Paesi
sul piano finanziario e fare investimenti chiave». Ma queste, appunto, erano le
grandi linee, colorite magari della velata ironia sull'Occidente del vicepremier
cinese Wang Qishan: «I maestri, attualmente, hanno qualche problema». La
differenza ora è che la svolta impressa dal G20 di Londra all'Fmi e il ruolo
centrale assunto dal Fondo nel tamponare la crisi
soprattutto (ma non solo) in Europa dell'Est stanno accelerando tutto. Quel
blocco di cemento sulla diciannovesima strada a Washington è il luogo fisico
nel quale spostamenti globali di lungo periodo precipitano in fatti concreti
adesso. La sequenza delle ultime sei settimane non lascia dubbi: a inizio aprile
il G20 ha deciso di triplicare le risorse del Fondo da 250 a 750 miliardi di
dollari, ma fin qui solo il Giappone ha contribuito con cento miliardi. Cina e
Brasile hanno segnalato la loro disponibilità a fornire probabilmente circa 150
miliardi in due, e senza di loro la promessa del G20 resterebbe vuota. Possono
permetterselo: la Cina ha 2 mila miliardi di dollari di riserve ufficiali da
investire e la traiettoria del debito pubblico di Brasilia punta in basso verso
il 25% del prodotto lordo (all'opposto, molti Paesi avanzati stanno salendo
oltre l'80% o il 100%). Sono loro due, nota Posen del Peterson Institute, «i
maggiori vincitori relativi all'uscita della crisi». E
non c'entra solo il loro ruolo di leader delle rispettive regioni del mondo.
«Sono i più vicini alla ripresa, hanno seguito politiche economiche interne
responsabili, hanno mostrato all'America e all'Europa che una certa disciplina
di mercato è la via da seguire e non si sono macchiati dei problemi di gestione
del settore finanziario». Il problema è che entrambi ora vogliono contare di
più. Sono loro due che hanno condizionato il loro prestito al Fondo alla
garanzia che le loro quote e i relativi diritti di voto nel consiglio
dell'organismo saranno sostanzialmente rivisti al rialzo con la riforma da
decidere nei prossimi 18 mesi. «No taxation without reprentation» è il loro
messaggio, al quale si stanno accodando Arabia Saudita, Giappone e, meno
credibilmente visto lo stato pessimo dell'economia, anche la Russia. E visto
che l'Ue non è pronta a intervenire direttamente con risorse massicce sul
proprio fianco Est, sul confronto all'interno del Fmi si gioca anche parte
della stabilità della fascia dal Baltico ai Balcani. Si spiegano anche così le
concessioni che i Paesi avanzati hanno iniziato a offrire o almeno discutere.
Tim Geithner, segretario al Tesoro americano, all'assemblea del Fondo a fine
aprile, a suo modo ha voltato pagina dopo 60 anni. Per la prima volta, con lui
l'America ha aperto ai consigli e alle osservazioni del Fondo: «Non possiamo
formulare le nostre politiche nell'isolamento», ha detto aprendo a una
sorveglianza multilaterale «indipendente e franca». Per la prima volta
un'amministrazione Usa aprirà dunque le porte agli ispettori del Fmi sulla
vigilanza finanziaria (i cosiddetti rapporti Fsap) e
macroeconomica (i rapporti «Articolo 4»). Sono gli stessi che ogni anno
imbarazzano il governo italiano e altri, benché non sia affatto detto che la
Casa Bianca sia disposta a lasciarsi imbarazzare così facilmente. «Non saremo
sempre d'accordo», ha avvertito subito Geithner, e intanto i suoi stanno già
lavorando per limitare l'accesso ai tecnici del Fmi. Altra capitale in relativa
ritirata nel sommovi-
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-05-10 - pag: 1 autore: Nuove
regole per volare non per legare di Gianni Toniolo O gni crisi finanziaria ha mutato in qualche
modo l'economia e la società del proprio tempo, non fosse altro che attraverso
un cambiamento delle aspettative e, dunque, dei comportamenti di chi investe e
consuma. Sovente il mutamento è stato codificato in nuova legislazione.
La bolla speculativa del 1720 sui titoli delle Compagnia dei Mari del Sud si
tradusse in una legge (Bubble Act) che sottoponeva la creazione di società a
responsabilità limitata all'autorizzazione del Parlamento. La legge restò in
vigore fino al 1854. In Italia, la crisi del 1893
portò, con la nascita della Banca d'Italia, a una forte regolazione della
circolazione monetaria. La crisi del 1907 indusse gli
Stati Uniti a dotarsi finalmente di una banca centrale. Si è trattato di
conseguenze importanti, spesso di lungo periodo, ma limitate al settore
bancario e finanziario. Non hanno mutato l'organizzazione della produzione, il
ruolo dei mercati. Diverso è il caso di quella che resta la Grande Depressione
per antonomasia. Esplosa nel mezzo della fragile tregua interposta tra i due
momenti caldi della "seconda guerra dei trent'anni", la crisi iniziata nel 1929 è uno spartiacque della storia
sociale e politica, oltre che economica, del ventesimo secolo. Insieme alla
seconda guerra mondiale, delle cui origini la crisi
non fu innocente, definì i rapporti tra Stato e mercato almeno fino agli anni
70. Continua u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-10 - pag: 25 autore: Ubi torna
all'utile ma sui tre mesi pesa l'effetto svalutazioni Marigia Mangano MILANO
Ubi Banca sconta l'effetto svalutazioni, ma nonostante ciò torna all'utile dopo
il rosso dell'ultimo trimestre del 2008. L'istituto ha archiviato i primi tre
mesi dell'anno con un utile netto contabile di 24,3 milioni (-88,9% rispetto ai
219,3 milioni del primo trimestre del 2008), valore che sale a 98,6 milioni se
si guarda al risultato netto normalizzato, e cioè ripulito dagli impatti
straordinari legati alla crisi finanziaria. I dati del
periodo –che evidenziano impieghi e raccolta in crescita – sono stati
comunicati nel giorno dell'assemblea dei soci dell'istituto che ha approvato il
bilancio, la distribuzione di un dividendo di 0,45 euro per azione e, infine,
la manovra di rafforzamento patrimoniale. E cioè: l'assegnazione di warrant che
permetteranno dopo due anni la sottoscrizione di una azione ogni 20 warrant
posseduti e l'emissione di obbligazioni convertibili per un massimo di 640
milioni. In particolare, in relazione alla proposta di attribuzione gratuita di
warrant, il prezzo di sottoscrizione di ciascuna azione è stato fissato a 12,3
euro,mentre per l'emissione di obbligazioni, la cedola non potrà essere
inferiore al 5%. L'assemblea, infine, ha anche preso atto della decisione dei
componenti del consiglio di sorveglianza e di gestione «di rinunziare, per
l'ultimo anno di carica, ad una quota del 20% del monte compensi fissi», si
legge nel bilancio. Tornando ai risultati del trimestre, l'utile netto
normalizzato di 98,6 milioni, seppur in contrazione del 47,4% rispetto ai 187,5
milioni del 2008, registra segnali di ripresa rispetto ai -102 milioni
registrati nel quarto trimestre del 2008. Il difficile contesto economico non
ha infatti impedito l'erogazionedi credito alla clientela che è cresciuta del
4% a 96,9 miliardi di euro mentre la raccolta diretta è aumentata dell'8% a
95,7 miliardi. Guardando poi all'utile netto contabile risente invece delle
rettifiche di valore delle attività disponibili per la vendita ( 75,4 milioni),
riferibili in particolare alle partecipazioni in Intesa Sanpaolo e A2A (anche
se oggi, grazie alla ripresa del mercato azionario, le perdite di valore
risultano assorbite). Il margine di interesse si è poi attestato a 693,8
milioni (-5,1%), i proventi operativi sono scesi a 995,7 milioni (-6,8% sul
2008), mentre le rettifiche di valore per deterioramento di crediti sono salite
dai 59,7 milioni del primo trimestre del 2008 ai 159,6 milioni di quest'anno.
Il consigliere delegato Massiah – che ha sottolineato che si sta già lavorando
al piano industriale – ha mostrato soddisfazione per i risultati, ma nello
stesso tempo cautela (e nessuna previsione) per un 2009 che sarà un anno
«particolarmente difficile », molto più del 2008. «Ovviamente siamo soddisfatti
per il risultato del primo trimestre - ha spiegato all'Ansa a margine dell'assemblea
- resta comunque vero che stiamo operando in un contesto particolarmente
difficile e quindi non possiamo che continuare a gestire con grandissima
prudenza.». Massiah non fa previsioni sulla possibilità di chiudere il 2009 con
un risultato migliore del 2008: «mi piacerebbe - ha detto - ma questa è una crisi fuori da qualunque paragone precedente». ©
RIPRODUZIONE RISERVATA IL TRIMESTRE Il risultato netto a 24,3 milioni (-88,9%)
risente delle rettifiche di valore sulle quote in Intesa Sanpaolo e A2A
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-10 - pag: 17 autore: Immigrazione. Il
premier: non apriremo le porte a tutti come ha fatto la sinistra - «Presto
Gheddafi verrà in Italia» «No all'Italia multietnica del Pd» Berlusconi: sì
alla linea del Viminale, i rimpatri forzati non sono uno scandalo Barbara
Fiammeri ROMA La linea dura sull'immigrazione non è solo della Lega e del
ministro dell'Interno ma di tutto il Governo. Il rimpatrio forzato dei
clandestini raccolti in mare «non è uno scandalo», afferma Silvio Berlusconi,
che dice «no» all'Italia multietnica «voluta dalla sinistra» colpevole, quando
era al governo, «di aver aperto le porte a ai clandestini provenienti da tutti
i Paese». Alle critiche del Vaticano il premier preferisce evitare di
rispondere, spiegando che «non è stato beninteso quel che abbiamo fatto» perchè
la decisione, di riportare in Libia gli immigrati sorpresi in acque
internazionali, «è assolutamente in linea con le disposizioni europee» e dunque
non c'è stata «nessuna violazione di accordi internazionali nè delle norme a
tutela dei diritti umani ». Berlusconi, assieme al titolare della Farnesina
Franco Frattini, è a Palazzo Chigi per fare il punto sulla politica estera
anche in vista del G- 8 di luglio i cui contenuti – spiega – dovranno essere
discussi con l'amministrazione Usa. Che ha già dato l'ok,però,per la
collocazione logistica del vertice all'Aquila. Per la sua visita a Washington
non è stata invece ancora fissata la data («le diplomazie stanno consultando le
agende dei due presidenti») ma Berlusconi assicura che «ci sarà». Nel frattempo
a Roma arriverà Muammar Gheddafi: «Non accadeva da moltissimi anni», sottolinea
il premier ricordando la chiusura del contenzioso con la Libia che, oltre ad
offrire «eccellenti opportunità» per le imprese, consente all'Italia «di non
accettare i clandestini che arrivano sulle nostre coste». I rimpatri dunque
continueranno perchè – insiste il premier –«l'Italia accoglierà solo chi ha le
condizioni per ottenere l'asilo politico ». Una tesi perfettamente in linea
questa volta con quella della Lega, ma assai distante da quella portata avanti
dal presidente della Camera Gianfranco Fini che proprio nei giorni scorsi aveva
parlato di un'Italia sempre più multietnica («la generazione Ballottelli »,
l'aveva definita). I due sono sempre più distanti e da tempo si sono pressocchè
interrotte le frequentazioni. Ma questa sponsorizzazione della linea dura,
nonostante le preoccupazioni espresse apertamente dal Vaticano, vanno però
lette anche in chiave elettorale. Berlusconi non vuole offrire sponde al suo
principale concorrente. Il Carroccio continua a essere dato in crescita e
attrae anche gli elettori del Pdl. Di qui la scelta di premere
sull'acceleratore cavalcando i temi cari alla Lega anche a costo di incrinare
momentaneamente i rapporti con i vertici della Chiesa già provati dall'affaire
LarioNoemi. Una vicenda che Berlusconi vuole allontanare al più presto
dall'attenzione dell'opinione pubblica nonostante il favore degli ultimi
sondaggi, che confermerebbero- secondo il premierun gradimento del 75%. Anche
la conferenza stampa di ieri rientra in questa strategia. Berlusconi ha
ripercorso le tappe di questi ultimi 12 mesi, dall'intervento russo in Georgia
alla crisi finanziaria che – insiste – è in gran parte
«psicologica» mentre «l'opposizione purtroppo sembra quasi guardarla con
soddisfazione ». Il premier rivendica la centralità acquisita dall'Italia in
politica estera grazie alla sua azione personale: «Ho una militanza che dura da
15 anni e nelle riunioni, visto che sono il leader più anziano, prendo la
parola per primo e questo mi consente di impostare in un certo modo le
argomentazioni e poi intervengo per ultimo per trarre le conclusioni ».
Frattini conferma: «Siamo tra i pochi a poter dialogare con tutti gli attori
internazionali » e a mo' d'esempio ricorda che il presidente egiziano Hosni
Mubarak si rivolge a Berlusconi chiamandolo «brother, fratello». © RIPRODUZIONE
RISERVATA LA RISPOSTA ALLA CHIESA «Rispettate le norme europee e i diritti umani»
Sul G-8 ok dagli Usa alla caserma Gdf, incerta la data della visita a
Washington
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-10 - pag: 2 autore: Le asimmetrie della
ripresa L'Avana capitale dell'Europa Rigidità e gelosie impediscono la comune
governance dell'economia di Carlo Bastasin A pparentemente nessuna delle cause
della crisi è attribuibile all'Europa: non c'è nella Ue, nel suo complesso, uno
squilibrio di risparmio, come dimostra la bilancia con l'estero. Il sistema
bancario è meno compromesso con le attività tossiche e meno dipendente dai
mercati. Infine il ruolo degli Stati garantisce una certa
protezione dei cittadini dal panico e dalla recessione. Ma il primo trimestre
del 2009 ha incrinato le illusioni europee. Il crollo della produzione è stato
radicale e le conseguenze si sono trasmesse dai settori esportatori a tutta
l'economia. Le previsioni per il 2009 sono di un calo del Pil di oltre
il 4 per cento. Poichécadute tanto gravi hanno effetti di hysteresis cioè
persistono oltre le loro cause dirette - il minor impiego di capitale diventa
permanente e i disoccupati faticano a rientrare in attività-c'è il rischio che
lacrisi "americana" diventi "europea". Nella disputa
ideologica sul futuro del capitalismo, è pronta a insinuarsi l'analogia
Europa-Avana: la composizione sociale delle capitali europee - Berlino in primis
- è simile a quella dell'Avana.Oltre il 50% dei cittadini sono sussidiati dallo
Stato, i dipendenti pubblici sono il triplo di quelli privati e la quota di
pensionati o inoccupati è maggioritaria. In queste città si forma la politica e
l'opinione pubblica che infatti a lungo non hanno nemmeno creduto all'arrivo
della crisi. La sorpresa ora rischia di scardinare l'economia socialedi
mercato. Metà dei critici saranno contro il "mercato", osservando che
una maggior presenza degli stati avrebbe evitato la crisi. L'altra metà sarà
contro il "sociale" criticando le rigidità salariali che
ostacoleranno la ripresa europea, il minor ruolo della finanza che attenuerà il
rimbalzo dei mercati e l'ingerenza di stati troppo indebitati. L'Europa dunque
prigioniera del passato o modello del futuro? Entrambe le cose. Perché a ben
vedere i paesi europei - presi singolarmente- non erano al riparo dalle cause
della crisi. All'interno della Ue le bilance correnti sono altrettanto
divergenti di quelle di Usa e Cina e anche tali divergenze non sono
"governate". Il sistema bancario dei paesi europei si è potuto
sottrarre a una vigilanza che non attraversa i confini nazionali, ciò alimenta
la diffidenza nel far circolare il credito tra le banche e verso le imprese.
Infine l'assenza di un governo comune ha rafforzato, all'inizio del 2009, il
panico di fronte a una crisi che i governi nazionali da soli non possono
contrastare. L'Europa dei mercati regolati è dunque il modello del futuro, ma i
suoi paesi sono prigionieri del passato. L'insufficiente integrazione politica
ha impedito di reagire alla crisi come avrebbe potuto fare un governo comune.
Nascondere questo fatto - alla vigilia del voto per il Parlamento europeo -
apre la strada a sentimenti antieuropei e al riflusso nel nazionalismo.
L'intero assetto di governo dell'economia europea risente della diffidenza
intergovernativa. La filosofia con cui il Consiglio dei governi Ue coordina le
politiche economiche nazionali è quella di limitare i danni: si esercita una
"pressione tra pari" senza strumenti sanzionatori e con obiettivi
difensivi, seppur orientati a migliorare la struttura dell'offerta, cioè il
funzionamento di un mercato integrato attraverso la libertà di circolazione e
di concorrenza, nel contesto di un solido apparato regolatorio e di politiche
sociali il cui grado di armonizzazione è finalizzato quasi solo alla libertà di
movimento. Nonostante l'agenda di Lisbona, non ci sono riforme comuni del
lavoro o della tassazione del capitale. La gestione della domanda comune non è
prevista, nemmeno per ragioni anticicliche, il patto di stabilità consente
infatti ai singoli paesi lo spazio degli stabilizzatori automatici, ma nemmeno
in questo ambito esiste un vero coordinamento, quanto alla politica monetaria,
proprio per l'assenza di un interlocutore responsabile della politica fiscale
comune, non può che avere un unico obiettivo - anch'esso difensivo - la
stabilità dei prezzi. Nel caso di normali recessioni cicliche, questo assetto
ha il vantaggio di stimolare le riforme strutturali che vengono accomodate
socialmente dal welfare state nazionale. Ma in una fase depressiva, quando la
caduta della domanda è molto protratta, mancanoi poteri di coordinamento che
consentono di mobilitare i tradizionali strumenti di governo dell'economia:
rafforzare la rete sociale insieme alle riforme strutturali e coordinare gli
stimoli a consumi e investimenti. Le risposte nazionali sono una soluzione di
"second best", prevalgono cioè gli effetti nocivi: aggravano la
divergenza strutturale sia dal lato dell'offerta (chi già sta meglio può
permettersi riforme mirate), sia dal lato della domanda (chi ha bilanci
migliori può spendere di più). Le politiche nazionali inoltre sono poco
efficaci perché beneficiano gli elettori locali con consumi e investimenti condizionati
da finalità politiche, circoscritti e in genere con bassi moltiplicatori
fiscali, finendo per pregiudicare la sostenibilità dei conti e la fiducia dei
cittadini e delle imprese. Così, in assenza di coordinamento e di stimolo
comune, la ripresa non può venire dalla domanda interna dei singoli paesi e
dipende ancora una volta dalla domanda esterna, che premierà però solo i paesi
più competitivi. Inoltre l'assenza di una capacità politica comune rende più
agevole ai paesi esterni all'euro e all'Ue svalutare le loro monete,
danneggiando ancor più le economie dell'euro. Tutte queste dinamiche accrescono
la divergenza tra paesi più e meno competitivi, fino a mettere a rischio
l'assetto istituzionale dell'Unione, il mercato interno e la moneta unica. In
un'area valutaria comune, per evitare che i paesi con alti deficit esterni
debbano deprezzare il cambio in termini reali, cioè ridurre i redditi dei
propri lavoratori, sarebbe necessario che i paesi in surplus (la Germania)
aumentassero i propri. La flessibilità del cambio viene cioè sostituita da
quella di prezzi e salari relativi. Senza questa flessibilità, le divergenze si
scaricano sulla disoccupazione, fino a diventare socialmente insostenibili e a
provocare scelte politiche distruttive: protezionismo
o uscita dall'euro. Come nel caso dell'euro, per convincere la Germania a
integrare le politiche di bilancio bisognerà creare istituzioni comuni e regole
di garanzia "alla tedesca", che non potranno però non avere caratteri
di governo. Nuovi automatismi dunque - freni fiscali, eurobonds, sistemi di
compensazione - ma anche scelte discrezionali sul modello sociale e sul ruolo
geopolitico dell'euro e dell'Unione.Di fatto se si vuole evitare la
disintegrazione dell'Unione la strada è quella di un governo dell'euro. Diceva
Hermann Hesse che dietro ogni inizio c'è una magia. Forse dietro ogni crisi c'è
un inizio. carlo.bastasin@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA LA DIREZIONE
DI MARCIA Se si vuole evitare la disintegrazione dell'Unione, non si può prescindere
da una nuova forma istituzionale che consenta il governo dell'euro
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-10 - pag: 2 autore: Evitato un altro
Ventinove Regole per volare non per impoverire di Gianni Toniolo u Continua da
pagina 1 è, dunque, alle analogie e differenze rispetto a quella crisi che
dobbiamo guardare per orientarci rispetto alla domanda di Tabellini se quella
attuale sia «davvero una crisi sistemica che cambierà radicalmente la divisione
dei rapporti tra Stato e mercato». La lunghezza, la profondità della caduta dei
redditi e dell'occupazione, il carattere per la prima volta globale della crisi
fecero negli anni 30 dubitare della validità stessa del sistema capitalistico.
La Terza Internazionale poteva vantare la crescita robusta dell'Unione
Sovietica rispetto al crollo del resto del mondo, Hitler la buona ripresa della
Germania con la sua "terza via". Le riforme nacquero in questo
contesto. E furono profonde. Lo Stato non si limitò a un nuovo ruolo di
regolatore dei mercati finanziari, si assunse il
compito di promuovere la piena occupazione, non solo con inediti interventi
monetari e fiscali ma, in molti paesi, addossandosi direttamente il ruolo di
produttore. Nacque l'idea dello stato sociale, giunta a maturazione nel
dopoguerra. La riforma del sistema monetario internazionale, codificata a
Bretton Woods nel 1944, si fonda sulle lezioni apprese dalla crisi: in assenza
di forte cooperazione tra paesi, gold standard e piena mobilità dei capitali a
breve si erano rivelati miscela esplosiva. Dalla crisi degli anni 30 e dalla
guerra, il capitalismo mondiale non uscì distrutto, come molti temevano e
alcuni si auguravano, ma profondamente cambiato. Alcuni tratti di quel
cambiamento sopravvivono in Europa, nel cosiddetto capitalismo renano, anche
dopo la "seconda globalizzazione". I nuovi equilibri tra stato e
mercato nati negli anni 30 e rafforzati nel dopoguerra presiedettero, per oltre
un ventennio, a quello straordinario sviluppo dell'economia europea che
ricordiamo come una specie di età dell'oro prima di mostrare i propri limiti e
la lenta capacità di adattarsi a mutate condizioni. Per cercare d'intuire
quanto anche la crisi che stiamo vivendo possa rappresentare un punto di svolta
per le economie di mercato, è utile chiedersi quali siano le analogie e quali
le differenze con quella del 1929. Il calo della produzione e del commercio
internazionale nel primo anno della crisi attuale è simile a quello
dell'analogo dramma vissuto dai nostri nonni. Il suo carattere è altrettanto
globale. Il ruolo della finanza nell'originare e diffondere la crisi è molto
maggiore oggi che negli anni 30. Se queste tendenze dovessero continuare, come
allora, per altri due anni le conseguenze sociali e quindi politiche potrebbero
essere enormi. Un piccolo assaggio si intravede nella sistemazione della
Chrysler dove la Fiat siederà, in posizione minoritaria, in un consiglio a
maggioranza governativa e sindacale. Ma, accanto ad analogie, esistono grandi
differenze tra ieri e oggi. La crisi attuale è stata affrontata - almeno negli
Stati Uniti, nel Regno Unito e in Cina- con interventi di qualità, quantità e
soprattutto tempestività molto maggiori a quelle di allora. Alcuni di essi sono
criticabili ma non v'è dubbio che il consiglio dato da Keynes nel 1931 di «fare
qualcosa purchessia» sia stato oggi seguito. L'altra grande differenza rispetto
agli anni 30 è nelle relazioni internazionali, più favorevoli alla cooperazione
sia nell'aggiustamento degli squilibri macroeconomici sia nel rifiuto del protezionismo, grande propagatore della
crisi negli anni 30. Su questi due pilastri poggia la ragionevole speranza che
si possa uscire prima e meglio dalla crisi attuale rispetto a quella di allora.
La crisi del 2007-2009 è scoppiata alla fine di un quindicennio durante il
quale la diffusione dello sviluppo economico ha prodotto a livello mondiale una
rivoluzione con effetti benefici senza precedenti. Non furono certo così
gli anni 20. La sfida delle riforme che certamente usciranno anche dalla crisi
attuale è quella di creare condizioni che riportino i mercati
finanziari al servizio dell'economia reale, nel loro ruolo di allocatori
efficienti delle risorse e del rischio, evitando tuttavia che queste riforme
tarpino le ali dell'innovazione e del progresso tecnico cha da secoli rendono
vitale il sistema capitalistico. Se, negli anni recenti, la finanza ha
clamorosamente fallito, i mercati dei beni e dei
servizi sono stati capaci come non mai di creare e diffondere ricchezza su
scala planetaria. Salvaguardare questa vitalità nel rapporto tra Stato e
mercato è il compito difficile di chi lavorerà a costruire il mondo del
"dopo la crisi". © RIPRODUZIONE RISERVATA RISCHI E RISORSE Il compito
più importante che ci sta di fronte è creare le condizioni per riportare la
finanza al servizio dell'economia reale
( da "Unita, L'" del
11-05-2009)
Argomenti: Crisi
QUEL PONTE TESO
VERSO IL NULLA Giuliano Capecelatro Un mastodonte di due miglia, più o meno tre
chilometri e duecento metri. Uno sproposito di travi e cavi d'acciaio. Un
ponte. Che, in termini geografici, supererà con slancio aerodinamico il braccio
di oceano Pacifico che separa la misconosciuta isola Russki a Vladivostok,
porto un tempo strategico della Russia orientale, un occhio sul dirimpettaio
Giappone, l'altro sulle contigue Corea del Nord e Cina. Nel linguaggio del
realismo quotidiano, brandito con foga dai detrattori, un Ponte verso il Nulla.
Ma un progetto finanziato con un miliardo di dollari. La Russia di Vladimir
Putin punta decisa sui grandi eventi internazionali. Il pretesto per lanciare
un ponte verso l'isola Russki, poche migliaia di abitanti, è il grande summit
sulla cooperazione economica tra paesi asiatici dell'area del Pacifico, di
scena appunto a Vladivostok nel 2012. Due anni fa, il primo ministro aveva
accolto con giubilo l'assegnazione a Sochi, località di vacanze sul mar Nero da
lui stesso frequentata con una certa assiduità, delle olimpiadi invernali del
2014. Con l'immediata apertura di un capitolo di spesa per sei miliardi di
dollari. Il summit del 2012 nasce su basi più ambiziose. La Russia non si
accontenta di atteggiarsi a potenza sullo scacchiere europeo. Vuole imporsi
inequivocabilmente come tale anche di fronte agli ingombranti vicini di casa,
il sempre insidioso Giappone e la Cina dall'inarrestabile crescita economica.
Nel gioco di specchi della diplomazia, il ponte è un ovvio simbolo di
grandezza. Che si trascina dietro altri sei miliardi di dollari per progetti
con cui irrorare Vladivostok e la depressa regione di Primorskij, risucchiata
in un declino inarrestabile dal giorno in cui l'impero sovietico prese a
dissolversi. Il progetto suscita serie perplessità. Le cifre annunciate qualche
risata sotto i baffi: tutti sanno benissimo quanto sia diffusa la corruzione
nel paese, e hanno facile gioco nel profetizzare che i costi saliranno alle
stelle. Ma economisti, tecnici, analisti, e non ultimi gli investitori
stranieri, sono preoccupati dallo sfacelo delle infrastrutture. Prima che la crisi finanziaria si abbattesse come una mannaia, Putin aveva baldanzosamente dato
fiato alle trombe e reclamizzare un programma da mille miliardi di dollari per
modernizzarle. Cifre alla mano, gli analisti finanziari controbattono che nel
2008 sono stati spesi sì e no 42 miliardi di dollari, e che tra l'anno corrente
e il prossimo gli stanziamenti scenderanno ancora, tra il 5 e il 7%,
malgrado siano comprese le cospicue uscite per Sochi e Vladivostok. Nessuno,
poi, è così sognatore da credere a un futuro in cui una regione, abbandonata
negli ultimi anni da un quarto delle popolazione, scesa da otto a sei milioni
(meno di un 5% dell'intera Russia), possa d'incanto trasformarsi nel volano
economico della nazione. Mettiamo mano piuttosto, è la voce unanime, al
disastroso sistema di trasporti, investiamo nelle ferrovie, nei porti, nella
rete elettrica. Putin è troppo furbo per crederci. Ma sa che la politica delle
cattedrali nel deserto può essere vincente nel breve periodo. Allora, ben
vengano i ponti. Anche se proiettati verso il Nulla.
( da "Unita, L'" del
11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Un anno di
governo: tanti annunci e nessuna riforma SIMONE COLLINI «È stato un anno
positivo, ne sono orgoglioso». Al punto che allo scadere dei dodici mesi dal
suo insediamento, l'8 maggio, Silvio Berlusconi ha festeggiato con i suoi:
«Oggi nel Consiglio dei ministri ho fatto i miei complimenti a tutti», ha fatto
sapere. Per cosa? Risposta, davanti alle telecamere di "France 2":
«Nessun governo nel passato ha fatto la metà di quello che abbiamo fatto noi in
un anno di attività». Appunto, hanno fatto molto di più. E gli economisti del
sito web "lavoce.info" lo hanno dimostrato, dedicando alle principali
questioni che determinano la vita del nostro paese delle schede informative che
mostrano tutta la distanza tra gli annunci via via fatti e le misure concrete
adottate. Tanto attivismo nessuna riforma «Le schede hanno un denominatore
comune - spiega Tito Boeri - l'attivismo del governo, che ha permesso di
conquistare spesso i titoli di apertura dei giornali». Aggiunge il docente
della Bocconi: «Ma le misure effettivamente varate si contano sulle dita di una
mano. E nessuna di queste può definirsi una riforma. Anche di fronte alla
crisi, si è scelta la linea dell'immobilismo». L'analisi è stata condotta sul
tema delle pensioni, delle privatizzazioni, scuola e università,
mercati finanziari,
giustizia, edilizia abitativa e immigrazione. Una seconda tranche, riguardante
informazione, sanità, energia e ambiente, federalismo fiscale, verrà pubblicata
on-line domani. Prodi vs berlusconi Analoga operazione era stata effettuata a
un anno dall'insediamento di Prodi. Anche nei giudizi sul governo
dell'Unione erano segnalate diverse «occasioni mancate» (a cominciare dalle
voci conflitto di interessi e informazione), ma si dava anche conto, tra le
altre cose, della riduzione del cuneo fiscale, dello stanziamento di 300
milioni di euro per il piano asili nido 2007-2009, del decreto flussi, del
cosiddetto patto per la salute, del decreto Visco-Bersani per la lotta
all'evasione fiscale, dell'eliminazione dello scalone pensionistico. E questo
nonostante quel governo fosse sostenuto da una coalizione eterogenea, potesse
contare su una maggioranza risicata al Senato e fosse spesso vittima di veti
incrociati. quantità e qualità Non è così per il governo Berlusconi, sostenuto
da Pdl e Lega e da una maggioranza schiacciante in Parlamento. Ma la forza dei
numeri non è servita a bilanciare la debolezza strategica. E così il primo
anno, quello che come spiega Boeri «dà l'impronta di una politica economica per
l'intera legislatura», quello «in cui si possono fare le riforme più difficili
perché si è ancora lontani dal voto e si ha il tempo di ottenere risultati che
potranno poi essere presentati agli elettori alla prossima scadenza
elettorale», è filato via senza che sia stata approvata nessuna vera riforma.
Analoga operazione era stata effettuata sul primo anno di governo Prodi, che ne
usciva meglio. Ma Berlusconi esulta: «Orgoglioso di questi dodici mesi, ho
fatto i miei complimenti ai ministri».
( da "Unita, L'" del
11-05-2009)
Argomenti: Crisi
«È stato un anno
positivo, ne sono orgoglioso». Al punto che allo scadere dei dodici mesi dal
suo insediamento, l'8 maggio, Silvio Berlusconi ha festeggiato con i suoi:
«Oggi nel Consiglio dei ministri ho fatto i miei complimenti a tutti», ha fatto
sapere. Per cosa? Risposta, davanti alle telecamere di "France 2":
«Nessun governo nel passato ha fatto la metà di quello che abbiamo fatto noi in
un anno di attività». Appunto, hanno fatto molto di più. E gli economisti del
sito web "lavoce.info" lo hanno dimostrato, dedicando alle principali
questioni che determinano la vita del nostro paese delle schede informative che
mostrano tutta la distanza tra gli annunci via via fatti e le misure concrete
adottate. Tanto attivismo nessuna riforma «Le schede hanno un denominatore
comune - spiega Tito Boeri - l'attivismo del governo, che ha permesso di
conquistare spesso i titoli di apertura dei giornali». Aggiunge il docente
della Bocconi: «Ma le misure effettivamente varate si contano sulle dita di una
mano. E nessuna di queste può definirsi una riforma. Anche di fronte alla
crisi, si è scelta la linea dell'immobilismo». L'analisi è stata condotta sul
tema delle pensioni, delle privatizzazioni, scuola e
università, mercati finanziari, giustizia, edilizia abitativa e immigrazione. Una seconda
tranche, riguardante informazione, sanità, energia e ambiente, federalismo
fiscale, verrà pubblicata on-line domani. Prodi vs berlusconi Analoga
operazione era stata effettuata a un anno dall'insediamento di Prodi.
Anche nei giudizi sul governo dell'Unione erano segnalate diverse «occasioni
mancate» (a cominciare dalle voci conflitto di interessi e informazione), ma si
dava anche conto, tra le altre cose, della riduzione del cuneo fiscale, dello
stanziamento di 300 milioni di euro per il piano asili nido 2007-2009, del
decreto flussi, del cosiddetto patto per la salute, del decreto Visco-Bersani
per la lotta all'evasione fiscale, dell'eliminazione dello scalone
pensionistico. E questo nonostante quel governo fosse sostenuto da una coalizione
eterogenea, potesse contare su una maggioranza risicata al Senato e fosse
spesso vittima di veti incrociati. quantità e qualità Non è così per il governo
Berlusconi, sostenuto da Pdl e Lega e da una maggioranza schiacciante in
Parlamento. Ma la forza dei numeri non è servita a bilanciare la debolezza
strategica. E così il primo anno, quello che come spiega Boeri «dà l'impronta
di una politica economica per l'intera legislatura», quello «in cui si possono
fare le riforme più difficili perché si è ancora lontani dal voto e si ha il
tempo di ottenere risultati che potranno poi essere presentati agli elettori
alla prossima scadenza elettorale», è filato via senza che sia stata approvata
nessuna vera riforma.
( da "Unita, L'" del
11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Tra le impronte
rom e il maestro unico resta il Lodo Alfano L'unico provvedimento approvato
rapidamente è quello che dà l'immunità penale alle 5 più alte cariche dello
Stato Su scuola e università solo tagli. Ancora al palo il piano casa ANDREA
CARUGATI Dal lodo Alfano, al maestro unico al piano-casa. Un anno di Berlusconi
secondo l'analisi degli esperti de «lavoce.info» Giustizia. Al di là degli
annunci, i provvedimenti varati sono «di portata ridotta». Spicca solo
l'approvazione «a tamburo battente» del lodo Alfano. La riforma
dell'ordinamento giudiziario, con la separazione delle carriere, è rimasta un
annuncio. In campo penale si segnala il provvedimento volto a limitare
l'utilizzo e soprattutto la pubblicazione delle intercettazioni, attualmente
all'esame della Camera, per il quale il governo ha già autorizzato il voto di
fiducia. Più «impegnative» le misure in tema di giustizia civile, con un
provvedimento (che attende ancora il sì definitivo del Senato)che mira a
snellire le procedure, a introdurre un filtro per i ricorsi in Cassazione e
sanzioni per chi provoca l'allungamento del processo. Immigrazione. Si parte
nel 2008 con «l'emergenza rom», con la nomina a commissari dei prefetti di
Roma, Napoli e Milano: per il censimento dei campi viene annunciato il prelievo
delle impronte digitali, anche per i minori, che suscita dure polemiche. Ma, di
fatto, le impronte prese sono state «pochissime». «La questione rom resta
irrisolta», dice «lavoce». Mentre le misure di integrazione, addotte di fronte
alle istituzioni europee come giustificazione per i censimenti, «non si sono
viste». Approvata l'aggravante di clandestinità, mentre il reato di ingresso
clandestino e di permanenza in clandestinità è uno dei pilastri del ddl
sicurezza che la Camera approverà la settimana prossima con la fiducia, dopo
numerose polemiche anche all'interno della stessa maggioranza. In questo ddl
anche le ronde, la detenzione dei clandestini nei Cie fino a sei mesi, mentre
medici e presidi-spia sono stati formalmente aboliti. Nulla di fatto sul fronte
dell'integrazione: il fondo è stato «quasi azzerato»: 5 milioni contro i 750
della Germania. Nulla neppure per il diritto di voto e l'accesso alla
cittadinanza più rapido per i bambini nati in Italia. Nessun intervento contro
lo sfruttamento in nero degli immigrati. Anzi, ispezioni e controlli «sono
stati alleggeriti». Fino a ottobre 2008 le espulsioni sono state 6mila, contro
le 740mila domande di regolarizzazione dell'ultimo decreto-flussi: dunque un
tasso dell'1%. Risultato: la "cattiveria" «non ha sortito i risultati
attesi», ma ha «scosso» l'immagine dell'Italia. Scuola. Il governo ha puntato
tutto sulla riduzione dell'organico, anche con l'introduzione del «maestro
prevalente». Ma le richieste di tempo pieno da parte delle famiglie vanno nella
direzione opposta. Altri provvedimenti: il voto in condotta ai fini della
valutazione complessiva, e la valutazione numerica anche alle elementari.
Blocco delle Ssis con la «sostanziale chiusura di ogni canale di ingresso nella
professione insegnante per le secondarie», unito alla riduzione di orari e
curricola per le secondarie del secondo ciclo dal prossimo anno scolastico.
Università. Tagli al Fondo di finanziamento ordinario con gravi rischi la
didattica e la ricerca. Destinazione del 7% del Fondo in base a criteri di
qualità, che però non sono stati ancora indicati dal ministero. Un ritardo
«grave e inspiegabile», secondo «lavoce». Accantonata, per ora, la proposta di
trasformare gli atenei in fondazioni. Sul fronte del reclutamento dei docenti,
è stata annunciata una legge-delega, ma i tempi di approvazione rischiano di
prolungare l'attuale blocco delle assunzioni di altri due anni. Casa. In un
anno il governo non solo non ha dato il via ad alcun cantiere per nuove case.
Di due giorni fa la notizia del ripristino, parziale (350 milioni su 550), dei
fondi del piano casa per le fasce più deboli varato dal governo Prodi e
azzerato da Berlusconi nel giugno 2008. Il piano casa più "famoso",
quello che prevede l'aumento delle cubature, è ancora oggetto di discussioni
tra governo e Regioni, dopo che l'esecutivo ha dovuto fare marcia indietro a
riconoscere alle Regioni la potestà legislativa in materia di volumetrie.
Pensioni. Abolizione del divieto di cumulo, con un costo stimato di 500 milioni.
Quanto alla proposta Brunetta sull'aumento a 65 anni dell'età pensionabile
delle donne nel pubblico impiego, secondo lavoce «non produce risparmi
rilevanti se confrontato interventi alternativi». Dure critiche alla
sospensione del metodo contributivo per i dipendenti della Camera, compresi i
deputati. Mercati finanziari. Misure per rafforzare la posizione dei soci di controllo (come
il passaggio del tetto di acquisto di azioni proprie dal 10 al 20% e l'aumento
dal 3 al 5% delle azioni che il socio di controllo può acquistare ogni anno
senza incorrere in obblighi di Opa). «Un passo indietro», per «lavoce»,
che segnala le critiche dell'Antitrust. Il dossier
( da "Corriere Economia"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 11/05/2009 - pag: 2 Inchiesta/1 Il peso dei fondi
pubblici: 12 miliardi di euro tra Germania e Usa La sfida del Lingotto: più
Stato, meno Agnelli nella Fiat dei due mondi Il verbale dell'incontro tra
Marchionne e gli analisti finanziari: «Noi siamo
poveri e il mercato dei capitali è scomparso» DI MASSIMO MUCCHETTI L a Fiat si
prepara a scorporare la Fiat Auto. Alla fine dei giochi, dunque, il cuore
storico del gruppo di Torino avrà una compagine azionaria nuova della quale la
Fiat sarà certo un socio rilevante, ma non più totalitario. Era l'idea di
Umberto Agnelli. Ma l'esecuzione avrà probabilmente esiti che Umberto non
poteva prevedere. Già oggi, infatti, dopo l'ingresso nella Chrysler, il
capitale di rischio del sistema di imprese automobilistiche guidato da Sergio
Marchionne è fornito anche dai governi degli Usa e del Canada e dai dipendenti
della casa di Detroit. Domani, se si arriverà alla fusione con Opel, altre
insolite figure potranno venire dalla Germania non foss'altro perché da Berlino
sono attesi finanziamenti pubblici per 5-7 miliardi di euro. Del resto, già il
23 aprile, alla presentazione del primo trimestre, l'amministratore delegato di
Fiat era stato chiaro con gli analisti. Verbali e analisti Citiamo dal verbale
dell'incontro. Max Warburton, analista della Sanford Bernstein: «Sergio, la
Fiat farà solo affari che possano essere ripagati con l'autofinanziamento e gli
aiuti di Stato o riesci a intravederne uno così attraente da poter essere
finanziato con un aumento di capitale o la vendita di qualcosa?». Marchionne:
«Max, se ci fosse un affare veramente attraente tutto sarebbe possibile, ma
voglio essere perfettamente onesto: di affari del genere non ne vedo alcuno». E
per essere ancora più chiaro: «Penso che l'idea di una Fiat che si disimpegna
da Cnh o da altre attività per sostenere la crescita dell'auto sia proprio come
mettere the donkey ass backwards ». Che è un modo assai più colorito di dire: mettere
il carro davanti ai buoi. «Qui il problema è l'auto», ha proseguito il top
manager italo-canadese. «E non c'è una sola ragione al mondo perché la Fiat
sacrifichi qualcosa cha ha faticato tanto a costruire». Le domande, a questo
punto, sono due: a) chi metterà i denari che servono allo sviluppo di un gruppo
automobilistico internazionale che dovrebbe produrre 6 milioni di automobili;
b) perché la Fiat Spa non ci scommette. La prima risposta guarda al futuro. Lo
scorporo delle produzioni Fiat, Lancia e Alfa Romeo lancerà un nuovo soggetto,
distinto dalla Fiat Spa oggi quotata in Borsa. Il suo valore, al momento, non è
enorme. Secondo il Credit Suisse, il valore di Fiat Auto proiettato al 2010 è
pari a 5 miliardi di euro da cui andrebbero detratti mezzo milione di badwill
sulla partecipazione Chrysler, che per 3 anni brucerà cassa, e la quota di
competenza dei debiti finanziari (stimati
complessivamente in 4,1 miliardi) e dei debiti verso i dipendenti (tfr, fondi
pensione, 3,3 miliardi). Le valutazioni del Credit Suisse sono conservative
rispetto agli attuali corsi azionari della Fiat, ma al dunque ci dicono che il
nuovo soggetto dovrà saper raccontare una bella storia se vorrà attrarre
capitali di investitori privati. Rafforzare Fiat Auto attraverso un robusto
aumento di capitale riservato al mercato, con conseguente diluizione della
partecipazione di Fiat, è l'esito logico dello scorporo, ma non sembra
un'operazione possibile nel breve termine. Più realistico è contare sui soldi
dei governi, che vogliono evitare tensioni sociali. Lo
stesso Marchionne dice: «Tre anni fa i mercati
finanziari avrebbero appoggiato operazioni come le nostre,
oggi sono scomparsi ». E allora il leader della Fiat teorizza l'intervento
ponte degli Stati, a patto che sia prevista con chiarezza la via del ritorno
sul mercato delle aziende oggi sussidiate. Naturalmente, le condizioni
dei prestiti pubblici, che a regime potrebbero arrivare, tra Usa e Germania, a
12-13 miliardi di euro, sono le vere materie del negoziato. Che potrebbe anche
concludersi con un presidio dei governi nel capitale. Storia e bilanci La
seconda risposta è invece figlia della storia. La Fiat, nel senso della
Fabbrica italiana automobili Torino, ha fatto la fortuna degli Agnelli per i
primi 70 anni della dinastia, ma poi, in coincidenza con il regno di Giovanni
Agnelli, è stato un lungo declino, interrotto sì da qualche, straordinario anno
di gloria ma infine inesorabile nell'accumularsi delle difficoltà. Le ragioni
di questo declino sono ormai materia di ricerca storica. Di cui Marchionne ha
anticipato la morale di fronte agli analisti con queste parole: «Noi siamo
poveri, la nostra è un'industria incredibilmente povera, non abbiamo coperto i
costi del capitale. Abbiamo provocato un danno incredibile... e mi ci metto
anch'io. Non condanno nessuno, ma il nostro track record non è il migliore».
Non abbiamo coperto i costi del capitale, riconosce Marchionne, usando un noi
che rappresenta la continuità di una storia più che l'ammissione di
responsabilità che, in effetti, non ha. E' un punto cruciale. Come spieghiamo
nell'articolo a pagina 5, da quando la famiglia Agnelli ha blindato le azioni ordinarie
Ifi, ora Exor, che le davano il controllo della Fiat, nella società in
accomandita per azioni Giovanni Agnelli & C., si è verificata un'imponente
distruzione di ricchezza. Anno dopo anno, la Fiat ha bruciato valore per circa
60 miliardi di euro. In altri termini, l'investimento in Fiat ha dato un
rendimento composto (dividendi più le rivalutazioni o svalutazioni dell'azione
nel tem- Leader Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Emblema
( da "Corriere Economia"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 11/05/2009 - pag: 5 Macchine pesanti Nel primo
trimestre ha realizzato profitti per 49 milioni di euro Cnh, il
trattore-pioniere leader negli Stati Uniti Il Lingotto non può rinunciare alla
controllata americana C nh è la Cenerentola del gruppo Fiat, un marchio non
sexy verso il largo pubblico come la Ferrari, né troppo amato a Wall Street,
dove è quotata. Ma di venderla non se ne parla, ha ribadito Sergio Marchionne
alla presentazione dei dati trimestrali del gruppo torinese. Leader mondiale
nella produzione di trattori e mietitrebbie (prima per numero di macchine
vendute, seconda dopo Deere per fatturato), Cnh è infatti «un asset prezioso»,
ha detto l'amministratore delegato del gruppo Fiat, che a coltivarlo e farlo
crescere ha dedicato molto tempo ed energie negli ultimi quattro anni. E si
capisce perché guardando il bilancio del primo trimestre 2009: anche nel mezzo della recessione e della crisi finanziaria globali, Cnh ha
contribuito alle casse torinesi con il volume maggiore di profitti operativi,
49 milioni di euro contro i 27 dell'auto e le perdite di Iveco e della
componentistica. Macchine e campi I macchinari per l'agricoltura rappresentano
storicamente circa due terzi dell'attività totale di Cnh, nata nel 1999
dall'unione fra l'olandese New Holland (gruppo Fiat) e l'americana Case
Corporation, guidata da Harold Boyanowsky. È un business molto redditizio,
sottolinea Stefano Aversa, co-presidente della società di consulenza
AlixPartners a New York ed esperto del settore: ha margini operativi che
possono superare il 10%, il triplo dell'auto, con un ritorno della spesa in
ricerca e sviluppo elevato perché i nuovi modelli durano a lungo. Inoltre gode
di due tendenze di lungo termine molto importanti: il rialzo dei prezzi delle
commodities come il grano e la soya, che hanno rilanciato gli investimenti
nelle produzioni agricole anche in occidente; e la meccanizzazione delle
lavorazioni nei campi nei Paesi Bric, Brasile, Russia, India e Cina. Il 2008,
con le quotazioni dei cereali alle stelle, era stato un anno boom e Cnh aveva
contribuito per un terzo ai profitti operativi del gruppo Fiat (1.112 milioni
di euro su 3.362, il doppio dei 691 milioni dell'auto). Il 2009 è partito male,
con una caduta della domanda mondiale del 10% per i macchinari agricoli. «Ma
l'industria agricola continua ad andar bene perché i prezzi delle commodities
sono ancora elevati - spiega Aversa - . Il problema viene dalla restrizione del
credito, perché i grandi trattori e mietitrebbie hanno bisogno di corposi
finanziamenti». In questa situazione Cnh ha mantenuto la sua quota di mercato
e, sul fronte finanziario, sta approfittando del «Talf» (Term assetbacked
securities loan facility), un programma della Federal Reserve (banca centrale
Usa) che garantisce la solvenza dei titoli basati sui prestiti concessi ai
clienti per comprarsi beni e servizi. La settimana scorsa Cnh ha emesso 1
miliardo di dollari di obbligazioni di questo tipo, dopo un'altra tranche da
500 milioni in aprile. «Sono soldi che servono a Cnh per sostenere gli
agricoltori suoi clienti, ma in prospettiva possono anche aiutarla a restituire
una parte dei 5,2 miliardi di debiti che ha con la capogruppo Fiat - dice John
Kearney, analista di Morningstar a Chicago - Essendo Cnh controllata al 90% da
Fiat, i soci di minoranza non hanno potere e il rischio è che le decisioni, in
particolare in materia di cash, siano prese nell'interesse della holding e non
dei piccoli azionisti ». Titoli e Borsa Lo scarso flottante è in effetti uno
dei motivi del poco appeal del titolo Cnh a Wall Street, dove le sue
performance sono inferiori a quelle dei concorrenti Deere e Agco. L'altro terzo
del fatturato Cnh riguarda i macchinari per le costruzioni, un business
crollato del 57% a livello mondiale nel primo trimestre 2009: gli esperti si
aspettano segni di ripresa a fine anno e inizio 2010. «In questo settore Cnh
non ha massa critica per competere con il gigante Caterpillar, ma nei trattori
è leader e può continuare a macinare profitti - osserva Aversa - Per questo ha
molto senso per Fiat tenerla ». Marchionne lo sa bene e - dice da Torino il
portavoce Fiat Gualberto Ranieri - continuerà a partecipare come presidente
operativo alle riunioni dei massimi dirigenti Cnh una volta al mese, dedic
andoci magari un week-end come fa dal 2006: Chicago, dov'è il quartier generale
Cnh, non è lontana da Detroit. MARIA TERESA COMETTO Manager Harold Boyanowsky,
guida la Cnh, azienda americana controllata da Fiat. Mantiene le quote
conquistate in passato.
( da "Corriere Economia"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 11/05/2009 - pag: 13 Dopo la crisi Se gli interventi dei governi
annichiliscono i mercati La concorrenza resta un valore L a crisi finanziaria del 2008 ha colpito
mercati estesi su scala mondiale, con un gran numero di operatori diversi per
taglia, capacità, specializzazione i milioni di clienti dotati di amplissima
scelta. Dal punto di vista della concorrenza, una situazione con pochi
difetti. Dopo lo sconquasso le cose cambiano bruscamente: aiuti di Stato in
quantità mai vista in passato; società esonerate in via politica dal fallimento
o per dimensione ( too big to fail) o per rilevanza sistemica; borse cadenzate
non dai fatti di bilancio ma dalle parole dei governi; azzardo morale
incentivato. Tutto ciò pone alla concorrenza un duplice test: è in qualche modo
responsabile della crisi? Va ora, in vista di un
recupero dell'economia, attenuata ovvero modellata dall'alto? Molti rispondono
di sì ma la risposta giusta, e non solo dal punto di vista di una autorità di
concorrenza, crediamo sia no. A entrambe le domande. Chi si schiera per il sì
nota che la finanza non ha saputo valutare e gestire il credito e che il
mercato concorrenziale ha fallito nel suo compito essenziale di efficace
allocazione delle risorse. Ne deriva che occorre una strategia politica che lo
indirizzi e ne curi i crampi funzionali. I conservatori britannici pensano a
una Antitrust rafforzato che sanzioni la grande dimensione in quanto tale e
disegni un mercato di operatori a taglia piccola e paritaria. I governi
autoritari dell'Asia contrappongono un capitalismo guidato dall'alto,
equilibrato dalla saggezza del decisore politico al capitalismo irrazionale dei
paesi occidentali. In Europa molti partiti della sinistra chiedono di
estenderne l'economia i compiti, interessi, le aziende dello Stato. È possibile
una diagnosi diversa. Negli ultimi venti anni l'innovazione è cresciuta in
misura enorme seguendo la rivoluzione digitale che ha moltiplicato la potenza
delle reti di comunicazione e l'efficacia delle attività svolte in esse. La
finanza ha sfruttato al meglio l'opportunità tecnologica espandendo gli
strumenti operativi e le prestazioni. Al contempo però ha reso più complessa e
meno trasparente la gestione del rischio: si è diffusa l'illusione che la
responsabilità (del finanziere) potesse separarsi dal rischio (trasferito,
senza vincoli, a parti terze). È stata quasi una crisi
di apprendimento: il salto operativo è avvenuto in tempi così brevi che
l'abilità tecnica non è riuscita a seguire e si è rivelata drammaticamente
scarsa rispetto alla potenza degli strumenti maneggiati. A far detonare il
deficit cognitivo sono stati però segnali politici sbagliati: enormi iniezioni
di liquidità sul mercato Usa, politica della casa per tutti basata sul credito
facile, garanzie implicite a molti. Alla superficie appare un mercato
competitivo di soggetti indipendenti che si prendono i propri rischi; in realtà
c'è un settore finanziario composto da operatori interconnessi che per esigenze
di stabilità non possono rispondere fino in fondo dei rischi assunti. Il
salvataggio di sistema è pagato con i soldi dei contribuenti. Le dinamiche
della concorrenza subiscono arresti, interferenze, limitazioni. Come denuncia
lucidamente Neelie Kroes, commissario Ue alla concorrenza, ci sono pericolosi
squilibri negli interventi fatti dai vari Stati europei. In Usa spesso le
risorse pubbliche seguono più la capacità di lobbying (le grandi banche) che i
meriti di impresa. L'azzardo morale riceve pericolosi avalli. In tempi medi ciò
può portare a mercati cristallizzati che rallentano l'innovazione, ovvero il
contrario di ciò che occorre per la ripresa dell'economia. La via di uscita è
riconoscere entro il sistema finanziario quella parte che è essenziale e non
può assoggettarsi al rischio di fallimento che è prerogativa essenziale di un
mercato pienamente competitivo e per il resto ripristinare le dinamiche
paritarie della concorrenza che generano attraverso l'incentivo all'innovazione
gli aumenti di produttività. Il percorso è ancora più necessario per l'Italia
dove, dai servizi pubblici (soprattutto locali) all'istruzione, sono così
numerosi i settori in cui attività cruciali sono sottratte al pungolo della
concorrenza e patiscono ritardi di efficienza. In Italia, dai servizi pubblici
locali all'istruzione, sono numerosi i settori che patiscono ritardi di
efficienza di ANTONIO PILATI Componente dell'Autorità Garante della Concorrenza
(
da "Corriere Economia"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia sezione: Economia data: 11/05/2009 - pag: 18 Idee L'economista che ha vissuto la Grande Depressione critica la Fed e dice che ci vorrà tempo per ristabilire l'equilibrio «Sprecata la lezione del '29» Schwartz: troppi soldi per salvare aziende non meritevoli. Così il mercato è confuso B en Bernanke non ha imparato la lezione giusta dalla Grande Depressione e la Federal Reserve sta contribuendo all'alta volatilità di Wall Street e alla confusione degli investitori. La stroncatura viene da Anna Jacobson Schwartz, economista dell'Nber (National bureau of economic research) autrice insieme al Nobel Milton Friedman della monumentale (888 pagine) Storia monetaria degli Stati Uniti 1867-1960 . Schwartz è anche l'unica importante economista vivente con un'esperienza diretta della Grande Depressione: è nata infatti l'11 novembre 1915 e nel 1935 lavorava già come ricercatrice. CorrierEconomia è andata a trovarla nell'ufficio di New York della Nber, dove tutti i giorni a 93 anni va ancora a lavorare, per capire che cosa aspettarsi dall'economia e dalla Borsa nei prossimi mesi. Quando inizierà la ripresa in America? «Non lo so, prima o poi ci sarà, perché la Fed sta facendo abbastanza con lo stimolo monetario, ma non sarà una robusta ripresa, sarà in tono minore. Non abbiamo ancora fatto i conti con le perdite dei patrimoni delle famiglie causate dal crollo dei prezzi immobiliari e azionari. I consumatori continueranno a sentirsi pressati a risparmiare invece di spendere». E lo stimolo economico del governo Obama? «Il presidente ha promesso che le sue misure creeranno milioni di posti di lavoro, ma non è credibile. Non ci sono segni di inversione della tendenza». Ma senza lo stimolo da 787 miliardi sarebbe stato peggio, dice Obama. Non si è così evitata la Grande Depressione? «Quella crisi, come tutte le recessioni, non fu sconfitta dagli stimoli fiscali governativi, ma dagli stimoli monetari. Alla vigilia della seconda guerra mondiale gli europei cominciarono a spedire grandi quantità di oro negli Stati Uniti, visti come un rifugio sicuro: questo pose le basi per una crescita monetaria negli Usa, perché il presidente Franklin D. Roosevelt permise l'aumento dell'offerta di dollari a fronte dei depositi d'oro. Comunque ogni confronto fra oggi e quell'epoca è fuorviante perché il sistema monetario è troppo diverso». Intanto il peggio della stretta creditizia e della crisi finanziaria sembra passato. O no? «La storia insegna che tutte le recessioni sono finite grazie allo stimolo monetario che permette al settore privato di impegnarsi in attività dove prima non erano disponibili abbastanza soldi per produrre. La Fed ha aumentato molto la disponibilità di moneta, ma così sta anche ponendo le premesse per un forte ritorno dell'inflazione. Secondo Bernanke questo è un rischio da affrontare dopo. Ma quando la Fed se ne è occupata tardi, il risultato è stata l'inflazione oltre il 10% negli Anni '70-'80. Inoltre oggi la Fed ha problemi tecnici a restringere l'offerta di moneta». Quali? «Ha in cassa molti titoli basati sui mutui, che aveva accettato nei mesi scorsi come garanzie per prestiti concessi alle banche in difficoltà: sono titoli senza mercato, che non può vendere come farebbe con i Treasury bond per ritirare liquidità. In più c'è il problema dell'indipendenza dalla politica: negli ultimi due anni la Fed ha sempre cooperato con il Tesoro e non sembra saper resistere alle pressioni del governo. Basti vedere il suo ruolo nel salvataggio delle banche». Non doveva evitare il crollo di Aig e degli altri istituti finanziari? «No. Ha usato soldi pubblici per salvare aziende che non lo meritavano. Ha lasciato andare in bancarotta la Lehman e poi salvato Aig, sostenendo che altrimenti il sistema finanziario sarebbe crollato. Ma non è detto che sarebbe davvero successo. Se la Fed fosse stata chiara e ferma nelle sue mosse, il mercato l'avrebbe capita e rispettata. Il salvataggio di business non sostenibili non funziona: Chrysler era già in crisi negli Anni '80 perché produceva auto che i consumatori non volevano; l'hanno salvata e ora è nelle stesse condizioni». Che cosa ci si può aspettare dallo stress test delle grandi banche? «La tradizione dello stress test risale alla Grande Depressione, quando Roosevelt chiuse le banche per quattro giorni e analizzò i loro bilanci per decidere quali erano abbastanza robuste per riaprire. Ora non è chiaro che cosa succederà alle banche incapaci di affrontare il mercato da sole: dovrebbero essere lasciate fallire». E se questo scatena il panico e la corsa a ritirare i depositi? «Non succede se i principi sono chiari. Bernanke aveva promesso più trasparenza quando diventò governatore della Fed tre anni fa, ma purtroppo non l'ha praticata». Che cosa ne ricava un comune risparmiatore? «Molta confusione. Ecco perché la Borsa è così volatile, e per i business continua ad essere difficile ottenere prestiti come per le famiglie avere un mutuo. Ci vorrà parecchio per uscire da questa situazione». MARIA TERESA COMETTO La storia insegna che le recessioni finiscono grazie agli stimoli monetari, quelli fiscali non sono decisivi. Il piano di Obama non è credibile Economista Anna Schwartz, 93 anni, lavora al Nber David Shankbone>Torna all'inizio
(
da "Corriere Economia"
del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Plus)" del 11-05-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Plus)" del 11-05-2009)
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